Legislatura: 18Seduta di annuncio: 406 del 12/10/2020
Primo firmatario: MORRONE JACOPO
Gruppo: LEGA - SALVINI PREMIER
Data firma: 12/10/2020
Elenco dei co-firmatari dell'atto Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma GUIDESI GUIDO LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020 CAVANDOLI LAURA LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020 CESTARI EMANUELE LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020 FURGIUELE DOMENICO LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020 ZIELLO EDOARDO LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020 DARA ANDREA LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020 FIORINI BENEDETTA LEGA - SALVINI PREMIER 12/10/2020
Partecipanti allo svolgimento/discussione ILLUSTRAZIONE 12/10/2020 Resoconto MORRONE JACOPO LEGA - SALVINI PREMIER PARERE GOVERNO 12/10/2020 CASTALDI GIANLUCA SOTTOSEGRETARIO DI STATO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO - (PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI)
DISCUSSIONE IL 12/10/2020
NON ACCOLTO IL 12/10/2020
PARERE GOVERNO IL 12/10/2020
RESPINTO IL 12/10/2020
CONCLUSO IL 12/10/2020
La Camera,
premesso che:
l'articolo 61 del provvedimento in esame reca «Semplificazioni dei procedimenti di accorpamento delle camere di commercio» e si ripropone di agevolare ed accelerare il processo di riorganizzazione delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura previsto dall'articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124;
la riforma delle Camere di Commercio introdotta dal decreto legislativo n. 219 del 2016 a seguito della delega ex articolo 10 della cosiddetta «legge Madia», ha evidenziato sin da subito molti elementi di criticità. La creazione di 60 Camere, prevista dall'attuale normativa, rispetto alla situazione previgente di una Camera per Provincia, è frutto di una mediazione politica che ha generato profonde tensioni geografiche e risultati aberranti, con Enti formati da province non contigue o diversissime per tessuto economico e produttivo. Il limite delle 75.000 imprese non trova poi alcun fondamento logico, né di efficienza né di rappresentatività: la stessa legge delega, stabilisce disposizioni di deroga a questo limite ma sempre nella garanzia del numero massimo di 60 Camere, anche a prezzo di una lunga fase di incertezza e di impasse che ha vissuto e sta ancora vivendo tutto il sistema con le problematiche sollevate dal 25 per cento delle attuali Camere innanzi al TAR del Lazio;
anche i presunti obiettivi di «razionalizzazione e recupero di economicità», hanno di fatto prodotto gravi conseguenze. Nel 2014 la legge ha disposto il dimezzamento delle entrate delle Camere di commercio: una misura che avrebbe portato al fallimento molte imprese. Le Camere hanno tutte resistito, seppur con tagli significativi su ogni tipo di spesa, e anche in questa fase di difficile contingenza sono comunque rimaste aperte garantendo tutti i servizi anagrafico certificativi ma riducendo drasticamente quelli promozionali;
oggi più che mai appare evidente come la tutela della governance locale sia funzionale all'espressione e soddisfazione degli interessi dei singoli territori e quindi di un principio di democraticità dell'ordinamento, salvaguardando la rappresentanza delle istanze dei territori e favorendo un efficace intervento delle Camere di commercio sull'economia locale. Per questo motivo sarebbe opportuno tener ferma la possibilità di effettuare accorpamenti su base volontaria, lasciando al livello locale la possibilità di individuare la soglia di rappresentanza più funzionale ad una efficace espressione e tutela degli interessi economici di ciascun territorio, e confermando gli accorpamenti già operativi nel sistema camerale;
altrettanto urgente, per far fronte alle molte competenze assegnate alle Camere di Commercio, è lo sblocco delle assunzioni, ormai perdurante da molti anni, che ha portato ad una fuga più o meno disperata di personale, a seconda delle opportunità alternative offerte dai singoli territori o dall'età, con grave pregiudizio anche per la stessa continuità di qualche ente;
la pandemia e il conseguente blocco delle attività economiche hanno evidenziato il ruolo strategico assunto dalle Camere di Commercio nei singoli territori al fianco delle Prefetture e delle forze dell'ordine per il presidio della legalità oltre che per il sostegno alla liquidità delle micro e piccole imprese;
in gran parte dei territori italiani, soprattutto in quelli più colpiti dalla crisi sanitaria ed economica, non può venire a mancare il presidio della principale istituzione vocata all'economia, per sostenere le imprese in percorsi di digitalizzazione, semplificazione, promozione delle filiere e per la tutela del made in Italy. In quest'ottica, pertanto, è impensabile bloccare le Camere di commercio in complesse procedure amministrative, organizzative e funzionali per gli accorpamenti, o ancor peggio limitare la loro rappresentanza politica con la nomina di commissari in attesa che le vicende della giustizia amministrativa giungano al termine; in questo momento di grave crisi economica dovuta all'emergenza epidemiologica da COVID-19 occorre quindi potenziare l'operatività di questi enti per renderli sempre più vicini alle imprese e ai singoli territori e a tal fine non si deve accelerare il processo di accorpamento già avviato in attuazione della «riforma Madia» ma semmai occorre sospenderlo e, ove possibile, procedere ad una revisione dell'intera disciplina,
impegna il Governo
a valutare gli effetti applicativi della disciplina in esame, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a prevedere il superamento dell'obbligatorietà degli accorpamenti tra Camere e la sospensione di quelli in corso fino alla rideterminazione delle circoscrizioni territoriali che dovrà essere definita previa intesa nella Conferenza unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 e previo superamento del numero di 60 Camere privo di ogni fondamento sostanziale.
9/2700/17. Morrone, Guidesi, Cavandoli, Cestari, Furgiuele, Ziello, Dara, Fiorini.