XVIII LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 613 di lunedì 13 dicembre 2021

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI

La seduta comincia alle 10,05.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ANNA RITA TATEO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 10 dicembre 2021.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Baratto. Ne ha facoltà.

RAFFAELE BARATTO (CI). Grazie, Presidente. Vorrei chiedere al Ministro competente di venire a riferire in Aula su un problema molto importante, a cui i media in questi giorni stanno dando molto risalto, una questione aziendale molto, molto importante. A Santa Maria di Sala, in provincia di Venezia, l'azienda Speedline - un'azienda che produce cerchioni per macchine - sta delocalizzando e licenziando più di 600 persone, e sappiamo bene anche cosa succederà a quell'indotto.

Io credo che questo sia un argomento assolutamente importante e credo che sia importante la presenza del Ministro, che il Ministro venga a riferire in Aula, anche perché i vertici aziendali stanno rifiutando anche i tavoli a livello regionale. Credo che sia una vergogna assoluta, per cui io, tramite lei, davvero Presidente, col cuore le chiedo se è possibile intervenire su questa situazione molto, molto importante e vergognosa per questi imprenditori…

PRESIDENTE. Onorevole Baratto, le chiedo scusa. In realtà, avremmo dovuto prima concludere la parte preliminare leggendo le missioni. Lo facciamo adesso.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Amitrano, Ascani, Baldelli, Barelli, Billi, Boschi, Brescia, Brunetta, Butti, Cancelleri, Carfagna, Casa, Castelli, Cavandoli, Cirielli, Colletti, Colucci, Comaroli, Corneli, Davide Crippa, D'Incà, D'Uva, Dadone, Daga, De Maria, Delmastro Delle Vedove, Luigi Di Maio, Di Stefano, Fassino, Gregorio Fontana, Ilaria Fontana, Franceschini, Frusone, Fusacchia, Gallinella, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giachetti, Giacomoni, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Invernizzi, Iovino, La Marca, Lapia, Lollobrigida, Lorefice, Losacco, Lupi, Macina, Maggioni, Magi, Marattin, Marin, Migliore, Molinari, Mollicone, Molteni, Morelli, Mulè, Mura, Nardi, Nesci, Orlando, Parolo, Perantoni, Rizzo, Rosato, Rotta, Ruocco, Sasso, Scalfarotto, Serracchiani, Carlo Sibilia, Silli, Sisto, Spadoni, Speranza, Tasso, Ungaro, Vacca, Vignaroli, Zanettin e Zoffili sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.

I deputati in missione sono complessivamente 99, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Discussione del testo unificato delle proposte di legge: D'iniziativa popolare; Zan ed altri; Cecconi e Magi; Rostan ed altri; Sarli ed altri; Alessandro Pagano ed altri; Sportiello ed altri; Trizzino: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita (A.C. 2?-1418?-1586?-1655?-1875?-1888?-2982?-3101-A?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 2-1418-1586-1655-1875-1888-2982-3101-A: Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 10 dicembre 2021 (Vedi l'allegato A della seduta del 10 dicembre 2021).

(Discussione sulle linee generali - Testo unificato - A.C. 2-A?)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare de MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni II (Giustizia) e XII (Affari sociali) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la II Commissione (Giustizia), deputato Bazoli.

ALFREDO BAZOLI , Relatore per la II Commissione. Grazie, Presidente. Giunge in Aula oggi, dopo una lunga gestazione istruttoria nelle due Commissioni congiunte, la proposta di legge sulla morte volontaria medicalmente assistita. È una legge che tocca un tema delicatissimo e rilevante, che riguarda la vita e la morte, che tocca inevitabilmente le coscienze di ciascuno di noi, senza distinzioni, che lambisce sensibilità spesso diverse, variegate, a volte anche contrapposte, e che, a mio avviso, però sarebbe riduttivo, banale e anche fuorviante ridurre a una contrapposizione tra laici e cattolici, tra destra e sinistra: sono temi questi che attraversano la coscienza di ciascuno di noi. Avvertiamo e abbiamo avvertito in tutto questo percorso, come relatori, prima con Giorgio Trizzino, poi con Nicola Provenza, tutta la responsabilità di cui ci siamo caricati nell'affrontare un argomento così delicato e così difficile, con cui peraltro si cimentano con difficoltà tutti i legislatori dei Paesi avanzati democratici. Siamo nel campo della bioetica, siamo in un campo in cui la legislazione fatica a trovare soluzioni ai problemi che la scienza e la tecnica ci pongono di fronte grazie alla loro straordinaria evoluzione.

Tuttavia, credo sia necessario partire da un dato di fatto, che, troppo spesso, anche nella discussione, è stato tenuto un po' in sottofondo. Non è la prima volta che il Parlamento si cimenta e affronta il tema del fine vita. Il Parlamento lo ha già fatto nella scorsa legislatura, con l'approvazione della legge n. 219, che introdusse nel nostro ordinamento alcuni principi innovativi e anche chiarificatori dell'articolo 32 della nostra Costituzione, tra cui il diritto al rifiuto delle cure e dell'accanimento terapeutico e la possibilità di accompagnamento alla morte anche attraverso la sedazione palliativa profonda, cioè attraverso il totale annullamento della coscienza e un sonno senza dolore fino al momento del decesso. Una legge – ero qui anche nella scorsa legislatura, quindi ricordo l'iter di approvazione di quella legge - che venne anch'essa osteggiata fortemente da alcuni ambienti della nostra società e che, invece, oggi è pressoché unanimemente considerata un'ottima legge, che consente, dunque, ai malati terminali di essere accompagnati alla morte naturale senza accanimenti e senza sofferenza. Quindi, il Parlamento già si è occupato di una legge sul fine vita e, tuttavia, la soluzione che diede il Parlamento con la legge n. 219 del 2017 è stata riconosciuta o considerata insufficiente dalla Corte costituzionale, che ricordiamo - ormai è arcinoto - intervenne con un'ordinanza e poi una sentenza, nel 2018 e nel 2019, sulla vicenda del povero Fabiano Antoniani, dj Fabo, che, per essere sottoposto al suicidio assistito, venne accompagnato in Svizzera da Marco Cappato, il quale poi, al rientro in Italia, si autodenunciò per il reato di aiuto al suicidio. Partì un procedimento penale, nell'ambito del quale venne sollevata la questione di legittimità costituzionale dell'aiuto al suicidio, che portò alle ordinanze e poi alla sentenza della Corte costituzionale, che ha stabilito, sostanzialmente, che la sedazione palliativa profonda, cioè quella soluzione che trovò il Parlamento nel 2017 per accompagnare al decesso un malato terminale, in determinati casi, non è idonea a garantire una morte dignitosa e rispettosa del diritto all'autodeterminazione e, dunque, in quei casi, non può ritenersi punibile il reato contemplato dall'articolo 580, cioè il reato di aiuto al suicidio della persona che lo abbia chiesto. Nel dichiarare incostituzionale il reato di aiuto al suicidio in quei determinati casi, la Corte ha concluso con queste parole, che voglio leggere, perché siano chiare a tutti: “Questa Corte non può fare a meno, peraltro, di ribadire con vigore l'auspicio che la materia formi oggetto di sollecita e compiuta disciplina da parte del legislatore, conformemente ai princìpi precedentemente enunciati”. Questo ha detto la Corte ed è esattamente questo l'obiettivo che ci siamo dati con questa legge.

Noi siamo partiti dai testi normativi presentati all'inizio della legislatura da diverse forze politiche, uno anche di iniziativa popolare, sui temi del fine vita. Abbiamo, però, ritenuto necessario concentrarci sul perimetro segnato dai principi sanciti dalla Corte costituzionale, ritenendo che quello fosse il percorso più idoneo ed efficace per cercare di raggiungere il traguardo. Un sentiero stretto, non facile - sappiamo benissimo che è molto complicato - che fin da subito, però, abbiamo dichiarato, come relatori, aperto al confronto, all'arricchimento e alla mediazione tra i gruppi parlamentari e tra le diverse sensibilità. Una scelta, quella di stare dentro questo perimetro, che ha un carattere indubbiamente politico. Intanto, perché, ovviamente, è più facile muoversi su un terreno di necessità, come quello individuato dalla Corte, che ha invitato il Parlamento a intervenire; ma anche perché siamo fortemente persuasi che, su temi come questi, sia opportuno cercare la condivisione più larga possibile, sia opportuno cercarla su temi così delicati. E pensiamo che questa ricerca di condivisione, questo tentativo di trovare ciò che ci unisce, anziché ciò che ci divide anche su questi temi, sia opportuna anche in tempi di forte polarizzazione, in cui la ricerca della mediazione è quasi un esercizio spericolato. Noi pensiamo che questo sia il terreno sul quale dovremmo tutti cercare di muoverci, tutti, nell'interesse anzitutto dei destinatari di queste norme.

Allora, cercando questo terreno di condivisione, io penso che si possa provare a partire da alcuni principi, che la Corte richiama e che io credo possano trovarci d'accordo in larga misura, principi sui quali penso ci sia una larga condivisione, al di là delle spesso artificiose distinzioni e contrapposizioni. Principi che, secondo noi, muovono da una lettura corretta dei principi della nostra Costituzione, che è ispirata al personalismo, alla dignità delle persone, dunque, non al radicale individualismo e non al paternalismo di stampo statalista.

Il primo e più importante di questi principi, che la Corte ha riconosciuto e che discendono da questa idea della nostra Costituzione, è che la nostra democrazia, la nostra società, la nostra comunità civile, si fonda anzitutto sul diritto alla vita, come primo dei diritti inviolabili dell'uomo, un diritto da tutelare sempre, senza distinzione tra persone, senza classifiche sulla qualità della vita, anche e soprattutto quando le persone sono in difficoltà, quando soffrono, quando la condizione è difficile, più difficile e più fragile.

Dalla tutela rigorosa di questo diritto alla vita discende, dunque, la necessità di aiutare, di curare chi soffre, di alleviare la sofferenza, di stare accanto a chi è in difficoltà; sempre ogni cura è possibile, sempre, soprattutto dove c'è una condizione di sofferenza. Ma, accanto a ciò, accanto a questo principio - credo che la condivisione di questo principio ci accomuni tutti - quando la cura è stata prestata, quando ogni possibile sforzo è stato fatto, quando qualunque dovere di solidarietà è stato adempiuto, allora vi è il dovere di non voltarsi dall'altra parte di fronte ad una sofferenza intollerabile, davanti ad una libera, ancorché sofferta, richiesta di essere aiutati a concludere dignitosamente la propria vita, sapendo - come dice la Corte - che la scienza medica e la tecnica ci mettono di fronte sempre di più la possibilità di tenere in vita persone in condizioni disperate, inimmaginabili solo fino a pochi anni fa. Non è un caso che tutti i Parlamenti europei si stiano cimentando con questi temi e che, laddove non ci arrivino i Parlamenti, sono le Corti costituzionali ad intervenire, come è capitato in Italia, ma come è capitato anche in Germania pochi mesi fa e in Austria poche settimane fa, con sentenze che hanno detto esattamente le stesse cose che ha detto la nostra. Allora, abbiamo cercato di muoverci dentro questo perimetro, cercando un corretto equilibrio tra questi principi, che ho richiamato, che io credo appunto trovino non solo nella società italiana, ma penso anche qui dentro larga condivisione e che, secondo noi, la sentenza della Corte costituzionale ha provato a bilanciare in un modo che probabilmente non convincerà tutti, ma che noi riteniamo apprezzabile e, dunque, per quanto possibile, da seguire in modo rigoroso anche nel delineare una soluzione normativa.

Condizioni rigorose quelle poste dalla Corte che delimitano un perimetro di accesso alla richiesta di suicidio assistito da accertare in modo pieno, in modo esaustivo, nel modo più rigoroso possibile, perché, in forza di quei principi che ho richiamato, non sarebbe tollerabile che il suicidio finisse per essere in qualche modo normalizzato, per diventare cioè la forma normale per cessare la propria esistenza, rischiando, così, di esercitare una forma di pressione sociale su persone anziane, sole e malate. Non possiamo permetterci che, in un Paese che fatica a garantire a tutti le cure palliative e le terapie del dolore, il suicidio finisca per diventare l'unica possibilità, l'unica forma obbligata per evitare di soffrire o, addirittura, che il suicidio assistito rappresenti un alibi per non mettere a disposizione e approntare tutte le cure, in primis quelle palliative e le terapie del dolore; allo stesso tempo, non possiamo permetterci che la richiesta di aiuto al suicidio provenga da una persona in qualche modo condizionata da interessi confliggenti di terzi e non per effetto di una libera scelta. Dunque, condizioni da accertare con rigore quelle poste dalla Corte per richiedere l'aiuto al suicidio: la patologia, le sofferenze, i trattamenti di sostegno vitale e alcuni prerequisiti, ovvero la piena capacità di assumere decisioni libere e consapevoli e il pieno coinvolgimento nel percorso di cure palliative e di terapia del dolore. Conosciamo le obiezioni, sappiamo le insoddisfazioni, siamo consapevoli dei limiti, delle inadeguatezze, anche nostre di relatori che si riflettono nel testo, ma io credo che un fallimento di questo tentativo, per quanto difficile, per quanto complicato, segnerebbe forse un successo di chi preferisce che una legge non ci sia per motivi che sono spesso - e non è un caso - speculari e opposti, ma prima e soprattutto segnerebbe una sconfitta della politica e delle istituzioni, vittime di un'incapacità di risposta a drammatici temi che toccano le vite e le coscienze di ciascuno di noi. Abbiamo una sentenza della Corte costituzionale che ha già innovato profondamente il nostro ordinamento, che ci ha invitato a intervenire nell'interesse anzitutto delle persone più fragili, deboli, in difficoltà che non possono essere lasciate in balia dell'incertezza normativa. Mi auguro allora - e concludo - che prevalga su ogni spirito di parte la voglia di essere all'altezza delle nostre responsabilità e del nostro ruolo e che, attraverso lo stesso spirito costruttivo che ha animato il confronto in Commissione, si possa arrivare all'approvazione della legge (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Liberi e Uguali).

PRESIDENTE. Il relatore per la Commissione affari sociali, deputato Nicola Provenza, ha facoltà di intervenire.

NICOLA PROVENZA, Relatore per la XII Commissione. Grazie, Presidente. Intanto ringrazio il collega Bazoli per la sua illustrazione, ma anche per la passione e la capacità di lavorare, perseguendo l'obiettivo che in qualche modo ha sintetizzato in questo suo intervento, cioè affrontare questa materia così sensibile, così intrisa di valori etici con l'unico fine di andare a tutelare sostanzialmente le persone più fragili, quelle in difficoltà e con sofferenze a volte indicibili. Il testo unificato delle proposte di legge che recano appunto: “Disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita”, di cui l'Assemblea avvia l'esame in questa giornata, è un provvedimento complesso sia per la rilevanza, sia per la delicatezza del tema che ne costituisce l'oggetto. L'iter presso le Commissioni riunite affari sociali e giustizia è stato lungo e sicuramente non esente da difficoltà. Ricordo che quasi tre anni fa le Commissioni riunite hanno avviato l'esame in sede referente della proposta di legge n. 2, di iniziativa popolare, recante: “Rifiuto di trattamenti sanitari e liceità dell'eutanasia”; progressivamente si è proceduto all'abbinamento di altre sette proposte di legge tutte d'iniziativa parlamentare presentate da diversi gruppi, anche molto differenti tra loro, per quanto riguarda il contenuto. In via preliminare, occorre però fare dei brevi cenni sul quadro ordinamentale, sul contesto giurisprudenziale in cui si colloca il tema del cosiddetto fine vita. Al momento non esiste nel nostro ordinamento un diritto esplicito a porre fine, in modo volontario e dignitoso, alla propria vita; al contrario, chi asseconda la volontà di un malato di accompagnarlo alla morte potrebbe rispondere penalmente di diversi reati a seconda della modalità della sua condotta. In particolare, l'eutanasia attiva è attualmente vietata sia nella versione diretta, ovvero quando si somministra il farmaco eutanasico alla persona che ne faccia richiesta (articolo 579 del codice penale, omicidio del consenziente), sia nella versione indiretta in cui si prepara il farmaco eutanasico che viene assunto in modo autonomo dalla persona (articolo 580 del codice penale, istigazione o aiuto al suicidio), fatti salvi i casi individuati dalla Consulta proprio nella nota sentenza Cappato.

Nel nostro Paese è in atto da diversi anni un dibattito dottrinario il cui elemento fondante è il riconoscimento dell'autodeterminazione del paziente attraverso la consapevole adesione ai trattamenti medici a lui proposti dal personale medico e sanitario. Devo dire che l'evoluzione dottrinaria e giurisprudenziale ha, infatti, riconosciuto che il diritto alla salute contempla una generale libertà di autodeterminazione nelle scelte terapeutiche, attribuendo al singolo il diritto ad una piena conoscenza dei trattamenti sanitari, al fine di poter scegliere consapevolmente quale cura adottare o, addirittura, se ricorrere o meno ad una cura.

Sul tema del “fine vita”, lo ha ricordato il collega Bazoli, il Parlamento è stato chiamato in causa dalla Corte costituzionale che, con un'ordinanza relativa al cosiddetto caso Cappato (la n. 207 del 23 ottobre del 2018), aveva rinviato il giudizio di costituzionalità sull'articolo 580 del codice penale che prevede il delitto di istigazione o aiuto al suicidio a data fissa (24 settembre 2019) per dare al legislatore la possibilità di intervenire con un'apposita disciplina che regolasse la materia in conformità alle segnalate esigenze di tutela.

Come è noto, rispetto alla scadenza fissata dalla Corte con la citata ordinanza, il Parlamento è stato inadempiente e, pertanto, la Corte costituzionale è intervenuta definitivamente con la sentenza del 22 novembre 2019, n. 242. All'esito dell'udienza del 25 settembre 2019, la Corte costituzionale si è quindi pronunciata nel senso di ritenere non punibile a determinate condizioni chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che egli reputa intollerabili, ma essendo pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Sul tema del fine vita, per un esame esaustivo del provvedimento, c'è da menzionare anche la raccolta firme per indire un referendum sulla cosiddetta eutanasia legale, che ha lo scopo di abrogare parzialmente la norma penale che punisce, come è noto, l'omicidio del consenziente, legittimando quindi l'eutanasia attiva, a prescindere dalle modalità concrete di esecuzione.

Di conseguenza, la norma resterebbe in vigore esclusivamente nel caso in cui il fatto sia commesso contro una persona minore di anni 18, contro una persona inferma di mente o che si trova in condizioni di deficienza psichica per un'altra infermità o per l'abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestioni, ovvero carpito con inganno. Il quesito del referendum e la proposta di legge in esame alla Camera intervengono su aspetti differenti, riguardando, il primo, la non punibilità del medico che somministra attivamente un farmaco letale al malato terminale; il secondo, invece, limitandosi a consentire la legittimità del suicidio medicalmente assistito sulla base dei presupposti delineati dalla Corte costituzionale rispetto al reato di istigazione o aiuto al suicidio. Allora, in questo contesto ordinamentale e seguendo le tappe segnate dai diversi interventi della Consulta, le Commissioni in una prima fase hanno proceduto - lo voglio ricordare a me stesso e a tutti - a un ciclo di audizioni particolarmente ampio, nell'ambito del quale sono stati auditi soggetti istituzionali, rappresentanti di ordini professionali, di numerose associazioni, nonché esperti nelle varie branche del diritto e, soprattutto, in materie etiche.

Non essendo maturate le condizioni per addivenire a un testo base, è emersa una nuova esigenza, ulteriore, che ha contraddistinto un supplemento di attività istruttoria attraverso lo svolgimento di ulteriori audizioni, con specifico riferimento a possibili modifiche dell'articolo 580 del codice penale in materia di aiuto al suicidio, oggetto di intervento della Corte costituzionale, che, con l'ordinanza n. 207 del 2018, ha formulato un monito al Parlamento affinché lo stesso intervenisse su una tematica in cui è presente l'incrocio di valori di primario rilievo, il cui compiuto bilanciamento presuppone in via diretta e immediata scelte che anzitutto il legislatore è abilitato a compiere. L'esame in Commissione si è quindi intersecato con la nota sentenza della Corte costituzionale, che ho già citato (n. 242 del 2019), con la quale è stata dichiarata l'incostituzionalità della fattispecie penale dell'aiuto al suicidio al ricorrere di determinate condizioni ivi individuate. Le Commissioni hanno proceduto così a un terzo ciclo di audizioni aventi ad oggetto la predetta sentenza della Corte costituzionale.

Parallelamente, il tentativo effettuato dai relatori - ricordo che in precedenza l'onorevole Trizzino ha svolto il ruolo di relatore per la XII Commissione - è stato quello di adoperarsi al fine di pervenire alla predisposizione di un testo rivolto a contemperare le diverse posizioni rappresentate, come è stato già detto nel dibattito parlamentare, anche molto distanti tra di loro, rimanendo però sempre nell'ambito del perimetro delineato dalla Corte con la sua sentenza. Nella seduta del 12 maggio 2021 il collega Bazoli e il sottoscritto hanno presentato alle Commissioni una proposta di testo unificato, adottata come testo base solo il 6 luglio successivo, dopodiché si è svolto un ulteriore breve ciclo di audizioni aventi ad oggetto la stessa proposta di testo base. Dopo la scadenza del termine per la presentazione delle proposte emendative, previsto nel mese di settembre, si è proceduto alla relativa votazione. In questa fase, come relatori, abbiamo cercato di arrivare a una sintesi tra i numerosi emendamenti, anche attraverso la riformulazione degli stessi. Il tentativo effettuato è stato quello di rendere il testo più condivisibile, cercando di tenere nella dovuta considerazione le differenti posizioni di partenza e, soprattutto, le diverse sensibilità politiche su un tema così delicato. Pur permanendo tuttora notevoli divergenze, va comunque riconosciuto - lo dico con molta chiarezza - che l'esame delle proposte emendative si è svolto in un clima positivo, in cui i componenti delle Commissioni riunite hanno esposto il proprio punto di vista, in alcuni casi evidenziando le criticità, ma senza evidenti atteggiamenti ostruzionistici. Abbiamo quindi cercato - questo è il punto che mi preme sottolineare di più - di trovare un punto di equilibrio tra l'esigenza di introdurre solide garanzie a tutela delle stesse persone che vogliono accedere a questa procedura e la necessità di creare i presupposti affinché l'accesso alla procedura sia realmente possibile.

Il segno tangibile di questo delicato, delicatissimo equilibrio, è rinvenibile proprio nelle principali modifiche che sono state apportate in sede referente: l'introduzione tra i presupposti della capacità di intendere e di volere al momento della richiesta, e del coinvolgimento in un percorso di cure palliative; la qualificazione del trattamento di sostegno vitale come sanitario e la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente; l'introduzione di misure volte a rendere più analitico il rapporto del medico, il quale può anche non dare corso alla richiesta, contemplando, tuttavia, in questo caso, il ricorso al giudice, così come anche nel caso di parere negativo da parte del comitato per la valutazione clinica; la possibilità di consentire la procedura anche alle persone prive di autonomia fisica; l'obiezione di coscienza per l'esonero del personale delle strutture sanitarie, contemperata con la garanzia di esecuzione delle procedure da parte delle strutture sanitarie.

L'approvazione del testo in Commissione e il mandato ai relatori è stato dunque il frutto di un lavoro svolto attraverso ascolto, mediazione, ma con l'obiettivo di delineare un perimetro entro il quale circoscrivere, sempre a garanzia dei soggetti coinvolti, tutti gli aspetti connessi alla procedura di morte volontaria medicalmente assistita. Il testo risultante dalle proposte emendative approvate, oggi all'esame dell'Assemblea, più nel dettaglio si compone di nove articoli, su cui riferisco molto sinteticamente: in base all'articolo 1, la finalità del provvedimento in esame è quella di disciplinare la facoltà di chi sia affetto da patologie irreversibili e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile; di richiedere assistenza medica al fine di porre fine volontariamente ed autonomamente alla propria vita in presenza di specifiche condizioni, limiti e presupposti, e nel rispetto dei principi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

L'articolo 2 definisce la morte volontaria assistita come il decesso cagionato da un atto autonomo, con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto e sotto il controllo del Servizio sanitario nazionale.

Tale atto deve rappresentare il risultato di una volontà attuale, libera e consapevole di un soggetto pienamente capace di intendere e di volere.

I presupposti e le condizioni per la richiesta vengono previsti dettagliatamente dall'articolo 3. Può fare richiesta la persona che, al momento della richiesta stessa, abbia raggiunto la maggiore età, sia capace di intendere e di volere e prendere decisioni libere, attuali e consapevoli, adeguatamente informata e che sia stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative, al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e le abbia esplicitamente rifiutate. Come ulteriori e concomitanti condizioni, la persona richiedente deve essere affetta da una patologia irreversibile a prognosi infausta oppure portatrice di una condizione clinica irreversibile, che cagionino sofferenze fisiche e psicologiche che trova assolutamente intollerabili, essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente.

Vengono, poi, definiti i principi fondamentali ai quali deve conformarsi l'operato delle strutture del Servizio sanitario nazionale: in particolare, la tutela dell'autonomia e della dignità del malato, tutela della qualità della vita fino al suo termine, adeguato sostegno sanitario psicologico e socio-assistenziale alla persona malata e alla sua famiglia.

Sono disciplinati dettagliatamente i requisiti e la forma della richiesta, all'articolo 4, precisando che la stessa può essere revocata in qualsiasi momento e deve essere manifestata per iscritto e nelle forme dell'atto pubblico o della scrittura privata autenticata, nonché le modalità con le quali deve avvenire la morte volontaria medicalmente assistita, sempre - sempre - nel rispetto della dignità della persona malata, senza provocare ulteriori sofferenze ed evitando abusi. Al riguardo, il medico che ha ricevuto la richiesta è tenuto a redigere un rapporto dettagliato e documentato sulle condizioni cliniche, psicologiche, sociali e familiari del richiedente e sulle motivazioni che l'hanno determinata, avvalendosi anche della collaborazione di ulteriori specialisti. La documentazione sarà, quindi, trasmessa al comitato per la valutazione clinica, secondo tempistiche definite e, nel caso in cui il medico non ritenga di trasmettere la richiesta al comitato ovvero in caso di parere contrario dello stesso comitato, resta ferma la possibilità per la persona richiedente di ricorrere al giudice. Questo è sancito nell'articolo 5.

L'attuazione della procedura è affidata alle strutture del Servizio sanitario nazionale. Un ruolo molto importante è attribuito al medico che ha in cura il richiedente e ai comitati per la valutazione clinica, dei quali si prevede l'istituzione presso le Aziende sanitarie locali. Questo è descritto dall'articolo 7.

È stato recepito, altresì, il contenuto di diverse proposte emendative, volte a introdurre nel testo del provvedimento la previsione dell'obiezione di coscienza del personale sanitario e ausiliario, il quale non sarà tenuto a prendere parte alle procedure quando sollevi obiezione di coscienza, con preventiva dichiarazione. Al contempo, si dispone che le strutture sanitarie sono tenute, in ogni caso, ad assicurare l'espletamento delle procedure e che la regione ne controlla e garantisce l'attuazione.

In relazione alle procedure di morte volontaria medicalmente assistita eseguite nel rispetto delle disposizioni di legge, viene esclusa l'applicabilità al medico, al personale sanitario e ausiliario di specifiche fattispecie penali. In presenza di tali presupposti, non si applica, innanzitutto, il reato di istigazione o aiuto al suicidio, di cui all'articolo 580 del codice penale.

È rimessa, infine, a un decreto del Ministro della Salute, previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni, l'individuazione dei requisiti delle strutture del Servizio sanitario nazionale idonee ad accogliere le persone che faranno richiesta di morte volontaria medicalmente assistita, la definizione dei protocolli e delle procedure necessarie ad assicurare il sostegno psicologico alla persona malata e ai suoi familiari e la definizione delle modalità di monitoraggio e implementazione della rete di cure palliative, rete che garantisca la copertura efficace ed omogenea di tutto il territorio nazionale.

Il mio auspicio, nel concludere il mio intervento, è che il percorso - seppure complicato, difficile, come ho detto, intriso da valori etici, che ha toccato la sensibilità non solo di chi vi parla, del collega Bazoli, del collega Trizzino e di tutti coloro i quali si sono cimentati nel tentativo di trovare una sintesi - possa proseguire in Aula, senza eccessiva ideologizzazione e, soprattutto, con lo spirito della difesa e della tutela dei diritti (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la sottosegretaria Macina, se desidera: si riserva di farlo.

È iscritta a parlare la deputata Sarli. Ne ha facoltà, per 4 minuti.

DORIANA SARLI (MISTO). Grazie, Presidente. Numerose sono le restrizioni introdotte durante il dibattito in Commissione in questo testo di legge al perimetro, già limitato, con cui la Corte costituzionale ha riconosciuto le condizioni per le quali non è punibile, ai sensi dell'articolo 580 del codice penale, l'aiuto al suicidio. Ma, ciò nonostante, sono consapevole del difficile lavoro svolto dai relatori. Nel poco tempo a mia disposizione, mi concentrerò solo su alcuni aspetti.

Premessa essenziale è che questa legge nasce dall'esigenza di rispondere a persone gravemente malate, nelle loro piene facoltà mentali, afflitte da sofferenze insostenibili, che rivendicano un loro diritto: porre fine alla propria vita, con il sostegno del Sistema sanitario nazionale, il diritto di farlo nel proprio Paese, circondati dai loro cari.

La legge approda tardi in Aula, con un dibattito durato anni, che ha visto posizioni totalmente contrapposte, nonostante la sentenza della Corte costituzionale, nonostante il deposito, già nel 2013, della proposta di legge popolare e un referendum, che aprirebbe scenari molto più ampi del nostro testo di legge, che, in pochi mesi, ha raccolto più di 1.200.000 firme. Una legge che, nel solco della sentenza, discrimina tra un malato grave, ma in grado di iniettarsi la sostanza letale, e quello che, invece, in condizioni ancora più gravi, non è in grado di farlo, discrimina tra chi è sostenuto da mezzi di sostegno vitale e chi questi sostegni non li ha, ma, magari, vive totalmente dipendente da terzi e con sofferenze ugualmente insopportabili, ma introduce ancora l'obbligo di avere intrapreso e, poi, rinunciato a un percorso di cure palliative, la coesistenza di un medico curante e di uno specialista che refertino le condizioni del paziente, l'obiezione di coscienza per il medico e il personale sanitario e tempi lunghi e non certi tra la formulazione della richiesta e il suo eventuale accoglimento.

Sebbene sia urgente una procedura - e io sosterrò sempre, comunque, che vada avanti - che renda eseguibile il diritto sancito dalla Corte, è altrettanto necessario emanare una norma che dia risposte a chi soffre e, già guardando al recente passato, considerando il caso Trentini, questa proposta di legge rischia di non farlo. Spero che in Aula la politica avrà il coraggio di non ridurre, ma di ampliare il perimetro già così ristretto sancito dalla Corte. È un dibattito controverso, è vero, che tocca corde profonde della sensibilità di ognuno di noi, basato su due principi costituzionalmente rilevanti, apparentemente contrapposti - la salvaguardia della vita, da un lato, e il diritto all'autodeterminazione e la dignità della persona, dall'altro -, ma abbiamo il dovere di mettere da parte pregiudizi o paure. È giusto tutelare il malato, la vita e, ancor di più, accertarsi che questa scelta, così dolorosa, sia davvero il frutto della volontà di chi ne fa richiesta; è giusto offrirgli tutto il supporto psicologico, tutte le terapie possibili per alleviare questa sofferenza, ma è ancor più giusto rispettare la volontà e la centralità della persona. Lo chiedono i tanti cittadini che hanno firmato per il referendum e le associazioni che lo hanno sostenuto e che, da anni, supportano persone che chiedono di poter esercitare il proprio diritto all'autodeterminazione, per essere libere di scegliere, fino alla fine. Non possiamo permetterci che siano ancora i tribunali o le corti di assise a dirimere le questioni, né che solo chi abbia una disponibilità economica possa andare all'estero per porre fine alle proprie sofferenze o, ancor meno, che chi ne abbia la forza possa togliersi da solo la vita.

Concludo, Presidente, dicendo che lo dobbiamo a Mario, che ha visto riconosciuto questo suo diritto, ma che, imbrigliato nelle maglie della burocrazia, attende ancora, nel buio della sua sofferenza.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Tateo. Ne ha facoltà.

ANNA RITA TATEO (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi siamo qui, in Aula, per discutere sulle disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita, ma realmente stiamo parlando di eutanasia, un termine che, in questa proposta di legge, non è stato mai utilizzato. L'esame di questa proposta di legge è iniziato presso le Commissioni riunite giustizia e affari sociali l'anno scorso, intorno al 30 gennaio 2019, con una proposta di legge di iniziativa popolare a cui sono state abbinate altre proposte, tra cui quella del nostro collega della Lega Alessandro Pagano. In Commissione, abbiamo svolto un ampio ciclo di audizioni sulle materie oggetto delle proposte e, in data 6 luglio 2021, abbiamo adottato, come testo base, un testo unificato delle diverse proposte all'esame. Presidente, l'esame in Commissione è stato realmente dibattuto, iniziando dalla scelta dei relatori; noi, come Lega, avevamo chiesto di avere come relatore un nostro rappresentante della Lega in Commissione, però questo non ci è stato concesso dal presidente della Commissione giustizia e dalla presidente della Commissione affari sociali. Comunque, anche in Commissione il dibattito è stato ampio e abbiamo presentato proposte emendative, però, la maggior parte delle proposte emendative presentate dal gruppo Lega è stata bocciata.

Entriamo nel merito di questo provvedimento. Come hanno appena detto i relatori, si tratta di un provvedimento completo. Il testo unificato è composto da nove articoli e disciplina la facoltà delle persone affette da patologie irreversibili o con prognosi infausta di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente alla propria vita.

Nell'articolo 1 sono indicate le finalità del provvedimento. È prevista la facoltà della persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta o da una condizione clinica irreversibile di richiedere assistenza medica, allo scopo di porre fine, volontariamente ed autonomamente, alla propria vita, in presenza di specifiche condizioni, limiti e presupposti, nel rispetto dei principi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. Quindi, il provvedimento non disciplina l'eutanasia attiva, nella quale è un terzo a somministrare un farmaco che porta alla morte, ma disciplina i presupposti e l'iter da seguire per consentire alla persona malata di attivare, istruire e portare autonomamente a termine la procedura che porrà fine alla sua vita, escludendo responsabilità penali per coloro che aiutano e agevolano il malato in questo percorso.

L'articolo 2 ha una funzione definitoria, qualificando come morte volontaria medicalmente assistita il decesso cagionato da un atto autonomo.

L'articolo 3 disciplina le condizioni e i presupposti che consentono l'accesso alla morte medicalmente assistita; la disposizione in esame, infatti, chiarisce che la persona richiedente deve trovarsi nelle seguenti concomitanze di condizioni, ossia che abbia raggiunto la maggiore età, che sia capace di intendere e di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli, deve essere adeguatamente informata, deve essere stata previamente coinvolta in un percorso di cure palliative, al fine di alleviare il suo stato di sofferenza e di averlo esplicitamente rifiutato, essere affetta da una patologia attestata dal medico curante e dal medico specialista che l'ha in cura come irreversibile e a prognosi infausta, oppure essere portatrice di una condizione clinica irreversibile e che tali condizioni cagionino sofferenze fisiche e psicologiche che il richiedente trova assolutamente intollerabili, ed essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente.

L'articolo 4, invece, delinea le caratteristiche della richiesta di morte volontaria medicalmente assistita, prevedendo che debba essere attuale, informata, consapevole, libera ed esplicita. L'articolo 5, invece, dispone le condizioni che rendono legittimo l'aiuto al suicidio che deve restare, peraltro, affidato a modalità di attuazione a strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale. Per quanto riguarda le modalità di esecuzione, queste vengono previste sempre all'articolo 5, ai commi da 2 a 8; il medico, ricevuta dal paziente la richiesta di morte volontaria medicalmente assistita, deve redigere un rapporto sulle condizioni cliniche e psicologiche della persona richiedente; il rapporto deve essere corredato da una copia della richiesta della documentazione medica e clinica ad essa pertinente, deve precisare che la persona richiedente sia stata adeguatamente informata della propria condizione clinica e delle prognosi, che sia stata adeguatamente informata dei trattamenti sanitari ancora attuabili e di tutte le possibili alternative terapeutiche e che sia a conoscenza del diritto di accedere alle cure palliative e specificare se già in carico a tale rete di assistenza o se ha esplicitamente rifiutato tale percorso assistenziale. Inoltre, qualora il medico ritenga che manchino palesemente i presupposti e le condizioni, lo stesso deve trasmettere questa richiesta a un Comitato per la valutazione clinica, motivando la sua decisione, che deve essere espressa entro 30 giorni con un parere.

L'articolo 6, fortemente voluto dalla Lega e dagli altri partiti del centrodestra, riguarda l'obiezione di coscienza. In questo articolo si chiarisce che il personale sanitario ed esercente le attività sanitarie ausiliari non è tenuto a prendere parte alla procedura per l'assistenza alla morte volontaria medicalmente assistita, quando sollevi obiezione di coscienza con preventiva dichiarazione. La dichiarazione dell'obiettore deve essere comunicata entro tre mesi dalla data di adozione del regolamento di cui all'articolo 9 al direttore dell'azienda sanitaria locale o dell'azienda ospedaliera, nel caso di personale dipendente. Oltretutto, l'obiezione può essere sempre revocata o venire proposta anche al di fuori dei termini indicati, ma in tale caso la dichiarazione produce effetto dopo un mese dalla sua presentazione agli organismi sopra indicati. Infatti, si sottolinea che l'obiezione di coscienza esoneri il personale sanitario ed esercente le attività sanitarie ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificatamente dirette al suicidio e non dall'assistenza antecedente l'intervento.

L'articolo 7 pone l'accento sulla necessità dell'intervento di un organo collegiale terzo a garanzia di situazioni di particolare vulnerabilità, mentre l'articolo 8 esclude l'applicabilità al medico, al personale sanitario e amministrativo, nonché a chiunque abbia agevolato il malato nell'esecuzione della procedura, di specifiche fattispecie penali.

Presidente, pur ringraziando il lavoro svolto dai relatori Bazoli e Provenza, cercando, comunque, di trovare un'unità di intenti tra le diverse forze di maggioranza e tra le diverse proposte emendative che sono pervenute in Commissione, la Lega non si può ritenere soddisfatta e per questo continueremo il dibattito in Aula e presenteremo emendamenti al fine di poter migliorare il testo, proprio per difendere un diritto che per noi, come Lega, è imprescindibile, ossia il diritto alla vita.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Martina Parisse. Ne ha facoltà.

MARTINA PARISSE (CI). Presidente, su un tema così delicato ed emotivamente coinvolgente come l'aiuto medico a morire, i contenuti e gli aspetti da trattare sono così tanti che, oggi, ne potrò passare in rassegna soltanto alcuni, con l'intenzione di offrire qualche riflessione che mostri con franchezza le derive drammatiche di scelte sull'eutanasia quando sono poste al di fuori di una visione umanistica e complessiva della società. L'esempio di alcuni Paesi europei è eloquente sulle drammatiche derive a cui si giunge; il modo di considerare la vita e le relazioni tra gli uomini sta cambiando profondamente, giustificando i delitti contro la vita in nome dei diritti della libertà individuale. Oggi, la richiesta di eutanasia e di suicidio assistito si basa sul principio dell'autodeterminazione del singolo che la chiede, viene sentita come un diritto individuale, oppure, come altri preferiscono chiamarla, come una pratica pietosa, ma si tratta di una falsa pietà.

La confusione sul significato viene rafforzata dalla forte ideologizzazione del dibattito che spesso è diretto ad ottenere un facile consenso nell'opinione pubblica, partendo dai casi limite piuttosto che sviscerare il contenuto e chiarire i confini del tema, anche in vista di scelte legislative. Per affrontare questa riflessione bisogna, quindi, sgombrare il campo dalle manipolazioni mediatiche che sono state costruite intorno a quei casi - definiamoli pietosi - e chiarire alcuni concetti presentati spesso in modo ambiguo, come le cure palliative e la sedazione palliativa profonda e continua. Bisogna ascoltare coloro che da anni vivono l'esperienza della legalizzazione dell'eutanasia e del suicidio assistito e coloro che assistono alla morte dei malati gravi senza avere questa possibilità.

I sondaggi parlano della maggioranza degli italiani favorevoli all'eutanasia. Il problema è l'inconsistenza di questi sondaggi che sono condotti senza un serio dibattito all'origine, senza sapere come funziona l'eutanasia nei Paesi in cui la legge esiste da anni e come potrebbe funzionare da noi, in Italia. In Italia, un cittadino su due non sa che cosa siano le cure palliative. Come si può pensare, quindi, che un sondaggio sull'eutanasia, costruito sull'opposizione favorevole/contrario, rispecchi la volontà consapevole degli individui? Le accelerazioni incontrollate e non previste delle conseguenze, che si registrano in Paesi come Belgio e Olanda, possono farci comprendere le implicazioni che tali scelte comportano e quali conseguenze ne derivano.

Che cosa è successo in Belgio in questi venti anni? Analizziamo la situazione, perché nell'esperienza belga l'eutanasia è stata inizialmente presentata come una trasgressione applicabile a casi eccezionali. Poi, bruciando le tappe, è stata accettata e banalizzata, diventando rapidamente una norma e una procedura medica tra tante. Il professor Montero, docente francese di diritto, in un volume sui dieci anni dalla legge sull'eutanasia in Belgio, documenta che, una volta acquisito il principio, pur con i dovuti limiti, è impossibile evitare l'amplificarsi della pratica rispetto al campo ristretto inizialmente previsto dalla legge, a motivo dell'interna dinamica del diritto, della forza della logica e del gioco politico. Una volta depenalizzata, le condizioni di legge che la delimitano cadono una dopo l'altra. Molti casi di eutanasia non vengono dichiarati e abbiamo solo una visione molto frammentata nella pratica. Non è, quindi, possibile affermare che l'eutanasia sia sotto controllo in Belgio.

Una fonte di estensione arbitraria è legata all'interpretazione del requisito della sofferenza che viene valutata soggettivamente dal singolo paziente. In Belgio oggi l'eutanasia è normalmente estesa anche agli anziani con molte patologie, nessuna delle quali da sola qualifica l'accettabilità della richiesta e sono ormai inclusi anche i malati non terminali. Ma non solo: è prassi che venga applicata anche sui pazienti con malattia psichica. Voglio raccontarvi due casi. Abbiamo il caso della signora Godelieve, una donna che aveva lottato a lungo contro la depressione cronica e contro la tentazione di suicidarsi. Dopo alcuni con incontri con Distelmans, il presidente della Commissione di valutazione e controllo promotore della legge belga, riceve l'eutanasia. Il figlio di questa donna, Tom, ne resta scosso, anche perché ha assistito tante volte sua madre nelle fasi della depressione suicida. Egli viene informato della morte della mamma con una telefonata dopo che l'eutanasia è avvenuta. Egli, per nulla consultato, considera, quindi, l'eutanasia di sua madre un caso di non assistenza ad una persona in pericolo e ha denunciato Distelmans all'ordine dei medici e alla CEDU.

C'è poi un altro caso, quello della signora de Moor, un'anziana di 85 anni che, dopo la morte della figlia, presa da una forte depressione, esprime al medico della casa di riposo la volontà di morire. Il medico le offre la bevanda letale e sostiene di aver già fatto la stessa cosa con più di cento anziani. Questo è un caso che è venuta alla ribalta perché quel medico fece riprendere quei momenti da una TV australiana. L'anziana signora non era affatto malata, ma era soltanto affetta da depressione in seguito a un lutto, qualcosa, quindi, per nulla irreversibile e ci sono numerosissimi articoli di giornali che descrivono casi simili.

Interessanti sono le riflessioni di Theo Boer, membro della commissione di verifica in Olanda, che dice: “Sebbene sia stato convinto che la legge sull'eutanasia fosse pensata per situazioni di sofferenza insopportabili in caso di malattia allo stato terminale, oggi è apparsa una nuova categoria a reclamarla, quella della sofferenza esistenziale”. Tra il 2007 e il 2013 le percentuali di richieste di eutanasia in Belgio sono passate dal 55 al 77 per cento, ma si effettuano anche eutanasie non richieste (se ne contano circa 1.000 all'anno soltanto nelle Fiandre). Ma la deriva non si ferma qui, perché la legge belga del 2002 è stata emendata a larga maggioranza nel 2014 ed è stata estesa anche ai minori, giungendo a chiedere il loro assenso per autoeliminarsi con il consenso dei genitori. A nulla sono serviti gli inviti di 250 pediatri di 35 Paesi di ritirare la legge, né quelli dei pediatri belgi che avevano richiesto quantomeno un approfondimento e una riflessione adducendo svariate argomentazioni, come l'assenza di una domanda da parte dei piccoli, l'esistenza di adeguati mezzi per alleviare la sofferenza, il rischio che il minore possa essere influenzato dai genitori e la difficoltà dell'accertamento. Fu un'estensione, questa, motivata da ragioni ideologiche e condizionata dall'imminente competizione elettorale. Il rischio che venga tolta, quindi, ogni barriera alla pratica eutanasica è sempre più evidente, con continue richieste di estensione nella società belga e c'è già associazione tra eutanasia ed espianto degli organi in vista dei trapianti, tant'è che in alcuni ospedali belgi praticano già l'eutanasia e l'espianto degli organi in sale operatorie contigue.

Adesso passiamo al caso dell'Olanda. Nei Paesi Bassi si è passati in 30 anni dall'eutanasia per i malati terminali all'eutanasia per i malati cronici, dai malati affetti da patologie fisiche ai malati mentali e agli anziani stanchi di vivere, dai pazienti capaci di prendere decisioni libere e consapevoli ai pazienti incapaci di esprimere il loro consenso, al punto che negare l'eutanasia per i malati terminali è considerata una forma di ingiustizia e di discriminazione. Oggi in Olanda i medici, in nome di un mal supposto principio di benevolenza, cioè con l'intento di fare del bene al paziente, si sentono autorizzati a procedere all'eutanasia anche in assenza di richiesta della persona e non è un caso che tanti anziani olandesi si stabiliscano in Francia e sperano che in questo Paese non verranno uccisi altrettanto facilmente. Soltanto i più ricchi possono salvarsi trasferendosi; gli altri no. Sono famosi i casi di alcuni oncologi che hanno ucciso dei bambini senza nemmeno consultare i genitori. Poi in molti sostengono che ormai in Olanda si sia di fronte a casi di eutanasia economica. Certo è che la presenza di un numero crescente di anziani sempre meno autosufficienti è un onere di giorno in giorno più gravoso per le persone e per la società.

Quindi, alla luce di queste esperienze, capiamo perché molti Stati abbiano deciso di abbandonare il progetto di introdurre l'eutanasia e il suicidio assistito nei loro ordinamenti e perché nel mondo soltanto in sette Stati è ammesso il suicidio assistito.

Ma quali pericoli stiamo correndo? Vediamone alcuni. Siamo davvero liberi e autonomi nel prendere decisioni che riguardano la nostra vita in una società in cui è ammessa l'eutanasia? David Lamb, che ha studiato a lungo la condizione dei malati terminali, ha molti dubbi a tal proposito. “In una società”, dice, “in cui l'uccisione su richiesta venga considerata lecita, i moribondi finiscono in una situazione in cui sono costretti a esprimere il loro desiderio di morire come l'adempimento di un ultimo dovere di buona creanza verso i viventi”. In questo modo il diritto di morire si trasforma in un dovere di morire e il passaggio dal diritto al dovere di morire è molto più breve di quel che si creda. In una società in cui l'autosufficienza, intesa come totale indipendenza, è divenuta un canone indiscusso, molti malati, ispirati da un malinteso principio di autonomia, pensano che la dipendenza creata dalla malattia, il bisogno di ricevere cure e di essere accuditi siano lesivi della propria dignità. È così che nasce nella persona anche un diritto alla responsabilità, intesa come decisione di non pesare sugli altri, che fa scattare la richiesta di eutanasia, come sta accadendo in Belgio, da parte di molti anziani. Nelle coscienze di queste persone anziane viene scambiato per un pensiero buono il rifiuto all'aiuto che in verità viene dalla scarsa generosità degli altri. In tutto ciò rischiamo la rottura del legame simbolico tra generazioni. Figli, nipoti e pronipoti sapranno che ci si potrà sbarazzare facilmente di quelli coloro considereranno vecchi.

Vi è poi un altro aspetto da analizzare.

Il direttore della federazione fiamminga di cure palliative in Belgio ci dice che è cresciuto sempre più il numero delle persone che considerano disumana una normale agonia che duri alcuni giorni o alcune settimane. Il medico viene chiamato dai familiari affinché l'interrompa - e questa pratica viene vista e sentita come un modo più dignitoso di morire, perché i familiari e i parenti tendono sempre più a considerare il processo della morte come privo di dignità, inutile e senza significato -, ma ci dice anche di non aver mai ricevuto tale richiesta dai suoi pazienti, sostenendo che ciò sia dovuto all'ottimo percorso di cure palliative e di terapia del dolore nel quale sono coinvolti i pazienti nei suoi reparti; ed anche altri medici sostengono di non aver mai ricevuto richieste per questo motivo. Ma che cosa sono le cure palliative? Un italiano su due non lo sa. Il termine è facilmente equivocabile: si pensa a qualcosa di inutile, di non risolutivo, quindi da non proseguire con serietà. In realtà, il termine esprime molto di più perché le cure palliative hanno come obiettivo quello di migliorare la qualità della vita dei pazienti e dei familiari, la cura del dolore, dei sintomi fisici, psichici, psicosociali e spirituali, e quindi delle sofferenze che la malattia di base infligge al malato. È pertanto una presa in carico del paziente nella sua globalità, mette al centro dell'attenzione il malato e non la malattia. Spesso vengono scambiate per cure futili perché non portano a guarigione, ma curare, quando non si può guarire, è comunque importante. L'approccio palliativo, quindi, è diretto ai pazienti, ma anche ai familiari perché nessun uomo è un'isola. E l'obiettivo, quindi, è quello di affermare la vita e guardare alla morte come a un processo normale, che non intende né affrettare, né ritardare, offrendo ai pazienti un sistema di supporto che li aiuti a vivere attivamente, per quanto possibile, fino alla fine. Le cure palliative possono anche comprendere la sedazione. Ci sono diverse tipologie di sedazione, a seconda della situazione del paziente: leggera, a ore fisse, oppure, ad esempio, quella palliativa intesa come somministrazione continua fino a far perdere definitivamente coscienza al paziente. Ed è questo, ad esempio, il tipo di sedazione che può essere utilizzata per quei pazienti che si trovano imprigionati nel corpo, che non possono muovere, pur restando perfettamente coscienti. La nostra legge sulle cure palliative si occupa anche di questo, al contrario di quello che la maggior parte degli italiani pensa, equivocando il significato del termine.

Nelle pronunce della Corte costituzionale si fa ripetutamente riferimento alle cure palliative, mentre mai viene riconosciuto un diritto al suicidio, e si afferma che il coinvolgimento in un percorso di cure palliative deve costituire un prerequisito della scelta, a seguito di qualsiasi percorso alternativo da parte del paziente. Avevamo l'obbligo morale di intervenire su questo aspetto, potenziando e diffondendo le cure palliative, e di renderle omogenee su tutto il territorio nazionale. E invece avete scelto di sopprimere il sofferente, anziché la sofferenza. Vede, Presidente, e mi avvio alla conclusione, la vita umana in ogni sua fase è degna del massimo rispetto e per certi versi lo è ancora di più quando è segnata dall'anzianità e dalla malattia. Ammettere il suicidio implica la rinuncia della società a curare il malato, che, se non può essere guarito, ha il diritto di essere sostenuto e aiutato fino alla conclusione della sua esistenza. In Belgio, nei Paesi Bassi, queste leggi hanno portato a una deriva inarrestabile, nella quale tutta la società è stata trasformata e degenerata, rinnegando di passo in passo i princìpi sui quali è stata fondata. Ecco, con la proposta di legge che è arrivata oggi in Aula, vi è il rischio concreto e attuale che si inneschino nel tempo gli stessi meccanismi anche in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Nicola Stumpo. Ne ha facoltà.

NICOLA STUMPO (LEU). Grazie, Presidente. Innanzitutto, voglio ringraziare i relatori e i presidenti delle Commissioni parlamentari, che più di tutti, a partire dall'onorevole Trizzino, si sono occupati, nel corso di questi lunghi mesi di gestazione, di questa proposta di legge, che altro non fa che provare a mettere le istituzioni, la politica al passo con la società italiana. E voglio ringraziarli perché, dal punto di partenza al punto di arrivo, fin qui, fino a questo momento, il momento della discussione in Aula e dell'apertura di questo nostro percorso, grandi sono stati i tentativi di tenere insieme tutto e tutti, con una capacità anche di andare oltre quelle che sono le classiche mediazioni di un dibattito che dovrebbe cancellare la disposizione che si ha in quest'Aula. Forse, su questo, bisognerebbe, e anche io mi associo, ma solo su queste questioni, superare il dibattito tra destra e sinistra ed avere la capacità di affrontare questi temi con uno sguardo e con la modalità d'interesse verso gli altri, non come un dibattito politico, come una questione che riguarda gli schieramenti, ma come un tema che riguarda le persone in carne ed ossa, i propri diritti, le debolezze e le sofferenze. In queste ore di dibattito e nelle ore che verranno, quando entreremo in quest'Aula per votare il testo di legge con gli eventuali emendamenti, penso che debba essere questo l'atteggiamento da assumere: affrontare questa discussione nel merito e non per quello che succede da altre parti, nel nord Europa, in altri Stati. Non vorrei dover discutere, nel fare questa legge, dell'esistenza della pena di morte in alcuni Stati, non riesco a capirne il senso. Noi oggi e da oggi in avanti saremo chiamati a discutere sul diritto, in determinate condizioni; le relazioni e anche alcuni interventi mi consentono di non citare mai alcun articolo della legge - lo hanno fatto i relatori con puntualità -, in quali punti della legge si discute e si mettono le condizioni per accedere alla propria scelta. Questo fa sì che noi dovremmo concentrarci sulle ragioni, se sono sufficienti, capire anche le differenze, non metterla sul piano: “lo si fa per i deboli, ma i deboli vengono tutelati in qualche altro modo”. È chiaro che c'è una diversità. Io penso che bisogna far ricchezza anche di esperienze dirette di persone in condizioni tali che questa legge ammetterebbe ad un percorso difficile di fine vita e che, invece, non vorrebbero e non sarebbero ammesse per volontà propria. Noi non possiamo, però, impedire ad altri, invece, di accedervi. E lo stesso dibattito qui, sì, ideologico, che è stato fatto per altre vicende, in cui, nel tentativo di impedire a tutti, si lasciava la strada al sommerso, al coperto, al nero, alimentando stragi, morti innaturali, alimentando dolore soprattutto verso quei familiari che sarebbero poi costretti ad assumersi responsabilità che non dovrebbero avere, perché è lo Stato, in questo caso, che deve mettere tutti nella condizione di poter scegliere, ma non da soli; non da soli: con la forza e la presenza delle istituzioni, con un percorso che può essere guidato. Ecco cosa deve fare lo Stato: non deve lasciare soli i propri cittadini, soprattutto nei momenti di difficoltà.

Questo è il tentativo che si sta facendo, il tentativo messo in campo; bisogna mettere insieme le cose che qui vengono richieste. Perché mettere in contrapposizione l'assistenza domiciliare, le cure palliative e il fine vita? Perché in contrapposizione? C'è bisogno di assistenza domiciliare. Una persona con dei problemi ha diritto a vivere la parte finale della propria esistenza tra le proprie mura domestiche, nelle migliori condizioni e dobbiamo insieme - siamo il Parlamento, siamo i rappresentanti dei cittadini italiani - chiedere che questo venga fatto con più forza, in tutto il territorio nazionale, non soltanto nelle isole felici della sanità pubblica. Le cure palliative devono essere parte della sanità di tutto il Paese; non dobbiamo continuare a dire che esistono sacche di territorio in cui non ci sono le cure palliative; le cure palliative non sono in contrapposizione, ma sono uno dei percorsi. Infine, quando - così come è stato detto e scritto nella legge - la scienza, non volontà esterne, ci dice di essere arrivata a un punto di non ritorno - perché c'è anche questo - deve essere possibile accedere, se scelto, ad un altro percorso, cioè quello del fine vita, di cui stiamo discutendo. Questo non è un percorso alternativo, perché io non ho mai visto nessuno, prima di arrivare a un punto interiore di non ritorno, dire: “voglio fermarmi”. Perché noi dobbiamo, invece, lasciare queste persone da sole a decidere, facendo un danno a se stesse e ai propri familiari, ai propri cari? Poi, alimenteremmo noi il contrario.

Io oggi non penso che serva entrare, quindi, ulteriormente nel merito e mi riconosco appieno nelle parole dei relatori, nel loro tentativo di far sì che questa legge possa arrivare al momento della votazione, nella modalità più tranquilla possibile, affinché questa non sia - lo dico a noi, alla politica - la classica legge da portare in Aula e provare ad affossare con dei voti segreti, o che venga lasciata sul binario morto del bicameralismo. La mediazione serve a far sì che questa legge possa avere la velocità che merita. Stiamo andando verso la fine di questa legislatura e io non vorrei lasciare ancora ai comitati etici delle ASL il compito di decidere, attraverso, poi, la decisione finale di un giudice: deve essere lo Stato, dobbiamo essere noi, con una legge, a sancire queste decisioni e il tempo di assumersi queste responsabilità è ora. È il tempo della responsabilità della scelta (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Lucia Annibali. Ne ha facoltà.

LUCIA ANNIBALI (IV). Grazie, signor Presidente. Sottosegretaria, il testo unificato oggi in discussione introduce - l'abbiamo detto - disposizioni volte a dettare una disciplina della morte volontaria medicalmente assistita per chi si trova nelle condizioni indicate dalla sentenza della Corte costituzionale, nel rispetto dei principi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea. È una legge attesa da anni, che mira ad offrire adeguata tutela al diritto individuale del singolo di autodeterminarsi nelle scelte che riguardano le fasi finali della propria esistenza e del proprio percorso di sofferenza. La questione della regolamentazione giuridica delle determinazioni individuali relative al cosiddetto fine vita è ormai da molto tempo al centro del dibattito pubblico, scientifico e politico. Garantire una scelta libera, consapevole e dignitosa nella fase terminale della vita è un tema di particolare delicatezza e complessità, segnato da profonde implicazioni etiche che interrogano la coscienza di ciascuno di noi; è un terreno su cui il Parlamento è stato chiamato a legiferare dal giudice costituzionale, attraverso un dialogo e un confronto, certamente difficili ma indispensabili, al fine della ricerca di una soluzione condivisa.

In tutto il lungo e travagliato iter di questa legge, rimandata a più riprese a causa di contrapposizioni, anche molto forti, sono emerse sensibilità e posizioni molteplici e differenti, che attraversano non solo la maggioranza ma anche i singoli gruppi parlamentari. Va da sé che il testo che ne è uscito è frutto di una mediazione volta a cercare il consenso più ampio e largo possibile. Questo percorso di condivisione, portato avanti dai relatori del provvedimento, che vorrei ringraziare, ha fatto sì che si superasse il muro contro muro e ha consentito l'approvazione nelle Commissioni giustizia e affari sociali di un testo di sintesi; un testo ancora perfettibile sia in termini di qualità legislativa, sia sul piano della procedura da seguire per la richiesta di morte volontaria medicalmente assistita. Occorre garantire ai malati un percorso chiaro e lineare, quindi io e la mia collega Lisa Noja, sulla scia di quanto già fatto in Commissione, continueremo a dare il nostro contributo in questa duplice direzione, anche nel passaggio del provvedimento in Aula. Quello di cui discutiamo oggi - è già stato detto - è il secondo intervento del legislatore nella direzione di un rafforzamento della libertà di autodeterminazione individuale nelle scelte di fine vita. Il primo - come ricordato - è stato attuato con la legge n. 219 del 2017, che contiene norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento. Questa legge, però, ha lasciato scoperti alcuni profili, sui quali si sono innestate le due pronunce della Corte Costituzionale: l'ordinanza n. 207 del 2018 prima e poi la sentenza n. 242 del 2019, con la quale il giudice costituzionale ha sollecitato la presa in carico di tale questione da parte del Parlamento, decisore naturale su questioni di tale delicatezza. Come già ricordato dagli interventi che mi hanno preceduto, con la sentenza del 2019 la Corte costituzionale, limitandosi al caso di specie che aveva originato il suo esame di costituzionalità, il caso di dj Fabo e Marco Cappato, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'articolo 580 del codice penale nella parte in cui non esclude la punibilità di chi, con determinate modalità, agevola l'esecuzione del proposito di suicidio autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli (sempre che tali condizioni e le modalità di esecuzione siano state verificate da una struttura pubblica del Servizio sanitario nazionale, previo parere del comitato etico territorialmente competente). Dopo la pronuncia, quindi, si è reso necessario l'intervento del legislatore, in uno spirito di leale collaborazione tra le istituzioni, per garantire ai malati, nel pieno rispetto della decisione della Corte, l'accesso ad un'assistenza al suicidio medicalmente assistito, oggi, invece, di fatto negata da ostacoli di varia natura. Da qui, allora, l'importanza e l'urgenza di una legge per evitare abusi, per far fronte alle richieste legittime che non vengono accolte, per evitare che vi sia una disomogeneità di applicazione con pronunce diverse a fronte di casi analoghi. Uno dei problemi principali, in effetti, è quello che riguarda le strutture sanitarie, che non sanno come procedere poiché mancano indicazioni chiare ed univoche sulla procedura di applicazione del dispositivo della Corte. Emblematico, in questo senso, è il caso di Mario, il quale, dopo un lungo e contrastato percorso, in cui alla sofferenza fisica e morale ha dovuto aggiungere le traversie dei ricorsi ai tribunali, ha ottenuto - primo caso in Italia - il via libera da parte del comitato etico dell'azienda sanitaria regionale delle Marche per poter accedere al suicidio assistito. A Mario manca - lo sappiamo - l'ultimo passo, quello che riguarda la scelta del farmaco e le modalità della sua somministrazione; io mi auguro che questo blocco venga rimosso in tempi rapidi. Dunque, già oggi, le condizioni per chiedere di essere accompagnato alla morte attraverso il suicidio medicalmente assistito ci sono, ma è necessaria una legge che definisca con rigore le procedure, le condizioni e le modalità, anche al fine di tutelare i soggetti più fragili da possibili abusi.

Con la legge oggi in discussione abbiamo cercato, dunque, di dare una disciplina organica alla morte volontaria medicalmente assistita, muovendoci all'interno del perimetro tracciato dalla Corte, senza prevedere in alcun modo trattamenti eutanasici. Deve essere chiaro che al malato va assicurato il massimo ascolto e tutta l'assistenza necessaria e che il suo non dovrà essere un gesto disperato di chi si sente abbandonato, bensì il frutto di una decisione che matura dentro un percorso di cura, nell'ambito del quale vengono prospettate al malato le alternative possibili, dove si accerta che non vi siano condizionamenti o abusi che facciano leva sul suo stato di vulnerabilità; un percorso che ha anche l'obiettivo di rimuovere le incertezze e i timori dei diversi soggetti coinvolti nel procedimento, evitando inerzie e ritardi di fronte a situazioni dolorose e cariche di sofferenza, come quelle contemplate nel testo normativo.

Non mi soffermo a illustrare le norme nel dettaglio - è già stato fatto, in parte, dai relatori -; vorrei, invece, sottolineare il contributo, che io e la collega Lisa Noja, a titolo personale, abbiamo fornito nella fase emendativa del testo base e che continueremo, come detto, a offrire anche in Aula, con emendamenti volti a migliorare alcune parti che ancora, a nostro avviso, non convincono pienamente. Abbiamo chiesto e ottenuto, tra le altre cose, a garanzia dei principi di eguaglianza e ragionevolezza di cui all'articolo 3 della Costituzione, che venissero considerate le situazioni in cui il soggetto non è materialmente in grado di agire tramite un atto materiale commissivo, pur essendo perfettamente capace di intendere e di volere, ad esempio, perché completamente paralizzato. Si è dunque stabilito all'articolo 5, sulle modalità, al punto 7, che la morte volontaria medicalmente assistita sia consentita anche alle persone prive di autonomia fisica. L'obiettivo è evitare discriminazioni tra malati di pari gravità, che vivono sofferenze parimenti intollerabili. Riteniamo che su questo punto occorra, però, migliorare ancora il testo anche in altri articoli, come abbiamo chiesto già in Commissione. Presenteremo, quindi, nuovi emendamenti. Siamo favorevoli all'inserimento, all'articolo 6 del testo unificato, dell'obiezione di coscienza; abbiamo però chiesto, unitamente a colleghi di altri gruppi, l'inserimento di una previsione che garantisca l'esigibilità del diritto.

Concludendo, il gruppo di Italia Viva sul voto in Aula su questa legge lascerà libertà di coscienza, come è giusto che sia di fronte a temi che interrogano così profondamente ciascuno di noi. Per quello che riguarda il mio convincimento personale, mi auguro che questo testo riesca a trovare, anche in Aula, una buona sintesi, tenendo presenti le diverse sensibilità sul tema. Sono tanti i malati che, insieme alle loro famiglie, stanno aspettando una legge che garantisca loro la possibilità di congedarsi dalla vita con dignità e con l'assistenza medica necessaria, quando la vita non sia più percepita come tale, per le terribili sofferenze che si provano (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Renzo Tondo. Ne ha facoltà.

RENZO TONDO (M-NCI-USEI-R-AC). Grazie, Presidente. Io sento la responsabilità, piccola o grande che sia, di dare il mio contributo per provare ad allargare il perimetro di questa legge, che vorrei non fosse solo del centrosinistra; anch'io, di centrodestra, la voterò e, anzi, darei anche una consegna “semantica”. Presidente, alcuni sottosegretari, che sono di centrosinistra, si siedono da quella parte, il mio amico Costa si siede da questa parte: si mettano nel mezzo, per dare un segno anche politico a questo tentativo. È una battuta, ovviamente, ma significa il mio impegno per far sì che questa legge possa avere anche i voti del centrodestra o, almeno, di una parte del centrodestra.

Io ringrazio i relatori, che hanno fatto due buone relazioni, due buoni interventi, e li condivido. Non sono in grado di sapere se questa sarà la migliore delle leggi, ma sono convinto che il meglio è nemico del bene. Quindi, è il caso di dar via libera a un percorso che, secondo me, è assolutamente necessario, a una legge che tutti richiedono e che speriamo nessuno possa utilizzare. Sarebbe il massimo della gioia sapere che questa legge c'è, che dà la possibilità di farlo e che, poi, non sia necessario farlo, perché o le cure palliative o altro ancora ci consentono di non entrare nel merito di questa scelta.

È già stato detto tutto. La Corte costituzionale, con ordinanza n. 207 del 2018 ha formalizzato l'invito al Parlamento, chiedendo con vigore, come diceva il relatore, di darsi una legge in questo senso e ha dichiarato la non punibilità del medico che dovesse fare una scelta di questo tipo. Credo anche che negli articoli che sono stati illustrati e commentati ci siano tutte le precauzioni e tutte le caratteristiche necessarie per far sì che non ci siano le situazioni che spesso vengono descritte sulla stampa, di eccesso o di scelte che magari non appartengono a noi. Quando si parla, per esempio, dell'Olanda, noi prescriviamo chiaramente che i 18 anni devono essere compiuti, stabiliamo con molta chiarezza che la scelta deve essere documentata, come, per esempio, da un testamento scritto o da una videoregistrazione che sia depositata. Insomma, credo che alcune condizioni siano assolutamente necessarie, per garantire le scelte di ciascuno. Mi va anche molto bene il fatto che sia garantita l'obiezione di coscienza per i medici e la retroattività per chi ha già fatto queste scelte in passato. Mi pare che siamo di fronte a una buona legge, una legge che può essere migliorata, ma che, secondo me, deve essere licenziata in tempi brevi, proprio con la speranza che sia utilizzata il meno possibile.

È evidente che noi raccogliamo molte informazioni, come ora anche sui vaccini, e non solo. Raccogliamo molte comunicazioni e raccogliamo molte fake news. Io voglio utilizzare il minuto che resta del mio intervento per portare due esperienze, esperienze vissute personalmente. Una è personale; un architetto, amico di famiglia, si rivolge al medico, nel momento in cui ha una SLA terribile - persona intelligente, sa cosa lo aspetta -; chiama questo amico medico al capezzale e gli dice: quando sarà possibile - lo saprai tu - fai ciò che devi fare; il medico ancora oggi è dispiaciuto di non averlo fatto, perché non se l'è sentita di farlo e quel signore è morto soffocato, in una situazione indicibile.

L'altra situazione, più politica, avendola vissuta in prima persona, da presidente della regione Friuli-Venezia Giulia all'epoca, è stata quella di Eluana Englaro. Io ho avuto il privilegio - non so se posso considerarlo un privilegio - di conoscere personalmente Beppino Englaro e di vedere anche Eluana prima che ciò accadesse. Vi assicuro che quella persona non poteva stare assolutamente a questo mondo, perché, se era un vegetale, come l'ho vista, non esisteva, e, se avesse avuto il cervello all'interno di quel corpo, sarebbe stata una cosa devastante. Io credo che Beppino Englaro abbia dato una lezione di vita a tanti di noi. Ricordo che un giorno - approfitto, perché ho ancora trenta secondi, Presidente - io ero in pieno stress psicologico e fisico, perché ero presidente di una regione di centrodestra, che stava facendo una cosa che non era esattamente condivisa da tutti ed ero soggetto a molte critiche, chiamai Beppino Englaro e gli dissi: Beppino, portiamola in Svizzera, la nostra ragazza. E Beppino mi dette una lezione, che voglio riportare qui, a testimonianza di ciò che disse. Beppino Englaro disse: Guarda, se avessi voluto portarla in Svizzera, l'avrei già fatto. Io sto facendo questo come battaglia per tutti voi, per tutti quelli che verranno, perché non ci siano altre Eluana Englaro. Io questo voglio testimoniarlo qui, è per questo che ho chiesto di intervenire ed è per questo che credo che questa legge si inserisca in quel percorso di civiltà che abbiamo il dovere di approvare.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi e colleghe, sento ovviamente, al pari di tutti voi, forte la responsabilità, come legislatore, per il tema che andiamo oggi ad affrontare, con l'approdo in Aula di questa proposta di legge. È una proposta di legge che ha avuto, come è stato abbondantemente ricordato, un iter travagliato nelle Commissioni riunite giustizia e affari sociali. È un legislatore che, in questo momento - e questo è bene dirlo con grande chiarezza, a beneficio di chi segue i lavori parlamentari -, si trova schiacciato tra una sentenza della Corte costituzionale, la n. 242 del 2019, e un referendum promosso da un comitato che ancora oggi non si ritiene soddisfatto da questa legge che noi stiamo discutendo. Il voto di Fratelli d'Italia in Commissione è stato contrario, coerente con le nostre proposte emendative, che sono state in larga misura respinte e, in minima parte, riformulate, senza tuttavia che le riformulazioni cogliessero nel segno, al punto da costringerci anche a votare contro i nostri stessi emendamenti.

Partiamo dalla sentenza n. 242 del 2019 del nostro giudice delle leggi, che affronta un caso specifico, che è quello dell'onorevole Marco Cappato e di Fabiano Antoniani, noto alla opinione pubblica come dj Fabo.

Partendo da questo caso, la Corte costituzionale, con una ordinanza resa nel 2018, con cui, in larga misura, veniva anticipato il dictum della sentenza n. 242 del 2019, ha dato alcune indicazioni al legislatore: ha ritenuto non punibile l'ausilio al suicidio, laddove ci si trovi in presenza di un paziente con una patologia irreversibile, che sia fonte di sofferenze fisiche o psicologiche reputate intollerabili, che abbia espresso ed esprima un valido consenso alla propria uccisione, che vi sia stato un previo ricorso alle cure palliative senza che esso abbia sortito effetto, così cristallizzando, per la prima volta, il dato delle cure palliative come prerequisito. Con ciò, la Corte ha disvelato l'inadempimento dello Stato rispetto a una sua stessa legge, che è la legge n. 38 del 2010, sulla quale, anche nel corso di questa legislatura, sono stati svolti lavori di approfondimento, una indagine conoscitiva sull'attuazione di questa legge con una relazione approvata all'unanimità nel 2019 che ha rassegnato una sostanziale disapplicazione di questa legge. Quindi, oggi il legislatore - e va fatto senza cercare alibi - deve intervenire a fronte di una pronuncia della Corte costituzionale che, come è naturale che sia, non può imporre ex ante il contenuto di una legge, che è esclusivo appannaggio del legislatore. Per questo dico “chiarezza” e di non cercare alibi: il legislatore , quindi, si assume la piena volontà e responsabilità che la nostra Costituzione dà. Del resto, se così non fosse, se la Corte Costituzionale potesse ex ante stabilire il contenuto di una legge, saremmo in presenza di una pericolosa commistione.

Con questa sentenza non viene determinato il contenuto della legge oggi in discussione. Il contenuto, dunque, ha una matrice esclusivamente politica, una volontà di legiferare in questa direzione piuttosto che in un'altra, una volontà tutta politica di inserire in questa legge alcuni contenuti e non altri, di accogliere alcuni emendamenti e non altri. Dunque, noi abbiamo un lungo percorso giurisprudenziale su questi temi. Potrei citare tante sentenze, tanto del giudice delle leggi quanto dei giudici di legittimità come quella della Cassazione civile sul caso Englaro. Ma, oggi dobbiamo interrogarci sulla legge che noi stiamo discutendo oggi che approveremo e proveremo a modificare naturalmente anche in Aula. Fratelli d'Italia e tutto il centrodestra riproporranno le proposte emendative ovviamente riadattate al testo così come modificato dalle Commissioni.

Torno ad uno degli argomenti iniziali: la chiarezza. In un'epoca in cui la comunicazione è esageratamente semplificata grazie anche alla disintermediazione dei canali social, la possibilità che tutti noi abbiamo di far conoscere il nostro pensiero senza la mediazione di chi lo riporta sui giornali, non bisogna fare confusione, non si possono equiparare, non si possono mettere sullo stesso piano i familiari di chi soffre, i familiari conviventi che assistono per lo più impotenti alle indicibili sofferenze di un proprio congiunto, alle cosiddette “cliniche exit”, che fanno del suicidio assistito la propria principale attività e, ovviamente, non si può paragonare una situazione personale, intima, familiare con un giro di affari, con una attività imprenditoriale. Quindi, non bisogna fare confusione tra gli articoli del codice penale, il 580 ad esempio, e soprattutto non bisogna nascondersi rispetto a un pericolo costituito dal referendum, che si abbatterebbe come una mannaia su questo tema. Allora, la domanda che il legislatore oggi deve porsi è: questa proposta di legge risponde alle indicazioni della Corte costituzionale o allarga il perimetro al punto da riuscire a scontentare tutti, al punto da rendere quasi vano, a detta dei promotori del referendum, questa attività legislativa? È fatto notorio, tutti noi abbiamo letto la rassegna stampa: c'è da parte di costoro grande delusione per la mediazione che i relatori hanno voluto individuare. Però, noi dobbiamo denunciare che, comunque, quest'attività di mediazione allarga il perimetro rispetto a quei paletti che la Corte costituzionale aveva imposto. Quindi, a mio avviso, la Corte costituzionale ha fornito alcune indicazioni, ma, in realtà, non ha imposto un vincolo, un binario su cui camminare senza deragliare, né, come ho detto prima, avrebbe potuto farlo. Quindi, lo dice la nostra Costituzione, il legislatore oggi decide in piena autonomia, in piena libertà di legiferare.

Nella ordinanza che ha preceduto la sentenza n. 242, era la n. 207 del 2018, la Consulta aveva ricordato come al legislatore non può ritenersi inibito vietare condotte che spianino la strada a scelte suicide. Allora, il tema è proprio questo: per noi di Fratelli d'Italia va difeso come valore assoluto quello della sacralità della vita, che noi difendiamo dal suo concepimento e sino alla fine naturale. Noi riteniamo che lo Stato debba investire sulla difesa della vita, riteniamo pericolosa l'apertura della Consulta che spiana la strada a una disponibilità del bene vita, peraltro in spregio alle previsioni normative, ad esempio, sugli atti dispositivi del proprio corpo, che sono vietati con alcune deroghe ovviamente ben specificate.

Noi riteniamo che questo sia un precedente pericoloso, non perché abbiamo la palla di vetro, ma perché semplicemente basta effettuare un'osservazione di natura comparatistica con gli ordinamenti in cui questo tipo di leggi già sono in vigore per vedere come il piano inclinato che si apre consenta lo scivolamento pericoloso verso una concezione della vita come bene disponibile, una concezione della vita intesa come un bene rispetto al quale si possano fare valutazioni di priorità per la difesa dello stesso: la vita del sano vale più della vita del malato, la vita del giovane vale più della vita dell'anziano e questa per noi è una deriva pericolosissima (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ripeto, non sono previsioni, sono constatazioni, perché questo già accade negli altri ordinamenti. Noi, quindi, riteniamo che lo Stato debba investire, peraltro rispettando anche la volontà del legislatore del 2010 sulle cure palliative che, inopinatamente, a differenza di quello che ha detto la Corte che le poneva, per la prima volta, come prerequisito, non sono potenziate, non sono stabiliti adeguati investimenti, adeguati finanziamenti.

Questo è per me sintomo di una grande sconfitta, perché uno Stato che decide di sperperare milioni, centinaia di milioni di euro in bonus di dubbia efficacia, dal monopattino a tante altre cose, e non ritiene, a distanza di oltre un decennio dall'entrata in vigore di una legge dello Stato stesso, di potenziare e rendere uniformemente applicabili, uniformemente efficaci le cure palliative su tutto il territorio nazionale, pur nel rispetto delle competenze delle regioni in materia di sanità, per me è uno Stato sconfitto, è uno Stato che rinuncia a combattere per la difesa della vita, che è il primo dei diritti che lo Stato dovrebbe tutelare. Del resto, il nostro ordinamento, a partire dal suo pilastro principale, che è la Costituzione, è improntato al favor vitae. Non troveremo mai tra i principi cardine del nostro ordinamento un principio che vada nella direzione del favor mortis e questo è secondo me un dato che il legislatore in questa fase sta trascurando, discostandosi quindi da quello che dovrebbe essere l'obiettivo principale. Questa delle cure palliative non individuate come prerequisito, al pari di quanto previsto dalla sentenza, è solo uno dei casi in cui questo progetto di legge si discosta dal solco tracciato dalla Consulta. È stato introdotto in corso d'opera il meccanismo, il riconoscimento del diritto all'obiezione di coscienza, e su questo, secondo me, vale la pena fare qualche considerazione in più, perché l'obiezione di coscienza sarebbe, secondo questa previsione, disciplinata come nel caso della legge n. 40 sulla interruzione di gravidanza, quindi con una preventiva dichiarazione da dover consegnare agli atti, tradendo quindi quel rapporto di fiducia medico-paziente per cui un paziente si vedrebbe di fatto allontanato dal proprio medico ove questo medico avesse esercitato il diritto all'obiezione di coscienza.

Allora oggi il legislatore vorrebbe cristallizzare il diritto di scelta sul quando e su come morire. Speculare a questo diritto - secondo me noi su questo dobbiamo interrogarci -, ma può esistere un dovere di fare morire? Può esistere per i medici, votati a salvare la vita umana, è ontologicamente connesso alla missione, perché fare il medico è una missione e ontologicamente connesso a questa missione è il desiderio, lo scopo precipuo di salvare vite umane, allora noi possiamo imporre un dovere di fare morire rispetto al quale esercitare un'obiezione di coscienza ex ante in via assoluta, quindi non con riferimento al caso particolare? Ritengo che questa sia una grande forzatura, e ancor più lo diventerebbe se a questo fossero connessi meccanismi di gestione della mobilità all'interno delle aziende ospedaliere per garantire l'applicazione di questa legge, e quindi garantire che in determinate aziende vi sia un numero di medici non obiettori, quindi agganciare come effetto necessario l'obiezione di coscienza alla mobilità. Sarebbe un fatto molto grave. Noi riteniamo che la coscienza del medico vada rispettata; vada rispettata comunque non con la necessità di una formalizzazione in termini generali e assoluti, perché, come ho cercato di spiegare prima, il medico non va allontanato dal paziente nel momento di massima fragilità del paziente stesso. Se il medico decide di continuare a prestare la sua opera di assistenza, perché patologia irreversibile non significa patologia incurabile, ovviamente cambia la meta delle cure, cambia la meta, e questo è in nuce il senso delle cure palliative che oggi di fatto non esistono in Italia. Forse grazie a questo dibattito qualche altro italiano scoprirà che è stata approvata addirittura una legge, che però non viene applicata. Come dicevo all'inizio, noi ci ritroviamo in questo momento storico, dopo anni di lavori nelle Commissioni, tra l'incudine e il martello: da un lato questa sentenza, dall'altro lato il referendum. E allora, per comprendere la portata di questo quesito referendario, secondo me vanno richiamati gli ordinamenti stranieri nei quali queste leggi sono già in vigore, per comprendere come, laddove l'eutanasia sia applicata o per legge o per sentenza, si vada verso una pericolosa politica, una cultura dello scarto, una cultura che vorrebbe stabilire le gerarchie di valore, e dunque di difesa delle varie vite, cosa ovviamente a nostro avviso intollerabile. Peraltro questo progetto di legge, come ulteriore elemento a supporto della nostra tesi che lo vede discostarsi dalla pronuncia della Corte costituzionale, aggiunge il concetto di prognosi infausta, che non è mai neppure menzionato nella sentenza della Corte, a dimostrazione del fatto che la mediazione rischia di portare a un testo pasticciato, che non risolve e non raggiunge nessuno degli obiettivi che in questo momento agenti terzi, da un lato la Consulta, dall'altro lato il referendum, impongono al legislatore.

Noi temiamo che questa scelta sia una corsa su una strada apparentemente lastricata di buone intenzioni, buoni sentimenti, una pietà nei confronti di chi soffre, ma che in realtà nasconda il malcelato intento di una deriva nichilista che vorrebbe privilegiare la soluzione meno costosa a quella realmente da praticare nell'interesse dei cittadini. E allora noi corriamo il rischio che questo provvedimento si ponga come una chiusura del cerchio, un attacco continuo, nel nome del più spregiudicato relativismo etico e anche giuridico, come abbiamo potuto vedere, alla vita umana. Qui non è un problema confessionale, nessuno di noi agisce rispetto a questo provvedimento per convinzioni confessionali legate alla propria coscienza. Noi intendiamo agire nell'interesse del futuro della nostra Nazione, perché una Nazione che decide scientemente di investire sulla morte e non sulla vita è una Nazione che rischia di non avere futuro, e questa sarebbe una grande sconfitta per il legislatore che non riesce nemmeno - e non lo dico io, ma lo dice la relazione della Commissione XII che ho menzionato prima, approvata nella primavera del 2019, quindi nel corso di questa legislatura - a rendere effettive le cure palliative, così come richiesto peraltro dalla Consulta, con una necessaria parentesi. La legge n. 38 del 2010 di fatto non è stata sostenuta in maniera adeguata sotto il profilo finanziario, e dunque non è stata concretamente applicata. Quindi, noi non abbiamo oggi la prova - e sfido chiunque a dimostrare il contrario - che una seria terapia del dolore possa costituire l'alternativa a quelle sofferenze intollerabili di cui si parla, noi oggi non lo sappiamo. La Nazione oggi, per mano del legislatore, fa un passo avanti, supera la pronuncia della Consulta, che, come ribadisco, individua le cure palliative come prerequisito, e lo fa scegliendo di legiferare senza invece potenziare uno strumento che già è codificato, ma sul quale non sono stati fatti investimenti adeguati.

Quindi, corriamo il rischio che questo provvedimento rappresenti la rottura di un legame simbolico tra le generazioni. Noi non vorremmo, come già accade in altri ordinamenti, che si aprisse la strada, scivolando su quel piano inclinato di cui prima parlavo, alla possibilità - in questo momento soltanto remota nelle intenzioni di chi si occupa di questa materia - che ci si possa sbarazzare degli anziani, dei disabili. Questa è una deriva alla quale non vorremmo mai assistere, nella convinzione che non vada confusa la carità con la rinuncia ad aiutare, la rinuncia a sostenere, la rinuncia ad accompagnare alla fine naturale della propria esistenza.

Quindi, il legislatore oggi è chiamato, in realtà, a dirimere, a sciogliere un grande dilemma che la Corte costituzionale ha avuto soltanto il compito - partendo da un caso specifico, come è naturale che sia - di evidenziare: le contraddizioni tra uno Stato che prevede uno strumento, come quello delle cure palliative, che però, poi, non rende efficace; un legislatore che cerca frettolosamente di evitare il referendum che avrebbe, certamente, un esito ben peggiore, trattandosi dell'abrogazione dell'articolo 579, quindi dell'omicidio del consenziente, a prescindere dalle condizioni di salute che, invece, vengono richiamate nei primi articoli di questo progetto di legge.

Quindi, bisogna evidenziare come in questo momento vi sia una confusione in campo. E alla confusione bisogna rispondere necessariamente con la chiarezza necessaria per spiegare che il legislatore, oggi, non deve cercare alibi: il legislatore deve assumersi la responsabilità politica di una legge, che non è scritta, come si vuol fare credere agli italiani, dalla Corte costituzionale. La Corte Costituzionale ha dato indicazioni e di più non potrebbe fare; il contenuto della legge lo stabilisce il legislatore, lo stabiliranno tutti coloro che approveranno questa legge, naturalmente, non noi di Fratelli d'Italia.

Il relatore ha ricordato come, in Commissione, non vi sia stato un atteggiamento ostruzionistico e non vi è mai da parte nostra un atteggiamento ostruzionistico perché, spesso, in questa legislatura, in cui si confonde il potere esecutivo con il potere legislativo, in cui il Parlamento è ridotto a mero ratificatore di decisioni assunte dall'Esecutivo, si confonde il legittimo diritto e dovere di fare opposizione, nel rispetto del mandato rilasciato dagli elettori, con la volontà ostruzionistica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e questo è molto grave. Riconoscere che non vi sia stato atteggiamento ostruzionistico significa implicitamente ammettere che tutto ciò che fa l'opposizione non è connaturato alla volontà di migliorare un provvedimento e di portare in quest'Aula il pensiero di milioni di italiani, le legittime istanze di milioni di italiani, come se noi stessimo qui a fare ostruzionismo e, allora, per questo motivo, il Parlamento è stato completamente defraudato delle proprie competenze. Questo è inaccettabile. Non vi è stato un atteggiamento ostruzionistico e non vi è in nessun provvedimento, ma vi sono state delle proposte. C'erano 395 emendamenti: come ho già detto, grazie all'importante opera di mediazione dei relatori, molti sono stati riformulati e approvati. Noi li riproporremo all'attenzione dell'Aula per provare a fare ulteriori passi in avanti, ma per noi i passi in avanti sono sempre quelli a difesa della vita; non possono mai costituire passi avanti quelli in virtù dei quali si possa consegnare o anche solo immaginare di consegnare ai cittadini un provvedimento che alimenti l'errato convincimento che l'Italia vada verso la volontà di tutelare la morte, l'accesso alla morte inteso come culmine della libertà, perché la libertà senza limiti è tutt'altro rispetto alla libertà. E, quindi, noi ci dobbiamo muovere su un sentiero assolutamente impervio, perché, come ho ricordato più volte, incombe un referendum rispetto a quel dibattito e il legislatore non si può sottrarre, onde evitare di vanificare l'importante opera che tutti noi - relatori in testa, ovviamente - stiamo svolgendo su questo provvedimento

Noi siamo convinti che vada rafforzato, sotto ogni aspetto legislativo, economico, finanziario, culturale, quel favor vitae consacrato nel nostro ordinamento in più articoli della Costituzione. Quindi, per questa ragione, noi siamo convinti - e lo spiegheremo più diffusamente nell'analisi dei singoli emendamenti che, poi, si svolgerà nella seconda fase dell'esame di questo provvedimento - che la strada sia ancora molto, molto distante dall'obiettivo che dobbiamo raggiungere. Pertanto, è necessario migliorare ancora questo testo, è necessario non sottrarsi al dibattito, è necessario non trovare alibi nei confronti dei cittadini rispetto al presunto imprimatur che la Corte costituzionale avrebbe dato a questa legge. Quindi, riteniamo che l'equilibrio vada trovato, da un lato, con previsioni legislative più chiare, con termini certi e non vaghi, come, ad esempio, quello dei 18 mesi, e crediamo che la sola ipotesi di legalizzare, liberalizzare l'omicidio del consenziente a prescindere dalle sue condizioni di salute sia un'ipotesi molto pericolosa, dalla quale il legislatore deve prendere le distanze, lo deve fare in maniera concreta con un provvedimento che allontani il rischio di questo referendum.

Noi siamo contrari - e concludo, Presidente -, per dirla con una frase non mia, alla concezione anti-solidaristica che sfocia nella cultura della morte. Questo per noi è un errore madornale che il legislatore non può fare. Con questo concludo l'intervento in discussione generale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bagnasco. Ne ha facoltà.

ROBERTO BAGNASCO (FI). Grazie, Presidente. Ho ascoltato con grande interesse perché il tema merita in modo particolare e degli interventi precedenti ho apprezzato, al di là del merito, il tono e il tentativo da parte di tutti di non creare ulteriori difficoltà ad una legge che, chiaramente, ha dimostrato quanto sia difficile trovare totale condivisione su tematiche così delicate che toccano la coscienza di ciascuno di noi.

Anche nel mio intervento, Presidente, cercherò di parlare in negativo o in positivo, ma sempre nel tentativo di portare un ulteriore contributo, sperando che dal dibattito parlamentare si possa ancora migliorare un testo che - lo dirò nel mio intervento - è già stato migliorato grazie alla volontà di tutte le parti politiche, a cui evidentemente non posso non dare atto dello spirito collaborativo, sincero e non certamente formale, come in tante altre occasioni può succedere (quando si dice che si fa qualcosa, ma poi non si fa niente). Qui si è cercato veramente di lavorare con grande attenzione, per cercare di dare le risposte più significative sulle tematiche più dirimenti per le forze politiche. Nella scorsa legislatura - partiamo un pochino da lontano perché è giusto anche fare una brevissima storia, da dove siamo partiti, per dire dove potremo arrivare; noi diciamo ciò, in questo senso, con una certa preoccupazione, quando Forza Italia votò contro la legge sul biotestamento, poiché era evidente che una legge - l'avevamo detto già allora - che indicava idratazione e alimentazione come terapie e non come semplici sostegni vitali, avesse in sé i semi dell'introduzione dell'eutanasia nel nostro Paese. D'altro canto, noi siamo contro ogni forma di accanimento terapeutico e a favore di ogni intervento utile per alleviare le sofferenze di chi è malato: essere inguaribile non significa essere incurabile; è molto diverso e non significa lasciare chi soffre solo nella sua sofferenza. Se non è sempre possibile guarire, è sempre possibile prendersi cura della persona che sta soffrendo. Il presidente Berlusconi ha sempre dichiarato e ribadito, anche nei suoi recenti interventi pubblici, che Forza Italia mette al centro la persona e tutela la vita, dal concepimento alla morte naturale. Per questo, nel 2010 fu il nostro Governo a volere la legge sulle cure palliative; ho ascoltato molti interventi che hanno parlato di queste cure palliative, che considero assolutamente doverose. È un percorso che non riguarda solo gli ultimi giorni di vita e che prevede la presa in carico della persona malata e dei suoi familiari anche dal punto di vista psicologico (in questa legge, qualche miglioramento in questo senso viene fatto anche dal punto di vista del sostegno psicologico ai malati); anche in caso di malattia grave, nessuno deve essere lasciato indietro.

Ora parliamo un attimo del testo in discussione e di come noi abbiamo operato all'interno di questo testo, perché mi sembra doveroso dare comunicazione di cosa ha fatto Forza Italia e del perché ha agito in un certo modo. Così come la legge sul biotestamento è stata l'anticamera della sentenza della Corte costituzionale, che chiede la modifica dell'articolo 580 del codice penale, il suicidio assistito è - lo ripetiamo, purtroppo - la porta di accesso all'eutanasia. Il testo base della legge, approvato dalla maggioranza che sosteneva il Governo “Conte 2”, ha un impianto fortemente eutanasico, così come sono state interpretate alcune delle condizioni poste dalla sentenza della Corte costituzionale sul caso Cappato-dj Fabo. Il Governo Draghi ha assunto - anche su nostra indicazione, come di altri - una saggia posizione di neutralità, come aveva fatto il Governo “Conte 1” nel 2018, durante il primo tentativo di mettere a capo una legge. Noi ci siamo posti in modo costruttivo e abbiamo lavorato in un'ottica di riduzione del danno (lo ripeto, di riduzione del danno); non abbiamo mai praticato l'ostruzionismo, non abbiamo presentato emendamenti soppressivi e abbiamo proposto emendamenti solamente migliorativi del testo. Abbiamo presentato altri emendamenti per chiarire che questa legge introduce, per la prima volta nel nostro ordinamento, il favor mortis invece del favor vitae, che è lo spirito che anima la Costituzione e i trattati internazionali, a partire dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e dai trattati dell'Unione europea. Cosa abbiamo ottenuto, in realtà? Ci siamo sempre coordinati con tutto il centrodestra e questo è un dato di fatto che non può non farci piacere: Lega, Fratelli d'Italia, Coraggio Italia e Noi con l'Italia; inoltre, abbiamo dialogato con lealtà - abbiamo cercato, almeno, di dialogare con lealtà - con i relatori Bazoli e Provenza, che hanno fatto secondo noi egregiamente il loro dovere, col massimo impegno e anche con dei risultati concreti. Dopo la redazione di un primo testo base e la presentazione dei relativi emendamenti, i relatori ci hanno proposto un nuovo testo base, rivisto alla luce di tutti gli emendamenti proposti; questo nuovo testo base riformulava alcuni dei nostri emendamenti.

Noi, del centrodestra, unanimemente, abbiamo dialogato informalmente con i relatori e con gli altri partiti e abbiamo ottenuto di rendere un po' meglio definiti alcuni dei requisiti per richiedere la morte. Farò qualche esempio, ma abbastanza significativo: siamo passati da “patologia irreversibile o a prognosi infausta” a “patologia irreversibile e a prognosi infausta”. Invece di “intollerabili sofferenze psichiche o psicologiche”, ora il testo parla di “intollerabili sofferenze psichiche e psicologiche”; sono fatti molto diversi. Abbiamo introdotto - questo è un fatto che è già stato rilevato, ma è giusto ripeterlo con convinzione - l'obiezione di coscienza per medici e operatori sanitari.

Poi ci sono, invece, i punti di profondo e insuperabile dissenso, con le nostre richieste che, purtroppo, sono rimaste inascoltate. Anche con queste modifiche, l'impianto generale della legge, quindi, rimane profondamente eutanasico, come ho detto nella premessa. Questo perché i requisiti per chiedere di morire sono troppo ampi; in pratica riguardano tutti i casi di malattie croniche o di disabilità, senza rischio di vita immediato o a medio termine. La legge consente di chiedere la morte anche ad una persona portatrice di una condizione clinica irreversibile. Per esempio - ed era, mi sembra, un esempio che aveva fatto l'onorevole Bologna, in questo caso, che ricordo bene durante le nostre discussioni - una persona affetta da diabete, quindi da una condizione clinica irreversibile ma che non la mette in pericolo certamente di vita, può chiedere di porre fine alla sua esistenza. È chiaro che il diabete è irreversibile, ma…! Noi abbiamo invece insistito sul fatto che la persona debba essere affetta da una patologia irreversibile in fase avanzata e a prognosi infausta: questa richiesta non è stata accolta. Prima di dare la morte le istituzioni politiche e sanitarie hanno il dovere di porre in essere tutti gli interventi utili per accudire la persona malata, sotto ogni punto di vista. Per questo, abbiamo chiesto che l'aver effettuato un percorso di cure palliative sia il requisito senza il quale non è possibile chiedere di morire. Come testimoniano i palliativisti, i progressi farmacologici, le buone pratiche cliniche e la professionalità del personale portano le persone a non chiedere di morire - almeno in qualche caso, chiaramente - perché devastate dalla sofferenza fisica o psichica. Abbiamo rimarcato che è troppo generico indicare come requisito utile per la richiesta di morire l'essere tenuti in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale. Moltissime terapie per le malattie croniche, senza prognosi infausta a breve o a medio termine, richiedono trattamenti sanitari senza i quali la persona potrebbe morire; anche questo requisito consente di allargare a dismisura la possibilità di chiedere la morte. Abbiamo chiesto che ci sia anche lo psichiatra tra i medici che possono essere chiamati a valutare la richiesta di morte, per valutare a fondo lo stato psicologico della persona malata, ma anche questa richiesta è rimasta inascoltata.

Abbiamo chiesto di indicare con più precisione la composizione dei Comitati per la valutazione clinica, i quali devono valutare le richieste presso le aziende sanitarie territoriali. Sia nella prima che nella seconda versione, il testo base non fa cenno ai costi economici che l'attuazione della legge porta con sé. Abbiamo chiesto che siano valutati, ma ancora non abbiamo ottenuto risposta (può darsi che lo si possa fare in un'altra fase; lo speriamo).

Occorre inoltre evitare la trappola emotiva. Ai tempi della legge sul biotestamento fu il caso del dj Fabo la trappola emotiva (questo non vuol dire evidentemente negare quello che è successo a dj Fabo; ci mancherebbe altro). Oggi è la vicenda di Mario ad essere usata per forzare emotivamente l'opinione pubblica e le scelte del Parlamento. Essa viene usata anche per condizionare la Corte costituzionale che deve decidere se accogliere la richiesta di referendum per abolire l'articolo 579 del codice penale. Peraltro, l'abolizione non introdurrebbe l'eutanasia, come propagandano i promotori della raccolta firme, ma semplicemente si legalizzerebbe l'omicidio del consenziente, a prescindere dalle condizioni di salute della persona. Solo un cuore di pietra sarebbe insensibile davanti alle sofferenze raccontate da Mario. Dobbiamo, però, essere consapevoli che questa è la consueta tattica - mi dispiace parlare di tanti che lo fanno quando si toccano certi temi, ma lo penso e, quindi, ritengo di doverlo dire - da sempre usata dai radicali: usare il singolo caso per far scattare la trappola emotiva che impedisce di valutare le cose nel merito e in prospettiva.

A tal proposito, va sempre ricordato che la legge sul biotestamento consente già di fare quasi tutto. Infatti - e qui andiamo alla legge sul biotestamento - chiunque può dare disposizioni preventive per impedire di essere rianimato in caso di incidenti gravi o di gravi malattie e in qualsiasi momento la persona malata può revocare il suo consenso alle cure e ai trattamenti sanitari vitali e chiedere di accedere alla sedazione profonda. La legge affida a medico e paziente insieme il compito di valutare, situazione per situazione, quale sia la soluzione migliore possibile.

Mario potrebbe usare la legge sul biotestamento per sospendere le cure e accedere alla sedazione profonda, ma lui ha scritto che non lo intende fare. I radicali usano la sua vicenda per forzare in senso eutanasico la legge sul suicidio assistito. Nell'ottica di questo tipo di narrazione ci sarà sempre un nuovo caso pietoso che forzerà - evidentemente emotivamente - ad allargare le maglie della legge, a spostare il limite sempre più in là, a prendere la scorciatoia della morte della persona malata invece della sua presa in cura con umanità, in dignità e libertà fino alla fine. L'unica situazione che la legge non contempla è quella della persona disabile a causa di una malattia o di un incidente e che non sia in pericolo di vita perché, in questo caso, si tratterebbe di eutanasia, andando ben oltre il perimetro indicato dalla norma.

Ora vediamo questa legge in prospettiva, secondo noi. Non è che vogliamo fare i profeti o i profeti di sventure, ma riteniamo che i presupposti di ciò che andrò a dire vi siano tutti. Nel caso di una legge come questa, oltre al merito del testo in esame, vanno valutate, a mente fredda, la visione di uomo e di società, che ne viene fuori, e le conseguenze culturali e pratiche che la legge avrebbe nel lungo periodo. È sempre utile ricordare che non sempre le buone intenzioni riescono a impedire le cattive conseguenze. A proposito della visione di uomo e di società, il testo in discussione apre alcune ineludibili domande: in primo luogo, vogliamo che si affermi una concezione in base alla quale è preferibile eliminare il sofferente invece di mettere in atto ogni tentativo reso possibile dalla scienza e dalla coscienza dei medici per eliminare la sofferenza? Preferiamo l'autodeterminazione della disperazione o vogliamo potenziare, con adeguato supporto medico e psicologico, la vera libertà di scelta per la persona malata e per i suoi familiari? La vera compassione umana per chi soffre consiste nell'accogliere il malato, nel sostenerlo nelle difficoltà, nell'offrirgli affetto, attenzioni e i mezzi sanitari e psicologici per alleviare la sofferenza. Vogliamo che le leggi facciano passare il principio che uccidere costi infinitamente meno che prendersi cura? In una società che invecchia, come la nostra, il rischio è che l'eutanasia - e dico cose molto gravi, purtroppo - serva non per alleviare le sofferenze ma per alleggerire i bilanci pubblici. Questa è l'estrema conseguenza; mi auguro che non ci arriveremo mai, ma le preoccupazioni evidentemente non possono non esserci.

Finora la nostra società ha offerto un di più in termini di attenzione nei confronti di anziani, malati e persone con disabilità, in forza del principio dell'intangibilità della vita umana, qualunque sia la sua condizione. Vogliamo davvero che un domani vecchiaia, debolezza e infermità siano viste come un peso di cui disfarsi? Vogliamo che dal diritto di morire si passi al dovere di morire, magari utilizzando come paravento il concetto di dignità della vita? Uno Stato democratico e liberale non può consentire che il concetto di dignità della vita sia relativizzato. Essere laici, essere liberali è un metodo che non comporta l'indifferenza valoriale ma l'adesione ad alcuni grandi valori di fondo sui quali si fonda la convivenza davvero civile, affinché il forte non prevalga sul debole. Per questo motivo l'intangibilità della vita e il ritenere che la morte non sia un diritto del singolo hanno finora orientato il nostro ordinamento e per questo motivo il concetto di dignità della vita, cioè di dignità della persona, deve sempre avere un valore assoluto, non legato al suo essere perfettamente funzionale e funzionante. Se la dignità della vita diventa un concetto relativo, nel lungo periodo il risultato sarà l'annientamento progressivo e inesorabile dei più deboli (la storia lo ha già tristemente dimostrato dal nazismo in poi). L'Aktion T4, l'eliminazione degli improduttivi, voluta da Hitler, fu accompagnata da una campagna mediatica pietosa, basata su casi singoli. L'obiettivo era eliminare i soggetti più deboli, la cui cura costava troppo alle casse del Reich.

Tra le democrazie europee l'Olanda è stato il primo Paese ad introdurre la legge per l'eutanasia e questo nel 2001 (quindi, è già passata una ventina d'anni). Attualmente in quel Paese il 4,5 per cento dei decessi avviene per eutanasia, lo ripeto, in Olanda il 4,5 per cento dei decessi avviene per eutanasia e questi sono dati, purtroppo, sconfortanti. Dapprima riservata a poche situazioni gravissime, dal 2016 essa può essere praticata ai pazienti psichiatrici. Dal 2020 è possibile dare la morte anche i bambini sotto i 12 anni, se malati terminali. Finora l'eutanasia da 0 a 12 anni era esclusa perché i bimbi non erano giudicati in grado di optare consapevolmente per la morte. In Belgio l'eutanasia ai bambini è già praticata dal 2016. In Canada dal 2023 la morte pianificata sarà possibile anche per chi soffre solo di malattie mentali (“solo”, tra virgolette, naturalmente). In Belgio e in Olanda sono in aumento i casi di eutanasia per polipatologia, quando di irreversibile non c'è una malattia incurabile ma solo i disturbi legati alla vecchiaia. Eutanasia per polipatologia: una riflessione dobbiamo farla.

In Italia fino ad oggi l'etica civile, il semplice buonsenso e il nostro ordinamento radicato nella Costituzione non hanno consentito di violare la vita di un essere umano dietro sua richiesta, in nome dell'intangibilità della vita. L'articolo 5 del codice civile vieta e sanziona atti di disponibilità del proprio corpo.

E allora concludo, brevemente. Nessuno, sano di mente, vuole avere a che fare con malattie o disabilità gravi per sé, per i propri cari, per tutti in generale. Noi non siamo per la sofferenza, come detto all'inizio, noi siamo contro ogni forma di accanimento terapeutico e per l'accompagnamento, senza dolore fisico e senza sofferenza psicologica, che le cure palliative oggi sono in grado di garantire alla persona gravemente malata.

Sulle cure palliative sono intervenuti parecchi colleghi e credo sia doveroso fare ulteriori riflessioni, che mi auguro poi si possano trasformare in una spinta per il nostro Governo ad agire fortemente su questo tema. Noi siamo per istituzioni politiche e sanitarie capaci di prendersi cura fino all'ultimo di chi non può guarire, dei più fragili e, ovviamente, dei più deboli: né accanimento, quindi, né abbandono; la vera libertà, fino alla fine, è la libertà dal dolore e dalla solitudine, non certamente dalla vita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Coraggio Italia).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.

ANTONIO TASSO (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Buongiorno a lei, alla sottosegretaria Macina e a tutti i presenti. Il provvedimento che discutiamo quest'oggi tratta un tema delicatissimo che, per certi versi, ha costituito un tabù, da tanti anni. Questa sul fine vita è una legge attesa da decenni, si è dovuta pronunciare per ben due volte la Corte costituzionale, invitando il Parlamento a colmare il vuoto normativo esistente. Di conseguenza, il Parlamento ha rotto l'immobilismo su tale questione, ma, di fatto, il segnale fornito mi appare, onestamente, molto timido. Ha prodotto, sì, l'approdo in Aula, ma si tratta di un approdo per cui ritengo, sempre onestamente, che ci sia poco da esultare, poiché, considerato il periodo, oggi ne discuteremo, certo, dopodiché potremo francamente scordarci di questo provvedimento, con buona pace dei numerosi cittadini, parenti di persone che sono tenute in vita artificialmente o che, ammalate, non hanno speranza di guarigione e che desiderano, con tutta la volontà e la forza della disperazione di cui dispongono, mettere fine alla propria vita e, quindi, alle loro sofferenze.

Sono disfattista nel pensare questo? Io, onestamente, non credo proprio. Le Camere sono impegnate, è noto, su numerosi altri provvedimenti, tra cui quelli relativi alla sessione di bilancio; quindi si bloccherà tutto e se ne riparlerà, probabilmente, dopo l'elezione del Presidente della Repubblica, considerando anche che, qualora passi alla Camera, poi ci sarà la grande incognita del Senato. Insomma, lo ribadisco, c'è poco da esultare, anche perché, rispetto a quanto indicato dalla Consulta, a mio modesto avviso, il testo che abbiamo in esame, lo ripeto, appare morbido, intanto per i troppi paletti sui requisiti per il suicidio assistito e poi perché, di fatto, esclude, ad esempio, i malati oncologici terminali dalla possibilità di usufruire di una legge, che, invece, rappresenterebbe una svolta storica per il nostro Paese, dopo anni di contrapposizioni e lacerazioni.

È meritorio il lavoro svolto dai relatori; immagino in quale ginepraio ideologico abbiano dovuto muoversi e quali mediazioni siano state attuate. Io comprendo la contrapposizione dei diritti, quello alla salvaguardia della vita e quello all'autodeterminazione, e mi sforzo anche nel cercare di capire le posizioni e le sensibilità diverse dei vari colleghi, però avrei tanto voluto che Daniela avesse avuto la possibilità di scegliere di porre fine alla sua atroce agonia. Daniela era una giovane donna, nativa di Manfredonia, la mia città di provenienza, morta a 37 anni per un tumore al pancreas, che non lascia e che non le ha lasciato, di fatto, scampo. In questa condizione tragica, il suo desiderio era di essere libera di andarsene nel migliore dei modi qualora le fosse stato detto da parte dei medici, come in effetti poi è avvenuto, di non poter più essere curata. E lei ha lottato. Ha lottato per attuare quello che chiamava il suo piano B, cioè scegliere come andarsene, smettere di soffrire, e per questo ha tentato anche di ottenere interlocuzioni con le varie ASL, due in particolare. Una le ha risposto immediatamente, con un secco “no”; l'altra, invece, le ha risposto dopo 6 mesi dal suo primo contatto e la risposta è stata: possiamo conoscere quali siano le reali condizioni della richiedente? Io tralascio di sottolineare quanto assurda e paradossale sia questa risposta della ASL competente. In tutto questo c'era anche il via libera della Svizzera, che aveva accettato di esaudire il desiderio di Daniela. Con questo testo non si darebbe a Daniela la possibilità di accesso al suicidio assistito, perché non attaccata a una macchina per sopravvivere; si negherebbe, a lei e a tutte le altre persone che vivono un dramma simile, la possibilità di andarsene con un sorriso, ponendo fine, una volta per tutte, alle proprie sofferenze, che sono insopportabili.

Io sono consapevole del fatto che redigere leggi simili non è semplice e bisogna combattere - e lo ripeto - anche contro gli ostacoli ideologici, ma sono consapevole anche del fatto che consentire a tutte le Daniela d'Italia di poter decidere la propria sorte, soprattutto nelle condizioni drammatiche che ho indicato più volte, sarebbe un grande traguardo di civiltà, sensibilità e umanità (Applausi di deputati dei gruppi Misto e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Verini. Ne ha facoltà.

WALTER VERINI (PD). Grazie, Presidente. Con l'inizio della discussione generale su un tema come questo, l'Aula è chiamata davvero a una prova intensa e importante; una prova che impone senso di responsabilità, maturità, volontà e capacità di dialogo, e anche toni appropriati; e stamattina questo ha caratterizzato, fin qui, il nostro confronto.

Mi viene da dire: temi come questo che stiamo affrontando richiedono profondità di pensiero e di argomenti, ma anche di toni, appunto, profondità, per capirci, distante anni luce radicalmente dal dominio del “mi piace - non mi piace”, dalle grottesche semplificazioni che troppo spesso la dittatura dei social impone al dibattito pubblico, ma distante anche da scontri di cattivo sapore ideologico, da estremizzazioni e piegature partitiche, da crociate e guerre di religione.

Per questo dico subito che ho molto apprezzato i contenuti e i toni usati dai relatori, che, in questi mesi, hanno lavorato con intelligenza e pazienza per disincagliare il tema del suicidio medicalmente assistito dalle secche in cui si trovava, per trovare punti di incontro e di sintesi e che hanno intanto ottenuto, comunque, il risultato di presentare in Aula un testo, quando molti pensavano - o auspicavano - che questo non sarebbe stato possibile.

Noi del PD in particolare, ma anche i parlamentari degli altri gruppi hanno potuto vedere e seguire da vicino il lavoro svolto da Alfredo Bazoli e, pur comprendendo come il testo presentato possa ancora riscontrare opinioni diverse, riserve e qualche dissenso da versanti diversi, credo si possa dire che questo testo si avvicina alla lettera e allo spirito della sentenza e dell'ordinanza della Corte costituzionale, che ha chiesto - com'è noto - al Parlamento di compiere il proprio dovere. Noi, quest'Aula e successivamente quella del Senato, siamo quindi chiamati a dare una risposta al Paese, dopo troppi anni di vacanza e di supplenza, esercitata dagli organi giudiziari o dai richiami della Consulta. Allora, non possiamo e non dobbiamo fallire proprio per la delicatezza del tema, che riguarda quella zona grigia che sta tra la vita e la morte delle persone, proprio per difendere il diritto costituzionale e umano delle persone a vivere e a decidere di vivere con dignità e libertà, il diritto, quindi, di decidere di se stessi, fino all'ultimo atto della propria esistenza, magari ponendo fine a una vita ridotta ad insopportabile sopravvivenza.

La verità è che non è facile e facciamo fatica ad accettare razionalmente il fatto che la morte faccia parte della vita; una senatrice del Partito Democratico, Vanna Iori, in un suo intervento, ci ha ricordato invece che è l'unico evento certo e inevitabile della nostra esistenza. Ma l'evoluzione delle terapie mediche ha modificato il morire, che oggi avviene, sempre più frequentemente, dopo un lungo processo di medicalizzazione, per questo, nel nostro tempo, la morte arriva dopo una lunga permanenza del tempo senza tempo, dove ogni giorno è uguale all'altro, in assenza di comunicazione con il mondo e spesso in situazioni di sofferenza. Spesso, la permanenza dell'intervento della scienza medica e delle tecnologie strappano alla morte pazienti in condizioni estremamente compromesse, ma non restituiscono loro funzioni sufficientemente vitali. Per questi motivi, il Parlamento non può sfuggire alle proprie responsabilità: lo dobbiamo innanzitutto ai tanti cittadini che soffrono e ai tanti familiari che soffrono insieme con loro. Certo, il tema della convivenza lunga con la malattia, anche in condizioni che è difficile chiamare vita, è un tema reale, che va elaborato e costruito e non banalizzato, anche per non dare il minimo spazio a qualsiasi tentazione di legittimare la cultura dello scarto, di chiudere gli occhi davanti a situazioni di abbandono e solitudine, a una sorta di dover morire che riguarda in molti casi soggetti più fragili e privi di affetti familiari. Noi non ci stiamo a questa tendenza di legittimare in qualche modo la cultura dello scarto, anche quando si parla di persone, di uomini e donne. Però qui, in questa sede, non stiamo parlando di aspetti diversi, collegati a questi temi, come per esempio l'omicidio del consenziente; sono temi altri, su cui, come è noto, pende un possibile referendum chiesto da oltre 1.200.000 cittadini; qui lavoriamo per applicare, con una norma, un indirizzo forte della Corte costituzionale, che afferma come non sia punibile chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio di un paziente affetto da una patologia irreversibile, che gli causi intollerabili sofferenze. Naturalmente, anche il servizio pubblico, il servizio sanitario pubblico sarà chiamato ad una prova e ad un impegno serio. Nel testo licenziato dalla Commissione, illustrato questa mattina dai relatori Bazoli e Provenza, si prevede, tra le altre cose, anche l'obiezione di coscienza per gli operatori, ma la condizione per questa possibilità sta nel fatto che è fortemente sancito come sia necessario che in tutto il territorio nazionale la legge sia davvero applicata, nei casi in cui se ne presenti la dolorosa necessità. L'obiezione di coscienza non potrà voler dire lasciare pezzi di territorio italiano del servizio sanitario come zone franche, nelle quali le leggi dello Stato non vengono applicate. Non è insomma - come ho cercato di dire - un tema facile e noi stessi non riusciamo a parlarne con facilità e naturalezza, eppure dobbiamo tutti sforzarci di farlo, ma proprio per la delicatezza della materia abbiamo il dovere di farlo nel massimo rispetto di tutte le opinioni. Questa è maturità, non solo parlamentare, ma civile, maturità di uno Stato laico, che rispetta i convincimenti di tutti e di tutte le ispirazioni, ma che ha il dovere di decidere sulla base delle regole della democrazia e ribadendo come si debba rispettare chi, per propri convincimenti religiosi, per esempio, è convinto che la vita sia un dono indisponibile, ma anche chi invece ritiene di decidere in casi estremi secondo il principio che - come ha ricordato il costituzionalista Michele Ainis - declina la salute come un diritto anziché come un dovere, richiamando poi il principio di autodeterminazione contenuto nell'articolo 13, che definisce “inviolabile” la libertà personale; in sostanza “il mio corpo appartiene a me e non allo Stato”, ha scritto Ainis. Sono temi - ripeto - di straordinaria rilevanza etica e bioetica, che interrogano le coscienze di tutti, che chiamano il Parlamento ed i singoli parlamentari ad offrire una prova di serietà e di responsabilità davanti al Paese. Qualcuno ha paventato un rischio, quello secondo cui normare in questo modo una materia, come ci chiede la Corte Costituzionale, possa significare fare costume, come se la legge potesse influenzare i comportamenti dei cittadini e della società. È accaduto spesso - e potrebbe accadere -, ma francamente in questo caso io non vedo prevalere questo rischio, semmai è il contrario: è la società, sono i casi di migliaia di cittadini che chiedono una risposta legislativa a una situazione che già esiste. I casi Welby, Englaro, Fabo e poi Mario sono quelli noti, come noti sono i casi di chi ha avuto e ha le possibilità di compiere una scelta drammatica, come quella della fine della vita andando all'estero. Ma, se questi casi hanno scosso l'opinione pubblica, le coscienze e la politica, si deve riconoscere che, oltre a questi, c'è una grande quantità di situazioni simili vissute nel silenzio, nel dolore e nella solitudine. Come ha detto sempre Ainis, credo che la sentenza della Corte traduca proprio il principio della pietas, ed è a queste che il Parlamento deve dare una risposta. Il testo presentato dai relatori va secondo noi in questa direzione; ci sarà ancora un dibattito, ci saranno interventi e proposte emendative che verranno probabilmente anche da questa parte dell'emiciclo, però l'auspicio e, se ci è consentito, anche l'appello a tutti noi, è che questo confronto sia alto e serio davanti al Paese e rappresenti davvero un Parlamento pienamente all'altezza dei suoi compiti e dei suoi doveri (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Congratulazioni).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Giorgio Trizzino. Ne ha facoltà.

GIORGIO TRIZZINO (MISTO). Grazie, Presidente. Se la telecamera potesse inquadrare l'emiciclo, farebbe vedere un'Aula quasi completamente vuota ad affrontare il tema della vita e della morte, sancendo in questo modo, ancora una volta, la distanza abissale tra la politica e i diritti veri, cioè i diritti dei cittadini. I commentatori, con enfasi, hanno comunicato agli italiani che finalmente è stato approvato in Commissione il testo base su quella che è stata definita “la morte volontaria medicalmente assistita”.

In questi mesi, hanno levato la loro voce i censori della morale che, con un oscurantismo medievale, hanno condannato la decisione del malato di non voler più vivere una vita fatta di dolori e sofferenze che non è più disposto a sopportare. Io ho il dovere di parlare di queste persone, che ho assistito, di quegli uomini, donne e bambini che oggi non ci sono più e che mi hanno chiesto, con un filo di voce, “fai presto”, che hanno detto “basta, non ce la faccio più”, tutte persone che, come noi, amavano la vita e che avrebbero lottato fino all'ultimo per difenderla, ma che, in quel letto di sofferenza, hanno ritenuto che quella non era più vita e che non c'era più alcuna libertà da difendere, ma che, anzi, erano diventati prigionieri di un'esistenza senza più prospettiva. Una vita dipendente esclusivamente da una fiala di oppiacei o da una mano caritatevole che li aiutasse a non soffrire o a respirare meglio, una vita che non è più vita.

Vede, Presidente, quelle persone io le ho aiutate, le ho assistite, le ho accompagnate, le ho sostenute nelle loro ultime volontà, ho raccolto quell'ultimo soffio di quella vita che si stava spegnendo. Si trattava di persone che non volevano più continuare quel percorso di umiliazione, di sofferenza, di solitudine, sentimenti che nessuno talvolta riesce ad affrontare in modo risolutivo. Sì, di umiliazione, perché spesso la perdita della propria identità corporea è talmente grave ed evidente, che la persona non riesce più ad accettarsi. Le faccio un esempio, quello di un ragazzo, che aveva una neoplasia nella zona testa-collo, che, a causa della deturpazione del proprio viso, non riusciva più a guardarsi allo specchio, perché non riusciva più a riconoscere quella mostruosità, che era lì, davanti ai suoi occhi, ed inoltre quella lingua, che era costretto a tenere sempre fuori, perché non riusciva più a essere contenuta nella bocca: una sofferenza indicibile. Vede, Presidente, quel ragazzo io lo medicavo tante volte, mentre piangeva, per il dolore, ma soprattutto per la rabbia, la consapevolezza di essere stato privato di quanto di più caro aveva, cioè il suo volto. Evitavamo di guardarci negli occhi, perché era davvero difficile farlo. Poi, la sofferenza è il secondo aspetto che va considerato. Presidente, non tutti i dolori possono essere sedati, non esiste che tutti i dolori si possano sedare, neanche con dosi altissime di oppiacei, perché non è possibile. In quel modo, si perderebbe completamente la coscienza e ci sono malati che non vogliono, proprio non vogliono perderla quella coscienza, quella lucidità che gli consente di essere ancora vivi e liberi di disporre della propria vita, perché non vogliono consegnare il proprio corpo, non più cosciente, nelle mani di altri. Vogliono finire lì, in quel momento, liberandosi di quella estrema sofferenza. E, in ultimo, c'è la solitudine, che, Presidente, forse è il sintomo più irrisolvibile, perché, proprio davanti alla perdita di ogni prospettiva, davanti alla certezza che, da quel momento, non esiste altro che cannule, medicazioni dolorosissime, disgusto per il cibo, svuotamenti manuali del proprio intestino, speranze infrante, menzogne che ti fanno sentire una persona che dipende totalmente dagli altri, ecco, qui non vogliono più continuare.

Allora, concludo, con una metafora che mi ha sempre convinto relativa al dono della vita, quel dono che la nostra esistenza considera inalienabile. Ecco, immaginiamo di ricevere questa magnifica torta, di cui mangiamo tante fette, le altre le condividiamo con gli altri, poi magari un'altra ce la mangiamo ancora, ma poi ne rimane un'altra, che è avariata. Ecco, questa piccola fetta di torta noi non vogliamo mangiarla. Io non smetterò mai di parlare del diritto di ognuno di noi di essere trattato con dignità e rispetto nell'ultimo momento della vita e, per questo, continuerò ad intervenire in quest'Aula ad ogni seduta per ricordarlo (Applausi di deputati dei gruppi Misto, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruggiero. Ne ha facoltà.

FRANCESCA ANNA RUGGIERO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, qui alla Camera, sta iniziando una discussione epocale su uno dei diritti civili fondamentali, il diritto all'autodeterminazione, che, sul tema del fine vita, consente di porre fine alle proprie sofferenze al termine della propria vita.

Come MoVimento 5 Stelle, ci siamo fortemente battuti, affinché il testo sulle disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita fosse calendarizzato il prima possibile. Non è stato facile e nemmeno scontato; abbiamo dovuto fare appello al senso di responsabilità di ciascuno, cercando di circoscrivere ogni tentativo ostruzionistico e strumentale sul tema, avviando un dibattito franco e di ascolto reciproco, per arrivare alla migliore mediazione possibile. È stato fondamentale che ciascun gruppo politico non instaurasse un muro contro muro e così è avvenuto.

Di questo ne diamo atto ai gruppi di tutto l'arco costituzionale, nonostante le diverse sensibilità etiche sul tema.

Il provvedimento, che ci accingiamo ad esaminare in quest'Aula, è il punto di arrivo di due questioni dirimenti. La prima è che, nel nostro Paese, il fine vita rischiava di non essere disciplinato in maniera esauriente, dopo la sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale di alcune parti dell'articolo 580 del codice penale e ha ammesso la non punibilità di chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Oggi, siamo qui, dunque, in primis, per disciplinare il tema del fine vita e adeguare il nostro ordinamento a questa sentenza, disciplinando aspetti che la Corte non ha potuto, per ovvi motivi, disciplinare.

Ma siamo qui anche per rispondere - e questa è la seconda questione dirimente - all'innegabile esigenza che arriva dagli italiani, quella di rispettare il diritto all'autodeterminazione delle persone a poter decidere, con le procedure opportune, di porre fine alla propria sofferenza in modo dignitoso e circondati dall'affetto dei propri cari. Su questo gli italiani hanno dimostrato di avere una sensibilità molto più avanzata del legislatore e hanno manifestato la loro sensibilità sul tema in molti modi, non ultima la massiccia adesione al referendum. Come tutti noi sappiamo, sul tema fine vita è stata promossa dall'Associazione Luca Coscioni la raccolta firme per indire un referendum sulla cosiddetta eutanasia legale, che ha lo scopo di abrogare parzialmente la norma penale che punisce l'omicidio del consenziente, legittimando. Quindi. l'eutanasia attiva, a prescindere dalle modalità concrete di esecuzione. Il quesito del referendum e la proposta di legge in esame in quest'Aula intervengono su aspetti differenti, tuttavia entrambi rispondono alla necessità di non rinviare più una disciplina sul fine vita.

Appare necessario, nell'interesse di tutti i soggetti coinvolti, che si intervenga su ogni aspetto della procedura, affinché non vi siano spazi vuoti lasciati alla regolamentazione arbitraria dei diversi casi. Nel nostro Paese. da diversi anni. è in atto un dibattito, il cui elemento fondante è il riconoscimento dell'autodeterminazione del paziente, attraverso la consapevole adesione ai trattamenti medici a lui proposti dal personale medico e sanitario. Dopo la sentenza della Consulta sul caso dj Fabio, c'era la necessità improcrastinabile di disciplinare, in maniera organica, il tema, delineando un perimetro entro il quale circoscrivere, a garanzia dei soggetti coinvolti, tutti gli aspetti connessi alla procedura di morte volontaria medicalmente assistita.

Brevemente, ricordo i tratti salienti del provvedimento in esame. In primis, all'articolo 1, sono indicate le finalità della proposta in esame, che consistono nell'attribuire alla persona affetta da una patologia irreversibile e con prognosi infausta la facoltà di richiedere assistenza medica, al fine di porre fine volontariamente e autonomamente alla propria vita, nel rispetto dei principi della Costituzione, della Convenzione europea dei diritti dell'uomo e della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea.

All'articolo 2 si qualifica come morte volontaria medicalmente assistita il decesso cagionato da un atto autonomo, con il quale si pone fine alla propria vita in modo volontario, dignitoso e consapevole, con il supporto del Servizio sanitario nazionale.

Si individuano, all'articolo 3, i presupposti e le condizioni per accedere alla procedura. La persona richiedente, al momento della richiesta, deve essere maggiorenne, capace di intendere e di volere e di prendere decisioni libere, attuali e consapevoli, adeguatamente informata e praticamente coinvolta in un percorso di cure palliative esplicitamente rifiutate. Come concomitanti condizioni, la persona richiedente deve essere affetta da una patologia irreversibile e a prognosi infausta oppure portatrice di una condizione clinica irreversibile, che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche che trova assolutamente intollerabili; inoltre, deve essere tenuta in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale, la cui interruzione provocherebbe il decesso del paziente.

L'articolo 4 disciplina i requisiti e la forma della richiesta, la quale deve essere attuale, informata, consapevole, libera ed esplicita e può essere revocata in qualsiasi momento e deve essere manifestata per iscritto e nelle forme dell'atto pubblico o della scrittura privata. Il medico che riceve la richiesta prospetta al paziente e, se questi acconsente, anche ai suoi familiari le conseguenze di quanto richiesto e le possibili alternative e promuove ogni azione di sostegno al paziente medesimo, anche avvalendosi dei servizi di assistenza psicologica.

Quanto alle modalità di morte volontaria medicalmente assistita, previste nell'articolo 5, si ribadisce che il decesso deve avvenire nel rispetto della dignità della persona malata, senza provocare ulteriori sofferenze ed evitare abusi. Si dispone la facoltà per la persona malata di indicare chi deve essere informato nell'ambito della sua rete familiare, o amicale, e chi può essere presente all'atto del decesso. Il rapporto del medico deve essere dettagliato e deve dare atto che la persona è stata adeguatamente informata della propria condizione clinica, della prognosi, dei trattamenti sanitari ancora attuabili, di tutte le possibili alternative terapeutiche, del diritto di accedere alle cure palliative e bisogna specificare, altresì, se la persona è già nella rete delle cure palliative o se le abbia esplicitamente rifiutate. Qualora manchino palesemente i presupposti e le condizioni, il medico non trasmette la richiesta al Comitato per la valutazione clinica, motivando la sua decisione. In questo caso, così come anche nel caso in cui il Comitato per la valutazione clinica esprima parere negativo, la persona richiedente può rivolgersi al giudice. In sede referente, con l'aggiunta dell'articolo 5-bis, è stata disciplinata l'obiezione di coscienza del personale sanitario ausiliario, il quale non sarà tenuto a prendere parte alle procedure quando sollevi obiezione di coscienza con preventiva dichiarazione; in ogni caso, le strutture sanitarie sono tenute ad assicurare l'espletamento delle procedure di suicidio assistito e la regione ne controlla e ne garantisce l'attuazione.

Si istituiscono, con l'articolo 6, i Comitati per la valutazione clinica al fine di garantire la dignità delle persone malate e sostenere gli esercenti le professioni sanitarie nelle scelte etiche. Tali organismi dovranno essere multidisciplinari, autonomi e indipendenti e costituiti da medici specialisti, compresi palliativisti, e da professionisti con competenze cliniche, giuridiche, psicologiche, sociali e bioetiche.

Con l'articolo 7 si disciplina l'esclusione della punibilità, prevedendo che le disposizioni degli articoli 580 (istigazione o aiuto al suicidio) e 593 (omissione di soccorso) del codice penale non si applichino al medico e al personale sanitario e amministrativo che abbiamo dato corso alla procedura di morte volontaria medicalmente assistita, nonché a tutti coloro che abbiano agevolato in qualsiasi modo la persona malata ad attivare, istruire e portare a termine la predetta procedura, qualora essa sia eseguita nel rispetto delle disposizioni di cui al provvedimento in esame e si disciplinano anche i casi pregressi.

Infine, con l'articolo 8 si demanda ad un successivo decreto l'attuazione pratica di alcuni aspetti come, ad esempio, l'individuazione dei requisiti delle strutture del Servizio sanitario nazionale idonee, la definizione di protocolli e modalità per la prescrizione, preparazione, coordinamento e sorveglianza della procedura e delle procedure per il sostegno psicologico, la determinazione delle modalità di custodia e archiviazione digitale delle richieste e di tutta la documentazione e si dispone, infine, che il Ministro della Salute presenta annualmente alle Camere una relazione sullo stato di attuazione delle disposizioni del provvedimento all'esame.

In Commissione è stata fatta una sintesi che tenesse conto delle diverse sensibilità espresse da tutti i gruppi politici e se oggi siamo qui è anche grazie al lavoro dei relatori, Alfredo Bazoli e Nicola Provenza, che vanno ringraziati per lo sforzo profuso. In sede referente abbiamo cercato di equilibrare, da un lato, l'esigenza di introdurre solide garanzie a tutela delle stesse persone che vogliono accedere a questa procedura e, dall'altro, la necessità di creare i presupposti affinché l'accesso alla procedura sia realmente possibile. Questo equilibrio è stato trovato, ad esempio, sul versante delle cure palliative.

Questo testo arriva, dunque, in Aula dopo tre anni dalla sua prima calendarizzazione e molti rinvii e concretizza la possibilità di far fare un salto in avanti al nostro Paese che potrà dotarsi di norme certe per andare incontro ai malati senza speranza. Dopo la legge sulle disposizioni anticipate di trattamento possiamo scrivere in quest'Aula un'altra importante pagina di storia sul fronte dei diritti. Sarebbe un grande errore ideologizzare il dibattito sul tema; il Parlamento ha la responsabilità e il dovere in questo preciso momento storico di riappropriarsi del proprio ruolo di legislatore e rispondere nella maniera più equilibrata possibile all'esigenza di coloro che chiedono di porre fine alla propria indicibile sofferenza, nel pieno rispetto della dignità e dell'autodeterminazione della persona.

Non sprechiamo quest'occasione, abbiamo una grande occasione per rendere l'Italia un Paese all'avanguardia nei diritti: aiutiamo chi vuole porre fine alle proprie sofferenze e a farlo in Italia, circondato dall'affetto dei propri cari. Dedico questo intervento a mio padre (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico e Italia Viva).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Riccardo Magi. Ne ha facoltà.

RICCARDO MAGI (MISTO-A-+E-RI). La ringrazio Presidente. Nel pochissimo tempo a disposizione sarò costretto a sintetizzare molto e, quindi, anche ad andare diretto al punto. È stato scritto in queste ore e in questi giorni che questo dibattito in Aula ha un valore storico ed effettivamente è così se si pensa al 1984, a quando Loris Fortuna presentò la prima proposta di legge sul tema dell'eutanasia. Però, penso che noi non troveremo modo di viverlo adeguatamente come un momento storico se non ricordassimo il valore storico della lotta che in questo Paese hanno condotto Luca Coscioni, Piero Welby, Eluana Englaro, Dj Fabo e Marco Cappato e i loro familiari. Perché dico questo? Perché il rischio è che questo Parlamento viva in realtà una storica occasione persa. Vedete, colleghi, il testo che è uscito dalle Commissioni, da un dibattito un po' surreale, che abbiamo aspettato più di tre anni perché avvenisse, poi è avvenuto un po' sbrigativamente, dobbiamo dircelo, rinviando le decisioni su alcuni nodi essenziali; quel dibattito ci ha consegnato un testo che rischia di portarci ad una storica occasione persa. I punti sono stati già ricordati: sono punti importanti, non di dettaglio. Quando il Parlamento, nel cercare un compromesso, violenta la lingua italiana e lo trova tra il rifiuto delle cure palliative e l'obbligo ad aver effettuato e ricevuto delle cure palliative, la formula diventa: “essere stati coinvolti in un percorso di cure palliative”. Ma cosa vuol dire “essere stati coinvolti in un percorso di cure palliative”? Se io sono stato informato che le posso fare e le ho rifiutate sono stato coinvolto? O devo averle effettivamente ricevute? Questo è un esempio importante per dire che questi nodi vanno chiariti davvero nella direzione di garantire a tutti i cittadini, senza discriminazione, dignità e libertà di scelta sul fine vita.

L'altra questione è quella dei sostegni sanitari vitali: se non viene affrontata, modificata ed emendata nel modo giusto rischia di discriminare e di tenere fuori tantissimi malati, ad esempio, molti malati oncologici. Possiamo permetterci di arrivare ad una norma che, nel momento, nel minuto successivo all'approvazione, è già evidentemente passibile di successivi giudizi di incostituzionalità?

Infine, il tema dell'obiezione di coscienza; non ci ha insegnato nulla quanto avvenuto nel nostro Paese sull'obiezione di coscienza per quanto riguarda l'interruzione di gravidanza, l'aborto, con intere regioni nelle quali più del 90 per cento dei medici è obiettore?

Dovremmo trarre insegnamento da quello che accade nel nostro Paese proprio sul diritto alla salute dei cittadini, che va sempre contemperato con la libertà di scelta dei cittadini.

Concludo su una questione politica. Probabilmente, ragiono in termini non lo so se semplici, spero non semplicistici per non comprenderlo, ma, nel momento in cui si fanno dei compromessi (lo dico con tutto il rispetto per il lavoro dei relatori, evidentemente difficile nel contesto in cui ci siamo trovati, ma vanno dette chiaramente queste cose) rispetto ad un'altra parte politica, ad altri gruppi parlamentari su alcuni punti, come è possibile che, nonostante si modifichi in via peggiorativa il testo base, poi, comunque, resta la contrarietà dell'altra parte che ha chiesto quei compromessi?

C'è qualcosa che non torna da un punto di vista politico, colleghi, perché allora mi viene da pensare che in realtà è dalla parte degli stessi relatori e di quei gruppi che non ci sia la convinzione di fare un testo che almeno corrisponda ai paletti messi dalla sentenza della Corte costituzionale. Quello che arriva oggi in Aula non ha queste caratteristiche e spero che vorremo e sapremo modificarlo insieme (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Azione-+Europa-Radicali Italiani).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bologna. Ne ha facoltà.

FABIOLA BOLOGNA (CI). Grazie, Presidente. Il percorso svolto nelle Commissioni riunite, affari sociali e giustizia, rispetto al tema oggi in discussione delle disposizioni in materia di morte volontaria medicalmente assistita è stato complesso e faticoso perché nel corso delle sedute sono emerse profonde differenze dei gruppi parlamentari e di singoli parlamentari nella visione della vita e nell'approccio al valore della vita per il futuro della nostra società. Siamo partiti nella discussione in qualche modo schiacciati da una posizione ideologica di parte, con slogan tanto accattivanti quanto vuoti di significato, inconciliabili con un approccio razionale anche solo alla lettura della sentenza della Corte, che si è espressa su un caso specifico, e per questo limitato, e che non aveva certo la pretesa di istruirci sul nostro compito di legislatori. Avevamo bisogno di allargare lo sguardo a molteplici situazioni e sfumature, e approfondire, a partire dalla terminologia utilizzata, con l'obiettivo di giungere a una legge ben scritta e che contemplasse delle modalità applicative chiare e non interpretabili, che la rendessero utile e che rappresentasse e tutelasse tutti i cittadini. Questo obiettivo non è stato, purtroppo, ancora raggiunto. Sostenere oggi il valore della vita è necessario per proteggere chi, versando in una condizione di debolezza fisica, psicologica, sociale ed economica, potrebbe convincersi o essere convinto da terzi che la sua vita possa perdere valore. Con questa consapevolezza, che deriva anche dalla mia esperienza professionale di medico sul campo, ho affrontato la revisione del testo che mi è stato sottoposto. Posso dire che in venti anni di carriera di medico ho seguito pazienti gravi e gravissimi che mi hanno sempre chiesto di vivere, e abbiamo cercato, con le nuove tecnologie, con i farmaci innovativi, di dare dignità a queste vite fino alla fine, cercando di curarli e di trattarli nel miglior modo possibile grazie alla terapia del dolore e alla legge n. 38 del 2010, e grazie alla grande professionalità di medici, infermieri, assistenti, che fanno bene il loro lavoro e sono motivati. Questo è ciò che noi dobbiamo perseguire: è faticoso, è costoso, ma vi assicuro che ne vale la pena. Questa è la società che vogliamo per il presente e per il futuro. Pochi cittadini sanno che in Italia è in vigore la legge n. 38 del 2010, recante disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Tale normativa, per l'appunto, si occupa di cure palliative e di terapia del dolore, per accompagnare durante tutto il suo percorso la persona malata e sofferente, prevedendo servizi riabilitativi, psicologici e di cura personali, volti a restituire dignità alla persona e a sostenere la sua famiglia. La legge n. 38 del 2010 non è mai stata attuata completamente e in maniera uniforme sul territorio nazionale, e invece dovrebbe esserlo. Questo richiede la responsabilità di uno Stato capace di sostenere non solo la persona fragile e malata, ma anche la famiglia della stessa, perché tutti si sentano parte di una rete di cure e di protezione, evitando di ricorrere a scelte estreme, che nascondono disperazione e solitudine.

Come medici, anche di fronte a patologie gravi e gravissime, studiamo e agiamo per salvare le vite e assicurare dignità alla vita anche grazie alle nuove tecnologie, alle terapie innovative, alla tanta umanità che deve accompagnare la cura di persone che affidano il loro corpo fragile nelle mani di noi professionisti. Questo percorso attiene alla relazione medico-paziente, è nel cuore della deontologia della professione di medico e nessun testo di legge potrà comprenderne e cristallizzarne il valore. Proprio in questi giorni la SIAARTI, la Società italiana di anestesisti rianimatori e terapisti del dolore, ha presentato un manifesto, “Oltre il dolore”, sottoscritto da altre 17 società scientifiche e associazioni, dove si riafferma in dieci punti il diritto alla terapia del dolore cronico, dalla terapia del dolore come diritto inalienabile all'istituzione di centri di terapia del dolore in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale, operativi e funzionanti, con organici competenti e completi, dalla formazione del personale alla comunicazione sulla terapia del dolore rivolta ai cittadini, dall'utilizzo di tecnologie digitali di supporto alla ricerca. In sintesi, i dieci punti ribadiscono l'accesso alla terapia del dolore come diritto esigibile, diritto che deve essere diffuso e omogeneo, diritto correttamente dimensionato, diritto senza attese, diritto per le maggiori fragilità, diritto assicurato da competenze multidisciplinari, diritto basato sulla ricerca, diritto supportato dalle tecnologie digitali, diritto che deve essere monitorato, diritto che deve essere comunicato. Abbiamo ancora molta strada da fare, colleghi, per realizzare questi punti, ed è evidente che l'attuazione di questi dieci punti e della legge n. 38 siano essenziali per sostenere che altre scelte possano essere libere. Nella discussione in Commissione qualcuno voleva separare questi temi, il diritto alla terapia del dolore e le cure palliative con la dignità della vita e altre scelte, ma la vita nella malattia è questo, tutto è legato indissolubilmente. La scelta di morire scaturisce dal dolore e dalla mancanza di una terapia adeguata, dalla mancanza di cure palliative intese come mancanza di presa in carico e assistenza della persona e della sua famiglia; e senza tutto questo non c'è una scelta libera, non c'è. È una scelta di solitudine, di disperazione, la sconfitta di una società che non può dirsi evoluta e dove la logica dello scarto è dietro l'angolo. Gli emendamenti che abbiamo presentato come Coraggio Italia hanno cercato di sollevare una discussione, un momento di profonda riflessione per i parlamentari sul testo, partendo da una visione a favore della vita, a favore della scienza e dell'evoluzione tecnologica che può salvare una vita, conservare una vita fragile, e lavorando con particolare attenzione sulla terminologia utilizzata, che va a definire il perimetro di applicazione della legge. La terminologia in questi casi deve essere specifica sia da un punto di vista medico-scientifico che giuridico, senza interpretazioni, mentre nel testo la presenza di una terminologia ancora oggi aleatoria, come condizione clinica irreversibile, non connessa a una descrizione concreta e misurabile, concorre a determinare la mancanza di perimetro specifico della legge e una confusione nella fase applicativa sia per il personale medico-sanitario che per la parte giuridica, e questo non è accettabile. Siamo riusciti, con un nostro emendamento, ad inserire un passaggio per l'armonizzazione con la legge n. 38 che riguarda le cure palliative, affermando i principi fondamentali, la tutela della dignità e dell'autonomia del malato, la tutela della qualità di vita fino al termine, l'adeguato sostegno sanitario, psicologico e socioassistenziale alla persona malata e alla famiglia. E tra i presupposti e le condizioni è stato inserito il necessario coinvolgimento in un percorso di cure palliative al fine di alleviare lo stato di sofferenza, ancora una volta per ribadire che, prima di ogni altra scelta, il paziente deve essere stato preso in carico dal sistema sanitario, avere seguito un percorso di trattamento per alleviare il suo dolore cronico e deve essere stato messo nelle condizioni di fare una scelta libera, dopo aver potuto usufruire di tutto quello che la scienza può mettere a disposizione per il suo benessere, anche in una condizione di malattia, invalidità e fragilità. Inoltre, abbiamo voluto fortemente che ci fosse un rapporto dettagliato del medico che riceve la richiesta sulle condizioni cliniche e psicologiche, ma soprattutto sociali e familiari, del richiedente, e sulle motivazioni che l'hanno determinata, perché per chi, come me, ha avuto modo di seguire i malati gravi e gravissimi, gli aspetti familiari e sociali sono spesso determinanti e devono essere approfondite tutte le condizioni di disagio nel cui contesto alcune decisioni possono essere concepite. L'aspetto sociale, compreso quello economico e la situazione familiare, può condizionare in senso positivo, ma purtroppo spesso anche in senso negativo alcune scelte, e immediatamente una scelta libera può diventare una coercizione legata a uno stato di abbandono e sconforto anche della famiglia. Inoltre, l'introduzione dell'obiezione di coscienza è stata per noi irrinunciabile perché la libertà di ogni essere umano è tale se rispetta la libertà del prossimo. L'obiezione di coscienza è assolutamente necessaria perché occorre tutelare i medici e i sanitari quando vengono richieste prestazioni in contrasto con la propria coscienza; la stessa Corte costituzionale aveva sottolineato la possibilità di un'obiezione di coscienza del personale sanitario coinvolto. È necessario anche chiarire come nel percorso di discussione in Commissione si sia creata nell'opinione pubblica una confusione comunicativa rispetto alla contemporanea raccolta di firme per il cosiddetto referendum “eutanasia”. Il testo che abbiamo esaminato in Commissione e che oggi è approdato in Aula è cosa ben diversa dalla proposta referendaria, ed è il caso di fare chiarezza. L'iter che stiamo qui discutendo parte dalla sentenza della Corte costituzionale n. 242 del 2019, che ha ritenuto non punibile chi agevola l'esecuzione del proposito di suicidio di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, ma non dobbiamo confondere questa sentenza, che ha parzialmente circoscritto l'articolo 580 del codice penale sull'aiuto al suicidio, con la proposta del referendum, che, prevedendo l'abrogazione dell'articolo 59, permetterebbe l'omicidio del consenziente. La richiesta del referendum, tra l'altro, determinerebbe un vuoto normativo. L'articolo 579, infatti, resterebbe in vigore solo per alcune ipotesi, in caso di persona minore, inferma di mente, di soggetto che abusa di sostanze alcoliche e stupefacenti, di estorsione di consenso con violenza, minaccia o inganno.

Quindi, il referendum va ben oltre la materia del cosiddetto fine vita e sarebbe esteso a ogni situazione, anche a condizioni di abbandono, come quelle di persone anziane prive di supporto e di sostegno del nucleo familiare o di depressione, in cui il soggetto è condizionato da idee di delirio, persecuzione, rovina e sofferenza, per sé e il suo nucleo familiare. In questi casi, anche con il consenso, si tratterebbe pur sempre di un omicidio. Non è ragionevole tentare di colmare un presunto vuoto normativo sul fine vita determinandone un altro.

Benché il referendum sia uno strumento di democrazia diretta, ritengo che, per una tematica così delicata e trasversale, sia necessario essere chiari con i cittadini sulla differenza tra il tema in discussione in Parlamento e la risposta referendaria. Ripetiamolo: la norma posta all'attenzione del Parlamento, su cui è intervenuta anche la Corte costituzionale, è l'articolo 580 del codice penale, ossia l'aiuto al suicidio, che è ben diversa da quella dell'articolo 579 che, nonostante l'elemento di consenso, resta sempre un reato di omicidio. La Corte costituzionale, infatti, si è guardata bene anche dal dichiarare la totale incostituzionalità dell'articolo 580 del codice penale, al fine di evitare un vuoto normativo che sarebbe certamente determinato qualora venisse meno una disposizione del codice penale. Infatti, i giudici costituzionali hanno individuato una causa di non punibilità in riferimento all'articolo 580. Si ritiene, quindi, che la proposta di legge attualmente al vaglio parlamentare, unitamente agli emendamenti che saranno ancora proposti e discussi, sia la base per proseguire una seria discussione sul fine vita e vuole evitare di colmare i vuoti normativi, quando è in gioco la vita delle persone, ricorrendo a soluzioni prive di fondamento scientifico e giuridico. Credo che pochissime persone abbiano compreso davvero la domanda del referendum che, al di là di uno slogan accattivante, propone un omicidio legalizzato.

Concludo dicendo che, nel percorso di questa legge, che si occupa di suicidio medicalmente assistito, i gruppi parlamentari e i singoli parlamentari hanno espresso visioni diverse della società, dei valori fondamentali, quali la vita e la salute, e anche del ruolo del Sistema sanitario nazionale. La nostra visione di società del presente e del futuro mette al primo posto la vita e la salute delle persone, che si concretizzano nelle relazioni sociali, dove il bene del singolo è il bene della comunità, ed è una nostra responsabilità. Non possiamo chiuderci in una gabbia di singoli egoismi, dove le parole “autodeterminazione” e “ libertà” vengono distorte, per giustificare a noi stessi, come comunità, le nostre mancanze nel prendersi cura dei più fragili - una cura costosa, faticosa, sicuramente poco conveniente dal punto di vista economico - e ribaltare i nostri limiti sulla persona fragile, declinando ogni responsabilità, fino a convincerci che la sua scelta di disperazione sia addirittura un nostro atto di misericordia nei suoi confronti e la sconfitta della solitudine che noi, come società, gli abbiamo offerto. La domanda deve essere: abbiamo fatto abbastanza? Oggi possiamo dire che, sia nell'ambito delle cure palliative sia nella terapia del dolore, non abbiamo fatto abbastanza: non c'è uguaglianza di trattamento dei cittadini, e questo, a mio modo di vedere, impedisce una scelta libera. Vi sono migliaia di Mario che ci chiedono di vivere, magari non se ne parla nei giornali e in televisione, ma sono migliaia di persone, che chiedono di vivere dignitosamente, con la loro malattia e fragilità e, siccome ne ho conosciuti tanti, nella mia vita professionale, io voglio tutelare anche loro. E vi posso garantire che, con la loro vita, con la loro presenza e i loro talento, nonostante i loro limiti e le loro fragilità, anche oggi, mentre noi parliamo, stanno dando un contributo essenziale, umano all'interno delle loro famiglie, e anche nella nostra società.

Quindi, nel proseguimento di questo percorso legislativo, la nostra posizione è limpida: vogliamo che il rispetto della vita umana resti centrale e non diventi un tabù. Vogliamo vivere in una società che guarda al futuro e ai più fragili come una sfida, che investe nella ricerca, nelle nuove tecnologie e anche nella umanizzazione professionale, per garantire a queste persone la migliore qualità di vita possibile e la migliore esistenza. Per questo non accetteremo una norma che non sia in grado di garantire ciò (Applausi dei deputati dei gruppi Coraggio Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Noja. Ne ha facoltà.

LISA NOJA (IV). Grazie, Presidente. Ogni volta che, in quest'Aula, assumiamo una decisione o scegliamo di non farlo, incidiamo nella vita dei cittadini, nel bene o nel male. Oggi questo vale più che mai, perché discutiamo una proposta di legge che riguarda l'esperienza umana più intima e dolorosa di una persona e di chi le vuole bene - quella della fase finale dell'esistenza -, entriamo, insomma, nello spazio più privato della vita dei cittadini e delle cittadine. Questo non solo deve caricare tutti noi di un senso di responsabilità più forte che mai, ma credo richieda, da parte di ciascuno, uno sforzo di umiltà, rispetto e disponibilità ad ascoltarci, reciprocamente. Cartesio scrisse che il dubbio era l'inizio della saggezza: io credo che, quando si parla di fine vita, il dubbio sia anche il presupposto per poter assumere decisioni davvero rispettose del dolore e della dignità umana. Per questo io voglio, anzitutto, condividere un senso di profonda gratitudine nei confronti del mio gruppo, poiché, nei mesi scorsi, ciò che ci ha sempre contraddistinto è stata la capacità di riconoscere piena legittimità ai nostri diversi convincimenti, di rispettare le sensibilità di ognuno, consapevoli che sono frutto della diversità delle nostre storie, delle nostre esperienze, della nostra formazione, e di aprirci all'ascolto reciproco, sapendo che ciascuno, infine, deciderà in piena libertà, secondo la propria coscienza. Un'attitudine di disponibilità all'ascolto e all'apertura che io riconosco e di cui ringrazio anche i relatori.

Quindi, oggi, in quest'Aula, provo a spiegare le ragioni su cui si fondano i miei convincimenti. Nel corso del lavoro che ho svolto, in questi mesi, insieme alla mia collega Annibali, che ringrazio, perché con lei ho condiviso un costante e prezioso confronto, c'è stato un sentimento che mi ha sempre animato: io non mi vergogno a dire, colleghi e colleghe, che mi spaventava - e mi continua a spaventare - una certa narrazione che, non di rado, accompagna il dibattito a favore degli interventi sul fine vita. È una narrazione in cui si tende a espungere dal confronto, a sottovalutare la preoccupazione di chi teme che la scelta, drammatica, di porre fine alla propria vita possa essere frutto di condizionamenti esterni, esercitati anche dall'ambiente circostante. Non possiamo negare che viviamo in una società in cui la performance, la prestanza fisica, la possibilità di essere e fare sempre ciò che si vuole sono ormai vissuti come valori assoluti, da cui dipende la vivibilità stessa di un'esistenza. In questo contesto, è legittimo temere che prevalga lentamente una concezione utilitaristica del valore della vita delle persone e che, a fronte di quella concezione, si possa essere spinti a percepire se stessi come un peso insopportabile quando una malattia gravissima entra nella nostra quotidianità. Davvero questo timore non può nemmeno essere manifestato quando si sentono usare espressioni come “vite degne di essere vissute”, come se ce ne fossero di indegne, o quando si etichetta come “coraggiosa” la scelta di chi ha deciso di smettere di vivere, quasi che la scelta opposta fosse da vigliacchi. Io penso che tale timore sia legittimo e penso anche che debba essere esplicitato, così come, del resto, ha fatto anche la Corte costituzionale, sottolineando la necessità - cito testualmente – “di tutelare le persone che attraversano difficoltà e sofferenze, anche per scongiurare il pericolo che coloro che decidono di porre in atto il gesto estremo e irreversibile del suicidio subiscano interferenze di ogni genere”.

Però, colleghi e colleghe, d'altra parte io credo che anche quel timore non possa far venir meno la responsabilità di ciascuno di noi di dare una risposta a chi, invece, autodeterminandosi, in piena libertà e consapevolezza, a fronte di una malattia con prognosi infausta, decida di scegliere quando e come morire, secondo le proprie credenze, le proprie convinzioni, i propri principi e sentimenti. Ed è per questo che per me, oggi, dare voce a quel timore, che è legittimo, non può condurre a negare la necessità che noi legislatori interveniamo per delineare un quadro normativo certo entro cui esercitare tale scelta; ciò che, del resto, la Consulta ha chiesto a noi, al Parlamento, per ben due volte, attraverso una pronuncia monito e una sentenza di illegittimità costituzionale parziale dell'articolo 580 del codice penale.

Piuttosto, è proprio la preoccupazione espressa anche dalla Corte a doverci spingere ad approvare una legge in materia di fine vita, una legge che preveda ogni presidio, garanzia e tutela idonei ad assicurare che la decisione di richiedere la morte volontaria medicalmente assistita sia frutto di una scelta davvero autodeterminata, libera da qualsiasi condizionamento esterno e che sia attuale, dal principio fino alla fine. Non intervenire, invece, vorrebbe dire lasciare sole le persone proprio nel momento in cui hanno più bisogno di essere tutelate. In mancanza di una legge, infatti, rischiano di concretizzarsi due opposti pericoli: da un lato, il pericolo di consentire l'esercizio del diritto di autodeterminarsi solo a chi abbia mezzi per recarsi all'estero o per adire l'autorità giudiziaria, con la concreta possibilità, in questa seconda ipotesi, che pure a fronte di casi analoghi si giunga a pronunce differenti a seconda dei convincimenti del singolo giudice; dall'altro lato, in mancanza di una legge vi è l'opposto pericolo, cioè quello di derive eutanasiche, di fronte alle quali proprio le persone più vulnerabili sarebbero maggiormente esposte al pericolo di subire condizionamenti esterni. A questo riguardo, io ritengo condivisibile la scelta del testo unificato delle proposte di legge che stiamo discutendo di restare entro il perimetro tracciato dalla Corte costituzionale, la quale ha indicato condizioni e presupposti stringenti per poter accedere alla morte volontaria medicalmente assistita. Per essere chiari, con questa legge non si affermerebbe il diritto, in ogni caso, di ottenere dallo Stato assistenza medica per procurarsi la morte. Tale diritto, in base al disegno di legge, sarebbe riconosciuto solo a chi sia affetto da una patologia gravissima, che richieda sostegni vitali e che sia fonte di sofferenze psicofisiche ritenuti intollerabili e con prognosi infausta.

Nel corso dell'esame in Aula, io credo che sarà opportuno chiarire meglio, dal punto di vista tecnico, alcune di queste condizioni. Tuttavia, ciò che mi preme sottolineare è che il disegno di legge non va - io aggiungo -, giustamente, nella direzione di affermare un diritto generalizzato e indiscriminato di chiunque al suicidio assistito. La seconda pietra angolare di questo disegno di legge è costituita dalla scelta di escludere l'eutanasia, ossia la possibilità dell'omicidio del consenziente, recependo così le indicazioni della Corte costituzionale. Io condivido questa impostazione, ma sottolineo in Aula quanto già, insieme alla mia collega Annibali, abbiamo evidenziato ripetutamente: l'errore che noi non possiamo compiere è quello di discriminare tra persone che si trovino in condizioni analoghe, escludendo dall'accesso alla morte volontaria medicalmente assistita coloro i quali, a causa di gravi limitazioni funzionali motorie, non siano in grado di compiere un atto autonomo in mancanza di accomodamenti ragionevoli, anche tecnologici, idonei. Sarebbe, infatti, paradossale non fornire la necessaria assistenza medica e tecnologica proprio a chi senza la stessa non potrebbe mai e in alcun modo dar seguito alla propria scelta di morire. In conclusione, con questo mio intervento ho voluto soprattutto provare a spiegare lo spirito con cui ho affrontato e affronterò l'esame di questo provvedimento e dei relativi emendamenti in Aula, partendo dalla convinzione che su questo tema nessuno ha pienamente torto o ragione; semmai, tutti sono portatori di un pezzettino di verità. Io sarò sempre pronta ad ascoltare, con mente aperta, le opinioni degli altri e sarò sempre disponibile a mettere in discussione le mie convinzioni e a cambiare idea. Spero, colleghi e colleghe, che anche tutti voi, in quest'Aula, sarete animati dallo stesso spirito. Solo così, infatti, credo che potremo arrivare ad approvare una legge che non sia per nessuno perfetta, ma che sia per tutti o, almeno, per una larga maggioranza di noi, la migliore legge possibile per il nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Gabriele Toccafondi. Ne ha facoltà.

È l'ultimo intervento, poi, faremo una pausa tecnica.

GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Presidente, colleghi, rappresentanti del Governo, io non ho nessuna verità in tasca, nessuna soluzione precostituita e neppure una bacchetta magica sul tema; ho solo il mio pensiero, le mie convinzioni e la mia storia, e l'intervento che sto facendo rappresenta solo e soltanto questo. Ringrazio il mio gruppo, Italia Viva, per il lavoro svolto in Commissione; ringrazio Lisa Noja e Lucia Annibali, e ringrazio il mio gruppo anche per la libertà sul voto finale. Noi stiamo votando un testo in un clima che spinge ad avere una legge: il vuoto normativo da colmare, la pressione dei referendum, la sentenza della Corte costituzionale, la pressione mediatica e le sentenze dei singoli tribunali. Mi sembra un percorso obbligato, sembra quasi un percorso obbligato, anche se - lo voglio dire perché resti agli atti - la Corte costituzionale ha sollecitato il legislatore ad intervenire, ma non su come far ciò e su quale legge scrivere; lo dico a me stesso ma, avendo sentito molti interventi, questo aspetto forse è da chiarire. Ebbene, una legge su questo tema non è solo la risposta a una casistica precisa e non può essere solo la risposta a una casistica precisa, perché una legge come questa che stiamo esaminando, promuove una cultura e apre una prospettiva; è un percorso che difficilmente possiamo sapere dove e come finirà. Se entra - come entra - in una norma il concetto di “dignità” della vita, è impossibile prevedere dove questo concetto, del tutto soggettivo e interpretabile, possa portare, così come dimostrano i casi di Olanda e Belgio, che questo percorso lo hanno iniziato decenni fa. Chi decide che la vita non è più degna? Il singolo? Come e con quali criteri? Non possiamo sapere dove questo percorso possa portare. Io non difendo affatto chi nel dibattito, da anni, continua a pensare che la soluzione sia una forma di accanimento terapeutico, tenendo in vita per forza e con macchine chi soffre; ma continuo anche ad essere contro l'idea che idratazione e alimentazione siano considerate terapie. La legge sul biotestamento consente già di dare disposizioni preventive per impedire di essere rianimato in caso di incidenti gravi o di gravi malattie; permette, in qualsiasi momento, alla persona malata di revocare il suo consenso alle cure e ai trattamenti sanitari vitali, e di chiedere di accedere alla sedazione profonda, affidando a medico, paziente e famiglia di valutare, situazione per situazione, quale sia la soluzione migliore possibile. Sul tema, è giusto che ognuno parta non da idee che rischiano di essere astratte, ma da esempi personali, reali e concreti.

Io ho ascoltato tutto il dibattito e mi sembra che sia stato un dibattito alto; mi sembra che quasi tutti siano partiti non da preconcetti, ma da percorsi anche molto personali. Per questo, però, dico - questo è il mio pensiero - che una legge deve fare il possibile per alleviare le sofferenze di chi è malato e, sempre per questo, rifiuto l'equiparazione tra inguaribile e incurabile. Anche chi non ha speranze di guarigione, può e deve essere curato, come ci testimoniano anche i tanti medici impegnati nelle cure palliative. Io ringrazio chi nel dibattito e nel lavoro di Commissione ha migliorato il testo. Ora non si parla di patologia irreversibile “o” con prognosi infausta, ma di patologia irreversibile “e” con prognosi infausta; invece di intollerabili sofferenze fisiche “o” psicologiche, si parla di intollerabili sofferenze fisiche “e” psicologiche. Sembra solo la sostituzione di una congiunzione, ma cambia tutto.

Ora è prevista l'obiezione di coscienza per medici e operatori sanitari, prima no. Ma pur con queste modifiche, l'impianto generale della legge apre a scenari e interpretazioni sul concetto di dignità della vita che genereranno un effetto domino e interpretativo che rischia di portarci - e anche molto velocemente - all'eutanasia. C'è una differenza tra aiutare a convivere con la sofferenza ed eliminare chi soffre, anche se a desiderarlo è il sofferente. Io, per convinzione personale e per esperienza vissuta, non riesco a dire che la soluzione sia il libero arbitrio, ma occorre fare compagnia, aiutare ed accompagnare chi soffre. Un mio grande amico, malato di SLA e scomparso alcuni anni fa, nel novembre 2016 ad un convegno dell'associazione AISLA portò la sua testimonianza. Ne leggo un passaggio: “Non può mancare, da parte di chi sta intorno ai malati, questa attenzione, questa tenerezza. Per non cadere nella disperazione, abbiamo bisogno di vincere la solitudine con persone competenti ma ricche di umanità, perché la malattia molte volte ci provoca la domanda: come vuoi morire? Questa domanda, tuttavia, ne suscita un'altra, più importante ancora: come si fa a vivere? E questo riguarda il presente, riguarda ogni giorno, riguarda le scelte inevitabili. Per tutto ciò noi pazienti abbiamo bisogno di incontrare persone che, con la loro competenza e con la loro professionalità, ci mostrino un'umanità capace di ascoltare le domande, la sofferenza e i problemi”.

Presidente, concludo, nella cultura occidentale c'è il diritto alla vita, il diritto alla dignità e non il diritto a metter fine alla vita (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva, Partito Democratico, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Coraggio Italia).

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - Testo unificato - A.C. 2-A?)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore per la II Commissione, deputato Alfredo Bazoli, e il relatore per la XII Commissione, rinunciano alla replica. Prendo atto che la rappresentante del Governo, sottosegretaria Macina, si riserva di farlo.

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Sull'ordine dei lavori, per invocare un intervento immediato del Governo a sostegno dell'operato che la regione siciliana ha già messo in campo per quanto verificatosi nelle ultime ore a Ravanusa, in provincia di Agrigento, dove una strage si è verificata per cause ancora da accertare. Si contano, ahinoi, i morti e i dispersi, tra cui una giovane donna, prossima al parto, che è scomparsa unitamente al suo bambino e al marito. A loro tutta la vicinanza, mia personale e del gruppo di Fratelli d'Italia, con l'auspicio che non siano lasciati soli ad affrontare questo terribile momento (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,30.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 14,30.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Melilli e Schullian sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.

I deputati in missione sono complessivamente 100, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Discussione del disegno di legge: S. 2426 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili (Approvato dal Senato) (A.C. 3395?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 3395: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili.

(Discussione sulle linee generali – A.C. 3395?)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.

Il presidente del gruppo parlamentare MoVimento 5 Stelle ne ha chiesto l'ampliamento.

Le Commissioni VI (Finanze) e XI (Lavoro) si intendono autorizzate a riferire oralmente.

Ha facoltà di intervenire il relatore per la Commissione finanze, deputato Raffaele Baratto.

RAFFAELE BARATTO, Relatore per la VI Commissione. Grazie, Presidente. Si avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto 21 ottobre 2021, n. 146, avente ad oggetto misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili. Il decreto-legge, originariamente di 18 articoli, è stato ampiamente emendato in sede di esame parlamentare al Senato, con l'aggiunta di ulteriori 30 articoli e di diversi commi ulteriori. Le materie trattate sono molteplici e con una prevalenza per le disposizioni aventi a oggetto la materia fiscale e del lavoro.

Procedendo a una sintetica analisi dei contenuti, evidenzio che l'articolo 1, integralmente riformulato nel corso dell'esame presso il Senato, rimette in termini i contribuenti che hanno usufruito di alcuni istituti di definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione (cosiddetti Rottamazione-ter e saldo e stralcio), prevedendo che entro il termine riunificato del 9 dicembre 2021 possano essere versate le rate di scadenza nel 2020 e nel 2021, senza incorrere nell'inefficacia della definizione.

L'articolo 1-bis proroga dal 30 novembre 2021 al 31 gennaio 2022 il termine per il versamento senza sanzione dell'IRAP non versata e sospesa ai sensi dell'articolo 24 del decreto-legge n. 34 del 2020, in caso di non conformità della disciplina relativa al quadro temporaneo sugli aiuti di Stato. Il comma 2 prevede che anche nel 2021 il versamento dell'imposta municipale propria sulle piattaforme marine (IMPi) avvenga in un'unica soluzione, entro il 16 dicembre del medesimo anno, e che sia effettuato direttamente allo Stato, il quale provvede successivamente a ripartirlo ai comuni aventi diritto.

L'articolo 2 estende il termine dell'adempimento dell'obbligo risultante dal ruolo, portandolo, per le cartelle notificate dal 1° settembre al 31 dicembre 2021, da 60 a 180 giorni. Tale termine è applicabile agli avvisi di accertamento emessi dall'Agenzia delle entrate.

L'articolo 3 contiene norme applicabili alle rateizzazioni di somme iscritte a ruolo in corso all'inizio delle sospensioni della riscossione dovute all'emergenza COVID-19, ovvero ai piani di dilazione in essere in data 8 marzo 2020, prevedendo alcuni benefici per i contribuenti (decadenza in caso di mancato pagamento di 18, anziché 10, rate, anche non consecutive; riammissione dei debitori, incorsi in decadenza al 22 ottobre 2021, ai medesimi piani; versamento delle somme contenute in ruoli sospesi ai sensi dei provvedimenti emergenziali entro il 31 ottobre 2021, in luogo del 30 settembre 2021).

L'articolo 3-bis è volto a stabilire l'inammissibilità dell'impugnazione degli estratti di ruolo, nonché a circoscrivere i casi di diretta impugnazione del ruolo e della cartella di pagamento che si assume invalidamente notificata.

L'articolo 3-ter rimette nei termini i contribuenti per i versamenti, originariamente in scadenza tra l'8 marzo e il 18 maggio 2020, delle somme richieste mediante le comunicazioni degli esiti del controllo automatizzato e del controllo formale, non eseguiti entro il 16 settembre 2020 (ovvero entro il 16 dicembre 2020, in caso di rateazione), come consentito dal “decreto Rilancio”, prevedendo che tali versamenti possono essere effettuati entro il 16 dicembre 2021, senza sanzioni e interessi.

L'articolo 3-quater prevede, in favore delle federazioni sportive nazionali, degli enti di promozione sportiva e delle associazioni e società sportive professionistiche e dilettantistiche, residenti nel territorio dello Stato, un differimento dei termini relativi al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali in scadenza nel corso del mese di dicembre 2021, che devono essere effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi, in 9 rate mensili, a decorrere dal 31 marzo 2022.

L'articolo 4 rimodula, incrementandolo da 450 a 550 milioni di euro, il contributo erogato dall'Agenzia delle entrate-Riscossione, per il triennio 2020-2022, ai fini dello svolgimento delle funzioni del servizio nazionale di riscossione.

L'articolo 5, contiene diverse disposizioni di varia natura, in massima parte attinenti, anche in tal caso, alla materia fiscale.

In particolare, i commi 1-4 disciplinano la destinazione e la gestione delle risorse previste per la copertura delle spese di gestione e l'attribuzione dei premi della lotteria, dei corrispettivi. I commi 2-bis e 2-ter esentano, per i periodi di imposta per i quali non è decorso il termine di accertamento del tributo, nonché per i rapporti pendenti e non definiti con sentenza passata in giudicato, dalla tassa sui rifiuti-Tari, taluni immobili indicati nel Trattato fra la Santa Sede e l'Italia, sottoscritto 1'11 febbraio 1929, come, ad esempio, le basiliche maggiori romane.

Il comma 3-bis prevede una proroga di ulteriori 12 mesi della durata delle concessioni di aree demaniali e per aree e banchine dei porti, nonché per la gestione di stazioni marittime e servizi di supporto a passeggeri.

Il comma 5 prevede che il credito d'imposta riconosciuto a talune imprese che effettuano attività teatrali e spettacoli dal vivo, previsto dall'articolo 36-bis del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, è utilizzabile esclusivamente in compensazione.

Il comma 6 semplifica la procedura per l'affidamento all'Agenzia delle entrate-Riscossione delle attività di riscossione delle entrate delle società partecipate dalle amministrazioni locali, eliminando la necessità della delibera di affidamento da parte degli enti partecipanti prevista dalla norma previgente.

Il comma 6-bis interviene sulla disciplina del cosiddetto patrimonio destinato, estendendo al 30 giugno 2022 la possibilità di effettuare alcuni degli interventi previsti del patrimonio destinato, effettuati nelle forme e alle condizioni previste dal quadro normativo dell'Unione europea sugli aiuti di Stato, adottato per fronteggiare l'emergenza epidemiologica del COVID-19, e ampliando gli interventi di patrimonio destinato a condizioni di mercato, sia con riferimento ai soggetti sia con riferimento alle tipologie di operazioni.

I commi da 7 a 12 e il comma 15 prevedono una procedura per il riversamento spontaneo, senza sanzioni e interessi, di crediti d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo da parte di soggetti che li hanno indebitamente utilizzati, individuando anche i casi in cui è vietato avvalersi di questa procedura (ad esempio, nelle ipotesi di condotte fraudolente). Per avvalersi della procedura di riversamento spontaneo del credito d'imposta, sarà necessario inviare apposita richiesta all'Agenzia delle entrate entro il 30 settembre 2022. Il versamento dell'importo indicato nell'istanza può essere effettuato in un'unica soluzione, entro il 16 dicembre 2022, ovvero in 3 rate di pari importo (una per anno, fino al 2024). La procedura si perfeziona con l'integrale versamento di quanto dovuto. Il comma 15 rinvia all'articolo 17 per la copertura delle minori entrate derivanti dall'attuazione dei commi in esame.

Il comma 12-bis differisce al 1° luglio 2022 l'operatività della disposizione secondo cui i commercianti al minuto che incassano i corrispettivi attraverso sistemi evoluti in grado di garantire la memorizzazione, l'inalterabilità e la sicurezza dei dati (carte di credito e altre forme di pagamento elettronico), possono assolvere all'obbligo di memorizzazione elettronica e di trasmissione telematica dei dati giornalieri.

Il comma 12-ter rinvia al 1° gennaio 2023 l'obbligo per i soggetti tenuti all''invio dei dati al Sistema tessera sanitaria di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati relativi a tutti i corrispettivi giornalieri.

Il comma 12-quater proroga al 2022 il divieto di fatturazione elettronica previsto per i soggetti tenuti all'invio dei dati al Sistema tessera sanitaria, ai fini dell'elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata.

Il comma 13 assoggetta alle disposizioni del Quadro temporaneo degli aiuti di Stato, per la parte riferita agli aiuti di piccola entità e a sostegno dei costi fissi non coperti, alcune disposizioni di sostegno alle attività economiche contenute nei decreti-legge, volti a far fronte all'emergenza COVID-19 (ad esempio, il contributo a fondo perduto per le startup previsto dal decreto-legge n. 41 del 2021, varie misure fiscali di agevolazione e razionalizzazione connesse all'emergenza da COVID-19, di cui all'articolo 5 del medesimo decreto-legge, e via seguitando).

Il comma 14-bis modifica la disciplina che consente a Poste Italiane, enti creditizi, finanziari e assicurativi, di essere autorizzati a liquidare l'imposta di bollo in modo virtuale, specificando il perimetro dei soggetti inclusi nell'ambito di applicazione soggettivo della norma, aumentando la quota dell'imposta da versare annualmente dal 70 al 100 per cento dell'imposta provvisoriamente liquidata in modo virtuale e posticipando i termini per la presentazione della dichiarazione su atti e documenti effettivamente emessi nell'anno precedente.

Il comma 14-ter posticipa dal 1° gennaio 2022 al 1° luglio 2022 l'abolizione della comunicazione telematica dei dati relativi alle cessioni di beni e prestazioni di servizi transfrontaliere, cosiddetto esterometro.

Il comma 14-quater aggiorna e converte in euro i valori monetari - attualmente espressi in lire - che determinano l'obbligo di tenuta delle scritture contabili ausiliarie di magazzino, previsti dall'articolo 1 del regolamento recante norme per la semplificazione delle scritture contabili, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 695 del 1996.

Il comma 14-quinquies contiene una norma di interpretazione autentica della disciplina del canone unico patrimoniale dovuto per le occupazioni permanenti con cavi e condutture per la fornitura di servizi di pubblica utilità, volte a chiarire il soggetto passivo tenuto al pagamento del canone e la misura del quantum dovuto, in specifiche ipotesi.

I commi 15-bis e 15-ter recepiscono la direttiva (UE) 2021/1159 per quanto riguarda le esenzioni temporanee applicabili alle importazioni e a talune cessioni e prestazioni in risposta alla pandemia da COVID-19.

I commi da 15-quater a 15-sexies intervengono sulla disciplina dell'IVA con una serie di modifiche miranti a ricomprendere tra le operazioni effettuate nell'esercizio di impresa, o considerare in ogni caso avente natura commerciale, una serie di operazioni attualmente escluse, ovvero a rendere tali operazioni esenti ai fini dell'imposizione IVA. Inoltre, in attesa della piena operatività delle disposizioni del Codice del terzo settore, si prevede di applicare il regime IVA speciale cosiddetto forfettario alle operazioni delle organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale che hanno conseguito ricavi ragguagliati ad anno, non superiori a euro 65 mila. Si precisa, infine, che tali disposizioni rilevino ai soli fini dell'IVA.

Infine, il comma 15-septies apporta numerose modifiche al Testo unico delle accise, di cui al decreto legislativo n. 504 del 1995, in relazione alle imposte dovute sulle bevande alcoliche e sull'alcol etilico. Tali modifiche operano dal 1° gennaio 2022. Si tratta, sostanzialmente, di disposizioni volte a recepire nell'ordinamento nazionale la direttiva 2020/1151/UE che ha apportato numerose modifiche al regime delle accise sugli alcolici, con particolare riferimento alla definizione di alcol denaturato e al relativo regime di circolazione, alle definizioni di “piccoli produttori indipendenti” di prodotti alcolici soggetti ad accisa, alle modalità di determinazione dell'accisa sulla birra, alla definizione di “vino spumante” e di “altre bevande fermentate”.

L'articolo 5-bis modifica la disciplina relativa al trasporto degli effetti e delle masserizie sostenute in occasione dei viaggi di trasferimento da e per sedi estere del personale del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e, al fine di coprire i maggiori oneri, aumenta la base imponibile relativa all'indennità di servizio all'estero-ISE.

L'articolo 5-ter chiarisce che sui dati forniti da soggetti terzi, indicati nella dichiarazione precompilata, che non risultano modificati, non si effettua il controllo formale, mentre per quelli che risultano modificati l'Agenzia delle entrate procede ad effettuarlo relativamente ai documenti che ne hanno determinato la modifica.

L'articolo 5-quater modifica la disciplina delle limitazioni all'utilizzo del contante, escludendo la riduzione da 2.000 a 1.000 euro della soglia relativa all'utilizzo del contante per la negoziazione a pronti di mezzi di pagamento in valuta, ripristinando quella dettata dal comma 3 dell'articolo 49 del decreto legislativo n. 231 del 2007, pari a 3.000 euro.

L'articolo 5-quinquies prevede che si applichi anche ai casi verificatisi prima del 19 maggio 2020 (data di entrata in vigore del decreto-legge n. 34 del 2020) la norma, di cui all'articolo 180, comma 3, del medesimo decreto-legge n. 34, che attribuisce al gestore della struttura ricettiva la qualifica di responsabile del pagamento dell'imposta di soggiorno, applicando la disciplina sanzionatoria ivi prevista.

L'articolo 5-sexies destina ai bed and breakfast a gestione familiare il fondo istituito a favore delle strutture ricettive extralberghiere a carattere non imprenditoriale previsto dall'articolo 7-bis, comma 3, del decreto-legge n. 73 del 2021.

L'articolo 5-septies specifica alcune condizioni per la non imponibilità IVA dei trasporti relativi a beni in esportazione, in transito o importazione temporanea, nonché dei trasporti relativi a beni in importazione i cui corrispettivi sono inclusi nella base imponibile.

L'articolo 5-octies stabilisce che l'agente della riscossione provveda al pagamento delle somme dovute a seguito di pronunce di condanna, esclusivamente attraverso l'accredito sul conto corrente della controparte. La norma chiarisce altresì le modalità per la richiesta del pagamento, nonché i termini per la notificazione del titolo esecutivo.

L'articolo 5-novies stabilisce che gli operatori che mettono a disposizione degli esercenti strumenti di pagamento elettronico tracciabili possono trasmettere telematicamente all'Agenzia delle entrate i dati identificativi di tali strumenti di pagamento e l'importo giornaliero delle transazioni, anche tramite il sistema PagoPA, ai fini della fruizione del credito d'imposta loro riconosciuto dalle norme vigenti.

L'articolo 5-decies interviene sulle agevolazioni IMU per l'abitazione principale nell'ipotesi in cui i componenti del medesimo nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi. Si chiarisce che in tal caso l'agevolazione valga per un solo immobile per nucleo familiare, scelto dai componenti del nucleo familiare e ciò sia nel caso di immobili siti nello stesso comune, sia ove gli immobili siano in comuni diversi.

L'articolo 6 sostituisce la disciplina del patent box che prevede la parziale detassazione dei redditi derivanti da alcune tipologie di beni immateriali giuridicamente tutelabili, con un'agevolazione che maggiora del 90 per cento i costi di ricerca e sviluppo sostenuti in relazione a tali beni, consentendone così un'ampia deducibilità ai fini delle imposte sui redditi e dell'IRAP. Come per il previgente patent box, la nuova disciplina è rivolta ai titolari di reddito d'impresa e secondo condizioni sostanzialmente analoghe. Ai beni immateriali agevolabili si aggiungono anche i marchi d'impresa. Per accedere all'agevolazione è prevista la sola procedura di autoliquidazione del beneficio (il contribuente deve conservare ed esibire all'amministrazione finanziaria idonea documentazione che ne attesti la spettanza) e, rispetto all'originario patent box, non si contempla la procedura di ruling, che esita nella sottoscrizione di un accordo con l'Agenzia delle entrate. Le norme in esame regolano, infine, il regime transitorio applicabile e le condizioni per i potenziali beneficiari, alle quali è possibile transitare nel nuovo regime.

L'articolo 7, commi 1 e 2, rifinanzia con complessivi 100 milioni di euro per l'anno 2021 il Fondo per l'incentivazione della mobilità a basse emissioni, per la concessione sia dei contributi (Ecobonus) per l'acquisto di autoveicoli elettrici e ibridi (per 65 milioni di euro), che dei contributi per l'acquisto di autoveicoli con fasce di emissioni superiori (10 milioni di euro) nonché per gli autoveicoli commerciali o speciali (20 milioni di euro) ed usati (5 milioni di euro).

Il comma 2-bis del medesimo articolo 7 prevede che la concessione dei contributi per la riqualificazione elettrica dei veicoli avvenga secondo modalità stabilite con decreto del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, di concerto con il Ministro dello Sviluppo economico.

L'articolo 7-bis, infine, modifica l'articolo 10 del Codice della strada, ripristinando in larga parte il testo anteriore al decreto-legge n. 121 del 2021, in materia di massa massima consentita nei trasporti su strada, cosiddetti trasporti eccezionali.

Per quanto attiene alle disposizioni di competenza della XI Commissione (Lavoro), si segnala che l'articolo 8 reca disposizioni in materia di trattamento di malattia per i lavoratori in quarantena e per i lavori fragili. In primo luogo, la disposizione modifica l'articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020, convertito con modificazioni dalla legge n. 27 del 2020, ed estende al 31 dicembre 2021 l'equiparazione alla malattia del periodo trascorso dai lavoratori dipendenti del settore privato in quarantena con sorveglianza attiva, o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva (la cosiddetta quarantena precauzionale), nonché la sua esclusione dal computo del periodo di comporto. La norma, inoltre, estende alla medesima data l'equiparazione al ricovero ospedaliero delle assenze dal servizio dei lavoratori pubblici e privati in condizioni di particolare fragilità …

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELE BARATTO, Relatore per la VI Commissione. …che non possano effettuare la prestazione lavorativa in modalità agile. È, quindi, incrementato, da 396 milioni di euro a 976,7 milioni di euro, il limite di spesa relativo al 2021, entro il quale sono riconosciuti a carico dell'INPS i trattamenti relativi alla quarantena precauzionale e al periodo di assenza dal servizio per i lavoratori fragili, con priorità agli eventi cronologicamente anteriori, non indennizzati per esaurimento delle risorse disponibili.

PRESIDENTE. Concluda.

RAFFAELE BARATTO (CI). Relatore per la VI Commissione. Secondo l'interpretazione seguita dalla relazione tecnica allegata al disegno di legge di conversione del presente decreto, la disposizione dovrebbe trovare applicazione anche per gli eventi…

PRESIDENTE. Deve concludere.

RAFFAELE BARATTO, Relatore per la VI Commissione. Chiedo scusa, è l'intervento della XI Commissione (Lavoro) questo.

PRESIDENTE. Guardi, il tempo a sua disposizione è scaduto. Non so se lei vuole consegnare, visto che…

RAFFAELE BARATTO, Relatore per la VI Commissione. Per me va benissimo, è solo che mi avevano chiesto di leggerlo. Va bene, glielo consegno.

PRESIDENTE. Quindi, consegna?

RAFFAELE BARATTO, Relatore per la VI Commissione. Va bene, se non posso continuare.

PRESIDENTE. È autorizzato a consegnare.

Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva di farlo successivamente.

Passiamo, dunque, agli interventi di discussione generale.

È iscritta a parlare la deputata Lucia Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie Presidente. Signor sottosegretario, colleghi, si avvia oggi l'esame in Aula del disegno di legge di conversione del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, cosiddetto decreto Fiscale, già esaminato in Senato.

Il “decreto Fiscale” è un provvedimento che, come è noto, viene emanato ogni anno durante la redazione della legge di bilancio e si occupa, di solito, di tematiche relative alle questioni fiscali, soprattutto attraverso la modifica dei termini e la correzione di norme tributarie; spesso, inoltre, è un'anticipazione di alcune parti della legge di bilancio stessa. Non è raro che il “decreto Fiscale” includa anche interventi relativi ad argomenti diversi dal fisco e questo decreto, n. 146, ne è un esempio, visto che riguarda non solo fisco, ma lavoro, ammortizzatori sociali, salute e sicurezza sul lavoro. Come ricordato, il decreto è stato esaminato in Senato ed emendato dallo stesso in sede di disamina parlamentare, in Commissione e in Aula, ed è giunto alla Camera, come si suol dire, blindato, cioè senza alcuna possibilità di ulteriore esame, azione emendativa o discussione. Ci prepariamo, quindi, come ormai da prassi, ad illustrare i nostri ordini del giorno, a seguito della posizione - così pare - della trentunesima fiducia da parte del Governo Draghi; dobbiamo quindi rinunciare all'esame delle proposte emendative. Certo, prendiamo atto così della grande distanza che c'è tra le prerogative del Governo da una parte e le richieste, quasi sempre bocciate, che noi parlamentari abbiamo il dovere di porre tramite gli emendamenti.

Fratelli d'Italia, se continua a chiedersi quale sia il ruolo del Parlamento nei suoi due rami, ha chiarezza, però, su quale sia il ruolo dell'opposizione e ha presentato moltissime proposte - in questo caso circa 100 emendamenti - nella direzione della tutela di cittadini e imprese, per sostenere il sacrificio e lo sforzo della ripartenza, in un'ottica di sviluppo e ripresa della nostra Nazione.

Entrando nel merito del provvedimento, ci aspettavamo interventi di tutt'altro tenore dal Governo dei migliori e, con noi, così i concittadini, gli imprenditori, i lavoratori autonomi, le partite IVA, cioè le categorie che hanno pagato e stanno pagando le conseguenze di questi anni di crisi pandemica ed economica, ormai divenuta, come sappiamo, crisi sindemica. Molte le questioni ancora irrisolte, perché questo decreto si è rivelato non adeguato alle necessità dell'Italia: l'incertezza regna ancora sovrana, la mancanza di tutele e legittimità del diritto alla difesa e, come se non bastasse, l'annullamento di alcune misure che in qualche modo funzionavano e funzionavano nella direzione della crescita, con i contribuenti italiani che continuano a subire un sistema fiscale tra i più complessi al mondo. Ma veniamo al provvedimento e ad alcuni articoli dello stesso. I problemi iniziano con l'articolo 1, che rimette in termini i contribuenti che hanno usufruito di alcuni istituti di definizione agevolata dei carichi affidati all'agente di riscossione. Ebbene, si prevedeva la necessità di versare le rate in scadenza nel 2020 e nel 2021, prorogate per effetto della pandemia senza incorrere nell'efficacia della definizione, entro il 30 novembre, ma c'è stata una proroga. Il termine è stato prorogato dal 30 novembre al 9 dicembre; una decina di giorni in più, che diventa poi 14 dicembre con il periodo di tolleranza dei 5 giorni. La proroga è arrivata, come spesso accade, con alcuni emendamenti approvati in extremis dalla Commissione finanze del Senato. Ebbene, ricordo, quindi, che stiamo parlando del fatto che per i nostri cittadini, per mettersi in regola con la pace fiscale, c'è rimasto 1 giorno: entro domani, 14 dicembre, bisognerà versare le rate 2020 e 2021 non pagate; in alcuni casi, per il 2021 il versamento sarà in un'unica rata, con 4 scadenze da saldare.

Ricordo che a settembre era stato approvato in Assemblea all'unanimità un ordine del giorno di Fratelli d'Italia riguardante la riapertura della rottamazione-ter e quater; ordine del giorno approvato, appunto, all'unanimità, ma la risposta del Governo a questo impegno che si era preso è stata una dilazione di 9 giorni. Quindi, se il Governo non dà seguito ad una indicazione così chiara, ne prendiamo atto e continuiamo a prendere atto del fatto che il Parlamento ormai non ha più un ruolo. Ma anche all'interno della maggioranza - vivaddio - ci si è resi conto dell'assurdità di tale misura, che ha un po' il sapore della beffa; invece, Fratelli d'Italia ha denunciato ciò ormai da mesi, elaborando in tal senso delle proposte emendative in tutti i provvedimenti utili, perché, a fronte della valanga di cartelle in arrivo nei primi mesi del 2022, è necessario ed urgente trovare una soluzione concreta; invece a pagare sono ancora imprenditori, partite IVA e ditte individuali. Vorrei solo ricordare che le ditte individuali spesso sono ex dipendenti che hanno perso il lavoro, che oggi cercano di raggiungere e di avere un guadagno almeno uguale a quello del dipendente, ma con la pressione fiscale e il carico contributivo molto spesso tutto ciò non accade. Ebbene, vista la situazione ancora di difficoltà economica, visto che non ci sarà la possibilità di pagare le 4 rate della rottamazione, Fratelli d'Italia aveva presentato diverse proposte con emendamenti che prevedevano la possibilità di rateizzare più a lungo, anche fino a marzo 2023, ma non sono state accolte; non sono state neanche prese in considerazione.

Ma, oltre a non prendere in considerazione le proposte di Fratelli d'Italia, la maggioranza ha provveduto ad approvare emendamenti a dir poco improvvidi. Dopo aver permesso all'Agenzia delle entrate, la riscossione e l'adozione di qualsiasi azione esecutiva nei confronti del cittadino debitore, allo stesso cittadino viene precluso in buona sostanza il diritto di potersi difendere da eventuali pretese illegittime. Infatti, con un emendamento del 30 novembre nelle Commissioni finanze e lavoro del Senato, si è provveduto alla modifica dell'articolo 12 del DPR  29 settembre 1973, n. 602, introducendo la non impugnabilità da parte del contribuente dell'estratto di ruolo e della relativa cartella di pagamento, che si assume invalidamente notificata con l'eccezione di sporadici e precisi casi.

Tale modifica legislativa appare incostituzionale perché lede il diritto alla difesa del cittadino sancito dall'articolo 24 della Costituzione e limita l'ammissione alla tutela giurisdizionale sancita anch'essa dall'articolo 113 sempre della Costituzione, ma viola grossolanamente anche il principio di uguaglianza sancito dall'articolo 3. Ci sono, quindi, tante critiche a questa situazione che si è venuta a creare; è stato il direttore dell'Agenzia delle entrate, l'avvocato Ruffini, in occasione della riunione della commissione interministeriale MEF sulla riforma della giustizia tributaria sull'impugnabilità dell'estratto in ruolo, a dire che ciò rappresenta il 40 per cento del contenzioso e a suggerire una norma che impedisse tale impugnativa. Bene, l'emendamento relativo, di fatto, ricalca integralmente tali richieste.

Vi è stata, quindi, una levata di scudi da parte delle associazioni maggiormente rappresentative; moltissime associazioni hanno diffuso in una nota, per esempio, il Consiglio nazionale, organismo congressuale forense, la loro sentita preoccupazione e il dissenso in ordine alle limitazioni della tutela giurisdizionale: lo snellimento dell'attività amministrativa non può avvenire a danno della tutela dei diritti di difesa. Queste posizioni sono assolutamente condivisibili. Ad oggi, persiste un sistema in cui il contribuente è colpevole fino a prova contraria; ha l'onere della prova, deve pagare in pendenza di giudizio e si sottopone a un giudice che non ha tutti i requisiti di indipendenza rispetto alle parti in causa. Come Fratelli d'Italia abbiamo avanzato numerose proposte in ordine alla necessità di riforma delle commissioni tributarie, ma, di tutte le proposte, che vedono leso il diritto alla difesa, l'unica ad aver fatto breccia va nella direzione assolutamente contraria. Tale posizione sembra pretestuosa - la motivazione, in questo senso, di voler alleggerire l'Agenzia delle entrate circa i costi amministrativi - perchè i contribuenti non possono pagare per le spending review dell'amministrazione finanziaria. Questo tema va a sostenere la tesi del presidente Bonomi che, qualche giorno fa, da Atreju, dichiarava, a proposito della questione patent box, che la politica fiscale in Italia la fa l'Agenzia delle entrate e adesso detta anche princìpi di tutela del contribuente. A proposito di patent box, l'intervento normativo in tema, più che una semplificazione è un'abrogazione e porta con sé diverse criticità - annunciamo, a questo riguardo, la presentazione, oltre degli emendamenti che abbiamo presentato, anche di ordini del giorno - come la contrarietà al principio del legittimo affidamento e il disincentivo per gli investimenti esteri a causa dell'incertezza normativa. È un beneficio che discrimina le piccole e medie imprese che hanno dei capitali più ridotti e frena gli investimenti provenienti dall'estero. A questo proposito ancora si è riusciti a smantellare una misura che funzionava drenando risorse, da mettere su cosa? Su navigator e, ancora, sul reddito di cittadinanza. A questo proposito centrale è la proposta di Fratelli d'Italia di abrogazione del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza e destinazione delle risorse stanziate alle famiglie in difficoltà con la forma dell'assegno di solidarietà. Non si deve lasciare indietro nessuno; pertanto, si propone un fondo di solidarietà per le famiglie in difficoltà: a chi non può lavorare, a chi è in una situazione di difficoltà viene garantito un sostegno, ma ciò questo non deve essere inteso come una misura meramente assistenziale e, soprattutto, una misura che non incentivi la ricerca di un'occupazione. Per sua natura, oltre ad essere diseducativa, la misura del reddito di cittadinanza crea profondi effetti distorsivi sul mercato del lavoro, come abbiamo avuto modo di osservare negli ultimi mesi.

C'è poi un tema ulteriore su cui siamo impressionati per il tempismo con cui si ripresenta, ed è quello relativo alla gestione del Terzo settore. Esattamente un anno fa il decreto fiscale, approvato dal Senato, per le associazioni del Terzo settore prevedeva il passaggio da un regime di esclusione IVA ad uno di esenzione per i servizi prestati e i beni ceduti dagli enti nei confronti dei propri soci. Come un anno fa è arrivata la condanna unanime. Fratelli d'Italia, come allora, sostiene che il settore dell'associazionismo e del Terzo settore in generale vada incentivato e non appesantito da adempimenti inutili e gravosi che fanno entrare gli operatori in un sistema di rendicontazione, a partire dal 1° gennaio, pur non svolgendo attività commerciale. Questi obblighi e questi oneri sono peraltro senza evidenti vantaggi per l'erario. Sappiamo che è un colpo di grazia per le associazioni del Terzo settore, sappiamo l'importanza che rivestono queste associazioni per la tenuta sociale della nostra Nazione, ma è strano come le altre forze non si ritrovino a essere contrarie ad un provvedimento che si ripresenta puntuale, anche le forze del PD: sarà stato presentato a loro insaputa.

Un altro tema importante, che volevo sottolineare, è quello della ricerca e sviluppo. In seguito alle attività di verifica per la corretta modalità di fruizione del credito d'imposta in ricerca e sviluppo, l'Agenzia delle entrate sta mettendo in seria difficoltà le imprese - anche questo è un tema molto sentito - adottando criteri interpretativi a sfavore dei contribuenti e penalizzando, in modo particolare, le imprese più piccole. Questo atteggiamento, utilizzato in un quadro normativo incerto, rischia di compromettere la riuscita degli incentivi del nuovo Piano di Transizione 4.0, previsto nell'ambito del PNRR, creando un clima di incertezza e di sfiducia nei confronti delle istituzioni. I controlli, in particolare, si stanno incentivando in alcune regioni. Questa situazione sta avendo effetti devastanti sulla tenuta finanziaria delle imprese; ci sono stati diversi interventi parlamentari in merito, ma non hanno chiarito e non hanno reso più chiara la dinamica dell'accertamento e la maggioranza ha bocciato un emendamento, a mia firma, con il quale si poteva porre rimedio a tale criticità. Ma, a quanto pare, si preferisce infierire contro le imprese, lasciando che questa procedura di compliance sembri più un'autodenuncia che un atto che abbia una certa efficacia. Sono state inserite nel decreto fiscale, e concludo, anche le proposte storiche di Fratelli d'Italia, quali il rinvio del tetto del contante, che sappiamo non essere un'efficace misura per combattere il sommerso, e la soppressione delle disposizioni per la lotteria dei corrispettivi, misura costosa e altrettanto inutile. Vorrei ricordare qui come sia stata importante la battaglia contro il cashback, vinta da Fratelli d'Italia, che ha consentito di risparmiare diversi miliardi, che riteniamo possano essere destinati a imprese e famiglie piuttosto che distribuiti a pioggia in una misura inutile e iniqua.

In conclusione, in un momento in cui rischiamo un'ecatombe di imprese, che porterà con sé un calo delle entrate duraturo, assistiamo alla proposta di un testo che non ha nulla a che vedere con la ripresa, con il coraggio, con la realtà del nostro tessuto economico; un testo che non ha una visione chiara e decisa. Ancora una volta non sono state fornite risposte adeguate a cittadini, lavoratori e imprese che mettano l'Italia nella condizione di resistere all'emergenza, ponendo, allo stesso tempo, i presupposti per un reale rilancio. Se la nostra Nazione fosse una nave, nel mezzo della tempesta che stiamo vivendo, questo sarebbe il momento di cambiare direzione con coraggio, nella direzione della libertà di impresa, della crescita dell'economia reale, della valorizzazione dei fattori distintivi e delle eccellenze. Invece assistiamo al concerto sfarzoso dell'orchestra, mentre si naviga senza direzione. Fratelli d'Italia, quindi, mette a disposizione le proprie proposte, le proprie idee, la propria visione, anche in prospettiva della manovra di bilancio, ed è disponibile a collaborare, come sempre ha fatto e come sempre farà, portando avanti con responsabilità la sua posizione patriottica e costruttiva (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Varchi. Ne ha facoltà.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). Grazie, Presidente. Sarò davvero telegrafica, perché la collega ha già spiegato diffusamente le ragioni della nostra contrarietà a questo provvedimento. Ancora una volta quest'Aula si trova ad esercitare un rituale sterile di ratifica assolutamente supina alla volontà del Governo, senza che le Commissioni di merito abbiano potuto realmente affrontare il cuore di questo provvedimento. Anche le proposte delle forze di maggioranza - figuriamoci poi quelle delle forze di opposizione - sono state irrimediabilmente cassate. Noi percepiamo, vivendo il territorio e ascoltando le categorie, un distacco importante tra le legittime istanze delle categorie e del territorio e le risposte che questo Governo prova a dare.

Temiamo che questa distanza, divenuta ormai siderale nei quasi 2 anni caratterizzati dalla pandemia e dall'emergenza, oltre che sanitaria, anche economica, stia preoccupando non poco gli italiani. Noi proviamo, da mesi, a denunciare questa situazione, a fare le nostre proposte, a contribuire al dibattito, che viene sistematicamente cassato nella stessa Aula nella quale, verosimilmente, tra un paio d'ore o poco più, sopraggiungerà il Ministro D'Incà a porre l'ennesima questione di fiducia; credo, a spanne, che sia la trentesima di questo Governo. Allora, la domanda che sorge spontanea è: atteso che questi decreti, soprattutto quelli in materia fiscale ed economica, sembrano per lo più scritti dai tecnici che occupano i Ministeri, per far scrivere a qualche funzionario questi provvedimenti, che non hanno ovviamente una matrice politica, che non vanno al cuore dei problemi, che non sono il frutto dell'ascolto del territorio, che non sono il frutto delle interlocuzioni con le categorie, veramente ci voleva il Governo dei migliori? Veramente, per porre una questione di fiducia alla settimana, ci voleva il Governo dei migliori? Francamente, credo proprio di no. Un Governo costretto spesso a fare dietrofront sulle sue stesse iniziative, a partire dall'assegno di invalidità. Per fortuna abbiamo registrato questo dietrofront su un tema che aveva destato non poche preoccupazioni, e sul quale Fratelli d'Italia aveva prontamente denunciato le storture che sarebbero inevitabilmente derivate da tale applicazione sull'assegno di invalidità. C'è il grande tema del Terzo settore: al netto della riforma sulla quale si sta dibattendo e discutendo, abbiamo trovato, ancora una volta, il grande tema del regime IVA applicato anche ad associazioni ed enti del Terzo settore, che rischiano di dover entrare, nel 2022, in un sistema di rendicontazione, pur non svolgendo alcuna attività commerciale; il tutto, lo ripeto, mentre, parallelamente, si dibatte sulla riforma del regime fiscale del Terzo settore. Lo troviamo, francamente, un attacco spregiudicato a chi, in questi 2 anni, non ha fatto mancare il proprio contributo all'Italia.

Ancora, sulle famose cartelle, sulla necessità di procrastinare i termini - anche se la nostra teoria, come è noto, era più volta a una pace fiscale – con la riapertura della rottamazione-ter, rottamazione-quater, non solo non vi è una proroga sui termini, ma addirittura vi è una sforbiciata alla possibilità di impugnare estratti di ruolo e cartelle di pagamento, con tutto ciò che ovviamente deriva dalla immediata esecutività di questi strumenti per il recupero forzoso delle somme. Su questo abbiamo registrato le denunce dei commercialisti, dei tributaristi, degli imprenditori, ma anche su ciò non è stato possibile ottenere un'apertura da parte del Governo.

Quindi, noi assistiamo, ancora una volta, a un decreto che, direttamente dagli uffici, dai dipartimenti dei Ministeri piomba su quest'Aula, con un Governo che finge di avere voce in capitolo sui suoi provvedimenti, quando, francamente, non vediamo alcuna iniziativa che abbia una seria matrice politica; è tutto squisitamente tecnico. Dunque, questo è un Governo che finge di decidere qualcosa e, tramite questo Governo che finge di decidere qualcosa, questi provvedimenti piombano in un'Aula di fronte alla più ampia maggioranza che la storia repubblicana ricordi, che, a sua volta, deve fingere di condividere questi provvedimenti, dopo che sono stati magari presentati emendamenti di tutt'altro tenore, ai quali o si rinuncia o si assiste impotenti alla loro bocciatura.

Quindi, a fronte di questa situazione, assolutamente inedita nello scenario politico del nostro Paese, noi di Fratelli d'Italia, con coerenza e con chiarezza, per il rispetto che nutriamo nei confronti dei nostri elettori e degli italiani tutti, confermiamo la nostra posizione contraria. Prendiamo atto che anche su questo decreto verrà posta la questione di fiducia, con un Governo che nemmeno finge più di voler dialogare con il Parlamento, ormai completamente esautorato, con la complicità di tutte le forze di maggioranza, ma, certamente, non con la nostra (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Presidente, chiedo di essere autorizzata a depositare l'intervento, che era più completo di quello ho letto.

PRESIDENTE. Certamente, autorizzazione accordata.

È iscritto a parlare il deputato Pettarin. Ne ha facoltà.

GUIDO GERMANO PETTARIN (CI). Grazie, Presidente. Colleghi, colleghe, Governo, chi ha un po' di memoria - purtroppo questo si collega al fatto di avere qualche anno in più - ricorderà la storia dei collegati fiscali, ricorderà che cosa erano i collegati fiscali e quali ne erano le moli, immense. Il collegato fiscale a cui siamo di fronte oggi, rispetto a quelli del passato, è facile: è partito da 18 articoli, con 102 commi, arriva dal Senato da noi, alla Camera, con 48 articoli con 201 commi, ma io ricordo collegati fiscali con migliaia di commi. È importante sottolineare questo punto, perché permette di fare un confronto con un passato nemmeno tanto lontano, tenendo conto che, frammezzo, c'è stato e c'è un evento epocale, c'è il COVID, c'è la pandemia. Io credo che fra qualche anno, quando guarderemo con un po' più di serenità indietro, l'anno del COVID sarà come l'anno delle guerre puniche e ricorderemo il periodo come ante bellum poenicum, ante COVID e post bellum poenicum, post COVID.

Detto questo, una delle particolarità di questo collegato fiscale è che quello che è normalmente c'era e, cioè, che i più importanti provvedimenti fossero quelli sul fisco, qui non c'è, perché i più importanti provvedimenti di questo collegato non sono attinenti al fisco, ma al lavoro, agli ammortizzatori sociali, alla salute e alla sicurezza sul lavoro. Ci sono, comunque, moltissimi temi: il fisco, la rottamazione-ter, i relativi saldi e stralcio, le proroghe delle cartelle notificate, la rateizzazione dei debiti fiscali, il funzionamento dell'Agenzia della riscossione, la patent box, il reddito di cittadinanza, gli ecobonus per le auto elettriche, la salute e la sicurezza. Tra questi temi, sono da ricordare, in maniera particolare, a mio modo di vedere, due che sono del tutto particolari: patent box, da una parte, e, dall'altra parte, alcune normative che prevedono trattamenti diversi dal passato per alcuni piccoli imprenditori e piccoli produttori, come - solo a titolo d'esempio, ve ne sono molti - i piccoli produttori di birra.

Detto questo, bisogna ricordare dove ci troviamo e da dove partiamo. È indubitabile che, nel sistema italiano, il fisco non è un amico; il sistema fiscale italiano è un nemico; è un nemico dell'impresa, è un nemico del lavoratore, è un nemico del cittadino. E noi dobbiamo approfittare dell'occasione - terribile, ma importante - che ci viene fornita dal COVID per lavorare anche su questo e trasformare, per quanto possibile, un nemico in un amico, perché il fisco dovrebbe essere un amico dell'imprenditore, un amico del cittadino, un amico del contribuente ma, ripeto, oggi non è così. Noi, ancora oggi, non abbiamo di fronte un sistema fiscale: noi abbiamo di fronte una giungla fiscale, e il primo obiettivo che dovremmo porci - ma lo dovremmo fare per molto, molto tempo e avremmo dovuto farlo da tantissimo tempo - è disboscare la giungla fiscale, facilitare il rapporto con il fisco, diminuire il numero delle norme, non fare in modo che, per potersi confrontare con il sistema fiscale, o si è laureati in fisica nucleare o non si riesce nemmeno a colloquiare. Questo è il tema. Ma non basta, siamo in un sistema fiscale in cui non c'è solamente il nostro, ma c'è anche quello comunitario, dove le norme sono un po' più semplici, ma non sono certamente più amicali, e dove, rispetto al sistema Italia, il dumping fiscale è un fattore che noi patiamo, e patiamo moltissimo, così come lo patiscono le nostre imprese, i nostri cittadini e i nostri contribuenti.

Abbiamo cominciato a lavorarci? Sì, finalmente. Lo abbiamo fatto spontaneamente? Anche, ma lo abbiamo fatto più “spintaneamente” perché l'Unione europea, nel contesto del PNRR, ci ha anche evidenziato che dobbiamo fare finalmente alcune riforme che da anni continuiamo a dire che bisogna farle e non riuscivamo a farle, dai sistemi di giustizia al sistema fiscale. Le entità delle aliquote abbiamo cominciato ad elaborarle, comprendendo che ci deve essere un limite perché, nel momento in cui l'entità dell'aliquota è talmente tanto elevata da pregiudicare la capacità di reddito di chi la produce, la risposta è oggettiva: l'evasione fiscale in che misura rimane evasione fiscale e da dove diventa necessità fiscale? Questo è un tema importantissimo.

Un altro tema determinante è quello degli immobili. Noi siamo un Paese, insieme con il Giappone, particolarmente interessante: la percentuale di proprietari di casa è altissima - stiamo parlando di oltre il 70 per cento - ma siamo anche il Paese in cui una volta si pativa quello che, nella mia lingua, si chiama il mâl dal modòn, il male del mattone, perché tutte le famiglie investivano sul mattone. Oggi siamo in una situazione in cui ereditare un immobile non è più una fortuna, è una disgrazia per il peso fiscale che grava sugli immobili ed è una disgrazia per l'entità del quadro. Assistiamo inoltre a scelte assolutamente non condivisibili a livello europeo, dato che qualche burocrate immagina di sottoporre la commerciabilità e anche la locabilità dei beni immobili al fatto che siano rispettosi di alcune categorie di carattere ecocompatibile ed ecosostenibile, dimenticando che l'Unione europea è molto larga e molto lunga, che nell'Unione europea ad avere la proprietà della casa sono gli italiani, non certo le altre popolazioni, e che, di conseguenza, rispetto a questi tipi di situazioni i dati vanno differenziati. Il diritto non consiste nell'essere tutti quanti uguali ma, come dice l'articolo 3 della nostra Costituzione, nel trattare situazioni uguali in modo uguale e disciplinare situazioni diverse in modo diverso. Questa è legge, questa è la nostra Costituzione, questa è la giustizia.

Noi abbiamo bisogno di un fisco amico, abbiamo bisogno di un fisco europeo, abbiamo bisogno di un'attività che ci permetta di far sì che lo Stato - e l'Unione europea è lo Stato - sia un alleato. Il COVID, tra le tante cose che ci ha portato a verificare, ci ha dimostrato che solo se lavoriamo tutti quanti insieme e lo Stato è effettivamente un partner e un alleato riusciamo a superare momenti di una drammaticità impensabile. Dobbiamo farci aiutare dalla burocrazia, non annoverare i burocrati tra i nostri nemici. Dobbiamo riuscire a fare dei passi in avanti ed è per questo che, in riferimento al collegato fiscale, il mio gruppo, Coraggio Italia, ha un atteggiamento assolutamente favorevole e continuerà a collaborare in quel senso, perché riteniamo che, almeno in questo contesto, una serie di atti coraggiosi siano stati fatti. Non sono sufficienti: maggior coraggio, Governo, maggior coraggio per poter finalmente dire che anche noi abbiamo un fisco europeo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Currò. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CURRO' (M5S). Grazie, Presidente. Abbiamo lavorato con grande determinazione in questi ultimi mesi, così come in tutto l'arco di questa legislatura, per abbassare le tasse dei cittadini, per semplificare la vita delle aziende e dei lavoratori e per aiutare, soprattutto, chi ha subito i danni maggiori da questa pandemia.

Il testo del decreto fiscale, già nella versione originaria, si contraddistingueva per la presenza di un piano di alleggerimento del peso delle cartelle esattoriali, in linea di continuità con le misure adottate già dal Governo “Conte 2”. In particolare, si prevedeva l'estensione da 60 a 150 giorni del termine per pagare le cartelle inviate a dal 1° settembre al 31 dicembre del 2021. Abbiamo puntato su uno slittamento a fine novembre del termine per pagare le rate scadute della rottamazione-ter e del saldo e stralcio senza perdere i benefici di queste definizioni agevolate e sull'aumento da 10 a 18 delle rate non pagate prima che scatti la decadenza dai benefici della rateizzazione delle cartelle in corso prima della sospensione dovuta al COVID. In sede di emendamenti, anche su iniziativa del MoVimento 5 Stelle, si sono ottenuti diversi miglioramenti. Abbiamo lavorato ad un'ulteriore estensione, da 150 a 180 giorni, del termine per pagare le cartelle esattoriali inviate a partire - come dicevo prima - dal 1° settembre al 31 dicembre 2021, dopo le varie sospensioni decretate durante la fase più dura della pandemia. Inoltre, grazie a un nostro emendamento, gli invalidi parziali che lavorano possono continuare a ricevere l'assegno di invalidità alle condizioni di sempre. Da qualche mese, in seguito ad alcune pronunce della Consulta, l'INPS si era trovato costretto a sospendere l'erogazione del contributo di invalidità per quei disabili, con invalidità tra il 74 e il 99 per cento, titolari di un reddito da lavoro che, in diversi casi, erano arrivati a percepire mensilmente soltanto poche centinaia di euro. Grazie all'emendamento del MoVimento 5 Stelle questa anomalia è stata sanata e torneranno ad avere l'assegno. In linea più generale, sulla riforma fiscale, come MoVimento 5 Stelle, possiamo dirci soddisfatti per l'accordo raggiunto sugli 8 miliardi di euro stanziati in questa legge di bilancio per la riforma fiscale. Adesso, necessariamente, ci sarà il secondo tempo e la legge delega che il Parlamento ha il dovere di riempire di contenuti e nei tempi giusti sarà la sfida che ci attende. In Commissione abbiamo fatto un ottimo lavoro e sarà fondamentale l'iter procedurale dei lavori grazie al quale potremo arricchire di dettagli l'intervento normativo.

La riforma dell'Irpef su cui hanno trovato un accordo le forze politiche di maggioranza in Commissione non riguarda solo il ceto medio, come spesso si afferma con superficialità. L'intervento complessivo toccherà infatti anche la no tax area, che verrà estesa, e le detrazioni per quanto riguarda il reddito saranno ridotte a cascata sulle aliquote marginali effettive. Ebbene, ad avvantaggiarsene saranno anche i redditi più bassi. Più in generale, nessuna fascia di reddito verrà penalizzata e tutte godranno in qualche misura di questi benefici. Si tratta di una riforma del tutto compatibile con le richieste storiche del MoVimento 5 Stelle. Anche la riduzione da 5 aliquote a 4, in effetti, va nella direzione della nostra proposta di portare a regime le aliquote Irpef a 3, semplificando il sistema. Ma, lo ribadisco, la riforma del fisco non finisce qui. All'intervento sull'Irpef e a quello sull'IRAP in favore dei piccoli dovranno seguire altre norme in manovra e nell'attuazione della legge delega. La funzionalità del fisco è ciò che fa veramente la differenza, non tanto le percentuali, ma sarà quella la parte determinante che aiuterà direttamente i cittadini a percepire un fisco veramente riformato.

Continuiamo a portare avanti un corposo pacchetto di proposte orientate alla semplificazione, alla digitalizzazione e all'innovazione. Penso al “superbonus imprese”, ovvero all'estensione del principio dello sconto in fattura e della cedibilità dei crediti fiscali, sperimentati con successo per quanto riguarda il superbonus 110 per cento, e ai crediti di imposta per gli investimenti in Transizione 4.0 nel Mezzogiorno e nelle ZES. La domanda che pongo a questo Parlamento è: se non ora, quando? Perché non estendere qualcosa che sta funzionando veramente bene? Il superbonus 110 per cento, misura che abbiamo voluto e realizzato noi, porta con sé dati che sono incontrovertibili: l'aumento dell'82 per cento rispetto al 2020 dei lavori effettuati in edilizia, grazie ai vari incentivi tra cui il superbonus 110 per cento, e 51,2 miliardi di euro di finanziamenti, di cui 11,6 rappresentati dai lavori solo del superbonus, un boom mai visto prima.

Anche le stime per quanto riguarda l'occupazione sono in straordinaria crescita: oltre 509 mila posti di lavoro creati e 764 mila se si considera solamente l'indotto; insomma, un intero sistema che trova nuova linfa.

Chiedo di lavorare insieme all'introduzione di una nuova easy tax biennale al 20 per cento per facilitare l'uscita dalla flat tax degli autonomi che si troveranno a superare i 65 mila euro di ricavi e al pagamento del 50 per cento del credito commerciale vantato dalle aziende fornitrici dello Stato che hanno, allo stesso tempo, debiti con il fisco, al fine di consentire loro il pagamento dei propri dipendenti.

Aiutare chi ha subito i maggiori danni durante questo periodo di crisi è necessario. Chiediamo convergenza alle altre forze politiche per affrontare il tema dell'evasione. Una recente audizione della Guardia di finanza ha evidenziato l'ottimo lavoro svolto nel recente passato, dunque, anche e soprattutto dai due Governi presieduti dal Premier Giuseppe Conte, nel processo di semplificazione del sistema tributario e nel contrasto all'evasione fiscale con tre elementi di novità negli ultimi anni che hanno consentito di avanzare sul terreno innovativo dell'interoperabilità dei dati delle pubbliche amministrazioni: lo sviluppo della fatturazione elettronica, con cui siamo stati capaci di rintracciare per tempo comportamenti fraudolenti, la dorsale informatica che ha permesso di dialogare tra le banche dati e il Polo strategico nazionale, progetto ancora in divenire e grazie al quale tutti le amministrazioni dovranno accreditarsi presso le piattaforme digitali nazionali, gestite dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. In questo senso, ci vengono riconosciuti i giusti meriti di un silenzioso lavoro quotidiano per rendere più efficiente, trasparente ed equa la pubblica amministrazione italiana.

Altro tema sul quale dobbiamo assolutamente spingere riguarda la semplificazione; puntiamo, infatti, all'avvio di una riforma più ampia che passi per l'istituzione di una nuova imposta unica sul reddito d'impresa e l'abolizione dell'IRAP. Puntiamo sui rimborsi fatti direttamente sui conti correnti per le detrazioni per spese sanitarie, oltre al già citato scivolamento agevolato per uscire dal forfettario, ma anche sulla ripulitura del magazzino fiscale e su misure di contrasto all'evasione, in un'ottica generale di semplificazione.

Possiamo e dobbiamo portare a termine il lavoro e ci aspettiamo una collaborazione costruttiva da parte delle altre forze politiche.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Carmela Bucalo. Ne ha facoltà.

CARMELA BUCALO (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, ancora una volta andiamo a convertire un decreto-legge, un provvedimento così importante che incide sulla vita dei cittadini e delle imprese, senza aver avuto la possibilità in Commissione di esaminarlo, di incidere nel merito dei singoli provvedimenti con proposte costruttive - attraverso i nostri emendamenti che puntualmente sono stati bocciati - per dare risposte adeguate, visto che noi viviamo i territori di riferimento e conosciamo le reali esigenze, le reali richieste delle famiglie e del mondo produttivo, a fronte delle enormi difficoltà che devono quotidianamente fronteggiare. Invece, tutto ciò non è stato possibile, è emersa la ferma volontà di questo Governo di non ascoltare ciò che i parlamentari del gruppo di Fratelli d'Italia hanno chiesto a gran voce. Prima di entrare nel merito di alcuni emendamenti, mi voglio soffermare sulla dichiarazione di inammissibilità di una mia proposta emendativa che prevedeva, per tutto il personale scolastico che svolge attività lavorativa in presenza, l'effettuazione periodica di tamponi antigenici rapidi; proposta dichiarata inammissibile, perché non strettamente attinente alla materia in oggetto di questo decreto.

Voglio ricordare che il provvedimento - nello specifico l'articolo 13 - reca disposizioni urgenti in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, con l'obiettivo di incentivare e garantire il rispetto delle norme di prevenzione. Il settore scolastico rappresenta uno dei settori maggiormente esposti al rischio contagio, con conseguenze negative in relazione alle misure urgenti di contenimento della pandemia. Sono sotto gli occhi di tutti la chiusura continua delle aule e il ricorso alla DAD. Il personale scolastico si sottopone quotidianamente al rischio di contrarre il COVID, quindi a minacce per la salute non indifferenti. Quello del docente è un lavoro relazionale che ogni giorno prevede lo scambio ravvicinato di contatti con decine di alunni. In questo contesto diventa essenziale la previsione di tamponi antigenici per tutto il personale docente da eseguire periodicamente. E questo Governo, invece, cosa fa? Lo dichiara inammissibile. Sono sconcertata! Lo volete capire che, oltre ai vaccini, i tamponi rappresentano un serio intervento per il contenimento dei contagi?

Diverse sono state le proposte emendative presentate da Fratelli d'Italia - e tutte di buonsenso - in materia di lavoro: prima di tutto, l'eliminazione del reddito di cittadinanza e del reddito di emergenza, destinando le risorse stanziate all'istituzione di un Fondo per il sostegno alle famiglie in difficoltà rimaste senza reddito, a causa dell'emergenza, sotto forma di un assegno di solidarietà. In tal modo, finalmente potremmo disporre di uno strumento in grado di garantire un sussidio universale a tutte le famiglie che ne hanno realmente bisogno, senza quella gravità del reddito di cittadinanza, che rappresenta un disincentivo al lavoro.

Altra proposta importante è quella di evitare che si continui a bloccare la possibilità di ricongiungimento alle famiglie per i docenti neo-trasferiti a causa dell'introduzione di un ulteriore vincolo triennale nel “decreto Sostegni-bis”. Un'ulteriore gavetta per il personale della scuola, che l'ha già svolta. Non si può chiedere a chi ha atteso per anni il ruolo, dopo aver rispettato il vincolo di permanenza nella sede di assunzione, ancora una volta un ulteriore vincolo che prevede il blocco alla mobilità non solo con riferimento alla scelta analitica ma anche a quella sintetica. È una situazione peggiorativa soprattutto per i docenti che chiedono da anni un trasferimento interprovinciale per riunirsi finalmente alle proprie famiglie. Non c'è alcun rispetto per la professione dei docenti se si annienta la loro vita privata: nessuna tutela per l'integrità della famiglia di questi lavoratori e di queste lavoratrici della scuola; nessun rispetto per i minori che vedono la propria madre un paio di volte al mese. La continuità didattica non si ottiene con l'umiliazione e con la coercizione di tenere lontani dai propri familiari migliaia di docenti. Mi chiedo: dov'è il garante della famiglia? E, ancora, dov'era il Garante per l'infanzia e l'adolescenza quando questi obbrobri normativi sono stati approvati? Evidentemente, i figli degli insegnanti non hanno un garante. Il vincolo è anacronistico, non ha funzionato e non funzionerà mai. La continuità didattica sarà garantita solo quando un insegnante potrà liberamente scegliere di svolgere al meglio la propria professione.

Abbiamo chiesto maggiori garanzie per gli invalidi del lavoro, con gradi di menomazione inferiore al 16 per cento ma comunque importanti, attraverso la creazione di un rapporto continuo tra infortunato e INAIL che ha ad oggetto tutte le prestazioni.

Quindi, le prestazioni sanitarie e le prestazioni assistenziali necessarie per la tutela globale dell'infortunato, soprattutto quando c'è un aggravamento, sempre in termini di danno fisico, correlato all'infortunio. Nell'attuale sistema, invece, tutto ciò è previsto con un grado di inabilità superiore al 16 per cento. Quindi, noi vogliamo abbassare dal 16 per cento all'11 per cento il grado di invalidità indennizzabile, ma soprattutto far sì che questi lavoratori, che hanno avuto questi infortuni sul lavoro, abbiano tutta l'assistenza continua per tutta la vita.

Bisogna garantire una maggiore mobilità alle persone con disabilità, prevedendo in loro favore l'agevolazione fiscale dell'IVA al 4 per cento per l'acquisto di camper e roulotte, che rappresentano per le persone con disabilità una valida opportunità per ottenere maggiore autonomia e libertà di movimento, specialmente con finalità turistiche. Il turismo ormai è un diritto inalienabile e le persone con disabilità sono viaggiatori come tutti gli altri. Il camper coniuga, in maniera ideale, la possibilità di viaggiare in piena libertà con lo spazio personale di accoglienza, che consente ai turisti con specifiche esigenze di soddisfare i propri bisogni in un ambiente domestico conosciuto. Si parla tanto di disabilità e abbiamo approvato in questi giorni proprio una legge sulla disabilità.

Abbiamo accolto con favore il dietrofront del Governo sull'assegno di invalidità. Ricordo, infatti, che l'INPS aveva soppresso, dal 14 ottobre, l'erogazione dell'assegno di invalidità a migliaia di disabili con reddito di lavoro, anche minimo. Una decisione discriminatoria che Fratelli d'Italia ha prontamente denunciato, con una mia interrogazione del 26 ottobre, chiedendo al Ministro di trovare un'immediata soluzione per tutelare le persone con disabilità, evitando così di relegarle ancora di più in uno stato totale di povertà e di isolamento. Fortunatamente, si è corso ai ripari aprendo alla possibilità di cumulare l'assegno di invalidità con un reddito di lavoro fino a 4.931,29 euro.

In tema di sicurezza sul lavoro abbiamo previsto di istituire un marchio di qualità, per tutelare le imprese che si contraddistinguono per la corretta applicazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e per il raggiungimento di elevati obiettivi formativi. Siamo stati accanto alle regioni che, a causa degli effetti negativi sugli investimenti determinati dall'emergenza epidemiologica, non sono state in grado di incrementare le spese per investimento nelle misure stabilite dalla legge n. 205 del 2017. Infatti, nel 2020 sappiamo tutti che, purtroppo, a causa del COVID, si è avuto un totale rallentamento - anzi un blocco, direi - delle attività e dei cantieri, con conseguente impossibilità, per le regioni, di realizzare la gran parte degli interventi ipotizzati. Noi abbiamo previsto la disapplicazione del regime sanzionatorio, così come previsto dalla legge n. 232 del 2016.

Infine, l'investimento sulla famiglia; è un valore che noi di Fratelli d'Italia da sempre poniamo al primo posto. Per questo abbiamo presentato diverse proposte emendative sul congedo parentale per correggere le criticità di questa misura, come l'aumento dell'indennità all'80 per cento riconosciuta anche a tutti i lavoratori autonomi. Il congedo, così come previsto, è fortemente penalizzante per i redditi familiari modesti, dato che implica una decurtazione del 50 per cento del salario e rappresenta un ulteriore danno per tutti quei lavoratori che già stanno pagando un prezzo altissimo a causa dell'emergenza sanitaria ed economica. Diminuire l'unico reddito su cui fare affidamento è veramente un dramma, si rischia di non riuscire più a pagare tasse, bollette, mutui, affitti.

Concludo, Presidente, esprimendo tutto il mio grande rammarico nel constatare che il Parlamento non ha più alcun ruolo. È mortificante assistere allo sterile rituale che la maggioranza ha compiuto nelle Commissioni di merito, ratificando un decreto-legge in materia fiscale e di lavoro, senza avere l'opportunità di esaminarlo. Questo provvedimento resta lontano dalle esigenze del Paese. Avremmo voluto, attraverso i lavori della Commissione, poter concretizzare le nostre proposte e riuscire, così, a supportare le aziende e le famiglie italiane. Tutto ciò, ancora una volta, non è stato possibile e tutto ciò ricadrà sulle spalle dei cittadini che tutti noi avremmo voluto tutelare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.

GIUSEPPINA OCCHIONERO (IV). Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, inizio con il dire che il gruppo di Italia Viva è in distonia da quanto appena rappresentato dalla collega di Fratelli d'Italia, e proverò brevemente a spiegare perché.

Questo è un provvedimento che, in realtà, in tandem con la legge di bilancio in discussione in queste ore in V Commissione al Senato, rappresenta uno degli strumenti attraverso cui il Governo, e quest'ampia maggioranza che lo sostiene, intendono sostenere e rilanciare il settore economico, che sta a cuore anche a noi evidentemente e che è stato duramente e gravemente fiaccato dalla pandemia, ma che ha dimostrato, comunque, di essere fortemente resistente, reattivo e, quindi, in grado di superare, nelle condizioni in cui è stato messo, anche le previsioni più ottimistiche.

In particolare, proverò brevemente a soffermarmi sul decreto che ci accingiamo a convertire, il n. 146 del 2021, che contiene, secondo noi, norme fondamentali per il sostegno a imprese e cittadini: ad esempio, la rimessione in termini per i contribuenti che hanno usufruito della definizione agevolata; questa misura consentirà a molti cittadini di non perdere quei vantaggi acquisiti e all'erario, comunque, di incassare le somme previste. O anche, in materia di IRAP, vi è la norma inserita in Senato, che consente, in caso di errata applicazione della sospensione, il pagamento del dovuto, senza però ulteriori sanzioni e interessi: è evidente che anche questa norma si inserisce nella medesima scia. Poi voglio ricordare l'estensione della rateazione dei piani di dilazione: si fornisce un tempo assai più ampio ai contribuenti prima che decadano dai benefici del piano, passando dalle attuali 10 rate alle 18 previste da questo testo.

E, poi, c'è anche un ulteriore boccata d'ossigeno, sia per le imprese che per i cittadini, che voglio brevemente menzionare e che era stata, tra l'altro, fortemente voluta e richiesta dalle associazioni di categoria. Infatti, al netto degli aiuti, ciò che le nostre aziende ci chiedono è tempo: il tempo per cavalcare la ripresa e per fare gli investimenti più opportuni per trasformare il Paese e renderlo sempre più moderno e competitivo.

Un aiuto importante, poi, il provvedimento lo elargisce anche al sistema culturale del nostro Paese e verrà dal credito di imposta, proprio a sostegno di teatri e di spettacoli dal vivo, settori per noi da sempre individuati come importanti e strategici, non solo dal punto di vista economico, e che hanno comunque sofferto tantissimo durante la pandemia, con chiusure dolorose e molto più prolungate rispetto a quelle di altre attività.

È, inoltre, prevista una serie di semplificazioni, introdotte per gli enti locali che affideranno la riscossione dei crediti delle società partecipate dalle amministrazioni locali all'Agenzia delle entrate-Riscossione, oltre a tutta una serie di norme che estendono temporalmente, in senso più ampio, la disciplina dell'utilizzo del patrimonio destinato.

E poi i commi da 7 a 12 dell'articolo 5, che sono perfettamente in linea, secondo noi, con lo spirito del decreto e che, in considerazione della difficoltà e dell'incertezza applicativa che si sono riscontrate nell'applicazione delle agevolazioni di Industria 4.0, consentono una procedura per il riversamento spontaneo, anche qui senza applicazione di sanzioni e di interessi, di crediti d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo da parte di soggetti che li hanno indebitamente utilizzati, purché ovviamente tale errato utilizzo sia il frutto, in perfetta buona fede, di un'errata interpretazione della norma.

Quindi, è evidente che si tratta di un provvedimento che semplifica, che dilaziona scadenze fiscali, che chiarisce norme e procedure, proprio nell'ottica di fornire ai cittadini un quadro normativo d'insieme che vada a costituire il terreno ideale per quella ripresa, per la crescita e per lo sviluppo che tutti noi vogliamo necessariamente fornire alle nostre imprese.

Il provvedimento affronta, poi, ancora, problemi pregressi, complessi, ridisegnando il perimetro e gli importi delle accise sulle bevande alcoliche, modificando in senso migliorativo il sistema dei controlli formali delle dichiarazioni dei redditi in relazione ai dati delle precompilate e introducendo misure di sostegno per le attività ricettive, con particolare riferimento a quelle a carattere non imprenditoriale.

Le norme del testo che ci accingiamo a convertire affrontano anche il tema del patent box, semplificandolo, ampliandone l'applicabilità con un'agevolazione che maggiora del 90 per cento i costi di ricerca e sviluppo sostenuti in relazione a tali beni, consentendone così un'ampia deducibilità ai fini delle imposte sui redditi e dell'IRAP, e rifinanziano in tema di mobilità sostenibile i bonus per i veicoli a basse emissioni e quelli per i veicoli poco inquinanti, in quell'ottica ormai consolidata della transizione ecologica verso la decarbonizzazione.

Con l'articolo 7-bis, introdotto dal Senato e voluto fortemente da Italia Viva, si torna a modificare l'articolo 10 del codice della strada e si ripristina la precedente normativa in materia di massa massima consentita nei trasporti su strada, semplificando anche qui, pur nel rispetto della sicurezza, la materia dei cosiddetti trasporti eccezionali.

Questo decreto non dimentica nemmeno di intervenire sui trattamenti di malattia per i lavoratori in quarantena, nonché per i lavoratori fragili: viene reintrodotto fino al 31 dicembre il congedo straordinario per i genitori, rifinanziato lo stanziamento per la sostituzione del personale scolastico e viene introdotta, in favore di alcune categorie dei datori di lavoro, la possibilità di fruire di un ulteriore intervento di integrazione salariale, con la causale COVID-19, nel periodo tra il 1° ottobre 2021 e il 31 dicembre 2021.

Poi al Senato sono state inserite delle disposizioni nuove in favore dei lavoratori con disturbo dello spettro autistico e dei relativi datori di lavoro; e poi anche norme in favore di start-up a vocazione sociale. Anche questo è un tema molto sentito da Italia Viva: si prevede una detrazione secca del 30 per cento delle somme investite dai contribuenti in queste start-up a vocazione sociale. Tutto ciò consentirà sicuramente di aiutare chi soffre e chi, soprattutto, crede e vuole investire nel sociale.

Il quadro normativo è completato da tutta una serie di previsioni tese a semplificare i piani assunzionali delle pubbliche amministrazioni, anche in vista dell'attuazione delle opere previste dal PNRR. Le nuove disposizioni integrano la disciplina dell'assegno unico universale e una serie di norme in merito al finanziamento di spese sanitarie per regioni e province autonome, oltre al finanziamento dei comuni di frontiera.

Dunque, complessivamente, riteniamo questo provvedimento positivo per i cittadini, per le imprese, per il sistema Paese; siamo certi contribuirà alla ripresa e sarà proprio il terreno fertile su cui iniettare quella liquidità che è tanto importante per la ripresa, quelle risorse anche individuate dal PNRR, sia per le imprese che per i cittadini.

Chiudo con una nota critica, che non posso non evidenziare e che chiaramente non vede Italia Viva sostenere la misura del reddito di cittadinanza, che pure viene finanziata minimamente con questo provvedimento. Come abbiamo detto più e più volte, la misura del reddito di cittadinanza è stata pensata male e deve essere modificata e reimpostata, secondo noi, sul modello del Rei. Inutile fare riferimento a tutte le decadenze dai benefici e alle truffe scoperte in questi ultimi tempi, per cogliere proprio la necessità di modificare questa misura e di riconvertirla su uno schema nuovo e diverso, che per noi è proprio quello del reddito di inclusione. Riteniamo, infatti, che il reddito di cittadinanza, così come concepito, non incentiva il lavoro, non agevola e non favorisce la formazione e, soprattutto, non rimuove le cause della povertà.

Al di là di quest'ultima nota critica, riteniamo comunque - ribadisco - la bontà di questo provvedimento che oggi stiamo per licenziare.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Sani. Ne ha facoltà.

LUCA SANI (PD). Grazie, Presidente. Il provvedimento oggi in esame è molto articolato e complesso e contiene una serie di norme di differente natura, che hanno come comune denominatore il sostegno alle imprese, alla continuità occupazionale e produttiva di alcuni settori e al reddito dei cittadini, con particolare riferimento alle categorie deboli e svantaggiate. Si tratta di interventi concreti in un momento di ripresa dell'economia, ma in un contesto nazionale e internazionale ancora profondamente segnato dalla crisi pandemica.

Il provvedimento giunge alla Camera dopo un lungo, attento e proficuo esame da parte del Senato, che ha integrato, ampliato e sensibilmente modificato in senso migliorativo il contenuto del decreto n. 146. Purtroppo, questo ramo del Parlamento ha avuto tempi molto stretti per l'esame, ma siamo consapevoli di attraversare una fase in cui, anche per la quantità e la portata dei provvedimenti emanati per fronteggiare la pandemia e determinare le condizioni della ripresa, che talvolta è l'emergenza a dettare i tempi e le modalità del confronto nella stessa attività parlamentare.

Credo che, tra gli obiettivi che dobbiamo porci nel ritorno alla normalità, ci sia anche quello di un recupero pieno delle funzionalità dell'attività parlamentare, che contempla, tra le altre, la possibilità di una effettiva e compiuta lettura dei provvedimenti in esame in entrambi i rami del Parlamento.

Il decreto che arriva oggi in Aula, come ho accennato, è stato comunque ampiamente e positivamente emendato dal Senato con molti articoli e commi aggiuntivi, rispondendo a tante istanze e attese di cittadini e imprese.

Come è stato ricordato, vengono rimodulati i termini di versamento per la cosiddetta rottamazione-ter, saldo e stralcio: per i contribuenti che hanno usufruito di tali benefici, il termine utile per il pagamento è stato posticipato al 9 dicembre, a cui vanno appunto aggiunti i cinque giorni di tolleranza. Pur trattandosi di una proroga molto breve, occorre tener conto che sulla questione cartelle il Governo ha assunto un impegno, in fase di esame al Senato: individuare nell'ambito della legge di bilancio un'ulteriore dilazione della scadenza.

Colgo l'occasione per dire che la materia fiscale rappresenta, ad oggi, un cantiere ancora molto aperto, anche grazie al lavoro che è stato svolto congiuntamente nei mesi scorsi dalle Commissioni finanze di Camera e Senato. È auspicabile che anche su altri temi fiscali, a cominciare dagli interventi sull'Irpef, si trovino in queste ore, sempre nell'ambito dell'esame della legge di bilancio, le migliori soluzioni a sostegno, in primo luogo, delle fasce di reddito più bisognose. Credo che questo sia un impegno prioritario, anche rispetto al clima che si sta vivendo nel Paese e alle attese che ci sono fra la popolazione e i cittadini.

Tornando sul provvedimento in esame, ricordo che viene esteso il termine per l'adempimento dell'obbligo risultante dal ruolo, portando il pagamento per le cartelle notificate dal 1° settembre al 31 dicembre 2021, da 60 a 180 giorni. Inoltre, il decreto contiene norme applicabili alla rateizzazione di somme iscritte a ruolo in corso all'inizio delle sospensioni della riscossione dovute all'emergenza COVID e a piani di dilazione in essere alla data dell'8 marzo 2020.

Per tali piani è stabilita una decadenza a lungo termine del beneficio della dilazione, che si verifica in caso di mancato pagamento di 18 rate - anziché di 10 - anche non consecutive. Da salutare inoltre positivamente sono gli interventi in merito alla disciplina del patent box, quindi rispetto all'impegno assunto dal Governo di rivedere l'impianto in sede di esame della legge di bilancio, anche in questo caso. Come dicevo, molte di queste norme sono state introdotte nel corso del dibattito parlamentare, ottenendo risultati significativi grazie al contributo costruttivo delle forze politiche. Oltre alla parte fiscale, mi riferisco anche alle norme del provvedimento in materia di lavoro e politiche sociali, che riconoscono l'applicazione di trattamenti di malattia, per esempio, ai lavoratori dipendenti del settore privato per il periodo trascorso in quarantena precauzionale e l'applicazione, per il periodo prescritto di assenza dal servizio per i lavoratori dipendenti pubblici e privati, dei trattamenti di malattia inerenti al ricovero ospedaliero. Si prevede, tra l'altro, che la quarantena precauzionale e il periodo prescritto di assenza dal servizio per il lavoro dei fragili siano a carico dell'INPS.

È stata poi riformulata la norma relativa al fondo lavoratori separati e divorziati. Viene infatti riscritto l'articolo 12-bis del “decreto Sostegni”, che ha istituito un fondo per i genitori lavoratori, separati o divorziati, che non sono in grado, in conseguenza della crisi economica legata alla pandemia, di poter versare regolarmente l'assegno di mantenimento. A questo adempimento provvederà quindi lo Stato, riconoscendo un importo massimo di 800 euro al mese, se il genitore obbligato al mantenimento ha perso il lavoro, lo ha sospeso o lo ha ridotto a partire dall'8 marzo 2020 per almeno 90 giorni o perché ha subito una riduzione del reddito minimo del 30 per cento rispetto al 2019. Sono state introdotte, poi, regole più severe in materia di sicurezza e lavoro nero. Alla luce delle numerose morti sul lavoro, il decreto prevede modifiche al testo principale in materia di sicurezza sul lavoro, rappresentato dal decreto legislativo n. 81 del 2008. Viene potenziato il coordinamento tra i soggetti adibiti a vigilare e a far rispettare le norme sulla sicurezza e il rafforzamento della banca dati INAIL per una maggiore condivisione delle informazioni. Sempre in tema di lavoro, è stata introdotta una norma che sanziona in modo chiaro l'abuso e l'uso improprio del lavoro retribuito con ritenuta d'acconto. Grazie in particolar modo all'iniziativa dei senatori del PD, viene risolta positivamente la possibilità di cumulo tra l'assegno di invalidità civile e reddito da lavoro, che affronta e risolve una condizione di particolare difficoltà e criticità che, a seguito di una circolare INPS, si era creata per molte persone con disabilità. In sintesi, gli invalidi parziali potranno continuare a percepire l'assegno di invalidità insieme allo stipendio, se il loro reddito resta inferiore a 4.391 euro.

Grazie ad un articolo aggiuntivo, si prevede un complesso di benefìci in favore dei lavoratori con disturbo dello spettro autistico e dei relativi datori di lavoro, nonché alcune misure a favore delle start up a vocazione sociale, a favore cioè di tutte quelle realtà innovative che nascono dalla volontà di famiglie e genitori di poter fare qualcosa in più per i propri figli, perché dopo i 18 anni, di fatto, cessano i servizi da parte dello Stato: l'autismo è una realtà che coinvolge circa 600 mila italiani, mentre i lavoratori con tale patologia sono ad oggi circa 7.600. Con questa norma viene intrapreso un percorso che coniuga le necessità del “Dopo di noi” con l'integrazione e il diritto al lavoro di migliaia di individui. Per quanto riguarda, poi, le tematiche relative alla mobilità sostenibile ed il contrasto ai cambiamenti climatici, è stato approvato il riferimento del fondo automotive in materia di incentivi all'acquisto di veicoli meno inquinanti.

Rimangono e si proporranno sicuramente altri nodi da sciogliere, ma è evidente che questo decreto, in coerenza e continuità con i tanti provvedimenti legislativi assunti nel corso di questi due ultimi e complicatissimi anni, contiene misure fondamentali a favore dei settori della fiscalità e del lavoro verso categorie profondamente colpite dalla crisi pandemica. Come ho detto all'inizio, si è trattato di un lavoro proficuo e concertato e mi auguro che questo si possa ripetere anche con l'approvazione dei prossimi provvedimenti che arriveranno all'esame dell'Aula, a cominciare dal decreto di attuazione del PNRR, ma anche per il passaggio, anche questo molto stretto, che faremo sulla legge di bilancio.

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Laura Cavandoli. Ne ha facoltà.

LAURA CAVANDOLI (LEGA). Grazie, Presidente. Gentili colleghe, egregi colleghi, rappresentante del Governo, il decreto-legge di cui stiamo discutendo la conversione è sfociato in un ampio dibattito e non tanto per il suo contenuto originario. Abbiamo avuto nelle precedenti dichiarazioni tutti i numeri, non dubitandosi peraltro dell'urgenza e necessità delle materie originariamente previste, soprattutto in merito ai numerosi, eterogenei emendamenti presentati e approvati solo in parte, ma che non sempre hanno portato a risultati ottimali. Sappiamo tutti che si tratta di un decreto, il cosiddetto collegato fiscale alla legge di bilancio, anche se, giustamente e correttamente, contiene norme in materia di lavoro molto rilevanti e che, essendo stato assegnato al Senato, è stato prodromico contenitore di alcune delle oltre 6.000 richieste emendative, poi presentate per la legge finanziaria.

Come è stato spiegato dal relatore, abbiamo sentito quali sono i passaggi importanti di questa normativa e guardiamo con favore l'ampliamento a 180 giorni, contro i 60 originariamente previsti, per il termine per adempiere alle cartelle dei ruoli notificati fra settembre e dicembre 2021; si faceva riferimento alle cartelle emesse dopo la sospensione emergenziale, quindi da marzo 2020, accogliendo quanto la nostra Commissione finanze aveva chiesto nella risoluzione finale sulla riscossione - era ottobre scorso - così dando un po' di ossigeno - chiamiamo così la liquidità - per i debitori. Sempre per lo stesso fine sono stati rimessi in termine i contribuenti debitori di somme per controlli per avvisi bonari scadenti dal 16 settembre 2020, che possono ora effettuare versamenti senza sanzioni e interessi entro l'imminente 16 dicembre 2021.

Sono stati previsti differimenti di alcuni adempimenti come la memorizzazione elettronica e la trasmissione telematica dei dati giornalieri differiti al 1° luglio 2022 per gli esercenti che incassano corrispettivi con sistemi informaticamente evoluti, in grado di garantire la memorizzazione e l'inalterabilità dei dati; così com'è stata prorogata l'esenzione della fatturazione elettronica per i professionisti sanitari e per chi adotta il cosiddetto sistema tessera sanitaria e, quindi, per inviare i dati delle proprie fatture al fine della dichiarazione precompilata. Proprio sulla dichiarazione precompilata è stata inserita una norma di grande ragionevolezza e buonsenso: l'Agenzia delle entrate non può effettuare controlli sul dichiarante in relazione ai dati immessi da soggetti terzi se questi ovviamente non vengono modificati dal contribuente stesso. Viene poi ripristinata la norma sulla responsabilità di imposta per la tassa di soggiorno a carico del gestore della struttura ricettiva; norma molto discussa che fu eliminata durante il Governo “Conte-bis” con il “decreto Rilancio” suscitando polemiche in merito alla situazione personale della compagna dell'ex Premier e che personalmente, pur essendo dichiarata un'efficacia retroattiva, dubito che possa effettivamente, questa efficacia retroattiva, avere effetti anche ai fini dei procedimenti penali.

Una norma di vera giustizia sociale è il nuovo articolo 5-decies che interviene con funzione interpretativa e, quindi, qui veramente retroattiva, sull'agevolazione IMU prima casa per i coniugi con residenze diverse. Più volte, noi, del gruppo Lega, in Commissione finanze abbiamo evidenziato che il recente orientamento della Cassazione, che negava a entrambi i coniugi questa agevolazione, era altamente in contrasto con i principi costituzionali di tutela della famiglia e di equità. Non si capiva perché i coniugi con residenze diverse non avessero diritto all'agevolazione IMU prima casa per nessun immobile, mentre le famiglie non unite in matrimonio godono di una doppia agevolazione.

Ora, è stato fatto un passo in avanti che vale anche per il passato, per cui i coniugi con residenze diverse possono individuare un solo immobile con riferimento al quale beneficiare dell'agevolazione e così anche i comuni possono quantificare nel loro bilancio i dati esatti dell'imposta da riscuotere e che possono impegnare per i servizi che erogano.

È stato, inoltre, rifinanziato con complessivi 100 milioni di euro l'ecobonus per l'acquisto delle auto meno inquinanti. In realtà, qui devo dare una nota locale che, invece, le cosiddette auto amiche dell'ambiente a Parma sono pregiudicate; solo a Parma infatti veicoli meno inquinanti sono stati svantaggiati e il permesso per la loro circolazione nella ZTL rispetto al 2021 è stato quintuplicato per l'anno 2022; si vede che da noi gli incentivi fiscali servono per pensare ad altre cose.

Per quanto riguarda, invece, la parte lavoristica di questo provvedimento, tra le situazioni risolte da questo decreto-legge c'è sicuramente la proroga al 31 dicembre dell'applicazione del trattamento di malattia per i dipendenti del settore privato in caso di quarantena precauzionale e l'aumento delle assenze dal lavoro per i lavoratori fragili in presenza di determinate condizioni, con rimborso forfettario per i datori di lavoro privati onde contemperare e ovviamente bilanciare gli oneri sostenuti. Norme di buon senso, come il congedo assicurato ad un genitore con figli minori di 14 anni, esteso anche ai sedicenni, con una casistica più limitata, e a tutti i disabili a prescindere dall'età. Quindi, si prevede un congedo ulteriore in caso di sospensione dell'attività scolastica in presenza, la temutissima DAD, o in caso di quarantena del minore stesso.

Da mamma devo registrare che le problematiche più grandi, che si stanno verificando in quest'ultimo periodo di aumento dei contagi, sono le tempistiche caotiche e lunghissime dei tamponi che impongono anche una settimana di DAD prima di poter effettuare quello che doveva essere imminente, cioè a distanza di 3 giorni, il cosiddetto tampone liberatorio. Purtroppo, poi, il cosiddetto tampone di controllo, previsto per la settimana successiva, viene ad essere effettuato addirittura a 17-18 lunghi giorni dal possibile contatto scolastico sospetto.

È evidente che i tempi sono troppo lunghi perché questa eventuale nuova positività possa essere riferibile all'ambito scolastico e, quindi, ci vuole sicuramente un ripensamento di questa normativa, onde non affliggere ragazzi e genitori con una didattica a distanza che abbiamo già visto non funzionare e che, in questi casi, può essere facilmente evitata.

Una conquista voluta caparbiamente dalla Lega - ci tengo a dirlo perché era già previsto nell'articolo 12-bis grazie ad un emendamento della Lega del decreto-legge Sostegni - è rappresentata dall'istituzione del fondo per genitori lavoratori separati o divorziati, con problematiche economiche dovute alla pandemia, necessario a garantire la continuità di erogazione dell'assegno di mantenimento; è un fondo di 10 milioni di euro che serve per il mantenimento di tante famiglie e di tanti bambini. In base a questa norma, che prevede in modo più specifico requisiti e procedure da seguire, è possibile ottenere un assegno di importo massimo di 800 euro per sollevare o agevolare l'impegnativo onere di genitori, spesso disperati, che incolpevolmente non riescono a pagare il mantenimento dei propri figli e spesso restano senza alcuna risorsa anche per la propria sussistenza economica.

Oltre a questo, vi è un ulteriore incremento di 200 milioni per il 2021 per la corresponsione del reddito di cittadinanza da aggiungere al miliardo di aumento, già stanziato con il “decreto Sostegni”, sempre ad inizio anno, a conferma di come la pandemia abbia picchiato duro, diciamolo, sui lavoratori precari e famiglie a basso reddito.

Certo, la Lega vuole che si incrementi la produttività del Paese e che la ripresa economica porti all'offerta di nuovi posti di lavoro, cosa che però - devo ammetterlo - c'è già da mesi e già da mesi, purtroppo, resta inevasa, a fronte di tante persone abili al lavoro che preferiscono stare sul divano - perdonatemi la franchezza - e, pertanto, non è possibile andare avanti in questo modo. La Lega è stata molto chiara, il reddito di cittadinanza va rivisto: più controlli, più incentivi verso il lavoro e attività che portino i percettori a lavorare. Spesso i media, ormai fin troppo frequentemente, ci danno notizie quasi comiche, se non fossero tragiche, di percettori di reddito di cittadinanza che vivono stabilmente all'estero, dove la vita costa meno, che delinquono, che vivono nella piena agiatezza, o meglio, spesso nella sfrontata ricchezza. Dall'altra parte, vediamo bar, imprese, ristoranti, hotel, soprattutto aziende che fanno logistica, che non riescono a trovare lavoratori disponibili sul mercato. Presidente, così non può andare bene.

Parlando dei lavoratori - quelli veri - devo sottolineare che in questo provvedimento è stata giustamente risolta la problematica dei lavoratori disabili che percepivano un reddito annuo inferiore a 5 mila euro a cui l'INPS ha tolto l'incremento dell'assegno di invalidità dal 14 ottobre scorso. Il Ministro Erika Stefani aveva subito sollevato questa grave iniquità e ingiustizia, contraria ad ogni buon senso e controproducente rispetto all'idea di inclusività e promozione dell'autonomia delle persone con disabilità, che abbiamo votato nel suo disegno di legge delega proprio giovedì scorso.

Anche io avevo sollecitato il Ministro del Lavoro e per le politiche sociali ad occuparsi di questa ingiustizia con una interrogazione a risposta immediata in Commissione XII; quindi, sono particolarmente soddisfatta di questo nuovo articolo 12-ter che permette ai lavoratori, con riduzione della capacità lavorativa dal 74 al 99 per cento e che percepiscono un reddito annuo inferiore a 4.931 euro, di percepire anche l'assegno di invalidità civile che - ci tengo a quantificarlo - è di 300 euro al mese.

Un'altra norma di grande importanza è la proroga al 31 dicembre per le unità aggiuntive di personale delle Forze armate impegnate nell'operazione “Strade sicure” per l'emergenza COVID; un'operazione nata per il contrasto alla criminalità e al terrorismo che permette l'impiego dell'esercito in numerose città al fianco delle Forze dell'ordine.

Vengono poi assegnate risorse economiche a regioni e province autonome al fine di sostenere l'incremento della spesa sanitaria dovuta all'emergenza sanitaria COVID e per svolgere in strutture convenzionate prestazioni sanitarie specialistiche, anche di diagnostica, di laboratorio, sequenziamento.

Inoltre, si chiede alle regioni una relazione per il recupero delle liste d'attesa degli interventi e delle visite specialistiche che, a causa della pandemia, sono rimasti indietro.

Infine vi sono i 6 miliardi per finanziare l'assegno universale e servizi alla famiglia.

Ora, però, mi sento anche in dovere di segnalare anche qualcosa che non c'è in questo decreto-legge, o meglio, ciò che poteva essere presente in questo corpo normativo, ma che, per qualche motivo, è mancato il coraggio di inserirlo. In materia di invalidità, lo abbiamo detto, proprio giovedì scorso in quest'Aula, all'unanimità, è stato approvato il disegno di legge delega sulle disabilità. La proposta era di agevolare l'IVA alle famiglie con figli disabili per l'acquisto di caravan e camper. Noi della Lega abbiamo presentato un emendamento che certamente necessitava di copertura in Senato, ma che purtroppo non è stato accolto. Si trattava di estendere un'agevolazione che già esiste per gli altri autoveicoli e che darebbe un grande risultato per quanto riguarda il benessere di chi potrebbe finalmente fare il turista senza stravolgere la sua routine quotidiana e penso non solo a chi ha disabilità motorie. Stiamo per sviluppare il turismo nel nostro Paese come uno dei veri motori della ripartenza e un posto speciale dobbiamo riservarlo anche alle disabilità.

Per restare in questo ambito della solidarietà, non posso trascurare quella norma, così necessaria quanto ingiusta, dell'applicazione dell'IVA per quanto riguarda le associazioni del Terzo settore. Nel condivisibile intento di dare soluzione ad una procedura di infrazione dell'Unione Europea avviata nel lontano 2008, riguardante diversi aspetti inerenti l'IVA, fra i quali appunto il regime applicato agli enti non commerciali, si è deciso di considerare esenti e non più escluse dal campo IVA le attività di questi enti non commerciali.

Al di là delle problematiche concrete di oneri non solo burocratici, soprattutto per le piccole associazioni, quelle sportive, quelle ricreative, quelle sanitarie o comunque che in qualunque modo si occupano sui nostri territori di solidarietà, molti dubbi impone anche la normativa parallela sul Terzo settore, che diventerebbe quindi non coordinata rispetto a questo regime IVA che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio.

Quindi, anche per questi motivi tecnici, non solo per scelte politiche, non esitiamo, non esiteremo a chiedere concretamente al Governo un ripensamento. Con un ordine del giorno a questo provvedimento vorremmo che il Governo si impegnasse a rinviare l'entrata in vigore di questa normativa, magari con la legge di bilancio che sta proseguendo un po' lentamente il suo corso al Senato, e questo al fine di coordinare meglio la normativa di settore e di permettere una graduale, se inevitabile, entrata in vigore di questa disposizione, riducendo la portata dei soggetti destinatari. Anche sull'articolo 1, la rimessione in termini per la rottamazione-ter e il saldo e stralcio, il coraggio di un rinvio è stato molto limitato.

Spostare di soli 9 giorni il termine per i contribuenti che hanno aderito alla rottamazione e che devono pagare tutte le rate sospese dal marzo 2020 è una follia; eppure, è stato previsto che, entro domani - 5 giorni dopo la scadenza - devono essere pagate tutte le rate arretrate. La Lega ha sempre sottolineato l'importanza di prevedere una nuova dilazione nel tempo di questi versamenti alla luce della crisi economica e di liquidità che imporrebbe a molti contribuenti di scegliere se saldare le rate, pagare i dipendenti o investire nella propria attività. Ci aspettiamo un serio rinvio, che fu promesso durante la sede referente al Senato. Potrebbe già essere presente nella legge di bilancio, anche perché credo che, appena il MEF sarà in grado di quantificare il risultato economico dei versamenti effettuati entro il 14 dicembre, dovrà seriamente e rapidamente occuparsene. La stampa però non ci dà notizie rassicuranti. Infatti, proprio ieri in un'agenzia la Vice Ministra Castelli ha dichiarato che le cartelle esattoriali sono un tema importante, ma non in manovra, molto oneroso e non contenibile nelle risorse a disposizione delle Camere. Questo ovviamente ci preoccupa. Ha dichiarato che al tavolo del fisco con tutta la maggioranza si è scelta una strada precisa, approvata poi dal Consiglio dei Ministri, che vale 8 miliardi; in questo schema, le cartelle esattoriali non ci sono. Chiariamo che, su questo tema, la Lega non si ferma, come sulla limitazione all'utilizzo del contante. È la norma di un Paese che presume la poca serietà dei propri cittadini. Lo abbiamo sempre detto: per evitare l'evasione fiscale e per evitare il cosiddetto “nero”, si deve semplificare la vita ai cittadini e ridurre le commissioni e gli adempimenti a chi riceve i pagamenti. La tecnologia e la digitalizzazione devono essere di ausilio a tutti i soggetti economici e non avere una funzione solamente afflittiva. Un'ultima nota critica per un emendamento bocciato al Senato inerente a questo provvedimento, perché, purtroppo, è mancata la giusta considerazione economica di un fenomeno ridotto numericamente, ma molto importante, quello dei cosiddetti commercianti esodati, cioè quelli che hanno chiuso la loro attività, ma non hanno una copertura INPS, non hanno la cosiddetta “pensioncina”.

Si tratta di pochi euro al mese, che però permettono a questi commercianti di vivere più dignitosamente. I numeri non sono quelli della quantificazione che era stata fatta al Senato; per questo richiamiamo l'attenzione del Governo, perché possa essere accolto questo emendamento, che è stato riproposto nella legge di bilancio, ma soprattutto perché possa essere visto con la dimensione applicativa corretta. La ringrazio, Presidente, per l'attenzione.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche - A.C. 3395?)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la Commissione finanze, il deputato Raffaele Baratto.

RAFFAELE BARATTO, Relatore per la VI Commissione. Mi riservo, grazie.

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare la sottosegretaria Accoto, che si riserva.

Poiché il vigente calendario dei lavori prevede che il seguito dell'esame del provvedimento abbia luogo a partire dalle ore 18, sospendo la seduta fino a tale ora.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,30, è ripresa alle 18.

PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge di conversione n. 3395.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 3395?)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e delle proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 3395?)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, deputato Federico D'Incà. Ne ha facoltà.

FEDERICO D'INCA', Ministro per i Rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli deputati, a nome del Governo, autorizzato dal Consiglio dei Ministri, pongo la questione di fiducia sull'approvazione, senza emendamenti, subemendamenti e articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge n. 3395: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili, nel testo delle Commissioni, identico a quello approvato dal Senato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Albano. Ne ha facoltà.

LUCIA ALBANO (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, siamo qui stasera nuovamente ad assistere alla posizione della fiducia, la trentunesima fiducia del Governo Draghi, su un decreto, il decreto fiscale. Non si tratta di un decreto di secondaria importanza, di un decreto di rilevanza minore, ma di un decreto che provvede alle questioni fiscali, soprattutto con la modifica dei termini e la correzione delle norme tributarie; spesso il decreto fiscale, poi, anticipa alcune questioni, alcune parti della legge di bilancio. Eppure, ci chiediamo - e continuiamo a chiederci - quale sia il ruolo del Parlamento, nei suoi due rami, in una Repubblica parlamentare, nel momento in cui assistiamo, ancora una volta, alla posizione della fiducia.

Spesso abbiamo ascoltato esponenti dei 5 Stelle o del Partito Democratico parlare di monocameralismo di fatto, un monocameralismo che non sarebbe più dovuto accadere e invece siamo ancora qui per un uso improprio di una decretazione d'urgenza e della posizione della questione di fiducia su un decreto che comunque, entrando nel merito, avrebbe avuto bisogno di essere rivisto. Infatti, quello che ci preoccupa è la totale distanza tra le prerogative del Governo, da una parte, e le richieste quasi sempre bocciate, dall'altra parte, che noi parlamentari abbiamo il dovere di porre, in quanto viviamo nei nostri territori di riferimento e conosciamo le loro esigenze e, quindi, conosciamo le reali esigenze di coloro che subiranno le conseguenze del decreto-legge. Assistiamo impotenti all'impossibilità dei partiti politici di placare la presenza della burocrazia ministeriale e governativa. Tuttavia, dobbiamo anche avere l'onestà intellettuale di ammettere che non possiamo non registrare una preoccupante e ferma volontà del Governo di non ascoltare ciò che i parlamentari del gruppo di Fratelli d'Italia, a gran voce, hanno richiesto. Era proprio necessario riaprire questo provvedimento, perché si è rivelato assolutamente non adeguato alle necessità dell'Italia in questa difficile congiuntura storica. Le questioni irrisolte sono moltissime: l'incertezza che regna sovrana, la mancanza di tutele e di legittimità del diritto alla difesa; come se non bastasse, vi è l'annullamento di misure che già funzionavano nella direzione della crescita e i contribuenti italiani continuano a subire un sistema fiscale tra i più complessi al mondo. Per esempio, la proroga delle cartelle esattoriali ha il sapore di una beffa: proroga dal 30 novembre al 9 dicembre; nove giorni di proroga per i contribuenti che in questo momento sono in una situazione di profonda crisi di liquidità; la stessa maggioranza, mi sembra, al suo interno non sia d'accordo su questa proroga così breve. Ancora, ricordo l'impossibilità di ricorrere contro gli estratti di ruolo, da cui è lesa anche la legittimità della tutela del contribuente attraverso un emendamento assolutamente illegittimo ed antidemocratico. Se vogliamo poi andare oltre, il tema del reddito di cittadinanza, di cui avevamo chiesto l'abrogazione, e l'IVA prevista per il Terzo settore, introdotta a seguito di un emendamento approvato in Senato su cui si poteva riaprire l'esame anche perché particolarmente osteggiato. Ebbene, noi siamo qui, presenteremo i nostri ordini del giorno, faremo in modo che le nostre idee e le nostre proposte possano servire come indirizzo a questo Governo e ci dichiariamo, ovviamente, già in questo momento esterrefatti dalla posizione di questa fiducia.

PRESIDENTE. A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata immediatamente presso la Sala della Regina. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 18,10, è ripresa alle 18,55.

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Comunico che, secondo quanto stabilito nell'odierna riunione della Conferenza dei Presidenti di Gruppo, a seguito della posizione della questione di fiducia sull'approvazione dell'articolo unico del disegno di legge n. 3395 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili (approvato dal Senato - scadenza 20 dicembre 2021), la votazione sulla questione di fiducia avrà luogo nella seduta di domani, martedì 14 dicembre, a partire dalle ore 18,05, con dichiarazioni di voto a partire dalle ore 16,20.

Dopo il voto di fiducia, si passerà all'esame degli ordini del giorno, limitatamente alle fasi dell'illustrazione e del parere del Governo.

L'esame del provvedimento riprenderà alle ore 16 di mercoledì 15 dicembre per le fasi successive.

Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 11 di domani, martedì 14 dicembre.

Estraggo, quindi, a sorte il nominativo del deputato dal quale inizierà la chiama.

(Segue il sorteggio) .

La chiama inizierà dal deputato Binelli.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo, quindi, agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare il deputato Paolo Paternoster. Ne ha facoltà.

PAOLO PATERNOSTER (LEGA). Grazie, Presidente. Sono giorni importanti nella nostra comunità a Verona, perché venerdì 10 dicembre sono iniziati finalmente i lavori per la sostituzione delle condotte fognarie del lago di Garda, un'opera pubblica molto importante attesa da decenni, un'opera che, solo sulla sponda veronese, vale qualcosa come 120 milioni di euro, parzialmente finanziata dallo Stato, con 40 milioni di euro. Tanto per dare qualche numero, tale opera coinvolge tre province: la provincia di Verona, la provincia autonoma di Trento e la provincia di Brescia; vi sono 3 milioni di abitanti che abitano in queste 3 province e il lago di Garda, lo sappiamo bene, solamente nella fase pre-COVID, ha ospitato qualcosa come 25 milioni di presenze, l'80 per cento straniere, generando centinaia di milioni di fatturato e, chiaramente, occupando decine di migliaia di addetti, molti a tempo indeterminato.

Quest'opera deve andare avanti perché è importantissima e si aspettava da tanto tempo, anche perché le vecchie condotte sublacuali sono vetuste e possono rompersi da un giorno all'altro, creando problemi immensi all'ecosistema, anche di natura economica perché non ci sarebbe più alcun turista che verrebbe a soggiornare sul nostro lago. Al riguardo, rivolgo un appello, a nome anche dei parlamentari bresciani, veronesi e trentini, non solo del mio movimento, perché il collettore del Garda è un'opera non di un partito, ma di tutto l'arco costituzionale, così dovrebbe essere. È un'opera importante che riguarda appunto milioni di cittadini e, quindi, siccome l'opera è solo parzialmente finanziata, mi rivolgo al Governo, tramite lei, signor Presidente, affinché vi sia un'attenzione particolare e si trovino fondi idonei e congrui all'interno del PNRR perché quest'opera, che finalmente ha visto il via venerdì scorso, non si fermi più, venga realizzata nel più breve tempo possibile e metta in sicurezza tutto il sistema del lago di Garda.

Lo ripeto, il nostro lago è una vetrina internazionale perché i turisti provengono da tutte le parti del mondo e, quindi, mi aspetto che da parte del Governo ci sia un'attenzione particolare su questa problematica affinché venga risolta nel più breve tempo possibile. Non possiamo più aspettare oltre, i lavori devono andare avanti e non dovranno più fermarsi.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Martedì 14 dicembre 2021 - Ore 16,20:

1. Seguito della discussione del disegno di legge:

S. 2426 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 ottobre 2021, n. 146, recante misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili (Approvato dal Senato). (C. 3395?)

Relatori: BARATTO, per la VI Commissione; POLVERINI, per la XI Commissione.

La seduta termina alle 19.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: RAFFAELE BARATTO E MARIA CAROLINA VARCHI (A.C. 3395?)

RAFFAELE BARATTO, Relatore per la VI Commissione. (Relazione – A.C. 3395?). Si avvia oggi l'esame del disegno di legge di conversione del decreto 21 ottobre 2021, n. 146, avente ad oggetto misure urgenti in materia economica e fiscale, a tutela del lavoro e per esigenze indifferibili. Il decreto-legge, originariamente di 18 articoli, è stato ampiamente emendato in sede di esame parlamentare al Senato, con l'aggiunta di ulteriori 30 articoli e di diversi commi ulteriori. Le materie trattate sono molteplici e con una prevalenza per le disposizioni aventi a oggetto la materia fiscale e del lavoro.

Procedendo a una sintetica analisi dei contenuti, evidenzio che l'articolo 1, integralmente riformulato nel corso dell'esame presso il Senato, rimette in termini i contribuenti che hanno usufruito di alcuni istituti di definizione agevolata dei carichi affidati all'agente della riscossione — cosiddetti Rottamazione-ter e saldo e stralcio — prevedendo che entro il termine riunificato del 9 dicembre 2021 possano essere versate le rate in scadenza nel 2020 e nel 2021, senza incorrere nell'inefficacia della definizione.

L'articolo l-bis proroga dal 30 novembre 2021 al 31 gennaio 2022 il termine per il versamento, senza sanzioni e interessi, dell'IRAP non versata e sospesa ai sensi dell'articolo 24 del decreto-legge n. 34 del 2020 (c.d. Rilancio), in caso di non conformità alla disciplina relativa al quadro temporaneo sugli aiuti di Stato. Il comma 2 prevede che anche nel 2021 il versamento dell'imposta municipale propria sulle piattaforme marine (IMPi) avvenga in un'unica soluzione, entro il 16 dicembre del medesimo anno, e che sia effettuato direttamente allo Stato, il quale provvede successivamente a ripartirlo ai comuni aventi diritto.

L'articolo 2 estende il termine per l'adempimento dell'obbligo risultante dal ruolo portandolo, per le cartelle notificate dal l° settembre al 31 dicembre 2021, da 60 a 180 giorni. Tale termine, è applicabile agli avvisi di accertamento emessi dall'Agenzia delle entrate.

L'articolo 3 contiene norme applicabili alle rateizzazioni di somme iscritte a ruolo in corso all'inizio delle sospensioni della riscossione dovute all'emergenza COVID-19, ovvero ai piani di dilazione in essere alla data dell'8 marzo 2020 prevedendo alcuni benefici per i contribuenti (decadenza in caso di mancato pagamento di diciotto, anziché dieci, rate anche non consecutive; riammissione dei debitori, incorsi in decadenza al 22 ottobre 2021 ai medesimi piani; versamento delle somme contenute in ruoli sospesi ai sensi dei provvedimenti emergenziali entro il 31 ottobre 2021, in luogo del 30 settembre 2021).

L'articolo 3-bis è volto a stabilire l'inammissibilità dell'impugnazione degli estratti di ruolo nonché a circoscrivere i casi di diretta impugnazione del ruolo e della cartella di pagamento che si assume invalidamente notificata.

L'articolo 3-ter rimette nei termini i contribuenti per i versamenti, originariamente in scadenza tra 1'8 marzo e il 18 maggio 2020, delle somme richieste mediante le comunicazioni degli esiti del controllo automatizzato e del controllo formale (c.d. avvisi bonari), non eseguiti entro il 16 settembre 2020 (ovvero entro il 16 dicembre 2020 in caso di rateazione), come consentito dal cd. decreto Rilancio, prevedendo che tali versamenti possono essere effettuati entro il 16 dicembre 2021, senza sanzioni e interessi.

L'articolo 3-quater prevede, in favore delle federazioni sportive nazionali, degli enti di promozione sportiva e delle associazioni e società sportive professionistiche e dilettantistiche, residenti nel territorio dello Stato, un differimento dei termini relativi al versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali e dei premi per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali in scadenza nel corso del mese di dicembre 2021 che devono essere effettuati, senza applicazione di sanzioni e interessi, in nove rate mensili, a decorrere dal 31 marzo 2022.

L'articolo 4 rimodula, incrementandolo da 450 a 550 milioni di euro, il contributo erogato dall'Agenzia delle entrate all'ente pubblico economico Agenzia delle entrate-Riscossione, per il triennio 2020-2022, ai fini dello svolgimento delle funzioni del servizio nazionale di riscossione.

L'articolo 5, contiene diverse disposizioni di varia natura in massima parte attinenti, anche in tal caso alla materia fiscale.

In particolare i commi 1-4 disciplinano la destinazione e la gestione delle risorse previste per la copertura delle spese di gestione e l'attribuzione dei premi della lotteria dei corrispettivi. I commi 2-bis e 2-ter esentano, per i periodi di imposta per i quali non è decorso il termine di accertamento del tributo nonché per i rapporti pendenti e non definiti con sentenza passata in giudicato, dalla tassa sui rifiuti - TARI taluni immobili indicati nel Trattato fra la Santa Sede e l'Italia, sottoscritto l'11 febbraio 1929, come, ad esempio, le basiliche maggiori romane.

Il comma 3-bis prevede una proroga di ulteriori 12 mesi della durata delle concessioni di aree demaniali e per aree e banchine dei porti nonché per la gestione di stazioni marittime e servizi di supporto a passeggeri. Il comma 5 prevede che il credito d'imposta riconosciuto a talune imprese che effettuano attività teatrali e spettacoli dal vivo, previsto dall'articolo 36-bis del decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41, è utilizzabile esclusivamente in compensazione. Il comma 6 semplifica la procedura per l'affidamento all'Agenzia delle entrate-Riscossione delle attività di riscossione delle entrate delle società partecipate dalle amministrazioni locali, eliminando la necessità della delibera di affidamento da parte degli enti partecipanti prevista dalla norma previgente. Il comma 6-bis interviene sulla disciplina del cd. Patrimonio Destinato, estendendo al 30 giugno 2022 la possibilità di effettuare alcuni degli interventi previsti del Patrimonio Destinato effettuati nelle forme e alle condizioni previste dal quadro normativo dell'Unione Europea sugli aiuti di Stato adottato per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19 e ampliando gli interventi di Patrimonio Destinato a condizioni di mercato, sia con riferimento ai soggetti, sia con riferimento alle tipologie di operazioni. I commi da 7 a 12 ed il comma 15 prevedono una procedura per il riversamento spontaneo, senza sanzioni e interessi, di crediti d'imposta per investimenti in attività di ricerca e sviluppo da parte di soggetti che li hanno indebitamente utilizzati, individuando anche i casi in cui è vietato avvalersi di questa procedura (ad esempio nelle ipotesi di condotte fraudolente) Per avvalersi della procedura di riversamento spontaneo del credito d'imposta sarà necessario inviare apposita richiesta all'Agenzia delle entrate entro il 30 settembre 2022. Il versamento dell'importo indicato nell'istanza può essere effettuato in un'unica soluzione, entro il 16 dicembre 2022, ovvero in tre rate di pari importo (una per anno, fino al 2024). La procedura si perfeziona con l'integrale versamento di quanto dovuto. Il comma 15 rinvia all'articolo 17 per la copertura delle minori entrate derivanti dall'attuazione dei commi in esame.

Il comma 12-bis differisce al 1° luglio 2022 l'operatività della disposizione secondo cui i commercianti al minuto, che incassano i corrispettivi attraverso sistemi evoluti in grado di garantire la memorizzazione, l'inalterabilità e la sicurezza dei dati (carte di debito, di credito e altre forme di pagamento elettronico), possono assolvere all'obbligo di memorizzazione elettronica e di trasmissione telematica dei dati giornalieri. Il comma 12-ter rinvia al 1° gennaio 2023 l'obbligo per i soggetti tenuti all'invio dei dati al Sistema tessera sanitaria di memorizzazione elettronica e trasmissione telematica dei dati relativi a tutti i corrispettivi giornalieri. Il comma 12-quater proroga al 2022 il divieto di fatturazione elettronica previsto per i soggetti tenuti all'invio dei dati al Sistema tessera sanitaria, ai fini dell'elaborazione della dichiarazione dei redditi precompilata. Il comma 13 assoggetta alle disposizioni del Quadro temporaneo degli aiuti di Stato, per la parte riferita agli aiuti di piccola entità e a sostegno dei costi fissi non coperti, alcune disposizioni di sostegno alle attività economiche contenute nei decreti-legge volti a far fronte all'emergenza COVID-19 (ad esempio il contributo a fondo perduto per le start-up previsto dal decreto-legge n. 41 del 2021, varie misure fiscali di agevolazione e razionalizzazione connesse all'emergenza da COVID-19 di cui all'articolo 5 del medesimo decreto-legge, ecc.).

Il comma 14-bis modifica la disciplina che consente a Poste italiane, enti creditizi, finanziari e assicurativi di essere autorizzati a liquidare l'imposta di bollo in modo virtuale, specificando il perimetro dei soggetti inclusi nell'ambito di applicazione soggettivo della norma, aumentando la quota dell'imposta da versare annualmente dal settanta al cento per cento dell'imposta provvisoriamente liquidata in modo virtuale e posticipando i termini per la presentazione della dichiarazione su atti e documenti effettivamente emessi nell'anno precedente. Il comma 14-ter posticipa dal l° gennaio 2022 al 1° luglio 2022, l'abolizione della comunicazione telematica dei dati relativi alle cessioni di beni e prestazioni di servizi transfrontaliere, cosiddetto esterometro. Il comma 14-quater aggiorna e converte in euro i valori monetari - attualmente espressi in lire - che determinano l'obbligo di tenuta delle scritture contabili ausiliarie di magazzino previsti dall'articolo 1 del regolamento recante norme per la semplificazione delle scritture contabili di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 695 del 1996. Il comma 14-quinquies contiene una norma di interpretazione autentica della disciplina del canone unico patrimoniale dovuto per le occupazioni permanenti con cavi e condutture per la fornitura di servizi di pubblica utilità, volte a chiarire il soggetto passivo tenuto al pagamento del canone e la misura del quantum dovuto, in specifiche ipotesi.

I commi 15-bis e 15-ter recepiscono la direttiva (UE) 2021/1159 per quanto riguarda le esenzioni temporanee applicabili alle importazioni e a talune cessioni e prestazioni in risposta alla pandemia da COVID-19. I commi da 15-quater a 15-sexies intervengono sulla disciplina dell'IVA con una serie di modifiche miranti a ricomprendere tra le operazioni effettuate nell'esercizio di impresa, o considerare in ogni caso aventi natura commerciale, una serie di operazioni attualmente escluse; ovvero a rendere tali operazioni esenti ai fini dell'imposizione IVA, inoltre, in attesa della piena operatività delle disposizioni del Codice del terzo settore, si prevede di applicare il regime IVA speciale c.d. forfetario alle operazioni delle organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale che hanno conseguito ricavi ragguagliati ad anno, non superiori a euro 65.000. Si precisa, infine, che tali disposizioni rilevano ai soli fini dell'IVA. Infine il comma 15-septies apporta numerose modifiche al Testo Unico delle accise, di cui al decreto legislativo n. 504 del 1995) in relazione alle imposte dovute sulle bevande alcoliche e sull'alcol etilico. Tali modifiche operano dal 1° gennaio 2022. Si tratta sostanzialmente di disposizioni volte a recepire nell'ordinamento nazionale la direttiva 2020/1151/UE, che ha apportato numerose modifiche al regime delle accise sugli alcolici, con particolare riferimento alla definizione di alcol denaturato e al relativo regime di circolazione; alle definizioni di «piccoli produttori indipendenti» di prodotti alcolici soggetti ad accisa; alle modalità di determinazione dell'accisa sulla birra; alla definizione di «vino spumante» e di «altre bevande fermentate».

L'articolo 5-bis modifica la disciplina relativa trasporto degli effetti e delle masserizie sostenute in occasione dei viaggi di trasferimento da e per sedi estere del personale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e, al fine di coprire i maggiori oneri, aumenta la base imponibile relativa all'indennità di servizio all'estero - ISE.

L'articolo 5-ter chiarisce che sui dati forniti da soggetti terzi, indicati nella dichiarazione precompilata, che non risultano modificati, non si effettua il controllo formale, mentre per quelli che risultano modificati l'Agenzia delle entrate procede a effettuarlo relativamente ai documenti che ne hanno determinato la modifica.

L'articolo 5-quater modifica la disciplina delle limitazioni all'utilizzo del contante, escludendo la riduzione da 2.000 a 1.000 euro della soglia relativa all'utilizzo del contante per la negoziazione a pronti di mezzi di pagamento in valuta, ripristinando quella dettata dal comma 3 dell'articolo 49 del decreto legislativo n. 231 del 2007, pari a 3.000 euro.

L'articolo 5-quinquies prevede che si applichi anche ai casi verificatisi prima del 19 maggio 2020 (data di entrata in vigore del decreto-legge n. 34 del 2020) la norma (di cui all'articolo 180, comma 3, del medesimo decreto-legge n. 34) che attribuisce al gestore della struttura ricettiva la qualifica di responsabile del pagamento dell'imposta di soggiorno, applicando la disciplina sanzionatoria ivi prevista.

L'articolo 5-sexies destina ai bed and breakfast a gestione familiare il fondo istituito a favore delle strutture ricettive extralberghiere a carattere non imprenditoriale previsto dall'articolo 7-bis, comma 3, del decreto-legge n. 73 del 2021.

L'articolo 5-septies specifica alcune condizioni per la non imponibilità IVA dei trasporti relativi a beni in esportazione, in transito o in importazione temporanea, nonché dei trasporti relativi a beni in importazione i cui corrispettivi sono inclusi nella base imponibile.

L'articolo 5-octies stabilisce che l'agente della riscossione provveda al pagamento delle somme dovute, a seguito di pronuncia di condanna, esclusivamente attraverso l'accredito sul conto corrente della controparte. La norma chiarisce altresì le modalità per la richiesta del pagamento nonché i termini per la notificazione del titolo esecutivo.

L'articolo 5-novies stabilisce che gli operatori che mettono a disposizione degli esercenti strumenti di pagamento elettronico tracciabili, possano trasmettere telematicamente all'Agenzia delle entrate i dati identificativi di tali strumenti di pagamento e l'importo giornaliero delle transazioni, anche tramite il sistema PagoPA, ai fini della fruizione del credito di imposta loro riconosciuto dalle norme vigenti.

L'articolo 5-decies interviene sulle agevolazioni IMU per l'abitazione principale nell'ipotesi in cui i componenti del medesimo nucleo familiare abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi. Si chiarisce che in tal caso l'agevolazione vale per un solo immobile per nucleo familiare, scelto dai componenti del nucleo familiare, e ciò sia nel caso di immobili siti nello stesso comune, sia ove gli immobili siano in comuni diversi.

L'articolo 6 sostituisce la disciplina del patent box, che prevede la parziale detassazione dei redditi derivanti da alcune tipologie di beni immateriali giuridicamente tutelabili, con un'agevolazione che maggiora del 90 per cento i costi di ricerca e sviluppo sostenuti in relazione a tali beni, consentendone cosi una più ampia deducibilità ai fini delle imposte sui redditi e dell'IRAP. Come per il previgente patent box, la nuova disciplina è rivolta ai titolari di reddito d'impresa e secondo condizioni sostanzialmente analoghe. Ai beni immateriali agevolabili si aggiungono anche i marchi d'impresa. Per accedere all'agevolazione è prevista la sola procedura di autoliquidazione del beneficio (il contribuente deve conservare ed esibire all'Amministrazione finanziaria idonea documentazione che ne attesti la spettanza) e, rispetto all'originario patent box, non si contempla la procedura di ruling, che esita nella sottoscrizione di un accordo con l'Agenzia delle entrate. Le norme in esame regolano, infine, il regime transitorio applicabile e le condizioni, per i potenziali beneficiari, alle quali è possibile transitare nel nuovo regime.

L'articolo 7, commi 1 e 2, rifinanzia con complessivi 100 milioni di euro per l'anno 2021, il Fondo per l'incentivazione della mobilità a basse emissioni, per la concessione sia dei contributi c.d. ecobonus, per l'acquisto di autoveicoli elettrici e ibridi (per 65 milioni di euro), che dei contributi per l'acquisto di autoveicoli con fasce di emissioni superiori (10 milioni di euro), nonché per gli autoveicoli commerciali o speciali (20 milioni di euro), ed usati (5 milioni di euro).

Il comma 2-bis del medesimo articolo 7 prevede che la concessione dei contributi per la riqualificazione elettrica dei veicoli avvenga secondo modalità stabilite con decreto del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, di concerto col Ministero dello sviluppo economico.

L'articolo 7-bis infine modifica l'articolo 10 del Codice della strada, ripristinando in larga parte il testo anteriore al decreto-legge n. 121 del 2021, in materia di massa massima consentita nei trasporti su strada, cosiddetti trasporti eccezionali.

Per quanto attiene alle disposizioni di competenza della XI Commissione, segnalo che l'articolo 8 reca disposizioni in materia di trattamenti di malattia per i lavoratori in quarantena e per i lavoratori fragili. In primo luogo, la disposizione modifica l'articolo 26 del decreto-legge n. 18 del 2020, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 27 del 2020 ed estende al 31 dicembre 2021 l'equiparazione alla malattia del periodo trascorso dai lavoratori dipendenti del settore privato in quarantena con sorveglianza attiva o in permanenza domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva (la cosiddetta quarantena precauzionale) e la sua esclusione dal computo del periodo di comporto. La norma, inoltre, estende alla medesima data l'equiparazione al ricovero ospedaliero delle assenze dal servizio dei lavoratori pubblici e privati in condizioni di particolare fragilità, che non possono effettuare la prestazione lavorativa in modalità agile. È quindi incrementato da 396 milioni di euro a 976,7 milioni di euro il limite di spesa, relativo al 2021, entro il quale sono riconosciuti, a carico dell'INPS, i trattamenti relativi alla quarantena precauzionale e al periodo di assenza dal servizio per i lavoratori fragili, con priorità agli eventi cronologicamente anteriori, non indennizzati per esaurimento delle risorse disponibili. Secondo l'interpretazione seguita dalla relazione tecnica allegata al disegno di legge di conversione del presente decreto la disposizione dovrebbe trovare applicazione anche per gli eventi che si sono verificati nel 2020 e che erano rimasti privi delle tutele in oggetto per raggiungimento del limite relativo a tale anno. Il messaggio dell'INPS n. 4027 del 18 novembre 2021 fa, invece, riferimento alle sole domande relative a periodi ricadenti nel corso del 2021. Al riguardo, ricorda che la Commissione lavoro aveva segnalato l'urgenza di un intervento su tali tematiche, in particolare in occasione dell'espressione del parere sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 111 del 2021, recante misure urgenti per l'esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti. Infine, la norma dispone l'erogazione ai datori di lavoro del settore privato con obbligo previdenziale presso le Gestioni dell'INPS, esclusi i datori di lavoro domestico e dei datori non assoggettati a contribuzioni previdenziali presso l'INPS, di un rimborso forfettario per gli oneri sostenuti relativi ai propri lavoratori dipendenti non aventi diritto all'assicurazione economica di malattia presso 1'INPS nel periodo dal 31 gennaio 2020 fino al 31 dicembre 2021, nel limite massimo di spesa complessivo pari a 188,3 milioni di euro per l'anno 2021 con priorità agli eventi cronologicamente anteriori.

L'articolo 9, reintroducendo una previsione che ha avuto vigenza dal 13 marzo 2021 al 30 giugno 2021, dispone, fino al 31 dicembre 2021, la possibilità per il lavoratore dipendente genitore di figlio convivente minore di quattordici anni, alternativamente all'altro genitore, di astenersi dal lavoro per un periodo corrispondente, in tutto o in parte, alla durata della sospensione dell'attività didattica o educativa in presenza del figlio, alla durata dell'infezione da SARS-CoV-2 del figlio, nonché alla durata della quarantena del figlio disposta dal Dipartimento di prevenzione della azienda sanitaria locale (ASL) territorialmente competente a seguito di contatto ovunque avvenuto. Tale beneficio è riconosciuto anche ai lavoratori genitori di figli disabili, indipendentemente dalla loro età. Il congedo in esame è fruibile in forma oraria o giornaliera. Nei periodi di astensione dal lavoro ai lavoratori sono riconosciute un'indennità pari al 50 per cento della retribuzione e la contribuzione figurativa. Si prevede altresì la possibilità di convertire nell'astensione disciplinata ai sensi dell'articolo in esame con diritto all'indennità dei congedi eventualmente già fruiti nell'anno scolastico 2021/2022, che non sono computati né indennizzati a titolo di congedo parentale. La norma riconosce il diritto di astenersi dal lavoro, senza corresponsione di retribuzione o indennità né riconoscimento di contribuzione figurativa, con divieto di licenziamento e diritto alla conservazione del posto di lavoro, ai genitori di figli di età compresa fra i 14 e i 16 anni (comma 4). Per i genitori lavoratori iscritti in via esclusiva alla Gestione separata dell'INPS, il comma 6 introduce uno specifico congedo, per il quale è riconosciuta una indennità, per ciascuna giornata indennizzabile, pari al 50 per cento di 1/365 del reddito individuato secondo la base di calcolo utilizzata ai fini della determinazione dell'indennità di maternità. La medesima indennità è estesa ai genitori lavoratori autonomi iscritti all'INPS ed è commisurata, per ciascuna giornata indennizzabile, al 50 per cento della retribuzione convenzionale giornaliera stabilita annualmente dalla legge, a seconda della tipologia di lavoro autonomo svolto. L'indennità è altresì riconosciuta ai lavoratori autonomi non iscritti all'INPS, subordinatamente alla comunicazione da parte delle rispettive casse previdenziali del numero dei beneficiari. I benefici previsti dall'articolo in esame sono corrisposti entro il limite di spesa di 28,7 milioni di euro per l'anno 2021. La norma, infine, reca una specifica autorizzazione di spesa di 7,6 milioni di euro per l'anno 2021, per garantire la sostituzione del personale docente, educativo, amministrativo, tecnico ed ausiliario delle istituzioni scolastiche che usufruisce dei benefici in esame.

L'articolo 9-bis modifica la disciplina relativa al Fondo per i genitori lavoratori separati o divorziati non in grado, a causa della crisi economica legata alla pandemia, di adempiere al regolare versamento dell'assegno di mantenimento, introdotto dall'articolo 12-bis del decreto-legge n. 41 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 69 del 2021, prevedendo parametri più precisi e requisiti più stringenti per l'accesso al beneficio.

L'articolo 10 prevede la possibilità di prorogare, per una durata complessiva di dodici mesi, il trattamento di integrazione salariale ai lavoratori dipendenti di Alitalia – Società aerea italiana Spa e Alitalia Cityliner Spa in amministrazione straordinaria, nel limite di 63,5 milioni di euro per l'anno 2022. La fruizione può proseguire anche successivamente alla conclusione dell'attività del commissario, in deroga al principio stabilito per i trattamenti suddetti concessi in relazione ai casi di amministrazione straordinaria, e in ogni caso non oltre il 31 dicembre 2022. I commi 2 e 3 dispongono, rispettivamente, l'incremento del Fondo di solidarietà per il settore del trasporto aereo e del sistema aeroportuale di 212,2 milioni di euro per l'anno 2022 destinati all'integrazione del trattamento in esame e la copertura dei relativi oneri.

Sempre in materia di integrazioni salariali, l'articolo 11, al comma 1, aumenta di ulteriori tredici settimane il periodo massimo di fruizione dell'assegno ordinario e della cassa integrazione salariale in deroga nel periodo tra il 1° ottobre e il 31 dicembre 2021 per i datori di lavoro privati che sospendono o riducono l'attività lavorativa per eventi riconducibili all'emergenza epidemiologica da COVID-19, nel limite massimo di spesa pari a 657,9 milioni di euro per l'anno 2021, ripartito in 304,3 milioni di curo per i trattamenti di assegno ordinario e in 353,6 milioni di euro per i trattamenti di cassa integrazione in deroga. Per tali periodi non è dovuto il contributo addizionale. Il comma 2 aumenta di ulteriori nove settimane nel periodo tra il 1° ottobre e il 31 dicembre 2021 il periodo massimo di trattamento ordinario di integrazione salariale fruibile dai datori di lavoro delle industrie tessili, delle confezioni di articoli di abbigliamento e di articoli in pelle e pelliccia, e delle fabbricazioni di articoli in pelle e simili, nel limite massimo di spesa pari a 140,5 milioni di euro per l'anno 2021. Anche in questo caso, non è dovuto il contributo addizionale. Il comma 3 precisa che i trattamenti autorizzati ai sensi dei precedenti commi l e 2 sono concessi ai datori di lavoro che abbiano esaurito la fruizione dei periodi autorizzati, rispettivamente, dal decreto-legge n. 41 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 69 del 2021, e dal decreto-legge n. 73 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 2021. I commi 4, 5 e 6 disciplinano le procedure per la presentazione delle domande e delle modalità di pagamento da parte dell'INPS e dei Fondi bilaterali. Ai sensi dei commi 7 e 8, ai datori di lavoro che beneficiano dei trattamenti autorizzati ai sensi dell'articolo in esame sono preclusi l'avvio delle procedure di licenziamento collettivo e la facoltà di recedere dal contratto per giustificato motivo oggettivo e sono sospese le procedure già avviate, tranne nelle ipotesi di licenziamenti motivati dalla cessazione definitiva dell'attività dell'impresa oppure dalla cessazione definitiva dell'attività di impresa conseguente alla messa in liquidazione della società senza continuazione, anche parziale, dell'attività, nei casi in cui nel corso della liquidazione non si configuri la cessione di un complesso di beni o attività che possano configurare un trasferimento d'azienda o di un ramo di essa ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile o nelle ipotesi di accordo collettivo aziendale, stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale, di incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro, limitatamente ai lavoratori che aderiscono al predetto accordo. I commi da 9 a 11 recano disposizioni finanziarie. In particolare, il cometa 9 dispone l'aumento di 80 milioni di euro nel 2021 del limite di spesa relativo alla concessione di trattamenti di cassa integrazione ordinaria con causale COVID-19 nel settore tessile; tale limite di spesa è ulteriormente incrementato per il 2021 di ulteriori 100 milioni di euro dal comma 9-bis; il comma 10, al contrario, riduce il limite di spesa relativo alla concessione, fino al 31 dicembre 2021, di ulteriori periodi di integrazione salariale straordinaria, alla luce dell'effettivo numero di domande presentate; analogamente, per le medesime ragioni, il comma l I riduce il limite di minori entrate contributive, rispettivamente per il 2021 e il 2022, posto per i benefici contributivi inerenti all'istituto del contratto di rioccupazione. Il comma 12 reca le disposizioni di copertura.

I commi 13 e 14 dispongono il rifinanziamento del Reddito di cittadinanza per l'anno 2021, per un importo di 200 milioni di euro. Come si legge nella relazione tecnica, le maggiori risorse sono destinate alla copertura delle esigenze emerse sulla base dell'attività di monitoraggio.

Il comma 15, modificando il quinto periodo del comma 1 dell'articolo 31 del decreto legislativo n. 81 del 2015, differisce dal 31 dicembre 2021 al 30 settembre 2022 il limite di applicazione della previsione che, con riferimento ai contratti di somministrazione di lavoro, esclude l'applicazione dei limiti di durata complessiva della missione o delle missioni a tempo determinato presso un soggetto utilizzatore, qualora il contratto tra agenzia di somministrazione e lavoratore sia a tempo indeterminato.

I commi 16 e 17 dispongono la proroga fino al 31 dicembre 2021 dell'indennità pari al trattamento di mobilità in deroga per i lavoratori delle aree di crisi industriale complessa della Sicilia, già beneficiari nel 2020 della stessa indennità, che abbiano cessato nel 2020 di fruire del trattamento NASpI e abbiano già richiesto l'indennità nel 2020.

L'articolo 11-bis dispone il differimento al 31 dicembre 2021 dei termini, già scaduti, per l'invio dei dati necessari per il conguaglio, il pagamento o per il saldo delle domande di accesso ai trattamenti di integrazione salariale collegati all'emergenza epidemiologica da COVID-19. La norma prevede, inoltre, che l'INPS provveda al monitoraggio degli oneri al fine di garantire il rispetto del limite di spesa di 10 milioni di euro nel 2021.

L'articolo 11-ter prevede la possibilità di destinare le risorse del Fondo per l'attuazione di misure relative alle politiche attive al Fondo nuove competenze, costituito presso l'ANPAL per le finalità di sostegno alla ripresa economica delle imprese nell'ambito dei contratti collettivi di lavoro sottoscritti a livello aziendale o territoriale. In relazione a quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, si prevede la riformulazione delle disposizioni istitutive del programma nazionale «Garanzia di occupabilità dei lavoratori» (GOL).

In materia di pubblico impiego, l'articolo 12, modificando l'articolo 30 del decreto legislativo n. 165 del 2001, conferma l'estensione agli enti locali con un numero di dipendenti a tempo indeterminato non superiore a 100 la previsione che subordina il passaggio diretto del personale ad altre amministrazioni al previo assenso dell'amministrazione di appartenenza facendo comunque salva, nel rispetto della suddetta condizione, la possibilità di applicazione dell'istituto. Parimenti, si fa salva la possibilità della mobilità in ingresso da parte degli enti locali. Tali previsioni sono state introdotte al fine di meglio precisare la portata delle disposizioni introdotte in materia dal decreto-legge n. 80 del 2021. Il comma 1-bis, disponendo l'applicazione, fino al 31 dicembre 2026, del comma 5-bis dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 303 del 1999, prevede l'obbligatorietà dei collocamenti fuori ruolo del personale dipendente da amministrazioni pubbliche presso altre amministrazioni pubbliche titolari di interventi previsti nel PNRR o nel Piano nazionale per gli investimenti complementari. Tali provvedimenti, inoltre, devono essere adottati anche in deroga ai limiti temporali, numerici e di ogni altra natura eventualmente previsti dai singoli ordinamenti.

L'articolo 12-bis estende alle strutture sanitarie private accreditate, appartenenti alla rete formativa della scuola di specializzazione, la disposizione transitoria che prevede la possibilità, già riconosciuta agli enti e alle aziende del Servizio sanitario nazionale, di assumere a tempo determinato e con orario a tempo parziale i professionisti sanitari in corso di specializzazione presso le medesime strutture e utilmente collocati in specifiche graduatorie concorsuali separate.

L'articolo 12-ter, con una norma di interpretazione autentica dell'articolo 13 della n. 118 del 1971, chiarisce che, ai fini del cumulo tra reddito di lavoro e assegno di invalidità civile, il requisito dell'inattività lavorativa si intende in ogni caso soddisfatto qualora il reddito derivante dall'eventuale attività lavorativa del soggetto non determini il superamento del limite di reddito previsto per il riconoscimento dell'assegno mensile. L'intervento normativo è volto a superare l'indirizzo interpretativo seguito da una pluralità di sentenze della Corte di Cassazione e recepito, da ultimo, dall'INPS, secondo il quale, ai fini del riconoscimento del trattamento in esame, l'inattività lavorativa deve essere totale.

L'articolo 12-quater autorizza l'Accademia nazionale dei Lincei a bandire, per il biennio 2022-2023, procedure concorsuali pubbliche per l'assunzione di cinque unità di personale non dirigenziale, con corrispondente incremento della dotazione organica.

L'articolo 12-quinquies prevede la qualificazione come start-up a vocazione sociale delle imprese, residenti in Italia e costituite da non più di 60 mesi, che impiegano per un periodo non inferiore a un anno, come dipendenti o collaboratori a qualsiasi titolo, in una proporzione uguale o superiore ai due terzi della forza lavoro complessiva, lavoratori con disturbi dello spettro autistico ed esercitano attività di impresa al fine dell'inserimento lavorativo di persone con disturbi dello spettro autistico. La retribuzione di tali lavoratori, che non concorre alla formazione del reddito imponibile complessivo del lavoratore medesimo, sia ai fini fiscali, sia ai fini contributivi, è costituita da una parte fissa, che non può essere inferiore al minimo tabellare previsto, per il rispettivo livello di inquadramento, dal contratto collettivo applicabile, e da una parte variabile, consistente in trattamenti collegati a obiettivi o parametri di rendimento concordati tra le parti. La norma prevede, inoltre, la sospensione, per il periodo della prestazione lavorativa, dell'erogazione dell'assegno o pensione di invalidità, ove percepiti. Con riferimento ai datori di lavoro, la norma dispone l'esclusione dalla base imponibile ai fini delle imposte sul reddito e dell'IRAP degli utili di esercizio derivanti dall'attività di impresa della start-up a vocazione sociale, per cinque esercizi successivi alla data di inizio di attività, e la concessione di un incentivo, per un periodo di trentasei mesi e nella misura del 70 per cento della retribuzione mensile lorda imponibile ai fini previdenziali, per ogni lavoratore con disturbi dello spettro autistico assunto con rapporto di lavoro a tempo indeterminato.

L'articolo 13 reca disposizioni in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, e, in particolare, il comma I modifica il decreto legislativo n. 81 del 2008, in primo luogo, intervenendo sul sistema istituzionale, con le lettere a), b) c) e d). Infatti, la lettera a), modificando l'articolo 7 del decreto legislativo, dispone che il comitato regionale di coordinamento si riunisca almeno due volte l'anno e possa essere convocato anche su richiesta dell'ufficio territoriale dell'Ispettorato nazionale del lavoro. La lettera b) interviene sulla disciplina del Sistema informativo nazionale di prevenzione (SINP), di cui all'articolo 8 del decreto legislativo, al fine di rafforzarne il ruolo nella programmazione e nella valutazione delle attività di vigilanza e prevedendo l'obbligo per gli organi di vigilanza di alimentare un'apposita sezione dedicata alle sanzioni irrogate. Si prevede, poi, che al Sistema prendano parte anche il Ministero della salute, il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, l'INPS e l'Ispettorato nazionale del lavoro, consentendo ulteriori integrazioni della composizione con successivi decreti. La norma, inoltre, specifica ulteriormente le competenze dell'INAIL nella gestione tecnica ed informatica del SINP e dispone che l'Istituto renda disponibili alle Aziende sanitarie locali e all'Ispettorato nazionale del lavoro i dati relativi alle aziende assicurate, agli infortuni e alle malattie professionali denunciati. Si precede, poi, la ridefinizione, con decreto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, della composizione del Tavolo tecnico per lo sviluppo e il coordinamento del sistema informativo nazionale per la prevenzione (SINP) e si consente alle parti sociali di consultare periodicamente tutti i flussi del Sistema informativo.

La lettera c), modificando l'articolo 13 del decreto legislativo, in materia di vigilanza sull'applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, affianca alle Aziende sanitarie locali l'Ispettorato nazionale del lavoro nella funzione di vigilanza, prevedendo che ASL e INL promuovano e coordinino sul piano operativo le attività di vigilanza esercitate dai diversi organi competenti. Si prevede, inoltre, che l'Ispettorato nazionale del lavoro presenti, entro il 30 giugno di ogni anno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali una relazione sull'attività svolta in materia di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare, ai fini della sua successiva trasmissione alle Camere.

La lettera d), sostituendo l'articolo 14 del decreto legislativo n. 81 del 2008, rispetto alla normativa previgente, in primo luogo prevede che la sospensione dell'attività imprenditoriale da parte dell'INL abbia luogo qualora si verifichi che il 10 per cento dei lavoratori è impiegato senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro ovvero presti lavoro retribuito con ritenuta d'acconto in assenza dei requisiti necessari a tal fine, riducendo la precedente soglia del 20 per cento. Con riferimento ai lavoratori autonomi occasionali, si richiede inoltre che l'avvio della loro attività sia oggetto di preventiva comunicazione all'Ispettorato territoriale del lavoro. Ugualmente, ai fini della sospensione, si elimina la necessità della reiterazione delle gravi violazioni in materia di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro quale presupposto del provvedimento di sospensione. La norma, modificando la normativa previgente, dispone, inoltre, la possibilità per l'INL di accompagnare il provvedimento di sospensione con specifiche misure atte a far cessare il pericolo per la sicurezza o per la salute dei lavoratori durante il lavoro. Per tutto il periodo di sospensione, l'impresa non può contrattare con la pubblica amministrazione e le stazioni appaltanti alle quali si applica il Codice dei contratti pubblici. Da ultimo, con una norma di tutela per i lavoratori, si prevede che il datore di lavoro sia tenuto a corrispondere la retribuzione e a versare i relativi contributi ai lavoratori interessati dagli effetti dei provvedimenti di sospensione.

I poteri relativi alla emanazione di provvedimenti di sospensione spettano anche ai servizi ispettivi delle aziende sanitarie locali per le materie di propria competenza, mentre i provvedimenti da parte del personale ispettivo dell'INL sono adottati nell'immediatezza degli accertamenti nonché, su segnalazione di altre amministrazioni, entro sette giorni dal ricevimento del relativo verbale.

La sospensione per le ipotesi di lavoro irregolare non si applica nel caso in cui il lavoratore risulti l'unico occupato dall'impresa.

Avverso i provvedimenti adottati per l'impiego di lavoratori senza preventiva comunicazione di instaurazione del rapporto di lavoro è ammesso ricorso, entro 30 giorni, all'Ispettorato interregionale del lavoro territorialmente competente, il quale si pronuncia nel termine di 30 giorni dalla notifica del ricorso. Decorso inutilmente tale ultimo termine il provvedimento di sospensione perde efficacia.

La norma conferma la competenza esclusiva del Corpo nazionale dei vigili del fuoco in materia di prevenzione degli incendi.

Si aggiornano, poi, i presupposti della revoca del provvedimento di sospensione, comprendendo la regolarizzazione dei lavoratori anche sotto il profilo degli adempimenti in materia di salute e sicurezza, la rimozione delle conseguenze pericolose delle violazioni nelle ipotesi di cui all'Allegato I, l'aumento dell'ammontare delle somme aggiuntive da pagare in relazione ai lavoratori impiegati irregolarmente e la rimodulazione di quelle relative alle violazioni elencate nell'Allegato I. Il Senato ha inserito tra le violazioni di cui all'Allegato I la mancata notifica all'organo di vigilanza prima dell'inizio dei lavori che possono comportare il rischio di esposizione all'amianto. Una parte degli introiti di tali sanzioni sono destinati ad integrare il bilancio dell'Ispettorato nazionale del lavoro o l'apposito capitolo regionale per finanziare l'attività di prevenzione nei luoghi di lavoro svolta dall'Ispettorato nazionale del lavoro o dai dipartimenti di prevenzione delle Aziende sanitarie locali.

Alla lettera d-bis) il Senato ha inserito tra gli obblighi del datore di lavoro e del dirigente quello di individuare il preposto o i preposti per l'effettuazione delle attività di vigilanza e la possibilità di stabilire l'emolumento spettante in sede di contrattazione collettiva. La lettera d-ter) dettaglia le competenze dei preposti a vigilare sull'osservanza da parte dei singoli lavoratori degli obblighi di legge, nonché delle disposizioni aziendali in materia di salute e sicurezza sul lavoro e di uso dei mezzi di protezione collettivi e dei dispositivi di protezione individuale. La lettera d-quater) prevede l'obbligo dei datori di lavoro appaltatori e subappaltatori di indicare espressamente al datore di lavoro committente il personale che svolge la funzione di preposto.

La lettera d-quinquies) prevede l'adozione da pare della Conferenza Stato-Regioni di un Accordo che accorpi e modifichi gli Accordi attuativi del decreto legislativo n. 81 del 2008 in materia di formazione, individuando, in particolare, durata, contenuti minimi e modalità della formazione obbligatoria a carico del datore di lavoro, nonché modalità della verifica finale di apprendimento obbligatoria. La norma prevede, inoltre, una adeguata e specifica formazione e un aggiornamento periodico dei datori di lavoro in relazione ai propri compiti in materia di salute e sicurezza del lavoro.

In ordine alla consultazione e alla partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori, la lettera e), modificando l'articolo 51 del decreto legislativo n. 81 del 2008, dispone l'istituzione del repertorio degli organismi paritetici, che hanno il compito di fornire annualmente all'Ispettorato nazionale del lavoro e all'INAIL una serie di dati, che sono utilizzati al fine di definire criteri di priorità nella programmazione della vigilanza e criteri di premialità nell'ambito della determinazione degli oneri assicurativi da parte dell'INAIL.

La lettera e-bis) riapre i termini per la definizione delle modalità di funzionamento e di articolazione settoriale e territoriale del Fondo di sostegno alla piccola e media impresa, ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza territoriali e alla pariteticità, dei criteri di riparto delle risorse tra le finalità nonché del relativo procedimento amministrativo e contabile di alimentazione e per la composizione e le funzioni del comitato amministratore del fondo.

Le lettere e-ter) ed e-quater) modificano la disciplina sanzionatoria riguardante i datori di lavoro e i dirigenti.

La lettera e-quinquies) dispone che le norme di cui al decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale in data 2 maggio 2001, relative all'uso dei dispositivi di protezione individuali, operative fino alla adozione di un nuovo decreto che dovrà individuare i criteri per l'individuazione e l'uso dei sistemi di protezione individuale, debbano intendersi aggiornate con le edizioni delle nonne UNI più recenti.

La lettera e-sexies) prevede che la notifica preliminare, trasmessa dal committente o dal responsabile dei lavori, prima dell'inizio dei sia trasmessa alla cassa edile territorialmente competente per i soggetti destinatari.

Con riferimento ai cantieri temporanei o mobili, la lettera f), integrando l'articolo 99 del decreto legislativo, dispone l'istituzione presso l'INL di un'apposita banca dati delle notifiche preliminari trasmesse dal committente o dal responsabile dei lavori, ferma l'interoperabilità con le banche dati esistenti.

La lettera g), infine, sostituisce l'Allegato I, che reca l'elenco delle fattispecie di violazione rilevanti ai fini dell'adozione dei provvedimenti di sospensione nonché l'aggiornamento delle somme aggiuntive da corrispondere.

Il comma 1-bis interviene in ordine alla destinazione delle somme derivanti dall'attività di vigilanza e contrasto del lavoro irregolare.

In relazione alle nuove competenze in materia di programmazione dell'attività di vigilanza, di cui al comma 1, lettera b), dell'articolo in esame, il comma 2 autorizza l'INL a bandire una procedura concorsuale e ad assumere a tempo indeterminato, con un incremento della dotazione organica, un contingente di personale ispettivo pari a 1.024 unità. Contestualmente, i commi 3, 4 e 5 autorizzano l'Arma dei carabinieri ad assumere 90 unità di personale destinate ad aumentare il contingente per la tutela del lavoro.

Il comma 6 reca le disposizioni di copertura degli oneri recati dall'articolo in esame.

Anche l'articolo 13-bis integra il decreto legislativo n. 81 del 2008, prevedendo una specifica disciplina per le istituzioni scolastiche. In particolare, si segnala l'esclusione dei dirigenti di tali istituzioni da qualsiasi responsabilità civile, amministrativa e penale qualora abbiano tempestivamente richiesto gli interventi strutturali e di manutenzione necessari per assicurare la sicurezza dei locali e degli edifici assegnati, adottando le misure di carattere gestionale di propria competenza nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente. Si prevede, inoltre, l'obbligo delle amministrazioni tenute alla fornitura e alla manutenzione dell'immobile di provvedere agli interventi relativi all'installazione degli impianti e alla loro verifica periodica e agli interventi strutturali e di manutenzione riferiti ad aree e spazi degli edifici non assegnati alle istituzioni scolastiche nonché ai vani e locali tecnici e ai tetti e sottotetti delle sedi di tali istituzioni. I dirigenti, qualora rilevino la sussistenza di un pericolo grave e immediato, possono interdire parzialmente o totalmente l'utilizzo dei locali e degli edifici assegnati, nonché ordinarne l'evacuazione, dandone tempestiva comunicazione all'amministrazione tenuta, ai sensi delle norme o delle convenzioni vigenti, alla loro fornitura e manutenzione, nonché alla competente autorità di pubblica sicurezza. Si prevede, poi, la competenza esclusiva delle amministrazioni tenute alla fornitura e alla manutenzione degli immobili sedi di istituzioni scolastiche alla valutazione dei rischi strutturali degli edifici e all'individuazione delle misure necessarie a prevenirli sono di esclusiva competenza dell'amministrazione. Si segnala che su tali tematiche, nel corso della XVII legislatura, le Commissioni riunite VII e XI, a conclusione di un approfondito ciclo di audizioni, avevano predisposto un testo unificato (C. 3830? e C. 3963?), il cui esame non è stato concluso a causa della fine della legislatura e i cui contenuti sono in parte ripresi nel testo in esame.

L'articolo 14, al comma 1, dispone l'erogazione, a decorrere dal 2021, di un contributo finanziario addizionale a favore della Repubblica di San Marino per garantire la continuità delle trasmissioni della San Marino RTV S.p.A. Il comma 2 reca un'autorizzazione di spesa per fare fronte agli adempimenti della presidenza italiana del Consiglio d'Europa nel 2021-2022. Il comma 3 reca la copertura finanziaria dei precedenti commi 1 e 2.

Rilevo che il comma 4 dell'articolo 14 pone in capo al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale i debiti derivanti da rapporti di lavoro, anche atipici o occasionali, con l'Istituto italiano per l'Africa e l'Oriente e dispone la conseguente autorizzazione di spesa di 2 milioni di euro nel 2021. Come si legge nella relazione illustrativa, la norma è volta a concludere la procedura di liquidazione coatta dell'Istituto, a seguito della quale i dipendenti sono transitati nei ruoli di altre amministrazioni pubbliche, senza ancora avere percepito il trattamento di fine rapporto loro dovuto. Pertanto, l'autorizzazione di spesa è destinata, prioritariamente, a soddisfare i creditori privilegiati, in particolare quelli che vantano crediti di lavoro.

Il comma 5, integrando il decreto legislativo n. 66 dei 2010, recante il Codice dell'ordinamento militare, modifica la disciplina dell'assistenza spirituale nelle Forze armate, introdotta dalla legge n. 70 del 2021, intervenendo sulla disciplina delle promozioni, delle immissioni in ruolo e degli avanzamenti dei cappellani militari.

Il comma 6 proroga al 31 dicembre 2021 il termine di esenzione transitoria da alcune fattispecie che richiedono il possesso del green pass, con riferimento ai soggetti in possesso dell'analogo documento rilasciato dalle autorità competenti della Repubblica di San Marino. L'esenzione è riconosciuta nelle more dell'adozione della circolare del Ministero della Salute che definisca, per i soggetti in esame, le modalità di vaccinazione contro il COVID-19, in coerenza con le indicazioni dell'Agenzia europea per i medicinali (EMA).

L'articolo 15 reca, ai commi 1 e 2, la proroga dell'operazione «Strade sicure» e della conseguente integrazione delle unità di personale militare coinvolte. Con riferimento allo svolgimento del vertice dei Capi di Stato e di Governo dei Paesi appartenenti al G-20, tenutosi a Roma il 30 e il 31 ottobre, i commi 3 e 4 aumentano il contingente di personale delle Forze armate destinato al potenziamento dei dispositivi di sicurezza e il comma 5 autorizza l'impiego di assetti aeronavali della Difesa per assicurare la necessaria cornice di sicurezza marittima e aerea. Il comma 6 reca la copertura finanziaria degli oneri dell'articolo in esame.

L'articolo 15-bis prevede la possibilità per gli enti di diritto privato che gestiscono forme di previdenza obbligatoria di adottare iniziative assistenziali in favore dei propri iscritti che si trovino in condizioni di quarantena o di isolamento su indicazione delle autorità sanitarie ovvero che abbiano subito una comprovata riduzione della propria attività per effetto di emergenze sanitarie o eventi calamitosi dichiarati dai ministri competenti, nel rispetto dell'equilibrio tecnico finanziario.

L'articolo 16, ai commi l, 2 e 3, dispone l'incremento dei finanziamenti per il 2021 destinati, rispettivamente, al Gestore della infrastruttura ferroviaria nazionale, a Ferrovie dello Stato italiane Spa e al Corpo delle capitanerie di porto. Il comma 3-bis prevede la possibilità per le amministrazioni titolari di interventi previsti nel PNRR, ivi incluse le Regioni e gli enti locali, di utilizzare le graduatorie ancora vigenti di concorsi per dirigenti di seconda fascia e funzionari banditi anche da altre pubbliche amministrazioni mediante scorrimento.

I commi 4, 5 e 6 attribuiscono alle regioni a statuto speciale Sardegna, Friuli-Venezia Giulia e Sicilia, per il 2021, la somma complessiva di 200 milioni di euro, somma già stanziata dalla legge di bilancio 2021 con la finalità di procedere alla revisione degli accordi bilaterali tra lo Stato e suddette regioni. Il comma 7 attribuisce alle Province autonome di Trento e di Bolzano, rispettivamente 90 e 100 milioni di euro per l'anno 2021, a titolo di liquidazione in via definitiva delle entrate erariali derivanti dalla raccolta dei giochi con vincita in denaro di natura non tributaria per gli anni antecedenti all'anno 2022. Il comma 8 subordina l'attribuzione delle suddette risorse alla effettiva sottoscrizione di accordi bilaterali tra il Governo e ciascuna autonomia. Il comma 8-bis attribuisce ai comuni della Regione siciliana un contributo nel limite massimo di 150 milioni di euro per l'anno 2021 al fine di accompagnare il processo di efficientamento della riscossione delle entrate proprie, la cui disciplina è dettata dai successivi commi 8-ter e 8-quater. Il comma 8-quinquies riconosce un contributo di 150 milioni di euro per l'anno 2021 ai comuni sede di capoluogo di città metropolitana che presentino particolari condizioni di disavanzo. Il comma 8-septies prevede l'istituzione di un fondo con una dotazione di 600 milioni di euro per l'anno 2021, da destinare a Regioni e province autonome quale contributo statale a titolo definitivo alle ulteriori spese sanitarie collegate all'emergenza rappresentate da tali enti nell'anno in corso. Il comma 8-octies reca una disposizione di interpretazione autentica delle norme dell'articolo 29 del decreto-legge n. 73, del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 106 del 2021, relative ai contributi per la riorganizzazione della rete dei laboratori del Servizio sanitario nazionale, mentre il comma 8-novies introduce disposizioni finanziarie e contabili riguardanti l'erogazione dei servizi assistenziali da parte delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano. Il comma 9 dispone l'aumento delle risorse disponibili 2021 per i programmi di ammodernamento e rinnovamento destinati alla difesa nazionale. Il comma 10 dispone l'assegnazione di un contributo ai comuni interessati dalle sentenze del Consiglio di Stato n. 05854/2021 e n. 05855/2021 del 12 agosto 2021, che dispongono l'obbligo di restituzione a tali enti di somme corrispondenti a riduzioni illegittimamente operate a valere sulle risorse assegnate a titolo di Fondo di solidarietà comunale (FSC) per l'anno 2015. Il comma 10-bis reca disposizioni relative all'utilizzo da parte dei comuni di frontiera per gli anni 2020 e 2021 delle somme loro spettanti a titolo di compensazione finanziaria, consentendone l'utilizzo, nel limite massimo del 50 per cento di ciascuna annualità, anche per spese di parte corrente. I commi 11 e 11-bis, infine, recano la copertura finanziaria degli oneri dell'articolo in esame.

L'articolo 16-bis reca, ai commi da 1 a 6, disposizioni finalizzate alla semplificazione e all'accelerazione delle procedure di rifunzionalizzazione degli immobili di proprietà statale, da destinare al soddisfacimento delle esigenze allocative delle medesime amministrazioni. Tali disposizioni sono volte ad agevolare il rilascio di beni di proprietà di terzi utilizzati in locazione passiva con contratti scaduti o in scadenza entro il 31 dicembre 2023 e razionalizzare gli spazi in uso alle Amministrazioni dello Stato. A tale fine si prevede la convocazione, da parte dell'Agenzia del demanio, di una conferenza di servizi per l'approvazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica, la verifica del progetto definitivo e del progetto esecutivo da parte degli organi preposti e l'approvazione da parte dell'Agenzia stessa. L'Agenzia può inoltre procedere all'affidamento congiunto della progettazione e dell'esecuzione dei relativi lavori, attraverso il cosiddetto appalto integrato, anche sulla base del pro-getto di fattibilità tecnica ed economica. Allo scopo di favorire la più ampia digitalizzazione dei ser-vizi e delle attività della pubblica amministrazione, il comma 7 dispone l'incremento del 50 per cento del valore iniziale degli importi e dei quantitativi massimi complessivi degli strumenti di acquisto e di negoziazione, i cui termini di durata contrattuale non siano ancora spirati, realizzati da Consip S.p.A. e dai soggetti aggregatori aventi ad oggetto servizi applicativi e sistemistici, servizi cloud e contact center, sicurezza, reti locali, server, PC e licenze software. Da ultimo si inserisce l'Agenzia del demanio nell'elenco delle stazioni appaltanti e si prevede che essa possa operare utilizzando le risorse della Struttura per la progettazione di beni ed edifici pubblici.

Con riferimento al Corpo della Guardia di finanza, l'articolo 16-ter stabilisce che i proventi delle ritenute a favore del «fondo massa» destinato al pagamento della specifica indennità agli ufficiali di tale Corpo, siano impiegati, per la parte eccedente, in acquisti di titoli del debito pubblico od in altri investimenti; l'articolo 16-quater – con una norma che si applica fino al termine dell'anno 2030 – consente agli esperti trasferiti presso le rappresentanze diplomatiche e gli uffici consolari di assumere più incarichi, per una durata complessiva non superiore a dodici anni, di essere reimpiegati nel territorio nazionale al termine di un periodo massimo di otto anni continuativi di servizio prestato all'estero o di essere trasferiti presso rappresentanze diplomatiche e uffici consolari diversi da quelli presso i quali hanno svolto il precedente periodo di otto anni. Il servizio prestato dagli ufficiali della Guardia di finanza negli incarichi in esame è riconosciuto come servizio utile a tutti gli effetti ai fini dell'avanzamento al grado superiore.

L'articolo 16-quinquies dispone l'istituzione presso l'INAIL dell'Anagrafe Nazionale dei Serbatoi di GPL (ANSO) installati sul territorio nazionale, rinviando a un successivo decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con i Ministri dell'economia e delle finanze e dello sviluppo economico, l'individuazione dei criteri e delle modalità di attuazione.

L'articolo 16-sexies dispone la disapplicazione della riduzione del 15 per cento dei canoni di locazione per i contratti di locazione passiva delle amministrazioni centrali, delle Autorità indipendenti e degli enti nazionali di previdenza e assistenza stipulati dalla data di entrata in vigore delle disposi-zioni e fino al 31 dicembre 2023, in presenza delle condizioni espressamente indicate dalla norma. La norma, inoltre, prevede che, per ciascuno degli anni 2021, 2022, 2023 e 2024, non si applicano alla società AMCO S.p.A. le norme di contenimento della spesa in materia di gestione, organizzazione, contabilità, finanza, investimenti e disinvestimenti, previste dalla legislazione vigente. Si ricorda che tale società, interamente partecipata dal Ministero dell'economia e delle finanze, ha per oggetto principale l'acquisto e la gestione con finalità di realizzo, secondo criteri di economicità, di crediti e rapporti originati da banche, da società appartenenti a gruppi bancari e da intermediari finanziari anche se non appartenenti a un gruppo bancario.

L'articolo 16-septies introduce misure per il risanamento del Servizio sanitario della Regione Calabria. In particolare, il comma 1 autorizza 1'Agenas ad assumere, a decorrere dal l° gennaio 2022, con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato, in aggiunta alle vigenti facoltà assunzionali, un contingente di 40 unità di personale non dirigenziale da inquadrare nella categoria D, con corrispondente incremento della vigente dotazione organica. Tale personale, come disposto dal comma 2, lettera a), è assegnato, fino al 31 dicembre 2024, a supporto del Commissario ad acta per l'attuazione del Piano di rientro dai disavanzi sanitari della Regione Calabria. Il comma 2, lettera b), autorizza ciascuno degli enti del servizio sanitario della medesima regione ad assumere con contratto di lavoro subordinato a termine, di durata non superiore a trentasei mesi, un contingente fino a cinque unità di personale non dirigenziale, da inquadrare nella categoria D, al fine di supportare le finzioni delle unità operative semplici e complesse deputate al processo di controllo, liquidazione e pagamento delle fatture, sia per la gestione corrente che per il pregresso. Il comma 2, lettera c), prevede la collaborazione della Guardia di finanza, fino al 31 dicembre 2024, con le unità operative semplici e complesse deputate al monitoraggio e alla gestione del contenzioso relativo al pagamento delle fatture. Il comma 2, lettera d), autorizza la regione a reclutare con contratto di lavoro subordinato a tempo determinato, di durata non superiore a trentasei mesi, una unità dirigenziale e di quattro unità di personale non dirigenziali da inquadrare nella categoria D, tramite procedura selettiva pubblica, al fine di garantire la piena operatività della Gestione sanitaria accentrata del relativo Servizio sanitario regionale. Il comma 2, lettera e), introduce disposizioni contabili riguardanti il computo delle somme relative alla mobilità sanitaria interregionale. Il comma 2, lettera f), autorizza, nell'ambito del finanziamento del Servizio sanitario nazionale, un contributo di solidarietà in favore della Regione Calabria pari a 60 milioni di euro per ciascuno degli anni 2024 e 2025. Il comma 2, lettera g) esclude fino al 31 dicembre 2025 la possibilità di azioni esecutive nei confronti degli enti ed aziende del Servizio sanitario della Regione Calabria. Sulla base del comma 3, le disposizioni introdotte dall'articolo in esame continuano ad applicarsi anche qualora, in considerazione dei risultati raggiunti, cessi la gestione commissariale del Piano di rientro dai disavanzi sanitari della Regione Calabria.

L'articolo 16-octies reca norme finalizzate ad assicurare l'avvio e la celere realizzazione degli interventi di manutenzione straordinaria degli immobili di proprietà dello Stato insistenti nei territori delle città di Bergamo e Brescia, in considerazione dell'attribuzione del titolo di Capitale della cultura italiana per l'anno 2023.

All'articolo 17, che reca le disposizioni finanziarie e di copertura del decreto-legge, si segnalano, in particolare, il comma 1, che incrementa di 6 miliardi di euro annui, a decorrere dal 2022, il Fondo per l'assegno universale e servizi alla famiglia, contestualmente riducendo il Fondo per l'attuazione della delega fiscale, e il comma 2, che incrementa per il 2021 il fondo istituito per fronteggiare i danni causati dagli eventi alluvionali verificatisi negli anni 2019 e 2020, per i quali sia stato dichiarato lo stato di emergenza.

L'articolo 18, infine, disciplina l'entrata in vigore del decreto-legge.

MARIA CAROLINA VARCHI (FDI). (Intervento in discussione sulle linee generali – A.C. 3395?). Signor Presidente, onorevoli colleghi e colleghe, per l'ennesima volta, ci troviamo a discutere dell'ennesimo variegato pacchetto già costruito in ogni suo dettaglio, del quale non abbiamo potuto far altro che prenderne atto.

Crediamo sia giunta l'ora di cambiare l'attuale modus operandi, in base al quale il Governo spoglia sistematicamente il Parlamento del suo ruolo di legislatore, attraverso un monocameralismo alternato, attraverso la posizione della questione di fiducia su tutti i suoi provvedimenti e, non da ultimo, la scelta, anche su proposte di buon senso avanzate dall'opposizione, di rinviare a provvedimenti successivi, solo per avere l'ultima parola.

Ciò che è emerso e che preoccupa è il totale distacco tra le prerogative del Governo al decreto fiscale e le richieste, quasi sempre bocciate, che noi parlamentari abbiamo il dovere di porre, tramite gli emendamenti. Il problema, però, è che siamo noi parlamentari, che viviamo i nostri collegi di riferimento e conosciamo le esigenze del territorio, a sapere quali sono le reali richieste di coloro che subiranno le conseguenze di questo decreto-legge. Invece, con rammarico, abbiamo assistito all'impotenza dei partiti politici davanti all'assillante presenza della burocrazia ministeriale e governativa, capace di contrastare le naturali richieste che il Paese, specialmente in un momento difficile come questo, ci ha fatto pervenire. Tuttavia, onorevoli colleghe e colleghi, dobbiamo avere l'onestà intellettuale di ammettere che non possiamo non registrare una preoccupante e ferma volontà da parte del Governo di non ascoltare ciò che i parlamentari del Gruppo Fratelli d'Italia - e spesso anche degli altri partiti - abbiamo a gran voce richiesto.

Come Fratelli d'Italia abbiamo fatto tutto il possibile e tutto ciò che è giusto fare. Abbiamo ottenuto il passaggio di alcuni importanti emendamenti, al Senato, ovviamente, per fare in modo che i dirigenti scolastici possano avere uno scudo rispetto alle responsabilità civili, amministrative e penali che la pandemia potrebbe comportare in ragione della delicata funzione che svolgono. Da tempo sosteniamo, infatti, che queste figure non possono essere lasciate sole e non possono essere perseguite se svolgono bene il loro dovere nell'applicazione delle disposizioni che il Governo adotta spesso in continua contraddizione.

Abbiamo accolto con favore il dietrofront del Governo sull'assegno di invalidità, che è corso fortunatamente ai ripari, aprendo alla possibilità di cumulare l'assegno di invalidità con un reddito da lavoro fino a 4931,29 euro. Ricordo, infatti, che l'Inps aveva sospeso dal 14 ottobre l'erogazione dell'assegno d'invalidità a migliaia di disabili con redditi da lavoro; una decisione discriminatoria che rischiava di negare il diritto all'inclusione sociale delle persone con disabilità, costrette a scegliere tra un lavoro, anche di poche ore settimanali, e l'assegno di assistenza; così come accogliamo positivamente la previsione di un sostegno economico per genitori separati in stato di bisogno. Ma non basta. Dopo aver scongiurato il pericolo del regime IVA anche ad associazioni ed enti del Terzo Settore, stralciando la norma dalla scorsa legge di bilancio, la storia si ripete e il Governo ci riprova a distanza di un anno, penalizzando le realtà del volontariato che dal 1° gennaio 2022 dovranno entrare in un sistema di rendicontazione pur non svolgendo attività commerciali. Il tutto mentre le parti sociali stanno ancora discutendo del regime fiscale in seno alla riforma del Terzo Settore. E ancora. A settembre era stato approvato in Assemblea, all'unanimità, un ordine del giorno riguardante la riapertura della rottamazione-ter e la rottamazione-quater; ma, nonostante ciò, non solo nel decreto in esame non vi è una significativa proroga dei termini di notifica delle cartelle esattoriali, ma anzi si limita fortemente la possibilità di impugnare estratti di ruolo e cartelle di pagamento, con una misura che indebolisce i contribuenti e che sta mettendo in allarme il mondo delle imprese e dei professionisti.

Se il Governo si può permettere di non dare seguito ad una indicazione così chiara e unanime dell'Aula, non rimane che prendere atto del fatto che il Parlamento non ha più alcun ruolo; una vicenda mortificante, così come mortificante lo sterile rituale che la maggioranza ha compiuto nelle Commissioni di merito, ratificando un decreto-legge in materia fiscale senza neppure averlo esaminato.

Avremmo voluto - attraverso i lavori della Commissione - poter essere ancora più efficienti e incisivi. Avremmo voluto concretizzare nostre proposte in grado di attuare alcuni sgravi o aiuti fiscali, in grado di supportare aziende e famiglie italiane. Tuttavia, con dispiacere non possiamo non dichiarare che molto altro avremmo voluto e dovuto fare, ma che a causa della situazione sopra descritta non ci è stato possibile attuare.

È una nuova occasione persa che ricadrà per l'ennesima volta sulle spalle dei cittadini, che tutti noi avremmo dovuto rappresentare e tutelare.