XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 571 di martedì 17 gennaio 2012
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 10,30.
RENZO LUSETTI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 gennaio 2012.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Dal Lago, Fava, Gregorio Fontana, Iannaccone, Lo Monte, Lombardo, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Mura, Nucara, Pisicchio, Paolo Russo e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150 (ore 10,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il dibattito è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Intervento del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro della giustizia, Paola Severino Di Benedetto.
PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, onorevoli deputati, mi sia innanzitutto consentito rivolgere al signor Presidente della Repubblica, garante del corretto equilibrio tra i poteri dello Stato e custode della nostra Costituzione, un deferente ossequio cui aggiungo il mio personale ringraziamento per le parole di considerazione e di incoraggiamento che ha inteso rivolgermi in occasione di incontri istituzionali. Un saluto particolare desidero rivolgere anche a lei, signor Presidente della Camera, che con saggezza ed equilibrio guida i lavori di questa Assemblea che nei prossimi mesi sarà chiamata ad adottare anche in materia di giustizia decisioni di grande importanza.
Onorevoli deputati, per la prima volta sono chiamata ad illustrare in quest'Aula, ove risiede la massima espressione della sovranità popolare, l'andamento dell'amministrazione della giustizia nel corso del 2011 nonché gli interventi che il Governo ha già adottato o si prefigge di adottare durante l'anno in corso. Sarebbe inutile nascondere l'emozione di un esordio che ben posso dire inatteso sino a poco tempo Pag. 2addietro, emozione che diventa più intensa non solo per la solennità di questo luogo ma anche per la piena consapevolezza che il Governo di cui faccio parte, comunque lo si voglia definire, trae la sua unica fonte di legittimazione dalla larga fiducia che il Parlamento ha inteso riconoscergli, offrendo una prova di coesione nazionale di cui tutti gli italiani possono andare orgogliosi. Questa circostanza vale di per sé ad alimentare il senso di responsabilità per le scelte che il Governo sarà chiamato ad operare in materia di giustizia, in armonia con la maggioranza parlamentare che lo sostiene e con tutta la condivisione possibile nel comune intento di servire il Paese in tempi così difficili.
Al termine del mio intervento depositerò una completa documentazione sullo stato della giustizia anche su supporto informatico in modo da garantire il massimo della trasparenza e dell'accessibilità ai dati, mentre concentrerò l'esposizione sui punti di maggiore criticità del sistema giudiziario italiano e sui possibili rimedi che intendiamo proporre all'esame del Parlamento, alcuni dei quali avevano già trovato un'iniziale attivazione nella precedente legislatura.
Si tratta di emergenze ben note che riguardano l'attuale stato delle carceri e le problematiche condizioni dei 66.897 detenuti che, salvo poche virtuose eccezioni, soffrono modalità di custodia francamente inaccettabili per un Paese come l'Italia.
Il deficit di efficienza degli uffici giudiziari rispetto ad una domanda di giustizia che in termini quantitativi appare nettamente sovradimensionata nel confronto con altre democrazie occidentali. Il Rapporto CEPEJ 2010 ci dice che nel civile, con 4.768 contenziosi ogni centomila abitanti, l'Italia è al quarto posto in Europa per tasso di litigiosità, dietro Russia, Belgio e Lituania, su 38 Paesi censiti.
Anche su questo ci si dovrebbe forse interrogare maggiormente: questo elevato tasso di litigiosità da cosa deriva? Da una propensione socio-culturale italiana alla conflittualità? Da una scarsa fiducia nella possibilità di affrontare a monte la controversia e di trovare soluzioni ragionevoli nel dialogo tra cittadini? Da una eccessiva complessità del tessuto normativo tale da generare essa stessa un proliferare di contrasti interpretativi la cui soluzione va devoluta al giudice?
Ognuna di queste domande richiederebbe una approfondita analisi, perché la risposta ad esse potrebbe segnare un cambiamento di politica legislativa volto ad incidere sulle cause di una domanda di giustizia così alta e diffusa, ad andare cioè alla radice del problema.
Ancora, la problematica individuazione degli strumenti attraverso i quali, soprattutto nel settore civile, sia possibile procedere alla rapida eliminazione dell'arretrato accumulatosi negli ultimi trent'anni, senza stravolgere i nostri principi fondamentali, senza deludere le aspettative di quanti hanno già da tempo intrapreso il cammino processuale e senza limitare eccessivamente l'accesso del cittadino al sistema giudiziario per nuove istanze.
Ancora, l'indifferibile razionalizzazione organizzativa e tecnologica dell'intera struttura amministrativa dei servizi giudiziari, in modo da utilizzare al meglio le risorse umane e finanziarie disponibili, realizzando risparmi di spesa che siano il frutto di interventi strutturali e non di semplici tagli alle dotazioni di bilancio. Vedete, in questi primissimi mesi di Governo mi sono resa conto di come i risparmi più razionali si potrebbero realizzare anche sulle spese cosiddette minori, sol che si modificasse l'attitudine mentale a pensare che il denaro e le risorse pubbliche siano di nessuno, convertendola nella corretta concezione che il denaro pubblico è di noi tutti, perché proviene dalle nostre tasse, dalla nostra fatica quotidiana, dal nostro lavoro, dal nostro impegno per contribuire alla crescita del Paese: un cambiamento di cultura sul denaro pubblico.
Allora vedremmo come dalla somma dei piccoli grandi sprechi e dalla loro eliminazione si potrebbe ottenere un ammontare molte più rilevante di quanto si pensi, ma soprattutto un cambiamento culturale idoneo a garantire risparmi di spesa strutturali e non episodici. Queste Pag. 3dunque sono le quattro principali criticità da affrontare, che di certo non rappresentano una sorpresa, se è vero che se ne parla da molti lustri.
Il quadro generale è infatti rappresentativo di una situazione che desta forti preoccupazioni sia in ordine all'enorme mole dell'arretrato da smaltire, che al 30 giugno 2011 è pari a quasi 9 milioni di processi (5,5 milioni per il civile e 3,4 per il penale), sia con riferimento ai tempi medi di definizione, che nel civile sono pari a sette anni e tre mesi, cioè 2.645 giorni, e nel penale a quattro anni e nove mesi, cioè 1.753 giorni. In sostanza, al di là di quello che dicono questi numeri totali, abbiamo circa un cittadino su sette, ma naturalmente se escludiamo i minori la media si alza di molto, che entra nel circuito della giustizia e ne esce dopo anni ed anni. Peraltro, nel settore civile l'inefficienza nella definizione dell'arretrato ha dato luogo a costose e talvolta paradossali conseguenze.
Si è già detto che il ritardo nella definizione dei giudizi dipende in larga misura dal numero davvero esorbitante di questioni per le quali si richiede l'intervento del giudice. Con oltre 2,8 milioni di nuove cause in ingresso in primo grado, l'Italia balza, nella classifica di cui parlavo prima, dal quarto al secondo posto, ed è seconda solo alla Russia nella speciale classifica stilata nel citato Rapporto CEPEJ. Ebbene, proprio questo fenomeno determina un ulteriore intasamento del sistema, conseguente al numero progressivamente crescente di cause intraprese dai cittadini per ottenere un indennizzo conseguente alla ritardata giustizia. È un effetto moltiplicatore terrificante. Al riguardo, i numeri non ammettono equivoci. Approvata la legge cosiddetta Pinto, che consente di indennizzare l'irragionevole durata del processo, si è verificata una vera e propria esplosione di questo contenzioso, passato dalle 3.580 richieste del 2003 alle 49.596 del 2010. Il numero cioè si è più che decuplicato. Un secondo effetto negativo introdotto da tale contenzioso è quello dell'ulteriore dilatazione dei tempi di definizione dei giudizi presso le corti d'appello, cui è assegnata la competenza specifica in questa materia, che si aggiunge all'entità ormai stratosferica e sempre crescente degli indennizzi liquidati e dei tempi trascorsi.
Si è passati quanto agli indennizzi liquidati dai 5 milioni di euro del 2003 ai 40 milioni del 2008, per giungere ai circa 84 del 2011. È una vera e propria emorragia, che appare angosciosamente inarrestabile ed autoriproduttiva di ulteriori ritardi. Il dato di maggiore rilievo mi pare, però, quello fornito nel 2011 dalla Banca d'Italia, secondo cui l'inefficienza della giustizia civile italiana può essere misurata in termini economici come pari all'1 per cento del PIL.
A chi studi normalmente questi problemi ciò non deve destare alcuna meraviglia: è chiaro che l'andamento dell'economia è fortemente influenzato dall'inefficienza della giustizia civile. Se a questo si aggiunge che nella categoria «enforcing contracts» del rapporto Doing Business del 2010 l'Italia si classifica al 157 posto su 183 Paesi censiti, con una durata stimata per il recupero del credito commerciale pari a 1.210 giorni, mentre in Germania ne bastano 394, si coglie la misura di quanto ciò incida negativamente sulle nostre imprese, segnando, anche sotto tale aspetto, una divaricazione di efficienza con i migliori sistemi dei Paesi dell'Unione europea, che frena, ineluttabilmente, le possibilità di sviluppo ed anche gli investimenti stranieri.
Ho parlato naturalmente di quest'ultimo tema in diverse occasioni con il Presidente Monti e con l'intero Governo, traendone la comune convinzione che le interazioni tra economia e giustizia siano fortissime; che se si vogliono attrarre capitali in Italia sia necessario garantire certezza ed efficienza della giustizia; che se si vogliono accrescere le iniziative imprenditoriali italiane e straniere nel nostro Paese sia indispensabile assicurare un percorso celere del processo.
Restituire, dunque, efficienza alla giustizia civile, per recuperare questa ricchezza e la competitività che ne deriva, è il vero obiettivo che dobbiamo perseguire, Pag. 4perché ciò consentirebbe di trasformare le criticità del sistema giudiziario italiano in opportunità di sviluppo e di crescita economica, ben oltre i semplici, e pur necessari, risparmi di spesa.
Non meno rilevanti risultano le conseguenze dell'eccessiva durata del processo penale. Non inganni la circostanza che la durata media del processo penale sia inferiore rispetto a quella del processo civile - 4,9 anni rispetto agli oltre 7 anni del processo civile -, poiché occorre tenere conto che essa incide in modo sensibile anche sulla sorte degli oltre 28 mila detenuti in attesa di giudizio, che rappresentano il 42 per cento dell'intera popolazione carceraria. Altra anomalia tutta italiana!
Se è vero che la libertà personale può e deve essere limitata per tutelare la collettività, è parimenti incontestabile che una dilatazione eccessiva della durata del processo a carico di imputati o indagati detenuti pregiudica questo delicato equilibrio tra valori di rango costituzionale ed aumenta, talvolta in modo intollerabile, la sofferenza di chi, ad onta della presunzione di innocenza, è costretto ad attendere da recluso una sentenza che ne accerti la responsabilità, con la possibilità, non del tutto remota, che alla carcerazione preventiva segua una sentenza assolutoria.
Sulla necessità che la delicata e complessa valutazione delle esigenze cautelari sia improntata a criteri di estrema prudenza condivido le preoccupazioni pubblicamente manifestate dal primo presidente della Corte di cassazione. La durata del processo penale incide, infatti, anche sul numero dei procedimenti, in media 2.369 ogni anno, per ingiusta detenzione ed errore giudiziario e in ogni caso aggrava la misura dei pur doverosi risarcimenti a tale titolo erogati. Nel solo 2011 lo Stato ha subito un esborso pari ad oltre 46 milioni di euro per questa voce.
Se mi è consentita una digressione senza alcun intento polemico, credo che i dati oggettivi che ho appena illustrato consentano di riflettere sull'effettività del sacrosanto principio di civiltà giuridica sancito nel terzo comma dell'articolo 275 del codice di procedura penale, secondo cui la custodia cautelare in carcere può essere disposta soltanto quando ogni altra misura risulti inadeguata (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà e di deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Quello che è certo è che un uso, per così dire, meglio calibrato della custodia cautelare in carcere sarebbe, sotto più aspetti, benefico per l'amministrazione giudiziaria e per il sistema carcerario, senza alcuna controindicazione per la collettività se è vero che le esigenze di sicurezza possono essere alternativamente garantite da un ventaglio davvero ricco di opzioni di cui oggi il giudice dispone e che, se possibile, proveremo a migliorare ed incrementare per favorire questo equilibrio tra esigenza di sicurezza sociale ed esigenza di tutela della libertà personale.
Detto questo, ho già manifestato in più occasioni la mia personale preoccupazione, anzi, la mia angoscia, per lo stato delle carceri italiane e degli ospedali psichiatrici giudiziari. Sento fortissima, insieme a tutto il Governo, la necessità di agire, in via prioritaria e senza tentennamenti, per garantire un concreto miglioramento delle condizioni dei detenuti, ma anche degli agenti della polizia penitenziaria che negli stessi luoghi condividono la realtà e spesso le sofferenze dei detenuti. Si tratta, ancora una volta, di questioni di difficile soluzione a causa di complicazioni burocratiche e di difetti strutturali e logistici che si sono stratificati nel corso del tempo.
Non intendo, però, soffermarmi sul numero e sulla composizione della popolazione carceraria, sulla vetustà e sulle condizioni delle strutture, sugli spazi che competono e su quelli effettivamente assegnati e su tutte le altre questioni fatte di freddi dati numerici che facilmente troverete nei documenti ufficiali. Tutto questo, infatti, dice poco della vera questione in ballo. Siamo di fronte ad un'emergenza che rischia di travolgere il senso stesso della nostra civiltà giuridica poiché il detenuto Pag. 5è privato della libertà soltanto per scontare la sua pena e non può essergli negata la dignità di persona umana.
Le innegabili difficoltà non possono costituire un alibi né per il Ministro della giustizia, né per tutte le altre istituzioni interessate. Qualunque giustificazione è, infatti, destinata a crollare miseramente non appena si varchi la soglia di una delle strutture a rischio e si verifichi personalmente la realtà di esse. Lo dico da Ministro, ma anche, e soprattutto, da cittadino. Questa situazione va migliorata subito, pur nella piena consapevolezza che non esiste alcuna formula magica per risolvere questo annoso e doloroso problema, se è vero, come è vero, che anche in altri Paesi la piaga del sovraffollamento carcerario è segnalata da numeri che parlano da soli, ad esempio 80.000 detenuti nel Regno Unito e più di 2 milioni negli Stati Uniti.
Solo un equilibrato insieme di misure idonee a coniugare sicurezza sociale e trattamento umanitariamente adeguato del custodito o del condannato potrà fornire un serio contributo alla soluzione del problema. Edificazione di nuove carceri, ma anche manutenzione e migliore utilizzo di quelle esistenti, misure alternative alla detenzione, ma anche lavoro carcerario, deflazione giudiziaria attraverso la depenalizzazione dei reati bagatellari e non punibilità per irrilevanza del fatto, ma anche effettività della pena; tutti questi mezzi, collocati e collegati tra loro, potranno portare, poi, ad un'applicazione effettiva delle sanzioni oggi spesso minacciate, ma non applicate.
Questi sono solo alcuni esempi che dimostrano come il campionario delle possibili soluzioni sia molto ampio, ma che l'aspetto più difficile è quello di un corretto equilibrio tra aspetto afflittivo e aspetto rieducativo della pena, tra carattere umanitario del trattamento del condannato e tutela del diritto dei cittadini alla sicurezza, tra riconoscimento dei più elementari principi di civiltà, anche a chi è detenuto, e pieno soddisfacimento dei diritti delle vittime e dei loro familiari. Si tratta di una strada lunga e complessa che va, però, affrontata con la massima urgenza, privilegiando, anche in considerazione della durata necessariamente limitata di questo Governo, gli aspetti maggiormente connotati dall'emergenza.
Il Governo ha già adottato provvedimenti finalizzati a questo obiettivo. Mi riferisco innanzitutto al decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 211, con il quale si è prevista una prima serie di misure urgenti per il contrasto al sovraffollamento delle carceri. Ciò che si poteva fare con immediatezza è stato fatto, introducendo norme che modificano le procedure di convalida dell'arresto, dimezzando - questo voglio sottolinearlo, perché credo sia stato poco colto nei dialoghi - i relativi tempi massimi, 48 ore anziché le 96 che erano originariamente previste, ed incidendo sulle correlative modalità di custodia, in modo da limitare al massimo il transito in carcere, destinato statisticamente a durare per poco tempo. Nel 2010, 21.093 persone sono stato trattenute in carcere per un massimo di tre giorni. Si tratta del cosiddetto fenomeno delle «porte girevoli». La bontà di questa misura si apprezza anche se si considera che una permanenza così breve in carcere, oltre a rivelarsi inutilmente afflittiva, molto costosa ed impegnativa per l'amministrazione, non è giustificata né da esigenze processuali, né da istanze di difesa sociale, giacché si tratta di persone delle quali, all'esito della convalida dell'arresto e del giudizio direttissimo, il giudice spessissimo dispone la scarcerazione.
Si è altresì deciso di innalzare da 12 a 18 mesi la soglia della pena detentiva residua per l'accesso alla detenzione domiciliare, potenziando uno strumento già introdotto nel 2010 dal precedente Esecutivo. Per effetto di tale modifica il numero dei detenuti che potranno essere ammessi alla detenzione domiciliare in base alla legge del 2010 potrà quasi raddoppiare. Agli oltre 3.800 detenuti sino ad oggi effettivamente scarcerati, se ne potranno aggiungere altri 3.327, con un risparmio di spesa pari a 375.318 euro ogni giorno.
Con il successivo decreto-legge 29 dicembre 2011, n. 216, si sono operati importanti interventi di miglioramento del Pag. 6Piano carceri approvato dal precedente Esecutivo. Si è infatti reso necessario disporre la proroga della gestione commissariale del piano straordinario sino al 31 dicembre 2012, mentre le nuove norme hanno altresì consentito di superare le criticità del previgente impianto normativo, attraverso la disgiunzione delle funzioni di commissario straordinario da quelle di capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria. Nella sostanza, si è ritenuto utile separare la gestione del piano straordinario per l'edilizia penitenziaria, affidando il ruolo di commissario delegato per l'esecuzione del piano ad una figura professionale in grado di esercitare in via esclusiva queste funzioni. Ancora una volta un segnale di continuità evolutiva: cercare di ottimizzare quel che già era stato intrapreso, rendere il Piano carceri un obiettivo esclusivo di un soggetto esclusivamente dedicato alla cura di esso.
Infine, il 16 dicembre 2011, il Governo ha approvato in via preliminare una modifica al regolamento penitenziario per introdurre la Carta dei diritti e doveri dei detenuti e degli internati, già trasmessa al Consiglio di Stato per il prescritto parere. La nuova Carta fornirà al detenuto, al momento del suo ingresso in carcere e ai suoi familiari, una guida in diverse lingue che indica in forma chiara le regole generali del trattamento penitenziario e fornisce tutte le informazioni indispensabili su servizi, strutture, orari e modalità dei colloqui, corrispondenza e doveri di comportamento, ed altro. Si tratta, come si vede, di un primo gruppo di interventi sostenuti dall'urgenza. Quest'ultimo è apparentemente banale, ma sapeste quanto conforto dà all'internato, nel momento del suo ingresso in carcere, sapere quali sono i suoi diritti e quali sono i suoi doveri, e ai suoi familiari conoscere cosa possono e cosa non possono fare per sostenere e supportare il detenuto e stargli vicino nei momenti difficili della detenzione.
Dicevo che si tratta di un primo gruppo di interventi sostenuti dall'urgenza, cui va aggiunta una più ampia e complessa opera di riorganizzazione e razionalizzazione della struttura ministeriale, finalizzata a migliorare le condizioni della detenzione, anche attraverso un'intensa attività di riqualificazione della spesa.
Su tutto questo vi garantisco, onorevoli deputati, il mio personale impegno e quello dell'intero Governo, come pure intendo garantire altri segnali di attenzione su temi fondamentali sui quali, in materia di giustizia penale, bisogna intervenire nel futuro. Il dovere istituzionale mi impone, in questa sede, di elencare solo le iniziative già completate e quelle intraprese, ma vorrei anche assicurare il mio personale impegno e quello del Governo sui temi del prossimo futuro, la lotta a tutte quelle forme di illecita sottrazione di denaro al circuito della legalità, forme che si collegano diabolicamente tra di loro, creando un canale sotterraneo che va dall'evasione fiscale, alla corruzione, al riciclaggio, alla criminalità organizzata, con una imponente erosione di valori, come quello della leale concorrenza tra le imprese e con un altrettanto imponente dissanguamento e depauperamento delle risorse economiche sane, che ci sono, e sono tante, del nostro Paese. Su tutto questo, dicevo, vi garantisco il mio personale impegno e quello del Governo.
Vi è, poi, il capitolo efficienza e risparmio della spesa e miglioramento della performance. Nel quadro che ho appena descritto e tenuto conto dell'approssimarsi della scadenza naturale di questa legislatura, il Governo ha inteso muoversi cercando di dare ulteriore impulso ai progetti ministeriali già in corso ed effettiva attuazione alle riforme organizzative che hanno già positivamente superato il vaglio parlamentare, attribuendo priorità al recupero dell'efficienza organizzativa e del risparmio della spesa. In tal senso, si è inteso dare immediata attuazione alla delega per la rimodulazione della geografia giudiziaria, dalla quale ci si attende non soltanto un consistente risparmio di spesa ed un più razionale utilizzo delle risorse umane disponibili, ma anche un netto recupero della specializzazione delle funzioni giudiziarie. Ciò consentirà di ottimizzare le performance e di elevare nettamente il tasso di prevedibilità delle decisioni giudiziarie, Pag. 7che è un altro dei parametri sui quali si misura il ranking internazionale del sistema Italia, cuore e fondamento della certezza del diritto, che, troppo spesso, appare come smarrita.
Ciò premesso, appare opportuno analizzare qualche piccolo segnale di apertura del sistema verso il miglioramento, per verificare in quale direzione procedere e su quali meccanismi concentrarsi per amplificarne gli effetti. Il dato più rappresentativo al riguardo è costituito dalla conferma per il secondo anno consecutivo di un decremento, sia pure meno marcato rispetto a quello dello scorso anno, delle pendenze nel settore civile, con un calo, al 30 giugno 2011, di oltre 170 mila processi rispetto al 30 giugno del 2010 (meno 3 per cento), mentre non si è ancora riusciti ad intaccare in modo significativo la durata media dei processi, che si presenta sostanzialmente stabile, al pari dell'arretrato nel settore penale. È una goccia nel mare degli oltre 5,5 milioni di processi civili pendenti, ma è la conferma di un'inversione nel trend in costante ascesa degli ultimi anni. Quanto di questo risultato sia dovuto agli interventi sul contributo unificato, alla riforma del processo civile, ai miglioramenti delle performance conseguenti agli investimenti sulle notifiche online, sulla digitalizzazione, ovvero ad un'ampia diffusione del progetto Best practices, finanziato dal Fondo sociale europeo per 45 milioni di euro, è ancora difficile dire, ma certo è che per questa ultima strada si deve accentuare l'impegno riformatore (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Proprio in questi ultimi anni, infatti, nella struttura ministeriale, negli uffici giudiziari, negli enti rappresentativi delle comunità locali interessate nei vari territori ed anche presso il Consiglio superiore della magistratura fervono le più svariate iniziative per individuare nuovi modelli organizzativi e nuove forme di collaborazione tra tutte le istituzioni interessate, con una diffusione di una cultura dell'organizzazione che, sino a poco tempo addietro, era per molti versi estranea al sistema giudiziario italiano. Orbene, occorre raccogliere e governare queste nuove progettualità, tener conto delle indicazioni e delle positive esperienze che provengono dagli uffici giudiziari, senza perdere di vista la governance complessiva di questi progetti, che si riferiscono ad un servizio erogato dallo Stato, che, anche per ragioni di equità sociale, deve tendenzialmente rivolgersi in modo armonico ed uniforme sull'intero territorio nazionale.
Una cabina di regia da esercitarsi insieme al Consiglio superiore della magistratura, ciascuno nel proprio ambito operativo, ma sempre in rapporto di leale collaborazione istituzionale. Tutto ciò dovrebbe proiettarsi nel miglioramento del servizio giustizia; un nobile ed importante servizio, di cui i cittadini devono poter, uniformemente, usufruire; un servizio che deve basarsi anche sul concetto di organizzazione funzionale degli uffici. Deve nascere una più integrata cultura del magistrato capace di occuparsi tanto del difficile compito di amministrare la giustizia quanto dell'oneroso incarico di organizzare le strutture e gli uffici che da lui dipendono, in maniera efficace e proficua. La mia pregressa esperienza ha già visto lodevoli esempi di questo genere, sia in piccoli che in grandi tribunali, dovuti a pregevoli doti personali, i cui risultati vanno però estesi, quanto più possibile, all'intero sistema giustizia, non soltanto alle poche persone di buona volontà che hanno voluto farsi carico, oltre che dell'onere dell'amministrazione della giustizia anche di quello di una sua più completa e migliore organizzazione.
Ancora, qualcosa sulla mediazione: con il decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010, il Governo diede attuazione alla delega relativa all'introduzione, in via generalizzata, della mediazione come strumento di risoluzione alternativa delle controversie civili e commerciali. Si tratta di un'importante riforma, che mira a ridurre, in modo sensibile, il numero dei giudizi dinanzi al magistrato, offrendo alle parti uno strumento generale, alternativo alla via giudiziale, per risolvere le controversie dei cittadini. Questa importante riforma Pag. 8legislativa, completata con l'emanazione della normativa regolamentare di dettaglio, è operativa dal 20 marzo 2011 con l'entrata in vigore delle norme sulla obbligatorietà della mediazione nelle materie tassativamente indicate dalla legge. Poiché l'analisi dei dati statistici riguarda soltanto il primo semestre dell'anno appena trascorso, è certamente prematuro tentare una valutazione degli effetti della riforma sulla domanda di giustizia. Bisogna, inoltre, tener conto che è stata differita di un anno l'obbligatorietà della mediazione in materia di condominio e di risarcimento del danno derivante da circolazione stradale. Nondimeno, rispetto alle 33.808 mediazioni iscritte nel primo semestre del 2011, si può cogliere un trend in crescita se si considera che a novembre 2011 le mediazioni registrate hanno superato la soglia delle 53 mila unità. Sorprendono, invece, i dati relativi allo scarso utilizzo della mediazione delegata dal giudice e l'elevato numero di mancate comparizioni dinanzi al mediatore; uno strumento che potrebbe essere utile ma che viene scarsamente attivato. Vorrei, però, sottolineare due dati che mi sembrano rilevanti: nell'80 per cento dei casi, le parti partecipano alla mediazione con l'assistenza di un legale di fiducia. Ciò vale a scongiurare, almeno in parte, le preoccupazioni della classe forense in ordine ad una possibile, minorata tutela tecnica dei diritti dei cittadini. Inoltre, in presenza delle parti, il tentativo di mediazione si conclude con successo nel 60 per cento dei casi - 60 per cento dei casi - fatto che testimonia le grandi potenzialità deflattive dell'istituto; si tratta di sperimentarlo, di andare ancora avanti su quella strada; di vedere se esso possa avere una reale efficacia deflattiva.
Ciò premesso, sono consapevole delle polemiche, talvolta aspre, suscitate da questa importante innovazione, che certamente è suscettibile di miglioramento, ma che può rappresentare un importante pilastro nella strategia complessiva di recupero dell'efficienza del sistema giudiziario attraverso una diminuzione dei casi in cui la soluzione della controversia avviene tramite il lungo e defatigante cammino del giudizio ordinario. Il nuovo Governo peraltro è già intervenuto, con il decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, operando alcune correzioni ed integrazioni finalizzate a potenziarne l'utilizzo.
Mi auguro che tutti gli addetti ai lavori condividano questa necessità cogliendo le nuove e numerose opportunità professionali che la riforma offre.
Un altro capitolo importante, la revisione delle circoscrizioni giudiziarie. L'intervento di riorganizzazione di gran lunga più incisivo riguarda la nuova geografia giudiziaria, una riforma organica attesa sin dagli esordi dell'Italia unita - le prime segnalazioni risalgono addirittura al 1863 - approvata da questa legislatura con la legge 14 settembre 2011, n. 148 con la quale il Governo è stato delegato a procedere alla riduzione del numero degli uffici giudiziari ed alla razionalizzazione dei relativi assetti territoriali. L'evento, spesso trascurato dai media, è la prova ulteriore che questo Parlamento è ben in grado di superare egoismi, localismi e resistenze corporative, consegnando al Paese un sistema giudiziario più moderno, in un momento nel quale ciò appare davvero indifferibile.
Sia chiaro, sono consapevole che la chiusura di un ufficio giudiziario crea numerose difficoltà e non poche preoccupazioni alla classe forense, ai magistrati, al personale amministrativo ed alla comunità locale direttamente interessata e so bene che queste legittime preoccupazioni sono condivise da molti deputati. Bisogna però convincersi che due ineliminabili esigenze impongono di procedere con decisione verso questa direzione. La prima riguarda la necessità di ridurre le spese di gestione e di razionalizzare l'utilizzo delle risorse umane esistenti, in progressivo decremento a causa del blocco delle assunzioni e del numero medio dei pensionamenti annuali, circa 1.200 unità. In altri termini e con maggiore chiarezza, il Paese non può permettersi più oltre 2 mila uffici giudiziari allocati in 3 mila edifici. La seconda invece è una diretta conseguenza delle innovazioni normative e tecnologiche dalla digitalizzazione, alle notifiche online viaPag. 9posta elettronica, alla consultazione degli atti via web ai pagamenti telematici del contributo unificato che rendono per molti versi anacronistica e non più giustificabile l'attuale distribuzione territoriale.
Detto questo intendo rassicurare tutti sul fatto che le specificità di ciascun territorio saranno scrupolosamente valutate così come è imposto dalla legge delega e che nessuno intende spazzare via presidi di legalità che hanno i numeri e le peculiarità che ne rendono utile il mantenimento. Si procederà dunque con equilibrio e pacatezza, cercando parametri oggettivi che sappiano tenere lontani gli egoismi localistici e soddisfare invece le esigenze di razionalizzazione e di efficienza del sistema. In tal senso prosegue presso il Ministero questo complesso e faticoso lavoro, che si è già tradotto nello schema di decreto legislativo che riguarda il riassetto territoriale dei giudici di pace, approvato in prima lettura dal Consiglio dei ministri, ed è in attesa di essere inviato al CSM ed alle competenti Commissioni parlamentari per i prescritti pareri. Il decreto prevede l'accorpamento di diversi uffici, per la precisione 674, consentendo di recuperare 2.104 unità di personale amministrativo e di risparmiare a regime 28 milioni di euro l'anno.
Per quanto concerne la revisione dei tribunali e delle relative sezioni distaccate, contiamo di predisporre la prima bozza operativa entro marzo-aprile 2012 e personalmente mi assumo l'impegno di riferirne quanto prima alle Commissioni interessate. Ho dovuto tardare questo compito visto che in queste settimane ero impegnata nel procedimento di conversione del decreto-legge in materia penale ed in materia civile, ma non appena queste due settimane di impegno, purtroppo assolutamente pieno e giustamente ineliminabile, saranno terminate è mia intenzione tornare nelle Commissioni per illustrare ciò che stiamo facendo e soprattutto il metodo con il quale stiamo procedendo in materia di revisione dei tribunali.
Accennavo degli interventi in materia di informatizzazione e digitalizzazione del sistema giudiziario.
Nel corso del 2011 è proseguita l'attività di informatizzazione e razionalizzazione dell'amministrazione giudiziaria, malgrado la costante contrazione delle risorse finanziarie disponibili. In particolare, nel settore civile, nel corso del 2011, i sistemi elettronici di gestione dei registri sono stati installati nel 100 per cento degli uffici giudiziari di primo e secondo grado. Mai, in precedenza, si è raggiunta una diffusione del 100 per cento di un software nazionale. Inoltre, è stato dato un forte impulso al miglioramento e alla diffusione degli strumenti per il giudice civile, con particolare riferimento alla «consolle del magistrato», un'applicazione, anch'essa in tecnologia web, che permette al singolo magistrato di organizzare il proprio ruolo, di visualizzare gli atti del fascicolo informatico, di redigere i provvedimenti e di depositarli telematicamente in cancelleria. Al momento, sono oltre seicento i magistrati che già ne fanno uso.
È stata completata un'infrastruttura telematica, che rende disponibili i servizi telematici per tutti gli uffici giudiziari, ai professionisti e agli enti registrati. Vi accedono on line oltre 43 mila avvocati. È attivo il servizio telematico di deposito degli atti, che consente all'avvocato o al consulente tecnico di depositare telematicamente dallo studio gli atti di parte e dell'ausiliario del giudice via posta elettronica certificata, e risultano già depositati oltre 150 mila atti di parte con pieno valore legale, in quanto sostitutivi dell'originale cartaceo.
In alcuni uffici è già attivo il servizio di comunicazioni telematiche di cancelleria, che consiste nell'invio automatico di un messaggio di posta elettronica certificata dagli uffici giudiziari agli avvocati o ai consulenti tecnici. Il messaggio, con allegato l'eventuale provvedimento del giudice, redatto con la «consolle del magistrato» o scansionato dalla cancelleria, è inviato in automatico all'indirizzo elettronico del destinatario.
È importante sottolineare che i 23 uffici attualmente attivi gestiscono oltre il 15 per cento del carico di lavoro nazionale, a riprova della capacità di questi Pag. 10mezzi di dare più efficienza al lavoro. Quello che, però, davvero importa far notare, è che le comunicazioni telematiche consentono di ridurre a zero i tempi di comunicazione, annullano i costi di notifica e i costi del personale UNEP, riducono significativamente il tempo di lavoro nelle cancellerie, nonché i costi di stampa ed annullano i rischi di mancata notifica. Un uovo di Colombo, rispetto al problema dei tempi e dei modi delle notifiche (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà): la possibilità di intervenire con assoluta immediatezza e celerità e senza le pastoie burocratiche che spesso rappresentano una delle cause della lentezza della giustizia italiana.
In uno studio cui mi dedicai molti anni fa, in un piccolissimo gruppo di studio che costituimmo presso il Ministero, emerse che erano questi piccoli ritardi, questi piccoli grandi problemi relativi all'intasamento delle cancellerie nelle notifiche e all'intasamento cartaceo, che si ha spesso in processi di grande mole, la causa di tanti dei rallentamenti della giustizia, ed è su queste piccole grandi cause che bisogna intervenire anche per il recupero di efficienza della giustizia.
Da giugno 2009, data di avvio del primo tribunale, sono state inviate oltre 1 milione e 600 mila comunicazioni telematiche. A regime, questo sistema consente di stimare i risparmi dei soli costi vivi di notifiche in oltre 84 milioni di euro l'anno e di liberare non meno di 600 unità di personale dai correlativi compiti manuali.
Negli ultimi mesi del 2011 è stato progettato e realizzato il sistema per la gestione telematica dei pagamenti delle spese di giustizia: anche questo un passo avanti verso l'efficienza. Il sistema, già attivo in otto uffici giudiziari, consente all'utente esterno, avvocato, di pagare on line il contributo unificato e i diritti di segreteria per il processo civile: non più le code con i francobolli in mano, che dovrebbero rappresentare il retaggio di un passato che vorremmo superare.
Non occorrono altre indicazioni per affermare che è qui il futuro della giustizia e che il Governo intende imprimere, se possibile, un'ulteriore accelerazione alla diffusione di questi modelli operativi, curando in maniera particolare due aspetti di fondamentale importanza per un pieno recupero di efficienza attraverso questi sistemi.
Il primo attiene all'uniformità dei mezzi utilizzati e delle possibilità di accesso al sistema. Consentitemi di soffermarmi un attimo su questo punto. È incredibile che i sistemi informatici oggi non comunichino ancora tra di loro. L'unificazione di questi sistemi rappresenta il passo vero e finale verso una più piena utilizzazione di questi ultimi. Sistemi diversi producono maggiori costi e riducono sensibilmente i risultati virtuosi dell'informatizzazione. È su questo aspetto che dobbiamo insistere ed andare avanti.
Il secondo attiene alla diffusione uniforme delle capacità e della cultura dell'utilizzo del mezzo informatico. Sappiamo perfettamente - io per prima ne sono un esempio - quanto sia difficile, soprattutto per una fascia generazionale alla quale purtroppo appartengo, adattarsi all'utilizzo costante di un mezzo di comunicazione rivoluzionario ed i cui effetti erano impensabili fino a non molti anni fa. Ma sappiamo altrettanto bene che solo una diffusione omogenea di tale mezzo di comunicazione ne renderà veramente risolutivo l'utilizzo. Sono, altresì, certa che l'intera avvocatura saprà dare a queste innovazioni il suo indispensabile contributo, comprendendo pienamente di esserne coprotagonista e beneficiaria.
Il tema degli organici della magistratura: al momento risultano presenti in organico 8.834 magistrati togati, con una scopertura di 1.317 posti. Per rimediare a questa situazione l'impegno del Ministero è già stato particolarmente rilevante, tanto che risultano completate le procedure per la nomina di 325 magistrati ordinari vincitori del concorso bandito nel 2009 ed è in corso la correzione delle prove scritte di un ulteriore concorso a 360 posti bandito nel 2010 che avrà termine tra poche settimane. Altri 370 posti sono stati banditi nel settembre del 2011 e le prove scritte sono previste nel mese di maggio Pag. 11del 2012. Come appare evidente, si tratta di bandi che risalgono al precedente Esecutivo e di cui non voglio quindi ascrivermi alcun merito. Va però oggettivamente - da parte di tutti - dato atto che la programmazione cadenzata di una serie di concorsi restituisce ai migliori laureati in giurisprudenza una possibilità di ingresso nella magistratura ordinaria con cadenze ravvicinate e regolari, e su questo c'è un pieno impegno del Governo a mantenere queste tappe costanti.
Va infine ricordato che con l'immissione in servizio dei 325 magistrati già vincitori del concorso bandito nel 2009 le presenze in organico raggiungeranno quota 9.169, dato superato negli ultimi dodici anni solo nel 2005, tutto questo malgrado che negli ultimi tre anni si sia registrato un esponenziale aumento del numero dei pensionamenti, talvolta doppio rispetto alla media degli anni precedenti.
Per quanto riguarda la scuola della magistratura, il percorso che conduce alla piena operatività, dopo una lunga e travagliata gestazione (la legge istitutiva risale al gennaio del 2006) è ormai definitivamente avviato con l'insediamento del comitato direttivo avvenuto lo scorso 14 novembre 2011 presso il Consiglio superiore della magistratura alla presenza del Ministro della giustizia e del Presidente della Repubblica.
La scuola è chiamata a rivestire un ruolo centrale nella formazione dei magistrati e tra di essi anche di coloro che aspirano alla dirigenza degli uffici giudiziari con corsi mirati allo studio dei criteri di gestione delle organizzazioni complesse, alla conoscenza dei sistemi informatici e delle modalità di gestione delle risorse ministeriali.
La legge istitutiva disegna una scuola di profilo internazionale, aperta ai contributi esterni ed essa stessa protagonista di collaborazioni, pubblicazioni e attività di ricerca che vanno ben oltre la sola didattica. L'innovazione di maggior significato è, però, senz'altro quella che affida congiuntamente al Consiglio superiore della magistratura e al Ministro della giustizia la responsabilità dell'indicazione delle linee programmatiche di cui il comitato direttivo dovrà tenere conto nella elaborazione del programma annuale dell'attività didattica.
Per la prima volta, infatti, il Ministro della giustizia potrà fornire un contributo in materia di formazione professionale dei magistrati ed è chiamato a farlo, in linea con l'assetto costituzionale vigente, coordinandosi, com'è ovvio e corretto, con il Consiglio superiore della magistratura.
Con riguardo all'elenco delle attività istituzionali e, in particolare, all'attività ispettiva e di gabinetto, nell'anno 2011 il Ministro ha dato il proprio concerto in ordine al conferimento di 72 uffici direttivi, mentre, nel quadro della programmazione predisposta, l'ispettorato generale ha eseguito 42 ispezioni ordinarie e 14 inchieste. Risulta, altresì, esercitata l'azione disciplinare nei confronti di 46 magistrati per violazione dei doveri di diligenza, correttezza e laboriosità relativi a diverse ipotesi, tra le quali spiccano quelle relative a gravi e reiterati ritardi nel deposito delle motivazioni delle sentenze che, talvolta, hanno determinato inaccettabili scarcerazioni di pericolosi criminali per decorrenza dei termini massimi di custodia cautelare. L'ispettorato generale ha svolto anche 234 ispezioni ordinarie presso uffici giudiziari di ogni ordine e grado.
Con riguardo alla giustizia minorile, nel corso del 2011 l'esame delle statistiche ha confermato l'aumento generale della presenza di minori di nazionalità italiana, già iniziato negli anni immediatamente precedenti anche nei servizi residenziali, come i centri di prima accoglienza e gli istituti penali per i minorenni che per molti anni avevano visto prevalere numericamente i minori stranieri. È un segnale, anche questo, sul quale devo richiamare l'attenzione di noi tutti. Attualmente la presenza straniera proviene prevalentemente dall'est europeo, principalmente dalla Romania, e dal nord Africa, Marocco soprattutto.
In generale, i reati contestati sono prevalentemente contro il patrimonio (60 per cento), pur se non sono trascurabili le violazioni delle disposizioni in materia di sostanze stupefacenti. Per ulteriori e specifici Pag. 12dettagli rimando, per esigenze di sintesi, alla documentazione prodotta, mentre vorrei soffermarmi su un aspetto programmatico. La giustizia minorile deve necessariamente privilegiare l'aspetto rieducativo della pena, tendendo al reinserimento sociale del giovane condannato attraverso istituti ampiamente sperimentati, come quello della messa alla prova. Si tratta, però, di istituti che richiedono un notevole impegno non solo dei servizi sociali, ma anche delle famiglie e delle comunità dei cittadini.
Questi due ultimi contributi possono venir meno se il giovane condannato è uno straniero, la cui famiglia e la cui comunità sono lontani dall'Italia. Ecco perché ci accingiamo a varare un piano di contatti internazionali e di convenzioni bilaterali, volti ad incentivare il ritorno del minore nel proprio sistema culturale di origine, che potrebbe molto più adeguatamente confortarlo e accompagnarlo nel percorso di reinserimento sociale che egli deve realizzare senza sentirsi doppiamente sradicato dalle proprie abitudini socio-familiari. Un ritorno alle proprie origini quindi, come pure, per quanto riguarda i minori italiani, il cui numero e la cui percentuale sta, purtroppo, crescendo, un richiamo agli interventi della famiglia e della comunità dei cittadini. La famiglia ha un ruolo fondamentale nella vita di chi ha sbagliato ed è chiamato a sopportare la propria pena e a redimersi. Si tratta di un ruolo fondamentale per il minore ma, vorrei dire, un ruolo importantissimo anche per il detenuto in generale. Ho visto, girando le carceri, quanto la vicinanza delle famiglie sia determinante per mantenere lo spirito del detenuto ad un livello di tollerabilità. Ho visto come la compagnia della famiglia la domenica sia determinante per fare ritornare un momento di serenità e recuperare i valori ordinari della vita sociale. Dunque, siamo anche noi protagonisti di ciò che si può e si deve fare in termini di miglioramento della vita dei minorenni detenuti e dei detenuti in generale.
Nel settore internazionale, l'attività si è già rivelata intensa. Grande attenzione è stata data all'attuazione del Programma di Stoccolma, anche alla luce dei cambiamenti apportati dal Trattato di Lisbona, che ha disegnato un più rilevante ruolo del Parlamento europeo e degli stessi Parlamenti nazionali nel settore della giustizia penale.
In questo contesto, il Governo italiano intende offrire il proprio contributo per l'attuazione del programma pluriennale 2010-2014, che ha individuato le linee guida per la realizzazione di uno spazio europeo di libertà, sicurezza e giustizia al servizio dei cittadini.
Siamo, infatti, in prima linea per garantire un'Europa sicura dove siano rispettati i diritti e le libertà fondamentali dei cittadini. Per questo auspichiamo la completa realizzazione del programma di Stoccolma con specifico riferimento allo sviluppo di una strategia di sicurezza interna dell'Unione per garantire la protezione dei cittadini e la lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo attraverso la cooperazione di polizia in materia penale, nonché la cooperazione nella gestione delle frontiere.
Con riferimento ai progetti di atti normativi dell'Unione europea nel campo del diritto civile - iniziati nel 2011 e che proseguiranno nel 2012 - ai quali il Governo intende apportare il proprio contributo, desidero specificamente ricordare: la proposta di regolamento sui conflitti di legge in materia di regime patrimoniale tra i coniugi; la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio concernente la competenza giurisdizionale e il riconoscimento e l'esecuzione delle decisioni in materia civile e commerciale; la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un'ordinanza europea di sequestro conservativo sui conti bancari per facilitare il recupero transfrontaliero dei crediti in materia civile e commerciale; la proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ad un diritto comune europeo della vendita.
A livello bilaterale, si è dato particolare risalto a Paesi quali gli Stati Uniti e il Messico e, più in generale, l'area geografica Pag. 13dell'America centrale e latina, con la quale occorre proseguire il dialogo per incrementare e far convergere i sistemi e i mezzi di lotta al terrorismo internazionale, di contrasto alla criminalità organizzata, di ostacolo al traffico di droghe, creando un sistema a maglie fitte ed omogenee che impedisca agli autori di tali categorie di reati di avvalersi del vantaggio di intenzionalmente e dolosamente selezionare ed operare in aree meno intensamente presidiate dalle quali poi far partire gli effetti di questa attività criminosa. Anche su questo, dunque, vi sarà la massima attenzione e il massimo impegno.
Aggiungo che in sede europea gli incontri sono stati molto frequenti e che il contributo dell'Italia con la sua cultura e la sua tradizione giuridica è visto con grandissimo interesse dagli altri Paesi. Ho potuto apprezzare personalmente nei primi saluti che ho ricevuto nei consigli dei ministri di giustizia europei quale e quanto apprezzamento ci sia per il livello culturale e giuridico dell'Italia.
Citerò brevemente gli interventi sulla giustizia civile, perché già tanto ho detto sul tema della durata dei processi e sull'emergenza che questo settore rappresenta dando luogo ad una priorità per questo Governo. Con il decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, convertito con la legge 15 luglio 2011, n. 111, è stato varato un piano straordinario per l'efficienza della giustizia civile.
Prendendo spunto da alcune buone prassi in uso presso importanti uffici giudiziari, si è introdotto l'obbligo di programmazione della gestione del contenzioso civile con l'individuazione dei criteri di priorità nella trattazione delle cause e sia che prevista la possibilità di sottoscrivere convenzioni per formare professionalmente giovani laureati come assistenti di studio dei magistrati. Si tratta di un nuovo istituto bello e importante che apre i magistrati ai giovani e i giovani alla magistratura, a formarsi sul campo un'esperienza di ciò che potrebbe essere la loro professione futura. Ciò permette ai magistrati di utilizzare l'apporto di forze fresche, nuove e piene di entusiasmo.
Il decreto legislativo 1 settembre 2011, n. 150, in materia di riduzione e semplificazione dei procedimenti civili di cognizione, ha dato attuazione alla terza delega prevista dalla legge 18 giugno 2009, n. 69.
Circa trenta procedimenti di cognizione, disciplinati dalla legislazione speciale, sono stati ricondotti ad uno dei tre modelli contemplati dal codice di procedura civile: un riordino sistematico che ha portato ad individuare regole sistematiche per il procedimento ordinario di cognizione, per il procedimento del lavoro e per il procedimento sommario di cognizione, raccogliendo in un unico testo legislativo le regole processuali precedentemente sparse in decine di leggi diverse, con vantaggio e beneficio per chiunque si debba accostare alla ricerca o alla lettura o allo studio di una norma processuale.
Con la legge 12 novembre 2011, n. 183, legge di stabilità per il 2012, sono state introdotte ulteriori disposizioni per l'accelerazione delle controversie civili e per l'uso della posta elettronica certificata nel processo civile. Ovviamente, questi positivi interventi non esauriscono il panorama di quanto dovrà essere ancora sottoposto all'approvazione del Parlamento per sostenere la semplificazione delle procedure ma anche la specializzazione della professionalità.
Infine, anche alle patologie va posto rimedio. Crediamo di aver avviato, a questo riguardo, una prima risposta già con il decreto-legge 22 dicembre 2011, n. 212, ove sono state introdotte disposizioni urgenti in materia di processo civile e di composizione delle crisi da sovraindebitamento. Il decreto-legge riprende, per la parte relativa al debitore non consumatore, una procedura di esdebitazione già prevista espressamente e regolamentata da un importante disegno di legge parlamentare, con un intervento limitato dell'autorità giudiziaria che omologa l'accordo raggiunto tra debitore e creditore. Inoltre, nel decreto-legge un'attenzione particolare è stata data al debitore consumatore, per il quale è prevista un'apposita procedura di esdebitazione: questa è la parte, in un certo senso, innovativa rispetto ad un Pag. 14tessuto che è dovuto all'iniziativa ed alla elaborazione di questo Parlamento e che il Governo ha, in qualche modo, voluto far proprio segnalando e sottolineando l'importanza di questo intervento.
Veniamo alla giustizia penale. Degli interventi connessi con l'emergenza delle carceri ho già detto in premessa. In questa sede va ricordato che l'adozione del codice antimafia, con decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, rappresenta la novità di maggior rilievo del 2011 sul fronte dell'azione di contrasto alla criminalità organizzata. Il provvedimento contiene una ricognizione completa delle norme antimafia di natura penale, processuale e amministrativa, la loro armonizzazione ed il coordinamento anche con la nuova disciplina dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.
Di notevole rilievo è anche l'adozione dei regolamenti relativi all'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata che ne consentiranno la piena operatività. È sotto gli occhi di ciascuno di noi il risultato di questa attività. Ciascuno di noi credo che abbia esperienza di beni sequestrati e oggi riutilizzati e riportati alla piena utilizzabilità e fruibilità da parte di tutti i cittadini. Il lavoro svolto è stato imponente e molto impegnativo e proprio per questo esso appare meritevole di ulteriori approfondimenti e riordini sistematici.
Un ulteriore ed importante iniziativa legislativa riguarda il disegno di legge approvato dal Consiglio dei ministri il 16 dicembre 2011, che prevede il conferimento al Governo delle deleghe legislative in materia di depenalizzazione, di introduzione nel codice di procedura penale degli istituti della sospensione del procedimento con messa alla prova e della sospensione del processo per assenza dell'imputato, nonché l'introduzione nel codice penale, nella normativa complementare, delle pene detentive non carcerarie. Si tratta di un intervento su materie ampiamente condivise dal Parlamento ed in linea con il principio di un diritto penale minimo. Esse sono state selezionate non solo per la loro efficacia deflattiva ma anche perché già ampiamente vagliate e fortemente e largamente condivise da questo Parlamento.
Esso intende introdurre elementi di razionalizzazione nel processo penale e nel sistema sanzionatorio e appare destinato a determinare nel medio periodo un'ulteriore deflazione delle presenze in carcere per quei soggetti dalle modeste e facilmente controllabili potenzialità criminogene.
Sono finalmente alle conclusioni. Le considerazioni che ho sviluppato in modo necessariamente sintetico - anche se il tempo è trascorso per elencarle tutte - spero consentano di apprezzare l'azione del Governo, sia con riferimento alle iniziative normative che all'impegno organizzativo ed esecutivo. Il complesso di questi interventi non è ancora riuscito a determinare una svolta definitivamente positiva e strutturale nel sistema giudiziario italiano, ma, come si è visto, non mancano né i segnali positivi, né le potenzialità che consentono di prevedere un miglioramento concreto. Bisogna lasciarsi influenzare e guidare da questi segnali positivi per consolidare e migliorare il servizio giustizia italiano con una strategia di sistema che è già ben definita nei suoi principali obiettivi.
Nel settore civile si tratta di deflazionare i flussi di ingresso della domanda di giustizia, anche attraverso l'affermarsi di metodi alternativi di definizione dei conflitti, di garantire la specializzazione dei giudici, di aggredire con decisione la massa dei procedimenti arretrati con il piano straordinario di smaltimento, eventualmente perfezionato ed ampliato, e di assicurare una più celere definizione dei giudizi e la prevedibilità delle decisioni, che darebbe certezza al diritto.
Nel settore penale si tratta, innanzitutto, di assicurare condizioni di dignità ai detenuti, nonché di razionalizzare e velocizzare il processo penale, di garantire ai magistrati tutti gli strumenti, anche tecnici Pag. 15ed informatici, assicurando nel contempo una gestione più oculata e razionale della spesa.
Nell'erogazione del servizio giustizia si tratta di assicurare condizioni di uniformità su tutto il territorio nazionale attraverso una profonda revisione dei modelli organizzativi e della geografia giudiziaria, sorretta da robusti e sistemici interventi finalizzati all'uso sempre più intenso delle nuove tecnologie in grado di assicurare, se adeguatamente inserite in strutture ben organizzate, notevoli risparmi di spesa ed un sicuro miglioramento della performance.
Per quanto possa apparire paradossale, proprio oggi, in presenza di una drammatica congiuntura economica internazionale, si presenta l'occasione forse irripetibile di riformare ancora più intensamente il sistema giudiziario italiano. Nessuno di noi, infatti, può permettersi di considerare ineluttabile il deficit di efficienza del sistema giudiziario italiano in un momento come quello attuale, ove ogni settore della vita pubblica e privata è tenuto a garantire il proprio contributo operativo al miglioramento delle condizioni economiche del Paese. Si può fare questo accettando supinamente e passivamente i sacrifici imposti dalle attuali necessità economiche, oppure - come credo fermamente sia più utile - lo si può fare, ciascuno nel proprio ambito, trasformando le criticità in opportunità di sviluppo e di miglioramento dei servizi offerti al cittadino.
È possibile applicare questo modello virtuoso anche al sistema giudiziario? Certamente sì, purché tutti i protagonisti (magistrati, avvocati, personale amministrativo, cittadini utenti) e non soltanto le istituzioni competenti (Governo, Parlamento e Consiglio superiore della magistratura) siano disposti ad accettare che un altro modello di servizio giudiziario, più snello, più rapido, meno costoso e meno intasato, non soltanto è possibile, ma è oggi assolutamente necessario e non più rinviabile. Ciascuno di noi sarà magari chiamato a rinunciare a qualche privilegio o a qualche abitudine consolidata e rassicurante, ma così facendo consegneremo al Paese, cioè a tutti noi, un sistema giudiziario migliore e più giusto (Applausi).
(Discussione)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.
È iscritto a parlare l'onorevole Ria. Ne ha facoltà per 11 minuti.
LORENZO RIA. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, abbiamo già espresso in occasione dell'audizione in Commissione giustizia, come gruppo dell'Unione di Centro per il Terzo Polo, l'apprezzamento e la condivisione per l'atteggiamento costruttivo e pragmatico manifestato dal Ministro che ha correttamente in quella sede individuato pochi obiettivi da raggiungere fino al termine della legislatura, nell'ambito di uno sforzo coordinato per ridurre i costi e aumentare l'efficienza del sistema pubblico. Con maggiore convinzione, signor Ministro, lo facciamo oggi dopo aver ascoltato la sua relazione sull'amministrazione della giustizia nell'anno 2011 che non ha limitato, non ha ristretto entro gli angusti confini di un atto puramente formale, ma l'ha inserita all'interno del dibattito che anima il Paese, che deve essere quello del merito delle riforme che vogliamo fare.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROSY BINDI (ore 11,45).
LORENZO RIA. Mai come in questi ultimi anni invece la politica si è occupata a parole, con provvedimenti troppo spesso estemporanei, della questione giustizia, dimostrando il più delle volte un atteggiamento ideologico pregiudiziale che al cittadino spesso è apparso come una lotta perenne tra chi ha voluto sino alle estreme conseguenze la difesa della sovranità popolare, come se il voto del popolo fosse una sorta di acqua purificante, e chi si è trovato sempre pronto a invocare la lesa Pag. 16maestà della sacralità dell'autonomia del sistema giudiziario ogni volta che il legislatore abbia provato ad intervenire in questa materia con qualsivoglia iniziativa, anche quelle più condivisibili.
Registriamo con soddisfazione che la sua relazione non è stato un atto puramente formale, l'approccio è quello di chi è impegnato a trovare forme di convergenza su provvedimenti che tutti riteniamo urgenti, non tanto e non solo gli uomini e le donne presenti in quest'Aula espressioni di partiti e movimenti politici, ma soprattutto i cittadini per i quali la giustizia percepita, se possibile, è ancora peggiore dello stato reale della giustizia che gli addetti ai lavori conoscono. È una giustizia che proprio in quanto non rituale per addetti ai lavori ma indice di funzionalità del sistema socio-economico del Paese è percepita come un elemento di ritardo e di rallentamento nella delicata fase anche di crisi economica e finanziaria che il Paese vive.
Se non riusciamo a liberare il Paese da questo macigno che lo rallenta, non tanto e non solo in quello che accade nelle aule di tribunale ma nelle sue ricadute sulle dinamiche dello sviluppo e del progresso del Paese, non faremo il nostro dovere. Purtroppo, le illusioni che la giustizia si possa o si potesse autoriformare sono cadute, il tempo passato è stato lungo e nulla o quasi è successo dall'interno, dunque questa forte esigenza di cambiamento in questo settore strategico per il Paese deve essere raccolta dalla politica che si deve assumere fino in fondo le sue responsabilità.
Deve la politica assumersi fino in fondo le sue responsabilità dando non solo le non più rinviabili risposte alle quattro emergenze che lei ha voluto segnalare al Parlamento - l'attuale stato delle carceri e le problematiche condizioni dei 66.897 detenuti, il deficit di efficienza degli uffici giudiziari, la rapida eliminazione dell'arretrato soprattutto nel civile accumulatosi negli ultimi trent'anni, l'indifferibile razionalizzazione organizzativa e tecnologica dei servizi giudiziari - ma approfondendo, anche dal punto di vista socio-culturale, gli interrogativi che si è posto, signor Ministro, e che ha posto a tutti noi, interrogativi che come ha detto vanno alla radice del problema e che attengono a tutto ciò che rappresenta il presupposto del nostro essere legislatori.
Nell'affrontare l'attuale stato delle carceri come ci poniamo nei confronti dell'articolo 27, comma terzo, della Costituzione, che sancisce solennemente che le pene non possono essere contrarie al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato?
Da dove deriva, come lei ha ricordato, questa propensione italiana alla conflittualità? Nell'affrontare il tema dei tagli alle dotazioni di bilancio, come ci poniamo e cosa facciamo perché si modifichi l'erronea attitudine mentale a pensare che il denaro e le risorse pubbliche siano di nessuno, convertendola nella corretta concezione che il denaro pubblico è di noi tutti, perché proviene appunto, come lei ricordava, dalla nostra fatica quotidiana, dal nostro lavoro e dal nostro impegno per contribuire alla crescita del Paese?
Signor Ministro, l'Unione di Centro, da questo punto di vista, non si è tirata indietro fin dall'inizio della legislatura, ma ha dichiarato e si è assunta le sue responsabilità. Non si è accontentata di rimanere ingessata nel ruolo di opposizione, che ha rappresentato sino a poco tempo fa in questo Parlamento, ma ha voluto scendere sul terreno del confronto nel merito dei problemi, con un approccio non ideologico, ma pragmatico, con l'approccio di chi non dice soltanto «no», in forza del ruolo che rappresenta o che ha rappresentato in quest'Aula, ma neppure con l'approccio di chi dice per forza sempre e solo «sì».
Signor Ministro, noi la vogliamo ringraziare per il contributo, che è politico nel senso più nobile della parola, che lei ha voluto dare al suo intervento, e la invitiamo ad andare avanti con coraggio. Ci permettiamo non di frenarla ma di spronarla, perché nelle riforme si proceda e si enuncino finalmente anche i termini di dettaglio di queste riforme, perché finora Pag. 17gli annunci sono stati molti, ma le soluzioni ai tanti problemi che affliggono la giustizia sono state poche.
Continui, allora, signor Ministro, ad affrontare con la determinazione che ha già dimostrato le problematiche della situazione carceraria, rispetto alle quali non si può non rilevare il permanere di condizioni assolutamente paradossali, come quella di strutture terminate da molti anni e non ancora entrate in funzione.
In materia di interventi urgenti per il contrasto della tensione detentiva determinata dal sovraffollamento delle carceri, l'Unione di Centro le assicura il sostegno per la conversione in legge del decreto-legge con il quale si dispone l'aumento da dodici a diciotto mesi del periodo finale di esecuzione della pena che può essere scontato presso il proprio domicilio. Tra i punti che, con la nostra risoluzione, la invitiamo ad affrontare con coraggio, c'è quello della modifica delle circoscrizioni giudiziarie. Se questo Paese non cambia la sua geografia giudiziaria, non sarà possibile un'allocazione delle poche risorse disponibili in modo razionale e tutti i nostri progetti e discorsi sui cambiamenti rischieranno di rimanere velleitari.
Occorre rivedere le circoscrizioni, abolendo i tribunali inutili. Ne sentiamo parlare dai tempi dell'università ed è finalmente arrivato il momento di agire. Certo, lei ha fatto bene a rassicurare tutti sul fatto che le specificità di ciascun territorio saranno scrupolosamente valutate e che nessuno intende spazzare via presidi di legalità, che hanno i numeri e le peculiarità che ne rendano utile il mantenimento. Quindi, procederà e procederemo dunque con equilibrio e pacatezza. Noi abbiamo proposto, per quanto riguarda il giudizio civile, un giudice monocratico per tutto il primo grado. Si salvi il giudice collegiale in appello, ma si faccia un giudice monocratico con un unico rito di cognizione ordinaria per il primo grado, recuperando risorse umane di magistrati e dando un contributo serio all'accelerazione dei processi.
Investiamo sugli strumenti alternativi di risoluzione delle controversie, condividendo anche noi la preoccupazione, che lei ha voluto manifestare, rispetto alle polemiche suscitate dall'introduzione nel nostro ordinamento dell'istituto della mediazione nelle controversie civili e commerciali, nelle more dell'attesa pronuncia della Consulta sul decreto legislativo n. 28 del 4 marzo 2010, che sotto più profili ha suscitato motivati dubbi sulla sua compatibilità costituzionale e comunitaria. Si operi con coraggio e si modifichi il sistema delle impugnazioni.
Lo abbiamo sempre inserito nelle nostre risoluzioni sin da quando il presidente Vietti svolgeva funzioni di direzione del nostro gruppo. Non possiamo più permetterci tre gradi di giudizio generalizzati per qualunque controversia, anche quelle bagatellari. Questo è di per sé incompatibile con la ragionevole durata del processo, perché, se anche facciamo durare ciascun grado tre anni, già arriviamo a nove anni e siamo fuori dai parametri europei.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Ria.
LORENZO RIA. Avrei voluto aggiungere altri provvedimenti, altre questioni sulle quali la invitiamo ad andare avanti, sulle misure cautelari, sulla depenalizzazione. Signor Ministro, questo elenco - concludo - dimostra quella disponibilità che noi qui politicamente oggi le ribadiamo, confermando la fiducia al Governo presieduto dal senatore Monti; un Governo che, per ciò che riguarda il servizio giustizia, un nobile servizio, come lei lo ha definito nella sua relazione, sia anche un inizio della pacificazione di cui abbiamo bisogno in un tempo in cui la giustizia per troppi anni è stata un infinito talk show in cui vinceva chi era più bravo a zittire l'altro. Noi pensiamo che questo tempo sia terminato per sempre (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà per dieci minuti.
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FEDERICO PALOMBA. Signora Ministro, benvenuta in questa Aula, dove lei ha esposto una relazione, forte della pregressa esperienza professionale che l'ha sempre contraddistinta. Abbiamo sentito un'aria nuova in quest'Aula: abbiamo finalmente sentito parlare dei problemi veri della giustizia, quelli che riguardano gli arretrati paurosi nel processo civile, che ella ha ereditato e per i quali non ha alcuna responsabilità; l'arretrato, molto serio, dei processi penali e nella giustizia penale, che pure ella ha ereditato, così come la drammatica situazione carceraria.
Ella ne ha parlato con onestà. Non sembri riduttivo questo sostantivo, perché oggi parlare con onestà delle cose è un grande merito, e lei ha parlato con competenza e con professionalità. Noi vogliamo, quindi, esprimere una prima valutazione estremamente positiva, anche per ciò che lei non ha detto, per quello che non ha detto in Commissione giustizia, durante l'audizione, e per quello che non ha detto oggi, esprimendo così una piena e netta discontinuità rispetto ad una situazione precedente nella quale quest'Aula, questo Parlamento, la Commissione giustizia, erano impegnati a parlare e a occuparsi di tutt'altro che dei problemi veri della giustizia. Erano impegnati ad occuparsi di problemi che riguardavano, invece, le modalità con le quali non far funzionare la giustizia e con le quali sfuggire, possibilmente, alla giustizia. Sentiamo quest'aria nuova, di cui le diamo un grande apprezzamento. Siamo felici anche di notare che, tra le cose sulle quali il Governo è impegnato, non vi sono certamente questioni come il «processo breve», «il processo lungo», riforme costituzionali epocali della giustizia. Noi consideriamo questa un'archeologia parlamentare, che siamo sicuri, anche per il programma che lei ha esposto, andrà ad esaurimento, un vuoto a perdere.
Stando, invece, alle cose importanti che ella ha detto, noi esprimiamo apprezzamento per i propositi che ella ha realisticamente fatto, di impegno nella giustizia civile, nella giustizia penale, nel settore carcerario, nella giustizia minorile e anche nella giustizia onoraria, di cui mi occuperò adesso brevemente.
Nella giustizia civile noi riteniamo che bisogna spingere ancora di più sull'informatizzazione e sulla digitalizzazione, riteniamo che ci voglia anche una riorganizzazione funzionale degli uffici, cominciando dall'ufficio del processo, continuando nella assicurazione di adeguate figure professionali e di strumenti e di mezzi per consentire alla giustizia civile di funzionare.
Per quanto riguarda la giustizia penale, in cui ella ha un'esperienza preclara, noi riteniamo che bisogna dare specifica attenzione a fenomeni di cui il sistema penale, anche se non solo, ma elettivamente, si deve occupare. Noi chiediamo che il Governo, e lei personalmente, si impegni in una lotta frontale contro la corruzione. La corruzione, secondo la Corte dei conti, costa all'Italia 60 miliardi di euro l'anno, sono due manovre economico-finanziarie. La corruzione è una zavorra terribile che il nostro Stato si porta dietro, è una delle componenti che incidono maggiormente sulla non delocalizzazione di investitori stranieri in Italia; la lentezza della giustizia civile, la corruzione, insieme alla lentezza dei processi penali. Ecco, noi la impegniamo, signor Ministro, ad una determinazione molto forte, che finora non abbiamo visto in questo settore.
Noi riteniamo che bisogna approvare immediatamente, ratificare immediatamente, la Convenzione di Strasburgo contro la corruzione. Presso le Commissioni Riunite I e II pende l'esame del relativo disegno di legge, noi ci siamo fermati, con il precedente Governo, all'esame dell'articolo 9, il quale prevede tutte le misure di carattere penale da inserire per una lotta più efficace alla corruzione. In questo senso, Italia dei Valori ha presentato numerosi emendamenti, ma anche altri gruppi politici li hanno presentati, sull'introduzione di figure nuove di delitto che servono a contrastare maggiormente questo gravissimo fenomeno. Sono l'autoriciclaggio, la corruzione anche negli affari Pag. 19privati, che quindi riguarda anche le società, e tutta una serie di normative sulle quali io la pregherei, a nome del gruppo Italia dei Valori, di fare un esame molto approfondito affinché, alla prima occasione che ci sarà, alla prima seduta possibile, vi sia il parere favorevole del Governo all'accoglimento di tutta una serie di misure che possono contribuire a sconfiggere, ad un contrasto più forte, più efficace, nei confronti di questo gravissimo fenomeno che ci relega, tra l'altro, in quanto a legalità, tra gli ultimi Paesi al mondo.
Noi pensiamo anche che sia importante che il Governo sostenga l'esclusione della prescrizione processuale per la corruzione, perché vi sono raccomandazioni europee che dicono che i processi in materia di corruzione vanno fatti, non si possono tagliare. Più in generale, noi riteniamo che bisogna intervenire sui tempi di prescrizione, che bisogna rivedere le disposizioni degli articoli 157 e seguenti del codice penale nel senso di evitare che i processi non si facciano, dopo che un grande dispendio di energie è stato fatto, e per evitare alle parti offese la doppia vittimizzazione, dal reato e dal processo.
Per quanto riguarda, poi, sempre il sistema penale, noi speriamo che il Governo voglia sostenere le proposte di legge di Italia dei Valori relative alla reintroduzione del delitto di falso in bilancio e di tutte le normative penali in materia societaria seguenti all'articolo 2621 del codice civile. Noi sappiamo che il falso in bilancio è anche uno degli strumenti della corruzione in quanto, a poco prezzo, consente di effettuare dazioni in nero o, comunque, dazioni non giustificate dalle esigenze societarie.
Per quanto riguarda il sistema penitenziario noi abbiamo apprezzato il suo impegno nel vedere prioritariamente la necessità di occuparsi di questo settore in gravissima sofferenza. Abbiamo condiviso molti degli orientamenti che lei ha espresso, cioè una forte depenalizzazione e la ricerca di misure alternative, sia durante il processo, come la sospensione del processo con la messa alla prova, sia dopo la condanna definitiva, come per quanto riguarda la misura effettiva della detenzione. Abbiamo detto che il braccialetto elettronico non ci convince, anche per un rapporto costi-benefici.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Palomba.
FEDERICO PALOMBA. ...le diamo atto, signor Ministro, che lei ha rivisto la sua posizione.
Due ultime cose vorrei dirle, signor Ministro, siccome nessuno ne ha parlato: io sono molto affezionato alla giustizia minorile. È prevista una riduzione delle strutture della giustizia minorile, nel senso di portare da tre a due le direzioni generali. Il progetto del precedente Governo riguardava il fatto che le due direzioni generali perdessero il personale di natura penitenziaria e di natura civile e che andassero l'uno al dipartimento dell'amministrazione penale e l'altro all'organizzazione giudiziaria ordinaria. Si tratta di un migliaio di unità, altissimamente specializzate che non servono ai dipartimenti ordinari e rischiano invece di disperdere totalmente delle professionalità che sono estremamente preziose. Perciò, signor Ministro, la pregherei di rivedere quella bozza di decreto di riorganizzazione, nel senso di prevedere sì due direzioni generali, ma di mantenere ad esse la gestione del personale, che altrimenti perderebbe la sua specificità.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Palomba.
FEDERICO PALOMBA. Infine i giudici di pace, signor Ministro, aggredisca questo problema, si tratta di una categoria estremamente meritevole e meritoria. Ogni anno trattano molti processi e consentono di eliminare gran parte dell'arretrato. Bisogna fare una normativa specifica che ne rispetti - signor Presidente sto per concludere - la dignità sia pure tenendo presente i vincoli che ci sono del rapporto tra giustizia di pace e giustizia ordinaria.
Pag. 20PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Contento. Ne ha facoltà, per 13 minuti.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, signora Ministro, potrei attingere all'intervento che si è da poco concluso allorché nel riferirsi al suo intervento lei ha fatto cenno ad una operazione di verità. Lo faccio anche io, partendo proprio da queste premesse. Infatti il suo è un intervento che avviene al di fuori di quella conflittualità che sul pianeta giustizia si è registrata troppo spesso all'interno di quest'Aula. Nella sua relazione, lei fa riferimento ai mali che affliggono la giustizia - sono sostanzialmente le analisi fatte dal centrodestra e dal Governo Berlusconi - e fa riferimento ad alcuni dei rimedi, tratteggiando il percorso che il Governo precedente ha svolto. Dico questo perché nei passaggi più rilevanti ve n'è uno che va ricordato in questa Aula ed è il calo dei procedimenti civili. Lei fa riferimento ad un calo rispetto allo scorso anno di 170 mila procedimenti civili. Ricordo a questa Aula che è il secondo calo che si registra perché anche l'anno scorso registrò un ulteriore calo rispetto all'anno precedente. Così, quando nella sua relazione, chiedendosi quanto di questo risultato sia dovuto agli interventi sul contributo unificato, alla riforma del processo civile, ai miglioramenti delle performance conseguenti agli investimenti sulle notifiche on line, alla digitalizzazione, ovvero ad un'ampia diffusione del progetto Best practices finanziato dal Fondo sociale europeo per 45 milioni di euro, risponde che è ancora difficile da dire, io lo condivido, ma di sicuro posso dire che tutti gli elementi che lei ha richiamato sono quelli su cui si è mossa la politica a favore della giustizia del precedente Governo.
Quindi, se anche non riusciamo a dire in che percentuale imputare a quelle iniziative il risultato di cui stiamo parlando, di sicuro, possiamo trarre la conclusione, ad onta di alcune polemiche politiche facili, che i provvedimenti adottati dal precedente Governo sono perfettamente in linea e, quindi, in continuità, con le argomentazioni che lei ha posto all'attenzione di quest'Aula e, se me lo consente, anche in relazione ai rimedi da porre. Con questo sgombro il campo da quel conflitto a cui facevo riferimento, che ha impedito per molto tempo, anche ad osservatori esterni a quest'Aula, di interrogarsi sui temi veri della giustizia e sulle riforme avviate.
Io non ho difficoltà a dire che anche il canovaccio che lei ha seguito richiama e conferma quanto sto dicendo. Lei, signor Ministro, ha fatto cenno, intanto, ad un concetto nuovo del magistrato come capo degli uffici giudiziari, che non deve essere soltanto uomo di legge, ma che deve avere anche connotati di buon amministratore. È esattamente quello che il Governo di centrodestra ha fatto in relazione all'esperienza dei capi giudiziari e al loro curriculum personale. Anche in questo, siamo in linea. Lei ha fatto riferimento alla mediazione come arma sperimentale da utilizzare, che noi abbiamo introdotto, pur con delle difficoltà. Mi fa piacere che lei abbia riconosciuto i risultati e che abbia posto l'accento su alcune modifiche necessarie, che sono oggetto di interventi attualmente in atto, per rafforzarne la presenza.
Sono, d'altro lato, anche entusiasta del fatto che abbia citato l'obbligo della revisione delle circoscrizioni giudiziarie, perché anche quell'intervento, dopo una discussione non facile sul piano politico, è stato inserito dal Ministro della giustizia del precedente Governo Berlusconi, che lo ha voluto, pur rendendosi conto che avrebbe sicuramente provocato qualche polemica e un'ampia discussione anche all'interno delle Aule parlamentari. Sotto questo profilo, accogliamo con favore il suo desiderio di esprimere alla competente Commissione giustizia della Camera le modalità per procedere in relazione a quella delega, e la ringraziamo fin d'ora.
Un'altra questione di cui ha parlato sono gli interventi in materia di informatizzazione e digitalizzazione del sistema giudiziario. Io sono felicissimo che abbia ricordato che i sistemi elettronici di gestione dei registri sono stati installati nel Pag. 21100 per cento degli uffici giudiziari di primo e secondo grado, cosa mai realizzata in precedenza. Lo ha fatto, ancora una volta, il tanto deprecato Governo Berlusconi, perché si è reso conto che digitalizzazione e informatizzazione sono armi vincenti per sveltire le procedure e per aumentare i risparmi di spesa.
Sono altresì entusiasta che lei abbia citato la questione della gestione telematica dei pagamenti delle spese giustizia, perché la riforma relativa alla gestione telematica ed anche al riordino delle spese giustizia l'ha fatta, appunto, il tanto deprecato Governo Berlusconi. A questo proposito, mi permetto di consegnarle un'indicazione che era oggetto di discussione anche con il Ministro Alfano, e spero che lei possa fare qualche cosa, perché non sarebbe male nelle spese per la giustizia poter destinare, fin da subito, un importo percentuale agli uffici giudiziari che riscuotono le spese di giustizia. Questo non soltanto sulla base di una sorta di federalismo giudiziario, ma per responsabilizzare, da un lato, il recupero delle spese giudiziarie e, dall'altro lato, per consentire agli uffici giudiziari di contare su un plafond finanziario per adottare, a livello periferico, iniziative che vadano nel senso di rafforzare la giustizia con autonomia di spesa. Come le dicevo, sono argomenti che il Governo di centrodestra ha seguito ed ha approfondito.
Sono altresì felice che lei, signor Ministro, abbia ricordato gli interventi in materia di organici della magistratura. Ha rammentato quello che, in quest'Aula, ho tentato di fare anch'io in occasione dell'ultimo intervento sulla precedente relazione, quando in un suo passaggio ricorda che, una volta svolti i concorsi in atto per i magistrati, noi raggiungeremo, come numero di presenze in organico, la quota di 9.169, dato superato, negli ultimi dodici anni, soltanto nel 2005, quando - guarda, stranamente - c'era ancora un Governo di centrodestra.
La ringrazio per aver ricordato, ancora una volta, l'iniziativa relativa alla scuola della magistratura, altra questione introdotta, attraverso le riforme, dal centrodestra, di cui si avverte il bisogno e che lei ha richiamato, in quest'Aula, come elemento rilevante non soltanto per la riforma che ha determinato, ma per la possibilità, attraverso la scuola della magistratura, e per il ruolo, che lei ha rammentato, affidato al Ministro della giustizia di potere in qualche modo concorrere all'ideazione della formazione della magistratura per quella responsabilità che le è stata data tramite una norma introdotta dal centrodestra.
Vengo ora ad ulteriori considerazioni che riguardano, naturalmente, le iniziative a cui lei ha fatto riferimento. Lei ha citato, nella parte terminale del suo intervento, le riforme che sono state avviate; se mi permette una battuta scherzosa, forse, se avesse anche dato atto al Ministro Alfano e a chi lo ha seguito che quelle riforme sono state avviate mantenendo perfettamente la loro validità nella continuità che lei ha espresso nella sua relazione, questo, probabilmente, avrebbe suonato ancora di più a suo vantaggio. Tuttavia, credo di poter ricavare questa impressione - spero di non sbagliarmi - dall'elencazione che lei ha fatto, perché quando cita il piano straordinario per l'efficienza della giustizia civile, lei cita una riforma del centrodestra; non ha ricordato - ma non è certamente una responsabilità né una colpa - la prima riforma del codice processuale civile, che ha previsto il filtro in Corte di cassazione (che sta funzionando), ossia un'altra riforma del Governo di centrodestra; quando ricorda il decreto legislativo che ha portato alla riduzione e alla semplificazione dei riti civili nel procedimento, lei ricorda una riforma fatta dal centrodestra in questa legislatura; quando ricorda il provvedimento per l'accelerazione delle controversie civili e per l'uso della posta elettronica, lei rammenta un altro intervento fatto da questo Parlamento attraverso l'iniziativa del centrodestra; quando ricorda - e mi permetta di sottolinearlo - l'iniziativa relativa al codice antimafia, lei rammenta un'altra importante iniziativa del Governo di centrodestra contro la criminalità. A tutto ciò si aggiungono le leggi sulla sicurezza, che Pag. 22hanno aumentato le pene nei confronti dei mafiosi, e - me lo consenta, non mi stancherò mai di ripeterlo - anche l'iniziativa del carcere duro, che è stato oggetto di interventi specifici da parte del Governo di centrodestra. Infine, ricordo la riforma recante la nuova disciplina dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che è stata, naturalmente, operazione voluta dalla maggioranza di centrodestra e sostenuta dal Popolo della Libertà.
Ecco, signora Ministro, io credo che, pur rapidamente, le vicende che ho rammentato ci permettono di fare giustizia, grazie al suo intervento, di quella frase famosa che riecheggerà immagino, tra poco, anche in quest'Aula, ossia di avere svolto attività soltanto per evitare, a qualcuno, i processi. Tale circostanza è smentita proprio grazie alla sua relazione, che ho avuto l'onore di utilizzare in quest'ambito.
Vorrei ora, molto brevemente, toccare due altre questioni. Lei ha rammentato in quest'Aula la vicenda relativa ai 46 milioni di euro per ingiusta detenzione ed errore giudiziario e ha rammentato le iniziative ispettive che svolge il suo ministero. Mi auguro che nelle prossime relazioni si possa anche chiarire quali responsabilità sono state accertate - questo dovrebbe far parte della relazione e del suo ruolo - quali procedimenti disciplinari si sono conclusi nei confronti dei magistrati che hanno determinato queste conseguenze e quali uffici giudiziari hanno correttamente applicato le direttive e naturalmente quali non lo hanno fatto.
Da ultimo, vorrei anche fare un accenno relativo alla questione delle modifiche introdotte negli ultimi giorni. Lei ha ricordato in quest'Aula il decreto-legge relativo al tentativo di evitare che 28 mila persone finiscano in carcere innocenti o, meglio, in assenza di giudizio.
Lo ha fatto evocando in quest'aula una metafora che abbiamo già utilizzato nella precedente relazione: quella delle porte girevoli. Era un altro argomento di cui stavamo discutendo. Quello su cui vorrei focalizzare la sua attenzione - e mi sembra che il Senato lo abbia fatto egregiamente - è che il sistema delle porte girevoli non può riguardare, come lei mi sembra che abbia bene ricordato, solamente la spesa. Infatti, diversamente potrebbe accadere quello che è successo a Trieste, dove la polizia giudiziaria ha naturalmente assicurato alla giustizia dei rapinatori che erano entrati in una villa - uno dei quali con dei colpi aveva sfondato con un cacciavite il casco posto sul cranio del proprietario, che tentava di difendere la sua proprietà - e che sono stati rimessi in libertà senza alcuna giustificazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MANLIO CONTENTO. L'ultima battuta riguarda la spesa. Lei ha giustamente ricordato che i soldi della giustizia sono soldi dei contribuenti italiani. Concludo con una battuta e le assicuro che non è polemica: mi piacerebbe sapere cosa pensa il Ministro della giustizia del processo Mills in corso a Milano, avviato naturalmente alla prescrizione e che, con indifferenza di tutte le circolari, si svolge sapendo che è sostanzialmente prescritto e facendo pagare le spese relative al contribuente italiano (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ferranti. Ne ha facoltà per 19 minuti.
DONATELLA FERRANTI. Signor Presidente, signor Ministro, mi sembra di cogliere nella sua comunicazione sicuramente segni di un voltare pagina, parole, toni e obiettivi che sembrano avere a cuore il buon funzionamento della giustizia, volto al soddisfacimento di interessi generali mediante l'individuazione delle priorità di intervento in settori dove più volte abbiamo detto, sin dall'inizio di questa legislatura, che è forte l'emergenza. Mi riferisco alla giustizia civile, alle cause del sovraffollamento carcerario e all'organizzazione giudiziaria. Pag. 23
Vorrei seguire in questo mio intervento un po' in parallelo il suo intervento, signor Ministro, il suo percorso, proprio per cercare di dare il nostro contributo.
Per quanto riguarda l'emergenza della giustizia civile, le diamo atto di non avere enfatizzato i dati relativi ad una modesta riduzione della durata e del numero delle pendenze delle cause e di aver evidenziato gli sforzi compiuti negli uffici giudiziari per fronteggiare il lavoro ordinario, che non sono però stati in grado di tenere fronte al dato allarmante delle cause pendenti e delle nuove cause.
Come lei ha sottolineato, gli uffici maggiormente gravati sono le corti d'appello, che rappresentano il collo di bottiglia anche in relazione al nuovo carico di competenze, all'assenza di revisione delle piante organiche del personale dei magistrati e del personale amministrativo e delle strutture organizzative. La mole del contenzioso viene alimentata dalla cosiddetta legge Pinto in materia di indennizzo per la ragionevole durata dei processi - il paradosso è poi la «Pinto della Pinto» - ed urge la necessità di rivedere i meccanismi processuali e le competenze a decidere per queste violazioni, che attualmente affannano le corti d'appello e sottraggono giudici proprio dal contenzioso che riguarda i diritti e le cause dei cittadini.
Una volta che ormai, sulla scorta della giurisprudenza della Corte di cassazione, si sono formati e stabilizzati i parametri di riferimento circa i criteri di indennizzo, potrebbe prevedersi la procedura del decreto ingiuntivo o la liquidazione effettuata dallo stesso giudice che decide la causa principale: un risparmio di tempo e risorse che sicuramente andrà a vantaggio dei cittadini.
Bisogna uscire dalle logiche di interventi di emergenza e verificare quali siano le cause che alimentano i flussi del contenzioso civile. È significativo l'aumento delle procedure esecutive, tanto immobiliari, segno di sofferenza dei mutui bancari, che mobiliari, segno del più generale impoverimento sociale; mentre è sintomatica quella che è stata definita la «domanda anomala di giustizia», derivante dalla reiterazione abnorme di iniziative giudiziarie collegate a questioni a volte di carattere seriale e di modesto valore economico. Anche in quel caso, occorre verificare le cause per cercare di rimuovere quelle che sono le inefficienze molte volte degli enti, nei ritardi nelle procedure di riconoscimento dei diritti nell'esecuzione delle sentenze, nonché per l'inadeguatezza organizzativa di alcuni uffici giudiziari, il cui sistema di registrazione delle controversie seriali non rende possibile l'individuazione di duplicati e frazionamenti da cui si origina e si moltiplica in modo incontrollato e abnorme il contenzioso.
È pacifico, dai dati riportati nella sua relazione, che, dopo tre anni di legislatura del Governo Berlusconi, il Parlamento ha varato provvedimenti legislativi che non hanno avuto la portata deflattiva annunciata. Esemplifico, e cerco di andare velocemente: sicuramente non ha avuto questa portata deflattiva l'annunciato provvedimento riguardante il rito processuale di cognizione sommaria della legge del 2009, né l'attuazione della delega sulla semplificazione dei riti civili, contenuta nel recente decreto legislativo n. 150 del 2011, che non ha colto tutte le aspettative che vi erano in quella auspicata unificazione e riduzione dei riti in relazione alle esigenze di tutela differenziata delle situazioni giuridiche soggettive. Il decreto legislativo non sarà in grado di risolvere i problemi che affliggono la giustizia civile di tutti i giorni.
Troppo spesso si è fatto ricorso, per dissuadere i cittadini dal rivolgersi alla giustizia e ridurre il contenzioso, all'aumento delle tasse per le impugnazioni: la metà del contributo unificato oggi previsto in caso di appello e un raddoppio secco dell'importo attuale per i ricorsi in Cassazione. Anche il provvedimento, in parte condivisibile, previsto dall'articolo 37 della manovra di luglio, che dà ai capi degli uffici un onere, un obbligo di prevedere un programma, anche di smaltimento dell'arretrato e, quindi, da lì fa discendere i premi di incentivazione che vanno all'ufficio ed al personale, ma, in concreto, Pag. 24rischia di privilegiare i tribunali che già vantano una soddisfacente dotazione di personale amministrativo.
In merito alla media conciliazione, disciplinata dal decreto legislativo n. 28 del 2010: noi abbiamo sostenuto e presentato proposte in tema di conciliazione, ma non abbiamo condiviso - e riteniamo sia una strada che non risolva le problematiche che si hanno come obiettivo - il suo carattere obbligatorio, che non ha avuto quegli effetti deflattivi che sono stati annunciati e sperati. Anzi, ha prodotto un ulteriore allungamento dei tempi e dei costi del contenzioso ordinario per il cittadino.
Apprezziamo la sobrietà con cui ella, signor Ministro, ha cautamente evitato di enfatizzare questi risultati, anche perché siamo in attesa di un'importante pronuncia della Corte costituzionale proprio sul punto della obbligatorietà della media conciliazione.
Riteniamo e siamo convinti che debba essere promossa la mediazione, ma una mediazione basata sulla volontaria cooperazione, che consenta più facilmente di raggiungere l'accordo, di preservare le relazioni tra le controparti, e che si deve realizzare attraverso un rinnovato percorso culturale volto, appunto, a una soluzione non conflittuale delle controversie, per costruire un sistema di giustizia mite, che deve, però, riconoscersi in autorevolezza e adeguatezza della decisione. È un percorso difficile, ma non impossibile, ma che non può derivare, a nostro avviso, da un sistema di «coazione».
Crediamo fermamente che vi sia un'importante necessità di intervento e di soluzioni organizzative - come ella ha sottolineato - attraverso la diffusione del processo telematico, che deve avvenire su tutto il territorio nazionale mediante un piano ministeriale di intervento omogeneo e adeguatamente calibrato.
Signor Ministro, le riforme di modernizzazione e digitalizzazione comportano - è vero - costi iniziali consistenti, ma si tratta di investimenti, alla lunga, produttivi, che rappresentano un obiettivo che deve essere razionalmente e concretamente perseguito, anche in linea con le priorità dell'Unione europea e con l'esigenza di garantire un monitoraggio dell'efficienza della giurisdizione. Ecco perché riteniamo che vi debba essere un piano assolutamente trasparente sulle risorse destinate all'informatizzazione, sui progetti, le priorità, le modalità di attuazione, con un obbligo di bilancio preventivo e di rendicontazione annuale analitica che consenta di verificare le risorse impiegate, gli obiettivi da raggiungere e quelli già raggiunti.
È condivisibile il percorso che lei ha tracciato laddove si afferma che si sono realizzati alcuni interventi, ma che è necessario omogeneizzare e diffondere su tutto il territorio nazionale le buone pratiche e le sperimentazioni positive.
Infatti, noi riteniamo che sia giunto il momento di superare quelle sperimentazioni e le responsabilità di quel tale ufficio o dell'altro ente locale, magari territoriale, che se ne fa carico. Occorre coinvolgere in maniera trasparente e sinergica il Ministro della giustizia proprio in collaborazione dialettica con l'organo di autogoverno, il CSM, l'avvocatura e gli uffici giudiziari al fine di realizzare forme di organizzazione strutturali su cui contiamo molto e abbiamo creduto fin dall'inizio di questa legislatura, in particolar modo sull'ufficio del processo.
L'ufficio del processo deve prevedere la riorganizzazione delle cancellerie e degli uffici amministrativi e anche la realizzazione dell'ufficio del giudice, con la conseguente valorizzazione e qualificazione professionale del personale e la individuazione di nuove figure, quali l'assistente di studio del giudice civile, magari con borse di studio modellate sul tipo dei contratti formativi di specializzazione previsti per i giovani medici, attingendo le risorse dai risparmi che si potrebbero avere proprio dalla «legge Pinto». Quei risarcimenti dei danni a causa delle lungaggini del processo civile potrebbero infatti essere utilizzati per l'accertamento dei diritti, per dare risposte ai cittadini in tempi ragionevoli e, al tempo stesso, per formare nuove generazioni di giuristi, di giovani magistrati, di Pag. 25giovani avvocati e di operatori del settore in grado di coadiuvare il giudice nella fase che precede la sentenza, attraverso la ricostruzione dell'iter processuale, ricerche di dottrina e giurisprudenza, riducendo così i tempi di redazione della sentenza e dando un'impronta moderna al lavoro giudiziario.
Abbiamo sentito il suo impegno riguardante, tra l'altro, la razionalizzazione e revisione della distribuzione territoriale degli uffici giudiziari, che è stata inserita nella manovra di Ferragosto. Ella sa, signor Ministro, perché ne abbiamo fatto una specifica richiesta in Commissione giustizia, come, pur essendo questo uno dei punti chiave della nostra politica, riteniamo importante che la razionalizzazione delle circoscrizioni non si realizzi attraverso il mero taglio di uffici, ma sia preceduta da un adeguato lavoro di monitoraggio svolto da una commissione di studio. Tale commissione, a nostro avviso, deve essere integrata, occorre individuare criteri oggettivi, omogenei, adeguatamente ponderati e calibrati sulla realtà territoriali, e si dovrebbe preoccupare di svolgere audizioni delle varie rappresentanze, attuando un raccordo necessario anche e soprattutto con le Commissioni parlamentari.
Emergenza penitenziaria: bastano per tutti le parole recentemente pronunciate dal Presidente Napolitano a proposito del vero e proprio imbarbarimento di quella già pesante e penosa realtà, che ci umilia in Europa e ci allarma per la sofferenza quotidiana di migliaia di esseri umani chiusi in carceri che definire sovraffollate è un eufemismo e che ci separa proprio dal dettato costituzionale sulla funzione rieducatrice della pena e sui diritti e la dignità della persona.
Basta anche con quella politica di inasprimento continuo della pena e quindi anche di previsione della carcerazione obbligatoria che ha in qualche modo caratterizzato le legislature di questi ultimi anni, in nome di una sicurezza che, peraltro, poi si rivela un boomerang nel contesto sociale.
È condivisibile che il problema non può essere affrontato solo in termini di aumento dei posti disponibili delle istituzioni carcerarie o con provvedimenti di clemenza urgenti. Dobbiamo cercare coraggiosamente una pluralità di vie da percorrere al fine di non lasciare nulla di intentato per alleggerire una situazione insostenibile e soprattutto per evitare che continui ad essere largamente in uso un fondamentale principio di etica pubblica, prima ancora che di rango costituzionale, quello secondo cui le restrizioni della libertà personale devono essere sempre contenute nei limiti dello stretto minimo indispensabile o, per utilizzare le parole della Corte costituzionale, del minor sacrificio possibile. Bisogna fare passi avanti.
Bisogna utilizzare questo scorcio di legislatura, e quindi del suo Governo, per mettere a punto un intervento complessivo e sistematico, volto ad ampliare la tipologia delle misure alternative alla pena detentiva, specificatamente supportate da progetti professionalmente strutturati, volti al reinserimento sociale, con una particolare attenzione alle sorti delle vittime dei reati. Bisogna adeguare le piante organiche riferite al personale di polizia penitenziaria e non solo, ma soprattutto le figure degli educatori, assistenti sociali, psicologi, avviando un nuovo piano di assunzioni che garantisca le risorse umane e professionali necessarie all'attivazione delle nuove strutture.
Lei ha parlato anche di edilizia carceraria. Purtroppo, dopo l'esito non positivo della sperimentazione del commissario straordinario del piano carceri, ricominciamo daccapo. Ma non dobbiamo più pensare a un modello unico di istituto penitenziario, posto che i detenuti per i quali si esige un elevato regime di sicurezza non raggiungono diecimila unità, mentre per gli altri detenuti, anche quelli di media sicurezza, la permanenza in cella come situazione normale di vita quotidiana ha un unico risultato: l'abbrutimento della persona umana.
In quest'ottica, quindi, di fruizione di spazi comuni, magari con il supporto di braccialetti elettronici, signor Ministro, effettivamente Pag. 26funzionanti, l'inserimento in un'organizzazione modulare che preveda interventi mirati, condurrebbero finalmente a superare la dimensione del carcere come luogo insalubre, patogeno, dove l'ozio e la promiscuità prevalgono sul trattamento di concreto recupero e di rieducazione. Un intervento complessivo, quindi, coraggioso, volto anche a superare le preclusioni all'accesso alle misure alternative al carcere imposte dalla legge cosiddetta ex Cirielli e dai recenti pacchetti sicurezza per i recidivi ed i reiterati.
Bisogna ripristinare la competenza a valutare l'effettiva pericolosità sociale dei condannati in capo alla magistratura di sorveglianza, le cui piante organiche dovranno essere rafforzate dal punto di vista numerico al fine di consentire, anche attraverso la messa a punto di nuovi strumenti normativi, di svolgere appieno questo ruolo e di gestire, attraverso adeguati percorsi, la conoscenza del flusso degli ingressi in carcere. Bisogna frenare, signor Ministro, la spinta, anche legislativa, ad un ricorso eccessivo allo strumento della detenzione carceraria in attesa di giudizio per fini di cautela processuale.
Sulla giustizia penale, per i tempi lunghi del processo penale occorre una netta inversione di tendenza rispetto a quello che è stato rappresentato in questi tre anni di legislatura. La ragionevole durata implica, in tutte le disposizioni del processo penale, da quelle europee a quelle della nostra Carta costituzionale, un bilanciamento tra il far presto e il far bene. Tempi irragionevoli solo quelli in cui la giustizia si impantana in mille rivoli di accertamenti interminabili, di tempi morti, facendo gravare sull'imputato la dilatazione dell'arco temporale del processo. Ma è irragionevole, altresì, ritenere che, in omaggio di esigenze di efficientismo, si tagliano spazi difensivi o si allunghino a dismisura le sequenze di assunzione della prova, offrendo un'immagine di una giustizia celebrata frettolosamente, sommariamente, in cui magari si mandano al macero migliaia di processi.
Allora, bene - alcune sono contenute nelle nostre proposte che abbiamo in calendario in Commissione - la modifica al codice di procedura penale per la definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto; va bene la questione riguardante le modifiche nel caso di materia di contumacia. Ma forse un'attenzione andrebbe posta anche a quelle che sono le conseguenze dell'istituto della prescrizione, quale causa di estinzione del reato, e agli effetti non positivi derivanti dalla legge ex Cirielli.
Il nostro sistema, signor Ministro, lei lo sa anche per la sua pregressa e specifica competenza, è pressoché unico in campo europeo in quanto consente il decorso dei termini di prescrizione per tutta la durata dei tre gradi di giudizio. Mi chiedo se non sia tempo, anche a fini deflattivi e per evitare l'uso strumentale del diritto all'impugnazione, che non si cominci a riflettere anche su questo. Soprattutto quest'esigenza è particolarmente viva ed attuale nell'ambito dei reati per corruzione, che in ogni caso hanno bisogno di essere ripensati sia in termini di prevenzione che di repressione perché la corruzione inficia il buon andamento della pubblica amministrazione, incide sull'economia del Paese.
È urgente, signor Ministro, dare attuazione alle ventidue raccomandazioni della «commissione Greco» in tema di corruzione, prevedere la punibilità della condotta relativa allo stabile asservimento della funzione pubblica ai voleri del privato a prescindere dal collegamento con il singolo atto; introdurre il delitto di autoriciclaggio; introdurre il reato di corruzione nel settore privato per manager di aziende; rivedere le soglie di punibilità e le pene del falso in bilancio; introdurre il «traffico di influenza»; prevedere diminuenti sostanziose per chi rompe e riesce a rompere il muro di omertà. Altri sarebbero anche i momenti di approfondimento. Li accenno soltanto per titolo, ci sarà poi modo anche in Commissione giustizia negli interventi che ancora debbono fare alcuni dei componenti del nostro gruppo: il fondo unico giustizia, misure di prevenzione antimafia e fronte europeo.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
DONATELLA FERRANTI. Sto concludendo, signor Presidente.
C'è bisogno di riforme nel settore giustizia, ma soprattutto c'è bisogno di recuperare profondamente il principio di legalità come presupposto indiscusso dello Stato di diritto, sentimento e coscienza delle regole cui non può sottrarsi nessuno, nemmeno la sovranità popolare che deve essere esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione. Su questa linea bisogna andare avanti, garantendo l'indipendenza della magistratura e la piena esplicazione della funzione difensiva, imprescindibile mezzo per realizzare appieno il corretto e imparziale svolgimento dell'attività giurisdizionale e, quindi, occorre dare piena attuazione ai diritti dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Vitali. Ne ha facoltà per tredici minuti.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, signor Ministro, ho ascoltato attentamente la sua relazione e devo dire che l'ho trovata convincente, perché fotografa lo stato dell'arte, dà conto di alcuni successi, forse piccoli, che si sono raggiunti fino a questo momento, soprattutto nel tentativo di limitare il carico giudiziario. È una relazione che si propone degli obiettivi sostenibili in questa legislatura. È una relazione nel solco di una attività che in questi anni è stata svolta. Lei, nella situazione delicata nella quale si trova, ha parlato di norme legislative, che hanno un nome e un cognome. Quando lei ha parlato della mediazione, della semplificazione dei riti, di una lotta integerrima alla criminalità organizzata, parlava dell'attività del Governo Berlusconi e del Ministro Alfano.
Quando parlava della necessità, sia pure molto tardiva dal mio punto di vista, del riordino delle circoscrizioni e di quei provvedimenti che hanno accelerato anche fino a novembre ultimo scorso i procedimenti civili, parlava dell'attività del Ministro Palma. Quindi, il suo è un impegno nel solco già tracciato in questi anni. Quindi, non ho bisogno in maniera demagogica di condividere la sua relazione e poi di fare un intervento che dice esattamente il contrario e che illustra un programma che probabilmente sarà di un'altra legislatura e di un altro Governo, perché non può essere il programma di questa legislatura e di questo Governo.
Quindi, vi è una condivisione assolutamente convinta. Si tratta di una relazione onesta, seria, obiettiva e contiene degli impegni ragionevolmente sostenibili e raggiungibili. Del resto, signor Ministro, le debbo dare pubblicamente atto di un pragmatismo e di un realismo assolutamente fuori dal comune. Infatti, quando lei ci ha fatto l'onore di essere audita in Commissione giustizia in questa Camera, nell'intervento che ebbi la possibilità di fare le lanciai alcuni messaggi e le rassegnai alcune perplessità.
Debbo dire che lei molto opportunamente ha valutato queste segnalazioni. Mi riferisco all'utilizzo del braccialetto elettronico. Secondo il mio modesto avviso, infatti, le dissi che quella non era ancora una misura che poteva essere utilizzata nel nostro Paese, alla luce delle condizioni anche di allarme sociale che ci sono.
Le segnalai anche - e questa è l'emergenza di oggi, quella di ieri e probabilmente, anche se mi auguro il contrario, sarà anche quella di domani - che non ero assolutamente soddisfatto. Parlavo dell'attività di un Governo che avevo sostenuto in maniera più convinta di quello attuale, del Governo di centrodestra che era il mio Governo. Non ero assolutamente soddisfatto di quello che si era fatto nel settore penitenziario, perché ritenevo che non potesse essere possibile che il responsabile del DAP potesse essere anche il commissario straordinario per l'emergenza carceri.
Vedo, apprezzo e valuto con soddisfazione che lei e il Governo avete ritenuto di sdoppiare questa figura, certamente non mortificando la professionalità del responsabile del DAP ma sicuramente consentendo Pag. 28a una persona, che non è caricata di altri oneri e di grandissime responsabilità, di poter meglio e più opportunamente interessarsi e affrontare le problematiche, che sono veramente enormi, dell'affollamento carcerario.
Dunque, mi auguro che in questo scorcio di legislatura il neocommissario straordinario per l'emergenza carceri, sollecitato adeguatamente dal suo impegno e dalla sua attenzione, che ha dimostrato essere elevata in tutti i settori della giustizia ma soprattutto in questo, che rappresenta veramente un grande problema, possa portare avanti, con maggiore impegno e con maggiori risultati, quel progetto non solo di edilizia penitenziaria ma, insieme al Governo e a lei, anche di normative che possano rendere, in un certo senso, più sostenibile la permanenza all'interno delle nostre strutture carcerarie.
A questo proposito, apprezzo molto la sua iniziativa di scrivere la Carta del detenuto. È assolutamente un fatto pregevole, degno di un Paese culla del diritto e della civiltà. Tuttavia, stiamo attenti, perché non vorrei che, dopo la redazione di questa Carta dei diritti del detenuto e la consegna, come lei ha previsto nella sua relazione, di questo documento ai detenuti, aumentassero i contenziosi e le infrazioni che ci vengono attribuiti, sia a livello internazionale sia a livello nazionale. Quindi, dobbiamo agire di pari passo. Da un lato, stabilendo e certificando quelli che sono i diritti - e non solo i doveri - dei detenuti; dall'altro lato, dobbiamo essere pronti a poter garantire, in maniera adeguata, i diritti dei detenuti. Pertanto, vi è bisogno anche di bruciare le tappe e di recuperare quei tempi che forse non sono stati, in un certo senso, utilizzati a pieno quando, invece, si sarebbe potuto.
Le do un suggerimento, dato che lei è sempre molto attenta (non solo in questa sede) alle discussioni che si sviluppano e di questo ne ho avuto contezza, come dicevo prima. Le suggerisco di valutare la possibilità di rivolgersi ai progetti di finanza. Oggi un detenuto, italiano, straniero o extracomunitario, costa 250-300 euro al giorno. Credo che il privato possa, meglio e prima del pubblico, realizzare quelle strutture, anche se oggi con lo stato di emergenza i tempi sono sicuramente più limitati. Tuttavia, credo che il privato, molto ben compulsato, possa realizzare meglio e prima del pubblico delle strutture che non sono solamente l'unica soluzione al problema della detenzione.
Ho molto apprezzato il suo provvedimento che è stato, in un certo senso, più coraggioso di quello varato dal precedente Governo, elevando da 12 a 18 mesi il periodo residuo di pena da scontare agli arresti domiciliari. Le sollevo, tuttavia, una problematica. Leggo i resoconti delle discussioni che si svolgono all'interno della Commissione giustizia del Senato e anche le dichiarazioni che i due relatori rilasciano alla stampa. Non so se è stato presentato o sta per essere presentato un emendamento che va a incidere sul luogo di custodia temporanea, in attesa della convalida o del giudizio per direttissima. Ebbene, si vorrebbe trasferire tale luogo dalle caserme dei carabinieri o dei commissariati, così come lei aveva originariamente previsto, al domicilio dell'arrestato. Le dico subito che sono molto scettico su questa misura. Sicuramente il provvedimento giungerà all'esame della Camera e sarà oggetto di discussione.
Credo che questo sia un modo di trasferire la problematica dal carcere fuori dal carcere, e dalla polizia penitenziaria ai carabinieri e alla polizia di Stato, che dovranno poi esercitare i controlli. Credo invece che ci siano all'interno delle caserme dei carabinieri e dei commissariati delle celle idonee ad ospitare per periodi brevi i detenuti - quelli necessari alla convalida dell'arresto o all'attesa per essere portati davanti al giudice per il giudizio in via direttissima -, strutture cioè idonee nella nostra organizzazione logistica delle forze di polizia. Si tratta soltanto di prevedere, signor Ministro, delle risorse da destinare per pagare eventualmente gli straordinari alle forze di polizia ed ai carabinieri, che dovranno essere utilizzati per il controllo di questi detenuti. Pag. 29
Piuttosto che creare dei disagi enormi, che farebbero venir meno le prerogative istituzionali delle forze di polizia, che sono il controllo del territorio e la prevenzione dei reati, e le trasformerebbero in dei controllori degli arrestati, dovrebbero trovarsi delle risorse idonee. Di questo si tratta: le strutture ci sono; le forze di polizia e i sindacati si lamentano del fatto che non avrebbero risorse umane da destinare a questo controllo. Il controllo può essere esercitato all'interno delle caserme e dei commissariati a condizione che vi siano le risorse idonee da corrispondere agli agenti e ai carabinieri che verrebbero utilizzati a questo scopo.
Quindi, la invito a riflettere sulla possibilità di ripensare a questa forma, che assolutamente condivido: le «porte girevoli» all'interno del carcere sono un fenomeno al quale dobbiamo porre rimedio e lei ha cercato di farlo in maniera corretta dal punto di vista oggettivo. Si tratta però di trovare le risorse - come sempre succede, non si possono fare grande riforme se non ci sono adeguate risorse che le possano sostenere - senza trasferire le problematiche. Immagino già i titoli dei giornali nel momento in cui l'arrestato in detenzione domiciliare - che ha un senso della giustizia e del rispetto della norma molto inferiore di chi ha scontato già i tre quarti della pena e che si appresta a scontare l'ultimo quarto e sa a cosa va incontro - va fuori, commette un altro reato e apriti cielo quello che può succedere. Quindi, ritengo che queste persone debbano rimanere all'interno dei commissariati e delle caserme con questa premessa.
Va benissimo l'istituto della messa alla prova. Noi avevamo cercato di attuarlo, ma evidentemente non vi erano le condizioni, apprezzo in maniera positiva che anche le altre forze politiche si propongano in questo senso. Tuttavia, bisogna intervenire, signor Ministro, sulla misura cautelare. Oggi il nostro codice la prevede già come extrema ratio: è l'interpretazione soggettiva che ne danno i giudici, che la rende applicabile in maniera sproporzionata. Credo che si debba intervenire sullo strumento della misura cautelare per renderla veramente, in maniera oggettiva ed inequivocabile, applicabile quando nessun'altra misura è idonea.
Per quanto riguarda - lo dico velocemente perché mi ero scritto degli appunti - la riduzione del contenzioso, signor Ministro, non ci inventiamo strumenti o procedure nuove: esiste nella nostra storia giudiziaria un altro esperimento, fatto nel 1997 con la costituzione delle sezioni stralcio e l'introduzione dei giudici onorari aggregati, che credo abbia funzionato. Possiamo ripeterlo perché i risultati che ci sono stati di riduzione del contenzioso per i carichi pendenti, confermati anche quest'anno in maniera tripla rispetto all'anno scorso, ci consolano e ci tranquillizzano sul fatto che tutte le iniziative adottate dai precedenti Governi (la meccanizzazione, la digitalizzazione ed il riordino delle circoscrizioni) sono strumenti efficaci insieme alla semplificazione dei riti. Quindi sono convinto che, azzerando questa volta l'arretrato, si possa veramente guardare in maniera più positiva agli standard e alle migliori pratiche europee.
Quindi, in questo senso condividiamo la sua relazione - avrei voluto dire tante cose, ma saranno dette in sede di dichiarazione di voto - e le auguriamo buon lavoro e soprattutto buona fortuna (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà per sette minuti.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, c'è un punto di vista che non è stato purtroppo preso in considerazione, nemmeno nella pur ampia e dettagliata relazione che lei ha fatto, eppure ad avviso della delegazione radicale è quello che dovrebbe stare più a cuore a ciascun rappresentante delle istituzioni: è il principio dello Stato di diritto, del rispetto delle regole, a partire dalla nostra Carta costituzionale. Ebbene la mancanza, totale a nostro avviso, di Stato di diritto si riflette non solo nella Pag. 30condizione in cui sono costretti oggi i detenuti, ma dobbiamo dire tutta la comunità penitenziaria, ma anche sull'enorme pendenza, che pure è stata richiamata in quest'Aula, dei procedimenti civili e penali.
Voglio ricordare che il Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa nella risoluzione del 2 dicembre 2010, quindi non è molto tempo fa, ha posto sotto osservazione speciale lo stato della giustizia del nostro Paese e ha ribadito che i tempi eccessivi dei procedimenti giudiziari pongono in discussione la stessa riconoscibilità nel nostro Paese di un vero e proprio Stato di diritto, tutto ciò prospettando il rischio di gravi sanzioni a carico dell'Italia, con disdoro internazionale dell'immagine del Paese e vanificazione dei sacrifici sopportati dai cittadini per costruire una nazione degna di far parte del gruppo di testa della Comunità europea.
Quanto costa tutto questo, in termini anche economico-finanziari? Sul numero dei procedimenti penali pendenti, signor Ministro, lei ci ha ricordato che ammontano a 3 milioni 300 mila, bisogna però ricordare che in questo conteggio non sono contemplati, non sono inclusi i procedimenti pendenti nei confronti di ignoti, che portano così la cifra totale a superare abbondantemente i 5 milioni. Ma ancora a proposito di violazioni, dall'analisi che la Corte europea dei diritti dell'uomo ha compiuto sulle proprie decisioni nel cinquantennio 1959-2010 risulta che l'Italia ha riportato 2.121 condanne, la maggior parte delle quali dovute: all'eccessiva lunghezza dei processi (ben 1.139), alla mancanza di un equo processo (238), alla violazione del diritto di proprietà (297) e alla violazione del diritto ad un ricorso effettivo (76). Il nostro Paese risulta quindi quello fra i più condannati nell'ambito dell'Unione europea, mentre rispetto alla più ampia platea dei 47 Paesi che aderiscono alla CEDU il nostro Paese si attesta al secondo posto superato solo dalla Turchia, che ne ha 2.573, poi veniamo noi, con 2.121 e poi la Russia, con 1.079. Anche questo credo che dia l'immagine di una illegalità diffusa, siamo stati condannati e siamo stati richiamati anche in ambito europeo sulla responsabilità civile del magistrato e anche su questo il Parlamento ancora non è stato capace di intervenire.
Sono state richiamate le parole del Presidente della Repubblica - ecco perché io dico che il nostro punto di vista purtroppo, quello della legalità e dello Stato di diritto, non viene tenuto in considerazione -: cosa ha detto il Presidente Giorgio Napolitano? Stiamo parlando della fine del mese di luglio, ha dichiarato che la giustizia è una questione di prepotente urgenza sul piano costituzionale e civile e che la realtà carceraria rappresenta un'emergenza assillante, fuori del trattato costituzionale, che ci umilia in Europa e nel mondo, sollecitando quindi dalla politica uno scatto e delle risposte adeguate. Io ritengo, signor Ministro, che questo scatto purtroppo non lo vedo all'orizzonte. Prendiamo un direttore di un carcere, dell'unico carcere che forse in Italia è nella legalità costituzionale, quello di Bollate.
Sapete come Lucia Castellano ha definito la condizione carceraria presente nei nostri istituti di pena? L'ha definita con l'espressione: tortura legalizzata. Queste sono le espressioni. Allora, cosa fare di fronte a questo stato totale di mancanza di regole? Vedete, noi ci apprestiamo ad approvare o a respingere alcune risoluzioni e voglio ricordare al Ministro che in questa legislatura sono state già approvate risoluzioni importanti che riguardavano le carceri, che riguardavano la giustizia. Anche sulla giustizia infatti bisogna arrivare ad una riforma. Prima ho citato la responsabilità civile dei magistrati, ma c'è il tema della separazione delle carriere, dell'obbligatorietà dell'azione penale. Ebbene, queste mozioni approvate non hanno dato alcun risultato concreto. Una è stata approvata nel 2009 e l'altra a gennaio 2010, quella sulle carceri. Allora, noi nel documento le chiediamo una cosa: di prevedere scadenze certe, rapide ed improrogabili entro le quali rientrare nella legalità, sia per quanto riguarda i procedimenti penali pendenti, sia per quanto riguarda i nostri istituti di pena. Noi prevediamo che tutto Pag. 31questo possa essere raggiunto attraverso la concessione di un'ampia amnistia e dell'indulto in grado, da un lato, di ridurre gran parte dell'arretrato pendente, che attualmente soffoca l'amministrazione quotidiana della giustizia penale, e, dall'altro, di ricondurre il sistema carcerario al rispetto del dettato costituzionale e della legalità internazionale (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Lehner).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mario Pepe (Misto-R-A). Ne ha facoltà, per due minuti.
MARIO PEPE
(Misto-R-A). Signor Presidente, signor Ministro, innanzitutto mi rammarico per quest'Aula desolatamente vuota che ha accolto la sua relazione, puntuale e ampia. Signor Ministro, lei ha un'occasione unica ed irripetibile, data la maggioranza che la sostiene, quella di mettere mano a quelle norme contenute nella nostra Costituzione dalle quali secondo me deriva la crisi della giustizia in Italia. La Costituzione purtroppo, nata da un'Assemblea che aveva lottato il fascismo e che ossequiò i magistrati che durante il fascismo non avevano piegato la testa, ha creato purtroppo una categoria di superuomini, che in questi anni non hanno perso l'occasione di sparare a zero sul quartier generale, cioè sul Governo e sul Parlamento, ogni qual volta il Governo e il Parlamento ponevano mano ad una qualche riforma della giustizia.
Il Consiglio superiore della magistratura, l'organo di autogoverno della magistratura, è in effetti un organo di non-Governo della magistratura. Questo non-Governo della magistratura è gabellato e difeso come autonomia, un'autonomia che negli anni si è trasformata in sovranità e che ha di fatto posto la magistratura fuori dall'unità dello Stato. Signor Presidente, l'elettività del Consiglio superiore della magistratura è uno dei mali del Consiglio stesso, perché come i partiti eleggono i deputati e i senatori, così le correnti eleggono i loro rappresentanti, i quali poi rispondono tirannicamente a chi li ha eletti. L'elettività, signor Presidente, rappresenta anche un sasso che può colpire il Presidente della Repubblica, che ne è il presidente, il quale bacchetta i politici a destra e a manca, ma si guarda bene dal toccare i magistrati. Il Consiglio superiore della magistratura è l'unico consiglio elettivo presieduto dal Presidente della Repubblica, perché gli altri consigli superiori sono fatti da uomini dello Stato e non elettivi. Signor Presidente, un'ultima cosa: la nostra Costituzione prevede un istituto, che è l'amnistia, che va fatto periodicamente. Signor Ministro, sono ventidue anni che manca quest'amnistia; per cui se il suo Governo, oltre ad essere un Governo di unità nazionale, farà anche l'amnistia, diventerà anche un Governo di pacificazione nazionale (Applausi del deputato Lehner).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà, per sette minuti.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con grande attenzione l'intervento del Ministro e devo dire che i due sentimenti che ci muovono a fronte della sua relazione, le due riflessioni che siamo portati a fare ci portano ad esprimere un sentimento di due tipi: un sentimento di forte preoccupazione per lo stato in cui versa il sistema giustizia nel nostro Paese e un sentimento di fortissima, di grandissima delusione per le parole che lei ha espresso, delusione che è dettata dal fatto che, di fronte ad un sistema giustizia che ormai rappresenta un malato cronico, che versa in una condizione di sistema e di organizzazione particolarmente grave, soprattutto per la sfiducia costante e continua che i cittadini mostrano nei confronti del sistema giustizia, noi ci saremmo aspettati oggi, francamente, seppure dopo soli due mesi da quando lei è in carica come Ministro, di sentire dalle sue parole la possibilità di proporre qualche soluzione e qualche rimedio più concreto e più efficace per poter risolvere gli annosi problemi che colpiscono il sistema giudiziario del nostro Pag. 32Paese, in modo particolare su due fattispecie, che ormai stanno diventando gravi e rendono sempre più inefficiente il sistema giustizia. In modo particolare, si tratta dell'arretrato civile pendente - abbiamo sentito dalle sue parole i 9 milioni di processi pendenti: 5 milioni e mezzo di cause civili e 3 milioni e mezzo di cause penali - e dell'altro tema, l'altro gravoso tema, che è la lentezza, l'ormai cronica lentezza del sistema giudiziario del nostro Paese.
Eppure dalle sue parole, di fronte ad un sistema messo e posto in queste condizioni, non abbiamo udito alcun rimedio, alcuna soluzione concreta. L'unica soluzione e l'unico provvedimento che lei in questi due mesi ha portato all'attenzione del Parlamento è un rimedio ed un provvedimento sbagliato, su cui noi esprimiamo la totale contrarietà. Mi riferisco al problema delle carceri e del loro sovraffollamento. Innanzitutto, le voglio ricordare che, oltre al problema del sovraffollamento delle carceri, i nostri istituti penitenziari soffrono di un altro gravissimo problema, che è quello della carenza di organico della polizia penitenziaria. Abbiamo notato che, tanto nel provvedimento in discussione al Senato quanto nella relazione che lei oggi ha esposto, non vi è alcuna citazione della grave sofferenza in cui versano gli agenti di polizia penitenziaria.
Il provvedimento «svuota carceri», come abbiamo già avuto modo più volte di ribadirle, e qui lo riaffermiamo con forza e con determinazione, è un provvedimento inutile, è un provvedimento dannoso, è un provvedimento tampone, è un provvedimento che è stato contestato dalle stesse associazioni di categoria, è stato contestato dalle forze dell'ordine, e che è stato contestato, anche con forza, da parte del gruppo della Lega Nord. È un indulto mascherato, è un'amnistia mascherata, e non è certamente con questo provvedimento che noi possiamo risolvere il grave problema del sovraffollamento delle carceri. I detenuti sono esseri umani, hanno dei diritti, hanno una dignità, ma noi riteniamo che il tema del sovraffollamento delle carceri debba essere accompagnato e debba camminare in simbiosi con un altro tema, che è il tema della legalità, che è il tema della sicurezza; una sicurezza dentro le carceri, ma soprattutto una sicurezza fuori dalle carceri. Noi crediamo che un principio sacrosanto, il principio della certezza della pena, debba essere necessariamente garantito. Noi vediamo, con questo provvedimento sulle carceri, che non si ha la benché minima contezza di cosa significhi garantire la certezza della pena, di cosa significhi far sì che una sentenza venga rispettata anche nel momento in cui si tratta di una sentenza di condanna e di reclusione in carcere. Quindi, mancano le proposte, mancano le soluzioni, mancano i rimedi. Da un Ministro tecnico, da un professionista sicuramente serio, sicuramente preparato come lei, ci saremmo aspettati molto di più e molto meglio.
La Lega è all'opposizione: noi siamo all'opposizione di questo Governo di tecnici, un'opposizione dura, un'opposizione seria, ma siamo una forza politica responsabile, e se da parte sua, per quanto riguarda il tema del comparto giustizia, arriveranno proposte per poter rendere più efficiente e migliore il sistema giustizia, noi saremo pronti e disponibili a sostenere queste proposte.
Mi riferisco alla continuazione rispetto a quanto fatto nei tre anni e mezzo dal precedente Governo in tema di digitalizzazione del sistema giudiziario, in tema di processo telematico, in tema di informatizzazione. Ecco, se da parte sua, se da parte del Governo, arriveranno proposte serie, concrete, in questa direzione, noi non faremo mancare il nostro apporto.
Dal suo discorso sono mancati in maniera sistematica, in maniera totale, alcuni temi che per noi e che per il sistema giustizia-Paese sono fondamentali. Non abbiamo sentito parlare di riforma dell'avvocatura, una riforma che era già giunta ad un punto di convergenza e di dialogo tra le forze politiche - noi crediamo che su questo tema ci debba essere un impegno maggiore da parte del Governo -, e del tema della magistratura onoraria. Senza la magistratura onoraria, Pag. 33senza quei magistrati di territorio (GOT, VPO, giudici di pace), oggi il sistema giustizia non sarebbe in grado di potersi mantenere e di potersi sostenere.
Per noi il punto di riferimento è rappresentato dai cittadini. Oggi i cittadini sono fortemente scontenti di questo sistema giustizia e non è certamente, signor Ministro, attraverso una razionalizzazione della geografia giudiziaria, attraverso una razionalizzazione ed una eliminazione delle sedi distaccate dei tribunali...noi siamo favorevoli alla razionalizzazione delle spese, al contenimento dei costi, all'ottimizzazione del funzionamento del sistema giustizia, ma le chiediamo, come le abbiamo già chiesto nell'unica, misera, audizione in Commissione attraverso la quale noi abbiamo potuto interloquire con lei, di potere rendere il Parlamento e le Commissioni parte integrante e di dare alle Commissioni la possibilità di interloquire con lei.
Avremo modo ancora dopo, durante la dichiarazione di voto, di esprimere altre considerazioni, ma non posso che concludere ricordando la delusione per quanto da lei espresso.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Nicola Molteni.
NICOLA MOLTENI. Ci aspettavamo, da un Governo tecnico, molto di più e ci aspettavamo, soprattutto, delle soluzioni che potessero finalmente rilanciare il sistema giustizia. Un Paese, per essere civile e democratico, ha bisogno di un sistema giustizia efficiente e, dalle sue parole, non è emersa nessuna proposta in tale direzione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà, per sei minuti.
LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, signor Ministro, lei è in quella fortunata situazione in cui si trova taluno quando eredita qualcosa da un lontano zio d'America che, magari, conosce appena o non conosce per niente, però, per sua fortuna, si trova a godere dei benefici economici che gli derivano da questa eredità.
Ebbene, tutti o la gran parte dei provvedimenti, positivi, a cui lei ha fatto, giustamente e correttamente dal punto di vista intellettuale, riferimento, sono tutti, nessuno escluso, riferibili al precedente Governo Berlusconi, ai due Ministri della giustizia precedenti, Angelino Alfano e Nitto Palma, e, quindi, confermano, ancora una volta, a differenza di quello che si è voluto fare credere al popolo italiano, che non solo il precedente Governo stava facendo cose positive per la giustizia, ma che è stato colpito ingiustamente dalla stampa e da quegli stessi partiti di opposizione che oggi invece la acclamano. Lei è fortunata, ripeto, due volte, perché gode di applausi non derivanti da provvedimenti fatti da lei, giustamente perché non poteva, anche per ragioni di tempo, in così poco tempo, realizzare queste riforme, ma gode di plauso per provvedimenti che, nel momento in cui vennero fatti invece da chi li fece davvero, venivano pesantemente criticati.
Ancora una volta mi meraviglio dell'atteggiamento della sinistra in generale, che qualunque cosa facesse il precedente Governo non andava bene, poi la stessa cosa, riportata a merito da questo Governo, trova il plauso ed il voto degli stessi. Quindi, se esiste un principio di non contraddizione, certe persone dovrebbero davvero guardarsi allo specchio.
Venendo al merito, lei ha detto delle cose importanti che non ripeterò, perché le hanno già accennate i colleghi Molteni e Contento. Però una cosa voglio farle presente: lei non ha minimamente parlato, ad esempio, della magistratura onoraria. Ha cominciato il collega Molteni e io aggiungo qualcosa. La magistratura onoraria rappresenta oggi oltre il 50 per cento del corpo giudicante di questo Paese. Si tratta di circa diecimila persone che tutti i giorni aiutano la magistratura togata nel lavoro difficile e quantitativamente importante di dare giustizia a questo Paese; costoro fanno una giustizia che non è Pag. 34proprio di secondo piano, eppure questa categoria non ha alcuna certezza né sul piano previdenziale né sul piano della propria - chiamiamola così - progressione di carriera, né soprattutto alcuna voce all'interno del CSM.
Mi sarei aspettato che un Governo riformatore prevedesse una riforma del CSM che desse voce anche alla componente non togata, onoraria della magistratura. Ma perché non devono avere una voce? Questo è un macroscopico vulnus del sistema! Persino nell'esercito c'erano gli organi di rappresentanza dei soldati di leva, che in qualche modo potevano far sentire la propria voce agli organi superiori.
Un'altra questione che in questa sede non mi sento di tacere è esattamente che lei appartiene ad un Governo che sta indicando la categoria dell'avvocatura come un ambito da liberalizzare, dimenticando - o meglio sapendo, ma dovendo per ragioni politiche negare - che se c'è una categoria aperta alla concorrenza è quella dell'avvocatura italiana. Duecentocinquantamila avvocati sono esattamente, semmai, un problema opposto, cioè c'è troppa concorrenza. Parlare di ulteriore liberalizzazione di una categoria che per la verità è molto liberalizzata, è, non dico una falsità, ma un'opinione molto poco condivisibile. Invece, qui bisognerebbe parlare semmai di valorizzazione della preparazione, perché qui non lei come persona, ma il suo Governo, sta parlando di consentire l'esercizio della professione forense praticamente al primo che si sveglia la mattina. Questo è il punto! E ciò in nome della liberalizzazione o di che cosa? Lei sa perfettamente, essendo persona di notevole spessore culturale e professionale, che non è così facile fare l'avvocato, soprattutto su certe questioni. State da un lato dicendo una cosa e dall'altro facendo esattamente l'opposto.
In merito al problema delle carceri voglio ricordare una cosa che anche qui lei ha completamente negletto riguardo alla giustizia amministrativa. Sappiamo tutti che spesso uno dei problemi - ce lo dimostrano anche note trasmissioni televisive, che ci fanno vedere carceri perfettamente funzionanti e complete ma non utilizzabili quasi sempre perché c'è un contenzioso amministrativo - è che non abbiamo sistemi amministrativi che siano capaci di dare risposte certe in tempi brevi e soprattutto di penalizzare pesantemente chi solleva contenziosi finalizzati solo a prendere tempo o a «ricattare» l'amministrazione. Potrei dire molte cosa ancora, ma il mio tempo è scaduto. Ringrazio il Presidente e ci sarà senz'altro modo di confrontarci anche in sede di Commissione giustizia
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi a titolo personale.
È iscritto a parlare l'onorevole Mannino. Ne ha facoltà per un minuto.
CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, desidero esprimere il mio vivissimo apprezzamento per la relazione che la signora Ministro ha tenuto qui in Aula. Apprezzo i criteri con i quali intende svolgere le funzioni delicatissime che l'incarico istituzionale le conferiscono, cioè i criteri rivolti ad assicurare innanzitutto efficienza al pianeta giustizia.
Non intendo fare osservazioni sulla giustizia civile, ma introduco soltanto una raccomandazione: il tema delicatissimo dell'affidamento dei minori ai genitori separati è un tema da affrontare.
Sulla giustizia penale il Ministro si è mosso con passo attento e prudente, affrontando il tema delle carceri e soprattutto il primo aspetto del complesso problema delle carceri, che è quello della carcerazione preventiva. Mi permetterei di dire che questo passo deve essere ancora più sicuro e deve affrontare la questione per quella che essa è. Il codice Vassalli ha disciplinato tre motivi per i quali è possibile la carcerazione preventiva. Larga parte della giurisprudenza fattuale - oserei dire - di questi anni dimostra che della carcerazione preventiva si è fatto un uso non corrispondente alle ragioni per le quali essa è prevista.
Occorre, su questo punto, una ridefinizione dello stesso codice. Ma, al tempo Pag. 35stesso, occorre una ridefinizione di alcuni aspetti delicati, che non possono sfuggire, oltretutto, all'esperienza professionale della signora Ministro, e che riguardano il rapporto tra il PM e il GIP. Credo che vi sia un caso recentissimo che dimostra come l'istituto del GIP, purtroppo, non riesca a funzionare in modo corrispondente al codice di procedura penale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CALOGERO MANNINO. Occorre, dunque, ristabilire la dignità e non soltanto l'efficacia e l'efficienza del processo penale, e che la dignità, che è assicurata soltanto dal pari confronto tra l'accusa e la difesa, sia uno dei compiti ai quali questo Governo e, anzi, la signora Ministro debbano attendere.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà, per un minuto.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo per molte delle cose che ha detto ed anche per non avere più citato ogni forma di legge bavaglio alla rete o al diritto di cronaca; speriamo che sia conclusa.
Mi permetterei di chiedere, tuttavia, una ricognizione specifica sulle norme e sul loro stato di applicazione in materia di contrasto delle morti sul lavoro e degli infortuni, tema che ha più volte richiamato il Presidente Napolitano. È una valutazione che, nel rispetto dell'autonomia del Consiglio superiore della magistratura, deve considerare la possibilità di istituire una procura nazionale contro le morti sul lavoro, come hanno chiesto molti giudici, tra cui il giudice Guariniello e il dottor Caselli, che, a Torino, gestiscono alcuni dei più grandi e delicati processi che riguardano questa materia. Signor Ministro, le segnalo che c'è una raccolta di firme di decine e decine di parlamentari di ogni gruppo, che richiamano l'attenzione su questo tema.
Noi riterremmo importante un incontro con il Ministro affinché questa questione non sia più una delle ultime all'interno del Parlamento e dell'agenda politica, ma diventi davvero una grande emergenza nazionale e civile, anche per quanto riguarda l'amministrazione della giustizia.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia.
(Annunzio della presentazione di risoluzioni)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Costa, Ferranti, Rao, Angela Napoli, Pisicchio, Melchiorre ed altri n. 6-00099, Reguzzoni ed altri n. 6-00100, Di Pietro ed altri n. 6-00101 e Bernardini ed altri n. 6-00102 (Vedi l'allegato A - Risoluzioni) che, secondo quanto stabilito dal calendario, saranno poste in votazione, previe dichiarazioni di voto, a partire dalla ripresa pomeridiana della seduta odierna, prevista per le ore 14,15.
(Replica del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro della giustizia, Paola Severino Di Benedetto, che è chiamata altresì ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate o che, se lo ritiene, potrà riservarsi di farlo alla ripresa dei lavori, prima delle dichiarazioni di voto.
PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, intenderei riservarmi di intervenire alla ripresa dei lavori.
PRESIDENTE. Signor Ministro, dovrebbe svolgere la replica adesso, se intende farla. Le concediamo di esprimere il parere sulle risoluzioni alla ripresa dei lavori, ma se intende replicare dovrebbe farlo adesso. Prego, signor Ministro.
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PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, capisco che i termini parlamentari vadano rispettati, ma ritengo che più che di una replica si possa parlare, in questo caso, di un commento - un breve commento - agli interventi che vi sono stati.
Non riprenderò i temi adesivi, perché su quelli, naturalmente, si sono già utilizzate molte parole ed espressi molti concetti. Mi soffermerò soltanto su alcuni punti che, forse, richiedono qualche precisazione.
Ho molto apprezzato l'intervento dell'onorevole Ria. Egli ha fatto un particolare riferimento al tema delle strutture carcerarie terminate e non ancora entrate in funzione. È naturalmente uno dei temi di cui mi sono occupata subito, per verificare quante fossero e per quale causa non fossero entrate in funzione. In ciascuno dei casi ho trovato delle cause tecniche e dei motivi per i quali occorreva, comunque, attivare opere e spese.
Ciò non vuol dire che non sia stato fatto; ho immediatamente provveduto a che si facesse una ricognizione di queste carceri e ci si proponesse poi di attivare le opere perché esse possano essere messe in funzione. Gli sprechi, infatti, sono qualcosa che - come dicevo prima - vanno combattuti, grandi o piccoli che siano.
Onorevole Palomba, ho apprezzato molto il suo intervento per quanto riguarda i giudici di pace. Vi ho fatto un riferimento solo in relazione alle circoscrizioni; naturalmente hanno rappresentato e rappresentano nel tempo un elemento di grande importanza nella struttura della nostra giustizia. Per quanto riguarda la riduzione da tre a due delle direzioni generali della giustizia civile, mi risulta che il decreto sia già stato approvato dal Consiglio dei ministri del 17 dicembre 2010 e che sia andato poi al Consiglio di Stato il 24 novembre del 2011. Tornerà in Consiglio dei ministri per l'approvazione definitiva e, se ci saranno spazi per applicare ciò che lei suggerisce, naturalmente lo verificheremo e lo faremo.
Onorevole Contento, mi soffermerò soltanto su alcuni argomenti che più specificamente mi hanno colpito e che non erano semplicemente il commento a ciò che avevo detto, tra gli altri quello relativo alle spese di giustizia e agli uffici giudiziari che le hanno incassate. Mi sembra un concetto giusto quello che tornino, in termini di utilità, le spese che sono state raccolte. È chiaro che la giustizia è un servizio diverso dall'impresa e che quindi questo parametro non potrà essere applicato in maniera precisa, puntuale e numerica. Però è un concetto che già si trova in tutta la normativa che riguarda le spese di giustizia; sto facendo una verifica su come queste spese di giustizia poi vengano distribuite. Credo che questo sia un tema importante perché, se la giustizia è un servizio che rende, è bene, intanto, che questa redditività sia conosciuta, e poi sia equamente distribuita e possibilmente ritorni, in gran parte, ai servizi che l'hanno prodotta.
Onorevole Ferranti, sul carattere obbligatorio della mediazione, vorrei dirle che per mia cultura e mia propensione io non amo nulla di obbligatorio, nulla che sia coercitivo e che si debba fare. Credo però che, se si sperimenta un istituto - semplicemente per vedere se questo istituto possa poi rientrare nella norma e quindi diventi una libera scelta del cittadino e per incentivare le parti che devono in qualche modo attivare questo procedimento, il giudice da una parte, l'avvocato dall'altra, perché abbiamo visto a quanti di questi procedimenti, comunque, partecipi l'avvocato, e l'utente dall'altro ancora - un periodo di rodaggio, al fine di poter valutare l'effettività dell'istituto, possa in qualche modo essere giustificato.
Molti argomenti erano importanti e vorrei riprenderli, seppure brevissimamente. Per quanto riguarda il tema del rapporto con le Commissioni: qualcuno ha detto che sono andata soltanto una volte in Commissione; intanto ci sono andata due volte, che nel giro di due mesi, non voglio dire sia un record - per carità, non mi piace vantare dei record - però, con il ritmo che ha avuto questo inizio di attività governativa, era veramente il massimo che potessi chiedere a me stessa. Ciò non vuol Pag. 37dire che non mi chiederò ancora di più e che, non appena finito questo doveroso adempimento, anche quello relativo alla conversione del decreto-legge, tornerò in Commissione.
Anche perché dalle Commissioni mi sono venuti una serie di suggerimenti, importanti, seri, che ho cercato di ascoltare, ho cercato di fare miei nei limiti del possibile.
Altro tema era quello dell'edilizia carceraria e del lavoro carcerario. Quello del lavoro carcerario è un tema importantissimo, al quale mi sto dedicando da qualche giorno, perché purtroppo si tratta di giorni nell'ambito dei due mesi, e mi sembra senz'altro un tema da affrontare seriamente.
L'onorevole Vitali ha sollevato il problema della Carta del detenuto e delle infrazioni comunitarie. Io confido ovviamente che la Carta del detenuto non debba essere violata e quindi non si dia luogo a infrazioni comunitarie. Tuttavia, sul tema delle infrazioni comunitarie devo dire che spesso è anche la visione che noi abbiamo e che diamo dei problemi che in qualche modo le introduce. Io credo che una buona informazione su questo aspetto sia importante per sapere quante infrazioni comunitarie ci siano, di che tipo siano e come rimediare ad esse. Se ne è parlato in vari interventi e naturalmente occorre tenerne conto, perché il livello di osservanza della normativa comunitaria e dei principi comunitari va pienamente osservato.
Ancora: per quanto riguarda i progetti di finanza, sono un'alternativa possibile all'utilizzo di denaro pubblico per l'edilizia carceraria. Lo sono, vedremo se decolleranno e se decolleranno in maniera proficua.
Onorevole Bernardini, il tema delle sanzioni a carico dell'Italia è naturalmente un tema che mi sono posta e rientra tra i costi della giustizia. Il tema delle carceri, la tortura legalizzata: sono tutti concetti sui quali siamo d'accordo e sui quali l'impegno di questo Governo non è certamente di scarsa rilevanza, per lo meno dal punto di vista delle intenzioni.
Poi sia l'onorevole Bernardini che l'onorevole Mario Pepe hanno posto il tema dell'amnistia. Come ho già detto in diverse occasioni l'amnistia richiede maggioranze qualificate, richiede un'attivazione del Parlamento e ho già detto anche su questo che, se il Parlamento dovesse raggiungere intese sul punto, naturalmente il Governo non avrebbe - o perlomeno parlo per me, come Ministro della giustizia - io non avrei nulla da obiettare, in ossequio, come sempre, alla volontà parlamentare.
Onorevole Molteni, sull'amnistia mascherata per quanto riguarda il tema delle camere di sicurezza come alternativa alle porte girevoli, nessuno verrà rilasciato in più per questo provvedimento. Si tratta di un provvedimento che si ripromette semplicemente di accorciare i tempi di un inutile, spesso, mantenimento in carcere. Sarà sempre il magistrato a decidere se la persona dovrà essere liberata o no, non cambierà nulla. Vorrei che fosse un messaggio chiaro anche per coloro che sono spaventati, giustamente, in termini di difesa sociale. Nessuno uscirà dal carcere per questo provvedimento, si tratterà solo di decidere in quarantotto ore e in un luogo diverso dal carcere, ma sempre contenuto e custodito, quale sorte dovrà avere. Lo deciderà un magistrato come lo decideva prima, solo che ciò avverrà in termini più brevi e con minori dispendi.
L'onorevole Paolini ha posto il tema della magistratura onoraria che, naturalmente, lo convengo, ha rappresentato una grande risorsa, ed ha affrontato il tema dell'avvocatura. Liberalizzare e valorizzare, onorevole, non sono due termini in contrasto. Proprio ieri vi è stato un importante incontro con le professioni: noi vorremmo coniugare concorrenza e qualità, credo che questi siano i termini. Concorrenza leale, libera, aperta, come quella che già vi è, naturalmente. Su questo non vi saranno interventi strutturali. I temi che riguardano le tariffe non attengono, certamente, al tema delle modalità di accesso. Vorremmo valorizzare la qualità delle libere professioni e dell'avvocatura. Credo che questo sia un intento Pag. 38che possa essere condiviso da tutti, in un dialogo che spero si sia aperto con il tavolo di ieri e che continuerà nei giorni successivi.
In merito all'affidamento dei minori, del quale abbiamo parlato in Commissione, credo sia un tema del quale riparleremo, perché ho visto un'ampia condivisione su questo aspetto. Onorevole Giulietti, quello delle morti sul lavoro è, in effetti, un tema del quale si è parlato poco, nel poco tempo che vi è stato. Mi sembra un tema sociale serio. Bisogna capire in che modo sia affrontabile normativamente e in che modo sia affrontabile dal punto di vista giudiziario perché, le leggi a tutela del lavoratore, vi sono, naturalmente. Bisogna comprendere se si tratta di un tema di applicazione o di un tema di norme, e in che misura, l'uno e l'altro, contribuiscano a questo dolorosissimo fenomeno.
Ho concluso e, come vedete, non si tratta di repliche, ma di semplici considerazioni flash sugli aspetti più importanti, sottolineando un aspetto: nella selezione delle norme da promuovere ho tenuto presente un criterio fondamentale, che è quello del rispetto della volontà del Parlamento. La selezione è stata fatta selezionando quelle categorie di provvedimenti che avevano, o che potevano avere, un'ampia condivisione da parte di chi, su di essi, si deve esprimere, e cioè il Parlamento (Applausi).
PRESIDENTE. Il seguito delle comunicazioni del Ministro, per l'espressione del parere sulle risoluzioni presentate e per la loro votazione, previe dichiarazioni di voto, è rinviato alla ripresa pomeridiana della seduta.
Sull'ordine dei lavori (ore 13,35).
GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, sarò brevissimo. Visto che abbiamo parlato di giustizia e di legalità, intervengo per chiedere una risposta all'interrogazione che ha presentato l'onorevole Morassut - il quale non è presente, e quindi lo anticipo - sulla questione del console Vattani, che di giorno giurava fedeltà alla Costituzione e che, poi sembra, di notte cantava in un complesso nazi-rock. Si tratta di una questione che ha creato un grande scandalo legittimo. Migliaia di firme sono state raccolte dalle associazioni partigiane. È stato aperto un dossier: noi vorremmo che la risposta arrivasse in quest'Aula, Presidente, da parte del Ministro Terzi, per comunicare le conclusioni di questo dossier che appaiono inevitabili, alla luce della gravità di quello che è accaduto.
Parlandosi di legalità, Presidente, le segnalo - perché so che è un tema che lei ha seguito con grande attenzione, come altri - che vi sarà un presidio, domani, del Forum per l'acqua pubblica, che sta scrivendo a tutti i parlamentari segnalando il rischio che nel provvedimento sulle liberalizzazioni vi sia un sostanziale aggiramento del quesito referendario. Come lei sa, più volte abbiamo votato ordini del giorno che chiedevano il recepimento integrale dello spirito e della lettera di quel quesito.
Presidente, le segnalo solo che il Forum sta chiedendo, da giorni, una cosa molto banale, un incontro urgente con il Governo, per poter discutere di questa ipotesi. Mi permetto di chiedere alla Presidenza di incontrare una delegazione del Forum e di segnalare al Governo che sarebbe cosa buona e giusta, non solo incontrarli, ma di non aprire neanche un dibattito sulle modalità di recepimento del quesito referendario che, francamente, non era interpretabile in altro modo.
Purtroppo, alcune disgraziate dichiarazioni televisive di esponenti del Governo sul referendum - definito un mezzo imbroglio - hanno sicuramente contribuito a inasprire la situazione e a creare, in questo caso, un legittimo sospetto che si voglia aggirare la volontà di milioni di Pag. 39italiani: fu «cinquantasette», il numero magico, per questo glielo segnalo formalmente in Aula.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, ieri è partita un'azione di protesta in Sicilia promossa dal movimento «Forza d'urto» che mette insieme autotrasportatori, ma anche agricoltori. L'obiettivo di questa protesta è quello di bloccare i trasporti in Sicilia per manifestare contro l'aumento del prezzo della benzina e del gasolio, ma anche per sottolineare alcuni aspetti cruenti della crisi agricola che è presente in Sicilia.
Le motivazioni, signor Presidente, sono condivisibili, però noi pensiamo che dovrebbero trovare in altre sedi e in altri momenti, anche se ravvicinati, delle soluzioni. Non condividiamo, però, le modalità della manifestazione. Senza volere generalizzare, in alcuni comuni - io ne ho avuto contezza personalmente - si stanno realizzando delle attività di pressione per costringere i commercianti a chiudere i negozi, a fare una sorta di serrata.
Ora noi rispettiamo coloro i quali stanno facendo una manifestazione che in Sicilia costerà - perché ci saranno danni notevoli in settori produttivi -, però chiediamo che ci sia la libertà di aderire, ma anche di non aderire. Ecco perché, signor Presidente, le chiedo di informare il Ministro dell'interno perché si attivi subito con le prefetture. Si dia la libertà di manifestare, ma anche la libertà di non manifestare.
PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 14,15 con il seguito delle comunicazioni del Ministro della giustizia.
La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 14,20.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bongiorno, Boniver, Jannone, Migliori, Mussolini e Palumbo sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente quarantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Giulio Marini.
PRESIDENTE. Comunico che in data 12 gennaio 2012 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Giulio Marini:
«Onorevole Presidente,
dando seguito alla delibera della Giunta delle elezioni del 14 dicembre scorso con la quale è stata dichiarata l'incompatibilità con il mandato parlamentare della mia carica di sindaco di Viterbo e alla conseguente richiesta di opzione da lei rivoltami con lettera in pari data, rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato. Nel prendere atto della dichiarazione di incompatibilità, non posso che adempiere all'obbligo di optare tra le due cariche, lasciando un incarico parlamentare che mi sono onorato di ricoprire per due legislature, di cui la presente alla Camera. Peraltro, come ho avuto modo di rappresentarle con l'istanza che le avevo indirizzato in data 27 dicembre 2011, non posso esimermi in questa sede dal sottolineare come la difformità tra la deliberazione assunta dalla Giunta delle elezioni della Camera e quella successivamente adottata dall'omologo organo del Senato rappresenti una stridente anomalia istituzionale, per risolvere la quale mi ero appellato ad una sua possibile iniziativa al riguardo. Con lettera pervenutami l'11 gennaio scorso ella, onorevole Presidente, mi ha del tutto correttamente fatto osservare Pag. 40come la deliberazione della Giunta delle elezioni della Camera non sia ormai suscettibile di riesame, aggiungendo peraltro di comprendere le ragioni da me poste alla base della mia istanza circa il fatto che da tali difformi decisioni dei due rami del Parlamento consegue una diversità di trattamento tra i parlamentari. Di ciò, onorevole Presidente, le do atto e la ringrazio, augurandomi che la questione, nell'interesse della dignità istituzionale del Parlamento e dei suoi singoli membri, possa comunque essere in futuro affrontata e risolta.
Proprio perché attento ai profili istituzionali, non posso che prestare osservanza alla deliberazione di incompatibilità assunta dalla Giunta delle elezioni, dimettendomi da deputato al fine di rimuovere la mia condizione di incompatibilità e di dedicarmi, come ho sempre fatto, alla cura degli interessi della città che ho l'onore di guidare. Rivolgo a lei e a tutti i colleghi un caloroso saluto ed augurio di buon lavoro.
Firmato: Giulio Marini».
Trattandosi di un caso di incompatibilità - accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 14 dicembre 2011 - la Camera prende atto, a norma dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Giulio Marini dal mandato parlamentare.
Proclamazione di un deputato subentrante.
PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Giulio Marini, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta del 22 ottobre 2008 - ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati (approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361) - che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 5 - Il Popolo della Libertà nella medesima XVI Circoscrizione Lazio 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Angelo Santori. Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la XVI Circoscrizione Lazio 2, Angelo Santori. S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Cessazione dal mandato parlamentare del deputato Adriano Paroli.
PRESIDENTE. Comunico che in data 12 gennaio 2012 è pervenuta alla Presidenza la seguente lettera dell'onorevole Adriano Paroli:
«Onorevole Presidente,
facendo seguito alla richiesta di opzione in esito alla deliberazione con la quale, nella seduta del 14 dicembre 2011, la Giunta delle elezioni ha dichiarato l'incompatibilità con il mandato parlamentare della carica, da me ricoperta, di sindaco di Brescia, rassegno le mie dimissioni dalla carica di deputato. La mia scelta di continuare ad esercitare le funzioni di sindaco è coerente con l'impegno che ho sempre profuso in tal senso, dedicandomi, anche attraverso l'esercizio del mandato parlamentare, alla cura degli interessi della mia città. A tale proposito, desidero precisare di aver sempre interpretato il mio duplice impegno in qualità di deputato e di sindaco di Brescia esclusivamente come un modo per assicurare, nella distinzione dei due incarichi, i più proficui risultati a vantaggio della comunità cittadina che ho l'onore di guidare.
Si tratta di un impegno, personale e politico, cui ho sempre tenuto fede sin dall'inizio del mio mandato e che intendo continuare a rispettare lavorando con dedizione nell'interesse dei miei concittadini. Pag. 41In questo senso, in ossequio alla deliberazione di incompatibilità assunta dalla Giunta delle elezioni, mi dimetto da deputato al fine di rimuovere la mia condizione di incompatibilità. Nell'accomiatarmi da lei, Signor Presidente, e da tutti i colleghi deputati con i quali ho condiviso l'orgoglio di appartenere alla Camera dei deputati e lo spirito di servizio a favore delle istituzioni democratiche, mi è gradita l'occasione per salutarla con viva cordialità.
Firmato: Adriano Paroli».
Trattandosi di un caso di incompatibilità, accertato dalla Giunta delle elezioni nella seduta del 14 dicembre 2011, la Camera prende atto, a seguito dell'articolo 17-bis, comma 2, del Regolamento, di questa comunicazione e della conseguente cessazione del deputato Adriano Paroli dal mandato parlamentare.
Proclamazione di un deputato subentrante.
PRESIDENTE. Dovendosi procedere alla proclamazione di un deputato, a seguito della presa d'atto, nella seduta odierna, delle dimissioni del deputato Adriano Paroli, comunico che la Giunta delle elezioni ha accertato, nella seduta odierna, ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del testo unico delle leggi per l'elezione della Camera dei deputati, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, che il candidato che, nell'ordine progressivo della stessa lista n. 8 - Il Popolo della Libertà nella medesima IV Circoscrizione Lombardia 2, segue immediatamente l'ultimo degli eletti risulta essere Antonio Giuseppe Maria Verro.
Do atto alla Giunta di questo accertamento e proclamo deputato, a norma dell'articolo 17-bis, comma 3, del Regolamento, per la IV Circoscrizione Lombardia 2, Antonio Giuseppe Maria Verro.
S'intende che da oggi decorre il termine di venti giorni per la presentazione di eventuali ricorsi.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,28).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione (ore 14,29).
PRESIDENTE. Riprendiamo ora la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto del 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è svolta la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia e sono state presentate le risoluzioni Costa, Ferranti, Rao, Angela Napoli, Pisicchio, Melchiorre ed altri n. 6-00099, Reguzzoni ed altri n. 6-00100, Di Pietro ed altri n. 6-00101 e Bernardini ed altri n. 6-00102, i cui testi sono in distribuzione.
(Parere del Ministro della giustizia)
PRESIDENTE. Invito il Ministro della giustizia ad esprimere il parere sulle risoluzioni presentate.
PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO, Ministro della giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla risoluzione Costa, Ferranti, Rao, Angela Napoli, Pisicchio, Melchiorre ed altri n. 6-00099, ringraziando anche per la compattezza con la quale la risoluzione medesima è stata assunta dai partiti che l'hanno sottoscritta. Mi sembra un segnale molto importante e, quindi, il mio ringraziamento non è di forma, ma è veramente di sostanza.
Il Governo, invece, esprime parere contrario sulle risoluzioni Reguzzoni ed altri Pag. 42n. 6-00100, Di Pietro ed altri n. 6-00101 e Bernardini ed altri n. 6-00102, fermo restando, però, che il Governo prenderà in puntuale considerazione tutte le indicazioni contenute nelle tre risoluzioni che attengono al recupero dell'efficienza del sistema giudiziario, compatibilmente con le risorse disponibili e nei limiti di bilancio.
In particolare, vorrei soffermarmi su un aspetto che riguarda più specificamente la risoluzione Di Pietro ed altri n. 6-00101. Sono sinceramente rammaricata di dover esprimere questo parere avendo rilevato, peraltro, che nella risoluzione vi sono molti punti sui quali, lavorando, naturalmente, e lavorando in un'intesa di dialogo vero e costruttivo, si possono trovare delle intese che possano essere condivise dalla maggioranza che dovrà e potrà approvare provvedimenti.
Questa risoluzione è veramente ricca di spunti che devono essere ripresi. La maggior parte di essi sono collocabili nell'ambito del tema del recupero di efficienza della giustizia, del tema della lotta a quelle correnti sotterranee di denaro nero, della risoluzione dei problemi carcerari. Quindi, pur non potendo esprimere parere favorevole per la vincolatività di alcuni impegni che dovrei assumere a nome del Governo, vorrei fortemente rappresentare l'adesione a molti dei punti che sono in essa contenuti, ribadendo che su di essi c'è un forte impegno ad esaminarli e a vedere se potranno essere portati avanti in una condivisione più generale e, quindi, portati all'approvazione.
Ringrazio tutti per l'attenzione con cui la mia esposizione è stata seguita e per i contributi che anche in sede di discussione sono stati dati.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà per due minuti.
DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, noi abbiamo sottoscritto la risoluzione che approva le dichiarazioni che sono state rese in quest'Aula dalla Ministro in materia di giustizia. Anzitutto vorrei esprimere l'apprezzamento per i toni realistici e responsabili delle dichiarazioni della signora Ministro sullo stato della giustizia in Italia. La sua analisi lucida è entrata nel vivo delle questioni più spinose e dibattute da tempo non con banali accenti ottimistici - d'altronde i numeri desolanti non l'avrebbero consentito -, ma con il coraggio di una evidente buona volontà nell'affrontarli finalmente senza infingimenti.
Ho solo due minuti di tempo, purtroppo, e quindi procederò per flash. Sono ottimi i propositi per gli interventi sulle cosiddette emergenze. Ormai la giustizia è in stato di emergenza da anni, da anni lo si va dicendo e finalmente abbiamo sentito parlare, ad esempio, di una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, di una razionalizzazione ulteriore sui procedimenti civili e anche di un'incentivazione per l'attività extragiudiziaria per la risoluzione delle controversie, di una razionalizzazione delle spese (e qui mi verrebbe anche da dire che forse si potrebbe anche pensare ad una giustizia che si alimenti da sé), per non parlare della giustizia minorile. Già al tempo del Governo Prodi iniziammo un'attività per i contatti internazionali e anche per un sistema bilaterale che consentisse ai minori stranieri, anche a quelli non accompagnati, di poter fare ritorno nel loro Paese di origine per poter scontare lì la propria pena. Anche in materia di corruzione apprezziamo la volontà di riprendere il lavoro già fatto e di portarlo avanti.
Veniamo adesso ad un'altra emergenza, quella di cui si è parlato anche negli ultimi tempi, cioè dell'emergenza carceraria. Se da un lato sembra giusto il contemperamento delle esigenze di sicurezza sociale e di adeguato trattamento dei detenuti, non vi può essere tuttavia a nostro avviso una ricaduta sulla collettività. Pensiamo, ad esempio, alla custodia cautelare in carcere. L'uso calibrato di essa è già previsto dal nostro codice di procedura penale, a Pag. 43dispetto di qualche aberrazione che affligge - e questo è vero - il nostro sistema.
PRESIDENTE. Onorevole Melchiorre...
DANIELA MELCHIORRE. Ecco allora disvelarsi quello che è da ritenersi un vero problema, che secondo noi vale la pena di affrontare con lo stesso coraggio con cui la Ministro ha parlato di altro, cioè a dire quello di una politica carceraria che vada nella direzione anche della innovazione. Bisogna secondo noi avere il coraggio anche di affrontare finalmente un tema che è quello delle carceri al di là del discorso di quanto far durare la custodia preventiva e anche di prevedere...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Melchiorre.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà per cinque minuti.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, signora Ministro, onorevoli colleghi, credo che tutti dobbiamo fare uno sforzo per ragionare di giustizia come fanno i cittadini, non per enunciare il classico cahier de doléances, ma per cercare, invece, di delineare un quadro d'uscita dall'emergenza infinita in cui sembra che siamo ineluttabilmente precipitati e per evitare dunque che comunicazioni come quelle che ci ha reso oggi, Ministro, pur così puntuali e realistiche, appaiano tuttavia soltanto degli adempimenti rituali. Ancora una volta la crisi della giustizia è percepita, dal lato dei cittadini, innanzitutto come crisi dei tempi della giustizia, con un'insostenibile dilazione dei suoi responsi, una dilazione che si fa così diniego di giustizia.
Ascoltiamo ritualmente i numeri dei tempi perduti, che non sono soltanto un insulto al senso comune, ma rappresentano un'eccentricità colpevole nel panorama europeo e costituiscono un vero e proprio vulnus nei confronti dei cittadini in giudizio, perché in tutto questo tempo gli interessi delle parti sono sospesi, con l'effetto di generare danni gravissimi sul piano personale e sul piano economico.
Accanto a questo ormai canceroso problema strutturale che strangola la giustizia resta il cospicuo elenco delle incongruenze, dell'arcaicità di un sistema, dalla bomba penitenziaria, che è stata più volte giustamente oggetto della sua attenzione, al bizantinismo delle procedure; dalla pletoricità antimoderna dei nostri tribunali all'incompiutezza del rinnovamento telematico; dalla filosofia di un sistema che tende alla giurisdizionalizzazione delle liti, anche nel civile, alla mancanza di depenalizzazione dei reati e alla scarsità dei mezzi che crea il corto circuito nell'intero sistema.
Né è da trascurare la circostanza dell'avere alle spalle un lungo periodo di incomunicabilità tra mondo della giustizia e mondo della politica, attraversato da forzature, da debordaggi, da conflittualità e conati di legislazione, in cui i principi di astrattezza e generalità apparivano alquanto appannati. Se c'è un settore, dunque, in cui il connotato di terzietà delle donne e degli uomini che compongono la squadra di Governo può apparire più utile per raffreddare il conflitto e riannodare le fila di un dialogo tra potere legislativo, esecutivo e giudiziario, questo è quello della giustizia.
Allora, signora Ministro, la fondamentale azione che le chiediamo è quella di operare per la ripresa del dialogo interistituzionale. Abbiamo bisogno di un nuovo alfabeto per fare le riforme che istruisca un linguaggio condiviso. Intendiamo, Ministro, fare riferimento ad una Costituente per la giustizia, in cui Parlamento, Governo, magistratura, avvocatura e rappresentanze dei cittadini possano trovare un tavolo comune.
Vede, signora Ministro, credo che questo tempo che abbiamo di fronte debba restituire al metodo del dialogo la sua piena dignità. Il Parlamento torna ad essere il cuore della politica e della concertazione. È paradossale, ma proprio il fallimento del bipolarismo muscolare restituisce il ruolo al legislativo, al dialogo sulle regole del gioco. Per questo, nell'esprimere Pag. 44condivisione, a nome del gruppo di Alleanza per l'Italia, per la relazione che ella ha portato in Parlamento, dichiariamo il nostro voto favorevole alla risoluzione che abbiamo sottoscritto convintamente con gli altri gruppi che sostengono il Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà per tre minuti.
ANTONIO BUONFIGLIO. Signor Presidente, signor Ministro, colleghi, abbiamo molto apprezzato le comunicazioni di stamattina. In particolare, manifestiamo condivisione sull'impegno da lei preannunciato per il miglioramento del sistema carcerario e soprattutto sul monito da lei espresso in ordine all'uso della custodia cautelare in carcere, che non può non essere l'extrema ratio, come dice il codice, quando ogni altra misura risulti inadeguata.
Confermando l'apprezzamento sulle sue comunicazioni, approfitteremo però di questo breve tempo per evidenziare alcune problematiche. Dalla scarsità delle risorse e dalle molteplici criticità del sistema, l'accesso alla giustizia da parte dei cittadini non può risultare menomato. Laddove, com'è plausibile, il minor numero dei giudizi civili intrapresi lo scorso anno fosse infatti stato determinato dagli aumenti di costo, a cominciare dal contributo unificato, è evidente come tale decremento non possa essere salutato come un successo.
L'innalzamento della soglia dei costi necessari per intraprendere una causa, connessi al rincaro del contributo unificato, come pure alle spese della media conciliazione, non fa altro che inibire alle persone con maggiori difficoltà economiche l'ingresso ai tribunali, con evidente sacrificio dei diritti costituzionalmente garantiti.
Piuttosto che guardare con deferente ammirazione a modelli e sistemi estranei alla nostra cultura giuridica, sarebbe opportuno valorizzare e dare attuazione concreta alle norme esistenti impiegando a tal fine le risorse disponibili.
Solo a titolo esemplificativo si rammenta l'articolo 281-sexies del codice di procedura civile che consente ai giudici civili di giungere rapidamente alla sentenza, superando, ove superflue, alcune fasi del procedimento. La norma è tuttavia di scarsa applicazione stante il carico di lavoro che impedisce al giudice di dare lettura del dispositivo immediatamente al termine dell'udienza. Ben vengano, perciò, le notizie del Ministro sull'ampliamento dell'organico dei magistrati.
Tornando alla mediazione, si evidenzia come possa rappresentare un equo strumento deflattivo solo se calato in un sistema di giustizia efficiente e non già ove inteso quale mezzo per sfuggire da una giustizia inefficiente. In tale secondo caso, la frustrazione di diritti costituzionalmente garantiti, di cui si è detto all'inizio, sarebbe palese. È stato riferito che nell'80 per cento circa delle mediazioni, le parti richiedono l'assistenza di un avvocato. Ciò dà conto di quanto i cittadini riconoscano importante il ruolo dell'avvocato nonostante i continui attacchi portati alla categoria e suffraga, contrariamente all'opinione, l'esigenza rappresentata dall'avvocatura.
PRESIDENTE. Onorevole Buonfiglio, la prego di concludere.
ANTONIO BUONFIGLIO. Per questo in un'epoca di cambiamenti e di sbandierate liberalizzazioni non vogliamo opporci alla riforma, ma chiediamo che lei per storia, per origine e per professione rivolga uno sguardo particolarmente attento, perché noi vorremmo che le sbandierate liberalizzazioni non si definissero come una privatizzazione della giustizia attraverso l'arbitrato per chi può e la mediazione per i più (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Fareitalia per la Costituente Popolare).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signora Presidente, signora Ministro, noi abbiamo voluto Pag. 45approfittare di questa importante seduta solenne sulla giustizia per offrire dei contributi al Governo e all'intero Parlamento per la soluzione dei problemi della giustizia. Abbiamo espresso apprezzamento (attraverso le mie dichiarazioni nella discussione di questa mattina e l'abbiamo anche scritto sulla nostra risoluzione) per la competenza, la sobrietà e la precisione con la quale il Governo è intervenuto su questi temi. Abbiamo apprezzato il fatto che finalmente in quest'Aula e in questa Camera si parli dei problemi veri della giustizia, di come farla funzionare e non di come frapporre ostacoli al suo funzionamento, e non di come sfuggire ad essa.
Abbiamo apprezzato quello che ella ha detto e anche quello che ella non ha detto, lasciando fuori dal programma e dalle indicazioni del Governo alcuni testi che noi consideriamo oramai di archeologia e da rottamare, riguardanti pseudo questioni come processo breve, processo lungo, intercettazioni, bavaglio alla stampa, riforma epocale della giustizia.
Pertanto, non ci siamo limitati ad esprimere un voto di sufficienza o di insufficienza per la sua relazione, ma abbiamo inteso offrire a lei e alla Camera intera dei contributi, naturalmente spiegando e illustrando quali sono le linee che secondo Italia dei Valori possono contribuire al miglioramento della riforma della giustizia e, quindi, abbiamo implicitamente, ma anche esplicitamente offerto collaborazione al Governo. Abbiamo manifestato la nostra disponibilità piena ad andare sulla strada intrapresa dal Governo e dal Ministro della giustizia nell'affrontare i veri nodi della giustizia, quelli che ella onestamente ha espresso nella sua relazione.
Perciò, Ministro, ci consenta di dire che siamo più rammaricati di lei e del Governo per il parere contrario espresso sulla nostra risoluzione. Noi, dell'Italia dei Valori, non siamo adusi ad imporre niente a nessuno. Però, è nella nostra cultura, soprattutto in materia di riforma della giustizia, di dare un contributo. Per questo ancora speriamo che ella, alla fine di questo intervento e prima di passare alla votazione, potrà rivedere la sua valutazione, nel senso che non si deve sentire obbligata, né lei né il Governo, a cogliere tutti gli elementi e le proposte che abbiamo fatto. Ma ella e il Governo possono ben sentirsi impegnati ad aprire un confronto su questi temi. In questo senso, Ministro, crediamo che ella possa rivedere questa valutazione.
L'impegno non è mai cogente né coercitivo. Non è una prestazione di risultato ma è una prestazione di fare, cioè una richiesta al Governo di aprire dei dibattiti scevro da condizionamenti e da pregiudizi politico-culturali, per effettuare verifiche su questi temi. In questo senso, Ministro, speriamo ancora che ella possa rivedere la sua posizione, perché siamo sicuri che ella non vuole fare come Standard and Poor's, che ha espresso lodi per il Governo Monti e poi ha declassato. Noi siamo sicuri che ella, esprimendo apprezzamento per tante delle posizioni che abbiamo manifestato, possa dire che il Governo si impegna ad aprire un confronto, a discutere e a verificare queste ipotesi che abbiamo fatto.
In questo senso, siamo convinti che né lei né il Governo siete contrari a tante proposte che abbiamo fatto, per esempio in materia di lotta spietata alla corruzione che costa allo Stato 60 miliardi all'anno, cioè due manovre all'anno. Riteniamo sia necessaria una celere approvazione della Convenzione di Strasburgo, di intervenire in sede di ripresa dei lavori in prima e seconda Commissione sull'articolo 9, che introduce importanti nuovi reati che consentono di affrontare meglio la questione della corruzione. Parlo di traffico di influenze illecite, di autoriciclaggio, di corruzione e concussione, di corruzione in affari privati, di istigazione alla corruzione anche in affari privati, di eliminazione della prescrizione processuale nei confronti dei reati di corruzione, così come l'Unione europea ci invita a fare.
Allo stesso modo, crediamo che il suo parere contrario non sia tale al riguardo del ripristino del delitto di falso in bilancio e degli articoli e dei delitti in materia di reati societari che sono previsti dagli articoli Pag. 462621 e seguenti del codice civile a proposito, appunto, di reati societari. Né pensiamo che la sua contrarietà possa essere riferita alle nostre proposte sull'irreperibilità nel processo contumaciale, sulla certezza della pena e sui reati di maggior allarme sociale, sulle disposizioni per l'accelerazione e la razionalizzazione del processo penale, sugli illeciti societari e sul traffico di capitali illeciti. Siamo convinti che ella faceva riferimento a molti di questi punti, apprezzando le nostre proposte. È per questa ragione che noi, Ministro, confidiamo vivamente che ella possa esprimere, invece, un parere favorevole sulla nostra risoluzione, nel senso di affermare che si tratta di temi importanti sui quali il Governo intende aprire un dibattito.
Abbiamo espresso apprezzamento per la linearità della sua relazione, che è quella che riguarda la giustizia civile e penale e la drammatica situazione penitenziaria. Su alcuni temi abbiamo affermato chiaramente che non siamo d'accordo, ma lei stessa si è poi allineata in questa direzione.
Invece, noi siamo d'accordo sulla forte depenalizzazione, sulle misure alternative alla detenzione e sulle misure alternative alla condanna durante il processo, come la sospensione del processo, la messa alla prova e così via.
Nelle nostre nove pagine di risoluzione non abbiamo inteso mettere in difficoltà il Governo, abbiamo al contrario inteso offrire al Governo una collaborazione molto forte, quella collaborazione che noi, fin dall'inizio, con la fiducia al Governo Monti abbiamo dato, fermo restando che manteniamo la nostra disponibilità a valutare ciascuno dei temi che, di volta in volta, vengono proposti. Questo della giustizia ci sembrava un terreno sul quale possiamo trovarci a fianco del Governo nella lotta a fenomeni di criminalità, nella razionalizzazione degli strumenti e degli interventi in favore del processo civile e della destrutturazione del sovraffollamento carcerario, così come le abbiamo raccomandato interventi forti in materia di giustizia minorile e in materia di giudici onorari e giudici di pace.
Concludo, signor Ministro, dicendole che questi nostri contributi e interventi che, in materia di giustizia, ci vedono particolarmente sensibili, sono offerti alla valutazione del Governo. Sta al Governo dire se li accetta come ipotesi di discussione oppure se ritiene ancora di mantenere un'ipotesi pregiudizialmente negativa. Noi speriamo che la prima delle soluzioni sia quella adottata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lehner Ne ha facoltà.
GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, intervengo con la speranza che il signor Ministro possa ascoltare chi parla...
PRESIDENTE. Onorevole Ferranti non distragga l'onorevole Ministro. Lasci che il Ministro ascolti le dichiarazioni dell'onorevole Lehner.
GIANCARLO LEHNER. La ringrazio, signor Presidente, vorrei che questi minuti non venissero computati nel tempo a mia disposizione.
Signor Ministro, le annuncio subito che il mio gruppo, Popolo e Territorio, è rimasto colpito dalla concretezza e dalla serietà delle sue parole. Quindi, le comunico il nostro pieno appoggio, tuttavia la giustizia è un corpus pieno di mali.
Tornerei ad un'espressione usata nel 1963 in quest'Aula, quando Togliatti si alzò e disse: «La magistratura è un ordine indipendente, essa però non è un ordine sovrano: la sovranità appartiene al popolo e, per esso, al Parlamento».
Ebbene, da allora sono accadute una serie di cose, in particolar modo negli ultimi venti anni, che hanno visto una serie di esondazioni continue da parte della magistratura che si è mossa, si è sentita e si è comportata come una sorta di ordine sovrano.
Quali le cause, signor Ministro? Io direi che ce ne sono parecchie naturalmente, Pag. 47ma almeno due vanno messe a fuoco: in primo luogo, c'è la progressione automatica della carriera che, non sottoponendo mai ad un vaglio, ad un controllo e ad un esame il magistrato, in qualche modo, lo autorizza a fare e a strafare. In secondo luogo, c'è un Consiglio superiore della magistratura che, debordando dalle funzioni previste dall'articolo 105 della Costituzione, ha assunto ruoli e funzioni assolutamente anomali, comportandosi poi non da garantista, bensì da innocentista.
Ricordo un magistrato importante e grande come Vittorio Sgroi - che lei probabilmente, signor Ministro, avrà conosciuto - il quale ebbe il coraggio di dire, in un periodo in cui ormai non si poteva più esprimere neanche un dubbio, che ogni giorno si assiste ad una serie di condotte che se non provenissero da magistrati, che vanno spesso sui giornali, potrebbero interessare i titolari dell'azione disciplinare. Mi chiedo quale titolare dell'azione disciplinare possa oggi ritenersi libero di esercitarla.
Andiamo ad un altro male, il rapporto tra pubblico ministero e GIP. Lei, signor Ministro, ha fatto molto bene ultimamente a inviare ispettori a Napoli per quella vicenda vergognosa di un GIP che ha fatto il copia e incolla delle argomentazioni del pubblico ministero scordandosi addirittura di cambiare pubblico ministero con GIP e quindi facendo fare una figura terrificante all'ordine, che non è sovrano. Ho chiesto in giro e mi hanno detto che comunque questa sudditanza del GIP è abbastanza frequente così come il copia e incolla, anche se fatto in maniera più intelligente e raffinata. Ricorderei quel fatto incredibile quando a Palermo un GIP, che doveva decidere, scrisse al pubblico ministero dicendo: ti sarei grato se tu volessi scrivermi informalmente due righe in modo da evitarmi una noiosa camera di consiglio. Insomma, pubblico ministero scrivimi tu quello che spetterebbe a me scrivere.
Ancora, ci sono molte cose che poi spettano a lei signor Ministro, al Governo, al Parlamento tutto: credo che in Italia ci sia un uso e un abuso del carcere preventivo e che tocchi al Governo e al Parlamento varare una qualche norma che regoli finalmente e che faccia sì che in carcere vadano davvero persone pericolose, se rimangono libere.
Poi c'è un altro problema che mi pare increscioso e grave, quello dell'uso e dell'abuso dei pentiti. Siamo tornati al Sant'Uffizio quando si invitava a rivelare, denunziare ed accusare il padre e i suoi figli, la moglie e suo marito e tutti quanti gli altri. Anche in questo caso spetta a noi, al Parlamento e al Governo, varare una legge che finalmente assegni confini certi e precisi e non interpretabili «a gogò» di quel reato che si persegue ma che non è scritto: il concorso esterno in associazione mafiosa. Quando ci decideremo noi tutti, non solo il Governo, a varare una legge che ponga dei confini chiari e certi a questo singolare reato che non sta scritto da nessuna parte? Abbiamo perso tanti anni, ne abbiamo parlato ma credo che sia arrivato il momento con il Governo tecnico che forse è l'unico che può farlo senza essere accusato di un retropensiero.
C'è il problema, anche questo gravissimo, della continua fuga di notizie. Succede spesso che un «avvisato» venga avvisato prima dai giornali, nel senso che le carte prima di arrivare all'avvocato o all'indagato giungono ai giornali, alle tv e all'informazione.
Anche qui ricordo un altro ottimo giudice, Italo Ghitti, il quale già nel 1994 avvertì: ho avuto la certezza che determinate notizie escono dagli uffici del pubblico ministero e non per caso.
Vorrei aggiungere qualcosa su questo continuo esondare. Noi abbiamo un Parlamento e abbiamo avuto Governi che hanno tentato non dico di varare, ma di ideare, di dialogare e di pensare alcune leggi sulla riforma della giustizia. Ebbene, in tempo reale, quando ancora non c'erano bozze scritte, abbiamo avuto sistematicamente l'intervento della ANM e talora anche del CSM per bocciare - insisto - non bozze di legge, ma addirittura idee, proposte, teorie, teoresi.
Vorrei concludere dicendo che è fondamentale il vaglio sistematico e periodico dei magistrati. Senza vaglio può accadere Pag. 48ciò che è accaduto ad un magistrato che poi ha fatto una carriera ottima, il dottor Roberto Scarpinato, grande accusatore di Andreotti, il quale, proprio perché in Italia non c'è controllo e non ci sono vagli, nel gennaio del 1998 scrisse un saggio il cui titolo era: «Per una teologia di Cosa Nostra (...). Una piramide che vede nel Dio del Vecchio Testamento l'ultimo - e il più terribile - dei padrini». Un magistrato che manda avvisi di garanzia a Nostro Signore, a Jahveh, non è soltanto antisemita, secondo me è sciocco (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signor Ministro, Futuro e Libertà per l'Italia esprime consapevolmente un parere favorevole alla sua relazione e vota, quindi, a favore della risoluzione unitaria.
Il raggiungimento dell'efficienza del sistema giustizia, il superamento della situazione di crisi in cui ancora versa lo stesso sistema e la conseguente risposta di giustizia richiesta dai cittadini potranno essere da impulso a quella coesione nazionale più che mai indispensabile nell'attuale situazione che richiama il nostro Paese tutto alla massima responsabilità.
La sua relazione è stata organica ed ha fotografato non solo lo stato della giustizia in Italia, ma ha altresì evidenziato elementi propositivi che, con professionalità e saggezza, ella ha inteso portare a conoscenza del Parlamento.
Mi lasci da subito, Ministro, attenzionare il passaggio della sua relazione nel quale, richiamando l'inefficienza della giustizia civile italiana, ha evidenziato come la stessa freni ineluttabilmente le possibilità di sviluppo ed anche gli investimenti stranieri ed ha altresì manifestato la convinzione, decisamente condivisa da Futuro e Libertà, che se si vogliono attrarre capitali in Italia è necessario garantire certezza ed efficienza della giustizia, che se si vogliono accrescere le iniziative imprenditoriali italiane e straniere nel nostro Paese è indispensabile assicurare un percorso celere del processo.
E proprio la lunghezza dei processi, a nostro avviso, è il problema maggiore. Noi, però, pensiamo che la lunghezza dei processi non sia solo addebitabile al sistema giudiziario vigente, considerato che la durata media dei processi varia molto da distretto a distretto e la produttività della giustizia appare - lo dico da persona che risiede al sud, con dispiacere - più elevata al nord.
Riteniamo che si debba puntare ad incentivare l'organizzazione degli uffici giudiziari, che potrà diventare omogeneamente efficiente se verrà acquisita la cultura del magistrato e se diverrà pienamente operativa la Scuola della magistratura da lei richiamata nella relazione.
A proposito della cultura del magistrato, mi permetto di fare un richiamo a ciò che il nostro onorevole Consolo, componente del gruppo di Futuro e Libertà, ha richiamato più volte: la necessità dell'uso informatico per le ordinanze e le sentenze, perché anche questo è sinonimo di efficienza del sistema giudiziario.
E ancora, signor Ministro, il mancato funzionamento della giustizia non si manifesta solo in termini di lunghezza dei processi, ma anche nella sua incapacità di definire e amministrare pene efficaci ed appropriate ai vari reati. Il ricorso alle attenuanti generiche e alle varie possibilità di sostituzione della pena detentiva finiscono oggi con il porre non tanto e non solo il problema della certezza della pena, quanto quello, giustamente da lei richiamato, dell'effettività della pena, dell'espiazione della pena (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), il tutto con una chiara crisi della credibilità della giustizia.
Condividiamo sicuramente la proroga della gestione commissariale del piano straordinario definito «piano carceri», ma ci permettiamo, a tale proposito, di chiedere una sua adeguata attenzione e un adeguato monitoraggio anche sulla situazione di quegli edifici che, pur costruiti Pag. 49per l'edilizia carceraria, di fatto sono stati completamente abbandonati, e non sono pochi, mi creda, signor Ministro.
D'altra parte, la modernizzazione del sistema ha bisogno di risorse economiche. Pertanto, riteniamo che, in generale, occorra revisionare le entrate e la loro gestione, anche perché riteniamo incompatibile o comunque non condivisibile quanto sta avvenendo in termini di risorse e di relativa ripartizione tra il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero della giustizia rispetto alle necessità dello stesso.
Siamo fiduciosi, signor Ministro, rispetto al problema della revisione della geografia giudiziaria. Lei lo ha voluto scrupolosamente evidenziare nella sua relazione, dicendo che la specificità di ciascun territorio verrà scrupolosamente valutata e che nessuno intende spazzare via presidi di legalità che hanno i numeri e le peculiarità che ne rendono utile il mantenimento.
Signor Ministro, il gruppo di Futuro e Libertà è consapevole della necessità di procedere alla rivisitazione della geografia giudiziaria, ma ella sa benissimo che in questo momento tutti noi parlamentari, come espressione e in qualità di rappresentanti del singolo territorio, siamo sollecitati ad acquisire una forma di campanilismo che, a mio avviso, non è assolutamente lecita se vogliamo realmente procedere ad una rivisitazione delle circoscrizioni giudiziarie in maniera che davvero diventi efficiente il sistema giudiziario.
Allora, la preghiamo e la invitiamo - e siamo fiduciosi al riguardo - affinché venga mantenuto in tal senso quanto da lei espresso nella relazione in merito alla specificità di ciascun territorio e ad una valutazione attenta e scrupolosa.
Ancora, signor Ministro, siamo fiduciosi in merito alla dovuta attenzione che lei porrà in termini di contrasto alla criminalità organizzata, sia a livello di prevenzione che di repressione. Non bastano più le semplici elencazioni dei numeri.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANGELA NAPOLI. I numeri, a volte, diventano semplicemente fumo negli occhi, ma non incidono realmente su quel contrasto necessario affinché la pervasività della criminalità organizzata non avanzi. Siamo quindi fiduciosi, Ministro, che ella in particolare attui un monitoraggio che possa portare alla valutazione della validità o meno delle norme vigenti, per contrastare le collusioni tra criminalità organizzata e il mondo politico ed imprenditoriale (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo), per incidere, quindi, sul cosiddetto voto di scambio.
Da ultimo, signor Ministro, ci consenta di dirle che il nostro voto favorevole ...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANGELA NAPOLI. ... alla sua relazione è dettato anche dal fatto che nel predisporla, dati i tempi ristretti per la fine della legislatura e le scarse risorse finanziarie a disposizione, ella è stata molto attenta a non proporre interventi che rimangano solo a livello di mera intenzione. Di questo il gruppo di Futuro e Libertà la ringrazia e proseguiamo fiduciosi nel lavoro necessario a rendere, tutti quanti uniti, il sistema della giustizia efficiente e, soprattutto, a dissetare quella sete di giustizia che i cittadini italiani sentono continuamente (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rao. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, signor Ministro, sono particolarmente grato innanzitutto per le parole di considerazione e di rispetto che lei ha rivolto a questa Assemblea parlamentare, sicuramente non rituali, che muovono da un sincero e profondo rispetto per le istituzioni di cui sentiamo un profondo bisogno.
Questo Parlamento anche sul versante della giustizia è chiamato a sostenere il Governo e a dare prova di coesione nazionale, Pag. 50quella stessa coesione che sta consentendo all'Italia di rispondere unitariamente all'emergenza economica che sta interessando l'Europa, il mondo e il nostro Paese.
Mettere da parte le divergenze e le contrapposizioni, anche frontali, che hanno contraddistinto su questa materia gli ultimi diciotto anni e che si sono inasprite in questa legislatura è un dovere e una prova di maturità che questo Parlamento, in tempi così difficili, è obbligato a superare in nome dell'interesse nazionale.
Non verrebbe perdonata un'ostinazione su vecchie polemiche inerenti singoli processi e singole persone. Quello che viene chiesto ai gruppi parlamentari che sostengono il Governo Monti, il Governo di salvezza nazionale, è di comportarsi coerentemente mettendo da parte i pregiudizi e lavorando perché gli sforzi si concentrino sugli obiettivi che riguardano gli interessi di tutti i cittadini e l'interesse supremo della giustizia.
Signor Ministro, essere partiti dalla drammatica situazione delle carceri con l'emanazione di un decreto che prevede una prima serie di misure urgenti per ridurre il sovraffollamento delle carceri stesse ha un valore non solo simbolico che riteniamo giusto sottolineare in quest'Aula. È inaccettabile per un Paese civile, ma soprattutto per il nostro, definito a ragione la culla del diritto, che quasi la metà dei detenuti sia costituita da persone in attesa di giudizio definitivo. È un dato sconvolgente che ci mette, piuttosto, al capezzale del diritto.
Ho visitato diverse carceri in questi anni e ho constatato spazi davvero angusti per vivere, condizioni igienico-sanitarie inadeguate, malattie, assenza di riscaldamento, rischi di suicidio e violenze, allarmanti condizioni, soprattutto di lavoro, per gli agenti e tutti gli operatori penitenziari, che, spesso, danno prova di umanità e professionalità, che va a loro riconosciuta, al di sopra della media delle loro stesse mansioni, anche se operano fortemente sottodimensionati e carenti di mezzi.
Giustizia non efficiente, spesso, è sinonimo di giustizia denegata e, quindi, di ingiustizia. Ed efficienza della giustizia significa non solo risparmio, ma soprattutto giustizia più veloce, giustizia per tutti. C'è un eccessivo ricorso ai tribunali - lo ha ricordato lei stessa, signor Ministro -, frutto dell'eccesso di litigiosità, ma anche dell'ostinazione a voler dirimere ogni contenzioso di fronte a un giudice. Troppe volte, sentiamo dire: «io la denuncio! », «vado dall'avvocato! », «mi faccia causa e vediamo chi vince!». È una mentalità - lo ha detto lei - da cambiare a tutti i costi, anche attraverso deterrenti e forme di dissuasione economiche per le cause inutili, risibili, temerarie, oltre che con un più accentuato ricorso all'istituto della mediazione civile.
Signor Ministro, lei ha parlato molto opportunamente di fortissime interazioni tra economia e giustizia civile. Il preoccupante arretrato da smaltire - 9 milioni di processi - ci avvicina più ai Paesi che stentano ad emergere rispetto a quelli che lottano per il primato. L'eliminazione di questo arretrato deve rappresentare un punto di partenza, ma senza la rimozione delle cause che lo hanno generato, rischia di rinnovarsi e, quindi, di lasciare inalterato il problema.
Quando Mario Draghi, allora Governatore della Banca d'Italia, l'anno scorso, stimò - come lei ha ricordato - nel meno 1 per cento del PIL gli effetti dell'inefficienza della giustizia italiana, capiamo perché un Governo di emergenza non possa che affrontare la questione con una determinazione straordinaria, che lei sta dimostrando. La garanzia di giustizia per un Paese è garanzia di serietà, investimenti anche stranieri e opportunità di sviluppo e di crescita.
Come è stato autorevolmente osservato anche dal vicepresidente del CSM, anche la giustizia italiana ha un suo spread: è sufficiente leggere la classifica che pone l'Italia al centocinquantaseiesimo posto, sui 183 Stati considerati per quanto riguarda la capacità di far rispettare i Pag. 51contratti, per rendersi conto che questo spread non è meno allarmante di quello con il bund tedesco.
Occorre, pertanto, una profonda riorganizzazione del sistema giustizia e, soprattutto, l'informatizzazione degli atti e delle procedure, che comporta un'ottimizzazione delle risorse umane e finanziarie. Qualsiasi riforma che non abbia alla base una solida ristrutturazione e modernizzazione del sistema non sarebbe credibile e non otterrebbe gli effetti sperati nel medio periodo. Appare, quindi, ineludibile il definitivo decollo del processo telematico.
Perché la società civile possa godere di un efficiente servizio, occorre investire in tecnologia ed aggiornamento professionale; procedere con decisione e fermezza all'attuazione della delega al Governo per la revisione delle circoscrizioni giudiziarie, che va perseguita con assoluta determinazione ad onta dei campanilismi; aumentare gli organici dei magistrati; intervenire celermente nel settore delle notifiche degli atti attualmente gravemente carente. L'azione penale, poi, deve restare certamente obbligatoria a garanzia del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, ma si impone una revisione dei criteri di priorità nell'esercizio della stessa, oggi, sostanzialmente - lo sappiamo tutti - discrezionali.
Il legame inscindibile tra potere e responsabilità del magistrato implica la soluzione anche del problema del controllo sul suo lavoro, ma su questo evidentemente torneremo.
Il rilievo costituzionale dell'Avvocatura quale tramite necessario per l'affermazione del diritto alla giustizia del cittadino rende la riforma dell'ordinamento professionale un tassello indispensabile di una più complessiva riforma della giustizia.
E ancora, se si ha a cuore la realizzazione della riforma della giustizia al servizio dei cittadini, se si ha a cuore la celebrazione di processi in tempi ragionevoli, è essenziale dar luogo in quest'ultimo anno di legislatura alla riforma della magistratura onoraria e dei giudici di pace cui dobbiamo un riconoscimento particolare per il grande lavoro svolto con serietà ed umiltà, in silenzio, ma che milioni di italiani conoscono bene ed hanno potuto apprezzare (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
Non possiamo in questa sede tacere il plauso alla stragrande maggioranza dei magistrati che lavorano quotidianamente con costante abnegazione e grandissima competenza e capacità e portano sulle spalle il peso di una pesante e farraginosa macchina giudiziaria. È grazie a loro se tra le altre cose si sono conseguiti risultati straordinari contro tutte le mafie che in questi anni sono stati il vanto di tutti i Governi.
Il terzo Polo, signor Ministro, come le altre forze che sostengono questo Governo, ha l'ambizione di dimostrare come, messe da parte le polemiche, si possano anche in un breve lasso di tempo realizzare riforme - molte delle quali, lei ci ha ricordato, a costo zero - in grado di lasciare un segno positivo nella giustizia italiana, a cui i cittadini, purtroppo, ricorrono oggi magari con grande frequenza, ma sempre purtroppo con un minor fiducia, e consentire allo stesso tempo un risparmio destinato ad avere effetti benefici su tutto il sistema Paese.
Signor Ministro, la Commissione giustizia della Camera in cui siedono colleghi esperti assai più di me, giuristi, magistrati e avvocati, ha spesso dato prova, anche in questa difficile legislatura dove le contrapposizioni sono state aspre, di riuscire ad affrontare unitariamente argomenti particolarmente sensibili - lo ha ricordato anche il collega Contento nel suo intervento - come la lotta alla criminalità organizzata, il contrasto alla violenza sessuale e allo stalking e il pieno utilizzo dei magistrati di prima nomina.
Abbiamo quindi già dato prova di saper trovare una sintesi condivisa e di vedere approvati molti di questi provvedimenti all'unanimità. Questo lavoro di sintesi è stato favorito anche dall'atteggiamento costruttivo delle opposizioni e dell'ex ministro Alfano cui non va negato lo sforzo compiuto nel tentativo, solo parzialmente riuscito purtroppo, di rendere più efficiente il sistema giudiziario. Pag. 52
Ora è il momento di fare un passo avanti, di superare gli ultimi ostacoli, di trovare il comune denominatore per rendere finalmente il sistema giustizia all'altezza di un Paese che vuole riscattarsi agli occhi del mondo e risorgere da quello stato di prostrazione, immobilismo, inefficienza, in cui lo hanno gettato anni di violente e spesso sterili polemiche politiche sulla giustizia consumate prevalentemente su singoli processi.
Concludo, signor Presidente. Per questo motivo approveremo la relazione del Ministro con fiducia e convinzione. Il fatto che questo avvenga con una risoluzione congiunta da parte di tutti i partiti che sostengono il Governo e che finora sono stati sulle barricate gli uni contro gli altri segna una grande e positiva discontinuità rispetto al passato. L'unità su un tema che prima degli altri divideva e ci divideva è un grande segnale di speranza al Paese e ai cittadini che chiedono giustizia e impegna, in primo luogo, insieme al Governo, i partiti che dovranno dimostrare di essere all'altezza di questa importante prova (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicola Molteni. Ne ha facoltà.
NICOLA MOLTENI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato con grande attenzione l'intervento del Ministro e le repliche in seguito al dibattito.
Devo dirle, signor Ministro, che sono due i sentimenti e le riflessioni che riteniamo opportuno fare a seguito del suo intervento. Innanzitutto, il forte senso di preoccupazione per lo stato in cui versa il sistema giustizia del nostro Paese e in modo particolare con riferimento a due temi, due grandi problemi cronici che affliggono il nostro sistema giudiziario: mi riferisco all'arretrato civile e penale pendente. Noi abbiamo qualcosa come cinque milioni e mezzo di cause civili e tre milioni e mezzo di cause penali pendenti. L'ex Ministro Alfano dichiarava questo arretrato e lo paragonava ad uno zaino pesantissimo che ci portiamo sulle spalle.
L'altro gravissimo problema che affligge il nostro sistema giudiziario e che porta i cittadini ad avere una sfiducia cronica nei confronti del sistema giudiziario è rappresentato dall'eccessiva lungaggine e dall'eccessiva lentezza con cui si svolgono i nostri processi.
Ebbene, signor Ministro, vi è una gravissima preoccupazione per lo stato comatoso in cui vive la giustizia italiana nonostante alcuni provvedimenti importanti che noi, gruppo della Lega, quando eravamo alla maggioranza, abbiamo voluto sostenere, provvedimenti voluti dall'ex Ministro Alfano che sono riusciti a dare una scossa importante al sistema giustizia.
L'altro sentimento che ci muove, avendo udito la sua relazione, è il forte senso di delusione, di sconcerto e di sconforto per le sue parole in merito alla mancata esposizione dei rimedi che lei, in qualità di Ministro, dovrebbe offrire e proporre per poter risolvere questi due gravissimi problemi che affliggono il sistema giustizia.
Non abbiamo udito e letto, nella sua relazione che ha presentato al Parlamento, alcuna proposta concreta e pragmatica. Al di là dell'ipocrisia di fondo e del clima surreale che regna all'interno di quest'Aula, non abbiamo udito alcuna proposta seria. Signor Ministro, lei verrà ricordata come il Ministro dello «svuota-carceri», il Ministro che si è occupata del problema delle carceri. Non sottacciamo che vi è un problema di sovraffollamento delle carceri, ma vogliamo ricordarle - perché nella relazione non vi è alcun cenno - che accanto al problema del sovraffollamento delle carceri vi è anche un problema di sicurezza all'interno delle carceri. È un problema di sicurezza legato alla carenza di organico degli agenti di polizia penitenziaria, che lei nemmeno ha citato e nemmeno ha ricordato nella sua relazione.
Un provvedimento che noi abbiamo avversato, quello dello «svuota-carceri»; un provvedimento tampone, un provvedimento totalmente inutile, un provvedimento assolutamente dannoso. Non abbiamo alcuna vergogna a dire, nonostante Pag. 53la sua replica - che non ci ha per nulla convinti - che questo provvedimento rappresenta un vero e proprio indulto mascherato, un'amnistia mascherata, un atto di clemenza generalizzato che non risolve assolutamente il problema delle carceri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Per la Lega il tema della giustizia va coniugato necessariamente e indissolubilmente con quelli della sicurezza dei cittadini, della sicurezza dentro le carceri e della sicurezza fuori le carceri.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI (ore 15,27).
NICOLA MOLTENI. Siamo anche contrari a qualunque tipo di provvedimento di depenalizzazione dei reati. Vi sono alcune proposte di legge che stanno avanzando in Commissione - e che hanno già trovato il placido consenso da parte del Governo - per depenalizzare alcune forme di reato che voi ritenete bagattellari, ma che in realtà sono reati di particolare allarme sociale che noi non potremo mai condividere, nell'interesse della gente onesta, della gente per bene.
Voi avete un occhio di riguardo nei confronti dei detenuti che, ci mancherebbe altro, sono degli individui che hanno dei diritti, dei diritti inviolabili - vi sono i principi costituzionali che vanno tutelati -, ma bisogna avere, parimenti, attenzione nei confronti delle vittime dei reati, nei confronti di coloro i quali subiscono sistematicamente dei reati.
Quindi, lei verrà ricordata per questo provvedimento, il provvedimento «svuota-carceri». La Lega ha sempre fatto presente a tutti i Ministri, e lo facciamo presente anche a lei, che per noi il problema del sovraffollamento delle carceri va risolto in due modi, con due soluzioni. In primo luogo attraverso il piano carceri voluto dal Governo precedente, dall'ex Ministro Alfano e sostenuto dalla Lega. Sono stati stanziati 650 milioni di euro per costruire nuove carceri e per implementare e sistemare le carceri fatiscenti che vi sono nel nostro Paese: le chiediamo conto di questi investimenti. Inoltre, nella sua relazione manca un dato in riferimento al problema delle carceri: lei non cita quanti sono i detenuti stranieri presenti nelle nostre carceri. Circa il 40 per cento dei detenuti presenti nelle nostre carceri sono detenuti stranieri (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Al Nord, nelle carceri del Nord, queste percentuali arrivano a toccare il 60-70 per cento. È qui che bisogna andare ad incidere. Ad incidere come? Attraverso delle convenzioni e degli atti bilaterali. Il Ministro Alfano ed il Ministro Maroni avevano agito in tal senso. La soluzione è far scontare nei Paesi d'origine le pene e, quindi, far sì che i detenuti stranieri presenti nelle nostre carceri scontino all'interno delle carceri del proprio Paese d'origine le proprie pene, senza andare ad incidere, anche da un punto di vista economico, sui nostri cittadini.
Questo è l'unico provvedimento, l'unica soluzione che lei ha rappresentato e, quindi, credo che tutto ciò rappresenti una grande occasione persa. Questo è un Governo che sta parlando di sviluppo e che sta parlando di competitività: abbiamo la necessità di dover recuperare quella fiducia che gli investitori stranieri oggi non hanno più del nostro sistema-Paese, proprio perché vi è un sistema giudiziario che non funziona o è lento. Chi viene ad investire? Chi verrebbe ad investire in un Paese dove, per poter avere una sentenza definitiva, deve aspettare dieci anni? Quindi, la invitiamo a seguire queste indicazioni e a trovare delle soluzioni che sono contenute nella nostra risoluzione, l'unica risoluzione che il gruppo della Lega Nord voterà.
Ci rammarica che con riferimento alle risoluzioni che non appartengono al sodalizio di maggioranza non abbia avuto nemmeno la volontà di aprirsi al dialogo e al confronto, un confronto che sarebbe stato serio e costruttivo.
Infatti, ricordo a lei, signor Ministro, e a tutto il Governo, che la Lega è fieramente e orgogliosamente all'opposizione di questo Governo di tecnici. Tra l'altro oggi ci saremmo aspettati da un tecnico preparato Pag. 54e competente come lei qualche soluzione un po' più coraggiosa e un po' meno timorosa.
Siamo orgogliosamente e fieramente all'opposizione. Colgo l'occasione per ribadire che l'opposizione a questo Governo la facciamo all'interno dell'Aula parlamentare, ma la faremo anche domenica prossima, il 22 gennaio, a Milano in piazza Duomo, dove noi contesteremo il Governo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) delle tasse, il Governo che sta mettendo in crisi il popolo del Nord, il Governo degli indulti.
Quindi, siamo all'opposizione, ma siamo anche una forza politica assolutamente seria e responsabile. Se da parte sua arriveranno delle soluzioni e continuerà a solcare il percorso intrapreso dalla precedente maggioranza in tema di processo telematico, in tema di digitalizzazione, in tema di miglioramento ed efficientamento del sistema giustizia, noi in maniera seria daremo il nostro contributo, faremo la nostra parte e daremo le nostre idee a sostegno di tutto ciò che potrà rendere migliore e più efficiente il sistema giustizia.
Ci rammarica che nel suo intervento, un intervento fiume di oltre un'ora, non si sia ricordata di citare alcune riforme necessarie che giacciono in Parlamento e che sono già in avanzata discussione parlamentare. Mi riferisco, in modo particolare, alla riforma della magistratura onoraria. Lei non ha dedicato mezza parola alla magistratura onoraria.
Le ricordiamo che il sistema giustizia-Paese, se oggi può ancora stare in piedi e può ancora garantire un minimo di livello di efficienza, lo può fare grazie ai magistrati onorari, grazie ai giudici di pace, grazie ai GOT, grazie ai VPO (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania) che riescono a garantire e a mantenere in efficienza il sistema giustizia.
Poi vi è un altro tema che sta particolarmente a cuore alla Lega, un tema che stava anche particolarmente a cuore ai nostri ex compagni di viaggio della maggioranza: la responsabilità civile dei magistrati. Non capiamo il motivo per cui qualunque professionista, nel momento in cui sbaglia per errore, dolo o per colpa grave, debba pagare e perché invece i magistrati, come spesso capita, nel momento in cui sbagliano e commettono degli errori non debbano assolutamente rispondere di alcuna responsabilità di fronte ai cittadini.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
NICOLA MOLTENI. Per la Lega - concludo, signor Presidente - il punto di riferimento sono i cittadini. Oggi questo sistema giudiziario non dà garanzie di giustizia, non dà alcuna garanzia di efficienza e il sistema giudiziario attuale è una non-giustizia, una denegata giustizia.
Dobbiamo recuperare fiducia. Dobbiamo recuperare la fiducia da parte dei cittadini, ma dubito che, se le proposte sono quelle che lei ha presentato poc'anzi in Parlamento, da parte di questo Governo ci possa essere alcuna forza o volontà per risolvere i problemi della giustizia nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di procedere con i nostri lavori desidero salutare, presente in tribuna e accompagnato dall'onorevole Buttiglione e dall'onorevole Lorenzin, coordinatrice del gruppo di amicizia bilaterale, il Presidente del Consiglio nazionale della Repubblica Slovacca Pavol Hrusovsky, accompagnato da una delegazione di colleghi, a cui do il benvenuto (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Andrea Orlando. Ne ha facoltà.
ANDREA ORLANDO. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, vorrei ringraziarla per le cose che ha detto e per come le ha dette. Alcuni colleghi le hanno rimproverato di non aver detto cose nuove rispetto ai suoi predecessori. Anzi, io devo dire che lei ha affermato anche qualcosa di meno, perché ci ha risparmiato gli inserti speciali che in qualche occasione hanno caratterizzato queste relazioni per Pag. 55cui, se vi era in itinere una legge sulle intercettazioni, il tema fondamentale della riorganizzazione del servizio diventavano le intercettazioni; se invece emergeva la questione dei tempi del processo penale, per non fare i processi penali, si scopriva che l'Europa a qualche ora dalla discussione sullo stato della giustizia ci aveva messo in mora.
Lei ha detto meno e ha detto le cose che hanno affermato i suoi predecessori, perché le emergenze quelle sono e nel corso di questi anni purtroppo non sono migliorate. Sospendiamo il giudizio sul civile, con riferimento al quale è lecito andare a guardare all'interno dei numeri. Non vorrei che la diminuzione del contenzioso sia legata anche al fatto che si è introdotto un quarto grado di giurisdizione con l'introduzione della mediaconciliazione. Tuttavia, lei ha dato una fotografia realistica, chiara, in continuità con i suoi predecessori. La novità politica che credo debba essere sottolineata è questa: lei ha costruito un nesso tra questa fotografia e l'agenda politica del Governo e l'azione legislativa. Questa è la novità.
Lei ci ha spiegato - signor Ministro - che, se si vuole ridurre il numero delle detenzioni, occorre rivedere il tema del sistema delle pene, senza inseguire - come ci è stato proposto per molti anni - la crescita esponenziale dei detenuti pensando esclusivamente di costruire nuove carceri; ne sarebbe occorso uno al mese per far fronte all'incremento che si è registrato nel corso degli ultimi anni. Lei ci ha detto una cosa che appare quasi ovvia: che il nostro mestiere, se vogliamo affrontare il tema delle «porte girevoli», non è quello di valutare e di fare le pulci alla singola ordinanza del GIP, ma di rivedere sistematicamente il regime della custodia cautelare. Lei ci ha detto che, per deflazionare il processo penale, la strada maestra non è quella di non fare i processi o di rottamarli - come ci è stato proposto - ma quella di deflazionare il sistema attraverso una riduzione del numero dei reati, il che impone e implica anche un'assunzione di responsabilità delle forze politiche.
Insomma, lei ha rotto quella contraddizione che ha caratterizzato fino adesso questa legislatura, tra un'agenda che emergeva dai fatti e un'agenda di fatto, un'agenda talvolta mal sopportata persino da molti colleghi dell'allora maggioranza di centrodestra, a parole e in qualche accenno persino mal sopportata dai suoi predecessori; tuttavia, una contraddizione che ha pesato inesorabilmente nel corso di questi tre anni che sono alle nostre spalle. Lei ci ha detto che i problemi vanno affrontati e che non vanno utilizzati come delle clave per destrutturare ulteriormente il sistema. La seconda novità, della quale la ringrazio, sta nei toni. Se ci fosse un grafico della roboanza e del clamore argomentativo diciamo che la sua relazione registrerebbe un picco minimo. Guardando al suo argomentare ho notato come sia decresciuto rispetto alle altre relazioni il numero degli aggettivi, il numero degli aggettivi legati a provvedimenti che erano immancabilmente epocali, definitivi, risolutivi, decisivi, storici (e potrei aggiungere molto altro).
Lei ha detto con franchezza che le cose sono complicate e che vanno affrontate con realismo, ma non credo che vi sia nella sua scelta di profilo solo realismo. Credo che vi sia anche la consapevolezza del fatto che, se si vuole davvero avviare una fase riformistica nel settore della giustizia, bisogna abbassare drasticamente il tasso di propaganda. In questo ho ascoltato le sue parole, noi abbiamo ascoltato le sue parole con speranza, ma anche con un certo rammarico, perché persino nella stagione delle leggi ad personam, della guerra civile che si è consumata sulla giustizia, nessuno ha vietato o avrebbe vietato di confrontarci sulle questioni che riguardano la struttura del sistema giudiziario (dalle circoscrizioni giudiziarie alle questioni che riguardano l'organizzazione degli uffici), e invece si è preferito far dell'altro. Ma quando si affronta questo tema non si può dare soltanto la colpa alla conflittualità che si è determinata sul terreno della giustizia; c'è stata anche una corrente di pensiero che ha pesato in modo trasversale anche nella pubblicistica Pag. 56che si è occupata di questi temi, secondo la quale occuparsi di circoscrizioni, di depenalizzazione, di informatizzazione era - per così dire - occuparsi di questioni minori.
Il dibattito andava tenuto sui massimi sistemi, la giurisdizione si difendeva esclusivamente o mantenendo la Costituzione così com'era o utilizzando l'argomento propagandistico delle riforme epocali, come se fosse possibile discutere di garantismo e di unità e omogeneità della giurisdizione, senza affrontare il tema, per esempio, di come la giustizia nel nostro Paese venga erogata in modo così diverso, così articolato e così eccessivamente legato al caso, il quale disciplina l'attività e la distingue da ufficio a ufficio. Insomma, occorre guardare anche a una riforma complessiva che affronti pure alcuni temi, come quello del rapporto tra responsabilità e indipendenza della magistratura; non sono tra quelli che sostengono che questi sono gli unici problemi della giustizia, ma affermo che se non si affrontano questi e si rinvia ad altri, c'è un tasso di malafede che caratterizza la politica, la quale emerge semplicemente come soggetto che cerca di scaricare su altri soggetti istituzionali le proprie inadempienze e le questioni che non riesce a risolvere.
Credo, quindi, che lei realisticamente ci abbia proposto la strada dalla quale è inevitabile passare, con approccio pragmatico, però, signor Ministro, che non la metterà a riparo - credo che se ne sia già accorta - dalle resistenze che troverà sulla strada riguardo agli obiettivi che si è data. Alcune resistenze sono evidenti: talune di carattere corporativo, altre di carattere localistico - penso alla questione delle circoscrizioni giudiziarie - e altre ancora meno evidenti, ma non meno dure da rompere; e penso alla temperie culturale che ha portato a una legislazione emozionale, che a sua volta ha portato a una crescita esponenziale dei reati: penso all'introduzione del reato di immigrazione clandestina, alla legge cosiddetta Bossi-Fini e alle leggi che hanno detto alla società italiana che «la libbra di carne» di rassicurazione doveva essere quella di fare del carcere e del diritto penale l'unico strumento attraverso il quale, appunto, costruire sicurezza e rassicurare la società.
C'è, quindi, una svolta anche culturale che non compete a lei fare, in quanto sarebbe caricare troppo il Governo affidandogli tale compito, ma questa svolta deve accompagnare l'agenda che lei ci ha proposto. Mi consenta di svolgere alcune sottolineature però, per evitare un eccessivo tono apologetico rispetto alle cose che ha detto. Lei ha citato molte emergenze, i titoli sono quelli e non si può che essere d'accordo. Ce n'è una, signor Ministro, sulla quale penso si debba introdurre un supplemento di riflessione e mi riferisco al tema del personale amministrativo del Ministero della giustizia. Infatti, non è ammissibile che per molto tempo si dica che in alcuni rami della pubblica amministrazione ci sono esuberi e contare scoperti di organico in alcune realtà che arrivano al 40, al 50 e al 60 per cento in un settore così delicato. Hanno ragione i colleghi della Lega Nord Padania: lei non ha parlato della magistratura onoraria e non l'hanno fatto per la verità neanche i suoi predecessori, perché se parlare della magistratura onoraria è procedere soltanto attraverso - e concludo - le proroghe che di anno in anno sono state date, quello è un modo di non risolvere assolutamente il problema. Affrontiamolo insieme questo problema, allora.
Un'ultima annotazione politica, signor Ministro: oggi si realizza una piccola meta, politicamente non del tutto scontata, dato che i tre partiti che hanno votato a favore della manovra economica, hanno dato una valutazione positiva sulla sua relazione e anche l'altra forza politica che ha votato la fiducia a questo Governo ha dato tale tipo di valutazione. Dico di partire da qui, e in questo senso la invito ad alzare il tiro; e proviamo a ricostruire un'unità nel settore della giustizia che nel corso di questi anni è stato oggetto di artificiose contrapposizioni.
Gli operatori del diritto, l'avvocatura, la magistratura, il personale del Ministero della giustizia, i cittadini utenti del servizio, oggi possono essere rimessi attorno ad Pag. 57un tavolo. Signor Ministro, le chiedo se non sia da ipotizzare - lo so che è una formula abusata - qualcosa che assomiglia agli Stati generali di questo settore. Non verranno da lì tutte le risposte per il futuro ma è un modo di seminare e di ricostruire una ricomposizione di questo settore, che può dare frutti per il futuro dopo che per troppo tempo si è lavorato per dividere, per contrapporre e per lacerare. Per tale ragione annunciamo il nostro voto favorevole alla sua relazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, signor Ministro, il taglio che ha scelto di dare alla sua relazione è convincente. Convincente perché, con un po' di orgoglio, riconosciamo la sua onestà intellettuale nell'apprezzare il lavoro svolto da chi l'ha preceduta, evidenziarne i risultati e proseguirne le iniziative avviate. E allo stesso tempo abbiamo letto negli occhi di coloro che lo scorso anno sedevano all'opposizione un forte imbarazzo di fronte ad un così netto riconoscimento della bontà delle iniziative intraprese dal precedente Governo. Delle due l'una: o oggi fanno prevalere le convenienze alle convinzioni votando la relazione o, allora, per mero pregiudizio politico criticavano ciò che oggi apprezzano.
La sua relazione è convincente perché dalle sue parole emerge il sentimento di chi non affronta il tema in termini meramente statistici o numerici, ma mette al centro la persona, l'uomo, il cittadino, perché dietro ogni fascicolo impolverato vi è una storia, si nascondono ansie, emozioni, sentimenti, famiglie che trepidano nell'attesa di una sentenza e che soffrono per i cronici ritardi. Ci sono imprese che vivono l'incertezza temporale delle decisioni giudiziarie e dalla tempestività di queste decisioni vedono dipendere le loro sorti, soprattutto in periodi di crisi come l'attuale. I ritardi della giustizia costano un punto di PIL all'anno, ma trafiggono la dignità umana in termini ben superiori. Da liberali siamo convinti che lo Stato debba arretrare e diminuire la sua presenza nella vita dei cittadini, debba fare poche cose ma farle bene; ed una di questa, non delegabile, è evitare che il più forte prevarichi il più debole e consentire a tutti i cittadini di affermarsi secondo il loro merito ed il loro impegno. In questa ottica si inseriscono le tanto evocate liberalizzazioni. Ma che senso ha liberalizzare se si tollera, senza combatterla e porvi un freno, la giustizia che non funziona o funziona con forte ritardo?
Lei, signor Ministro, nella sua relazione fa giustamente riferimento al nostro tasso di litigiosità, che è tra i più alti in Europa raggiungendovi il quarto posto.. Occorre domandarsi il perché di questo. Sono convinto che una delle principali cause di questa performance negativa tutta italiana, risieda nell'eccesso di legislazione che da decenni si sviluppa nel nostro Paese. Abbiamo perso il conto delle leggi. Per voler controllare e condizionare tutto, si sono create decine di migliaia di norme che affliggono il cittadino, il contribuente, le aziende, gli stessi enti pubblici. Il troppo diritto rovescia i torti e le ragioni. È un fardello che alimenta il contenzioso perché genera incertezza. Norme che si accavallano, nuove norme che dimenticano di abrogare le precedenti: 16 mila leggi dal 1948 ad oggi determinano incertezze interpretative, offrono sempre e comunque appigli normativi cui agganciarsi per coloro che utilizzano i tribunali per ritardare i loro dovuti adempimenti. Anche su questo versante il precedente esecutivo ha lavorato con successo tagliando migliaia di norme. Anche nell'interesse della giustizia occorre proseguire in tale direzione.
Apprendiamo con piacere, e anche con un pizzico di orgoglio, che per il secondo anno consecutivo, dopo decenni di impennata, l'arretrato giudiziario ha subito un decremento. Si tratta di una significativa inversione di tendenza di cui la relazione giustamente attribuisce il merito ai provvedimenti del precedente Governo. Ci sarà ancora molto da fare ma la strada è Pag. 58tracciata. Così come anche sul tema delle carceri il percorso avviato dal Ministro Angelino Alfano, proseguito anche dal Ministro Nitto Palma, ha trovato apprezzamento e risultati. Abbiamo condiviso molto il suo riferimento alla disinvolta interpretazione delle esigenze cautelari. L'auspicio è che si possa intervenire con tempestività sulla custodia cautelare, troppo spesso applicata con leggerezza e in difetto dei presupposti di legge: 28 mila detenuti in attesa di giudizio costituiscono un dato che non necessita di ulteriori commenti.
L'obiettivo di fermare il fenomeno delle «porte girevoli» ci trova d'accordo e in Commissione non faremo mancare un contributo costruttivo alla conversione del decreto-legge che lei ha presentato. Il fatto che in un anno oltre ventimila persone sono state in carcere per non più di tre giorni deve fare riflettere.
Mi è difficile, per mancanza di tempo, toccare tutti gli aspetti della sua relazione, ma ci tengo, per evidenziare come i problemi della giustizia siano risalenti negli anni, citare una pubblicazione - l'ho già fatto una volta in quest'Aula - dell'onorevole Martinazzoli, in cui l'ex segretario del Partito Popolare Italiano, ricordava la sua esperienza come guardasigilli nel 1983.
Martinazzoli scriveva queste parole: «Uno dei grandi problemi che discutevamo negli incontri con Scàlfaro era l'esigenza dell'informatizzazione». E poi: «Vi era il problema del sovraffollamento carcerario, delle risorse scarse del Ministero. Avevamo bisogno di nuovi istituti di pena, ma non avevamo le risorse». E poi: «Mi occupai anche, senza approdare a nulla, del tema della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e magistrati giudicanti». E ancora: «Il grande tema, sempre inevaso e quasi insolubile, della razionalizzazione della geografia dei luoghi giudiziari, cosa facile a dirsi ma non a farsi».
Infine, vi sono tante cose che hanno aggravato il sistema della giustizia. Accadeva allora che, negli uffici giudiziari in cui fortemente doveva essere organizzato il contrasto alla mafia, per esempio, non vi erano giudici che volevano andare; vi si potevano mandare solo i giudici più giovani, gli altri non li si muoveva più. Ebbene, si tratta di temi ancora tutti attuali, tra i quali vorrei ancora affrontarne uno. Oggi si è parlato molto di geografia giudiziaria, di revisione e razionalizzazione delle circoscrizioni come rimedio per tutti i mali. Ma, ancor prima di questo, ci siamo chiesti perché nel nostro Paese la giustizia viene resa a macchia di leopardo?
Non mi riferisco a qualche tribunale o a qualche procura che, se individua un illustre imputato, procede a cento all'ora con enorme spiegamento di forze, ma trascura magari migliaia e migliaia di fascicoli politicamente meno significativi. Mi riferisco, invece, al fatto che in questo Paese vi sono uffici che, a distanza di poche decine o centinaia di chilometri, si comportano in modo diversissimo tra loro. Ci sono tanti posti dove la giustizia funziona, le strutture sono organizzate, i magistrati smaltiscono il lavoro. Ma vi sono altri tribunali, o sacche all'interno dei grandi uffici giudiziari, che costituiscono dei macigni sulla strada dell'efficienza e dello sviluppo.
A questa giustizia a macchia di leopardo, fatta di luci ed ombre, occorre porre rimedio e sarà, sotto questo profilo, fondamentale anche l'azione del Consiglio superiore della magistratura. È, infatti, indispensabile lavorare ad una preparazione manageriale dei capi degli uffici giudiziari. In troppe circostanze, chiamati a questi ruoli sono ottimi giuristi con scarsissima esperienza organizzativa. Occorre riflettere su questo aspetto perché è bene affidare il timone di una struttura complessa, come un tribunale o una procura della Repubblica, a chi ha anche una preparazione organizzativa. Troppo spesso il CSM si è inchinato a logiche correntizie, trascurando criteri di preparazione e professionalità.
Infine, signor Ministro, siamo davvero preoccupati perché negli ultimi due mesi non abbiamo più notizie dell'ANM, l'Associazione nazionale magistrati. Ricordate, colleghi, è quell'associazione che, vigente il Pag. 59Governo Berlusconi, ogni giorno invadeva le agenzie di stampa attaccando su tutto, dal diritto del lavoro alle ratifiche internazionali, dal processo penale alle intercettazioni, dalla disciplina sulle colf al diritto di famiglia. Abbiamo contato trecento comunicati in un anno, ma da due mesi è silenzio tombale. Siamo davvero preoccupati.
In conclusione, signor Ministro, la sua relazione è stata convincente, chiara e ricca di spunti di riflessione, ma soprattutto ha riconosciuto con profonda onestà intellettuale, il lavoro svolto da chi l'ha preceduta. Per questo motivo, annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà alla risoluzione di sostegno alla sua relazione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(PD). Signor Presidente, Ministro, volevo fare tre considerazioni brevissime. Abbiamo saputo, Ministro, della geografia degli uffici dei giudici di pace improvvisamente dalla stampa, ignorando a livello parlamentare il deposito dell'atto che doveva far conoscere ai parlamentari la loro nuova distribuzione. Mi auguro che ciò non accada per gli uffici giudiziari. Io so che esiste una Commissione governativa. Mi auguro che questa Commissione valuti attentamente i criteri per non mortificare le aree più deboli a vantaggio delle aree più forti.
Inoltre, signor Ministro, lei lo sa: c'è una contesa politico-istituzionale tra le città di Catanzaro e Benevento in ordine alla scuola della magistratura. Sarebbe opportuno convocare i parlamentari dell'una e l'altra città per trovare in armonia una soluzione significativa e valida per le istituzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pugliese. Ne ha facoltà.
MARCO PUGLIESE. Signor Presidente, intervengo a titolo personale ma in nome e per conto della componente del gruppo Misto Grande Sud, di cui mi onoro di far parte, per annunciare il voto favorevole rispetto alle esaustive comunicazioni che oggi il Ministro ci ha reso sulla attuale amministrazione della giustizia italiana. Tuttavia, non posso non sollevare in questa sede una criticità, signor Ministro, che ci viene dal territorio rispetto alla delega contenuta nel decreto-legge n. 138 del 2011 sulla revisione delle circoscrizioni giudiziarie.
Signor Ministro Severino, ad oggi non vi è nessuna modalità e nessun criterio che ha adottato la commissione ad hoc per quanto riguarda il riordino dei tribunali. In alcuni casi, ciò sta provocando un'ansia rispetto agli addetti ai lavori (procure e presidenti dei tribunali). Questa revisione, signor Ministro, sta creando uno stato di agitazione su tutto il territorio in quanto ad oggi non vi è nessun criterio - lo ripeto - rispetto alla riorganizzazione dei tribunali.
Signor Ministro, la preghiamo in nome e per conto di Grande Sud, di modificare tale delega che, a nostro avviso, va rivista perché rischia di far sparire in alcuni casi dei veri e propri presidi della legalità ossia dei tribunali, seppur minori, ma funzionanti sul territorio. Comunque sia, signor Ministro, annunciamo il nostro voto favorevole con la sua attenzione di modificare la delega riguardante la revisione dei piccoli tribunali (Applausi di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, signor Ministro, non credo che, in cuor suo, lei possa pensare che le misure contenute nella sua relazione possano affrontare lo stato comatoso della giustizia italiana. Si tratta, infatti, di piccole misure che assolutamente non possono soddisfare il cittadino che si trova ad affrontare quella che noi riteniamo la più grande Pag. 60questione sociale del Paese, sia per l'irragionevole durata dei processi, civili e penali, sia per la situazione delle carceri. Ma che cosa diciamo ai detenuti con le misure che sono state proposte: «vi tortureremo un po' di meno» oppure «vi tortureremo più piano»?
Ma come si può accettare che a pochi metri da qui si violino regole fondamentali come l'articolo 27 della Costituzione? Come possiamo accettarlo? Lo sappiamo tutti che queste misure non sono adatte ad affrontare il problema. Eppure proseguiamo con questa strada che sta divenendo sempre più per l'Italia la strada della disperazione (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, volevo rivolgere un appello accorato al Ministro guardasigilli. So che il Ministro è... Signor Ministro, io ho un minuto: se non mi ascolta in questo minuto...
PRESIDENTE. Prego, onorevole Consolo...
GIUSEPPE CONSOLO. Volevo rivolgere un appello accorato al mio Ministro. Dico «mio Ministro» perché ho avuto la possibilità, l'onore e il privilegio di averlo come mio preside, come mio rettore e so che lei parla una lingua chiara ed onesta. Mi auguro che lei abbia successo come guardasigilli. Stia attenta a questo consenso esagerato che la circonda perché può avere dei problemi nel realizzare questo programma ambizioso, ma nel quale noi crediamo.
Vede Ministro - e con questo mi accingo a concludere -, il Paese può andare avanti con problemi in diversi settori ma non può e non deve andare avanti un minuto senza giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Porfidia. Ne ha facoltà.
AMERICO PORFIDIA. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il nostro voto contrario perché anche nel passato abbiamo presentato un ordine del giorno con il quale chiedevamo al Governo di evitare che si chiudessero tutti quei piccoli presidi che sul territorio rappresentano la legalità. Immaginiamo anche cosa accadrà quando questi piccoli presidi non ci saranno più. Vi saranno notevoli problemi, disagi e un allungamento notevole dei processi.
Dunque, è vero che bisogna razionalizzare le spese ma, certamente, non in questi termini e, soprattutto, nel settore della giustizia.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
Commemorazione dell'onorevole Giorgio Franceschini (ore 16,02).
PRESIDENTE. (Si leva in piedi e, con lui, l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Prima di procedere alle votazioni, onorevoli colleghi, vi prego di prestare un attimo di attenzione.
Lo scorso 13 gennaio è venuto a mancare, all'età di 90 anni, l'onorevole Giorgio Franceschini, membro della Camera dei deputati nella seconda legislatura e padre del nostro collega Dario, presidente del gruppo del Partito Democratico.
Nato a Ferrara il 15 maggio 1921, avvocato e giornalista, Franceschini è stato, fin da giovanissimo, un protagonista della vita civile e politica della sua città. Infatti, già nel 1944, a soli 23 anni, costituì la prima organizzazione cittadina democratica-cristiana per poi partecipare attivamente, nella primavera del 1945, alla lotta di liberazione in qualità di componente del Comitato provinciale di liberazione nazionale.
Negli anni successivi Giorgio Franceschini continuò a impegnarsi per il bene della sua comunità locale e lo fece come consigliere comunale e consigliere provinciale nonché come componente e presidente di numerosi enti ferraresi. Dal 1953 Pag. 61al 1954 ricoprì anche la carica di segretario provinciale della Democrazia Cristiana.
Eletto nel 1953 alla Camera dei deputati, nelle liste della DC, è stato componente della Commissione giustizia e della Commissione industria e commercio. Nella sua attività parlamentare ha sempre mantenuto un profondo legame con la sua città, facendosi promotore di diverse iniziative in favore della sua terra d'origine.
Lasciata la politica attiva, ha posto la sua passione, la sua intelligenza e le sue competenze al servizio di varie istituzioni culturali. Dal 1982 al 1984 è stato presidente dell'accademia delle scienze di Ferrara e dal 1989 al 1995 dell'associazione Ferrariae Decus. Franceschini è stato, altresì, presidente dell'associazione nazionale partigiani cristiani di Ferrara, presidente dell'istituto di storia contemporanea della sua città nonché consigliere dell'istituto di studi rinascimentali, dell'istituto per la storia del risorgimento, della commissione diocesana per l'arte sacra, del consiglio di amministrazione del lascito «Pietro Nicolini».
Con la morte di Giorgio Franceschini scompare un italiano che ha lottato costantemente per gli ideali in cui credeva e lo ha fatto sostenendo, durante tutto il corso della sua lunga vita, la causa della libertà e della democrazia, attraverso un'opera instancabile che lo ha visto impegnato prima in politica e poi nelle attività sociali e nella vita culturale della sua città e dell'Italia intera.
Ho già fatto pervenire al presidente Franceschini e alla sua famiglia le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidero ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Vi prego di osservare un minuto di silenzio. (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio). Grazie (Generali applausi, cui si associano i membri del Governo).
DARIO FRANCESCHINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DARIO FRANCESCHINI. Signor Presidente Fini, la ringrazio per le parole, di cui mio padre sarebbe stato orgoglioso, e ringrazio tutti i colleghi che mi hanno espresso la loro amicizia e la loro vicinanza. È difficile e impossibile per un figlio parlare dell'uomo pubblico: prevalgono la tristezza, i ricordi, il dolore di mia mamma, anche quando la persona amata se ne va a 90 anni e, semmai, queste sono le occasioni in cui si fa un bilancio di quanto nella vita sono più importanti i piccoli, preziosi e segreti momenti di intimità familiare rispetto a qualsiasi solenne evento pubblico.
Però qui si parla giustamente del suo ruolo nelle istituzioni. Mio padre, da politico, ha avuto soddisfazioni e delusioni. La più grande soddisfazione è stata l'entusiasmo per la lotta di liberazione, la liberazione di Ferrara del 24 aprile del 1945, la sua partecipazione alla Resistenza come partigiano cattolico, uno dei tanti «ribelli per amore» della preghiera di Teresa Ulivelli.
Quando, dieci anni fa, sono entrato in quest'Aula, all'emozione che tutti hanno entrando qui nel tempio della democrazia, ho aggiunto un'emozione particolare: l'immagine di mio padre che, tanti anni prima, nel 1953, a 32 anni era entrato, pieno di speranza, in quest'Aula, com'era piena di speranze l'Italia del dopoguerra: piena di scontri, di ideologie, di contrapposizioni nel mondo diviso in blocchi, ma capace di unirsi per ripartire.
Nella sua e nella mia storia familiare c'è anche un pezzo di quella riconciliazione nazionale, che è avvenuta molto prima nelle famiglie silenziosamente, rispetto ai grandi dibattiti e alle grandi celebrazioni, una riconciliazione se lui, partigiano, democratico-cristiano e antifascista, quando entrò qui per la prima volta, stava per sposarsi con una ragazza che, nei giorni successivi alla liberazione, doveva girare nel suo paese, a Poggio Renatico, quando andava a scuola - perché era ancora una ragazzina - guardando in basso per non vedere sui muri il suo cognome, il cognome di suo padre, che aveva la colpa di essere stato dalla parte Pag. 62di Balbo, di quella che oggi possiamo dire essere stata la parte sbagliata. Lui la sposò e, per tutta la vita, mio padre e mio nonno materno si sono voluti un gran bene e noi abbiamo voluto un gran bene a loro.
Ricordo mio padre, una delle tante persone di una generazione che ha restituito la libertà ad un Paese e poi l'ha ricostruito, sempre con dentro di sé la fierezza dell'impegno politico, quell'orgoglio che io ho sempre visto per tutta la vita di mio padre dopo non essere stato rieletto - perché ha fatto soltanto una legislatura per le vicende della politica - l'onore e l'orgoglio di avere servito il suo Paese come deputato della Repubblica italiana, quell'orgoglio e quell'onore che noi abbiamo smarrito e che forse dovremmo recuperare.
Penso sia questo il debito che noi dobbiamo saldare con le nostre madri e con i nostri padri: consegnare intatti ai nostri figli e alle nostre figlie quei diritti e quelle libertà che loro, a prezzo di sacrificio, di lavoro e di sudore, hanno conquistato per noi (Applausi).
LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, voglio rivolgere al Presidente Dario Franceschini parole che sono di politica, ma che sono anche di sentimenti e di valori, di quella che noi riteniamo tutti in quest'Aula sia la buona politica, capace cioè di coniugare nell'impegno quotidiano i sentimenti ed i valori. Mi rivolgo a Dario con l'affetto che si prova nei confronti di un amico di età albare, al quale mi legano condivisione di valori, di percorsi e di esperienze, pur nella diversità degli schieramenti e delle posizioni politiche.
Voglio dire grazie per quello che ha detto e per come ha ricordato suo padre, dirgli grazie perché ha portato dentro quest'Aula l'orgoglio del cattolicesimo democratico, capace come fu, nella lotta di liberazione di essere elemento fondativo della nuova Costituzione repubblicana.
Al tempo stesso anche per l'invito dopo tanti anni, attuale come non mai, ad una riconciliazione fra tutti così come la Costituzione vorrebbe che si facesse, non facendo distinzione tra quanti vollero quella lotta di liberazione e quanti vollero quella Costituzione, senza chiedere a chi era cattolico, comunista, liberale o laico di fare un passo indietro rispetto ai comuni valori condivisi dalla Carta costituzionale. Ed è per questo che il ricordo di Giorgio Franceschini non è soltanto il ricordo di un parlamentare ma è anche il ricordo, se mi consentite, di una giornata per me indimenticabile di un febbraio del 2009 quando Dario Franceschini, accingendosi a svolgere un importante impegno politico, pensò di giurare fedeltà alla Costituzione nelle mani di suo padre Giorgio, sulla vecchia copia della Carta costituzionale davanti al castello Estense di Ferrara dove nel novembre del 1943 furono trucidati i cittadini innocenti dalle squadre fasciste. È un messaggio che non riguarda il Partito Democratico - anche se è tutto dentro la storia del Partito Democratico - ma che riguarda tutti noi e l'intero Paese, credo che quel messaggio sia il modo migliore per ricordare un deputato, un parlamentare, un uomo di cultura, e voglio rivolgere a nome dell'intero gruppo parlamentare e dell'intero partito un abbraccio affettuoso all'onorevole Franceschini e ai suoi cari con la convinzione che il ricordo di Giorgio Franceschini è un modo alto per confermare il fondamento ed i valori della nostra Carta costituzionale (Applausi).
Si riprende la discussione.
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pag. 63Costa, Ferranti, Rao, Angela Napoli, Pisicchio, Melchiorre ed altri n. 6-00099, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sardelli, Lupi, Losacco, Leone, D'Alema...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti 482
Astenuti 45
Maggioranza 242
Hanno votato sì 424
Hanno votato no 58).
Prendo atto che il deputato Lusetti ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Reguzzoni ed altri n. 6-00100, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Castagnetti, Cicchitto, Viola...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 529
Votanti 358
Astenuti 171
Maggioranza 180
Hanno votato sì 71
Hanno votato no 287).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Di Pietro ed altri n. 6-00101, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Pionati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 527
Votanti337
Astenuti190
Maggioranza169
Hanno votato sì 21
Hanno votato no 316)
Prendo atto che la deputata Zamparutti ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario.
Passiamo alla votazione della risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00102. Avverto che ne è stata chiesta la votazione per parti separate, nel senso di votare distintamente la premessa e il primo capoverso del dispositivo, il secondo capoverso del dispositivo e il terzo capoverso del dispositivo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00102, limitatamente alla premessa e al primo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti528
Votanti384
Astenuti144
Maggioranza193
Hanno votato sì 38
Hanno votato no 346)
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00102, limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Margiotta...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 64
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti510
Votanti351
Astenuti159
Maggioranza176
Hanno votato sì 24
Hanno votato no 327).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bernardini ed altri n. 6-00102, limitatamente al terzo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Mondello... Chiedo agli assistenti di aiutare l'onorevole Mondello, per favore.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
(Presenti528
Votanti517
Astenuti11
Maggioranza259
Hanno votato sì 18
Hanno votato no 499)
È così esaurita la discussione sulle comunicazioni del Ministro della giustizia sull'amministrazione della giustizia, ai sensi dell'articolo 86 del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, come modificato dall'articolo 2, comma 29, della legge 25 luglio 2005, n. 150.
Sull'ordine dei lavori (ore 16,20).
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per annunciare a lei e all'Aula la richiesta di una convocazione urgente della Conferenza dei presidenti di gruppo per poter calendarizzare una mozione che abbiamo appena presentato. Si tratta di una mozione di sfiducia nei confronti di Corrado Passera, attuale Ministro dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Direi che la motivazione può essere riassunta nella manifesta incapacità di creare le condizioni per lo sviluppo economico del nostro Paese. Questo Governo, che doveva essere la panacea di tutti i mali, nasce come il Governo che avrebbe salvato il nostro Paese dall'assedio dei mercati, e questo non è accaduto. I tassi di interesse sono saliti, gli spread sono aumentati, abbiamo ricevuto un ulteriore declassamento da parte delle agenzie di rating.
In tutto questo non possiamo non registrare un'inerzia del Ministero dello sviluppo economico, che dovrebbe pensare alla crescita, a creare quelle condizioni per cui è possibile avere nuovi posti di lavoro, un rilancio dell'economia. Ebbene, abbiamo visto, invece, un'inerzia totale e una volontà di colpire i piccoli.
Quando si parla di misure per liberalizzare davvero, come quelle sul trasporto aereo, la risposta è «no». Invece, si vogliono colpire i piccoli, quelli che pagano i conti. Non si vogliono toccare le banche, che sono responsabili, invece, della situazione che si è venuta a creare.
Non è possibile fare solo provvedimenti a favore degli amici, a favore dei grandi gruppi, e andare invece a toccare quelli che hanno sempre pagato le tasse.
Signor Presidente, a parte che lei è disattento, ma dov'è il Governo? La invito a sospendere la seduta perché...
PRESIDENTE. Ecco il sottosegretario Improta.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. È emblematico che, mentre si discute della Pag. 65sfiducia a un Ministro che non ha neppure avuto la fiducia degli elettori, non vi sia alcuno del Governo in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Vergogna! Avete voglia di mettere le mani in tasca ai tassisti, ai commercianti, agli artigiani, agli autotrasportatori, ai farmacisti, agli avvocati, ai liberi professionisti, a tutti coloro che pagano le tasse in questo Paese e che con queste tasse mantengono anche il vostro stipendio.
In tutto questo non succede nulla, vengono annunciate forme di protesta che rischiano di bloccare il Paese e il Ministro dello sviluppo economico finora è stato capace solo di venire in quest'Aula a leggere quattro pagine dattiloscritte che dicono che non bisogna concedere la libertà nel trasporto aereo. Dove sono le liberalizzazioni? Dov'è il libero mercato di cui questo Governo dovrebbe essere il paladino?
La verità è un'altra: questo Governo è il paladino degli interessi di pochi e soliti noti, e noi su questo crediamo di avere dalla nostra parte, in mezzo al disinteresse di quest'Aula, che non è sorda e muta, ma è rumorosa e molto disinteressata, il popolo, la gente che lavora, da cui voi siete sempre più distanti, giorno dopo giorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
È per questo motivo che noi, raccogliendo le firme necessarie anche tra gli altri gruppi, che voglio ringraziare, chiediamo ai colleghi di opposizione, in particolare al gruppo dell'Italia dei Valori, di valutare il testo della nostra mozione e chiederemo a tutti i parlamentari, compresi quelli che sono stati con noi nel condividere una politica che non deve essere una politica di sole tasse, di votare per la mozione di sfiducia e contro questo tipo di politica (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Reguzzoni, la Presidenza convocherà sollecitamente la Conferenza dei presidenti di gruppo.
Seguito della discussione delle mozioni Garofalo ed altri n. 1-00704, Lo Monte ed altri n. 1-00699, Belcastro ed altri n. 1-00697, Donadi ed altri n. 1-00807, Galletti ed altri n. 1-00812 e Moffa ed altri n. 1-00813 concernenti iniziative per lo sviluppo del sistema del trasporto ferroviario di persone e merci, con particolare riferimento al ripristino della priorità in ambito comunitario del Corridoio 1 Berlino-Palermo nella sua configurazione originaria.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Garofalo ed altri n. 1-00704 (Nuova formulazione), Lo Monte ed altri n. 1-00699, Belcastro ed altri n. 1-00697 (Nuova formulazione), Donadi ed altri n. 1-00807, Galletti ed altri n. 1-00812 e Moffa ed altri n. 1-00813, concernenti iniziative per lo sviluppo del sistema del trasporto ferroviario di persone e merci, con particolare riferimento al ripristino della priorità in ambito comunitario del Corridoio 1 Berlino-Palermo nella sua configurazione originaria (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 16 gennaio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Avverto che è stata presentata una nuova formulazione della mozione Lo Monte ed altri 1-00699, il cui testo è in distribuzione.
Avverto, altresì, che sono state presentate le mozioni Meta ed altri n. 1-00815 e Toto ed altri n. 1-00816. I relativi testi sono in distribuzione.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Garofalo ed altri n. 1-00704 (Nuova formulazione). Pag. 66Quanto alla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00699 (Nuova formulazione), il Governo esprime parere favorevole sul primo capoverso del dispositivo, mentre chiede che il secondo capoverso venga espunto.
Il Governo esprime parere contrario sulla mozione Belcastro ed altri n. 1-00697 (Nuova formulazione).
Riguardo alla mozione Donadi ed altri n. 1-00807, al termine della discussione sulle linee generali, con l'onorevole Messina si era concordata la possibilità di espungere i riferimenti allo stretto di Messina. Laddove fosse accolta tale riformulazione, il Governo esprimerebbe parere favorevole, altrimenti il parere sarebbe contrario sul punto riferito allo stretto di Messina.
Il Governo esprime parere favorevole sulla mozione Galletti ed altri n. 1-00812.
In merito alla mozione Moffa ed altri n. 1-00813, il Governo esprime parere favorevole sui primi due capoversi del dispositivo, mentre riguardo al terzo capoverso chiede che sia espunta la parte in cui viene esplicitata la critica a Ferrovie dello Stato. Sul quarto capoverso del dispositivo, invece, il Governo esprime parere contrario.
Infine, il Governo esprime parere favorevole sulle mozioni Meta ed altri n. 1-00815 e Toto ed altri n. 1-00816.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Belcastro. Ne ha facoltà per due minuti.
ELIO VITTORIO BELCASTRO. Signor Presidente, signori membri del Governo, devo dire che non sono affatto meravigliato che questo Governo continui ad infischiarsene del Sud e delle ragioni del suo sviluppo. Devo dire che sono stato preso solo per i fondelli per qualche minuto sotto la minaccia del fallimento della nostra Repubblica. Devo dire che sto prendendo atto che ai membri di questo Governo non frega niente dello sviluppo di una parte del Paese: sono tutti concentrati a garantire le loro posizioni, i loro interessi, quelli delle loro banche e i loro affari più o meno puliti.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ANTONIO LEONE (ore 16,30).
ELIO VITTORIO BELCASTRO. Si è parlato anche di moralizzazione. Ma fatemi il piacere! Quello che abbiamo sentito in questi giorni dalla stampa, quella libera, che ha il coraggio di dire le cose, è che questo Governo se ne deve andare a casa, che non sta facendo gli interessi della nostra nazione e che ha affossato ulteriormente la situazione della nostra gente (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia)! Si cerca di speculare sui poveri, su quei territori che hanno più bisogno degli altri. Siete degli irresponsabili e vedrete incontro a che cosa ci porterete. Ci porterete ad un fallimento totale e la gente non se la prenderà con la politica, se la prenderà con voi. Questo è quello che accadrà di qui a qualche mese (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Noi per il Partito del Sud Lega Sud Ausonia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Messina. Ne ha facoltà.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, abbiamo già illustrato l'importanza di questa mozione, che deve fare in modo che il nostro Sud possa essere messo nelle medesime condizioni del resto del Paese al fine dell'ingresso in Europa.
Noi sappiamo che con il nuovo Corridoio Helsinki-La Valletta è stato modificato il percorso. Ad onor del vero, c'è una risposta del Ministro Passera ad un'interrogazione a prima firma dell'onorevole Di Pietro, presentata il 13 settembre del 2011, in cui dichiara la realizzazione del Corridoio come infrastruttura strategica di assoluta rilevanza. Tuttavia, a questo impegno Pag. 67devono seguire fatti concreti, perché, in realtà, se il Corridoio 5, così come viene modificato, non comprende e, quindi, non coinvolge - come ho detto, tra l'altro, nei precedenti interventi - anche la parte siciliana, alla fine, crea una forte interruzione rispetto ai collegamenti nel Paese.
Un dubbio è sorto ieri, ed è questo il motivo dell'intervento anche del sottosegretario e su questo andrò a puntualizzare senza dilungarmi eccessivamente. Nel rispondere, il Ministro Passera aveva citato come infrastruttura importante il collegamento fisso di Malmoe, che collega la Danimarca alla Svezia - cioè, un ponte, peraltro, di dimensioni superiori rispetto a quello che dovrebbe essere il ponte sullo Stretto di Messina -, lasciando intendere, per certi versi, che il ponte sullo Stretto dovesse essere considerato un'infrastruttura essenziale per la realizzazione del Corridoio.
Non voglio dilungarmi sull'inutilità di quest'opera, almeno allo stato attuale. Vorrei soltanto ricordare che la società Ponte sullo Stretto nasce nel 1969 e che ha comportato spese, fino ad oggi, per circa 250 milioni di euro; ma, di fatto, una pietra non esiste: sono tutti spesi in consulenze, in pagamenti di consigli di amministrazione, in pagamenti di prebende in questa direzione. Diversamente, sono state finanziate - e diventano quasi risibili - anche consulenze sull'impatto psicologico degli abitanti di Reggio Calabria e di Messina circa la realizzazione del ponte sullo Stretto, così come sono state finanziate consulenze, addirittura, sulla migrazione dei cetacei e sulle quote di volo dei volatili. Non credo che questo sia un utilizzo positivo di denaro pubblico, né riteniamo di affidarci alla realizzazione del ponte per poter veder realizzato il Corridoio 5.
Tutto ciò, senza considerare che parliamo di una zona altamente sismica e che da business plan realizzati da più parti emerge che vi sarebbe un utile solo dopo quarant'anni. Lo ribadiamo: se è così conveniente, lasciamolo ai privati, se vogliono realizzarlo; noi, per favore, parliamo di cose concrete, se vogliamo realizzare tutto questo.
Basta ricordare che, oggi, quello che serve è una viabilità efficace, una viabilità stradale e una viabilità ferroviaria. Non a caso, in questi momenti, vi è una protesta forte degli autotrasportatori, degli agricoltori, di coloro i quali vivono quotidianamente il problema della carenza di collegamenti tra la Sicilia e il resto dell'Italia e dell'Europa.
I trasporti, oggi, sono relegati soltanto all'uso di gomma e, quindi, risentono fortemente del «caro petrolio». Bisognerebbe investire sulle cosiddette autostrade del mare, su reti ferroviarie mentre invece, al contrario, sembra che questo Governo, almeno con la bozza sulle liberalizzazioni, voglia avallare sostanzialmente lo scorporo della rete ferroviaria dal gruppo Ferrovie dello Stato, con il passaggio a RFI, le cui azioni devono essere cedute al Ministero dell'economia per la cessione di alcune tratte. Già l'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato si è dichiarato contrario, così come i sindacati, mentre, com'è ovvio, è favorevole Montezemolo, il quale da questo scorporo deve ottenere le concessioni per realizzare le sue linee ferroviarie, lasciando, invece, i «rami secchi» a Ferrovie dello Stato e, quindi, i costi ai cittadini. È il caso del bravo imprenditore che guadagna, prendendo il meglio e lasciando le difficoltà agli altri.
È fondamentale che non si proceda, quindi, ad uno «spezzatino» della linea ferroviaria, ma, anzi, che venga implementata e rafforzata. Ad oggi, sono stati soppressi otto treni a lunga percorrenza partenti dalla Sicilia, sedici intercity espressi; sono state chiuse le officine di Messina, Siracusa e Palermo; sono state soppresse le navi che traghettano i treni.
Altro che corridoio, signor sottosegretario, il corridoio si vuole interrompere, non si vuole realizzare! In questo senso crediamo che questa mozione debba vedere forte l'impegno del Governo.
Voglio intervenire a questo proposito, prima di avviarmi alla conclusione, a chiedere di ribadire l'impegno. Pag. 68
Il sottosegretario ieri, intervenendo sulla mia sollecitazione a proposito della realizzazione del ponte sullo Stretto, ha affermato, leggo testualmente: «Si precisa che sono in corso i necessari approfondimenti istruttori sul progetto definitivo. L'ultima conferenza di servizi si è tenuta il 10 novembre ultimo scorso. Tuttavia» - e prego di attenzionare queste parole - «siamo lontani dal poter considerare conclusa una valutazione sugli aspetti di compatibilità tecnica, economico- finanziaria e di impatto sociale riguardante l'opera». Prosegue: «Mi sembrava di aver colto dall'illustrazione dell'onorevole Messina una certa inopportunità a collegare il Corridoio 5 con il ponte sullo Stretto». E noi ne siamo fermamente convinti. «Laddove non mi fossi sbagliato, allora l'invito sarebbe quello di espungere poi dalla mozione del gruppo il riferimento al ponte sullo Stretto, proprio perché condividiamo questa inopportunità tra i due argomenti (...)».
Ebbene, signor sottosegretario, condivido ciò che lei ha detto e cioè il fatto che il ponte sullo Stretto non è un elemento essenziale per la realizzazione del corridoio. Tuttavia, proprio per questo, se lei al gruppo di Italia dei Valori chiede che dall'impegno venga espunto l'impegno - mi scuso per il gioco di parole - del Governo a prendere posizione, escludendo in modo chiaro e inoppugnabile l'intenzione dell'attuale Governo di promuovere la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina e di esprimere una posizione definitiva in merito, se lei chiede al gruppo di espungere questo, signor sottosegretario, deve chiedere anche agli altri gruppi di espungere l'esatto contrario, quindi, con riferimento alla realizzazione del corridoio, così come sollecitato non solo in alcune parti del dispositivo, ma anche nelle mozioni di chi si riferisce alla realizzazione delle opere infrastrutturali tra le quali precedentemente c'era il ponte, di eliminare questa parte. Anche noi saremo pronti ad eliminarla. Se invece si chiede soltanto all'Italia dei Valori di eliminare questa parte per non sottoporre il Governo ad un impegno che poi magari pensa già di non poter mantenere allora, signor sottosegretario, non riteniamo di dover modificare la nostra mozione rispetto a tutto questo.
Quindi su questo noi, ferma restando la richiesta dell'impegno affinché si realizzi il corridoio che coinvolga le zone del Sud, affinché si realizzi una rete ferroviaria più efficiente e si porti l'alta velocità dove non c'è, affinché si faccia in modo che il nostro Sud, con la rete autostradale, possa veramente essere parte dell'Europa e non peso, al contrario, per il nostro Paese volutamente e deliberatamente tenuto in stato di difficoltà dai governi che si sono succeduti, ebbene signor sottosegretario, chiediamo un impegno in questa direzione.
Rimaniamo in attesa di conoscere da lei quali siano le determinazioni in ordine all'impegno del ponte che credo di aver chiarito e quindi attendiamo dal Governo di conoscere se, rispetto anche alle altre mozioni, verrà avanzata una richiesta analoga oppure no (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianni. Ne ha facoltà.
PIPPO GIANNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ieri ho parlato con il sottosegretario Improta e pensavo di essere stato chiaro nell'illustrargli le motivazioni che mi avevano indotto ad inserire in questa mozione anche il porto di Augusta. Ciò perché, nonostante le rassicurazioni che provengono da più parti in ordine all'idea della Comunità europea di rivedere l'impostazione del Corridoio 5, siamo perplessi e preoccupati perché sostanzialmente immaginiamo che la Comunità europea voglia spostare le risorse in altri Paesi. Inoltre, adducendo delle motivazioni a dir poco indecenti, si vuole cambiare, da un lato, il corridoio, dall'altro, eventualmente si potrebbe anche preoccupare soltanto di spostare e prolungare nel tempo i finanziamenti che occorrono per evitare di continuare a parlare di Meridione, di Sud, di pensioni, di persone che sono collegate e legate con una palla al piede di chissà quale treno europeo. Pag. 69
Ci chiediamo perché lei avrebbe dovuto dire «no» alla presenza di questa postilla, di questo suggerimento. Sottosegretario, le sarò grato se vorrà smentirmi, perché sono preoccupato del fatto che si continui ad infierire sul Meridione e sulle regioni che fanno parte dell'«obiettivo 1», regioni che, purtroppo, nel tempo, negli ultimi centocinquant'anni i Governi hanno voluto marginalizzare ed emarginare.
Le sarei grato se volesse spiegarmi perché non è d'accordo sul fatto che le ferrovie si facciano i fatti loro, che Moretti continui a potenziare altre tratte ferroviarie e a voler chiudere, come ha già chiuso, le linee notturne che vanno dal Meridione al nord e che abbia decurtato ed eliminato le tratte ferroviarie lunghe che vanno da Siracusa a Milano, Torino e così via. Ciò è incomprensibile, perché si tratta di permettere una continuità territoriale che così viene meno. Il ponte sullo Stretto di Messina è qualcosa che non è soltanto un sogno, è un'occasione di sviluppo, un'occasione economica che non deve essere realizzata con i soldi dello Stato, ma è necessario l'impegno dello Stato perché i grandi gruppi internazionali possano venire ad investire.
Sottosegretario, ho avuto qualche preoccupazione quando ho letto la composizione del Governo, un Governo fatto da Ministri di Roma, Milano e Torino, dimenticando che vi è anche un centro-sud, ma, meno male, qualcosa si vede: lei è del sud. Allora, invito i colleghi a votare questa mozione, perché sia di spinta a questo Governo, che vuole essere un Governo di tecnici e non politico, un Governo di innovatori, un Governo che sa guardare all'integrità del Paese. Signor sottosegretario, a nome del gruppo le dico: benvenuto al sud (Applausi dei deputati del gruppo Popolo e Territorio).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Toto. Ne ha facoltà.
DANIELE TOTO. Signor Presidente, il tema posto all'attenzione del Governo, per impegnarlo in iniziative ad esso conferenti - sul versante interno, rispetto al piano industriale attuato da Ferrovie dello Stato, in generale, nelle questioni meridionali e, più nello specifico, in relazione alla regione Sicilia e sul versante comunitario, rispetto alle esigenze di riequilibrare le priorità declinate nel libro bianco «Roadmap to a Single European Transport Area» del 28 marzo 2011, tenendo conto anche delle propaggini meridionali dell'Europa - è un tema che, come dirò, si connota anche come ciclico.
È bene subito affermare che il sostegno alle ragioni delle iniziative da assumere, per le quali si intende impegnare il Governo, non è solo condivisibile in linea di generale principio, ma è anche un atto dovuto. Ciò, quanto meno, per un concetto di fondo che è bene tener presente ogni qualvolta si affrontano le questioni infrastrutturali dell'Europa e, dunque, i progetti che, in sede comunitaria, si elaborano in quell'ambito.
Non progrediremo mai se non abbiamo idea che, a proposito dell'Europa, si sta procedendo verso un'Europa dei popoli e, quindi, verso quella piena comunione di civiltà che, più che esprimersi sulle labili categorie economiche, deve andare a manifestarsi nell'unum sentire a cui mirano i padri dell'Europa e mi riferisco anche a quello che viene indubbiamente indicato come un grande e fondamentale settore, nell'ambito delle coordinate attuative che arrivano fino al 2050, che è quello dei trasporti.
Tale settore non può e non deve avere che una pari attenzione anche per quelle che sono individuate come coordinate di marginalità. Marginalità di quei territori, almeno quelli geografici, che rappresentano, in realtà, un'opportunità per quelle regioni e, in pari tempo, un ruolo rilevante in quanto confine naturale, di transito e di collegamento con mercati extracomunitari.
Non è funzionale, né lungimirante sviluppare politiche in questo caso nel settore dei trasporti, un settore al pari di altri strategico per l'Europa e per i suoi territori che, in luogo di prevenire gli squilibri e di rendere effettivamente comunitaria la fruizione di infrastrutture anche in termini Pag. 70di opportunità di sviluppo economico e sociale, possono finire, ancorché involontariamente o come effetto collaterale indesiderato, per precostituire fattori di squilibrio e di regresso in zone dell'Europa che non potrebbero da sole, e neppure con il solo impegno del Paese membro del quale siano parte, riparare il vulnus che l'estromissione da epocali progetti destinati a rivoluzionare gli assetti complessivi geo-economici determinerebbe.
Eppure, questa inclinazione, una sorta di vocazione ad escludendum, si affaccia - ahimé - con incresciosa ricorrenza che registriamo in più casi. Di recente infatti, il 20 dicembre 2011, per la precisione in quest'Aula si è approvata una analoga mozione con la quale in sintesi si illustrava l'estromissione dal cosiddetto Corridoio Baltico-adriatico, relativa al progetto di collegamento di Helsinki con Ravenna, di aree dell'Italia, precisamente quelle coincidenti con i territori delle regioni adriatiche, delle Marche, dell'Abruzzo, del Molise e della Puglia, alle quali verrebbe appunto preclusa in prima facie l'interconnessione con altri significativi corridoi europei.
La doglianza della medesima natura espressa nelle mozioni oggi in Aula va a difendere quelle ragioni dell'isolamento e della marginalizzazione che, senza dubbio, attanaglierebbero in questo caso la Sicilia a causa delle inerzie sincrone nelle quali si trova a causa degli abbandoni progressivi di quel territorio da parte di Ferrovie dello Stato italiane e dell'Unione europea.
Ebbene, ciò non fa altro che riproporre un fenomeno che, nel più indulgente dei casi, può trovare una giustificazione di breve respiro solo in termini ragionieristici alla quale la cronaca, ben prima della storia, si curerebbe di negare dignità di perspicace intuizione. Eppure, la necessità di non attuare politiche infrastrutturali asfittiche è, oggi come mai, sotto gli occhi di tutti e si ricollega anche alle profonde ragioni della crisi che oggi attraversa il nostro Paese, rispetto alle quali ritardi, carenze e squilibri territoriali sono una concausa non secondaria.
È quanto meno bizzarro, dunque, che una società dello Stato, Ferrovie dello Stato italiane, concorra in modo significativo e deplorevole a disarticolare una realtà economica e sociale di grande rilievo come la Sicilia, e più in generale il Meridione, così come altrettanto singolare è che la Comunità europea non intenda a fondo neppure ciò che essa stessa, per bocca dei suoi più autorevoli e migliori rappresentanti, ha significativamente predicato in atti ufficiali, nei quali si descrive il sistema strategico di trasporto, considerando gli obiettivi del programma TEN-T come aspetti qualificanti delle ragioni d'essere dell'Unione e che erano già stati enucleati con approfondita e meritevole analisi, per esempio nel Libro bianco: «La politica europea dei trasporti fino al 2010».
Nella prefazione di quel libro, l'allora commissario Loyola De Palacio scrisse: i trasporti contribuiscono anche a riavvicinare i cittadini europei e, come politica comune, costituiscono un fondamento del progetto europeo. Si avvertono, però, sempre di più i segni di inceppamento, la congestione e i problemi ambientali e gli incidenti legati ai trasporti aumentano continuamente e penalizzano sia l'utenza che l'economia. Se non si interviene, il costo della congestione rappresenterà da solo l'1 per cento del prodotto interno lordo dell'Unione del 2010, mentre paradossalmente le regioni periferiche restano mal collegate rispetto ai mercati centrali.
Sarebbero quindi sufficienti già solo queste considerazioni per dar conto della gravità dell'esclusione di quelle che erano le regioni adriatiche dai relativi corridori (quello Baltico-adriatico) e della relegazione della Sicilia rispetto alla denegata priorità del cosiddetto Corridoio 1 Berlino-Palermo, la cui prospettiva attuativa è rivisitata dall'espressione di variazione attraverso il nuovo Corridoio 5.
Ebbene, alla luce di queste riflessioni di Loyola De Palacio, e più in generale degli obiettivi di fondo perseguiti dalle stesse strategie elaborate con progettualità come quelle denominate TEN-T, balza evidente e stridente l'analisi anche superficiale delle Pag. 71risultanze che si segnalano nei programmi, così come noti, riconnessi alle rete transeuropea di trasporto, l'emarginazione di realtà locali che tuttavia integrerebbe assicurando la completezza e la fruibilità di una rete complessa e integrata che faccia leva sulla intermodalità ed interoperabilità.
E nel convincimento, infine, che non vi possano essere ragioni fondate nemmeno di gradualità di interventi per giustificare la mancata o la ritardata integrazione di aree come quella della Sicilia, o del Meridione più in generale, nei progetti di rete finalizzati a modelli qualitativi di mobilità italiana con riferimento anche agli orientamenti delle Ferrovie dello Stato italiane ed europeo in relazione a quelli comunitari, con le molteplici e rilevanti implicazioni e ricadute riconnessi in dipendenza di infrastrutture dei servizi e delle attività che implementerebbero, l'impegno, che le mozioni in discussione si propongono di accollare al Governo, è senza dubbio da considerarsi anche come un appello a Ferrovie dello Stato italiane e all'Europa stessa, con l'auspicio che sia il più condiviso possibile e che possa dar voce alle speranze e alle prospettive di sviluppo di terre indiscutibilmente degne della nostra attenzione.
Per questo motivo dichiaro il voto favorevole del gruppo a cui appartengo sulle mozioni in esame (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mereu. Ne ha facoltà.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, innanzitutto esprimiamo subito la nostra soddisfazione nel vedere riconosciuta dal Governo la nostra proposta espressa nella mozione da noi presentata, e voteremo a favore anche delle altre mozioni nelle parti per le quali il Governo ha dichiarato il suo parere favorevole. Nella nostra mozione affrontiamo un tema molto importante e delicato per lo sviluppo del Paese e per il riequilibrio generale dell'assetto infrastrutturale nazionale. Equilibrio - vorrei subito dire - che non c'è, non esiste più da tempo, avendo il nostro Paese subito negli ultimi decenni politiche di sviluppo nel settore dei trasporti disomogenee che hanno messo sempre più in evidenza la grande differenza e il divario tra il nord ed il nostro Mezzogiorno, totalmente tagliato fuori dai vari programmi di sviluppo, e quindi in chiara contrapposizione rispetto a quanto noi diciamo nel nostro Parlamento: fare in modo che lo sviluppo del Mezzogiorno contribuisca ad uno sviluppo totale del nostro Paese.
È chiaro a tutti che il Governo da poco in carica, vista anche la drammaticità della congiuntura internazionale e delle enormi difficoltà economiche che incidono sulle nostre casse, non potrà assumersi responsabilità per rimettere a nuovo completamente il sistema dei trasporti in Italia, ma sicuramente, considerata anche la sua pubblicizzata serietà e la credibilità che gode nelle sedi internazionali, potrà fare uno sforzo per permettere all'Italia e al suo Mezzogiorno di cominciare un percorso virtuoso che permetta col tempo di superare il gap infrastrutturale che ci divide dal resto dei Paesi europei. Assistiamo da anni infatti - è un dato inconfutabile - all'interno del Paese all'aumento del divario in termini di infrastrutture e di servizi tra il nord e il sud, con notevole aggravio delle problematiche della mobilità in particolare nelle regioni più meridionali, la Calabria e le isole maggiori, dove i livelli qualitativi del servizio di trasporto segnano standard da Paese del Terzo mondo ormai non più accettabili.
Il punto di partenza degli impegni che chiediamo al nuovo Governo è di assumere e sostenere a pieno titolo la realizzazione del Corridoio Berlino-Palermo, da qualche tempo rivisitato e allargato in Helsinki - La Valletta, mantenendo inalterato quello che era il percorso e il tracciato ideato e pensato in sede di definizione iniziale. Un impegno che il nostro Paese deve riuscire a garantire per dare linfa e prospettiva di crescita ai nostri territori del Mezzogiorno fortemente indietro, come dicevo, in termini di capacità infrastrutturale rispetto a Pag. 72tutti, soprattutto sotto il profilo della capacità ferroviaria. In secondo luogo, chiediamo a gran voce e a pieno titolo che il Governo, impegnato fin dalla sua nascita in un'azione che verte nell'adozione di politiche che favoriscano l'equità e la crescita, intervenga in maniera energica e risoluta nei confronti del gruppo Ferrovie dello Stato, di cui è azionista unico, per sospendere l'intollerabile perpetuarsi di politiche di dismissioni messe in atto verso il meridione d'Italia per favorire quelli che possono essere gli interessi di un'azienda, dimenticando invece l'aspetto sociale che rappresentano le ferrovie nel nostro paese.
La costante graduale riduzione, infatti, del servizio di trasporto ferroviario viaggiatori a media e lunga percorrenza diurno e notturno dal nord verso il sud e viceversa registrata negli ultimi anni, in funzione di un progetto - quello del gruppo delle Ferrovie dello Stato - di complessiva razionalizzazione ed efficientamento del servizio della rete, finalizzato alla contrazione dei costi, si sta purtroppo traducendo in un'operazione di vero e proprio smantellamento dell'intero sistema ferroviario meridionale.
E se a questo noi aggiungiamo la scarsità di ammodernamento dei servizi e della flotta navale, l'insufficienza di investimenti nella rete, la dismissione di attività trasportistiche ancora produttive, con ricadute negative sui flussi del traffico passeggeri e merci, nonché sulla competitività delle aree, sull'occupazione e sui flussi turistici, ci rendiamo conto di come la situazione sia di assoluta criticità. Riparandosi dietro lo scudo della logica aziendale e della mancata redditività di alcuni servizi, si finge di non considerare le reali cause che hanno condotto di fatto a tale situazione. In questo ultimo periodo il Meridione è stato isolato, con disagi notevolissimi, proprio perché le Ferrovie dello Stato hanno ritenuto di tagliare tutta una serie di tratte, di corse, impedendo in tal modo alle popolazioni siciliana e calabrese di raggiungere Roma e il nord dell'Italia, costringendo i passeggeri a cambi continui di treno creando, oltre che maggiori costi, anche evidenti e notevoli disagi.
Questi elementi, discussi e analizzati con attenzione, ci portano ad affermare quanto sia fondamentale che il corridoio Helsinki-La Valletta, così come viene ora denominato, abbia la necessaria estensione al territorio siciliano e che, poi, dal territorio siciliano, esso proceda verso Malta e La Valletta e si rivolga verso l'intero bacino del Mediterraneo, interessando anche la Sardegna come snodo centrale dei traffici verso la Spagna, la Francia e il nord Africa.
Vorrei svolgere una considerazione particolare sulla Sardegna: si tratta di un'isola che dovrebbe svolgere un ruolo diverso da quello a cui è costretta, un'isola a cui è stato riconosciuto l'ostacolo costituito dall'insularità, che però, nei fatti, l'Europa continua a far finta di non conoscere. In effetti l'insularità fa da ostacolo a qualunque iniziativa di sviluppo che in essa si vuole intraprendere. È impossibile pensare di lasciarla fuori da qualunque direttiva e percorso che interessi i trasporti in Italia. Perciò è fondamentale che il Governo italiano, che ha già fatto sapere di essersi attivato in proposito in sede europea, vigili e faccia valere ancora di più, nelle opportune sedi, tutte queste ragioni, per fare in modo che ciò venga realizzato nel più breve tempo possibile.
In tal modo, per esempio, il gruppo Ferrovie dello Stato non potrà di certo ignorare che nella pianificazione aziendale dei prossimi anni risulterà opportuno riaffermare l'intero progetto infrastrutturale, rilanciando il sud attraverso il completamento e la realizzazione di alcune opere strategiche quali l'ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, l'alta velocità ferroviaria nella medesima tratta, l'alta velocità siciliana e il rilancio dei porti calabresi, innanzitutto. E a questo è normale che debba seguire lo sviluppo della capacità verso il medio e alto Mediterraneo occidentale, cosa che comporta conseguenzialmente lo sviluppo dei porti, delle piattaforme logistiche e delle reti dei trasporti ferroviari anche nella regione Pag. 73Sardegna, che non può certamente, come dicevo prima, rimanere isolata dalle direttive principali e relegata in un ruolo marginale nell'assetto trasportistico europeo.
I segnali che negli ultimi tempi il nostro Paese sta dando, infatti, diciamolo francamente non sono esaltanti, perché non solo non vanno in direzione di un'integrazione europea nel campo delle infrastrutture, dei trasporti, dell'intermodalità e delle politiche della logistica, ma vanno in una direzione completamente opposta. Se è vero che svariati treni di lunga percorrenza sono stati soppressi in Calabria, che i treni notturni non ci sono più, che il personale di questi treni è in grande mobilitazione e sta manifestando continuamente, che in Sardegna stessa e in Sicilia la gente non considera più il treno come mezzo abituale di trasporto, ci sarebbe allora da capire il significato di questi grandi arretramenti rispetto a quelle che dovrebbero essere le condizioni da costruire, da prospettare, per determinare, invece, le necessarie azioni da adottare.
Concludo, signor Presidente, dicendo quindi che questo problema deve essere risolto in una maniera positiva e quindi seguiremo in queste fasi l'impegno del Governo e faremo in modo, come partito, di appoggiarne le iniziative (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Desiderati. Ne ha facoltà.
MARCO DESIDERATI. Signor Presidente, signor sottosegretario, esordirò annunciando il voto contrario del gruppo Lega Nord Padania a tutte le mozioni presentate, non perché all'interno delle singole mozioni non ci siano parti anche parzialmente condivisibili, ma perché tutte le mozioni sottintendono in modo più o meno esplicito un teorema, relativo alla richiesta al Governo di agire su Ferrovie dello Stato per distrarre dei fondi a favore del Mezzogiorno. Noi della Lega spesso, anzi quasi sempre, portiamo avanti le istanze del nostro territorio, ma non possiamo condividere la scelta di distrarre risorse, ad esempio, dall'alta velocità, per andare ad intervenire solo ed esclusivamente sulle tratte del Mezzogiorno. Signor sottosegretario, credo che lei conosca la situazione. La inviterei a venire in Padania a vedere qual è la situazione delle nostre ferrovie. Abbiamo delle linee come la Lecco-Monza-Milano, che serve un bacino potenziale di 4 milioni di persone, che ancora è a binario unico, come a binario unico è la linea che va dalla Liguria alla Francia. Non nego che in Meridione ci siano, o ci possano essere, gravi problemi sul trasporto ferroviario ma, signori, la Padania non sta meglio, con la differenza che la Padania ha sempre pagato per avere servizi di serie B (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
FURIO COLOMBO. Eravate al Governo per dieci anni! Siete stati al Governo per dieci anni!
MARCO DESIDERATI. Lo dico ai colleghi: riteniamo assolutamente legittime le vostre richieste ma non possiamo condividerle.
Inoltre c'è l'altra questione, signor sottosegretario, che è la disputa sul ponte sullo Stretto di Messina. Come sapete il ponte sullo Stretto era nel programma del Governo Berlusconi del quale facevamo parte. Noi abbiamo sempre accolto la proposta di realizzare il ponte sullo Stretto in modo piuttosto critico. Ebbene qua, oggi, ci sono mozioni che chiedono di reinserirlo come opera strategica oppure, come la mozione dell'Italia dei Valori, di toglierla dalle opere strategiche. Ebbene potrà sembrare una contraddizione, ma voteremo in senso contrario a tutte, perché non abbiamo mai negato recisamente che il ponte sullo Stretto potrebbe essere motivo di sviluppo per le regioni del sud; però, cari signori, chi lo paga il ponte sullo Stretto di Messina? In quarant'anni di progetti, la Padania il ponte sullo Stretto l'ha già pagato. Allora rivolgo un invito al Governo e a tutti colleghi: siccome la Lega Pag. 74Nord è il partito che si spende da sempre per l'autodeterminazione dei popoli, facciamo il federalismo e consentiamo ad ogni territorio di dotarsi delle infrastrutture che vuole. La Padania un altro ponte sullo Stretto non lo voterà (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laratta. Ne ha facoltà.
FRANCESCO LARATTA. Signor Presidente, lo sviluppo del Mezzogiorno costituisce senza alcun dubbio una priorità per l'intero Paese. Sviluppare il Mezzogiorno significa mettere in piedi un sistema di infrastrutture in grado di soddisfare le esigenze di mobilità di persone e beni in base a standard di qualità elevati. Questo è un requisito fondamentale per garantire l'accessibilità dei territori periferici, favorendo la coesione economica, sociale e territoriale; è quindi fondamentale l'esigenza di costruire un sistema di trasporti in grado di colmare i gravissimi deficit infrastrutturali oggi esistenti nel sud d'Italia, senza i quali non vi può essere crescita e tanto meno sviluppo per l'intero Paese.
Secondo l'Associazione Studi e ricerche sul Mezzogiorno, il 44 per cento delle linee ferroviarie al sud è a binario unico.
Non solo, il doppio binario è stato realizzato in appena il 23 per cento del territorio contro il 50 per cento del nord ed il 27 per cento del centro. Anche le linee elettrificate sono rare: 49 per cento al nord, mentre nel Mezzogiorno solo il 28 per cento del tracciato è servito da energia elettrica. A marzo, inoltre, è prevista la partenza del nuovo treno ad alta velocità, Italo, il primo privato in Italia, ma anche quello non andrà oltre Salerno.
Il ritardo infrastrutturale del sud è cresciuto dell'1 per cento in dieci anni. Il profondo ritardo infrastrutturale del sud non riguarda solo il trasporto ferroviario, ma anche quello su gomma e le infrastrutture per la fornitura dei servizi idrici, energetici, per lo smaltimento dei rifiuti e il trasporto pubblico locale. Servirebbero 10 miliardi di euro all'anno per colmare questo gap infrastrutturale, secondo lo studio sui servizi pubblici locali presentato a dicembre del 2011. Stando a quanto si legge nell'indagine, per riavvicinare le due sponde del Paese sono necessari all'anno 2,13 miliardi di euro per l'acqua, 0,92 miliardi di euro per il gas, 1,13 miliardi di euro per il trasporto pubblico locale su gomma e altri 2 miliardi di euro per le metropolitane.
Il divario infrastrutturale tra nord e sud del Paese è cresciuto dal 2000 al 2010 dell'1 per cento, come dicevamo, e questo non lo diciamo solo noi, ma risulta da uno studio di Unioncamere, insieme con l'Istituto Tagliacarne. Questo proprio nel decennio in cui l'Unione europea ha incrementato i fondi per le regioni meno sviluppate. L'indagine Unioncamere-Tagliacarne quantifica anche questo divario. Il sud rispetto al nord est, per esempio, soffre di un divario del 34,6 per cento per quanto riguarda le infrastrutture.
Lo scorso 10 dicembre, dopo un lungo incontro con i rappresentanti delle regioni meridionali, il Ministro Passera e quello della coesione territoriale Barca, hanno individuato gli interventi prioritari per colmare - o almeno iniziare a farlo - il divario infrastrutturale tra nord e sud del Paese, perché il rischio è anche quello di perdere i fondi europei destinati alle infrastrutture nel Mezzogiorno. Per quanto riguarda l'ammodernamento della rete ferroviaria del sud, ad esso verranno destinati circa 6,5 miliardi di euro. Le linee prioritarie del Piano di azione messo a punto dal Ministero, in accordo con le regioni, individuano anche le priorità di intervento: le linee Palermo-Catania -Messina, Napoli-Bari-Lecce-Taranto, Salerno-Reggio Calabria e la rete regionale sarda.
Fin qui gli interventi prioritari; per il resto bisognerà aspettare la programmazione 2014-2020, quando sarà reperito il residuo fabbisogno finanziario per gli interventi di cui è stata approvata la sola progettazione. Vi è, quindi, la fondamentale esigenza di costruire un sistema di trasporti in grado di colmare i gravissimi deficit infrastrutturali oggi esistenti nel sud d'Italia, senza i quali non vi può essere Pag. 75alcuna crescita né tanto meno sviluppo. L'internalizzazione dell'economia e dei mercati offre vantaggi straordinari che possono favorire lo sviluppo della macro area meridionale del nostro Paese.
Purtroppo il sud Italia soffre molto la mancanza di investimenti che nel corso di troppi anni ha provocato un elevato deficit nelle infrastrutture e nei servizi di trasporto e nella logistica, a causa del quale si registra una pesante marginalizzazione e compromissione del suo ruolo nel Mediterraneo. Fino a quando il Mezzogiorno registra questo pesante ritardo infrastrutturale, le scelte di mercato dei vettori internazionali si dirigono verso nodi infrastrutturali, soprattutto navali ed aeroportuali, africani e maltesi, oggi più competitivi. Nel Mezzogiorno di fatto non esiste un sistema di trasporto visto che manca totalmente l'integrazione tra le diverse aree di trasporto, con l'assenza di nodi di scambio tra le principali modalità di trasporto.
Il principale obiettivo è, dunque, quello di mettere finalmente in rete i territori meridionali e, quindi, di collegarli con le altre aree del Paese, dell'Europa e del mondo. Tutto questo dovrà consentire la circolazione di uomini e merci in tempi brevi, al fine anche di favorire la crescita economica del Mezzogiorno e di attrarre investimenti produttivi. Pensare infrastrutture moderne, efficienti, adeguate, significa rilanciare l'intera macro area del Mezzogiorno, cosa che rappresenterebbe un'importante opportunità di crescita economica realizzabile mediante un'operatività logistica che sia al servizio non solo del sistema endogeno meridionale italiano, ma anche di altri, rendendolo principalmente territorio di concentrazione e smistamento di traffico lungo le direttrici dell'Oriente e del nord Africa.
Al contrario, oggi l'80 per cento del traffico intermodale e ferroviario di container movimentato da porti italiani, è generato dai porti di Genova, La Spezia e Livorno. L'insieme dei porti del Mezzogiorno ne movimenta appena il 12 per cento. La competitività dei servizi intermodali e ferroviari dei porti di Gioia Tauro e Taranto, pur essendo tra i principali porti del Mediterraneo, è fortemente compromessa dalle carenze e dalle restrizioni delle infrastrutture ferroviarie che riducono fortemente la capacità di trasporto di container marittimi e comportano un aumento del costo unitario trasportato.
Oggi poi Gioia Tauro soffre enormemente per la mancanza di scelte coraggiose da parte dei governi e per la mancanza di seri investimenti che rendono il porto interessante, utile e conveniente.
La Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento che segna un cambiamento di approccio nell'ambito della politica per lo sviluppo delle reti transeuropee, ma sembra emergere un rischio di penalizzazione per il Mezzogiorno italiano, in quanto il nuovo corridoio Helsinki-La Valletta proposto dalla Commissione sostituisce di fatto il progetto prioritario Berlino-Palermo e, pur mantenendo in vita la realizzazione anche dell'asse Napoli-Palermo, registra nei fatti quello spostamento di mercato e dei traffici internazionali dall'Italia meridionale verso le coste del Nord Africa e di Malta già registrato da vari istituti di ricerca che ne indicano la causa nelle gravi carenze delle infrastrutture di trasporto e dei servizi ad esso connessi.
Ecco perché chiediamo al Governo di concentrare nel Mezzogiorno tutte le risorse nazionali disponibili ed europee per una nuova moderna politica di infrastrutture e trasporti. Occorre, quindi, in tempi brevi un piano di sviluppo che consenta di realizzare un'effettiva riduzione dei divari strutturali socio-economici. Tutto ciò deve avvenire in tempi certi e definiti. Si impegna altresì il Governo ad agevolare forme di finanza di progetto e di partenariato pubblico-privato al fine di impostare un programma di priorità infrastrutturali; ad intervenire in sede negoziale con l'Unione europea al fine di riaffermare la strategicità degli interventi che riconoscono alle aree del Mezzogiorno d'Italia centralità nell'ambito dei collegamenti e Pag. 76delle correnti commerciali nel Mediterraneo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laganà Fortugno. Ne ha facoltà.
MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, signor sottosegretario, è con piacere che apprendo ora la richiesta di accogliere con parere favorevole questa mozione. Aderisco alla richiesta del gruppo.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Laganà Fortugno, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garofalo. Ne ha facoltà.
VINCENZO GAROFALO. Signor Presidente, già ieri in occasione della discussione sulle linee generali ho provveduto ad illustrare la mozione del Popolo della Libertà. Sottolineo solo alcuni aspetti, ma già ieri l'illustrazione è stata ampia e i punti che intendo sottolineare sono soprattutto quelli che riguardano la necessità per la quale abbiamo presentato questa mozione. Il primo aspetto è che, quando è giunta la notizia del ripensamento dell'Unione europea sui network del sistema dei trasporti europeo che poteva rimettere in discussione il Corridoio 1 Berlino-Palermo, si è reso a quel punto necessario ritornare sul tema e dare al Governo l'impegno di riportare su questo corridoio l'attenzione dell'Unione europea, che, invece, tendeva a spostare la direzione verso l'Adriatico.
Successivamente, viste le rassicurazioni ottenute e la conferma del Corridoio che adesso si chiama Helsinki-La Valletta con la diramazione che va verso Bari, ma che arriva fino a Palermo ritornando e mantenendo la posizione della Sicilia come area di libero scambio, ieri abbiamo presentato una riformulazione che sottolinea la necessità di rimettere al centro dell'impegno del Governo l'infrastrutturazione ferroviaria.
È stato già detto da tutti i colleghi intervenuti quanto è ampio il divario tra il Nord e il Sud e quanto tempo è trascorso dagli ultimi investimenti fatti al Sud e quanto tempo ancora si rischia di trascorrere prima che il Sud torni ad avere un sistema ferroviario uguale a quello del resto d'Italia. Questo gap va assolutamente colmato ed ecco perché l'impegno con il quale abbiamo voluto sottolineare il nostro pensiero al Governo è diretto soprattutto agli investimenti ferroviari, che debbono portare a obiettivi vari tra i quali anche un riequilibrio modale che è quanto viene auspicato dall'Unione europea.
Quindi, raccogliamo con grande soddisfazione anche il fatto che tutte le mozioni hanno voluto sottolineare questa necessità. Raccogliamo con soddisfazione anche il parere favorevole del Governo e, quindi, ribadiremo col voto la nostra volontà di andare in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, abbiamo appreso dal «carneade» di turno di un Governo «fantoccio» che il Governo ha espresso un parere contrario sulla nostra mozione. Tuttavia, vogliamo sottolineare che quell'opera è strategica per lo sviluppo del Sud. Questo Governo sta facendo killeraggio nei confronti delle regioni meridionali e, ancora di più, lo ha testimoniato con il parere espresso dal sottosegretario (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Non vogliamo dare a questo Governo, che sarà costretto a dimettersi per le sollevazioni popolari che ci saranno proprio a partire dal territorio più estremo, che è quello della Sicilia, il piacere sadico di bocciare una proposta così rilevante come quella che abbiamo presentato. Pag. 77
Pertanto, signor Presidente, a nome anche degli altri colleghi, le preannunzio che ritiriamo la nostra mozione Belcastro ed altri n. 1-00697 (Nuova formulazione), con l'impegno di ripresentarla, coinvolgendo i parlamentari meridionali e le popolazioni. Allora, verificheremo se questo Governo «fantoccio», che è sottomesso ai poteri forti, si opporrà, ancora una volta, a una grande opera che le popolazioni meridionali vogliono.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che la mozione Belcastro ed altri n. 1-00697 (Nuova formulazione) è ritirata.
Prego il collega che fischia di farsi vedere in faccia!
ANGELO COMPAGNON. Bravo Presidente!
GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO IMPROTA, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Signor Presidente, voglio ribadire, rispetto alla mozione Donadi ed altri n. 1-00807, la possibilità di proporre ai presentatori la riformulazione del quarto capoverso del dispositivo, in relazione alla discussione che si è svolta ieri, che potrebbe essere la seguente: «A non mettere in relazione il Corridoio 5, Helsinki-La Valletta, con l'ipotesi di realizzazione del ponte sullo Stretto».
Per quanto riguarda, invece, la mozione Moffa ed altri n. 1-00813, vorrei chiarire all'onorevole Gianni che sui primi due capoversi del dispositivo il Governo esprime parere favorevole. In ordine al terzo capoverso del dispositivo, chiedevo di espungere le valutazioni in merito a Ferrovie dello Stato. Sul quarto capoverso del dispositivo, chiedevo di espungere i riferimenti al ponte sullo Stretto di Messina.
LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, abbiamo ascoltato la proposta di riformulazione che ella ha formulato ed è una proposta che noi, come Italia dei Valori, accettiamo invitando, però, nelle premesse della mozione, a consentire che venga dato atto che permane la contrarietà dell'Italia dei Valori alla costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Questo mi sembra sia un dato di fatto che non toglie nulla rispetto al dispositivo, così come riformulato dal rappresentante del Governo.
Pertanto, esprimo parere favorevole, a nome del gruppo Italia dei Valori, per questa riformulazione, chiedendo agli uffici di integrare l'ultimo capoverso della premessa con l'espressione che permane la contrarietà del gruppo Italia dei Valori alla realizzazione del collegamento relativo al ponte sullo Stretto di Messina.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Leoluca Orlando. Tuttavia, le faccio notare che tecnicamente è il Governo che propone la riformulazione. Comunque, prendo atto che il Governo fa propria tale proposta.
Prima di procedere nei nostri lavori, avverto che è presente, in tribuna, il premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa, presente alla Camera per un'iniziativa dell'Università popolare di Roma. L'Assemblea lo saluta (Applausi).
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Garofalo ed altri n. 1-00704 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Pianetta, Golfo, Rampelli, Bruno, Reguzzoni, Goisis, Presidente Buttiglione... Pag. 78
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 501
Votanti 490
Astenuti 11
Maggioranza 246
Hanno votato sì 421
Hanno votato no 69).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che la deputata Mariani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Avverto che sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00699 è stata chiesta la votazione per parti separate.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00699 (Nuova formulazione), ad eccezione del secondo capoverso del dispositivo, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mereu, Calderisi, Margiotta, Urso, Holzmann, D'Antona...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 506
Votanti 495
Astenuti 11
Maggioranza 248
Hanno votato sì 427
Hanno votato no 68).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Lo Monte ed altri n. 1-00699 (Nuova formulazione), limitatamente al secondo capoverso del dispositivo, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Vella, Granata, Sardelli, D'Anna, Mondello, Mereu, Goisis, Bongiorno, Scanderebech...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti 509
Votanti 345
Astenuti 164
Maggioranza 173
Hanno votato sì 23
Hanno votato no 322).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che la mozione Belcastro ed altri n. 1-00697 è stata ritirata.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Donadi ed altri n. 1-00807, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Cesa, Della Vedova, Pianetta, Laboccetta, Rampelli, Granata, Lussana, Sardelli, Donadi, Galati...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 506
Votanti 391
Astenuti 115
Maggioranza 196
Hanno votato sì 313
Hanno votato no 78).
Prendo atto che i deputati Cesare Marini e Viola hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Galletti ed altri n. 1-00812, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Brandolini, Sardelli, Veltroni, Villecco Calipari, Aprea, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 505
Votanti 466
Astenuti 39
Maggioranza 234
Hanno votato sì 415
Hanno votato no 51).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Moffa ed altri n. 1-00813, nel testo riformulato, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sardelli, Mondello, Boccuzzi, Coscia, Mereu, Pianetta, Goisis, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 508
Votanti 492
Astenuti 16
Maggioranza 247
Hanno votato sì 422
Hanno votato no 70).
Prendo atto che i deputati Cesare Marini e Duilio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Meta ed altri n. 1-00815, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Codurelli, Villecco Calipari, Duilio, Capodicasa, Carfagna, D'Anna...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 510
Votanti 501
Astenuti 9
Maggioranza 251
Hanno votato sì 450
Hanno votato no 51).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Toto ed altri n. 1-00816, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Golfo, Mazzuca, Calderisi, Migliori, Traversa, Pedoto...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 506
Votanti 472
Astenuti 34
Maggioranza 237
Hanno votato sì 423
Hanno votato no 49).
Prendo atto che il deputato Pionati ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Cesare Marini ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
In morte dell'onorevole Donato de Leonardis.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Donato de Leonardis, già membro della Camera dei deputati dalla III alla VII legislatura. Pag. 80
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, a molti dei parlamentari presenti oggi Donato De Leonardis non dice nulla. Donato De Leonardis è stato un parlamentare della grande Democrazia Cristiana, il suocero del nostro collega Antonio Pepe. È con tristezza e con immenso orgoglio che io democristiano, unico e solo della Capitanata, voglio ricordare questo grandissimo parlamentare, che per cinque legislature ha onorato bene il suo ruolo, diventando tra l'altro presidente della Commissione agricoltura.
È stato uno dei parlamentari più importanti della nostra Puglia. Con Vincenzo Russo, Gustavo De Meo, Antonio Carcaterra, Vernola, Lattanzio è stato uno degli artefici della rinascita della Capitanata e della Puglia. Donato De Leonardis si è impegnato in agricoltura e proprio in questo periodo la Capitanata, per la sua agricoltura, è stata riconosciuta come una delle più importanti zone del nostro territorio nazionale.
Signor Presidente, voglio ricordare questo grandissimo parlamentare, che a molti non dice nulla, che però rimarrà nel cuore dei foggiani, dei cittadini della Capitanata e della Puglia, soprattutto perché ha onorato con impegno e con determinazione un ruolo che un tempo i cittadini consentivano solo ai grandi uomini (Applausi).
Seguito della discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00780, Laura Molteni ed altri n. 1-00808 e Miotto ed altri n. 1-00809 concernenti iniziative in materia di malattie rare (ore 17,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Binetti ed altri n. 1-00780, Laura Molteni ed altri n. 1-00808 e Miotto ed altri n. 1-00809, concernenti iniziative in materia di malattie rare (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che nella seduta di lunedì 16 gennaio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed è intervenuto il rappresentante del Governo.
Avverto che in data odierna è stata presentata la mozione Mosella ed altri n. 1-00814. Il relativo testo è in distribuzione (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Avverto, altresì, che è stata testé presentata una nuova formulazione della mozione Binetti ed altri n. 1-00780 (Vedi l'allegato A - Mozioni), che è stata sottoscritta anche dagli onorevoli Miotto, Laura Molteni, Barani, Mosella, Palagiano e Di Biagio. Pertanto, l'ordine dei firmatari di tale mozione così riformulata è il seguente: Binetti, Miotto, Molteni, Barani, Mosella, Palagiano, Di Biagio ed altri.
Avverto, inoltre, che contestualmente le mozioni Laura Molteni ed altri n. 1-00808, Miotto ed altri n. 1-00809 e Mosella ed altri n. 1-00814 sono state ritirate dai presentatori.
(Parere del Governo)
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sulla mozione Binetti, Miotto, Molteni, Barani, Mosella, Palagiano, Di Biagio ed altri n. 1-00780 (Nuova formulazione).
RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. Signor Presidente, in ordine alla mozione sulle malattie rare...
PRESIDENTE. Deve esprimere il parere sulla nuova formulazione della mozione.
RENATO BALDUZZI, Ministro della salute. In ordine alla nuova formulazione...
PRESIDENTE. La mozione è unitaria, tra l'altro.
Pag. 81RENATO BALDUZZI, Ministro della salute.. .. unitaria rispetto alla discussione di ieri, il parere del Governo è favorevole relativamente a tutti i punti.
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, voteremo a favore di questa mozione, che impegna il Governo ad assumere una serie di impegni per rendere più efficace la cura delle patologie rare.
Questo è un settore che corre il rischio di essere privato di quel minimo di risorse necessarie, perché, a livello regionale, si vivono grandi difficoltà dal punto di vista finanziario e con i tagli di bilancio, in modo particolare quelli che riguardano la sanità, si corre il rischio di sottrarre risorse per la cura di un ristretto numero di pazienti rispetto alla più ampia platea delle patologie, ma che necessitano, non meno di altri, di assistenza e cura.
Non solo, questo è un settore che, proprio per la difficoltà di trovare rimedi efficaci, richiede grandi investimenti nella ricerca, che, purtroppo, è la Cenerentola nel nostro Paese. In modo particolare, a questo settore della ricerca vengono destinate sempre meno risorse.
Voglio qui ricordare un centro di ricerca per le patologie rare, che è situato nella provincia di Avellino, dove operano scienziati di grande valore e dove è attivo come direttore scientifico il professor Giordano, che, proprio in virtù di questi tagli, di questa sottrazione di risorse, vive momenti di grande difficoltà.
Quindi, chiedo al Ministro, approvando questa mozione, di dedicare grande attenzione a questo settore, ai centri di ricerca di eccellenza che abbiamo nel nostro Paese, per evitare che possano avere difficoltà a proseguire la loro attività.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mosella. Ne ha facoltà.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, signor Ministro, abbiamo ritirato anche noi, come Alleanza per l'Italia, la nostra mozione, per convergere sulla mozione unitaria. Credo che questa oggi sia una pagina importante per il tema che stiamo affrontando, anche perché sono anni che associazioni si muovono, si mobilitano, anche in modo trasversale, toccando un po' tutte le sensibilità politiche, per portare il tema all'attenzione delle forze istituzionali e del Governo.
Affrontare, quindi, il problema delle malattie rare significa leggere, approfondire, confrontarsi con dati e rapporti, ma prima ancora con le testimonianze dei pazienti e dei loro familiari, dei medici curanti, dei ricercatori, dei volontari, delle molte associazioni nate nel tempo per dare corpo e voce ad una realtà complessa e dolorosa, quanto sottaciuta.
Molte, probabilmente troppe delle persone affette da malattie rare, talvolta incurabili, sopportano il peso della loro condizione in solitudine, senza il conforto di diagnosi e la speranza di cura e di farmaci adatti. Combattono quotidianamente una lotta impari contro mali che la scienza medica fatica a decifrare, senza poter contare appieno su quella rete di tutele e di sostegno che un sistema sanitario compiuto ed evoluto come il nostro dovrebbe essere in grado di assicurare loro.
Richiamare qui il dettato costituzionale, rammentando come la tutela della salute sia un diritto fondamentale dell'individuo ed interesse della collettività, può sembrare scontato, ma chi soffre oggi di una patologia rara racconta un'esperienza che è fatta di infinite zone d'ombra, enormi difficoltà e la sensazione triste di essere un cittadino di serie B.
L'errore nel quale si incorre più spesso è credere che le cosiddette malattie rare siano questione di pochi, mentre le cifre a nostra disposizione fotografano un fenomeno assai esteso nella sua complessità, Pag. 82con evidenti ripercussioni da un punto di vista sanitario, sociale ed economico.
In Italia si contano circa due milioni di persone colpite da patologie definite rare di cui il 70 per cento costituito da bambini in età pediatrica. L'elenco di tali affezioni poi è interminabile. Le fonti scientifiche ne elencano infatti 7 o 8 mila circa. Si presentano come forme estremamente eterogenee per quanto riguarda l'età, l'insorgenza, l'eziopatogenesi e la sintomatologia. La varietà delle caratteristiche rende pertanto particolarmente complesso effettuare una diagnosi tempestiva e corretta, senza dimenticare, come scrive l'Istituto superiore di sanità nel registro nazionale e nei registri regionali e interregionali delle malattie rare, nel Rapporto dell'anno 2011, che solo una piccola parte di esse può contare su terapie risolutive.
Grande è il numero dei bambini colpiti da malattie rare, ma ad oggi il 90 per cento di chi ha un'età compresa tra zero e cinque anni non può contare su una diagnosi in tempi brevi. Sono pari all'86 per cento le diagnosi tardive e ciò comporta che il 46 per cento dei bambini malati affronti trattamenti diagnostici non necessari.
Nella maggior parte dei casi quelle rare sono malattie croniche, che quando non sono causa di mortalità precoce colpiscono il corpo con conseguenze fortemente invalidanti e richiedono un sostegno costante per coloro che ne sono affetti e per le loro famiglie.
Le indagini estenuanti alla ricerca della diagnosi, una sfida che i medici di base da soli non possono sostenere, così come le specifiche e particolari esigenze cliniche ed assistenziali e l'assenza di terapie ad hoc si traducono in costi umani ed economici elevatissimi.
Con l'approvazione del decreto ministeriale n. 279 del 2001, recante regolamento di istituzione della rete nazionale delle malattie rare e di esenzione dalla partecipazione al costo delle relative prestazioni sanitarie, è stato indicato l'elenco delle malattie riconosciute come rare dal Servizio sanitario nazionale. È previsto, tra l'altro, anche un aggiornamento dei contenuti stessi del regolamento, da effettuare ogni tre anni. Purtroppo, non solo non si è proceduto all'aggiornamento, ma vi sono 109 patologie individuate ormai da anni ancora non inserite nella lista delle esenzioni.
Si tratta di una situazione non più accettabile, perché priva i malati e le loro famiglie dei livelli di cura essenziali, costringendoli ad affrontare difficoltà di ordine economico e carenze assistenziali soprattutto domiciliari.
Con la nostra mozione, quindi con questa convergenza unitaria forte, noi pensiamo che si debba incentivare la ricerca scientifica sulle malattie rare il cui ruolo è fondamentale, sostenendo l'impegno delle università e dei centri di ricerca pubblici. Chiediamo che si assicuri il monitoraggio delle patologie sul territorio nazionale, anche valorizzando la rete informativa costituita dai medici di base; che si garantisca inoltre un supporto costante alle persone affette da malattie rare e alle loro famiglie, con particolare riferimento all'assistenza domiciliare e al sostegno psicologico, che si compia insomma ogni sforzo per l'adozione di una normativa che consenta l'autorizzazione temporanea di utilizzo, così da agevolare l'accesso ai farmaci innovativi per le cure delle malattie rare.
Le malattie rare devono essere una priorità per le istituzioni, nella consapevolezza che un Paese come il nostro non può consentire che l'importanza di una patologia sia valutata solo in base alla sua frequenza. Ogni cittadino ha diritto ad essere adeguatamente curato indipendentemente dalla diffusione della propria malattia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palagiano. Ne ha facoltà.
ANTONIO PALAGIANO. Signor Presidente, vorrei anzitutto ringraziare il Ministro per aver accolto questa mozione unitaria sulle malattie rare, nome abbastanza complicato. Le malattie rare sono malattie che interessano una piccola parte Pag. 83della popolazione; non interessano né la politica, né i media, né la ricerca, né i congressi medici, perché si tratta appunto di malattie rare. Quindi, l'industria non investe su un mercato molto ristretto e che non conviene in termini di profitti.
Uno dei punti della mozione in esame - ringraziamo il Ministro di averla accolta per intero - è proprio quello di cercare di incentivare la ricerca scientifica, sia nell'ambito universitario che delle aziende, le quali devono investire e, quindi, devono avere un percorso preferenziale per poter giustificare degli esborsi di capitali. Si parla di centinaia di milioni di dollari o di euro per proventi molto ridotti.
Lei sa bene, signor Ministro, che stiamo parlando di malattie che hanno un'incidenza molto bassa: secondo l'Unione europea, meno di cinque malati ogni 10 mila abitanti. Ma sono tanti nel mondo: sono circa 2 milioni in Italia, circa 30 milioni in Europa, e molti di più nel mondo. Quindi, non parliamo di piccoli numeri.
Quando si parla di malattie rare si parla spesso di malattie orfane, proprio perché sono caratterizzate dall'univocità. Tutti quanti abbiamo l'impressione che debbano capitare sempre ad altri, invece, i genitori di questi bambini - perché, per la maggior parte, di bambini si tratta - sono persone assolutamente normali, che, nelle loro storie familiari, non hanno alcun individuo affetto da patologie così gravemente debilitanti e potenzialmente mortali. Si tratta, dunque, di patologie che possono interessare ciascuno di noi, tante centinaia di migliaia di famiglie, giacché, quando un bambino si ammala, si ammala tutta la famiglia.
Signor Ministro, è ciò che manca in Italia: se noi ci distinguiamo per aver incluso nei livelli essenziali di assistenza i 500 casi di malattie rare, le chiediamo di compiere uno sforzo maggiore e di includere anche le 109 nuove malattie rare, che sono state incluse dalle realtà scientifiche di tutto il mondo, e che ancora non fanno parte dei LEA.
Come dicevamo, si tratta di malattie che, talvolta, sono diventate famose: faccio l'esempio della sclerosi laterale amiotrofica (SLA), perché interessa spesso i calciatori, ha interessato il cosiddetto caso Welby, ma vi sono altre malattie meno note che meritano la stessa attenzione da parte dello Stato e delle istituzioni ed anche sostegni alle famiglie che compartecipano nella sofferenza di questi bambini e di questi individui.
Io ricordo che poco è stato fatto, sono stati dati dei finanziamenti. La denominazione di «malattie rare» risale soltanto al 1998; prima, il Piano sanitario nazionale ignorava la presenza di queste malattie che, oggi, sono diventate famose grazie all'associazionismo e a Telethon, proprio a sottolineare che lo Stato non fa abbastanza. Occorre, dunque, una rete, occorre un percorso preferenziale per accelerare la diagnosi di queste malattie, giacché il bambino ha tante più possibilità di sopravvivere, ha tante più possibilità di cura, quanto prima venga fatta la diagnosi.
Quindi, è necessaria una rete nazionale: sono stati stanziati, prima, dal precedente Governo Prodi, 30 milioni di euro e, adesso, nel 2010, 20 milioni di euro, ma di questi finanziamenti alle famiglie perviene ben poco, signor Ministro, lei lo sa bene. È necessario immaginare come faranno le famiglie monoreddito che dovranno, purtroppo, lasciare il lavoro per seguire un bambino. Quindi, noi abbiamo chiesto, innanzitutto, di conoscere i numeri della malattia. Signor Ministro, lei non può destinare fondi, se non sa quanti casi vi sono in Italia. Pertanto, si deve attivare un registro nazionale contenente i dati che provengono dalle regioni.
Signor Ministro, lei sa bene che, oggi, l'Istituto superiore di sanità riceve dei dati, ma sono molto parziali. Lei non può avere il polso di ciò che effettivamente accade nel nostro Paese, non sa se i pazienti sono un milione o 2 milioni e, quindi, le risorse vengono un po' distribuite «a pioggia». Invece, le stesse risorse, se sono indirizzate effettivamente nei confronti delle persone che sono affette dalle malattie rare, possono ristorare maggiormente i malati stessi e le loro famiglie. Si tratta, quindi, di imporre un dato epidemiologico che oggi manca alla sua struttura e di incentivare Pag. 84le regioni, che hanno la loro autonomia, ma che devono sicuramente stabilire un equilibrio tra il potere centrale e l'autonomia regionale stessa, al fine di garantire effettivamente l'assistenza necessaria a questi pazienti.
Le chiediamo, quindi, signor Ministro, incentivi per la ricerca, chiediamo di predisporre un registro nazionale e di dare un accesso più rapido alle terapie innovative. Per alcune malattie, infatti, non abbiamo ancora dei canali già abbastanza sperimentati dalla ricerca: sono sicuramente terapie innocue, ma non ne è stata ancora sperimentata l'efficacia. Ebbene, come esistono delle autorizzazioni temporanee in Francia, chiediamo che anche qui in Italia i nostri bambini malati di malattie rare possano accedere a tali terapie, senza entrare in quel macchinoso meccanismo burocratico che, spesso, si inceppa non solo a livello centrale, ma anche a livello regionale.
Vi sono altre ragioni: non voglio prendere altro tempo, ma credo che abbiamo abbastanza, signor Ministro, per ringraziarla per aver accolto la mozione cofirmata anche dall'Italia dei Valori, che controllerà il suo operato nell'interesse del cittadino e di questi bambini malati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, momenti come questo rinnovano la nobiltà dell'attività che portiamo avanti quotidianamente.
Il tema complesso delle malattie rare rappresenta una sorta di buco nero sotto il profilo normativo, assistenziale e farmacologico. Anche se il nostro Paese è particolarmente impegnato sul versante della ricerca, le cose da fare sono ancora tante, partendo dal dato culturale che ruota intorno alle malattie rare che, in quanto tali, sono considerate dal cittadino medio, e purtroppo anche dagli addetti ai lavori, come qualcosa di lontano e talvolta trascurabile, limitando l'investimento nella ricerca e talvolta abbandonando coloro che ne sono colpiti.
Invece, gli italiani colpiti da tali patologie nelle loro molteplici forme sono più di due milioni, soprattutto bambini. Sappiamo che una buona percentuale di queste patologie viene scoperta troppo tardi, purtroppo, poiché non esiste una letteratura consolidata alla base o perché le strumentazioni o disposizioni degli specialisti sono a volte insufficienti.
Sono centinaia ogni anno i bambini ricoverati presso le strutture di eccellenza come il Bambin Gesù in attesa di capire da che tipo di malattia sono affetti. Un calvario drammatico che spesso deve scontrarsi con l'impreparazione e talvolta l'insensibilità di medici e specialisti. Tuttavia uno screening neonatale obbligatorio, ad esempio, potrebbe consentire interventi più rapidi, specifici e fattivi. Basta poco, ma forse le cinghie sempre più strette delle casse dello Stato lo impediscono. È per questo che ci tornano in mente quei venti milioni definiti nell'accordo Stato-regioni per progetti relativi alle malattie rare, risorse ripartite in base alla popolazione di riferimento, una cifra che, come è stato detto, non è stata mai erogata.
Forse, però, e lo ribadisco, si tratta anche di un handicap culturale. Una pubblicazione, The European Organization for rare diseases, evidenzia che i dati epidemiologici disponibili per la maggior parte delle malattie rare sono inadeguati a fornire dati certi rispetto al numero di pazienti con una specifica malattia rara. In generale, le persone affette da malattia rara non sono registrate sul database e molte malattie rare sono raggruppate sotto la definizione di «altri disordini metabolici o endocrini» e, di conseguenza, è difficile registrare in modo affidabile ed organico su base nazionale o sovranazionale le persone affette da malattie rare.
Non bisogna ignorare il fatto che ciascun individuo è portatore di circa otto anomalie genetiche, non sempre recessive, ma sappiamo bene che, nel caso in cui due portatori decidano di avere un figlio, i rischi aumentano. Pag. 85
Dunque, l'informazione scarseggia e la conoscenza altrettanto. Si tende a sottovalutare, ad allontanare il problema perché, se è raro, non è detto che debba accadere e purtroppo, sul versante medico, sono molti i contesti in cui queste eccezioni la fanno da padrone.
I media di settore ci parlano di «paradosso della rarità» poiché poi queste patologie non sono poi così lontane e così poco rintracciabili.
Come è stato ampiamente evidenziato dalla collega Binetti della cui mozione sono firmatario esiste certo una legge, quella del 2001, ma è incompleta. Malgrado i buoni propositi e le lodevoli intenzioni, non c'è stata ancora una revisione del vecchio elenco delle malattie rare, una revisione che doveva avvenire nel 2008, ma che stiamo ancora aspettando. Quindi, al momento ci sono più o meno duecento nuove patologie riconosciute come rare, ma normativamente orfane.
Lo Stato come dovrebbe rivolgersi a questi cosiddetti nuovi malati? Con quale faccia dobbiamo riferire loro che non sono stati annoverati tra i portatori di tali patologie, signor Ministro? C'è tanto da fare e noi siamo qui per rettificare quanto di incompleto e di errato al momento ancora sussiste su tale argomento.
Per tale ragione dichiaro il voto favorevole del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo sulle mozioni in esame (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Binetti. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, colleghi, signor Ministro, questa mozione, veramente, si colloca nel solco di una condivisione profonda di valori all'interno di tutto il Parlamento, e credo che questo sia già un buon auspicio per chiedere e ottenere, poi, da parte del Governo, quell'attenzione, sul piano operativo, che vada oltre i buoni propositi e oltre il parere favorevole - che abbiamo apprezzato molto - da parte del Ministro, che indica una grande sensibilità che noi vorremmo si traducesse in fatti concreti.
È stato già detto dai colleghi che mi hanno preceduto come il tema delle malattie rare è, in qualche modo, guardato con una sorta di circospezione, proprio perché la parola «rara» sembra incutere una sensazione di estraneità rispetto alla quotidianità dell'esperienza che noi facciamo. Ma quando la parola «rara» la uniamo al valore quantitativo e scopriamo che in Italia vi sono circa due milioni di pazienti affetti da patologie come le malattie rare, oppure a livello europeo, con una cifra che risulta forse per noi difficile capire che oscilli entro un margine così ampio (tra i 27 e i 36 milioni di pazienti), ci rendiamo conto che questa rarità è tutt'altro che rara, e che questa rarità, così declinata, in realtà, interpella le nostre coscienze perché si possa intervenire sui tre piani essenziali.
Il primo è quello di un'attività di ricerca seria. Non ci servono le piccole ricerche, le microricerche, che, in qualche modo, soddisfano piccole ambizioni locali. Ci servono dei grandi progetti di ricerca, che affrontino in modo unito e coeso il tema di alcune di queste patologie, cavalcandolo con tutta l'intensità possibile e con tutta la determinazione di chi vuole venirne a capo.
Ci interessano, quindi, grandi progetti di ricerca multicentrici, vissuti di collaborazione tra diverse università, probabilmente anche tra diversi profili di patologie, nei quali il nesso comune potrebbe essere più importante di quanto non appaia apparentemente. Ci interessa, però, anche la possibilità che su queste malattie si possa intervenire precocemente. Il Ministro sa bene quanto sia difforme, in Italia, la possibilità dello screening diagnostico prenatale per i bambini a seconda della regione in cui nascono. In qualche modo, ci sembra vi sia una discriminante forte non solo per il fatto di nascere con una patologia in qualche modo definita come rara, ma anche per il fatto di nascere in una regione piuttosto che in un'altra. Vi sono regioni virtuose che garantiscono profili di screening neonatali Pag. 86molto ricchi, che permettono davvero di venire a capo di grandi profili come in tutto il grande campo delle patologie dismetaboliche. Vi sono regioni, invece, in cui questo non è permesso.
In un certo senso potremmo dire che questo accade proprio in quelle regioni in cui la ragione di bilancio è più svantaggiata, in quelle regioni che, in qualche modo, si amministrano in modo meno virtuoso, per non dire schiettamente che si amministrano peggio, con maggiore dispersione di risorse. Nascere in una di quelle regioni sembra un motivo di handicap in più per questi bambini, e da questo punto di vista, nella nostra mozione, si chiede esplicitamente che la possibilità di accedere agli screening diagnostici neonatali sia omogenea sul piano nazionale e che le regioni vengano messe in condizione di poter garantire da subito, ai neonati, tutte le risorse che la scienza in quel momento rende possibile e disponibile per loro.
Vi è, poi, anche il profilo terzo e, quindi, la ricerca, la diagnosi prenatale, il profilo dell'intervento terapeutico. Alla malattia rara, proprio perché non vi è una qualità di ricerca adeguata, corrispondono anche farmaci orfani, ossia farmaci difficili da reperire sul territorio e che, in alcune regioni, non vengono somministrati a carico del sistema sanitario nazionale e che, quindi, sono a carico dei pazienti che, ricordiamolo, soffrono di patologie che sono in qualche modo croniche, debilitanti, persino letali e che durano, in definitiva, tutta la vita.
Vorremmo - e il Ministro sa bene quanto su questo abbiamo insistito proprio nel dibattito di ieri - che fossero profondamente semplificate tutte quelle misure burocratiche che vengono viste dalle famiglie dei pazienti come una vera e propria forma di persecuzione, perché già hanno un figlio portatore di una patologia grave e hanno difficoltà a reperire farmaci, quando poi la difficoltà a reperirli non è solo scientifica, ma anche burocratica; sembra proprio di essere in un Paese che, invece di configurare una relazione materna nei confronti dei suoi pazienti, ha, in qualche modo, una relazione matrigna.
Si tratta proprio di un atteggiamento che può far sentire questi pazienti oggetto di una sorta di persecuzione. Sono questi alcuni dei punti su cui abbiamo insistito nella nostra mozione: una ricerca forte, una diagnosi precoce, una terapia adeguata, una semplificazione. Per questo servono strumenti, per esempio, come i registri.
Però, il Ministro sa bene che questi registri in quasi tutte le regioni sono stati istituiti, ma mai in alcune sono effettivi e in altre sono un puro formalismo: ci sono, ma i dati non vengono trascritti, non vengono riportati e, se non vengono trascritti e riportati a livello regionale, è impossibile che sul piano nazionale questi dati possano acquisire tutta la forza che hanno.
Per questo, chiediamo non solo la possibilità di avere registri nazionali accessibili, ma anche un tavolo costante nel quale tutti gli stakeholders possano trovare la loro collocazione e possano davvero contribuire. Chiaro è che tra le realtà che maggiormente sono interessate a questo vi sono le associazioni di malati.
Molte volte proprio l'interesse delle famiglie di questi malati accende i riflettori su queste patologie. È la rete, una rete silenziosa e discreta, che mette queste famiglie in contatto con una sorta di tam-tam tra di loro e sono proprio queste reti di famiglie che riescono a combattere quasi un ostruzionismo, vere e proprie montagne russe.
Il Ministro sa che vorremmo rendere più facile la vita di queste persone, anche attraverso questa attenzione profonda a tutte le associazioni di malati. Chiaramente vogliamo che vi siano regole chiare, vogliamo che vi sia la possibilità di attuare dei protocolli condivisi. Vogliamo davvero che quando ci sono risorse, come quelle che erano state stanziate, sia possibile distribuirle. Siamo di fronte ad una cifra misteriosa di 20 milioni di euro da destinare alle patologie rare che però non sono mai stati distribuiti e il motivo è il sistema Pag. 87complesso delle regole burocratiche che non permette di accedere con chiarezza, franchezza e trasparenza a questi dati.
Signor Ministro, con questa mozione facciamo appello alla sua sensibilità, ma facciamo appello ad una sensibilità che si fa concretezza, che si fa chiarezza, che si fa efficienza e che si fa trasparenza. Credo che 2 milioni (in Italia soltanto) di soggetti affetti da queste patologie con le relative famiglie - il che non ci dimentichiamo che ci porta ad una decina di milioni di italiani - potranno essere grati a questo Parlamento, in una condizione così difficile e così complessa, per aver fatto davvero qualcosa di utile per loro (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Laura Molteni. Ne ha facoltà.
LAURA MOLTENI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, abbiamo appreso in questi giorni, dopo la discussione generale sulle mozioni in tema di malattie rare e anche in seguito agli interventi degli altri colleghi, quanti siano i milioni di malati presenti nel nostro Paese affetti da malattie rare, moltissimi dei quali in età pediatrica.
Abbiamo visto che anche nei Paesi dell'Unione europea tra le 5 mila e le 8 mila malattie rare esistenti colpiscono complessivamente il 6,8 per cento della popolazione, ossia da 27 a 36 milioni di persone. Inoltre, come ben sappiamo, l'elenco delle malattie riconosciute come rare dal servizio sanitario nazionale non è stato mai aggiornato, sebbene vi sia un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 21 marzo 2008 del precedente Governo, del quale la Lega, tra l'altro, faceva parte, che però non è mai entrato in vigore, decreto che reca, all'allegato 7, un aggiornamento delle malattie riconosciute come rare.
Nel nostro Paese numerose sono le famiglie con malati affetti da malattie rare che versano in gravi condizioni e che ancora non possono beneficiare di adeguati trattamenti e della dovuta assistenza sanitaria anche a causa dell'elevato costo dei farmaci necessari per la cura di dette patologie, i cosiddetti «farmaci orfani».
Si tratta di pazienti che restano orfani, in realtà, di cure, attenzioni, risposte sociali e sanitarie adeguate, pazienti che vengono a conoscenza di essere affetti da malattie rare dopo diagnosi tardive, e dopo un iter interminabile, costoso, prevalentemente a carico loro. Credo che si debba intervenire al più presto per far sì che l'assistenza sanitaria e socio-sanitaria sia supportata da linee guida e da direttive ben precise in tale ambito, linee guida che devono essere sufficientemente omogenee e capaci di coniugare il rispetto delle diverse realtà territoriali, tenendo conto proprio del processo di regionalizzazione (se così si può dire) della materia sanitaria, avviato con la riforma del Titolo V della Costituzione, e delle esigenze di «razionalizzazione» del sistema sanitario, con il diritto di accesso alle cure.
Le malattie rare sono patologie debilitanti, invalidanti, potenzialmente letali, sono in gran parte di origine genetica e colpiscono in larga misura soggetti in età infantile. Ad oggi in Italia, nel nostro Paese, se da un lato c'è un Accordo Stato - regioni del 2010 che prevede una quota vincolata di 20 milioni di euro per progetti relativi alle malattie rare e ripartita in base alla popolazione di riferimento, dall'altro lato a non esiste ancora una normativa adeguata a sostegno dei malati e delle loro famiglie. Come Lega Nord siamo coestensori di questa mozione e riteniamo necessario agire in tempi rapidi innanzitutto per provvedere: all'aggiornamento, ormai improcrastinabile, dell'elenco delle malattie rare; ad istituire a livello nazionale e a promuovere l'istituzione in ambito regionale dei registri delle patologie di rilevante interesse sanitario, in modo da fare chiarezza sulle cifre reali dei pazienti che ne sono affetti, consentendo un utilizzo mirato e oculato delle risorse pubbliche. Quando la collega Binetti parlava poc'anzi delle regioni che - poverine - non ce la fanno a far fronte, a fornire gli stessi servizi rispetto ad altre regioni virtuose, Pag. 88ebbene - signori - forse se in queste regioni venisse applicato il costo standard e se questo Governo si facesse parte veramente attiva del processo di attuazione del federalismo fiscale, vi sarebbe una maggiore (ne sono sicura) razionalizzazione delle risorse, e queste risorse sarebbero sicuramente adeguate per dare risposte chiare, certe e servizi e prestazioni adeguati alla persone affette da malattie rare in tutte le regioni del Paese.
Credo che occorra prevedere in tutte le regioni gradatamente, progressivamente, secondo lo standard quindi della virtuosità, iniziative che consentano a tutti i bambini che nascono di accedere ad adeguati screening neonatali, indispensabili per individuare precocemente molte patologie, consentendo di iniziare precocemente la terapia opportuna, ed evitando successivi stati di grave invalidità. È inoltre di grande importanza potenziare, finanziare la ricerca e la sperimentazione, e l'accesso alle cure innovative non ancora approvate in Italia, e promuovere la commercializzazione dei farmaci cosiddetti orfani con le opportune agevolazioni fiscali, trattandosi di farmaci naturalmente assai costosi.
È necessario anche valutare l'opportunità di assumere iniziative per rendere possibili prescrizioni di terapie ripetibili in un arco di tempo determinato in modo da evitare al paziente di dover tornare con eccessiva frequenza dal medico, di intasarne lo studio per ottenere una ricetta su cui oltretutto deve pagare anche il ticket. Un altro punto assolutamente importante è che sia accelerata la revisione dei livelli essenziali di assistenza per inserirvi un elenco aggiornato delle malattie rare, a cominciare dalle 109 nuove patologie rare, così come già indicato nel famoso decreto che giace dal 21 marzo 2008 e mai entrato in vigore. È altresì importante valutare iniziative volte ad ampliare la copertura finanziaria della legge n. 648 del 1996 al fine di permettere un più ampio veloce accesso a cure innovative non ancora approvate in Italia. È altresì importante che vengano recepite in questo caso le raccomandazioni del Consiglio europeo partendo dall'istituzione di un fondo ad hoc per garantire che i farmaci orfani nonché i parafarmaci e i farmaci in fascia C indispensabili per la cura delle patologie rare siano posti a carico del Servizio sanitario nazionale, con una gestione trasparente tramite l'inserimento in modo omogeneo in tutti prontuari regionali, in tempi prestabiliti, una volta ottenuta l'autorizzazione alla commercializzazione. È importante quindi che siano trasmessi, una volta costituiti i registri, l'effettiva trasmissione dei dati e l'aggiornamento dei registri regionali e nazionali.
Credo a questo punto che sia necessario vengano assunte tutte le iniziative utili per assicurare la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi tempestiva, il trattamento e la riabilitazione di pazienti con malattie rare e per garantire un equo accesso ai servizi socio-sanitari a tutti i pazienti per migliorare la qualità della vita, non solo dei malati, ma anche dei loro familiari. Ci vuole una normativa più coerente e una risposta del Governo realmente adeguata a quelle che sono le esigenze delle famiglie. Deve essere restituita dignità ai pazienti affetti da malattie rare e alle loro famiglie. Esprimo, quindi, voto favorevole significando che le parole: «malattie rare» e «farmaci orfani» non devono risuonare per, o essere sinonimi metaforici, di: pazienti orfani di uno Stato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Livia Turco. Ne ha facoltà.
LIVIA TURCO. Signor Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi e colleghe, il voto e la discussione che ha accompagnato queste mozioni, rappresentano uno degli atti più importanti di questo Parlamento. Infatti, parliamo di un'esperienza umana che è al contempo dolore, fatica, ma anche sfida alla pienezza della vita e alla conoscenza. Credo che ciascuno di noi che ha avuto modo di entrare in contatto con le persone che Pag. 89vivono, appunto, queste cosiddette malattie rare, abbia ricevuto proprio questa doppia percezione: la fatica, ma anche la sfida alla pienezza della vita e alla conoscenza.
Come hanno detto le colleghe e, in particolare, l'onorevole Miotto, su un tema così delicato il nostro Paese ha fatto dei passi in avanti molto importanti. L'Italia è stata punto di riferimento in Europa e oggi in Europa, su questo tema, fa bella figura. Ma se questi passi in avanti sono stati fatti, tutti dobbiamo esprimere profonda gratitudine alle associazioni, alle famiglie e alle persone. Ricordo, come Ministro della sanità, con profonda gratitudine, quella consulta delle associazioni istituita presso l'Istituto superiore di sanità, dalla quale ho imparato molto; voglio, inoltre, esprimere gratitudine, oltre che alle associazioni, anche all'Istituto superiore di sanità, alla competenza e alla dedizione - sottolineo la dedizione - con cui chi dirige quella struttura si applica al tema malattie rare.
Passi in avanti che, però, ad un certo punto si sono fermati. Il primo Piano sanitario nazionale era del 1998, seguito poi dal decreto ministeriale, che qui è stato richiamato, il n. 279 del 2001. Poi il processo si è fermato. Nel 2008 però, come è stato detto, si era fatto l'aggiornamento dei LEA aggiornando anche quell'allegato 1 del decreto ministeriale n. 279 del 2001, individuando 109 nuove malattie rare. Per chi in questo Parlamento non ha avuto modo di occuparsi del problema, quel decreto significa che persone che hanno una malattia rara possono essere curate e vedere esentato il costo delle prestazioni. Quel decreto, che sembra una cosa così burocratica, in realtà è strumento prezioso per fare in modo che la nostra sanità pubblica sia davvero universalistica e solidale. Come si diceva, con quel decreto aggiornato nel 2008, furono individuate 109 nuove malattie rare. Quel decreto è stato revocato per una questione finanziaria.
Signor Ministro, la ringrazio molto, la ringraziamo molto, per il suo intervento, perché lei ha preso pochi, ma molto significativi impegni; ha parlato di piano nazionale, di ricerca e ha detto di voler ripartire da quel decreto sui LEA e da quelle 109 nuove malattie rare, il cui elenco dovrà essere nuovamente aggiornato, essendo passati tre anni. Si è perso del tempo e persone che avevano diritto alle cure sono state lasciate sole.
Lei, signor Ministro, ha fatto un'affermazione che ho molto apprezzato. Parlare di malattie rare significa parlare di una diversità che può insegnarci la virtuosità. Una politica virtuosa è anche una politica che sa quanto è cruciale il rapporto tra il tempo della vita delle persone e il tempo della politica. Accorciamo questo tempo della politica e mettiamolo in sintonia con il tempo della vita delle persone. Pensiamo al tempo che abbiamo sprecato e credo che sarebbe per davvero un atto di buona politica per il bene comune se l'allegato n. 1 del decreto ministeriale n. 279 del 2001 con le 109 malattie rare venisse aggiornato rapidamente e che questi nuovi LEA in particolare in riferimento alle malattie rare fossero aggiornati rapidamente. Il fattore tempo in questo caso sarebbe per davvero molto importante. Sarebbe un esempio e una manifestazione di quella virtuosità di cui davvero abbiamo bisogno (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, signor Ministro, il gruppo del Popolo della Libertà vuole quest'oggi, con l'approvazione della mozione in esame, dare voce a chi questa voce fa fatica ad averla e non è ascoltata a sufficienza dalle istituzioni. Il gruppo spera che l'approvazione serva a garantire anche a loro il diritto alla salute finalizzato ad assicurare prevenzione, sorveglianza, diagnosi tempestiva, trattamento e riabilitazione ai pazienti con malattie rare, a garantire equo accesso ai servizi socio-sanitari a tutti i pazienti con malattie rare sul territorio nazionale, a migliorare la qualità della vita delle persone Pag. 90affette da queste rare ma numerose malattie e quella dei loro familiari. Con queste brevi riflessioni, signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto e annuncio il voto favorevole del Popolo della libertà.
PRESIDENTE. Onorevole Barani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Binetti, Miotto, Molteni Laura, Barani, Mosella, Palagiano, Di Biagio ed altri n. 1-00780 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Barani... onorevole Mazzuca... onorevole Bellanova... onorevole Vannucci... onorevole Razzi... onorevole Graziano... onorevole Castagnetti... onorevole Romani... onorevole Nola... onorevole Barani... onorevole Rampelli... onorevole Garavini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 485
Votanti 483
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato sì 483).
Prendo atto che i deputati Cesare Marini e D'Antoni hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Seguito della discussione della proposta di legge: S. 2124 - D'iniziativa dei senatori Berselli ed altri: Modifiche dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini (Approvata dal Senato) (A.C. 4130-A) (ore 18,17).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa dei senatori Berselli ed altri, già approvata dal Senato: Modifiche dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini.
Ricordo che nella seduta del 16 gennaio 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.
La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere, che è distribuito in fotocopia. (Vedi l'allegato A - A.C. 4130-A).
(Esame degli articoli - A.C. 4130-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge, nel testo della Commissione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 4130-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 4130-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Laboccetta, Paolini, Garofani, Calderisi, Traversa, Cesaro, Mondello, Lusetti, Realacci, Marinello...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
). Pag. 91
(Presenti 488
Votanti 486
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 486).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 4130-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 4130-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Laboccetta, Mazzuca, Comaroli, Pisicchio, Briguglio, Zinzi, Cesario, Mondello, Menia, Vernetti, Cimadoro, Verro...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato sì 490).
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 4130-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 4130-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Pianeta, Laboccetta, Mazzuca, Pizzolante, D'Ippolito Vitale, Mondello, Migliori, Garagnani, Scanderebech, Rampelli, Cesaro, Ciccanti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 490
Maggioranza 246
Hanno votato sì 490).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 4130-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, intervengo brevemente solo per annunciare il voto favorevole di Futuro e Libertà, premettendo che avremmo gradito che anche questo provvedimento rientrasse nell'ambito della revisione delle circoscrizioni giudiziarie. Tuttavia, valutando che non ci saranno spostamenti di competenza per territorio rispetto ai procedimenti civili e penali pendenti alla data dell'entrata in vigore, esprimiamo voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Futuro e Libertà per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.
LORENZO RIA. Signor Presidente, il voto del gruppo dell'Unione di Centro è favorevole perché si tratta di un provvedimento che è attuativo della modifica dei confini fra le regioni Marche ed Emilia Romagna, che abbiamo già approvato nei mesi scorsi. Piuttosto, questo voto favorevole è un buon viatico al Governo che, proprio nella giornata di oggi, si è impegnato a dare corso alle modifiche della geografia giudiziaria, di cui abbiamo discusso e approfondito i temi nel precedente punto all'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paolini. Ne ha facoltà.
Pag. 92LUCA RODOLFO PAOLINI. Signor Presidente, evidentemente sul voto sono tutti d'accordo. È un atto necessario e indispensabile, è un rimedio ad un errore formale. Quindi, il voto sarà favorevole anche per la Lega Nord (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cavallaro. Ne ha facoltà.
MARIO CAVALLARO. Signor Presidente, nell'esprimere il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico, perché si tratta di un riordino territoriale conseguente al riassetto di alcuni comuni tra le Marche e l'Emilia Romagna, vorrei richiamare l'attenzione dell'Aula sul fatto che la materia delle circoscrizioni giudiziarie qui viene delibata attraverso un provvedimento normativo.
Quindi, come ha già detto il collega Ria, ritengo che questo sia un opportuno segnale al Governo affinché la delicata materia - tuttora in corso d'esame da parte dell'autorità governativa - venga discussa attraverso una collaborazione proficua con il Parlamento, che ha dato sì una delega che conduce a provvedimenti amministrativi, ma rimane sovrano nell'articolazione territoriale della giurisdizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marchioni. Ne ha facoltà.
ELISA MARCHIONI. Signor Presidente, intervengo telegraficamente. Credo che la proposta di legge che oggi approviamo sia un tassello molto importante, perché in qualche modo completa il percorso che in questo Parlamento abbiamo iniziato, per la prima volta nella storia repubblicana dell'Italia, di dare seguito allo spostamento di alcuni comuni da una regione all'altra, da una provincia all'altra, dalle Marche all'Emilia Romagna, alla provincia di Rimini, a seguito del referendum popolare che aveva espresso in modo inequivocabile quello che quelle popolazioni intendevano fare secondo quanto previsto dalla Costituzione.
Con questa legge diamo completamento a quel percorso in modo che i cittadini passati all'amministrazione della regione Emilia Romagna e della provincia di Rimini abbiano tutti i servizi amministrativi sotto la stessa provincia. Credo che sia un riconoscimento importante ed auspichiamo che in Senato la terza lettura dia rapido corso in modo da poter ovviare ad ogni disagio che è stato causato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ciccanti. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, nel votare questo provvedimento, voglio sottolineare all'Assemblea (anche perché rimanga a verbale) che ci sono altri progetti di legge che trattano la stessa materia della modifica delle circoscrizioni giudiziarie. Signor Presidente, faccio notare che, appena cinque anni fa, sono state istituite tre nuove province: Monza, Barletta-Andria-Trani e Fermo. Le circoscrizioni giudiziarie sono rimaste le stesse. Voglio sottolineare che gran parte dei comuni della provincia di Ascoli Piceno sono andati nella provincia di Fermo, però la circoscrizione giudiziaria è rimasta quella di Fermo che aveva già un tribunale che comprendeva gran parte di questi comuni che sono nella vecchia provincia di Ascoli.
Quindi, vengono sistemate le questioni dei comuni del Montefeltro, ma non sono sistemate le altre questioni. Vorrei che il presidente della Commissione giustizia e i colleghi membri di tale Commissione iscrivessero all'ordine del giorno tali proposte di legge per sistemare anche la vicenda di Ascoli Piceno e Fermo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pizzolante. Ne ha facoltà.
Pag. 93SERGIO PIZZOLANTE. Signor Presidente, il voto del Popolo della Libertà è favorevole. Questo è un provvedimento dovuto oltre che necessario, perché, come è stato già detto, completa l'iter avviato con l'approvazione legge per il passaggio di sette comuni dell'alta Valmarecchia dalla provincia di Pesaro alla provincia di Rimini. Quindi, da oggi la comunità di questi sette comuni entrerà a far parte della giurisdizione del tribunale di Rimini. Quindi, per questo il Popolo della Libertà esprime un voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 4130-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 4130-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 4130-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vignali... Onorevole Pizzolante... Onorevole Moles... Onorevole Cesaro... Onorevole Mecacci... Onorevole Cesare Marini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 2124 - «Modifiche dei circondari dei tribunali di Pesaro e di Rimini» (Approvato dal Senato) (4130-A):
(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato sì 482)..
(La Camera approva - Vedi votazionia
).
Secondo le intese intercorse tra i gruppi, l'esame del successivo punto all'ordine del giorno è rinviato alla seduta di domani.
Modifica nella composizione del comitato direttivo di un gruppo parlamentare e affidamento dei poteri attribuiti dal Regolamento nell'ambito del medesimo gruppo parlamentare.
PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data odierna, il presidente del gruppo parlamentare Popolo e Territorio (Noi Sud-Libertà ed Autonomia, Popolari d'Italia Domani-PID, Movimento di Responsabilità Nazionale-MRN, Azione Popolare, Alleanza di Centro-ADC, La Discussione), ha reso noto che l'assemblea del gruppo ha provveduto al rinnovo del comitato direttivo: presidente Silvano Moffa; vicepresidente vicario: Bruno Cesario; vicepresidenti: Giuseppe Ruvolo, Maria Grazia Siliquini e Maria Elena Stasi; tesoriere: Massimo Calearo Ciman; portavoce: Francesco Pionati.
Al deputato Vincenzo D'Anna è stato inoltre affidato l'esercizio dei poteri attribuiti in caso di assenza o impedimento del presidente, secondo quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, del Regolamento della Camera.
Modifica nella composizione della Giunta delle elezioni.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Giunta delle elezioni il deputato Nicola Molteni, in sostituzione di Luciano Dussin, cessato dal mandato parlamentare il 14 dicembre 2011.
Pag. 94In morte degli onorevoli Ugo Spagnoli e Roberto Radice.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Ugo Spagnoli, già membro della Camera dei deputati dalla IV alla IX legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Comunico, altresì, che è deceduto l'onorevole Roberto Radice, già membro della Camera dei deputati nella XIII legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 18,30).
GIULIANO CAZZOLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIULIANO CAZZOLA. Signor Presidente, un mese fa - purtroppo l'ho appreso solo in questi giorni - è morto, nella sua casa in provincia di Lecco, Pio Galli, storico militante comunista e grande dirigente sindacale, responsabile organizzativo della FIOM e della FLM durante l'autunno caldo e segretario generale della FIOM dopo il «mitico» Bruno Trentin. Pio Galli, peraltro, era anche il segretario della FIOM nell'autunno 1980, durante la vertenza FIAT dei 35 giorni che cambiò la storia sindacale del Paese.
Operaio siderurgico del Caleotto, storica fabbrica di quel territorio, partecipò giovanissimo alla Resistenza. Fu prima segretario della FIOM di Lecco e poi della FIOM di Brescia, per poi approdare, come dicevo prima, alla segreteria nazionale.
Io, che l'ho conosciuto e che ho lavorato con lui per anni, apprezzandone le elevate qualità umane, voglio ricordarlo, in quest'Aula, a quanti lo conobbero, esprimendo tutta la mia vicinanza alla famiglia, alla moglie, ai figli e a tutti gli amici di Pio (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Partito Democratico).
AMEDEO CICCANTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
AMEDEO CICCANTI. Signor Presidente, abbiamo da qualche mese un Governo cosiddetto di tecnici che, in qualche modo, riassumono nell'iniziativa governativa un potere più pregnante per quanto riguarda soprattutto la gestione del momento economico e finanziario.
La Camera dei deputati si troverà, nei mesi a venire, più che altro a discutere di decreti-legge che saranno, ovviamente, alla base di un'attività molto intensa di questo Governo. Pertanto, l'attività parlamentare rischia di tradursi in una sorta di camera di compensazione delle iniziative e delle decisioni che verranno assunte dal Governo.
In tal senso, vorrei non soltanto, in un certo senso, riflettere sulla necessità, per noi parlamentari, di poter portare avanti delle riforme istituzionali che nel tempo si sono fermate come, per esempio, la riforma dell'articolo 117 della Costituzione, la riduzione del numero dei parlamentari e la rivisitazione, in qualche modo, di alcune parti della Costituzione sulle quali vi è ormai un largo consenso.
Vorrei anche che fosse soddisfatto il sindacato ispettivo che esercita il parlamentare. Il precedente Governo, signor Presidente, ha eluso molto questo dovere di rispondere al sindacato ispettivo esercitato dai parlamentari.
Le porto due sollecitazioni in tal senso, sperando che il nuovo Governo inauguri almeno una diversa attenzione verso la Camera. Mi riferisco soprattutto all'interpellanza a mia firma n. 2-01049 dell'11 aprile 2011, che è stata sollecitata il 13 Pag. 95luglio 2011 e non ha avuto ancora risposta. Essa riguarda alcune attività che vengono svolte dall'Agenzia delle entrate, che seguita a dare incarichi fuori ruolo per la dirigenza di alcune sedi periferiche dell'Agenzia delle entrate, pur avendo a disposizione delle graduatorie ancora valide per concorsi effettuati, certamente violando il principio di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione.
Ebbene, qui non si tratta di fare un'istruttoria approfondita o di andare a cercare in altre amministrazioni informazioni o cose del genere, ma soltanto di fare in modo che il Ministero della funzione pubblica da una parte, in quanto interpellato, ed il Ministero dell'economia e delle finanze, in quanto anch'esso interpellato, facciano sapere se questo metodo è condiviso o è una prerogativa che si è riservata il direttore Befera.
Voglio sottolineare, a conclusione, un'ultima interrogazione, trasferita in Commissione non avendo potuto avere soddisfazione in Aula - si tratta della n. 5-04253 -, che riguarda il Ministero dell'interno: sebbene sia stata registrata in Commissione, nemmeno nella I Commissione (Affari costituzionali), competente per materia, si riesce ad avere risposta. Vorrei che fosse sollecitata una risposta a tale atto di sindacato ispettivo.
Chiedo in un discorso di carattere più generale - e lo ripeto - che il sindacato ispettivo venga in qualche modo soddisfatto, in particolar modo per gli atti a mia firma, che ho voluto richiamare.
PAOLA BINETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA BINETTI. Signor Presidente, vorrei far presente una notizia battuta dalle agenzie, dalla quale emerge con chiarezza la situazione di una parte importante della Chiesa cattolica in Cina: sono scomparsi tre vescovi e sei sacerdoti. Sembra una cosa facile: non si sa se sono detenuti in un campo di concentramento o nelle prigioni, fatto sta che sono giorni che non si ha alcuna notizia di questi tre vescovi e sei sacerdoti.
Vi chiedo se, in occasione di una prossima festività - il 23 gennaio i cinesi festeggiano il loro capodanno - non sia possibile fare un'azione o un intervento per chiedere che, in occasione di quella che è una grande festa per loro, ci possa essere sul piano del riconoscimento dei diritti umani un'iniziativa da parte del Governo italiano.
Mi rendo conto che, non essendoci nessuno del Governo, la richiesta corre proprio il rischio di cadere nel vuoto. Tuttavia, mi auguro che ci sia la possibilità di fare arrivare una richiesta di questo tipo e che possa esserci davvero l'opportunità di riconoscere, a fronte della loro festa civile e religiosa al tempo stesso, il rilascio di personaggi che sono per noi assolutamente centrali nella vita spirituale e nel rapporto con i cattolici cinesi.
Insisto: non si tratta di persone qualunque, ma di tre vescovi e di sei sacerdoti, di cui si conoscono perfettamente i nomi, le abitazioni, gli stili di vita e che, all'improvviso, sono stati prelevati dalla polizia e sono scomparsi (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
ANGELO CERA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANGELO CERA. Signor Presidente, vorrei comunicare, anche attraverso il mio intervento di questa sera, che martedì prossimo entrerò in stazione a Foggia con un mulo, un asino, una mucca, tre pecore e una capra per vedere se i nostri amici animali, guardando lo spettacolo dei treni che provengono dal sud verso Roma e verso il nord, possano ritenersi - gli animali - soddisfatti. Lo dico perché il dottor Moretti continua ad insistere su questa forma di penalizzazione verso il sud che non ha alcun senso.
Vorremmo anche aggiungere per sua informazione, visto e considerato che lui considera come stella cometa il guadagno, che i pullman che scendono da Roma verso il sud sono oramai strapieni, per cui Pag. 96mi sembra davvero epocale pensare che nel 2012 si sia ritornati a riscoprire i pullman, e questo è mortificante per una nazione che credo vada verso un futuro migliore.
Fermo restando che attuerò questa protesta, mi recherò in stazione con gli animali che ho appena elencato, proprio per far capire all'Italia il modo veramente sconcio con cui Moretti tratta il nostro sud, le nostre stazioni, i nostri cittadini ed i nostri viaggiatori che, in molti casi, sono malati, sono operai e sono soprattutto gente che merita rispetto (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro per il Terzo Polo).
WALTER TOCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, vorrei associarmi alle parole dell'onorevole Cazzola in ricordo di Pio Galli. Pio Galli è stato un grande sindacalista italiano, ha ricoperto molti incarichi nella FIOM e nella CGIL, ma, pur svolgendo queste funzioni dirigenziali nel sindacato italiano, non ha mai dimenticato di essere un operaio, un lavoratore. Nel suo stile di lavoro nell'organizzazione sindacale, ha sempre espresso questa sua radice, questo suo atto di nascita come operaio nelle fabbriche del bresciano.
Io ho avuto il privilegio di conoscere Pio Galli da giovane delegato sindacale ed è stato per me un privilegio. Pio era un uomo sobrio e di poche parole, però a noi giovani sindacalisti trasmetteva degli insegnamenti e dei valori che sono rimasti poi con noi per tutta la vita.
Voglio infine ricordare un altro aspetto: Pio Galli è stato un grande dirigente della FLM, un operaio del nord se così posso dire, che organizzava le grandi manifestazioni sindacali degli anni Settanta in favore degli investimenti nel Mezzogiorno del Paese. Sapeva spiegare quindi ai suoi operai del bresciano che bisognava scioperare in favore degli investimenti nel sud e questo dice quale ruolo e quale compito abbia svolto il sindacato italiano nel tenere insieme ed unito il Paese, come il movimento dei lavoratori italiani del nord e del sud abbia lavorato non soltanto per portare avanti i propri diritti ma anche per tenere unito il Paese in una chiave di progresso civile e democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, volevo fare questa comunicazione la settimana scorsa, ma poi i lavori della Camera non l'hanno consentito. Il giorno 10 gennaio in Pakistan è stata demolita illegalmente una proprietà della Chiesa cattolica. Lo hanno denunciato i vescovi: è successo nel Punjab, nella città di Lahore. Questa proprietà è della Chiesa cattolica ed è la Caritas del Pakistan dal 1887.
La cosa più grave è che questa demolizione è stata fatta alla presenza di un funzionario del Governo locale che sosteneva che questa proprietà era stata trasferita al Governo del Punjab e, quindi, la demolizione era lecita. Questo è avvenuto senza mostrare alcun documento, senza aver avvertito prima i legittimi proprietari, senza avere minimamente dato un avviso ai titolari di questa decisione.
Non è la prima volta che assistiamo a violenze di questo genere. Meno male che non ci sono stati dei morti e non ci sono state tragedie sul fronte della vita umana, però sono delle indicazioni di intolleranza religiosa che non possiamo non denunciare, avendo costituito qui in Parlamento l'associazione parlamentare Amici del Pakistan.
In quell'occasione sono stati distrutti anche oggetti religiosi e arredi sacri. Quindi, è proprio un'offesa a quello che per le popolazioni è un diritto fondamentale, il diritto alla libertà religiosa.
Il vescovo ha detto che la Chiesa ricorrerà all'Alta corte di Lahore. Noi chiediamo che si registri questo episodio, che Pag. 97è tanto più grave in quanto anche le notizie su Asia Bibi non sono certamente confortanti e le persecuzioni nei confronti delle minoranze religiose in Pakistan sono all'ordine del giorno.
Vorrei concludere dicendo che noi apprezziamo gli sforzi del Governo per cercare di limitare i danni che l'intolleranza religiosa e il fondamentalismo fanno in quel Paese, però questi sforzi vengono appannati quando la macchina dello Stato in qualche modo si rende complice di queste violenze e di questi errori.
La legge sulla blasfemia è ancora una piaga in Pakistan e, quindi, noi come parlamentari vorremmo esprimere la nostra solidarietà ai parlamentari del Pakistan, che si battono perché ci sia libertà religiosa in Pakistan, e vorremmo davvero cercare di risolvere nella maniera migliore queste controversie, che non aiutano i rapporti bilaterali tra i Paesi.
Come associazione parlamentare Amici del Pakistan, esprimiamo tutto il nostro rammarico per questo drammatico episodio e speriamo che sia l'ultimo di una lunga serie (Applausi del deputato Renato Farina).
GIANLUCA BENAMATI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, intervengo brevemente per richiamare, tramite il suo intervento, l'attenzione del Governo su una crisi un po' atipica, che si sta verificando in questi giorni, di un vettore aereo austriaco, Air Alps, che svolge attività nel nostro Paese e copre le rotte Bolzano-Roma, Parma-Roma e Malpensa-Salerno. Questo vettore austriaco, partecipato anche societariamente da alcuni enti e aziende italiane, da notizie di stampa, avrebbe notevoli difficoltà finanziarie e saremmo in presenza o staremmo attendendo un ritiro della licenza.
Quanto sta avvenendo, però, nei nostri aeroporti è chiaro: voli cancellati, passeggeri dirottati su altri aeroporti, una situazione di mancanza di informazione continua e puntuale, un grande disagio per l'utenza, danni per i territori interessati e per gli aeroporti coinvolti.
Quindi, chiederei, signor Presidente, come dicevo in apertura di questo intervento, per suo tramite, l'interessamento del Governo e dei Ministeri competenti perché si chiarisca, e nel caso si intervenga, sulla realtà di questa situazione, perché viene svolta un'attività di servizio per piccoli ma importanti centri del nostro Paese.
A tale proposito, abbiamo con alcuni colleghi presentato oggi un'interrogazione in merito per sollecitare anche in questa forma un interessamento del Governo.
FABIO GARAGNANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, ricollegandomi anche ad un precedente intervento, pongo all'ordine del giorno dei lavori il problema del comportamento e dell'atteggiamento del Governo in riferimento al sindacato ispettivo. Ricordo all'Ufficio di Presidenza della Camera che, stante l'attuale situazione politica, le competenze dei parlamentari sono alquanto limitate.
L'Ufficio di Presidenza, giustamente, si preoccupa delle reazioni dell'opinione pubblica, molto spesso esagerate, perché strumentalizzate dalla stampa, in riferimento ad «indennità presunte». Credo che, però, sia doveroso che l'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati si occupi di quelle poche competenze che sono rimaste ai parlamentari, cioè la possibilità del parlamentare di rimanere collegato al proprio territorio, da cui viene eletto. Questo in risposta anche a certi osservatori che dicono che i parlamentari sono slegati dalle circoscrizioni che li eleggono.
In questo senso, il ritardo inconcepibile con cui viene data risposta alle interpellanze ed alle interrogazioni non può essere sottaciuto e deve essere posto all'ordine Pag. 98del giorno dei lavori dell'Ufficio di Presidenza, perché, ripeto (la seduta di oggi ne è un esempio palmare, lineare), di fronte all'attuale emergenza economica, che il Governo dovrà affrontare e di fronte anche ad una maggioranza così vasta, che non pone problemi di numero legale - lo dico al parlamentare dell'Unione di Centro che criticava il precedente Governo, che aveva numeri, invece, alquanto limitati - sarebbe il caso che i Ministri e i sottosegretari rispondessero con preparazione e competenza alle interpellanze, che non sono poste dal parlamentare semplicemente per porle, ma proprio in riferimento a problematiche ed esigenze profondamente sentite dal proprio territorio.
È un problema di rilevanza del ruolo del parlamentare, che credo debba essere affrontato con la necessaria serietà, evitando di snobbare l'argomento, di protrarlo nel tempo, ma rispondendo in termini adeguati e soprattutto con una sufficiente preparazione. Sono varie volte che sollecito questo problema, ma oggi mi pare più che mai opportuno segnalarlo alla sua attenzione, signor Presidente, perché ne va della dignità di questo Parlamento, me lo consenta, e della sua facoltà di essere rappresentativo, pur in una parte limitatissima rispetto a qualche tempo fa, degli interessi elettorali in senso nobile, delle esigenze delle proprie popolazioni e, in genere, anche dell'interesse nazionale, perché un parlamentare non presenta interpellanze e interrogazioni spesso solo in riferimento al proprio territorio di elezione, ma anche in riferimento a problematiche nazionali che ci riguardano tutti.
Per cui, credo che questo senso di rispetto debba essere dato non soltanto alla stampa in merito alle presunte indennità dei parlamentari, ma ai parlamentari stessi e al Paese proprio laddove i parlamentari lavorano nell'interesse del Paese. La prego, pertanto, di trasmettere questo mio appello a tutto l'Ufficio di Presidenza perché se ne faccia carico in modo adeguato, evitando che si risponda alle interpellanze parlamentari due anni dopo che sono state presentate.
GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, in qualche modo mi ricollego a questo intervento sul ruolo e sulla funzione del Parlamento. So che oggi, legittimamente e giustamente, è stata ratificata la nomina dell'onorevole Verro, che è anche consigliere di amministrazione della RAI.
Vi sono delle procedure, come lei sa, ma credo che sia interesse comune, in primo luogo del collega, che sia risolto qualunque possibile problema di sovrapposizione e di conflitto di interessi, perché egli in questo momento si trova nel ruolo di controllore di una controllata.
Lo dico perché è il caso di evitarci polemiche inutili. Il mio è solo un appello ad un rispetto rigoroso della norma, ma sono certo che sarà il collega a sciogliere, nel giro di pochissimi giorni, questo problema.
Lei capisce, infatti, che un parlamentare in carica che, contemporaneamente, vota in un consiglio di amministrazione del servizio pubblico darebbe vita ad un conflitto di interessi e ad una polemica su un tema che dovrebbe vedere, invece, una riflessione sulle nuove regole.
Mi sono permesso di porre il problema non per sollevare una questione di contrapposizione banale, ma perché su questo tema delicatissimo delle regole la decisione sia rapidissima. Decida il collega come meglio crede, ma sicuramente si astenga da qualunque decisione che possa determinare sovrapposizioni, questione posta meglio di me dalla collega Donata Lenzi e che ho voluto verbalizzare alla sua attenzione.
PRESIDENTE. Onorevole Giulietti, ritengo superfluo ricordarle che si tratta di una competenza della Giunta delle elezioni che, a termini di Regolamento, dovrà valutare eventuali incompatibilità.
LEOLUCA ORLANDO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, soltanto per ricordare che il tema non riguarda la Giunta delle elezioni, ma il comportamento di un parlamentare, la sua opportunità e, direi di più, l'incompatibilità con l'esercizio contemporaneo di funzioni di consigliere di amministrazione RAI.
Poiché si è proceduto già all'insediamento dell'onorevole Verro, credo sia normale chiedere che, da questo momento in poi, non eserciti più le funzioni di consigliere di amministrazione RAI. La Giunta delle elezioni si è già pronunziata procedendo alla surroga del predetto onorevole.
PRESIDENTE. Onorevole Orlando, la Giunta delle elezioni dovrà accertare anche l'incompatibilità. Per la verità, la mia risposta era in questo senso.
LEOLUCA ORLANDO. Signor Presidente, la mia osservazione è che è stato proclamato eletto l'onorevole Verro che, da questo momento in poi, in quanto parlamentare, non può svolgere le funzioni di consigliere di amministrazione RAI. È semplicissimo.
PRESIDENTE. È sempre una cosa che dovrà valutare successivamente la Giunta delle elezioni.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 18 gennaio 2012, alle 15.
1. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(ore 16)
2. - Informativa urgente del Governo sulla vicenda del naufragio della nave Costa Concordia nei pressi dell'isola del Giglio.
3. - Dimissioni dell'onorevole Cambursano.
4. - Seguito della discussione delle mozioni Reguzzoni ed altri n. 1-00803, Leoluca Orlando ed altri n. 1-00805, Cicchitto ed altri n. 1-00806, Pezzotta ed altri n. 1-00810 e Amici ed altri n. 1-00811 sulla cooperazione con il Governo libico per la gestione dei flussi migratori originati dalla Libia durante il recente conflitto.
5. - Discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di riconoscimento degli studi, titoli e diplomi di istruzione media, diversificata e professionale per il proseguimento degli studi di istruzione superiore, tra i Governi della Repubblica italiana e della Repubblica Bolivariana del Venezuela, sottoscritto a Caracas il 27 luglio 2007 (ove concluso dalla Commissione) (C. 4792).
La seduta termina alle 18,55.
ALLEGATO ALLE COMUNICAZIONI RESE DAL MINISTRO DELLA GIUSTIZIA, PAOLA SEVERINO DI BENEDETTO
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TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO SULLE MOZIONI CONCERNENTI INIZIATIVE PER LO SVILUPPO DEL SISTEMA DEL TRASPORTO FERROVIARIO DI PERSONE E MERCI, CON PARTICOLARE RIFERIMENTO AL RIPRISTINO DELLA PRIORITÀ IN AMBITO COMUNITARIO DEL CORRIDOIO 1 BERLINO-PALERMO NELLA SUA CONFIGURAZIONE ORIGINARIA
MARIA GRAZIA LAGANÀ FORTUGNO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, siamo qui oggi a discutere una mozione che si prefigge l'obiettivo di evitare l'ennesimo scippo a danno delle regioni del Sud. Ed è con piacere che accolgo, ora, il parere favorevole del Governo. I rischi connessi alla sostituzione del Corridoio 1 Berlino-Palermo con il nuovo tracciato del Corridoio 5 Helsinki-La Valletta sono enormi e gravissimi. La Calabria rischia di restare fuori dai circuiti dello sviluppo infrastrutturale, economico e sociale dell'area euro mediterranea.
Le condizioni di marginalità e di isolamento del nostro territorio sono a questo punto destinate ad aggravarsi, per effetto del progetto (per la verità conosciuto ormai da mesi) che prevede la correzione del principale asse dei trasporti del Paese. Deviare il tracciato da Napoli a Bari, per farlo proseguire da qui sulle autostrade del mare, significa troncare di netto la spina dorsale del sistema Italia. In questo modo sarà inferto un colpo durissimo, e temo decisivo, al futuro del porto di Gioia Tauro e alle prospettive di sviluppo che erano state riposte nel terminal container del Tirreno. E proprio sul porto di Gioia Tauro voglio soffermare la mia attenzione.
I Governi del centrosinistra focalizzarono la loro attenzione sullo scalo calabrese perché, a buona ragione a parer mio, ritenuto snodo principale del Mediterraneo per il trasporto merci provenienti dal canale di Suez e più in generale dall'Asia.
Su Gioia Tauro furono programmati interventi ed investite risorse. Gioia Tauro doveva essere il volano per il rilancio di un'ampia fetta dell'economia meridionale a dimostrazione di come, anche al sud, fosse possibile creare uno sviluppo non più assistenzialista, ma basato sul mercato e sulle capacità imprenditoriali.
Ma tanti anni di governo a trazione leghista, di fatto, hanno quasi e ripeto quasi, vanificato ogni sforzo. Oggi il porto vive una forte crisi, già la concorrenza spietata degli scali del Nord Africa ha portato ad una pesante contrazione dei dati relativi al traffico. Adesso, con la situazione che si prospetta, si corre seriamente il rischio di vedere tramontare in maniera definitiva il sogno del porto.
Al forte dualismo che si è venuto a creare in questi anni, che hanno visto il sud retrocedere sotto molteplici punti vista, dobbiamo contrapporre una visione strategica integrata in grado di diramarsi dal settore infrastrutturale a quello economico, sociale, affiancando ad ogni azione un rigido rispetto della legalità. È oggi questo di cui la Calabria ha più bisogno.
Per questo dobbiamo con forza intervenire in sede negoziale con l'Unione Europea al fine di riaffermare la strategicità degli interventi che diano e riconoscano strategicità alle aree del Mezzogiorno d'Italia nell'ambito dei collegamenti e delle rotte commerciali del Mediterraneo.
È necessario altresì esercitare il massimo sforzo possibile affinché vi sia un passo indietro ed il ritorno al progetto originario, in grado di conciliare i progetti di sviluppo industriale e le legittime esigenze di natura socio-economica locale.
Non possiamo più permetterci sottovalutazioni o semplici distrazioni che, di fatto, possono far definitivamente tramontare l'idea di una Calabria cuore del Mediterraneo, centro nevralgico di un sistema propulsivo in grado di diramare i suoi effetti positivi lungo l'asse dorsale dell'intera Italia. Pag. 405
Mi auguro che il nuovo Governo, il nuovo Ministro dello sviluppo economico si attivino immediatamente, al di là delle dichiarazioni d'intenti, per scongiurare un'eventualità che sarebbe catastrofica per noi. Il tempo degli annunci vuoti e carichi di enfasi è finito. Non accetteremo più che ci riempiano di chiacchiere, mentre in realtà scelte e gestioni dissennate ci stanno portando via il futuro e la speranza.
TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO LUCIO BARANI SULLA MOZIONE CONCERNENTE INIZIATIVE IN MATERIA DI MALATTIE RARE
LUCIO BARANI. Cari colleghi, le cosiddette malattie rare, oggetto della mozione, che ricordo essere sottoscritta in modo trasversale da un'ampia parte dei gruppi parlamentari e credo di poter affermare condivisa da tutti, prende in esame il problema derivante da patologie spesso croniche ed invalidanti, che richiedono un'assistenza sanitaria costosa. L'articolo 3 della Costituzione afferma che tutti i cittadini, senza distinzione di alcun tipo, sono uguali davanti alla legge (uguaglianza formale, comma 1) e impegna lo Stato a rimuovere gli ostacoli che, di fatto, limitano l'eguaglianza dei cittadini per varie ragioni, comprese quelle che riguardano la loro salute (uguaglianza sostanziale, comma 2). La nostra Costituzione sancisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità», intendendo la dignità umana come fondamento costituzionale di tutti i diritti collegati allo sviluppo della persona, principio cardine dell'ordinamento democratico, su cui si fonda il valore di ogni essere umano.
Le malattie rare sono patologie potenzialmente letali o cronicamente debilitanti, caratterizzate da una bassa prevalenza e da un elevato grado di complessità. Esse sono in gran parte di origine genetica, e comprendono anche rare forme tumorali, malattie autoimmuni, malformazioni congenite, patologie di origine infettiva e tossica. Ogni anno in Italia 20.000 persone si ammalano di patologie certificate come rare. Si tratta spesso di malattie prive di trattamento, croniche e invalidanti, che necessitano di specifici servizi assistenziali, che costano a volte molto sia a livello sanitario che sociale. Se si analizza la situazione nelle varie Regioni italiane, si scopre che il quadro è allarmante sia nel campo della diagnosi che nella presa in carico del paziente per la sua cura. Si riscontrerà purtroppo anche una disomogeneità nel sostegno dei 2 milioni di italiani affetti da malattie rare, che per 1'80 per cento dei casi sono di natura genetica, e questo complica il quadro per una diagnosi certa e anche veloce. Ricordo che l'8 giugno 2009 l'Unione europea, facendo riferimento al regolamento europeo n. 141 del 2000, ha chiesto agli Stati membri di elaborare ed adottare piani e strategie nel settore delle malattie rare entro la fine del 2013 e cari colleghi non siamo lontani da questa data. L'Italia non ha perso tempo ma purtroppo, per un problema esclusivamente economico, il Parlamento non è stato in grado di approvare una legge idonea, capace di affrontare globalmente le tante problematiche dei pazienti e delle loro famiglie, mentre sarebbe fondamentale arrivare a determinare una disciplina organica e dare un sostegno a diagnosi certe e veloci, a cure appropriate e ad incentivi alla ricerca nel campo delle malattie rare. Però, anche in una situazione gravosa per i conti dobbiamo assolutamente fare un passo in avanti e mi auguro che con gli impegni che il Governo prenderà con la Mozione di oggi e con l'altra Mozione già approvata dai colleghi del Senato la scorsa settimana, si possa realmente concludere quella che ritengo essere una battaglia di civiltà. Di fronte a questa situazione vogliamo non far sentire soli gli ammalati e ci richiamiamo come PDL ai principi costituzionali e ci accorgiamo che qualcosa non sta funzionando, perché non è accettabile che queste persone siano lasciate sole, tanto meno in un Paese come il nostro che fa parte dell'Unione europea e che ha la fortuna di avere un sistema sanitario che giustamente vuole cercare di farsi carico del bisogno Pag. 406sanitario dei cittadini. Peraltro, pur essendo rare tali malattie, come già evidenziato siamo di fronte a dei numeri tutt'altro che modesti (i numeri delle persone da esse colpite all'interno del nostro territorio) ma ancora più allarmanti sono i dati da dove risulta che circa il 70 per cento dei 2 milioni di persone affette da malattie rare sia in età pediatrica, cioè si tratta di bambini. Dunque, questo richiama ulteriormente al proprio dovere sia il Governo che il Parlamento. Noi siamo di fronte a delle patologie i cui farmaci, che non sono risolutivi della patologia, purtroppo, in alcuni caso servono, però, non solo ad accompagnare, ma anche a creare delle condizioni migliori di vita per la persona affetta dalla patologia. In alcuni casi, tali farmaci servono a bloccare la degenerazione della malattia e, in altri casi, accompagnano invece come una sorta di farmaco, non salvavita, ma appunto di accompagnamento della patologia. Questi farmaci sono chiamati farmaci orfani. Noi siamo a tutti gli effetti europei, e questo è un Governo che è più europeo e più attento alla dimensione europea. Ebbene, vi è un Paese in Europa, la Francia, che ha adottato l'autorizzazione temporanea. Ciò significa che, mentre il farmaco è sottoposto a tutte le procedure di verifica prima della commercializzazione sul territorio nazionale, una volta completata la sperimentazione che accerta l'assenza del rischio d'insorgenza di complicanze e dimostra la validità del farmaco, è possibile metterlo in commercio e, quindi, darlo ai pazienti affetti da quelle patologie per le quali è stato studiato e testato, in attesa dell'autorizzazione definitiva. La Francia ha adottato tale procedura, che è semplificata rispetto a quella che viene adottata abitualmente sia in Italia che in Francia, e ha dato dei buoni risultati, concedendo sempre quel briciolo di speranza in più a una parte di quei due milioni di persone affette da patologie rare. Sarebbe inoltre opportuno un intervento del Governo volto ad evitare che le misure contenute nella manovra dello scorso luglio, finalizzate a contenere la spesa pubblica per il rimborso dei farmaci, si ritorcano a danno delle aziende che producono i farmaci per queste patologie; si tratta infatti di piccole ditte che operano spinte da motivazioni etiche piuttosto che dalla ricerca del profitto. Con la Mozione in discussione chiediamo che l'Italia, sulla base anche delle indicazioni provenienti dall'Unione europea, si allinei alle procedure vigenti negli altri Paesi, in particolare negli Stati Uniti, garantendo ai pazienti un accesso omogeneo e tempestivo ai farmaci e alle terapie, anche a quelli innovativi che sono ancora in fase sperimentale. Inoltre io, il Gruppo del Pdl e tutti i firmatari vorremmo impegnare il Governo Monti a portare a compimento quanto iniziato dal Governo Berlusconi e cioè ad aggiornare l'elenco delle malattie rare, da cui sono affetti milioni di pazienti nel mondo, inserendo sia le 109 patologie fino ad ora escluse, ma individuate dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 23 aprile del 2008, sia le altre malattie che, pur non essendo citate da tale decreto, sono riconosciute come rare alla luce dei criteri scientifici europei. Occorre inoltre prestare adeguata attenzione ai cosiddetti farmaci orfani, che pur non essendo in grado di curare in modo risolutivo le patologie rare, possono accompagnarne il decorso, creando condizioni di vita migliori o impedendone la degenerazione. La mozione che abbiamo presentato, di cui sono cofirmatario, impegna il Governo su molti fronti cominciando innanzi tutto a verificare in che modo questi pazienti vengano curati e fino a che punto i bisogni di salute siano attualmente soddisfatti, tenendo conto che, in questo particolare momento di risanamento economico del Paese, esiste una categoria di cittadini già gravemente penalizzata, sulla quale si chiede di non incidere ulteriormente ed in questo ambito anche a istituire a livello nazionale e a promuovere l'istituzione regionale dei registri delle patologie di rilevante interesse sanitario, in modo da fare chiarezza sulle cifre reali dei pazienti che ne sono affetti, consentendo l'utilizzo mirato delle risorse pubbliche. Inoltre, la mozione prevede l'impegno ad uno screening neonatale Pag. 407adottandolo in tutte le regioni, gradatamente e progressivamente secondo lo standard delle regioni «virtuose». Noi oggi abbiamo uno screening neonatale per la fibrosi cistica, per la fenilchetonuria, per l'ipotiroidismo congenito e, in alcuni casi, per la galattosemia. Forse è il momento di valutare qual è il costo di uno screening allargato: a me risulta che sia pari a quattro-cinque euro per bambino, perché parliamo di patologie che affliggono soprattutto pazienti in età neonatale o pediatrica. Probabilmente sarebbe addirittura un investimento allargare lo screening neonatale anche ad altre patologie cosiddette rare. Infine vorremmo far sentire la vicinanza alle associazioni dei malati, agli operatori della sanità che operano in questo settore, istituire un tavolo di lavoro che potrebbe riunirsi con cadenze bimestrali, che non sia un tavolo per fare passerella, ma un tavolo per far sentire l'attenzione che lo Stato destina a questi problemi coinvolgendo tutti quanti i soggetti che con vari ruoli e responsabilità hanno competenze. Riteniamo importante e fondamentale, signor Ministro, istituire a livello nazionale e promuovere l'istituzione in ambito regionale dei registri delle patologie di rilevante interesse sanitario, in modo da fare chiarezza sulle cifre reali dei pazienti che ne sono affetti, consentendo l'utilizzo mirato delle risorse pubbliche. Riteniamo utile che il Governo preveda una adeguata semplificazione delle procedure che autorizzano la messa in commercio di farmaci orfani, nel rispetto dei principi generali del settore e che si preveda il sostegno del Governo ad iniziative normative quali ad esempio: l'esenzione dei diritti da versare per l'immissione in commercio; procedure di registrazione accelerata; un credito di imposta pari al 50 per cento delle spese sostenute per la sperimentazione clinica; un periodo di esclusività di mercato di sette anni.
Concludo dicendo che il gruppo PDL vuole quest'oggi, con l'approvazione della mozione, dare voce a chi questa voce fa fatica ad averla e non è ascoltato a sufficienza dalle istituzioni e spera che l'approvazione serva a garantire anche a loro il diritto alla salute, finalizzato ad assicurare prevenzione, sorveglianza, diagnosi tempestiva, trattamento e riabilitazione ai pazienti con malattie rare, a garantire equo accesso ai servizi socio-sanitari a tutti i pazienti con malattie rare sul territorio nazionale, a migliorare la qualità della vita delle persone con malattie rare e dei loro familiari.
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Ris. Costa e a 6-99 | 527 | 482 | 45 | 242 | 424 | 58 | 25 | Appr. |
2 | Nom. | Ris. Reguzzoni e a 6-100 | 529 | 358 | 171 | 180 | 71 | 287 | 24 | Resp. |
3 | Nom. | Ris. Di Pietro e a 6-101 | 527 | 337 | 190 | 169 | 21 | 316 | 24 | Resp. |
4 | Nom. | Ris. Bernardini e a 6-102 I p. | 528 | 384 | 144 | 193 | 38 | 346 | 24 | Resp. |
5 | Nom. | Ris. Bernardini e a 6-102 II p. | 510 | 351 | 159 | 176 | 24 | 327 | 24 | Resp. |
6 | Nom. | Ris. Bernardini e a 6-102 III p. | 528 | 517 | 11 | 259 | 18 | 499 | 24 | Resp. |
7 | Nom. | Moz. Garofalo e a 1-704 n.f. | 501 | 490 | 11 | 246 | 421 | 69 | 24 | Appr. |
8 | Nom. | Moz. Lo Monte e a 1-699 p. I | 506 | 495 | 11 | 248 | 427 | 68 | 24 | Appr. |
9 | Nom. | Moz. Lo Monte e a 1-699 p. II | 509 | 345 | 164 | 173 | 23 | 322 | 24 | Resp. |
10 | Nom. | Moz. Donadi e a 1-807 rif. | 506 | 391 | 115 | 196 | 313 | 78 | 24 | Appr. |
11 | Nom. | Moz. Galletti e a 1-812 | 505 | 466 | 39 | 234 | 415 | 51 | 24 | Appr. |
12 | Nom. | Moz. Moffa e a 1-813 rif. | 508 | 492 | 16 | 247 | 422 | 70 | 24 | Appr. |
13 | Nom. | Moz. Meta e a n. 1-815 | 510 | 501 | 9 | 251 | 450 | 51 | 24 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 19) | ||||||||||
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Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Moz. Toto e a n. 1-816 | 506 | 472 | 34 | 237 | 423 | 49 | 24 | Appr. |
15 | Nom. | Moz. Binetti e a 1-780 n.f. | 485 | 483 | 2 | 242 | 483 | 23 | Appr. | |
16 | Nom. | pdl 4130-A - articolo 1 | 488 | 486 | 2 | 244 | 486 | 23 | Appr. | |
17 | Nom. | articolo 2 | 490 | 490 | 246 | 490 | 23 | Appr. | ||
18 | Nom. | articolo 3 | 490 | 490 | 246 | 490 | 23 | Appr. | ||
19 | Nom. | Pdl 4130-A voto finale | 482 | 482 | 242 | 482 | 23 | Appr. |