La seduta comincia alle 9,30.
TEODORO BUONTEMPO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Amoruso, Armani, Bricolo, Caligiuri, Cicu, Colucci, Di Virgilio, Giordano, Moroni, Pecorella, Pistone, Rosso, Sgobio, Siniscalchi, Stefani, Tarditi, Valentino, Viceconte e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono sessantanove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Propongo alla Camera l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la XII Commissione permanente (Affari sociali) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del regolamento:
GIACCO ed altri: «Modifica alla legge 14 febbraio 1974, n. 37, in materia di accesso dei cani guida dei ciechi sui mezzi di trasporto pubblico e negli esercizi aperti al pubblico» (294) (La Commissione ha elaborato un nuovo testo).
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
Per consentire alla stessa Commissione di procedere all'abbinamento richiesto dall'articolo 77 del regolamento è quindi trasferita in sede legislativa anche la proposta di legge BATTAGLIA e GIACCO: «Modifica alla legge 14 febbraio 1974, n. 37, in materia di accesso dei cani guida per privi della vista nei mezzi di trasporto pubblico e nei pubblici esercizi» (633), attualmente assegnata in sede referente alla medesima Commissione e vertente sulla stessa materia.
PRESIDENTE. A norma del comma 1 dell'articolo 92 del regolamento, propongo alla Camera che la seguente proposta di legge sia assegnata, in sede legislativa, alla XII Commissione permanente (Affari sociali):
S. 396-B. - Senatori CALDEROLI ed altri: «Disciplina del riscontro diagnostico sulle vittime della sindrome della morte improvvisa del lattante (SIDS) e di morte inaspettata del feto» (Approvata dalla XII Commissione permanente del Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata
dalla XII Commissione permanente del Senato) (4248-B) - Parere delle Commissioni V e VII.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge di iniziativa dei deputati Ramponi; Spini ed altri; Borriello; Buemi ed altri: Disposizioni in materia di diritto di voto dei cittadini temporaneamente all'estero.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Cossiga, ha facoltà di svolgere la relazione.
GIUSEPPE COSSIGA, Relatore. Signor Presidente, il testo oggi all'esame dell'Assemblea nasce da una serie di proposte di legge presentate da deputati di diversi gruppi politici, di maggioranza e di opposizione, che avevano l'obiettivo di sanare la grave lesione del diritto del voto di alcuni cittadini residenti temporaneamente all'estero. In particolare, esse volevano sanare l'impossibilità di voto per i dipendenti delle amministrazioni dello Stato, per i militari impegnati in missioni all'estero, per il personale docente e ricercatori impegnati in attività presso università o istituti esteri, e per altre categorie, peraltro anche molto numerose, come, ad esempio, i naviganti. Queste proposte di legge sono state presentate all'inizio della legislatura, ma, per una serie di ragioni, si è accumulato un fortissimo ritardo nella loro analisi, dovuto non solo ai tempi dell'attività parlamentare in genere, ma anche alla necessità di approfondire alcuni punti; mi riferisco, in particolare, alla recente modifica del sistema elettorale.
La lesione del diritto di voto di queste categorie di cittadini è diventata, se vogliamo, ancor più grave nel momento in cui è stato introdotto, anche con modifica costituzionale, il diritto di voto degli italiani residenti all'estero. Appariva, quindi, ancor più grave che i cittadini italiani, che risiedevano all'estero in maniera temporanea per svolgere attività di servizio, non potessero votare quando i connazionali, da sempre magari residenti nello stesso paese, avevano invece trovato soddisfazione a questo diritto.
Da tale punto di vista, devo dire che la discussione in Commissione non ha visto posizioni pregiudiziali da parte dei gruppi politici poiché si trattava di assicurare l'esercizio di un diritto che tutti i gruppi politici condividevano. Tuttavia, ci si è trovati a discutere di questo argomento nella fase terminale della legislatura e il poco tempo a disposizione nostra e del Ministero dell'interno, per assicurare l'efficacia dell'esercizio di questo diritto, a prescindere dalle modalità che il Parlamento avesse ritenuto opportuno indicare, ci ha obbligato a fare delle scelte sicuramente estreme e, in alcuni casi, dolorose.
Le scelte dolorose, in primis, sono state quelle di limitare il gruppo dei possibili beneficiari della legge alle due tipologie che la Commissione ha ritenuto fossero più facilmente gestibili dalle amministrazioni: i dipendenti del Ministero degli esteri impiegati nelle ambasciate, nei consolati e negli uffici diplomatici ed i militari impegnati in missioni all'estero. Si tratta di due tipologie che, evidentemente, per la
natura del loro servizio, sono facilmente rintracciabili dalle amministrazioni da cui dipendono. Questa scelta dolorosa ci ha costretto a tener fuori altre categorie significative e numerose cui ho fatto riferimento in precedenza.
Devo sottolineare che, su iniziativa di alcuni colleghi dell'opposizione, per rendere meno dolorosa questa scelta fortemente limitante e, al contempo, per lanciare il messaggio che il Parlamento intende far farsi carico dei problemi di tutti e della possibilità dell'esercizio di questo diritto da parte di tutti, nel testo che presentiamo all'Assemblea è stata inserita una norma per cui questa legge, con tali forti limitazioni, sarà valida soltanto per le prossime elezioni politiche e per il prossimo referendum sulla riforma costituzionale. Questa scelta è stata fatta in maniera unanime dalla Commissione, anche per lanciare il messaggio che, poiché ci rendiamo conto che tale legge non può essere identificata come la soluzione definitiva del problema, c'è un impegno da parte di tutti i gruppi politici, sin dall'inizio della prossima legislatura, ad intervenire in maniera più corretta e completa per risolvere il problema per tutti i nostri connazionali che ancora non possono esercitare il loro diritto di voto.
L'altra scelta particolare, quasi anomala e, in un certo senso, dolorosa è stata quella di permettere l'esercizio del voto a queste due categorie attraverso una modifica della legge, recentemente approvata, per l'esercizio di voto dei cittadini residenti all'estero. Come sappiamo, la legge di cui sto parlando ha permesso ai nostri connazionali residenti all'estero di eleggere i propri rappresentanti. Quando mi riferisco ai nostri rappresentanti, voglio dire che, come è noto, il diritto di elettorato passivo è esclusivamente concesso a questi cittadini residenti all'estero; quindi, non si tratta semplicemente di permettere ai nostri connazionali all'estero di votare per l'elezione del Parlamento, ma è stato strutturato un sistema di rappresentanza specifica di questi cittadini residenti all'estero. Ora è evidente che permettere invece alle categorie dei militari in missione e dei dipendenti delle ambasciate e degli uffici consolari residenti all'estero di votare all'interno della circoscrizione Estero costituisce una anomalia. Facciamo semplicemente riferimento al fatto che questi elettori contribuiranno quindi ad eleggere rappresentanti che, in un certo senso, sono estranei alla loro comunità, trattandosi di persone che, bene o male, fanno riferimento sempre all'Italia e non come i nostri concittadini che risiedono all'estero in maniera stabile; tra l'altro, questi stessi elettori avranno soltanto il diritto di elettorato attivo perché, non essendo stabilmente residenti all'estero, non potranno candidarsi nella circoscrizione Estero.
La Commissione si rende conto di questa anomalia, ma l'ha accettata proprio nel tentativo di perseguire l'obiettivo di permettere a questi cittadini di votare rapidamente alle prossime elezioni. Riteniamo che sia un atto dovuto e che il Parlamento non può che chiedere ancora una volta scusa a questi cittadini per non essere riuscito in tempo utile e in maniera definitiva e completa a risolvere il problema. Tuttavia riteniamo che anche questo risultato, se raggiunto, possa essere un passo importante per garantire la tutela del diritto di questi cittadini che, sino ad oggi, il Parlamento e il paese di origine avevano dimenticato.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato per l'interno. Il Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ramponi. Ne ha facoltà.
LUIGI RAMPONI. Signor Presidente, desidero innanzitutto ringraziare i componenti della Conferenza dei presidenti di gruppo, che finalmente, all'ultimo momento, hanno deciso di calendarizzare questo provvedimento. Dico questo perché, come ha ricordato il relatore, la mia proposta di legge, alla quale hanno fatto
seguito altre, risale al 13 giugno 2001 e da allora la strada è stata irta di ostacoli, direi a volte anche speciosi, e caratterizzata da un'infinità di difficoltà, che in realtà molte volte non erano affatto convincenti.
Lo debbo dire, perché questo provvedimento, come ha ricordato il relatore, mi pare di estrema e fondamentale importanza. Noi abbiamo vissuto per più di cinquant'anni in una situazione per la quale un'alta percentuale di cittadini italiani si è vista non riconosciuto il diritto fondamentale di una democrazia, cioè quello dell'esercizio del diritto di voto. È una cosa incredibile, così come è incredibile che in quest'aula intervengano venti colleghi per un problema relativo alla cioccolata e vi siano invece pochissimi colleghi nel momento in cui si discute di un diritto così fondamentale.
Nonostante questo, siamo riusciti a prendere il discorso «per i capelli», accettando tra l'altro alla fine, come ricordava il relatore, di inserire questa problematica all'interno della legge che prevede il diritto di voto per i cittadini che sono residenti all'estero. È addirittura paradossale che in un paese si riesca a fare in modo che, attraverso una legge che modifica degli articoli della Costituzione, si consenta il voto ai cittadini italiani che risiedono all'estero, mentre non si consente il voto da più di cinquant'anni ai cittadini che si trovano temporaneamente all'estero, moltissimi dei quali per lavoro, per incarichi pubblici, come i nostri 11 mila uomini che sono in missione, o per incarichi professionali privati, solo perché sembra che nessuno sia in condizione di mettere a punto un meccanismo simile a quanto previsto nella stragrande maggioranza dei paesi del mondo. Io, per una lunga permanenza in Eritrea, posso anche essere cittadino eritreo. Bene, la nostra ex colonia Eritrea consente agli eritrei all'estero, con cittadinanza eritrea, di votare. Mentre le ex colonie italiane prevedono questo diritto per i loro cittadini, l'Italia non lo consente. È un fatto davvero paradossale e per questo esprimo infinita gratitudine alla Conferenza dei presidenti di gruppo, per aver calendarizzato l'esame di questo disegno di legge, nonostante la ristrettezza dei tempi.
Ringrazio quindi i rappresentanti di tutti i partiti, che non hanno posto ostacoli di carattere politico. Nel corso delle scorse vacanze natalizie mi sono recato a trovare i nostri soldati in Kosovo, in Albania e a Nassiryia e tutti mi hanno chiesto, per l'ennesima volta, a che punto fosse questa legge. Ancora non sapevo che sarebbe stata calendarizzata e comunque ho promesso loro tutto il mio impegno affinché si potesse giungere in tempi brevi alla sua approvazione. Oggi sono ben contento di poter sperare che il Parlamento, in uno scatto di nobile convergenza, possa rapidamente approvarlo, cancellando finalmente questa ingiustizia sostanziale e questo vulnus costituzionale. Ne saranno felici e ci saranno grati tutti i cittadini, a partire dai nostri soldati, ai quali sempre qui dentro si tributa il più caldo degli elogi, ma dei quali dovremmo preoccuparci anche quando si discute dei loro diritti.
Tale questione coinvolge, oltre a loro, anche tutti i cittadini italiani che finalmente potranno dire, seppure in un modo non completamente soddisfacente, come ha ricordato il relatore, di poter sostanziare il loro impegno di cittadini italiani anche con l'esercizio del diritto di voto. Esprimo la mia gratitudine a tutti coloro che hanno collaborato a far sì che questa legislatura venga ricordata per aver eliminato una incostituzionalità inaccettabile e una ingiustizia sostanziale nei confronti di tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Calzolaio. Ne ha facoltà.
VALERIO CALZOLAIO. Signor Presidente, colleghe e colleghi, anche il gruppo dei DS è favorevole al rapido esame di questo testo e si augura che sia possibile, nel giro di poche settimane, far entrare in vigore una legge che riconosce un diritto a lungo disatteso. Il provvedimento è urgente e sul piano costituzionale è molto importante, poichè va a sanare una situazione davvero grave, che ledeva per decine di migliaia di italiani un diritto costituzionalmente previsto e garantito, in particolare per quanto riguarda il personale appartenente alle Forze armate e alle Forze di polizia e il personale dei nostri uffici diplomatici all'estero.
Questa urgenza risulta oggi particolarmente evidente, perché il personale dei nostri uffici diplomatici sta organizzando, con dedizione, fatica e impegno, da quattro anni e mezzo, il voto dei cittadini italiani, non temporaneamente, ma stabilmente residenti all'estero. In questi mesi i nostri uffici consolari sono sovraccarichi di lavoro per garantire ad alcuni milioni di italiani, che potranno per la prima volta farlo, di votare per corrispondenza e così contribuire ad eleggere l'insieme delle nostre prossime Assemblee per la successiva legislatura.
Sarebbe davvero paradossale che quei consoli, viceconsoli e funzionari, che da mesi aggiornano gli elenchi, operando una complicata, discutibile ma efficace operazione di mailing, per cercare di censire una anagrafe precisa dei nostri cittadini italiani all'estero, per garantire finalmente il diritto di voto a quei cittadini, si trovino poi costretti a non votare.
Come ha ricordato il collega Ramponi, fin dall'inizio della legislatura, anche su iniziativa di colleghi del nostro gruppo, tra cui Spini, Angioni ed altri, visto il crescente coinvolgimento delle Forze armate e di polizia italiane in missione all'estero, ci siamo posti il problema di non impedire a circa diecimila cittadini, che vivono un impegno gravoso in missione all'estero, di esercitare il loro diritto di voto.
Finalmente, forse sarà possibile sanare questo vulnus, oggi particolarmente grave. Certo, il testo predisposto dalla Commissione non risolve il problema di quei cittadini che non sono ricompresi in questi due elenchi certi (il Ministero dell'interno e quelli della difesa e degli esteri hanno l'elenco certo di questi nominativi). Colgo l'occasione per chiedere al Governo... se il sottosegretario D'Alì...
PRESIDENTE. Sottosegretario D'Alì, il collega Calzolaio lamenta di non avere la sufficiente attenzione del Governo.
VALERIO CALZOLAIO. Sottosegretario, è ovvio che si tratta di un colloquio utile. Ho una richiesta da farle.
PRESIDENTE. Lei ha perfettamente ragione.
VALERIO CALZOLAIO. Le chiedo, nel corso della sua replica, di discutere anche tre questioni in particolare. Innanzitutto, ci sono gli elenchi di cui al secondo comma dell'articolo 1, a disposizione delle amministrazioni centrali dello Stato. Sarebbe importante che tali elenchi fossero forniti il prima possibile al Parlamento e alla pubblica opinione, visto che non sono elenchi incerti.
In secondo luogo, tuttavia, il 31 dicembre è scaduto anche il termine entro il quale Ministero degli esteri e quello dell'interno dovevano compilare l'altro elenco, che deve essere certo, riguardante l'anagrafe dei cittadini italiani all'estero. Noi le chiediamo formalmente oggi di fornire a tutti i soggetti che dovranno poi rivolgersi nel corso della campagna elettorale ai milioni di cittadini italiani all'estero la loro identità: dobbiamo conoscere chi sono.
È indispensabile che venga fornito alle forze politiche, al Parlamento, alla pubblica opinione, l'elenco dettagliato, il preciso nominativo dei cittadini che avranno il diritto di votare perché non temporaneamente ma stabilmente residenti all'estero.
Il Governo si era impegnato entro il 31 dicembre ad avere questi elenchi, sulla base anche di una operazione di mailing peraltro discutibile (ma che comunque è terminata); vogliamo quindi conoscere precisamente non solo il numero degli individui coinvolti (che consente anche di sapere in quale dei quattro raggruppamenti della circoscrizione Estero saranno eletti i deputati) ma, più precisamente, l'elenco nominativo. Dico ciò in relazione al fatto che questa legge consente di aggregare alla circoscrizione Estero due elenchi, relativi alle categorie di votanti previsti dalle lettere a) e b) dell'articolo 1, ma non un ulteriore elenco di cittadini italiani all'estero, che erano invece citati utilmente nella proposta di legge Ramponi, cioè, coloro che sono temporaneamente all'estero per motivi di studio o di lavoro. Con l'emendamento 1.1 che abbiamo presentato ci permettiamo di aggiungere una parte di questo possibile ulteriore elenco variabile. Chiediamo quindi al Governo e all'insieme dei gruppi parlamentari che lo rappresentano, di votare a favore dell'emendamento 1.1, che seppure non risolve tutti i problemi di questo elenco incerto, relativo a coloro che sono temporaneamente all'estero per motivi di studio o di lavoro, comunque, comincia, riferendosi ad una terza categoria (quella di coloro che sono all'estero per ragioni di ricerca o di studio universitario), a segnalare la parzialità, pure utile, delle soluzioni adottate con questa legge.
Infine, vi è un'ultima questione che chiama in causa il Governo. Questa legge è transitoria e trova una soluzione d'eccezione perché aggrega i militari, le Forze di polizia e il personale alla circoscrizione estero; tuttavia si tratta di una soluzione imperfetta, perché noi chiediamo ai nostri militari, alle Forze di polizia e al nostro personale diplomatico di risiedere all'estero restando, però, cittadini italiani. Come lei sa, i nostri uffici diplomatici sono sedi italiane all'estero e anche le nostre missioni sono caratterizzate dall'avere una bandiera italiana. Parliamo, cioè, di cittadini pienamente italiani che, quindi, dovrebbero poter concorrere, così come fanno i cittadini italiani, al voto politico, sia rispetto alle maggioranze e alle minoranze, sia rispetto ai programmi elettorali, sia rispetto al fatto che essi sono parte di una comunità italiana che oggi si confronta con una brutta legge elettorale ma, comunque, che ha pur sempre quella legge elettorale (che prevede il voto proporzionale, liste di coalizione e così via). Invece, aggregando la circoscrizione Estero, noi obblighiamo costoro a scegliere fra cittadini che sono permanentemente all'estero, attraverso, peraltro, una normativa come quella data dal voto di preferenza che è specifica per quei 12 deputati e senatori che verranno eletti per la prima volta nel prossimo aprile fra i cittadini italiani all'estero.
Quindi, noi abbiamo chiesto - e ringraziamo per aver ottenuto ciò - che fosse chiaro, fin dall'esordio dell'articolo 1 della normativa al nostro esame, che si parlasse dell'occasione delle prossime elezioni, delle prime elezioni dopo l'entrata in vigore della legge. Tuttavia, bisognerà trovare nella prossima legislatura una soluzione definitiva.
Probabilmente, questo è un problema che riguarda l'insieme della normativa al nostro esame. Noi appoggeremo l'emendamento dell'onorevole Fontana, che chiarisce come questa soluzione non eserciti alcuna influenza rispetto allo status dei funzionari presenti nei nostri uffici diplomatici. Sembra utile chiarire ciò, anche se per noi era scontato, posto che certamente non potremmo definire i cittadini in missione, militare, di polizia o diplomatica come cittadini stabilmente all'estero: essi rimangono temporaneamente all'estero ma restano a pieno titolo nel loro insieme cittadini italiani! Ad essi abbiamo semplicemente chiesto l'esercizio di un delicato incarico all'estero!
Tuttavia, segnalo a questo proposito il parere espresso dal rappresentante del Governo in Commissione affari esteri: egli ha dato un giudizio negativo su questa normativa! Quando mi sono permesso di sottolineare che il Governo era uno solo e che non si potevano esprimere pareri diversi a seconda della Commissione in cui si interveniva, mi è stato risposto che anche lei la pensa come il rappresentante del Governo in Commissione affari esteri, che ha espresso quella opinione.
Questo è evidentemente impossibile; tuttavia, il Governo ha fatto una brutta figura nel corso dell'iter parlamentare di questa normativa al nostro esame perché, ancora una volta, ha espresso opinioni non concertate fra le varie amministrazioni che erano presenti in Commissione.
Io ora la ascolterò ma le chiedo, da ultimo, di chiarire anche questo punto nella sua replica: il Governo è uno e vorrei sapere qual è la sua opinione su questa normativa.
Per quanto ci riguarda noi siamo d'accordo. Questa normativa, sia pure con soluzioni non perfette, provvisorie, in parte, evidentemente, precarie, risolve al termine della legislatura un problema per noi decisivo: consentire al nostro personale nelle sedi diplomatiche, in missione militare all'estero di votare alle prossime elezioni.
Chiediamo attenzione, rispetto, possibilmente consenso, sull'emendamento che abbiamo presentato, che è uno solo e che aggiunge una soluzione precaria a quelle già trovate con il testo adottato dalla Commissione; chiediamo al Governo, comunque, nella replica e nel corso dell'esame di questo provvedimento, innanzitutto, di rispondere alle richieste precise che abbiamo formulato in relazione agli elenchi e in ordine all'orientamento del Governo medesimo; in secondo luogo di garantire un esame rapido, non solo alla Camera ma anche al Senato, in modo che il testo diventi legge dello Stato e non si traduca soltanto in un esercizio verbale nella seduta dell'Assemblea di oggi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, condivido le considerazioni ampie svolte dal collega Calzolaio poco fa, che danno il senso della complessità di un provvedimento che pure si presenta rilevante in termini di principio anche se di portata abbastanza circoscritta. Parlo di complessità perché questo provvedimento interseca e si pone in qualche modo all'incrocio fra alcune fondamentali norme della nostra Costituzione: l'articolo 48 e anche l'articolo 3, quella norma che misura e calibra la portata e l'applicazione dei principi sostanziali previsti nella Costituzione (penso all'articolo 3, primo comma, ma anche all'articolo 3, secondo comma, che, in qualche modo, impone di risolvere quelle situazioni di fatto che impediscono l'effettività dei diritti, rendendo necessario l'intervento del legislatore per realizzare la pienezza degli stessi).
Il provvedimento in discussione, quindi, rappresenta il parziale completamento - sottolineo parziale - di un processo che ha attraversato questa legislatura e quella precedente e che certamente interesserà anche la prossima.
Il diritto di partecipazione al voto si è progressivamente esteso a tutti cittadini residenti all'estero, ed ora anche ai cittadini italiani che si trovano temporaneamente all'estero per motivi di lavoro e per limitati periodi di tempo; tale diritto, naturalmente, è reso ancora più forte dal fatto che questi cittadini mantengono la loro residenza in Italia. Un ulteriore passo in questa direzione - che risulterebbe naturalmente particolarmente importante ed innovativo - potrebbe essere rappresentato dall'allargamento del suffragio per le elezioni amministrative anche agli stranieri residenti in Italia da un certo numero di anni. La discussione su questo tema - che è stata sollevata anche grazie ad una serie di iniziative legislative e che ha creato nel paese una particolare emozione - in seguito, però, si è interrotta. Stiamo parlando di un principio che sarebbe
necessario contemplare all'interno di un processo di portata generale, al fine di consentire ai diversi livelli istituzionali una sempre maggiore legittimazione degli eletti ed una più forte partecipazione al voto.
Gli italiani temporaneamente all'estero - ai quali faceva riferimento in precedenza l'onorevole Calzolaio - rappresentano una categoria di cittadini relativamente vasta, variegata e complessa. Essenzialmente, si tratta di dipendenti degli uffici consolari e delle ambasciate, di militari in missione di pace e anche di soggetti appartenenti ad ulteriori categorie dipendenti e non dipendenti dall'amministrazione dello Stato che, purtroppo, non vedono con questo provvedimento riconosciuto il loro diritto di voto. Quindi, attraverso questo semplice riferimento abbiamo già evidenziato un primo motivo di difficoltà nell'applicazione dell'articolo 3 della Costituzione richiamato un attimo fa. È evidente, quindi, che abbiamo a che fare con un provvedimento di compromesso, con una sorta di soluzione «tampone», transitoria rispetto alle consultazioni ormai prossime e ad un intervento organico e strutturato in materia; tra l'altro, anche la sua limitata efficacia temporale è testimonianza di un simile orientamento.
La necessità e, per un certo verso, l'urgenza di un intervento in tempo utile per permettere la partecipazione alle prossime consultazioni politiche ed al futuro referendum costituzionale hanno portato - lo dico per la terza volta - a questa soluzione di compromesso. La contraddizione più palese, più grave di questo compromesso sta nel solo riconoscimento dell'elettorato attivo e non anche dell'elettorato passivo. I cittadini temporaneamente all'estero voterebbero per le elezioni politiche nella circoscrizione Estero con tutte le particolarità ben note del caso - mi riferisco alla legge n. 459 del 2001 che presenta alcuni problemi e questioni di fondo ancora irrisolti - e non voterebbero, come parrebbe più naturale ed opportuno, per corrispondenza nelle circoscrizioni di loro appartenenza. Questa, secondo me, dovrebbe essere la finalità naturale perché è chiaro che se un soggetto si trova temporaneamente all'estero non può essere sganciato dalla sua circoscrizione di appartenenza e quindi nella progettazione di un nuovo intervento organico in materia di questa esigenza dovremo assolutamente tenere conto.
Un'altra limitazione già sottolineata e da considerarsi in qualche modo discutibile, sebbene risulti in qualche modo giustificata da ragioni di ordine pratico ed organizzativo, è la partecipazione al voto per i soli dipendenti delle amministrazioni dello Stato che si trovano all'estero per motivi di servizio assieme ai loro familiari e conviventi Ad esempio, come è già stato sottolineato nell'emendamento dell'onorevole Leoni 1.1, i docenti universitari e i ricercatori che si trovano all'estero per motivi di studio non rientrerebbero nella categoria dei soggetti coinvolti. Debbo dire che, d'altra parte, e in conclusione, si tratta di un provvedimento necessario: tutti ricordiamo, infatti, il paradosso verificatosi nelle ultime tornate elettorali. Il personale dei consolati italiani, pur lavorando per garantire l'esercizio del nuovo diritto di voto agli italiani all'estero, non poteva però votare in prima persona. Ricordo che molti telegiornali ed organi di stampa segnalarono la singolarità della situazione descritta, probabilmente stimolando e contribuendo, in qualche modo, al risultato che stiamo per realizzare.
In conclusione, volevo dire che questo provvedimento, sul quale abbiamo espresso in linea di principio parere favorevole per le ragioni sottolineate, pone delicate questioni circa l'attuazione degli articoli 48 e 3 della Costituzione; è solo la temporaneità che, in qualche modo, può giustificare la deroga ai principi che ho appena richiamato.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore.
GIUSEPPE COSSIGA, Relatore. Rinunzio alla replica, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
Colleghi, per cortesia, quando il rappresentante del Governo è impegnato vi pregherei di riservare i vostri interventi ad un momento successivo...
ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, volevo semplicemente associarmi a quanto molto opportunamente detto dal relatore, onorevole Cossiga, nella sua relazione iniziale.
Si tratta di una norma sicuramente transitoria che risponde parzialmente ad un'esigenza manifestata da tutti i gruppi parlamentari. Siamo perfettamente coscienti che non stiamo parlando dell'ottimo ma, sicuramente, di ciò che è possibile fare in presenza di una norma elettorale definita poche settimane fa dal Parlamento. Quindi, anche lo slittamento dell'approvazione di questa norma è dipeso dalla necessità che prima venisse approvata la statuizione fondamentale della revisione del sistema elettorale.
Per quanto riguarda alcune perplessità sollevate, debbo precisare che, anche dal punto di vista della tradizione dell'esercizio del diritto di voto per i nostri concittadini, vige nel nostro paese un principio che ritengo utile richiamare, perché finora non lo si è fatto. Il diritto dell'elettore prevale sul luogo, quindi - mi riferisco anche ad alcuni casi che hanno interessato il territorio nazionale - quando un elettore per motivi particolari si trova stabilmente impegnato in un luogo diverso dalla sua residenza originaria, può chiedere di votare i candidati del collegio o della circoscrizione del luogo dove si trova; il diritto è in capo all'elettore che segue il luogo e non viceversa. Quindi, il fatto che i cittadini italiani temporaneamente residenti all'estero per motivi di servizio - impossibilitati a rientrare in Italia per esercitare il voto - possano votare nella circoscrizione Estero rientra in una previsione generale del diritto che il nostro sistema elettorale ha sempre osservato. Siamo, quindi, in presenza di una soluzione assolutamente concreta che, comunque, risponde ad una esigenza primaria della democrazia - come diceva il presidente Ramponi - che mira a consentire al maggior numero di cittadini italiani di esprimere il diritto di voto. Certo, essendo perfettibile, questa norma è stata opportunamente resa transitoria ed applicabile solamente per le prossime due certe scadenze elettorali: le elezioni politiche e il referendum sulla riforma costituzionale.
In risposta alla richiesta dell'onorevole Calzolaio voglio precisare che gli elenchi, come dice la stessa norma, devono essere approntati entro 15 giorni dall'entrata in vigore della legge; quindi, il Ministero dell'interno, di concerto con le altre amministrazioni interessate, rispetterà sicuramente i termini.
Per quanto riguarda gli elenchi più generali dell'AIRE, posso assicurare che il lavoro è ormai completato e, quindi, prendo atto della richiesta formulata dall'onorevole Calzolaio, dando tempestiva risposta a queste esigenze.
Credo, infine, che sugli altri aspetti particolari del provvedimento potremmo discuterne in sede di esame degli emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 809 ed abbinate - sezione 1).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 809 ed abbinate - sezione 2).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel confermare il pieno sostegno del gruppo di Alleanza nazionale a questa importante iniziativa, desidero ringraziare il presidente Ramponi per aver portato avanti una battaglia che era ed è sentitissima. Ricordo che anche nelle scorse elezioni, quelle del 2001, moltissimi soldati italiani, impegnati soprattutto nei Balcani, avevano prospettato tale problema senza che il Governo di centrosinistra desse alcuna risposta e alcuna soluzione.
Relativamente agli emendamenti, credo che il centrosinistra debba comprendere l'urgenza e la necessità di procedere all'approvazione del provvedimento. È vero, infatti, che esiste il problema di tutti i cittadini italiani che, per esigenze di lavoro o per loro esigenze private, si trovano temporaneamente all'estero, ma è anche chiaro che tali esigenze non possono essere messe sullo stesso piano di quelle dei militari e dei funzionari dello Stato che lavorano ed hanno l'obbligo di rimanere all'estero non avendo alcuna possibilità di rientrare, atteso che ai militari non viene neanche data questa possibilità. Non credo, quindi, che un cambiamento in questo senso possa aiutare al raggiungimento rapido del primo obiettivo, cioè quello di riconoscere, oltre il sacrosanto diritto di voto agli italiani all'estero - una grande battaglia del Movimento Sociale Italiano prima e, di Alleanza nazionale poi, che finalmente è stata giunta - anche, ai militari e a coloro che prestano servizio per lo Stato all'estero il diritto di votare, con la speranza che successivamente sarà possibile fare anche qualche cosa in più.
Spero, quindi, che nella fase della discussione degli emendamenti il centrosinistra manifesti senso di responsabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.
GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, intervengo soltanto per confermare, quale esponente della Commissione affari esteri, la convergenza sul testo licenziato dalla Commissione affari costituzionali. La Commissione affari esteri aveva segnalato alcune valutazioni che mi pare siano state debitamente tenute in considerazione dalla Commissione di merito, in particolare per quanto riguarda lo status giuridico ed economico anche del Corpo diplomatico. Mi sembra, inoltre, che gli emendamenti che ci accingiamo a votare in ordine alla corretta definizione del ruolo della temporaneità di residenza all'estero e, quindi, il non pregiudizio dal punto di vista sostanziale, di merito, del ruolo del nostro Corpo diplomatico e dei funzionari che sono temporaneamente comandati all'estero, rassicuri ampiamente rispetto ad alcune valutazioni espresse in Commissione affari esteri.
Sono state ricordate, sia dal presidente Ramponi sia con gli interventi del relatore Cossiga e del collega Cirielli, la validità e l'importanza di questo provvedimento, che supera un'anomalia di carattere costituzionale, consentendo ad una ampia platea di cittadini italiani di potersi recare alle urne per esprimere il proprio voto, ancorché comunque limitato al voto attivo ed escludendo la possibilità di essere anche candidati; questi, però sono aspetti che potranno essere ampiamente ridiscussi, rivisti e rivalutati nel prosieguo della prossima legislatura, dove ci auguriamo si possano apportare ulteriori miglioramenti e aggiustamenti a questo importantissimo provvedimento.
Resta il fatto che questo provvedimento che Alleanza nazionale ha appoggiato ed appoggia e voterà convintamente, con quei due emendamenti a cui ho fatto riferimento - che fanno ampia chiarezza dal punto di vista organico anche per quanto riguarda il Corpo diplomatico -, sia un provvedimento molto importante e auspicato, che segnala l'attenzione del Parlamento per la complessa moltitudine di nostri concittadini che temporaneamente risiedono all'estero. Quindi, non posso che compiacermi e plaudire per questa iniziativa. Mi sembra, comunque, di aver riscontrato anche negli interventi dei colleghi
dell'opposizione una complessiva valutazione positiva di questo provvedimento.
Mi auguro quindi che il Parlamento possa, nella sua stragrande maggioranza, esprimere un voto comune di trasversale consenso che rende merito al ruolo, all'impegno e alla sensibilità delle forze politiche rappresentate in questo Parlamento verso i nostri residenti all'estero, sia militari sia civili, cioè verso chiunque è impegnato a rappresentare, a difendere e a tutelare l'immagine e la credibilità del nostro paese e, quindi, ad apportare un contributo forte per sostenere il nostro ruolo e il nostro impegno militare e civile all'estero; costoro hanno diritto di essere riconosciuti nella loro pienezza di cittadini nell'espressione del voto.
Avremmo evidentemente desiderato dare loro la possibilità di votare nelle circoscrizioni di residenza, ma questo non è stato possibile dal punto di vista squisitamente tecnico; comunque è un primo passo importante e fondamentale a cui Alleanza nazionale guarda con vero interesse e grande compiacimento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, tengo particolarmente ad intervenire su questo provvedimento perché all'inizio della legislatura - il 15 giugno 2001 - insieme al collega Angioni, che di queste missioni all'estero ha esperienza personale, abbiamo immediatamente presentato una proposta di legge in questa direzione. Vorrei sottolineare - anche se non avrei voluto farlo -, di fronte alle pronunce dei parlamentari che quasi si autoattribuiscono, come gruppo parlamentare, questa iniziativa, come sia giusto dare «pane al pane e vino al vino» dicendo chiaramente che la nostra proposta di legge è stata la prima presentata in questa legislatura al fine di assicurare questo diritto. L'abbiamo presentata perché, come presidente della Commissione difesa nella legislatura precedente, ho potuto toccare con mano quanto fosse grande il rincrescimento ed il dispiacere dei militari italiani impegnati e comandati all'estero per il fatto di non poter votare, a fronte di vari colleghi di altri contingenti che, dotati di meccanismi di voto per corrispondenza e quant'altro, potevano invece esercitare questo voto. È chiaro che per un militare essere dislocato all'estero è già un servizio di particolare sacrificio, ma che poi a ciò seguisse la penalizzazione del mancato diritto di voto era una cosa inaccettabile anche perché, nel frattempo, il diritto di voto è stato concesso agli italiani all'estero, alcuni dei quali estremamente sensibili a questo diritto, altri probabilmente colti quasi di sorpresa da questa attribuzione.
Rispetto a questa nostra proposta ambiziosa devo però dire che il prodotto è più ristretto. Il prodotto è di portata assai meno alta perché non si è voluto affrontare, nonostante siano passati cinque anni dal 2001, il nodo del voto per corrispondenza, e oggi si dà al militare la possibilità di votare per la circoscrizione Estero, alla quale egli non è affatto interessato perché in genere risiede a Pisa, a Roma, a Milano o in qualsiasi altro posto. Ovviamente non faremo mancare il nostro appoggio, ma non gabelliamo questo provvedimento come se fosse la soluzione completa del problema, perché invece è solo il risultato minimo. Infatti, a fronte di un diritto di voto connesso ai connazionali residenti stabilmente all'estero, almeno ai militari e ai diplomatici - altra categoria penalizzata rispetto ai loro colleghi di altri paesi che esercitano il voto per corrispondenza - si dà la possibilità di esprimere un voto di valenza nazionale, anche se non di riferirsi al loro territorio perché votano per i rappresentanti di un altro territorio.
È inutile fare appelli alle minoranze perché partecipino: sono certo che l'opposizione darà il suo contributo perché si arrivi ad una soluzione.
Vogliamo, innanzitutto, rivendicare e sottolineare che ben altra era la nostra impostazione e ben altra l'ambizione del provvedimento: nella prossima legislatura ci batteremo per dare ai militari, ai diplomatici e a tutte le categorie comandate
per servizio di rimanere all'estero la possibilità di fruire dei diritti civili e politici di tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ramponi. Ne ha facoltà.
LUIGI RAMPONI. Signor Presidente, vorrei svolgere soltanto una precisazione, affinché rimanga agli atti, dopo le affermazioni fatte dall'onorevole Spini, al quale mi legano comunque rapporti di reciproca stima.
Non è esatto che la proposta di legge presentata da lui e dal collega Angioni è stata la prima: non è vero! La loro proposta di legge è stata presentata il 15 giugno 2001, la mia il 13 giugno 2001.
In secondo luogo, è vero che l'impostazione poteva essere diversa da quella che adesso è sotto i nostri occhi (Commenti del deputato Spini)...
PRESIDENTE. Non è questione di priorità. Prego...
LUIGI RAMPONI. Per la verità l'onorevole Spini ha detto che Alleanza nazionale si è arrogata certi diritti! La realtà è che la prima proposta di legge ad essere stata presentata è la nostra e che il Comitato ristretto l'aveva scelta come progetto di legge di riferimento: questo per ristabilire la verità; dopodiché, i rapporti tra me e il collega Spini rimarranno quelli che sono sempre stati.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
GIUSEPPE COSSIGA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Fontana 1.2 e Leoni 1.1, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento Fontana 1.3.
La Commissione inoltre, nel caso di reiezione o di ritiro dell'emendamento Fontana 1.2, prevede la necessità di una riformulazione dell'articolo aggiuntivo Fontana 1.01, che potrei leggere adesso o al momento della votazione degli emendamenti. La Commissione esprime comunque parere favorevole qualora venga accettata la riformulazione dell'articolo aggiuntivo Fontana 1.01.
PRESIDENTE. Forse sarebbe meglio leggere la riformulazione al momento della votazione.
Il Governo?
ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Vorrei sottolineare soprattutto che il ritiro dell'emendamento Leoni 1.1 eviterebbe una bocciatura tecnica - cosa che non è emersa dagli interventi dei rappresentanti di tutti i gruppi durante la discussione che non sarebbe nelle intenzioni del Parlamento, ma che però sarebbe obbligata da un punto di vista tecnico e sostanziale.
Per tale motivo credo che l'emendamento Leoni 1.1 potrebbe essere utilmente ritirato trasfondendone semmai il contenuto in un ordine del giorno propositivo per i prossimi aggiornamenti di tecnica elettorale, in maniera tale che rimanga la forte convinzione e l'auspicio di estendere nel tempo la possibilità di voto al maggior numero possibile di cittadini italiani temporaneamente all'estero.
Rimango in attesa di conoscere dal relatore il testo - che anch'io ritengo debba essere opportunamente modificato - dell'articolo aggiuntivo Fontana 1.01 nel caso in cui venga approvato l'emendamento Fontana 1.3 e ritirato o respinto l'emendamento Fontana 1.2.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento Fontana 1.2.
Chiedo all'onorevole Fontana se acceda all'invito al ritiro del suo emendamento 1.2 formulato dal relatore.
GREGORIO FONTANA. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo all'emendamento Leoni 1.1.
Chiedo ai presentatori dell'emendamento Leoni 1.1 se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
CARLO LEONI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, non raccogliamo l'invito al ritiro per due ragioni. Innanzitutto crediamo giusto che i soggetti indicati nell'emendamento (docenti universitari e ricercatori temporaneamente all'estero per l'attività che stanno svolgendo) siano inclusi, al pari del personale diplomatico e delle Forze armate, in questo provvedimento che è assolutamente straordinario e temporaneo.
La seconda ragione è quella per cui proponiamo, nella seconda parte dell'emendamento stesso, una procedura rigorosa. Al riguardo ci siamo preoccupati anche noi di non uscire dall'economia di un provvedimento che vale solo per questa occasione e che deve tener conto di tempi ristretti e quindi di procedure necessariamente ineccepibili. A tale scopo si dice che i soggetti di cui al comma 1, lettera c) (per l'appunto professori universitari, ordinari e associati, ricercatori e altri ancora), se vorranno usufruire di questa opportunità, dovranno registrarsi negli schedari predisposti dai consolati finalizzati alla composizione delle liste elettorali entro i quindici giorni successivi all'entrata in vigore della legge medesima. Diamo, quindi, un'opportunità ma chiediamo anche a tali soggetti, qualora volessero coglierla, di sottomettersi ad una procedura stringente e rigorosa.
Pensiamo non solo che il presente emendamento non vada ritirato, e non lo ritireremo, ma chiediamo ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione di sostenerlo, perché, dal momento che il provvedimento è ispirato a dare una chance democratica a cittadini italiani che, altrimenti, non l'avrebbero, qualora potesse essere esteso con procedure certe - e l'emendamento dimostra che ciò è possibile - anche ad altri soggetti meritevoli di tale attenzione, non vi è alcuna ragione per non cogliere tale opportunità e tale diritto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, è un po' singolare la ragione per la quale l'emendamento al nostro esame, illustrato poco fa dal collega Leoni, che ne è il presentatore, viene sostanzialmente respinto.
Abbiamo detto chiaramente che si tratta di disposizioni transitorie, ma in qualche modo imperfette nell'obiettivo che si intende raggiungere: quello cioè di conferire, l'elettorato attivo nella circoscrizione Estero a determinate categorie di persone (militari e diplomatici). Noi proponiamo di estendere il diritto anche a professori e ricercatori.
L'obiezione che ora viene fatta dal Governo è quella di non tener conto di altre categorie similari. Allora, se qualcuno dice che vi sono altre categorie, indichi quali sono e le aggiunga. Non ci si può limitare a dire che, siccome vi sono altre possibili categorie, riduciamo l'applicazione del principio di uguaglianza in omaggio ad un criterio prudenziale che non viene tra l'altro esplicitato dal Governo: capirei se un parlamentare si alzasse e dicesse: «Forse ci sono altre categorie che potrebbero avere un titolo equivalente». Ripeto: si indichino le categorie ed eventualmente si aggiungano (procedendo allora all'applicazione del principio di uguaglianza), e non si compia una deliberata amputazione ad una norma che, in questo modo, diventa dal punto di vista costituzionale certamente più fragile.
Invito dunque ad accogliere il presente emendamento, perché non accogliendolo rischieremmo di far emergere un elemento di possibile incostituzionalità poiché vi sarebbe una disuguaglianza che avremmo in qualche modo certificato; in questo
senso il mio è un invito molto caldo a tutta l'Assemblea ad accogliere l'emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, rappresentante del Governo e colleghi, ho sottoscritto insieme ai colleghi Leoni, Amici, Bressa, Mascia e Calzolaio l'emendamento in esame e condivido la scelta fatta dal primo firmatario di non ritirarlo. Le ragioni sono quelle espresse dagli onorevoli Leoni e Zaccaria poco fa e non voglio ulteriormente motivarle.
Credo che molti colleghi in quest'aula abbiano ricevuto sollecitazioni da parte di docenti o ricercatori universitari delle varie categorie (non ricordo se siano temporaneamente all'estero o in procinto di andarci), che si troveranno nell'impossibilità di esercitare il diritto di voto. Quindi, visto che su questo terreno non dovrebbero esserci discriminanti di schieramento politico, rivolgo un appello all'Assemblea perché l'emendamento Leoni 1.1 sia approvato.
Signor Presidente, colgo questa occasione per dire che da parte mia e nostra ci sono forti perplessità sull'impianto complessivo della presente proposta di legge. Ho sentito alcuni colleghi dell'estrema destra rivendicare e quasi alzare una bandierina ideologica sul merito di aver proposto questo provvedimento. Non c'è dubbio che il tema andasse affrontato, ma l'idea che militari e diplomatici - anche docenti universitari, se verrà accolto il nostro emendamento per ragioni di equità - debbano votare per i candidati della cosiddetta circoscrizione Estero è assolutamente incredibile. Tali persone non stanno stabilmente all'estero, ma sono in una missione militare, in una sede diplomatica e, se venisse approvato il nostro emendamento, farebbero, ad esempio, un anno sabbatico di ricerca e di insegnamento all'estero. Che senso ha che contribuiscano ad eleggere i candidati della circoscrizione Estero, per di più, a mio parere incostituzionalmente, non potendosi candidare? Di conseguenza, essi contribuiscono ad eleggere in un ambito nel quale, se scegliessero di volersi candidare, per questa proposta di legge non potrebbero farlo: quindi, le incongruenze sono enormi.
Io considero - e a suo tempo lo dissi in quest'aula - incostituzionale la norma che prevede la residenza all'estero per candidarsi nella circoscrizione Estero: tale norma confligge con tutto l'impianto della nostra Costituzione. Io sono cittadino italiano ma, se volessi candidarmi in un ambito del sistema elettorale del nostro paese, se non sono residente in quell'ambito, per il Parlamento non potrei candidarmi. Secondo me, questo è palesemente incostituzionale, ma riguarda una norma già approvata, peraltro con il mio voto contrario, da questo Parlamento. A mio parere, in questo caso la scelta strategica è stata sbagliata. Il diritto di voto andava dato - e bisogna consentire di esercitarlo a diplomatici, militari, docenti universitari e, se ci sono altri soggetti, come giustamente è stato detto dai miei colleghi, li si indichino -, ma il modo con cui questo avviene è francamente molto discutibile.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
(Presenti 389
Votanti 388
Astenuti 1
Maggioranza 195
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 190).
Onorevole Cossiga, l'approvazione dell'emendamento Leoni 1.1 ha qualche incidenza sull'emendamento Fontana 1.3?
GIUSEPPE COSSIGA, Relatore. L'approvazione dell'emendamento Leoni 1.1 richiede sia alcune piccole riformulazioni dell'emendamento Fontana 1.3, perché a questo punto dovremo prendere in considerazione anche lo status di questi nuovi aventi diritto e ciò non è scritto, sia una piccolissima ulteriore riformulazione dell'articolo aggiuntivo Fontana 1.01. Quindi, signor Presidente, chiedo una breve sospensione della seduta.
PRESIDENTE. Sta bene. Sospendo pertanto la seduta.
La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 10,55.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore, onorevole Cossiga, di informare l'Assemblea circa la valutazione delle conseguenze derivanti dall'approvazione dell'emendamento Leoni 1.1.
GIUSEPPE COSSIGA, Relatore. Presidente, poiché si rende necessaria la tutela dei diritti economici e dello stato giuridico anche dei professori e dei ricercatori, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Fontana 1.3 a condizione che ne sia accolta la seguente riformulazione: «Dopo il comma 2, aggiungere il seguente: 2-bis. L'iscrizione dei soggetti di cui al comma 1 negli elenchi di cui al comma 2 e negli schedari di cui al comma 2-bis non interferisce sullo status giuridico ed economico dei soggetti iscritti negli stessi».
PRESIDENTE. Il Governo?
ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato all'interno. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Chiedo dunque al presentatore dell'emendamento 1.3 se accolga la riformulazione proposta dal relatore e dal Governo.
GREGORIO FONTANA. Sì, signor Presidente, accetta la riformulazione.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Poiché l'emendamento Leoni 1.1, approvato poco fa, reca un «conseguentemente», che prevede un comma 2-bis dopo il comma 2, è evidente che il comma contenuto nell'emendamento Fontana 1.3 diventa, in sede di coordinamento del testo, comma 2-ter, cioè si colloca dopo il comma 2-bis introdotto a seguito dell'approvazione del precedente emendamento.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, terremo conto del suo suggerimento in sede di coordinamento formale.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Fontana 1.3, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato sì 422).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato sì 421
Hanno votato no 1).
Prendo atto che l'onorevole Carra non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
GIUSEPPE COSSIGA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE COSSIGA, Relatore. Stante il ritiro dell'emendamento Fontana 1.2 e l'approvazione dell'emendamento Fontana 1.3, la Commissione esprime parere favorevole sull'articolo aggiuntivo Fontana 1.01, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: «Alla quarta riga, dopo le parole "all'articolo 1", inserire le seguenti parole: , comma 1, lettera a), nonché gli elettori in servizio presso le sedi diplomatiche e consolari e i loro familiari conviventi».
PRESIDENTE. Il Governo?
ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato all'interno. Il Governo esprime parere conforme a quello del relatore, in rilevando peraltro che la riformulazione risponde ad un suggerimento formulato in sede di discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Fontana accoglie la riformulazione proposta dal relatore e dal Governo. Passiamo dunque alla votazione dell'articolo aggiuntivo Fontana 1.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, annuncio un voto di astensione su questo articolo aggiuntivo e vorrei spiegarne brevemente le ragioni. Come è stato rilevato da diversi colleghi, anche dal collega Boato poco fa, stiamo costruendo un provvedimento che ha delle oggettive incongruenze: il conferimento del diritto di elettorato attivo, ma non anche passivo, e il voto dei soli cittadini temporaneamente residenti all'estero per la circoscrizione estero. Tuttavia, abbiamo condiviso questa scelta, perché pensiamo che sia prevalente la necessità di riconoscere un diritto democratico.
Questo articolo aggiuntivo introduce un'ulteriore incongruenza: si consente di votare a cittadini solo temporaneamente residenti all'estero, anche in quei paesi con i quali non è stata raggiunta l'intesa da parte del Governo italiano, prevista dalla legge sul voto per gli italiani all'estero. Può cioè accadere che nello stesso paese votino per la circoscrizione Estero cittadini solo temporaneamente residenti all'estero, ma non cittadini stabilmente residenti all'estero. Si tratta di un'incongruenza evidente. Vorremmo votare contro, ma ci asterremo, perché riteniamo non sia giusto negare questo diritto al personale delle Forze armate e delle Forze di polizia, impegnato in missioni particolarmente esposte e delicate, e perfino rischiose (pensiamo a quelle in Iraq e in Afghanistan o ad esperienze simili). Per questa ragione, quindi, il nostro atteggiamento, che sarebbe contrario, diventa un atteggiamento di astensione. Vogliamo tuttavia segnalare che in questo modo si inserisce un'altra incongruenza e un'altra disparità dal punto di vista giuridico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Fontana 1.01, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 224
Astenuti 216
Maggioranza 113
Hanno votato sì 223
Hanno votato no 1).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (vedi l'allegato A - A.C. 809 ed abbinate sezione 3) al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 432).
Prendo atto che l'onorevole Sandi non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Molto brevemente, vorrei dichiarare che voteremo a favore di questo provvedimento, per le motivazioni già esposte dai colleghi di gruppo Calzolaio, in discussione generale, e Spini, in fase di intervento sulle proposte emendative. Faccio pertanto riferimento alle argomentazioni già addotte per annunciare il voto favorevole del gruppo dei Democratici di sinistra.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Anch'io, rapidamente, preannuncio, a nome del gruppo della Margherita, che il nostro voto sarà favorevole. Come avevo già auspicato in sede di discussione sulle linee generali, alcune modifiche da noi proposte sono state accolte: si tratta di una ragione in più per esprimere il voto favorevole su un provvedimento che si giustifica in quanto temporaneo e che naturalmente richiederà, nella prossima legislatura, un intervento più organico e complessivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
DARIO RIVOLTA. Nell'intervenire a titolo personale, credo che vada rivolto un plauso al collega Ramponi e agli altri colleghi firmatari di queste proposte di legge, per aver giustamente posto il problema del voto degli italiani temporaneamente all'estero. Già nella scorsa legislatura, con il ministro Martino, io stesso presentai una proposta di legge in questa direzione. Purtroppo, essa non ebbe storia, perché qualcuno, sbagliando, temette che essa avrebbe potuto inficiare l'altra proposta di legge, quella che riguardava il voto degli italiani residenti all'estero per lunghi periodi.
In questo caso specifico, penso che non stiamo facendo altro che riconoscere doverosamente l'esercizio vero di un diritto di voto per chi sta all'estero anche temporaneamente. Purtroppo - questo è il motivo del mio intervento a titolo personale -, le modalità con cui viene riconosciuto questo diritto mi sembrano del tutto incongrue, rispetto al giusto obiettivo che ci si era posti.
DARIO RIVOLTA. Sono incongrue essenzialmente per due motivi. Il primo
motivo, già segnalato da altri colleghi, è l'assurdità - forse è incostituzionale - di prevedere un diritto di voto attivo ma non anche un diritto di voto passivo.
Si tratta di cittadini italiani a tutti gli effetti, che svolgono normalmente la loro attività professionale sul territorio nazionale e che solo temporaneamente, per brevi periodi, sono all'estero. Noi neghiamo loro questo diritto.
L'altro aspetto rende surreale questo provvedimento e riguarda la possibilità offerta a questi cittadini che si trovano temporaneamente all'estero (e, magari, si trattengono dopo il voto per un periodo di dieci, quindici, venti giorni) di votare per la circoscrizione Estero che non ha alcuna possibilità di commistione elettorale con le circoscrizioni presenti sul territorio nazionale. Vorrei richiamare, al riguardo, l'esempio dei resti che, per l'elezione alla Camera dei deputati, vengono calcolati al livello nazionale ed il voto di un cittadino che, per motivi di malattia o di degenza, si trova in una regione diversa dalla propria, comunque, avrebbe un influenza sull'intero sistema nazionale.
In questo caso, in base al provvedimento in esame, il voto nella circoscrizione Estero, anche davanti alla presenza di resti, si esaurisce ed il calcolo dei resti viene fatto nella stessa circoscrizione Estero, non avendo alcuna influenza a livello nazionale.
Per questi motivi, ribadisco la necessità di trovare una soluzione per dare ai cittadini italiani temporaneamente all'estero l'esercizio del diritto di voto reale; tuttavia, giudico il metodo individuato del tutto incongruo. Di conseguenza, non mi resta che esprimere una posizione di astensione sul provvedimento nel suo complesso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, sarò molto breve per due ragioni. Innanzitutto, perché ho espresso alcune perplessità in occasione del voto favorevole sull'emendamento Leoni 1.1. La seconda ragione non la potevo prevedere, quando mi sono iscritto a parlare. Ho ascoltato con attenzione (come faccio sempre) il collega dello schieramento a me contrapposto, ossia l'onorevole Rivolta, e, cercando di liberarmi da qualunque pregiudizio ideologico, mi trovo a condividere, parola per parola, dalla prima all'ultima, ciò che, poco fa, lo stesso ha dichiarato, tra l'altro - lo devo riconoscere - con molto equilibrio e con molta razionalità.
Anche l'onorevole Rivolta ha sottolineato l'aspetto di incostituzionalità presente nella scelta di prevedere l'elettorato attivo sulla circoscrizione Estero, ma non quello passivo e ha definito (forse ha usato un termine ancora più forte) surreale il fatto che gli italiani temporaneamente all'estero (il presupposto da cui tutti partiamo è che è giusto garantire loro il diritto al voto) votino per candidati per la circoscrizione Estero che nulla hanno a che fare con il loro ruolo e la loro attività, poiché queste persone si trovano all'estero solo temporaneamente. Logico sarebbe stato farli votare all'estero con riferimento alle circoscrizioni e alle regioni italiane.
Il collega Rivolta ha sottolineato, altresì, l'incongruità del metodo con cui tutto questo avviene; incostituzionale, surreale ed incongruo sono i tre aggettivi che ha utilizzato e che io riprendo.
Lo ripeto: non è una questione di schieramento politico. Siamo sul terreno dei diritti politici fondamentali. Tali questioni prescindono o dovrebbero prescindere dagli schieramenti e dovrebbero garantire, certamente, l'esercizio del diritto di voto (fortunatamente, su tale aspetto, in quest'aula, siamo unanimi), ma con modalità che siano costituzionalmente, istituzionalmente e giuridicamente razionali, conseguenti ed equilibrate. Questo, purtroppo, non è avvenuto e per questo motivo esprimerò una posizione di astensione anche a nome dei colleghi della componente dei Verdi.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata a procedere al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato della proposta di legge n. 809 ed abbinate, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ramponi; Spini ed altri; Borriello; Buemi ed altri: Disposizioni in materia di diritto di voto dei cittadini temporaneamente all'estero) (A.C. 809-880-3140-4382):
(Presenti 446
Votanti 431
Astenuti 15
Maggioranza 216
Hanno votato sì 431).
Prendo atto che l'onorevole La Russa non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Cento; Carboni; Trantino; Pisapia; Pisapia e Russo Spena; Boato e Cima; Boato e Cima; Russo Spena ed altri; Taormina; Biondi e Cicchitto; Siniscalchi ed altri; Cento; Giuseppe Gianni; Finocchiaro ed altri; Kessler ed altri; Jannone; Moretti ed altri; Cento; Cento e Bulgarelli; Santori; Perrotta; Perrotta; Craxi e Milioto; Minniti ed altri; Fanfani: Disposizioni in materia di amnistia e di indulto.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 40, comma 2, del regolamento, sono state presentate la questione pregiudiziale per motivi di costituzionalità Gamba ed altri n. 1 (vedi l'allegato A - A.C. 458 ed abbinate sezione 1), le questioni pregiudiziali per motivi di merito Menia ed altri n. 1 e Lussana ed altri n. 2 (vedi l'allegato A - A.C. 458 ed abbinate sezione 2) e la questione sospensiva Cirielli ed altri n. 3 (vedi l'allegato A - A.C. 458 ed abbinate sezione 3).
Onorevoli colleghi, mi rivolgo, segnatamente, ai presidenti dei gruppi parlamentari per chiedervi di prestare un'attenzione particolare su alcune questioni, perché non esistono precedenti cui potersi richiamare. Mi riferisco alle questioni relative al quorum che, come sapete, non riguarda
solo il voto finale, ma, per quanto concerne l'amnistia, anche i singoli articoli.
Naturalmente, questo quorum si estende alle proposte emendative che...
MARCO BOATO. No, no!
PRESIDENTE. Onorevole Boato, mi scusi, il mio scrupolo è proprio questo. Tra breve vi leggerò una comunicazione: secondo me è incontestabile (Commenti del deputato Boato)...
Onorevole Boato, mi faccia la cortesia di non agitare la testa! Mi ascolti.
Voglio dirvi con chiarezza che dopo aver letto le conclusioni cui è arrivato il Presidente, in collaborazione con gli Uffici, poiché non vi sono precedenti e desidero che tale questione sia affrontata con chiarezza, se i presidenti di gruppo non converranno sulla comunicazione, farò immediatamente una verifica - sospendendo i lavori, eventualmente per quindici minuti - con la Giunta per il regolamento, proprio per rispetto nei loro confronti.
Vorrei che mi seguiste, perché, se mi seguite, non credo sorgeranno questioni: come potete immaginare, non è solo il prodotto del mio lavoro ma è il risultato cui è arrivato unanimemente lo staff della Camera.
Vi prego dunque di prestare attenzione.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 79 della Costituzione, l'amnistia e l'indulto sono concessi con legge deliberata a maggioranza dei due terzi dei componenti di ciascuna Camera, in ogni suo articolo e nella votazione finale.
Il dettato costituzionale è molto chiaro. L'articolo 79 prevede espressamente un quorum speciale per l'approvazione dei singoli articoli e per il voto finale. Si tratta, evidentemente, di una deroga al principio generale contenuto nell'articolo 64, secondo cui le deliberazioni della Camera si adottano con maggioranza semplice, deroga che, in quanto tale, non è suscettibile di interpretazione analogica.
L'articolo 79 non fa alcun riferimento alle votazioni intermedie che caratterizzano il procedimento legislativo, quali gli emendamenti riferiti ai singoli articoli, per cui a tali votazioni si applica il principio generale della maggioranza semplice, salvo le eccezioni di cui dirò più avanti.
In altre parole, l'oggetto per il quale la norma costituzionale prevede il requisito dell'approvazione a maggioranza dei due terzi è l'articolo e non le singole deliberazioni che concorrono a determinarne il testo, perché la Costituzione fa riferimento al voto finale e agli articoli (Commenti del deputato Boato)...
Onorevole Boato, stia attento, perché alla fine sarà d'accordo, anche se ora dice di no.
Fanno eccezione, naturalmente - è qui il punto, Boato -, gli emendamenti la cui votazione tiene luogo integralmente della votazione di un articolo, quali le proposte emendative interamente sostitutive di un articolo ovvero quelle che mirano ad introdurre un articolo aggiuntivo.
Facciamo un esempio: se si pone in votazione un emendamento interamente sostitutivo di un articolo e non si raggiunge la maggioranza dei due terzi, è chiaro che ad esso si applica (Commenti)...
La norma costituzionale citata non si applica inoltre, ovviamente, alle votazioni di carattere negativo, dalla cui eventuale approvazione non consegue, con tutta evidenza, l'introduzione nell'ordinamento di un articolo o di un complesso normativo che conceda l'amnistia o l'indulto, ma che sono volte ad impedire innovazioni normative lasciando intatto l'ordinamento vigente.
Mi riferisco innanzitutto agli emendamenti soppressivi di articoli, nonché alle questioni pregiudiziali.
Adottando un diverso ragionamento - nel senso di ritenere cioè il requisito dei due terzi prescritto anche per le suddette deliberazioni negative -, le conseguenze sarebbero del tutto paradossali, in quanto si richiederebbe la stessa maggioranza qualificata sia per approvare provvedimenti di clemenza sia per respingerli, determinandosi un'evidente e insanabile contraddizione logica e un'incertezza assoluta sull'esito delle votazioni.
Peraltro, le suddette deliberazioni negative non precludono l'applicazione del
principio stabilito dalla norma costituzionale. Infatti, come è noto, nel caso in cui ad un articolo sia stato presentato un unico emendamento soppressivo, il regolamento prescrive che si voti il mantenimento dell'articolo (per il quale nel caso di specie sarebbe prevista la maggioranza dei due terzi). Nel caso in cui vi siano più emendamenti, dopo la reiezione di quello soppressivo e la votazione degli altri emendamenti si darebbe comunque luogo alla votazione dell'articolo con il prescritto quorum.
Analogo ragionamento, come detto, deve farsi sulle pregiudiziali, la cui assimilazione al voto finale è stata affermata dalla Presidenza soltanto con riguardo all'effetto conseguente alla loro approvazione (equivalente alla reiezione del progetto di legge) e non certo con riguardo agli effetti conseguenti alla loro reiezione, che non possono in alcun caso ovviamente essere assimilati a quelli del voto finale e che sono volti a consentire all'Assemblea la prosecuzione dell'iter, lasciando impregiudicate le scelte di merito.
A titolo di esempio, nel caso di un emendamento interamente sostitutivo di un articolo è previsto il requisito dei due terzi; un emendamento soppressivo richiede la maggioranza semplice. Naturalmente questo vale anche per le pregiudiziali.
Se vi è accordo unanime, si procede, altrimenti no.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Anzitutto, la ringrazio per l'attenzione e per aver illustrato tutta la problematica leggendo questa nota. Lei ha interloquito rispondendo esclusivamente ai miei gesti; in realtà, avevo fatto ampi segni di dissenso quando lei, inizialmente, in modo «ellittico», aveva affermato che anche per gli emendamenti si applica il requisito dei due terzi. In quel momento ho espresso il mio totale dissenso, che confermerei; mentre in base all'ampia e articolata motivazione che lei ci ha fornito, i singoli emendamenti, ovviamente, non si possono votare con maggioranza dei due terzi. Il requisito in base al quale un emendamento interamente sostitutivo dell'articolo o una proposta che aggiunge un articolo debbono essere approvati con la maggioranza dei due terzi è conforme al testo della Costituzione.
Se posso sommessamente aggiungere una considerazione, con affetto e amicizia, mi pare che in questi casi lei, signor Presidente, debba, come ha fatto, assumersi le sue responsabilità e mai citare gli Uffici (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e Alleanza Nazionale). È lei il Presidente della Camera, lei assume le decisioni o, eventualmente, le sottopone alla Giunta per il regolamento: gli Uffici non c'entrano nulla. In aula è lei l'interlocutore, e ciò a salvaguardia sua e anche degli Uffici.
PRESIDENTE. La ringrazio.
A norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 del regolamento, nel concorso di più questioni pregiudiziali ha luogo un'unica discussione, nella quale potrà intervenire, oltre ad uno dei proponenti (purché appartenenti a gruppi diversi), per illustrare ciascuno degli strumenti presentati per non più di dieci minuti, un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti. Al termine della discussione, si procederà a due distinte votazioni, rispettivamente sulla questione pregiudiziale per motivi di costituzionalità e su quelle per motivi di merito.
In caso di reiezione delle questioni pregiudiziali, passeremo, quindi, alla discussione e al voto sulla questione sospensiva presentata.
L'onorevole Gamba ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale n.1
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, fra i molteplici e diversificati motivi che giustificano la contrarietà del gruppo di Alleanza nazionale al provvedimento in esame, in parte già illustrati nella discussione sulle linee generali, ve ne sono
naturalmente alcuni anche in ordine - a nostro avviso - alla violazione e al contrasto (perlomeno di alcune delle disposizioni recate dalle proposte di legge in discussione) nei confronti del dettato costituzionale. Quindi, a nostro modo di vedere, si configurano delle forme di illegittimità, dei vizi che questa Camera deve esaminare nella fase attuale: la discussione delle questioni pregiudiziali.
L'azione di Alleanza nazionale, quindi, si articola attraverso i diversi strumenti che il regolamento consente. In ordine alle violazioni del dettato costituzionale, riteniamo che almeno due elementi debbano essere tenuti in considerazione. Mi riferisco all'articolo 27 della Costituzione che, come è noto, indica i principi, le modalità e le caratteristiche che la pena deve avere nell'ordinamento italiano. Alla pena infatti viene attribuita anche una funzione di rieducazione del condannato.
Questo però, a nostro avviso, non si rinviene, di fatto, in alcune parti dell'articolato che viene proposto all'esame dell'aula; perché con la riduzione consistente della pena (in particolare per reati che ne prevedono una di dimensioni non particolarmente rilevanti) si finisce per annullare l'esistenza della pena stessa. Così avviene naturalmente in ordine al provvedimento di amnistia, per molti dei reati che vengono ricompresi nell'ambito applicativo. Con ciò di fatto escludendo qualsiasi funzione delle pene stesse, in particolare di quelle di tipo rieducativo.
Ma al di là di questo e dell'incidenza del principio - da noi più volte ricordato e sostenuto - della certezza della pena, che evidentemente grava sul merito del provvedimento, vi sono poi diverse ulteriori questioni che riguardano il sistema di applicazione sia dell'amnistia sia dell'indulto, come risulta dal combinato disposto delle esclusioni ed inclusioni di reati, derivante dall'articolato delle misure in esame. Riteniamo che le disposizioni del testo in discussione configurino una irragionevole, incongrua, comunque non giustificata predisposizione di un sistema che pur incide sul principio fondamentale di uguaglianza, previsto dall'articolo 3 della nostra Carta costituzionale. Ciò risulta assolutamente evidente soltanto se si fa riferimento, anzitutto, alla parte del testo che riguarderebbe l'amnistia, laddove vengono inclusi reati con pene che sarebbero in qualche modo superiori a quella massima edittale, che guida la comprensione dei reati nell'ambito della possibile applicazione dell'amnistia.
Ad esempio, nei commi dell'articolo 1 successivi al primo, si aggiungono dei reati (per i quali sarebbe applicabile all'amnistia) le cui vittime, guarda caso, sono i pubblici ufficiali. Consideriamo particolarmente odioso, illegittimo, e quindi in violazione dell'articolo 3 della Costituzione, che siano previsti dei reati come la violenza, la minaccia e la resistenza a pubblico ufficiale, nonché tutti gli altri reati successivamente indicati e che, viceversa, nell'ambito delle esclusioni siano previsti alcuni reati che francamente non si capisce in base a quale logica - ferma restando la nostra contrarietà generale sulla amnistia - debbano essere esclusi dal provvedimento.
Talché, addirittura, sono ricompresi, nell'ambito delle esclusioni, taluni reati la cui sanzione è comunque risibile, come quello previsto e punito dagli articoli 590 (lesioni colpose oppure in violazione di norme antinfortunistiche) o 674 del codice penale (reato di scarsissima rilevanza).
In definitiva, vi è una distribuzione e una risultanza dei sistemi di inclusione e di esclusione dei reati, compresi sia nell'applicazione dell'amnistia sia in quella dell'indulto - anche nella modulazione tra le diverse quantità di riduzione della pena prevista dagli articoli sull'indulto -, che ci sembrano assolutamente in contrasto con il principio di ragionevolezza, che è assolutamente ineludibile in generale, nell'ambito della produzione legislativa, e, in particolare, nell'ambito penale.
C'è un ulteriore aspetto che riteniamo vada a confliggere con il principio di eguaglianza: mi riferisco al fatto che, per alcune disposizioni, si inseriscono elementi notevoli di discrezionalità da parte del giudice, che finirebbero per determinare delle diseguaglianze nell'applicazione sia
dell'amnistia sia dell'indulto (anche in ordine a valutazioni che nemmeno riguardano l'applicazione dell'aumento delle pene e della loro diminuzione), attraverso il sistema delle attenuanti e delle aggravanti. In particolare, per quanto riguarda l'amnistia, si amplia notevolmente il campo di applicazione, perché, in linea di massima, non vengono tenute in conto, nel computo della pena a cui fa riferimento, le aggravanti, mentre vengono tenute in conto le attenuanti.
Si tratta di un sistema, quindi, che ci sembra anche tecnicamente e assolutamente squilibrato e che, nel caso di approvazione del provvedimento, porterebbe di fatto ad una diseguaglianza tra situazioni che viceversa meriterebbero, come noto, il medesimo trattamento. Per questo, proponiamo all'Assemblea di non procedere all'esame del provvedimento e di approvare la questione pregiudiziale per motivi di costituzionalità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. L'onorevole Gasparri ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale per motivi di merito Menia n. 1, di cui è cofirmatario.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le motivazioni di ordine costituzionale espresse dall'onorevole Gamba si collegano direttamente ad ulteriori valutazioni di merito che il gruppo di Alleanza nazionale ha voluto richiamare in una ulteriore questione pregiudiziale.
C'è stata una forte pressione affinché si accelerassero i tempi per la discussione in aula di questo provvedimento. Già nel corso della seduta di ieri, il gruppo di Alleanza nazionale ha evidenziato la propria contrarietà al fatto che non si sia data precedenza ad un provvedimento che, a nostro avviso, è assai più importante e necessario - calendarizzato, per la verità, per i prossimi giorni -, sicuramente più utile per la sicurezza dei cittadini: mi riferisco al provvedimento di riordino delle carriere riguardanti l'Arma dei carabinieri, la Polizia di Stato e le altre forze dell'ordine.
Noi da tempo abbiamo chiesto la discussione ed il varo di questo provvedimento, per il quale - lo voglio ricordare - la legge finanziaria ha anche previsto degli appositi accantonamenti economici e non abbiamo ritenuto di avallare il fatto di aver anticipato a ieri l'esame di quest'altro provvedimento (certo, con un voto dell'Assemblea, del quale abbiamo preso atto, ma certamente con una forzatura politica che non abbiamo condiviso).
Abbiamo utilizzato e utilizzeremo le facoltà che il regolamento ci mette a disposizione per evidenziare la contrarietà di Alleanza nazionale all'amnistia, all'indulto e il nostro favore a provvedimenti riguardanti le forze dell'ordine, il loro status giuridico, normativo ed economico, ricordando peraltro che la coalizione di centrodestra ha svolto un'azione positiva al riguardo: due rinnovi contrattuali per le forze dell'ordine, che contengono risorse economiche ben maggiori degli esigui stanziamenti dei contratti miserevoli conclusi ai tempi dei Governi di centrosinistra; numerosi provvedimenti ordinamentali; la stessa istituzione di poliziotti e carabinieri di quartiere. Inoltre, apprezziamo l'annuncio fatto ieri dal Governo, dal ministro Pisanu in particolare, della decisione di incrementare le unità applicate sul territorio in questa funzione.
Alleanza nazionale ritiene necessario raddoppiare nei prossimi mesi il numero di poliziotti e carabinieri di quartiere, per poterlo addirittura quadruplicare nei prossimi anni; se la maggioranza sarà la stessa che oggi governa l'Italia, tale scelta potrà essere adottata e concretizzata.
L'amnistia e l'indulto vanno in una direzione assolutamente contraria a questo orientamento. Riteniamo che la certezza della pena sia uno dei capisaldi della società e riteniamo che si possa ampliare il ricorso a sanzioni di carattere non detentivo per reati minori. Questa ipotesi non ci scandalizza e la incoraggiamo. L'ho detto anche in interventi svolti nelle sedute precedenti: piccoli reati possono essere puniti in maniera più incisiva attraverso
l'applicazione di misure che prevedano l'impiego in lavori di pubblica utilità: lavare autobus dell'azienda comunale dei trasporti o mettere a posto giardini pubblici può essere, per piccoli reati, una punizione non detentiva assai più afflittiva.
Su questo siamo apertissimi a tutte le evoluzioni del diritto penale; peraltro sanzioni di questo tipo sono state già ipotizzate in alcuni provvedimenti (penso alle proposte riguardanti i reati collegati alla tossicodipendenza e ad altre realtà).
Riteniamo, altresì che si debba produrre uno sforzo per rendere più vivibili le strutture carcerarie. La detenzione è già una sanzione: non ci può essere una sanzione ulteriore, non prevista da alcun ordinamento, consistente nella detenzione scontata in luoghi degradanti e mortificanti per i diritti della persona.
Siamo perfettamente consapevoli che il detenuto è portatore di diritti e non deve essere mortificato; tuttavia, le considerazioni sulle carenze del sistema carcerario, cari colleghi, sono state ricorrenti. Se poi - lo abbiamo ascoltato anche ieri sera, nella seduta che si è protratta fino a notte - fosse così vero che le strutture carcerarie sono tutte assolutamente invivibili, non bisognerebbe fare un'amnistia per alcuni, bisognerebbe abbattere le carceri, scarcerare immediatamente tutti! Infatti, non si capisce perché alcuni dovrebbero rimanere in carceri degradate ed altri uscire. Se fossimo a livelli di precarietà assoluta, dovremmo essere coerenti e proporre - lo dico per paradosso - la scarcerazione di tutti i detenuti. Perché quelli che restano devono andare incontro ad un destino di afflizione?
Voglio sottolineare che il Governo ha creato strutture apposite per la realizzazione di nuove strutture carcerarie. È stata appaltata la realizzazione di nuove carceri e ne sono state aperte alcune altre; il gruppo di Alleanza nazionale è favorevole ad una accelerazione della dismissione di edifici, impianti, stabili antiquati, non adeguabili alle esigenze moderne, e alla destinazione di vecchie carceri, che sono nel centro cittadino, soprattutto nelle grandi città, ad altri scopi. In questo modo, con gli incassi realizzati dallo Stato, sarebbe possibile accelerare la costruzione di nuovi edifici, che possano garantire quelle condizioni di umanità e di rispetto della persona, che sono per noi sacrosanti. Non riteniamo di qualificarci in questo dibattito come persone che auspicano una cieca repressione o una mortificazione della persona, che rappresenta una scelta mai accettabile e praticabile. Al riguardo, il nostro gruppo non si sente né sotto accusa né nella necessità di prendere lezioni da alcuno.
Ma la certezza della pena, la sanzione dei reati, riteniamo che rappresentino un'esigenza insopprimibile della società. Nel nostro gruppo parlamentare i valori di solidarietà, i valori della cultura cattolica, sono ampiamente sentiti e condivisi da tutti quanti noi. Anche gli appelli che provengono da alcuni settori sono stati già accolti dal Parlamento. Si è dibattuto in questi giorni anche sul fatto che il Parlamento sarebbe stato insensibile al richiamo che anche il Santo Padre, Giovanni Paolo II, fece in quest'aula, in una storica giornata che è impressa nelle emozioni, nei sentimenti e nei ricordi di tutti noi, che abbiamo avuto la fortuna di vivere questa legislatura e quel momento. Ma anche il Presidente della Camera ha ricordato nei giorni scorsi che il Parlamento non è stato insensibile a quell'elevatissimo appello. Ricordiamo che il cosiddetto indultino favorì la scarcerazione di diverse migliaia di detenuti. Pertanto, non ci sentiamo incoerenti rispetto a quell'appello, rispetto a quella giornata, rispetto a quella lapide, che ricorda quel momento che fa parte della storia della Camera dei deputati e del Parlamento repubblicano.
Ricordiamo anche che nei precetti che riguardano il mondo cattolico, del quale facciamo parte, il rispetto per gli altri e per i beni altrui è un valore sacrosanto, quanto quelli della solidarietà e della redenzione del reo. Quindi, noi siamo contrari per ragioni di merito a provvedimenti di questa natura.
Avviandomi alla conclusione, vorrei precisare che noi non abbiamo un atteggiamento
di preclusione totale rispetto alla discussione, anche perché, se si dovesse passare più tardi al voto, credo che emergeranno contraddizioni palesi. Ieri, infatti, ma anche questa mattina in dichiarazioni giornalistiche, molti esponenti dell'opposizione si sono dichiarati contrari all'amnistia.
Peraltro, ricordo che sono richiesti quorum qualificati. Il Presidente Casini ci ha ricordato con precisione tutta una serie di parametri che dobbiamo rispettare in fase di votazione degli emendamenti e degli articoli. Ben vengano manifestate, allora, queste contraddizioni, perché c'è uno schieramento politico, un'area di centrosinistra, che promuove sit-in, lobbying e pressioni - atteggiamento legittimo e lecito, che non ci scandalizza, perché fa parte del dibattito e della democrazia - ma vogliamo vedere se quello schieramento sarà omogenea e compatta nell'aula di Montecitorio! Da quello che abbiamo sentito, non lo sarà.
Noi siamo i più coerenti e i meno ipocriti, perché abbiamo detto al paese, assumendoci questa responsabilità, «no» all'amnistia, «no» all'indulto, «sì» alla certezza della pena. Alleanza nazionale rivendica la coerenza nell'arco dell'intera legislatura e - se ci consentite - nell'arco di un lungo ed onorato percorso politico e concepisce questo dibattito anche come impegno per il futuro a privilegiare i valori della sicurezza e della legalità e la solidarietà alle Forze armate.
Per queste ragioni, invitiamo a votare a favore della nostra pregiudiziale di merito contro l'amnistia e di indulto (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. L'onorevole Luciano Dussin ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale per motivi di merito Lussana n. 2, di cui è cofirmatario.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, colleghi, noi abbiamo presentato una pregiudiziale di merito; illustriamo, però, quale sarà la nostra posizione anche sulla pregiudiziale di costituzionalità presentata dai colleghi di Alleanza nazionale.
Ebbene, non serve perdere tanto tempo a sfogliare la nostra Costituzione per capire quale sia la nostra posizione a difesa dei principi costituzionali. Basta fermarsi al primo articolo: «La sovranità appartiene al popolo». Si tratta di un tema così importante che la Costituzione prevede addirittura una maggioranza dei due terzi degli appartenenti a questa Camera per la sua approvazione, mentre dobbiamo ricordare che per approvare una modifica della Carta costituzionale è sufficiente la maggioranza assoluta dei parlamentari. Quindi, l'argomento, costituzionalmente, è tra i più rilevanti.
Noi, su delle proposte deleterie, ci accingiamo ad esprimere un voto senza avere chiesto ai cittadini, che hanno la sovranità, cosa ne pensano. Per essere ancora più chiari, bisognerebbe chiedere ai cittadini in campagna elettorale, sulla base di programmi elettorali chiari, cosa ne pensano di queste proposte. Ciò non è stato fatto nel 2001.
Mi auguro che le questioni incidentali presentate blocchino il voto su amnistie e indulti, in modo che, tra poche settimane, quando comincerà la vera campagna elettorale, ogni partito si presenti, senza raccontare bugie, utilizzando, magari, i mass media attraverso i quali qualche milione di italiani possa capire cosa si vuol fare, magari chiedendo semplicemente questo: cari cittadini, dateci il vostro voto, perché noi, come prima priorità di governo del paese, avremo quella di svuotare le carceri dai ladri che vi assediano di notte, dai truffatori che vi rendono la vita impossibile e da chi spaccia droga fuori dalle scuole e rovina i nostri figli! Ebbene, ciò vorrebbe dire voti zero! Nessuna campagna elettorale, né della sinistra, né tantomeno all'interno della parte «confusa» della Casa delle libertà, ha il coraggio di farlo, e si continua con l'imbroglio del cittadino (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Qui la sovranità popolare viene messa da una parte e prevalgono gli interessi del digiunatore di turno, che riemerge ogni
volta che c'è da conquistare qualche apertura di telegiornale in prossimità delle campagne elettorali.
Poi, ci sono l'amico Pisapia e l'amico Pecorella che continuano a portare in Assemblea proposte che mettono in difficoltà anche chi è contro di esse e ci costringono a votare provvedimenti su argomenti che non abbiamo chiesto ai cittadini. Questa è la vergogna infame (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Devo dire anche qualcos'altro, caro Presidente della Camera. Sicuramente, all'interno del nostro programma c'era la sicurezza dei cittadini che vuol dire metterli in condizione di vivere tranquillamente e essere messi in condizione di non essere condannati, com'è successo ad un cittadino di Oderzo, comune vicino al mio, che è stato condannato a sette anni di reclusione da un giudice pazzo, perché si è difeso, a casa, sparando un colpo di pistola contro chi metteva a repentaglio l'integrità fisica dei suoi familiari. È un giudice matto, perché poi il Presidente della Repubblica è intervenuto concedendo la grazia a questo «povero» cittadino.
All'interno del nostro programma elettorale c'era la sicurezza, che significa che lo Stato garantisce la sicurezza, ma anche la sicurezza dei cittadini di non finire in galera se si difendono, quindi la legittima difesa.
Questa c'era nei programmi e la proposta è già stata approvata al Senato della Repubblica mentre alla Camera non arriva per precise scelte. Ricordo benissimo quante mezze giornate di lavoro abbiamo perso in Assemblea, finalizzate a protrarre i tempi per non arrivare a votare il provvedimento relativo alla legittima difesa, che interessa la sovranità popolare e i quattro quinti degli elettori della Casa della libertà, ma che vede anche molti parlamentari di questo schieramento confusi, che non capiscono, dato che si continuano a perdere «vagonate» di voti ogni volta che si fa campagna elettorale (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Inoltre, noi siamo a favore del fatto che il perdono venga concesso da chi ha subito il reato e non dai vari Pecorella, Pisanu o Pannella. Se qualcuno compie un reato contro me o contro qualche mio familiare devo essere io a decidere se perdonarlo e non il Pannella, il Pecorella, o il Taormina di turno! Sono convinto che sia un fatto confermato dalla volontà dei cittadini, ma si passa sopra le vittime (Commenti)... L'importante è che chi danneggia i cittadini venga scarcerato...
ALFONSO GIANNI. Sei proprio ignorante!
LUCIANO DUSSIN. Non interessano i cittadini né altro...!
Il fatto che nel nostro paese nove reati su dieci restano impuniti, vuol dire che viviamo già in un regime di amnistia permanente; non c'è quindi alcuna necessità di liberare i carcerati!
C'è anche chi riesce ad offendere la memoria del Papa, «tirandolo» ogni volta dalla sua parte, estrapolando ciò che gli interessa e raccontando molte bugie (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale).
Leggiamo quello che ha detto il Papa; è agli atti. Se qualcuno lo ha dimenticato, visiti il sito della Camera e potrà leggere ciò che ha detto. Il Papa ha semplicemente detto che, senza compromettere la sicurezza dei cittadini, merita attenzione la situazione delle carceri, dove si vive spesso in condizioni di sovraffollamento. Quindi non ha parlato di amnistie, di indulti o altro.
La risposta è semplice: per garantire la sicurezza dei cittadini, chi è in galera deve restarci e perché le condizioni della loro vita in galera siano migliorate si costruiscano nuove carceri (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale)! Ed è quello che stiamo facendo noi!
Altrimenti, chi cita il Papa in maniera infame, dovrebbe ricordare cos'altro chiede il Papa perché o ha sempre ragione o ha sempre torto. Il Papa, ad esempio,
chiedeva l'introduzione del riferimento delle radici cristiane nella Costituzione europea ma gli «amici» di Prodi se ne fregano di queste cose (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale e di deputati del gruppo di Forza Italia).
Ricordo anche che il Papa continua ad essere contro l'aborto che per lui equivale ad uno sterminino legale degli esseri concepiti e non nati (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale e di deputati del gruppo di Forza Italia). Ebbene, il Papa è tale sempre e non solo quando interessa a qualche matto della vostra parte e a qualche confuso della nostra parte (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale e di deputati del gruppo di Forza Italia).
Anche le unioni gay, i matrimoni tra uomini che si vogliono bene - tanto care alla sinistra del paese - sono un concetto mal digerito dal Papa.
Allora, smettetela di portare avanti istanze di cui non si è fatto interprete il Papa in quest'aula! Anche i telegiornali continuano a fare riferimento alle affermazioni del Papa, ma nessuno ha ascoltato le parole che ha proferito in questa sede. Dovete smetterla di imbrogliare i cittadini in ordine a tale questione, perché ne abbiamo le «scatole» piene!
Stiamo costruendo 20 nuove carceri (vi sono 60 appalti nuovi) ed è dal 1989 che non si spende così tanto per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri!
Vorrei ricordare anche un'altra questione: per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini, oggetto del nostro programma elettorale, occorre parametrarci agli altri paesi, anche riferendoci, ad esempio, a ciò che accade negli Stati Uniti d'America, in cui si registrano un milione e mezzo, due milioni di carcerati; in Italia, facendo un rapporto, dovrebbero essere almeno 400-450 mila i delinquenti nelle patrie galere, invece ve sono otto volte di meno! Quindi, in galera nel nostro paese non vi è nessuno, ma, forse, solo all'interno di quest'aula non se ne ha cognizione. Basterebbe recarsi fuori da quest'aula e chiedere ai cittadini se si sentano sicuri (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
È per tali motivi e per tanti altri (che ci vedranno impegnati nella prosecuzione della giornata) che intendiamo bloccare questa infamia (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo a nome dell'Ulivo sulle questioni pregiudiziali di merito illustrate dai colleghi, riferendomi, in particolare, agli argomenti esposti dal collega Gasparri, il quale ha fatto riferimento a questioni innanzitutto regolamentari. Mi sembra che, in ordine a tale aspetto, non si possa insistere. Il provvedimento di amnistia e di indulto è in discussione ormai da quasi quattro anni, con fasi intense in Commissione giustizia e, in modo diverso, anche in aula. Dunque, non mi sembra che si possano lamentare accelerazioni inopportune o particolari.
Vorrei, invece, sottolineare un aspetto: gli argomenti che ho ascoltato nel corso dell'illustrazione delle diverse questioni pregiudiziali hanno molto a che fare con la campagna elettorale. Ho ascoltato slogan, molta irresponsabile demagogia, nonché propaganda elettorale condotta sulla sofferenza dei cittadini detenuti, nell'interesse di partito, invece che nell'interesse del paese!
È sufficiente leggere - mi permetterò di farlo - una parte del testo della questione pregiudiziale presentata dai colleghi della Lega, che risulta del seguente tenore: «pur avendo previsto che, rispettivamente, dallo sconto di quattro anni di reclusione per l'amnistia e dallo sconto di due anni per l'indulto, siano esclusi reati di terrorismo, reati di mafia, reati di tipo ambientale e di tipo finanziario, nonché i
sequestri di persona a scopo di estorsione, le stragi, la devastazione e il saccheggio, il traffico di droga, tuttavia, non possono essere condonate pene quando la criminalità si espande a macchia d'olio, destando nella gente comune preoccupazione vivissima e quando scippatori, rapinatori e ladri con spregiudicatezza e temerarietà imperversano in ogni luogo, in tutte le città, in tutte le regioni, costituendo insidia quotidiana al quieto ed onesto vivere dei cittadini».
Questa è l'analisi compiuta dal gruppo della Lega, riconoscendo che si tratta di un provvedimento di indulto limitato e con serie eccezioni rispetto ai reati più gravi e che il paese è in preda al crimine, all'aumento molto preoccupante dei reati.
Devo chiedere ai colleghi della Lega - e lo dico con senso di responsabilità - dove siano stati finora, se non facciano parte di questa maggioranza di Governo e cosa ne sia stato della dissennata promessa «meno reati per tutti» fatta all'inizio di questa legislatura, cosa ne sia stato delle misure di castrazione chimica, delle taglie e delle altre baggianate promesse a fronte invece di una politica di sicurezza che è difficile per tutti, ma che segna regressi e aspetti assolutamente negativi.
Siamo convinti di voler tutelare e sostenere - come sempre abbiamo fatto - il principio della certezza della pena e del forte contrasto della criminalità, ma francamente siamo con Beccaria, vale a dire per le pene pronte, tempestive e per un diritto mite. Crediamo che tra le misure di prevenzione del crimine vi sia anche quella di una pena scontata in condizioni umane, dove non si neghi neanche ai detenuti e a chi ha commesso crimini la speranza di ritrovare fiducia nella società e di non commettere altri reati.
Questa è la nostra responsabile preoccupazione. Vorremmo politiche efficienti sui processi penali, politiche efficienti nel contrasto alla criminalità e vorremmo che la Costituzione fosse rispettata anche per i cittadini detenuti, esattamente attraverso la possibilità di non scontare la pena in condizioni da tutti giudicate incivili e disumane. Dunque, abbiamo ritenuto di presentare un provvedimento di indulto limitato e revocabile nei confronti di chi dovesse commettere nuovi reati.
Siamo invece contrari alla demagogia e all'irresponsabilità, siamo contrari all'amnistia, che è tecnicamente inutile in quanto si riferisce a reati anteriori al 2001 e dunque quasi tutti prescritti o in via di prescrizione, siamo contrari a sprecare l'occasione di una amnistia, che invece è necessaria per i reati bagattellari e per alleggerire l'enorme carico di processi pendenti. Tuttavia, vorremmo realizzare ciò insieme a riforme strutturali che rendano più efficiente la macchina della giustizia e vorremmo farlo senza illudere nessuno e senza creare ansie nel paese in modo inutile.
La destra in realtà è divisa sul provvedimento di clemenza - un provvedimento logico, moderato - e vuol nascondere la propria divisione rilanciando il bleuf dell'amnistia. Avremo modo di parlarne, ma credo che toccherà esattamente all'Ulivo e al centrosinistra realizzare le riforme che l'Italia da tempo attende.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, i deputati Verdi esprimeranno un voto contrario sulle questioni pregiudiziali presentate con riferimento al provvedimento sull'amnistia e sull'indulto e ciò per una ragione costituzionale e per una ragione politica.
La ragione costituzionale è che, francamente, non si comprende dove stia il fondamento di una pregiudiziale su una previsione che è addirittura scritta nero su bianco nella nostra Carta costituzionale. L'articolo 79, infatti, prevede la possibilità del ricorso ad uno strumento di clemenza, che nel nostro ordinamento assume il nome di indulto (intervento sulla pena, riduzione della pena) e di amnistia (intervento anche sui procedimenti penali in corso). Semmai la riflessione la dovremmo fare sulla costituzionalità dell'articolo 79, modificato agli inizi degli anni Novanta, nel quale si prevede un quorum di due
terzi nelle votazioni di ogni articolo e nel voto finale.
Si tratta di una norma che addirittura alza la soglia del quorum al di sopra di quello previsto dall'articolo 138 della Carta costituzionale. Semmai questo sarebbe il dubbio di costituzionalità, ed è anche la ragione per cui i Verdi hanno sostenuto per tutta la legislatura la necessità di modificare quella norma, con le proposte presentate dall'onorevole Boato e da chi vi parla che, purtroppo, non hanno trovato il consenso necessario per essere esaminate.
La ragione politica, che peraltro avremo modo di affrontare nel corso dell'esame degli articoli, è costituita dal fatto che ci troviamo di fronte a un'emergenza carceraria, ci troviamo di fronte a un supplemento di pena che contrasta con la finalità del nostro sistema penitenziario garantita anche dalla Costituzione, laddove si afferma che la sanzione penale deve reinserire e rieducare colui che ha commesso un reato, affinché non commetta più reati una volta scontato il proprio debito con la giustizia, garantendo in tal modo anche il rispetto del principio di sicurezza dei cittadini, che è un principio altrettanto importante e intangibile del nostro ordinamento.
Si tratta dunque di un intervento indispensabile e necessario, in questo quadro di emergenza, per togliere quel supplemento di pena, che non è dichiarato e non è scritto ma sta nei fatti, e per costruire le condizioni di una riforma della giustizia che possa efficacemente intervenire in maniera strutturale sui temi che stanno a cuore a noi e che stanno a cuore agli italiani: umanità della pena, certezza della pena, che non è garantita con i milioni di procedimenti penali pendenti, e necessità di riequilibrio del nostro sistema sanzionatorio.
Queste sono le ragioni del voto contrario dei deputati verdi sulle questioni pregiudiziali in esame (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, i deputati della Rosa nel Pugno esprimeranno voto contrario sulle questioni pregiudiziali e sulla questione sospensiva presentate, ma la vera questione sospensiva non è quella posta dai colleghi di Alleanza nazionale e della Lega: la sospensione è quella del diritto dei cittadini italiani ad avere una giustizia giusta, che nello stato di sfascio della giustizia italiana non possono avere. Questa è la vera questione sospensiva.
Ed esiste anche una questione di costituzionalità, vale a dire quella della lesione dei diritti costituzionali dei cittadini davanti alla giustizia italiana: i cittadini innocenti, i cittadini colpevoli, vittime e carnefici. Chiunque oggi aspetti giustizia dal nostro paese è in una condizione di lesione dei suoi diritti.
Dunque, le questioni presentate tendono semplicemente a perpetuare uno status quo. Dobbiamo invece proporre un cambiamento, introdurre un cambiamento effettivo, e l'amnistia e l'indulto, quali atti di risposta straordinaria ed emergenziale rispetto a una crisi della giustizia ormai decennale, sono il primo passo. Certo, si tratta di risposte inadeguate e sono necessarie altre riforme strutturali, ma le questioni non si risolvono promettendo venti nuove carceri che nella migliore delle ipotesi saranno realizzate fra dieci anni e che comunque non affronteranno il problema dell'arretrato giudiziario, dei processi e della negazione di giustizia che in questi anni i cittadini italiani hanno dovuto subire.
Queste sono le vere questioni aperte, e riteniamo pertanto che si debba procedere rapidamente con un atto che costituisca un punto di partenza per introdurre nel nostro sistema modifiche che siano in grado di alleggerire il lavoro dei magistrati e di consentire che all'interno delle carceri si realizzi la finalità rieducativa della pena, come abbiamo scritto, in maniera un po' troppo affrettata, nella nostra Costituzione.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulle questioni pregiudiziali.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale per motivi di costituzionalità Gamba ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 445
Astenuti 5
Maggioranza 223
Hanno votato sì 86
Hanno votato no 359).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali per motivi di merito Menia ed altri n. 1 e Lussana ed altri n. 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 443
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato sì 87
Hanno votato no 356).
Passiamo all'esame della questione sospensiva Cirielli ed altri n. 1.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del regolamento, la questione sospensiva può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi, per non più di cinque minuti.
L'onorevole Cirielli ha facoltà di illustrare la sua questione sospensiva n. 1.
Una voce: Ex Cirielli!
PRESIDENTE. Non ex Cirielli, ma proprio lui!
EDMONDO CIRIELLI. Presidente, onorevoli colleghi, certamente parlare in una delle ultima sedute della Camera con l'appellativo di «ex» dovrebbe far preoccupare in molti, ma comunque io la prendo con filosofia e quindi cercherò di illustrare brevemente la questione, che non ha assolutamente uno scopo ostruzionistico. Tengo a precisare che noi abbiamo una posizione estremamente critica rispetto al come e al perché è stato anteposto questo punto all'ordine del giorno, ma sulla vicenda della sospensiva vorrei fare invece un discorso equilibrato, prendendo anche lo spunto da alcuni comportamenti in passato tenuti dal centrosinistra.
Innanzitutto, su una cosa tutti i gruppi, questa mattina e nei giorni scorsi, convengono e hanno convenuto: la portata di questo provvedimento è un fatto grave, importante e non superficiale, tale da poter essere affrontato senza dare un esatto significato a ciò che si fa. Noi riteniamo che sia stato un errore non aver valutato la portata e la necessità del provvedimento sulla base soprattutto di un esame specifico teso ad acquisire la quantità e la qualità dei detenuti che potranno usufruirne, nonché i processi ed i procedimenti che verranno dichiarati estinti dall'applicazione del provvedimento, e d'altro canto una cosa ci sorprende e dimostra la strumentalità del comportamento dell'opposizione. In altri provvedimenti ricordo la gazzarra, a volte anche giustificata, scatenata dall'opposizione perché il ministro competente sulla materia non era presente per relazionare sulla gravità, presunta o tale, del provvedimento che si discuteva. Oggi mi sarei aspettato, magari anche a scopo propagandistico, da parte del centrosinistra un analogo comportamento perché non è presente il ministro della giustizia.
Chiedo allora all'Assemblea di valutare la vicenda non in chiave semplicemente elettoralistica, cercando di comprendere che si tratta un provvedimento importantissimo, a prescindere dal fatto che si sia favorevoli o contrari. Peraltro, si tratta di un provvedimento, come giustamente ha rilevato il collega Dussin, largamente contrastato
dall'opinione pubblica; ancora una volta dimostriamo che il Parlamento è lontano dal sentire comune del popolo che ci vota. Ci fa piacere andare alle elezioni chiarendo bene chi è favorevole e chi è contrario, e ci dispiace, ovviamente, non che la destra, ma la parte centrale della Casa delle libertà abbia preso una posizione per noi sbagliata e contraddittoria nei confronti del nostro programma elettorale, che puntava sulla sicurezza dei cittadini. Mettere in libertà decine di migliaia di delinquenti rappresenta certamente un attentato alla sicurezza dei cittadini; proprio per questo pretendiamo che il ministro della giustizia ed il Governo possano avere il tempo di acquisire dagli uffici tutti i dati necessari relativi a valutare la portata di ciò che stiamo facendo, perché non soltanto i gruppi, ma anche i singoli deputati sappiano realmente cosa stanno votando (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo sulla questione sospensiva per invitare i colleghi a soprassedere dall'esame del provvedimento di amnistia e di indulto. Tale provvedimento, lo ricordo, è giunto all'esame dell'Assemblea dopo una serie molteplice di forzature e, soprattutto per quanto concerne l'amnistia, con una maggioranza che non c'è, come abbiamo appreso ieri ascoltando gli interventi dei colleghi durante la discussione sulle linee generali del provvedimento. Quegli interventi, svolti dai colleghi dei Democratici di sinistra e della Margherita, saranno stati magari anche timidi e un po' imbarazzati, ma comunque evidenziano un notevole disagio di queste forze politiche nel confrontarsi e nel votare un provvedimento di amnistia.
Il provvedimento di amnistia, lo sottolineo, caro onorevole Mantini, è oggi al nostro esame non tanto a seguito di un bluff posto in essere da qualcuno dei suoi sostenitori presenti nella Casa delle libertà - a tale riguardo, colgo l'occasione per invitare, ancora una volta, i colleghi di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro a riflettere -, quanto a seguito di un'iniziativa dell'onorevole Buemi della componente politica de La Rosa nel Pugno e, quindi, dell'Unione.
Colleghi, è chiaro che voi oggi prendiate le distanze da quella posizione perché quella proposta dall'onorevole Buemi è un'amnistia imbarazzante per tutti. Onorevole Buemi, a cosa e a chi servirà l'amnistia che ci state proponendo? Certo, ai Radicali, a Pannella, a farvi la vostra tribuna politica sulla pelle dei detenuti! È questo quello che voi ci state propinando oggi!
Il provvedimento di amnistia in esame si riferisce ai reati commessi fino al 1o giugno del 2001. Non passeranno, tengo ad evidenziarlo, i vostri artifizi diretti a procrastinare la data: la Costituzione a questo riguardo è assolutamente chiara! Si tratta, quindi, di un'amnistia per reati commessi nel 2001, con una pena massima di quattro anni.
Faccio inoltre presente che di questo provvedimento di clemenza, così come è stato congegnato, non sappiamo chi potrà effettivamente beneficiare. Per esso non sono sufficienti le assicurazioni di quanti ci dicono: è un colpo di spugna che non andrà a colpire i cosiddetti reati di allarme sociale. Questa, a nostro avviso, è una motivazione che non sta in piedi! Se fosse veramente così, come mai allora i Democratici di sinistra hanno presentato un emendamento per escludere dall'amnistia quei reati che il nostro codice definisce come più gravi? Allora, qualcosa di veramente strano c'è in questa proposta di legge di amnistia. Si tratta di qualcosa di cui nessuno, neanche voi che siete i proponenti, riuscite a comprenderne gli sviluppi. Comprendiamo, pertanto, il vostro imbarazzo.
Abbiamo ascoltato la «grancassa» in questi ultimi anni e, in particolare, negli ultimi mesi, e le polemiche che avete fatto sulla cosiddetta ex Cirielli e, in particolare, sull'inasprimento delle pene sulla recidiva. Voi avevate detto che quella era un'amnistia
mascherata. Ma con quale coraggio avete fatto affermazioni del genere quando proprio voi oggi, con questo provvedimento, vi schierate a favore di un colpo di spugna nei confronti dei reati al fine di liberare le scrivanie dei magistrati o dei pubblici ministeri? Onorevole Mantini, non è questo il modo di risolvere nel nostro paese il problema della giustizia penale! Se c'è un debito giudiziario invitiamo allora i magistrati a celebrare i processi.
Caro onorevole Buemi, anche qui, la sua ipocrisia: crisi della giustizia. Ma come mai non vi siete mai voluti confrontare sui provvedimenti che cercavano veramente di trovare delle possibili soluzioni alla crisi della giustizia? Tra questi, primo fra tutti, il provvedimento sull'ordinamento giudiziario, da voi ampiamente osteggiato, e che, invece, consentirà al nostro paese di avere una magistratura, forse meno politicizzata e meno impegnata nelle manifestazioni pro PACS del prossimo 14 gennaio, ma comunque più attenta alle esigenze dei cittadini che attendono giustizia.
Onorevole Mantini, anche per quanto concerne il provvedimento in tema di indulto sorgono tante preoccupazioni. È vero, c'è un lungo elenco di esclusioni oggettive al quale si è arrivati grazie anche all'apporto della Lega Nord Federazione Padana che, lo ricordo, continuerà a fare ostruzionismo e opposizione seria e forte e che ha comunque dato un proprio contributo positivo a questo dibattito.
Voi vi eravate dimenticati di escludere dallo sconto di pena i reati di mafia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana). Una dimenticanza alla quale noi abbiamo posto rimedio! Ma la svista sui «picciotti» c'era già stata (forse, la ricorda l'onorevole Bonito).
Comunque, nonostante alcune esclusioni oggettive, il provvedimento è ancora pericoloso per la sicurezza dei cittadini. Torno a dire che condoniamo la pena per due anni a usurai, a chi ha commesso estorsioni, ai violentatori, agli omicidi! Non è questo che ci chiede il paese onesto, che sta fuori da qui, a cui la Lega tiene.
Forse, qualcuno di Forza Italia e dell'UDC, che fa parte della Casa delle libertà, è sordo o ha dimenticato l'impegno che abbiamo sottoscritto con i nostri elettori. Per noi, invece, ci sono sicuramente prima i cittadini onesti; viene prima il bisogno di sicurezza, di legalità e di ordine: in questa direzione intendiamo proseguire (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.
ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, era previsto: la discussione di un provvedimento di amnistia alla fine della legislatura diventa una palestra per esercitazioni propagandistiche!
Ma che si disattenda il dato oggettivo mi pare, però, un po' più grave. L'onorevole Lussana è stata capace, in pochi minuti, di snocciolare una serie di affermazioni assolutamente false - non affermazioni non vere, ma proprio false - una dietro l'altra. Mi spiego, perché immagino che qualcuno ci ascolterà, ovvero leggerà i resoconti di questa seduta.
La collega ha attribuito alla Margherita e ai DS, e non a Forza Italia, la volontà di concedere l'amnistia. Noi siamo contrari all'amnistia. Onorevole Lussana, lei è stata molto distratta in questi giorni, molto distratta: l'esclusione dall'indulto dei reati più gravi (di mafia ed anche di omicidio) l'abbiamo proposta noi. Onorevole Lussana, non si è guardata neanche gli emendamenti! Controlli, studi, legga (Commenti dei deputati della Lega Nord Federazione Padana)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di fare silenzio!
ANNA FINOCCHIARO. ... deduca (Commenti dei deputati della Lega Nord Federazione Padana)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!
ANNA FINOCCHIARO. Un altro elemento di contraddizione (Commenti del deputato Lussana)...
PRESIDENTE. Onorevole Lussana, scopra le sue doti di femminilità e di cortesia, non quelle di aggressività...!
ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, l'onorevole Lussana è stata poco attenta in questi giorni; è soltanto distratta. La conosciamo e sappiamo che è una parlamentare che segue sempre con attenzione i lavori della Commissione. Stavolta, si è fatta prendere un po' la mano dalla propaganda e non è andato a controllare le carte con la consueta attenzione e diligenza.
Mi pare anche abbastanza contraddittorio che venga da questi banchi - che sono quelli che hanno votato la prescrizione abbreviata della Cirielli - una reprimenda nei nostri confronti. Ma tant'è! Se ne sono sentite tante oggi, anche dai banchi di Alleanza nazionale!
Francamente, ciò che mi interessa è tentare di recuperare, almeno per quel poco di spazio che ci riguarda, un minimo di serietà alla discussione: la serietà e la responsabilità che questa discussione imporrebbe e che, invece, mi pare vengano troppo spesso travolte, nel clima del dibattito di questi giorni, da altri intenti, da altre finalità, da altre strumentalità.
Noi non ci opponiamo affatto alla prosecuzione della discussione, in Parlamento, sulle questioni dell'amnistia e dell'indulto. La nostra posizione è chiara: riteniamo l'amnistia, così come proposta, assolutamente miserrima quanto agli effetti, perché siamo obbligati, come sappiamo, purtroppo, a tenere conto soltanto dei reati che sono stati commessi entro il 1o giugno 2001.
Peraltro, con una decisione che - lo ripeto ancora una volta - non avvertiamo limpida, rigorosa e responsabile, si comprometterebbe la possibilità, da qui ad un anno, di avere un'amnistia che dispieghi davvero i suoi effetti e che venga accompagnata da misure minime, quelle che questo Governo e questa maggioranza non hanno mai adottato, per restituire un minimo di ragionevole durata al processo ed una migliore funzionalità agli uffici giudiziari.
L'indulto, invece, lo vogliamo. Se davvero prendessimo sul serio la drammatica condizione di sovraffollamento e di mortificazione della dignità della vita dei detenuti nelle carceri, allora non ci dovrebbe essere neanche discussione né, tanto meno, ricatto (e mi rivolgo ai colleghi di Forza Italia). Diamo l'indulto, subito, oggi stesso! Facciamo in modo che si sollevi da quella condizione drammatica chi ha già scontato la pena, sotto la condizione, prevista per beneficiare dell'indulto, che, se si commette un ulteriore reato, si perde il diritto all'indulto e si torna in carcere. Facciamolo subito! In ogni caso, non saranno certamente i Democratici di sinistra ad impedire che si svolga, in questa Assemblea, una discussione libera sui due temi. Andremo a votare e vedremo chi raggiungerà il quorum. Questo non ci importa. L'importante è che si recuperi, in questa discussione, serenità, serietà, rigore e responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Intini. Ne ha facoltà.
UGO INTINI. Signor Presidente, concedendo l'amnistia e l'indulto si compirebbe, oggi, un atto di buonsenso e di umanità e si riconoscerebbe solennemente che le carceri sono la vergogna dell'Italia e che la nostra giustizia, troppo spesso, per il suo funzionamento non è il medico ma la malattia. Purtroppo, un muro fatto di responsabilità meno gravi e più gravi ostacola l'amnistia. I Democratici di sinistra, con la decisione di partito per l'astensione, si sono assunti una responsabilità e hanno compiuto un errore, per almeno tre motivi. Innanzitutto, non ci si astiene su una questione morale e di coscienza. Inoltre, il voto è segreto non per caso e deve restare segreto; l'astensione, invece, lo rende palese perché, per una assurda prassi, in
questa Assemblea ci si può pronunciare segretamente a favore o contro ma non per l'astensione. Infine, non si impartisce una linea di partito su un problema di coscienza e spero che i deputati del gruppo dei Democratici di sinistra votino secondo coscienza.
Mi permetta, onorevole Fassino: l'amnistia non è un possibile pericolo. No, il possibile pericolo è costituito dai 9 milioni di processi inevasi che soffocano la giustizia e che l'amnistia sfoltisce, eliminando i procedimenti minori. Il pericolo per la sicurezza, in questo paese, è la paralisi della giustizia, un pericolo che l'amnistia cancella.
Le responsabilità maggiori, naturalmente, se le assumono Alleanza nazionale e la Lega nord, che vogliono fare propaganda usando questo dibattito e tentano di impedire il voto con l'ostruzionismo. Il loro ostruzionismo, che vedremo tra poco, è uno spot elettorale assolutamente spregiudicato. Lo spot di Alleanza nazionale, sostanzialmente, è il seguente: non ci vogliamo occupare di liberare i ladri ma di pagare i carabinieri. Infatti, prima chiedono l'approvazione delle norme sulla retribuzione delle Forze dell'ordine.
Lo spot della Lega, invece, è il seguente (Applausi ironici dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana): non ci vogliamo occupare...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego, per cortesia...
UGO INTINI. Bravi! Il vostro ostruzionismo, certamente, vi procurerà qualche percentuale di voto in più, ma sarà un'offesa per l'intelligenza degli italiani. Lo spot della Lega è questo (Applausi ironici dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)... Volete sentire il vostro spot?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...
UGO INTINI. Il vostro spot è questo: non ci vogliamo occupare di liberare i ladri, ma di consentire ai cittadini di sparare ai ladri. Infatti, prima chiedete che si approvino le nuove norme sulla legittima difesa.
Noi diciamo «sì» all'aumento delle retribuzioni delle Forze dell'ordine, come è naturale, ma diciamo «no» al far west proposto dalla Lega Nord (Applausi ironici dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana). Soprattutto, diciamo «no» a questa destra che cavalca con cinismo le paure degli italiani e che divide anche la maggioranza di Governo. Non dimentichiamolo: mentre voi gridate e applaudite, mentre Alleanza nazionale e la Lega nord praticano l'ostruzionismo, Forza Italia è assolutamente d'accordo sul provvedimento di amnistia.
Oggi scriviamo una brutta pagina in questo Parlamento, ma non inutile. Una cosa è chiara e deve esserlo a tutti: forse non sarà approvata l'amnistia, oggi; certamente, se il centrosinistra vincerà, sarà approvata subito dopo le elezioni. Questo avverrà perché nel centrosinistra nessuno fa le barricate contro l'amnistia - le fanno la Lega Nord (Applausi ironici dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana) e Alleanza nazionale - e perché la maggioranza dei deputati del centrosinistra è certamente a favore dell'amnistia.
Questo è l'impegno della Rosa nel Pugno; anche per questo, per una giustizia più umana e liberale, andremo a chiedere il voto degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-La Rosa nel Pugno)!
ALDO CENNAMO. Signor Presidente, lei era al telefono e non ha sentito gli insulti dei colleghi della Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per dichiarare il voto contrario del gruppo di Rifondazione comunista sulla questione sospensiva e per formulare alcune osservazioni in relazione sia alle questioni di incostituzionalità che, seppure superate,
credo debbano ricevere una risposta anche in questa sede. Da più parti, a proposito delle questioni di incostituzionalità e delle questioni pregiudiziali, si è parlato di un principio costituzionale di certezza della pena. Allora, chiedo a chiunque di voi, a chiunque sia intervenuto in questa Assemblea contro la amnistia e l'indulto, dove sia presente nella Costituzione questo principio. L'unica norma della Costituzione che si riferisce alla pena è contenuta nell'articolo 27, che recita testualmente: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato».
Oggi solo un provvedimento di amnistia e di indulto può far sì che questo articolo della Costituzione - che è così chiaro e limpido da non poter creare dubbie interpretazioni - possa essere concretamente applicato.
L'argomento della certezza della pena, anzi, in più occasioni è stato ritenuto dalla Corte costituzionale ininfluente in relazione all'articolo 27; ad esempio, nel momento in cui ha ritenuto costituzionalmente legittima la legge Gozzini, che ha creato un sistema di gradualità del reinserimento sociale e, addirittura, di sospensione e cancellazione della pena in presenza di un comportamento di reinserimento sociale. Ma penso anche alla decisione di ritenere costituzionalmente legittimo il cosiddetto indultino, una norma ben precisa di sospensione - seppur, chiaramente, in presenza di determinati requisiti - dell'esecuzione della pena.
In secondo luogo, riteniamo urgente che si discuta e finalmente si voti e si decida; sarà poi il Parlamento sovrano a decidere sul provvedimento di amnistia e di indulto. Ciò, anche perché sappiamo che in questa fine di legislatura, così come purtroppo è accaduto negli anni scorsi, nulla può esser ancora fatto di positivo rispetto alle questioni delle carceri e della sanzione penale, nonché rispetto al problema, per noi fondamentale, di rendere la nostra giustizia penale più celere, più efficiente, più garantista e più garantita.
Per tali motivi, non solo voteremo a favore, successivamente, di un provvedimento di clemenza, ma in questo momento riteniamo assolutamente inopportuna - proprio per dare dignità al Parlamento ed alla discussione parlamentare che vi è stata in questi giorni - la questione sospensiva. Per questo il nostro voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Cirielli ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 427
Astenuti 5
Maggioranza 214
Hanno votato sì 83
Hanno votato no 344).
Prendo atto che gli onorevoli Finocchiaro e Zanella non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame degli articoli del testo unificato della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 458 ed abbinate sezioni 4 e 5).
Avverto che l'onorevole Guido Giuseppe Rossi ha ritirato la propria firma da tutti gli emendamenti da lui sottoscritti.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a
votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine i gruppi di Alleanza nazionale e della Lega Nord Federazione Padana sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 458 ed abbinate sezione 6).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.
DARIO GALLI. Signor Presidente, come i colleghi hanno già ampiamente illustrato, la Lega Nord è assolutamente contraria al provvedimento di cui si sta discutendo in questi giorni e di cui abbiamo discusso in maniera abbastanza irrituale il 27 dicembre (con una presenza peraltro ridottissima dei parlamentari che avevano richiesto la convocazione in via straordinaria). Sono gli ultimi giorni utili della legislatura ed esaminiamo un provvedimento che ritengo non interessi quasi nessuno dei cittadini italiani.
Il provvedimento di indulto, di amnistia - o il miscuglio dei due che sta emergendo - è giustificato dalla situazione delle carceri; perciò, consideriamo i numeri: nelle carceri italiane, sono reclusi circa 60 mila detenuti, dei quali più di un terzo sono cittadini extracomunitari. Quindi, i cittadini italiani in carcere sono, in realtà, soltanto poco più di 40 mila.
Come è stato illustrato precedentemente, si tratta di una percentuale bassissima se confrontata con quella di tutti i paesi equivalenti al nostro da un punto di vista sociale, culturale, storico ed economico.
La Lega Nord, su tale versante, già ha cercato una prima soluzione ed in parte l'ha approntata; il ministro Castelli è riuscito finalmente, dopo anni di chiacchiere, a stringere i primi accordi bilaterali con alcuni paesi extracomunitari. Conseguentemente, una parte di questi detenuti sono tornati nella loro terra per estinguere la pena o, comunque, sono usciti dalle nostre carceri e dal nostro paese.
Se si continuasse su questa strada e si riuscisse anche solo a far uscire tutti gli extracomunitari dalle nostre carceri, mandandoli in quelle del loro paese, allora risolveremmo automaticamente il problema degli istituti di detenzione italiani; oltretutto, probabilmente riusciremmo a ridurre drasticamente i reati commessi da persone extracomunitarie, che credo vadano volentieri nelle nostre galere - dove vivono in situazioni poco diverse da quelle di un albergo di buona levatura! -, mentre ritengo che avrebbero qualche difficoltà ad accettare l'idea di andare a scontare la pena nelle carceri dei loro paesi di provenienza.
Inoltre, se il problema è rappresentato dalla capacità contenitiva delle carceri, la questione, come in ogni paese civile, dovrebbe essere risolta costruendo più istituti detentivi, e non dando per scontato che i posti disponibili sono quelli giusti e che, allora, bisogna far uscire i carcerati dalle galere!
Del resto, questo ha fatto la sinistra, poiché, durante il suo quinquennio di Governo (dal 1996 al 2001), ha chiuso dodici istituti di pena, mentre vorrei ricordare che, in questa legislatura, ne sono stati aperti alcuni ed il ministro Castelli è riuscito ad impostare un nuovo programma di edilizia carceraria che comunque risolverà, assieme ad una serie di altre indicazioni che la Lega ha dato, tale problema negli anni a venire.
Se tali proposte fossero in discussione oggi, al posto del provvedimento in esame, esse risolverebbero, in maniera intelligente, il problema del sovraffollamento delle carceri. Vorrei segnalare, infatti, che abbiamo avanzato numerose proposte su pene alternative, sul lavoro fuori dal carcere
e su condizioni particolari per i detenuti che accettino di inserirsi lavorativamente nella società.
Ovviamente, di queste cose, che sarebbero troppo impegnative e che darebbero un minor ritorno in termini mediatici, nessuno, al di fuori della Lega, si interessa, mentre vedo che tutti si buttano su questa pagliacciata - che, comunque, non sarà portata a termine, perché sappiamo tutti benissimo che non riuscirà a superare positivamente l'esame di quest'aula -, pensando di avere chissà quale beneficio mediatico!
Anche in questo caso, vorrei rilevare che il problema della giustizia e del sovraffollamento delle carceri presenta una dimensione decisamente più ampia, che riguarda l'intero settore della giustizia.
DARIO GALLI. Noi ricordiamo - e lo abbiamo denunciato in quest'aula moltissime volte - che la situazione relativa sia alle Forze dell'ordine, sia soprattutto ai magistrati è assolutamente abnorme rispetto agli altri paesi paragonabili al nostro. Dico «abnorme» non nel senso che ne abbiamo meno - come si potrebbe pensare, visti i risultati disastrosi nel comparto della giustizia -, ma nel senso che ne abbiamo un numero enormemente maggiore!
Infatti, con l'ultimo concorso, svolto durante questa legislatura, siamo arrivati ad avere quasi 10 mila magistrati, contro i 2 o 3 mila dell'Inghilterra; nonostante ciò, nel solo settore della giustizia civile, vi sono 10 milioni di processi arretrati. Sto parlando di 10 milioni di processi, uno ogni cinque cittadini! La durata media dei processi civili, inoltre, oscilla tra i 9 ed i 10 anni, quando negli altri paesi essi durano da qualche mese a qualche anno al massimo.
Ma devo soprattutto rilevare che l'amnistia o l'indulto che oggi alcuni richiedono, nel nostro paese, in realtà, esistono per istituzione. Noi, infatti, abbiamo una sorta di amnistia di Stato, nel senso che il 90 per cento dei reati commessi nel nostro paese resta comunque senza colpevoli. Pertanto, nove delinquenti su dieci hanno l'amnistia garantita dallo Stato, perché hanno la certezza di non essere presi, di non venire condannati e di non andare a finire in galera!
Un altro esempio che dimostra l'assoluta inutilità di quanto si sta attualmente discutendo l'abbiamo avuto proprio qui, in quest'aula. Infatti, qualche anno fa, dopo la visita del Papa ricordata anche da altri colleghi, è stato comunque varato un provvedimento di clemenza, poiché da questa Assemblea un «indultino» è uscito. Assieme all'indultino, sono usciti dalle prigioni italiane anche 6 mila carcerati. Peccato che, di questi 1.500 ritornati immediatamente nel giro di qualche mese. Infatti, sono usciti dalle carceri - avrebbe dovuto trattarsi di un'azione di apertura nei confronti del reintegro di tali cittadini -, ma 1.500 su 6 mila hanno pensato bene di delinquere immediatamente e di ritornare in galera! Ovviamente, se 1.500 sono tornati in carcere, viste le percentuali dei risultati ottenuti dalla magistratura e dalle Forze dell'ordine, ciò vuol dire che anche quasi tutti gli altri sono comunque ritornati a fare i delinquenti. Infatti, se uno su quattro è ritornato in galera, anche gli altri tre, con grande probabilità, non hanno commesso azioni molto diverse!
Quello che pare non interessare minimamente i colleghi sia dell'opposizione sia in parte, della maggioranza è che il problema non sono tanto i 6 mila carcerati usciti o i 1.500 rientrati in carcere, ma il fatto che se 1.500 ritornano in galera, vuol dire che ci sono almeno 1.500 cittadini normali ed onesti, 1.500 famiglie normali ed oneste che hanno subito un reato commesso da questi carcerati che voi avete fatto uscire anticipatamente dalle carceri. Di questo non parla nessuno ed il problema è solo fare uscire i carcerati delle prigioni, e non pensare alle conseguenze che i cittadini normali, che ovviamente sono la stragrande maggioranza nel nostro paese, subiscono per questa uscita dal carcere. Voi avete sulla coscienza 1.500
cittadini offesi spesso nei propri averi e nei propri capitali, ma anche nel proprio corpo, nella propria integrità fisica, perché avete fatto uscire dal carcere 6 mila delinquenti! Alcuni di questi carcerati, a parte i casi più eclatanti come quello di Izzo e soci, hanno addirittura compiuto degli omicidi, che voi avete sulla coscienza, ma di cui pare qui non interessi a nessuno.
Come parlamentare facente parte di questa maggioranza, mi dispiace veramente stare qui a perdere tempo, ripeto, su un provvedimento che comunque non andrà a buon fine, quando ci sarebbero tante altre cose da fare in quest'aula. Solo rimanendo nel campo della giustizia, c'è il problema della legittima difesa che, come l'onorevole Intini - particolarmente affezionato al gruppo della Lega - ha ricordato, non significa trasformare il nostro paese nel Far west. Peraltro, l'Italia lo è già perché quando in alcune città, come Napoli, per qualche mese all'anno si contano due morti ammazzati al giorno, mi pare che il Far west lo abbiamo già in casa senza bisogno della Lega o delle sue proposte. Come avevano bene descritto la collega Lussana ed il ministro Castelli, il provvedimento sulla legittima difesa non incentiva i cittadini a diventare una sorta di sceriffi privati, ma semplicemente - cosa che solo in questo paese può succedere - consente ai cittadini che sono stati offesi a casa loro, nei loro averi, nei loro effetti, nel loro corpo, almeno nei pochi casi in cui riescono a difendersi, di essere tutelati dallo Stato per aver compiuto questo gesto di autodifesa. Infatti, in Italia, quando si verifica la rapina in una villa, una oreficeria o una tabaccheria, in cui magari il tabaccaio, l'orefice o il proprietario di casa vengono ammazzati o feriti gravemente, dopo un po' di tempo chi ha commesso il reato è già libero per strada si trova chi magari è riuscito a difendersi ancora impelagato in pratiche di tribunale per giustificare un atto normale e naturale di autodifesa. Altro che Far west, signor Intini: evidentemente, lei vive ancora negli anni d'oro della «Milano da bere» del socialismo craxiano, ma il paese di oggi lei non lo conosce. C'erano altre leggi, come quella sulla prostituzione ed altre ancora, che probabilmente avrebbero avuto un valore aggiunto per il paese ben superiore a quello che stiamo creando con il provvedimento in esame.
Mi dispiace anche - e mi rivolgo sempre ai colleghi del centrodestra - che vengano sprecati questi ultimi giorni di legislatura in quanto stiamo facendo. Noi abbiamo lasciato per strada, insieme a tante cose utili che, va riconosciuto, abbiamo fatto per il paese, il provvedimento sulla competitività, ma non è che il nostro paese sia migliorato in questo senso. Abbiamo parlato per un po' di dazi e poi anche qui vi è stato il silenzio assoluto, come se il problema cinese non esistesse più.
Ieri abbiamo parlato di mille miliardi gettati nella spazzatura, di 70 mila euro spesi in telefonate pornografiche, di 3 miliardi di euro per i clisteri dati ai cittadini; e non siamo capaci di parlare seriamente di federalismo fiscale, che risolverebbe questi problemi e darebbe uno sviluppo diverso al nostro paese.
Ci sono problemi irrisolti: il problema della Turchia, che ogni giorno ci dà una dimostrazione fisica di quanto le posizioni della Lega siano assolutamente giustificate; il problema della Cina, che incombe non solo sul futuro delle nostre aziende, ma anche sul futuro del nostro sistema sociale e dei nostri figli. La sicurezza pubblica non è assolutamente tutelata: mi riferisco a quella dei cittadini, e non a quella dei delinquenti. Vi sono pubblici ministeri che continuano a fare i politici, che emettono sentenze politiche, che intervengono nel merito delle leggi e che liberano terroristi riconosciuti dall'ONU.
Rispetto a ciò non riusciamo a fare niente! Pochi mesi fa, vi è stato lo scandalo di 500 famiglie musulmane che non mandano i loro figli alla scuola di Stato, e non abbiamo fatto niente! Qualche settimana fa, vi è stato lo scandalo di 200 asilanti politici (che poi sono risultati essere solo 20 su 200), a cui il presidente di una provincia italiana ha concesso come dormitorio la sala del consiglio provinciale!
Di queste cose non abbiamo detto niente! E siamo qui a parlare di mettere fuori qualche delinquente, che per sfortuna è andato in galera a farsi qualche mese di carcere, magari dopo aver ammazzato qualcuno o stuprato qualche ragazza: non so se ci rendiamo conto di quanto stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Che queste cose le faccia la sinistra a me sta anche bene e lo posso capire perfettamente: loro stanno prendendo in giro strumentalmente i detenuti, perché sanno benissimo che questo provvedimento non verrà approvato. Ma a loro fa comodo: pensano, forse, di prendere qualche voto in più, non so da chi. E, comunque, la sinistra vuole distruggere il nostro sistema: più delinquenti ci sono nelle strade e più sono contenti. Peccato che non abbiano la stessa sensibilità in altre circostanze, loro che sono buonisti, che sono intelligenti, insieme ai meridionali. Io sono lombardo e mi scuso se sono un po' ignorante o, comunque, meno intelligente della media nazionale, secondo le indicazioni che ci sono arrivate da molto in alto. Peccato che loro, che sono così attenti a tutte le questioni di giustizia e di garanzia, non lo siano quando sono implicati direttamente. Peccato che un leoncavallino a Milano per voi è un combattente, mentre a Bologna è un delinquente. Pertanto, se a Milano si cerca di fare qualcosa, si scatena la piazza; mentre, se il sindaco comunista bolognese dice che bisogna rispettare la legalità, va tutto bene (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Parlando di grandi numeri, peccato che siate qui a dannarvi per qualche delinquente, per fargli scontare qualche mese in meno di carcere; mentre nei paesi comunisti veri, dove avete governato per settant'anni, di queste cose non si parlava neanche. La gente veniva presa, impacchettata, spedita in Siberia e lasciata lì sino alla fine (breve!) dei loro giorni. Non capisco come mai, ancora oggi, non vi siano manifestazioni da parte dei vostri leader illuminati, dei Veltroni, dei Rutelli, dei Pannella di turno, sulle 30 mila esecuzioni capitali all'anno che il più grande paese comunista al mondo - la Cina - oggi (e non nel Medioevo!) continua ad eseguire, senza che nessuno dica nulla!
FRANCO GRILLINI. «Nessuno tocchi Caino» lo dice tutti gli anni! Non dire stupidate!
DARIO GALLI. Ti ho già detto prima cosa devi andare a fare, in privato; se vuoi, te lo dico anche alla radio, però non credo ti convenga...
FRANCESCO GIORDANO. Presidente, è una questione di stile: non si può parlare così!
DARIO GALLI. Quanto la sinistra dice (non so se lui è un «sinistro» o, forse, un ambidestro) mi interessa relativamente; ma ciò che mi preoccupa è soprattutto la posizione dei colleghi di centrodestra.
FRANCESCO GIORDANO. Presidente, non si può parlare così!
DARIO GALLI. L'UDC ha sempre assunto la posizione che sappiamo; ma mi rivolgo ai colleghi di Forza Italia, e lo dico veramente in maniera costruttiva: voi siete veramente convinti che la maggioranza del vostro elettorato si aspetti da voi l'amnistia? Secondo voi, con riferimento a coloro che nel 2001 ci hanno dato il voto (svolgendo anche velocemente un'indagine statistica su 10 mila, mille, 100 soggetti), vi aspettereste che il 50 per cento più uno dicesse «sì» all'amnistia?
Forse, oltre a non conoscere il paese, non conoscete il vostro elettorato. Non credo che l'elettorato di centrodestra sia giustizialista: assolutamente! È formato da persone di grande buonsenso. Ma, proprio per questa considerazione, le persone di grande buonsenso vogliono che la giustizia funzioni, che in galera ci vadano solo quelli che hanno commesso reati, e non coloro che non li hanno commessi. Consideriamo che, oltretutto, le pene in Italia sono normalmente ridicole.
Ci sono i patteggiamenti, ci sono gli sconti di pena, c'è la buona condotta, e i cittadini di centrodestra di buonsenso vogliono che alla fine di tutto questo iter chi è stato condannato si sconti la sua pena fino alla fine. Non so che tipo di paese abbiate in mente o che tipo di elettorato pensiate di conoscere, ma se in molte occasioni la Casa delle libertà ha perso qualche voto, non date la colpa alla Lega, che non ha mai fatto della propaganda antimeridionalista, al massimo ha solo denunciato fatti giusti. Pensate invece al fatto che per prendere i voti degli elettori di centrodestra bisogna fare politiche di centrodestra, e la politica del centrodestra non è quella del giustizialismo bensì quella della giustizia: la giustizia deve funzionare e chi ha commesso una colpa (non entro nel merito perché ogni cittadino, ogni carcerato, ha la sua storia), pur avendo avuto le sue ragioni, è andato contro le regole del buon vivere civile e deve pagare la sua pena. Ritengo che i nostri elettori da noi questo vogliano. La Lega l'ha detto, l'ha promesso in campagna elettorale, e in questi cinque anni di legislatura ha mantenuto l'impegno preso e lo mantiene ancora oggi: noi siamo contrari a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Continuiamo, anche questa mattina, un dibattito che ormai si trascina da cinque anni. La realtà è questa: questo dibattito, che ormai sta assumendo toni grotteschi e surreali va avanti da cinque anni! Da cinque anni assistiamo ciclicamente alla riesumazione dei provvedimenti di clemenza, amnistia e indulto, che quasi sempre corrispondono a campagne politico-propagandistiche che qualcuno deve fare perché non riesce a trovare in altro modo la visibilità politica che gli deriverebbe dal consenso elettorale che non c'è (dunque, bisogna inventarsi campagne che possano avere una loro collocazione per quanto riguarda i mass media e un ristretto numero di operatori di settore nel campo della comunicazione).
Questo dibattito, piuttosto surreale, che va avanti da cinque anni ha avuto dei picchi, dei momenti alti e bassi ma ha anche registrato, in maniera abbastanza chiara, un dato incontrovertibile: non ci sono, cioè, le condizioni politiche per licenziare un provvedimento di questo tipo.
Grazie anche alla presa di posizione ferma e coraggiosa della Lega, che poi ha trascinato sulla sua scia i colleghi di Alleanza nazionale e acceso la luce del dubbio in molti dei nostri colleghi appartenenti ai partiti sia della maggioranza, sia, anche, dell'opposizione, l'approvazione di questo provvedimento è stata bloccata. Noi rivendichiamo il merito politico, il coraggio e anche la lucidità politica di questa azione, anche in ossequio, così come è già stato ricordato più di una volta, alla ragione sociale della coalizione di cui siamo parte.
La Casa delle libertà, i cittadini e l'elettorato di centrodestra sostanzialmente non vedono di buon occhio e non approvano provvedimenti di questo tipo, che si risolvono in una semplice apertura delle carceri per far uscire qualche migliaio di detenuti, perché questa è la sostanza di ciò che si vuole fare.
Non si è in un momento importante, un momento storico al quale la società italiana vuole dare una risposta con un provvedimento di clemenza collettiva. Non c'è un cambiamento radicale del modo di vedere la giustizia e le politiche carcerarie in questo paese, ma c'è una volontà molto semplice e qualunquista di alcuni settori politici, assolutamente minoritari in questo paese, di aprire le porte delle carceri e far uscire i detenuti.
È ovvio che l'elettorato e i cittadini della Casa delle libertà non si riconoscono in un progetto di questo tipo e noi, molto fedelmente, in maniera molto coerente, diamo voce a questa impostazione, perché è ovvio che un Governo che si richiama a politiche di centrodestra ben difficilmente,
in una condizione normale come questa, si può presentare con provvedimenti di questo tipo.
Siamo alla vigilia di una campagna elettorale: gli schieramenti, all'interno del loro progetto politico, dichiarino ai cittadini e agli elettori, in maniera molto trasparente, cosa vogliono fare se, eventualmente, andranno al Governo di questo paese.
Se l'Unione, in tutta libertà, vuole essere l'artefice di provvedimenti di questo tipo, pensi ad inserirli nel suo programma elettorale. Su tale programma, cerchi di avere il consenso dei cittadini e, successivamente, giunta in questo Parlamento con un mandato elettorale molto preciso - ovviamente per adesso c'è ancora l'articolo 79 della Costituzione che, per fortuna, prevede il quorum dei due terzi dei componenti di quest'aula -, cerchi di arrivare al risultato che si sta proponendo, ossia un provvedimento di clemenza.
Non essendoci oggi queste condizioni, anzi, trovandoci nella condizione peggiore, perché il dibattito in cinque anni non è riuscito a decollare e si trova oggi in una fase assolutamente stanca sul finire di questa legislatura, è chiaro che stiamo facendo un dibattito che, a nostro avviso, non solo è inutile, ma è anche dannoso. Esso è dannoso allo spirito dell'articolo 79 e agli istituti dell'amnistia e dell'indulto, che - non lo vogliamo dimenticare - sono istituti eccezionali, molto importanti e delicatissimi, in quanto danno la potestà, la forza e il potere alla Repubblica e alle sue istituzioni di essere «generosi» - se vogliamo utilizzare questo termine - nei confronti di chi ha sbagliato e ha trasgredito le regole del vivere comune e le leggi di questo paese, ma in un momento eccezionale.
Questo è il punto fondamentale. Si tratta di un istituto eccezionale che si usa in momenti storici eccezionali. Oggi, se mi permettete, 12 gennaio 2006, a due settimane dalla fine della legislatura e dallo scioglimento delle Camere, non è un momento storico eccezionale.
Abbiamo ripetuto più di una volta queste cose e le ripetiamo ancora. Oggi, in questo momento - lo andremo a verificare tra poco - non ci sono i numeri per l'amnistia. Oggi, con le posizioni espresse in aula, non ci sono nemmeno i numeri per l'indulto, perché non ci sono i necessari due terzi dei componenti favorevoli all'approvazione di questo provvedimento.
Dunque, spero che già nella giornata di oggi venga data una risposta politica e parlamentare chiara, possibilmente con il voto palese, che rappresenta in maniera evidente ed oggettiva nei confronti dei cittadini ciò che è avvenuto in quest'aula. Tale voto chiuderà questa vicenda.
Una vicenda che - ripeto - ha impegnato per troppo tempo e in malo modo le aule parlamentari e che non serve nemmeno alla popolazione carceraria, che è stata forse illusa troppe volte da provvedimenti di questo tipo.
Deve essere fatta chiarezza e sarà fatta; e se, come noi speriamo, l'Assemblea boccerà definitivamente sia l'amnistia sia l'indulto, un ringraziamento da parte dei cittadini dovrà essere rivolto al gruppo della Lega Nord Federazione Padana, che con coerenza e coraggio si è sempre schierata assolutamente contro questo tipo di provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Falanga. Ne ha facoltà.
CIRO FALANGA. Nel corso di questa legislatura vi sono stati altri provvedimenti che hanno registrato una mancanza di accordo e di intesa tra i partiti della maggioranza. Ricordo, ad esempio, il provvedimento sulla devolution voluto dal gruppo della Lega Nord Federazione Padana e contrastato dal gruppo dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU) o la riforma della legge elettorale voluta dall'UDC e contrastata dalla Lega.
Ebbene, in queste occasioni il Presidente del Consiglio, con le sue innegabili doti di persuasione, faceva giungere in Assemblea i parlamentari dell'intera maggioranza dopo che essi avevano concordato
e trovato un'intesa per la soddisfazione degli interessi ora degli uni ora degli altri, in qualche occasione contrapponendoli e compensandoli. Riusciva così l'operazione.
Questa mattina, per il provvedimento in esame, la maggioranza arriva in Assemblea in assoluto dissenso. Da una parte il gruppo di Alleanza nazionale e dall'altra il gruppo della Lega Nord Federazione Padana, peraltro con argomenti davvero, ma davvero sconcertanti.
Mi riferisco agli argomenti di ordine tecnico e giuridico sottoposti e segnalati dalla questione pregiudiziale presentata da parlamentari di Alleanza nazionale, che fanno riferimento all'articolo 3 della Costituzione, con un richiamo ad un precetto costituzionale relativamente ad un istituto previsto dalla Costituzione. Essi dimenticano, forse, che l'articolo 79 concerne gli istituti dell'amnistia e dell'indulto, espressamente previsti con una norma chiara dalla Carta costituzionale.
Come si può pensare, allora, di sollevare un'eccezione di costituzionalità, con la presentazione di una questione pregiudiziale, tirando in ballo l'applicazione in via analogica di un precetto costituzionale, quando la norma che viene esaminata in Assemblea è esattamente rispondente ad una precisa disposizione costituzionale?
A nulla vale l'argomento relativo al sistema delle esclusioni, perché sappiamo che tutti i provvedimenti dal dopoguerra ad oggi sono stati caratterizzati da questo sistema. Vi è stata sempre una previsione di esclusione di alcuni reati.
Vi sono stati, poi, argomenti di squallida e miserevole demagogia, giunti dai banchi della Lega Nord Federazione Padana. Ha detto bene l'onorevole Finocchiaro: leggete. Si è fatto cenno nell'intervento dell'onorevole Luciano Dussin al traffico di droga fuori le scuole. È escluso, onorevole Dussin: questa espressione di cultura populista non funziona più nel nostro paese. I cittadini non sono più disponibili a seguirvi su questa linea di populismo e demagogia scadente, squallida e miserevole.
Se non vi è stato un accordo su questo provvedimento la ragione è chiara: è un provvedimento che non ha in sé interessi di parte, non ha in sé interessi economici, politici o comunque di parte. È un provvedimento che interessa i diritti civili di gente detenuta in carcere in condizioni disumane, ma ciò per questa maggioranza non ha alcuna rilevanza.
Pertanto, non valeva la pena di tirare in ballo le doti di persuasione del Presidente del Consiglio per indurre la maggioranza a presentarsi in quest'aula in maniera compatta e licenziare un provvedimento che si discute da quattro anni! Non ne valeva la pena per queste ragioni, e queste ragioni dovrebbero essere tali da farvi provare, per quanto ancora ne siete capaci, un'emozione, una sensazione di vergogna nei confronti del popolo italiano e di questa fascia di cittadini detenuti nelle carceri che, per quanto responsabili di reati - badate bene - sono destinatari di norme costituzionali per la garanzia dei loro diritti umani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.
LUIGINO VASCON. Signor Presidente, se vi è qualcuno che si deve vergognare è colui che, in questo momento, ha terminato il suo intervento accusandoci di essere squallidi, miserevoli e demagogici!
CIRO FALANGA. Poi ti dico perché!
LUIGINO VASCON. Io non ti ho disturbato: impara l'educazione!
CIRO FALANGA. Poi ti dico perché!
LUIGINO VASCON. Lo sono tutti coloro che si sono permessi di andare a lusingare, ad illudere circa una possibile amnistia ed indulto, non noi che siamo coerenti, non noi che abbiamo sempre mantenuto la nostra linea politica!
Per quanto riguarda i rapporti con il cittadino, caro Falanga, vediamo chi, eticamente, a livello politico, in questa sede ha mantenuto i rapporti con gli elettori e
con i cittadini! Proprio tu non puoi parlare (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale)!
Dovremmo pensare piuttosto a quei cittadini che non sono dietro le sbarre, ma che sono a casa e che lavorano quotidianamente. Si stava appunto parlando di salto delle quaglie e dei «quagliotti», tanto per capirci!
Comunque, vorrei ricordare che il popolo italiano, il popolo di lavoratori tutto sopporta ma, una volta terminata la giornata di lavoro e dopo aver contribuito con il pagamento quotidiano di tasse e dei vari oneri, la notte vorrebbe riposare tranquillamente all'interno delle proprie mura domestiche. Invece, purtroppo, sappiamo benissimo che così non è! Noi al nord viviamo delle tristi esperienze quotidiane, e mi riferisco alle famose rapine in ville e via dicendo. Dobbiamo chiarire una cosa: sembra che in carcere tutti siano persone innocenti e perbene che, per le bizzarrie della magistratura, dei carabinieri, della polizia e della Guardia di finanza o per il fatto che sono antipatiche vengono messe in galera! Sembra che siano tutti dei poveri Cristi, casualmente capitati nella rete; invece, provate a pensare a quante energie, sia economiche sia fisiche, vengono spese, a come si espongono quotidianamente i carabinieri, la polizia, la Guardia di finanza, che riescono ad assicurare nelle maglie della cosiddetta giustizia questi galantuomini che, guarda caso, vivono negli hotel di Stato!
Si parla di condizioni disumane, ma si è mai andati a vedere in che stato versano i detenuti nelle altre carceri di Europa (non dico in giro per il mondo), tanto per intenderci? Alla fine della legislatura sembra di essere quasi ai saldi di fine stagione: si promette e si vende di tutto! Prodotti gratis e sconti per illuderci alla fine di raggranellare qualche voto! Non è così che si portano a casa i voti, caro collega Falanga, ma con l'onestà, la coerenza delle proprie idee, mantenendo fede al rapporto tra eletto e cittadino, rispettando i programmi elettorali; e noi siamo sempre stati fermi e coerenti sulla nostra linea. Ai delinquenti non facciamo sconti, né concediamo indulto e tanto meno amnistia!
Provate a pensare piuttosto a quelle famiglie che hanno subito e subiscono soprusi da parte di una delinquenza a spasso per il paese! Proviamo a metterci nei panni di chi non riesce a cancellare il ricordo di incursioni notturne, di furti, di scippi e di borseggi e via dicendo! Perché non ci mettiamo da quella parte, che è quella giusta, perché indifesa, non dalla parte di coloro i quali, dopo reiterati reati, vanno, per qualche mese o per qualche anno, in galera! Andiamo a vedere di che cosa sono accusati! Andiamo a vedere quanto lavoro la magistratura ha svolto per mettere in galera queste persone!
E oggi, proprio ai fini della campagna elettorale, vorremmo fare sconti a questi galantuomini? Credo che i galantuomini abitino altrove e non in carcere; e proprio alla popolazione che abita fuori dal carcere dovremmo rivolgerci, evitando di promettere provvedimenti che magari, con un cambio di maggioranza, verrebbero elargiti il giorno dopo.
Questa non è democrazia, questa non è serietà politica, questa non è serietà intellettuale, questa non è onestà, ma semplicemente una volgare forma demagogica e strumentale volta a raggranellare qualche consenso in più! Anche se voglio proprio vedere se il popolo italiano accetterà un provvedimento del genere!
Noi siamo fermi e coerenti con le nostre idee, lo abbiamo scritto e mantenuto nel programma elettorale. Ma ciò evidentemente a qualcuno dà fastidio, probabilmente a qualcuno che ha qualche scheletro nell'armadio; noi no! Io e i miei colleghi, quando ci siamo dovuti esporre, lo abbiamo fatto in maniera coerente, a testa alta; pertanto, come rispondiamo noi, devono farlo anche gli altri.
Quando prima sentivo parlare di condizioni disumane, mi passavano davanti agli occhi le figure di tante persone che hanno dovuto radicalmente cambiare il proprio modo di vita, se non addirittura il luogo di residenza, a causa della pressione malavitosa.
Non è forse il caso di svolgere una riflessione più profonda a livello politico, valutando serenamente e in maniera equa con chi abbiamo a che fare da una parte e dall'altra? Se non riusciamo a fare ciò, è evidente che non siamo legittimati a legiferare nel merito e credo che, se il buonsenso - al di là dell'appartenenza politica - riesce a scindere le due cose, forse troveremo una via d'uscita molto più serena e molto meno strumentale e demagogica di quella alla quale siamo costretti ad assistere in quest'aula.
Anche soggetti non eletti in Parlamento hanno assunto posizioni a dir poco demagogiche e strumentali, volte a carpire la buona fede e a coinvolgere addirittura il Santo Padre. Cioè, hanno utilizzato qualsiasi forma pur di arrivare a scalfire la fermezza dei due gruppi parlamentari che si sono sempre opposti a queste due misure di clemenza per noi inaccettabili.
Ripeto, occorrerebbe svolgere un'analisi molto più attenta, che non sia strumentale e illusoria, bensì realistica. Ci sono cittadini che soffrono e soffriranno per molti anni ancora i soprusi di una mancata giustizia; di ciò dobbiamo occuparci, non di colui che dopo aver commesso diversi reati si trova in carcere.
Politicamente, possiamo andare avanti a testa alta proprio perché siamo coerenti. È vero, siamo un partito popolare e populista, ma di queste nostre origini siamo fieri perché quanto promesso in campagna elettorale lo stiamo mantenendo, mentre altri queste cose non le fanno, ma hanno la memoria corta.
Ebbene, di ciò ci vantiamo perché possiamo dire che non abbiamo mai cambiato le regole a metà del gioco e non accettiamo che altri lo facciano per conto nostro. Saremo sempre coerenti con il nostro programma e nel rapporto con i cittadini. Quando andiamo in giro non dobbiamo di certo abbassare lo sguardo! Siamo convinti che la nostra posizione si rispecchi nella quotidianità dell'intero popolo, aldilà della posizione politica, nel cittadino, che ormai neanche più denuncia ciò che è costretto a subire. Per quale motivo? Perché nel momento in cui il colpevole viene individuato e poche ore dopo, siccome viene denunciato a piede libero, lo ritroviamo di nuovo in strada, abbiamo anche paura a denunciarlo: questo è il ragionamento della gente. Siamo di fronte a un iceberg giudiziario: soltanto una piccola percentuale dei reati viene denunciata, proprio perché manca la fiducia nell'organo giudicante e dunque nella giustizia.
Se ora, dopo aver riscontrato ciò, andiamo anche a premiare questi galantuomini, questi signori, con l'indulto e con l'amnistia, provate a pensare a che livello può scendere il grado di stima e di fiducia del privato cittadino nei confronti della giustizia. Ma, probabilmente, a qualcuno questo ben poco importa, a qualcuno interessa semplicemente, quando apre il cassetto dei voti, trovarvi qualche voto in più - a mio avviso ciò è molto discutibile, anzi non ci credo per nulla -, in barba al mandato parlamentare. Il parlamentare e il Parlamento devono infatti tutelare e difendere i diritti del cittadino e legiferare per conto del cittadino, ma del cittadino perbene, che rispetta le regole, non del delinquente che mi entra in una villa di notte, magari per rubare un cellulare e pochi monili d'oro. Non stiamo infatti parlando di rapine del secolo, ma di una violenza ormai diffusa, inarrestabile e inimmaginabile, proprio perché da una parte vi è un impegno enorme delle Forze di polizia - carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di finanza -, che nonostante tutto continuano nella loro opera, e dall'altra vi è un sistema che dopo poche ore rimette in libertà determinati soggetti, fino a sette, otto, dieci volte in cui viene reiterato il reato.
Ora in quest'aula, secondo la volontà di determinati esponenti politici, dovremmo deliberare nel merito, e dunque mandare a casa queste persone, e magari pagargli anche il biglietto di ritorno e chiedergli scusa dicendo: scusate, vi abbiamo trattenuto troppo? La cella non era di vostro gradimento? Volevate l'aria condizionata?
Se non rispettiamo il diritto del cittadino ad essere tutelato mediante le forme che la legge prevede, commettiamo un
errore pari a quello di chi non vuol sentire e non vuol capire e tradiamo il mandato popolare che ci è stato affidato attraverso democratiche elezioni: non saremmo coerenti, e dunque non saremmo presentabili al cospetto dell'elettorato alle prossime elezioni.
Dal momento che non vogliamo ciò e che siamo moralmente ed onestamente coerenti, signor Presidente, onorevoli colleghi, esprimeremo voto contrario sul provvedimento in esame. Abbiamo fermamente assunto una decisa posizione contraria proprio per rispetto non soltanto nei confronti di tutti coloro i quali hanno subito la violenza e le vessazioni da parte di questi signori, ma anche nei confronti di chi quotidianamente ci difende. Dobbiamo pensare alle famiglie che hanno perso i propri cari nell'espletamento del loro lavoro, a tutte le persone che si espongono quotidianamente e a tutti coloro i quali corrono rischi per svolgere il proprio lavoro, per difendere e tutelare la sicurezza di tutti i cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luciano Dussin. Ne ha facoltà.
LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, l'esito delle votazioni sulle questioni pregiudiziali e sulla questione sospensiva mi ha fatto cambiare radicalmente opinione sul valore dei sondaggi che circolano in questo paese. Ebbene, da tali sondaggi emerge che tra le priorità dei cittadini vi sono il lavoro, la casa e la sicurezza. Quest'ultima, talvolta, supera le altre due necessità.
Ebbene, in quest'aula, la Lega nord e Alleanza nazionale, con meno del 20 per cento dei consensi, si trovano a rappresentare oltre il 95 per cento dei cittadini italiani. C'è qualcosa che non quadra. C'è un imbroglio latente, che tra l'altro non si riesce neanche a nascondere, né a sinistra né nelle parti confuse della Casa delle libertà, che crea un evidente malessere nei cittadini elettori, i quali si aspettano dai propri rappresentanti politici risposte tempestive e corrette, che siano in sintonia con le loro esigenze di sicurezza. L'imbroglio c'è.
È lo stesso imbroglio che noi abbiamo denunciato quando è stato approvato l'indultino; anche allora ci siamo trovati noi della Lega e i colleghi di Alleanza nazionale, con il 20 per cento scarso di consenso elettorale, a rappresentare oltre il 90 per cento dei cittadini italiani. Ciò vuol dire che a sinistra e, in parte, nella Casa delle libertà c'è chi continua nell'imbroglio. Un imbroglio senza dignità, nascosto nelle apparizioni televisive da parte dei leader dei vari partiti, che parlano di tutto, ma evidentemente non hanno il coraggio di dire le cose come stanno. Ciò che dicevo prima lo ripeto anche adesso: coraggio e sincerità vorrebbero che un segretario di partito si presentasse nel «salotto buono» di Vespa chiedendo ai cittadini elettori il loro voto in cambio della liberazione di decine di migliaia di malviventi, ladri, truffatori, spacciatori; ma ciò non avviene perché il risultato sarebbe quello di ottenere zero voti, anche se poi alla chetichella costoro si ritrovano all'interno di questa aula con maggioranze trasversali e votano contro il 95 per cento del sentimento dei nostri cittadini.
È uno dei mali della politica di questo paese, e difatti sappiamo quanto sono lontani i nostri cittadini dal mondo politico e da chi li rappresenta. Purtroppo, è difficile creare alternative valide, perché, oltre ad imbrogliare nei programmi e nei voti trasversali, si riesce anche a cooptare gli organi di informazione, quindi l'imbroglio continua e i cittadini sono sempre più lontani da quello che in realtà accade.
LUCIANO DUSSIN. Neanche i sondaggi tengono più, perché di fronte all'imbroglio crolla tutto, crolla però anche la nostra credibilità. È allora vanto e motivo di orgoglio da parte degli uomini della Lega differenziarsi da chi l'imbroglio lo perpetua.
Sono stato tra i pochi deputati ad ascoltare gli ultimi interventi di ieri sera e ricordo l'intervento dell'onorevole Taormina, di Forza Italia, che da buon democristiano ha «incensato la sua dichiarazione di voto a favore dell'indulto e dell'amnistia scarcera ladri e, tuttavia, ha speso due parole buone nei confronti dei deputati di Alleanza nazionale e della Lega. Tutto sommato, noi non condividiamo assolutamente nulla di quello che ieri sera ha detto in quest'aula l'onorevole Taormina, perché ci divide un muro di cemento armato spesso quattro metri!
PRESIDENTE. Onorevole Dussin, posso chiederle una cortesia? Poiché lei è membro autorevole dell'Ufficio di Presidenza e condivide con me e altri colleghi la gestione complessa della Camera, faccio un piccolo strappo al regolamento interrompendola; poi le renderò la parola.
Molti parlamentari, poiché come voi tutti sapete è prevista una maggioranza qualificata, mi chiedono quando avrà luogo il voto, in quanto è stato presentato anche un emendamento soppressivo. Ho chiesto all'onorevole Gibelli quale sia l'intenzione del suo gruppo e la risposta è stata che intendono utilizzare i tempi loro concessi. Per tale motivo, per dare ordine al dibattito e per garantire i colleghi - mia massima e costante preoccupazione - ritengo che si possa proseguire la seduta dando modo ai deputati della Lega e agli altri che lo desiderino di esprimersi liberamente, sapendo che il voto non avrà luogo comunque prima delle 16,30 del pomeriggio.
Onorevole Dussin, le rendo la parola e le chiedo scusa se ho approfittato della sua cortesia.
LUCIANO DUSSIN. Come dicevo, noi ci sentiamo orgogliosamente fieri della diversità di vedute e di comportamenti parlamentari che ci distingue sia dalla sinistra, sia anche all'interno delle forze politiche presenti nella Casa delle libertà.
Il tema della sicurezza è per noi fondamentale. Su questo tema noi siamo a posto con la nostra coscienza, perché quello che si poteva fare è stato fatto. Mi riferisco, ad esempio, alla legge in materia di immigrazione, la famosa Bossi-Fini. Guarda caso, anche oggi, la Lega Nord Federazione Padana e Alleanza nazionale sono le forze politiche che si preoccupano della sicurezza dei cittadini. Si tratta, quindi, degli stessi gruppi parlamentari che hanno - vorrei dire - quasi imposto la necessaria modifica della precedente legge in tema di immigrazione. Noi siamo riusciti a rimediare ad uno degli errori clamorosi commessi dalla sinistra, che si era tradotto in una mancata sicurezza nelle nostre città. Ricordo, a questo proposito, che con la cosiddetta legge Turco-Napolitano si era riusciti a raggiungere la «bella cifra» di sette reati su dieci commessi nelle città capoluogo di provincia da parte di extracomunitari. Ciò sta a significare che quella legge - quella loro legge - è stata un fiasco assoluto! Per questo motivo, siamo intervenuti in questa materia introducendo delle regole chiare: permesso di lavoro, impronte digitali e alloggio. Così facendo, un po' alla volta, le cose si stanno sistemando.
Stiamo lavorando, come ricordavo prima, anche sulle carceri perché, a nostro avviso, più delinquenti girano liberi per le nostre strade, peggio staranno i nostri cittadini; più istituti carcerari nuovi avremo a disposizione, maggiore sarà la sicurezza dei nostri cittadini. Non serve, quindi, avere chissà quali tipi di conoscenze particolari per comprendere queste cose elementari.
Sulla questione sicurezza, desidero raccontare quanto accaduto in una missione all'estero della Commissione parlamentare di cui faccio parte. Nel corso di tale missione, siamo riusciti ad ottenere un colloquio con il ministro dell'interno inglese il quale, lo ricordo, è un laburista e, come tale, collocabile politicamente in un'area di centrosinistra, che non è certo il centrosinistra comunista del nostro paese, ma tutt'altra cosa. Con tale ministro si discuteva su come si riesca, in Inghilterra, ad arginare il fenomeno del terrorismo e della immigrazione, che comporta inevitabilmente dei problemi. Di fronte
alle risposte fornite alle nostre domande dal ministro dell'interno inglese, i nostri deputati di Rifondazione comunista presenti sono rabbrividiti in quanto si chiedevano come fosse possibile che in un paese come l'Inghilterra, guidato dal centrosinistra, vi fossero posizioni che andavano al di là di quello che noi si è riusciti, nostro malgrado, a fare in Italia con le modifiche apportate alla legge Bossi-Fini. In Inghilterra, lo ricordo, si parla addirittura di introdurre la carta di identità con misurazioni biomediche - gli inglesi non si fidano ormai neanche delle impronte digitali -, in particolare, la misurazione dell'iride.
Da parte nostra sono sorti, quindi, dubbi sul fatto che un paese, ripeto, a guida del centrosinistra, potesse essere così radicalmente convinto della necessità di garantire la sicurezza al suo interno. Ricordo, in particolare, la domanda formulata da un parlamentare di Rifondazione comunista al suddetto ministro. Quel collega chiese se in Inghilterra ci fossero i centri di permanenza temporanea, dove prefetture e questure trattengono gli immigrati clandestini per il riconoscimento e l'espatrio successivo. Il collega era sicuro che la risposta che avrebbe fornito il ministro inglese sarebbe stata negativa. Il ministro inglese, invece, si è quasi scandalizzato per quel tipo di domanda che gli veniva rivolta e ha risposto: «Sì, anche in Inghilterra vi sono i centri di permanenza temporanea. Ci mancherebbe altro! Altrimenti le nostre prefetture lavorerebbero per fare cosa? Forse per trattenere qualcuno e lasciarlo in libertà in attesa di individuarne le generalità, magari dopo sei mesi quando lo stesso è già sparito?» Alla successiva domanda posta al ministro inglese circa il sorgere di eventuali ed ulteriori problemi che tali strutture creerebbero, il rappresentante del Governo inglese ha fornito una risposta ovvia, che darebbe qualsiasi autorità di un paese normale del mondo: «C'è il carcere!»
L'esponente di Rifondazione comunista è sobbalzato: «Come? Il carcere per gli immigrati in un paese civile come il vostro?». Capite, allora, la lontananza che c'è tra il buonsenso che esprime il nostro movimento, la Lega Nord Federazione Padana, e ciò che la sinistra comunista di questo paese continua a propugnare?
Occorre rimarcare una differenza che molti, nella Casa delle libertà, non hanno ancora colto: il nostro elettorato è diverso da quello della sinistra. L'elettorato che dà il voto alla sinistra vota per la sinistra in ogni caso: possono parlare di famiglia, ma possono anche essere per i matrimoni tra gli uomini (come si ricordava in altre occasioni); possono parlare di sicurezza, ma possono approvare la legge Turco-Napolitano, che fa entrare la gente senza impronte digitali, senza un lavoro e senza una casa, creando tutti i problemi che conosciamo; possono dire tutto ed il contrario di tutto, ma raccolgono un voto di protesta che va comunque a loro. Il nostro elettorato è completamente diverso: è pragmatico; chiede cose che si aspetta gli vengano date.
Molto spesso, noi riusciamo a dare al nostro elettorato le risposte che si attende, ma su certi temi non riusciamo a fare in modo che ciò accada. Ebbene, il tema in discussione oggi ha dimostrato che esiste una lacuna enorme all'interno della Casa delle libertà: che deputati di Forza Italia e dell'UDC non riescano a cogliere il sentimento del 95 per cento dei cittadini italiani è gravissimo! Comunque, non è giustificabile che, in piena campagna elettorale (ci siamo già), partiti che dovrebbero cercare di recuperare un po' di consenso elettorale (come fece Bush durante la sua campagna elettorale) si lascino guidare da persone che siedono in quest'aula e che io non ho mai apprezzato.
Mi riferisco, ad esempio, al presidente della Commissione giustizia, con il quale abbiamo già avuto modo di alzare il tono della voce in diverse occasioni. Il presidente della Commissione giustizia, onorevole Pecorella, di Forza Italia, ha fatto di tutto per impedire che, nelle ultime ore di questa legislatura, giungesse all'esame dell'Assemblea il provvedimento sulla legittima difesa dei cittadini, mentre ha contribuito in maniera determinante a portarci qui, a perdere le ultime ore di lavoro
significativo per discutere come far uscire i ladri dalle galere. Una confusione assoluta che, ovviamente, si paga in termini elettorali!
A dire il vero, non è che il sottoscritto si preoccupi tanto se questi partiti della coalizione perdono consensi: per fortuna, abbiamo approvato una legge elettorale che riesce a premiare chi appaga le aspettative dei cittadini e punisce chi non lo fa! Ognuno si assume le sue responsabilità e, ovviamente, piangerà con proprie lacrime quando, a breve, dovrà constatare ciò che ha già avuto modo di constatare nelle ultime consultazioni elettorali.
Se uno vuole farsi del male, lo faccia: non ci sono problemi! Però, deve essere chiara una cosa: la Lega Nord è un'altra cosa; è un altro partito; è un partito radicato nel territorio, che coglie le esigenze dei propri cittadini e che, in campagna elettorale, avrà anche il coraggio di mandare i suoi uomini a spiegare cos'è successo in quest'aula in materia di sicurezza. Non parleremo male soltanto dei compagni comunisti, ma ricorderemo anche gli atteggiamenti che sono stati tenuti all'interno dei due partiti, in precedenza menzionati, della Casa delle libertà. Non succeda mai che il sottoscritto legga in un programma elettorale o magari su qualche quotidiano locale, che qualche esponente dell'UDC o di Forza Italia inneggia alla sicurezza: sarò il primo a sbugiardarlo! Non possono raccontare bugie!
È per questo che noi continuiamo a testimoniare la nostra distanza assoluta anche rispetto ad atteggiamenti di riavvicinamento amichevole (come quello dell'onorevole Taormina, di cui ho già detto ieri sera). Il muro che ci divide è troppo spesso! Noi continueremo il nostro lavoro: continueremo a tenere d'occhio l'immigrazione clandestina in questo paese e saremo pragmatici nell'affrontare il problema del terrorismo. Al riguardo, faccio notare che quello con cui dobbiamo fare i conti oggi non è il terrorismo delle Brigate rosse: quello era un terrorismo vigliacco; questo viene portato avanti da kamikaze!
Quando il terrorismo è animato da persone che mettono a repentaglio la loro vita, di solito gli Stati di diritto e democratici perdono, perché prima crollano i ponti, si inquinano gli acquedotti e si abbattono le torri e solo dopo ci si muove. Allora, la Lega intende distinguersi dai garantisti che devono garantire agli integralisti musulmani gli stessi diritti dei nostri cittadini e, di fatto, li lasciano liberi di fare ciò che vogliono nel nostro paese, salvo poi piangere lacrime di coccodrillo quando questi integralisti riescono a realizzare le loro devastanti iniziative sul nostro territorio. Noi intendiamo, in primo luogo, non parificarne i diritti a quelli dei nostri cittadini e, in secondo luogo, intraprendere azioni preventive. Affermare questo sembra quasi essere contro lo Stato di diritto. Invece, è significativamente vero il contrario.
La Corte costituzionale in questo paese è riuscita, sotto l'aspetto della gestione dei processi, della magistratura, delle denunce e così via, a parificare i diritti di chi non è cittadino a quelli dei nostri cittadini. Figuratevi quanto i terroristi islamici integralisti approfittino di queste sbagliate aperture che la Corte ha cercato di riconoscere loro! Voglio ricordare che la Costituzione italiana è redatta per i cittadini italiani. Il titolo relativo ai diritti e ai doveri dei cittadini è riferito ai cittadini italiani e si è cittadini italiani in base ad una legge precisa. Gli altri sono ospiti e beneficiano di un regime diverso di garanzie.
Anche in questo caso, quando abbiamo cercato di spiegare che c'è una differenza, se vogliamo difenderci, la sinistra comunista è insorta, e l'ala buonista che garantisce perdite di vagoni di consenso elettorale a Forza Italia ed all'UDC ogni volta che si va a votare, si è confusa con la sinistra. Voglio ricordare a chi non vuole capire ed è responsabile anche del naufragio del proprio partito che i voti non si ottengono qui, all'interno di questa Assemblea, ma devono essere ricercati al di fuori del Palazzo. Le maggioranze trasversali che si coalizzano in quest'aula, ogni tanto, non portano alcun voto, neppure uno, ad una compagine o ad una alleanza che si propone per le prossime consultazioni
elettorali. I voti devono essere ottenuti fuori. Il cittadino, quando va a votare, vorrebbe capire se vota per il soggetto A o per il soggetto B, non per A più B, altrimenti non capisce nulla. Tuttavia, ciò continua ad avvenire ed è - ripeto - una fortuna che sia stata modificata la legge elettorale, in modo che ognuno si presenta di fronte al proprio elettorato con la propria faccia, con il simbolo del proprio partito. Dopo, potrà anche scegliere una coalizione, è vero, ma questo deve essere letto come una riduzione del danno. Alcuni sono peggiori e, probabilmente, quelli dell'altra parte sono un po' migliori: però la mia faccia, la mia figura, i miei intenti, proposte e voti continueranno a differenziarsi, quando servirà, anche nell'arco della prossima legislatura, se sarò ancora eletto deputato.
Come ripeto, noi parliamo chiaramente, già in campagna elettorale, e non ci nascondiamo dietro a mancate programmazioni elettorali per poi cercare maggioranze trasversali in questa Assemblea. Siamo consapevoli del fatto che la necessità del paese non è quella di liberare le persone che spacciano droga fuori dalle scuole. Mentre noi viviamo in quest'aula, i nostri figli sono alla mercé di persone che spacciano droga davanti ai cancelli delle scuole e, magari, veniamo a saperlo tra uno, due o tre anni. Questi soggetti che spacciano droga devono essere premiati, devono essere scarcerati due anni prima? Gli arresti riguardano uno ogni centomila, perché gli altri la fanno franca sistematicamente. Se quello che è dentro lo mettiamo fuori, dimostriamo agli altri centomila che sono già fuori che non hanno nulla da temere da questo Stato che ha il ventre molle.
Io continuo a interrogarmi sulla vasta delusione che anima il mio spirito anche all'interno della coalizione in cui mi trovo a votare; per fortuna, il nostro movimento riesce a differenziarsi nei casi più pregnanti, come quello odierno. Ebbene, la mia delusione è nel cogliere lo stato confusionale e la mancanza di personalità di molti parlamentari anche della Casa delle libertà, i quali non hanno il coraggio di esprimere il proprio voto - come è successo stamattina in occasione dell'esame delle questioni sospensiva e pregiudiziali - per bloccare questo provvedimento di clemenza. In Assemblea, non li trovi; ma in Transatlantico o fuori o alla buvette dichiarano, delle misure di clemenza in discussione, che sarebbero proposte da matti. Però, dopo, in Assemblea, se il pollice è rivolto verso l'alto, votano insieme a Bertinotti e agli altri! È questo che è deludente; se lo colgo io, è colto anche fuori delle aule di questo Parlamento.
Sulla sicurezza, non intendiamo recedere neppure di un solo passo; quando trattiamo con i nostri militanti o incontriamo i cittadini italiani, noi ci presentiamo con il viso e con la coscienza pulite. Per fortuna, il mio partito mi ha sempre garantito di entrare in una sezione della Lega e di non dover abbassare gli occhi di fronte a militanti disattesi in aspettative che fossero incentrate su questioni importanti. Questioni importanti che - lo ribadisco - sono certamente costituite dalla sicurezza ma anche da altri temi. Penso, ad esempio, a determinati comportamenti politici in base ai quali noi ci siamo distinti da quasi tutto il resto del Parlamento relativi al voto sul Trattato costituzionale dell'Unione europea. Unione che nasce senza anima perché a sinistra non volevano l'indicazione delle radici cristiane, il che è stato accettato da parte della Casa delle libertà, confusa: tanto, essere cristiani o non esserlo è identico; l'importante, è partecipare al gioco, all'imbroglio (mi richiamo, al riguardo, alle battute iniziali del mio intervento).
Ma penso anche alle nostre chiare prese di posizione sulla difesa delle nostre imprese da quanti speculano sul lavoro e sulla schiavitù minorili; mi riferisco a chi penetra nel nostro paese determinando la chiusura di molte nostre attività. Anche questo è motivo di orgoglio, essere lontani «anni luce» dalle politiche del centrosinistra, ma anche dalle politiche di parte della Casa delle libertà, che non riesce a cogliere aspetti importanti.
Va da sé, in sostanza, che entusiasma di più il cittadino elettore sapere che sarà governato da un Governo che gli consentirà di riappropriarsi della libertà e della ricchezza che non, piuttosto, sapere, ad esempio, di grandi investimenti che saranno realizzati o inaugurati tra dieci decenni.
Peraltro, la libertà è ricchezza. Se nei nostri territori, dieci o quindici anni fa, si era meno ricchi, pure, però, si partiva per andare in vacanza un mese senza neanche chiudere i cancelli di casa: a mio avviso, dunque, eravamo più ricchi allora che non adesso.
PRESIDENTE. Onorevole...
LUCIANO DUSSIN. Sono questi i motivi che, dunque, ci differenziano enormemente da uno schieramento, ma anche da buona parte dei nostri pseudoalleati (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO PAGLIARINI. Onorevoli colleghi, siamo arrivati a questo voto in un modo sicuramente rocambolesco; ieri, i colleghi di Alleanza nazionale hanno dichiarato, a più riprese, che è stata compiuta una forzatura del regolamento e, in effetti, a ben riflettere, se si trattava di una misura importante e necessaria, perché non la si è varata in questi cinque anni? Quindi, il dubbio che siamo in presenza di una caccia al voto rimane.
Questo non è il mio campo; comunque, ho chiesto di intervenire - e ringrazio il collega Polledri, che interverrà dopo - perché vi è un punto che vorrei veramente sottolineare e che non è stato affrontato sinora. Si continua a parlare in questa sede della necessità di «svuotare» le carceri, dove la qualità della vita sarebbe terribile. Ebbene, fermo restando che la soluzione giusta è quella del ministro Castelli - che riesce a negoziare che alcuni extracomunitari, già detenuti nelle nostre prigioni, scontino la loro pena nelle carceri dei paesi di origine -, vi chiedo, però, colleghi, cosa c'entri il problema di alleggerire le carceri con i soldi, con le pene pecuniarie? Non c'entra niente.
Però, se voi prendete gli articoli 1 e 6 del provvedimento in esame e leggete le disposizioni relative alle sanzioni pecuniarie, constatiamo una cosa del genere.
Pensate, onorevoli colleghi, che all'articolo 1, relativo all'amnistia, è scritto che è concessa amnistia per ogni reato per il quale è stabilita una pena pecuniaria, da sola o congiunta con una pena detentiva! Quindi, tralasciando la pena detentiva, vorrei rilevare che ci accingiamo a votare per concedere l'amnistia a persone che sono libere e che non sono in prigione (non vi è, quindi, la necessità di svuotare le carceri), ma a cui è stata comminata una pena pecuniaria (cioè, che devono pagare dei soldi allo Stato). Ebbene, in questo caso si approva un'amnistia a beneficio di persone che sono libere e fuori dal carcere, decidendo che non devono più dare soldi allo Stato! Ma non staremo mica scherzando?
Se esaminiamo anche l'articolo 6 del provvedimento in esame, ritroviamo lo stesso concetto. Leggiamo, infatti, che è concesso indulto, nella misura non superiore a 10 mila euro, per le pene pecuniarie, sole o congiunte alle pene detentive. Allora, sempre dimenticando le pene detentive, vorrei evidenziare che ci accingiamo a votare un progetto di legge con il quale si concede indulto alle persone che devono versare dei soldi allo Stato, decidendo che non devono più pagare 10 mila euro! Ma, colleghi, ci rendiamo conto di ciò che stiamo facendo, o no?
Cosa c'entrano queste disposizioni con il problema delle carceri? Ci sono persone che sono libere, non stanno in prigione ed hanno solo debiti verso lo Stato, ma noi vogliamo approvare un progetto di legge che prevede che tali somme, concedendo l'amnistia o l'indulto, non debbano essere pagate! Ma ci rendiamo conto? Coloro che vogliono approvare questo testo l'hanno letto? A questo punto, ho veramente dei dubbi!
È incredibile: ribadisco che è concesso indulto nella misura non superiore a 10 mila euro per le pene pecuniarie; pertanto, se una persona deve pagare 12 mila euro allo Stato, non ne versa 10 mila, pagando solamente i residui 2 mila! Ma non ho capito perché questa persona non deve dare 10 mila euro allo Stato!
Signor Presidente, ho chiesto di svolgere un intervento necessariamente breve, perché non si tratta propriamente del mio campo, tuttavia vorrei segnalare che si tratta di una scelta che non riesco veramente a capire! Dobbiamo anche aggiungere che, in Commissione bilancio, abbiamo chiesto al Governo (perché era nostro compito) di quantificare gli effetti del mancato gettito di questi 10 mila euro, dovuti da gente che non sta in prigione, cui lo Stato rinuncia. Abbiamo chiesto quanto verrebbe a costare alla finanza pubblica tale scelta, ma il Governo non è riuscito a fornire una risposta; pertanto, non sappiamo se si tratti di 100 mila euro, di un milione di euro o di 200 milioni di euro! Non si sa, e dunque non vi è copertura finanziaria!
Un collega dell'opposizione, molto attento ai numeri, ha affermato che, se qualcuno esce di prigione, si spende di meno, perché verrebbero meno le sue «spese vive», e forse si riesce a ridurre dei costi. Ciò, tuttavia, non è vero, perché adesso mi riferisco soltanto a coloro che non sono in prigione; in ogni caso, come sapete, il costo per la gestione delle nostre carceri è essenzialmente fisso, poiché è dato dagli ammortamenti, dagli stipendi delle guardie carcerarie e via dicendo.
Si tratta, quindi, di una perdita secca per la finanza pubblica; parlo di «perdita» perché ci tengo a ribadirlo. Noi, infatti, con gli articoli 1 e 6 del provvedimento in esame, stiamo cancellando i debiti verso lo Stato di persone che non sono in prigione, ma che devono pagare delle sanzioni pecuniarie. Qualcuno mi dovrebbe spiegare cosa c'entri ciò con il problema del sovraffollamento delle carceri e tutto il resto, fermo restando che anch'io, come tutti i componenti del gruppo della Lega Nord Federazione Padana, sono dell'idea che chi sta in prigione, dopo che sono stati celebrati tutti i processi a suo carico, giustamente e logicamente ci debba rimanere.
Tuttavia, al di là di questo, non capisco veramente il motivo per cui si debbano cancellare anche le sanzioni pecuniarie di persone che non stanno in prigione; esse hanno solo dei debiti verso lo Stato, ma con il testo del provvedimento in esame li cancelliamo! Signori colleghi, mi dispiace, ma per me ciò rappresenta veramente una scelta assurda ed incredibile!
Pertanto, vorrei dichiarare che ho chiesto di intervenire nella discussione per sottolineare tale questione, poiché forse non tutti sono a conoscenza del fatto che stiamo approvando un progetto di legge che prevede anche misure di questo genere, il cui costo il Governo non è stato in grado di stimare! È una cosa veramente incredibile (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Ercole...
CESARE ERCOLE. Sono qua, Presidente!
PRESIDENTE. Onorevole Ercole, ma dove devo andare a recuperarla...? Va bene: per la mia magnanimità e per la mia liberalità, merita di prendere la parola!
Prego, onorevole Ercole, ha facoltà di parlare.
CESARE ERCOLE. Signor Presidente, vorrei fare alcune considerazioni sul concetto di moralità, che deve essere ben presente a tutti noi rappresentanti del popolo. In particolare, un concetto di moralità e di morale intesa come considerazione delle persone che hanno subito danni da parte della delinquenza, anche ricollegandoci ai vecchi concetti filosofici che ci vengono da illustri filosofi della Magna Grecia, come Platone ed Aristotele, fino agli ultimi del secolo scorso, come Kant, Fichte, Schelling ed Hegel.
Su queste considerazioni di moralità ci dobbiamo chiedere: è morale liberare persone che hanno causato danni ad altre persone? Noi pensiamo di no. Noi pensiamo che i concetti di amnistia o di indulto contenuti in questo provvedimento debbano essere cassati. Già alcuni colleghi, nei precedenti interventi, hanno messo in evidenza quanto sia devastante dal punto di vista della sicurezza dei nostri concittadini il fatto di aprire le carceri a chi ha commesso dei reati, a chi ha commesso dei soprusi, a chi ha violentato o rubato, e quindi a chi ha commesso veramente dei fatti immorali.
Allora, il concetto di moralità deve essere ben presente tra di noi; a questo punto credo che questo concetto, da parte sia della sinistra sia di chi fa parte di questa maggioranza sia alquanto aleatorio.
CESARE ERCOLE. Noi abbiamo ripetuto più volte in quest'aula e in questi anni, in modo coerente ed unanime, che sia l'indulto, sia l'amnistia non sono fatti per la Lega. Noi siamo contrari a questi provvedimenti di clemenza generalizzata, in quanto li consideriamo contrastanti con l'esigenza della certezza della pena che ci siamo impegnati a soddisfare in campagna elettorale. Lo ricordo, in particolare, ai colleghi di Forza Italia, che sostengono invece la necessità di una misura di amnistia e di indulto. D'altro canto, non possiamo dimenticare che i cittadini italiani, i cittadini onesti, oggi hanno paura perché, purtroppo, nonostante l'impegno di questo Governo, nel nostro paese vengono commessi crimini sempre maggiori e il tasso di criminalità è elevato. I cittadini onesti hanno paura quando sono nelle loro abitazioni la sera e quando si recano al lavoro in ufficio. I cittadini ci chiedono sicurezza, legalità, non di aprire le porte dei nostri penitenziari ad un numero di detenuti ancora indeterminato.
Persone che sono in carcere perché hanno subito una condanna, nel caso dell'indulto, passata in giudicato si ritroverebbero a piede libero senza aver completato il percorso di rieducazione e riabilitazione che la detenzione comunque comporta. Inoltre, tali soggetti verrebbero rimessi in libertà senza un vaglio preventivo circa la loro pericolosità sociale. Abbiamo detto più volte che riteniamo ciò inaccettabile.
Allo stesso modo, riteniamo inaccettabili le argomentazioni che fondano la necessità di un provvedimento di amnistia e di indulto sul sovraffollamento carcerario. Il fenomeno esiste e taluni ritengono che esso sia addirittura connaturato all'istituzione carcere, ma va affrontato in altri modi, con altri metodi, evitando di scaricare il problema, ancora una volta, sui cittadini onesti. A nostro giudizio, ciò sarebbe ancor più inaccettabile.
Per quanto riguarda, poi, le condizioni di vivibilità nei nostri penitenziari, le abbiamo riconosciute più volte, e ne dobbiamo discutere, tanto che in questi anni il problema è stato affrontato anche dal nostro ministro Castelli. Ciò dimostra che la Lega non fa la «faccia feroce», che la Lega non è crudele, al contrario di quanto è stato scritto, in queste ultime settimane su pagine autorevoli, diciamo così, dei nostri quotidiani.
Tuttavia, se la Lega deve scegliere, sicuramente è dalla parte di cittadini. È, infatti, vero che, per ogni soggetto detenuto all'interno dei nostri penitenziari, fuori vi è un altro soggetto, ossia la vittima dei reati, qualcuno che ha subito un'offesa non solo al proprio patrimonio, ma - molte volte - anche alla propria persona. A tali individui onesti, le vittime dei reati, va il pensiero della Lega Nord. Non possiamo consentire che l'utilizzo di strumenti di tale tipo conduca ad una duplice offesa nei confronti delle vittime dei reati. Si tratta di vittime purtroppo silenti.
In questa Assemblea molte volte ho sentito parlare dei diritti dei carcerati, ma nessuno si preoccupa dei diritti dei cittadini onesti, nessuno si preoccupa di difendere i cittadini onesti della criminalità. Costoro, torno a ripeterlo, subirebbero una duplice offesa: quella ricevuta nel
momento in cui hanno subito un'aggressione, quando magari sono stati lasciati soli da uno Stato che non è potuto intervenire, e quella che si verifica quando lo Stato stesso rimette in libertà i loro aggressori, i loro aguzzini. Ciò, ancora una volta, per noi della Lega, è inaccettabile.
Eppure, ancora una volta, abbiamo assistito a forzature nella procedura, forzature del regolamento, forzature del calendario. In ciò vi è stata una complicità trasversale tra l'Unione, capeggiata dalla Rosa nel Pugno, e la Casa delle libertà, il centrodestra, nel cui ambito la sponda è stata offerta da Forza Italia e dall'UDC. Forse, dietro vi è anche un grande «manovratore trasversale», che ha pensato bene di assecondare le decisioni - o le richieste - di taluni e di inserire nel calendario dei lavori il provvedimento di amnistia ed indulto, che sembra essere diventata la priorità in questo paese, l'esigenza primaria per tutti i cittadini, quando, invece, altri provvedimenti di sicuro avrebbero corrisposto maggiormente agli interessi di chi oggi, nel paese, si attende, torno a ripeterlo, legalità e sicurezza.
Non dimentichiamo che alcuni mesi fa una statistica stilata da un'agenzia affermava chiaramente che il 50 per cento dei cittadini italiani era contrario a questi provvedimenti, e - guarda caso - il 50 per cento di tale 50 per cento era costituito da giovani, ossia da persone al di sotto dei 30 anni. Ciò ci testimonia chiaramente come la pensino i nostri giovani su questo provvedimento.
Comunque, è chiaro che questo dibattito si muove, ancora una volta, all'insegna dell'ipocrisia. Il testo che ci troviamo ad affrontare e votare non prevede soltanto l'indulto, come ricordava ieri l'onorevole Bonito, con l'astensione dei Democratici di sinistra e della Margherita; vi è inserita anche l'amnistia. Registriamo tale ipocrisia. Addirittura, l'onorevole Bonito domanda a chi servirà questo provvedimento. Infatti, esso si applica a chi ha commesso reati fino al 1o giugno 2001. Questa è un'altra delle forzature che si sono tentate ieri, in sede di Commissione. Infatti, pur di parlare di amnistia e pur di vincere, pur di continuare in tale atteggiamento ipocrita, si voleva «scavalcare» la Costituzione, si voleva violare l'articolo 79 della stessa, che parla chiaro, laddove afferma che si può trattare di amnistia e di indulto solo per i reati commessi fino alla data di presentazione della prima proposta - o disegno - di legge in materia.
Ieri abbiamo assistito ad un'autentica farsa, poi smascherata dall'onestà intellettuale di qualcuno: mi riferisco al relatore Mormino. E il presidente della Commissione, onorevole Pecorella, è stato ambiguo: voleva protrarre in avanti il termine di applicazione dell'amnistia, al 2001, e si cercava di portarlo ancora avanti al 2002 e poi al 2003, considerando la data nel testo unificato delle proposte di legge approvato dalla Commissione.
Perché tutto ciò? Perché ci rendiamo conto che non è vero che questa amnistia non desterebbe allarme sociale o riguarderebbe quei reati che non destano allarme sociale. Infatti, nell'amnistia che volete e che ci è stata prospettata dall'onorevole Buemi e dalla Rosa nel Pugno, si fa riferimento ai reati puniti con pene definitive fino a quattro anni; e quel termine non è il massimo edittale previsto dal nostro codice. Si può andare oltre: possono essere amnistiati reati per i quali il codice prevede una pena maggiore. Infatti, poi, vi siete affrettati a scrivere, in questo progetto di amnistia che ci propinate, che essa si applicherebbe anche ai recidivi, ai delinquenti abituali, professionali o per tendenza, e che nel computo della pena che si dovrebbe amnistiare non si tiene conto delle circostanze aggravanti e della recidiva. Bell'inganno: siete stati veramente furbi!
Noi, di fronte a queste nefandezze e, soprattutto, ad un concetto cui la Lega tiene molto - che è quello di moralità - diciamo «no» a questo provvedimento, ribadendo ancora la nostra forza, il nostro coraggio e la nostra trasparenza nel dire ai nostri concittadini: noi siamo con voi, noi vi difenderemo sino all'ultimo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Landi di Chiavenna. Ne ha facoltà.
GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Signor Presidente, quello di cui stiamo discutendo da ieri pomeriggio è un tema di particolare importanza e delicatezza e credo debba essere trattato con altrettanta importante delicatezza e sensibilità.
Ogni qual volta discutiamo su temi attinenti alla libertà personale, all'etica e alla morale e anche su temi riguardanti la linea conduttrice di uno Stato liberale, di uno Stato di diritto, che vuole tutelare e difendere la legalità, credo si debba adottare un approccio, non solo lessicale, ma anche di approfondimento e di ragionamento estremamente pacato ed equilibrato.
In occasione dell'esame di un precedente provvedimento, l'onorevole Boato - che è qui presente - ha definito gli esponenti di questa formazione politica «estremisti di destra». Ora, a parte l'esperienza dell'onorevole Boato di estremismo di sinistra o di movimenti extraparlamentari, non credo che opporsi ad un provvedimento di amnistia e di indulto possa automaticamente qualificare gli esponenti di questo partito come estremisti di destra. Noi apparteniamo ad una destra libera, liberale e democratica europea, che ritiene opportuno e fondamentale - è stato detto negli interventi precedenti, dal collega Gasparri e da altri che mi hanno preceduto - difendere i principi della sicurezza e della legalità del nostro Stato.
Allora, mi domando - e domando anche al Presidente Biondi - se uno Stato liberale e di diritto, uno Stato che si richiama ai principi fondamentali delle libertà individuali, possa esprimere posizioni di debolezza, di tolleranza, di lassismo nei confronti di un fenomeno crescente, quale quello della delinquenza, della criminalità sempre più diffusa a livello mondiale, dalla quale, purtroppo, non è esente neanche il nostro paese.
Può uno Stato di diritto, uno Stato di legalità, dare l'impressione, la sensazione o, addirittura, la certezza di cedere di fronte all'aggressione delle grandi organizzazioni criminali, che utilizzano anche ingenti quantità di denaro, oltre che di risorse umane? Può uno Stato liberale e di diritto rinunciare a far valere i suoi principi fondamentali, pur avendo chi commette un reato il diritto evidentemente di ripresentarsi di fronte alla platea della società civile pronto ad essere recuperato?
Può uno Stato di diritto annullare il principio fondamentale della corretta valutazione e della necessaria espiazione della pena, a fronte della quale molte migliaia di persone, che hanno magari subito danni ingenti dal punto di vista della salute o del patrimonio personale, si vedono in qualche modo trattate come cittadini di serie B?
Se non siamo in grado di tutelare l'interesse della società, della gente perbene, che guarda allo Stato e a questo Parlamento con l'attenzione dei legislatori, cioè di coloro che fanno il bene della collettività, ritengo che potremmo commettere, così come accaduto in altre occasioni, una discriminazione forte nei confronti della società morale, di quella maggioranza silenziosa di persone che hanno un comportamento etico e morale.
Non ritengo, quindi, che questo provvedimento, al di là dei tecnicismi e delle obiezioni che sono state sollevate sulla sua efficacia - di cui parlerò in sintesi fra qualche minuto -, abbia un effetto utile e propositivo per costruire uno Stato veramente liberale e di diritto. Non ritengo neanche che serva o sia utile sottolineare che, di fronte all'eccesso di popolazione carceraria, è necessario ricorrere a provvedimenti di clemenza per risolvere i problemi del sovraffollamento carcerario.
Uno Stato libero, liberale, di diritto, della legalità, non può evidentemente utilizzare provvedimenti estremi o scorciatoie per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Si deve arrivare, invece, con una politica forte, precisa e puntuale, a creare le condizioni affinché lo Stato italiano abbia più carceri e che queste siano più dignitose, in modo che la popolazione carceraria possa vivere in condizioni umane, senza per questo sbandare
verso la facile demagogia, creando le condizioni per cui un carcerato debba (è stato ricordato Beccaria, l'equità e l'umanità della pena) ritenersi quasi un privilegiato rispetto a molte sacche della società italiana che hanno veri e grandi problemi di sopravvivenza quotidiana.
Non credo, quindi, che dal punto di vista del merito e della sostanza questo provvedimento possa essere considerato un provvedimento utile e addirittura necessario. Anzi, ritengo e riteniamo che sia un provvedimento estremamente pericoloso e devastante, anche per il concetto di cultura della rieducazione. Amnistia e indulto svolgono un effetto contrario a quello voluto, perché promuovono e sollecitano il concetto della tolleranza e della impunibilità del crimine, accentuando la pulsione criminale per la cultura lassista di uno Stato.
Ritengo che l'Italia abbia bisogno di tutto fuorché di dare l'impressione e la sensazione che, nell'incapacità di regolare e amministrare le politiche della sicurezza, debba ricorrere ad amnistie e indulti a causa di un carico giudiziario elevatissimo e perché non si è nelle condizioni di poter amministrare la giustizia in tempi ragionevoli: questa è la via sbagliata! È la via sbagliata che un partito laico, liberale e democratico come Alleanza nazionale non può tollerare e che un liberale come il sottoscritto rifiuta apertamente.
Noi vogliamo e abbiamo necessità di tutelare gli interessi e i principi di garantismo nei confronti di tutte le persone, con processi agili e veloci, con un corpo giudiziario che possa governare la giustizia senza briglie, lacci e laccioli, una giustizia che sia giustamente e correttamente finanziata e con una politica carceraria che consenta di avere strutture logistiche e ambientali degne di un paese moderno ed importante come l'Italia. Soprattutto, abbiamo la necessità di sottolineare che la proprietà assoluta per questo paese, per questo Stato di legalità e di diritto è la certezza che chi commette un reato debba essere velocemente processato e, una volta accertata la sua responsabilità penale, ne debba patire le conseguenze espiando la pena fino alle estreme conseguenze.
Non è possibile, in altre parole, che lo Stato si arrenda di fronte alla criminalità, al crimine organizzato e alla macrocriminalità solo perché non è in grado di amministrare la politica della giustizia. Ciò è aberrante, contraddittorio e non può appartenere alla cultura del diritto del nostro Stato e della nostra società.
Infine - vorrei concludere -, stiamo assistendo ad una escalation di nuovi fenomeni criminali, non solo autoctoni ma anche stranieri. La popolazione carceraria è composta per il 40 per cento di immigrati clandestini. Vi è una grande pericolosità sociale per l'incolumità dello Stato che deriva dal terrorismo. Noi non possiamo abbassare la guardia. Non possiamo dare l'impressione alle grandi organizzazioni criminali italiane e straniere che lo Stato è incapace di difendere i propri cittadini e di amministrare correttamente la giustizia e che, di fronte all'incapacità di uno Stato debole e tollerante, si approvano amnistie e indulti.
Questo non è accettabile e non è tollerabile da parte non solo di Alleanza nazionale, ma anche di alcun partito che abbia a cuore gli interessi dello Stato e della nazione. Non si tratta di fare politiche demagogiche o elettorali, si tratta di difendere gli interessi generali dello Stato. L'aggressione della criminalità italiana e straniera è forte. Se noi cediamo di fronte a una politica forte, ferma e di contrasto di qualunque forma di criminalità, diamo all'Italia e all'Europa, quindi al popolo italiano, agli europei e alla comunità internazionale, la sensazione o, forse, la certezza che l'Italia ha il ventre molle, che si può entrare, commettere delitti e poi ottenere facilmente l'amnistia o l'indulto.
Ciò è intollerabile e, per queste ragioni, credo che la posizione di Alleanza nazionale, seguita dalla Lega, sia una posizione di grande senso di responsabilità. Non vorrei chiudere con un appello un po' elettoralistico, ma credo veramente - mi rivolgo agli amici e colleghi di Forza Italia e dell'UDC - che la Casa delle libertà, che
si è creata e costituita sui grandi valori della libertà, del diritto e delle garanzie, ma anche della tutela della sicurezza, non possa mancare a questo appuntamento. Uniti, insieme e coesi su questi temi fondamentali, possiamo continuare a credere di governare il paese con grande interesse e responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, la ringrazio di avermi consentito, nel darmi la parola, di lasciare agli atti la mia posizione personale e quella di un intero partito, Alleanza nazionale. Si tratta di una posizione non preconcetta, che non vuole far scaturire una dimostrazione di ostruzionismo ad ogni costo. Si tratta di una posizione legata, innanzitutto, ad un valore etico e morale, che credo ciascun parlamentare debba avere nei confronti di ogni cittadino onesto del nostro paese.
Signor Presidente, io sono sicura, ascoltando i vari interventi che si sono susseguiti in questi due giorni, che nessun parlamentare che siede in quest'aula, girando per l'Italia intera, di fronte alla richiesta di sicurezza che proviene da parte di tutti i cittadini onesti, abbia omesso di richiamare la necessità della certezza della pena.
Il richiamo della certezza della pena però, non può essere fatto solo a parole e solo nei momenti particolari attraversati dalla nostra nazione; non può essere fatto solo di fronte alla visione di reati che vengono commessi e perpetrati quotidianamente a discapito dei numerosissimi cittadini onesti, né solo ed esclusivamente nel momento in cui l'Italia è costretta a registrare reati gravissimi quali omicidi, violenze o quelli legati al terrorismo e ad altro.
Si dice che questo provvedimento di amnistia e di indulto lascerebbe fuori i reati di associazione mafiosa e di terrorismo, e quelli che vengono considerati reati più gravi. Ma, nel dire ciò, non si pensa che i reati legati alla criminalità comune e non a quella organizzata vengono commessi da persone per lo più giovani ed anche immigrati che si avviano, purtroppo, proprio ponendo in essere questi reati meno gravi, verso la strada della criminalità organizzata.
Un'eccessiva clemenza evidenziata nei confronti dei reati apparentemente meno gravi - ma comunque reati - non farebbe altro che incentivare chi già ha una visione sbagliata, scorretta del modo di vita, verso la strada della criminalità organizzata.
Mi chiedo quale fiducia può continuare ad avere nei suoi rappresentanti politici un paese che viene richiamato continuamente alla necessità di garantire la sicurezza dei cittadini, un paese che è rappresentato da partiti politici che nei loro programmi elettorali non hanno mai abbandonato l'argomento della garanzia della sicurezza dei cittadini, un paese che elegge rappresentanti al Parlamento italiano e che li trova disponibili ad atti di clemenza (che non è vero vadano solo relegati o visti come rivolti a persone di poco conto, nel senso della criminalità), un paese che si trova di fronte a questi comportamenti dei componenti del Parlamento.
Quale componente della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, ho girato per l'Italia intera, ed ho audito rappresentanti di associazioni, di categorie, delle organizzazioni sindacali, componenti dei comitati per l'ordine e la sicurezza, magistrati, rappresentanti delle Forze dell'ordine. Vi posso garantire che non vi è stata una sola persona che non abbia sollevato nel corso delle varie audizioni la richiesta pressante nei confronti del Parlamento italiano di garantire la certezza della pena.
Nel nostro paese i processi hanno tempi lunghissimi e diventa, giorno dopo giorno, sempre più difficile individuare l'autore del reato e garantire la pena relativa. Quando a tale risultato si riuscisse ad addivenire nel corso dei vari gradi del processo, diventa assurdo - di fronte ad una legislazione italiana diventata eccessivamente garantista, alle riduzioni,
agli sconti di pena - varare, in un momento di campagna elettorale, un provvedimento di questo genere che ha natura propagandistica.
Come affermato da più parti, non si illudano più i detenuti con questi provvedimenti di amnistia e di indulto, affermando che le carceri sono stracolme e vivono situazioni strutturali e di disagio tali da rendere incostituzionale o, se vogliamo, non legittima dal punto di vista dei diritti umani la permanenza nelle stesse da parte di chi è sottoposto alla fase di detenzione. Non è vero, onorevole Presidente, onorevoli colleghi! Non è solo vero il fatto che il Governo ha provveduto a varare la costruzione di nuove carceri, è anche vero che sono stati varati progetti di recupero delle persone in fase di detenzione, poiché all'interno delle carceri veramente la sopravvivenza è degna di essere ritenuta tale.
Sfido tutti i parlamentari di quest'aula a trovare un solo carcere della Calabria (è rinomata in senso negativo) in cui si possa ritenere non idonea la sopravvivenza di chi ha commesso determinati reati! Non nascondiamoci di fronte ad esigenze che non esistono!
Dobbiamo valutare, invece, la tutela e la garanzia della sicurezza del cittadino onesto. Noi parlamentari abbiamo mai pensato di varare provvedimenti di «indulto« e di «amnistia» per le vittime dei reati? Cosa abbiamo fatto per le vittime dei reati? Di fronte a provvedimenti come questi vi sarà una platea di cittadini onesti che, certamente, diranno sempre più: «Ma cosa mandiamo a fare determinate persone in Parlamento a rappresentare l'onestà, la moralità e l'etica di noi cittadini?».
Allora, cerchiamo di ragionare e di capire e non preoccupiamoci di essere in una fase propagandistica preelettorale.
Credo che a nessuno debbano piacere i voti e i consensi elettorali provenienti da gente che vive nel malaffare e che non ha scontato fino in fondo la pena che gli è stata inflitta e che, certamente, una volta uscita dal carcere, continuerà ad essere recidiva.
Dunque, noi parlamentari, che siamo stati chiamati qui a rappresentare i cittadini onesti, preferiamo ricevere i consensi elettorali di gente che si è macchiata di reati, piuttosto che i consensi elettorali della gente perbene, della gente onesta che magari dopo una giornata di lavoro, tornando a casa, viene colpita sotto tutti i punti di vista da un qualsiasi malvivente che tanto sa di non pagare e che si sente protetto da Parlamenti che possono dall'oggi al domani varare provvedimenti di indulto e di amnistia?
Ma come può il Parlamento italiano continuare a parlare di garanzia della sicurezza dei cittadini senza tener conto che prima di tutto, accanto alla garanzia dei cittadini onesti, si dovrebbe parlare di garanzia per tutti i rappresentanti delle Forze dell'ordine che, a seguito di questi provvedimenti di clemenza, si troverebbero di fronte i soggetti che con grandi sacrifici avevano affidato alle patrie galere? E noi oggi ci permettiamo di garantire la vita dei malviventi piuttosto che il riordino di tutti i rappresentanti delle Forze dell'ordine che garantiscono davvero l'incolumità dei cittadini italiani!
Allora, facciamoci questo esame di coscienza. Non si tratta di una semplice presa di posizione che nasce da Alleanza nazionale o dalla Lega, ma di una presa di posizione che discende dal fatto che siamo stati eletti anche alla luce di impegni che abbiamo assunto con i cittadini. E questi cittadini oggi non dobbiamo deluderli, anche se in prossimità delle elezioni!
Che si prendano pure i voti dei malviventi: qui c'è gente onesta che continuerà a rappresentare i cittadini onesti fino in fondo, con tutti gli strumenti a nostra disposizione e nel rispetto dei nostri valori morali (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, non so se ha mai avuto modo di
vedere il manifesto del Presidente Casini. È un bel manifesto, nel quale - se ben ricordo - è riportata la seguente frase: «È la responsabilità che tiene unito il paese». Ebbene, oggi mi sento di sottoscriverla: è una bella frase. La responsabilità... Tuttavia, dobbiamo chiederci: responsabilità verso chi, verso che cosa? Ma, soprattutto, in base a quali princìpi? Quali sono i princìpi che illuminano la responsabilità?
Tenere unito il paese è un esercizio importante, cui si fanno molti richiami solamente in funzione di alcuni simboli. Non basta ricordarci dell'unità del paese solo dal punto di vista geografico o dal punto di vista simbolico, della bandiera: i simboli sono un elemento di unione - la parola deriva dal greco: «ciò che unisce» - mentre diabolico è ciò che divide; ma possiamo rimanere uniti soltanto per una bandiera o per un inno? Non credo. Credo che quello che tiene unito il paese e le fondamenta della responsabilità non siano né il profilo del Presidente Casini, certamente apprezzabile per la sua storia personale, né la bandiera, né l'inno, ma qualcosa in più, che tocchiamo con mano.
Dovremmo chiedere a questo paese e a chi ci ascolta in questo momento - probabilmente siamo sintonizzati su Radio radicale, che ringraziamo per il servizio pubblico che svolge - se siamo veramente credibili, al di là dei fatti di questi giorni. Certo, la responsabilità è collegata con la legalità e la moralità. Se ne parla tanto e arrivano alcune risposte. Non voglio assumere posizioni faziose; però, di fronte a quello che sentiamo, se dovessimo chiedere alle persone se siamo credibili come politici, in base alle nostre parole, vi anticipo che la maggior parte di coloro che ci ascoltano - magari non tutti quelli «orientati» - ci direbbe: sono tutte chiacchiere! Siete dei chiacchieroni! Siete tutti uguali!
Purtroppo, dicono questo, e non è merito o colpa di una parte o dell'altra, ma probabilmente della mancanza di una riflessione, cui non si può rispondere, come fanno ad esempio i colleghi dei Democratici di sinistra, con un «codice etico»: ma davvero pensiamo che il codice etico possa costituire la risposta alla crisi della legalità e della moralità che riguarda tutto il paese? Si tratta infatti di un paese di furbi, non soltanto a cominciare da chi ha i baffi, la barca e le scarpe da un milione di lire. Il problema riguarda il pubblico funzionario che non fa il suo dovere, il medico che non fa tutto quello che deve fare, il paziente che cerca di fregare il posto all'altro, insomma tutti coloro i quali non fanno il proprio dovere.
Si tratta, dunque, di una crisi generalizzata, ma noi, come politici, dobbiamo affrontare in questo Parlamento quella che è, come ha osservato la collega Napoli, anche una crisi della moralità e della legalità, alla quale, ripeto, non si può far fronte con un codice etico o con un'authority: il Presidente Prodi si è inventato l'authority! Ma siamo pieni di authority in questo paese, che per dieci anni non hanno vigilato da nessuna parte, né quando lui era all'IRI, né da altre parti! Chiedo scusa per i toni, ma quando sento queste cose e ci rifletto sopra, ancora adesso mi arrabbio.
L'unità del paese, dunque: su cosa vogliamo tenerlo unito? La collega Napoli ha parlato di mafia. Ricorro ad una citazione, tratta da un libro di qualcuno che si occupava di mafia: «La sola possibilità per lo Stato di segnare un'inversione di rotta mi sembra consista nel garantire un livello minimo di convivenza civile. Una delle precondizioni, delle clausole fondamentali di un simile contratto di convivenza consiste nell'assicurare l'applicazione della legge e nel contrastare efficacemente la criminalità. Se non si realizzano queste condizioni, è inutile rifugiarsi nell'illusione generosa che lo sviluppo possa cancellare, come per magia, la mafia».
Chi ha scritto queste parole era Giovanni Falcone, in collaborazione con Padovani, nel libro Cose di Cosa nostra. Vi è quindi un problema di applicazione della legge. La sinistra ci rinfaccia spesso molti dei condoni economici che hanno inciso in un momento grave dell'economia del nostro paese, come se quelli di sinistra condoni non ne avessero mai fatti. Un
certo clima nei comportamenti pubblici lo avvertiamo anche noi, ma a nostro avviso a mancare non sono le leggi, bensì la loro applicazione. Al riguardo vorrei citare qualche esempio. Esiste una severa norma penale contenuta nel decreto-legge luogotenenziale n. 66 del 1948 che vieta i blocchi stradali e ferroviari, che invece vengono sempre tollerati. Vi è poi l'articolo 21 della Costituzione, che vieta la pubblicazione a stampa di spettacoli contrari al buon costume; ciononostante, la pornografia prospera tranquilla. Esiste una dettagliata normativa sul commercio ambulante, eppure i falsi si vendono sempre. Ora ci siamo anche inventati l'alto commissariato: perfetto, ma la legge chi la fa rispettare? Esiste la normativa in materia di circolazione stradale, limiti di velocità e quant'altro, ma tale normativa viene sempre rispettata?
Le leggi non mancano. L'amara conclusione, però, è che - anche qui cito un magistrato, autore di un articolo dal titolo «Crisi della legalità: significato e responsabilità», contenuto in Magistratura indipendente - «la sistematica tolleranza di tali comportamenti costituisce un sintomo inequivocabile di un atteggiamento dei pubblici poteri generalmente portato a nutrire nei confronti dell'illegalità un atteggiamento di fatalistica rassegnazione». Fatalistica rassegnazione che oggi noi rinforziamo nel paese.
Ripeto: responsabilità verso chi? Responsabilità verso il cittadino comune! Oggi, molti colleghi lo hanno già detto, che immagine consegniamo a questo paese, sotto il profilo della certezza della legalità? Gli consegniamo un'immagine di sfiducia in un apparato che non sa rispondere in tempi brevi alla richiesta di legalità e non sa dare un'efficacia operativa alle esigenze più elementari della collettività. Ma, allora, voi potreste dirmi (e qualcuno dei colleghi della sinistra lo fa): siete forse contro i carcerati? Noi non siamo contro i carcerati. Questa non è una captatio benevolentiae: sicuramente non siamo a caccia di popolarità, come fa chi digiuna sempre alla vigilia di Natale, aspettando che tipo di digiuno ci sarà il prossimo anno. Tutti gli anni c'è il digiuno annunciato del signor Pannella e dei suoi compagni di partito, ma io vorrei chiedere loro: qual è l'impegno nei confronti dei carcerati? Esiste solamente l'impegno di renderli liberi o esiste oggi un impegno di renderli cittadini liberi? Li si può rendere cittadini liberi se c'è un percorso di rieducazione, di riabilitazione e di estinzione del proprio debito con la società. Una volta scontata la pena, essi devono ritornare cittadini come gli altri, ma questo debito va scontato, e nelle carceri forse è necessario un lavoro tutti i giorni. È necessario che vi sia anche la possibilità di lavorare nel carcere, perché gran parte dei carcerati chiede soprattutto due cose. Anzitutto, processi veloci. È possibile che vi sia ancora gente in attesa di giudizio per mesi, se non per anni? In secondo luogo, chiede di poter lavorare all'interno delle carceri. Queste due esigenze devono essere garantite; al riguardo, si stanno compiendo passi in avanti, ma sempre piccoli.
Non basta, quindi, scarcerare o porre un problema di dignità, oppure parlare, in generale, di solidarietà: non è questa la carità! È necessario invece il recupero del senso della legalità. Invece, così facendo, oggi noi creiamo nel paese un vulnus. Oggi, da cittadino, mi sento sicuramente un fesso, così come la gente che ci ascolta, la quale si chiede perché debba rispettare le leggi dato che in galera non ci va nessuno e i pochi che ci vanno sono messi in libertà. Ecco, allora, lo ripeto, la necessità del recupero del senso di legalità, strettamente connesso con il senso della moralità e con quello etico.
A questo riguardo, desidero citare un messaggio di Giovanni Paolo II estratto da un suo discorso svolto davanti ai rappresentanti del mondo del lavoro nel 1992. Il Papa, in quell'occasione disse: «Il recupero etico a livello personale ed a livello sociale risultano tra loro strettamente connessi. Le ingiustizie e i mali sociali, autentiche strutture di peccato e di peccati sociali, derivano dall'accumulazione e concentrazione anche di molti peccati personali».
Il tema di cui si discute è, quindi, attuale e ad esso si deve politicamente dare una risposta.
Quella che oggi si propone, però, noi non la riteniamo una risposta. Il rispetto della legalità è chiamato ad essere non un semplice atto formale, non quindi un codicillo etico o un'authority (questa bella parola inglese!). A questo proposito, ricordo che «loro», dopo dieci anni di IRI, dove hanno dato grandissima prova delle loro capacità manageriali, sono usciti sicuramente puliti: chi c'era prima e chi è venuto dopo è stato condannato per corruzione, ma nel corso del periodo in cui c'erano «loro» non è successo assolutamente nulla. «Lui» era bravissimo, mentre quello che è venuto subito dopo l'hanno buttato in galera per corruzione, ma «lui», oggi, pontifica di questione morale e fa le pulci ai Democratici di sinistra. Conseguentemente, colleghi, vi invito a prestare attenzione anche a chi sta da quella parte (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Desidero citare anche un breve passaggio di una riunione della Conferenza episcopale italiana: «Il rispetto della legge e della legalità è chiamato ad essere non un semplice atto formale ma un gesto personale che trova nell'ordine morale la sua anima e la sua giustificazione. Certo, moralità e legalità sono nozioni distinte». Ora, quando parliamo di unità, attorno a che cosa si parla di unità? L'unità è attorno ai valori fondanti! Esiste un rapporto tra moralità e, quindi, etica, e legalità? Credo, di sì. E l'anello di congiunzione è stato attorno allo sradicamento di alcuni valori che sono stati portati avanti in un determinato modo. In particolare, si è parlato di concepire sì la politica ma anche l'umanità. Si è parlato molto anche di secolarizzazione e di relativismo. A tale riguardo, desidero citare un'altra persona la quale sostiene: «Lo sfascio dello Stato, l'invasione della criminalità, sia minuta sia organizzata, e la desacralizzazione del costume pubblico e privato sono due facce della stessa medaglia. Il progetto secolarizzante che, preparato negli anni Cinquanta e Sessanta, ha manifestato i suoi effetti più dirompenti ancora oggi, ha colpito e dissipato quel patrimonio di moralità ancora presente, anche perché hanno cercato di porvi un'alternativa. Non deve sorprendere, quindi, se si è diffusa una cultura della illegalità che è l'esatto corrispondente, a livello del diritto, di quella cultura permissiva che ha trionfato in campo morale». Ho citato un mio ministro che in questo ruolo non sarà Batman o Nembo Kid, ma come filosofo e come morale è sicuramente buono: si tratta del ministro Buttiglione. Quello appena citato è un brano estratto da un suo libro.
Come diceva poc'anzi la collega Angela Napoli, c'è un parallelo tra la concezione della moralità, l'esercizio anche di quella personale, l'etica e il principio di legalità. Ma che principio di legalità ci può essere - giustamente, veniva detto - da chi porta avanti i Pacs? Qual è, in questo caso, la morale, il valore fondante se è la famiglia l'elemento principale che tiene unito questo paese?
Allora, la si deve smettere di affermare, talvolta anche dai più alti scranni, che la Lega è contro l'unità! Per carità, è molto peggio l'attentato alle istituzioni da parte di chi vuole il matrimonio tra gay, di chi è contro la famiglia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)...
DARIO GALLI. Bravo Polledri!
MASSIMO POLLEDRI. Mi piacerebbe ascoltare questo richiamo! Non basta ricordare l'unità attorno alla bandiera! Benissimo, benissimo, all'ombra della bandiera staremo tutti bene! Ma poi, quando sotto la bandiera avremo i matrimoni tra gay, l'aborto, l'adozione, la dissoluzione dei contributi, l'islam che ci dirà cosa dovremo fare, non so se ci starò bene sotto quella bandiera: prendo e vado all'estero, lo dico subito! Magari finirò sotto la bandiera di un paese meno aperto, meno progressista, ma riuscirò a vivere meglio, io e la mia famiglia!
Signor Presidente, chiedo scusa per questo sfogo e mi avvio a concludere. Qui
non è in gioco soltanto l'approvazione di una legge o una battaglia per prendere più voti: qui si discute seriamente, per quanto è ancora dato fare in questo anno in questo paese, di un principio fondamentale, del principio di legalità, che è quello che ci tiene uniti. A nostro giudizio, far passare il testo in esame significherebbe dare un'ulteriore martellata sulla credibilità del paese, sul senso di responsabilità e sul senso di unità! Grazie (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Meroi. Ne ha facoltà.
MARCELLO MEROI. Signor Presidente, è da ieri che, unitamente ai colleghi della Lega, i deputati di Alleanza nazionale stanno cercando di spiegare le motivazioni, le ragioni per le quali siano contrari al provvedimento.
Come abbiamo già detto ieri, signor Presidente, siamo contrari per questioni di metodo e di merito. Nel metodo, chi è intervenuto per il mio gruppo prima di me ha già spiegato appieno le motivazioni. Avevamo chiesto di velocizzare l'esame non di questo provvedimento, ma di altri. Avevamo chiesto, ad esempio, di velocizzare l'esame dei provvedimenti riguardanti il riassetto anche economico dei Carabinieri e delle Forze dell'ordine. Ciò non è stato possibile.
D'altra parte, abbiamo visto dispiegarsi, in questi giorni, un iter procedurale (finalizzato all'approvazione eventuale del provvedimento di concessione dell'amnistia e dell'indulto, che, come vedremo poi, è di difficile realizzazione) che è apparso molto anomalo rispetto a tutti gli altri casi verificatisi in precedenza.
Anzitutto, vi è stata una velocizzazione dei lavori in Commissione ed ancora manca un passaggio in Commissione bilancio, sede nella quale dovranno essere valutati con la massima attenzione i risvolti anche economici e finanziari del provvedimento. Ho già affermato ieri di ritenere assolutamente legittima la convocazione straordinaria della Camera dei deputati per il 27 dicembre (in periodo di chiusura). Tuttavia, in quell'occasione, si è notato - e si trattava di un segnale che doveva comunque dare qualche indicazione - che non erano presenti neanche tutti i sottoscrittori della richiesta di convocazione straordinaria e di valutazione, da parte della Camera, di un provvedimento di clemenza. Inoltre, abbiamo dato vita ad una seduta notturna, quella di ieri sera, che ricordiamo essere una delle pochissime di questa legislatura.
In passato, ad una procedura analoga non si è fatto ricorso nemmeno quando venivano in rilievo provvedimenti di grande importanza.
Alleanza nazionale è contraria per motivazioni che attengono non soltanto al metodo. Cercherò, ora, di illustrare le nostre valutazioni attinenti al merito, preannunciando che altri colleghi interverranno successivamente per il mio gruppo.
Intanto, avremmo preferito che la situazione carceraria, le strutture carcerarie e la condizione di detenzione di tanti cittadini fossero valutate non soltanto sulla base di un provvedimento di amnistia e di indulto, ma fossero comunque «lette» in un quadro più ampio e generale, in modo da verificare anche quelle che potevano essere le ricadute sulla disciplina della recidiva recentemente approvata.
Chiedevamo, quindi, il coordinamento di questo testo ed una valutazione da effettuare con la massima attenzione in un momento successivo, cioè all'inizio della prossima legislatura. Avremmo evitato, tutto sommato, di affrontare problemi gravi e molto importanti come questo - lo riconosciamo - in periodi nei quali, certamente, si può pensare che da parte di qualcuno, magari, sia stata effettuata una valutazione di carattere elettoralistico e propagandistico in luogo di una attenta valutazione dei problemi inerenti questo provvedimento. Ciò non è stato possibile e lo abbiamo denunciato. Non siamo d'accordo, e abbiamo cercato anche di farlo capire a qualche esponente della nostra stessa maggioranza.
Da qualche altra parte, si afferma, nel merito, che questo provvedimento tenderebbe a svuotare le carceri e ad alleggerire, in qualche modo, una situazione di estrema pressione anche nelle strutture interne e nella gestione dei dipartimenti carcerari. In realtà, questo non è vero perché, come noi tutti sappiamo e come riconosciuto anche dall'opposizione nel corso di autorevoli interventi svolti anche questa mattina, questo provvedimento, di fatto, si applica ai reati commessi sino al giugno 2001. Allora, non è necessario essere attenti giuristi ma è sufficiente una lettura abbastanza superficiale del provvedimento per distinguere tra i due casi. Infatti, quanto ai reati commessi antecedentemente, è chiaro che coloro che sono in carcere, e hanno già subito un processo, vi si trovano per aver commesso reati estremamente gravi e ad essi, quindi, non si applica questo provvedimento. Invece, quanto a coloro che hanno commesso reati in epoca successiva, è inapplicabile per questioni di carattere temporale. Perciò, è vanificata la richiesta o, comunque, lo scopo di coloro che sostengono che questo provvedimento in qualche modo aiuta una gestione meno pressante della situazione carceraria.
Come ricordavo in precedenza, è necessaria anche una valutazione sulla problematica della recidiva che, a nostro avviso, avrebbe dovuto essere valutata con la massima attenzione. Qualche dubbio sorge in ordine al mancato inserimento in questo provvedimento - che avrebbe dovuto essere di carattere generale e, comunque, dotato di una sua logica interna - di alcune norme del codice penale relative a reati che - come affermato stamani dall'onorevole Gasparri - avrebbero potuto già essere stati derubricati o, comunque, trattati in sede giudiziaria con provvedimenti di carattere alternativo certamente non necessitanti la carcerazione.
Riteniamo che questo provvedimento è affrettato, pasticciato e fuori tempo e, come affermavo in precedenza, forse maggiormente in linea con alcune esigenze di carattere elettoralistico di una certa sinistra fintamente solidarista piuttosto che attenta ai reali e complessi problemi della giustizia.
Ecco perché, a conclusione di questo intervento, voglio ricordare la nostra posizione. Noi continueremo ad intervenire. Non siamo assolutamente d'accordo né sulla amnistia né sull'indulto previsti da questo provvedimento. La nostra posizione è chiarissima all'interno di questo Parlamento e della maggioranza. Esprimiamo, comunque, un «no» che non è pregiudiziale perché abbiamo motivato politicamente e anche con valutazioni di carattere etico e morale la nostra posizione.
Mi si permetta di concludere con una osservazione relativa ad un aspetto cui ho già accennato in un intervento nella tarda serata di ieri. Ho ascoltato - lo dico con il massimo rispetto - alcuni colleghi che hanno richiamato le parole pronunciate da Giovanni Paolo II secondo in quest'aula. Affermavo ieri, e voglio ribadirlo, che nel momento in cui si cita un grande uomo, che ha fatto la storia della nostra civiltà e del nostro mondo, comunque uno dei più grandi uomini degli ultimi secoli, non è possibile estrapolare alcuni pensieri che piacciono e allontanare altri pensieri che, invece, piacciono meno. I valori espressi da Giovanni Paolo II in quest'aula qualche anno fa, richiamavano, oltre alla solidarietà, anche la famiglia; inoltre, si ispiravano ad una netta chiusura all'aborto ed a tradizioni e principi nei quali tutti ci riconosciamo. Riconoscervisi parzialmente vuol dire non rendere un buon servizio alla propria intelligenza ed alla propria coerenza.
Ecco perché Alleanza nazionale esprimerà un voto convintamente contrario a questo provvedimento perché, anche per una questione etica, morale e politica, oltreché di merito, preferiamo difendere le ragioni dei cittadini onesti a discapito di coloro che, in qualche maniera, contro questi cittadini onesti hanno operato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, come hanno già dichiarato gli altri colleghi di Alleanza nazionale intervenuti, noi siamo contrari a questo provvedimento non pregiudizialmente, ma perché non è serio, non è utile, non è giusto né, tanto meno, è dettato, come qualcuno cerca di farci credere, da ragioni di carattere umanitario.
Non è un provvedimento serio perché viene proposto, in fretta e furia, nelle ultimissime ore di questa legislatura con due scopi precisi: il primo, offrire al leader - o, meglio, ai due leader - dell'Unione qualche strumento in più per reclutare altri alleati con cui affrontare le prossime elezioni politiche; il secondo, dare fiato a vecchi «tromboni» della politica per fare propaganda ed inserirsi demagogicamente, e con spietato cinismo, nella gravissima questione del sovraffollamento delle carceri.
Non è un provvedimento utile, perché è applicabile solo per quei reati commessi in data antecedente al giugno 2001.
Non è un provvedimento giusto, anzitutto perché esclude proprio quei reati che prevedono sanzioni blande; quindi, perché non raggiunge la finalità di ridurre le permanenze dei processi in quanto, nel caso venisse approvato, rimarrebbero pur sempre in piedi centinaia di migliaia di processi per reati di non eccessiva gravità punibili con pene fino a quattro anni di reclusione e che si sono accumulati in questi cinque anni, ovvero dal primo giugno 2001.
Noi siamo i primi a sostenere il grave problema del sovraffollamento delle carceri o delle pessime condizioni in cui sono costretti a vivere i carcerati a causa delle gravi carenze igienico-sanitarie o dell'angustia degli spazi loro assegnati o della mancanza assoluta di tutte quelle strutture e di tutti quegli strumenti di cui abbisogna l'essere umano. Lo hanno detto tutti i colleghi di Alleanza nazionale intervenuti in questo dibattito e chi vi parla si è più volte, in passato, recato nelle carceri dove ha potuto constatare e denunciare il gravissimo stato in cui sono costretti a vivere i detenuti e, in molti casi, anche gli agenti di custodia. Di questi ultimi si dice poco o niente; addirittura, se si parla, quando se ne parla, lo si fa senza alcun rispetto per il difficile compito che essi svolgono. Tutti, dunque, accomunati dallo stesso destino, vigilati e vigilanti, in edifici fatiscenti che sono assolutamente invivibili per qualsiasi essere umano. Ebbene, quando un cittadino sbaglia, noi abbiamo sempre sostenuto - e lo sosteniamo con forza in questa vicenda - che può essere punito (e certo deve esserlo, se i reati compiuti sono gravi) privandolo della libertà, ma non negandogli il diritto della sua dignità di uomo. Tuttavia, tale risultato si ottiene facendogli scontare la pena in ambienti civili e confortevoli anziché scarcerandolo, il che sarebbe diseducativo per tutti. Dunque, si operi tutti insieme perché vengano costruite nuove, più moderne e più adeguate strutture carcerarie.
Non si tratta, quindi, di un provvedimento dettato da ragioni umanitarie perché stride fortemente con i diritti della gente sana, di tanti cittadini onesti, di tanti lavoratori che compiono quotidianamente enormi sacrifici per mantenere con decoro le proprie famiglie e per trasmettere ai propri figli il senso del dovere e del rispetto per gli altri. Costoro sono i primi a volere uno Stato autorevole, serio e, soprattutto, garante delle libertà e dei diritti dei cittadini per bene. Sono proprio loro che non accettano debolezze da parte delle istituzioni, e che non consentono che si sia indulgenti e clementi nei confronti di tutti coloro che continuano a delinquere ai danni dei cittadini che vivono nella legalità.
Sono queste le ragioni fondamentali per le quali il gruppo di Alleanza nazionale continuerà la propria battaglia affinché il provvedimento in esame non venga approvato (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fatuzzo. Ne ha facoltà.
FABIO FATUZZO. Signor Presidente, nel corso della seduta di ieri ho ascoltato attentamente gli interventi che si sono
susseguiti in aula. Uno dei colleghi più rispettabili che siede in questa Assemblea ha parlato di esigenza di sicurezza; qualcun altro, invece, ha parlato del bisogno di varare questo provvedimento di clemenza che si avvertirebbe nella popolazione italiana.
Non credo che sia così. Non credo, infatti, che si possano porre sullo stesso piano l'esigenza di sicurezza ed il bisogno presunto di questo provvedimento di clemenza, che alcuni hanno avvertito, ma di cui non ho sentito alcuna eco. Ciò anche perché i giornali sono pieni di fatti delinquenziali e di rapine compiute nelle case, e vorrei osservare che la violazione della propria casa o del proprio domicilio rappresenta la violenza più grave che si possa subire.
Infatti, vedere violata la propria sicurezza, guardare i propri cari minacciati senza poter far nulla e, al contempo, assistere a questa «pantomima» - nel corso della quale si esprimono sentimenti di solidarietà non verso coloro che hanno subito i reati, ma piuttosto nei confronti di coloro che li hanno commessi -, mi sembra sia qualcosa di estremamente frustrante. Ciò provoca l'allontanamento dalla politica: fenomeno che noi, rappresentanti del popolo italiano, non dovremmo permettere.
Non solo. Vorrei rilevare che, con l'approvazione di un eventuale provvedimento di clemenza (sia che si parli di indulto, sia che si tratti di amnistia), andremmo contro quel senso di sicurezza che dobbiamo restituire alle tante vecchiette che vengono scippate per la strada, con notevoli danni anche sul piano dell'incolumità fisica, nonché ai pensionati. Vorrei ricordare, a titolo di esempio, che alcuni giorni fa un pensionato di Acireale è stato scippato della sua povera pensione, appena riscossa alla posta.
Dobbiamo altresì restituire il senso di sicurezza a coloro che hanno subito violenza carnale, e che correrebbero il rischio di reincontrare i loro violentatori. Abbiamo visto anche che, in alcuni casi, non l'averli reincontrati, ma la paura di incontrarli nuovamente ha condotto addirittura al suicidio delle vittime.
Con il provvedimento in esame, inoltre, toglieremmo la sicurezza ai numerosi ragazzini che hanno trovato, finalmente, il coraggio di denunciare gli spacciatori di morte, vale a dire coloro che, con la scusa della «modica dose», oppure utilizzando tantissimi espedienti (il sistema di nascondere la dose di droga nel buco di un muretto, oppure di riporla in un sacchetto e celarla in un cassonetto della spazzatura), vanno a portare la morte fin davanti alle scuole. Ebbene, quei poveri ragazzini, che hanno trovato finalmente il coraggio di denunziare gli spacciatori, vedrebbero allora vanificati i loro atti di coraggio; anzi, dovrebbero addirittura temere per la propria vita, per colpa di una falsa pietà e di una carità pelosa di cui noi, di Alleanza nazionale, non vogliamo essere assolutamente colpevoli!
Allo stesso modo, l'esigenza che si avverte in tutta Italia, soprattutto nelle parti più disagiate, in cui è più difficile vivere (vale a dire, nel Meridione), è quella di avere una maggiore sicurezza, specie in quelle povere, poche campagne che ancora sono rimaste coltivate, nelle quali spesso si assiste a furti ed a danneggiamenti assurdi!
Vorrei segnalare, a tale proposito, che l'altro giorno ho parlato con un coltivatore diretto della provincia di Ragusa, il quale mi ha raccontato che, per rubargli un paio di scarpe, gli hanno procurato un danno di 300 euro. In altri termini, un paio di scarpe da lavoro, che i ladri avrebbero potuto comprare, in qualsiasi mercatino, per soli 10 o 20 euro, gli hanno arrecato un danno di 300 euro!
Tali eventi accadono perché tante volte i criminali sono sicuri della loro impunità, essendo certi di non dover pagare pegno e di non dover scontare le conseguenze degli atti delinquenziali commessi. Infatti, non soltanto le maglie della legge sono già troppo larghe, ma addirittura noi deputati veniamo in quest'aula a parlare di indulto, o addirittura di amnistia!
Oltretutto, per entrare nel metodo, ritengo che questo provvedimento di clemenza sia estremamente inopportuno, non soltanto, come dicevo, per i tanti fatti di delinquenza che si sono verificati in questi giorni, ma specialmente perché noi corriamo il pericolo di creare delle aspettative terribili e pericolose, che hanno dato luogo in altri casi a delle ipotesi di reato. Siamo troppo vicini alle elezioni e troppo facilmente si potrebbe scambiare questa disponibilità nei confronti di coloro i quali hanno commesso atti di delinquenza per una futura attesa di un ritorno elettorale, da cui noi vogliamo essere assolutamente lontani e non vogliamo che sospetti di nessuna maniera ci sfiorino.
Si è parlato tante volte in quest'aula delle difficoltà in cui vivono coloro i quali sono ristretti nelle carceri: ma le carceri sono carceri, non sono luoghi di villeggiatura, non possono essere alberghi o luoghi in cui si debba stare a proprio agio nelle condizioni migliori! Il carcere è un luogo di restrizione in cui colui il quale ha commesso un atto di delinquenza, un reato a danno degli altri, delle cose e, specialmente - cosa ancora più grave -, delle persone, deve essere portato a riflettere sugli errori commessi e, se possibile, a rinsavire, senza alimentare speranze di continui interventi di clemenza, di indulto o di amnistia. Lo dico anche perché sappiamo che nella prima Repubblica ci sono stati tantissimi provvedimenti di clemenza, ma nessuno di questi ha portato successivamente ad una diminuzione dei reati. Anzi, piuttosto, subito dopo ogni atto di clemenza, puntualmente, c'è stata una impennata negli ingressi nelle carceri e nella commissione dei reati.
Se si vuole affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri, ebbene apriamo un confronto con la magistratura, chiediamo che la pena sia non soltanto certa, come noi abbiamo sempre detto, ma sia anche preceduta da una giustizia certa ma rapida! Non è possibile che un processo si dilunghi per tantissimi anni e non è possibile neanche che reati gravissimi vengano messi da parte e non vengano perseguiti, perché c'è un magistrato il quale ritiene, a 34 o 35 anni di distanza, di riaprire, per esempio, l'inchiesta relativa al suicidio di Luigi Tenco. Non so se Luigi Tenco si sia suicidato: allora, le indagini effettuate accertarono queste circostanze. Tuttavia, a 34 anni di distanza, voi pensate veramente che sia più importante andare a verificare l'episodio di Luigi Tenco o piuttosto perseguire i tanti reati che tante problematiche e tanta incertezza sul piano della sicurezza delle persone e delle cose diffondono all'interno della società?
Chiariamo tutto questo, chiariamo con la magistratura che non è possibile andare ad inseguire per tanti anni delle ipotesi. Poniamo dei limiti alle indagini e facciamolo in termini seri, non attraverso sotterfugi per cui le indagini vengono aperte ma non ufficialmente e, quindi, sei mesi più altri sei mesi diventano anni ed anni, perché per il primo o i primi due anni non vengono iscritti gli indagati ma si continuano ad utilizzare le Forze di polizia all'interno del tribunale per inseguire le proprie idee, gli esposti anonimi ricevuti, per poi chiudere le indagini prima ancora di averle ufficialmente aperte. Lo dico anche perché la magistratura deve tener conto del fatto che il Parlamento, nelle legislature che si sono succedute, credo abbia affrontato il problema dello snellimento dei processi con i giudici di pace, gli arbitrati, tutto quanto è servito a sgomberare il tavolo del giudice dalle problematiche meno importanti: tutto ciò è stato fatto. Ora occorre che anche la magistratura faccia un po' di esame di coscienza e tenga conto del fatto che tutti i lavoratori, tutti coloro i quali svolgono attività in Italia hanno degli orari di lavoro e che, alla fine di questo orario di lavoro, ci dev'essere una concretizzazione dello stesso. Soltanto i filosofi, gli uomini di pensiero, i poeti, coloro i quali vivono di rendita sono autorizzati a pensare ed a produrre sul piano intellettuale, per quanto vogliono e per quel poco che vogliono. Tutti gli altri dovrebbero, di fronte alla propria coscienza ed al popolo italiano, concretizzare il proprio lavoro. Concretizzare il proprio lavoro, nel caso
della magistratura, vuol dire indagini completate e sentenze emesse e depositate.
Vorrei inoltre affrontare il problema dal punto di vista ideologico. Si parla di indulto e di amnistia. Questo provvedimento cos'è? Un regalo, uno sconto. Ma qui non siamo nel periodo dei saldi, anche se il periodo temporale corrisponde! Stiamo legiferando ed affrontando il problema della giustizia. Non si può affrontare il problema del sovraffollamento delle carceri scarcerando coloro i quali hanno commesso atti di delinquenza, perché, a tal punto, tanto varrebbe sfrondare il codice penale, riducendolo alla previsione e punizione di due o tre reati più gravi e lasciare successivamente che ognuno si comporti come all'interno della giungla.
Il problema essenziale qual è? Il problema, signor Presidente, è che, quando si riceve un dono che non si è chiesto, e lo si riceve ope legis, nulla determina un rinsavimento. L'indulto, infatti, a chi viene esteso? A tutti coloro i quali sono nelle condizioni previste dalla legge, a prescindere dal fatto che abbiano continuato, sul piano personale, sul piano intellettuale e su quello operativo all'interno delle carceri - perché sappiamo che le carceri molte volte consentono il rapporto con l'esterno - a mantenere quei rapporti con l'ambiente delinquenziale che ha contribuito ai loro atti criminosi. Ciò vuol dire che il giorno dopo nessun atto di rinsavimento vi sarebbe. Ma veramente crediamo che lo «spauracchio» dei cinque anni potrebbe rappresentare un elemento dissuasivo, quando un tentativo di rapimento, in Veneto, non è stato nemmeno sanzionato con l'arresto perché non si era concretizzato il tentativo di reato?
Siamo in una situazione in cui la legislazione italiana è già anche troppo permissiva, consente anche troppo a coloro i quali commettono reati di sfuggire all'immediata sanzione. Troppe volte ho incontrato rappresentanti delle Forze dell'ordine che si sono rammaricati per essersi imbattuti nuovamente, dopo pochi giorni, in coloro i quali avevano catturato, a rischio della propria incolumità, senza nemmeno avere un riconoscimento da parte dello Stato. Dunque, finiamola di dire che un provvedimento di clemenza servirebbe anche a ridurre, nei prossimi cinque anni, l'incremento di reati all'interno della società italiana! Ogni qualvolta, torno a ripeterlo, nel corso della prima Repubblica, vi è stato un provvedimento di clemenza, immediatamente dopo vi è stata un'impennata di reati e di ingressi in carcere che, in realtà sono reingressi, perché si tratta di coloro i quali hanno commesso reati, che erano stati condannati e incarcerati e che sono tornati puntualmente a delinquere.
Oltretutto, perché tutto ciò avviene? Perché si torna a delinquere? In merito, occorre aprire anche una riflessione: chi delinque non lo fa, nella maggior parte dei casi - nel 99 per cento dei casi, perché determinato da necessità. Chi ruba la mela, chi commette reati in campagna per sfamarsi, già rientra nella comprensione della legge. Chi commette reati, nella maggior parte dei casi, è persona che ha scelto volontariamente di percorrere una via diversa da quella del rispetto della legge, della legittimità e della fatica. Chi commette reati, chi ruba, chi rapina, lo fa semplicemente perché non vuole lavorare, perché preferisce questa «scorciatoia» per potersi arricchire. Chi spaccia droga non lo fa perché costretto dalla necessità della fame. Lo fa perché si vuole arricchire, come purtroppo gli consentono di sperare molti episodi cui assistiamo, i molti casi di organizzazione dello spaccio di droga che non vengono sanzionati immediatamente e che, quindi, consentono a chi vuole seguire tale strada di sperare di poterlo fare impunemente.
Quindi, è inutile pensare di determinare un rinsavimento, in tale maniera. Su un giornale di Catania, alcune settimane fa, ho letto di un operatore dell'alimentazione, il quale gestiva, assieme ai fratelli e ad altri dipendenti, una struttura tra le più avviate e frequentate, in una delle piazze più note di Catania. Io stesso, con altri colleghi, sono stato spesso a mangiare in tale locale. Improvvisamente, abbiamo scoperto che sono stati arrestati perché, assieme agli alimenti, essi proponevano
anche cocaina e droghe pesanti, volendo non solo allargare il loro giro d'affari (come sarebbe stato legittimo), bensì accelerare la loro ricchezza.
Allora, approvare un provvedimento di clemenza e porgere una mano a coloro i quali non ne hanno assolutamente bisogno, avendo dimostrato di voler continuare a delinquere e, anziché costringerli a riflettere sulle loro malefatte, consentire loro di uscire fuori dal carcere e di tornare a delinquere, credo sia assolutamente offensivo nei confronti di coloro i quali, invece, svolgono la loro attività legittimamente e nel pieno rispetto della legge.
Ritengo che nello scorcio finale della legislatura avremmo dovuto occuparci celermente, con immediatezza e con efficacia di riconoscere il legittimo diritto alla difesa, specialmente nel proprio domicilio, nonché il legittimo diritto dei tutori dell'ordine di vedere finalmente riordinate le loro carriere, di vedere finalmente riconosciuti i loro diritti e di vedere finalmente riordinata una struttura organizzativa interna che li lascia fortemente insoddisfatti e che determina tante volte una mortificazione cui dobbiamo finalmente porre fine.
Ritengo che questo Parlamento, nel momento in cui poche settimane ci dividono dal voto, dovrebbe mettere da parte questo provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia ed affrontare, piuttosto, la riorganizzazione delle carriere dei tutori dell'ordine, cosa che avremmo dovuto fare da molto tempo e che è bene che finalmente si faccia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Catanoso, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, torno ad illustrare la posizione, credo chiara, del gruppo della Margherita su questa vicenda ingarbugliata, che riguarda il provvedimento sull'amnistia e l'indulto. È una pagina poco edificante per la politica italiana, perché si sono alimentate giuste e comprensibili illusioni. Tuttavia, nel momento in cui prendo la parola, non mi sembra che le prospettive dei lavori dell'Assemblea siano tali da corrispondere a queste esigenze.
Abbiamo discusso per tutta la legislatura della possibilità e dell'opportunità di un provvedimento di clemenza, come noto, da più parti sollecitato: e mi riferisco non solo alle parole del Pontefice più volte ripetute in quest'aula, ma anche alla oggettività dei problemi che riguardano le nostre carceri. Mi riferisco, inoltre, alle denunce e alle inchieste svolte dalle associazioni di volontariato che si occupano dei temi del carcere e mi riferisco ad una realtà dolorosa ed obiettiva che tutti noi conosciamo, in modo particolare i parlamentari che visitano le carceri nell'ambito delle proprie funzioni ispettive.
È una condizione che non può essere trattata con le parole, con gli strumenti e con i metodi della pura demagogia o del populismo, che pure è stato rivendicato da qualche collega della Lega, direi audacemente, negli interventi svolti in mattinata. Quella del mondo carcerario è una realtà che impegna tutta intera la responsabilità della classe politica dirigente del paese, perché non si può rispondere a condizioni incivili e disumane ampiamente documentate (non sto certo a ripetere in questa sede le cifre e i dati) semplicemente con un «faremo», «vedremo», «provvederemo», «costruiremo nuove carceri».
Non v'è dubbio: nessuno ritiene che si tratti della soluzione migliore a queste condizioni di inciviltà che, non a caso, evocano l'inadempimento di principi costituzionali a cui profondamente crediamo e che connotano il nostro tessuto civile e democratico (cioè, quello dell'umanità della pena e della civiltà delle condizioni in cui essa si sconta), a fronte della speranza che la pena possa essere (anche se non automaticamente), alla fine, un momento di recupero di fiducia in se stessi, nella società e, quindi, un'occasione importantissima per uscire dal circuito criminale e dalle occasioni di delinquere.
Perché ciò avvenga, però, occorre che la società, l'ordinamento democratico e costituzionale vivano fuori dalle carceri, con i propri valori, ma anche al loro interno. Dinanzi a questo problema, annoso, doloroso, non sono sufficienti - lo ripeto - le richieste di procedere alla costruzione di nuove carceri. Si tratta di richieste che ho sentito formulare dai colleghi in particolare di Alleanza nazionale e della Lega - ma anche da altri -, ai quali devo doverosamente domandare perché in questi anni non si sono fatti passi concreti in avanti in questa direzione, avendo avuto essi stessi responsabilità piene di Governo.
Il punto, però, è anche un altro, perché siamo tutti largamente convinti, nel Parlamento, che occorrano politiche per nuove e più civili carceri ma anche politiche contro il carcere, diverse cioè dalla risposta carceraria. Il ragionamento, invero, diventa un po' più complesso, ma solo all'apparenza, perché i dati sono chiari: se si punta solo alla costruzione di nuove carceri, si punta anche ad oberare il bilancio statale dedicato alla politica penitenziaria con nuove spese in termini di risorse, personale, magistratura dedicata, cioè, spese nel carcere per il carcere.
Probabilmente, in tempi di vacche magre, rese ancor più magre da dissennate politiche economiche, si sottraggono risorse per politiche alternative al carcere. Non si tratta di un discorso teorico né puramente ideologico perché, se riflettiamo in concreto sulla popolazione detenuta - oltre 20 mila detenuti oltre il limite massimo di capienza delle nostre carceri -, dobbiamo ammettere che un terzo circa dei detenuti è in attesa di giudizio, cioè, si trova in uno stato di custodia cautelare.
Leggevo di recente un saggio di un giurista americano sulle emergenze della democrazia e, tra gli elementi di una certa allarmante deriva che le esigenze di contrasto del terrorismo determinano in tutti i paesi, non solo occidentali (in termini però di depotenziamento dei diritti civili, individuali, costituzionali), veniva citato il fatto che si sta per introdurre una legge che aumenterebbe, addirittura fino a 2 mesi, il termine per la custodia cautelare. Se in altri paesi diventa un dato così preoccupante una custodia cautelare di due mesi, dobbiamo interrogarci seriamente e responsabilmente tutti insieme se sia giusto o meno il regime di custodia cautelare che abbiamo nel nostro paese.
Forse, si potrebbe immaginare, anziché l'indulto di turno, rituale, anche un approccio diverso: ad esempio, una riduzione del novero e una diversa valutazione delle circostanze che portano alla custodia cautelare in Italia, perché credo che questo sia il modo di ragionare anche del cittadino comune. Se si deve pensare a una misura di sfoltimento delle carceri, che, al momento, non consentono la detenzione di un così alto numero di reclusi, forse sarebbe più logico farlo iniziando da alcune categorie particolari: per esempio, i tossicodipendenti - di questo abbiamo già parlato - e chi non è ancora stato condannato in via definitiva e, quindi, si presume innocente.
È evidente, però, che non si può immaginare che non vi siano esigenze come quella dell'arresto di chi commette reati in flagranza o di chi abbia commesso gravi reati che destano serio allarme sociale o costituisca un forte pericolo di ripetere azioni criminali, di fuga o di inquinamento delle prove. Dunque, nell'ipotizzare un diverso approccio riduttivo nei confronti della custodia cautelare in Italia, dovremmo anche pensare ad adeguate misure di sicurezza alternative al carcere - nel mondo anglosassone e in Inghilterra si discute sul braccetto elettronico e su altre forme -, che hanno anch'esse dei costi.
Dunque, si deve capire quale politica si vuole fare, perché se si spendono soldi solo ed esclusivamente, peraltro in modo puramente evocativo, per costruire nuove carceri, è evidente che essi non saranno spesi per far crescere nuovi servizi e per garantire misure di sicurezza alternative alla pena detentiva.
Questa ed altre riflessioni mancano e sono mancate nelle carenti e dissennate politiche sulla giustizia svolte in questi anni. Sono problemi risalenti nel tempo; nessuno li addebita solo ed esclusivamente all'attuale Governo. Tuttavia, bisogna addebitare
all'attuale Governo la mancanza del senso di responsabilità e l'incapacità di individuare le priorità del paese con cui i temi della giustizia sono stati affrontati.
Siamo in condizioni seriamente emergenziali per una democrazia che non voglia essere debole con gli imputati eccellenti e forte con i poveri cristi, rinchiusi, invece, nelle patrie galere. Occorre che si pensi ad un provvedimento di natura clemenziale limitato, ragionato e ragionevole, che ponga un argine, un parziale rimedio, nei confronti dell'illegalità incostituzionale diffusa nelle nostre carceri.
È per questo che il gruppo della Margherita, sin dall'inizio, con molta coerenza, insieme agli altri gruppi dell'Ulivo, peraltro, ha fatto propria e presentato al Parlamento la proposta sull'indulto. Si tratta di un indulto limitato e revocabile nei confronti di chi dovesse delinquere dopo avere ottenuto questo beneficio. Dunque, è una misura equilibrata ma concreta, per affrontare un problema grave e serissimo, che non si può disconoscere, francamente, come molti stanno facendo.
Siamo stati, invece, contrari a questa «giostra» - permettetemi di definirla così - dell'amnistia, perché l'amnistia, per come è stata tecnicamente scritta nel testo del provvedimento in esame e dopo un inutile, estenuante dibattito durato un'intera legislatura, risulta un provvedimento totalmente inutile sul piano pratico.
Sappiamo che la Costituzione impone, con l'articolo 79, terzo comma, che sia rispettato il termine della data di presentazione della proposta di legge sull'amnistia come termine di efficacia per i reati in essa conclusi, nel senso che non si estende l'amnistia ai reati commessi successivamente alla presentazione della proposta di legge di amnistia, e la data che concretamente abbiamo è il 1o giugno 2001. È un limite invalicabile. So che qualcuno tenterà arditamente ed anche spudoratamente di valicarlo (probabilmente anche attraverso emendamenti), ma è un termine scritto con grande chiarezza nella Costituzione ed anche nelle sentenze, sia pure precedenti alla riforma, della Corte costituzionale del 1968. Dunque, per senso di responsabilità, ritengo impropri gli esercizi interpretativi svolti contra legem contro un articolo assai chiaro della nostra Costituzione.
D'altronde, non mi soffermo nel sottolineare che quella disposizione costituzionale non è affatto «capricciosa», ma ha una sua ratio del tutto evidente, poiché non è ammissibile che possa beneficiare dell'amnistia chi commette reati dopo la presentazione della proposta di legge di amnistia, contando quindi su un effetto clemenziale che un'amnistia aperta anche a reati commessi successivamente finirebbe per trasformare in criminogeno.
L'amnistia è stata presentata nel testo in esame in forza anche della mancanza di una seria volontà (lo ripeto, ma non sarebbe necessario perché due gruppi dell'attuale maggioranza stanno svolgendo ostruzionismo in Assemblea), soprattutto da parte della destra. Per la ferma volontà dei gruppi della destra sull'amnistia, e per la verità anche sull'indulto, non è mai stata raggiunta una ragionevole intesa in questa legislatura.
Pensare oggi di approvare un'amnistia per reati commessi anteriormente al 1o giugno 2001 significa esattamente votare una «non amnistia». Lo sappiamo; dobbiamo avere l'onestà, la serietà, il senso di responsabilità per riconoscerlo, perché sappiamo che i reati commessi anteriormente, anche solo nel 1999 o nel 2000 (per considerare le date più vicine), sono prescritti o prossimi alla prescrizione.
Avremmo, quindi, l'annuncio, le «grida» manzoniane dell'amnistia, senza che venga compiuta. Credo non sia serio nei confronti del paese, proprio perché riteniamo che l'amnistia per i reati minori, o cosiddetti bagatellari, come si usava dire un tempo, sia un provvedimento utile e necessario, soprattutto se accompagnato da serie riforme strutturali per l'efficienza della giustizia e per lo snellimento dei nostri processi.
L'amnistia è un bluff ed è per questo motivo che la Margherita, DL-L'Ulivo ed i gruppi dell'Ulivo hanno deciso con chiarezza
di votare contro una finta amnistia e a favore, invece, di una misura ragionevole e limitata di indulto.
Dovrei confidare, se potessi fare affidamento sulle parole di Voltaire, secondo il quale l'illusione è il primo dei piaceri, su uno sviluppo diverso dei nostri lavori e sulla possibilità che si raggiunga, almeno sull'indulto, la maggioranza necessaria, prescritta dalla Costituzione, con il quorum molto alto dei due terzi che, tuttavia, è possibile raggiungere in questo Parlamento.
Vorrei ripetere che l'intero centrosinistra, unito, voterà l'indulto e rivolgere un ultimo appello ai colleghi del centrodestra (si tratta di una materia trasversale su cui ciascuno deve compiere libere e responsabili valutazioni) affinché votino l'indulto. Si può anche ragionare su eventuali correzioni e limitazioni, nonché sulla misura dell'indulto; tuttavia, vorrei rivolgere un ultimo appello affinché, in modo ragionevole e non demagogico, si possa oggi adottare una misura limitata, equilibrata, ragionevole ed utile dinanzi ad un'emergenza dei diritti civili e costituzionali, di fronte ai quali nessuna forza può chiamarsi fuori, nemmeno in nome di comprensibili interessi di propaganda elettorale. Soprattutto, nessuno può sostituire alla ragionevolezza di queste argomentazioni e dei problemi che abbiamo dinanzi gli eccessi demagogici, populistici e, spesso, incivili ed irritanti, con cui sono state svolte le argomentazioni e le posizioni in quest'aula da forze di Governo che dovrebbero avere la responsabilità complessiva delle politiche sulla giustizia ed anche sulla clemenza (le politiche di clemenza sono parte della politica della giustizia).
Credo davvero che sia possibile, anche da parte dei gruppi del centrodestra, votare, magari apportando anche correzioni, la proposta di un indulto ragionevole e limitato. Non posso, invece, dare alcun credito a posizioni mistificatorie espresse in «politichese» di fronte ad un problema tanto serio che riguarda il paese intero, come quelle di alcuni gruppi: mi riferisco, per eccesso di chiarezza, ai gruppi di Forza Italia e dell'UDC, nonché al presidente Pecorella; ho letto, al riguardo, una sua intervista esplicita apparsa oggi su Il Sole 24 ore, volta a fugare ogni dubbio, secondo cui o l'amnistia e l'indulto o niente!
La verità è che non si vuole niente, perché l'amnistia che taluno propone, così com'è scritta, è niente, mentre l'indulto è una misura ragionevole, sostenibile e civile!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Didonè. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DIDONÈ. Signor Presidente, vorrei fornire alcune risposte anche all'onorevole Mantini, il quale ha affermato che, nel corso di questi cinque anni, sono state messe in atto politiche carcerarie dissennate da parte del ministro Castelli; invece, sono del parere che le politiche dissennate dal punto di vista carcerario siano state compiute da chi ha chiuso precedentemente le carceri, senza prevedere nuovi interventi per soddisfare le varie necessità.
Ricordo - anche i numeri sono importanti - che i detenuti sono 56.840 (uno più uno meno) e gli stranieri sono 18.584. Sicuramente, si tratta di un problema che è esploso in questa ultimi 10-15 anni. Quindi, il Governo dell'Ulivo che ci ha preceduto avrebbe dovuto prevedere l'incremento di queste persone che si recavano nel nostro paese, magari anche motivate da buone intenzioni, ma che poi, in seguito alle difficoltà che erano costrette ad affrontare, molto spesso finivano nelle reti della malavita, dedicandosi ad attività che non erano sicuramente nel rispetto della legge.
Tutto ciò dimostra che la politica dell'Ulivo ha fatto sì che emergesse un problema carcerario. Ricordiamo che nel 2003 è stato approvato il cosiddetto indultino che ha permesso a 5.936 detenuti di uscire dal carcere, e non mi sembra che ciò abbia risolto i problemi, anzi circa 1.800 delinquenti sono tornati nelle patrie galere. Dunque, notiamo che tali interventi non producono gli effetti sperati.
A mio avviso, coloro che frequentano i palazzi istituzionali raramente parlano
con la gente. Presidente, cinque minuti fa, ho ricevuto una telefonata da un artigiano che lavora 20 ore su 24 che, avendo ascoltato parte del dibattito, mi ha chiesto di non mollare e di non consentire che siano lasciati liberi coloro che hanno commesso reati (ladri, stupratori, delinquenti comuni).
Il convincimento diffuso tra la gente è che siano molti a delinquere, ma solo pochi quelli che poi pagano per quanto hanno commesso. Quando svolgevo le funzioni di sindaco, ad esempio, nonostante le forze dell'ordine si dessero da fare, spesso ciò non era sufficiente. Infatti, una sera un extracomunitario colto in flagranza di reato e condotto immediatamente in carcere, il giorno successivo era nuovamente in circolazione. Ovviamente, il giudice avrà applicato la legge, ma il problema è che le leggi, a mio avviso, spesso sono dalla parte di chi delinque! Pensiamo, ad esempio, al patteggiamento e ad altri riti che spesso consentono a chi è colpevole di non pagare pienamente il proprio debito con la giustizia.
Quindi, occorre ascoltare ciò che dice la gente, occorre essere presenti sul territorio, affinché i lavoratori onesti possano sentirsi al sicuro quando rientrano nella propria abitazione. Si tratta di un aspetto importante. A mio avviso, stiamo andando su una brutta china, ed è necessaria un'inversione di tendenza. Apprendiamo continuamente notizie sempre più allarmanti riguardanti situazioni di pericolo, o peggio, omicidi e quant'altro, in particolare nei confronti di persone inermi che si trovavano nelle proprie abitazioni e la cui sicurezza non è più garantita neppure quando sono all'interno della propria famiglia.
A mio avviso, non dovremmo essere bloccati in questo modo dalla proposta in esame, in questo ultimo scorso di legislatura, con le numerose altre iniziative che dovremmo assumere, e che sono richieste dai cittadini, come sa chi lavora con la gente e parla con la gente. Il problema, ripeto, ha già avuto una risposta con il cosiddetto indultino del 2003, e dunque su tale problema abbiamo già discusso e il Parlamento si è già espresso. Avremmo dunque dovuto utilizzare l'ultima fase della legislatura per andare a risolvere altri problemi impellenti del nostro paese, soprattutto di chi lavora, di chi produce, di chi non vede realizzarsi una serie di iniziative, dalle infrastrutture al sostegno all'esportazione e via dicendo, alle quali avremmo dovuto essere più attenti e che avremmo dovuto seguire con maggiore convinzione.
Un'altra domanda - se non la prima - che dobbiamo porci su questo tema è se il paese, la gente normale, la società civile chiedono un provvedimento di questo genere e ne hanno bisogno. Sono convinto di no. Ho riferito a titolo di esempio una telefonata poc'anzi ricevuta: potremmo andare sul territorio per approfondire l'argomento, e constateremmo come le risposte sarebbero di tutt'altro tenore, se solo avessimo la possibilità di consultare direttamente i cittadini, anziché una persona che in questi cinque anni che ho trascorso in Parlamento ho visto digiunare parecchie volte e che si mette a digiunare periodicamente per far apparire i problemi che la gente reale non sente e non condivide. Sono sicuro che la stragrande maggioranza, se non il 100 per cento, dei cittadini di sinistra, anche dell'Ulivo, non avverte l'esigenza di adottare un provvedimento di indulto o di amnistia.
Chiedo al collega che mi ha preceduto per quale motivo nella precedente legislatura non sia stato adottato un provvedimento di indulto o di amnistia. Ora lo vediamo riproposto in maniera consistente e quasi dovuta, mentre in cinque anni non hanno affrontato l'argomento: forse che allora le carceri non erano sovraffollate? A me risulta il contrario, quindi molto probabilmente i problemi che dovevano allora essere affrontati sono stati rimandati, attribuendone la responsabilità al centrodestra, che invece non ha tale responsabilità.
Un'altra questione importante è capire se vi siano le condizioni storiche e politiche per concedere l'amnistia o l'indulto. Anche in questo caso dobbiamo rispondere con un no secco. Ripeto: lo abbiamo
appena approvato nel 2003 e sono usciti dal carcere 5936 detenuti. Mi sembra che questa sia già stata una risposta molto ampia secondo il mio punto di vista; anzi noi eravamo contrari anche a questo tipo di indulgenza e lo abbiamo sempre sostenuto.
Un altro problema di non poco conto che ha affrontato l'onorevole Pagliarini è che, oltre allo sconto della pena detentiva, è prevista anche l'eliminazione di sanzioni pecuniarie che i condannati sono tenuti a pagare allo Stato; anche questo mi sembra che sia un modo non corretto di portare avanti queste iniziative, perché se uno è fortunato e capita in un periodo in cui magari può usufruire dell'indulto o dell'amnistia e non paga la sanzione, arrecando anche un danno pecuniario, mentre se uno è sfortunato si vede costretto a pagare. Vi è, quindi, anche una diversità di trattamento che, secondo il mio punto di vista, è incostituzionale, soprattutto nei confronti dei detenuti che hanno anche sostenuto e già scontato la pena.
Oltre a queste motivazioni ve ne sono anche altre, perché, ad esempio, bisogna considerare anche chi tra le Forze dell'ordine è costretto a prendere iniziative rischiose tutti i giorni e vede poi i delinquenti rimessi in libertà con un colpo di spugna. Personalmente, ricordo di aver subito una rapina e sono stato anche trascinato via con la macchina dei rapinatori. L'impressione è stata molto negativa ed il fatto che si trattasse di persone senza alcuna sensibilità mi è stato confermato successivamente, quando sono stato chiamato a testimoniare ad un processo in cui questi stessi rapinatori un mese dopo, durante un'altra rapina, avevano ucciso un carabiniere delle Forze dell'ordine.
Queste sono considerazioni che devono essere fatte e per tutti questi motivi la Lega Nord voterà contro questi provvedimenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Parolo. Ne ha facoltà.
UGO PAROLO. Presidente, aggiungere considerazioni a quelle che sono già state fatte è molto difficile perché è già stato detto di tutto riguardo all'argomento che stiamo trattando. Vorrei allora fare alcune considerazioni, sempre attinenti ovviamente all'argomento che stiamo trattando, ma di carattere più generale. Cercherò allora di rispondere a voce alta ad una domanda che, secondo me, ci siamo fatti in tanti dentro questa aula, all'interno sia della maggioranza che dell'opposizione, ma credo che questa domanda se la siano fatta anche i cittadini che stanno seguendo i lavori parlamentari.
Per quale motivo, a fronte di pochissime sedute che rimangono da svolgere in Assemblea prima della chiusura della legislatura, il Parlamento si è impaludato in questa discussione che sta sottraendo tempo prezioso, il poco tempo che rimane, ai lavori parlamentari? Qual è la logica che può indurre la maggioranza soprattutto e l'opposizione - la logica di quest'ultima si comprende di più - ad utilizzare le pochissime sedute rimanenti del Parlamento per trattare di un argomento che, com'è noto, non porterà consenso elettorale? A meno che non si voglia pensare che 50 mila o 60 mila detenuti più qualche parente possano influenzare il voto di 50 milioni di cittadini; ciò, anche solo in termini di semplice proporzione numerica, mi parrebbe veramente inverosimile. Rispondere a questa domanda è sinceramente molto difficile; sono due giorni che ci penso e non sono riuscito ancora a darmi una risposta.
Nel corso degli ultimi giorni della scorsa legislatura ero presente in Assemblea e ricordo benissimo come utilizzò quel poco tempo rimanente l'allora maggioranza di centrosinistra. Il centrosinistra utilizzò quei pochi giorni disponibili per eliminare, ad esempio, i ticket sui medicinali, provocando un deficit di bilancio per tutte le regioni a cui poi il successivo Governo della Casa delle libertà ha dovuto far fronte. Ma, al di là del comportamento certamente disdicevole dal punto di vista delle responsabilità, quella del centrosinistra fu una scelta che ha portato indubbiamente, almeno nelle loro speranze, consenso. È evidente, infatti, che quando si
danno i medicinali totalmente gratis ai cittadini, i quali si aspettano legittimamente di avere il più possibile e senza spendere dallo Stato, non si può che ricevere da essi consenso.
Il centrosinistra di allora, sempre negli ultimi giorni della scorsa legislatura, varò la riforma costituzionale, approvata, lo ricordo, con un colpo di mano, con soli quattro voti di scarto. Un centrosinistra che agì incurante delle proteste dell'allora opposizione di centrodestra e completamente immune dalle critiche che provenivano dai settori della società civile scandalizzati per il modo in cui si procedette a modificare la Carta costituzionale. Il centrosinistra, in quell'occasione, fece quella riforma sulla base di un calcolo preciso: cercare di intercettare i voti degli elettori del nord, i voti della Lega Nord, i voti di quegli elettori che cercavano una speranza di cambiamento nel paese. In altre parole, il centrosinistra fece quella riforma seguendo una logica politica.
Cito un altro esempio. Sempre negli ultimi giorni della scorsa legislatura i ministri del centrosinistra utilizzarono tutto il loro tempo a disposizione per riempire i ministeri e ogni apparato statale di uno stuolo di dirigenti ministeriali cosiddetti di area. Ricordo benissimo le famose assunzioni che furono fatte a spron battuto, anche a Camere già sciolte, per lasciare un degno ricordo a chi sarebbe poi venuto dopo ed avrebbe dovuto lavorare in quei ministeri.
Quelli citati sono sicuramente comportamenti disdicevoli dal punto di vista dell'etica politica, ma hanno una logica e un senso per chi fa politica in modo cinico. Ciò detto, mi chiedo qual è la logica che guida la Casa delle libertà, che si è impantanata in questa avventura. Questa logica non riesco a comprenderla e non riesco neanche a capire che cosa ci possa spingere a fare queste anziché altre cose nelle poche sedute parlamentari che ci rimangono prima della fine della legislatura e che sarebbero senz'altro utili per i cittadini. Perché anteporre il provvedimento di amnistia e di indulto a quello sulla legittima difesa? In ciò, a mio avviso, non c'è una logica, a meno che non vi siano altri motivi che in questo momento a me sfuggono. Comunque, sia noi della Lega Nord Federazione Padana sia gli amici di Alleanza nazionale non intendiamo condividere dal punto di vista politico questa scelta. Noi, insieme ad Alleanza nazionale, abbiamo fatto sapere chiaramente al paese che non intendiamo accettare e condividere la scelta di portare avanti il provvedimento in tema di amnistia e di indulto.
Sappiamo bene, peraltro, che l'amnistia, in questo caso, sarebbe di mera facciata, perché sarebbe riferibile al 2001 e gli effetti sarebbero, ovviamente, molto limitati. Quindi, più che di uno strumento per risolvere i problemi, si tratta di un modo per lavarsi la coscienza e, forse, per prendere in giro chi ha legittime aspettative al riguardo.
Entrando nel merito, mi sembra che un aspetto della questione non sia stato ricordato adeguatamente. I due provvedimenti di clemenza interesserebbero soltanto una parte delle persone detenute in carcere ed escluderebbero, in modo del tutto paradossale, proprio quelle alle quali dovremmo rivolgerci in via prioritaria. Mi riferisco alle persone che sono in carcere in attesa di processo. In un paese civile, queste dovrebbero costituire la parte minoritaria, quasi insignificante, della popolazione carceraria. In Italia, invece, le persone detenute in carcere in attesa di giudizio costituiscono una quota rilevantissima: sono quasi il 50 per cento o, comunque, si avvicinano alla metà dei detenuti.
Ebbene, noi dimostriamo sensibilità, come è stato affermato rievocando anche le parole del Papa, e siamo disposti a prestare attenzione ai carcerati, ma non a quelli tra loro che potrebbero essere innocenti non soltanto di fronte alla legge, ma anche nella sostanza! I provvedimenti di cui ci stiamo occupando non interessano, infatti, quei cittadini detenuti che, dal punto di vista delle norme, sono innocenti fino alla sentenza di condanna definitiva e che potrebbero essere innocenti anche sul piano sostanziale. Questa è
veramente un'ingiustizia! Altro che giustizia! Questa è un'ingiustizia con la «i» maiuscola!
Siamo di fronte ad una situazione determinata dalla paralisi del sistema giudiziario. Se proprio volessimo dare un aiuto a queste persone, dovremmo escogitare tutti insieme, destra e sinistra, in questi ultimi giorni della legislatura, un provvedimento legislativo che possa far celebrare i processi che sono attesi da anni. I cittadini vengono dapprima detenuti per un tempo anche abbastanza lungo, senza avere la possibilità di vedere celebrati i processi che li riguardano; poi, vengono scarcerati per decorrenza dei termini; quindi, devono aspettare dieci, quindici o venti anni per ottenere una sentenza definitiva di assoluzione!
Allora, dovremmo concentrarci anzitutto sui problemi che riguardano i cittadini potenzialmente onesti di fronte alla giustizia, di fronte alla società italiana e, magari, anche nei fatti. Poi, volendo, potremmo concentrarci sui problemi dei cittadini che, invece, si trovano in carcere dopo essere stati giudicati con sentenza definitiva e che, quindi, di fronte alla giustizia sono colpevoli.
Signor Presidente, a queste considerazioni e domande non ho trovato risposte negli interventi succedutisi in questi giorni, che hanno rafforzato la nostra contrarietà alla scelta che è stata effettuata. Mi rivolgo agli amici di Forza Italia ed a quelli dell'UDC: possibile che non riusciamo a capire che una maggioranza dovrebbe utilizzare gli ultimi giorni della legislatura per dare risposte concrete ai bisogni del paese? Dovremmo fare le cose che i cittadini si aspettano dai loro governanti.
Il Governo dovrebbe lasciare un segno prima dello scioglimento delle Camere. Qual è il segnale che lasciamo noi? Quello di aver voluto fare una finta amnistia? Sappiamo bene come andrà a finire questo «teatrino»: tra un'ora, si chiuderà il sipario - possiamo anticiparlo - perché non ci saranno i numeri per portare avanti il provvedimento di amnistia. Quindi, avremo recitato, avremo soltanto fatto finta di voler dare una risposta!
Naturalmente, l'opposizione, che ha inscenato la rappresentazione, si assumerà la responsabilità di ciò che succederà di fronte al paese. Non potranno sottrarsi alle loro responsabilità neanche quelle frange della maggioranza che hanno assecondato la scelta: senza l'apporto di una parte della maggioranza, la rappresentazione non sarebbe neanche cominciata! Questo è il dato di fatto ed anche il dato politico che dobbiamo cogliere!
Davanti a queste considerazioni, ribadisco che rimango allibito. È legittimo che ogni maggioranza cerchi di utilizzare lo strumento che la democrazia mette a sua disposizione, vale a dire il Governo, per orientare verso di sé, in modo democratico, il consenso dei cittadini.
Credo che stiamo facendo esattamente l'opposto. Le regole della democrazia mi sembra si siano invertite.
Concludo, ritenendo che il mio pensiero sia stato espresso abbastanza chiaramente. Lascio queste mie osservazioni ai colleghi che vorranno riflettere e capire che, forse, da martedì prossimo in avanti dovremo utilizzare le sedute che restano per fare qualcosa di utile per i cittadini. Non possiamo fare cose tanto complicate, perché mancano circa venti giorni allo scioglimento delle Camere. Tuttavia, in venti giorni possiamo lanciare qualche segnale positivo e importante ai cittadini, tutti insieme, cari amici della Casa delle libertà. Forse sarebbe auspicabile, anche per far dimenticare queste due o tre giornate certamente non gloriose del nostro Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, innanzitutto voglio sottolineare la nostra soddisfazione per essere arrivati finalmente a discutere di amnistia e di indulto in Assemblea. Si tratta di qualcosa che tutti insieme avremmo dovuto fare ben prima di arrivare all'ultima ora della legislatura, anche in condizioni che non
sono non le più auspicabili per questa discussione importante. Alcune proposte di legge in materia di indulto erano state presentate già nel 2001 anche da deputati del nostro gruppo. Nel 2003 eravamo già arrivati, in sede di Commissione giustizia, ad un testo largamente condiviso in materia di indulto. Poi, nel dicembre 2003, la discussione e l'iter parlamentare di quel provvedimento, purtroppo, si bloccarono perché, per una scelta, a dire il vero, non nostra, si preferì optare per lo strumento del cosiddetto indultino, nella speranza di poter in tal modo arrivare più velocemente ad una risposta indulgenziale ai problemi connessi alla situazione carceraria. Tale provvedimento di legge, appunto quello relativo al cosiddetto indultino, secondo la maggior parte di noi non avrebbe necessitato la maggioranza dei due terzi dei voti per la sua approvazione.
Si sa come sia andata a finire. Alcuni di noi furono facili profeti nel dire che quel provvedimento non incideva sui nodi del problema ed era assolutamente inadeguato e limitato. Infatti, a distanza di due anni, ci troviamo a riprendere il discorso su di un atto di clemenza nei confronti di coloro che si trovano in carcere.
Dicevo che, comunque, è bene che si sia arrivati nella sede propria, cioè nell'Assemblea della Camera dei deputati, in cui ciascuno può esprimere apertamente e direttamente le proprie posizioni e, soprattutto, con il voto può assumersi le proprie responsabilità. Finora, infatti, balletti tattici, qualche piccola ipocrisia e tanto populismo hanno danneggiato questo dibattito. È ora di lasciarli da parte. È giunto il momento che ogni gruppo parlamentare assuma una propria posizione con un voto che sia chiaro e attenga al contenuto della proposta. Questa è anche la posizione del gruppo dei Democratici di sinistra, che illustro brevemente, una posizione che guarda al contenuto della proposta. Ribadisco che il nostro gruppo è favorevole ad un atto di clemenza nei confronti dei detenuti e lo è, coerentemente, già da alcuni anni, cioè da quando abbiamo presentato alcune proposte di legge di indulto alla Camera. Il nostro gruppo è favorevole, non solo e non tanto per una sorta di generico buonismo e, men che meno, per chissà quali interessi di fine legislatura - come ha affermato l'onorevole Parolo - che ci muoverebbero a chiedere un atto di clemenza.
Non sono certo gli interessi elettorali quelli cui noi guardiamo in questo momento con riferimento a questo provvedimento; forse, alla facile demagogia ricorre proprio chi fa uno stantio e solo propagandistico ostruzionismo. Noi agiamo prima di tutto per ragioni di giustizia e di umanità, valori nei quali ritengo tutti ci riconosciamo; valori che valgono per tutti, anche per quanti si trovino in carcere per comportamento giudicato penalmente rilevante con sentenza definitiva.
Anche i detenuti, infatti, sono persone cui si applicano i principi di umanità e di giustizia, come dichiara, peraltro, la nostra Costituzione; ma oggi, colleghi - in questi anni, in particolare -, chi è in carcere non soffre solo per la pena della privazione della libertà legittimamente inflittagli da un tribunale. Il detenuto italiano è sottoposto, oggi, ad un supplemento di sofferenza che gli deriva dalle condizioni in cui le nostre carceri si trovano: condizioni da tutti descritte come assolutamente inadeguate; condizioni di sovraffollamento, dove sovente non vengono rispettati quei minimi diritti che devono essere garantiti anche alle persone detenute. I diritti relativi alla dignità della persona, anche se detenuta, non sempre sono rispettati a causa della situazione in cui oggi versano le carceri italiane. Non è dunque giusto che, per le nostre mancanze, per quelle del nostro sistema o dell'amministrazione penitenziaria, nonché per le scelte legislative sbagliate compiute da questo Parlamento anche in questa legislatura, ebbene, non è giusto che per tali motivi i detenuti debbano soffrire ulteriormente rispetto alla pena legittimamente inflittagli.
Colleghi, noi variamo leggi come la Bossi-Fini, la quale, prevedendo che venga detenuto ogni cittadino straniero che non risponda all'obbligo di rimpatrio, contribuisce a far sì che le carceri «scoppino»
di extracomunitari; variamo leggi come la cosiddetta ex Cirielli, provvedimenti che lo stesso ministro della giustizia riconosce come ingestibili dal sistema carcerario. Ebbene, non possiamo però fare ricadere le nostre colpe - quelle del sistema o quelle legate alle vostre scelte legislative - sui carcerati, che hanno diritto come tutti a condizioni di vita degne, al rispetto della loro dignità anche nella loro situazione di detenuti.
Ecco perché noi, in ragione di una scelta eccezionale di giustizia e di umanità nei confronti dei detenuti - che oggi, in carcere, non possono godere, e non per colpa loro, di una situazione di rispetto dei loro diritti e della loro dignità -, siamo favorevoli alla misura di clemenza eccezionale dell'indulto. Certamente, tale misura non è «la» soluzione; è piuttosto un tampone eccezionale per una situazione altrettanto eccezionale che noi abbiamo determinato.
Una soluzione potrebbe essere, invece, abrogare le leggi testé citate, nonché altre che inutilmente scelgono quale strada maestra della politica criminale quella della carcerazione. Tale strada, invece, è assai spesso sbagliata.
Una soluzione potrebbe, altresì, essere quella di investire nelle misure alternative alla pena, vale a dire investire nei servizi sociali carcerari del Ministero della giustizia, nel rendere possibile il percorso di recupero dei carcerati per evitarne anche, poi, la recidiva. Ma oggi, un provvedimento di clemenza nei confronti dei detenuti e di chi soffre in carcere, ingiustamente e per colpa nostra, è un atto, in qualche modo risarcitorio, di giustizia e di umanità.
Ecco perché noi Democratici di sinistra, come tutto il centrosinistra, siamo favorevoli all'indulto « senza se e senza ma», colleghi di Forza Italia!
Diverso è il discorso sull'amnistia: in questo caso, mi rivolgo a tutti, compreso chi, fuori da questo Parlamento, ha invocato l'amnistia come la soluzione dei problemi carcerari. Infatti, va detto molto chiaramente a chi non lo sa che l'amnistia non è un atto di clemenza e che non ha nulla a che vedere con la situazione carceraria. Ciò perché l'approvazione dell'amnistia non incide in alcun modo né sul sovraffollamento carcerario, né sulle condizioni di vita dei detenuti, e non determina assolutamente la liberazione di detenuti condannati in via definitiva.
L'amnistia, invece, come sappiamo - ma dobbiamo dirlo a chi non lo sa -, cancella i processi, nonché le indagini in corso per una serie di reati. L'amnistia, in altri termini, rappresenta un «colpo di spugna» giudiziario su una serie generalizzata di reati. Certo, non si tratta di reati gravissimi, ma sono fatti che sono comunque importanti per la vita sociale: pensiamo, ad esempio, alle truffe, alle appropriazioni indebite ed a tanti altri reati che, qualora dovesse passare l'amnistia, non verrebbero più perseguiti nei tribunali, e non sarebbero nemmeno più indagati dalla magistratura.
In questo modo, non si renderebbe giustizia alle vittime del reato e, ancora una volta in questa legislatura...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di fare un po' di silenzio, per cortesia!
GIOVANNI KESSLER. Credo che forse i colleghi dovrebbero risolvere i problemi del centrodestra non in aula, ma (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)... Scusate, ma è un po' di tempo che parlo assistendo alle vostre liti «in diretta» (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)...!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia! Il collega stava parlando serenamente, ma c'era un po' di rumore (Commenti)! Io stesso ho richiamato l'esigenza di prestare un ascolto sereno!
Prego, onorevole Kessler, prosegua pure il suo intervento.
GIOVANNI KESSLER. La ringrazio, signor Presidente. Come dicevo, l'amnistia non influisce in alcun modo sulla situazione dei detenuti in carcere che ho appena descritto e che necessita - quella sì!
- di un intervento legislativo. Essa rappresenta un «colpo di spugna» giudiziario e fa venir meno una richiesta di giustizia proveniente sia dalla società, sia dalle stesse vittime dei reati, che verrebbero pretermesse dall'amnistia stessa poiché, in questo modo, i loro diritti non verrebbero riconosciuti.
A tutto concedere, l'amnistia può essere definita un atto di politica giudiziaria. Infatti, alcuni dei suoi sostenitori in quest'aula l'hanno invocata poiché libererebbe gli armadi dei pubblici ministeri e dei giudici, consentendo loro di dedicarsi più velocemente ai processi non coperti da amnistia: si tratterebbe, come dire, di una misura di «velocizzazione» della giustizia.
Sarebbe certamente una misura tampone, e non rappresenterebbe un intervento strutturale di snellimento dell'attività giudiziaria. Allora, chiamiamo le cose con il loro nome: l'amnistia non è un atto di clemenza! Tutt'al più, essa può essere ritenuta un atto di clemenza per i giudici e per i pubblici ministeri; ma onestamente, onorevoli colleghi, lasciatemi dire che, oggi, non vi è bisogno di un atto di clemenza anche per i magistrati inquirenti e giudicanti! Vi è bisogno, invece, di giudici e di pubblici ministeri che svolgano bene il loro lavoro, senza interferenze esterne, come dimostrano quotidianamente di saper fare.
Non dobbiamo interferire per legge ancora una volta, in questa legislatura, per bloccare uno o più processi, oppure una generalità di procedimenti. Semmai, un'amnistia potrà essere concessa se risulterà collegata ad una riforma strutturale della giustizia, così come venne fatto in occasione dell'approvazione dell'ultimo provvedimento di amnistia, nel 1989, funzionale all'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale.
L'amnistia stessa, tuttavia, non può essere ritenuta una misura strutturale per far funzionare la giustizia: semmai, ripeto, può essere considerata ammissibile qualora fosse collegata ad una proposta di riforma generale della giustizia, e solo in quel caso, allora, potrebbe essere giudicata accettabile. Ecco perché noi siamo contrari all'amnistia e voteremo contro questi primi articoli di amnistia, votando a favore dell'emendamento soppressivo, per ragioni, che ho cercato di spiegare, di merito e solo di merito. Ecco perché, invece, voteremo convintamene a favore dell'indulto e spero che, in quest'aula, tutti i gruppi parlamentari si prendano la responsabilità, con il loro voto, di votare per ragioni di merito, non per ragioni di tattica o per ragioni di ipocrisia per poi dare la colpa gli uni agli altri.
Credo che, non solo i detenuti, ma tutta l'opinione pubblica e tutti i nostri elettori meritino questa attenzione e questa sincerità anche da parte nostra.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per motivi tecnici e anche personali, sospendo brevemente la seduta (Applausi).
La seduta, sospesa alle 16,15, è ripresa alle 16,25.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Armani, Bono, Brancher, Bricolo, Colucci, Delfino, Di Virgilio, Dozzo, Gentiloni Silveri, Giordano, Giovanardi, Mazzocchi, Molgora, Pistone, Rosso, Sgobio, Stucchi, Tanzilli, Viceconte e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giorgio Conte. Ne ha facoltà.
GIORGIO CONTE. Signor Presidente, credo di poter aggiungere pochi argomenti a quelli che abbiamo ascoltato finora, tuttavia ritengo che valga la pena sottolinearne uno, perché deve essere ribadita con forza e con grande determinazione la posizione che Alleanza nazionale intende assumere su un provvedimento sicuramente importante.
Il mio intervento rientra tra quelli di coloro i quali si sono mostrati perplessi, anzi quasi sorpresi per i tempi e per i modi che hanno caratterizzato l'ingresso in aula di questo provvedimento e, soprattutto, non solo per la sua efficacia, ma per le reali motivazioni che hanno portato talune formazioni politiche a promuoverlo. Si tratta chiaramente di un'azione propagandistica, avendo già verificato in Commissione e nelle opportune sedi quali scarse probabilità di riuscita possa avere concretamente il provvedimento stesso.
Quindi, questo scorcio di legislatura, invece che essere dedicato alle vere emergenze del paese, ai provvedimenti urgenti che richiamano la grande attenzione dell'opinione pubblica, proprio in vista della fine di una legislatura e, quindi, di un impegno elettorale e politico, viene dedicato ad una campagna elettorale che si anticipa negli argomenti senza esclusione di colpi e che, in questo caso, si consuma colpevolmente sulla pelle non tanto dei detenuti, quanto dei familiari dei detenuti stessi.
Ho sentito parlare di illusioni, di disillusioni e di responsabilità sulle medesime disillusioni. Dunque, è bene rilevare che le illusioni e le eventuali possibili disillusioni in questa materia sono da addebitarsi a chi si è reso responsabile di aver portato in aula questo provvedimento. Il partito al quale appartengo, infatti, ha sempre chiaramente e coerentemente sostenuto non solo l'inutilità, ma anche la scarsa chiarezza e coerenza politica di questo provvedimento rispetto al programma elettorale con il quale ci eravamo impegnati con gli elettori.
È per tale motivo che Alleanza nazionale intende dissociarsi da questa campagna propagandistica. Rifiutiamo e respingiamo al mittente le accuse di propaganda, che evidentemente sono argomento di chi ha portato questo provvedimento in aula e non di chi, coerentemente, lo respinge con forza e determinazione.
Dicevo che, nell'ipotesi in cui questo provvedimento dovesse occuparci ancora per molte ore in quest'aula, è bene sottolineare che non è sicuramente con questo testo che si può rispondere concretamente alle emergenze del sistema carcerario italiano. Questo Governo si è molto impegnato - ed è stato ribadito da molti interventi degli esponenti della maggioranza - su emergenze che caratterizzano tutto il mondo della sicurezza, con impegni finanziari importanti nei confronti delle strutture carcerarie, che non hanno precedenti negli ultimi decenni, e con impegni di risorse importanti nei confronti della contrattualizzazione delle Forze di polizia.
Non credo, invece, che il problema delle condizioni igienico-sanitarie delle carceri o del sovraffollamento delle stesse possa risolversi con un mero tentativo di svuotamento. Infatti, non di svuotamento si tratta, ma di un vano tentativo.
Concludo dicendo semplicemente che proprio con provvedimenti di natura economico-finanziaria, che vanno a sostenere le ragioni del programma elettorale del centrodestra, si può effettivamente rimediare alle condizioni igienico-sanitarie e di sovraffollamento delle carceri, e non certo con provvedimenti di clemenza, che appaiono in assoluta e netta contraddizione con il messaggio chiaro e coerente che Alleanza nazionale ha sempre portato avanti.
Se mi è permessa un'ultima annotazione riguardo a situazioni particolari che vale la pena sottolineare, vorrei dire che, se certa magistratura - e sottolineo la parola «certa» - invece di contestare o interpretare determinate leggi si limitasse ad applicarle correttamente (il riferimento, puramente voluto, è alla cosiddetta legge Bossi-Fini), credo che molti ospiti delle nostre patrie galere non sarebbero in Italia ed avremmo potuto provvedere ad
una condizione per così dire di «ospitalità» nei confronti della popolazione carceraria ben diversa.
È bene, quindi, sottolineare, ancora una volta, l'impegno forte, coerente e chiaro di Alleanza nazionale contro questo provvedimento; finché avremo tempo e finché avremo la disponibilità, ci batteremo per impedirne l'approvazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sergio Rossi. Ne ha facoltà.
SERGIO ROSSI. Signor Presidente, siamo ormai giunti alle ultime due settimane di lavori parlamentari e siamo qui riuniti per trattare un provvedimento di clemenza, come se in questo paese non vi fossero altre priorità: mi riferisco, ad esempio, ai problemi che attanagliano i pensionati in merito al costo della vita.
Oltretutto, stiamo esaminando un provvedimento di clemenza per approvare il quale non ci sono le condizioni storico-politiche. Siamo dell'opinione che gli atti di clemenza dovrebbero servire esclusivamente per chiudere pagine dolorose, riferite a periodi con i quali i popoli di un paese hanno bisogno di riconciliarsi. Invece, ci troviamo, purtroppo, ad esaminare un atto di clemenza che, qualora approvato, risulterà essere il secondo nel breve periodo di tre anni.
Vorrei ricordare che già con il primo indulto approvato nel corso di questa legislatura sono usciti dalle nostre carceri ben 6 mila detenuti, 1.500 dei quali vi sono poi rientrati pochi mesi dopo aver beneficiato di questa misura di clemenza.
Riscontriamo che non vi è una richiesta popolare in merito a questo provvedimento e per tale motivo la Lega Nord è contraria. Tuttavia, manifesta tale contrarietà avanzando, contemporaneamente, delle proposte volte a risolvere la questione del sovraffollamento delle carceri, ammesso che questo sia il vero problema per cui ci troviamo riuniti ad approvare tale atto di clemenza. Vorrei riassumere brevemente le nostre proposte che sono volte, ad esempio, a costruire nuove carceri. A tal fine, necessariamente, occorre reperire nuove risorse finanziarie: ciò è possibile evitando determinati sprechi nella pubblica amministrazione (e ce ne sono ancora tanti!), come, ad esempio, quelli riguardanti l'emergenza rifiuti in Campania, di cui ci stiamo occupando proprio in questi giorni.
Poi, dovremmo impedire che molti extracomunitari clandestini entrino nel nostro paese per delinquere e, quindi, entrare nelle nostre galere. Faccio presente che sono quasi ventimila i detenuti extracomunitari che affollano le nostre carceri e ciò equivale ad un terzo di tutta la popolazione carceraria. Vorrei, in proposito, leggervi un passaggio di una lettera pervenuta ad un quotidiano locale e scritta da alcune mamme extracomunitarie.
La lettera recita nel seguente modo: «Una gentile signora si è prestata a scrivere sotto nostra dettatura questa lettera perché nessuno di noi sa scrivere in italiano. Siamo un gruppo di mamme extracomunitarie, quattro ucraine, tre rumene, tre albanesi e due moldave, occupate come badanti di persone anziane. Abbiamo appreso con grande dolore delle violenze nelle ville e delle aggressioni a degli innocenti cittadini. Questi episodi ci fanno soffrire e vergognare perché sono molti i nostri connazionali che vengono in Italia a delinquere. Speriamo che vengano puniti e che scontino la loro pena in carcere. Purtroppo, nei nostri paese d'origine è diffusissima l'idea che in Italia non vi sia mai nessuno che stia in carcere».
Questa è la notizia che ci perviene da queste mamme straniere: l'impressione che noi diamo del nostro paese all'estero è che in Italia non si va mai in carcere! È ovvio che, approvando questo provvedimento, continueremo a dare all'estero questa immagine del nostro paese e quindi ad incentivare l'arrivo sul nostro territorio di clandestini dediti poi alla delinquenza.
Vi sono poi altre misure che vorremmo venissero adottate per risolvere il problema del sovraffollamento delle carceri. Penso, ad esempio, alla nostra proposta di legge in merito alla legittima difesa. Chiediamo
che questa proposta venga posta all'ordine del giorno del Parlamento in fretta anche se, ormai, manca molto poco alla fine della legislatura. Invece, ci troviamo ancora una volta anteposto un problema di clemenza per i detenuti piuttosto che un intervento mirato a tutelare i cittadini onesti, i quali a volte si trovano a reagire ad aggressioni o a furti anche con l'uso di armi, quando queste aggressioni avvengono all'interno della propria abitazione. Bisognerebbe tutelare di più questi cittadini.
Abbiamo anche affrontato il problema del sovraffollamento delle carceri stipulando con dei paesi stranieri accordi volti a far rimpatriare molti detenuti extracomunitari. Attraverso la legge Bossi-Fini stiamo rimpatriando circa cento detenuti al mese nei paesi di origine. Abbiamo stipulato accordi con paesi come Albania, Romania e Bulgaria. Il bilancio è, ad oggi, di circa tremila detenuti espulsi. Per rendere efficiente il sistema carcerario è necessario anche affrontare il problema dei costi. Infatti, abbiamo un costo molto elevato: un detenuto costa ai cittadini circa 130 euro al giorno mentre negli Stati Uniti costa solo 63 dollari, cioè meno della metà.
Poi abbiamo il problema degli agenti penitenziari che, nel nostro paese, sono nell'ordine di 1,4 agenti per ogni detenuto mentre la media europea è di un agente ogni 3 detenuti (negli Stati Uniti è addirittura di un agente ogni 7 detenuti).
Quindi, ci sarebbe un margine per intervenire e rendere più efficiente il nostro sistema carcerario.
Un altro suggerimento che vorremmo dare, per esempio, è quello dell'uso del braccialetto elettronico per coloro i quali siano sottoposti agli arresti domiciliari, almeno per alcune tipologie di reati.
Per concludere, un'altra nostra proposta di legge prevede l'espletamento di un lavoro civico non retribuito da parte del detenuto. Si tratterebbe di un intervento saggio poiché porrebbe il detenuto nella possibilità di svolgere un lavoro civico: gli verrebbe chiesto di scegliere tra una riduzione della pena, con sottoposizione ad un lavoro civico, oppure l'espiazione dell'intera pena senza essere di alcuna utilità alla società.
L'atto di clemenza che il Parlamento sta esaminando non costituisce pertanto una risposta ai cittadini di questo paese, ma, anzi, ne calpesta il diritto ad avere una giustizia più giusta e più vera e, soprattutto, una società più sicura. Non dimentichiamoci che siamo a favore della certezza della pena e che su questo punto ci eravamo impegnati in campagna elettorale. I cittadini ci chiedono sicurezza e legalità, non di aprire le porte dei nostri penitenziari ad un numero di detenuti ancora indeterminato!
Quel che è grave è che questa amnistia e questo indulto si applicherebbero anche ai recidivi e ai delinquenti abituali e professionisti. Abbiamo l'impressione che per la sinistra l'amnistia sia necessaria per sfoltire il debito giudiziario in materia penale qualora vincesse le elezioni, ossia per togliere dalla scrivania del futuro ministro del centrosinistra tale problema, che non si vuole risolvere con altri provvedimenti, come quelli che abbiamo citato prima, ma semplicemente con misure di clemenza.
Il centrosinistra vuole far approvare il provvedimento proprio al centrodestra, mentre noi riteniamo che sarebbe opportuno sottoporre questa scelta al giudizio degli elettori, perché, se è vero quanto dichiara l'onorevole Pisapia, ossia che l'amnistia e l'indulto non sono un atto di buonismo istituzionale ma di saggezza politica, oltreché di corretta applicazione di norme costituzionali, allora noi chiediamo al centrosinistra di dirlo con chiarezza agli elettori in campagna elettorale.
L'atto di clemenza, quindi, diventerebbe un punto del programma elettorale delle forze politiche. Vadano a chiedere il voto agli elettori con questa proposta e, considerato che nel programma elettorale del centrosinistra è già inserito l'innalzamento dell'età pensionabile e il diritto di voto agli extracomunitari, abbiano il coraggio di inserirvi anche l'atto di clemenza
per i delinquenti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fontanini. Ne ha facoltà.
PIETRO FONTANINI. L'amnistia e l'indulto, oltre ad essere sponsorizzati da quasi tutti i colleghi del centrosinistra, sono stati annunciati qui a Roma con dei manifesti murali attaccati proprio a pochi passi da quest'aula da un sedicente comitato di disoccupati europei. Probabilmente la questione ha attinenza con la disoccupazione a livello europeo. Con slogan cubitali ed utilizzando anche l'immagine del Papa Giovanni Paolo II, gli stessi manifesti proclamano la necessità e l'urgenza di svuotare rapidamente le carceri perché i detenuti sono stanchi di promesse e di visite di politici, che in più occasioni hanno fatto intravedere loro la possibilità di uscire dalle carceri stesse.
I postulanti di queste promesse provengono da quasi tutti i partiti. Solo un partito si dissocia da questa linea di apertura delle carceri ed è il nostro, la Lega Nord che, coerentemente con quanto promesso ai cittadini italiani durante la campagna elettorale del 2001, dichiara di impegnarsi per la certezza della pena e, soprattutto, per una lotta dura alla criminalità, per dare ai cittadini onesti la consapevolezza di vivere in un paese in cui la loro sicurezza sia sempre più una certezza.
Noi, cari colleghi di Forza Italia e dell'UDC, abbiamo vinto le elezioni perché eravamo portatori di queste esigenze. Non solo ci siamo dichiarati contro queste misure di clemenza che hanno contraccolpi negativi per chi crede nella giustizia, ma abbiamo dimostrato in cinque anni di Governo di aver combattuto con fermezza il crimine.
Proprio ieri, il ministro dell'interno, nominando altri poliziotti di quartiere, ha elencato tutta una serie di dati che evidenziano come, in questi anni, i crimini siano fortemente diminuiti: è il risultato della fermezza della lotta alla criminalità di una politica concreta che ha prodotto ottimi risultati.
Colleghi di Forza Italia, non rovinate il lavoro del vostro ministro Pisanu svuotando le carceri: diciamo «no» all'amnistia e all'indulto (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Seneen. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO DE SENEEN. Signor Presidente, il provvedimento all'esame dell'Assemblea riguarda certamente una materia molto importante ed interessante e per questo ho seguito tutto il corso dei lavori con estrema attenzione.
Tre passaggi mi hanno colpito in maniera particolare. Il primo riguarda le affermazioni fatte dall'onorevole Falanga, che ha accusato Alleanza nazionale e la Lega Nord di voler espropriare i carcerati di ciò che è un loro sacrosanto diritto sancito dalla Costituzione. L'articolo 79 della Costituzione, al quale ha fatto riferimento l'onorevole Falanga, non prende in considerazione diritti ma concessioni, tanto è vero che è necessario che sia emanata una legge ad hoc affinché vengano, appunto, concessi l'amnistia e l'indulto.
La seconda cosa che mi ha particolarmente colpito è la patente di «opportunisti» che dalla maggior parte degli intervenuti è stata affibbiata ai rappresentanti di Alleanza nazionale e della Lega Nord. Non credo che a chiunque sia dotato del senso dell'udito e del bene dell'intelletto possa essere mai sfuggito il fatto che Alleanza nazionale e la Lega Nord sono sempre stati favorevoli alla certezza della pena e all'equità della stessa.
Non è qualcosa che abbiamo tirato fuori oggi o ieri per questioni propagandistiche ed elettorali, ma è argomento nel quale abbiamo sempre creduto e che abbiamo sempre ribadito con fermezza. Sull'equità della pena non vogliamo discutere; una volta che il giudice ha comminato una pena, riteniamo questa giusta e non ne vogliamo discutere, mentre vogliamo discutere
sulla certezza della pena. Il senso della giustizia, al quale si appellava l'onorevole Kessler, è a 360 gradi (deve essere a 360 gradi!); pertanto, se, da un lato, può essere da lui ritenuto giusto che si adotti un provvedimento di benevolenza nei confronti dei carcerati e dei reclusi, così è altrettanto giusto, a mio modo di vedere, che si adotti un provvedimento di giustizia nei confronti di coloro che sono stati danneggiati dalle azioni criminose, facendo sì che chi si è visto riconoscere delle responsabilità paghi per intero la pena che gli è stata inflitta.
La terza considerazione è la seguente (mi meraviglia molto il fatto che, a parte l'onorevole Patarino, nessun altro abbia sollevato il problema): si parla di sovraffollamento delle carceri, di condizioni di vita difficili per i detenuti, ma nessuno ha parlato delle condizioni difficili e stressanti in cui versano quotidianamente coloro che svolgono funzioni di verifica e di controllo e che hanno delle grandi responsabilità all'interno delle carceri. Sto parlando delle guardie carcerarie che, oltretutto, hanno la responsabilità - lo voglio ricordare a coloro che non lo sanno - dell'incolumità dei detenuti stessi.
Se è vero, come è vero, che non è certamente agevole vivere in celle strutturate per la permanenza di tre detenuti qualora i suddetti diventino sei, è altrettanto vero che non è facile gestire la vita carceraria quando ci si trova di fronte ad un sottodimensionamento delle strutture e, quindi, quando ogni operazione assume caratteristiche di rischio decisamente superiori a quelle per le quali sono state previste le stesse strutture.
L'onorevole Mantini ha affermato che il centrodestra, nel corso dei cinque anni, non ha fatto nulla, ma vorrei fare presente una cosa: in Sardegna, realtà di cui posso parlare perché provengo da quella regione (pertanto, ho conoscenza diretta del problema), gli appalti per la costruzione di tre carceri (ad Oristano, a Cagliari ed a Sassari) sono fermi perché la giunta di centrosinistra che attualmente governa in Sardegna non ha messo la commissione preposta alla valutazione dell'indennità definitiva di esproprio in condizioni di formulare il proprio parere, e quindi i lavori sono bloccati.
Per queste ed altre ragioni, ritenendo che il fine del provvedimento in esame non sia quello di risolvere il problema (trattandosi di un provvedimento con fini propagandistici ed elettoralistici), preannunzio l'espressione da parte del gruppo di Alleanza nazionale di un voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Menia. Ne ha facoltà.
ROBERTO MENIA. Signor Presidente, vorrei pronunciare poche, ma sentite parole sull'argomento. Ieri sera, ieri notte, questa mattina e nel corso di questo primo pomeriggio, la nostra parte politica ha avuto modo di sviluppare, sviscerare con chiarezza, coerenza e concretezza il senso di una posizione che è chiara e che non ha infingimenti né contraddizioni.
Lo abbiamo fatto dopo essere stati costretti da un'operazione tutta propagandistica ad una forzatura; la prima è stata quella di inserire all'ordine del giorno, posponendo il provvedimento concernente le forze dell'ordine, quello sull'amnistia e sull'indulto. Con felice battuta, il nostro capogruppo ha detto: per noi, prima le guardie e poi i ladri!
Abbiamo contribuito a vedere - chi da vicino, chi da lontano - la vergogna di un'aula semivuota il 27 dicembre scorso, dopo che un gruppo si era prodigato ad apporre delle firme, senza però farsi vedere quando si è trattato di essere presenti.
Abbiamo visto la piccola-grande vergogna di ieri sera quando, dopo i grandi proclami, non vi era nessuno. Abbiamo denunciato le contraddizioni di tutta quella parte che invoca il Papa, ma a corrente alternata, perché è un Papa che va bene quando chiede clemenza per Caino, ma che non va più bene quando invece invoca la stessa clemenza per i tanti Abele mai nati e soppressi per aborto.
Potremmo continuare in questo esercizio dialettico per ore ed ore, potremmo
inchiodare questa Camera ad altre ore di discussione, ma riteniamo che a questo punto sia più logico che le contraddizioni che abbiamo denunciato vengano fuori plasticamente, con un voto. Allora, votiamo pure, vediamo se per davvero vi è questo spaccato d'Italia che ritiene prioritari l'indulto e l'amnistia, vediamo se da una parte vi è una banda di irriducibili - come siamo stati descritti - e, dall'altra, la banda delle buone intenzioni o se tutto ciò è soltanto demagogia.
Penso che con questo voto saremo noi a sconfiggere la demagogia, la bassa propaganda, l'ipocrisia, la falsità (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
NINO MORMINO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1, ad eccezione degli identici emendamenti Lussana 1.18, Raisi 1.30 e 1.150 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento), sui quali il parere è favorevole. Tali emendamenti riguardano l'ipotesi relativa alla violazione di norme concernenti il Monopolio dei tabacchi ed altro, per cui occorrerebbe una copertura finanziaria che la V Commissione ci ha comunicato non essere disponibile.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI VITALI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione degli identici emendamenti soppressivi Lussana 1.1 e Anedda 1.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ovviamente Alleanza nazionale esprimerà un voto favorevole sugli identici emendamenti soppressivi dell'articolo 1.
Abbiamo ascoltato attentamente quanto affermato dal Presidente all'inizio dell'esame del provvedimento. Questi emendamenti soppressivi saranno votati con la normale maggioranza e non con quella prevista dalla Costituzione per l'amnistia.
Avremmo preferito ritirare immediatamente i nostri emendamenti riferiti all'articolo 1 per rendere possibile quello che il collega Menia ha testè affermato, vale dire subito un voto definitivo chiarificatore sull'esistenza o meno della maggioranza dei due terzi prescritta per votare l'amnistia. Tuttavia, non possiamo farlo, in quanto, permanendo comunque emendamenti presentati da altri gruppi, in ogni caso si voterebbe su questi emendamenti soppressivi e non sul mantenimento dell'articolo per la votazione del quale occorre la maggioranza qualificata. In sostanza, affinché si metta subito una pietra tombale sul desiderio di far passare questo provvedimento, occorrerà che gli emendamenti in esame siano approvati con la maggioranza semplice.
Avremmo potuto fare come altri hanno fatto in questo scorcio finale di legislatura, tenendo bloccato il Parlamento. Riteniamo invece che il voto che stiamo per esprimere sia importantissimo. Sarà già possibile, nell'ipotesi in cui gli emendamenti soppressivi in esame venissero approvati, capire subito che non esiste la possibilità di votare l'amnistia: non solo non vi sarebbe una maggioranza dei due terzi, non vi sarebbe neppure una maggioranza semplice. Ma anche qualora venissero respinti, dal numero dei votanti apparirebbe subito chiaro se vi è o meno questa benedetta maggioranza dei due terzi, affinché l'Assemblea ne prenda coscienza e non ci costringa a perdurare in un'inutile attività propagandistica. Ci avete accusato di fare ostruzionismo, insieme con la Lega, per motivi di propaganda. La verità è che non c'è nessuna maggioranza, allo stato, che
consenta di far passare questo provvedimento. E se è vero, come ci si dice, che nel fronte favorevole al provvedimento vi è chi non è a favore dell'indulto ed è a favore dell'amnistia, e viceversa, non vi è neanche la possibilità di far passare la seconda parte del provvedimento, relativa all'indulto.
Dunque, la decisione di inserire, con i modi che conoscete, questo punto all'ordine del giorno, e di posticipare l'esame della proposta di legge, presentata dalla Lega, sulla legittima difesa, e della nostra proposta sulle carriere dei Carabinieri, della Polizia, della Guardia di finanza, della Polizia penitenziaria e di tutte le Forze dell'ordine, grida ancora vendetta. Per tali motivi cerchiamo di accelerare i tempi, in quanto vogliamo che negli ultimi venti giorni della legislatura, se non vi è una maggioranza per approvare l'amnistia e l'indulto, ci si possa occupare di altro. Se, al contrario, vi fosse, faremmo ostruzionismo fino all'ultimo momento, ma siamo convinti che questa maggioranza non c'è, che voi sapete che non esiste e che ci tenete qui solo per fare fumo.
Dunque, come fanno i giocatori di poker, vogliamo dire: vediamo. Questo voto è il voto di chi chiede di capire se esiste tale possibilità, o se ci troviamo qui soltanto per accontentare qualcuno che ha bisogno di questo argomento - e magari non si tratta soltanto di chi è all'interno di quest'aula - per avere voce in capitolo prima delle elezioni.
Annuncio pertanto il voto favorevole del gruppo di Alleanza nazionale sugli emendamenti interamente soppressivi dell'articolo 1 (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci accingiamo ad esprimere voto favorevole sugli identici emendamenti soppressivi in esame, perché, come più volte abbiamo avuto modo di enunciare in quest'aula e come è stato ampiamente dichiarato dal collega Mantini, abbiamo maturato un convincimento serio, ponderato, profondo circa la necessità di adottare un provvedimento di indulto che risponda all'esigenza di venire incontro a coloro che in carcere scontano una pena in termini assolutamente difformi da quelle che sono le condizioni etiche e filosofiche che provengono dalla cultura illuminista, cristiane ma anche costituzionalmente garantite.
Abbiamo ritenuto che questa fosse la soluzione corretta ai problemi che venivano posti dall'esigenza che emergeva all'interno delle carceri, e della quale tutti in quest'aula ci siamo sentiti portatori. Nessuno infatti ha affermato che le istanze provenienti anche dal Sommo Pontefice non erano corrette, e in tutti gli interventi è stata richiamata la drammatica situazione nelle carceri. Abbiamo dunque ritenuto di sostenere un provvedimento di indulto, che è l'unico ad avere la caratteristica di poter immediatamente intervenire sul problema carcerario.
Coloro che in questa sede hanno affermato di voler approvare l'indulto a condizione che si introduca anche l'amnistia, ovvero coloro che hanno ritenuto che l'amnistia fosse provvedimento necessario ed indispensabile anche per un provvedimento di indulto - colleghi ai quali io non posso disconoscere la buona fede, anche se alcune riserve in ordine ad alcuni atteggiamenti le ho maturate e le conservo - sono in grave errore.
L'amnistia non serve a risolvere i problemi delle carceri: serve esclusivamente a liberare i tavoli dei pubblici ministeri da molti processi oggi, ma soprattutto è strumento pericolosissimo in un momento in cui la sensibilità sociale è fortemente allarmata da fatti che impongono rigore etico - mi riferisco ai colleghi che hanno assunto nei confronti di questo provvedimento atteggiamenti non condivisibili -, ma soprattutto che impongono un estremo rigore nel valutare i principi di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, di modo che non vi siano cittadini che soffrono
delle disfunzioni della giustizia e cittadini che di queste si approfittano per garantirsi un'impunità.
Si scontrano due culture, me ne rendo conto, ma ho il dovere di sottolineare in questa sede che il voto che noi esprimeremo non è minimamente sovrapponibile, quanto a presupposti culturali dai quali esso muove, al voto che daranno altri, perché la nostra è una cultura di legalità ed una cultura di rispetto della persona umana, che non è sovrapponibile con la cultura del populismo di comodo. La prossima settimana discuteremo della cosiddetta legittima difesa: ritengo che non sia corretto - molti di voi lo sanno - affrontare questo provvedimento, perché esso è destabilizzante all'interno del sistema penale e, soprattutto, non è possibile farlo senza avere la capacità di disegnare complessivamente un sistema penale nel quale esso potrebbe anche trovare ospitalità, a condizione però che il sistema fosse interamente diverso.
Colleghi che vi siete sempre occupati di problemi della giustizia, non si può affrontare alcuna riforma che attenga al diritto penale sostanziale o al diritto penale processuale senza avere una visione organica e non si può procedere a provvedimenti fatti come lo spizzico delle caramelle o dei cioccolatini, una volta di qua o una volta di là, a seconda delle convenienze del momento, che non rispondono ad un progetto organico e che hanno, conseguentemente, la capacità di destabilizzare il sistema senza avere alcun elemento positivo da apportare ad esso!
Noi abbiamo una cultura della legalità che vuol dire rispetto delle regole e cultura della universalità della giurisdizione, tradotta nel principio costituzionale secondo il quale la legge è uguale per tutti e non può essere gabellata con provvedimenti che creano necessariamente delle crasi tra cittadino e cittadino, tra ceti sociali, tra appartenenze diverse. Siamo per la cultura della legalità, che vuol dire anche cultura dell'equità della legge e che ci ha condotto ad adottare il nostro atteggiamento. Vi è una cultura che proviene dalle scuole platoniche, da quelle socratiche, che viene da Sant'Agostino, che spesso è intervenuto su questo tema. Non si tratta di una cultura nata dopo il Medioevo; né, tanto meno, è una cultura longobarda. Mi scuseranno i colleghi della Lega se faccio questa notazione, ma ho sentito troppe volte fare riferimento improprio a culture cui loro non appartengono, perché, come dice il Manzoni, «di essi fu propria una cultura dell'offesa in ragion del numero».
Noi vogliamo un sistema giusto ed efficiente e per questo lavoreremo, se avremo la ventura di farlo nella maggioranza nella prossima legislatura, affrontando il problema in termini diversi e cercando di coinvolgere tutti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, credo che debba essere chiaro ai colleghi, e mi rivolgo in particolare a quelli del centrosinistra, che l'emendamento soppressivo in esame è stato presentato dal gruppo della Lega Nord...
IGNAZIO LA RUSSA. E da Alleanza nazionale!
ENRICO BUEMI. ...e da Alleanza nazionale, cioè quelle forze politiche che ritengono che per affermare i principi di giustizia nel nostro paese bisogna ampliare il raggio delle facoltà del cittadino di farsi sostanzialmente giustizia da solo mettendo mano alla pistola (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana). Questo è, in buona sostanza, il contenuto di quell'emendamento che proviene da quel versante culturale! Questo è il senso di quell'emendamento che proviene da una forza politica che in questi anni ha retto, attraverso un suo ministro, il senatore Castelli, il Ministero della giustizia. Quella giustizia che oggi fa registrare nel nostro paese oltre 8 milioni di processi arretrati, oltre 160 mila prescrizioni per decorrenza di termini ogni anno e più di 60 mila detenuti nelle nostre carceri e che promette di
risolvere il problema attuale dei reclusi con la costruzioni di venti nuove carceri che, se va bene, saranno completate tra otto-dieci anni...
DARIO GALLI. E cosa pensavi di fare?
ENRICO BUEMI. Questo è il retroterra culturale...
DARIO GALLI. Ubriacone!
ENRICO BUEMI. ...ed anche etico.
ENRICO BUEMI. Io sono del paese del (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di portare rispetto!
ENRICO BUEMI. ...e ne sono onorato (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Ai colleghi del centrosinistra dico che possiamo anche avere opinioni diverse nel merito...
FRANCESCO GIORDANO. Presidente, ha usato come epiteto: «ubriacone»!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, che cosa volete che dica? Sto vigilando, pertanto non ho bisogno che voi me lo diciate (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)!
ENRICO BUEMI. ...ma dare spazio alla Lega Nord per affermare una sua linea, così come viene affermata attraverso la soppressione dell'amnistia, è un'iniziativa che francamente ci lascia sconcertati e che evidentemente apre le porte ad una profonda riflessione.
Desidero svolgere un'ultima considerazione. Di amnistia e di indulto c'è bisogno oggi nel nostro paese e ci sarà, e ciò lo dico agli amici e compagni del centrosinistra, bisogno domani nel momento in cui, speriamo tutti insieme, assumeremo responsabilità di Governo. Non affrontare oggi questo problema significa anche creare condizioni difficili per poterlo affrontare domani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Rosa nel Pugno e di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, intervengo, a nome del gruppo della Lega Nord, per testimoniare un fatto singolare. In questa sede noi oggi abbiamo visto consumarsi, tra i banchi dei colleghi del centrosinistra, un autentico dramma istituzionale. Al di là dei tanti richiami all'unità, al confronto e alla civiltà giuridica, oggi ci si trova di fronte al fatto che non c'è accordo tra coloro che appartengono ad una coalizione che si candida a governare questo paese. Si scopre, ancora una volta, che alle vostre parole non corrisponde alcun fatto. Qualcuno potrebbe, agitandosi, individuare delle contraddizioni all'interno della Casa delle libertà, ma queste non ci sono. Non ci sono per un motivo molto semplice; perché questa Assemblea, ancora una volta, dimostra che c'è qualcuno che non ha il coraggio di portare fino in fondo le proprie azioni e non ha la capacità politica di persuadere persone, che si uniscono alla vostra coalizione, che cambiano denominazione e che si definiscono oggi la Rosa nel Pugno ma che probabilmente dovrebbero ribattezzarsi, per salvarsi sul piano elettorale, perché questa è una vetrina elettorale per qualcuno, un «pugno nello stomaco» dopo che si dimostra che si cita il Santo Padre, un giorno sì e un giorno no, per misere convenienze elettorali (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Noi ci troviamo nella necessità di segnalare un aspetto singolare. Più precisamente, in queste settimane e in questi giorni si sono cercate quelle, che nella prima Repubblica, si definivano convergenze parallele. Si doveva parlare, ma non bisognava far capire troppo che dovevamo stare dalla stessa parte ...! Mi spiace per i colleghi di Forza Italia e mi auguro che essi abbiano una sorta di ravvedimento
operoso. Colleghi di Forza Italia, quando l'iniziativa politica parte dal vostro partito, dai banchi dell'opposizione, in maniera ideologica, si oppone un assoluto rifiuto al confronto con il vostro movimento politico (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana); quando, invece, è l'opposizione a chiedere un confronto, Forza Italia diventa un partito con cui è possibile dialogare sui temi più vari.
Si parla di civiltà giuridica e di grande tradizione democratica, ma soltanto a senso unico: quando serve alla causa di chi vuole occupare lo spazio di questa maggioranza per «portare a casa» provvedimenti che, quando governava il centrosinistra, non si è avuto il coraggio di affrontare per cinque anni (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Questa è una cartina tornasole!
Permettetemi di concludere con una battuta. L'atteggiamento ostruzionistico che abbiamo tenuto e l'opposizione dura che abbiamo condotto, usando tutti gli strumenti temporali e contenutistici a nostra disposizione costituiscono il primo atto della legittima difesa dei cittadini, i quali non sono populisti, ma vogliono essere sicuri nelle loro case, e non sono come i «compagni» con la falce ed il martello che vivono nei centri storici, in case con i soffitti laccati, che hanno macchine e barche (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana - Commenti del deputato Bellillo) e che non rappresentano più quel mondo che rappresentavano negli anni Cinquanta. Adesso, costoro sono la brutta copia di quello che sono stati nella loro storia (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
LUCIANO DUSSIN. Bravo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, prendo la parola a titolo personale, essendo già intervenuti altri colleghi, con una certa sofferenza, che non è emozionale ma politica. Essa nasce dalla coscienza del fatto che, in questo momento, il mio e gli altri partiti che hanno scelto la linea del voto favorevole agli emendamenti soppressivi in esame stanno commettendo un errore politico.
Non c'è nulla di male: in politica, può capitare di avere opinioni diverse; ma poiché io credo nel partito democratico fino in fondo, ritengo che, di fronte a simili questioni, vi sarebbe stata, probabilmente, l'opportunità per provare a delineare effettivamente qualcosa di nuovo, uno scenario nuovo, ed anche un'attenzione diversa, e magari nuova, rispetto a determinati problemi.
Rispetto profondamente il lavoro svolto da tutti i colleghi, in particolare da quelli del mio gruppo, in Commissione giustizia. Tuttavia, signor Presidente, rimango della convinzione che, in questo momento, per il sistema carcerario, ma anche per il sistema della giustizia, pensare di disgiungere un provvedimento di indulto da uno di amnistia sia semplicemente un errore politico. È questa la ragione per la quale voterò contro gli emendamenti soppressivi dell'articolo 1.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, desidero confermare, coerentemente con la battaglia che ha visto impegnati i deputati Verdi in queste settimane, la nostra volontà di fare il possibile, pur prendendo atto delle condizioni politiche che si stanno determinando in quest'aula, affinché l'amnistia sia varata e sia accompagnata da un provvedimento di indulto.
Quindi, voteremo contro gli emendamenti soppressivi in esame, con la convinzione della necessità di un intervento complessivo, capace non soltanto di intervenire sulle sanzioni penali già applicate con sentenze passate in giudicato, attraverso lo strumento dell'indulto, ma anche, sia pure nella limitatezza dell'articolo approvato dalla Commissione due giorni fa,
su alcuni tra i milioni di procedimenti penali pendenti. Senza un provvedimento di amnistia, questi ultimi continueranno a contribuire all'incertezza della sanzione penale e continueranno a far lavorare i tribunali e le Procure della Repubblica, anche se, come sappiamo, quando tale lavoro arriverà alla fine sarà la casualità a determinare l'estinzione o meno del processo penale.
Devo sottolineare anche che, come Verdi, francamente rimaniamo molto contrariati dall'atteggiamento dei Democratici di sinistra e della Margherita. Lo affermiamo, ovviamente, con rispetto della loro posizione politica, ma riteniamo che la convergenza si dovesse misurare nell'ambito di un voto parlamentare. Infatti, la parte più retriva del Parlamento ha usato ed usa in maniera demagogica la questione dell'amnistia per una campagna forcaiola e giustizialista che non ha alcun riscontro con il tema reale, quello delle condizioni del nostro sistema penitenziario e della necessità di un intervento capace di ridurre quell'aggravio di pena che non è scritto nella nostra Costituzione ma deriva dal sovraffollamento e dalle condizioni sanitarie delle nostre carceri. È una vergogna il fatto che nei nostri istituti di pena il tasso di mortalità è molto più elevato di quello registrato al di fuori. Perciò, pur con tutto il rispetto, come Verdi rimaniamo negativamente sorpresi della convergenza che può maturare in quest'Assemblea tra quella posizione ed una parte del centrosinistra, costituita dai Democratici di sinistra e dalla Margherita. Lo affermiamo perché sappiamo che non vi è alcuna convergenza di valori. Anzi, le battaglie combattute insieme, il lavoro che, insieme, stiamo svolgendo riguardo al programma dell'Unione e ai delicati temi della giustizia nel nostro paese ed anche la possibilità di creare una convergenza di Governo per il futuro del paese trovano una differenziazione in questo voto relativo all'amnistia, il quale apre un problema politico che non deve essere enfatizzato ma che sarebbe un errore sottovalutare. Ci auguriamo che vi sia ancora il margine per una riflessione...
PRESIDENTE. Onorevole Cento...
PIER PAOLO CENTO. ... sul voto dei singoli parlamentari dei Democratici di sinistra e della Margherita.
PRESIDENTE. Onorevole Cento...
PIER PAOLO CENTO. Concludo, signor Presidente.
Riteniamo che il centrosinistra debba combattere a testa alta una battaglia, in questo Parlamento e nel paese, per garantire la sicurezza dei cittadini, un sistema carcerario umano ed una visione della sanzione penale che sia umana e tesa alla rieducazione di chi sbaglia. Questa è la sfida culturale che dobbiamo lanciare e sulla quale noi Verdi impegniamo il nostro partito, a partire dal voto che esprimeremo su questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e Misto-La Rosa nel Pugno e del deputato Craxi)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marotta. Ne ha facoltà.
ANTONIO MAROTTA. Signor Presidente, il gruppo dell'UDC ha sostenuto e sostiene tuttora il provvedimento di amnistia e indulto. A monte di tutto, bisogna svolgere una riflessione, sulla quale dobbiamo concordare tutti. Si è sempre parlato di amnistia e di indulto e se ne parlerà ancora. Forse non li approveremo stasera ma il problema ritornerà perché, per non parlarne più, dovremo risolvere tre problemi che riguardano il sistema della giustizia in Italia. Il primo è quello della ragionevole durata del processo; il secondo è quello della depenalizzazione delle ipotesi di reato meno gravi; il terzo è quello della carcerazione preventiva. Infatti, dei 60 mila detenuti di cui si discute, 20 mila si trovano in stato di carcerazione preventiva nelle carceri italiane. Allora, se non avremo la forza e la volontà di affrontare questi tre problemi, e se questi continueranno a sussistere, in Italia dovremo continuare a parlare di
amnistia e di indulto, che diventano provvedimenti necessari. Ecco perché noi li sosteniamo. Però, non capiamo l'atteggiamento e la presa di posizione di quelle forze politiche che, questa sera, ci dicono che sono favorevoli all'indulto ma non all'amnistia. Forse, non si è compresa la differenza profonda esistente tra amnistia ed indulto.
Con l'indulto, secondo l'opinione di quanti sostengono tale tesi, si farebbero uscire dalle carceri gli imputati per quei reati gravi cui tanto si è fatto riferimento; comprendo l'argomento. Ma noi riteniamo che ciò sia giusto per le esigenze richiamate e per la vita che si svolge nel carcere.
Se sosteniamo che è giusto, adesso, provvedere in tal senso, e che, in questo momento, ciò è esigenza contingente, legata alla presenza di 60 mila detenuti nelle carceri italiane - e giustifichiamo tale ipotesi e siamo d'accordo sul fatto che tali persone, anche se detenute per reati gravi, dall'omicidio all'estorsione, alla rapina, debbano avere uno sconto della pena dell'ordine da uno a due anni -, non comprendo perché, poi, vi sia questa opposizione nei confronti dell'amnistia.
Questi due provvedimenti, infatti, nella storia repubblicana, hanno camminato sempre insieme. Cosa è l'amnistia? Non tanto e non solo si liberano i tavoli dei pubblici ministeri - come è stato sostenuto in questa Assemblea - ma si dà anche la possibilità agli stessi pubblici ministeri, nel momento in cui hanno messo da parte reati di modesta importanza (in tal caso vengono in rilievo infatti reati contravvenzionali e reati per i quali il massimo della pena è previsto in quattro anni), di dedicarsi con più impegno alle ipotesi di reato veramente gravi. Si tratta di quelle ipotesi di reato, qui richiamate, cui fa riferimento l'opinione pubblica; quelle sulle quali dobbiamo concentrare l'attenzione se vogliamo salvaguardare la sicurezza dei cittadini. Esse sono i punti di riferimento; non certo le ipotesi di reato previste dall'amnistia e da questo provvedimento di clemenza.
Inoltre, ho sentito tante discussioni, questa sera, in questa Assemblea; ma nel merito del provvedimento non si è entrati: sul merito, invece, avremmo dovuto confrontarci, discutendo circa quelle fattispecie di reato che noi abbiamo ritenuto di poter inserire in questa ipotesi legislativa di clemenza. Allora, avremmo potuto discutere, in un confronto civile e costruttivo, se aggiungere o espungere talune ipotesi di reato, il che poteva costituire, nel momento attuale, un momento di riflessione ed anche di considerazione da parte dell'opinione pubblica. Nulla di tutto ciò. Si è detto esclusivamente: esiste il problema ma - è quanto sostenuto da una parte della sinistra - noi, lo risolveremo fra tre mesi. Ebbene, non comprendo perché, sul piano politico, sul piano della sostanza del ragionamento, questo problema oggi non possa essere affrontato mentre potrà esserlo fra quattro mesi.
PRESIDENTE. Onorevole...
ANTONIO MAROTTA. Ciò ci lascia molto, molto perplessi.
Ecco perché, con queste considerazioni, noi ci siamo dichiarati fin dal primo momento favorevoli all'amnistia ed all'indulto (Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Finocchiaro. Ne ha facoltà.
ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi voteremo a favore di queste proposte emendative; ma poiché troppo distanti sono le ragioni nostre da quelle che i colleghi della Lega e di Alleanza nazionale hanno qui riferito, io vorrei esporre brevemente i motivi per i quali noi riteniamo - l'abbiamo già detto in questa Assemblea, e l'abbiamo già chiarito più volte in Commissione - che questo provvedimento, nella parte in cui reca la previsione dell'indulto, è da approvare, e da approvare immediatamente; non così per la parte in cui reca la previsione dell'amnistia. Cercherò di spiegare brevemente le ragioni per le quali a questa amnistia noi ci opponiamo.
Un dato i colleghi che hanno sostenuto il provvedimento di amnistia hanno, non dico occultato - sostenerlo sarebbe ingeneroso da parte mia -, ma certo mai evidenziato durante le lunghe giornate di propaganda e di manifestazioni in favore, appunto, dell'amnistia. Il dato, vale a dire, che questa amnistia copre i delitti compiuti fino al 1o giugno 2001; questa amnistia avrebbe, dunque, effetto su una platea di reati che per metà sarebbero prescritti, trattandosi di contravvenzioni (e forse la mia stima è ingenerosa per difetto). D'altra parte, la misura non servirebbe neanche allo scopo tipico delle amnistie, quello di liberare gli uffici giudiziari dal carico di contenzioso nel momento in cui si proceda ad una riforma strutturale che, ad esempio, acceleri i processi o meglio organizzi il lavoro giudiziario. Infatti, i processi per reati commessi cinque anni fa sono già andati avanti ed hanno già occupato le aule giudiziarie.
E poi vi è una ragione, che io ritengo «la» ragione.
Altri colleghi - anche del mio gruppo -, nel corso del dibattito, muteranno forse questa gerarchia, tuttavia la ragione è la seguente.
Vedete, onorevoli colleghi, un paese non può sopportare un'amnistia all'anno: ciò mi sembra troppo chiaro, e non attiene alla responsabilità di nessuna forza politica sostenere una scelta di questo genere. Mi dispiace essere distante, su questo punto, dall'onorevole Buemi, al quale mi permetto anche di dire, in maniera assolutamente amichevole, che mi sembra molto singolare anche l'idea dell'amnistia come riforma; ma su questo aspetto, torneremo più tardi.
Votare «sì» a questa amnistia brucia la possibilità di varare nella prossima legislatura, accompagnandola a riforme che velocizzino i processi, che organizzino il lavoro degli uffici giudiziari, che vedano una diversa ripartizione degli stessi uffici giudiziari sul territorio e che dedichino strutture e risorse alla funzionalità e all'efficienza del servizio giustizia, un'amnistia davvero efficace, che copra i reati commessi non fino al 1o giugno 2001, ma fino a tutto il 2004, ed io direi anche fino ad una parte del 2005.
Su questo punto - è questo il dato politico - il mio gruppo si impegna. Vedete, onorevoli colleghi, ho voluto fare questa affermazione scandendo anche le parole perché stiamo ragionando nell'ambito di un contesto sul quale grava l'anatema lanciato da Forza Italia: o si votano insieme amnistia ed indulto, oppure non se ne fa niente!
Guardate, detta così, potrebbe essere interpretato, in maniera semplicistica, come un ricatto nei nostri confronti. Mi permetto di dire, e si tratta di un punto politico sul quale richiamo l'attenzione dei colleghi, che tale affermazione non suona come un ricatto e non pende su di noi; al contrario, mi pare sia diretta a tutti coloro verso i quali la discussione di questi giorni - che noi, per senso di responsabilità, non abbiamo suscitato - si è rivolta: mi riferisco a quelli che stanno nelle carceri, a coloro che aspettano un provvedimento di indulto ed a quelli che attendono un provvedimento di clemenza.
Ma tale affermazione - chiamiamola ricatto, per intenderci - assume questa caratteristica perché, lasciatemelo dire, si tratta di un modo politicistico di affrontare la partita; mi sembra, invece, che proprio su questa materia e su tale questione il politicismo sia un rischio dal quale dovremmo tutti sfuggire.
L'unica domanda alla quale dovremmo rispondere è: a che cosa serve il provvedimento in esame? Io dico che serve un provvedimento di indulto che valga a far sì che chi è in carcere e sta scontando una pena possa vedersi abbonata una parte della pena stessa, in ragione della gravità del reato che ha commesso, tornando in carcere nel caso in cui, avendo usufruito dell'indulto, dovesse commettere un ulteriore reato. A questo serve: a risollevare la speranza di coloro che si trovano in carcere, a far fronte al sovraffollamento carcerario ed a tenere fede alle promesse che sono state fatte ed alle aspettative che sono state suscitate!
Mi rivolgo anche, onorevoli colleghi, agli amici della nostra coalizione. Guardate che, con questa posizione, ci assumiamo delle responsabilità. Potremmo comportarci in maniera politicistica; potremmo agire facendo finta di niente; potremmo anche votare a favore di questa amnistia che poco produce, che così poco mantiene, ma che così tanto ipoteca le possibilità per il domani! Ma questa possibilità, che è diventato un nostro impegno, noi non possiamo bruciarla.
PRESIDENTE. Onorevole Finocchiaro, si avvii a concludere!
ANNA FINOCCHIARO. Concludo, signor Presidente.
Potremmo dire, come afferma l'onorevole Rossi, che, votando a favore di questa amnistia, ci portiamo avanti per quando governeremo. Ma non lo facciamo, onorevoli colleghi, e non si tratta di una scelta semplice. Non lo facciamo perché cerchiamo di essere fedeli al proposito di fare sul serio e di assumerci responsabilità, anche se, come spesso accade per le scelte responsabili e lungimiranti, esse sembrano non premiare al momento.
Sbagliamo? Tanti colleghi della nostra coalizione, come l'onorevole Intini, ci dicono che forse sbagliamo. Io credo di no; in ogni caso, onorevoli colleghi, anche se noi sbagliassimo - ed io ritengo di no -, non lo faremmo suscitando speranza e disperazione per calcolo elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendete posto, per cortesia. Adesso porrò in votazione gli identici emendamenti Lussana 1.1 e Anedda 1.2, interamente soppressivi dell'articolo 1. Ricordo, l'ho già fatto stamattina, che si applica il principio della maggioranza semplice.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lussana 1.1 e Anedda 1.2, non accettati dalla Commissione e su cui il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione - Commenti del deputato Buontempo).
Me lo indichi, onorevole Buontempo, chi vota per due. Onorevoli colleghi, nessuno voti per due!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana - Vedi votazioni).
(Presenti 405
Votanti 397
Astenuti 8
Maggioranza 199
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 191).
Prendo atto che l'onorevole Crucianelli ha erroneamente espresso un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere un voto contrario.
A seguito della votazione testé svoltasi, è preclusa la votazione degli articoli da 2 a 5, che recano disposizioni applicative delle previsioni in materia di amnistia recate dall'articolo 1, come il relatore potrà confermare.
Onorevoli colleghi, ascoltatemi un secondo. Scusate Onorevole Giovanardi, la prego... Poiché la questione è abbastanza delicata, prego soprattutto i presidenti di gruppo di prestare un attimo di attenzione. Come voi sapete, primi cinque articoli di questo provvedimento sono riferiti all'amnistia, e la restante parte, che si riferisce all'indulto, è in condizione di avere una sua autosufficienza di carattere giuridico. Pertanto, dobbiamo adesso passare all'esame dell'articolo 6, relativo alla concessione dell'indulto. Andiamo avanti: questa è la logica.
Chiedo ora il parere del relatore ...
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, come lei sa, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo avevo sottolineato il fatto di aver seguito interamente i lavori anche in Commissione: questo è un impegno mio e, naturalmente, non lo voglio estendere agli altri.
Tuttavia, in questo momento, al di là della necessità di proseguire sul piano tecnico i lavori, chiedo agli amici di Forza Italia, che hanno fatto una dichiarazione precisa in termini di posizione politica, come intendano andare avanti su questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. È un'affermazione legittima, ma sul piano procedurale devo dare la parola al relatore per il parere.
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Mormino, la prego di attendere.
Onorevole La Russa, ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, in tante altre occasioni un voto assai meno importante di questo, assai meno incisivo sull'insieme del provvedimento, assai meno stravolgente, ha portato alla sospensione della seduta per procedere ad una doverosa verifica con i presidenti di gruppo e ad una riflessione attenta in Commissione per verificare se il provvedimento da solo reggesse, se vi fosse l'adesione di quei gruppi che lo avevano sostenuto per intero. Mi sembra, devo dirlo, assai semplicistico proseguire come se niente fosse accaduto. Qui è successo qualcosa di importante: non soltanto è stato bocciato mezzo provvedimento, ma abbiamo sentito chiaramente l'onorevole Finocchiaro affermare con molta chiarezza - devo dire in maniera ineccepibile - che non si capisce come mai, se non si vota questa parte, poi alcuni non voteranno la seconda parte, ossia l'indulto. In altre parole, vi è già il seme preciso dell'assenza di una maggioranza anche per la seconda parte.
Signor Presidente, la invito a valutare l'opportunità di convocare la Conferenza dei presidenti di gruppo oppure di rinviare in Commissione il provvedimento. La invito caldamente ad effettuare questa valutazione.
PRESIDENTE. Onorevole La Russa, questa volta ho studiato, mi sono preparato bene... È perciò che sono passato con decisione all'articolo 6.
Ciò che lei dice è ineccepibile, anzi, sul piano politico devo dire che ha non uno, ma dieci motivi di fondamento. Sul piano regolamentare, vi è un provvedimento incardinato in Assemblea e, contrariamente ad altre circostanze, in cui una «bocciatura» clamorosa di parti del provvedimento ha portato il Presidente della Camera a rinviare la decisione al Comitato dei nove, questa volta il discorso era chiarissimo fin dall'inizio. Infatti, il provvedimento - in tal senso ho detto che ho studiato - è talmente chiaro in una parte e nell'altra che tutte le questioni politiche che lei pone rimangono nel loro valore intatto, ma sul piano regolamentare la seduta è incardinata. Dunque, o qualcuno di voi - non voglio suggerire io eventuali indicazioni - ha una proposta da formularmi, che apra una fase nuova (lo dico perché sul piano regolamentare ciò è possibile) o debbo passare all'esame dell'articolo 6.
IGNAZIO LA RUSSA. Lo abbiamo chiesto, Presidente, il rinvio in Commissione!
MAURIZIO GASPARRI. Abbiamo chiesto il rinvio in Commissione!
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, voglio ricordare ai colleghi che Forza Italia su questo tema - e lo ha detto molto efficacemente il presidente Pecorella nel corso della seduta straordinaria, l'unica che si è
tenuta in questa, e per la verità anche in altre legislature - una posizione di grande chiarezza.
Sono stato proprio io, signor Presidente a proporre nella scorsa riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, ieri, che di questo tema l'Assemblea discutesse subito, nella giornata di oggi, e non si rinviasse alle fasi conclusive della legislatura, all'ultima settimana, o, peggio ancora, non lo si trattasse affatto. Ho chiesto ciò, signor Presidente, nella consapevolezza che le forze politiche hanno, anzitutto il dovere e la responsabilità di non creare aspettative all'esterno e, soprattutto, di non crearne quando le categorie che sono interessate ai provvedimenti sono, come coloro che vivono nella situazione della costrizione carceraria, in condizioni particolari.
Qual è la posizione che Forza Italia, da cinque anni, esprime nel Parlamento? È una posizione coerente con la tradizione del nostro paese e con tutti i provvedimenti di amnistia e di indulto varati nella storia repubblicana. Noi siamo stati sempre favorevoli ad adottare, in questa legislatura, un provvedimento di clemenza, sia prima dell'appello rivolto dal Sommo Pontefice in Parlamento e, a maggior ragione, dopo tale appello; un provvedimento che si traducesse nella forma legislativa e costituzionale dell'amnistia e dell'indulto e che potesse servire non solo rispetto al fenomeno, che è stato denunciato anche dal ministro della giustizia, del sovraffollamento delle carceri, ma anche rispetto a molti altri mali oggi presenti nel campo della giustizia. Questa è stata la posizione assunta da Forza Italia in tutta questa legislatura, più volte resa nota dai nostri esponenti sia in Commissione, sia in questo stesso dibattito, sia nel corso della seduta del 27 dicembre, sia ancora ieri sera, con l'intervento, oltre che del relatore, dell'onorevole Taormina.
Quindi, mi stupisce che ora si chieda, da parte di qualcuno, a destra o a sinistra, cosa farà Forza Italia. Forza Italia, non essendo passato il provvedimento di amnistia, ed essendo favorevole ad un provvedimento di amnistia e di indulto, non è favorevole ad un provvedimento di solo indulto, che ritiene essere contraddittorio e sbagliato. Da un punto di vista giuridico - non sono un esperto, signor Presidente - avrebbe, al limite, potuto avere senso un provvedimento di sola amnistia, ma mai e giammai avrebbe senso un provvedimento di solo indulto, che non ha alcun precedente ed alcuna logica (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia) e sul quale non capisco perché importanti ed illustri colleghi della sinistra, magistrati ed avvocati, ci stanno trascinando, sapendo perfettamente che esso non risponde ad alcuna logica, né con sovraffollamento delle carceri, né riferimento al lavoro processuale. Di ciò credo che me ne potranno dare atto i colleghi Buemi e Giachetti, che sono stati tra i primi promotori dell'iniziativa della convocazione delle Camere. Quindi, non sorprenderà nessuno che Forza Italia oggi confermi ciò.
Signor Presidente, detto ciò - e mi rivolgo al collega La Russa - sono comunque dell'avviso che anche il voto sull'articolo 6 debba avere luogo oggi per far sì che, così come si è verificato che non vi è stata una maggioranza favorevole all'amnistia (e qui siamo stati sconfitti), si accerti che non vi è neanche una maggioranza favorevole all'indulto, come invece reclamano, a mio giudizio strumentalmente, i colleghi della sinistra.
Quindi, si proceda anche a questo voto, perché sospendere l'esame del provvedimento, rinviarlo in Commissione e chiedere un ulteriore dibattito significherebbe far nascere ancora ulteriori equivoci, creare aspettative all'esterno e mostrare scarso senso di responsabilità (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU)).
Ciò premesso, non so perché venga chiamata in causa la posizione di Forza Italia. In questi cinque anni, con la nostra attività parlamentare, non abbiamo ritenuto di fare campagna elettorale, e lo dico anche a stimabili colleghi di maggioranza; figuratevi se ci mettiamo ora a fare campagna elettorale sulla situazione giudiziaria
e sulla pelle delle persone! Forse, altri adottano questo metodo e questo stile; ma non è il nostro, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusatemi un secondo. Diamo un po' di ordine: hanno parlato gli onorevoli Gibelli, La Russa, Elio Vito; l'onorevole Mazzoni, come anche altri colleghi, hanno chiesto di parlare.
Dopodiché, la mia idea è esattamente quella che ha espresso il presidente del gruppo di Forza Italia, ma per un fatto di responsabilità.
Prego, onorevole Mazzoni, ha facoltà di parlare.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, l'intervento dell'onorevole Elio Vito, in parte, assorbe il mio. Volevo, infatti, rivolgere un appello a Forza Italia per capire quale fosse la sua posizione, considerata anche la posizione del relatore, onorevole Mormino.
Vorrei, poi, sottolineare la posizione dell'UDC rispetto al prosieguo dei lavori. Come ha cercato di segnalare, nei giorni passati e anche nelle ultime ore, l'onorevole Pisapia ai suoi alleati dell'opposizione, il tatticismo messo in atto dal centrosinistra ha colpito. Quel vostro tatticismo ha portato al fallimento di questo provvedimento. In quest'aula era a tutti nota la posizione dei gruppi dell'UDC e di Forza Italia. Mi sorprende, onorevoli colleghi, ritrovare un tale anelito ed ascoltare tanta passione da parte vostra nei confronti dell'indulto e, nonostante ciò, andare avanti nella contrarietà ad un provvedimento di amnistia che, seppure contraddittoriamente, è stato definito dai più del centrosinistra come un provvedimento inutile, che quindi non poteva far paura, come un provvedimento che, sicuramente, non sollevava quella incertezza sociale che anche l'onorevole Fassino, che ritorna sui suoi passi, oggi ha fatto presagire. Né, tantomeno, questa amnistia avrebbe toccato le vicende legate ai drammatici crack finanziari degli ultimi anni: lo dice la data, che è stata ripetuta da più parti, e lo dice anche l'esplicita esclusione di taluni reati chiesta dall'UDC quando ha presentato l'emendamento che inseriva l'articolo sull'amnistia.
Evidentemente, l'ipocrisia doveva essere protagonista di questa aula, come mi sono permessa di dire anche in Commissione. È un atteggiamento che non paga, e mi dispiace per le reazioni che, indubbiamente, questa inutile celebrazione di oggi produrrà all'esterno, poiché, inevitabilmente, ci saranno conseguenze drammatiche.
L'UDC in Commissione ha espresso un determinato parere su tutti gli emendamenti e anche sull'articolato che segue, perché li riteneva strettamente collegati alla prima parte del provvedimento; adesso, abbiamo una posizione diversa. Non crediamo che un provvedimento di clemenza possa ritenersi realmente tale se non è completo; un mezzo provvedimento è una forma di inganno. Noi, come UDC - e concludo signor Presidente - abbiamo esercitato in questi giorni (e continuiamo a farlo adesso con la nostra posizione) il nostro senso di responsabilità, quel senso di responsabilità al quale qualcuno dei colleghi della Lega ci richiamava. Per noi questo è esercizio di responsabilità istituzionale: assumere decisioni anche difficili e non assecondare un'onda emotiva che, per quanto comprensibile, non è giustificabile (Applausi dei deputati dei gruppi dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU) e di Forza Italia).
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. È un momento abbastanza triste della vita parlamentare perché ho l'impressione che il dibattito che si sta sviluppando su un voto molto serio nasconda, in effetti, delle ipocrisie. Se c'è una questione su cui abbiamo sviluppato il confronto in questi mesi e in questi anni, questa è quella riguardante l'affollamento delle carceri. Anche il dibattito
che si è svolto in ordine agli emendamenti soppressivi dell'articolo che prevedeva l'amnistia, in effetti, è risultato deviato rispetto al merito in discussione, dal momento che si è parlato del tema del sovraffollamento delle carceri pur sapendo che l'amnistia non era finalizzata a questo obiettivo. Come tutti sanno, l'amnistia è finalizzata all'alleggerimento del carico delle pratiche accumulate sul tavolo dei pubblici ministeri. Non è un provvedimento clemenziale in senso stretto e non produce effetti efficaci riguardo al sovraffollamento delle carceri: questo è il problema affrontato dall'indulto. L'abbiamo affrontato in misura modesta con il provvedimento assunto due anni fa - il cosidetto indultino - ma questa volta volevamo affrontarlo in termini ancora più efficaci, approvando un provvedimento clemenziale di indulto. Non è vero - lo voglio dire al collega Vito - che non ci sono dei precedenti, perché nel 1990 il Parlamento ha approvato un provvedimento di indulto.
La verità, molto semplice, è che qui vi sono delle forze politiche che hanno utilizzato il tema dell'amnistia perché non volevano che fosse approvato il provvedimento dell'indulto, e la polemica che si fa in questo momento sul voto che c'è appena stato è strumentale! Sapevano, quelli che hanno introdotto il voto sull'amnistia, che questa non sarebbe passata e hanno utilizzato il tema dell'amnistia per poter avere un argomento obliquo, falso per dire di «no» all'indulto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)! La verità è che a voi della condizione della popolazione carceraria, della condizione dei detenuti non interessa niente! A voi interessa semplicemente strumentalizzare ogni tema pur di non affrontare questo, che è il problema centrale, che non avete affrontato in cinque anni di Governo: la condizione delle carceri è peggiorata ed è destinata a peggiorare ancora di più!
Ancora recentemente, all'indomani dell'approvazione di un provvedimento assolutamente inqualificabile, il ministro della giustizia ha detto che la situazione carceraria sarebbe esplosa. Lo ha detto un minuto dopo, non un minuto prima, l'approvazione dell'ex Cirielli, a conferma che a voi della condizione carceraria non interessa niente!
Se, a questo punto, vi rifiutate di votare l'articolo 6, di votare l'indulto, finalmente si sarà rivelato qual è il vostro stato d'animo, qual è la vostra riserva mentale, qual è l'atteggiamento con cui siete venuti in aula ad affrontare questi problemi: semplicemente, un atteggiamento strumentale, elettoralistico! Ripeto: siete assolutamente disinteressati alla condizione delle persone che soffrono!
Se vi sta a cuore la condizione di sofferenza dei detenuti, avete solo una strada: approvare il provvedimento di indulto! Ci sarà poi il tempo per affrontare il tema dell'amnistia, ma in termini molto più seri e non come ce l'avete proposto oggi. Lo voglio dire anche ai colleghi Buemi e agli altri dell'opposizione, i quali sono consapevoli del fatto che un'amnistia così come configurata nell'articolo che è appena stato soppresso era una presa in giro perché non risolveva alcun problema: non quello delle carceri, per le ragioni che ho detto, ma neppure quello dei pubblici ministeri, per la ragione molto semplice che un'amnistia che riguarda i reati precedenti il giugno del 2001, che sono largamente prescritti, non serve a niente, se non ad una speculazione elettoralistica alla quale noi ci siamo sottratti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, darò ora la parola ad un esponente del gruppo Misto e, subito dopo, all'onorevole Finocchiaro, che ne ha fatto richiesta.
Se l'onorevole Cento vuole lasciare la parola all'onorevole Intini... Onorevole Cento, lei è noto per la sua generosità: se vuole smentirla, se ne assume la responsabilità...
PIER PAOLO CENTO. No, no, rimango generoso...
PRESIDENTE. Sta bene. Questo gesto le fa onore, onorevole Cento.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Intini.
UGO INTINI. Signor Presidente, non abuserò della vostra cortesia e spero di parlare anche a nome dell'onorevole Cento, il quale mi interromperà se sarà contrario alle mie osservazioni.
Avremmo voluto l'amnistia e l'indulto, perché entrambe le misure sono contro l'affollamento abominevole delle carceri, ma, in più, l'amnistia è contro l'affollamento delle carte sul tavolo dei magistrati e dei processi che bloccano la giustizia e che - essi sì - danneggiano la sicurezza del nostro paese.
Capisco la lotta della Lega e di Alleanza nazionale contro l'amnistia. Non capisco, però, l'ostilità manifestata dai Democratici di sinistra e dalla Margherita. Mi sembra grave che si sia creato uno schieramento trasversale che comprende, come si evince dalla votazione che si è appena svolta, Lega, Alleanza nazionale, Democratici di sinistra e Margherita.
L'indulto da solo non funzionerà, perché avrebbe dovuto essere accompagnato dall'amnistia. Tuttavia, non siamo disponibili a partecipare ad un gioco al massacro, alla commedia degli equivoci, non ci piacciono i ricatti e le ripicche. Voteremo, pertanto, per l'indulto, perché, se esso libererà anche soltanto un carcerato, sottraendolo a questo mostruoso sistema penitenziario del nostro paese che ci rende lo scandalo dell'Unione europea, comunque sarà un effetto positivo.
Pertanto, sia pur denunciando ciò che è accaduto, di cui si valuteranno a lungo le responsabilità politiche, voteremo a favore dell'indulto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Rosa nel Pugno e Misto-Verdi-l'Unione).
ANNA FINOCCHIARO. Chiede di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA FINOCCHIARO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che i fatti si siano occupati di dimostrare che quel rischio di politicismo, che avevo denunciato con il mio intervento di poco fa, si sia verificato in ogni sua evidenza. Ciò per una ragione: non ho sentito qui, né dall'onorevole Vito, né dall'onorevole Mazzoni, una sola ragione di merito per la quale non debba adottarsi il provvedimento di indulto, che consentirebbe di risolvere il problema del sovraffollamento carcerario e di rispondere alle aspettative e alle speranze che si sono accese nei detenuti e nelle loro famiglie. Non una sola ragione di merito!
Né è apprezzabile la ragione che l'onorevole Mazzoni ha esibito: se questa amnistia non serve a niente, perché non la votate? Non lo facciamo per una ragione molto semplice, onorevole Mazzoni. Lei si richiama alla sua responsabilità istituzionale. Mi permetta di dire che noi la nostra responsabilità istituzionale e politica intendiamo declinarla in altro modo, come fedeltà all'articolo 79 della Costituzione, che prevede la concessione dell'amnistia e dell'indulto, fosse solo per i numeri e per la maggioranza che richiede, come evento eccezionale, come un'occasione non ripetibile e spendibile a distanza di poco tempo.
L'onorevole Intini - che ringrazio per la posizione che esprime a nome del suo gruppo, perché mi pare che essa sia prova di responsabilità - ha denunciato una ragione che più volte, nel corso di questo dibattito, abbiamo contrastato. Non ha senso sgombrare dei pochi fascicoli che fossero ancora sul tavolo dei giudici per reati commessi cinque anni fa al di fuori di una riforma che valga a non far riprodurre, nel giro di sei mesi, come le statistiche della storia della Repubblica dimostrano, lo stesso carico di contenzioso e gli stessi problemi di ingolfamento.
Lasciatemi dire anche un'altra cosa. Capisco che sia l'onorevole Vito sia l'onorevole Mazzoni si facciano carico di un'enfasi che è giusto venga espressa in Assemblea quando si parla a nome dei gruppi che si rappresenta.
Sarebbe stato meglio che quell'enfasi fosse stata utilizzata anche come vigore
per fare in modo che in Assemblea non vi fosse soltanto il 62 per cento dei componenti del gruppo dell'UDC Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro (CCD-CDU), il 68 per cento del gruppo di Forza Italia e non mancassero all'appello cento deputati, in modo tale che se anche tutto il centrosinistra avesse votato con voi comunque non avremmo raggiunto il quorum richiesto dalla Costituzione.
ANTONIO LEONE. Perché non dici anche le vostre percentuali?
ANNA FINOCCHIARO. A questo punto, le posizioni sono chiare: continuare ad avvolgere nella nebbia dei «politicismi» e delle strumentalità, come diceva l'onorevole Castagnetti, sarebbe l'ulteriore grave degrado che la politica potrebbe mostrare rispetto ad una questione così seria e delicata e che - voglio dirlo - non ci appartiene completamente.
Signor Presidente, il nostro gruppo ritiene che si debba proseguire e che occorra che l'Assemblea si pronunci sugli ulteriori articoli (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
GIULIANO PISAPIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Voteremo a favore di un provvedimento di indulto, pur sempre più consapevoli che sarebbe stato necessario, oserei dire fondamentale oltre che urgente, per la nostra giustizia penale un provvedimento sia di amnistia sia di indulto.
Sarebbe stato ragionevole approvare un provvedimento complessivo proprio per evitare di celebrare dei processi che, alla fine, si sarebbero risolti con una condanna che, in ogni caso, non sarebbe stata scontata dato che sarebbe stata condonata e «indultata» la pena.
In questa situazione, però, preso atto del fatto che l'amnistia non è stata approvata, siamo lo stesso convinti che un provvedimento di indulto, purché limitato, possa quantomeno lenire, limitare i danni e ripristinare una situazione di un minimo di vivibilità e di minore disumanità nelle carceri.
Voteremo quindi a favore, anche se riteniamo che questa sia una giornata amara per il nostro Parlamento ed anche - lo devo dire - per la coalizione di centrosinistra (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, Misto-La Rosa nel Pugno e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 458 ed abbinate, sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
NINO MORMINO, Relatore. Presidente, anche per quanto riguarda questo articolo, il parere è contrario su tutti gli emendamenti, ad eccezione dell'emendamento 6.150, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis del regolamento, proveniente dalla Commissione bilancio, che implica problemi di spesa che non trovano copertura.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI VITALI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lussana 6.1 e Cirielli 6.17, interamente soppressivi dell'articolo 6, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana - Vedi votazioni).
(Presenti 386
Votanti 384
Astenuti 2
Maggioranza 193
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 178).
Prendo atto che gli onorevoli Falanga e Magnolfi non sono riusciti a votare ed avrebbero voluto esprimere un voto contrario.
Prendo atto, inoltre, che l'onorevole Patria ha espresso un voto erroneo.
Comunico che, essendo stati approvati gli identici emendamenti soppressivi Lussana 6.1 e Cirielli 6.17, è conseguentemente preclusa la votazione dell'articolo 7.
NINO MORMINO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
NINO MORMINO, Relatore. Signor Presidente, vorrei sottoporre all'attenzione della Presidenza e degli uffici competenti la situazione che si è venuta a determinare in seguito alla votazione testé svoltasi.
PRESIDENTE. Ho capito! Colleghi, l'onorevole Mormino mi sta ponendo il problema dell'articolo 8...
NINO MORMINO, Relatore. Sì, Presidente. Tale articolo prevede un'ipotesi che, così come formulata, presenta una sua autonomia normativa.
PRESIDENTE. Infatti, onorevole relatore, l'articolo 8 prevede la concessione dell'indulto in misura ridotta.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate Attenzione! Inserire il link corretto a (vedi l'allegato A - A.C. 458 ed abbinate sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
NINO MORMINO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 8.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI VITALI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boccia 8.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei esprimere alcune considerazioni, a scopo di chiarificazione, relativamente al punto in cui siamo arrivati, anche al fine di una decisione più consapevole.
Come volevasi dimostrare, non vi è stato il voto del centrodestra sul provvedimento, sia pur limitato, di indulto. Vi sono state molte chiacchiere, vi è stato un fumoso gioco al rialzo, nonché un po' di giustizia «creativa», dopo i fallimenti della finanza «creativa» da parte dell'onorevole Vito, il quale ha affermato che Forza Italia vuole sia l'amnistia sia l'indulto. Poi però, nonostante si trattasse di un'amnistia totalmente inutile, quando si è trattato di votare l'indulto, ha votato contro! Bell'esempio di coerenza e di politichese in ordine ai problemi della popolazione carceraria detenuta in condizioni incostituzionali!
Anche sull'indulto il centrosinistra ha votato coerentemente unito ed il centrodestra si è espresso coerentemente contro.
Mi auguro non sia più scomodato alcun riferimento al discorso del Sommo Pontefice e che, perlomeno, siano ben chiare dinanzi al paese non solo le responsabilità di questo voto, ma anche le mistificazioni, i giochetti, le ipocrisie che lo hanno accompagnato.
L'articolo 8 riguarda un'ipotesi graduata di condono, cioè un'ipotesi minore di indulto, poiché si prevede il condono di un anno per alcune categorie di reati, in particolare i reati di rapina, di cui all'articolo 628, di estorsione, di usura e di alcuni delitti relativi alla pubblica amministrazione.
Riteniamo sia abbastanza assurdo votare una misura di condono limitata ad un anno solo per alcune specifiche categorie di reati (è forse anche incostituzionale) e per tale motivo il gruppo della Margherita si asterrà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, forse questa è l'ultima occasione di dibattito politico e morale all'interno di questo Parlamento.
Avevo sperato che nelle parole dell'onorevole Mantini vi fosse un'apertura, un segnale, pur estremo, pur rarefatto e senza entrare nel merito dei grandi valori di un'amnistia che avrebbe dovuto essere concessa all'inizio della legislatura e contro la quale insistono quei sistemi parlamentari che richiedono i due terzi per la sua concessione, non omologando, quindi, il voto alla volontà di un Governo e determinando veti incrociati che durano ormai da più di dieci anni; avevo sperato che questo estremo appiglio potesse essere un segnale che il Parlamento non ha lavorato invano, che Pannella non ha fatto appelli invano, che il Papa non è entrato in quest'aula invano. Tutto ciò mi sembra una buona ragione per chiedere all'amico Mantini di ribaltare il suo proposito e di votare perché l'indulto, sia pure ridotto, sia consentito almeno per un anno.
Altrimenti, queste conversazioni, la totale mancanza di segnali umanitari e di testimonianza di una volontà costruttiva rispetto al mondo delle carceri sarebbe devastante anche sul piano etico. Quindi, spero che il voto sia contrario alla soppressione dell'articolo 8.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, non avrei preso la parola se il collega della Margherita non avesse ritenuto di svolgere un intervento per la verità incomprensibile. In questi casi credo che il silenzio sia la cosa migliore!
Ci avete costretto a passare alcuni giorni qui, ci avete imposto di sottolineare una nostra coerente e chiara posizione espressa fin dal primo minuto, avete insistito affinché si votasse e si creassero aspettative in quel mondo carcerario che a parole dite tanto di voler difendere, quando anche un bambino di quinta elementare avrebbe potuto capire che non vi erano le condizioni politiche di fine della legislatura perché un simile provvedimento potesse essere approvato. Abbiate la cortesia di far calare un sipario di silenzio su questa incredibile vicenda che avete ammannito all'intero corpo elettorale e alla nazione (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!
Per quanto riguarda l'ultimo articolo, l'onorevole Sgarbi, non abbiamo concesso l'indulto per coloro che hanno commesso reati meno gravi e adesso riconosciamo un indulto ridotto a coloro che hanno commesso i reati più gravi? Lasciamo stare! Credo che nessuno pensi neanche lontanamente a questa possibilità!
Intendo sottolineare che la mia parte politica, che ha espresso un voto contrario sia sull'amnistia sia sull'indulto, si pone tanto quanto gli altri, forse di più, il problema delle condizioni di vita dei detenuti nelle carceri. Tuttavia, colleghi, sapete meglio di me che non era possibile approvare ora questi provvedimenti di clemenza e che se ciò fosse avvenuto si sarebbe trattato di un «pannicello caldo».
Noi, al contrario, vogliamo che all'inizio della prossima legislatura, quale che sia la maggioranza di Governo - anche all'esito degli effetti della legge Cirielli, che impone una maggiore severità nei confronti dei recidivi e che mi auguro tenga di più in carcere chi è abituato a commettere reati a ripetizione -, sia discusso un provvedimento a favore di chi veramente non rappresenta un pericolo per la società. Ci impegniamo pertanto ad essere disponibili alla discussione di un provvedimento all'inizio della legislatura e non quando serve per motivi di bassa propaganda elettorale.
Colleghi, ve lo avevamo detto che era meglio votare prima i provvedimenti più importanti come quello sulla legittima difesa e, a maggior ragione, quello sul riordino delle carriere delle forze dell'ordine (Commenti dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Cinque anni avete avuto!
IGNAZIO LA RUSSA. Lo so che a voi non interessano le forze dell'ordine, lo so che per voi non contano niente, ma per noi rimangono l'impegno principale (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Kessler. Ne ha facoltà.
GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, dichiaro il voto favorevole sull'emendamento in esame, soppressivo dell'articolo 8.
Abbiamo appena perso una grande occasione per approvare l'indulto, poiché la maggioranza dell'Assemblea ha respinto l'articolo 6 che noi fin dall'inizio avevamo sostenuto. Ora, giustamente, viene posta in votazione una seconda parte dell'indulto che, dal punto di vista strettamente tecnico, sta ancora in piedi. Non contestiamo, anzi condividiamo la decisione del Presidente, che è una decisione tecnico-procedurale, ma come gruppo dobbiamo assumere delle decisioni politiche.
Il nostro gruppo, da sempre favorevole all'indulto, non può certo votare l'articolo 8, che, rimasto da solo, avrebbe il seguente significato: l'indulto non lo si dà a nessuno, perché questo è stato il voto della maggioranza sull'articolo 6, tranne che a coloro i quali hanno commesso rapine aggravate, estorsioni aggravate, usura o i reati più gravi contro la pubblica amministrazione. Paradossalmente l'articolo in esame, che aveva un senso nel contesto dell'indulto, per ridurre l'indulto nei confronti dei reati più gravi, se dovesse ora essere approvato da solo, darebbe la possibilità di beneficiare dell'indulto soltanto ai condannati per i reati più gravi. Si tratterebbe di una vera beffa, e dunque, non per responsabilità nostra, dobbiamo chiudere qui il discorso su un indulto che a questo punto rimarrebbe un indulto beffa, solo per i grandi delinquenti.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, ricordo che, dopo la conclusione dell'esame di questo provvedimento, dobbiamo riprendere l'esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge in materia di emergenza rifiuti. Sono previste pochissime votazioni...
Una voce dai banchi dell'opposizione: No!
PRESIDENTE. Ma come «no»? «No» lo dice lei!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo che occorra avere un po' di coerenza. È stato appena respinto un provvedimento di indulto estremamente limitato, che riguardava i soggetti più deboli, gli emarginati, i tossicodipendenti, la detenzione sociale. Ora ci viene proposto, con l'articolo in esame, un indulto di un anno per i rapinatori, per chi è stato condannato per estorsione aggravata, per usura, per rivelazione di segreti d'ufficio. Ritengo che l'approvazione di tale norma costituirebbe non soltanto un danno gravissimo per la giustizia,
ma anche una beffa per il lavoro che tutti noi, rispettando le posizioni di ciascuno, abbiamo svolto finora.
È stato un dibattito duro, serio, importante. Purtroppo credo che non abbia vinto la ragionevolezza, ma ritengo doveroso per questo Parlamento approvare l'emendamento soppressivo in esame, evitando così una vera e propria vergogna per il Parlamento stesso.
PRESIDENTE. Avverto che sono stati ritirati dai rispettivi presentatori gli emendamenti Boccia 8.20 e Buemi 8.1.
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Boccia 8.2 e Gamba 8.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.
MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, intendo semplicemente reagire alle parole pronunciate poco fa dall'onorevole La Russa. Non ammettiamo che qualcuno in quest'aula possa ritenersi paladino esclusivo delle Forze di polizia, che non appartengono a questa o a quella forza politica, ma appartengono a tutti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani. Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Mi si consenta solo una nota: visto che Alleanza nazionale parla molto di riordino, poteva essere presente stamattina alle nove meno un quarto in Commissione giustizia a votare il parere relativo a questo provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-La Rosa nel Pugno - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Boccia 8.2 e Gamba 8.3, interamente soppressivi dell'articolo 8, non accettati dalla Commissione e sui quali il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 359
Votanti 356
Astenuti 3
Maggioranza 179
Hanno votato sì 353
Hanno votato no 3).
Avverto che, a seguito della soppressione dell'articolo 8, risultano preclusi tutti i restanti articoli in materia di indulto.
Poiché, a seguito delle votazioni effettuate, risultano respinti o preclusi tutti gli articoli recanti la disciplina sostanziale per la concessione dell'amnistia e dell'indulto, non procederemo alla votazione della proposta di legge al nostro esame, in quanto essa si intende respinta nel suo complesso.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2005, n. 245, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6236
sezione 1), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 2).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 3).
Ricordo che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 4).
Ricordo altresì che nella seduta di ieri è mancato il numero legale nella votazione della proposta di chiusura della discussione sul complesso delle proposte emendative presentate. Occorre dunque ripetere tale votazione.
DARIO GALLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Galli, adesso non le posso dare la parola.
Onorevole La Russa, lei aveva avanzato la richiesta di chiusura della discussione: intende ritirarla?
IGNAZIO LA RUSSA. Sì, Presidente, la ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo allora ai pareri...
DARIO GALLI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO GALLI. Signor Presidente, capisco che io sono della Lega, sono varesotto e lombardo e, quindi, sono meno intelligente della media nazionale. Come ho già ricordato prima, capisco che ai suoi occhi noi della Lega siamo una forza di maggioranza di serie B, ma visto che sull'ordine dei lavori dà la parola a tutti, non capisco perché quando la chiedo io non me la concede mai.
Chiusa la parentesi, perché tanto il mondo va avanti lo stesso, vorrei capire quale sia l'intenzione della Presidenza in questo momento: se, in particolare, come ci pare di aver percepito, è quella di proseguire nell'esame del decreto-legge sull'emergenza rifiuti in Campania, apprezzate le circostanze, il nostro suggerimento sarebbe quello di rinviarlo alla settimana prossima perché è evidente che la posizione del gruppo che in questo momento ho l'onore di rappresentare, per quanto meno intelligente della media degli altri gruppi, sarà la stessa di quella di 36 ore fa. Quindi credo che, così facendo, perderemmo tutti due ore...
PRESIDENTE. Onorevole Galli, anzitutto le vorrei dire che lei è uno dei simboli dell'intelligenza in quest'aula, per cui mai e poi mai potrei dire che lei ha un livello di intelligenza inferiore alla media. Detto questo, la mia intenzione è quella di acquisire il parere del relatore e del Governo sugli emendamenti per poi verificare le circostanze nel cui contesto ci muoviamo. Come vede, attingo dalla sua intelligenza...
UGO PAROLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
UGO PAROLO. Volevo solo dirle, Presidente, che così ci siamo intesi perfettamente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti presentati.
MARIA GABRIELLA PINTO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sui seguenti emendamenti: tutte le proposte emendative di recepimento delle condizioni poste dalla V Commissione, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento; l'emendamento Piglionica 1. 5, che assorbirebbe anche una delle condizioni poste dalla V Commissione; l'articolo aggiuntivo 1. 050 del Governo ed il relativo subemendamento Scalia 0.1.050.1, come modificati sulla base della condizione posta dalla V Commissione, per la quale si
esprime parere favorevole; l'emendamento Stradella 3.10; l'emendamento Stradella 5.19; gli emendamenti Realacci 6.2 e 6.4.
Ovviamente, vi è l'invito al ritiro dei restanti emendamenti, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore. Vorrei però chiedere al relatore di modificare in senso favorevole il parere sull'emendamento Parolo 2.11 e sull'emendamento Parolo 8-quater.13.
PRESIDENTE. Vediamo se il relatore, come San Paolo sulla via di Damasco, si convince...
MARIA GABRIELLA PINTO, Relatore. Sta bene. Anche la Commissione, modificando il precedente avviso, esprime dunque parere favorevole sugli emendamenti Parolo 2.11 e 8-quater.13
PRESIDENTE. Bene, la convergenza si è realizzata!
Apprezzate le circostanze, il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta:
Lunedì 16 gennaio 2006, alle 15,30:
1. - Discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Ungheria nel campo della ricerca scientifica e dello sviluppo tecnologico, fatto a Roma il 21 maggio 2003 (5246-A).
- Relatore: Pacini.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica del Sud Africa, con Allegato, fatto a Città del Capo il 13 novembre 2003 (5335-A).
- Relatore: Cirielli.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sulla istituzione dell'Organizzazione per lo sviluppo della pesca in Europa centrale ed orientale (Eurofish), fatto a Copenhagen il 23 maggio 2000 (5488-A).
- Relatore: Landi di Chiavenna.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Namibia sulla promozione e protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Windhoek il 9 luglio 2004 (6086).
- Relatore: Rizzi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica gabonese sulla promozione e la protezione degli investimenti, con Protocollo, fatto a Libreville il 28 giugno 1999 (6107).
- Relatore: Rizzi.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sui privilegi e le immunità della Corte penale internazionale, fatto a New York il 10 settembre 2002 (6145).
- Relatore: Landi di Chiavenna.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio Federale della Confederazione svizzera sulla effettuazione di attività congiunte di addestramento e formazione militare delle rispettive Forze armate, fatto a Berna il 24 maggio 2004 (6146-A).
- Relatore: Landi di Chiavenna.
Ratifica ed esecuzione del Protocollo sui privilegi e le immunità dell'Autorità internazionale dei fondi marini, fatto a Kingston il 27 marzo 1998 (6169).
- Relatore: Landi di Chiavenna.
S. 3323 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica kirghiza in materia di cooperazione turistica, fatto a Roma il 3 marzo 1999 (Approvato dal Senato) (6190).
- Relatore: Rivolta.
S. 3423 - Ratifica ed esecuzione del Protocollo stabilito in base all'articolo K3 del Trattato sull'Unione europea alla Convenzione sull'uso dell'informatica nel settore doganale, relativo al riciclaggio di proventi illeciti e all'inserimento nella Convenzione del numero di immatricolazione del mezzo di trasporto, fatto a Bruxelles il 12 marzo 1999 (Approvato dal Senato) (6191).
- Relatore: Deodato.
S. 3550 - Adesione al Protocollo del 1997 di emendamento della Convenzione internazionale per la prevenzione dell'inquinamento causato da navi del 1973, come modificata dal Protocollo del 1978, con Allegato VI ed Appendici, fatto a Londra il 26 settembre 1997 (Approvato dal Senato) (6192).
- Relatore: Cirielli.
S. 3552 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo fra il Governo della Repubblica italiana e le Nazioni Unite per l'esecuzione delle sentenze del Tribunale penale internazionale per il Ruanda, fatto a Roma il 17 marzo 2004, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) (6193).
- Relatore: Cirielli.
S. 3585 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo sul trasporto marittimo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Governo della Repubblica popolare cinese, dall'altro, fatto a Bruxelles il 6 dicembre 2002 (Approvato dal Senato) (6195).
- Relatore: Rivolta.
2. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
ASCIERTO ed altri; LAVAGNINI; LUCIDI ed altri: Delega al Governo per il riordino dei ruoli del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate (3437-4376-5400-A).
- Relatori: Saia (per la I Commissione) e Ascierto (per la IV Commissione).
La seduta termina alle 18,25.