Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 724 del 22/12/2005


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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI

La seduta comincia alle 8,50.

VITTORIO TARDITI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Soro e Valpiana sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, in data 21 dicembre 2005, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione permanente (Ambiente, territorio e lavori pubblici):
S. 3669 - «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2005, n. 245, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania» (Approvato dal Senato) (6236) - Parere delle Commissioni I, II, IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), IX, XIV e della Commissione permanente per gli affari regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione di cui all'articolo 16-bis del regolamento.

Seguito della discussione del progetto di legge: Armani ed altri; Benvenuto ed altri; Lettieri e Benvenuto; La Malfa ed altri; Diliberto ed altri; Fassino ed altri; d'iniziativa del Governo; Antonio Pepe ed altri; Letta ed altri; Lettieri ed altri; Cossa ed altri; d'iniziativa del Governo; Grandi ed altri: Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari (Approvato, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2436-4543-4551-4586-4622-4639-4705-4746-4747-4785-4971-5179-ter-5294-B) e dell'abbinata proposta di legge Perrotta (A.C. 6103) (ore 8,53).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del progetto di legge, già approvato, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato, d'iniziativa dei deputati Armani ed altri; Benvenuto ed altri; Lettieri e Benvenuto; La Malfa ed altri; Diliberto ed altri; Fassino ed altri; d'iniziativa del Governo; d'iniziativa dei deputati Antonio Pepe ed altri; Letta ed altri; Lettieri ed altri; Cossa ed altri; d'iniziativa del Governo; d'iniziativa


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dei deputati Grandi ed altri: Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa del deputato Perrotta.
Ricordo che nella seduta di ieri il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, del suo emendamento 19.100, interamente sostitutivo dell'articolo 19, sull'approvazione, senza subemendamenti, del suo emendamento 30.100, nonché sull'approvazione dell'articolo 30, come modificato in seguito all'eventuale approvazione dell'emendamento 30.100 (per gli articoli 19 e 30 e le relative proposte emendative vedi l'allegato A della seduta del 21 dicembre 2005 - A.C. 2436-B sezioni 1 e 2).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 8,55).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia - Emendamento 19.100 del Governo - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'emendamento 19.100 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martinelli. Ne ha facoltà.

PIERGIORGIO MARTINELLI. Signor Presidente, la Democrazia cristiana voterà convintamente tre «sì» sulle questioni di fiducia poste dal Governo sul disegno di legge per la tutela del risparmio. Si tratta di una legge tanto attesa dai risparmiatori, che in questi ultimi periodi si sono visti dissanguare i loro risparmi per effetto della mancanza di controlli. È una legge che condividiamo sotto il profilo del mandato a termine del Governatore, mentre esprimiamo un parere negativo sull'organo di controllo.
La Banca d'Italia, oggi, con i suoi tredici componenti nel consiglio superiore, nomina il direttorio. A nostro avviso, il Parlamento dovrebbe nominare i membri del consiglio superiore, come avviene attualmente per il Consiglio superiore della magistratura, al fine di dare garanzia all'istituzione.
Inoltre, il Governo non si è attivato a nominare un suo componente nel consiglio dei revisori dei conti delle società quotate in borsa e delle banche al fine di controllare tutti gli atti e di dare garanzia ai risparmiatori.
Pur con questi aspetti negativi, la Democrazia cristiana conferma il suo voto di fiducia al Governo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, i deputati Verdi voteranno contro la questione di fiducia, utilizzata dal Governo ancora una volta per imbavagliare il Parlamento, soprattutto, perdendo così la possibilità di varare una buona legge sul risparmio, a tutela dei risparmiatori e della trasparenza del sistema bancario.
Da una parte, come tutte le cronache di questi giorni ci ricordano, scoppia una vera e propria tangentopoli finanziaria, che non può e non deve essere sottovalutata e che attraversa parte consistente del nostro sistema politico.
Dall'altra, in Parlamento, con la posizione della questione di fiducia, il Governo riduce la portata e l'impatto del reato di falso in bilancio, unico strumento penale per colpire chi falsifica i bilanci, truffando migliaia di famiglie che in buona fede


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investivano i loro risparmi nel nostro sistema creditizio.
Il Governo ha atteso mesi prima di assumere una posizione chiara per mandare via il Governatore, l'ormai - per fortuna - ex Governatore della Banca d'Italia, Fazio; ha atteso mesi, ritardando in Parlamento l'approvazione di una buona legge sul risparmio.
Oggi, pressato dai fatti di cronaca e dalla giusta indignazione dell'opinione pubblica, il Governo arriva tardivamente in Parlamento con un provvedimento sul risparmio, che non ha introdotto neanche quella minima norma di tutela per i consumatori rappresentata dall'introduzione nel nostro sistema e nel nostro ordinamento della possibilità di azioni collettive per tutelare i risparmiatori truffati dal sistema creditizio e dal sistema bancario.
Le stesse modifiche introdotte per la nomina del Governatore della Banca d'Italia sono contraddittorie: si introduce un mandato di sei anni, rinnovabile per altri sei anni (proposta che il gruppo Misto-Verdi-l'Unione non condivide); si introduce un meccanismo di controlli reciproci tra il nuovo potere concesso dalla legge all'antitrust e quello della Banca d'Italia, che non porterà né alla definizione rigorosa dei ruoli né alla possibilità di evitare, in futuro, che si ripetano gli scandali che, in questi giorni, stanno occupando le cronache giudiziarie e, purtroppo, anche quelle politiche.
Il gruppo Misto-Verdi-l'Unione è fortemente indisponibile alla possibilità di qualsiasi accordo bipartisan, in questo Parlamento, sul provvedimento in materia risparmio ed è questa la ragione per cui esprimo convintamene il nostro voto contrario sulle tre questioni di fiducia richieste dal Governo e nel merito del provvedimento che riteniamo inadeguato ed inefficace. Siamo fortemente indisponibili a partecipare a qualsiasi indicazione comune sulla nomina del nuovo Governatore della Banca d'Italia. Non esistono né le condizioni politiche né quelle legislative, per come sono state definite e rapportate le norme nella proposta presentata dal Governo sui nuovi poteri e sulle nuove modalità di indicazione del Governatore così come sui poteri di controllo.
Signor Presidente, rappresentante del Governo, colleghi, vi è bisogno di una grande stagione di trasparenza nel rapporto tra politica e finanza, di una grande stagione di trasparenza nel rapporto tra sistema bancario e cittadini. Un paese non può tollerare, quando si parla di libera concorrenza, di garanzie e di fiducia per chi investe il proprio risparmio nel sistema finanziario, che questa fiducia sia messa a rischio da comportamenti poco chiari e da iniziative che nulla hanno a che vedere con il libero e trasparente rapporto tra questo sistema bancario, i cittadini e l'opinione pubblica.
È giunto il momento che la politica, le forze politiche facciano un passo indietro nel rapporto con la finanza. È giunto il momento di introdurre nel nostro paese una normativa vera a tutela dei risparmiatori e dei cittadini che investono i propri risparmi. È giunto il momento di introdurre norme severe per coloro che truffano i bilanci.
Come si può - e concludo signor presidente -, mentre nel nostro paese scoppia la tangentopoli finanziaria, eliminare in maniera vergognosa il reato del falso in bilancio e fare ciò attraverso la posizione della questione di fiducia e, quindi, la «messa in mora» del ruolo e dell'autonomia del Parlamento.
Queste sono le ragioni per cui annuncio il nostro voto contrario alle questioni di fiducia chieste dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Popolari-UDEUR, Misto-La Rosa nel Pugno e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, cari colleghi, tra poco saremo costretti per l'ennesima volta, per tre volte di fila, a votare la questione di fiducia posta dal Governo Berlusconi per «blindare» la


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norma sul falso in bilancio. Tutto ciò è tutt'altro che encomiabile. Abbiamo perso ormai il conto delle volte in cui il Governo ha varato provvedimenti legislativi ponendo la questione di fiducia.
Ormai è diventata un'abitudine costante ovvero l'eccezione è diventata la regola. Ma se ciò avviene, non è certamente per caso!
Anche su tale provvedimento, come sull'ultima finanziaria, sulla legge elettorale, sulla devolution e su tanti altri provvedimenti, il Governo ha paura e si deve tutelare dalla sua stessa maggioranza. Tuttavia, la posizione delle tre questioni di fiducia è, forse, la più grave tra quelle poste dal Governo Berlusconi per ragioni di contenuti. Con questi atti si priva e si sottrae il Parlamento al dibattito tra le forze politiche, imponendo soluzioni blindate che, certamente, non rispondono né alle attese né alle sollecitazioni provenienti dal mondo dei risparmiatori e degli stessi operatori economici, ai quali il provvedimento si dovrebbe rivolgere. Uso il condizionale, poiché, purtroppo, non è così!
Sono passati più di due anni dal crack della Parmalat, della Cirio, dei bond argentini ed oggi siamo in una piena tangentopoli finanziaria, ma il provvedimento non risponde affatto ai requisiti che avrebbe dovuto avere; anzi, attenua la norma che avrebbe dovuto essere semmai rinsaldata.
Mezzo mondo bancario è stato inquisito per avere truffato i risparmiatori, rifilando loro titoli fasulli, decotti e, ancora oggi, per la tutela dei cittadini e dei risparmiatori nel provvedimento vi è ben poco.
Per più di due anni, le opposizioni nelle Commissioni competenti hanno spinto perché si trovasse una soluzione realmente in grado di tutelare i risparmiatori e di ridisegnare una corretta disciplina dei mercati finanziari, tuttavia, cari cittadini, ciò non è venuto meno per colpa nostra, ma quando il Governo ovvero il Presidente del Consiglio ha voluto rimettere mano al falso in bilancio e alle norme che attenuano, contrariamente a quanto avviene in tutto il resto del mondo, le pene per chi falsifica i bilanci!
Sembra quasi una nemesi storica: questo Governo ha iniziato il suo cammino in quest'aula, varando una legge sul falso in bilancio ad hoc, depenalizzandolo, ed oggi chiudiamo questa legislatura o quasi con un altro provvedimento che attenua il falso in bilancio!
Quale fiducia possono avere i lavoratori e i risparmiatori di questo paese che non meritano demagogia, ma hanno bisogno di attenzione, di certezze anche dalla Banca centrale del nostro paese che ha il dovere di vendere solo credibilità e fiducia?
Tra deliri di onnipotenza, a scapito dei risparmiatori, e una questione morale, francamente sempre più dirompente, è il paese che ne paga lo scotto! Difatti, è deprimente constatare il basso livello di fiducia di cui godono gli italiani in Europa e, ormai, ci duole dirlo, tra i paesi della vecchia Unione europea il nostro paese è all'ultimo posto, dopo la Spagna, il Portogallo e la Grecia.
Ma quale fiducia possono avere i nostri amici europei, quando siamo rappresentati da un Presidente del Consiglio che è stato condannato per falsa testimonianza, quando, con questo provvedimento, si limita l'autonomia della Banca d'Italia, quando è stato impossibile, in buona sostanza, arrivare ad una buona legge per il risparmio a tutela dei risparmiatori e di quei migliaia di cittadini che sono stati letteralmente truffati dalle banche, quando siamo di fronte ad una vera e propria tangentopoli finanziaria, a delle vere e proprie truffe finanziarie? Di fronte a tutto ciò si richiede esclusivamente più trasparenza, meno commistione, ma netta separazione tra affari e politica e che il nostro paese ritorni ad essere ed a brillare per trasparenza, affidabilità e fiducia! Bisogna ridare il giusto peso nelle mani dei governanti, con una separazione netta tra i poteri.
Per tale motivo, noi comunisti italiani diciamo convintamente e fermamente tre volte «no» alle tre questioni di fiducia poste dal Governo sul provvedimento, che


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reca, in maniera poco appropriata, disposizioni per la tutela del risparmio (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, il Governo e la maggioranza si sono dimostrati inadeguati ad affrontare le emergenze che si sono susseguite nel tempo. Di fronte all'esplosione dei casi della Cirio e della Parmalat, che hanno messo in allarme i risparmiatori, non si sono adottate con la rapidità necessaria le misure che occorreva assumere e che da più parti erano state richieste.
Ora la legge sul risparmio sta arrivando faticosamente al traguardo, trascinata dal ciclone delle inchieste giudiziarie, dalla crisi che ha investito i vertici della Banca d'Italia e dalla necessità, avvertita da tutti, di cambiare le regole per la nomina del Governatore.
In queste condizioni si sarebbe dovuta sentire l'esigenza, su una legge di sistema che dovrebbe perdurare nel tempo, di realizzare una larghissima convergenza politica e parlamentare. Il Governo ha chiesto voti di fiducia che, per definizione, sono il modo più sbrigativo per chiudere la porta ai contributi dell'opposizione. Lo scopo è stato innanzitutto quello di blindare, su un tema come quello del falso in bilancio, un testo addirittura più arretrato e permissivo rispetto a quello approvato dal Senato.
È davvero sorprendente come, di fronte a quanto accaduto, non si sia sentita l'esigenza di una maggiore severità sul falso in bilancio e si sia voluti andare contro corrente rispetto alle esperienze di altri paesi europei e di quella degli stessi Stati Uniti. Ciò rievoca inevitabilmente il conflitto di interessi, questione fondamentale per qualsiasi democrazia liberale, che riguarda il Presidente del Consiglio e il suo immenso impero mediatico, economico e finanziario.
Il testo nel suo complesso contiene incongruenze, contraddizioni, sviste ed errori tecnici - segnalati dal Servizio studi della Camera - a cui si sarebbe potuto porre rimedio attraverso un efficace lavoro parlamentare.
Attorno alla legge sul risparmio si è accesa l'attenzione soprattutto perché contiene nuove norme sulla Banca d'Italia. Siamo giunti infatti all'epilogo di una vicenda molto travagliata, che ha nuociuto alla credibilità del nostro paese. Noi deputati de La Rosa nel Pugno, insieme a tutta l'opposizione, avevamo chiesto da tempo alla Governatore Fazio di dimettersi, invocando a più riprese la sua sensibilità istituzionale. La sua perdurante presenza al vertice dell'Istituto ha contribuito a minare il prestigio che la Banca d'Italia comunque merita. Tuttavia, se le sue dimissioni tempestive non sarebbero state un'ammissione di colpa, non lo sono neppure le sue dimissioni tardive.
Le garanzie valgono per qualsiasi cittadino o cittadina, chiunque sia. Noi siamo contro il giustizialismo, in quanto abbiamo un grande amore per la giustizia, quella che si svolge nelle aule giudiziarie nel rispetto scrupoloso delle regole e dell'autonomia della magistratura, che deve essere indipendente, al riparo dalle interferenze del potere esecutivo e lontana dai giochi della politica. Siamo per l'amnistia, voluta con coraggio da Marco Pannella, per eliminare il grande ingorgo di milioni di processi pendenti da anni e per decongestionare le carceri ormai piene di poveri, di immigrati e di tossicodipendenti, ponendo su nuove basi una giustizia giusta e una migliore sicurezza per tutti i cittadini.
Oggi vediamo di nuovo riemergere con preoccupazione la tentazione di svolgere i processi fuori dalle aule giudiziarie, di condannare senza che sia stata emessa una sentenza definitiva, di rimettere alla gogna questo o quello sulla base di indiscrezioni, di basse insinuazioni, di pettegolezzi e di falsi moralismi. Dobbiamo respingere con forte vigore morale questa nuova ondata che minaccia di travolgere regole e garanzie. Lo dobbiamo fare con il


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linguaggio responsabile che è proprio di un'alta istituzione quale il Parlamento della Repubblica.
Cominciamo a farlo riguardo alla Banca d'Italia. Con questa nuova legge, spetterà al Governo indicare quale Governatore una personalità di alto livello, tale da ricevere un vasto consenso e da poter restituire prestigio e credibilità alla Banca d'Italia. Volevamo che il mandato del Governatore fosse sì limitato nel tempo, ma non fosse rinnovabile. In tal modo, si sarebbe meglio assicurata l'indipendenza di un'autorità che per definizione deve essere indipendente.
Questa legge sul risparmio, con il suo corollario sulla Banca d'Italia, non ci convince. Si poteva fare meglio, anzi molto meglio. Negheremo quindi la fiducia al Governo, come deputati della Rosa nel Pugno, insieme con gli altri deputati dell'opposizione. Vorrei però che tutti noi, in un momento difficile per la Banca d'Italia, come Camera dei deputati, dessimo un unanime riconoscimento ai tanti dirigenti, funzionari, impiegati e dipendenti che hanno fatto di questo istituto una risorsa che continua ad essere preziosa per il paese (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Rosa nel Pugno e Misto-Popolari-UDEUR - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il nostro dibattito incrocia quella sequenza di eventi che ha portato alle dimissioni del Governatore della Banca d'Italia. Fazio ha compiuto il gesto necessario, e francamente ora non ha molto senso disquisire sulla tempistica con cui questo gesto è giunto. Auguriamo all'ex Governatore e agli italiani che le argomentazioni che si appresta ad adoperare servano davvero a chiarire la condotta da lui mantenuta alla guida della banca centrale italiana.
Un'amara considerazione, tuttavia, sorge spontanea. Ancora una volta, non è stata la politica a promuovere un processo di chiarimento, ma il potere giudiziario. Questo crepuscolo di legislatura, con il cambio di regime elettorale, comincia a somigliare un po' troppo alla fine della prima Repubblica, con la politica che arretra e si rifugia nelle tane di un leaderismo sempre più autoreferenziale e con una pubblica opinione che assiste impotente. O forse è questa la nuova scena della politica, succube di lobby finanziarie che dettano le loro regole, ben soddisfatte di dover negoziare con pochi piuttosto che confrontarsi con l'intero Parlamento? Così è accaduto, in definitiva, con questa lunga e strascicata vicenda dell'ex Governatore di Bankitalia, che ha incrociato altre ed inquietanti vicende di avventurieri della finanza, sfiorando politica e partiti.
È accaduto che, per la prima volta nella storia della Banca d'Italia, ha vacillato il modello disegnato dai padri della patria per garantire l'autonomia dell'istituzione dalla politica. Il Governatore svolgeva il suo mandato a vita, un privilegio assoluto e, a leggerlo con le lenti dell'attualità politica, non compatibile con lo spirito pubblico corrente. Un privilegio, tuttavia, mai abusato da un'elite di reggitori - da Menichella a Carli, a Ciampi - che seppe coniugare l'indipendenza del ruolo con la necessaria flessibilità nei rapporti con l'autorità politica di Governo. Insomma, se nella cultura dell'amministrazione italiana è possibile rintracciare la figura di un servitore dello Stato, questa indubbiamente è stata incarnata dal Governatore di Bankitalia, non a caso per ben due volte, con Einaudi e con Ciampi, chiamato al vertice della Repubblica.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 9,05)

PINO PISICCHIO. Un servitore dello Stato capace di coniugare rigore e diplomazia, sobrietà nei comportamenti ed autorevolezza sui mercati finanziari.
Dopo lunghi giorni di sofferenza, pertanto, era giunto il momento del soprassalto di dignità da parte della politica, per la costruzione di una nuova stagione di


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regole e di garanzie per l'autorità monetaria della banca centrale, capace di dare risposte convincenti alle cancellerie e ai mercati finanziari di tutto il mondo.
Il momento era questo, onorevoli colleghi della maggioranza: l'approvazione di una necessaria legge sul risparmio, che include anche norme di riforma di Bankitalia.
Le nuove norme dovevano essere costruite di concerto, maggioranza ed opposizione insieme, come peraltro si era affermato nelle dichiarazioni di intenti di molti esponenti politici ed istituzionali. Le ultime ore ci hanno raccontato invece che i buoni propositi erano solo vaghi fosfeni natalizi, se è vero, come è vero, che la maggioranza ha deciso di varare la sua norma sul falso in bilancio ponendo addirittura una triplice questione di fiducia sul provvedimento in esame, così intimamente connesso con le vicende della Banca d'Italia.
È un errore, un grande errore che questa maggioranza sta commettendo, quello di fiaccare un rapporto di necessaria solidarietà politica attorno all'autorità indipendente della Banca d'Italia. È, ancora una volta, la dichiarazione di una scarsa sensibilità istituzionale sul terreno delle regole del gioco.
Così come è avvenuto per la riforma costituzionale, così come è avvenuto per la legge elettorale, ecco che anche per la Banca d'Italia il Governo si esprime con la medesima logica privatistica, proprio quando la politica, tutta la politica, appare più debole e vulnerabile rispetto alle lobby finanziarie, più bisognosa di regole condivise e comportamenti improntati all'etica del servizio e non ai principi dell'autoreferenza.
Per queste ragioni, il gruppo dell'UDEUR voterà contro le tre fiducie chieste dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Popolari-UDEUR, Misto-La Rosa nel Pugno e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, Triste, solitario y final, il titolo del famoso romanzo di Osvaldo Soriano, potrebbe essere una splendida metafora per il mesto addio di Antonio Fazio dall'incarico di Governatore della Banca d'Italia. Eppure, quanto è durato in questa carica, al di là del discredito internazionale nel quale ha gettato il principale istituto bancario del paese, al di là e al di sopra delle dichiarazioni deboli, tardive, inefficaci ed inutili del Presidente del Consiglio? È evidente che, se ciò è accaduto, è perché questo signore aveva molti santi in paradiso. Emergono nella stampa quotidiana nomi e cognomi di sottosegretari, di esponenti politici di questa maggioranza e di questo Governo che per ragioni diverse, ma convergenti, hanno aiutato e sostenuto Antonio Fazio anche quando erano chiare le responsabilità sue personali e del suo modo di agire.
È proprio vero, signor Presidente, il conflitto di interessi, gli atti di interesse privato in quelli che dovrebbero essere disinteressati atti di ufficio, sono fatti talmente consustanziali alla cultura politica di queste destre e di questo Governo da non limitarsi alle enormi responsabilità del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi; essi sono ampiamente diffusi a livello di ministri, di sottosegretari e della pletora del mondo di sottogoverno.
La magistratura farà il suo corso e non si tratta, onorevole Villetti, di essere garantisti né tanto meno colpevolisti; si tratta semplicemente di essere rispettosi del dettato costituzionale, che prevede, secondo un fondamentale principio liberale, la divisione netta dei poteri.
A noi parlamentari, uomini politici, semplici cittadini, può casomai competere una valutazione, ed io la voglio fare senza infingimenti e senza ipocrisia.
Noi siamo di fronte ad un passo in avanti per quanto riguarda il comportamento della magistratura. Tra l'operazione «mani pulite» e quella «banche pulite» vi è un avanzamento: se prima erano solamente i corrotti al centro delle indagini, oggi, finalmente, lo sono i corruttori. Si sta, quindi, completando un'analisi, che


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per noi ha un grande interesse politico, su quello che effettivamente è il sistema capitalistico italiano e su quanto esso sia caduto in basso. E non vi è salvezza con questo Governo delle destre, come dimostrano gli emendamenti proposti dal Governo su cui lo stesso ha avuto la temerarietà di porre un'ennesima triplice questione di fiducia.
Non occorre neppure che faccia uno sforzo analitico o di fantasia per giudicare gli emendamenti presentati dal Governo. È sufficiente leggere perfino il quotidiano confindustriale Il Sole 24 Ore per trovare una puntuale critica che smonta gli emendamenti governativi su cui il Parlamento è chiamato a votare la fiducia. Prendiamo, ad esempio, la procedura di nomina del nuovo Governatore della Banca d'Italia. Noi pensiamo, e lo dico anche agli amici del centrosinistra, che bisognerebbe evitare di entrare nella partita del «toto Governatore»; occorrerebbe prima discutere quali caratteristiche questa figura deve avere. E queste caratteristiche non possono non derivare dalla drammatica situazione economica e sociale in cui versa il paese.
Se siamo di fronte ad un declino industriale ed economico e ad un abbassamento del livello di competitività dell'Italia nel mondo, allora il nuovo Governatore della Banca d'Italia deve farsi carico, per ciò che riguarda le sue competenze e le sue funzioni, di una ripresa economica e sociale del paese. Chi governerà la Banca d'Italia non può quindi essere un alfiere delle fallimentari teorie liberiste e monetariste, e non può essere neanche una banale vestale dei vincoli di Maastricht e di Amsterdam, ma deve essere una persona che sa accompagnare il rilancio dell'iniziativa pubblica nell'economia, unica ed indispensabile garanzia per una ripresa economica del paese che l'attuale classe dirigente, da sola, non è in grado di attuare in campo economico.
Siamo preoccupati, perciò, in ordine alla definizione della durata in carica del Governatore della Banca d'Italia. Siamo, in particolare, contrari alla possibilità di una reiterazione dell'incarico di Governatore. Saremmo più favorevoli - lo abbiamo sostenuto attraverso appositi emendamenti, che però non potranno essere posti in votazione - anche ad una durata in carica più lunga (sette-otto anni), purché essa non collimi con quella di una legislatura, al fine di evitare un'evidente dipendenza politica dal quadro politico dominante. Prevedere un mandato di sei anni reiterabile significa, quasi certamente (perché in Italia tutto cambia tranne l'istituto della proroga), una durata in carica del Governatore per dodici anni, con la conseguente garanzia di un percorso lungo; allo stesso tempo, significa anche sottoporre a ricatto chi assumerà questo pesante incarico. Si tratta, quindi, di una norma, a nostro avviso, assolutamente sbagliata.
Ancora, perché mai continuare a mantenere una duplice responsabilità, tra Banca d'Italia e Antitrust, in ordine alle competenze in materia di concorrenza e di trasparenza del mercato finanziario? È un grave errore. I controllori, a nostro avviso, non possono coincidere con i controllati. Una separazione netta dei compiti e delle responsabilità s'impone e ciò fa parte, è un'anticipazione che si può fare, del programma con cui l'Unione si presenterà ai cittadini nella prossima campagna elettorale.
Inoltre, che dire della questione della proprietà della Banca d'Italia? È bene ricordare che, dal 1936 ad oggi, la novità è - con la riforma del 1992 - la totale privatizzazione del sistema bancario italiano; quindi, non ha senso che un istituto di diritto pubblico permanga nelle mani di banche private. Questa è un'anomalia nel contesto europeo, che non ha alcun senso, e non si può scaricare sui Governi futuri la responsabilità di procedere ad una pubblicizzazione dell'istituto bancario centrale, di cui - ripeto -, con quei limiti e con quelle funzioni, noi abbiamo assolutamente bisogno per un rilancio del paese.
Queste sono le ragioni di merito che ci rendono contrari all'emendamento governativo della questione in merito alla Banca d'Italia.


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In sede di dichiarazione di voto sul provvedimento nel suo complesso ritornerò - ragioni di tempo ora me lo impediscono - sulla nostra contrarietà alla derubricazione delle norme sul falso in bilancio, che, ancora una volta, questo Governo ha voluto inserire nel testo in esame per impedire che responsabilità rilevanti, anche sul terreno penale, comportino delle giuste punizioni per una classe dirigente economica e politica irresponsabile e insensibile agli interessi del paese.
Signor Presidente, che dire di un Governo che affida il successo delle prossime Olimpiadi di Torino...

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Alfonso Gianni.

ALFONSO GIANNI. ...anziché ad un confronto - escludendo le botte - democratico con i valsusini, al «gratta e vinci»; «gratta e vinci»: metafora di quella che è stata la politica di questa classe dirigente; una politica che, per fortuna, gli italiani cambieranno definitivamente la prossima primavera (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la Lega Nord condivide ed approverà questo progetto di legge, che reca disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari. Questa è una buona legge sul risparmio, sui criteri di nomina del Governatore, sui poteri della vigilanza e su una maggiore collegialità nelle scelte della Banca d'Italia.
Con l'approvazione di questo progetto di legge, il Governatore non avrà più un mandato a vita e saranno ridimensionati i suoi poteri di vigilanza, perché sarà collegato alle funzioni dell'Antitrust; il Presidente della Repubblica avrà un importante potere di nomina, assieme alle proposte del Governo, sui futuri Governatori della Banca d'Italia e, quindi, sarà garante di uno dei poteri esclusivi che la Costituzione e la riforma della stessa attribuiscono allo Stato, vale a dire la tutela del risparmio e del credito dei cittadini. A tale riguardo, si istituisce anche una commissione per la tutela del risparmio, composta da tre persone, chiamata a riferire al premier e ai Presidenti delle Camere. È importante, quindi, che la nomina del Governatore sia stata sottratta al consiglio superiore, cioè alle banche vigilate dalla Banca d'Italia, ma nello stesso tempo proprietarie della Banca d'Italia, perché questo era il più grande conflitto di interessi della Repubblica, al quale abbiamo rimediato allineandoci alla situazione di paesi quali la Germania e la Francia.
In sostanza, la responsabilità politica diventa più trasparente, si riduce l'autoreferenzialità del Governatore e il Presidente della Repubblica, coinvolto attivamente nella nomina dello stesso, risponde in pieno alle garanzie che la Costituzione riserva ai cittadini.
Riteniamo importante che, sugli atti che hanno rilevanza esterna, la competenza passi dal Governatore al direttorio che, votando a maggioranza, attuerà scelte collegiali, con tutte le conseguenze positive che ciò comporterà in futuro. Riteniamo positivo anche il coinvolgimento dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, che affiancherà i nuovi vertici della Banca d'Italia nel compito di vigilare sull'operato degli istituti di credito e sulla concorrenza nei mercati bancari e finanziari.
Questi cambiamenti sono necessari alla luce di quanto è successo nel nostro paese in questi ultimi anni che, pur vedendo alternati alla guida della Banca d'Italia figure illustri, hanno dimostrato come il controllo sulle attività bancarie e finanziarie, rivoltesi negativamente su milioni di cittadini, di fatto non esisteva. Non serve ricordare, perché le ferite sono ancora recenti e profonde, i fallimenti della Cirio e della Parmalat, nonché la vicenda dei bond argentini, che hanno assunto dimensioni inimmaginabili e dalle conseguenze devastanti nelle economie di centinaia di


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migliaia di famiglie italiane. Responsabilità, queste, da imputare a tutto il sistema creditizio, che si è dimostrato colpevole e omertoso, quanto spregiudicato, nel compiere le operazioni che, inevitabilmente, hanno portato ai crack che abbiamo vissuto.
È vero, peraltro, che la politica è riuscita a fare anche di peggio. Ricordiamo tutti, ad esempio, i 60 mila miliardi di lire dirottati in Irpinia vent'anni fa, che ancora non si sa quale fine abbiano fatto. Si tratta di capitali che, se investiti opportunamente, avrebbero consentito al paese un rilancio economico senza precedenti; ma così non è stato.
Se agli errori della politica c'è un rimedio, a cui i cittadini possono ricorrere attraverso la cabina elettorale, per gli errori e le omissioni di Bankitalia su Cirio, Parmalat e bond argentini, prima di questa importante riforma, non c'erano elementi. Quindi, il passaggio è stato doveroso. Ricordiamo anche le responsabilità traumatiche di questo istituto nei mancati controlli sui fatti che accadevano, ad esempio, alla Banca di Roma, al Banco di Napoli ed a Sicilcassa: decine di migliaia di miliardi di lire sparivano nel nulla senza che si costruisse alcunché di buono nel paese, semplicemente arricchendo, senza misura, pochi, fortunati ladri. Il solo Banco di Sicilia aveva 6 mila miliardi di lire di passività e, di questi, ben 2 mila furono persi concedendo fidi da 200 miliardi di lire ciascuno a dieci conti correnti intestati a nomi di fiori, quali rosa, margherita, tulipano o viola. Noi continuiamo a chiederci come ciò sia potuto accadere. Ricordo i 9 mila miliardi di debiti della Banca di Roma ed i ben 13 miliardi di debiti del Banco di Napoli. Cifre, queste, da far fallire il mondo creditizio di un intero continente. Questi capitali dovevano pur finire da qualche parte: vuoi vedere che i dieci «fiori» hanno acquisito pacchetti azionari per controllare altre banche sane, per infilarci dentro qualche loro uomo di fiducia pronto a concedere prestiti ai nuovi clienti, mandati degli stessi «fiori dell'imbroglio»? Questo, in sostanza, è accaduto nel nostro paese.
Queste scorribande, non improvvisate, ma scientemente attuate, hanno «scassato» l'Italia. Di questo siamo consapevoli; ma c'è dell'altro che giustifica tale riforma.
Di sicuro, in passato, non sono mancate pressioni, ad esempio, per convincere l'Antonveneta di Padova ad acquistare oltre 150 sportelli della Banca di Roma, che aveva 9 mila miliardi di «buco», investendo 650 miliardi di lire. Lo stesso - in odor di salvataggio, però pilotato - penso sia accaduto alla Cariplo, banca lombarda chiamata a salvare le dissanguate Casse di Puglia e Calabria, che avevano «buchi», anch'esse, per oltre un migliaio di miliardi di lire. Gli stessi Banca popolare di Brescia e San Paolo di Torino corsero in soccorso del Banco di Napoli e Medio-credito, quale controllore di molte banche del nord, è stato interessato nell'aiuto al polo bancario siciliano.
È chiaro che qualcosa non funzionava ed è evidente la necessità, da noi sempre sostenuta, di creare poli bancari legati alle loro rispettive dinamiche ed esigenze territoriali e che non siano costretti, a seguito di una telefonata, come ho prima ricordato, a staccarsi dalle loro realtà per interessarsi di problemi che non li riguardano.
Lo stesso articolo 5 della Costituzione, già nel 1948, obbligava lo Stato al più ampio decentramento di funzioni amministrative, adeguando i principi e i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
Ebbene, nonostante ciò, le telefonate di indirizzo si sono moltiplicate, con il risultato di sottrarre ricchezza, che altrimenti sarebbe stata investita laddove avrebbe creato lavoro e benessere veri, al fine di portare acqua ai soliti «vasi di fiori» che, peraltro, in questo paese sembrano non appassire mai.
Serve, allora, attuare l'articolo 5 della Costituzione, nonché l'articolo 119 della Carta, al fine di costruire quel federalismo fiscale vero con il quale ogni realtà si assumerà le proprie responsabilità cercando di non dissolvere i frutti del proprio lavoro, nella consapevolezza, ribadita dalla riforma costituzionale, che le perequazioni


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vanno garantite ai territori più svantaggiati, nel rispetto, però, delle prerogative della Repubblica. Repubblica che opera «ai fini della elevazione economica e sociale» dei nostri cittadini, incoraggiando e tutelando il risparmio «in tutte le sue forme», coordinando e controllando l'esercizio del credito, e non opera come, invece, purtroppo è accaduto finora.
Per questi motivi, annuncio il voto favorevole del gruppo della Lega Nord perché abbiamo la necessità di un credito e di un risparmio degni di un paese serio e degni, soprattutto, di un paese proiettato verso un sistema federale che, valorizzando capacità e responsabilità, riuscirà, grazie a tale conquistata, nuova autonomia, a dire «basta» alle ingerenze interne - ma anche eventualmente esterne -, in modo che le ricchezze prodotte non debbano più essere «razziate» con scorribande spesso virtuali attuate da persone poco perbene (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Forza Italia - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello in esame è un provvedimento che si intreccia con le fortune e le sfortune del Governatore della Banca d'Italia, dottor Fazio, e che, come ha avuto modo di dichiarare proprio ieri il Presidente del Senato, professore Pera, ha, in qualche modo, modificato la situazione che, invece, poteva essere risolta senza «spargimento di sangue».
Vorrei ricordare che il progetto di legge giunge all'esame di questa Assemblea per la seconda volta dopo la lettura di palazzo Madama; ebbene, sappiamo perfettamente che tutte le norme che sono state approvate in quella sede non potevano e non possono essere oggetto di modifiche da parte della Camera dei deputati. Francamente, infatti - e lo dichiaro con profonda amarezza -, mi è parso un provvedimento che in qualche modo è stato gestito e sollecitato dall'esterno e che ha incontrato, anche all'interno di questa Assemblea, parecchie situazioni di disagio, di incapacità, forse, di progredire nella creazione di meccanismi effettivi di governo della politica rispetto a questi temi.
Se, dunque, è vero che «i furbetti del quartierino» si trovano nei gangli vitali della finanza italiana, è altrettanto vero che, probabilmente, «i furbetti» si annidano ovunque e dappertutto. Abbiamo infatti visto come anche nei corpi intermedi, nelle associazioni importanti audite in occasione delle finanziarie e dei grandi eventi che cambiano la storia di questo paese vi siano «furbetti del quartierino».
In sostanza, abbiamo fatto una brutta figura, tutti quanti insieme, dopo essere partiti lancia in resta per apprestare in questo Parlamento una risposta agli scandali Parmalat e Cirio che fosse facile, normativamente corretta, capace, quindi, di essere all'altezza dei paesi occidentali (così come avevano fatto gli Stati Uniti dopo lo scandalo Henron).
Se mi consentite, onorevoli colleghi, vorrei allora svolgere alcune considerazioni riguardanti aspetti che attengono al confronto parlamentare, e quindi alla circostanza che ha visto tra loro contrapposte, dopo una stagione che sembrava consentire di conseguire un risultato bipartisan sull'elaborato normativo in esame, maggioranza ed opposizione.
Ho sentito affermare, infatti, che il testo che ci è stato trasmesso dal Senato è sostanzialmente da buttare: infatti, numerose proposte emendative avanzate dall'opposizione erano finalizzate a ripristinare le norme precedentemente approvate dall'Assemblea di Montecitorio.
Vorrei rivolgere, allora, alcune domande, che non vogliono essere né retoriche, né tantomeno provocatorie: in sostanza, se il testo del provvedimento elaborato dalla Camera dei deputati piaceva così tanto all'opposizione, perché non siamo arrivati ad approvarlo insieme? Perché non vi è stata questa disponibilità a ricercare, fino in fondo, un metodo per completare l'opera che, in qualche modo, tutti quanti insieme avevamo contribuito ad elaborare? Probabilmente, anche sul


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provvedimento in esame è stato seguito un percorso ispirato da «furbizia», e ciò investe anche il ruolo svolto dall'opposizione. L'opposizione, infatti, voleva forse scaricare sulla maggioranza le contraddizioni manifestatesi al proprio interno, soprattutto in ordine alla difesa del Governatore Fazio.
Ricordo che sono due gli emendamenti oggetto di attenzione da parte della Camera dei deputati, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia. Diciamo subito, per sgomberare il campo da ogni equivoco, che noi saremmo stati più propensi a far svolgere un dibattito parlamentare su tali questioni, e dunque avremmo voluto che il Governo non avesse fatto ricorso a tale procedura. Credo, tuttavia, che la posizione della questione di fiducia sia stata motivata più dalla mancanza di una chiara solidarietà tra le forze politiche della maggioranza che non da un problema di merito del costrutto della normativa.
Vengono proposte, in sostanza, due modifiche al testo licenziato dal Senato. La prima innovazione è l'introduzione di un ulteriore mandato a termine per il Governatore della Banca d'Italia che, in qualche modo, si allinea perfettamente anche con le osservazioni formulate dalla Banca centrale europea. Oggi sento affermare che la reiterazione del mandato per altri sei anni non convince l'opposizione in ordine al rispetto dell'indipendenza della Banca d'Italia. Ebbene, di ciò si può discutere, tuttavia mi sembra che si tratti di un argomento che non può indurre, in maniera semplicistica, a respingere tale norma, visto che il problema principale era riformare il mandato a tempo indeterminato del Governatore. Come testè ricordato, inoltre, tale scelta risulta in piena sintonia con le raccomandazioni avanzate dalla Banca centrale europea.
La seconda innovazione concerne il reato di falso in bilancio. Su questo aspetto, credo opportuno che ci si chiarisca una volta per tutte. Sembra, infatti, che la riforma del diritto societario approvata dal Parlamento abbia provocato tutti gli scandali possibili. Ebbene, vorrei ricordare che le note vicende della Cirio e della Parmalat sono frutto della precedente disciplina del falso in bilancio. Ciò, dunque, non ha nessuna attinenza con quanto il Parlamento aveva approvato in ordine alla riforma del diritto societario!
Non è vero, inoltre, che il reato di falso in bilancio venga eliminato; esso, infatti, viene modificato, e sappiamo perfettamente che ciò era, ed è tuttora, funzionale ad un aspetto rilevante del diritto societario: mi riferisco all'obiettivo di far crescere, numericamente ed in termini di consistenza, il sistema produttivo italiano, che risulta essere «micro». Era questa l'indicazione che, in qualche modo, ha fatto sì che anche questa riforma si collocasse nel quadro più ampio del rilancio della concorrenza nel sistema economico italiano.
Vorrei altresì aggiungere che proprio in materia di concorrenza - l'altro importante tema della cosiddetta verifica tra la maggioranza e l'opposizione - è stato realizzato qualcosa di nuovo. È stata avanzata, infatti, una proposta che riequilibra le funzioni della Banca d'Italia e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato. In tal caso, mi sembra opportuno formulare un'ultima considerazione.
Vedete, onorevoli colleghi, anche importanti personaggi del nostro partito, l'UDC - mi riferisco all'onorevole Tabacci -, si sono pronunciati su tale questione. Ricordo perfettamente che, quando il provvedimento in esame è ritornato dal Senato, l'onorevole Tabacci ebbe a dire, nel corso di una splendida intervista, che il testo avrebbe dovuto essere approvato così com'era, immediatamente, perché occorreva dare una risposta, in termini di rinnovata credibilità del mercato, rispetto agli eventi che si erano succeduti; inoltre, affermò, vi era la necessità di non consentire un'ulteriore dilazione dei termini, al fine di evitare che il Parlamento fosse imputato di assoluta inadempienza in ordine a tale questione.

BRUNO TABACCI. Se si migliora è meglio...


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LUIGI D'AGRÒ. Se si migliora è meglio, presidente Tabacci, e credo che ci sia stato un passaggio dentro il quale, soprattutto rispetto alla concorrenza, si è migliorato. Voglio dire con estrema franchezza che i due termini sui quali abbiamo modificato, o meglio il Governo ha introdotto la modifica, in qualche modo sollecitano fortemente la cultura di insieme che anche l'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro aveva interpretato.
Da ultimo, ho sentito il collega Mario Lettieri che ci ha stimolati ad essere completi nel nostro dibattito politico e nelle nostre assunzioni di responsabilità. Vorrei dire al collega due cose. La prima è che se ci dice che noi siamo stati la punta più critica della maggioranza anche in questo provvedimento, effettivamente, ci rende onore e ci dà piacere. Il secondo aspetto, se mi consentite, si riferisce al fatto stesso che in ogni caso siamo rimasti dentro un contesto di solidarietà di maggioranza, il che chiude tutte quante quelle illazioni che ci vedevano sempre alternativi alle funzioni di omogeneità che la maggioranza stessa deve avere. Proprio in questo senso e con questa caratterizzazione, annuncio che l'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro voterà a favore delle tre questioni di fiducia poste dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il voto convintamente favorevole sulle tre questioni di fiducia poste dal Governo per l'approvazione del provvedimento di legge sul risparmio è il coronamento di un percorso lungo, complesso e articolato, che finalmente vede l'approvazione di una disciplina fortemente voluta dal paese, nella conclusione di un iter parlamentare che auspichiamo possa intervenire al Senato entro la fine dell'anno. Gli scandali finanziari della Cirio, della Parmalat e dei bond argentini avevano certamente evidenziato, oltre alle responsabilità penali dei rispettivi organi dirigenti di quelle entità economiche, una deficienza di funzionamento del sistema dei controlli, in cui gli importantissimi istituti pubblici, tra cui la Banca d'Italia, erano parte fondamentale. Il Parlamento si attivò subito, anzi già oltre due anni fa erano pendenti alcune proposte di legge di iniziativa parlamentare in questa Camera e alcune di esse proprio per iniziativa di Alleanza Nazionale. Il percorso è stato certamente molto articolato, come dicevamo, complesso per la delicatezza stessa della materia, ma ha sempre visto l'atteggiamento efficace e responsabile di Alleanza Nazionale, anche in occasione della discussione riguardo l'ineludibile riforma della disciplina relativa alla Banca d'Italia, che si imponeva a seguito dell'introduzione dell'euro e del trasferimento delle competenze di politica monetaria alla Banca centrale europea, che quindi avrebbe in ogni caso dovuto intervenire. Questa non solo era stata progettata, dibattuta e prospettata anche dai nostri banchi, ma in prima lettura fu rinviata perché l'allora Ministro dell'economia e delle finanze sostenne, giustamente, che ci si trovava in una situazione di tempesta finanziaria e che si doveva tutelare l'autorevolezza e il prestigio della Banca d'Italia.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 9,50)

PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Il ministro Siniscalco in quella circostanza, quindi, ritenne non opportuno procedere nel senso che già era stato in qualche modo disegnato e le norme relative alla riforma della disciplina dell'Istituto centrale furono espunte dal provvedimento. Alleanza Nazionale e la maggioranza si adeguarono a quella richiesta, perché, certamente, in quel momento l'esigenza di tutela del prestigio e dell'autorevolezza della Banca d'Italia sembravano prevalenti. Tuttavia, i recenti fatti che


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sono emersi e rispetto ai quali il dibattito nell'ambito dell'opinione pubblica si è reso sempre più vivace, hanno imposto la reintroduzione di alcune di quelle norme e il Governo e la maggioranza hanno risposto adeguatamente.
Anche il fatto che la magistratura stia svolgendo indagini penetranti su alcuni inquietanti episodi ed alcune inquietanti vicende finanziarie dipende soprattutto dal tempestivo recepimento da parte del Parlamento, con questa maggioranza, della direttiva europea sui cosiddetti abusi di mercato, ossia sulla manipolazione delle informazioni privilegiate. Se non vi fosse stato questo atteggiamento - più che responsabile - della maggioranza, di Alleanza Nazionale e di questo Parlamento, la magistratura oggi non potrebbe svolgere così puntualmente tali indagini, i cui esiti constateremo a tempo debito.
Nel lungo percorso che oggi si chiude, Alleanza Nazionale è stata sempre in prima fila e, in questa circostanza conclusiva, consentitemi di ringraziare particolarmente l'onorevole Stefano Saglia, la cui opera di relatore è stata determinante per l'iter di questo provvedimento ed ha anche portato alla sua - auspichiamo definitiva - conclusione.
Le nuove norme che Alleanza Nazionale ha fortemente voluto incidono profondamente sulla disciplina del risparmio. Valga, ad esempio, per tutte l'introduzione di norme che consentano finalmente una reale autonomia e capacità di controllo dei collegi sindacali e delle società di revisione, l'obbligo, anche per le società italiane, di allegare al proprio bilancio quello delle società controllate con sede all'estero, l'obbligo della predisposizione per il pubblico del prospetto informativo per tutti i prodotti finanziari, anche per quelli assicurativi e, quindi, con una maggiore trasparenza per il pubblico stesso, l'inasprimento delle pene per i reati finanziari e, specialmente, è evidente anche in ordine all'articolo 19 su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, la riforma della disciplina dell'Istituto centrale, che vede anzitutto la nuova procedura per la nomina da parte del Presidente della Repubblica, su proposta della Presidente del Consiglio, sentito il Consiglio superiore della Banca, il mandato a termine, sia pure rinnovabile per una volta, l'introduzione del principio della collegialità, che vede finire l'assoluta «solitudine» del Governatore, con una maggiore responsabilità del Direttorio, l'obbligo e, quindi, la trasparenza evidentemente privilegiata, della motivazione e della predisposizione in ordine alle decisioni dell'Istituto centrale di provvedimenti scritti che, quindi, possano essere verificati da chiunque, le nuove norme che introducono, seppur ancora in forma di avvio, un sistema di controlli e di vigilanza per finalità: la Banca d'Italia conserverà principalmente la vigilanza sulla stabilità, la Consob quella sulla trasparenza e l'Autorità garante della concorrenza e del mercato quella sulla concorrenza.
Non vi è dubbio che vi fosse necessità di procedere, in questa fase, con i voti di fiducia, perché, come giustamente si è ricordato anche in precedenza, dopo una fase di in cui si era riscontrata una certa collaborazione da parte dell'opposizione, tale percorso si è interrotto. La necessità era quella di concludere l'iter al più presto possibile, proprio per rispondere adeguatamente alle esigenze che sempre più si ergevano dal paese, anche in ordine alle vicende di questi giorni. Quindi, le lamentazioni dell'opposizione sono strumentali ed assolutamente di parte.
Alleanza Nazionale accorderà le tre fiducie al Governo e voterà a favore dell'approvazione del provvedimento, perché le nuove norme che il paese attende possano entrare in vigore entro la fine dell'anno, possano essere pronte già per consentire anche al nuovo vertice dell'Istituto centrale di Banca d'Italia di iniziare il percorso finalizzato al recupero di quell'autorevolezza e di quel prestigio che non sono mai mancati e che dovranno continuare a contraddistinguere la Banca d'Italia, questa volta in unione ad un sistema di controlli e ad una disciplina efficiente per la tutela dei risparmiatori e di tutti coloro che, quindi, affidano anche al Parlamento le proprie sorti in ordine a ciò


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che in certi casi vi è di più rilevante, ossia i propri risparmi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, prendo la parola a nome dei colleghi dei gruppi della Margherita e dei Democratici di sinistra: nella prossima legislatura i nostri gruppi confluiranno in un gruppo unico, e questo è il primo passo verso quel tipo di orientamento.
Una legge sulla Banca centrale e sul risparmio avrebbe potuto essere condivisa e discussa insieme, un'occasione per dare stabilità e per restituire un'immagine nazionale e internazionale al nostro paese: non è stato così. Questo provvedimento è tardivo, poteva essere adottato due anni fa; nel frattempo, migliaia di risparmiatori sono stati truffati, il sistema finanziario è nella tempesta e l'intervento della magistratura, ancora una volta, ha supplito a deficienze proprie del potere politico. Perché la tardività e perché attendere due anni?
Nei mesi scorsi, avete respinto tutte le nostre proposte: quella sul mandato a termine (che avete riprodotto adesso), quella sulle competenze dell'Antitrust, quella sulla semplificazione dei sistemi di controllo. Molti colleghi, in particolare ricordo Mauro Agostini e Roberto Pinza, si sono impegnati su questa materia, ma tutte quelle proposte sono state respinte. Così è accaduto anche per quanto riguarda il risparmio, e mi riferisco all'opera dei colleghi Lettieri e Benvenuto. Ricordo la Commissione parlamentare di inchiesta su Cirio, Parmalat e bond argentini, approvata dalla Camera e affossata al Senato. E ricordo le class action, che sono gli strumenti per tutelare i risparmiatori frodati, approvate alla Camera e bloccate al Senato.
Avete lasciato i risparmiatori penalizzati dai bond argentini senza alcuna tutela. Francia, Spagna, Repubblica federale tedesca hanno preso contatti diretti con il Governo argentino, hanno tutelato i loro risparmiatori, hanno dato i consigli necessari per salvare i loro risparmi. Voi non lo avete fatto e i risparmiatori italiani sono stati frodati. Perché tutto ciò?
Il Presidente del Consiglio, in un raro accesso di verità, l'ha confessato in televisione l'altro giorno: non abbiamo approvato la legge sul risparmio perché la maggioranza era divisa. Perché la maggioranza era divisa! Le divisioni della maggioranza hanno penalizzato, quindi, migliaia di risparmiatori ed hanno esposto il sistema bancario alla tempesta nella quale si trova.
Ma le vostre divisioni di che tipo sono? Dipendono da interessi o dipendono da una concezione del mercato, della società, della politica? Gli interessi, in questo momento, non mi riguardano; mi interessa, piuttosto, l'altra questione. Credo che voi abbiate un'idea di società di mercato priva di regole. Ritenete che tutto debba essere regolato dai rapporti di forza, punto e basta. Ed è questa visione premoderna che ha portato la società italiana, il mercato italiano e il nostro paese al declino. Voi non avete contribuito alla competitività del nostro paese perché avete lasciato che quest'ultimo fosse abbandonato ai puri e semplici rapporti di forza. Dopodiché, ad un certo momento, quando la situazione si è fatta insostenibile, avete preso dei frammenti delle nostre proposte e li avete ricomposti in un mosaico che ha molti vuoti. Faccio un esempio: temporaneità del mandato. Avevamo avanzato tale proposta: se non ricordo male, avevamo proposto otto anni (mi pare che sia il termine europeo). Voi proponete sei anni più sei, ed affermate che così si potrà garantire l'indipendenza. Cari colleghi, è stato già detto da altri rappresentanti dell'opposizione: ciò vuol dire che, a partire dal quarto anno, quel Governatore della Banca d'Italia sarà sotto la tagliola del sospetto politico, perché dovrà ottenere la riconferma. Se questa è la questione, molto meglio sarebbe stato prevedere un termine più lungo senza la


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riconferma, come avviene per alcune alte cariche dello Stato (pensiamo ai giudici costituzionali).
Non solo: c'è un'altra questione. Se era necessario - e, probabilmente, è così - che fosse il Governo ad avanzare la proposta, come avviene in tanti altri paesi europei, allora (come avviene in questi stessi paesi) sarebbe stato opportuno che una maggioranza qualificata di parlamentari esprimesse il proprio consenso. Trattandosi di un'unica figura, ciò avrebbe sottratto davvero il Governatore della Banca d'Italia ai tentativi di acquisire consensi sotterranei tra questa o quella forza politica. Non lo avete fatto.
Oggi - vengo all'altra questione - avete tenuto fuori dal comitato per il risparmio migliaia e migliaia di risparmiatori, che sono riuniti e rappresentati da organizzazioni di consumatori che si sono mosse per tutelare i loro diritti. Tale aspetto ci preoccupa perché, in realtà, una vera organizzazione moderna per il controllo del risparmio e per la garanzia del sistema bancario avrebbe dovuto prevedere la presenza di questi risparmiatori.
Ora, voi ponete la questione di fiducia. Non c'era nessun ostruzionismo, i tempi sono contingentati ed i nostri emendamenti erano soltanto cinque. È la quarantunesima volta che ponete la questione di fiducia: credo costituisca un record, soprattutto considerando che il Governo è partito con circa 80 deputati in più rispetto all'opposizione.
Qual è la ragione? La ragione, cari colleghi, è il falso in bilancio. È tutto lì! Ancora una volta, andate verso una forma di depenalizzazione del falso in bilancio. I delitti diventano contravvenzioni, le pene vengono dimezzate e si può utilizzare un aspetto della cosiddetta ex Cirielli, quella che in alcuni casi riduce i termini di prescrizione.
A questo punto, vorrei far riferimento a quanto alcuni colleghi, come il collega Villetti, avevano detto in termini corretti e giusti sulla questione delle carceri e dell'amnistia.
Onorevole Villetti, noi siamo favorevoli all'indulto condizionato della proposta Fanfani, che è lo strumento reale per alleggerire le carceri da coloro che non è giusto che siano detenuti. Ma l'amnistia può essere utilizzata ad un altro fine e ci preoccupa che i colleghi di Forza Italia in Commissione giustizia si siano dichiarati favorevoli all'indulto purché ci sia l'amnistia.
Sapete, colleghi, cosa significa l'amnistia? Essa vuol dire un colossale colpo di spugna su tutti i procedimenti che sono in corso per truffa e falso in bilancio ai danni dei risparmiatori italiani. È questo che volete? È questo il vostro obiettivo?

ANTONIO LEONE. Ditelo a Villetti! Mettetevi d'accordo!

LUCIANO VIOLANTE. Allora, stiamo attenti, perché capiamo il motivo per il quale avete ridotto le pene per il falso in bilancio e perché avete trasformato i delitti in contravvenzioni. Si tratta di un gigantesco colpo di spugna!
A questo punto, un altro argomento è stato utilizzato dal ministro Tremonti varie volte ed anche da un collega dell'UDC poco fa: non è necessario essere pesanti con il falso in bilancio, perché comunque i falsi in bilancio si sono verificati anche quando le pene erano più severe. È un argomento che prova troppo: a questo punto depenalizziamo le rapine e gli omicidi, visto che si commettono indipendentemente dalle sanzioni!
Qual è il punto vero? Il sistema bancario, i risparmiatori e l'opinione pubblica, nazionale ed internazionale, vogliono sapere qual è il punto di vista del Governo e di una classe dirigente nei confronti delle frodi che si commettono nel sistema bancario ai danni dei risparmiatori. Questa è la questione. Voi dite che queste sono bazzecole, cose di poco conto che non valgono nulla. È questo il punto di fondo. Il vostro atteggiamento nei confronti di coloro che frodano i risparmiatori è un atteggiamento compassionevole e ciò ha portato alla situazione attuale.
Colleghi di maggioranza, voi lasciate un paese stremato: risparmiatori truffati, autostrade bloccate da 20 centimetri di neve,


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treni che non hanno strumenti di sicurezza e provocano incidenti con morti e feriti. Ciò avviene per effetto delle vostre scelte su tutto quanto, su tutta la modernità italiana. La Cina supera l'Italia, le carceri scoppiano, la criminalità avanza, come sappiamo, e adesso somministrate una modica quantità di falso in bilancio - io credo per uso personale - all'Italia. Questo è il paese che avete realizzato, meno competitivo e con meno fiducia.
Colleghi, tra poche settimane, noi chiederemo agli italiani lo stesso consenso che essi ci danno, con il sistema maggioritario, dal 2002 nelle elezioni amministrative, regionali, eccetera. Garantiamo che toccherà a noi rimettere in corsa questo paese, ricostituendo il clima di fiducia nelle sue possibilità - perché questo è un grande paese, che voi avete svuotato della sua forza e della sua fiducia - e ripristinando regole e garanzie.
Dobbiamo essere noi i primi ad adempiere a responsabilità e doveri, perché il punto di fondo è questo: quando una classe dirigente non manifesta senso di responsabilità, viola le regole ed usa il proprio potere per frodare le leggi, questa classe dirigente non può chiedere che la società italiana faccia cose diverse da queste. È dalla classe dirigente che partono l'esempio, l'indirizzo e i comportamenti che devono orientare quelli di tutti i cittadini. Voi siete venuti meno a questo dovere.
Noi siamo consapevoli, invece, della funzione nazionale che hanno le classi dirigenti e cercheremo di fare in modo che senso di responsabilità e senso del dovere prevalgano nel paese, perché saremo noi i primi a dare l'esempio.
Infine, signor Presidente, richiamo la sua attenzione su un dato: in questo giorno, sessant'anni fa, fu firmata la Costituzione repubblicana. È un anniversario di non poco conto ed è in nome di quegli stessi valori che abbiamo condotto la nostra azione nel paese, è in nome di quei valori di correttezza, trasparenza, legalità e democrazia che ci opponiamo al provvedimento in esame, è in nome di quei valori che combatteremo la prossima campagna elettorale.
Non è una ricorrenza puramente formale; la Costituzione è, oggi, messa a rischio da una riforma «sgangherata» e pericolosa, che danneggia l'unità nazionale e penalizza la stabilità del paese. Oggi, perfino il Presidente Pera si accorge che la legge elettorale che avete approvato darà instabilità e non stabilità al paese.
La vostra regola è instabilità! La vostra regola è illegalità! La vostra regola è mettere al bando l'etica pubblica! È per questo che il paese è andato a rotoli, per questo le famiglie e le imprese sono penalizzate. Noi combatteremo su un terreno totalmente diverso, quello delle regole, dell'etica pubblica e dei valori costituzionali (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, nell'annunciare con convinzione il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sulle questioni di fiducia poste dal Governo, nonché, a seguire, sull'approvazione del provvedimento, vorrei ricordare ai colleghi delle opposizioni, che tanto si sono stracciati le vesti in questi giorni per essere il più possibile visibili, ma principalmente agli italiani, che giungiamo all'approvazione di un'ennesima ed importante riforma di questo Governo, superando ancora una volta il solito stanco, trito e ritrito coro di niet che non avete fatto altro che pronunciare fino ad oggi, anche nel merito di questa riforma.
Lo abbiamo ripetuto fino alla nausea, in questi anni. Siamo stanchi anche noi - figuriamoci gli italiani - di questo muro contro muro che avete fatto con la maggioranza ed il Governo opponendovi ad ogni provvedimento e senza mai confrontarvi realmente e lealmente nel merito.


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PIERLUIGI CASTAGNETTI. Noi? Noi...?

ANTONIO LEONE. Vorrei evitare la polemica politica ed invitarvi ad una riflessione serena. Davvero pensate che la maggioranza sarebbe caduta nel tranello, evitando di porre la questione di fiducia sul provvedimento in esame, cedendo alle vostre lusinghe e mettendo a repentaglio le aspettative di quelle migliaia di persone che nel paese attendono da tanto tempo una risposta chiara sulla tutela del risparmio e sulla disciplina dei mercati finanziari, che voi, nella passata legislatura, pur governando, non avete saputo dare? Davvero vorreste farci credere che, rinunziando a porre la questione di fiducia avreste rinunziato all'ostruzionismo in Assemblea, con il rischio di far saltare tutto, se non altro, a dopo la pausa dei lavori parlamentari?
Abbiate pazienza. Ci siamo confrontati con una realtà di Governo e di gestione dell'Italia, in questi quattro anni, con grande impegno e con un programma di grandi riforme e ci siamo scontrati innumerevoli volte con la vostra opposizione cieca e sorda, finalizzata a portare fin dentro quest'aula, il vostro perenne ed innato senso per la campagna elettorale.
Ma su un provvedimento di importanza epocale come la riforma del risparmio i tempi di discussione in Parlamento erano stati già fin troppo lunghi e la complessità del provvedimento stesso e le resistenze, pure trasversali, che si sono dovute superare, erano state già tali che non avevamo un solo motivo plausibile per cedere di un millimetro sul nostro percorso.
Le vicende di cui stiamo parlando sono oramai ben conosciute. In questi ultimi anni abbiamo assistito al crack di due importanti gruppi economici italiani, quali Cirio, partecipata all'epoca dall'IRI, con Prodi in testa, e Parmalat. Ciò ha posto con forza l'esigenza di rafforzare la credibilità del nostro paese sui mercati internazionali e la fiducia degli investitori.
È per tali motivi che il Governo ha presentato un disegno di legge sulla tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari. Nel corso del dibattito, tra l'altro, come ricorderanno tutti, è stata stralciata ed avviata ad autonoma approvazione, al fine di anticiparne l'entrata in vigore, la normativa sul market abuse, confluita nella legge comunitaria del 2004.
La reazione del Governo e del legislatore ai gravi scandali finanziari verificatisi, che hanno colpito non solo l'Italia ma tutto il mondo occidentale, è stata adeguata. Alcune soluzioni sono state già introdotte nell'ordinamento con il recepimento della direttiva europea, come dicevo prima, sugli abusi di mercato. Inoltre, nella finanziaria per il 2006 è stata istituita una novità enorme, un fondo per i risparmiatori vittime di frodi finanziarie finanziato con i depositi «dormienti», che costituisce una risposta concreta alle aspettative di tanti piccoli risparmiatori che hanno investito in bond Cirio e Parmalat (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Queste sono le cose concrete di questo Governo e non le chiacchiere che vengono dette in quest'aula!
Con l'entrata in vigore di questo provvedimento, l'Italia disporrà di uno dei sistemi normativi più avanzati d'Europa per quanto riguarda le logiche del mercato del credito. Sul testo approvato dalla Camera il Senato ha svolto un lavoro di completamento, ma l'impianto di base è rimasto quello delineato in prima lettura, con alcune modifiche che lo integrano positivamente. Siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione copernicana che consente, finalmente, di mettere la normativa italiana al passo con le esigenze di un mercato finanziario sempre più ampio ed aperto ad una quantità sempre maggiore di risparmiatori che devono essere tutelati.
A proposito di questi grandi crack finanziari, perché non ricordare che, grazie all'azione attenta ed equilibrata del Governo Berlusconi, si è riusciti a risanare, sotto l'aspetto industriale e finanziario, sia la Cirio sia la più grande Parmalat riuscendo, in tal modo, a salvaguardare decine


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di migliaia di posti di lavoro diretti ed indiretti e fondamentali asset nella nostra industria agroalimentare?
Raccontate queste cose al paese, ai vostri amici della carta stampata e dei vari media, perché questi successi del Governo non emergono quasi mai dalle cronache, ma, anzi, vengono sommersi dalle polemiche false e pretestuose mosse da voi nei confronti della politica industriale del Governo Berlusconi.
La crisi dei vertici della Banca d'Italia, che si è andata maturando nel corso degli ultimi mesi, ha avuto un'improvvisa accelerazione con le dimissioni del Governatore Fazio.
Abbiamo dato atto al Governatore di aver compiuto un gesto di responsabilità nell'interesse del paese e della Banca d'Italia, il cui prestigio le recenti vicende finanziarie avevano certamente logorato.
Detto ciò, abbiamo evitato che fosse il Governo stesso ad adottare un provvedimento diretto che avrebbe certamente costituito un precedente pesante e doloroso per la storia delle nostre più alte istituzioni. Il Governo ha avuto, dunque, la possibilità, ma anche il coraggio di sciogliere il nodo gordiano del mandato a vita del Governatore, che è stato trasformato in un mandato a termine di sei anni, rinnovabili una sola volta, ed oggi lo ha potuto fare in sede parlamentare.
Proprio in ordine a tale aspetto, abbiamo registrato la posizione negativa di uno dei vostri leader, il latitante e confuso Prodi, che, per dialogare, aveva bisogno come al solito di porre delle condizioni.
Occorre sottolineare che le polemiche del centrosinistra su questo disegno di legge sono, come al solito, del tutto pretestuose, e questo perché dei ritardi nell'approvazione di questo provvedimento sono quantomeno corresponsabili i parlamentari del centrosinistra che, spesso, non hanno agevolato l'iter del provvedimento, il quale, essendo rigoroso ed incisivo, disturbava inevitabilmente i soggetti cui è destinato.
Ma la polemica più pretestuosa è, senza dubbio, quella sulle norme riguardanti il falso in bilancio, che il Governo aveva rivisto all'inizio di questa legislatura e che erano state oggetto di un eccessivo inasprimento nel corso dell'esame al Senato di questo provvedimento.
Vorrei ricordare all'onorevole Violante che, rebus sic stantibus, con questa nuova legislatura abbiamo addirittura inasprito le norme, le quali sono in linea con tutte le norme europee per quanto riguarda lo stesso tipo di provvedimento.
Non si può, così come ha fatto qualche collega - la maggior parte dei colleghi intervenuti precedentemente -, essere giustizialisti, volere la giustizia e, contemporaneamente, l'amnistia!
L'amnistia la volete voi, perché Pannella è con voi, come è stato dichiarato! Le nostre posizioni sono ben note (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia): non potete avere la moglie ubriaca e la botte piena contemporaneamente!
L'emendamento del Governo sul falso in bilancio (l'emendamento 30.100) rappresenta un'articolazione normativa più equilibrata e non inutilmente penalizzante fondata sul principio di elementare buon senso della correlazione delle sanzioni penali all'entità del danno prodotto.
Voi siete abituati sempre alla politica dell'emergenza, ma noi no. Siamo per una politica più organica! Questo non va evidentemente bene alla sinistra forcaiola che, utilizzando l'azione giustizialista della parte politicizzata della magistratura, ha costruito le proprie recenti fortune politiche. Senza l'aiuto determinante dell'ala dura della magistratura militante, mai il partito comunista, a pochi anni di distanza dalla caduta del muro di Berlino che lo aveva condannato irrimediabilmente sotto il profilo storico, avrebbe potuto sperare di arrivare alla guida del paese! Siamo, quindi, di fronte ad un atteggiamento estremamente miope dell'opposizione che, non valutando affatto la delicatezza e l'importanza sia della scelta di un nuovo Governatore della Banca d'Italia di grande prestigio internazionale, sia della definizione di regole più forti per la trasparenza dei mercati finanziari e la tutela dei risparmiatori, indulge, ancora una volta, in una polemica sterile e preconcetta.


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Eppure, una maggiore tutela dei risparmiatori, da perseguire prima di tutto per ragioni di equità e poi quale elemento indispensabile per la ripresa di un clima di fiducia e quindi degli investimenti produttivi, costituisce un passaggio ineludibile per dare maggiore forza alla ripresa economica del paese che oramai si sta delineando.
Alla luce di tali considerazioni, la polemica politica sterile e ripetitiva di queste opposizioni appare incongrua e, in una certa misura, addirittura irresponsabile. Neppure l'oppositore più incallito e prevenuto dell'attuale maggioranza può negare che questa legge sul risparmio rappresenta un indubbio salto di qualità per la trasparenza dei mercati e la tutela degli interessi dei risparmiatori e degli investitori.
Di fronte a questo fatto incontrovertibile, per un momento abbiamo sperato - ma inutilmente, alla luce di quanto accaduto - che potessero venir meno almeno una volta le posizioni preconcette contro questo Governo e contro la maggioranza che lo sostiene, ma ci siamo illusi, in quanto è scattato ancora una volta il riflesso condizionato della sinistra, che critica in modo distruttivo qualunque azione dell'esecutivo, anche quelle la cui utilità per gli interessi del paese è innegabile.
È oltremodo preoccupante che forze politiche che vorrebbero proporsi alla guida del nostro paese in vista delle elezioni politiche del 2006 abbiano comportamenti così demagogici ed irresponsabili. Non è con la propaganda che si risolvono passaggi delicati come il nodo relativo alla Banca d'Italia e alla riforma del risparmio. Ditelo, ditelo al vostro latitante, confuso e decotto Prodi, altrimenti anche il prossimo anno potrà sapere cosa si dice di lui in quest'aula solo attraverso le dirette televisive, stando in poltrona nella sua bellissima e costosissima casa (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite dichiarazione di voto sulla questione di fiducia.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 21 dicembre 2005, il deputato Italo Sandi, iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aver fatto richiesta di adesione al gruppo parlamentare dell'UDC (Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
La presidenza di tale gruppo, in data odierna, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Si riprende la discussione.

(Votazione della questione di fiducia - Emendamento 19.100 del Governo - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Indico la votazione per appello nominale sull'emendamento 19.100 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 19 del progetto di legge, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Palumbo.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

GIOVANNI DEODATO, Segretario, fa la chiama.
(Segue la chiama).


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 10,25)

(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 11,35)
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sull'emendamento 19.100 del Governo, interamente sostitutivo dell'articolo 19 del progetto di legge n. 2436-B, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 463
Votanti 461
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno risposto 305
Hanno risposto no 156
(La Camera approva - Vedi votazioni).

A norma dell'articolo 116, comma 2, del regolamento, sono conseguentemente respinte, ove non precluse, le restanti proposte emendative riferite all'articolo 19.

Hanno risposto sì:
Adornato Ferdinando
Airaghi Marco
Alemanno Giovanni
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Amato Giuseppe
Amoruso Francesco Maria
Anedda Gian Franco
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Arnoldi Gianantonio
Arrighi Alberto
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baccini Mario
Baiamonte Giacomo
Baldi Monica Stefania
Ballaman Edouard
Barbieri Antonio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berlusconi Silvio
Berruti Massimo Maria
Berselli Filippo
Bertolini Isabella
Bertucci Maurizio
Biondi Alfredo
Blasi Gianfranco
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bono Nicola
Bornacin Giorgio
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buontempo Teodoro
Burani Procaccini Maria
Butti Alessio
Buttiglione Rocco
Caligiuri Battista
Caminiti Giuseppe
Campa Cesare
Canelli Vincenzo
Cannella Pietro
Caparini Davide
Capuano Antonio
Cardiello Franco
Carlucci Gabriella
Carrara Nuccio
Caruso Roberto
Casero Luigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Cesaro Luigi
Cicala Marco
Cicchitto Fabrizio


Pag. 22


Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Cola Sergio
Collavini Manlio
Colucci Francesco
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Coronella Gennaro
Cosentino Nicola
Cossa Michele
Cossiga Giuseppe
Costa Raffaele
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Cuccu Paolo
D'Agrò Luigi
D'Alia Giampiero
Dalle Fratte Paolo
de Ghislanzoni Cardoli Giacomo
De Laurentiis Rodolfo
Delfino Teresio
Dell'Anna Gregorio
Dell'Elce Giovanni
Delmastro Delle Vedove Sandro
Deodato Giovanni
De Seneen Massimiliano
Didonè Giovanni
Di Luca Alberto
Di Teodoro Andrea
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Drago Filippo Maria
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Dussin Luciano
Ercole Cesare
Fallica Giuseppe
Falsitta Vittorio Emanuele
Fasano Vincenzo
Fatuzzo Fabio
Ferro Giuseppe Massimo
Fini Gianfranco
Floresta Ilario
Follini Marco
Fontana Gregorio
Fontanini Pietro
Foti Tommaso
Fragalà Vincenzo
Franz Daniele
Fratta Pasini Pieralfonso
Galli Daniele
Galli Dario
Gallo Giuseppe
Galvagno Giorgio
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Gastaldi Luigi
Gazzara Antonino
Geraci Giuseppe
Germanà Basilio
Ghedini Niccolò
Gianni Giuseppe
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Giudice Gaspare
Grillo Massimo
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Jacini Giovanni
Jannone Giorgio
La Grua Saverio
Lainati Giorgio
La Malfa Giorgio
Landi di Chiavenna Gian Paolo
Landolfi Mario
La Russa Ignazio
La Starza Giulio Antonio
Lavagnini Roberto
Lazzari Luigi
Leccisi Ivano
Lenna Vanni
Leo Maurizio
Leone Anna Maria
Leone Antonio
Lezza Giuseppe
Licastro Scardino Simonetta
Liotta Silvio
Lo Presti Antonino
Lorusso Antonio
Losurdo Stefano
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Maceratini Giulio
Maggi Ernesto
Maione Francesco
Mancuso Gianni


Pag. 23


Maninetti Luigi
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marotta Antonio
Marras Giovanni
Martinat Ugo
Martinelli Piergiorgio
Martini Francesca
Martini Luigi
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Masini Mario
Massidda Piergiorgio
Matteoli Altero
Mauro Giovanni
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Meroi Marcello
Messa Vittorio
Milanato Lorena
Milanese Guido
Minoli Rota Fabio Stefano
Misuraca Filippo
Molgora Daniele
Mondello Gabriella
Montecuollo Lorenzo
Moretti Danilo
Mormino Nino
Moroni Chiara
Nan Enrico
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Naro Giuseppe
Nespoli Vincenzo
Nicotra Benedetto
Orsini Andrea Giorgio Felice Maria
Pacini Marcello
Pagliarini Giancarlo
Palma Nitto Francesco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paolone Benito
Paroli Adriano
Parolo Ugo
Patarino Carmine Santo
Patria Renzo
Pecorella Gaetano
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perlini Italico
Perrotta Aldo
Pezzella Antonio
Pinto Maria Gabriella
Pisanu Beppe
Pittelli Giancarlo
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Possa Guido
Prestigiacomo Stefania
Previti Cesare
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ramponi Luigi
Ranieli Michele
Riccio Eugenio
Ricciotti Paolo
Ricciuti Riccardo
Rivolta Dario
Rizzi Cesare
Rodeghiero Flavio
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Romoli Ettore
Ronchi Andrea
Rositani Guglielmo
Rossi Guido Giuseppe
Rossi Sergio
Rosso Roberto
Russo Antonio
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saia Maurizio
Santelli Jole
Sanza Angelo
Saponara Michele
Saro Giuseppe Ferruccio
Savo Benito
Scajola Claudio
Scalia Giuseppe
Scaltritti Gianluigi
Scherini Gianpietro
Schmidt Giulio
Selva Gustavo
Spina Diana Domenicantonio
Stagno d'Alcontres Francesco
Sterpa Egidio
Stradella Francesco
Strano Nino


Pag. 24


Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Taborelli Mario Alberto
Tamburro Riccardo
Tanzilli Flavio
Taormina Carlo
Tarantino Giuseppe
Tarditi Vittorio
Tassone Mario
Testoni Piero
Tortoli Roberto
Trantino Enzo
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Tucci Michele
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentino Giuseppe
Vascon Luigino
Ventura Giacomo Angelo Rosario
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Viale Eugenio
Viceconte Guido
Viespoli Pasquale
Vietti Michele Giuseppe
Villani Miglietta Achille
Vitali Luigi
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zacchera Marco
Zama Francesco
Zanetta Valter
Zanettin Pierantonio
Zorzato Marino
Zuin Michele

Hanno risposto no:
Abbondanzieri Marisa
Agostini Mauro
Albertini Giuseppe
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Angioni Franco
Bandoli Fulvia
Banti Egidio
Barbieri Roberto
Bellini Giovanni
Benvenuto Giorgio
Bettini Goffredo Maria
Bianchi Giovanni
Bianco Gerardo
Bielli Valter
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Boccia Antonio
Bogi Giorgio
Bolognesi Marida
Borrelli Luigi
Bottino Angelo
Bova Domenico
Brugger Siegfried
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Bulgarelli Mauro
Caldarola Giuseppe
Calzolaio Valerio
Carli Carlo
Carra Enzo
Castagnetti Pierluigi
Cazzaro Bruno
Cento Pier Paolo
Ceremigna Enzo
Chianale Mauro
Chiti Vannino
Colasio Andrea
Coluccini Margherita
Cossutta Armando
Crisci Nicola
Crucianelli Famiano
Cusumano Stefano
De Luca Vincenzo
De Simone Titti
Detomas Giuseppe
Di Gioia Lello
Diliberto Oliviero
Duca Eugenio
Duilio Lino
Fanfani Giuseppe
Filippeschi Marco
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Franceschini Dario
Franci Claudio
Galante Severino
Gambini Sergio
Gasperoni Pietro
Giacco Luigi
Giachetti Roberto


Pag. 25


Gianni Alfonso
Giordano Francesco
Grandi Alfiero
Grillini Franco
Iannuzzi Tino
Innocenti Renzo
Labate Grazia
Leoni Carlo
Lettieri Mario
Lolli Giovanni
Lucà Mimmo
Lucidi Marcella
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Lusetti Renzo
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Marcora Luca
Mariani Raffaella
Marini Franco
Mariotti Arnaldo
Martella Andrea
Meduri Luigi Giuseppe
Melandri Giovanna
Merlo Giorgio
Meta Michele Pompeo
Micheli Enrico Luigi
Milana Riccardo
Minniti Marco
Molinari Giuseppe
Monaco Francesco
Morgando Gianfranco
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Nannicini Rolando
Nieddu Gonario
Nigra Alberto
Olivieri Luigi
Oricchio Antonio
Panattoni Giorgio
Pasetto Giorgio
Pennacchi Laura Maria
Petrella Giuseppe
Pettinari Luciano
Pinotti Roberta
Pisa Silvana
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Pistone Gabriella
Pollastrini Barbara
Preda Aldo
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Ranieri Umberto
Rava Lino
Realacci Ermete
Reduzzi Giuliana
Ria Lorenzo
Rocchi Carla
Rossiello Giuseppe
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Russo Spena Giovanni
Ruzzante Piero
Sandri Alfredo
Santulli Paolo
Sedioli Sauro
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Vincenzo
Sinisi Giannicola
Soda Antonio
Spini Valdo
Squeglia Pietro
Stradiotto Marco
Stramaccioni Alberto
Tanoni Italo
Tedeschi Massimo
Tidei Pietro
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Ventura Michele
Vernetti Gianni
Villetti Roberto
Visco Vincenzo
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zara Stefano
Zeller Karl
Zunino Massimo

Si sono astenuti:
Craxi Bobo
Milioto Vincenzo

Sono in missione:
Armani Pietro
Bianco Enzo


Pag. 26


Cordoni Elena Emma
Galati Giuseppe
Gentiloni Silveri Paolo
Intini Ugo
Manzini Paola
Maroni Roberto
Miccichè Gianfranco
Mussi Fabio
Pecoraro Scanio Alfonso
Pescante Mario
Scarpa Bonazza Buora Paolo
Soro Antonello
Sospiri Nino
Stefani Stefano
Valpiana Tiziana
Violante Luciano

(Votazione della questione di fiducia - Emendamento 30.100 del Governo - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione per appello nominale sull'emendamento 30.100 del Governo, sulla cui approvazione, senza subemendamenti, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Lulli.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

GABRIELLA PISTONE, Segretario, fa la chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione per appello nominale sull'emendamento 30.100 del Governo, sulla cui approvazione, senza subemendamenti, il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno risposto 295
Hanno risposto no 143

(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Vedi votazioni).

Hanno risposto sì:
Adornato Ferdinando
Airaghi Marco
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Amato Giuseppe
Amoruso Francesco Maria
Anedda Gian Franco
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armosino Maria Teresa
Arnoldi Gianantonio
Arrighi Alberto
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldi Monica Stefania
Ballaman Edouard
Barbieri Antonio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berruti Massimo Maria
Berselli Filippo
Bertolini Isabella
Bertucci Maurizio
Blasi Gianfranco
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bono Nicola
Bornacin Giorgio
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Bruno Donato
Brusco Francesco


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Buontempo Teodoro
Burani Procaccini Maria
Butti Alessio
Buttiglione Rocco
Caligiuri Battista
Caminiti Giuseppe
Campa Cesare
Canelli Vincenzo
Cannella Pietro
Caparini Davide
Capuano Antonio
Cardiello Franco
Carlucci Gabriella
Carrara Nuccio
Caruso Roberto
Casero Luigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Cesaro Luigi
Cicala Marco
Cicchitto Fabrizio
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Cola Sergio
Collavini Manlio
Colucci Francesco
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Coronella Gennaro
Cosentino Nicola
Cossa Michele
Cossiga Giuseppe
Costa Raffaele
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Cuccu Paolo
D'Agrò Luigi
D'Alia Giampiero
Dalle Fratte Paolo
Degennaro Carmine
de Ghislanzoni Cardoli Giacomo
De Laurentiis Rodolfo
Dell'Anna Gregorio
Dell'Elce Giovanni
Delmastro Delle Vedove Sandro
Deodato Giovanni
De Seneen Massimiliano
Didonè Giovanni
Di Luca Alberto
Di Teodoro Andrea
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Drago Filippo Maria
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Dussin Luciano
Ercole Cesare
Fallica Giuseppe
Falsitta Vittorio Emanuele
Fasano Vincenzo
Fatuzzo Fabio
Ferro Giuseppe Massimo
Fini Gianfranco
Floresta Ilario
Fontana Gregorio
Fontanini Pietro
Foti Tommaso
Fragalà Vincenzo
Franz Daniele
Fratta Pasini Pieralfonso
Galli Daniele
Galli Dario
Gallo Giuseppe
Galvagno Giorgio
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Gastaldi Luigi
Gazzara Antonino
Geraci Giuseppe
Germanà Basilio
Ghedini Niccolò
Gianni Giuseppe
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Giudice Gaspare
Grillo Massimo
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Jacini Giovanni
La Grua Saverio
Lainati Giorgio
La Malfa Giorgio
Lamorte Donato
Landi di Chiavenna Gian Paolo
La Russa Ignazio
La Starza Giulio Antonio
Lavagnini Roberto
Lazzari Luigi


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Leccisi Ivano
Lenna Vanni
Leo Maurizio
Leone Anna Maria
Leone Antonio
Lezza Giuseppe
Licastro Scardino Simonetta
Liotta Silvio
Lo Presti Antonino
Lorusso Antonio
Losurdo Stefano
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Maceratini Giulio
Maggi Ernesto
Maione Francesco
Mancuso Gianni
Maninetti Luigi
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marotta Antonio
Marras Giovanni
Martinat Ugo
Martinelli Piergiorgio
Martini Francesca
Martini Luigi
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Masini Mario
Massidda Piergiorgio
Matteoli Altero
Mauro Giovanni
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Meroi Marcello
Messa Vittorio
Milanato Lorena
Milanese Guido
Minoli Rota Fabio Stefano
Misuraca Filippo
Molgora Daniele
Mondello Gabriella
Montecuollo Lorenzo
Moretti Danilo
Mormino Nino
Moroni Chiara
Nan Enrico
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Naro Giuseppe
Nespoli Vincenzo
Nicotra Benedetto
Orsini Andrea Giorgio Felice Maria
Pacini Marcello
Pagliarini Giancarlo
Palma Nitto Francesco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paolone Benito
Paroli Adriano
Parolo Ugo
Patarino Carmine Santo
Patria Renzo
Pecorella Gaetano
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perlini Italico
Perrotta Aldo
Pezzella Antonio
Pinto Maria Gabriella
Pisanu Beppe
Pittelli Giancarlo
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Possa Guido
Prestigiacomo Stefania
Previti Cesare
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ramponi Luigi
Ranieli Michele
Riccio Eugenio
Ricciotti Paolo
Ricciuti Riccardo
Rivolta Dario
Rizzi Cesare
Rodeghiero Flavio
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Romoli Ettore
Ronchi Andrea
Rositani Guglielmo
Rossi Guido Giuseppe
Rossi Sergio
Rosso Roberto
Russo Antonio
Russo Paolo


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Saglia Stefano
Saia Maurizio
Santelli Jole
Sanza Angelo
Saponara Michele
Saro Giuseppe Ferruccio
Savo Benito
Scajola Claudio
Scalia Giuseppe
Scaltritti Gianluigi
Scherini Gianpietro
Schmidt Giulio
Selva Gustavo
Stagno d'Alcontres Francesco
Sterpa Egidio
Stradella Francesco
Strano Nino
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Taborelli Mario Alberto
Taglialatela Marcello
Tamburro Riccardo
Tanzilli Flavio
Taormina Carlo
Tarantino Giuseppe
Tarditi Vittorio
Tassone Mario
Testoni Piero
Tortoli Roberto
Trantino Enzo
Tremaglia Mirko
Tucci Michele
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentino Giuseppe
Vascon Luigino
Ventura Giacomo Angelo Rosario
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Viale Eugenio
Viceconte Guido
Vietti Michele Giuseppe
Villani Miglietta Achille
Vitali Luigi
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zama Francesco
Zanetta Valter
Zanettin Pierantonio
Zorzato Marino
Zuin Michele

Hanno risposto no:
Abbondanzieri Marisa
Acquarone Lorenzo
Albertini Giuseppe
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Angioni Franco
Bandoli Fulvia
Banti Egidio
Barbieri Roberto
Bellini Giovanni
Bettini Goffredo Maria
Bianchi Giovanni
Bianco Gerardo
Bielli Valter
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Boccia Antonio
Bolognesi Marida
Borrelli Luigi
Bottino Angelo
Bova Domenico
Brugger Siegfried
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Bulgarelli Mauro
Caldarola Giuseppe
Calzolaio Valerio
Carli Carlo
Castagnetti Pierluigi
Cazzaro Bruno
Ceremigna Enzo
Chianale Mauro
Chiti Vannino
Cima Laura
Colasio Andrea
Coluccini Margherita
Cossutta Armando
Crisci Nicola
Crucianelli Famiano
De Luca Vincenzo
Detomas Giuseppe
Diliberto Oliviero
Duca Eugenio
Duilio Lino
Fanfani Giuseppe
Filippeschi Marco
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Franceschini Dario
Franci Claudio


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Fumagalli Marco
Galante Severino
Gasperoni Pietro
Giacco Luigi
Giachetti Roberto
Gianni Alfonso
Grandi Alfiero
Grillini Franco
Iannuzzi Tino
Innocenti Renzo
Intini Ugo
Labate Grazia
Leoni Carlo
Lettieri Mario
Lolli Giovanni
Lucà Mimmo
Lucidi Marcella
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Lusetti Renzo
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Marcora Luca
Mariani Raffaella
Mariotti Arnaldo
Marone Riccardo
Meduri Luigi Giuseppe
Melandri Giovanna
Merlo Giorgio
Meta Michele Pompeo
Micheli Enrico Luigi
Milana Riccardo
Minniti Marco
Molinari Giuseppe
Monaco Francesco
Morgando Gianfranco
Motta Carmen
Mussi Fabio
Nannicini Rolando
Nieddu Gonario
Nigra Alberto
Olivieri Luigi
Oricchio Antonio
Panattoni Giorgio
Pasetto Giorgio
Pennacchi Laura Maria
Petrella Giuseppe
Pettinari Luciano
Pinotti Roberta
Pisa Silvana
Pisicchio Pino
Pistone Gabriella
Preda Aldo
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Ranieri Umberto
Realacci Ermete
Reduzzi Giuliana
Ria Lorenzo
Rocchi Carla
Rossi Nicola
Rossiello Giuseppe
Rugghia Antonio
Rusconi Antonio
Ruzzante Piero
Sandri Alfredo
Santulli Paolo
Sciacca Roberto
Sedioli Sauro
Sgobio Cosimo Giuseppe
Sinisi Giannicola
Soda Antonio
Spini Valdo
Squeglia Pietro
Stradiotto Marco
Stramaccioni Alberto
Tedeschi Massimo
Tidei Pietro
Tocci Walter
Tolotti Francesco
Trupia Lalla
Ventura Michele
Villetti Roberto
Violante Luciano
Visco Vincenzo
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zara Stefano
Zeller Karl
Zunino Massimo

Si sono astenuti:
Milioto Vincenzo

Sono in missione:
Armani Pietro
Bianco Enzo
Biondi Alfredo
Cordoni Elena Emma
Galati Giuseppe
Gentiloni Silveri Paolo


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Manzini Paola
Maroni Roberto
Miccichè Gianfranco
Pecoraro Scanio Alfonso
Pescante Mario
Scarpa Bonazza Buora Paolo
Soro Antonello
Sospiri Nino
Stefani Stefano
Valpiana Tiziana

(Votazione della questione di fiducia - Articolo 30 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Nessuno chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione per appello nominale sull'articolo 30, come modificato dall'emendamento 30.100 del Governo, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).

La chiama avrà inizio dall'onorevole Vianello.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.

FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Segretario, fa la chiama.
(Segue la chiama).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 13,47)

(Segue la chiama).

PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.

ROSY BINDI. Presidente...!

PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per appello nominale sull'articolo 30, come modificato dall'emendamento 30.100 del Governo, sulla cui approvazione il Governo ha posto la questione di fiducia:

Presenti 424
Votanti 422
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno risposto 291
Hanno risposto no 131
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Hanno risposto sì:
Adornato Ferdinando
Airaghi Marco
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Amato Giuseppe
Amoruso Francesco Maria
Anedda Gian Franco
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Arnoldi Gianantonio
Arrighi Alberto
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baiamonte Giacomo
Baldi Monica Stefania
Ballaman Edouard
Barbieri Antonio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berruti Massimo Maria
Berselli Filippo
Bertolini Isabella
Bertucci Maurizio
Biondi Alfredo
Blasi Gianfranco
Bonaiuti Paolo
Bondi Sandro
Bono Nicola
Bornacin Giorgio
Bricolo Federico
Bruno Donato
Burani Procaccini Maria
Butti Alessio
Buttiglione Rocco
Caligiuri Battista


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Caminiti Giuseppe
Campa Cesare
Canelli Vincenzo
Cannella Pietro
Caparini Davide
Capuano Antonio
Cardiello Franco
Carlucci Gabriella
Carrara Nuccio
Caruso Roberto
Casero Luigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Cesaro Luigi
Cicala Marco
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Cola Sergio
Collavini Manlio
Colucci Francesco
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Coronella Gennaro
Cosentino Nicola
Cossa Michele
Cossiga Giuseppe
Costa Raffaele
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Cuccu Paolo
D'Agrò Luigi
D'Alia Giampiero
Dalle Fratte Paolo
Degennaro Carmine
de Ghislanzoni Cardoli Giacomo
De Laurentiis Rodolfo
Delfino Teresio
Dell'Anna Gregorio
Delmastro Delle Vedove Sandro
Deodato Giovanni
De Seneen Massimiliano
Didonè Giovanni
Di Luca Alberto
Di Teodoro Andrea
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Drago Filippo Maria
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Dussin Luciano
Ercole Cesare
Fallica Giuseppe
Falsitta Vittorio Emanuele
Fasano Vincenzo
Fatuzzo Fabio
Ferro Giuseppe Massimo
Fini Gianfranco
Floresta Ilario
Fontana Gregorio
Fontanini Pietro
Foti Tommaso
Fragalà Vincenzo
Franz Daniele
Fratta Pasini Pieralfonso
Galati Giuseppe
Galli Daniele
Galli Dario
Gallo Giuseppe
Galvagno Giorgio
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Gastaldi Luigi
Gazzara Antonino
Geraci Giuseppe
Germanà Basilio
Ghedini Niccolò
Gianni Giuseppe
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giudice Gaspare
Grillo Massimo
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Jacini Giovanni
La Grua Saverio
Lainati Giorgio
Lamorte Donato
Landi di Chiavenna Gian Paolo
Landolfi Mario
La Russa Ignazio
La Starza Giulio Antonio
Lavagnini Roberto
Lazzari Luigi
Leccisi Ivano
Lenna Vanni
Leo Maurizio
Leone Anna Maria
Lezza Giuseppe
Licastro Scardino Simonetta


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Liotta Silvio
Lo Presti Antonino
Lorusso Antonio
Losurdo Stefano
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Maceratini Giulio
Maggi Ernesto
Maione Francesco
Mancuso Gianni
Maninetti Luigi
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marotta Antonio
Marras Giovanni
Martinat Ugo
Martinelli Piergiorgio
Martini Francesca
Martini Luigi
Martino Antonio
Martusciello Antonio
Masini Mario
Massidda Piergiorgio
Matteoli Altero
Mauro Giovanni
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Meroi Marcello
Messa Vittorio
Milanato Lorena
Milanese Guido
Minoli Rota Fabio Stefano
Misuraca Filippo
Molgora Daniele
Mondello Gabriella
Montecuollo Lorenzo
Moretti Danilo
Mormino Nino
Moroni Chiara
Nan Enrico
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Naro Giuseppe
Nespoli Vincenzo
Nicotra Benedetto
Orsini Andrea Giorgio Felice Maria
Pacini Marcello
Pagliarini Giancarlo
Palma Nitto Francesco
Palmieri Antonio
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paolone Benito
Paroli Adriano
Parolo Ugo
Patarino Carmine Santo
Patria Renzo
Pecorella Gaetano
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perlini Italico
Perrotta Aldo
Pezzella Antonio
Pinto Maria Gabriella
Pisanu Beppe
Pittelli Giancarlo
Polledri Massimo
Porcu Carmelo
Prestigiacomo Stefania
Previti Cesare
Raisi Enzo
Rampelli Fabio
Ramponi Luigi
Ranieli Michele
Riccio Eugenio
Ricciotti Paolo
Ricciuti Riccardo
Rivolta Dario
Rizzi Cesare
Rodeghiero Flavio
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Romoli Ettore
Ronchi Andrea
Rositani Guglielmo
Rossi Guido Giuseppe
Rossi Sergio
Rosso Roberto
Russo Antonio
Russo Paolo
Saglia Stefano
Saia Maurizio
Santelli Jole
Sanza Angelo
Saponara Michele
Saro Giuseppe Ferruccio
Savo Benito
Scalia Giuseppe
Scaltritti Gianluigi


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Scherini Gianpietro
Schmidt Giulio
Selva Gustavo
Spina Diana Domenicantonio
Stagno d'Alcontres Francesco
Sterpa Egidio
Stradella Francesco
Strano Nino
Stucchi Giacomo
Tabacci Bruno
Taborelli Mario Alberto
Taglialatela Marcello
Tamburro Riccardo
Tanzilli Flavio
Taormina Carlo
Tarantino Giuseppe
Tarditi Vittorio
Tassone Mario
Testoni Piero
Tortoli Roberto
Trantino Enzo
Tremonti Giulio
Tucci Michele
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentino Giuseppe
Vascon Luigino
Ventura Giacomo Angelo Rosario
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Viale Eugenio
Viceconte Guido
Viespoli Pasquale
Vietti Michele Giuseppe
Villani Miglietta Achille
Vitali Luigi
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zama Francesco
Zanetta Valter
Zanettin Pierantonio
Zorzato Marino
Zuin Michele

Hanno risposto no:
Abbondanzieri Marisa
Acquarone Lorenzo
Agostini Mauro
Albertini Giuseppe
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Angioni Franco
Bandoli Fulvia
Banti Egidio
Barbieri Roberto
Bellini Giovanni
Benvenuto Giorgio
Bianchi Giovanni
Bianco Gerardo
Bielli Valter
Bimbi Franca
Boato Marco
Bolognesi Marida
Borrelli Luigi
Bottino Angelo
Bova Domenico
Brugger Siegfried
Buemi Enrico
Buglio Salvatore
Bulgarelli Mauro
Caldarola Giuseppe
Calzolaio Valerio
Carli Carlo
Carra Enzo
Cazzaro Bruno
Ceremigna Enzo
Chianale Mauro
Cima Laura
Coluccini Margherita
Cossutta Armando
Crisci Nicola
Crucianelli Famiano
De Luca Vincenzo
Detomas Giuseppe
Duca Eugenio
Duilio Lino
Fanfani Giuseppe
Fluvi Alberto
Franci Claudio
Fumagalli Marco
Galante Severino
Gambini Sergio
Gasperoni Pietro
Gentiloni Silveri Paolo
Giacco Luigi
Giachetti Roberto
Gianni Alfonso
Grandi Alfiero
Grillini Franco
Iannuzzi Tino
Innocenti Renzo
Labate Grazia


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Leoni Carlo
Lettieri Mario
Lolli Giovanni
Lucà Mimmo
Lucidi Marcella
Lulli Andrea
Lusetti Renzo
Mancini Giacomo
Mantovani Ramon
Marcora Luca
Mariani Raffaella
Mariotti Arnaldo
Marone Riccardo
Meduri Luigi Giuseppe
Merlo Giorgio
Milana Riccardo
Minniti Marco
Molinari Giuseppe
Monaco Francesco
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Nannicini Rolando
Nieddu Gonario
Nigra Alberto
Olivieri Luigi
Oricchio Antonio
Panattoni Giorgio
Pasetto Giorgio
Petrella Giuseppe
Pettinari Luciano
Pinotti Roberta
Pisa Silvana
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Pistone Gabriella
Preda Aldo
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Ranieri Umberto
Rava Lino
Realacci Ermete
Reduzzi Giuliana
Ria Lorenzo
Rocchi Carla
Rossi Nicola
Rossiello Giuseppe
Rusconi Antonio
Ruzzante Piero
Sandri Alfredo
Santulli Paolo
Sciacca Roberto
Sedioli Sauro
Sgobio Cosimo Giuseppe
Siniscalchi Vincenzo
Sinisi Giannicola
Soda Antonio
Spini Valdo
Squeglia Pietro
Stradiotto Marco
Stramaccioni Alberto
Tanoni Italo
Tedeschi Massimo
Tidei Pietro
Tolotti Francesco
Trupia Lalla
Turco Livia
Valpiana Tiziana
Ventura Michele
Villetti Roberto
Visco Vincenzo
Widmann Johann Georg
Zara Stefano
Zeller Karl
Zunino Massimo

Si sono astenuti:
Milioto Vincenzo
Sgarbi Vittorio

Sono in missione:
Bianco Enzo
Cordoni Elena Emma
Manzini Paola
Maroni Roberto
Miccichè Gianfranco
Mussi Fabio
Pecoraro Scanio Alfonso
Pescante Mario
Scarpa Bonazza Buora Paolo
Soro Antonello
Sospiri Nino
Stefani Stefano

PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta, a partire dalle 16, dopo lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.


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Modifica nella composizione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Fabio Rampelli, proclamato deputato nella seduta di ieri, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare di Alleanza nazionale.

Modifica nella costituzione di un gruppo parlamentare.

PRESIDENTE. Comunico che l'onorevole Marco Boato, con lettera pervenuta in data 21 dicembre 2005, ha reso noto che l'assemblea della componente politica Verdi-L'Unione, riunitasi nella giornata del 20 dicembre 2005, ha designato l'onorevole Luana Zanella quale rappresentante della medesima componente, a decorrere dal 20 dicembre 2005. L'onorevole Zanella pertanto assume la qualità di vicepresidente del gruppo Misto in rappresentanza della predetta componente.

Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 14,13).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza della Camera di sollecitare la risposta del Governo ad una mia interrogazione a risposta scritta del 26 luglio scorso, che il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca tarda a fornire ormai da cinque mesi. Credo si tratti di un lasso di tempo al di fuori di ogni normale procedura e tempistica per quanto riguarda un'interrogazione a risposta scritta.
La questione posta in tale atto di sindacato ispettivo riveste peraltro ancora la sua urgenza. Essa attiene ai dirigenti e ai primi dirigenti nei ruoli e nelle piante organiche della scuola, e ormai le deviazioni dalla norma in questo ambito rischiano di cronicizzarsi, penalizzando coloro che hanno diritto al ruolo di dirigenti di seconda fascia.
Chiedo pertanto alla Presidenza di intervenire affinché il Governo provveda rapidamente a fornire una risposta a tale interrogazione.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo all'interrogazione da lei richiamata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il ministro per i rapporti con il Parlamento.

(Rispetto della libertà religiosa in Cina - n. 3-05243).

PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-05243 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 1).

LUCA VOLONTÈ. Onorevole Presidente, onorevole ministro, onorevoli colleghi, sono passate settimane, ma ancora in questi giorni sia in Cina sia in Indonesia i cattolici sono oggetto di persecuzioni molto atroci e molto dure: sono stati percossi preti e suore a Tainjin ed è avvenuta la decapitazione di tre cristiane cattoliche in Indonesia. Poiché con questi paesi il Governo ha non solo un interscambio diplomatico, ma anche interessi economici, vogliamo sapere quale azione intenda svolgere il nostro Esecutivo per tutelare il diritto di libertà religiosa e,


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tenuto conto di questi fatti, come possa indurre in qualche modo questi paesi a rispettare tale diritto nei confronti anche degli appartenenti alla religione cattolica cristiana.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Volontè, il Governo italiano deplora fortemente episodi che sono espressione, come quello compiuto ai danni dei cattolici di Tainjin, di inaccettabili intolleranze e di immotivata violenza che violano i principi elementari di legalità e di civile convivenza.
In via più generale, voglio ricordare che l'azione italiana di promozione del rispetto della libertà religiosa in Cina si sviluppa nel quadro del dialogo sui diritti umani che Unione europea e Cina hanno avviato da qualche anno, il cui ultimo round si è tenuto a Pechino il 24 ed il 25 ottobre scorso. In tale foro semestrale vengono regolarmente affrontate questioni particolarmente sensibili, fra le quali il rispetto delle libertà fondamentali, in particolare di quelle religiose. In diverse occasioni l'Unione ha espresso le sue preoccupazioni per le violazioni che si sono registrate alle libertà religiose e l'Italia, quale membro dell'Unione, è pienamente partecipe di questi sforzi nella consapevolezza che la dimensione europea assicuri quella massa critica atta a dare efficacia ad un'azione che voglia ingaggiare la Cina su un argomento così sensibile.
Un recente segnale nella direzione di una maggiore protezione del diritto alla libertà religiosa sembra potersi ravvisare nel nuovo regolamento sulla libertà di credo religioso introdotto in Cina il 1o marzo di quest'anno. La nuova normativa disciplina in un unico e certo quadro organico la materia, ribadendo il diritto costituzionale per i cittadini di aderire, qualora lo vogliano, ad un credo religioso, purché questo sia legittimo, cioè riconosciuto dallo Stato. Tale risultato, ancorché largamente parziale, può essere ascritto anche agli sforzi messi in atto dall'Unione europea.
La necessità che Pechino faccia ulteriori progressi in materia di rispetto di diritti umani e della libertà di religione viene rimarcata con chiarezza dal Governo italiano in ogni possibile riunione bilaterale con esponenti del Governo cinese. Da ultimo, il 18 marzo a Roma il ministro degli affari esteri Fini ha nuovamente evocato, nel corso dell'incontro con il suo omologo cinese Li Zhaoxing, la questione del rispetto dei diritti umani, ribadendo la necessità che Pechino compia i passi necessari, come la ratifica dei patti dei diritti civili e politici delle Nazioni Unite, per favorire un processo di convergenza su standard ampiamente riconosciuti a livello internazionale.
Al di là del singolo deplorevole episodio in esame, su cui comunque auspichiamo che le autorità cinesi provvedano a fare piena luce, l'Italia è ben consapevole delle difficoltà che si frappongono al libero apostolato della chiesa cattolica in Cina, dove permane la dicotomia fra l'associazione cattolica patriottica, legata al partito comunista cinese, e la chiesa cattolica non ufficiale, fedele al pontefice romano. La questione va peraltro inserita nel complesso quadro dei contatti, cui l'Italia guarda con favore, da tempo in corso tra la Santa Sede e la Repubblica Popolare Cinese per il reciproco riconoscimento diplomatico e che coinvolge questioni relative alla sfera della sovranità cinese e alla missione universale della chiesa cattolica.
In questa prospettiva l'Italia, stigmatizzando ogni episodio di violenza e di intimidazione, auspica che nel delicato e fondamentale campo della libertà religiosa in Cina lo sviluppo di un equilibrato e approfondito dialogo a livello nazionale ed internazionale possa favorire a breve risultati positivi.
Naturalmente, ciò che ho detto per la Cina vale anche per l'Indonesia e per altri numerosi paesi in cui i cristiani vengono perseguitati soltanto in quanto tali.


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PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di replicare.

LUCA VOLONTÈ. La ringrazio molto, signor ministro, e vorrei farle considerare che, per chi come me appartiene alla stessa fede di questi perseguitati, le persone a cui viene mozzata la testa, come nel caso delle tre ragazze indonesiane, sono tre sorelle.
Mi chiedo come, in un mondo abbastanza originale dove se viene picchiato un gay in Iran si fanno manifestazioni in Occidente, non si possa parlare di questi argomenti.
Signor ministro, la pregherei, con grande forza e determinazione, di trasmettere al nostro ministro degli affari esteri l'invito esplicito a sollecitare alle autorità indonesiane un atto di clemenza nei confronti dei tre confratelli cristiani reclusi nelle carceri che aspettano di essere decapitati sulla pubblica piazza in Indonesia e a quelle cinesi un atto di clemenza nei confronti di quelle suore e di quei preti che si trovano barricati nell'edificio della diocesi di Taiyun perché assediati dalle Forze dell'ordine locali.
Com'è noto, il Natale in tutto il mondo occidentale ha, sia per i cattolici sia per i non cattolici, un significato importante. Pertanto, un'iniziativa, assolutamente formale e determinata, intrapresa dal nostro paese, con la quale si chieda un atto di clemenza in questa particolare circostanza, quella del Natale, farebbe onore all'impegno assunto, come il ministro ha avuto modo di ricordarci, dal nostro paese e dall'Unione europea nel corso dei vari round svoltisi con la Cina e con gli altri paesi asiatici (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana).

(Iniziative volte a modificare la legge elettorale recentemente approvata - n. 3-05240).

PRESIDENTE. L'onorevole Olivieri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Violante ed altri n. 3-05240 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 2), da lui sottoscritta in data odierna.

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, signor ministro, la recente legge elettorale, da voi non voluta ed anzi osteggiata, non prevede che i voti degli elettori della Valle d'Aosta siano computati al fine di definire la coalizione vincente per la Camera dei deputati e, quindi, al fine di definire l'attribuzione del premio di maggioranza.
Noi, con la presente interrogazione, vi chiediamo se non riteniate opportuno e necessario predisporre, nelle forme più adeguate purché urgenti, una modifica alla legge elettorale che elimini questa ingiusta e pericolosa discriminazione. A questo riguardo, faccio presente che ciò sicuramente non confliggerebbe con lo statuto di autonomia di quella regione (articolo 47).
Ricordo che a questo riguardo esiste un precedente rinvenibile nella legge elettorale del 1953, che consentì il conteggio dei voti degli elettori della Valle d'Aosta al fine di determinare l'attribuzione del premio di maggioranza, il quale, in quel caso, non venne raggiunto per un'inerzia (0,2 per cento).
È indispensabile, se vogliamo far sì che tutti gli elettori italiani siano uguali e, quindi, sia rispettato il principio del voto uguale per tutti, che voi interveniate urgentemente per riparare al danno così arrecato a quella regione.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in effetti, la regione Valle d'Aosta non è stata mai uguale alle altre regioni italiane proprio perché storicamente è stata favorita in quanto regione con una popolazione ridotta. La disciplina speciale, che dà alla Valle d'Aosta un sistema rigidamente separato da quello applicato nel resto del territorio nazionale, è stata introdotta fin dal 1945 per evitare che tale regione, che - ripeto - ha un peso demografico


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basso, potesse essere privata di una propria rappresentanza. Questa scelta è stata confermata nel sistema elettorale del 1957, che era un sistema proporzionale, e in quello del 1993, ed è stata nuovamente ribadita nell'ultima riforma della legge elettorale. L'unica eccezione può essere rappresentata dalla legge elettorale del 1953. Con le leggi elettorali del 1945 e del 1957, quella rigida separazione era una conseguenza naturale della differenza delle formule elettorali: uninominale per la Valle d'Aosta; proporzionale su liste concorrenti nel restante territorio.
Riferendomi a quello che era per molti aspetti il cuore del sistema, ricordo, in particolare, che i voti espressi dagli elettori valdostani non venivano calcolati quando si procedeva all'attribuzione, in sede di collegio unico nazionale, dei seggi non assegnati nelle circoscrizioni in base ai quozienti interi, con gravi ripercussioni per la suddivisione dei seggi teorici a causa di questa mancata assegnazione.
Il legislatore del 1945 e del 1957 scelse, in parole povere, di non mescolare i voti del collegio uninominale valdostano con quelli della partita proporzionale su liste concorrenti nel territorio nazionale. Questa separazione è stata mantenuta anche con la riforma del 1993 che introdusse il sistema maggioritario con correzione proporzionale. Anche in quest'ultimo contesto, come nel caso dell'ultima tornata elettorale del 2001, i voti ottenuti dai candidati del collegio uninominale della Valle d'Aosta non sono stati computati al fine di raggiungimento, da parte delle singole liste, della soglia nazionale del 4 per cento, che, com'è noto, permetteva di accedere ai seggi della parte proporzionale. Tali voti, quindi, potevano in teoria essere determinanti per impedire di raggiungere il 4 per cento.
Se consideriamo, poi, che l'elettore valdostano vota, dal 1993, soltanto con la scheda per l'uninominale - mentre in tutto il resto del territorio nazionale si è votato per tre volte con due schede, una per l'uninominale ed una per il proporzionale -, possiamo chiederci, forse, se discriminazione non vi sia sempre stata (anche nelle ultime tre occasioni in cui si è votato).
In conclusione, lasciatemi osservare che il richiamo alla legge del 1953 appare un po' azzardato: quella legge prevedeva, infatti, a differenza dell'attuale riforma, che il premio di maggioranza scattasse soltanto al raggiungimento della metà più uno dei voti validi a livello nazionale; la difficoltà di raggiungere tale soglia indusse il legislatore a prevedere che i voti ottenuti al primo turno dai candidati del collegio della Valle d'Aosta confluissero a livello nazionale nella cifra elettorale di gruppo (ho detto «al primo turno» perché in quell'occasione - voglio ricordarlo - nel collegio uninominale valdostano si votò con il sistema del doppio turno, nel quale, come ben sapete, la prima fase della consultazione vede partecipare un numero più elevato di formazioni).
Concludendo, dal dopoguerra ad oggi, tutte le leggi succedutesi hanno sempre confermato, salvo una volta (nel 1953), la predetta specialità ...

PRESIDENTE. Onorevole ministro ...

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. ... proprio per favorire la Valle d'Aosta con un collegio unico, fino alle ultime tre tornate elettorali, in cui, mentre tutti gli italiani avevano due schede di voto, una per il proporzionale ed una per l'uninominale, ai valdostani è stata consegnata soltanto la scheda per il collegio uninominale.

PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

ROBERTO ZACCARIA. Signor ministro, non mi è piaciuto quando ha esordito affermando che la Valle d'Aosta non è uguale alle altre regioni: credo infatti che, avendo riguardo alla Costituzione, si debba ragionare in termini di garanzie.
Orbene, la Valle d'Aosta ha garanzie che sono fissate dalla Costituzione e dallo statuto speciale. Più specificamente, quest'ultimo


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stabilisce che, agli effetti delle elezioni per la Camera dei deputati e per il Senato della Repubblica, la Valle d'Aosta costituisce una circoscrizione elettorale: niente di più! Per il resto, la norma va armonizzata con gli articoli 48, comma 2, della Costituzione, che fissa il principio del voto eguale, e con l'articolo 3 della medesima, che sancisce il principio di uguaglianza ed impone al legislatore di dettare norme che siano strettamente giustificate. Il collega Olivieri ha ricordato il precedente del 1953 perché quella legge prevedeva un premio di maggioranza. È diverso il caso dello sbarramento, che ha, evidentemente, funzioni di altra natura.
Inoltre, desidererei sapere dal Governo se vi sia uguaglianza tra Valle d'Aosta e Trentino-Alto Adige, che ha la possibilità di concorrere all'attribuzione del premio di maggioranza.
Quindi, con riferimento alla Valle d'Aosta, sono ravvisabili, oltre alla violazione della citata norma statutaria, una violazione dell'articolo 48 della Costituzione, nonché un'irragionevolezza sotto il profilo del principio di uguaglianza. In altre parole, la norma si poteva fare in maniera tale da garantire non un obbligo - ecco la domanda alla quale non è stata data risposta -, ma un'opportunità (la stessa garantita al Trentino-Alto Adige) che, fino a prova contraria, non avrebbe inficiato alcunché.
Siamo, dunque, di fronte ad una circoscritta, ma palese incostituzionalità. Del resto, tutti i costituzionalisti che hanno esaminato la norma all'interno del sistema hanno parlato di incostituzionalità (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-l'Unione).

(Attività dell'associazione internazionale IALD (Islamic Anti Defamation Leaugue) - n. 3-05241).

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di illustrare l'interrogazione Gibelli n. 3-05241 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.

LUCIANO DUSSIN. Signor ministro, da informazioni fruibili su Internet, si apprende che alcune organizzazioni islamiche presenti in Italia si sono unite e sono entrate a far parte dell'associazione internazionale IALD, con il fine di «monitorare e combattere» - a modo loro - «i promotori dell'anti-islamismo», diffondendo minacce contro i nemici del loro pericoloso sistema.
La signora comunista Dacia Valent, la quale gestisce uno di tali siti, sfruttando le nostre «ipergaranzie», è arrivata a denunciare gli onorevoli Caparini e Polledri ed il signor Ferrari, di Tele Padania, per odio razziale, scatenando nei loro confronti una serie di minacce pericolosissime, fino a quella di morte. Vittime di tali minacce sono, peraltro, anche persone islamiche che vengono considerate nemiche perché discutono con le nostre istituzioni (che, per loro, sono da combattere).
Noi chiediamo di sapere quali iniziative il Governo intenda attivare per contrastare queste associazioni che predicano odio nei confronti di chi, nostro malgrado, le ospita.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo condanna con decisione ogni tipo di comportamento che fomenti l'odio e l'intolleranza e, in particolare, quelli che, muovendosi in tale direzione, possono presentare profili di rilevanza penale e conseguenze per la sicurezza dei cittadini.
La linea e le misure che vengono via via adottate nell'azione di lotta al terrorismo di matrice islamica si ispirano a fermezza e durezza nei confronti di tutti quei soggetti contigui ad organizzazioni terroristiche o impegnati in attività di supporto logistico o di propaganda jiadista. Il Governo, tutte le volte che sono stati ravvisati


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reati o che sono state accertate situazioni di rischio per l'ordine e la sicurezza pubblica in relazione all'attività di ambienti o di persone vicine o simpatizzanti all'estremismo islamico, non è mancato, come non mancherà, di intervenire nelle forme e nei modi consentiti dalla legge fino all'assunzione di misure di espulsione, naturalmente amministrative, dal territorio nazionale per gli stranieri ritenuti pericolosi. Ricordo, da ultimo, i recenti provvedimenti di espulsione adottati dal Ministero dell'interno nei confronti di sospetti terroristi - un marocchino e un tunisino - sulla base delle disposizioni approvate dal Parlamento nel luglio scorso che, come è noto, hanno fornito alle Forze di polizia strumenti più incisivi di intervento.
Tengo a precisare che i dispositivi di sicurezza attualmente in atto nei confronti del terrorismo internazionale si muovono principalmente lungo tre direttrici: il controllo degli ambienti dove può prendere consistenza la minaccia terroristica; il monitoraggio stretto dei cittadini extracomunitari già interessati alle inchieste giudiziarie e, naturalmente, l'intensificazione delle indagini. Aggiungo che tutte le informazioni finalizzare a prevenire progetti terroristici, anche di matrice islamica, sono analizzate dal Comitato di analisi strategica presso il Ministero dell'interno al fine di fornire indicazioni alle forze antiterrorismo che operano sul campo. In questo quadro gli apparati di sicurezza svolgono costantemente attività investigative nei confronti di possibili infiltrazioni di elementi dell'integralismo radicale nei luoghi di culto e nei centri di aggregazione delle comunità di fede islamica.
Per quel che riguarda l'associazione IALD (Islamic anti defamation leaugue), costituita nel luglio scorso e con sede a Roma, segnalo che la stessa ha fra i propri fini statutari quello di difendere, nello spirito della Costituzione italiana, i musulmani e le altre minoranze presenti nel territorio nazionale. Oltretutto, si sa benissimo che gli autori degli scritti e dei comunicati diffusi dall'associazione medesima possono far uso di pseudonimi, i quali, però, debbono trovare riscontro nei libri sociali affinché sia comunque consentita l'individuazione per fini legali.
Allo stato attuale, per quanto riguarda invece il blog sul sito http://orabasta.iobloggo.com della signora Dacia Valent, abbiamo dato incarico di fare una verifica circostanziata di quello che è apparso negli ultimi tempi su quel blog per trovare riscontro alle affermazioni fatte dagli interroganti. Evidentemente, però, nell'ambito del question time il tempo è talmente limitato da non consentire una verifica puntuale; quindi, ci faremo carico della risposta.
Per quel che riguarda infine, l'episodio intimidatorio nei confronti di Shayk Abdul Hadi Palazzi, segretario dell'Assemblea musulmana d'Italia, oltre a precisare che questi non risulta tra i componenti della neo costituita consulta per l'islam italiano, informo che lo stesso nel mese di settembre ha sporto denuncia in relazione a commenti dal contenuto minatorio nei suoi confronti apparsi sull'area di discussione attestata su alcuni siti web diversi da quello gestito dalla associazione di cui prima abbiamo parlato.

PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di replicare.

LUCIANO DUSSIN. Signor ministro, il senso della nostra denuncia è chiaro: nel nostro paese girano terroristi pronti ad uccidere donne, uomini e bambini inermi per i loro scopi, che non sono certo quelli dei guerriglieri «romantici»; in sostanza, sfruttano le garanzie democratiche per fare quello che vogliono. Sono impuniti perché i giudici aspettano che si concretizzi l'attentato per fermarli e la stessa Corte costituzionale - secondo noi sbagliando - garantisce ricorsi ed appelli nei confronti delle poche sentenze emesse a garanzia; le garanzie, però, sono attribuite ai cittadini italiani e non ai «fantasmi» che girano nel nostro paese, preparando una guerra contro il nostro sistema. A tale riguardo, noi dobbiamo essere fermi e decisi, reagendo in maniera preventiva, e l'azione deve partire da noi. Dobbiamo farlo noi, perché se la sinistra riprenderà


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il governo di questo paese, abbiamo già chiaro quello che succederà: i pochi centri di permanenza aperti saranno chiusi - riferisco quello che hanno affermato autorevoli esponenti dei due partiti comunisti presenti in quest'aula -, vanificando il lavoro della nostra polizia e della nostra magistratura, rimettendo in strada, in attesa di processi che mai saranno effettuati, elementi pericolosissimi che, come ricordavo prima, sfruttano le nostre aperture democratiche per creare terrore; questi, infatti, non sono altro che terroristi che lavorano contro il nostro sistema e, quindi, noi dobbiamo pretendere, visto che li ospitiamo, che si comportino nel nostro territorio come ospiti. Sembra, però, che non abbiano le idee chiare; quindi, sarà compito di chi governerà il paese garantire la necessaria tranquillità ai nostri cittadini che, per primi, devono sentirsi tranquilli nei loro territori.
Grazie e buon lavoro signor ministro (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).

(Iniziative per garantire la sollecita alienazione degli alloggi militari non ubicati nelle infrastrutture militari - n. 3-05242).

PRESIDENTE. L'onorevole Ascierto ha facoltà di illustrare l'interrogazione La Russa n. 3-05242 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 4), di cui è cofirmatario.

FILIPPO ASCIERTO. Premesso che l'obiettivo che vogliamo raggiungere è quello di dare una casa ad ogni militare, in relazione alle rispettive specificità e peculiarità di impiego, vogliamo rilevare il fatto che oggi nella gestione patrimoniale del Ministero della difesa si registra un «buco» annuale di 198 milioni di euro e che la gestione è ferma agli ultimi vent'anni, sotto il profilo immobiliare. Vogliamo porre l'attenzione sulla legge 24 novembre 2003 n. 326, il cui articolo 26, comma 11-quater, ha disposto l'alienazione degli alloggi militari ubicati all'esterno delle infrastrutture militari. Dopo oltre due anni dalla promulgazione della predetta legge, il Ministero della difesa ancora non ha provveduto - ritengo inspiegabilmente - ad avviare le procedure previste per l'alienazione di detti alloggi. Con questo ritardo si sta arrecando un grave danno sia all'erario, sia agli enti locali, sia gli utenti, in quanto l'erario ancora non ha introitato quelle risorse iscritte in bilancio, sia nel 2004, sia nel 2005, gli enti locali non incassano l'ICI e gli utenti aspettano ancora invano di poter acquistare l'immobile.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la legge n. 326 del 2003 ha disposto l'alienazione, con alcune eccezioni, mediante il sistema della cartolarizzazione, degli alloggi di cui alla legge n. 497 del 1978 non ubicati nelle infrastrutture militari o, se ivi ubicati, non operativamente posti al loro diretto e funzionale servizio né classificati quali alloggi di servizio connessi all'incarico e occupati dai titolari dell'incarico in servizio. Tale disposizione si applica agli alloggi che, alla data di entrata in vigore della legge del 2003, siano occupati da soggetti ai quali sia già stato notificato il provvedimento amministrativo di recupero forzoso. Sulla base del citato disposto normativo, sono stati individuati gli alloggi alienabili - che sono circa 4.500 - ed è in atto, al momento, l'attività di concertazione intergovernativa per il trasferimento dei citati alloggi alla Agenzia del demanio, per la successiva cartolarizzazione.
Ciò posto, riguardo a quelli per i quali è in corso la procedura di recupero forzoso, essa è stata avviata nel 2004 in ottemperanza alle norme vigenti e riguarda un numero limitato di abitazioni. Si tratta di immobili appartenenti al patrimonio abitativo della Difesa e funzionali alle esigenze di mobilità del personale militare in servizio. I destinatari del provvedimento di rilascio forzoso hanno tutti


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perso titolo alla concessione, a suo tempo rilasciata a tempo determinato, e continuano ad occupare l'alloggio senza averne più alcun titolo, in questo modo bloccando la possibilità di assegnare l'immobile a quanti, trasferiti da una sede all'altra, hanno pieno titolo alla concessione dell'alloggio. In considerazione delle vincolanti norme introdotte dalla legge del 2003 sulla cartolarizzazione, che comporta la rinuncia ad una cospicua parte del patrimonio alloggiativo, e tenuto conto delle migliaia di domande di assegnazione di alloggi pendenti e prodotte da militari in servizio, la Difesa non può sottrarsi all'obbligo di dare corso a recuperi forzosi di utenze i cui occupanti hanno perso da tempo il titolo. Diversamente, se ciò non fosse attuato, oltre a violare la legge si commetterebbe una palese ingiustizia nei confronti di quel personale che è in attesa di ricevere un alloggio di servizio. Il personale in servizio che non può usufruire di alloggio è molto più numeroso del personale che occupa senza titolo gli stessi alloggi. La disponibilità alloggiativa rappresenta per la Difesa un fattore di spiccata valenza operativa, specie in questa fase di radicali mutamenti strutturali ed organizzativi che la stessa sta vivendo negli ultimi anni. Essa consente di soddisfare le esigenze di movimentazione, molto più significative che nel passato, del personale militare sul territorio, limitando i disagi ai quali tale personale è sottoposto. Il quadro di legislazione attuale vede una disponibilità di alloggi di servizio largamente insufficiente a fronte delle esigenze complessive. Infatti, a fronte di 13.500 alloggi che sono rimasti nella disponibilità della Difesa, vi è una esigenza programmata di circa 40 mila unità abitative. Proprio per aumentare la disponibilità degli alloggi di servizio per il personale militare, la Difesa ha in corso azioni per avviare alcune iniziative. In particolare, mi riferisco alla realizzazione di abitazioni avvalendosi della forma del project financing, all'estensione anche alle Forze armate delle norme previste per le Forze di polizia in tema di concessione di alloggi, nonché all'incremento del patrimonio abitativo per il tramite del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.

PRESIDENTE. L'onorevole Ascierto ha facoltà di replicare.

FILIPPO ASCIERTO. Onorevole ministro, prendo atto che la situazione, ferma da tanto tempo, difficilmente può essere «sbloccata», anche perché, nel corso di questi anni, si sono apprestate soluzioni che poi, alla fine, non hanno soddisfatto nessuno, come, ad esempio, far pagare ai sine titulo quanto previsto dall'equo canone ovvero l'importo preciso degli equi canoni nelle zone di ubicazione dei palazzi delle infrastrutture militari.
Vorrei, invece, portare alcuni esempi di come si può sicuramente venire incontro alle tante esigenze dei militari, soprattutto di quelli che aspettano un alloggio; se non vendiamo questi immobili siti fuori dalle infrastrutture militari, non possiamo progettare una ricostruzione, non possiamo, ad esempio, come previsto per legge, reperire i 20 milioni di euro da destinare ad affitti agevolati per il personale in mobilità.
Inoltre, vorrei far presente che da venti anni, mentre le Forze dell'ordine sono riuscite a realizzare un'edilizia agevolata con gli enti locali ed anche con lo Stato - ricordo, ad esempio, l'articolo 18 della legge del 1995 che prevedeva proprio la costruzione di abitazioni per le esigenze delle Forze dell'ordine -, le Forze armate non hanno mai proceduto in tal senso in virtù proprio di questo patrimonio, che è ormai vetusto; voglio ricordare che quasi 4 mila alloggi sono vuoti e non possono essere abitati a causa dell'assenza dei fondi necessari per le ristrutturazioni. Quindi, l'unica strada è quella dell'alienazione, del reinvestimento, dei project financing (come lei ha dichiarato), degli accordi con gli enti locali. Soprattutto, esistono terreni, infrastrutture e caserme delle Forze armate che non servono più e che possono essere, anch'essi, permutati con alloggi.
Noi siamo in grado, nei prossimi anni, di costruire o creare 40 mila alloggi;


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l'importante è che si esca fuori dall'immobilismo in cui la Difesa si è venuta a trovare e, soprattutto, dalla difficoltà di avviare le procedure di alienazione.

PRESIDENTE. Onorevole Ascierto...

FILIPPO ASCIERTO. Non si riesce a capire perché, in questi anni, nel vigore di leggi che prevedono tali alienazioni, non sia stato alienato un solo immobile (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

(Finalità del tavolo tecnico attivato dal Governo sulla concessione della mobilità ai lavoratori FIAT - n. 3-05244).

PRESIDENTE. L'onorevole Provera ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-05244 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 5).

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, è stato recentemente costituito un tavolo Governo-FIAT, ma per cosa? Per affrontare il tema degli esuberi, gli ennesimi da quando sono state fatte le malaugurate scelte di tagli e dismissioni volute dalla famiglia Agnelli, principale azionista del gruppo FIAT. Ebbene, sono cambiati i manager ma, liquidati a suon di miliardi di vecchie lire, sono tutti stati ricollocati in posti ricchi e di prestigio, molti pubblici (compresi quelli in Ferrovie dello Stato, che così bene funziona): che bella mobilità per i dirigenti, da posto a posto!
Non è ancora mutata, invece, la situazione critica della FIAT e delle aziende ad essa collegate, nonostante i proclami roboanti sulle prospettive stupende del gruppo e dei suoi bilanci; ed oggi si chiede di nuovo al pubblico di provvedere: con le miserie prese dal fondo lavoratori e ripartite tra di essi? Oppure, il tavolo è stato costituito perché finalmente il Governo ha capito che lo Stato deve entrare con decisione nelle vicende di questa azienda, foraggiata con denaro pubblico da sempre, e imporre un cambio di rotta?

PRESIDENTE. Onorevole...

MARILDE PROVERA. Concludo, Presidente. Un piano che blocchi, in FIAT e nelle aziende collegate, trovando le giuste soluzioni, la moria di capacità produttive e di posti di lavoro; si tratta di un intervento da noi da sempre sollecitato. Quale delle due ipotesi, signor ministro?

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Provera, direi, delle due, quella giusta. Il ministro Maroni, d'intesa con il Governo tutto, nei giorni scorsi, a fronte della richiesta del gruppo FIAT di un utilizzo di ammortizzatori sociali volto a sostenere il processo di riorganizzazione dell'azienda, ha incontrato in maniera separata sia le organizzazioni sindacali sia i vertici dell'azienda. Quindi, non vi è stata alcuna esclusione dei sindacati da tale confronto, bensì, proprio a seguito delle preoccupazioni espresse dai sindacati stessi, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha attivato un confronto con l'azienda per verificare la situazione occupazionale e le sue criticità, al fine di esaminare gli strumenti possibili e adeguati per fronteggiare la situazione.
L'obiettivo del confronto è quello di continuare a sostenere il processo di riorganizzazione e di sviluppo della FIAT e, al contempo, di garantire l'occupazione ed il reddito dei lavoratori del gruppo. Si tratta di obiettivi già alla base dell'accordo sottoscritto nel 2002, la cui attuazione ha permesso il rilancio dell'azienda, il mantenimento dell'operatività dei siti produttivi ed una gestione attiva delle politiche del lavoro. Anche in tal caso, pertanto, il Governo intende attivare tutti i possibili strumenti volti ad assicurare il reddito dei lavoratori ed il loro reimpiego, abbandonando pratiche assistenziali e privilegiando quelle politiche che possano produrre effetti positivi sul tasso di occupazione e sulla sostenibilità finanziaria e sociale del sistema pensionistico.


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Infatti, in tutte le crisi delle imprese affrontate in questi anni, si è privilegiato un approccio per cui al sostegno finanziario, di breve periodo, si collega il diritto-dovere del lavoratore di fruire di servizi di accompagnamento ad un altro posto di lavoro, così come previsto dalla cosiddetta legge Biagi. Ciò significa anche una maggiore responsabilità delle imprese e delle persone.
Il Governo, d'altro canto, non intende derogare alla riforma pensionistica approvata, considerata da tutti gli organismi internazionali come una delle migliori d'Europa, e non può permettere, né per la FIAT, né per altre realtà produttive o territoriali, che vi sia - con una terribile definizione - una «rottamazione» dei cinquantenni (come un loro prepensionamento, o comunque una loro fuoriuscita dal mercato del lavoro), aumentando, per di più, la parte assistenziale della spesa pubblica ed creando una disparità tra imprese e lavoratori.
L'intervento del Governo, con la necessaria compartecipazione di regioni ed enti locali, sarà, dunque, volto solamente a sostenere il reddito, nonché a favorire azioni di reimpiego e di ricollocazione occupazionale, nell'ambito di una situazione il cui primario obiettivo è continuare ad incrementare il numero degli occupati, oggi al massimo storico in Italia, ed a ridurre il tasso di disoccupazione, oggi al di sotto della media europea.

PRESIDENTE. L'onorevole Provera ha facoltà di replicare.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, accolgo con favore il fatto che il ministro pensi di avere individuato la soluzione giusta e che affermi che il Governo vuole muoversi non solo attraverso politiche assistenziali; d'altra parte, il ministro Giovanardi diventerà il vero esperto della materia, dal momento che risponde sempre lui al posto del ministro interessato!
Stando al merito, tuttavia, non capisco perché si proclami la fine di politiche esclusivamente assistenziali nel momento in cui si afferma che il Governo pensa di appoggiare il piano della FIAT attraverso il sostegno al reddito dei lavoratori in esubero, la non «rottamazione» dei cinquantenni ed il loro accompagnamento, se possibile, verso un'altra occupazione e, comunque, la possibilità di tutelare il reddito qualora non fosse possibile adottare altre misure. Ciò, infatti, si chiama assistenzialismo, innanzitutto verso la FIAT.
Allora, occorre discutere con il gruppo FIAT, nonché con le aziende collegate - ed allora comprendo il coinvolgimento del comune di Torino, della provincia e della regione Piemonte, perché si tratta di una strategia da noi sempre sostenuta -, per definire il modo in cui tale impresa possa rispondere al settore pubblico, in ordine ai propri piani occupazionali, senza lasciarla continuare a disinvestire ed a riproporre, ogni anno, il problema della perdita di posti di lavoro.
Per contro, vorrei segnalare come effettivamente - non si trattava di una battuta! - i manager che gravitavano intorno al gruppo FIAT siano stati «liquidati» a suon di miliardi di vecchie lire - non con misure assistenziali, ma con operazioni dal lucro notevole! - ed abbiano tutti trovato collocazione in enti o società pubbliche, ricoprendo posti di prestigio lautamente remunerati. Anziché essere reinvestiti nella FIAT, dunque, i miliardi di vecchie lire delle loro liquidazioni sono stati impiegati per favorire la ricollocazione di tali dirigenti.
Sarebbe opportuno che detta azienda venisse...

PRESIDENTE. Onorevole Provera, concluda!

MARILDE PROVERA. ...richiamata - ed ho concluso, signor Presidente - alle sue responsabilità, perché non vi è anno della storia di questa Repubblica che non corra senza che tale impresa abbia fruito di aiuti pubblici. Si tratta di un'azienda di fatto pubblica, e vorremmo che fosse pubblica nella ripartizione non solo degli oneri, ma anche degli onori!


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(Iniziative per contrastare il lavoro nero e l'evasione contributiva - n. 3-05245).

PRESIDENTE. L'onorevole Antonio Leone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-05245 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 6).

ANTONIO LEONE. Signor ministro, mi ricollego anche allo svolgimento della precedente interrogazione ed alla risposta che lei ha fornito; tra l'altro, ho riscontrato una sintonia tra l'onorevole Provera e lei, signor ministro, visto che affermavate le stesse cose...

MARILDE PROVERA. Non proprio...!

ANTONIO LEONE. ... e l'azione del Governo è quella.
Intendo tuttavia limitarmi allo svolgimento della mia interrogazione, nel momento in cui si prende atto, con piacere, che si registra un successo del Governo Berlusconi in materia di occupazione: vi è stata, infatti, la riduzione del tasso di disoccupazione al di sotto di quello registrato, nell'ambito dell'Unione europea, in Francia e Germania.
Detto ciò, però, chiedo al Governo e al ministro Giovanardi cosa si intende fare per contrastare il fenomeno del lavoro nero, che purtroppo nelle aree del Mezzogiorno è ancora molto diffuso.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, per l'anno in corso le azioni di contrasto al lavoro sommerso sono state al centro dell'attenzione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Sono state infatti effettuate verifiche ispettive finalizzate soprattutto al miglioramento dei risultati qualitativi dell'attività, da realizzarsi mediante una più mirata selezione delle realtà aziendale da sottoporre a controllo. Gli ambiti di attività sono stati particolarmente vigili sul lavoro irregolare dei cittadini stranieri immigrati nel settore dell'agricoltura, dell'edilizia, dei pubblici esercizi e del lavoro minorile.
Particolare attenzione rispetto alla diffusione di forme di lavoro irregolare è stata data al settore edile, per verificare non solo l'esistenza di fenomeni di lavoro sommerso, ma anche le complessive condizioni di sicurezza e di igiene dei luoghi di lavoro. Tutte le attività sono state precedute da un'azione di intelligence e di monitoraggio dei fenomeni, da effettuarsi per tutte le situazioni coinvolte. Oltre che gli obiettivi sopramenzionati, l'attività di vigilanza è stata diretta anche verso specifici fenomeni di rilevante impatto sociale, quali il rispetto della disciplina dell'inserimento lavorativo dei soggetti disabili, la vigilanza sulle agenzie per il lavoro, la corretta applicazione delle tipologie della riforma Biagi, il rispetto della disciplina sulle pari opportunità ed eventuali casi di mobbing, nonché i fenomeni di delocalizzazione e di dismissione di rami d'azienda.
Per l'anno a venire si prevede un incremento medio di circa il 20 per cento dell'attività di contrasto al sommerso, secondo alcune linee direttrici che esaltano ancora una volta le attività di intelligence e di coordinamento. Sarà infatti ribadito il principio del miglioramento qualitativo della vigilanza volta ad individuare obiettivi a maggior rischio sotto il profilo del lavoro sommerso ed irregolare. Si ricorda che già nel 2005 l'azione di coordinamento nell'ambito dell'attività di vigilanza speciale ha portato ad ottimi risultati, coinvolgendo non solo il personale ispettivo - la direzione provinciale del lavoro - ma anche i carabinieri e i funzionari dell'INPS e dell'INAIL. Durante l'anno che si sta per chiudere, onorevole Antonio Leone, sono state predisposte sei vigilanze speciali, finalizzate a contrastare il lavoro sommerso ed irregolare nell'edilizia, nell'ambito delle minoranze cinesi, nel settore turistico-alberghiere e in quello dell'agricoltura.
Tali azioni hanno condotto all'ispezione di ben 3.582 aziende, di cui circa 70 per


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cento è risultato il regolare. I lavoratori trovati intenti al lavoro sono stati 18.391, di cui circa mille sono risultati clandestini. Inoltre, sono state erogate sanzioni amministrative per un importo di circa 2.500.000 euro ed accertate omissioni contributive pari a circa 3.500.000 euro. L'attività di vigilanza speciale ha consentito mediamente un ritorno - sanzioni amministrative irrogate e recupero dei contributi e dei premi - pari a 40 volte le spese sostenute per il personale incaricato, comprese le missioni e gli straordinari: vale a dire, per ogni mille euro investiti ne sono stati ricavati ben 40 mila.
Da ultimo, ma non meno importante, va ricordato che per l'anno a venire è stata prevista l'immissione, a seguito dell'ultimazione delle procedure concorsuali, di ulteriori 870 unità fra ispettori del lavoro e ispettori tecnici. L'immissione delle forze ispettive andrà dunque a sopperire alle carenze di personale, in particolare negli uffici del settentrione, e sarà fondamentale ai fini dell'incremento dell'efficacia dell'attività di vigilanza, secondo le modalità sopra evidenziate. Quindi, direi un bilancio positivo, non soltanto per il numero record di occupati in Italia, ma anche per l'azione volta a far emergere quel sommerso che è ancora presente nel mondo del lavoro.

PRESIDENTE. L'onorevole Antonio Leone ha facoltà di replicare.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, prendo atto con soddisfazione della risposta del Governo alla mia interrogazione vertente sulle ulteriori misure che si stanno intraprendendo per combattere il fenomeno in oggetto. Occorre tuttavia non sottacere che, pur riconoscendo che molto si è fatto, ancora molto vi è da fare e vi è la necessità di un'azione di monitoraggio costante e quotidiana.
Gli ottimi risultati conseguiti dall'azione politica del Governo Berlusconi - si parla di un milione e mezzo di nuovi posti di lavoro dall'inizio della presente legislatura e della conseguente riduzione del tasso di disoccupazione - hanno coinvolto - grazie a Dio! - anche le regioni del Mezzogiorno, dove notoriamente era maggiormente concentrata la disoccupazione italiana.
Per completare tali successi, è necessario aumentare gli sforzi e l'impegno profuso, in particolare contro la piaga del lavoro in nero. Come è emerso dai dati, ciò che si sta facendo in merito è già molto, ma bisognerebbe sensibilizzare ulteriormente l'attività ispettiva del Ministero del lavoro e dell'INPS. Prendo ancora atto con soddisfazione che questo è l'intendimento del Governo, come ha poc'anzi dichiarato il ministro. Il contrasto al lavoro nero - non bisogna sottacerlo - fa parte di una più complessa azione politica volta anche al rafforzamento dei principi di legalità e di sicurezza, di cui, proprio nel Mezzogiorno, si avverte maggiormente la necessità. Maggiore legalità e maggiore certezza del diritto sono gli elementi fondamentali su cui fondare l'azione del Governo, sia per ciò che è stato già fatto, sia per ciò che si potrà fare in futuro (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,05.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, purtroppo, sono ancora in corso - dico «purtroppo» in considerazione della disgrazia che ci è capitata - i funerali del defunto collega Muratori. Pertanto, per consentire ai parlamentari che stanno prendendo


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parte alle esequie di giungere in aula, sospendo nuovamente la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,10, è ripresa alle 16,40.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Alemanno, Aprea, Armani, Armosino, Baccini, Ballaman, Berlusconi, Berselli, Boato, Bonaiuti, Bono, Bricolo, Brugger, Caligiuri, Castagnetti, Cicu, Colucci, Gianfranco Conte, Contento, Cusumano, D'Alia, Delfino, Dell'Elce, Di Virgilio, Dozzo, Giuseppe Drago, Fini, Galati, Gentiloni Silveri, Giordano, Giovanardi, Intini, La Malfa, Landolfi, Martinat, Martinelli, Martino, Martusciello, Matteoli, Molgora, Moroni, Palumbo, Pisanu, Pistone, Possa, Prestigiacomo, Romani, Romano, Rosso, Santelli, Saponara, Scajola, Selva, Sgobio, Stucchi, Tanzilli, Tassone, Tremaglia, Tremonti, Trupia, Urso, Valentino, Viceconte, Viespoli, Vietti, Vitali e Violante sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione del progetto di legge n. 2436-B.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 1).
Qual è il parere del Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Scherini n. 9/2436-B/1, mentre non accetta l'ordine del giorno Perrotta n. 9/2436-B/2.

PRESIDENTE. Onorevole Perrotta, insiste per la votazione del suo ordine del giorno?

ALDO PERROTTA. No, signor Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Dell'Anna n. 9/2436-B/3?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Dell'Anna n. 9/2436-B/3 se riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare».

PRESIDENTE. Onorevole Dell'Anna, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno proposta dal Governo?

GREGORIO DELL'ANNA. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/2436-B/4?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Antonio Pepe n. 9/2436-B/4 in quanto è incompatibile con l'ordine del giorno Scherini n. 9/2436-B/1.

PRESIDENTE. Onorevole Antonio Pepe, insiste per la votazione del suo ordine del giorno?

ANTONIO PEPE. No, signor Presidente, non insisto.


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PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Leo n. 9/2436-B/5?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Leo n. 9/2436-B/5 se riformulato nel senso di inserire dopo le parole: «a chiarire» le seguenti: «in via transitoria».

PRESIDENTE. Onorevole Leo, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno proposta dal Governo?

MAURIZIO LEO. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Fluvi n. 9/2436-B/6?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Fluvi n. 9/2436-B/6 se riformulato nel senso di sostituire le parole: «di massima analiticità nell'esposizione», con le seguenti: «ai fini dell'esposizione».

PRESIDENTE. Onorevole Fluvi, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno proposta dal Governo?

ALBERTO FLUVI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Tolotti n. 9/2436-B/7?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Tolotti n. 9/2436-B/7.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Tolotti insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tolotti n. 9/2436-B/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 363
Votanti 362
Astenuti 1
Maggioranza 182
Hanno votato
141
Hanno votato
no 221).

Prendo atto che gli onorevoli Rampelli, Perrotta e Santori non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Grandi n. 9/2436-B/8?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Grandi n. 9/2436-B/8.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Grandi insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grandi n. 9/2436-B/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 380
Maggioranza 191
Hanno votato
149
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che gli onorevoli Rampelli, Perrotta e Santori non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.


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Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Benvenuto n. 9/2436-B/9?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Benvenuto n. 9/2436-B/9.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Benvenuto insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benvenuto n. 9/2436-B/9, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 382
Votanti 381
Astenuti 1
Maggioranza 191
Hanno votato
148
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che l'onorevole Rampelli non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che il dispositivo di voto dell'onorevole Duca non ha funzionato.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Quartiani n. 9/2436-B/10?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/2436-B/10.

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Quartiani insiste per la votazione del suo ordine del giorno.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Quartiani n. 9/2436-B/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 381
Maggioranza 191
Hanno votato
151
Hanno votato
no 230).

Prendo atto che gli onorevoli Rampelli e Buontempo non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Crisci n. 9/2436-B/11?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo accetta l'ordine del giorno Crisci n. 9/2436-B/11 se riformulato nel senso di sostituire le parole: «ad adottare» con le seguenti: «a valutare la possibilità di adottare».

PRESIDENTE. Onorevole Crisci, accetta la riformulazione del suo ordine del giorno proposta dal Governo?

NICOLA CRISCI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Onorevoli colleghi, avverto che, dopo queste votazioni, ne sono previste altre sui disegni di legge di ratifica, il cui esame deve essere assolutamente concluso oggi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sergio Rossi. Ne ha facoltà.


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SERGIO ROSSI. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto favorevole del gruppo della Lega nord e chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Onorevole Sergio Rossi, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
Si alzi in piedi, onorevole D'Agrò...!

LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, stavo arrivando di corsa...

PRESIDENTE. So che lei è un fondista!

LUIGI D'AGRÒ. Lei capisce che, quindi, ero già abbondantemente in piedi, per la mia altezza...!
Volevo fare alcune considerazioni sull'intervento di stamattina dell'onorevole Violante. In particolare, mi riferisco alla parte che riguardava il falso in bilancio.
Vorrei ricordare che non siamo qui per aver messo al bando l'etica e la legalità, perché mi pare che queste affermazioni suonino complessivamente come un marchio di condanna definitivo su questa maggioranza che ha governato il paese, e sembra che essa l'abbia fatto contro la sovranità popolare e senza la capacità di dare il senso di giustizia al paese.
Vorrei ricordare che il testo sul falso in bilancio con riferimento al quale abbiamo approvato la questione di fiducia posta dal Governo propone una proporzione tra danno e pena e che, in sostanza, maggiore è il danno maggiore è la pena. Anche il falso in bilancio senza danno viene punito.
È stata poi ripristinata una soglia di punibilità, che è esattamente analoga a quelle introdotte dal centrosinistra per i cosiddetti reati fiscali.
Se vi è qualche situazione su cui non vi è da menare vanto è il fatto che sia stata reintrodotta la querela, senza che vi sia l'opportunità della procedibilità d'ufficio per quanto riguarda l'intervento da parte del giudice. Anche sotto questo profilo, peraltro, si lascia direttamente al socio decidere se presentare o meno querela, a fronte del fatto che un giudice, quando entra in un'azienda, inevitabilmente può provocare scompiglio e creare maggior danno all'azienda stessa.
Non abbiamo assolutamente introdotto motivi di illegalità e di mancanza di etica nel paese. Abbiamo soltanto creato una semplificazione che ci pone nelle condizioni di affermare che anche il sistema imprenditoriale e societario italiano si allinea con i paesi europei.
Da ultimo, mi sia consentito di dire che il provvedimento in esame raggiunge il traguardo dopo anni di verifica puntuale nelle Assemblee parlamentari ma in presenza, purtroppo, di fatti esterni che lo condizionavano al punto da bloccarne l'iter. Finalmente, abbiamo trovato una via d'uscita e ritengo che anche l'opposizione potrebbe menare vanto del fatto che la maggioranza voterà compatta a favore dell'approvazione finale del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, il gruppo di Rifondazione comunista annuncia il voto contrario sull'insieme del provvedimento in esame, un provvedimento che ha avuto un percorso particolare. La sua esigenza era emersa in modo concorde dalla Commissione parlamentare che aveva indagato sui famosi e clamorosi scandali Cirio e Parmalat. Come si sa, è passato molto, troppo tempo da allora.
Poi, ci si è mossi con la presunzione che il testo del provvedimento potesse essere confezionato in maniera bipartisan. L'iter si conclude in modo esattamente contrario, con lo svolgimento di tre ulteriori voti di fiducia, con cui il Governo supera il già non invidiabile record detenuto dal Governo dell'Ulivo della passata legislatura, avendo però ben altri rapporti di forza all'interno dell'Assemblea.


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Era sbagliato l'inizio, signor Presidente, l'illusione del bipartisan; «tragicomica» è la conclusione. Infatti, nell'un caso e nell'altro (e questo, onorevoli colleghi della destra e della sinistra, qualcosa dovrebbe insegnarci anche per il prossimo futuro) era ed è sbagliato soffocare la normale dialettica parlamentare.
Concordare sulla necessità di una riforma, sulla necessità di introdurre una nuova normativa sulla base dell'esperienza drammatica di fatti come la vicenda Cirio e quella Parmalat non significa automaticamente pretendere che dobbiamo necessariamente concordare sul merito di quelle norme e su dove si voglia andare, per il semplice fatto che in qualunque direzione si vada si difendono alcuni interessi e se ne colpiscono altri, e qui, dentro questo Parlamento, ognuno di noi deve rappresentare e difendere in modo alto non propri interessi personali, ma interessi degli elettori che lo hanno mandato in Parlamento.
Pertanto, non è la ricerca di pre-intese che naufragano miseramente, né la soperchieria del voto di fiducia, che può salvare la normale dialettica democratica, ma la discussione, la votazione ed il determinarsi nel merito di una maggioranza e di una minoranza! Noi eravamo disponibili a discutere fino in fondo, senza alcun intento ostruzionistico, il testo di questo provvedimento. Non ce lo avete concesso e avete fatto male!
Vorrei dire all'onorevole Leone, che questa mattina accusava la sinistra di non si capisce quali malefatte (qualora volesse ascoltarmi), che noi potremmo confezionare, come in effetti ho fatto questa mattina, le dichiarazioni di voto di merito rispetto ai due maxiemendamenti del Governo, semplicemente ricavandole dalle argomentazioni di un giornale che ci è lontano come Il Sole 24 ore.
Non è la sinistra che vi accusa o, quanto meno, non è solamente la sinistra che vi accusa: è un buon senso diffuso, persino in campo imprenditoriale, che considera sbagliate le norme che il Governo ha voluto introdurre in ordine alla Banca d'Italia, nonché i passi indietro che lo stesso Governo e la maggioranza hanno voluto fare sul tema del falso in bilancio.
È sbagliata l'idea di una reiterazione dell'incarico al Governatore della Banca d'Italia! Meglio sarebbe stato un incarico più lungo - purché non tale da sovrapporsi alla durata della legislatura - di 7 o 8 anni piuttosto che di 6, inevitabilmente moltiplicato per due, perché, come Leone ben sa, se vi è in Italia un istituto sacrosanto, è quello della proroga. È sbagliata l'idea che la fonte principale della nomina del Governatore della Banca d'Italia sia il Governo.
L'autonomia della Banca d'Italia va preservata dall'esecutivo, mentre vi deve invece essere naturalmente una relazione tra la politica monetaria e la politica economica, ma il nesso di questa relazione devono essere il Parlamento e le Commissioni permanenti che, a maggioranza qualificata, quindi con il concorso di maggioranza ed opposizione, devono intervenire nelle nomine in ordine ad un ruolo così importante e delicato.
È un pasticcio la non perfetta divisione dei compiti tra controllati e controllori, come pure è assurdo rinviare a tre anni di distanza, senza precisarne le modalità e, comunque, scaricandole sul prossimo Parlamento e sul prossimo Governo, le norme sulla pubblicizzazione di Bankitalia.
Non è vero, caro collega D'Agrò, che le norme sul falso in bilancio restano. Si legga lo stesso giornale della Confindustria, che ricorda che sopravvivono le soglie di esclusione di punibilità, uno degli aspetti più contestati della riforma del 2002. Vi è esclusione quando le falsità contabili, pur verificate, sono al di sotto di determinati limiti.
Resiste la procedibilità a querela, quando il danno non viene provocato in una società quotata in borsa. In sostanza, siamo all'interno di una logica, che è l'epilogo di questo Governo, di una derubricazione dei reati di natura finanziaria. Questa è la ragione del nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.

ANTONIO PEPE. Signor Presidente, per esigenze di tempo, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
Mi limito soltanto a preannunziare il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale su un provvedimento non più rinviabile, ma necessario per ridare fiducia al sistema del risparmio.
La fiducia è il motore dello sviluppo e della crescita, che, abbinati alla rilanciata credibilità internazionale, consolideranno il sistema Italia, rafforzandolo nel contesto europeo. Vorrei solo rilevare che la legge sul risparmio è un'altra riforma che il centrodestra consegna al paese (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Onorevole Antonio Pepe, la Presidenza consente la pubblicazione del testo della sua dichiarazione di voto in calce al resoconto della seduta odierna, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boccia. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, intervengo a nome dei colleghi dei gruppi dei Democratici di sinistra e della Margherita - dell'Ulivo, praticamente - per dichiarare il voto contrario sul progetto di legge al nostro esame.
Abbiamo dato ripetutamente la disponibilità a concorrere alla definizione del provvedimento, ma il Governo ponendo la triplice fiducia sulle parti più qualificanti, ha rifiutato ed impedito ogni confronto.
Ribadiamo ancora una volta la nostra convinzione che per la costruzione della «casa comune» sia indispensabile promuovere, ricercare e realizzare una larga convergenza bipartisan.
Le procedure di nomina del Governatore e degli organi della Banca d'Italia, la distribuzione delle funzioni tra queste e le autorità, l'equilibrio complessivo del sistema, rappresentavano propriamente un terreno sul quale misurare la bontà di tale orientamento. Avete vanificato ciò un'altra volta, un po' per la necessità di tappare la bocca al dissenso interno alla maggioranza, un po' per blindare il vergognoso ripiegamento sul falso in bilancio e molto più per riaffermare una linea strategica che ha connotato tutta la vostra azione nel corso della legislatura. Pazienza, anche su questo apporteremo nella prossima - sperando di poterlo fare ancora insieme a voi - le necessarie correzioni migliorative.
Intanto, vi sono il bisogno e l'urgenza di approvare questa legge. Da tempo, con una serie di iniziative dei colleghi Agostini, Pinza, Benvenuto, Lettieri e degli altri componenti le Commissioni finanze e attività produttive, spingevamo per giungere a questo risultato. Si è perso tempo a causa delle divisioni tutte interne alla maggioranza e per le sue titubanze, derivanti prima dai vari crack finanziari e poi dalle vicende relative al Governatore Fazio.
Si dice: meglio tardi che mai! Francamente, avremmo preferito che la normativa fosse stata emanata prima, molto prima, soprattutto prima che, per una serie di emergenze, i risparmiatori italiani subissero danni difficilmente riparabili e molto prima che il paese perdesse di credibilità internazionale per quanto accaduto nella Banca d'Italia e dintorni.
Si dice: meglio una legge imperfetta che nessuna legge! Francamente, avremmo preferito una buona legge, che fosse stata in grado di fornire - molto di più di quella che vi accingete ad approvare - risposte strutturali alla tutela dei risparmiatori ed alla organizzazione della tutela del risparmio in generale.
Deve essere chiaro che, fiducie o non fiducie, se avessimo voluto rallentare l'iter di approvazione del provvedimento, pur nel rispetto dei regolamenti parlamentari, avremmo potuto farlo. Lo spirito pubblico che ci anima, la cultura di governo che ci appartiene e l'amore per la nazione ci tiene qui, pur nel profondo dissenso sul


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metodo e sui contenuti, per consentirvi di varare con i vostri voti il provvedimento.
Si tratta di un testo che se raccoglie la nostra preoccupazione di avviare il processo riformatore, riprendendo in alcune parti anche qualche nostra preoccupazione, presenta purtroppo disposizioni deleterie, contraddittorie e confuse.
In ordine alla procedura di nomina del Governatore, ad esempio, ci chiediamo perché non si sia voluta introdurre la previsione del parere delle competenti Commissioni parlamentari con votazione qualificata. Sicuramente, ne sarebbe risultata accresciuta l'autonomia del Governatore.
Per quanto riguarda il termine del mandato, ci chiediamo perché non si sia voluto prevedere un tempo più lungo (avevamo suggerito otto anni, senza possibilità di rinnovo). Con la previsione dei sei anni rinnovabili per altri sei, di fatto - ed è naturale e comprensibile -, si pone il Governatore nella condizione di operare, sul finire del primo mandato, per ottenere la riconferma e, quindi, se ne favorisce la dipendenza dal potere politico.
Con riferimento agli altri organi interni della Banca d'Italia, ci chiediamo perché si siano volute procedure farraginose, contorte, contraddittorie.
Il differimento di tre anni e la sostituzione in progress non rispondono certo all'esigenza di un veloce, efficace e coerente processo di generale e rapido rinnovamento.
Sull'attribuzione delle funzioni ancora rimangono coni d'ombra. Non c'è netta divisione tra Consob e Banca d'Italia in materia di obbligazioni e servizi bancari. Non c'è chiara ripartizione tra Autorità antitrust e Banca d'Italia in fatto di concentrazioni e acquisizioni bancarie. Ma non sarebbe stato più semplice attribuire nettamente alla Banca d'Italia la responsabilità primaria sulla stabilità, alla Consob quella sulla trasparenza e correttezza, all'Autorità garante la tutela della concorrenza? A fronte dell'esigenza di chiarezza, invece, viene introdotta una commissione per la tutela del risparmio presso Palazzo Chigi, della quale francamente non si capiscono le funzioni (anzi, per la verità non se ne avverte proprio l'esigenza). Si dice che è stata messa lì per accontentare l'UDC, tanto poi quando andrà Prodi non la costituirà: ma si può rischiare di compromettere delicati equilibri istituzionali per questioni di bottega?
Conoscete la nostra posizione sulle norme concernenti il falso in bilancio: questa mattina il Presidente Violante l'ha puntualmente rappresentata. Devo dire solo che è una vergogna: ancora una volta, con protervia, anche contro lo sprazzo di dignità emerso al Senato, con una riunione del Consiglio dei ministri tenuta proprio qui da Berlusconi, caparbiamente avete deciso di affievolire la portata delle pene, anzi di depenalizzare, anzi, di più, di disporre che se il falso è sotto una certa soglia non è proprio reato. Ma la pena, in questo caso, ha essenzialmente una funzione deterrente: quale tutela ha il risparmiatore e quale certezza hanno i mercati se non c'è la deterrenza di una forte pena? Qui, ahimé, bisogna ormai prendere atto che non è più nemmeno tanto una questione di voler fare i fatti propri e basta: alla fine della legislatura emerge che è proprio una cultura e una connotazione di questo centrodestra la condivisione ed assuefazione alla «modica quantità» del malaffare.
Signori del Governo, ma vi siete resi conto che con il vostro agire, cosiddetto «berlusconiano», avete iniettato veleno a piccole dosi nel sangue del corpo sociale del paese, che, alla fine, sta perdendo capacità reattiva? Anzi, a forza di leggi ad personam, condoni, depenalizzazioni, «legge Cirielli» e quant'altro, comincia a pensare che la trasgressione sia la normalità.
Il provvedimento in esame, infine, non contiene, come pure sarebbe necessario, disposizioni di diretta tutela dei risparmiatori. Cosa succede al direttore della banca che taglieggia forzatamente il risparmiatore? Cosa succede al consiglio di amministrazione, al collegio dei revisori dei conti? Avete previsto che non si proceda sempre, anche d'ufficio. Si è, dunque, indebolita proprio la posizione dei risparmiatori,


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per i quali non c'è neppure alcuna tutela sul collocamento dei prodotti finanziari.
Il collega Leone ha fatto riferimento alla costituzione di un fondo per l'indennizzo dei risparmiatori vittime di frodi fiscali. Siamo alle solite: il fondo sarà costituito solo nel 2006 e le risorse deriveranno dall'utilizzazione dei rapporti bancari dormienti. Tutto incerto, tutto poco chiaro e tutto non quantificato: mi sa tanto dell'ennesima presa in giro. Segnalo che per i consumatori non si è voluto in alcun caso nessun coinvolgimento delle loro associazioni.
Concludo, signor Presidente, sottolineando che il nostro voto contrario deriva dalle motivazioni che ho esposto e da altre che pure vi sono. Ma il nostro voto contrario ha lo scopo di lasciare accesa nel paese la speranza che vi è chi si batte per promuovere e ricercare il bene comune, prima di quello personale, avendo a cuore anzitutto le posizioni più deboli, che in questo caso sono quelle dei risparmiatori.
Il nostro voto contrario è per rassicurare la comunità che c'è chi crede nell'esigenza di comportamenti trasparenti e rispettosi della legge, nella convinzione che solo una società ordinata, in cui si combatta l'illegalità, può offrire un futuro di pace e di giustizia sociale.
Il nostro voto contrario è per assicurare agli italiani che c'è un'alternativa valida al declino civile in cui sono stati portati negli ultimi anni e, soprattutto, un'alternativa pronta a riprendere la guida della nazione per farla tornare ad essere grande e stimata nel mondo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Voglio semplicemente spiegare in quattro punti quali sono i motivi fondamentali per cui i Verdi voteranno contro questo provvedimento sul risparmio, che abbiamo atteso, come tanti italiani che sono stati truffati già nei casi Parmalat e Cirio, che abbiamo sperato rappresentasse finalmente una vera e completa riforma dell'assetto di vigilanza, che ridisegnasse la supervisione creditizia in Italia e che abbiamo visto arrivare con una portata limitatissima che ha deluso tutti e che non dà garanzie ad alcuno. Per di più è stata rivista la norma sul falso in bilancio, che ripropone la querela di parte e non più la procedibilità d'ufficio, che depenalizza e che è diventata molto più debole di quanto non fosse al Senato.
Peraltro, dopo questa riforma non si capisce bene quale ruolo abbia la Banca d'Italia; giustamente, viene fatto notare che l'organismo interno della Banca d'Italia continua ad essere nominato da azionisti privati, facendo sì che vi sia un legame tra i controllati e la possibilità di influenzare la nomina del Governatore e del direttorio. Va sottolineato anche il fatto che la nomina del Governatore è corta e rinnovabile, quando noi ritenevamo che fosse invece sensata una nomina più lunga ma non rinnovabile. Tutto ciò non rassicura certo i risparmiatori riguardo ai sistemi di controllo, che non sono assolutamente efficaci.
Quindi, i risparmiatori non vengono tutelati, i sistemi di controllo non sono efficaci, il falso in bilancio è stato peggiorato ed ogni possibilità di confronto costruttivo realizzabile, visti i tempi a disposizione, è stato rifiutato. Una posizione condivisa sulla riforma del risparmio, che tocca uno dei drammi più grandi degli ultimi anni, che ha fatto perdere credibilità a livello internazionale in un momento di grande difficoltà per la nostra economia, avrebbe rappresentato un segno per il paese. Al contrario, sono state di nuovo poste tre questioni di fiducia, raggiungendo così quota 39, il record di legislatura che verrà sicuramente superato prima del termine.
Mi pare di essere stata chiara, riassumendo in poche parole ciò che pensa la stragrande maggioranza degli italiani, che non si sentono certo rassicurati da questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Patria. Ne ha facoltà.

RENZO PATRIA. Sono mortificato di non poter seguire l'onorevole Boccia, in quanto ho la sensazione che l'Assemblea abbia altre aspettative. Pertanto mi attesterei sulla strada dei colleghi Rossi, D'Agrò e Pepe, esaurendo quindi l'intervento in breve tempo e consegnando considerazioni integrative della mia dichiarazione di voto.
Forse potevamo fare meglio in termini di tempestività, ma certamente possiamo fare molto approvando questa legge.
Dobbiamo farlo per migliorare il nostro sistema finanziario, aprire una seria prospettiva di sviluppo industriale in Italia, ridare fiducia ai nostri risparmiatori, fornire certezza agli investitori italiani e stranieri e, punto troppo spesso trascurato, adempiere al dovere del legislatore nell'accendere un faro che indichi la strada per la ricostruzione di un'etica finanziaria così come auspicato dal Presidente Ciampi.
Voglio augurarmi, anche alla luce dei recenti fatti, che la politica recuperi il suo ruolo primario se non vogliamo come maggioranza e come minoranza che siano la finanza e i cosiddetti poteri forti a dettare l'agenda anche alle istituzioni elettive.
In linea con l'auspicio del Presidente Casini, voglio augurarmi che, se non sia possibile trovare la nomina del nuovo Governatore della Banca d'Italia sotto l'albero di Natale, quanto meno nella calza della Befana gli italiani trovino anche la nomina del successore del dottor Fazio cui va il rispetto dovuto non solo per l'atto delle dimissioni.
Richiamando le esaustive motivazioni contenute nell'intervento del capogruppo vicario, onorevole Antonio Leone, dichiaro che il gruppo di Forza Italia esprimerà un voto convintamente favorevole sul disegno di legge al nostro esame, ringraziando il ministro Tremonti e il Presidente Berlusconi per aver fortemente voluto l'approvazione del presente provvedimento.
Come anticipato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Onorevole Patria, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

GERARDO BIANCO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo, prima della conclusione di questa che è probabilmente l'ultima seduta dell'anno dell'Assemblea della Camera, mi tocchi rinverdire una tradizione antica e veneranda - all'epoca ero un giovane parlamentare - che era quella per la quale il deputato anziano - credo di essere ormai uno di questi - rivolgeva al Presidente della Camera, al Segretario generale e a tutto il personale della Camera un ringraziamento per l'opera svolta e un augurio affettuoso. Quello era il momento nel quale le divisioni venivano superate da ciò che rappresentavano e rappresentano le istituzioni del Parlamento, che sono - non va mai dimenticato - il vero presidio delle libertà del paese.
Signor Presidente, noi ci lasciamo alle spalle una stagione un po' stanca, direi, sotto certi aspetti, anche non sempre fausta, ma io, parafrasando un poeta, sostengo che dopo tanta nebbia può darsi che le stelle, ad una ad una, si sveleranno.
Presidente, formulo a lei, al Segretario generale e a tutto il personale della Camera, che ha ben lavorato, a tutti i colleghi e alle loro famiglie e, in modo particolare, alla famiglia del collega che purtroppo ci ha lasciato, i migliori auguri. Dicendo ciò, credo di interpretare il sentimento comune (Generali applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gerardo Bianco.


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Colleghi, dopo quasi cinque anni, questo è l'ultimo augurio di Natale che vi rivolgo. Vi chiedo scusa per avermi sopportato, sia per i miei pregi sia per i miei difetti.
Desidero ringraziare, insieme al Segretario generale, in modo particolare, tutti i dipendenti della Camera i quali sono un esempio per professionalità e terzietà (Applausi generali).
Colleghi, prima di procedere alla votazione finale del disegno di legge al nostro esame, vi chiedo di fare un ultimo sacrificio in modo da poter approvare con poco sforzo non solo questo ma anche altri provvedimenti che richiedono soltanto, dato che vi è il consenso unanime di tutte le forze politiche, che si possa procedere con speditezza.

(Coordinamento formale - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale e approvazione - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul progetto di legge n. 2436-4543-4551-4586-4622-4639-4705-4746-4747-4785-4971-5179-ter-5294-B di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari) (Approvato, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato) (2436-4543-4551-4586-4622-4639-4705-4746-4747-4785-4971-5179-ter-5294-B):

(Presenti 431
Votanti 427
Astenuti 4
Maggioranza 214
Hanno votato sì 273
Hanno votato
no 154).

Dichiaro, pertanto, assorbita l'abbinata proposta di legge n. 6103.

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistan sulla lotta contro il traffico di sostanze stupefacenti, sostanze psicotrope e precursori, fatto a Roma il 29 settembre 2004 (A.C. 6068) (ore 17,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistan sulla lotta contro il traffico di sostanze stupefacenti, sostanze psicotrope e precursori, fatto a Roma il 29 settembre 2004.
Ricordo che nella seduta di giovedì 1o dicembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 6068)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6068 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 412
Astenuti 12
Maggioranza 207
Hanno votato
412).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6068 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 411
Astenuti 9
Maggioranza 206
Hanno votato
410
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6068 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 411
Astenuti 11
Maggioranza 206
Hanno votato
411).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 6068 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 413
Astenuti 10
Maggioranza 207
Hanno votato
413).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6068)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6068, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistan sulla lotta contro il traffico di sostanze stupefacenti, sostanze psicotrope e precursori, fatto a Roma il 29 settembre 2004) (6068):

(Presenti 422
Votanti 412
Astenuti 10
Maggioranza 207
Hanno votato
412).


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Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto a Sarajevo il 28 aprile 2003 (A.C. 5204) (ore 17,16).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto a Sarajevo il 28 aprile 2003.
Ricordo che nella seduta di giovedì 1o dicembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5204)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la V Commissione Bilancio ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 5204 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5204 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 424
Maggioranza 213
Hanno votato
424).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5204 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato
427).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5204 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato
426).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5204 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
418).


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(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5204)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5204, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto a Sarajevo il 28 aprile 2003) (5204):

(Presenti 422
Votanti 421
Astenuti 1
Maggioranza 211
Hanno votato
420
Hanno votato
no 1)

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Azerbaijan in materia di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Baku il 1o giugno 2002 (A.C. 5389) (ore 17,17).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Azerbaijan in materia di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Baku il 1o giugno 2002.
Ricordo che nella seduta di giovedì 1o dicembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5389)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5389 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 422
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato
420
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5389 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 416
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
415
Hanno votato
no 1).


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Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5389 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 421
Maggioranza 211
Hanno votato
420
Hanno votato
no 1).

Naturalmente, onorevoli colleghi, qualora desideraste lasciare agli atti della seduta il testo di vostri interventi sui singoli disegni di legge di ratifica che stiamo esaminando, la Presidenza lo consentirà senz'altro, sulla base dei criteri costantemente seguiti (Commenti).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5389 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 417
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
417).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5389)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5389, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Azerbaijan in materia di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Baku il 1o giugno 2002) (5389):

(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato
426).

Seguito della discussione del disegno di legge: Adesione della Repubblica italiana al Protocollo del 1996 alla Convenzione del 1972 sulla prevenzione dell'inquinamento dei mari causato dall'immersione di rifiuti, fatto a Londra il 7 novembre 1996, con allegati (A.C. 5889) (ore 17,18).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Adesione della Repubblica italiana al Protocollo del 1996 alla Convenzione del 1972 sulla prevenzione dell'inquinamento dei mari causato dall'immersione di rifiuti, fatto a Londra il 7 novembre 1996, con allegati.
Ricordo che nella seduta di giovedì 1o dicembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 5889)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.


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Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 5889 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 417
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
416
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 5889 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 419
Astenuti 3
Maggioranza 210
Hanno votato
419).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 5889 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 416
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
416).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 5889 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 413
Astenuti 3
Maggioranza 207
Hanno votato
412
Hanno votato
no 1).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 5889)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 5889, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Adesione della Repubblica italiana al Protocollo del 1996 alla Convenzione del 1972 sulla prevenzione dell'inquinamento


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dei mari causato dall'immersione di rifiuti, fatto a Londra il 7 novembre 1996, con allegati) (5889):

(Presenti 419
Votanti 417
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
417).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Macedonia sulla cooperazione in campo turistico, fatto a Skopje il 15 novembre 2002 (A.C. 6008) (ore 17,19).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Macedonia sulla cooperazione in campo turistico, fatto a Skopje il 15 novembre 2002.
Ricordo che nella seduta di giovedì 1o dicembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 6008)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6008 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 419
Astenuti 2
Maggioranza 210
Hanno votato
417
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6008 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 418
Maggioranza 210
Hanno votato
415
Hanno votato
no 3).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6008 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 417
Votanti 416
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
412
Hanno votato
no 4).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 6008 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 421
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
419
Hanno votato
no 2).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6008)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6008, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Macedonia sulla cooperazione in campo turistico, fatto a Skopje il 15 novembre 2002) (6008):

(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
421
Hanno votato
no 3).

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno della Thailandia, con Annesso, fatto a Roma il 22 settembre 2004 (A.C. 6067) (ore 17,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno della Thailandia, con Annesso, fatto a Roma il 22 settembre 2004.
Ricordo che nella seduta del 20 dicembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 6067)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6067 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 404
Votanti 402
Astenuti 2
Maggioranza 202
Hanno votato
400
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6067 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 415
Astenuti 1
Maggioranza 208
Hanno votato
414
Hanno votato
no 1).


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Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6067 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 417
Votanti 416
Astenuti 1
Maggioranza 209
Hanno votato
415
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 6067 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 418
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato
418).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6067)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6067, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno della Thailandia, con Annesso, fatto a Roma il 22 settembre 2004) (6067):

(Presenti 424
Votanti 422
Astenuti 2
Maggioranza 212
Hanno votato
422).

Seguito della discussione del disegno di legge: Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sui privilegi e le immunità del Tribunale internazionale del diritto del mare, adottato a New York il 23 maggio 1997 ed aperto alla firma il 1o luglio 1997 (A.C. 6085) (ore 17,28).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sui privilegi e le immunità del Tribunale internazionale del diritto del mare, adottato a New York il 23 maggio 1997 ed aperto alla firma il 1o luglio 1997.
Ricordo che nella seduta del 20 dicembre 2005 si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 6085)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6085 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 398
Votanti 391
Astenuti 7
Maggioranza 196
Hanno votato
388
Hanno votato
no 3).

Prendo atto che l'onorevole Nicotra non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6085 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 414
Votanti 402
Astenuti 12
Maggioranza 202
Hanno votato
400
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6085 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 409
Astenuti 10
Maggioranza 205
Hanno votato
404
Hanno votato
no 5).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6085)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6085, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sui privilegi e le immunità del Tribunale internazionale del diritto del mare, adottato a New York il 23 maggio 1997 ed aperto alla firma il 1o luglio 1997) (6085):

(Presenti 421
Votanti 412
Astenuti 9
Maggioranza 207
Hanno votato
410
Hanno votato no 2).

Discussione del disegno di legge: S. 3584 - Ratifica ed esecuzione del Trattato di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all'Unione europea, con Protocollo e allegati, Atto di adesione ed allegati, Atto finale e dichiarazioni e scambio di Lettere, fatto a Lussemburgo il 25 aprile 2005 (Approvato dal Senato) (A.C. 6194) (ore 17,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione del Trattato di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all'Unione europea, con Protocollo e allegati, Atto di adesione ed allegati, Atto finale e dichiarazioni e scambio di Lettere, fatto a Lussemburgo il 25 aprile 2005.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame del


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disegno di legge è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di ieri.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 6194)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La Presidenza consente la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della relazione del presidente della III Commissione, onorevole Selva, che ne ha fatto richiesta.
Prendo atto che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 6194)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la V commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 6194 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6194 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 414
Astenuti 4
Maggioranza 208
Hanno votato
412
Hanno votato
no 2).

Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 6194 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 395
Votanti 390
Astenuti 5
Maggioranza 196
Hanno votato
389
Hanno votato
no 1).

Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 6194 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 412
Votanti 407
Astenuti 5
Maggioranza 204
Hanno votato
404
Hanno votato
no 3).

Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
La Presidenza autorizza, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna della dichiarazione di voto dell'onorevole Perrotta, che ne ha fatto richiesta.


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(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6194)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 6194, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 3584 - «Ratifica ed esecuzione del Trattato di adesione della Repubblica di Bulgaria e della Romania all'Unione europea, con Protocollo e allegati, Atto di adesione ed allegati, Atto finale e dichiarazioni e scambio di Lettere, fatto a Lussemburgo il 25 aprile 2005» (Approvato dal Senato) (6194):

Presenti 422
Votanti 418
Astenuti 4
Maggioranza 210
Hanno votato 415
Hanno votato no 3
(La Camera approva - Vedi votazioni).

Onorevoli colleghi, siamo il primo paese in Europa ad approvare la ratifica ed esecuzione del Trattato di adesione della Bulgaria e della Romania all'Unione europea; vi prego di accogliere questa deliberazione con un applauso (Applausi).

DARIO RIVOLTA. Mi scusi, Presidente ...

PRESIDENTE. Onorevole Rivolta ... ho proposto di allegare in calce al resoconto della seduta odierna eventuali «contributi» ed ho pensato che lei avesse acconsentito.

DARIO RIVOLTA. Non ho detto che accettavo ... Questo è contro le regole!

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Rivolta, ho capito male.

Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione di un documento in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione.
Ricordo che a ciascun gruppo, per l'esame del documento, è assegnato un tempo di cinque minuti (dieci minuti per il gruppo di appartenenza del deputato interessato). A questo tempo si aggiungono cinque minuti per ciascuno dei relatori, cinque minuti per richiami al regolamento e dieci minuti per interventi a titolo personale.

(Discussione - Doc. IV-quater, n. 109)

PRESIDENTE. Passiamo dunque alla discussione del seguente documento:
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Delmastro Delle Vedove (Doc. IV-quater, n. 109).

La Giunta propone di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento concernono opinioni espresse dal deputato Delmastro Delle Vedove nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Antonio Leone, in sostituzione del relatore per la maggioranza, onorevole Ghedini.

ANTONIO LEONE, Relatore per la maggioranza f.f.. Signor Presidente, intervengo solo per rinviare alla relazione per la maggioranza predisposta dal collega Ghedini; invito ad esprimere voto favorevole sulla proposta di dichiarare l'insindacabilità delle opinioni espresse dal collega Delmastro Delle Vedove.


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PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Bielli.

VALTER BIELLI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, chiedo scusa ai colleghi se mi permetto, in pochissimo tempo, di presentare la relazione di minoranza; infatti, avrei preferito che anche il collega Leone avesse provato a spiegare di cosa si tratta perché in questo caso siamo dinnanzi ad una cosa importante ed estremamente delicata; infatti, stiamo parlando di una situazione per molti versi paradossale. Qualcuno in questa sede spesso dice: siamo di fronte ad un problema di scuola. In questo caso siamo di fronte ad un problema di scuola con riferimento al quale non possiamo concedere l'insindacabilità; infatti, siamo dinnanzi ad un parlamentare che si reca in carcere- cosa che a tutti noi è permessa - chiedendo all'imputato (che in questo caso è Igor Marini; e la vicenda è la Telecom Serbia) di lasciar perdere il proprio avvocato perché vuole difenderlo lui. Questo non ha nulla a che fare con fatti che concernono opinioni espresse da un deputato.
Inoltre, c'è una seconda questione: non ci si reca in carcere facendosi accompagnare da una giornalista, che potrebbe fare anche altre cose (e in questo caso lo ha fatto, scrivendo un articolo), qualificandola come una collaboratrice. Qualora passasse una logica di questo tipo, saremmo di fronte ad un fatto grave.
Concludo, signor Presidente, in modo che il mio intervento sia molto breve, rimandando anch'io alla relazione di minoranza. Termino, rivolgendo ai colleghi soltanto una domanda. Tutti teniamo alla salvaguardia delle nostre prerogative. Di 37 giudizi per conflitto di attribuzioni, nel merito ne abbiamo persi 29 e questa è una di quelle situazioni in cui si aprirebbe un conflitto di attribuzioni, qualora votaste in un certo modo, e ci troveremmo di fronte al fatto che la Camera perderebbe un'altra volta. Che cosa abbiamo salvaguardato, cari colleghi?
I cittadini ci chiedono anche di alzare il livello della politica e di dimostrare che siamo capaci, in determinate situazioni, di essere cittadini che come tali si comportano. In questo caso, siamo di fronte ad un fatto grave, ad un fatto che non può passare inosservato. Per questo motivo, chiedo di esprimere un voto contrario sulla proposta della maggioranza. Avrei voluto che la relazione fosse svolta, perché la vicenda è rilevante e non si può, onorevole Antonio Leone, su questioni del genere, sperare soltanto sul fatto che l'ora è tarda e che i colleghi votino senza sapere di che cosa si tratta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti).

PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV-quater, n. 109)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, mi scuso anche con i colleghi. Avevo chiesto di parlare perché mi sembra veramente fuor di luogo affrontare un problema grave, come quello che stiamo affrontando, in un clima di questo tipo. Mi dispiace che il collega Antonio Leone, rendendosi conto dell'ora tarda, non abbia illustrato esattamente la situazione. Stiamo parlando di un caso che presenta un aspetto tra i più delicati, perché si tratta del più grave caso di calunnia collegabile alla vicenda di Igor Marini. Io lo interpreto in questo modo; qualche altra persona, qualche altro collega potrà immaginare che si tratta di un caso totalmente diverso. Però, nessuno di noi, in questa Assemblea, potrebbe negare che si tratta di una vicenda estremamente delicata che ha condotto, innanzitutto, la Commissione parlamentare d'inchiesta sull'affare Telekom-Serbia a terminare i propri lavori in maniera assolutamente


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poco dignitosa e, in secondo luogo, il Parlamento nel suo complesso - trattandosi di una Commissione bicamerale - ad arrendersi di fronte ad un modo estremamente improprio di gestire il potere di indagine che alle Commissioni è attribuito. In questa situazione, non ci si può esimere dall'affrontare il problema con la delicatezza, con la profondità e con la ponderazione che questi casi richiedono.
È accaduto un fatto molto semplice che con l'immunità parlamentare, ovvero con l'articolo 68, primo comma, della Costituzione, non c'entra affatto. Il collega Delmastro Delle Vedove si è recato in carcere facendosi accompagnare da una giornalista, che ha fatto passare come una propria collaboratrice. Tuttavia, anche questo fatto non ci riguarda. A suo carico è pendente un procedimento per falso per induzione in atto pubblico. Mi dovete spiegare - lo chiedo a lei, onorevole Antonio Leone - che cosa c'entri questo con le opinioni espresse nel corso dell'attività parlamentare. Si tratta di un reato totalmente estraneo e non possiamo surrettiziamente utilizzare il disposto dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione per coprire reati di questo tipo. Se l'onorevole Delmastro Delle Vedove avesse espresso il proprio parere, saremmo stati i primi a dire che andava bene; se avesse detto tutto il male che avesse voluto sulla questione di Igor Marini e della Telekom-Serbia, saremmo stati i primi ad affermare che si trattava di una opinione espressa nell'esercizio del mandato parlamentare. Tuttavia, essendo egli imputato di falsità, per aver fatto registrare una giornalista sotto le mentite spoglie di una collaboratrice, non è assolutamente possibile far rientrare questa vicenda nell'ambito delle previsioni dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Chiedo al signor relatore per la maggioranza di spiegarmi i motivi per i quali, ancora una volta, dovremmo fare una figuraccia, perché, onorevoli colleghi, di fronte all'opinione pubblica questo è cio che accade.
Infatti, l'opinione pubblica ci considera tutti dei privilegiati che usano del potere e delle garanzie previste dall'articolo 68 per coprire quanto di peggio succede al nostro interno; non me la sento, né di fare personalmente, ma nemmeno di consentire a voi di fare una figura di questo tipo. Vi sono tantissimi galantuomini in quest'aula, e io, quelli che vedo, tali li considero! Li considero tutti tali! Ma voi non potete far pensare all'opinione pubblica che tutte le volte - ripeto: tutte le volte! - quest'Assemblea, per venire incontro alle esigenze particolari di qualcuno, si avvalga di una norma che invece attiene alle garanzie del Parlamento; ma questo è il vero senso di quanto vogliamo fare!
Signor Presidente, lei se ne rende conto e lo sa; ricordo, al riguardo, i dati testé citati dall'onorevole Bielli. Stiamo infatti esagerando nel considerare estensivamente la portata dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione; tutte le volte che si giunge al giudizio dinanzi alla Corte costituzionale, perdiamo: vorrà dire che la Camera, noi stessi, siamo troppo larghi nel valutare questa prerogativa? E allora, nel chiedere all'onorevole Antonio Leone di spiegarci questa situazione, invito voi a considerare che quanto stiamo facendo non ha una rilevanza solo per l'onorevole Delmastro Delle Vedove...

Una voce: Basta!

GIUSEPPE FANFANI. ...nei cui confronti non contesto alcunché - anzi, al collega si rivolge la mia solidarietà -, ma ha una rilevanza anche sulla dignità complessiva di tutti noi (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazione - Doc. IV-quater, n. 109)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di dichiarare che i fatti per i quali è in corso il procedimento di cui al Doc. IV-quater, n. 109, concernono opinioni


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espresse dal deputato Delmastro Delle Vedove nell'esercizio delle sue funzioni, ai sensi del primo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 343
Maggioranza 172
Hanno votato
250
Hanno votato
no 93).

Sull'ordine dei lavori (ore 17,32).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, è sorta una questione di enorme rilevanza politica; non so se l'onorevole Giachetti sia presente in aula, ma informo l'Assemblea che egli ha trasmesso una richiesta di convocazione straordinaria della Camera, ai sensi degli articoli 62 della Costituzione e 29, comma 1, del regolamento, corredata dal prescritto numero di sottoscrizioni. Il quorum previsto è pari ad un terzo dei componenti della Camera. I presentatori chiedono la convocazione straordinaria di una seduta della Camera per il 28 dicembre 2005 finalizzata alla discussione ed approvazione di un testo che fissi modi e tempi per l'esame di un provvedimento di clemenza entro la legislatura in corso.
In relazione a tale iniziativa, faccio presente che, conformemente ai precedenti, la Presidenza provvederà a convocare sollecitamente la Conferenza dei presidenti di gruppo - che dichiaro di convocare, onorevole Elio Vito, per domani mattina alle 11,15 -, competente a determinare il calendario dei lavori della Camera per valutare tempi e modi con cui dare corso alla richiesta medesima; la convocazione della Camera costituisce, infatti, un atto doveroso a seguito dell'iniziativa assunta ai sensi dell'articolo 62 della Costituzione. Spetta comunque al Presidente il potere-dovere di convocare la Camera, fissando la data e l'ora della seduta e soprattutto determinando l'ordine del giorno secondo le procedure stabilite dal regolamento.
Ciò è conforme alla prassi attuativa della disposizione costituzionale e coerente con l'esigenza di contemperare l'esercizio di un diritto espressamente previsto dalla Costituzione con l'esigenza di non incidere sulle ordinarie procedure regolamentari in materia di formazione del calendario dei lavori e di fissazione dell'ordine del giorno.
La formazione dell'ordine del giorno della Camera non può, infatti, costituire esclusivo diritto di una minoranza, sia pure qualificata, ma compete in ogni caso alla Presidenza sulla base delle decisioni relative alla programmazione, assunte in seno alla Conferenza dei presidenti di gruppo. Per i precedenti, si vedano i recenti: 17 settembre 1979, seduta straordinaria del Senato; 12 marzo 1992, seduta straordinaria della Camera; 26 ottobre 1994, seduta straordinaria della Camera.
Dunque, domani mattina, alle 11,15, come gesto di cortesia non solo regolamentare ed istituzionale, ma anche personale nei confronti dell'iniziativa promossa dall'onorevole Giachetti e dagli altri firmatari della sottoscrizione, è convocata la Conferenza dei presidenti di gruppo, al primo piano.

Inserimento all'ordine del giorno dell'Assemblea di una proposta di inchiesta parlamentare (Doc. XXII, n. 26) (ore 17,35).

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, intervengo solamente per sottoporre alla sua attenzione la necessità di inserire all'ordine del giorno dell'Assemblea, ai sensi dell'articolo 27, comma 2, del regolamento, il provvedimento di proroga dei poteri d'indagine della Commissione parlamentare


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di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, poiché scadono il 31 dicembre di quest'anno. Vorrei sapere se i colleghi sono d'accordo, poiché si tratterebbe di procedere ad un'unica votazione.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Antonio Leone; passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta testé formulata dall'onorevole Antonio Leone.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 301
Maggioranza dei tre quarti
dei votanti 225

Hanno votato 299
Hanno votato
no 2
Sono in missione 43 deputati).

ANTONIO LEONE. Grazie, Presidente!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di procedere alla discussione del provvedimento testé inserito all'ordine del giorno dell'Assemblea, devo rendere alcune comunicazioni.

Modifica nella costituzione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare (ore 17,36).

PRESIDENTE. Comunico che, in data 20 dicembre 2005, la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare ha proceduto all'elezione di due segretari, in sostituzione del deputato Federico Bricolo e del senatore Donato Tommaso Veraldi, dimissionari.
Sono risultati eletti il deputato Ugo Parolo e il senatore Nando Dalla Chiesa.

Rinnovo della Delegazione italiana presso le Assemblee parlamentari del Consiglio d'Europa e dell'UEO (ore 17,37).

PRESIDENTE. Avverto che occorre procedere al rinnovo per il 2006 della Delegazione della Camera dei deputati presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, il cui mandato scade al termine di ogni sessione annuale. Ricordo che la medesima Delegazione rappresenta la Camera dei deputati anche presso l'Assemblea parlamentare dell'UEO.
Comunico, al riguardo, che il presidente del gruppo parlamentare dei Democratici di sinistra-L'Ulivo ha designato i deputati Renzo Innocenti e Piero Ruzzante quali componenti effettivi ed i deputati Marisa Abbondanzieri e Marida Bolognesi quali componenti supplenti. I presidenti degli altri gruppi parlamentari hanno, invece, integralmente confermato i componenti della Delegazione attualmente in carica.
Come preannunziato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo nella riunione di lunedì 19 dicembre, procederò quindi, secondo la costante prassi applicativa dell'articolo 56, comma 4, del regolamento, alla nomina dei componenti della Delegazione ed alla relativa comunicazione alla Presidenza dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa.

Modifica nella denominazione di un gruppo parlamentare (ore 17,38).

PRESIDENTE. Comunico che il presidente del gruppo parlamentare UDC (Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro), con lettera in data odierna, ha reso noto che l'assemblea del gruppo medesimo, nella riunione di pari data, ha modificato la propria denominazione, reinserendo il richiamo alle sigle CCD-CDU, che figuravano nella denominazione del gruppo stesso adottata all'inizio della legislatura.


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La nuova denominazione risulta, pertanto, la seguente: «UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU).

Discussione della proposta di inchiesta parlamentare: Taormina ed altri: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (Doc. XXII, n. 26) (ore 17,39).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di inchiesta parlamentare d'iniziativa dei deputati Taormina ed altri: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.

(Discussione sulle linee generali - Doc. XXII, n. 26)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Prendo atto che il relatore, onorevole Landi di Chiavenna, raccomanda l'approvazione del documento in discussione.
Prendo atto altresì che il rappresentante del Governo rinunzia ad intervenire.
Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Esame dell'articolo unico - Doc. XXII, n. 26)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico della proposta di inchiesta parlamentare (vedi l'allegato A - Doc. XXII, n. 26-A sezione 1), del quale do lettura: «Il comma 1 dell'articolo 7 della deliberazione della Camera dei deputati 31 luglio 2003, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 180 del 5 agosto 2003, recante l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, come modificato dalle deliberazioni della Camera dei deputati 15 luglio 2004, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 26 luglio 2004, e 12 luglio 2005, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 166 del 19 luglio 2005, è sostituito dal seguente: "1. La Commissione conclude i propri lavori entro la data di scioglimento delle Camere e comunque non oltre il 28 febbraio 2006. La Commissione presenta la relazione conclusiva all'Assemblea entro il predetto termine del 28 febbraio 2006"».
Avverto che, consistendo la proposta di inchiesta parlamentare in un solo articolo e non essendo stati presentati emendamenti, si procederà direttamente alla votazione finale.

(Votazione finale ed approvazione - Doc. XXII, n. 26)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul Doc. XXII, n. 26, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Taormina ed altri: Proroga del termine per la conclusione dei lavori della Commissione parlamentare di inchiesta sulla morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin) (Doc. XXII, n. 26):

(Presenti 274
Votanti 273
Astenuti 1
Maggioranza 137
Hanno votato
272
Hanno votato
no 1
Sono in missione 42 deputati).


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Sospendo brevemente la seduta, che riprenderà con lo svolgimento delle interpellanze urgenti all'ordine del giorno.

La seduta, sospesa alle 17,40, è ripresa alle 18.

Svolgimento di interpellanze urgenti.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.

(Rinvio interpellanza urgente - n. 2-01745).

PRESIDENTE. Avverto che, per accordi intercorsi tra il Governo e il presentatore, lo svolgimento dell'interpellanza Pisa ed altri n. 2-01745 concernente il presunto utilizzo del fosforo bianco a Nassiriya nell'aprile 2003 è rinviato ad altra seduta.

(Circolare n. 84 del 10 novembre 2005 riguardante la definizione e l'impiego del portfolio delle competenze nella scuola dell'infanzia e nel primo ciclo di istruzione - n. 2-01752).

PRESIDENTE. L'onorevole Tocci ha facoltà di illustrare l'interpellanza Violante n. 2-01752 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1), di cui è cofirmatario.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, siamo di fronte ad un fatto molto grave con la circolare del ministero n. 84 del 10 novembre di quest'anno. La circolare instaura una nuova scheda unica di valutazione, inserisce la religione cattolica tra i criteri per la valutazione individuale degli alunni e, soprattutto, in questa scheda unica viene compresa soltanto la religione cattolica, escludendo quindi tutte le altre confessioni religiose. Questo è un atto grave, intanto perché non rispetta le intese che lo Stato italiano ha assunto con le altre confessioni religiose. Infatti, in quelle intese si prevede che nelle schede ci debba essere una menzione specifica della religione di riferimento di quella scuola. Questa circolare quindi ha destato un grande sconcerto. Lei, onorevole Aprea, essendo persona di scuola, potrà comprendere quali possano essere state, ad esempio, le reazioni nelle scuole ebraiche. In queste scuole, gli insegnanti, le famiglie ed anche i ragazzi si trovano di fronte ad una scheda di valutazione che comprende soltanto la religione cattolica. Quindi, in queste scuole in questo momento non si sa come debba essere contemplato l'insegnamento della religione ebraica. Non solo, ma siamo anche di fronte a un fatto più generale, vale a dire l'inserimento della religione cattolica tra i criteri per la valutazione degli alunni. Questo non c'è mai stato prima, neppure nella legislazione precedente a quella introdotta nella presente legislatura con la legge n. 53 del 2003.
Siamo di fronte quindi a un fatto grave e io sottolineo soprattutto che nei rapporti con le scuole che fanno riferimento ad altre confessioni religiose, si è creata una situazione molto spiacevole. Io spero che si tratti di un errore della burocrazia ministeriale e quindi spero e auspico che lei, onorevole Aprea, nella sua risposta possa chiarire immediatamente l'equivoco e prendere impegni per la revoca di questa circolare, dando quindi subito un chiarimento alle scuole di confessione ebraica, le scuole riconosciute delle comunità ebraiche. Aggiungerei anche un dovere da parte del ministro: quello di porgere delle scuse alle scuole delle comunità ebraiche per una situazione molto spiacevole, di sconcerto, appunto, che avete determinato.
Voglio anche sottolineare la circostanza che si torna ad usare il sistema della circolare ministeriale per stabilire regole che non hanno, tuttavia, il sostegno delle leggi. Ciò, come sappiamo è un vecchio vizio della Ministero di viale Trastevere, ossia agire tramite circolari, forzando anche le norme di legge. Sembrava un'abitudine ormai desueta, soprattutto negli ultimi anni, con l'autonomia scolastica e pareva che lo strumento della circolare dovesse, sempre più, andare nel «dimenticatoio». Invece, constatiamo di nuovo


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l'utilizzo di questo strumento della burocrazia ministeriale per introdurre, come nel caso in questione, regole che - lo ripeto - non hanno alcun fondamento giuridico.
Non solo, la circolare ministeriale in questione sta determinando anche una situazione di confusione nelle scuole. Voglio ricordare che nell'anno scolastico precedente, voi avevate dichiarato che ciascuna scuola dovesse definire, nella propria autonomia, le schede di valutazione e le scuole si sono regolate di conseguenza. Dunque, molte scuole avevano programmato l'elaborazione della scheda di valutazione anche per l'anno scolastico in corso. A novembre avete emesso, quando l'anno scolastico è già iniziato e le scuole hanno già predisposto - o, comunque, avviato le procedure per predisporre - le schede di valutazione, una circolare che cambia le carte in tavola. In tal modo determinate una situazione di confusione. Vi siete subito accorti che tale circolare, tardiva, avrebbe creato lamentele e disagi nelle scuole e pertanto vi siete affannati a specificare che la medesima circolare può essere anche non rispettata.
Nel complesso, si assiste, quindi, ad un atteggiamento che non fa altro che aumentare la confusione ed il disordine all'interno dei rapporti tra le funzioni ministeriali e la vita autonoma delle scuole. In tal modo di procedere, così tortuoso, vi è anche da osservare un po' di malizia. Infatti, ricordo la vicenda degli ultimi tempi, sull'argomento in questione. Come noto, vi era in precedenza una scheda nazionale di valutazione. A seguito dell'approvazione della legge n. 53 del 2003 e dei decreti legislativi conseguenti, avete eliminato il modulo standard nazionale per la scheda di valutazione ed avete, come dicevo in precedenza, lasciato piena libertà alle scuole. Quindi, per lo scorso anno, la scheda di valutazione è scomparsa dalla vta scolastica. Dopodiché, quest'anno, con la circolare citata, riappare la scheda di valutazione, ma con una novità molto importante: nelle vecchie schede di valutazione la religione cattolica - come l'onorevole Aprea ricorderà - faceva parte di un modulo indipendente e non partecipava ai criteri di valutazione degli alunni. Scompare la vecchia scheda, per un anno non se ne parla, e successivamente riappare la nuova scheda che, invece, comprende la sola religione cattolica anche come criterio di valutazione degli alunni.
Siamo, quindi, in una situazione di pieno contrasto non soltanto con la legislazione, ma anche con i principi che, in varie occasioni, la Corte costituzionale ha chiarito. Secondo il linguaggio adottato dalla Corte, infatti, tutta la materia dell'insegnamento della religione cattolica e, in generale, quella dell'insegnamento della religione, si svolge in un ambito normativo definito di «non obbligo». Invece, nella circolare ministeriale voi, con riferimento alla religione cattolica, utilizzate una formula che parla di insegnamento «obbligatorio opzionale». Ora, una cosa o è obbligatoria o è opzionale, evidentemente. Si tratta, quindi, di un ossimoro ministeriale difficilmente comprensibile, che è fonte di equivoci...

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. È dal 1985 che è obbligatorio...

WALTER TOCCI. Vedo la reazione dell'onorevole Aprea e immagino voglia dirci - poi lo farà - che il termine obbligatorio si riferisce evidentemente all'amministrazione statale, che ha l'obbligo di creare le condizioni organizzative e finanziarie per l'insegnamento della religione cattolica. In realtà, si tratta di un'opzione dal lato del cittadino, della famiglia, dello studente. Quindi, i due termini non possono essere messi insieme, perché creano confusione. L'obbligo spetta allo Stato, ma non può spettare al cittadino. Quindi, la formulazione usata di insegnamento «obbligatorio opzionale» è introdotta dalla circolare ministeriale senza alcuna norma di riferimento. Neppure la legge n. 53 del 2003, recante norme sull'ordinamento della scuola italiana, che avete approvato e che in questo momento è in vigore, utilizza tale formulazione e, tanto meno, la utilizzano


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i decreti legislativi conseguenti. Quindi, il Ministero non può usare in una circolare ministeriale un ossimoro così ambiguo e confuso che - lo ripeto - non è supportato da alcuna norma di legge.
Siamo, quindi, in presenza di una circolare ministeriale che deve essere al più presto ritirata. A mio avviso, sarebbe buona cosa, da parte del ministro, porgere le scuse alle comunità ebraiche ed alle altre confessioni religiose non cattoliche, perché si è trattato di un gesto anche offensivo verso quelle realtà religiose con le quali lo Stato italiano ha preso impegni molto precisi firmando le intese che ho richiamato in precedenza.
Questi fatti sono ancora più preoccupanti, perché si inseriscono nell'ambito di una serie di atteggiamenti e di scelte da parte del Ministero che vanno nella medesima direzione, che tendono ad instaurare surrettiziamente uno status dell'insegnamento della religione cattolica comunque di supremazia rispetto agli altri insegnamenti religiosi e tendenzialmente anche a ripristinare una qualche forma di obbligo.
Ciò si evince, ad esempio, anche dalla situazione molto incerta, sia da un punto di vista finanziario sia da un punto di vista organizzativo, delle risorse umane impegnate per l'insegnamento dell'ora alternativa. Sappiamo che le scuole non sono attrezzate per gestire questo spazio dell'offerta didattica e, quindi, surrettiziamente, si viene a determinare una forzatura verso l'insegnamento della regione cattolica.
Voglio qui richiamare anche la scelta che l'attuale maggioranza ha compiuto relativa all'inserimento degli insegnanti di religione cattolica nei ruoli dello Stato, destando grande preoccupazione anche da un punto di vista dell'inquadramento generale del personale statale. È l'unico caso, infatti, in cui si accede ai ruoli dello Stato per nomina di un vescovo, ossia senza concorso pubblico e senza il rispetto di quelle regole che appartengono allo status del pubblico funzionario.
Quindi, la circolare, purtroppo, si inserisce nell'ambito di una serie di fatti che vanno in una direzione preoccupante, dal nostro punto di vista. Chiedo che l'onorevole Aprea possa chiarire questi elementi e rassicurarci sulla revoca della citata circolare ministeriale.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per istruzione, l'università e la ricerca, onorevole Aprea, ha facoltà di rispondere.

VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, onorevole Tocci, com'è noto, i rapporti tra lo Stato italiano e le diverse confessioni religiose presenti nel nostro paese sono regolati da un complesso di disposizioni normative volte a tutelare la libertà religiosa nel rispetto del dettato costituzionale.
In particolare, l'articolo 8 della Costituzione prevede che le confessioni religiose debbano essere ugualmente libere e stabilisce un regime differenziato per le singole confessioni attraverso la disciplina delle intese.
Nondimeno, il medesimo dettato costituzionale, all'articolo 7, richiamando i Patti lateranensi, riconosce un diverso trattamento alla religione cattolica, attesa la differente posizione che la Chiesa cattolica ha storicamente rivestito nell'ambito del nostro ordinamento.
In base alle norme concordatarie, di cui alla legge 25 marzo 1985, n. 121, che ha recepito le modificazioni apportate al Concordato lateranense dell'11 febbraio 1929, con il protocollo addizionale firmato il 18 febbraio 1984, nonché in base al decreto del Presidente della Repubblica 16 dicembre 1985, n. 751, recante «Intesa tra autorità scolastica e Conferenza episcopale italiana per l'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche», e in base all'articolo 309 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, recante «Approvazione del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione, relative alle scuole di ogni ordine e grado», l'insegnamento della religione cattolica è stato incluso tra quegli insegnamenti che le scuole pubbliche devono necessariamente


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offrire agli studenti, lasciando tuttavia ai medesimi la facoltà di avvalersene o di optare per attività alternative o di esercitare altre scelte liberamente individuate, quali, ad esempio, lo studio individuale.
Tra le attività alternative rientra, come previsto dall'articolo 311 del suddetto testo unico, l'insegnamento delle religioni diverse da quella cattolica, impartito secondo le modalità previste dalle specifiche intese tra lo Stato italiano e le singole confessioni religiose.
Per quanto riguarda la religione ebraica, l'intesa stipulata tra lo Stato italiano e l'Unione delle comunità israelitiche italiane, recepita con legge 8 marzo 1989, n. 101, prevede, all'articolo 1, quarto comma, che «la Repubblica italiana, nel garantire il carattere pluralista della scuola, assicura agli incaricati designati dall'Unione o dalle Comunità e ha il diritto di rispondere ad eventuali richieste provenienti dagli alunni, dalle loro famiglie o dagli organi scolastici in ordine allo studio dell'ebraismo. Tali attività si inseriscono nell'ambito delle attività culturali previste dall'ordinamento scolastico».
Il decreto legislativo n. 59 del 19 febbraio 2004 (decreto attuativo della riforma Moratti, onorevole Tocci, e quindi c'è una disposizione di legge da cui scaturiscono le circolari da lei richiamate), che detta norme generali relative alla scuola dell'infanzia e al primo ciclo dell'istruzione, ha quindi inserito l'insegnamento della religione cattolica nell'ambito dei relativi piani di studio e di attività previsti dallo stesso decreto, richiamando al riguardo integralmente la disciplina vigente, sopra ricordata.
Occorre rilevare, altresì, che con il citato decreto legislativo e le annesse indicazioni nazionali, in coerenza con i motivi ispiratori della riforma, che hanno l'obiettivo della personalizzazione dei percorsi formativi dell'alunno, si evolve il quadro normativo anche materia di valutazione dell'apprendimento e di certificazione delle competenze acquisite.
In fase di prima applicazione della riforma stessa l'amministrazione ha offerto, con la circolare n. 85 del 3 dicembre 2004, indicazioni, indirizzi e orientamenti a sostegno dell'impegno delle scuole nella predisposizione di aggiornati strumenti di valutazione.
Ciò ha consentito di acquisire esperienze significative che, opportunamente vagliate e selezionate, hanno reso possibile la predisposizione delle linee guida, contenute nella circolare n. 84 del 10 novembre 2005, affinché le istituzioni scolastiche nella compilazione e gestione del «portfolio delle competenze individuali» possano improntare la propria azione a principi di uniformità coerenti con l'unità del sistema nazionale d'istruzione.
La struttura del modello di portfolio delle competenze allegato alle linee guida, pertanto, prevede un apposito spazio per la valutazione relativa alla religione cattolica, che, come sopra si è chiarito, è disciplina obbligatoria per la scuola. In alternativa a tale insegnamento, la scheda valutativa contiene la menzione delle attività alternative, nell'ambito delle quali, ai sensi della disciplina vigente, rientra l'insegnamento delle religioni diverse da quella cattolica, ivi compresa la religione ebraica, nei termini sopra richiamati.
Quindi, per la parte relativa alle religioni, la disciplina è di fatto immutata rispetto al 1985, con le opportune integrazioni previste prima dalla legge n. 53 del 2003 e successivamente dal decreto legislativo n. 59 del 2004, attuativo della legge.

PRESIDENTE. L'onorevole Tocci ha facoltà di replicare.

WALTER TOCCI. Signor Presidente, non solo non sono soddisfatto della risposta dell'onorevole Aprea, ma sono ancora più allarmato perché il sottosegretario riconduce l'insegnamento della religione ebraica all'interno dell'ora alternativa, negando quindi alle scuole ebraiche la possibilità di inserire l'insegnamento della religione ebraica come materia indipendente dall'ora alternativa.
Ci troviamo di fronte ad una scheda di valutazione nazionale che comprende soltanto


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la religione cattolica, in netto contrasto (mi dispiace, onorevole Aprea, che lei abbia glissato su questo aspetto) con l'intesa che lo Stato italiano ha siglato con l'Unione delle comunità ebraiche italiane.
Sostanzialmente voi negate la specificità che all'interno di una scuola ebraica si determina con l'insegnamento, appunto, della religione ebraica. Ciò, oltre ad essere in contrasto con l'intesa firmata dallo Stato italiano, è anche (come ho detto nell'illustrazione dell'interpellanza) un modo che sta determinando sconcerto ed offesa nel mondo ebraico. Mi sarei aspettato, onorevole Aprea, che manifestasse la volontà di correggere la situazione, che prendesse impegni specifici su una circolare ministeriale che, a nostro giudizio, è in contrasto con la legge e con gli impegni assunti dallo Stato.
Lei, sottosegretario, continua a lavorare sull'equivoco della definizione di «obbligatorio», per il quale appartiene certamente ad un dovere dell'amministrazione statale offrire la religione cattolica come insegnamento, ma ciò non può diventare un obbligo dal lato delle famiglie, degli alunni, degli studenti, per i quali vi deve essere una totale libertà di scelta. Nel caso di scuole organizzate dalle comunità ebraiche l'insegnamento della religione ebraica deve avere il rango di un insegnamento religioso e quindi deve poter essere citato espressamente nella scheda di valutazione e non essere considerato come forma contenuta all'interno dell'ora alternativa.
Quindi, ritengo che la questione non sia affatto risolta; anzi, sono ancor più preoccupato.
Pertanto, continueremo in tutte le sedi, in tutte le forme e con altri strumenti parlamentari a sollevare la questione.

(Presunte violazioni nell'utilizzo dei carburanti agevolati assegnati al territorio della provincia di Gorizia e ad alcuni comuni della provincia di Udine - n. 2-01759).

PRESIDENTE. L'onorevole Franz ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01759 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).

DANIELE FRANZ. Signor Presidente, il territorio della provincia di Udine e di Gorizia ha beneficiato di questo tipo di normative che trovavano la loro ratio, dapprima, nella vicenda storica legata principalmente alla provincia di Gorizia e poi, forse, in maniera più utile, ma dagli effetti praticamente identici, anche nel fatto che, confinando queste zone con la Slovenia, era abitudine di molti cittadini residenti in quelle zone recarsi per l'approvvigionamento di carburante oltre confine, dato i prezzi molto più vantaggiosi. All'epoca, quindi, quel Governo decise di venire incontro alle richieste di quei territori, concedendo benzina o, più in generale, carburante agevolato.
È sempre spiacevole quando gli organismi, preposti non solo ad organizzare, ma addirittura a vigilare sulla corretta applicazione delle norme, evitano di svolgere un compito importante e delicato, con il rischio che quello che è sicuramente un corretto privilegio possa diventare poi un arbitrio, se non addirittura un atto contro la legge e contro quello stesso Stato che, così benigno, almeno una volta, si era dimostrato nei confronti di quelle genti e di quei territori.
È per tali ragioni che nasce la richiesta di fare chiarezza e, soprattutto, l'esigenza di sapere se, effettivamente, il Governo disponga ancora delle competenze necessarie per vigilare su questi organismi e se, qualora ve ne fossero, le intenda esercitare; si chiede, inoltre, come, eventualmente, il Governo intenda comportarsi, sempre che tali competenze fossero individuate, per fare in modo che, comunque, il rapporto tra quei territori e questo Governo rimangano buoni e quei privilegi, ammesso che lo siano, restino tali e non cadano mai nel libero arbitrio e nell'utilizzo, abbastanza anarchico, di norme che, altrimenti, non sarebbero più a beneficio di comunità, ma solo di alcuni singoli.


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Aspetto, quindi, con ansia la risposta che il sottosegretario Contento mi fornirà e spero che sarà anche lungamente dettagliata.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Contento, ha facoltà di rispondere.

MANLIO CONTENTO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, darò lettura delle note che gli uffici hanno compendiato a favore degli interpellanti.
In merito all'interpellanza urgente delle signorie loro onorevoli, si fa presente quanto segue.
La legge 1o dicembre 1948, n. 1438 ha costituito in zona franca parte del territorio della provincia di Gorizia, consentendo l'immissione in detto territorio di contingenti agevolati di combustibili liquidi e lubrificanti, in esenzione da imposte di fabbricazione e consumo.
Il decreto-legge 29 dicembre 1987, n. 534, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 febbraio 1988, n. 47, ha esteso il regime agevolato di cui trattasi all'intera provincia di Gorizia e, limitatamente al prodotto benzina e nei limiti di un contingente, alla provincia di Trieste e ad alcuni comuni della provincia di Udine.
Con l'articolo 7, comma 1-ter, del decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 417, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 febbraio 1992, n. 66, il regime agevolato previsto per Gorizia è stato esteso al gasolio per autotrazione impiegato, nei limiti di un contingente, ai territori suindicati (come si potrà rendere conto l'interrogante, si tratta di un'estensione continua prodotta dal legislatore).
Per l'anno 2005, il regime agevolato di cui trattasi, ad esempio, è stato confermato in virtù dell'articolo 1, comma 511, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per il 2005) e, per l'anno 2006, il disegno di legge finanziaria, in corso di approvazione, ne prevede l'ulteriore proroga.
Alla gestione del contingente agevolato, assegnato a ciascuna provincia, provvedono, sulla base del decreto del ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato 24 marzo 1988, n. 191, le camere di commercio, cui è affidato anche il compito di determinare i criteri di introduzione, ripartizione ed assegnazione del contingente.
Per quanto di competenza della Guardia di finanza, il Comando generale ha comunicato che, nell'ambito delle proprie funzioni istituzionali, attraverso l'esercizio dei poteri e delle facoltà concesse dall'articolo 18 del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 (testo unico sulle accise), esegue indagini e controlli finalizzati all'individuazione di fattispecie in violazione della disciplina nello specifico settore.
L'interrogante ha qui un esempio richiamato direttamente dei poteri che residuano in questo caso in capo alla Guardia di finanza, che compie gli accertamenti anche ai fini della tutela delle disposizioni introdotte dal testo unico citato.
L'articolo 40, comma 1, lettera c), del citato testo unico, sanziona, tra l'altro, chiunque destina ad usi maggiormente tassati prodotti ammessi ad una aliquota agevolata.
Il Nucleo di Udine ha svolto, nell'arco temporale 1999-2004, articolate indagini di polizia giudiziaria nei confronti della Autoservizi FVG-SAF S.p.A., operante proprio in Friuli-Venezia Giulia. Nel corso dell'attività sono state rilevate plurime condotte illecite riferibili a: indebita percezione di contributi «in conto capitale ed esercizio» erogati per l'attività di trasporto pubblico dalla regione Friuli-Venezia Giulia; indebita assegnazione di carburante agevolato di zona franca, di cui alla legge n. 47 del 1988 e distrazione dello stesso; violazioni fiscali e contributive.
È stato accertato, in particolare, che la società ha indebitamente chiesto ed ottenuto, dalla Camera di commercio di Udine, l'accesso al beneficio senza averne titolo, dopo che l'analoga istanza era stata respinta dalla Camera di commercio di Gorizia.
La società Autoservizi Spa era stata ammessa al beneficio sulla scorta della propria sede legale meramente «formale»,


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essendo costituita dal solo recapito postale, in Gorizia, e dal fatto di aver costituito unità locali nei 25 comuni della provincia di Udine.
Tra l'altro, nel 2000, nell'ambito di operazioni di ristrutturazione, è stato omesso di comunicare l'avvenuto trasferimento della sede legale ad Udine, venendo così meno, altresì, il requisito territoriale, in quanto la città di Udine non ha diritto alle agevolazioni previste dalla normativa inerente la cosiddetta benzina agevolata di zona franca. Inoltre, la citata società ha utilizzato il carburante agevolato su autoveicoli privi dei requisiti previsti per detta concessione.
Il predetto Comando generale ha osservato, per completezza, che sono stati segnalati all'autorità giudiziaria 31 soggetti, di cui due funzionari della Camera di commercio di Udine, per le seguenti fattispecie penali: articolo 40, commi 1 e 4, del decreto legislativo n. 504 del 1995; articoli 316, 81, 323, 479, 48, 640, comma 2, 110 e 640-bis del codice penale; articoli 3-4 del decreto legislativo n. 74 del 2000; articolo 2621 del codice civile. Abbiamo omesso le rubriche sapendo che l'interrogante ha un'esperienza specifica nella materia, essendo laureato - se non ricordo male - in giurisprudenza.
Gli atti sono stati, altresì, inviati alla procura regionale della Corte dei conti di Trieste, al fine di accertare eventuali responsabilità per danni erariali, nel mentre risultano altresì contestate ulteriori violazioni di carattere amministrativo. Ho qui la specifica delle violazioni di carattere amministrativo che, onorevole Franz, è a sua completa disposizione, ma che - con il suo consenso implicito o tacito - ometto, anche per ragioni di economia del mio intervento, di dettagliare in maniera specifica.
A seguito della descritta attività di servizio, la Camera di commercio di Udine ha modificato i criteri di ammissione per l'ottenimento del carburante «agevolato», in quanto quelli precedenti erano strumentalmente finalizzati al solo beneficio della società Autoservizi Spa.
Si ricordano, altresì, gli estremi delle delibere della Camera di commercio di Udine oggetto della presente interpellanza, come rilevati dal Comando generale della Guardia di finanza. Posso aggiungere, onorevole Franz, che qualora lo desiderasse potremmo passare insieme la serata a leggere integralmente le delibere che ho con me, ma ritengo che gli estremi possano essere sufficienti per le indicazioni.
Mi riferisco alla deliberazione n. 276 dell'11 novembre 1997, recante l'approvazione del regolamento per i carburanti agevolati, perché, come sa, la competenza in questa materia è sostanzialmente delegata alle camere di commercio; al regolamento per i carburanti agevolati, ai sensi del decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 417; alla deliberazione n. 11 del 9 novembre 1998, sempre della camera di commercio di Udine, di modifica al regolamento; alla deliberazione n. 5 del 4 maggio 1998 della stessa camera di commercio, sulla quale richiamo in modo particolare la sua attenzione, sulla concessione dei benefici relativi al gasolio alla SAF. Seguono quindi la deliberazione presidenziale n. 1275 del 2 luglio 1998, a firma del dottor Guglielmo Guercini; la deliberazione della camera di commercio n. 9 del 9 novembre 1998, di ratifica della deliberazione presidenziale n. 1275 del 1998; la determinazione del segretario generale della camera di commercio Silvio Santi datata 14 giugno 2000, relativa al ritiro delle tessere; la deliberazione della camera di commercio n. 19 del 25 ottobre 2001, di ratifica della determinazione presidenziale n. 1398 del 2001; la deliberazione della camera di commercio n. 1 dell'11 febbraio 2002, relativa all'applicazione estensiva del regolamento; la determinazione presidenziale n. 1411 del 27 febbraio 2002, a firma del dottor Enrico Bertossi; la determinazione della camera di commercio n. 5 del 9 maggio 2002 di ratifica della determinazione presidenziale n. 1411 del 2002.
Tutto ciò per dirle che in questa materia la competenza della camera di commercio è stata esercitata in primo luogo con disposizioni regolamentari, che sono


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state via via corrette anche alla luce degli interventi predisposti dalla Guardia di finanza e delle relative indagini che si sono sviluppate.
In ordine alla vicenda segnalata dagli interpellanti afferente la società Autoservizi Spa, il Ministero delle attività produttive ha fornito, sulla base di quanto comunicato dalla camera di commercio di Udine, gli elementi che di seguito si riportano.
La società Autoservizi Spa, iscritta al registro delle imprese di Udine al n. REA 202714, codice fiscale 00500670310, avente sede legale in Udine, via della Faula 20, opera quale concessionario di pubblico servizio esercitando l'attività di trasporto pubblico locale in ambito regionale. La suddetta società ha beneficiato di quote carburanti in regime agevolato per talune delle autocorriere di sua proprietà. Ometto di indicare le fonti nelle quali si rinviene il fondamento della concessione di tale agevolazione fiscale, riconosciuta alla SAF da parte della camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Udine, in quanto si tratta delle stesse fonti indicate dal Ministero dell'economia e delle finanze, e dunque rischieremmo di ripeterci.
Dunque, passo direttamente a citare la deliberazione giuntale n. 267 del 11 novembre 1997, adottata dall'ente camerale udinese nella versione attualmente vigente e recante il regolamento per l'introduzione, ripartizione ed assegnazione del contingente di gasolio in regime agevolato in venticinque comuni della provincia di Udine, regolamento reso in esecuzione ed a completamento delle disposizioni di cui all'articolo 7, comma 1-ter, del decreto-legge 30 dicembre 1991, n. 417, ed al decreto 23 aprile 1997, n. 252. Cito, inoltre, la deliberazione giuntale n. 5 del 4 maggio 1998 con la quale la camera di commercio di Udine, su richiesta della società Autoservizi Spa, consentiva alla suddetta società di accedere al regime di gasolio agevolato, precisando, nel dispositivo dell'atto, che la società istante avrebbe potuto beneficiare dell'agevolazione in oggetto limitatamente ai mezzi che svolgevano servizio di autolinea nei venticinque comuni della zona confinaria.
In data 2 maggio 2005, la Guardia di finanza recapitava alla camera di commercio di Udine la documentazione riguardante l'esito di accertamenti condotti sull'attività di servizio di trasporto pubblico della società Autoservizi Spa, nell'ambito delle funzioni di polizia giudiziaria delegate dapprima dalla procura della Repubblica presso il tribunale di Tolmezzo e quindi dalla procura presso il tribunale di Udine.
Con riferimento alle risultanze degli accertamenti relativi al periodo temporale compreso tra il 1o giugno 1996 ed il 31 dicembre 2001, emergeva a carico della Autoservizi Spa un'illegittima utilizzazione di tessere elettroniche per il gasolio agevolato nel corso dell'anno 1998-1999, con riguardo a determinate autocorriere di cui ometto il numero di targa, in quanto esse non risultavano destinate a servizio di linea nell'ambito dei venticinque comuni della fascia confinaria udinese ed i loro rifornimenti sarebbero, pertanto, in contrasto con la delibera camerale n. 5 del 4 maggio 1998, laddove si subordinavano a tale condizione i presupposti legittimanti la concessione del beneficio di cui trattasi.
All'interno del proprio rapporto ispettivo, la Guardia di finanza evidenziava inoltre l'effettuazione, nello stesso arco temporale di riferimento, di almeno 572 illecite operazioni di rifornimento da parte della società Autoservizi Spa, con tessere rilasciate per altre 45 autocorriere le quali, all'atto del rifornimento medesimo, erano risultate trovarsi in altre sedi, o riposte in officina per operazioni di manutenzione o inattive o con percorrenza chilometrica del tutto incompatibile con i consumi annotati.
A fronte di tale informazione, in data 16 maggio 2005, la camera di commercio di Udine comunicava alla società Autoservizi Spa l'avvio del procedimento di revoca dell'agevolazione concessa ai sensi dell'articolo 7, comma 1-ter, decreto legge n. 417 del 30 dicembre 1991, alla luce dell'articolo n. 17 del proprio «Regolamento per


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l'introduzione, ripartizione ed assegnazione del contingente di gasolio in regime agevolato in venticinque comuni della provincia di Udine»; in forza di tale ultima disposizione, l'ufficio carburanti agevolati è tenuto a provvedere - mediante determinazione del segretario generale che ne dà successiva comunicazione alla giunta integrata - alla sospensione o revoca delle assegnazioni alle persone fisiche ed alle aziende che abbiano violato le norme del regolamento medesimo.
Come può constatare l'interpellante i poteri che residuano sono più che sufficienti per fare in modo che episodi come questi non avvengano più e per far sì che coloro che li hanno posti in atto possano amaramente pentirsi. Con questo mi affido serenamente al giudizio dell'interpellante.

PRESIDENTE. L'onorevole Franz ha facoltà di replicare.

DANIELE FRANZ. Signor Presidente, anche se il mio stile non è sobrio ed elegante come quello dell'onorevole sottosegretario Contento, vorrei iniziare il mio intervento di replica partendo dalla sua ultima affermazione. Forse i poteri residuali saranno bastevoli - non so se questo ne sia un esempio fondante - ma è certo che stiamo parlando di una società a maggioranza di capitale privato, che, mentre faceva questo simpatico utilizzo di carburante, diventava più «grassa» grazie al fatto che enti pubblici diventano soci di quelli privati.
Veda, sottosegretario, il vero problema non è tanto la correttezza o meno della delibera che inseriva la SAF Spa all'interno dei benefici del carburante agevolato. Probabilmente hanno ragione gli uomini della Guardia di finanza o chi ha interpretato le norme asserendo che non erano corrette. Credo, però, sia ancora peggiore il fatto che successivamente nessuno abbia avuto il buon gusto di esercitare adeguati controlli. Mi domando poi per quale motivo, mentre molto spesso nei confronti di privati che magari fanno due volte il pieno con la stessa automobile - perché in un certo giorno la sfortuna ha voluto che dovessero andare e ritornare da Milano - viene emessa immediatamente una simpatica comunicazione da parte della camera di commercio che, senza entrare nel merito, chiede spiegazioni su questo tipo di utilizzo del carburante agevolato, non mi risulta che la SAF Spa, che tra i suoi soci aveva qualcuno che le norme non poteva ignorarle, visto che annovera tra di essi regione, province e comuni, abbia mai ricevuto comunicazioni di questo tipo.
Per brevità, il sottosegretario ha omesso di dire che molto spesso le corriere utilizzate servivano per portare non teneri bambini in gita scolastica, ma ultras che si recavano in trasferta a Palermo. Sovente le corriere che risultano regolarmente rifornite avevano mantenuto le targhe ma erano inutilizzate. Vorrei sapere se lo Stato - e se parlo con lo Stato è chiaro che ci voglio ancora credere - farà qualcos'altro, anche perché il sottosegretario, che ha avuto l'amabilità di ricordare la mia laurea in giurisprudenza - ed io mi permetto di avere la stessa amabilità ricordando il suo titolo di avvocato - sa benissimo che un'indagine può essere anche portata a profitto, ma se poi chi deve trarre le conclusioni decide di avere un comportamento omissivo, magari facendo prescrivere i termini previsti, è chiaro che l'ottimo zelo resterà un monumento, anche se importante, all'inutilità e, probabilmente, tutte quelle persone capiranno che forse non hanno poi sbagliato a farsi beffa dello Stato. Siccome le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni, alla fine riusciremmo a dare l'immagine esattamente opposta.
Lo Stato, alla fine, si costerna, si indigna, si impegna e poi getta la spugna con grande dignità. Non ho altro da aggiungere in merito alla questione oggetto della mia interpellanza; dico solo che sono felice di trovarmi qui quest'oggi: lei è «Contento», io sono invece felice!
Sono rimasto l'ultimo e, in pratica, mi trovo a dover essere io a chiudere la seduta della Camera. Approfitto, quindi, di questa occasione per rivolgere personalmente, in diretta nazionale, gli auguri al


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Presidente Biondi. Presidente, sono felice che lei sia qui con me: è il regalo prenatalizio più bello che potessi ricevere.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Franz: quanto ha appena detto lo considero un privilegio. Colgo questa occasione per rivolgere gli auguri anche alle persone che con noi hanno condiviso questa fase finale della seduta.
È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Venerdì 23 dicembre 2005, alle 12:

Comunicazioni del Presidente.

La seduta termina alle 18,50.

DICHIARAZIONI DI VOTO FINALE DEI DEPUTATI SERGIO ROSSI, ANTONIO PEPE E RENZO PATRIA SUL PROGETTO DI LEGGE N. 2436-B

SERGIO ROSSI. La Lega Nord Federazione Padana voterà a favore del progetto di legge in esame.
È un provvedimento che ha vissuto alterne vicende ma che giunge, finalmente, alla fine in una versione dai contenuti che sono ampiamente condivisi da tutto il Parlamento.
Gli scandali finanziari (Cirio, Bond Argentina, Parmalat, eccetera), che hanno avuto tutti origine negli anni novanta, hanno evidenziato una serie di lacune nella normativa riguardante sia la governance delle società e delle banche, sia la normativa riguardante la vigilanza sulla stabilità, trasparenza e concorrenza del mercato.
In questi settori sono state apportate sostanziose modifiche con la speranza che, in futuro, si possa prevenire ed evitare il ripetersi delle situazioni prima evidenziate.
Viene imposta una maggiore trasparenza sui prodotti finanziari collocati sul mercato, più rigore nella concessione, da parte delle banche, di finanziamenti ai soggetti appartenenti agli organi di amministrazione delle banche stesse ed ai soggetti in situazione di influire sulla amministrazione della banca.
È prevista la partecipazione di almeno un rappresentante delle minoranze negli organi delle società per azioni quotate in mercati regolamentati ed un complesso di disposizioni volte ad assicurare, da parte di queste ultime, la conoscibilità dei rapporti con società estere aventi sede in «Stati che non garantiscono la trasparenza» (cosiddetti paradisi fiscali e legali).
Per quanto riguarda le Autorità di vigilanza, ci si è orientati verso una ripartizione delle competenze per finalità, come previsto in tutti gli altri paesi europei, imponendo alle stesse Autorità l'obbligo di collaborazione, e rimettendo ad esse l'individuazione delle forme appropriate di collaborazione, al fine di eliminare quelle zone grigie emerse durante l'indagine svolta dalla Commissione parlamentare sui recenti scandali finanziari, in parte causa del prolungarsi dei tempi per l'emersione dei reati.
Infine è stato reintrodotto il reato di mendacio bancario e sono state aumentate le sanzioni penali ed amministrative per diversi reati in campo finanziario.
Avremmo desiderato una maggiore collaborazione fra le Autorità di vigilanza e le associazioni di risparmiatori-consumatori, considerato che questi ultimi sono i soggetti tutelati.
Giudichiamo positivamente la novità di destinare il 50 per cento delle sanzioni irrogate ai soggetti vigilati in favore dei risparmiatori che subiscono danni patrimoniali conseguenti alla violazione delle norme sull'intermediazione finanziaria.
Siamo convinti che queste nuove disposizioni, quando entreranno in vigore, contribuiranno


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sensibilmente a prevenire nuovi dissesti finanziari risollevando la fiducia dei risparmiatori.
Annuncio pertanto il voto favorevole.

ANTONIO PEPE. Annuncio il voto favorevole di Alleanza Nazionale alla legge sul risparmio, una legge necessaria anche alla luce del dettato costituzionale che, all'articolo 47, primo comma, ricorda che «La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme».
I deputati del gruppo di Alleanza Nazionale la voteranno con convinzione perché è giusto dare una risposta ai tanti risparmiatori che, dopo gli scandali Cirio, Parmalat, bond argentini, hanno perso fiducia nel sistema.
Una fiducia crollata anche a seguito di quanto si apprende dai giornali sulle scalate Antonveneta e BNL.
Occorre ricordare che subito dopo il caso Parmalat venne avviata dalle Commissioni finanze e attività produttive della Camera, in uno alle omologhe del Senato, una indagine conoscitiva sul sistema del risparmio e, dalla Camera, l'esame delle proposte di legge a tutela del risparmio.
Il tentativo di un testo bipartisan fallì non certo per colpa della maggioranza. Ma tutto ciò ormai è storia. Ora non è più tempo di rinvii; occorre restituire credibilità, stabilità e certezze al sistema creditizio e del risparmio in generale che è alla base dello sviluppo economico del paese.
Gli operatori economici, finanziari ed industriali, i risparmiatori chiedono che si tuteli il sistema nel suo complesso. Gli scandali inducono i risparmiatori ad immobilizzare il capitale;ciò non crea ciclo di crescita e sviluppo; da qui nasce e si richiama la necessità di una legislazione che tuteli maggiormente le forme di risparmio attraverso l'informazione, la correttezza degli operatori, la trasparenza, l'etica, il contrasto al conflitto di interesse.
Da un lato, servono regole improntate alla trasparenza; dall'altro, occorre assicurare alle imprese un credito a condizioni favorevoli ed ai risparmiatori l'allocazione delle proprie risorse in aziende che facciano crescere il paese e che riconoscano la giusta remunerazione del capitale investito.
Affinché il nostro paese possa quindi conoscere una evoluzione competitiva, è necessario che vi siano regole certe e chiare per tutti: imprenditori, risparmiatori e banche. Il risparmiatore, il cittadino che si reca in banca, non dovrà più essere l'anello debole del sistema e, perché ciò avvenga, vi è l'esigenza di definire con chiarezza regole e comportamenti; occorre trasparenza delle condizioni contrattuali dei servizi bancari e finanziari.
Dobbiamo dirlo con onestà: le carenze legislative, alle quali si cerca oggi di porre rimedio, trovano la causa in tempi lontani, nelle mutate condizioni in cui opera il mercato e nella facilità e rapidità con cui circolano danaro e strumenti finanziari.
Gli scandali recenti hanno fatto emergere la necessità di modificare il sistema di controllo nelle società quotate, e di rendere necessario l'intervento a tutela del bene costituzionalmente fondamentale del risparmio.
Questo provvedimento è, appunto, una felice sintesi delle necessità che il sistema nel suo complesso ha evidenziato quale esigenza indifferibile. Ad esempio, rilevante è l'intervento sulla tutela delle minoranze nelle società quotate. Essa sarà assicurata dalla presenza di almeno un membro, espressione di esse, nel consiglio di Amministrazione e dai requisiti di onorabilità, professionalità ed indipendenza richiesti.
Viene facilitata l'azione di responsabilità verso gli amministratori, sia estendendo il potere di azione anche agli organi di controllo, sia riducendo la quota di partecipazione necessaria per legittimare l'azione stessa.
Una norma di rilievo è quella che disciplina la modalità per la concessione di credito a favore di soggetti che detengono quote di partecipazione rilevanti nella banca o nella capogruppo o che comunque sono in grado di nominare e di conseguenza di influenzare gli organi di amministrazione. La carenza legislativa sul tema e la possibilità che la banca aveva di finanziare il proprio socio e questi di


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influenzare il consiglio di amministrazione che doveva deliberare il finanziamento, ha creato problemi sino a ieri e può essere stato anche causa di scandali.
L'evidente conflitto di interessi che si riscontra in questa ipotesi ha richiesto la necessità di un intervento legislativo sul tema.
Il provvedimento fa appunto rinvio alla necessità che sia la Banca d'Italia, in conformità alla deliberazione del CIRC, ad indicare le condizioni perché possa essere concesso credito in queste ipotesi.
Un intervento a tutela dei risparmiatori è quello sulla disciplina della circolazione dei prodotti finanziari. È previsto che, in caso di successiva cessione di prodotti finanziari, destinati originariamente a soli investitori professionali, ad acquirenti che non siano investitori professionali, il cedente deve garantire la solvenza dell'emittente per un anno dall'emissione.
La tutela per il cliente risparmiatore verrà poi anche dalla norma che richiede la valutazione del grado di rischiosità dei prodotti finanziari anche con riferimento al profilo di ciascun cliente.
Maggiori garanzie derivano anche dalla disciplina sulla revisione dei conti. Norme più rigorose, limiti alla durata degli incarichi, rigide fattispecie di incompatibilità in linea con le direttive europee sul tema.
Nel corso dell'indagine conoscitiva è emersa anche una scarsa collaborazione dalle autorità aventi competenza dei mercati finanziari. Di qui la necessità della norma che prevede il coordinamento tra le varie autorità, con collaborazione e scambio di informazioni.
In questi giorni ha fatto notizia il caso Fazio e Banca d'Italia; un istituto, quello della Banca d'Italia, di grande credibilità e verso il quale gli italiani giustamente hanno avuto sempre grande fiducia.
Il Governo, con il provvedimento che andremo ad approvare, conferma l'autonomia della Banca d'Italia e la sua natura di istituto di diritto pubblico. Ma entro tre anni le quote di partecipazione al capitale dovranno essere interamente cedute allo Stato o ad altri enti pubblici. Non assisteremo più, come ora, a quel conflitto che vede le banche (che sono controllate proprio da Banca Italia) proprietarie delle quote della stessa Banca di Italia loro controllante. E si pone fine alla telenovela sulla durata della carica del Governatore: basta con gli incarichi a vita; la durata è fissata in sei anni rinnovabile una sola volta. Sono indicati i criteri di nomina, vi sarà trasparenza e collegialità nelle decisioni.
Intendo svolgere una considerazione sul falso in bilancio anche per contrastare una bugia che la sinistra con assiduità offre agli italiani e che oggi abbiamo nuovamente ascoltato in questa aula.
Con il provvedimento non si fa altro che accogliere il testo approvato dalla Camera dei deputati qualche mese fa in sede di discussione sulla legge sul risparmio; si ripristina, rendendo in alcuni casi più pesanti le sanzioni, la normativa che, votata con la riforma del diritto societario, ha ricevuto il placet della Corte costituzionale ed è stato riconosciuta dalla giustizia europea conforme a quelli che sono gli standard europei!
Nessun favore, quindi, nessun guasto legislativo, solo certezza giuridica e garanzie per tutti!
Si tratta di un voto a favore di un provvedimento necessario ed utile per ridare fiducia e sicurezza agli investitori: un'altra riforma che viene consegnata dal centrodestra al paese.
Dopo aver votato nei giorni scorsi il decreto collegato alla finanziaria e la legge finanziaria con disposizioni proiettate ad assicurare risorse per lo sviluppo e lo Stato sociale, nonché ad assicurare l'equilibrio finanziario, con il provvedimento sul risparmio - che mi auguro il Senato possa approvare definitivamente entro l'anno - abbiamo posto le basi affinché il vasto mondo dei risparmiatori e, perché no, anche degli investitori tradizionali, ritrovi fiducia nel sistema.
La fiducia è il motore dello sviluppo e della crescita; sviluppo e crescita che, abbinati alla rilanciata credibilità internazionale, consolideranno il sistema Italia rafforzandolo nel contesto europeo.


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RENZO PATRIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella vita parlamentare ci si trova raramente di fronte a un provvedimento di così vitale importanza per il paese come quello che siamo chiamati a votare. Un provvedimento che ha lottato contro molti poteri forti per giungere sino qui e che dobbiamo approvare per ridare fiducia ai risparmiatori italiani e credibilità internazionale al nostro sistema economico.
Non vi ricordo - lo sappiamo tutti - come dal 2001 in tutto il mondo occidentale si sono manifestati gravi scandali finanziari, il più famoso dei quali (quello della Enron) è costato ai risparmiatori 83 miliardi di dollari. Neppure vi ricordo le crisi finanziarie e i relativi scandali ai quali, purtroppo, da allora abbiamo assistito anche in Italia.
Il punto da cui voglio muovere è la constatazione che questi eventi hanno posto in luce, nel nostro paese, una serie di gravi carenze vuoi dei sistemi di controllo interno ed esterno, vuoi dei sistemi di amministrazione e in generale dei presidi del mercato.
Naturalmente le ragioni di dissesti e disfunzioni così gravi sono, come sempre accade, diversi; ma quello che è emerso con certezza è l'insufficienza del mercato come sistema in grado di fornire da solo e spontaneamente risposte e soluzioni efficienti. Ne discende che, come anche in altri paesi di avanzato sistema capitalistico, non possiamo esimerci dall'intervenire con norme di carattere imperativo a tutela di interessi della collettività, dando corpo a quella tutela del risparmio evocata dall'articolo 47 della Costituzione.
Questo disegno di legge, che per larghi tratti è frutto della cooperazione di maggioranza e opposizione in Commissione, tanto alla Camera quanto al Senato, costituisce una risposta sistematica e organica ai problemi che sono stati alla base di scandali finanziari, quelli che hanno scosso la fiducia degli investitori nel nostro sistema economico e finanziario.
Il provvedimento innova sul piano della governance a tutela delle minoranze azionarie di società quotate, sulla tutela degli investitori, sull'informativa obbligatoria al mercato, sul piano dei rapporti con le società di revisione, sulle competenze delle autorità di vigilanza e sulle sanzioni. In sintesi, il passo avanti che tutti questi istituti contribuiscono a realizzare è costituito da un effettivo e concreto sviluppo della trasparenza nell'operatività sul mercato finanziario, presupposto indefettibile per la sua efficienza.
La ragione per la quale bisogna fare questo passo avanti è fondata su un'amplissima evidenza internazionale molto studiata anche dagli economisti: soltanto se il risparmio e i creditori sono adeguatamente tutelati, gli investimenti affluiscono in un paese e si sviluppa il mercato dei capitali, con tutti i vantaggi che ne conseguono sul piano dell'innovazione, della concorrenza e in definitiva sullo sviluppo industriale e sul benessere economico.
Il rischio, in assenza di un nuovo corpo di regole, è la progressiva emarginazione del nostro mercato dei capitali e il declino del nostro sistema industriale. Gli investitori non investono in mercati che non abbiano regole moderne certe. Noi abbiamo il dovere di evitare che l'Italia venga emarginata proprio in un momento in cui l'attività di investimento è, sul piano internazionale, finalmente ripartita. In questo contesto di generale ripresa degli investimenti, dobbiamo purtroppo registrare una perdita di 27 miliardi di curo (55 mila miliardi di lire!) di investimenti stranieri in azioni italiane nel solo primo semestre del 2005 (vedi Bollettino economico della Banca d'Italia dello scorso novembre). Non possiamo continuare a porre l'Italia fuori dal flusso di capitali generato dai grandi investitori istituzionali internazionali che preferiscono il mercato francese o quello tedesco, perché il nostro sistema non è dotato di opportune regole di governance societaria, sui conflitti di interessi e sull'informativa obbligatoria nei confronti degli investitori.
Abbiamo finalmente l'occasione e il dovere di porre rimedio a questa situazione. Il provvedimento che stiamo per votare migliora notevolmente l'attuale impianto


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normativo per ciò che concerne: la governance delle società quotate (articoli da 1 a 5) introducendo l'obbligo del voto di lista per le società quotate con un quorum di presentazione delle liste non superiore al 2,5 per cento del capitale sociale e ponendo, quindi, in condizione gli investitori istituzionali di nominare amministratori e sindaci di minoranza in tutte le società quotate, e garantendo sempre alle minoranze la presidenza dell'organo di controllo (dando così la certezza che le funzioni di controllo della gestione siano presiedute da un soggetto non legato al soggetto che controlla la società); la gestione dei conflitti di interessi nella gestioni dei patrimoni dei fondi comuni, dei prodotti assicurativi, dei prodotti previdenziali e delle gestioni individuali (articolo 9), conferendo al Governo la delega per l'emanazione di una apposita disciplina in materia; la gestione dei conflitti di interessi nella prestazione dei servizi di investimento (articolo 10), delegando la Banca d'Italia e la Consob ad emanare la disciplina che imponga la separazione delle strutture che svolgono servizi al fine di prevenire i conflitti di interesse; la sottoposizione agli obblighi informativi e al prospetto anche dei prodotti finanziari non azionari emessi da banche e dei prodotti finanziari emessi da imprese di assicurazione (articolo 11, comma 2), istituendo così l'obbligo di redazione e consegna del prospetto informativo per tutti i prodotti finanziari indipendentemente dal soggetto che li emette e consentendo quindi ai risparmiatori di confrontare i diversi prodotti sulla base di informazioni omogenee; gli obblighi di correttezza cui i collocatori devono attenersi per qualunque tipologia di prodotto finanziario indipendentemente dal soggetto che li emette (articolo 11, comma 3), facendo sì che le disposizioni relative allo svolgimento dei servizi d'investimento siano applicabili anche alla sottoscrizione e al collocamento di prodotti finanziari emessi da banche nonché, in quanto compatibili, da imprese di assicurazione; il conferimento al Governo della delega legislativa per il recepimento della direttiva 2003/71/CE relativa al prospetto per l'offerta pubblica o l'ammissione alla negoziazione di strumenti finanziari (articolo 12), stabilendone i principi e criteri direttivi; la disciplina della revisione dei conti delle società quotate (articolo 18), con una attenta disciplina volta a neutralizzare i possibili conflitti d'interessi, in grado di compromettere l'indipendenza delle società di revisione.
Per quanto attiene all'ordinamento della Banca d'Italia (articolo 19), il testo, integrato dall'emendamento del Governo, risponde a quanto richiesto dalla Banca centrale europea e si pone in linea di coerenza con quanto previsto dagli altri sistemi giuridici europei.
In particolare: viene introdotto il mandato a termine di sei anni per il Governatore, rinnovabile una sola volta; il termine, più lungo della durata della legislatura, rappresenta una garanzia di indipendenza; è riformata la procedura di nomina del Governatore, statuendo che questi è nominato dal Capo dello Stato e che potere di proposta sulla nomina spetta esclusivamente al Governo, mentre il Consiglio superiore della Banca si limita a fornire il proprio parere (ciò garantisce che il meccanismo di nomina coinvolga una pluralità di istituzioni onde assicurare un controllo incrociato); si introduce il principio di collegialità dell'azione della Banca, attraverso la previsione del voto dei componenti del Direttorio sui provvedimenti aventi rilevanza esterna; è stabilita una competenza congiunta della Banca d'Italia e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di concorrenza bancaria: ciascuna avrà funzioni specifiche, la prima vigile è sugli aspetti di sana e prudente gestione, l'Antitrust su quelli relativi all'assetto concorrenziale del mercato, ciò al fine di perseguire, con coerenza, il modello di controllo per funzioni e non per soggetti; per ciò che concerne la proprietà delle quote di partecipazione al capitale della Banca, entro tre anni queste dovranno passare in mano allo Stato o altri enti pubblici, per evitare qualsiasi commistione tra i soggetti vigilati e coloro che eleggono i membri del Consiglio superiore.


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Con riguardo alla disciplina delle sanzioni penali (articolo 30), viene mantenuta la distinzione tra falso in bilancio «semplice» e falso in bilancio con danno ai soci o ai creditori, ma si ha un inasprimento delle pene in entrambi i casi.
Per il cosiddetto falso in bilancio semplice la pena è aumentata da un anno e sei mesi a due anni così come sono previste maggiori sanzioni amministrative.
Per il cosiddetto falso in bilancio con danno (ai soci o ai creditori) è confermata la tutela speciale a maggiore protezione del finanziamento delle imprese, effettuato attraverso il ricorso al mercato dei capitali ovvero attraverso il ricorso al credito. A questo fine viene inasprita la disciplina introdotta dalla riforma del 2002 con la previsione della aggravante di attentato al risparmio e sono ridotti, al contempo, il numero dei risparmiatori che deve essere coinvolto e la quantità di valore finanziario che deve essere distrutto per poter elevare la sanzione a sei anni di detenzione.
Avviandomi a concludere, vorrei rappresentare il mio più sentito ringraziamento per l'imponente e prezioso lavoro svolto dalle Commissioni, dai relatori e dagli uffici della Camera durante tutto il lungo iter del provvedimento.
Forse potevamo fare meglio in termini di tempestività; ma certamente possiamo fare molto, approvando questa legge. Dobbiamo farlo per migliorare il nostro sistema finanziario, aprire una seria prospettiva di sviluppo industriale in Italia, ridare fiducia ai nostri risparmiatori, fornire certezza agli investitori italiani e stranieri, e, punto troppo spesso trascurato, adempiere al dovere del legislatore nell'accendere un faro che indichi la strada per la ricostruzione di un'etica finanziaria, così come auspicato dal Presidente Ciampi.
Per concludere, voglio auspicare, anche alla luce dei recenti fatti, che la politica recuperi il suo ruolo primario se non vogliamo come maggioranza e minoranza che «la finanza» ed i cosiddetti «poteri forti» siano essi a dettare l'agenda anche alle istituzioni elettive.
In linea con l'auspicio del Presidente Casini, mi vorrei augurare che quantomeno nella calza della Befana gli italiani trovino anche la nomina del successore del dottor Fazio, a cui va il rispetto dovuto non solo per l'atto di dimissioni.
Per le ragioni in sintesi esposte e richiamando le esaustive motivazioni contenute nell'intervento sulla questione di fiducia del vicecapogruppo vicario onorevole Antonio Leone, il gruppo di Forza Italia esprime un voto convintamene favorevole al disegno di legge al nostro esame ringraziando il ministro Tremonti ed il Presidente Berlusconi per aver fortemente voluto l'approvazione del provvedimento.

TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DELL'ONOREVOLE GUSTAVO SELVA, PRESIDENTE DELLA III COMMISSIONE, SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 6194

GUSTAVO SELVA, Presidente della III Commissione. Nel sottoporre all'esame dell'aula la ratifica del Trattato di adesione di Romania e Bulgaria all'Unione europea, già approvata dal Senato, osservo che questo sarà, per un lungo periodo, l'ultimo allargamento.
Infatti, prima di ulteriori passi avanti, occorrerà superare, anche insieme con Bulgaria e Romania, la fase di stallo politico attraversata dall'Unione a causa dei referendum sulla Costituzione.
Lo stallo ha posto il problema della mancanza di chiarezza sugli obiettivi da perseguire per il futuro, se cioè l'Europa sia da concepire come una unione prettamente economica o, piuttosto, una entità politica a tutto tondo, in grado fra l'altro di garantire la propria sicurezza anche sul fronte esterno, e oggi soprattutto nei confronti della minaccia rappresentata dal terrorismo internazionale.
La costruzione di una politica estera comune europea, finora soltanto abbozzata, non deve essere un sogno ma un obiettivo concreto, con la finalità di guadagnare all'Unione, nello scenario politico


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mondiale, un ruolo primario di tutela e promozione dei diritti umani e civili nel mondo.
La ratifica di questo importante Trattato di adesione, perciò, non presenta soltanto gli elementi, per così dire rituali, dei disegni di legge di questa natura, né si ispira a una concezione di politica estera fondata sul semplice bilateralismo, ma è piuttosto un contributo concreto alla costruzione di una specifica alleanza politica ed economica, volta a fare dell'Unione Europea un'autentica comunità di destini e di valori.
La Bulgaria e la Romania fanno già parte a pieno titolo della NATO, cioè dell'alleanza politico-militare che è a fondamento della politica estera euroatlantica e che ancora oggi costituisce un solido pilastro di sicurezza per il futuro del mondo occidentale.
In considerazione di tutto ciò, l'approvazione del disegno di legge di autorizzazione alla ratifica del Trattato di adesione della Bulgaria e della Romania dimostra, in questo momento, anche la volontà di riprendere il valore strategico dell'Unione Europea come pilastro della politica estera del nostro Continente. E noi, che della Comunità europea siamo i fondatori, esprimiamo l'interesse e la soddisfazione di avere la Romania - paese di lingua latina - e la Bulgaria come membri dell'Unione che segnerà d'ora in poi la storia politica comune degli italiani anche con questi due popoli.
La ratifica, poi, ha - a mio giudizio - un pregnante significato politico, dato che l'Italia è il primo dei sei paesi fondatori dell'Unione a votarla.
Quanto ai contenuti specifici del Trattato, l'articolo 1 prevede, al comma 1, che la Romania e la Bulgaria divengano membri dell'Unione europea e, al comma due, Parti del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa e del Trattato istitutivo della Comunità europea dell'energia atomica (EURATOM).
L'articolo 2, comma 1, fornisce un'opzione alternativa per l'eventualità che il Trattato, che adotta una Costituzione per l'Europa, non entri in vigore prima del Trattato di adesione (ossia in data antecedente al 1o gennaio 2007). In questo caso, assai probabile tenuto conto della bocciatura francese e olandese, la Bulgaria e la Romania diverranno Parti dei Trattati attualmente vigenti, e i commi 2-4 dell'articolo 1 avranno applicazione solo dopo l'entrata in vigore del Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa.
Il comma 1 dell'articolo 4 prevede la ratifica del Trattato di adesione da parte di tutti gli Stati contraenti, secondo le rispettive norme costituzionali, nonché il deposito dei relativi strumenti non oltre il 31 dicembre 2006, presso il Governo italiano. In base al comma 2, il deposito degli strumenti di ratifica costituisce condizione necessaria per l'entrata in vigore del Trattato di adesione il 1o gennaio 2007. Il comma 2 prevede anche, in mancanza del deposito degli strumenti di ratifica, che il Trattato possa slittare di un anno, e cioè al 1o gennaio 2008. Si tratta di una garanzia contemplata nell'articolo 39 del Protocollo nel caso in cui il monitoraggio della Commissione dell'Unione Europea sul progresso dell'adeguamento della Bulgaria e della Romania all'acquis communautaire dovesse dare risultati insoddisfacenti. Una decisione in questo senso spetterà con deliberazione unanime, su raccomandazione della Commissione, al Consiglio dell'Unione europea.
Il Protocollo di adesione che, con i suoi allegati, è parte integrante del Trattato, si compone di 61 articoli.
Desidero soffermarmi, in particolare, sulle clausole di salvaguardia (articoli 36-40 del Protocollo e dell'Atto di adesione) che consentono di non applicare alcune parti dell'acquis comunitario.
In alcuni settori, infatti, (economia, mercato interno, cooperazione giudiziaria e affari interni) possono insorgere difficoltà per effetto dell'adesione di nuovi Stati. A Bulgaria e Romania è consentito, entro tre anni dalla data dell'adesione, di richiedere l'autorizzazione ad adottare misure di salvaguardia economica qualora sperimentino gravi difficoltà in un settore della propria economia, ovvero in una particolare area del proprio territorio. Tali


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misure dovranno essere volte a integrare maggiormente il settore o l'area nell'economia del mercato interno. Su di esse, a richiesta dello Stato interessato, deciderà la Commissione con procedura d'urgenza e con facoltà di derogare alle norme del Trattato istitutivo della Comunità europea, ma esclusivamente nei limiti e termini strettamente necessari, dando la precedenza a quelle meno suscettibili di turbativa del mercato interno.
È prevista la stessa procedura, a garanzia degli Stati membri che dovessero chiedere l'adozione di misure nei confronti di uno o di entrambi i nuovi Stati.
Se Bulgaria e Romania (articolo 37) non dovessero rispettare, in materia di mercato interno, gli impegni assunti durante il negoziato per l'adesione, la Commissione potrà adottare, di propria iniziativa o su richiesta motivata di uno Stato membro, misure appropriate non oltre il termine di tre anni dalla data di adesione.
Ulteriori garanzie (articolo 38) sono contemplate nell'eventualità di inadempienze della Bulgaria o della Romania in tema di cooperazione giudiziaria in campo penale.
Per la sola Romania, il comma 2 dell'articolo 38 stabilisce che, in caso di gravi carenze nell'attuazione del piano Schengen, il Consiglio può adottare su raccomandazione della Commissione e a maggioranza qualificata lo slittamento di un anno dell'adesione.
In tema di libera circolazione dei capitali, Bulgaria e Romania possono, per cinque anni dalla data di adesione, mantenere le restrizioni previste dalla legislazione nazionale sull'acquisto di terreni per residenze secondarie da parte di cittadini dell'Unione europea nonché di società che non sono stabilite né hanno succursali e agenzie in quei paesi.
Analoga facoltà, ma per sette anni, è prevista sull'acquisto di terreni agricoli forestali e boschivi.
Deroghe alla politica della concorrenza. Queste riguardano solo la Romania per due periodi transitori in materia di aiuti di Stato, da concludere rispettivamente entro il 2010 e il 2011.
Nel settore dell'agricoltura sono stati negoziati periodi transitori in base al principio che in nessun modo dovranno risultare accresciuti, nell'Unione europea, i rischi per la salute pubblica, animale e vegetale. Bulgaria e Romania beneficeranno inoltre di alcune misure speciale per lo sviluppo rurale quali il sostegno alle aziende che praticano un'agricoltura di semi sussistenza in fase di ristrutturazione oppure per adeguare gli standard comunitari in materia di sicurezza alimentare e benessere animale e ambiente.
Un capitolo importante riguarda il settore fiscale al quale accenno ricordando che Bulgaria e Romania potranno mantenere, nell'applicazione dell'IVA, un livello di introiti più alto rispetto a quello prevista dall'acquis al fine di dispensare le piccole medie imprese dal pagamento dell'imposta. I due Paesi potranno anche dispensare dall'IVA il settore del trasporto internazionale di persone.
Bulgaria e Romania entreranno a far parte dell'Unione economica monetaria all'atto dell'adesione con lo status di paese in deroga, ai sensi dell'articolo 122 del trattato della Comunità.
In materia ambientale sono state concordate misure transitorie, dal 2009 fino al 2013 per la Romania e fino al 2014 per la Bulgaria, per monitorare l'attuazione degli obiettivi intermedi, giuridicamente vincolanti. Questo consentirà di realizzare le infrastrutture per l'incenerimento ed il riciclaggio dei rifiuti.
Nel campo delle relazioni esterne, in base all'articolo 6 del protocollo e dell'atto di adesione, la Bulgaria e la Romania si sono impegnate a ritirarsi da ogni accordo di libero scambio concluso con paesi terzi e a eliminare qualsiasi incompatibilità con l'appartenenza all'Unione europea.
L'articolo 4 del protocollo e dell'atto di adesione regola l'applicazione dell'aquis di Schengen ai due nuovi paesi. La relazione governativa che accompagna il disegno di legge di ratifica ricorda che, per quanto riguarda l'accordo Schengen, è stata delineata un'applicazione articolata in due fasi: al momento dell'adesione, i nuovi paesi membri debbono aver compiuto decisivi


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progressi nei sistemi di controllo delle frontiere interne e migliorare i sistemi di controllo alle frontiere esterne; l'eliminazione definitiva dei controlli alle frontiere interne e la conseguente piena applicazione degli atti individuati nel paragrafo due dell'articolo 4, avverrà solo successivamente all'adesione e a seguito di una decisione del Consiglio, sentito il Parlamento europeo.
In tema di libera circolazione dei lavoratori, il Trattato introduce diverse clausole di deroga per rendere graduale la possibilità di ingresso dei lavoratori della Bulgaria e della Romania nell'ambito dell'Unione Europea. Tali deroghe riprendono quelle già applicate nei confronti di dieci Stati (esclusi Cipro e Malta) entrati a far parte dell'Unione il 1o maggio 2004.
In particolare vengono stabiliti tre periodi transitori: fino al 1o gennaio 2009 non si attua la libera circolazione dei lavoratori e gli Stati membri applicheranno per Romania e Bulgaria le rispettive legislazioni nazionali; trascorsi i due anni dall'adesione (2009) saranno fatte delle verifiche al termine delle quali gli Stati membri possono continuare ad applicare la misura transitoria per altri tre anni oppure liberalizzare l'accesso al lavoro; dopo altri tre anni (2012) in caso di rischi o gravi perturbazioni del mercato del lavoro gli Stati possono mantenere in vigore per ulteriore due anni la propria legislazione nazionale. Il regime transitorio, pertanto, cesserà definitivamente solo nel 2014 alla scadenza del settimo anno.
Quanto alla composizione del Parlamento europeo, il numero dei suoi membri è aumentato di diciotto rappresentanti per la Bulgaria e trentacinque per la Romania.
L'articolo 45 del protocollo prevede che un cittadino di ogni nuovo Stato membro sia nominato membro della commissione a partire dalla data dell'adesione.
Non ho ritenuto di fare, in questa sede, un quadro dettagliato delle norme contenute nel disegno di legge, dopo l'esposizione del 1o dicembre scorso in Commissione. Chi necessita di altri elementi, in aggiunta a quanto ho fin qui detto, ha a disposizione il resoconto della seduta.
Per concludere, voglio riaffermare l'importanza e il grande significato storico dell'adesione della Bulgaria e della Romania all'Unione europea, e auspico, per questo, l'approvazione, oggi stesso, del disegno di legge all'esame dell'aula.

DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ALDO PERROTTA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 6194

ALDO PERROTTA. Nel complimentarmi con il Governo per l'ottimo lavoro svolto con le Repubbliche di Bulgaria e Romania e nel sottolineare che siamo il primo paese a ratificare questo accordo, annuncio il voto favorevole mio e dei deputati del gruppo di Forza Italia, pur ritenendo - personalmente - che si debbano più opportunamente valutare le deroghe concesse alla Romania.