XVII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 208 di mercoledì 9 aprile 2014

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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

La seduta comincia alle 9,35.

ANNALISA PANNARALE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alfreider, Amici, Bobba, Michele Bordo, Caparini, Cirielli, Di Lello, Epifani, Giancarlo Giorgetti, Gozi, Gutgeld, Antonio Martino, Migliore, Pagano, Pelillo, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Portas, Ravetto, Realacci, Ruocco, Speranza, Tabacci, Taglialatela e Vargiu sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente novantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,40).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sull'ordine dei lavori.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, per segnalarle l'ennesimo comportamento scorretto da parte della maggioranza. Abbiamo chiesto all'inizio della seduta, alle 9,30, che venisse immediatamente sospeso il Comitato dei nove, che era convocato dalle ore 9 di questa mattina, per esaminare gli emendamenti del Governo al cosiddetto decreto «salva Roma»; emendamenti che sono arrivati alle 9,22, per i quali sono stati chiesti chiaramente in Comitato adeguati tempi per la presentazione di subemendamenti. Anche perché abbiamo scoperto, per anticipazione di alcuni giornali, che c’è una norma per fare un condono tombale rispetto a situazioni che sono state evidenziate dalla Corte dei conti, però pare che il presidente della Commissione non ci senta.
Quindi, faccio appello a lei affinché venga immediatamente chiusa la seduta del Comitato dei nove, lo ripeto, immediatamente chiusa la seduta del Comitato dei nove, e venga data disposizione che, quando inizia la seduta dell'Aula, qualsiasi Comitato, a prescindere dalle urgenze che ci sono sui provvedimenti, chiuda i propri lavori e attenda eventualmente che ci siano sospensioni o ci siano riprese dei lavori nelle sedi opportune. Perché è inaccettabile Pag. 2che i colpi di spugna come questo, per salvare il compagno Renzi, vengano fatti alla mattina in dieci minuti, senza dare alla minoranza la possibilità di esprimersi e di valutare le porcate che stanno avvenendo.

PRESIDENTE. Onorevole Pini, come lei sa bene, avendo una lunga esperienza in quest'Aula, spesse volte il Comitato dei nove durante i venti minuti di preavviso ha facoltà di riunirsi. Ad ogni buon conto, la Presidenza terrà presente la questione che ella ha sollevato in Assemblea.
A questo punto, sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 10,05. La Presidenza si farà carico anche di verificare che, per quell'ora, non ci siano lavori in corso né di Comitati dei nove né di Commissioni.

La seduta, sospesa alle 9,45, è ripresa alle 10,05.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 1224-1256-1304-1305 – D'iniziativa dei senatori: Fedeli ed altri; Alberti Casellati ed altri; Amoruso; Calderoli: Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, recante norme per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, in materia di garanzie per la rappresentanza di genere, e relative disposizioni transitorie inerenti alle elezioni da svolgere nell'anno 2014 (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 2213); e delle abbinate proposte di legge: Cicu; Mosca ed altri; Capelli ed altri; Marguerettaz ed altri; Vargiu; Bruno Bossio ed altri; Francesco Sanna ed altri; Balduzzi ed altri; Pisicchio; Migliore ed altri; Giorgia Meloni ed altri (A.C. 144-792-958-1216-1357-1473- 1545-1878-1916-1933-1970) (ore 11,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge, già approvata, in un testo unificato, dal Senato, d'iniziativa dei senatori: Fedeli ed altri; Alberti Casellati ed altri; Amoruso; Calderoli: Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, recante norme per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, in materia di garanzie per la rappresentanza di genere, e relative disposizioni transitorie inerenti alle elezioni da svolgere nell'anno 2014; e delle abbinate proposte di legge d'iniziativa dei deputati: Cicu; Mosca ed altri; Capelli ed altri; Marguerettaz ed altri; Vargiu; Bruno Bossio ed altri; Francesco Sanna ed altri; Balduzzi ed altri; Pisicchio; Migliore ed altri; Giorgia Meloni ed altri.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato da ultimo votato l'articolo 2 e che è stato accantonato l'articolo aggiuntivo Dadone 1.04.

GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, ribadisco quanto richiesto già prima. Innanzitutto, sa benissimo che, durante la sospensione dei 20 minuti, per il preavviso, si può riunire il Comitato dei nove; la mia era una segnalazione riguardo al fatto che si è aperta la seduta e il Comitato dei nove non era stato perlomeno sospeso. La prego di verificare perché mi dicono che il Comitato dei nove sia ancora riunito e stia trattando addirittura degli emendamenti del Governo, che pare non abbiano alcun requisito di ammissibilità.
Quindi, prima di procedere con i nostri lavori, cortesemente chiami il presidente Boccia e verifichi se il Comitato dei nove, che è qui riunito al piano Aula, è effettivamente ancora nello svolgimento delle proprie funzioni, dei propri lavori.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pini. Prego gli Uffici di verificare se sia in corso o meno il Comitato dei nove e, in caso lo sia, ovviamente, di richiederne l'immediata sconvocazione, perché è ripresa la seduta.

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(Ripresa esame articolo aggiuntivo riferito all'articolo 1 – A.C. 2213)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Dadone 1.04 (Vedi l'allegato A – A.C. 2213) Avverto che il presidente del gruppo Sinistra Ecologia Libertà ha chiesto, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del Regolamento, che la votazione dell'articolo aggiuntivo Dadone 1.04 abbia luogo a scrutinio segreto. Tale richiesta, come già ricordato dalla Presidenza, è accolta sulla base di quanto stabilito nella riunione di ieri della Giunta per il Regolamento.

RENATO BRUNETTA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENATO BRUNETTA. Signor Presidente, mentre è in corso la verifica, le chiederei di sospendere però la seduta. La seduta non può continuare.

PRESIDENTE. La ringrazio, presidente Brunetta, gli Uffici hanno fatto la verifica e risulta sconvocato il Comitato dei nove. Quindi, la seduta può tranquillamente andare avanti.

DANILO TONINELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANILO TONINELLI. Signor Presidente, volevo raccontare a quest'Aula un fatto importante che è avvenuto ieri e che segna un cambio di passo rispetto alla prassi che, fino ad oggi, in un anno di esperienza che io ho e che il mio gruppo parlamentare ha, è sempre stata seguita in quest'Aula.

PRESIDENTE. Mi perdoni, onorevole Toninelli: colleghi per favore, liberate il banco...onorevole Bernardo. Liberate l'emiciclo. Sottosegretario Bobba, prenda posto. Colleghi, sta parlando l'onorevole Toninelli e a chi non è interessato chiedo almeno il silenzio.

DANILO TONINELLI. Grazie Presidente, stavo dicendo che quello è capitato ieri è qualcosa di politicamente molto rilevante. Siamo di fronte ad una prassi che si diceva essere consolidata, circa l'interpretazione di una norma nei confronti della quale, da anni, nessun gruppo parlamentare avanzava alcun tipo di contestazione e contraddizione; al riguardo ieri, grazie a un dibattito parlamentare importante, relativo al rispetto del Regolamento (nel caso di specie l'articolo 49, comma 1), si è riusciti ad arrivare ad una riunione della Giunta per il Regolamento e a trovare un'ampia condivisione che ha portato finalmente – io mi permetto di dire per la prima volta in quest'Aula – ad una corretta interpretazione di una norma regolamentare tanto importante.
Mi permetto di ripeterlo, signor Presidente, e la ringrazio di concedermi questo tempo, perché la legge elettorale è quella legge che è materialmente costituzionale, da cui deriva la sovranità popolare, sancita dall'articolo 1 della Costituzione, e il fatto che sia stata correttamente interpretata la norma fa sì che, in futuro, questo parere costituisca un giusto precedente.
Le ricordo anche, Presidente, che il MoVimento 5 Stelle, nei lavori di riforma della Giunta per il Regolamento, ha chiesto ufficialmente l'accessibilità ai precedenti, ovverosia a tutti quei pareri dell'Ufficio di Presidenza e della Giunta per il Regolamento che, purtroppo, in quest'Aula sono diventati fonte del diritto superiore al Regolamento stesso.
Ecco, io invito quest'Aula ad andare avanti in questo modo, andare avanti ad interpretare la norma così come è scritta e non ad interpretare e a tener fede ad una prassi quando questa prassi non è corretta (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

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PRESIDENTE. Onorevole Toninelli, in relazione alla procedura seguita ieri, non c’è nulla di innovativo, perché la Presidenza ha fatto presente all'Assemblea precedenti in un senso e nell'altro. Tra l'altro, a seguito di un dibattito, la Presidenza ha preso atto della divergenza di posizioni e ha investito formalmente il Presidente della Camera della questione. Dopodiché, è sull'indicazione della Giunta per il Regolamento, che, tra l'altro, aderisce a uno dei due precedenti in un senso, che la Presidenza ha deliberato la scelta di procedere con il voto segreto. Quindi, è una prassi assolutamente ordinaria, non c’è nulla di innovativo.
Constatato che non vi sono interventi per dichiarazione di voto, passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Dadone 1.04, con il parere contrario della Commissione e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Ravetto, Brunetta, Castelli, Grande, Di Lello, Dellai, Fraccaro... Colleghi non vi agitate, la Presidenza farà in modo che i colleghi che sono in Aula riescano a votare, come si è sempre fatto.
Grillo, Dall'Osso, Rostellato, Giuliani, Marco Di Stefano, Caparini, Chimienti, Rizzo, Airaudo, D'Incecco, Marroni, Nuti, Fioroni, Berlinghieri, Zan.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:

Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Voti favorevoli 141
Voti contrari 286

(La Camera respinge – Vedi votazioni).

(Il deputato Capodicasa ha segnalato che non è riuscito a votare).

(Esame degli ordini del giorno – A.C. 2213)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A – A.C. 2213).
Nessuno chiedendo di intervenire, chiedo il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati.

SESA AMICI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sono pervenuti quattro ordini del giorno.
L'ordine del giorno Francesco Sanna n. 9/2213/1 è accolto.
Sull'ordine del giorno Pisicchio n. 9/2213/2, il parere è favorevole con la seguente riformulazione: nella parte delle premesse, eliminare l'ultimo capoverso, prima dell'impegno del Governo: «valuta che l'articolo 12, comma 4, della legge (...)»; nonché modificare la parte dispositiva nel senso di impegnare il Governo a «valutare se, a normativa vigente e alla luce dei nuovi indirizzi europei, l'articolo 12, comma 4, della legge n. 18 del 1979 possa essere interpretato ed esteso in tempi utili per la presentazione delle liste anche a quelle forze o partiti politici che sono affiliati a partiti europei costituiti formalmente in un gruppo presso il Parlamento europeo». Se si accetta questa riformulazione, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2213/3, il parere è favorevole se l'impegno del Governo viene riformulato in tal senso: «a promuovere iniziative normative legislative finalizzate a far sì che le liste o coalizioni di liste (...)» e poi continua di seguito. Quindi, se viene accolta questa riformulazione, il parere è favorevole.
Sull'ordine del giorno Catalano n. 9/2213/4, il parere è favorevole con una riformulazione che, in pratica, elimina una parte, vista la ristrettezza dei tempi per intervenire e modificare la legge in tempi brevi. Pertanto, la parte dispositiva verrebbe riformulata nel senso di impegnare il Governo a «valutare l'opportunità di Pag. 5assumere le necessarie iniziative dirette a modificare le previsioni dell'articolo 12, comma secondo e terzo (...)» e poi di seguito, fino alla fine. Se viene accolta la riformulazione, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. Onorevole Bianconi, per cortesia !
Il parere sull'ordine del giorno Francesco Sanna n. 9/2213/1 è favorevole, quindi deduco che non vi siano altre questioni.

FRANCESCO SANNA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA. Signor Presidente, solo per dire che ringrazio il Governo per l'accoglimento. L'ordine del giorno, così diamo contezza anche a chi ci ascolta ...

PRESIDENTE. Onorevole Sanna, io ho facoltà di darle la parola se lei chiede di porlo comunque in votazione. Quella è la fase illustrativa dell'ordine del giorno: essendo noi già passati al parere del Governo, lei ha facoltà di dire se ritiene che vada comunque posto in votazione oppure no, ma non posso darle la parola per illustrarlo.

FRANCESCO SANNA. Non lo illustro, semplicemente dico che il Governo ha fatto bene, come anticipato ieri sera, ad accogliere un ordine del giorno che pone e focalizza i temi che sono stati discussi circa la riorganizzazione delle circoscrizioni ed anche la modalità di trasformazione dei voti in seggi.

PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Pisicchio n. 9/2213/2.
Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione e non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Matteo Bragantini n. 9/2213/3.
Prendo altresì atto che i presentatori accettano la riformulazione e non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Catalano n. 9/2213/4.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale – A.C. 2213)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Locatelli. Ne ha facoltà.

PIA ELDA LOCATELLI. Signor Presidente, questo progetto di legge, che riguarda le garanzie per la rappresentanza di genere nelle elezioni europee, così come arriva dal Senato, non ci piace, perché tradisce le intenzioni originarie delle senatrici che lo hanno presentato.
Non è un buon testo per la democrazia paritaria se ci riferiamo alle elezioni del mese prossimo. È invece abbastanza buono se pensiamo a quelle del 2019. Ci hanno detto che era troppo tardi per applicare le stesse misure previste per il 2019 alle elezioni del maggio prossimo. Mi sento di dire che questa è una scusa, una scusa bella e buona. Il ritornello «no alle norme per la democrazia paritaria per non sfasciare l'accordo» ha lasciato il posto a quello che recita: «buona idea ma non si cambiano le regole a gioco iniziato». Eppure anche i tedeschi hanno legiferato a comizi aperti. Ogni volta una ragione nuova o, meglio, una scusa nuova per non promuovere la parità di genere.
Ci si dice che alle elezioni europee del 2019, però, entrambi i generi avranno le stesse garanzie. Questo è vero, in parte. È vero che è prevista la cancellazione della seconda e terza preferenza se i due generi non sono indicati tra le tre espresse, ma chi indica le tre preferenze ? Meglio sarebbe stato prevederne due. È vero che le candidature saranno cinquanta e cinquanta, ma l'alternanza di genere vale solo per i primi due nomi in lista e, quindi, experientia docet, le candidature femminili si ritroveranno in molti casi nella parte Pag. 6bassa delle liste con scarsa visibilità e conseguente scarsa probabilità di essere indicate, per le candidate.
Nonostante queste criticità, sentiamo il dovere di rispettare il lavoro svolto dalle senatrici, che ha portato ad un risultato discreto, anche se spostato in là nel tempo. Non solo: le colleghe del Senato ci hanno chiesto di votare a favore del loro testo sostenendo che è più difficile cambiare in peggio una buona, io direi discreta, legge che avviarne una buona. Forse hanno ragione. Ci auguriamo che abbiano ragione ed è per questo che il gruppo socialista voterà a favore di questo testo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Partito socialista italiano).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.

ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi...

PRESIDENTE. Presidente Buttiglione, mi perdoni. Colleghi, per favore, dietro il banco del Comitato dei nove ed al banco del Comitato dei nove. Presidente Boccia, aiuti la Presidenza a ristabilire... Colleghi, per favore, siamo in dichiarazione di voto: nessuno è obbligato a stare in Aula se ha altro da fare o se ha bisogno di conferire con altri colleghi. Permettiamo all'onorevole Buttiglione di intervenire. Lo chiedo anche al collega Pini: per favore, lei è al centro di un grande comitato in questo momento.
Prego, onorevole Buttiglione.

ROCCO BUTTIGLIONE. Vedo con piacere che fervono ancora le consultazioni, ma mi sembra che ormai il testo da votare sia definito e quindi, forse, è meglio dedicare la nostra attenzione ad una valutazione complessiva del testo stesso.
È un testo che evidentemente noi non possiamo non approvare. Siamo a breve distanza dalle elezioni. C’è bisogno di una legge elettorale, e questa legge elettorale può soltanto essere quella che è uscita dalla Commissione e poi dal dibattito in Aula nei giorni scorsi. Noi la voteremo, noi dei Popolari per l'Italia la voteremo, non senza forti perplessità e non senza un invito al Governo a ripensare tempestivamente questo testo. Perché ? Nel dibattito sugli emendamenti abbiamo esposto le nostre ragioni.
Tutto il nostro sistema istituzionale e ogni sistema istituzionale democratico è fondato sul principio di rappresentanza. Esiste un sistema democratico nella misura in cui i cittadini vengono rappresentati e le Assemblee rappresentative riflettono la proporzione delle forze politiche e delle opinioni politiche che sono presenti in mezzo al popolo. Questo è principio fondamentale di democrazia. Il principio della rappresentanza è un principio che nella storia dei sistemi istituzionali europei ha subito delle modifiche e ha dovuto fare i conti con un altro principio che ha un valore ugualmente importante, il principio di governabilità. Quando le opinioni sono troppo divise, quando la frammentazione politica è eccessiva, allora diventa impossibile governare.
I nostri sistemi, partendo dalla Camera dei deputati, hanno bisogno di essere guidati da una maggioranza. Ricordate quando abbiamo avuto le polemiche intorno all'opportunità di eleggere le presidenze di Commissione prima che ci fosse il Governo ? Allora noi abbiamo detto: guardate, in un sistema assembleare l'Assemblea governa, in un sistema parlamentare occorre avere il Governo perché le Commissioni si determinino davanti al parere del Governo; occorre avere un Governo e, quindi, una maggioranza che sostenga il Governo. Questa è la differenza tra una democrazia parlamentare ed una democrazia assembleare. Nella democrazia parlamentare c’è il Governo e c’è la maggioranza, che ha funzione istituzionale.
Il principio di governabilità bilancia il principio di rappresentanza e noi comprendiamo come questo possa portare a restrizioni del principio di rappresentanza attraverso le soglie di sbarramento, i premi di maggioranza, i collegi uninominali, purché non si ecceda. Dopo una fase Pag. 7accentuatamente proporzionalistica, però, in Italia il dibattito politico negli ultimi anni si è concentrato in modo quasi ossessivo sul primato del principio di governabilità: qualunque cosa, purché alla sera delle elezioni ci sia un Governo che possa richiamarsi alle indicazioni del popolo, senza passare per nessuna ulteriore mediazione. Questo principio, semmai fosse approvato con la prossima legge elettorale, ci renderebbe praticamente unici in Europa, perché capita in altri Paesi che alla fine delle elezioni si sappia chi sarà il Capo del nuovo Governo, ma non perché la legge lo impone, ma perché il dinamismo delle forze politiche porta a questo risultato.
Ora mi pare che stiamo facendo un passo avanti ancora ulteriore, che è pericoloso: qui non stiamo eleggendo un Parlamento nazionale, lo ha notato molto bene la Corte costituzionale tedesca – mi richiamo alle parole del Presidente Vosskuhle – e attenti, perché non è una questione interna all'ordinamento tedesco, perché nel formulare le motivazioni della propria decisione, la Corte costituzionale tedesca fa riferimento a una specie di ius publicum europaeum, cioè a quei principi comuni agli ordinamenti costituzionali di tutti gli Stati membri, i quali hanno valore vincolante anche per le istituzioni europee e che, quindi, devono regolamentare anche le procedure le quali conducono alla formazione degli organi dell'Unione europea. Nell'Unione europea noi non abbiamo a che fare con uno Stato federale nel quale deve esistere una maggioranza. Abbiamo a che fare con una unione di Stati, all'interno della quale il Parlamento europeo ha, sì, funzioni molto importanti, ma queste funzioni sono bilanciate da un Consiglio dei ministri europeo, da un Consiglio europeo e la legittimità del Governo, anche posto che la Commissione possa essere considerata come un Governo europeo, la legittimità della Commissione non dipende dal sostegno stabile di una maggioranza, tanto è vero che il sistema di governo del Parlamento europeo è assai più, e giustamente, un sistema assembleare che non un sistema parlamentare, proprio perché manca il ruolo del Governo e della maggioranza. Poi le maggioranze si formano, e sappiamo che in genere si formano con l'apporto delle due forze principali, cioè dei democristiani e dei socialisti, con la variegata presenza dei liberali, che ogni tanto si inseriscono nel gioco, le maggioranze si formano e tuttavia non è un sistema in cui l'esistenza di una maggioranza stabile è condizione di governo del sistema.
Per questa ragione, in una legge europea – l'ho detto in Aula e lo ribadisco oggi – non ha senso l'imposizione di una clausola di sbarramento. Non ha senso perché mentre nel caso delle leggi nazionali e dei sistemi parlamentari avviene un bilanciamento di beni e di interessi – il popolo sovrano ha due beni e due interessi che devono essere ambedue salvaguardati: uno è il bene e l'interesse della rappresentanza, l'altro è il bene e l'interesse della governabilità – in questo caso il bene e l'interesse della governabilità non sono in gioco. Non sono in discussione in queste elezioni. In queste elezioni non è in discussione la governabilità del sistema Europa, è in discussione solo la rappresentanza del Parlamento europeo, delle forze politiche le quali sono presenti in Europa. Manca il bilanciamento di beni, quello che i tedeschi chiamano Güterabwägung: metti su una bilancia un bene e un altro bene, e trovi una soluzione di compromesso. Qui la ragione del compromesso non vi è.
E, allora, l'introduzione di una soglia di rappresentanza, per di più una soglia di rappresentanza relativamente elevata, pare essere contraria ai principi fondamentali del diritto pubblico europeo. Io non credo che la Corte costituzionale italiana possa essere investita del problema, anche se una recente sentenza della Corte costituzionale, una recente decisione della Corte costituzionale ha mostrato che essa ha interesse anche ad occuparsi di materia elettorale e anche un po’ a «sfilacciare» i propri poteri per coprire l'area della materia elettorale.
Ma semmai questa questione fosse portata davanti alla Corte costituzionale italiana, io ho qualche dubbio su quello che Pag. 8sarebbe il giudizio che la Corte costituzionale darebbe. Questa è la principale ragione di preoccupazione che noi abbiamo e che affidiamo al Governo, chiedendogli di riflettere e di darci, in tempo utile – non sotto le prossime elezioni europee, ma prima, molto prima – una legge europea migliore di quella che ci apprestiamo a votare.
La seconda difficoltà che noi incontriamo riguarda – è emerso anche questo nel dibattito – il problema della Sardegna. Noi abbiamo da tempo un'ingiustizia grave contro i sardi e contro il popolo sardo: abbiamo creato un sistema all'interno del quale per loro è difficilissimo essere eletti. Io credo che da quando si svolgono le elezioni per il Parlamento europeo, una o due volte sia capitato che un sardo sia stato eletto al Parlamento europeo, perché la regione Sardegna è accorpata con un'altra regione molto più numerosa – la Sicilia –, che ha un corpo elettorale molto più forte e, quindi, è ovvio che il candidato siciliano ha più grande possibilità e facilità di avere le preferenze necessarie per essere eletto. Anche questa è un'ingiustizia che va sanata e che noi affidiamo alla riflessione del Governo.
Non abbiamo, invece, ritenuto opportuno votare – e, infatti, non l'abbiamo votata – una proposta emendativa che cercava di creare un più grande e più importante rimescolamento del sistema della rappresentanza. Mentre comprendiamo che i sardi non sono rappresentati e hanno giusto motivo di dolersi per la legge attuale, non sento a Torino, non sento a Cuneo, non sento a Genova una eguale rivolta contro il sistema presente. E mentre io so che di sardi ce ne sono stati pochissimi al Parlamento europeo, di parlamentari di prestigio, autorevoli, che hanno avuto anche ruoli importanti, piemontesi e liguri, nel Parlamento europeo, tutti quanti ne abbiamo visti molti e potremmo ricordarne i nomi. Questa è la ragione per la quale non abbiamo, invece, accettato questa ultima proposta di rivedere, non semplicemente a favore della Sardegna, ma più in generale, il sistema. Certo, un'analisi attenta anche dell'opportunità di aggregare in un'unica circoscrizione monstre Lombardia, Piemonte e Liguria può essere appropriata e affidiamo anche questo alle scelte del Governo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROCCO BUTTIGLIONE. Ma voi, allora, avete un giudizio così negativo di questa legge e, tuttavia, la votate ? Questo è un caso in cui direbbero i latini necessitas facit legem: abbiamo una reale urgenza di avere una legge, non possiamo fare le elezioni senza una legge e, allora, noi votiamo questa legge consapevoli dei suoi limiti e rassegnando al Governo le nostre preoccupazioni, sicuri che il Governo ne terrà conto e provvederà, in una data opportuna, a rimediare a questi difetti così evidenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Invernizzi. Ne ha facoltà. Colleghi, per favore.

CRISTIAN INVERNIZZI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a malincuore sono costretto ad annunciare quanto segue. La Lega Nord, all'inizio della discussione di questo provvedimento, aveva intenzione di dare voto favorevole, soprattutto, anzi quasi, se non esclusivamente, per la questione della parità di genere. Anche se ho sentito prima da interventi di politici, tra l'altro, anche proprio della mia provincia, che hanno fatto della questione della presenza femminile nelle istituzioni, sicuramente, una delle parti più importanti delle loro attività politica, un giudizio molto negativo su questa legge, a noi pareva un buon inizio.
Ebbene, malgrado la volontà della Lega di votare a favore, alla fine della discussione, invece, annuncio il voto di astensione da parte del gruppo della Lega Nord, soprattutto per la questione appunto della Sardegna: perché non è francamente sufficiente, in sede di dichiarazione di voto, invitare il Governo ad intervenire prossimamente – quindi, da qui ai prossimi cinque anni – con una nuova legge per le Pag. 9elezioni europee, che veda possibilità anche per il popolo sardo di avere propri rappresentanti all'interno del Parlamento europeo.
Ciò non è sufficiente perché lo sappiamo dal 2009 che ci sarebbero state le elezioni; infatti, a differenza dei Governi nazionali lo scioglimento anticipato del Parlamento europeo è quasi impossibile da prendere in considerazione per cui sapevamo da cinque anni che ci sarebbero state le elezioni nel 2014. Sappiamo che la situazione della Sardegna è tale ormai da sempre, si citava appunto, prima, come esponenti della Sardegna abbiano avuto la possibilità di entrare al Parlamento europeo solo in uno o due casi da quando esistono le elezioni europee, perché si è comunque deciso di mettere mano alla legge elettorale per il Parlamento europeo e quindi sarebbe stato semplicissimo, se solo ve ne fosse stata la volontà politica, garantire anche al popolo sardo una propria rappresentanza. Non riusciamo a capire come mai questo al Senato non sia avvenuto. Certo, sappiamo che qui alla Camera sarebbe stato magari troppo tardi, anche se è una scusa che sicuramente non ha un grandissimo peso, perché quando parliamo di democrazia, quando parliamo di regole di partecipazione pensiamo che non vi possano essere altre valutazioni se non quella principale, preponderante, ossia di garantire a tutti i cittadini uguale dignità – perché parliamo di questo, di dignità – nei confronti degli altri.
Dopo quello che è avvenuto ieri sulla Sardegna, dopo le dichiarazioni, quasi accorate, da parte di esponenti della maggioranza, da parte di esponenti del Governo, questa espressione di assoluta vicinanza alle ragioni del popolo sardo, quasi con la lacrima agli occhi, scusate, sinceramente, lascia il tempo che trova. Penso che questo sia qualcosa che debba essere spiegato, ma voi dovrete sicuramente spiegare, come mai, a distanza di così tanto tempo, ancora oggi, un Parlamento che comunque sapeva perfettamente la data delle elezioni, e quindi sapendolo non è stato colto di sprovvista, non è riuscito a modificare, in modo anche abbastanza semplice, se vogliamo, il discorso delle circoscrizioni elettorali e garantire a tutti il diritto di partecipare al voto e di avere un proprio rappresentante.
Il discorso sulla parità di genere, sì, ci ha trovato favorevoli; crediamo che sia fondamentale sicuramente anche per quanto riguarda le europee garantire soprattutto a chi ha più difficoltà, come anche in tutte le altre elezioni, cioè alle donne, la possibilità di partecipare e di essere elette. Questa sicuramente è una iniezione fondamentale di democrazia e se c’è un'istituzione, direi sicuramente in Europa, che ha bisogno di iniezioni fortissime di democrazia, beh, queste sono proprio le istituzioni europee. Le elezioni di quest'anno, infatti, saranno fondamentali, saranno importantissime. Sono le prime elezioni di un Parlamento europeo a seguito della vera esplosione della crisi economica internazionale; pur se la crisi economica era già iniziata negli Stati Uniti, pur se c'era già stato il fallimento della Lehman Brothers e se tutti i più grandi analisti parlavano dell'inizio di una grandissima crisi economica, a giugno del 2009 non si erano ancora verificate quelle condizioni, all'interno dell'Europa, che poi invece hanno poi appunto portato l'Europa ad essere, peraltro, paradossalmente, il luogo nel quale la crisi economica internazionale ha dimostrato gli effetti più devastanti all'interno del mondo.
Per cui queste elezioni europee sono fondamentali e la speranza è che ci sia finalmente la possibilità di far capire qualcosa ai veri «padroni del vapore», mi riferisco per esempio al Presidente del Consiglio europeo, quella persona che se noi dovessimo fare un giro nei mercati o in qualunque altro posto di ritrovo delle persone «normali» e dovessimo chiedere: conoscete voi un certo Van Rompuy, probabilmente penserebbero a un qualche calciatore olandese, con un passato non particolarmente brillante all'interno di qualche squadra (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).
Invece, Van Rompuy è purtroppo una delle persone probabilmente più potenti all'interno dell'Europa. È un personaggio Pag. 10politico. Ho letto brevemente la sua biografia perché volevo capire come è possibile che tutti i Governi dell'Europa trovino una convergenza su questo personaggio, e pensavo di trovarmi di fronte a un Napoleone Bonaparte o la reincarnazione di Winston Churchill; ho visto che ha fatto il Primo Ministro dell'Olanda per poco più di un anno. E ci troviamo questi personaggi a governare il nostro futuro, ci troviamo queste persone a girare anche per l'Europa – mi ricordo, soprattutto nel momento maggiore della crisi, novembre 2011, quando era esplosa la crisi in Grecia e quando c'era stata la crisi istituzionale in Italia – che si permettono di dire ai greci o agli italiani: voi non potete andare al voto. Ancora non abbiamo capito con quale diritto questa persona si sia permessa di andare in giro a parlare a popoli sovrani dicendo se dovevano o non dovevano andare al voto.
Comunque, sono proprio queste le persone per le quali, secondo me, è necessario un Parlamento europeo forte, Parlamento europeo nel quale vi sia una massiccia presenza anche di donne, un Parlamento europeo nel quale avremmo potuto anche consentire l'accesso ai diciottenni, quelli cioè che nascevano nel 1996, alla fine cioè di un processo di integrazione, nella parte terminale del processo di integrazione europeo che da lì a pochi anni avrebbe visto nascere l'euro, la moneta unica e tutto quello che ne consegue. A questi ragazzi, nati nel 1996 all'interno di un contesto socio-economico molto differente da quello nel quale ci troviamo adesso, mi sia consentito di dire, probabilmente qualcuno in Europa ha «scippato» il futuro, quanto meno sicuramente quello immediato. Conosciamo tutti la situazione qual è, soprattutto dei giovani, dal punto di vista lavorativo in questa splendida Europa, in questa nuova frontiera, quindi sarebbe stato importante vedere un Parlamento costituito da queste nuove persone.
Mi viene segnalato che non è olandese, ma belga, Van Rompuy; chiedo scusa. Questo dimostra quanto può essere conosciuta una persona così. Ecco perché non è un grande giocatore. Quindi, abbiamo la necessità di far partecipare anche al Parlamento persone che in questo momento potrebbero dire la loro ai «padroni del vapore».

PRESIDENTE. Concluda.

CRISTIAN INVERNIZZI. Certo, è paradossale – e concludo – pensare che in un'Europa nella quale noi oggi parliamo di accesso al Parlamento europeo garantendo una parità di genere, quindi favorendo l'accesso anche alle donne, chi comanda, il personaggio politico più potente, è probabilmente la Cancelliera della Germania, la Merkel. Quindi forse questa è la dimostrazione che le donne sicuramente qualche voce in capitolo ce l'hanno in questa Europa, quanto meno una donna; e questa Europa, lo ribadiamo con forza, è un'Europa che a noi non piace, è un'Europa che piace sempre meno ai cittadini, soprattutto gli italiani, anche sulla scorta purtroppo di una legge di questo tipo, una legge che impone uno sbarramento del 4 per cento sul quale si è già discusso ampiamente. Non si capisce perché sia necessario sbarrare l'accesso a partiti a un Parlamento che non deve dare nessun tipo di fiducia ma che dovrebbe rappresentare tutte le voci.
Quindi, per questi motivi a malincuore annunciamo il voto di astensione della Lega Nord e auspichiamo che quanto sentito dal Governo non sia semplicemente un modo per scusarsi in modo frettoloso nei confronti dei sardi, ma un vero impegno, auspichiamo che finalmente una vergogna come questa possa essere presto sanata (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e gli insegnanti del Liceo Classico «Giacomo Leopardi» di Recanati, che sono qui per una giornata di formazione a Montecitorio, e anche gli studenti e i docenti del Liceo «Giulio Cesare» – «Manara Valgimigli» di Rimini, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).Pag. 11
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gebhard. Ne ha facoltà.

RENATE GEBHARD. Signor Presidente, la promozione dell'equilibrio di genere nella rappresentanza politica e parlamentare costituisce uno degli aspetti costituzionali fondamentali nella legislazione relativa alle norme elettorali, per il Parlamento europeo non meno che nella riforma della legge elettorale vigente per il Parlamento nazionale, ed ha dunque profonde motivazioni politiche. L'affermazione delle condizioni che possono determinare una sostanziale rappresentanza parlamentare delle donne è questione ancor più sostanziale della pur importante alternanza di genere nella composizione delle liste elettorali, ed è sotto questo profilo, a nostro giudizio essenziale, che giudichiamo le norme in esame come un passo non del tutto adeguato, dati i tempi, delle norme a regime, ma che può essere considerato in modo positivo se posto a confronto con la normativa vigente.
Il testo in esame rappresenta un'iniziale realistica ipotesi di intesa, constatate le scelte e le contrapposizioni presenti in Parlamento. In coerenza a quanto affermato in ordine alle condizioni sostanziali per la rappresentanza di genere, riteniamo importante che per il futuro si stabilisca che, nel caso di più preferenze espresse, queste devono riguardare candidati di sesso diverso, pena l'annullamento della seconda e della terza preferenza, perché ciò introduce un vincolo reale. Nel corso di questi anni l'impegno per le pari opportunità sul piano elettivo e per la rappresentanza di genere in Parlamento ha visto opporsi la parte peggiore del Paese, la parte che è contro la rappresentanza di genere e lo fa nascondendosi dietro la libertà dei partiti a riequilibrare autonomamente la rappresentanza di genere, ciò che non è mai avvenuto. L'arbitrio assoluto dei partiti, a maggior ragione il sistema elettorale in cui siano previste le preferenze, è di fatto contro l'articolo 51 della Costituzione. Con questo provvedimento si inizia, seppure non con l'urgenza richiesta, a voltare pagina. (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galgano. Ne ha facoltà.

ADRIANA GALGANO. Signor Presidente, colleghi, inizio citando dei numeri imbarazzanti per il nostro Paese. L'indice che misura le diseguaglianze tra i generi nei Paesi del mondo evidenzia che siamo al 71 posto dopo il Botswana e il Ghana. Il tasso di occupazione femminile è al 47 per cento, uno dei più bassi d'Europa, e quel che è peggio è che il divario italiano sta aumentando: nel 2002 il differenziale del tasso di occupazione femminile Italia-Germania era di 16 punti percentuali, ora è di 20. Perché le donne non vogliono lavorare ? No, non è per questo, visto che le ricerche evidenziano che il 40 per cento delle donne inattive desidera invece farlo. Ed è un bene, perché se riuscissimo ad adeguarci agli standard europei di presenza femminile nel mondo del lavoro il prodotto interno lordo aumenterebbe di circa il 7 per cento, come dimostrano le esperienze degli altri Paesi dove il lavoro femminile ha costituito un vero e proprio volano di sviluppo.
Allora la prima domanda alla quale dobbiamo rispondere è: vogliamo più donne nel mondo del lavoro ? Noi di Scelta Civica rispondiamo di sì, e pensiamo anche che il modo per rimuovere gli ostacoli al godimento dei diritti da parte delle donne, di cui il diritto al lavoro è uno dei più importanti, sia di avere più donne in politica; e che questo debba avvenire in fretta, visto che in tema di diseguaglianza siamo stati superati anche dal Botswana e dal Ghana. Per questo abbiamo accolto con molto favore la risoluzione del 4 luglio 2013 del Parlamento europeo, che invita gli Stati membri e i partiti politici ad insistere per una maggiore presenza di donne nelle liste dei candidati e, per quanto possibile, ad incoraggiare l'elaborazione di liste che garantiscano una rappresentanza paritaria.Pag. 12
E per questo riteniamo che rimandare al 2019 la norma che risponde a tale invito sia l'ennesima occasione sprecata per diventare più europei; così come è stata un'occasione perduta per la democrazia non aver cancellato la soglia di sbarramento come ha fatto la Germania: la soglia di sbarramento si giustifica dove è in gioco la governabilità, ma questa preoccupazione non riguarda il Parlamento europeo.
Infine, al MoVimento 5 Stelle diciamo che siamo certi che le donne italiane supereranno anche senza leggi apposite, le pesanti discriminazioni che ancora subiscono. Pensiamo però che il ruolo della politica sia quello di favorire e rendere più rapido il raggiungimento di mete desiderabili ed eque, come peraltro prevede l'articolo 51 della nostra Costituzione. Non si può richiamare la Costituzione solo quando fa comodo (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).
Per questo, pur con tutte le riserve espresse, dal momento che questa legge rappresenta un piccolo passo avanti, voteremo a favore e chiediamo a tutte le donne del Parlamento di votare a favore di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Scelta Civica per l'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Eugenia Roccella. Ne ha facoltà.

EUGENIA ROCCELLA. Signor Presidente, il Nuovo Centrodestra darà il suo voto favorevole a questo progetto di legge, che garantisce la rappresentanza femminile nel Parlamento europeo. Dall'epoca, neanche troppo lontana, in cui le donne italiane hanno ottenuto il diritto di voto, sono intervenuti mutamenti profondi, nella cultura e nella sensibilità del nostro Paese, e bisogna dire che di queste trasformazioni la politica ha sempre preso atto, sia pure a volte con ritardo.
Lo squilibrio pesante che esiste nella rappresentanza, è da tempo vissuto come una ferita alla capacità delle nostre istituzioni di rappresentare l'intero popolo italiano. Non stiamo, quindi, affrontando, oggi, un problema di giustizia o di equità sociale, non stiamo riparando un danno nei confronti di una parte sociale, o di una minoranza. Può apparire un paradosso, ma questo non è un tema che riguardi in modo particolare le donne, benché alla fine siano le donne a farsene carico e a occuparsene. E benché anche qui si siano sentiti, e ce n’è dispiaciuto, commenti secondo i quali questo provvedimento non sia così importante o così urgente, che la preferenza di genere non sia un provvedimento così importante o urgente.
È un problema che riguarda la democrazia, attraverso il riflettersi della differenza sessuale nella sfera pubblica. La questione che abbiamo affrontato, insomma, è se le istituzioni democratiche siano in grado di rappresentare tutti o solo una parte, se siano capaci di esprimere una cittadinanza che comprenda uomini e donne, oppure no. Non si tratta di ridurre la rappresentanza politica a rappresentanza per quote, a cui noi siamo contrari, di gruppi sociali: le donne non sono un gruppo sociale, tantomeno un gruppo minoritario. La differenza sessuale è unica, non può essere assorbita nella vasta area delle diversità: è la differenza biologica su cui si struttura la famiglia e la comunità umana, che permette la continuità generazionale, che è il cuore e il motore di ogni civiltà. Il soggetto, qualunque soggetto, è sessuato, ha un corpo maschile o femminile; nella storia politica, invece, siamo abituati a considerare il soggetto come neutro: questa neutralità e universalità apparente ha nascosto per molto tempo una parzialità e un'esclusione. Insomma, le donne erano fuori dalla politica ma sembrava che ci fossero, e soprattutto che ci potessero essere, e che non ci fossero altri ostacoli se non la loro effettiva volontà personale di partecipare alla lotta politica. Ormai tutti hanno dovuto prendere atto che è stata operata una silenziosa esclusione. Si tratta quindi di far rientrare le donne in una politica che da sempre le ha tenute lontane, dentro uno spazio pubblico che si è strutturato sulla Pag. 13partecipazione maschile. Si tratta quindi di applicare effettivamente il principio delle pari opportunità di accesso.
Su questo obiettivo siamo tutti d'accordo, ma ci tengo a sottolineare come l'obiettivo sia davvero comune e come le discussioni che ci sono state – in particolare al Senato – fossero relative al modo migliore per arrivarci, e non a resistenze residuali. Debbo anche dire che nel corso della discussione sul testo originario, avevamo espresso perplessità su punti che ritenevamo critici, e che più volte sono stati posti in evidenza. Lo scopo era quello di migliorare il provvedimento, mettendo in atto le procedure più adeguate. Il dibattito è stato animato e articolato, a volte anche acceso, ma in conclusione si è pervenuti ad una sintesi che riteniamo positiva.
Il primo dato che abbiamo posto in evidenza riguardava, ad esempio, la stessa opportunità di intervenire con una legge sulle regole per le prossime elezioni europee, nonostante fosse già operante il termine per la raccolta delle firme. Una riflessione che è stata accolta e che condotto alla modifica temporale dell'entrata in vigore della previsione dell'assoluta parità di genere nella composizione delle liste, consigliando di adottare, in questa tornata elettorale, la obbligatorietà della differenza di genere solo per la terza preferenza.
Un altro elemento che voglio sottolineare, e che per noi del Nuovo Centrodestra è fondamentale, riguarda la necessità che in ogni processo democratico venga assicurato il principio di una piena libertà di scelta: da parte dei partiti politici nel corso della creazione delle liste, e da parte dei cittadini che debbono essere messi in condizione di esprimere liberamente le loro preferenze. È noto che questa è la posizione del Nuovo Centrodestra anche riguardo alla nuova legge elettorale nazionale, e che su questa posizione pensiamo di essere in piena sintonia con la maggioranza degli elettori che vogliono scegliere.
La discussione, come abbiamo detto, è stata articolata, ma il punto di mediazione raggiunto è una soluzione di buonsenso, non ideologica, che risolve anche delicate questioni di carattere tecnico e giuridico, e assicura da subito alle donne italiane una più alta possibilità di essere rappresentate nel Parlamento europeo.
Il tema della parità di genere da un punto di vista normativo è stato ampiamente trattato. Nel 2001, è stato approvato il settimo comma dell'articolo 117 della Costituzione, e con il varo del nuovo articolo 51 della Costituzione del 2003, che prevede che tutti i cittadini dell'uno e dell'altro sesso possano accedere agli uffici pubblici e alle cariche elettive, si sono superate in modo definitivo le problematiche relative alle quote di genere per le elezioni nazionali, comunali e locali, che la Corte costituzionale, con la nota sentenza del 1995, ha dichiarato illegittime.
Ricordiamo che la stessa Corte costituzionale, intervenuta successivamente con la sentenza n. 4 del 2010, ha affermato che «il quadro normativo, costituzionale e statutario è complessivamente ispirato al principio fondamentale dell'effettiva parità tra i due sessi nella rappresentanza politica, nazionale e regionale, nello spirito dell’ articolo 3, secondo comma, della Costituzione, che impone alla Repubblica la rimozione di tutti gli ostacoli che di fatto impediscono una piena partecipazione di tutti i cittadini all'organizzazione politica del Paese». Già il legislatore costituzionale, dunque, preso atto della storica sotto-rappresentanza delle donne nelle assemblee elettive, ha indicato la via delle misure specificatamente volte a dare effettività ad un principio di parità astrattamente sancito, ma non compiutamente realizzato nella prassi politica ed elettorale.
L'iter parlamentare di questo provvedimento ha visto confrontarsi tesi differenti e linee di pensiero contrastanti: ma il punto fondamentale era presente a tutti. L'elemento essenziale era costituito dalla necessità di varare un testo che potesse sanare la perdita di efficacia della precedente normativa. Occorreva intervenire con un nuovo provvedimento per consentire la rappresentanza femminile nel Parlamento europeo. E il Parlamento, anche Pag. 14se il complesso delle norme che oggi votiamo troverà la sua definitiva e completa efficacia nel 2019, ha risolto positivamente tale questione e lo ha fatto seguendo il principio delle pari opportunità di partenza di accesso, un criterio diverso da quello delle quote e che offre all'elettore – l'abbiamo detto e ci teniamo a ripeterlo – la possibilità di scegliere.
Abbiamo ricordato il difficile percorso versò la parità nella rappresentanza di genere, non per scrupolo storico, ma per riaffermare che su questo punto il Parlamento è sensibile. Ci teniamo a considerare e ad affermare che la politica è al passo con la sensibilità dei cittadini e la politica ha registrato la trasformazione sociale e culturale del Paese, anche oggi, sia pure con fatica, ma l'ha fatto.
Quindi, segniamo oggi un altro passo avanti in questo cammino, e il nostro voto favorevole al provvedimento esprime un consenso pieno e convinto.

PRESIDENTE. Saluto i militari della caserma «Arpaia» di Roma, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pilozzi. Ne ha facoltà.

NAZZARENO PILOZZI. Signor Presidente, colleghi, a me, a Sinistra Ecologia Libertà, dispiace constatare come una discussione così importante come quella sulla legge elettorale europea sia avvenuta nel quasi totale disinteresse dell'Aula e delle forze politiche, soprattutto delle forze politiche più grandi, delle forze politiche maggiori, che hanno pensato, anche in questa occasione, a sistemare qualcosa dentro casa loro, a sistemare delle piccole beghe interne e non a fare una riforma elettorale che avesse un senso compiuto per i cittadini e per gli elettori italiani.
Questo a noi preoccupa molto, tanto è vero che l'unico sussulto che ha avuto quest'Aula in questi giorni di discussione su un provvedimento così importante è avvenuto su una questione tecnicistica, una questione regolamentare. E, invece, sono passate inascoltate tutte le nostre sollecitazioni, che abbiamo ripetuto più volte nel corso della discussione sulle proposte emendative, tutte quelle sollecitazioni, appunto, che riguardavano temi di grandissima importanza, come il tema della democrazia, della rappresentanza, della differenza di genere, come il tema della raccolta delle firme. Su quel punto nulla, il massimo del disinteresse. Invece, ci si è magari accalorati solo per qualche diatriba interna.
Noi non possiamo che prendere atto, anche in maniera, diciamo, molto dispiaciuta di tutto ciò, perché avremmo potuto aprire una discussione diversa sul tema della rappresentanza nella più importante istituzione europea. Ma questo purtroppo non avete voluto farlo e non avete voluto farlo con scientifica ragione, perché è dall'inizio di questa legislatura che noi continuiamo a dire che sulle riforme costituzionali, sulle riforme elettorali ci vorrebbe una visione organica, ci vorrebbe un intervento organico, ma per fare questo probabilmente bisogna avere più coraggio da parte di questa maggioranza e, come ho già detto e come ho già avuto modo di dire, «ci vorrebbe coraggio, ci vorrebbe altruismo, ci vorrebbe la fantasia», come canta De Gregori, ma tutto questo la maggioranza non ce l'ha e, magari, ha solo quell'interesse di fare un incontro in più con Verdini e Berlusconi. Ma quel coraggio – e lo voglio dire anche al collega Rosato, che ieri ha praticamente tenuto a precisare qual è il partito che conta, il partito importante, il partito che ha una grande forza di rappresentanza rispetto agli altri – non manca a Sinistra Ecologia Libertà, e forti anche del nostro, magari non grandissimo, risultato elettorale però abbiamo sempre il coraggio di metterci in gioco ed il coraggio anche di proporre soluzioni innovative ed importanti dentro questo Parlamento e nel Paese, come abbiamo fatto in questi mesi anche su questo provvedimento.
Invece, dobbiamo apprendere con rammarico che anche questa è stata un'ulteriore occasione sprecata, un'ulteriore occasione persa. Si dice sempre, lo diciamo noi, lo dice Sinistra Ecologia Libertà, ma Pag. 15lo dicono anche importanti forze della maggioranza, che è il caso di passare ad un'Europa dei popoli e di superare l'Europa dei tecnocrati, l'Europa delle élite, e quale occasione migliore della proposta di legge elettorale per potere iniziare a mettere in mano al popolo europeo veramente il destino ed il proprio futuro, il proprio destino ed il proprio futuro ?
Invece, anche qui il Partito Democratico sembra accondiscendere a quegli spauracchi che vengono alzati soprattutto del centrodestra, dai banchi della Lega Nord, dai banchi di Forza Italia, che vogliono nascondere le proprie responsabilità e le proprie colpe per tanti anni di Governo sbagliato nel nostro Paese, alzando, appunto, spauracchi nei confronti dell'Unione europea e dell'Europa. A noi dispiace che il Partito Democratico, che il centrosinistra di questo Paese dia più credito a queste posizioni piuttosto che, invece, avere il coraggio, appunto, anche attraverso la legge elettorale europea, di fare finalmente quell'Europa dei popoli, quell'Europa del welfare, quell'Europa della cultura del nostro continente, che è la vera cifra che può rilanciare lo sviluppo economico, sociale e culturale anche del nostro Paese.
Noi in questi mesi, in questi ultimi mesi, abbiamo sollevato, sia al Senato sia qui alla Camera, nelle Commissioni ma anche nel Paese, alcune criticità e, a nostro avviso, anche aspetti di incostituzionalità di questa proposta di legge elettorale europea, che possiamo racchiudere soprattutto nella questione della rappresentanza di genere.
Non si è avuto il coraggio di fare una legge semplicissima, che prevedesse la doppia rappresentanza di genere: un uomo, due preferenze, un uomo e una donna, come avviene ormai in tutti i consigli comunali italiani. Proprio quella legge semplice, presente a livello di consigli comunali, ci sta dando dimostrazione di come la nostra democrazia di prossimità oggi abbia una importante rappresentanza di genere, un importante superamento della disparità.
Mettere, come è stato fatto, la terza preferenza di genere – altrimenti tra l'altro decade solo quella ma le altre due restano in piedi –, significa non volere superare 40-50 anni di democrazia in mano a dei notabili. Infatti, è inutile dire che noi dobbiamo far sì che tutti partano sulla stessa linea, quando invece c’è qualcuno che deve correre ad handicap. Noi dobbiamo togliere questi handicap per avere una vera rappresentanza paritaria di genere, perché noi così continuiamo ad agevolare quei notabili, che poi, alla fine, non sono altro e soprattutto che uomini. Per fare questo c’è bisogno di una legge che vada nel segno della doppia, vera e chiara preferenza di genere. A quel punto noi potremo avere nel Parlamento europeo, come avviene in tutti i consigli comunali, una assemblea elettiva rappresentativa di entrambi i generi, cosa che non si è voluta fare.
Anzi, si è detto: la faremo nel 2019. Ma noi di una legge moderna abbiamo bisogno oggi, perché si vota nel 2014 ! Non bisognava rinviare tutto al 2019, questo avete fatto e dovete spiegare ai cittadini i motivi perché lo avete fatto. Tutte le altre parole che avete usato per giustificare quest'aspetto non sono altro che una grande espressione di ipocrisia. Questo è quello che è successo in questi giorni.
Un altro aspetto concerne le soglie di sbarramento, quelle soglie che sono state inserite per volere di Walter Veltroni, quando si pensava all'essere sufficienti a se stessi, quando si pensava che, con la grande forza innovativa, si potesse dimostrare al Paese che non c'era bisogno di nessun'altra esperienza democratica. Ebbene noi abbiamo detto, come ha sostenuto tra l'altro, per esempio, la Corte costituzionale tedesca, che in un'elezione in cui non c’è bisogno della governabilità – e noi non andiamo a costruire un Governo europeo – ma c’è bisogno di una rappresentanza delle istanze democratiche europee, noi dobbiamo aprire il Parlamento europeo anche alle minoranze. Infatti, questo è l'unico modo per battere i populismi (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà) !Pag. 16
Noi dobbiamo avere un Parlamento europeo che parli a tutti i cittadini, e non a delle élite, non un Parlamento europeo che parli esclusivamente a chi voi ritenete di portare in Europa. Questo è il punto fondamentale della nostra battaglia. Lo ripeto, anche la Corte costituzionale tedesca ci dice che è così.
C’è un solo motivo perché voi fate questo e ve lo ha detto bene – lo ripeterò sempre – il collega Sannicandro qualche tempo fa: voi siete tutti moderati su tutto, quando bisogna tenere in considerazione i diritti dei più deboli siete i più moderati che esistono; ma quando c’è da prendere i seggi degli altri siete bulimici. Lì la dimenticate la moderazione ! Questo è il vero motivo perché voi avete fatto questo.
Concludo dicendo solo poche cose anche sulle circoscrizioni e sulla Sardegna, un punto su cui ci siamo battuti molto. Sulla raccolta delle firme rimando all'intervento che il collega Fratoianni ha fatto in fase di emendamenti, visto che sta finendo il tempo. Solamente vorrei dire che non è vero neanche in questo caso che il tempo per l'istituzione del collegio sardo non c'era più. Il tempo c’è stato, c’è stato in questi cinque anni e anche nei cinque precedenti e c’è stato anche in questa legislatura, un tempo cadenzato da emendamenti, ordini del giorno, proposte di legge, tutte sistematicamente ignorate. Quindi non è stata una questione di tempo, cari colleghi e cari rappresentanti del Governo: è una questione di volontà politica dare la giusta rappresentanza al popolo sardo, anch'esso estromesso praticamente sempre o quasi dalla rappresentanza nel Parlamento europeo.
Noi vogliamo respingere con forza – e questo lo diciamo chiaramente – le strumentalizzazioni che abbiamo dovuto ascoltare in quest'Aula.
La questione del collegio sardo non è una questione di egoismo territoriale, ma di un diritto negato, un diritto che affonda le sue ragioni nella condizione di insularità, nella vicenda storica e culturale, sociale ed economica, della Sardegna. Negare questa specificità è sbagliato, profondamente sbagliato, non solo perché offende il popolo sardo, ma perché impoverisce complessivamente il popolo italiano nella rappresentanza di sé al Parlamento europeo (Applausi dei deputati del gruppo Sinistra Ecologia Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Abrignani. Ne ha facoltà.

IGNAZIO ABRIGNANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi stiamo per dare il voto finale, il voto definitivo, ad una proposta di legge che di fatto nasce in Senato – tutti i senatori sono i loro primi firmatari – che è una proposta di legge, direi, di natura tecnica e riguarda la legge elettorale europea che noi andremo ad applicare votando il prossimo 25 maggio; 25 maggio, data in cui gli italiani, così come tutti gli altri Paesi d'Europa, saranno andati al voto per dare il nuovo Parlamento, da cui poi nascerà la nuova Commissione europea.
Un voto sicuramente importante, un voto che, anche in collegamento con quella che sarà la Presidenza italiana del semestre europeo, ci auguriamo riesca a riavvicinare un po'di più al nostro Paese quella che oggi vediamo come un'Europa lontana, un'Europa burocratica, che non sembra essere consapevole di quelle che sono le specificità dei singoli Paesi.
Per cui noi ci auguriamo che questo nuovo Parlamento, che appunto il 25 maggio si vedrà per l'Italia ma anche per il resto dei Paesi europei, perché entro domenica 25 maggio devono completarsi tutte le operazioni di natura elettorale in tutti i Paesi d'Europa, sia un Parlamento nuovo, un Parlamento con uno spirito nuovo. E ci auguriamo, per quanto riguarda il nostro partito, che non sia un Parlamento a guida tedesca. Sappiamo appunto che il candidato del Partito Democratico, della sinistra europea, è questo Schulz tedesco, che già dal nome fa capire quanto la Germania potrebbe ancora avere maggiore preponderanza rispetto a questa Europa, e noi questo lo vogliamo sicuramente combattere.
Oggi – dicevo – siamo ad affrontare questa proposta di legge, che indubbiamente Pag. 17è una proposta di legge tecnica e per questo io mi permetto di sollevare già per principio alcuni problemi, e su questo magari volevo rispondere all'onorevole Pilozzi. Perché dare delle modifiche ad una legge che già di fatto si deve applicare io lo trovo inopportuno proprio per ragioni squisitamente tecniche. Non ci sono precedenti in merito a riforme sostanziali che riguardano leggi elettorali che vengono approvate dopo la convocazione dei comizi elettorali.
Per cui andare a fare delle modifiche di natura sostanziale, oltre in qualche modo ad andare a stravolgere anche, da un punto di vista chiamiamolo costituzionale, questo aspetto, tanto che alcuni in questi giorni hanno indicato sui giornali addirittura, rispetto a delle modifiche preponderanti o sostanziali, la possibilità dello stesso invalidamento delle elezioni... Per cui è chiaro e concordo con questo che c'erano tante possibilità di modificare in qualche modo e forse anche di innovare in maniera migliore questa legge elettorale.
Però io voglio rispondere all'onorevole Pilozzi come stamattina quando, insieme ad una collega del Partito Democratico, abbiamo incontrato una scuola liceale, ed ho risposto alla domanda di un ragazzo di IV liceo, che mi chiedeva come mai non avevamo modificato la norma che prevedeva la possibilità della candidatura passiva tra i diciotto e i venticinque anni, una norma che indubbiamente io troverei assolutamente positiva. Ricordo con impressione assolutamente favorevole l'intervento dell'onorevole Corsaro in cui diceva che in Europa i ventenni possono fare tante cose e non si capisce perché in Italia questo non sia possibile. Però – ripeto – così come ho risposto allo studente di IV liceo, dico all'onorevole Pilozzi che, è proprio per i motivi tecnici che ho indicato, proprio per evitare che queste elezioni potessero essere invalidate, proprio per evitare che questa data del 10 maggio data dal Ministero dell'interno come data ultima per poter intervenire risponda a quelle che lui dava come domande o come mancate indicazioni del Parlamento rispetto a delle modifiche sostanziali.
Si potevano fare solo piccole modifiche, le altre giustamente sono state spostate a successivamente, perché intervenire in maniera più profonda – ripeto – avrebbe indubbiamente comportato, oltre al fatto che saremmo andati oltre il 10 aprile quale data ultima che ci dava il Ministero dell'interno, non applicare nessuna norma, neanche quella che invece in qualche modo applichiamo.
Allora, entrando nel merito della legge, la principale e sostanziale modifica, che in questa specifica tornata elettorale andremo ad applicare, è quella della terza preferenza di genere. Qualcuno dirà che potrebbe essere poco, qualcun altro dirà che è un'occasione perduta, però, ripeto, questo è quello che in questa situazione si poteva fare, non certamente oltre.
Peraltro ricordo a tutti che per quanto riguarda le quote di genere l'Italia è comunque all'avanguardia rispetto all'Europa. Ha sicuramente dei dati positivi, per cui respingo anche quest'altra accusa che l'onorevole Pilozzi faceva rispetto a questo aspetto. Guardando fuori dal recinto nazionale vorrei solo ricordare che l'Italia rispetta la media della quota di presenza femminile, già oggi accertata e consolidata, nelle nostre Assemblee rispetto alle Assemblee parlamentari di tutto il mondo.
La percentuale di donne presenti nelle Assemblee parlamentari di tutto il mondo è di media del 20 per cento, mentre l'Italia ha una quota del 31 per cento, siamo avanti alla Francia, e lo siamo anche per altre leggi; siamo davanti alla Gran Bretagna che ha il 22 per cento e al Portogallo che ha il 27. Tra l'altro, vorrei ricordare che in materia c’è stata anche – visto che lui ha citato anche il nostro partito – un'importante legge della precedente legislatura che ha introdotto le quote rosa anche nelle società quotate, che, guarda caso, porta la firma proprio di una parlamentare di Forza Italia; per cui sotto questo profilo respingo al mittente quelle che erano le sue indicazioni. All'onorevole Pilozzi dico: benissimo rispetto a queste tematiche che egli stesso ha sollevato, così come altri colleghi, poteva anche in qualche modo, si dice, svegliarsi prima e portare Pag. 18prima eventualmente le proposte all'esame del Parlamento, ma è facile parlare quando le cose sono già andate avanti.
Per cui noi oggi andiamo ad approvare questo terza preferenza, che è sicuramente un segnale positivo, ed è l'unico segnale che in questa fase, in cui i comizi elettorali sono già stati indetti, la legge è in Gazzetta Ufficiale, le Prefetture hanno già iniziato l'indizione rispetto alla raccolta delle firme (per cui ci sono alcuni partiti che devono raccogliere le sottoscrizioni e in questo caso potevano avere anche dei problemi rispetto alla composizione delle liste) si poteva dare; dovevamo anche guardare il quadro complessivo prima di approfondire la norma.
D'altronde nella stessa legge sono indicate norme più specifiche rispetto alla rappresentanza di genere che proprio per i motivi che ho indicato prima, non certamente per altri motivi, vengono rinviate alla prossima legislatura. Noi siamo assolutamente favorevoli a questo, riteniamo che il progresso politico, civile, sociale ed economico di un Paese non può prescindere da una piena partecipazione e da un completo coinvolgimento delle donne su basi di uguaglianza nei processi decisionali, nelle scelte di Governo e nei processi formativi ed educativi.
Né si può potrà trascurare la posizione dell'Unione europea su questo punto; è considerata, infatti, una priorità universale, per il quadro post 2015, garantire la partecipazione delle donne alla vita politica ed economica, così come l'uguaglianza dei diritti di tutto il genere femminile. Questa è stata la linea che ci ha condotto in questa battaglia, questa è stata la linea per cui Forza Italia ha sottoscritto questa proposta di legge con i sui rappresentanti al Senato; una proposta che sicuramente noi porteremo avanti per questa legislatura e anche per la prossima.
Riteniamo che quello degli italiani sarà un voto importante, anche se ci sono molti indicatori che ci dicono che l'astensionismo sarà una delle caratteristiche di questa tornata elettorale europea. Per fortuna, come molti sapete, quel giorno in Italia, a differenza di altri Paesi europei, anche per motivi di risparmio, si vota anche per le elezioni amministrative; sono circa 20 milioni gli italiani che sono interessati dalle elezioni amministrative, per cui ci auguriamo che questo tipo di elezione possa trainare anche quella europea. Noi dobbiamo in questa campagna elettorale far capire l'importanza del voto: la campagna elettorale europea si baserà molto sul discorso relativo all'astensionismo e sui motivi che devono avvicinare di più il nostro Paese all'Europa.
Siamo sicuri che gli italiani, al di là del voto delle amministrative, andranno a votare per queste elezioni europee il 25 maggio. Esprimo sin d'ora il voto favorevole di Forza Italia su questa proposta di legge e indico proprio nel compito di tutti i candidati alle elezioni europee quello di dare un senso di novità, di vicinanza rispetto al discorso europeo.
Noi dobbiamo votare affinché – come dice il nostro slogan – ci sia più Italia in Europa e ci sia meno Europa in Italia. Sarà un compito difficile, ma indubbiamente la nostra campagna elettorale, quella di Forza Italia, si basa per avere finalmente un'Europa diversa. Noi vogliamo essere in Europa come protagonisti, vogliamo essere in Europa assolutamente primari con il nostro partito anche nella scelta della nuova Commissione europea, per cui faremo di tutto perché questo astensionismo venga abbattuto.
In fondo, questa legge, anche se tecnicamente parla solo della preferenza, è sicuramente un'occasione anche per incentivare un po’ la caduta di questo astensionismo e la partecipazione al voto degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia – Il Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dieni. Ne ha facoltà.

FEDERICA DIENI. Signor Presidente, cari colleghi, Ambrose Bierce nel 1911 nel suo «Dizionario del diavolo» dava questa definizione della parola «elezione»: semplice artificio mediante il quale una maggioranza Pag. 19dimostra a una minoranza che sarebbe follia tentare di resistere. In effetti, sono serviti millenni di evoluzione per superare la logica della violenza e arrivare allo strumento dell'elezione democratica, che si configura oggi come una delle conquiste più significative del processo sociale ed umano.
La democrazia è l'unico sistema conosciuto che permette un ricambio incruento dei vertici politici. Essa, tuttavia, si regge su un equilibrio instabile e fragilissimo, che va mantenuto in ogni modo e che si basa sulla condivisione delle regole del gioco.
Alcuni autori di filosofia suggeriscono l'immagine del velo di ignoranza: un sistema attraverso il quale un individuo dovrebbe sforzarsi di spogliarsi mentalmente delle proprie prerogative economiche e sociali per costituire un sistema giusto per i più ricchi come per i più poveri, per i più deboli come per i più forti.
La legge elettorale fa inevitabilmente parte di questo patrimonio di regole condivise che andrebbe tutelato rispetto agli interessi di parte. Ciò che la maggioranza dimostra oggi, invece, è che, ancora una volta, il sistema elettorale può essere cambiato unilateralmente, senza il coinvolgimento di uno dei partiti più rappresentativi di questo Parlamento. Per riprendere la citazione di Bierce, la coalizione di Governo ha deciso che vuol dimostrare che è follia resisterle, non tanto perché ha più consenso elettorale, ma perché, controllando il potere esecutivo e la maggioranza parlamentare, può cambiare le regole come le pare.
Mi si obietterà che oggi si parla di parità di genere. Eppure, il caso di oggi si inserisce esso pure nello stesso filone dell'Italicum. È una questione di stile e lo stile è quello saccente e saputello di un Presidente del Consiglio che dimostra, ogni giorno di più, di essere interessato a ridurre la propria esperienza alla guida del Paese ad una triste, brutta copia di quella del pregiudicato di Arcore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): gli stessi annunci roboanti, la stessa approssimazione, la stessa mancanza di serietà. In più, però, viene aggiunta una prepotenza inusuale, di cui neppure Berlusconi aveva dato prova durante la sua esperienza di Governo. Essa è nel senso della singolarità e – a nostro avviso – della pericolosità dell'esperienza di Matteo Renzi, che innesta uno stile di leadership di destra su una coalizione di centro sinistra, creando un Frankenstein politico delle larghe intese, che si autolegittima a fare e disfare, incurante di qualsiasi opposizione.
Ma se nelle prime settimane a palazzo Chigi qualcosa ha dato al Presidente del Consiglio l'illusione che gli italiani si «bevessero» i proclami governativi solo perché raffazzonati su slide rubate a un corso motivazionale per telepredicatori o che l’old style fashion sfoggiato nella visita al Parlamento tedesco bastasse a compensare il vuoto pneumatico di progettualità del Primo Ministro, ho la sensazione che, indipendentemente dalle grandi manovre sulle leggi elettorali, il risveglio sarà rapido e drammatico. Mentre, infatti, Renzi e Brunetta battibeccano sulla legge elettorale con la stessa foga di due amanti gelosi, in un gioco fatto di scaramucce e di ripicche, gli italiani hanno cominciato ad aprire gli occhi. È ormai impossibile fare a meno di capire che i pochi fatti e le troppe promesse di questo Governo non sono sufficienti a cancellare la questione fondamentale: la noncuranza per il metodo e il merito che qualificano una democrazia rappresentativa.
Può una pianta malata dare un frutto sano ? Se ogni vostra azione è viziata dal disprezzo dell'avversario politico (un avversario che peraltro ha ottenuto 9 milioni di voti, ricordiamolo), se la vostra ansia di fare non consente alcun ripensamento in cui possa aver diritto di interlocuzione l'unica vera opposizione che trovate in questo Parlamento, inevitabilmente ogni intervento sulle regole non sarà che un intervento di parte, che destabilizza il sistema.
Vorrei citare uno stralcio di un intervento che si è tenuto in quest'aula: «Abbiamo mai letto su un giornale che in Pag. 20Austria, in Spagna, in Inghilterra, in Germania, in Danimarca, in Svezia, in Portogallo, prendete qualsiasi Paese democratico del nostro continente, alla vigilia di un voto, una maggioranza di Governo decide unilateralmente di cambiare le regole elettorali ? Non è mai accaduto». Sapete chi ha pronunciato queste parole ? Niente meno che Piero Fassino – attuale sindaco di Torino, che mi risulta essere esponente del Partito Democratico – quando, nel 2005, il centrodestra cambiò la legge elettorale a pochi mesi dalle votazioni.
Ma se non vi sembra sufficiente, ripeterò le parole, già da me citate in sede di discussione sulle linee generali, che Dario Franceschini, Ministro della cultura di questo Governo, disse in questo stesso frangente (e Franceschini dovrebbe forse decidere se i suoi convincimenti di un tempo abbiano meno valore di una comparsata con Obama all'ombra del Colosseo). Egli disse: «Ciò che vorrei provare a fare è spiegare le ragioni della nostra contrarietà. Sussistono in primo luogo ragioni di metodo. Il principio secondo il quale la legge elettorale si cambia soltanto con un'intesa tra maggioranza ed opposizione è saltato nelle regole di una democrazia parlamentare».
Ripeto: si dirà che in questo caso si sta parlando di norme per la parità di genere, che alla fine si tratta di misure che non comportano un così profondo sconvolgimento della legge elettorale per le elezioni europee ? Ebbene, per noi la questione non è esattamente secondaria, per due ordini di motivi. Anzitutto va richiamata la nostra contrarietà a qualsiasi forma di quota rosa. Ho già avuto modo di richiamare in quest'aula, a più riprese, che il MoVimento 5 Stelle rappresenta quelle donne che non sono d'accordo nell'essere svilite per favorire la rielezione di qualche collega deputata, che vuole comodamente liberarsi della concorrenza maschile e «sguazzare» nel vuoto della presenza femminile (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Se queste onorevoli volessero veramente tutelare le donne, lotterebbero per favorire la partecipazione politica nei loro partiti di appartenenza, perché, se c’è una piena partecipazione, inevitabilmente il numero delle donne si avvicinerà a quello degli uomini e – non ne dubito – in alcuni casi lo supererà. Basti guardare, nel nostro caso, a quello che è il MoVimento 5 Stelle e perdonatemi se lo ripeto: il vero sessismo è quello di coloro che vorrebbero preferire una donna ad un uomo solo perché donna e viceversa.
Noi crediamo che la parità di genere vada promossa nella società e che una legge che fissi delle quote in politica sia soltanto un modo per lavarsene le mani. Anzi, si fa un danno ai cittadini: quando si dialoga, è importante poterlo fare nei confronti della persona che più ci rappresenta, indipendentemente dal fatto che sia maschio o femmina, bianco di colore, normodotato o diversamente abile. E se per il futuro mio e dei miei figli voglio scegliere 3 uomini o 3 donne, non dovrebbe essere certo qualche deputata dal vestitino bianco griffato a potermelo impedire.
Il secondo motivo è per questioni di metodo e riguarda quello che c’è dietro alla legge europea: il fatto forse più grave è che si va a toccare la disciplina, quando in realtà è già in corso da diverso tempo la raccolta delle firme per la formazione delle liste sulla base delle vecchie regole attualmente vigenti. Anche se, per le prossime elezioni di maggio, si prevede una disciplina transitoria, attenuata negli effetti rispetto alla complessiva riforma, in realtà anche solo il prevedere l'obbligo dell'espressione di preferenze per candidati di sesso diverso, nel caso di espressione di 3 preferenze, va comunque ad incidere da un lato sulla libertà delle forze politiche di stilare le loro liste di candidati sulla base delle conoscenze delle regole del gioco, dall'altro, in qualche misura, anche sulla libertà ed uguaglianza del voto degli elettori.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI (Ore 11,30).

FEDERICA DIENI. Se un intervento ci dovrà essere, dovrà essere rivolto al complesso Pag. 21di una legge elettorale con molte storture. Come diceva Foucault: «Sono un artificiere: fabbrico qualcosa che, alla fin fine, serve ad un assedio, ad una guerra, ad una distruzione. Io non sono per la distruzione, ma sono a favore del fatto che si possa passare, che si possa avanzare, che si possano abbattere i muri». E, coerentemente con questo ragionamento, il MoVimento 5 Stelle vorrebbe che si abbattessero i muri che non consentono la piena partecipazione – e non solo delle donne – ad un organismo che non sostiene i Governi e che non va avanti a fiducie.
Per questa ragione, mi spiegate che senso hanno le soglie di sbarramento ? Una forma distorsiva di raccolta delle firme ? Per non parlare di riforme caotiche che invalidano dei voti regolarmente espressi e che, quindi, porteranno, nelle prossime elezioni, ad una marea di scelte che risulteranno non valide. Per non parlare del voto di scambio che questa maggioranza nell'ultima legislatura ha già dimostrato di volere «coccolare» con appassionato amore. Ora, assegnare le schede sarà facile quasi come se si desse la possibilità di scriverci sopra nome e cognome, dato che si consente di concentrare gli sforzi soltanto su due individui, indicando una certa sequenza di preferenze per rendere il voto riconoscibile, addirittura eventualmente senza la dispersione delle terze preferenze pilotate. Insomma quello che avremmo voluto è poter parlare di legge elettorale europea per davvero perché questo non è altro che l'ennesimo approssimativo e dannoso spot elettorale. Ciò di cui questo Paese ha bisogno urgente sono riforme vere.
Per questo annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle ma permettetemi di citare ancora in conclusione Foucault: «Forse oggi l'obiettivo non è scoprire quello che siamo ma rifiutare quello che siamo. Dobbiamo immaginare e costruire ciò che potremmo diventare». Voi non ne siete capaci. Ora tocca ai cittadini, ora tocca al MoVimento 5 Stelle. Vinciamo noi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sanna. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SANNA. Colleghi, Presidente, signori del Governo, quelle che abbiamo sentito sono parole molto chiare: non c’è alcun interesse a quelle che sono da molti anni da parte dei 5 Stelle le politiche di discriminazione positiva cioè le politiche che tengono conto delle diseguaglianze reali che esistono nella società, nella rappresentanza politica, nella rappresentanza sociale e che hanno costruito certamente non l'unico, ma comunque un rimedio alla enorme differenza, all'enorme gap, alla vera e propria apartheid che c’è stata per decenni nei confronti della presenza femminile nelle istituzioni e nei luoghi dove si decide perché è questo il tema di cui stiamo parlando.
Quando vi risveglierete, amici dei 5 Stelle e prenderete nuovamente sul serio il principio di realtà, vi accorgerete che le cose non stanno come voi le percepite e che non si tratta semplicemente di affermare che «il mio partito funziona bene e risolve il problema» perché, vedete, da questa parte, sulla parte del PD trovate un gruppo parlamentare di cui quasi la metà è composta da donne. Ma dobbiamo affidarci solamente ai meccanismi interni o dobbiamo invece cercare di trasferire nelle istituzioni a tutti i livelli, come regola di comportamento collettivo, una misura che magari ha funzionato e bene a casa nostra ?
Un tempo qualcuno diceva «cretinismo parlamentare» che non vuol dire che qui dentro ci sono dei «cretini». Significa semplicemente dire che è sbagliato credere che il Parlamento concentrasse tutta la vita, tutta la realtà e tutta la verità del mondo in cui viviamo. Direi che, in certi interventi, vedo una sorta di «cretinismo partitico» cioè credere che le leggi, le istituzioni, le regole che facciamo qui non servono invece a nulla e, invece, servono moltissimo, servono anche a dare degli esempi. E allora l'esempio lo abbiamo dato con la legge sui comuni nel 2012: la doppia preferenza di genere nei consigli comunali Pag. 22oltre i cinquemila abitanti. Abbiamo verificato che, in molte regioni in cui la doppia preferenza di genere è stata introdotta ed è stata applicata, è un sistema che funziona. Non è, come dite voi, un sistema di quote rosa: è un sistema che lascia libero il cittadino elettore di scegliere all'interno di un paniere di offerte politiche, uomini e donne, presenti insieme. Pertanto quando parlate di quote e dite che non vanno bene, potremmo anche essere d'accordo con voi ma non raccontate la verità e questo è sbagliato perché non partire dal dato di verità significa poi alterare anche la discussione tra di noi. Noi vogliamo rimuovere le disuguaglianze di genere. È una formula elegante con la quale ci riferiamo in realtà al fenomeno della sottorappresentanza delle donne nei consessi politici e negli organi decisionali.
Sappiamo che tale obiettivo deve cogliersi principalmente mediante una profonda modifica del modo di funzionare delle forze politiche. Dobbiamo modificare i tempi della vita e di lavoro delle persone, delle imprese, dell'amministrazione pubblica, della ripartizione di ruoli all'interno della famiglia e dei suoi schemi di conduzione; dobbiamo parlare di nuovi ausili alla maternità – guardate, non è che noi ci occupiamo «solo» di istituzioni, ci occupiamo «anche» di queste cose –, nuovi ausili alla maternità e alla paternità che non siano la fortunata disponibilità di nonni giovanili e in pensione, che offrano però, a tutte le donne, perché di questo stiamo parlando, la possibilità di competere paritariamente nel sistema di selezione dei gruppi dirigenti, anche politici, nel nostro Paese.
Se noi non abbiamo, in prospettiva, tante donne impegnate nella politica, nei partiti, nei movimenti e nelle istituzioni, non avremo mai la base di consistenza, di presenza numerica, la massa critica, che poi consenta una selezione perfettamente paritaria e che guardi alle persone più che ai generi. Però, oggi, questo è un tema che ancora c’è e noi vogliamo intervenire per porre rimedio. Soprattutto nei ruoli di responsabilità e di vertice si tratta di sfondare il cosiddetto «tetto di cristallo» che fa da barriera all'assunzione di queste responsabilità, dove le donne non riescono ad arrivare se non con una enorme fatica ma, quando ci arrivano, anche con grande successo.
Si dice – lo voglio dire guardando al modo con cui si legge la storia dei Paesi, delle grandi nazioni e degli statisti – che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna. Io sinceramente non so nemmeno se sia vero, però, certo, quasi sempre, dietro alla possibilità di fare oggi, l'amministratore locale, il legislatore regionale, nazionale o europeo, c’è quasi sempre, a rendere possibile questa cosa, una redistribuzione dei carichi familiari che precede o accompagna lo svolgimento della funzione politica, e normalmente il carico in più è sulle donne, statisticamente meno presenti nelle istituzioni. Per questo motivo – spero di parlare anche a nome di tanti colleghi maschi con cui ho condiviso qualche pensiero circa cose che sto per dire – penso sia giusto rendere omaggio a tutte le donne di tutti i partiti, di tutti i movimenti politici, impegnate nelle istituzioni del nostro Paese, che devono impegnarsi il doppio per fare le stesse cose di un collega uomo, e spesso farle meglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Guardandovi, care colleghe – ripeto – di tutti i partiti, guardandovi spesso in silenzio, mi è venuto molto spesso di pensare che, se ci fosse oggi un nuovo Benigno Zaccagnini, userebbe le parole che lui ha usato in un altro contesto storico; guardando le donne impegnate in politica e vi attribuirebbe questa lettura, questa parola, questo modo di essere, e cioè: se gli uomini studiano, i colleghi maschi, noi dobbiamo studiare di più, se essi lavorano, noi dobbiamo lavorare di più, se essi sono seri, dobbiamo essere più serie e se essi hanno fede, noi dobbiamo avere più fede e certezza nelle nostre idee di quante ne abbiano loro. Io credo che questa sia una condizione non di normalità e noi dobbiamo uscire dalla condizione di anormalità per cui una donna impegnata in politica deve lavorare, per essere e per esistere, il doppio di un uomo, Pag. 23e questo credo che venga aiutato dalla proposta di legge su cui noi oggi ci apprestiamo a esprimere il voto finale.
Vorrei dire, per concludere il dibattito che abbiamo seguito in questi giorni con grande attenzione, che noi del Partito Democratico non adottiamo, perché siamo a favore di questa proposta di legge, nessuna teoria generale della rappresentanza per cui le donne rappresentano le donne e gli uomini rappresentano gli uomini. Direi che una cultura della diversità e della differenza tra uomo e donna esprime, invece, un fatto positivo: quando noi costruiamo nelle istituzioni una presenza equilibrata di modi di vedere le cose diversi, determinati da modi di essere diversi nella loro profondità storica, culturale, ma anche esistenziale, facciamo una cosa buona per le istituzioni e per la vita di questo Paese.
E questo – lo voglio dire come secondo omaggio, direi, alla libertà delle donne in politica – senza che si ricorra e ci si obblighi alla virilizzazione, alla smorfia truce e, a volte, trucida, dei tratti aggressivi, dello stile polemico e verbalmente violento della politica che noi maschi vi abbiamo insegnato nei secoli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), facendo derivare la politica, secondo un etimo fantasioso su cui giocava Mino Martinazzoli, non dalla parola polis, ma dalla parola polemos, non dalla città ma dalla guerra. Non è così. Di questa caricatura, le persone uomini e le persone donne vedo che stanno facendo volentieri a meno, liquidandola con un sorriso: mi consenta la licenza artistica, Presidente, lo stesso sorriso di Jep Gambardella, protagonista del film, premio Oscar, La grande bellezza, che su questo modello di «donna con le palle» che noi abbiamo volentieri alterato, crollerebbe anche l'ultimo gentiluomo.
Due battute finali su un appuntamento mancato, lo voglio dire ai colleghi di SEL e ai colleghi del MoVimento 5 Stelle: si dice che questo sistema favorirebbe il controllo del voto...

PRESIDENTE. Ha finito il suo tempo, onorevole, la prego di concludere.

FRANCESCO SANNA. Concludo. Io penso invece che questo non sia un sistema che favorisce il controllo del voto più del sistema a preferenza multipla che avevamo prima. E, per quanto riguarda i tempi della nostra riforma, è un tempo che sta pienamente nella lettura che anche la Commissione di Venezia, emanazione del Consiglio d'Europa, che ha ragionato sul codice di buona condotta elettorale, ha dato nell'unico caso che è stato sottoposto alla Corte di giustizia.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCESCO SANNA. Quando è necessario – e finisco, Presidente – le norme elettorali si cambiano anche nei dodici mesi precedenti le elezioni. La continua evocazione della buona condotta che l'Europa ci chiede – ascoltata nel nostro dibattito – mi ricorda un passaggio dell'omelia di Papa Francesco, della settimana scorsa, alla messa dei parlamentari. Ricordate, nel corrotto, con il rispetto delle buone maniere, si nascondono le cattive abitudini. Non vorrei, colleghi, che l'ossequio formale alle buone condotte europee nascondesse la cattiva abitudine a non far niente, a lasciare tutto così com’è.

PRESIDENTE. Grazie...

FRANCESCO SANNA. Amici, colleghi, ritrovatevi nel tempo delle riforme. Non mancate all'appuntamento e non fatevi trovare sempre altrove (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico – Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così concluse le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione – A.C. 2213)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla Pag. 24proposta di legge n. 2213, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Prego i colleghi di prendere rapidamente posto. Folino, Paola Bragantini, presidente Sisto. Ci sono altri ? De Menech, Lenzi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Scelta Civica per l'Italia – Vedi votazioni).

S. 1224-1256-1304-1305 – D'iniziativa dei senatori: Fedeli ed altri; Alberti Casellati ed altri; Amoruso; Calderoli: «Modifiche alla legge 24 gennaio 1979, n. 18, recante norme per l'elezione dei membri del Parlamento europeo spettanti all'Italia, in materia di garanzie per la rappresentanza di genere, e relative disposizioni transitorie inerenti alle elezioni da svolgere nell'anno 2014» (Approvata, in un testo unificato, dal Senato) (A.C. 2213):

(Presenti 471
Votanti 442
Astenuti 29
Maggioranza 222
Hanno votato
338
Hanno votato
no 104).

Dichiaro così assorbite le proposte di legge nn. 144, 792, 958, 1216, 1357, 1473, 1545, 1878, 1916, 1933 e 1970.

Sull'ordine dei lavori (ore 11,43).

PRESIDENTE. Dovremmo ora passare al seguito della discussione del decreto-legge in materia di enti locali.
Ha chiesto di intervenire il presidente della Commissione bilancio, deputato Francesco Boccia. Ne ha facoltà.
Colleghi, abbassate un po’ il tono della voce...
Prego, onorevole Boccia.

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Signora Presidente, intervengo solo per informare la Presidenza e l'Aula della necessità di convocare il Comitato dei diciotto sulla base di alcune proposte arrivate dal Governo che è necessario analizzare prima del ritorno in Aula per il dibattito.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, per quanto tempo pensa sia necessario sospendere la seduta ? Quanto tempo serve al Comitato dei diciotto ?

FRANCESCO BOCCIA, Presidente della V Commissione. Abbiamo bisogno di un'ora per completare un lavoro che è necessario e va fatto in questo momento.

PRESIDENTE. Va bene, se non ci sono obiezioni, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 13.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 13.

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il presidente della VI Commissione deputato Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE, Presidente della VI Commissione. Signora Presidente, intervengo per chiedere a lei e con qualche scusa ai colleghi – però il lavoro in corso è importante – ancora mezz'ora di sospensione per il lavoro del Comitato dei nove più nove. Lo spiego in modo che tutti siano informati. Questa mattina il Governo e i relatori hanno presentato una serie di emendamenti aggiuntivi: stiamo cercando di gestire le cose nella concordia discors, nelle legittime posizioni della maggioranza e delle opposizioni, per chiudere i lavori nel Comitato dei diciotto, venire qui tra mezz'ora, chiedere di votare il rinvio nelle Commissioni; le due Commissioni potranno lavorare al massimo un'ora tra le 15 e le 16 e saremo poi qui pronti alle 16 per le scelte che il Governo farà – che Pag. 25sono le sue – e per le scelte delle forze di maggioranza e di opposizione che ne conseguiranno.

PRESIDENTE. Sta bene. Mi pare molto chiara la spiegazione del presidente Capezzone. Quindi, prendiamo atto di questa richiesta e sospendo la seduta per mezz'ora.

La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 13,40.

Rinvio in Commissione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche (A.C. 2162-A).

PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2162-A: Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche.

DANIELE CAPEZZONE, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE, Presidente della VI Commissione. Signora Presidente, intervengo anche a nome del presidente della Commissione bilancio, Boccia. Abbiamo completato il lavoro del Comitato dei nove più nove. Le Commissioni hanno predisposto alcune limitate, limitatissime proposte emendative. Solo per esaminare queste proposte emendative chiediamo il rinvio nelle Commissioni, che potranno utilmente lavorare oggi del disegno di legge, tra le 15 e le 16, per portare quindi il provvedimento in Aula alle 16. Il Governo assumerà le determinazioni che sono le sue, e ciascun gruppo potrà legittimamente esprimere il proprio consenso e il proprio dissenso.

PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio nelle Commissioni del provvedimento nei termini precisati dal presidente Capezzone, anche a nome del presidente Boccia, concederò la parola, a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un deputato contro ed uno a favore per non più di cinque minuti ciascuno.
Prendo atto che nessuno chiede di parlare contro e che nessuno chiede di parlare a favore.
Passiamo dunque ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di rinvio del provvedimento nelle Commissioni nei termini precisati dal presidente Capezzone.
Ragosta, Sanga, Ventricelli, Cera, Pastorelli, Sibilia, De Lorenzis, Di Benedetto, Prodani, Amoddio, Duranti, Tinagli, Dambruoso, Censore...
La Camera approva.

Avverto che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti: 1.1000, 1.1001, 2.1000, 4.1000, 4.1001, 18.1000, 20-bis.1000, che sono in distribuzione.
I gruppi hanno rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione di subemendamenti.
Sospendiamo la seduta, che riprenderà per l'esame di questo provvedimento direttamente dopo il question time, intorno alle ore 16.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SIMONE BALDELLI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta Pag. 26immediata, alle quali risponderanno il Ministro del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dello sviluppo economico.

(Iniziative volte ad affrontare in termini strutturali il problema della disoccupazione – n. 3-00748)

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-00748, concernente iniziative volte ad affrontare in termini strutturali il problema della disoccupazione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, lo stesso Presidente del Consiglio ha definito la condizione della disoccupazione giovanile in Italia «sconvolgente», con un tasso che, secondo gli ultimi dati, è salito addirittura al 13 per cento, ed una perdita di 365 mila posti di lavoro circa rispetto all'anno precedente. Una condizione che nell'area euro l'Italia soffre più di altri Paesi e che, come ha rilevato il presidente della BCE, Mario Draghi, frena la nostra crescita. Riteniamo che il primo e principale campo d'intervento del Governo debba essere l'occupazione, in particolare quella giovanile, soprattutto per agganciare il treno della ripresa, che altri Paesi europei hanno già preso.
La nostra domanda è semplice: che intende fare il Governo, in concreto, per affrontare in modo strutturale la piaga della disoccupazione e creare nuovi e stabili posti di lavoro ?

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, onorevole, con questa richiesta naturalmente la prima osservazione è che abbiamo bisogno di una ripresa...

PRESIDENTE. Può estrarre il microfono, se crede sia più comodo.

GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. La prima risposta naturalmente è una risposta di ordine generale che riguarda le tematiche dello sviluppo e riguarda la possibilità per il nostro Paese appunto di riprendere la crescita.
Detto questo, a questo proposito, quindi con riferimento al tema della disoccupazione giovanile, ribadisco come il Governo, pienamente consapevole dell'assoluta centralità di questa tematica, ha fin dal suo insediamento manifestato il massimo impegno in questa direzione. In questo senso, in uno dei primi Consigli dei ministri sono stati approvati due importanti provvedimenti in materia di occupazione, i cui contenuti vanno considerati in modo complementare in ragione degli obiettivi che, sui diversi versanti, il Governo intende perseguire.
Con il decreto-legge n. 34 del 2014, attualmente all'esame di questa Camera, sono stati introdotti importanti interventi di semplificazione per il contratto a termine e per quello di apprendistato, con l'obiettivo di renderli più coerenti con eventuali esigenze del contesto occupazionale e produttivo nazionale e internazionale. In particolare, con il contratto di lavoro a termine sono state introdotte innovazioni volte a superare alcune rigidità e formalismi, in particolare eliminando il requisito della cosiddetta «causale» per poter accedere a tale forma contrattuale, prevedendo la possibilità di prorogare la durata di un contratto a termine già in essere, prima della sua scadenza.
Il Governo ha ritenuto, inoltre, di dover intervenire anche sul contratto di apprendistato per rimuovere alcuni degli ostacoli che finora ne hanno limitato la diffusione, pur in presenza di indubbie potenzialità. In particolare, il testo del decreto, attualmente all'esame del Parlamento, prevede che il ricorso alla forma scritta sia richiesto soltanto per il contratto di lavoro e non per il patto di prova, nonché la Pag. 27possibilità per il datore di lavoro di poter comunque assumere nuovi apprendisti anche in assenza della conferma in servizio dei precedenti.
Come è noto, il decreto-legge è al momento all'esame di questa Camera e il Governo si è già detto disponibile a valutare con la necessaria attenzione eventuali modifiche che vadano nella direzione di migliorare le misure adottate pur senza stravolgere l'impianto originale del provvedimento. Tuttavia, nelle intenzioni del Governo il contrasto alla disoccupazione non si esaurisce con le misure adottate con il decreto, in quanto ulteriori effetti positivi potranno aversi con i provvedimenti attuativi del disegno di legge delega recentemente presentato al Senato e, in particolare, con quelli finalizzati al riordino delle tipologie contrattuali attualmente previste. Questo nella prospettiva di dotare il nostro sistema di un insieme omogeneo di norme volte a regolare in modo più semplice e coerente i diversi istituti contrattuali.
Inoltre, è in corso di adozione un decreto interministeriale con il quale, in attuazione del decreto-legge n. 104 del 2013, si darà avvio al programma sperimentale rivolto agli studenti del quarto e quinto anno delle scuole secondarie di secondo grado per l'attivazione dei contratti di apprendistato grazie ai quali gli studenti potranno svolgere il periodo di formazione in azienda, nella prospettiva di facilitare la transizione tra la scuola e il lavoro.
Infine, con riferimento alle misure volte a contrastare la disoccupazione giovanile, non posso fare a meno di citare il piano nazionale di implementazione della garanzia giovani, che rappresenta uno strumento di occupabilità e di attivazione per i giovani NEET di età compresa tra 15 e 25 anni, avendo di fronte una platea di circa 900 mila giovani a cui pensiamo di poter offrire una proposta di impegno entro quattro mesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, grazie signor Ministro per la puntuale risposta. Al di là del quadro statistico, noi avvertiamo, con la nostra quotidianità, la condizione di disagio sociale che colpisce le famiglie italiane e, il signor Ministro mi permetterà, con una virulenza ancora maggiore la realtà meridionale. L'ISTAT certifica nel Mezzogiorno d'Italia una sofferenza che tocca il 20,5 per cento di disoccupazione, una persona su cinque evidentemente non lavora. Ma i dati sono più amari per i giovani: il 52,4 per cento dei giovani sono disoccupati, cifra che sale al 60 per cento per le giovani donne. Non meno preoccupante però è la condizione dei padri di famiglia espulsi dal mercato del lavoro in una fase della vita in cui la speranza di rientro si fa molto più fievole; si tratta di una platea di non meno di un milione di persone ultracinquantenni. E si tratta molto spesso, molto spesso troppo spesso, di capifamiglia monoreddito.
Allora, signor Ministro, noi vogliamo attribuire molto credito alle misure che sono partite e che lei e il Presidente del Consiglio avete annunciato, a partire anche dal Documento di economia e finanza e del provvedimento sul lavoro, il cosiddetto jobs act. Questo Governo sta vivendo un incontro positivo, quasi un nuovo particolare feeling con la pubblica opinione, ha alimentato speranze. Bene, colga l'occasione, questo Governo, per creare occupazione e questo essenzialmente è ciò che chiede il Paese.

(Chiarimenti ed iniziative in merito all'attuazione della disposizione del decreto legislativo n. 39 del 2014 relativa al certificato penale richiesto dal datore di lavoro per lo svolgimento di attività che comportino contatti diretti con minori – n. 3-00749)

PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Brunetta ed altri n. 3-00749, concernente chiarimenti ed iniziative in merito all'attuazione della disposizione del decreto legislativo n. 39 del 2014 relativa al certificato Pag. 28penale richiesto dal datore di lavoro per lo svolgimento di attività che comportino contatti diretti con minori (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, signor Ministro, lei sa già di cosa parliamo e lo sanno purtroppo anche parecchi milioni di cittadini che, in questi giorni e in queste ore, si sono trovati nel dubbio e nella confusione circa i metodi, i modi, le misure, la platea dei destinatari di questa norma che il Governo ha fatto propria recependo una direttiva del Parlamento europeo. Ha deciso di fare la propria, forzando la direttiva perché ha scelto di rendere obbligo quello che nella direttiva era una semplice facoltà da parte dei datori di lavoro di chiedere questo certificato, queste informazioni sulla fedina penale del futuro dipendente, del proprio dipendente. Tutto questo ha creato un caos che ha coinvolto tutte le scuole, siano esse statali o paritarie, ha coinvolto il mondo delle società sportive, dilettantistiche e non, ha coinvolto il mondo delle palestre, delle piscine, tutti luoghi nei quali ci sono persone che hanno a che fare con i bambini.
Io le chiedo appunto che tipo di informazioni, di misure ha inteso o intende porre in essere il Governo per rimediare a questa confusione.

PRESIDENTE. Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, naturalmente stiamo a riferendoci al recepimento della direttiva comunitaria 2011/93/UE relativa alla lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei minori e la pornografia minorile. A questo proposito mi limiterò, in questa sede, ad illustrare gli elementi informativi che sono stati forniti dai competenti uffici del Ministero della giustizia. Infatti il Ministero della giustizia ha pubblicato proprio sul sito web istituzionale una prima circolare del Dipartimento per gli affari di giustizia nonché, immediatamente dopo, tre note esplicative dell'ufficio legislativo tese ad agevolare l'applicazione della normativa. La direttiva comunitaria appena recepita prevede che, ai fini della prevenzione di eventuali recidive, i datori di lavoro siano posti in grado di conoscere, al momento dell'assunzione, per impieghi che comportino contatti diretti e regolari con minori, l'eventuale esistenza di precedenti condanne per delitti sessuali a danno di minori o di misure interdittive derivanti da tali condanne all'esercizio di attività che comportino contatti diretti e regolari con minori.
In particolare, è stato chiarito che la normativa è destinata ad essere applicata ai nuovi rapporti di lavoro instaurati con soggetti la cui attività comporti contatti diretti e regolari con minori. Inoltre, è stato chiarito che l'obbligo di richiedere il certificato del casellario giudiziale sorge soltanto con riferimento ai rapporti di lavoro in senso stretto, con esclusione pertanto di quei rapporti di collaborazione che vedono l'opera di volontari. In mancanza di argomenti testuali o sistematici, è stato altresì chiarito che il datore di lavoro non ha l'obbligo di reiterare la richiesta di certificato ogni sei mesi. L'ufficio del casellario centrale sta aggiornando il sistema informativo per consentire il rilascio del nuovo certificato che contenga le sole iscrizioni di provvedimenti riferiti ai reati espressamente indicati dalla normativa in questione. Nelle more, nell'ottica di semplificazione degli adempimenti, è stato chiarito che, inoltrata la richiesta di certificato agli uffici locali del casellario giudiziale, il datore di lavoro può procedere all'impiego del lavoratore anche mediante l'acquisizione di una dichiarazione del lavoratore sostitutiva della certificazione.
Tutto ciò premesso, il Ministero della giustizia ha assicurato che non mancherà di emanare le necessarie direttive esplicative al fine di conciliare il superiore interesse della tutela dei minori con l'esigenza di semplificazione propria delle imprese e dell'utenza, anche associata e no profit. A breve verrà pubblicata sul sito istituzionale Pag. 29del Ministero della giustizia una scheda pratica contenente indicazioni operative sulle procedure di richiesta e di rilascio del certificato previsto dalla nuova normativa.
Per quanto riguarda gli oneri, il costo per il rilascio del certificato è di 16 euro per il bollo, salvi naturalmente i casi di esenzione previsti dalla legge, e di 3,50 euro per i diritti di rilascio. Questo è quanto ci comunica il Ministero della giustizia.

PRESIDENTE. L'onorevole Palmieri ha facoltà di replicare, per due minuti.

ANTONIO PALMIERI. Signor Presidente, vede, Ministro, lei è qui nella funzione di portavoce, quindi è un peccato prendersela con lei, però il Governo avrebbe dovuto, in primo luogo, scusarsi per il caos che si è creato.
In secondo luogo, devo dire che mia moglie l'altra sera mi diceva: guarda, questi l'hanno fatto per fare cassa. Lei ha appena detto che tutto questo costa 20 euro a persona, quindi se lo moltiplichiamo per il numero delle persone potenzialmente interessate viene fuori una discreta cifra.
In terzo luogo, ancora una volta in questa circostanza lei ha detto «sta aggiornando», «a breve»; a parte che «a breve» è una misura di tempo molto relativa, anche Einstein su questo converrebbe, però il punto è che, Einstein o non Einstein, qui siamo in una condizione in cui le cose ancora una volta non sono state fatte, e quindi ancora una volta noi cittadini – perché poi alla fine, con buona pace dei colleghi «grillini», anche noi siamo tutti cittadini, un deputato semmai è chiamato a un di più di cittadinanza, è questo che stiamo cercando di fare in questo momento –, tutti noi cittadini siamo ancora una volta trattati come sudditi. Aggiungo, dentro un'operazione che è figlia di tre errori: un errore di metodo, perché si pensa che basta un certificato per mettere al riparo dei bambini da questi mostri; un errore di merito, perché è vero che la cosa si applica solo ai nuovi contratti, ma tutte le altre centinaia di migliaia di persone che avranno contatto con i bambini ? E, infine, un errore ancora una volta culturale, perché il Governo ha – come dicevo in premessa – scelto di far diventare un obbligo quella che nella direttiva era una possibilità da parte del datore di lavoro.
Quindi, veramente io le chiedo di farsi portavoce, anche al ritorno, nei confronti del Governo e del Ministro della giustizia, in primo luogo, per fare realmente in tempi brevi quello che lei ha indicato che deve essere fatto; in secondo luogo, per dire: non fatelo più, come con i bambini, non fatelo più.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ANTONIO PALMIERI. Termino, Presidente, con dieci secondi a favore di chi ci guarda in televisione per dire, come dico sempre ad ogni question time, che l'Aula è deserta non perché noi si sia un esercito di fannulloni, ma in quanto tutte le Commissioni permanenti e quelle bicamerali sono convocate in questa stessa ora.

(Iniziative per una rapida ed omogenea implementazione del programma «Garanzia per i giovani» sull'intero territorio nazionale – n. 3-00750)

PRESIDENTE. L'onorevole Quartapelle Procopio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00750, concernente iniziative per una rapida ed omogenea implementazione del programma «Garanzia per i giovani» sull'intero territorio nazionale (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.

LIA QUARTAPELLE PROCOPIO. Signor Presidente, Ministro, il 1 maggio, una data simbolica, si darà l'avvio al Programma di garanzia europea per i giovani.
È un programma che permetterà a tutti i giovani con meno di 25 anni di ricevere un'offerta valida di lavoro o di studio entro quattro mesi dalla fine degli studi o Pag. 30dall'inizio della disoccupazione. È un programma per il quale il Governo italiano si è speso molto, sia in sede europea che a livello nazionale, ottenendo a Bruxelles un aumento dei fondi disponibili e la possibilità di spendere subito il miliardo e mezzo stanziato per l'Italia.
Come rappresentanti di una generazione che sta portando più delle altre il peso della crisi e della disoccupazione, abbiamo molto lavorato in quest'Aula e fuori affinché le opportunità derivanti dalla «Garanzia per i giovani» potessero essere una vera risposta a quello che il Presidente della Repubblica Napolitano ha definito come il problema più grave d'Italia.
I numeri li conosciamo tutti, ma vale la pena ripeterli: solo nell'ultimo anno, in Italia sono stati persi 100 mila posti di lavoro tra i giovani, i NEET 2 milioni 493 mila. È evidente che questi numeri identificano un serissimo problema. Riteniamo cruciale che le risorse siano stanziate subito, ma soprattutto bene. Per questo, ci ha colpito leggere sui giornali che 200 milioni di euro saranno spesi per costruire una piattaforma web per gli operatori.
Chiediamo quindi quali iniziative il Governo intenda assumere per rendere omogeneo il progetto, così da consentire alle regioni di agire all'interno di ambiti ristretti e ben definiti, sulla scorta di quanto sta accadendo in Spagna. Crediamo che si debba evitare che le regioni agiscano in modo disomogeneo.

PRESIDENTE. La ringrazio.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, Giuliano Poletti, ha facoltà di rispondere.

GIULIANO POLETTI, Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Signor Presidente, naturalmente stiamo affrontando un intervento che ha un carattere assolutamente innovativo nel nostro Paese, perché fino ad ora nessuno strumento è mai stato costruito per le politiche attive, e quindi la «Garanzia per i giovani» rappresenta uno strumento di occupabilità e di attivazione per i giovani di età compresa tra i 15 e i 25 anni, con un'estensione alla fascia di età fino a 29 anni, entro quattro mesi dall'uscita dal percorso scolastico oppure dall'ingresso nello stato di disoccupazione. Quindi, per noi questo programma «Garanzia per i giovani» è assolutamente importante perché è in qualche misura, se vogliamo, il prototipo di ciò che abbiamo intenzione di fare sul piano delle politiche attive.
In via preliminare, voglio correggere un dato che è stato diffuso via stampa relativo al costo della piattaforma web nazionale di supporto al programma. I costi complessivi relativi all'implementazione informatica della piattaforma dedicata alla «Garanzia per i giovani», che peraltro utilizza un'infrastruttura già in uso al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, sono quantificabili in circa un milione di euro per il biennio 2014-2015, e quindi non 200 milioni; dunque c’è un errore abbastanza evidente, e comunque tengo a precisare che a livello centrale sono destinati complessivamente, sull'oltre miliardo e mezzo di euro a disposizione, 100 milioni per l'assistenza tecnica, che in ogni caso verrà in parte rivolta anche alle stesse regioni.
Passando ora gli aspetti operativi previsti dal piano di attuazione della «Garanzia per i giovani», occorre considerare che, accanto all'implementazione delle misure ordinarie nazionali, è stata convenuta l'adozione di un programma operativo nazionale «Garanzia per i giovani», a titolarità del Ministero che rappresento, con le regioni e le province autonome in qualità di gestori delegati, in quanto soggetti attuatori delle misure dirette di loro competenza, politiche attive del lavoro, formazione, eccetera, che utilizza le risorse europee stanziate per tale finalità.
La scelta di intervenire mediante un programma operativo nazionale risponde proprio all'esigenza di assicurare una serie di servizi di opportunità il più possibile omogenei su tutto il territorio nazionale.
Ferme restando infatti le caratteristiche socioeconomiche delle singole realtà territoriali, il programma introduce meccanismi volti ad uniformare l'offerta di servizi mediante l'individuazione di nuove Pag. 31linee di intervento in favore dei giovani, uguali in tutta Italia: accoglienza, presa in carico, orientamento, formazione finalizzata all'inserimento lavorativo e, per i giovani dai 15 ai 18 anni, finalizzata al conseguimento di una qualifica, apprendistato, tirocini, servizio civile, sostegno all'autoimpiego e all'autoimprenditorialità, mobilità professionale, bonus occupazionale, il tutto mediante la definizione di costi standard.
Concludo ribadendo che il piano coinvolge sia le autorità pubbliche sia le strutture private, e sottolineo in particolare che il Ministero si sta impegnando fortemente per sollecitare un coinvolgimento attivo del mondo delle imprese e delle loro organizzazioni di rappresentanza, attraverso specifici protocolli di intesa che hanno la funzione di accrescere e rendere trasparenti le occasioni di lavoro e formazione per questi giovani.

PRESIDENTE. L'onorevole Paris, cofirmataria dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

VALENTINA PARIS. Signor Presidente, grazie Ministro. Apprendiamo con piacere che la cifra divulgata a mezzo stampa è errata e riteniamo positivo anche il fatto che questo intervento sia considerato dal Ministero un intervento innovativo.
Eppure, non possiamo non registrare alcune perplessità. Da un lato, se parliamo di intervento innovativo ci chiediamo come mai si sia pensato che per uniformare lo strumento sul territorio nazionale si sia scelto di utilizzare un Piano Operativo Nazionale (PON), che è lo strumento con il quale abbiamo da sempre utilizzato i fondi strutturali in questo Paese e, quindi, probabilmente di innovativo rischia di esserci poco. Dall'altro lato, le affido questa riflessione: se lo strumento della «Garanzia per i giovani» deve essere la risposta immediata che si dà a quei giovani che, in una fascia di età estremamente delicata, si sentono non solo soli ma anche nella difficoltà di un Paese che non offre opportunità, se siamo ancora in questa fase, nella condizione di dovere sollecitare le imprese per condividere informazioni, allora probabilmente – e credo me lo consentirà, dato che è oggetto di dibattito di questi giorni – anche l'idea di un contratto a tempo determinato potrebbe essere o in aggiunta alle misure previste dalla «Garanzia per i giovani» o eventualmente vincolata alla capacità dell'impresa di comunicare, attraverso i centri per l'impiego, la loro volontà a volere assumere e, quindi, dare una risposta concreta al grande tema e dramma di questa generazione che, come ha detto la collega, più di altre sta pagando il prezzo di questa crisi.

(Chiarimenti ed iniziative in merito ad attività di sorveglianza e controllo sui prezzi al consumo dei carburanti per autotrazione – n. 3-00751)

PRESIDENTE. L'onorevole Luigi Lacquaniti ha facoltà di illustrare per un minuto l'interrogazione Boccadutri n. 3-00751, concernente chiarimenti ed iniziative in merito ad attività di sorveglianza e controllo sui prezzi al consumo dei carburanti per autotrazione (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
Prego di rispettare i tempi, colleghi, perché altrimenti sforiamo. Prego.

LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, ben trovata alla signora Ministro, dopo l'audizione in Commissione attività produttive. L'interrogazione di oggi verte su un problema che, ahimè, non ha nulla di nuovo. È un problema decennale del nostro Paese, cioè il problema delle accise sui carburanti, che Assopetroli, Assoenergia e Confcommercio recentemente, a seguito di una rilevazione condotta, ci dicono avere raggiunto ormai il 61 per cento – il 61 per cento – del prezzo alla pompa. Si tratta di una situazione che non ha pari a livello occidentale.
L'oggetto dell'interrogazione verte su quali siano i meccanismi di sorveglianza che il suo Dicastero sta ponendo in essere a seguito della legge 23 luglio 2009, n. 99. Inoltre, chiedo quali provvedimenti il suo Pag. 32Dicastero vuole assumere per fare fronte a questa situazione grave per i consumatori.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lacquaniti, anche per la puntualità.
La Ministra dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole, il Ministero, oltre a rilevare settimanalmente i prezzi di riferimento ufficiali per la comparazione europea, provvede a monitorare i prezzi, sia con riferimento alle quotazioni dei mercati internazionali sia a quelli degli altri Paesi, al fine di analizzare eventuali anomalie che si riflettono negativamente sugli acquisti dei consumatori.
Sulla base delle rilevazioni si conferma che la componente fiscale del prezzo finale dei principali carburanti è attualmente quella preponderante e sulla base degli ultimi dati disponibili è pari al 60,5 del prezzo finale per la benzina e al 56,1 per cento per il gasolio. Di contro, facendo un confronto in generale a livello europeo, se analizziamo l'andamento dello stacco del prezzo industriale, ovvero il prezzo a monte di accise e tasse della corrispondente media europea negli anni precedenti, quest'ultimo è rimasto pressoché stabile negli ultimi anni, oscillando per la benzina fra i 3 e i 4 centesimi di euro a litro e nell'ultimo decennio con un ritorno a 3 centesimi di euro al litro, quale media dei primi tre mesi del 2014. Per il gasolio nel corso del decennio si è avuto uno stacco medio pari a 2,1 centesimi di euro a litro e uno stacco medio relativo ai primi tre mesi del 2014 di 2,2 euro/litro.
Viceversa, analizzando il differenziale dei prezzi alla pompa a cavallo del 2011, per effetto dei ripetuti incrementi di accise e all'incremento dell'IVA, quest'ultima effettua un balzo significativo e dal 2012 raggiunge i 14 centesimi circa per la benzina e supera i 22 centesimi per il gasolio. Nei primi tre mesi di quest'anno il differenziale si attesta a 15,7 centesimi di euro a litro per la benzina e a 23,9 centesimi di euro a litro per il gasolio.
Naturalmente il tema del contenimento del prezzo dei carburanti è un tema condivisibile, che è auspicabile si possa affrontare nel modo più adeguato, anche se verosimilmente ciò potrà essere realizzato solo compatibilmente anche con le esigenze di finanza pubblica e considerata l'attuale evoluzione dei livelli dei consumi.
Comunque, per quanto lei diceva – cosa fa il Ministero – in ausilio dei consumatori la legge n. 99 del 2009 ha previsto l'obbligo per i gestori di impianti di distribuzione di carburante di comunicare al MISE, al fine della pubblicazione, i prezzi praticati presso le proprie aree di servizio. In attuazione di tale norma, quindi, il Ministero ha realizzato un apposito osservatorio prezzi carburante, che consente la raccolta e la pubblicazione on line dei prezzi raccolti e che è accessibile all'indirizzo diretto oppure tramite il sito del Ministero stesso. Inoltre, da tempo è stato istituito presso il Ministero un tavolo tecnico sulla distribuzione dei carburanti cui partecipano tutti gli operatori del settore, le organizzazioni sindacali, le regioni e gli enti locali. Da ultimo, un disegno di legge è stato approvato in Consiglio dei ministri a metà dicembre 2013 ed è in attesa di essere trasmesso al Parlamento. Si sta lavorando, infine, con le parti interessate alla tipizzazione delle nuove forme contrattuali per l'affidamento e l'approvvigionamento degli impianti di distribuzione dei carburanti. Entro l'anno i titolari e in gestori degli impianti potranno operare la scelta per l'utilizzo di queste forme contrattuali più flessibili e in grado di cogliere l'evoluzione del mercato.

PRESIDENTE. L'onorevole Lacquaniti ha facoltà di replicare.

LUIGI LACQUANITI. Signor Presidente, signor Ministro, devo dire che sono parzialmente soddisfatto della sua risposta. Sicuramente gli strumenti che il Dicastero sta ponendo in essere sono atti a svolgere quella funzione di controllo che appunto la norma richiede e quindi, da questo punto di vista, la ringrazio per la risposta che lei ci dà.Pag. 33
Tuttavia mi ritengo invece insoddisfatto per la seconda parte dell'interrogazione, cioè quali sono i provvedimenti che il Dicastero, e quindi anche il Governo, vuole realizzare perché questa situazione possa essere risolta. Vede, Ministro noi sappiamo bene che con l'accisa, con questa imposta, il Governo cerca di far fronte – e ha cercato anche in passato di far fronte – a situazioni di emergenza, ritengo anche in maniera molto corretta, penso al terremoto del Friuli del 1976, penso al terremoto dell'Aquila del 2009. Il problema è che, al di là poi del fatto che questi obiettivi spesso non vengono raggiunti, soprattutto noi non vediamo poi la cancellazione dell'accisa. Cioè, nel momento in cui il problema si è risolto, l'accisa poi rimane e si somma in maniera anche parossistica, perché non è una novità il fatto che sul prezzo della benzina noi oggi paghiamo l'accisa che fa riferimento anche alla guerra di Etiopia del 1935. È una situazione surreale. Quindi, l'invito che noi facciamo è ancora una volta di rispondere alle esigenze dei consumatori, per cui è ormai inaccettabile dover far fronte a un prezzo alla pompa di questo tipo.

(Iniziative urgenti in ordine alla questione dei tempi e del completamento dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese – n. 3-00752)

PRESIDENTE. L'onorevole Fantinati ha facoltà di illustrare l'interrogazione Da Villa n. 3-00752, concernente iniziative urgenti in ordine alla questione dei tempi e del completamento dei pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario, per un minuto.

MATTIA FANTINATI. Signor Presidente, Ministro, in Italia una azienda su tre chiude perché la pubblica amministrazione non paga e, come se non bastasse, la Commissione europea ha avviato l'iter per metterci in mora, prima tappa dell'apertura di una procedura di infrazione. Ed il motivo è sempre lo stesso: i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione e i crediti vantati dalle imprese. L'Italia è stato definito il peggior pagatore d'Europa. A poco sono serviti gli interventi tampone di Monti prima e di Letta poi, i 27 miliardi dell'anno scorso e i 20 previsti per quest'anno, interventi non strutturali che non risolvono il problema alla radice, sopratutto per quanto riguarda anche i tempi di pagamento. Il Governo Renzi aveva preannunciato un provvedimento per sbloccare il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione ed evitare ritardi, ma ad oggi non si è ancora visto nulla. Quali iniziative immediate intendete adottare per accelerare e completare i pagamenti della pubblica amministrazione verso le imprese ? Fate attenzione, però, ed è un consiglio, perché dovete fare in modo di riacquistare la fiducia agli imprenditori, che ormai, come noi, ai vostri libri dei sogni non credono più.

FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, rispondo all'onorevole Da Villa dicendo che, naturalmente, questo è un tema cruciale, che il Governo sta affrontando, e che, nell'attuale fase di crisi economico-finanziaria, l'ammontare dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione costituisce certamente un rilevante elemento di debolezza nella struttura finanziaria di queste aziende.
La disponibilità di liquidità rappresenta una delle precondizioni necessarie per aumentare i piani di investimento e, naturalmente, per migliorare le condizioni della gestione ordinaria, oltre che per limitare il fenomeno, in crescita, purtroppo, negli ultimi anni, della chiusura di attività produttive. Com’è noto, negli ultimi anni il Governo ha varato un insieme di norme finalizzate ad assicurare liquidità al sistema imprenditoriale attraverso l'esigibilità dei crediti delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione, anche tramite il coinvolgimento del sistema bancario (da ultimo, il decreto-legge n. 35 del 2013 e il decreto-legge n. 103 del 2013). Ancora da ultimo, nel corso proprio Pag. 34del Consiglio dei ministri del 12 marzo, è stato avviato l'esame di un disegno di legge contenente norme per agevolare ulteriormente il rispetto della norma europea sui tempi di pagamento per le pubbliche amministrazioni.
Come abbiamo precisato anche nel DEF approvato in Consiglio dei ministri ieri, sarà in tal modo completato il pagamento dei debiti commerciali arretrati da parte delle amministrazioni pubbliche con ulteriori 20 miliardi di euro in aggiunta ai 47 già stanziati fra il 2003 e il 2014. Contestualmente, qui vi è un elemento di strutturalità, come lei ricordava: sarà messo a regime un nuovo sistema di regolamentazione e monitoraggio, che permetterà di rispettare i tempi previsti dalla normativa comunitaria sui ritardi di pagamento. Verrà così ridotta l'incertezza sistemica delle imprese, con effetti positivi sulle decisioni di investimento. L'accelerazione del pagamento dei debiti commerciali della pubblica amministrazione garantirà un significativo incremento degli investimenti privati.
Quanto alla decisione del Vicepresidente della Commissione europea, onorevole Tajani, di aprire una procedura di infrazione per i ritardi di pagamento della pubblica amministrazione, si precisa che la Commissione europea ha già aperto due progetti pilota nei quali sono evidenziati alcuni profili di contrasto tra la disciplina recata dal decreto legislativo n. 231 del 2002, come modificato dal decreto legislativo n. 192 del 2012, e la normativa dell'Unione europea.
Per rispondere alle censure avanzate dalla Commissione europea, il Governo sta predisponendo delle modifiche normative al decreto legislativo n. 231 del 2002, nell'ambito del disegno di legge europea in corso di esame al Parlamento.

PRESIDENTE. L'onorevole Fantinati, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MATTIA FANTINATI. Signor Ministro, mi ritengo assolutamente insoddisfatto dalla sua risposta. Il DEF che lei ha citato presenta delle gravi lacune, secondo noi. Innanzitutto, avete sbagliato strumento: avete previsto un disegno di legge, un dispositivo che richiede tempi lunghi in un momento di estrema emergenza. Le aziende stanno chiudendo a ritmi sempre più sostenuti a causa dei ritardi nei pagamenti della pubblica amministrazione: hanno bisogno di ossigeno, adesso e in fretta, perché nel 2015 entrerà pienamente in vigore il fiscal compact, che renderà meno agevole liquidare il pregresso.
Anche Tajani, come ha citato lei, Vicepresidente della Commissione europea, chiede un intervento più drastico: un decreto, anziché un disegno di legge. Insomma, per una volta che serviva un decreto, parlate ancora di disegno di legge. Non conoscete nemmeno la realtà delle cose e anche i numeri non sono corretti. I 90 miliardi di crediti vantati dalle imprese italiane, contabilizzati dalla Banca d'Italia, si riferiscono alle imprese sopra i 20 dipendenti, ma il nostro tessuto imprenditoriale, per oltre il 90 per cento, è costituito da microimprese.
Questo significa che a quei 90 miliardi ne andrebbero aggiunti altri 40, e si capisce che allora i 13 miliardi, oppure i 20, come diceva lei prima, del Governo Renzi, che lei citava essere presenti nel DEF, sono spiccioli. Servono interventi più strutturali, perché il fenomeno è molto più grande, oltre che grave. Le chiediamo: basta parlare per slogan, basta slide, andate in Europa, trovate un accordo che permetta di sforare il 3 per cento del rapporto deficit/PIL, per poter pagare tutti i debiti, e trovate delle concrete misure per risolvere il problema dei pagamenti. Le nostre aziende non chiedono né elemosina né favori, ma che gli venga riconosciuto quanto dovuto, e uno Stato che per primo non paga ha la stessa credibilità dei politici che lo governano.

(Iniziative volte ad armonizzare l'ordinamento nazionale con la normativa europea in materia di controllo radiometrico – n. 3-00753)

PRESIDENTE. L'onorevole Oliaro ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 35n. 3-00753, concernente iniziative volte ad armonizzare l'ordinamento nazionale con la normativa europea in materia di controllo radiometrico (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTA OLIARO. Signor Presidente, signora Ministro, oggetto di questa interrogazione sono i controlli sulle importazioni di rottami e di prodotti semilavorati metallici disciplinati in Europa dalla direttiva Euratom del 2006, mentre in Italia da due decreti legislativi, uno emanato nel 2009 che attesta l'attuazione della direttiva comunitaria e il successivo che invece corregge ed integra il precedente. Nello specifico questi decreti estendono l'obbligo dei controlli dai soli rottami anche ai semilavorati metallici, ovviamente tutto questo a tutela della salute della persona e dell'ambiente. Però quello su cui vorrei porre l'attenzione è la diversa applicazione della norma a livello comunitario rispetto all'applicazione in Italia. Infatti, mentre in Europa la direttiva Euratom prevede che questi controlli radiometrici intervengano solo ed esclusivamente sui rottami e su semilavorati destinati alla diffusione, in Italia, col secondo decreto, questi controlli vengono estesi anche a semilavorati destinati all'assemblaggio e a prodotti finiti. Questo ovviamente determina delle distorsioni di traffico, maggiori adempimenti per le imprese e la perdita di competitività.

PRESIDENTE. Onorevole Oliaro, concluda.

ROBERTA OLIARO. Mi scusi, Signor Presidente, un'ultima precisazione: la mia richiesta è quella di capire cosa il Governo intenda fare per armonizzare la procedura e se si rende disponibile a rendere l'allegato del secondo decreto definitivo con la modifica dei prodotti da controllare.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Oliaro, il decreto legislativo n. 100 del 2011, in attuazione della normativa dell'Unione europea, disciplina ora la sorveglianza radiometrica sui materiali o prodotti semilavorati metallici al fine di rilevare la presenza di livelli anomali di radioattività nei materiali in transito doganale. La nuova normativa entrata in vigore nel luglio 2012, ha confermato l'obbligo di effettuare la sorveglianza radioametrica da parte dei soggetti che a scopo industriale o commerciale esercitano attività d'importazione di prodotti semilavorati metallici, mentre in precedenza l'attività di sorveglianza interessava i soli rottami metallici. Restano esclusi dagli obblighi di effettuare la sorveglianza radiometrica coloro che svolgono esclusivamente attività di trasporto.
Con riferimento al decreto ministeriale richiamato dall'interrogante, ricordo che questo va emanato dal Ministero dello sviluppo economico di concerto con sette Ministeri: quelli competenti per le politiche europee, la salute, l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, il lavoro e le politiche sociali, l'interno, l'economia e le finanze, le infrastrutture e i trasporti, sentita l'Agenzia delle dogane e l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA). Il decreto dovrà definire le modalità per la sorveglianza radiometrica e soprattutto l'individuazione dei prodotti semilavorati metallici da sottoporre a sorveglianza radiometrica, ora effettuata sui prodotti indicati in un elenco provvisorio presente nella norma base.
Il Ministero dello sviluppo economico, al fine di scongiurare ingiustificati appesantimenti procedurali per lo sdoganamento dei beni destinati alla trasformazione industriale, da tempo ha attivato un tavolo di confronto con le proprie direzioni generali competenti per elaborare il provvedimento di attuazione. In tal senso sono state anche attivate le necessarie collaborazioni con l'Agenzia delle dogane e con gli enti ISPRA ed ENEA, finalizzate ad accertare gli effettivi potenziali di rischio nella lista dei semilavorati da assoggettare al controllo. Si è così preso atto che i controlli finora effettuati sulla base della lista provvisoria non hanno fatto emergere Pag. 36casi concreti di anomalie nella radioattività dei semilavorati importati, per cui è ragionevole ipotizzare un ridimensionamento procedurale, limitando i controlli in ingresso ai soli casi che presentino effettivi margini di rischio. Su tale base, entro la primavera di quest'anno è prevista la convocazione di tutte le amministrazioni concertanti per la definitiva elaborazione del provvedimento di attuazione, in maniera da completare la omogeneizzazione dei procedimenti con gli altri Stati europei.

PRESIDENTE. L'onorevole Oliaro, ha facoltà di replicare; la prego di stare nei tempi.

ROBERTA OLIARO. Signora Ministro, mi ritengo soddisfatta della sua risposta anche perché questo è un problema che stiamo seguendo da diverso tempo. Sono contenta che sia stato specificato il fatto che in questi anni da un punto di vista di rilevazione della radioattività su questi prodotti praticamente i risultati sono stati nulli. Ci sono stati dei costi superflui per le imprese, non solo per le imprese nazionali, e soprattutto il danno più grande, anche ritengo per lo Stato, è stato la distorsione dei traffici, che ha creato un'assurdità: se un bene, un prodotto finito, anziché entrare dal porto di Genova, entra dal porto di Rotterdam e arriva sul nostro territorio via camion, non è soggetto ad un controllo a cui invece un bene che viene importato in un porto, o in un aeroporto, nazionale è soggetto.
Questo chiaramente determina una perdita di competitività per le imprese che continuano ad utilizzare le infrastrutture nazionali ed una perdita per l'erario dello Stato che non incassa l'IVA, che invece viene incassata dagli Stati europei. Quindi, la ringrazio comunque dell'attenta considerazione in cui ha preso questo argomento.

(Chiarimenti in merito a finanziamenti della Simest a favore di imprese italiane impegnate in operazioni di delocalizzazione all'estero – n. 3-00754)

PRESIDENTE. L'onorevole Pini ha facoltà di illustrare per un minuto la sua interrogazione n. 3-00754, concernente chiarimenti in merito a finanziamenti della Simest a favore di imprese italiane impegnate in operazioni di delocalizzazione all'estero (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, immagino che il Ministro abbia avuto qualcosa di meglio da fare domenica, quando la trasmissione «La gabbia» ha parlato appunto del tema che abbiamo posto come interrogazione al Ministro stesso; però immagino che conosca cos’è Simest, conosca il fatto che è partecipata dalla Cassa depositi e prestiti e che la Cassa depositi e prestiti utilizza fondi pubblici, oltre ad utilizzare anche i fondi dei libretti dei depositi postali, quindi dei risparmi di buona parte degli italiani.
La cosa è scandalosa e chiediamo al Ministro di fare chiarezza e di farci l'elenco di quali sono queste aziende che, delocalizzando, partecipano comunque all'attribuzione di fondi attraverso la Simest e se è vero, come è stato riportato appunto dalla trasmissione, che fra le aziende c’è anche l'azienda di proprietà della famiglia del Ministro interrogato, che negli anni passati ha licenziato un centinaio di persone ma ha ottenuto anche 6 milioni di finanziamento dalla stessa Simest, per poi delocalizzare un impianto in Croazia. Quindi, attendiamo una sua risposta.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Pini e cercherò di dare qualche elemento per chiarire, se posso, alcuni dei suoi dubbi. La società italiana per le imprese all'estero, Simest Spa, istituita con la legge n. 100 del 1990, è una finanziaria di sviluppo e promozione degli investimenti italiani all'estero. Dalla sua costituzione ad oggi, Simest ha svolto un ruolo fondamentale di affiancamento e sostegno alle imprese italiane nei loro investimenti sui mercati esteri, favorendo Pag. 37in tal modo un processo di innovazione produttiva a livello aziendale, grazie alla maggiore competizione che si sviluppa sui mercati esteri. Le operazioni di finanziamento a cui fa riferimento l'interrogazione sono da definire come operazioni di partecipazione, che non attingono in nessun modo al risparmio postale.
Cassa depositi e prestiti ha acquisito, con i mezzi propri, a novembre 2012, dal MiSe il 76 per cento delle azioni di Simest Spa, il 24 per cento è rimasto a soci privati e le attività di partecipazione che Simest ha realizzato prima e dopo l'acquisizione ed il controllo di Cassa depositi e prestiti vengono effettuate con i mezzi propri di Simest e non con l'indebitamento che Simest ha nei confronti delle banche private.
Con riferimento all'attività di assunzione di partecipazioni in società da parte della Simest Spa a sostegno delle imprese italiane nel loro percorso di internazionalizzazione, va chiarito bene che non è consentita alcuna attività di delocalizzazione, che anzi è espressamente esclusa, ai sensi dell'articolo 1, comma 12, del decreto-legge n. 35 del 2005.
A tal fine Simest richiede all'azienda proponente un'apposita dichiarazione circa il mantenimento in Italia delle parti più importanti e qualificate sotto il profilo tecnologico del know-how specifico della produzione interessata dal progetto di investimento.
Va inoltre ricordato che, ai sensi di legge, gli interventi di Simest, in ogni caso, devono essere basati su rigorosi criteri di validità economica delle iniziative partecipate e, quindi, non possono riguardare consolidamenti delle passività delle imprese né operazioni per il salvataggio e/o ristrutturazioni di imprese in difficoltà.
Per quanto riguarda la Ducati Energia, che è un'azienda che, come lei ricordava, io in qualche modo un po’ conosco, faccio presente che, nel corso del 2007, la Simest ha acquisito una quota di partecipazione non di 6 milioni di euro, ma di circa 740 mila euro dalla società croata per la realizzazione di un investimento per la produzione di componenti per sistemi di avviamento per motocicli, tagliaerba e motoslitte.
Tale iniziativa è stata finalizzata a mantenere la presenza di Ducati Energia nel settore di un mercato pesantemente aggredito dai produttori del far east asiatico, che stavano acquisendo tutti i principali clienti europei.
Con tale operazione si è mantenuto un adeguato livello di attività e di cash flow in Italia tale da ampliare i prodotti della società verso nuove tipologie produttive ad alto valore aggiunto che hanno consentito, sia la crescita del gruppo, che l'adeguato livello occupazionale in Italia dove, peraltro, sono state accentrate tutte le attività di ricerca e sviluppo, marketing e commerciale, amministrazione e sistemi e qualità. Al 31 dicembre 2013 il gruppo ha 238 dipendenti in Italia e non ha fatto ricorso alla cassa integrazione, né ordinaria, né straordinaria, nel 2013, come nemmeno nel 2012. Con riferimento alla Marcegaglia Spa...

PRESIDENTE. Ministro, concluda.

FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico.. .. l'azienda è stata interessata da tre progetti relativi alla produzione di varie tipologie di tubi. Peraltro, trattandosi di tubature saldate, sono un prodotto che non si presta a vendita all'estero o al di fuori di un raggio geografico estremamente contenuto. Inoltre, dal 2010 al 2012 ha incrementato i dipendenti passando da 3.591 addetti a 3.694. Della Montefibre Spa, la Simest nel 2007 ne ha acquisito una quota di partecipazione nell'investimento in Cina. Il progetto prevedeva di produrre fibre acriliche per il settore tessile in joint venture paritetica con la Jilin Qifeng Chemical Fiber in quanto il mercato cinese nel 2007 non era aggredibile con produzioni realizzate in Italia, tra l'altro per elevati costi di trasporto. La partecipazione...

PRESIDENTE. Ministro, concluda, abbiamo esaurito il tempo, quindi devo toglierle la parola.

Pag. 38

FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Allora, chiudo velocemente. Anche nella presente congiuntura economica ritengo che il sostegno di Simest sui mercati esteri ha consentito un incremento della produzione e degli organici in Italia. Ritengo, quindi, l'intervento di Simest fondamentale. Infine, comunque, riguardo alle informazioni che lei chiedeva, le indicazioni puntuali sulle partecipazioni della Simest in aziende sono tutte agevolmente disponibili nel bilancio della società reso pubblico sul sito istituzionale.

PRESIDENTE. L'onorevole Gianluca Pini ha facoltà di replicare.

GIANLUCA PINI. Signor Presidente, chiaramente non siamo soddisfatti perché, al di là del compitino iniziale che i funzionari del suo Ministero le hanno scritto per poter leggere riguardo il ruolo di Simest, il nocciolo della questione, come si suol dire, è: pensavo acqua, ma non tempesta.
Lei non solo ci dice che non c’è la parte di investimento privato legato ai libretti di deposito postali, ma che sono tutti fondi pubblici quelli che Simest ha utilizzato di fatto per delocalizzare. Noi, quello che le chiedevamo, era se era logico, in un momento di congiuntura negativa da un punto di vista della produzione in Italia, utilizzare così questi soldi della Simest per l'internazionalizzazione. Internazionalizzazione vuol dire anche probabilmente cercare di vendere prodotti italiani all'estero, non andare a produrre all'estero perché qua il costo del lavoro è troppo alto. È troppo alto forse anche per colpa di determinate politiche che sono state fatte da Governi che hanno lo stesso colore di quello che c’è in questo momento qui.
Siamo in un Paese civile dove un Ministro ammette candidamente che, sì, ci sono stati dei licenziamenti in un'azienda in qualche modo partecipata, direttamente o indirettamente dalla propria famiglia, ma che ha preso soldi per andare a delocalizzare, perché lei questo ha ammesso in questo momento in quest'Aula. Che siano 6 milioni di euro, che siano 60 mila euro o 740 mila euro, come lei adesso ci ha confermato, è comunque una delocalizzazione che ha tolto posti di lavoro in questo Paese.
Allora, siccome lei è il Ministro con la delega allo sviluppo economico, faccia lei le sue valutazioni se è una cosa morale o immorale invece che una sua azienda abbia fatto un'operazione di questo tipo, e se per lei è una cosa normalissima che soldi pubblici in questo Paese vengano utilizzati per spostare aziende fuori. Al di là, come ripeto, di una valutazione etica e morale su quello che è successo, non solo sulla sua azienda, ma anche su altre, noi le chiediamo cortesemente di mettere mano a questo scempio e di far sì che nessun fondo pubblico possa andare ad imprese che delocalizzano, a prescindere dal fatto che abbiano in passato licenziato o meno delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord e Autonomie).

(Tempi per l'adozione del regolamento di attuazione previsto dal decreto-legge n. 145 del 2013 in materia di agevolazioni a favore dell'imprenditoria femminile e delle imprese costituite prevalentemente da giovani – n. 3-00755)

PRESIDENTE. L'onorevole De Mita ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cesa n. 3-00755, concernente tempi per l'adozione del regolamento di attuazione previsto dal decreto-legge n. 145 del 2013 in materia di agevolazioni a favore dell'imprenditoria femminile e delle imprese costituite prevalentemente da giovani (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

GIUSEPPE DE MITA. Signor Presidente, signor Ministro, devo ritenere che lei già sia a conoscenza di questa questione. Il decreto-legge noto come «Destinazione Italia» ha modificato le norme del decreto legislativo n. 185 del 2000 in merito alla concessione delle agevolazioni finanziarie, introducendo modifiche, sia Pag. 39dal punto di vista dei beneficiari, che delle modalità di erogazione. È un'importante novità questa, non solo formale, perché muta le modalità con le quali lo Stato interviene, dalla logica del contributo alla logica della sollecitazione all'attività di impresa.
Ora, ancorché finanziata, questa previsione non è attuata, non è attuabile in quanto manca il regolamento di attuazione. Credo che, soprattutto in questi giorni, in questi tempi, la tempestività nell'intervenire su cose giuste abbia forse anche un rilievo superiore alla stessa sostanza. Quindi, le chiediamo di conoscere i tempi dell'emanazione del regolamento di attuazione.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, con il decreto-legge n. 145 del 2013, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 23 dicembre 2013, sono state modificate le norme che regolano la concessione delle agevolazioni di cui al decreto legislativo n. 185 del 2000, Titolo I, per l'autoimprenditorialità.
In particolare, con il decreto-legge, sono stati profondamente novellati, com’è noto, gli articoli del Capo I relativi all'autoimprenditorialità: le norme dirette a sostenere in tutto il territorio nazionale la creazione di micro e piccole imprese a prevalente o totale partecipazione giovanile o femminile e a sostenerne lo sviluppo attraverso migliori condizioni per l'accesso al credito. Possono beneficiare delle agevolazioni le micro e piccole imprese in cui la compagine societaria sia composta, per oltre la metà numerica dei soci e di quote di partecipazione, da soggetti di età compresa tra i 18 e i 35 anni ovvero da donne.
Sono concedibili mutui agevolati per gli investimenti ad un tasso pari a zero e iniziative che prevedano investimenti non superiori ad un milione e mezzo di euro relativi alla produzione di beni nei settori dell'industria, dell'artigianato, della trasformazione dei prodotti agricoli ovvero alla fornitura di servizi alle imprese.
La norma, da quanto brevemente detto, ha previsto una completa riconfigurazione della misura agevolativa, richiedendo quindi la riscrittura della disciplina secondaria. Relativamente al rifinanziamento disposto nella misura di 80 milioni per gli anni 2013-2014-2015, ad opera dell'articolo 3, lettera a), della legge n. 99 del 2013, e per ulteriori 18 milioni di euro a valere sulle risorse comunitarie del programma operativo interregionale «Attrattori culturali», deve segnalarsi che le risorse sono state rese immediatamente disponibili tramite la misura agevolativa prevista dal Titolo II del decreto legislativo n. 185 del 2000, che oggi è operativa.
Soltanto per il Titolo I del predetto decreto, interessato dalla recentissima riforma legislativa, non è al momento possibile presentare domande di finanziamento in attesa dell'adozione da parte del Ministero dello sviluppo economico del regolamento di attuazione. Comunque, proprio perché in questi anni abbiamo perso, per la crisi intervenuta, circa il dieci per cento delle nostre aziende, e naturalmente questo si è fatto sentire ancora di più per la piccola impresa e per il mondo artigiano, gli uffici del Ministero stanno già elaborando il testo del citato regolamento attuativo.

PRESIDENTE. L'onorevole De Mita ha facoltà di replicare per due minuti.

GIUSEPPE DE MITA. Signor Ministro, credo che non la mia persona ma tutte quelle persone che sono in attesa di poter utilizzare questa misura si sarebbero aspettate un'indicazione più precisa sui tempi. Lei ha sottolineato quale è il rilievo di questa iniziativa, che io provo a descrivere così: questa è un'iniziativa che, forse anche in termini inconsapevoli, pone l'attenzione su fattori produttivi sui quali il nostro Paese storicamente non si è concentrato. E noi la crisi economica la risolviamo, per un verso, modificando il processo produttivo di quei fattori produttivi che sono presenti, per altro verso intervenendo su nuovi fattori produttivi.
Allora, la tempestività della quale questo stesso Governo fa una bandiera è un Pag. 40elemento di credibilità: mi sarei atteso che, proprio alla luce della bandiera alzata da questo Governo sulla certezza dei tempi, lei quest'oggi fosse venuta a dirci i tempi certi di scrittura del regolamento (Applausi dei deputati del gruppo Per l'Italia).

(Misure a sostegno delle imprese, anche alla luce del notevole incremento di situazioni di insolvenza e della crisi di liquidità – n. 3-00756)

PRESIDENTE. L'onorevole Corsaro ha facoltà di illustrare l'interrogazione Rampelli n. 3-00756, concernente misure a sostegno delle imprese, anche alla luce del notevole incremento di situazioni di insolvenza e della crisi di liquidità, che ha testé sottoscritto, per un minuto (Vedi l'allegato A – Interrogazioni a risposta immediata).

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signora Ministro, i dati che continuano a susseguirsi sul numero delle imprese che falliscono per insolvenza sono allarmanti e ogni anno il triste record si aggiorna. Tra il 2008 e il 2013 c’è stato un raddoppio del numero delle aziende che hanno chiuso per insolvenza finanziaria; siamo passati da una media di 7 mila a una media di oltre 14 mila unità di imprese all'anno, a fronte di una capacità produttiva che comunque tendenzialmente ha tenuto nel sistema delle nostre microimprese.
L'elemento certamente più negativo, che maggiormente ha inciso nella moria delle aziende, dipende soprattutto dalla gestione, o dalla mancata gestione, della liquidità, a sua volta dovuta al combinato disposto di una difficoltà ad incassare i crediti maturati dalle aziende, ma anche di una forte difficoltà di poter acquisire, contrarre e gestire i crediti da parte del sistema bancario. Gli stessi tempi medi di incasso nel corso dell'ultimo anno sono rimasti sostanzialmente invariati, segno questo di una incapacità di velocizzare le procedure di pagamento, per non dire del livello di imposizione fiscale che diventa un elemento fisso di costo insostenibile per le nostre aziende.
Le chiediamo quindi, signora Ministro, quali siano i provvedimenti che intende assumere per sostenere le imprese che versano in stato di sofferenza finanziaria.

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Federica Guidi, ha facoltà di rispondere.

FEDERICA GUIDI, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Corsaro che mi dà modo di spiegare un po’ quello che stiamo facendo.
Come è noto, il Governo sta dedicando la massima attenzione alle difficoltà per le imprese nell'incasso dei propri crediti e al delicato tema dell'imposizione fiscale. Come già ho riferito nella precedente risposta all'interrogazione presentata dall'onorevole Da Villa, è stato avviato l'esame di un disegno di legge contenente norme per completare il processo di definitivo adeguamento dei tempi di pagamento della pubblica amministrazione a quelli previsti dalla direttiva europea, favorendo naturalmente la cessione del credito al sistema bancario e imprimendo una accelerazione ai tempi di pagamento dei debiti.
È inoltre attualmente alla valutazione del Governo il varo di una manovra progressiva sull'IRAP particolarmente attesa dal mondo delle imprese e tale misura sarà in grado di incidere significativamente, noi crediamo, sui bilanci delle stesse, liberando liquidità da destinare alla gestione e agli investimenti.
Segnalo a livello operativo che il Governo ha adottato una serie di misure volte a contrastare e a prevenire situazioni di sofferenza finanziaria delle imprese; in particolare, il mio Ministero ha messo in campo importanti strumenti che riteniamo volti a sostenere l'accesso al credito e anche a rilanciare gli investimenti, soprattutto per le piccole e medie imprese. Tra questi, ricordo prima di tutto il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, che ha svolto un ruolo fondamentale in chiave antirecessiva per ridurre i fenomeni di razionamento del credito. Solo lo scorso anno sono state fatte quasi 80 mila operazioni, Pag. 41con 11 miliardi di euro di credito garantito. Le nuove disposizioni operative favoriranno l'accesso alla garanzia del Fondo, noi crediamo, per un maggior numero di imprese. Il Fondo gode comunque di un ampio rifinanziamento nella legge di stabilità 2014 e, come confermato dal DEF esaminato ieri, di 670 milioni di euro nel 2014 e 2 miliardi di euro sul triennio 2014-2016. Stiamo comunque valutando anche la possibilità di estendere ulteriormente l'operatività del Fondo e la dotazione patrimoniale.
Il MiSE, poi, in stretta collaborazione con ABI, AIFI e Borsa italiana, ha sostenuto l'introduzione dei cosiddetti mini-bond di cui al decreto-legge n. 83 del 2012 e stiamo ora lavorando ai provvedimenti attuativi per favorirne l'emissione. Questo per spostarci, per quanto riguarda il credito, dal canale solo bancario ad altri canali alternativi.
Per quanto riguarda, infine, le misure agevolative volte a rilanciare gli investimenti industriali, segnalo la nuova «legge Sabatini», che prevede un contributo sugli acquisti dei nuovi macchinari e impianti a parziale copertura degli interessi a carico delle imprese sui finanziamenti bancari. In proposito le do un dato, l'aggiornamento: il 1 aprile si è aperta la procedura di verifica disponibilità plafond e al 7 aprile, data di chiusura della prima finestra, sono pervenute trentuno richieste da parte delle banche e degli intermediari finanziari accreditati. Tali richieste si riferiscono a 2.010 domande presentate da piccole e medie imprese, per un importo totale di finanziamento pari a 655 milioni di euro circa.
Segnalo, infine, il credito di imposta per il sostegno delle attività di ricerca e sviluppo il cui decreto attuativo sarà emanato entro il prossimo giugno. Per tale ultimo intervento, come annunciato dal Governo, è nostra intenzione raddoppiare le risorse disponibili per ampliare la portata della misura adesso limitata alla sola componente incrementale.

PRESIDENTE. L'onorevole Corsaro ha facoltà di replicare.

MASSIMO ENRICO CORSARO. Signor Presidente, signora Ministro, nel ringraziarla per la risposta, vorrei tuttavia segnalare alcuni elementi che mantengono tutto il livello di pericolosità rispetto alla possibilità di sopravvivenza delle nostre aziende. Soprattutto faccio riferimento all'universo delle aziende di piccole e piccolissime dimensioni, che proprio per la loro ridotta capacità contrattuale hanno una forte difficoltà a gestire il rapporto con la capacità della clientela di adempiere i tempi di pagamento, in particolare drammaticamente quando il cliente corrisponde ad un'emanazione della pubblica amministrazione. Altro aspetto, l'assoluta mancanza di capacità contrattuale che una piccola azienda ha mediamente nei confronti del circuito bancario e del sistema complessivo delle aziende di credito.
Su questo, signora Ministro, non le sfuggirà la pericolosità di quanto avvenuto in Italia nel corso degli ultimi dieci, dodici mesi, a partire dall'utilizzo improprio che le aziende di credito italiane hanno disposto dei 100 miliardi di euro di finanziamento agevolato che la Banca centrale europea ha messa a disposizione delle nostre banche esplicitamente, con il mandato di reindirizzarli a supporto delle attività imprenditoriali e delle famiglie e che sono stati nella quasi totalità, viceversa, mantenuti dalle aziende all'interno del proprio patrimonio per meglio regolarizzare gli equilibri economico-finanziari degli istituti bancari, senza che ci fosse un benché minimo beneficio a supporto delle aziende e delle famiglie per le quali quelle erogazioni straordinarie erano state disposte a livello comunitario.
A questo si somma la difficoltà, l'incapacità di adeguare gli accordi internazionali di Basilea 2 e Basilea 3 con la particolarità del sistema bancario italiano che, essendo fatto di piccole e piccolissime imprese, necessita evidentemente, per la propria sopravvivenza, dell'accesso al capitale di terzi e del capitale bancario in prima battuta.
Quindi, per concludere, signora Ministro, la invito a tenere con attenzione un occhio di riguardo sulla gestione e sul Pag. 42rapporto che esiste tra istituti di credito e sistema delle imprese, anche e soprattutto alla luce dei commenti che dalle banche provengono in queste ore al Documento di economia e finanza che il suo Governo ha pubblicato ieri e che vedono le banche tristemente attente a denunciare un supposto aumento della pressione fiscale a loro danno, dimenticando di ricordare che le imposte che vengono chieste – speriamo che sia così – al sistema bancario derivano direttamente dalla necessità di fargli pagare un regalo che il Governo precedente al suo ha erogato al sistema bancario.

PRESIDENTE. Grazie.

MASSIMO ENRICO CORSARO. E abbiamo il timore che le banche riversino sui correntisti, quindi una volta di più sulle famiglie e sulle imprese, l'effetto negativo della tassazione. Su questo, signora Ministro, ci affidiamo alla sua sensibilità perché ci sia un'estrema attenzione.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata con ripresa televisiva diretta.

Sull'ordine dei lavori (ore 16,02).

DONATELLA DURANTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATELLA DURANTI. Signor Presidente, intervengo per fare un appello al Governo, in particolare al Presidente del Consiglio, alla Ministra della salute e al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. Chiedo a lei, signor Presidente, di riferire questo mio appello al Presidente Renzi.
Mi riferisco alla lettera del Comitato 16 novembre: una lettera inviata al Governo in data 26 marzo scorso, con la quale il Comitato 16 novembre chiede un incontro al Governo entro il 15 aprile. Faccio appello al Governo e al Presidente Renzi perché rispondano positivamente e al più presto, visto che ormai siamo al 9 aprile e il Comitato non ha ricevuto alcuna risposta. Voglio ricordare che il Comitato 16 novembre rappresenta malati di SLA, loro familiari e amici, che lottano da anni in difesa della propria dignità, anche utilizzando forme di lotta estreme, perché, come loro stessi affermano, la loro condizione esistenziale è estrema. Loro, nella lettera che hanno inviato al Presidente Renzi e ai Ministri interessati, chiedono di soddisfare delle richieste rispetto al Piano nazionale per le non autosufficienze.
Questo mio appello è anche a nome della collega Nicchi, capogruppo di SEL in Commissione affari sociali: chiediamo al Governo di rispondere immediatamente e positivamente per scongiurare ulteriori forme di lotta estreme. Anche perché questo Comitato pone questioni legate al finanziamento del welfare state e delle politiche sociali nel nostro Paese, e noi pensiamo che il Governo debba loro grande attenzione: non si può far finta di niente quando vengono poste con così grande determinazione questioni che riguardano la vita e il dolore delle persone.
Quindi le chiedo gentilmente, Presidente, di farsi carico di riferire al Presidente Renzi questa nostra richiesta: che si risponda al più presto, entro il 15 aprile, alla richiesta di incontro del Comitato 16 novembre.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Duranti. Come lei sa bene, la Presidenza non può farsi tramite di appelli, ma soltanto di atti formali di sindacato ispettivo, che pure è nella facoltà dei parlamentari depositare. Pur tuttavia, la rilevanza politica della questione che lei pone resta agli atti, essendo stata sollevata ufficialmente nell'Assemblea di Montecitorio, e quindi di questo la ringrazio.
Salutiamo studenti e insegnanti dell'Istituto comprensivo statale D'Agnillo di Agnone, in provincia di Isernia, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16,15 con il seguito dei punti all'ordine del giorno.

Pag. 43

La seduta, sospesa alle 16.05, è ripresa alle 16,20.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amici, Baretta, Bellanova, Biondelli, Bobba, Michele Bordo, Brunetta, Dambruoso, De Girolamo, Del Basso De Caro, Dellai, Di Lello, Epifani, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Legnini, Leone, Pes, Gianluca Pini, Pisicchio, Ravetto, Realacci, Rughetti, Sani, Scalfarotto, Sisto, Speranza, Tabacci, Taglialatela, Valeria Valente, Vargiu e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente novantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del disegno di legge n. 16 del 2014: Conversione in legge del decreto-legge: Disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche (A.C. 2162-A/R) (ore 16,22).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, n. 2162-A/R: Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche.
Avverto che, a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, le Commissioni hanno predisposto un nuovo testo (Per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A – A.C. 2162-A/R).
Resta inteso che, come da prassi, si intendono ripresentati gli emendamenti già presentati in Assemblea, ove ancora riferibili al nuovo testo approvato dalle Commissioni (Per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge nel testo recante le modificazioni apportate dalle Commissioni vedi l'allegato A – A.C. 2162-A/R).
Ricordo che al momento dell'annuncio della presentazione in Assemblea degli emendamenti delle Commissioni, i rappresentanti dei gruppi avevano rinunciato alla fissazione del termine per la presentazione dei subemendamenti.
Ha chiesto di intervenire il presidente della Commissione finanze, deputato Daniele Capezzone. Ne ha facoltà.

DANIELE CAPEZZONE, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, intervengo semplicemente per dare conto, anche a nome del presidente della Commissione bilancio Boccia, del lavoro che è stato svolto dalle Commissioni e che è stato accompagnato dal sottosegretario Legnini per il Governo. Il lavoro delle Commissioni è giunto a compimento.
Io credo che quello che è accaduto in questi dieci giorni, al di là delle legittime – ci mancherebbe altro – posizioni favorevoli o contrarie, vada a onore del lavoro delle due Commissioni, a onore della maggioranza, a onore delle opposizioni.
Questo è un provvedimento che ha contenuti molto delicati e controversi, che in precedenti passaggi parlamentari avevano vissuto un cammino tormentato, un provvedimento dai contenuti anche molto divisivi (provvedimenti su alcuni enti locali, provvedimenti sulla TASI). Eppure, le Commissioni, in un clima molto civile, hanno affrontato oltre 400 emendamenti, votandoli ad uno ad uno. Nella seduta di questa mattina, tra Comitato dei nove e ritorno in Commissione, abbiamo riformulato e riapprovato sette emendamenti, che sono quelli dei quali lei ha dato opportunamente conto.
A questo punto ciascuno, la maggioranza può difendere le proprie ragioni, le opposizioni esporre le proprie controragioni. Abbiamo, un'ora fa, riconfermato il mandato ai relatori, onorevoli Bernardo e Pag. 44Melilli. A questo punto sta al Governo assumere le proprie determinazioni e dopodiché saranno le forze di maggioranza e di opposizione e ciascun gruppo a spiegare le proprie ragioni.

PRESIDENTE. Grazie presidente Capezzone, un ringraziamento a lei e ai colleghi che hanno lavorato in Commissione.
Salutiamo gli studenti e gli insegnanti dell'istituto comprensivo statale Maria Scoglio di Livraga in provincia di Lodi, che assistono ai nostri lavori dalla tribuna (Applausi).

(Posizione della questione di fiducia – Articolo unico – A.C. 2162-A/R)

PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, deputata Maria Elena Boschi. Ne ha facoltà.

MARIA ELENA BOSCHI, Ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzata dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 16 del 2014, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche, nel testo approvato oggi dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea.

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, l'articolazione del dibattito fiduciario sarà stabilita dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo, già convocata per le ore 17,30 di oggi.

LAURA CASTELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURA CASTELLI. Signor Presidente, volevo ricordare al Ministro che...

PRESIDENTE. Scusi onorevole Castelli, chiedo anche ai colleghi intorno se possono..., colleghi per favore. Prego, onorevole Castelli.

LAURA CASTELLI. Volevo ricordare al Ministro che in questo momento, mettendo la fiducia su questo decreto che ha una storia, il «Salva Roma», si macchia lei e il suo Governo di un gesto molto grave: l'aver messo sulle spalle degli italiani 3 miliardi di aumento della Tasi. Quindi, se da una parte il Governo Renzi è quello che regala 80 euro solo a chi ancora un contratto di lavoro ce l'ha, dimenticandosi i pensionati, chi non ha lavoro, liberi professionisti, dall'altra oggi si macchia di questo grave atto e cioè quello di aver aumentato e dato la possibilità ai comuni di aumentare la Tasi dello 0,8 per cento. 3 miliardi sulle spalle dei cittadini tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se non vi sono altri interventi la seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,25, è ripresa alle 19,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARINA SERENI

Sul calendario dei lavori dell'Assemblea e aggiornamento del programma.

PRESIDENTE. Comunico che, a seguito della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, si è convenuto che domani, a partire dalle ore 14,30, avranno luogo le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia posta oggi dal Governo sul disegno di legge n. 2162 – Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche (da inviare Pag. 45al Senato – scadenza: 5 maggio 2014), nel nuovo testo predisposto dalle Commissioni a seguito del rinvio deliberato dall'Assemblea, cui seguirà dalle 16,25 la relativa votazione per appello nominale. Avranno quindi luogo l'esame degli ordini del giorno e, dalle 19,30, le dichiarazioni di voto finale dei rappresentanti dei gruppi, con ripresa televisiva diretta, cui seguirà la votazione finale.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani.
Comunico inoltre che il calendario dei lavori per il mese di aprile 2014 è stato così rimodulato:
Lunedì 14 aprile (ore 15, con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 68 ed abbinate – Istituzione del Sistema nazionale delle agenzie ambientali e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Discussione sulle linee generali delle mozioni:
Cirielli ed altri n. 1-00248 concernente iniziative per la tutela delle vittime di reato;
Boccadutri ed altri n. 1-00216 concernente iniziative per la sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi.

Martedì 15, mercoledì 16 e giovedì 17 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).

Seguito dell'esame del disegno di legge n. 1619 – Ratifica ed esecuzione del Protocollo concernente le preoccupazioni del popolo irlandese relative al Trattato di Lisbona, fatto a Bruxelles il 13 giugno 2012.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Molea ed altri n. 1-00327, Lacquaniti ed altri n. 1-00388, Abrignani e Palese n. 1-00394, Schirò ed altri n. 1-00395, Allasia ed altri n. 1-00396, Prodani ed altri n. 1-00397, Benamati ed altri n. 1-00401 e Pagano ed altri n. 1-00402 concernenti iniziative a sostegno del settore del turismo;
Giancarlo Giorgetti ed altri n. 1-00339, Palese ed altri n. 1-00414, Piccone e Dorina Bianchi n. 1-00415, Braga ed altri n. 1-00416, Zan ed altri n. 1-00417, Gigli ed altri n. 1-00418, Segoni ed altri n. 1-00419 e Matarrese ed altri n. 1-00421 concernenti iniziative per l'esclusione dai vincoli previsti dal Patto di stabilità interno delle spese volte a finanziare interventi di contrasto al dissesto idrogeologico.

Seguito dell'esame della proposta di legge n. 68 ed abbinate – Istituzione del Sistema nazionale delle agenzie ambientali e disciplina dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.

Seguito dell'esame delle mozioni:
Cirielli ed altri n. 1-00248 concernente iniziative per la tutela delle vittime di reato;
Boccadutri ed altri n. 1-00216 concernente iniziative per la sospensione del conio delle monete da 1 e 2 centesimi.
Nella giornata di giovedì 17 aprile avrà luogo, con priorità rispetto ad altri argomenti, l'esame del Documento di economia e finanza (DEF) 2014 (Doc. LVII, n. 2).

Martedì 22 (a partire dalle ore 14, con eventuale prosecuzione notturna), mercoledì 23 e giovedì 24 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).

Esame del disegno di legge n. 2208 – Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 34, recante disposizioni urgenti per favorire il rilancio dell'occupazione e per la semplificazione degli Pag. 46adempimenti a carico delle imprese (da inviare al Senato – scadenza: 19 maggio 2014).

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

Lunedì 28 aprile (antimeridiana e pomeridiana con eventuale prosecuzione notturna).

Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2215 – Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale (da inviare al Senatoscadenza: 20 maggio 2014).

Discussione congiunta sulle linee generali dei disegni di legge n. 1836 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013 – secondo semestre e n. 1864 – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013 bis.

Discussione sulle linee generali della mozione Vallascas ed altri n. 1-00343 in materia di nomine di competenza del Governo nelle società a partecipazione pubblica.

Martedì 29 (a partire dalle ore 12 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e mercoledì 30 aprile (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni).

Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 2215 – Conversione in legge del decreto-legge 20 marzo 2014, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, nonché di impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio sanitario nazionale (da inviare al Senatoscadenza: 20 maggio 2014).

n. 1836 – Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea – Legge di delegazione europea 2013 – secondo semestre e n. 1864 – Disposizioni per l'adempimento degli obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia all'Unione europea – Legge europea 2013 bis.

Seguito dell'esame della mozione Vallascas ed altri n. 1-00343 in materia di nomine di competenza del Governo nelle società a partecipazione pubblica.

Seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi.

La data di esame della proposta di legge n. 224 ed abbinate – Modifiche agli articoli 24 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, e 6 del decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 febbraio 2012, n. 14, in materia di requisiti per la fruizione delle deroghe riguardanti l'accesso al trattamento pensionistico e della proposta di legge n. 750 A/R – Modifica all'articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e altre disposizioni in materia di disciplina degli orari di apertura degli esercizi commerciali (che la Commissione chiede non abbia luogo prima del 19 maggio) sarà stabilita in sede di predisposizione del calendario del mese di maggio.

Pag. 47

L'organizzazione dei tempi per la discussione del Documento di economia e finanza (DEF) 2014 (Doc. LVII, n. 2) sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.

Venerdì 11 aprile, a partire dalle ore 9, avrà luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.

Il programma si intende conseguentemente aggiornato.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 10 aprile 2014, alle 14,30:

Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 6 marzo 2014, n. 16, recante disposizioni urgenti in materia di finanza locale, nonché misure volte a garantire la funzionalità dei servizi svolti nelle istituzioni scolastiche (C. 2162-A/R).
Relatori: Melilli (per la V Commissione) e Bernardo (per la VI Commissione), per la maggioranza; Busin, di minoranza.

La seduta termina alle 19,15.

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ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA

Documento di economia e finanza 2014 (Doc. lvii, n. 2)

Tempo complessivo, comprensivo delle dichiarazioni di voto: 8 ore.

Relatore per la maggioranza 30 minuti
Eventuali relatori di minoranza 20 minuti
(complessivamente)
Governo 30 minuti
Richiami al Regolamento 10 minuti
Tempi tecnici 5 minuti
Interventi a titolo personale 1 ora e 13 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per ciascun deputato)
Gruppi 5 ore e 12 minuti
Partito Democratico 1 ora e 27 minuti
MoVimento 5 Stelle 41 minuti
Forza Italia – Popolo della Libertà –
Berlusconi Presidente
33 minuti
Sinistra Ecologia Libertà 25 minuti
Nuovo Centrodestra 23 minuti
Scelta civica per l'Italia 23 minuti
Lega Nord e Autonomie 21 minuti
Per l'Italia 21 minuti
Fratelli d'Italia – Alleanza Nazionale 18 minuti
Misto: 20 minuti
Centro Democratico 6 minuti Pag. 49
Minoranze Linguistiche 6 minuti
MAIE – Movimento Associativo italiani
all'estero – Alleanza per l'Italia (API)
4 minuti
Partito Socialista Italiano (PSI) –
Liberali per l'Italia (PLI)
4 minuti
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VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Segr Pdl 2213 e abb. – articolo agg. 1.04 428 427 1 214 141 286 61 Resp.
2 Nom. Pdl 2213 e abb. – voto finale 471 442 29 222 338 104 58 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). – C = Voto contrario (in votazione palese). – V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). – A = Astensione. – M = Deputato in missione. – T = Presidente di turno. – P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. – X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.