XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 203 di mercoledì 15 luglio 2009
Pag. 1PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI
La seduta comincia alle 10,10.
DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Brancher, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Conte, Donadi, Gibelli, Leo, Milanato, Mussolini, Pescante, Soro, Tenaglia e Urso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Assegnazione a Commissioni in sede legislativa della proposta di legge n. 2602 (ore 10,14).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di una proposta di legge a Commissioni in sede legislativa.
A norma del comma 1 dell'articolo 92 del Regolamento, propongo alla Camera che la seguente proposta di legge sia assegnata, in sede legislativa, alle Commissioni riunite III (Affari esteri) e IV (Difesa):
CIRIELLI e STEFANI: «Proroga della partecipazione italiana a missioni internazionali» (2602) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VIII, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Seguito della discussione delle mozioni Buttiglione ed altri n. 1-00192, Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211, Farina Coscioni ed altri n. 1-00213, Mura ed altri n. 1-00214 e Livia Turco ed altri n. 1-00221 concernenti iniziative volte a contrastare l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico (10,15).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Buttiglione ed altri n. 1-00192, Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211, Farina Coscioni ed altri n. 1-00213, Mura ed altri n. 1-00214 e Livia Turco ed altri n. 1-00221 concernenti iniziative volte a contrastare l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico (Vedi l'allegato A - Mozioni). Pag. 2
Ricordo che nella seduta del 13 luglio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, se lei acconsente e se, come credo, i capigruppo e i delegati d'Aula degli altri gruppi parlamentari acconsentono, chiederei, visto che abbiamo notizia che si sta lavorando in maniera positiva, comunemente, da parte dei rappresentanti dei gruppi e anche del sottosegretario, ad un'ipotesi di testo condiviso, bipartisan, di mozione relativa alle iniziative volte a contrastare l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico. Ciò anche per evitare che ci sia una discussione un po' dissociata, cioè che una parte dell'Assemblea discuta mentre un'altra parte lavora alla stesura del testo e il Governo non potrebbe essere impegnato a valutare anche le eventuali riformulazioni...
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo, onorevole Quartiani, è esattamente quello che sta accadendo adesso, quindi pregherei la collega Turco e l'onorevole Buttiglione di prestare attenzione.
Considerato che l'onorevole Quartiani sta avanzando una proposta che cerca di andare nel merito di quanto sta accadendo, chiederei all'onorevole sottosegretario di ascoltare la proposta dell'onorevole Quartiani che credo possa aiutare esattamente il merito della discussione che state svolgendo al banco del Governo. Prego, onorevole Quartiani.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, considerato l'interesse che la mozione suscita nei rappresentanti dei diversi gruppi, che si evince anche dai capannelli che si sono formati intorno al rappresentante del Governo, per quanto riguarda la possibilità della stesura di un testo condiviso in modo bipartisan, le chiederei di dare un tempo congruo, valuti lei se mezz'ora o tre quarti d'ora, per poter consentire che poi si proponga all'Aula una discussione che, peraltro, attiene a un tema così rilevante, anziché su diverse mozioni, su un testo condiviso, su un unico testo, almeno per la parte di impegno del Governo e che si consenta al Governo stesso di valutarlo.
Quindi, da questo punto di vista, ripeto, chiedo se si possa sospendere la seduta per mezz'ora o per tre quarti d'ora, comunque per il tempo che lei ritiene più opportuno; un tempo congruo che ci consenta di lavorare con una certa razionalità e di procedere con gli argomenti all'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Preso atto del consenso del Governo e non essendoci obiezioni da parte degli altri gruppi, penso che possa essere utile la sospensione di mezz'ora per permettere al Governo, nel confronto con i diversi gruppi parlamentari, di verificare la possibilità di individuare una parte o l'intero dispositivo, condiviso da tutta l'Assemblea. Il tema, infatti, è delicato ed è giusto anche che nel dibattito vi sia la possibilità di ascoltarsi e di confrontarsi.
Pertanto, sospendo la seduta fino alle 10,50.
La seduta, sospesa alle 10,20, è ripresa alle 10,55.
Preavviso di votazioni elettroniche.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
TESTO AGGIORNATO AL 21 LUGLIO 2009Si riprende la discussione.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
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ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor presidente, signori deputati, le mozioni che sono state discusse hanno l'obiettivo di chiedere, con motivazioni diverse ma tutte convergenti, un'iniziativa del Governo per proporre all'Assemblea generale delle Nazioni Unite una risoluzione che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire.
Il Governo accoglie questa richiesta contenuta nelle mozioni e proprio per raggiungere l'obiettivo di un vasto consenso in sede di Nazioni Unite chiede ai presentatori delle mozioni di specificare bene nel dispositivo l'oggetto dell'iniziativa dell'Italia alle Nazioni unite.
Pertanto, vorrei chiedere ai presentatori se accettino la richiesta del Governo di delimitare l'impegno esclusivamente a questo obiettivo. Proporrei ai presentatori, esprimendo parere favorevole a questa condizione, di precisare meglio nel dispositivo l'obiettivo del Governo.
Al riguardo, vorrei leggere una proposta sostitutiva dei dispositivi di ciascuna mozione. La formulazione è la seguente: «Impegna il Governo a promuovere, ricercando a tal fine il necessario consenso alla presentazione, una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta ad abortire, favorendo politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell'aborto». Pertanto, il Governo accoglie, con la richiesta di riformulazione del dispositivo, la mozione Buttiglione ed altri n. 1-00192. La mozione Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211 è accolta con richiesta di riformulazione del dispositivo.
Per la mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 ritengo che sia opportuno evitare un'elencazione di dettaglio delle azioni da intraprendere. Il Governo non esprime un giudizio di merito su quanto viene proposto, ma indica soltanto l'utilità di limitarsi, nel dispositivo, alla semplice richiesta al Governo di promuovere una risoluzione delle Nazioni Unite. Pertanto, il Governo esprime parere contrario se questa proposta non venisse accettata.
Per quanto riguarda la mozione Mura ed altri n. 1-00214 vale la stessa richiesta fatta per la mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213. Per quanto riguarda la mozione Livia Turco ed altri n. 1-00221, credo che la sostanza del dispositivo sia ripresa dalla proposta fatta dal Governo e vorrei invitare i presentatori ad accettare la proposta del Governo.
PIERGUIDO VANALLI. Bravo Scotti!
PRESIDENTE. Quindi, se ho ben capito, per sintetizzare a tutti i proponenti delle mozioni: il Governo propone di sostituire al dispositivo di ogni singola mozione il testo che ha appena letto. A queste condizioni, esprime parere favorevole.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, le chiedo semplicemente se è possibile - lo faccia lei o il sottosegretario - di rileggere il testo che il sottosegretario propone per la riformulazione dei dispositivi delle mozioni.
PRESIDENTE. Avrei chiesto esattamente questo. A questo punto, c'è la richiesta del Governo a tutti i presentatori delle mozioni di convenire sul testo che adesso il Governo rileggerà.
Prego sottosegretario.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. La proposta di riformulazione è la seguente: «Impegna il Governo a promuovere, ricercando a tal fine il necessario consenso alla presentazione, una risoluzione delle Nazioni Unite, che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni donna a non essere Pag. 4costretta ad abortire, favorendo politiche che aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell'aborto».
PRESIDENTE. Questa è la riformulazione dei dispositivi delle diverse mozioni, cui il Governo chiede ai presentatori di aderire.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
In questa sede, i presentatori potranno dichiarare se accettano o meno la riformulazione proposta dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mura. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per il tentativo fatto, ma per quanto riguarda la mia mozione non accetto la riformulazione del dispositivo proposta.
Se vogliamo che questo dibattito sia veramente utile, è doveroso fare una premessa. Dobbiamo innanzitutto distinguere nettamente il ricorso fatto da alcuni Paesi all'interruzione di gravidanza coatta e l'impiego di questa come strumento di controllo delle nascite dalle legislazioni sull'aborto presenti invece in tutti gli Stati democratici. Nel primo caso, infatti, ci troviamo di fronte ad una violazione dei diritti umani, ad una violenza, che in primo luogo viene effettuata sul corpo e sulla libertà di una donna, che ha voluto concepire un figlio, che le viene imposto di non far nascere. Nel secondo caso, invece, siamo di fronte a un esempio di legislazione laica e liberale che riconosce in primo luogo il diritto alla salute della donna e il diritto ad una maternità libera e consapevole. Una buona legislazione sull'interruzione volontaria di gravidanza, come dimostra il caso italiano, è lo strumento migliore per evitare che tante donne ricorrano all'aborto. Ognuna è libera di pensarla come vuole in materia, ma i numeri non mentono e ci dicono che, dall'entrata in vigore della legge n. 194 del 1978, il numero degli aborti si è dimezzato. Inoltre, si deve considerare che le cifre attuali riguardano in gran parte donne straniere immigrate nel nostro Paese.
Questa distinzione è fondamentale per evitare di fare di tutta l'erba un fascio, dando vita ad una polemica sterile, che non ci condurrebbe da nessuna parte. La fede e i principi religiosi meritano assoluto rispetto, così come il principio che lo Stato per sua natura deve avere una legislazione laica, perché solo così garantisce il rispetto dei diritti di tutti i propri associati.
Era proprio un cattolico come Aldo Moro, che già nel 1974, all'indomani della sconfitta subita dalla Democrazia Cristiana sul referendum sul divorzio, metteva in guardia contro le forzature effettuate attraverso lo strumento della legge con l'autorità del potere al modo comune di intendere e disciplinare in alcuni punti sensibili i rapporti umani.
Consigliamo, invece, di realizzare la difesa dei principi e dei valori cristiani al di fuori delle istituzioni e delle leggi, ovvero nel vivo, aperto e disponibile tessuto della nostra vita sociale. Quella del Presidente Moro è una lezione ancora oggi quanto mai valida e attuale, anche se, purtroppo, qualcuno sembra spesso dimenticarsene sia all'interno dei confini nazionali, sia in sede internazionale.
L'aborto non può essere imposto per legge, non può e non deve essere utilizzato come strumento di controllo demografico. Gli Stati che fanno ciò meritano la riprovazione della comunità internazionale, come accade a quegli Stati che discriminano i diversamente abili o che pongono in essere discriminazioni di natura razziale o etnica.
Non ci trova d'accordo, invece, la posizione di chi, partendo da un principio sacrosanto, ne trae spunto per lanciare una battaglia di principio all'interruzione volontaria di gravidanza in quanto tale. A questo tipo di operazione ci opporremo sempre, perché nega il fondamentale principio di libertà e di autodeterminazione della donna. Un aborto imposto è un sopruso; l'interruzione volontaria di gravidanza Pag. 5è, seppure in maniera drammatica, l'affermazione di una serie di diritti quali quello alla salute e alla maternità libera e consapevole.
Leggendo i testi delle mozioni presentate riconosco che non vi è questo pericolo, poiché tutte chiedono al Governo di intraprendere un'azione diplomatica che porti in sede internazionale a condannare l'aborto quale strumento di controllo demografico e ad affermare il diritto della donna alla maternità. Il sottosegretario Scotti, intervenendo in conclusione della discussione sulle linee generali, ha dichiarato tutta la disponibilità del Governo a farsi portatore di un'azione diplomatica in sede internazionale come chiesto da tutte le mozioni e ha motivato questa disponibilità elencando una serie di trattati e convenzioni sottoscritti anche dal nostro Paese.
Purtroppo, però, non mi è sembrato di sentire una sola parola sulla disponibilità da parte del Governo ad attivarsi per favorire tra i giovani, in particolare dei Paesi del Terzo mondo, una maggiore conoscenza e una corretta informazione in merito all'uso dei contraccettivi e una maggiore attenzione alla salute sessuale e riproduttiva dell'uomo e della donna. Mi auguro che sia stata una dimenticanza, perché sarebbe davvero paradossale farsi alfieri di una battaglia per consentire a un embrione di diventare un essere umano, disinteressandosi, al tempo stesso, degli 11 milioni di bambini che muoiono ogni anno per malattie banali, per mancanza di medicine e di cibo. Sarebbe molto strano non voler considerare i quasi 33 milioni di persone che hanno contratto l'AIDS, una malattia terribile, che in parte può essere controllata con adeguate precauzioni.
Proprio per evitare dimenticanze di questo genere l'Italia dei Valori ha proposto degli impegni per affrontare a trecentosessanta gradi il problema della sovrappopolazione, della povertà e delle malattie. Si tratta di un'impostazione di più ampio respiro che è la stessa scelta dalla mozione proposta dai colleghi radicali.
Concludendo, dichiaro il convinto voto favorevole dell'Italia dei Valori alla mozione di cui sono firmataria, n. 1-00214, a quella a prima firma Farina Coscioni, n. 1-00213, e a quella a prima firma Livia Turco, 1-00221, se non viene modificata. Ci asterremo, invece, su tutte le altre (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buttiglione. Ne ha facoltà.
ROCCO BUTTIGLIONE. Signor Presidente, credo che quello che stiamo per fare adesso in questo Parlamento ha un significato ed un'importanza che trascende il livello usuale dei nostri dibattiti. Stiamo per prendere una posizione solenne e forte in favore della libertà e della vita, inaugurando - mi auguro - un modo diverso di affrontare questi temi sia in Italia, che nel mondo. Prendiamo posizione contro tutti coloro che impongono alle donne di abortire, mettendo insieme due principi che, troppe volte, si sono scontrati nel dibattito interno del nostro Paese: il diritto della libertà di scelta e il diritto alla vita. Lo facciamo in un momento in cui questo tema è drammaticamente attuale nel mondo, perché, non dimentichiamolo, metà dell'umanità, in un modo o in un altro, non vede riconosciuto il diritto della donna di dare alla luce il bambino che ha concepito.
Esistono Paesi (qualcuno ne dubitava, ahimè), che abbracciano un quarto dell'umanità, in cui l'aborto, al secondo figlio, è obbligatorio. Esistono Paesi, che abbracciano forse un altro quarto dell'umanità, in cui è possibile per la donna essere ricattata con l'offerta di aiuti a condizione di abortire. Questo ha generato nel mondo uno squilibrio drammatico, tra l'altro a danno delle bambine. Mancano ai conti della demografia forse cento milioni di bambine che sono state abortite unicamente per il fatto di essere di sesso femminile. Nei Paesi in cui è consentito un solo figlio questo fenomeno si aggrava potentemente, perché se il primo figlio è di sesso femminile la tendenza è di farlo morire. Pag. 6
Qui non stiamo discutendo della legge n. 194 del 1978 - l'ho detto con chiarezza nel mio intervento in Aula e lo ripeto oggi - e credo che chi è a favore della legge n. 194 e chi è contro la legge n. 194 possa e forse debba con eguale decisione convenire sulla scelta che ci stiamo proponendo in questa Aula. Infatti, la legge n. 194 non dice che si può costringere una donna ad abortire e non dice nemmeno che l'aborto è accettato come strumento di controllo demografico, dice anzi, all'articolo 1, esattamente il contrario.
L'equilibrio che si è creato nella legislazione italiana come anche nella legislazione tedesca - le due legislazioni sono su questo fortemente apparentate - è fondato sulla teoria morale, discutibile peraltro, della comparazione di beni. Da un lato c'è il bene della salute fisica, psichica, economica e sociale della donna; dall'altro c'è la vita del bambino, e si dice che uno di questi beni prevale sull'altro, dolorosamente, perché l'altro - come diceva giustamente l'onorevole Mura adesso - esiste. Questo rende dolorosa la scelta. Questo porta a dire che la libertà della donna, quando la donna è veramente libera, serve a salvaguardare la vita del bambino. Questo ci dice qualcosa anche per il dibattito interno nostro.
Qualcuno ha tentato di negare il diritto alla vita, altri - io stesso - hanno insistito sulla difesa del diritto alla vita, eppure credo che tutti dobbiamo fare una riflessione ulteriore. Lo propone da tempo Giuliano Ferrara, che è stato un po' l'ispiratore della mozione che ho presentato. Il bambino esiste e ha diritto alla vita. D'altro canto Dio affida il bambino in modo così penetrante alla madre che è difficilissimo, forse impossibile, difendere il bambino contro la madre. Bisogna difendere il bambino insieme alla madre, rafforzando l'alleanza tra la madre e il bambino. Qui noi prendiamo posizione a livello mondiale, non nelle vicende interne italiane, su legislazioni le quali spezzano questo legame contro la vita del bambino e contro la libertà della madre. Questo è il tema della giornata di oggi, il tema sul quale io mi auguro che ancora sia possibile esprimere una unanimità morale di questo Parlamento e della nazione italiana.
Le mozioni che sono state presentate hanno diverse caratteristiche. Vorrei dire all'onorevole Mura e all'onorevole Bernardini che in questo momento dobbiamo agire un po' come hanno agito il Papa e Barack Obama. Sono d'accordo su tutto? No, ma su alcune cose sì. Occorre delimitare l'ambito di un accordo unanime e su questo impegnare le nostre energie.
Siamo d'accordo sul modo in cui si debba agire per contenere la crescita della popolazione mondiale? Lo dico francamente: no, non siamo d'accordo, perché noi pensiamo che la popolazione mondiale si stia già stabilizzando e che in alcune parti del mondo, tra cui l'Italia, sia iniziato un gravissimo e pericoloso fenomeno di regressione demografica. Provate a occuparvi del problema delle pensioni e vedrete che la radice prima del problema delle pensioni è che noi abbiamo troppo pochi giovani che devono mantenere un numero troppo ampio di anziani. Per un po' ce la caveremo aumentando l'età pensionabile, dopo non basterà neanche quello.
C'è una valutazione diversa delle tendenze demografiche in atto nel mondo e una valutazione diversa delle modalità che devono condurre ad una giusta politica demografica perché, ad esempio, nella nostra visione, la famiglia riveste un ruolo fondamentale; l'educazione alla procreazione responsabile è un elemento centrale dentro il quale alcuni faranno uso di metodi contraccettivi, altri faranno uso di metodi naturali e altri ancora faranno uso di ciò di cui riterranno opportuno fare uso. Sappiamo che dove cresce l'economia, dove cresce l'educazione e soprattutto l'educazione femminile e i tassi di scolarizzazione femminile, i tassi di natalità decrescono. Ognuno poi decide in che modo farli decrescere secondo le sue convinzioni morali che hanno tutte il medesimo diritto ad essere rispettate.
Non introduciamo questo aspetto nella mozione in oggetto, perché al riguardo dovremmo svolgere altri dibattiti. Forse Pag. 7potremmo trovarci anche d'accordo, ma alla fine di un dibattito molto più lungo e molto più complesso. Delimitiamo adesso ciò su cui siamo d'accordo e su questo esprimiamo la decisione e la volontà comune di tutto il Parlamento, iniziando a sanare una frattura profonda nella coscienza della nazione che ha opposto persone che, invece, potrebbero e dovrebbero dialogare anche e forse soprattutto su questi temi. Per tale ragione mi permetto di chiedere all'onorevole Mura di riflettere ulteriormente sulla scelta di astensione.
Vi sono 11 milioni di bambini nel mondo che muoiono di fame. È vero. Badate che sono bambini senza famiglia. La chiave per evitare che i bambini muoiano di fame è avere una famiglia. Conosco abbastanza bene la situazione latino-americana e conosco i meninos de rua di Rio de Janeiro: sono bambini che non hanno una famiglia. Se ci sono un padre e una madre può darsi che il padre vada a rubare ma il bambino non muore di fame. Se ci sono un padre e una madre può darsi che la madre vada a battere sull'avenida Atlantica ma il bambino non muore di fame. I meninos de rua, i bambini che muoiono di fame, sono i bambini che non hanno una famiglia. Rafforzare la famiglia è il perno fondamentale di ogni politica a favore del fanciullo.
Parlo di questi temi, perché vi è stato accennato. Non è questo il tema di oggi. Su questo dobbiamo aprire un altro dibattito. Oggi cerchiamo di essere uniti su ciò su cui possiamo essere uniti. Accetto la riformulazione proposta dal sottosegretario Scotti, anche perché ricalca quasi alla lettera la mozione presentata dal mio partito con un importante e utile cambiamento tecnico. Come giustamente ha fatto osservare il sottosegretario, non potevamo impegnare il Governo a presentare una risoluzione. Nessuno Stato può presentare una risoluzione. Possiamo impegnarlo a raccogliere il consenso: come noi deputati quando andiamo a cercare le firme per presentare una mozione così anche il Governo, che, a differenza del singolo parlamentare, non può presentare da solo una mozione alla Camera dei deputati, può essere impegnato a cercare il consenso per presentare una risoluzione. Anche la formulazione successiva mi è sembrata sensibile, perché abbraccia ipotesi diverse di politiche di intervento.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Buttiglione.
Testo sostituito con l'errata corrige del 21 LUGLIO 2009
ROCCO BUTTIGLIONE. Annuncio, dunque, il nostro voto favorevole alla mozione Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211 presentata dal Popolo della Libertà. Chiederei la votazione per parti separate della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00221, presentata dal Partito Democratico, che ha posto le sue rispettabili valutazioni culturali nelle motivazioni ma ha espresso un dispositivo su cui non possiamo essere d'accordo e, quindi, chiederei che fosse votata per parti separate.
È difficile fare la stessa cosa per la mozione Mura ed altri n. 1-00214, presentata dall'Italia dei Valori, e per la mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 presentata dal Partito Radicale perché mi pare che il loro dispositivo sia troppo fortemente caricato di questioni che non sono attinenti al dibattito odierno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e del deputato Sarubbi).
ROCCO BUTTIGLIONE. Annuncio, dunque, il nostro voto favorevole alla mozione Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211 presentata dal Popolo della Libertà. Chiederei la votazione per parti separate della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00221, presentata dal Partito Democratico, che ha posto le sue rispettabili valutazioni culturali nelle motivazioni ma ha espresso un dispositivo su cui noi possiamo essere d'accordo e, quindi, chiederei che fosse votata per parti separate.
È difficile fare la stessa cosa per la mozione Mura ed altri n. 1-00214, presentata dall'Italia dei Valori, e per la mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 presentata dal Partito Radicale perché mi pare che il loro dispositivo sia troppo fortemente caricato di questioni che non sono attinenti al dibattito odierno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e del deputato Sarubbi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, sono ormai trascorsi sessant'anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che ha sancito il pieno rispetto della dignità e della vita di ogni persona ma poche sono state le politiche internazionali attuate volte alla concretizzazione di tali principi. Voglio qui ricordare la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, la Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina sottoscritta nel 1997, la Carta europea dei diritti adottata dal Consiglio europeo di Nizza del 2000.
Ebbene, oggi la denatalità in Europa e soprattutto in Italia è ormai un'emergenza: Pag. 8entro il 2025 i primi Paesi europei (Italia, Spagna, Germania e Grecia) potrebbero sperimentare l'implosione demografica, ovvero la diminuzione effettiva della popolazione.
Attualmente l'Europa ha un tasso di fecondità medio di 1,4 figli, quando il livello di sostituzione (ossia il livello che permette di mantenere l'equilibrio) è di 2,1 figli per donna. L'evoluzione della percentuale di popolazione giovanile sul totale - e questo è un altro dato molto significativo - nel 1950 si attestava su una percentuale del 26,2 per cento della popolazione europea al di sotto dei 15 anni; nel 1975 al 23,7 per cento e nel 2000 al 17,5 per cento. Nei Paesi industrializzati, mentre da un lato è aumentata in modo esponenziale la soglia di attenzione in merito agli interventi volti a garantire la tutela sociosanitaria materna e infantile, dall'altro lato in modo proporzionalmente inverso sono drasticamente diminuite le nascite. La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha individuato quale obiettivo primario il miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino.
Enormi passi in avanti sono stati fatti dal nostro Paese e questi passi devono rappresentare un punto di partenza per avviare anche a livello internazionale una cooperazione diretta alla programmazione politica di interventi volti al raggiungimento di obiettivi finalizzati ad estendere a tutti i Paesi del mondo interventi e azioni per mobilitare risorse, per migliorare la salute riproduttiva e promuovere altresì azioni per la tutela della salute materna e infantile. Se da un lato è opportuno concentrare gli sforzi nei Paesi cosiddetti sviluppati in azioni politiche volte a modificare il tasso negativo di natalità, da un altro lato è necessario avviare una politica internazionale capace di estendere anche ai Paesi in via di sviluppo interventi mirati ad una presa in carico della donna e del nascituro.
In alcuni Paesi l'aborto non è considerato soltanto un diritto, ma è anche obbligatorio: alcuni Paesi ricorrono all'aborto selettivo dei feti - una cosa vergognosa - per riequilibrare il rapporto tra bambine e bambini nati. Come si può allora restare indifferenti, quando l'aborto viene utilizzato come strumento di selezione sessuale o peggio di selezione genetica? Per legge in Cina dai primi anni Ottanta è entrato in vigore il programma di controllo delle nascite, che impone il limite di un solo figlio per famiglia. Contravvenire a tale disposizione coercitiva è sanzionato con multe di elevata entità, aborto forzato e requisizione dei beni. Ebbene, il programma di controllo delle nascite portato avanti dallo Stato cinese ha portato a 300 milioni di nascite in meno di ventuno anni. La Cina non è l'unico Paese ad essersi macchiato di tali fatti: in India, ad esempio, si pratica un quinto di tutti gli aborti a rischio del mondo.
Voglio ricordare che nel nostro Paese è escluso il ricorso all'aborto per il controllo delle nascite e qui ricordo a tutti i colleghi che l'articolo 1 della stessa legge n. 194 del 1978 sancisce proprio che l'interruzione volontaria di gravidanza di cui alla presente legge non è un mezzo di controllo delle nascite. Credo che il nostro Paese possa essere invece da esempio per elaborare una linea politica di invito alla vita e operare per garantire tutte le condizioni utili ad una crescita di una società incentrata sul piano della tutela della salute della donna e dei nascituri, nonché sui valori di un umanesimo diffuso.
Occorre quindi rimodulare l'azione politica sui valori fondanti della vita e della persona umana. Il grado di civiltà di una società è legato anche a quanto in essa è affermato il principio del rispetto dell'individuo, del rispetto della persona in quanto tale e del rispetto della vita. Per questo riteniamo importante che siano promosse in tutte le sedi internazionali politiche attive volte alla tutela del diritto alla vita, alla tutela della famiglia e della maternità e a favorire nelle campagne di informazione pubblica una maggiore attenzione alla famiglia.
Riteniamo altresì importante che venga individuata l'area della salute riproduttiva materna e prenatale dentro le priorità della cooperazione internazionale con i Pag. 9Paesi in via di sviluppo e fornito un maggiore sostegno economico e politico a tali sforzi, e quindi promossa una maggiore consapevolezza. Occorre sottolineare l'importanza della salute riproduttiva come strumento chiave in materia di salute globale e sviluppo, negli incontri internazionali e di alto livello politico.
Con la mozione in discussione, oggi, impegniamo il Governo del nostro Paese a farsi promotore, presso le Nazioni Unite e in tutte le sedi internazionali, di una risoluzione, che preveda un comune impegno politico al contrasto delle pratiche abortive, come strumento di controllo demografico, e, quindi, implicitamente, di prevenzione delle nascite e di programmazione e pianificazione familiare; che affermi, altresì, il diritto di ogni donna a non essere costretta, o indotta, ad abortire, favorendo politiche che, invece, aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali.
Siamo contrari alle tesi sottese alla mozione esposta dall'onorevole Farina Coscioni. Una mozione che rievoca, in un certo punto, la cosiddetta pillola del giorno dopo - ossia la pillola abortiva RU486 - che introduce una mentalità di totale mancanza di rispetto della vita, una mentalità per la quale abortire, grazie all'assunzione postuma di una pillola, è quasi come far passare un mal di testa.
Siamo per una cultura che pone l'accento sulla tutela della vita nascente e che educa all'amore della vita, e non per una cultura che porta alla morte (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Congratulazioni).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Molteni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà, per tre minuti.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione la proposta del Governo di riformulare il dispositivo delle varie mozioni presentate. L'iniziativa favorevole ad una moratoria, o un'iniziativa, in sede di Nazioni Unite, affinché l'aborto cessi di essere uno strumento di controllo demografico, ci trova consenzienti.
Tuttavia, esprimo una preoccupazione - per la quale mi riservo di decidere il voto finale su questa mozione, se sarà un voto favorevole o, come è più probabile, se non vi saranno chiarimenti da parte del Governo, un voto d'astensione - che riguarda il problema dal quale nasce l'aborto.
Non possiamo nascondere, onorevoli colleghi, che all'interno della Camera, come anche nella coscienza del nostro Paese, esistono posizioni molto diverse sul problema del controllo demografico. Siamo convinti che uno dei drammi dell'Africa e degli altri Paesi dove vi è un eccesso di popolazione sia l'eccesso di nascite.
Dunque, per evitare un eccesso di nascite e per evitare che lo strumento utilizzato sia quello dell'aborto - che, come comprendiamo, suscita le riserve morali e sanitarie che ben conosciamo - è necessario accettare un principio di educazione al controllo delle nascite, che comporta l'uso degli anticoncezionali. Sappiamo che, difficilmente, la Chiesa cattolica e i colleghi che sono di questo orientamento in quest'Aula possono sottoscrivere questa posizione.
Tuttavia, credo che se ci limitiamo a dire che siamo contro l'aborto, ma non diciamo che nel mondo serve una seria campagna per diminuire la tendenza all'aumento della popolazione, attraverso la diffusione ampia degli anticoncezionali, rischiamo di dare voce a politiche che porteranno ad una catastrofe dal punto di vista umanitario.
Questa è la ragione per la quale, se non vi sarà un'esplicita indicazione che tra i modi che possono ridurre il rischio dell'aborto vi è l'uso degli anticoncezionali, non potremo votare il testo in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Pag. 10Regionalisti, Popolari e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.
LIVIA TURCO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'aborto è un dramma ed uno scacco, sempre, non è mai un diritto: lo hanno detto, e lo dicono, le donne.
La libertà dall'aborto è un obiettivo per cui le donne hanno sempre lottato. Questo obiettivo deve riguardare ogni parte del mondo.
La libertà dall'aborto non può essere il privilegio e l'ambizione di una parte soltanto dell'umanità. Non è tollerabile che il ricorso all'aborto sia imposto da chi dovrebbe promuovere e tutelare la dignità e la vita della persona. Non è tollerabile che il ricorso all'aborto sia indotto dalle leggi dello Stato che, invece, dovrebbero tutelare la salute e promuove la dignità della persona.
In ogni angolo della terra le donne devono poter scegliere quando diventare madri, devono essere sostenute nella messa al mondo dei figli che desiderano e devono essere tutelate nella loro salute. La libertà di scelta e la responsabilità verso la procreazione è un potente principio etico, che deve essere riconosciuto e valorizzato dalle leggi, dalle istituzioni e dalla società, perché è la capacità di accoglienza delle donne ciò che genera la persona, la persona e non soltanto la vita biologica.
La capacità di accoglienza delle donne nutre il figlio, ma anche le relazioni umane e la società circostante: immette in essa quel sentimento di apertura, di presa in carico dell'altro che fa sentire ciascuno di noi appartenente ad una famiglia e a una comunità; rende più forte il legame di solidarietà; rende più libero l'individuo, perché lo rende più consapevole della propria dipendenza dall'altro. La capacità di accoglienza delle donne contribuisce a costruire una società più umana. La capacità di accoglienza delle donne verso la generazione deve essere riconosciuta come un diritto umano fondamentale e universale, come un bene pubblico che deve mobilitare una responsabilità pubblica, affinché ciascuna donna e ciascuna coppia possa crescere i figli che desidera.
Per queste ragioni, per noi è una discriminante culturale e valoriale dire di no alle politiche demografiche che usano l'aborto come metodo contraccettivo, a partire dal riconoscimento del principio etico della libertà di scelta, della responsabilità e, dunque, dell'autonomia delle donne. Per questo riteniamo doveroso accendere i riflettori intorno ad un aspetto della negazione della libertà femminile e della dignità umana ancora troppo taciuto, come la diffusione nel mondo delle pratiche dell'aborto selettivo, a danno prevalentemente delle concepite di sesso femminile, e il numero crescente di legislazioni che attivamente promuovono l'aborto come strumento di controllo delle nascite.
Personalmente, voglio ringraziare l'onorevole Buttiglione per aver sollecitato il Parlamento a questa riflessione e gli riconosco le parole di pacatezza che ha utilizzato sull'argomento, anche a proposito della legge n. 194 del 1978. Anche noi sollecitiamo il Governo italiano a promuovere la stesura e l'approvazione di una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni l'uso dell'aborto come strumento di controllo delle nascite, nel farlo vogliamo richiamare i fondamentali valori internazionali come l'articolo 3 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo, che prevede il diritto alla vita, ma anche gli indirizzi di politica di sviluppo sanitario promossa dall'ONU e dalla Organizzazione mondiale della sanità: in particolare, voglio citare la Conferenza dell'ONU svoltasi al Cairo nel 1994, che, in modo inequivoco, parla di tutela della salute riproduttiva che ingloba il principio della libertà di scelta delle donne, anzi parte dal principio di libertà di scelta delle donne che - lo ripeto - è un potente principio etico, l'unico che può accogliere la vita e l'unico che può prevenire l'aborto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Italia dei Valori). Lo stesso può Pag. 11dirsi per le risoluzioni dell'ONU sugli obiettivi di sviluppo del millennio, che pongono al centro dello sviluppo proprio la promozione della tutela della salute materno-infantile. A proposito di tutela della salute materno-infantile nel mondo, siccome non vogliamo che la libertà di scelta, la possibilità di crescita dei figli, sia un lusso delle donne dell'Occidente, ma diventi un diritto di tutte le donne del mondo, lasciatemi richiamare qui alcune cifre che parlano, invece, di una tragica, inaudita e inammissibile disuguaglianza.
Ancora oggi, 9,7 milioni di bambini muoiono per cause evitabili. Nel Sud del mondo, gravidanze e parto sono la seconda causa di morte per le donne. Gli aborti a rischio sanitario sono 19 milioni. Se 210 milioni di donne e 350 milioni di coppie nel mondo avessero accesso alla contraccezione si potrebbero salvare un milione e mezzo di vite all'anno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Per avere consapevolezza di quanto l'Occidente sia ancora inadeguato nella promozione di politiche di cooperazione per la tutela della salute materno-infantile, cito un dato dell'Organizzazione mondiale della sanità, relativamente agli obiettivi di sviluppo del millennio contenuti nelle risoluzioni dell'ONU. Essi prevedevano una riduzione della mortalità materna del 5,5 per cento l'anno mentre l'obiettivo raggiunto è solo dell'1 per cento l'anno. Vedete quanto siamo indietro e quanto è importante riconoscere questa tragica disuguaglianza e che l'obiettivo della libertà delle donne deve essere un valore universale condiviso da tutte noi a partire da noi che siamo le più privilegiate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Dunque, la promozione della maternità, la lotta alla povertà, l'accesso all'istruzione e lo sviluppo della contraccezione rappresentano l'alternativa concreta all'uso dell'aborto come strumento di controllo delle nascite. Per questo non possiamo limitarci a vietare una pratica che cancella la vita, come l'uso dell'aborto a scopo demografico ed eugenetico ma dobbiamo avere un'ambizione in più, dobbiamo promuovere quelle politiche che consentono davvero l'accoglienza della vita umana quali i sistemi sanitari, l'istruzione, la lotta alla povertà, la tutela materno-infantile e la promozione della contraccezione. Per questo consideriamo importante il dibattito pacato che c'è stato, abbiamo ricercato fino all'ultimo ogni forma di convergenza, abbiamo chiesto al Governo di assumere in modo esplicito quello che è implicito nella Conferenza di Pechino e nella Conferenza del Cairo e cioè la libertà di scelta delle donne.
Sarebbe stata davvero una bella giornata per le donne del mondo per quelle che muoiono di parto e di aborto se oggi il Parlamento italiano avesse nominato per tutte e non soltanto per noi che siamo qui, il principio della libertà di scelta (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Avremmo voluto questo vostro coraggio che non avete avuto però, ovviamente, apprezziamo il fatto che ci sia un riconoscimento esplicito di quelle due importanti conferenze e dunque voteremo la nostra mozione e ci asterremo sulla riformulazione dei dispositivi proposta dal Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Italia dei Valori e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Farina Coscioni. Ne ha facoltà.
MARIA ANTONIETTA FARINA COSCIONI. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, mi è più facile ora prendere la parola dopo l'intervento della collega Livia Turco. Noi della delegazione radicale certamente oggi, come ieri, siamo contro l'aborto clandestino, di massa e di classe, cui facevano ricorso centinaia di migliaia di donne, quelle povere ricorrendo a mammane e fattucchiere e quelle ricche, che potevano andare all'estero oppure fare ricorso ai cosiddetti «cucchiai d'oro» che operavano in disponibili cliniche private. Una triste realtà, superata - che piaccia o no - dalla legge 22 maggio 1978, n. 194, che è servita a ridurre il numero sia degli aborti clandestini sia quelli nelle strutture pubbliche. Cito solo Pag. 12un dato, la diminuzione degli aborti clandestini del 45,9 per cento rispetto al 1982. Prendo questi dati dall'ultima relazione annuale sull'attuazione della legge n. 194 del 1978.
Di questi dati non si deve smarrire la memoria e devono insegnare qualcosa, devono insegnare che i fenomeni vanno governati, che la politica del divieto non porta da nessuna parte. È vero però che molto resta ancora da fare, ma questo molto va nella direzione dell'informazione e della contraccezione.
La nostra parola d'ordine è «più informazione meno aborti, più contraccezione meno aborti» perché ancora pochi giorni fa si poteva leggere di inchieste che documentano come un numero impressionante di giovani donne ha rapporti sessuali non protetti e questo le mette a grave rischio, non solo di gravidanze indesiderate, ma anche di malattie gravi e pericolose per la loro salute.
Richiamo inoltre la vostra attenzione sul fatto che moltissimi aborti oggi riguardano donne extracomunitarie, spesso ancora con aborti clandestini: è pensando a loro evidentemente che occorre approntare specifiche campagne di informazione.
Per questo occorre operare a monte perché il reale strumento antiabortista è la contraccezione, per questo parliamo di informazione sull'uso degli anticoncezionali che, lo ripeto, sono l'unico modo per evitare gli aborti e le gravidanze non desiderate.
È per questo che chiediamo informazione sulla contraccezione d'emergenza, commercializzazione della contraccezione d'emergenza come farmaco da banco e l'abolizione dell'obbligo della ricetta come avviene in tantissimi altri Paesi europei e negli Stati Uniti. Ne cito solo alcuni: parlo di Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Israele, Norvegia, Portogallo, Svezia, Svizzera, Tunisia e Regno Unito e molti altri Paesi extra europei.
È dunque con l'informazione che si combattono quelle che comunemente vengono definite «piaghe sociali». Per il legislatore spesso è molto più comodo vietare che mettere in atto misure informative e preventive eppure la storia della nostra civiltà non ci lascia dubbi sul fatto che solo intervenire sulle cause che sono all'origine di ogni male conduce alla via giusta: impedire che accada.
Concludo, signor Presidente e onorevoli colleghi, confermando la necessità, l'urgenza e l'opportunità di assicurare una adeguata informazione sessuale recuperando quella storica battaglia radicale da sempre: «più informazione meno aborti, più contraccezione meno aborti». È verso questo, credo, che debba andare l'impegno ed è questo il nostro impegno.
È per queste motivazioni e anche per tutte le motivazioni illustrate da chi mi ha preceduto, dalla collega Livia Turco, che esprimeremo voto favorevole sulle mozioni Livia Turco ed altri n.1-00221 e Silvana Mura ed altri n.1-00214 mentre ci asterremo sulle altre che, fermandosi a dichiarazioni di principio, per quanto da noi condivise, equivalgono a non aver compreso quale sia il problema e quindi gli strumenti per governarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi e colleghe, con la mozione a mia prima firma la Camera dei deputati intende rispondere, in modo significativo e con un impegno, alla pratica adottata in ambito internazionale di promuovere l'aborto come strumento di controllo demografico e di politiche punitive nei confronti delle donne che rifiutano di abortire, come ha bene esposto, a nome del nostro gruppo, la collega Carlucci durante la discussione sulle linee generali.
Da più parti emerge la precisa volontà di mettere al centro del dialogo le preoccupazioni per la difesa e la promozione della vita e il diritto alla vita.
Mi permetto di ricordare, in questa dichiarazione di voto, un'esperienza storico-politica come quella dell'America e delle culture riformiste ricordate anche da Pag. 13Benedetto XVI nell'incontro con il Presidente Obama.
Gli Stati Uniti sono un Paese a forte e crescente presenza cattolica, faro culturale e planetario in cui è solida una tradizione di laicità positiva che nel nostro Paese è stata propria di culture socialiste, riformiste e repubblicane in cui la religione, pur separata dalla sfera statale, ha ampio margine di intervento nello spazio pubblico.
È un modello che ha molti pregi di fronte all'Europa, spesso tentata dal laicismo intollerante, tema quest'ultimo toccato anche dal collega Rocco Buttiglione, che condividiamo. Però non ho capito l'intervento dell'onorevole Livia Turco perché, se la mozione che abbiamo all'ordine del giorno oggi ha come tema l'aborto come strumento di controllo demografico, la collega è andata completamente fuori tema.
La persona umana, il rispetto della sua dignità e dei suoi diritti inviolabili, la tutela di una irripetibile individualità di ogni vita sono valori da sempre al centro della riflessione culturale e giuridica occidentale. Già il diritto romano, arricchito nel tempo dell'apporto della filosofia greca - si pensi alle distinzioni aristoteliche tra le nozioni di zoè, bios e psyche - riconosceva il valore della persona umana anche se assicurava piena soggettività giuridica ai soli cives.
Nel XIX, secolo nel pieno trionfo del positivismo giuridico, anche quando il fondamento dei diritti non era più riconosciuto nella natura umana, ma nell'autorità dello Stato, il diritto alla vita ebbe riconoscimento, talvolta implicito, a volte esplicito, in numerosi testi costituzionali e a partire dal secondo dopoguerra il diritto costituzionale riprese ad interrogarsi sull'esigenza di richiamare i fondamenti pregiuridici dei diritti umani, valorizzando il concetto di dignità umana e il patrimonio di valori che esso evoca.
La Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina, sottoscritta ad Oviedo nel 1997, nel delineare una sorta di Costituzione europea in materia di diritto a nascere, non riconosce valore personale assoluto al diritto di interruzione della gravidanza e così la Carta europea dei diritti adottata dal Consiglio europeo di Nizza nel dicembre 2000 - alla quale, con recente trattato di Lisbona, è stata attribuita la stessa efficacia giuridica delle norme dei Trattati - dopo avere affermato, all'articolo 1, l'inviolabilità della dignità umana, all'articolo 2 dispone che ogni individuo ha il diritto alla vita.
La legge n. 194 del 1978 - legge, lo ripeto, di laicità positiva e tollerante - con le norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza prevede tra i suoi primi obiettivi il valore sociale della maternità e la tutela della vita umana fin dal suo inizio - articolo 1, comma 1 - cosa che ben pochi sanno, compresa la collega Coscioni.
Lo scopo dichiarato della richiamata legge n. 194 del 1978 non è quello di garantire un inesistente diritto di aborto, ma piuttosto quello di prevenire l'aborto, favorendo la nascita dei figli già concepiti, con l'invito alle madri ad una adeguata riflessione sul valore della vita e offrendo alternative al dramma per il concepito e per la donna dell'interruzione della gravidanza.
Questa è l'interpretazione ripetutamente formulata dalla Corte costituzionale italiana, la quale ritiene che l'interruzione volontaria della gravidanza sia intesa soltanto come risposta ad uno stato insuperabile di necessità e non come esercizio di un diritto di scelta della donna. Il 19 dicembre 2007 l'Assemblea generale dell'ONU ha approvato la risoluzione per la moratoria - di cui l'Italia è stata prima promotrice - contro la pena di morte nel mondo e proprio da questo spirito, che ha consentito un grande traguardo, dovremo giungere all'approvazione di un'analoga risoluzione per una moratoria contro l'aborto.
È qui che dovreste essere responsabili; è su questo punto che vi aspettiamo per ribadire l'impegno della Camera dei deputati a portare nell'agenda politica internazionale quanto è stabilito dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, che riconosce, all'articolo 3, il diritto alla Pag. 14vita, sancendo che ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona.
Oggi siamo a richiedere un impegno affinché il Governo italiano promuova, presso le Nazioni Unite, una risoluzione che dica che l'aborto non può mai essere imposto ad una donna contro la sua volontà. Accade correntemente in diversi Paesi ed è un cardine delle politiche demografiche di molti Paesi asiatici (si legga: la Cina comunista). Non è possibile vincolare il sostegno ad un Paese in via di sviluppo alla sua accettazione di politiche abortive e comunque l'aborto non può essere usato come metodo di controllo delle nascite.
Una tale risoluzione non avrebbe un carattere vincolante (come non lo ha avuto la risoluzione contro la pena di morte), ma sarebbe una grande testimonianza della coscienza comune dell'umanità ed avrebbe certamente l'effetto di mettere fine a molte pratiche disumane, come è accaduto del resto nel caso della risoluzione sulla pena di morte. Essa non sarebbe contro la legge n. 194 del 1978, che afferma di voler tutelare il diritto di scelta della donna e che esplicitamente prevede che l'aborto non debba mai essere uno strumento di controllo delle nascite.
Questo grande tema che smuove le nostre coscienze sono sicuro che sia condiviso da molti ed è per questo che il nostro gruppo accetta la riformulazione propostaci dal Governo e, quindi, voterà favore di tutte quelle mozioni che avranno accettato la grande responsabilità che il nostro Governo ha avuto nel chiedere una riformulazione per dargli più forza a livello internazionale. Infatti, quello che conta è poi il risultato finale, quello che riuscirà ad ottenere livello internazionale il nostro Governo.
Ringrazio il sottosegretario per averci ovviamente permesso di avere una più ampia partecipazione di questo Parlamento ad aderire ad una mozione che ci ha proposto e noi ovviamente accettiamo la riformulazione, voteremo tutte le mozioni che avranno accettato questa riformulazione e voteremo contro tutte le altre (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, intervengo come un piccolo uomo che nella vita cerca di curare le famiglie e i loro bambini. Quando nasce un bambino, per individuarsi e avere un'identità ha bisogno di uno spazio nella mente della propria famiglia e della propria mamma. Per questo, quando nasce, in qualche modo nasce un estraneo, che però trova un nome e in qualche modo gli si trova una somiglianza. Gli si dice: «Assomiglia al nonno, al padre, alla madre». Si trova qualche tratto per dargli un'identità.
Signor Presidente, mancano però all'appello in questo mondo milioni di bambini che non hanno trovato uno spazio nella mente dei propri genitori, mancano all'appello la loro voce, le loro risate, le loro gioie e le loro storie. In qualche modo, voglio chiedere scusa come uomo, come padre e come politico perché non abbiamo saputo offrire uno spazio a questi bambini, né magari una carezza, né un contributo semplice.
Se fossimo dei credenti forti saremmo sicuri che in qualche modo c'è uno spazio nella mente di Dio che li può accogliere, ma siamo degli uomini piccoli e sentiamo questo mondo più freddo e più buio con la loro assenza (Applausi di deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, voterò a favore della mozione con il dispositivo rivisto dal Governo, perché trovo semplicemente di buon senso perseguire l'obiettivo di impedire che l'aborto sia uno strumento di controllo demografico e, men che meno, un obbligo Pag. 15a cui le donne vengono sottoposte nel mondo. Penso ai Paesi dove l'aborto è imposto proprio come politica di controllo demografico, ai Paesi come la Cina dove non a caso - a fianco dell'aborto imposto e della politica del figlio unico - abbiamo le repressioni in Tibet e nello Xinjiang. Non è un caso.
Cari colleghi, proprio l'obiettivo di liberare le donne da ogni costrizione all'interruzione della gravidanza non può semplicemente prescindere dalla diffusione degli strumenti contraccettivi per evitare gravidanze indesiderate (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico). È stato così nel nostro Paese, sarà così nei Paesi arretrati a cui la richiesta che questo Parlamento oggi vota, si rivolge.
Chiediamo al Governo di avanzare una richiesta all'ONU affinché proponga e voti una risoluzione che vada in quella direzione. È stato così per molti di noi, nella nostra vita personale, familiare e di coppia; il ricorso alle pratiche di contraccezione ha scongiurato le gravidanze indesiderate.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, Presidente. Dobbiamo operare coerentemente con l'obiettivo di liberare la donna da ogni costrizione all'aborto perché sia così anche nei Paesi che abbiamo citato, dall'Asia all'Africa. Per questa ragione voterò la mozione col dispositivo rivisto, ma voterò convintamente anche la mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 e le altre mozioni che, coerentemente con quell'obiettivo, richiamano la necessità di una politica di pianificazione familiare, di una politica di contraccezione. La stessa libertà che abbiamo in Italia chiediamola anche per le altre donne (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, in questo dibattito che stiamo svolgendo, vorrei sottolineare che l'obiettivo centrale può essere quello di rivolgere all'ONU un invito che riguarda popolazioni di Paesi in cui ben sappiamo che le politiche per l'aborto sono a volte una condizione per poter ricevere aiuti e risorse necessarie a promuovere il loro sviluppo. Vorrei che fosse ben chiaro che è arrivato il momento in cui politiche per lo sviluppo e politiche per la vita possono procedere di pari passo.
Devo dire sinceramente che io stessa ho sottoscritto la mozione del Partito Democratico, quella a prima firma Livia Turco, e mi sono un po' stupita, oggi, nell'esposizione orale, dell'enfasi persino eccessiva posta sull'attenzione alla contraccezione. Non vorrei che questa mozione, dicendo «no» all'aborto, dicesse poi «sì» ad una forma di contraccezione che ricadesse su questi Paesi con metodologie diverse che sono esattamente contrarie alla libertà: alla libertà individuale, alla libertà della donna di accoglienza della vita, alla libertà delle famiglie.
Vorrei che fossimo molto attenti e che bilanciassimo bene ciò che stiamo chiedendo perché ciò che stiamo proponendo al nostro Governo, affinché se ne faccia interprete presso le Nazioni Unite, è una politica che lega insieme sviluppo e politiche per la vita nelle quali è compreso tutto ciò che può riguardare l'istruzione, che contrasta la povertà, nonché le politiche sanitarie. Tuttavia, certamente, là dove la contraccezione rientrasse nella libera scelta individuale, non c'è sicuramente l'intento di voler fare di questa pratica il centro, il perno della sostituzione delle politiche che fanno dell'aborto il metodo di controllo delle nascite con politiche che fanno della contraccezione il metodo di controllo delle nascite.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PAOLA BINETTI. Quindi, mi auguro davvero che questo Parlamento sia chiamato a riflettere e che misuri bene ciò che voterà perché non ci sia una sorta di mistificazione tra i valori che sono in Pag. 16gioco. Credo davvero che questo intento, proposto attraverso le diverse mozioni, voglia guardare davvero alla libertà: alla libertà individuale, alla libertà di un Paese e a quella di un popolo, ma è necessario ponderare le questioni affinché questo stesso Paese possa essere messo davvero in condizione di accogliere, di accettare la vita e di tutelare la vita nascente perché la mortalità infantile non possa essere più quella piaga che è in molti Paesi (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, mi rivolgo a tutti i colleghi e, in particolare, all'onorevole Barani, che ha parlato di moratoria sull'aborto, perché credo che sia necessario comprenderci in quest'Aula: la vera moratoria sull'aborto la si può ottenere solamente dando spazio, cosa che non si fa nemmeno in Italia, ai metodi contraccettivi. Questa è la chiarezza che dobbiamo avere.
Credo che abbiamo iniziato noi radicali nel 1968, quando in piazza San Pietro, abbiamo issato uno striscione con la scritta: «Sì alla pillola, no all'aborto», già allora chiedevamo la moratoria (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
Devo dare una notizia a tutti coloro che siedono in quest'Aula. Ieri ho avuto la risposta ad un'interrogazione parlamentare sulla pillola del giorno dopo e a rispondermi è stata il sottosegretario Roccella. Ebbene, questa interrogazione partiva da un'indagine svolta dai radicali di Roma perché qui negli ospedali della capitale l'accesso alla pillola del giorno dopo è negato per l'obiezione di coscienza.
Allora, se noi vogliamo veramente battere l'aborto non si possono negare i metodi di contraccezione d'emergenza, cosa che invece si fa qui in Italia dove alla contraccezione non hanno ad esempio accesso tutte le persone che voi avete reso invisibili. Ad esempio, gli extracomunitari e coloro che non hanno il regolare permesso di soggiorno e non possono accedere alla contraccezione e all'aborto così come tutti gli italiani. Vi state assumendo una grave responsabilità, che richiede un impegno anche legislativo (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (PdL). Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(PdL). Signor Presidente, onorevoli colleghi, voterò a favore della mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 di cui sono firmatario, non senza aver detto all'onorevole Buttiglione - che ha parlato come un vescovo protestante - che quando gli italiani vollero la legge sull'aborto, certamente non si proposero il fine di mettere in pericolo la sopravvivenza del popolo italiano. C'era allora la piaga dell'aborto clandestino e certamente la battaglia contro l'aborto è più congeniale alla Chiesa che non allo Stato. La Chiesa ha strumenti materiali e spirituali, mentre lo Stato ha solo strumenti materiali come l'informazione, l'educazione e la contraccezione. Allora, perché non ne facciamo cenno nella mozione (Commenti dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)?
Quindi, invito i colleghi a votare a favore della mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213 che è l'unica che fa riferimento alla contraccezione come strumento per ridurre la piaga dell'aborto (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi di prendere posto e di seguire con attenzione, a fronte dello sviluppo del dibattito, come svolgeremo le nostre votazioni.
A seguito della riformulazione proposta dal Governo e accettata dai presentatori, Pag. 17delle mozioni Buttiglione ed altri n. 1-00192 e Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211, tali mozioni recano dispositivi identici. Al fine di dare chiarezza e ordine alle votazioni, anche in virtù, della descritta identità dei dispositivi delle mozioni Buttiglione ed altri n. 1-00192 e Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211, si procederà alla votazione nel seguente ordine.
In primo luogo saranno posti congiuntamente in votazione i dispositivi delle mozioni Buttiglione ed altri n. 1-00192 e Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211. Successivamente sarà posta in votazione la premessa della mozione Buttiglione ed altri n. 1-00192; di seguito sarà posta in votazione la premessa della mozione Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211.
Sarà poi posta in votazione la mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213; di seguito sarà posta in votazione la mozione Mura ed altri n. 1-00214; infine sarà posta in votazione la mozione Livia Turco ed altri n. 1-00221 per la quale da parte del gruppo dell'UdC è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa dal dispositivo.
Passiamo, pertanto, ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico sugli identici dispositivi, nel testo riformulato, delle mozioni Buttiglione ed altri n. 1-00192 e Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Calderisi... onorevole La Loggia... onorevole Aprea... onorevole Casini... onorevole Buttiglione... onorevole Lo Monte... onorevole Castagnetti... onorevoli Vico... onorevole Coscia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 462
Votanti 293
Astenuti 169
Maggioranza 147
Hanno votato sì 291
Hanno votato no 2).
Prendo atto che le deputate Zampa, Concia, Pollastrini e Velo hanno segnalato di essersi astenute mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario, che i deputati De Poli, Cesa e Di Cagno Abbrescia hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Rugghia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Buttiglione ed altri n. 1-00192, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vico, onorevole Casini, onorevole Lo Monte, onorevole Traversa, onorevole Castagnetti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 463
Votanti 297
Astenuti 166
Maggioranza 149
Hanno votato sì 291
Hanno votato no 6).
Prendo atto che i deputati De Poli e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Rugghia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Barani, Laura Molteni, Commercio ed altri n. 1-00211, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Saltamartini, onorevole Girlanda, onorevole Lo Monte, onorevole Traversa, onorevole Moles, onorevole Coscia, onorevole Porcino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 463
Votanti 282
Astenuti 181
Maggioranza 142
Hanno votato sì 277
Hanno votato no 5).
Prendo atto che la deputata Livia Turco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario e che il deputato Rugghia ha segnalato che non è riuscito a votare. Prendo atto che le deputate Concia, Pollastrini, Zampa e Velo hanno segnalato di essersi astenute mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario e che i deputati De Poli e Cesa hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Farina Coscioni ed altri n. 1-00213, per le parti non assorbite, non accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Speciale, onorevole Castagnetti, onorevole Cicchitto, onorevole Traversa, onorevole Porcino.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 463
Votanti 442
Astenuti 21
Maggioranza 222
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 266).
Prendo atto che il deputato Mario Pepe (PdL) ha segnalato di aver espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole, che i deputati De Poli e Cesa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi e che il deputato Rugghia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Mura ed altri n. 1-00214, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa, onorevole Latteri.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 463
Votanti 433
Astenuti 30
Maggioranza 217
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i deputati De Poli e Cesa hanno segnalato che avrebbero voluto astenersi, che il deputato Vannucci ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole, che il deputato Rugghia ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Saltamartini ha segnalato di aver espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla premessa della mozione Livia Turco ed altri n. 1-00221, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa, onorevole Tassone.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 462
Votanti 450
Astenuti 12
Maggioranza 226
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 256). Pag. 19
Prendo atto che il deputato Vico ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole, che i deputati Romano e Giammanco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario e che il deputato Rugghia ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Livia Turco ed altri n. 1-00221, limitatamente al dispositivo, per le parti non assorbite, non accettate dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Castagnetti, Giachetti, Vico, Traversa, Moles, Lo Monte, Latteri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico - Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 456
Astenuti 10
Maggioranza 229
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 228).
Prendo atto che i deputati Beccalossi e Scandroglio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Seguito della discussione delle mozioni Ghizzoni ed altri n. 1-00204, Garagnani, Goisis, Latteri ed altri n. 1-00206, Zazzera ed altri n. 1-00216 e Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218, concernenti misure a favore della scuola pubblica (ore 12,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Ghizzoni ed altri n. 1-00204, Garagnani, Goisis, Latteri ed altri n. 1-00206, Zazzera ed altri n. 1-00216 e Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218, concernenti misure a favore della scuola pubblica (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta del 13 luglio 2009 si è conclusa la discussione sulle linee generali delle mozioni all'ordine del giorno.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, l'intervento del sottosegretario Pizza, in sede di discussione sulle linee generali, è stato ampio e articolato, quindi mi consente di esprimere un parere estremamente sintetico rispetto alle diverse mozioni.
Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00204, parere favorevole sulla mozione Garagnani, Goisis, Latteri ed altri n. 1-00206, parere contrario sulla mozione Zazzera ed altri n. 1-00216, mentre, in relazione alla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218, vi è una proposta di riformulazione in ordine all'ultimo capoverso del dispositivo, con l'eliminazione del riferimento temporale al federalismo e all'attuazione del federalismo fiscale.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fioroni. Ne ha facoltà.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,20)
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, discutiamo di questa mozione sulla scuola in assenza sostanziale del Governo. Non vediamo il Presidente del Consiglio, il Pag. 20Ministro... Signor Presidente, se fosse possibile avere non l'attenzione, ma almeno un minimo di silenzio...
PRESIDENTE. Onorevole Fioroni, ha ragione. Prego chi vuole defluire dall'Aula di farlo rapidamente. Diamo all'onorevole Fioroni la possibilità di intervenire e di essere ascoltato.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, discutiamo di questa mozione nel completo disinteresse del Governo (e di chi, anche in modo molto degno - e lo ringrazio - lo rappresenta preso da altre faccende), ma soprattutto nell'assenza del Presidente Berlusconi, del Ministro Tremonti e del Ministro Gelmini, che su questo tema hanno raccontato una quantità di bugie inverosimili ed oggi tutti i nodi stanno venendo al pettine. La principale delle bugie che hanno raccontato è rappresentata dalle centinaia di persone che sono fuori Montecitorio, la punta di un iceberg di coloro cui, un anno e pochi mesi fa, il Presidente del Consiglio aveva garantito che nella scuola non si sarebbe perso neanche un posto. Era una sua parola d'onore, ma come sempre la parola d'onore di questo Governo è venuta meno e si è infranta sui 225 mila dipendenti della scuola, docenti e non, che hanno perso il proprio posto di lavoro e che non rientreranno in servizio il 1 settembre di quest'anno.
Si tratta di bugie ancora più gravi se si pensa che questo numero si ottiene non soltanto dai tagli, ma anche dalle mancate assunzioni dei 75 mila dipendenti che dovevano essere assunti in base alla legge finanziaria approvata nel 2006 che aveva una legittima copertura di spesa. Tali assunzioni non si sono trasformate in chiamate a tempo indeterminato a causa di quelle mancate risorse che servono a ripianare il bilancio dello Stato, ma anche a sfasciare il nostro sistema di istruzione.
La cosa più grave è che non c'era questa confusione o questa disattenzione in quest'Aula, quando il Governo trovava miliardi di euro dal bilancio dello Stato da regalare agli amici degli amici per gestire Alitalia, per servire e dare risposta a qualche migliaio di esuberi di dipendenti, malgrado che la vera bad company di questo Paese è la scuola italiana.
Il 1 settembre 225 mila dipendenti perderanno il loro posto di lavoro senza che il Governo se ne sia preoccupato se non con le parole di circostanza espresse ieri del Ministro Gelmini che diceva: questi si sapeva che sarebbero destinati ad andare a casa.
Non sono stata accolte neanche la cassa integrazione, né l'ampliamento dell'indennità di disoccupazione. Un trattamento di questo genere non è stato riservato a nessun dipendente del nostro sistema e questo consente di ricordarci tutti che parliamo di docenti di matematica, di filosofia, di latino, di greco che non possono essere riconvertiti o riqualificati. Questi dopo aver educato decine di migliaia di giovani nostri figli, oggi, si trovano sbattuti in strada grazie alla manovra del Ministro Tremonti.
La cosa ancora più grave è l'accanimento terapeutico e vergognoso nei riguardi dei dipendenti della scuola. Non si è avuto il coraggio di tenere fuori da questa mannaia neanche l'Abruzzo. Neanche in Abruzzo, infatti, è stata data la possibilità di risparmiare il posto di lavoro a 1.150 operatori della scuola docenti e non docenti; si è preferito fargli perdere il posto di lavoro subito, per poi raccontargli che una mano caritatevole gli avrebbe dato, forse, per qualche giorno lo stipendio.
Di bugie ne sono state dette tante. In questa sede anche i colleghi della Lega hanno ascoltato insieme a noi le risposte alle interrogazioni che dicevano: neanche un edificio scolastico sarà chiuso. Eppure abbiamo visto in questi giorni, in questi mesi, in queste settimane, chiudere centinaia di edifici scolastici, chiudere qualche migliaio di pluriclassi con meno di 10 alunni, costringendo i nostri figli dei comuni montani o dei comuni più piccoli a spostarsi da una classe ad un'altra dove la pluriclasse non sarà con meno di 10 alunni, ma sarà con meno di 20, e quei bambini in classi con meno di 20 alunni non avranno nulla di ciò che gli occorre. Pag. 21
Certo, il Ministro Tremonti con una faccia abbastanza inespressiva, ma molto determinata, ha detto: si può modulare; come si può modulare? Possiamo tagliare meno docenti quest'anno per farne un massacro il terzo anno della manovra finanziaria, oppure possiamo avere meno docenti e chiudere più scuole, oppure al netto dei docenti e delle scuole che abbiamo chiuso, e mandato a casa, possiamo anche ridurre l'orario dei nostri figli. Questa è una vergogna!
C'è un altro modo di fare. Avevamo presentato un quaderno bianco che in quest'Aula è stato più volte ritenuto utile anche dai Ministri Gelmini e Tremonti; ma di ciò non se ne è fatto nulla.
Si parla di federalismo. Ma quale federalismo è possibile se poi si smantella la possibilità per le regioni, comuni, province e autonomie scolastiche di poter decidere su come tagliare sprechi e lussi per mantenere il servizio di istruzione che funziona? Come non modulare l'abbattimento dello 0,50 per cento del rapporto docenti-alunni in cinque anni, invece che in tre, smantellando la scuola italiana? Di tutto questo non se ne è neanche parlato, così come non si parla di che fine faranno i comuni montani che senza la scuola saranno chiusi, né si parla, se non in modo caritatevole, di tutti quei diversamente abili, di quei ragazzi con disturbi nell'apprendimento che vedono assottigliarsi le file degli insegnanti di sostegno e non vedono neanche reintegrare e aumentare il numero degli insegnanti di sostegno che la legge finanziaria Prodi aveva previsto.
Certo, avete detto che avete ristrutturato gli istituti tecnici e professionali. In realtà, avete fatto il franchising delle proposte che vi abbiamo lasciato e la stessa cosa è avvenuta per le iniziative sui licei. Ma come si fa a leggere ciò che l'OCSE ci dice e non rendersi conto che si fanno queste riforme semplicemente come metodo per fare cassa? Si definisce prima il contenitore delle ore in base ai soldi che dobbiamo risparmiare, al netto di quelli risparmiati con i docenti e con gli edifici scolastici, senza parlare mai dei contenuti e delle competenze che nostri ragazzi devono studiare. Ma come si fa a non mettere una lira per riqualificare e riaggiornare i docenti che fino all'altro giorno lavoravano sul tornio e a cui oggi chiediamo di far apprendere ai nostri ragazzi la meccatronica e la multimedialità? Questa è una presa in giro. Come si fa a costruire nuovi istituti tecnici, nuovi istituto professionali, senza una lira? Come si fa a realizzare dei laboratori scientifici nei licei e dei laboratori tecnologici e professionali all'interno degli istituti tecnici?
Certo, il Ministro parla tutti i giorni della serietà. L'abbiamo chiesta ai nostri ragazzi, abbiamo condiviso questa serietà, ma di certo questo Governo continua a dare alle nuove generazioni un terribile cattivo esempio. Ma come si fa a chiedere serietà quando per primi noi non siamo seri, considerato che facciamo delle riforme che non possono essere applicate, ma che comportano solo un risparmio e nessuna prospettiva futura per i nostri giovani?
Poi il massimo: studieranno una materia in lingua inglese all'ultimo anno delle scuole medie superiori. Ma siamo seri! Il gap che separa gli studenti italiani da quelli dell'Europa nell'apprendimento della lingua inglese non si combatte l'ultimo anno delle scuole medie superiori, si combatte all'interno delle scuole materne e delle scuole elementari, laddove avete prese in giro gli italiani perché avete tolto gli insegnanti specialisti di lingua inglese, e a quel maestro che aveva studiato e si era formato per essere specialista gli dite: sai insegnare l'italiano; adesso devi insegnare la matematica, la storia e la geografia, e poi con cento ore, grazie a Tremonti e alla Gelmini, farai apprendere a mio figlio anche la lingua inglese.
Certo, per quel docente forse lo stipendio sarà da fame e sarà lo stesso, ma a mio figlio la possibilità di apprendere la lingua inglese non sarà data. Si è passati dalle tre «I» altisonanti della Moratti all'unica quarta «I» del duo Tremonti-Gelmini; la «I» è una sola, quella dell'ignoranza che viene regalata a tutta la scuola italiana, partendo sin dalla scuola Pag. 22materna e passando alla scuola elementare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Siete stati definitivamente bocciati sulla scelta delle 24 ore. Hai voglia a dire che le famiglie non hanno scelto. Quando chi sceglie quel modello è meno dell'1 per cento bisognerebbe vergognarsi di ciò che abbiamo presentato agli italiani. Mandate a casa - questo è il vostro modello culturale - i bambini alle 12,30, e fate un doppio grave danno. Quando i bambini non vogliono uscire, e voi li mandate a casa alle 12,30, li mandate davanti a quella perversa baby sitter che è la televisione; di fronte a quella televisione voi avete in testa un unico ed esclusivo modello culturale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico). Pensate che i nostri bambini siano più educati dai Cesaroni che da Giulio Cesare, perché a voi servono non dei cittadini consapevoli, che sviluppano il senso critico in quell'età, ma dei consumatori ubbidienti. Si dirà che penso male, ma credo che questo pensiero più che malvagio sia vero.
Cosa dire al centrosud del nostro Paese che aveva chiesto il tempo pieno? Che cosa dire laddove Falcone e Borsellino ci dicevano che era necessario, per sconfiggere la mafia e riportare la legalità, un esercito di maestre? Voi fate la cosa contraria: mandate i maestri a casa e mandate per le strade un esercito di personaggi variopintamente colorati, come sono le ronde, aiutati da militari che potrebbero fare altro altrove.
Per questo vi chiediamo di mettere all'interno di questo DPEF le risorse aggiuntive che servono a far sopravvivere la scuola e a rilanciare l'autonomia scolastica. Le famiglie hanno capitolo la bugia di Berlusconi sul tempo pieno: non c'è nessun raddoppio. Se vorranno pagarsi quello che non è più un tempo pieno ma è forse un tempo scuola dovranno mettere le mani in tasca. Allo stesso modo per passare da 22 a 24 ore pagano i fondi di istituto esangui che non ci sono. Pagano le famiglie. Allo stesso modo pagano i gessi, i cancellini, le fotocopie e la carta igienica. Certo, dovete mettere anche i soldi per la riqualificazione e per l'aggiornamento e dovete mettere i soldi per la valutazione, affinché si possa premiare il merito - concludo Presidente - e si possa anche favorire la progressione di carriera. Ma per questo occorre applicare il contratto. Qualcuno lo dica al Ministro Brunetta: non si dà l'eccellenza dividendo 80 euro lordi all'anno solo tra i bravi. Si mettono le risorse aggiuntive e si applica il contratto, perché se no purtroppo si prende in giro la gente.
Qualcuno ci chiede di ragionare insieme in Commissione per una nuova governance della scuola italiana e per una nuova autonomia. Il discorso è affascinante, si tratta di una sfida intelligente. Non ci si può chiedere di condividere la governance di qualcosa perché, se non cambia nel DPEF e non cambia nella finanziaria, vuol dire che ci chiedete solamente di buttare il sale sulle ceneri di quella scuola che avete distrutta, trasformandola da una scuola dell'opportunità a una scuola soltanto buona per chi se la può permettere, e soprattutto (cosa ancor più grave) una scuola dove la differenza sarà la fortuna dove sei nato e i soldi che hai in tasca, mentre il merito sarà tolto, consegnandola soltanto alla ricchezza della famiglia, ai raccomandati, o, per i più fortunati e magari da altre parti politiche seduti, per il casting (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario, credo che dovremmo un po' uscire da questo Palazzo e affacciarci dalle nostre finestre sulle piazze e sulle strade delle nostre città per riuscire a comprendere la disperazione di chi sa di non avere più, a settembre, un posto di lavoro per portare da mangiare alla sua famiglia e ai suoi figli. Invito quest'Aula a dare un segno di considerazione verso il settore della scuola fortemente penalizzato dagli ultimi provvedimenti del Governo in materia. Mi Pag. 23rivolgo al sottosegretario che evidentemente è troppo occupato a parlare con altri per potersi concentrare sulla scuola.
Non ci è stato possibile porre un freno all'attività di progressivo smantellamento della scuola pubblica, a causa della mancanza di un sereno e compiuto dibattito parlamentare impedito dalla posizione della questione di fiducia. Ma oggi, con l'approvazione di questa mozione, che proponiamo a questo Parlamento, si concede alla scuola la speranza di sopravvivere e si garantisce ai giovani il diritto allo studio sancito dalla Carta costituzionale. Questo Governo, invece, ha spostato l'equilibrio tra scuola pubblica e scuola privata, scuola paritaria, tutto su quest'ultima: mentre taglia i fondi alla scuola pubblica, li trova - eccome se li trova - per la scuola paritaria. Parliamo della tutela del diritto costituzionalmente garantito e posto a repentaglio dalla riforma scolastica con disposizioni al limite della legalità. Non siamo noi dell'Italia dei Valori a dirlo ma la sentenza dei giudici della Corte Costituzionale 24 giugno 2009, n. 200, che ha dichiarato incostituzionali alcuni aspetti del provvedimento sui tagli della scuola per violazione dell'articolo 117 della Costituzione sulla potestà legislativa dello Stato e delle regioni.
La mozione impegna, quindi, al ripristino della legalità costituzionale, del rispetto dei dettati sanciti dalla prima legge del nostro Paese, continuamente umiliata e calpestata dal vostro Governo. La mozione chiede al Governo di puntare sulla scuola pubblica e di non considerarla un peso: una scuola pubblica inclusiva, moderna, efficiente, innovativa, al passo con i tempi. Se così non sarà, a rimetterci saranno le future generazioni che sul piano culturale e formativo saranno fortemente penalizzate da questa riforma scolastica e non avranno più gli strumenti per concorrere con i giovani degli altri Paesi comunitari. La nuova riforma si plasma su un criterio prettamente economico, dando vita ad un modello scolastico debole ed inefficiente.
Tremonti ha deciso le sorti della scuola: è come se, in un ospedale, decidessi di farmi operare dal direttore amministrativo piuttosto che dal chirurgo. Lei, sottosegretario, si farebbe operare dal direttore amministrativo di una ASL piuttosto che da un chirurgo?
Che l'autonomia scolastica sia un obiettivo da raggiungere non è un fatto nuovo ed è pienamente condivisibile ma va intesa come autonomia di azione e di pensiero. La trasformazione dei consigli di istituto in consigli di amministrazione, delle scuole in fondazioni e la chiamata diretta dei docenti da parte dei dirigenti minano il concetto stesso di scuola pubblica. Inoltre il depotenziamento dell'organico docente rende ancora più fragili le istituzioni scolastiche.
Ci troviamo di fronte ad un disegno criminale per uccidere la scuola pubblica firmato Tremonti, Gelmini, Brunetta. Il Governo anziché valorizzare la figura dell'insegnante con il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, prevede il suo licenziamento: prevede il licenziamento di 132 mila tra docenti e personale ATA in tre anni, dando il colpo definitivo ad una professione già mortificata e dimenticata dallo Stato. Il docente vive costantemente una condizione di precarietà, sebbene il suo ruolo nella società sia di fondamentale importanza, avendo la responsabilità di formare i giovani studenti e le future generazioni.
Il Governo deve invece dare risposte alla condizione lavorativa di tali precari e anzi potenziarne l'organico. In America uno dei primi provvedimenti economici di Obama è stato quello di disporre 800 miliardi di dollari per l'istruzione, per l'università e per la ricerca. Per offrire agli studenti italiani un'efficiente preparazione didattica servono docenti preparati ed aggiornati con appositi corsi di formazione affinché possano seguirli, tutti e senza distinzione, nella maniera opportuna. Non rallegriamoci con toni trionfalistici per l'aumento del numero dei bocciati della scuola; è un dato triste, perché due sono le strade: o gli alunni sono più somari o i docenti insegnano peggio. Quindi, il numero dei bocciati non fa la qualità della scuola.
È giunto il momento di trovare una soluzione per tutti quei docenti precari Pag. 24privi di stimoli, di motivazioni forti, di voglia di insegnare: dobbiamo affrancarli dall'impossibilità di poter pianificare un futuro. Invito il Governo e questo Parlamento ad avviare una riflessione seria sull'uso devastante dei contratti di lavoro a tempo determinato, perché stanno distruggendo il futuro di un'intera generazione. Ai docenti bisogna restituire dignità, perché non sono semplici burocrati; alla scuola dobbiamo ridare autorità e autorevolezza. Attualmente il Governo, invece, ha previsto l'aumento degli studenti per classe e il maestro unico: due concetti che non hanno alcuna speranza di coesistere, visto che una sola persona non può essere in grado di svolgere efficacemente il suo lavoro. Si tratta di un provvedimento nei fatti bocciato dalle famiglie.
Per non parlare poi del problema della sicurezza degli edifici scolastici: 8 milioni di bambini ogni giorno entrano in scuole insicure, non a norma e ciò non si può certamente correggere affollando le classi. Oltre il 42 per cento delle strutture non è agibile ed il Governo stanzia soltanto 300 milioni per la messa in sicurezza. Ma è lo stesso Governo, con Bertolaso, che chiede 14 miliardi per la messa in sicurezza delle scuole italiane. Questo è un Governo irresponsabile, per il quale la sicurezza degli studenti è un problema secondario, non da risolvere con urgenza, ma da tamponare con una pezza.
Dunque colleghi vi invito a sostenere la mozione in esame, che riguarda la scuola pubblica e riguarda il futuro dei giovani. Senza istruzione non vi è futuro per il Paese, senza una scuola pubblica ed efficiente non vi è competizione, senza i saperi non vi è libertà e democrazia. Forse l'obiettivo vero di questo Governo è mantenere il popolo somaro, perché un popolo istruito è un popolo libero e un popolo libero al Governo fa paura (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
Sull'ordine dei lavori (ore 12,35).
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, chiedo scusa anche ai colleghi per una brevissima pausa rispetto alla discussione in corso. Tuttavia credo che i colleghi abbiano consapevolezza del fatto che in queste ore è in corso di discussione e di elaborazione nell'ambito delle Commissioni riunite finanze e bilancio il provvedimento più rilevante di questa sessione (o almeno quello che noi vorremmo essere il provvedimento più rilevante di questa sessione).
Pochi minuti fa abbiamo acquisito una serie di emendamenti dei relatori, tra i quali uno di particolare rilievo per gli effetti che produce e per la complessità anche tecnica della materia. Ora noi ci troviamo in una circostanza assolutamente straordinaria: stiamo discutendo di una manovra economica, la settima in un anno, che avviene al di fuori della cornice del Documento di programmazione economico-finanziaria che è stato approvato ieri sera (o forse stamattina) e di cui la Camera non ha consapevolezza. Già questo rappresenta una condizione di anomalia.
Stiamo discutendo di un provvedimento che avrebbe l'ambizione di essere la risposta alle notizie devastanti che arrivano circa l'andamento della finanza pubblica, all'interno e al culmine di una crisi economica e finanziaria del Paese. Ci aspetteremmo una condizione di discussione normale.
In questa condizione di grande anomalia, viene anche presentato, all'ultima ora, un emendamento, al quale, entro le ore 15, dovremmo proporre i subemendamenti. Non per fare qualcosa di serio, ma per fare qualcosa di meno indecente, credo che questo termine dovrebbe essere spostato, quantomeno a domani mattina.
Discutere di subemendamenti rispetto a queste materie in poche ore, è una cosa che grida vendetta. Credo che il Presidente della Camera condividerà con noi l'esigenza di spostare il predetto termine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
BRUNO TABACCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 25
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, vorrei aderire alla richiesta appena avanzata, segnalando una questione politica molto precisa. I giornali sono pieni di inviti e di solleciti a creare un clima di confronto politico ed istituzionale su temi molto delicati, come quelli che attengono all'attuale crisi economico-finanziaria.
Da parte mia, e da parte nostra, vi è una disponibilità a discutere con serenità, ma vorrei sapere se la Presidenza della Camera è in grado di rendere possibile, nel concreto, l'avviarsi di una fase di confronto utile, oppure no. Infatti, vi è una fase esterna, in cui le dichiarazioni lasciano intendere che il Paese sarebbe diviso tra coloro che vogliono fare la rissa e coloro che, invece, vogliono dialogare, mentre poi, nelle istituzioni, la tecnica del confronto parlamentare non è consentita.
Vorrei che i colleghi si rendessero conto che quanto sta avvenendo nella Commissione bilancio è qualcosa di indecifrabile. Infatti, il provvedimento concernente l'assestamento del bilancio e il DPEF, con ogni probabilità, saranno all'esame del Senato e, quindi, a noi manca la cornice complessiva; in più, dovremmo discutere del decreto-legge in questione, che viene rimpolpato con provvedimenti di enorme rilievo - non so se adesso sarà presentato anche quello concernente la mini-riforma della previdenza, o quant'altro - e, entro le ore 15, dovremmo presentare i subemendamenti.
Scusate, di cosa stiamo parlando? È questo il confronto? In realtà, volete mettere in scacco il Parlamento, non lo mettete in condizione di dare un contributo specifico e, poi, indicate nell'opposizione la fonte di tutti i guai, perché non collabora (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). Questo è un modo di procedere inaccettabile.
Inoltre, il tema del condono - perché di questo si tratta - è uno scudo che, in realtà, nasconde un condono molto pesante. È la tecnica che fa da contrappunto alle «lenzuolate» di questi giorni sui giornali, relative alle denunce dei redditi degli italiani per il 2007. Una cosa totalmente scandalosa. In una situazione come questa, dovremmo abbozzare e dire che il Governo sta facendo tutto quello che è nelle sue possibilità per far uscire il Paese della crisi? No, ci fa entrare in un buco nero (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).
MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO DONADI. Signor Presidente, vorrei associarmi, a mia volta, alla richiesta avanzata dal presidente Soro, volta ad invitare la Presidenza della Camera a rinviare il termine per la presentazione dei subemendamenti.
A fronte di una gestione del Governo già così frammentaria e spezzettata dell'economia del nostro Paese, non è possibile ritrovarsi con una serie di emendamenti presentati all'ultimo secondo, che introducono fattispecie completamente nuove o che, comunque, modificano aspetti basilari che riguardano interventi di primissimo respiro.
Vi è un emendamento che introduce il famoso - o, per noi, famigerato - scudo fiscale. Si tratta di uno strumento che riteniamo non solo pericoloso dal punto di vista del segnale, anche etico, che si vuole mandare a questo Paese, ma pericolosissimo per le casse dello Stato. A fronte della miope strategia, si rischia di incassare «quattro euro» a breve termine e di creare una contrazione ancora più pesante e significativa, nel medio e nel lungo termine, delle entrate fiscali che, come evidenziano, proprio in questi giorni, la Banca d'Italia e il Ministero dell'economia, stanno progressivamente crollando.
Sicuramente questo è il frutto della crisi economica, è il frutto della contrazione dei profitti di una buona parte del tessuto economico del nostro Paese, ma è anche il frutto di un Governo che, dal momento in cui si è incardinato, non solo non ha emanato alcun serio provvedimento di contrasto all'evasione fiscale, ma, al contrario, ha demolito pezzo dopo pezzo tutte le iniziative e gli strumenti - ed erano molti e importanti - che il Pag. 26precedente Governo aveva messo in campo per cercare di contrastare questa piaga sociale e anche questo straordinario vincolo rispetto a una reale, effettiva e sostanziale diminuzione della pressione fiscale, che è rappresentato dall'evasione fiscale. Riteniamo che, in questo provvedimento, lo scudo fiscale sia un intervento di straordinaria pericolosità ed esprimiamo un giudizio assolutamente negativo.
Non è possibile, rispetto a tutto ciò, presentare un complesso di subemendamenti in poche ore, quando tali ore servono a malapena per decifrare e comprendere non solo il contenuto preciso, ma tutte quelle che saranno le conseguenze direttamente o indirettamente legate a questa sorta di maxicondono. Lo stesso vale per la normativa che riguarda la modificazione del patto di stabilità degli enti locali.
Chiediamo davvero con forza che l'opposizione sia messa nelle condizioni di svolgere il suo lavoro, di svolgere il suo ruolo con quella responsabilità che in quest'Aula mai è mancata, ma che più volte la maggioranza ha cercato, attraverso gli strumenti delle fiducie dirette o surrettizie, di negarci. Signor Presidente, chiediamo con forza che in questa occasione siano garantite le prerogative dell'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Avverto gli onorevoli Soro, Tabacci, Donadi e tutta l'Assemblea che alle ore 14,30 è convocato l'ufficio di presidenza delle Commissioni riunite competenti per l'esame del decreto-legge in questione. In quella sede potranno essere valutati i termini per la presentazione dei subemendamenti.
Domani alle ore 12 è fissata la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, che valuterà i tempi di lavoro dell'Assemblea e, quindi, si porrà nuovamente all'ordine del giorno il tema di questo decreto-legge. In tali due sedi sarà necessario affrontare il grave problema che è stato posto e per il quale ho concesso la parola, anche se la prassi chiede che ciò avvenga solo al termine della discussione del punto all'ordine del giorno.
Si riprende la discussione (ore 12,45).
(Ripresa dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, prima di intervenire, vorrei chiedere al rappresentante del Governo la cortesia di specificare meglio il parere che ha precedentemente espresso, nel quale ci chiedeva delle riformulazioni. Sarebbe utile se egli potesse specificare e articolare meglio il parere sul dispositivo prima del mio intervento.
PRESIDENTE. Il Governo?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, la richiesta è opportuna, perché mi consente di chiarire e di articolare meglio il parere. Il parere relativo alla parte dispositiva della mozione è favorevole relativamente ai capoversi terzo, quarto e sesto del dispositivo. È favorevole (e in questo senso mi richiamo alla riflessione precedente) anche al settimo capoverso, a condizione che venga riformulato nel senso che ho già proposto. Il parere è, invece, contrario per gli altri capoversi, e mi riferisco esclusivamente al dispositivo, non alla parte motiva.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, signor sottosegretario, per essere più chiari, qual è il parere del Governo sulla premessa?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, forse, ancora una volta, non sono stato chiaro. Sulle premesse il Governo esprime parere contrario infatti ho precisato che mi riferisco Pag. 27al dispositivo e in relazione ad esso ho individuato i capoversi sui quali il Governo esprime parere favorevole e quelli sui quali esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Volontè, ha facoltà di svolgere la dichiarazione di voto.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver ripetuto e specificato meglio queste valutazioni. Esse ci consentono comunque di intervenire in relazione alle mozioni che abbiamo presentato, che attengono a un tema cruciale, a nostro avviso, per il Paese e che non hanno esclusivamente un significato simbolico.
Il sistema scolastico italiano viene posto in una classifica internazionale in posizione tutt'altro che lusinghiera e nessuno può dichiararsi non coinvolto e non responsabile di questi risultati che vengono da lontano ma che non possiamo osservare con indulgenza o peggio con indifferenza. La nostra scuola è in crisi e per questo il dibattito in quest'Aula deve avere un esito che incoraggi ognuno a fare fino in fondo la propria parte, la politica, gli operatori della scuola, i dirigenti, i docenti, gli studenti e non per ultime le famiglie, in modo che la scuola corregga i proprio mali: la dispersione scolastica, l'impreparazione diffusa, l'incapacità di garantire una mobilità sociale che consenta di emergere a chi non ha i mezzi ma ingegno e volontà, la stanchezza e lo scoraggiamento degli insegnanti che non vedono un riconoscimento sociale del proprio lavoro, l'impossibilità delle famiglie di scegliere la scuola che desiderano per i propri figli, le troppe spese per risultati scadenti, le troppe ore trascorse a scuola rispetto alla media europea, un sistema di valutazione che non ha dato gli esiti sperati, la mancanza di autonomia che è rimasta sulla carta, il problema dei precari che si trascina ormai da anni e si potrebbe continuare.
I nostri ragazzi, i nostri figli meritano tutte il nostro impegno e meritano che si parli di scuola con senso di responsabilità e onestà intellettuale, senza indulgere a pregiudizi, precomprensioni, ideologie che hanno fatto il loro tempo e, purtroppo, tanti grandi danni. Siamo al termine di un anno difficile che non è il primo ma speriamo sia davvero l'ultimo, un anno caratterizzato da grandi cambiamenti ed aspre polemiche che hanno visto tutti i comparti della scuola coinvolti. Abbiamo giudicato positivamente alcuni provvedimenti ma altri hanno portato grande incertezza. Soprattutto si è trattato di cambiamenti che hanno, di fatto, realizzato una strisciante riforma, dettata più da esigenze di bilancio che da necessità inderogabili. È stato modificato in profondità l'assetto delle scuole, malgrado la promessa del Ministro Gelmini di evitare scossoni e cambiamenti non urgenti. È vero che la scuola va migliorata, che serve una razionalizzazione delle spesa, che il merito e il rigore vanno premiati, che la scuola deve tornare ad essere un luogo di serietà e di impegno, ma i tagli di 8 miliardi in tre anni non possono non preoccupare così come il futuro di tanti precari che non sanno cosa li aspetterà.
Molti Paesi occidentali stanno aumentando le risorse per l'istruzione. Noi stiamo andando nella direzione opposta. È dunque lecito chiedere al Governo che si impegni nella linea che abbiamo indicato con la nostra mozione di un mese fa e che ha avuto non solo la presenza autorevole in quest'Aula del Ministro Gelmini ma anche un parere e un sostegno, relativamente al dispositivo, da parte dello stesso Ministro. Infine, vogliamo ribadire quanto detto nel corso della discussione sulle linee generali: la scuola pubblica è costituita dalle scuole statali e non statali che, in base alla legge n. 62 del 2000, erogano il servizio pubblico e fanno parte del sistema scolastico integrato. Per questo con la nostra mozione auspichiamo un riconoscimento, anche attraverso i principi della sussidiarietà fiscale, delle spese aggiuntive sostenute realmente dalle famiglie che scelgono le scuole pubbliche non statali. Per questo continuiamo ad insistere sulla libertà di scelta educativa delle famiglie, quale diritto sancito dalla Costituzione e Pag. 28chiediamo che gli studenti che frequentano scuole paritarie abbiano un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali, come recita l'articolo 33 della nostra Costituzione. Questo diritto, questo riconoscimento alle famiglie e alla libertà di scelta educativa, esiste nel 99,9 per cento delle democrazie europee e dei Paesi occidentali. È incomprensibile che nel nostro Paese nemmeno parzialmente questo riconoscimento alla libertà di scelta venga fatto. È ciò che chiedevamo nella mozione di un mese fa e che abbiamo reinserito nella mozione in esame ed è per questo che sosterremo il Governo, ancora troppo timido, se andrà in questa direzione.
Lo Stato continua a risparmiare ingenti risorse, i numeri non fanno parte dell'ideologia, la matematica è più cocciuta di ogni ideologia. Lo Stato continua a risparmiare ingenti risorse sulle spalle delle famiglie che mandano i propri figli nelle scuole paritarie e questo pone un problema di giustizia e di equità sociale per tutti.
Il Governo si dimostra attento ad alcune delle istanze che abbiamo inserito nella nostra mozione e che abbiamo voluto evidenziare ora però, almeno su queste istanze, si passi ai fatti. Diamo attuazione a quella mozione approvata all'unanimità lo scorso mese e diamo attuazione a queste parti.
Certamente, signor sottosegretario, è spiacevole sentirsi dire che il Governo è contrario a prendere un impegno volto a inserire quelle misure necessarie ad assicurare alla scuola le risorse adeguate per il suo finanziamento e per la qualità dell'offerta formativa. Confidavo che su un impegno così importante e generale non ci potessero essere dubbi da parte dell'Esecutivo, mi sembra spiacevole che non ci si voglia impegnare per iniziative necessarie volte a limitare i tagli di docenti e lavoratori precari previsti nella legge finanziaria per il 2009 o di adottare provvedimenti che possano modificare provvedimenti riguardanti i tagli previsti nella manovra finanziaria del 2008 rispetto anche agli orari.
Si tratta di questioni che, a mio avviso, potevano far parte di un impegno più complessivo dell'Esecutivo rispetto non solo alla nostra mozione, ma anche ad altre mozioni di altre forze di minoranza che su molti aspetti sono simili alla nostra.
Tuttavia è bene riconsiderare ciò che ci siamo detti qualche mese fa: l'investimento sul capitale umano, sui giovani del nostro Paese è anche investimento sulla ricchezza della nostra Nazione. Abbiamo appena finito di discuterne e molti dei colleghi che precedentemente hanno discusso le altre mozioni hanno richiamato la deliberazione finale della conferenza del Cairo. Basterebbe leggere quella deliberazione per rendersi conto che anche lì in un argomento di complessivo sviluppo di tutte le Nazioni si è riconosciuto come capitale primario quello dell'educazione e dell'istruzione e quello dell'investimento sul capitale umano delle giovani generazioni.
Dobbiamo guardare, onorevole sottosegretario, a questo investimento come all'investimento più decisivo per l'uscita, non solo dalla crisi, ma per un futuro positivo delle nostre generazioni e del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Stanislao. Prendo atto che vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, onorevoli colleghi nella mia qualità di rappresentante della maggioranza mi sento soddisfatta degli sforzi che questo Governo sta cercando di fare per trovare soluzioni idonee a migliorare la scuola.
Le riforme istituzionali sono tuttavia sempre ardue e tanto più quelle in grado di individuare e attuare un principio educativo formativo migliore del precedente.
Tutti noi siamo approdati in questa maggioranza di Governo con tutto l'arco delle nostre preoccupazioni sui problemi della scuola e dell'università cercando di perseguire l'obiettivo prioritario di mettere i giovani in condizioni di armarsi di sapere Pag. 29e di spirito critico al riparo dall'imperversante strumentalizzazione ideologica esercitata dall'opposizione di centrosinistra che usa le suggestioni di tutte le comunicazioni di massa tentando di falsare la realtà.
Certe infatuazioni sociologiche sono tuttavia la testimonianza eloquente di una società e di un sistema educativo in preda ad una crisi che necessita di scelte coerenti e coraggiose.
Negli ultimi trent'anni le politiche portate avanti dai sindacati hanno comportato solo un aumento delle spese al fine di creare occupazione senza però aumentare il livello di formazione per gli studenti.
Ricordiamoci che persino il Ministro Zecchino, insieme ad Amato e al compagno D'Alema, al momento della scissione del maestro unico nelle tre maestre per due classi, votò contro questa riforma, esclamando: «Non resta che prendere atto dell'esistenza di uno schieramento che ha inteso privilegiare il momento sindacale svalutando il momento formativo e culturale».
Bisogna dare atto a questo Governo di essersi distanziato da questi concetti pseudo-pedagogici così terribilmente faziosi. I veri nodi da sciogliere per superare alcuni effetti distorsivi determinati dalla pluralità degli insegnanti sono altri: la formazione dei docenti nelle nuove discipline, l'organizzazione della didattica per un apprendimento attivo, la flessibilità nell'impiego degli organici, le aspettative, le carriere e ancora le grandi questioni attinenti al reclutamento.
Reclutamento regionale: noi vogliamo insegnanti veneti in Veneto, lombardi in Lombardia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Il nostro motto è il seguente: meno insegnanti, ma meglio retribuiti, selezionati per merito e reclutati a livello regionale. La figura dell'insegnante e del docente e, in generale, di chi lavora nel sistema educativo necessita urgentemente di una rivalorizzazione e di un riordino sistematico di tutte le linee guida che ne fissino i doveri e i diritti.
È stato introdotto lo studio della Costituzione, della educazione civica e, soprattutto, in virtù di un emendamento della Lega Nord, quello degli Statuti regionali. È un passo molto importante per la scuola anche al fine di custodire la memoria. Il mondo globale in cui viviamo, la presenza nelle scuole di studenti con diverse cittadinanze, la coabitazione di minoranze e maggioranza impongono una ridefinizione delle teorie e delle strategie nel campo dell'intercultura e dell'educazione alla cittadinanza.
L'estensione della cittadinanza in termini di diritti civili, politici, sociali, ed ora anche culturali, si presenta come un argomento centrale del conflitto della modernità. Ma se sul piano giuridico e politico la strada verso la cittadinanza globale interroga la volontà e la progettualità di singoli Stati, occorre allora chiedersi quale possa essere il ruolo dell'educazione. Non a caso uno dei problemi più sentiti in questo campo è rappresentato dal tipo di spazio concesso ai diritti culturali particolari nel quadro di una società unitaria.
Il dibattito sul velo o la presenza del crocifisso a scuola non è altro che l'emersione di questo tipo di confronto-scontro. Gli interventi educativi devono essere modelli di integrazione, ma nel campo dell'insegnamento non si può subire la pressione dei movimenti migratori nel momento in cui si intende passare dalle identità separate alla comunità plurale.
Quindi, sul versante didattico è sicuramente importante attivare tutte le esperienze di educazione linguistica (scambi, pedagogia comparata, formazione degli insegnanti, utilizzazione di specifiche figure di docenti, classi di inserimento temporaneo), ma è altrettanto indispensabile precisare, al fine di creare un processo osmotico con i bambini italiani e trasmettere un messaggio importante a chi proviene da altre civiltà (come ad esempio quelle del terzo mondo, che si sentono schiacciate dall'Occidente o almeno tenute in condizioni di subalternità economica, politica e sociale) che l'Occidente ha il cristianesimo tra le proprie principali matrici storiche e culturali.
Solo così il nostro Paese potrà essere accettato ed amato dai nuovi interlocutori Pag. 30che il divenire storico pone davanti a noi. Riteniamo che l'identità di un popolo sia strettamente collegata al linguaggio e alla comunicazione tra i membri di una comunità. La perdita di identità e la mancanza di un legame con la propria storia creano una sorta di limbo nel quale molte persone abbandonano la propria lingua e la propria cultura perché rivolte ad una cultura diversa dalla propria e ad una società nuova.
Occorre porre l'accento sulle specificità del territorio, volgarmente identificate come localismi e regionalismi. I revival etnici non sono, come in genere si crede, semplice espressione di arretratezza, di ritardo culturale né testimonianza dell'inversione di marcia della modernizzazione. Questi fenomeni sono diversi dal passato, in quanto non implicano l'isolamento e la chiusura dei propri confini, bensì la consapevolezza e la valorizzazione della propria diversità, che diventa elemento portante dell'identità collettiva.
Il cittadino del mondo, più virtuale che reale, ricerca un riconoscimento in una dimensione locale che superi un senso di spaesamento, in una ricerca di cultura e di valori nei quali riconoscersi. Non a caso, la Lega Nord Padania si è fatta promotrice di una proposta di legge che ha la finalità di salvaguardare il patrimonio geografico, storico, linguistico, culturale, territoriale e regionale inserendolo nel curriculum scolastico obbligatorio dello studente, accuratamente armonizzato come già avviene con successo in molte scuole del Piemonte, del Friuli, del Trentino e della Valle d'Aosta.
Si tratta di tradizioni, etniche, folcloristiche, artistiche e artigianali diversissime da regione a regione, che debbono trovare libera espressione in scuole, i cui curricula sono sensibili e aperti alle esigenze locali. Accanto, quindi, ad esigenze comuni occorre che la scuola sia libera di forgiare nuovi testi di studio, nuovi curricula, nuove iniziative dettate dalle specificità locali e regionali. Lo studio della geografia e della storia dovrà essere sempre più specializzato e più dettagliato nelle realtà regionali. Il Risorgimento stesso deve essere ristudiato su basi anche regionali entro cui il contributo assai diverso dalle varie regioni deve essere debitamente illustrato.
Nella scuola primaria e secondaria lo studio della storia locale può dare il contributo alla formazione della cultura storica dei giovani e allo sviluppo della loro personalità affettiva e civica.
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, la prego di concludere.
PAOLA GOISIS. Lo studio della storia locale fornisce la consapevolezza della dimensione locale delle storie generali, rafforza la conoscenza della mutevole relazione tra uomini e territorio, valorizza i beni culturali locali come testimonianza del passato, rappresenta un campo privilegiato per la formazione delle strutture cognitive del fanciullo indispensabili alla comprensione delle conoscenze storiche e del concetto di storia come attività conoscitiva.
PRESIDENTE. Onorevole Goisis, deve concludere.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, ho concluso. Quindi, noi siamo per una scuola di qualità e perché ci sia una scuola di qualità per tutti occorre combattere le degenerazioni dello statalismo amato dai sindacati di sinistra, l'elevato spreco di risorse pubbliche, l'autoreferenzialità, la corporativizzazione degli interessi, la scarsa innovazione e l'egualitarismo irresponsabile (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, il dibattito che c'è stato in Assemblea su questo importante problema della riforma della scuola, che viene discusso ormai da decine di anni, ha evidenziato in me la distanza abissale che separa l'attuale maggioranza dalla minoranza. Mi Pag. 31sarei aspettato, pur nella differenza ideale (non dico ideologica), un approccio diverso a temi che - è stato detto da alcuni dei nostri interlocutori - riguardano tutta la società italiana. La riforma della scuola, se deve essere qualcosa di profondamente sentito, non può in teoria essere modificata al cambio di ogni maggioranza.
Debbo dire però che in questa sede ho risentito vecchi slogan, la riproposizione di concetti ormai superati da tempo e nessuno sforzo serio di misurarsi in termini nuovi con quanto la società italiana richiede ad una scuola moderna in grado di rispondere alle sue esigenze. Non si può ancora in questa sede, senza nessun distinguo, fare riferimento al vecchio modello della scuola statale, senza distinguere tra le assunzioni che si sono verificate nel corso del tempo, le sedimentazioni che hanno dato luogo ad una serie di incrostazioni e luoghi comuni e hanno, di fatto, reso il corpo docente il più proletarizzato dell'intera Comunità europea.
Se è vero che occorre restituire una dignità professionale al docente, bisogna porsi anche il problema di una riduzione in termini numerici degli addetti, laddove è necessario, per qualificare ulteriormente i medesimi. È ciò che il Governo sta realizzando non per ridurre il numero dei docenti per classe, ma affrontando il problema dall'altro punto di vista, ossia quello che una scuola adeguata ai bisogni di una società contemporanea come la nostra ha necessità, innanzitutto, di essere funzionale alle esigenze degli studenti, non un luogo che risolve i problemi di occupazione, non un ammortizzatore sociale. Questo è il discrimine fondamentale che credo distingua la maggioranza e il Governo che ha affrontato - di questo bisogna dare atto al Ministro Gelmini - provvedimenti seri, qualificati e graduali per modificare una scuola che, ancora oggi, rispetto ad altri Paesi della Comunità europea, è caratterizzata da uno statalismo ottuso che non riesce più a rispondere alle domande più elementari della popolazione scolastica.
Ora, in questa sede, non si può, mi dispiace per l'onorevole Fioroni che è stato Ministro, attaccare il Governo e la maggioranza dicendo che noi saremmo depositari di un particolare ed esclusivo modello culturale (mi sono segnato questa frase). Ma quale modello culturale? Io potrei rispondere che il modello culturale del centrosinistra è ancora quello delle docenti della scuola Longhena della mia città, a Bologna, che hanno dato dieci in pagella a tutti per protesta contro i provvedimenti del Ministro Gelmini: è questo il tipo di riforma che vuole la sinistra, il voto generalizzato uguale a tutti, che è l'antitesi della serietà, della professionalità, del riconoscimento del merito (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)? Eppure, anche su questo problema non ho ascoltato prese di distanza significative da chi, all'interno del centrosinistra, ha responsabilità nel settore scolastico perché, ancora una volta, si voglia rincorrere la protesta sindacale, il voto generalizzato ed in effetti, consentitemelo, una politicizzazione ed una ideologia che è quella che ha devastato la scuola italiana, soprattutto in alcune realtà.
Allora, di fronte a questo, credo che occorrerebbe una riflessione molto più seria e ponderata, non l'elenco della spesa proposto in questa sede, che prescinde totalmente dalle condizioni economiche in cui il nostro Paese si trova e che, soprattutto, ignora volutamente le modifiche apportate dal Governo Berlusconi e dalla maggioranza in questi anni. Ritengo, infatti, che tali modifiche debbano essere considerate attentamente in quanto, vogliono migliorare il rendimento culturale degli studenti italiani, cercando di smuovere quelle condizioni che hanno reso il nostro sistema scolastico il più ingessato di tutta la Comunità europea, rendendolo elastico, favorendo l'autonomia degli istituti scolastici ed iniziando ad affrontare anche il problema, che emerge da tempo e che non si ha il coraggio di affrontare, del reale significato del termine «scuola pubblica».
Cosa vuol dire scuola pubblica? È la scuola che rende un servizio a tutti i cittadini, a prescindere dalle modalità di svolgimento del medesimo. La legge del Pag. 322000 affermava sostanzialmente queste cose; noi, invece, ancora oggi, ci troviamo a dibattere soltanto sul concetto di scuola statale che è qualcosa che non ha più senso in Europa. La libertà di educazione, la libertà di apprendimento, un sistema scolastico veramente competitivo che dia la possibilità alle comunità intermedie, alla famiglia di scegliere, all'interno di un quadro generale disegnato dallo Stato e al quale tutti debbono attenersi, il modello formativo più congeniale alle proprie aspirazioni: questo è il vero sistema scolastico pubblico in grado di garantire quei livelli di apprendimento e di cultura di cui nostro il Paese e le giovani generazioni hanno disperato bisogno.
È il modello al quale questo Governo e questa maggioranza tendono, scontrandosi con una opposizione della sinistra antistorica, rétro, conservatrice e priva totalmente di ancoraggio con i bisogni reali del Paese.
Un altro punto fondamentale sottovalutato nel dibattito e anche in questa sede è quello relativo ai valori di cittadinanze e di legalità. Il rispetto dei valori della Costituzione presuppone anche - come è stato detto - il rispetto della nostra storia e cultura, che sono ancorate ad una tradizione culturale giudaico-cristiana dalla quale non possiamo prescindere, proprio per favorire quell'integrazione che significa mutuo rispetto e che è la base dell'identità di una collettività.
Allora, di fronte a ciò credo che noi non possiamo sottacere i passi avanti che il Governo ha compiuto e direi gli slogan che sono stati usati dall'opposizione senza alcun rispetto della verità. Quando, infatti, si parla del tempo pieno e prolungato, si ignora sia la realtà, sia il fatto che grazie ai provvedimenti assunti da questo Governo lo scorso anno 34 mila classi hanno usufruito del modello orario di 40 ore ed a queste si aggiungeranno altre 2.500 classi prime in più, con un incremento del 20 per cento rispetto a quest'anno.
Noi ci siamo trovati di fronte ad una situazione particolarmente delicata e generalizzata dove abbiamo mantenuto gli standard di assistenza e di qualità dell'offerta scolastica. Nel contempo, ci siamo posti il problema di una differenziazione di questi standard e delle necessità di rendere questo sistema scolastico meno ingessato - come dicevo prima - ma più preoccupato di rispondere alle istanze pluraliste che emergono dalla società.
Allora, occorre veramente andare avanti su questa strada, liberandosi - perché no? - da certe corporazioni sindacali e da un certo vecchio modo di gestire il rapporto scuola-cittadino e scuola-docenti, finalizzandolo invece ad alcuni obiettivi che premino i capaci e i meritevoli. Credo, inoltre, che debba essere valutato con estrema attenzione il risultato dei recenti esami di maturità. Non che ognuno di noi abbia piacere di vedere bocciati degli studenti, ma il recupero di una serietà negli studi credo che sia doveroso per il rispetto...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Dicevo per il rispetto di quei docenti - ce ne sono di validi - e di quegli studenti che fanno il loro dovere, reagendo ad una generalizzazione indiscriminata e ad una omologazione di tutti, che ha danneggiato proprio i capaci, i meritevoli e i più bisognosi. Dai colleghi del centrosinistra mi sarei aspettato maggiore coraggio nell'affrontare queste problematiche e non un cahier de doléances che non risponde alle esigenze reali della scuola italiana e che risente - dobbiamo avere il coraggio di dirlo - di una concezione ideologica che è totalmente superata dall'evoluzione della nostra società.
A tale concezione noi intendiamo reagire con decisione anche affrontando una volta per tutte il problema della distinzione necessaria che in una società moderna si impone tra modalità di esercizio del servizio pubblico della scuola e il servizio pubblico medesimo; così riconoscendo una volta per tutte la libertà di educazione e di apprendimento garantita dalla Costituzione e riconoscendo anche una maggiore autonomia agli istituti scolastici. Pag. 33Si tratta di quell'autonomia che mi sarei aspettato in questa sede essere riconosciuta nel suo reale valore e nella sua identità: autonomia che non è anarchia, ma è libertà di esercizio della funzione educativa.
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, la prego di concludere.
FABIO GARAGNANI. Concludo, signor Presidente. Alla luce di ciò, credo che noi possiamo veramente essere consenzienti con l'operato del Governo e ovviamente siamo ulteriormente motivati ad appoggiare la nostra mozione, che non fa altro che recepire questi punti con la convinzione che la medesima risponde a questi bisogni e a queste necessità (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole De Pasquale. Ne ha facoltà.
ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, volevo solamente dire che, purtroppo, con grande rincrescimento, voteremo contro la mozione dell'Unione di Centro, seppure, ripeto, con rincrescimento, perché non capiamo cosa voglia dire l'ultimo capoverso, dove si impegna il Governo a favorire in modo strutturale la libera scelta delle famiglie. Se da una parte vogliamo favorire la libera scelta delle famiglie, vogliamo che sia davvero una reale libertà di scelta per tutte le famiglie. Infatti, siamo fortemente preoccupati che questa libertà per il Governo voglia dire garantire la libertà di scelta solo di chi sceglie la scuola non statale.
Infatti, il «no» alla nostra mozione da parte del Governo ci appare e appare al Paese un «no» all'effettiva libertà di scelta delle famiglie che hanno richiesto il tempo pieno, le 30 ore nella scuola statale. A noi il Governo ha detto «no», attribuendo alla scuola organici sottodimensionati, che possono garantire solo 24 ore. Il Governo dice «no» alle famiglie che chiedono il tempo prolungato nelle scuole medie, ma hanno la sfortuna di vivere in zone del nostro Paese dove le strutture non sono adeguate. Il Governo ha detto «no» alla libera scelta delle famiglie ed alla nostra nazione, quando abbiamo chiesto l'implementazione dell'edilizia scolastica.
Così potremmo andare avanti ancora per molto: purtroppo, però, il tempo che ho a disposizione è brevissimo. Invito tutti voi, colleghi, il Governo, tutti ad andare a leggere con attenzione la nostra mozione e a constatare a quante famiglie il Governo ha detto e continua a dire «no», non accogliendo la nostra mozione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera, ma è già intervenuto in sede di dichiarazione di voto e vale il principio ne bis in idem, non due volte sullo stesso tema.
MANUELA GHIZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, volevo intervenire brevemente rispetto ai pareri espressi dal Governo sulla nostra mozione, perché devo constatare con rammarico o, prima ipotesi, che il testo non sia stato nemmeno letto, o, seconda ipotesi, che vi sia un pregiudizio ideologico nei confronti delle nostre proposte.
Perché dico questo, signor sottosegretario? Perché il terzo capoverso della mozione presentata dal gruppo dell'Unione di Centro è di identico tenore, sostanzialmente, al quinto capoverso della nostra mozione: usiamo praticamente dei sinonimi, ma il contenuto è identico.
Allora, mi chiedo perché al nostro dispositivo sia stato dato un parere negativo in blocco. La stessa cosa succede anche per il quarto capoverso della mozione presentata dall'Unione di Centro, che riguarda la messa in sicurezza degli edifici scolastici. È un tema a noi molto caro, che affrontiamo nel quarto capoverso della nostra mozione, nel quale, è Pag. 34vero, affrontiamo anche altri temi, quali per esempio l'ammodernamento delle strutture scolastiche o l'annoso problema del Patto di stabilità, perché sappiamo che gli enti locali non riescono a far fronte all'ammodernamento degli edifici scolastici perché rischiano di far saltare il Patto di stabilità.
Mi sarei almeno aspettata, forse, una riformulazione del nostro impegno. Chiedo al Governo di rivedere e ripensare al proprio parere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, prendo la parola per dichiarare il nostro voto favorevole sulla mozione presentata dal Partito Democratico, mentre voteremo contro la mozione del Popolo della Libertà. Per quanto riguarda, invece, la mozione dell'Unione di Centro, voteremo «sì» ai primi capoversi richiesti dallo stesso gruppo, ma voteremo contro l'ultimo capoverso del dispositivo, perché temiamo, anche noi, che questo «favorire in modo strutturale la libertà di scelta educativa delle famiglie» non arrivi, poi, a favorire la scuola privata. Siamo per il rispetto degli articoli 33 e 34 della Costituzione, ma rispettando soprattutto l'iscrizione alla scuola pubblica nel vero senso della parola.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, in vista delle votazioni, vorrei chiedere se è possibile votare per parti separate la mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00204, del Partito Democratico, perché noi siamo favorevoli su quasi tutto il dispositivo, tranne due parti. Quindi, vorremmo chiedere la votazione per parti separate, se è possibile, solamente per quanto riguarda la lettera c) del sesto capoverso e la lettera h) dell'ultimo capoverso. Quindi, su queste due questioni chiediamo la votazione per parti separate.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, l'onorevole Ghizzoni ha ragione nel segnalare che vi sono indicazioni analoghe in alcuni punti della mozione, come nel capoverso che recita: «ad evitare la chiusura delle piccole scuole (...)». Colgo l'occasione per rilevare un errore nella mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218, dell'Unione di Centro. Bisogna specificare: «(...) delle scuole nelle comunità montane (...)» e non « (...) delle comunità montane (...)».
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, lo abbiamo già rilevato.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Poi, anche in relazione al quarto capoverso del dispositivo. Leggo, in modo da essere chiaro: « (...) ad attuare un piano straordinario nazionale per la messa a norma degli edifici scolastici (...)». Su questi due punti il parere, per coerenza, non può che essere favorevole.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, chiedo la votazione per parti separate relativamente alle parti sulle quali il Governo ha espresso parere favorevole. Non le chiedo di votare per parti separate sui punti sui quali i colleghi del gruppo dell'Unione di Centro hanno fatto la medesima richiesta, ma le chiedo Pag. 35di votare per parti separate il dispositivo della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218, per quanto riguarda l'ultimo capoverso relativo alla libertà di scelta educativa. Quindi, chiedo di votare per parti separate, tenendo insieme la premessa e il dispositivo, escludendo l'ultimo capoverso del dispositivo.
PRESIDENTE. A questo punto, con il consenso dell'Assemblea, propongo una brevissima sospensione (Commenti)... le votazioni delle mozioni sono a «pezzi e a bocconi», quindi dobbiamo sapere esattamente cosa deve votare l'Assemblea. Vorrete mica votare al buio? Si tratta di un minuto: il tempo di consultarsi con il sottosegretario e riprendiamo subito i lavori.
La seduta è pertanto sospesa.
La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 13,30.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00204.
Ricordo che il quarto capoverso del dispositivo è stato riformulato, su richiesta del Governo, sopprimendo le parole da: «per il risparmio energetico» fino alla fine. Sul quarto capoverso del dispositivo, così riformulato, e sul quinto capoverso, il parere del Governo è favorevole.
Ricordo, altresì, che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente il quarto e il quinto capoverso del dispositivo e le lettere c) del sesto capoverso e h) dell'ultimo capoverso del dispositivo separatamente dalla restante parte della mozione.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00204, limitatamente al quarto capoverso del dispositivo, nel testo riformulato, e al quinto capoverso del dispositivo, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa...onorevole Lo Monte...onorevole Latteri...onorevole Coscia...onorevole D'Incecco...onorevole Vico...onorevole Moles...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 451
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Vincenzo Antonio Fontana e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00204, limitatamente alle lettere c) del sesto capoverso e h) dell'ultimo capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa... onorevole Latteri... onorevole Coscia... onorevole Mazzuca... onorevole Dima...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 257).
Prendo atto che i deputati Sbai e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte della mozione Ghizzoni ed altri n. 1-00204, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa... onorevole Porcino... onorevole Lo Monte... onorevole Luciano Rossi... onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 455
Votanti 451
Astenuti 4
Maggioranza 226
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 230).
Prendo atto che la deputata D'Incecco ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole e che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Garagnani, Goisis, Latteri ed altri n. 1-00206, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa... onorevole Polledri... onorevole Lo Monte... onorevole Castagnetti... onorevole Bressa... onorevole Speciale... onorevole Mondello.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 455
Votanti 445
Astenuti 10
Maggioranza 223
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 191).
Prendo atto che il deputato Giacomoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zazzera ed altri n. 1-00216, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa...onorevole Lo Monte...onorevole Zazzera...onorevole Osvaldo Napoli... onorevole Compagnon... onorevole Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 454
Votanti 449
Astenuti 5
Maggioranza 225
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 256).
Passiamo alla votazione della mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218.
Avverto che, a causa di un mero errore tipografico, al terzo capoverso del dispositivo le parole «ad evitare la chiusura delle scuole e delle comunità montane e delle isole minori » devono leggersi: «ad evitare la chiusura delle scuole nelle comunità montane e nelle isole minori ». Credo che nessuno immaginasse che l'Unione di Centro volesse chiudere le isole minori e le comunità montane: le comunità montane ancora ancora, ma le isole minori è difficile... (Commenti).
Avverto, altresì, che con riferimento alla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218 è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente le parti su cui il Governo ha espresso parere favorevole da quelle su cui il Governo ha espresso parere contrario. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218, Pag. 37limitatamente alla premessa e al primo, al secondo e al quinto capoverso del dispositivo, non accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa...onorevole Lo Monte...onorevole Latteri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 453
Votanti 446
Astenuti 7
Maggioranza 224
Hanno votato sì 222
Hanno votato no 224).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218, limitatamente al terzo, al quarto, al sesto capoverso del dispositivo, per quanto non preclusi dalle precedenti votazioni, accettati dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Tommaso Foti...onorevole Pagano...onorevole Pugliese...onorevole Moles...onorevole Speciale...onorevole Lo Monte...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 451
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Porcino ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Capitanio Santolini ed altri n. 1-00218, limitatamente al settimo capoverso del dispositivo, nel testo riformulato, accettato dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa...onorevole Zazzera...onorevole Lo Monte...onorevole Mazzuca...onorevole Bressa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 453
Votanti 450
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 263
Hanno votato no 187).
Prendo atto che i deputati De Poli e Rigoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito della discussione delle mozioni concernenti iniziative per l'estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori precari avrà luogo nella parte pomeridiana della seduta, dopo lo svolgimento dell'informativa urgente.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 13,40).
MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, possiamo attendere il defluire...
PRESIDENTE. Prego i colleghi di defluire in silenzio, per quanto possibile.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, ho bisogno di chiederle il suo intervento perché si tratta di una questione piuttosto urgente, che non posso risolvere Pag. 38con un atto di indirizzo. Si è chiusa, lo scorso 12 luglio, a Palazzo Ducale di Urbino la mostra su Raffaello. Signor Presidente, ho bisogno del suo intervento perché è una questione molto urgente che ha risvolti e sviluppi che si avranno nella giornata.
Mi riferivo al fatto che lo scorso 12 luglio si è chiusa la mostra su Raffaello al Palazzo ducale di Urbino. È stato un grande evento internazionale che ha avuto 150 mila visitatori. La particolarità della mostra era la ricerca sulle origini del nostro pittore e, quindi, i collegamenti tra i maestri, con i pittori di ispirazione, ma soprattutto con il padre, Giovanni Santi. È stata una scoperta anche di questo autore a noi noto.
Erano in mostra due opere: una Annunciazione, una pala di Giovanni Santi, e la Predella della pala di Montone dipinta da Berto di Giovanni. Sono due opere che si trovavano ad Urbino ospitate all'Accademia Raffaello dal 1970 ma di proprietà della Pinacoteca di Brera. Ora nel momento in cui la mostra ha chiuso, Brera ha chiesto il rientro di queste due opere. L'Accademia Raffaello aveva fatto consistenti investimenti per ospitarle, restaurando le opere e così via ed erano in mostra. Nella restituzione dei dipinti verso Brera si è chiesta la restituzione anche di questi due dipinti che si trovano ad Urbino da quaranta anni circa. Tale richiesta ha aperto un grosso contenzioso: infatti, subito, il sindaco di Urbino ha chiesto che Brera restituisse immediatamente il trittico di Piero della Francesca che, al contrario, si trova a Brera senza alcuna autorizzazione. Si sta cioè aprendo un caso.
Avrei dunque necessità, signor Presidente, che la questione venga segnalata al Ministro Bondi per dire «mettiamoci un attimo ad un tavolo, facciamo attenzione» e, in questo modo, possa essere fermata la procedura in atto pericolosa e in grado di aprire un contenzioso infinito. Sarebbe tragico spostare un'opera di Giovanni Santi, padre di Raffaello da Urbino, dopo che è stata ospitata quarant'anni ed è stata concepita e realizzata per quella città. Chiedo il suo intervento proprio perché in queste ore si stanno imballando i quadri: se potessimo far avere al Ministro Bondi il resoconto di questo mio intervento in giornata, gliene sarei molto grato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vannucci. Lei solleva una questione di grande rilievo soprattutto per me, ex-professore dell'università di Urbino. Ogni opera, diceva, Walter Benjamin ha un'aura sua propria che dipende dal contesto originario della sua fabbricazione. Tenterò di intervenire in via personale e privata ma credo che l'accusa più appropriata sia che lei presenti un'interrogazione al Ministro Bondi. Se me la farà a leggere prima, sarò lieto di sottoscriverla insieme con lei.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per esprimere preoccupazione per il nubifragio che ha colpito la provincia di Varese e che ha causato notevoli danni a cose e persone. Sembra che per fortuna siano stati salvati dai vigili del fuoco una decina di occupanti uno stabile industriale tra i quali una donna incinta.
Al riguardo intervengo in questa sede per sollecitare la risposta ad un'interrogazione da me presentata proprio sui pericoli di esondazione del fiume Olona. Si tratta della interrogazione n. 4-03520. Sottolineavo la comprovata sensibilità del Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare a queste tematiche ma anche la necessità che si predisponga quanto prima non soltanto un sostegno alla provincia di Varese che è impegnata nell'opera di costruzione della diga sull'Olona ma anche una revisione normativa al riguardo per agevolare gli enti locali che sono preposti alla gestione di tali questioni. Pag. 39
Ritengo che mai come in queste ore sarebbe opportuno che il Ministero dell'ambiente potesse celermente rispondere a questa interrogazione in modo da dare un percorso chiaro ai cittadini di Varese che sono duramente colpiti per l'ennesima volta: infatti si tratterà di una dozzina di alluvioni del fiume Olona.
SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SOUAD SBAI. Signor Presidente, ieri alla presenza del Presidente Fini e del Ministro Frattini è stata inaugurata presso la Camera dei deputati la mostra «Convergenze mediterranee - Artisti arabi tra Italia e Mediterraneo».
L'evento, di grande spessore culturale, mette di nuovo al centro l'area del Mediterraneo, da millenni e ancora oggi crocevia di popoli e di genti, con l'obiettivo di dare impulso ad una più stretta cooperazione culturale.
Credo, cari colleghi, che valga la pena andare a visitare qua, nel palazzo, le opere esposte, frutto del lavoro di artisti sia arabi sia italiani, che hanno vissuto ed operato nei Paesi del Maghreb (Occidente in arabo) e del Mashreq (Oriente in arabo), oltre a quelle di artisti italiani.
Come hanno ricordato il Presidente Fini e il Ministro Frattini, si tratta di una manifestazione importante che, in un periodo di forti mutamenti geopolitici, rappresenta un ulteriore tassello nel rafforzamento del dialogo con i Paesi del Mediterraneo che non deve mai fermarsi e in cui l'Italia deve assumere un ruolo di leadership in più, per isolare quella parte negativa e quella parte estremista che non vuole il dialogo, quella parte dell'Islam integralista che blocca questa avanzata e questo cammino di dialogo che secondo me e secondo noi non deve fermarsi.
Dobbiamo continuare a combattere con la cultura e con il dialogo, senza lasciare spazio a questi personaggi, che purtroppo hanno molti soldi e avanzano in tutta Europa. Dobbiamo cambiare mentalità e ieri è stato veramente un incontro meraviglioso, che dobbiamo ripetere più di una volta.
GIACOMO CHIAPPORI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIACOMO CHIAPPORI. Signor Presidente, ringrazio la sua sensibilità per un sollecito che volevo fare. Capisco e conosco anche come funzionano le risposte, però in questo caso parliamo di un'interrogazione fatta l'11 giugno dell'anno scorso, quindi credo che sia necessario un buon sollecito e mi appello a lei. L'interrogazione a cui mi riferisco è la n. 3/00040. Spero che lei possa sollecitare il Ministro della giustizia o chi per lui a dare una risposta.
PRESIDENTE. Onorevole Chiappori, certamente pare effettivamente anche a me un po' troppo disinvolto il Ministero, che lascia passare più di un anno per dare una risposta. Provvederemo a sollecitare.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, intervengo per sollecitare una risposta alle diverse interpellanze e interrogazioni che abbiamo presentato al Ministro dell'economia sulla mancata assegnazione dei fondi FAS dovuti alla Sicilia. Questo Governo Berlusconi, ha gravi responsabilità, non soltanto perché ha trasferito tali importanti risorse dal sud al nord, ma anche perché vi sono immotivati ritardi nell'assegnazione alle regioni meridionali dei fondi FAS.
Tra l'altro voglio segnalare un fatto gravissimo; proprio ieri sul quotidiano il Giornale il sottosegretario Gianfranco Miccichè ha espressamente affermato: «Parlo del Ministro Tremonti: non fa gli interessi Pag. 40del sud. Io non mi sento rappresentato da lui. Sta bloccando ancora una volta i fondi FAS dovuti alla Sicilia».
Signor Presidente, noi non siamo stati informati di eventuali conseguenti dimissioni del sottosegretario, che parla del Ministro nei termini che ho qui riferito. Tuttavia indubbiamente, proprio perché il sottosegretario Miccichè è in carica, è un soggetto informato dei fatti, quindi evidentemente conosce qual è la situazione e afferma che le responsabilità vanno assegnate al Ministro dell'economia, che blocca i fondi FAS.
Inoltre, vi sono delle iniziative a livello regionale del Governo assolutamente insufficienti. Pertanto, ci permettiamo di sollecitare la risposta alle nostre interrogazioni. Con riferimento ai FAS da assegnare alla Sicilia, se non ci fosse da piangere, ci sarebbe sicuramente da ridere. Ecco il motivo per il quale, signor Presidente, sollecitiamo una risposta urgente da parte del Governo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Burtone, si provvederà a sollecitare la risposta secondo le indicazioni che ci ha dato.
IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, questa volta non si tratta di una sollecitazione per ottenere risposte ad atti di sindacato ispettivo, che, purtroppo, vengono fornite sempre con pesantissimo ritardo.
Ho chiesto la parola solo per segnalare a lei, all'Assemblea e, in particolare, al rappresentante del Governo, che in questo momento non è presente, una notizia di ieri: l'assemblea dei soci di un'altra azienda - in questo caso, si tratta delle acciaierie Weissenfels, nel Friuli Venezia Giulia - ha deciso la messa in liquidazione, mettendo in difficoltà i circa 180 lavoratori dipendenti.
Queste vicende, che caratterizzano, purtroppo, anche il nordest, che, fino a qualche tempo fa, era una realtà economicamente forte nel nostro Paese, dimostrano, ancora una volta, che i gravissimi ritardi di questo Governo, in riferimento alla necessità di assumere un'iniziativa di politica industriale in questo nostro Paese, stanno mettendo a rischio anche quelle che erano le realtà più importanti e più vivaci dal punto di vista economico e produttivo.
Volevo segnalare ciò all'Assemblea, ribadendo, ancora una volta, che da parte del Governo servono iniziative forti ed immediate, cosa che, fino ad oggi, non è avvenuta. È vero che le rappresentanze sindacali delle acciaierie Weissenfels e lo stesso sindaco di Tarvisio Carlantoni si sono mossi, come anche la regione, tuttavia, le iniziative di supporto dei territori per fronteggiare queste situazioni di crisi, non possono essere sufficienti ed adeguate se mancano - come oggi mancano, purtroppo, e nemmeno s'intravedono - una politica industriale vera e concreta e scelte importanti e strategiche da parte del Governo nazionale.
Pertanto, signor Presidente, anziché presentare un atto di sindacato ispettivo sulla questione, che probabilmente otterrebbe una risposta fra sei o sette mesi, ho voluto segnalare a lei, all'Assemblea e al Governo per il suo tramite, questa nuova drammatica notizia relativa alla chiusura di una fonte di lavoro che riguarda una zona importante del Friuli Venezia Giulia.
MARCO ZACCHERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, vorrei porre tre questioni. La prima riguarda il problema - a cui, poco fa, ha fatto riferimento il collega - del ritardo delle risposte alle interrogazioni. Non si potrebbe stabilire, non dico d'autorità, ma secondo la prassi, che allo scadere del sesto mese dall'avvenuta presentazione di un'interrogazione, la Camera, d'emblée, sollecitasse il Governo, affinché venisse data risposta? Dico sei mesi per stabilire un termine; si può parlare anche di quattro Pag. 41mesi, di sette mesi, di un anno, non so. Altrimenti, alla fine, non si ottengono mai delle risposte. È vero che bisognerebbe ricordarsi degli atti di sindacato ispettivo presentati, in modo da sollecitarne, poi, la risposta, ma sarebbe anche utile che lo facessero direttamente gli uffici.
La seconda questione riguarda, nello specifico, la risposta ad un'interrogazione presentata quasi un anno fa, relativa al Piemonte e alle conferenze di avviamento all'occupazione che interessano le regioni e le categorie produttive, a cominciare dagli artigiani, che, nel caso, del Piemonte, sono ferme da tempo immemorabile, bloccando, a loro volta, una serie di situazioni.
La terza questione, invece, è un «inno alla disperazione», signor Presidente. Ieri sera ho chiesto la parola alle diciotto meno un quarto: alle 17,45 la seduta è stata sospesa, secondo le intese intercorse tra i capigruppo. La seduta è stata convocata per questa mattina non alle 9,30, ma alle 10. Poi, dalle ore 10, si è scivolati alle 10,20 e abbiamo iniziato a votare alle 11,20. Oggi, alle 13,40 la seduta è stata sospesa. Ora ci recheremo in Commissione, poi, alle 16 vi sarà l'informativa urgente del Governo - ahimè, purtroppo - sui fatti dell'Afghanistan, e si voterà l'ultima mozione all'ordine del giorno nel tardo pomeriggio.
Perché non si organizzano un po' meglio i nostri lavori? Quando il Presidente Violante - che, a mio avviso, è il miglior Presidente, dal punto di vista tecnico, che si sia visto in queste cinque legislature - aveva dei tempi morti come questi, teneva le sedute la sera e chi voleva intervenire lo faceva finché voleva, poi le votazioni iniziavano - e lo si comunicava per tempo - non prima delle 9,30 del mattino successivo. A quel punto, non parlava più nessuno durante la notte, oppure si sintetizzava l'intervento in cinque minuti.
In quel modo la produttività del Parlamento era enormemente superiore. È inutile che da un mese a questa parte ci veniate a dire che le sedute vanno fino al venerdì quando si finisce il mercoledì, perché se si finisce il mercoledì, la gente si organizza per andare a casa in quel giorno. Oggi pomeriggio, verso le 17, le 17,30, cominceremo a discutere l'ultima delle mozioni all'ordine del giorno e finiremo intorno alle 18,30, poi alle 19 correremo all'aeroporto. Nel frattempo, chi ha precedentemente prenotato il viaggio per oggi, contando di terminare per le 14, ovviamente si ritrova tutto sballato (ammesso che abbia un volo). Cerchiamo di dare continuità ai lavoratori, così non sì può! Ieri abbiamo iniziato la seduta alle ore 14 e abbiamo finito alle 17,45. È vergognoso! Serve solo per la statistica di quanto è aperto il Parlamento? E i costi aggiuntivi di questa struttura, dove li mettiamo?
È nostro dovere essere presenti stasera, domani e via di seguito, perché siamo prima di tutto dei parlamentari, ma se fosse possibile conoscere meglio gli orari delle votazioni, potremmo organizzarci meglio anche con il pubblico, con gli elettori e con gli appuntamenti che ciascuno di noi, in termini di operatività politica, ha tutti i giorni. Si era detto che saremmo sicuramente rimasti fino al venerdì, e che saremmo rimasti a casa una settimana al mese e in tal senso ci si è organizzati.
Il sottoscritto ha scelto di adempiere al proprio dovere - anzi, devo correre, perché alle 14 devo trovarmi in Commissione quale relatore - e ragiono nell'ottica di lavorare, però dovrebbe esistere un minimo di gestione del tempo. Non c'è neanche l'idea di poter tirar via questo dito sudato quando abbiamo espresso il voto. Come lei sa, signor Presidente, è così che avviene presso il Consiglio d'Europa: si schiaccia il dito e così si è votato. Ma perché si deve tenere il dito schiacciato fino alla fine dei secoli? Poi diventa sudato e - come si vede in questi giorni - il sistema di voto non funziona più.
Si potrebbe far in modo di esprimere il proprio voto e poi basta. Almeno durante la sospensione estiva, è possibile apportare questo «enorme» cambiamento organizzativo tale per cui dopo che si è votato si possa togliere il dito? Tanto non si può votare per il collega che è seduto vicino. Mi scuso per la lunghezza, ma sono queste Pag. 42piccole cose che qualche volta portano all'esasperazione: è così che ci si sente inutili in questo Parlamento, perché non si riesce a fornire il proprio contributo parlamentare al meglio, come qualche volta si vorrebbe.
PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, il suo suggerimento tecnico, già avanzato - mi pare - anche in altra occasione, è all'esame degli uffici e spero che abbia una positiva conclusione alla ripresa dopo la pausa estiva. Quanto all'organizzazione dei lavori, ne è responsabile la Conferenza dei presidenti di gruppo e io riporterò le sue osservazioni in quella sede.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonanno. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, intervengo per evidenziare un problema che stiamo vivendo in Val Sesia, in provincia di Vercelli, ma che, leggendo i giornali, mi pare che sia un problema in tutta Italia. Riceviamo un servizio da parte della Telecom che è un disastro e, paradossalmente, invece di creare dei servizi, crea dei disservizi.
Non più tardi di qualche giorno fa, a Varallo, dove ricopro la carica di sindaco, presso la casa della salute, dove si recano molti anziani per ricevere servizi sanitari, non era più disponibile il servizio ADSL. La risposta fornita dalla Telecom è stata che avrebbero provveduto, ma che era necessario aspettare. Nei giorni successivi questo servizio un po' ha funzionato e un po' no, a discapito dell'utenza, che è costituita da molti anziani. Questo, però, sarebbe il minimo. In Val Sesia abbiamo delle aziende leader mondiali (dal cachemire al valvolame, fino alla rubinetteria) che immancabilmente chiedono alla Telecom dei servizi e la Telecom immancabilmente continua a non concedere quello che dovrebbe. Abbiamo aziende con anche 500 dipendenti - che ancora oggi non hanno messo in cassa integrazione nessuno, malgrado la crisi - che non riescono ad essere competitive nel mondo perché mancano quei servizi che sono loro necessari e la Telecom non li assicura.
Abbiamo ristoratori in Valsesia, che è una zona turistica, che magari per 15 giorni consecutivi hanno il telefono che non funziona dopo un guasto, perché la Telecom non arriva. Quando si parla con i dirigenti della Telecom - che non accuso certo di niente - viene risposto che la strategia della società è quella di demandare alcuni servizi a ditte esterne, che poi hanno i loro problemi. La sostanza è che, invece di creare turismo, dare una mano agli imprenditori e fornire risposte agli utenti, ci sono solo cose negative.
Allora quando guardo alla televisione lo spot della Telecom dove ci sono Ghandi e gli altri grandi personaggi e per il quale si investono milioni di euro per fare la pubblicità, mi viene la rabbia a vedere che si spendono i soldi per gli spot, per dire che sono bravissimi quando sul territorio fanno pietà, non danno le risposte delle quali la gente ha bisogno e, se le utenze domandano qualcosa, è bello se ti riescono a rispondere, con questi centralini, i call center, che rispondono quando ne hanno voglia. Insomma, è un'Italia che anche in questo settore fa pietà. Dobbiamo dare delle risposte.
Chiedo quindi a lei, signor Presidente, di attivarsi in maniera tale che questi cari signori, i dirigenti della Telecom, i grandi capi della società, invece di far solo discorsi di grande finanza, si occupassero più del territorio e stessero un po' più vicini agli imprenditori, agli operatori turistici, agli utenti e a chi si occupa di sanità.
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, mi permetto di suggerirle un'interrogazione al Ministro per lo sviluppo economico, Scajola, visto che il Ministero delle comunicazioni è stato assorbito dal Ministero dello sviluppo economico. Il tema che lei pone è grave, tocca un servizio pubblico che deve essere garantito a tutti e il Governo credo debba venire in Aula a spiegarsi e rispondere. Scelga lei quale degli strumenti a sua disposizione ritenga più opportuno utilizzare. Io, per parte mia, provvederò ad informare il Ministro delle sue osservazioni, ma sarebbe forse Pag. 43opportuno che lei lo facesse nella forma prevista dal Regolamento.
ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, non so quanto sia rituale il mio intervento, dal momento che lei, in questo momento, ricopre la carica di Vicepresidente della Camera. Mi rivolgo quindi all'onorevole Buttiglione, per ringraziarla dell'opera che ha svolto in sede di presentazione della mozione che abbiamo discusso questa mattina concernente l'aborto e per il lavoro che è stato fatto. Non sono intervenuto a titolo personale per non appesantire i lavori d'Aula e per non alimentare polemiche, però mi è dispiaciuto - vorrei che restasse agli atti - che non si sia raggiunto un voto unanime della Camera sul dispositivo che, a mio parere, il Governo aveva approntato in maniera accettabile da tutti.
PRESIDENTE. Onorevole Sarubbi, è stato un momento di unità, poteva essere ancora più unitario ma poteva andare peggio.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 14,05 è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
(Contenuti del Piano delle opere prioritarie 2009 - n. 3-00596)
PRESIDENTE. L'onorevole Valducci ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00596 concernente contenuti del Piano delle opere prioritarie 2009 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, onorevole Ministro, il tema delle infrastrutture e delle grandi opere è uno dei temi più importanti in un periodo di difficoltà economica e finanziaria come quello in cui viviamo. I recenti documenti di programmazione economico-finanziaria e la recente riunione del CIPE dell'ultimo 26 giugno vanno nella direzione di sbloccare molti cantieri nel nostro Paese. Quindi la mia richiesta è proprio di sapere nel dettaglio quali saranno i cantieri in cui inizieranno i lavori da qui alla fine dell'anno.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere per tre minuti.
ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intanto ritengo opportuno ricordare che con la delibera del CIPE dello scorso 26 giugno si attiva nel nostro Paese una delle operazioni di infrastrutturazione del territorio più massiccia dal dopoguerra sia per la dimensione finanziaria, sia per la dimensione ingegneristica, sia per l'incisività occupazionale.
È un'operazione che attiva interventi per un valore globale di 30.118 milioni di euro. Di questo volano di risorse il CIPE, dal dicembre del 2008 ad oggi, ha già approvato opere per oltre dieci miliardi di euro. Diventa quindi obbiettivo primario del Governo, e quindi di questa legislatura, quello di completare la fase istruttoria dei progetti, dare avvio concreto alla cantierizzazione dei vari interventi e seguire Pag. 44l'iter realizzativo in modo da disporre in tempi certi della nuova offerta infrastrutturale.
Analizzando i dati si evince che entro l'anno sarà possibile inoltrare al CIPE oltre il 70 per cento delle opere. All'onorevole Valducci e agli altri firmatari voglio anche dire che questa azione mirata di interventi produce nel breve periodo quattro risultati importanti: la crescita del prodotto interno lordo, la crescita occupazionale, il contenimento dei costi della logistica, il contestuale aumento della competitività ed il contenimento del costo del trasporto nelle aree metropolitane.
In merito alla crescita del prodotto interno lordo possiamo assicurare che la macchina di investimenti già partita nella riunione del CIPE del 18 dicembre 2008 porterà nel biennio 2009-2010 ad una crescita del PIL pari a 2,3-2,6 punti percentuali. Questi obiettivi sono raggiungibili però solo se dalla delibera del CIPE all'apertura dei cantieri intercorre un arco temporale accettabile.
Per questo motivo, entro il mese di luglio 2009, sarà costituito un nucleo operativo al massimo livello all'interno del Dicastero delle infrastrutture e dei trasporti il cui compito sarà quello di ridimensionare in modo sostanziale i tempi che intercorrono tra l'approvazione dei progetti da parte del CIPE e la loro cantierizzazione.
Il nucleo ha un preciso mandato: riportare entro i centoventi giorni l'intero iter procedurale. Tale impegno è oggi possibile grazie alle nuove norme del codice degli appalti e alla istituzione dei commissari previsti proprio dalla legge n. 2 del 2009. Ritengo, quindi, che entro l'anno sarà possibile cantierare un volano di risorse pari a circa 14 miliardi di euro.
PRESIDENTE. L'onorevole Valducci ha facoltà di replicare per due minuti.
MARIO VALDUCCI. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Ministro per la sua illustrazione che sicuramente dà soddisfazione a coloro che hanno posto questo quesito. Penso sia stato molto utile il suo intervento volto a individuare una cabina di regia che consenta di accelerare il più possibile i tempi dalla progettazione alla cantierizzazione di queste opere.
Sicuramente, infatti, questi 14 miliardi di euro, di cui lei ha parlato, che verranno quindi messi sul mercato da qui al 31 dicembre 2009 varranno il doppio, nel senso che sicuramente ci sarà una fine d'anno difficile per la nostra economia e, dunque, questi miliardi di euro serviranno sicuramente, come lei ha ricordato, al rilancio dell'occupazione, al rilancio del nostro prodotto interno lordo e a migliorare quella mobilità dei cittadini e delle merci che è una delle strategie più importanti di qualsiasi Paese globalizzato, ma in particolar modo della nostra Italia.
Quindi la ringrazio e so che, così come ha seguito sin dall'inizio della legislatura queste importanti opere, così farà giorno per giorno, nelle prossime settimane, affinché quanto da lei illustrato effettivamente si realizzi non solamente entro la fine dell'anno, ma anche negli anni successivi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Iniziative per garantire un adeguato servizio di trasporto aereo, anche alla luce dei recenti disservizi riscontrati in relazione all'attività della compagnia aerea CAI-Alitalia - n. 3-00597)
PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00597, concernente iniziative per garantire un adeguato servizio di trasporto aereo, anche alla luce dei recenti disservizi riscontrati in relazione all'attività della compagnia aerea CAI-Alitalia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, onorevole Ministro, nella nostra interrogazione chiediamo al Governo quali interventi voglia prevedere al fine di garantire ai passeggeri italiani la possibilità di volare con puntualità, con costi ragionevoli e con servizi che siano in linea con Pag. 45gli standard europei. Lo chiediamo perché siamo fortemente preoccupati dalle condizioni nelle quali versa Alitalia.
È di qualche giorno fa un'inchiesta de L'espresso, che molti hanno letto, che riportava dati, per la verità confermati dall'associazione europea delle compagnie aeree, secondo i quali crescono le proteste dei passeggeri per i continui disagi, per i voli cancellati, per i ritardi ormai cronici, per le tariffe più alte, anche in considerazione dei servizi scadenti. Inoltre, le manutenzioni sarebbero svolte in Turchia, a Singapore e ciò metterebbe a rischio circa duemila posti di lavoro dei tecnici che dovrebbero occuparsi delle manutenzioni. Ci chiediamo, in sostanza, se non sarebbe stato meglio spendere diversamente questi tre miliardi di euro, invece di costruire un monopolio che dai dati dei primi cinque mesi del 2009 ha fatto perdere all'Alitalia 2 milioni 700 mila passeggeri.
PRESIDENTE. Il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, Altero Matteoli, ha facoltà di rispondere.
ALTERO MATTEOLI, Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. Signor Presidente, vorrei innanzitutto fornire all'interrogante, ma anche a tutti i deputati e ai cittadini italiani, una rassicurazione che ritengo sia prioritaria, anche a fronte delle seppure innegabili difficoltà che la nuova compagnia CAI ha incontrato nei suoi primi mesi di vita. Le disfunzioni riportate in un articolo pubblicato da un noto periodico, che lei ha citato anche nel testo dell'interrogazione, non hanno mai avuto riflessi sulla sicurezza del volo.
Infatti, l'attività di controllo esercitata dall'Ente nazionale per l'aviazione civile (ENAC) sulla compagnia si concentra sulla sicurezza dei voli che non risulta - lo evidenzio - essere stata mai compromessa. I requisiti richiesti per il possesso dei certificati di operatore aereo, infatti, sono stati mantenuti e sono posti sotto l'attività di costante monitoraggio da parte dell'ENAC.
Per quanto concerne, invece, i disservizi a bordo degli aeromobili Alitalia, che sono stati lamentati nell'interrogazione, l'azione di verifica e di controllo sulla società è stata seguita dall'ENAC che ha invitato CAI a ridurre i tempi di risoluzione di tali malfunzionamenti con riferimento, tra l'altro, ai servizi igienici e di conforto offerti.
Per quanto riguarda le problematiche generali dei servizi CAI, come è noto, dall'inizio di maggio l'ENAC ha instaurato un tavolo tecnico di monitoraggio della puntualità e regolarità dei voli di Alitalia e di Air One, che si riunisce settimanalmente per esaminare i dati su ritardi, cancellazioni e inconvenienti tecnici che procurano disagi ai passeggeri. I risultati dei monitoraggi hanno inizialmente mostrato segnali di miglioramento sulla puntualità e sull'efficienza del servizio offerto da CAI.
Al riguardo, si evidenzia che a breve CAI incontrerà i vertici di ENAC per valutare l'andamento dell'attività della compagnia ed individuare eventuali strategie di miglioramento. Con riferimento alle perplessità poste circa l'andamento economico-finanziario della compagnia si dà conto che nel progetto di bilancio relativo all'esercizio 2008 - che contiene, come è noto, dati sulla prevedibile evoluzione della gestione - nonostante il mutato scenario macroeconomico e l'aggressività dei competitor, la previsione del risultato di esercizio 2009 confermerebbe il livello di redditività previsto per il primo anno del piano industriale.
PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di replicare.
ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, non posso dirmi soddisfatto della risposta del Ministro che ho apprezzato anche per la dovizia di dettagli, ma che mi pare sottovalutare anche la dimensione dei disservizi a cui CAI sta costringendo i cittadini italiani. È proprio di oggi la notizia della convocazione da parte del presidente dell'ENAC Vito Riggio - a cui faceva riferimento anche il Ministro - di Alitalia proprio in ragione delle continue lamentele in ordine alla qualità dei servizi Pag. 46anche a fronte delle tariffe. Riggio dice: «Sono preoccupato, i passeggeri non paghino i disagi dell'Alitalia». Ci fa sentire un po' insoddisfatti il fatto che il Governo sembri sottovalutare ciò, anche perché l'operazione Alitalia costò tre miliardi di euro.
Oggi il Documento di programmazione economico-finanziaria ci dice che abbiamo un debito pubblico del 115 per cento, anche per effetto del costo di quell'operazione. Allora si diceva che si doveva salvare la compagnia di bandiera perché l'Italia aveva la necessità di averne una e che la nuova compagnia doveva essere lo strumento per incentivare il turismo. Ci chiediamo come si possa incentivare il turismo attraverso un monopolio che si è consolidato e che offre servizi scadenti anche a fronte di tariffe molto alte.
Noi sostenevamo che quei tre miliardi di euro potevano essere più utilmente spesi in altre direzioni, ad esempio per aumentare il potere di acquisto delle famiglie proprio in considerazione della grave crisi. Ora pare evidente a tutti che probabilmente avevamo ragione. Il piano Alitalia sta di fatto fallendo i suoi obiettivi nei contenuti operativi e nei risultati. Vi è una perdita consistente di passeggeri che preoccupa anche in ordine agli squilibri di bilancio.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROBERTO OCCHIUTO. Riteniamo che il Governo debba porre maggiore attenzione a questo problema perché ha impiegato tante risorse e tante energie sul salvataggio di Alitalia, ma salvare Alitalia significa anche garantire ai passeggeri e ai cittadini italiani una qualità dei servizi che meriti in qualche modo lo sforzo compiuto.
(Iniziative del Governo in merito all'emergenza rifiuti a Palermo - n. 3-00598)
PRESIDENTE. L'onorevole D'Antoni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00598, concernente iniziative del Governo in merito all'emergenza rifiuti a Palermo (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, signor Ministro, ieri l'arcivescovo di Palermo Romeo ha definito Palermo una città che soffre e che si rivela spesso paralizzata ed abbandonata (sono sue parole). Ora voi con una città così messa non trovate di meglio che emanare a fine giugno un'ordinanza alla Protezione civile che autorizza il comune di Palermo a raddoppiare, a differenza di tutte le città italiane, l'addizionale IRPEF scaricando tutti i disservizi dell'Amia (l'azienda dei rifiuti urbani) nelle tasche dei cittadini.
Siccome voi siete il Governo che si è impegnato a non mettere mai le mani nelle tasche dei cittadini, lo fate invece nei confronti dei cittadini di una delle città più povere d'Italia: un bel primato. Non ritenete che sia un'ordinanza ingiusta, che vada ritirata e che i problemi dell'Amia si affrontano e si risolvono diversamente?
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come è noto, onorevole D'Antoni, l'Amia, cui è stato affidato il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti nella città di Palermo nonché la gestione della discarica per i rifiuti urbani, è una delle società ex municipalizzate del comune che negli ultimi anni hanno definito il processo di trasformazione in società per azioni a capitale pubblico interamente partecipato.
Con i suoi circa 1.900 dipendenti, tra i quali vi è un considerevole contingente di ex lavoratori socialmente utili del comune, l'Amia sconta una pesantissima esposizione debitoria, derivante da un ormai cronico deficit di bilancio. La stessa azienda vanta, peraltro, a sua volta, nei confronti dei comuni e delle società che conferiscono i rifiuti nella discarica di Palermo Bellolampo, crediti per un importo complessivo stimabile in circa 39 Pag. 47milioni di euro. Sin dalla primavera dello scorso anno, al fine di fronteggiare tale situazione di crisi, l'amministrazione municipale aveva provveduto a prospettare nelle competenti sedi istituzionali l'urgente necessità di un intervento legislativo. Il Parlamento, con il conforto di un'iniziativa del Governo, ha recepito tale esigenza in sede di conversione del decreto-legge n. 97 del 2008 con la legge n. 129 del 2 agosto 2008. Tale norma ha previsto e consentito l'erogazione da parte del Ministro dell'interno di un contributo in conto capitale di complessivi 80 milioni di euro. L'amministrazione municipale ha anche provveduto ad assumere altre iniziative: predisporre uno schema di bilancio con il quale era stato previsto uno stanziamento di somme destinate all'incremento del contratto di servizio stipulato quasi dieci anni or sono con l'Amia e non soggetto ad un'indicizzazione né ad un altro meccanismo di automatico adeguamento e a predisporre un nuovo regolamento in materia di rifiuti, per reperire le risorse necessarie a fronteggiare la situazione di deficit economico dell'Amia, mediante l'elevamento della tassa rifiuti solidi urbani, con una maggiorazione in una misura intorno al 30 per cento.
Entrambi questi provvedimenti non risultano ancora definitivamente approvati dal consiglio comunale. Inoltre, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 gennaio 2009, alla quale lei ha fatto riferimento, sono state adottate ulteriori disposizioni urgenti per fronteggiare l'emergenza e per favorire un processo virtuoso che consenta di azzerare il deficit dell'Amia. Con una successiva delibera del 29 giugno scorso, in esecuzione della citata ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, la giunta del comune di Palermo ha deciso di autorizzare l'anticipazione all'Amia, per il periodo dal 21 luglio al 20 dicembre 2009, dei corrispettivi del contratto di servizio, per il complessivo importo di circa 35 milioni di euro. Le ricordo, inoltre, onorevole D'Antoni, cosa che le è ben nota, che è stato il fattivo intervento del Dipartimento della protezione civile e dei competenti organi territoriali del Governo che ha consentito nella prima settimana di giugno la rimozione dei rifiuti dalle strade di Palermo.
PRESIDENTE. Signor sottosegretario, la prego di concludere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Allo stato, quindi, onorevole D'Antoni - concludo Presidente - non risulta, nonostante quanto sia stato riportato da notizie di stampa, che l'amministrazione comunale di Palermo abbia adottato alcun provvedimento di variazione dell'addizionale comunale dell'imposta sul reddito delle persone fisiche.
PRESIDENTE. L'onorevole D'Antoni ha facoltà di replicare.
SERGIO ANTONIO D'ANTONI. Signor Presidente, caro Ministro, mi ritengo totalmente insoddisfatto per due ragioni. In primo luogo, le ricordo che a Palermo si paga la TARSU più cara d'Italia e autorizzare l'aumento della stessa del 30 per cento mi sembra assolutamente inconcepibile. Se il consiglio comunale ancora non l'ha fatto, vuol dire che ha le sue ragioni, di fronte alla TARSU più alta d'Italia.
In secondo luogo, è vero, secondo la frase finale del suo intervento, che ancora il consiglio comunale e la giunta non hanno deciso di raddoppio dell'addizionale, ma è anche vero che voi l'autorizzate al contrario di tutti i comuni italiani, che non possono toccare le addizionali. Quindi, voi autorizzate a mettere le mani nelle tasche dei cittadini palermitani, ma per cosa? A questo non ha risposto, caro Ministro: per il disastro della gestione dell'Amia, per il disastro che è stato prodotto durante tutti questi anni di giunte del centrodestra. Mentre il Presidente Berlusconi sui rifiuti di Napoli ha fatto la campagna elettorale del 2008, non volete affrontare la questione dei rifiuti di Palermo allo stesso modo, con la stessa intensità, perché dovreste condannare le vostre giunte e la cattiva amministrazione della città di Palermo e dell'Amia, in particolare. Le è noto, caro Ministro, che Pag. 48è in corso una serie di inchieste della magistratura per viaggi ingiustificati dell'Amia, per tutta una serie di malversazioni che sono avvenute.
Il problema è questo: bisogna fare un intervento radicale sul comune di Palermo e sull'Amia per risolvere il problema dei rifiuti, perché siamo nel caldo più eccezionale dell'anno con i rifiuti in mezzo alla strada, e non mettere le mani nelle tasche dei palermitani, tra i più poveri d'Italia e che non meritano questo trattamento dal Governo di cui lei fa parte.
(Ricadute scientifiche, tecnologiche e industriali conseguenti alla recente decisione di riavviare il programma di costruzioni di centrali nucleari in Italia - n. 3-00599)
PRESIDENTE. L'onorevole La Malfa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00599, concernente ricadute scientifiche, tecnologiche e industriali conseguenti alla recente decisione di riavviare il programma di costruzioni di centrali nucleari in Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, nei giorni scorsi, come lei ha ricordato, il Parlamento ha approvato l'orientamento del Governo di riaprire il programma nucleare per il nostro Paese. Lei sa che il Partito Repubblicano fu l'unico ad opporsi a quello sciagurato referendum nel 1987, e quindi consideriamo con molto favore questa decisione vostra e del Governo.
Quello che vorremmo sapere dal Governo è come questo programma si svilupperà. Avendo interrotto per 20 anni il lavoro sul settore del nucleare, bisognerà collaborare con qualche produttore straniero. Vorremmo sapere dal Ministro con chi pensiamo di collaborare, con quale Paese: pensiamo sia la Francia, da qualche notizia di giornale che abbiamo avuto, ma vorremmo sapere che tipo di centrali e, soprattutto, quali ricadute positive si potranno avere sul piano tecnologico e scientifico per l'industria italiana, che ne ha un assoluto bisogno.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Onorevole La Malfa, come lei ha correttamente ricordato, nei giorni scorsi, per decisione del Parlamento, è stato deciso di riavviare il programma nucleare nel nostro Paese e, a tal fine, rispondo, in particolare, in merito ai rapporti e agli accordi esistenti tra il nostro Paese e la Francia.
Il Protocollo di accordo Italia-Francia prevede, anche se in via non esclusiva, la collaborazione tra le imprese elettriche di questi due Paesi in un quadro di concorrenza aperta, con la creazione di partenariati industriali tra aziende attive nei lavori di ingegneria e nella realizzazione di componenti di centrali elettronucleari.
È previsto, inoltre, il partenariato in materia di ricerca e sviluppo tecnologico. In tale ambito, la collaborazione potrà riguardare, tra gli altri, i progetti definiti come reattori di quarta generazione e i reattori di ricerca. Tale collaborazione potrà assumere forme diverse, quali il gemellaggio di grandi impianti sperimentali, la gestione in comune di attività di ricerca e di ingegneria, gli scambi e la formazione di personale scientifico e tecnico, lo scambio di informazioni e la realizzazione di partenariati strategici industriali.
L'ENEL e l'EDF, la società elettrica della Francia, hanno, altresì, firmato due memorandum di intesa, che pongono le premesse per lo sviluppo congiunto dell'energia nucleare in entrambi i Paesi. Con il primo memorandum, che ha una durata di cinque anni dalla data della sua firma, con possibilità di proroga, vi è l'impegno a costruire e a fare entrare in esercizio in Italia almeno quattro unità di generazione nucleare, avendo come riferimento la tecnologia EPR.
Nel secondo memorandum, ENEL e EDF hanno espresso la volontà di estendere Pag. 49il precedente accordo sul nucleare, a suo tempo raggiunto, per la realizzazione in Francia di altri cinque reattori EPR. Il Ministero dello sviluppo economico precisa che, per produrre in Italia il 25 per cento di energia da fonte nucleare, sono verosimilmente necessari circa 12 impianti, da realizzare nei prossimi 20 anni. Poiché l'accordo con la Francia prevede attualmente, come detto, la realizzazione di quattro impianti, non si esclude la possibilità di ulteriori e diverse intese a livello internazionale.
È comunque utile chiarire, e la ringrazio per l'opportunità che fornisce al Governo, onorevole La Malfa, che è comunque presente la possibilità di coinvolgere altre imprese italiane nelle iniziative imprenditoriali in atto, anche nella qualità di fornitori di attrezzatura, componentistica e servizi, poiché esistono realtà industriali nazionali importanti nel settore dell'ingegneria, dello smantellamento, della manifattura, di componenti dei reattori, della strumentazione tecnica e del settore dei servizi, che hanno lavorato e continuano a lavorare nel comparto nucleare a livello internazionale. Ciò garantirà il naturale sostegno al nostro settore industriale, che potrà essere parte qualificante del progetto di ricostruzione dell'energia nucleare nel nostro Paese.
PRESIDENTE. L'onorevole La Malfa ha facoltà di replicare.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per le informazioni su questi progetti. Vorrei chiedere al Ministro se fosse possibile mettere a disposizione del Parlamento i due memorandum d'intesa firmati dal Governo italiano e dal Governo francese, che contengono il dettaglio delle cose che egli ci ha detto; e vorrei anche sottolineare come, aldilà della collaborazione fra l'ENEL e l'EDF, che sono gli enti che producono l'energia elettrica, quello che molto è importante, sul quale metto l'accento, è la possibilità di far lavorare delle imprese italiane nella produzione. Vi era un accenno, difatti, nell'intervento del Ministro: si tratta di un argomento molto importante, perché l'Italia aveva un settore molto significativo, centrato attorno alle imprese come l'Ansaldo, alle imprese della Finmeccanica; sarebbe molto interessante sapere se queste imprese sono state già attivate, se verranno attivate, perché tutto ciò può dare una prospettiva non solo per risolvere la domanda energetica nel nostro Paese, ma anche per riavviare un processo di sviluppo tecnologico di cui l'Italia ha notevole bisogno.
(Iniziative di competenza del Ministro dell'economia e delle finanze in merito ad irregolarità compiute dalla società pubblica di riscossione Equitalia - n. 3-00600)
PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00600, concernente iniziative di competenza del Ministro dell'economia e delle finanze in merito ad irregolarità compiute dalla società pubblica di riscossione Equitalia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevole Ministro, il sistema di riscossione delle imposte locali - parliamo di 20 miliardi di euro annui - poggia essenzialmente su una società pubblica, Equitalia, che controlla 30 milioni di cittadini. Equitalia è stata spesso al centro di vicende controverse, denunciate dai consumatori, per gli episodi delle cosiddette «cartelle pazze», emanate per crediti inesistenti, e procedure di pignoramento illegittime. Equitalia vive un paradosso: da un lato recupera solo il 4 per cento dell'immenso ammontare dei crediti non esatti (200 miliardi di euro vengono conteggiati tra il 2000 e il 2007), e dall'altro fa registrare episodi di grave negligenza vessando i cittadini. Chiedo al signor Ministro di farci sapere quali tempestivi interventi, inclusa una procedura formale di verifica, il Ministro intenda assumere per far cessare l'inaccettabile vessazione della società pubblica nei confronti dei contribuenti.
Pag. 50PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, mi consenta di chiarire preliminarmente all'onorevole Pisicchio che la riforma del sistema della riscossione in Italia, che è stata varata nel 2005, ha costituito un passo di rilevanza strategica enorme, perché sono stati creati i presupposti per una gestione unitaria dell'azione di accertamento e di riscossione, senza trascurare naturalmente, come giustamente diceva l'onorevole Pisicchio, l'esigenza di migliorare il rapporto con il contribuente. La creazione di Equitalia è stata quindi indirizzata anche ad ottenere una riduzione dei costi del sistema, grazie al superamento della precedente frammentazione. La riforma in questione inoltre ha prodotto effetti positivi sia in termini di incremento di volumi della riscossione, che di contrasto all'evasione fiscale e di assolvimento spontaneo degli obblighi fiscali. Naturalmente è stato anche migliorato il servizio offerto ai cittadini e alle imprese rispetto a quello offerto dal precedente sistema. Si è registrato pertanto un costante aumento in questi anni degli incassi dai ruoli erariale e previdenziale, più che raddoppiati rispetto agli incassi del 2005, grazie appunto ad una migliore razionalizzazione della rete territoriale degli sportelli.
Venendo, in particolare, alla sua interrogazione, onorevole Pisicchio, che fa riferimento a presunte irregolarità ed inefficienze registratesi nel periodo 2000-2007, come le è noto, l'inizio dell'operatività della nuova società è avvenuto solo il 1 ottobre 2006, e pertanto la gran parte delle disfunzioni da lei segnalate sono eventualmente da ascrivere all'attività svolta da ex concessionari della riscossione, che sono soggetti privati diversi da quelli ai quali lei ha fatto riferimento; e anche la sentenza della Corte dei conti, alla quale fa riferimento nella sua interrogazione, riguarda attività poste in essere da un ex concessionario della riscossione. Per quanto riguarda comunque la questione delle cosiddette «cartelle irregolari», da un monitoraggio effettuato emerge una percentuale di contestazioni sull'operato pari all'1,24 per cento dei ricorsi, a fronte di oltre 17 milioni di atti emessi, con un indice di errore quindi inferiore allo 0,5 per cento. Questi errori sono ritenuti fisiologici, in considerazione dei milioni di atti che vengono emessi dalla società Equitalia, che comunque è pronta a scusarsi immediatamente per il disagio creato, e che ha attivato le iniziative per rimediare con tempestività agli errori quando essi si sono verificati.
Comunque, intendo concludere rassicurando che le argomentazioni dell'onorevole Pisicchio per quanto riguarda il miglioramento del rapporto con il cittadino contribuente sono condivise e che recentemente è stata messa in progetto, con il fattivo contributo del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, che ha sede presso il Ministero per lo sviluppo economico, e che rappresenta ben 17 associazioni nazionali dei consumatori, la prossima realizzazione di un numero telefonico unico che consentirà il contatto diretto telefonico dei cittadini contribuenti proprio al fine di migliorare ancora il delicato servizio oggetto dell'interrogazione.
PRESIDENTE. L'onorevole Pisicchio ha facoltà di replicare.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signor Ministro, noi non abbiamo contestato le ragioni che spinsero alla nascita di Equitalia: abbiamo semplicemente voluto mettere in evidenza gli errori che Equitalia compie. Errori che si traducono in vere e proprie vessazioni, tipo gabellieri medievali, nei confronti dei cittadini consumatori. Le stime dei contribuenti parlano di 9,8 miliardi di euro, per quasi 50 milioni di cartelle esattoriali illegittime, non dovuti e pagati in dieci anni da cittadini ignari - certo, si tratta di anni coperti in parte da Equitalia e in parte no: ma Equitalia non ha modificato di molto le cose - o disposti ad accettare una vessazione pecuniaria di entità limitata pur di Pag. 51non imbarcarsi in una odissea giudiziaria per vedere riconosciuto il diritto a non pagare nuovamente una multa già pagata, in molti casi accettando consapevolmente la vessazione per evitare ad esempio il pignoramento di un veicolo. Signor Ministro, ho apprezzato le parole che lei ha detto, di condivisione delle nostre preoccupazioni, ma mi consentirà di non potermi ritenere soddisfatto, poiché credo che occorra una volta per tutte ricondurre la società pubblica all'esercizio corretto della sua missione, che era e resta quella di recuperare le risorse ingenti sottratti all'erario e tali da ridurre drasticamente il nostro debito pubblico (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Chiarimenti in merito agli incidenti verificatisi nel corso della manifestazione svoltasi a Vicenza il 4 luglio 2009 e misure per prevenire in futuro il ripetersi di tali incidenti - n. 3-00601)
PRESIDENTE. L'onorevole Dal Lago ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00601 concernente chiarimenti in merito agli incidenti verificatisi nel corso della manifestazione svoltasi a Vicenza il 4 luglio 2009 e misure per prevenire in futuro il ripetersi di tali incidenti (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmataria.
MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, come già da lei riassunto, il 4 luglio 2009, in coincidenza con la festa nazionale degli Stati Uniti ed in vicinanza del vertice del G8 che avrebbe avuto luogo nella settimana successiva, a Vicenza ha avuto luogo una manifestazione per protestare contro l'ampliamento del locale aeroporto della base Dal Molin, parte di un progetto di potenziamento della presenza militare americana nella città. Durante la suddetta manifestazione, alla quale hanno preso parte anche giovani a volto coperto e con caschi, si sono registrati momenti di forte tensione e scontri, con lanci di sassi e fumogeni da parte dei manifestanti contro la polizia. Questa è soltanto l'ultima di una serie di manifestazioni che hanno interessato la città di Vicenza negli ultimi anni, generando gravi preoccupazioni per le possibili conseguenze sull'ordine pubblico.
Chiediamo dunque al signor Ministro di conoscere, anzitutto, le informazioni di cui disponga il Governo in merito ai fatti citati, e, in secondo luogo, quali misure il Governo intenda adottare per prevenire in futuro il ripetersi di questi incidenti, anche alla luce del fatto che a Vicenza esiste un presidio permanente del Dal Molin che comporta presenza fissa di polizia che sarebbe meglio utilizzata per difenderci da criminali normali.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Dal Lago, che consente al Governo di fornire elementi di chiarimento rispetto alla questione sollevata. Alla manifestazione cui si è fatto riferimento, quella del 4 luglio scorso a Vicenza, hanno partecipato circa 3 mila persone, fra esponenti politici nazionali, esponenti politici locali ed esponenti delle associazioni territoriali cui si è fatto riferimento.
Le autorità locali di pubblica sicurezza hanno predisposto preventivamente ogni accurata misura per impedire che i manifestanti potessero invadere eventualmente l'area militare dell'aeroporto, come pure era stato ripetutamente preannunziato nei giorni precedenti la manifestazione. Le forze di polizia schierate a difesa del perimetro della base hanno respinto i manifestanti, che hanno reagito lanciando fumogeni, esplodendo artifizi pirotecnici e scagliando anche estintori. Durante gli scontri sono rimasti contusi sette appartenenti alle forze di polizia, tra i quali il vice questore vicario. Al corteo, che è rimasto fermo per circa un'ora e mezza, è stato consentito di ripartire solo dopo che, ottemperando all'apposito ordine del questore, alcuni manifestanti avevano dismesso caschi, scudi ed altre protezioni di cui erano in possesso. Pag. 52
Va inoltre segnalato che le forze dell'ordine, che a nome del Governo intendo qui ringraziare, nell'ambito dell'attività di prevenzione già dalla mattina avevano sequestrato diverso materiale atto ad offendere, in parte occultato in una zona adiacente ai luoghi della manifestazione, in parte rinvenuto a bordo di alcuni furgoni. Il rigore opposto ad ogni forma di illegalità è stato bilanciato con grande professionalità da un'efficace e accorto uso della forza, impiegato solo per contrastare, come ho detto, i tentativi di invasione dell'area militare. L'accertamento delle eventuali responsabilità individuali e delle illegalità compiute è comunque rimesso alle indagini di polizia che sono in corso e che potranno avvalersi del materiale cine-fotografico raccolto.
Per quanto riguarda la questione specifica alla quale lei ha fatto riferimento, quella cioè delle unità impiegate per assicurare un costante controllo dell'area dell'aeroporto Dal Molin, il Ministro dell'interno ci assicura che non è prevista alcuna sottrazione di risorse alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica nella provincia di Vicenza. Infatti, a presidio della base militare vengono impiegati specifici ed ulteriori contingenti appositamente assegnati dal Dipartimento di pubblica sicurezza su richiesta del prefetto, la cui presenza - voglio rassicurarla in tal senso - è quindi aggiuntiva e contribuirà comunque al più generale sistema di controllo del territorio.
PRESIDENTE. L'onorevole Dal Lago ha facoltà di replicare.
MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, vorrei ringraziare il Ministro per l'esaustiva risposta, nonché condividere con lui, in quest'Aula del Parlamento, il ringraziamento alle forze di polizia, in particolar modo al questore e al vicequestore che, devo dire, si sono comportati in maniera ottima, precisa e rispondente alle esigenze del territorio.
All'interno di quest'Aula del Parlamento, vorrei invece biasimare il comportamento dell'amministrazione comunale vicentina, che probabilmente aiuta il perdurare di queste manifestazioni e i comitati «No Dal Molin» con un atteggiamento a questo riguardo spesso ambiguo da parte dell'amministrazione comunale, in particolar modo del sindaco. A fronte del fatto che piaccia o non piaccia, i lavori all'interno dell'aeroporto Dal Molin sono già iniziati da tempo e andranno quindi a concludersi: continuare a dire che non bisogna farli lì, che bisogna spostarli in altra parte e che gli americani non sono benvoluti invece di calmare gli animi aiuta semplicemente ad aizzarli.
Ringrazio quindi il Ministro e l'augurio è che possiate comunque emanare ulteriori ordinanze per impedire un domani manifestazioni di questo tipo, ancorché fuori dai centri storici, perché la nostra città - ripeto - ne ha già avute ormai cinque o sei e riteniamo che siano più che sufficienti, soprattutto se legate al solito problema della presenza americana (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16 con lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del caporal maggiore Alessandro Di Lisio, nonché il ferimento di tre paracadutisti italiani.
La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16,10.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bocci, Brugger, Cicchitto, Donadi, Lo Monte, Milanato, Leoluca Orlando, Pag. 53Pescante e Soro sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del caporal maggiore Alessandro Di Lisio, nonché il ferimento di tre paracadutisti italiani (ore 16,12).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una informativa urgente del Governo sul grave attentato in Afghanistan che ha causato la morte del caporal maggiore Alessandro Di Lisio, nonché il ferimento di tre paracadutisti italiani.
Avverto che, dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Tempi specifici sono attribuiti alle componenti politiche del gruppo Misto.
(Intervento del Ministro della difesa)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della difesa, onorevole Ignazio La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. Signor Presidente, onorevoli colleghi, riferisco a nome del Governo sul grave attentato avvenuto ieri, 14 luglio, in Afghanistan, che ha causato la morte di un nostro soldato ed il ferimento di altri tre militari.
In questa dolorosa e triste circostanza mi sia consentito, innanzitutto, esprimere il più profondo cordoglio ai familiari del giovane militare deceduto, la più sentita partecipazione al loro immenso dolore e di manifestare la mia personale vicinanza ai tre militari feriti e alle loro famiglie, chiedendo all'Aula di unirsi a me nell'espressione di questi sentimenti (Generali applausi a cui si associano i membri del Governo - L'Assemblea si leva in piedi).
Siamo tutti vicini alle Forze armate che oggi hanno tributato un altro sacrificio al dovere.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, fatta questa doverosa premessa, è mio dovere descrivere i fatti secondo la ricostruzione effettuata dai competenti organi tecnico-operativi e sulla base delle notizie finora pervenute.
Ieri, alle ore 10,30 circa, ora italiana, un Lince VTLM, primo veicolo di un convoglio formato dalla prima compagnia della task force sud, su base 187 reggimento paracadutisti della brigata Folgore, da uno nucleo avanzato di ricognizione e combattimento dell'VIII reggimento genio guastatori della Folgore, da un nucleo di bonifica ordigni esplosivi ed infine da un nucleo avanzato per il controllo del supporto aereo, oltre che da un nucleo sanitario, (per un totale di 47 militari e 12 automezzi, nove Lince, un Cougar e due Dardo), stava rientrando da Farah al termine di un'attività di controllo e sorveglianza del territorio in supporto all'esercito afghano nella zona di Shewan. Sul percorso sulla strada statale n. 517, nei pressi del villaggio di Ganjabad, a circa di 40 km a nordest di Farah, tale convoglio è stato investito dall'esplosione di un ordigno improvvisato collocato sul terreno e attivato da un piatto di pressione occultato sulla rotabile, presumibilmente di entità dell'ordine di 50-70 chilogrammi, fabbricato con esplosivo di tipologia in corso di identificazione. L'entità della detonazione evidenziata dalla notevole ampiezza e profondità del cratere, causava consistenti danni al primo mezzo della colonna, quello sul quale si trovava personale del nucleo avanzato di ricognizione e combattimento, con un equipaggio di quattro militari, che occupava tale posizione perché incaricato di svolgere compiti di ricognizione, identificazione, bonifica dell'itinerario di movimento, nonché compiti di rilievo della possibile presenza di ostacoli Pag. 54attivi o passivi e di minacce non convenzionali che possono mettere a rischio le operazioni e la manovra.
Il personale del mezzo, mentre percorreva la strada statale di cui sopra, veniva attratto da una lieve alterazione del terreno a ridosso del ciglio della strada, ed allo scopo di effettuare un controllo più accurato, bloccava il moto del mezzo ed effettuava una retromarcia. Nel momento della marcia indietro veniva investito dall'esplosione.
Proprio l'elevato quantitativo di carica utilizzata, che è inusuale per tale tipologia di attacchi, ha reso vulnerabile la protezione del Lince che in passato ha sempre assicurato un elevato livello di sopravvivenza del personale trasportato. L'esplosione provocava lo scardinamento del tetto del mezzo e della ralla nella quale stava operando con l'arma di reparto il caporal maggiore Di Lisio. Il personale coinvolto veniva prontamente soccorso dall'ufficiale medico al seguito dell'autocolonna che non poteva, però, che constatare il decesso del primo caporal maggiore Alessandro Di Lisio, nato a Campobasso il 15 maggio del 1984, e il ferimento di altri tre militari per i quali veniva richiesta l'immediata evacuazione medica.
Durante lo svolgimento di tale operazione a mezzo elicottero dal luogo dell'incidente all'ospedale da campo USA Role 2 di Farah veniva segnalato l'assembramento di una ventina di elementi ostili a sud del sito dell'attacco. Veniva, pertanto, richiesto un intervento di supporto aereo da parte di due elicotteri Combat A-129 Mangusta che hanno successivamente effettuato sorvoli ravvicinati sul luogo dell'evento senza tuttavia effettuare azioni di fuoco.
Il resto del dispositivo, invece, provvedeva a garantire la sicurezza perimetrale del sito dell'incidente.
Successivamente, il PRT di Farah inviava in supporto la forza di reazione rapida composta da quattro mezzi, ivi compreso quello per il recupero del veicolo danneggiato. Alle 13,40 circa i feriti, stabilizzati dal Role 2 di Farah, venivano successivamente trasferiti all'ospedale Role 3 canadese di Kandahar per accertamenti più accurati.
Allo stato attuale le condizioni dei tre militari, tutti effettivi all'VIII reggimento genio guastatori della Folgore, sono le seguenti.
Il tenente Giacomo Donato Bruno ha un lieve interessamento della colonna vertebrale toracica, con microfrattura stabile di una vertebra (non si è verificata nessuna compromissione della mobilità articolare).
Al contrario, il primo caporal maggiore Simone Careddu, che ha frattura alla terza, quarta e quinta vertebra toracica, ha una probabile sindrome paretica.
Infine, il caporal maggiore scelto Andrea Cammarata ha un trauma cranico di apparente lieve entità e frattura ad un braccio.
I familiari delle vittime sono stati informati dell'accaduto non appena è stato possibile contattarli. Io stesso ho voluto esprimere personalmente i sentimenti del mio dolore al padre del caporal maggiore Di Lisio.
La salma di Alessandro arriverà in patria nella mattinata di domani, circa alle ore 9, con un volo militare che atterrerà a Ciampino. I feriti rientreranno in Italia, invece, questa notte circa alle 2,30.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, come già avevo avuto occasione di sottolineare durante una precedente informativa, quella dell'11 giugno scorso, questi episodi confermano che in tutto l'Afghanistan, da sud a nord, da est a ovest, permane una situazione di evidente pericolosità che è data da ragioni concomitanti anche se apparentemente diverse.
Innanzitutto, la maggiore frequenza e virulenza degli attacchi è da mettere in relazione - come abbiamo più volte riferito - con le imminenti elezioni presidenziali che si terranno il prossimo 20 agosto; cioè vi è in atto un tentativo di creare una situazione di ulteriore destabilizzazione che possa in qualche modo rendere meno evidente il successo previsto con l'appuntamento elettorale. Pag. 55
Più ancora tale inasprimento, però, va attribuito alla cresciuta azione di controllo del territorio da parte dell'esercito nazionale afghano, sostenuto dalla missione internazionale di ISAF, che si spinge in zona prima completamente nelle mani del terrorismo o dell'insorgenza o della criminalità.
Contestualmente, come è confermato dalla relazione dei servizi di sicurezza al Parlamento, l'accresciuta pressione nell'area meridionale dell'Afghanistan da parte della coalizione internazionale spinge le forze ostili nella zona di Farah (che è la parte a sud della zona ovest a comando italiano), dove sono presenti i nostri militari, accrescendo quindi le probabilità di contatti e di scontri.
Sarebbe, quindi, errato parlare di una strategia mirata contro le forze italiane, ma al contrario è invece esatto affermare che si tratta di tentativi per impedire alle forze afghane e internazionali, che lavorano ed operano a stretto contatto e con crescente sinergia, di estendere ulteriormente il controllo del territorio da parte del legittimo Governo afghano.
Purtroppo, oggi il timore che avevamo si è verificato: che potesse aumentare notevolmente la potenza degli ordigni esplosivi in modo da arrecare danni ai soldati all'interno del blindato Lince, finora mezzo efficace in termini di protezione del personale.
In alcune occasioni nelle ultime settimane proprio la qualità tecnica dei mezzi a nostra disposizione ha fatto sì che i contatti che le nostre pattuglie hanno avuto sul terreno con elementi ostili si siano risolti senza gravi conseguenze per i nostri soldati.
Quello della tutela della sicurezza del nostro personale resta la priorità delle priorità assolutamente vincolante. Proprio per questo i nostri militari debbono continuare ad avere il massimo possibile in termini di mezzi, di addestramento e strumenti di difesa che sino ad oggi - posso assicurarvelo - sono sempre stati ai più elevati livelli qualitativi.
Pertanto, quanto avvenuto in questi giorni, prima agli alleati ed ora anche a noi, impone comunque una riflessione sui mezzi e le attrezzature di fronte ad una recrudescenza dell'azione degli insorgenti caratterizzata da una crescente potenzialità offensiva degli ordigni allo scopo di rendere ancora più efficace la protezione del personale.
A questo principio, peraltro, si sono ispirati i provvedimenti legislativi che il Parlamento ha approvato o che ha in esame relativi al rifinanziamento delle missioni all'estero.
Ho sostenuto con l'appoggio delle Commissioni competenti e - devo dire - di tutto il Parlamento che fosse necessario non immaginare nessun tipo di possibile riduzione di risorse laddove si vanno a toccare l'addestramento, i mezzi, la qualità della protezione. Devo dire che il Governo e il Parlamento hanno dato risposte, da questo punto di vista, assolutamente soddisfacenti se è vero che per il 2009, sia nel primo semestre sia nel quadrimestre ora in esame, le risorse sono state aumentate anche sino al 30 per cento rispetto, invece, ad una riduzione del bilancio ordinario della Difesa come di altri Ministeri; mentre - lo ripeto - il finanziamento delle missioni estere ha visto esattamente l'incremento richiesto e a me segnalato dai comandi militari.
Ribadisco che il mezzo Lince - quello oggi esistente - per lo specifico uso cui è destinato ha sino ad oggi protetto efficacemente i nostri militari. Basta pensare che, alla luce dei positivi risultati conseguiti dal veicolo presso l'esercito italiano, il mezzo è stato poi acquisito in diverse versioni dai vari Paesi, tra cui Gran Bretagna, Belgio e Spagna che, anzi, lo stanno cominciando ad utilizzare con un notevole ritardo rispetto all'utilizzo che ne ha fatto la forza armata italiana.
Nelle condizioni attuali tuttavia - voglio dirlo con chiarezza - in Afghanistan una sicurezza al 100 per cento per chi opera nelle missioni non può esistere e non esiste. Ho sempre detto che occorre che i mezzi, l'addestramento e la qualità delle capacità difensive e protettive dei nostri militari siano al massimo livello Pag. 56qualitativo. Oggi disponiamo delle migliori attrezzature possibili, ma in questo campo il meglio non è mai definitivo.
È imprescindibile, dunque, e direi vitale continuare ad aggiornare periodicamente gli equipaggiamenti disponibili in teatro e studiare le soluzioni tecniche che possono meglio contribuire alla sicurezza del contingente e al successo della missione.
Non dobbiamo, quindi, mai considerare definitivo il livello di sicurezza ottenuto, anche se si tratta del massimo disponibile. Non dobbiamo accontentarci e dobbiamo sempre tenere in considerazione l'evoluzione della minaccia e di conseguenza individuare le giuste soluzioni che l'evoluzione della tecnologia offre per contrastarla. Come dire, non culliamoci sugli allori ma studiamo, come stiamo continuando costantemente a fare con l'industria, i progetti giusti per cercare di anticipare la capacità di forza ostile presente nei contesti in cui operiamo.
Vorrei, a tal proposito, sia pure brevemente, approfondire maggiormente dal punto di vista tecnico l'esame di cosa è il VTLM Lince. È un veicolo tattico leggero multiruolo, un mezzo che oggi viene impiegato in funzione combat e combat support e in ogni ambiente operativo assicurando un ottimo livello di sopravvivenza al personale trasportato.
Al momento sono stati introdotti in servizio complessivamente 781 veicoli su 1.150 previsti. Il VTLM è un veicolo di 6.200 chilogrammi, equipaggiato con un sistema di protezione del personale dal tiro delle armi portatili, da schegge di artiglieria e da mine. Di tale veicolo sono previste anche versioni controcarro e versioni spike e portaferiti. In particolare, consente lo svolgimento da parte del personale sanitario dell'attività di primo soccorso ed altro.
Proprio per contrastare ed anticipare la minaccia, è comunque attualmente in corso di sperimentazione un sistema di protezione balistica del tiratore in ralla, che è la posizione sempre più delicata (cioè, quella della persona che sta fuori dalla torretta, come lo era drammaticamente il militare che ha perso ieri la vita). I primi esemplari del nuovo manufatto saranno presumibilmente distribuiti alle unità a partire dai prossimi mesi.
Inoltre, è in fase di sviluppo una nuova versione del VTLM, che offrirà una maggiore protezione al personale e maggiori prestazioni complessive.
In aggiunta a ciò - e non sono cose decise oggi, bensì decise quando la minaccia sembrava assolutamente in grado di essere respinta con il Lince, e già messe in cantiere - è in corso di realizzazione un veicolo di classe superiore, denominato VTMM, che è realizzato secondo le stesse moderne concezioni del Lince, ma caratterizzato da un peso maggiore e che offre un livello di protezione ancora più elevato.
Lo stesso concetto si può esprimere, sia pure per un uso tattico non proprio identico, per un altro mezzo attualmente in produzione, che è il Freccia, che ha come sostanziale differenza rispetto al Lince il fatto di avere una torretta che evita al militare di stare esposto in ralla. Naturalmente, l'uso tattico non sarebbe proprio uguale, ma aumenterebbe notevolmente la protezione.
I primi esemplari di questo veicolo, che verrà denominato Dardo, sono appena entrati in servizio e a partire dai prossimi mesi si procederà alla graduale acquisizione di altri veicoli, per un primo lotto di 54. Il mezzo nuovo si chiamerà Freccia ed è un'evoluzione del mezzo Dardo, più esattamente.
In tema di protezione e sicurezza voglio, a questo appunto, parlare di copertura aerea, per anticipare correttamente, come al solito, tutte le eventualità e tutte le possibilità, proseguendo in quel rapporto di franchezza e di assoluta e totale informazione che ho cercato potesse contraddistinguere il mio incarico di Ministro della difesa.
La copertura aerea nel corso delle operazioni militari in Afghanistan è oggi assicurata solo da aerei non italiani. I nostri Tornado infatti, come abbiamo proposto noi e ha voluto il Parlamento, hanno solo compiti di ricognizione e Pag. 57sorveglianza. Tale situazione corrisponde a quanto, a suo tempo, è stato deciso dal Parlamento.
Come ho già detto alle Commissioni esteri e difesa di Camera e Senato lo scorso 8 luglio vi è - lo voglio segnalare - un po' di imbarazzo, perché i nostri soldati devono ricorre agli altri quando hanno bisogno di copertura aerea, mentre gli altri non possono ricorrere alla copertura aerea italiana e, soprattutto, i nostri non possono richiedere direttamente a noi stessi la copertura aerea, quando questa è improcrastinabile e serve immediatamente.
Si potrà, perciò, nel tempo imporre una riflessione relativamente ad ogni aspetto che possa essere funzionale ad una maggiore sicurezza dei nostri soldati.
In ogni caso, sarà una riflessione basata su considerazioni tecnico-operative, quali i tempi di reazione e l'efficacia delle predisposizioni. A tale scopo, è in corso un approfondimento sul possibile utilizzo di Tornado a supporto delle forze sotto attacco, a similitudine di quanto avviene per gli elicotteri Mangusta, che già in queste condizioni operano e intervengono.
Signor Presidente e onorevoli colleghi, concludo dando atto - come il vostro caldo e sincero applauso ha già testimoniato - del meritorio comportamento dei nostri militari anche nel corso dell'ultimo attacco, come del resto in tutte le altre occasioni in cui si sono trovati a fronteggiare analoghi episodi.
In Afghanistan, i nostri militari operano, senza dubbio, in un contesto difficile e complesso, ma lo stanno facendo con grande equilibrio, competenza e professionalità e sono animati dalla convinzione dell'utilità del loro lavoro e del loro contributo per la stabilizzazione del Paese. Questa sicurezza è garantita da migliaia di uomini e donne con le stellette, come il primo caporal maggiore Di Lisio e come i tre feriti. A lui, a loro, a tutti loro, va la nostra profonda riconoscenza e la nostra sentita vicinanza.
Il Presidente Napolitano ha messo in evidenza la larga comprensione e condivisione nell'opinione pubblica italiana per quel che riguarda la necessità di proseguire l'impegno in Afghanistan insieme alla comunità internazionale, nell'interesse di ciascun Paese che è sempre esposto ai colpi del terrorismo internazionale, e lo sarà finché non saremo riusciti a stabilizzare il tessuto sociale, sradicandone le cause generanti.
Mi inchino alle parole del Presidente Napolitano che, ancora una volta, dal suo alto ruolo, ha saputo offrire la strada a tutta la comunità nazionale, così come ha fatto il Presidente del Consiglio, onorevole Silvio Berlusconi, nell'esprimere il cordoglio suo personale e quello del Governo, quando ha sottolineato, al tempo stesso, la necessità e l'importanza della missione di pace in Afghanistan per la stabilità di un'area strategica.
In Afghanistan la situazione è complessa e, talvolta, siamo chiamati a reagire con l'uso della forza giusta. Lo diciamo con chiarezza, non lo abbiamo mai nascosto. I nostri militari sono impegnati, al pari dei loro colleghi delle altre nazioni mobilitate, in un'azione militare per limitare le capacità dei gruppi di insorgenti e sostenere le istituzioni legittime.
Si è parlato molto di una «strategia di uscita» dall'Afghanistan, si è parlato molto dell'avvio di una nuova strategia conseguente all'elezione del Presidente Obama. Quello che è sicuro è che l'unica strategia finora immaginabile e immaginata è quella di consentire al legittimo Governo afgano, alla Forza armata afgana, alla polizia afgana, di riuscire a governare veramente il territorio e determinare le condizioni affinché la loro azione sia non solo legittima, ma effettiva e reale sulla nazione. È quella la via di uscita ed è in quella direzione che si muovono sia l'attività politica e diplomatica, sia l'attività del contingente militare internazionale.
La minaccia per il Paese è, oggi, rappresentata da una serie di diversi attori, quali guerriglieri talebani, bande di criminali, trafficanti di droga e armi e, infine, i cosiddetti signori della guerra. Per questo, il supporto militare della NATO non solo è importante, ma è necessario. Confermo, Pag. 58quindi, il più che mai saldo intendimento del Governo di mantenere l'impegno italiano per la stabilizzazione dell'Afghanistan. Ribadisco, pertanto, che gli eventi di questi giorni, così dolorosi, non avranno, comunque, alcuna ripercussione, se non nel senso di un rafforzamento del nostro convincimento sulla presenza italiana in Afghanistan e sul nostro apporto alla missione ISAF della NATO.
Voglio mettervi al corrente che, anche alla luce di quanto accaduto, anticiperò un viaggio che avevo già annunziato in sede di Commissione difesa, tra i mesi di agosto e settembre, perché intendo, di persona, portare non solo la mia ma - mi auguro - la vostra solidarietà e vicinanza, e avere anche l'occasione di verificare di persona quali possano essere gli atteggiamenti, i comportamenti e gli interventi assolutamente necessari. Vi assicuro che nulla sarà trascurato. Tutto il possibile sarà fatto, affinché questa missione possa essere portata avanti con il massimo livello di sicurezza e di tutela per i nostri ragazzi.
Voglio concludere ringraziando i parlamentari che hanno espresso, anche singolarmente, la loro vicinanza e la loro solidarietà alle Forze armate: parlamentari della maggioranza e parlamentari dell'opposizione.
In conclusione, voglio segnalare che anche i settori - anche fuori del Parlamento - che hanno insistito nella richiesta di ritiro delle truppe dai teatri - legittimamente, perché è una posizione per me sbagliata, ma legittima - lo hanno fatto con un linguaggio rispettoso verso i militari, che non sempre è stato il linguaggio di chi esprimeva quella opinione. Non ho sentito parole simili ad altre avvertite negli anni scorsi: «un po' se la sono cercata», «peggio per chi...» o frasi di questo genere. Nella stragrande maggioranza del Paese, direi nella sua totalità, vi è il riconoscimento del grande ruolo e della grande dedizione con cui i nostri ragazzi e le nostre ragazze con le stellette operano e vi è in tutti il profondo dolore per la scomparsa del militare caduto e la speranza di pronta guarigione dei tre feriti (Applausi).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Speciale. Ne ha facoltà per cinque minuti.
ROBERTO SPECIALE. Signor Presidente, a nome del gruppo del Popolo della Libertà intendo ringraziarla, signor Ministro, per la sua relazione chiara, onesta e soprattutto determinata in relazione ai provvedimenti da adottare affinché simili tragici eventi, non dico non abbiano più a verificarsi - il che sarebbe veramente velleitario, dato il contesto in cui accadono -, ma che, quanto meno non coinvolgano più la vita dei nostri soldati. La sua determinazione, signor Ministro, è rafforzata e manifestata vieppiù con la volontà e con la decisione di recarsi al più presto in loco, in quel teatro, per vedere il da farsi.
Ciò premesso, intervengo, anche da vecchio soldato, con il cuore infranto e affranto di dolore per la tragedia occorsa alla famiglia del caporal maggiore Di Lisio e a quella più allargata dell'Esercito italiano, alle quali famiglie, anche a nome del gruppo del Popolo della Libertà, intendo esprimere i sentimenti del più profondo cordoglio e della più affettuosa vicinanza.
Assolta questa doverosa incombenza, intendo richiamare l'attenzione sua, signor Ministro, e di tutti i colleghi parlamentari su quello che ritengo l'aspetto politico più significativo della vicenda. Come per le autorevoli parole del signor Presidente della Repubblica, la missione continua e deve continuare; sono certo che a queste nobili parole seguirà il consenso unanime di quest'Assemblea parlamentare.
Signor Ministro, assuma le nobili parole del signor Presidente della Repubblica e il consenso che sicuramente non mancherà di questa Assemblea come incoraggiamento e viatico per fare quanto è necessario e, ove possibile, anche di più.
La missione continua e deve continuare, come dicevo, e non poteva essere altrimenti; ne sarebbe valso dell'onore e Pag. 59della credibilità dell'Italia in rapporto agli impegni solennemente assunti a livello internazionale. Sarebbe stato compromesso uno degli interessi nazionali che io ritengo prioritari, cioè il concorso che la nostra Nazione deve dare alla stabilizzazione delle aree di crisi e alla lotta a fondo al terrorismo internazionale, soprattutto di matrice islamica.
Personalmente, da modesto conoscitore delle cose di cui stiamo parlando, signor Ministro, mi permetto di suggerirle di esplorare quattro direttrici: la prima riguarda l'intelligence. Ritengo che occorra un'informazione che io definisco di prossimità o, se preferite, di contingente per il contingente, più aderente, tempestiva e finalizzata.
La seconda direttrice riguarda i mezzi in dotazione: nell'attesa che arrivino quelli di cui lei ci ha parlato, signor Ministro, si provveda alla completa schermatura delle torrette dei Lince, dove operava il nostro compianto caporal maggiore Di Lisio.
La terza direttrice riguarda l'esplorazione della possibilità di dotarsi subito, se disponibili sul mercato, ovvero di porre immediatamente allo studio i mezzi di contrasto di questi famigerati Ied, per intenderci gli ordigni esplosivi artigianali con i quali hanno dovuto fare i conti i nostri soldati in questi ultimi mesi.
Quarta e non ultima direttrice, signor Ministro, è l'esplorazione della possibilità, insieme agli Stati maggiori, di inviare nel teatro dello scontro, unitamente ai Tornado, anche più elicotteri, come peraltro richiesto dai governatori delle province afgane che insistono sulle aree di nostra giurisdizione, in sede di audizione congiunta delle nostre Commissioni IV (Difesa) ed III (Esteri).
Concludo signor Ministro, esprimendo, a nome del gruppo Popolo della Libertà, il ringraziamento ai nostri soldati in Afghanistan e invocando per loro anche onore e gloria sempiterna, per quello che hanno fatto, per quanto hanno fatto, per come lo hanno fatto e soprattutto per le condizioni in cui continuano a farlo (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, anche io, a nome del nostro gruppo, desidero prima di tutto esprimere il dolore e il cordoglio del Partito Democratico per questo drammatico e luttuoso episodio, nel corso del quale ha perso la vita Alessandro Di Lisio e tre altri nostri militari sono stati feriti, ed esprimere, naturalmente, la vicinanza più grande e sincera alla famiglia Di Lisio e a tutte le Forze armate che hanno subito questa perdita.
Non c'è dubbio che questo episodio testimonia di una drammaticità del conflitto più acuta. Negli ultimi mesi si sono intensificate le operazioni militari dei gruppi talebani in molte parti del Paese. La prossimità delle elezioni presidenziali di agosto spinge ad un'azione militare dei talebani che determina un quadro di minore stabilità e minore sicurezza e di influenza sulle elezioni stesse e di questa accresciuta attività bellica e militare anche le nostre Forze armate sono state vittime più di quanto non sia avvenuto in passato.
Quindi sarebbe del tutto sbagliato circoscrivere quello che è accaduto a un episodio contingente. Credo che abbiamo il dovere di prendere atto che la vicenda afgana sta conoscendo un tornante particolarmente delicato, nel quale tutti dobbiamo essere consapevoli che dalle modalità con le quali questo passaggio sarà gestito, dipenderanno molti degli esiti futuri di questo scenario di crisi.
Anche noi conveniamo con la considerazione fatta ieri dal Presidente della Repubblica, e ripresa oggi dal Ministro, sulla necessità che il nostro Paese continui l'impegno assunto insieme alle altre nazioni democratiche, su mandato dell'ONU, in Afghanistan fin dal 2001. Si tratta di un impegno che è volto a liquidare le sacche e i santuari terroristici in quel Paese e ad evitare che possa tornare ad essere sottoposto ad un regime teocratico come quello talebano, che l'ha oppresso per molti anni.
Non c'è dubbio, però, che nel momento in cui riconfermiamo questo impegno, abbiamo Pag. 60il dovere di assumere comportamenti coerenti su più fronti, intanto sulla sicurezza dei nostri soldati e sulla messa a disposizione del nostro contingente di tutte le risorse e gli strumenti affinché possano assolvere a quella funzione nelle migliori condizioni. Naturalmente sappiamo bene che un teatro di guerra è rischioso in sé e sarebbe del tutto sciocco non sapere che i rischi sono insiti allo scenario stesso. Tuttavia, proprio per questo, crediamo che debbano essere rafforzati tutti i dispositivi che consentono ai nostri militari di realizzare la loro missione nelle condizioni di maggiore sicurezza, dal rafforzamento degli strumenti anti-Ied per ridurre i rischi che derivano da attentati esattamente come quelli di ieri, al rafforzamento delle misure di intelligence preventive che consentano una operatività più sicura, dal mettere a disposizione dei militari i mezzi più sicuri dal punto di vista dell'incolumità e dell'operatività, fino a mettere a disposizione delle nostre missioni internazionali (sia questa, sia le altre di cui stiamo discutendo in Commissione esteri) le risorse finanziarie necessarie a garantire il dispiegamento di tutti gli strumenti e le misure necessarie all'efficacia dell'azione.
Accanto a queste misure, però, vogliamo richiamare - come peraltro è stato fatto in queste ore da molti, sia commentatori esperti di cose militari, sia commentatori politici - la necessità che il mantenimento di un impegno sul fronte militare, anche accrescendo i fattori di sicurezza e di operatività, sia inserito nell'ambito di una strategia capace di dispiegarsi anche su fronti civili e politici con maggiore efficacia.
È evidente che la possibilità di dare luogo a quella che viene chiamata comunemente come exit strategy - che preferisco chiamare success strategy, perché l'espressione exit strategy spesso allude soltanto ad una strategia con la quale cercare di venire via il più presto possibile; credo che invece dobbiamo porci l'obiettivo di venire via avendo realizzato degli obiettivi di stabilità e di sicurezza che permangano, per cui preferisco riferirmi alla necessità di perseguire una success strategy - richiede che si rafforzino, accanto al volèe militare, anche i volèe civili, dalla ricostruzione economica del Paese (per dare al Paese stesso quella stabilità strutturale sul piano economico che consenta di sottrarre parte della popolazione al controllo e al consenso che possono ottenere i talebani), al mettere le forze armate e di polizia afgane nelle condizioni di poter esercitare compiti di sicurezza in modo maggiormente autosufficiente (in ragione tale da poter gradualmente ridurre l'impegno internazionale, ma anche da garantire la sicurezza e la stabilità del Paese), allo sviluppo della società civile, al rafforzamento delle istituzioni democratiche, tanto più in presenza di un passaggio delicato come le elezioni presidenziali delle prossime settimane.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
PIERO FASSINO. Concludo, signor Presidente. Quindi chiediamo al nostro Governo, sia con l'impegno proprio, sia nelle sedi internazionali che sono state attivate per gestire la crisi afgana, di farsi portatore della sollecitazione non soltanto a confermare l'impegno militare (che in Afghanistan è indispensabile che la comunità internazionale prosegua), ma anche a rafforzare tutti gli strumenti e gli interventi sul fronte civile, economico, politico e istituzionale necessari a ottenere che l'Afghanistan conosca una transizione democratica sicura (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Italia dei Valori e Unione di Centro - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gidoni. Ne ha facoltà.
FRANCO GIDONI. Signor Presidente, naturalmente anche noi parlamentari della Lega Nord Padania esprimiamo solidarietà alle famiglie del caduto e di coloro che sono rimasti feriti. Apprezziamo l'intervento del Ministro La Russa Pag. 61per la precisa ricostruzione dei fatti che ha voluto illustrarci e per le considerazioni svolte.
Come gruppo Lega Nord desideriamo proporre comunque due riflessioni. La prima è che se anche la morte del caporal maggiore Di Lisio è stata causata da un attacco di tipo tutto sommato ricorrente, considerato che gli ordigni improvvisati sono attualmente la prima causa di perdite tra i soldati dell'ISAF impegnati in Afghanistan, non possiamo in alcun modo nasconderci il fatto che su quel fronte ci attendono giorni duri. Ci aspetta, infatti, un periodo difficile, perché molto probabilmente il comando supremo delle forze alleate in Afghanistan chiederà anche a noi italiani di abbandonare le tattiche che privilegiano la cosiddetta force protection per abbracciare quelle che, invece, pongono al centro la protezione della popolazione locale.
Questo significa che vedremo sempre meno i nostri ragazzi muoversi a bordo dei Lince, mentre aumenteranno i loro pattugliamenti a piedi, esattamente come succede nell'Helmand, dove l'alto numero di vittime inglesi di questo mese si spiega soprattutto alla luce di queste nuove modalità di uso della forza. Per certi versi è una vittoria del nostro approccio alle missioni di mantenimento della pace, perché tradizionalmente noi siamo sempre stati sensibili all'obiettivo di stabilire contatti con le popolazioni locali, mentre è una sconfitta della politica del bastone, tanto cara ad alcuni nostri alleati, ma si tratta di una vittoria dai costi potenzialmente elevati.
La seconda riflessione ci porta a dire che dobbiamo evidentemente stringerci ancora di più ai nostri militari sul terreno, anche perché non c'è scelta: il cambio di strategia ci viene chiesto dal Presidente Obama in persona e, da quanto ci dicono da oltreoceano, è forse l'ultima possibilità che abbiamo per raddrizzare la situazione in Afghanistan e restituire una speranza nel futuro agli abitanti di quello sfortunato Paese.
Se ce ne andassimo ora, getteremmo al vento i sacrifici finora compiuti, infliggeremmo un colpo durissimo alla coesione dell'alleanza di cui siamo parte, cosa questa che ci verrebbe rimproverata in Europa e fuori per molti anni a venire. Non ci resta quindi, signor Ministro, che stringere i denti e confidare nell'eccellente livello della preparazione tecnica e tattica dei nostri ragazzi ai quali, sin d'ora, va il nostro pieno sostegno (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casini. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente della Camera, signor Ministro, noi abbiamo apprezzato il tono della sua comunicazione e abbiamo apprezzato anche, lo dico con sincerità, la franchezza con cui ha affrontato alcuni temi scottanti. C'è il momento delle divisioni e delle polemiche, ma c'è anche il momento dell'unità e della concordia e oggi siamo tutti qui, con il Governo, ad esprimere solidarietà al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio, al Ministro della difesa e ai militari italiani e ci stringiamo ai familiari del caporal maggiore Alessandro Di Lisio e ai familiari dei ragazzi della Folgore che in questo momento sono in ospedale.
Nell'informativa del 16 giugno il Ministro della difesa ci descrisse la situazione afghana come una situazione pericolosa; noi siamo consapevoli della durezza di questa missione, stiamo assistendo l'esercito afghano e questo rende più pericolosa anche la situazione dei nostri ragazzi. L'esercito afghano si sta organizzando, mentre purtroppo lo stesso non si può dire della polizia afghana che rimane, secondo le nostre informazioni, di pessimo livello. C'è la necessità di controllare il territorio in vista delle elezioni presidenziali.
Il Ministro ci sollecita ad una riflessione sulle soluzioni tecniche in campo, sulla loro idoneità; bisogna provvedere ad innalzare, ha detto, la qualità tecnica anche per garantire la sicurezza del nostro personale. Per quanto ci riguarda il Governo ha carta bianca per studiare bene Pag. 62come innalzare la qualità tecnica degli armamenti a nostra disposizione, così come ha carta bianca in ordine alle scelte sulla possibile copertura aerea con dispiegamento dei Tornado italiani. Noi siamo per proseguire l'impegno in Afghanistan: è un impegno contro il terrorismo, per la libertà di quel popolo e per la pace della comunità internazionale.
Infine, onorevole Ministro, mi consenta di ricordare la mozione firmata dal mio collega, onorevole Bosi, ma condivisa dalla maggioranza, dal Popolo della Libertà, dalla Lega e dai colleghi dell'opposizione, che fu presentata il 27 gennaio 2009 in ordine alla situazione dell'Esercito.
Il tradizionale rapporto della macchina organizzativa (50 per cento personale, 25 per cento esercizio, 25 per cento investimenti) è saltato a causa, purtroppo, dei tagli fatti al Ministero della difesa. Oggi si registra il 70 per cento per il personale e solo il 30 per cento tra esercizio e investimenti.
È chiaro che questa situazione ci preoccupa, nel momento in cui i nostri militari sono impegnati in missioni di pace così importanti e in altri scenari dove potenzialmente possono diventare attori e protagonisti. Lei naturalmente ha capito lo spirito del mio intervento, per cui non si tratta di fare di questi tagli un motivo di polemica politica tra maggioranza e opposizione. Si tratta di svolgere un impegno comune, così come facemmo nel corso del dibattito parlamentare sulla mozione Bosi, e anche di rappresentare al Ministero dell'economia e delle finanze che in un momento in cui le nostre Forze armate sono così stressate non sì può procedere ragionieristicamente a dei tagli, così come si fa per altri comparti. Credo che lo richieda la complessità degli impegni che abbiamo sullo scenario internazionale ed anche lo stesso comparto delle Forze armate, che evidentemente è stressato per questa mancanza di risorse.
Questo fatto non incide sulla sicurezza dei nostri militari e sull'operatività dei nostri ragazzi in Afghanistan, ma in futuro questa situazione rischia di essere dannosa. Quindi, impegniamo il Parlamento ad una riflessione comune su questo tema (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il gruppo dell'Italia dei Valori in primo luogo, insieme al Governo e alla Camera dei deputati, si aggiunge nel cordoglio alla famiglia di Alessandro Di Lisio. Non c'è dubbio che la situazione in Afghanistan sia complessa e drammatica e che debba restare fuori da quest'Aula in questo momento ogni elemento di strumentalizzazione. Tuttavia, non ci si può accomunare nell'analisi proposta dal Ministro che è stata da esperto di difesa, quando qui c'è bisogno di altro. Non c'è soltanto bisogno di difesa e di strumenti di difesa, ma di azione diplomatica, di intelligence, certamente di mezzi di dotazione, ma c'è da colpire soprattutto le transazioni finanziarie che alimentano il circuito della droga attraverso l'oppio (la coltivazione, la lavorazione, il trasporto, la vendita), il riciclaggio, le banche, fino ad arrivare al finanziamento del terrorismo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 17)
FABIO EVANGELISTI. Quindi, difesa, certo, ma anche riflessione politica, ovvero quella che - mi spiace - è mancata nella relazione del Ministro.
Avrei voluto sentire il Ministro commentare una dichiarazione di ieri: è un evento tragico che ci ricorda che lì siamo in guerra; noi ne siamo perfettamente consapevoli, ma solo in questi momenti lo capisce anche il resto del Paese. Sono le parole del suo sottosegretario, l'onorevole Guido Crosetto, che in questo modo denuncia una violazione dell'articolo 11 della Costituzione. Lei fa segno di no con la mano, tuttavia non è stato smentito e non è stato corretto...
IGNAZIO LA RUSSA, Ministro della difesa. È stato smentito!
FABIO EVANGELISTI. Abbiamo bisogno di chiarezza su questo punto. Ripeto, nessuna strumentalizzazione ma chiarezza, rispetto delle regole, delle leggi e in primo luogo della Carta costituzionale.
Poi lei si è molto dilungato, signor Ministro, sulle qualità del VTLM Lince, però ha insistito troppo per giustificare l'idoneità di questo mezzo, per arrivare a concludere che però presto sarà sostituito da un nuovo modello, il VTMM. Ciò significa che le dotazioni al momento non sono adeguate, o meglio non sono più adeguate.
Oggi un esperto diceva che non esiste il mezzo invulnerabile. Certamente, siamo d'accordo, ma bisogna ovviamente attrezzare i nostri mezzi di fronte al crescere della tensione e dell'instabilità.
Torniamo quindi al punto. Lei insiste, anche da un punto di vista della difesa, sui Tornado, come se i Tornado potessero accompagnare i convogli che portano alimenti, cibo e medicinali, che aiutano le popolazioni. Che senso ha? Che senso ha dire che non abbiamo la possibilità di utilizzare i nostri Tornado, perché dobbiamo fare riferimento ad altri mezzi? Non siamo forse dentro una coalizione, non siamo con l'ISAF, non siamo sotto un comando coordinato? Allora, se mettiamo da parte un po' di retorica militarista e torniamo alla politica e alle responsabilità, vediamo che probabilmente, anziché di Tornado, bisogna ragionare del che fare. Ho sentito qui oggi una cosa assolutamente originale: il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, per la prima volta nella vicenda dell'Afghanistan ha usato l'espressione exit strategy. Abbiamo sentito il Ministro della difesa italiano dire che non è questione e abbiamo sentito l'onorevole Fassino dire: ma quale exit strategy, serve una success strategy.
PIERO FASSINO. Non ho detto questo, leggi il resoconto, è il contrario.
FABIO EVANGELISTI. Se non hai detto questo, sono contento di sbagliare. Però, si sminuisce il significato delle parole del Presidente degli Stati Uniti, che denuncia la gravità e l'insostenibilità di una situazione. Allora, è da qui che bisogna partire, da ciò di cui stanno ragionando gli uomini del Governo della Gran Bretagna, che stanno riducendo il numero dei militari impiegati nell'area, per ripensare il senso della presenza, che era nata e doveva continuare ad essere un'operazione di peacekeeping, che possiamo accettare come operazione di peace enforcing, ma non può diventare un'azione di guerra. Invece, siamo giunti a questo, per cui oggi non c'è nemmeno più la distinzione, che fino a qualche mese fa esisteva, tra il senso e la presenza del contingente italiano e quella dell'operazione Enduring freedom. Queste sono le responsabilità politiche che noi abbiamo il dovere di affrontare responsabilmente, coscientemente e coerentemente, con il coinvolgimento di tutte le forze politiche (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ovviamente mi associo anch'io alle parole del Ministro di solidarietà alle Forze armate e alle famiglie dei nostri soldati, e in particolare alla famiglia Di Lisio. Prendo atto dell'impegno di rafforzare e migliorare le dotazioni dei nostri uomini in quel lontano Paese, ma, come il Ministro stesso ha detto, i mezzi di offesa si adeguano a quelli di difesa, e quindi sarebbe un'illusione pensare di poter rendere sicuri un'azione o un contingente in un terreno così difficile.
È anche ovvio che non ci possiamo ritirare. Lo ha detto ieri il Presidente della Repubblica, lo ha ripetuto il Presidente del Consiglio, lo hanno detto anche molti colleghi. La NATO non si può ritirare, salvo ammettere una sconfitta molto grave. Tuttavia, signor Ministro, non possiamo limitarci ad un esame tecnico su questi argomenti, come è stato largamente il suo intervento.
Qual è esattamente, in questo momento, lo schema nel quale si muovono le Pag. 64forze occidentali presenti in Afghanistan? È uno schema di carattere militare? Allora, bisognerebbe che le forze militari fossero rafforzate, così come hanno fatto gli Stati Uniti. O è anche uno schema politico, cioè c'è una strategia nella quale si possa considerare qualche risultato politico che aiuti lo sforzo militare del Governo? Non è sufficiente dire che il nostro compito è aiutare l'Afghanistan ad avere un Governo che stia in piedi. Questo è evidente. Forse non è oggi il momento di fare questa discussione politica, forse la dovremmo fare all'indomani delle elezioni, forse il Governo italiano nelle sedi internazionali già la fa. Chiedo che il Governo trovi il modo di associare il Parlamento italiano in questa discussione, che è molto più rilevante delle poche parole di circostanza che possiamo dire dopo un incidente luttuoso come questo.
Questo è l'auspicio che faccio: una discussione seria sulle prospettive politiche di questa situazione molto difficile, in cui si trova tutto l'Occidente.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00203, Pezzotta ed altri n. 1-00208, Cazzola, Caparini ed altri n. 1-00212, Damiano ed altri n. 1-00219, Zamparutti ed altri n. 1-00220 e Lo Monte ed altri n. 1-00223 concernenti iniziative per l'estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori precari (ore 17,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Borghesi ed altri n. 1-00203, Pezzotta ed altri n. 1-00208, Cazzola, Caparini ed altri n. 1-00212, Damiano ed altri n. 1-00219, Zamparutti ed altri n. 1-00220 e Lo Monte ed altri n. 1-00223, concernenti iniziative per l'estensione degli ammortizzatori sociali ai lavoratori precari (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta del 13 luglio 2009, è stata presentata la mozione Lo Monte ed altri n. 1-00223, che è già stata iscritta all'ordine del giorno.
Sull'ordine dei lavori (ore 17,05).
PIERO FASSINO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, intervengo per fatto personale, a norma di Regolamento, e per chiarezza. Pregherei, intanto, l'onorevole Evangelisti di attenersi ad esprimere le proprie valutazioni e a non fare l'interprete e l'esegeta di quello che dico io, perché penso di avere sufficiente cognizione intellettuale per sapere quello che dico.
Come risulta dal resoconto, non ho detto: «ma quale exit strategy!», con il modo spregiativo e sbrigativo che mi ha attribuito l'onorevole Evangelisti. Ho detto che la strategia che viene denominata comunemente exit strategy, espressione presente in questo dibattito da molto tempo e non soltanto da quando Obama è diventato Presidente degli Stati Uniti, è un'espressione che viene usata comunemente, a cui io preferisco, e avrò il diritto di preferirlo, l'espressione success strategy. Penso, infatti, che l'espressione exit strategy, talora, può far pensare ad una tendenza della comunità internazionale solamente a trovare l'occasione per liberarsi del fardello dell'Afghanistan, mentre penso che bisogna venire via dall'Afghanistan garantendo che, quando veniamo via, la stabilità e la sicurezza di quel Paese siano garantiti. Questo è il mio pensiero e chiedo che sia rispettato come tale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Onorevole Fassino, lei sa che avrei dovuto darle la parola alla Pag. 65fine della seduta, ma, vista la rilevanza dell'argomento, ho ritenuto opportuno che la precisazione avvenisse adesso.
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo per tranquillizzare l'onorevole Fassino e il Ministro. Non vi era intenzione polemica nei confronti di chicchessia, però sia permesso a chi parla di esprimere un'opinione (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)...
PRESIDENTE. Ci mancherebbe altro... non trasformiamo questa discussione in un botta e risposta a tre.
PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su quale argomento?
PIER FERDINANDO CASINI. Non su questo, signor Presidente, la rassicuro.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, vi è la notizia che il Presidente della Repubblica ha inteso promulgare la legge sulla sicurezza motivando questa promulgazione per le norme contenute sul tema della criminalità in questo provvedimento. Nell'ambito di questa scelta di promulgazione, il Presidente della Repubblica ha espresso perplessità e preoccupazioni sull'insieme del provvedimento: ha parlato di norme eterogenee e prive di organicità, di dubbia coerenza con i principi generali dell'ordinamento e del sistema penale.
Ora, è chiaro che non intendo aprire un dibattito sulla scelta autonoma, che rispettiamo e non sindachiamo in alcun modo, del Presidente della Repubblica. Credo, però, che dobbiamo trarre da questa vicenda gli utili insegnamenti, e gli utili insegnamenti li deve trarre soprattutto il Governo. La legge sulla sicurezza è stata sottratta ad una discussione serena del Parlamento - e molti di noi avevano fatto gli stessi rilievi al Governo - proprio usando lo strumento della decretazione e del voto di fiducia. Credo che se evitiamo per il futuro di inseguire la stessa strada, evitiamo figuracce per il Parlamento.
Nel caso presente, queste figuracce non hanno portato alla scelta del Presidente della Repubblica di rinviare le norme, e noi apprezziamo molto il senso di responsabilità e la motivazione, che è quella di combattere una lotta efficace contro la criminalità. Diciamo però al Governo, anche per il decreto-legge economico che si sta discutendo in queste ore: fermatevi sulla strada della decretazione d'urgenza, e soprattutto fermatevi sulla strada della posizione della questione di fiducia; perché il Parlamento, che lavora un giorno e mezzo alla settimana, e che può lavorare cinque giorni alla settimana, non può essere sottratto dall'impegno di discutere serenamente i testi di legge (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Onorevole Casini, lei sa che anche per lei c'è uno spazio riservato alla fine della seduta.
GIORGIO LA MALFA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, per che cosa? Stiamo per dare la parola al rappresentante del Governo per il parere sulle mozioni.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Nel momento in cui lei dà la parola all'onorevole Casini su un tema di questa importanza politica, il giudizio su come il Presidente della Repubblica ha agito, non possiamo poi stabilire che gli altri parlamentari non possano intervenire su tale argomento, perché è chiaro che ormai è stato posto un tema, e nello svolgimento dei lavori non può essere solo l'onorevole Casini a formulare un giudizio. Pag. 66Io non condivido affatto l'intervento dell'onorevole Casini: ritengo che non sia condivisibile quanto egli ha affermato; chiederei di poter dire in due minuti per quale ragione i commenti che egli ha espresso non sono appropriati, e anche per certi versi irrispettosi nei confronti del Presidente della Repubblica, di cui si strumentalizza la firma. Mi dica quindi lei come posso fare a entrare in tale dibattito politico, che non si doveva aprire in questo momento.
PRESIDENTE. Onorevole La Malfa, mi sembra che, con il suo intervento, sia entrato nel merito delle parole dell'onorevole Casini, quindi la ringrazio.
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, questa mattina ho sollevato un problema che riguardava l'ordine dei lavori, con riferimento ad un importante decreto-legge, importante già per il peso e per il rilievo che assume. Mi dispiace, ma credo che non possiamo permetterci più il lusso di essere così diligenti nel rispetto del Regolamento quando si parla sull'ordine dei lavori e poi stravolgere la Costituzione e i Regolamenti parlamentari, nelle manovre economiche e in quelle che attengono a problemi che hanno un impatto diretto con la Costituzione. Non entro nel merito, perché non la conosco, della lettera inviata dal Presidente della Repubblica dopo l'atto di promulgazione. Vorrei solo dire che, oggi, dopo che stamattina già erano stati presentati degli emendamenti pesanti, pesantissimi, su quel decreto-legge, abbiamo saputo che stasera sono stati presentati altri importanti emendamenti, che configurano un sistema di sei decreti-legge dentro un unico decreto-legge. Ciò è intollerabile! Non c'è nessun criterio, nessuna urgenza, che possa portarci a stravolgere in modo così palese ed evidente il processo legislativo, e quindi la Costituzione e la Repubblica.
Per tali ragioni, signor Presidente, per evitare che fra una settimana vi sia un altro momento di difficoltà nei rapporti istituzionali, noi chiediamo un chiarimento; lo chiederemo domani nella Conferenza dei presidenti di gruppo, che a questo punto chiederei di anticipare, perché credo che non abbia molto senso lasciare l'impalcatura della programmazione dei lavori della Camera come se nulla fosse. Vi è un problema di emergenza nel funzionamento della Camera dei deputati, del Parlamento: su ciò noi chiediamo che si faccia chiarezza. Non è assolutamente possibile andare avanti stancamente, pensando che il problema sia poi un dettaglio: il problema è la montagna che sta crollando rispetto all'impalcatura della Costituzione e al procedimento legislativo; è l'assoluta incapacità della maggioranza di rispettare il percorso virtuoso con il quale si fa carico di proporre al Parlamento delle leggi, perché emendamenti che surrettiziamente configurano nuovi decreti-legge non sono accettabili. Non sono accettabili da nessuna opposizione, non dalla nostra; credo anche da nessuna maggioranza, perché questo attiene al buon funzionamento del Parlamento (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro)!
PRESIDENTE. Onorevole Soro, lei ha fatto bene a citare la Conferenza dei presidenti di gruppo che è stata convocata per domani. Riferirò al Presidente della Camera per le opportune decisioni il contenuto del suo intervento.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, vorrei ricordare a tutti che anch'io, come tutti gli altri, sono un deputato del Parlamento, della Camera.
Faccio parte della Commissione bilancio, quella Commissione di merito che deve esaminare il decreto di cui ha appena parlato il collega. Questa mattina, verso le Pag. 6710,30, le 11, mentre eravamo in Aula, è stato presentato un primo gruppo di emendamenti che contengono fra l'altro le norme in materia di scudo fiscale, nonché numerosi altri provvedimenti; alle 15,30 circa sono stati depositati ulteriori emendamenti che contengono una specie di riforma delle pensioni, una specie di sanatoria per le badanti e altri vari interventi.
Signor Presidente, non potendolo fare io (sono qui a svolgere il lavoro in Aula), ho chiesto al nostro ufficio legislativo di prepararmi il testo coordinato di tali norme. Ebbene, le garantisco che la sola lettura di questi emendamenti - se si vuole comprendere ciò che si legge - richiede non meno di due o tre ore! Dopodiché, ciascuno di noi - non il nostro ufficio legislativo, ma noi deputati - abbiamo il diritto di presentare i nostri emendamenti con consapevolezza. Ciò richiede che un provvedimento di questo tipo non possa arrivare in Aula prima della fine della settimana prossima. Altrimenti, saremo nuovamente in presenza di un attentato alla Costituzione, con l'impedimento a questo Parlamento di discutere di un provvedimento di questa importanza (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania - Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, vale anche per lei quanto ho detto all'onorevole Soro: domani è previsto lo svolgimento di una Conferenza dei presidenti di Gruppo che si occuperà dell'organizzazione dei lavori. Riferirò comunque al Presidente anche il contenuto del suo intervento.
Ricordo, inoltre, per correttezza che, nel corso della scorsa Conferenza dei presidenti di gruppo, avevamo definito l'organizzazione del lavoro parlamentare di questa settimana proprio allo scopo di permettere alle Commissioni competenti bilancio e finanze di approfondire e lavorare con intensità sul provvedimento, che è stato calendarizzato per la prossima settimana.
Si riprende la discussione.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Signor Presidente, il parere è contrario sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00203, in considerazione dell'intero testo, anche delle premesse e non solo del dispositivo, che in parte contiene taluni elementi di valutazione positiva.
Per quanto riguarda invece la mozione Pezzotta ed altri n. 1-00208, proporrei ai presentatori una riformulazione di alcune lettere del dispositivo e mi riferisco in particolare alle lettere a) e b). In particolare, il riferimento contenuto alla lettera a) lascia presumere - almeno questa è la mia valutazione - che ci si riferisca all'esigenza di garantire il ricorso agli ammortizzatori sociali per i lavoratori subordinati, tant'è che, poi, alla lettera b) si fa riferimento ai lavoratori parasubordinati. Pertanto, la mia proposta di riformulazione della lettera a) è la seguente: «garantire il ricorso agli ammortizzatori sociali» - dunque nel senso delle risorse e degli strumenti - «ai lavoratori subordinati», mentre quella della lettera b) è la seguente: «migliorare le tutele ai lavoratori parasubordinati, anche ampliando le possibilità di accesso alle misure già previste». Il parere è favorevole relativamente alla lettera c) del dispositivo. Per quanto riguarda la lettera d), mi permetto di evidenziare all'onorevole Pezzotta che si tratta di un impegno che si riferisce ai servizi che sono di competenza delle province e delle regioni. Anche per correttezza istituzionale, dunque, aggiungerei un riferimento ad esse, peraltro rispetto ad un obiettivo che è encomiabile, poiché il miglioramento dei servizi è una delle esigenze fondamentali per modernizzare sul serio il mercato del lavoro.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole sottosegretario: quindi, per quanto riguarda la mozione Pezzotta ed altri n. 1-00208, se fosse accettata la proposta di riformulazione del Governo, il parere sarebbe favorevole?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Sì, esattamente.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda invece la mozione Borghesi ed altri n. 1-00203 (la colpa è mia che mi sono distratto, ma questo ci permette almeno di seguire un ordine puntuale nei lavori) il parere è contrario, ma lei aveva fatto un'osservazione sul dispositivo che conteneva alcuni passaggi positivi: il parere del Governo su questa mozione rimane comunque contrario?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ognuno poi nell'intervento a propria disposizione potrà ovviamente esprimere la propria posizione. Qual è invece il parere sulla mozione Cazzola, Caparini ed altri n. 1-00212?
PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro, la salute e le politiche sociali. Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Cazzola, Caparini ed altri n. 1-00212. Per quanto riguarda, invece, la mozione Damiano ed altri n. 1-00219, il parere è contrario, perché vi è una diversità di approccio rispetto allo strumento che legittimamente si ritiene di favorire e di privilegiare con riguardo alle esigenze di tutela, quello cioè dell'estensione dell'indennità di disoccupazione, nonché per quel riferimento contenuto all'interno del dispositivo della mozione, perché - confesso - tale riferimento all'indennità di disoccupazione, se è alternativo, almeno rispetto all'immediato, alla cassa integrazione in deroga, esprime appunto un approccio diverso, salvo il dibattito ed il confronto che emergerà dalle dichiarazioni di voto. Inoltre, in relazione alla richiesta di estensione della CIGO (anche se ciò non è esplicitato, credo che ci si riferisca alla proposta di passare per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria da 52 a 104 settimane), come Governo abbiamo compiuto, come è noto all'onorevole Damiano, una scelta diversa, quella cioè di ritenere di affrontare il problema e di raggiungere l'obiettivo attraverso la via amministrativa, ossia intervenendo sull'utilizzo e sulle causali della cassa integrazione straordinaria.
Per quanto riguarda invece la mozione Zamparutti ed altri n. 1-00220, il parere è favorevole, a condizione che il dispositivo venga riformulato. Mi permetto di leggere la riformulazione che, a mio avviso, lascia inalterato lo spirito riformista e riformatore dell'impostazione seguita dal dispositivo della mozione stessa: «impegna il Governo a definire, nei tempi e nei modi suggeriti dall'andamento della crisi e con il coinvolgimento delle parti sociali, l'armonizzazione del nostro sistema di welfare in coerenza con gli indirizzi europei sia in tema di previdenza, sia in tema di ammortizzatori sociali, sulla base del modello di welfare to work».
Per quanto riguarda infine la mozione Lo Monte ed altri n. 1-00223, anche in questo caso mi permetto di proporre una riformulazione del dispositivo nei termini che leggo: «impegna il Governo ad assumere, nel quadro della riforma degli ammortizzatori sociali, iniziative che tendano a colmare il disequilibrio tra il nord e il sud del Paese, attraverso misure finalizzate a favorire l'occupazione, soprattutto nella piccola e media impresa; ad incentivare e sostenere le iniziative di autoimpiego o di microimpresa, anche facilitando l'accesso al credito e al microcredito; a rafforzare, d'intesa con le regioni, iniziative e misure di politiche attive del lavoro e ad individuare, solo in tale ambito, forme di sostegno al reddito, al fine di superare ogni forma di assistenzialismo». Se viene accolta questa riformulazione, il parere del Governo è favorevole.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, prendo atto che il rappresentante del Governo ha dichiarato che è contrario alla parte motiva della mozione da noi proposta, mentre sul dispositivo ha colto degli elementi di concordanza. Non si capisce perché, nel nostro caso, abbia, comunque, ritenuto di non proporre una proposta alternativa di riformulazione, come è avvenuto per altre mozioni. Noi chiedevamo di impegnare il Governo: «ad assumere le opportune iniziative al fine di estendere a tutte le tipologie di ammortizzatori sociali, attuali e future, a tutti i lavoratori con contratti a tempo determinato o con altre forme di lavoro precario quando siano stati superati i 36 mesi di lavoro, comunque realizzati, nell'arco degli ultimi 5 anni». Non ci pareva, quindi, che questo fosse un impegno così straordinariamente improponibile, posto che lo stesso Governo ha ipotizzato in alcune occasioni degli interventi a favore dei lavoratori cosiddetti precari. Resta però il fatto, signor sottosegretario, che, alla luce dei dati che sono stati pubblicati in questi giorni, evidentemente, quel tipo di intervento che avete proposto è assolutamente marginale, se è vero che solo meno di 2 mila persone hanno potuto accedere a quel tipo di provvidenza. Tutto ciò significa che qualcosa non quadra. Se a fronte di qualche milione di lavoratori cosiddetti flessibili, o precari, soltanto meno di duemila lavoratori hanno la possibilità di accedere a qualche forma di intervento, tutto ciò vuol dire - mi permetta - che vi è qualcosa che non va bene, che non funziona. Il nostro era solo un auspicio di intervento, non avevamo chiesto un provvedimento legislativo. Con la nostra mozione stavamo solo ipotizzando di impegnare il Governo a preoccuparsi di un problema che esiste, è reale, ed è molto più forte che in passato (rispetto a cinque, o a dieci anni fa, il numero dei lavoratori con forme di lavoro flessibile è fortemente aumentato rispetto a quelli a tempo indeterminato). Vi è, quindi, bisogno, se non di una parificazione, quantomeno di un intervento che permetta a questi lavoratori di superare i momenti di difficoltà. Oggi questo tipo di forme di lavoro non è più ad appannaggio di giovani, ragazzi di 18 o 20 anni... Signor Presidente, però, non so se sia compatibile che io svolga il mio intervento, mentre il rappresentante del Governo ascolta altre persone.
PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Borghesi, prosegua.
ANTONIO BORGHESI. Dicevo: siamo in presenza di una situazione in cui il lavoro cosiddetto flessibile non interessa più solamente i giovani in cerca di prima occupazione, giovani di 20 anni, ma, dato che parliamo di qualche milione persone, è un fenomeno che si è dilatato a soggetti che, attraverso una serie di lavori flessibili, mantengono una famiglia, dei figli, e hanno dei problemi a svolgere una vita normale come tutti gli altri. Questo non è immaginabile. Vorrei chiarire che noi siamo ben consapevoli che oggi la flessibilità è un bisogno dell'impresa, per cui non può esistere un meccanismo che imponga necessariamente il mantenimento di posti di lavoro anche quando si distrugge ricchezza anziché produrla. Siamo consapevoli, quindi, che il lavoro intermittente possa essere in molti casi un lavoro di tipo necessario.
Però, se, da un lato, abbiamo il dovere di garantire alle imprese di sopravvivere, e di sopravvivere in modo economico, producendo valore aggiunto e non distruggendolo, d'altro lato, noi abbiamo anche il dovere di garantire a quei lavoratori per i quali non si può prevedere una stabilità di lavoro nel tempo che vi siano dei necessari meccanismi di sostegno; altrimenti non saranno in condizioni - lo ripeto - né di mantenere una famiglia, né di vivere normalmente, anche perché qui non parliamo più di ragazzi alla prima occupazione, ma Pag. 70parliamo di padri e madri di famiglia con figli da mantenere.
Allora, sono un po' sorpreso del fatto che vi sia stato questo intervento, che si è rivelato non dico insufficiente, ma addirittura nullo, se è vero che quelli sono i dati che sono stati forniti in questi giorni dai rilevatori (dall'ISTAT). Se è vero che siamo in presenza di un provvedimento che alla fine ha riguardato meno di due mila persone, vuol dire che non ci siamo, signor sottosegretario.
Per questo noi siamo po' sorpresi dell'intervento. Noi abbiamo fatto dei calcoli; è evidente che questo intervento non è privo di costi, e noi siamo così seri da indicarli: parliamo di 500-600 milioni di euro per attuare il tipo di intervento da noi prospettato.
Il provvedimento che in questi giorni è all'esame delle Commissioni riunite Bilancio e Finanze non prevede nulla. Mentre prevede degli interventi ulteriori di cassa integrazione per i lavoratori stabili, non prevede assolutamente nulla per questo tipo di lavoratori. Crediamo che un Governo in tal modo non faccia bene al Paese perché questi lavoratori hanno diritto di essere sostenuti al pari (Una voce si leva dai banchi del gruppo Popolo della Libertà: Tempo!)...
PRESIDENTE. Scusate, l'onorevole Borghesi ha ancora due minuti e trentacinque secondi, quindi permettetegli di svolgere il suo intervento. Se qualcuno non vuole ascoltarlo può benissimo uscire dall'Aula e tornare quando decide di ritornare. Prego, onorevole Borghesi.
ANTONIO BORGHESI. Sono ben consapevole del fatto che la cifra non sia piccola, però se noi non riusciamo a dare una risposta a questi lavoratori, in un'epoca in cui si è ribaltato il rapporto tra il lavoro a tempo determinato e quello a tempo indeterminato, noi rischiamo non solo di mettere la nostra economia nella condizione di non funzionare, ma di creare le premesse per una débâcle dal punto di vista sociale che alla fin fine poi andrà a riflettersi anche sui consumi che sono il volano interno che in questo momento permette al Paese di sopportare la crisi internazionale in atto.
Quindi, siamo abbastanza stupiti del fatto che il Governo non abbia ritenuto neppure di proporre una riformulazione della parte dispositiva della nostra mozione. Mentre capisco che le premesse possano non piacere al Governo, mi riesce difficile immaginare che l'Esecutivo non abbia ritenuto di porre in modo problematico una modifica che consentisse l'accoglimento della parte dispositiva (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sardelli. Ne ha facoltà.
LUCIANO MARIO SARDELLI. Signor Presidente, il dibattito di oggi offre l'occasione per approfondire questioni importanti che attengono anche ad impostazioni strategiche in materia di crisi economica e di interventi a sostegno delle fasce di lavoratori che sono stati esclusi dalla produzione, che non sono mai entrati in produzione, o che vivono da anni il peso di una precarietà insostenibile.
Il Movimento per l'autonomia - Alleati per il sud sottolinea da tempo che gli ammortizzatori sociali sono un intervento che ha ricadute diverse a seconda delle aree territoriali alle quali si rivolgono.
Nel sud, pur essendo presente una realtà industriale, questa ha numero di occupati nonché presenza territoriale assai diversa dal nord del Paese.
Appare evidente che non si può continuare ad affermare che la cassa integrazione sia l'unica o la principale modalità attraverso la quale affrontare l'impatto della crisi attraversata dal sistema produttivo nazionale. Il Mezzogiorno è attraversato da una forte presenza di lavoro precario e da una disoccupazione rilevante. Nelle regioni del Mezzogiorno i disoccupati di fatto sono privi di ammortizzatori sociali, mentre le risorse finanziarie destinate al sud sono utilizzate per affrontare la crisi dell'intero Paese. Pag. 71
C'è un paradosso in questo Paese durante questi anni: troppo spesso si afferma che la crisi economica riguarda soprattutto il centro-nord prendendo a riferimento il numero di occupati in cassa integrazione. In realtà, la situazione è ben più complessa, più articolata e più difficile.
Certo, i dati della cassa integrazione relativi al mese di febbraio 2009 sono impressionanti: risulta che la crescita delle ore autorizzate rispetto all'anno precedente raggiunge il 527 per cento nel nord, il 386 per cento nel centro e il 300 per cento nel sud del Paese. Su 65 milioni di ore, ben 50 milioni di ore sono localizzate nelle regioni del centro-nord.
Oggi questi dati sembrano migliorare grazie all'apporto del Governo, ma non migliorano altri dati che sono riportati da indagini ISTAT sulle forze lavoro relative al quarto trimestre 2008. Da questi dati emerge che il mercato del lavoro meridionale è assolutamente drammatico. Tanto per fare un esempio, al sud, alla fine del 2008, l'occupazione si è ridotta di 126 mila unità rispetto al 2007. Nel medesimo periodo nel centro-nord, pur con un forte rallentamento, l'occupazione è aumentata di 150 mila unità. Ci sono due Paesi: uno dove aumenta l'occupazione e l'altro dove l'occupazione diminuisce.
Relativamente alla sola industria meridionale questa ha perso nel 2008 circa 65 mila addetti, mentre il settore delle costruzioni ne ha persi altri 30 mila: quindi, complessivamente sono 100 mila addetti in meno nel 2008 nel sud del Paese.
Questi dati non sono riscontrabili nella crescita della cassa integrazione e ci dicono che migliaia di lavoratori con contratto a termine, con forte presenza nel Mezzogiorno, sono irrimediabilmente senza lavoro e senza reddito, nonché privi di un sistema di ammortizzatori sociali adeguato.
Allo stesso modo i dati dal 2009 nel settore industriale meridionale, pur non ancora ufficiali, raccontano ugualmente di una terribile situazione sul versante dei licenziamenti nelle piccole e medie imprese dell'indotto e nell'appalto dei grandi insediamenti produttivi che da sempre ricorrono ai contratti a termine. È di questi giorni la vicenda di Termini Imerese dove la FIAT vuole imporre una riconversione che non ha motivazioni plausibili per essere accettata.
Si evidenzia, quindi, la necessità di dare risposte immediate nell'ambito del complessivo sostegno al reddito oltre che di supporto al sistema produttivo.
In tal senso il sistema attuale degli ammortizzatori sociali si presenta incompleto, asimmetrico, disomogeneo, non in grado di assicurare le tutele universali per tutte le realtà del Paese.
Con la crisi sono emerse gerarchie di gravità maggiori. Vi sono coloro che hanno perso il posto di lavoro e hanno meccanismi di protezione sociale, a cominciare dalla cassa integrazione. Ci sono i disoccupati da lungo tempo, sopra i cinquant'anni, che forse non rientreranno mai nel circuito attivo. Vi sono laureati e giovani in genere che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro. A ciò si deve aggiungere l'emergenza che impone di non lasciare centinaia di migliaia di lavoratori a reddito zero.
Dunque, se questo è il dato da cui partiamo, giova ricordare che l'accordo Governo-regioni sugli ammortizzatori sociali è stato finanziato quasi totalmente con fondi delle regioni meridionali. Degli 8 miliardi complessivi, 2,6 miliardi sono a carico del Fondo sociale europeo e ben 4 miliardi sono a carico del Fondo per le aree sottoutilizzate, per l'85 per cento vincolato alle regioni meridionali.
Questo pur importante e prezioso accordo copre il sistema cassa integrazione e deroghe ma ovviamente non interviene su questa parte di mercato del lavoro meridionale che registra licenziamenti e precariato senza alcuna forma di sostegno al reddito.
Il vero intervento di ammortizzatori sociali per il Mezzogiorno dovrebbe essere quello di avviare e sostenere una serie di misure che affrontino lo squilibrio tra nord e sud, tenendo conto delle peculiarità del Mezzogiorno, attraverso forme di promozione Pag. 72dell'occupazione sia di quella giovanile sia di quella in uscita dalla realtà di piccole e medie imprese.
Per questi motivi abbiamo voluto impegnare il Governo ad attuare e finanziare in maniera adeguata iniziative che tendano a colmare lo squilibrio fra il nord e il sud del Paese, attraverso forme di promozione dell'occupazione e di sostegno al reddito nelle regioni meridionali, ad esempio assegnando sgravi fiscali a quelle imprese, in particolare le medie e le piccole, che assumono a tempo indeterminato.
Abbiamo chiesto al Governo di investire risorse congrue per favorire iniziative imprenditoriali di microimpresa da parte di giovani meridionali, di promuovere e sostenere tutte le iniziative atte alla stabilizzazione dei lavoratori precari e atipici e di considerare e promuovere l'accesso al microcredito da parte di soggetti disoccupati da almeno 12 mesi, inattivi o appartenenti alle aree svantaggiate dell'obiettivo 1 dei fondi comunitari.
Prendo atto della rimodulazione della mozione proposta dal Governo e ne prendo atto come uno sforzo di volontà e di disponibilità che il sottosegretario, tra l'altro meridionale e meridionalista, ha portato avanti.
Rimane il problema nella sua gravità totale, che non sarà la mozione a risolvere, ma che noi porremo con forza alla ripresa dei lavori di questa Assemblea, quando si andrà a determinare con la legge finanziaria l'utilizzo vero di risorse per il prossimo anno.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 17,40)
LUCIANO MARIO SARDELLI. Noi non potremo non presentare un'agenda per il Mezzogiorno al Governo, in cui valuteremo la volontà del Governo stesso di considerare il 37 per cento della popolazione italiana, che vive condizioni di sempre maggiore precarietà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, desidero in primo luogo ringraziare il sottosegretario - lo dirà meglio la collega Zamparutti - per avere accettato la mozione della quale sono cofirmatario. Si tratta di una riformulazione che nel complesso noi giudichiamo accettabile e, quindi, ringraziamo il Governo.
Mi rivolgo in particolare all'onorevole Cazzola - non so se sia in Aula - e agli altri firmatari della mozione della maggioranza, ma anche all'onorevole Damiano e agli altri firmatari dell'altra importante mozione, quella del Partito Democratico.
Il problema qui, onorevoli colleghi, non è ciò che si scrive in queste mozioni, che sono sostanzialmente accettabili: è evidente che l'Italia ha bisogno di un sistema di maggiori ammortizzatori sociali, ne avremmo avuto bisogno anche in altri momenti, a maggior ragione ne abbiamo bisogno in un momento di crisi che investe l'occupazione nella maniera che sappiamo, con una caduta così drammatica del reddito nazionale e dell'attività produttiva.
Il problema, onorevole Cazzola e anche onorevole Damiano, è che una riforma degli ammortizzatori sociali costa: una mozione parlamentare nella quale si indica l'esigenza di migliorare la copertura sociale di grandi categorie di lavoratori, di giovani e così via, senza dire contemporaneamente in che modo si può provvedere al finanziamento di questa maggiore e migliore sicurezza sociale, non può impegnare il Governo, poiché il Governo non sarà in condizione di farlo. Questa è la differenza fra la mozione di cui ho condiviso la firma (Il deputato Zazzera espone una maglietta recante la scritta: «Giorgio non firmare»)...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole La Malfa: l'onorevole Zazzera è pregato di rimuovere quello straccio bianco. Grazie, onorevole Zazzera.
Prego onorevole La Malfa, continui.
GIORGIO LA MALFA. Il punto dunque è questo, onorevoli colleghi: se si vuole affrontare il tema degli ammortizzatori sociali bisogna affrontare il tema del finanziamento Pag. 73della sicurezza sociale; e vi è un solo modo con il quale lo si può affrontare, come già hanno detto tutti gli osservatori, dall'OCSE alla Commissione europea alla Banca d'Italia: bisogna avere la forza e il coraggio di estendere e allungare l'età di lavoro e spostare nel tempo l'età pensionabile per le donne, portandola a 65 anni, e per gli uomini alzandola progressivamente.
Questo è il punto fondamentale. Infatti, non è pensabile una mozione nella quale si impegni il Governo ad aumentare e rafforzare gli ammortizzatori sociali, ma in cui non si dica in quale modo che si possa riequilibrare la spesa sociale (che già oggi è troppo alta, perché l'Italia spende il 14 per cento del reddito nazionale per il sostegno delle pensioni, cioè una cifra insostenibile).
Pertanto, se non vi sarà questa parte della nostra mozione, non potremo, e non potrò, fare di più che esprimere un voto di astensione sulle mozioni presentate, mentre, naturalmente, esprimeremo un voto favorevole sulla mozione che il sottosegretario, cortesemente, ha voluto accettare (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Repubblicani, Regionalisti, Popolari e di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pezzotta. Ne ha facoltà.
SAVINO PEZZOTTA. Signor Presidente, accolgo le osservazioni e le riformulazioni che ha proposto il sottosegretario, anche perché nella mozione che abbiamo presentato vi è un elemento che aiuta in questa direzione. Poiché il sottosegretario, per conto del Governo, ha accolto quanto abbiamo avanzato, nella premessa abbiamo chiesto di valorizzare il confronto con le parti sociali per una riforma strutturale del sistema degli ammortizzatori sociali. Credo che questa sia oggettivamente un'urgenza.
Non possiamo pensare di affrontare questioni di questa natura senza che le parti sociali, che direttamente gestiscono questa partita, siano coinvolte in un rapporto stringente con il Governo, anche in tempi - io credo - estremamente ristretti.
Ritengo che sia una raccomandazione che debba valere anche per la questione che oggi abbiamo ritrovato nelle dichiarazioni del Ministro Sacconi. L'intervento sulle pensioni non può prescindere, a nostro avviso, da un confronto con il sindacato e con le parti sociali, altrimenti, diventerebbe veramente un elemento di turbativa di cui non abbiamo bisogno.
Pertanto, accogliamo le indicazioni, proprio perché si inseriscono in una premessa e in un ragionamento che ha questo tipo di valenza sociale e politica.
Certo, la situazione economica che stiamo attraversando è difficile, sta colpendo le parti più deboli del mercato del lavoro e, in particolare, quelle persone che svolgono lavori atipici, temporanei e frammentati, e che rischiano, proprio per tale frammentarietà e atipicità, di essere lasciati fuori in una situazione di crisi. In altre parole, proprio perché vi è il rischio, anche nell'eventualità di una ripresa, che le aziende scarichino questo tipo di lavoratori, considerati un po' come una zavorra, crediamo che occorra intervenire in fretta per dare delle coperture, in modo che nessuno si ritrovi nudo alla meta.
Ritengo che questo sia un obiettivo che dobbiamo perseguire. La precarietà, infatti, non è solo un male personale per chi la soffre, non è solo una questione esistenziale di uno che si trova, ad un certo punto, ad avere un lavoro che non gli dà certezza, con il rischio di essere il primo ad essere messo fuori in una situazione di crisi o di ripresa economica.
Credo che la precarietà vada considerata come un male sociale, perché ingenera all'interno della società e, soprattutto, nell'universo giovanile, quegli elementi di incertezza e di insicurezza che non consentono di progettare per il futuro e, pertanto, di creare quegli elementi di fiducia tramite i quali si affrontano le situazioni economiche difficili, come quella che dobbiamo affrontare.
Pertanto, capisco il ragionamento avanzato dall'onorevole La Malfa, che servirebbe un riassetto complessivo della spesa Pag. 74sociale e dello Stato sociale, ma la riforma degli ammortizzatori sociali, proprio perché la crisi colpisce una serie di persone, e le colpisce in tempi brevi, è un'esigenza che richiede un intervento di immediatezza.
Venendo alle proposte di riformulazione, credo che possa andare bene quanto detto in merito alla lettera a) del dispositivo, vale a dire aggiungere la parola «subordinati» (lo davamo per implicito). Allo stesso modo, va modificata la lettera b), sostituendo il verbo «estendere» con «garantire» in riferimento agli ammortizzatori sociali, e la lettera d), dove si può aggiungere una sollecitazione anche nei confronti delle regioni e delle province, che oggi hanno in mano la gestione dei processi di riqualificazione, di formazione e di istruzione. Credo che su questo terreno il Governo debba esercitare una forte pressione.
Noi abbiamo presentato questa mozione con un intento chiaro, quello di sollecitare il Governo ad accelerare i tempi della riforma e dell'estensione degli ammortizzatori sociali a coloro che non ne godono, affinché una serie di persone che rischiano in tempi brevi di non avere alcuna copertura o coperture minime, come quelle che sono state ultimamente introdotte, possano guardare con un po' più di sollievo al loro futuro, in attesa, però, di percorsi che consentano loro di essere reinserite nel mondo del lavoro.
È con questo spirito che accogliamo le proposte di modifica, ringraziamo il sottosegretario e auspichiamo che più in generale vi sia un'accelerazione dell'intervento di riforma (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, desidero ricordare, parlando di lavoro e di precariato, che questo Governo ha lavorato per affrontare la crisi nel migliore dei modi. A sostenerlo non è la Lega e non è la maggioranza, ma è la Consob, un'importante istituzione che ha riconosciuto che il Governo ha saputo affrontare la crisi evitandone l'esasperazione degli effetti.
Voglio ricordare che questo successo si è avuto anche grazie ad una forte collaborazione con le regioni, che la Lega sostiene e vuole incentivare. Proprio per questo nel dispositivo la Lega ha fortemente voluto rimarcare l'importanza della collaborazione delle regioni anche per le politiche del sostegno al lavoro e al reddito. Le buone amministrazioni del nord, infatti, sono riuscite ad affrontare la crisi, malgrado questa congiuntura abbia colpito proprio l'area più produttiva del Paese.
Voglio ricordare, inoltre, che questo Governo, per la prima volta e a differenza di quelli passati, di qualsiasi colore politico, è andato ad aiutare non soltanto le classiche categorie di lavoratori che già beneficiavano degli ammortizzatori sociali, ma ha consentito che fossero destinatari delle misure portate avanti dal Governo anche gli apprendisti, ad esempio, e i lavoratori con contratto atipico.
Signor Presidente, parlando di precari, soprattutto nel pubblico impiego, credo che non si possano dimenticare coloro che hanno vinto dei concorsi, quindi che non hanno avuto chiamate dirette o altro, ma che per meritocrazia hanno diritto ad un posto che non hanno mai visto riconosciuto. Credo che a tale situazione occorra porre rimedio, ma bisogna anche dare delle responsabilità a quegli amministratori che continuano, per benefici elettorali, ad assumere personale a chiamata diretta. Nella regione Sicilia vi sono 18 mila persone che hanno maturato i requisiti per essere stabilizzati, laddove in tutto il nord ve ne sono 5 mila: mi domando perché nessuno ne risponda (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi siamo un movimento federalista, ogni regione faccia quello che crede, ma lo faccia con i propri soldi e dopo non venga a chiedere soldi per i disavanzi sanitari o quant'altro.
Signor Presidente, voglio concludere rimarcando il voto favorevole della Lega Nord, condividendo l'intenzione di rendere strutturale l'identità di reinserimento per i Pag. 75lavoratori atipici, condividendo la necessità di continuare con misure a favore dell'impresa e a sostegno dell'occupazione, condividendo la lotta ai contratti irregolari e, infine, e soprattutto affinché anche nel mondo del lavoro venga rafforzato il ruolo delle regioni e degli enti locali, nell'ottica di un Paese che finalmente possa diventare realmente federalista (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Fedriga, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zamparutti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Signor Presidente, ringrazio il Governo per avere accolto questa mozione che abbiamo presentato come delegazione radicale insieme ad esponenti dell'area laica e repubblicana e liberale. Accolgo la riformulazione, con l'auspicio, in particolare, che il riferimento ai tempi dettati dalla crisi porti ad accelerare i tempi della riforma e non a rinviarla...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zamparutti. Gli onorevoli De Poli e altri del gruppo dell'Unione di Centro, che stanno tenendo una riunione, sono pregati di farla fuori o ascoltare gli interventi. Prego, onorevole Zamparutti.
ELISABETTA ZAMPARUTTI. Come spieghiamo nella mozione, l'attuale sistema di welfare esclude il 70 per cento dei disoccupati da forme di tutela e le stime ci parlano di una disoccupazione in crescita, che potrebbe arrivare al 10 per cento quest'anno e crescere ulteriormente. Pertanto è urgente - lo ripeto - porre mano a riforme strutturali, che tengano però conto anche dell'assetto economico e finanziario del nostro Paese, che non consente ulteriori aumenti delle tasse né del debito pubblico.
È notizia di oggi che il deficit è arrivato a oltre il 5 per cento. Lo ricordava anche nel suo intervento l'onorevole La Malfa: se è giusto invocare un ampliamento degli ammortizzatori sociali, bisogna anche porsi il problema di dove e come reperire le risorse. A nostro avviso, l'equiparazione dell'età pensionabile tra uomini e donne e l'innalzamento dell'età pensionabile per tutti è la strada per adottare le riforme necessarie. Credo che questa sia la riforma strutturale che deve stare a cuore a tutti i democratici e a tutti i liberali, perché significa conquista di nuovi diritti sociali per tutti e non conservazione di diritti per alcuni, che rischiano di divenire privilegi per pochi.
So che procedere in questo senso comporta anche il rischio di essere impopolari, ma penso anche che si debba avere il coraggio di correre il rischio di essere impopolari per non essere antipopolari.
Quindi, nel ringraziare ancora il Governo per l'accoglimento di questa nostra mozione, aggiungo che noi incalzeremo la maggioranza, ma anche le opposizioni, perché si possa procedere finalmente nel senso di questa riforma indispensabile per il nostro Paese (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00220 accettano la riformulazione proposta dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Damiano. Ne ha facoltà.
CESARE DAMIANO. Signor Presidente, sono costretto a cambiare l'ordine del mio intervento perché, mentre qui si discute, il Governo procede a colpi di pesanti emendamenti. L'ultimo, presentato un'ora fa, riguarda l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne. Credo che questo sia inammissibile: si tratta di un vero e proprio colpo di mano di questo Governo, perché attuare una riforma per decreto-legge e con un emendamento è inaccettabile.
Lo voglio dire con forza, perché soltanto ieri c'è stato un incontro tra Governo Pag. 76e parti sociali nel quale il Ministro Tremonti, a proposito del tema del welfare, ha detto che non si tocca nulla e oggi abbiamo una smentita molto pesante.
Questa mattina, nella Commissione lavoro, l'onorevole Cazzola, della maggioranza, che ha presentato un emendamento per l'innalzamento dell'età pensionabile, è stato invitato dalla stesso Governo e dal relatore di maggioranza a ritirarlo. Così come, sempre questa mattina, nella Commissione lavoro il presidente dopo la discussione si è dichiarato disponibile ad aprire una discussione su questo argomento, che non è residuale, ma riguarda il sistema pensionistico. Che dialogo è questo? Che rispetto c'è dell'opposizione e del dibattito parlamentare? Una riforma di sistema si deve discutere in Parlamento e con il tempo necessario. Vi chiediamo quindi di fare un passo indietro. Mi auguro che la Conferenza dei presidenti di gruppo affronti questo problema, che non riguarda semplicemente il tema del sistema pensionistico.
Per quanto riguarda le misure che il Governo ha indicato, siamo di fronte al settimo intervento per quanto riguarda le questioni legate alla crescita del Paese, agli ammortizzatori sociali, al problema dello Stato sociale, e ci sembra - lo confermiamo con forza - che ci troviamo di fronte a delle misure assolutamente inadeguate.
Come non vedere che in autunno ci sarà una crisi pesante e che i primi sei mesi del 2009 hanno segnato, rispetto ai sei mesi dell'anno precedente, una crescita della cassa integrazione ordinaria del 500 per cento, che abbiamo una diminuzione del 5 per cento del prodotto interno lordo, che aumentano il deficit e il debito ed anche la disoccupazione e che abbiamo (qualcuno dice) quasi due milioni di lavoratori senza alcuna copertura?
Poi se vogliamo sentire, come tutti dicono, il Paese reale, che cosa rispondere agli artigiani di Varese e al loro presidente che ha denunciato, soltanto alcune settimane fa, che la previsione degli artigiani di quel territorio è che nell'autunno ci saranno almeno 2 mila imprese artigiane che chiuderanno i battenti? Come non vedere che la cassa integrazione ordinaria per interi settori si sta esaurendo? Sono settori fondamentali, ai quali si sono aggiunti recentemente quelli dell'automobile, del veicolo industriale, delle macchine movimento terra. Che cosa dobbiamo ancora aspettare?
Le nostre proposte hanno trovato la condivisione delle parti sociali. Si pensi alla cassa integrazione ordinaria: non solo è sostenuta dalle risorse delle imprese e dei lavoratori, ma è anche un fondo profondamente in attivo. Quello che chiediamo e che saggiamente si dovrebbe fare di fronte al fatto che la cassa integrazione ordinaria - che rappresenta un vincolo materiale di appartenenza del lavoratore all'impresa e di dipendenza, che non si interrompe nel momento in cui dura dodici mesi - è un raddoppio della cassa integrazione. Infatti, in questo modo, come chiedono le imprese ed i lavoratori, avremo una copertura per l'intero periodo che prevediamo della crisi.
In ordine alla questione dell'assegno di disoccupazione al 20 per cento, sappiamo quello che è successo: 400 mila lavoratori precari hanno perso il lavoro soltanto nel 2008 e appena 1.800, secondo i dati del Ministero del lavoro, hanno fatto una domanda. Perché? Perché semplicemente è difficile accedere a questo beneficio, a parte il fatto che si tratta di un beneficio molto basso.
Allora abbiamo detto con chiarezza ed avanzato la proposta di uniformare questo assegno di disoccupazione in modo universale, al 60 per cento, rendendo anche più facile l'accesso a questo beneficio per quanto riguarda i lavoratori che sono sprovvisti di tutele e di ammortizzatori sociali.
Circa le proposte del Governo, comprendiamo la buona intenzione che sta dentro l'idea di utilizzare la cassa integrazione tutta insieme come risorsa e come capitale per l'avvio di una attività autonoma, ma ci domandiamo: in un momento in cui le imprese artigianali, commerciali e le piccole imprese chiudono i battenti, come possiamo pretendere che Pag. 77un lavoratore rinunci al proprio posto di lavoro, prenda questo piccolo capitale e tenti l'impossibile?
Questa misura ci pare a sproposito, così come è stata a sproposito la misura della detassazione degli straordinari quando l'anno scorso stava per esplodere la cassa integrazione.
Per quanto riguarda i precari della pubblica amministrazione, noi abbiamo apprezzato, dopo le nostre insistenze, le nostre pressioni e la nostra battaglia, la marcia indietro che il Governo e il Ministro Brunetta hanno fatto rinunciando alla tagliola della decadenza dal lavoro al 30 giugno di quest'anno ed eliminando anche la scadenza del 31 dicembre. Ci saranno i concorsi nel 2010, 2011 e 2012, ma bisogna consentire ai lavoratori precari della pubblica amministrazione che interrompono adesso il loro lavoro di partecipare a quei concorsi e, per rendere utile quella normativa, bisogna anche rimuovere la logica del blocco del turnover. Infatti, se c'è un turnover al 10 per cento, tutte queste misure valgono semplicemente sulla carta, ma non hanno alcuna ricaduta pratica.
L'articolo 19 estende alle aziende partecipate, ossia alle Poste, alle Ferrovie dello Stato, nonché alle municipalizzate, le stesse regole di assunzione per la pubblica amministrazione; questo cosa vuol dire? Io rivolgo una domanda al Governo: che fine faranno gli accordi sindacali stipulati dall'Ente poste con il sindacato in modo unitario per la stabilizzazione progressiva di 15 mila lavoratori? Tutto questo salterà, sarà un'offesa alla contrattazione, tutto questo sarà ricondotto a delle regole che negheranno il principio della contrattazione fra le parti sociali.
Per questi motivi abbiamo espresso un nostro orientamento, che è profondamente negativo per quanto riguarda le scelte che il Governo fin qui ha compiuto; si tratta di scelte assolutamente inadeguate, direi quasi omeopatiche, di fronte ad una crisi che, invece, ha bisogno di essere affrontata in modo adeguato e che nel prossimo autunno farà sentire la sua pressione, purtroppo, in modo molto forte.
Infine, riprendendo il discorso sulla questione delle pensioni, dico ancora una volta che non è accettabile, né ammissibile, e che si tratta di un vero colpo di mano, contraddittorio con le stesse dichiarazioni del Governo, pretendere la riforma del sistema pensionistico attraverso un emendamento. Chiediamo, pertanto, al Governo che faccia marcia indietro su questo punto e che consenta al Parlamento di sviluppare la sua libera, autonoma e approfondita discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cazzola. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con l'errata corrige del 16 LUGLIO 2009
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per aver espresso parere favorevole sulla mozione a mia prima firma.
Mi consenta, Presidente, di dire all'onorevole e amico Cesare Damiano, il quale ha ricordato una giornata complicata in Commissione sulle pensioni, che i conti si fanno la sera e, se mi lascia la battuta, ride bene chi ride ultimo.
Ciò detto, Presidente, vorrei cominciare puntualizzando alcuni dati. La rilevazione sulle forze di lavoro del primo trimestre 2009 registra un incremento di 0,9 punti percentuali del tasso di disoccupazione con riferimento al primo trimestre dell'anno precedente. Rispetto al quarto trimestre del 2008 il tasso di disoccupazione destagionalizzato aumenta di 3 decimi di punto. Se poi vogliamo divertirci a considerare i dati disaggregati, i dati per settore, troviamo che, a fronte di un calo dello 0,3 per cento del totale, si è registrata una flessione dell'1,5 per cento in agricoltura, dello 0,4 per cento dell'industria in senso stretto, al pari di quello riscontrato nei servizi, mentre sono aumentati dell'1 per cento gli occupati nel settore delle costruzioni.
I dati, sempre in valore assoluto, dell'occupazione ci dicono che a fronte di 426 mila italiani in più che hanno perso il lavoro ci sono stati 222 mila stranieri in Pag. 78più che hanno iniziato a lavorare. Ciò significa, signor Presidente, che nel mercato del lavoro in Italia - faccio una citazione che a lei piacerà sicuramente, perché è di Hegel - non tutte le vacche sono nere. Ci sono, quindi, delle realtà molto articolate, diverse e che non possono essere tutte riconducibili alla visione di sfascio che spesso viene dall'opposizione.
Signor Presidente, queste cose non le dico solo io, che potrei essere una parte interessata. Oggi il presidente dell'INPS - e quando si parla del presidente dell'INPS per la sinistra si parla di una persona che ha la stessa autorevolezza del Papa per i cattolici - ha rilasciato una dichiarazione alla stampa, come risulta dalle agenzie, che leggo testualmente: «Nei primi sei mesi dell'anno c'è una tenuta delle riscossioni, anzi abbiamo un incremento rispetto al 2008. Questo significa che avendo registrato nei bilanci di previsione il calo del PIL, abbiamo un sostanzioso incremento rispetto alle previsioni. L'incremento è dovuto - prosegue Mastrapasqua - ad una sostanziale tenuta delle aziende. Noi non registriamo un calo così forte né della forza lavoro, né delle aziende, e questo significa che il sistema lavoro sta tenendo». Questo lo ha detto il presidente dell'INPS che ha in mano, tra l'altro, dal suo osservatorio i risultati dell'economia e il riflesso del mercato del lavoro.
Tra l'altro voglio far notare che l'occupazione nel primo trimestre del 2009 diminuiva come dato destagionalizzato dello 0,3 per cento, a fronte di incrementi della disoccupazione ben più sostenuti in quei Paesi che in quest'Aula sono stati presentati come virtuosi e come padroni di una visione del futuro. Vi voglio ricordare che in quel momento la cassa integrazione guadagni schizzava in alto e il suo picco lo abbiamo avuto nel febbraio 2009, quando nel primo trimestre del 2009 la cassa integrazione guadagni è passata da 20 milioni di ore del 2008 a 58 milioni di ore. Nel momento in cui la cassa integrazione esplodeva, abbiamo avuto un andamento, certo serio e preoccupante, della disoccupazione, ma sono aspetti contraddittori della disoccupazione.
Ciò significa, onorevoli colleghi, che abbiamo avuto ragione quando abbiamo messo le risorse sulla cassa integrazione guadagni in deroga (quando voi ci chiedevate invece di finanziare la disoccupazione). Abbiamo, infatti, consentito alle imprese italiane e ai lavoratori di mantenere quel cordone ombelicale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) che ha fatto sì di contenere - e lo dice il presidente dell'INPS - i dati della disoccupazione e il sistema.
Concludo, Presidente, anche perché sono stato pregato di essere il più breve possibile, con una considerazione che voglio rivolgere all'onorevole La Malfa. Credo che i dati e le cose che abbiamo fatto per i precari siano noti e che è altresì noto - lo ricordava l'onorevole Fedriga - che è stata riconosciuta l'indennità di disoccupazione agli apprendisti licenziati. Credo che andrebbe approfondito con molta più serietà il dato che meno di 2 mila Co.co.co. hanno chiesto l'indennità di reinserimento predisposta dal Governo.
Credo che probabilmente questo voglia dire che forse i requisiti non erano ottimi, ma forse anche che quelli che hanno perso il posto di lavoro sono meno di quelli che si dice. Voglio dire all'onorevole La Malfa e agli amici radicali, i quali hanno presentato una mozione coraggiosa, come è nel loro stile, che nella mozione del Popolo della Libertà le proposte sulle quali si chiede l'impegno del Governo non comportano un euro in più di richiesta allo Stato. Infatti, tra le altre proposte che facciamo, una è la più importante, sulla quale impegniamo il Governo: quella di tener conto che per i lavoratori parasubordinati, per certe categorie di lavoratori parasubordinati, esiste anche una previdenza minore, regalata ai lavoratori parasubordinati dal centrosinistra. Vi risparmio i dati relativi ai risultati di questa previdenza minore, per quanto riguarda la malattia, la maternità e gli assegni familiari, perché sono fallimentari. Vi invito a leggere un bel libro pubblicato dal Mulino, Pag. 79intitolato Flex-insecurity, che fa un affresco del mercato del lavoro assolutamente interessante. Ebbene, il Popolo della Libertà impegna il Governo ad esaminare la possibilità di introdurre, nel pacchetto della previdenza minore per i Co.co.co., anche una prestazione di carattere strutturale, che si chiama indennità di reinserimento, finanziata dai contributi di questa categoria.
Tutti i lavoratori e i loro datori di lavoro in Italia finanziano con i propri contributi la previdenza minore, non pensionistica. I parasubordinati finanziano con una contribuzione del 50 per cento la loro previdenza non pensionistica. Non si capisce perché questo pacchetto non possa essere implementato, a carico delle categorie, dei committenti e dei parasubordinati.
D'altro canto, il centrosinistra ha aumentato enormemente l'aliquota pensionistica e non si capisce perché le aliquote non pensionistiche non possano essere implementate per finanziare una prestazione, quando questi lavoratori perdono il posto di lavoro. Ecco perché, Signor Presidente, il Popolo della Libertà voterà a favore della mozione a mia firma. Credo che non potrebbe fare altrimenti e ringrazio il Governo per il parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà-Congratulazioni).
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, ringrazio il rappresentante del Governo per aver espresso parere favorevole sulla mozione a mia prima firma.
Mi consenta, Presidente, di dire all'onorevole e amico Cesare Damiano, il quale ha ricordato una giornata complicata in Commissione sulle pensioni, che i conti si fanno la sera e, se mi lascia la battuta, ride bene chi ride ultimo.
Ciò detto, Presidente, vorrei cominciare puntualizzando alcuni dati. La rilevazione sulle forze di lavoro del primo trimestre 2009 registra un incremento di 0,9 punti percentuali del tasso di disoccupazione con riferimento al primo trimestre dell'anno precedente. Rispetto al quarto trimestre del 2008 il tasso di disoccupazione destagionalizzato aumenta di 3 decimi di punto. Se poi vogliamo divertirci a considerare i dati disaggregati, i dati per settore, troviamo che, a fronte di un calo dello 0,3 per cento del totale, si è registrata una flessione dell'1,5 per cento in agricoltura, dello 0,4 per cento dell'industria in senso stretto, al pari di quello riscontrato nei servizi, mentre sono aumentati dell'1 per cento gli occupati nel settore delle costruzioni.
I dati, sempre in valore assoluto, dell'occupazione ci dicono che a fronte di 426 mila italiani in più che hanno perso il lavoro ci sono stati 222 mila stranieri in Pag. 78più che hanno iniziato a lavorare. Ciò significa, signor Presidente, che nel mercato del lavoro in Italia - faccio una citazione che a lei piacerà sicuramente, perché è di Hegel - non tutte le vacche sono nere. Ci sono, quindi, delle realtà molto articolate, diverse e che non possono essere tutte riconducibili alla visione di sfascio che spesso viene dall'opposizione.
Signor Presidente, queste cose non le dico solo io, che potrei essere una parte interessata. Oggi il presidente dell'INPS - e quando si parla del presidente dell'INPS per la sinistra si parla di una persona che ha la stessa autorevolezza del Papa per i cattolici - ha rilasciato una dichiarazione alla stampa, come risulta dalle agenzie, che leggo testualmente: «Nei primi sei mesi dell'anno c'è una tenuta delle riscossioni, anzi abbiamo un incremento rispetto al 2008. Questo significa che avendo registrato nei bilanci di previsione il calo del PIL, abbiamo un sostanzioso incremento rispetto alle previsioni. L'incremento è dovuto - prosegue Mastrapasqua - ad una sostanziale tenuta delle aziende. Noi non registriamo un calo così forte né della forza lavoro, né delle aziende, e questo significa che il sistema lavoro sta tenendo». Questo lo ha detto il presidente dell'INPS che ha in mano, tra l'altro, dal suo osservatorio i risultati dell'economia e il riflesso del mercato del lavoro.
Tra l'altro voglio far notare che l'occupazione nel primo trimestre del 2009 diminuiva come dato destagionalizzato dello 0,3 per cento, a fronte di incrementi della disoccupazione ben più sostenuti in quei Paesi che in quest'Aula sono stati presentati come virtuosi e come padroni di una visione del futuro. Vi voglio ricordare che in quel momento la cassa integrazione guadagni schizzava in alto e il suo picco lo abbiamo avuto nel febbraio 2009, quando nel primo trimestre del 2009 la cassa integrazione guadagni è passata da 29 milioni di ore del 2008 a 58 milioni di ore. Nel momento in cui la cassa integrazione esplodeva, abbiamo avuto un andamento, certo serio e preoccupante, della disoccupazione, ma sono aspetti contraddittori della disoccupazione.
Ciò significa, onorevoli colleghi, che abbiamo avuto ragione quando abbiamo messo le risorse sulla cassa integrazione guadagni in deroga (quando voi ci chiedevate invece di finanziare la disoccupazione). Abbiamo, infatti, consentito alle imprese italiane e ai lavoratori di mantenere quel cordone ombelicale (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà) che ha fatto sì di contenere - e lo dice il presidente dell'INPS - i dati della disoccupazione e il sistema.
Concludo, Presidente, anche perché sono stato pregato di essere il più breve possibile, con una considerazione che voglio rivolgere all'onorevole La Malfa. Credo che i dati e le cose che abbiamo fatto per i precari siano noti e che è altresì noto - lo ricordava l'onorevole Fedriga - che è stata riconosciuta l'indennità di disoccupazione agli apprendisti licenziati. Credo che andrebbe approfondito con molta più serietà il dato che meno di 2 mila Co.co.co. hanno chiesto l'indennità di reinserimento predisposta dal Governo.
Credo che probabilmente questo voglia dire che forse i requisiti non erano ottimi, ma forse anche che quelli che hanno perso il posto di lavoro sono meno di quelli che si dice. Voglio dire all'onorevole La Malfa e agli amici radicali, i quali hanno presentato una mozione coraggiosa, come è nel loro stile, che nella mozione del Popolo della Libertà le proposte sulle quali si chiede l'impegno del Governo non comportano un euro in più di richiesta allo Stato. Infatti, tra le altre proposte che facciamo, una è la più importante, sulla quale impegniamo il Governo: quella di tener conto che per i lavoratori parasubordinati, per certe categorie di lavoratori parasubordinati, esiste anche una previdenza minore, regalata ai lavoratori parasubordinati dal centrosinistra. Vi risparmio i dati relativi ai risultati di questa previdenza minore, per quanto riguarda la malattia, la maternità e gli assegni familiari, perché sono fallimentari. Vi invito a leggere un bel libro pubblicato dal Mulino, Pag. 79intitolato Flex-insecurity, che fa un affresco del mercato del lavoro assolutamente interessante. Ebbene, il Popolo della Libertà impegna il Governo ad esaminare la possibilità di introdurre, nel pacchetto della previdenza minore per i Co.co.co., anche una prestazione di carattere strutturale, che si chiama indennità di reinserimento, finanziata dai contributi di questa categoria.
Tutti i lavoratori e i loro datori di lavoro in Italia finanziano con i propri contributi la previdenza minore, non pensionistica. I parasubordinati finanziano con una contribuzione dello 0,50 per cento la loro previdenza non pensionistica. Non si capisce perché questo pacchetto non possa essere implementato, a carico delle categorie, dei committenti e dei parasubordinati.
D'altro canto, il centrosinistra ha aumentato enormemente l'aliquota pensionistica e non si capisce perché le aliquote non pensionistiche non possano essere implementate per finanziare una prestazione, quando questi lavoratori perdono il posto di lavoro. Ecco perché, Signor Presidente, il Popolo della Libertà voterà a favore della mozione a mia firma. Credo che non potrebbe fare altrimenti e ringrazio il Governo per il parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà-Congratulazioni).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo per chiedere una modalità di votazione, relativa alla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00220. Le chiedo la possibilità di votare per parti separate, distinguendo la premessa dall'impegno. Chiedo, inoltre, che il dispositivo stesso sia votato per parti separate, distinguendo il primo impegno dalla restante parte del dispositivo, separando, quindi, il primo capoverso dal secondo e dal terzo.
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, la mozione Zamparutti ed altri n. 1-00220 è stata riformulata ed il dispositivo contiene un unico capoverso.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, supponevo che fosse sostituito solo il primo capoverso. In tal caso, ritiro la proposta di voto separato sul dispositivo, ma mantengo la richiesta di votare separatamente la parte motiva e il dispositivo.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Dunque, vi è una richiesta di votazione della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00220 per parti separate, nel senso di votare separatamente la parte motiva e il dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Borghesi ed altri n. 1-00203, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Miglioli, Cesaro, Pizzolante, Bachelet, Pes... l'onorevole Pizzolante ancora non ha votato... disattivate la postazione dell'onorevole Pizzolante... onorevole Pizzolante, provi a votare, la postazione è disattivata...
SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, il terminale è proprio spento.
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 380
Votanti 349 Pag. 80
Astenuti 31
Maggioranza 175
Hanno votato sì 143
Hanno votato no 206).
Registriamo il fatto che l'onorevole Pizzolante non ha potuto votare.
Prendo atto che la deputata Ravetto ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Pezzotta ed altri n. 1-00208, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
L'onorevole Pizzolante ha potuto votare... onorevoli Coscia, Traversa, Sardelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 381
Votanti 351
Astenuti 30
Maggioranza 176
Hanno votato sì 349
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cazzola, Caparini ed altri n. 1-00212, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Traversa Cesario...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 382
Votanti 353
Astenuti 29
Maggioranza 177
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 146).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Damiano ed altri n. 1-00219, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Traversa, Osvaldo Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 380
Votanti 350
Astenuti 30
Maggioranza 176
Hanno votato sì 146
Hanno votato no 204).
L'onorevole Palumbo non ha votato? Mi spiace, la votazione è chiusa. Registriamo che l'onorevole Palumbo non ha potuto votare.
Prendo atto che i deputati Pelino e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione della mozione Zamparutti ed altri n. 1-00220.
Ricordo che il gruppo del Partito Democratico ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa dal dispositivo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00220, limitatamente alla premessa, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Gava? Ha votato. Abbiamo votato tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 383
Votanti 219
Astenuti 164
Maggioranza 110
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 4). Pag. 81
Prendo atto che i deputati Speciale, Paglia, Pelino e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Mazzarella ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Zamparutti ed altri n. 1-00220, limitatamente al dispositivo, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Luciano Rossi? Onorevole Sanga? Onorevole Moles? Onorevole Speciale? Onorevole Gava? Onorevole Simeoni? Onorevole Traversa, di nuovo. È abbonato! Deve aspettare che finisca l'abbonamento. Ci siamo tutti? L'onorevole Traversa ancora «no». Adesso ha votato anche l'onorevole Traversa.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 384
Votanti 344
Astenuti 40
Maggioranza 173
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 131).
Prendo atto che i deputati Pelino e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00223, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
L'onorevole Traversa ha votato. Allora ci siamo tutti!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 384
Votanti 211
Astenuti 173
Maggioranza 106
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 4).
Prendo atto che i deputati Pelino e Giacomoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Approvazione in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 15 luglio 2009, la I Commissione permanente (Affari Costituzionali) ha approvato, in sede legislativa, il seguente progetto di legge: Boniver ed altri: «Modifica della denominazione e delle competenze del Comitato parlamentare di cui all'articolo 18 della legge 30 settembre 1993, n. 388» (1446).
Modifica nella denominazione di una componente politica del gruppo parlamentare Misto.
PRESIDENTE. Comunico che il vicepresidente del gruppo parlamentare misto, in rappresentanza della componente politica «Movimento per l'autonomia», con lettera pervenuta in data 15 luglio 2009, ha reso noto che la nuova denominazione della componente è: «Movimento per le autonomie-Alleati per il sud».
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 16 luglio 2009, alle 10:
Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 18,30.
Pag. 82TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO LAURA MOLTENI SULLE MOZIONI NN. 1-00192, 1-00211, 1-00213, 1-00214 E 1-00221
LAURA MOLTENI. Sono ormai trascorsi sessanta anni dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo che ha sancito il pieno rispetto della dignità e della vita di ogni persona, ma poche sono state le politiche internazionali attuate volte alla concretizzazione di tali principi.
E qui voglio ricordare che: la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo riconosce, all'articolo 3, il diritto alla vita sancendo che «ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona»; la Convenzione europea dei diritti dell'uomo, all'articolo 2, afferma: «il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge»; la Convenzione sui diritti dell'uomo e sulla biomedicina, sottoscritta ad Oviedo nel 1997, nel delineare una sorta di Costituzione europea in materia di diritto a nascere, non riconosce valore personale assoluto al diritto di interruzione della gravidanza; la Carta europea dei diritti, adottata dal Consiglio europeo di Nizza il 7 dicembre 2000 e alla quale, con il recente Trattato di Lisbona, è stata attribuita la stessa efficacia giuridica delle norme dei Trattati, dopo aver affermato, all'articolo 1, l'inviolabilità della dignità umana, all'articolo 2 dispone: «ogni individuo ha il diritto alla vita».
Oggi, la denatalità in Europa, e soprattutto in Italia, è ormai una emergenza. Entro il 2025 i primi Paesi europei - Italia, Spagna, Germania, Grecia - potrebbero sperimentare l'implosione demografica, ovvero la diminuzione effettiva della popolazione.
Attualmente l'Europa ha un tasso di fecondità medio di 1,4 figli per donna quando il livello di sostituzione - ossia il livello che permette di mantenere l'equilibrio - è di 2,1 figli per donna.
L'evoluzione della percentuale di popolazione giovanile sul totale: nel 1950 si attestava su una percentuale del 26,2 per cento della popolazione europea al di sotto dei quindici anni, nel 1975 al 23,7 per cento; nel 2000 si è ridotta al 17,5 per cento.
Nei Paesi industrializzati mentre da un lato è aumentata in modo esponenziale la soglia di attenzione in merito agli interventi volti a garantire la tutela socio sanitaria materno-infantile dall'altro lato e in modo proporzionalmente inverso sono drasticamente diminuite le nascite.
La stessa Organizzazione mondiale della sanità ha individuato quale obiettivo primario il miglioramento della qualità della vita della madre e del bambino.
Gli enormi passi in avanti compiuti dal nostro paese debbono rappresentare un punto di partenza per avviare anche a livello internazionale una cooperazione diretta alla programmazione politica di interventi volti al raggiungimento di obiettivi finalizzati ad estendere a tutti i paesi del mondo interventi per mobilitare risorse per migliorare la salute riproduttiva e promuovere azioni per la tutela della salute materno-infantile.
Se da un lato è opportuno concentrare gli sforzi nei paesi cosiddetti sviluppati in azioni politiche volte a modificare il tasso negativo di natalità, da un altro lato è necessario avviare una politica internazionale capace di estendere anche ai paesi in via di sviluppo interventi mirati ad una presa in carico della donna e del nascituro.
In alcuni paesi l'aborto non è considerato soltanto un diritto ma è anche obbligatorio. Alcuni paesi ricorrono anche al vergognoso aborto selettivo dei feti per riequilibrare il rapporto tra bambine e bambini nati.
Come si può restare indifferenti quando l'aborto viene utilizzato quale strumento di selezione sessuale o peggio di selezione genetica?
Per legge in Cina dai primi anni Ottanta è entrato in vigore il programma di controllo delle nascite che impone il limite di un solo figlio per famiglia. Il contravvenire a tale disposizione coercitiva è sanzionato con multe di elevata entità, aborto forzato, requisizione dei beni. Pag. 83
Il programma di controllo della nascite portato avanti dallo Stato Cinese ha portato a 300 milioni di nascite in meno in 21 anni.
Madre Teresa di Calcutta, Premio Nobel per la pace (17 ottobre 1979), nel discorso di premiazione disse di accettare il prestigioso riconoscimento esclusivamente a nome dei poveri e presentò l'aborto come il principale pericolo in grado di minacciare la pace nel mondo. La frase pronunciata dalla religiosa albanese: («Promettiamoci che in questa città nessuna donna possa dire di essere stata costretta ad abortire») è carica di significati capaci di superare qualsiasi strumentalizzazione ideologica e diretta a considerare unicamente l' impegno nella tutela della vita nascente una irrinunciabile prerogativa da parte di tutti.
La Cina non è l'unico Paese ad essersi macchiato di tali atti. In India, ad esempio, si pratica un quinto di tutti gli aborti a rischio nel mondo.
Nel nostro paese, è escluso il ricorso all'aborto come mezzo per il controllo delle nascite. E qui basta ricordare l'articolo 1 della stessa legge 194 del 1978 «lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio. L'interruzione volontaria di gravidanza, di cui alla presente legge non è un mezzo di controllo delle nascite.» Credo che il nostro paese possa essere invece da esempio nell'elaborare una linea politica di invito alla vita e operare per garantire tutte le condizioni utili ad una crescita della società incentrata sul piano della tutela della salute della donna e dei nascituri, nonché sui valori di un umanesimo diffuso. Occorre, quindi, rimodulare l'azione politica sui valori fondanti della vita e della persona umana.
In una società tanto più è affermato il principio del rispetto della persona e della vita, tanto più è elevato il grado di civiltà.
Per questo riteniamo importante che: siano promosse in tutte le sedi internazionali politiche attive volte alla tutela della diritto alla vita, alla tutela della famiglia e della maternità, a favorire nelle campagne di informazione pubbliche una maggiore attenzione alla famiglia; venga individuata l'area della salute riproduttiva, materna e perinatale dentro le priorità della cooperazione internazionale con i paesi in via di sviluppo e fornito un maggiore sostegno economico e politico a tali sforzi e quindi promossa una maggiore consapevolezza e sottolineata l'importanza della salute riproduttiva, come uno strumento chiave in materia di salute globale e sviluppo, negli incontri internazionali di alto livello politico.
Con l'approvazione di questa mozione impegniamo il Governo: a farsi promotore presso le Nazioni Unite e in tutte le sedi internazionali, di una risoluzione che preveda un comune impegno politico al contrasto delle pratiche abortive come strumento di controllo demografico e quindi di programmazione/pianificazione familiare che affermi il diritto di ogni donna a non essere costretta o indotta ad abortire, favorendo politiche che aiutino a rimuoverne le cause economiche e sociali.
Voteremo quindi a favore della mozione di maggioranza a prima firma Barani e Laura Molteni. Voteremo invece contro la mozione di ispirazione radicale a prima firma Farina Coscioni, mozione rievocatrice della pillola abortiva RU486 - la pillola del giorno dopo - che introduce a una mentalità di mancanza di rispetto della vita, a una mentalità per la quale abortire grazie all'assunzione di una pillola postuma porta ad assimilare il concetto dell'aborto al concetto di assunzione di una pillola per il mal di testa.
Noi siamo per una cultura che pone l'accento sulla tutela della vita nascente, una cultura che educa all'amore della vita e non per una cultura della morte.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MASSIMILIANO FEDRIGA SULLE MOZIONI NN. 1-00203, 1-00208, 1-00212, 1-00219, 1-00220 E 1-00223
MASSIMILIANO FEDRIGA. Presidente, in questo periodo imprese e lavoratori Pag. 84sono stati colpiti fortemente dalla crisi economica in atto.
Questo Governo e questa maggioranza hanno saputo affrontare con tempestività, passo dopo passo, la difficile situazione, tant'è vero che perfino importanti istituzioni come la CONSOB hanno sostenuto l'importanza dell'azione di Governo che ha evitato l'esasperazione degli effetti della crisi nel momento più acuto.
Voglio ricordare che sono stati stanziati per un biennio ben 8 miliardi di euro per ammortizzatori sociali e politiche attive del lavoro. Una manovra che sarebbe stata impraticabile senza la collaborazione con le regioni. In primo luogo perché le stesse regioni hanno contribuito finanziariamente, in secondo luogo perché senza l'ente territoriale sarebbe impossibile rispondere alle diverse esigenze delle diverse aree del paese.
Proprio per questo abbiamo voluto inserire nella mozione di maggioranza, Cazzola, Caparini ed altri, l'impegno per il Governo di continuare, con ancora più forza, la stretta collaborazione con gli enti regione demandando al territorio sempre di più le strategie sulle politiche attive e passive del lavoro.
Se poi ci sono amministrazioni poco virtuose e poco capaci è giusto che gli amministratori ne rispondano! Non è possibile che esistano delle situazioni, come quella campana, dove anni addietro era stata finanziata addirittura con un milione di euro una «scuola di veline» mentre persistono gravissimi problemi occupazionali.
Non è possibile che, sempre la stessa regione, abbia speso 500 mila euro l'anno dal 2003 per una sede di rappresentanza a New York per un paio di dipendenti. Di tutto questo nessuno ne risponde. La buona amministrazione del nord invece ha portato a ottimi risultati, sapendo affrontare la crisi nel migliore dei modi, malgrado la difficile congiuntura abbia maggiormente colpito l'area più produttiva del paese.
Non solo, signor Presidente, questo Governo e questa maggioranza, per la prima volta, nelle misure di sostegno al reddito hanno tenuto in considerazione categorie di lavoratori prima dimenticati. Parlo degli apprendisti e dei lavoratori con contratto atipico.
Per questi ultimi è stato previsto un intervento, una tantum, pari al 20 per cento del reddito percepito l'anno precedente. È chiaro che maggiore è la consistenza dell'aiuto, migliore è il risultato, ma un primo e importante passo è stato fatto.
Le regioni come il Friuli-Venezia Giulia hanno con un consistente sforzo economico, aggiunto un altro 10 per cento, raggiungendo così il 30 per cento totale. Parlando poi di politiche attive vorrei far presente la loro importanza per il reinserimento nel mondo del lavoro, occasioni che però non devono essere sprecate.
Si devono attivare corsi di formazione in accordo con le categorie economiche al fine di creare figure professionali utili al mondo produttivo e non sprecare soldi dei contribuenti con corsi ad uso e consumo dei formatori.
È necessario rafforzare il contatto tra mondo dell'istituzione e mondo imprenditoriale al fine di garantire la spendibilità del percorso di studi compiuto.
Signor Presidente, per quanto riguarda la stabilizzazione dei precari nel pubblico impiego voglio ricordare ai colleghi che esiste anche un'altra categoria di lavoratori deboli che troppo spesso viene dimenticata. Sto parlando dei vincitori di concorso che non hanno ancora visto riconosciuto il loro diritto ad avere il posto di lavoro.
Inoltre credo ci siano delle serie responsabilità dei pubblici amministratori che hanno permesso assunzioni mastodontiche di personale con contratto atipico. Faccio presente che in tutto il nord il numero degli aventi diritto alla stabilizzazione supera di poco i cinquemila mentre nella sola regione Sicilia si superano le diciottomila unità. Ogni regione faccia ciò che ritiene opportuno con i propri soldi, sia ben chiaro, ma dopo non vengano a chiedere il ripianamento del disavanzo sanitario o quant'altro.
Signor Presidente, la Lega ritiene che se non si prosegue nella direzione di un reale Pag. 85federalismo anche per quanto riguarda le tematiche del lavoro il paese non potrà che vedere un futuro infausto.
Inoltre, se in un periodo di crisi lo Stato non è in grado di darsi delle priorità, e per la Lega la priorità è la nostra gente, succederà che con l'intenzione di aiutare tutti non aiuteremo nessuno rischiando di creare fortissime tensioni sociali e la conseguente insicurezza dei cittadini. Dunque prima i nostri cittadini, soprattutto nel lavoro, cosa indispensabile per una società sana che miri alla valorizzazione della famiglia e al benessere della propria gente.
Per concludere, signor Presidente, la Lega voterà favorevolmente la mozione Cazzola, Caparini ed altri al fine di portare avanti le tematiche che ho appena esplicitato condividendo l'intenzione di rendere strutturale l'indennità di reinserimento per i lavoratori atipici, condividendo La necessità di continuare con misure a favore delle imprese e a sostegno dell'occupazione, condividendo la volontà di evitare le irregolarità nella stipula dei diversi contratti di collaborazione.
Ma soprattutto per rafforzare il ruolo delle regioni e degli enti locali nell'ottica di un paese che diventi finalmente e realmente federalista.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Moz. 1-192 e 1-211 - I p | 462 | 293 | 169 | 147 | 291 | 2 | 73 | Appr. |
2 | Nom. | Moz. Buttiglione e a 1-192 II p | 463 | 297 | 166 | 149 | 291 | 6 | 73 | Appr. |
3 | Nom. | Moz. Barani e a 1-211 II p | 463 | 282 | 181 | 142 | 277 | 5 | 73 | Appr. |
4 | Nom. | Moz. Farina Coscioni e a 1-213 | 463 | 442 | 21 | 222 | 176 | 266 | 73 | Resp. |
5 | Nom. | Moz. Mura e a 1-214 | 463 | 433 | 30 | 217 | 162 | 271 | 73 | Resp. |
6 | Nom. | Moz. Livia Turco e a 1-221 I p | 462 | 450 | 12 | 226 | 194 | 256 | 73 | Resp. |
7 | Nom. | Moz. Livia Turco e a 1-221 II p | 466 | 456 | 10 | 229 | 228 | 228 | 73 | Resp. |
8 | Nom. | Moz. Ghizzoni e a 1-204 I p | 453 | 452 | 1 | 227 | 451 | 1 | 71 | Appr. |
9 | Nom. | Moz. Ghizzoni e a 1-204 II p | 453 | 451 | 2 | 226 | 194 | 257 | 71 | Resp. |
10 | Nom. | Moz. Ghizzoni e a 1-204 III p | 455 | 451 | 4 | 226 | 221 | 230 | 71 | Resp. |
11 | Nom. | Moz. Garagnani e a 1-206 | 455 | 445 | 10 | 223 | 254 | 191 | 71 | Appr. |
12 | Nom. | Moz. Zazzera e a 1-216 | 454 | 449 | 5 | 225 | 193 | 256 | 71 | Resp. |
13 | Nom. | Moz. Cap. Santolini e a 1-218 I p | 453 | 446 | 7 | 224 | 222 | 224 | 71 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 22) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Moz. Cap. Santolini e a 1-218 II p | 453 | 452 | 1 | 227 | 451 | 1 | 71 | Appr. |
15 | Nom. | Moz. Cap. Santolini e a 1-218 IIIp | 453 | 450 | 3 | 226 | 263 | 187 | 71 | Appr. |
16 | Nom. | Moz. Borghesi e a 1-203 | 380 | 349 | 31 | 175 | 143 | 206 | 76 | Resp. |
17 | Nom. | Moz. Pezzotta e a 1-208 | 381 | 351 | 30 | 176 | 349 | 2 | 76 | Appr. |
18 | Nom. | Moz. Cazzola e a 1-212 | 382 | 353 | 29 | 177 | 207 | 146 | 76 | Appr. |
19 | Nom. | Moz. Damiano e a 1-219 | 380 | 350 | 30 | 176 | 146 | 204 | 76 | Resp. |
20 | Nom. | Moz. Zamparutti e a 1-220 I p. | 383 | 219 | 164 | 110 | 215 | 4 | 76 | Appr. |
21 | Nom. | Moz. Zamparutti e a 1-220 II p. | 384 | 344 | 40 | 173 | 213 | 131 | 76 | Appr. |
22 | Nom. | Moz. Lo Monte e a 1-223 | 384 | 211 | 173 | 106 | 207 | 4 | 76 | Appr. |