Atto Camera
Mozione 1-00216
presentata da
PIERFELICE ZAZZERA
testo di
lunedì 13 luglio 2009, seduta n.201
La Camera,
premesso che:
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha fortemente penalizzato la scuola pubblica, prevedendo tagli indiscriminati di risorse e di personale (riduzione di 8 miliardi di euro e di 132.000 docenti e personale ata in tre anni);
ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, la scuola pubblica viene smantellata dalla riforma scolastica, a vantaggio della scuola privata, che, invece, riceverà sostegni economici;
l'articolo 33 della Costituzione sul diritto allo studio afferma che la Repubblica istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi, enti e privati possono istituire scuole senza oneri a carico dello Stato, assicurando a chi le istituisce e a chi le frequenta pari opportunità;
la scuola pubblica va riformata nel senso della valorizzazione del merito, dell'efficienza, dell'innovazione e della modernità. È necessaria una scuola pubblica che funzioni, dove siano davvero efficaci gli organi di controllo della gestione dei fondi pubblici ad essa destinati;
l'autonomia scolastica, tra le riforme, è un obiettivo da raggiungere, ma deve essere intesa come autonomia di azione e pensiero della scuola, piuttosto che come esclusiva autonomia finanziaria;
il Governo è rimasto, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo, insensibile di fronte alle numerose manifestazioni spontanee indette da studenti, docenti e famiglie, dimostrando scarsa attenzione nei riguardi di un settore cardine, che, attraverso l'istruzione delle nuove generazioni, serve alla formazione culturale di un Paese;
con i provvedimenti in materia scolastica, il Governo ha messo in discussione il funzionamento stesso di una scuola pubblica efficiente e qualificante. Ad esempio, con la drastica riduzione delle ore di studio del diritto e dell'economia negli istituti tecnici e nei licei, si procura un grave danno agli studenti, i quali, peraltro, troveranno maggiori difficoltà nell'affrontare il percorso universitario;
la riduzione del numero degli istituti convittuali e semiconvittuali rappresenta un disagio per le famiglie;
il nuovo regolamento introdotto dal ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per la gestione delle graduatorie ad esaurimento è particolarmente critico per gli insegnanti precari, in quanto il decreto ministeriale n. 42 del 2009 prevede l'inserimento in fine alla graduatoria, per coloro che scelgano tre province ex novo, in aggiunta a quella precedentemente individuata. Conseguentemente, molti docenti precari hanno presentato ricorso, mentre tanti altri, non potendo affrontare le spese processuali, continuano a sperare in un ripensamento del Governo. Altri ancora hanno presentato ricorso mediante sindacato Anief, accolto dal tribunale amministrativo regionale del Lazio il 5 giugno 2009. La richiesta di sospensiva del decreto ministeriale n. 42 del 2009, avanzata dal sindacato ha fatto emergere l'incoerenza del provvedimento e, ad avviso del tribunale amministrativo regionale del Lazio, la disponibilità espressa dai docenti ad insegnare in altra provincia, oltre quella già indicata, non inciderebbe sul merito e, pertanto, sui punteggi già acquisiti;
il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, ha introdotto la figura del maestro unico e il modulo delle 24 ore per la frequenza scolastica, nonostante le contestazioni di genitori e docenti. Il monitoraggio sulle iscrizioni scolastiche ha rilevato come la nuova organizzazione del Governo sia stata una scelta fallimentare. Il boom delle richieste del tempo pieno è stato eclatante e il Governo non soltanto non ha saputo rispondere alle reali esigenze delle famiglie, ma ha anche dimostrato di non poter attuare il nuovo assetto scolastico, a causa dell'insufficienza del personale docente (ridotto sensibilmente dallo stesso Governo) e delle gravi carenze strutturali;
l'articolo 3 della Costituzione sancisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, perciò il principio della scuola deve essere l'inclusività, attraverso l'integrazione, la multiculturalità e la complessità. In Italia, invece, si rivede il sistema di accesso degli studenti stranieri alla scuola di ogni ordine e grado, prevedendo il loro accesso solo previo superamento di test e prove specifiche di valutazione con l'istituzione di classi ponte per gli stranieri;
il sistema scolastico voluto dal Governo, con l'aumento del numero di alunni per classe e la contestuale diminuzione del personale docente, rende inattuabile il modello della scuola inclusiva. Tale progetto di integrazione, infatti, è irrealizzabile in un sistema ove al maestro unico è affidata la gestione di un numero crescente di alunni. Al contrario, solo attraverso docenti preparati e continuamente aggiornati, è possibile garantire una didattica capace di rispondere ai bisogni di ogni singolo alunno, comprendere le problematiche connesse alla loro crescita e condividere il progetto formativo con i familiari;
mentre il Governo italiano ridefinisce il sistema scolastico sulla base del criterio della riduzione dei costi per il bilancio statale, riduce sensibilmente il personale scolastico, impedisce l'accesso alla professione con la sospensione del ciclo di specializzazione per gli insegnanti di scuola secondaria (ssis) e blocca le graduatorie scolastiche, l'amministrazione americana punta a motivare gli insegnanti con piani di avanzamento di carriera legati al successo ottenuto nelle classi, incrementando il numero degli insegnanti (circa 100.000 docenti in più), ritenendo la conoscenza un valore fondamentale per trovare un'occupazione e per creare nuovi posti di lavoro: per questo nel «piano anticrisi» degli Usa (da 800 miliardi di dollari) si sostengono la scuola, la ricerca e l'università;
quello americano non è certamente l'unico modello scolastico al quale guardare. Basti pensare alla realtà finlandese, che vanta un tasso di alfabetizzazione tra i più alti al mondo e una dispersione scolastica quasi nulla. In Finlandia la professione docente è altamente prestigiosa e l'insegnante gode di ampia considerazione e sostegno. Essendo un Paese con poche risorse, la Finlandia punta molto su quelle umane, ponendo una particolare attenzione agli studenti con difficoltà di apprendimento. Sono gli stessi insegnanti a dedicare loro particolare supporto, potendo usufruire anche del contributo di esperti psicologi della scuola. La Finlandia, in sostanza, fa del principio di integrazione un motivo di progresso sociale;
le nuove norme sui tagli alla scuola voluti dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca sono state dichiarate parzialmente illegittime dai giudici della Corte costituzionale, perché in violazione dell'articolo 117 della Costituzione;
la sentenza n. 200 della Corte costituzionale del 24 giugno 2009, in particolare, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di due parti del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133: l'utilizzo del regolamento per definire «criteri, tempi e modalità per la determinazione e l'articolazione dell'azione di ridimensionamento della rete scolastica» (articolo 64, comma 4, lettera f-bis) e l'attribuzione anche allo Stato della possibilità di «prevedere specifiche misure finalizzate alla riduzione del disagio degli utenti» per la chiusura o accorpamento degli istituti scolastici nei piccoli comuni (articolo 64, comma 4, lettera f-ter);
l'aumento del numero degli studenti per classe, inoltre, non appare una scelta responsabile, se si considera che oltre il 42 per cento degli edifici scolastici non è agibile. Il Governo ha stanziato 300 milioni per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, dopo il disastro avvenuto in Abruzzo, in ogni caso insufficienti, soprattutto se paragonati ai 14 miliardi richiesti dal responsabile della protezione civile, dottor Bertolaso. Le scuole continuano ad essere insicure, mentre l'incremento del numero di alunni per classe aggrava i rischi per l'incolumità degli alunni medesimi;
la scuola non può essere considerata un contenitore per collocare personale a spese della collettività e senza una seria programmazione, tuttavia, è inaccettabile che dalla scuola venga fuori una classe di docenti senza alcuna possibilità di pianificazione del futuro in un modello di precarizzazione costante. La scuola pubblica efficiente deve programmare il personale docente, il suo ricambio e la sua formazione;
è in fase di discussione, sia parlamentare che all'interno delle organizzazioni sindacali e di rappresentanza della scuola, la riforma della scuola pubblica in senso autonomo. Pur rilevando la necessità di riformare le istituzioni scolastiche, la trasformazione dei consigli di istituto in consigli di amministrazione, delle scuole in fondazioni e l'assunzione diretta dei docenti su chiamata dei dirigenti apre la strada ad una autonomia, di fatto, finanziaria e gestionale, che mette in discussione l'assetto costituzionale della scuola pubblica,
impegna il Governo:
a garantire il rispetto dei principi sanciti dagli articoli 3, 33 e 34 della Costituzione italiana;
a investire risorse economiche e umane nella scuola pubblica;
ad assicurare la formazione continua dei docenti e a raggiungere un sistema scolastico non come luogo di rigore di giudizio, ma come momento di aggregazione e di crescita culturale dei giovani;
a garantire la partecipazione attiva degli studenti in progetti didattici che siano anche da stimolo per un costruttivo confronto interculturale;
ad assicurare la scuola inclusiva, in cui la preparazione degli insegnanti sia tale da poter rispondere efficacemente ai bisogni di ogni singolo alunno, comprendere le problematiche connesse alla crescita degli studenti e condividere il progetto formativo con i familiari;
a rispondere alle reali esigenze delle famiglie sulle ore di frequenza scolastica;
ad assumere iniziative urgenti per ridurre i tagli degli 87.341 docenti e dei 44.500 lavoratori ata precari;
ad assumere iniziative per garantire la messa in sicurezza degli edifici scolastici;
ad assumere iniziative concrete finalizzate a garantire la condizione lavorativa dei precari nella scuola;
a incrementare le risorse da destinare al settore dell'istruzione, avvicinando l'Italia agli standard dell'Unione europea.
(1-00216)
«Zazzera, Di Giuseppe, Donadi, Evangelisti, Borghesi, Di Stanislao».