XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 406 di lunedì 12 ottobre 2020
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA ROSARIA CARFAGNA
La seduta comincia alle 12.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta dell'8 ottobre 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Azzolina, Battelli, Boccia, Bonafede, Boschi, Brescia, Buffagni, Buratti, Casa, Cassinelli, Castelli, Cirielli, Colletti, Comaroli, Davide Crippa, D'Ambrosio, D'Incà, D'Uva, De Maria, De Micheli, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Donno, Faro, Fassino, Ferraresi, Flati, Gregorio Fontana, Fraccaro, Franceschini, Frusone, Gallinella, Gariglio, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgis, Grillo, Grimoldi, Gualtieri, Guerini, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lucaselli, Lupi, Maggioni, Maniero, Marattin, Mauri, Misiti, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Orrico, Paita, Palazzotto, Parolo, Pastorino, Perantoni, Pini, Quartapelle Procopio, Raduzzi, Rixi, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Speranza, Tasso, Tofalo, Tomasi, Traversi, Ungaro, Vignaroli, Villarosa, Viscomi, Raffaele Volpi, Zicchieri e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente centocinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1925 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia (Approvato dal Senato) (A.C. 2700).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2700: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia.
Ricordo che, nella seduta di giovedì 8 ottobre, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Colleghi, questo è l'ordine dei lavori. Il prosieguo del dibattito è stato stabilito dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, con l'accordo di tutti i gruppi: se do adesso la parola sull'ordine dei lavori, naturalmente salta lo schema e l'accordo che è stato raggiunto dai Capigruppo.
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Presidente, era solo per ricordare che 528 anni fa veniva scoperta l'America e che quest'Aula oggi, nell'ordine dei lavori, non ha previsto nessuna commemorazione o celebrazione mentre le statue di Cristoforo Colombo vengano abbattute da Minneapolis a Chicago: qual è la reazione di questa Aula?
PRESIDENTE. Posso chiederle la cortesia di fare questo intervento al termine della seduta? Anche il collega Lollobrigida lo aveva chiesto e gli avevo chiesto la cortesia di…
PAOLO FORMENTINI (LEGA). Lo farò.
(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2700)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia dei rappresentanti dei gruppi e delle componenti politiche del gruppo Misto. Ha chiesto di intervenire per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, signor relatore, questa fiducia più che mai richiede un giudizio politico e parlamentare sdoppiato, fino al limite di considerarla una fiducia tecnica al fine di evitare la mancata conversione del decreto legge n. 104, emanato il 14 agosto, con scadenza della conversione tra due giorni. Sarebbe stato da irresponsabili farlo decadere, in considerazione del fatto che il decreto è in atto su materie assai delicate e in presenza di una ripresa assai insidiosa della contagiosità dell'epidemia COVID.
Dopo questa premessa, però, è necessario rilevare come questo passaggio istituzionale e politico sancisca e documenti la crisi del bicameralismo paritario e apra lo spazio per una crisi ancora più profonda del parlamentarismo. Se noi questa cosa non la mettiamo in chiaro, rischiamo di aprire una stagione di confusione istituzionale enorme; la si vede, in una fase di profonda crisi come quella che stiamo vivendo, con la sovrapposizione di decreti-legge che, alternativamente, hanno visto l'esclusione dell'una o dell'altra Camera. È accaduto sul “decreto Rilancio” e si ripropone oggi, a parti invertite tra Camera e Senato. Ci si rende conto che la doppia lettura sovrapposta, se i costituenti l'hanno vista come la più alta garanzia nel processo legislativo, ora appare in tutti i suoi limiti. Si impone una riflessione costituzionale compiuta: altro che referendum sul numero dei parlamentari! Se non si dividono le funzioni tra Camera e Senato, la crisi si accentua anche se si riducono i parlamentari. Ora, questa è la premessa per esprimere questo voto di fiducia, che ha una funzione tecnica perché anche il Governo deve porsi all'interno delle condizioni di precarietà che si scatenano quando il rapporto tra Camera e Senato e Governo diventa via via più malato e incide sul procedimento legislativo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Tasso. Prego.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie Presidente. Non è molto complicato preparare un intervento sulla fiducia, soprattutto per il sottoscritto che di solito in questa fase non entra nel merito del provvedimento; naturalmente lo farò in sede di dichiarazione di voto sul provvedimento. Ma questa volta mi riesce ancor più facile perché ricevo un assist insospettato dal giornalista Vittorio Feltri che, l'8 ottobre scorso, sul quotidiano Libero, riconosceva in un editoriale di aver esagerato, al pari di altri quotidiani, con le critiche al Governo per come ha gestito la faccenda del COVID. Feltri ribadisce quella che poi è la versione diffusa da Mike Ryan, capo delle operazioni di emergenza dell'Organizzazione mondiale della sanità, resa all'Executive board dell'Agenzia delle Nazioni Unite: cioè, oltre 750 milioni di persone nel mondo sono state contagiate e oltre un milione sono i decessi. Per rimanere in Europa, la Francia è devastata, il Belgio detiene il record addirittura mondiale delle vittime in rapporto alla popolazione e l'Inghilterra è classificata con un trend di contagi molto preoccupante. Per andare oltreoceano e fare qualche nome, gli Stati Uniti sono messi in condizioni veramente preoccupanti.
Feltri conclude nel suo editoriale dicendo che l'Esecutivo Conte andrebbe ringraziato per aver adottato misure a suo dire fastidiose, liberticide, ma che hanno però salvato la vita di tanta gente. Bene, concordo con il senso di questa analisi, cioè che le misure adottate hanno salvato la vita a tanta gente, ed è una convinzione che trova conforto nelle cronache e nella realtà. Quindi, a nome del MAIE, dichiaro che voteremo la fiducia richiesta in merito alla conversione del decreto 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Silli. Ne ha facoltà.
GIORGIO SILLI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. In questi giorni stavo leggendo un interessantissimo testo di storia costituzionale, e, per chi siede in questi banchi, sicuramente leggere di quegli argomenti stimola delle riflessioni non indifferenti. Mi è capitato di scontrarmi su una frase, su una delle frasi più famose del ventennio fascista nel nostro Paese, che spesso e volentieri sentiamo ripetere anche in maniera sbagliata; invece poterla leggere mi ha permesso una riflessione ulteriore anche sulla fiducia che oggi il Governo chiede a queste Camere. Mussolini disse: “potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli” - si riferiva proprio a questa, signor Presidente - “potevo sprangare il Parlamento e costruire un Governo esclusivamente…”, eccetera eccetera. È chiaro, signor Presidente, siedo al centro di questo emiciclo, e quindi non posso far altro che prendere questa frase ad esempio per condannare ogni tipo di esclusione del Parlamento per quanto concerne la dialettica politica e tutto l'iter della gestione del nostro Paese. Ancora una volta il Governo chiede la fiducia a scatola chiusa, così, o bere o affogare. Non posso neppure far finta che l'intervento precedente fatto da Tabacci non sia un qualcosa che parzialmente ho condiviso. Lo stesso Tabacci, che comunque vota la fiducia a questo Governo, richiama il Governo a una maggiore condivisione con le Camere, con entrambe le Camere. Questo è un momento molto difficile. Signor Presidente, non dico di coinvolgere le opposizioni, cosa che il Governo ha provato a fare per finta - durante il lockdown buona parte di noi ha partecipato a delle riunioni con il Governo con un sostanziale nulla di fatto -, ma almeno coinvolga la maggioranza, almeno si portino dei provvedimenti in Parlamento, si cerchi di dibattere, si provino a emendare degli articoli.
Presidente, per mia formazione politica e culturale sono un liberale, ma economicamente sono un liberista: credo che l'economia sia veramente al centro del benessere di un Paese e non posso permettere che nel 2020 si faccia della povertà e del pauperismo un qualcosa da guardare con ammirazione. La povertà e il pauperismo sono disvalori e se noi non usciamo da questo pantano dove ci siamo inseriti, con dei provvedimenti del Governo nella giusta direzione, noi rischiamo davvero l'apocalisse. Attendo con terrore il 1° gennaio, allorquando le aziende inizieranno a licenziare; e lo dico anche perché vengo da una zona industrialmente caratterizzata da manifattura leggera, e quindi con grandissime difficoltà imprenditoriali.
Signor Presidente, richiamo il Governo tramite lei e la prego di sottolineare nuovamente al Presidente del Consiglio, al Ministro per i Rapporti con il Parlamento, che il Parlamento deve essere centrale per qualsiasi scelta anche dell'Esecutivo. Per questo, signor Presidente, non me ne voglia il Governo, non è certamente un'avversione per partito preso, ma noi non possiamo votare un assegno in bianco, non possiamo firmare una delega in bianco a un Governo che fino ad oggi non ha fatto altro che bypassare le Camere, facendone uno slalom che è sempre più pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Saluto la sottosegretaria Maria Cecilia Guerra. Credo che si debba cogliere certamente anche nelle parole di un parlamentare di lungo corso come il collega Tabacci ovviamente un disagio che è anche della maggioranza e non soltanto, credo, dei colleghi di opposizione rispetto a quella che ormai è una costante, che è sostanzialmente definita un monocameralismo alternato: a seconda di chi ha il primo passaggio, poi alla fine è anche quella Camera che gestisce l'intero provvedimento. Però non mi sento invece di condividere l'eccesso, se mi è consentito, rispettosamente, del collega Silli, nel senso che al Senato - queste non sono informazioni, sono dati - il lavoro parlamentare c'è stato ed è stato profondo. Sono stati diverse centinaia gli articoli che sono stati approvati e, lo sottolineo, su temi importanti - cito le parole del relatore Vasco Errani al Senato -, su questioni sensibili, dal turismo alle terme ai lavoratori fragili, abbiamo raggiunto intese che hanno riportato a riformulazioni comuni a tutti gli emendamenti, cioè intese ovviamente anche con i gruppi di opposizione.
Certamente la dinamica parlamentare preferibile sarebbe stata quella che questo lavoro fosse stato possibile anche in questa Camera e non soltanto al Senato, però oggettivamente lo sforzo della maggioranza parlamentare al Senato è stato quello di dialogare e di accogliere, per quello che è stato possibile, una serie di sollecitazioni giuste che arrivavano dalle opposizioni. Vorrei ripartire da qui: è ovvio che questo decreto va inserito retrospettivamente all'interno dell'azione complessiva del Governo, che è passata ormai da diversi decreti e che vede complessivamente una massa di interventi ormai superare i 100 miliardi di euro. Una cifra che soltanto all'inizio di questa pandemia sembrava impossibile.
Devo dare atto che dai banchi dell'opposizione questa cifra era stata evocata e alla fine ci siamo arrivati. Una dimensione sicuramente straordinaria, che pone dei problemi - poi lo vedremo anche nella discussione della NADEF - ovviamente sulla sostenibilità del debito pubblico, perché è uno sforzo, questo dei cento miliardi, tutto in carico alle finanze nazionali. Quindi credo che da questo punto di vista retrospettivamente non si possa che dare una valutazione positiva di un'azione del Governo che ha teso a proteggere non soltanto i lavoratori dipendenti, ma anche quelli autonomi; non soltanto le grandi imprese, ma anche il sistema diffuso delle piccole imprese. In questo decreto, in particolare, si cerca ancora di colmare una serie di vuoti che c'erano rispetto al lavoro intermittente, in particolare nel settore del turismo, ci sono interventi sui lavoratori della cultura.
C'è insomma il tentativo, il più possibile, di non lasciare indietro nessuno. Questo, in realtà, ha messo a mio giudizio in luce una cosa che noi denunciamo però da anni, cioè un mondo del lavoro caratterizzato da un eccesso di tipologie di contratti che in questa vicenda hanno impedito, anche volendo, di arrivare subito a tutti, proprio per le sfaccettature - c'è ad esempio nel settore marittimo, anche per quel che riguarda i lavoratori marittimi, un intervento - che in parte, ovviamente, rispondono a esigenze reali, in parte, a nostro giudizio, a un eccesso di tipologie contrattuali, che hanno finito per rendere difficile quest'azione, che però si completa. Dopodiché sono d'accordo con chi mi ha preceduto, invece, sul fatto che la preoccupazione su che cosa avvenga il 1° gennaio, cioè il tema del dopo blocco dei licenziamenti, della fine della protezione completa della cassa integrazione, è una preoccupazione assolutamente giusta e condivisibile, e crediamo che all'interno della legge di bilancio ci possano essere dei ponti che garantiscano, soprattutto per alcuni settori, evidentemente, la prosecuzione di questi interventi.
Cito per tutti il turismo e in particolare il turismo delle città d'arte che, difficilmente, nel 2021 vedrà una ripresa e che, quindi, va aiutato e sostenuto. Ma dobbiamo guardare questo anche in qualche modo in maniera prospettica e qui credo che ci sia una sfida - lo abbiamo detto più volte, ne parleremo ancora domani in maniera più ampia - è la sfida del Recovery. È evidente che la sfida del Recovery non può e non deve essere solo una sfida del Governo e della maggioranza: deve essere una sfida del sistema Paese e, quindi, da questo punto di vista, credo che occorra fare un salto di qualità anche per evitare - lo dico subito ancor prima di domani - che finisca per passare una logica di finanziamenti a pioggia. Noi dobbiamo individuare e avere il coraggio di fare delle scelte e, quando si fanno le scelte, si lascia anche fuori qualcuno, ma ci sono alcune scelte di priorità che vanno fatte. Sono ovviamente le scelte rispetto alle sfide della rivoluzione tecnologica, della transizione ecologica, del divario di disuguaglianze eccessivo che sta caratterizzando la nostra società e, da questo punto di vista, dobbiamo quindi compiere uno sforzo. Nello specifico c'è un altro aspetto ma lo dico serenamente, poi interverranno i colleghi dell'opposizione dopo di me. Credo che, come politica, dovremmo provare a impostare il dibattito, il confronto, lo scontro tra di noi a livello più alto possibile, evitando un messaggio che spesso è passato: ossia che non si sta facendo niente, che in realtà è tutta fuffa, che ci sono solo problemi. Abbiamo di fronte una crisi assolutamente straordinaria che nessuno di noi era preparato ad affrontare - lo dico per me stesso - anche culturalmente proprio nella sua complessità e, invece, i tentativi e il progetto complessivo di intervento è un progetto ampio. Basta scorrere le ventitré pagine della sintesi delle misure urgenti in esse contenuta per vedere come c'è un tentativo vero, concreto, reale e anche in molti casi quantitativamente molto rilevante per provare a dare delle risposte. Ciò che auspico è che su questo ci possa essere, ripeto, un dibattito alto, anche critico ma come dire prendendo atto che, su molte aree di intervento e su molti settori, l'investimento, l'attenzione da parte del Governo è stata straordinaria come straordinaria è la dimensione: 100 miliardi sono una dimensione straordinaria rispetto al prodotto interno lordo. Vedremo poi nella discussione sulla NADEF i numeri rispetto alla proiezione di caduta del PIL di quest'anno e i raffronti con il resto d'Europa. Insomma credo che mai come in questo momento debba prevalere una collaborazione istituzionale, poi ognuno evidentemente può e deve rivendicare anche le sue cose. Non ho nessuna difficoltà per parte nostra a rivendicare, per esempio, l'approvazione di alcuni emendamenti: in particolare, ci tengo, sulla medicina territoriale, a ribadire che l'obiettivo fondamentale è ripartire dai piani di distretto perché questa è una strategia così come la proroga di TOSAP e COSAP al 31 dicembre 2020, che è un segnale concreto nei confronti degli esercizi commerciali e degli esercenti ambulanti che più di altri hanno subito e continuano a subire gli effetti della crisi. Potrei citare il bonus terme di 20 milioni nel 2020 e di 18 milioni nel 2021. Insomma credo che ci sia stato e ci sia questo sforzo di tipo straordinario. È per queste ragioni che, pur comprendendo il disagio e condividendo tale disagio rispetto alle forme di un monocameralismo alternato, crediamo che alla fine il provvedimento sia giusto e che cerchi di dare delle risposte. Per tale ragione il gruppo di Liberi e Uguali, seppur a ranghi ristretti perché, come voi sapete, il collega Pastorino è risultato positivo e ciò comporta una serie di conseguenze anche numeriche per noi, voterà convintamente la fiducia al Governo sul provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.
SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretaria Guerra, ci apprestiamo a votare la fiducia posta nel corso dell'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 104 recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia, cosiddetto decreto Agosto, già approvato dal Senato e sul quale questo ramo del Parlamento non potrà quindi intervenire.
Credo non vi sia gruppo parlamentare di maggioranza o di opposizione che non ritenga questa prassi, ormai consolidata, una stortura del procedimento legislativo e una privazione del ruolo di rappresentanza di ciascuno di noi. Mai come in queste situazioni ripenso al periodo in cui in Aula discutevamo di come poter superare tali e altre assurdità, facendo finalmente un passo avanti oltre questo ormai finto bicameralismo imperfetto. Non sarà la riduzione del numero dei parlamentari a risolvere il problema. I costi dell'incertezza normativa e dei lunghi tempi di produzione delle leggi, compresi quelli di conversione di un decreto emanato con urgenza in agosto e convertito con modifiche due mesi dopo, restano purtroppo sulle spalle dei cittadini. Questa stortura ci impedisce oggi di intervenire anche solo per correggere alcune questioni puntuali affrontate in maniera non coordinata nel decreto in esame. Mi riferisco, ad esempio, all'intervento sui canoni demaniali che, se da un lato risolve finalmente l'annosa vicenda dei pertinenziali, dall'altro interviene anche aumentando i costi della piccola pesca già oggi in forte crisi. Altro esempio è relativo al tema degli incentivi per il settore automotive che, con il suo contributo del 10 per cento alla costruzione del PIL, è strategico per il Paese. Questi incentivi sono stati rivisti nell'impianto, a suo tempo definito con il Governo qui alla Camera, e necessitano di un rifinanziamento corposo per essere davvero efficaci. Faccio queste riflessioni, Presidente, perché è evidente che sta nel solito gioco delle parti attribuire la responsabilità di ogni fiducia, dall'una o l'altra maggioranza, al Governo in carica e ai gruppi parlamentari che lo sostengono. Ormai ci siamo abituati ai teatrini di ex-ministri o sottosegretari che, pur avendo utilizzato più e più volte questo strumento, oggi urlano e fischiano quando prende la parola il Ministro per i rapporti con il Parlamento. Come forza che sostiene il Governo non intendo giustificare la prassi e tanto meno sottrarmi a responsabilità. Credo però anche che vi sia una responsabilità politica comune e condivisa: la mancata approvazione di riforme che evitino il ripetersi di un esproprio dei poteri del Parlamento tanto più in una situazione straordinaria e difficile come quella che stiamo vivendo. È proprio in momenti come questo che serve un Parlamento operativo e rappresentativo ed un Governo rapido ed efficace. Italia Viva da sempre sostiene questo principio. Senza andare troppo indietro nel tempo alle riforme mancate, basti ricordare che abbiamo chiesto e fatto sì che il Parlamento fosse coinvolto in via preliminare sulle decisioni fondamentali per la gestione dell'emergenza sanitaria. Siamo convinti che il Parlamento debba avere un ruolo centrale, quello di dare l'indirizzo politico ed essere il primo interlocutore del Governo e ritengo giusto ribadirlo in questo contesto anche di fronte ad un ennesimo voto di fiducia. Questi sono giorni particolari per il Paese; la curva dei contagi sta crescendo e siamo tutti costretti a rimettere in campo misure di prevenzione sanitaria che speravamo di poter pian piano superare. Molti spaventati si chiedono se sarà addirittura necessario pensare a nuove chiusure. Noi di Italia Viva, sin dall'inizio dell'emergenza, anche prendendoci qualche dura critica abbiamo sostenuto che c'è il modo di gestire il contenimento dei contagi, di attrezzare il Sistema sanitario nazionale magari investendo i soldi del MES senza perdite di tempo e dibattiti da propaganda e sostenere imprese e famiglie già in difficoltà senza pensare a drastici lockdown. Restiamo di questa idea, condanniamo con forza i negazionisti che non vogliono bene al Paese e non rispettano le persone, soprattutto quelle più fragili, ma non cediamo alla paura; non ci sottraiamo alla responsabilità di prendere decisioni che danno il senso della nostra presenza nelle istituzioni. Ecco perché confermeremo oggi la fiducia al Governo: perché c'è un Paese che non può permettersi nemmeno un'ora di crisi di Governo, perché c'è un Paese che attende la conversione in legge delle misure contenute nel decreto e perché abbiamo dei fondi europei da spendere e spendere bene. Abbiamo alle porte la discussione della Nota di aggiornamento al DEF, una legge di bilancio da 36 miliardi e la pianificazione dell'utilizzo dei 200 miliardi del Recovery Fund messi sul piatto dall'Unione europea. La stabilità del Paese la dobbiamo a quelle imprese che lottano ogni giorno per sopravvivere alla crisi e che guardano a crescita e sviluppo; la dobbiamo a quelle famiglie che non sono più serene se vige per legge un divieto di licenziamento ma se sanno che l'impresa per cui lavorano è il sostegno per continuare a lavorare e magari anche a investire. Lo dobbiamo a quelle famiglie che, dal 1° gennaio, attendono l'avvio dell'assegno universale per i figli: primo atto concreto del Family Act portato avanti dalla Ministra Bonetti. Nel decreto ci sono molte risposte a chi chiede supporto e sostegno: erano attese e sono state confermate rateizzazioni, esoneri e proroghe di scadenze fiscali. Allo stesso modo era attesa la proroga degli ammortizzatori sociali e vi sono anche nuovi sgravi contributivi.
Nel decreto-legge si rafforzano poi le misure di sostegno e ristoro che erano state introdotte con il decreto-legge “Rilancio”, come il contributo a fondo perduto, il credito d'imposta sugli affitti strumentali, il credito per le spese di sanificazione e le indennità a lavoratori dipendenti e autonomi che sono stati danneggiati da questa crisi. Vi è l'allargamento, poi, del fondo delle agenzie di viaggio e tour operator anche a guide e accompagnatori turistici; anche queste categorie attendevano da tempo una tutela.
Evidenzio però con soddisfazione l'introduzione di due nuove misure in questo decreto-legge: in primis l'istituzione del fondo per la filiera della ristorazione, dotato di 600 milioni di euro, per favorire l'alleanza tra agroalimentare e made in Italy, misura fortemente voluta dalla Ministra Bellanova per erogare un bonus a ristoranti, alberghi, agriturismi e alle società di banqueting per l'acquisto di prodotti di alta qualità, a cominciare da DOP, DOC e IGP; una vera boccata d'ossigeno per chi ha subito forti cali di fatturato, ma vuole lavorare con qualità.
Segnalo, poi, l'istituzione dell'Autorità per la laguna di Venezia, cui sono attribuite tutte le funzioni e competenze relative alla salvaguardia della città e della sua laguna e al mantenimento del regime idraulico lagunare; un passo avanti, che consentirà una gestione coordinata non solo del MoSE, che ha dato finalmente prima prova del suo funzionamento, ma di tutte le manutenzioni e gli investimenti di cui necessita un ambiente così bello ma così fragile come la laguna di Venezia.
Pongo in questa sede solo due questioni. La prima riguarda l'attenzione che il Governo intero dovrà prestare al fatto che le giuste e doverose attenzioni ambientali - per questo nasce l'Autorità, per salvaguardare l'ambiente - non si tramutino in immobilismo; per anni abbiamo assistito a provvedimenti messi in freezer, penso ad esempio alla questione dei fanghi; a Venezia non servono ambientalismi di facciata, quelli del “no”, ma una seria attenzione agli equilibri ambientali, economici e sociali, che portino la città e il suo territorio ad essere luogo di eccellenza ed esempio di come la sostenibilità a tutto tondo possa essere leva di sviluppo.
La seconda riguarda la ricerca scientifica, che Italia Viva sostiene da tempo, da sempre con insistenza e che oggi, più che mai, è di fronte a pericolose derive negazioniste. L'Autorità ha tra le proprie competenze anche la promozione dello studio e della ricerca applicata volta alla salvaguardia della laguna. Vorrei che questa, tra le tante funzioni, non sia secondaria. A Venezia abbiamo bisogno come il pane di ricerca scientifica sulla laguna, utilizziamo chi da vent'anni se ne occupa in città e coinvolgiamo il Ministero competente; solo così consolideremo un valore aggiunto per il territorio e per il Paese, e per questo ho anche personalmente depositato un ordine del giorno.
Esprimo, poi, in quest'Aula pubblica soddisfazione per la norma che vieta gli impianti di stoccaggio di GPL nei siti riconosciuti dall'UNESCO, ponendo fine anche all'annosa vicenda dell'avvio dell'impianto di Chioggia. Da questa vicenda dovremmo trarre come istituzioni un insegnamento, al fine di non ripetere simili esperienze che danneggiano territori e imprese. Alla comunità chioggiotta, che è rimasta col fiato sospeso per troppo tempo, posso dire che ce l'abbiamo fatta.
Tra le nuove misure, velocemente, faccio cenno anche all'esenzione della seconda rata IMU per aziende del settore turistico, balneare, termale, fieristico e dello spettacolo, tutti settori che ci avevano sollecitato negli scorsi mesi anche nei provvedimenti precedenti. Vi è l'ampliamento degli incentivi per la riqualificazione delle strutture alberghiere e si completa, infine, anche la riforma delle camere di commercio, introducendo un termine ultimo e delle semplificazioni dei procedimenti di accorpamento; anche questo per portare a termine un percorso iniziato anni fa e che rischiava di rimanere incompleto.
Molte di queste risposte positive si collocano ancora nell'alveo dell'emergenza, dell'aiuto necessario ma in molti casi non sostenibile a lungo termine. Oggi confermiamo la fiducia al Governo per lavorare al contenimento del contagio e al rilancio del Paese. Italia Viva accetta la sfida: Piano Shock, Italia Sicura, riforma fiscale per noi sono priorità, che non solo guardano alla soluzione di problemi che da troppo tempo attanagliano il Paese, ma liberano al contempo investimenti, creano lavoro, rendono l'Italia più moderna. Al Presidente del Consiglio, all'intera squadra di Governo non faremo mancare proposte concrete: siamo convinti che remando dalla stessa parte si possa raggiungere la riva dopo una difficile navigazione in mare aperto. Se aggiustiamo la rotta noi saremo i primi a rimboccarci le maniche. Dichiaro pertanto il voto favorevole del gruppo di Italia Viva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI (FDI). Presidente Carfagna, colleghi deputati, rappresentante del Governo, potremmo esordire dicendo “ricomincio da 100”: 100 sono per l'appunto i miliardi che fin qui sono stati messi in campo dal Governo nei suoi molteplici decreti-legge.
Quello attuale ne “cuba” 25, di scostamento di bilancio, di indebitamento. Uno scostamento di bilancio che ricordo, ancora una volta, per esorcizzare gli interventi in dichiarazione di voto di questa mattina e quelli successivi di questa sera - mi auguro, spero - perché sento troppo spesso persino l'insolenza delle lamentazioni da parte della maggioranza relativamente a taluni atteggiamenti dell'opposizione: l'opposizione ha votato con senso di responsabilità a favore degli scostamenti di bilancio, ritenendo che la fase che stiamo attraversando fosse particolarmente delicata e che ci volesse il massimo della coesione possibile per affrontarla. Però, lo sapete benissimo perché ci si è seccata la gola forza di raccontarlo - e non lo sa soltanto quest'Aula ma, fortunatamente, grazie all'intraprendenza e al protagonismo dei nostri leader nazionali lo sa tutta Italia -, di fronte a questi reiterati gesti di responsabilità, a parte i mugugni di una certa maggioranza, quella più intellettualmente onesta che ci fa da eco e soffre per l'impossibilità di vedere ratificate e assorbite alcune nostre proposte, non abbiamo avuto l'onore da parte del Governo, da parte del Presidente del Consiglio Conte, da parte del Consiglio dei ministri nella sua interezza, di vedere alcuni provvedimenti negoziati, coordinati, condivisi con l'opposizione.
Cento miliardi, e ce ne saranno altri (ne metteremo in campo forse altri 50 entro la notte di San Silvestro); ce ne saranno poi altre decine e decine che si cumuleranno con il Recovery Fund, ma la lunghezza d'onda sulla quale avete articolato i vostri interventi rimane, ahimè, sempre la stessa. Noi siamo profondamente delusi per questo ed è per questo che voteremo contro la fiducia, proprio in ragione del fatto che quando si ha a disposizione una tale mole di quattrini e, addirittura, si agisce in maniera unilaterale attraverso la decretazione d'urgenza piuttosto che attraverso i DPCM con cui si prendono altre iniziative di altro ordine (che comunque danno l'idea della presupponenza da parte di questo Governo), l'unica cosa che tutti darebbero per scontata, dovendo emettere un giudizio, dovrebbe essere quella per cui, con tanta disponibilità di risorse, si vadano ad affrontare i temi veri su cui l'Italia in passato - e ancor di più nel presente caratterizzato dalla pandemia diffusa - si è trovata impelagata. Invece non c'è nulla di tutto questo, per l'ennesima volta. Prima lo avete fatto con il “Cura Italia” e siete anche un po' maldestri, perché date questi nomignoli di fantasia pensando di poter incantare la gente (forse le prime volte ci siete anche riusciti): avete chiamato “Cura Italia” il decreto-legge che è stato emanato quando infermieri e medici si mettevano i sacchi condominiali per la raccolta dei rifiuti addosso perché non avete potuto fornire loro i camici monouso, quando erano carenti di dispositivi di protezione individuale e morivano a decine sul fronte della pandemia! “Cura Italia” lo avete chiamato! Poi è arrivato il decreto-legge “Liquidità”, che si è caratterizzato per essere stato capace di non dare un euro alle imprese: esattamente l'opposto della liquidità presunta! Poi è arrivato il decreto-legge “Rilancio”: si sarebbe dovuta rilanciare l'economia e ancora aspettiamo, perché l'economia passa per la capacità di incoraggiare e sostenere chi l'economia la produce, mentre sul fronte delle imprese non c'è stato praticamente nulla, se non una sorta di apertura di credito per potersi recare in banca e fare debiti (che poi immancabilmente dovranno essere restituiti). La logica del risarcimento o la logica del contributo a fondo perduto ancora non ha pervaso il Governo attuale! Poi c'è stato il decreto-legge “Semplificazioni”, un altro nome suggestivo, per cui qualcuno poteva magari pensare: ecco, è uscito l'ecobonus; vado domani in municipio e avanzo la mia richiesta di realizzazione di un cappotto termico per la palazzina dove risiedo.
Ma, casomai, a guardare con precisione millimetrica quello che è il contenuto, qualcuno si è reso conto che ci vorranno, se va bene, quattro anni soltanto di procedure autorizzative, per poter provare vagamente ad accedere a questi fondi?
Un altro nomignolo sballato, l'ultimo, il “decreto Agosto”. Avreste almeno potuto immaginare e prevedere che sarebbe stato approvato a ottobre. Ne parliamo ad ottobre e verrà probabilmente ratificato e approvato oggi. Anche sulla scelta dei nomi siete catastrofici.
Ma resta questo il problema: qui abbiamo 115 articoli, per cento pagine, 100 miliardi cumulati di debito (25 miliardi in questo decreto). Abbiamo ventotto decreti attuativi necessari, secondo le indicazioni, le previsioni della Corte dei conti, di cui diciotto non hanno una scadenza. Questo che significa? Significa che le risorse sono bloccate e che questo decreto è inefficiente, esattamente come sono stati inefficienti gli altri, perché i decreti attuativi necessari per trasformare le vostre idee in fatti compiuti e accessibili alla società italiana sono 225 decreti attuativi, di cui 181 ancora mancano. Voi non avete messo in campo gli strumenti operativi, per consentire agli italiani di uscire fuori da questa crisi! Non lo avete fatto e non lo sapete fare, perché questo è il problema significativo. Perché ci vogliono tutti questi decreti attuativi? Come dicevo anche in discussione generale e ripeto qui nella dichiarazione di voto, non siete capaci a fare le leggi. Non è per demagogia che uno vi dice e vi consiglia di andare a casa. Infatti, può un avvocato non conoscere i codici e recarsi nelle aule di tribunale? No, non può farlo. Può un magistrato emettere sentenze, se non è capace comunque di tenere una posizione di equilibrio e poi esprimere un giudizio inoppugnabile? Non può farlo. Può un architetto o un ingegnere mettersi a fare i calcoli e rischiare, se non lo sa fare, che una casa o un fabbricato venga giù di netto? Non può farlo. Voi non sapete fare le leggi e non potete fare i legislatori! Dovete andare a casa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Semplice! Perché non è possibile che non riusciate a trovare la formula idonea per essere efficaci, nemmeno di fronte a una tragedia nazionale e internazionale.
E vengo anche al contenuto di questo decreto, materia che sarà sviluppata successivamente nella dichiarazione di voto finale sul decreto stesso, ma qualche cenno lo voglio fare anch'io, perché avete messo in campo le task force, avete messo in campo i comitati scientifici. Qui anche questo provvedimento è inebriato di 315 assunzioni per 13 milioni all'Arsenale militare di Taranto (Puglia, che ha appena votato, quindi, chissà se questa roba qui non è andata anche nella partita della campagna elettorale), 500 incarichi di collaborazione per 20 milioni di euro presso il Ministero tenuto dal Ministro Franceschini, 75 mila euro al MEF per altre consulenze, 900 mila euro alla Casa internazionale della donna. Va be' è un contributo nel merito: ci saranno sicuramente cose utili per difendere le donne dalle continue aggressioni e dai femminicidi. No! Noi andiamo a ripianare praticamente un debito, perché la Casa delle donne non ha pagato l'affitto! Siccome non ha pagato l'affitto per anni, arriva Pantalone, lo Stato italiano, nonostante sia composto il vostro Governo e la vostra maggioranza di una pletora di deputati e parlamentari che sono entrati qui al grido di “onestà, onestà”, e si va a rifondere il debito di un soggetto associativo che non ha pagato gli affitti. Pazzesco, pazzesco! Allora, noi siamo perplessi, siamo disorientati. Per quanto il nostro senso di responsabilità abbia prevalso, sempre e comunque, restiamo sinceramente…
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
FABIO RAMPELLI (FDI). Ho finito il tempo, dieci minuti?
PRESIDENTE. Sì, Presidente Rampelli.
FABIO RAMPELLI (FDI). Concludo. Rimango fortemente interdetto, rispetto alla totale assenza di provvedimenti, che vadano nella direzione di realizzare, attraverso gli investimenti, la costruzione delle infrastrutture necessarie per risollevare il Paese, attraverso l'alleggerimento della pressione fiscale per rimettere in moto l'economia delle partite IVA e delle attività produttive. Si tratta, cioè, di quei segmenti sociali che sono indispensabili per ridare fiato all'economia reale e, magari, pian piano cercare anche di alleggerire il peso dell'indebitamento, creando nuova ricchezza e aumentando le prestazioni del nostro prodotto interno lordo. Qui non c'è nulla e non c'è nulla dal principio. Si va soltanto a reiterare provvedimenti che sono scaduti. E, ogni volta, al decreto successivo, ce li ripresentate. Sono sempre gli stessi, per essere appunto prorogati. Quindi, la delusione è massima e il voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire l'onorevole Enrico Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI (PD). Grazie, signora Presidente. Signori del Governo, onorevoli colleghi, i deputati democratici voteranno a favore della fiducia posta dal Governo su questo provvedimento e lo faranno sostanzialmente per tre ordini di motivi, che vorrei, nel tempo che mi è attribuito, esplicitare.
Innanzitutto per una questione di merito. Basta scorrere i titoli di questo provvedimento, per comprendere quanto sia stato il lavoro fatto dal Governo e dal Parlamento. Vorrei riconoscere, in un quadro di oggettiva complessità nel rapporto fra Camera e Senato, che questo provvedimento è stato significativamente modificato, positivamente modificato, nel lavoro parlamentare al Senato. A quel lavoro hanno partecipato in maniera non banale anche le opposizioni. Quindi, le asserzioni, che anche in questa sede sono state portate, circa una negligenza o una non volontà di ascoltare il contributo da parte delle minoranze, credo risponda più ad una retorica manichea, che non all'effettiva rispondenza della realtà. Questo provvedimento è stato costruito ed è stato modificato, per andare nella direzione della tenuta economica e sociale del Paese. Per quel che ci riguarda, vuole essere un sostegno alle sofferenze del Paese reale. Noi sappiamo che il Paese sta soffrendo e che la pandemia e l'indotta crisi economica, che da essa è stata innescata, sta mordendo nei confronti di famiglie, di imprese, di comunità. Quindi, per le misure che sono contenute all'interno di questo decreto, basta scorrere i titoli principali, dalla proroga della cassa integrazione e della Naspi all'esonero contributivo per le assunzioni a tempo indeterminato, alle misure per l'edilizia scolastica, a quelle a favore del lavoro agile, alla proroga delle scadenze fiscali, allo stop ai licenziamenti, all'eliminazione - o meglio sospensione - dell'IMU per il settore degli spettacoli; insomma, tutto un compendio, che ci dice che cerchiamo di ascoltare quel grido di difficoltà, di sofferenza e di bisogno, che sale dalle nostre comunità. Non votare oggi questo provvedimento significherebbe non dare una risposta nei confronti dei bisogni di quelle categorie di quelle persone.
Peraltro, in questi giorni, anche autorevoli voci del mondo del giornalismo, non certamente ascrivibili alla maggioranza di Governo, hanno dovuto riconoscere che, complessivamente, la gestione del fenomeno pandemico in questi mesi è stata una gestione all'altezza e che ci consente, rispetto anche ad altre nazioni europee, di poter affrontare questa difficile fase, che si sta aprendo in una condizione diversa, rispetto a nazioni importanti che hanno la stessa dimensione e la stessa importanza della nostra realtà nazionale.
Però, c'è un secondo tema, signora Presidente, che ci induce a votare a favore della fiducia, che è un tema politico, quasi banale. Un Governo ci deve essere e pensare oggi, in una situazione di pandemia, in una situazione di un Paese alluvionato - sabato e venerdì ho avuto l'occasione di attraversare le province dell'Alto Piemonte e potrei illustrarvi a lungo qual è la situazione in quel contesto, che ha visto la presenza importante del Governo sul posto -, in una situazione di importanti e delicati negoziati con l'Unione europea, che sono attualmente in corso...
Bene, solo gli irresponsabili e i propagandisti possono agitare l'arma retorica, peraltro spuntata, del ricorso alle elezioni. Un Paese non si governa con la propaganda, men che meno lo si governa con una propaganda che spesso sconfina con la irresponsabilità. E, poi, c'è un terzo tema che ci induce a votare a favore, che è il tema, vorremmo definire, sistemico. Questo decreto può essere definito in qualche misura l'anello di congiunzione tra due fasi: la fase, potremmo definirla, ad alto impatto, che ci stiamo lasciando alle spalle e che ha significato per noi soprattutto il ricorso all'indebitamento: 100 miliardi per far fronte alla capacità del Paese di rimanere in piedi di fronte al più grave shock sanitario ed economico del dopoguerra. Si poteva fare diversamente? Probabilmente no! Quelli che ci hanno criticato non ci hanno, però, dato una risposta concreta ad un'alternativa. Si può continuare così? Sicuramente no. Non possiamo spingere il Paese verso una logica di progressivo e inarrestabile indebitamento per far fronte ai bisogni che ancora ci sono e per governare anche le conseguenze di quella che si appresta a essere la seconda fase di una pandemia che ancora non accenna a diminuire.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 12,50)
ENRICO BORGHI (PD). E, quindi, noi entriamo, con questo decreto, nella cosiddetta fase della ricostruzione, che è fatta di diversi capitoli e che proprio questa settimana vedrà il Parlamento, quest'Aula, esprimersi sul tema della NADEF e che apre la strada a dei capitoli importanti che fanno non dell'indebitamento ma della capacità di mettere in campo nuove risorse e nuove modalità, che l'Italia ha ottenuto nel quadro del concerto europeo, l'elemento fondamentale della costruzione di una politica. Dovremo costruire una legge di bilancio, dovremo definire i contenuti del Recovery Fund, dovremo attivare i percorsi legati al programma SURE, dovremo sciogliere il nodo del MES, che noi del Partito Democratico riteniamo debba essere un elemento fondamentale per consentire alla nostra sanità pubblica di fare quel salto ancora in avanti per affrontare in maniera ancora più compiuta la difficile fase che stiamo vivendo. E, poi, c'è il tema dell'autonomia differenziata, che presto arriverà all'attenzione delle Camere. Insomma, si apre una nuova stagione, una nuova stagione nella quale noi non ci sottraiamo al punto politico che anche altri colleghi hanno evidenziato, una stagione nella quale letture monocamerali e decreti a raffica non aiutano i processi e i percorsi politici. Se si vuole uscire insieme dalla crisi le istituzioni vanno rafforzate, non vanno indebolite, ed è per questo che noi riteniamo che si debba agire nella direzione non solo di un coinvolgimento del Parlamento ma in una fase di ascolto del Parlamento.
Siamo perfettamente consapevoli della difficoltà degli strumenti e dei meccanismi e ci voleva forse questa pandemia per farci convincere tutti della crisi inarrestabile e non risolvibile del bicameralismo perfetto. Ed è anche per questo motivo che il Partito Democratico, all'indomani del referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari, ha presentato un pacchetto di riforma organica che va nella direzione di una differenziazione delle funzioni delle Camere per evitare di trovarci nelle condizioni in cui anche oggi noi ci ritroviamo: in una sorta di monocameralismo de facto che non può, però, diventare un elemento sistemico per gestire il futuro. È una nuova stagione, forse anche a giudicare da quello che si legge dai giornali, dal punto di vista politico. Noi non sappiamo se la rivoluzione liberale, che è stata annunciata dalla Lega, sarà qualcosa che andrà in fondo. La presenza del mio quasi omologo collega, che parlerà dopo di me, forse smentirà alcune affermazioni che abbiamo letto nei giorni scorsi, ma vedremo se Salvini riuscirà laddove fallirono in passato Gobetti, Malagodi, Berlusconi. Ma sicuramente vi sono, al di là dell'evoluzione naturale del dibattito politico, anche alcuni punti di contatto sul piano parlamentare e ne voglio citare due, perché bisogna rifuggire da questa logica manichea sulla base della quale per forza di cose su alcuni temi strutturali bisogna ogni volta - e mi avvio alla conclusione, signor Presidente - dividersi tra maggioranza e opposizione in una logica di guerra di crociate.
Il punto del MES, che vede alcune sensibilità tra noi e pezzi dell'opposizione, oppure il tema dell'autonomia differenziata e della riforma degli enti locali, che anche in questo caso vede alcuni punti di convergenza sempre tra noi democratici e altri pezzi della opposizione.
Insomma, il ruolo del Parlamento in questa direzione è un ruolo essenziale e vorrei concludere con un ricordo, che proprio in una stagione lontana, nella quale il Parlamento veniva considerato nella sua giusta accezione, venne creata quella legge che oggi ci consente di poter affrontare questa straordinaria difficoltà che stiamo vivendo. Era il dicembre 1978 e si varò, con una iniziativa parlamentare e anche con un sostegno di una Ministra dell'epoca particolarmente illuminata come l'onorevole Anselmi, la riforma del meccanismo della sanità nel nostro Paese e l'introduzione del Servizio sanitario nazionale. Quella fu una bella pagina della nostra storia e siamo convinti che, con la capacità di riuscire a recuperare questa dimensione, questo spirito e questa capacità di reciproco ascolto, noi potremo dare una risposta a quello che il Paese si attende, perché - e concludo con questa riflessione - penso avesse ragione Henry Ford quando ci diceva che “mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo”. Ecco, credo che dobbiamo lavorare insieme per il successo dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico, Italia Viva e Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Annagrazia Calabria. Ne ha facoltà.
ANNAGRAZIA CALABRIA (FI). Grazie, Presidente. Membri del Governo, colleghi deputati, ancora una volta siete costretti a porre la questione di fiducia, per l'esattezza la trentesima da quando si è insediato il Governo Conte II, una fiducia che non viene posta a causa di un atteggiamento ostruzionistico da parte dell'opposizione ma per una precisa scelta metodologica della maggioranza che ha introdotto, in maniera surrettizia nell'iter legislativo dei provvedimenti, un regime di monocameralismo alternato in cui a un solo ramo del Parlamento è concessa la facoltà di esaminare i decreti, mentre l'altro deve limitarsi alla sola ratifica senza la possibilità di un minimo intervento modificativo. Siamo di fronte, dunque, a una riforma costituzionale mascherata. Ci concedete solo qualche ora di dibattito generale, qualche ordine del giorno, ma niente di più. Eppure, noi avremmo voluto discutere nel merito questo decreto per correggere alcune misure che riteniamo sbagliate o inefficaci e inserirne altre a supporto dei ristoratori, del comparto turistico, dei professionisti, dei lavoratori, ma i tempi che sono stati concessi ai parlamentari della Camera dei deputati, ai rappresentanti del popolo italiano, sono stati semplicemente ridicoli e semplicemente offensivi. Ci avete chiesto di allestire una sceneggiata che vi consentisse di rispettare, in qualche modo, i passi previsti dal Regolamento e dalla Costituzione, ma bene hanno fatto i colleghi della Commissione bilancio di Forza Italia ad abbandonare i lavori e non prestarsi a questa farsa.
Voi, che chiedete agli italiani il senso di responsabilità, siete i primi a comportarvi da irresponsabili e ci troviamo, dunque, a votare il “decreto Agosto” a poche ore dalla sua scadenza. In questo modo, per la seconda volta nel giro di poche settimane, il vostro Governo farà un'altra pessima figura con il Capo dello Stato. Non paghi di essere stati richiamati per aver modificato il codice della strada attraverso un emendamento al Senato in un decreto dedicato a tutt'altro, ora arriverete al Quirinale con il disegno di legge di conversione approvato all'ultimo secondo utile e il tutto perché, a causa della mancanza di reale coesione all'interno della maggioranza, avete tenuto il provvedimento fermo in prima lettura una cinquantina di giorni al Senato. Ecco, il Presidente della Repubblica dall'inizio dell'anno ha evocato molte volte, a dire il vero, la necessità di coesione e la necessità di condivisione, inutilmente però; mai una volta c'è stata la volontà o quanto meno il tentativo di collaborare con l'opposizione e tutto a causa della fragilità di questa maggioranza, impegnata, più che a contrastare il flagello sanitario e il flagello economico, a dirimere i propri conflitti interni. Lo abbiamo visto durante le votazioni in Parlamento: abbiamo tenuto quest'Aula impegnata per molte settimane a votare l'autorizzazione di ratifica di trattati internazionali o, ancora, è mancato nei giorni scorsi due volte il numero legale per la risoluzione di maggioranza dell'informativa del Ministro Speranza, all'interno della quale, tra l'altro, era inserita la proroga dello stato di emergenza fino al 31 gennaio. Ecco, sul primo scostamento di bilancio ci siamo fidati; sul secondo vi abbiamo anche concesso un'apertura di credito.
Con il senno di poi mal riposta, ovviamente. Forza Italia - dovete darci atto di questo - ha sempre tenuto un atteggiamento costruttivo, lontano dal “no a prescindere”. Sul terzo scostamento, quello di luglio, non abbiamo potuto fare altro che astenerci, perché consapevoli che al netto di misure volte a tentare di arginare nell'immediato questa crisi non avevate alcuna idea per uscire dalla mera logica emergenziale per rilanciare la nostra economia e l'Italia, per dare un Paese migliore alle future generazioni. Ma anche perché avete dimostrato, al netto delle belle parole, che sulle decisioni fondamentali ed eccezionali non eravate disposti ad alcuna reale collaborazione con le opposizioni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Potevate coglierla la nostra disponibilità: non lo avete fatto.
Domani, sempre in quest'Aula, discuteremo sulle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. Sarà l'ennesima possibilità per trovare una comune idea per far ripartire l'Italia, per ridare la fiducia alle imprese e alle famiglie, ma temiamo che anche questa volta sarà l'ennesima occasione persa, l'ennesimo rinvio. In questo decreto omnibus è contenuta una miriade di misure; alcune sono condivisibili ma in molti altri casi vengono affrontati dei temi che non hanno proprio nulla a che fare con l'emergenza che stiamo vivendo e che si collocano ancora una volta nel solco dei bonus, delle “mancette”. In poche parole, il rilancio ve lo siete scordato o, nella migliore delle ipotesi, come al solito lo avete rinviato, perché questa è la scusa ufficiale che avete individuato ogni volta in cui vi siete dimostrati incapaci di decidere: il rinvio al prossimo provvedimento, al prossimo decreto, al prossimo Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Lo state facendo anche oggi: state rinviando qualsiasi intervento utile ad un vero rilancio dell'economia italiana a quando arriveranno le risorse del Recovery Fund, senza avere uno straccio di idea di come utilizzare quelle risorse. Ciò che davvero vi manca, oltre evidentemente alle competenze e alle capacità per guidare un grande Paese come l'Italia, è una visione comune sul futuro. La vostra alleanza è solo utilitaristica ed è - mi perdonerete il termine - anche un'alleanza strabica perché ognuno guarda al suo interesse, al suo piccolo tornaconto; da qui nascono ovviamente quei baratti di bassissimo cabotaggio che vedono una parte della maggioranza votare le modifiche ai decreti sicurezza e l'altra contraccambiare gentilmente rinunciando ad insistere sul MES.
Proprio sul MES consentitemi di spendere una parola, o meglio, di rivolgervi una domanda: come potete non rendervi conto dell'enorme contraddizione in cui siete caduti? Da una parte siete tutti concentrare concentrati - mentre ovviamente proclamate la necessità della proroga dello stato di emergenza - nell'enunciare le modalità attraverso le quali intendete migliorare e modernizzare il nostro sistema sanitario nazionale; dall'altra siete ostinatamente determinati nel rifiutarle quelle somme offerte dal MES, che in questa delicate delicata fase di aumento dei contagi potevano e potrebbero essere determinanti per resistere a una nuova emergenza sanitaria. Questo rifiuto è tanto più insopportabile quando vengono alla mente quelle immagini, che tutti avete visto, delle auto in fila ai drive in, dei bambini che i genitori sono costretti a tenere per ore, in alcuni casi dodici ore di fila - dico dodici - all'interno di una macchina, magari usufruendo di un giorno di ferie, perché accompagnare il figlio minore a fare il tampone non è motivo riconosciuto come assenza giustificata dal luogo di lavoro. Senza dimenticare quello che avviene dopo il tampone: attese che a volte superano le 72 ore per conoscere lo stato della propria salute; tutto ciò perché i nostri laboratori sono sovraccarichi e non riescono a processare test. Se poi, nel malaugurato caso di positività COVID, si attende la chiamata dell'ASL per il tracciamento dei contatti avuti o per il tampone di controllo, allora i tempi possono addirittura dilatarsi a dismisura. Ebbene, non basterebbe solo questo per utilizzare quei 37 miliardi che potremmo utilizzare? Ma non credete davvero che le Regioni avrebbero potuto usare quei soldi già nei mesi precedenti, per potenziare il sistema dei drive in, per potenziare la nostra diagnostica?
In ogni caso, questo decreto verrà approvato e necessiterà di ben 84 provvedimenti attuativi. A proposito dei decreti attuativi, ne mancano ancora tantissimi relativi a quei decreti che abbiamo già approvato - che avete già approvato - ma alcuni sono già scaduti.
Gli articoli di questo decreto sono composti da stanziamenti a favore del lavoro, ammortizzatori sociali, cassa integrazione: tutte misure assistenziali, ma mancano completamente le iniziative sulle politiche attive. Eppure, la priorità in questo Paese rimane il lavoro, in particolare quello femminile e quello giovanile. Secondo la CGIA di Mestre, entro la fine dell'anno saranno persi circa 3,6 milioni di posti di lavoro. Questo avrebbe richiesto delle misure shock, invece no: da un lato non si vogliono affrontare e risolvere strutturalmente i problemi dell'occupazione, dall'altro si procede con interventi che creano le premesse per il definitivo fallimento di migliaia di imprese. Vi siete ancora una volta dimostrati lontani, lontanissimi, dagli imprenditori, dai professionisti: avete rispedito al mittente la richiesta di prorogare i termini della sospensione della riscossione coattiva, così, fra qualche giorno, arriveranno ben 9 milioni di cartelle esattoriali, un ulteriore colpo per chi è già in difficoltà.
Sottoporre in piena recessione i contribuenti italiani a questo tormento è vergognoso, oltre ad essere controproducente per la crescita dei consumi interni, unico argine possibile, al momento, per la tenuta del quadro economico. È inutile pensare a pseudo riforme del fisco e delle aliquote se, nel frattempo, fra saldi e acconti, avremmo ucciso il sistema economico.
In tema di turismo ci aspettavamo di vedere, finalmente, il piano più volte annunziato dal Ministro o, quantomeno, lo spostamento delle risorse stanziate e non spese, per il sostanziale fallimento del bonus vacanze, verso altri strumenti, a cominciare dall'istituzione di quel fondo ad hoc da destinare alle aziende in crisi che tutti gli operatori richiedono dalla scorsa primavera.
Per concludere, Presidente, per tutti questi motivi, poiché c'è un Governo che aveva l'imperativo di decidere, l'imperativo di far ripartire questo Paese, ma è un Governo che sta in piedi solo grazie agli equilibrismi di chi lo guida, un Governo che non è animato da altro se non da una profonda fragilità, insicurezza, che non ha un indirizzo politico unitario, non ha visione e non riesce nemmeno - né sa - immaginare un futuro per il nostro Paese, ecco, per tutti questi motivi Forza Italia voterà no a questo decreto. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Claudio Borghi. Ne ha facoltà
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Grazie signor Presidente. Onorevoli colleghi, 100 miliardi! Come cadono velocemente tante bugie dette sull'economia in quest'Aula e in tutti i talkshow! La spesa pubblica: il male assoluto, il fardello per le prossime generazioni! Ma quante volte l'abbiamo sentita questa storia? Quante volte - quante volte - quando si diceva che bisognava fare politiche espansive? Pazzi! La spesa pubblica non va bene, il debito non va bene! Fardello delle prossime generazioni! 100 miliardi: ma se 100 miliardi sono serviti, sono stati necessari - e io dico che sono pochi e, tanto, ne arriveranno già altri 40 con la legge di bilancio - e sono serviti per evitare disastri dal punto di vista economico, per sostenere l'economia, per aiutare persone che altrimenti sarebbero state senza lavoro, non viene il sospetto a qualcuno che la stessa cosa sarebbero stata in passato per sostenere esattamente questi problemi che hanno afflitto tante persone? Per sostenere l'economia, per sostenere le fabbriche che chiudevano, per sostenere i negozi che chiudevano? Ormai stiamo vedendo alcuni economisti - c'è stato su Huffington Post ieri un lungo articolo di una pagina di un economista che arrivava, come Alice nel paese delle meraviglie, a dire che abbiamo vissuto sotto le nostre possibilità. Io ero rimasto ancora che eravamo vissuti sopra le nostre possibilità. No, invece siamo vissuti sotto le nostre possibilità! Perché? Perché i parametri, quelli dell'austerità, quelli europei - questo mondo bellissimo dell'Unione europea che fino adesso ci avete sempre descritto come il migliore dei mondi possibili - invece danneggiavano la nostra economia. Perché forse bisognava spendere un po' di più, perché forse bisognava tagliare più tasse, forse bisognava lasciare più denaro nelle tasche dei cittadini. No, invece sempre a prelevare a botte di avanzi primari! Ma guardate che il disoccupato di cinque anni fa, il fallito di cinque anni fa, non è troppo diverso dal disoccupato di oggi! Perché uno si accorge che ci sono i disoccupati adesso che c'è l'emergenza, ma c'era anche prima: questo è un Paese che non cresce da vent'anni!
Però, con quale competenza questo Governo ha affrontato questa situazione? Basta guardarsi gli articoli di giornale del primo marzo, quando si è deciso di chiudere tutto.
Arriva il competentissimo nostro Ministro dell'Economia e dice: “spenderemo 3,6 miliardi per affrontare la crisi e l'Unione europea ci darà via libera”. Come per dire: “sono qui io, non vi preoccupate, mica come quegli altri; adesso sono qui io e vedrete che spenderemo i 3,6 miliardi che ci servono”. Ecco, uno che non aveva così incredibilmente, così magnificamente capito nulla dell'entità del disastro economico, perché pensava di risolvere la crisi con 3,6 miliardi, è ancora lì! Compiango il sottosegretario Guerra, che sicuramente lo guarda e dice: “ma perché io devo ascoltare questo ignorante?”, perché è un ignorante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Mi spiace, mi spiace dirlo, perché vorrei per il mio Paese il meglio, ma uno che pensava di affrontare un lockdown, quindi una chiusura di tutte le attività produttive, con 3,6 miliardi! Perché? Perché aveva il terrore di sforare il 3 per cento, e quindi erano solo quei 3,6 miliardi che si potevano fare. Fortunatamente per lui, è arrivata la Francia e hanno detto: “forse abbiamo bisogno anche noi”, e quindi ecco che, non grazie certo a lui, è saltato il Patto di stabilità e crescita.
Ma questi 100 miliardi, 140 se consideriamo anche quelli della prossima legge di bilancio, da dove vengono, da dove vengono? No, perché - così sistemiamo le prossime balle che ci apprestiamo a sentire, prima fra tutte, domani - da dove vengono questi 140 miliardi? Vengono dalle tasse? Vengono dai nanetti che scavano e che hanno trovato dei miliardi sotto qualche banca qui, in Italia? Vengono dal taglio dei parlamentari? Vengono dal taglio degli stipendi? No, signori, ce lo ha spiegato - ce lo ha spiegato, lo si sapeva, ma ce lo ha ricordato - oggi, stamattina, in audizione, Banca d'Italia da dove vengono questi 140 miliardi, quando, a precisa domanda - perché c'è ancora qualcuno che fa finta di non capire -, la Banca d'Italia stamattina, in audizione in Commissioni bilancio riunite, ha ricordato che la Banca centrale crea denaro dal nulla e ha creato i soldi con cui sono stati acquistati i titoli di debito emessi dalle nazioni europee, tutti, tutti. Perché poi è passato l'Ufficio parlamentare di bilancio e ha ricordato che tutte le emissioni aggiuntive rispetto al fabbisogno normale sono state acquistate e coperte dal programma d'acquisto della Banca centrale.
C'è bisogno del MES? C'è bisogno del Recovery Fund, che ci porterà che cosa? Qualche spicciolo, forse, l'anno prossimo, se ci sarà la benevolenza dell'olandese, se li spenderemo come vorranno loro e se li restituiremo come vorranno loro, quando qui si sono trovati 140 miliardi? Ma, signori, 140 miliardi perché abbiamo quell'incompetente, di cui sopra, di Gualtieri; se fossero stati 200, erano 200, non è che non si trovavano; se fossero stati 250, erano 250, perché la Banca centrale sta comprando tutto. Cos'è il costo in interessi di questi titoli ce lo ha raccontato ancora la Banca d'Italia. Ve lo dico io per chi ancora non ha capito, e parlo anche degli alleati, quanto è il costo per interessi dell'indebitamento normale, quindi non quello del MES: zero, zero, perché i titoli comprati dalla Banca d'Italia per conto della Banca centrale europea sono depositati in Banca d'Italia e gli interessi vengono restituiti al Tesoro. Quindi, questi 140 miliardi ci sono costati e ci costeranno zero in termini di interesse, zero in termini di condizioni. E noi abbiamo raccontato ancora e continueremo a raccontare le balle sulla pioggia di milioni del Recovery Fund, che ci salverà con quello.
Ma se noi dobbiamo veramente aspettare il Recovery Fund per trovare qualche miliardo da spendere per chissà che cosa o peggio ancora il MES, ma da dove arrivano questi 140 miliardi? Ma svegliamoci. Siamo qui davanti ai cittadini, piantiamola di raccontargli delle balle. Sono tutte finzioni fatte per tenere insieme una struttura di continuo ricatto costante da parte dell'Unione europea con il Patto di stabilità che impedisce agli Stati che non le stanno simpatici di fare spese in termini normali. Adesso che sono tutti nei guai saltano le regole e quindi, alé, si spende. In futuro, quando le cose saranno tranquillizzate in casa della Germania o in casa della Francia, vedrete che le regole torneranno, e torneranno esattamente tutte le balle di prima (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Giusto per capire perché sarebbe stato opportuno che, invece di 140 miliardi, magari ne avessero fatti 180 o 200, scusate, chi di voi, parlando con imprenditori o parlando con piccoli artigiani e commercianti, quelli che hanno preso i prestiti garantiti dallo Stato con il “decreto Liquidità”, non sa o non ha sentito che questi stanno per fallire e che non restituiranno quei prestiti? Perché allora significa che veramente non sapete e non avete idea di cosa può essere il lavoro di un parlamentare, se state chiusi in casa per paura del COVID. Ecco, anche se c'è il COVID, provate uscire e provate a sentire qualche imprenditore e qualche artigiano cosa vi dice. Vi dice: “guardate, mi offrivano i 30 mila euro con garanzia al 100 per cento dello Stato. Li ho presi tutti perché speravo che le cose finissero in breve tempo; invece, non stanno finendo in breve tempo e continuo a non incassare”. Non solo, più arriveranno future chiusure, perché vedo già delle cose drammatiche dipingersi nei prossimi futuri DPCM, e meno incasseranno queste persone. Quindi, loro hanno preso a prestito dei soldi sperando di; il Governo, invece di darli a fondo perduto, li ha indebitati, e con questo debito non arriva la ripresa. Ma cosa farà mai un imprenditore che si trova senza una ripresa dei suoi conti e con un debito maggiore sulle spalle? Ovviamente tirerà giù la saracinesca, chiuderà, licenzierà i suoi poveri dipendenti, dirà: “sentite, ci ho provato fino allo stremo delle possibilità che può avere un imprenditore, ma purtroppo non ce la faccio più”. Chiude e questo debito che ha preso con lo Stato, secondo voi, chi lo ripagherà? Lo Stato, nel momento stesso in cui lui dichiarerà fallimento, quindi il prossimo Governo, e quindi quel deficit arriverà dopo.
Se adesso questo Governo volesse veramente fare una cosa intelligente, prenda tutti, tutti, questi crediti che ha dato a queste persone e li converta in fondo perduto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); almeno si prenderà la responsabilità di quel deficit, non lascerà delle eredità per il futuro ed eviteremo un po' di chiusure.
PRESIDENTE. Concluda, deputato Claudio Borghi. Ha esaurito il suo tempo.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Concludo, concludo. Ho sentito tanti che si lagnano per il fatto che questo Parlamento, questa Camera non ha potuto toccare questo provvedimento, e quindi la Camera è esautorata.
PRESIDENTE. Deve concludere.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). Sì, sto concludendo, Presidente, mi perdoni.
PRESIDENTE. Non avevo sentito l'interazione rispetto alla mia sollecitazione.
CLAUDIO BORGHI (LEGA). No, sto concludendo. Guardate che questo Parlamento potrebbe ancora riprendersi la sua dignità eh? Non è che deve subire tutto e continuare a lamentarsi. C'è un modo molto semplice per evitare questi scempi, per evitare questo monocameralismo alternato, per evitare che ci siano qua provvedimenti di questa rilevanza e di questa importanza senza che nessuno di voi abbia potuto intervenire: sfiduciare il Governo, sfiduciare il Governo. Questo Parlamento può fare questo, può sfiduciare il Governo e vedrete che probabilmente cambieranno le cose e cambierà l'atteggiamento del Governo rispetto a quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giorgio Lovecchio. Ne ha facoltà.
GIORGIO LOVECCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, colleghe, di fronte ai contagi che tornano a salire la mente ritorna alla prima ondata e alla grande sfida che ha dovuto affrontare per mesi il nostro Sistema sanitario nazionale. Oggi come allora serve la massima prudenza da parte di tutti, istituzioni e singoli cittadini, questo è fuor di dubbio. Lo Stato, però, non può limitarsi a tutelare il fondamentale diritto alla salute: deve fare la sua parte anche sul versante economico, perché non c'è un futuro in un Paese senza crescita. Convertire definitivamente il decreto in legge ci consente, allora, di guardare avanti, di chiudere il primo capitolo della pandemia e di preparare l'economia per quel che verrà domani.
Abbiamo bisogno di un'economia flessibile, resiliente di fronte alle difficoltà e capace di rilanciarsi non appena l'emergenza finirà del tutto.
Dal “decreto Agosto” e dai decreti che lo hanno preceduto di certo possiamo prendere esempio perché abbiamo dimostrato di poter finanziare uno sforzo fiscale immenso pari a 100 miliardi totali in pochi mesi, senza generare tensioni sul mercato del debito pubblico. Da un lato abbiamo sfruttato la potenza di fuoco della Banca centrale europea e, dall'altro, la capacità del Presidente Conte e di questa maggioranza di andare in Europa e rivendicare il ruolo centrale del nostro Paese. A fianco dei 20 miliardi del “decreto Cura Italia”, ai 55 miliardi del “decreto Rilancio”, ai 25 miliardi del “decreto Agosto”, il Governo ha saputo ottenere gli oltre 200 miliardi del Recovery Fund, finalmente un'iniziativa europea all'altezza delle sfide che l'Italia e gli altri Paesi dell'Unione dovranno affrontare nei prossimi mesi. Questo è il contesto generale. Il “decreto Agosto” in particolare va a rinforzare e perfezionare la straordinaria rete di protezione per il nostro tessuto produttivo messa in piedi con i decreti “Cura Italia” e “Rilancio”. Per quanto riguarda le conferme, la principale è la proroga della classe integrazione fondamentale per tamponare l'emergenza ed evitare l'esplosione di un'immensa bolla di disoccupazione. Abbiamo a tutti gli effetti salvato milioni di posti di lavoro. L'altro pilastro del decreto naturalmente è l'impresa. Da un lato abbiamo rifinanziato con 7 miliardi uno strumento fondamentale per la liquidità: il Fondo di garanzia per le PMI. Dall'altro lato abbiamo confermato una serie di misure per alleggerire le scadenze fiscali in una fase di forte difficoltà per i bilanci di milioni di imprese. Ricordo, in particolare, la possibilità di rateizzare ulteriormente almeno il 50 per cento del valore dei versamenti fiscali precedentemente sospesi, oppure la proroga dal 20 aprile al 20 aprile 2021 del termine di pagamento del secondo acconto IRPEF e dell'IRAP per i contribuenti soggetti agli ISA, gli indici sintetici di affidabilità fiscale; la proroga dal 31 agosto al 15 ottobre del termine finale di sospensione dei versamenti derivanti da cartelle di pagamento e avvisi esecutivi. Durante l'esame parlamentare è stato prorogato al 30 ottobre anche il termine dei versamenti d'imposta per i contribuenti sottoposti agli ISA, i quali potranno saldare il dovuto con la sola maggiorazione dello 0,8 per cento senza vedersi applicare le sanzioni. Inoltre, sempre in sede parlamentare, abbiamo prorogato al 15 ottobre l'esonero dal pagamento della TOSAP per gli ambulanti in aggiunta alla proroga fino al 31 dicembre 2020 di TOSAP e COSAP per bar e ristoranti. Per la ristorazione, un settore per ovvie ragioni particolarmente colpito dalla pandemia, vanno ricordati i 600 milioni di euro di contributi a fondo perduto per l'acquisto di prodotti agricoli e alimentari utili anche a valorizzare le filiere produttive agricole e ancora c'è una misura di cui andiamo particolarmente orgogliosi che è la decontribuzione al 30 per cento per le imprese del Sud Italia sul lavoro dipendente: una spinta necessaria per l'economia del Mezzogiorno che deve tenere il passo del resto d'Italia e, se possibile, ridurre la distanza. Alleggerire la fiscalità sul lavoro significa non solo incentivare la crescita di impresa ma anche attirare nuove imprese dall'estero e convincere giovani imprenditori meridionali a non emigrare. Insieme a “Resto al Sud”, misure che abbiamo potenziato nel “decreto Rilancio”, questa decontribuzione è un sostegno concreto alla diminuzione delle diseguaglianze territoriali. Non basta, ma è un altro passo nella giusta direzione e lavoreremo per renderla strutturale già nella prossima manovra insieme ad altri interventi fiscali espansivi come il super bonus 110 per cento e transizione 4.0. Il “decreto Agosto” è questo e tanto altro: come l'indennità di 600 euro per i lavoratori marittimi, l'indennità di 1.000 euro per i lavoratori stagionali del turismo, il sussidio di 600 euro per i lavoratori del settore sport, i contributi a fondo perduto per i negozi nei centri storici penalizzati dal calo dei flussi del turismo. I 500 milioni aggiuntivi per il Fondo nuove competenze per la formazione dei lavoratori; i 500 milioni di euro per gli investimenti dei comuni nell'efficientamento energetico e nello sviluppo territoriale sostenibile. Non mi dilungo oltre nell'elenco di tutte le misure essenziali del decreto che meritano la nostra fiducia ma chiudo piuttosto con un impegno che il MoVimento 5 Stelle vuole prendere di fronte agli italiani. Il “decreto Agosto” e le sforzo economico del Governo dei mesi appena trascorsi avranno un seguito. Siamo consapevoli che l'economia italiana ha bisogno di più che di un intervento una tantum per quanto poderoso.
È un'economia, la nostra, che soffriva di bassa crescita già prima della pandemia e che ancora doveva superare i livelli di PIL precedenti alla crisi del 2008; un'economia che ha bisogno di un aumento strutturale degli investimenti pubblici insieme ad una diminuzione altrettanto strutturale della pressione fiscale sul ceto medio, sulle famiglie e sulle imprese. La manovra per il 2021 dovrà affrontare e sciogliere questi nodi fondamentali che frenano la crescita di lungo periodo. Ecco perché metteremo a terra un piano di riduzione e semplificazione fiscale, organico, destinato a durare negli anni e, con i soldi dei Recovery Fund, progetteremo nello stesso tempo un Paese moderno sotto diversi punti di vista: la digitalizzazione, la diffusione della rete in fibra ottica, la manutenzione e lo sviluppo delle infrastrutture diffuse sul territorio, la qualità del Servizio sanitario nazionale, l'innovazione tecnologica, la mobilità sostenibile. Suggerisco, dunque, di vedere nel “decreto Agosto” solo un capitolo di un intervento molto più ampio che in parte deve ancora venire, un intervento ispirato - ci tengo a rivendicarlo - da molti dei principi guida del MoVimento 5 Stelle. È per tutte queste valide ragioni che annuncio il voto favorevole del mio gruppo alla richiesta di fiducia del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia. Poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo è stato convenuto che la votazione per appello nominale abbia luogo a partire dalle ore 13,30, sospendiamo l'esame del provvedimento che riprenderà a tale ora.
La seduta, sospesa alle 13,27, è ripresa alle 13,37.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2700.
(Votazione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 2700)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione sulla questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia.
Ricordo che l'estrazione a sorte del nome del deputato dal quale la chiama avrà inizio è stata effettuata dalla Presidenza nella seduta di giovedì 8 ottobre. La chiama avrà quindi inizio dal deputato Furgiuele.
Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Presidente, solo un minuto. Per sapere se c'è un orario di inizio dell'Assemblea: possiamo rispettarlo e non avere sempre cinque, dieci minuti di ritardo? Proprio perché ci sono dei tempi stretti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. La ringrazio per la puntualizzazione. Diciamo che stiamo facendo, come penso lei e tutti i colleghi sappiano, dei turni un po' impegnativi e siccome la sera è lunga, perché la seduta finirà probabilmente in nottata, abbiamo fatto una pausa tecnica. Lei probabilmente non era presente, comunque quando abbiamo chiuso la seduta ci siamo dati… Erano 3 minuti prima delle 13,30; siamo andati un po' più lunghi, ma, insomma, spero nella sua clemenza.
Sulla base di tale estrazione, sono state stabilite e comunicate apposite fasce orarie, per regolare l'accesso dei deputati, i quali, all'orario stabilito per ciascuna fascia, faranno ingresso in Aula dal lato sinistro della Presidenza, dichiareranno il voto dalla fila dei banchi del Governo riservata ai sottosegretari, e, quindi, lasceranno l'Aula dall'ingresso del lato destro.
Avverto che la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino a un massimo del 3 per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo, oltre a quelle dei Ministri già pervenute.
Avverto, inoltre, che tutti i deputati componenti la Commissione bilancio sono stati autorizzati a votare anticipatamente, in quanto, in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto di consentire alla V Commissione di riunirsi nel corso dell'appello nominale.
Invito i deputati segretari a procedere, pertanto, alla prima chiama.
Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente e mi scuso, ma ho avuto la notizia mentre lei stava pronunciando le ultime parole. Il collega Viscomi del gruppo del PD, in possesso di un regolare certificato emesso dall'ente sanitario preposto, che gli permette di entrare in quest'Aula, è oggetto invece, in questi minuti, di un divieto di entrare in questo edificio. Mi richiamo alla sua sensibilità e conoscenza della materia costituzionale, per sapere che costui ha invece il diritto di entrare, visto che è in possesso di ciò che gli viene richiesto, che certifichi il suo stato di salute. La pregherei, tramite la Presidenza, di volersi interessare di questo caso. La ringrazio.
PRESIDENTE. Grazie a lei. Ci accertiamo immediatamente del suo rilievo e, ovviamente, daremo comunicazione, appena ricevute le informazioni necessarie.
Invito i deputati segretari a procedere alla prima chiama.
(Segue la chiama).
Approfitto della presenza anche del deputato Fiano per dire che, con riferimento alla questione sollevata, relativa alla presenza del deputato Viscomi, faccio presente che tale deputato risulta in isolamento fiduciario fino alla giornata odierna compresa, come già chiarito per le vie brevi con l'interessato.
(Segue la chiama).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge in esame, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato, sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti: …………………… 513
Votanti: ……………………. 511
Astenuti: ……………………... 2
Maggioranza: …………….... 256
Hanno risposto sì: ……….... 294
Hanno risposto no: ………… 217
La Camera approva.
Si intendono così precluse tutte le proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Acunzo Nicola
Adelizzi Cosimo
Aiello Davide
Alaimo Roberta
Alemanno Maria Soave
Amitrano Alessandro
Annibali Lucia
Anzaldi Michele
Aresta Giovanni Luca
Ascani Anna
Ascari Stefania
Baldino Vittoria
Barbuto Elisabetta Maria
Baroni Massimo Enrico
Barzotti Valentina
Battelli Sergio
Bazoli Alfredo
Bella Marco
Benamati Gianluca
Bendinelli Davide
Berardini Fabio
Berlinghieri Marina
Berti Francesco
Bilotti Anna
Boccia Francesco
Boldrini Laura
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brescia Giuseppe
Bruno Raffaele
Bruno Bossio Vincenza
Buompane Giuseppe
Businarolo Francesca
Cabras Pino
Cadeddu Luciano
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Cantini Laura
Cantone Carla
Cantone Luciano
Cappellani Santi
Carabetta Luca
Carbonaro Alessandra
Cardinale Daniela
Carè Nicola
Carelli Emilio
Carinelli Paola
Carnevali Elena
Casa Vittoria
Caso Andrea
Cassese Gianpaolo
Castelli Laura
Cataldi Roberto
Cattoi Maurizio
Ceccanti Stefano
Cecconi Andrea
Cenni Susanna
Chiazzese Giuseppe
Ciampi Lucia
Cillis Luciano
Cimino Rosalba
Ciprini Tiziana
Colaninno Matteo
Cominardi Claudio
Corda Emanuela
Corneli Valentina
Costanzo Jessica
Crippa Davide
Critelli Francesco
Cubeddu Sebastiano
Currò Giovanni
Daga Federica
Dal Moro Gian Pietro
D'Alessandro Camillo
D'Arrando Celeste
De Carlo Sabrina
De Filippo Vito
De Giorgi Rosalba
De Girolamo Carlo Ugo
De Lorenzis Diego
De Lorenzo Rina
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Menech Roger
Deiana Paola
Del Barba Mauro
Del Basso De Caro Umberto
Del Grosso Daniele
Del Monaco Antonio
Del Re Emanuela Claudia
Del Sesto Margherita
Delrio Graziano
Di Giorgi Rosa Maria
Di Lauro Carmen
Di Maio Marco
Di Sarno Gianfranco
Di Stasio Iolanda
Di Stefano Manlio
Dieni Federica
D'Incà Federico
D'Ippolito Giuseppe
Dori Devis
D'Orso Valentina
D'Uva Francesco
Ehm Yana Chiara
Emiliozzi Mirella
Fantinati Mattia
Fassina Stefano
Federico Antonio
Ferri Cosimo Maria
Fiano Emanuele
Ficara Paolo
Fioramonti Lorenzo
Fontana Ilaria
Forciniti Francesco
Fornaro Federico
Fragomeli Gian Mario
Frailis Andrea
Franceschini Dario
Fregolent Silvia
Frusone Luca
Fusacchia Alessandro
Gadda Maria Chiara
Gagnarli Chiara
Galizia Francesca
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Gebhard Renate
Giachetti Roberto
Giarrizzo Andrea
Giordano Conny
Giorgis Andrea
Giuliano Carla
Giuliodori Paolo
Grande Marta
Gribaudo Chiara
Grillo Giulia
Grimaldi Nicola
Grippa Carmela
Gualtieri Roberto
Gubitosa Michele
Ianaro Angela
Incerti Antonella
Invidia Niccolò
Iovino Luigi
La Marca Francesca
L'Abbate Giuseppe
Lacarra Marco
Lapia Mara
Lattanzio Paolo
Lepri Stefano
Librandi Gianfranco
Licatini Caterina
Liuzzi Mirella
Lombardo Antonio
Lorefice Marialucia
Lorenzoni Gabriele
Losacco Alberto
Lotti Luca
Lovecchio Giorgio
Macina Anna
Madia Maria Anna
Maglione Pasquale
Manca Alberto
Manca Gavino
Mancini Claudio
Manzo Teresa
Maraia Generoso
Marattin Luigi
Mariani Felice
Marino Bernardo
Martina Maurizio
Martinciglio Vita
Marzana Maria
Masi Angela
Mauri Matteo
Melilli Fabio
Miceli Carmelo
Micillo Salvatore
Migliore Gennaro
Migliorino Luca
Mor Mattia
Morani Alessia
Morassut Roberto
Moretto Sara
Morgoni Mario
Mura Romina
Muroni Rossella
Nappi Silvana
Nardi Martina
Navarra Pietro
Nesci Dalila
Nitti Michele
Nobili Luciano
Noja Lisa
Occhionero Giuseppina
Olgiati Riccardo
Orfini Matteo
Orlando Andrea
Orrico Anna Laura
Padoan Pietro Carlo
Pagani Alberto
Pagano Ubaldo
Paita Raffaella
Papiro Antonella
Parentela Paolo
Parisse Martina
Paxia Maria Laura
Pellicani Nicola
Penna Leonardo Salvatore
Perantoni Mario
Perconti Filippo Giuseppe
Pezzopane Stefania
Piccoli Nardelli Flavia
Pini Giuditta
Pollastrini Barbara
Portas Giacomo
Prestipino Patrizia
Provenza Nicola
Raciti Fausto
Raduzzi Raphael
Raffa Angela
Ricciardi Riccardo
Rizzo Gianluca
Rizzo Nervo Luca
Romaniello Cristian
Romano Andrea
Rosato Ettore
Rossi Andrea
Rossini Emanuela
Rossini Roberto
Rostan Michela
Rotta Alessia
Ruggiero Francesca Anna
Ruocco Carla
Russo Giovanni
Saitta Eugenio
Salafia Angela
Sani Luca
Sapia Francesco
Sarli Doriana
Sarti Giulia
Scagliusi Emanuele
Scalfarotto Ivan
Scanu Lucia
Scerra Filippo
Schullian Manfred
Scoma Francesco
Scutellà Elisa
Segneri Enrica
Sensi Filippo
Serracchiani Debora
Serritella Davide
Siani Paolo
Sibilia Carlo
Silvestri Francesco
Sodano Michele
Spadoni Maria Edera
Speranza Roberto
Sportiello Gilda
Suriano Simona
Sut Luca
Tabacci Bruno
Tasso Antonio
Termini Guia
Terzoni Patrizia
Testamento Rosa Alba
Toccafondi Gabriele
Tofalo Angelo
Topo Raffaele
Torto Daniela
Tripiedi Davide
Tripodi Elisa
Trizzino Giorgio
Troiano Francesca
Tucci Riccardo
Tuzi Manuel
Vacca Gianluca
Valente Simone
Varrica Adriano
Vazio Franco
Verini Walter
Vianello Giovanni
Vignaroli Stefano
Villani Virginia
Villarosa Alessio
Vitiello Catello
Volpi Leda
Zan Alessandro
Zanichelli Davide
Zardini Diego
Zolezzi Alberto
Hanno risposto no:
Aiello Piera
Andreuzza Giorgia
Angiola Nunzio
Aprea Valentina
Badole Mirco
Bagnasco Roberto
Baldelli Simone
Baldini Maria Teresa
Baratto Raffaele
Barelli Paolo
Baroni Annalisa
Bartolozzi Giusi
Basini Giuseppe
Battilocchio Alessandro
Bellucci Maria Teresa
Belotti Daniele
Benedetti Silvia
Benigni Stefano
Benvenuto Alessandro Manuel
Bianchi Matteo Luigi
Bignami Galeazzo
Billi Simone
Binelli Diego
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Boldi Rossana
Bond Dario
Boniardi Fabio Massimo
Borghi Claudio
Brunetta Renato
Bubisutti Aurelia
Bucalo Carmela
Butti Alessio
Caffaratto Gualtiero
Caiata Salvatore
Calabria Annagrazia
Cantalamessa Gianluca
Caon Roberto
Caparvi Virginio
Capitanio Massimiliano
Cappellacci Ugo
Carfagna Maria Rosaria
Casciello Luigi
Castiello Giuseppina
Cattaneo Alessandro
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Cecchetti Fabrizio
Centemero Giulio
Cestari Emanuele
Ciaburro Monica
Cirielli Edmondo
Colla Jari
Colmellere Angela
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comencini Vito
Costa Enrico
Covolo Silvia
Crippa Andrea
Dall'Osso Matteo
Dara Andrea
D'Attis Mauro
De Martini Guido
De Toma Massimiliano
Deidda Salvatore
Delmastro Delle Vedove Andrea
D'Eramo Luigi
D'Ettore Felice Maurizio
Di Muro Flavio
Donina Giuseppe Cesare
Donzelli Giovanni
Ferrari Roberto Paolo
Ferro Wanda
Fiorini Benedetta
Fitzgerald Nissoli Fucsia
Fogliani Ketty
Fontana Lorenzo
Formentini Paolo
Foscolo Sara
Foti Tommaso
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Furgiuele Domenico
Gagliardi Manuela
Galantino Davide
Galli Dario
Garavaglia Massimo
Gastaldi Flavio
Gava Vannia
Gelmini Mariastella
Gemmato Marcello
Gerardi Francesca
Germanà Antonino
Giaccone Andrea
Giacometti Antonietta
Giacometto Carlo
Giannone Veronica
Giglio Vigna Alessandro
Giorgetti Giancarlo
Gobbato Claudia
Golinelli Guglielmo
Grimoldi Paolo
Gusmeroli Alberto Luigi
Iezzi Igor Giancarlo
Invernizzi Cristian
Labriola Vincenza
Latini Giorgia
Lazzarini Arianna
Legnaioli Donatella
Liuni Marzio
Locatelli Alessandra
Lolini Mario
Lollobrigida Francesco
Lorenzoni Eva
Loss Martina
Lucaselli Ylenja
Lucchini Elena
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Maggioni Marco
Magi Riccardo
Mandelli Andrea
Mantovani Lucrezia Maria Benedetta
Manzato Franco
Marchetti Riccardo Augusto
Marin Marco
Marrocco Patrizia
Maschio Ciro
Maturi Filippo
Mazzetti Erica
Meloni Giorgia
Milanato Lorena
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Montaruli Augusta
Morelli Alessandro
Morrone Jacopo
Mugnai Stefano
Mulè Giorgio
Murelli Elena
Musella Graziano
Napoli Osvaldo
Nevi Raffaele
Novelli Roberto
Occhiuto Roberto
Osnato Marco
Panizzut Massimiliano
Paolin Giuseppe
Paolini Luca Rodolfo
Parolo Ugo
Patelli Cristina
Paternoster Paolo
Pedrazzini Claudio
Pella Roberto
Pentangelo Antonio
Pettarin Guido Germano
Pettazzi Lino
Piastra Carlo
Picchi Guglielmo
Piccolo Tiziana
Pittalis Pietro
Polidori Catia
Polverini Renata
Porchietto Claudia
Potenti Manfredi
Prestigiacomo Stefania
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Racchella Germano
Raffaelli Elena
Ribolla Alberto
Ripani Elisabetta
Rizzetto Walter
Rossello Cristina
Rosso Roberto
Rotelli Mauro
Ruffino Daniela
Ruggieri Andrea
Saccani Jotti Gloria
Sangregorio Eugenio
Sarro Carlo
Sasso Rossano
Savino Sandra
Sibilia Cosimo
Silli Giorgio
Silvestri Rachele
Silvestroni Marco
Siracusano Matilde
Sorte Alessandro
Stefani Alberto
Sutto Mauro
Tarantino Leonardo
Tartaglione Annaelsa
Tateo Anna Rita
Tiramani Paolo
Toccalini Luca
Tombolato Giovanni Battista
Torromino Sergio
Trancassini Paolo
Tripodi Maria
Turri Roberto
Valbusa Vania
Valentini Valentino
Vallotto Sergio
Versace Giuseppina
Vietina Simona
Vinci Gianluca
Vito Elio
Viviani Lorenzo
Zanella Federica
Zanettin Pierantonio
Zangrillo Paolo
Ziello Edoardo
Zoffili Eugenio
Zordan Adolfo
Zucconi Riccardo
Si sono astenuti:
Frate Flora
Rizzone Marco
Sono in missione:
Azzolina Lucia
Bonafede Alfonso
Buffagni Stefano
Buratti Umberto
Cassinelli Roberto
Colletti Andrea
Dadone Fabiana
D'Ambrosio Giuseppe
De Micheli Paola
Di Maio Luigi
Donno Leonardo
Fantuz Marica
Faro Marialuisa
Fassino Piero
Ferraresi Vittorio
Flati Francesca
Fontana Gregorio
Fraccaro Riccardo
Gariglio Davide
Giacomoni Sestino
Guerini Lorenzo
Iorio Marianna
Lorenzin Beatrice
Maniero Alvise
Misiti Carmelo Massimo
Palazzotto Erasmo
Palmisano Valentina
Pastorino Luca
Quartapelle Procopio Lia
Rixi Edoardo
Sisto Francesco Paolo
Spadafora Vincenzo
Tomasi Maura
Traversi Roberto
Ungaro Massimo
Viscomi Antonio
Volpi Raffaele
Zicchieri Francesco
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI (PD). La ringrazio, signor Presidente. Intervengo affinché rimanga evidenziata a verbale una circostanza che ha visto interessato il nostro gruppo, rispetto alla quale anche in precedenza il collega Fiano era intervenuto e per la quale torniamo, da un lato, a ribadire l'esigenza che la Presidenza si esprima, ma, dall'altro, riteniamo che vi sia stato un comportamento non accettabile…
PRESIDENTE. Chiedo scusa, deputato Borghi, forse lei non era presente quando io ho letto la risposta: abbiamo fatto il nostro accertamento e abbiamo chiarito l'equivoco.
ENRICO BORGHI (PD). No, non è un equivoco, è una situazione non accettabile, è una cosa diversa, signor Presidente.
PRESIDENTE. Esiste un certificato che dispone l'autoisolamento…
ENRICO BORGHI (PD). Sappiamo perfettamente di cosa stiamo parlando.
PRESIDENTE….fino alla giornata di oggi compresa.
ENRICO BORGHI (PD). No, siamo in presenza di una diversa interpretazione da parte degli uffici, peraltro avvenuta in una data nella quale il CTS ha effettuato una diminuzione del numero dei giorni di isolamento per la casistica nella quale l'onorevole Viscomi rientra, e comunque, dal nostro punto di vista, questi atteggiamenti di carattere arbitrario che vengono assunti non possono continuare.
Ribadiamo quello che abbiamo detto in sede di Conferenza dei capigruppo: è indispensabile che vi siano delle procedure standardizzate che regolino le modalità con le quali i parlamentari possono o non possono accedere ai lavori di quest'Aula; vi è un'alea di discrezionalità eccessiva proprio derivante dal fatto che non vi è una standardizzazione di questa natura.
Peraltro, questo è accaduto anche rispetto a un'altra circostanza che volevo segnalare all'attenzione della Presidenza, che non riguarda il deputato Viscomi, ma riguarda il deputato Minniti, il quale è stato informato questa mattina, alle ore 12,15, che doveva porsi in isolamento volontario. Non è stato posto in missione, così come invece era stato concordato precedentemente, e quindi si rende necessario, dal nostro punto di vista, effettuare una breve interruzione per consentire la sistemazione delle missioni, oppure provvedere de facto conseguentemente.
Comunque sia, indipendentemente dalla valutazione - sulla quale evidentemente lei ha una posizione diversa rispetto alla nostra - la circostanza è la conferma che un intervento che possa consentire, attraverso procedure standardizzate, ai deputati di poter o di dover partecipare si rende indilazionabile. Non si capisce il motivo per il quale i calciatori di serie A, o i pubblici funzionari, in qualsiasi momento vengono testati per poter essere messi a svolgere la loro funzione (Applausi) e i parlamentari della Repubblica finiscono nella lotteria delle ASL, perché non c'è qualcuno che si vuole assumere la responsabilità per la quale è preposto (Applausi).
PRESIDENTE. Deputato Borghi, io l'ho ascoltata con grande attenzione e i rilievi che lei ha effettuato non si può certo dire che siano privi di fondamento. Tuttavia, ricordo che, per quel che attiene al deputato Viscomi, esiste una certificazione che ne dispone l'isolamento fino alla giornata di oggi compresa. Noi possiamo fare un ulteriore accertamento, perché si può sempre sbagliare, quindi insomma, sulla base della sua sollecitazione, volentieri procediamo a un secondo accertamento, però, subito dopo il richiamo all'ordine dei lavori effettuato dal suo e nostro collega Emanuele Fiano, noi abbiamo immediatamente disposto la verifica della situazione sul deputato Viscomi e abbiamo avuto appunto la risposta che io poi - da notaio dell'Aula -, diciamo così, ho semplicemente narrato all'Aula stessa.
Per quello che attiene la posizione invece del deputato Minniti, il tema è che le missioni sono state lette alle ore 12 e il deputato Minniti è stato raggiunto alle 12,23 dalla telefonata e, quindi, comunque non poteva essere ricompreso nella lista delle ore 12. Queste sono le motivazioni, anzi gli argomenti di carattere formale; poi esistono sicuramente le questioni di carattere sostanziale che lei citava e che non possono essere certamente disbrigate dal sottoscritto. Quindi, io le riporto fedelmente, secondo le vostre indicazioni, al Presidente della Camera che, con gli organi competenti, quando vorrà, cercherà di dipanarle.
Ha chiesto di parlare il deputato Fiano. Deputato, spero che non voglia però intervenire sulla stessa materia, perché, già così, la giornata sarà abbastanza lunga, anzi molto lunga. Lei, sull'ordine lavori già ha parlato, ha riparlato per il suo gruppo anche il deputato Borghi, penso che ci si possa stare, insomma.
La conclusione è questa: io rimando al Presidente della Camera le questioni di merito sollevate, le questioni invece formali le ho lette, mi sono state comunicate e le ho comunicate all'Aula, quindi non sono eccepibili in quanto tali. Porti pazienza. Vuole intervenire? Prego, a lei la parola.
EMANUELE FIANO (PD). Avendo molto apprezzato il tono del suo ultimo intervento e tutte le spiegazioni, al di là delle opinioni, abbiamo chiesto - e su questo, mi perdoni Presidente, ma lei non ci ha risposto - una breve interruzione perché, esattamente per come lei ha verbalizzato le cose, il deputato Minniti, che alle 12,23 è stato raggiunto dalla richiesta di non venire in Aula, se lei non interrompe la seduta, non può ottenere la missione, il che è contro - come lei sa perché ne è testimone - le decisioni prese dalla Capigruppo.
Quindi, l'unica richiesta che le facciamo, al di là del merito delle opinioni, è una breve interruzione di dieci minuti, in maniera che, per la seconda parte della giornata, possa essere messo in missione il deputato Minniti, come da richiesta degli uffici della Camera, che non lo fanno entrare, e prescindiamo dalle opinioni.
PRESIDENTE. Deputato Fiano, lei ha anticipato una questione che è stata oggetto poco fa di confronto con gli uffici e che riguarda in genere la materia delle missioni, inerente anche alla ripresa, anzi alla prosecuzione della seduta. Quindi, siccome abbiamo, diciamo, tecnicamente e formalmente delle problematiche per rileggere le missioni e, ovviamente, prima di rileggerle di riverificarle, ci sono dei tempi tecnici, quindi non è sufficiente una interruzione momentanea di pochi minuti, ma abbiamo bisogno di un'interruzione di almeno 15 minuti. Se non vi sono obiezioni da parte dell'Aula, io posso procedere in questa direzione. Va bene? Non ci sono dunque…Deputato Fornaro.
FEDERICO FORNARO (LEU). Per associarmi alla richiesta dei colleghi e per chiedere agli uffici a questo punto di verificare se sono stati posti in missione, per esattamente analoga situazione con il collega Minniti, i colleghi Epifani, Fratoianni e Nicola Stumpo.
PRESIDENTE. D'accordo. Ci sono altre richieste di intervento? No. Allora, per essere completamente nei tempi, tanto comunque avevamo già abolito, diciamo così, la pausa pranzo, quindi ci siamo comunque avvantaggiati di un'ora, direi che possiamo sospendere la seduta fino alle 15,30. Tanto è convenuto, la seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 15,10, è ripresa alle 15,30.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Battelli, Boccia, Boschi, Brescia, Casa, Castelli, Cirielli, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Angelis, De Maria, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Di Stefano, Epifani, Franceschini, Fratoianni, Frusone, Gallinella, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giorgis, Grimoldi, Gualtieri, Invernizzi, Iovino, L'Abbate, Liuni, Liuzzi, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lucaselli, Lupi, Maggioni, Marattin, Mauri, Melilli, Minniti, Molinari, Morani, Morassut, Nardi, Orlando, Orrico, Paita, Parolo, Perantoni, Raduzzi, Rizzo, Rotta, Ruocco, Scalfarotto, Schullian, Serracchiani, Carlo Sibilia, Soverini, Spadoni, Speranza, Stumpo, Tasso, Tofalo, Vignaroli, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centododici, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza, che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2700)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A). Avverto che gli ordini del giorno Pellicani n. 9/2700/22, Zanella n. 9/2700/59 e Aresta n. 9/2700/88 sono stati ritirati dai presentatori.
Avverto, inoltre, che, per un mero errore materiale, il fascicolo non contiene gli ordini del giorno dal n. 9/2700/183 al n. 9/2700/194, che sono in distribuzione.
Avverto, infine, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89, comma 1, del Regolamento, in quanto estranei rispetto ai contenuti del provvedimento, i seguenti ordini del giorno: De Lorenzis n. 9/2700/116, volto a introdurre l'agente unico alla conduzione dei treni per il trasporto della merce; Ribolla n. 9/2700/178, in materia di iscrizione negli elenchi speciali dei massofisioterapisti.
Ha chiesto di intervenire per illustrare l'ordine del giorno n. 9/2700/11 il deputato Domenico Furgiuele.
A lei la parola, deputato Furgiuele.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, il provvedimento in discussione ha una indubbia valenza, nella misura in cui venga concesso realmente questo 50 per cento di credito d'imposta per gli investimenti realmente compiuti a tutti i soggetti che vogliono investire e sponsorizzare nelle società sportive professionistiche e dilettantistiche. Noi tutti sappiamo quanto è importante il motore dello sport, sappiamo anche quanto lo sport, questo cuore pulsante, sia stato colpito dalle vicende del COVID e spesso ci soffermiamo sui campionati di maggiore rilevanza - penso per esempio al calcio per quanto riguarda la serie A - e ci dimentichiamo, eliminiamo mentalmente tutta quella galassia delle società sportive dilettantistiche, che sono tante, è una grande platea, e che soprattutto rappresentano un'ossigenazione per quello che riguarda le nostre realtà in termini anche di valori rispetto a quelle che sono le discipline che loro portano avanti. Io vengo da una città importante del Sud, Lamezia Terme (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che ha, soltanto quella, tre squadre di calcio importanti della stessa categoria, la Promosport, il Sambiase, la Vigor Lamezia, con tutto il loro settore giovanile, con le scuole di calcio che ruotano attorno. E allora, a queste strutture, che sono dei veri e propri bastioni anche educazionali, il Governo dovrebbe guardare con maggiore pragmatismo. Ogni madre, ogni padre sa che cosa significa mandare i figli all'interno di quelle società sportive, dove indubbiamente si pratica lo sport, ma dove si forgiano i caratteri, dove si impara a stare insieme, dove si vivono le regole del vivere insieme e del vivere civile. E allora diviene soprattutto importante, in questo periodo storico, e direi io strategico, che queste società sportive possano continuare ad esistere, devono continuare ad esistere e ben venga che si porti avanti questo credito d'imposta, però, come partito, sosteniamo che la platea delle società sportive soprattutto dilettantistiche, che, come dicevo prima, sono più prossime alla nostra comunità, deve essere allargata, devono aumentare quelle che sono le possibilità per queste società che dovrebbero avere, in ultima istanza, i benefici del credito d'imposta; non ha senso favorire chi vuole investire nello sport se, poi, la platea dei soggetti sportivi che possono ricevere benefici dal credito d'imposta è ridotta.
Allora, questo mio ordine del giorno vorrebbe impegnare il Governo a ridurre i limiti di bilancio e, soprattutto, a far sì che possa far fede la certificazione dell'effettivo svolgimento delle attività sportive, un criterio importante che, prima di quello freddamente contabilistico, dovrebbe contare nell'emissione di queste possibilità economiche per le società che lavorano per il bene delle comunità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lorenzo Fioramonti. Ne ha facoltà.
LORENZO FIORAMONTI (MISTO). Grazie, Presidente. Noi, giustamente, ci lamentiamo di come la pandemia abbia avuto un impatto sulla vita di tutti e anche di noi parlamentari che non riusciamo a votare in una maniera lineare, concreta ed efficace. Ebbene, c'è una categoria di cittadini, che è quella degli studenti con disabilità, che, in questi mesi, è stata completamente dimenticata dal nostro Paese, espunta dalla Costituzione, come se non esistesse. Ecco, l'ordine del giorno che ho presentato e che abbiamo sottoscritto chiede proprio al Governo di farsi carico di questa inottemperanza che non ha alcun tipo di giustificazione, attraverso la nomina di insegnanti specializzati sulle cattedre di sostegno che restano vacanti anche oggi, mentre noi parliamo.
Siccome il Presidente del Consiglio ha giustamente voluto le deleghe per la disabilità, dando un'indicazione chiara, cioè quella che la disabilità dovesse entrare al centro delle principali preoccupazioni di Governo, io mi auguro che questo sia un segnale, finora disatteso, purtroppo, che sulla disabilità non si fanno sconti - la scuola già sta pagando un prezzo altissimo per i ritardi, le dimenticanze, gli occhi chiusi negli anni e in questi mesi, di fronte alle grandi deficienze del sistema scolastico - almeno sugli insegnanti specializzati di sostegno. Il paradosso italiano è che ci sono insegnanti specializzati che non possono lavorare e ci sono ragazzi e ragazze con disabilità che non hanno un insegnante di sostegno e devono restare a casa, oppure ne hanno uno che non è specializzato; ecco, ci sono cattedre vacanti e sarebbe il caso di intervenire. Lo abbiamo fatto anche con un'attenzione nei confronti delle prerogative del Governo e l'abbiamo scritto con la solita formula del “valutare l'opportunità”. Io mi auguro che questo significhi un parere favorevole, ma mi auguro anche che non venga utilizzato come una misura puramente aleatoria, una perifrasi giusto per lavarsene le mani, perché è una questione centrale e cruciale e le famiglie di questi ragazzi e di queste ragazze sono lì che ci guardano. Quindi, l'ordine del giorno chiede che, sul fronte del sostegno e sul fronte dei dirigenti scolastici, si faccia un intervento per evitare l'ennesimo grande imbarazzo di una classe politica che, se vuole essere diversa da quelle che l'hanno preceduta, deve assolutamente intervenire in maniera emergenziale e urgente (Applausi dei deputati dei gruppi Misto e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rossana Boldi. Ne ha facoltà.
ROSSANA BOLDI (LEGA). Grazie, Presidente. Nel mio ordine del giorno, chiedevo sostanzialmente di diminuire le giornate per la quarantena e l'isolamento fiduciario e di superare il criterio del doppio tampone; in questo ordine del giorno reiteravo, peraltro, questa richiesta che era già stata fatta con un'interrogazione il 5 agosto e con un altro ordine del giorno al decreto n. 83 il 2 di settembre. Apprendo da una nota stampa che il Comitato tecnico-scientifico ha finalmente accolto queste che erano le nostre tesi.
Ecco, questo lo dico perché, forse, se il Governo che il 2 di settembre aveva respinto totalmente il mio ordine del giorno avesse almeno detto che si poteva “valutare la possibilità di”, e quindi avesse stimolato il CTS ad agire prima, noi avremmo guadagnato due mesi e i due mesi li avrebbero guadagnati i nostri malati, la nostra economia e i nostri servizi sanitari che sono pressati e sono stati pressati fino adesso ad eseguire dei tamponi anche a persone che ormai infette non sono più. Aggiungo una cosa. Il prossimo step sarà quello di introdurre una soglia uguale ovunque al numero di cicli dell'analisi di amplificazione del PCR al tampone che consenta praticamente di delimitare il conteggio dei casi positivi ai casi attivi e contagiosi, distinguendoli molto bene da quelli a bassa carica per i quali l'infezione è naturalmente superata. Questo lo dico perché molte aziende ospedaliere, ASL e così via, mi segnalano che, non essendo fissata questa soglia, succede che spesso la stessa persona, specialmente all'inizio del suo iter di rapporti con il Coronavirus, risulti positiva o negativa a seconda dei cicli di amplificazione che vengono usati. Ecco, io questo credo che non sia da Paese civile, non sia da sistema sanitario che funzioni, per cui mi auguro che queste segnalazioni che vengono dal Parlamento siano valutate con maggiore attenzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Cosimo Maria Ferri. Ne ha facoltà.
COSIMO MARIA FERRI (IV). Grazie, Presidente. Volevo sottoporre all'attenzione del Governo e dell'Aula un ordine del giorno secondo me importante per quanto riguarda l'uscita dalla crisi economica, con un aiuto ai contribuenti e a chi è in difficoltà, che riguarda il rapporto tra fisco e cittadino. Tutti sappiamo che abbiamo preso la decisione di rinviare l'entrata in vigore del codice della crisi di impresa che introduceva, tra le tante cose, un istituto, anzi, lo rafforzava; già l'articolo 182-ter della legge fallimentare, infatti, prevede l'istituto della transazione fiscale; il codice dell'impresa lo incentivava, ne riduceva e ne delimitava i tempi perché, di fatto, questa norma della legge fallimentare non veniva mai attuata. I tempi, infatti, erano lunghi, l'amministrazione finanziaria non collaborava e non dava nei 60 giorni la risposta al contribuente che voleva uscire dalla crisi, o con gli accordi di ristrutturazione o anche con un piano di concordato; quindi, questa transazione fiscale, di fatto, se andiamo a vedere quello che accadeva anche nei tribunali, non avveniva mai.
Il codice dell'impresa, all'articolo 63, introduce ciò, ma noi, rinviandone l'entrata in vigore, rinviamo anche l'entrata in vigore di questa transazione fiscale, con le modifiche dei 60 giorni e del potere del giudice di sostituirsi a un'amministrazione finanziaria che non risponde, quindi, con la valutazione del professionista (anche qui si mette in gioco la professionalità e l'importanza del ruolo del professionista) che attesti la convenienza per la procedura e anche per l'accordo di ristrutturazione per l'impresa - ma anche per il fisco - e sostituisca l'amministrazione finanziaria che non dà risposte tempestive. Questo potere che si riconosce al giudice, che entra nel concludere un accordo di ristrutturazione, nell'omologarlo a un concordato sostituendosi all'inerzia dell'amministrazione, consentirà con il codice dell'impresa di aiutare tante persone in difficoltà, accedendo alla transazione fiscale.
Quindi, noi proponiamo al Governo di lasciare chiaramente l'entrata in vigore del codice dell'impresa al 1° settembre 2021, ma di anticipare alcuni istituti, tra questi quello della transazione fiscale, quindi, di far entrare in vigore il prima possibile il modello dell'articolo 63 del codice dell'impresa perché può incentivare e ridare vita e forza alla transazione fiscale, nonché aiutare tutte quelle persone in difficoltà che non solo sono oppresse dal fisco (quando si parla di nuovo rapporto tra fisco e contribuente), ma che possono agevolare un recupero e una ripartenza dell'impresa. Quindi, aiutiamo le imprese e il contribuente anche in questo modo con accordi con il fisco, che spesso non vengono fatti e per cui molte volte, a causa della mancanza di un accordo con il fisco - non si capiscono i motivi di ciò -, l'impresa fallisce e non può accedere al concordato e agli accordi di ristrutturazione.
Quindi, mi auguro che sia un ordine del giorno costruttivo e che possa contribuire a stimolare l'attenzione del Governo e del MEF per lavorare per inserire questa norma, nel dare vita a un rapporto nuovo tra fisco e contribuente che non sia fatto solo di slogan o di messaggi, ma di contenuti e di istituti che poi nella pratica l'impresa si trova di fronte. Tra l'altro, ciò valorizza il ruolo anche del professionista, perché c'è un attestatore che deve fare una relazione, dà delle responsabilità ulteriori al professionista, ma gli dà anche quella autorevolezza, quell'onere, ma anche quell'importanza nell'attestare e nel sostituirsi addirittura al fisco. Quindi, è un gioco di squadra che può far bene all'economia e, soprattutto, a chi è in crisi, anche in un'emergenza sanitaria che sta purtroppo distruggendo molte nostre imprese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Grazie, Presidente. Viceministro Castelli, con questo ordine del giorno, per l'ennesima volta da quando è iniziata la pandemia, vi chiediamo di dare attenzione e anche supporto economico ai caregiver familiari. Sa, i caregiver familiari - ho cercato di proporlo tante volte in quest'Aula - sono quei familiari che si prendono cura di parenti più fragili, non autosufficienti, che non ce la fanno a vivere da soli. Beh, queste persone - i caregiver familiari - rinunciano alla propria vita, al proprio lavoro, per dare quelle cure che lo Stato e le istituzioni non riescono ad offrire; in questa pandemia hanno fatto la differenza, perché ancor più le istituzioni e i servizi non ci sono stati. Infatti, le scuole sono state chiuse, i servizi sociali non c'erano, l'assistenza domiciliare era assente e i supporti a loro disposizione ordinariamente, seppur carenti, in questi mesi sono stati del tutto assenti. Avete speso, o comunque avete stanziato, 100 miliardi in deficit: 100 miliardi senza mai avere visto un pensiero e un'attenzione verso ciò che oggi in Italia è drammaticamente assente; è una questione di mancanza di giustizia sociale. Allora, dopo questi 100 miliardi, dopo queste sedici fiducie - addirittura siamo arrivati a sedici fiducie del Governo Conte 2 - che hanno compresso l'attività del Parlamento, delle minoranze, ma anche della maggioranza spesso, che non vi hanno dato l'opportunità di potervi rivedere, di rivedere i vostri passi, questo ordine del giorno, in realtà, come lei sa, è ben poca cosa. Non abbiamo la possibilità di cambiare la legge perché per l'ennesima volta ci avete tolto questo contributo democratico che dovrebbe essere sempre protetto e garantito, se si tratta di democrazia (ma, certamente, ormai, vengono i dubbi che noi non si sia più all'interno di uno Stato democratico).
Allora, almeno questo ordine del giorno cercate di accoglierlo così com'è, cercate di poter prendere un impegno, ma non con Fratelli d'Italia; cercate di prendere un impegno con tutti quei caregiver familiari che, da mesi, vi chiedono di poter essere aiutati, che non ce la fanno più, che vivono unicamente con le loro forze e che stanno finendo le loro forze. Avete pensato a bonus, a marchette di ogni tipo, a stanziare fondi per le task force innumerevoli; sarebbe un atto di vera dignità da parte vostra, ammettendo anche la colpa di non averci pensato fino ad oggi, ma riproponendo, invece, quella giustizia sociale, che è fondamentale.
Quindi, le chiedo di poter raccogliere questo ordine del giorno, Ministro Castelli. Le chiedo di poter dare attenzione, quindi, ai caregiver familiari - certamente, non è a me che deve dare attenzione - e di poter, quindi, impegnare il Governo a stanziare, nella prossima legge di bilancio, quei fondi che saranno necessari per garantire finalmente il supporto economico a tutte quelle mamme, quei papà, quei fratelli, quelle sorelle che sono lì, a fare quello che lo Stato e le istituzioni ancor di più e questo Governo ancor di più non ha fatto in questi mesi. Ci aspettiamo che voi lo accogliate, senza se e senza ma (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Jacopo Morrone. Ne ha facoltà.
JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente. Governo, onorevoli colleghi, noi crediamo che non sia questo il momento di accorpare, di fondere e di annettere le camere di commercio. Noi chiediamo, pertanto, al Governo di riflettere e di ragionare, con l'obiettivo di superare quell'obbligatorietà degli accorpamenti tra le camere di commercio e, pertanto, anche di sospendere già quelli in corso; di procedere a una revisione della cosiddetta riforma Madia, che ha presentato fin da subito troppi elementi di criticità, riducendo drasticamente il numero delle camere di commercio da 105 a 60.
La pandemia che abbiamo vissuto in questi mesi e il conseguente blocco dell'attività economica hanno evidenziato il ruolo strategico assunto da questi enti nei singoli territori e il presidio della legalità, oltre che il sostegno alla liquidità, delle micro e piccole imprese, tanto da imporre un potenziamento della loro operatività. In gran parte dei territori italiani, soprattutto in quelli più colpiti dalla crisi sanitaria ed economica, non può venire a mancare il presidio della principale istituzione vocata all'economia per sostenere le imprese in percorsi di digitalizzazione, semplificazione, promozione delle filiere e per la tutela del made in Italy. In quest'ottica, pertanto, è impensabile bloccare le camere di commercio in complesse procedure amministrative, organizzative e funzionali per gli accorpamenti o, ancor peggio, limitare la loro rappresentazione politica con la nomina di commissari, laddove non ci siano state le condizioni per perfezionare la fusione entro il 14 ottobre 2020. E il sottoscritto, sottosegretario, parla a ragion veduta, visto che ci sono due casi in Emilia-Romagna: in particolare, l'esempio di Ravenna e Ferrara e l'altro di Piacenza, Parma e Reggio.
Bisogna subito affrontare anche la necessità, poi, di superare il numero ideale di camere di commercio, perché, a quanto pare, le 60 camere sono l'esito di una mediazione politica, che ha generato, poi, profonde tensioni geografiche e risultati aberranti, con enti formati da province non contigue o molto diversificate per tessuto economico e produttivo. Ma anche i presunti obiettivi della riforma di razionalizzazione e recupero di economicità hanno, nei fatti, prodotto gravissime conseguenze. Nonostante tutto, le camere di commercio hanno resistito, anche se con tagli significativi, e sono rimaste aperte anche in questa fase di difficile contingenza, garantendo tutti i servizi possibili.
L'obiettivo di questo ordine del giorno, quindi, è quello di impegnare il Governo a salvaguardare la rappresentanza delle istanze dei territori e favorire un efficace intervento delle camere di commercio sull'economia locale, prevedendo, pertanto, la possibilità di effettuare accorpamenti su base volontaria, lasciando, a livello locale, la possibilità di individuare la soglia di rappresentanza più funzionale a un'efficace espressione e tutela degli interessi economici di ciascun territorio.
È, inoltre, urgente, sottosegretario, lo sblocco delle assunzioni. In questi anni, infatti, si è verificata una fuga, più o meno disperata, di personale, a seconda delle opportunità alternative offerte dai singoli territori o dall'età, con grave pregiudizio anche per la stessa continuità di qualche ente.
Dunque, sottosegretario, per chiudere, noi chiediamo prioritariamente al Governo, primo, di superare l'obbligatorietà degli accorpamenti tra le camere e, secondo, di sospendere quelli in corso, fino alla rideterminazione delle circoscrizioni territoriali, che dovrà essere definita previa intesa della Conferenza unificata, di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e, naturalmente, previo superamento del numero dei 60 camere, privo di ogni fondamento sostanziale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Antonio Zennaro. Ne ha facoltà.
ANTONIO ZENNARO (MISTO). Grazie, Presidente. Un numero: Nove milioni di cartelle esattoriali, nove. Nove milioni che partiranno questo giovedì, il 15 ottobre. Cosa significa nove milioni di cartelle esattoriali? Significa la possibilità di riprendere, per l'Agenzia delle entrate e gli altri soggetti che fanno la riscossione tributaria, i pignoramenti sui conti correnti di stipendi, salari e pensioni. E, allora, mi chiedo: se siamo in emergenza sanitaria, siamo anche in emergenza economica e fare i pignoramenti in questo momento in cui abbiamo lavoratori che da luglio non prendono la cassa integrazione, tantissime attività che sono chiuse, o stanno chiudendo, o hanno delle restrizioni, non si capisce quale sia la logica; la logica forse è quella di creare una bomba sociale, insieme all'aumento delle bollette della luce e del gas, che è scattato - lo ricordo - il 1° ottobre. E allora mi chiedo: ci avete sostanzialmente limitato l'attività con i DPCM, con le fiducie? Ricordo che è la sedicesima fiducia, una fiducia che ammazza ogni tipo di dibattito, con il taglio degli emendamenti. Siccome voi certificate un calo del PIL del 10 per cento, fare reiniziare la riscossione tributaria, i pignoramenti su tante famiglie è come andare a creare un governo dello Sceriffo di Nottingham.
E, allora, con questo ordine del giorno si chiede semplicemente questo: se è stato rinnovato o prorogato lo stato di emergenza sanitaria, allora reiniziamo queste riscossioni tributarie, questi pignoramenti solo dopo il termine della scadenza dell'emergenza sanitaria. Se non lo fate, vi assumete una responsabilità come un Governo che non è vicino agli interessi del popolo italiano. Quindi vi chiedo, e chiedo a tutti i colleghi, di sottoscrivere l'ordine del giorno perché se vogliamo finalmente ripartire lo dobbiamo fare con le cose concrete e non con le chiacchiere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Delmastro Delle Vedove. Ne ha facoltà.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Grazie, Presidente. L'ordine del giorno di Fratelli d'Italia impegna il Governo ad assumere provvedimenti per ampliare il fondo già esistente per gli eventi alluvionali e calamitosi che hanno colpito alcune province d'Italia, implementandolo con l'introduzione di Piemonte e Liguria. Da piemontese, posso dire che i danni che si contano per il Piemonte sono: 300 milioni di euro per le opere in somma urgenza, 300 milioni di euro per le opere strutturali e diverse centinaia di milioni di euro assolutamente essenziali, vitali per le imprese piemontesi. Biella, la mia provincia, è stata fortemente flagellata dagli eventi alluvionali del 2 e del 3 ottobre. Conosciamo imprenditori abituati a non chiedere mai nulla al Governo nazionale, abituati ad avere sempre un rapporto di credito nei confronti del Governo nazionale; hanno superato il lockdown con enormi difficoltà, un lockdown che già li ha piegati perché non ha consentito loro di produrre, non ha consentito neanche di fare le consegne (voi pensate a chi lavora nel campo della moda: se perdi le consegne estive, fatalmente i tuoi clienti si rivolgeranno ad altri mercati anche per quelle poi autunnali). Questi imprenditori, superato il lockdown, oggi hanno le aziende piene di acqua, hanno i macchinari fermi; imprenditori che, in ginocchio, chiedono a questo Governo risposte tempestive.
Il Presidente della Regione Piemonte, Cirio, l'altro giorno ha dichiarato al Capo della Protezione Civile, Borrelli, con qualche imbarazzo, che quando ha fatto la somma delle necessità del Piemonte - un miliardo - qualcuno a Roma ha riso. Borrelli ha garantito quanto meno che interverrete, che il Governo vorrà intervenire tempestivamente. Ecco, Fratelli d'Italia vi offre lo strumento per intervenire tempestivamente: ampliare l'attuale Fondo per la gestione delle alluvioni che ha colpito alcune province, inserire anche il Piemonte e la Liguria all'interno di questo Fondo e dare quella risposta che Borrelli ha detto deve essere tempestiva, perché di tempestività hanno bisogno il Piemonte e la Liguria. Abbiamo già chiesto di nominare immediatamente un commissario straordinario con poteri speciali per intervenire, abbattendo la selva della burocrazia nella ricostruzione, che deve essere una ricostruzione con cui si ricostruisce tutto e subito.
Oggi vi poniamo, con questo ordine del giorno, uno strumento che serve per velocizzare la capacità di dare una risposta economica a dei territori che non sono abituati a chiedere, che non hanno mai chiesto ma che, oggi, per il combinato disposto del lockdown e degli eventi alluvionali sono in ginocchio. Presidente della Camera, Presidente Rampelli, se il Governo per sbaglio ascoltasse i drammi del Piemonte e della Liguria io gliene sarei grato, se lo può richiamare, insomma. Quindi, due Regioni in ginocchio, disabituate a chiedere, che oggi vorrebbero delle risposte diverse da quelle sciatte che sta dando in questo momento il rappresentante del Governo, che non sta neanche ascoltando.
PRESIDENTE. Chiedo scusa. Il Governo non può essere disturbato mentre ascolta gli oratori.
ANDREA DELMASTRO DELLE VEDOVE (FDI). Il Piemonte e la Liguria meritano di più di un rappresentante del Governo che non ascolta nemmeno quando le minoranze offrono uno strumento per dare delle risposte ai territori flagellati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Se lei fosse venuto nelle nostre zone, non si sarebbe alzato per andare in giro, per girovagare per la Camera ma avrebbe avuto almeno la decenza di ascoltare chi gli sta offrendo uno strumento per dare delle risposte al Piemonte e alla Liguria! Si vergogni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Sottosegretario Castaldi, io raccomando di seguire il dibattito e di prestare attenzione agli interventi dei colleghi anche perché, insomma, i colleghi che intervengono sugli ordini del giorno immagino che desiderino delle risposte - o correttive o confermative - rispetto agli argomenti che vengono sollevati. Ha chiesto di parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Prego deputata Occhionero.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie Presidente. Con questo ordine del giorno io chiedo al Governo di porre particolare attenzione a quelle Regioni che già prima del COVID vivevano un momento di fragilità economica e che come il mio Molise, purtroppo, rientrano nelle aree di crisi industriale complessa. Questo provvedimento prevede sia delle agevolazioni contributive in favore dei datori di lavoro che operano nelle aree di crisi industriale complessa, come appunto il Molise, sia un'indennità pari al trattamento di mobilità in deroga aggiuntiva, anche comprensiva della contribuzione figurativa, a favore dei lavoratori che operano in queste Regioni. Proprio in virtù di questo chiedo al Governo di valutare l'opportunità di prevedere, anche in provvedimenti successivi, un'estensione finanziaria a favore della Regione Molise che possa garantire e consentire l'estensione del trattamento straordinario di integrazione salariale e di mobilità in deroga ai lavoratori della Regione Molise (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Daniela Ruffino. Ne ha facoltà.
DANIELA RUFFINO (FI). Grazie, signor Presidente. L'ordine del giorno n. 9/2700/50 che ho presentato riprende un tema che spero sia caro al Governo ed è relativo al ruolo dei sindaci per snellire e semplificare. Abbiamo ancora negli occhi le immagini dell'ondata di maltempo del 2 ottobre che ha colpito in maniera molto importante e violenta il Piemonte e la Valle d'Aosta. Molti i morti e, devo dire, ingenti i danni; 108 i comuni colpiti, che fanno ovviamente parte delle già dette Regioni Piemonte e Liguria. Il Presidente Cirio ha stimato i danni in un miliardo. Risorse che sono certamente importanti soprattutto se pensiamo ai prossimi mesi, che avranno delle nuove ondate di maltempo e alla primavera prossima. Che cosa possiamo immaginare? Possiamo immaginare tempi lunghi nelle opere di ripristino, soprattutto perché i tempi di approvazione dei progetti e le procedure sono complesse. Abbiamo delle gare da avviare e dei lavori da assegnare; avremo, lo spero. Quindi, tempi che non sono sicuramente compatibili con la messa in sicurezza dei territori più vulnerabili ed a rischio. Ecco che allora riprendo quello che più volte ha detto il Governo, cercando di dare un ruolo ai sindaci, assegnando loro un compito di commissario straordinario in affiancamento ai compiti svolti dal presidente della Regione interessata. Penso che ci siano delle strade da percorrere se vogliamo che i problemi si risolvano. Abbiamo un territorio da curare e da fortificare, le fragilità sono tante; è toccato alla Liguria e al Piemonte, potrebbe toccare ad altre Regioni. Ci è stato detto più volte dal Governo che ci saranno dei fondi per la realizzazione delle opere. Tutto questo molto probabilmente non sarà compatibile con i tempi lunghi, desideriamo non avere più opere che hanno la durata di anni, con revisioni di prezzi e di progetti. Spero nell'accoglimento di questo ordine del giorno perché, se così non fosse, devo dire andrebbe nella direzione assolutamente contraria di quanto detto sino ad oggi dal Governo anche con i provvedimenti portati in approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tarantino. Ne ha facoltà.
LEONARDO TARANTINO (LEGA). Grazie, signor Presidente. Ho presentato questo ordine del giorno, insieme ai colleghi Bianchi e Galli, che tocca il tema affrontato dall'articolo 27 del decreto che stiamo convertendo, ovvero la decontribuzione per quattro mesi dei contributi dovuti dalle imprese operanti in alcune Regioni italiane. È un intervento importante e sostanzioso, seppur limitato per quattro mesi. Intanto una premessa: il nostro gruppo senz'altro ha sempre concordato e anche proposto tutte quelle iniziative legislative che vanno ad aiutare le imprese proprio in questo periodo di difficoltà economiche legate al COVID, e quindi aiutare chi lavora, chi fa impresa, chi fa PIL. Abbiamo sempre sostenuto decontribuzioni, sgravi, semplificazioni, agevolazioni fiscali e anche il rinvio delle scadenze. Detto questo, però, ci siamo stupiti quando abbiamo letto nel decreto che questo provvedimento è limitato ad alcune zone del Paese e soprattutto ci siamo stupiti leggendo i criteri con cui sono state individuate queste zone. Pensavamo, visto che questo è un decreto, uno dei tanti, che affronta le problematiche generate dall'emergenza COVID, che andasse ad agevolare le aziende dei territori maggiormente colpiti, le economie locali maggiormente colpite dall'effetto del COVID. Invece abbiamo visto che sono stati presi a riferimento altri parametri, il parametro del PIL pro capite non superiore al 90 per cento di quello della media dei Paesi europei, e quindi, di fatto, sono state individuate le Regioni del Sud Italia. Non abbiamo niente contro queste Regioni, ma i dati autorevoli forniti dal Governo - abbiamo preso ad esempio anche quelli della Svimez - dicono che in quelle Regioni il PIL è calato meno che nelle Regioni del Nord e del Centro, e quindi forse era opportuno aiutare maggiormente le Regioni che hanno visto le proprie economie messe maggiormente in difficoltà. Tutto questo è veramente inspiegabile, e quindi noi con l'ordine del giorno chiediamo un ripensamento e che questa misura venga estesa a tutto il territorio nazionale. Questo anche perché avremo regole diverse all'interno di un unico mercato e che si verificano degli elementi anche di stortura del libero mercato e di leale concorrenza. Penso, ad esempio, agli appalti pubblici, agli investimenti pubblici che questo Governo vuole rilanciare, dove ci troveremo nelle gare dei comuni, delle province e delle Regioni, aziende che partecipano che hanno regole diverse, e quindi vantaggi diversi l'una rispetto alle altre. Crediamo che sia una stortura che vada assolutamente evitata, e, quindi, con questo ordine del giorno poniamo questi temi perché vengano affrontati, attenzionati dal Governo e risolti.
Quindi l'ordine del giorno impegna il Governo a monitorare gli effetti della presente disposizione di legge e di intervenire, ove necessario, anche al fine di evitare fattispecie di concorrenza sleale tra le imprese operanti nelle macroregioni italiane, con gli opportuni interventi correttivi a salvaguardia delle peculiari esigenze del tessuto produttivo del Centro-Nord Italia, che, ripeto, è quello che è stato maggiormente colpito dall'emergenza COVID (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato De Toma. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO DE TOMA (MISTO). Grazie, Presidente. È il terzo intervento, che segue altri due colleghi e che si rifà al discorso della disabilità. Con l'occasione, avendo già sottoscritto l'ordine del giorno dell'onorevole Fioramonti, chiedo di sottoscrivere anche quello dell'onorevole Bellucci proprio perché il mio ordine del giorno è un impegno al Governo che prende spunto dalla risoluzione De Toma da me fatta e sottoscritta da tutti i partiti presenti in Commissione per quella che era la distribuzione dei carburanti, intesa come risoluzione atta a dare delle risposte concrete a tutto il territorio nazionale. Presidente, sottosegretario, la richiesta nasce perché all'interno della risoluzione si parla di accessibilità, che è negata a molti cittadini e associazioni che mi hanno scritto per la difficoltà che hanno per poter recarsi in un semplice distributore di benzina e poter fare benzina come facciamo noi normalmente, tutti quanti.
Loro hanno difficoltà anche a utilizzare il bancomat, le colonnine, l'altezza. Le disposizioni non sono ancora adeguate; ecco perché le associazioni anche dei distributori, vista l'iniziativa della mia risoluzione che impegnava e impegna il Governo a distanza di un anno all'applicazione prevede proprio anche un numero eccessivo di distributori presenti in Italia, circa 22 mila sulla rete stradale e 450 sulle autostrade, di cui 7-8 mila circa sono gli impianti ritenuti inefficienti. Allora, siccome questi decreti che stiamo facendo hanno sicuramente un marchio che è chiaro per la situazione che stiamo vivendo, però dall'altra parte c'è un'Italia che deve continuare a camminare, a vivere, a sopravvivere, e perciò le persone con disabilità sono persone comuni, come tutti noi.
In famiglia non ho nessun disabile, ma ho preso a cuore da tantissimi anni le difficoltà che vivono quotidianamente queste persone, e, se noi non diamo un supporto concreto, se voi del Governo non date un supporto concreto ai caregiver familiari, non lo date alle possibilità della scuola, con quello che sta avvenendo con i trasporti, e non riuscite neanche a darlo eventualmente a ciò che chiedo in questo ordine del giorno, che è un impegno al Governo, ma un impegno al Governo di una risoluzione che è già stata votata e non è stata ancora applicata, quindi le chiedo, sottosegretario, visto che la risoluzione si rifà anche all'articolo 4, comma 3, della Convenzione delle Nazioni Unite, di applicare quanto da me richiesto in questo ordine del giorno con la presenza delle associazioni, come le dicevo, che sono coinvolte quotidianamente nella loro normalità, ma soprattutto anche per un altro aspetto che ho notato. È quello del bonus 110 per cento, per il quale l'ampliamento alle persone con disabilità non è previsto. Allora mi domando: le forze politiche presenti in Aula come si vogliono comportare con le persone che sono sicuramente in difficoltà e continueranno a esserlo per tutta la loro vita? Quindi mi aspetto che l'ordine del giorno venga approvato così come chiedo con un impegno al Governo (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Per sottoscrivere l'ordine del giorno, perfetto. Grazie. A lei la parola deputato Deidda. Onorevole Dall'Osso, vuole parlare su questo ordine del giorno? Guardi, avendo sottoscritto all'origine, ha comunque la possibilità di farlo in dichiarazione di voto. Prego, deputato Deidda.
SALVATORE DEIDDA (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno vogliamo dare voce, come Fratelli d'Italia, all'appello dei sindacati dei lavoratori di Porto Torres, del polo petrolchimico di Porto Torres, i quali hanno denunciato che c'è un assordante silenzio sulla decisione dell'ENI di bloccare quella che era la fase 2 del progetto della grande intesa sulla chimica verde. Tanti lavoratori in cassa integrazione e tanti lavoratori che non stanno riprendendo il proprio posto di lavoro, tanto più dopo che il TAR della Sardegna aveva condannato, aveva detto a chiare lettere che l'ENI e, in passato, le altre aziende avevano inquinato tutta quella parte di territorio. Bene, ci appelliamo al Governo affinché segua queste delicate vicende e interloquisca con ENI facendole capire che non ci può essere la scusa del COVID per bloccare tutto quello che è un progetto sulla chimica verde e soprattutto dopo che l'ENI ha realizzato un parco fotovoltaico in quei territori con la scusa di far ripartire e portare avanti il progetto. Il 22 ottobre i sindacati dei lavoratori scenderanno in piazza con la dovuta sicurezza, in accordo con le autorità di pubblica sicurezza, per manifestare questa loro grande preoccupazione e chiederanno appunto a tutte le forze politiche di essere unite nel chiedere che il polo petrolchimico di Porto Torres riprenda, che prosegua in quella che è la stata la rivoluzione verde e in quella che era stata una promessa da parte di ENI, ossia che quello di Porto Torres doveva diventare il polo più grande di Europa dal punto di vista della chimica verde. Le promesse si sono sprecate negli anni, Porto Torres stenta a ripartire, c'è grande preoccupazione perché l'ENI sta vendendo o vorrebbe vendere altri pezzi della sua grande storia nel territorio isolano. Per carità, può fare quello che vuole: l'importante è che si mantengano i posti di lavoro, che non si svenda a qualche investitore estero, ma si punti sull'italianità degli investimenti. Per questo chiediamo magari al Governo di seguire le vicende, di convocare un tavolo ovviamente unitamente alla regione Sardegna e alle maestranze locali. Non vogliamo sicuramente divisioni, non vogliamo sicuramente che qualcuno voglia piantare una bandierina, come in passato è stato fatto, vogliamo semplicemente che Porto Torres come gli altri poli della chimica in Sardegna possa trovare veramente un sereno presente e un glorioso futuro perché non c'è terra e più che la cassa integrazione noi vorremmo una defiscalizzazione per chi assume e chi mantiene i posti di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bond. Ne ha facoltà.
DARIO BOND (FI). Questo ordine del giorno - saluto il sottosegretario - tratta delle zone economicamente speciali. Il provvedimento che oggi voteremo non tocca le aree forti della nazione ma tocca fondamentalmente le aree - lo diceva prima un intervento giustamente - con un PIL e con una produzione economica molto bassa, quindi le aree del Sud e alcune aree praticamente delle isole. Allora utilizziamo gli strumenti che ci sono. Gli strumenti che ci sono possono essere previsti e sono stati previsti anche dal decreto-legge Semplificazione, all'articolo 46, e sono proprio le ZES. L'appello che faccio al Governo e al sottosegretario è proprio di tenere in considerazione e far partire con velocità queste aree speciali che vanno a incentivare l'economia ma anche a creare regimi fiscali molto particolari e interessanti. Nella ZES della regione del Veneto richiesta a fine 2019 si andrebbero a creare circa 26 mila nuovi occupati e un indotto economico di 2,6 miliardi con uno stimolo di 395 ettari di aree industriali abbandonate. Il concetto che io sto per individuare e indicare al Governo può essere applicato in tutta Italia.
Quindi, ci sono aree legate a dei porti - articolo 93 del “decreto Semplificazioni” - che si sviluppano, che hanno un regime fiscale particolare e aree non attigue ma con conformazioni e indici economici particolari che possono essere collegate, messe in rete proprio con questa ZES. Allora, la proposta che le faccio - lo ripeto - può essere realizzata in Friuli, può essere realizzata anche in altre aree del nord Italia ma anche del Sud Italia, è di aprire ad aree contigue, di far partire subito queste ZES che rappresentano uno stimolo economico incredibile e vanno anche fuori dagli aiuti finanziari di cui abbiamo parlato fino adesso, ma vanno soprattutto a creare una sorta di ricambio generazionale nell'economia e delle aree praticamente dismesse. Il vantaggio qual è? Lo Stato non esborsa denaro; è il livello produttivo dei nostri lavoratori e delle nostre imprese che, invece, producono ricchezza e, quindi, alla fine riusciamo a mettere d'accordo maggiore occupazione ed economia più alta con un introito maggiore di tasse. L'appello, quindi, che faccio al Governo e al sottosegretario è proprio di dare velocità alla creazione di queste aree, che sono presenti anche al Sud ma sono presenti anche al Nord. Questo ordine del giorno è stato sottoscritto da altri parlamentari - l'onorevole Cortelazzo, l'onorevole Pettarin - che sono tutti interessati dalla creazione di queste aree; non solo quindi aree specifiche molto limitate ma anche l'apertura di aree contigue, quindi, Venezia, Rovigo e magari anche Belluno, che è montagna: un asse forte montagna-mare per creare nuova occupazione e nuova economia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Loss. Ne ha facoltà.
MARTINA LOSS (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, intervengo ancora una volta sul tema del mondo dell'apicoltura, che coinvolge sia il mondo agricolo che quello dell'ambiente e li unisce nella direzione del rispetto del nostro bel pianeta. L'articolo 58-ter del provvedimento che oggi votiamo modifica alcuni profili normativi relativi alla disciplina del settore apistico. In particolare, il comma 1 tocca la legge di settore del 2004 - Disciplina dell'apicoltura - e la lettera c) interviene sui principi relativi all'adeguato sfruttamento delle risorse nettarifere, in base ai quali lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano incentivano la conduzione zootecnica delle api e la pratica economico-produttiva del nomadismo. In particolare, il testo elimina dall'articolo 7 il principio relativo al preventivo accertamento che gli apiari, stanziali o nomadi, rispettino le norme del regolamento di polizia veterinaria. Più precisamente, con il “decreto Agosto” si introduce il principio che la pratica economico-produttiva del nomadismo sia esonerata dall'accertamento sanitario degli alveari in movimento, con la possibile conseguenza che si possano diffondere le malattie delle api. Non dimentichiamo che in Italia ci sono quasi 60 mila proprietari di alveari con quasi 2 milioni di coloni: parliamo di 80 miliardi di api operaie. Quindi, garantire controlli sanitari significa tutelare un patrimonio di valore inestimabile sia dal punto di vista agricolo che del nostro ambiente. Sopprimere, invece, con la norma in esame dalla disciplina dell'apicoltura l'obbligo di rispetto del regolamento di polizia veterinaria potrebbe voler dare la possibilità di movimentare alveari, che potrebbero essere malati, causando in questo modo la diffusione sul territorio nazionale di patologie pericolose per la salute del patrimonio apistico. Ora, va ricordato che su tale materia sono presenti più disposizioni normative sovrapposte allo stesso regolamento di polizia veterinaria, che rimane comunque in vigore, a numerose norme regionali sul nomadismo delle api e all'adozione, successiva alla legge del 2004, dell'anagrafe apistica nazionale, la cui corretta applicazione fornisce uno strumento per arrivare ad un puntuale e preciso monitoraggio degli alveari sul territorio nazionale. Quindi, se anche la modifica introdotta dal “decreto Agosto” non apportasse alcun cambiamento dal punto di vista del controllo sanitario del patrimonio apistico nazionale e delle sue movimentazioni ma solo una piccola semplificazione, il solo deposito di questo emendamento al Senato ha suscitato l'attenzione delle associazioni degli apicoltori, giustamente interessate e preoccupate. Per questo, l'ordine del giorno impegna il Governo a prevedere l'emanazione di una circolare ministeriale che chiarisca la portata e gli eventuali effetti della disposizione prevista dalla lettera c) del comma 1 dell'articolo 58-ter, in quanto questa norma potrebbe condurre a conseguenze rilevanti per il patrimonio apistico nazionale. Come in questo caso, quando vi sono troppe sovrapposizioni normative riteniamo sia indispensabile un chiarimento univoco da parte del Ministero, per tutelare la categoria degli apicoltori e prevenire pericolosi illeciti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Raffaele Trano. Ne ha facoltà.
RAFFAELE TRANO (MISTO). Presidente, onorevoli colleghi, membri del Governo, con il presente ordine del giorno chiedo di intervenire sui criteri a cui fa riferimento l'articolo 49 del presente disegno di legge e di emanare un successivo provvedimento dedicato a ponti e viadotti gestiti direttamente dai comuni.
Mi spiego meglio. In tema di opere pubbliche, negli ultimi anni, si è pensato a favorire i comuni vicino al dissesto o di grandi dimensioni, trascurando che vi sono realtà municipali, soprattutto lungo le fasce costiere, che hanno nel loro territorio anche una decina tra ponti e viadotti collocati lungo direttrici nazionali ed intasati sia dal traffico turistico, sia dai mezzi pesanti. Ci sono ponti che sono gravemente lesionati e alcuni - nella mia provincia, quella di Latina - che sono già parzialmente interdetti, tuttavia mancano i fondi anche solo per uno studio preliminare. Tutto questo sta portando da troppo tempo enormi disagi per i cittadini e danni all'economia, considerando che, in una cronica e grave carenza di infrastrutture, tali situazioni finiscono per paralizzare completamente il traffico e tagliare le aziende fuori dalle grandi vie di comunicazione.
In questi ultimi anni si è pensato soprattutto alle aree metropolitane, ma non lasciamo che queste realtà periferiche, dove non ci sono autostrade né viabilità alternativa, rimangano congestionate dal traffico; e non continuiamo a ricordarci dei territori, come quello della provincia di Latina, soltanto per le vacanze estive. Auspico pertanto di vedere accolto questo ordine del giorno, perché non se ne può più!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Riccardo Zucconi. Ne ha facoltà.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Presidente, l'articolo 77 del presente “decreto Agosto” proroga di un mese l'applicabilità del credito d'imposta al 60 per cento per le aziende che sono in locazione sui canoni di affitto. Io parto dal presupposto che questa misura, di cui si capiva la ratio magari qualche mese fa, oggi non sia più efficace perché, a fronte di una mancanza di imponibile - perché le aziende finiranno l'esercizio finanziario 2020 in perdita, quindi non potranno andare a pagare le imposte -, una misura che si continua ad adoperare in questo senso secondo noi sarà assolutamente inefficace.
Volevo ricordare che, ancora nel 2019, il settore turistico in generale contava in media circa 1 milione 300 mila lavoratori e circa 200 mila aziende (parlo della filiera turistica), quindi era quindi un settore estremamente corposo. Cosa avverrà secondo me, a fronte di tre mesi di lockdown e di una stagione estiva che è il punto di forza di molte aziende turistiche in Italia? Avverrà che le aziende si troveranno in deficit di liquidità.
Noi capiamo bene che dal vostro punto di vista, vista l'idiosincrasia che avete per i provvedimenti a fondo perduto, il mio ordine del giorno, che è il n. 9/2700/145, non vi convinca, perché avete preso un'altra strada; però io vorrei farvi notare che si tratta, in fondo, soltanto di partite di giro. Quando avete concesso un credito di 25 mila-30 mila euro alle aziende, voi dovete capire che molte di quelle aziende a mio giudizio non arriveranno a rimanere aperte: chiuderanno e quindi sarà stato comunque un investimento a fondo perduto. Allora, nella tematica degli affitti, ricordo che l'affitto rappresenta per le aziende un costo fisso, quindi indipendente da qualsiasi modalità di gestione delle aziende, a differenza del costo del lavoro che, per esempio, è dipendente dal numero di lavoratori impiegati, nonché a fronte di un costo per le forniture, anche quello variabile in base al lavoro e al fatturato che si fa.
Bene, quanto ai costi fissi, della quale la stragrande parte è l'affitto per le aziende tipo i ristoranti, i negozi, anche gli alberghi, e ricordando ancora che il 70 per cento delle aziende di questo tipo in Italia sono in regime di affitto, si può addirittura migliorare questo dato, o peggiorare se vogliamo, tenendo conto che esistono anche gli affitti di azienda: quindi, in una struttura gestita per anni e anni dal proprietario, non è passata la titolarità della licenza, ma in effetti c'è un canone d'affitto.
Quindi, è un settore così vasto. Nel dispositivo finale allora, mentre noi impegniamo il Governo a introdurre mediante interventi normativi futuri una misura economica che preveda l'istituzione di un contributo a fondo perduto, capiamo che lì ci può essere un problema, nella riformulazione, per volerla accettare. Vi suggeriremmo, per lo meno, di sostituirla con linee di credito agevolate, che sono una cosa ben diversa però da quella prevista inizialmente col decreto-legge “rilancio”. Questo potrebbe essere un piccolo passo avanti, ma sicuramente serve entrare nell'ottica che se vogliamo che le aziende sopravvivano, e quindi continuino a occupare facendo risparmiare allo Stato le casse integrazioni, continuino a pagare le imposte, l'IVA e le imposte in generale, ebbene, bisogna portarle a sopravvivere fino a giugno del prossimo anno. Se non le accompagniamo in questo percorso, noi corriamo il rischio di trovarci con un plafond di imprese talmente ridotto per il prossimo anno, da mettere veramente in crisi anche le finanze dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Laura Cavandoli. Ne ha facoltà.
LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Il mio ordine del giorno verte sempre sull'articolo 49, sul Fondo, che ha citato anche il collega prima, che stanzia ben 200 milioni per tre anni, quindi un Fondo da 600 milioni, per interventi strutturali su ponti e sulla manutenzione e anche la nuova edificazione. Questo perché questi fondi devono andare ai territori che ne necessitano, e c'è un grande bisogno di infrastrutture nel nostro territorio. Qui noi abbiamo visto tanto immobilismo in questo periodo, nonostante le varie dichiarazioni e un “decreto Semplificazioni” che abbiamo teoricamente appena approvato, perlomeno, è appena entrato in vigore.
Faccio riferimento, nel caso di specie, a quello che è il mio territorio. Io sono della provincia di Parma: mi riferisco al collegamento che c'è per l'attraversamento del fiume Po, che riguarda le tre province della Bassa parmense, Parma, Cremona e Mantova, che vengono coinvolte da un ponte, che è il ponte di Casalmaggiore; un ponte che in quel Fondo della legge di bilancio del 2019, un Fondo ben più povero di questo, doveva essere interamente finanziato, in quanto era il primo nella graduatoria dei ponti da sostituire. Ebbene, così non è stato: stanno redigendo ora un progetto di fattibilità tecnico-economica, è previsto come opera prioritaria nel nuovo contratto di programma ANAS, ma le cose vanno a rilento. È un ponte essenziale per l'economia e per il collegamento fra il Mare Tirreno e la A22 del Brennero. Ci tengo a dire che è un ponte che però non ha una lunga vita, e che è contornato da ponti su grandi strade di collegamento: uno è attualmente chiuso e altri vengono chiusi in caso di piena del Po.
C'è bisogno, quindi, di un'attività su queste infrastrutture. Il nuovo ponte di Casalmaggiore deve essere edificato al più presto, perché ha una vita che non arriverà ai prossimi dieci anni; e soprattutto, quando fu edificato, negli anni Cinquanta, ci misero tre anni per realizzarlo: ora non è possibile che resti così, sospeso, chiudendo una realtà economica che non funziona fra queste tre province, ma anche questi territori. Anche perché, parallelamente, sta per essere consegnata un'altra opera molto importante per il territorio, ma in realtà per tutta la comunicazione nazionale, che è proprio la bretella della Tirreno-Brennero, quella che va dal casello A1-A15 fino alla A22. Questa bretella coinvolge tre regioni, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto; la prima tranche di questa bretella viene consegnata entro fine anno, ma poi resta persa nella Bassa parmense e lì finisce: non viene fatto l'attraversamento, il Governo non ne parla e l'infrastruttura rischia così di diventare un' infrastruttura inutile, un'altra cattedrale nel deserto.
Chiedo, quindi, l'impegno del Governo ad accelerare la progettazione definitiva ed esecutiva e la realizzazione del nuovo ponte di Casalmaggiore, nonché ad adottare le opportune iniziative per realizzare almeno il secondo tratto della TiBre, che prevede appunto, il collegamento fra l'Emilia-Romagna e la bassa Lombardia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO (FDI). Grazie, Presidente. Spero che questo ordine del giorno trovi il parere favorevole da parte del Governo. Sono certa che il sottosegretario comprenderà la delicatezza per la quale vado a fare questa richiesta, a nome e per conto anche di coloro che, più volte, hanno tentato, nei vari provvedimenti, di sollecitare questa questione, considerato che parliamo di un decreto-legge che va in qualche modo a impegnare ulteriori 25 miliardi per il rilancio.
Io penso che particolarmente delicata e soprattutto preoccupante sia la situazione, che è stata e continua ad essere e a permanere: la gestione della sicurezza all'interno degli istituti penitenziari, tema che abbiamo anche cercato, in Commissione antimafia, di poter approfondire.
Oltre agli aspetti sanitari, che non sono di poco conto, e all'adozione dei non tempestivi, direi, protocolli di sicurezza, ci viene sottolineato l'aumento dei contagi stessi. Ma soprattutto voglio ricordare cosa è avvenuto all'interno delle carceri nelle tante rivolte, che in qualche modo hanno visto la polizia penitenziaria spesso subire aggressioni, fisiche e psicologiche. Lavorano uomini e donne sotto organico con scarsa dotazione di mezzi, ma soprattutto anche con dei detenuti che hanno utilizzato armi, come spranghe e coltelli e, non ultimo, l'olio bollente.
Da tempo i sindacati di categoria stanno sollecitando un nostro impegno, ma soprattutto l'impegno del Governo, denunciando la carenza della pianta organica, le turnazioni massacranti, gli straordinari spesso non retribuiti. Certamente, da questo punto di vista, poco si è fatto. Allora, io vorrei ricordare, non le parole di Fratelli d'Italia, ma le parole del procuratore di Napoli Giovanni Melillo in audizione, presso la Commissione antimafia, che ha parlato di una situazione fuori controllo, dove dominano le organizzazioni mafiose: in alcune carceri vi sono proprio grandi piazze di spaccio. Trattandosi di un momento così delicato, non si esclude che ci possano essere nuovamente delle rivolte negli istituti carcerari.
Quindi, credo che non si può non accogliere e mettere in campo la possibilità di aumentare l'organico, facendo scalare tutte le graduatorie in essere, che potrebbero in qualche modo coprire quella mancanza di risorse umane importanti. Io mi auguro ovviamente che non rimangano delle parole al vento. Credo che questo dovrebbe essere, sottosegretario, un atto dovuto, per la superficialità in molti casi, incapacità in altri, di gestire quella fase del COVID-19, dove non si è compreso il pericolo che c'era negli istituti penitenziari e a cosa si andava incontro. Io mi auguro ovviamente che venga accolto e che venga accolto soprattutto anche per tutti coloro che hanno subito aggressioni, che non hanno trovato uno Stato a fianco e che, troppo spesso, lamentano di una poca capacità di comprendere che è un meccanismo a catena.
Allora, mi auguro, in qualche modo che ci possa essere questo parere favorevole e mi auguro che ci sia attenzione, considerato che il sindacato, con una nota di pochi giorni fa, ha sollecitato e ha messo in evidenza che i contagi nelle carceri stanno aumentando. La nostra preoccupazione di nuove rivolte, che non nascono soltanto dai contagi, ma da qualcosa certamente di più profondo - che andremo speriamo ben presto a capire e a riscrivere, nella storia di questo Paese – possa però vedere la possibilità di questi uomini in divisa di sentirvi al loro fianco e di sentirci vicino a loro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Alberto Luigi Gusmeroli. Ne ha facoltà.
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Onorevole Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, membri del Governo, è indubbio che negli ultimi anni i fenomeni atmosferici siano diventati più forti, più intensi, più disastrosi.
Ma è altrettanto indubbio che, negli ultimi decenni, la politica abbia abdicato al suo ruolo di controllo, di come viene costruito o realizzato il proprio territorio: controlli pochi e dissesti idrogeologici tanti. Pensiamo al tema della carenza degli investimenti pubblici, al tema del disastro, che è stato creato con la pseudo abolizione delle province, mantenendogli due funzioni forti, quella delle scuole ma anche quella delle strade, per cui le strade provinciali in Italia sono tra le più dissestate e tutte le opere di manutenzione sono trascurate. Quindi, è indubbio la necessità di investimenti pubblici, la necessità di dare risorse a chi quegli investimenti è in grado di realizzarli.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 16,45)
ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Allora, questo ordine del giorno vuole sostanzialmente chiedere al Governo una serie di cose. La prima cosa è di dare risorse alle province e ai comuni, perché non possiamo lamentarci se poi non vengono fatte le manutenzioni se le province sono private assolutamente di risorse.
La seconda cosa, che è più pratica e che abbiamo vissuto anche nei nostri territori sulla nostra pelle, è che, quando succedono delle calamità, le strade vengono chiuse. Le strade secondarie che vengono utilizzate sono strette o poco agevoli e, quindi, sarebbe utilissimo che il Governo rendesse fortemente fruibili i tratti autostradali limitrofi alle zone oggetto di calamità. L'esempio nel caso del Piemonte è lì da vedere. È caduto il ponte di Romagnano Sesia e le strade alternative sono difficili. L'autostrada, i caselli di Vercelli Est e Ovest, si possono rendere, per esempio, gratuiti. Oppure, ad Arona, la statale del Sempione che porta in Svizzera è franata. La strada alternativa è una strada che viene chiusa in caso di pioggia. L'unica strada di collegamento è l'autostrada: c'è una barriera di pedaggio. Rendere gratuita quella barriera di pedaggio permette a tanta gente di utilizzare una strada quantomeno sicura anche in caso di pioggia. Perché? Perché dobbiamo ragionare sull'ottica della prevenzione, che è molto meglio della cura. Ecco, da questo punto di vista, io chiedo appunto, in questo ordine del giorno, l'esenzione dal pedaggio, però, in tutta Italia, quando c'è una calamità, che è una cosa di buonsenso: c'è una calamità, fino a quando non è risolta quella calamità, rendiamo nelle aree limitrofe gratuiti i pedaggi autostradali. Altra cosa, è un segno di attenzione verso medici, infermieri, volontari della Croce Rossa e della Protezione civile, anche per loro si potrebbe prevedere una gratuità del pedaggio autostradale, perché l'attenzione, poi, alla fine, si esercita anche in questi modi. Allora, io spero che l'ordine del giorno venga accolto. Vi chiedo veramente di tradurre in atti concreti questo intendimento dell'ordine del giorno. Sono trascorsi nove giorni e il Governo non ha ancora stanziato risorse per le popolazioni della Liguria e del Piemonte. Io provengo dal Novarese, dal Verbano-Cusio-Ossola: quelle zone sono state fortemente disastrate e meritano fortemente attenzione. Ricordatevi e approvate questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trancassini. Ne ha facoltà.
PAOLO TRANCASSINI (FDI). Grazie, Presidente. Vorrei l'attenzione del sottosegretario Castaldi, perché questo ordine del giorno n. 9/2700/164 è in realtà una toppa, non proprio tra le più riuscite, per un pessimo buco. Infatti, a seguito di una serie di incongruenze - chiamiamole così, perché nella ricostruzione, come lei ben sa, avendone parlato diverse volte, è stata applicata la peggior burocrazia - un centinaio tra privati e imprese nei comuni di Norcia e di Cascia, in questo momento sono fuori da ogni logica della ricostruzione e sono persino fuori dagli interventi di somma urgenza. Con l'approssimarsi dell'inverno soprattutto le imprese agricole sono in grandissima difficoltà. Io di questo tema, per uno spirito strettamente costruttivo, ne ho parlato questa estate sia con il dottor Borrelli che con il commissario Legnini, rappresentando loro questa stranezza, questa assurda situazione, e devo dire che insieme a loro avevo proposto un emendamento, che ho presentato e che speravo venisse presentato al Senato anche dalla maggioranza, per aiutare queste imprese a far sì che anche a loro venissero applicate tutte le norme e tutte le strategie di urgenza che in questo momento sono applicate a tutte le altre, o sono state già applicate, aziende. Sottosegretario, a dispetto di quello che troviamo in questo decreto, perché, al di là dei cinque minuti, la potremmo raccontare bene la storia del “decreto Agosto” - a parte che siamo a ottobre inoltrato - e, insomma, tutto quello che ci troviamo ha a che fare poco con il rilancio, ha a che fare poco con le strategie di ripartenza della nostra nazione, ma certo è che tutta l'attenzione che noi diamo ai 500 posti di lavoro di Franceschini stride rispetto al silenzio nei confronti di queste imprese. E, allora, la povera opposizione può fare soltanto questo: visto che quell'emendamento non è stato approvato, io vi chiedo di approvare questo ordine del giorno, però glielo dico prima, sottosegretario, senza “se” e senza “ma”: non “a valutare l'opportunità di”, non a fare, così, delle strategie semantiche, ma con l'impegno di intervenire domani, perché qui, per questi cento privati e aziende agricole, il problema è domani, perché in questo momento il bestiame è in montagna e non sanno dove ricoverarlo nel prossimo inverno. Quindi, insisto perché venga approvato, ma insisto soprattutto affinché lei intervenga, con il Presidente Conte, affinché vengano date risposte ai comuni di Cascia e di Norcia almeno su questa problematica immediatamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bucalo. Ne ha facoltà. È l'ultimo intervento.
CARMELA BUCALO (FDI). Grazie, Presidente. Con questo ordine del giorno Fratelli d'Italia chiede, ancora una volta, la sospensione del concorso straordinario a una data che possa tenere conto soprattutto dell'andamento di questa situazione così grave, che è il COVID. Abbiamo visto in questi giorni come la situazione tenda sempre più a diventare veramente grave e aumentino i casi di COVID in tutte le Regioni, soprattutto nelle scuole. Dunque, è così importante per questo Ministro e per questo Governo in questo momento, in questo momento particolare, mettere a repentaglio la vita e la salute di tanti docenti che si devono spostare da una Regione all'altra? E io resto basita: come è possibile che questo Ministro e che questo Governo continuino ancora a non capire che questo non è il momento di fare concorsi, non è il momento di rischiare sulla salute dei nostri docenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Ma come lo vuole capire? Questo è il momento di prendere l'unica decisione: la stabilizzazione dei docenti precari, il famoso “doppio canale”. Sì, perché il famoso “doppio canale” è stato previsto nel 1989 per eventi straordinari, per garantire subito, con urgenza, i docenti. E questo non è un momento straordinario? No, non lo è per il Ministro? Allora, lo chiedo per l'ennesima volta, e solo a tutela e a garanzia della salute: rinviamo il concorso straordinario, e solo in subordine si preveda una prova suppletiva.
Anche questo è assurdo: cioè, non è stata prevista una prova suppletiva ed è gravissimo perché si toglie l'unica possibilità che hanno questi docenti che aspettano da tanti anni di fare il concorso e che non possono per motivi qualunque. E quali sono quelli più importanti? Cause di forza maggiore dovute alla situazione del COVID. Neanche questo, neanche questo la Ministra ha previsto. È un assurdo! Quindi la prego, sottosegretario, questo è un ordine del giorno importantissimo. Non si può fare il concorso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono conclusi così gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno. Avverto che l'ordine del giorno n. 9/2700/97 Maglione è stato ritirato dal presentatore.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Versace. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA VERSACE (FI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, intervengo in merito al mio ordine del giorno, che è il n. 9/2700/52, giusto per chiarire, poiché l'obiettivo di questo ordine del giorno è di impegnare il Governo affinché intervenga in modo chiaro per disciplinare meglio l'utilizzo delle palestre all'interno degli istituti scolastici, che sono concesse spesso alle associazioni sportive dilettantistiche, questo al fine di garantire la ripresa, ovviamente in assoluta sicurezza, delle attività sportive di base. Il COVID-19 ha complicato non solo l'attività didattica, purtroppo penalizzando, come si è spesso detto, anche gli studenti con disabilità (ancora di più gli studenti con disabilità), ma ha anche messo a rischio e in alcuni casi addirittura stoppato moltissime associazioni e società sportive che sono spesso ospitate proprio dalle palestre scolastiche. Ora, nonostante ci sia il protocollo scolastico di sicurezza COVID-19 che prevede delle linee guida che vanno proprio in questa direzione e nonostante lo dica anche il documento tecnico del Comitato tecnico scientifico, ad oggi, purtroppo, la situazione risulta molto differenziata sul territorio nazionale. Troviamo un Paese a macchia di leopardo, con delle zone in cui la ripresa delle attività sportive è stata garantita, ma altre zone in cui questo scenario rappresenta, purtroppo, ancora oggi un sogno, un diritto negato, quello allo sport.
Forse poca collaborazione degli enti locali o dei dirigenti scolastici, ha detto qualcuno. Io dico “no”. Il freno dipende dai leciti timori di molti dirigenti scolastici, che risultano responsabili anche in sede penale di ciò che avviene all'interno delle strutture scolastiche, palestre incluse. Questo atteggiamento, ovviamente, ha arrecato un danno enorme non solo a tantissimi ragazzi, a cui è stata negata la possibilità di svolgere le attività sportive di base, e mi vengono in mente discipline come la pallavolo, il basket, la danza sportiva, la ginnastica, ma anche e soprattutto a numerose società e associazioni sportive che, lo voglio ricordare, rappresentano la fetta più grossa dell'attività sportiva nazionale e che il più delle volte è composta proprio da volontari.
Ora il decreto-legge che stiamo convertendo prevede interventi volti a garantire la ripresa in sicurezza sia delle attività didattiche sia la ripresa economica, e sono certamente entrambi aspetti che stanno a cuore anche a me, ma non serve ribadire il grande valore educativo e pedagogico dello sport. Approfitto perché è giusto chiarire una volta per tutte anche l'equivoco generato nelle ultime settimane. Sottosegretario, ve lo chiedo prima di tutto da atleta e poi da parlamentare: lo sport non può non considerarsi argomento prioritario nell'agenda del Governo anche al fine di una ripresa economica conseguente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e chiedo scusa per la mascherina.
Concludo, Presidente, con una frase che ritengo che mai fu più azzeccata come in questo momento. Lo sport ha il potere di risvegliare la speranza dove prima c'era solo disperazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Abbiamo il dovere di garantire l'attività scolastica di base nelle palestre e il Governo, in questa fase emergenziale, non può non considerare questo aspetto. Quindi, io vi invito veramente a rileggere bene il contenuto del mio ordine del giorno che, ricordo, è il n. 9/2700/52, chiedendovi cortesemente di accoglierlo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede d'intervenire, invito il rappresentante del Governo a esprimere il parere sugli ordini del giorno.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La ringrazio, Presidente. Ordine del giorno n. 9/2700/1 Fioramonti: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2700/2 Epifani, parere favorevole con riformulazione, con la solita dicitura: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”.
PRESIDENTE. Deve parlare più forte e al microfono.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Allora, chiedo scusa, ma volevo togliere la mascherina.
PRESIDENTE. Lei può togliere la mascherina come da prassi.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Ordine del giorno n. 9/2700/3 Conte: accolto come raccomandazione, a condizione che alla fine dell'impegno siano aggiunte le parole: “nel rispetto dei principi e dei criteri di cui all'articolo 20 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75”. Ordine del giorno n. 9/2700/4 Piera Aiello, parere favorevole con riformulazione: dopo la parola “opportunità”, inserire le seguenti “ove compatibile con il quadro europeo di riferimento, in particolare del Temporary Framework”. Ordine del giorno n. 9/2700/5 Ermellino, accolto. Ordine del giorno n. 9/2700/6 Costa, accolto con riformulazione: dopo le parole “dall'IMU” inserire le seguenti: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/7 Sodano, accolto con riformulazione: impegna il Governo “a valutare l'opportunità di dare priorità (…)”, eccetera. Ordine del giorno n. 9/2700/8 Gusmeroli, accolto con riformulazione: impegna il Governo “a valutare l'opportunità di adottare (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/9 De Maria, accolto con riformulazione: “a valutare l'opportunità di (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/10 Cenni: accolto, precisando di individuare preventivamente le necessarie risorse finanziarie. Ordine del giorno n. 9/2700/11 Furgiuele, accolto con riformulazione, premettendo le parole: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica” ed eliminando le parole: “abbassare ulteriormente la soglia dei ricavi a 100 mila euro, nonché (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/12 Bianchi, accolto. Ordini del giorno n. 9/2700/13 Durigon e n. 9/2700/14 Ziello, accolti con la riformulazione: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/15 Tarantino, parere favorevole purché riformulato sopprimendo le parole da: “ed intervenire” fino alla fine del periodo. Ordine del giorno n. 9/2700/16 Latini, accolto con la riformulazione: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/17 Morrone: parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2700/18 Galli: bisogna eliminare le premesse, con la seguente riformulazione: “a monitorare gli effetti applicativi del decreto dello scorso 5 settembre 2020 in materia di bonus mobilità (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/19 Fiorini, accolto con la riformulazione: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/20 Andreuzza, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2700/21 Viviani, accolto con la seguente riformulazione dell'impegno: dopo le parole “in esame”, inserire le seguenti: “valutando se sussistono le condizioni, sia sotto il profilo della compatibilità (…)” eccetera. Ordine del giorno n. 9/2700/23 Andrea Romano: accolto. Ordini del giorno n. 9/2700/24 Gariglio e n. 9/2700/26 Comaroli, accolti con la riformulazione: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/25 Cantini idem accolto, preventivamente bisogna trovare le necessarie risorse.
Ordine del giorno n. 9/2700/27 Loss, accolto con la riformulazione: “impegna il Governo a valutare l'opportunità (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/28 Pretto, accolto con la riformulazione: “nell'ambito delle valutazioni sulle priorità da realizzare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordini del giorno n. 9/2700/29 Lorenzo Fontana, n. 9/2700/30 Castiello, n. 9/2700/31 Gobbato, allo stesso modo, accolti con la riformulazione: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/32 Boniardi, accolto, “nel quadro di una compiuta valutazione di tutti gli aspetti attinenti alla sicurezza, a valutare l'opportunità di (…)”. Ferrari n. 9/2700/33 accolto con la riformulazione : “compatibilmente ecc.”. Ordine del giorno n. 9/2700/34 Piccolo accolto con la riformulazione: “compatibilmente…”.
Ordine del giorno 9/2700/35 Fantuz, parere favorevole con la riformulazione “compatibilmente (…)” aggiungendo alla fine le seguenti parole: “comunque in possesso dei requisiti previsti all'articolo 36”. Ordine del giorno n. 9/2700/36 Di Muro, accolto con la seguente riformulazione: “a valutare se sussiste la necessità di stanziare le risorse anche per altri comuni siciliani, oltre (…)”, eccetera. Ordine del giorno n. 9/2700/37 Gebhard: invito al ritiro, in quanto il lavoro agile è una modalità organizzativa e non può essere rimessa alla sola preferenza del lavoratore. Ordine del giorno n. 9/2700/38 Sorte: accolto, individuando preventivamente le necessarie risorse finanziarie. Ordine del giorno n. 9/2700/39 Pedrazzini, accolto con riformulazione: le parole “ad avviare una definitiva” vengono sostituite dalle seguenti: “di dare ulteriore impulso al” e vengono eliminate le parole “che costringono” fino alla fine del periodo. Ordine del giorno n. 9/2700/40 Benigni, accolto con riformulazione: “compatibilmente (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/41 Silli, accolto con la riformulazione: “nell'ambito delle valutazioni sulle priorità da realizzare compatibilmente (…)”, eccetera. Ordine del giorno n. 9/2700/42 Gagliardi, accolto con riformulazione, premettendo la clausola: “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/43 Lattanzi, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2700/44 Trano: è accolta la prima parte dell'impegno nel modo seguente: nell'ambito delle valutazioni sulle priorità da realizzare compatibilmente (…) mentre sulla seconda parte il Governo è contrario. Ordine del giorno n. 9/2700/45 Giannone: viene accolto il primo periodo e vengono eliminate quindi le parole da “in particolare”, fino alla fine. Ordine del giorno n. 9/2700/46 Rosso, accolto con riformulazione, sostituendo l'impegno con il seguente: “nell'ambito delle valutazioni sulle priorità da realizzare, compatibilmente (...)”. Ordine del giorno n. 9/2700/47 Mulé, accolto con riformulazione, “compatibilmente (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/48 Sozzani, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2700/49 Polverini, accolto, con riformulazione nell'impegno “individuare le risorse necessarie nella prossima legge di bilancio (…)”e nell'ambito delle valutazioni sulle priorità, va la parte considerata la compatibilità con le esigenze di finanza pubblica. Ordini del giorno n. 9/2700/50 Ruffino e n. 9/2700/51 Zangrillo, accolti con la riformulazione: “compatibilmente (…)”. Per quanto riguarda l'ordine del giorno n. 9/2700/52 Versace anch'io sono sensibile al mondo dello sport. L'ordine del giorno viene accolto con la seguente riformulazione: al primo impegno “a valutare l'opportunità di intervenire (…)”, mentre al secondo impegno: “a valutare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, l'opportunità (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/53 Giacomoni, accolto con riformulazione: sostituire le parole da “e, infine” fino alla fine del periodo con le seguenti: “e, infine, a valutare la possibilità di prolungare”, eccetera. Ordine del giorno n. 9/2700/54 Gregorio Fontana, accolto. Ordine del giorno n. 9/2700/55 Sandra Savino, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2700/56 Carfagna, accolto nel modo seguente: nell'ambito delle valutazioni (…) compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica. Ordine del giorno n. 9/2700/57 Cannatelli: accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2700/58 Prestigiacomo, accolto come raccomandazione. Ordini del giorno n. 9/2700/60 Aprea, n. 9/2700/61 Marin e n. 9/2700/62 Palmieri, accolti con riformulazione: “compatibilmente (…)”, eccetera. Ordine del giorno n. 9/2700/63 Pittalis, parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2700/64 Saccani Jotti accolto: “compatibilmente (…)”. Ordine del giorno n. 9/2700/65 Vietina accolto, ma bisogna precisare di individuare preventivamente le risorse.
Ordine del giorno n. 9/2700/66 Squeri, accolto con riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/2700/67 Labriola: abbiamo una contrarietà sul primo impegno, invece sul secondo impegno il Governo è favorevole, aggiungendo le parole, alla fine, “nel quadro degli interventi programmati con le risorse all'uopo già stanziate”; ordine del giorno n. 9/2700/68 Paolo Russo: parere contrario; ordine del giorno n. 9/2700/9 Polidori: accolto, “individuando preventivamente le necessarie risorse”; ordine del giorno n. 9/2700/70 Mazzetti: identico, accolto “individuando..”, eccetera; ordine del giorno n. 9/2700/71 Spena è accolto con una riformulazione dell'intero impegno: “impegna il Governo a valutare l'opportunità di provvedere, sulla base della classificazione predisposta dall'Istat, citata in premessa, ad individuare le aree nell'ambito delle quali assegnare alle attività economiche e commerciali ivi insistenti la classificazione ATECO che le classifichi come attività a valenza turistica”; ordine del giorno n. 9/2700/72 Torromino è accolto; ordine del giorno n. 9/2700/73 Porchietto è accolto; ordine del giorno n. 9/2700/74 Barelli è accolto “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; ordine del giorno n. 9/2700/75 Piccoli Nardelli: invitiamo al ritiro, in quanto prevede la possibilità di accesso ai ruoli; ordine del giorno n. 9/2700/76 Rossi: contrario; ordine del giorno n. 9/2700/77 De Toma: accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/2700/78 Rospi: contrario sul primo impegno, accolto come raccomandazione sul secondo; ordine del giorno n. 9/2700/79 Varrica, riformulazione: dopo le parole “nella prossima legge di bilancio” aggiungere “ove ne ricorrano le condizioni economico-finanziarie”; ordine del giorno n. 9/2700/80 Forciniti: accolto “compatibilmente (…)”, eccetera; ordine del giorno n. 9/2700/81 Baldino, accolto nel modo seguente: “nell'ambito delle risorse finanziarie esistenti a legislazione vigente per tali finalità”; ordine del giorno n. 9/2700/82 Berti: c'è un invito al ritiro; ordine del giorno n. 9/2700/83 Iorio: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/84 Cabras: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/85 Elisa Tripodi: accolto con riformulazione, premettendo alle parole “al fine di adottare” le seguenti “nel quadro delle risorse (…)” eccetera; ordine del giorno n. 9/2700/86 Cassese: accolto riformulando, eliminare le parole da “mediante” fino alla fine dell'impegno; ordine del giorno n. 9/2700/87 Alaimo: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/89 Barzotti: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/90 Ascari: c'è un invito al ritiro; ordine del giorno n. 9/2700/91 Frusone: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/92 D'Uva: è accolto con la riformulazione “tenuto conto delle esigenze dell'intero strumento militare”; ordine del giorno n. 9/2700/93 Donno: accolto, “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; ordine del giorno n. 9/2700/94 Flati: anche qui accolto, ma bisogna individuare preventivamente le risorse; ordine del giorno n. 9/2700/95 Faro: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/96 Gabriele Lorenzoni: parere contrario; ordine del giorno n. 9/2700/98 Zanichelli: il primo impegno è accolto, il secondo impegno è accolto con la seguente riformulazione: sostituire la parola “mensile” con “semestrale”; ordine del giorno n. 9/2700/99 Businarolo: accolto riformulando “in un quadro di compatibilità con la normativa comunitaria di riferimento”; ordine del giorno n. 9/2700/100 Martinciglio: si accoglie il primo impegno, mentre il secondo impegno è riformulato nel seguente modo: “impegna il Governo, compatibilmente”, eccetera; ordine del giorno n. 9/2700/101 Vacca, accolto nel senso di impegnare il Governo nell'ambito delle risorse finanziarie disponibili (…); ordine del giorno n. 9/2700/102 Casa: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/103 Dori: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/104 Cimino, accolto individuando preventivamente le risorse; ordine del giorno n. 9/2700/105 Del Sesto, accolto inserendo la riformulazione “a valutare l'opportunità”; ordine del giorno n. 9/2700/106 Iovino, accolto individuando preventivamente le risorse; ordine del giorno n. 9/2700/107 Perantoni: accolto inserendo “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2700/108 Carbonaro: invito al ritiro; ordine del giorno n. 9/2700/109 Deiana: accolto inserendo in fine le parole “nel rispetto comunque del principio del concorso di cui all'articolo 97 della Costituzione”; ordine del giorno n. 9/2700/110 Alberto Manca: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/111 Masi: accolto.
Ordine del giorno n. 9/2700/112 Marino: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/113 Daga: accolto con riformulazione, sostituendo le parole “a garantire” con “ad approfondire soluzioni finalizzate, anche a seconda dei singoli casi specifici”, eccetera; ordine del giorno n. 9/2700/114 De Girolamo: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/115 Suriano: accolto “individuando preventivamente le risorse”; ordine del giorno n. 9/2700/117 Gallo: accolto “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; ordine del giorno n. 9/2700/118 Chiazzese: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/119 Sut: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/120 Ficara: accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/2700/121 Di Lauro: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/122 Cancelleri: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/123 Amitrano: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/124 Segneri: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/125 D'Orso: accolto “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; ordine del giorno n. 9/2700/126 Siragusa: accolti il primo e il secondo impegno e il terzo con la formula “a valutare l'opportunità”; ordine del giorno n. 9/2700/127 Aiello: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/128 Provenza: accolto, “individuando preventivamente le risorse”; ordine del giorno n. 9/2700/129 D'Arrando: accolto, “individuando le risorse…”; ordine del giorno n. 9/2700/130 Lapia: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/131 Maraia: accolto, “compatibilmente con le risorse”; ordine del giorno n. 9/2700/132 Testamento: accolto, “compatibilmente…”; ordine del giorno n. 9/2700/133 Ianaro accolto con la formula “a valutare l'opportunità di”; ordine del giorno n. 9/2700/134 Mammì: accolto “individuando preventivamente le risorse”; ordine del giorno n. 9/2700/135 Trizzino: identico, accolto “individuando preventivamente…”; ordine del giorno n. 9/2700/136 Nesci: anche, accolto “individuando preventivamente…”; ordine del giorno n. 9/2700/137 Alemanno: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/138 Papiro: invito al ritiro; ordine del giorno n. 9/2700/139 Galizia: accolto, “individuando preventivamente…”; ordine del giorno n. 9/2700/140 Buratti: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/141 Galantino: accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/2700/142 Gemmato: il primo impegno accolto, il secondo è riformulato premettendo “nell'ambito delle valutazioni sulle priorità da realizzare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; ordine del giorno n. 9/2700/143 Osnato: accolto, compatibilmente, eccetera; ordine del giorno n. 9/2700/144 Lollobrigida: accolto, compatibilmente; ordine del giorno n. 9/2700/145 Zucconi: potremmo accoglierlo con la riformulazione “nell'ambito delle valutazioni sulle priorità da realizzare compatibilmente”, espungendo però le parole “a fondo perduto” e sostituendole con le seguenti: “valutare l'opportunità di utilizzo di linee di credito agevolate”, come è richiesto nell'intervento; ordine del giorno n. 9/2700/146 Deidda: accolto con riformulazione, eliminando le parole “senza ulteriore ritardo” e, dopo le parole “al fine”, inserire “valutare la possibilità”; ordine del giorno n. 9/2700/147 Meloni: accolto, “individuando preventivamente le risorse…”; ordine del giorno n. 9/2700/148 Silvestroni: accolto “a valutare la possibilità di”; ordine del giorno n. 9/2700/149 Rotelli: accolto premettendo “nell'ambito delle valutazioni…compatibilmente”; ordine del giorno n. 9/2700/150 Bellucci: accolto, “compatibilmente con le…”; ordine del giorno n. 9/2700/151 Prisco: parere contrario; ordine del giorno n. 9/2700/152 Lucaselli: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/153 Bignami: contrario; ordine del giorno n. 9/2700/154 Butti: accolto con riformulazione “compatibilmente…”, eccetera; ordine del giorno n. 9/2700/155 Bucalo: contrario; ordine del giorno n. 9/2700/156 Frassinetti: contrario; ordine del giorno n. 9/2700/157 Delmastro Delle Vedove: scusandomi col deputato Delmastro per la breve distrazione, lo accolgo con riformulazione “nell'ambito delle valutazioni”, “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”; ordine del giorno n. 9/2700/158 Ferro: il primo impegno è accolto, il secondo è contrario; ordine del giorno n. 9/2700/159 Mollicone: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/160 Caretta: parere contrario; ordine del giorno n. 9/2700/161 Ciaburro: accolto “individuando preventivamente…”; ordine del giorno n. 9/2700/162 Cirielli: parere contrario; ordine del giorno n. 9/2700/163 Rizzetto: accolto, “compatibilmente con…”; ordine del giorno n. 9/2700/164 Trancassini: senza se e senza ma accolto, onorevole Trancassini; ordine del giorno n. 9/2700/165 Moretto: accolto come raccomandazione; ordine del giorno n. 9/2700/166 Gadda: accolto, individuando preventivamente le necessarie risorse; ordine del giorno n. 9/2700/167 De Filippo: accolto; ordine del giorno n. 9/2700/168 Occhionero: accolto, “individuando preventivamente le necessarie risorse”; ordine del giorno n. 9/2700/169 Ferri, invito al ritiro o parere contrario. Ordine del giorno n. 9/2700/170 Zennaro, invito al ritiro o parere contrario. L'ordine del giorno n. 9/2700/171 Mantovani è accolto, “individuando preventivamente le risorse...” Ordine del giorno n. 9/2700/172 Locatelli, accolto. Ordine del giorno n. 9/2700/173 Sutto, accolto con la riformulazione: “a rendere conoscibile l'attività svolta nella produzione e nella distribuzione su scala nazionale”, eccetera. L'ordine del giorno n. 9/2700/174 De Martini è accolto “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/175 Boldi, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2700/176 Panizzut, accolto con la formula: “a valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2700/177 Lazzarini, accolto se premettiamo ad ogni impegno: “nell'ambito delle valutazioni delle priorità da realizzare, compatibilmente con le esigenze…”. Ordine del giorno n. 9/2700/179 Bond, accolto “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/180 Fregolent, accolto. Ordine del giorno n. 9/2700/181 Macina, accolto, ovviamente, “individuando preventivamente le risorse...”. Ordine del giorno n. 9/2700/182 Fusacchia, anche questo è accolto con la formula: “valutare l'opportunità di”. Ordine del giorno n. 9/2700/183 Tateo, anche questo è accolto con una riformulazione: “impegna il Governo a monitorare gli effetti applicativi” e così via; è molto lunga, se vuole il deputato, gliela fornisco, sennò la leggo, Presidente.
PRESIDENTE. La legga, la legga.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. “Impegna il Governo a monitorare gli effetti applicativi della disposizione citata in premessa e conseguentemente, ove dovesse essere necessario, a valutare di interessare il Ministero dell'Economia e delle finanze per dare attuazione, per quanto di sua competenza, alla medesima disposizione indicata nella premessa al fine di erogare i fondi finalizzati alle opere di manutenzione straordinaria necessari e fondamentali per il prosieguo delle attività educative ludiche ricreative nella massima sicurezza”.
Ordine del giorno n. 9/2700/184 Cavandoli, accolto con la riformulazione: “compatibilmente…”, eccetera. Ordine del giorno n. 9/2700/185 Lucchini, idem, accolto “compatibilmente…”. Ordine del giorno n. 9/2700/186 Caparvi, accolto “compatibilmente con la finanza…”. Ordine del giorno n. 9/2700/187 Marchetti, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2700/188 Valbusa, accolto “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”. Ordine del giorno n. 9/2700/189 Patassini, idem, accolto “compatibilmente…”. Ordine del giorno n. 9/2700/190 Bazzaro, accolto come raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2700/191 Rixi, accolto “compatibilmente…”, eccetera. Ordine del giorno n. 9/2700/192 Covolo, accolto “compatibilmente…”. Ordine del giorno n. 9/2700/193 Tiramani, accolto come raccomandazione e ordine del giorno n. 9/2700/194 Patelli, accolto “compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica”, eccetera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI (PD). Se, per cortesia, il rappresentante del Governo ci può ripetere il parere sull'ordine del giorno n. 9/2700/76 Rossi.
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2700/76 Rossi, il parere era contrario. Comunico che sono stati ritirati gli ordini del giorno nn. 9/2700/37 Gebhard e 9/2700/108 Carbonaro.
Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/1 Fioramonti, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).
Ordine del giorno n. 9/2700/2 Epifani, accoglie la raccomandazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/3 Conte; accoglie la raccomandazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/4 Aiello Piera, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/5 Ermellino, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/6 Costa, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/7 Sodano, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/8 Gusmeroli, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/9 De Maria, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/10 Cenni, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/11 Furgiuele, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/12 Bianchi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/13 Durigon, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/14 Ziello, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/15 Tarantino, accoglie la riformulazione? No, dichiaro aperta la votazione…
Vuole parlare? Prego, onorevole Tarantino. Ne ha facoltà.
LEONARDO TARANTINO (LEGA). Grazie, Presidente. Credo che la riformulazione del Governo rappresenti un impegno minimale rispetto a quello che proponeva l'ordine del giorno che, lo ricordo, proponeva l'estensione della decontribuzione del 30 per cento….
PRESIDENTE. Mi scusi, chiederei cortesemente, però, di lasciare libero il Governo…
Prego.
LEONARDO TARANTINO (LEGA). Ricordavo che l'ordine del giorno impegnava il Governo a valutare un'estensione della decontribuzione non solo alle regioni del Sud, ma anche a tutto il territorio nazionale e, quindi, estendendola proprio ai territori che sono stati maggiormente colpiti economicamente dall'emergenza COVID, e questo anche in funzione di una concorrenza sleale che si creerebbe soprattutto sugli appalti pubblici e sugli investimenti che il Governo vuole rilanciare, appunto, tra aziende che hanno questa agevolazione e altre che non ce l'hanno.
L'impegno mi pare troppo minimale e, quindi, in questo senso, non posso accogliere la riformulazione. Credo che il Governo debba ritornare con i piedi per terra e, come dire, dimenticarsi i vecchi stereotipi tra Nord e Sud, ma, invece, valutare realmente cosa ha generato sui territori e sulle nostre comunità l'emergenza ed affrontarla con razionalità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bianchi. Ne ha facoltà.
MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Per rimarcare quanto ha già detto ed espresso il mio collega Tarantino, nella speranza che il Governo si ravveda rispetto alla posizione che ha già espresso…
PRESIDENTE. Chiederei scusa, onorevole Bianchi, ma il Governo va lasciato ascoltare gli interventi dei colleghi, che stanno facendo apposta…
MATTEO LUIGI BIANCHI (LEGA). Grazie, Presidente. Come dicevo, arriviamo da un territorio, quello della Lombardia, che è stato, come tutti sappiamo, colpito profondamente e soprattutto dal punto di vista economico, a causa di questa gravissima crisi. Andare a prevedere dei benefici di ordine fiscale solamente per alcune regioni del territorio nazionale potrebbe, all'interno del nostro mercato nazionale, creare delle disparità inaccettabili soprattutto nel mercato degli appalti pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quindi, questo tipo di provvedimento, oltre a essere discriminatorio nei confronti della Lombardia e nei confronti delle regioni di tutto il Centro e il Nord Italia, riteniamo assolutamente doveroso che venga esteso a tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Galli. Ne ha facoltà.
DARIO GALLI (LEGA). Grazie, Presidente. Anch'io voglio sottolineare quanto i miei colleghi hanno appena ricordato: ovviamente, stiamo parlando di ordini del giorno che già hanno il valore che hanno, ma riformulare un ordine del giorno, di fatto stravolgendolo, veramente non ha nessun significato. Noi abbiamo detto due cose che assolutamente sono proprio il minimo sindacale nel settore: da una parte, che noi siamo ben contenti che il Governo vada sulla strada della riduzione degli oneri contributivi per le aziende, per ridurre il costo del lavoro, rendendole più competitive, ma non ha senso farlo solo per alcune regioni, a scapito di altre, dove, invece, il danno dovuto alla questione COVID è stato percentualmente superiore. Per cui, veramente non riusciamo a capire come mai non si estenda anche alla parte più produttiva del Paese, che più ha bisogno di questi interventi, la stessa cosa. E, poi, quello che ha appena sottolineato il mio collega Bianchi: in questi giorni, in queste settimane, ci sono comuni e enti pubblici del Nord che stanno facendo gare pubbliche, magari per piccoli lavori. In questo frangente, le aziende del Sud, che hanno costi industriali più bassi di quelle del Nord, vengono artificiosamente messe in condizione di superiorità economica rispetto a quelle del Nord. Ovviamente, è una questione che, anche da un punto di vista proprio costituzionale, è assolutamente illegittima, perché mette, nello stesso Paese, imprese che fanno lo stesso lavoro in condizioni diverse nel partecipare a gare pubbliche, con distorsioni del mercato a danno delle aziende del Nord, che rischiano di perdere lavori che, altrimenti, avrebbero fatto tranquillamente, ma anche a danno di quelle del Sud che, artificiosamente, per un po', avranno questo vantaggio che, poi, comunque, perderanno. Quindi, invitiamo il Governo - ripeto, stiamo parlando di un ordine del giorno, quindi, poco più che nulla - almeno di restare all'interno dell'ambito delle regole costituzionali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/15 Tarantino, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).
Ordine del giorno n. 9/2700/16 Latini: accoglie la riformulazione? C'è qualcuno del gruppo della Lega? Sì, grazie. Ordine del giorno n. 9/2700/17 Morrone: parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/17 Morrone, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Ordine del giorno n. 9/2700/18 Galli: accoglie la raccomandazione, onorevole Galli? Ordine del giorno n. 9/2700/19 Fiorini: accoglie la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2700/20 Andreuzza, c'è un parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/20 Andreuzza, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Ordine del giorno n. 9/2700/21 Viviani: accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/23 Andrea Romano: favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/24 Gariglio: accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/25 Cantini accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/26 Comaroli, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/27 Loss, accoglie la riformulazione? Ziello? Sì? Bene. Ordine del giorno n. 9/2700/28 Pretto, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/29 Lorenzo Fontana, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/30 Castiello, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/31 Gobbato, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/32 Boniardi, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/33 Ferrari, accoglie la riformulazione? Sì. Bene. Ordine del giorno n. 9/2700/34 Piccolo, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/35 Fantuz, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/36 Di Muro, accoglie la riformulazione? No?
Ha chiesto di parlare l'onorevole Di Muro. Ne ha facoltà.
FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Più che altro, prima di accettare o meno la riformulazione, vorrei avere un chiarimento da parte del sottosegretario, perché, da quello che ho capito, lui fa riferimento alla necessità di aiutare altri comuni siciliani oltre a Lampedusa e Linosa e non altri comuni italiani, come, invece, chiedeva il mio impegno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Non so se il Governo vuole aggiungere qualcosa? Non vuole aggiungere niente. Onorevole Di Muro, procediamo con il voto?
FLAVIO DI MURO (LEGA). Non accetto la riformulazione, Presidente, perché…
PRESIDENTE. Lei è già intervenuto, onorevole Di Muro, non è che può parlare due volte sull'ordine del giorno.
FLAVIO DI MURO (LEGA). Come?
PRESIDENTE. Lei è già intervenuto, se non accetta la riformulazione, lo mettiamo in votazione.
FLAVIO DI MURO (LEGA). Io ho chiesto chiarimenti sulla riformulazione…
PRESIDENTE. Lo so, ma non esiste la richiesta di chiarimenti, esiste semplicemente l'intervento. Lei ha già parlato una volta.
FLAVIO DI MURO (LEGA). Posso fare adesso una dichiarazione adesso di contrarietà?
PRESIDENTE. Onorevole Di Muro, non può ma, visto che sta intervenendo, finisca in un minuto, perché così, in via del tutto eccezionale, non conosceva questo aspetto del Regolamento. Prego.
FLAVIO DI MURO (LEGA). Grazie, Presidente. Il sottosegretario ha riformulato, chiedendo di aiutare, oltre Lampedusa e Linosa, altri comuni siciliani che subiscono l'immigrazione, e riconoscete questo danno economico per quelle realtà che subiscono l'immigrazione. Peccato che i comuni siciliani, nella prima lettura del Senato, sono stati già inclusi per richiesta dei parlamentari, dei senatori del MoVimento 5 Stelle. Sono esclusi tanti altri comuni che, allo stesso modo, subiscono questi flussi migratori, tra cui i comuni sardi e i comuni di confine, tra cui Ventimiglia, Como, Udine e Trieste, che non hanno alcun riconoscimento economico da parte di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/36 Di Muro.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Ordine del giorno n. 9/2700/38 Sorte accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/39 Pedrazzini? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/40 Benigni? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/41 Silli? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/42 Gagliardi? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/43 Lattanzio accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/44 Trano accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/45 Giannone accetta la riformulazione?
Ha chiesto di parlare l'onorevole Giannone. Ne ha facoltà.
VERONICA GIANNONE (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Sì, accetto la riformulazione, però diciamo che sono dispiaciuta.
PRESIDENTE. Se accetta la riformulazione non può parlare, perché non ci sono dichiarazioni di voto.
Ordine del giorno n. 9/2700/46 Rosso accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/47 Mulè accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/48 Sozzani?
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/48 Sozzani.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Ordine del giorno n. 9/2700/49 Polverini accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/50 Ruffino accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/51 Zangrillo accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/52 Versace accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/53 Giacomoni accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/54 Gregorio Fontana: parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2700/55 Sandra Savino: parere contrario.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/55 Sandra Savino.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Ordine del giorno n. 9/2700/56 Carfagna accetta la riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/2700/57 Cannatelli accetta la raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/2700/58 Prestigiacomo accetta la raccomandazione.
Ordine del giorno n. 9/2700/60 Aprea accetta la riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/2700/61 Marin accetta la riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/2700/62 Palmieri accetta la riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/2700/63 Pittalis: parere contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietina. Ne ha facoltà.
SIMONA VIETINA (FI). Grazie Presidente. Sì, sono cofirmataria.
Allora, non comprendiamo le motivazioni che hanno portato il Governo a dare un parere negativo a questo ordine del giorno a prima firma dell'onorevole Pittalis e seconda firma mia. Vorrei sottolineare che, per diventare docente, è necessario, per tutte le classi di concorso, aver conseguito gli adeguati titoli e avere la specifica abilitazione. Questo è valido per tutte le classi di concorso fuorché per il sostegno, perché, per il sostegno, è necessario anche il collegamento a un'altra classe di concorso. Questo ha delle conseguenze negative importanti perché agevola il conseguimento di punteggio di servizio per l'effettivo passaggio dal sostegno alla classe di concorso collegata e ciò provoca il permanere nel sostegno solo di quei docenti che sono all'inizio della carriera. I docenti di sostegno non sono quasi mai specializzati - perché sono sempre a inizio carriera - e quando il docente acquisisce una formazione soddisfacente, solitamente, passa alla classe di concorso collegata. Essendo sempre alle prime armi, i docenti di sostegno sono sempre o quasi sempre supplenti e questo incide anche sulla mancata continuità didattica. Si parla spesso di potenziamento dell'inclusione scolastica, di diritto allo studio degli alunni con bisogni educativi speciali e si invoca una scuola più inclusiva; poi, non si garantisce la continuità didattica, tanto più per coloro con accertata condizione di disabilità ai fini dell'inclusione scolastica. Tale continuità può essere assicurata solo intervenendo sul personale docente con i titoli di specializzazione. Allora diciamolo che sono solo slogan non sostenuti dai fatti.
Con questo ordine del giorno si chiede l'impegno del Governo ad avere una reale attenzione per queste necessità, adottando quindi una scissione tra i percorsi di insegnamento del sostegno ed altre classi di concorso. Così, chi sceglie il sostegno lo fa per vocazione e lo fa con la specializzazione necessaria. Quindi, bisogna prevedere che ci sia questa scissione e che i docenti, per insegnare sostegno, abbiano una laurea magistrale e una specializzazione specifica, come per tutte le altre classi di concorso. Per questo chiedo al Governo di cambiare il parere dato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
Spero che il sottosegretario, occupato al telefono…
PRESIDENTE. La stava ascoltando prima che un collega venisse…
SIMONA VIETINA (FI). … mi abbia ascoltata perché è fondamentale cambiare il parere a questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Guardi, è talmente fondamentale che il Governo ha chiesto di intervenire. Prego Sottosegretario.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Grazie Presidente. Le chiedo se lo vuole accantonare un attimo. Intanto ho fatto una verifica. Siccome ci sono degli ordini del giorno firmati da più parlamentari, anche di forze politiche diverse, gli ordini del giorno Piccoli Nardelli n. 9/2700/75 e Lorenzoni Gabriele n. 9/2700/96 potremmo accoglierli con la formula “a valutare l'opportunità di”. Chiedo se la deputata mi lasci fare un approfondimento.
PRESIDENTE. Allora quali sono?
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sono gli ordini del giorno Piccoli Nardelli n. 9/2700/75 e Lorenzoni Gabriele n. 9/2700/96.
PRESIDENTE. Va bene, accantoniamo questi tre ordini del giorno.
Onorevole Pittalis e onorevole Vietina ne discuteremo dopo.
PRESIDENTE. Onorevole Saccani accetta la riformulazione?
SIMONA VIETINA (FI). Era il n. 9/2700/63!
PRESIDENTE. Onorevole Vietina, l'ordine del giorno n. 9/2700/63 è stato accantonato - l'ho detto con chiarezza - insieme agli ordini del giorno n. 9/2700/75 e n. 9/2700/96, come abbiamo detto in tre interventi.
Sull'ordine del giorno n. 9/2700/64 Saccani Jotti accetta la riformulazione?
GLORIA SACCANI JOTTI (FI). Sì.
PRESIDENTE. Sull'ordine del giorno n. 9/2700/65 Vietina accetta la riformulazione?
SIMONA VIETINA (FI). Sì.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Squeri sul suo ordine del giorno n. 9/2700/66. Prego onorevole Squeri.
LUCA SQUERI (FI). Sì, semplicemente perché, quando ha dato il parere, il Sottosegretario non ha letto la riformulazione, per cui chiedevo se posso essere messo a conoscenza di quale sia la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2700/66.
PRESIDENTE. Onorevole Sottosegretario, se può rileggere la riformulazione..
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Onorevole deputato, è accolto come raccomandazione, non è una riformulazione, è una raccomandazione.
PRESIDENTE. No, era stato accolto come con una riformulazione. Comunque, onorevole Squeri, va bene come raccomandazione?
LUCA SQUERI (FI). Sì, va bene.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2700/67 Labriola, parere favorevole con riformulazione. Va bene la riformulazione?
VINCENZA LABRIOLA (FI). Sì.
PRESIDENTE. Ordine del giorno n. 9/2700/68 Paolo Russo, parere contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/68 Paolo Russo, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Ordine del giorno n. 9/2700/69 Polidori, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/70 Mazzetti, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/71 Spena, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/72 Torromino, parere favorevole e anche Ordine del giorno n. 9/2700/73 Porchietto. Ordine del giorno n. 9/2700/74 Barelli, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/75 Piccoli Nardelli, l'abbiamo accantonato. Ordine del giorno n. 9/2700/76 Rossi, c'è un parere contrario e viene ritirato. Ordine del giorno n. 9/2700/77 De Toma, accoglie la raccomandazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/78 Rospi, accoglie la riformulazione?
GIANLUCA ROSPI (MISTO-AP-PSI). Grazie Presidente. No, non posso accogliere la riformulazione, anche perché questo ordine del giorno è stato è stato totalmente stravolto. Mi fa piacere, però, oggi che il Governo, dopo aver dato parere contrario, anche se è stato ritirato, sull'ordine del giorno n. 9/2700/76 Rossi, che riguardava il bonus cultura, dà un parere contrario sull'ordine del giorno da me sottoscritto n. 9/2700/78, che riguarda, a sua volta, la cultura. Quindi, è un Governo che non vuole investire nella cultura.
Il mio ordine del giorno, nello specifico, chiede di istituire un fondo speciale per la città di Matera che è stata - lo ricordiamo - Capitale europea della Cultura 2019 ed è una città che ha rappresentato la cultura italiana in tutta Europa e in tutto il mondo; è una città - voglio ricordare a quest'Aula - che già dal novembre del 2019 soffre il problema del turismo e dell'accoglienza e della mancanza di persone e turisti. Perché? Perché nell'ottobre del 2019 c'è stata una alluvione, che ha colpito la città di Matera e la città di Venezia. Ricordiamo tutti le immagini delle due città in tutte le TV del mondo. È da allora che la città di Matera non si è più ripresa, perché poi c'è stato il COVID. Quindi, è una città che ha sofferto e continua a soffrire.
Il Governo, in questa campagna elettorale, è venuto più volte; quindi, chiederei al sottosegretario di porre attenzione e di riferire ai colleghi del Governo, che sono venuti nella città di Matera in questi giorni, nelle scorse settimane, per la campagna elettorale, promettendo diverse risorse alla città di Matera. Oggi, che c'è questa possibilità, il Governo non si assume nemmeno un piccolo impegno per istituire un fondo dove non ci sono nemmeno delle somme. Poteva essere anche una somma fittizia, però una somma che riguardasse un incentivo alla cultura: partire per il rilancio di una città dalla cultura. Ed è l'opposto, questo, di quello che ha detto oggi anche il Presidente del Consiglio a Taranto: ha detto che bisogna ripartire, per rilanciare l'Italia, investendo in cultura e istruzione. Bene, il Governo oggi, purtroppo e mio malgrado, fa totalmente il contrario, non accetta di ripartire dalla cultura.
L'altro impegno – vengo alla conclusione – per cui il Governo non si assume delle responsabilità è quello di prevedere la nomina di alcuni commissari, sulla scorta di quanto è stato fatto per Genova, per il ponte Morandi, per portare a compimento le opere previste nel dossier “Matera capitale europea della cultura”. Non altre opere, ma le opere già previste e già finanziate. Ebbene, con questo parere contrario il Governo vuol dire che non ha attenzione né per la città di Matera, né soprattutto per la cultura di questo Paese.
Concludo con due frasi. L'una è di Carlo Levi e riguarda la mia città, che egli ha definito tanto espressiva e toccante nella sua dolente bellezza. “Nelle grotte si cela la capitale dei contadini”. Ecco, queste sono le parole di Carlo Levi che il Governo non vuole sentire.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/78 Rospi.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Ordine del giorno n. 9/2700/79 Varrica, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/80 Forciniti, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/81, Baldino accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/82 Berti, c'è un invito al ritiro. Chiede di intervenire l'onorevole Berti, prego.
FRANCESCO BERTI (M5S). Presidente, chiedo l'accantonamento.
PRESIDENTE. Va bene, non ci sono obiezioni ad accantonare l'ordine del giorno n. 9/2700/82 Berti. Ordine del giorno n. 9/2700/83 Iorio, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/84 Cabras, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/85 Tripodi accetta la riformulazione? Chiederei più entusiasmo ai responsabili d'Aula, con il ditino. Ordine del giorno n. 9/2700/86 Cassese, accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/87 Alaimo, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/89 Barzotti parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2700/90 Ascari, c'è un invito al ritiro: è ritirato? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/91 Frusone, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/92 D'Uva, è accolta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/93 Donno, è accolta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/94 Flati, è accolta la riformulazione.. Ordine del giorno n. 9/2700/95 Faro, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/96 Lorenzoni, è accantonato. Ordine del giorno n. 9/2700/98 Zanichelli, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/99, Businarolo, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/100 Martinciglio, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/101, Vacca favorevole con riformulazione. Ordini del giorno n. 9/2700/102 Casa e n. 9/2700/103 Dori, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2700/104 Cimino, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/105 Del Sesto, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/106 Iovino, favorevole con riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2700/107 Perantoni chiede di parlare l'onorevole Perantoni.
MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Solo un attimo per dire che la riformulazione proposta è quella che prevede la formula “valutare l'opportunità di”, che viceversa mi risulta essere già inserita nell'impegno originario. Quindi, non so se il sottosegretario voleva invece…
PRESIDENTE. Onorevole Perantoni, se così è, vuol dire che sarà ultronea, e quindi diciamo che l'ordine del giorno è accolto così. Ordine del giorno n. 9/2700/109 Deiana, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/110 Alberto Manca, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/111 Masi, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/112 Marino, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/113 Daga, favorevole con riformulazione, va bene la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/114 De Girolamo, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/115 Suriano, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/117 Gallo, favorevole con riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/118 Chiazzese, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/119 Sut, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/120 Ficara, accoglie la raccomandazione? Sì.
Ordini del giorno n. 9/2700/121 Di Lauro, n. 9/2700/122 Cancelleri, n. 9/2700/123 Amitrano e n. 9/2700/124 Segneri, parere favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/125 D'Orso, accoglie la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2700/126 Siragusa, accoglie la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2700/127 Davide Aiello, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/128 Provenza, accoglie la riformulazione? Ordine del giorno n. 9/2700/129 D'Arrando, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/130 Lapia, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/131 Maraia, accoglie la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/132 Testamento, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/133 Ianaro, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/134 Mammì, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/135 Trizzino, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/136 Nesci, accoglie la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/137 Alemanno, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/138 Papiro, c'è un invito al ritiro: viene ritirato. Ordine del giorno n. 9/2700/139 Galizia, parere favorevole con riformulazione, va bene. Ordine del giorno n. 9/2700/140 Buratti, favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/141 Galantino, è una raccomandazione, la accoglie? Bene.
Ordine del giorno n. 9/2700/142 Gemmato, va bene? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/143 Osnato favorevole con riformulazione, va bene. Ordine del giorno n. 9/2700/144 Lollobrigida favorevole con riformulazione, va bene, sì. Ordine del giorno n. 9/2700/145 Zucconi c'è un parere favorevole con riformulazione. Chiede di parlare l'onorevole Zucconi. Prego.
RICCARDO ZUCCONI (FDI). Chiedo di parlare, signor Presidente, perché non è favorevole con riformulazione. Se si aggiunge “a valutare l'opportunità di”, si mette ancora “compatibilmente con le esigenze di bilancio” e poi si espunge del tutto la locuzione “a fondo perduto”, questa non è una riformulazione. Sarebbe stato più chiaro e sincero dire un semplice “no”. Quindi il Governo non si impegna a introdurre, mediante interventi normativi futuri, una misura economica che prevede l'istituzione di un contributo legato ai contratti di locazione per le aziende del comparto turistico. Ricordo ancora che solo a Roma sono stati chiusi 280 alberghi. Allora, se il Governo non se la sente di invertire una serie di misure e una direzione che porta alla chiusura delle aziende in continuazione, se ne deve assumere la responsabilità, e quindi chiedo di porre in votazione questo ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/145 Zucconi con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).
Ordine del giorno n. 9/2700/146 Deidda, va bene. Ordine del giorno n. 9/2700/147 Meloni, va bene. Ordine del giorno n. 9/2700/148 Silvestroni, va bene la riformulazione. Sull'ordine del giorno n. 9/2700/149 Rotelli c'è una riformulazione. Chiede di parlare l'onorevole Rotelli.
MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Nella riformulazione del sottosegretario mi sembra di aver capito che ci fosse un riferimento alle risorse.
PRESIDENTE. Pregherei di consentire al sottosegretario di ascoltare, grazie.
MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Sottosegretario, mi sembra che nella riformulazione lei abbia specificato che questo ordine del giorno poteva essere accolto se venivano rispettati i parametri di bilancio. Mi corregga se ho capito male, perché non mi ricordo, Presidente, esattamente qual era la riformulazione.
PRESIDENTE. Adesso il sottosegretario cortesemente gliela rileggerà.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Allora, premettere “nell'ambito delle valutazioni sulle priorità da realizzare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a considerare la possibilità di…”, eccetera.
PRESIDENTE. Benissimo. Onorevole Rotelli, va bene?
MAURO ROTELLI (FDI). Compatibilmente con le necessità della finanza pubblica. Allora, Presidente, l'ordine del giorno in questione prevede la possibilità di poter dare una serie di aiuti, di sgravi che fanno risparmiare risorse del bilancio pubblico; ed è per questo che ritengo che la riformulazione che è stata posta dal sottosegretario vada in corto circuito rispetto a quella che è la proposta dell'ordine del giorno. In maniera particolare, nella parte nella quale abbiamo spiegato qual è l'indirizzo, il fatto di permettere il rientro in azienda di 27 mila lavoratori sgrava la necessità da parte del Governo di doverli sostenere con la cassa integrazione, e quindi questo tipo di intervento porta a un risparmio per l'erario di 50 milioni di euro. Come fa un'iniziativa di questo tipo, Presidente, a essere considerata o a essere accolta rispetto a quelle che sono le necessità di bilancio di cui ci ha spiegato bene adesso e ci ha ribadito il sottosegretario, quando la proposta stessa porta a un risparmio invece che a un aggravio di costi rispetto a quelle che sono le finanze pubbliche? È questo che mi domando.
Viene accettato rispetto a quelle che sono le necessità della finanza, spero di essermi spiegato; finalità che però sono in contrasto con la proposta, che propone un risparmio invece che un aggravio di spese. Quindi è questo che mi sembra non sia congruente con quanto è stato presentato da parte nostra. Io non so se il sottosegretario ha focalizzato bene, se è stata focalizzata bene questa proposta e se magari possa essere rivista o accantonata perché, invece, questo tipo di riformulazione non può essere accettata da parte nostra proprio perché è in contrasto con la proposta stessa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/149 Rotelli con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2700/150 Bellucci: accetta la riformulazione, onorevole Bellucci? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/151 Prisco parere contrario, quindi dichiaro aperta la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/151 Prisco con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Onorevole Lucaselli, sul suo ordine del giorno n. 9/2700/152 il parere è favorevole. Poi c'è l'onorevole Bignami che, invece, ha un parere contrario sul suo ordine del giorno. Indìco quindi la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/153 Bignami con parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Passiamo all'ordine del giorno Butti n. 9/2700/154: favorevole con una riformulazione che è accolta, bene. Poi invece c'è l'ordine del giorno Bucalo n. 9/2700/155 su cui c'è un parere contrario. Dichiaro aperta la…vuole parlare, onorevole Bucalo? Revoco l'indizione della votazione. Onorevole Bucalo, prego.
CARMELA BUCALO (FDI). Semplicemente per dire che questo “no” è uno un atto grave. Prendo atto che questo “no” vuol dire che il Governo, insieme al Ministro, mette a repentaglio seriamente la salute di tutti i docenti che devono partecipare al concorso. Sottosegretario, 5.456 casi oggi: è vergognoso prevedere un concorso in queste condizioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/155 Bucalo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).
L'ordine del giorno n. 9/2700/156 Frassinetti. Prego, onorevole Frassinetti.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Grazie, Presidente. Questo ordine del giorno ha la finalità di intervenire sui cosiddetti docenti ingabbiati che sono quelli che si trasferiscono da una regione all'altra e poi hanno l'obbligo di rimanere per cinque anni in quella regione. Noi sappiamo che la carenza delle cattedre - questo è sotto gli occhi di tutti - è uno dei più gravi problemi in questo inizio di anno scolastico. Non ci sono i professori e, quindi, stenta ad iniziare l'attività didattica. Uno dei motivi è anche questo. Ci sono stati tantissimi docenti che non si sono trasferiti in altre regioni per non stare cinque anni lontano dalle loro famiglie. Oltre alla chiamata veloce, che è stato un altro strumento che il Ministro Azzolina ha adottato e che si è rivelato un vero e proprio flop perché sono stati pochissimi gli insegnanti che hanno aderito a questo strumento, è sicuramente un deterrente la permanenza per cinque anni. Quindi se si vuole concretamente aiutare la ripartenza di questo anno scolastico molto particolare e molto tribolato, penso che l'ordine del giorno dovrebbe essere accolto proprio per dare un segnale finalmente per l'interesse di tutta la scuola, delle famiglie e degli studenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/156 Frassinetti.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).
Onorevole Delmastro Delle Vedove, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2700/157? Sì. Onorevole Ferro, accetta la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2700/158? Sì. Sull'ordine del giorno n. 9/2700/159 Mollicone il parere è favorevole. Sull'ordine del giorno n. 9/2700/160 Caretta invece c'è un voto, perché il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/160 Caretta.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Onorevole Ciaburro, accoglie la raccomandazione sull'ordine del giorno n. 9/2700/161? Sì. Onorevole Cirielli sull'ordine del giorno n. 9/2700/162, il parere è contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/162 Cirielli.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Ordine del giorno n. 9/2700/163 Rizzetto: accetta la riformulazione? Sì. Ordine del giorno n. 9/2700/164 Trancassini favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/165 Moretto accetta la raccomandazione. Ordine del giorno n. 9/2700/166 Gadda accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/167 De Filippo favorevole. Ordine del giorno n. 9/2700/168 Occhionero accetta la riformulazione. Ordine del giorno n. 9/2700/169 Ferri c'è un invito al ritiro: viene ritirato? Onorevole Fregolent, l'ordine del giorno Ferri viene ritirato? È ritirato.
COSIMO MARIA FERRI (IV). Che ritirato? No, no, no, scusi, sono io il primo firmatario.
PRESIDENTE. Sì, non la vedevo, non la vedevo lì. Non la vedevo in Aula e mi sono rivolto al responsabile d'Aula. Prego, onorevole Ferri.
COSIMO MARIA FERRI (IV). Non ho capito perché invito al ritiro perché mi sembra… se viene cambiato in raccomandazione, do il parere favorevole. Volevo chiedere al Governo il motivo dell'invito al ritiro perché non è stato motivato prima.
Siccome è una cosa pacifica, tecnica - si parla di una transazione fiscale, di un istituto per il quale si chiede l'anticipazione dell'entrata in vigore rispetto al codice dell'impresa, è quindi già una norma, solo che ne abbiamo rinviato l'entrata in vigore -, chiedo di anticipare per quell'istituto. È una cosa tra l'altro tecnica, mi pare poco politica, nell'interesse del contribuente, per un rapporto migliore tra fisco e cittadino. Volevo solo che almeno venisse motivato l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Se il Governo ritiene di intervenire…
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Onorevole Ferri, l'invito al ritiro è dovuto al fatto che l'ordine del giorno è formulato in modo non corretto sotto il profilo giuridico. Il Ministero della Giustizia ci informa che non considera inoltre che un'anticipazione dell'entrata in vigore limitata alle norme sulla transazione fiscale dovrebbe essere accompagnata da una valutazione sistematica intesa a coinvolgere nell'anticipazione ulteriori dispositivi del CCI. Senza questa valutazione sistematica si rischia di alterare la coerenza della disciplina delle procedure e degli istituti di regolazione delle crisi alternativi alla liquidazione giudiziale, quindi al fallimento, ivi compresi quelli relativi al consumatore, all'imprenditore agricolo e all'imprenditore sotto soglia. Quindi io lascio l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Onorevole Ferri, lei è già intervenuto: può solo dire se ritiene di ritirarlo o di metterlo in votazione.
COSIMO MARIA FERRI (IV). Non aggiungo altro, chiedo che venga votato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/169 Ferri, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Ordine del giorno n. 9/2700/170… Colleghi! Ordine del giorno n. 9/2700/170 Zennaro.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zennaro. Ne ha facoltà.
ANTONIO ZENNARO (MISTO). Presidente, il Governo ha formulato un invito al ritiro, quindi un parere contrario. Vorrei ricordare però che ci sono tantissime piccole imprese, tantissime attività, tantissimi negozi che negli ultimi mesi hanno deciso se pagare i collaboratori, se pagare gli stipendi o pagare le tasse, che ricordo, sono nell'ultima rilevazione, le più alte al mondo. E allora, se andiamo a leggere l'ordine del giorno, non si dice di non effettuare la riscossione, ma si chiedono solo tre mesi di termine congruo perché siamo in piena emergenza sanitaria: lo dice il Presidente del Consiglio tutti i giorni, lo dicono tutti i media, lo dicono tutti i ministri.
Tre mesi allora in un momento di difficoltà, in un momento sostanzialmente di restrizioni anche per tantissime attività… Ricordo che se tu hai un pignoramento sui conti correnti, forse molti non lo sanno, ma non puoi richiedere un finanziamento, non puoi richiedere la garanzia statale sui finanziamenti, la grande potenza di fuoco. E allora cosa facciamo? Mettiamo sulla strada migliaia e migliaia di italiani? Chiedo allora di riconsiderare il parere al Governo, perché è un momento di equità e bisogna fare la cosa giusta (Applausi di deputati dei gruppi Misto e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2700/170 Zennaro, con il parere contrario del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Ordine del giorno n. 9/2700/171 Mantovani, accetta la riformulazione? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/172 Locatelli, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2700/173 Sutto, accetta la riformulazione? Deputato Sutto, accetta la riformulazione? Bene, grazie.
Ordine del giorno n. 9/2700/174 De Martini: onorevole De Martini, accetta la riformulazione.
Ordine del giorno n. 9/2700/175 Boldi, è una raccomandazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boldi. Ne ha facoltà.
ROSSANA BOLDI (LEGA). Io posso anche accettare la raccomandazione, però mi sembra doveroso comunicare al rappresentante del Governo e all'Aula che in realtà, circa un'ora fa, è uscito il documento ufficiale della direzione generale della prevenzione sanitaria e della direzione generale della programmazione che ha accolto in tutto e per tutto quello che veniva detto nell'ordine del giorno. Per cui va bene la raccomandazione ma, voglio dire, mi sarei aspettata un accoglimento completo (Applausi di deputati dei gruppi Lega e Forza Italia-Berlusconi Presidente): qui non si sa nemmeno quello che succede!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boldi.
ROSSANA BOLDI (LEGA). Cioè, non sanno nemmeno quello che succede!
PRESIDENTE. Onorevole Boldi, però se è accolta la raccomandazione non si può intervenire.
Ordine del giorno n. 9/2700/176 Panizzut, parere favorevole con riformulazione: va bene? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/177 Lazzarini, è accolto come raccomandazione. Grazie.
Ordine del giorno n. 9/2700/179 Bond, parere favorevole con riformulazione. Va bene.
Ordine del giorno n. 9/2700/180 Fregolent, parere favorevole.
Ordine del giorno n. 9/2700/181 Macina, parere favorevole con riformulazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fusacchia. Ne ha facoltà, però mi deve dire prima la collega Macina se accoglie la raccomandazione; sì, allora non si vota e non si interviene.
Ordine del giorno n. 9/2700/182 Fusacchia. Onorevole Fusacchia, forse lei voleva parlare sul suo? Bene, allora questo è il suo.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, vorrei solo chiedere al Governo, che ha aggiunto il classico “…impegna il Governo a valutare la possibilità di”, di limitare questo “valutare la possibilità di” probabilmente solo al primo degli impegni, che è quello che ha una ragione più sostanziale ed implicazioni anche finanziarie significative, e di non estenderlo invece anche agli altri due impegni, che sono più impegni di indirizzo. Vorrei quindi chiedere una disponibilità del Governo in tal senso.
PRESIDENTE. Sottosegretario, siamo sull'ordine del giorno n. 9/2700/182 Fusacchia: non so se lei vuole intervenire per cambiare il parere…No, quindi è accolto ugualmente con la riformulazione proposta dal Governo; va bene.
Ordine del giorno n. 9/2700/183 Tateo, c'è una richiesta di riformulazione: va bene? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/184 Cavandoli, va bene? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/185 Lucchini, va bene? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/186 Caparvi, va bene? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/187, c'è una raccomandazione: va bene? Sì.
Ordine del giorno n. 9/2700/188 Valbusa, c'è una riformulazione; va bene.
Ordine del giorno n. 9/2700/189 Patassini; va bene.
Ordine del giorno n. 9/2700/190 Bazzaro, raccomandazione; va bene.
Ordini del giorno n. 9/2700/191 Rixi e n. 9/2700/192 Covolo, ci sono due riformulazioni che vanno bene.
Ordine del giorno n. 9/2700/193 Tiramani, c'è una raccomandazione, che va bene.
Ordine del giorno n. 9/2700/194 Patelli, va bene.
Torniamo sugli ordini del giorno accantonati, in particolare gli ordini del giorno n. 9/2700/63 Pittalis, n. 9/2700/75 Piccoli Nardelli e n. 9/2700/96 Gabriele Lorenzoni. Se il sottosegretario ha una riformulazione o una proposta di nuovo parere…Prego.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Presidente, assolutamente sì: in tutte e tre i casi possiamo rendere il parere favorevole con la formula “a valutare l'opportunità di”, e le chiedo la cortesia, se lei mi permette, di rileggere completamente la formulazione dell'ordine del giorno n. 9/2700/93 Donno, perché nella velocità, quando…
PRESIDENTE. Non adesso che stiamo concludendo questi. Quindi, il parere ordini del giorno n. 9/2700/63 Pittalis, n. 9/2700/75 Piccoli Nardelli e n. 9/2700/96 Gabriele Lorenzoni?
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Parere favorevole con la formula “a valutare l'opportunità”.
PRESIDENTE. I presentatori sono d'accordo? Onorevole Piccoli Nardelli, va bene? Onorevole del gruppo del MoVimento 5 Stelle? Onorevole Vietina, va bene? Benissimo.
Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2700/82 Berti. C'era anche qui una richiesta di accantonamento.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Resta l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Benissimo. Viene ritirato dall'onorevole Berti. C'è una richiesta, che il sottosegretario avanzava, di precisazione. Signor sottosegretario, era sull'ordine del giorno n. 9/2700/93 Donno; prego.
GIANLUCA CASTALDI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sull'ordine del giorno n. 9/2700/93 Donno vorrei solo leggere la riformulazione completa: “Nell'ambito delle valutazioni sulle priorità da realizzare, compatibilmente con le esigenze di finanza pubblica, a considerare la possibilità di predisporre iniziative volte a sostenere e potenziare il sistema fieristico nazionale, i quartieri fieristici localizzati nel sud del Paese, attualmente inattivi, prevedendo investimenti urgenti per la messa in sicurezza e la riattivazione”.
PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2700)
PRESIDENTE. Tutti i gruppi sono d'accordo nel cominciare subito le dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la collega Benedetti. Ne ha facoltà, per un minuto.
SILVIA BENEDETTI (MISTO). In questo abuso continuo… Presidente, purtroppo, c'è molta confusione.
PRESIDENTE. Onorevole Benedetti, prego.
SILVIA BENEDETTI (MISTO). Presidente, faccio fatica a sentirmi io.
PRESIDENTE. Io la sento benissimo, prego.
SILVIA BENEDETTI (MISTO). Buon per lei.
PRESIDENTE. Possiamo lasciare il Governo, cortesemente? Possiamo lasciare il Governo… Onorevole! Onorevole Benedetti, prego.
SILVIA BENEDETTI (MISTO). In questo abuso continuo della questione di fiducia non si riesce più a distinguere il merito del provvedimento dal metodo usato per portarlo a casa, perché il dibattito parlamentare viene continuamente bypassato e le proposte emendative sono direttamente cestinate.
In questa legislatura, quasi la metà dei decreti è stata approvata con la fiducia. La percentuale di fiducie richieste supera perfino la percentuale di fiducie richieste con i Governi Renzi e Gentiloni. Se una certa continuità sin dalla scorsa legislatura me l'aspettavo dal Partito Democratico, mi domando dove sia finito invece il cambiamento, auspicabilmente in positivo, che avrebbe dovuto portare il MoVimento 5 Stelle, irriconoscibile da quando, dentro e fuori l'Aula, sentitamente protestava ad ogni fiducia posta dai passati Governi.
La tendenza a bypassare il Parlamento è peggiorata da quando è stato attivato lo stato di emergenza. Ci sono centinaia di provvedimenti che hanno scarsa trasparenza e condivisione e, poi, muovono risorse per centinaia di milioni di euro. Quindi, la necessità di muoversi in tempi rapidi non è più sufficiente per giustificare questo abuso delle fiducie. Il metodo non può più prescindere dal merito ed è per questo che voterò contrariamente al “decreto Agosto”.
PRESIDENTE. Onorevole Piera Aiello, prego. Colleghi, richiamo maggior silenzio in Aula. Colleghi…prego, onorevole Aiello.
PIERA AIELLO (MISTO). Illustrissimo Presidente, dopo l'ennesima fiducia che non ci consente di emendare il provvedimento e di apportare le modifiche necessarie, ognuno con le proprie competenze, mi trovo ad esprimere voto contrario. In attesa che i due ordini del giorno, riguardanti gli imprenditori vittime di racket e usura, n. 9/2700/4 e n. 9/2700/5, diventino uno dei punti dell'agenda di questo Governo, ricordo a quest'ultimo che la lotta alla mafia è una cosa seria e non si vive di passerelle, ma di atti concreti.
PRESIDENTE. Onorevole Ermellino. Prego.
ALESSANDRA ERMELLINO (MISTO). Grazie, Presidente. Io mi associo ovviamente alle riflessioni dei colleghi, che non sono banali. Ormai siamo all'ennesimo decreto, che non ci consente di approfondire i nostri temi e di portare quel supporto, di cui probabilmente questo Governo dovrebbe tenere conto, quantomeno in considerazione del fatto che, come ribadito già da altri colleghi, è necessario un intervento forte, per salvaguardare le imprese, per salvaguardare le famiglie, per salvaguardare tutte quelle strutture portanti della società e del nostro Stato democratico, che ancora ritengo sia democratico. Il nostro apporto non può fare altro che aggiungere qualcosa ad una discussione. Se però questo non ci viene consentito, continuate pure a portare avanti i vostri decreti, ma ci troverete sempre qui a tenere fermi i nostri punti: perché? Perché, per le famiglie e per i cittadini, è il nostro impegno quotidiano (Applausi dei deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Onorevole Rizzone. Prego.
MARCO RIZZONE (MISTO). Signor Presidente, ma che dobbiamo dire di un provvedimento come questo? È l'ennesimo decreto che ci arriva sotto forma di pacchetto blindato, da prendere o lasciare, sotto il ricatto dell'ennesimo voto di fiducia. Ormai abbiamo perso il conto e, forse, abbiamo perso anche le nostre prerogative di parlamentari. Più che parlamentari, ormai, sembriamo delle pecore. Veniamo qui due giorni a settimana, pigiamo bottoni senza fiatare, magari con il contentino di vedersi approvato poi un ordine del giorno che chiede al Governo di “valutare l'opportunità di” e che, quindi, poi, magari, non avrà neanche alcun impatto.
Allora, Presidente, valutiamo anche l'opportunità di dire chiaramente che il Parlamento, in barba alla Costituzione, non opera più in un regime di bicameralismo perfetto, ma di monocameralismo alternato. Quando, il primo giorno, il Presidente Fico ha detto che il Parlamento avrebbe riacquisito quella sua centralità, che aveva un tempo, mi sono pure commosso: ci credevo davvero e, come me, tanti ci hanno creduto, ma con questa delusione e questo senso di frustrazione, mi asterrò dal votare questo provvedimento, che non condivido, tanto nel merito quanto nel metodo (Applausi di deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Trano. Ne ha facoltà.
RAFFAELE TRANO (MISTO). Grazie, Presidente. Questo è il ventitreesimo decreto-legge del Governo “Conte due”, l'undicesimo post COVID. È stato chiamato “Agosto”, ma dovremmo anche metterci una data. “Agosto 2020”, “Agosto 2021” o “Agosto 2022”? Quando sarà davvero operativo? L'Italia non è governata dall'azione del Governo, ma dalla sua comunicazione. Tutte le misure messe in campo, i decreti su cui il Parlamento ha votato, sono incompleti e non attuati. Il motivo è scandaloso: perché mancano i decreti attuativi. Le misure sono lettera morta, sono solo slogan. Sono lettera morta, perché il 71 per cento dei decreti attuativi devono essere ancora adottati. Manca un progetto e manca ancora un progetto sull'utilizzo del Recovery Fund . Si naviga a vista, col risultato che l'economia va a picco e vengono bruciate, producendo debiti, risorse enormi.
Per questi motivi - e mi dispiace che non posso continuare - mi asterrò. E mi dispiace che non presieda il Presidente Fico oggi, perché gli vorrei chiedere dov'è la centralità del Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zennaro. Ne ha facoltà.
ANTONIO ZENNARO (MISTO). Grazie, Presidente. Con questo decreto si votano, sostanzialmente, 25 miliardi di nuovo debito pubblico. Debito pubblico, che sono le risorse degli italiani. Però, non abbiamo avuto la possibilità di intervenire. Come al solito, ennesima fiducia, la terza - ricordo -da luglio, di fila. Se fosse successo nella scorsa legislatura, non so cosa avrebbe fatto Di Battista. Forse avrebbe bloccato l'Aula? Sarebbe andato, con Speranza, nella sala conferenze stampa (Applausi dei deputati del gruppo Misto)? Non lo so, fatto sta che la Commissione bilancio non ha potuto intervenire, come con la legge di bilancio. E così non va bene. Ricordo che, quando il Presidente Fico si è insediato, ha detto che la centralità del Parlamento ritornerà la priorità. Così non è. Ora basta. Rendetevi conto che così non va più bene (Applausi dei deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). Grazie, Presidente. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, in sede di dichiarazione di fiducia, ho avuto modo di evidenziare il limite di questa procedura legislativa, fondata, come è stato detto anche da qualche altro collega poco fa, sul monocameralismo alternato. È una questione profonda, la crisi del nostro parlamentarismo, che non può non preoccupare anche il Governo. Non è un giudizio critico sul lavoro dei senatori, ma la necessità di avviare una riflessione costituzionale compiuta, andando ben oltre la discussione superficiale che ha caratterizzato il taglio dei parlamentari. Se non si supera l'assetto del bicameralismo paritario in maniera organica, dividendo le funzioni delle due Camere, tra fiducia del Governo, processo legislativo e compiti ispettivi e di controllo, la crisi del parlamentarismo italiano si accentua, anche se si riduce il numero dei parlamentari.
Nel merito, questo decreto affronta le problematiche di diversi settori, dall'ambiente alle infrastrutture e trasporti, dalla sanità al fisco, dal sostegno alle imprese e al lavoro, dalla scuola e dalla ricerca alla cultura e allo sport. Non sempre si ha l'impressione di una visione complessiva, anche a motivo delle difficoltà, senza precedenti, che il Governo ha dovuto fronteggiare con il COVID. Ma non si può negare che il nostro Governo, specie se confrontato con i Governi di altri Paesi, in Europa e nel resto del mondo, è stato molto meno improvvido, sia sul terreno sanitario che sul piano dell'economia. Domani esamineremo la questione legata alla NADEF e si vede che, comunque, elementi di ripresa ci sono. Si tratta, adesso, di non spendere male i soldi che derivano dall'impegno dell'Europa. Per avere conferma basta seguire il dibattito, appunto, della scarsa provvidenza di alcuni sulle elezioni presidenziali americane, dove il COVID ha preso tutto lo spazio che poteva prendere. In realtà, il COVID ha finito per determinare degli aspetti spiazzanti anche per la politica italiana.
È in questo quadro che va inserita la questione dei rapporti tra maggioranza e opposizione, del lavorare insieme, come spesso ci richiama il Presidente della Repubblica, e come sarebbe giusto e doveroso fare. Sì, lavorare insieme, riconoscendo, però, che, purtroppo, con ruoli alternati molti di noi hanno contribuito a peggiorare il processo legislativo, con una tendenza sempre più orientata al particolarismo e alla rincorsa di questioni sempre più piccole e dispersive, e su questi argomenti nessuno può chiamarsi fuori. Il mio collega Trancassini, collega che peraltro apprezzo per la sua passione politica, ha sollevato la polemica sulla Casa delle donne. Probabilmente è mal posta, se pensiamo che in questi anni nessuno può davvero chiamarsi fuori dalla responsabilità di aver sostenuto microinteressi. Certo, non è di stile e neppure di classe l'idea di perdersi all'interno di meccanismi particolari, non avere la visione d'insieme. Ma per lavorare insieme - ecco il punto - è necessario rivedere talune impostazioni, troppo retoriche e divisive rispetto all'unità alla quale si dovrebbe tendere nel Paese. Penso alla retorica fuorviante e all'esaltazione del sovranismo come base di un neonazionalismo irrealistico e fuori dal tempo o alla polemica continua nei confronti di un'Europa presunta matrigna, che, invece, riscopre la necessita di una nuova strategia europeista, oppure all'accusa più recente al Governo Conte di aver rubato la libertà agli italiani nella gestione del COVID, che, sotto sotto, ha aperto la strada alla stupidità del negazionismo.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO (ore 18,30)
BRUNO TABACCI (MISTO-CD-RI-+E). In realtà, il COVID-19 ha cambiato il paradigma della faciloneria e della spavalda sottovalutazione, facendo crescere una preoccupazione consapevole tra la gente che conosce il limite della protesta, e ce lo fa misurare. Quanto costa la sottovalutazione della vicenda del COVID? Quanto costa la faciloneria, la spavalderia? Pensiamo a queste parole: sovranismo, prima gli uni, prima gli altri, l'antieuropeismo strumentale, i “vaffa”, i no-vax - pensate ai no-vax, nella stagione della ricerca spasmodica del vaccino per uscire dal COVID - e l'autosufficienza dell'incultura che si respira sulla rete: sono stati gli elementi divisivi seminati nel Paese, ma sul fondo il COVID ha fatto emergere sempre più la richiesta di una politica seria e affidabile e con questo si spiega il risultato - ed ho concluso Presidente - di continuità dell'esito di alcune conferme nelle recenti elezioni regionali, da Zaia a De Luca, o l'apprezzamento per il lavoro del Presidente Conte e di qualche Ministro come Speranza, coerentemente impegnato sulla prima linea della prudenza.
La buona politica che emerge dallo shock del COVID non è improntata a un generico moderatismo o alle buone maniere, che tutt'al più sono delle precondizioni, ma alla capacità di mettere a fuoco le questioni centrali che il nostro Paese deve affrontare e proiettare nel futuro. Dovremmo guardare alla sfida che la nuova Europa ci ha lanciato con la cultura dell'interesse generale, non con la rincorsa dei particolarismi. Resta un punto centrale che fa tremare i polsi: come faremo, con questa pubblica amministrazione, a raddoppiare la capacità annuale di spesa con progetti capaci di aumentare PIL, occupazione e competitività senza disperdere risorse in mille rivoli inconcludenti? Questa è la sfida che dobbiamo affrontare, auspicabilmente insieme, che richiede una risposta efficace basata sull'idea dell'Italia protagonista nella nuova Europa, in una fase storica di grandi cambiamenti, in cui sviluppo sostenibile, riconversione verde e rivoluzione tecnologica saranno i nuovi obiettivi. Questa è la base di un lavoro comune di cui il nostro Paese ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Centro Democratico-Radicali Italiani-+Europa).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Grazie, Presidente. Premesso che il MAIE voterà favorevolmente sulla conversione di questo decreto, che con i suoi 25 miliardi stanziati si accoda ai vari provvedimenti fin qui realizzati, va detto, però, che questo passaggio parlamentare è decisamente, come dire, affatto incisivo, in quanto oramai non esiste più - è stato detto varie volte - di fatto il doppio passaggio nelle due Camere ed è cassato del tutto il confronto fra la proposizione nelle Commissioni e in Aula. Io comprendo assolutamente il momento emergenziale, ma comprendo, allo stesso modo, la frustrazione di chi vorrebbe tentare di giocarla questa partita e non fare solamente lo spettatore. Certo, è accaduto anche che, a parti invertite, fu il Senato a dover ratificare le decisioni della Camera.
Però, non è che questa alternanza delle due Assemblee possa essere recepita come automatica come avviene sempre più spesso per i provvedimenti più importanti, anche perché con l'attività emendativa si cerca di dare voce a categorie che hanno, come dire, valenze più circoscritte territorialmente ma che hanno, comunque, bisogno di essere sostenute. In ogni caso, grazie all'interlocuzione con i colleghi del gruppo MAIE, sono riuscito a presentare emendamenti al Senato, anche se poi non sono stati accolti, ma almeno abbiamo rappresentato le istanze dei docenti di sostegno, degli operatori sociosanitari, degli esclusi del Corpo forestale, degli operatori finanziari che sono stati accontentati solo in parte e lasciando fuori dei giochi soggetti in difficoltà. Io lo ripeto e l'ho detto altre volte: questa emergenza sanitaria è una tragedia, ma rappresenta anche un'opportunità, vista la mole di aiuti economici che sono stati messi in campo dal Governo e dall'Europa, un'opportunità per rimettere in carreggiata le tante cose che in anni di gestioni inefficaci sono deragliate e funzionano male. E, allora, completiamo questa serie di provvedimenti. Siamo, come è stato ricordato più volte, a 100 miliardi, sperando che i tempi di applicazione - e anche questo ho sentito qui in Aula - siano poi davvero rapidi, perché c'è bisogno di poter contare su aiuti che vadano a sorreggere situazioni di enorme difficoltà che, di certo, non ha voluto il Governo, ma neanche i cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Colucci. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO COLUCCI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, membri del Governo, noi voteremo contro sul “decreto Agosto”, perché non c'è nulla di nuovo rispetto ai precedenti decreti, al “decreto Cura Italia”, al “decreto Rilancio”, al “decreto Liquidità”. Anche in questo decreto si insiste con l'assistenzialismo, con interventi frammentati frutto di compromessi all'interno di una maggioranza che non riesce più a stare insieme ma, soprattutto, registriamo un'assenza di visione e un'assenza di strategia. Per quanto riguarda il metodo siamo molto critici. Presidente, parliamo di 25 miliardi di euro che si sommano ai 20 miliardi del “decreto Cura Italia” e ai 55 miliardi del “decreto Rilancio”. In totale, il Governo ha predisposto 100 miliardi attraverso lo scostamento di bilancio, quindi con indebitamento. Vuol dire che rilanciamo nel futuro il costo di queste risorse e davanti a un'iniziativa così importante, dove tutti i partiti, anche dell'opposizione, hanno votato a favore dello scostamento, il Governo va da solo sui contenuti, non coinvolge il Parlamento e non coinvolge non solo la minoranza ma anche la maggioranza e questo consideriamo che in caso di indebitamento sia un atteggiamento molto grave. Per quanto riguarda il merito, riscontriamo gli stessi difetti dei decreti precedenti. Sul lavoro si insiste sull'assistenzialismo. Sono stati stanziati, da inizio della pandemia, 36 miliardi per ammortizzatori sociali, cassa integrazione ordinaria, cassa integrazione in deroga, assegno ordinario. Sono certamente importanti gli ammortizzatori sociali. Il problema, però, è che non arrivano, che, se arrivano, arrivano in ritardo e nella maggior parte dei casi vengono anticipati dai datori di lavoro. In aggiunta, dopo mesi in cui si propongono gli ammortizzatori sociali, ma perché non impegnare parte di queste risorse nel taglio del cuneo fiscale, far tornare a lavorare le persone e ridare loro la dignità del lavoro? Come non vediamo nulla sul tema delle imprese. Fino a oggi i decreti hanno previsto soldi in prestito che le imprese avrebbero ottenuto lo stesso attraverso le istruttorie, che vengono fatte anche nel caso di garanzia del Governo. Sul tema delle tasse non si fa altro che rinviare, ma non si fa nulla per scontare, per tagliare le tasse a imprese che non hanno prodotto valore in tutti questi mesi. E la risposta che dà il Governo qual è? Il 15 ottobre partiranno 9 milioni di cartelle esattoriali. Questa è la risposta che sta dando il Governo. E non riesce neanche il Governo ad accettare gli errori commessi, come, ad esempio, sul bonus vacanze. Erano stati stanziati 2 miliardi 400 milioni; sono stati utilizzati solo l'8 per cento, perché è uno strumento che non è piaciuto, perché è uno strumento sulle spalle degli imprenditori e, invece di modificare questa politica, la si tiene in piedi quando in realtà sul tema del turismo basterebbe dare risorse e fondi ad hoc per l'intera filiera turistica. E il Governo cosa fa proprio a proposito dei compromessi e di dare soddisfazione ai partiti che tengono in piedi la maggioranza? Metto a conoscenza di tutti due aspetti - credo - esemplari: vengono stanziati 900 mila euro per la Casa delle donne a Roma e 315 assunzioni per l'arsenale militare di Taranto. Questi sono due esempi rispetto a tanti altri interventi che dimostrano che non si dà attenzione al rilancio, alla crescita, a una strategia, ma si cerca semplicemente di tenere in piedi una maggioranza che non regge più. Ma, visto che il lavoro noi crediamo che lo creino le imprese, rendo noto al Governo e a tutti i colleghi che le associazioni di categoria ci hanno segnalato che, prima della fine dell'anno, sono a rischio 3 milioni 600 mila posti di lavoro, che si aggiungono al milione già perso. Davanti a questi numeri non può salvare il lavoro una legge che impedisce i licenziamenti; l'unico modo per salvare il lavoro è quello di dare forza, coraggio e sostegno alle imprese, al mondo economico-produttivo. Quindi, cercate di cambiare indirizzo, cercate di avere un'altra considerazione del Parlamento, di accogliere gli spunti e i suggerimenti che arrivano da tutte le parti del Parlamento e cercate anche di dimostrare un po' più di capacità, perché nel merito il “decreto Agosto” non ci piace, ma la cosa che ci sorprende, rispetto a tutti i decreti che sono stati varati nella situazione di crisi dovuta al COVID da parte del Governo è che anche le cose che non ci piacciono previste dal Governo non si riescono a fare, perché, su 252 decreti attuativi che dovevano essere fatti, ne sono stati fatti solo 71. Quindi, anche le politiche che il Governo ha previsto e che noi giudichiamo sbagliate non vedono dei decreti attuativi che consentono di attuare quello che il Governo ha previsto. Allora, arrivo a conclusione: io credo che sia sbagliato continuare a insistere sul clima della paura e del terrore; sicuramente noi non sottovalutiamo il virus, sappiamo che bisogna essere attenti e prudenti, ma sappiamo anche che i dati di questo periodo sono profondamente diversi dai dati del periodo di marzo: ci sono più tamponi e le terapie intensive non sono al livello di quando la crisi sanitaria era elevatissima. Quindi, non è serio e non è responsabile utilizzare la paura per poter andare avanti con i decreti che il Governo fa in solitudine, perché, attraverso la paura e attraverso lo stato d'emergenza, si continua a governare senza filtri con il DPCM. Concludo, Presidente, dicendo che questo Governo ha fallito su tutte le ragioni, in particolar modo, per cui il MoVimento 5 Stelle è stato votato da un italiano su tre; ha fallito sul TAV, sul TAP, sull'Ilva, sulle trivelle, sui “decreti salva banche”, che non dovevano essere fatti e che sono stati fatti anche dal MoVimento 5 Stelle e, addirittura, da poco abbiamo saputo anche sui vitalizi; non c'è una battaglia che riesce a portare avanti il MoVimento 5 Stelle, che ha fallito in tutti questi anni di Governo. L'unica cosa che vi chiediamo è di non far fallire il Paese, perché purtroppo siamo molto vicini a questa triste constatazione, quindi prima termina questa sciagurata esperienza di Governo e meglio sarà per tutti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fassina. Ne ha facoltà.
STEFANO FASSINA (LEU). Grazie, Presidente. A me pare che dobbiamo tutti, tutti insieme, evitare di rassegnarci ad una anomalia, ad un funzionamento anomalo delle nostre istituzioni. Mi fa piacere che presieda lei, Presidente Fico, oggi. Ricordo che questo tema lo ponemmo in tanti anche a Natale del 2018, quando ci trovammo in quest'Aula a dover votare su una legge di bilancio che, per tutta una serie di ragioni che ora non posso richiamare, non ebbe neanche una vera lettura seria in una Camera, perché appunto si arrivò a un maxiemendamento dopo una lunga diatriba, un negoziato con la Commissione europea.
Oggi arriviamo all'approvazione della legge di conversione di un decreto importante senza che questa Camera l'abbia potuto esaminare adeguatamente. In Commissione Bilancio abbiamo discusso e abbiamo raccolto, ovviamente, la sofferenza dei colleghi dell'opposizione, che si son trovati - come ci siamo trovati noi - di fronte a un testo chiuso, come i colleghi del Senato si sono trovati di fronte a un testo chiuso nel caso del “decreto Rilancio”, come ci eravamo trovati noi di fronte al primo testo chiuso sul “decreto Cura Italia”. È evidente che questo avviene perché c'è un contesto difficilissimo - lo voglio richiamare -, non mi pare che il Governo abbia particolare, diciamo, desiderio di marginalizzare a turno uno dei due rami del Parlamento: siamo di fronte a un'emergenza; al di là di come la vogliamo definire sul piano giuridico, è evidente l'emergenza sul piano economico e sociale, la necessità di intervenire in tempi rapidi, in tempi - lo dobbiamo riconoscere tutti insieme - incompatibili con il nostro assetto istituzionale. Ecco, allora, oggi non è tanto, o comunque non è solo il problema della fiducia, siamo di fronte a un'anomalia, in un bicameralismo paritario che non può sostenere la pressione che viene da fattori oggettivi, che sono al di fuori di quest'Aula, che premono e che necessitano risposte. Ecco, allora, concludo questa prima parte del mio intervento, con un'invocazione, a tutti noi, ai colleghi del Senato, di fare in modo che in questa legislatura si torni ad affrontare il capitolo bicameralismo paritario, perché altrimenti temo che le anomalie che sperimentiamo in questi mesi e che erano già presenti - come ho ricordato - anche nella fase pre COVID rimarranno con noi. Allora, quel percorso di interventi sulla nostra Costituzione, che è stato avviato e che speriamo possa essere completato rapidamente, dovrebbe includere anche un intervento condiviso per la differenziazione delle funzioni delle due Camere e fare in modo, appunto, che ci sia una compiuta partecipazione dei parlamentari alla definizione del processo legislativo. Non è retorica, ritengo davvero che questo sia un punto fondamentale, sul quale poi ovviamente si innesta il merito del terzo decreto economico-sociale - “decreto Cura Italia”, “decreto Rilancio”, “decreto Agosto”- che poi, di fatto, porta ad un'unica, lunga, lunghissima sessione di bilancio che tra breve troverà appunto compimento con la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza e con la legge di bilancio in senso proprio.
Ecco, a mio avviso, noi non dobbiamo guardare indietro nella valutazione del decreto che oggi convertiamo in legge, dobbiamo provare a guardare avanti e, soprattutto nel momento in cui non abbiamo potuto fare quella valutazione analitica, puntuale che avremmo voluto fare, dobbiamo capire quali lezioni trarre dagli interventi, che però - permettetemi di dire - non hanno quel carattere che sento riaffermare, anche qui, nella nostra discussione, di assistenzialismo. Vorrei chiedere ai colleghi, che continuano ad utilizzare con grande disinvoltura questo termine, di fare degli esempi specifici: la cassa integrazione è assistenzialismo? Il reddito di emergenza a chi non ha altra possibilità per andare avanti e mandare avanti la sua famiglia è assistenzialismo? Sono interventi necessari e se vedete i tre decreti in fila, vieppiù diventano differenziati, diventano selettivi. Ci sono stati interventi assistenziali, c'è stato assistenzialismo, ma mi pare che abbia riguardato sostanzialmente l'universo delle grandi imprese. Probabilmente è stato assistenzialismo cancellare l'IRAP, il saldo 2019 e l'acconto 2020 dell'IRAP per tutti, anche per quelle imprese che hanno aumentato il fatturato. Abbiamo probabilmente dedicato all'assistenzialismo un paio di miliardi che avremmo potuto dedicare ad altro, e probabilmente è stato anche assistenzialismo dare garanzie miliardarie a quelle dinastie che sono gli azionisti di riferimento di aziende che risiedono nei paradisi fiscali.
Quindi, dobbiamo stare attenti, in una fase in cui - questo è l'altro punto che mi preme sottolineare - la questione decisiva - l'ha ricordato ieri bene una figura che certamente non può essere accusata di particolare diciamo facilità nella gestione del bilancio pubblico, il Governatore della Banca d'Italia – e centrale per la ripresa è la domanda, la domanda aggregata, siamo in una fase keynesiana, siamo in una fase in cui il sostegno ai redditi delle famiglie, il sostegno ai lavoratori è condizione necessaria, ovviamente non sufficiente, ma condizione necessaria per la ripresa. è evidente che poi abbiamo incontrato problemi, anche se voglio, da questa sede, dare la mia solidarietà al presidente dell'INPS, che qualche settimana fa è stato vergognosamente attaccato per atti che avevano soltanto diciamo un valore legale e che hanno trovato, invece, un attacco strumentale. Ecco, noi dobbiamo, a mio avviso, proseguire, con la legge di bilancio, un percorso che appunto riconosce la differenziazione. Qualche giorno fa, i dati sulla produzione industriale hanno segnalato una dinamica incoraggiante: importanti settori della manifattura hanno recuperato i livelli di produzione che avevano pre COVID, mentre come sapete non è così per tanti ambiti dei servizi, in particolare la ristorazione, i servizi legati alle presenze turistiche. È evidente che nella legge di bilancio bisognerà differenziare, bisognerà sostenere lavoratori e imprese, anche attraverso cancellazioni di imposte nei settori che continuano a soffrire e bisognerà, invece, sostenere in modo diverso, con supporto agli investimenti, quei settori produttivi, quelle filiere produttive che hanno ritrovato una dinamica importante. Però, anche qui, i provvedimenti vanno letti. Già in questo decreto, il “decreto Agosto”, ci sono misure di sostituzione della cassa integrazione con l'abbattimento dei contributi previdenziali, per arrivare ai contratti a tempo indeterminato e ai contratti a tempo determinato, ci sono misure di sostegno agli investimenti. È una strada che dobbiamo che dobbiamo continuare e che dobbiamo potenziare, riconoscendo che quello sforzo va canalizzato su quegli ambiti che hanno maggiore ritorno in termini di crescita, in termini di miglioramento del contesto sociale e del contesto ambientale.
E chiudo, Presidente, con l'annuncio del voto favorevole del gruppo Liberi e Uguali, su un punto: domani affronteremo la relazione che in Commissione bilancio, con il contributo importante di tutte le altre Commissioni, abbiamo messo a punto. ecco, ritengo che il Recovery Fund, il piano di ripresa, il piano di resilienza, il piano nazionale di ripresa e di resilienza, debba essere un'occasione straordinaria anche per qualificare le nostre amministrazioni.
Sarebbe a mio avviso un grave errore se ci affidassimo a una istituzione ad hoc per la realizzazione, il controllo e la verifica di quei progetti. Dobbiamo fare in modo che le amministrazioni trovino un funzionamento ordinario che sia all'altezza della fase, anche attraverso l'assunzione di figure professionali di cui vi è drammaticamente bisogno, figure tecniche di cui la nostra amministrazione è sprovvista. Insomma, dobbiamo guardare con uno sguardo libero da un'agenda, da un impianto ideologico che ha segnato l'ultimo trentennio. È una fase è una fase che richiede a tutti noi una svolta e la coerenza necessaria ad attuarla. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, sottosegretario, proprio questa mattina le Commissioni bilancio di Camera e Senato hanno cominciato i propri lavori sulla NADEF, la nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza. Si compie così, proprio oggi, un tentativo di passaggio di testimone tra una fase totalmente emergenziale - i quattro decreti che si chiudono in data odierna - e il tentativo di rientrare in una fase ordinaria del ciclo di bilancio, esaminando scostamenti, previsioni e modifiche rispetto alle previsioni; per non parlare del fatto che, già tra 72 ore, il Governo dovrà inviare a Bruxelles il Documento programmatico di bilancio. Il lavoro, quindi, non manca e la necessità di condividerlo tra le forze politiche di maggioranza e minoranza rimane invariata, se non aumentata rispetto al passato. Come vedremo analiticamente quando avremo terminato il lavoro sulla NADEF, mai come oggi - e lo sapevamo, lo immaginavamo - gli scostamenti misurano l'effetto di una vera e propria catastrofe economica e le previsioni allontanano indefinitamente il sentiero della crescita, se per crescita intendiamo un andamento che prenda a riferimento i conti pubblici dello scorso anno o, meglio ancora, di due anni fa e chiaramente arriveremo a questa situazione prevista con un indebitamento decisamente peggiorato, a livelli che in passato nessuno si sarebbe potuto immaginare. Già questo primo accenno ci restituisce con chiarezza l'importanza del momento presente, un breve momento di sosta tra una situazione di totale ed inedita emergenza, su cui riversare ripetutamente ogni tentativo di mitigazione dei danni, e il prossimo futuro, che ci vedrà a pianificare e spendere risorse, ancora più ingenti di quanto fatto fin qui, attraverso il Recovery Fund del programma Next Generation EU, attraverso un piano nazionale di riprese e resilienza che costituirà e decreterà l'esito finale e complessivo di tutti questi sforzi, che per ora vanno valutati limitatamente alla loro efficacia di rispondere ad una esigenza impellente: limitare i danni della pandemia e del conseguente lockdown nazionale e mondiale; preservare le condizioni necessarie per una ripartenza. Un inciso che non ci stancheremo mai di ripetere e, proprio a questo scopo, appare ancora più chiaro quanto sia fondamentale e improcrastinabile che i 37 miliardi del MES per la sanità vengano impiegati. Rimane ancora qualcuno qualche dubbio su possibili condizionalità? Il Parlamento serve a questo, le Commissioni e l'Aula servono a questo: organizziamo, allora, subito, urgentemente, delle audizioni con i rappresentanti più autorevoli del MES, se lo riteniamo, ma usciamo con serietà e decisione da un dibattito che, a nostro avviso, non ha più senso di essere procrastinato e, soprattutto, non ha più tempo per essere svolto, e facciamolo assolutamente prima di definire la legge di bilancio. Torniamo, però, al momento attuale, per quanto il tempo sfugga. Sostanzialmente, con l'atto odierno concludiamo e confermiamo quanto il Governo nelle sue prerogative e il Parlamento nelle proprie hanno inteso offrire al Paese, attraverso interventi che complessivamente hanno determinato un indebitamento netto di circa 100 miliardi e vedono un'emissione di moneta importante da parte della BCE attraverso il riacquisto di titoli di Stato nell'economia reale; sono stimoli monetari, finanziari ed economici mai visti in precedenza, che mutano significativamente le condizioni globali di mercato, certo non solo italiane, portando a ridefinire ogni valutazione comparativa e di rischio fin qua effettuate e a sviluppare strumenti di politica economica del tutto inediti. Tradotto: non ha alcun senso domandarsi perché oggi 100 miliardi sono possibili, mentre un anno fa erano assolutamente improponibili. È cambiato il mondo, sono cambiati soprattutto la situazione di mercato e l'atteggiamento politico e gli strumenti di politica economica di cui disponiamo. Non è certo retorico l'uso di toni epocali, straordinari, come quelli che stiamo utilizzando; ci troviamo nel pieno di una situazione dai risvolti, sulla finanza pubblica e sull'economia reale, devastanti, di cui speriamo di non vedere gli effetti più negativi su famiglie e imprese, e in una totalmente inedita valutazione degli effetti in termini di fiducia e affidabilità rispetto ai conti pubblici, e dunque sull'opportunità di premere o meno sull'acceleratore dell'iniezione di stimoli pubblici, valutando le ripercussioni sul quadro di finanza pubblica, e dunque, alla fine, sull'economia stessa e sulla sua robustezza, sostenibilità o fragilità. Sicuramente rimane la necessità della sostenibilità futura del debito: non è tramontata, anzi, semmai si accentua, ma quello che fino a ieri era impensabile e inattuabile oggi non lo può più essere, sia per l'urgenza del momento, come abbiamo appena sottolineato, che per l'importanza - lo ribadisco - delle politiche fornite dalle istituzioni preposte, a partire dall'Unione europea.
Ebbene, nelle scuole di politica, ancora oggi si insegna, laddove sono rimaste, con una certa nostalgia, che all'epoca della spesa facile in fondo la politica faceva una cosa sola: distribuiva risorse al fine di calmierare i conflitti e tanto più erano alte queste risorse tanto più lo sarebbero stati la pace sociale e il consenso ottenuti: una visione, forse, un po' semplicistica, ma chiaramente nessuno, nonostante questo richiamo, avrebbe voluto trovarsi nelle circostanze in cui ci troviamo oggi, con risorse enormi che anche negli anni di fine secolo scorso ci avrebbero invidiato, ma con problemi ancor più grandi e incognite addirittura maggiori. Tuttavia, perché questo richiamo all'epoca che nulla ha a che vedere col momento attuale? Perché lo stesso può tornarci utile come monito che ci spinga a considerare l'enorme importanza di quanto stiamo facendo nell'immediato, senza per questo sottovalutarne le conseguenze per il futuro. Sicuramente stiamo intervenendo su una platea enorme di situazioni, rispetto alla quale facciamo bene a ricordare puntualmente i benefici apportati, come è avvenuto nella discussione generale su questo provvedimento, ma proprio per questo abbiamo il dovere di domandarci chi stiamo lasciando indietro, quali situazioni di bisogno vengono dimenticate in questa affannosa ricerca della cura dei danni. Questa mattina, ad esempio, la collega Sara Moretto, di Italia Viva, ha già ricordato in maniera puntuale, non lo voglio ripetere, i contributi voluti in particolar modo da Italia Viva, tra i quali semplicemente mi limito a evidenziare l'intervento che ha salvato la Casa Internazionale delle Donne; e ciascun partito potrebbe fare lo stesso, perché c'è stato spazio anche per le minoranze, per interventi puntuali, significativi, tesi, appunto, a non trascurare nessuno, in questa fase di emergenza.
Proprio per l'abbondanza e la pienezza del bicchiere, dobbiamo, a nostro avviso, ricercare quel mezzo vuoto che oggi non può essere sacrificato sull'altare di un consenso sostanzialmente positivo, vista l'ampiezza degli interventi. Abbiamo, inoltre, il compito di rafforzare, potenziare e migliorare quelle misure che sveleranno i loro effetti soprattutto nel prossimo futuro. Prendiamo, ad esempio, signor Presidente, uno degli aspetti più positivi che, approfittando di questa dichiarazione di voto, vorrei mettere all'attenzione del Parlamento e del Governo: il superbonus, popolarissimo e che sta suscitando enormi aspettative in ampia parte della popolazione; è chiaro che disvelerà i suoi effetti soprattutto sul prossimo anno, avendo al contrario determinato una battuta d'arresto nel settore, proprio in attesa dei chiarimenti e dei decreti ad esso connessi. È dunque chiaro che gli stessi effetti non potranno essere raggiunti entro i termini a suo tempo immaginati, il 31 dicembre del 2021, sia per questo accumulo di arretrati, sia per la complessità di quella che ancora si presenta come una novità assoluta; ma non basta, e occorre che il Parlamento e il Governo facciano uno sforzo ulteriore. Mi spiego: il superbonus viene costruito come potenziamento di misure del passato che hanno conosciuto grande successo, in particolare l'ecobonus, e che sono divenute vere e proprie stratificazioni normative sedimentatesi nel corso degli anni attraverso decreti, regolamenti, circolari, interpretazioni.
Si tratta di una situazione che, tutto sommato, poteva considerarsi soddisfacente, fino a quando aveva il compito di sostenere l'ecobonus, ma che rischia di divenire una vera e propria epidemia di contenziosi, laddove, con il super bonus 110 per cento, si amplia notevolmente la platea, soprattutto allargandola a chi non abbia disponibilità finanziarie e verosimilmente non abbia fin qui avuto facilità di accesso e nemmeno comprensione dei meccanismi dell'ecobonus e delle professionalità che lo stesso coinvolge, ora notevolmente aumentate. Ebbene, le moltissime formalità e i nuovi vincoli che si aggiungono a quelli ereditati dal passato stridono notevolmente con la lunga campagna mediatica che ha accompagnato la nascita di questo strumento e che ha generato aspettative che potrebbero pericolosamente scontrarsi con la realtà, sia in termini di delusione e scoramento, sia soprattutto in termini di potenziali contenziosi, che andrebbero a colpire proprio le famiglie più bisognose. Abbiamo il dovere di non cullarci su questo successo, allora, ma di prevederne le lacune e porvi subito rimedio, certo, ragionando subito sulla scadenza dei termini, come ho ricordato, valutando un testo unico, ma anche potendo rivedere non certo in senso restrittivo alcune logiche del passato.
PRESIDENTE. Concluda.
MAURO DEL BARBA (IV). Vado a concludere. Il super bonus, oggi, risponde alla necessità di efficientamento energetico, per l'Agenda 2030, risparmio di suolo, recuperando patrimonio esistente, rilancio dell'economia, partendo dall'edilizia e dal suo indotto, supporto indiretto al reddito delle famiglie, aumentando il valore degli edifici, e maggior confort e minori spese di gestione. Questo è un esempio per spiegare come i nostri interventi importantissimi richiedano una ulteriore rifinitura. In conclusione, signor Presidente, a cui lei mi invita, si chiude una fase difficile, a cui tutti abbiamo collaborato responsabilmente e se ne apre una non meno delicata e fondamentale per il futuro del Paese; si è agito con tempestività e avendo riguardo di arrivare alle famiglie e alle imprese, con strumenti a volte inediti, a volte collaudati e a volte innovati. Le inevitabili lacune che lasciamo sul terreno non vanno considerate come normali limiti da tollerare in ogni azione, ma impegni improrogabili da assumere fin da ora nelle prossime fasi, ricordate in apertura; un lavoro complesso che come Italia Viva ci vede impegnati a fondo, con contributi concreti e la volontà di una critica costruttiva, anche con il voto favorevole di oggi sul provvedimento, e che ci vedrà ancora più determinati ora che imbocchiamo la strada decisiva (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
SILVIA BENEDETTI (MISTO). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa?
SILVIA BENEDETTI (MISTO). Sull'ordine dei lavori. Ne approfitto perché è in Aula anche il collega Rosato, in questo momento, che presiedeva prima di lei. In sostanza, all'inizio delle dichiarazioni di voto a noi era stato detto che i nostri tempi venivano contingentati da due minuti a un minuto e questo nell'ottica di restare, poi, nei tempi previsti per la dichiarazione di voto finale nell'orario previsto appunto dalla capigruppo. A noi è andata bene la questione, finché non ci siamo resi conto che, per quanto riguarda le componenti, la tempistica prevista era da dieci minuti di intervento a due minuti. In realtà, poi nella gestione…
PRESIDENTE. Quattro minuti, quattro minuti, non dieci minuti: quattro e due.
SILVIA BENEDETTI (MISTO). A noi gli uffici hanno detto due minuti. Ad ogni modo, anche che fossero quattro minuti, i minuti erano comunque di più, poi, negli interventi delle componenti. Quindi, sono a chiederle una maggiore attenzione la prossima volta per questa cosa, perché, uno, siamo stati avvisati in ritardo e, due, che era stata decisa una cosa; oltretutto, le dichiarazioni di voto sono iniziate un'ora e mezza prima, un'ora prima del tempo previsto, quindi, se si vuole contingentare il tempo lo si contingenti per tutti e si mantenga la linea, altrimenti si dia la possibilità anche a chi ha iniziato gli interventi prima di avere un po' più di tempo, visto che di tempo ne avevamo. Quindi, per una prossima volta, le chiedo maggiore attenzione, oltretutto i tempi di intervento non ci sono nemmeno arrivati scritti nella tabella che normalmente ci presenta il Servizio assemblea.
PRESIDENTE. Il punto è che, di solito, quando si prevede, col consenso di tutti quanti i gruppi, come abbiamo fatto nella capigruppo, in realtà, la chiusura finale di un voto, per dire, oggi era alle 21, poi, con l'accordo di tutti si è anticipato, si rivedono chiaramente i tempi anche del Misto.
SILVIA BENEDETTI (MISTO). Su questo non c'è nessun problema a rivedere eventualmente i tempi, ma per tutti; in realtà, a noi, i nostri primi sei interventi…
PRESIDENTE. Ma è così per tutti.
SILVIA BENEDETTI…sono stati contingentati a un minuto, gli interventi delle componenti, in realtà, no, cioè hanno avuto più tempo di quello che invece era previsto.
PRESIDENTE. Perché lei non è iscritta a nessuna componente.
SILVIA BENEDETTI (MISTO). Come?
PRESIDENTE. Perché lei non è iscritta a nessuna componente del Misto.
SILVIA BENEDETTI (MISTO). No, non c'entra quello. Le ripeto: il Servizio assemblea ci ha detto che il tempo della componente nella dichiarazione era dieci minuti ed era stato tagliato a due minuti. Poi, lei mi dice quattro, comunque i tempi usati dalle componenti sono stati di più. Quindi, per cortesia, visto che i tempi sono già ristretti per quanto riguarda noi componenti singoli del Misto, le chiedo una maggiore attenzione la prossima volta.
PRESIDENTE. Sì, non funziona esattamente così, poi glielo spieghiamo meglio. Intanto, andiamo avanti. Ha chiesto di parlare il deputato Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI (FDI). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, mi pare opportuno, in via preliminare, fare un'osservazione di natura politica: questo Governo sta usando come un bancomat i decreti-legge, un bancomat di natura normativa, e abusa della richiesta del voto di fiducia per silenziare il Parlamento. Poco rileva se vuol silenziare la propria maggioranza, sicuramente non possiamo ulteriormente accettare che silenzi questa opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Dico questo, perché vede, signor Presidente, in un anno e poco più l'avvocato degli italiani, come si era presentato, ha chiesto venticinque voti di fiducia. Ora, noi abbiamo avuto gli ultimi ventidue decreti-legge che, assunti con i poteri di necessità e urgenza, vedono 252 decreti attuativi necessari: ne sono stati, ad oggi, adottati 71, significa che i due terzi dei decreti attuativi non sono stati adottati e che, quindi, gran parte di quei decreti-legge assunti con i poteri della necessità e dell'urgenza non avevano né necessità né urgenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma aggiungo di più, signor Presidente. Pare evidente che queste manovre siano fatte esclusivamente per tacitare il Parlamento. E, allora, mi sia consentito di dirle che, se al Governo c'è la sopraffazione, il coraggio di reazione sta all'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e noi, come opposizione, noi, come Fratelli d'Italia, diciamo chiaramente che non accetteremo più un siffatto modo di procedere, che espropria il Parlamento, che mortifica le nostre intelligenze. Perché vede, signor Presidente, io capisco benissimo che qui si stia applicando o prendendo buona nota di un verso della Divina Commedia: “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”, ma con noi non attacca (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
E dirò di più. Vede, signor Presidente, questo è un Governo che ha molte maschere e nessun volto. Vedete, è molto semplice, quando si tratta di decidere, non si decide: riapriamo non avrebbe riapriamo l'Ilva? Sì e no, questa è la risposta. Risolviamo il contratto con Atlantia? Sì e no, questa è la risposta. Facciamo ripartire la TAV? Sì e no, questa è la risposta. Volete o non volete il MES? Sì e no, tutto allo stesso tempo. Allora, vede, io penso che si debba iniziare a dire che questo non è il Governo dell'avvocato degli italiani, ma di un signore impicciato. E diceva il Manzoni che all'uomo impicciato ogni cosa nuova è d'impiccio, ed è la dimostrazione: ogni cosa nuova non trova una soluzione, in compenso, il prodotto interno lordo e la produzione industriale calano vertiginosamente. Con questi 100 miliardi degli ultimi sette mesi di debito pubblico, il debito pubblico è andato ulteriormente alle stelle. I consumi interni sono fermi, ma l'importante è adottare provvedimenti di necessità ed urgenza che, ormai, non passano più neanche nelle aule parlamentari, passano solo ed esclusivamente nelle Commissioni parlamentari. Quindi, se va bene, le vede, al più, un decimo o un ottavo del numero dei parlamentari in carica, e questo è un arbitrio bello e buono!
Ma, dicevo, a fronte dei problemi di prima, quali sono le risposte di questo Governo? L'aumento delle bollette, la non diminuzione della pressione fiscale, ma, udite, udite, l'imminente notifica di 9 milioni di cartelle esattoriali che debbono andare a colpire i contribuenti italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!
E allora vede, signor Presidente, io capisco perfettamente che lei sia in altre faccende affaccendato, ma, indipendentemente da questo, mi ascolterà il rappresentante del Governo, che sicuramente non può non convenire con me che all'Agenzia delle entrate avete assegnato il ruolo del plotone d'esecuzione: un giorno con il volto del passator scortese - perché quello cortese era del Pascoli, re della strada e re della foresta - e un giorno il volto di Ghino di Tacco, che, ricordava Dante: “Quiv'era l'Aretin che da le braccia fiere di Ghin di Tacco ebbe la morte”. E la morte la stanno avendo, grazie a questo modo di agire, le centinaia e migliaia di imprese e di partite IVA che, sicuramente, alla fine dell'anno, tartassate come vengono tartassate, saranno costrette a chiudere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Vedete, Fratelli d'Italia ha messo in cima alla crisi quella che doveva essere la risposta per il lavoro e al lavoro. Ebbene, questo Governo ha risposto in un modo strano, ha risposto, cioè, facendo finta di non sentire. In compenso, si è vantato di far ripartire le scuole, pensando che bastassero i banchi con le rotelle e, in compenso, pensava di mandare tutti, con il bonus vacanze, ad avere un'estate al mare e, invece, gli unici che sono rimasti in mutande sono stati i ristoratori, i gestori degli impianti, gli albergatori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché il bonus vacanze non è stato minimamente utilizzato.
Allora, mi sia consentito di dire che se questo Governo, ogni qualvolta c'è da assumere un provvedimento, non riesce altro che a pensare ad un fondo, piuttosto che a un altro fondo, beh state attenti, perché, a furia di fondo, avete creato le premesse per mandare a fondo solo l'Italia, non certo per far ripartire l'economia italiana, che ben di altro necessiterebbe. Necessiterebbe di una spesa non tutta vocata alla spesa corrente, ma alla spesa per investimenti, l'unica in grado di far risalire il PIL, di ridare occupazione, di riportare un minimo di ricchezza in questo Paese. E invece, a fronte di 100 milioni che avevate a disposizione, neppure siete arrivati alla proroga del credito di impresa per gli affitti alle imprese commerciali; neppure siete arrivati ad approvare quella cedolare secca che sarebbe servita, in modo estremo, in questo momento, per il settore delle locazioni commerciali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voi siete rimasti dei tassator scortesi, che avete avuto come ministro quel Visco che, inventandosi l'IRAP, ha creato la premessa per massacrare le imprese italiane a tutti gli effetti.
Allora, mi sia consentito anche di dire che, a fronte di tutte le spese che avete fatto, potevate risparmiarci almeno quell'immondo decreto sull'immigrazione, che dice soltanto: “benvenuti i clandestini in Italia”! Questo potevate risparmiarvelo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Così come potevate risparmiarvi, signori della maggioranza, quei trenta danari con i quali pensavate di ammansire l'opposizione al Senato; quei trenta danari che volevate utilizzare per l'opposizione teneteli in serbo, vi serviranno per qualche Giuda, fra qualche giorno, quando avrete bisogno di qualche voto determinante per approvare i provvedimenti.
Il voto contrario di Fratelli d'Italia a questo decreto è nel nome dei valori, delle idee, della coerenza di cui siamo fieri, avendo ancora una bandiera, il tricolore, da levare al sole, e una canzone, che non è “Bella ciao”, da gettare al vento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Mancini. Ne ha facoltà.
CLAUDIO MANCINI (PD). “Una mattina…”. Presidente, colleghe e colleghi, esponenti del Governo, in Aula e in Commissione in questi giorni abbiamo avuto modo, come Partito Democratico, di argomentare le nostre ragioni a sostegno della conversione del decreto, che è stato denominato “decreto Agosto”. Lo abbiamo definito, nel dibattito, un ponte tra due diverse fasi della crisi pandemica. Infatti, nel decreto prosegue l'impegno per rafforzare il sistema sanitario e per sostenere le famiglie e le imprese e, allo stesso tempo, si mettono le basi per preparare il Paese all'appuntamento decisivo del Recovery Fund.
Nel decreto si interviene, come abbiamo argomentato nel dibattito, con norme e risorse per il lavoro, il sostegno alle imprese, il fisco, gli enti territoriali. Con un ampio lavoro svolto al Senato è stato integrato e modificato e sono stati cambiati alcuni aspetti del provvedimento, che mette in campo interventi per 25 miliardi di euro, in termini di indebitamento netto, e 32 miliardi di euro di saldo netto da finanziare, portando così la risposta complessiva dell'Italia alla crisi, sempre in termini di indebitamento netto, a 100 miliardi di euro, pari a 6 punti percentuali di PIL, un impegno che, per dimensione e portata, risulta essere tra i più ampi a livello internazionale.
Mi si consentirà quindi di inquadrare l'approvazione del “decreto Agosto” nella più generale fase della politica economica del Paese. Dobbiamo ricordare - e l'andamento degli indicatori economici ce lo dice molto chiaramente - le enormi difficoltà che le famiglie, i lavoratori e le aziende hanno dovuto sopportare dalla fine di febbraio ad oggi.
Il difficile contesto nel quale il Governo e il Parlamento si sono trovati a operare ha richiesto di adottare una strategia articolata su diversi piani, dovendosi assumere decisioni che non erano mai state prese in passato. Non esisteva una cassetta degli attrezzi per affrontare l'impatto e le conseguenze della pandemia. Nessun Paese al mondo era adeguatamente preparato, e ciò lo si è visto chiaramente.
Nei primi mesi, il contenimento della diffusione del contagio e la salvaguardia della salute hanno richiesto l'adozione di misure precauzionali sempre più stringenti. Queste misure hanno avuto una pesante ricaduta sul tessuto economico, che ha vissuto, in pochi mesi, la peggiore caduta del prodotto interno lordo della storia repubblicana. La crisi ha prodotto, e sta producendo, effetti economici, sociali e sanitari molto diversi, a seconda del territorio, dei livelli di reddito, del genere e della generazione a cui si appartiene. Il turismo e i trasporti, il commercio e la ristorazione, lo sport, lo spettacolo, il comparto degli eventi e, più in generale, tutti quei settori che richiedono l'assembramento umano hanno sofferto cali di fatturato superiori alla media e tuttora risentono degli effetti economici della pandemia e della persistente incertezza sul futuro. Le famiglie a basso reddito sono state fortemente colpite, così come più marcato è stato l'impatto sulle donne, per le quali è stato ancora più difficile conciliare le esigenze lavorative con quelle di cura. Le giovani e giovanissime generazioni hanno dovuto fronteggiare un secondo semestre dell'anno scolastico particolarmente difficile che, tra l'altro, ha evidenziato diseguaglianze digitali significative all'interno della popolazione.
Per affrontare una situazione così grave, il Governo e il Parlamento hanno adottato interventi economici imponenti, a cui va aggiunta l'entità, senza precedenti, delle garanzie pubbliche che sono state poste sulla liquidità bancaria. L'insieme delle risorse ha finanziato provvedimenti volti a limitare le conseguenze della pandemia sui redditi delle famiglie, sui livelli occupazionali e sulla tenuta del sistema produttivo, oltre a garantire al sistema sanitario le risorse necessarie.
Nel confronto internazionale, l'insieme delle misure di politica sanitaria e di politica economica si è rivelato, ad oggi, tra i migliori, riuscendo a garantire un efficace contrasto alla diffusione del virus e, al contempo, la maggior tutela possibile dei redditi e della capacità produttiva. Ad esempio, in particolare, a fronte di un crollo del PIL stimato al 9 per cento nel 2020, l'occupazione è prevista ridursi di meno del 2 per cento; le misure introdotte da Governo e Parlamento hanno anche attutito l'aumento della povertà e delle diseguaglianze nel nostro Paese. A causa del crollo del prodotto interno lordo, del conseguente calo delle entrate fiscali e della politica di bilancio espansiva, il rapporto tra debito pubblico e PIL è previsto che aumenti di oltre 23 punti percentuali; ciononostante la nostra Repubblica ha continuato a finanziarsi sui mercati dei capitali a tassi storicamente bassi in ragione della solidità dei nostri fondamentali e della risposta delle istituzioni europee. Negli ultimi giorni lo spread sui titoli di Stato si è fortemente ridotto, scendendo lievemente al di sotto delle dei livelli precedenti il COVID. Bisogna operare affinché esso scenda ulteriormente, ma va sottolineato che l'attuale livello del rendimento del Btp a 10 anni, in termini assoluti, è il più basso mai registrato. La politica monetaria messa in campo dalla Banca centrale europea, il nuovo approccio alle regole di bilancio in tema di aiuti di Stato e la scelta di introdurre finalmente strumenti di bilancio comuni alimentati da titoli europei, si sono rivelati essenziali per l'Italia e per l'area euro nel suo complesso. A questo cambio di strategia europea, decisamente differente rispetto a quella adottata nel decennio scorso, il Governo italiano e la maggioranza che lo sostiene hanno dato un contributo non marginale, in una discussione serrata a livello europeo che ancora prosegue e i cui effetti saranno importanti anche nelle prossime settimane e mesi. A partire dal mese di maggio l'economia italiana ha cominciato a riprendere, sorprendendo al rialzo la maggior parte dei previsori. Per il terzo trimestre, viene stimato ora un rimbalzo superiore, in termini percentuali, alla contrazione registrata nel secondo trimestre, pari al 13 per cento. Gli ultimi indicatori disponibili tracciano, infatti, un andamento in crescita nei mesi estivi per la produzione industriale, il settore delle costruzioni e il fatturato dei servizi. Le prospettive a breve termine sono circondate da una notevole incertezza, in particolare riguardo ai contagi nonché all'effettiva disponibilità di vaccini e all'efficacia delle nuove terapie; ma, al di là degli andamenti a breve termine, la politica economica deve progressivamente passare dalla fase della protezione del tessuto economico-sociale a quella del rilancio e della crescita. Le misure espansive della prossima legge di bilancio, sommate alle risorse del Recovery Plan, forniranno uno stimolo superiore al 2 per cento del PIL nel 2021; la crescita economica ne beneficerà significativamente.
In questo contesto bisogna discutere l'eccezionalità delle condizioni in cui ci apprestiamo ad approvare il “decreto Agosto” perché - diciamoci la verità - a tutti sarebbe piaciuto incidere di più, in questa Camera, su questo provvedimento; il collega Raduzzi ed io passeremo alla storia come relatori di un provvedimento così importante di cui non abbiamo modificato neanche una virgola, però i cittadini questo si aspettano da noi, cioè la capacità, in un momento difficile e di crisi, di mettere da parte i nostri interessi particolari, le questioni di partito e di unirci di fronte agli italiani.
Per questo insieme di ragioni, consapevoli che questo decreto è parte di uno sforzo più generale del Paese, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico e rinnovo l'appello a tutte le forze politiche ad una stagione di unità del Paese, al di là delle proprie collocazioni. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato D'Attis. Prego.
MAURO D'ATTIS (FI). Signor Presidente, signor Ministro, colleghe deputate, colleghi deputati, questo decreto, che avete chiamato “Agosto”, è già superato dal tempo, dai fatti, dai numeri dell'economia, dall'emergenza ancora in atto. È la fotografia di questo Governo, che si serve dell'emergenza, rincorre i problemi e, nel frattempo, non riesce a prendere decisioni nette e coraggiose sulle questioni essenziali. Ad oggi il Governo….
PRESIDENTE. Colleghi, colleghi, per favore!
MAURO D'ATTIS (FI). Grazie, Presidente. Ad oggi cosa ha concluso il Governo, e ovviamente lo chiedo al Ministro per i Rapporti con il Parlamento? Alitalia, Ilva, Atlantia, TAV sì, TAV no, MES sì, MES no: una serie infinita di tavoli di crisi aziendali ancora al palo, che sono la sintesi di situazioni che si sono semplicemente aggravate con la crisi del COVID, ma esistevano già da prima e sono rimaste irrisolte dopo oltre due anni di Governo con lo stesso Presidente del Consiglio. Nel nostro Paese, e questi sono i dati che nessuno ha detto prima, la domanda è ancora troppo bassa: il PIL crolla a meno 10 per cento, 410 mila posti di lavoro si sono persi, i consumi interni sono fermi, mentre il debito pubblico raggiunge quota 158 per cento sul PIL.
Dinanzi a questo scenario, quindi, qual è la risposta? Un vorticoso rincorrersi di norme, misure non finanziate a sufficienza, tasse non prorogate, né tantomeno diminuite; aumento di bollette e, dal prossimo 16 ottobre, tra qualche giorno, 9 milioni di cartelle esattoriali che raggiungeranno i contribuenti italiani. Proprio in un momento in cui in Italia si assiste alla seconda ondata del COVID-19, il Governo che fa? Con un decreto dice che proroga lo stato di emergenza, mentre con un altro, fregandosene altamente dello stato di emergenza stesso, ancora di più di emergenza economica per le imprese e i cittadini, pensa bene di mandargli a casa un bel pacco di cartelle esattoriali. Così, tutto quello che questi poveri cristi dei cittadini e delle imprese non sono riusciti a pagare a marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre e anche ottobre, ora magicamente questo Governo pensa di farglielo pagare entro il 30 novembre: follie, incoscienza, offesa, anche preoccupazione. Sono mesi che Forza Italia vi ha sollecitato a fare un piano ragionevole, a non continuare con l'acqua alla gola a rinviare e prorogare di otto giorni in otto giorni; è un meccanismo, questo, inaccettabile per i cittadini, per le famiglie e per le imprese che sono in difficoltà. Il quadro attuale, al netto delle cose che sono state dette da qualche collega prima di maggioranza, è che da una parte vi sono i grandi titoli dei giornali, le dirette a reti unificate per annunciare i decreti - adesso in queste ore si rincorrono bozze di decreti di questo famigerato ulteriore DPCM -, che annunciano, quindi, questi decreti, oltre che inondare di fiumi di euro l'Italia e gli italiani. Dall'altra parte, poi, invece, c'è la realtà: quella è la fantasia, questa invece è la realtà, con norme frammentate e una burocrazia che continua a frenare di fatto anche le misure più meritevoli (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
Lo sanno, per esempio, i colleghi della maggioranza, tra cui quelli che sono intervenuti poco fa, che mancano all'appello dell'emergenza COVID più di trecento decreti attuativi? Lo sanno che di fatto la spesa è bloccata? Pensate che solo in questo decreto, il decreto di oggi, sono previste altre 84 misure attuative, cioè, oltre a oggi ci sarà bisogno di 84 misure attuative per rendere pienamente operative le norme del provvedimento. Di questo passo, quindi, al nome “Agosto” ci dobbiamo mettere l'anno a fianco, perché non sarà certo l'agosto 2020 che vedremo quello che state dicendo oggi, ma sarà l'agosto 2021, probabilmente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
Se qualche buona idea c'è, quindi, viene purtroppo realizzata in maniera impropria. Faccio un esempio: l'ecobonus e il sisma bonus al 110 per cento. La misura ancora non parte e le imprese sono ancora in attesa di circolari interpretative più chiare dell'Agenzia delle entrate.
Bonus vacanze, introdotto in pompa magna dal “decreto Rilancio”: a fine stagione possiamo trarre le conclusioni. Signori, è stato un fallimento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e il fallimento è dato dal fatto che non è piaciuto né ai turisti né ai gestori delle strutture turistiche perché dei 2,4 miliardi che erano stati stanziati ne sono stati utilizzati sì e no, per essere buoni, il 10 per cento. I 100 miliardi già spesi, quindi, sono stati spesi, in deficit, male. C'è stata solo la rincorsa ai problemi, mentre è mancata la visione di lungo periodo. Ci stiamo praticamente riempiendo di debiti e ora, ora in particolare c'è un nuovo tema di cui si discute da queste parti, che è come saranno spese le risorse provenienti dall'Europa. Voglio ricordare una cosa: quelle risorse, il Recovery Plan, eccetera, eccetera, sono 209 miliardi, che sembrano tantissimi, ma in realtà sono poco di più del doppio dei 100 miliardi che, permetteteci, avete sperperato in questi mesi di crisi di COVID (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). E ancora dobbiamo votare, fra qualche giorno voteremo un ulteriore scostamento di bilancio. Il provvedimento di oggi destina quasi due terzi delle risorse a finanziarie e rilanciare solo misure emergenziali, non c'è nulla di strutturale. Anche qui, noi avremmo voluto dare il nostro contributo, ma le parole del Presidente Berlusconi, che ha ammonito ognuno di noi dicendoci “mi raccomando, state vicini a quelli che governano nei momenti di difficoltà”, come sono state ricambiate? Eccoci qui, la trentesima posizione di fiducia del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), la trentesima, senza poterci dare la possibilità di parlare su nulla, zero emendamenti. Con il collega Paolo Russo, per esempio, avevamo presentato un emendamento a questo decreto che permetteva di salvare centinaia di lavoratori di aziende in crisi come Dema, in Puglia, in Campania, semplicemente consentendo una rateizzazione del debito INPS. Vi faccio questo esempio, ma ce ne sono tantissimi presentati dai colleghi di Forza Italia. Niente purtroppo, non ne abbiamo neanche potuto parlare. Non so di che record si vuole fregiare il collega Mancini, che dice “sono uno tra i relatori nella storia che neanche ha aperto il fascicolo del decreto-legge arrivato alla Camera”. Francamente, di questo record ne avrei fatto a meno e avrei dato una spiegazione a quei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) che probabilmente si aspettavano un emendamento del genere.
Secondo la CGIA Mestre, entro la fine dell'anno saranno persi 3 milioni e mezzo di posti di lavoro, ma questo è logico perché non vi sono interventi strutturali, non ne avete fatto uno di intervento strutturale sull'economia. Il lavoro lo danno le imprese, non lo dà il reddito di cittadinanza, non lo dà il reddito di cittadinanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), e di posti di lavoro ne continueremo a perdere di giorno in giorno. Le nostre proposte non sono state ascoltate: nulla per il fondo ad hoc da destinare alla filiera turistica, nulla per i professionisti, nulla per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione.
Con il presidente Tajani, in Europa, con alcuni colleghi, qui a Montecitorio, come il collega Baldelli, abbiamo spinto per aggredire questo problema.
PRESIDENTE. Deputato Occhiuto, per favore!
MAURO D'ATTIS (FI). I dati della CGIA ci dicono che fra tutti e dodici i Ministeri che fanno spesa soltanto il Ministero degli Esteri ha puntualmente rispettato le scadenze previste dalla legge. Pensate, gli altri undici Ministeri, signor Ministro che non c'è più, però c'è il sottosegretario, non hanno onorato le proprie spettanze.
Signori del Governo, sapete cosa si chiede un imprenditore che avanza i soldi dalla pubblica amministrazione quando vede le immagini del Governo, la prima fila, probabilmente anche del Parlamento? La domanda che si fa è: ma con tutti questi Ministri, Vice Ministri, sottosegretari, è possibile che non ci sia qualcuno di questi che è in grado semplicemente di far pagare al proprio Ministero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) i debiti che devono ai lavoratori e alle imprese? Allora, invece che fare interviste, Porta a Porta, talk show, occupatevi di passare dalla Ragioneria dello Stato e dalla ragioneria del vostro Ministero e magari fateli sbloccare questi soldi, perché sono 53 miliardi e hai voglia a “decreti Rilancio” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), finanziarie, e così via per alimentare l'economia del Paese.
Vi sono segnali in questo decreto: un piccolo segnale sta nella disposizione che prevede la decontribuzione del lavoro al Sud, una cosa che chiediamo da due anni, però ci veniva detto: no va be', non è il momento, poi vediamo quando lo dobbiamo fare. L'avete fatta, peccato che manca un piano organico di rilancio del Mezzogiorno. Ci stiamo provando anche su questo. Una misura di buonsenso ma ricordiamoci che è una misura temporanea perché temporaneamente autorizzata dalla Commissione europea.
Signori del Governo, signor Presidente, colleghi deputati, fino a quando questo Governo, qualunque Governo non avrà questa visione, una visione liberale, che mette al centro dell'economia l'impresa, la persona, le famiglie, Forza Italia non potrà che stare dall'altra parte, dalla parte proprio opposta, opporsi fermamente, affermando in Parlamento il proprio “no”. Ed è per questo, per tutte queste ragioni ma per tutte le altre che sono state affrontate anche nei decreti scorsi, che anche per questo provvedimento annuncio il voto contrario del gruppo di Forza Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA (LEGA). Grazie, Presidente. Siamo ormai a metà ottobre e approviamo il cosiddetto “decreto Agosto”, misure urgenti di agosto a metà ottobre, decreto che la Camera non ha potuto nemmeno toccare. Presidente Fico, questo è intollerabile: che sia l'ultima volta, anche perché si capisce un'eccezione ma ormai è la regola che uno dei due rami del Parlamento non vede un decreto, non è concepibile.
Ma almeno tutte le misure che ci sono in questi decreti, non solo nel “decreto Agosto” ma anche nei due precedenti, sono state efficaci? Cento miliardi di sforamento, 100 miliardi di debito in più rispetto a quanto si fa normalmente rispetto ai 400 miliardi che ogni anno lo Stato italiano emette. Per inciso, 100 miliardi di sforamento che possiamo fare, grazie alla modifica all'articolo 81 voluta da Giancarlo Giorgetti allora presidente della Commissione Bilancio, che consente di fare degli sforamenti quando serve.
Che cosa diceva la Lega all'inizio della crisi, a febbraio? Semplice diceva: facciamo subito 100 miliardi di sforamento e facciamo delle cose semplici, tre cose semplici, subito. Quando lo abbiamo detto ci avete dato dei matti. Gualtieri e Conte, all'inizio, dicevano che bastavano sì e no 3 miliardi di manovra, che tanto poi si recuperava nei mesi dopo. Non è andata come diceva Gualtieri. Noi con quei 100 miliardi chiedevamo di fare tre cose semplici, subito: cassa integrazione per tutti, e c'è ancora gente che l'aspetta; soldi agli enti locali e alla sanità per l'emergenza; anno bianco fiscale cioè non far pagare un po' di tasse alle aziende: per esempio, non far pagare l'acconto o cancellare l'IRAP. Invece, come è andata? Invece, voi avete scelto di fare con il contagocce delle misure: tre decreti, una confusione pazzesca, decine e decine di decreti attuativi ancora da fare; tuttavia nella finanza pubblica c'è un modo semplicissimo per capire se le misure messe in campo funzionano oppure no. Basta vedere la cassa: basta vedere se le misure “tirano”, si dice in gergo. E, allora, com'è? Il dato è imbarazzante. A settembre nella Tesoreria dello Stato ci sono 84 miliardi. L'anno scorso, a settembre, ce ne erano 44, cioè noi abbiamo fatto 100 miliardi di debito in più e abbiamo il 40 per cento in più in cassa a fare la muffa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questa cosa è imbarazzante: che senso ha, che senso ha fare debito per niente? In un mondo normale, quando c'è una situazione di crisi come questa semmai la cassa si riduce all'osso, non la raddoppi. Perché?
Allora nel “decreto Agosto” quando è stato presentato, perché il parto di questo decreto arriva - lo sappiamo - da un percorso molto complicato, aveva come base - l'ha dichiarato il Ministro Gualtieri quando è venuto ufficialmente alla Camera - la soluzione di problemi rimasti irrisolti per mancanza di tempo, per mancanza di risorse con i due decreti precedenti. In particolare, c'erano quattro temi non risolti completamente: settore dell'auto (catastrofe), turismo e ristorazione (peggio mi sento), commercio e risolvere la questione delle tasse per le aziende. Ebbene, invece di tenere 40 miliardi a fare la muffa in Tesoreria, bastava fare qualcosa su queste quattro linee. Con 10 miliardi per l'auto svuotavi tutti i piazzali: non era complicato, ci avvicinavamo a quello che ha fatto la Francia. Con 10 miliardi facevi qualcosa di serio per il turismo: non il bonus turismo che - l'abbiamo detto dall'inizio - il risultato è che è stato speso solo l'8 per cento. Con 10 miliardi facevi l'ira di Dio: con 10 miliardi trasformavi tutti i prestiti dati alle aziende in contributi a fondo perduto, quello, sì, che era un aiuto vero (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non era difficile. Con 10 miliardi per la parte tasse facevi qualcosa di serio per le aziende: l'IRAP l'azzeravi completamente, ma non è andata così. Ormai è andata. La scelta è stata di fare misure confusionarie. Il risultato è che il PIL è a meno 10, meno 10 punti di PIL e teniamo 40 miliardi in Tesoreria. Potevamo chiudere a meno 7, facendo un conto della serva. Però la Lega non fa solo critica sterile, fa anche delle proposte e allora vi facciamo tre proposte molto semplici, liberali che va di moda di questo tempo, moderate, fattibili domani. Tre proposte semplicissime su sanità e tasse. Una sulla sanità. Per la sanità abbiamo un fondo di 30 miliardi di euro per l'edilizia e gli investimenti in sanità. Di questi 30 miliardi ce ne sono ben 6 casualmente anche frutto proprio di emendamenti del nostro movimento, della Lega, 6 miliardi liberi cioè non vincolati a nulla che puoi spendere domani. E allora prendi questi 6 miliardi, ne dai uno ai medici di medicina generale, fornisci attrezzature, software per la cronicità, subito domani, basta fare la gara e gli altri 5 miliardi fai tutte quelle cose che diciamo di voler fare: telemedicina e quant'altro, perché lasciarli in cassa a far niente?
Due, sulle aziende abbiamo questi decreti che oggettivamente non funzionano. Veniva detto prima: ancora 84 decreti ministeriali da fare ormai da qui a fine anno, non li spenderete mai. Fate una bella roba: c'è la legge di bilancio, tanto quello che c'è scritto lì lo puoi recuperare in legge di bilancio, cancelli tutto e prendi tutti questi soldi e li usi per fare una cosa semplice: abbassi le tasse all'azienda, azzeri l'IRAP, fai una cosa, ma falla (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Terza e chiudo: il mitico bonus 110 per cento che, ahinoi, non è ancora partito. Il Governo, sì, ha spinto alcune grosse banche a fare pubblicità, a dire che ci sarà qualcosa ma operativamente lo sappiamo tutti zero operazioni fatte ad oggi. Però noi guardiamo sempre anche il bicchiere mezzo pieno: il 110 per cento come credito d'imposta è stato accettato dall'Unione Europea. Allora facciamo anche qui una cosa semplice: le aziende hanno decine di miliardi di crediti IVA. I crediti IVA certificati dall'Agenzia delle entrate rendiamoli cedibili come il 110 per cento. Questo, sì, metterebbe decine di miliardi nell'economia. Come vedete, volendo, si possono fare delle cose, si può fare PIL, si può dare una mano al Paese: ci vorrebbe un Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Presidente, spesso si dice che la politica debba avere una visione a dieci, vent'anni, ed è vero, verissimo. Bene, questo 2020, per tutti gli stravolgimenti sociali ed economici, è un anno che è durato come un decennio di altri anni ordinari. Convertire oggi definitivamente questo decreto-legge è la plastica rappresentazione di come questo Governo abbia avuto davvero questa visione e questa capacità di programmare, perché ha iniziato nel momento più difficile col “Cura Italia”, intervenendo subito sull'emergenza e sulla sanità; ha proseguito col “decreto Liquidità”; ha continuato con il “decreto Rilancio”, dando un ampio ristoro a tantissime categorie, quasi tutte di questa società, che ricordiamo, ha subito un blocco totale della produzione per due mesi, e già nel “decreto Rilancio” c'era un qualcosa che stava dando una prospettiva. Oggi noi consolidiamo quel percorso, avendo programmato questi interventi; e lo facciamo con un decreto-legge che sembra quasi un'appendice, detta così, ma questo decreto-legge vale 20 miliardi, che in tempi normali sarebbero una manovra finanziaria: bene, di miliardi ne sono stati messi 100 in sei mesi, con tre manovre di bilancio. E il Governo ha fatto uno sforzo enorme, e che non si consideri spesso, nei discorsi che sento, la complessità di tutto questo, è veramente surreale. Questo Governo però è riuscito in questo intento grazie al sistema Italia, grazie allo Stato, grazie al servizio pubblico; perché vedete, questo Stato tanto vituperato, questo Stato sempre definito come macchina di inefficienze, ha dimostrato - e sarà ricordato - nel 2020, nell'anno della pandemia, di essere quell'insieme di forze positive, di donne e uomini dello Stato - e dico bene, non del Governo, dello Stato - che sono riusciti a far fronte a tutto questo. E lo ha fatto ovviamente prima di tutto negli ospedali, e tutto questo non sarà mai probabilmente celebrato abbastanza, ma lo ha fatto anche negli istituti statali: e cito non a caso l'INPS, tanto criticato. Bene, io vado coi numeri: le ore di cassa integrazione erogate tra il 2009 e il 2014, sei anni, sono state circa 3 miliardi; nel 2020 all'ammontare di 3 miliardi di ore di cassa integrazione ci siamo arrivati in sei mesi. Comparando il mese di maggio 2019 col mese di maggio 2020 c'è stato un aumento del 3.000 per cento, e io sfido qualunque azienda pubblica, qualsiasi ente, qualsiasi azienda privata ad avere da un anno all'altro una comparazione con un aumento del 3.000 per cento. Questo l'INPS ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Non è banale che in Italia non ci sia stato alcun licenziamento, perché anche questa scelta politica chiara, forte ed evidente non è banale. Nonostante qualcuno, secondo noi, con una visione anche un po' miope, pensa che questo sia un problema per le aziende, bene, noi invece riteniamo che ora, in questo momento, trasformare una crisi economica, una crisi sanitaria in una crisi sociale, vedendo della gente che perde il lavoro, sarebbe assolutamente inaccettabile. E questo l'abbiamo fatto! Ma questo Governo è stato vicino alle aziende fin da subito col “decreto Liquidità”, e lo è ora (Commenti del deputato Belotti)! Lo è ora, aumentando…
PRESIDENTE. Collega Belotti! Collega Belotti, per favore (Commenti del deputato Belotti)! Collega Belotti! Collega Belotti, anche la mascherina, per favore! Grazie, andiamo avanti. Belotti, faccia continuare. Prego.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). In questo decreto-legge abbiamo aumentato la dotazione del Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese per un totale di 7 miliardi. Abbiamo esteso al 31 dicembre 2021 la moratoria per i mutui delle piccole e medie imprese.
Si introduce l'esonero contributivo per le aziende che non richiederanno la cassa integrazione, un esonero contributivo totale per chi assume a tempo indeterminato e per assunzioni a tempo determinato nel settore del turismo. Questo non è banale. Non è banale introdurre il congedo genitoriale per i figli in quarantena per contatto scolastico. Sono scelte; c'è chi poteva fare di meglio: queste non sono scelte banali.
Sulla scuola un altro pilastro del sistema pubblico nazionale (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), dove per tutta l'estate si è fatto del terrore sul fatto che la scuola non doveva riaprire, sul fatto che sarebbe stata una catastrofe: in questo decreto-legge abbiamo aggiunto 1 miliardo per garantire la riapertura delle scuole e il personale docente in sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E io non ho visto alcun banco col plexiglass, nonostante per tutta l'estate si sia parlato di banchi col plexiglass (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Chi ha detto… I banchi col plexiglas non li ho visti, ma non ho sentito chiedere scusa a chi ha ripetuto per mille volte questa bugia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Abbiamo affrontato la crisi di un settore che in tutto il mondo ovviamente è in gravissima crisi, che è il turismo. In Italia chiaramente, grazie a tutto quello che ci circonda, è un settore ancora più nevralgico. Noi istituiamo un contributo a fondo perduto a beneficio delle aziende che lavorano nei centri storici, nuove misure di sostegno per i lavoratori stagionali del turismo, per i lavoratori marittimi, contributi a fondo perduto per le aziende della ristorazione: è banale anche questo, c'era qualcuno che poteva fare di meglio; va bene, ma queste cose hanno permesso a un Paese di sopravvivere.
E non solo: ci sono anche misure che rilanciano. Questo superbonus che viene derubricato, che tutti dicono: eh sì, è una misura positiva, però… Noi, in questo decreto-legge, andiamo a migliorare ancora il superbonus, e tutti a parole, in tutti i programmi elettorali hanno sempre parlato di rilancio dell'edilizia con la messa in sicurezza, con l'efficientamento energetico, con le ristrutturazioni. C'è un'unica differenza: voi ne avete parlato sempre, noi l'abbiamo fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E se tutte queste sono opinioni, andiamo ai fatti, ai numeri. Al fatto che il Financial Times qualche giorno fa (e cito) scrive: “L'Italia (Commenti del deputato Mollicone)…
PRESIDENTE. Mollicone! Deputato Mollicone! Per favore… Deputato… Deputato Mollicone! Andiamo avanti. Deputato Mollicone, la richiamo all'ordine, per favore. Andiamo avanti.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Cito. Il Financial Times scrive: “L'Italia ha sorpreso la maggior parte degli economisti per il rialzo della produzione industriale durante l'estate”. Numeri, numeri, non opinioni. La Germania segna un meno 0,2, la Spagna un più 0,3, la Francia un più 1,4, l'Italia un più 7,7 nella produzione industriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). E, quindi, dopo aver ricevuto l'elogio dell'Organizzazione mondiale della sanità per la gestione del contenimento del virus, oggi l'Italia riceve gli elogi per i numeri sulla produzione industriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questi sono fatti, non sono opinioni!
Questo dimostra – dimostra – che la tutela della salute non è in contrasto con la tutela della nostra economia: anzi, queste due cose vanno di pari passo, perché tutelare la nostra salute significa far ripartire prima l'economia, significa tutelare la nostra vita sociale, la nostra vita culturale. Tutelare la nostra salute significa in poche parole tutelare la nostra libertà! E io quando sento persone che parlano di Governo liberticida per le misure di contenimento del contagio che abbiamo messo in atto, bene, io dico che se il massimo senso di libertà di una persona è quello di togliersi una mascherina, per fortuna abbiamo due sensi di libertà completamente diversi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Il nostro va nel solco delle preziosissime parole del Presidente Mattarella, quando dice: “Non confondiamo la libertà con il diritto di far ammalare gli altri” (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
I dati sui contagi, com'era prevedibile, stanno ovviamente risalendo con la stagione autunnale, ed ora è fondamentale che tutti, specialmente noi che abbiamo doveri istituzionali, si richiami sempre al rispetto delle regole, perché niente è più deleterio, quando un personaggio pubblico, che oltretutto ha anche un seguito popolare, non dia esempio di serietà e rigore, e questo lo dobbiamo ricordare tutti, perché bisogna ancora resistere, probabilmente tutti insieme. Ma dopo questa esperienza siamo coscienti e consapevoli che il sistema Italia, lo Stato, il servizio pubblico, è stato e sarà all'altezza della situazione. Di questo tutti quanti dobbiamo essere orgogliosi, perché il servizio pubblico appartiene a tutti quanti ed è un patrimonio inestimabile per tutti noi.
Con questo dichiaro il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giannone. Ne ha facoltà.
VERONICA GIANNONE (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, Presidente. Siamo di nuovo qui per l'ennesimo voto di fiducia a decreti blindati. Inutile rammentare quanto sia antidemocratico questo modo di operare, che, a quanto pare, è diventato prassi. A cosa serve chiedere dialogo, confronto e proposte, se poi puntualmente il dibattito parlamentare non avviene? Questo Governo va avanti con slogan e belle promesse, forse, per nascondere una verità scomoda. E la verità è che la maggior parte di questi fondi, disposti da vari decreti, sono solo su carta. Inefficaci, dunque, nel complesso, le misure previste, forse utili a qualcuno della maggioranza.
Ho appreso con stupore che, al Senato, è stato approvato un emendamento, che stanzia un ulteriore fondo di 1 milione di euro per il recupero di uomini maltrattanti, danari pochi per un fondo, ma non certo da regalare, che andranno alle associazioni e cooperative che si occupano di tal nobile fine. Lavorando costantemente sul sistema dell'affido dei minori, vedo da vicino quali sono le problematiche in materia di violenza sulle donne. E questo fondo per la rieducazione degli uomini maltrattanti non è una priorità. Potrebbe apparire un favoritismo? Non saprei, ma un dubbio mi viene.
Bisogna investire sulla tutela delle vittime e dei loro figli, che spesso non vengono credute, ma giudicate delle folli paranoiche, non elargendo denaro a cooperative e associazioni, che spesso emettono fattura per i servizi resi. Bisogna rendere tempestiva la protezione di tutte le donne, che chiedono aiuto per se stesse e per i propri figli, senza aspettare che accada il peggio.
Volevo presentare un emendamento, Presidente, ma non è stato possibile, perché non mi è permesso lavorare. Sono mesi che non mi è permesso lavorare, perché in ogni decreto viene ormai posta fiducia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, il deputato Sgarbi (Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Colleghi, colleghi! Per favore, silenzio! Colleghi, colleghi! Ne ha facoltà, per un minuto.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). Onorevole Presidente, il relatore del gruppo Cinque Stelle ha parlato di un paradiso, che corrisponde all'applauso per 4 milioni e mezzo di italiani, che hanno perso il lavoro durante il tempo delle misure grottesche di sicurezza, mentre l'economia in Svezia è andata avanti. Non siamo più in Europa! Ci sarà un giudizio universale, per farvi pagare la fine del lavoro, usando la morte che non c'è! Le curve non parlano di contagi, ma parlano di morti arrivate a zero! E continuate a usare i morti per fare retorica! Andrete all'inferno! Il giudizio universale ci sarà, per condannarvi…
PRESIDENTE. Collega, deputato Sgarbi…
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). …per quello che avete fatto!
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi…
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). All'inferno andrete!
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi!
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). All'inferno! All'inferno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi!
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). All'inferno! All'inferno!
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, la richiamo.
VITTORIO SGARBI (M-NI-USEI-C!-AC). All'inferno! All'inferno, anche lei! Anche lei (Commenti dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico)!
PRESIDENTE. Deputato Sgarbi, non si rivolga così alla Presidenza.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2700)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2700: S. 1925 – “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, recante misure urgenti per il sostegno e il rilancio dell'economia” (Approvato dal Senato).
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 20) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Sospendo a questo punto la seduta che riprenderà alle ore 20,15 per lo svolgimento delle discussioni generali delle due mozioni iscritte all'ordine del giorno.
La seduta, sospesa alle 20,05, è ripresa alle 20,20.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascani, Azzolina, Battelli, Brescia, Casa, Castelli, Comaroli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Frusone, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Invernizzi, Iovino, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lupi, Molinari, Morani, Nardi, Orrico, Paita, Parolo, Pastorino, Perantoni, Rizzo, Rotta, Schullian, Serracchiani, Tasso, Vignaroli, Villarosa e Zoffili sono in missione a decorrere dalla ripresa notturna della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente centootto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione della mozione Invidia ed altri n. 1-00377 concernente iniziative volte all'introduzione di appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione (indice "Desi") nell'ambito del Documento di economia e finanza.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Invidia ed altri n. 1-00377 concernente iniziative volte all'introduzione di appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione (indice "Desi") nell'ambito del Documento di economia e finanza (Vedi l'allegato A).
La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (vedi Calendario).
Avverto che sono state presentate le mozioni Lollobrigida ed altri n. 1-00384 e Capitanio ed altri n. 1-00385 (Vedi l'allegato A), che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A). I relativi testi sono in distribuzione.
Avverto, inoltre, che la mozione Invidia ed altri n. 1-00377 è stata sottoscritta, tra gli altri, anche dalla deputata Bruno Bossio che, con il consenso degli altri sottoscrittori, ne diventa la seconda firmataria.
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare il deputato Niccolò Invidia, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00377. Ne ha facoltà.
NICCOLO' INVIDIA (M5S). Grazie, Presidente. Questo non sarà sicuramente il discorso sul PIL. Non ambisco a questa retorica, anche perché in questa economia nessuno ha ancora trovato un sostituto al PIL e, infatti, non con spirito competitivo ma con spirito integrativo, sono nati, negli anni, tanti indicatori economici. Per raffinare il racconto quantitativo di un'economia e del suo progresso abbiamo conosciuto lo Human Development Index, l'indice di Gini, più recentemente il BES, quindi l'indice del benessere equo e sostenibile. Eppure, tra gli indicatori più famosi troviamo poco sulla tecnologia, che è ormai il singolo fattore chiave della crescita di un Paese.
A ogni modo, tra i vari indici riconosciuti sull'innovazione spicca quello del Desi, cioè il Digital Economy and Society Index, che è l'indice prodotto annualmente dalla Commissione europea per misurare la digitalizzazione dell'economia ed è comprensivo di cinque elementi: connettività, capitale umano, uso dei servizi web, integrazione con le tecnologie e servizi pubblici digitali. Sicuramente è un indice non preciso, non oggettivo nel fotografare le nostre vulnerabilità, ma alla fine questo poco importa anche perché per me non è la sua precisione il motivo di questa attenzione in Aula ma è la pressione che esso può darci nel renderci migliori e più famelici verso il digitale, perché, dal giorno dopo la votazione, avremo uno strumento consapevolmente ansiogeno e volontariamente stressante per dire al Paese che occorre spingere di più in quella direzione.
Tendenzialmente oggi il gap digitale è percepito come un'urgenza solo tra i nerd e tra le persone più sensibili al tema, ma non credo di aver mai visto proteste davanti a Montecitorio né tantomeno in altre piazze italiane. Questo perché come singoli e come società tendiamo a ignorare un problema fino a quando non è quantificato. È, infatti, la sua trasformazione in numeri, indici e ranking a dettare la misura del nostro spavento o, viceversa, del nostro orgoglio. Ed è stato, quindi, puntualmente così nella storia e lo abbiamo visto anche in queste settimane con il COVID o qualche anno fa con lo spread. Quindi, ho cercato, con questa proposta, di dare un riferimento quantitativo al fenomeno dell'innovazione e ho trovato nella richiesta di allargare, appunto, l'indice Desi al DEF lo strumento normativo per farlo. Questa proposta, dovete sapere, si basa, infatti, su un meccanismo simile usato dal Ministro Boccia nel 2016, quando introdusse, all'interno della legge n. 163 del 2016, il BES, cioè l'indice del benessere equo e sostenibile, chiedendo di poterlo allargare al DEF come nuovo indice. Questa sua iniziativa poi ha portato a una maggiore attenzione sul tema e, infatti, oltre ad aver visto la sostenibilità come uno dei temi sempre più prioritari per i Governi, si è anche creata una cabina di regia che si occupa, appunto, del benessere equo e sostenibile all'interno di Palazzo Chigi, il che decisamente non è poco.
La mia mozione, che discutiamo oggi, quindi si muove su questo precedente normativo e spera di essere ugualmente efficace come strumento di soft power. Ora, forse, c'è un senso di incertezza nella proposta, perché in generale tendiamo a guardare con leggerezza e sospetto alle proposte normative che basano la propria forza sul soft power e sul nagging. Questa, ad esempio, spinge l'opinione pubblica a tirare per la giacchetta le istituzioni, le richiama alle responsabilità che hanno per quanto riguarda l'innovazione. Non c'è una conseguenza dal perimetro definito - vi pare abbastanza chiaro - però, come tutte le proposte che usano il soft power, c'è una diffidenza perché tendiamo a sentirci rassicurati dalle norme che portano a un beneficio misurabile e a una conseguenza certa. Vi invito a superare questa forma mentis, perché posso assicurarvi che serve anche questo. In questo momento l'Italia è al terz'ultimo posto in Europa secondo il Desi e se pensiamo che il leitmotiv di questo secolo è la quarta rivoluzione industriale la cosa diventa imperdonabile. Non è un caso che le grandi società di consulenza e quegli acronimi grigi tendono a scommettere, appunto, che l'Italia sarà un'economia qualunque tra qualche decennio, una potenza mediocre, e voglio dire una cosa al riguardo: non lasciamo che abbiano ragione. Per questo motivo inserire il Desi nel Documento di economia e finanza è un passo fondamentale, non solo perché introduciamo un nuovo indice economico nel Paese, cosa di cui sono sicuramente molto orgoglioso, ma soprattutto per cambiare l'ordine delle nostre priorità come Paese ed essere in linea con il singolo evento più distintivo della nostra epoca, che è la quarta rivoluzione industriale. Ne abbiamo sicuramente bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Federico Mollicone, che illustrerà anche la mozione n. 1-00384. Prenda posizione sul tavolo del Comitato dei nove. Prego, a lei la parola, deputato Mollicone.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, sottosegretario Guerra, quella che stiamo vivendo è un'espansione senza precedenti del nostro mondo digitale.
La sfida cruciale della digitalizzazione di ogni attività, non solo economica-produttiva, richiede una risposta consapevole, collettiva e organizzata, in cui il ruolo del potere politico statuale è indispensabile e cruciale. Una buona politica economica deve saper coniugare fattori tecnologici abilitanti al superamento dei limiti culturali e burocratici con una riflessione degli interessi strategici in ambito geopolitico. Ho voluto scrivere questa mozione e abbinarla, insieme al collega Butti, a quella di maggioranza, perché l'innovazione deve essere una battaglia trasversale e anche la destra italiana ha una sua precisa visione su cui confrontarsi. La mozione presentata da Fratelli d'Italia vuole introdurre, per dare centralità nelle scelte di politica industriale, l'integrazione del Documento di economia e finanza con appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione, l'equivalente dell'indice DESI, sulla base dei dati forniti dall'Istat, con monitoraggio annuale dell'andamento dello sviluppo tecnologico e della digitalizzazione della pubblica amministrazione. Già nel 2016 il legislatore ha introdotto nel Documento di economia e finanza, e conseguentemente nella legge di bilancio, indicatori di benessere equo e sostenibile, volti a valutare il progresso di una società non solo dal punto di vista economico, ma anche dal punto di vista sociale e ambientale. Chiediamo, inoltre, la definizione nel più stretto arco di tempo, in piena correttezza e totale trasparenza, dei contenuti e delle modalità con cui affrontare il tema della ripartizione e dell'assegnazione delle risorse finanziarie del Recovery Fund destinate al settore digitale e al comparto digitale, con il completo coinvolgimento del Parlamento. Infine, chiediamo al Governo di adottare iniziative, anche di carattere normativo, per la semplificazione del Governo e dell'amministrazione delle politiche pubbliche per l'innovazione e la digitalizzazione, con una governance unitaria che possa tradurre in azioni concrete le scelte di politica per l'innovazione, con meccanismi di misurazione della realizzazione degli obiettivi. Vedete, la crisi sanitaria generata dall'emergenza COVID-19 ha mostrato, in tutta la sua pervasività, l'importanza che l'innovazione riveste nella vita quotidiana, rivelatasi vitale per la continuazione delle principali attività. In Europa, inoltre, si sta affermando sempre più nel dibattito pubblico il tema della sovranità digitale - che per primi, come Fratelli d'Italia, abbiamo introdotto in quest'Aula, all'inizio della legislatura, con l'approvazione di un documento da parte del Governo, nell'ambito di una legge di bilancio - un concetto legato alla tutela della sovranità nazionale, all'autonomia delle potenzialità tecnologiche nazionali, al ruolo geopolitico dell'Italia e dell'Europa e alla protezione dei diritti individuali dello spazio del web, i cosiddetti diritti digitali della persona. È fondamentalmente centrale mettere al centro dell'agenda politica le politiche per l'innovazione, come dovrà essere con l'erogazione dei fondi del Recovery Fund. Ogni anno la fotografia delle classifiche, citate anche dal collega Invidia, nell'indice DESI è impietosa: in quella del 2020 della Commissione europea, l'Italia risulta appunto in venticinquesima posizione su 28 degli Stati membri dell'Ue, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Il punteggio italiano è di ben nove punti inferiore alla media dell'Unione europea: 43,6 contro 52,6. Oggi il Presidente Conte ha parlato del ruolo della rete unica e della necessità di cablare le aree bianche e ridurre il divario digitale. Il Ministro Pisano, qualche mese fa, in audizione, parlò di un affascinante Repubblica digitale, la cosiddetta Strategia 2025. Come spesso accade, la notorietà crea un'attenzione da parte della politica, che cerca di rigenerare la propria immagine avvicinandosi a temi percepiti come di tendenza e così si moltiplicano i tentativi di emulare i casi di successo. Va detto: dietro le parole del cloud, della nuvola, non abbiamo ancora compreso la linea del Governo e della maggioranza. Sulla rete unica, il perimetro societario, computer quantistici, intelligenza artificiale, infrastrutture cloud, investimenti nel cyber security e nelle competenze digitale blockchain e 5G, che linea il Governo su questo? I dati mostrano un'Italia, un Paese del G7, fuori dalla competitività globale. L'indice DESI ci dice che l'Italia resta ancora troppo indietro sulla banda larga, con solo il 30 per cento rispetto alla media dell'Unione europea del 44 per cento sulla banda larga. L'infrastruttura di rete italiana ha mostrato di reggere, ma non è sicuramente abbastanza. Non possiamo pensare alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, all'obbligatorietà dello SPID, mentre la rete Internet è lagga, come si dice in gergo, cioè è in ritardo o cade, come è avvenuto durante il lockdown, quando venne rilasciato un noto videogioco. La costituzione della rete unica è sicuramente un passo avanti, come abbiamo chiesto già in una mozione, ma sottolineiamo che la presenza di Open Fiber dovrà garantire la sicurezza dei cavi in fibra, forniti - pensate un po' - da ZTE, azienda statale cinese, con rischi per la sicurezza nazionale, soprattutto per i dati che passeranno su cavi, considerate le backdoor cinesi, e questo non lo diciamo noi, ma lo dice l'America, lo dicono i grandi osservatori, lo dicono i Servizi italiani. Non è un caso se ci sono grandi aziende del settore, italiane, che cominciano a rivolgersi a fornitori europei, mentre incredibilmente Open Fiber, che dovrebbe essere un po' l'emanazione diciamo di questa idea di Stato digitale, in realtà ha come fornitore unico la ZTE, quindi, di fatto, il Governo cinese, perché sappiamo che in ogni grande azienda cinese c'è un rappresentante del Governo cinese. Conosciamo bene la legge per la sicurezza nazionale cinese e gli obblighi delle aziende di collaborare con i vertici militari e politici, approvata nel 2017. Da un'elaborazione sui dati DESI, da cui sono stati sviluppati indici regionali, tutte le regioni italiane si posizionano sotto la media europea. La regione più digitale è la Lombardia, seguita dal Lazio, Emilia-Romagna, provincia Autonoma di Trento, Liguria, Toscana e Piemonte. Per questo abbiamo chiesto più volte che ai presidenti di regione fossero dati poteri straordinari per la digitalizzazione come commissari, senza dimenticare i processi di impegno e spesa delle risorse per l'Agenda digitale. Dal 2014 al 2020 l'Europa ha messo a disposizione complessivamente 11,5 miliardi di euro, circa un miliardo e 65 all'anno, ma l'Italia, a fine 2018, ne aveva speso meno del 16 per cento. Tanto c'è da fare anche sul capitale umano: l'alfabetizzazione digitale è molto bassa. Il Piano nazionale Scuola Digitale è fermo per mancanza di fondi, paradossalmente. L'infrastruttura di sostegno alla ricerca e allo sviluppo, colleghi, è molto debole. Colleghi, la governance dell'innovazione è confusa e frammentaria. La Corte dei Conti ha indicato l'istituzione del Ministero dell'innovazione ed il dipartimento per la trasformazione digitale, chiamato a garantire la realizzazione degli obiettivi dell'Agenda digitale italiana, in coerenza con l'Agenda digitale europea e ad assicurare lo svolgimento dei compiti necessari per l'adempimento degli obblighi internazionali assunti in materia di innovazione tecnologica e digitale, nonché il coordinamento operativo tra le amministrazioni dello Stato interessate a vario titolo al perseguimento degli obiettivi di Governo in materia di innovazione e digitalizzazione. Tutto questo rischia sovrapposizioni di competenza con l'Agenzia per l'Italia digitale, soggetto responsabile dell'attuazione dell'Agenda digitale e il dipartimento della funzione pubblica nel suo attuale ruolo di indirizzo, coordinamento e monitoraggio dello stato di attuazione della strategia digitale dell'amministrazione pubblica. Inoltre, andrebbe meglio chiarita la ripartizione di competenze tra Agenzia per l'Italia digitale e Ministero dello sviluppo economico, entrambi titolari di funzioni destinate a incidere sulle strategie per il perseguimento degli obiettivi dell'Agenda digitale europea. Diventa quindi necessario e urgente dotare l'ordinamento di indicatori quantitativi di valutazione dello stato delle politiche dell'innovazione in Italia e sulla loro attuazione, così come di una generale riorganizzazione del governo delle politiche della digitalizzazione e dell'innovazione. Come ha scritto Maurizio Mensi, docente di diritto dell'informazione e della comunicazione alla Luiss Guido Carli, l'evoluzione tecnologica ha inciso profondamente non solo sulle modalità di interazione fra cittadini e amministrazioni, ma sulle caratteristiche dei vari procedimenti amministrativi, imponendo la necessità di ridefinire le loro sequenze in funzione dei tempi e degli obiettivi previsti, riducendo alcune e rendendo superflue altre.
Non è sufficiente convertire in modalità digitale procedure e sistemi, ma occorre ricalibrare gli stessi, per evitare adempimenti e controlli inutili, valorizzare l'interoperabilità, snellire e rendere più efficienti le varie fasi, utilizzando al meglio, per esempio, le applicazioni dell'intelligenza artificiale che sono sempre più impiegate nei settori di sanità, mobilità, giustizia, sicurezza e ambiente. Questo comporta un'azione educativa capillare e diffusa rivolta a cittadini e imprese per costruire un ecosistema basato su trasparenza, fiducia reciproca e responsabilità. È molto complesso, quindi, valutare i centri di spesa; prendiamo un esempio: 800 milioni in cinque anni per l'intelligenza artificiale, sembra una grande cifra, in realtà, è un'inezia, colleghi, rispetto, ad esempio, agli stanziamenti di Francia e Germania che superano il miliardo di euro l'anno. Dalla relazione finale della Commissione parlamentare d'inchiesta sul livello di digitalizzazione e innovazione delle pubbliche amministrazioni, istituita nella scorsa legislatura, la XVII, è emersa la raccomandazione, lo ripeto, la raccomandazione di istituire una Commissione parlamentare permanente dedicata all'innovazione nel suo complesso. Su questo siamo stati tra i primi a presentare una proposta di legge per introdurla, andando ad aggregare competenze ora diffuse, se non frammentate, tra diversi flussi di lavoro delle Commissioni permanenti. Ci sono, su questo, anche delle proposte da parte della maggioranza. Invitiamo, quindi, la Presidenza, a prendere in considerazione quest'ipotesi nell'ottica di innovare, appunto, il Parlamento. La proposta è, quindi, quella di una bicamerale dell'innovazione di cui Fratelli d'Italia si è fatta tra i primi proponenti. La debolezza delle politiche per la digitalizzazione, evidenziata dal basso gradino in cui si trova l'Italia nell'indice DESI, va quindi superata con un cambio di paradigma, una rivoluzione copernicana che può passare solo da un'infrastruttura normativa nuova che possa adattare anche i documenti di bilancio alle necessità del nostro tempo; ne va della nostra sovranità digitale, colleghi. Le grandi piattaforme digitali, le cosiddette nazioni digitali, non possono essere trattate alla stregua di soggetti di diritto privato, devono essere regolamentate, come abbiamo chiesto più volte e in più sedi, anche con una proposta di legge, e avere una tassazione adeguata ed equa, la famosa web tax che tuteli anche il nostro circuito editoriale nazionale. Non exiguum temporis habemus, sed multum perdidimus, non abbiamo poco tempo, ma molto lo abbiamo perso; lo diceva Seneca, dobbiamo avere chiara la politica per l'intelligenza artificiale sugli over the top, sugli algoritmi, sulla loro regolamentazione, sulla banda larga, sui computer quantistici. Tutto questo per fare in modo, finalmente, di far risalire l'Italia, la nostra nazione, rispetto a quegli indici, perché la posizione in cui è ora l'Italia è veramente umiliante. Quindi, ci appelliamo alla maggioranza, con cui ci sono dei punti di convergenza sul testo, e al Governo, perché si faccia di questa occasione un'occasione di sintesi alta e significativa per il futuro digitale dell'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Massimiliano Capitanio, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00385. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, abbiamo aderito, come gruppo Lega, con convinzione, al dibattito che è arrivato dalla maggioranza sulla necessità di integrare il Documento di economia e finanza con i parametri dell'indicatore DESI. Dopo la crisi finanziaria del 2008, si parlò a lungo di decennio perduto; in questi anni, in questi mesi, a causa della mancata digitalizzazione del Paese rischiamo di dover affrontare le gravi conseguenze che si abbatteranno su una generazione perduta. I colleghi che mi hanno preceduto hanno ricordato l'impietosa fotografia che esce dagli indicatori DESI e che certificano quello che sta attraversando in questo momento il nostro Paese, ovvero uno stallo di analfabetismo digitale che rischia di avere drammatiche conseguenze, in primis, sullo sviluppo economico del Paese e, soprattutto, anche su quello culturale.
Le parole d'ordine di questo momento sono e-learning e smart working e la mancata digitalizzazione del Paese, che emerge drammaticamente dall'indice DESI, non fa che certificarlo: i nostri lavoratori, le nostre imprese non riescono a fare smart working, a parte una normativa ferma ed aggiornata al 2017, gli studenti che vengono messi anche frettolosamente in quarantena per l'impossibilità di attuare dei tamponi veloci direttamente all'interno della scuola, senza costringere intere famiglie, docenti e personale scolastico alla quarantena, non riescono a seguire le lezioni da casa, perché il Piano scuola, che mirava a portare la banda ultra larga in almeno 40 mila istituti del nostro territorio, si è drammaticamente bloccato.
Ed è giusto, quindi, che l'indice DESI vada di pari passo con i documenti che programmano il futuro e lo sviluppo economico del nostro Paese, perché dobbiamo ricordarci che sulla digitalizzazione, che è il volano fondamentale dell'economia e dello sviluppo tecnologico del Paese, l'Italia in Europa è agli ultimi posti; abbiamo, dietro di noi, solamente Romania, Grecia e Bulgaria. Se poi dovessimo entrare nello specifico dell'indice DESI, i singoli settori racconterebbero una situazione disperata, non più rimandabile e, giustamente, certificata anche dalla politica che non ha saputo indicare un Ministro per l'Innovazione e per le infrastrutture tecnologiche che avesse un portafoglio e delle deleghe precise ed è fermo il progetto di legge a cui abbiamo partecipato convintamente per la costituzione di una Commissione parlamentare che si occupi in maniera specifica di infrastrutture digitali. Ad esempio, la dimensione del capitale umano che riguarda le competenze digitali porta l'Italia a collocarsi all'ultimo posto nell'Unione europea, lo ripeto, ultimo posto per le competenze digitali nel capitale umano. Nella dimensione “uso dei servizi Internet”, l'Italia è al ventiseiesimo posto; il 17 per cento degli italiani non ha mai utilizzato Internet e solo il 48 per cento utilizza servizi bancari online e solo il 32 per cento degli italiani usufruisce attivamente dei servizi di e-government, a differenza di una media europea del 67 per cento. Questi dati, appunto, come dicevamo, si riflettono pesantemente sullo sviluppo e sulla crescita economica del Paese. Confindustria Digitale ha rilevato che la mancata digitalizzazione della pubblica amministrazione costa all'Italia 30 miliardi. Il Politecnico stima i benefici, invece, della digitalizzazione della pubblica amministrazione in 25 miliardi all'anno. Facciamo le battaglie per tagliare la democrazia per poche manciate di milioni di euro e avremmo l'occasione non solo di far progredire il Paese, ma di far risparmiare al Paese 25 miliardi ogni anno. Sulla banda ultra larga la dimensione è drammatica; il progetto di fusione della rete unica che ha spinto in maniera anomala il Presidente del Consiglio, forse era il primo caso nella storia repubblicana, a interrompere il consiglio di amministrazione di una società quotata in Borsa, Telecom, per fermare o rallentare l'operazione, dopo i sussulti di agosto, è praticamente fermo allo stillicidio di comunicati stampa che continuiamo a leggere, tra l'altro, con voci distoniche tra loro. Ma il fallimento della didattica a distanza, basato sulla mancata infrastrutturazione tecnologica del Paese e anche su una cultura digitale che stenta ad attecchire nel nostro Paese, è sotto gli occhi di tutti.
Poi, proprio in queste ore, con nostra grande sorpresa, pur condividendo la necessità dello Stato di occuparsi della drammatica emergenza COVID, abbiamo dovuto prendere atto che degli 1,5 miliardi già finanziati, destinati allo sviluppo digitale del Paese, 1,1 miliardi sono stati destinati in questo momento altrove, sarebbero dovuti finire nelle tasche degli italiani per comprare tablet, PC, per attivare servizi di connessione ultraveloce, 200 milioni sono stati destinati alle scuole, ma non sono ancora arrivati, altri 200 milioni dovrebbero arrivare nelle tasche degli italiani, ma 1,1 miliardi di euro sono stati bloccati. E, allora, nella nostra mozione condividiamo la proposta della maggioranza di prevedere l'integrazione del Documento di economia e finanza con appositi indicatori del livello di digitalizzazione e innovazione del Paese, ma chiediamo anche di adottare iniziative volte alla creazione di un unico database nel quale far confluire i dati provenienti da tutte le amministrazioni nazionali e locali, spesso, discordanti tra loro, per la determinazione in un unico indice nazionale di digitalizzazione. Chiediamo di accelerare il dispiegamento della rete nelle aree bianche, con un modello che faccia leva su tutte le tecnologie disponibili. Chiediamo di prevedere per le aree grigie per il cui ricorso al coinvestimento debba essere un elemento qualificante per l'infrastrutturazione, previa manifestazione d'interesse tra tutti gli operatori. Chiediamo di adottare iniziative normative e finanziarie che incentivino la transizione degli operatori di mercato verso le soluzioni FTTH. Chiediamo di estendere, entro la fine del 2020 - questa è una priorità non più rimandabile -, la copertura con banda ultralarga almeno alla totalità delle scuole e delle strutture sanitarie e ospedaliere. Chiediamo di prevedere un nuovo meccanismo in base al quale gli operatori siano in grado di stimolare, presso le pubbliche amministrazioni, l'adozione di nuove tecnologie, premiando gli investimenti fatti in Italia da parte dell'operatore, per abilitare un'offerta di servizio quanto più innovativa, completa e resiliente. Chiediamo - e anche questa è un'urgenza non più rimandabile - di prevedere un piano nazionale di formazione delle competenze digitali, soprattutto, nella pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà.
VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, ho sottoscritto con convinzione, anche a nome del gruppo del Partito Democratico, la mozione proposta dal collega Invidia del MoVimento 5 Stelle, affinché siano definiti e individuati appositi indicatori italiani del livello di digitalizzazione e innovazione sulla base dei dati forniti da Istat - sto citando testualmente la mozione -, al fine di monitorare l'andamento dello sviluppo tecnologico nell'arco di un triennio. Come dice la stessa mozione, una sorta di indice del benessere equo e sostenibile che, in questo caso, però, misuri la diffusione del digitale in tutti gli ambiti sociali ed economici del Paese.
D'altra parte, già insieme al collega Invidia e ad altri firmatari della mozione, fin dall'inizio della legislatura e in continuità con la precedente legislatura, che vedeva un testo a prima firma Coppola, stiamo proponendo una modifica al Regolamento della Camera affinché sia istituita, finalmente, una Commissione permanente sul digitale, che superi un'idea novecentesca dell'Italia, facendo uscire dal livello gregario un tema - quello del digitale - che, invece, è così trasversale, pervasivo, paradigmatico del nuovo modello di sviluppo, in era COVID e, speriamo presto, post COVID.
Non è un caso che, proprio nella relazione della Commissione trasporti e telecomunicazioni - io sono stata relatrice -, relativamente ai rilievi sul PNRR, abbiamo inserito un'indicazione molto netta: il digitale non è una questione che riguardi il 20 per cento, il 30 per cento o il 40 per cento degli investimenti, ma è un tema trasversale, che riguarda, sia pure in modo differenziato, ma senza eccezione, tutte e sei le missioni di intervento previste nel PNRR. D'altra parte, per ottenere l'impatto strategico desiderato della digitalizzazione sulla società e sull'economia, occorre estendere, per quanto possibile, l'impatto della trasformazione digitale oltre i confini dei singoli segmenti. Il digitale è, innanzitutto, un eco-sistema digitale.
D'altra parte, il problema centrale dell'Italia è proprio quello della trasformazione digitale, che porta con sé il quello delle competenze e quello della modifica in senso digitale dei modelli organizzativi, in cui altri Paesi europei - pensiamo a quando siamo arrivati finalmente ad affrontare la questione “Impresa 4.0” - sono in cammino da tempo. In Italia, ne abbiamo, ahimè, acquisito maggiore consapevolezza a seguito dell'emergenza pandemica. In questo contesto, è noto come questa emergenza ha messo in evidenza la strategicità dello sviluppo delle reti di telecomunicazioni. Come avremmo fatto senza le reti che, con tutti i limiti e i ritardi, hanno comunque retto? Abbiamo fatto la didattica a distanza, la telemedicina; si è provato e si sta provando a spingere verso l'innovazione il tessuto imprenditoriale, fino a connettersi anche con il tessuto sociale. E, quindi, è innegabile che tali processi rappresentano la leva essenziale per il nostro Paese.
Dal punto di vista tecnologico, la modifica dei modelli organizzativi passa proprio attraverso l'utilizzo delle piattaforme digitali - non c'è modifica dei modelli di business senza il digitale -, con strumenti di intervento a livello applicativo che, in molti casi, ancora non esistono nel Paese e che, invece, devono essere posti al centro del piano di rilancio. Infatti, è proprio attraverso le piattaforme digitali e la modifica dei modelli organizzativi che si può accrescere l'efficienza, anche dal punto di vista ambientale, si riducono i costi, si dà uno slancio nuovo alla produttività e al PIL. D'altra parte, è stato ben indicato questo nella comunicazione della Commissione europea, la Strategia annuale per la crescita sostenibile del 2021. Anche qui, cito testualmente, la transizione digitale è fondamentale per rafforzare la resilienza sociale ed economica dell'Unione europea e degli Stati membri, il loro potenziale di crescita sostenibile e la creazione di posti di lavoro. La pandemia di COVID-19 ha accelerato le tendenze verso la trasformazione digitale, tuttavia la crisi ha anche evidenziato carenze e vulnerabilità. Persistono divergenze per quanto riguarda la digitalizzazione dell'economia e della società e gli ostacoli residui, l'accesso non uniforme alle infrastrutture, continuano a rallentare i progressi e l'Europa continua a dipendere, in larga misura, da altre regioni per molte capacità e servizi digitali fondamentali.
D'altra parte, i nostri limiti sono già chiari da tempo attraverso quegli indicatori europei che sono stati già citati da tutti quelli che mi hanno preceduto - il cosiddetto indice di digitalizzazione dell'economia e della società - e, però, questi indicatori non li abbiamo mai inseriti all'interno di quello che è il Documento di economia e finanza, che riguarda gli investimenti dello Stato. Certo, con le relazioni della Commissione trasporti e telecomunicazioni, che sono state fatte proprie anche dalla Commissione bilancio, abbiamo detto esplicitamente che il digitale deve essere pervasivo, ma dobbiamo entrare nel merito dei singoli progetti, perché questa collocazione dell'Italia agli ultimi posti, il venticinquesimo su ventotto Stati membri, non riguarda tanto le reti e le infrastrutture di rete, perché su questo, per esempio, rispetto al 5G, siamo addirittura al terzo posto. Il vero problema è, sostanzialmente, che l'ultimo posto, invece, lo abbiamo sulla questione delle competenze digitali. Rispetto alla media, l'Italia registra livelli di competenze digitali di base molto bassi, ma anche quelle avanzate, anche il numero di specialisti e laureati nel settore delle telecomunicazioni è molto al di sotto della media europea. D'altra parte, queste carenze si riflettono nel modesto utilizzo dei servizi online - solo il 74 per cento degli italiani usa abitualmente Internet - e, nonostante abbiamo una buona offerta in termini di servizi pubblici digitali, il loro utilizzo rimane scarso; così come le imprese presentano ritardi nell'utilizzo di tecnologie, come i cloud, i big data, l'intelligenza artificiale, l'Internet delle cose, e lo stesso per il commercio elettronico. Però, l'attuale pandemia - l'abbiamo detto - ha dimostrato quanto le risorse digitali siano diventati importanti per le nostre economie e, quindi, inserire, come prevede la mozione, l'indicatore all'interno di quello che è il Documento di economia e finanza è una risposta essenziale, sostanzialmente, per lo sviluppo del nostro Paese e della società.
Diventa dunque essenziale, al fine della piena attuazione del Recovery Fund, una vision di trasformazione che oggi spesso si definisce smart - ovvero intelligente, più che veloce - incentrata sul digitale, sulle reti, sull'innovazione tecnologica. Naturalmente, gli elementi abilitanti di questa vision sono sicuramente le tecnologie di trasporto, la banda larga, lo sviluppo degli accessi in fibra ottica. I ritardi sulla fibra ottica li stiamo denunciando con interrogazioni a ripetizione, anche all'interno della Commissione Trasporti, ma sappiamo che anche il pieno sviluppo del 5G e della fibra ottica non possono bastare perché, appunto, ci vogliono sottosistemi, ci vogliono competenze e intelligenze, che sono l'edge computing, i cloud di prossimità e tutte le innovazioni tecnologiche di cui parlavamo prima.
Per evitare, dunque, il divario digitale, tra l'altro, bisognerà sostenere la parità d'accesso alle infrastrutture e riaffermare il diritto ad Internet. Per questo, si ritiene essenziale che il Recovery Fund si concentri anche sull'infrastruttura immateriale dei processi di digitalizzazione, intendendosi con questa lo sviluppo delle competenze e delle capacità digitali. Si tratta di un prerequisito essenziale e anche l'indicatore italiano che la mozione propone deve concentrarsi molto sul tema delle competenze digitali, che non possono essere solo patrimonio degli specialisti ma devono estendersi nella fruizione oltre gli attuali steccati rappresentati, da un lato, dalle formazioni tecnico-professionali e, dall'altra, dalle facoltà scientifiche. Si devono prevedere piani di riconversione rapidi e di formazione continua per chi è già inserito nel mondo del lavoro.
Quindi, questo piano di finanziamenti, sia legato a Recovery Fund, sia legato al Documento di economia e finanza, deve mirare a rendere competitivo il Paese, lavorando sulla propensione delle aziende a investire sulla formazione in information technology del personale, sull'innovazione dei processi produttivi, sul rafforzamento delle skills digitali, sulla sinergia tra mondo privato e pubblico per l'acquisizione e l'aggiornamento delle competenze e, soprattutto, per ridurre il disallineamento fra le qualifiche richieste e quelle disponibili, il cosiddetto skills mismatch. Si dice che i robot ruberanno il lavoro; sarà invece la nostra incompetenza a rubare sostanzialmente il lavoro.
Quindi, le riforme e gli investimenti per promuovere l'intelligenza artificiale, il calcolo ad alte prestazioni, la cyber security, le tecnologie e le infrastrutture quantistiche, la microelettronica, i cloud e la blockchain rappresentano un'opportunità unica per accrescere la produttività a lungo termine ed assicurare quella che oggi non c'è, all'interno di questo ecosistema digitale mondiale, cioè una leadership europea. Infrastrutture, digitalizzazione, ammortizzatori sociali, scuola sanità ed economia green sono investimenti che non possiamo più rimandare, per noi e per il Paese. L'approvazione del futuro quadro finanziario e il nuovo programma Next Generation EU riconoscono l'ampiezza della sfida davanti a noi e noi abbiamo il dovere di monitorarla, anche perché indicano un orizzonte fondamentale: dobbiamo prendere le decisioni di oggi attraverso gli occhi la testa e il cuore delle nuove generazioni di domani.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali della mozione.
Il Governo intende intervenire o si riserva di farlo successivamente? Si riserva.
Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
Discussione della mozione Prestigiacomo ed altri n. 1-00355 concernente iniziative per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, nell'ambito di un più ampio programma di rilancio infrastrutturale ed economico (ore 21).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della mozione Prestigiacomo ed altri n. 1-00355 concernente iniziative per la realizzazione del Ponte sullo stretto di Messina, nell'ambito di un più ampio programma di rilancio infrastrutturale ed economico (Vedi l'allegato A).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Prestigiacomo e altri n. 1-00355. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).
Avverto altresì che è stata presentata la mozione Lollobrigida e altri n. 1-00386 che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalla mozione all'ordine del giorno, verrà svolta congiuntamente. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritta a parlare la deputata Prestigiacomo, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00355. Ne ha facoltà.
STEFANIA PRESTIGIACOMO (FI). Grazie Presidente, colleghi, colleghe e sottosegretario. L'occasione del Recovery Fund - siamo tutti d'accordo - è storica per l'Italia e non deve essere sprecata. La scelta delle grandi infrastrutture capaci di innescare rilancio e sviluppo deve essere lucida, attenta e mirata alla crescita e non può, quindi, essere succube di pregiudiziali ideologiche. In questa chiave abbiamo apprezzato - e consideriamo che sia una svolta importante - l'avere riproposto sul tavolo politico l'esigenza di un collegamento stabile e rapido fra la Sicilia e la Calabria. Dopo decenni di contrapposizione irragionevole, con un fronte del “no a prescindere” che negava grottescamente l'esigenza di questa infrastruttura, finalmente si è voltato pagina. Si è fatta strada, ed è diventata patrimonio condiviso, una doppia consapevolezza: che un collegamento moderno e veloce sia assolutamente necessario fra le due sponde dello Stretto e che il Recovery Fund sia l'opportunità storica e, probabilmente, irripetibile per trovare le risorse per realizzarlo. Una doppia consapevolezza che è emersa con chiarezza dalle parole del Presidente del Consiglio ma - ahimé - è stata stoltamente derubricata a boutade, direi anche con scarso senso istituzionale, dal Ministro dell'economia, che ha detto: tanto il ponte non si farà mai; continui pure questo dibattito ma è inutile inserirlo nel programma del Recovery Fund. Ciò che francamente lascia basiti in questa dialettica è il profondo disprezzo per cinque milioni di siciliani, perché di tale posizione il disprezzo è il fondamento, la base ideologica, fortemente discriminatoria. Negare un collegamento stabile fra l'isola e il continente significa ribadire, infatti, una discriminazione vergognosa, una condanna arrogante alla marginalità socio-economica per la regione più grande d'Italia per estensione territoriale, la quarta per abitanti, in cui vive più dell'8 per cento della popolazione nazionale. Oggi siamo dinanzi alla scelta politica di indirizzare le risorse del Recovery Fund anche verso questa infrastruttura, essenziale per il Paese e non solo per la Sicilia. Non avere il collegamento significa, infatti, imporre a chi si muove dalla Sicilia e per la Sicilia costi elevatissimi e tempi da terzo mondo: per percorrere gli 800 chilometri tra Siracusa e Roma, in treno, ci vogliono 12 ore; per percorrere i medesimi 800 chilometri, però, da Salerno a Milano poco più di cinque ore. Ecco, non avere il ponte significa non solo, quindi, penalizzare il comparto turistico - certo, trainante per l'isola - ma significa anche altro, molto altro in termini di strategie economiche. Il sottosegretario dovrebbe sapere molto bene che, nel 2003, il programma TEN-T delle reti di trasporto e di collegamento europeo prevedeva, tra le opere del corridoio Helsinki-La Valletta anche il ponte sullo Stretto, che venne poi stralciato dopo che il Governo Monti eliminò dalla progettualità italiana questa infrastruttura, mettendo così fuori dai grandi progetti di comunicazione continentale questa opera.
Riproporre e realizzare quell'opera significherebbe oggi non solo dotare l'Italia di un'infrastruttura assolutamente essenziale, ma anche rivendicare al nostro Paese un ruolo di HUB sulle rotte commerciali che, dal Canale di Suez, che è stato nel frattempo raddoppiato, si dirigono verso il Nord Europa, passando dal canale di Gibilterra.
La Sicilia, come si è più volte detto nei panegirici sullo sviluppo del Mezzogiorno e sul superamento del gap economico esistente fra Nord e Sud, potrebbe con il ponte riconquistare il ruolo che la geografia e la storia le hanno conferito, quello di grande snodo economico e commerciale fra Nord e Sud, fra Medio Oriente e Occidente. Credo che al punto in cui siamo giunti, con i preoccupanti dati sull'emergenza sanitaria che ascoltiamo giornalmente, con il rischio di un nuovo stop per il Paese, credo che a questo punto sia necessario uno sforzo straordinario anche in termini di onestà intellettuale ed elasticità politica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Venire oggi a ipotizzare che fra la Sicilia e la Calabria si possa realizzare un tunnel, cioè una soluzione ingegneristica studiata e scartata da panel di studiosi internazionali tra il 1998 e il 2000, significa dire “noi il collegamento semplicemente non lo vogliamo fare” (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Allora, colleghi, ci troviamo di fronte a una situazione davvero paradossale: abbiamo un'istruttoria istituzionale durata anni e anni, abbiamo decine di studi e approfondimenti, abbiamo una scelta giunta a valle di un percorso laborioso, lungo e rigoroso, abbiamo un progetto cantierabile, il progetto del ponte sullo Stretto. Noi abbiamo la coscienza, la responsabilità politica e morale di dire che è un'infrastruttura essenziale, esattamente come quelle che sono indicate prioritarie nel Recovery Fund, con progetto cantierabile, esattamente come richiesto dal Recovery Fund? Abbiamo la coscienza? Ce la sentiamo di assumerci la responsabilità di dire all'Europa e all'Italia: “no, quel progetto non lo vogliamo, ricominciamo dall'inizio un iter di vent'anni perché ora vogliamo fare il tunnel”. Ecco, vogliamo fare questo con il Recovery Fund? Vogliamo prendere in giro ancora una volta milioni di siciliani? Vogliamo farci prendere in giro dall'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)? Non credo – e spero, ovviamente - che il Governo possa diventare così succube di demagogica cecità e il Parlamento così stolto da rinunciare a un'immensa opportunità come quella che ci si presenta. Credo, invece, che questa sia l'occasione per essere concreti, coesi, lavorare assieme per un obiettivo alto, importante, capace davvero di cambiare il verso del sottosviluppo nel Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Ferro, che illustrerà anche la mozione n. 1-00386. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO (FDI). Presidente, signori del Governo, la nostra mozione non può non essere presa in considerazione, e quindi chiediamo l'impegno a perseguire il progetto di realizzazione del ponte sullo Stretto perché attraverso questa nostra mozione, che è giusto illustrare perché la legge obiettivo n. 443 del 2001 ricomprese il ponte sullo Stretto di Messina tra le infrastrutture strategiche da inserire tra gli interventi prioritari in ragione dell'importanza rivestita per l'intero territorio nazionale, a partire dal Sud Italia. Il bando internazionale per la selezione del general contractor cui affidare da parte dello Stato la progettazione definitiva e la successiva costruzione del ponte vide l'aggiudicazione della gara ad Eurolink di Impregilo, poi gruppo Salini, con un impegno a realizzare l'opera nell'arco di 70 mesi. Con la legge di stabilità del 2013, la n. 228 del 2012, vennero stanziati ben 300 milioni di euro per il pagamento delle penali per realizzare l'opera. Il ponte sullo Stretto di Messina è classificato tra gli interventi, con un procedimento interrotto a seguito di quanto comunicato nell'undicesimo allegato Infrastrutture del DEF 2013. L'impegno che noi chiediamo al Governo è di avviare, quindi, quanto prima le opportune iniziative volte a riconsiderare il progetto, già cantierabile, per la realizzazione, nel rispetto della tutela dell'ambiente, del ponte sullo Stretto di Messina. Lo chiediamo perché è un'opera strategica, un'opera da inserire all'interno di un più ampio programma di rilancio di investimenti pubblici, che può rappresentare certamente una chiave decisiva per superare la drammatica crisi economica legata alla pandemia, rimettendo in moto l'economia e il settore delle costruzioni, offrendo opportunità di occupazione a migliaia di lavoratori sia nella realizzazione dell'opera, ma anche nell'indotto stesso. È davvero superfluo continuare a dibattere sulla sua utilità. Le positive ripercussioni sulla realizzazione del ponte sull'economia nazionale e sul sistema infrastrutturale e dei trasporti sono note: la stabilità del collegamento stradale e ferroviario, il prolungamento dell'alta velocità/alta capacità passando per la Calabria fino alla Sicilia, assolutamente necessario per la competitività e lo sviluppo delle Regioni meridionali. Con il ponte sullo Stretto si ridurrà il divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il Nord e il Sud dell'Italia, rendendo competitiva l'intera nazione. D'altro canto, sono note anche le conseguenze per la mancata realizzazione dell'opera: la conferma della definitiva rinuncia alla realizzazione del ponte costerebbe, in termini di penali da pagare, più dell'effettiva realizzazione. Il ponte sullo Stretto è un progetto chiave, come hanno avuto modo di ribadire i governatori di Calabria e Sicilia, Jole Santelli e Nello Musumeci, che potrà dare nuova centralità al Sud nel contesto del Mediterraneo e dell'Europa. Anche nella crescita infrastrutturale, è vero, ci sono infrastrutture di vitale importanza per il territorio e le comunità. Penso alla mia Calabria, alla statale 106 Jonica, alla Trasversale delle Serre e a tante altre, ma sono d'accordo con il presidente Musumeci: continuare a dire che sono ben altre le priorità è la scusa che per decenni si è usata per non fare nulla (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), né il ponte, ma neanche le strade. La realizzazione del ponte sullo Stretto è una grandissima occasione di sviluppo per la Calabria e per la Sicilia; per il Mezzogiorno, ma per tutto il Paese, soprattutto in una fase storica di profonda crisi economica che investe l'intera Europa. Ma non è su questo che voglio soffermarmi: vorrei parlare di orgoglio, voglio parlare di una nazione che sappia alzare la testa e guardare con fierezza ai propri mezzi, ai propri talenti, all'immagine che vuole dare di sé nel mondo. Un'Italia non più chiusa su se stessa, affannata a trovare la soluzione dei problemi quotidiani senza nessuna prospettiva, senza nessuna visione del futuro. Un'Italia degna delle proprie radici, del proprio passato, che sappia far esplodere le enormi potenzialità di un popolo sapiente, ingegnoso, lavoratore, che sa sognare e che i suoi sogni, anche questo, tra quelli più difficili, li sa realizzare. Voglio parlare di orgoglio, ma voglio altresì parlare di audacia, di quella che la nostra Italia, eccellente nella tecnica dell'ingegneria, nella tecnica e nell'architettura, può avere in termini di opportunità per esprimere il proprio genio nella bellezza nuova del cemento e del ferro, per dirla con i futuristi; nella realizzazione di una linea ardita e meravigliosa, capace di superare le acque insidiose che vanno da Scilla a Cariddi. La realizzazione del ponte di Genova è stata una prova di capacità ingegneristica e industriale dell'Italia; ora è il momento di fare tesoro di quella esperienza e di quest'opera nata certamente in tempi ridotti - l'opera del ponte di Genova è stata un'opera nata sotto il segno dell'emergenza -, ma soprattutto è il tempo di rilanciare con un'opera ancor più straordinaria un sogno per generazioni del Meridione. Guardate a ciò che lascerete, e qua mi rivolgo al Governo, agli italiani del futuro; non accontentatevi di essere il Governo delle mascherine, dei sussidi e dei decreti. Se il ponte di Genova è diventato la testimonianza della capacità di rialzarsi dopo un'immane tragedia, il ponte sullo Stretto può diventare nel mondo il simbolo di un'Italia moderna, forte, competitiva, ma soprattutto per noi italiani rappresenterà il simbolo di una rinnovata unità nazionale nel segno della capacità, del coraggio e dell'orgoglio italiano. Mi auguro che queste parole non siano parole che in qualche modo non lasciano traccia rispetto ad un impegno, ma soprattutto a quella capacità che deve vedere in qualche modo un Governo poter fare la scelta giusta, e la scelta giusta è mandare avanti questo ponte (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato D'Ippolito. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE D'IPPOLITO (M5S). Grazie, Presidente. Con una mozione risalente all'estate scorsa e oggi riformulata l'ex Ministro dell'Ambiente, attualmente deputata Stefania Prestigiacomo, ha chiesto al Governo e a quest'Aula per il relativo voto di riconsiderare la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina, opera che a suo avviso - cito testualmente - può rappresentare una grandissima occasione di sviluppo per la Calabria, la Sicilia e per tutto il Paese. La deputata Prestigiacomo e la collega Ferro e i loro colleghi firmatari delle mozioni fanno leva sull'emergenza economica determinata dalla pandemia del COVID-19 e citano non meglio precisate stime in base alle quali, con questo tipo di politiche, si creerebbero almeno 50 mila posti di lavoro. Bisogna ammettere che l'argomento dell'incremento dell'occupazione è in un tempo interessante e di impatto diretto. Nessuno rimane insensibile o distratto davanti al clivo della recessione, al radicarsi della paura e dell'incertezza, alle previsioni correnti circa le perdite di posti di lavoro soprattutto nel Mezzogiorno. A tale riguardo, l'associazione Svimez ha avvertito che, entro la fine dell'anno, nel Sud potrebbero svanire oltre mezzo milioni di impieghi per effetto del COVID e del conseguente lockdown. Questa sarebbe una catastrofe tanto più in un'area del Paese già in difficoltà segnata e repressa dalle perversità delle mafie, dallo spopolamento inarrestabile, dalle disparità strutturali, economiche, sociali e di presidi e servizi primari. Siamo consapevoli di questo rischio e non certo inerti davanti alla necessità di rilanciare l'economia del Mezzogiorno. Ci tocca però ribadire alcuni concetti ormai universalmente noti. Tanto per cominciare le mega-opere, come il ponte sullo Stretto, non sono il modo più immediato ed efficace per creare occupazione. Le medesime opere poi sono ad alta densità di capitali e a bassa intensità di lavoro: detto in soldoni fanno girare molti soldi ma sul territorio ne restano pochi. Infine non è assolutamente detto che, a parte una poca significativa temporanea quota di manodopera locale, a costruire materialmente il ponte sia personale specializzato proveniente dalle regioni Sicilia e Calabria. Insomma se vogliamo parlare di opere che creano occupazione dobbiamo rivolgere lo sguardo altrove e, senza dilungarmi troppo sugli argomenti, mi limito a ricordare che abbiamo spiegato più volte in quest'Aula quanti benefici anche in termini occupazionali portano, ad esempio, la manutenzione e l'ammodernamento delle infrastrutture viarie e ferroviarie oppure, per fare un altro esempio, la grande opera della messa in sicurezza del territorio. Ma torniamo alle mozioni presentate che sintetizzano, specialmente in quella della collega Prestigiacomo, una storia, quella del cammino per l'inveramento del ponte sullo Stretto che devo qui necessariamente riprendere perché ci consente di ribadire e fissare, ove non sufficientemente chiari, orientamenti e posizioni politiche al riguardo. L'onorevole Prestigiacomo ha letteralmente lamentato che il ponte fu - cito con il massimo scrupolo - fortemente voluto dal Presidente Berlusconi con la legge obiettivo n. 443 del 2001 in quanto considerato progetto essenziale per il Mezzogiorno e per l'Italia. Perciò esso venne - cito ancora la collega Prestigiacomo - ricompreso tra le infrastrutture strategiche da inserire tra gli interventi prioritari, come se non fossero piuttosto strategiche le opere necessarie per rendere degna di un Paese civile la rete ferroviaria e quella stradale in Sicilia e in Calabria. Ancora, a proposito del ponte sullo Stretto, l'onorevole Prestigiacomo spiega che le vicende politiche degli anni successivi hanno portato ad abbandonare il progetto di questa grande infrastruttura viaria che continua a rappresentare un'occasione unica per contribuire al riequilibrio del Mezzogiorno e per il Paese tutto. Tra parentesi, non mi risulta che Forza Italia abbia espresso pari ardore meridionalistico a proposito dell'urgenza, per contribuire al riequilibrio del Mezzogiorno, di modificare i criteri di ripartizione del fondo sanitario. Ribadisco per inciso che il criterio prevalente attuale, cosiddetto del calcolo della popolazione pesata, comporta un trasferimento alle regioni meridionali di somme di molto inferiori a quanto necessario alla cura dei malati. Alla sanità della mia Calabria, per esempio, per questa via ogni anno vengono sottratti almeno 150 milioni. Dal canto suo la regione ne spende 300 in ragione annua per l'immigrazione sanitaria. Ma questa è un'altra questione: non vorrei essere accusato di benaltrismo. Inoltre, la collega deputata Prestigiacomo ha riassunto che un primo stop al ponte sullo Stretto era arrivato già dal Governo Prodi, per essere ripreso dal successivo Governo Berlusconi, cassato dal Governo Monti e timidamente riconsiderato dal Governo Renzi. Nel 2013 avvenne la messa in liquidazione della società concessionaria, Ponte sullo Stretto di Messina Spa. Ciò atteso che, con delibera CIPE del 2012, era stata disposta la riduzione del contributo assegnato alla medesima società e l'intervento non veniva inserito tra quelli indifferibili. In un servizio del settimanale Panorama, risalente all'ottobre 2014, si fa menzione dell'esborso pubblico per la realizzazione del ponte, secondo la fonte giornalistica, pari a 350 milioni di euro pur senza tracce dell'opera in parola. In un dossier di Italia Onlus, Legambiente e WWF dedicato alle priorità dei trasporti nel Mezzogiorno, già si richiamava l'attenzione sulle criticità del ponte sullo Stretto con riferimento agli indotti finanziari, cioè ai gravami a carico dello Stato, al traffico veicolare previsto non compensativo dell'investimento, all'impatto ambientale, alle aree tutelate interessate e alla parallela inadeguatezza, in Calabria e in Sicilia, delle infrastrutture di collegamento ferroviarie, portuali e stradali. Nell'analisi costi-benefici presentata dal professor Marco Brambilla del Politecnico di Milano, a un convegno su specifiche del ponte in argomento, si evidenziano in conclusione alcuni aspetti essenziali. Per quanto concerne l'analisi economica, l'indicatore di convenienza - ha puntualizzato il docente del Politecnico - rimane fortemente negativo se riferito a uno scenario con concessione trentennale; mentre si ha un'inversione unicamente con eccezionali condizioni favorevoli nell'arco di cinquant'anni. In merito alla valutazione finanziaria, ha rimarcato il professor Brambilla, i risultati ridimensionano la fiducia che sembra valere per molte opere pubbliche circa il ruolo della finanza di progetto, cioè il ricorso a capitali privati. Oltretutto l'opera avrebbe un impatto ambientale devastante peraltro in una delle zone più soggette a terremoti dell'intero pianeta. Ciò come se non fossero serviti i tragici sismi di Messina e Reggio Calabria nel 1908 e nel 1783. Nell'indagine tecnica del ponte sullo Stretto figurano, infatti, i pesanti rischi in caso di terremoti. Paradossalmente poi nella relazione geologica è rinviato al progetto esecutivo l'aggiornamento dei profili sismici di quello preliminare. Parliamo di un'infrastruttura con attraversamento aereo delle due sponde mediante un sistema di torri alte 392 metri, appoggiate su coppie di pilastri di 55 e 48 metri di diametro alla fondazione. Completano l'opera dei collegamenti ai massicci blocchi di ancoraggio: di 291.000 metri cubi in Sicilia e di 230 mila metri cubi in Calabria. Vanno poi aggiunte colossali rampe d'accesso mentre la campata unica dell'opera è di 3.300 metri, con impalcato corrente, stradale e ferroviario di 60 metri. In sostanza, si andrebbe a ridisegnare lo scenario naturale che assumerebbe i contorni della baia piuttosto che quello dello stretto. Soprattutto lo Stato ha speso, in trent'anni, più di 300 milioni di euro per tenere in vita la concessionaria Stretto di Messina.
Questo capitale, colpevolmente disperso e, direi, anche dolosamente, non ha avuto alcun ritorno per la collettività: il Sud è rimasto sganciato dal resto dell'Italia. Quest'ultima è una verità che viviamo ogni giorno noi meridionali, sia per i trasporti interni che per le infrastrutture necessarie alle attività di impresa, al turismo e agli spostamenti in generale. Oggi, poi, le merci sono movimentate in prevalenza per mare: si risparmiano costi e tempi. Di più, il Governo ha stanziato risorse per interventi infrastrutturali importanti, che consentirebbero ai territori meridionali ancora isolati di superare condizioni di grave svantaggio: penso alla statale Jonica calabrese, al rilancio del porto di Gioia Tauro, cui l'Esecutivo nazionale sta prestando costante attenzione, intanto grazie all'impulso e agli impegni di rappresentanti del MoVimento 5 Stelle, Danilo Toninelli prima e Giancarlo Cancelleri adesso.
In merito alla mia terra, la Calabria, come per altri versi ai siciliani, è rimasta dentro quella capacità di ragionamento che risale alla scuola pitagorica di Crotone, alla Magna Grecia, al pensiero scientifico, che in quella temperie ebbe svilupparsi fecondamente. Anche per questo, dunque, io e gli altri parlamentari calabresi del MoVimento 5 Stelle riteniamo che, sugli investimenti a beneficio dei trasporti, ci si debba concentrare sul rafforzamento della viabilità interna, al momento gravemente compromessa dalla mancanza di infrastrutture moderne ed efficienti. Per rendere un buon servizio ai cittadini del sud del Sud, è necessario il potenziamento della mobilità del versante ionico e di quello tirrenico. Giusto per fare qualche esempio, ad oggi non vi sono infrastrutture ferroviarie ad alta velocità né da una parte, né dall'altra della Calabria; addirittura la ferrovia Jonica non è dotata nemmeno del servizio dell'elettrificazione; inoltre essa è costeggiata da una strada statale, la 106, tristemente nota come “strada della morte”.
Ecco perché crediamo che le risorse dei Recovery Fund, per quanto riguarda le infrastrutture calabresi, e aggiungo, siciliane e meridionali più in generale, debbano essere utilizzate per perseguire degli obiettivi chiari. Nello specifico, nella Calabria alludo al miglioramento della ferrovia Jonica e di quella Tirrenica, alla realizzazione di una vera strada statale anche per la fascia jonica calabrese, nonché al potenziamento delle direttrici trasversali che attraversano l'entroterra per collegare i due versanti.
Ancora, bisogna puntare alla riqualificazione della statale 107 nel tratto Cosenza-Crotone, in maniera da consentire l'uscita della Sila Grande, quella di Gioacchino da Fiore, peraltro cantata da Goethe, l'uscita dall'isolamento, così da permetterle un adeguato sviluppo del turismo. Si dovrebbe, insieme, provvedere alla sistemazione delle ferrovie joniche da Catanzaro a Rossano per lo spostamento delle merci da Gioia Tauro diretto verso Est, e la contestuale ripresa dei porti tra Crotone e Corigliano. Si dovrebbe considerare quindi il rapporto tra il porto di Gioia Tauro e lo svincolo autostradale della stessa città, in modo da evitare che i TIR attraversino l'abitato. Abbiamo il dovere di portare la Calabria e la Sicilia alla pari con il resto d'Italia: ciò richiederà un impegno pluriennale e notevole. Soltanto allora avremo lasciato alle prossime generazioni la possibilità di provvedere all'occorrenza a collegare le due sponde dello Stretto, magari dotando il nostro Paese di un gioiello ingegneristico all'avanguardia. Ma non crediamo sia questo il momento storico per farlo, perché vi sono altre priorità a cui non vorremmo sottrarre risorse ed energie preziose. In sintesi, il ponte sullo Stretto non è affatto vantaggioso e con le risorse disponibili si può dare impulso ad uno sviluppo della Calabria, della Sicilia e dell'intero Meridione anche in un'auspicabile prospettiva federalistica che coinvolga e riunisca tutte le regioni del Mezzogiorno.
Infine, per il MoVimento 5 Stelle è essenziale concentrarsi sulle politiche di tutela ambientale e rivendicarle con forza, in un contesto in cui, nonostante la pandemia da Coronavirus, si mantiene il forte istinto propagandistico di distribuire denaro a pioggia, senza una visione e un progetto di sviluppo sostenibile.
Per troppo tempo, infatti, negli anni il potere pubblico ha favorito alla luce del sole gli interessi delle cricche: mi riferisco ad esempio agli affari sugli inceneritori, sulle centrali a biomasse, sulle discariche private, che non hanno permesso, specie in Calabria, l'avvio del riciclo e del riuso dei rifiuti, lo sviluppo delle energie verdi e delle green economy, a tutto discapito della creazione di lavoro vero, di indotto e di benessere comune.
In altri termini, il Governo e le autonomie territoriali sono chiamati a definire, alla luce delle risorse del Recovery Fund Plan, una programmazione sulla base di bisogni e fabbisogni delle diverse aree del Paese, che necessita di scelte politiche attente e di lungo respiro. Non c'è più tempo per la propaganda elettorale, per i richiami forse inconsapevoli alla fantascienza di Giulio Verne, per la riproposizione di fallimenti e sprechi immani, come nella fattispecie il ponte sullo Stretto, di fatto argomento di distrazione di massa e di ottundimento della coscienza politica: un classico di quella retorica, fumosa ed eterea, con cui le lobby politiche, industriali e finanziarie hanno sottratto le risorse degli italiani, del loro lavoro, della loro vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Matilde Siracusano. Ne ha facoltà.
MATILDE SIRACUSANO (FI). Presidente, Viceministro Cancelleri, ebbene, allora ci tocca aprire le virgolette e citare chi ha detto che: “L'alta velocità non si può fermare a Salerno, ma deve arrivare fino alla Sicilia, e quindi in qualche modo bisognerà attraversare lo Stretto, e quindi questo è conseguenza di una scelta strategica”. Richiudo virgolette e le riapro: “Il Ponte sullo Stretto costa più non farlo che farlo”. Queste non sono dichiarazioni nostre, di Forza Italia, dell'onorevole Prestigiacomo: sono dichiarazioni di due dei maggiori azionisti di questo Governo, il Ministro Franceschini e il senatore Matteo Renzi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
E quindi noi eravamo ben lieti di averli ascoltati. Peccato che poi alla prova dei fatti continuiamo a sentire questi interventi contraddittori, queste obiezioni basate sul nulla, come quelle che ho sentito poc'anzi, ahimè, dal collega D'Ippolito, che comunque è meridionale, quindi mi stupisce; obiezioni basate sui soliti, superati, antichi pregiudizi ideologici, e li ho sentiti tutti in questo intervento precedente. Il primo: il ponte sullo Stretto è un'opera bandiera del centrodestra, è un'opera voluta da Berlusconi e quindi non va fatta, va bocciata. Nel 2020 non si può ancora sostenere che le infrastrutture siano di destra o di sinistra: è una cosa che fa ridere tutto il mondo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Le infrastrutture servono per tutti, per la destra e per la sinistra e per rilanciare il nostro territorio, che ha bisogno di questo.
Il secondo pregiudizio - anche questo l'ho sentito adesso - è quello dei “benaltristi”: servono altre cose in Sicilia, servono le strade, le autostrade, le ferrovie. Indubbiamente nel Meridione servono anche queste altre cose, però questo è stato l'alibi per non fare negli anni né l'uno, né l'altro, con la complicità purtroppo dei colleghi meridionali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Io non ho mai sentito parlamentari del Nord litigare tra loro sul fare o non fare un'infrastruttura strategica per il proprio territorio! Quindi mi stupisce sentire colleghi meridionali che invece contrastano un'opera così importante per il rilancio della nostra terra.
E poi, in ultimo, il pregiudizio dei falliti, quelli che sostengono che lo Stato, nel realizzare grandi opere, arricchisca le mafie. Io credo che invece lo Stato abbia il dovere di realizzare le grandi opere, contrastando le infiltrazioni mafiose, perché le mafie hanno trovato terreno fertile proprio dove c'è il sottosviluppo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
E quindi, oggi, grazie all'onorevole Prestigiacomo, grazie a Forza Italia, si discute questa mozione sul ponte sullo Stretto. Noi siamo stati sempre convinti della necessità di questa infrastruttura e siamo ben contenti che se ne discuta adesso perché è un momento propizio, perché proprio in questa settimana la Camera ha il compito di indicare al Governo le linee guida attraverso le quali spendere le risorse, le ingenti risorse che l'Europa ci mette a disposizione.
Ma l'Europa cosa ci chiede?
Ci chiede di spendere questi 209 miliardi del Recovery Fund in riforme che migliorino il sistema Paese e in infrastrutture strategiche.
Per quanto ci riguarda, per logica, non c'è nessuna grande opera in grado di mobilitare un tale quantitativo di risorse, come il ponte sullo Stretto, e da realizzare in tempi ragionevolmente brevi. Infatti, lei lo sa bene, Viceministro Cancelleri, che, quando ci parla del tunnel, ci prende in giro, perché è una barzelletta. Per fare il tunnel dovremmo aspettare dieci, quindici anni, per bandire un progetto che è già stato bocciato in precedenza, un progetto e poi validarlo. Invece, sapete benissimo che c'è già un progetto definitivo del ponte, che è stato validato a tutti i livelli per arrivare al definitivo. Per passare dal definitivo all'esecutivo, servirebbe un aggiornamento, alla luce dei progressi tecnologici sopravvenuti.
Poi il ponte, davvero, costa più non farlo che farlo, perché è vero, come ha detto l'onorevole Prestigiacomo, il ponte, che era stato avviato dai Governi Berlusconi, è stato tolto dall'agenda delle priorità dal Governo Monti, che ha spostato i soldi che erano investiti sul ponte sulla Milano-Genova, costringendo l'Italia a pagare delle penali altissime (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, non fare il ponte e pagare di più è semplicemente una vera follia.
Poi è possibile che l'Europa consideri il ponte sullo Stretto un'opera strategica più di noi, più dell'Italia? Il ponte sullo Stretto è inserito nel corridoio europeo Helsinki-La Valletta e noi ancora discutiamo! Come ha detto l'autorevole economista Busetta, anche se la Sicilia fosse un deserto disabitato, il ponte sullo Stretto andrebbe costruito comunque, perché serve per intercettare i traffici di merci del Canale di Suez, che arrivano fino a Rotterdam, determinando un inquinamento incredibile sul Mediterraneo, che non è sostenibile.
Collega D'Ippolito, quando lei parla di inquinamento, si informi, perché ci sono dei report che certificano che la costruzione del ponte sullo Stretto determinerebbe la riduzione dell'80 per cento delle emissioni delle navi e degli aerei che arrivano in Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), perché il ponte offrirebbe come modalità primaria di trasporto l'alta velocità, i treni ad alta velocità.
Poi, di un'altra cosa vi prego. Non ci prendete in giro quando parlate di alta velocità in tutta Italia senza il ponte, perché non è che siamo stupidi in Sicilia. Sappiamo benissimo che non si può parlare di alta velocità senza ponte sullo Stretto e, soprattutto, non si può parlare di questa alta velocità che ci volete propinare, un'alta velocità farlocca, come ha detto anche qui l'economista Pietro Busetta, a 160 chilometri orari, piuttosto che a 300 chilometri orari.
In conclusione, Viceministro, Presidente, la decisione sul ponte sullo Stretto è la cartina di tornasole che misurerà il coraggio di questo Paese di presentarsi a un appuntamento unico con la storia, che è quello del Recovery Fund. Lì dovrà scegliere, se essere il Paese che vuole investire sul rilancio dell'economia, che vuole investire sul superamento del gap infrastrutturale tra nord e sud, oppure se essere il Paese che si accontenta e si limita al reddito di cittadinanza. Tra l'altro, sappiamo benissimo che il reddito di cittadinanza non ha creato neanche un posto di lavoro, mentre il ponte sullo Stretto creerebbe decine di migliaia di posti di lavoro soltanto per la realizzazione e questo è un dato che non si può trascurare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Quindi, noi vi chiediamo, Viceministro, di non mancarlo questo appuntamento, di non fallirlo, di scegliere di essere il Paese del futuro e non il Paese del passato, perché dire “sì” al ponte significa dire “sì” a un'opera straordinaria, la più grande opera del futuro e non del passato (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Germanà. Ne ha facoltà.
ANTONINO GERMANA' (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Viceministro, che saluto in modo particolare, in maniera particolare, visto che siamo stati colleghi all'Assemblea regionale. La pandemia, pur nella sua violenza e nella sua forza distruttrice, ha creato un'opportunità unica per l'Italia e per il Mezzogiorno in particolare, un'opportunità che mai avremmo immaginato. Le risorse rese disponibili dalla Comunità europea, praticamente un nuovo Piano Marshall, sono l'occasione per ridisegnare il Paese, una grande opportunità offerta dalla disponibilità delle risorse del Recovery Fund, più di 200 miliardi per la ricostruzione del nostro Paese, attraverso finanziamenti a fondo perduto e prestiti a carico dell'Unione europea.
Il 34 per cento di queste somme dovrà essere investito nel sud del Paese. Si tratta, quindi, di più di 70 miliardi e dovranno essere destinati allo sviluppo del Mezzogiorno e, quindi, in quota parte anche alla Sicilia e alla Calabria.
Quello che ci deve far riflettere oggi è che il 50 per cento circa della produzione mondiale proviene dai Paesi del sud-est asiatico e i nuovi protagonisti della scena mondiale (Cina, Corea, India, Giappone) promuovono gli investimenti nelle infrastrutture di trasporto e nella logistica sia in Africa che in Europa, per favorire sbocchi commerciali per i loro prodotti.
I flussi mercantili diretti in Europa che passano per il Canale di Suez, la cui capacità nel 2015 è stata raddoppiata, invece di toccare i porti dell'Europa mediterranea, doppiano lo stretto di Gibilterra, superano la Manica e raggiungono i grandi scali del Northern Range. Le conseguenze dal punto di vista economico e ambientale sono negative, così come abbiamo ascoltato dalla collega Siracusano: più distanza, più tempo e, quindi, più costi, più inquinamento atmosferico, che deriva dall'aumento ovviamente del percorso.
Il bacino del Mediterraneo, che registra un transito del più del 20 per cento dell'intero traffico mondiale, abbraccia venticinque Stati di tre continenti diversi e nel 2021 rappresenterà un mercato potenziale di oltre 500 milioni di persone.
L'Africa poi registra un ritmo di crescita, sia dal punto di vista economico che demografico, enormemente superiore a quello di qualsiasi altro continente del mondo e, tra poche decine d'anni, rappresenterà un mercato di valore straordinario. Si prevede che, nel 2100, la popolazione africana supererà i 4,1 miliardi, più della somma di cinesi e indiani, con un interscambio con l'Europa che rivaleggerà con quello del continente asiatico. L'Italia e il Mezzogiorno in particolare, per la posizione strategica, possono essere cerniera tra i tre blocchi geografici, costituiti da Medioriente, Nordafrica e Europa, le prime due in forte espansione e la terza in declino.
L'Unione europea punta a ridurre il ritardo delle aree geografiche in termini di occupazione, economia, sociale, educazione, salute, pubblica amministrazione. Questi ritardi, come sappiamo, si concentrano di più al sud. È per questo motivo che all'Italia spetta una cifra così alta. Certo, non è merito né del Presidente del Consiglio né di questo Governo, come ci vogliono far credere, né perché l'Italia è il Paese che ha ricevuto maggiori danni dalla pandemia del COVID-19, soprattutto al nord. No! Questi sono finanziamenti che ci spettano, in base a questa formula utilizzata dalla Commissione europea, in proporzione alla popolazione, al tasso di disoccupazione e all'universo del PIL pro capite di ogni Stato membro. E, ahimè, siamo in testa alla classifica.
Serve un piano per le infrastrutture e i progetti e i piani che saranno presentati dal Governo dovranno essere coerenti con le priorità europee e con le raccomandazioni che la Commissione invia ai Paesi. Per tale ragione ho sottoscritto convintamente la mozione della collega Prestigiacomo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Chiediamo al Governo di assumere un preciso impegno per l'attuazione proprio di questi interventi infrastrutturali, già individuati come strategici nel nostro Paese, di concerto con la Commissione europea. Ci riferiamo al completamento e alla realizzazione delle infrastrutture sostenibili, previste nei quattro corridoi della rete transeuropea di trasporto che attraversano l'Italia: scandinavo-mediterraneo; adriatico-baltico; mediterraneo e Reno-Alpi.
In particolare, l'obiettivo del corridoio scandinavo-mediterraneo è quello di riportare l'Europa, tramite il nostro Paese, al centro del Mediterraneo, attuando una rete infrastrutturale capace di dare finalmente pari opportunità e pari dignità a tutti i territori. Per farlo, vanno semplicemente completate, laddove già sono state avviate o interamente realizzate in tutto il territorio nazionale, quelle infrastrutture al servizio dei quattro corridoi: alta velocità, alta capacità, ponte sullo Stretto e rafforzamento dei sistemi aeroportuali esistenti.
PRESIDENTE. Concluda.
ANTONINO GERMANA' (M-NI-USEI-C!-AC). Concludo. In questo scenario è, quindi, imprescindibile parlare di ponte sullo Stretto, perché si tratta di un pezzo fondamentale di una visione strategica transnazionale, che mira a modernizzare il nostro Paese nel campo delle infrastrutture sostenibili (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luciano Cantone. Ne ha facoltà.
LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, oggi discutiamo di due mozioni che impegnano il Governo ad avviare le opportune iniziative, volte a riconsiderare il progetto per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina. I proponenti lo chiedono, mettendo in premessa tutta una serie di argomenti, in primis l'emergenza da Coronavirus, che sono, secondo noi, tutte validissime ragioni, per bocciare in maniera netta e definitiva una volta per tutte quella che è diventata - quella sì una barzelletta, onorevole Siracusano - la barzelletta del ponte sullo Stretto di Messina (Applausi ironici dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Grazie, colleghi.
Vedete, cari colleghi, in Sicilia, ogni qualvolta il Governatore di turno è in difficoltà sulla situazione delle infrastrutture (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Presidente, però, interrompono (Commenti del deputato D'Ettore)…
PRESIDENTE. Colleghi, fate parlare. Ognuno è libero di esprimersi.
LUCIANO CANTONE (M5S). In Sicilia ogni qualvolta il governatore di turno è in difficoltà sulla situazione della viabilità e sulla condizione infrastrutturale dell'isola, puntualmente tira fuori la parola magica, la frase: “Serve il ponte sullo Stretto”. Perché parlo di barzelletta? Perché gli italiani hanno già pagato più di 300 milioni di euro per un cantiere che non è mai partito. Vedete, il progetto del ponte sullo Stretto presenta un insieme di limiti strutturali che, presentati singolarmente, sono già insuperabili. Un ponte con campata unica di 3,3 chilometri non esiste al mondo e non potrebbe reggere la ferrovia che dovrebbe passare sopra, resterebbe chiuso oltre 100 giorni l'anno, non potrebbe reggere i venti sullo stretto, non potrebbe (Commenti della deputata Bartolozzi)…
PRESIDENTE. Collega Bartolozzi, ognuno è libero di portare in quest'Aula gli argomenti che crede e ognuno può rispondere a ciò che ascolta nel corso del proprio intervento.
LUCIANO CANTONE (M5S). Grazie, Presidente. Dicevo che non potrebbe reggere i venti sullo Stretto e non potrebbe reggere le forti scosse di terremoto che si potrebbero verificare in quel punto della costa. Dal punto di vista ambientale, poi, deturperebbe in maniera irrecuperabile la costa siciliana e quella calabrese. Per non parlare del fatto che dei piloni alti 399 metri costringerebbero alla chiusura dell'aeroporto di Reggio Calabria.
Vedete, cari colleghi, quando si parla di opere sostenibili e di rapporti costi benefici sono proprio questi gli elementi che vanno inseriti nell'equazione per valutare l'effettiva sostenibilità economica e ambientale. Ma non mi stupisce che il gruppo di Forza Italia, della proponente, insomma di una delle proponenti, insista su questo progetto e dimostri, ancora una volta, quanto siano lontani dalla vita reale dei cittadini (Applausi ironici dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). L'esempio lampante si è verificato qualche mese fa, quando il Governo era presente alla riapertura di un tratto di autostrada Palermo-Catania, il famoso viadotto Himera, a dimostrazione dell'impegno concreto per i siciliani, mentre il vostro gruppo era, invece, a manifestare per il ponte sullo Stretto. Chiariamolo in maniera forte e definitiva: noi non siamo contro le infrastrutture; siamo contro le infrastrutture inutili e lo voglio dimostrare con pochi semplici dati: negli ultimi mesi, nonostante la pandemia, sono partiti i bandi per 2,3 miliardi per opere fondamentali, come il raddoppio ferroviario sulla Messina-Catania. Parliamo di due lotti, del raddoppio della linea ferroviaria nella tratta Giampilieri-Fiumefreddo che i siciliani aspettavano da oltre vent'anni. Un'opera, un'infrastruttura ferroviaria, che creerà per il territorio oltre 3 mila posti di lavoro. Abbiamo anche bandito un altro lotto, quello della Napoli-Bari, per oltre 430 milioni di euro, abbiamo sbloccato finalmente il terzo lotto della statale n. 106 in Calabria, abbiamo sbloccato finalmente lo stallo sull'anello ferroviario di Palermo e un anno fa sono pure i partiti i lavori per il raddoppio ferroviario Catania-Palermo. Ci sono i fondi per la riqualificazione del cantiere navale del porto di Palermo, con 106,5 milioni di investimenti per il rilancio e la riqualificazione del molo, oltre i 50 milioni per la diga foranea per il porto di Augusta, risorse, queste, immediatamente disponibili.
Questi, cari colleghi, sono progetti concreti che non esistono solo sulla carta, che i cittadini possono vedere coi loro occhi; il ponte sullo Stretto, invece, è un fantasma, è una favola, una brutta favola da raccontare quando non si ha un'idea di Paese e che raccontano coloro che per decenni hanno depauperato le risorse per le infrastrutture al Sud, coloro che sono stati capaci di non far funzionare le infrastrutture viarie in Sicilia, che hanno tolto le risorse alle province, lasciando i territori con strade provinciali da dopoguerra. Noi sappiamo che Paese vogliamo: vogliamo costruire un Paese moderno che guarda sì al futuro, e non ai fantasmi del passato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giusi Bartolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente. Onori e oneri di concludere la discussione generale sul ponte sullo Stretto, sulla realizzazione, Presidente, ma quello che vorrei rassegnare a lei e al Vice Ministro è innanzitutto una grandissima amarezza. Il MoVimento 5 Stelle conta credo - e il Vice Ministro mi potrà smentire - 36 deputati eletti in Sicilia e 26 in Calabria e di questi, credo, 60 deputati oggi presenti in Aula, in sede di discussione, ve ne sono solo due (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), guarda caso gli intervenienti in posizione molto critica, il deputato D'Ippolito che parla dello Stretto come di un'arma di distruzione di massa, e il deputato Cantone - quindi, uno di Catanzaro e l'altro di Catania - che racconta del ponte sullo Stretto come di una brutta favola.
Quello che mi rimane è una grandissima amarezza, Vice Ministro, perché io avrei voluto rappresentare a lei una serie di cose con uno spirito propositivo, che era quello spirito che penso aveva poi spinto la collega, l'onorevole - sì - Prestigiacomo, Stefania Prestigiacomo, a parlare di scelta lucida, scelta mirata attenta alla crescita.
E, allora, andiamo al merito dopo l'amarezza rassegnata. Portare l'alta velocità fino a Palermo, com'era previsto con il Corridoio 1, l'allora Berlino-Palermo, poi la rotta scandinavo-mediterranea, vuol dire che quel tratto di mare, colleghi del MoVimento 5 Stelle, lungo 3 chilometri va attraversato e, a meno che non crediate di fare come il console romano Lucio Cecilio Metello, che nel 250 avanti Cristo per far traghettare da una parte all'altra dalla Sicilia alla Calabria 150 elefanti aveva posizionato nel mare le botti unendole e mettendo sopra un tappeto di legno, occorre provvedere. E, allora, sono passati 2 mila anni e non possiamo certamente, visto che tanto vi affannate a parlare di alta velocità, pensare di scomporre treni ad alta velocità, quindi scomponendoli a pezzetti, per caricarli su quello che forse vi piace, cioè romantici ferry boat, questi sì altamente inquinanti.
E, allora, quale dovrebbe essere l'approccio corretto alla questione per superare una condizione penalizzante di insularità? Porsi poche domande, semplici e chiare e soprattutto fornire risposte, poche, semplici e chiare. La prima: la necessità di realizzare il ponte sullo Stretto è una necessità, quasi una questua dei soli siciliani e calabresi? Beh no, collega D'Ippolito e collega Cantone, perché - probabilmente voi non lo sapete, ma lo saprà sicuramente il Vice Ministro Cancelleri - questa non è una richiesta avanzata solo dal presidente Nello Musumeci e dalla presidente Jole Santelli, ma è una richiesta che è stata rassegnata da tutte le regioni italiane che, attraverso la propria conferenza, hanno richiesto al Governo italiano di inserire proprio il ponte sullo Stretto nel Recovery Plan. Ma, ancora, questo documento è stato poi presentato alla Conferenza Stato-regioni e alla Commissione bilancio della Camera nell'ambito dell'indagine conoscitiva delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund (era l'8 settembre appena trascorso). Ma ancora, collega D'Ippolito e collega Cantone, la questione dell'inserimento del ponte nel piano di ripresa e resilienza è stata altresì prospettata al Comitato europeo delle regioni dall'intergruppo delle regioni europee insulari con un documento presentato il 10 settembre sia al presidente della Commissione ambiente energia sia al Commissario europeo per l'energia Kadri Simson. E questo perché? Perché probabilmente voi non saprete o non conoscete che, dopo la Brexit, l'Italia è lo Stato europeo con il maggior numero di cittadini insulari, 6,5 milioni di abitanti sui circa 17 milioni dell'intera Unione europea (e solo la Sicilia ne ha 5 milioni).
Seconda domanda: che cosa soddisfa la realizzazione del ponte sullo Stretto? Tutti i colleghi di Forza Italia che sono presenti in Aula, sia siciliani che calabresi e soprattutto quelli che sono intervenuti prima di me, lo hanno spiegato, ma è del resto contenuto nella stessa risoluzione. Il ponte sullo Stretto, la realizzazione del ponte sullo Stretto, non solo costituisce una risposta all'esigenza di affrontare la penalizzante condizione di insularità, ma rappresenta una scelta obbligata anche sul piano della transizione e della neutralità energetica. Al riguardo, lo studio elaborato dagli ingegneri messinesi Mollica e Musca dimostra quanto le emissioni causate dal traghettamento sullo Stretto pregiudichino l'equilibrio ambientale di una delle aree di maggiore rilevanza del Mediterraneo, emissioni che sarebbero fortemente ridotte dalla costruzione del ponte di collegamento tra la Sicilia e la Calabria.
Dunque il ponte, oltre a collegare la Sicilia con il continente europeo e a completare la rete transeuropea di trasporto, cioè il corridoio scandinavo-mediterraneo, garantirebbe un drastico abbattimento dell'inquinamento, divenendo peraltro esso stesso fonte di ingente energia rinnovabile per il territorio, in linea con le esigenze del Green New Deal per le influenze positive sull'ambiente.
E andiamo alla terza domanda, la fattibilità tecnica del manufatto: vorrei ricordare ai deputati D'Ippolito e Cantone - soprattutto al deputato Cantone, che da tecnico rassegnava le proprie osservazioni - che il progetto è stato presentato e validato da un gruppo di architettura internazionale ed era già stato affidato per la costruzione fino a quando, con un colpo di mano o forse di gomma, il senatore Mario Monti, noto meridionalista, non lo eliminò, ritardando una realizzazione di un progetto che - noi auspichiamo - sarà la realtà ad imporre. Trentanove accademici, ingegneri, architetti e dirigenti di varie società della comunità scientifica internazionale firmarono allora un appello (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), pronunciandosi sull'esigenza che esso venisse realizzato e dichiarando testualmente: “Noi che parliamo una sola lingua, quella della scienza e dell'ingegneria, affermiamo che il ponte non è una storia di sprechi, ma al contrario un'impresa che ha portato all'Italia della comunità scientifica internazionale uno straordinario bagaglio di specifiche conoscenze multidisciplinari, che sono state riconosciute ed oggi ricercate in tutto il mondo”. Quindi, una visione totalmente diversa da chi vorrebbe limitare il caso del Progetto Ponte di Messina - che forse sarebbe meglio chiamare Ponte del Mediterraneo, come fa l'economista siciliano Pietro Musetta, che ha citato prima la collega Matilde Siracusano - ad una storia di ruberie e di spreco di denaro pubblico. Allora, se così è – e colleghi, è così - il dibattito rimane relegato al piano politico, dell'opportunità politica, perché è innegabile che ci siano delle forze politiche - e stasera lo abbiamo appreso, unicamente quella del MoVimento 5 Stelle - che affermano che ci sono altre infrastrutture da realizzare prima, come se la realizzazione del ponte impedisca di completare il rimanente della rete infrastrutturale necessaria, nascondendosi – sì, collega Cantone - dietro un benaltrismo vecchio e un approccio ideologico.
In realtà, sembra ripetersi - a noi sembra proprio così - il gioco delle parti, necessario in politica per evitare la caduta del Governo, perché i contrari devono avere il tempo di cambiare posizione e spiegare, probabilmente ai propri elettori, che hanno mutato ancora una volta idea. Potranno dire che non si può fare altro e si tornerà all'unico progetto serio, peraltro finanziato anche dall'Unione, cantierabile, che potrebbe rappresentare anche una grande attrazione turistica, oltre che costituire un avanzamento importante per la nostra ingegneria costruttistica di ponti nel mondo. E allora, Presidente, nel concludere ritorno a quello che avrei voluto fare, ma non ho potuto fare - concludo Presidente - dopo l'intervento dei colleghi D'Ippolito e Cantone: un appello al voto consapevole. I miei colleghi hanno tentato di farlo prima, non ci possono essere differenze destra-sinistra, maggioranza-opposizione, quando si tratta di colmare il divario strutturale del Paese. Quindi, da qui Presidente al voto che nei prossimi giorni ci vedrà impegnati, io spero che tutti i colleghi siciliani, calabresi, ma tutti i colleghi, da una punta all'altra dello stivale, possano esprimere un voto consapevole, libero, ponderato sulla risoluzione che Forza Italia ha presentato, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Grazie a lei deputata Bartolozzi. Ha chiesto di parlare il deputato D'Ettore.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Grazie Presidente, non avevo intenzione di intervenire, ma intervengo a sostegno della mozione a titolo personale, dopo aver ascoltato in un'Aula del Parlamento, da parte di colleghi deputati, cose che sono – le chiamo cose, perché non hanno una definizione in altro modo, perché non esistono in rerum natura, ma sono cose irreali (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Commenti del deputato Luciano Cantone). Allora, hanno parlato di fantasia, hanno parlato di altro, hanno offeso i cittadini e i loro elettori sia in Calabria che in Sicilia, che li hanno anche votati: in Calabria non avete più nemmeno un consigliere regionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente) e non l'avrete più, non avrete neanche il quorum, neanche in Sicilia, con queste affermazioni! Vi siete da soli rappresentati per quello che siete, cioè voi siete contro, contro qualsiasi possibilità di sviluppo di questo Paese, voi siete di nuovo la questione meridionale - non so se sapete cosa sia la questione meridionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Siete voi la questione meridionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente - Commenti del deputato Luciano Cantone). Voi rivolete ancora l'arretratezza del Paese, siete voi che ancora una volta volete chiudere fra il Sud e il Nord e dare al Nord rispetto al Sud; e non è propaganda politica, lo avete detto, l'avete chiarito, avete parlato di altre opere, di opere finanziate, la 106 Ionica: ma ditelo ai cittadini della Ionica, dov'è questa 106 Ionica, dove sono i soldi, quando mai è stata riattivata! Ma sapete cosa vuol dire per il Sud, per la Calabria, per la Sicilia, il Ponte di Messina? È una opera per lo sviluppo, per il futuro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), lo dicono in tutti gli atti e i documenti che sono anche già parte della progettazione. Solo perché l'opera è stata proposta da Berlusconi e da Forza Italia, questo è il tema, questo è il tema dentro un Parlamento? Parlate poi di campata, eccetera, ma parlate invece di cose che conoscete (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Poche, quasi niente, questo è il problema di fondo, la nullità al Governo. E lei, sottosegretario, Viceministro, non so quale sia il titolo, che è un siciliano! Io sono un calabrese che è andato al nord, fuori, come tanti altri. Quel ponte per noi non è solo un sogno, è l'idea di uno sviluppo, è l'idea della possibilità di affermarsi, di avere una dignità, di essere capaci di realizzare un'opera che segna la storia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), questo vuol dire, dell'orgoglio di far parte di quella terra e di poterlo dire, anche per chi non c'è più ed è dovuto andare fuori! Qual è l'avversione per il ponte? L'ha detto Berlusconi. Bene, ora l'ha detto Stefania Prestigiacomo, lo dice D'Ettore, lo dicono i parlamentari, lo dice un Governo e un Paese serio, lo ha detto il Presidente Conte che bisogna pensare a un'opera che possa finalmente far superare queste difficoltà infrastrutturali che riguardano il sud (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), lo ha detto il Presidente Conte! E qui dentro, in quest'Aula, manca solo la voce del Partito Democratico e spero che ci sarà nei prossimi giorni, perché non credo che nel Partito Democratico ci sia la stessa forza avversiva e contraria che c'è nei 5 Stelle. Voi ve ne dovete andare a casa, perché distruggete questo Paese e il sud dell'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)!
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
(Intervento del Governo)
PRESIDENTE. Il Governo chiede di parlare, quindi volentieri cedo la parola al Vice Ministro, prego.
GIANCARLO CANCELLERI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Grazie Presidente, io avevo molto apprezzato la cordialità del dibattito, seppure su posizioni chiaramente diverse, poi l'ultimo intervento ci ha ricordato che le stonature fanno parte della vita, però va bene così. Voglio ringraziare i firmatari delle mozioni, tutti gli onorevoli e le onorevoli che sono intervenuti e i deputati presenti, che sono ancora qui. Il Governo chiaramente si riserva di rispondere più compiutamente nella fase di votazione finale, però io ci tenevo, sollecitato dagli interventi, a precisare una cosa: possiamo certamente avere idee diverse, però nessuno può dire che questo Governo sta prendendo in giro i cittadini. Non lo vuole fare perché non vuole perdere tempo, vuole trovare la soluzione migliore ed è per questo motivo che il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha messo in piedi una commissione che, entro questo mese, concluderà una fase di valutazione, in maniera totalmente asettica e senza pregiudizi, di tutte le varie soluzioni. La Ministra De Micheli lo ha detto più volte e credo che la serietà, che stiamo dimostrando nell'approccio, data dai nomi che compongono questa commissione, assolutamente non possa essere giudicata in altro modo, che non assolutamente seria ed è per questo che, alla fine, vogliamo aprire un dibattito.
Vi ringrazio perché avete portato in quest'Aula ancora una volta un tema importante, non per il Meridione, ma per l'Italia credo, però credo che, se dobbiamo davvero riuscire a trovare una grande soluzione per il nostro Paese, certi argomenti vanno affrontati anche con il rispetto delle diversità di vedute e, se mi permettete forse - ma questo lo dico davvero con grande rispetto di tutti, con grande rispetto di tutti (Commenti della deputata Prestigiacomo) … Onorevole Prestigiacomo, io non mi sto, non sto certamente prendendo…
PRESIDENTE. Collega Prestigiacomo…
GIANCARLO CANCELLERI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Io non sto prendendo le difese di nessuno… per favore…
PRESIDENTE. Colleghi, lasciamo parlare il Vice Ministro Cancelleri (Commenti della deputata Prestigiacomo).
Deputata Prestigiacomo, per cortesia, non mi costringa a richiamarla all'ordine, alle 22,10… Deputata Prestigiacomo…
Prego, Vice Ministro Cancelleri, prosegua.
GIANCARLO CANCELLERI, Vice Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti. Presidente, io ho concluso, era davvero molto breve. Io credo che possa partire un dibattito in maniera seria e che, in qualche modo, si possano trovare soluzioni, ma ci tengo a precisare che questo Governo non sta prendendo in giro nessuno e tanto meno i cittadini e sta affrontando la tematica con la massima serietà e assolutamente senza nessun pregiudizio (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Il seguito della discussione è rinviato ad altra seduta.
Organizzazione dei tempi di esame di una Relazione della V Commissione.
PRESIDENTE. Avverto che nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della Relazione della V Commissione sull'individuazione delle priorità di utilizzo del Recovery Fund (Vedi l'allegato A).
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Provenza. Ne ha facoltà.
Colleghi, la seduta non è conclusa anche se evidentemente la materia che vi stava a cuore ha avuto il suo corso. Quindi, vi prego, se volete proseguire… scusate, Cantone e Prestigiacomo, se volete proseguire a parlare potete farlo fuori dall'Aula.
Prego, deputato Provenza.
NICOLA PROVENZA (M5S). Presidente, le chiedo proprio un minuto della sua attenzione su un argomento che mi sta particolarmente a cuore. Tredici milioni di visite specialistiche sospese, 300 mila ricoveri non effettuati, 500 mila interventi chirurgici rimandati, 4 milioni di screening oncologici posticipati, stiamo parlando di 18 milioni di prestazioni a livello nazionale saltate da fine febbraio ad oggi. Il 7 maggio scorso, il Consiglio dei ministri invitava le regioni a predisporre un piano organizzativo per il recupero delle prestazioni sanitarie rinviate. Sono trascorsi sei mesi, durante i quali in regione Campania l'implementazione della medicina territoriale è rimasta una fantastica chimera, dove i pazienti, costretti da sempre a presentarsi nei pronto soccorso per recuperare cure vitali alla loro stessa sopravvivenza, hanno rinunciato per giustificato timore anche al ricorso al pronto soccorso, vista anche la mancata attivazione di percorsi separati tra malati COVID e non. Il protrarsi di questa situazione diventa inumana, soprattutto per i pazienti cronici e per le diagnosi tardive. Tutto ciò rende inutile lo sforzo di migliaia di medici che per decenni hanno lottato per ottenere diagnosi sempre più precoci.
Occorre ogni sforzo, ad ogni livello, dai politici ai direttori generali, ai NAS dell'Arma dei carabinieri, ai primari, per mettere in sicurezza il nostro meraviglioso sistema sanitario nazionale. La Campania è tra le ultime regioni come numero di tamponi effettuati, i COVID-hospital di Salerno e Caserta non sono né operativi né collaudati, a fronte di una spesa complessiva, documentata dall'ANAC, 12 volte superiore a quella della Lombardia …
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
NICOLA PROVENZA (M5S). Concludo, Presidente. Allora, in chiusura, ritengo doveroso affermare in quest'Aula che il giudizio della storia condannerà in maniera inequivocabile chi, cavalcando strumentalmente l'epidemia COVID, ha rincorso il consenso elettorale invece di tutelare la salute dei cittadini, soprattutto dei cittadini più fragili che, di fatto, hanno visto sospeso il proprio diritto alla salute, in spregio alla nostra Costituzione (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Novelli, che non è presente, si intende decaduto. Ha chiesto di parlare il deputato Federico Mollicone, non è in Aula, si intende decaduto.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 13 ottobre 2020 - Ore 10:
(ore 10, con eventuale prosecuzione al termine del punto 2)
1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge costituzionale:
BRUNO BOSSIO; CECCANTI; BRESCIA ed altri; MELONI ed altri: Modifica all'articolo 58 della Costituzione, in materia di elettorato per l'elezione del Senato della Repubblica (Approvato, in un testo unificato, in prima deliberazione, dalla Camera e approvato, senza modificazioni, in prima deliberazione, dal Senato). (C. 1511-1647-1826-1873-B)
Relatori: CECCANTI e CORNELI.
(ore 16)
2. Discussione della relazione della V Commissione sulla individuazione delle priorità nell'utilizzo del Recovery Fund. (Doc. XVI, n. 4)
Relatore: MELILLI.
La seduta termina alle 22,10.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 2700 - odg 9/1 | 472 | 471 | 1 | 236 | 218 | 253 | 84 | Resp. |
2 | Nominale | odg 9/2700/15 | 478 | 388 | 90 | 195 | 128 | 260 | 82 | Resp. |
3 | Nominale | odg 9/2700/17 | 474 | 470 | 4 | 236 | 208 | 262 | 82 | Resp. |
4 | Nominale | odg 9/2700/20 | 472 | 468 | 4 | 235 | 210 | 258 | 82 | Resp. |
5 | Nominale | odg 9/2700/36 | 476 | 418 | 58 | 210 | 159 | 259 | 82 | Resp. |
6 | Nominale | odg 9/2700/48 | 468 | 462 | 6 | 232 | 206 | 256 | 82 | Resp. |
7 | Nominale | odg 9/2700/55 | 477 | 471 | 6 | 236 | 212 | 259 | 82 | Resp. |
8 | Nominale | odg 9/2700/68 | 476 | 473 | 3 | 237 | 212 | 261 | 82 | Resp. |
9 | Nominale | odg 9/2700/78 | 473 | 466 | 7 | 234 | 216 | 250 | 82 | Resp. |
10 | Nominale | odg 9/2700/145 | 464 | 461 | 3 | 231 | 213 | 248 | 82 | Resp. |
11 | Nominale | odg 9/2700/149 | 466 | 463 | 3 | 232 | 214 | 249 | 82 | Resp. |
12 | Nominale | odg 9/2700/151 | 459 | 457 | 2 | 229 | 212 | 245 | 82 | Resp. |
13 | Nominale | odg 9/2700/153 | 470 | 464 | 6 | 233 | 209 | 255 | 82 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | odg 9/2700/155 | 462 | 460 | 2 | 231 | 213 | 247 | 82 | Resp. |
15 | Nominale | odg 9/2700/156 | 464 | 462 | 2 | 232 | 213 | 249 | 82 | Resp. |
16 | Nominale | odg 9/2700/160 | 470 | 467 | 3 | 234 | 212 | 255 | 82 | Resp. |
17 | Nominale | odg 9/2700/162 | 462 | 460 | 2 | 231 | 205 | 255 | 82 | Resp. |
18 | Nominale | odg 9/2700/169 | 473 | 467 | 6 | 234 | 226 | 241 | 82 | Resp. |
19 | Nominale | odg 9/2700/170 | 468 | 468 | 0 | 235 | 223 | 245 | 82 | Resp. |
20 | Nominale | Ddl 2700 - voto finale | 447 | 445 | 2 | 223 | 265 | 180 | 70 | Appr. |