XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 381 di martedì 28 luglio 2020
PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE MARIA EDERA SPADONI
La seduta comincia alle 10.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
MARZIO LIUNI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 24 luglio 2020.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Ascari, Covolo, De Menech, Luigi Di Maio, Gallinella, Gebhard, Lupi, Schullian e Tasso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Svolgimento di una interpellanza e interrogazioni
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e interrogazioni.
(Iniziative normative in materia di affidamenti di consulenze e collaborazioni da parte delle società partecipate dalle pubbliche amministrazioni, alla luce delle criticità relative ai recenti incarichi conferiti dalla Sac-Società aeroporto di Catania - n. 3-01693)
PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Suriano e Ficara n. 3-01693 (Vedi l'allegato A).
La Ministra per la Pubblica amministrazione, Fabiana Dadone, ha facoltà di rispondere.
FABIANA DADONE, Ministra per la pubblica amministrazione. Grazie, Presidente. Rispondo all'interrogazione dell'onorevole Suriano che chiede di conoscere elementi e iniziative di competenza in materia di affidamenti di consulenze e collaborazioni da parte delle società partecipate delle pubbliche amministrazioni, in particolare alla luce delle vicende relative alla SAC, Società aeroporto di Catania. I fatti esposti riguardano il conferimento di consulenze e incarichi direttamente a professionisti dal 2018 al 2020 dalla SAC Spa, di cui la camera di commercio del Sud Est Sicilia è socio di maggioranza, e dalla SAC Service Srl, di cui la SAC Spa è socio unico. In particolare, l'onorevole interrogante riferisce che, secondo quanto riportato da una testata giornalistica online, Sudpress, e in articoli rispettivamente del 2 e del 7 febbraio scorsi, sarebbero stati conferiti incarichi direttamente dall'amministratore delegato della citata società per 614 mila euro all'avvocato Merlino e per 213 mila euro al commercialista Nicotra. I conferimenti in argomento sarebbero avvenuti senza pubblicazione di bandi né avvisi pubblici, in violazione sia dei principi di trasparenza prescritti dalla normativa vigente sia dei presupposti di legittimità individuati dalla Corte dei conti che devono essere osservati nell'affidamento. Con nota del 3 aprile scorso indirizzata all'Ispettorato per la funzione pubblica da me attivato, il segretario generale della camera di commercio ha riferito che i dati assunti a base dell'interrogazione non corrisponderebbero al vero, così come anche l'assunto circa la violazione delle norme e delle procedure inerenti all'affidamento di incarichi legali, di consulenze e contenziosi. Ha altresì precisato che ogni incarico o contratto che veda come committente la SAC è regolarmente esposto e pubblicato sul sito, nella sezione “amministrazione trasparente”. In particolare, in merito al dottor Nicotra per l'attività di consulenza prestata in due anni il compenso è stimato essere 47.916 euro lordi, pari circa a euro 37.833 netti, senza alcuna violazione del codice appalti quanto alla soglia massima per gli affidamenti diretti, che è pari a 40 mila euro. Per quanto riguarda l'avvocato Merlino, gli incarichi sono stati rispettosi delle norme applicate nel settore speciale in opera dalla SAC, sia quanto a contenzioso sia con il conferimento degli incarichi consulenziali. In particolare, diversamente dai dati esposti nell'interrogazione, nel corso dei 24 mesi, quindi negli anni 2018 e 2019, gli incarichi consulenziali sommati a quelli di contenzioso hanno comportato compensi pari a 408.881 euro, ben inferiori rispetto a quanto esposto nell'interrogazione. In ogni caso, tutti gli incarichi consulenziali sono inferiori alla cifra di 40 mila euro e tutti gli incarichi di contenzioso prevedono dei compensi pari ai minimi tariffari. Peraltro, compensi per 101 mila euro afferiscono a incarichi affidati al predetto legale nel corso dell'esercizio 2017. La camera di commercio ha assicurato, infine, che svolgerà la propria attività di vigilanza consentita quale socio di riferimento affinché anche in questa fase delicata - quindi, quella dell'emergenza - la SAC continui a svolgere le proprie attività con prudenza e con l'attestazione delle spese. Desidero segnalare, infine, all'interrogante che è in corso di elaborazione, da parte del mio Ministero, una nuova delega proprio in tema di trasparenza e di anticorruzione che è stata elaborata da una commissione da me istituita e che ha l'intenzione proprio di introdurre dei criteri e dei princìpi per l'estensione anche alle società partecipate di norme in materia di incompatibilità, di conflitti di interessi e di pantouflage; mi farò, altresì, promotrice dell'introduzione di norme più stringenti in termini di trasparenza e di vigilanza sugli affidamenti di consulenze e di collaborazioni, in particolare con riguardo alla loro adeguatezza.
PRESIDENTE. La deputata Simona Suriano ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
SIMONA SURIANO (M5S). Grazie, Ministra, per la sua risposta. Grazie soprattutto per aver attivato prontamente l'Ispettorato per la funzione pubblica a seguito della mia interrogazione dopo aver appreso questi fatti dalla testata online. Apprendo che il segretario generale della camera di commercio dichiara - e mi fa piacere - che non c'è stata alcuna irregolarità. Ricordo che la camera di commercio partecipa comunque alla nomina dell'amministratore delegato della SAC, Società aeroporto di Catania. Dunque, non posso che essere lieta di apprendere che ovviamente non vi sono irregolarità. A maggior ragione, in un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando in questo momento, sapere, se fosse stato confermato, che un ente pubblico, a totale partecipazione pubblica, avesse utilizzato in modo distorto e poco trasparente le risorse pubbliche non avrebbe sicuramente fatto bene nei confronti della cittadinanza in generale. Ad ogni modo apprezzo sinceramente la volontà della Ministra e del suo Ministero di voler rendere ancora più stringenti le normative sugli affidamenti degli incarichi e delle consulenze da parte delle società pubbliche. In effetti, la normativa ancora oggi è poco chiara. Quindi, ben vengano, appunto, delle riforme normative che rendano effettivamente stringenti e chiari i limiti entro cui un ente pubblico o a totale partecipazione pubblica può muoversi.
(Iniziative per contrastare l'introduzione illecita di telefoni cellulari nelle carceri e per aumentare la sicurezza degli agenti di polizia penitenziaria – n. 3-01540 e n. 3-01578)
PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Silvestroni n. 3-01540 e Ascari e Sabrina De Carlo n. 3-01578, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A). Il sottosegretario di Stato per la Giustizia, Andrea Giorgis, ha facoltà di rispondere.
ANDREA GIORGIS, Sottosegretario di Stato per la Giustizia. Grazie, Presidente. Con diversi atti di sindacato ispettivo gli interroganti riferiscono di casi di illecita introduzione in carcere - e, quindi, successivo utilizzo - di telefonini cellulari, nonché dell'introduzione di alcuni grammi di hashish rinvenuti all'interno di una cella del carcere di Velletri. In particolare, riferiscono del caso avvenuto nel dicembre 2019, allorquando il detenuto Giuseppe Gallo, detto “Peppe ‘o pazzo”, ristretto in regime di 41-bis nel carcere di Parma, fu trovato con tre cellulari dei quali faceva uso. Quindi, riferiscono di quanto verificatosi nel carcere di Avellino, laddove più detenuti pubblicarono su un social network immagini che li ritraevano all'interno delle proprie celle; ed ancora, riferiscono di quanto verificatosi nel maggio 2020 all'interno del carcere di Dozza (Bologna), dove un avvocato fu fermato mentre cercava di consegnare a un detenuto due smartphone completi di SIM e caricabatterie; ed infine, della vicenda avvenuta nell'aprile 2020, all'interno del cortile del carcere di Secondigliano, dove un drone con a bordo sei cellulari e relative SIM card e caricabatterie fu bloccato dalla polizia penitenziaria.
Ciò premesso, gli interroganti chiedono di conoscere se il Ministro intenda attivarsi e quindi adottare tutte le iniziative volte a impedire l'introduzione e l'uso illeciti di telefonini cellulari o di altri mezzi idonei a comunicare con l'esterno, inclusa la possibilità di impiegare dispositivi tecnologici in grado di schermare il segnale della telefonia mobile, quindi se non intenda valutare di adottare iniziative normative al fine di punire penalmente l'introduzione e l'uso illeciti all'interno del carcere di mezzi idonei a comunicare con l'esterno.
Orbene, per quanto riguarda gli eventi critici verificatesi nel carcere di Velletri, va evidenziato che il rinvenimento di sostanza psicotropa e del cellulare illecitamente introdotti in carcere sono stati possibili grazie alla quotidiana opera di controllo, monitoraggio e vigilanza svolta dagli agenti della Polizia penitenziaria ai sensi della normativa vigente, che ha consentito la perquisizione delle celle all'esito di ponderate e valutazioni info-investigative da parte degli operatori penitenziari. Al riguardo, risulta altresì che la procura della Repubblica presso il tribunale di Velletri, ricevute le relative comunicazioni di notizie di reato, ha debitamente aperto i relativi procedimenti penali, le cui indagini sono in corso. Allo stato, pertanto, nessun'altra informazione sul punto risulta acquisibile.
Passando alla vicenda delle illecite introduzioni in carcere di apparati di telefonia mobile, va osservato che purtroppo si tratta di un fenomeno diffuso in molti istituti penitenziari della Repubblica. Al riguardo, risulta che durante il 2019 ne sono stati rinvenuti 1.886 (non già 2.100, come erroneamente ritenuto); al 22 giugno del 2020, invece, si è raggiunto il numero di 1.091. Presso il carcere di Velletri, per la precisione, ne sono stati rinvenuti 15 nel corso del 2019 e 11 al 22 giugno del 2020. Invero, il progresso tecnologico avvenuto nel tempo ha consentito di fatto la realizzazione di apparati di dimensioni sempre più piccole e conseguentemente facilmente occultabili. La Polizia penitenziaria quotidianamente svolge opera di vigilanza per evitare che i detenuti ricevano ovvero utilizzino all'interno degli istituti oggetti non consentiti e ciò in ossequio a quanto prescritto dall'articolo 24, comma secondo, del DPR n. 82 del 1999, ai sensi del quale il Corpo di polizia penitenziaria ha il compito di sorvegliare i detenuti e gli internati ovunque si trovino. Il Ministero, inoltre, proprio per contrastare l'introduzione di apparati di telefonia mobile all'interno degli istituti penitenziari del territorio nazionale, a mezzo della competente direzione generale del personale e delle risorse del DAP, ha acquisito e distribuito ai provveditorati regionali, nel corso del precedente esercizio finanziario, le seguenti apparecchiature: 200 rilevatori portatili di dispositivi elettronici a breve distanza di telefonia cellulare e dispositivi Bluetooth in grado di rilevare qualunque componente elettronico, anche circuiti stampati, tipo SIM card telefoniche, oltre che metalli classici e cacciaviti o utensili di piccole dimensioni; 65 rilevatori portatili di telefoni cellulari in grado di rilevare telefonate o invio di messaggi in corso (in particolare, rilevano trasmissioni nelle seguente bande: GSM, 3G, 4G, LTE, Bluetooth e Wi-Fi, a distanza, che variano in base alla tipologia della struttura); 40 disturbatori elettronici jammer usati di volta in volta in base alle necessità negli istituti penitenziari presenti nel territorio italiano. Lo jammer è uno strumento utilizzato per impedire ai telefoni cellulari di ricevere o trasmettere comunicazioni. Tali apparecchiature sono utilizzate principalmente in luoghi ove l'uso dei cellulari o di comandi a distanza su frequenza possono rappresentare un immediato pericolo. Le leggi italiane e di molti Paesi europei ne consentono l'uso solo alle Forze di Polizia. Non solo, sono altresì state acquistate e distribuite negli istituti penitenziari, con priorità verso quelli privi o con dispositivi malfunzionanti, ulteriori apparecchiature elettroniche, ovvero: 40 metal detector a portale in grado di intercettare armi da fuoco, armi bianche, ispezionando in modo rapido le persone in transito negli istituti penitenziari; 90 apparecchiature a raggi X per il controllo dei pacchi. Tali apparecchiature, di ridotte dimensioni, a tecnologia avanzata, sono ubicate in genere presso le portinerie degli istituti, e permettono indagini su valigie, bagagli, pacchi, consentendo di rilevare oggetti non consentiti, dispositivi d'innesco, oggetti pericolosi, compresi i telefoni cellulari ed apparecchiature elettroniche. Quanto alle richieste circa eventuali interventi di natura normativa volti a contrastare la condotta di introduzione e utilizzo illecito di apparecchi di telefonia, e comunque idonei a comunicare con l'esterno, va rappresentato che allo stato risulta penalmente rilevante la condotta di cui all'articolo 391-bis del codice penale, rubricata “Agevolazione ai detenuti internati sottoposti a particolari restrizioni delle regole di trattamento e degli istituti previsti dall'ordinamento penitenziario”, consistente, tale condotta di reato, nel consentire a detenuto sottoposto a regime sub articolo 41-bis di comunicare con altri in elusione delle prescrizioni all'uopo imposte. Si tratta di un delitto punito con la reclusione da uno a quattro anni, ovvero da due a cinque anni laddove la condotta sia tenuta da pubblico ufficiale ovvero da esercente la professione forense. Non solo, va doverosamente rappresentato che presso il DAP, su impulso dei suoi vertici, è stato individuato un gruppo di lavoro composto da personale in servizio presso la direzione generale del personale e delle risorse, la direzione generale detenuti e del trattamento e la direzione generale della formazione, volto proprio ad analizzare la problematica in argomento e a incrementare lo standard delle misure da adottare, sia dal punto di vista tecnologico che organizzativo per un'efficace prevenzione e neutralizzazione del fenomeno. Le attività sono in corso.
PRESIDENTE. Il deputato Marco Silvestroni ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione. Prego, collega.
MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, sicuramente apprezzo lo sforzo del Governo sulla materia che stiamo trattando. Come lei, in inizio della sua risposta alla mia interrogazione, ha fatto cenno, stiamo parlando già di fatti avvenuti nel 2019, quando sono stati trovati questi svariati tipologia di apparecchi di comunicazione, e siamo arrivati a maggio 2020. Ha citato gli sforzi che il Governo sta facendo, soprattutto per quanto riguarda chi è sottoposto a trattamento del 41-bis, ma io credo che sia necessario intervenire dal punto di vista legislativo affinché anche per chi non è sottoposto a ristrettezze come quelle del 41-bis debba essere comunque previsto dal diritto che ci sia una severa punizione per chi fa uso di questi strumenti, perché, come abbiamo visto, è successo che spesso sono stati utilizzati per creare tumulti o manifestazioni all'interno delle carceri, mettendo i detenuti in collegamento e, allo stesso momento, sono avvenute queste situazioni, laddove comunque chi ci rimette sono sempre gli agenti di Polizia penitenziaria, i quali - sì - svolgono, come lei ha detto, queste attività, in questo caso muniti anche di tecnologia di controllo ma spesso sono sottoposti ad aggressioni, essendo sempre più spesso puniti loro e non chi in realtà è in detenzione per crimini.
Allora, noi prima andiamo a tutelare - dobbiamo tutelare - chi in realtà fa rispettare la legge e i cittadini italiani, poi, magari, i criminali e i detenuti. Quindi, credo che sia doveroso da parte del Governo, oltre alle iniziative che ha intrapreso, prevedere anche un intervento duro, un pugno duro nei confronti di quei detenuti che non sono, lo ripeto, in stato di detenzione in base al 41-bis, ma che comunque sono all'interno delle carceri italiane per reati criminali di vario tipo.
Anche per loro deve essere fatto un intervento legislativo per rendere severamente punibile l'uso di questi apparati che sono sempre più avanzati e tecnologici e che possono creare disturbo e incidenti all'interno delle carceri italiane.
PRESIDENTE. La deputata Ascari ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.
STEFANIA ASCARI (M5S). Grazie, Presidente. Ringrazio il Governo per la risposta che ci ha voluto fornire oggi della quale non posso che dichiararmi soddisfatta. I plurimi rinvenimenti di telefoni cellulari e la notizia dell'abbattimento di un drone sopra una struttura carceraria, oltre ai fatti elencati dal sottosegretario, sono fatti gravissimi e allarmanti, non sono accettabili in un Paese civile e soprattutto non sono accettabili in un Paese come il nostro all'avanguardia a livello mondiale nel contrasto alle mafie. Ricordiamo infatti che, soprattutto nelle carceri di alta sicurezza e di cui al 41-bis, il blocco delle comunicazioni con l'esterno è di fondamentale importanza per contrastare la criminalità organizzata e recidere i legami tra boss e cosche. Se concedessimo ai mafiosi la possibilità di continuare a dirigere dall'interno dei penitenziari le proprie organizzazioni cadrebbe un castello di carte, tutto il sistema di contrasto alle mafie. Si vanificherebbero anni di indagini e processi giudiziari necessari per assicurare questi criminali alla giustizia e con essi uno spreco di risorse umane, strumentali e finanziarie inimmaginabili; senza contare le vite umane che sfortunatamente vengono sacrificate in questo percorso. Siamo felici pertanto dell'impegno che il Governo ha voluto assumere nella direzione di bloccare sul nascere le possibilità di contatto tra boss e l'esterno del carcere, predisponendo tutte le necessarie iniziative strumentali e organizzative di propria competenza. Ci auguriamo in particolare che l'acquisto della strumentazione tecnologica possa trovare impiego nel più breve tempo possibile nelle nostre carceri, come lei, sottosegretario, ha detto chiaramente. Siamo certi che questo impegno ci consentirà di non leggere più sulle prime pagine dei giornali notizie allarmanti come quelle poc'anzi riportate. Da parte mia, assicuro il mio massimo impegno, congiuntamente a quello dei miei stimati colleghi, nel monitorare la situazione della sicurezza delle carceri, in particolar modo quelle di massima sicurezza.
Concludo il mio intervento, certa che le azioni intraprese da questo Governo non potranno che andare nella direzione di un sempre più efficiente contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso anche all'interno delle strutture detentive.
(Iniziative di competenza al fine di evitare la chiusura dell'ufficio postale di Porto Corsini, nel comune di Ravenna - n. 2-00671)
PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Tonelli n. 2-00671 (Vedi l'allegato A).
Chiedo al deputato Tonelli se intenda illustrare la sua interpellanza o se si riservi di intervenire in sede di replica.
GIANNI TONELLI (LEGA). Gentilissimo signor Ministro, secondo l'accordo siglato da Poste e Telecomunicazioni era stato garantito il mantenimento degli uffici nei comuni isolati; di fatto sarebbe stata invece decisa la chiusura di uffici in tutto il territorio nazionale tra cui anche l'ufficio all'interno dei Lidi nord di Ravenna, precisamente Porto Corsini. Ravenna è il secondo comune più esteso d'Italia e ingloba il territorio dei Lidi nord che, per densità demografica e distanza dalla città, potrebbe essere paragonato ad un vero e proprio comune. Porto Corsini, paese stanziale, è il punto di riferimento per la comunità sia di Porto Corsini che di Marina Romea: complessivamente contano circa 3.000 abitanti residenti ai quali nel periodo estivo vanno aggiunte numerose migliaia di turisti e proprietari di secondi alloggi. I Paesi suddetti vantano alcune decine di stabilimenti balneari, un centinaio di attività commerciali, un attracco crocieristico, un'area per la sosta camper da circa 160 posti, un campo sportivo, un maneggio, diverse scuole e farmacia. A Porto Corsini c'è anche la sede regionale della Capitaneria di porto che per le proprie attività (si veda ad esempio il rilascio delle patenti nautiche) ha certamente bisogno dei servizi di un ufficio postale. Lungo la strada di accesso a Porto Corsini, via Baiona, ci sono anche decine di grandi aziende tra cui la centrale ENEL, Marcegaglia, Bunge, Cabot, Alma Petroli, eccetera.
Inoltre, va evidenziato che, nei prossimi cinque anni, il territorio vivrà un vero e proprio sconvolgimento positivo grazie ai piani di riqualificazione dell'area dei Lidi nord e il piano per il potenziamento del porto di Ravenna che ammontano a centinaia di milioni di euro, in gran parte già finanziati, che vedranno l'inizio dei lavori nell'estate 2020 e che, conseguentemente, porteranno sul posto centinaia di lavoratori che, senza dubbio, avranno bisogno di tutti i servizi, compreso quelli dell'ufficio postale. Invece, l'azienda Poste Italiane ha deciso che le comunità di Porto Corsini e Marina di Ravenna debbono servirsi dell'ufficio postale di Marina di Ravenna, essendo esso a circa un chilometro di distanza aerea, sebbene di mezzo ci sia il canale di entrata del porto marittimo e, per attraversarlo, si debba utilizzare un traghetto che ha costi e tempi mediamente dai 30 ai 40 minuti di attraversata, sempre che non ci siano uno o più navi in transito, perché in quel caso il tutto si allunga. Inoltre l'avvio dei lavori del piano portuale prevede lo scavo dei fondali del canale per svariati mesi all'anno in cui il traghetto non funziona, da cui consegue che, in tale periodo, la distanza dall'ufficio postale indicato si allungherà e sarà circa di 25 chilometri. Pertanto, se per ritirare una raccomandata un abitante dovrà sobbarcarsi i costi aggiuntivi e perdere alcune ore del suo tempo, tale decisione comporterebbe evidenti disagi e difficoltà per i cittadini della comunità locale, in particolare quelli più anziani o più in difficoltà a spostarsi. Chiediamo se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda eventualmente adottare al fine di evitare notevoli disagi alla popolazione che, inevitabilmente, comporterebbero la chiusura dell'ufficio postale dei Lidi nord di Ravenna a Porto Corsini.
PRESIDENTE. La Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Alessia Morani, ha facoltà di rispondere.
ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Le questioni sollevate nell'atto in discussione riguardano l'implementazione del piano di razionalizzazione da parte di Poste Italiane S.p.A. nella provincia di Ravenna, in particolare la prevista chiusura dell'ufficio postale di Porto Corsini-Lidi nord di Ravenna. Preliminarmente ricordo che spetta all'Agcom l'adozione di provvedimenti regolatori in materia di qualità e caratteristiche del servizio postale universale e che la suddetta Autorità ha regolamentato la presenza di Poste Italiane sul territorio nazionale con la delibera n. 342/14. Sentita in merito ai piani di razionalizzazione dei propri uffici, Poste italiane ha sottolineato di essere tenuta ad adottare interventi di adeguamento dell'offerta all'effettiva domanda di servizio postale universale da parte della clientela nel rispetto dei criteri di distribuzione degli uffici postali sul territorio per la fornitura del servizio postale universale, di cui al citato decreto 7 ottobre 2008 e alle delibere Agcom, con particolare riferimento alla citata delibera n. 342/14. Nello specifico l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha precisato che il Piano 2019 ha riposizionato gli interventi diversamente dagli anni passati in ambiti territoriali medio-grandi, nei quali comunque è possibile realizzare efficienze di gestione, riequilibrando l'offerta del servizio e l'effettiva domanda. Il medesimo Piano individua un elenco di uffici postali potenzialmente interessati da interventi di razionalizzazione poiché l'effettiva implementazione degli stessi è subordinata agli esiti delle interlocuzioni con gli enti locali. L'intervento di razionalizzazione dell'ufficio postale Porto Corsini dei Lidi nord di Ravenna è contenuto in tale Piano 2019 predisposto nel rispetto dei vigenti criteri di distribuzione previsti in tutto il territorio. Poste Italiane ha inoltre osservato che le chiusure fanno parte di un progetto di razionalizzazione organizzativa che comporta la ricollocazione di alcuni uffici in zone a maggiore richiesta di servizi. Invero viene confermato l'impegno da parte di Poste di non chiudere uffici nelle aree meno densamente abitate e in particolare nei comuni con meno di 5.000 abitanti. Si evidenzia inoltre che, in esito agli impegni assunti da Poste Italiane con i cosiddetti piccoli comuni, è stata prevista la realizzazione di interventi infrastrutturali e di accordi per la fornitura di servizi in modo capillare. In molti piccoli comuni sono state abbattute le barriere architettoniche, è stato esteso il servizio di Wi-Fi gratuito e sono stati installati nuovi sportelli automatici Atm Postamat.
Tali iniziative riguardano anche la città di Ravenna dove l'azienda ha portato avanti un confronto con le istituzioni locali incontrando, lo scorso 16 ottobre 2019, l'amministrazione comunale, la quale ha preso atto di quanto illustrato da Poste italiane, manifestando un iniziale atteggiamento positivo a seguito dell'ulteriore proposta di attivazione di un ATM nei pressi dell'ufficio postale di Porto Corsini per evitare eventuali disagi ai cittadini. La società riferisce al riguardo che la decisione di procedere al relativo intervento di razionalizzazione di tale ufficio postale scaturisce dalla valutazione dell'esiguità dei flussi di traffico, del ridotto numero di operazioni effettuate e dalla presenza, in posizione limitrofa, di uffici in grado di assorbirne senza aggravio l'operatività. Poste, inoltre, ha puntualizzato che, nel rispetto dell'articolo 5 della richiamata delibera AGCOM n. 342/14, in data 2 dicembre 2019, è stata inviata la comunicazione formale di chiusura di detto ufficio postale alle autorità locali, con il previsto preavviso di 60 giorni. Inoltre, ai sensi della delibera AGCOM n. 385/13, in data 3 marzo 2020, sono stati regolarmente affissi gli avvisi al pubblico con il previsto il preavviso di 30 giorni, riportante l'indicazione della prevista data di chiusura - 6 aprile 2020 - e l'indicazione degli uffici postali limitrofi. Come riferito dalla società, successivamente all'affissione degli avvisi al pubblico, il sindaco di Ravenna ha chiesto di rivedere la decisione aziendale e di soprassedere alla chiusura dell'ufficio postale di Porto Corsini. Ebbene, alla luce di tali fatti e tenuto conto dell'emergenza da COVID-19 sviluppatasi a ridosso dei fatti rappresentati e in virtù della particolare situazione ancora in atto in tutto il Paese, Poste italiane ha deciso di sospendere al momento l'intervento di razionalizzazione riguardante l'ufficio postale dei Lidi di Ravenna.
In conclusione, dunque, il Ministero dello Sviluppo economico, nei limiti delle proprie specifiche competenze in materia, monitorerà affinché gli obiettivi di miglioramento del servizio da parte di Poste italiane siano raggiunti e si possa assicurare un target in linea con le aspettative, cercando di evitare disagi o disservizi all'utenza, compresi i cittadini della comunità ravennate.
PRESIDENTE. Il deputato Tonelli ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
GIANNI TONELLI (LEGA). No, non sono soddisfatto per un motivo e questo volevo sottolineare alla rappresentante del Governo. È chiaro che i numeri che Poste italiane hanno fornito il Governo hanno qualcosa di sterile: forse non hanno spiegato che il posto più vicino per un ufficio postale è dall'altra parte del Candiano, ma il Candiano, il porto di Ravenna è una cosa enorme, è come il Po e, come ho cercato di spiegare nella mia interpellanza, vi sono tutta una serie di cause che, a volte, ritardano addirittura di ore il transito di navi che, rispetto al porto di Ravenna, il più grande dell'Adriatico, ha un traffico veramente sostenuto e, quindi, molte volte, il traghetto ci mette tempo ad arrivare dall'altra parte.
Ma la cosa che vorrei sottolineare alla rappresentante del Governo è proprio questa, cioè l'irragionevolezza del criterio. I Lidi Nord sono tre: Porto Corsini, Marina Romea e Casal Borsetti e sono a pochissimi chilometri l'uno dall'altro, oserei quasi dire che sono attaccati. Viene chiuso Porto Corsini, che è uno dei centri importanti ed è il cuore, bene o male, della vita della zona dei Lidi Nord, mentre, invece, viene lasciato l'ufficio di polizia postale, per quanto a ranghi ridottissimi, perché lo è sempre stato, perché la comunità è una comunità veramente esigua, a Casal Borsetti. Allora, il problema delle distanze, non si può prendere una cordella e dire “questo è più vicino”: bisogna vedere l'ambito territoriale. È totalmente irragionevole questa scelta, perché, eventualmente, doveva essere chiuso quello di Casal Borsetti, obiettivamente, se si doveva fare una scelta razionale (anche se è auspicabile che nessuno venga chiuso). Allora, mi rivolgo a lei come rappresentante del Governo per segnalare alla direzione di Poste che serve un approfondimento su questo e una valutazione, anche perché, per il momento, è stato sospeso, sappiamo infatti perfettamente che il contratto di locazione per i locali è stato rinnovato, penso, fino al 2024, ma, comunque, il problema viene solo rinviato e rimane. Se vogliamo cercare veramente una soluzione, rispetto ai Lidi Nord, che sono tagliati fuori dalla collocazione geografica, cioè sono dall'altra parte del porto, forse è opportuno che determinati servizi non vengano a mancare, perché, altrimenti, è chiaro che quella zona non riuscirà a decollare, nonostante i milioni e milioni che si cercano di investire in quella direzione.
(Elementi in ordine alla vicenda della falsificazione dei dati relativi alle emissioni di taluni modelli di auto diesel della Volkswagen e iniziative volte a tutelare i consumatori rispetto alle frodi commerciali commesse in particolare da imprese multinazionali – n. 3-01486)
PRESIDENTE. La sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico, Alessia Morani, ha facoltà di rispondere all'interrogazione D'Ettore ed altri n. 3-01486 (Vedi l'allegato A).
ALESSIA MORANI, Sottosegretaria di Stato per lo Sviluppo economico. Grazie, Presidente. Con l'atto di sindacato ispettivo in parola, gli onorevoli interroganti, prendendo spunto dalla vicenda “Dieselgate” e dallo scandalo delle emissioni inquinanti degli autoveicoli prodotti dalla nota casa automobilistica Volkswagen, riferiscono dell'avvenuto raggiungimento, in Germania, di un accordo extragiudiziale per effetto del quale il gruppo Volkswagen provvederà a risarcire circa i due terzi dei proprietari di auto prodotte dal medesimo gruppo che avevano aderito a una class action.
Gli interroganti chiedono, pertanto, di conoscere se i Ministri interrogati non ritengano opportuno adottare iniziative per rafforzare gli strumenti di tutela dei cittadini rispetto alle frodi commerciali commesse, in particolare, da imprese multinazionali. A tal riguardo, il Ministero dello Sviluppo economico ha interessato l'Autorità garante della concorrenza e del mercato e il Ministero della Giustizia per gli ambiti di rispettiva competenza.
In proposito, l'AGCM ha informato che, con il provvedimento n. 26137 del 4 agosto 2016, ha erogato, nei confronti delle società Volkswagen Group Italia Spa e Volkswagen AG in solido, una sanzione amministrativa pecuniaria pari a 5 milioni di euro per aver posto in essere una pratica commerciale scorretta.
Va altresì detto che tali società hanno impugnato il menzionato provvedimento davanti al tribunale amministrativo regionale per il Lazio, Sezione Prima, che, con sentenza n. 6920 del 2019, ha però respinto il ricorso.
Sentito anche il Ministero della Giustizia, quest'ultimo ha osservato che Altroconsumo ha promosso, nei confronti di Volkswagen Group AG e Volkswagen Group Italia Spa, un procedimento ex articolo 140-bis del codice del consumo, volto ad accertare lo svolgimento di pratiche commerciali scorrette mediante la diffusione di informazioni non rispondenti al vero o, comunque, in grado di indurre il consumatore in errore circa le caratteristiche delle autovetture, sul rispetto degli standard delle emissioni inquinanti dei veicoli diesel, con motore EA189, a marchio Volkswagen, Audi, Skoda e Seat. Al riguardo, il Ministero della Giustizia ha informato che, dopo l'udienza dell'8 maggio 2019, è stata fissata udienza il 4 marzo 2020, che si è svolta regolarmente nonostante la sopravvenuta emergenza legata ai COVID-19 e che ora il procedimento è stato riservato per la decisione. Orbene, anche detta class action, che ha determinato 82.122 adesioni - si tratterebbe, dunque, di una delle più grandi class action del nostro Paese - è un ulteriore strumento che l'ordinamento riconosce a tutela dei consumatori, garantendo l'accertamento della responsabilità per la lesione dei diritti individuali omogenei, da un lato, e la condanna al risarcimento del danno e alla restituzione, ove sussistano i presupposti, dall'altro.
Ciò detto, va sottolineato il rafforzamento della tutela dei consumatori con l'approvazione della legge n. 31 del 2019, che ha modificato significativamente l'istituto dell'azione di classe previsto dal codice del consumo. La riforma, in particolare, ha previsto l'estensione dell'ambito di applicazione della citata azione a diritti individuali omogenei esperibili da ciascun singolo componente della classe, nonché dalle organizzazioni o associazioni senza scopo di lucro e che siano iscritte in un elenco tenuto presso il medesimo Ministero della Giustizia.
Infine informo che, sempre nell'ottica di dare il massimo impulso alla tutela dei diritti dei consumatori, il Ministero della Giustizia ha informato che si è costituito un tavolo tecnico per il monitoraggio della nuova disciplina sull'azione di classe, destinato a concludere i lavori con una relazione in cui potranno anche essere formulate eventuali proposte di modifica. Alla luce di quanto riferito, informo, dunque, che il Governo continuerà a porre in essere ogni iniziativa utile per rafforzare gli strumenti di tutela dei cittadini rispetto alle frodi commerciali, nonché a sostenere le iniziative parlamentari che vanno in tale direzione.
PRESIDENTE. Il deputato D'Ettore ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alla sua interrogazione.
FELICE MAURIZIO D'ETTORE (FI). Mi spiace dire che non sono per nulla soddisfatto, perché è chiaro che si tratta di una risposta burocratica di un presunto monitoraggio rispetto a un caso di una gravità estrema, cioè ci troviamo di fronte alla falsificazione di dati con riguardo alle emissioni di gas inquinanti e, nelle prove reali, queste centraline, che sono state messe, hanno dimostrato che la frode rispetto ai gas inquinanti è di oltre il 40 per cento. Si tratta di un caso che è stato affrontato anche dalla Corte federale tedesca e da accordi in Germania, con quasi 240 mila risarcimenti. L'Italia è l'unico Paese che non ha alcun risarcimento, non esiste alcuna sanzione effettiva a tutela dei consumatori e questa dell'Agcom è ancora in corso e non ha avuto alcun esito. È evidente che il nostro ordinamento ha bisogno di una tutela con riguardo ai diritti omogenei e alle class action che sia molto più efficace, ed occorrerebbe soprattutto un immediato intervento del Governo su questa vicenda, anche al fine di consentire un eventuale accordo con l'azienda.
Non è possibile che un'azienda di questa rilevanza come la Volkswagen si sia permessa di arrivare a falsificare, con frodi in commercio dichiarate, un'attività quale quella relativa all'impedimento della emissione di gas inquinanti. Addirittura, la procura di Verona ha detto che non c'è manco reato e quindi non c'è frode in commercio, cioè siamo l'unico ordinamento che è costruito in un modo tale per cui chiunque può venire in Italia a fare quello che ritiene più opportuno e la disciplina di derivazione comunitaria, in Italia, si vede che non è stata attuata in maniera efficace. Ripeto, mi spiace, il sottosegretario ho visto che ha tentato, anche rispetto alla velina burocratica, di dare un suo orientamento, ma è evidente che il Governo non ha alcun orientamento in merito e sta aspettando di vedere quel che succede nei tribunali, ma questo lo sapevo anch'io, cioè io sono un semplice cittadino e aspetto pure io di vedere che succede in tribunale, ma penso che il compito del Governo non sia monitorare e vedere. Cosa fanno i vari uffici, le varie direzioni, i dirigenti, oltre a percepire stipendi di oltre 240.000 euro? Sanno quello che sta accadendo o no? Sanno che siamo l'unico Paese in Europa che non ha aperto a risarcimenti in questo caso? Sanno che le centraline sono truccate? Sanno che è necessario attuare il disciplinare e intervenire direttamente, anche in sostituzione dei consumatori, che non hanno tutti la forza di poter agire? Le class action, come sono organizzate in Italia, non sono sufficienti a impaurire alcuno, non gliene frega proprio niente a tutti questi che vengono dall'estero, tant'è vero che l'unico Paese è l'Italia, in cui la frode in commercio non viene sostanzialmente sanzionata. La minaccia dei 5 milioni dell'Agcom, voglio dire, ma che ci stanno a fare questi dell'Agcom, c'era bisogno che glielo spiegasse qualcuno quello che andava fatto? Poi il ricorso al TAR, io lo conosco l'ordinamento. Il Governo, di fronte a questa incapacità del sistema di reagire, dovrebbe, a parte la mano legislativa, propositiva e costruttiva di una disciplina immediata - non certo la legge n. 31 del 2019, che non è servita a niente da questo punto di vista -, intervenire quantomeno su queste società, per sollecitare almeno un accordo in Italia, così come hanno fatto in Germania e in tutti i Paesi. La risposta dimostra, in realtà, che il Governo si sta disinteressando e, come qualsiasi altro cittadino, che cosa fa? Sta a guardare, aspetta che qualcuno decida in qualche tribunale. Troppo comodo governare in questo modo, troppo comodo rimettersi solo all'intervento della giustizia ordinaria o amministrativa o alle presunte nostre Autorità terze garanti: qui ogni tanto ci mandiamo qualcuno, in queste Autorità garanti, semplicemente per dargli qualche posto e qualche prebenda, dopo aver fatto il parlamentare. Questa è la situazione attuale. Mi spiace dirlo, io non sono mai polemico su questi temi, tento sempre di essere costruttivo, ma questa vicenda dimostra l'incapacità e l'inadeguatezza di questo Governo a rispondere a un caso che in tutta Europa è affrontato con i risarcimenti per le persone che hanno avuto questa, come dire, avventura di comprare autovetture che inquinano in maniera tragica - più del 40 per cento oltre il limite previsto - perché hanno truccato le centraline. Che fa il Governo? Vediamo che succede nei tribunali. Mi dispiace, sottosegretario, non è una risposta adeguata.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 12.
La seduta, sospesa alle 10,45, è ripresa alle 12.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
Informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza per l'apertura dell'anno scolastico in relazione alla situazione epidemiologica da COVID-19.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sulle iniziative di competenza per l'apertura dell'anno scolastico in relazione alla situazione epidemiologica da COVID-19.
Dopo l'intervento della Ministra dell'Istruzione interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente secondo la rispettiva consistenza numerica, per sette minuti ciascuno. Un tempo aggiuntivo è attribuito al gruppo Misto.
(Intervento della Ministra dell'Istruzione)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare la Ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina.
LUCIA AZZOLINA, Ministra dell'Istruzione. Presidente, deputate e deputati, l'informativa di oggi in quest'Aula mi permette di offrire al Parlamento un quadro complessivo e aggiornato sulle iniziative che il Governo ha adottato e sta adottando per consentire l'avvio dell'anno scolastico 2020-21 e il rientro a scuola in presenza in condizioni di piena sicurezza delle nostre studentesse, dei nostri studenti e di tutto il personale. Da parte dell'Esecutivo c'è il massimo impegno per garantire il diritto allo studio di tutte le alunne e di tutti gli alunni e anche il diritto alla salute di quante e quanti, a settembre, torneranno nei nostri istituti scolastici.
In campo non c'è solo il Ministero dell'Istruzione: ci sono quello della Salute, da mesi al lavoro per la tutela della sicurezza di noi cittadini, quello delle Infrastrutture e dei trasporti; tutto il Governo è unito per raggiungere l'obiettivo. Ci sono gli uffici scolastici regionali, i dirigenti delle nostre scuole, gli enti locali, le organizzazioni sindacali. Serve il massimo sforzo da parte di tutti coloro che sono coinvolti a vario titolo per il conseguimento di un risultato che riguarda il Paese intero.
Da settimane sto girando l'Italia per monitorare i tavoli regionali di lavoro per la ripresa di settembre. Ieri sono stata in Toscana e sono fiera di poter dire che sto trovando molta collaborazione sui territori fra coloro che, insieme al Ministero che mi onoro di dirigere, sono chiamati a lavorare con noi per riportare tutti e tutte in classe. Voglio ringraziare tutte e tutti coloro che si stanno spendendo in queste settimane a livello centrale e periferico per ottenere questo risultato, mettendo da parte pause, vacanze, esigenze personali, nel nome e per il bene della scuola; a partire da tutti quei dirigenti scolastici e quei docenti che anche ora, mentre si svolge questa informativa, stanno adoperandosi per le loro studentesse e i loro studenti.
La scuola sta facendo squadra, sta lavorando compatta, sta dando una grande lezione di resilienza, unità, capacità organizzativa; sta dimostrando ancora una volta il proprio valore a tutto il Paese, lavorando a testa bassa per il bene di tutti. Credo che la politica debba fare altrettanto e in questa occasione, ancor più che in altre, lasciatemelo dire, credo debba stringersi attorno al tema della ripresa delle attività didattiche in presenza, che merita di essere affrontato con serietà e consapevolezza.
Serve tanta responsabilità, anche da parte di ogni cittadino. Occorre che si mantengano, in questo lasso di tempo che precede il ritorno fra i banchi, comportamenti in linea con le indicazioni fornite dalle autorità sanitarie per tutelare la salute di tutti ed evitare che si diffondano i contagi o che si creino nuovi focolai.
A settembre, la scuola riparte: voglio dirlo in quest'Aula e ribadirlo con chiarezza per arrivare a tutte quelle famiglie che ci stanno ascoltando e che, spesso, sono travolte da toni allarmistici e apocalittici. Ho firmato lo scorso 24 luglio l'ordinanza che stabilisce l'avvio delle lezioni dal 14 settembre, mentre, dal 1° settembre, come previsto dall'ordinanza ministeriale del 16 maggio 2020, n. 11, si svolgeranno le attività di integrazione e recupero degli apprendimenti per tutte quelle studentesse e quegli studenti che non hanno raggiunto gli obiettivi previsti, ma anche per tutti quelli che i docenti vorranno coinvolgere.
In Parlamento, in questi mesi, ho avuto modo di chiarire più volte che la sospensione delle attività didattiche in presenza ha rappresentato per tutto il Governo una scelta dolorosa e difficile. Si è trattato però di un atto necessario, indispensabile per fronteggiare il diffondersi della pandemia. Gli scenari forniti dal Comitato tecnico-scientifico erano chiari: lasciare i nostri ragazzi e le nostre ragazze, unitamente a tutto il personale, a scuola, avrebbe rappresentato un grave rischio per la salute nazionale. Abbiamo scelto una linea di prudenza che ha consentito di salvare migliaia di vite e restiamo convinti della nostra scelta.
In questi mesi, ci siamo mossi con responsabilità, con prudenza, nell'esclusivo interesse delle cittadine e dei cittadini ed è con lo stesso senso di responsabilità che oggi siamo chiamati ad affrontare il rientro a scuola. Voglio ricordare che, nel frattempo, già a giugno, con gli esami di Stato della scuola secondaria di secondo grado, abbiamo riportato mezzo milione di studentesse e di studenti e i componenti di ben 13 mila commissioni a scuola: un'operazione che si è svolta senza criticità, anche qui grazie alla collaborazione di tutti.
Nel primo giorno delle prove ho voluto essere presente in una scuola di Bergamo, in un territorio che ha sofferto molto: ho voluto portare la vicinanza del Governo e il mio impegno personale, come donna, come italiana, come insegnante. È ancora viva nella mia mente l'emozione di quella mattinata, l'emozione delle ragazze e dei ragazzi che ho incontrato, pronti a dimostrare quanto appreso nel corso degli studi, ma anche del personale scolastico, pronto a ricominciare con spirito di servizio e impegno. Per alcune realtà locali martoriate dal COVID, lo svolgimento degli esami di Stato ha rappresentato per certi versi una vera e propria prova generale di ritorno alla quotidianità. I fatti dimostrano che quella scelta ha prodotto i risultati sperati: lo confermano i tanti messaggi di ringraziamento, le molte lettere pervenute in queste settimane. Abbiamo dimostrato di sapere come tutelare la comunità scolastica nel momento più difficile e come ripartire poi con gli esami appena è stato possibile farlo.
L'obiettivo di settembre è impegnativo: lavoriamo alla ripartenza con spirito di servizio, con un importante sforzo organizzativo e anche con una visione che prova a guardare oltre l'emergenza, cercando di generare dalla risposta alla crisi anche delle opportunità di miglioramento e di sviluppo, a partire dal rilancio degli investimenti per l'istruzione. Solo per la ripartenza di settembre abbiamo previsto, tra risorse già stanziate e le prossime in arrivo, 2,9 miliardi di euro: se consideriamo le risorse mobilitate da quando ho giurato come Ministra a gennaio, appena sette mesi fa, parliamo di oltre 6 miliardi, che rappresentano - e credo che su questo davvero non si possa che essere tutti d'accordo - un segnale inequivocabile della volontà di rimettere la scuola al centro di investimenti importanti e di essere un Paese in cui l'istruzione possa essere davvero motore di sviluppo, innovazione, ascensore sociale per i capaci e meritevoli, come sancito all'articolo 34 della nostra Costituzione.
Tutti abbiamo percepito che l'interruzione della socialità scolastica (la scuola in ogni caso non ha mai chiuso) ha posto con chiarezza al centro del dibattito la centralità di un'esperienza, come quella educativa, di tale complessità da schiacciare ogni semplicismo e la complessità dovuta ad un elemento bistrattato e dimenticato negli ultimi anni, ma a noi ben presente: dalla scuola dipende il futuro del Paese. È anche per questa ragione che siamo dinanzi ad un momento storico decisivo: la pandemia, non nascondiamocelo, ha cambiato il nostro modo di vivere e sta lasciando dei segni profondi sull'esistenza di tutti noi. E i suoi effetti non sono terminati: è un tema globale, tanto che in altri Paesi, in Europa e non solo, ci sono ancora molte incertezze su come far ripartire la scuola, garantendo anche la massima sicurezza; Paesi con i quali ci siamo confrontati più volte nelle settimane e nei giorni precedenti e che hanno preso a modello le scelte italiane per la gestione dell'emergenza e della ripartenza.
L'Italia ha già deciso come farlo e lo ha fatto attraverso linee guida che sono state ufficialmente presentate il 26 giugno scorso ed emanate con decreto del Ministro dopo un lungo lavoro di confronto con tutti gli attori coinvolti nel sistema nazionale di istruzione e formazione e dopo essere state approvate anche dalle regioni e dagli enti locali.
Siamo partiti dalle prescrizioni del Comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute, avute prima, con il documento del 28 maggio fornito al Ministero dell'Istruzione, e successivamente integrate con ulteriori chiarimenti. Abbiamo fatto tesoro delle proposte del comitato di esperti che io stessa ho nominato; abbiamo ascoltato tutti, enti locali, regioni, organizzazioni sindacali, associazioni di genitori e studenti, di chi rappresenta le persone con disabilità, il mondo delle paritarie. Abbiamo costruito, attorno alla necessità del distanziamento fisico indicata dal Comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute, un documento che parla alla scuola, che guarda agli aspetti didattici, all'organizzazione scolastica, tenendo conto della specificità di un sistema in cui abbiamo oltre 8 mila autonomie scolastiche, circa 40 mila edifici e in cui sussistono condizioni anche molto diverse. Abbiamo realtà particolari, quali scuole di montagna e sulle isole, che intendiamo tutelare e rilanciare quali presidi di democrazia e integrazione sul territorio, come anche istituti che sono ospitati da strutture storiche o scuole di recente costruzione, una varietà che non poteva avere come risposta linee-guida rigide e centralizzate. Per questo, abbiamo prodotto un documento che consenta a ciascun istituto, con il supporto dei nostri uffici scolastici, degli enti locali e del Ministero, di operare tenendo conto delle proprie condizioni di partenza e del proprio contesto. Il Ministero dell'Istruzione, a cui su questo versante spettano competenze di coordinamento pedagogico, sta ora chiudendo - con gli altri Dicasteri coinvolti, con le regioni e gli enti locali e con le forze sociali - anche le linee-guida per i più piccoli, per i nidi, un lavoro portato avanti in queste settimane dalla Vice Ministra Anna Ascani, in un'ottica di spirito di squadra che deve permeare l'operato di tutto il Governo e di comune assunzione di responsabilità; saranno pronte a breve. Per le scuole dell'infanzia è anche vigente il documento del 26 giugno, condiviso con regioni ed enti locali. Le singole istituzioni scolastiche sono chiamate ad operare nel rispetto di un complesso equilibrio tra sicurezza, benessere socio-emotivo di studenti e personale scolastico, qualità dei contesti e dei processi di apprendimento e rispetto dei diritti costituzionali alla salute e all'istruzione. Il loro ruolo è centrale ed è costantemente accompagnato dall'amministrazione centrale e periferica e dagli enti locali, al fine di definire soluzioni concrete e realizzabili in considerazione dell'alto numero di variabili che concorrono al superamento dei diversi ostacoli. A questo scopo, il Ministero dell'Istruzione ha organizzato - e cura - un sistema di coordinamento a livello nazionale e periferico, con gli enti locali, le autonomie territoriali, le parti sociali, le stesse istituzioni scolastiche e tutti gli attori istituzionali, chiamati a cooperare nell'ambito del sistema di istruzione e formazione. A livello regionale, l'organizzazione dell'avvio dell'anno scolastico viene curata da ciascuna regione, attraverso l'istituzione di appositi tavoli regionali operativi, insediati presso gli uffici scolastici regionali del Ministero dell'Istruzione, già al lavoro da settimane, a cui sono chiamati a partecipare il direttore dell'Ufficio scolastico regionale, individuato come coordinatore, l'assessore regionale all'istruzione, l'assessore regionale ai trasporti, l'assessore regionale alla salute, il rappresentante regionale dell'Unione province italiane, il rappresentante regionale dell'Associazione nazionale dei comuni d'Italia, il referente regionale della Protezione civile. Compito dei tavoli regionali è quello di monitorare costantemente le azioni poste in essere dalle conferenze dei servizi a livello territoriale e dai diversi attori coinvolti, al fine soprattutto di rilevare eventuali criticità di non immediata o possibile soluzione a livello locale. Ancora: a livello territoriale, provinciale, metropolitano e comunale stanno operando apposite conferenze dei servizi, con il coinvolgimento dei dirigenti scolastici, finalizzate ad agire concretamente sulle criticità individuate nelle istituzioni scolastiche insistenti sul territorio di analisi, con particolare riferimento a spazi, arredi, edilizia, interventi e soluzioni, in relazione alle risorse disponibili sul territorio in risposta ai bisogni espressi. Specifiche e dettagliate indicazioni organizzative sono state fornite alle scuole al fine di garantire omogeneità al loro lavoro, nel rispetto delle diversità territoriali e gestionali autonome. L'autonomia scolastica, ormai ventennale, costituisce uno strumento privilegiato per l'elaborazione di una corretta strategia di riavvio dell'anno scolastico, che sia quanto più rispondente alle esigenze dei territori interessati. Il regolamento 8 marzo 1999, n. 275, recante “norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche”, conferisce alle scuole la possibilità di costruire percorsi formativi funzionali alla realizzazione del diritto di apprendere e alla crescita educativa di tutti gli alunni, attraverso la definizione di precisi ambiti di intervento organizzativo. Per questo, le istituzioni scolastiche sono libere di avvalersi di ulteriori forme di flessibilità derivanti da questo prezioso strumento, sulla base degli spazi a disposizione e delle esigenze dell'utenza e del territorio. Ma le istituzioni scolastiche sono anche chiamate a garantire a ciascun alunno la medesima qualità dell'offerta formativa, ferma restando l'opportunità di adottare differenti soluzioni organizzative. L'organizzazione delle attività educative didattiche dovrà prevedere la valorizzazione e l'impiego di tutti gli spazi interni ed esterni, privilegiando, ove possibile e se le condizioni anche climatiche lo consentiranno, l'utilizzo di spazi aperti. I bambini di età inferiore ai 6 anni hanno esigenze del tutto particolari legate alla corporeità e al movimento; il curricolo si basa fortemente sull'accoglienza, la relazione, la cura, la vicinanza fisica, il contatto, lo scambio e la condivisione di esperienze. La prossima riapertura richiederà perciò l'adozione di misure particolarmente attente alla garanzia del rispetto, non solo delle prescrizioni sanitarie, ma anche della qualità pedagogica delle relazioni. Un'attenzione particolare è riservata ai bambini e alle bambine, che per la prima volta risultano iscritti, prevedendo per essi e per i genitori momenti dedicati di ascolto e di primo ambientamento. Nella riprogettazione degli spazi e degli ambienti educativi dovranno essere seguite alcune accortezze educative. Quali? La stabilità dei gruppi: i bambini frequentano per il tempo previsto di presenza con gli stessi educatori, insegnanti e collaboratori di riferimento. La disponibilità di uno spazio interno ad uso esclusivo per ogni gruppo di bambini, con i suoi rispettivi giochi ed arredi, opportunamente igienizzati, comporterà la necessaria eventuale riconversione di tutti gli spazi disponibili in spazi distinti e separati, per accogliere stabilmente gruppi di apprendimento, relazione e gioco. Già oggi l'ingresso dei bambini avviene in una fascia oraria temporale aperta, che potrà essere opportunamente adeguata alle nuove condizioni, programmata e concordata con le famiglie. La refezione scolastica, così come la ricreazione e tutti i momenti di pausa dall'attività didattica, è un momento assolutamente importante per lo sviluppo del ruolo sociale di valorizzazione e di crescita di ogni alunno: alle scuole è stata raccomandata la cura nel cercare e trovare apposite soluzioni, le più percorribili, al fine di non sacrificare, se non necessario e comunque in minima parte, lo svolgimento di momenti di aggregazione così importanti nella crescita individuale. La stessa importanza, anche se con funzioni ed incidenza diverse sulla personalità in formazione e sul percorso di crescita soggettivo, deve essere riservata alle attività dei percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento, il cosiddetto PCTO. Intendiamo poi far sì che nulla di quanto faticosamente realizzato dai docenti italiani durante il periodo dell'emergenza possa andare perduto: vogliamo valorizzarlo, farne una ricchezza, trasformare l'esperienza avuta in azione educativa oggetto di continuo approfondimento. È per questa ragione che nel Documento per la pianificazione della ripresa delle attività scolastiche educative e formative è stata prevista l'adozione di specifiche linee-guida per l'utilizzo della didattica digitale integrata - proprio perché sia chiara la sua funzione di integrare, non di sostituire il percorso di apprendimento -, quale ulteriore potente strumento metodologico e didattico in via ordinaria e straordinaria. Si tratta di un documento già pronto e che sarà condiviso con le forze sociali e il Consiglio superiore della pubblica istruzione, che sarà diffuso nei prossimi giorni.
Così come particolare rilevanza assumerà la formazione di tutto il personale scolastico. Le istituzioni scolastiche organizzeranno, singolarmente o in rete, una specifica attività di formazione per il personale docente e ATA in materia di utilizzo delle tecnologie relativamente alle diverse mansioni e professionalità - docenza, attività tecnica e amministrativa, di accoglienza e sorveglianza - al fine di non disperdere e potenziare ulteriormente le competenze acquisite nel corso del periodo di sospensione delle attività didattiche in presenza per i docenti e del personale amministrativo nel corso dei periodi di lavoro agile.
Ma anche il Ministero è in campo con il programma “Formare al futuro”. La formazione del personale scolastico, docenti, ATA, dirigenti scolastici, riparte dal digitale, con l'obiettivo di capitalizzare e valorizzare le esperienze e le competenze maturate nei mesi di sospensione delle attività didattiche in presenza con la didattica e le attività lavorative a distanza, ma anche di guardare al futuro e alla modernizzazione del sistema scolastico. I percorsi di formazione sono partiti in questi giorni e andranno avanti per tutto il prossimo anno scolastico, fino a dicembre 2021. È ampio il catalogo dei percorsi dedicati agli insegnanti; intelligenza artificiale, uso di App e piattaforme di e-learning nella didattica, cittadinanza digitale, sono solo alcuni esempi dei corsi disponibili già in questi giorni.
Per quanto attiene agli aspetti di promozione della cultura, della salute e della sicurezza, le istituzioni scolastiche stanno organizzando apposite campagne informative e di sensibilizzazione rivolte al personale, agli studenti e alle famiglie, attraverso le quali potranno richiamare i contenuti del documento tecnico del comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute, riguardante le precondizioni per la presenza a scuola. Ci saranno campagne specifiche anche da parte del Ministero dell'Istruzione.
La governance del sistema, come anticipato fin dall'inizio di questo mio intervento, coinvolge molti attori, tutti impegnati nell'unico obiettivo di riportare tutti a scuola. Saremo pronti; in concreto, grazie alle linee guida emanate, stiamo innanzitutto riorganizzando e migliorando gli spazi interni delle scuole; abbiamo messo a disposizione degli enti locali 330 milioni per l'edilizia leggera, abbiamo già finanziato 5.664 enti che ora stanno realizzando gli interventi. In questo filone si inserisce anche la gara per i banchi di cui si sta occupando il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e il contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19. Si tratta di banchi monoposto di tipo tradizionale o di tipo innovativo. Lo stesso comitato tecnico-scientifico del Ministero della Salute, nel documento del 28 maggio, ha suggerito l'uso di sedute monoposto per favorire il distanziamento. In queste settimane, abbiamo chiesto a tutti i dirigenti scolastici di fornirci con precisione dati certi rispetto al fabbisogno di arredi di ciascuna scuola. Non abbiamo imposto una sola tipologia di banco, come ho letto da più parti, ma semplicemente lo Stato, per la prima volta, si è preso la responsabilità di sostenere le scuole, aiutandole a rinnovare gli arredi. Ci hanno risposto 8.008 istituzioni scolastiche sulle 8.390 esistenti, praticamente quasi tutte. Gli istituti ci hanno chiesto 2,4 milioni di banchi, oltre 750 mila sono per la scuola primaria, dunque necessariamente banchi di tipo tradizionale, più adatti per i piccoli, mentre 1,7 milioni sono stati i banchi richiesti per le secondarie, di cui oltre uno su quattro di tipo innovativo. L'alta richiesta delle scuole dimostra che di questi arredi c'era bisogno e da tempo. Lo Stato, finalmente, interviene. Ho letto diverse corbellerie in questi giorni (Commenti), numeri e cifre dati a caso, anche rispetto ai costi. Ho letto che il Governo sta sprecando denaro sulla scuola; permettetemi di esprimere tutto il mio biasimo e di invitare tutti ad attenersi solo ad informazioni certe e verificate. Consentitemi, altresì, un'ulteriore considerazione. Io credo che ogni singolo euro speso per la scuola non sia perduto, ma costituisca, invece, un investimento, un investimento per il futuro dell'Italia, arredi compresi. Oltre a migliorare gli spazi, dove non ce ne sono abbastanza, stiamo lavorando in raccordo con i territori, con gli enti locali, ma anche con i musei, i teatri, gli archivi e le biblioteche, insieme con il Ministero per i Beni culturali, per creare alleanze con le scuole e far sì che le lezioni possano essere ospitate anche altrove. Voglio citare, ad esempio, l'esperienza del Teatro della Pergola di Firenze che ho avuto modo di visitare ieri e che metterà i propri spazi a disposizione delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi. Per il reperimento dei locali necessari stiamo lavorando con tutti i soggetti e le istituzioni, laiche e religiose, che in questo momento hanno manifestato la concreta volontà di fornire un contributo fattivo per tutte le scuole del sistema nazionale di istruzione e formazione e ad essi va il mio ringraziamento. Una scuola che si apre al territorio, a ciò che la circonda, è uno stimolo per una didattica innovativa e inclusiva di cui abbiamo bisogno, così come abbiamo bisogno di docenti e personale ATA per poter operare, anzi, senza di loro nulla, e dico “nulla”, sarebbe ovviamente possibile. Per questo abbiamo chiesto al MEF oltre 80 mila assunzioni a tempo indeterminato per i docenti. Non solo, grazie alle risorse stanziate con il “decreto Rilancio”, avremo più docenti e ATA da distribuire su tutto il territorio nazionale. L'amministrazione ministeriale sta lavorando in queste ore alla distribuzione delle risorse agli uffici scolastici regionali. A giorni, saranno formalizzate. Quanto ai docenti in più, particolare attenzione sarà data alla scuola dei più piccoli, all'infanzia e alla primaria; parliamo della fascia di età che più ha sofferto in questi mesi la sospensione delle attività didattiche. Il tema dell'organico è centrale per la scuola, non abbiamo mai perso di vista, anche in questi mesi così complessi, tutte quelle operazioni che servono ad avviare il nuovo anno e a gettare le basi per quelli successivi. Partiamo dai concorsi: abbiamo bandito 78 mila posti per assumere nuovi insegnanti, li espleteremo al più presto per riattivare una macchina concorsuale ferma da troppo tempo, con grave danno per la scuola che senza concorsi non ha tutti gli insegnanti di cui ha bisogno, concorsi che valorizzano l'esperienza dei docenti con più annualità di servizio alle spalle e che, al contempo, permettono ai giovani che vogliono cominciare a insegnare e che da diversi anni attendono queste procedure di cimentarsi e ottenere l'agognato ruolo. Abbiamo voluto concorsi selettivi, come impone la Costituzione, diversificati, certo, per dare a chi ha anni di insegnamento alle spalle il giusto riconoscimento del percorso fatto, ma seri; lo abbiamo fatto per la convinzione condivisa, anche con le più alte istituzioni dello Stato, che il dettato costituzionale e il bene della scuola esigono un passaggio concorsuale che selezioni e consacri alla professione più delicata e più vitale per il futuro di un Paese persone capaci, meritevoli, con la passione per l'insegnamento. Valorizzazione delle capacità e del merito, uguaglianza e solidarietà sono solo alcuni dei principi espressi nella nostra Costituzione, un testo che deve continuare a rimanere la bussola di ogni nostra azione. Nonostante le difficoltà e nonostante diverse posizioni strumentalmente critiche, abbiamo garantito anche la mobilità del personale scolastico nella certezza di dover assicurare anche quest'anno il diritto di tutti, come previsto dalle norme vigenti, di ricongiungersi, dopo anni passati lontano da casa, alle loro famiglie. Abbiamo istituito le graduatorie provinciali per le supplenze, digitalizzando tutta la procedura; anche queste agevoleranno la chiamata dei supplenti, garantendo più trasparenza e rapidità. Di fatto, stiamo digitalizzando quasi un milione di domande. Si tratta di uno strumento che inizia a porre rimedio in via strutturale a problematiche annose per il nostro sistema di istruzione, fra le quali la mancanza cronica di alcune tipologie di docenti, soprattutto nelle aree del Nord del nostro Paese, che sgrava le istituzioni scolastiche da una mole enorme di incombenze e che pone un freno alla vecchia roulette della scelta di dieci o venti scuole.
Anche su questo ci sono state molte polemiche pretestuose. Voglio fare chiarezza: per la scuola dell'infanzia e la scuola primaria i contratti a tempo determinato - perché di questo stiamo parlando - andranno prima a chi è abilitato e dopo, in subordine, a chi si sta laureando in scienze della formazione primaria. Si tratta della laurea che abilita all'insegnamento proprio per questo grado di scuola e durante la quale si fanno anche specifici percorsi di tirocinio. Parliamo quindi di giovani preparati, perché già in possesso delle competenze derivanti dallo svolgimento del tirocinio; persone che comunque venivano già chiamate tramite lo strumento della messa a disposizione. In un Paese che li ha spesso dimenticati, noi abbiamo scelto di stare dalla parte dei giovani; giovani che hanno scelto di insegnare e che stanno studiando alacremente, secondo un percorso di studi con accesso limitato, proprio per svolgere una delle professioni più importanti che esistano.
Ancora, con la procedura sinteticamente chiamata “call veloce” consentiremo ai docenti collocati in posizione utile nelle graduatorie concorsuali e nelle graduatorie ad esaurimento di poter esprimere volontariamente l'opzione per l'immissione in ruolo in una regione diversa da quella della graduatoria di appartenenza, velocizzando la loro assunzione e andando a coprire posti che altrimenti resterebbero vuoti.
Ci sono poi due temi che mi sono particolarmente cari. Parlo delle studentesse e degli studenti con disabilità, con disturbi specifici dell'apprendimento e con altri bisogni educativi speciali, e delle alunne e degli alunni che vivono in condizioni di disagio, anche economico, in famiglie che hanno subito gli effetti di questa emergenza. Le linee guida emanate a giugno prevedono come priorità irrinunciabile quella di garantire, adottando tutte le misure organizzative necessarie, ordinarie e straordinarie, con il coinvolgimento delle famiglie e delle associazioni per le persone con disabilità, la presenza quotidiana a scuola degli alunni con bisogni educativi speciali, in particolar modo di quelli con disabilità, in una dimensione inclusiva e partecipata.
Ho fortemente voluto che fosse offerta questa garanzia alle famiglie ed era doveroso farlo; così come abbiamo voluto utilizzare le risorse PON, risorse europee, per dare una mano concreta a chi sta vivendo difficoltà economiche che possono ricadere sugli studi dei figli e generare, purtroppo, anche fenomeni di dispersione scolastica. Abbiamo previsto uno stanziamento di 236 milioni, oltre i 2,9 miliardi, per dare libri scolastici, zaini e dispositivi digitali gratuitamente alle ragazze e ai ragazzi delle secondarie di primo e secondo grado meno abbienti; materiali che saranno loro forniti direttamente dalle scuole. Il bando è scaduto lo scorso 23 luglio, hanno aderito quasi 4.900 scuole, daremo libri gratis a centinaia di migliaia di studentesse e di studenti. Abbiamo integrato, triplicandole, le risorse che ogni anno sono stanziate sul diritto allo studio e previsto una filiera corta. Con i soldi dati direttamente alle scuole con questa misura sosterremo rapidamente migliaia di famiglie. Non vogliamo lasciare indietro nessuno: i nostri uffici territoriali monitorano i casi più difficili, supportano le scuole in difficoltà; lo faremo ogni giorno, ogni ora, fino alla ripresa delle attività didattiche in presenza. Abbiamo un contatto costante con il Ministero della Salute per tutti gli aspetti di carattere sanitario: penso al tema dei test sierologici e alla rinnovata relazione che sarà creata fra le scuole e i presidi sanitari pubblici sul territorio per poter supportare dirigenti e personale in relazione a qualsiasi aspetto che riguardi i temi di natura sanitaria. Colgo l'occasione per ringraziare anche in questa sede il Ministro Roberto Speranza, da parte del quale non è mai mancata la collaborazione e che sta facendo davvero un lavoro importante per il nostro Paese.
In tema di sicurezza sanitaria voglio informarvi che il Ministero dell'Istruzione sta per definire, con il Dicastero della Salute e il Dipartimento della protezione civile, d'intesa con le parti sociali, il protocollo sulla sicurezza per settembre, partendo dal modello già sperimentato con successo in occasione degli esami di Stato del secondo grado.
Dunque, il lavoro procede a passo spedito e, pur essendo il quadro sempre passibile di mutamenti, non stiamo perdendo nemmeno un minuto. Le giornate sono pienamente dedicate alla ripresa.
Presidente, deputate e deputati, questo è il tempo di essere responsabili, e lo saremo, ma anche coraggiosi; di essere prudenti e, allo stesso tempo, innovatori; di guardare al presente immediato, ma anche al futuro. “Se fosse possibile dire: saltiamo questo tempo e andiamo direttamente a domani, credo che tutti accetteremmo di farlo, ma non è possibile. Oggi dobbiamo vivere, oggi è la nostra responsabilità. Si tratta di essere coraggiosi e fiduciosi al tempo stesso, si tratta di vivere il tempo che ci è dato vivere con tutte le sue difficoltà”. Sono le parole di un grande statista italiano, Aldo Moro, che con la sua intera vita ha dato prova di onestà, di lungimiranza, di servizio al Paese.
Vogliamo farle nostre, è lo spirito con cui stiamo affrontando questi giorni. Voglio utilizzare parole nette: la scuola ripartirà e sarà più unita di prima. Lo sanno i dirigenti scolastici, gli insegnanti, i direttori dei servizi generali amministrativi, tutto il personale ATA, che si stanno facendo in quattro, giorno dopo giorno, per far sì che ciò possa accadere. Lo sto vedendo negli occhi di tanti di loro incontrati in queste settimane nelle visite alle scuole, che hanno già tutto pronto per settembre nelle varie realtà del Paese. La scuola riaprirà i cancelli grazie all'alleanza con le famiglie e con il territorio; la scuola riaprirà per accogliere i nostri studenti. Non possiamo, però, fermarci a settembre. Grazie al lavoro di tutto il Governo e alla tenacia e alla competenza del Presidente del Consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, a cui va il nostro ringraziamento, l'Italia ha oggi a disposizione uno strumento, quale il Recovery Fund, che consente di guardare al futuro del Paese con visione e speranza. Abbiamo l'occasione storica di farlo, rimettendo al centro la scuola; un'opportunità irripetibile, che dovremo saper sfruttare con la collaborazione di tutti.
Dovremo investire nell'edilizia scolastica per un piano pluriennale destinato ad ammodernare gli edifici scolastici già esistenti e a costruirne di nuovi, per la creazione di ambienti innovativi di apprendimento. Lavoreremo per la riduzione del numero di alunni e alunne per classe: basta classi sovraffollate, volgarmente dette classi pollaio. Dovrà essere varato un piano di formazione del personale scolastico in grado di assicurare qualità e innovazione; quella qualità dell'insegnamento degli studi che è il solo volano per lo sviluppo economico e sociale italiano. Le future generazioni, e non il consenso momentaneo, sono il nostro obiettivo.
Concludo, Presidente, facendo mie le parole di una grande personalità, prima donna chiamata a ricoprire l'incarico di Ministra della pubblica istruzione, Franca Falcucci: “Ho sempre creduto nella scuola come luogo dove si sviluppano le potenzialità delle persone e nel diritto di tutti a essere protagonisti della propria crescita”.
A settembre riporteremo tutti in classe in sicurezza. Come Governo abbiamo già dimostrato di saper tutelare la comunità scolastica nel momento più difficile e abbiamo già sperimentato la riapertura in sicurezza per mezzo milione di studenti. La scuola ora chiede collaborazione: non è il tempo delle divisioni, non può esserlo e non sulla scuola. Non ci siamo mai sottratti né ci sottrarremo al confronto con tutti, maggioranza, opposizione, forze sociali e tutti coloro che, come noi, pensando al bene della scuola, puntano alla crescita solidale dell'Italia. È una sfida che nessuno di noi può immaginare di perdere (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare il deputato Gallo. Ne ha facoltà.
LUIGI GALLO (M5S). Grazie, Presidente. Grazie, Ministra, per la sua disponibilità ad un confronto continuo con il Parlamento, un confronto che la Commissione Cultura sta realizzando con tutti i protagonisti dell'avvio dell'anno scolastico, dal presidente del Comitato tecnico-scientifico al commissario per l'emergenza Arcuri, che sarà domani in audizione.
Come sanno le deputate e deputati di questa Camera, l'Italia ha affrontato con successo un'emergenza sanitaria drammatica, solo grazie ad uno spirito di concordia nazionale che ha ispirato ogni cittadino italiano. Durante il periodo più critico dell'emergenza sanitaria, ognuno di noi si è liberato delle proprie casacche ed ha collaborato con ogni ente e con ogni istituzione, per salvare vite umane e ridurre l'impatto dell'emergenza. Ogni italiano è andato oltre le appartenenze del proprio ruolo e del proprio lavoro e ha fatto vincere un principio di solidarietà. Ha fatto vincere un principio di unità nazionale, perché si è compreso che o avremmo vinto la sfida contro il virus tutti insieme oppure tutti avremmo pagato conseguenze altissime.
Oggi sappiamo che la sfida non è terminata e nessuno di noi, nessun italiano, dovrebbe dismettere questo spirito. Se noi tutti abbiamo dovuto affrontare un virus con un sistema sanitario debole, che ha subito tagli, che è stato smantellato negli anni e che ha trovato forza nel grande cuore e nella grande competenza degli operatori sanitari del nostro Paese, allo stesso tempo abbiamo anche dimostrato che lo Stato, il Governo, è stato capace di una risposta celere in piena pandemia, investendo più di 7 miliardi aggiuntivi nel sistema sanitario, aumentando di 9 mila i posti in terapia intensiva, costruendo ospedali COVID-19 e riorganizzando tutti i presidi sanitari, in modo da abbattere e prevenire la diffusione del virus nel Paese.
Alla stessa maniera, abbiamo ereditato un sistema scolastico debole, che dal 2008 al 2017 ha subito tagli clamorosi di risorse di personale nella scuola, un sistema scolastico che ha una percentuale di spesa pubblica che è tra le ultime in Europa. Abbiamo ereditato un parco di edifici scolastici che tante statistiche e studi definiscono inadeguati. Abbiamo ereditato un sistema scolastico che, secondo gli studi internazionali OCSE-PISA, segnala grosse lacune tra le competenze degli studenti, gravi problemi di disuguaglianze che spesso diventano abbandoni scolastici, povertà educative di cui questo Paese paga un prezzo altissimo.
Contro tutto questo, c'è finalmente una svolta, un cambio di prospettiva, da quando, da meno di un anno, il MoVimento 5 Stelle è al governo del Ministero dell'Istruzione. Innanzitutto, si risponde alla più grossa crisi economica mondiale con investimenti di oltre 6 miliardi, solo per il 2020, e circa 3 miliardi spesi per far partire in sicurezza tutte le scuole italiane per il 14 settembre. Si risponde a una crisi, non tagliando personale, come è accaduto in passato, ma con la richiesta di 8 mila docenti da assumere da settembre, accompagnando tutto questo con una grossa spinta all'innovazione e con un'accelerazione alla digitalizzazione. La Ministra Pisano all'Innovazione ha assicurato che, con la banda larga, si raggiungeranno finalmente tante scuole già entro la fine dell'anno. Questa è una risposta ad una domanda di modernità, di famiglie e studenti, perché in molti casi, quando manca un processo digitale, lasciamo spazio ad una burocrazia che nasconde un sistema malato.
Se qualcuno, quindi, parla di incertezza dell'avvio dell'anno scolastico, sbaglia a imputare questa incertezza al Governo o al Ministro, perché è tutta da ricercare nei clamorosi ritardi di questo Paese, che non è stato capace di progettare e investire in un sistema di istruzione degno della nostra storia e della nostra nazione, affidando tutti gli sforzi ai docenti e ai dirigenti scolastici, mentre è bene ricordare che, mentre noi parliamo oggi, migliaia di scienziati in tutto il mondo sono ancora impegnati in importanti ricerche sul virus e la sua diffusione.
Tuttavia, ancora una volta, il modello Italia, elogiato dal New York Times, dovrà dare dimostrazione di unità di tutte le istituzioni, rispondendo all'apertura della scuola prevista il 14 settembre. Governo, Parlamento, regioni ed enti locali sono chiamati a supportare il grosso lavoro che stanno svolgendo dirigenti scolastici, docenti e personale scolastico.
Ma facciamo attenzione. Se c'è qualcuno che, nonostante i 330 milioni stanziati, nonostante i tavoli regionali, nonostante le semplificazioni introdotte nel nuovo decreto, continua a ritardare la sua azione e la sua progettazione, dobbiamo accendere un campanello di allarme. Interventi di edilizia scolastica leggera in capo ai sindaci non possono attendere. I patti educativi territoriali, per coinvolgere le organizzazioni sociali e la comunità cittadina in capo agli enti locali, non possono attendere.
Infatti, se c'è chi resta fermo o chi non è capace di intervenire con celeri politiche di emergenza, allora diventerà necessario che il Governo preveda una procedura di emergenza, per costruire cabine di regia locale con la Protezione civile e garantire che nessun comune e nessuna scuola resti indietro, rispetto all'avvio dell'anno scolastico a settembre, lavorando ininterrottamente ad agosto per gli interventi di edilizia leggera e reperimento degli spazi necessari.
Questo è il momento dell'azione, dei progetti e delle soluzioni. Se c'è qualche forza politica che, invece, vuole passare il suo tempo a lamentarsi dei ritardi, vorrei capire almeno dove erano quando, nel 2018, il MoVimento 5 Stelle ha portato in Commissione Cultura la proposta di legge per cancellare le classi pollaio, senza trovare il sostegno di nessun'altra forza politica (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma solo quello di sindacati, dirigenti scolastici, pedagogisti e organizzazioni nazionali che tutelano gli studenti con disabilità.
Se c'è amore per la chiarezza e la trasparenza, dovete spiegarmi perché c'è un senatore della Repubblica che continua ogni giorno ad inventarsi una fake news sulla scuola, dai plexiglass ai banchi con le rotelle fino ad affermazioni negazionistiche nei confronti della pandemia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Certo, non ci aspettavamo cose diverse da chi, come Matteo Salvini, è entrato nella classifica stilata dalla BBC, sui politici che più di tutti gli altri nel corso della pandemia hanno diffuso fake news, ma ci aspettiamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Commenti dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)…
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
LUIGI GALLO (M5S). Ci aspettiamo, invece, dai componenti che appartengono a quel partito e ad altri partiti di opposizione, responsabilità, serietà e collaborazione, per far partire tutte le scuole del Paese, comprese quelle dove il centrodestra governa regioni e comuni, perché non è che fanno un piacere al Governo o al Ministro, ma rispondono ai cittadini che li hanno votati (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Sasso. Ne ha facoltà.
ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Parliamo di scuola, se è possibile. Vede, Presidente, a quarantotto giorni dall'inizio del nuovo anno scolastico, ci saremmo aspettati che il Ministro dell'Istruzione facesse chiarezza su argomenti che riguardano oltre 15 milioni di italiani tra studenti, genitori e lavoratori della scuola.
Ci saremmo aspettati, per esempio, di conoscere la destinazione finale di quel famoso 15 per cento di studenti che il Ministro Azzolina ha più volte dichiarato di non poter ammettere in classe, a causa delle restrizioni da Coronavirus (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Parliamo di 1 milione di studenti: 15 per cento, colleghi, su 8 milioni, uguale 1 milione di studenti, che non sanno ancora che fine faranno, se faranno lezione nei teatri, nei cinema, nei tendoni, nei giardini. Le famiglie, Ministro Azzolina, le mamme ed i papà, vorrebbero sapere dove dovranno accompagnare a settembre i propri bambini. Lo vorrebbero sapere per tempo, in modo da potersi organizzare.
Ci saremmo aspettati, Presidente, di conoscere qualcosa in più sui cosiddetti ingressi scaglionati, di cui ha parlato il Ministro Azzolina. Infatti, per i genitori che devono recarsi al lavoro - lo dico per suo tramite anche ai colleghi del MoVimento 5 Stelle - è un problema timbrare il cartellino e arrivare in tempo sul posto di lavoro, se si lascia carta bianca alle scuole e la campanella può suonare indifferentemente alle 7.30 o alle 10.
Vita reale. Presidente! Vita reale, Ministro Azzolina! Problemi di tutti i giorni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), per i quali gradiremmo avere una risposta che, ahimè, non c'è stata. Più che un'informativa, mi sembrava un riassunto delle puntate precedenti. Non abbiamo capito niente, dopo quaranta minuti. Ma il limite è nostro, della Lega, che siamo duri di comprendonio e non capiamo.
Ci saremmo aspettati, da parte sua, soprattutto rispetto della normativa vigente. Lei si sciacqua spesso la bocca della normativa vigente e dimentica la direttiva europea 1999/70/CE, recepita dal decreto legislativo n. 368 del 2001, che lei ha portato in giro in campagna elettorale, caro Ministro Azzolina, quando era sindacalista dell'Anief. Oggi, questa normativa non viene più rispettata. È quella che stabilizza i precari con oltre 36 mesi di servizio. Per favore, ci risparmi l'ipocrisia di ringraziare i precari, perché avete approvato un emendamento che li licenzia, in caso di lockdown e dovrebbe solo vergognarsi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Almeno non parli di insegnanti, parli di altro.
Fino ad oggi noi ci aspettavamo qualche risposta e, invece, nessuna certezza, nessuna risposta chiara per gli studenti, le famiglie, i lavoratori; anzi, nei confronti di questi ultimi c'è un vero e proprio atteggiamento punitorio, vessatorio, con le mancate stabilizzazioni, come dicevo prima, con delle nuove valutazioni che stravolgono in maniera retroattiva il punteggio acquisito nelle nuove graduatorie, che lei ha voluto a tutti i costi. A proposito, la informo che il portale per presentare le domande va in tilt ogni giorno per le graduatorie provinciali, quindi cortesemente se può dire ai suoi tecnici di provvedere o almeno proroghi la scadenza delle domande, fissata per il 6 agosto.
A settembre sarà caos, lo sanno tutti, lo titolano i giornali, se ne parla ovunque. Lei ha parlato di coraggio e di capacità, Ministro: qualità di cui, sinceramente, cominciamo ad avere qualche dubbio che lei sia in possesso. Ci vorrebbe un investimento straordinario, un piano straordinario di edilizia scolastica, non parli per favore di edilizia leggera perché qui ci sarebbe bisogno di edilizia pesante. A proposito, Ministro, tra i miei colleghi ci sono molti sindaci: sarà un caso, ma nessuno di loro ha ricevuto un euro e nessuno di loro sa come fare a lavorare nelle nostre scuole (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Magari saremo noi a sbagliarci.
Poi, lo dico, per suo tramite, anche al presidente Gallo, se davvero vogliamo eliminare le classi pollaio, bisogna sì allargare gli spazi, ma anche assumere più docenti, riducendo il rapporto docente/alunno, basta una norma; attualmente la media è di 1 su 28, riduciamolo a 1 a 16 alunni, così cogliamo due piccioni con una fava: eliminiamo le distanze e miglioriamo la didattica, valorizzando le eccellenze e recuperando le lacune (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Siete al Governo, avete la maggioranza, datevi da fare.
Queste sono le proposte semplici, Presidente, chiare, che la Lega ha proposto da ormai cinque mesi con emendamenti che, però, sono stati puntualmente bocciati. Oggi sfruttiamola sì, questa emergenza, per migliorare una volta per tutte la nostra scuola. Ma, anziché cogliere l'occasione, il Governo e lei, Ministro Azzolina, avete perso cinque mesi a parlare del nulla, a sparare dichiarazioni e poi a smentirle, ad attaccare gli insegnanti, ad attaccare Salvini, lo avete fatto ancora oggi, e a scaricare ogni responsabilità sui dirigenti scolastici. Voi ci avete risposto così. Ministro, lei in principio ebbe l'idea di dividere le classi a metà: una parte davanti al computer a casa, l'altra in classe, idea poi smentita. Poi fu la volta del plexiglass: smentita anche questa. Poi lei ci ha parlato del 15 per cento degli studenti da tenere fuori dalle scuole, delle ore di lezione da 45 minuti, delle lezioni nei cinema, poi i precari assunti e licenziati in caso di lockdown: per favore, smentisca anche questa perché sennò sarebbe davvero una tragedia per la scuola italiana. Ma arriviamo alla madre di tutte le corbellerie: i banchi a rotelle. Ministro Azzolina, io capisco che per il MoVimento 5 Stelle ci sia una passione innata per le rotelle, dai monopattini, per cui vorreste spendere 140 milioni di euro, ai cosiddetti banchi rotanti, però, per cortesia, innanzitutto fateci sapere quanto intendete spendere; poi non entro nella polemica del bando, perché per me hanno parlato coloro che li producono e coloro che li costruiscono: è impossibile pensare a produrre tanti milioni di banchi in quattro settimane. Mi viene il sospetto che i vostri acquisti vogliano prendere la via della Cina, ma ce lo dovete dire, lo dovete dire qui e adesso, ce lo dovete dire quanto intendete spendere (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Avremo le scuole che cadono a pezzi, colleghi, le scuole senza laboratori, senza palestre, ma con i banchi rotanti.
Va bene, mi avvio alla conclusione. Ministro, non è così che si risolvono i problemi della scuola, non è sperperando il denaro pubblico, licenziando i precari, senza ascoltare mai nessuno. Vede, Ministro, sbagliare è umano, ma alle critiche o si risponde con i fatti, o è meglio tacere dinanzi all'evidenza: l'evidenza della sua totale inadeguatezza e incapacità a gestire la scuola italiana. Lei ha risposto alle critiche come fanno i bambini della scuola elementare: con l'autovalutazione. Si insegna in terza elementare, solo che nel suo caso l'autovalutazione mi pare sia stata alquanto generosa nel caso, perché lei si è definita come il miglior Ministro possibile: un tantino di umiltà non guasterebbe. Sono parole sue.
Per concludere, signor Presidente, per rispondere, e io voglio parlare di scuola, non voglio parlare di altro, però mi consenta di difendere il mio segretario di partito, perché se Salvini e la Lega la hanno attaccata, Ministro Azzolina, non è, come lei ha dichiarato, perché lei è giovane, è donna, si veste in un certo modo, assolutamente. Guardi, non la voglio dispiacere, non la voglio illudere, ma le confesso che noi la attacchiamo e facciamo opposizione semplicemente perché lei è incapace e inadeguata al ruolo di Ministro dell'Istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Visto che mi avanzano giusto venti secondi, Ministro, visto che il MoVimento 5 Stelle ha sempre parlato di trasparenza e di legalità, ci sono 3 mila suoi aspiranti colleghi, non 3 mila aspiranti ministri, 3 mila aspiranti dirigenti scolastici che sono stati bocciati al concorso in cui anche lei ha partecipato, legittimamente, quando era parlamentare della Commissione scuola. Loro ritengono di essere stati bocciati illegittimamente, c'è un ricorso pendente, al TAR lo hanno già vinto, a giorni dovrebbe uscire la sentenza del Consiglio di Stato. Però, visto che lei ha fatto sempre della trasparenza una bandiera, perché continua ad opporsi al diritto di accesso agli atti? Se sono stati bocciati, è giusto che vedano anche il compito di quelli che sono stati promossi, così, a scanso di equivoci, dimostreremo che chi va a fare il dirigente scolastico nelle scuole italiane se lo merita, compresa lei (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Aprea. Ne ha facoltà.
VALENTINA APREA (FI). Grazie, Presidente. Colleghi, Ministro Azzolina, preso atto, a sorpresa, che i suoi modelli sono niente meno che Moro e Falcucci della Prima Repubblica, sono molte le questioni che preoccupano Forza Italia. Innanzitutto, lei parla di investimenti e non tagli, riferendosi polemicamente alla legislatura dal 2008 al 2011, ma la crisi finanziaria del 2008, Ministro, determinò un collasso nell'economia del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), analogo a quello attuale; e allora vigevano strette regole europee di bilancio e sul rapporto debito-PIL. Oggi, dopo la pandemia, l'Europa, per la prima volta nella sua breve storia, ha deciso di superare queste rigide regole e di prevedere perfino ulteriori prestiti per i Paesi più colpiti come il nostro. Con il piano Next Generation EU l'Italia potrà, dunque, disporre di maggiori fondi europei, il che è un bene, ma sono a debito: debiti, Ministro, che lei lascerà proprio agli studenti oggi seduti tra i banchi, visto che la restituzione dei fondi che sta ora elargendo, senza alcun progetto di lungo periodo alle scuole, avverrà dal 2026 al 2036. Allora, non faccia paragoni impropri con un tempo - il 2009 - che fu non meno difficile per tutti noi! Ma soprattutto, Ministra, è necessaria oggi una vision strategica per trasformare le emergenze in opportunità ed attuare un cambio di passo nel paradigma organizzativo e formativo del Novecento. No, non ci vuole coraggio, ci vuole audacia, questo è il momento delle scelte audaci. Al contrario, tempo prezioso è scivolato tra le sue mani, senza che il Paese abbia ancora chiaro cosa succederà a settembre: e neanche stamattina l'abbiamo capito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Quel che è più grave è che non sembra proprio saperlo nemmeno lei, Ministra! Stiamo vivendo all'ombra di un grande punto interrogativo, dietro il quale temiamo si nasconda solo il caos.
Partiamo dagli spazi mancanti: lei ha suggerito alle conferenze di servizio di utilizzare anche spazi alternativi come musei, cinema, teatri, biblioteche. Diciamo che ci sta bene, non ci sta per niente bene, tranne in qualche caso davvero eccezionale come il Museo nazionale della scienza e della tecnologia di Milano, quello che ha citato lei. In realtà, ascoltate per favore, ascoltatemi bene, colleghi, in realtà quasi tutte le scuole secondarie superiori hanno già deciso di fare ricorso alla DAD a giorni alterni. Immagino, anzi sono certa che questo le sia stato comunicato nelle visite regionali che sta effettuando. E anche se lei si guarda bene dall'accennare a questa soluzione scelta dalle scuole superiori, le famiglie saranno presto informate che, a rotazione, i loro figli resteranno studiare a casa, facendo ricorso alla DAD. E cosa più grave, il Ministero non ha ancora definito le linee guida per la didattica integrata e continua ad ignorare che la modifica degli orari di lezione, di modalità di apprendimento, di utilizzo dei docenti con gruppi di alunni, e non più esclusivamente sulle vecchie classi, richiede deroghe, Ministra, deroghe alla quota di autonomia degli istituti scolastici: lei oggi l'ha citata, ma l'abbiamo fatta noi, questa norma, noi che siamo in Parlamento da tanti anni (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente)! Ma lei oggi deve dare una deroga a quella quota di autonomia, che deve passare dal 20 ad almeno il 40 per cento, anche perché c'è una validità del tempo scuola: lei ha fatto un'ordinanza, i 200 giorni di lezioni, come si poteva fare in qualsiasi momento, ma lei deve dirci quali giorni saranno validi in presenza, ma anche a distanza, proprio perché quella sarà la realtà di molte scuole secondarie superiori. Ha volutamente ignorato la ricognizione degli spazi educativi nelle scuole paritarie del nostro Paese, che potrebbero offrire, invece, soluzioni adeguate agli alunni in esubero rispetto ai vincoli post COVID-19; ci ha pensato la Diocesi di Milano, che ha pubblicato sul proprio sito Internet le linee guida per mettere a disposizione delle scuole gli oratori parrocchiali, per realizzare una scuola diffusa: un'altra occasione mancata - da parte sua, Ministra Azzolina, peraltro per motivi ideologici - di rendere in maniera plastica più integrato il sistema scolastico italiano.
Ha perso tempo prezioso, Ministra, anche nella mancata formazione dei docenti, ad una scuola che in presenza della rivoluzione digitale non potrà più essere quella del pre-COVID. Ma ha perso soprattutto l'occasione di introdurre con una selezione rigorosa gli insegnanti tutor, la figura dell'insegnante tutor indispensabile per governare i piani di studio personalizzati di uno stesso gruppo di studenti, per integrare apprendimento in presenza e in e-learning, formale e non formale, secondo proprio le indicazioni della commissione Bianchi.
Inquietanti, poi, le scelte da lei compiute nella gestione dei docenti. Con buona pace della continuità didattica, a oggi risultano ben 250 mila posti vacanti, colleghi, che andranno a supplenza, e, proprio perché il problema è, come lei ha recentemente dichiarato in una trasmissione televisiva, atavico, lei aveva il dovere di bloccare a febbraio tutte le operazioni di mobilità e di assegnazione provvisoria per quest'anno e non di prendere provvedimenti che hanno, invece, aggravato le operazioni di avvio dell'anno scolastico. Insomma, lei ha deciso di riaprire le scuole il 14 settembre ma in molte di esse, troppe, o ci saranno docenti sconosciuti agli studenti e alle famiglie o mancheranno i docenti e ciò soprattutto al Nord, quel Nord che è stato più colpito dalla pandemia: adesso riapriranno le scuole ma mancheranno i docenti. Grazie Ministro, la dobbiamo anche ringraziare per questo? Anche perché a sorpresa ha deciso di riformare le graduatorie provinciali per il personale docente, digitalizzandole ma cambiandone i criteri con ulteriori e imprevisti oneri per l'amministrazione. Per non parlare, poi, della soluzione davvero incomprensibile di effettuare una graduatoria provinciale per le supplenze al Nord nelle scuole dell'infanzia e primaria con studenti di scienze della formazione. Lei dichiara avventurosamente - lo ha fatto anche stamattina - di avere in questo modo effettuato un ricambio generazionale. Ministra, riconsideri con realismo e senza demagogia questa sua valutazione. Lei sta creando nuovi precari, mentre avrebbe potuto raggiungere tre obiettivi di riforma: migliorare la formazione magistrale di questi studenti con contratti di apprendistato formativo di terzo livello. Noi l'avremmo applaudita (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente), ma contratti di apprendistato di terzo livello con tanto di tutor scolastico e di tutor universitario; avviare una radicale prospettiva di riforma della formazione dei docenti; consentire questa opportunità non solo agli studenti del Nord ma anche a tutti gli aspiranti maestri italiani. Quelli di ruolo del Nord vanno a fare i supplenti al Sud - e lei lo sa perché lo ha permesso - e quelli che invece studiano vanno a insegnare: un caos, un caos!
Lei ha scelto, a nostro avviso in modo miope e iniquo, di risolvere un problema con la comodità amministrativa, senza mostrare alcuna attenzione alla qualità formativa, che è quella che ci interessa e che ha sempre distinto Forza Italia e le sue politiche scolastiche. Costringe questi studenti-supplenti a essere lavoratori - e invece sono studenti - e che, proprio in quanto lavoratori, faranno ricorso tutti alle 150 ore del diritto allo studio e ai giorni di permesso per gli esami, creando ulteriori problemi di sostituzione. In più, si è assunta la responsabilità di prevedere l'avvio a settembre delle diverse procedure concorsuali, sempre in quel famoso settembre in cui le istituzioni saranno stressate.
Poi, la questione gravissima dei collaboratori scolastici, dei bidelli: tutte le scuole d'Italia hanno chiesto un aumento dell'organico di queste figure, ma il Ministero non ha ancora indicato ai direttori regionali il range. Lei ha detto stamattina. “Faremo, diremo”: ma quando? Quando pensa di farlo, Ministro? Quando arriveranno le 50 mila assunzioni a tempo determinato, altrimenti che senso ha creare nuovi spazi per la didattica? A tutto questo poi si aggiungono le criticità per i servizi di trasporto e mensa. A questo proposito, Ministra, avrà certamente saputo del lunch box, che il comitato tecnico-scientifico continua a suggerire a costi raddoppiati rispetto al servizio mensa, e che in molti casi si arriverà a una riduzione dell'orario scolastico o ad aumenti di costi delle famiglie. È a conoscenza di questi problemi? Perché non ne parla? O crede che il cerino acceso debba rimanere nelle mani dei sindaci, dei dirigenti scolastici e delle famiglie?
PRESIDENTE. Deve concludere.
VALENTINA APREA (FI). Mi avvio alla conclusione. L'autonomia le serve solo per la certificazione dei banchi, come vuole lei? Questa è la questione dei nuovi banchi. Lei ha una strana concezione dell'innovazione della scuola se pensa che una sedia o un banco bastino per cambiare la didattica. Questa è un'innovazione che è entrata nella nostra Europa già dieci anni fa con le Future Classroom di European Schoolnet. Ma non è questa una novità, presentarla ora come un elemento in grado di innovare la scuola è incredibile e dimostra quanto lei non abbia idea di cosa serva alla scuola per rinnovarsi. Un Paese serio avrebbe dovuto costruire un progetto industriale piuttosto che improvvisare una gara all'ultimo momento alla quale le aziende italiane hanno già detto che non potranno partecipare per i tempi previsti dalla gara. Eppure lei il tempo l'ha avuto e avrebbe dovuto usarlo per favorire l'innovazione e non buttare miliardi in soluzioni improvvisate che non guardano certo al futuro. Non è solo con un tablet in più o con un banco nuovo che cambieremo la qualità della scuola italiana. Forza Italia è convinta che a settembre la scuola non cambierà rispetto al pre-COVID. Ripartirà con molti più problemi di prima, ai quali, come sempre, faranno fronte, con responsabilità e grande disponibilità, i dirigenti, i docenti e il personale ATA, che ringraziamo fin d'ora, ma è ancora troppo poco per la nostra scuola. È l'ultima chiamata, Ministro: non perda altro tempo. Basta burocrazia, autoreferenzialità, centralismo…
PRESIDENTE. Concluda.
VALENTINA APREA (FI). …modelli da caserma. Investiamo in campus e in futuro o se ne pentirà. Ascolti Forza Italia finché è in tempo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Di Giorgi. Ne ha facoltà.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli deputati, signora Ministra, ho ascoltato con molta attenzione la sua informativa perché come lei e come tutto il Governo, che noi del Partito Democratico sosteniamo, ho a cuore la nostra scuola e sono convinta che si debbano mettere in campo tutte le energie e le intelligenze, oltre che le risorse economiche e di personale, per poter riaprire in sicurezza e far sì che i nostri bambini e i nostri ragazzi possano esercitare al meglio il proprio diritto all'istruzione. Bene tutto ciò che abbiamo appreso oggi. Le linee guida per la fascia 0-6 che, come sa bene, ci sta molto a cuore, a cui state lavorando con la Vice Ministra Ascani, e mi sembra che stiano per essere emanate.
Voglio ringraziare qui tutto il mondo della scuola, che ha affrontato questa prova così inedita e così difficile con grandissima generosità. I nostri insegnanti, innanzitutto, i dirigenti scolastici, il personale ATA - lei qui li ha citati, li ha ringraziati: siamo d'accordo - impegnati a rispondere a mille problemi mai affrontati prima, in raccordo, appunto, con il corpo docente e le famiglie. Una grande, difficile e a volte non riuscita, purtroppo, prova collettiva, che ha coinvolto milioni di persone - e questo lo dobbiamo sempre tener presente, anche se qualche volta ce lo dimentichiamo - in tutti i territori del nostro Paese. Le famiglie sono state protagoniste e - questo lo dobbiamo dire - hanno seguito i propri figli spesso senza i mezzi tecnologici per farlo, a causa di ritardi che ancora registriamo in merito alla disponibilità capillare della banda larga in tutto il nostro territorio - e a questo dobbiamo provvedere - oppure a causa di problemi di natura diversa, legati alle condizioni socioeconomiche delle famiglie. Sono emersi i limiti del nostro sviluppo a livello tecnologico, certamente, ma anche a livello sociale. I nostri bambini più poveri - uso questo termine scegliendolo, perché di povertà vera si tratta - sono stati ancora una volta penalizzati, come i bambini e i ragazzi con disabilità che hanno dovuto fare a meno del supporto essenziale che l'ambiente scolastico e gli insegnanti, oltre che le comunità di sostegno, mettono in campo nei periodi di cosiddetta normalità. Tutto ciò, Ministra, significa un solo grande imperativo: tornare in classe proprio per rispondere a queste difficoltà, tornare con i propri compagni, tornare nel proprio ambiente senza prendere scorciatoie, senza temere di non essere all'altezza, impegnandosi fino in fondo, col cuore e con l'anima, perché i ragazzi devono tornare a scuola. Mi pare che questo lei oggi l'abbia detto e che l'impegno sia questo e su questo, naturalmente, ci confronteremo e seguiremo ciò che succederà. Tutti devono essere coinvolti per questo obiettivo: il Governo nella sua generalità, quindi il Presidente del Consiglio, che tra le priorità deve avere la scuola. Guai, guai a lasciare il Ministro dell'Istruzione da solo. È una prova collettiva quella che dobbiamo affrontare ed è tutto il Governo in campo. Servono risorse, tante. Tante sono state messe in campo, ma serve senso di responsabilità da parte di tutti nel comprendere che occuparsi della riapertura della scuola è tra le questioni più importanti di tutto il Governo, dal Presidente del Consiglio fino al Ministro dell'Economia, al Ministro della Salute, per giungere al comitato tecnico-scientifico. Se la nostra priorità è quella di riaprire le scuole, mandando i ragazzi il più possibile a scuola e mandandoceli tutti - perché questo dev'essere il nostro obiettivo e poi le altre sono soluzioni alternative, necessarie se dovranno esserlo -, ecco se l'obiettivo, quindi, dev'essere quello di far tornare tutti in classe, tutti in classe devono tornare. E, allora, c'è bisogno anche di un apporto, diciamo, da parte del comitato tecnico-scientifico. Dobbiamo mantenere l'unità della classe - so che ci sono esperienze diverse anche a livello internazionale: in Germania vanno due giorni a scuola e due giorni stanno a casa, ma noi, secondo me, dobbiamo fare meglio - e noi dobbiamo mantenerla l'unità della classe perché è lì dentro che si gioca la socialità ed è lì dentro che i ragazzi possono crescere bene.
Allora se noi vogliamo questo, dobbiamo forse fare qualcosa di più. Quindi, c'è bisogno di una flessibilità maggiore, una flessibilità che, devo dire, registriamo in tanti altri ambienti, in tanti altri ambiti della nostra società dopo il lockdown. Forse, posso pensare che vi sono interessi diversi che premono con più forza rispetto al mondo della scuola, ma ci vuole un po' più di flessibilità.
Quando si parla - io ho già parlato di questo col Ministro, ma lo ripeto qui - degli 80 centimetri che, forse, per migliaia, migliaia di luoghi e di licei, di scuole superiori in particolare, risolverebbero il problema rispetto al metro di distanziamento, io credo che si debba considerare con attenzione anche questo, proprio relativamente all'autonomia di cui lei parlava. Nei vari territori vi sono esigenze diverse, vi sono luoghi diversi, edifici diversi, quindi le scuole dovranno attrezzarsi. C'è bisogno comunque di una collaborazione anche su questo dal Ministero della Salute e dal Comitato tecnico-scientifico. Quindi, penso si possa garantire la sicurezza all'interno della scuola, con la necessaria accortezza che i dirigenti scolastici e gli insegnanti, secondo me, possono tranquillamente garantire, anche se non c'è un qualche centimetro in più di distanza. Se poi la situazione epidemiologica non desse tregua, cosa che ovviamente nessuno di noi si augura, è necessario che quella responsabilità di cui dicevo sia esercitata da tutte le comunità locali. Lei l'ha già citato ed io lo ribadisco: i sindaci, tutti i soggetti del territorio e i presidenti di provincia trovino spazi per la nostra scuola, chiamino loro le associazioni di categoria, i privati, gli alberghi, tutti coloro che hanno luoghi da mettere in campo, ambienti adatti o adattabili per le classi. Deve esserci un impegno della comunità, un impegno delle istituzioni. Noi, naturalmente, come Partito Democratico, mettiamo a disposizione tutta la nostra rete dei nostri sindaci, che sono abituati a fare comunità nei loro territori, quindi a dare ciò che serve e a mettersi in campo. Ad esempio, lei l'ha citato, a Firenze c'è il Teatro della Pergola che ha già messo a disposizione i propri spazi; oppure a Milano il Museo della Scienza, e sappiamo anche che il MiBACT ha già trasmesso l'elenco dei luoghi d'arte, dei musei, eccetera, dove si può andare a fare scuola, sempre che sia necessario, cioè sempre se non possiamo evitarlo. Quindi, facciamo il nostro lavoro nei territori anche noi, colleghi parlamentari, anche noi siamo protagonisti e dobbiamo esserlo in questo. Dobbiamo parlare con i nostri sindaci, dobbiamo aiutare la rete delle scuole a trovare luoghi, perché tutti siamo coinvolti. È un cammino questo che ci appartiene e che ci deve appartenere. Certamente noi del Partito Democratico ci occupiamo di scuola da sempre, abbiamo aumentato i finanziamenti in un modo impressionante: il 600 per cento sull'edilizia scolastica dal 2014 in poi! Sono cose vere, sono cose reali che abbiamo messo in campo, quindi a noi la scuola interessa, e interessa moltissimo. Quindi, abbiamo assunto oggi, dalle sue parole, Ministro, ulteriori elementi di conoscenza e di riflessione. Noi appunto siamo in prima fila perché vogliamo che nessuno rimanga indietro. Ogni comune, il comune più piccolo, più distante dalle grandi vie di comunicazione deve essere trattato e quindi deve avere i suoi ragazzi nelle classi. Sono i bambini e i ragazzi italiani il nostro obiettivo, è questo ciò che noi vogliamo; i nostri scolari, i nostri studenti. Dobbiamo far ritornare a scuola, in una scuola che deve essere anche una nuova scommessa per noi e una grande sfida; una scuola che, grazie agli ingenti investimenti che stiamo effettuando e che continueremo a mettere in campo, dovrà essere migliore, non deve essere la scuola che abbiamo sempre avuto. Deve essere una scuola con un plus di innovazione. Quindi, dovrà essere migliore questa scuola, dovrà rispondere alle esigenze formative dei ragazzi, sia per quanto riguarda l'edilizia scolastica - e qui veniamo anche al tema che ci interessa di più e sul quale abbiamo investito moltissimo, ribadisco - sia per i modelli formativi, che devono essere sempre più all'altezza delle nuove sollecitazioni della modernità. Non capisco, collega Aprea, per quale motivo si debba pensare che siamo fermi, che non faremo niente di meglio. Avremo molte risorse a disposizione, quindi probabilmente, anzi sicuramente riusciremo a dare dei modelli innovativi. Le scuole dovranno essere connesse alla rete, la didattica digitale dovrà esserci; scuole digitalizzate, non certo didattica a distanza, non confondiamo le cose, ma scuole che usano le nuove tecnologie, laboratori sempre più attrezzati, le palestre e gli spazi gioco. Inoltre, vi è un tema che a noi del Partito Democratico interessa moltissimo, proprio perché risponde alle nostre esigenze, che sono quelle dell'inclusione: noi - e su questo io chiedo un impegno forte al Ministro - vogliamo tenere aperte le scuole nel pomeriggio in tutte le parti d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Questo è importante, perché, se non facciamo questo, i nostri ragazzi sono abbandonati. E se non lo facciamo in un momento così (è il post-COVID, è il momento in cui probabilmente non ci sono mai state tante risorse come ne saranno messe in campo anche per la scuola, oltre che per gli altri settori), se non facciamo adesso questa scelta, probabilmente non la potremo fare più.
PRESIDENTE. Deve concludere.
ROSA MARIA DI GIORGI (PD). Allora il pomeriggio; curiamo tutto questo, perché i ragazzi devono essere seguiti nel tempo libero e devono essere aiutati a crescere. Con queste risorse noi potremmo farcela, vorremmo riuscire a farcela. Comunque noi saremo in prima fila - proprio in prima linea, perché la vivo anche un po' come una battaglia - a difendere il diritto della nostra scuola, il diritto dei nostri bambini e il diritto soprattutto di avere una scuola in presenza. Lei l'ha detto più volte nel suo intervento, questo è l'obiettivo anche nostro, e su questo ci impegniamo tutti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire la deputata Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, Ministro, in questo lungo periodo di pandemia tutti hanno scoperto l'imprescindibile funzione della scuola. Fratelli d'Italia ha sempre cercato di intervenire per tutelare e salvare il nostro sistema educativo. Lo abbiamo fatto presentando interrogazioni, mozioni, ordini del giorno, che spesso, anzi il più delle volte sono rimasti inevasi. Lo abbiamo fatto proponendo, forse come primo partito, una graduale riapertura all'inizio della “fase 2” della pandemia, così come era stato fatto negli altri Paesi europei, ma anche questa nostra proposta è rimasta inascoltata. Abbiamo cercato di aiutare le famiglie, le famiglie italiane, che si sono trovate a dover gestire i loro figli in una situazione di emergenza e in condizioni difficili. Abbiamo cercato di tutelare gli studenti, disorientati per essere stati tanti mesi lontani dalle loro scuole. Abbiamo cercato di tutelare i presidi, il personale scolastico e gli insegnanti, ai quali Fratelli d'Italia rivolge un grande ringraziamento per aver saputo tenere tra mille difficoltà un contatto con i loro alunni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Tra le tante critiche che si potrebbero fare, Ministro, sono due, a nostro avviso, i fatti più gravi: la confusione e il ritardo negli interventi. La confusione spesso è stata totale. Voglio qui ricordare, ma senza polemica, perché sono fatti oggettivi accaduti, le sue dichiarazioni relative alla didattica mista, poi subito smentite; quelle sulle barriere in plexiglass, poi subito smentite; e potrei continuare. Le famiglie cercavano e cercano ancora chiarezza e continuano ad arrivare, a nostro avviso, messaggi troppo confusi. Per fortuna che, almeno sulla necessità di salvare le scuole paritarie, c'è stato un comune sentire, ma si è dovuto ancora una volta spiegare che la Costituzione prevede un sistema pubblico costituito da scuole statali e da scuole paritarie. A nostro avviso non è ancora abbastanza, perché andrebbero siglati patti educativi per modulare meglio il sistema integrato, per quanto riguarda l'utilizzo degli spazi. Ancora oggi, e siamo già a fine luglio, arrivano messaggi confusi sulle modalità di apertura, sulle linee guida, che non hanno ancora riscontro di fattibilità, e sui protocolli di sicurezza: doppi turni, spazi alternativi per le lezioni, servizi post-scuola, docenti e personale esterno; su questo nessuna indicazione chiara. Ancora non c'è la certezza di una regolare apertura e, quando dico regolare, mi riferisco al fatto della possibilità che, causa le turnazioni, i genitori possano passare metà della mattinata ad accompagnare i figli a scuola. Questo non è tollerabile, perché le famiglie lavorano e non è possibile che abbiano davanti un futuro così incerto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi riferisco alle “classi pollaio”, che non sono ancora totalmente sparite. Mi riferisco alla mancanza di protocolli di sicurezza e al rischio di un diritto all'istruzione a doppia velocità. Per quanto riguarda i ritardi, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti: tutto quello che lei ha detto oggi, Ministro, io temo che sia stato effettuato troppo in ritardo. Mi riferisco al reperimento dei nuovi spazi, alla ristrutturazione di scuole decadenti e vetuste, perché il nostro è un patrimonio di edilizia molto, molto vetusto.
Nel “decreto Scuola” Fratelli d'Italia aveva presentato un emendamento, naturalmente rigettato, dove si chiedeva l'accelerazione dell'instaurazione dei rapporti tra gli enti locali e le scuole.
Questo era importante, ma era importante farlo prima. Io ho sentito oggi da lei che ci sono ovviamente degli incontri e delle riunioni tra enti locali e scuole ma è tutto troppo tardivo e molti studenti rischiano di non trovare posto a scuola e si ipotizza di tornare alla didattica a distanza, che ha amplificato le disuguaglianze. Nel nostro DNA la scuola è un ascensore sociale di eguaglianze (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): questo ha sempre pensato la destra e continua a pensarlo. Quindi la didattica penalizza chi non ha la possibilità di avere la banda larga o il computer e quindi penalizza - lo dico purtroppo - gli studenti più poveri e le famiglie più povere. Sono troppo esagerata? Non credo. Ecco come la Repubblica oggi definisce la situazione: il prolungamento della chiusura che ha distinto l'Italia dagli altri Paesi europei, invece di servire per attrezzarsi meglio per la ripresa, è servito solo per ritardare colpevolmente ogni decisione in uno scaricabarile inaccettabile tra Ministero e Comitato scientifico, Ministero e presidi, Ministero e sindacati con esito finale di scaricare ogni problema sui bambini e sui ragazzi e le loro famiglie. Questo non lo dice Fratelli d'Italia, lo dice oggi la Repubblica. Per non parlare poi dell'emergenza delle cattedre vuote per la mancanza di organico perché non si sono voluti stabilizzare i docenti precari, quegli insegnanti con anni di servizio e titoli idonei per insegnare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) preferendo a loro, in alcune occasioni, studenti universitari, che penso siano preparati ma che non hanno ancora il titolo. Lo troviamo assurdo, come assurda è stata la situazione di tanti docenti in questo periodo discriminati: mi riferisco a quelli di religione, a quelli delle scuole paritarie, ai diplomati magistrali, agli insegnanti della formazione professionale. In questo quadro la questione dei “banchi autoscontro” è solo la ciliegina sulla torta. Fratelli d'Italia ha presentato un'interrogazione in Commissione ma le risposte sono state vaghe. Non sono corbellerie, Ministro. Devo dire che le modalità della gara di appalto sono state criticate non dai politici ma anche dalle case produttrici italiane di arredo scolastico e non entro nel merito del costo esorbitante di questi banchi perché abbiamo molte scuole con gravi emergenze di edilizia scolastica. Voglio sollevare un altro problema e fare una domanda: cosa c'entrano questi banchi con il distanziamento? Io penso invece che questi banchi a rotelle favoriscono l'assembramento caotico in classe (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e temo che la verità sia un'altra, che ci sia la volontà di imporre un nuovo tipo di didattica: la didattica 2.0. Ma si può fare, c'è bisogno di innovazione ma va fatta alla luce del sole con un dibattito, con un dibattito in Parlamento coinvolgendo le parti sociali. Non possiamo escludere la presenza di libri e quaderni; non è questa la scuola che piace a Fratelli d'Italia. Innovazione sì, ma libri e quaderni sui banchi dei ragazzi per farli studiare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Non si può imporre una riforma della scuola che è necessaria ma che, come dicevo prima, va discussa. Abbiamo bisogno di rimettere al centro la trasmissione del sapere rivalutando lo studio delle conoscenze, senza ridurre la cultura a una somma di mera competenze. Abbiamo bisogno di giovani che sviluppino senso critico e creatività e che sappiano riscoprire il vero senso dell'apprendimento in una scuola che resti soprattutto un luogo di studio e di pensiero. Una nazione che vuole disegnare il suo futuro deve farlo costruendo il suo progetto educativo: è una sfida troppo importante per la quale Fratelli d'Italia continuerà a combattere (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Toccafondi. Ne ha facoltà.
GABRIELE TOCCAFONDI (IV). Grazie, Presidente. Ringrazio il Ministro Azzolina. Saranno 200 giorni con settembre che 9 milioni di bambini di ragazzi di adolescenti saranno senza scuola. È una cosa mai avvenuta in questo Paese: basta questo dato per comprendere la situazione cui ci troviamo di fronte. Signor Ministro, abbiamo ascoltato con attenzione il suo intervento; siamo coscienti della necessità della riapertura, della ripartenza; siamo stati i primi - guardi, ci hanno dato degli incoscienti - almeno a fine marzo e avevamo parlato di riapertura a maggio, quindi sappiamo bene come sia e quanto sia importante il tema della riapertura della scuola. Non so se altri Paesi, come lei ha ricordato, ci hanno preso a modello. Di sicuro sappiamo per sano realismo che non è andato tutto bene, che non sta andando tutto bene e, ad un mese dalla riapertura, non siamo affatto sicuri che andrà tutto bene.
Se c'è un dato positivo in questo lockdown lunghissimo della scuola, e penso ci sia, è che ci siamo resi conto di quanto importante sia la scuola: non semplicemente un insieme di nozioni ma un percorso educativo fatto per i ragazzi; e allora ripartiamo da qui. Ripartiamo da questo aspetto. Ci siamo quasi svegliati come da un torpore in questo Paese. Però, se vogliamo ripartire da qui, serve un dibattito, ma serve un dibattito vero su cosa vogliamo possa fare la scuola, per i nostri ragazzi, di sicuro non servono i populisti che urlano, hanno sempre la verità in tasca, non la tirano mai fuori (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), ci dicono che sbagliamo ma poi non trovano mai una soluzione. Serve invece la politica, la politica che vede la realtà, sano realismo, affronta i problemi, perché ci sono, cerca soluzioni (non semplice) in prospettiva, ha una prospettiva, ha una visione, cioè vuole dialogare sul tema delle riforme. Tra un mese, che sia il 1° settembre o il 14 settembre, la scuola riapre; bene. Il problema è: come, perché non può ripartire smembrando le classi, non può ripartire con la didattica a distanza, non può, guard, Ministro, ripartire neppure con intere classi in un cinema, in un teatro, in un auditorium: non è scuola quella (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Quello è cinema, auditorium e teatro: lo ribadiamo perché ci crediamo. Per riaprire in maniera concreta e corretta un anno scolastico occorre prima di tutto rivedere le linee guida del Comitato tecnico-scientifico scritte a maggio su dati clinici di maggio, altrimenti rischiamo il caos; e rischiamo il caos in un momento in cui, a settembre, il Paese dovrà affrontare altri temi e penso soprattutto alla ripartenza e alla ripresa economica e anche al disagio sociale che vediamo. Ad un mese dalla riapertura sono tanti i temi da risolvere. Faccio solo due esempi, ma sarebbero tanti. Primo, in una situazione già normale conosciamo la necessità e l'utilità degli insegnanti di sostegno nel percorso scolastico. Sappiamo che ne mancheranno almeno 20.000. Adesso neppure sappiamo se i ragazzi con disabilità rientreranno e tutti a scuola, con quali percorsi, oppure dovranno proseguire con una didattica on line. L'attenzione sul tema della didattica in presenza, soprattutto per i ragazzi con disabilità, è fondamentale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Altro tema: mense, palestre e soprattutto trasporti: non sono temi accessori rispetto al percorso educativo, sono temi fondamentali del percorso educativo. Senza i trasporti non si segue la scuola perché non ci si arriva e così penso ai più piccoli senza le mense o le palestre. Allora ad oggi, ad un mese dalla riapertura delle scuole, sono tante e troppe le incertezze anche su questo punto. Lei ha parlato delle risorse: bene 2,9 miliardi di euro stanziati o che arriveranno è una buonissima notizia, ma non bastano paradossalmente soltanto questi soldi o anche paradossalmente altri soldi per garantire la riapertura - l'abbiamo visto finora - e nemmeno per garantire la qualità del percorso formativo ed educativo. La qualità del percorso educativo non passa semplicemente dagli arredi, dai tablet: certo sono fondamentali, sono utili ma non basta questo per garantire la qualità del percorso educativo e nemmeno le sanatorie, oppure la riconversione di un auditorium con l'edilizia scolastica leggera in due o tre aule. Serve un dibattito nel Paese e un approfondimento su cosa vogliamo possa diventare la scuola e possa essere la scuola come percorso educativo; vogliamo davvero investire sulla scuola? Allora ci vuole urgentemente un adeguamento dello stipendio, una valorizzazione della professionalità dei docenti, un percorso di formazione adeguato, un concorso ogni due anni, partendo dalla certezza che non tutti possono fare l'insegnante, perché è un lavoro non semplice. Il Governo Renzi su questi temi era intervenuto, ma dopo - non voglio fare polemiche - qualcuno ha usato tutto il tempo disponibile al Ministero per demolire qualsiasi cosa avesse fatto il Governo Renzi sul tema scuola e così ci siamo trovati oggi con una Babele formativa senza certezza. Allora serve cambiare?
Certo, lo abbiamo ribadito, ma servono, soprattutto, riforme vere, serve un percorso formativo e un concorso stabile e serio, perché, altrimenti, ci saranno sempre e solo precari e rischia di andare in classe anche chi non ha mai insegnato e mai avrebbe pensato di insegnare, senza passione o formazione adeguata, per un caso, non per una scelta. Serve autonomia scolastica, lo abbiamo visto a vent'anni dalla sua costituzione, lo abbiamo visto in questi tre mesi: ha funzionato la scuola, perché ha funzionato l'autonomia scolastica. Andiamo in quella direzione. Senza personale ATA, non si riaprono le scuole, non si garantisce sicurezza, distanziamento, sanificazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Abbiamo bisogno di dirigenti scolastici motivati e che sentano fiducia e, soprattutto, dobbiamo togliere loro il peso della responsabilità penale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). C'è bisogno di una revisione profonda dei tecnici e dei professionali, cioè della metà dei ragazzi che frequenta queste scuole, perché la percentuale di abbandono, soprattutto in alcune aree del Paese, è drammatica. Questi ragazzi hanno una vocazione, vogliono frequentare un certo tipo di scuola, non vogliono frequentare un liceo, ma si trovano a frequentare, ad oggi, un liceo mascherato e scappano e, se un ragazzo scappa da un professionale, dove va a finire? Domandiamocelo.
C'è bisogno, infine, di un piano di edilizia scolastica vera, che esisteva, ma lo hanno smantellato solo perché lo aveva fatto Renzi: era l'unità di missione, funzionava, lo dicono i numeri. A marzo, quindi, non ieri, a marzo, cinque mesi fa, avevamo chiesto con urgenza che almeno partissero i lavori, i cantieri nella scuola, l'edilizia scolastica. Ad oggi, non mi sembra di aver visto non dico un cantiere iniziato, ma neppure un cantiere - quelli veri - finito, ma nemmeno un cantiere - quelli veri - partito.
La scuola - e termino - ha bisogno di progetti, di visioni, di idee, certo della ripartenza, ma di uno sguardo in avanti, perché la scuola è fatta per i ragazzi, per la loro crescita, il loro percorso educativo, per niente semplice, lo vediamo anche in questi mesi. Per questo deve puntare al meglio, non alla mediocrità, e l'unica cosa da fare è, certo, investire, ma volendo riformare la scuola, a cui servono non i populisti, i proclami e lo sdegno, ma la politica, le azioni e le riforme (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fratoianni. Ne ha facoltà.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Signora Ministra, come ho avuto modo di dire in occasione di altre informative di suoi colleghi e di sue colleghe rispetto alla situazione che stiamo affrontando e ai problemi che abbiamo di fronte, io considero sinceramente il lavoro che i membri del Governo stanno svolgendo in questo momento un lavoro molto complicato, molto difficile, per il quale ho grande rispetto. Proprio per questo, glielo dico con sincerità, io non considero una buonissima idea venire in Parlamento a definire sostanzialmente una corbelleria o un'accusa strumentale tutto ciò che non corrisponde perfettamente al punto di vista che lei ha qui legittimamente espresso, specialmente quando è noto che su alcune questioni si sono aperti elementi di criticità, in una discussione franca, dentro quest'Aula, con le forze di opposizione, come è naturale che sia, e anche dentro alla maggioranza, come è altrettanto naturale che sia, senza che per questo, perfino il rapporto e il vincolo di lealtà, che dentro ad una maggioranza è dovuto, venisse meno.
Sono emersi, in questi mesi, anche dentro la gestione di questa crisi, punti di articolazione nel nostro dibattito: è noto, arcinoto, ci torno soltanto per dovere di cronaca e anche di verità. Come è noto, abbiamo avuto posizioni diverse, per esempio, sul tema annoso dei precari e delle precarie di questo Paese, non soltanto sulle modalità tecniche con cui selezionarli, ma anche su un certo linguaggio, su una certa cultura che ha accompagnato questo dibattito, che io, per esempio, molti di noi, molte di noi hanno ritenuto inadeguato ad affrontare un tema così delicato, come quello che riguarda il lavoro, oltre che la vita, di migliaia di persone che continuano a tenere in piedi una scuola che, per troppi anni, non certo da lei o da questo Governo, è stata, invece, considerata una pietra di scarto nel dibattito pubblico, definanziata, umiliata, spesso appunto messa ai margini di una discussione che, invece, avrebbe dovuto vederla al centro, sempre più al centro, di qualsiasi discorso guardi al futuro di questo Paese.
Ed è per questo che considero in questo caso, non il suo intervento Ministra - ne ho apprezzato il dettaglio, ripeto, io apprezzo sinceramente lo sforzo che lei sta facendo, come quello che fa tutto il Governo -, ma buona parte anche del nostro dibattito, oggi, un dibattito un po' fuori centro, diciamo la verità. La scuola ripartirà, ripartirà in presenza, non sapremo come andrà, non sapremo che cosa succederà, che cosa succederà con il primo contagiato in una scuola. Vogliamo dire parole di verità anche tra noi? È utile, forse, farlo. Io sono padre di un bambino che ha fatto la prima elementare: lo dico anche qui tra parentesi, in questo scontro che è diventato il teatro, a volte, di una politica che registra il proprio piazzamento, quasi geografico, dentro quest'Aula, abbiamo forse perso di vista alcune questioni, tutti concentrati sulla ripartenza, “riaprite prima, riaprite dopo”, “facciamo come hanno fatto di là”, poi abbiamo visto, quelli che chiedevano di riaprire subito si sono dovuti misurare con il fatto che in tanti luoghi, laddove si è riaperto, sono dovuti tornare indietro di fronte alla dura realtà che il virus impone, al netto di chi lo nega e si rifiuta di mettersi la mascherina, anche laddove sarebbe obbligatorio farlo. Abbiamo perso di vista, forse, alcune cose. Mio figlio ha fatto la prima elementare quest'anno, è un bambino fortunato perché viene da una famiglia che ha un po' di libri in casa, che ha studiato, che ha strumenti culturali. Io penso che avremmo dovuto pensare a che cosa fare per quei bambini, per quelli più fortunati, che comunque hanno subito un elemento di privazione sul piano formativo, che io considero assai preoccupante e, a maggior ragione, per quelli che, invece, vengono da situazioni di maggior difficoltà, altro che la didattica a distanza, che pure era necessaria, non giriamoci intorno. Che cosa dovevamo fare, in quel momento? Era l'unico strumento possibile, ma che quello strumento abbia fatto, né più né meno, che far aumentare in modo enorme le diseguaglianze, che pure già lì stavano, è un dato altrettanto incontrovertibile. Allora, di questo abbiamo discusso poco, ci siamo preoccupati del fatto che tutti dovessero, sostanzialmente, passare all'anno successivo ed era anche legittimo. Come fai a valutare, in quella situazione, qualcuno con il metodo classico con cui ha valutato fino al giorno prima? Ma non ci siamo posti, per esempio, il problema, in alcuni cicli in particolare, in alcune classi, di come provare ad evitare che quella dispersione formativa potesse diventare un problema anche negli anni a venire. Certo, dal 1° settembre si lavorerà alle integrazioni, ma tutti noi sappiamo - e non perché qualcuno abbia cattiva volontà - che non basterà fare quello.
Allora, lo dico così: io penso che noi dobbiamo fare tutto il possibile perché, da settembre, le cose funzionino nel modo migliore possibile, consapevoli, però, che continuiamo a confrontarci con un problema la cui dimensione è difficilmente risolvibile come si fa quando si accende o si spegne un interruttore, quello lo faremo quando avremo strumenti che, sul piano medico, ci consentano di chiuderla qui. E lo dico anche ai colleghi e alle colleghe: non la risolviamo pensando di aggirare le questioni che riguardano il tema delle precauzioni, perché non è che noi possiamo cavarcela dicendo, sostanzialmente: non abbiamo le strutture, non abbiamo il personale - e, invece, su questo qualcosa avremmo potuto fare e dirò qualcosa, in conclusione, su questo punto -, quindi facciamo un po' così, invece che un metro, facciamo 80,75, perché allora, diciamocelo anche qui chiaramente, facciamo zero e vedrai che non ci sono più problemi, tutti in classe, senza nessun problema di carattere logistico. Ma non può essere questo il punto.
Anche qui, dobbiamo fare tra noi un discorso di verità e sulla verità - e concludo, spero di usare anche meno del tempo che avevo a disposizione - la dico dritta: lei ha fatto molto bene a fare riferimento al Recovery Fund, è uno strumento rilevante e potenzialmente decisivo, per il Paese. Io vorrei che su questo, e al più presto, il Governo e il Parlamento, insieme, decidessero una cosa netta, chiara: vogliamo stabilire che il 15 per cento di quella somma - ma lo stabiliamo con un atto parlamentare e del Governo - va, come minimo, garantito per l'investimento strutturale nella scuola, nel percorso complessivo della formazione di questo Paese? Vogliamo discutere di questa dimensione del problema? Perché, altrimenti, continuiamo a girarci attorno.
Lei ha detto che bisognerà chiudere con la storia delle classi sovraffollate, con il dimensionamento scolastico che è stato fatto in un certo modo nelle aree interne, e non solo. Ha ragione il collega Toccafondi: se poi non ci sono i dirigenti o se i dirigenti hanno troppe responsabilità, diventa un problema concreto la gestione. Però, io lo dico qui, durante il “decreto Rilancio”, io ho presentato tre, quattro emendamenti: uno diceva “quindici alunni per classe”, uno diceva “rivediamo il dimensionamento”.
Quegli emendamenti sono stati prima accantonati e poi dimenticati, nemmeno votati. Non funziona così, eppure già lì c'erano un po' di risorse, ma non funziona così. Dobbiamo cogliere questa occasione e non avere la nevrosi di cercare la responsabilità della Ministra Azzolina o di qualcun altro se avremo un problema, come nel caso del dibattito surreale sui banchi, che - badate - è tanto surreale quando viene presentato come la soluzione del problema, quanto è surreale quando viene presentato però come un elemento che accentua il problema. Adesso, che qualcuno mi spieghi, come la collega di Fratelli d'Italia, che i banchi con le rotelle non vanno bene perché aumentano il congestionamento, oppure che mi si presentino i banchi come la soluzione del problema, queste sono - sì - due cose che, banalmente, non si confrontano con la realtà. I banchi vanno bene e se ci sono banchi nuovi è bene che arrivino, ma non è quello è il punto. Allora, utilizziamo questo momento sapendo che ci confronteremo con una condizione comunque che non sta tutta nelle nostre mani da qui a settembre - questa è la verità - per affrontare fino in fondo alcuni dei problemi storici della nostra scuola. C'è il tema del reclutamento, come anche qui è stato ricordato (è strano ma su due cose sono d'accordo con Toccafondi, quindi, è bene che lo dica, anche in Aula), per risolvere una volta per tutte la questione precariato, che vuol dire anche formare chi è nella scuola. Anche qui, non è che chi c'è oggi e magari è arrivato da un percorso che non è quello che avremmo immaginato, lo prendi, gli dai un calcio e lo butti fuori, anche perché non sei in grado di farlo. Per me ciò è sbagliato e inaccettabile ma siccome, per di più, nessuno è in grado di farlo, bisogna confrontarsi con questo. Poi, apriamo anche una discussione - viva Dio, in Parlamento - pubblica e nel Paese su che cosa dobbiamo studiare in questo tempo, su come si ripensa la didattica complessivamente, sui suoi contenuti. Facciamo così questa discussione, tutti insieme: diventa più interessante e più utile per il Paese. Altrimenti, lo ripeto, sarà l'esercizio di un posizionamento sterile, di una qualche nevrosi eccessiva, inutile per la scuola e, alla fine, anche un po' noiosa per noi che la ripetiamo stancamente (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il deputato Lupi, prego.
MAURIZIO LUPI (M-NI-USEI-C!-AC). Grazie Presidente, signor Ministro, finalmente siamo qui a discutere e a confrontarci con lei sulla scuola; lei lo ha fatto in Commissione ma in quest'Aula è la prima volta che ci si confronta e siamo al 28 luglio. C'è un dato che, prima di tutte le riflessioni che possiamo darle, ci ha preoccupato e continua a preoccuparci, che è al passato ma che potrebbe ripetersi nel futuro: il 10 per cento dei ragazzi per sette mesi non ha fatto assolutamente scuola. Ci sono - non è un dato nostro ma è un dato dell'Istat - sono 850.000 ragazzi che non hanno fatto neanche la didattica a distanza. I ragazzi più deboli, quelli più deboli economicamente o quelli più deboli da un punto di vista personale, sono quelli che hanno pagato di più questa chiusura. Allora, tre cose le vogliamo dire. La prima: ci ritroviamo a sette settimane dall'annunciata riapertura della scuola con un'unica certezza, quindi chiediamo a lei, da Ministro, almeno forse di evitare questa certezza, cioè che dopo una settimana dalla riapertura della scuola, la scuola richiuderà; richiuderà perché ci sono le elezioni regionali, i referendum e i ballottaggi. Allora, lei è il Ministro in quel Governo e si faccia partecipe del fatto che non è possibile che le scuole chiudano. Si prendano le università, gli oratori, le caserme dismesse; si prendano altri luoghi ma non si permetta che alla riapertura della scuola, dopo una settimana, questa di nuovo venga chiusa perché sarebbe un segnale deleterio. Si può fare, glielo garantisco, basta volerlo. Si è voluto quella data, secondo me in maniera sbagliata, in ogni caso, a questo punto, non siano ancora una volta i nostri ragazzi a pagarla. Ridiamo quanto prima ai nostri ragazzi e alle loro famiglie ciò che gli è stato tolto in questi mesi, prima per un'oggettiva esigenza, poi per una esasperazione del principio di precauzione, misto alla incapacità di assumersi responsabilità e all'indolenza di chi i problemi li sa solo rimandare.
Io le do questa raccomandazione: non voglia che dietro questo atteggiamento ci sia l'acquiescenza verso quei settori del mondo scolastico e ministeriale per cui l'attenzione ai ragazzi e alla loro formazione è l'ultima preoccupazione, mentre sono abituati da decenni a considerare la scuola solo nel suo aspetto di contenitore occupazionale.
Secondo messaggio: noi abbiamo chiuso le scuole quando tutto il resto dell'Europa le riapriva. Il tema delle disposizioni del comitato scientifico non è un tema formale, è un tema sostanziale. Non ci ritroveremmo, il 28 luglio, nella situazione di incertezza nella quale potevamo non essere, stante l'esperienza alle spalle di altri Paesi. Avremmo potuto vedere che, grazie all'esperienza anche nostra, i bambini raramente contraggono il virus e quando ciò succede è quasi sempre in forma lieve, e che più raramente ancora lo trasmettono; che le disposizioni anticontagio sono indispensabili, assolutamente indispensabili, in particolare in alcuni casi, ad esempio con i più grandi, e meno in altri; che le paure per il COVID-19 ci hanno distratto dall'attenzione vera alle altre cause di mortalità nell'infanzia, che si sono dimostrate per i più giovani ben più numericamente micidiali.
Consiglio la lettura del documento - pubblicato ieri, ma credo che lei l'abbia visto - del Professor Remuzzi, pubblicato dal Corriere della Sera, che confronta tra loro le situazioni dei numerosi Paesi che le scuole le hanno riaperte da tempo o addirittura non le hanno mai chiuse. Noi, invece, siamo ossessionati dalla paura, dall'ossessione spacciata per scientifica, quando invece si tratta di una precisa scelta culturale, se non politica: viviamo nell'attesa del rischio zero, ma non c'è il rischio zero, non esiste. E allora, non trova singolare, signor Ministro, che i nostri ragazzi possano ritrovarsi ovunque tranne che a scuola?
Terzo messaggio: non abbiamo ricette da indicarle, ma un'indicazione di metodo sì; si conceda vera autonomia alle scuole. Non è uno scarico di responsabilità - lei lo ha accennato nel suo discorso - ma è realismo, è l'unica strada per risolvere problemi che hanno dimensioni e caratteristiche diverse nelle varie regioni del Paese. Lasci stare i bandi centralizzati per i banchi a rotelle, che in alcune situazioni possono servire e in altre no. Dia alle scuole le risorse che servono per avviare l'anno scolastico regolarmente, le supporti, ne controlli i risultati, ma le lasci libere di dare agli studenti che le frequentano e alle loro famiglie le risposte più adatti ai problemi che hanno. Concludo dicendo che in questi mesi lei e noi abbiamo riscoperto il valore della scuola, della scuola pubblica, cioè della scuola statale e di quella paritaria. Abbiamo riscoperto che lo scopo della scuola è accompagnare i ragazzi nella loro crescita e che è centrale la relazione educativa, il rapporto tra docente e studente: altro che didattica a distanza, altro che distanziamento sociale! L'esperienza positiva di questi mesi ci ha insegnato che l'autonomia è stato il momento in cui quell'alleanza tra dirigenti scolastici, insegnanti, studenti, famiglie ha dato i migliori risultati. Allora, come dice un documento pubblicato da una serie di associazioni (dalla FOE, Diesse, Disal), liberiamo le scuole, diamo la libertà di insegnare, la libertà di organizzare, la libertà di scegliere, la libertà di costruire; diamo più risorse, sì, più risorse alla scuola pubblica, quella statale e quella paritaria, per più autonomia scolastica, cioè per più libertà, per più possibilità di rimettere - concludo veramente - al centro dello sviluppo di questo Paese il primo pilastro, che è l'educazione, la formazione, l'investimento nel futuro del nostro Paese, che sono i nostri giovani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi con l'Italia-USEI-Cambiamo!-Alleanza di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Gebhard, prego.
RENATE GEBHARD (MISTO-MIN.LING.). Presidente, in relazione alla pandemia da COVID-19, la scuola italiana ha subito due primati sul piano europeo: il massimo periodo di chiusura e il massimo di ipotesi possibili e incertezze in merito alla riapertura. L'ultimo giudizio che ancora oggi, a poche settimane dal prossimo inizio dell'anno scolastico, avrei voluto evitare di leggere era “caos scuola”. Queste ulteriori incertezze sono un'imposizione intollerabile sia per le alunne e gli alunni che per i genitori. La fase acuta della pandemia per fortuna è passata e, sapendo ormai che i bambini si infettano più raramente, ulteriori misure restrittive non sono giustificabili. Vi sono ipotesi restrittive che non hanno fondamento. Si afferma che gli alunni dovrebbero stare in classe distanti un metro dall'altro, mentre nel contempo e per paradosso si aprono addirittura le discoteche e facciamo venire i turisti da tutto il mondo, sulla base di criteri e regole che soltanto nella scuola si considerano inapplicabili. Misure di sicurezza minime come gruppi stabili, misurare la temperatura, ingressi scaglionati si possono accettare, ma altre scelte inapplicabili comportano o restrizioni esagerate o il caos e le divisioni di classe non favoriscono di sicuro lo stato socio-emotivo dei bambini.
Non è necessario reinventare la ruota per garantire ai nostri bambini il diritto all'istruzione e ai contatti sociali: basta guardare ai modelli adottati al di là dei confini.
Signora Ministra, lei ha detto che il Governo deve essere responsabile: bene, auspico sia così e che il Governo, entro breve termine, possa e debba dare le risposte chiare che i bambini e i genitori si attendono.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fusacchia. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Presidente, Ministra Azzolina, lei ci ha restituito un lungo e dettagliato resoconto-elenco di tutto quello che sta facendo per riaprire la scuola; e ovviamente questo possiamo solo apprezzarlo, come hanno detto alcuni colleghi in precedenza, perché non ci sfugge quanto sia complesso in questo momento gestire la scuola e la riapertura.
Detto questo, Ministra, io ho solo due cose da dirle. Non scommetta tutto sul 14 settembre, perché stiamo alimentando una forma di conto alla rovescia e creando la sensazione che ci sia una chiave da girare ad una certa ora di un certo giorno a metà settembre. Non sarà così, non succederà così, perché non può succedere così, perché la riapertura dell'anno scolastico è un momento molto complesso e difficile in anni normali, figuriamoci quest'anno.
Quello che invece va fatto, quello che va alimentato è ovviamente accelerare su tutte le cose che sono di competenza del Ministero. Lei prima ci ha ricordato che stanno per arrivare a breve le linee guida ad esempio per gli asili nido: ecco, imponga una data a tutti, perché a breve è settembre, ovviamente. Un altro collega le ha ricordato una cosa importante, che non dipende da lei, che è il voto nelle scuole il 20 e il 21 settembre, ma si faccia carico anche di questo in maniera molto ferma con la Ministra Lamorgese e con il Presidente del Consiglio; anche perché la responsabilità della richiusura poi non ricadrà su questo o quel Dicastero, ma sarà sempre attribuita alla scuola e a chi guida la scuola.
Facciamo tutto il possibile per far recuperare il più alto numero di studenti e di studentesse dal 1° settembre. E ancora una volta, smettiamola di far passare il messaggio che chi deve recuperare comincia il 1° settembre e gli altri il 14 settembre solo se ci fossero…
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ALESSANDRO FUSACCHIA (MISTO-CD-RI-+E). Concludo, Presidente. …14 giorni per recuperare, perché il recupero andrà avanti dopo il 14 settembre per tutto.
E da ultimo, però, che è la cosa su cui voglio chiudere, e credo sia la cosa più importante: le famiglie sono esasperate oggi; adesso ci sarà un po' di calma perché arriverà il mese di agosto, inevitabilmente. Io credo allora che le famiglie saranno disposte a tollerare un disagio inevitabile che ci sarà nelle scuole a settembre, ma ad una condizione: che, nel frattempo, noi costruiamo una prospettiva che spieghi che noi non stiamo facendo tutto questo sforzo solo per ritornare alla normalità della scuola di prima. E quindi mettiamo sul tavolo da subito, Ministra, la questione del dimensionamento delle aule, delle risorse europee: su questo dobbiamo scommettere il futuro della scuola e il futuro anche di questo Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Rospi. Ne ha facoltà.
GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP). Presidente, Ministro, lei ha dichiarato che il 14 settembre riaprono le scuole. Io la penso come il collega che ha parlato poco fa: secondo me il 14 settembre non aprirà nessuna scuola. Perché? Perché purtroppo manca un programma dettagliato su come si aprirà, le strutture non sono adeguate al distanziamento fisico; e poi ci sono anche alcune domande che aspettano delle risposte, come i doppi turni, come verranno svolti, gli ingressi scaglionati, come saranno, la didattica, gli spazi alternativi, come avverranno, le lezioni online, continueranno, raggiungeranno tutti gli studenti soprattutto, il reperimento dei docenti. Io sono quindi del parere che bisogna unire le forze, bisogna cercare una soluzione; però bisogna essere anche concreti, e quindi io penso che difficilmente apriremo le scuole il 14 settembre.
Poi permettetemi, Presidente, di fare alcune considerazioni. Lei ha parlato, Ministro, del problema pedagogico dei bambini, delle scuole elementari e delle scuole materne. Mi consenta allora di darle un consiglio, questa volta non da collega ma da uomo di scienza: eviti, Ministro, di ascoltare solo il pensiero della scienza, evitiamo la ghettizzazione delle classi. Perché? Perché la formazione dei nostri ragazzi necessita di relazioni, relazioni vere, di confronti tra coetanei: solo così si forma il pensiero critico.
E poi io vorrei parlare anche da padre di famiglia. Ne ha parlato anche un collega poco fa: io sono padre di due bambine, e guardi, Ministro, non è bello vedere le proprie figlie in fila con la mascherina che aspettano la misurazione della temperatura.
Non è bello guardare le bambine che giocano con le mascherine, senza vedere il sorriso, private anche della parola: questi sono solo alcuni degli esempi. Allora le chiedo, chiedo a tutti voi: come crescerà la generazione futura? Ricordandoci che sarà questa generazione la classe dirigente del Paese futuro.
E poi, Ministro, e mi avvio alle conclusioni: quanto ai banchi nuovi da lei pubblicizzati in TV, ne vedremo pochi. La gara pubblica europea rischia di andare deserta, e comunque è praticamente impossibile, quasi, che si abbia tutta la fornitura entro il 14 settembre. Il problema a mio avviso, Ministro, colleghi, è negli spazi e nelle strutture, non tanto nei banchi che mettiamo dentro questi spazi. Per questo, Ministro, non parli di nuove tecnologie didattiche, se poi mancano nelle scuole laboratori attrezzati per la didattica…
PRESIDENTE. Deve concludere.
GIANLUCA ROSPI (MISTO-PP-AP). Ho concluso, Presidente. …palestre, per non parlare poi di alcune scuole dove manca anche la carta igienica e il sapone; oltre al fatto - e concludo, Presidente - che la stragrande maggioranza delle strutture scolastiche non è nemmeno adeguata dal punto di vista sismico ed energetico.
Concludo con un pensiero che non è mio, visto che anche la Ministra ha portato le parole di Aldo Moro; io porto le parole di uno scienziato, che è Albert Einstein: “Per me il peggio sembra essere una scuola che funziona con i metodi della paura, della forza e dell'autorità artificiale. Tale trattamento distrugge i nobili sentimenti, la sincerità e la fiducia degli alunni e produce un soggetto sottomesso”.
Mi auguro allora che non sia questo l'obiettivo che vuole perseguire il suo Ministero.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tasso. Ne ha facoltà.
ANTONIO TASSO (MISTO-MAIE). Presidente, Ministro Azzolina, apprendo dalle sue parole che si sta predisponendo per il prossimo settembre il rientro in presenza di tutte le alunne e gli alunni delle scuole di ogni ordine e grado: è una notizia che deve essere accolta con gioia, perché la scuola ha la sua forza nella relazione educativa tra docenti e discenti e tale relazione è fatta non soltanto di nozioni, ma anche di esempi trasmessi, di vissuto, di confronti.
Risulta a questo punto, a mio parere, assolutamente necessario predisporre un serio piano di investimenti a favore della scuola: si parla di edilizia scolastica, di nuovi arredi anti-COVID, di cancellazione delle classi sovraffollate e aumento del numero di docenti e del personale ATA. Io vorrei richiamare, a questo proposito, l'attenzione sulla parola “contratto”: contratto per il personale della scuola, che è in attesa di rinnovo da 19 mesi. Noi dobbiamo tenere conto delle proposte che i maestri, i professori, ossia coloro che vivono e portano avanti il mondo della scuola, avanzano da anni: ridefinizione della funzione docente e adeguamento degli stipendi ai parametri europei, cancellazione poi delle norme che ostacolano quelle decisioni immediate e direi anche efficaci soprattutto nei confronti di chi assume atteggiamenti dannosi al buon comportamento scolastico, quindi a tutela degli insegnanti.
Sui banchi di scuola, è notorio, siede il futuro dell'Italia. Qualcuno ha scritto: “Uno Stato che non investe in un'istruzione di qualità per le nuove generazioni è uno Stato senza futuro”, quindi è necessario valorizzare il merito, eliminando le diseguaglianze. È proprio sulla lotta alle diseguaglianze che io vorrei ritornare a sollecitare la sua attenzione, Ministro, quindi sulla soluzione e sulla costituzione di una scuola di tutti e di ciascuno. Non posso quindi dimenticare l'emergenza sostegno, per la quale io tra l'altro presentai un emendamento al “decreto Rilancio” che è stato respinto in Commissione bilancio; mi permetto di dire, inspiegabilmente, perché prevedeva addirittura un vantaggio economico per lo Stato. Gli studenti con disabilità e i loro genitori hanno pagato, è notorio, un prezzo altissimo durante la fase di lockdown, con l'interruzione delle attività didattiche in presenza.
Io concludendo, Presidente, ribadisco che tutte le alunne e tutti gli alunni con disabilità hanno diritto ad un'istruzione di qualità determinata dall'azione formativa di docenti specializzati sul sostegno e non più precari, a garanzia proprio di quella continuità didattica, che anche le famiglie hanno il diritto di ottenere per veder realizzato il progetto di vita dei loro figli. È una battaglia di civiltà che il Governo - soprattutto lei, Ministro Azzolina - e tutti noi parlamentari dobbiamo sostenere con determinazione. Lei lo ha detto poc'anzi, Ministro, ed io lo ribadisco: nessuno deve rimanere indietro. Io la ringrazio per l'attenzione e ringrazio il Presidente per avermi concesso l'intervento.
PRESIDENTE. È cosi esaurita l'informativa urgente del Governo.
Per un richiamo al Regolamento.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Prego.
ROBERTO GIACHETTI (IV). Sarò rapidissimo, Presidente. Faccio un richiamo al Regolamento, articolo 13, comma 1. La pregherei idealmente, signor Presidente, di non considerarlo in quanto io facente parte del gruppo di Italia Viva, ma come facente parte dell'Intergruppo che riguarda il fine vita. Nella giornata di ieri c'è stata una sentenza, che ha un'importanza fondamentale, perché va oltre, estende la sentenza della Corte costituzionale a proposito del fine vita, del processo a Cappato e Mina Welby; ed è una sentenza che farà sicuramente giurisprudenza. Purtroppo, è una sentenza che interviene nella totale assenza del Parlamento che, nonostante sia stato invitato caldamente dalla Corte costituzionale a deliberare su questo argomento più di un anno fa, è semplicemente fermo. E pensare che queste persone, che vivono queste situazioni, debbano risolverle non perché c'è una legge che garantisce tutti, ma perché, di volta in volta, devono rimanere impigliate in un processo, è qualcosa di inaccettabile. Tanto più che - lei sa perfettamente, Presidente che io ho apprezzato molto le sue parole, quando ha fatto il discorso di inaugurazione alla Camera, nel quale ha messo anche in evidenza quanto saremmo stati attenti alle istanze che arrivavano dai cittadini - c'è una proposta di legge di iniziativa popolare che è stata presentata nel 2013, che riguarda proprio il tema del fine vita e lei sa perfettamente, Presidente, che, se noi non procediamo decidendo in un modo o nell'altro, come legittimamente può fare l'Aula, su quella legge, decadono sostanzialmente i tempi e bisogna ricominciare da capo con la raccolta delle firme. Allora, in ragione del fatto che il comma 1 dell'articolo 13 del Regolamento dice che la Conferenza dei Presidenti di gruppo è convocata dal Presidente della Camera ogniqualvolta lo ritenga utile - so che non dipende da lei o solo da lei l'ordine del giorno - l'invito che le faccio, proprio in ragione della sua sensibilità verso le istanze che arrivano dai cittadini, è quello di sollecitare la prossima Conferenza dei capigruppo perché prenda un impegno a calendarizzare questa proposta di legge - come abbiamo fatto per l'altra legge di iniziativa popolare, che era quella sulla separazione delle carriere -, fare in modo che il Parlamento sia vincolato a prendere una decisione. Poi, qui dentro, liberamente si deciderà qual è il tipo di legge da fare, ma noi non possiamo continuare a rinunciare alle nostre responsabilità, lasciando che questioni che stanno a cuore a tantissimi cittadini debbano essere regolate - come è successo in tanti altri casi - dai magistrati e dai tribunali.
PRESIDENTE. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 16.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che non vi sono ulteriori deputati in missione alla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente ottantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Preavviso di votazioni elettroniche.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. L'onorevole Novelli ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori. Ne ha facoltà.
ROBERTO NOVELLI (FI). Signor Presidente, questo intervento è per sottolineare che c'è un'emergenza che non viene valutata sufficientemente ed è un'emergenza che richiede un'informativa urgente del Ministro Lamorgese; mi riferisco ai flussi migratori, con particolare attenzione a quelli provenienti dalla rotta balcanica e, quindi, anche ai relativi rischi di diffusione del COVID-19, perché l'immigrazione irregolare non riguarda solo gli sbarchi, lo ripeto, non riguarda solo gli sbarchi, signor Presidente, ma anche e soprattutto gli ingressi in Italia lungo il confine italo-sloveno. Sta diventando una situazione insostenibile: ogni giorno decine di immigrati clandestini provenienti dalla rotta balcanica arrivano in regione Friuli-Venezia Giulia. Solo stamani ne sono stati rintracciati 60, molti di loro vengono fermati e trasferiti in strutture che ormai sono sature, mettono a dura prova le forze di Polizia e le istituzioni locali, ma molti riescono anche a sfuggire ai controlli, muovendosi poi liberamente sul territorio.
Certo, mediaticamente fa più effetto un gommone che si avvicina alla costa, rispetto alla fila indiana di persone che noi di questa regione ogni giorno vediamo camminare sul ciglio della strada. Ma lo vogliamo capire che chi arriva dal mare viene quasi certamente individuato, mentre chi usa la rotta terrestre molto spesso sfugge a ogni tipo di controllo? E questo perché? Perché mancano le Forze dell'ordine, sicuramente, in numero sufficiente, nonostante le ripetute richieste di un'implementazione degli organici; perché i controlli sui mezzi pesanti, che sono il nuovo strumento per far arrivare gli immigrati all'interno della regione, non più solo sul confine, vengono fatti a singhiozzo. Questo è qualcosa di importante; la rotta balcanica ha registrato negli ultimi anni un'impennata di arrivi; fino a quest'inverno era una questione di sicurezza e legalità, adesso è una questione di sicurezza, di legalità e anche di salute pubblica. Questi arrivi sono ripresi con un ritmo insostenibile, questo è un problema, lo risottolineo, che deve essere posto all'attenzione del Ministro e che deve trovare una soluzione.
Allora, signor Presidente, queste ragioni ci inducono a chiederle di inoltrare questa richiesta al Governo, perché l'immigrazione clandestina sulla rotta balcanica sta assumendo dei contorni di insostenibilità e di sicurezza per la nostra regione e, di conseguenza, per tutto il territorio nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Onorevole Novelli, la sua richiesta verrà sicuramente trasmessa al Governo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Palazzotto. Ne ha facoltà. Anche lei sull'ordine dei lavori, immagino.
ERASMO PALAZZOTTO (LEU). Sì, Presidente, anche io, per chiedere che il Governo venga a riferire in Aula rispetto a quello che è accaduto in questi giorni, in queste ore in Libia, a Khums, dove, dopo un presunto soccorso, che noi chiamiamo cattura e deportazione, dei migranti arrivati allo sbarco sono stati uccisi dalla guardia costiera libica che ha sparato su un gruppo di loro che tentava di fuggire per non finire di nuovo nei campi di concentramento.
Ora, noi abbiamo appena votato il rifinanziamento di una missione che parla del supporto e dell'addestramento della guardia costiera libica; voglio immaginare che questo non sia il supporto e non sia l'addestramento che noi abbiamo fornito ai libici e voglio immaginare anche che noi siamo in grado, come Parlamento e immagino anche come Governo, di rimettere in discussione la scelta di collaborare e di formare e addestrare dei criminali che sono organizzati dalla guardia costiera libica e che sparano su persone inermi che tentano solo di fuggire da torture e violenze.
Io credo che quello che è accaduto sia gravissimo, che noi non possiamo far finta che sia un caso da derubricare alle ultime pagine dei giornali e che il Governo abbia il dovere di venire in quest'Aula a spiegare al Parlamento e a spiegarci come hanno trovato applicazione le parole che richiamano i diritti umani e le organizzazioni internazionali per garantire i diritti umani in Libia con quello che sta accadendo, perché la notizia che io sto riportando in quest'Aula è una notizia che viene data dall'OIM, non è una notizia riportata da alcuni media, cioè sono quelle organizzazioni internazionali che noi abbiamo chiesto che fossero sui porti nel momento dello sbarco che ci raccontano e testimoniano quali sono le violenze e i crimini che subiscono i migranti che vengono deportati in Libia.
A questo aggiungo, signor Presidente e concludo, che il Governo deve venire anche a riferire rispetto, più in generale, alla gestione, in questo momento, dei flussi migratori. I numeri ci dicono che non siamo davanti a un'emergenza, gli sbarchi sono numeri, in questo momento, irrisori rispetto a quelli che abbiamo affrontato e fronteggiato in altri anni, in cui i flussi migratori mettevano in difficoltà il nostro sistema d'accoglienza. Io non credo che in questo momento serva mandare l'esercito a presidiare i centri d'accoglienza; io credo che serva semplicemente un po' di buon senso nella gestione del fenomeno migratorio, perché se noi immaginiamo di tenere più di mille persone a Lampedusa in condizioni disumane o altrettante a Porto Empedocle in una tensostruttura con 80 gradi sotto il sole, nel porto di Porto Empedocle, è evidente che qualunque essere umano, direi di più, qualunque essere vivente proverebbe a scappare da quelle condizioni. Allora, basta un po' di buonsenso nel gestire flussi ampiamente gestibili dal nostro sistema d'accoglienza, svuotando l'hotspot di Lampedusa, che in questo momento è al centro di arrivi spontanei, quindi, non di navi delle ONG, non di pericolosi destabilizzatori del sistema Paese, ma di persone che fuggono da una condizione di disperazione con barchini e, siccome non ci sono più mezzi di soccorso, quelli che non annegano prima o che non vengono catturati arrivano spontaneamente a Lampedusa. Basta organizzare un sistema di trasporto e delle strutture sulla terraferma dove mettere queste persone in quarantena.
Sono persone, lo ripeto, persone, che vengono fuori dall'area Schengen e come tutti gli altri cittadini stranieri godono di diritti che devono essere garantiti e, quindi, anche loro devono effettuare un periodo di quarantena trascorso il quale devono essere trattati con tutti i diritti che sono garantiti loro dalla Costituzione e dalla nostra civiltà giuridica - concludo, Presidente - che io ci terrei fosse difesa da questo Parlamento, perché riguarda il futuro delle nostre istituzioni e della nostra credibilità. Se oggi ci voltiamo dall'altra parte e permettiamo, anzi acconsentiamo ad essere complici di questi crimini, io credo che il nostro futuro non sarà un futuro roseo (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Onorevole Palazzotto, anche la sua richiesta verrà fatta pervenire al Governo che sicuramente ne prenderà atto e provvederà all'informativa da lei richiesta.
Seguito della discussione delle mozioni Caon ed altri n. 1-00270, Luca De Carlo ed altri n. 1-00367, Bitonci ed altri n. 1-00368 e Pellicani, Maniero, Moretto, Muroni ed altri n. 1-00369 concernenti iniziative volte al completamento dell'idrovia Padova-Venezia.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Caon ed altri n. 1-00270 (Nuova formulazione), Luca De Carlo ed altri n. 1-00367, Bitonci ed altri n. 1-00368 e Pellicani, Maniero, Moretto, Muroni ed altri n. 1-00369 concernenti iniziative volte al completamento dell'idrovia Padova-Venezia (Vedi l'allegato A).
Avverto che, dopo la conclusione della discussione sulle linee generali che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 20 luglio 2020, sono state presentate le mozioni Luca De Carlo ed altri n. 1-00367, Bitonci ed altri n. 1-00368 e Pellicani, Maniero, Moretto, Muroni ed altri n. 1-00369 e una nuova formulazione della mozione Caon ed altri n. 1-00270, che sono già state iscritte all'ordine del giorno.
Avverto, altresì, che in data odierna è stata presentata la mozione Caon, Pellicani, Bitonci, Maniero, Luca De Carlo, Moretto, Muroni ed altri n. 1-00370, il cui testo è in distribuzione, e contestualmente le mozioni all'ordine del giorno sono state ritirate dai presentatori.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo il parere sull'unica mozione presentata. Prego, signor sottosegretario.
ROBERTO TRAVERSI, Sottosegretario di Stato per le Infrastrutture e i trasporti. Grazie, Presidente. Parere favorevole.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Procediamo, quindi, con le dichiarazioni di voto. La prima è quella della collega Muroni. Prego, onorevole Muroni.
ROSSELLA MURONI (LEU). Grazie, Presidente. Questa mozione parla di un'opera utile per il territorio, per il Paese, ma, soprattutto, per immaginare quali debbano essere la discussione e il confronto intorno all'utilità delle opere che vogliamo proporre per lo sviluppo dell'Italia.
Ci sono dei criteri per uscire da questa contrapposizione, che spesso ci vede partecipare a un dibattito abbastanza surreale sulle singole opere, rispetto alle quali forse è utile una mozione come questa, perché racconta quali dovrebbero essere, invece, i criteri su cui muovere una discussione reale nel Paese. Sono criteri che riguardano, ad esempio, l'utilità per i territori e per i cittadini nel momento in cui si propone un'opera, il miglioramento della sicurezza idrogeologica in questo caso, ma in generale sismica e sanitaria, l'innovazione del sistema della mobilità, il minore impatto nell'utilizzo delle risorse, un contributo fondamentale a quello che noi abbiamo come obiettivo, che è la transizione energetica. Io credo che l'idrovia abbia queste caratteristiche: è un'opera attesa da tantissimo tempo, è un'opera che nei pezzi in cui è stata realizzata sostanzialmente rischia di invecchiare di attesa, invece è ora di dare anche riscontro a un volere delle amministrazioni e delle comunità locali rispetto a un intervento che affronta tantissimi dei criteri e risponde a tantissimi dei criteri che ho prima elencato.
È un'opera che tiene insieme la lotta al mutamento climatico, e quindi la trasformazione del territorio, del nostro modo di muovere e di gestire le risorse naturali, con la salvaguardia e l'affrontare i problemi che il territorio si trova di fronte. Dovrebbero essere questi i criteri che poi noi mettiamo nel famoso piano che dobbiamo presentare all'Europa sul Recovery Fund secondo me; dovrebbero essere questi i criteri con cui il Paese si presenta a quel tavolo e scrive un piano relativo. L'idrovia Padova-Venezia risponde soprattutto alla necessità di mettere in sicurezza un'ampia parte del territorio veneto dall'esondazione del Brenta-Bacchiglione ed è un'opera che dimostra quanto il rischio idrogeologico da problema possa diventare un'opportunità, se affrontato in maniera intelligente e, direi, multidisciplinare, perché si risponde a un problema di sicurezza idrogeologica e quindi si fa un'opera idraulica ma, contemporaneamente, finalmente, si fa un'opera - una grande opera - che ricuce il territorio invece che dividerlo, come spesso, invece, fanno le opere più impattanti.
Penso alle autostrade e alle strade che spesso, invece, trovano grande agio e grande cittadinanza nell'elenco delle opere che si presentano utili per il Paese. Un'opera, appunto, che ricuce il territorio, considerando anche le aree a monte e a valle della sua intersezione con il Brenta-Cunetta, e quindi considera l'ecosistema del territorio. Una delle parti più importanti, dal mio punto di vista, di quest'opera riguarda non solo l'idrovia, non solo l'opera in quanto progetto idraulico, ma anche un'opera che accompagna un corridoio ecologico, tenendo insieme diverse funzioni; questo è davvero un criterio che dovrebbe guidarci nella scelta delle opere che noi individuiamo. Quindi, io sono particolarmente contenta che poi, alla fine, grazie anche al lavoro del sottosegretario, siamo riusciti ad arrivare a una mozione comune, perché non credo che sia il caso di dividerci su opere volute dal territorio, che rispondono davvero a questi criteri in maniera molteplice. Naturalmente, abbiamo ognuno il suo punto di vista, ma se vale la pena portare in Aula a Montecitorio un tema del genere è perché in qualche maniera deve essere anche esemplificativo di come e dove vogliamo portare il Paese nel momento in cui affrontiamo il tema delle grandi opere. Quindi, ringraziando i colleghi della maggioranza e delle opposizioni, che davvero hanno fatto uno sforzo comune di sintesi e di rispetto reciproco, ma soprattutto guardando all'interesse del territorio - mi sembra questa una bella notizia nella bella notizia - annuncio il voto favorevole del mio gruppo, Liberi e Uguali, e dico che questa è una bella giornata per il Veneto ma anche per il Paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moretto. Ne ha facoltà.
SARA MORETTO (IV). Grazie, Presidente. Il progetto di cui discutiamo oggi è l'esempio lampante di un paradosso specificatamente veneto prima che italiano. Mi permetta di fare questa premessa prima di entrare nel merito dell'idrovia Padova-Venezia. Un progetto - lo dico a quest'Aula - di natura trasportistica, ovvero una via navigabile di 30 chilometri per collegare la zona industriale di Padova alla zona industriale di Marghera, che nasce nel 1955, ottiene un primo finanziamento nel 1963, inizia i lavori nel 1968 e si ferma nel 1988. Da quel momento in poi resta un'opera incompiuta: 100 milioni spesi. Nel tempo si cerca di cambiarne l'obiettivo, individuando nell'idrovia uno strumento di riequilibrio idraulico come scolmatore delle piene dei fiumi Bacchiglione e Brenta. Tra il 2014 e il 2016 la giunta regionale si risveglia da un sonno durato 25 anni - 25 anni di governo - e rimette in campo l'opera con la doppia funzione trasportistica, quindi trenta chilometri di via navigabile, di cui solo dieci realizzati, con tredici ponti stradali esistenti e uno ferroviario sotto i quali dovrebbero transitare le barche, e quindi anche di scolmatore. Nel 2016 l'opera diventa, secondo la giunta regionale del Veneto, un'opera immediatamente cantierabile: si parte, quindi! No, non si parte: scrivono i sindaci, scrivono le associazioni, ma l'operosa giunta regionale del Veneto non avvia i lavori. Ed eccoci qui, quindi, in Parlamento, a discutere di una mozione che chiede al Governo di chiedere alla regione di fare ciò che ha promesso: siamo davvero ai paradossi! Il Veneto è governato dalla stessa forza politica e dalle stesse persone da 25 anni, un quarto di secolo: tempo sufficiente per prendere una decisione e realizzarla, tempo sufficiente per scegliere, trovare i soldi e fare, tempo sufficiente per far sì che non ci si trovi, dopo 65 anni, a discutere di un progetto mentre è cambiato il mondo. Il più grande danno che chi fa politica dentro le istituzioni può provocare è quello dell'immobilismo, dell'ambiguità, della mancanza di decisione. Il progetto dell'idrovia Padova-Venezia è uno degli esempi evidenti di come si possa stare nella cabina di comando di una grande nave senza decidere la rotta, ma navigando a vista.
E, mentre la giunta regionale galleggia nel mare delle promesse, non vi è presa di posizione chiara nemmeno da chi negli stessi 25 anni si è proposto come alternativa. Prendiamo atto di alcuni fatti: non vi è progettazione definitiva e tantomeno esecutiva dell'opera complessiva, né come via navigabile né come scolmatore. I monconi di opere realizzate e abbandonati oggi sono inutilizzabili così come stanno e in alcuni bellissimi luoghi della Riviera del Brenta, tra le ville venete, ci sono situazioni di degrado sulle quali è necessario intervenire.
Il piano territoriale regionale di coordinamento adottato nel 2009 e prontamente approvato 11 anni dopo, il 30 giugno 2020, contiene qualche confuso rimando all'idrovia Padova-Venezia. Il piano regionale dei trasporti, anche questo celermente approvato qualche giorno fa, a trent'anni dall'ultimo piano - ecco a cosa mi riferisco quando parlo di immobilismo -, non contiene alcun cenno all'idrovia quale opera per il trasporto via acqua. Di cosa parliamo quindi? Mancano i soldi, come sostiene qualcuno, o mancano le idee chiare? A me pare sinceramente più la seconda. Non credo siano necessarie molte altre parole sul valore trasportistico dell'opera, se la stessa giunta regionale del Veneto non la inserisce nella programmazione. Diverso è l'aspetto relativo al rischio idrogeologico. Tutti sappiamo quanto sia fragile il nostro territorio e le province di Vicenza, Padova e Venezia sono state tragicamente colpite negli ultimi anni da alluvioni, piene, esondazioni. La laguna di Venezia solo qualche mese fa ci ha dimostrato ancora una volta la sua precarietà, con l'acqua alta che ha travolto la città, i suoi abitanti e gli operatori economici. Ciò che chiedono i padovani e i veneziani è la sicurezza del territorio: di questo si dovrebbe occupare oggi la regione e di questo dovremmo occuparci noi in quest'Aula.
Il canale scolmatore è fortemente voluto in alcune zone del nostro Veneto perché in esso i cittadini vedono una soluzione alla paura di finire ancora una volta sott'acqua e di perdere tutto, se non addirittura la vita. Non ci sono bandierine da sventolare e, dopo 25 anni, ci sono decisioni da prendere: serve una programmazione specifica, progetti esecutivi e parole chiare ai veneti. Vanno verificati puntualmente gli standard di sicurezza idraulica dei bacini complessivamente coinvolti. Vanno verificati gli effetti ambientali della diversione delle piene nella laguna veneta anche in condizioni di piena straordinaria e con la chiusura delle bocche di porto per attivazione del MoSE. Vanno valutati tutti gli interventi, anche alternativi, per la sicurezza idraulica permanente del territorio.
Vanno eseguite - qui lo ricordo alla giunta regionale del Veneto - con regolarità le manutenzioni, così trascurate e, al tempo stesso, così essenziali, dei corsi d'acqua. Il rischio idrogeologico del Veneto, quindi, va affrontato con serietà e determinazione. Lo sport della lamentazione sui soldi non funziona più. C'è un Governo che, qualche anno fa, aveva istituito una struttura di missione; si chiamava “Italia sicura” e aveva incominciato a distribuire risorse per l'avvio di cantieri immediati (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva), in questo Paese e soprattutto nel nostro Veneto. E c'è un Governo, che, appena entrato in carica, a guida leghista, l'ha tolta. Qui non serve aggiungere altro, non servono altre parole di chiarezza. Ci sono fondi europei, nazionali e regionali, da sfruttare. Basta decidere. Ciò di cui hanno bisogno oggi i veneti non è più una fila di promesse, ma decisioni chiare.
Io credo che oggi, qui, con l'approvazione unanime di questa mozione, parta un appello chiaro alle istituzioni e a tutti i livelli - quindi certamente al Governo, ma anche alla regione - affinché chi governa parli chiaro ai cittadini, dica cosa intende fare, dica quando intende farlo e quanti soldi intende spendere. Siamo stanchi di promesse che poi non trovano riscontro negli atti di programmazione, anche a livello regionale.
Annuncio, quindi, il voto favorevole di Italia Viva, convinta che forse arrivi all'orecchio di qualcuno l'appello a fare e a fare presto e che i cittadini veneti sapranno ascoltarlo (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Luca De Carlo. Ne ha facoltà.
LUCA DE CARLO (FDI). Grazie, Presidente. Le colleghe che mi hanno preceduto hanno, di fatto, iniziato a raccontare un'opera, che è un po' l'esempio di una delle tante casistiche delle infrastrutture italiane. È un'opera pensata negli anni Cinquanta, progettata negli anni Sessanta, realizzata in parte negli anni Settanta e abbandonata negli anni Ottanta. Questo dovrebbe già darci il tenore di come in Italia le opere vengono pensate, realizzate e abbandonate nel giro di cinquant'anni.
Questa è un'opera che, su 27 chilometri di sviluppo, ne ha visti completati 10, la cui prima progettazione risale appunto al 1955, ben prima dell'alluvione del 1966, che poi naturalmente ne ha velocizzato il processo. I lavori iniziano nel 1968 e nel 1988 si fermano i lavori per mancanza di risorse, ma anche, probabilmente, per mancanza di idee. Infatti, doveva essere l'autostrada dell'acqua, quella che collegava la Padova produttiva alla laguna veneta. In realtà, poi, l'economia è cambiata e si è passati da una economia e da un'industria manifatturiera ad un'industria per lo più di servizi e, quindi, un'autostrada sull'acqua non serviva più. Quindi, si è abbandonato il progetto.
Ci siamo resi conto, però, che diventava fondamentale per altre questioni e che era, quest'opera, fortemente voluta da tutti, salvo rarissime eccezioni. Voluta da tutti, tanto che la regione, nel 2015, ne presenta addirittura un progetto preliminare, che prevede, tra le tante, anche opere di valorizzazione ambientale, come la pista ciclabile tra Padova e Venezia, quindi, un'opera ecosostenibile.
Poi c'era una funzione importante, che è quella di approdo di sedimenti alla laguna. Ricordo che in laguna i sedimenti sono passati da 168 chilometri quadrati a 60 chilometri quadrati e il tutto nel giro di meno di settant'anni: 2,2 milioni metri cubi in meno persi all'anno. Questi sono dati che devono far pensare al nostro fragile equilibrio ambientale. Ma sono gli stessi dati che devono imporci delle scelte e non la scelta di non scegliere che, in questi anni, è stata la scelta che ha penalizzato, non solo in questo caso la laguna, ma anche tanta parte di montagna, che io forse conosco meglio e che, con Vaia, imparano a conoscere anche quelli che, magari, in montagna non ci vengono spesso.
La regione nel 2016 l'ha inserita tra le opere immediatamente cantierabili, come scolmatore. Eh, sì, perché ci si è resi conto che la funzione che poteva avere, soprattutto con le piene di Brenta e Bacchiglione, era anche quella dello scolmatore.
Ma l'Europa stessa ha dedicato delle risorse. Dei 24 miliardi, il 7 per cento vanno proprio alle opere che prevedono il trasporto sull'acqua. I comuni, non ne parliamo: i comuni stessi hanno presentato numerose istanze e numerose mozioni a supporto di quest'opera, perché il comune è sempre stato, in montagna come in pianura, in campagna come al mare, la sentinella sul territorio. Quindi, ogni qualvolta c'è una presa di posizione locale, anche se il Governo ha il dovere di tenere uno sguardo più alto e avere una prospettiva decisamente differente da quella di un singolo comune, io vi inviterei di tenere conto di quelle che sono le istanze del territorio. E questa volta il territorio dice una cosa chiarissima e cioè che quest'opera s'ha da fare. Lo dicono, paradossalmente, trovando anche l'industria, i comuni e le associazioni ambientaliste d'accordo sul tema. Quindi, è un'opera per cui non si giustificano i ritardi nella sua costruzione proprio perché c'è una comunione d'intenti, che forse non si è mai vista prima. Se le associazioni ambientaliste sono messe di traverso, per certi versi e altre volte a ragione - qualche volta anche a torto -, qui non succede. Succede esattamente che regione, Governo, enti locali e associazioni ambientaliste si mettono tutti dalla stessa parte, convinti come sono che quell'opera iniziata debba finire.
Per questo, io annuncio il voto assolutamente favorevole anche di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellicani. Ne ha facoltà.
NICOLA PELLICANI (PD). Grazie, Presidente. Parlare dell'idrovia Padova-Venezia significa parlare di una delle grandi incompiute del nostro Paese. Se ne discuteva già nel 1947, subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale, più di settant'anni fa.
Il primo progetto risale al 1955 e, otto anni dopo, nel 1963 arrivarono anche i primi soldi, ovvero 6 miliardi e 300 milioni di vecchie lire, finché, nel 1968, iniziarono i lavori. Mi pare evidente che stiamo parlando di un'altra epoca. È comunque utile fare un po' di cronistoria, per chiarire di cosa stiamo discutendo.
Il progetto prevedeva la realizzazione di un canale navigabile di circa 28 chilometri, per collegare l'area dell'interporto di Padova con la laguna di Venezia, raggiungendo il canale Malamocco-Marghera, vale a dire sviluppare su acqua, anziché su gomma, il che sarebbe stata un'idea all'avanguardia per i tempi, se non fosse che, fin dall'inizio, mancarono convinzioni e risorse. Tant'è che settant'anni dopo sono stati realizzati solamente due tratti dell'opera, per un totale di 10 chilometri: uno, che collega la zona industriale di Padova al Brenta; un secondo, che parte dalla laguna di Venezia per raggiungere il canale Novissimo.
Nel corso dei decenni furono anche costruite molte infrastrutture complementari, vale a dire tredici ponti stradali, un viadotto ferroviario, una chiusa mobile e una conca di navigazione. Tradotto in cifre, questo moncone di opera è già costato 47 miliardi di vecchie lire, con alcuni manufatti che ancora si trovano in stato di degrado e abbandono da anni. Ma il conto è più salato, perché vanno aggiunti altri 6 milioni di euro, spesi per la manutenzione straordinaria dei manufatti.
Ciclicamente il progetto viene riesumato. Nei primi anni Novanta si investì sul porto interno di Padova, ma alla fine buona parte delle risorse venne impiegata per la manutenzione delle opere già costruite, che nel frattempo erano andate in malora, finché i cantieri si fermarono definitivamente nel 1992, l'anno di Tangentopoli.
Qualche anno dopo il progetto venne nuovamente ripreso in mano dalla regione di centrodestra a guida forzista, con la proposta di trasformare l'idrovia in una camionabile a pagamento, con un project financing di 130 milioni. Ma, fortunatamente, non se ne fece niente.
Passò altro tempo finché, nel novembre del 2010, il Veneto centrale fu teatro di una grande alluvione, che creò danni e disagi pesantissimi alla comunità veneta, ponendo finalmente al centro dell'attenzione il tema della tutela idraulica del territorio, esposto a grossi rischi, soprattutto per l'aggravarsi dei fenomeni legati ai cambiamenti climatici. Ecco, allora, che nel 2012 la regione rilancia il progetto dell'idrovia, non più soltanto come canale navigabile, bensì come canale scolmatore, per far fronte alle piene dei fiumi Brenta e Bacchiglione e mettere in sicurezza il territorio.
Cambiano, quindi, la prospettiva e gli obiettivi, anche perché, nel corso dei decenni, è cambiato anche il Veneto, dove nel corso degli anni si sono consumati centinaia di ettari di suolo, rendendo il territorio sempre più fragile e vulnerabile, come conferma anche l'ultimo rapporto ISPRA, presentato qualche giorno fa, che ha certificato come, tra il 2018 e il 2019, nel Veneto sono stati cementificati altri 785 ettari di territorio. Sono dovuti anche a questi tristi primati del Veneto le catastrofiche conseguenze degli eventi atmosferici, che si sono consumati, non solamente nel 2010, ma anche negli anni successivi, come nel novembre 2011, nell'inverno 2014, nell'aprile 2017 e, ancora, nell'ottobre del 2018. Finalmente, negli ultimi anni si è predisposto un piano di interventi per mettere in sicurezza il territorio così fragile, che comprende la realizzazione di una serie di vasche di laminazione e di opere di contenimento.
In quest'ambito, come detto, è tornato d'attualità il progetto dell'idrovia come canale scolmatore, con il progetto di fattibilità voluto dalla regione.
Siamo quindi chiamati, ancora una volta, a riprendere il filo del progetto, cercando di attualizzarlo, per rispondere ai problemi del territorio di origine, che, nel frattempo, come detto si è radicalmente trasformato. Lo studio di fattibilità presentato dalla regione nel 2016 va in questa direzione, ma credo sia indispensabile implementarlo. I veneti devono avere certezza che vengano realizzati tutti gli interventi volti a garantire la messa in sicurezza dei territori che con troppa frequenza sono soggetti ad alluvioni, mettendo in ginocchio migliaia di famiglie che regolarmente perdono tutto e generando danni incalcolabili alle attività economiche. Non è più tempo di promesse, signor Presidente, servono i fatti. Non possiamo permetterci di alimentare altri sprechi e gettare al vento ulteriori risorse, che tra l'altro al momento non ci sono. Va perciò realizzato in tempi brevi il progetto definitivo dell'idrovia per definire tutti gli aspetti ambientali ed economici necessari per avviare i lavori. Serve un approfondimento progettuale e va chiarito il quadro finanziario. Secondo la regione, per realizzare l'opera servirebbero 512 milioni, di cui 40 per la sola progettazione definitiva ed esecutiva e il finanziamento di un primo stralcio dei lavori. Vanno reperite le risorse ma soprattutto non è pensabile lo spreco di altri soldi pubblici.
Dobbiamo pensare ad un'opera che sia utile a tutto il territorio veneto senza penalizzare nessuno: per questo va analizzato ulteriormente l'impatto del canale scolmatore sulla laguna, soprattutto in vista dell'entrata in funzione del MoSE, ponendo attenzione all'analisi qualitativa e quantitativa degli inquinanti che verrebbero sversati e dei sedimenti in occasione degli eventi di piena, verificando con precisione la flessibilità di gestione del canale. Ciò non significa ripartire da zero, al contrario accelerare per giungere in tempi stretti ad un livello di progettazione adeguato a sciogliere tutti i nodi. La trasformazione dell'idrovia in canale scolmatore è l'ennesimo tema che interessa tutto il Veneto centrale, in particolare l'ambiente lagunare, che significa più in generale parlare del destino di Venezia e della sua città metropolitana. Per questo da tempo ritengo che sia necessario aggiornare la legge speciale che da decenni costituisce il luogo naturale dove affrontare tutti i grandi temi legati alla città e all'ecosistema lagunare, che sono molteplici e di cui l'idrovia rappresenta solo un tassello. È in gioco il futuro di una città fragile come Venezia e della sua laguna, che è legato a doppio filo al tema della sostenibilità, in particolare dei cambiamenti climatici; temi non più rinviabili, in quanto è chiaro che dopo il COVID nulla sarà più come prima e dovremo assumere la sostenibilità come parola chiave. Del resto, solo con queste premesse sarà possibile inserire un progetto per Venezia all'interno del piano che il Governo a breve presenterà alla Commissione europea per ottenere i finanziamenti del Recovery Fund. Come è noto le risorse europee, ovvero i 209 miliardi destinati all'Italia, sono vincolate a progetti fondati su criteri improntati a rendere l'economia più sostenibile e a favorire la transizione verde. Anche per questo è importante che proprio a Venezia stia prendendo forma un Centro di studi internazionali su questi temi, in particolare sui cambiamenti climatici. Nessun'altra città al mondo è più emblematica di Venezia per affrontare in modo serio e approfondito un'emergenza che sta scuotendo tutto il pianeta. La sicurezza idraulica del territorio rientra a pieno titolo in quest'ambito, va perciò approfondito rapidamente il tema dell'impatto sulla laguna derivante dalla realizzazione del canale scolmatore lungo il tracciato dell'idrovia. L'avanzamento del progetto consentirà anche di affrontare le ipotesi di concludere il canale navigabile facendo ricorso a finanziamenti europei, considerando che ci troviamo in un contesto completamente mutato rispetto a quello originario. La progettazione definitiva consentirà, inoltre, una verifica puntuale sulla sostenibilità ambientale, sociale ed economica dell'opera. Quindi, signor Presidente - e concludo -, la mozione unitaria che andiamo a votare, che è un bel segnale che arriva da quest'Aula, oggi rappresenta un contributo importante, una spinta attesa dal territorio, volta a porre la giusta attenzione ai problemi di salvaguardia di un territorio che da troppo tempo attende risposte concrete. Annuncio perciò il voto favorevole del mio gruppo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Caon. Ne ha facoltà.
ROBERTO CAON (FI). Grazie, Presidente. Come tutti hanno già menzionato, è un'opera che parte dal 1950, però è anche un'opera che è ferma da quarant'anni. Allora il mio punto di vista è di portare questa mozione, che siamo riusciti a unificare con tutti i gruppi parlamentari, che qui ringrazio. Va detto che negli anni sono cambiate le cose dell'ambiente: abbiamo urbanizzato troppo, forse troppo; ci sono stati dei cambiamenti climatici; ci si accorge che questi ultimi dieci-dodici chilometri di canale servono eccome. Perché servono? Perché già nel 1966 in questa zona abbiamo vissuto una delle più grandi alluvioni, poi ne abbiamo avuta una nel 2010, poi ne abbiamo sfiorata una nel 2011, una nel 2014, una nel 2017 e una nel 2018. Capisce, quando si parla di sociale, si parla anche di come la gente riesce a vivere serenamente oppure no. Avere o dare la possibilità di concludere quest'opera. Adesso è scavata da est verso ovest, paradossalmente se fosse stata scavata dall'altra parte del Brenta, verso est, sarebbe stata già fatta; cioè, noi abbiamo un troncone di 27 chilometri, grosso modo sono già stati fatti dodici chilometri, ci mancano 15 chilometri: se questi 12 chilometri che ho menzionato prima fossero stati scavati a valle, lo scolmatore sarebbe stato già fatto. Sono state prese delle decisioni di incominciare a monte verso valle, ma se avessero cominciato dall'argine sinistro del Brenta, verso Mira, verso la Romea, a quest'ora non si parlava di scolmatore perché sarebbe stato già fatto. Deve capire, sottosegretario, che con mio figlio ogni tanto passiamo con l'auto sopra qualche cavalcavia e mi chiede: papà, perché passiamo dal cavalcavia e sotto c'è il granturco? Perché manca il canale! Perché quel canale, naturalmente, come dicevano, era stato fatto e inventato per spostare le merci tra Marghera e la zona industriale, l'interporto di Padova. Non so se serva ancora, ma saranno gli studi stessi che andranno a verificare se questo sistema di trasporto può essere ancora, diciamo così, conveniente oppure no, ma sappiamo anche che il commercio viene fatto se si crea una via: non si crea il commercio, non si crea business, se non c'è una strada. E questa strada, chiamiamola “ad acqua”, potrebbe incrementare veramente il nostro tessuto industriale già abbondante, ma che va ripreso in mano. Oltretutto, c'è un discorso ludico da tenere in considerazione: diventa un grande polmone per la provincia di Padova e per la provincia di Venezia, per l'entroterra veneziano; sono 54 chilometri di argine, che naturalmente avranno tutta quanta una serie di mitigazioni dalle parti: provi a pensare che polmone possiamo dare su 54 chilometri di argini di questo canale, naturalmente con una serie di canoe, di sistema di darsene, cioè si crea una micro possibilità di utilizzare questo canale anche per altre cose. Tutti i problemi che noi pensiamo che possa dare questo canale, magari nel bacino di scarico di Venezia, non sono così effettivamente veri, perché, se va utilizzato, va utilizzato nel momento di piena, in quelle quattro o cinque ore durante la piena. E il sedimento, oltretutto, come diceva qualche collega poc'anzi, fa bene alla laguna, perché la barena ne risente, questi micro organismi fanno rivivere la barena. Perciò, cosa posso aggiungere? Io sono contento di essere arrivato a questo fine, sono convinto che tutti assieme possiamo portare a casa quest'opera molto importante per la sicurezza idraulica dello snodo Bacchiglione-Brenta, che si dirama tra Vicenza, Padova e la terra ferma veneziana. È da tenere in considerazione che anche altri canali ne usufruiscono un beneficio, perciò posso solo dare il voto favorevole a questa mozione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zordan. Ne ha facoltà.
ADOLFO ZORDAN (LEGA). Grazie, Presidente. Sarò breve, ma nella brevità di questa dichiarazione di voto spero di esprimere ciò che concerne questa grande importante mozione. Vede, Presidente, gli interventi a difesa della pianura Brenta-Bacchiglione trovano le proprie origini in tempi molto lontani. Molte Commissioni si sono costituite per risolvere l'annoso problema delle alluvioni ed esondazioni, che vede il nostro territorio coinvolto.
Nel corso del dibattito sulle mozioni per l'idrovia Padova-Venezia è emersa ampiamente l'utilità di tale opera per diverse ragioni. Innanzitutto, essere funzionale collegamento della zona industriale di Padova a quella di Marghera attraverso il fiume Brenta; in secondo luogo, nel tempo è emersa la possibilità di impiegarla come scolmatore delle piene, sia del fiume Bacchiglione sia del Brenta. Ciò vale, a maggior ragione, per i fenomeni alluvionali cui, purtroppo, è soggetta l'area della provincia di Padova. In tal senso rappresentativo è il caso dell'alluvione del 2010, che ha dimostrato la fragilità e la vulnerabilità del territorio veneto; in terzo luogo, l'idrovia è strategica per il nuovo porto di Venezia anche in termini di valorizzazione ambientale, compresa la pista ciclopedonale da Padova a Venezia.
Ci troviamo di fronte a un importante intervento infrastrutturale miseramente mai completato. L'idea, come ricordato in precedenza, risale al 1955 e l'inizio dei lavori risale al 1968 (ricordando le ultime date). Oggi l'idrovia è tornata centrale tra le infrastrutture da realizzare, grazie al suo riconoscimento a livello internazionale ed europeo tra le aree navigabili interne da valorizzare e soprattutto grazie al rilevante contributo della regione Veneto, che l'ha inserita tra le opere immediatamente cantierabili (un supporto in tal senso giusto). Inoltre, oltre trenta consigli comunali della provincia di Padova e della città metropolitana di Venezia hanno richiesto alla regione Veneto, mediante l'approvazione di atti di indirizzo di diverso tipo, l'avvio dei lavori.
L'idrovia - è bene ricordarlo - non costituisce la sola e unica opera per la messa in sicurezza negli ultimi anni. Infatti, la regione Veneto, nell'ambito delle opere di difesa idraulica, ha approntato una serie di interventi per la realizzazione di bacini di laminazione soprattutto a monte per i fiumi Brenta e Bacchiglione, che risultano essenziali sia per la stessa idrovia Padova-Venezia, considerata la funzione di rallentamento del flusso delle acque da essi svolta, sia per la maggiore messa in sicurezza del territorio.
Termino, Presidente, ponendo l'accento sul punto nodale della mozione proposta, che guarda con lungimiranza alla difesa del proprio territorio e chiede al Governo di adottare ogni azione celere finalizzata alla realizzazione dell'idrovia Padova-Venezia ma anche ogni azione volta al completamento delle opere connesse, inclusi i bacini di laminazione a monte, tutto, ovviamente, in pieno coordinamento con la regione Veneto e nel rispetto delle prerogative di quest'ultima. Annuncio il voto favorevole della Lega Nord-Salvini Premier (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maniero. Ne ha facoltà. È in tribuna. Prego, onorevole Maniero, la sentiamo.
ALVISE MANIERO (M5S). Si sente?
PRESIDENTE. Sì.
ALVISE MANIERO (M5S). Presidente, la ringrazio. Allora, sono lieto di portare questa dichiarazione di voto perché, come abbiamo sentito, riesce a raccogliere il consenso di tutte le forze politiche di questo emiciclo e raccoglie un parere favorevole dal Governo, ma questo non avviene, secondo me, per caso; avviene perché questa mozione tiene conto di molte - di molte! - istanze ed è anche frutto di un lavoro di tessitura che chi vi ha partecipato conosce bene, insomma, ed è stato impegnativo.
I colleghi prima di me hanno già riassunto la storia di quest'opera, per cui io non la ripercorro. Però, devo dare conto di alcuni valori che sono in questa mozione, perché non si limita a dire: “Si proceda con l'idrovia” e punto, ma va a spiegare perché la sicurezza idraulica e idrogeologica sono diritti fondamentali dei cittadini. Qualunque cittadino che abbia vissuto in un'area sottoposta a questi pericoli, qualunque amministratore locale - io sono stato sindaco di Mira e, quindi, ho vissuto in prima persona i processi di queste progettazioni - sa bene cosa vuol dire avere una notte, alle tre di notte, la casa invasa dall'acqua o passare la notte a monitorare un argine precario e imbevuto dalla pioggia.
Allora, queste istanze hanno la stessa dignità in tutti i territori del bacino e ogni persona deve vederli garantiti. Questo problema va risolto, va risolto nel nostro territorio come negli altri d'Italia, ma questa opera ha anche una valenza. Leggiamo attentamente quella mozione perché, guardate, l'attenzione che ha nello spiegare che un problema non si risolve spostandolo da monte a valle, da Padova a Venezia, ma si affronta progettando e affrontando e sciogliendo nella progettazione quelle criticità che sono state e sono tuttora un freno al proseguire di quell'opera, ecco quello è l'unico modo vero e responsabile per realizzare un'opera. Parliamo di un'area del Veneto che è una delle più urbanizzate d'Italia e non è un caso se quei problemi, quei fenomeni catastrofali che si susseguono sempre più frequentemente, avvengono proprio da noi, proprio lì. Infatti, la terra è stata privata, con un'urbanizzazione molto aggressiva, di gran parte della sua capacità drenante. Allora, come si fa a mettere in sicurezza il territorio? Sicuramente un ulteriore canale scolmatore metterebbe in sicurezza parte di questi territori. Come interseca la rete idraulica esistente nei territori a valle? Come impatterà sulla laguna di Venezia? Come funzionerà in quelle quattro, cinque ore, a cui si pensava prima, in cui dovrà assolutamente funzionare perché porterà un carico di piena ma magari incontrerà una laguna che non è in grado di ricevere perché il MoSE è chiuso e la marea è contraria? Ecco, sono questi i temi e affrontarli e scioglierli nella progettazione vuol dire proseguire bene, proseguire realmente.
Sono stati citati quegli esempi plastici che punteggiano i nostri territori di cosa non vogliamo più vedere, dei tronconi di canali che non hanno né capo né coda oppure i cavalcavia che sotto non hanno né strade né canali e suscitano, appunto, le domande dei bimbi che sono state ben riportate. Quindi, proseguiamo con responsabilità e con attenzione in queste cose. È stato citato anche, in particolare, un canale, che è il Novissimo, e anche lì c'è uno dei nodi da sciogliere nel territorio. Alcune simulazioni vedevano, appunto, l'intersezione con quel canale ridurre la sua capacità drenante e, quindi, aumentare il rischio che quelle aree andassero sotto, anziché quelle a monte. Noi questo lo vogliamo superare e avere un approccio responsabile.
Badate anche a un ulteriore valore di questa mozione, che aggiunge altre cose all'idrovia e parla più ampiamente di sicurezza idraulica del territorio. Dicono che - sì! - si proceda con la progettazione, si proceda con gli approfondimenti, ma subito, adesso. Ci sono cose che si possono fare e si devono fare e quando noi leggiamo che queste cose riguardano i bacini di laminazione, l'aumento, diciamo, di capacità del terreno di trattenere l'acqua ma anche il recupero della manutenzione ordinaria e straordinaria, che vede, in alcuni casi, arretrati di decenni nella nostra rete scolante e, quindi, parliamo di dragare canali e di verificare e insolidire gli argini: ecco, quelle cose si possono e si devono fare subito. Quindi, prendendo atto che nella mozione queste cose sono ben rappresentate, sono veramente lieto di annunciare il voto positivo del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caon, Pellicani, Bitonci, Maniero, Luca De Carlo, Moretto, Muroni ed altri n. 1-00370, su cui il Governo ha espresso parere favorevole.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1) (Applausi).
Sui lavori dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Dovremmo passare ora al seguito della discussione della proposta di legge n. 982-A e delle abbinate proposte di legge, recante misure di sostegno al settore agricolo e disposizioni di semplificazione in materia di agricoltura. Poiché tuttavia non è stata ancora trasmessa la relazione tecnica richiesta dalla Commissione bilancio, tale Commissione non ha potuto esprimere il prescritto parere. Il seguito dell'esame del provvedimento è pertanto rinviato ad altra seduta.
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Fiano ed altri; Boschi ed altri; Mollicone e Frassinetti; Lattanzio ed altri: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione massiva di informazioni false (A.C. 1056-2103-2187-2213-A).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 1056-2103-2187-2213-A: Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione massiva di informazioni false.
Ricordo che nella seduta del 20 luglio si è conclusa la discussione generale e i relatori e il rappresentante al Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.
(Esame degli articoli – Testo unificato - A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del testo unificato delle proposte di legge, nel testo delle Commissioni.
Le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A), che sono in distribuzione.
(Esame dell'articolo 1 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maccanti. Ne ha facoltà.
ELENA MACCANTI (LEGA). Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, intervengo in dichiarazione di voto sull'articolo 1, che istituisce una Commissione parlamentare d'inchiesta sulla diffusione massiva di informazioni false, per dichiarare il voto contrario della Lega all'articolo e motivare anche le ragioni di questa contrarietà, che non discende certamente dal disinteresse o dalla sottovalutazione di un tema, quello dell'autorevolezza delle fonti delle centinaia di migliaia di notizie che ogni giorno si riversano sulla rete e arrivano a tutti noi attraverso piattaforme, applicazioni di messaggistica e siti vari. È un fenomeno che anzi consideriamo serissimo, che attiene anche alla crisi del giornalismo per così dire tradizionale, al fenomeno della pirateria del diritto d'autore, tutti temi che il gruppo della Lega porta avanti da mesi e rispetto ai quali occorrono urgenti interventi normativi e culturali. Tuttavia è lo strumento che per noi è profondamente sbagliato, e la discussione di quest'oggi in quest'Aula appare infatti anche un po' surreale. Perché infatti è necessario istituire una Commissione parlamentare bicamerale, della durata di 18 mesi, con tanto di presidente che spetta ai gruppi di opposizione solo quando il Partito Democratico e Italia Viva sono collocati in minoranza - ma di questo parleremo successivamente durante la discussione dell'articolo 4 -, con gli stessi poteri e limiti della magistratura, quando sarebbe bastato istituire un gruppo di lavoro trasversale alle Commissioni interessate e, in pochi mesi, si sarebbe potuto proporre all'Aula un testo condiviso che adeguasse la normativa e affrontasse il tema in modo interdisciplinare, con regolari audizioni, colleghi, senza bisogno di accompagnamenti coatti con i carabinieri? Ma poi, colleghi, per indagare su che cosa? Ciò perché il principale vulnus di questa Commissione d'inchiesta è che, se sono ben chiare alcune finalità, che condividiamo e che appunto potevamo ben affrontare in un gruppo di lavoro, quello che proprio manca - e lo vedremo negli emendamenti all'articolo 2 - è l'oggetto di indagine della Commissione. Che cosa si intende, infatti, cari colleghi, con il termine di “falsa informazione”? Ma soprattutto, qual è il confine tra fake news, disinformazione e legittima espressione di pensiero? Ciò perché, se qualcuno dice, per esempio, che questo Governo è inadeguato, esprime un legittimo pensiero, che probabilmente io saprei anche motivare, o rischia di essere annoverato tra i seminatori d'odio?
E da quando, una maggioranza politica, quella di cui sarà certamente espressione la futura Commissione, senza neanche la presidenza di garanzia alle opposizioni, può indagare per stabilire che cosa è vero e che cosa è falso? Domande, Presidente e onorevoli colleghi, che fino ad oggi sono rimaste senza risposta e che motivano il voto contrario della Lega a questo articolo; Lega che però ha sempre condotto, e continuerà a farlo anche in Aula, un'opposizione di merito, che - devo riconoscere - su alcuni temi ha trovato anche un attento ascolto da parte delle relatrici e che ha portato all'approvazione di alcuni emendamenti del centrodestra che hanno decisamente migliorato il testo. Restano alcuni nodi e, tra questi, una più stretta definizione dell'oggetto della Commissione; la sua durata, di 18 mesi, che è impossibile addirittura da sentire, e la presidenza in capo alle opposizioni, di cui discuteremo durante l'esame dei prossimi articoli e che ci auguriamo possano trovare accoglimento. Per questo ribadisco il voto convintamente contrario del gruppo della Lega all'articolo 1 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 2).
(Esame dell'articolo 2 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Ha chiesto di parlare sul complesso degli emendamenti il collega Capitanio.
MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti all'articolo 2 perché in queste proposte emendative sta il cuore del voto contrario della Lega, basato fondamentalmente sull'inutilità dello strumento che abbiamo deciso di adottare. Siamo consapevoli e favorevoli - e lo abbiamo fatto anche con provvedimenti legati ad altra attività legislativa - alla necessità di intervenire a livello normativo sulla regolamentazione delle piattaforme, sul contrasto all'informazione fasulla, sulla formazione dei nuovi cittadini digitali, come abbiamo fatto con l'introduzione all'unanimità della legge sull'educazione civica, e siamo anche favorevoli ad avviare un lavoro concreto e fattivo con gli organismi che sono deputati alla distinzione e alla definizione delle informazioni e delle notizie, ovvero l'ordine dei giornalisti. Ci siamo confrontati con Agcom, ci siamo confrontati con i servizi, ci siamo confrontati con tante realtà, che hanno avuto tanto da dire, e tutte hanno concordato sul fatto che lo strumento della Commissione bicamerale d'inchiesta, con 18 mesi di confronto dialettico, filosofico, linguistico sul concetto di verità non fosse forse lo strumento, non fosse la strada utile per poter dare un contributo concreto al Paese, soprattutto in un momento di difficoltà sociale ed economica.
E forse, se c'è un emendamento, che meglio rappresenta il contributo che la Lega avrebbe voluto dare a questo provvedimento, è quello in cui chiedevamo una cosa talmente banale e sconcertante che ci ha lasciato veramente allibiti il fatto che non venisse accolta, cioè la volontà della Lega di definire l'oggetto concreto di questa Commissione. Se qualcuno nei comitati ristretti ci ha detto che definire il concetto di fake news era forse un'impresa troppo ardua perché il concetto era fluido, in evoluzione, noi ci siamo chiesti: ma allora di cosa stiamo parlando, su cosa stiamo lavorando? E noi abbiamo dato il nostro contributo: abbiamo ritenuto che indagare sui fenomeni di fake news volesse dire indagare su fenomeni di diffusione massiva di notizie volutamente false e prive di fonti verificate e, come tali, non rientranti nel perimetro dell'articolo 21 della Costituzione. Infatti, noi riteniamo che, da una parte, eventualmente vi sono le notizie volutamente false, prive di fondamento, create a scopi di destabilizzazione politica o anche di lucro economico e, dall'altra parte, vi è la verità ma anche il diritto alla libertà di espressione garantito dall'articolo 21 della Costituzione. Se lo scopo della Commissione è mettere a rischio la tenuta dell'articolo 21, imbavagliare le persone, impedire loro di esprimersi liberamente e anche il voto, visto che in questo Paese non si può più andare neanche a votare, allora questo ci preoccupa e non capiamo perché lo scopo di una Commissione, che si propone di indagare sulle notizie fasulle, non debba stabilire un confine sacrosanto tra l'informazione volutamente falsa e la libertà di espressione. Infatti, dopo che abbiamo messo in discussione l'articolo 1 della Costituzione ovvero che la sovranità appartiene al popolo perché non ci consentite più di votare, se adesso, insieme a quello, dobbiamo mettere in discussione anche l'articolo 21, allora non ci sta. Quindi, ovviamente questa proposta emendativa era la proposta madre con cui davamo un contributo banale al dibattito. Noi avremmo preferito fare altro, intervenire con delle leggi, ma se dobbiamo lavorare sul fenomeno delle fake news almeno dobbiamo sapere su cosa stiamo lavorando; perché, se iniziamo un esercizio di stile o come qualcuno malignamente suppone un diciotto mesi di poltrona gratuita per occupare un nuovo posto, allora noi a questo gioco non vogliamo giocare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vi chiediamo semplicemente di dirci: avete voluto fare una Commissione bicamerale d'inchiesta, volete sprecare risorse che avremmo investito in altro, almeno diteci su cosa vogliamo lavorare. Noi vogliamo sapere, prima di dare il via alla Commissione, su cosa vogliamo lavorare. Gli altri emendamenti presentati dalla Lega e anche quelli che abbiamo sottoscritto dei colleghi di Forza Italia e di Fratelli d'Italia vanno in tale direzione migliorativa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni all'articolo 2.
LUCIA CIAMPI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Emendamento 2.101 Zanella contrario; 2.109 Capitanio contrario; 2.120 Maccanti contrario; 2.1 Zanella contrario; 2.3 Casciello contrario; 2.8 Mollicone contrario; 2.7 Zanella contrario; 2.140 Gallo favorevole a condizione che sia riformulato nei termini seguenti: al comma 1, lettera b), dopo la parola “scopo” aggiungere la seguente “premeditato”; conseguentemente al medesimo comma, medesima lettera, dopo le parole “opinione pubblica” aggiungere le seguenti “per specifici interessi”. Emendamento 2.150 Costa contrario; 2.104 Furgiuele contrario; 2.102 Zanella favorevole a condizione che sia riformulato nei termini seguenti: al comma 1, lettera d), sopprimere le parole da “per motivi razziali” fino alla fine della lettera; 2.103 Novelli favorevole ma sarebbe il caso di cambiare la collocazione: dopo la lettera b), non dopo la lettera d).
PRESIDENTE. Dopo la lettera b) come Bologna, perfetto. Forse magari dovrà essere ricollocato.
LUCIA CIAMPI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Emendamento 2.10 Zanella favorevole a condizione che sia riformulato nei termini seguenti: al comma 1, dopo la lettera d), aggiungere la seguente: d-bis) ferma restando la disciplina applicabile per i casi di pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette, ai sensi del decreto legislativo 2 agosto 2007, n. 145 e del decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, verificare se esistano correlazioni tra l'attività di disinformazione e attività di natura commerciale in particolare di portali, siti Internet e piattaforme digitali.
PRESIDENTE. Allora, inseriamo l'emendamento 2.103 Novelli a pagina 3 dopo l'emendamento 2.140 Gallo, quindi con la riformulazione proposta della relatrice. Andiamo avanti sul 2.11 Mollicone.
LUCIA CIAMPI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Emendamento 2.11 Mollicone contrario; 2.14 Zanella invito al ritiro o contrario; 2.15 Casciello contrario; 2.20 Zanella contrario; 2.22 Casciello contrario; 2.23 Mollicone contrario; 2.105 Zanella contrario; 2.108 Zanella favorevole; 2.106 Zanella contrario; 2.107 Casciello contrario; 2.110 Maccanti identico all'emendamento 2.114 Mollicone favorevole, a condizione che siano riformulati nei termini seguenti.
PRESIDENTE. Allora per essere precisi, onorevole Ciampi, si tratta dell'emendamento 2.110 Maccanti e anche del 2.114 Mollicone, a cui è proposta la stessa riformulazione.
LUCIA CIAMPI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Sì, emendamento 2.110 Maccanti e 2.114 Mollicone favorevole a condizione che siano riformulati nei termini seguenti: al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente m-bis): valutare l'opportunità di indicare iniziative normative volte al rafforzamento degli strumenti di regolazione e controllo applicabili alle piattaforme digitali. Emendamento 2.121 Capitanio contrario; 2.111 Maccanti favorevole a condizione che sia riformulato nei termini seguenti: al comma 1, dopo la lettera m), aggiungere la seguente: m-bis) valutare l'opportunità di proporre la promozione attraverso il sistema radiotelevisivo pubblico anche in collaborazione con l'Ordine nazionale dei giornalisti di campagne di informazione e di sensibilizzazione sul tema dell'accesso responsabile alle notizie; 2.112 Capitanio contrario; 2.122 Capitanio favorevole; 2.113 Capitanio contrario; 2.114 Mollicone c'è la riformulazione identica a quella del 2.110 Maccanti; 2.115 Maccanti contrario.
PRESIDENTE. Il relatore di minoranza, prego onorevole Mollicone.
FEDERICO MOLLICONE, Relatore di minoranza per la VII Commissione. Emendamento 2.101 Zanella favorevole; 2.109 Capitanio favorevole; 2.120 Maccanti favorevole; 2.1 Zanella favorevole; 2.3 Casciello favorevole; 2.8 Mollicone favorevole; 2.7 Zanella favorevole; 2.140 Gallo favorevole; 2.103 Novelli favorevole; 2.150 Costa favorevole; 2.104 Furgiuele favorevole; 2.102 Zanella favorevole.
Sugli emendamenti 2.103, 2.10, 2.11, 2.14, 2.15, 2.20, 2.22, 2.23, 2.105, 2.108, 2.106, 2.107, 2.110, 2.121, 2.111, 2.112, 2.122, 2.113, 2.114 e 2.115, parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA MARTELLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere del Governo è conforme a quello dei relatori per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.101 Zanella.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Innanzitutto noi, ovviamente al netto del fatto che non riteniamo questa Commissione d'inchiesta una priorità per il Paese, soprattutto in questo momento, abbiamo sempre ribadito che non riteniamo nemmeno il mezzo utile al fine che si vuole conseguire, cosa che peraltro è stata suffragata da gran parte degli auditi - prima è stato accennato -, dai Servizi, all'ordine dei giornalisti, all'AGCOM, eccetera. Comunque, noi ci siamo prestati ad emendare e a sanare alcuni vulnera; ci sono stati accettati parecchi emendamenti che hanno decisamente migliorato il testo, però, vedete, come è stato ben sottolineato dai colleghi Maccanti e Capitanio, il problema è che il concetto di “fake news” non è un concetto perimetrato. Cosa significa? Che l'oggetto della Commissione d'inchiesta non è chiaro, non è perimetrato. Per cui noi, banalmente, con questo emendamento chiediamo che, in via preliminare rispetto a tutte le altre attività della Commissione, si vada a fare esattamente questo, cioè che ci sia una definizione di notizia falsa e di disinformazione, che non possono essere sovrapponibili con opinioni e quant'altro come è stato ben accennato.
Ora, ci sembra veramente incredibile che, al netto di tutti gli emendamenti che sono stati accolti e in considerazione del fatto che tutti hanno attestato, nel Comitato ristretto, che in effetti manca questa perimetrazione del concetto - e quindi l'oggetto serio dell'indagine -, questo emendamento fondamentale non venga accolto. Io chiedo ancora alle relatrici di pensarci e, se possibile, di cambiare opinione su questo emendamento, che darebbe almeno un senso oggettivo, concreto alla Commissione e non rischierebbe di sforare in una Commissione di inchiesta contro le opinioni, che è una cosa molto grave; tuttavia, mi sembra che a questa maggioranza interessi assai poter andare a incidere e indagare anche sulle opinioni, cosa che, francamente, ci terrorizza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.101 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.109 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.120 Maccanti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.1 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).
Passiamo all'emendamento 2.3 Casciello.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.
LUIGI CASCIELLO (FI). Grazie, Presidente. Noi abbiamo presentato questo emendamento, così come altri nei lavori di Commissione, perché ci sembra veramente bizzarro che si pretenda di indagare, con la Commissione di inchiesta sull'informazione massiva di presunte false notizie - aggiungo io - anche i media tradizionali, dimenticando che la stampa in Italia è sottoposta ad una normativa specifica, dimenticando che i giornali, le TV e anche gli organi di stampa online sono sottoposti ad una regolamentazione precisa, ad un Registro nazionale della stampa presso ciascun tribunale di competenza territoriale, con un direttore responsabile che è sottoposto anche penalmente perché ha l'obbligo di controllo su tutto ciò che viene pubblicato, insomma, senza dimenticare i codici di autoregolamentazione dell'ordine professionale dei giornalisti, anche nel testo unico dei doveri del giornalista, che contempla tutti i codici e i documenti di autoregolamentazione sulla deontologia professionale. Né, tantomeno, ci sembra sufficiente una ipotesi accolta in Commissione sul fatto che questi strumenti di informazione vengano tutelati dalla normativa vigente, perché significa che decade proprio il principio. Perché, poi, questa Commissione su cosa realmente vuole indagare? Sulla fake news, come ricordava anche la collega Zanella e i colleghi che mi hanno preceduto prima, la cui caratteristica identificativa non è chiara? Su che cosa vogliamo indagare? Su un articolo scritto male? Su una notizia non perfetta e corretta di un TG? Vogliamo trasformare una Commissione di inchiesta semplicemente - fatemelo dire - per la convinzione del PD di aver perso le elezioni per colpa delle fake news? Le avete perse perché il mondo è cambiato e, probabilmente, per errori commessi durante la gestione di questo Paese. Quindi, vi è la pretesa di sottoporre l'informazione italiana ad una indagine e di trasformare una Commissione, che - lo voglio ricordare - ha i poteri dell'autorità giudiziaria, anche per sottoporre gli organi di informazione ad un controllo; ciò non appartiene proprio ad un Paese democratico. Ecco perché rivendicavo e chiedevo con questo emendamento che venissero esclusi dall'oggetto di indagine della Commissione di inchiesta i media tradizionali (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente e Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.3 Casciello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.8 Mollicone. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Presidente, intervengo su questo emendamento e su altri due soltanto, per illustrare un po' la battaglia emendativa. Fratelli d'Italia, lo diremo anche nella dichiarazione di voto, è ovviamente contraria a questa Commissione, e lo è proprio per i motivi per cui dovrebbe esserlo il sottosegretario Martella, che è il sottosegretario all'editoria: perché andare ad istituire una Commissione sulla disinformazione, nel suo testo originario che addirittura sopravanzava, come ha ricordato il collega Casciello, le competenze costituzionali, le leggi costituzionali di competenza dell'ordine dei giornalisti, significa andare a non difendere l'editoria, la libertà di stampa, la libertà di espressione. C'è uno squilibrio, si crea uno squilibrio con questa Commissione, che peraltro dovrebbe definirsi “Commissione sulla disinformazione”. Io ringrazio comunque i relatori, perché c'è stato un confronto molto serrato ma molto trasparente, dal punto di vista parlamentare ineccepibile, e alcune nostre battaglie emendative sono state anche accettate. Questa no, ed è un grave peccato, perché questo emendamento va proprio a colpire uno dei centri fondamentali per cui un Parlamento dovrebbe istituire una Commissione contro la disinformazione, ovvero l'interesse nazionale. E invece voi che fate? In uno di quei campi e ambiti e perimetri in cui dovremmo far rientrare l'azione di questa Commissione, voi dite: no, la disinformazione ad opera di Stati stranieri noi non la includiamo; e questa è un'aporia, un controsenso in termini nel mandato della stessa Commissione. E questo è dimostrato, cioè che ci siano Stati stranieri, superpotenze che interferiscono attraverso le piattaforme digitali con la dinamica parlamentare interna e politica di una nazione come l'Italia; è dimostrato anche proprio dal caso COVID, che è uno dei mandati istituzionali di questa Commissione, la disinformazione sul COVID. Ebbene, cito sempre, ma lo farò anche adesso in questa fase, l'hashtag CinaeItalia pro COVID, che è un hashtag alimentato per la maggior parte nella sua percentuale da bot, cioè da retweet e hashtag automatici generati attraverso algoritmi. E questo è dimostrato dall'attività di intelligence social che operano i centri NATO: andateci, colleghi, a vederli! Io ci sono stato con l'Associazione Italia-Ungheria, sono stato a Riga, sono stato nel centro NATO di analisi social che fa questo tutto il giorno, sottosegretario Martella, e dimostra che esistono superpotenze straniere che generano hashtag, retweet, che condizionano e interferiscono sul dibattito e sul sentiment social di una nazione come l'Italia, ma come l'Europa o come altre nazioni. C'è quindi un tema molto serio, che c'è stato attenzionato anche dalle audizioni dei Servizi italiani, e che noi di fatto, non accettando questo emendamento, non accettando questa impostazione, ma poi vedremo anche con gli altri, andando, e concludo, a limitarci, e meno male che siamo intervenuti col collega Casciello e con la collega Maccanti a dire: guardate che per i giornalisti c'è l'ordine dei giornalisti, guardate che c'è un ordinamento sulla libertà di espressione. Ebbene, sulla disinformazione degli Stati stranieri, che è forse l'unico interesse nazionale da tutelare, non siete voluti intervenire (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.8 Mollicone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.7 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.140 Gallo. Accetta la riformulazione, onorevole Gallo, in premessa?
LUIGI GALLO (M5S). Presidente, sì, accetto la riformulazione e dico due parole su questa proposta emendativa. Non nascondiamo che sulla lettera b) c'è un aspetto molto delicato di questa Commissione d'inchiesta, perché si individuano i soggetti da chiamare in Commissione, quindi da indagare e coinvolgere: soggetti internazionali, soggetti che hanno una struttura finanziaria. E quindi questo, assumendo anche un po' le indicazioni e le perplessità di diverse forze politiche, va a definire in qualche modo un perimetro, una cornice che è stata richiesta per individuare i soggetti che devono essere portati in Commissione d'inchiesta per un'indagine. Questo perimetro, con questo emendamento riformulato (e quindi ringrazio il lavoro anche delle relatrici e di tutte le Commissioni), si definisce su due punti importanti. Uno, lo scopo premeditato: non è necessario che si diffonda una falsa informazione per essere convocati in Commissione, ma ci vuole un'attività premeditata, quindi organizzata, per poter essere convocati in una Commissione a rispondere di quell'attività, e quindi si mette una cornice quantitativa di intervento importante.
L'altro punto riguarda gli specifici interessi. Perché se noi andiamo a leggere la lettera b), risulta che dobbiamo convocare i soggetti che hanno lo scopo di manipolare l'informazione e condizionare l'opinione pubblica. Però così entriamo nel campo della comunicazione, dove finiscono diversi soggetti: chi fa propaganda, in qualche modo manipola l'informazione e condiziona l'opinione pubblica; la pubblicità, manipola l'informazione e condiziona l'opinione pubblica; ma potremmo anche citare la libertà di idee, la libertà religiosa o anche un'ideologia: se uno segue un'ideologia, ci crede, è convinto, può in qualche modo intervenire con un'informazione che sicuramente può manipolare l'informazione e condizionare l'opinione pubblica. È chiaro che non dev'essere questo lo scopo di una Commissione d'inchiesta. Per cui quando citiamo - e quindi è importante questo intervento, perché in qualche modo resta nel dibattito dell'Aula di questa Camera - nell'emendamento specifici interessi, ci dev'essere qualcosa che va al di là del fine ultimo che può essere il fine ultimo di un gruppo religioso, il fine ultimo di un gruppo politico, il fine ultimo di un'impresa o il fine ultimo di una forza politica, quindi è importante delimitare. Ringrazio, quindi, il lavoro delle Commissioni ancora una volta, delle relatrici, perché in questo modo cerchiamo di fare un lavoro ben concentrato sui veri problemi della diffusione massiva delle fake news (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Novelli, lei accetta la riformulazione? Sì? Prego, onorevole Novelli.
ROBERTO NOVELLI (FI). Sì, accetto la riformulazione e approfitto per ringraziare la relatrice…
PRESIDENTE. Mi scusi, mi scusi. Onorevole Novelli, mi scusi: non è un voto congiunto, ho confuso io. Le do la parola dopo.
Ci sono altre richieste sull'emendamento 2.140 Gallo? No, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.140 Gallo, nel testo riformulato. Ricordo il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e anche del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 10).
Passiamo all'emendamento 2.103. Questo è il suo onorevole, Novelli; c'è una riformulazione, deve dirci se la accetta. Non avete seguito? L'emendamento 2.103 è stato ricollocato dopo la riformulazione. Quindi, onorevole Novelli, lei deve dirci se accetta la riformulazione del suo emendamento 2.103 che è stato ricollocato nel voto.
ROBERTO NOVELLI (FI). Grazie, Presidente. Accetto la riformulazione e approfitto per ringraziare il relatore e il Governo per aver dato parere favorevole a questo emendamento. La disinformazione in sanità non riguarda la libertà di espressione, perché purtroppo, lo vediamo sempre più spesso, può incidere sul comportamento e, quindi, anche sulla salute delle persone. Voglio fare solo un piccolo inciso, ricordando che, soprattutto in quest'ultimo periodo, con il COVID, ma anche con la tematica sui vaccini, il mondo del web e i social sono stati inondati di false informazioni che hanno consentito di provocare delle gravi conseguenze alla salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perciò, questo aspetto è fondamentale e, soprattutto, finalmente, si potrà anche cercare di mettere maggiore attenzione su quelle che sono le fake news, in particolare legate al mondo dei no-Vax, che hanno provocato e provocheranno purtroppo danni importantissimi sulla salute delle persone.
PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.103 Novelli, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e anche del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 11).
Passiamo all'emendamento 2.150 Costa.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA (FI). Grazie, Presidente. Questo emendamento è finalizzato a dare un contenuto alla legge, un contenuto al concetto di disinformazione, perché recita, ci tengo a esplicitarlo: “verificare, in particolare, eventuali attività di disinformazione relative alla comunicazione giudiziaria, con particolare riferimento al rapporto tra magistratura e organi di informazione, al fenomeno del processo mediatico, all'arbitraria pubblicazione degli atti, alle modalità di divulgazione delle inchieste, al rispetto della presunzione di innocenza”. Cosa significa? Significa che l'informazione e la disinformazione hanno molto a che fare con il rapporto tra magistratura e organi di informazione. Pensiamo ad un'inchiesta, a un'indagine che viene divulgata; a seconda di come viene divulgata, la persona interessata, coinvolta, può avere un marchio indelebile e noi, quindi, dobbiamo estendere il lavoro di questa Commissione a una valutazione di questo genere. Io leggo le linee guida del Consiglio superiore della magistratura relative ad una corretta comunicazione istituzionale e chiedo a tutti voi di trarre le conclusioni se, nella comunicazione giudiziaria di oggi, queste vengono rispettate. Cosa dicono le linee guida: la comunicazione degli uffici giudiziari deve essere obiettiva, la presentazione del contenuto di un'accusa deve essere imparziale, equilibrata e misurata, non meno della presentazione di una decisione giurisdizionale; vanno evitate la discriminazione tra giornalisti o testate, la costruzione e il mantenimento di canali informativi privilegiati con esponenti dell'informazione, la personalizzazione delle informazioni, l'espressione di opinioni personali o giudizi di valore su persone o eventi, cercate sempre di tenere a mente le conferenze stampa a cui si assiste quotidianamente. Doveri nei confronti degli individui: rispetto della vita privata e familiare, della sicurezza e della dignità della vittima, dei testimoni, dell'imputato e dei suoi familiari, evitando il rischio di forme di vessazione da parte dei media. Doveri di matrice processuale: rispetto del giusto processo e dei diritti di difesa, tutela della presunzione di non colpevolezza - bisogna evitare che il modo in cui le informazioni sono presentate possa determinare, anche involontariamente, la violazione di quella presunzione -, il diritto dell'imputato di non apprendere dalla stampa quanto dovrebbe essergli comunicato preventivamente in via formale.
Allora, voi pensate che tutto questo sia rispettato? Voi pensate, come pensano i relatori e mi dispiace, che tutto questo deve essere escluso dall'oggetto di una Commissione che dovrebbe esaminare l'informazione, la disinformazione, le fake news? Voi pensate che queste non siano fake news, nel momento in cui vengono appiccicate su persone coinvolte in inchieste da persone che hanno un potere pesantissimo ad entrare nella vita delle persone (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Io auspicavo che le forze politiche che si dicono garantiste di questa maggioranza, quantomeno presentassero delle proposte di riformulazione, perché dice ancora il testo: è assicurato il rispetto della presunzione di non colpevolezza, va dunque evitata ogni rappresentazione delle indagini idonea a determinare nel pubblico la convinzione della colpevolezza delle persone indagate. È questione di questi giorni, è attualità, attualità quotidiana, come lo era ieri, come lo era l'altro ieri, ma abbiamo un'occasione importante, abbiamo l'occasione di entrare nel merito, abbiamo l'occasione, anche, di valutare e di dare un giudizio, vogliamo perderla? Io chiedo veramente al relatore e al sottosegretario Martella, che stimo, di riformulare questo emendamento e di fare entrare questa analisi, che ritengo un'analisi doverosa, in un'attività parlamentare che consentirà, penso, di avere un Paese con una maggiore civiltà giuridica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE, Relatore di minoranza per la VII Commissione. Per sottolineare che, come gruppo di Fratelli d'Italia, abbiamo sottoscritto questo emendamento; come relatore di minoranza ne chiedo l'accantonamento e che venga verificata la possibilità di cambiare il parere, perché in effetti ci sembra talmente evidente il collegamento e la centralità di questa Commissione con i temi trattati dall'emendamento dell'onorevole Costa.
PRESIDENTE. Onorevole Mollicone, la sua è una richiesta formale di accantonamento, quindi, su questo, prima chiedo il parere alla relatrice di maggioranza, se è favorevole all'accantonamento. Onorevole Ciampi, prego.
LUCIA CIAMPI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Contraria.
PRESIDENTE. Il Governo?
ANDREA MARTELLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Conforme.
PRESIDENTE. Quindi, non so, onorevole Mollicone, se lei accoglie questa contrarietà o se richiede di mettere in votazione l'accantonamento.
FEDERICO MOLLICONE, Relatore di minoranza per la VII Commissione. Chiedo di metterlo in votazione.
PRESIDENTE. Va bene, in piedi, la prossima volta. C'è qualcuno che interviene a favore della richiesta? Nessuno. Contrari? Onorevole Bazoli, prego.
ALFREDO BAZOLI (PD). Grazie, Presidente. Io credo che i temi che ha posto in evidenza il collega Costa siano veri e assolutamente pertinenti, però, ritengo che il testo della proposta di legge che abbiamo all'esame già ricomprenda le questioni che il collega Costa ha sottolineato.
Infatti, quando si parla della verifica di eventuali attività di disinformazione relative alla cronaca giudiziaria, cioè esattamente quelli a cui alludeva il collega Costa, ebbene, esse sono già ricomprese nell'articolo 2, nell'articolo che prevede i compiti della Commissione, laddove dice esattamente che la Commissione ha il compito di indagare sulle attività di diffusione massiva di informazioni e contenuti illegali, falsi, non verificati oppure dolosamente ingannevoli, che si riferisce anche esattamente ai profili di cronaca giudiziaria che ha prima evocato il collega Costa.
Quindi sono già ricompresi e non c'è secondo noi bisogno di ulteriori specificazioni. Se poi l'intento fosse quello, invece, di legittimare la Commissione a indagare sui rapporti tra magistratura e organi di informazione, sulle modalità di divulgazione delle inchieste, questo secondo noi esulerebbe in maniera evidente dai compiti e dagli obiettivi della Commissione. Per cui noi riteniamo assolutamente che non vi sia alcuna necessità di intervenire ulteriormente.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi la richiesta di accantonamento dell'emendamento 2.150 Costa.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Naturalmente chi vuole accantonare voterà verde e chi è contrario all'accantonamento voterà rosso.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge per 42 voti di differenza.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.150 Costa, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.104 Furgiuele.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.
LUCA RODOLFO PAOLINI (LEGA). Grazie, Presidente. L'emendamento che illustro è soppressivo della lettera d) dell'articolo 2 per un motivo molto semplice: in primo luogo, perché, sullo stesso tema, la maggioranza sta portando avanti, a tappe forzate, con il fittizio nome di legge sulla omotransfobia, l'Atto Camera 569, a prima fila Zan, Boldrini e Scalfarotto, che più o meno disciplina le stesse cose. Ma il punto che noi contestiamo non è certamente quello di vedere con occhio di favore chiunque miri a rendere difficile, mettere in crisi, picchiare o contestare certi diritti di determinate persone; semplicemente, noi riteniamo in questo emendamento, ma anche nella legge Zan, Scalfarotto e Boldrini, che, sotto le mentite spoglie della tutela della libertà di comportamento di tante persone, si nasconde invece una volontà censoria preventiva.
Cosa vuol dire che si vuole punire l'istigazione a delinquere per la commissione di atti discriminatori o violenti per motivi sessuali o di orientamento sessuale? Che cosa farà questa Commissione in concreto su questo tema estremamente delicato? Prendiamo anche atto che, mentre nella legge Zan introducete anche il concetto di genere e orientamento sessuale, sul quale abbiamo fatto ampie battaglie, qui la maggioranza ha un attimo di resipiscenza e lo toglie, e parla solo di motivi sessuali o di orientamento sessuale, non di genere e non di orientamento (Commenti della deputata Boldrini), perché evidentemente qui, in questa sede, la stessa maggioranza, che di là ritiene quei due termini indispensabili, qui invece si rende conto che cozzano contro il principio di tassatività e determinatezza che deve presiedere ogni norma penale. Ergo, fermo restando che l'intera Commissione appare avere dei confini un po' fumosi e che a mio avviso almeno si pone più come una sorta di super comitato censorio preventivo su molte cose - ma non entriamo poi nel dettaglio, rimaniamo sull'emendamento - noi chiediamo quindi un voto di accoglimento dell'emendamento 2.104 perché evita di portare una norma assolutamente giustificabile in altre parti a disquisire su un tema invece molto più difficile da circoscrivere. Quindi, chiedo l'accoglimento e il voto favorevole dell'emendamento 2.104 (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Rimango sorpreso, Presidente - nell'analisi dell'emendamento 2.104 che ha appena fatto il collega - che il collega abbia parlato di argomenti che, con il testo di legge che stiamo esaminando, non c'entrano assolutamente nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico); sono totalmente estranei al dettato della legge che dobbiamo votare, allo scopo della Commissione che si vuole istituire, al contenuto delle relazioni illustrative che precedono i testi di legge che sono stati abbinati, all'obiettivo che si propone la legge in qualsiasi dei paragrafi che voi esaminiate. Ovviamente il collega, sotto la sua guida, Presidente, ha tutto il diritto di parlare di quello che vuole, ma ipotizzare l'idea che l'opinione di qualcuno venga censurata - il collega parlava di opinioni che potrebbero forse essere inerenti ad altra legge, che peraltro tutela la libera espressione delle idee, già tutelata dalla Costituzione -, possa essere censurata dall'istituzione di una Commissione è un tentativo veramente arduo. Non mi pare che sia riuscito al collega; peraltro, ritengo che si sia parlato nel suo intervento di argomento totalmente estraneo a quello di cui stiamo discutendo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bisa. Ne ha facoltà.
INGRID BISA (LEGA). In riferimento a questo emendamento, vorrei precisare una cosa che è di preoccupazione della Lega, il fatto che chiediamo la soppressione della lettera d), comma 1, dell'articolo 2; articolo 2 che, più in generale, parla dei compiti della Commissione. Sono andata a vedermi il resoconto di quanto è avvenuto nelle Commissioni referenti e leggo che il collega dei 5 Stelle Melicchio ritiene che la Commissione d'inchiesta non sia chiamata a giudicare né debba limitarsi a considerare i fatti penalmente rilevanti. Voglio riferire al collega dei 5 Stelle che non è un parlamentare che ritiene o non ritiene cosa debba fare una Commissione d'inchiesta, ma che è la nostra Costituzione, all'articolo 82, che dice cosa deve fare o non fare una Commissione. La Commissione d'inchiesta procede alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le stesse limitazioni dell'autorità giudiziaria. È per questo motivo che chiediamo la soppressione di questa parte di questo articolo, per la gravità del fatto che non si sappia cosa si va a istituire; e ancor meno, se non si sa cosa si va a istituire, che tipo di Commissione si vada ad istituire, mi chiedo e chiedo ai componenti della maggioranza dove volete arrivare con questa costituzione di Commissione d'inchiesta sulle fake news. È questa la problematica (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.104 Furgiuele, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).
Emendamento 2.102 Zanella: accetta la riformulazione, onorevole Zanella? Sì, grazie.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.102 Zanella, così come riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 14).
Passiamo all'emendamento 2.10 Zanella, su cui chiedo all'onorevole Zanella se accetta la riformulazione. La accetta. Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.10 Zanella, così come riformulato, con parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 15).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.11 Mollicone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.14 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 2.15 Casciello. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.
LUIGI CASCIELLO (FI). Solamente per sottolineare, Presidente e sottosegretario Martella, l'assurdità e la pretesa che sottace in questa Commissione. Immaginate mai che un giornalista possa essere convocato dalla Commissione d'inchiesta e, tra l'altro, la Commissione d'inchiesta prevede che non si possa far riferimento e credito al segreto professionale; un giornalista, invece, che è tutelato da questo punto di vista; i giornalisti professionisti possano essere convocati dalla Commissione d'inchiesta e non si affidino al segreto professionale per non rivelare la fonte e, quindi, il motivo originario della notizia stessa, che eventualmente viene giudicata fake news. È un ossimoro. Ecco perché chiedevo, con questo emendamento, che venissero esclusi, come oggetto di indagine della Commissione d'inchiesta, gli iscritti all'ordine dei giornalisti. Ma evidentemente, nonostante si faccia riferimento, in un altro articolo, alla normativa vigente, non si tiene conto che, di fatto, questo principio viene comunque accolto. Allora, perché non accettare questo emendamento?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.15 Casciello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.20 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.22 Casciello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.23 Mollicone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 21).
Passiamo all'emendamento 2.105 Zanella. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Si è fatto spesso accenno alla normativa vigente e ai codici di autoregolamentazione, cui sono già subordinati i media tradizionali. Il testo originario non faceva riferimento in assoluto al codice media e minori. Grazie al confronto con la relatrice, è stato aggiunto ed è stato accolto l'emendamento successivo 2.108, però io vorrei spiegarvi perché è assurdo non accettare anche il 2.105. L'emendamento 2.108 specifica che, per quanto concerne i media tradizionali, rimangono ferme ovviamente le disposizioni relative al codice media e minori. Il codice media e minori è in qualche modo vigilato da un comitato media e minori, di cui ho avuto l'onore di far parte due consiliature fa. Il comitato media e minori, che è composto originariamente da istituzioni, televisioni e utenti, due consiliature fa - quindi quattro anni fa -, ha deliberato un nuovo codice media e minori, che poi è stato passato al sottosegretario al MiSE, che all'epoca era Giacomelli, che ora è in Agcom, Da allora, il nuovo codice media e minori, che era stato elaborato, risiede nei cassetti di un sottosegretariato del MiSE. Qual è il vulnus del codice media e minori? Che risale a un'epoca in cui i social non erano operativi. Allora, le televisioni hanno cercato in qualche modo di andare a incidere quantomeno sui loro contenuti multimediali. Adesso io, in questo emendamento, ho chiesto che quello che riguarda il codice media e minori - quindi la tutela dei minori - possa venire esteso, a cosa? Ai social e al web, ovvero a quello che maggiormente lede i nostri minori, soprattutto in termini di fake news. La lesione della dignità di un giovane in una fake news lo porta spesso - io ho lavorato tanto in questo senso, ne abbiamo parlato, ci siamo riempiti la bocca di cyberbullismo - anche a un tentativo estremo, un atto estremo di suicidio, perché una fake news può ledere la sua reputazione per sempre e lui, in quel momento, pensa di non poter mai più sanare questo danno alla sua reputazione digitale.
Ora, visto che indaghiamo sotto questo profilo, visto che richiamiamo il codice media e minori, perché non vogliamo accettare un emendamento che incide maggiormente nella direzione della tutela dei minori e, quindi, va a contemplare anche i social e il web? Chiedo alla relatrice di modificare la sua opinione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.105 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.108 Zanella, con il parere favorevole delle Commissioni e del Governo, e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 23).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.106 Zanella, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 24).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.107 Casciello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 25).
Passiamo agli identici emendamenti, per riformulazione, 2.110 Maccanti e 2.114 Mollicone. Chiedo al collega Maccanti e al collega Mollicone se accettano la riformulazione. Il collega Mollicone vuole intervenire, se ho capito bene. Prego, onorevole Mollicone. E anche la collega Zanella, a cui darò la parola subito dopo. Prego, onorevole Mollicone.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Grazie, Presidente. C'era un analogo emendamento precedente, che non abbiamo illustrato, che non ho illustrato, ma questo punto che abbiamo ottenuto insieme anche alla collega Maccanti era uno dei punti qualificanti della nostra proposta di legge, che Fratelli d'Italia ha presentato e che poi abbiamo sostenuto tutti insieme con gli emendamenti, e cioè che questa Commissione - altro punto dirimente, fondamentale, esiziale direi, in un contesto e in uno scenario come quello di oggi -, se un'utilità può averla, è quella di controllare, di armonizzare, di verificare che le condizioni d'uso di quelle che sono diventate nazioni digitali, come sono appunto le piattaforme digitali, Facebook per tutte ma ci sono anche le altre, non possano avere un ordinamento superiore alle Costituzioni nazionali, ne va della sovranità digitale. Con questo emendamento - e riconosciamo alla maggioranza il fatto di aver accettato questa battaglia dell'opposizione - almeno otteniamo che questa Commissione cominci un primo passo utile verso quello che è un tema enorme, che è il rispetto delle leggi nazionali da parte di quelle nazioni digitali che, con delle semplici condizioni d'uso, decidono se quello che scrive un cittadino digitale - che ha accettato molte volte, senza neanche leggerle, quelle condizioni d'uso - sia una cosa vera, una cosa falsa, una cosa sostenibile; e lo fa attraverso algoritmi, lo fa attraverso l'intelligenza artificiale o, peggio, con moderazione incognita, molto spesso motivata e suscitata dalla contrarietà a quella opinione. Un caso per tutti: il caso del giornalista Giustino di Radio Radicale con account italiano, un giornalista di un organo di stampa italiano che viene oscurato perché, udite udite, Facebook considera la sua critica a una nazione, a un Governo autoritario come quello turco, sulle libertà di espressione dei cittadini e le libertà fondamentali dei cittadini turchi, una violazione delle condizioni d'uso. E che cosa fa? Non si limita a oscurare il post, no, gli chiude direttamente l'account. Ebbene, c'è voluta una mobilitazione di stampa, una mobilitazione trasversale: abbiamo presentato una interpellanza insieme al collega Sensi, abbiamo dovuto fare una mobilitazione parlamentare per far riaprire un account ed esigere le scuse, e questo lo ha fatto Fratelli d'Italia in audizione, quando Facebook è venuto proprio in audizione su questi temi e la responsabile europea in maniera candida ci ha detto: ah sì, sul caso Giustino ci siamo sbagliati, ci siamo confusi, chiediamo scusa. Stiamo parlando di un cittadino italiano, di un giornalista italiano, con un account italiano. Ebbene, questo emendamento è fondamentale perché almeno questa Commissione si occupi e apra uno scenario utile, che è quello della sovranità digitale. Le nazioni fisiche, territoriali, con i confini, con le Costituzioni, anche a livello europeo devono essere rispettate rispetto a delle semplici condizioni d'uso di nazioni digitali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
FEDERICA ZANELLA (FI). Grazie, Presidente. Solo per chiedere, per suo tramite, di sottoscrivere entrambi gli emendamenti della collega Maccanti e del collega Mollicone, che abbiamo con vigore sostenuto, ovviamente, nel Comitato ristretto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 2.110 Maccanti e 2.114 Mollicone, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 26).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.121 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 27).
Passiamo all'emendamento 2.111 Maccanti, su cui c'è un parere favorevole. L'onorevole Maccanti accetta la riformulazione.
Passiamo, quindi, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.111 Maccanti, nel testo riformulato, con il parere favorevole delle Commissioni, del relatore di minoranza e del Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 28).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.112 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 29).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.122 Capitanio, con il parere favorevole delle Commissioni, del Governo e del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 30).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.113 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 31).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.115 Maccanti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 32).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
Revoco l'indizione della votazione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.
DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Signor sottosegretario, onorevoli colleghi, ci troviamo oggi a discutere sull'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della diffusione massiva di informazioni false. Tutte le iniziative legislative presentate dai colleghi si propongono con fini nobili: cercare di comprendere dove nascono le informazioni false, come si propagano, formare il cittadino all'utilizzo consapevole della rete e dei nuovi strumenti digitali, aiutare a formarsi anche nelle scuole, sia gli studenti sia i docenti, e tentare di difendere la democrazia da coloro che vorrebbero fuorviare la realtà soprattutto a scopi politici.
Sono tutti fini nobili ai quali nessuno potrebbe dire di “no”, ma una lettura, anche solo sintetica dei testi proposti e anche della realtà storica e politica recente delle parti in causa, ci suscita qualche dubbio se non addirittura qualche timore, a maggior ragione quando in discussione vi è la possibilità che sia lo Stato a decidere le regole del vero e del falso. Quando si parla di questo non c'è eccesso di prudenza. Affermare che siamo di fronte a una diffusione massiva di informazioni false, di fake news, presuppone già che si sia risposto almeno a tre interrogativi: che cos'è una fake news, cosa vuol dire misurarla e come misurarla in modo affidabile. Credo che questi siano quesiti ai quali non è stata data alcuna risposta. Che cos'è una fake news, poi, è alla base di questa istituenda Commissione di inchiesta, ma la definizione “notizie che risultano essere imprecise o chiaramente false” può essere, signor Presidente, sostanzialmente applicabile a tutto. Quindi, è grave da parte del Governo aver bocciato un emendamento presentato dal gruppo della Lega che andava nella direzione di definire i contorni e soprattutto di definire il confine tra le fake news, quello che rappresentano, e tutto il resto, quello che può essere l'esercizio della libertà di espressione e di opinione.
L'idea dell'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta, signor Presidente e, per suo tramite, anche al signor sottosegretario, nasce nel centrosinistra, alle radici nel PD, alle radici in qualcuno che già ne aveva parlato e l'aveva proposta. Poi è passata anche in Italia Viva, perché la tesi dei renziani da sempre è che il referendum costituzionale del 2016 è andato perduto per colpa di avversari senza scrupoli che hanno inondato l'etere di ipotetiche fake news (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è un caso, infatti, che la proposta venga sempre da quella parte, da quella parte politica che continua a perdere le elezioni pedissequamente e non si rende conto che viene sconfitta dal popolo democraticamente.
E, allora, l'articolo 2 della proposta di legge in discussione, signor Presidente, stabilisce quali siano i compiti della Commissione. È il cuore della Commissione e, quindi, il fatto che sia stata respinta la richiesta della Lega di delinearne i contorni e di definire bene quale sia il valore di una fake news è una cosa grave che noi non possiamo accettare. Per tali ragioni e per quanto hanno espresso i colleghi delle opposizioni, esprimo e annuncio il voto contrario della Lega, aggiungendo, per suo tramite signor Presidente, ai colleghi della maggioranza che le idee si combattono con le idee e i voti si prendono tra le persone (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 33).
(Esame dell'articolo 3 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A).
Se nessuno chiede di intervenire sul complesso degli emendamenti, invito la relatrice onorevole Paita ad esprimere il parere delle Commissioni.
RAFFAELLA PAITA, Relatrice per la maggioranza per la IX Commissione. Emendamenti 3.100 Maccanti e 3.2 Capitanio, parere contrario.
PRESIDENTE. Onorevole Mollicone?
FEDERICO MOLLICONE, Relatore di minoranza per la VII Commissione. Emendamenti 3.100 Maccanti e 3.2 Capitanio, parere favorevole.
PRESIDENTE. L'onorevole Martella, per il Governo?
ANDREA MARTELLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il parere è conforme a quello delle relatrici per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.100 Maccanti, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo e il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 34).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 3.2 Capitanio, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 35).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 36).
(Esame dell'articolo 4 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Invito la relatrice Paita ad esprimere il parere delle Commissioni sugli identici emendamenti 4.1 Maccanti e 4.100 Mollicone.
RAFFAELLA PAITA, Relatrice per la maggioranza per la IX Commissione. Parere contrario.
PRESIDENTE. Onorevole Mollicone?
FEDERICO MOLLICONE, Relatore di minoranza per la VII Commissione. Parere favorevole.
PRESIDENTE. Il parere del Governo, onorevole Martella?
ANDREA MARTELLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo dunque agli identici emendamenti 4.1 Maccanti e 4.100 Mollicone.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Colleghi, sottosegretario Martella, questo emendamento è la pistola fumante dell'ipocrisia, dell'arroganza, della protervia, di una maggioranza che vuole usare e costituire una Commissione bicamerale per usarla come uno strumento di controllo, come il Ministero della Verità di orwelliana memoria, nei confronti dell'opposizione e del Parlamento tutto. Con questi emendamenti, che erano già previsti nella proposta di legge di Fratelli d'Italia, rilanciata dagli emendamenti a mia firma e di Maccanti, noi facciamo una cosa semplice: noi diciamo che, se c'è una Commissione bicamerale che si occupa di un compito delicatissimo come quello di distinguere il vero dal falso, e di farlo sulle piattaforme digitali, e di farlo anche, come inizialmente previsto, vi ricordo, nella vostra proposta di legge, sulla stampa, sull'editoria tutta, che almeno la presidenza di questa Commissione bicamerale di inchiesta, con i poteri della magistratura e l'accompagnamento coattivo degli auditi - perché, colleghi, è bene che sappiate cosa state votando: state votando uno strumento che è pari, nella forza di esecuzione e di applicazione, a quello di una procura, quindi può disporre l'accompagnamento coattivo di chi ha scritto magari su una pagina Facebook una propria opinione o che ha creato una campagna, come tutti noi possiamo fare, su un tema, e se si rifiuta di andare in audizione può essere accompagnato dalle Forze dell'ordine -, con questi emendamenti appunto vada, udite udite, a rappresentanti dei gruppi d'opposizione, almeno per dare una garanzia, per bilanciare questo enorme potere di indagine. Ma sapete chi è stato il primo a scrivere le stesse identiche parole, con lo stesso identico obiettivo, colleghi? È stato il collega Fiano, qui presente - lo dico per il suo tramite, Presidente - che nella sua proposta di legge, quando era opposizione, giustamente pensava: va beh, sono opposizione, ma se propongo una Commissione bicamerale d'inchiesta, forse non verrà mai insediata, ma almeno posso proporre che la presidenza venga data all'opposizione. E noi diciamo: bene, collega Fiano! Ma chiediamo: cosa è cambiato, collega Fiano, colleghi della maggioranza, sottosegretario Martella, da quel testo e da quelle parole che il collega Fiano ha scritto su quella proposta di legge, che noi pure abbiamo formalizzato con una proposta di legge e ora con degli emendamenti? Che cosa è cambiato? È cambiato che il collega Fiano e il Partito Democratico sono diventate forza di maggioranza, per cui adesso la Commissione bicamerale di inchiesta la deve gestire la maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E questo è inquietante in una democrazia! Non siamo in Turchia! Non siamo in Venezuela! Non siamo in Cina! Siamo in Italia, la patria della democrazia e del diritto! Quindi, colleghi, vi facciamo un appello, avete almeno una possibilità per uscirne dignitosamente: votate a favore di questo emendamento, consegnate almeno la presidenza, che è un organismo di garanzia, all'opposizione, perché almeno si possano bilanciare i poteri. Ciò perché questa concentrazione di potere in mano alla maggioranza e al Governo, in un contesto di emergenza come questa, con temi come il COVID, l'emergenza sanitaria, con un termine vago come “disinformazione”, è sinceramente inquietante, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti 4.1 Maccanti e 4.100 Mollicone, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 37).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 38).
(Esame dell'articolo 5 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 39).
(Esame dell'articolo 6 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentate (Vedi l'allegato A). Invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni sull'emendamento 6.1 Casciello.
LUCIA CIAMPI, Relatrice per la maggioranza per la VII Commissione. Parere contrario.
PRESIDENTE. Onorevole Mollicone?
FEDERICO MOLLICONE, Relatore di minoranza per la VII Commissione. Ovviamente, parere favorevole.
PRESIDENTE. Il Governo, onorevole Martella?
ANDREA MARTELLA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Parere conforme a quello espresso dalla relatrice per la maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.1 Casciello. Ha chiesto di parlare l'onorevole Maccanti. Ne ha facoltà.
ELENA MACCANTI (LEGA). Presidente, volevo sottoscrivere l'emendamento.
PRESIDENTE. Sta bene. L'onorevole Maccanti sottoscrive l'emendamento 6.1 Casciello. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.1 Casciello, con il parere contrario delle Commissioni e del Governo, e con il parere favorevole del relatore di minoranza.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera respinge (Vedi votazione n. 40).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 41).
(Esame dell'articolo 7 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 42).
(Esame dell'articolo 8 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 43).
(Esame dell'articolo 9 – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 44).
(Dichiarazioni di voto finale - Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angiola. Prego, onorevole Angiola. Pregherei i colleghi di uscire in silenzio. L'onorevole Angiola non c'è, s'intende abbia rinunciato… mi scusi, non la vedevo, non la lasciano passare, è questo l'ostacolo vero. Prego.
NUNZIO ANGIOLA (MISTO). Grazie, Presidente. Potrei essere veramente telegrafico, caro Presidente, cari colleghi, nell'esprimere il mio giudizio sulla proposta di legge. Direi che le leggi già vigenti sono più che sufficienti: 100 mila euro sprecati, personale, attrezzature, locali che potrebbero essere utilizzati per finalità ben più importanti. Ma cerchiamo un attimo di entrare nel merito in quanto ci sono delle considerazioni da svolgere. Oggi quando si parla di notizie false oppure di bufale…
PRESIDENTE. Colleghi… colleghi… colleghi… consentiamo di intervenire in serenità al collega Angiola. Prego, collega Angiola.
NUNZIO ANGIOLA (MISTO). Oggi, quando si parla di notizie false o bufale, due sono in effetti le possibilità: o queste sono meritevoli di attenzione dal punto di vista penale e quindi faccio riferimento tra i vari articoli agli articoli 656 e seguenti del codice penalee in questo caso direi se qualcuno viola la norma penale deve essere perseguito, dura lex sed lex, oppure bisogna essere molto cauti in questa materia, in questo ambito di ragionamento, in quanto si corre il rischio di comprimere la libertà di espressione prevista dall'articolo 21 della Costituzione. In questo secondo caso, Presidente, l'unico censore non può che essere il buonsenso e il livello culturale personale. La maggioranza che siede in questa Camera, se vuole sul serio contrastare il fenomeno delle fake news che non assumano rilevanza dal punto di vista penale e, quindi, che non siano perseguibili dal punto di vista penale, può fare solamente una cosa: procedere con responsabilità e prudenza.
Per fare questo, deve investire in cultura, aumentare le risorse per la scuola e l'università, regalare i libri ai giovani, promuovere la realizzazione di programmi educativi e accattivanti, organizzare una seria e sana educazione alla cittadinanza digitale. Penso, caro Presidente, che l'attuale maggioranza sia la meno titolata - non me ne vogliano - per istituire siffatta Commissione. Riecheggiano ancora nella mia memoria e nella memoria collettiva le fake news costruite ad arte da abili comunicatori sulle scie chimiche, sui microchip sottopelle infilati dalla CIA, sull'uomo che non sarebbe mai andato sulla Luna, sul pensiero no-Vax: i vaccini sono come i marchi delle bestie, diceva un autorevole esponente di una forza politica che siede in questa Camera.
George Orwell, caro Presidente, nel romanzo molto conosciuto 1984 pose al centro della narrazione il personaggio Winston Smith che lavorava nel reparto archivi del Ministero, il Ministero della verità. Come molti qui ricorderanno e sicuramente i fortunati - sono tanti - che hanno letto questo libro, 1984, un bellissimo libro, nel romanzo di Orwell il Ministero della verità era stato concepito per sviluppare il bene comune e quindi non per fini utilitaristici e opportunistici, dal momento che il popolo era formato da uomini deboli e pavidi, incapaci di reggere il peso della libertà e della verità. Per ovviare a questa incapacità, il partito aveva dall'alto deciso che il popolo dovesse essere ingannato dagli individui più forti, sedicenti depositari della conoscenza. Il Ministero della verità confezionava non solo le chiavi di lettura e di interpretazione dei fatti e, quindi, la verità, ma in taluni casi si spingeva fino a riscrivere la storia. Tutto ciò per fare apparire più sostenibile e accettabile la verità ritenuta più funzionale. Ebbene, caro Presidente e cari colleghi, sto cercando di argomentare e onestamente colgo da questa esposizione molti spunti di riflessione e similitudini con la situazione attuale. La maggioranza, dopo aver introdotto questa inutile Commissione, munita delle prerogative dell'autorità giudiziaria, immagini anche di introdurre, sperimentalmente semmai, in Italia l'uso della neo-lingua cioè la lingua ideata da George Orwell per rendere il popolo felice. Dopotutto, caro Presidente e cari colleghi, che dire: la felicità viene prima della libertà. Annuncio pertanto, Presidente, il mio voto contrario all'istituzione di questa Commissione d'inchiesta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cunial. Ne ha facoltà.
SARA CUNIAL (MISTO). Grazie, Presidente. Verrebbe da dire: finalmente qualcuno che si occupi di indagare sulla diffusione intenzionale massiva della miriade di informazioni false e fuorvianti che in questi mesi sono state divulgate a reti unificate. Dai salotti buoni della tv alle prime pagine dei giornali nazionali che da mesi propagandano terrore, martellando con numeri infondati teorie scientifiche senza fondamento, giornalisti megafono e zerbino di una politica venduta che sta svendendo il nostro Paese. Invece no, questa Commissione non sarà che l'ulteriore spallata all'articolo 21 della nostra Costituzione. Proprio come nel regime nazista, in cui c'era un Ministero dedicato a controllare le espressioni culturali del Paese, anche da questo Governo sono state istituite task force in evidente conflitto di interessi per esaminare e distruggere fatti e opinioni.
Questa Commissione parlamentare di inchiesta è l'emblema di un sistema oscurantista e giustizialista che si ritiene depositario di una verità assoluta, sottoscritta dai mercenari dello scientismo dogmatico e che ritiene i cittadini incapaci di intendere e di volere e di discernimento. Un sistema che non rispetta né il diritto dell'informazione e il pluralismo dell'informazione né la possibilità di esercitare la libertà di espressione e di parola sancita dall'articolo 21 della Costituzione, per cui, oltretutto, la stampa, cioè la stampa tutta e non solo quella di regime, non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Questo sistema, caro Presidente, sta per morire sotto i suoi stessi colpi. Avete paura del libero pensiero, avete paura della coscienza critica, avete paura della libertà dell'espressione, ma il libero pensiero e la libertà di espressione non si possono arrestare né tantomeno con le sbarre né tantomeno con le multe, né tantomeno con la morte, perché c'è chi è morto per la libertà di espressione e per la libertà di pensiero.
Allora, la coscienza delle persone non sarà mai e poi mai silenziata da un manipolo di criminali né tantomeno dai suoi servi (Commenti dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni Ne ha facoltà…(Commenti).
Evidentemente, onorevole Cunial, lei ha detto qualche cosa che mi è sfuggito. Verificherò il verbale, dopodiché interverrò sul merito. Prego, onorevole Fratoianni.
NICOLA FRATOIANNI (LEU). Grazie, signor Presidente. Devo dire la verità, anche quest'ultimo intervento, con toni e parole che superano, per quel che penso, i toni e le parole che dovrebbero essere, pur legittimamente, anche in uno scontro politico, pronunciati in quest'Aula, contribuisce però a dare un po' il segno di una discussione che io trovo - lo dico francamente - un po' surreale. Si può legittimamente pensare che l'istituzione di questa Commissione di inchiesta sia o meno una priorità del Paese in questo momento; si può legittimamente pensare che questo strumento sia o meno il più efficace per approfondire un tema che è da tempo all'attenzione del dibattito pubblico. Quello che però è francamente difficile sostenere è che l'istituzione di una Commissione di inchiesta su un fenomeno la cui esistenza, anch'essa, è difficile da negare, cioè un fenomeno che ha a che fare non con l'espressione di un'opinione…: quindi, il punto non è se un deputato, una deputata o un giornalista o una persona, con il proprio nome e cognome, afferma qualcosa su cui questa Commissione dovrebbe investigare; quello di cui stiamo discutendo è il fatto che, negli ultimi anni - questo sì, indubitabilmente - sia cresciuto non solo nel nostro Paese, ma nel mondo in cui viviamo, un meccanismo che consente, anche sulla base delle innovazioni tecnologiche e dello sviluppo digitale, di utilizzare enormi quantità di dati che riguardano la vita di ciascuno e di ciascuna di noi, di utilizzarli talvolta in modo illecito - e su questo ci sono ormai anche prove documentali - e di farlo per condizionare, attraverso l'utilizzo di quei dati, la costruzione del senso comune, anche attorno a questioni di qualche rilevanza. Quello di cui stiamo discutendo qui non è né più né meno che l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta che abbia il compito di approfondire questo fenomeno. Ripeto, si può ritenere che questa non sia una priorità; sostenere però che l'istituzione di questa Commissione di inchiesta rappresenti una lesione intollerabile alla libertà di opinione è francamente macchiettistico e non ha nulla a che vedere con il confronto politico, che pure anche in modo aspro, in un'Aula parlamentare ha sempre la legittimità di esprimersi in tutte le sue forme. Ora, è vero, signor Presidente, che il dibattito politico di questo Paese, da tempo, cerca di superare ogni record nella costruzione di elementi di regressione rispetto, perfino, al buonsenso; è vero che questo è un Paese nel quale qualcuno considera la legge sull'omotransfobia come una pericolosa lesione della libertà di opinione; è vero che questo è un Paese nel quale il leader di una delle principali forze politiche, di fronte alla discussione della “legge Zan” contro l'omotransfobia propone o annuncia la proposta di una legge contro l'eterofobia, come se questo Paese fosse un Paese nel quale capita frequentemente di leggere la notizia di qualcuno che viene umiliato, picchiato, discriminato, perché esprime liberamente per strada i suoi sentimenti verso la propria compagna o qualcuna che le esprime verso il proprio compagno. È vero che il dibattito è questo, ma, ripeto, trasformare la discussione di oggi in una discussione sulla terribile vocazione della maggioranza o di chi si appresta a votare a favore di questo provvedimento, come farà il mio gruppo parlamentare, come la vocazione di chi vuole colpire le libertà personali, ripeto, a me pare, francamente, un po' oltre perfino il livello minimo del buonsenso.
Io credo che sia utile che il Parlamento su questi temi sviluppi un'attività di approfondimento, perché, ripeto, io penso che quello che è accaduto in questi anni ci dice che su questo terreno occorre un elemento di approfondimento. Al termine di questo lavoro, sulla base dei dati che emergeranno da questa attività di inchiesta, il Parlamento, come è normale, sarà chiamato a discutere, a costruire elementi, se è necessario, di intervento e quello sarà il momento in cui valutare l'efficacia, la necessità, l'utilità o l'opportunità di introdurre norme ulteriori rispetto a quelle che già oggi, in particolare rispetto ai cosiddetti media tradizionali, ma non solo a quelli, regolano questo fenomeno e le conseguenze che questo fenomeno introduce nella vita di ciascuno e di ciascuna di noi (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Onorevole Cunial, serve un'ora per avere il resoconto di quello che lei ha detto, almeno così mi hanno detto gli uffici, comunque ho ricostruito che lei si è rivolta a quest'Aula definendo “criminali” e “servi”, immagino, qualcuno che è qui presente. Penso che le parole siano assolutamente fuori luogo e la prego, per il futuro, di essere molto più attenta a quando interviene (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Paita. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA PAITA (IV). Presidente, sottosegretario Martella, onorevoli colleghi, considero l'approdo in Aula per il voto finale su questo provvedimento una vittoria culturale su un tema delicato e complesso. Spero ancora, dopo l'enorme lavoro fatto, anche riconosciuto dai colleghi in Commissione e in Aula, che vi possa essere l'esito di un voto ampio su questa legge, di cui una delle proposte è a prima firma Maria Elena Boschi. Sì, perché il Parlamento si sta cimentando, al pari degli altri Paesi europei, in una sfida alta, che riguarda la qualità della nostra democrazia e la qualità del dibattito politico.
Dentro alle Commissioni competenti abbiamo lavorato e lo dico con onestà, sinceramente lavorato per raccogliere stimoli e contributi delle forze di opposizione, mossi dal desiderio di approdare ad un testo istituzionalmente riconosciuto da tutti e, proprio per questa ragione, voglio ringraziare tutti per il lavoro portato avanti nella chiarezza e anche nell'onestà intellettuale (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Ora, però, è il tempo delle decisioni, perché non possiamo più attendere nello studio del fenomeno, nel contrasto alle false informazioni; non possiamo, tanto più dopo avere capito quanto grave e deleterio possa essere l'effetto delle fake news anche in vicende drammatiche, come l'emergenza COVID che stiamo vivendo.
Dalla lettura del rapporto COPASIR emerge che il nostro Paese è stato il target della diffusione del virus e, al tempo stesso, il target della diffusione di informazioni false sulla pandemia: c'è un filo rosso che lega profondamente queste due vicende.
Voglio citare alcune fake news circolate durante questi drammatici mesi nel nostro Paese. Lavarsi le mani non serve a nulla contro il COVID. La malattia uccide solo gli anziani, sono le antenne 5G a diffondere il virus. Sono solo alcuni esempi di informazioni pericolosamente false circolate liberamente in rete. Su questi casi è stato definito un elenco da parte della Commissione europea, ed è intervenuto in merito il Ministero della Salute, voglio darne atto.
La Commissione europea, in particolare, ha lanciato un vero e proprio allarme sull'emergenza fake nell'era COVID-19, parlando di infondemia. Ci sono tre fattori che hanno concorso a determinare questa implosione di falsità: informazioni errate, velocità impressionante di comunicazione, presenza enorme in rete delle persone durante la pandemia. Mai nella storia delle emergenze sanitarie l'interagire di questi fattori ha messo in moto una quantità simile di informazioni false, che hanno rischiato, e rischiano ancora, di provocare danni e di diminuire considerevolmente il contrasto allo sviluppo della malattia. Se ci pensate bene, qui c'è il cuore dell'emergenza democratica che stiamo vivendo, perché le potenziali vittime della disinformazione e della manipolazione sono proprio i più deboli e i più fragili. A porsi il tema, lo dicevo precedentemente, è stato il Copasir attraverso l'onorevole Borghi, relatore del rapporto, che ha parlato di vera e propria infowar, lanciando l'allarme di una strategia pensata ed orchestrata per minare il nostro Paese. I Paesi più colpiti, anche qui vi invito a una riflessione, dalla guerra delle fake nell'epoca del COVID-19 sono stati l'Italia e la Spagna, che guarda caso sono stati i Paesi che hanno pagato un prezzo altissimo in questa fase; così come non possiamo sottacere che il substrato culturale di questa attività di disinformazione è lo stesso della campagna contro i vaccini. Vede, onorevole Cunial, i no-Vax ora sembrano scomparsi come per magia (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico), ma hanno avuto un grande, importante sostegno in alcune parti del mondo politico, e io non dimentico che qualcuno sosteneva che la difterite senza i vaccini sarebbe scomparsa lo stesso. Così come non posso e non possiamo dimenticare le grandi battaglie di virologi importanti, come Burioni, contro queste fake, e l'azione coraggiosa del Governo Renzi, che attraverso l'allora Ministro Lorenzin ha fatto cose importantissime per la diffusione dei vaccini e il contrasto a una campagna di falsità diffuse e pervasive (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva e di deputati del gruppo Partito Democratico).
Le fake news non si sono fermate neppure di fronte alla più complessiva questione della salute dei cittadini. In Italia abbiamo visto casi molto noti, nei quali soggetti fragili e molto malati sono stati indotti a spendere ingenti risorse per seguire terapie prive di qualsiasi fondamento scientifico e che non hanno dimostrato alcun effetto benefico sui pazienti. Si diceva precedentemente dell'utilizzo delle fake per inquinare il dibattito politico, condizionare tornate elettorali e referendarie, indebolire le istituzioni. Vedete, anche qui con un po' di onestà reciproca bisogna riconoscere che qualcosa non va. Matteo Renzi non possiede e non ha mai posseduto una Lamborghini e tanto meno ci è andato ad Ibiza, colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). Non ha parenti collegati al business dei sacchetti di plastica, colleghi. Ilaria Capua non è una corrotta e non ha diffuso le epidemie; anzi, meriterebbe un ringraziamento per i costanti e rigorosi lavoro e impegno a servizio della scienza (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva). E infine, permettetemi una digressione personale: io non sono mai stata condannata per l'alluvione di Genova, ma assolta per ben due volte con sentenza passata in giudicato (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
Pensateci bene, ma proprio bene, ragionate in profondità sul tema. Queste fake si sono sottovalutate e tollerate troppo a lungo; sono un fenomeno pericoloso, che deve essere combattuto: è una forma di violenza subdola, che influenza la natura delle società democratiche verso forme più chiuse, autoritarie, meno aperte. Hanno avuto un ruolo chiave nell'affermarsi delle derive populiste e del continuo lavorio di demolizione della fiducia nelle istituzioni. Insomma, le fake alimentano il populismo, che si sostiene su tre presupposti fondamentali: le versioni alternative alla realtà; la demolizione del concetto di competenza; l'indebolimento della credibilità istituzionale. Molti Paesi si stanno ponendo il tema, noi non possiamo girarci dall'altra parte e fare finta di nulla. Naturalmente - e questo è lo sforzo da fare - deve essere ricercato un equilibrio tra la necessità di contrastare le informazioni false e l'esigenza costituzionale di garantire la libertà di informazione e di espressione; e qui sta la grande sfida del lavoro che la Commissione d'inchiesta dovrà fare. Durante l'iter in Commissione e in Aula ho ascoltato con interesse e grande rispetto le perplessità dell'opposizione. Quelli che stiamo affrontando sono temi di grandissima rilevanza e anche di delicatezza, decisivi per i nostri sistemi democratici; temi complessi e per tanti versi inediti, che richiedono confronto e approfondimento, ma richiedono anche un approccio libero, depurato per quanto possibile da prese di posizione di parte o strumentalizzazioni ai fini di parte. Penso che tutti siamo d'accordo sul fatto che le fake news e il loro utilizzo sistematico ai fini della manipolazione dell'opinione pubblica costituiscano un problema che la politica ha il dovere di affrontare: non ho dubbi che questa sia la posizione anche di quelli che si sono dichiarati contrari alla Commissione. Nessuno infatti, nessuna parte politica penso abbia interesse a che le opinioni pubbliche vengano manipolate, distorte, e che i meccanismi di sovranità democratica vengano falsati. Si tratta quindi di capire come fare: non c'è una ricetta pronta, non c'è una ricetta preconfezionata. Come sempre quando si tratta di affrontare temi nuovi, che richiedono di rispondere a domande nuove, c'è solo la via della ricerca di modalità e strumenti per trovare quelle risposte. Questa Commissione va intesa precisamente in questo modo, uno strumento per cercare di affrontare uno dei punti più complessi di questa epoca: che cos'è il diritto all'informazione nell'epoca della rete e dei social, come si esercita quel diritto e il corrispettivo dovere a fornire un'informazione corretta? È un'impresa titanica, non c'è dubbio, ma da qualche parte bisognava cominciare. La Commissione va intesa in questo senso, niente di più, niente di meno; per questo trovo - lo dico con sincerità - che gridare al “Ministero della Verità” di orwelliana memoria sia quantomeno fuorviante. La lotta alle fake non è la censura, ma una battaglia per la libertà e la democrazia. L'alternativa sarebbe stare fermi, ma su questi temi non possiamo più stare fermi: non possiamo più stare fermi a guardare, perché o agiamo o saremo travolti più di quanto lo siamo già stati. Al dibattito che abbiamo costruito hanno concorso le posizioni di molti colleghi; e fatemi ringraziare in questa circostanza una collega particolare, che ci ha davvero con la sua esperienza dato tutto il sostegno per un dibattito che non era semplice: grazie a Flavia Piccoli Nardelli (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.
FEDERICO MOLLICONE (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, sottosegretario Martella, l'innovazione digitale, e in particolare la trasformazione dell'informazione, è un processo che va sicuramente governato, lo riconosciamo, ma non crediamo che sia questo il modo. La sovranità digitale è la sfida della contemporaneità, e come legislatori dobbiamo affrontarla. Mi viene in mente Il principe digitale di Calise: una metafora per intendere come il potere politico ormai si sviluppi nell'infosfera. Lo diciamo chiaramente, lo abbiamo detto, lo ribadiamo: voteremo contro la costituzione della Commissione sulla disinformazione. Per quali ragioni? Le ragioni sono tante. In primis non possiamo che notare l'idea pavloviana, tipica di una certa sinistra cresciuta a Botteghe Oscure, di decidere chi dice il vero e chi dice il falso, e generalmente il vero è ciò che dice la sinistra e il falso è ciò che dicono tutti gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Poi la natura della composizione. Lo abbiamo detto anche in discussione generale e lo ribadiamo oggi e nel percorso degli emendamenti: la Commissione tratterà i temi dell'informazione, e la libertà d'espressione, d'opinione e di stampa, sono diritti fondamentali tutelati costituzionalmente. Ci chiediamo, allora, come mai nelle proposte di legge originarie fosse contenuta una disposizione per una presidenza di garanzia e nel testo finale essa sia stata eliminata e questa, colleghi della maggioranza, non è una fake news, l'ho appena citato, l'estensore, era il collega Fiano, e, oggi, lo stesso collega e la stessa maggioranza hanno cambiato idea, quindi la notizia era vera, purtroppo è stata disattesa.
Vedete, colleghi, i rischi di una Commissione per la disinformazione con tratti autoritari sono enormi, non vorremmo una riproposizione orwelliana del “Ministero della verità”, della task force sulle fake news del Governo che fortunatamente poco ha fatto, anzi, sottosegretario Martella, magari, se così, incidentalmente, volesse fare un report alla Commissione vigilanza e alla Commissione editoria così per sapere cosa ha prodotto questa ennesima task force sulle fake news… Il lungo percorso di audizioni ha permesso l'emersione della necessità di regolamentare il flusso di trasformazione in atto, è stato riconosciuto anche dalle Big Tech, come Facebook, abbiamo cercato di migliorare il testo grazie ai nostri emendamenti; è stata approvata, con un emendamento a mia firma, la necessità di garantire che nello svolgimento della propria attività la Commissione sulla disinformazione abbia l'obbligo di non interferenza con lo svolgimento delle consultazioni elettorali, evitando la lesione della par condicio. Ho dovuto presentare un emendamento per ribadire una cosa elementare, come il diritto alle libere elezioni in Italia, e questo è accaduto con questo dibattito parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Inoltre, abbiamo garantito la primazia della giurisdizione dell'ordine dei giornalisti per i propri iscritti, insieme al collega Casciello che viene da quella professione e che rappresenta quella professione insieme a tanti altri colleghi della Lega; la proposta di legge abbinata a mia prima firma recava la necessità di regolamentazione, poi, delle piattaforme digitali, al fine di garantire la libertà informativa, pensiamoci: gli Over the top decidono, con le condizioni d'uso, come raccontavo prima, cosa è passibile di censura e cosa no; una finalità, questa, recepita nel corso del lavoro emendativo ed è questa un'altra vittoria dell'opposizione, perché altrimenti questa Commissione non si sarebbe occupata dell'unica grave emergenza e cioè che esistono nazioni digitali che regolamentano la vita di tutti noi e che con un flag decidono cosa è più importante e cosa è vero rispetto alla Costituzione italiana, rispetto alle leggi italiane (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente), rispetto alla libertà di espressione di tutti noi. Ci è voluto un altro emendamento, anche qui.
Solo regolamentando le piattaforme digitali, i nuovi continenti digitali, come dicevamo, e gli algoritmi che li compongono potremo garantire la libera circolazione delle idee e il vero pluralismo informativo, evitando le filter bubble e le camere dell'eco. Rischiamo un'inedita forma di compressione dei diritti fondamentali garantiti in materia di libertà di stampa e di opinione, come è avvenuto nel caso, già ricordato, del giornalista Giustino a cui farei un grande applauso, da quest'Aula (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia e Forza Italia-Berlusconi Presidente), in solidarietà, rispetto e libertà, perché è diventato il simbolo della libera opinione di ogni cittadino e di ogni giornalista che, anche sulle piattaforme digitali, può e deve esprimere la propria contrarietà a un regime autoritario come quello turco.
Le notizie false sono sempre esistite colleghi, millennium bug, John Titor, lo scherzo di Welles, il capolavoro di Welles che con una trasmissione e una diretta radiofonica riusciva a mobilitare migliaia di persone in fuga per il panico dell'invasione degli extraterrestri, stiamo parlando degli anni Cinquanta - la potenza dell'informazione: non è vero quello che è vero, è vero quello che ti fanno credere che sia vero -, fino al lontano Lorenzo Valla, ricordate la donazione, la falsa donazione di Costantino? Ma grazie alle reti sociali telematiche ormai hanno un altro impatto, possono essere usate persino come arma nella guerra ibrida; anche questo abbiamo cercato di specificarlo nella nostra proposta. La Cina - e lo dice anche l'Unione europea, non soltanto Fratelli d'Italia - sta attuando una campagna massiva per indebolire l'Occidente, in quello che è stato definito sharp power.
Il sociologo Andrea Fontana ha pubblicato molto su questi temi, lo cito letteralmente: “dobbiamo essere pronti a rinunciare a una cosa: la forma mentis novecentesca: zero, uno; vero, falso, che ha fatto il suo tempo ed è ormai inadeguata, come evidenziato dal dibattito scientifico in corso”. Vedete, colleghi, questa è la chiave, dobbiamo ragionare in termini di percezione e di finzione, ma distinguere tra finzione positiva, come un esempio stilizzato di un atomo con le palline che è falso, ma rende l'idea e la narrazione di come lavora e funziona l'atomo, e la finzione negativa, le cosiddette notizie ostili. Siamo, sì, sicuramente contrari, ma saremo presenti ogni giorno, vigileremo sui processi, sulle determinazioni della Commissione.
Qualche anno fa il Parlamento, in generale purtroppo questo è il trend, intendeva affrontare la proliferazione delle notizie ostili rafforzando le aziende private, attribuendo un ruolo di controllori; bene, crediamo inoltre che gli sforzi della Commissione debbano essere connessi alla tutela dell'editoria nazionale, sottosegretario, su cui ci stiamo battendo insieme, perché l'editoria nazionale è un interesse nazionale e quando c'è un interesse nazionale Fratelli d'Italia c'è, lo ha detto Giorgia Meloni, lo ribadiamo in ogni ambito, in ogni contesto, su ogni tema e quindi anche su questo dell'editoria nazionale, ma è stata l'opposizione a difendere la libertà d'espressione sui giornali e, quindi, l'editoria nazionale, perché questa Commissione conculcava le libertà fondamentali, compresa la libertà di stampa e, quindi, l'editoria nazionale e questo, colleghi, non dovete dimenticarlo, perché è agli atti delle proposte iniziali Fiano, Boschi e altri.
È ora, quindi, di invertire la rotta; va stabilita, appunto, la sovranità digitale. Sì, siamo ossessionati, perché questo è il tema di scenario, questa è la vera emergenza internazionale e mondiale e non possiamo più stare a guardare con un'AGCOM che viene dal Novecento, con degli apparati di controllo e sicurezza telematici che sono intempestivi, ad esser buoni. Noi dobbiamo avere la velocità dei Big Data, degli algoritmi, dell'intelligenza artificiale che in una frazione di nanosecondo decide se tu stai dicendo il vero o il falso, se il tuo saggio che hai riportato sul fascismo è una saggio storico o è, invece, un'apologia di fascismo. Chi lo decide? Lo decide la macchina, oggi. Regolamentare il monopolio informativo di Google, di Facebook, di Apple, di tutte le piattaforme digitali è la chiave. Raymond Kurzweil parla oggi di singolarità, cioè il momento in cui la macchina supererà l'uomo e prenderà il potere; la metamorfosi del nostro tempo va governata, pena il dominio degli algoritmi e dell'intelligenza artificiale.
Vedete colleghi, concludo, perché riteniamo che Fratelli d'Italia sia ispirata solo da tre princìpi: la libertà, che è il nostro credo, la sovranità, che è il nostro obiettivo, e l'inesorabile vittoria, che sta arrivando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Signor sottosegretario, colleghi, intanto voglio ringraziare anch'io tutti coloro che hanno contribuito - io no, nonostante sia il presentatore della prima proposta di legge in ordine di tempo su questo tema - a lavorare in Commissione per arrivare a questo punto in Aula, tutti coloro che hanno contribuito, favorevoli o contrari. La rete Internet ha rivoluzionato il modo in cui noi comunichiamo e ci informiamo, ha aperto nuovi scenari e lanciato una sfida alle democrazie liberali sul piano della libertà e della partecipazione alla vita civile. Questo è un punto che a me interessa molto e ho sentito poco sviluppato oggi, nell'Aula: quanto la rete incida sulla qualità della democrazia. Non solo è cresciuta esponenzialmente la capacità di ciascuno di noi di interagire con gli altri, di esprimere le proprie opinioni, di raccogliere informazioni senza rivolgersi ai media tradizionali, ma sono aumentate le opportunità, per un controllo più diffuso anche del potere politico. Un dato di fatto: la rete Internet non piace ai sistemi illiberali, perché sempre più spesso è lo strumento che viene utilizzato per promuovere manifestazioni, proteste e dissenso contro i regimi autoritari.
A sua volta, nelle democrazie la ricchezza della rete ha rappresentato un fattore di democratizzazione e rafforzato enormemente la trasparenza della vita politica e amministrativa, avvicinandosi all'ideale democratico del Governo del potere pubblico in pubblico di cui parlava Norberto Bobbio. Oggi, però, la libertà della rete e le occasioni di maggior partecipazione che offre alla vita sociale e politica sono seriamente minacciate dalle informazioni false, fake news, e dai discorsi d'odio, hate speech, che si diffondono online. Le notizie false non sono certamente una novità nel mondo dell'informazione tradizionale; la novità è rappresentata dalla rete e dalle sue caratteristiche. Cinque considerazioni: in primo luogo, in un sistema di informazione radicalmente decentralizzato aumentano notevolmente le possibilità che le fake news siano create e messe in rete.
L'assenza dei meccanismi di controllo e di responsabilità che sono legalmente previsti per gli editori accentua la facilità di produrre questo genere di false notizie. Le tradizionali barriere all'ingresso e i filtri che caratterizzano o caratterizzavano l'industria dell'informazione tradizionale qui sono molto meno presenti. Secondo, la dinamica dei social network accentua la possibilità che esse, una volta create, siano disseminate e si propaghino rapidamente grazie alle condivisioni, ai like e, in genere, alla spinta alla condivisione. In terzo luogo, in un sistema in cui esistono pochi filtri, se una menzogna, per la logica dell'algoritmo con cui essi operano, viene rilanciata e posta in evidenza sullo schermo, può raggiungere milioni di persone e apparire come fatto non controverso. La diffusione oggi è un valore in alcuni casi paragonabile alla verità. In quarto luogo il fenomeno dell'eco, in cui il singolo utente è portato ad accogliere senza spirito critico e a credere per vere le notizie che siano coerenti con i suoi pregiudizi, ancora di più se sono fortemente diffuse. Quinto, c'è una perdita di fiducia e, diciamolo con dispiacere, anche di utilizzo dei media tradizionali, e l'abbandono di questi come fonte di informazione in quote sempre crescenti nelle società occidentali, ma non solo, per cui manca all'utente la possibilità di un confronto tra quanto vede sullo schermo e quanto è riportato da quei media, in cui comunque permangono meccanismi di controllo e di responsabilità della qualità dell'informazione. Infine, c'è la polarizzazione e la frammentazione crescente del pubblico, favorito dai fenomeni citati, che portano a creare gruppi chiusi animati da sentimenti negativi nei confronti di tutti coloro che non appartengono al gruppo e a credere a tutte quelle notizie che gettano discredito sugli altri. Sono queste alcune delle ragioni del successo delle notizie false diffuse online; argomenti che, per analogia, potrebbero aiutarci a comprendere il fenomeno dei discorsi di odio, ma non ne parlo qui. Certamente non è che preoccupano in particolare le azioni dei singoli, perché in fondo quello che è illegale offline è illegale anche online. Uno scritto offensivo, se contiene un'affermazione inesatta, può costituire una diffamazione; la pubblicazione di dati personali scorretti può diventare illecito trattamento, come le notizie false in grado di modificare l'andamento dei mercati, che configurano il reato di aggiotaggio.
Esistono già gli strumenti giuridici, ma quello che manca e quello per cui si sono mossi i progetti di legge che portano oggi a questo risultato non è togliere dalla rete dei contenuti; è che il Parlamento si occupi, indagando, di un fenomeno ormai generalizzato nel mondo, che influisce sulla qualità e il livello di democrazia e di libertà, per sapere dove sono create le falsità costruite ad arte, chi le crea, quali possibili macchinazioni ci siano dietro. Ci sono notizie create e diffuse con l'obiettivo di modificare l'agenda pubblica, lo sappiamo tutti, manipolando l'informazione e la libera formazione dell'opinione pubblica, facendo ricorso a tecnologie sofisticate quali account coordinati o gestiti da bot che funzionano in base ad algoritmi. Non so se succeda solo a me, ma, se tu tratti politicamente alcune questioni che riguardano partiti presenti anche in quest'Aula, succede di essere sommersi da commenti realizzati da account che non esistono, che non sono espressione di persone fisiche.
Dalle elezioni presidenziali negli Stati Uniti alla consultazione referendaria per la Brexit è cresciuto l'utilizzo nelle campagne elettorali di profili finti, di algoritmi, di programmi automatizzati per diffondere notizie false o per bersagliare di insulti o di minacce qualcuno. Questi episodi riescono ad avere un impatto significativo sull'informazione online, spodestando l'influenza dei media tradizionali. Oggi una quantità molto alta di italiani, pari a oltre il 50 per cento, raggiunge le informazioni attraverso la rete e le fake news minano la fiducia in tutte le altre fonti di informazione e si gonfiano emergenze e si diffondono notizie false sulle emergenze. Noi abbiamo visto, anche in questo periodo, come, rispetto alle cose che ci sono successe, rispetto a questa epidemia, rispetto alle tragedie che abbiamo attraversato, che hanno attraversato tutto il mondo, l'uso delle fake news abbia avuto un effetto.
Il trattamento giuridico delle fake news presenta certo una serie di problematiche non indifferenti. Vorrei, prima di terminare, visto che qui ho sentito dire da molti dell'inesistenza di una definizione delle fake news, citare la definizione che ne dà il Code of Practice on Disinformation della Commissione europea: la disinformazione, cioè le fake news, è un'informazione chiaramente falsa o fuorviante creata, presentata e divulgata per ottenere un guadagno economico o per ingannare intenzionalmente il pubblico. Potrebbe avere conseguenze di vasta portata, causare danni pubblici, costituire una minaccia per i processi politici democratici e potrebbe persino mettere a rischio la protezione della salute, della sicurezza, e del loro ambiente, dei cittadini dell'Unione europea. E dove, se non nel nostro Parlamento, dobbiamo indagare su questi pericoli per la libertà, per la democrazia, per le opinioni, per la salute, per lo Stato sociale, dove nascano questi pericoli, come si costituiscano?
Certo, dobbiamo farlo nel rispetto, sempre sacrosanto, dell'articolo 21 della Costituzione, ma questo è oggettivo; è impossibile uscire dal rispetto di questo articolo, per fortuna. Ma noi vogliamo capire che cosa succede, che cosa succede oggi nel mondo della trasformazione delle notizie, che cosa succede alla luce di quegli episodi che noi abbiamo visto. Non abbiamo in mente nessun ministero orwelliano della verità; a noi interessa capire che cosa stia succedendo nella nostra democrazia e alla nostra libertà, e se la rete, nata per aumentare la nostra libertà, abbia oggi in sé anche delle pericolose caratteristiche di limitazione della nostra libertà, giacché la libertà è fatta di opinioni, ma le opinioni si basano anche sulla costruzione delle informazioni.
E dunque la falsità delle informazioni, costruite ad arte, inficia anche la nostra libertà di costruirci ed esprimere un'opinione; e la possibilità in democrazia di costruire una propria opinione nel rispetto della nostra Costituzione e delle leggi internazionali è un fondamento del nostro vivere insieme.
Penso che sia un grande risultato che l'Italia si adegui all'indirizzo, che anche l'Europa ha dato, di investigare, attraverso il Parlamento, con la rappresentanza di tutti i gruppi parlamentari, per capire che cosa stia succedendo, dove nascano questi fenomeni, quali conseguenze abbiano sulla nostra libertà di espressione, sulla nostra libertà di decisione, sulla nostra libertà di organizzare la democrazia secondo le libere scelte di ognuno di noi. Penso che sia un buon risultato, che stiamo approvando una buona legge e che lo facciamo per il bene della nostra libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Casciello. Ne ha facoltà.
LUIGI CASCIELLO (FI). Presidente, sottosegretario Martella, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, sono sempre convinto che ci sia un tempo per ogni cosa, e non c'è necessità di scomodare il libro dell'Ecclesiaste per chiedersi, però, quale tempo sia e quale tempo fosse così urgente per indurre ad un'accelerazione tanto forte per l'istituzione della Commissione d'inchiesta sulla diffusione intenzionale e massiva di informazioni false, la cui necessità ed urgenza è avvertita solamente dai proponenti e - fatemi dire - probabilmente neanche da tutta la maggioranza, in un tempo in cui probabilmente, sicuramente, questo Paese ha problemi un po' più grandi. Ma è proprio nel titolo della proposta di legge - e lo dico soprattutto all'onorevole Fiano, attraverso di lei, Presidente - a proposito di quella intenzionale, che ha fatto scattare in me il campanello d'allarme. Infatti, se è vero che è giusto indagare e chiedere che venga perseguito chi intenzionalmente diffonde notizie false, è anche vero che da questa ipotesi si deve e non si può non tenere fuori i media tradizionali. Io ho ascoltato attentamente anche la definizione che il collega Fiano ha dato delle fake news: l'interesse economico a diffondere notizie false. Quale interesse economico? E quale giudizio - fatemelo dire - avete delle informazioni italiane e dei giornalisti italiani? Una pessima considerazione. Così come non è possibile pensare che l'urgenza della istituzione di una Commissione d'inchiesta possa essere rappresentata con ragionamenti e con interventi che, se uno arrivasse e non sapesse che la proposta di legge l'avete avanzata voi, che l'ha avanzata la maggioranza, e che le richieste e gli emendamenti perché venissero tenuti fuori innanzitutto dall'oggetto di inchiesta e di indagine della Commissione i media tradizionali fossero stati bocciati tutti, si penserebbe insomma che sono state accettate. Infatti, ho ascoltato con grande attenzione - e devo dire che abbiamo lavorato anche con grande intensità, un lavoro importante fatto nelle Commissioni Trasporti e Cultura - la collega Paita. Sono totalmente d'accordo. Siamo totalmente d'accordo che c'è il diritto all'oblio. Siamo totalmente d'accordo che non è possibile che l'uso strumentale dell'azione giudiziaria, strumentalizzata da informazioni non controllate, diventi poi - purtroppo oramai da decenni - una sorta di tribunale del popolo, incancellabile nel giudizio dell'opinione pubblica. Ma, allora, se è così, perché avete bocciato il nostro emendamento, a firma dell'onorevole Costa, che chiedeva che la Commissione d'inchiesta verificasse che venissero rispettati i criteri indicati dal CSM sulle cronache giudiziarie? Perché? Perché questa maggioranza ha sicuramente in sé una piccola parte di formazione, che fa del garantismo uno dei suoi riferimenti, però - lo dico anche con tutto il rispetto possibile - una gran parte, il socio di maggioranza, rappresentata dai colleghi 5 Stelle, che sicuramente hanno un'idea dell'informazione, - a proposito di fake news, forse, potremmo aprire un lungo dibattito, da che parte arrivano e da dove sono arrivate in questi anni - che non può essere certamente condivisa da noi. Ma io voglio tentare di fare un ragionamento anche tecnico, se mi si permette, del perché noi non possiamo condividere la scelta di una Commissione d'inchiesta, che è, di fatto, una Commissione d'inchiesta anche sulle fake news e sulla necessità di individuare le responsabilità di un'invadenza di potenze e poteri, anche stranieri, nel nostro sistema dell'informazione via web. C'è anche questo, per carità. E, per carità, la disinformazione e l'uso distorto delle nuove tecnologie e dei social media non va sottovalutato. Ma cogliere il momento drammatico e tragico dell'emergenza COVID-19 per motivare, direi giustificare, l'istituzione di una Commissione d'inchiesta che, così come è concepita, nonostante il nostro tentativo e delle altre forze di opposizione, di correggere e quindi migliorare la legge istitutiva, è di fatto uno strumento di controllo dell'informazione e della stampa italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente). Anche di controllo dell'informazione e della stampa italiana! Ecco perché avevamo chiesto che i media tradizionali non fossero inseriti tra l'oggetto di indagine di questa Commissione. Non ci può bastare l'accoglimento di un nostro emendamento - della collega Zanella - con il quale si prevede che restino fermi gli strumenti di controllo, disciplinati dalla normativa vigente. Di fatto, tento di spiegare, dal mio punto di vista, che cosa accadrà e, se mi permettete, anche dal punto di vista della mia esperienza professionale. In base non si sa a quale criterio, questa Commissione potrà convocare un giornalista, in base, ad esempio, ad un esposto o ad un'iniziativa parlamentare, per una presunta fake news. Innanzitutto, chi decide che si tratta di una fake news? Perché, in quel caso, è difficile immaginare che possa essere adottato il criterio indicato dal collega Fiano. Vorrei ricordare a proposito che nelle audizioni l'Agcom, la Federazione nazionale della stampa e l'ordine dei giornalisti hanno tutti ricordato che esistono già degli strumenti, per verificare e accertare che l'informazione, dal punto di vista canonico, sia svolta nella maniera più corretta. Poi il giornalista convocato, proprio in virtù del proprio status, contrariamente a quanto vorrebbe richiedere questa Commissione, potrà avvalersi della normativa vigente in materia. Quale normativa vigente in materia? Cerco di essere perfino elementare nell'esempio. Viene convocato un giornalista per una presunta fake news. Il giornalista rivendica il segreto professionale, che nel nostro ordinamento viene fatto risalire all'articolo 622 del codice penale del 1930, attualmente in vigore, che punisce la rivelazione del segreto professionale. Il divieto di divulgare la fonte della notizia è, invece, un principio giuridico. Tra l'altro, anche l'articolo 13, quinto comma, della legge sulla privacy tutela il segreto dei giornalisti sulla fonte delle notizie: “Restano ferme le norme sul segreto professionale degli esercenti la professione di giornalista, limitatamente alla fonte della notizia”. In pratica, il giornalista convocato dalla Commissione, non rivelerà mai la fonte. E, quindi, in base a quale criterio si continuerà a valutare come fake news la notizia oggetto dell'indagine? Ma c'è di più. Quante volte le inchieste giornalistiche ribaltano le presunte verità giudiziarie o vanno oltre le responsabilità non ancora accertate? In pratica, quante inchieste giornalistiche potrebbero essere tacciate di essere delle fake news, da chi, magari, da queste stesse inchieste si sente danneggiato o toccato nei propri interessi, magari nemmeno limpidi e leciti? Prendiamo la strage di Ustica. Da anni il giornalista Purgatori, la cui posizione non condivido, porta avanti una sua inchiesta, che è ben distante dai fatti accertati dall'autorità giudiziaria. Volete convocare Purgatori e quanti, come lui, non fanno altro che il proprio mestiere? Poi, sempre in materia di privacy. Infatti, il punto coinvolge questa Commissione, coinvolge la Commissione d'inchiesta che ha poteri pari a quelli dell'autorità giudiziaria, coinvolge anche la legge sulla privacy. Mi fa piacere ricordare, in materia di privacy, anche oggi, così come fatto in discussione generale, studi di ricercatori con competenze specifiche. Lo faccio perché credo che la materia sia talmente delicata, da non poter né dover avere un atteggiamento di supponenza e da tuttologi. Nella vita non è detto che bisogna sapere tutto. Bisogna anche sapere a chi chiedere, mai come in situazioni e in argomenti così importanti, così delicati. Ecco perché, in dichiarazione di voto, voglio ricordare lo studio della dottoressa Natascia Malinconico che, alla domanda su come si sposi il General data protection regulation con il nostro ordinamento in tema di privacy - che è questo è uno dei problemi fondamentali -, fornisce una risposta, che certamente non dovrebbe confortarci come legislatori. Ad oggi - dice la ricercatrice - quello che può evidenziarsi è l'esistenza di una normativa ancora frammentaria, bisognosa di linee guida definitive, ma ancora di più di una giurisprudenza attenta alle esigenze rappresentate dai contrapposti interessi, evitando ricorsi alle Corti europee e possibili condanne per un non corretto adeguamento alla normativa interna.
E noi, invece di correre ai ripari per adeguare una normativa frammentaria in termini di privacy, invece di accelerare i tempi circa l'invito dalla Corte Costituzionale, a completare l'iter per una nuova legge sulla diffamazione a mezzo stampa, che elimini il carcere per i giornalisti, facciamo una Commissione d'inchiesta anche sui giornalisti! Mi avvio alla conclusione.
PRESIDENTE. Grazie, perché ha finito il suo tempo.
LUIGI CASCIELLO (FI). È finito il mio tempo. Allora, noi siamo contrari, perché riteniamo che questa Commissione possa confliggere con garanzie costituzionali ormai consolidate, violando numerosi valori e principi cristallizzati dalla nostra Carta repubblicana.
Guardate, si fa in fretta a passare dall'invenzione della ghigliottina ad essere ghigliottinati. Ed io concludo dicendo che non è possibile che la maggioranza politica di un Paese decida ciò che è vero ciò e che è falso: ma non vale solo perché oggi siete voi in maggioranza, noi siamo liberali davvero e difendiamo la libertà in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Capitanio. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO CAPITANIO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, sottosegretario Martella, ho seguito dall'inizio con interesse il dibattito di questa sera, che purtroppo non fa che confermare quello che abbiamo sostenuto durante i lavori della Commissione: c'è grande confusione anche nella maggioranza tra il contrasto alle fake news, il contrasto ai discorsi dell'odio, abbiamo sentito parlare di robot, di bot, che creano commenti in automatico. C'è grande confusione perché noi abbiamo la sensazione che non si sia cercato di definire l'argomento del lavoro di questa Commissione, perché suo unico e vero scopo sia trovare una giustificazione di altro tipo alle sconfitte elettorali di questi anni, che hanno invece decretato una chiara volontà popolare. Abbiamo la preoccupazione, in un momento storico delicato che ci imporrebbe serietà e concretezza soprattutto, che si stiano sprecando tempo e risorse per inseguire fantasmi o, peggio ancora, per cercare giustificazioni filosofico-linguistiche a quelle sconfitte elettorali per cui dovremmo richiamare costantemente l'articolo 1 della Costituzione: ovviamente la sovranità appartiene al popolo e non ai tribunali del popolo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Dopo aver negato al popolo la sovranità, ora temiamo che si voglia scippare un altro diritto fondamentale: quello garantito dall'articolo 21 della Costituzione, quello che sancisce la libertà di espressione e di opinione. Qualcuno ritiene che la volontà popolare sia stata inquinata dalle cosiddette fake news, da qualche modellazione del linguaggio o da qualche algoritmo governato da chissà quale hacker. Ebbene, la Lega, che voterà contro questa proposta di legge ma rafforzando il proprio impegno per la tutela della verità, semplicemente avrebbe preferito non perdere tempo e agire subito con nuove e specifiche norme; tra l'altro, nuove e specifiche norme che sono state richiamate anche da tanti esponenti della maggioranza e come richiesto anche dai soggetti intervenuti in Commissione. La Lega non ha paura della verità e della realtà perché noi siamo un movimento reale, fuori da quelle piattaforme, un movimento concreto che solo negli ultimi giorni ha raccolto oltre 50 mila nuove adesioni in mezzo alla gente, che non vive di sondaggi ma dell'affetto che potete constatare tutti i giorni in cui Matteo Salvini va in una piazza, anche oggi, in queste ore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È un movimento che ha conosciuto la fase del 3 per cento, ma che è arrivato ad avere il consenso di oltre un terzo degli italiani perché sa ascoltare la gente e tradurre le istanze del popolo in politiche concrete. Non abbiamo bisogno di hacker (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Fin dai tempi dei filosofi greci scettici, siamo al IV secolo avanti Cristo, si decise di sospendere il giudizio sulla verità e persino Nietzsche disse: “non esistono fatti, ma solo interpretazioni”. Noi non vogliamo nemmeno addentrarci in questo dibattito filosofico, però abbiamo paura che qualcuno, con questo strumento, voglia arrogarsi il diritto di sancire quale sia la verità con la “v” maiuscola. E, onorevole Fiano, se esiste già una definizione di fake news, spieghi ai suoi compagni di partito e di maggioranza perché ci avete impedito, nell'articolo 2, di scrivere nero su bianco cosa si debba intendere per fake news: forse perché - lo ribadiamo - lo scopo di questa Commissione è altro.
E allora fate attenzione perché, se iniziamo a discutere sulle sfumature della verità, rischiamo di addentrarci in un terreno molto, molto pericoloso. Cos'è una fake news? Un bazooka da 400 miliardi, una potenza di fuoco mai vista, a tal punto che ancora oggi stiamo aspettando di vederla. Cos'è una fake news? Sono i 5 milioni di tamponi promessi dal commissario Arcuri alle nostre regioni e che, invece, erano solo bastoncini senza reagenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Purtroppo non è una fake news il fatto che il Presidente Conte abbia impiegato 60 giorni per far visita alla comunità di Bergamo e Brescia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), lavorando solo con il favore delle tenebre. E attenzione perché noi un tribunale del popolo, più che un Ministero della verità, l'abbiamo visto all'azione pochi mesi fa. Agcom, autorità che dovrebbe essere indipendente, sulla base di alcune segnalazioni provenienti dai banchi della maggioranza ha sanzionato per 1,5 milioni di euro la RAI, accusando il Tg2 di diffondere fake news: ebbene, si è scoperto che le fake news erano, invece, le notizie che hanno sostanziato quell'azione dell'autorità indipendente, che è stata poi respinta, e quella si è trasformata in una bolla di sapone.
E poi il Governo, tra le tante task force, il sottosegretario Martella lo sa benissimo, ha già creato una squadra che avrebbe dovuto indagare sulle presunte fake news circolate intorno al COVID. Ebbene, sottosegretario, a parte la bufala fatta circolare proprio da un consulente del Governo, Gunter Pauli, secondo cui il Coronavirus sarebbe stato legato al 5G, non si è arrivati a nessuna conclusione: altro tempo e altri soldi buttati via. E questo dovrebbe ricevere il conforto anche del capogruppo di Italia Viva, che proprio in queste ore ha detto: basta task force, basta strumenti inutili, facciamo lavorare il Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier); è quello che avevamo chiesto noi.
Non servono Commissioni, non servono tribunali del popolo, servono leggi e formazione. La Finlandia c'era già arrivata nel 2014, iniziando a lavorare nelle scuole, fin dalle scuole medie. Serve più fiducia e collaborazione con l'Ordine dei giornalisti, di cui la maggioranza si era incredibilmente dimenticata, forse convinta che la disinformazione viaggi solo online e non anche attraverso i media tradizionali. Serve conoscere le norme - e l'avete ribadito in tantissimi interventi - perché la diffusione di notizie false o contenenti odio o procuranti allarmi è già normata dal codice penale. Cosa volete, allora, con questa Commissione? Cosa cercate? Qual è il segreto di Fatima che volete scoprire? Volete mettere a processo la Lega e la volontà dei cittadini? Non serve una Commissione d'inchiesta, ci hanno già pensato le chat di Palamara a fare questo compito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Volete scoprire qual è l'algoritmo del consenso della Lega, la formula magica che ci fa essere ancora oggi, non dimentichiamolo, il primo partito, nonostante le chat della magistratura, nonostante - sì, quelle vere - fake news come quella dei 49 milioni, un finanziamento pubblico, lecito e legittimo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che fino al 2012 veniva assegnato al singolo partito in base ai voti raccolti alle elezioni politiche, la somma dei contributi maturati nel 2006, 2008 e 2010: altro che soldi truffati, spariti o rubati (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Volete sapere qual è veramente l'algoritmo della Lega Nord? Vede, Presidente, questo è il nostro algoritmo: la tessera della Lega Nord (Il deputato Capitanio mostra una tessera - Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quella che ci ha fatto crescere in tutti questi anni a contatto con la gente, quella che ci ha fatto sporcare le mani di colla, quella che ci ha fatto mettere i manifesti, quella che ci ha fatto ottenere il consenso andando a parlare in mezzo alla gente! È questo l'algoritmo della Lega! E questa tessera, Presidente, è la garanzia che la Lega non può fare altro che cercare la verità fatta dai cittadini, a cui avete negato la cassa integrazione - sono queste le notizie di cui vorremmo parlare -, fatta dai cittadini a cui volete togliere il diritto di andare in pensione e fatta dai cittadini a cui farete un unico regalo: un monopattino per andare all'Agenzia delle entrate a pagare le tasse che non siete stati in grado di ridurre seguendo la strada tracciata dalla Lega con la flat tax.
Il nostro non è - e vado a concludere - un appello di circostanza e l'abbiamo chiesto anche con gli emendamenti che avete respinto. Non perdiamo altri 18 mesi. Nemmeno alcuni dei relatori sono profondamente convinti dell'utilità di questa Commissione. Mettiamoci a lavorare per contrastare le vere fake news con forme di collaborazioni con le grandi piattaforme, con la formazione nelle scuole che abbiamo fatto, introducendo l'educazione civica e la cittadinanza digitale.
Presidente, vado a concludere. La Lega voterà contro questa proposta di legge e, con questo voto, il nostro impegno sarà ancora più forte e determinato a difesa della verità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bella. Ne ha facoltà.
MARCO BELLA (M5S). Grazie, Presidente. Gentili colleghe, cari colleghi, rappresentanti del Governo, la diffusione d'informazioni distorte e sensazionaliste in grado di suscitare paura è costante nella storia. Pensiamo, ad esempio, alla vicenda degli untori durante la peste raccontata dal Manzoni. L'allarmismo, che è una forma di eccessiva prudenza, così come il negazionismo, che equivale alla totale mancanza di prudenza, rappresentano forme di disinformazione entrambe alla base di atteggiamenti egualmente dannosi. Quello di cui hanno bisogno i cittadini per decidere e agire in autonomia sono informazioni corrette, né inutilmente rassicuranti né tantomeno sbrigativamente imprudenti. C'è chi ha messo sotto accusa la rete Internet per la diffusione di notizie false, ma la rete non ha creato alcun fenomeno che non esistesse già, anzi la rete, invece, ha fornito gli strumenti per verificare se la notizia è falsa o meno. Nel Seicento le uniche informazioni disponibili erano il “Dagli all'untore” e i proclami del podestà di Milano, i quali non ammettevano repliche. Se allora fosse esistita la rete, chi lo avesse voluto avrebbe avuto la possibilità di informarsi consapevolmente. Oggi, grazie alla rete, l'opportunità di ascoltare le fonti affidabili è sempre presente.
Il compito più importante della Commissione parlamentare che ci accingiamo a varare sarà quello di indagare sulla diffusione di notizie false durante la pandemia. Secondo l'Agcom, l'Autorità garante per le comunicazioni, nel mese di aprile in Italia il 37 per cento di tutti gli articoli classificabili come disinformazione era riferito al Coronavirus, dopo aver raggiunto nel mese di marzo picchi del 50 per cento. Questo significa che globalmente il 5 per cento di tutte le notizie sul Coronavirus era falso. Con tutti i limiti di questo tipo di analisi, l'entità del fenomeno è impressionante. A livello globale, inoltre, è stato rivelato un cospicuo incremento di minacce e attacchi informatici, molti dei quali fondati sullo sfruttamento del veicolo sociopsicologico della pandemia in atto. Nei primi quattro mesi del 2020 sono stati registrati 16 mila nuovi domini Internet legati al COVID-19, di cui circa il 20 per cento con finalità malevole.
E proprio su questo argomento, sul fatto che è possibile riconoscere le notizie false, vorrei leggere, perché rimanga agli atti in questa Camera a chi verrà dopo di noi, le principali notizie false diffuse sul Coronavirus secondo un documento dell'Agenzia per le comunicazioni. Il virus del COVID-19 creato dall'uomo: è falso! Studi scientifici dimostrano che il nuovo Coronavirus non è un costrutto di laboratorio, un virus appositamente manipolato. Efficacia di dosi massicce di vitamina C per il COVID-19: è falso. È vero che in Cina è stato fatto un trial clinico, ma l'affermazione che sia un trattamento comprovato non è supportato da alcuna prova scientifica. Trascuro, per pietà, l'affermazione che l'argento colloidale può curare il COVID-19 così come che l'aglio può curare il COVID-19, perché questa è una notizia che paradossalmente è girata.
Ma nella pandemia, nel momento più difficile per il nostro Paese, la madre di tutte le bufale è stata quella che ha legato la tecnologia 5G alla pandemia. Non esiste alcun tipo di prova che dimostra un legame tra gli effetti sulla salute del nuovo Coronavirus e la tecnologia 5G. Chi ha disinformato, tra l'altro, non sa che non esiste neppure un effetto sulla salute provocato dalla tecnologia 5G, figuriamoci sul Coronavirus.
La piattaforma YouTube può premiare con una somma, che va dai 3 ai 5 euro, ogni mille visualizzazioni di video caricati dagli utenti. C'è chi, raccontando falsità surreali, ha raggiunto milioni di persone. Ciò significa che alcuni cialtroni, speculando sulle paure dei cittadini, hanno ottenuto più soldi di quelli che guadagnano in un anno intero gli infermieri che, salvando vite, hanno rischiato la propria. Sulla base di falsità sono state bruciate antenne di telefonia mobile (non 5G, tra l'altro; una fake news all'interno di una fake news), privando gli studenti della scuola delle lezioni, i lavoratori della possibilità di lavoro da casa e i familiari dell'ultimo saluto ai propri cari malati. Ricordo che oggi c'è stata una conferenza stampa qui alla Camera, nella quale è stata presentata l'indagine conoscitiva della Commissione trasporti sulla tecnologia 5G. Il documento finale di quell'indagine è stato sottoscritto da tutti i gruppi. Secondo me, è stato un bellissimo momento per il Parlamento tutto insieme. Inoltre, bene ha fatto la piattaforma YouTube a demonetizzare, ovvero togliere i compensi ai disinformatori. Colpire diritto nel portafogli è stato uno degli interventi più efficaci.
Il Parlamento italiano ha l'obbligo perentorio di affrontare un fenomeno di questa portata che colpisce in modo così profondo i cittadini. Tutti i gruppi politici - e vi ringrazio per questo - hanno contribuito a migliorare il testo su cui siamo chiamati ad esprimerci a breve. Nessuno ha negato che il problema delle notizie false fosse reale e pregnante. Si è discusso su come affrontare il problema, ma sono molto felice che nessuno abbia negato la sua esistenza e rilevanza. Pur nelle ovvie differenze, tutte le forze politiche hanno concordato che è necessario ogni sforzo per avere un'informazione più veritiera e di migliore qualità. La Commissione che istituiremo con il voto delle Camere non è contro qualcuno; non si vuole in nessun modo limitare la libertà di espressione e ci sarà la massima cautela per evitare che questo possa anche involontariamente accadere. Questo è un provvedimento non contro qualcuno: è un provvedimento a favore dell'informazione libera ed è un provvedimento a favore dell'informazione di qualità. Ricordo che qui non stiamo approvando alcuna azione diretta ma votando l'istituzione di una Commissione parlamentare con paletti necessariamente stretti, perché, prima di ogni modifica legislativa, il fenomeno va studiato e approfondito, tenendo conto della sensibilità di tutti. Trovare il punto di equilibrio tra libertà di opinione e disinformazione in cattiva fede è difficilissimo ma il Parlamento esiste proprio per affrontare le questioni più complesse e questo è il nostro lavoro, colleghe e colleghi.
È riprovevole, ovviamente, diffondere notizie false, ma è anche sbagliato classificare questo fenomeno come marginale. Le notizie saranno anche false, ma i dubbi e le ansie dei cittadini sono reali. Le paure delle persone, anche se ingiustificate, ci sono e vanno capite. Alle persone bisogna parlare, bisogna non trattarle in maniera paternalistica ma spiegare le cose e questo è anche il nostro ruolo come loro rappresentanti.
Questo è importantissimo e chi ne ha le capacità e le competenze dia informazioni semplici ma corrette, perché se ai dubbi non riesce a rispondere l'esperto, capace e disinteressato, si lascia il campo libero ai cialtroni, agli spacciatori di dubbi, i quali sfruttano le paure delle persone per cercare di trarne vantaggi personali. Pensiamo alla visibilità che si può ad esempio tradurre eventualmente in consenso elettorale. Per riempire il vuoto dei comprensibili dubbi, abbiamo bisogno dell'aiuto di persone competenti come scienziati, medici, giornalisti e, permettetemi, anche dei parlamentari, quando la disinformazione entra nelle nostre istituzioni. Anche i cittadini possono fare tantissimo, evitando di contribuire a diffondere notizie false per una manciata di reazioni sui social. Nel lungo periodo, Presidente, avere tanti like è effimero come essere ricchi con i soldi del Monopoli. Ecco, condividiamo una notizia una volta che sia verificata, e soprattutto una notizia che sia davvero utile agli altri, questo è il modo in cui contribuiamo a promuovere un'informazione di qualità e a costruire un Paese migliore. Per questo occorre anche approfondire i meccanismi con cui si educano i cittadini all'uso consapevole e critico dei media, vecchi e nuovi, individuando buone pratiche e campi di intervento. Presidente, io so che questa Commissione parlamentare potrà discutere e confrontarsi nel rispetto della diversità delle persone che la costituiranno. Sono certo che quello che ne emergerà sia un altro elemento di conoscenza di un fenomeno così complesso, sarà un arricchimento per i cittadini e anche per i loro rappresentanti. Nel dichiarare convintamente il voto favorevole a nome del gruppo del MoVimento 5 Stelle, osservo che la disinformazione è in fondo solo un altro tipo di virus: soltanto con atteggiamenti consapevoli e responsabili da parte di tutti noi se ne ferma la diffusione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
(Coordinamento formale – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione – Testo unificato – A.C. 1056-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul testo unificato delle proposte di legge nn. 1056-2103-2187-2213-A: "Istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla diffusione massiva di informazioni false".
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 45) (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico).
Sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, già convocata per le ore 20. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 19,55, è ripresa alle 21,05.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di agosto 2020.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di Gruppo, è stato convenuto il seguente calendario dei lavori per il mese di agosto 2020:
Lunedì 3 agosto (antimeridiana/pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna)
Discussione generale congiunta dei disegni di legge n. 2572 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019 e n. 2573 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2020
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge nn. 107, 569 e abbinate - Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere
Discussione sulle linee generali delle mozioni Formentini ed altri n. 1-00350, Rampelli ed altri n. 1-00352 e Valentini ed altri n. 1-00353 concernenti iniziative volte alla promozione di un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia da COVID-19 e di indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea per la gestione delle emergenze epidemiologiche
Martedì 4 agosto (ore 11)
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni
Martedì 4 (ore 15 - 19.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24), mercoledì 5 (ore 9,30 - 13 e 16 - 19.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24) e giovedì 6 agosto (ore 9,30 – 13 e 15 - 19.30, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21.30 alle 24)
Eventuale seguito degli argomenti previsti nella settimana 27-31 luglio e non conclusi
Seguito dell'esame dei disegni di legge n. 2572 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2019 e n. 2573 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato per l'anno finanziario 2020
Esame della domanda di autorizzazione all'esecuzione di perquisizione domiciliare nei confronti del deputato Fabio Massimo Boniardi, pervenuta dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Genova (Doc. IV, n. 7)
Seguito dell'esame delle proposte di legge nn. 107, 569 e abbinate - Modifiche agli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, in materia di violenza o discriminazione per motivi di orientamento sessuale o identità di genere
Seguito dell'esame delle mozioni Formentini ed altri n. 1-00350, Rampelli ed altri n. 1-00352 e Valentini ed altri n. 1-00353 concernenti iniziative volte alla promozione di un'indagine internazionale sulle origini dell'epidemia da COVID-19 e di indirizzi unitari nell'ambito dell'Unione europea per la gestione delle emergenze epidemiologiche
Mercoledì 5 agosto (ore 15)
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata
Venerdì 7 agosto (ore 9,30)
Svolgimento di interpellanze urgenti
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario dei lavori l'esame di progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e di ulteriori documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
L'organizzazione dei tempi per l'esame degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata nell'allegato A al Resoconto stenografico della seduta odierna.
L'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge nn. 107, 569 e abbinate sarà definita una volta concluso l'esame in sede referente.
Le Commissioni riprenderanno i lavori nella settimana 24-28 agosto. I lavori dell'Assemblea riprenderanno a partire da lunedì 31 agosto.
Per fatto personale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per fatto personale il collega Melicchio. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Grazie, Presidente. Faccio quest'intervento per chiarire, in seguito a quanto dichiarato dalla deputata Ingrid Bisa durante la discussione…
PRESIDENTE. Mi scusi, che deputata?
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). Ingrid Bisa.
PRESIDENTE. Grazie.
ALESSANDRO MELICCHIO (M5S). …sulla discussione dell'emendamento 2.104, la quale fa riferimento ad un mio intervento riportandolo parzialmente e stravolgendone il senso; un mio intervento del 16 luglio 2020, durante una riunione delle Commissioni congiunte VII e IX per l'esame del provvedimento sull'istituzione della Commissione d'inchiesta sulle fake news. Benché la deputata strumentalizzi il mio intervento - ci tengo a ribadirlo -, come afferma, non ha chiaro cosa si stia istituendo, quindi la invito a rileggersi l'articolo 2 del testo appena approvato. E con riferimento al mio intervento, quello del 16 luglio, la invito a prestare maggiore attenzione alle lettere l) e m), che dispongono di valutare iniziative legislative fra i compiti della Commissione che abbiamo appena approvato. Mi stupisce il modo in cui fa richiamo all'articolo 82 della Costituzione, perché ancora una volta conferma che lei, benché avvocato, confonde un tribunale con una Commissione d'inchiesta, perché l'articolo 82 della Costituzione attribuisce alle Commissioni d'inchiesta parlamentari i poteri dell'autorità giudiziaria, ma restano, queste due, ben distinte nelle funzioni. La Commissione, infatti, confermo, non giudica, come ho affermato in Commissione il 16 luglio, perché non emette sentenze, ma presenta bensì una relazione alle Camere, così come disposto dall'articolo 3 del testo che abbiamo appena approvato. Mi pare, quindi, che la deputata Bisa sia piuttosto confusa fra cosa sia un tribunale e cosa sia una Commissione d'inchiesta e devo, quindi, constatare che abbia osteggiato il provvedimento non avendone letto il testo o, se lo ha letto, siamo davanti a un caso di analfabetismo funzionale, perché non comprende ciò che legge.
PRESIDENTE. Onorevole Melicchio, che lei, per fatto personale, deve offendere una collega, non mi sembra assolutamente il caso. Anzi, la richiamo su questo, perché non è opportuno e non è corretto.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sapia per un sollecito di un'interrogazione, prego.
FRANCESCO SAPIA (M5S). Grazie, Presidente. Sollecito risposta all'interrogazione n. 4-03083 del 13 giugno 2019. La storia riguarda l'ex ENEL Distribuzione e la gestione di un contratto triennale per il taglio di piante lungo le linee elettriche di media tensione nella provincia di Cosenza. Nel merito il signor Giovanni Foglia, allora dipendente ENEL, presentò una denuncia alla procura della Repubblica esponendo il pagamento da parte del committente di circa 120 mila euro per lavori mai fatti, inesistenti. Paradossalmente il segnalatore diventava destinatario di azioni legali da parte dell'allora ENEL Distribuzione, che avrebbe invece dovuto tutelarlo, sia in virtù del proprio codice etico sia perché questi si era esposto in prima persona riportando fatti documentati. Sul caso non è stato ancora possibile avere risposte esaustive controllabili e trasparenti da parte di ENEL Distribuzione, almeno stando alle carte che ho potuto consultare. Chiedo allora, Presidente, siccome si tratta di una controllata di ENEL, che il Governo intervenga nell'ambito delle proprie competenze in modo che siano chiare e non soltanto dichiarate le verifiche sul caso da parte di ENEL Distribuzione. Un conto è che sia certificato che tutto è in regola, altro che possono esservi o esservi state ombre sulla gestione del servizio pubblico essenziale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Provenza. Ne ha facoltà.
NICOLA PROVENZA (M5S). Grazie Presidente, è scomparso ieri Gianrico Tedeschi, un maestro del palcoscenico, un artista dallo stile sobrio e riservato, un decano del teatro italiano (Applausi). All'età di cento anni, settanta dei quali trascorsi sulla scena, ci lascia un uomo serio, riservato, di grande classe. Fu internato per due anni dopo l'8 settembre 1943 perché non aveva voluto aderire alla Repubblica di Salò e fu proprio in quella circostanza che Tedeschi scoprì il teatro, la sua utilità, ma soprattutto la passione che lo ha portato a calcare le scene fino all'età di novantasei anni. Una sua affermazione fu chiara in questo senso: è stato nei lager nazisti che ho capito che la mia strada era il teatro. In questi tempi diventa ancora più significativo rendere omaggio a figure di tale valore, ci offre anche l'occasione per ribadire la necessità di un sostegno sempre più convinto a tutte le attività artistiche, in particolare al teatro nelle sue funzioni educative, creative, come luogo di condivisione, di inclusione, di emozione, come luogo di ascolto, come luogo di civiltà, come nutrimento dell'anima. Una società fortemente disorientata, anche oggi al tempo della pandemia, con il rischio sempre costante di precipitare in un baratro di immoralità, ha assoluto bisogno del teatro come avamposto di civiltà. Il teatro, come forse solo la musica, racconta di un tempo condiviso, assembleare, intimo. E, allora, il ricordo di Gianrico Tedeschi si associa ad un sentito grazie alla sua rettitudine, alla sua coerenza, alla sua dedizione, che disegna una visione morale della vita che questo artista lascia in eredità a tutti noi e soprattutto alle giovani generazioni (Applausi).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Provenza, e anche la Presidenza si associa alle sue opportune parole.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bond. Ne ha facoltà.
DARIO BOND (FI). Grazie, Presidente. Prendo la parola perché i fatti di Piacenza della caserma Levante hanno, in qualche maniera, segnato le cronache degli ultimi giorni con paginate intere di giornali ma anche con grandi servizi televisivi. E prendo la parola per difendere l'onorabilità, la forza, la trasparenza, la capacità operativa dell'Arma dei carabinieri.
Dovremo chiaramente, come Parlamento e anche come Ministero, seguire attentamente questi fatti ma c'è un ma molto forte: non può accadere che cinque soggetti infanghino una divisa così importante, una divisa importante che ha dato nella storia dell'Italia tante vite, tanti sacrifici e anche tanti rischi di queste persone che continuano, anche durante il periodo del COVID-19, a metterci la faccia tante volte con i loro mezzi per difendere l'Italia.
Ecco, questa Arma, quest'Arma dei carabinieri non può essere messa in discussione per l'azione scriteriata di alcuni soggetti che alla fine rimarranno tali, ma l'Arma dei Carabinieri sarà sempre un'Arma importante, forte per l'Italia e per l'intero Paese (Applausi).
PRESIDENTE. Aveva chiesto di parlare l'onorevole Perantoni, prego. L'onorevole Perantoni non c'è.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Mercoledì 29 luglio 2020 - Ore 9,30:
1. Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulle ulteriori iniziative in relazione all'emergenza epidemiologica da Covid-19.
(ore 15)
2. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .
(ore 16)
3. Discussione congiunta dei documenti:
Documento di economia e finanza 2020 - Sezione III - Programma nazionale di riforma e relativa appendice. (Doc. LVII, n. 3 - Sezione III)
Relatore: UBALDO PAGANO.
Relazione al Parlamento predisposta ai sensi dell'articolo 6 della legge 24 dicembre 2012, n. 243. (Doc. LVII-bis, n. 2)
Relatore: GABRIELE LORENZONI.
La seduta termina alle 21,15.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Moz. Caon e a n. 1-370 | 422 | 420 | 2 | 211 | 420 | 0 | 71 | Appr. |
2 | Nominale | T.U. Pdl 1056-A - articolo 1 | 425 | 424 | 1 | 213 | 227 | 197 | 71 | Appr. |
3 | Nominale | em. 2.101 | 457 | 454 | 3 | 228 | 202 | 252 | 70 | Resp. |
4 | Nominale | em. 2.109 | 455 | 453 | 2 | 227 | 197 | 256 | 70 | Resp. |
5 | Nominale | em. 2.120 | 455 | 452 | 3 | 227 | 201 | 251 | 70 | Resp. |
6 | Nominale | em. 2.1 | 449 | 446 | 3 | 224 | 199 | 247 | 70 | Resp. |
7 | Nominale | em. 2.3 | 450 | 446 | 4 | 224 | 200 | 246 | 70 | Resp. |
8 | Nominale | em. 2.8 | 450 | 449 | 1 | 225 | 198 | 251 | 70 | Resp. |
9 | Nominale | em. 2.7 | 449 | 447 | 2 | 224 | 198 | 249 | 70 | Resp. |
10 | Nominale | em. 2.140 rif. | 457 | 264 | 193 | 133 | 261 | 3 | 70 | Appr. |
11 | Nominale | em. 2.103 rif. | 452 | 452 | 0 | 227 | 452 | 0 | 69 | Appr. |
12 | Nominale | em. 2.150 | 454 | 451 | 3 | 226 | 203 | 248 | 69 | Resp. |
13 | Nominale | em. 2.104 | 454 | 452 | 2 | 227 | 201 | 251 | 69 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nominale | em. 2.102 rif. | 456 | 455 | 1 | 228 | 454 | 1 | 69 | Appr. |
15 | Nominale | em. 2.10 rif. | 451 | 450 | 1 | 226 | 450 | 0 | 69 | Appr. |
16 | Nominale | em. 2.11 | 458 | 456 | 2 | 229 | 207 | 249 | 69 | Resp. |
17 | Nominale | em. 2.14 | 452 | 452 | 0 | 227 | 201 | 251 | 69 | Resp. |
18 | Nominale | em. 2.15 | 462 | 459 | 3 | 230 | 205 | 254 | 69 | Resp. |
19 | Nominale | em. 2.20 | 461 | 458 | 3 | 230 | 204 | 254 | 69 | Resp. |
20 | Nominale | em. 2.22 | 458 | 455 | 3 | 228 | 203 | 252 | 69 | Resp. |
21 | Nominale | em. 2.23 | 458 | 455 | 3 | 228 | 201 | 254 | 69 | Resp. |
22 | Nominale | em. 2.105 | 458 | 455 | 3 | 228 | 202 | 253 | 69 | Resp. |
23 | Nominale | em. 2.108 | 457 | 456 | 1 | 229 | 455 | 1 | 69 | Appr. |
24 | Nominale | em. 2.106 | 457 | 453 | 4 | 227 | 200 | 253 | 69 | Resp. |
25 | Nominale | em. 2.107 | 456 | 452 | 4 | 227 | 200 | 252 | 69 | Resp. |
26 | Nominale | em. 2.110, 2.114 rif. | 440 | 438 | 2 | 220 | 436 | 2 | 69 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nominale | em. 2.121 | 448 | 444 | 4 | 223 | 195 | 249 | 69 | Resp. |
28 | Nominale | em. 2.111 rif. | 448 | 446 | 2 | 224 | 444 | 2 | 69 | Appr. |
29 | Nominale | em. 2.112 | 454 | 451 | 3 | 226 | 200 | 251 | 69 | Resp. |
30 | Nominale | em. 2.122 | 452 | 449 | 3 | 225 | 446 | 3 | 69 | Appr. |
31 | Nominale | em. 2.113 | 454 | 451 | 3 | 226 | 197 | 254 | 69 | Resp. |
32 | Nominale | em. 2.115 | 450 | 448 | 2 | 225 | 198 | 250 | 69 | Resp. |
33 | Nominale | articolo 2 | 450 | 449 | 1 | 225 | 256 | 193 | 68 | Appr. |
34 | Nominale | em. 3.100 | 447 | 443 | 4 | 222 | 191 | 252 | 68 | Resp. |
35 | Nominale | em. 3.2 | 447 | 445 | 2 | 223 | 194 | 251 | 68 | Resp. |
36 | Nominale | articolo 3 | 450 | 447 | 3 | 224 | 254 | 193 | 68 | Appr. |
37 | Nominale | em. 4.1, 4.100 | 450 | 449 | 1 | 225 | 203 | 246 | 68 | Resp. |
38 | Nominale | articolo 4 | 445 | 440 | 5 | 221 | 244 | 196 | 68 | Appr. |
39 | Nominale | articolo 5 | 446 | 443 | 3 | 222 | 249 | 194 | 68 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 45) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nominale | em. 6.1 | 450 | 447 | 3 | 224 | 204 | 243 | 68 | Resp. |
41 | Nominale | articolo 6 | 445 | 441 | 4 | 221 | 247 | 194 | 68 | Appr. |
42 | Nominale | articolo 7 | 449 | 445 | 4 | 223 | 251 | 194 | 68 | Appr. |
43 | Nominale | articolo 8 | 448 | 444 | 4 | 223 | 248 | 196 | 68 | Appr. |
44 | Nominale | articolo 9 | 447 | 444 | 3 | 223 | 245 | 199 | 68 | Appr. |
45 | Nominale | T.U. Pdl 1056-A - voto finale | 408 | 406 | 2 | 204 | 234 | 172 | 66 | Appr. |