XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 211 di mercoledì 29 luglio 2009
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 9,35.
GREGORIO FONTANA, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Alessandri, Bongiorno, Buonfiglio, Conte, Leo, Leone e Lucà sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori (ore 9,38).
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, ieri sera le agenzie hanno battuto la notizia che il Ministro Tremonti si sarebbe incontrato con il Presidente della Repubblica, il quale gli avrebbe manifestato talune riserve sul decreto-legge n. 78 da noi approvato ieri. A seguito di ciò, si interverrebbe attraverso un nuovo decreto che sarebbe approvato in Consiglio dei Ministri venerdì.
In proposito mi pare che vi siano due aspetti, uno ragionevole ed uno un po' sorprendente che chiederei a lei, Presidente, di rappresentare al Governo. L'aspetto ragionevole è che era evidente che, dopo la lettera del Presidente della Repubblica del 15 luglio che tutti abbiamo letto, la vicenda non poteva che concludersi così. Del resto, già nel mio intervento in Aula dicevo che i casi erano due: o il Presidente si sarebbe rimangiato quella lettera, oppure ciò che stavamo facendo, nonostante le dichiarazioni del Presidente del Consiglio, andava rispetto ad essa in senso esattamente contrario. Il paradosso starebbe invece nel fatto che si va a intervenire su una questione che ancora non è chiusa, poiché il decreto-legge è ancora all'esame del Senato (anche se può darsi che esso lo approvi entro venerdì); in altri termini, si interverrebbe con un nuovo decreto-legge per modificare un decreto-legge ancora non convertito. Ciò mi sembra francamente paradossale, anche se fa il paio con il fatto che ieri ci è stato annunciato che una norma contenuta in questo decreto-legge e che riguarda il terremoto dell'Abruzzo sarebbe stata già modificata da un'ordinanza del sottosegretario Bertolaso: anche questo è già di per sé assai discutibile.
A me pare che su simili questioni - ed è questo che le chiedo di rappresentare al Governo - un maggior rispetto della Costituzione e delle prerogative degli organi costituzionali sarebbe assai utile per evitare spiacevoli incidenti come quelli cui stiamo assistendo. Pag. 2
Infine, ed è la mia ultima considerazione, posto che a discutere con lei sul decreto-legge in questione la settimana scorsa abbiamo visto il Ministro Tremonti, e che il Ministro Tremonti ha conferito ieri con il Presidente della Repubblica sulla questione di cui ho parlato, mi chiedevo se, senza che noi ne siamo stati informati, e con una ulteriore innovazione della Costituzione, sia già stato cambiato il Presidente del Consiglio.
Seguito della discussione del Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 (Doc. LVII, n. 2) (ore 9,42).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013.
Ricordo che nella seduta di ieri sono iniziati gli interventi nella discussione e che sono state presentate le risoluzioni Donadi ed altri n. 6-00023, Lo Monte ed altri n. 6-00024, Galletti ed altri n. 6-00025, nonché le risoluzioni Marchi ed altri n. 6-00026, Soro ed altri n. 6-00027, Cicchitto e Cota n. 6-00028 (Vedi l'allegato A - Doc. LVII, n. 2 - Risoluzioni).
(Ripresa discussione - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Mario Pepe (PD). Ne ha facoltà per cinque minuti.
MARIO PEPE (PD). Signor Presidente, anzitutto chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento. Mi riservo comunque di svolgere qualche riflessione concreta, ringraziando lei, il rappresentante del Governo e i deputati che hanno presentato le risoluzioni sul DPEF.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 9,40)
MARIO PEPE
(PD). Questa mattina, la stampa riporta una considerazione del Presidente Fini che descrive l'attuale quadro generale parlando di «stabilità e incertezza». È un ossimoro che descrive bene la situazione che il nostro Paese attraversa.
Per approfondire alcuni aspetti - non tutti, anche perché il Documento di programmazione economico-finanziaria giudicato in maniera comparativa rispetto al precedente DPEF rivela la sua approssimazione, la sua precarietà e, se mi consentite, la sua profonda apoliticità rispetto agli obiettivi che dovrebbe porsi ed alle azioni strategiche che pone in essere - farò tre considerazioni di ordine metodologico.
Applicando una linea interpretativa del Documento di programmazione economico-finanziaria, una metodologia di carattere politico e istituzionale, la domanda che ci dobbiamo porre in questo Parlamento è: con il Documento di programmazione, redatto dal Ministro Tremonti con una dovizia di tavole sinottiche (anche se sono in vendita ad 1 euro su Il Sole 24 Ore), è possibile risolvere i problemi della politicità e della istituzionalità rispetto alle questioni presenti nelle diatribe di ordine politico che caratterizzano lo scontro tra le forze politiche o, meglio, quel movimentismo così strano ed anarchico che caratterizza il partito del Popolo della Libertà?
Il Documento indica e rispecchia quindi questo stato di incertezza o, come diceva il Presidente Fini, di stabilità incerta. Una seconda metodologia è di carattere economico e finanziario: questo DPEF, rispetto al precedente dell'anno scorso, non coglie l'elemento strategico che voleva risolvere il rientro del debito pubblico e un'azione coraggiosa sul piano del rilancio produttivo e degli interventi convergenti, soprattutto per debellare la disoccupazione che ha raggiunto livelli spaventosi (siamo al 7,5 per cento, come recita il Documento di programmazione economico-finanziaria). Quindi anche dal Pag. 3punto di vista economico e finanziario ritengo che esso non sia la risposta che i cittadini e le forze politiche, in dottrina e non, si attendono dal Documento di programmazione economico-finanziaria.
Vi è poi un'altra considerazione: una metodologia di carattere storico mi consente di dire che il Documento, rispetto alle questioni che interessano il Paese, indubbiamente non è adeguato. Raccolgo una aggettivazione, perché anche nell'Aula è stato recepito questo sforzo. Qual è l'aggettivo che definisce bene, quest'anno, il Documento di programmazione economico-finanziaria? Ebbene, cari colleghi, caro sottosegretario, basta andare a pagina 40 del Documento e troviamo un aggettivo che afferisce alla neutralità circa le scelte che il bilancio compie: il bilancio è una scelta neutrale e nella neutralità - o, se volete, nell'amletismo di questo Documento - trovate le sorti, magnifiche non troppo e progressive ancora meno, del Governo e la difficoltà di rispondere alle questioni del Paese: pertanto, noi non lo approveremo.
Signor Presidente, come preannunziato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Mario Pepe, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Farinone. Ne ha facoltà.
ENRICO FARINONE. Signor Presidente, i numeri sono numeri e con i numeri del DPEF finalmente il Governo riconosce che il Paese non sta affatto attraversando un buon momento: non lo ammette ma lo riconosce, con i numeri appunto. Riconosce anzi che le ottimistiche previsioni circa la fine della crisi economico-finanziaria e l'ostentato ottimismo del Presidente del Consiglio non hanno alcun fondamento reale. Infatti, tra i numeri della RUEF (parliamo di aprile) e quelli del DPEF (parliamo di luglio, e quindi di tre mesi di differenza) vi è una significativa correzione verso il segno negativo. Guardiamo solo tre numeri, tanto per citarne alcuni: il tasso di variazione del PIL è previsto dalla RUEF a meno 4,2 per cento, dal DPEF a meno 5,2 per cento; il rapporto indebitamento/PIL è previsto dalla RUEF a meno 4,6 per cento, dal DPEF a meno 5,3 per cento; il rapporto debito/PIL è previsto dalla RUEF al 114,3 per cento, dal DPEF al 115,3 per cento (e nel 2010 si prosegue con questo trend).
Vorrei allora chiedere al Governo: che cosa è successo in questi tre mesi per correggere con queste dimensioni le previsioni?
Sappiamo, peraltro, che le previsioni per il 2010 e per gli anni a venire fatte dal Governo, sono, secondo l'OCSE e altri istituti internazionali, ben peggiori di quelle che ci presenta il Governo nel Documento di programmazione economico-finanziaria. Il quadro, quindi, come noi cerchiamo di dire da mesi, è tutt'altro che tranquillizzante: vi è un calo significativo delle entrate tributarie di circa 4,5 miliardi in meno rispetto alla RUEF, derivante da minori contributi sociali e minori imposte indirette, e il calo rischia di essere ben superiore a quanto stimato dal Governo se, ad esempio, si guarda con attenzione a cosa ha portato il gettito dell'IVA nei primi mesi dell'anno corrente. Il dato relativo alle entrate contributive è stimato simile a quello del 2008, tuttavia vi già chi ha fatto notare che sarà ben difficile che si mantenga tale, a fronte di una riduzione del PIL nominale del 3,2 per cento e del forte calo occupazionale. Sul 2010, poi, le perplessità non possono che essere maggiori ove si pensi che il Governo ha ipotizzato, da un lato, una crescita del PIL dello 0,5 per cento (francamente tutta da dimostrare), dall'altro, il recupero di due miliardi in virtù delle decisioni adottate con decreto-legge n. 78 (che per la verità, avendo letto i giornali questa mattina, non sappiamo ancora che fine reale farà).
A questi elementi ne aggiungo, per brevità, solo alcuni altri. Ad esempio, per il 2009 viene confermato un forte calo delle esportazioni, quasi il 20 per cento, a Pag. 4cui assistiamo ormai da mesi (e tutti sappiamo cosa le esportazioni significhino per l'economia italiana). Il DPEF registra, poi, un aumento impressionante della cassa integrazione guadagni e prevede un consistente tasso di disoccupazione sia nel 2009, che nel 2010. Calano, inoltre, i consumi e gli investimenti, e conseguentemente anche le importazioni. Insomma, il quadro è davvero tutt'altro che esaltante e il Governo, con i numeri, è costretto a riconoscerlo. Però, al tempo stesso, il DPEF è privo di indicazioni precise, o quanto meno di una strategia di contrasto spiegata nelle sue linee generali (almeno quella), su come e con quali strumenti il Governo intenda perseguire l'obiettivo, mai negato a parole, ma poi non ricercato nei fatti, di un miglioramento strutturale dei conti pubblici.
Inoltre, il DPEF non dice nulla anche rispetto nelle misure espansive che dovrebbero consentire la crescita e la ripresa dell'economia nazionale, ma si limita a ribadire, come al solito, che, rispetto alle strategie di contrasto adottate negli altri Paesi più industrializzati, da noi vi è stata una minore necessità di interventi a sostegno del sistema. Insomma, la crisi passerà, attendiamo fiduciosi.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ENRICO FARINONE. In buona sostanza, a me pare che il DPEF non faccia che confermare, senza ammetterlo naturalmente, anche se è scritto nei numeri, le principali osservazioni critiche che da mesi l'opposizione muove all'Esecutivo. L'economia italiana è in difficoltà e l'ulteriore calo previsto delle esportazioni aggraverà questa condizione. La finanza pubblica è generatrice di un nuovo disavanzo primario. Credo, allora, che a fronte di una situazione tanto preoccupante, questo sia un DPEF insufficiente, oserei dire, signor Presidente, un DPEF «svogliato» (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mariani. Ne ha facoltà.
RAFFAELLA MARIANI. Signor Presidente, il DPEF contiene, come al solito, un allegato che fa riferimento alle infrastrutture sul quale, nell'audizione al Senato, la Corte dei conti si è così espressa: si parla di potenziamento delle infrastrutture, mentre i tendenziali indicano una caduta di 11 miliardi delle relative risorse.
Lo stesso allegato non usa mezzi termini nel riconoscere che il perseguimento del piano delle opere pubbliche della legge obiettivo è reso molto più arduo dalla difficile congiuntura economica e, in pratica, mette le mani avanti su quanto si riuscirà effettivamente a realizzare, non senza una certa contraddizione con quanto asserito dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti che attribuisce, invece, alla legge obiettivo meriti incommensurabili sulla ripresa della realizzazione di opere nel nostro Paese.
Nella premessa all'allegato infrastrutture, il Ministro Matteoli afferma che sono state appaltate o cantierate opere per 49 miliardi di euro su oltre 116 miliardi di opere deliberate dal CIPE, omette però di spiegare che gran parte di queste risorse sono ben lungi dall'essere disponibili.
Un quadro disaggregato della situazione si trova infatti al capitolo 3 dell'allegato e attraverso di esso viene evidenziato che gli importi effettivamente assegnati dal CIPE ammontano a 14 miliardi di euro sul valore complessivo di 116, mentre 27 miliardi vengono da altre risorse pubbliche e 26 dovrebbero venire da investimenti privati.
Resta un fabbisogno non certo irrilevante di 49 miliardi di euro. La tabella 12 dell'allegato fornisce un quadro di interventi previsti dalla delibera CIPE del 6 marzo, alcuni dei quali, come il sistema Mose e la Statale Ionica, richiamati nei 21 obiettivi prioritari dell'allegato, hanno un valore complessivo di dieci miliardi di euro ma la relativa disponibilità effettiva è di appena 83 milioni di euro per il 2009, 2,3 miliardi per il 2010 e 3,6 per 2011, e circa 4 miliardi di euro da ricercare negli esercizi finanziari successivi.
Il 2009 vedrà quindi la destinazione dei predetti 83 milioni di euro per sole due Pag. 5opere, il Mose e la Statale Ionica. L'allegato richiama anche il ricorso alle risorse private dove si propongono due interventi. Da una parte l'anticipo dei bandi di gara per le concessioni autostradali, per un ricavo complessivo tra un minimo di 800 milioni ed un massimo di 2,6 miliardi di euro e dall'altra parte il pedaggiamento di tratte convertibili in tratte autostradali, sempre a scapito del cittadino. In sostanza ancora una volta i finanziamenti privati saranno a carico della comunità.
Ogni azione che fino ad oggi ha caratterizzato il Governo Berlusconi ha inoltre perseguito una logica tesa a depotenziare controlli e verifiche, soprattutto circa gli obblighi di rendicontazione degli investimenti e dei costi. L'allegato reca anche un riferimento alla necessità di concludere la stesura delle intese generali quadro con le regioni che dovrebbe migliorare gli effetti della programmazione e della definizione delle priorità. Rispetto alle regioni merita di essere segnalata una sperequazione evidente - che ieri tra l'altro è stata sottolineata anche da colleghi della maggioranza - nell'attribuzione delle risorse per cui la regione Sicilia vede investimenti programmati pari a 9,2 miliardi a fronte dei 460 milioni della Sardegna e di un miliardo 500 milioni di euro della Puglia, quando il Governo ha appena approvato nel federalismo fiscale una norma sulla perequazione infrastrutturale.
Quanto alla ripartizione delle risorse da reperire per il Mezzogiorno assistiamo ad un auspicio da parte del Governo. A fronte di una percentuale dichiarata sul deliberato CIPE pari al 28,7 del totale nazionale gli impegni di spesa per il sud ammontano a 7,5 miliardi di euro, pari a poco più del 20 per cento dei 30 miliardi impegnati. Tali fondi sono stati peraltro sottratti al FAS che prevedeva altre destinazioni a favore delle aree sottoutilizzate, dirottando risorse da interventi specifici già programmati nel Mezzogiorno. A questo proposito, Presidente, devo sottolineare la richiesta delle regioni, tutte le regioni, che chiedono al Governo di fare un punto sui fondi FAS.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
RAFFAELLA MARIANI. Vi sono molte altre questioni che riguardano le infrastrutture e l'ambiente, e di questo il documento allegato dà ampia possibilità di lettura. Noi sottolineiamo l'assenza di fondi per cassa, l'assenza di una capacità di programmazione, l'assenza di risorse per la sicurezza. Rileviamo altresì il controsenso rappresentato dal fatto che, rispetto all'impostazione generale programmatica che si era dato il Governo (cioè di incentivare intermodalità e investimenti nella direzione di integrare in maniera più chiara il sistema ferroviario con quello stradale), vi è l'incongruenza di grandi investimenti promessi solo sulle aree viarie.
Noi riteniamo che da questo punto di vista l'allegato in questo anno abbia posto in piena luce la contraddizione di un Governo che tra annunci e promesse non riesce a rimuovere un limite strutturale del sistema che lascia la percentuale di realizzazione delle opere sempre uguale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, anch'io, come i colleghi del Partito Democratico, esprimo un giudizio negativo sul Documento di programmazione economico-finanziaria. Un documento che appare inadeguato ad affrontare l'attuale fase di grave crisi economica, e in contrasto le previsioni dei principali organismi internazionali, l'OCSE e il Fondo monetario internazionale. Il Governo avrebbe dovuto prendere atto di due dati incontestabili: il primo è il drammatico aumento della Cassa integrazione guadagni, quindi le difficoltà delle imprese, ma soprattutto la perdita di migliaia di posti di lavoro; il secondo dato è il fatto che la recessione ha interessato l'economia nazionale ma le ricadute più pesanti e più gravi si sono registrate nel Mezzogiorno. In quest'area del Paese tra il gennaio del Pag. 62008 e il gennaio del 2009 si sono persi 114 mila posti di lavoro. In gran parte sono lavoratori precari, quelli che non sono coperti dagli ammortizzatori sociali.
Signor Presidente, noi su questi temi insistiamo da tempo. In Aula abbiamo richiamato le tante crisi presenti in Sicilia, la vicenda della FIAT di Termini Imerese ma anche la questione aperta e drammatica della Cesame di Catania, il fallimento della SAT, le difficoltà dell'ST, della Numonyx. Non abbiamo avuto alcuna risposta, come nessuna ipotesi di risposta arriva da questo Documento di programmazione economico-finanziaria.
Eppure in questi giorni, a parole, sembra essere tornata l'attenzione verso il Mezzogiorno. C'è chi ha parlato di piano «Marshall», non si capisce con quali risorse. C'è chi ha parlato di cabina di regia; c'è chi si è spinto ancora più avanti a proporre «pulcinellate» nel tentativo di scopiazzare l'onorevole Bossi e, quindi, la proposta di un Parlamento del sud, la nuova trovata del presidente della regione siciliana. Per cortesia, non sono discorsi seri. Non c'è bisogno di sigle o di slogan. Per il Mezzogiorno chiediamo semplicemente il dovuto, cioè che non vi sia lo spostamento delle risorse del FAS da sud a nord, quanto piuttosto il reintegro delle risorse che sono state sottratte a questo importante capitolo. Chiediamo, infine, il termine del «balletto» dell'attribuzione delle risorse del FAS, regionali e nazionali, alle regioni per le opere infrastrutturali. La si finisca di decidere nel «pre CIPE» per poi bloccare le decisioni nel CIPE.
Finiamola con le dichiarazioni del sottosegretario all'economia di polemica con il proprio Ministro senza la conseguente presentazione delle dimissioni. Riteniamo che si debba lavorare seriamente. Il Mezzogiorno è stanco di promesse anche perché la sperequazione del reddito nel Paese si è allargata.
Le politiche sociali messe in campo dal Governo non sembrano essere in grado di fronteggiare l'aumento delle emergenze sociali, come dimostra lo svuotamento del Fondo per le politiche sociali. Sulla sanità va ancora peggio. Ad oggi non c'è un nuovo Patto per la salute; non vi sono certezze finanziarie, continua ad esserci una sottostima del fabbisogno per il Fondo sanitario nazionale di almeno 7 miliardi di euro. Questo significherà, signor Presidente, lo diciamo con grande chiarezza, un ridimensionamento dei livelli essenziali di assistenza in tutto il territorio nazionale, ma soprattutto nelle aree con maggiori difficoltà, e verrà meno l'universalità del diritto alla salute.
Per tali ragioni, signor Presidente, riaffermo il nostro voto contrario. Riteniamo che questa discussione sul DPEF sia stata ancora una volta un'occasione mancata. Continueremo nella nostra opposizione soprattutto sollecitando interventi seri per le grandi emergenze che sono presenti nel Paese.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Burtone.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. L'emergenza maggiore continua ad essere quella relativa al diritto al lavoro che è il vero diritto di cittadinanza che questo Governo sta negando.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tidei. Ne ha facoltà.
PIETRO TIDEI. Signor Presidente, proporrei agli amici del Popolo della Libertà di cambiare forse le parole di quella famosa canzone «Meno male che Silvio c'è», con una probabilmente più adatta alla circostanza: «Meno male che c'è ancora Napolitano che mette qualche toppa agli sgangherati provvedimenti del Governo», come ad esempio il decreto-legge anticrisi.
In questo caso addirittura in un quadro drammatico della nostra economia, le «toppe» messe dal Governo con il DPEF sono ancora peggiori del buco. Sono un semplice manifesto elettorale, una dichiarazione di principio e di obiettivi che poi non trovano riscontri puntuali negli impegni concreti e nella individuazione di risorse disponibili vere e certe. Pag. 7
Secondo le stime del Governo il prodotto interno lordo nel 2009 subirà un decremento del 5,2 per cento, affidando poi le speranze ad una ripresa timida nel 2010 dello 0,5 che addirittura viene messa in discussione dalla Corte dei conti, dall'OCSE e dal Fondo monetario internazionale. Nel frattempo tuttavia assistiamo, come già detto ripetutamente, ad un grave deterioramento dei conti pubblici con un indebitamento pari al 5,3 per cento del PIL e non al 4,6 per cento come stimato dal Governo per arrivare addirittura al 6 per cento nel 2013. Si tratta di un macigno pesante, che graverà ancora drammaticamente sulla nostra economia per molti anni, a differenza della stragrande maggioranza degli altri Paesi europei.
Aggiungiamo poi che assistiamo ad una paurosa caduta dei consumi, delle famiglie soprattutto, e ad una sensibile contrazione dei consumi alimentari, che è grave e drammatica. Inoltre registriamo il ricorso massiccio alla cassa integrazione guadagni, che mostra un preoccupante deterioramento del mercato del lavoro, con un aumento del tasso di disoccupazione dell'8,8 per cento nel 2009 e dell'8,9 nel 2010. Altro che fiducia e ottimismo, altro che la crisi è passata!
È una recessione economica che si sta manifestando con particolare virulenza nelle aree più deboli del Paese, nelle aree del Mezzogiorno, alle quali il Governo toglie addirittura risorse vitali quali il FAS, per destinarle altrove, privando così questa importante parte del Paese di quelle risorse necessarie alle infrastrutture, allo sviluppo e all'occupazione.
Aggiungiamo che la pressione fiscale in un quadro così drammatico non diminuisce, ma in una certa misura addirittura tende ad aumentare, così come tende ad aumentare progressivamente la sperequazione nella distribuzione del reddito, con l'aumento pauroso di diseguaglianze sociali e fasce sempre più deboli e indifese, laddove l'esigenza di investire in politiche sociali si manifesta con maggiore evidenza e con maggiore urgenza, soprattutto in un contesto nel quale gli interventi sulla finanza locale come il taglio dell'ICI e le modifiche apportate al patto di stabilità hanno determinato un restringimento pesante delle risorse per gli enti locali, da destinare agli investimenti per lo sviluppo, l'occupazione e le politiche sociali. Non dimentichiamo, signor Presidente e onorevoli colleghi, che gli enti locali nel 2007 hanno realizzato il 50,9 per cento degli investimenti fissi delle amministrazioni pubbliche, oltre la metà del totale degli investimenti pubblici. Sono risorse che, ancorché disponibili, rimangono purtroppo incredibilmente bloccate a causa dei vincoli posti dal patto di stabilità che il Governo ostinatamente si rifiuta di modificare.
In un quadro così fosco e drammatico, verso il quale la fiducia e l'ottimismo del Governo appaiono a dir poco fuori luogo, la politica di bilancio contenuta nel DPEF appare del tutto inadeguata, insufficiente e ridicola rispetto alla difficile situazione congiunturale che attraversa il Paese.
Prendo un solo esempio tra i tanti che si potrebbero fare, che è quello che affligge la giustizia, il sistema giudiziario italiano. A fronte di tante dichiarazioni del Governo e del Ministro Alfano il provvedimento in esame - e ho concluso, signor Presidente - non prospetta alcuna soluzione concreta ai mali della giustizia che affliggono il nostro Paese. Si parla genericamente di assunzioni ma non si dice dove, come, quando e soprattutto in quali settori e con quali mansioni. Il sistema giustizia è al collasso e le leggi adottate prodotte in materia, oltre ad aver salvaguardato forse gli interessi personali del capo, non hanno prodotto alcun miglioramento al nostro sistema giudiziario, che viceversa subisce tagli continui da parte del Governo. Nei prossimi anni avremo 800 magistrati in meno di quelli attuali, nei prossimi quattro anni 1.500 magistrati in meno.
Per non parlare del personale amministrativo dei tribunali, della questione dei giudici di pace e della magistratura ordinaria, terminando con l'emergenza carceri, dove tra qualche mese - e concludo, signor Presidente -, se non si interverrà tempestivamente, i 37.000 posti disponibili Pag. 8nelle nostre carceri si riempiranno di quasi 70.000 detenuti in condizioni drammatiche e disumane, così come ha recentemente dichiarato la Corte europea dei diritti dell'uomo, la quale ha avuto modo di sentenziare che la mancanza di spazio nelle celle rappresenta un trattamento inumano e degradante, in aperta violazione dell'articolo 3 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo.
Per tutto questo nessun riferimento, nessuna proposta e nessuna soluzione strategica vi è nel testo del DPEF e di ciò il Governo si assumerà sicuramente tutte le responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, onorevoli colleghe e onorevoli colleghi, affronterò alcuni nodi e poi avremo modo di esporre tranquillamente il DPEF: parlerò di FAS, di Sud, di evasione fiscale, di banche - visto che se ne è parlato tanto - di Nord (gli argomenti sono correlati).
Per prima cosa vi è questa «magica» parola, «FAS», di cui ci riempiamo tutti la bocca. È una parola «magica» che, come il confetto Falqui, deve essere pronunciata due o tre volte al giorno, prima e dopo i pasti, perché tira su la politica, una politica forse vuota, che adesso si riempie di parole come «FAS» e «bancomat».
La parola «FAS» mi ricorda un po' uno spettacolo di comici, visto che il vuoto della politica è anche coperto dai comici. Mi ricorda Drive In. In quella trasmissione, vi era un personaggio che diceva: «Has Fidanken»; qui potremmo dire: «Fas Fidanken». Questa parola, infatti, dovrebbe essere, contemporaneamente, la mazzata mortale che arriva sul Governo. Si dice: abbiamo messo le mani sul FAS. Andiamolo ad esaminare.
Intanto, iniziamo a capire dove sono andati questi soldi, che sarebbero stati presi, per una parte, anche dal Nord. È vero che una parte delle risorse del FAS si trova al Nord, tuttavia, vorrei ricordare chi li ha pagati, perché mi sembra, vagamente, di ricordare, che non arrivano gratis dall'Europa. Sono soldi che giungono dall'Europa, ma qualcuno ha pagato. Vorrei ricordare, considerando chi paga in questo Paese, solamente in modo generico, che il nord è estremamente solidale e continua a fare il suo dovere. Tuttavia, qualcuno continua a dire che il nord è egoista e che non fa il suo dovere: prima o poi, pesterà un callo a una grande regione solidale del Paese. Non conviene continuare ad insistere in un clima di scontro tra Nord e Sud: non lo vuole la Lega, né il Paese.
Signor Presidente, vogliamo ricordare chi paga il FAS. Se si considera il rapporto tra quanto paghiamo - cioè, tra i tributi raccolti da Stato e regioni - e quanto, invece, viene investito, si riscontrano delle cifre «tranquille». Ogni cittadino della Campania prende in più - senza le risorse del FAS, lasciamole perdere - duemila euro. Si tratta di una somma che tutti gli anni consegniamo, non troppo contenti, in questa opera di redistribuzione del reddito in cui crediamo, ai cittadini della Campania. Consegniamo una somma un po' più alta ai cittadini della Calabria - tremila euro - esortando ad usarla. Sarebbe anche il caso di dare questi soldi ad personam, in modo che vi sia un rapporto diretto, per cui il cittadino del nord sa chi è la persona che sostiene economicamente. Questo sarebbe un rapporto molto bello. Sarebbe molto bello poterci scambiare gli auguri di Natale e dire: come va? Come sta la famiglia? Potremmo anche chiedere: come vanno i tuoi rifiuti, li portiamo su?
Consegniamo cinquemila euro ai cittadini della Sicilia e i cittadini lombardi pagano cinquemila euro in più. Pertanto, vogliamo capire: si tratta di risorse del FAS. Poi, esaminiamo i numeri: questi sono i soldi che noi del nord diamo all'Europa e che, poi, tornano indietro con il «famoso» FAS e che mancano all'appello. Di cosa stiamo parlando? Dove sono finite le risorse del FAS? Dobbiamo dire dove sono finiti questi soldi, fino al 2006.
Signor Presidente, il collega rappresentante del Governo, sicuramente, avrà Pag. 9modo di dircelo: questi sono i soldi del 2006, ma per il periodo dal 2007 al 2013, dove esiste una postazione di 46 miliardi di euro da prendere, non è uscito un bando. Mi rivolgo agli amici del FAS e agli amici amministratori: non vi è un bando! E lo riportava, ieri, giustamente, sul Corriere della Sera Agostino Gallozzi, presidente della Confindustria di Salerno: non esiste un bando per prendere una lira dal 2008 al 2013. Volete dirci di cosa stiamo parlando? Dove sono questi soldi del FAS? Non vi è un bando! Non sapete nemmeno come andarli a prendere: realizzate i bandi.
Vediamo come sono stati impiegati i soldi di cui ho parlato, perché fino al 2006 c'erano. Non sono stati spesi.
È stato detto: 4 miliardi 93 milioni 784 mila euro della Sicilia, 3 miliardi 105 milioni di euro della Puglia. Bene, perfetto. Dov'erano questi soldi? Non sono stati spesi anche perché una miriade di opere minori non si poteva spacciare per opere strategiche. Mi rivolgo all'amico sindaco di Palermo, a cui sono legato da affetto: ma come facciamo a dire che spendiamo 150, 180 milioni di euro in piccole opere comunali spacciandole per opere strategiche? Quanti soldi sono andati a finire in questo modo in questi anni? Si parla di 180 miliardi di euro in dieci anni, quando il nord ne ha ricevuti 30. Ma è migliorata la vita degli amici del sud con questi soldi? È migliorata di «un centimetro»? Vivono meglio negli ospedali? Ricevono una migliore qualità di servizi? Non facciamo ridere, non scherziamo! Più soldi diamo alla sanità della Calabria, più soldi diamo alla sanità di Napoli e quant'altro, più persone muoiono.
Vogliamo ricordarci che la sanità della Lombardia distribuisce il 55 per cento dei fondi di solidarietà? Costa estremamente meno e cura il doppio delle persone. Non è allora un problema di FAS; ci si può riempire la bocca e si può riempire il vuoto della politica con il FAS, ma c'è bisogno di un cambio strutturale - forse generazionale, non lo so - all'interno della politica e degli uomini di responsabilità del sud. Se c'è un partito del Sud che deve nascere, propongo un simbolo molto semplice: una scarpa con la punta. Perché dico questo? Perché non è stato il Nord che non ha cacciato Bassolino o la Jervolino; al Nord li avremmo già cacciati da anni, e invece sono rimasti lì e sono sempre loro che girano: una volta uno fa il ministro da una parte, un'altra volta, magari, si candida al Parlamento europeo. Abbiamo politici di vecchio corso, persone che sono state riabilitate, che hanno dato un contributo, come Calogero Mannino, oppure gli «intramontabili», come De Mita.
Il Nord, in qualche modo, ha cambiato la classe politica e non potete dire che il cambio della classe politica possa essere rappresentato da un Grillo, una Serracchiani. Scusatemi, ma una Serracchiani... Lo dico da emiliano-romagnolo: ridateci 100 mila volte D'Alema! Ridateci 100 mila volte Bersani! Sotto il caschetto, niente. Ma è questo il nuovo della classe politica che viene avanti? Oltretutto, scusate, è «barbosissima», se va bene ci fa vedere La corazzata Potemkin (Commenti dei deputati dei gruppo Partito Democratico). Ma ridateci D'Alema, con cui possiamo parlare, che ha fatto delle riforme.
LUISA BOSSA. Parla delle cose tue, parla per te!
PRESIDENTE. Invito a lasciar parlare l'onorevole Polledri. Onorevoli Polledri, la invito però ad attenersi al tema.
MASSIMO POLLEDRI. Presidente, sto facendo un discorso politico.
PRESIDENTE. Qui hanno parlato tutti liberamente e parlerà liberamente anche l'onorevoli Polledri. Per favore, invito a smetterla con questi schiamazzi.
MASSIMO POLLEDRI. Arriverò poi agli altri argomenti, non vi preoccupate, li uso tutti.
Andiamo a vedere come sono state spese le risorse del FAS. Calabria, Puglia, Campania e Sicilia non hanno superato il 20 per cento Pag. 10delle spese dei fondi 2001-2006. Agazio Loiero è riuscito a spendere il 12 per cento degli 1,8 miliardi di soldi del FAS - miracolosi - assegnati dal CIPE dal 2000 al 2006 e solamente 222 milioni sono stati spesi a fine 2008. In tutto il Meridione, dei cantieri finanziati con il Piano 2000-2006 ne sono stati chiusi soltanto il 20 per cento.
Se andiamo a vedere al Nord, forse qualcosa cambia. Per quanto riguarda gli accordi di programma stipulati, tutti sappiamo che c'è una parte privata e una parte pubblica. Siamo riusciti ad investire 17 miliardi tra il 2004 e il 2008 nel centro-nord, per contro 3,7 miliardi sono stati investiti nel Sud. Quindi non è un problema solamente di FAS. Viene lamentato, sempre da Agostino Gallozzi, che ci sono voluti sette anni di burocrazia per poter investire gli 80 milioni di euro nella realizzazione del porto turistico di Marina di Arechi, dove avrebbe creato 8 mila posti barca e migliaia di posti di lavoro. Ci sono voluti sette anni per poter mettere le carte una davanti all'altra. Certo, la pubblica amministrazione è un problema per tutti, per il Nord e per il Sud, però sappiamo che a fronte di tanti investimenti non sempre il risultato è buono. Ci siamo dimenticati dei soldi che abbiamo dato per il piano rifiuti e per tutte le emergenze rifiuti? Ci siamo dimenticati dei 1.500 telefonisti assunti da Bassolino? Ben 1.500! Io ho sempre saputo che i rifiuti non si spostano con il telefono o almeno, quando a casa mia moglie mi dice di portar giù i rifiuti, non mi attacco al telefono. Ben 1.500 persone ed è ancora lì che lo difendete e poi volete ancora parlare di FAS. Ma mandate a casa questi due incapaci e poi ne possiamo parlare. Lo facciamo insieme il partito del Sud federalista, siamo qui pronti per darvi una mano (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Soldi, soldi, soldi, questa forse è l'unica cosa che si vuole dare. C'è qualcuno che parla di Cassa per il Mezzogiorno. Nel 1991, un referendum pubblico ha bocciato la Cassa per il Mezzogiorno. A farlo sono stati gli stessi amici del Sud, perché non funziona. Se c'è un'unica provincia in Sicilia che funziona, dal punto di vista della piccola e media impresa, quella è Ragusa dove la Cassa per il Mezzogiorno non è arrivata e hanno fatto da soli. Ragusa potremmo portarla a Varese e non vedremmo una grande differenza tra i capannoni e le sistemazioni. Signor Presidente, 63 miliardi di euro sono in arrivo per il piano 2007-2013 e, lo ripeto, non c'è ancora ad oggi un bando.
Dopo l'argomento relativo ai FAS affronto quello concernente la pubblica amministrazione. È evidente: nelle regioni meridionali si sono spesi, in stipendi, nel 2007, 27 miliardi. Si tratta di una percentuale pari al 22,5 per cento. Nell'Italia insulare si è speso lo stesso, nel centro-Italia il 19 per cento mentre nel nord il 13 per cento. In qualche modo, una riduzione dei costi della pubblica amministrazione ci sta. Si è detto che, per quanto riguarda la pubblica amministrazione, questo DPEF è sbilanciato. Non è vero: il costo della pubblica amministrazione, nel primo trimestre, è aumentato del 4,6 per cento, nel Regno Unito dell'8,2 per cento, in Spagna del 9,5 per cento, in Olanda del 6,2 per cento. I numeri ci impegnano e ci fanno paura, ma non tanto. Si è detto che con questa manovra non abbiamo speso abbastanza. Non è vero. Non abbiamo speso per le banche. Per fortuna, nonostante poi andremo a vedere qualche problema nelle banche, abbiamo speso poco. Certo, abbiamo destinato alle banche, in termini di interventi potenziali di sostegno (acquisti e prestiti del Tesoro, impegno pubblico) solamente il 3,3 per cento del PIL: per questo, gli effetti delle tre manovre anticrisi realizzate, incidono poco sul PIL. Se abbiamo speso per le banche il 3,3 per cento del PIL, il Belgio ha impegnato, per sostenere il sistema bancario, il 31 per cento del PIL, la Francia il 19 per cento del PIL mentre il Regno Unito ha impegnato l'81 per cento del PIL. È questo che volevate vedere? Sono questi i numeri che dovevamo mettere?
Abbiamo un sistema bancario che in qualche modo ha funzionato proprio perché non parlava inglese, perché non si è Pag. 11preso i debiti degli Stati Uniti, non si è preso i debiti dell'America. Certo, non abbiamo fatto attività finanziaria, abbiamo fatto il manifatturiero. Ma chi ha fatto il manifatturiero? Siamo il secondo manifatturiero d'Europa: vogliamo ricordarci dei nostri padri, dei nostri nonni, dei nostri zii che non hanno mai fatto un giorno di vacanza? Parlo di mio suocero, un comune fabbro, e anche dei miei colleghi che non tirano la lima ma hanno lavorato nelle stalle. Mai un giorno di ferie per venti, trent'anni; andavano magari a trovare le figlie d'estate alla colonia del comune, sono andati avanti tutti i giorni pagando le tasse e sostenendo in qualche modo anche i consumi del sud. È quel manifatturiero che ha consentito a quest'Italia di rimanere grande, questo manifatturiero per grande parte del Nord, ed ha il viso dei nostri padri e fratelli, persone che hanno fatto grande questo Paese. Per questo noi abbiamo una grossa dote di ottimismo, perché girando tra la gente vediamo queste persone, abbiamo fiducia in loro e pensiamo che sono molto più avanti del clima allarmistico che viene dato.
Non è vero che questo DPEF è di numeri contenuti, è un DPEF all'insegna della sobrietà degli interventi. Non abbiamo pagato le banche perché non ce n'era bisogno; di finanza creativa qualcuno se ne può ricordare; di qualche banchiere che in qualche modo si inventava la finanza creativa ce ne ricordiamo e non saliva sui palchi della Lega ma saliva da qualche altra parte. Dobbiamo ricordarci della banca del Salento, dell'acquisto da parte del Monte dei Paschi di Siena (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
RENATO CAMBURSANO. E la banca della Lega salvata da Fiorani?
MASSIMO POLLEDRI. È un'altra cosa (Commenti dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori). Cito un bell'articolo dove venne dichiarato: è una strana gara al rialzo, la società di revisione fece una stima di 1.500 miliardi, non valeva più di mille miliardi e siamo arrivati a 2.500 miliardi. Non salivano da questa parte, ci siamo dimenticati i vari prodotti My way, For you: questi parlavano inglese, stiamo parlando di qualche centinaio di milioni di euro truffati ai cittadini che arrivano ben precisamente con qualche colore politico.
Abbiamo parlato di Sud, abbiamo parlato di FAS, vogliamo parlare di evasione? «Questo è un Governo che favorisce l'evasione»: anche qui diamo i numeri, abbondantemente. Vogliamo ricordare i numeri del 2008? 6,9 miliardi di euro di riscossioni fiscali legati all'attività di contrasto all'evasione. Vogliamo ricordare quanto abbiamo portato via alla mafia, quanto abbiamo realmente sequestrato grazie al Ministro Maroni? Due, tre miliardi di euro con un'attività di contrasto che non c'era mai stata fino a questo punto della Repubblica.
Allora, contrasto all'evasione: più 8 per cento rispetto al 2007. Toh, questo Governo è più severo nei confronti degli evasori rispetto al Governo Prodi. Mi riferisco a quanto incassato, perché si può fare attività di accertamento, poi bisogna vedere quanti soldi portiamo in cassa. Abbiamo portato 3,7 miliardi di euro incassati dall'attività di accertamento in senso stretto, più 28 per cento rispetto al 2007. 645 mila accertamenti, 20,3 miliardi di euro la maggiore imposta accertata, più 40 per cento rispetto al 2007.
Quindi, se vogliamo dare i numeri diamoli giusti: l'attività di contrasto alla mafia e l'attività di contrasto all'evasione fiscale sono aumentate nettamente. Certamente ci farebbe piacere che ci fosse anche qualche attività di contrasto e di ritorno dall'IRAP, in quanto ho sentito dire alcune cose inesatte. Abbiamo discusso ieri con il collega Tabacci (che sicuramente avrà modo di ricordare), ma questi sono dati non solo dell'Agenzia delle entrate ma del Ministero dell'economia e delle finanze. Se andiamo a vedere l'evasione IRAP, per ogni euro di IRAP incassato abbiamo 13 centesimi evasi in Lombardia: signor Presidente, evade più la Svizzera con il 15 per cento, mentre la Pag. 12Svezia evade il 17-19 per cento. Abbiamo poi un'evasione di 93 centesimi, quindi il lavoro nero è una piaga che va debellata nell'interesse del Sud, del Nord e della giustizia del Paese. In Calabria c'è il 93 per cento di evasione, ma non vedo amministratori e Loiero denunciare i capannoni dove ci sono il lavoro nero e la nuova schiavitù. Non c'è nessuno che si occupa di scrivere un progetto per il FAS, che si occupa di denunciare un lavoratore in nero e non ne vedo neanche molti in Sicilia e in Campania dove c'è il 60 per cento di evasione. Dov'è questa nuova classe dirigente del Sud? A cosa è interessata? Non a combattere questa evasione, in quanto basta girare sei capannoni su dieci e certamente penso che sia pericoloso.
Un altro argomento che vorremmo toccare è quello della famiglia. Questa rappresenta già un punto che la Lega ha difeso con il relatore per la maggioranza, l'onorevole Bitonci, con il Governo, con l'onorevole Casero e che condividiamo con gli amici dell'UdC. Si tratta di una battaglia che ci accomuna e noi vogliamo fare delle battaglie comuni, signor Presidente. Noi non vogliamo criminalizzare l'opposizione, ma vogliamo collaborare dove possiamo e non vogliamo buttare via il bambino con l'acqua sporca, assolutamente. Siamo convinti anche di dovere e di potere imparare delle cose dall'opposizione.
La battaglia di passare dalle detrazioni alle deduzioni l'abbiamo posta come impegno nel Documento di programmazione economico-finanziaria dove riconosciamo che vi è un'emergenza, ovvero quella delle culle vuote. Noi non abbiamo futuro e possiamo continuare a guardarci l'ombelico, discutere e arrabbiarci sulla Serracchiani, sulle veline o su altro. Ma tra vent'anni se le culle in qualche modo non si riempieranno, questo Paese è condannato ad avere una popolazione di pensionati che saranno assistiti da badanti turche. Voglio consegnare questo pensiero alla parte più fosca degli incubi che si potrebbe avere.
Quindi, il passaggio dalle detrazioni alle deduzioni non è vero che può favorire i redditi alti, ma è un passaggio dovuto. Dobbiamo ammettere che sulle deduzioni non abbiamo messo troppi soldi e il Governo Berlusconi doveva metterne di più. Tuttavia, il Governo Prodi li ha tolti e siamo passati (a detrazione) a un principio fiscale che non sostiene le famiglie.
Allora, noi vediamo nel DPEF un elemento che sicuramente va stimolato: siamo passati a incentivare fortemente le imprese e questo rappresenta un obiettivo che pensiamo di aver raggiunto con calma e decisione in questo provvedimento. Tuttavia, è necessario passare ad un piano di aiuti alle famiglie più importante. Le misure di sostegno al potere di acquisto delle famiglie incidono nel 2010-2011 per 144 milioni di euro e per 139 milioni di euro; nel 2009 è vero che era per 2 miliardi e 700 milioni di euro. Invece, giustamente abbiamo dato molti soldi per la cassa integrazione e per il sostegno al settore industriale e vi è ovviamente una sperequazione che pensiamo di dover colmare.
Questi interventi del DPEF sono serviti per mantenere la quadratura dei conti pubblici. Ci verranno a dire che la spesa per la pubblica amministrazione è salita. Abbiamo già detto che non è vero, comparata con gli altri, comparata con la riduzione del PIL, cui dobbiamo fare sicuramente riferimento.
Per quanto riguarda la coesione sociale, in un Paese liquido, che tende a liquefarsi tra i vari individualismi, vogliamo dire che 3 miliardi di FAS sono andati per mantenere gli ammortizzatori sociali? Abbiamo mantenuto gli ammortizzatori sociali, abbiamo dato da mangiare alle famiglie che avevano un disoccupato. Certamente l'Italia e la Padania che abbiamo in mente non sono uguali, ma la Padania e l'Italia che abbiamo in mente sono quelle che vediamo attraverso gli occhi delle persone oneste, che incontriamo tutti i giorni, al nord e al sud in modo uguale: gente che fa il proprio dovere, che si alza al mattino, che pensa alla famiglia, ai figli e alle cose piccole della vita, che sono quelle che hanno fatto grande questa nazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Bernardini. Ne ha facoltà.
RITA BERNARDINI. Signor Presidente, come delegazione radicale che fa parte del gruppo parlamentare del Partito Democratico vorremmo incentrare la nostra attenzione, nel poco tempo che abbiamo a disposizione, sulla spesa pubblica. Abbiamo ascoltato anche l'ultimo intervento dell'onorevole Polledri fare paragoni con altri Stati europei, con il piccolo particolare che, però, l'Italia ha la particolarità di avere un debito pubblico immenso, per il quale paghiamo ogni anno 88 miliardi di interessi passivi. Che cosa c'è scritto nel DPEF? Che il Governo si adopererà per mantenere il controllo sul disavanzo pubblico, attivando una rigorosa azione di contenimento della spesa pubblica, con particolare riferimento a quella corrente primaria. In realtà, la totale vaghezza e assenza di dati concreti è l'aspetto più negativo di questo DPEF.
Lo stesso Governatore Draghi è costretto a denunciare che, a differenza del precedente, in questo DPEF il quadro programmatico non include informazioni sui livelli e sulla composizione delle entrate e delle spese. Il Governatore Draghi aggiunge, molto correttamente, che l'assenza di informazioni sugli obiettivi per le entrate e per le spese rende difficile valutare alcuni aspetti cruciali della politica di bilancio delineata nel Documento.
Giustamente, il Governatore, in assenza di elementi precisi, si domanda il perché della forte contrazione della spesa per investimenti nel 2010 - meno 6,6 per cento - proprio in questa delicata fase congiunturale, che necessiterebbe invece di mantenere questo sostegno del settore pubblico alla domanda aggregata, investendo per il futuro, anziché dissipare risorse nella spesa corrente.
Quali sono le terapie mancanti in questo DPEF? Non c'è l'annuncio di qualsiasi riforma strutturale adeguata per affrontare la crisi. Si cerca di sopravvivere, in attesa che la ripresa mondiale ci venga incontro. Come richiamato sempre dal Governatore Draghi, nel suo recente intervento di fronte alle Commissioni parlamentari riunite, per raggiungere l'obiettivo, fissato dal DPEF, di un disavanzo del 2,4 per cento sul PIL, fermo restando un aumento del PIL del 2 per cento, la spesa corrente primaria dovrebbe ridursi, in termini reali, del 3 per cento medio annuo, ma di questo non c'è traccia, né tanto meno di proposte concrete in questo Documento.
Infatti, il quadro pregresso è assolutamente in controtendenza: nel decennio 1999-2008 - quindi ce n'è per tutti i Governi - le spese correnti primarie in termini reali sono aumentate in media del 2,1 per cento all'anno. È da notare che la spesa effettiva, cioè a consuntivo, è stata mediamente superiore dell'1,5 per cento rispetto a quanto previsto nelle relazioni previsionali e programmatiche.
L'obiettivo fondamentale del pareggio di bilancio dovrebbe essere prioritario per un Governo all'altezza della gravità della nostra situazione. Nell'ultimo decennio, in effetti, non si è risanato niente dei nostri conti pubblici; al massimo, si è cercato faticosamente di ridurre il danno, ma niente di realmente efficace e risolutivo.
Sullo sfondo, abbiamo l'attuazione del cosiddetto federalismo fiscale, le cui conseguenze sui conti pubblici sono tutte da definire. Nel trionfale varo di questa riforma, il Ministro Tremonti ha dovuto ammettere che non si potevano quantificare né i maggiori costi né gli eventuali risparmi. Certamente, vi sarà una forte crescita di centri di spesa: secondo la norma, nel mondo, ma soprattutto in Italia, all'aumento del numero dei centri di spesa non ha mai corrisposto alcuna minore spesa, tutto il contrario.
In conclusione, con un debito pubblico che è aumentato quest'anno alla media di 685 milioni di euro al giorno non ci sarebbe proprio da rinviare le riforme strutturali che blocchino l'emorragia e che pongano le basi per una diversa ed equilibrata fase di crescita economica e sociale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non essendovi altri iscritti a parlare, dichiaro chiusa la discussione.
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, ho avuto modo di sollevare nella Conferenza dei presidenti di gruppo una questione che, dal punto di vista procedurale, interviene in questa fase e che, ovviamente, non ha trovato soluzione immediata in quella sede; questo richiede una valutazione del Governo, immagino, ma anche una valutazione della Presidenza della Camera.
Il decreto legge n. 112 del 2008, all'articolo 6-quinquies, prevede che la ripartizione delle risorse per gli investimenti infrastrutturali venga approvata dal CIPE e riceva un parere delle Commissioni competenti della Camera e del Senato. Il Governo non ha mai trasmesso al Parlamento queste delibere; tuttavia, tali delibere vengono ovviamente richiamate nei documenti allegati al Documento di programmazione economico-finanziaria. Si verifica, quindi, una fattispecie di contraddizione nell'atto che ci accingiamo a fare, l'approvazione del Documento di programmazione economico-finanziaria, che, in qualche modo, confermerebbe la violazione di una procedura prevista per legge.
Non vogliamo introdurre nessuna difficoltà viziata da intenti di ostruzionismo, ma vorremmo che il Presidente della Camera e il Governo fossero consapevoli che, se non interviene un fatto nuovo, approviamo un Documento in violazione delle procedure stabilite dal decreto-legge n. 112 del 2008, al di là del fatto che il Parlamento è stato privato dell'opportunità di esprimere un parere sulla ripartizione di risorse che riguardano investimenti infrastrutturali e che avrebbero aperto in sede parlamentare una seria discussione sull'uso di quelle risorse e sulla gerarchia delle priorità scelte.
Tuttavia, mi fermo solo all'aspetto procedurale: non possiamo viziare con una violazione della legge l'approvazione del Documento di programmazione economico-finanziaria. Pertanto, chiedo a lei, signor Presidente, prima di procedere con le dichiarazioni di voto e la votazione, di avere su questo una decisione, una decisione del Parlamento, della Camera, che può essere quella di una convocazione urgente delle due Commissioni per l'espressione di un parere, ancorché, per così dire, a sanatoria, oppure una decisione altra, quella, cioè, di considerare quelle due delibere non intervenute, ma questo mi pare un po' più complesso.
Quindi, signor Presidente, la questione è molto delicata, poiché riguarda le forme, e, come tutti sappiamo, su queste materie le forme diventano sostanza: un vizio di forma è un vizio che si trascinerebbe. Noi non vogliamo né creare un brutto precedente di violazione delle leggi, né tacere di una violazione che è in corso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Soro. La questione che lei solleva ha oggettivamente una grande rilevanza; per questo le ho dato la parola al termine della discussione invece che alla fine dell'esame del provvedimento, come sarebbe stato usuale in circostanze diverse.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Cosa ci può suggerire per affrontare questo problema e sanare questa incompiutezza procedurale?
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, quanto al sanare, sanatorie e condoni vanno di moda, ma non ho in questo momento elementi per dare suggerimenti. Gli argomenti sollevati dal presidente Soro sono in qualche misura fondati, nel senso che nel DPEF, che ha un valore ricognitivo, sono effettivamente citate delibere del CIPE Pag. 15che, ai sensi dell'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 112 del 2008, dovrebbero essere inviate per il parere alla Commissione bilancio. Non sappiamo onestamente se in questo momento possiamo considerare queste delibere perfezionate in ogni loro aspetto e se dunque esse sono pronte per essere inviate al Parlamento, cui evidentemente in questo momento non sono ancora state inviate. Naturalmente, ritengo che lo debbano essere, poiché così prevede la legge.
Dubito però che il fatto che tali delibere vengano richiamate nel DPEF ponga problemi circa l'approvazione del DPEF stesso. Rimane ferma e assolutamente condivisa la necessità che il Governo adempia al dettato normativo e che dunque, una volta che queste delibere approvate dal CIPE siano state perfezionate, come previsto dal comma 2 dell'articolo 6-quinquies del decreto-legge n. 112 del 2008, esse vengano inviate alla Commissione bilancio, che - immagino - è quella competente per materia e per i profili di carattere finanziario.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Quindi?
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Non ritengo che ciò precluda la possibilità di approvare la risoluzione. Resta tuttavia certo che, scrivendo queste cose nel DPEF, il Governo, riferendosi all'articolo 6-quinquies della legge n. 133 del 2008, ha ammesso implicitamente - e a questo punto ciò diviene esplicito - quello che è un suo dovere: e cioè quello di inviare alle Commissioni competenti i documenti citati, affinché la procedura prevista dalla legge si concluda esattamente. Il parere del sottoscritto è che però ciò non precluda la possibilità per l'Aula di esaminare il DPEF; implica invece che il Governo ha il dovere di trasmettere queste delibere alle Commissioni per le valutazioni di competenza.
PRESIDENTE. A questo punto è probabilmente opportuno ascoltare cosa il Governo ha da dire sull'interpretazione della situazione e quali impegni può prendere a tale proposito.
Prego, sottosegretario Casero.
LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo condivide quanto detto dal presidente della Commissione bilancio. Il fatto che nel DPEF vengono citate quelle delibere del CIPE dimostra che il Governo le invierà alle Commissioni competenti. Secondo il Governo però - ma una simile scelta è naturalmente non del Governo, ma spetta alla Presidenza e al Parlamento - ciò non preclude l'approvazione del Documento. Ma, ripeto, non si tratta di una scelta del Governo.
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, le delibere citate sono del 6 marzo ed una, più recente, è del 26 giugno. Dal 6 marzo è passato qualche mese: dunque, se il Governo non ha trasmesso queste delibere al Parlamento non è una responsabilità del Parlamento. Direi che non è il caso di minimizzare.
Quindi, o - in via di correzione tecnica, di perfezionamento o di ciò che riteniamo - si modifica qualche termine che lasci aperta la prospettiva di una compiutezza del percorso previsto dalla legge, oppure non è che possiamo far finta di nulla. Questo è un documento allegato a una decisione, un documento su cui il Parlamento è chiamato a decidere, e una decisione codifica e certifica che vi è una delibera CIPE portata a compimento e a definizione. Ma la definizione non c'è, perché la definizione matura nel momento in cui si è perfezionato l'iter previsto dalle leggi.
Allora, o consideriamo quelle delibere adottate e non approvate - e questa correzione, la parola «adottate» anziché «approvate», potrebbe forse, in qualche modo, significare che, perché diventino poi Pag. 16approvate, occorre che vi sia il parere delle Commissioni - altrimenti mi pare difficile far finta di nulla.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Chiedo di parlare
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, condivido il problema che il presidente Soro ha posto: non vi è dubbio che votare un Documento di programmazione economico-finanziaria, nel quale si fa riferimento ad un contenuto per cui il decreto n. 112 del 2008 espressamente prevedeva la previa approvazione dello schema di delibera CIPE da parte delle Commissioni parlamentari, rischia di diventare un vizio nell'approvazione stessa del Documento.
Dopo di che, credo che non competa a noi, ai gruppi parlamentari, indicare la soluzione; credo che sia corretto porre il problema e che debba essere la Presidenza della Camera a trovare la via d'uscita, se una via d'uscita è possibile trovare.
MANLIO CONTENTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, credo che il presidente Giorgetti abbia riportato nei giusti termini la questione procedurale. La funzione del Documento di programmazione economico-finanziaria è nota per quanto concerne il confronto politico sotto il profilo dei conti pubblici e delle prospettive economiche del Paese, mentre l'articolo di legge che è stato invocato riguarda esclusivamente la procedura di perfezionamento delle delibere del Comitato interministeriale per la programmazione economica. Non vi è nel Regolamento della Camera o del Senato, per quanto riguarda l'istruttoria del Documento di programmazione economico-finanziaria, alcun riferimento che impedisca o subordini il voto sul Documento di programmazione economico-finanziaria alla presenza e al rispetto della richiamata norma di legge.
Quindi è corretta la censura nei confronti della procedura che il Governo non avrebbe rispettato; non è altrettanto corretto il condizionamento che si vorrebbe far derivare da quella violazione eventuale di legge rispetto all'approvazione del Documento di programmazione economico-finanziaria, che per quanto riguarda il Regolamento della Camera è disciplinata, sotto il profilo istruttorio, da precise norme. Sappiamo che l'istruttoria viene deliberata dai presidenti delle Commissioni competenti per quanto riguarda le audizioni, ed è in quel contesto che si svolge tutta l'attività preliminare all'approvazione del Documento di programmazione economico-finanziaria da parte della Camera e del Senato.
Quindi, ritengo di poter dire che anche se la censura fosse fondata - e, a mio giudizio, è corretta l'obiezione che il presidente Soro ha proposto - questa obiezione non è tale da inficiare il percorso del Documento di programmazione economico-finanziaria, che deve seguire il proprio corso e deve arrivare al voto.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Questo deve dirlo la Presidenza!
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, forse mi è venuta un'idea per la «sanatoria». Partendo dal presupposto che si tratta di un allegato che viene trasmesso a fini conoscitivi (fini conoscitivi importanti, perché parliamo di opere strategiche e sappiamo quanto tutti noi teniamo a questo aspetto della politica), ritengo che la soluzione possa essere la seguente: fermo restando il dovere da parte del Governo di trasmettere tempestivamente gli schemi alle Commissioni competenti, siccome noi non approviamo il Documento ma approviamo Pag. 17la risoluzione, il suggerimento che mi permetto di rivolgere ai firmatari delle risoluzioni di maggioranza e di minoranza e a tutti coloro che hanno presentato risoluzioni è quello di inserire esplicitamente tra gli impegni al Governo un punto riferito a tale aspetto.
In questo modo, la risoluzione che verrà approvata conterrà un riferimento diretto ed esplicito su questo aspetto e il Governo, naturalmente, dovrà prendere un impegno non formale per adempiere puntualmente al dettato normativo che preclude il perfezionamento dell'atto. Mi rendo conto che senza questo tipo di parere, quegli schemi di delibera del CIPE, non possono essere poi considerati efficaci sotto ogni aspetto.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo? Le ricordo che il suo gruppo è già intervenuto sul tema.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare per un richiamo al Regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, indipendentemente dal giudizio che ella possa dare della proposta che il presidente della Commissione bilancio, Giorgetti, ha testé formulato, chiarisco che non intendo pronunciarmi su questo problema, sul quale è bene che si pronunci la Presidenza della Camera. Vorrei semplicemente rammentare, anche ai colleghi che sono già intervenuti, che non esiste solo il Regolamento benché il Regolamento della Camera abbia una funzione quasi simile a quella di una Costituzione per quanto riguarda l'ambito specifico che regola, come interna corporis, l'attività di questo ramo del Parlamento.
Bisogna sapere che esiste anche una legge, la legge di bilancio che prevede che la sessione di bilancio abbia inizio con il DPEF, tant'è che non è stata accordata la proposta del Governo di presentare il decreto-legge licenziato ieri come collegato alla finanziaria: non era possibile. Nel momento in cui il Governo presenta il Documento di programmazione economico-finanziaria, che è il primo atto per avviare la sessione bilancio, e degli allegati, che non sono semplicemente delle informative al Parlamento, ma sono parte sostanziale e fondamentale del contenuto del DPEF, è del tutto evidente che si inizia la sessione di bilancio.
Le valutazioni espresse dal Parlamento, ed inserite nelle risoluzioni, forniranno l'indirizzo al Governo in termini di politica economico-finanziaria, al quale il Governo si dovrà attenere per quanto riguarda tutti i disegni di legge che presenterà a questo Parlamento conseguenti agli indirizzi delle risoluzioni stesse. È del tutto evidente, signor Presidente che se si fa riferimento a delle delibere del CIPE che impegnano la spesa in termini di bilancio per il prossimo triennio e queste delibere non sono giunte Parlamento, non basta richiamarle nelle risoluzioni, perché esiste un problema di congruità con le questioni di bilancio. Non mi pare, inoltre, che la questione delle delibere del CIPE è stata prevista in una norma del disegno di legge di assestamento del bilancio.
Esiste un problema che riguarda la cassa e la competenza. Un problema che riguarda la legislazione vigente, per quanto riguarda la competenza, e riguarda la cassa, per quanto attiene al CIPE. Nel documento di assestamento che dovremmo discutere domani si prevede una manovra di cassa pari a 18 miliardi indipendentemente da quelli che sono gli impegni di competenza. Credo che bisogna evitare che questo Parlamento, a prescindere dal documento o dalla norma in discussione che impegnano sulle questioni di bilancio, venga di volta in volta aggirato da un comportamento che viene assunto sempre più dal Governo e che non tiene conto dei doverosi passaggi anche procedurali.
Come ha detto il presidente del gruppo del Partito Democratico, il collega Soro, le questioni procedurali di forma su questi aspetti sono questioni di sostanza, e non Pag. 18faccio un ragionamento puramente politico, faccio un ragionamento istituzionale. Anzitutto il Governo, non solo la Camera (mi riferisco alla Presidenza e al presidente della V Commissione, Giorgetti), deve dire qual è la procedura che intende seguire per sanare questo vulnus che viene creato. Infatti, posso anche accedere alla proposta dell'onorevole Giorgetti, ma questo riguarda le modalità con le quali la Camera si assume responsabilità in assenza di una responsabilità del Governo che non può esserci. Quindi il Governo deve assumersi la sua responsabilità e non può dire qui che deve essere la Camera o il Presidente della Camera a risolvere problemi che sono del Governo.
Caro sottosegretario, lei qui non ci doveva dire che si può procedere alla lettura e al voto della risoluzione sul DPEF, lei ci deve dire come intende sanare questo vulnus, dopo di che noi potremo decidere e accedere o meno alla proposta dell'onorevole Giorgetti.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, pensiamo anche noi che questa non sia una questione così facilmente risolvibile dicendo: andiamo avanti. È evidente, si tratta di una mancanza precisa all'interno di una procedura. È vero che questo Governo ci ha abituato ormai a tutto e a di più, però noi crediamo che a questo punto, signor Presidente, questa questione vada chiarita prima di passare alle dichiarazioni di voto. Quindi le chiederei gentilmente di valutare l'ipotesi di una sospensione anche breve affinché il Governo ci chiarisca questi aspetti e si possa avviare poi una discussione che risolva realmente questo problema. Noi rischiamo altrimenti di approvare un documento privo della procedura richiesta da una legge dello Stato italiano.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, in effetti la situazione è difficile e il documento che ci è stato presentato è difettoso su di un punto di non secondaria importanza, quindi la decisione si prospetta difficile. Credo però che dobbiamo tener presente il fatto che abbiamo a che fare con due procedure distinte, le quali non costituiscono l'una presupposto per l'altra, anche se non è ammissibile che venga dato come compiuto nel Documento di programmazione economico-finanziaria un iter procedurale che compiuto invece non è.
Da questo punto di vista mi pare corretto quanto dice l'onorevole Quartiani. Il Governo deve dirci come intendere sanare - chiedo scusa all'onorevole Giorgetti, ma è una sanatoria quella che dobbiamo fare - questo difetto che è un difetto grave. Credo che emerga però dalla discussione un percorso e uno strumento. Leggo l'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento: La deliberazione della Camera sul documento programmatico ha luogo con una risoluzione, presentata nel corso della discussione, la quale può contenere integrazioni e modifiche del documento stesso (...). Mi sembra che qui l'articolo 118-bis ci indichi la via regia lungo la quale è possibile procedere per poter sanare questa incresciosa situazione. Naturalmente non può essere la Presidenza della Camera a farlo, devono essere il Governo e comunque i presentatori della risoluzione di maggioranza. Io allora vorrei dare la parola al rappresentante del Governo per sentire se l'Esecutivo può prendere concreti impegni su questo, e poi magari sentiamo di nuovo il presidente della V Commissione o il presidente di gruppo della principale forza di maggioranza per sapere quali impegni la stessa intende assumere a tale proposito. Prego, onorevole sottosegretario.
LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo - forse prima l'ho detto in modo non esplicito, però era stato detto - si impegna a presentare questi documenti alla Camera a fronte di quanto aveva detto l'onorevole Soro. Pag. 19
Inoltre, in questa fase, il Governo si impegna ad esprimere parere favorevole sulla risoluzione della maggioranza - ne parleremo quando esprimeremo il parere - che contiene questa ulteriore accezione. Quindi, in questo modo, secondo la proposta fatta dall'onorevole Giorgetti, sarà sanato l'errore formale che lì vi è contenuto.
PRESIDENTE. Se intendo bene, questo è un impegno formale del Governo a non accettare nessuna risoluzione che non contenga la opportuna sanatoria, a cui corrisponde un analogo impegno della maggioranza a scrivere una tale risoluzione che la contenga.
ANTONELLO SORO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, per correttezza e chiarezza di rapporti, mi pare che la proposta del presidente Giorgetti debba intendersi come una proposta di modifica al testo che impegni il Governo ma che consideri compiuto il processo di approvazione delle delibere solo nel momento in cui viene espresso il parere del Parlamento. È questo? Ho inteso bene?
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. Signor Presidente, ritengo che sia sufficiente sostituire la parola «adottata» alla parola «approvata». In questo modo resta inteso che, sin quando non saranno stati espressi i pareri delle Commissioni competenti, quelle delibere non potranno essere considerate approvate e, quindi, perfezionate. Se in questo senso c'è l'intesa di tutti, dei presentatori delle risoluzioni e del Governo, credo che possiamo uscire da questa situazione di impasse con una sanatoria una volta tanto condivisa.
PRESIDENTE. Sta bene. Ovviamente noi proseguiamo i lavori e un giudizio definitivo potrà essere dato soltanto al momento della presentazione di una nuova formulazione del testo delle risoluzioni.
(Repliche dei relatori - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la maggioranza, onorevole Bitonci.
MASSIMO BITONCI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione gli interventi dei colleghi in Aula, interventi molto critici. Non nascondiamo che il DPEF riporta a una situazione grave di crisi economico-finanziaria ma non è corretto addebitare tale crisi soltanto all'azione di questo Governo. La crisi ha origini diverse: è una crisi mondiale con una discesa del prodotto interno lordo dei Paesi industrializzati pari al 4 per cento e abbiamo avuto anche una discesa importante del commercio internazionale con una diminuzione del 16 per cento.
Il Governo sin da subito ha contrastato la crisi con misure antirecessive e, quindi, già dalla primavera scorsa, con misure dirette soprattutto a stabilizzare i mercati e i sistemi bancari. La crisi economica, come si sa, ha avuto origine dal collasso del sistema finanziario mondiale. Troppo spazio è stato dato alla finanza senza controlli e alla possibilità di trattare i titoli derivati che non si basano sicuramente sull'economia reale ma su pure aspettative e su castelli di carta. In questo campo l'Italia ha tenuto molto meglio degli altri Paesi grazie ad un sistema bancario più sano e soprattutto ad un minore indebitamento di aziende e privati rispetto al resto d'Europa e del mondo. Già l'estate scorsa il Governo ha voluto gestire la crisi anticipando la manovra finanziaria con una serie di provvedimenti, dal decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, al disegno di legge n. 1441 e, da ultimo, il decreto-legge 1 luglio 2009, n. 78, il cosiddetto decreto Pag. 20anticrisi, con cui ha disposto una serie di misure a favore delle famiglie e delle imprese e con un importante supporto al sistema creditizio garantendo anche i depositi bancari dei cittadini.
Per quanto riguarda gli interventi a sostegno delle imprese, si rileva come molti deputati dell'opposizione abbiano denunciato il fatto che il Governo non stia intervenendo al fine di favorire adeguatamente il sistema creditizio per le imprese. Ma dobbiamo rilevare come il Governo abbia adottato numerose disposizioni volte a incrementare il credito e non dimentichiamo, inoltre, il recente intervento della Cassa depositi e prestiti che ha concesso finanziamenti alle piccole e medie imprese per circa 8 miliardi.
Altra critica dei colleghi è relativa all'aumento del debito pubblico, che il Governo ha cercato di contenere, ma che è cresciuto al 115 per cento in rapporto al PIL. Questo aumento è dovuto essenzialmente alla diminuzione del PIL, che è legata soprattutto ad una forte diminuzione dei consumi interni.
La crisi delle aziende è innegabile. Negli interventi di ieri ho ascoltato dalle opposizioni ripetere spesso che si poteva fare di più, che il Governo non ha contrastato l'evasione e che la diminuzione delle entrate dirette e indirette è dovuta alla mancanza di azione di contrasto, da parte del Governo, dell'evasione fiscale e soprattutto dallo scudo fiscale. Ma l'obiettivo prioritario del Governo è quello di ridurre la pressione fiscale su imprese e cittadini e un ruolo essenziale deve essere svolto dalla lotta all'evasione e all'elusione stessa. La dimostrazione dell'azione del Governo si evince dai dati sugli accertamenti: risulta che da più di un anno il Governo contrasti l'evasione e l'elusione e che i risultati della guardia di finanza, dell'ufficio delle entrate e degli altri impositori sono migliorati e non peggiorati, come si ripete. Risulta che i budget dei direttori degli uffici delle entrate siano cresciuti di un 30 per cento rispetto a quelli dell'anno precedente.
La realtà è che la diminuzione delle entrate non è legata all'evasione, ma alla crisi reale in cui versano le nostre aziende, soprattutto al nord. Qui devo richiamare un dato che non viene quasi mai ricordato e che è presente anche oggi sui giornali nazionali: l'evasione al nord è in linea con quella di molti Paesi europei e si attesta sul 15-20 per cento. Quella che non è in linea con il resto del mondo è l'evasione al sud, che supera l'80 per cento e quindi è necessario un riequilibrio e una concreta lotta all'evasione anche nel sud d'Italia. Segnali positivi comunque ve ne sono, come il rialzo dei corsi azionari e la turnazione della produzione, ma vi sono ancora incognite legate all'erogazione del credito e a tutti i problemi legati al mercato del lavoro.
Un'altra critica è stata quella secondo cui il Governo non sarebbe impegnato in riforme di carattere strutturale. Ma non sono strutturali il taglio di migliaia e migliaia di leggi, la semplificazione normativa che ha portato avanti questo Governo, il federalismo? A questo punto diventano indispensabili i decreti delegati - che come è riconosciuto da tutti sono l'unica chiave di volta per il controllo ed il contenimento della spesa pubblica - e soprattutto il codice delle autonomie, che vedremo nei prossimi mesi e che cancella tutta una serie di enti inutili, dando quindi un importante aiuto al contenimento della spesa pubblica.
Concludo ricordando che, nell'ambito delle misure anticrisi, il 22 per cento delle risorse 2009 ed il 46 per cento delle risorse 2010 riguardano gli ammortizzatori sociali e quindi la cassa integrazione, con il tentativo di stendere una rete di protezione sociale e soprattutto il mantenimento dell'occupazione (quindi non parliamo di assegno di disoccupazione, ma di mantenimento dell'occupazione).
Il DPEF è quindi un documento strategico, che ha tenuto conto del peso del debito pubblico rispetto al prodotto interno lordo. Intervenire con una massiccia iniezione di risorse, come ha chiesto l'opposizione, potrebbe causare un aumento della spesa per interessi, riducendo le misure di sostegno attuale. Quindi non aumenta il disavanzo e non aumenta il Pag. 21carico fiscale, il tutto senza diminuzione dei servizi alla collettività, in un contesto di risanamento della finanza pubblica.
Si ritiene assolutamente essenziale, con l'attuale congiuntura economica, mantenere l'obiettivo strutturale di contenimento e di riduzione del debito. Ricordiamo come l'attuale incremento dello stock del debito si sia accumulato soprattutto negli anni Ottanta e come il risanamento sia avvenuto negli ultimi anni.
Un tema condiviso con le opposizioni è, invece, quello relativo al Patto di stabilità degli enti locali virtuosi. In questo caso, si deve e si può fare di più: i comuni sono bloccati nell'erogazione dei servizi e nella realizzazione delle infrastrutture, che sono necessarie ed indispensabili. I comuni realizzano il 60 per cento degli interventi infrastrutturali e possono essere un importante volano per la crescita di questo Paese.
Concludo con la sollecitazione, che raccolgo da tutti i colleghi, di ottimizzare le risorse del FAS, soprattutto per sbloccarne l'utilizzo, senza dimenticare, però, il divario, il gap infrastrutturale che esiste anche nelle zone maggiormente produttive del Paese, che si trovano al nord.
Quindi, in riferimento alla banda larga chiediamo un impegno strategico infrastrutturale che ci riporti al pari con gli altri Paesi europei. Chiediamo un impegno maggiore anche nella tutela del nostro made in Italy, dal tessile all'agroalimentare e, soprattutto, una maggiore tutela da parte dell'Unione europea, con un forte contrasto alla concorrenza sleale degli altri Paesi extraeuropei (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore di minoranza, onorevole Marchi.
MAINO MARCHI, Relatore di minoranza. Signor Presidente, vorrei innanzitutto sottolineare come vi sia stata un'ampia convergenza di valutazione da parte di tutti i parlamentari di opposizione che sono intervenuti.
Negli interventi dei deputati della maggioranza ho riscontrato diverse critiche allo stesso Documento: sulle infrastrutture nel Mezzogiorno e sulla ripartizione tra le diverse regioni, sulla politica per il Mezzogiorno nel suo complesso, dove sono emerse linee diverse all'interno della maggioranza (ad esempio, credo che sulla questione delle risorse del FAS, un conto sia discutere su come spenderle, altra cosa, completamente diversa, è l'azzeramento che sostanzialmente è stato fatto nel corso dell'ultimo anno), oppure sulla stessa questione degli enti locali.
Negli interventi di alcuni esponenti della maggioranza sono emerse anche preoccupazioni sulla crisi, più forti di quanto non emerga nel Documento in esame. Ad esempio, si è affermato che la crisi al nord verrà in autunno e che, quindi, vi è la necessità di interventi sul credito. Il tema del credito è stato ripreso anche con riferimento alla situazione del tessile.
Nel complesso, vi è una difesa non sempre molto convinta del DPEF. Quando vi è stata, ha avuto come ragionamento di fondo il seguente: in Italia vi sono stati risultati meno insoddisfacenti di altri Paesi. Vorrei chiedere quali sono questi risultati. Con interventi anticrisi molto inferiori rispetto ad altri Paesi - non ci riferiamo soltanto alla questione delle banche, ma al sostegno dell'economia nel suo complesso -, alla fine, registriamo un andamento dell'economia, per vari aspetti, peggiore rispetto ad altri Paesi: il PIL cala di più, anche rispetto a quei Paesi che hanno avuto la maggiore responsabilità nell'origine della crisi, come gli Stati Uniti, e più degli altri Paesi europei. Questo avviene dopo nove anni di bassa crescita.
Abbiamo la finanza fuori controllo per quanto riguarda il debito, l'indebitamento, il disavanzo primario e le spese e attuate una manovra, attraverso l'assestamento di bilancio, quantitativamente pari a un punto di PIL, senza dirlo. Sul versante delle entrate, sono stati smantellati alcuni degli interventi previsti dai provvedimenti assunti dal Governo Prodi contro l'evasione fiscale. Questo è stato un segnale che ha portato anche delle conseguenze rispetto ai risultati. Pag. 22
Dov'è, in sostanza, che abbiamo limitato i danni e che stiamo meglio di altri Paesi? Non vedo questo stare meglio, ma una situazione, invece, decisamente peggiore. Nessuno attribuisce la colpa della crisi al Governo, la crisi è mondiale. Tuttavia, è necessario avere la consapevolezza che non sarà solo un passaggio, come per altre crisi che abbiamo avuto in precedenza: se ne uscirà con una profonda modificazione del sistema economico mondiale. Il Governo ha la responsabilità di non operare nella direzione giusta, né per fronteggiarla nel breve termine, né per collocare l'Italia in una condizione più competitiva quando la crisi sarà superata.
Abbiamo perso fin qui un'occasione di recupero. Se è vero che avevamo alcune condizioni migliori di altri Paesi - ad esempio per il sistema bancario o per il risparmio privato - questa poteva rappresentare un'opportunità per cercare un recupero rispetto a un decennio di perdita di posizione sul piano della competitività. Non è così: sostanzialmente, si aspetta che passi la nottata, ma questo è un danno per il Paese. Questo tema non si risolve soltanto con riforme che guardano molto avanti nel tempo, come il federalismo, o parlando di semplificazioni quando poi spesso, in diversi provvedimenti, ad esempio su tutto il tema del credito d'imposta, abbiamo avuto, invece, complicazioni per le imprese. È un danno perché rischiamo di uscire da questa situazione con un forte appesantimento del debito pubblico, appena prima del periodo in cui giungeranno al pensionamento le ampie generazioni nate nel dopoguerra, con un indebolimento del nostro sistema produttivo e occupazionale e con la necessità di livelli di crescita più elevati di quelli modesti degli ultimi anni, senza una politica economica che aiuti a conseguirli.
A tutto ciò il DPEF non dà risposte convincenti o non ne dà in assoluto, quindi confermo il nostro giudizio negativo e l'esigenza di forte cambiamento degli indirizzi di politica economica del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Avverto che è stata testè presentata una nuova formulazione della risoluzione Cicchitto e Cota n. 6-00028. Il testo è in distribuzione.
Avverto, altresì, che è stata presentata una nuova formulazione della risoluzione Marchi n. 6-00026 (Vedi l'allegato A - Doc. LVII, n. 2 - Risoluzioni).
(Replica e parere del Governo - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
Poiché a norma dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, verrà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo, invito il rappresentante del Governo a dichiarare anche quale risoluzione intenda accettare. Ricordo che in caso di approvazione della risoluzione accettata dal Governo, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.
LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, nell'esprimere un parere sulle risoluzioni presentate, mi permetto di replicare, come avevo dichiarato in fase iniziale di discussione sulle linee generali del Documento di programmazione economico-finanziaria, ai vari interventi svolti ieri pomeriggio ed oggi, che hanno dimostrato come esista un dibattito forte, concreto e produttivo sul tema della politica economica, iniziando con una considerazione sul Documento dal punto di vista metodologico.
A detta di tutti, questo Documento, che è un documento di programmazione e che pertanto deve contenere gli indirizzi fondamentali della politica economica del nostro Paese per i prossimi anni, sconta il fatto che la velocizzazione e la continua modifica degli accadimenti economici che avvengono e che sono avvenuti nel mondo negli ultimi anni e negli ultimi mesi, rischiano di portare questo Documento ad alcune difficoltà di fondo. Vorrei ricordare quanto è accaduto nell'ultimo anno e che nello scorso luglio nessuno al mondo prevedeva Pag. 23quello che sarebbe successo nell'anno seguente. In una situazione come quella attuale, quindi, ipotizzare un documento di programmazione triennale è sicuramente un esercizio complesso e difficile. Il Documento deve contenere una serie di indicazioni prospettiche che poi potranno essere evidenziate, aggiornate e modificate, a seconda dell'evoluzione, mese dopo mese.
Il Documento nasce da un obiettivo di fondo; anche in Commissione l'ho definito come la cornice in cui stiamo lavorando sulle scelte di politica economica, volta a mantenere in equilibrio i conti finanziari del Paese, conservando gli obiettivi di risanamento economico della finanza pubblica.
Naturalmente questo obiettivo sconta quello che sta avvenendo a livello europeo e mondiale. Il Governo ha affermato, e lo riafferma, che gli obiettivi - scontando l'evoluzione contingente della politica economica europea e italiana - vengono mantenuti e quindi l'obiettivo di risanamento complessivo dei conti dello Stato fa da cornice a tutti gli interventi adottati. Nello stesso tempo, i vari interventi che sono stati realizzati quest'anno, seguono un filo conduttore che è legato ad una serie di obiettivi congiunturali di breve periodo che devono servire ad affrontare l'attuale situazione di crisi e che possano essere sintetizzati in quattro punti fondamentali.
Il primo è la salvaguardia del quadro sociale. Riteniamo che, in una situazione di crisi economica, ci sia la necessità di salvaguardare il più possibile il quadro sociale e i posti di lavoro esistenti. Alla realizzazione di questo obiettivo il Governo ha destinato, nei vari provvedimenti che sono stati adottati, una quota consistente delle risorse messe a disposizione per gli ammortizzatori sociali, perché riteniamo che sia fondamentale che i lavoratori rimangano in azienda e ci possa essere la salvaguardia dei posti di lavoro.
Il secondo obiettivo è quello del sostegno allo sviluppo delle imprese che è stato rimodulato in vari interventi anticrisi. Il primo, quello di gennaio, e quello approvato ieri fondamentalmente cercano di favorire la possibilità delle imprese di superare questa fase di difficoltà. Vi ricordo gli interventi contenuti nell'ultimo provvedimento anticrisi, sintetizzati come «Tremonti-ter», la detassazione degli utili reinvestiti, in modo tale che le imprese possano investire in questa fase di difficoltà, e gli interventi a favore della patrimonializzazione delle imprese stesse attraverso una detassazione dei fondi che vengono immessi nel capitale proprio delle imprese o la necessità, in una fase complessa per i conti pubblici, di permettere una velocizzazione dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese stesse, per far sì che possano ottenere i fondi.
Il terzo tipo di intervento congiunturale è quello della salvaguardia del quadro finanziario fondamentale. Vorrei ricordarvi che gli interventi nei confronti del settore delle banche, dapprima per metterle in sicurezza e poi per far sì che le stesse possano conservare la loro capacità di credito nei confronti delle imprese, sono stati realizzati nell'ultimo anno e sono fondamentali per lo sviluppo del nostro Paese. Sicuramente sul credito nei confronti delle piccole e medie imprese dovremo lavorare ancora e forzare, proprio perché è necessario, in questa fase di difficoltà, che ci siano maggiori finanziamenti alle imprese. Nello stesso tempo, il quadro è stato messo in sicurezza e si è lavorato per un obiettivo direi condiviso da tutti.
Il quarto obiettivo congiunturale è il sostegno alle famiglie che è partito, anche in questo caso, con il decreto-legge approvato all'inizio dell'anno ed è proseguito con una serie di interventi nel corso dello stesso anno.
Contemporaneamente abbiamo detto che dobbiamo utilizzare - e il Documento di programmazione economico-finanziaria lo prevede - questa fase per cercare di recuperare una serie di debolezze strutturali del Paese accumulate negli anni e che devono, in questa fase, cercare di ottenere una possibilità di successo.
La prima concerne gli interventi infrastrutturali. Dobbiamo semplificare il più Pag. 24possibile la realizzazione di nuove infrastrutture, definire e indirizzare gli investimenti verso scelte strategiche per lo sviluppo del Paese e accelerare la realizzazione delle infrastrutture del Paese perché, in questo modo, si buttano ulteriori risorse della macchina economica del Paese: questa è una delle principali cure per la soluzione del problema.
Una seconda debolezza sulla quale dobbiamo porre l'attenzione, evidenziata nel Documento di programmazione economico-finanziaria, è quella della tassazione. Aver affrontato questa fase senza avere incrementato la tassazione nei confronti dei singoli cittadini è sicuramente un successo e un obiettivo che si era dato il Governo nelle politiche fiscali.
L'obiettivo di medio periodo è quello di ridurre la pressione fiscale nei confronti dei cittadini che è ancora troppo alta e nei confronti delle imprese che non permette loro di competere con altre imprese a livello mondiale.
Nello stesso tempo permettetemi di fare due considerazioni sulla politica di contrasto all'evasione, si è parlato molto tra ieri pomeriggio e oggi di questo tema. Vorrei porre l'attenzione sul fatto che la diminuzione delle entrate è legata - com'è stato detto bene dal relatore di maggioranza - alla diminuzione del prodotto interno lordo e alla diminuzione del lavoro complessivo, mentre non è stata assolutamente abbassata la guardia nei confronti delle politiche di contrasto dell'evasione. Tanto è vero, e lo abbiamo comunicato nei giorni scorsi, che il numero degli accertamenti tributari dei primi tre mesi del 2009 è aumentato di molto rispetto ai primi sei mesi del 2008. Mi riferisco a cifre che vanno dal 50 al 100 per cento, siamo intorno al 70, 80, 90 per cento: è aumentato il numero degli accertamenti e delle operazioni compiute sia dagli uffici tributari che dalla guardia di finanza. Ciò dimostra una volontà forte di questo Governo di combattere l'evasione e di presentare dati che dimostrino che non si è abbassata la guardia nella lotta all'evasione. Strumenti come lo scudo fiscale sono stati purtroppo presentati in una prima fase nella comunicazione come strumenti che volevano depenalizzare reati che mai si è pensato di depenalizzare o che volevano favorire evasori che mai si è pensato di favorire.
È necessaria un'azione condivisa nella lotta all'evasione perché è necessario creare un clima e un quadro condiviso. In questa logica il Governo ha presentato un progetto in sede di G8, un progetto di valenza internazionale, legato al recupero delle regole. Vorrei ricordare che la lotta all'evasione si fa fondamentalmente intervenendo sui paradisi fiscali internazionali e sul segreto bancario internazionale. Il progetto italo-tedesco è un progetto molto positivo e se dovesse andare in porto - noi stiamo spingendo molto perché si possano chiudere i paradisi fiscali internazionali - permetterà una grande operazione di contrasto alla evasione fiscale.
Un altro punto di intervento che è stato trattato nella discussione di questi due giorni è legato alla necessità di uno sviluppo organico fra nord e sud. Il Governo sintetizza in quattro punti le linee di intervento che sono state presentate. Il primo punto riguarda la necessità di ottimizzare e rendere il più efficace possibile gli interventi verso il Mezzogiorno. Noi riteniamo che il Mezzogiorno, il sud del Paese, sia una risorsa che deve essere sviluppata, utilizzate e potenziata. Nello stesso tempo gli interventi sia finanziari sia infrastrutturali devono essere ottimizzati e devono essere resi efficaci. Riteniamo anche che il prosieguo del processo di federalismo fiscale, che porterà ad un rapporto più diretto fra cittadini e governanti in tutte le regioni del Paese comprese quelle del sud, favorirà una politica più forte e più attenta alla salvaguardia degli interessi locali. In questa logica sicuramente un inserimento di progettualità, come quella relativa alla fiscalità di vantaggio, potrà essere uno strumento per favorire lo sviluppo delle regioni meridionali. Nello stesso tempo vi è la necessità di una grande forzatura affinché si ritorni ad una legalità più forte e ad un governo più efficiente e più efficace di queste regioni. Pag. 25
Un altro punto di intervento è legato al credito e alla patrimonializzazione delle imprese. I provvedimenti di questi giorni favoriscono la possibilità di dare maggior credito alle imprese, ma favoriscono anche la possibilità delle imprese di investire soldi nelle imprese stesse e nel loro capitale per renderle più forti e più competitive. Un altro punto di intervento strutturale su cui si è discusso e su cui il Governo pensa di intervenire è legato alla riforma della pubblica amministrazione per cercare di renderla più produttiva, più efficiente, più efficace e per far sì che una pubblica amministrazione forte possa diventare un elemento trainante delle politiche di sviluppo.
Sono stati toccati, inoltre, due punti. Il primo è relativo al Patto di stabilità interno e si è detto che esiste la necessità di allentarlo e di far sì che gli enti locali possano fare investimenti che siano favorevoli per lo sviluppo non solo dell'ente locale ma di tutto il Paese. Esiste la necessità di far sì che vengano premiati gli enti locali virtuosi, ma nell'ambito di un quadro di salvaguardia dei conti complessivi del Paese da una parte si devono privilegiare gli enti locali virtuosi, ma dall'altra si devono penalizzare coloro che virtuosi non sono e che creano una serie di buchi di bilancio.
L'ultimo tema affrontato è quello relativo alla necessità di una riflessione sul diverso finanziamento di alcune tipologie di servizi al cittadino, che può essere sintetizzata come la necessità di introdurre elementi di sussidiarietà nella gestione complessiva dei servizi al cittadino. Lo Stato italiano ha una grande forza legata ad una serie di enti e associazioni che svolgono interventi diffusi sul territorio: riuscire a sviluppare elementi di sussidiarietà in questo campo è uno degli obiettivi del Governo che è stato ben presentato negli interventi.
In conclusione, il Governo si è impegnato nella considerazione fatta da me precedentemente, a trasmettere tempestivamente alle Camere, ai fini dell'espressione del parere da parte delle Commissioni competenti per materia e per i profili di carattere finanziario, gli schemi delle delibere adottate dal CIPE in attuazione dell'articolo 6-quinquies del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112. Questo è un impegno formale preso e ho visto che è contenuto nelle risoluzioni presentate. Considerato che gli elementi presentati collimano con il programma di Governo, quest'ultimo esprime parere favorevole sulla risoluzione Cicchitto e Cota n. 6-00028 (Nuova formulazione).
(Dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone, al quale ricordo che ha sei minuti a disposizione. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, noi non abbiamo sottoscritto la risoluzione del PdL e della Lega, ma abbiamo presentato una nostra risoluzione. Lo facciamo con rammarico in quanto immaginavamo di cogliere un cambiamento di rotta, o almeno i primi segnali di un cambiamento di rotta.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 11,35)
ARTURO IANNACCONE. In verità, dopo aver ascoltato la replica del sottosegretario la nostra delusione aumenta e ci sentiamo infinitamente delusi perché il sottosegretario non ha assolutamente fatto riferimento alla risoluzione da noi presentata e alle questioni che abbiamo in essa sollevato.
Non sia di consolazione il fatto, signor sottosegretario, che anche negli altri documenti presentati dai gruppi di opposizione la questione meridionale viene trattata come se fosse un'appendice. Noi riteniamo che il Documento di programmazione economico-finanziaria non coglie l'aspetto più rilevante della nostra vicenda Pag. 26di popolo e di nazione: l'unica vera questione nazionale è quella meridionale. In queste settimane il Sud è ritornato, se non al centro, almeno nell'agenda delle forze politiche e dei gruppi parlamentari: di questo siamo soddisfatti e riteniamo di aver dato il nostro contributo determinante. I dati pubblicati dallo Svimez, signor sottosegretario, sono drammatici.
Il reddito pro capite al sud è il 59 per cento rispetto a quello del nord. Da sette anni il sud cresce meno del nord, la disoccupazione giovanile è al 33 per cento, il tasso di occupazione al 46 per cento, tra il 1997 e il 2008 circa 700 mila persone hanno lasciato il sud. Rispetto ad una situazione di così evidente drammaticità, abbiamo ascoltato le solite obiezioni. Non risponderò a tutte le provocazioni che ci sono state in quest'Aula, perché, come si dice dalle nostre parti, a lavare la testa all'asino si perde l'acqua e il sapone. Abbiamo ascoltato le solite obiezioni: il sud non deve lamentarsi, i meridionali devono rimboccarsi le maniche, siamo stanchi degli sprechi. Abbiamo anche ascoltato - lo voglio ricordare all'onorevole Polledri - che la questione del fondo FAS non è, come noi riteniamo, un'oggettiva necessità di ripristinare una condizione di giustizia, perché 18 miliardi di euro sono stati sottratti alle loro finalità, quelle cioè di creare le condizioni di una nuova possibile convergenza tra le diverse aree del nostro Paese. Onorevole Polledri, non è una questione comica, ma una questione drammatica che riproponiamo in questo Parlamento, perché si ponga rimedio. Ma nelle sue parole, signor sottosegretario, non abbiamo sentito nessun accenno.
Vorrei ricordare qui che il Movimento per l'Autonomia non ha mai ceduto rispetto a certi vizi, che ci auguriamo siano ormai solo un retaggio del passato, di una classe dirigente meridionale avvezza allo sperpero e al clientelismo. Abbiamo approvato con convinzione il federalismo fiscale, ritenendolo uno strumento fondamentale per garantire trasparenza ed efficacia alla pubblica amministrazione, ma, colleghi, ritenete veramente che si possa attuare il federalismo fiscale se tra nord e sud continueranno a permanere le differenze che ci sono? Dopo avere approvato il federalismo fiscale, se non ci sarà un atteggiamento coerente da parte del Governo e delle forze che lo sostengono, allora vuol dire che c'è un pregiudizio, una volontà pervicace di penalizzare il sud, quella venatura di razzismo anti meridionale di cui ha parlato il presidente Lombardo più volte.
Però, in questi quindici anni della cosiddetta seconda Repubblica, in cui hanno governato per lo stesso tempo il centrodestra e il centrosinistra, a dire la verità un po' di più il centrosinistra, caro onorevole Burtone, qual è stato il contributo che il centrosinistra ha dato alla risoluzione della questione meridionale? Nessuno si è accorto di cosa abbia fatto il centrosinistra per il sud, anzi le amministrazioni regionali a guida del centrosinistra, della Campania, dell'Abruzzo, della Calabria e della Puglia, lo hanno devastato con lo scandalo della sanità, dei rifiuti e dei fondi europei distribuiti a pioggia. Verso il sud nessuno può accampare meriti particolari. Noi ci rivolgiamo ancora, signor sottosegretario, alla maggioranza e al Capo del Governo, a Berlusconi, perché le popolazioni meridionali hanno riposto una forte speranza nel centrodestra e in questo Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Iannaccone, la prego di concludere.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, mi avvio alla conclusione. Noi ci riteniamo vincolati al punto cinque del programma di Governo. Riteniamo che ci voglia una risposta. Se il Governo presenterà questo piano straordinario, noi mostreremo grande attenzione, ma oggi qui questa maggioranza e questo Governo devono assumersi la responsabilità fino in fondo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
Pag. 27Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,40).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
(Ripresa dichiarazioni di voto - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Borghesi. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, naturalmente do qui per richiamati gli interventi che tanto il collega Cambursano quanto il sottoscritto hanno fatto in sede di discussione generale e che ci portano a dire «no» a questo DPEF e alla risoluzione della maggioranza. Mi limiterò qui ad alcune dichiarazioni, che sono richiamate nella risoluzione che abbiamo proposto a questo Parlamento, relativamente agli impegni richiesti al Governo.
Chiediamo, intanto, che il Governo si impegni a rivedere e a completare il quadro programmatico per l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e per gli altri saldi di finanza pubblica.
Ciò che abbiamo rilevato sono le manchevolezze, che in questo DPEF sono molto grandi, e non solo per gli aspetti, già richiamati dal collega Soro questa mattina, di natura procedurale per quanto riguarda le delibere CIPE, e quindi il DPEF infrastrutture, ma anche perché esso non contiene, così come dovrebbe contenere ai sensi di legge, una serie di elementi e di requisiti, che sono l'articolazione degli interventi anche di settore collegati alla manovra di finanza pubblica o i disegni di legge collegati, a parte un'indicazione erronea, perché riguarda un decreto-legge che abbiamo già approvato ieri in questo ramo del Parlamento.
Diciamo che il Governo deve impegnarsi a completare ciò che non ha fatto, le omissioni che sono contenute nel DPEF. Chiediamo, poi, che ponga in essere ogni atto volto ad estendere le tipologie di ammortizzatori sociali, tanto attuali quanto future, anche ai lavoratori con contratti a tempo determinato o con altra forma di lavoro precario, in particolare quando questi possano vantare un'attività di almeno 36 mesi negli ultimi cinque anni. A noi pare che in questi casi non possa essere negata a questi lavoratori una continuità di reddito.
Riteniamo che l'impresa abbia diritto alla flessibilità, perché senza flessibilità del lavoro non si può fare impresa, ma riteniamo, d'altro lato, che questi lavoratori, oggetto di questa flessibilità, abbiano il diritto al sostegno del reddito, quando questa corrente viene meno, anche perché ormai sono un'aliquota importante: sono più di tre milioni, secondo alcuni dati, i lavoratori che hanno imparato a convivere con il lavoro flessibile e che vorrebbero avere una vita pressoché normale, come quella di tutti gli altri lavoratori, e ai quali bisogna dare risposte.
Chiediamo un impegno al Governo a porre in essere anche ogni atto di competenza, attraverso un confronto con le parti sociali, per dare un indirizzo chiaro a una riforma strutturale del sistema degli ammortizzatori sociali, che prenda atto di questa situazione, e cioè che il mercato del lavoro non è più quello di vent'anni fa e che, quindi, gli ammortizzatori sociali vanno applicati, in qualche modo, a tutti i lavoratori.
Nell'ambito, poi, di questa riforma degli ammortizzatori sociali, chiediamo l'impegno del Governo in iniziative che tendano a colmare lo squilibrio tra nord e sud del Paese, anche attraverso forme di sostegno e di promozione dell'occupazione e di sostegno del reddito nelle regioni meridionali, in particolare nei casi di grave crisi occupazionale, che, come noto, è molto più presente in tali regioni di quanto non lo Pag. 28sia in altre aree del Paese, ed in particolare nei riguardi di lavoratori occupati in piccole e medie imprese.
Impegniamo, inoltre, il Governo a prendere le opportune iniziative, dopo un confronto con le parti sociali, per ritornare ai criteri di flessibilità per la parificazione tra uomo e donna già previsti dalla legge n. 335 del 1995, avviando anche una discussione approfondita per quanto riguarda i coefficienti per i giovani.
Noi non vediamo un quadro chiaro di una politica per le pari opportunità che investa i servizi pubblici, che sostenga le donne sul mercato del lavoro, che dia risposta al lavoro di cura, che allevii le donne dal peso di un doppio lavoro obbligato in tutte le fasi della loro vita. Quindi, la necessità di distinguere fra le lavoratrici e le madri lavoratrici che si prendono cura dei figli oppure le lavoratrici che curano persone non autosufficienti: anche qui non vediamo un chiaro indirizzo da parte del Governo, e invece pretendiamo che questo indirizzo vi sia, poiché le risposte che si danno sono in realtà in contrasto. Mi riferisco a determinati interventi del Ministro Brunetta che di fatto, con la scusa di colpire gli abusi, cosa in sé giusta, hanno colpito anche le attività di cura delle persone non autosufficienti o disabili da parte dei loro familiari. Chiediamo inoltre che il Governo avvii iniziative realmente efficaci per incrementare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro, proprio attraverso misure di sostegno della conciliazione dei tempi di lavoro e di cura della famiglia, integrando dunque il fondo nazionale per le politiche sociali, in particolare con una destinazione specifica a questo obiettivo.
Vi è poi il tema più generale del rilancio dei consumi, che non è presente in questo DPEF. Di fronte a un calo già previsto del 2,2 per cento, ciò diventa assolutamente necessario se vogliamo un'inversione di tendenza. A noi pare che dal DPEF esca un quadro in cui non vi è una prospettiva chiara, ma vi è una ripresa che è assolutamente stentata da parte del nostro Paese e dell'economia del nostro Paese. Quella ripresa deve essere aiutata attraverso l'aumento del potere d'acquisto delle famiglie e dunque attraverso interventi sul piano fiscale, con la restituzione del fiscal drag, con l'incremento delle agevolazioni fiscali per i carichi di famiglia, con la maggiorazione delle deduzioni per i redditi da lavoro e da pensione. Senza interventi di questo tipo, è difficile immaginare che il potere d'acquisto delle famiglie e dunque la capacità di spesa possano crescere.
Voglio ricordare che, se in questi mesi del 2008, grazie anche al fatto che un po' di ammortizzatori sociali sono in campo e che le famiglie italiane sono da sempre famiglie risparmiatrici, esse hanno supplito alla mancanza di correnti di reddito con i risparmi, già alla fine del 2008 la Banca d'Italia ci ha spiegato che la ricchezza delle famiglie è calata di quasi il 15 per cento e che dunque, in prospettiva, è impensabile che esse possono continuare ad attingere a ciò che hanno risparmiato per far fronte ai bisogni quotidiani.
Chiediamo inoltre un intervento per la razionalizzazione del sistema sanitario nel suo complesso. Anche qui, non abbiamo ancora un quadro preciso di cosa il Governo intenda fare per fronteggiare la situazione: abbiamo solo interventi di volta in volta nei confronti di questa o di quella regione, ma non abbiamo un quadro complessivo.
Vi è poi la questione dell'intero comparto della giustizia e della sicurezza, per i quali nella nostra risoluzione chiediamo un intervento preciso da parte del Governo per il reperimento di risorse adeguate ad assicurare la riforma organica del processo civile e penale, in particolar modo con l'introduzione dell'ufficio per il processo, in modo da consentire agli uffici di gestire il carico di adempimenti e da non lasciare uffici e tribunali privi di mezzi per far fronte a necessità minimali, come quelle della carta per scrivere o delle cartucce per stampare. Chiediamo inoltre un impegno ad incrementare i fondi destinati alle strutture di supporto delle forze dell'ordine, in modo da non lasciarle sole nella lotta contro la criminalità e la Pag. 29microcriminalità, permettendo loro quantomeno di avere il supporto di autovetture e non di trovarsi, come spesso accade oggi, incapaci perfino di acquistare la benzina.
Insomma, signor Presidente, sarebbero opportuni molti altri interventi. Ricordo infatti la mancanza di un intervento sul rapporto fra università e piccole e medie imprese, così come richiesto dall'Unione europea, e le difficoltà negli investimenti infrastrutturali, per non parlare poi dei fondi FAS e del Fondo unico per lo spettacolo, che è totalmente carente. Per tutti questi motivi ribadiamo il nostro voto contrario sulla risoluzione della maggioranza e proponiamo all'Assemblea la nostra risoluzione sostitutiva (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.
BRUNO TABACCI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Ministro dell'economia e delle finanze ha trascorso gli ultimi mesi, da ottobre dello scorso anno, a confutare le stime sull'andamento dell'economia italiana fornite dalle più autorevoli istituzioni. Ricorderete le polemiche con la Banca d'Italia, con l'ISTAT, con il CNEL o con la presidenza di Confindustria, nonché le polemiche con le istituzioni internazionali, con l'OCSE, con il Fondo monetario internazionale, con la Banca centrale europea. Insomma, un Governo, signor sottosegretario Casero, che era sugli spalti a tacciare di catastrofismo tutti quelli che avevano qualcosa da dire, ma adesso vediamo che con il DPEF il Governo è costretto a formulare le proprie previsioni. Viste le polemiche dei mesi scorsi avremmo immaginato che voi ci forniste dei dati e delle previsioni confortanti; invece, le vostre previsioni non solo sono negative, ma hanno dei tratti catastrofici: mi verrebbe da dire che questa accusa di catastrofismo, che avete rivolto nei confronti di tutti coloro che si sono permessi di giudicare gli andamenti dell'economia italiana, si ritorce contro di voi.
Se questo Documento fosse un veicolo pubblicitario, certamente il Premier sconsiglierebbe gli inserzionisti, come ha fatto con qualche giornale italiano, e direbbe: non investite, perché questi sono dei portatori di sventura, non mettete le vostre inserzioni su questi documenti! Ecco, questo sarebbe il Documento che voi presentate: chi di catastrofismo colpisce, dunque, di catastrofismo potrebbe anche perire, e credo che voi dobbiate ragionare sui dati reali.
I dati reali sono inconfutabili: l'indebitamento netto aumenta di 2,6 punti percentuali sul prodotto interno lordo e raggiunge il 5,3 per cento, il debito pubblico aumenta così di quasi 10 punti percentuali e sale al 115,3 per cento con un incremento rilevante che ci riporta indietro di quasi venti anni, il Documento prospetta inoltre un calo del prodotto interno lordo del 5,2 per cento. Questi dati sono peggiori rispetto agli andamenti delle altre economie europee e quindi il fatto che abbiate per mesi spiegato che l'Italia avrebbe retto meglio rispetto alle altre economie europee non è vero, è in totale contrasto con la realtà. In più, per la prima volta dopo diciotto anni si registra un disavanzo primario, che è pari allo 0,4 per cento del PIL. La spesa primaria corrente, che è quella che conta, sale dal 40,4 al 43,4 per cento del PIL e raggiunge il massimo storico, superiore di circa 6 punti percentuali ai valori registrati alla fine degli anni Novanta. Vorrei anche precisare il fatto che meno di un quarto dell'incremento di spesa è dovuto ai provvedimenti in materia di sostegno all'economia, sia con riferimento agli ammortizzatori sociali, sia con riferimento ai provvedimenti riguardanti le misure di sostegno.
Quindi siete nudi di fronte a questo problema. Ci avete detto che con i tagli lineari avreste messo in sicurezza i conti, ma non avete messo in sicurezza nulla. Anzi, questi tagli lineari fanno emergere un incremento della spesa che non è percentuale, ma è reale: sono 35 miliardi di spesa in più. Avete fatto i tagli lineari condannando a ingiustizie evidenti, perché laddove si taglia, ad esempio, in tema di Pag. 30sicurezza, lo avete fatto tagliando risorse ai carabinieri e alle forze di sicurezza, ma poi avete istituito le ronde.
Noi vi avevamo detto: guardate che questa storia delle ronde finisce male, mancavano solo i fatti di Massa, dopo quelli di Padova, per confermare questa strada. Le ronde dovevano essere la risposta che il cittadino doveva darsi da solo sui temi della sicurezza. Si tratta di una rinuncia dello Stato a fare il suo mestiere.
I tagli lineari sono destinati ad un grave insuccesso, per cui le promesse di un anno fa, quelle del decreto-legge n. 112, sono state clamorosamente mancate. E Robin Hood, quello che appariva così robusto nelle sue polemiche con i poteri forti, lo abbiamo visto anche la settimana scorsa, a parte che su questo decreto-legge dovete fare un controdecreto per correggerlo: si tratta di una vergogna istituzionale di proporzioni gigantesche (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico). Ve le avevamo dette queste cose. Non vogliamo fare i grilli parlanti, ma insomma, quando vi suggeriamo qualcosa sul piano istituzionale dovreste tenerlo presente. Andate di infortunio in infortunio, determinando delle condizioni per cui sull'Abruzzo si è dovuti intervenire con un'ordinanza rispetto al peso di una legge, ieri l'onorevole Zaccaria ne ha parlato con grande precisione. Ma come si fa a governare così? Siete dei grandi pasticcioni, e questo è un giudizio che non vi potete levare. Neppure una maggioranza stratosferica impedisce che questo giudizio si dia a ragion veduta; non è demagogia, e neppure un atteggiamento preconcetto, è solo lo sconsolata verifica delle forze che sono in campo.
Vede, sottosegretario Casero, lei ha ribadito quello che aveva già detto in Commissione, e ho visto che ha avuto l'eco del collega della Lega, l'onorevole Polledri, che questa mattina ha detto alcune cose in riferimento al Mezzogiorno e agli uomini dell'Unione di Centro, che secondo me sono andate un po' fuori linea e sulle quali mi permetto di tornare, perché noi siamo sempre molto corretti anche nei confronti dei colleghi della Lega, ma non accettiamo che si diano delle definizioni poco serie o meschine nei confronti degli uomini dell'Unione di Centro.
Per quel che riguarda la questione delle entrate, non vi è dubbio che le entrate sono in riduzione, perché vi è una riduzione complessiva del passo dell'economia, ma vi è un'esplosione del sommerso. Voi vi dovete mettere in testa che questo è un problema nazionale, e non può l'onorevole Polledri darci la spiegazione dell'IRAP. L'IRAP è una parte delle entrate fiscali, ma l'IRPEF dove sta? L'IVA dove sta? Non si può fare un discorso in base al quale le regioni del nord sarebbero portatrici del PIL e le regioni del sud sarebbero portatrici del sommerso. È una contraddizione intellettuale di tutta evidenza. È evidente che il sommerso va spalmato, ma il sommerso rappresenta il 28 per cento. L'ISTAT ci dice che è il 18 per cento per l'economia irregolare, a cui va raggiunto un 5 per cento di economia malavitosa che si spalma anche al nord, perché le centrali di insediamento e di investimento stanno al nord (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico), non è vero che stanno al sud! E poi vi è l'economia informale, che pesa un 5 per cento. Faccia il sottosegretario Casero diciotto più cinque, più cinque, il risultato è ventotto. Lei questo dato non lo può non spalmare su base nazionale. Dovete affrontare questo tema dell'evasione fiscale non con la demagogia di questi ultimi tempi, ma andando in profondità, cominciando a fare degli incroci. Abbiamo visto le dichiarazioni dei redditi del 2007, abbiamo visto quanti ristoratori delle aree del centro-nord dichiarano meno di un pensionato sociale; ma vi pare una cosa normale questa? Cominciate ad intercettare le cose e ad incrociare i dati, avete le agenzie che vi consentono di metterli a confronto, ci sono le nuove tecnologie che lo rendono possibile; fate questo lavoro: inserirete, allora, un elemento di giustizia che non c'è all'interno del Paese e che pesa negativamente nella coscienza civile degli italiani. Pag. 31
Sul sud, vi avevamo detto che certi eccessi erano negativi. L'onorevole Polledri ha fatto una polemica che mi fa dire, ancora una volta, che se non avessimo in tasca l'euro saremmo finiti come in Jugoslavia, perché quando si fanno delle polemiche così feroci, regione contro regione, si perde non solo il senso dell'insieme, ma si perde il senso della civiltà (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori). Vi ricordate che cosa è accaduto in Jugoslavia? Vi sono ancora le conseguenze di quegli scontri. Anche noi saremmo potuti finire così se non avessimo questa cultura di unità nazionale che è un bene prezioso per tutti. Allora, in questo contesto, onorevole Polledri, lei questa mattina ha citato gli onorevoli Mannino e De Mita: non ho capito che cosa avesse da dire contro di loro. Lei deve parlare di loro con rispetto, anche per la continuità di un'azione politica e amministrativa (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
Vede, io che stimo molto l'onorevole Bossi, le dovrei chiedere: ma come mai il vostro leader è ancora il vostro fondatore? Ci sarà una continuità. Noi rispettiamo la vostra continuità ma credo che voi dobbiate rispettare le nostre, perché dietro di noi c'è una storia un po' più importante della vostra, e dovete imparare a rispettarla fino in fondo (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico). Sì, se voi volete essere rispettati dovete rispettare gli altri, su questo non si può scherzare!
Dunque, quello che manca nel vostro Documento è la cultura di perseguire riforme strutturali. Voi avete fatto qualche accenno timido, ma non avete il coraggio di andare in profondità. Vi è certo il tema della struttura previdenziale (ve lo abbiamo detto), dovete fare una riforma strutturale degli ammortizzatori sociali, e per far questo dovete avere una visione complessiva dello Stato sociale e dovete raccordarla all'interno di una difesa dei valori dei più deboli. È questo quello che dovete fare. In questo contesto ci può essere un ridisegno del ruolo del Mezzogiorno, che certo va ripensato profondamente, ma non possiamo immaginare che questo avvenga attraverso una sorta di ludibrio di tipo geografico. Ci deve essere un rispetto dei ruoli. Certo, agli amici del Mezzogiorno dobbiamo chiedere un riscatto da parte loro: come è stato detto il destino e il futuro dipendono molto da loro. Quindi non c'è dubbio che, quando siete andati a commissariare - come avete fatto in questi giorni - nominando i presidenti delle regioni nel caso dei deficit sanitari, avete sbagliato, perché non si può utilizzare questa procedura. Bisogna andare oltre e bisogna chiedere ai dirigenti meridionali di farsi carico fino in fondo delle loro responsabilità. Credo che da questo uscirà certamente un Paese più pulito e più preciso, che non è certo quello che esce dal vostro DPEF (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Simonetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO SIMONETTI. Signor Presidente, non c'è un problema di Jugoslavia, caro Tabacci, il problema è chi la paga questa unità nazionale. Lo ripeto: il problema è chi la paga. Il DPEF indica il nuovo quadro di finanza pubblica per il periodo 2009-2013 modificato a seguito delle nuove previsioni di carattere macroeconomico nelle quali si intravedono segnali di attenuazione delle spinte recessive. Questo deriva anche e soprattutto dalle grandi iniziative legislative adottate da questa maggioranza e proposte dal Governo per fronteggiare la crisi economica. A tali misure aggiungiamo anche il decreto anticrisi, votato ieri, con il quale abbiamo previsto impieghi per circa 11,5 miliardi negli anni 2009-2012, mediante l'utilizzo di quota parte delle maggiori entrate e delle minori spese legate al decreto stesso con effetti di fatto neutrali sulla finanza pubblica.
Il Documento prospetta poi una correzione degli andamenti tendenziali di finanza pubblica a partire dal 2011, in linea con le attese di miglioramento del quadro Pag. 32economico. Per quanto riguarda la congiuntura internazionale, il Documento comunica che la contrazione della crescita economica e il deterioramento del clima di fiducia dei consumatori e delle imprese, dovuto agli effetti della crisi economico-finanziaria iniziata negli Stati Uniti nel 2007, si è successivamente riverberata rapidamente sulle altre economie avanzate nel 2008. La crisi si è acuita all'inizio del 2009 anche a causa del crollo del commercio internazionale, il più profondo registrato dal secondo dopoguerra.
Per contrastare gli effetti della crisi abbiamo quindi adottato manovre di bilancio antirecessive e misure straordinarie di iniezione di liquidità dirette a stabilizzare i sistemi bancari e finanziari. In merito all'economia italiana è bene comunque segnalare che questa si presenta meno esposta ai fattori specifici della crisi finanziaria rispetto ad altri Paesi grazie ad alcune caratteristiche strutturali interne, quali ad esempio il ridotto indebitamento delle famiglie rispetto alla media dell'area dell'euro, la minore vulnerabilità del settore immobiliare, una redditività del settore bancario superiore agli altri Paesi dell'area euro. Le misure anticrisi previste, suddivise per settori di intervento, si articolano con le seguenti linee e cifre: abbiamo il sostegno al settore industriale e imprese con 15 miliardi nel periodo 2008-2011; miglioramento del funzionamento del mercato del lavoro con 7,2 miliardi di euro; sostegno agli investimenti per 1,9 miliardi; sostegno al potere d'acquisto delle famiglie con 3 miliardi.
Quindi le iniziative di questo DPEF e tutte le iniziative intraprese sinora hanno portato ad una discontinuità rispetto al passato. La discontinuità sta nel fatto di far quadrare i conti riducendo le spese senza aumentare le tasse. Nel periodo precedente i conti non tornavano e le tasse aumentavano. Ricordo, quindi, le iniziative intraprese: la normalizzazione delle condizioni operative del sistema finanziario del credito all'economia; le riduzioni delle imposte sul reddito di lavoro e il rafforzamento della flessibilità sul mercato del lavoro; l'allargamento della copertura degli ammortizzatori sociali per ridurre l'impatto negativo della crisi e il rafforzamento degli investimenti pubblici a sostegno al sistema sociale e produttivo; il sostegno ai settori in crisi, il decreto-legge banche, i collegati A.C. 1441 in tutte le loro emanazioni; la semplificazione burocratica e il federalismo fiscale. Tutte iniziative che hanno posto le basi per il rilancio e la ripresa dell'economia interna. Tutti provvedimenti tesi al contenimento della spesa pubblica a parità di imposizione fiscale. Ricordo che anche la legge finanziaria in essere pareggia senza un aggravio fiscale ma esclusivamente con un maggior controllo della spesa pubblica.
Molti hanno sostenuto e sostengono che vi è una diminuzione del controllo dell'evasione fiscale. I dati, invece, certificano l'esatto contrario e chi accusa il Governo di questo lo fa esclusivamente con finalità pretestuosa e pelosa.
Per la sinistra la partita IVA è sinonimo di evasione. Per noi, invece, è il fondamento della rinascita dell'economia. La tutela del manifatturiero, della produzione locale, la difesa delle maestranze non possono prescindere dalla difesa del made in Italy, poco caro purtroppo all'Unione europea accecata dalla finanza di carta che ha prodotto la crisi economica a cui noi stiamo ponendo rimedio con i nostri provvedimenti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
Concludendo, quindi, ribadisco che il DPEF prevede, dal lato dell'entrata, il rafforzamento delle forme di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale e, dal lato della spesa, una migliore qualità e contenimento della stessa anche mediante il completamento del risanamento dei budget sanitari delle regioni in disavanzo. A proposito di budget sanitario l'esempio è quello odierno della chiusura di un ospedale appena costruito proprio perché per risparmiare - per dir così - hanno utilizzato la sabbia piuttosto che il cemento. In Padania, caro Tabacci, questo non avviene, non avviene! Ricordo inoltre, la fissazione di costi standard dei servizi pubblici e il contenimento della spesa pensionistica. Pag. 33
Occorre, quindi, contenere la spesa per completare il riordino degli enti locali e, quindi, emanare il Codice delle autonomie e promuovere l'evoluzione del Patto di stabilità per gli enti locali stessi.
La risoluzione che noi approveremo, la risoluzione Cicchitto e Cota, n. 6-00028 (Nuova formulazione) contiene numerose parti volute dalla Lega Nord. Tra le altre ricordo le politiche per la famiglia attraverso un'imposizione fiscale basata sul quoziente familiare; soluzioni per dare sostegno alla natalità; la tutela del made in Italy, dal tessile all'agroalimentare, chiedendo un maggiore interesse da parte dell'Unione europea. È su tutti i giornali l'interessamento del gruppo Lega Nord Padania per la tracciabilità dei prodotti, dal tessile, al calzaturiero, all'abbigliamento e anche all'agricoltura. Dovremmo fare una bella battaglia in Europa per costringere quei burocrati, mai eletti, e che sostanzialmente si autoreferenziano nelle loro decisioni, al fine di dare la possibilità ai territori e alle piccole patrie di difendere il manifatturiero e la produzione locale, di difendere i nostri prodotti attraverso l'etichettatura e la tracciabilità degli stessi.
Ricordo altri provvedimenti inseriti nella risoluzione: il rifinanziamento del Fondo di solidarietà per il settore agricolo; la possibilità di rinegoziare i mutui degli enti locali con la Cassa depositi e prestiti; destinare risorse per la realizzazione delle grandi opere strategiche soprattutto nel nord. Ricordo, quindi, l'Expo 2015, l'alta velocità; l'hub di Novara. Quindi, grazie a tutte queste iniziative, a tutte queste motivazioni, la Lega Nord Padania voterà a favore alla risoluzione Cicchitto e Cota, n. 6-00028 (Nuova formulazione) (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Baretta. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, prima di esporre sinteticamente le ragioni del nostro giudizio negativo sul DPEF, peraltro ben illustrate dal collega Marchi e dagli altri intervenuti, voglio riprendere due concetti espressi ieri dall'onorevole Cicchitto e che mi sembra meritino attenzione.
Tralascio invece del tutto gli argomenti utilizzati stamattina dal collega Polledri. Collega Polledri, non si appassioni così tanto al nostro congresso: lei, come Grillo, non ha i requisiti per parteciparvi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Inoltre, se questo è il livello del confronto, ridateci Miglio, ridateci Formentini e addirittura Pagliarini (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Al di là delle polemiche, in un passaggio del suo intervento ieri il capogruppo Cicchitto ha detto testualmente: «Dobbiamo partire dalla consapevolezza che ci si trova di fronte ad una contraddizione oggettiva: quella tra la rivendicazione del ruolo del Parlamento e la necessità per il Governo di legiferare e di farlo in tempi rapidi, sul filo della velocità che caratterizza la società che ci circonda». Sono d'accordo, onorevole Cicchitto, la questione sta esattamente in questi termini. Quindi, poiché non credo che la risposta migliore a questa contraddizione sia praticare di continuo la decretazione d'urgenza o il voto di fiducia, né certamente che il suo intervento fosse strumentale per giustificare questa prassi, le propongo di rompere gli indugi e gli artifizi polemici reciproci e di aprire una discussione sincera in quest'Aula su come superare la contraddizione. L'occasione c'è: dopo le ferie dobbiamo discutere della riforma della sessione di bilancio, uno degli aspetti più cruciali del rapporto tra Parlamento e Governo. Come sa siamo tutti d'accordo sulla necessità di modificare le attuali regole della finanziaria: non può essere quello un contesto favorevole per discutere anche dei Regolamenti, del ruolo delle Commissioni, del loro rapporto con l'Assemblea, dei doppioni, degli ingorghi, delle diverse «regole d'ingaggio» tra Senato e Camera e quant'altro?
Noi, come ha ripetuto più volte e anche ieri il segretario Franceschini, siamo anche Pag. 34pronti ad una discussione organica sulla riforma delle istituzioni, compreso il ruolo delle Camere e la riduzione del numero dei parlamentari, ma vogliamo almeno cominciare dalla qualità del nostro lavoro quotidiano?
Il secondo concetto riguarda il passaggio nel quale, pur esprimendo ovviamente il voto favorevole, lei ha invitato il Governo a prendere in considerazione quattro aspetti: il rifinanziamento del FUS, il ripristino delle competenze all'ambiente, e così via. Su questi temi sia le opposizioni sia anche molti esponenti della maggioranza hanno in questi giorni insistito inutilmente. Non sembra che ciò dimostri che non esiste allora solo un problema procedurale, ma anche uno politico, sul quale riflettere insieme? Se il Governo affrontasse il confronto parlamentare a partire dalle Commissioni con un atteggiamento meno tetragono, per usare un'espressione vostra, molti problemi sarebbero risolti in anticipo.
I numeri vi sorreggono, potete rilassarvi, ma perché non riflettere anche sul fatto che una parte del problema viene da lontano e ha riguardato anche le precedenti legislature? Mi riferisco all'eccessiva concentrazione di potere in un solo Ministero, il Ministero dell'economia e delle finanze. È una sequenza di titoli spagnolesca, che rappresenta un'ipoteca sull'attività del Governo e del Parlamento, che prescinde da chi ne è pro tempore titolare. Che poi il Ministro Tremonti ci metta del suo lo si sa, ma il problema che qui mi interessa discutere non è l'errante ma l'errore.
Ho voluto iniziare con questi riferimenti perché la lettura del DPEF ci dà la misura anche di questi problemi. Nelle due risoluzioni che abbiamo presentato, nella relazione di minoranza e negli interventi abbiamo illustrato il merito delle nostre controproposte. Mi limito qui a porre una sola questione di fondo: dove e quando discutiamo della strategia Paese?
Secondo il DPEF e il documento relativo all'assestamento di bilancio, che affronteremo tra poco, la spesa primaria corrente è in forte aumento, arrivando al record storico del 43,4 per cento circa 6 punti in più dall'inizio degli anni Novanta. In questi anni avete governato anche voi, anzi come avete rivendicato ieri avete addirittura vinto più elezioni di noi: possiamo almeno condividerla, questa responsabilità o continuate a dire che non c'entrate niente?
Solo un quarto di questo incremento è imputabile agli ammortizzatori sociali, il resto è spesa corrente. Possiamo porci il problema che, forse, la linea dei tagli lineari, che avete tenacemente teorizzato, potrebbe non funzionare?
Il DPEF prevede una contrazione delle entrate, soprattutto di quelle tributarie: l'IVA scende al 10 per cento, mentre i consumi solo al 2 per cento. È possibile che, oltre alla contrazione delle entrate, vi sia anche una crisi da evasione? Il Paese ne parla, dalla Confindustria al Governatore della Banca d'Italia. Possiamo darci, onorevole Casero, una strategia che l'aggredisca a partire dal «nero» e non soltanto dai condoni?
La pressione fiscale non scende sotto il 43 per cento per tutto il periodo considerato dal DPEF. Non vi sembra che, pur nelle difficoltà di questa congiuntura, o proprio in ragione di essa, sia arrivato il momento di discutere di tasse?
In tale quadro, si pongono due domande cruciali, alle quali il DPEF non risponde. La prima: come è possibile perseguire nel 2013 il disavanzo previsto, senza intervenire sulle prestazioni sociali? Credo che gli elettori abbiano il diritto di saperlo. Per riuscirci, la spesa primaria deve scendere di tre punti all'anno in termini reali. Come pensate di farlo, visto l'andamento che il DPEF stesso propone e visto che l'unico intervento prospettato - la riforma delle pensioni - oltre ad essere sbagliato nel merito, perché privo della necessaria flessibilità che il sistema contributivo reclama, viene fatto partire dal 2015, risultando, dunque, del tutto inutile rispetto a questa congiuntura?
La seconda domanda: visti i dati negativi di partenza del PIL e gli squilibri strutturali, settoriali e territoriali che abbiamo, basterà la ripresa prevista per Pag. 35rientrare in gioco nel quadro internazionale, o non servirà, invece, un livello di crescita superiore alla media europea? Qui si colloca la centrale questione del sud, qui si rende evidente la logica alla rovescia con la quale affrontate i problemi. Oggi, ci pensate solo perché avete avuto qualche problema interno, ma, durante tutto l'anno, avete dimostrato di non avere attenzione al riequilibrio territoriale e strutturale del nostro Paese.
Il DPEF, dunque, non definisce gli obiettivi che ci consentono di mettere sotto controllo la finanza pubblica, non individua strategie, né strumenti, per una graduale, ma necessaria, discesa del volume globale del debito sotto il 100 per cento, non indica provvedimenti validi a recuperare la capacità competitiva attraverso la crescita della produttività totale dei fattori.
Signor Presidente, so bene che ci attendono altri quattro anni di legislatura e che saranno, a causa della crisi internazionale e delle aggravanti strutturali interne, anni decisivi per il nostro Paese. È già il secondo DPEF che rappresenta, a nostro avviso, un'occasione persa. Abbiamo davanti un autunno pieno di insidie: vogliamo trasformarlo in un'opportunità per gli italiani? Qualcuno nella maggioranza è disposto a pensarci?
Me lo auguro, signor Presidente, perché, in questa difficile situazione, il Paese ha bisogno di una guida che non si affidi solo all'attesa di tempi migliori, ma indichi agli italiani - soprattutto, ai giovani - una rotta, e proponga, in un'ottica di spirito nazionale non di parte, di remare tutti per uscire dalle secche e di incamminarci verso il futuro. Insomma, abbiamo bisogno di un Governo. Certo, sarebbe meglio un buon Governo, ma mi rendo conto che, in tempi di crisi, non si può avere tutto (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, prima dell'approvazione del Documento di programmazione economico-finanziaria, anche alla luce di quanto è emerso in quest'Aula durante il dibattito, è necessario, seppur brevemente, sottolineare alcuni elementi.
Dobbiamo ricordare, innanzitutto, che, con ogni probabilità, questa è l'ultima volta che il Parlamento viene chiamato ad esaminare il DPEF, almeno nella forma attuale, in quanto la nuova legge di contabilità e finanza pubblica approvata dal Senato, ora all'esame della Camera, non lo prevede in questa forma.
Concordiamo pienamente con quanto contenuto nel DPEF in relazione all'analisi della crisi economico-finanziaria, iniziata a causa di squilibri finanziari e bancari verificatisi principalmente nel mondo anglosassone, che ha sostanzialmente sconvolto il sistema economico globale, coinvolgendo anche il nostro Paese.
Va riconosciuta, senza ombra di dubbio, da questo Parlamento, così come sottolineato più volte dagli analisti e dagli organismi di controllo europei, la tempestività delle azioni intraprese dal IV Governo Berlusconi per limitare gli effetti di questa crisi economica mondiale, evidentemente strutturale sul nostro Paese, riuscendo a mettere in sicurezza il nostro sistema bancario e i conti pubblici, grazie principalmente al decreto-legge n. 112 del 2008 che possiamo definire, senza piaggeria e al di là dei contenuti di merito, una brillante intuizione.
Importano poco i toni seriosi e talvolta austeri da parte di alcuni colleghi (li abbiamo sentiti in quest'Aula anche nella mattinata di oggi); i cittadini italiani queste cose le sanno bene, così come a proposito delle differenze tra la politica di oggi e la politica di ieri. I cittadini italiani queste cose le conoscono benissimo (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)! All'onorevole Tabacci, che mi ha preceduto, chiedo di andarlo a chiedere ai cittadini di Agrigento: vada a chiedere cosa pensano loro di quei politici che hanno favorito le Pag. 36condizioni affinché ieri l'ospedale di Agrigento venisse sequestrato dall'autorità giudiziaria.
Riprendiamo comunque il nostro discorso. Va sottolineato come, nelle attuali condizioni della nostra finanza pubblica, l'azione prudente ed equilibrata del Governo per contrastare gli effetti della crisi economica globale non aveva e non ha alternative razionali e credibili. Un allargamento della spesa pubblica, come chiede demagogicamente la sinistra, avrebbe infatti avuto effetti controproducenti sulla reputazione dei titoli del nostro debito pubblico nei mercati finanziari internazionali.
In questo anno abbiamo lavorato tanto. Dobbiamo ricordare gli importanti interventi di supporto al reddito, anche al fine di sostenere i consumi; il rafforzamento degli ammortizzatori sociali; le misure in favore delle fasce più deboli, come quelle per accelerare gli investimenti pubblici; il sostegno di settori produttivi, come ad esempio gli incentivi per l'ampio rinnovo degli autoveicoli circolanti nel nostro Paese. Allo stesso modo, ricordiamo le politiche di affrancamento dell'Italia dalla dipendenza dal petrolio e dalle altre fonti energetiche di cui il Paese è carente, potenziando le politiche di autosufficienza attraverso le risorse provenienti dalle fonti rinnovabili e con l'utilizzo dell'energia nucleare. Tutto questo, nonostante le crisi e le difficoltà, evitando politiche economiche e finanziarie fondate sull'incremento delle entrate, senza mettere - lo ribadisco - le mani nelle tasche dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Ancora, sottolineiamo le massicce iniezioni di liquidità al sistema economico, con una forte accelerazione dei pagamenti dei debiti pregressi della pubblica amministrazione, favorita dall'aumento cospicuo delle autorizzazioni di cassa previste dall'assestamento del bilancio per il 2009.
Anche l'esame comparato dell'Italia, rispetto agli altri Paesi componenti l'Unione europea, dimostrano la sostanziale solidità del nostro Paese, in cui, ad esempio, il debito aggregato, cioè la somma del debito pubblico e del debito privato, si colloca al di sotto della media rispetto alle nazioni di riferimento, con una netta inversione di tendenza rispetto, ad esempio, allo scorso decennio. Possiamo sintetizzare l'analisi del sistema Paese nella seguente battuta: una Nazione di famiglie complessivamente virtuose, oggi guidate da un Governo che, consapevole dell'enorme disavanzo pubblico, deve consegnare alle future generazioni un sistema economico forte e stabile.
Per raggiungere questi obiettivi dovrà essere rigorosa l'azione di contenimento della spesa pubblica, con particolare riferimento alla spesa corrente primaria, per ricominciare il percorso verso il risanamento finanziario, a partire dal 2011, a seguito del miglioramento della congiuntura economica che già si intravede dall'inizio del prossimo anno. Gli interventi dovranno essere mirati a migliorare la qualità della spesa, ottimizzando i tempi della pubblica amministrazione e riducendo quei livelli di intermediazione che causano tanti fastidi ai cittadini senza determinare alcun vantaggio. A tal fine, condividiamo pienamente l'indicazione di considerare tra i provvedimenti collegati alla manovra finanziaria il disegno di legge di riforma delle autonomie locali, così come tutti gli altri provvedimenti che recano disposizioni in materia di semplificazione nei rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, sino ad arrivare alla Carta dei doveri delle amministrazioni pubbliche.
Quanto sopra, anche perché siamo - Governo e maggioranza - consapevoli che uno Stato moderno, che recuperi efficienza ed efficacia, necessiti di ordinamenti meno pletorici e più snelli. Non possiamo più permetterci tempi e riti del passato ed è per questo che dobbiamo seriamente impegnarci in un positivo confronto anche nella modifica delle norme e delle consuetudini che regolano i lavori parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Condividiamo particolarmente quanto contenuto nella nostra risoluzione in favore delle famiglie, non soltanto per aumentare Pag. 37la disponibilità economica delle stesse, ma soprattutto al fine di ottenere un sistema di imposizione fiscale basato sul quoziente familiare e, più in generale, tendente ad ottenere concrete misure di sostegno in favore della natalità e delle famiglie stesse (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Sottolineiamo altresì la necessaria riforma del sistema previdenziale oggi non più eludibile, richiesta non soltanto dagli analisti economici ma a viva forza da tutti gli organismi internazionali.
Dobbiamo sottolineare le politiche di sostegno in favore della piccola e media impresa così come quelle misure tese a valorizzare i beni storici, artistici e ambientali del nostro Paese. Condividiamo in pieno l'impegno in favore della tutela per il made in Italy, in tutti i settori del manifatturiero, dalla moda all'agroalimentare, adottando misure di contrasto sempre più efficiente nei confronti della concorrenza sleale che oggi determina perniciose conseguenze nella produzione, nel commercio e nella finanza. Apprezziamo i contenuti del DPEF e le esplicitazioni della nostra risoluzione in materia di infrastrutture e di opere strategiche che consentano i collegamenti tra nord e il sud e tra est e ovest, che integrino a pieno il nostro Paese nel contesto dei grandi corridoi paneuropei e che consentano all'Italia di sviluppare a pieno la propria posizione geografica, centro del Mediterraneo e quindi cerniera tra tre continenti (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Con riferimento al Mezzogiorno, sottolineiamo come il Governo abbia avviato una riforma delle procedure di spesa destinate alle regioni meridionali, in particolare del FAS, al fine di accelerare la spesa e assicurare la realizzazione di infrastrutture strategiche per lo sviluppo del Paese e, mi consenta, signor Presidente, anche per evitare gli sprechi e il malaffare del passato (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania). In questo abbiamo piena fiducia. Il Presidente Berlusconi ha di recente dichiarato: «ora stiamo lavorando con i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dello sviluppo economico, dell'economia e delle finanze, dell'ambiente e degli affari regionali, allo scopo di mettere a punto un piano innovativo per il sud, la cui modernizzazione e il cui sviluppo ci stanno da sempre a cuore, perché significano maggiore benessere per l'Italia». In proposito, il Governo ha annunziato il varo di importanti misure già dal prossimo venerdì e noi abbiamo piena fiducia nel Governo, che sosteniamo convintamente, e nel Presidente Berlusconi, cui riconosciamo il ruolo di garante, unico nella maggioranza e della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
La nostra risoluzione, inserendo nel dispositivo la previsione di un sistema di fiscalità di vantaggio in favore delle imprese che investono nelle regioni meridionali, intende sottolineare con forza l'attenzione nei confronti del Mezzogiorno, nella consapevolezza che una nazione non può essere grande se esistono importanti aree caratterizzate da deficit infrastrutturali e da arretratezza economica.
È per questo che dichiariamo convintamente il voto favorevole sulla nostra risoluzione Cicchito, Cota n. 6-00028, significando con il nostro voto il pieno e reale sostegno alle politiche del quarto Governo Berlusconi, oggi come per l'intera legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, volevo ringraziare gli onorevoli Cicchitto e Cota per aver inserito nella risoluzione di maggioranza un importante paragrafo che riguarda il precariato dei giovani delle Forze armate, gli unici precari dei quali, finora, nessuno si è interessato. Non sono tutelati dallo Statuto dei lavoratori né da altra norma e, dopo anni e anni di lavoro, rischiando anche la vita, come è successo una settimana fa, anche senza Pag. 38demerito sono costretti ad essere espulsi dal mondo del lavoro.
Per effetto delle normative in vigore nei prossimi tre anni, rischiano di andare a casa oltre ventimila giovani che, magari, per sei o sette anni hanno servito la patria anche in territori ostili come l'Iraq ed o l'Afghanistan. Pertanto, sono molto contento che il Governo accetti questa risoluzione che in una parte esplicita la necessità di individuare adeguate misure anche di carattere finanziario a favore dei giovani che, avendo completato il periodo di fermo volontario nelle Forze armate, siano alla ricerca di nuova occupazione, privilegiando in particolare le iniziative volte a favorire il loro transito nel servizio permanente delle forze o delle forze di polizia e più in generale il loro stabile inserimento nella pubblica amministrazione.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione - Doc. LVII, n. 2)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Chiedo ai colleghi di prendere posto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Cicchitto e Cota n. 6-00028 (Nuova formulazione), accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Coscia... Onorevole Traversa... Onorevole Narducci... Onorevole Cesaro... Onorevole Pagano... Onorevole Speciale... Onorevole Pittelli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 489
Votanti 487
Astenuti 2
Maggioranza 244
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 233).
Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario e che il deputato Piccolo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Sono così precluse le altre risoluzioni presentate.
Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2553 e 2554.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Discussione del disegno di legge S. 1555 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra gli Stati membri dell'Unione europea relativo allo statuto dei militari e del personale civile distaccati presso le istituzioni dell'Unione europea, dei Quartieri generali, e delle Forze che potrebbero essere messi a disposizione dell'Unione europea nell'ambito della preparazione e dell'esecuzione dei compiti di cui all'articolo 17, paragrafo 2 del Trattato sull'Unione europea, comprese le esercitazioni, nonché dei militari e del personale civile degli Stati membri messi a disposizione dell'Unione europea per essere impiegati in tale ambito (SOFA UE), fatto a Bruxelles il 17 novembre 2003; b) Accordo tra gli Stati membri della Unione europea relativo alle richieste di indennizzo presentate Pag. 39da uno Stato membro nei confronti di un altro Stato membro per danni causati ai beni di sua proprietà o da esso utilizzati o gestiti o nel caso in cui un militare o un membro del personale civile dei suoi servizi abbia subito ferite o sia deceduto nell'ambito di un'operazione dell'UE di gestione delle crisi, firmato a Bruxelles il 28 aprile 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 2553) (ore 12,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra gli Stati membri dell'Unione europea relativo allo statuto dei militari e del personale civile distaccati presso le istituzioni dell'Unione europea, dei Quartieri generali, e delle Forze che potrebbero essere messi a disposizione dell'Unione europea nell'ambito della preparazione e dell'esecuzione dei compiti di cui all'articolo 17, paragrafo 2 del Trattato sull'Unione europea, comprese le esercitazioni, nonché dei militari e del personale civile degli Stati membri messi a disposizione dell'Unione europea per essere impiegati in tale ambito (SOFA UE), fatto a Bruxelles il 17 novembre 2003; b) Accordo tra gli Stati membri della Unione europea relativo alle richieste di indennizzo presentate da uno Stato membro nei confronti di un altro Stato membro per danni causati ai beni di sua proprietà o da esso utilizzati o gestiti o nel caso in cui un militare o un membro del personale civile dei suoi servizi abbia subito ferite o sia deceduto nell'ambito di un'operazione dell'UE di gestione delle crisi, firmato a Bruxelles il 28 aprile 2004.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2553)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
L'onorevole Narducci, vicepresidente della III Commissione ha facoltà di svolgere la relazione in sostituzione del relatore, onorevole Renato Farina.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i due accordi al nostro esame sono stati stipulati tra gli Stati membri dell'UE al fine di facilitare alcuni aspetti giuridici, procedurali e logistici delle missioni umanitarie di soccorso, di mantenimento e di ristabilimento della pace, di gestione delle crisi, come previsto dall'articolo 17, comma 2, del Trattato sull'Unione europea nell'ambito della PESD.
Il primo e più rilevante dei due accordi concerne lo statuto dei militari e del personale civile che si trovino in posizione di distacco presso le istituzioni dell'Unione europea, nonché lo statuto dei quartieri generali delle forze eventualmente messe a disposizione dell'Unione europea per lo svolgimento dei compiti previsti nell'ambito PESD.
L'accordo riguarda parimenti lo statuto dei militari e del personale civile di ciascuno Stato membro messi a disposizione dell'UE per l'impiego degli ambiti suddetti. La struttura del Trattato ricalca lo schema di analoghi accordi stipulati in ambito Nato come il SOFA. La parte I dell'accordo contiene disposizioni comuni ai militari e al personale civile; essa si compone di un breve preambolo e di 6 articoli.
Il preambolo contiene una clausola di salvaguardia dei diritti e degli obblighi delle parti contraenti l'accordo derivanti da altri strumenti internazionali istitutivi di organi giurisdizionali, in primis lo statuto della Corte penale internazionale.
Gli Stati membri si impegnano a facilitare l'ingresso, il soggiorno e la partenza a fini istituzionali del personale e delle relative persone a carico, mentre dal lato di questi ultimi vige l'obbligo del rispetto delle leggi vigenti nello Stato ospitante, astenendosi altresì da comportamenti contrari allo spirito dell'accordo in esame. La parte seconda dell'accordo riporta disposizioni che si applicano esclusivamente ai Pag. 40militari e ai civili distaccati presso le istituzione dell'Unione europea, i quali godono dell'immunità giurisdizionale in ordine a dichiarazioni, scritti o azioni ad essi riconducibili nell'esercizio delle loro funzioni istituzionali, ma le istituzioni dell'Unione vigilano per evitare un abuso di tale immunità.
La parte terza dell'accordo detta norme applicabili esclusivamente ai quartieri generali e alle forze, inclusi i militari e i civili in essi impiegati. È anzitutto prevista per i quartieri generali e le forze impegnate nella preparazione dei compiti PESD e per il relativo personale l'autorizzazione a transitare e installarsi temporaneamente nel territorio di uno Stato membro, naturalmente con il consenso di quest'ultimo. Particolarmente rilevante è il diritto riconosciuto alle varie unità di personale militare o civile ospitate ad esercitare funzioni di polizia negli ambienti e installazioni di pertinenza dei rispettivi contingenti. Per quanto riguarda i poteri di giurisdizione penale e disciplinare, le autorità dello Stato di origine hanno il diritto di esercitarli sui militari nonché sul personale civile inviati nello Stato ospitante, le autorità del quale ultimo tuttavia hanno a loro volta il diritto di esercizio della giurisdizione sui militare e sui civili ospitati nonché sulle persone a loro carico con riferimento a reati commessi nel territorio dello Stato ospitante e punibili in base alla legge in esso vigente.
In relazionale alle possibili richieste di indennizzo di uno Stato membro verso un altro Stato membro a seguito di danni a cose o a persone conseguenti all'espletamento delle attività connesse alla preparazione e allo svolgimento delle missioni PESD, si prevede la rinuncia a qualsiasi richiesta di risarcimento da parte di uno Stato membro che abbia ricevuto danni a beni di sua proprietà, se il danno è causato da un militare o da un civile dell'altro Stato membro nell'esercizio delle funzioni di cui al presente accordo, ed anche se il danno è causato da un veicolo, natante o aereo utilizzato in relazione ai compiti citati.
È altresì prevista la rinuncia alla richiesta di qualsiasi indennizzo presso uno Stato membro nei casi in cui un militare o un civile sia rimasto ferito o sia morto nell'esecuzione delle sue funzioni ufficiali.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCO NARDUCCI. Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Narducci, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il provvedimento in esame si riferisce a due importanti accordi per facilitare soprattutto alcuni aspetti giuridici, procedurali e logistici delle missioni umanitarie di soccorso che i nostri militari, e non soltanto i nostri, svolgono all'estero. Si tratta di operazioni di peacekeeping, di peace enforcing e di gestione delle crisi, come previsto dal Trattato dell'Unione nell'ambito della politica europea di sicurezza e di difesa, la cosiddetta PESD.
Il più importante dei due accordi riguarda lo status dei militari e del personale civile in posizione di distacco presso le istituzioni europee. Il secondo invece riguarda la richiesta di indennizzo di uno Stato membro verso un altro Stato membro in conseguenza di danni a cose o a persone conseguenti all'espletamento di attività connesse alla preparazione e allo svolgimento di queste missioni.
Si tratta di provvedimenti necessari che rispondono all'esigenza di adempiere ad Pag. 41impegni internazionali, ma anche al rafforzamento della stessa Unione europea.
Va detto che anche nei maggiori Paesi europei questi accordi sono già stati ratificati e per quanto ci riguarda il ritardo, come è noto, è dovuto alla conclusione anticipata della precedente legislatura che ne ha interrotto l'iter di approvazione.
Anche per questo motivo (ma ovviamente non soltanto per questo) il gruppo dell'Italia dei Valori dichiara fin da ora il proprio voto favorevole al provvedimento in esame (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2553)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare in sostituzione del relatore, se lo ritiene opportuno, l'onorevole Narducci, vicepresidente della Commissione affari esteri.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, rinuncio alla replica.
(Esame degli articoli - A.C. 2553)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2553), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare che il gruppo del Popolo della Libertà vota a favore di questo provvedimento che è stato lungamente esaminato in Commissione e a cui sono stati messi anche alcuni appunti a chiarimento del testo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa... Onorevole Pianetta... Onorevole Simeoni... Onorevole Patarino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 471).
Prendo atto che i deputati Reguzzoni D'Antona, Naro, Speciale, Laura Molteni e Distaso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2553), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Castagnetti... Onorevole Galletti... Onorevole Calvisi... Onorevole Napoli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 475
Maggioranza 238
Hanno votato sì 475).
Prendo atto che i deputati D'Antona, Laura Molteni, Cazzola e Distaso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2553), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Saglia... Onorevole Coscia... Onorevole Castagnetti... Onorevole Traversa... onorevole Martinelli... Ministro La Russa...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato sì 482).
Prendo atto che i deputati D'Antona, Laura Molteni e Distaso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2553), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Coscia... Onorevole Traversa... Onorevole Malgeri... Onorevole Bocchuzzi... Onorevole Rossi... Onorevole Galletti...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 489
Votanti 488
Astenuti 1
Maggioranza 245
Hanno votato sì 488).
Prendo atto che i deputati Barbato, Laura Molteni e Distaso hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2553)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedi. Ne ha facoltà.
MARCO FEDI. Signor Presidente, il disegno di legge di ratifica che ci apprestiamo a votare concerne due Accordi tra gli Stati membri dell'Unione europea relativamente allo status dei militari e del personale civile distaccati presso lo stato maggiore dell'unione dei Quartieri generali e delle forze che potrebbero essere messi a disposizione nell'ambito dei compiti di cui all'articolo 17, paragrafo 2 del Trattato sull'Unione europea, comprese le esercitazioni, nonché dei militare e del personale civile degli Stati membri messi a disposizione dell'Unione europea per essere impiegati in ambito SOFA. È un accordo fatto a Bruxelles il 17 novembre 2003 che sicuramente rappresenta un passo avanti nel processo di integrazione europea ed in particolare nell'ambito della politica europea di sicurezza e di difesa.
Un accordo come questo rappresenta un importante completamento per il funzionamento dello strumento di difesa europeo, che presenta forze militari ad esso specificatamente assegnate, in osservanza ai compiti definiti dall'articolo 17, paragrafo 2, del Trattato sull'Unione europea. La ratifica di questo accordo è, quindi, importante per assicurare l'implementazione di una politica di difesa comune, che deve andare sempre più verso la creazione di una difesa comune a livello europeo. Senza intervenire nel merito dei singoli articoli e rilevando che non vi sono oneri aggiuntivi per lo Stato, mi preme ricordare che essi sono funzionali all'esercizio delle Pag. 43attività connesse agli scopi degli Accordi in questione e contribuiscono a creare una coscienza pubblica europea. Basta per tutti citare l'articolo 10, che, al fine di assicurare adeguate garanzie anche nel campo medico, riconosce a favore del personale distaccato l'assistenza sanitaria, compresa l'ospedalizzazione, alle stesse condizioni di quella riconosciuta al personale analogo dello Stato ospitante. La ratifica di questi Accordi, signor Presidente, si inserisce nell'esigenza di una leale cooperazione, in spirito di lealtà e di solidarietà reciproca tra Unione e Stati membri nell'attuazione della politica estera e di sicurezza. Con questo spirito di tensione europeista, oltre che di attenzione al personale distaccato nei luoghi deputati all'esercizio delle funzioni richiamate in questi Accordi, i deputati del Partito Democratico voteranno a favore della ratifica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo solo per confermare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, anche da parte nostra confermiamo il voto favorevole su un provvedimento importantissimo, che rafforza l'Unione europea e permette al nostro personale militare di collaborare più efficacemente all'interno di queste organizzazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.
ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, intervengo molto brevemente per preannunciare il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà e per sottolineare l'importanza di questo provvedimento, che si inserisce nell'ambito della PESD, cioè della politica europea di sicurezza e di difesa. Attraverso questa politica di sicurezza e difesa, l'Unione europea può svolgere missioni al suo esterno per garantire il mantenimento della pace, la prevenzione dei conflitti e il rafforzamento della sicurezza internazionale. Quindi, questo è un passo avanti importante, ossia quello di prevedere e facilitare gli aspetti giuridici, procedurali e logistici delle missioni umanitarie di soccorso, mantenimento e ristabilimento della pace, per consentire anche - questo è un auspicio - che l'Italia si faccia promotrice, nell'ambito del trattato di Lisbona, della possibilità che gli Stati che lo desiderino diano luogo ad una cooperazione rafforzata, cioè quella che nello stesso Trattato di Lisbona è prevista come cooperazione strutturata e permanente, per creare le condizioni migliori per svolgere un'attiva politica europea di sicurezza e di difesa (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2553)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2553, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Traversa, Coscia, Lo Monte, Damiano, Poli...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(S. 1555 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti Accordi: a) Accordo tra gli Stati membri dell'Unione europea relativo allo statuto dei militari e del personale civile Pag. 44distaccati presso le istituzioni dell'Unione europea, dei Quartieri generali, e delle Forze che potrebbero essere messi a disposizione dell'Unione europea nell'ambito della preparazione e dell'esecuzione dei compiti di cui all'articolo 17, paragrafo 2 del Trattato sull'Unione europea, comprese le esercitazioni, nonché dei militari e del personale civile degli Stati membri messi a disposizione dell'Unione europea per essere impiegati in tale ambito (SOFA UE), fatto a Bruxelles il 17 novembre 2003; b) Accordo tra gli Stati membri della Unione europea relativo alle richieste di indennizzo presentate da uno Stato membro nei confronti di un altro Stato membro per danni causati ai beni di sua proprietà o da esso utilizzati o gestiti o nel caso in cui un militare o un membro del personale civile dei suoi servizi abbia subito ferite o sia deceduto nell'ambito di un'operazione dell'UE di gestione delle crisi, firmato a Bruxelles il 28 aprile 2004) (Approvato dal Senato) (2553):
(Presenti e votanti 482
Maggioranza 242
Hanno votato sì 482).
Discussione del disegno di legge S. 1559 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di lotta alla criminalità tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita, fatto a Roma il 6 novembre 2007 (Approvato dal Senato) (2554) (ore 12,50).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di lotta alla criminalità tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita, fatto a Roma il 6 novembre 2007.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2554)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Zacchera, ha facoltà di svolgere la relazione.
MARCO ZACCHERA, Relatore. Signor Presidente, poche parole, visto il clima dell'Aula, semplicemente per relazionare ai colleghi...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Zacchera, al di là del clima dell'Aula, colgo l'occasione del suo intervento per informare l'Assemblea che, come tutti sanno, alle ore 13 è prevista l'informativa urgente da parte del sottosegretario alla Protezione civile; quindi dovremmo cercare insieme di terminare per le ore 13 anche l'esame del disegno di legge di ratifica di questo Accordo. Prego, relatore, prosegua.
MARCO ZACCHERA, Relatore. Sicuramente, Presidente, intervengo soltanto per relazionare all'Aula che ci apprestiamo a sancire questo Accordo tra l'Italia e l'Arabia Saudita.
Consegnerò la relazione limitandomi ad illustrare solo un punto importante. Nell'Accordo si parla anche delle estradizioni di persone che siano sospettate, denunciate o condannate per reati che in Arabia Saudita contemplano la pena di morte. Questo è un tema abbastanza delicato che non può essere sottovalutato perché, evidentemente, non possiamo consegnare ad un Paese amico, peraltro, come l'Arabia Saudita, delle persone che rischiano la pena capitale.
Da questo punto di vista, avevo presentato un ordine del giorno, anche accogliendo i desiderata che erano emersi nella Commissione affari esteri, in modo particolare da parte del collega Mecacci, ma a questo punto, avendo avuto precise assicurazioni da parte del Governo che questi aspetti sono stati considerati a tutti i livelli e venendo incontro anche a delle sentenze che sono state pronunciate dalla giurisprudenza, ritiro il mio ordine del giorno, consegno agli uffici la mia relazione e, Pag. 45auspicando il voto favorevole, invito l'Assemblea ad esprimersi in questo senso.
Signor Presidente, come preannunciato, chiedo dunque che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. Onorevole Zacchera, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Prende atto che l'ordine del giorno è stato ritirato.
Prendo altresì atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Corsini. Ne ha facoltà.
PAOLO CORSINI. Signor Presidente, anche da parte mie brevissime battute. Il mio intervento vale anche come dichiarazione di voto favorevole rispetto alla ratifica di questo Accordo che, come ha chiarito il collega Zacchera - qui, peraltro, voglio prendere atto che il relatore ha presentato in modo estremamente coerente questo testo anche in Commissione -, regola la collaborazione tra i due Paesi contraenti nella lotta alla criminalità in tutte le sue manifestazioni, con particolare riguardo ad alcune fattispecie criminose. Peraltro, noi valutiamo positivamente il fatto che siano previste forme di collaborazione, quali lo scambio di informazioni e di esperienze.
Le preoccupazioni che l'onorevole Zacchera ha già anticipato sono, naturalmente, anche nostre, in modo particolare per quanto concerne il ricorso alla procedura della consegna controllata nei casi di traffico di stupefacenti, di prevenzione e di contrasto al terrorismo, alla criminalità organizzata e al traffico di droga. Non c'è dubbio che ratifiche di accordi di questo genere suscitino interrogativi soprattutto allorquando l'Italia contrae accordi con Paesi che lasciano perplessi in ordine al rispetto degli standard approvati e praticati in Occidente di vita democratica, di rispetto dei diritti civili, di tutela delle garanzie umanitarie.
Pertanto, vogliamo sottolineare con particolare impegno l'interrogativo che l'onorevole Zacchera ha sollevato e che la Commissione, anche in sede di dibattito, ha del tutto condiviso, al di là del fatto che si tratta di Paesi nei quali molte volte la condizione femminile viene profondamente umiliata e le donne vengono sottratte a libertà fondamentali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Vogliamo, quindi, sottoporre al Governo l'impegno affinché guardi con particolare sollecitudine al tema del rispetto dei diritti umani e ai problemi che scaturiscono dal fatto che in Arabia Saudita è tuttora invalsa, nell'ordinamento di questo Paese, la pena di morte.
Questo, naturalmente, non ci impedisce di esprimere una valutazione positiva dell'Accordo che è stato sottoscritto, ma intendiamo, anche in questa sede, ribadire le preoccupazioni che avevamo sollevato già in sede di dibattito in Commissione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, capisco la necessità di rispettare i tempi che ci siamo dati, soprattutto per l'appuntamento sull'informativa del sottosegretario Bertolaso, però il tema, sul quale richiedo un attimo la sua attenzione e quella dei colleghi, se interessati, riguarda il fatto che siamo in presenza di un trattato concluso con un Paese, l'Arabia Saudita, che non è proprio ai primi posti della lista degli Stati attenti al tema dei diritti umani.
Dispiace constatare che, anche stavolta, da quest'Aula non si riesca a mandare un segnale di attenzione in questo senso. Stiamo, infatti, parlando di uno dei tanti Governi con i quali ci troviamo, magari anche giustamente e sensatamente, a stipulare accordi di varia natura.
Si tratta, però, anche di Paesi che si rendono sempre responsabili di violazioni, ampiamente accertate da organismi quali Amnesty International, delle convenzioni Pag. 46internazionali sui diritti umani o che attuano una politica in contrasto con i principi sanciti dalla nostra Costituzione.
Il testo che ci apprestiamo a votare, dunque, sancisce la cooperazione tra i nostri due Paesi in merito alla lotta contro la criminalità. Sebbene si parli anche di sostanze psicotrope e di organizzazioni criminali, è del tutto evidente che l'Accordo, in verità, verte sulla prevenzione e la repressione dei fenomeni terroristici.
Non è un caso che, sebbene l'Accordo sia stato firmato a Roma nel 2007, le consultazioni e i negoziati tra l'Italia e l'Arabia Saudita siano iniziati fin dal 2004, quando eravamo nel pieno della lotta contro il terrorismo.
Ora, l'intento dell'Accordo appare senza dubbio positivo: si parla di scambio di informazioni, di addestramento congiunto, di consegna controllata di stupefacenti, di ricerca dei latitanti e di trasmissione di leggi afferenti la materia della criminalità, però - ecco il punto - proprio per quel che riguarda il terrorismo e lo scambio di informazioni, quello che rappresenta il corpo centrale dell'Accordo, sembra un tantino eccessivo che si debbano pagare, ad esempio, 179 mila euro - questo è il costo del Trattato - per il 2009, 159 mila per il 2010, per ritornare a 179 mila, a regime, nel 2011, per avere informazioni circa organizzazioni o gruppi terroristici, ed in particolare circa le loro fonti di finanziamento, proprio da parte di un Paese, come l'Arabia Saudita, le cui banche non sempre risultano essere così trasparenti.
Inoltre, proprio perché lo scambio è reciproco, mi chiedo se e come consegnare informazioni sulle nostre attività di contrasto al terrorismo ad un Paese dove non sono sconosciuti i fenomeni di corruzione e per il quale non sappiamo se e come vi possano essere commistioni e collusioni tra i vari funzionari ed esponenti dei gruppi eversivi; insomma, da questo punto di vista, mi sembra davvero poco opportuno per quanto riguarda la nostra sicurezza nazionale.
Lo dico, e manifesto questa preoccupazione, pur nella consapevolezza che una disposizione, quella dell'articolo 5, stabilisca che le parti contraenti possono rifiutare, totalmente o parzialmente, la cooperazione, se questa viola la sicurezza e la sovranità, se è in contrasto con i provvedimenti giudiziari emessi sul proprio territorio o mette in pericolo le indagini in corso.
Voglio qui ricordare che, alla fine del maggio scorso, abbiamo ratificato un altro Trattato tra l'Italia e l'Arabia, un Trattato sempre stipulato nel 2007, che prevede lo sviluppo di programmi addestrativi, collaborazione per l'acquisto di equipaggiamenti per la difesa e l'assistenza tecnica, scambi di informazioni nel settore addestrativo e di materiali e forniture di servizi.
Faccio questo richiamo, e ho finito, perché il Trattato di cui discutiamo al momento è legato profondamente a quest'ultimo che ho citato.
Impegnarsi infatti a firmare contratti militari con l'Arabia saudita e vincolarsi a fornire informazioni sulla criminalità dimostra come questo Paese sia un cliente importante dell'industria militare italiana: un cliente tale che lo pone addirittura al di sopra di ogni riflessione sul tema dei diritti umani. Su questo tema - lo ricordo - nell'ultimo anno i dati sono incontrovertibili: nuovi contratti per 22 milioni di euro e consegna materiale di armi per 24. Fra questi vi sono anche commesse europee come gli aerei Eurofighter, realizzati dal consorzio nel quale vi sono imprese italiane come Alenia, del gruppo Finmeccanica. Questi sono solo i primi due aerei che entreranno a far parte della dotazione militare saudita: ad essi ne seguiranno altri 70. Si tratta di una maxi-commessa del valore di miliardi di euro. Proprio questo status dell'Arabia saudita di ottimo compratore e i miglioramenti sul fronte della bilancia commerciale ci hanno probabilmente fatto sorvolare sulle violazioni interne a quel Paese e su quelle internazionali, così come sui possibili indiretti finanziamenti ai movimenti terroristici.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
Pag. 47
FABIO EVANGELISTI. Concludo, signor Presidente.
L'importanza dell'Arabia saudita è tale che vengono trascurate le denunce inascoltate di Amnesty circa le migliaia di persone che, senza aver avuto diritto ad un processo, sono rinchiuse nelle prigioni arabe a causa delle accuse di terrorismo, così come le denunce delle altre organizzazioni umanitarie circa l'utilizzo degli stupri e della tortura come armi lecite; e non risultano condanne esplicite da parte delle nazioni che con essa fanno affari. Lo si vede soprattutto quando all'interno degli accordi non si trova traccia alcuna al rispetto dei diritti umani e della condizione della donna. Ecco dunque che noi ci apprestiamo a ratificare un trattato di cooperazione per aiutare a tenere nelle carceri quegli accusati senza processo.
Noi votiamo dunque a favore di questo provvedimento, lo vogliamo dire con forza: ma lo facciamo senza alcun entusiasmo. Lo abbiamo denunciato in Commissione e abbiamo lavorato perché fosse presentato un ordine del giorno unitario che potesse impegnare il Governo a mantenere alta l'attenzione su questo tema. Ho così anticipato anche la mia dichiarazione di voto finale.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2554)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Zacchera.
Prendo atto che vi rinunzia.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, data la delicatezza delle materie trattate e l'impegno con un Governo con il quale abbiamo una relazione del tutto particolare e specifica, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento. Mi permetto però di dire che il Governo comprende in pieno lo spirito dell'ordine del giorno presentato...
PRESIDENTE. Onorevole, anzitutto la Presidenza consente alla consegna, sulla base dei criteri costantemente seguiti; desidero però dirle anche che l'ordine del giorno cui fa riferimento è stato ritirato.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Sì, signor Presidente. In effetti, dicevo proprio questo: che il Governo comprende in pieno lo spirito dell'ordine del giorno presentato e ritirato dall'onorevole Zacchera, e condivide l'attenzione rivolta al tema della pena di morte. Il Governo apprezza il ritiro dell'ordine del giorno e coglie l'occasione per rinnovare l'impegno ad uniformarsi al dettato costituzionale e ai precedenti giurisprudenziali in tema di pena di morte, nel quadro delle garanzie previste dall'articolo 5 dell'accordo al nostro esame, che prevede fra l'altro il rifiuto della cooperazione quando essa è in conflitto con la normativa nazionale. Desideravo fare queste precisazioni perché restassero agli atti della Camera.
PRESIDENTE. Onorevole sottosegretario, la avverto che, in questo momento, l'onorevole Evangelisti ha presentato un ordine del giorno con un testo simile.
(Esame degli articoli - A.C. 2554)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2554), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Bonaiuti, onorevole Coscia, onorevole Traversa, onorevole De Girolamo, onorevole Meloni, onorevole Damiano, onorevole Galletti, onorevole Latteri.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato sì 478).
Prendo atto che i deputati Testoni e Argentin hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2554), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
L'onorevole Bonaiuti ha votato... onorevole Damiano... onorevole Murer... onorevole Lo Monte... onorevole Berardi, provi di nuovo... onorevole Traversa... onorevole Porcino... hanno votato tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 484
Votanti 482
Astenuti 2
Maggioranza 242
Hanno votato sì 482).
Prendo atto che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2554), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Coscia... onorevole Damiano... onorevole Traversa... onorevole Lo Monte... onorevole Latteri... onorevole Porcino... onorevole Razzi... onorevole Stanca... onorevole Torrisi... gli onorevoli De Girolamo e Traversa hanno votato... onorevole Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 481
Votanti 479
Astenuti 2
Maggioranza 240
Hanno votato sì 479).
Prendo atto che il deputato Reguzzoni ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2554), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa... onorevoli Lo Monte e Latteri... gli onorevoli Damiano e De Girolamo hanno votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 481
Votanti 478
Astenuti 3
Maggioranza 240
Hanno votato sì 478). Pag. 49
Prendo atto che i deputati Porcu e Sarubbi hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che la deputata Argentin ha segnalato che non è riuscita a votare.
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2554)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato non ritirato (Vedi l'allegato A - A.C. 2554).
Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno presentato?
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, rinnovo all'onorevole Evangelisti l'invito a ritirare il suo ordine del giorno n. 9/2554/2 per le ragioni che ho espresso prima nell'apprezzare il ritiro da parte dell'onorevole Zacchera del suo ordine del giorno n. 9/2554/1.
Ho già spiegato qual è la posizione del Governo su questa materia; se l'onorevole Evangelisti dovesse mantenere l'ordine del giorno, per ragioni chiare dovrei esprimere un parere contrario, ma mi sembrerebbe un errore svolgere una votazione su una questione nella quale il Governo è impegnato, nella sostanza, a procedere. Rinnovo pertanto all'onorevole Evangelisti l'invito al ritiro.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2554/2 formulato dal Governo.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, per le motivazioni che ho cercato di esporre nel mio intervento e per i contenuti dell'ordine del giorno, che non contrastano, anzi aiutano, l'azione del Governo, mi permetto di suggerire che almeno possa essere accolto come raccomandazione.
PRESIDENTE. Il Governo?
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2554/2.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che il presentatore non insiste per la votazione dell'ordine del giorno Evangelisti n. 9/2554/2, accolto dal Governo come raccomandazione.
È così esaurito l'esame dell'unico ordine del giorno presentato e non ritirato.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2554)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Prendo atto che gli onorevoli Corsini ed Evangelisti, come da loro già anticipato nel corso dei rispettivi interventi in sede di discussione sulle linee generali, rinunziano ad intervenire in sede di dichiarazione di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo solo per esprimere il nostro voto favorevole e svolgere una brevissima riflessione. Questo Accordo rappresenta certamente un passo in avanti verso l'introduzione in quel Paese di un maggiore rispetto per i diritti umani: non è il compimento di un processo ma un inizio, ed anche per questa ragione esprimeremo un voto favorevole.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2554)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2554, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Porcino... onorevole Damiano... onorevole Lo Monte... onorevole Latteri... Onorevole De Girolamo... onorevole Delfino...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(S. 1559 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione in materia di lotta alla criminalità tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno dell'Arabia Saudita, fatto a Roma il 6 novembre 2007) (Approvato dal Senato) (2554):
(Presenti 475
Votanti 471
Astenuti 4
Maggioranza 236
Hanno votato sì 471).
Prendo atto che il deputato Ciccioli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Informativa urgente del Governo sull'emergenza incendi (ore 13,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'emergenza incendi.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo, interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Tempi aggiuntivi sono attribuiti alle componenti politiche del gruppo Misto.
(Intervento del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, puntualmente, con l'inizio della stagione estiva e con l'arrivo del caldo, si ripropone il problema degli incendi boschivi. Da sette anni a questa parte, stiamo cercando di adottare tutte le misure possibili ed immaginabili per fronteggiare questa piaga e stiamo anche cercando di mettere in pratica quanto previsto dalla legge quadro per lotta agli incendi boschivi (la legge n.353 del 2000), che continua ad essere una buona legge, ma che è stata, per un certo periodo di tempo, in larga parte, inattuata e inapplicata, e che solo nel corso degli ultimi anni stiamo cercando di rendere davvero attuale e operativa.
Vi sono ancora alcune carenze e alcuni ritardi. Vi sono, ovviamente, anche delle difficoltà organizzative e, soprattutto, economiche a livello territoriale, che, evidentemente, impediscono la messa in campo completa ed efficace delle risorse, dei sistemi e delle azioni per fronteggiare la piaga degli incendi boschivi. Contrariamente a quello che si continua a pensare e, soprattutto, a leggere nei giorni immediatamente successivi alle vicende che, a turno, interessano alcune parti del nostro Paese, soprattutto...
PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario Bertolaso, chiederei agli onorevoli Vignali, Beccalossi e Corsaro di spostarsi, per far svolgere al sottosegretario il suo intervento.
Prego, signor sottosegretario.
GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. La ringrazio, signor Presidente. Dicevo che contrariamente a quello che si pensa, gli incendi boschivi, quando si verificano, si spengono a terra, si spengono con l'intervento delle squadre di terra, si spengono con l'impegno, con la presenza, il coordinamento e, ovviamente, con le risorse che debbono essere assicurate al Corpo nazionale dei vigili del fuoco, al Corpo forestale dello Stato e a tutte le organizzazioni di volontariato che concorrono nella lotta agli incendi boschivi.
Da sempre, il concorso aereo, garantito dallo Stato, è un'aggiunta, un aiuto, che Pag. 51deve andare ad integrare e completare l'organizzazione dei servizi antincendio che deve aver luogo - come ho detto - a livello territoriale e da terra.
Purtroppo è sempre più frequente l'abitudine all'idea che invece gli incendi boschivi si possano spegnere solamente con l'intervento aereo. Quando osserviamo polemiche che vengono sollevate sull'eventuale ipotetico ritardo dell'arrivo dei Canadair, ci si dimentica che la flotta aerea dello Stato concorre, è presente strategicamente in diverse basi aeroportuali ed ha bisogno di tempi tecnici necessari (dalla messa in moto al decollo, e poi al raggiungimento dell'obiettivo). Se si ritiene che l'intervento di un'ambulanza a livello territoriale sia accettabile nell'arco di 20-25 minuti da quando è stata chiamata al 118, mi pare che sia impossibile immaginare che un aereo deputato al servizio antincendi boschivi possa comprimere tempi del genere, quando fino ad alcuni anni or sono l'arrivo dei Canadair sul fuoco avveniva dopo due, tre, quattro ore dal momento in cui veniva richiesto il concorso. Oggi mediamente i nostri velivoli, tranne che in giornate davvero eccezionali, raggiungono il punto di intervento (a meno che non sia, ovviamente, distante 500 chilometri dall'aeroporto di origine) e la zona del fuoco nell'arco fra i 30 e i 45 minuti. Mi pare che sia un risultato straordinario, che tra l'altro ci viene riconosciuto anche a livello europeo come quello che garantisce l'intervento più rapido, più efficace e più utile.
Al di là di questi ragionamenti di carattere generale, fornirò alcune indicazioni di carattere particolare su quella che è la vicenda degli incendi boschivi che ha interessato non solo la Sardegna, ma gran parte del centro-sud nei giorni dal 23 al 26 luglio scorsi. Sapevamo che stava arrivando una forte ondata di calore, ne ha parlato ampiamente tutta la stampa italiana. Da lunedì 20 luglio avevamo già cominciato a emanare comunicati stampa, segnalando il rischio di forte caldo e di vento di scirocco da sud in alcune regioni italiane abitualmente oggetto della piaga degli incendi boschivi. Non abbiamo quindi trascurato ogni minuto dal 20 luglio in poi per continuare a ribadire l'esigenza della massima attenzione su quelli che erano i possibili rischi sul territorio.
Il nostro centro funzionale centrale, che è la cabina di regia delle previsioni meteorologiche per quello che riguarda gli effetti al suolo in Italia, ha emesso dal 22 luglio fino al 26 quotidiani bollettini di criticità, ribadendo alle regioni, ai Vigili del fuoco, al Corpo forestale, agli uffici territoriali, a tutte le varie aziende autonome e statali interessate l'allarme sulla situazione di rischio di incendio boschivo, concentrando la propria attenzione e le proprie preoccupazioni proprio sulla Sardegna. Sappiamo quello che è accaduto dal 23 luglio fino al 25-26 luglio. Il 23 è sicuramente stata la giornata più difficile per due ragioni, perché soffiava forte scirocco ed era la prima giornata di crisi, la prima giornata nel corso della quale inevitabilmente qualche struttura sul territorio (che forse non aveva creduto ai nostri continui bollettini di criticità) ha avuto qualche minuto di ritardo nell'organizzare la risposta. È sintomatico il fatto che nei giorni 24, 25, e 26 luglio tutti gli interventi e le azioni sono stati molto più rapidi, meglio coordinati, più tempestivi e più efficaci, a riprova del fatto che sono sempre i primi momenti, i primi minuti di una qualsiasi emergenza quelli più critici, in cui c'è bisogno di una massima attenzione e di una vera e propria capacità di risposta immediata da parte delle organizzazioni deputate al soccorso o alla gestione dell'emergenza.
Dei 19 incendi che ci sono stati il 23 luglio nelle regioni italiane, incendi seri che hanno richiesto l'intervento della flotta aerea dello Stato, 14 hanno interessato la Sardegna. Sappiamo quello che è accaduto nel comune di Pozzomaggiore, in provincia di Sassari (dove un pastore ha perso la vita), nel comune di Mores, sempre in provincia di Sassari, ad Arbus, a Porto San Paolo in provincia di Olbia-Tempio, a Padru, e in altre località del centro-nord della Sardegna. Vi sono state Pag. 52situazioni di grande criticità, con incendi con fronti di uno o due chilometri e anche più di larghezza.
Siamo intervenuti il più rapidamente possibile, e vorrei segnalare e ricordare che la flotta aerea dello Stato non ha la palla di vetro e, pertanto, non interviene sapendo che c'è un incendio nella provincia di Sassari piuttosto che nella provincia di Trapani. La flotta aerea dello Stato interviene su chiamata della struttura regionale che ha il compito di coordinare gli interventi sugli incendi nel proprio territorio. È la struttura regionale che ha la responsabilità di capire quali sono gli incendi che possono essere gestiti, fronteggiati e spenti da terra, e, invece, quelli che sono gli incendi che richiedono da subito un immediato intervento della flotta dello Stato per cercare di evitare che l'incendio si possa propagare e vada anche ad interessare eventuali insediamenti urbani, con rischi per le persone.
La flotta aerea dello Stato interviene pertanto sulla base di schede standardizzate che vengono mandate per via telematica o con altri sistemi tecnologici al centro operativo unificato aereo della Protezione civile, che ha base qui a Roma. Noi, dunque, interveniamo sulla base delle richieste e delle chiamate. È ovvio che conoscendo bene il nostro Paese e conoscendo bene le vulnerabilità delle varie strutture che lavorano con fatica e impegno sul territorio, sapendo, ad esempio, quanto stava per accadere il 23 luglio, avevamo dislocato la nostra flotta in modo strategico, cercando quindi di garantire la copertura di intervento più vasta e più efficace possibile, in Sardegna e non soltanto. Infatti, per il 23 luglio il rischio era molto elevato anche in Sicilia, in Calabria, in Puglia, in Campania e in altre regioni della costa tirrenica e, quindi, l'imponente - vorrei dire - schieramento dei nostri mezzi aerei, che tra poco vi leggerò, era spalmato su tutto il territorio italiano a rischio in modo da garantire la copertura di qualsiasi situazione emergenziale. Questo è accaduto il 23 luglio, ed è accaduto il 24 luglio, quando gli incendi sono continuati in Sardegna, e molti erano incendi che si erano sviluppati il giorno precedente e che durante la notte avevano continuato purtroppo la loro attività e, quindi, ce li siamo ritrovati in eredità anche il 24 luglio, con altri incendi che si sviluppavano nel frattempo, soprattutto nella provincia di Oristano.
Tali incendi sono continuati anche il 25 luglio, interessando non più soltanto la Sardegna ma anche altre regioni: in Sicilia, il 25 luglio, ci sono stati 16 incendi; 6 in Calabria; 2 in Puglia; 2 in Basilicata; uno nel Lazio. Il 25 luglio, in particolare, vi è stata a Budoni, in provincia di Olbia-Tempio, una situazione particolarmente critica, dove si è determinata anche l'evacuazione della frazione di San Pietro, con alcuni turisti che sono stati interessati, ma si è trattato di un'evacuazione gestita dalle strutture di terra in modo efficace. Anche la provincia di Reggio Calabria è stata interessata dagli incendi. Il 26 luglio la situazione lentamente è rientrata sotto controllo. L'unica situazione critica in Sardegna ha riguardato il comune di Sant'Antioco, dove vi è stata l'esigenza di assistere i bagnanti sorpresi dalle fiamme in una spiaggia, ma la Capitaneria di porto, con le sue motovedette, è riuscita ad intervenire in modo tempestivo.
Ho detto che la legge affida inequivocabilmente alle regioni l'attività di prevenzione, previsione e anche la lotta attiva al fuoco, che comprende pertanto tutte le attività di ricognizione, sorveglianza, avvistamento, allarme e spegnimento, con mezzi a terra e mezzi aerei. Il dipartimento, come vi ho detto, fornisce il supporto con la flotta aerea dello Stato. Nei tre giorni ai quali mi sono riferito, come flotta aerea dello Stato, abbiamo volato la metà di tutte le ore di volo che sono state sino ad oggi utilizzate per andare a spegnere incendi in giro per l'Italia. A fronte di 1.426 ore di volo che i nostri Canadair e i nostri elicotteri hanno compiuto in giro per l'Italia, 700 ore hanno riguardato i giorni dal 23 al 25 luglio.
Il 23 luglio avevamo schierato in Italia una flotta composta da 15 Canadair, 13 CL-415 dell'ultima generazione, dotati di tutte le tecnologie moderne per il volo, 2 CL-215 Pag. 53forniti dal meccanismo europeo di protezione civile, che avevamo richiesto anticipatamente proprio perché sapevamo che sarebbero state giornate critiche. Inoltre, anche elicotteri: 4 S-64, che sono gli elicotteri più grandi del mondo e che hanno una capacità di sgancio di 8 mila litri d'acqua ad ogni intervento, 1 CH-47 dell'esercito, 5 AB-412 del Corpo forestale dello Stato e dell'Aeronautica, 3 AB-212 dell'aeronautica e dei vigili del fuoco, 1 NH-500 della forestale e 1 AB-205 della Guardia costiera. A questi si devono aggiungere 8 Firebox, che sono nuovi aeroplani che abbiamo chiesto in affitto (sono idrovolanti monomotore che noi chiamiamo metà Canadair, perché volano in coppia e 2 Firebox portano il quantitativo d'acqua che un Canadair è in grado di sganciare) e che abbiamo collocato in posizione strategica in alcune regioni del nostro Paese, dove possono intervenire rapidamente ed efficacemente.
Per le richieste che sono state formulate dalla regione Sardegna in particolare il 23 e il 24 di luglio sono stati impiegati 12 Canadair, a fronte dei 15 disponibili, più un elicottero Augusta-Bell 205. Questi 12 Canadair di fatto hanno effettuato 61 missioni, volando per 124 ore e sganciando due milioni trecentomila litri di estinguente, soprattutto ovviamente acqua. Quindi, per la sola regione Sardegna, la regione di maggior impegno, è stata impiegata una media di più di dieci aeromobili per giorno, che rappresenta un record assoluto per quelle che sono le attività della flotta aerea dello Stato italiano, il quale, vorrei segnalarlo, oggi possiede una flotta aerea tra le più moderne e complete che esistano sicuramente nel bacino del Mediterraneo.
Gli aeroplani e i Canadair che hanno volato in Sardegna in quei due giorni sono lo stesso numero di Canadair che volavano in Italia il 24 luglio del 2007: lo ricorderete tutti, quel giorno del 2007 è stato il giorno più caldo del secolo, non solo di questo ma anche di quello passato, e abbiamo avuto più di 100 incendi in tutta Italia, uno più drammatico dell'altro, e abbiamo avuto purtroppo numerose vittime, soprattutto a Peschici, sul Gargano, quando i bagnanti furono sorpresi sempre dal vento di scirocco lungo la costa tra Vieste e Peschici.
Lo stesso numero di Canadair che vi era quel giorno in tutta Italia in questi due giorni vi è stato in Sardegna, perché nel corso di questi due anni abbiamo comprato altri quattro Canadair, grazie anche all'intervento del Parlamento, che nella legge finanziaria di due anni or sono, nonostante alcune resistenze, volle stanziare 100 milioni di euro per l'acquisto di nuovi Canadair, che si sono dimostrati più che utili anche in questi frangenti, andando a spegnere incendi e risolvendo situazioni che altrimenti sarebbero state molto più critiche e molto più difficili da fronteggiare.
Come ho detto e ripeto vi sono state alcune carenze: sono carenze che derivano dalla mancata e completa attuazione degli indirizzi operativi che il Presidente del Consiglio dei Ministri - qualunque Presidente del Consiglio dei Ministri - in quanto responsabile unico della protezione civile, da otto anni a questa parte, firma all'inizio della stagione estiva ed in cui dà tutte le indicazioni alle regioni e agli altri Ministeri interessati per fronteggiare al meglio e al massimo la piaga degli incendi boschivi.
Per quel che riguarda in particolare la Sardegna, non posso non ricordare l'esercitazione che l'anno scorso abbiamo voluto effettuare in Sardegna, la «Sardinia 2008», che è stata la più grande esercitazione europea di lotta agli incendi boschivi, nel corso della quale abbiamo coinvolto tutte le forze italiane, la Marina militare attraverso la nave San Giorgio, i vigili del fuoco e i forestali di Francia, Spagna, Portogallo e la flotta aerea di Canadair di questi Paesi che ho citato e in più anche della Grecia, proprio per cercare di fare un'operazione congiunta di carattere europeo. Ovviamente gli incendi non conoscono confini e possono interessare, come è accaduto in passato, anche diversi Paesi nello stesso momento e vi è un meccanismo che definirei molto bello di cooperazione e collaborazione tra i vari Paesi, che si prestano i Canadair a seconda Pag. 54delle situazioni di crisi e difficoltà che possono riguardare un Paese piuttosto che un altro.
Il 23 di luglio, purtroppo, non abbiamo potuto chiedere aiuto (al di là dei due Canadair che ci ha fornito l'Unione europea), perché, come sapete e come ricordate, in Spagna vi sono stati otto morti fra i Vigili del fuoco per incendi boschivi, in Francia, Marsiglia era circondata dalle fiamme, la Corsica altrettanto e, come avete visto anche in televisione negli ultimi giorni, Atene è già, di nuovo, circondata dalle fiamme. Quindi, è una situazione critica che non riguarda solo l'Italia. Forse, potremmo aggiungere che l'Italia, tutto sommato, se l'è cavata, fino ad oggi, meglio di quanto sono riusciti a fare altri Paesi circostanti.
Le difficoltà della Sardegna derivano anche da un processo, in corso, di riorganizzazione della Protezione civile regionale. Vorrei ricordare che, dopo la tragedia dell'alluvione di Capoterra, il 31 ottobre dell'anno scorso, con l'ordinanza n. 3711, su richiesta del presidente Soru, avevamo inserito in un'ordinanza la norma che consentiva al commissario per l'emergenza di Capoterra, presidente della regione Sardegna, la possibilità di porre in essere i necessari adempimenti, anche organizzativi, per assicurare un'adeguata efficienza operativa nel settore della Protezione civile regionale.
Quindi, era condiviso anche dal precedente governo della regione Sardegna il fatto che, a livello regionale, vi fosse bisogno di una riorganizzazione di quella struttura. Segnalai al presidente Soru, quando arrivai quella mattina a Capoterra insieme a lui, che era il caso di rivedere l'impianto organizzativo. Non vi è nulla di peggio - e, purtroppo, in Sardegna è accaduto nel passato - di avere diverse teste che si occupano della stessa materia e pretendono di prendere decisioni che, magari, confliggono l'una con l'altra. Questo può accadere in qualche ambito, ma sappiamo bene che non può accadere nell'ambito dell'emergenza e della protezione civile.
Un altro articolo della stessa ordinanza che sto leggendo, recitava che la regione autonoma della Sardegna è, altresì, autorizzata allo sviluppo ed al rafforzamento, anche con oneri a carico delle risorse di cui al Fondo regionale per la Protezione civile, del Centro funzionale regionale per i diversi settori di rischio e della sala operativa integrata regionale di protezione civile. Ciò proprio perché avevamo riscontrato - e il presidente Soru era d'accordo - delle carenze obiettive e organizzative in quell'ambito. Quindi, credo che neanche all'attuale giunta regionale debba essere imputata questa situazione di carenza organizzativa che, però, è in fase di risoluzione. È ovvio che, come è successo nella Protezione civile nazionale, anche a livello regionale, non si può pretendere di organizzare qualcosa in cinque o sei mesi. Pertanto, scontiamo un po' anche l'attività di organizzazione a livello territoriale di tutta la complessa questione.
Un ulteriore dato di fatto, come dicevo, è che le diverse strutture presenti sul territorio - statali, regionali e locali - hanno avuto dei problemi di coordinamento. In particolare, non posso non segnalare il fatto che, soprattutto fra gli uffici territoriali del Governo e l'amministrazione regionale, non vi è stata sempre quella sinergia e quel collegamento, che servono a tutti i costi nel momento in cui ci si deve organizzare per gestire l'emergenza. Questo causa inevitabili piccoli ritardi nella richiesta dell'intervento aereo. La regione Sardegna, tramite il suo presidente, contesta quanto sto dicendo. Mi riservo eventualmente di lasciare agli atti anche la lettera che mi ha scritto il presidente Cappellacci, perché non vi è nulla di personale, sono i fatti che contano.
Alla Protezione civile nazionale, lavoriamo ventiquattro ore al giorno. Il Centro operativo unificato lavora ventiquattr'ore al giorno. Pertanto, alle cosiddette effemeridi, che sono, di fatto, l'alba e il tramonto, i nostri funzionari sono pronti ad intervenire e i nostri piloti sono pronti a decollare all'alba o atterrare al tramonto. Anche in quei giorni, è accaduto che le Pag. 55richieste di intervento, ad esempio, da parte della regione Toscana, colpita da un importante incendio a Cortona, siano pervenute alle 5,45 del mattino. Quindi, alle 6,15, già erano presenti sul posto alcuni nostri velivoli per spegnere anche quell'incendio.
Se le richieste da un'altra regione ci arrivano alle sette del mattino, si perde un'ora, un'ora e un quarto che, invece, potrebbe essere importante per garantire una risposta ancora più efficace in quelle situazioni.
Concludo ricordando che, proprio a seguito della grande emergenza del 2007, riuscimmo, con la dichiarazione dello stato di emergenza su scala nazionale, a porre in essere importanti passi in avanti nella concreta attuazione della legge n. 353 del 2000, la legge quadro in materia di incendi boschivi. Si dice sempre che se non si provvede all'istituzione del catasto non si riesce a contrastare efficacemente la lotta agli incendi boschivi. Con l'ordinanza di due anni fa riuscimmo ad imporre la predisposizione del catasto delle aree percorse dal fuoco in tutti i comuni del centro-sud. Commissariammo, in qualche modo, anche le regioni, perché affidammo ai prefetti il compito di costringere i sindaci a istituire il catasto delle aree percorse dal fuoco che, come sapete, è la condicio sine qua non per poi proibire di costruire, proibire il pascolo, proibire la caccia, proibire insomma qualsiasi attività che potrebbe trarre dei benefici da un eventuale incendio.
Il catasto è stato istituito in tutta Italia ed è stato un grande successo. Nel Lazio tutti i comuni oggi hanno il catasto delle aree percorse dal fuoco e hanno anche i piani di emergenza per la gestione di eventuali criticità dovute ad incendi. Quando si verificò l'incendio di Peschici, il 23 luglio del 2007, il comune di Peschici non aveva il piano comunale di emergenza, quindi nessuno sapeva come si doveva andare a soccorrere i bagnanti sulla spiaggia, che furono sorpresi dalle fiamme alle loro spalle e si dovettero buttare in acqua, in attesa che qualcuno li andasse a prendere.
La regione Sardegna, al 30 settembre 2008, aveva completato solo nell'11 per cento dei comuni l'adozione del catasto e solo il 21 per cento di quei comuni aveva redatto un piano di emergenza. Nessuno dei comuni che ho citato prima, interessati dall'emergenza degli ultimi giorni, a nostra conoscenza aveva adottato il piano comunale di emergenza. Questi sono fatti che, ovviamente, sono in grado di dimostrare, ma - per amor di verità - segnalo che nella lettera che il presidente mi ha inviato questa mattina si afferma che su 377 comuni, 126 hanno oggi adottato il piano comunale di emergenza e 296 sono dotati del catasto delle aree percorse dagli incendi. Se questi numeri sono reali, si tratta di un passo avanti importante che aggiorna i dati che avevo a disposizione, che, come ho detto, risalgono al settembre dello scorso anno.
Per concludere, credo che si sia verificata una situazione di grande drammaticità, molto difficile e sicuramente per la Sardegna sono stati i tre giorni più duri degli ultimi 20 anni, ma indubbiamente si può fare ancora meglio e si può intervenire soprattutto per garantire una attività di prevenzione più efficace, per attivare sistemi di sorveglianza a vista sulle aree più a rischio in grado di segnalare immediatamente possibili fenomeni di incendio e per stringere rapporti di collaborazione tra le diverse regioni. Il nord Italia è interessato dagli incendi durante l'inverno, il centro-sud durante l'estate. Abbiamo più volte sollecitato accordi e gemellaggi tra le organizzazioni di volontariato del nord Italia, affinché lavorino nel centro-sud durante l'estate. Quest'anno solo la regione Piemonte e la regione Puglia hanno stipulato un accordo in tal senso e il Gargano oggi è anche tutelato dai volontari della lotta agli incendi boschivi della regione Piemonte. Negli anni passati avevamo intrapreso iniziative analoghe in Sicilia e anche in Sardegna; è ovvio che dipende dalle realtà regionali la volontà di organizzare questo genere di interventi (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania e Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).
(Interventi)
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cicu. Ne ha facoltà.
SALVATORE CICU. Signor Presidente, proprio ieri, come il sottosegretario Bertolaso sa, c'è stata una cerimonia che risale al 28 luglio 1983, quando andarono distrutti 18 mila ettari di boschi e macchia a Curraggia e morirono nove persone. Ventisei anni dopo ci troviamo ad ascoltare un'informativa rispetto ad un altro grande dramma che vede 25 mila ettari di terreno e cioè l'intero territorio sardo ancora una volta, percorso da roghi e dal dramma della morte, abbinato anche al dramma della morte dei progetti di vita sia delle aziende sarde, già in ginocchio a causa di un sistema agricolo fallimentare, sia dei nostri allevatori, che hanno visto centinaia e migliaia di animali morti.
Un bollettino che oggi non consente, credo, un esclusivo rimbalzo tra le diverse responsabilità. Credo che invece oggi sia, forse, la giornata per dirci cosa si può fare, cosa di meglio si può realizzare attivando una sinergia e un'organizzazione migliori, allo scopo di realizzare condizioni vere di risposta. Infatti, inevitabilmente, resta un dubbio (che, naturalmente, non vuole essere una critica né un atto di accusa, questo lo voglio precisare in maniera determinata e costruttiva) di fronte a una organizzazione così precisa, a un intervento così immediato, a una situazione che ci vede ai primi posti europei anche con riferimento al numero di Canadair nonché rispetto a una dichiarazione del sottosegretario circa il fatto che l'intervento immediato è quello terrestre ed è quello che poteva realizzare le condizioni migliori di soluzione di questo dramma. Sembrerebbe però che tutto questo rappresenti uno schema diverso perché se l'intervento fosse stato adeguato, 25 mila ettari, ossia tutta la Sardegna, non brucerebbero. Non voglio dare colpe o responsabilità a nessuno ma inevitabilmente una riflessione chiara, forte, precisa e determinata va affrontata. È evidente che ci si può muovere lungo diverse direttive, a cominciare dalla rivisitazione della legge 21 novembre 2000, n. 353 e del problema della prevenzione, della norma, della sanzione. È chiaro che questi incendi non hanno solo una casualità o proceduralità naturale ma anche degli aspetti che sono dolosi. Sappiamo bene che c'è stata una situazione di questo genere e che sono in corso delle indagini in queste ore che, per fortuna, stanno cominciando a individuare dei responsabili. Ma c'è anche la necessità di quella prevenzione che giustamente e correttamente il sottosegretario ha citato e cioè che i comuni della Sardegna si dotino immediatamente di piani veri, efficaci e validi che realizzino...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
SALVATORE CICU. ...la condizione di prevenzione migliore. È evidente che il mio messaggio rispetto al tempo che ho avuto non possa esser completo. Credo che debba comunque essere sottolineato un altro aspetto: sappiamo che tutti gli operatori regionali e nazionali hanno sicuramente dedicato competenza e professionalità e per questo li ringraziamo per l'attività svolta in un momento così drammatico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Realacci. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Signor Presidente, il sottosegretario Bertolaso sa che consideriamo il sistema di Protezione civile un punto essenziale per la sicurezza del Paese e lo consideriamo un bene comune, che attraversa i Governi, le maggioranze e che richiede un altissimo coordinamento fra le funzioni nazionali del corpo di Protezione civile, le strutture territoriali, i vari corpi dello Stato, una catena di comando unificata. Lo ha ricordato il sottosegretario Bertolaso: è un problema che emerse anche in occasione dei drammatici fatti pugliesi di qualche tempo fa e che, al tempo stesso, richiede Pag. 57una attenzione che deve durare 365 giorni all'anno, non soltanto nelle giornate dell'emergenza.
Quindi, noi non siamo qui solo per prendere atto delle rassicurazioni che ci vengono date sul buon funzionamento del servizio a livello nazionale, ma anche per discutere di che cosa non ha funzionato e per capire che cosa si possa correggere. Più volte il sottosegretario Bertolaso ha confermato che c'è stato ritardo nella comunicazione della gravità degli incendi. C'è stata una assenza di coordinamento, che ha radici antiche se c'era una delega in questo senso a iniziative straordinarie alla precedente presidenza della regione, che sarà rimasta anche in carico all'attuale presidente della regione.
Pertanto, quello che noi chiediamo al Governo e al sottosegretario Bertolaso - non solo in quanto responsabile della Protezione civile, ma in quanto esponente di questo Governo - è superare i limiti che ci sono stati e che, purtroppo, in questo caso hanno portato non solo ad un rilevante danno dal punto vista ambientale, ma anche a due vittime che siamo chiamati a piangere e che avremmo voluto francamente non dover onorare. Al tempo stesso, vorremmo cercare di capire se quanto avvenuto ha a che vedere con una condizione che sicuramente c'è stata dal punto di vista climatico particolare oppure, con la situazione di quest'anno, segna una inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti in cui c'è stata una sistematica riduzione degli incendi in quella regione, come pure a livello nazionale.
Se c'è stato qualche problema dal punto di vista della catena di comando e dello spoil system va affrontato. Occorre, inoltre, affrontare a livello generale (il problema non riguarda solo la Sardegna) la questione della messa in sicurezza del nostro Paese dal punto di vista degli incendi. Il sottosegretario Bertolaso sa bene - lo ha ricordato - che questo Parlamento lo ha sempre sostenuto in ciò: sia con il decreto-legge del 2007, con le norme che lui ricordava, che noi sostenemmo anche contro il parere di alcune regioni e degli enti locali meridionali, per quanto riguarda la compilazione del catasto degli incendi, sia per quanto riguarda i finanziamenti necessari per l'acquisto della flotta aerea, perché siamo convinti che questa partita richiede mezzi tradizionali sempre più integrati fra di loro e nuove tecnologie, fino a quelle satellitari.
Da questo punto di vista, è necessario andare avanti. Lei ha ricordato i dati sulla Sardegna. Anch'io ricordavo l'indagine compiuta dalla Protezione civile insieme alla Legambiente, in cui si dice che molti sono i comuni sardi ancora non dotati di un catasto degli incendi e che non aggiornano tale catasto, che è un elemento essenziale come deterrente rispetto a iniziative speculative sul fronte degli incendi. Moltissimi sono i comuni italiani in cui, nonostante l'insieme delle leggi del 2000, non vi è il catasto degli incendi, ma le attività di informazione, formazione, avvistamento, creazione di una sinergia tra i corpi dello Stato, a cui va la gratitudine di tutti (dai Vigili del fuoco, al Corpo forestale, al sistema di volontariato), per ottenere il massimo dell'efficienza. Sono un parlamentare toscano: nella mia regione questo funziona abbastanza, ma ciò non significa, come ricordava lei, che non ci siano incendi, ma che questa integrazione ha prodotto una drastica riduzione degli incendi.
PRESIDENTE. Onorevole Realacci, la prego di concludere.
ERMETE REALACCI. Infine, sottosegretario Bertolaso, vorrei dire una cosa. Ha ragione l'onorevole Cicu: occorre colpire i criminali che lucrano sul sistema degli incendi. Da questo punto di vista vorrei rivolgere un accorato appello a questo Parlamento e alla maggioranza. C'è una pausa di riflessione sulla vicenda che riguarda le intercettazioni telefoniche. Se la legge però fosse approvata nel testo attuale, il contrasto alla criminalità, alle ecomafie, allo smaltimento illegale di rifiuti e a chi aggredisce il nostro patrimonio forestale, attraverso l'utilizzo di intercettazioni, per combattere questi criminali Pag. 58risulterebbe fortemente indebolito e quello che è accaduto in Sardegna si moltiplicherebbe in futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.
ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, signor sottosegretario, sarò rapido. Giusto un anno fa andavo a vedere in maniera ufficiale con i cittadini di Peschici che cosa fosse successo l'anno prima, nel luglio 2007.
Quando c'è un incendio, rimane un paese desolato, un passaggio quasi lunare e ti rendi conto di quale sia il danno reale. In quell'occasione ci furono anche due morti e fu un episodio che ci fece riflettere anche in Commissione, con la Protezione civile e tutti i soggetti interessati, su che cosa bisognasse fare dopo.
Prendendo spunto dall'informativa resa dal sottosegretario Bertolaso, che poi continuerà anche in Commissione fra poco, dobbiamo metterci in testa che forse sarebbe opportuna una revisione della legge n. 353 del 2000 su alcune competenze. Nella parte introduttiva Bertolaso ha detto che inizialmente sono quelli a terra che ci devono dare una mano per poi fare in modo che i Canadair e i mezzi aerei possano fare il loro mestiere. A terra c'è una serie di competenze: ci sono gli incendi di interfaccia e non è chiaro chi debba intervenire quando ci sono di mezzo abitazioni o anche fabbricati industriali. C'è un problema di competenza: la Liguria e altre regioni hanno accorpato per esempio negli assessorati tutte le competenze specifiche, per evitare che anche la politica faccia pasticci e confusione. In certe regioni di questo Paese si tende a fare quasi volutamente confusione dal punto di vista politico.
Credo che servano una serie di norme anche sul catasto degli incendi, per evitare che questi possano essere oggetto di lucro e per dare un segnale forte da parte dello Stato. Dobbiamo fare una riflessione completa e credo che il primo passaggio da fare sia questo: a settembre mettiamoci a riscrivere la norma e vediamo come possiamo renderla veramente operativa. Poi, parlando prima con il collega Crosio e vantandomi di ciò che viene fatto in Valtellina, viene da pensare che riuscire a trasportare gli stessi esempi in tutta Italia sia una cosa impossibile, però abbiamo visto che quando c'è la buona volontà, ci vorrà tempo, ma un segnale si può anche dare. L'importante è che ci mettiamo in testa che questo Paese non è tutto unico, ci sono in alcuni settori purtroppo divisioni epocali, storiche e frammentazioni incredibili. Però cominciamo a seguire gli esempi che funzionano e non sempre quelli che non funzionano. Questo è un esempio che funziona, sarebbe opportuno cominciare a seguirlo.
Bisogna farlo anche sulle forze che vengono chiamate in causa; è un altro di quei problemi enormi su cui dovremo riflettere. La forestale, è vero che rispetto alle 300 mila unità della Francia (la quale però considera una serie di volontari e ausiliari) ha solo 8.500 unità ufficiali; ma poi se si va a vedere, ne ha 11 mila di fatto in Calabria e 30 mila in Sicilia. Quando in tutta la Lombardia ce ne sono 1.250, meno di 1.000 in Emilia Romagna con l'Appennino, e 30 mila in Sicilia e 11 mila in Calabria, vuol dire che c'è qualcosa che non funziona. Questo è un Paese nel quale non possiamo più piangere per la mancanza d'organico, ma dobbiamo piangere perché lo sprechiamo in mille rivoli. È inutile continuare a dire che non ha funzionato qualcosa; qui non funziona niente.
Cominciamo a metterci in testa che ci vuole coraggio, che vuol dire non più posti garantiti perché si ha l'amico dell'amico, ma dobbiamo cominciare a dire che c'è un territorio che ha bisogno di essere tutelato e curato, lo abbiamo distrutto troppo in sessant'anni e, se vogliamo farlo, bisogna avere coraggio a partire dai noi stessi legislatori.
Chiedo un impegno anche al Partito Democratico in questo caso, credo di avere la disponibilità del sottosegretario Bertolaso per fare questo percorso: a settembre seriamente mettiamoci a scrivere una misura Pag. 59legislativa tutti insieme, perché questi episodi rischiano di protrarsi anche negli anni successivi. E finché la macchina funziona, come in molti casi, siamo bravi e veniamo a dire che lo siamo, anzi non lo veniamo neanche a dire perché in quel caso non c'è neanche l'informativa per dire che siamo bravi. Quando qualcosa non funziona, ci vuole un'informativa per dire cosa è successo. È successo che magari il piano non viene attuato da qualche comune, tutti gli accordi presi non sono rispettati al 100 per cento, ci sono conflitti di interesse dovuti spesso ad opportunità o a politiche che non permettono di affrontare il problema.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ANGELO ALESSANDRI. Chiudo dicendo che questa situazione eterogenea riguardo ai forestali credo sia all'origine anche di molti dei roghi dolosi. Credo che dobbiamo fare una riflessione complessiva, perché in molti casi qualcuno che ha bisogno di lavorare anche l'anno successivo può pensare di appiccare un fuoco. Anche su questo dobbiamo fare una riflessione completa (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho ascoltato con molta attenzione il sottosegretario Bertolaso. Avevo chiesto l'altro giorno la presenza del Governo e quando ho saputo che ci sarebbe stato il sottosegretario Bertolaso ho avuto qualche preoccupazione. Non c'è dubbio che il dottor Bertolaso ha esposto, per quanto riguarda le proprie competenze, una problematica che ha investito alcune regioni del nostro Paese, in modo particolare la Sardegna, e lo ha fatto ovviamente dando conto degli interventi e anche di alcune cose che non sono andate bene.
Signor sottosegretario, si ripete ormai puntualmente come gli incendi - possiamo dire per usare una battuta non felice - il dibattito in quest'Aula, proprio sugli incendi. Puntualmente ci sono quasi le stesse considerazioni, valutazioni e il tentativo dello scaricabarile in riferimento all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri. Credo che sia quanto meno opportuno far riferimento alla legge n. 353 del 2000 e all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 28 agosto 2007, n. 3606. Sono aspetti e dati importanti che devono farci porre alcuni interrogativi: la norma funziona? Le regioni sono raccordate e coordinate? Quanti comuni si sono dotati di catasto e di piani di emergenza? Sono anche d'accordo con lei che lo spegnimento degli incendi viene a terra, però abbiamo esaltato in molte occasioni anche lo spegnimento dal cielo attraverso i Canadair.
Il dato che volevo sottoporre alla sua attenzione (quindi al Governo) è che la prevenzione non è soltanto l'intervento sull'emergenza. Certamente do atto al lavoro che sta svolgendo, ma manca la cultura della prevenzione che, per quanto riguarda gli incendi, investe e deve riguardare direttamente la lotta alla criminalità organizzata e soprattutto al dolo. Dobbiamo metterci d'accordo sull'autocombustione. Lei faceva riferimento chiaramente all'attesa del boom di caldo e, allora, lei dava certamente credito all'autocombustione. C'è, invece, ormai (si è detto chiaramente più volte) che per il 90-95 per cento dei casi vi sono un dolo e ovviamente delle responsabilità chiare e individuabili. Non si è parlato, infatti, del fatto che sono stati già individuati dei marchingegni e ci sono delle indagini in corso.
Ritengo che questo sia l'aspetto fondamentale che non riguarda semplicemente il suo comparto ma il Governo nel suo insieme. Quindi, anche la lotta alla criminalità deve essere molto più stringente ed efficace, in quanto o vi è un dolo, o tutto è causato dall'autocombustione. Allora parliamo dei catasti, di Canadair, dell'intervento a terra e dobbiamo dare certamente atto alle forze dell'ordine, al corpo forestale dello Stato, ai vigili del fuoco, ai volontari e non, alle capitanerie di porto e alle guardie costiere. Tuttavia, quando parliamo della legge n. 353 del 2000 voglio Pag. 60parlare anche del NIAB, il nucleo di investigazione del corpo forestale dello Stato.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. Ritengo che questo aspetto deve essere recuperato e l'onorevole Mereu lo farà nella Commissione di merito. Noi ci faremo portavoce con altri strumenti d'indagine, soprattutto con il sindacato ispettivo, perché il Governo esca fuori e dica chiaramente quali sono i risultati e la sua volontà, in quanto vi è chiaramente un'assenza di volontà. Sugli incendi vi è soltanto un intervento di emergenza e credo che questo non è sufficiente, non basta, non fa onore e non risponde ai problemi né della Sardegna, né della Calabria, né di Gerace e degli altri paesi colpiti da questo dramma (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, in due giorni in Sardegna si è consumato un dramma terribile su una grandissima parte del patrimonio boschivo, al quale noi teniamo tanto, perché lo abbiamo faticosamente ricostruito dopo che i pisani erano venuti nell'Ottocento a disboscare per fare le traversine dei treni.
Una gran parte del nostro patrimonio boschivo è andata distrutta, vite umane sono andate perse, armenti e greggi sono rimasti carbonizzati e inceneriti dagli incendi. Dopo drammi di questo genere, ci si deve interrogare e questa seduta serve anche a questo. Abbiamo visto che ci sono state polemiche tra la Protezione civile e la regione, che oggi il sottosegretario ha provato a stemperare, nella chiarezza dei relativi ruoli, ma polemiche ci sono state e restano, e questo ci dispiace.
In questo senso, vorrei anche fare qualche lieve correzione al sottosegretario Bertolaso, pur dandogli atto di prodigarsi, insieme alla sua preziosa struttura, nel campo della protezione civile: che gli incendi si spengano a terra è discutibile. Ci sono incendi che si possono e si debbono spegnere ed affrontare a terra, ma ce ne sono altri che per la loro vastità non possono essere affrontati soltanto con mezzi di terra.
Detto questo, non voglio fare un intervento polemico, anzi voglio stare nella linea del sottosegretario per vedere cosa è possibile fare. Noi rivolgiamo una prima domanda: se questa devastazione per roghi era prevista in quei giorni, era possibile fare qualche altra cosa, era possibile in qualche modo prevenire? Quando ci saranno altre previsioni così infauste e terribili, cosa sarà possibile fare per rendere meno disastrosi questi eventi, che non sono sempre e soltanto calamità o disastri naturali, ma spesso vedono l'incuria o il dolo della gente? Mi rivolgo al sottosegretario, che so così attento e sensibile su questi problemi.
Sono stato presidente della regione sarda dal 1994 al 1999 e mi sono occupato tanto di questi aspetti, cercando di organizzare al meglio il corpo forestale della regione, che è uno dei più apprezzati - credo che anche la Protezione civile lo apprezzi - proprio per cercare di ridurre questo grande dramma e il sottosegretario Bertolaso ne è cosciente.
Dunque, cerchiamo insieme di vedere cosa sia possibile fare. Mi domando se sia possibile fare qualcosa in più per quanto riguarda i dispositivi di prevenzione. È possibile - lo ha già detto il sottosegretario - migliorare gli avvistamenti, ma è possibile usare la tecnologia satellitare, in modo che rapidamente, nel momento in cui il primo filo di fumo comincia a sorgere, si possa avvisare, individuare il posto e mandare le squadre di terra? Quello è il momento in cui le squadre di terra sono efficaci, perché le squadre di cielo intervengono dopo, quando gli incendi si sono propagati. È possibile fare questo, sottosegretario? Glielo chiediamo e crediamo che sia possibile.
C'è un problema di prevenzione generale. Per quanto l'inedificabilità dei suoli, bisogna far marciare il catasto delle aree percorse da incendi. C'è il problema del Pag. 61l'educazione nelle scuole, delle fasce taglia fuoco. So che non è un problema di competenza nazionale, ma di competenza regionale, però è possibile che anche la struttura nazionale solleciti i territori e le regioni a fare meglio sotto questo profilo. C'è un problema di prevenzione speciale, che riguarda l'assetto sanzionatorio: il delitto di incendio oggi è punito severamente, ma è un delitto contro la persona, cioè se non c'è il pericolo grave che una persona subisca delle conseguenze negative non si punisce. Si tratta cioè di una condizione di punibilità. Perché non vediamo l'incendio come un delitto contro l'ambiente, cioè qualunque fuoco appiccato dolosamente o colposamente...
PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la prego di concludere.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, mi perdoni, le chiedo soltanto ancora un secondo.
PRESIDENTE. È già andato oltre il tempo a sua disposizione. Vada avanti, altrimenti devo toglierle la parola.
FEDERICO PALOMBA. Poi c'è il punto della mafie: non sono solo le mafie, ma le ecomafie, la mafia dei mangimi, per esempio. Le ultime due annotazioni...
PRESIDENTE. Onorevole Palomba, se vuole può consegnare il suo intervento.
FEDERICO PALOMBA. Ho il «cartellino giallo». Infine, invitiamo il Governo a dichiarare lo stato di calamità naturale e, infine, se è necessario, usiamo anche...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, in occasione di questa informativa che lei ha reso al Parlamento, mi sia consentito di ribadirle, a nome del Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud, il più vivo apprezzamento per la sua opera personale e per la Protezione civile.
Ci sia consentito, però, di esprimere il rammarico per quello che è accaduto in Sardegna nei giorni scorsi, per la perdita di due vite umane, per i danni ambientali immensi che si sono determinati. Con la sua onestà lei ha diviso in due parti il suo intervento ammettendo, almeno per il primo giorno, dei ritardi: non so se non ci fossero stati quei ritardi negli interventi, se quello che è accaduto si sarebbe potuto evitare. Poi, invece, ha messo in evidenza come la macchina abbia funzionato, si sia perfezionata ed abbia evitato disastri ancora maggiori.
Da questo punto di vista ci sentiamo rassicurati, però voglio ricordare a lei che il Sud e le isole sono i territori del nostro Paese più a rischio per le frane, per i terremoti e per gli incendi e, quindi, è lì che va concentrata l'azione, innanzitutto, di prevenzione. Lei è medico come me, la miglior cura per una malattia è la prevenzione, quindi riteniamo che prevenire i rischi sia la miglior cura. Sottolineiamo, inoltre, che bisognerebbe evitare questo rimbalzo di responsabilità.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ARTURO IANNACCONE. Affidiamo a lei - non c'è tempo di formulare un ragionamento più compiuto - una riflessione e siamo convinti che lei troverà i giusti rimedi. Quindi, il Movimento per l'Autonomia, nel ribadirle il pieno apprezzamento, si affida soprattutto a quella che sarà la sua valutazione in ordine agli interventi, anche di natura legislativa, che dovesse suggerire in Parlamento. Noi saremo pronti a sostenerli e, in ogni caso, saremo al fianco suo e degli uomini della Protezione civile.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.
Pag. 62Per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo e sull'ordine dei lavori (ore 14,10).
DONATA LENZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATA LENZI. Signor Presidente, intervengo brevemente per far presente al Governo, e a lei soprattutto, che attendo risposta a sei interrogazioni dal 31 luglio 2008. Queste interrogazioni, presentate da Sabina Rossa e da me, riguardano tutte il tema della tutela delle vittime delle stragi.
Mi dispiace dover fare il sollecito in questa data (naturalmente sembra voluto) così vicina a quella del 2 agosto, ma purtroppo la realtà è che i giorni della memoria sono gli unici in cui ci si ricorda delle vittime le quali hanno lasciato dei familiari, a volte ci sono dei feriti, degli invalidi, delle persone che ancora cercano un lavoro.
Questo Parlamento ha approvato nel 2004 una legge, molto avanzata, che prevedeva una serie interventi. Noi abbiamo chiesto, con una lunga e articolata serie di interrogazioni, Ministero per Ministero, quale fosse lo stato di attuazione. Ancora oggi, dopo un anno, non si è avuta da alcun Ministero una risposta e ci rimane soltanto la possibilità del ricordo. La prego di sollecitare in tal senso il Governo.
PRESIDENTE. Onorevole Lenzi, sarà certamente cura della Presidenza sollecitare una risposta anche perché è passato ormai un anno, e quindi credo che i tempi per il Governo fossero più che sufficienti.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per complimentarmi con il Governo per l'ottimo risultato di cui abbiamo avuto notizia ieri e di cui dà conto la stampa odierna relativamente all'applicazione dei dazi antidumping sui tubi non saldati di produzione cinese.
È un risultato che il nostro movimento ha sostenuto con sforzi particolarmente rilevanti su diversi fronti, in particolare da parte degli onorevoli Vanalli e Consiglio, con l'onorevole Pirovano, con un ordine del giorno del sottoscritto, che è stato approvato e recepito dal Governo in data 23 giugno, con numerose e diverse interrogazioni e con petizioni rivolte alla commissione per il commercio internazionale.
Bene, proprio ieri il Governo ha ottenuto, per la prima volta, un risultato importante: i dazi vengono applicati sui tubi senza saldature di produzione cinese fino al 40 per cento e potrebbero anche aumentare se, nei prossimi mesi, se ne ravviserà la necessità.
Direi che questa è una tutela del lavoro importante soprattutto nel bergamasco, nella zona di Dalmine, ma è un risultato importante che, in un momento di crisi come quello attuale, segna la linea, perché è ora di finirla con la concorrenza sleale, senza che vi sia da parte nostra alcun tipo di reazione.
Siamo a fine seduta: mi premeva di intervenire anche brevemente per manifestare un certo senso di disagio per le parole che l'onorevole Baretta, peraltro sempre molto attento e accorto, ha usato oggi, perché - leggo testualmente - «Ridateci Miglio» è un'espressione che poteva benissimo evitare.
Il professor Miglio, senatore della Repubblica, è stato da me conosciuto ed apprezzato per tanti anni; è una persona che, purtroppo, non c'è più, per cui è stata una caduta di stile che veramente si poteva evitare.
IVANO STRIZZOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IVANO STRIZZOLO. Signor Presidente, intervengo per sollecitare una risposta, tramite lei, dal Governo su un'interrogazione, tra l'altro sottoscritta, oltre che da me, da colleghi appartenenti a tutte le Pag. 63forze politiche parlamentari della mia regione, circa la situazione di crisi del gruppo Safilo.
Nella provincia di Udine vi sono circa 800 lavoratori in cassa integrazione per la crisi di questo gruppo. Siccome in questi giorni sono venute meno, almeno così pare anche dalle dichiarazioni dei rappresentanti sindacali, le possibilità di un intervento di società internazionali a sostegno della situazione finanziaria del gruppo Safilo, inviterei il Governo a dare risposta e a seguire il problema del gruppo Safilo, perché rappresenta, per quanto riguarda le attività in un settore particolare, quello dell'occhialeria, il secondo gruppo italiano dal punto di vista della produzione industriale in questo settore.
I dipendenti interessati, ripeto ancora una volta, sono circa 800 e sono dislocati nei due stabilimenti di Martignacco e Precenicco, in provincia di Udine, per cui, signor Presidente, le chiederei di sollecitare al Governo una risposta a un'interrogazione presentata mesi fa.
PRESIDENTE. Sarà cura della Presidenza sollecitare la risposta all'interrogazione da lei richiesta. La seduta è sospesa e riprenderà alle ore 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 14,15, è ripresa alle 15.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'interno ed il Ministro per i rapporti con il Parlamento.
(Iniziative per l'abrogazione della normativa che istituisce le cosiddette «ronde» - n. 3-00627)
PRESIDENTE. L'onorevole Minniti ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00627, concernente iniziative per l'abrogazione della normativa che istituisce le cosiddette «ronde» (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), per un minuto.
MARCO MINNITI. Signor Presidente, noi siamo molto preoccupati per quanto sta avvenendo: gli incidenti di Massa degli ultimi giorni, che sono l'ultimo episodio di una sequenza incominciata a Padova, le «SSS» di Massa Carrara, le «camicie brune» del signor Saya, ci testimoniano che c'è il rischio di una lacerazione del tessuto di sicurezza nazionale. Le ronde hanno di fatto costituito una rottura dello Stato di diritto, di principi fondamentali dello Stato liberale, ed insieme hanno aperto le porte alla peggiore fazione politica nel campo della sicurezza. Noi pensiamo che su questo terreno bisogna mettere un punto fermo. Nei giorni scorsi vi sono stati autorevoli richiami da parte istituzionale; chiediamo al Governo e al Ministro dell'interno di intervenire per fermare questa deriva: una deriva che se verrà portata avanti rischia di esporre particolarmente le forze di polizia (vi sono stati cinque feriti negli incidenti di Massa), rischia di mortificarle, e rischia di consegnarci un Paese più insicuro, esattamente l'opposto di quello che il Governo ha voluto proclamare in queste ore, in questi giorni.
PRESIDENTE. Il Ministro dell'interno, Roberto Maroni, ha facoltà di rispondere.
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Signor Presidente, vorrei subito un precisare che l'episodio che è avvenuto a Massa non ha nulla a che fare con le cosiddette ronde, o con i volontari della sicurezza previsti dal disegno di legge: si tratta di un episodio di intolleranza politica, anzi di violenza, vera e propria violenza Pag. 64politica stile anni Settanta. Il fenomeno delle associazioni di volontariato che si occupano di sicurezza sotto il controllo dei sindaci è un fenomeno peraltro largamente diffuso: vi sono mappe che descrivono decine e decine di iniziative di questo tipo in comuni di tutti i colori politici; sul Corriere della Sera qualche giorno fa è uscito un articolo molto dettagliato, Da Padova all'Emilia Romagna, dove la sinistra dice «sì» alle ronde; l'ex presidente della provincia di Milano ha addirittura stanziato dei fondi per favorire comuni che organizzassero questo tipo di attività.
Proprio per questo motivo il Governo ha sentito l'esigenza di regolamentare questo fenomeno: per evitare «il fai da te», per evitare episodi come quello di Massa, dove la polizia non è potuta intervenire, il prefetto non è potuto intervenire, il sindaco non è potuto intervenire preventivamente in assenza di normativa. La normativa adesso c'è, entra in vigore l'8 agosto, quindi non ha nulla a che fare con quanto è avvenuto finora, perché si tratta di una legge che ancora non è entrata in vigore. Per quella data sarà pronto il regolamento.
E anche in questo caso vorrei richiamare (è stata infatti citata) la lettera del Presidente della Repubblica, che contrariamente a quanto hanno scritto alcuni giornali non ha per nulla stigmatizzato questo passaggio della legge, anzi: richiama l'attenzione al successivo decreto del Ministro dell'interno, che deve determinare gli ambiti operativi delle disposizioni di legge, suggerendo la necessità di procedere urgentemente per l'emanazione del decreto in termini di rigorosa aderenza ai limiti segnati dalla legge. È esattamente ciò che il Ministro dell'interno farà, in assoluta aderenza ai limiti indicati da essa, così come richiesto dal Presidente della Repubblica. L'8 agosto entra in vigore il disegno di legge cosiddetto sicurezza, l'8 agosto entrerà in vigore anche il decreto che dà ad esso attuazione, con i limiti molto severi previsti dalla legge, che oggi non vi sono: in primo luogo la sottoposizione di questa attività di controllo del territorio alla decisione del sindaco.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ROBERTO MARONI, Ministro dell'interno. Il pacchetto sicurezza del Governo ha questo principio ispiratore: il sindaco valuta se serve oppure no. Se il sindaco deciderà che servono si faranno, così come regolamentate dalla legge, altrimenti no.
Se ho ancora dieci secondi per rispondere alla questione delle persone coinvolte, l'interrogante chiede se sia vero che c'era anche un maresciallo dei carabinieri.
Confermo che fra queste persone vi era un maresciallo dei carabinieri in quel momento libero dal servizio e in abiti civili. La posizione disciplinare e di impiego del militare sarà valutata dall'Arma dei carabinieri anche in relazione agli accertamenti che verranno svolti dalla magistratura.
PRESIDENTE. L'onorevole Minniti ha facoltà di replicare.
MARCO MINNITI. Signor Presidente, non posso nascondere la mia insoddisfazione. Ciò per due ragioni. La prima è che si nega in radice l'evento che è avvenuto a Massa: non si è trattato di uno scontro tra fazioni politiche; si è trattato di uno scontro fra ronde che, appunto perché vi è il rischio di introdurre le fazioni politiche nell'ambito della sicurezza, si contendevano il controllo del territorio. Trovo particolarmente grave che in una di queste ronde, le «SSS» a Massa, addirittura facesse parte un maresciallo dei carabinieri fuori servizio. Tutto ciò dovrebbe preoccupare il Parlamento, dovrebbe preoccupare il Paese e dovrebbe preoccupare il Ministero dell'interno.
Vi è una cosa che non mi convince: vi ha fatto riferimento lo stesso ministro quando ha detto «Vi sono riferimenti di vario colore politico». Questo è esattamente quello che io non vorrei: io non voglio che nelle politiche di sicurezza vi siano riferimenti di «vario colore politico». Il problema non è se sono nere, rosse, verdi o gialle: il problema è che io vorrei che la sicurezza non fosse di alcun colore e che fosse di garanzia per tutti cittadini. Pag. 65
Infine, mi si consenta questo: su questi temi - lo dico al Ministro, che su altre questioni è molto impegnato e sa che può contare sul nostro appoggio, che è sicuramente importante - io vedo una astratta coerenza ideologica. Vi è un aspetto che a volte non viene sufficientemente ricordato in politica: i romani dicevano cave a consequentiariis, cioè «guardati di coloro che portano le cose alle estreme conseguenze». Ebbene, fermarsi, riflettere e cambiare posizione non è certo senso di incoerenza: in alcuni momenti può essere segno di saggezza. E il fatto che il Governo possa cambiare opinione su questi temi, guardando in faccia la realtà e riflettendo su questo provvedimento non sarebbe un segno di drammatica debolezza, ma anzi un punto di forza nell'interesse del Paese. È questo che l'opposizione chiede (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
(Operatività del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese - n. 3-00628)
PRESIDENTE. L'onorevole Versace ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00628, concernente operatività del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
SANTO DOMENICO VERSACE. Signor Presidente, nell'arco di quest'anno il Governo ha approntato e il Parlamento ha approvato due leggi, la n. 2 e la n. 33, che hanno aumentato il Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Questo è un fatto estremamente positivo poiché l'ossatura del made in Italy è mantenuta in maniera forte e determinante proprio da tali imprese. Questi due provvedimenti aumentavano gli stanziamenti del Fondo di garanzia relativi al sostegno delle piccole e medie imprese e fondi di garanzia per le banche. Per me e per tutte le piccole e medie imprese è molto importante sapere esattamente - e questo chiediamo al Ministro - a che punto siano e come stiano operando i due fondi.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo ringrazia l'onorevole Versace e condivide le preoccupazioni sue e dell'intero suo gruppo. Indubbiamente, la crisi economica mondiale ha prodotto effetti negativi per quanto riguarda la competitività delle piccole e medie imprese, proprio per l'aspetto indicato dall'onorevole Versace: quello cioè dell'esaurimento delle fonti di credito. Per questo, grazie alle iniziative legislative proposte dal Governo e condivise dal Parlamento, è stato dato un nuovo impulso al Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese.
Sono lieto di dire che le iniziative legislative assunte anche dal Ministero della sviluppo economico stanno producendo buoni effetti per quanto riguarda l'aiuto a questo settore strategico dell'economia del nostro Paese. Innanzitutto, è stata data attuazione alla prevista estensione degli interventi del Fondo anche a favore delle imprese artigiane. Con un successivo provvedimento è stato elevato l'importo massimo complessivo garantito al Fondo per ciascuna impresa da 500 mila a 1 milione 500 mila euro.
È stata infine riconosciuta anche la garanzia di ultima istanza dello Stato sugli interventi del Fondo. Successivamente sono state versate al Fondo risorse ulteriori pari complessivamente a circa 240 milioni di euro, che si sono quindi aggiunte a quelle che sono già immediatamente disponibili.
Tutte queste azioni hanno sortito, come dicevo all'inizio, degli effetti positivi. Infatti, con l'estensione degli interventi citati abbiamo avuto la possibilità di usufruire del Fondo da parte di ben 10.409 imprese, ubicate per la maggior parte nel centro-sud del nostro Paese.
Nel corso di quest'anno, inoltre, risultano presentate altre 14.532 domande, con un netto incremento rispetto a quelle che vi erano state negli anni precedenti (relativamente agli ultimi mesi, facendo il raffronto Pag. 66tra il mese di maggio 2009 e maggio 2008 e tra quello di giugno 2009 e giugno 2008 l'incremento percentuale è ancora maggiore, per arrivare addirittura ad un incremento relativo alla prima parte del mese di luglio pari al 157 per cento).
Il Fondo quindi sta dimostrando di essere, anche grazie agli interventi che sono stati posti in essere, lo strumento più adeguato per soddisfare la necessità di investimento delle piccole e medie imprese.
PRESIDENTE. Onorevole Vito, deve concludere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. La dinamica positiva del Fondo, onorevole Versace, sarà ancora accresciuta e proseguita nel tempo grazie al trasferimento di nuove risorse attribuite al Fondo, che porteranno il totale delle nuove assegnazioni a complessivi 1.500 milioni di euro, pari cioè al quintuplo di quanto assegnato al Fondo nell'ultimo decennio.
PRESIDENTE. L'onorevole Versace ha facoltà di replicare.
SANTO DOMENICO VERSACE. Ringrazio il Ministro per la risposta esauriente che ci ha dato. La cosa importante da considerare è che si presume e si dice - ma spero che le cose si mettano meglio - che il momento più difficile sarà a settembre, con la ripresa delle attività dopo le ferie. Quindi è molto importante che questo lavoro ed il monitoraggio continuino e vengano seguiti con la massima attenzione, in quanto le piccole e medie imprese sono quelle che più di tutte stanno soffrendo in questo momento la stretta creditizia.
È un problema di fondo generale, ma il centro-sud in particolare ha bisogno di un sostegno finanziario rinforzato e di avere anche, da questo punto di vista, un sostegno non solo nella qualità del credito ma anche nella entità dei tassi (nel centro-sud i tassi risultano infatti indubbiamente più alti).
L'invito che posso rivolgere al Governo, oltre che di effettuare il monitoraggio, è quello di vedere se è possibile recuperare altri fondi per i prossimi sette o otto mesi, che dovrebbero essere quelli più critici (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Iniziative di competenza del Ministro dello sviluppo economico per la tutela degli utenti in relazione a disservizi da parte di Telecom Italia - n. 3-00629)
PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00629, concernente iniziative di competenza del Ministro dello sviluppo economico per la tutela degli utenti in relazione a disservizi da parte di Telecom Italia (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, ringrazio anche il signor Ministro per la sua presenza. La Lega Nord ha, tra le sue peculiarità, la difesa del territorio; in questo caso, parliamo di difesa del territorio per i disservizi sempre più evidenti di Telecom Italia in molte parti del nostro Paese, in maniera più specifica nel nord e ancora più specificatamente in Valsesia, nella provincia di Vercelli.
Telecom Italia delude molto spesso gli utenti perché invece di attenersi alle prerogative dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni in base alle quali si dice, ad esempio, che per i guasti bisogna intervenire entro 48 ore e per i nuovi allacciamenti entro 18 giorni, molto spesso interviene per i guasti dopo settimane e per i nuovi allacciamenti addirittura anche dopo mesi. Chiedo dunque a lei, signor Ministro, se ritiene giusto questo tipo di atteggiamento da parte di Telecom Italia che, con le bollette di tutti gli italiani, incassa circa 5 miliardi di euro all'anno solo per gli investimenti per migliorare la propria capacità su 26 milioni di linee telefoniche.
PRESIDENTE. Onorevole Buonanno, deve concludere.
Pag. 67GIANLUCA BUONANNO. Chiedo se in un momento di crisi economica come quello attuale è possibile che Telecom Italia con l'ADSL non consente ad aziende importanti, anche leader mondiali, presenti in Valsesia e nel nord Italia di poter competere con i loro concorrenti, proprio perché non riesce a dare quei servizi che necessitano alle aziende con centinaia e centinaia di dipendenti che ancora oggi, invece di mettere in cassa integrazione gli operai, li mantiene a lavorare ma riceve da Telecom servizi da terzo mondo.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il piano che è stato improntato dal Governo per migliorare la qualità del servizio telefonico, prevede la possibilità per tutti i cittadini di avere un collegamento a banda larga che dovrebbe garantire, entro il 2012, al 96 per cento della popolazione di poter avere un collegamento a 20 Megabyte.
Tale piano passa attraverso la valorizzazione e la bonifica delle reti esistenti ed è volto a eliminare proprio quei problemi sulla rete che lei ha denunciato e che effettivamente spesso producono una non corrispondenza tra la banda larga dichiarata dagli operatori e quella che, invece, è realmente fornita ai consumatori.
La qualità di tale servizio comunque viene monitorata attentamente. L'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, infatti, ha affidato alla fondazione Ugo Bordoni il compito di realizzare un sistema di monitoraggio della qualità del servizio di connettività offerto ai consumatori. Gli operatori dovranno mantenere le promesse fatte ai propri clienti e, raggiungendo un campione statisticamente significativo, sarà così possibile avere una conoscenza puntuale della situazione della rete di comunicazione italiana. I cittadini potranno valutare direttamente le connessione ad Internet non solo in base al costo assoluto ma anche in relazione al rapporto tra il costo assoluto e la qualità fornita dall'operatore. L'attenzione maggiore da parte degli utenti alla qualità della connessione ad Internet può innescare un processo virtuoso di elevazione dei livelli dei servizi offerti dagli operatori.
Per quanto riguarda in particolare le problematiche da lei denunciate legate alla qualità del servizio dell'ADSL fornito da Telecom Italia, il Ministero dello sviluppo economico segue con molta attenzione l'evolversi degli impegni assunti da questa società nell'ambito di open access. L'attuazione di tali impegni sulla qualità dei rapporti per l'utilizzo della rete tra Telecom Italia e gli altri operatori attualmente sembra effettivamente riscontrare ancora qualche incertezza. Come da lei auspicato, comunque, onorevole Buonanno, raggiunto il pieno funzionamento attraverso le iniziative che le ho detto all'inizio, avremo un rilevante miglioramento della qualità del servizio al cliente finale sul quale il Governo, per le considerazioni esposte sin dall'inizio e con le attività sin qui poste in essere, è fortemente impegnato e non mancherà di riferirle puntualmente sugli esiti che essi avranno determinato sui servizi effettivamente posti in essere dai consumatori.
PRESIDENTE. L'onorevole Buonanno ha facoltà di replicare.
GIANLUCA BUONANNO. Signor Presidente, ringrazio il signor Ministro per la risposta datami. Tuttavia vorrei sottolineare il fatto che si parla sempre un po' al futuro mentre noi siamo nel presente. Chiediamo che il Governo intervenga immediatamente verso i vertici di Telecom perché loro prendono i soldi, loro devono investire i soldi e non devono investirli soltanto facendo pubblicità e mettendo come simbolo Ghandi cioè il simbolo di colui che non fa violenza. Infatti con questo atteggiamento la Telecom fa violenza verso gli utenti, verso i commercianti, verso le strutture sanitarie. Anche nelle strutture sanitarie vi sono lacune enormi. Fa violenza verso gli imprenditori che oggi combattono per cercare di man Pag. 68tenere la forza occupazionale e per fare in modo che le loro aziende possano svilupparsi. Dunque, invece di fare troppi spot milionari, invece di fare troppe sponsorizzazioni milionarie, che la Telecom intervenga sul territorio! È basilare avere un territorio che abbia dei servizi. È basilare ricordare ai signori della Telecom che devono attenersi alle regole stabilite dall'Authority perché non si può fare, come diceva Giolitti, che la legge si interpreta per gli amici e si applica per i nemici. Noi vogliamo esattamente quanto dovuto agli utenti. I consumatori e gli utenti non sono pezze da piedi. I call center della Telecom sembrano Scherzi a parte. Purtroppo, invece, è tutta realtà. Anche il fatto che demandano ad aziende locali i vari interventi perché non li fanno più direttamente o il fatto che diminuiscono costantemente il personale non è la strategia giusta. Quindi chiediamo al Governo di intervenire in Valsesia e nel nord d'Italia cercando effettivamente di fornire i servizi necessari per lo sviluppo del nostro Paese. Viva la Lega Nord e viva la Valsesia (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
(Rispetto da parte di CAI degli impegni relativi all'acquisto di Alitalia e iniziative per il rilancio della compagnia aerea - n. 3-00630)
PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00630, concernente il rispetto da parte di CAI degli impegni relativi all'acquisto di Alitalia e iniziative per il rilancio della compagnia aerea (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor Ministro, purtroppo i fatti stanno dando ragione alle preoccupazioni da noi dell'Italia dei Valori più volte espresse sull'operazione CAI-Alitalia voluta dal Governo. Giunge notizia - ma lo sapevamo: eravamo stati facili profeti - di perdite di miliardi per l'erario, cioè per i cittadini italiani, per gli azionisti e per i dipendenti. Per questi ultimi si può parlare di una vera e propria catastrofe: abbiamo una mobilità e una cassa integrazione senza speranza, addirittura con piloti che perdono il brevetto di volo. Abbiamo la situazione Atitech a Napoli con 700 dipendenti senza stipendio. Giunge notizia che CAI sta perdendo già 500 milioni e ha difficoltà a pagare le rate al commissario. CAI è una delle peggiori compagnie per statistiche fatte. Vorremmo sapere se il Governo è conscio di questa situazione e cosa ha intenzione di fare, per esempio se ha intenzione di ripensare questa operazione, che sta ledendo gli interessi di tanti italiani e l'immagine della nostra nazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Favia ed il suo gruppo perché forniscono al Governo l'opportunità di dare alcuni dati certi e di fornire alcune informazioni rispetto ai temi oggetto dell'interrogazione, che sono anche temi oggetto di articoli di stampa.
Come noto, onorevole Favia, l'offerta della CAI ha riguardato un perimetro di beni e rapporti giuridici ridotto rispetto alla dimensione della vecchia società Alitalia, comprendendo unicamente l'attività di trasporto aereo di passeggeri ed alcuni beni connessi, con una capacità operativa della nuova compagnia pari a circa il 69 per cento della capacità Alitalia.
Per quanto riguarda poi l'aspetto specifico della sua interrogazione, cioè le modalità di pagamento del corrispettivo pattuito, la vendita è avvenuta per un corrispettivo di 1.052 milioni di euro, da corrispondersi parte in contanti, con il rilascio di fideiussioni bancarie a prima domanda, e parte mediante accolli liberatori di debiti strettamente inerenti a beni e contratti inclusi nel perimetro dell'offerta. Attualmente la procedura di amministrazione straordinaria, ricevuti i conteggi Pag. 69da parte dell'acquirente, ha in corso verifiche contabili, in esito alle quali potrà essere definito l'ammontare della quota prezzo da ricevere in contanti.
Per quanto concerne poi le garanzie per la tutela del capitale umano e logistico, che è un altro aspetto oggetto della sua domanda, il provvedimento di autorizzazione del 19 novembre reca espressamente la menzione dell'impegno della società offerente a proseguire per un periodo di due anni le attività, in coerenza con il piano industriale e con l'accordo stipulato con le organizzazioni sindacali, entrambi allegati all'offerta di acquisto. L'impegno è stato effettivamente recepito in sede contrattuale e costituisce pertanto una precisa obbligazione giuridica della società acquirente.
Infine, credo che sia utile precisare che la società acquirente si è impegnata contrattualmente a fornire, entro il quarantacinquesimo giorno dalla scadenza di ogni semestre solare, le informazioni necessarie alle verifiche sull'adempimento agli obblighi contrattuali e che ad oggi non è pervenuta alcuna segnalazione in ordine alla necessità di sostanziali integrazioni o rimodulazioni degli obiettivi del piano industriale presentato insieme all'offerta.
Naturalmente il Governo segue l'evoluzione della vicenda ed è impegnato ad assumere tempestivamente tutte le iniziative che, in coordinamento con l'amministrazione competente per settore, dovessero rendersi ulteriormente necessarie.
PRESIDENTE. L'onorevole Favia ha facoltà di replicare.
DAVID FAVIA. Signor Ministro, l'Italia dei Valori deve dichiararsi assolutamente non soddisfatta della sua risposta e deve censurare l'assenza da quest'Aula, che è l'ennesimo gesto di disprezzo verso il Parlamento da parte di questo Governo, del Ministro Scajola. Credo che il Ministro avrebbe potuto dare una risposta probabilmente meno fredda, asettica e tecnica di quella che lei ha dato, dalla quale però posso trarre alcune considerazioni, pur sempre assolutamente negative. Ad esempio, il Corriere della Sera di oggi ci dice che, nonostante la propaganda che è stata fatta, non vi sono più voli diretti per l'estero di Alitalia: chiunque voglia recarsi all'estero partendo dall'Italia deve sobbarcarsi una tappa a sua volta estera, ovviamente in luogo diverso da quello di destinazione.
Ci chiediamo che fine abbia fatto la tanto sbandierata internazionalizzazione degli hub (Fiumicino e Malpensa) e, soprattutto, che fine abbia fatto il rilancio di Malpensa. Certo, lei ci parla di un perimetro ridotto al 69 per cento: non è poco, se assumeste le informazioni che assumiamo noi, anziché darci risposte così fredde, vi rendereste conto che le verifiche di cui parla, che sono in corso, stanno già dando dei risultati drammatici.
Signor Ministro, lei ci dice - e lo sapevamo - che una parte del prezzo deve essere pagata in accollo e una parte in soldi. Non sappiamo ancora quanti soldi deve avere il commissario. Temiamo che ne avrà di meno, perché giunge notizia, per esempio, che c'è stata una richiesta da parte di CAI di pagare la prima rata al 50 per cento.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
DAVID FAVIA. Inoltre, lei ha parlato di tutta una serie di impegni freddi, sulla carta e vecchi. Il nostro timore è che questi impegni non saranno adempiuti e che questa operazione rimarrà una tragedia economica, ma, soprattutto, umana per i dipendenti e per gli azionisti. L'Italia dei Valori continuerà a monitorare questa drammatica operazione che avete voluto, per tutelare gli interessi dei cittadini italiani (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
(Misure a favore delle imprese che usufruiscono dei benefici previsti dalla legge n. 488 del 1992 e che non riescono ad ottemperare ai requisiti inerenti ai livelli occupazionali - n. 3-00631)
PRESIDENTE. L'onorevole Mannino ha facoltà di illustrare la sua interrogazione Pag. 70n. 3-00631, concernente misure a favore delle imprese che usufruiscono dei benefici previsti dalla legge n. 488 del 1992 e che non riescono ad ottemperare ai requisiti inerenti ai livelli occupazionali (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, signor Ministro, ho inteso segnalare, assieme ad altri colleghi dell'Unione di Centro, la situazione particolare di alcune aziende operanti nel sud, che hanno beneficiato dei finanziamenti della legge n. 488 del 1992, riguardante interventi prevalentemente di tipo creditizio, e che hanno ottemperato al criterio delle assunzioni previste nel progetto originariamente presentato. Mantenere questo carico occupazionale in una situazione di grave crisi recessiva, come quella che ha colpito tutta l'economia italiana, e a maggior ragione quella del sud, è assolutamente difficile.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CALOGERO MANNINO. Vorremmo sollecitare al Ministero un provvedimento non di liberazione da questo obbligo, ma di pura sospensione e rinvio al momento in cui la crisi economica si sarà attenuata, come tutti speriamo.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, mi permetta di dire che sostituisco il Ministro Scajola, che aveva dato originariamente la sua disponibilità a partecipare al question time, solo a causa di sopravvenuti urgenti ed importanti impegni istituzionali del Ministro stesso e che, comunque, le risposte sono predisposte in stretto raccordo con il Ministero.
Il Governo e, in particolare, il Ministero dello sviluppo economico condivide le preoccupazioni espresse, nel quadro dei programmi agevolati concessi ai sensi della legge n. 488 del 1992. Sono stati adottati dei decreti di natura non regolamentare proprio per stabilire delle modalità di attuazione dei controlli sui suddetti programmi, che consentano di venire incontro alle difficoltà dell'attuale congiuntura economica.
È stato disposto, ad esempio, con un decreto del 3 dicembre dello scorso anno, un aggiornamento della modalità riferita ai criteri e ai termini per la verifica dello scostamento dagli indicatori, tra cui rientra il parametro dell'occupazione, e che tale aggiornamento si applichi ai programmi agevolati.
Tra l'altro, al fine delle verifiche che sono state introdotte, è stata data la possibilità alle imprese di avere a disposizione due anni in più per raggiungere gli obiettivi occupazionali originariamente previsti. Naturalmente non era ipotizzabile la completa abolizione di qualsiasi vincolo in tema occupazionale, in quanto ciò sarebbe risultato lesivo di eventuali interessi legittimi di terzi esclusi dalle graduatorie.
Per quanto riguarda, infine, gli incentivi in materia di programmazione negoziata, segnatamente in materia di patti territoriali e di contratti d'area, già con il regolamento adottato nel 2006, è stato disposto l'attenuamento delle sanzioni previste. Pertanto, onorevole Mannino, in luogo della revoca totale che viene chiesta - lo scostamento eccedente i 30 punti percentuali e non superiore agli 80 punti percentuali - è prevista soltanto una riduzione dell'ammontare delle agevolazioni.
Le suddette percentuali sono state elevate proprio per gli interventi per i quali sia stato riconosciuto lo stato di crisi. Quindi, come vede, il Governo proprio in considerazione dell'attuale situazione di crisi economica sta predisponendo tutte quelle iniziative di carattere normativo che possano mitigare ulteriormente il sistema delle revoche determinate dal mancato raggiungimento degli obiettivi occupazionali imposte alle imprese che hanno usufruito delle agevolazioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Mannino ha facoltà di replicare.
Pag. 71
CALOGERO MANNINO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per la risposta che puntualmente ha letto. Non manco di riguardo né alla sua persona né al suo ruolo istituzionale se lamento, pur comprendendone le ragioni, l'assenza del Ministro Scajola. Sarebbe stata invece necessaria la sua presenza e la sua parola diretta perché, nonostante gli impegni assunti riferiti nella risposta, in via di fatto si sta assistendo, nel sud, a un vero e proprio contenzioso, proprio in ragione del fatto che si è mancato di adottare un provvedimento, lo ripeto, non di revoca dell'obbligo - perché l'obbligo del carico occupazionale era un criterio preferenziale per l'ammissione al finanziamento - ma di pura sospensione e di rinvio al momento in cui migliorerà l'andamento della congiuntura e quindi ci sarà la ripresa produttiva che tutti speriamo intervenga prima possibile.
Sarebbe quindi auspicabile che, nonostante questa risposta, signor Ministro, riferisca al suo collega Scajola, oggi così impegnato, la richiesta di prendere un'iniziativa più accorta, acconcia e adeguata alle esigenze, perché questo oltretutto contempla il rispetto di quella politica in favore del Mezzogiorno che in questi giorni sta trovando tante invocazioni e proclami ma, purtroppo, nessun fatto concreto conseguente.
(Orientamenti del Governo in merito alla nomina dei rappresentanti statali nelle commissioni paritetiche del Trentino-Alto Adige - n. 3-00632)
PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00632 concernente orientamenti del Governo in merito alla nomina dei rappresentanti statali nelle commissioni paritetiche del Trentino-Alto Adige (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, signor Ministro, con la nostra interrogazione in Aula sulla mancata nomina dei rappresentanti del Governo nelle commissione paritetiche del Trentino Alto Adige-Südtirol, volevamo sollecitare per la terza volta in quest'Aula il Governo a provvedere. Le prime due volte avevamo ritirato all'ultimo momento l'interrogazione perché avevamo avuto rassicurazioni precise. Nella giornata di oggi abbiamo sentito con soddisfazione che pare sia stato firmato il decreto di nomina. Questo ci soddisfa, ma vorremmo la conferma da parte del Ministro.
PRESIDENTE. Il Ministro per i rapporti con il Parlamento, Elio Vito, ha facoltà di rispondere.
ELIO VITO, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, sono lieto di poter confermare a lei, all'onorevole Brugger e all'intero Parlamento che proprio oggi il Ministro per i rapporti con le regioni con un suo apposito decreto ha nominato i componenti in rappresentanza dello Stato della commissione paritetica per l'emanazione delle norme di attuazione dello statuto speciale del Trentino Alto Adige. La nomina dei rappresentanti dello Stato conclude così l'iter procedurale iniziato con la designazione dei rappresentanti dei consigli provinciali e del consiglio regionale.
Il Governo concorda, onorevole Brugger, onorevole Zeller, sull'importanza della funzione delle commissioni paritetiche previste dallo statuto che consentono, tra l'altro, di costruire un sistema organizzativo teso a salvaguardare i principi di convivenza e di tutela delle minoranze linguistiche. Le commissioni paritetiche sono uno strumento essenziale per individuare le soluzioni più idonee nel rapporto tra lo Stato e le autonomie speciali e il loro contributo aiuta a rendere più efficace e virtuosa l'azione di Governo a ogni livello. La scelta di oggi è quindi coerente con un metodo, quello delle scelte condivise, che il Governo Berlusconi intende sempre perseguire nel rapporto con gli enti territoriali, in modo da offrire alla collettività gli strumenti adeguati per una più efficace convivenza nel rapporto con le istituzioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Brugger ha facoltà di replicare.
SIEGFRIED BRUGGER. Signor Presidente, sarò molto breve. Intanto apprezziamo le parole del Ministro e anche il fatto del riconoscimento del ruolo essenziale delle commissioni paritetiche. Dobbiamo dire che la nomina arriva molto tardi, se pensiamo che si è votato più di un anno fa ed è prassi che normalmente le nomine dei commissari delle commissioni paritetiche avvengano subito dopo. Vorrei solo fare l'esempio della provincia di Bolzano e della provincia di Trento, che a distanza di due mesi sono riuscite a nominare e a votare i loro rappresentanti. Dunque, arriva tardi, ma arriva, questo atto dovuto ed importante.
Quello che con l'occasione però vorrei dire è che proprio nella giornata di ieri, durante il dibattito sul decreto anticrisi, abbiamo dovuto constatare che c'è scarsa considerazione nei confronti delle autonomie speciali. Vorrei chiedere al Ministro Vito di avere un occhio di riguardo perché sono state lese, durante l'esame del pacchetto anticrisi, delle prerogative chiare del nostro statuto di autonomia, sulla questione procedurale in modo particolare. Vorremmo che questa considerazione nei confronti delle autonomie speciali ci sia da parte anche di questo Governo. Finora abbiamo da quel punto di vista sentito e visto molto poco.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Per la risposta ad uno strumento del sindacato ispettivo (ore 15,40).
MARIO PEPE (PdL). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARIO PEPE
(PdL). Signor Presidente, vorrei sollecitare la risposta ad una interrogazione presentata all'inizio della legislatura, la n. 4-00491 a prima firma del collega Lehner, ma anche per consegnare a lei una riflessione sul sindacato ispettivo così come viene svolto. Le statistiche di tutte le legislature dicono che il Governo risponde alla metà degli atti ispettivi, questo perché il Regolamento consente ad ogni deputato di presentarne un numero illimitato.
Anche le interpellanze che occupano due giorni della settimana parlamentare - troppi, se si soffoca l'attività legislativa - si svolgono in un'Aula deserta davanti alle scolaresche sbigottite, e non si traducono in atti per i quali il Governo si senta impegnato. Il question time che abbiamo svolto recentemente, nato sul modello inglese, è fallito ed è diventato un'inutile vetrina gestita tirannicamente dai gruppi, in cui il Governo è più preoccupato di evitare imboscate piuttosto che di accendere un dibattito franco davanti al Paese, come avviene nel Regno Unito.
Il sindacato ispettivo è vecchio di cent'anni, quando il Parlamento lavorava per sessioni e i deputati si spostavano con la carrozza e i cavalli. Ebbene, signor Presidente, mi auguro - rivolgo un appello anche al Ministro Vito che è presente - che da settembre, quando si porrà mano alla riforma dei Regolamenti parlamentari, si inizi proprio dal sindacato ispettivo. È un sindacato ispettivo che non accontenta più nessuno, ma serve soltanto ad appesantire i lavori parlamentari.
PRESIDENTE. L'articolo 16 del Regolamento prevede che la competenza in questa materia è della Giunta per il Regolamento. Invito l'onorevole Mario Pepe (PdL) a presentare una sua proposta di modifica del Regolamento presso la Giunta, che la esaminerà e vedrà in che modo riformare la procedura attuale. Ovviamente, fin quando questa è la procedura prevista dal Regolamento a questa procedura questa Presidenza deve attenersi.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 16.
La seduta, sospesa alle 15,40, è ripresa alle 16.
Pag. 73Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Aprea, Bocci, Bonaiuti, Brancher, Brugger, Brunetta, Caparini, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Cota, Crimi, Donadi, Fitto, Gregorio Fontana, Gibelli, Alberto Giorgetti, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lombardo, Lo Monte, Meloni, Migliavacca, Milanato, Molgora, Mura, Leoluca Orlando, Romani, Saglia, Soro e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Discussione delle mozioni Benamati ed altri n. 1-00189, Vietti ed altri n. 1-00226 e Cazzola, Caparini, Lo Monte ed altri n. 1-00228 concernenti iniziative per l'estensione degli strumenti di tutela previdenziale e pensionistica al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (ore 16,01).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Benamati ed altri n. 1-00189, Vietti ed altri n. 1-00226 e Cazzola, Caparini, Lo Monte ed altri n. 1-00228, concernenti iniziative per l'estensione degli strumenti di tutela previdenziale e pensionistica al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (Vedi l'allegato A - Mozioni).
Ricordo che lo schema recante la ripartizione dei tempi per la discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
(Discussione sulle linee generali)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Benamati, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00189. Ne ha facoltà.
GIANLUCA BENAMATI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, per molti aspetti il nostro è uno strano Paese, poiché sovente riscontriamo inefficienze, inadeguatezze nella gestione di molti servizi pubblici e questo crea spesso diffidenza verso il sistema pubblico e tutto ciò che vi è connesso. Ma di fronte a tanti problemi e tante manchevolezze, gli italiani, di solito dipinti come un popolo individualista, rispondono in maniera sorprendentemente massiccia con un contributo sociale importante: quello del volontariato.
Nel nostro Paese, infatti, il volontariato è una risorsa fondamentale in molti settori della vita sociale e civile: nella sanità, nell'assistenza alla persona, specialmente verso i più deboli e più fragili, nella cura del territorio e nel fronteggiare le emergenze. In questo si esplica una capacità tutta italiana di stare insieme al servizio degli altri e della comunità che è un valore di socialità e una ricchezza del nostro Paese.
Fra i moltissimi volontari italiani, però, un posto io credo importante spetta certamente ai volontari nei vigili del fuoco. I volontari del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sono oggi circa 5 mila; essi sono impegnati presso distaccamenti volontari o presso strutture di comandi provinciali. Le sedi volontarie sul nostro territorio sono oggi poco meno di trecento, dislocate prevalentemente in regioni dell'Italia settentrionale, con forti presenze in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Piemonte e Veneto.
Da anni, il loro numero sta crescendo, sia per quella spinta naturale verso le attività di volontariato sociale che, come dicevo prima, esiste nel nostro Paese, sia perché si sente una maggiore esigenza delle comunità locali, spesso localizzate in aree marginali o distanti dai grandi centri urbani, di garantirsi un maggior livello di sicurezza.
Io stesso, onorevole Presidente, provengo da una realtà, quella dell'Appennino Pag. 74bolognese, in cui la sicurezza dei cittadini contro gli incendi e le calamità è ampiamente affidata a questi reparti di volontari.
È un'area, signor Presidente, in cui è ancora viva l'eco della tragedia di San Benedetto del Querceto, frazione di Monterenzio, provincia di Bologna, dove il 23 dicembre 2006 una fuga di gas fece esplodere un'intera palazzina provocando la morte di cinque persone tra cui il vigile volontario Simone Messina intervenuto nei soccorsi. Si tratta di una tragedia purtroppo non rara e ancora oggi presente nella vita di questo corpo di volontari. Da sempre, infatti, il personale volontario è chiamato a svolgere gli stessi interventi dei colleghi permanenti e, di conseguenza, ad affrontare gli stessi rischi e pericoli.
Quello su cui si intende richiamare oggi l'attenzione del Governo e di questa Camera è, quindi, il principio basilare di una tutela previdenziale seria e dignitosa in caso di infortunio o decesso per questi volontari.
Va da sé, infatti, che un giusto trattamento in caso di morte o infortunio è un aspetto che non può non interrogare la coscienza del legislatore. A questi volontari, infatti, in caso di morte o inabilità permanente spetta un trattamento economico parificato al cosiddetto equo indennizzo che compete al personale di ruolo. Sempre in caso di morte o invalidità sono riconosciuti assegno ordinario di invalidità, se sussiste una riduzione della capacità lavorativa almeno di un terzo, ovvero la pensione ordinaria di inabilità in caso di assoluta e permanente impossibilità a svolgere qualsiasi attività lavorativa. Il calcolo di tale trattamento è effettuato sulla base dei contributi versati dall'assicurato vigile volontario che, essendo collegati solo ad ore di servizio effettivo e di intervento, porta normalmente valori assai contenuti.
In caso di infortunio gravemente invalidante il volontario ha invece diritto all'indennità di accompagnamento di cui alla legge n. 118 del 1971. Un vigile volontario che subisca un infortunio al di fuori del soccorso, anche se dichiarato non idoneo al servizio di istituto, fruisce solo del beneficio assicurativo.
Credo, quindi, onorevoli colleghi che voi concorderete con me che queste sono ingiustizie ed iniquità cui occorre porre rimedio. Non si tratta di parificare vigili volontari con vigili permanenti, e nemmeno di introdurci nel dedalo di rivendicazioni capziose relative a benefici accessori. Non si propone in questa mozione di effettuare sanatorie per assunzioni. Nulla di tutto questo, signor Presidente.
Si tratta, credo, di una questione di giustizia. Infatti, quello che si chiede nella mozione è di impegnare il Governo a predisporre gli strumenti necessari al fine di adottare una normativa specifica che regoli la materia equiparando il sistema di tutela previdenziale pensionistica della componente volontaria a quello della componente permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Si chiede, inoltre, che tale parificazione avvenga in caso di infortunio comportante invalidità totale o parziale o decesso dipendenti da causa di servizio, comprendendo in questo anche il periodo di addestramento iniziale oggi coperto soltanto dal punto di vista assicurativo e non sotto il profilo previdenziale.
Signor Presidente, onorevoli colleghi, concludo ricordando che spesso citiamo in maniera generalizzata una famosa frase del Presidente Kennedy relativa a tutto ciò che ogni cittadino dovrebbe poter fare per il proprio Paese prima di avere il diritto di porsi la domanda su che cosa il suo Paese possa fare per lui medesimo. Penso che qui oggi, al contrario, noi abbiamo il pieno diritto di porci il quesito opposto, cioè che cosa il nostro Paese possa e debba fare per questi nostri concittadini che così tanto danno in termini di tempo, abnegazione e sacrificio alla collettività nazionale e che con il loro impegno e abnegazione così poco ci chiedono (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Delfino, che illustrerà anche la mozione Vietti ed altri n. 1-00226, di cui è cofirmatario. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, il Pag. 75tema di queste mozioni è largamente unitario e parte dalla considerazione comune in questo Paese del grande valore del volontariato e, nello specifico, del grande contributo che i vigili del fuoco volontari (dalle nostre parti i cosiddetti pompieri a chiamata) danno per offrire più sicurezza, più tutele al nostro territorio, più attenzione a grandi difficoltà, quali ad esempio quelle di cui stamattina ci ha parlato nel suo intervento il sottosegretario Bertolaso, riferendosi ovviamente al grande contributo che le organizzazioni di volontariato, e tra queste per primi i vigili del fuoco, danno nella lotta agli incendi boschivi.
La figura del vigile del fuoco volontario non opera solo in questa specifica fattispecie, ma in una serie innumerevole di presenze e di interventi che testimoniano come la sicurezza di questo Paese sia in larga parte anche nelle mani di queste persone generose che svolgono questo servizio e concorrono con disponibilità ad ogni chiamata per far fronte ad emergenze di qualsiasi tipo.
Credo che questo sia un servizio che in questa sede dobbiamo richiamare con forza, con convinzione, consapevoli che a queste persone, a questi volontari dei vigili del fuoco, noi dobbiamo riconoscere, a nostra volta come istituzioni, come Parlamento e come Governo, altrettante condizioni di sicurezza per le difficili situazioni in cui tante volte si trovano ad operare.
Credo che su questa strada siamo andati avanti. Se pensiamo che in Italia sono oltre 300 le sedi di vigili del fuoco volontari, sono migliaia le unità di vigili del fuoco volontarie e sono decine di migliaia gli interventi che vedono annualmente presenti i vigili del fuoco, credo che vi sia in tal senso una convinzione forte: questo grande contributo deve essere valorizzato, riconosciuto e ulteriormente portato a conoscenza della nostra comunità nazionale, perché se c'è già tanta presenza noi sappiamo anche che non sempre è ancora sufficiente a sopperire ai bisogni, alle emergenze, alle necessità.
Ci sono altri Paesi europei dove c'è un vigile del fuoco volontario ogni 1.300 abitanti; in Italia la media della presenza di questi volontari, invece, è di circa uno ogni 2.400 abitanti. Questo dato richiama anche uno sforzo di sensibilizzazione che dobbiamo portare avanti in tale direzione per far sì che questa grande realtà di volontariato rappresenti veramente un elemento positivo che, attingendo alla grande risorsa di umanità presente nei cittadini di questo bel Paese, possa ulteriormente raggiungere obiettivi di presenza ancora più significativi.
Ciò vuol dire che, se noi possiamo contare, così come dimostrato dall'esperienza quotidiana, sulla disponibilità per interventi di emergenza che vengono svolti dai volontari dei vigili del fuoco, più o meno con le medesime modalità dei colleghi di ruolo, credo che allora dobbiamo garantire altrettante condizioni di sicurezza.
Così come il Parlamento ha opportunamente fatto con il decreto legislativo n. 81 del 2008, che ha accresciuto la possibilità di attenzione nella riforma della sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro, dobbiamo anche considerare quei lavoratori come i volontari dei vigili del fuoco che sono assimilabili al personale di ruolo.
Allora credo che quella previsione legislativa relativa alla sicurezza deve avere un ulteriore passaggio in avanti, un ulteriore riconoscimento attraverso l'ampliamento delle tutele, dei riconoscimenti economici e assicurativi che vadano a dare sostanza nuova alle diversità ancora esistenti per i volontari. Questi, infatti, quando incorrono in situazioni di gravi incidenti devono poter fruire delle stesse assicurazioni, delle stesse competenze perché, come dicevo prima, le modalità di intervento che oramai li vedono coinvolti sono analoghe a quelle dei vigili del fuoco di ruolo.
Credo che il vigile del fuoco volontario non si risparmi mai, in nessuna occasione, ci butti dentro il cuore, la passione, la disponibilità, l'attenzione a dare un contributo veramente forte per superare ogni singola emergenza in cui viene chiamato. Proprio a fronte di questa situazione di disparità, sapendo che non è possibile Pag. 76immaginare ampliamenti di piante organiche, né fare sanatorie per «ruolizzare» questi volontari dei vigili del fuoco, e proprio perché essi operano in condizioni di emergenza credo, però, che tutte le tutele, sia sotto il profilo previdenziale, sia sotto quello infortunistico-assicurativo, devono, in qualche misura, trovare il Parlamento e il Governo molto attenti e disponibili.
È per tale motivo che nella nostra mozione impegniamo il Governo, pur consapevoli delle difficoltà di questa fase economica del nostro Paese, a valutare l'adozione di ogni possibile iniziativa che possa superare quelle ingiustificate difformità di tutela che esistono tra i vigili del fuoco permanenti e i vigili del fuoco volontari, vittime di incidenti in servizio.
Inoltre, come dicevo prima con riferimento alle esigenze ancora ampie e diffuse di intervento, riteniamo che sia assolutamente importante valutare anche l'opportunità di prevedere agevolazioni fiscali, contributi che possano consentire il miglioramento dell'attività dei presidi dei vigili del fuoco volontari. Chi ha conoscenza di questi presidi, di queste presenze, sa quale e quanta difficoltà vi sia nel dotare queste realtà di volontariato di automezzi, di attrezzature, di tutto quanto occorra per rendere efficace, al momento dell'intervento, la presenza e la disponibilità dei vigili del fuoco volontari.
Questo è un dato sul quale abbiamo fiducia e speranza e, anche alla luce dei riconoscimenti che costantemente provengono dal Governo, dalla Protezione civile e dalle amministrazioni locali, ebbene, proprio per questa fiducia, per questa disponibilità, ci auguriamo che si riconosca l'esigenza di appostare anche delle risorse e di procedere con quelle modifiche normative di cui parlavo che, da un lato, consentano di sviluppare ancora di più la presenza sul territorio dei vigili del fuoco volontari e, dall'altro, offrano, con le opportune modifiche normative, quella garanzia di una pari tutela per quanto riguarda i momenti di difficoltà che derivano nei casi di incidenti, qualche volta, purtroppo, mortali.
Questo è il contributo che vuole dare la mozione presentata dall'UdC. È un contributo di richiamo al Parlamento e soprattutto al Governo perché noi operiamo costantemente a favore del volontariato in generale, ma oggi è particolarmente di attualità il volontariato dei vigili del fuoco. Mi auguro, signor sottosegretario, che si possano effettivamente compiere dei passi in avanti, perché ciò significa accrescere la civiltà di questo Paese e la capacità di risposta della comunità locale e nazionale in momenti di difficoltà e di emergenza (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Osvaldo Napoli, che illustrerà anche la mozione Lo Monte ed altri n. 1-00228, di cui è cofirmatario.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il Corpo nazionale dei vigili del fuoco dalla sua costituzione nel 1941 è storicamente composto da due componenti: quella permanente formata da personale di ruolo e quella volontaria costituita da normali cittadini, i quali, debitamente formati e costantemente addestrati, svolgono questo servizio a chiamata ogni qualvolta se ne ravvisi la necessità. In particolare, i circa 6.500 pompieri operativi nei quasi 300 distaccamenti volontari presenti su tutto il territorio nazionale sono i portatori in alcuni casi di una ormai più che secolare tradizione di autotutela della collettività che organizzavano gruppi di cittadini pronti ad accorrere in soccorso degli altri.
Essi rappresentano, quindi, una grande ricchezza che andrebbe certamente incentivata, potenziata e sviluppata per portare la nostra nazione finalmente in linea con gli standard europei, dove la struttura del soccorso tecnico urgente di molti Paesi è basata sulla presenza nel territorio di innumerevoli presidi di pompieri volontari che garantiscono un soccorso tempestivo, efficace ed efficiente alla loro collettività, con un rapporto costo-qualità bassissimo. Non a caso, quindi, in Germania sono oltre un milione, in Francia quasi 300 mila, Pag. 77nella piccola Svizzera circa 200 mila, mentre in Austria e Slovenia il 99 per cento dei vigili del fuoco sono volontari.
Senza andare oltre confine basta guardare al Trentino-Alto Adige, dove, grazie alla legislazione speciale, si è salvaguardata la tradizione storica dei corpi comunali dei pompieri, dove in ogni municipalità è presente un presidio in cui si può contare complessivamente su circa 16 mila unità volontarie operative, mentre il numero di quelle permanenti su tutto il territorio nazionale è di circa 25 mila.
Voglio ricordare il coordinamento e il sostegno - e lo dico in qualità di sindaco e di presidente dell'ANCI - degli enti locali e dei sindaci, in particolare, che gestiscono questo tipo di sostegno nei confronti dei vigili del fuoco.
Ebbene, sono molte le richieste dei cittadini di aprire nuovi distaccamenti volontari in tante regioni, soprattutto nel nord, ma ora anche nel centro, nel sud e nelle isole. I distaccamenti volontari dei vigili del fuoco compiono circa il 10 per cento degli interventi che complessivamente svolge il Corpo nazionale nella sua totalità.
Tenendo conto che purtroppo in molte zone del Paese non sono presenti questi presidi, è intuitivo che tale percentuale è destinata ad aumentare notevolmente, analizzando le singole realtà provinciali. Per usare un esempio a me vicino, nell'intera regione Piemonte vi sono 83 presidi volontari in cui operano all'incirca 2.200 uomini e donne e nella sola provincia di Torino sono operativi 40 distaccamenti e 1.240 volontari. Sempre nella sola provincia di Torino, su 25 mila interventi svolti annualmente dall'intero comando provinciale, ben 8.500 (pari al 33 per cento) sono effettuati dalle sedi volontarie.
Il patrimonio dei vigili del fuoco volontari, quindi, è certamente da non disperdere ma da sviluppare e soprattutto da tutelare. Ebbene, bisogna dare atto al Governo di aver capito l'importanza del volontariato e, in modo particolare, di quello dei vigili del fuoco. L'attenzione delle istituzioni centrali e di quelle locali è dimostrata da tutto quello che è stato fatto.
Direi che la razionalizzazione dell'intervento nella zona abruzzese da parte dei vigili del fuoco volontari è dimostrazione di come il sottosegretario Nitto Palma e il sottosegretario Bertolaso abbiano operato bene in questo settore.
Ed è proprio per l'assenza di queste tutele che ci si rivolge al Governo, in particolare per quelle legate, purtroppo, ad infortuni e decessi che, inevitabilmente, per la rischiosità dell'attività svolta colpiscono gli appartenenti a questa componente. Non ultimo il tragico incidente a causa del quale ha perso la vita, proprio all'inizio di questo mese, Massimo La Scala, un vigile del fuoco volontario appartenente al distaccamento di Boscoriero di Torino, mentre con la propria squadra si recava a prestare soccorso proprio a seguito di un violento nubifragio. Infatti i vigili del fuoco volontari sono chiamati a svolgere i medesimi interventi che compiono i loro colleghi di ruolo e per ciò stesso sono destinati inevitabilmente a correre gli stessi rischi ma, paradossalmente, pur svolgendo di fatto il medesimo compito attribuito loro dalle leggi dello Stato, non godono delle medesime tutele previdenziali in caso di infortunio invalidante e inabilitante o nel tragico caso del decesso, lasciando in quest'ultimo frangente le famiglie in grandissima difficoltà.
Egregio Presidente, rientrando nella categoria dei lavoratori non di ruolo dell'amministrazione dello Stato, essi vengono iscritti ad una particolare gestione dell'INPS e non dell'INPDAP come il personale di ruolo; ciò crea una notevole sperequazione in termini di previdenza privilegiata, in quanto l'istituto di riferimento eroga una prestazione commisurata ai soli contributi versati, che sono molto esigui considerando la particolare modalità di impiego a chiamata di questi vigili del fuoco. Ciò dà luogo ad un trattamento pensionistico irrisorio se paragonato a quello spettante al personale di ruolo, e Pag. 78noi vogliamo ringraziare il Governo per l'attenzione che, a seguito di questa nostra mozione, saprà rivolgergli.
Le norme prevedono che al personale volontario si applicano le vigenti disposizioni in materia di doveri, compiti e responsabilità previste per il personale permanente di pari qualifica, limitatamente alle attività inerenti al soccorso, e che al personale volontario, che in seguito all'impiego per attività di soccorso, formazione o addestramento, ha subito un infortunio comportante inabilità permanente ed assoluta, competono i benefici stabiliti in materia per il personale permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Purtroppo, si riscontra che, a parità di doveri e responsabilità, non sono presenti, allo stesso modo, gli stessi benefici sia in termini di trattamenti pensionistici in caso inabilità, di prestazioni privilegiate ai familiari in caso di decesso, e di assunzioni protette e di infortuni in itinere.
Concludo rammentando il dettato degli articoli 3 e 38 della Carta costituzionale in tema di uguaglianza di diritto ad un decoroso sostenimento in caso di inabilità. È intollerabile che questi diritti, che certamente valgono e devono valere per tutti i cittadini, non siano previsti per dei servitori dello Stato, quali certamente sono i vigili del fuoco volontari. Siamo convinti che il Governo saprà prendere posizione molto chiara a favore del Corpo dei vigili volontari (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Marco Carra. Ne ha facoltà.
MARCO CARRA. Signor Presidente, sarò decisamente più breve dei colleghi che mi hanno preceduto, però ci tengo in modo particolare ad esprimere qualche considerazione a sostegno della nostra mozione, poiché penso che sia un bene che la Camera discuta della situazione nella quale si trovano i nostri vigili del fuoco, ed in particolare il personale volontario. Di questa opportunità sono grato al mio gruppo e ai firmatari della nostra mozione, a partire dall'onorevole Benamati quale primo firmatario della stessa.
Io credo, come i colleghi, che sia giusto esaltare la straordinaria funzione sociale e civile dei vigili del fuoco per il nostro Paese, funzione che viene svolta con grande serietà, con grande passione e con grande professionalità. Ancora nell'ultima triste vicenda abruzzese abbiamo avuto testimonianza concreta di quale e quanta abnegazione e di quanta umanità abbiano messo a disposizione delle popolazioni colpite dal terremoto.
Colgo questa occasione, cioè la discussione odierna, per evidenziare una nostra proposta di legge, a prima firma del collega Lolli, che si propone l'obiettivo di adeguare le retribuzioni dei vigili del fuoco, prevedendo facilitazioni fiscali e maggiori risorse per garantire un trattamento privilegiato in relazione alla tassazione delle retribuzioni accessorie, come l'indennità di turno, quella notturna e quella festiva. Lo dico per affermare che siamo tanto attenti alle giuste e motivate esigenze dei volontari - questo è il cuore della mozione - quanto a quelle, altrettanto giuste e motivate, dei vigili permanenti.
Per quanto riguarda il personale volontario, è necessario ribadire che questi ragazzi rappresentano una risorsa indispensabile per garantire un servizio efficace ed efficiente. Molto spesso sono sostitutivi rispetto alle carenze di organici degli effettivi, dei permanenti, e sono numerosi i distaccamenti in grado di garantire il servizio grazie ai volontari. È una risorsa sostanzialmente priva di una tutela previdenziale ed infortunistica. L'onorevole Benamati ha descritto molto bene la casistica che riguarda i volontari e la necessità che il legislatore intervenga rapidamente. Non voglio riprendere questi temi, ma voglio aggiungerne un altro, molto sentito dal personale volontario e precario, che non abbiamo inteso proporre nella mozione perché merita, dal nostro punto di vista, un approfondimento specifico. Mi sto riferendo alle stabilizzazioni del personale volontario e precario. Affrontare e risolvere questo complesso di problemi significa, dal mio punto di vista, testimoniare concretamente la nostra gratitudine Pag. 79nei confronti di chi, in termini professionali, ma anche in modo disinteressato, si preoccupa della nostra sicurezza. Pertanto auspichiamo un parere favorevole del Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, le mozioni di oggi, concernenti iniziative per l'estensione degli strumenti di tutela previdenziale e pensionistica al personale volontario - una volta si chiamava «discontinuo» - del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, affrontano una tematica molto importante. Signor Presidente, ciò al di là delle problematiche esistenti nelle regioni, perché non in tutte le regioni - vedasi Trento e Bolzano, che sono realtà provinciali, mentre Aosta è regionale, ma questa è un'anomalia tutta italiana - ci sono naturalmente delle situazioni che devono essere evidenziate.
In quest'Aula, poco fa, un rappresentante della maggioranza ha detto che deve essere incentivato questo tipo di volontariato. Ebbene, credo che la parola «volontariato» sia particolare, un'anomalia, nel senso che questo personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è chiamato a svolgere gli stessi interventi dei colleghi permanenti e, di conseguenza, ad affrontare gli stessi pericoli. Ma non solo: sono purtroppo dei precari. Ecco la vera parola giusta che dovrebbe essere affrontata in questa Aula ed è incredibile che si parli di incentivare questa condizione. Le persone che in questo momento voi chiamate «volontari» non sono altro che dei precari. Poi vi spiegherò il sistema e la problematica di questa differenza nell'ambito dei vigili del fuoco.
Quindi, essi non solo devono essere inseriti nelle procedure di stabilizzazione, che trovo giuste, ma devono godere anche delle tutele previdenziali sugli infortuni, sui decessi e per le invalidità, delle coperture assicurative per le inabilità permanenti, assolute o parziali, e della reversibilità, che è trattata in maniera difforme anche in questa specifica realtà.
In Italia, ci sono circa 300 sedi di vigili del fuoco volontari che lavorano in completa autonomia, anche se naturalmente non tutti sanno che, quando intervengono i volontari, secondo una circolare ministeriale, devono intervenire anche i permanenti.
Si tratta di un precariato a tempo determinato o di lavoratori assimilati: ecco qual è la vera dicitura delle persone che chiamiamo «volontari». Queste sono vere e proprie assunzioni a tempo determinato, per le quali non si espleta un concorso, perché vi è una selezione, si presenta una domanda, si passa la visita medica, e dopo si può essere chiamati, fare il corso di formazione professionale di 120 ore e, da quel momento, si può essere chiamati a fare il volontario per un totale massimo di 160 giornate all'anno, quindi circa otto mesi.
Fanno servizio anch'essi 24 ore su 24 e hanno le stesse qualifiche di polizia giudiziaria che hanno i colleghi vigili del fuoco in servizio permanente. Questa è la differenza tra il personale di ruolo e coloro che sono, invece, volontari, cioè nessuna, perché svolgono lo stesso compito e lo stesso servizio.
È chiaro che non si può pensare di incentivare attività lavorative e dire, invece di sistemare le 5 mila persone in tutta Italia (dicono che sono 5 mila, ma forse sono anche di più), che il volontariato va bene, quando non si vuole assumere con coraggio e con forza un'impostazione per cui si deve mettere a posto situazioni di cui nessuno, certe volte, vuole parlare o non osa parlare perché, naturalmente, necessitano di certe condizioni economiche, di tempo economico e di un modello economico. Ecco perché non se ne vuole parlare!
Quindi, credo che, per migliorare la sicurezza, l'operatività e la tutela della collettività, dovrebbero essere assunti; non dimentichiamoci della professionalità, dello spirito di abnegazione e del sacrificio che essi compiono ogni giorno per la collettività. Pag. 80
La loro condizione deve essere rivista attraverso una normativa specifica e vi deve essere un riequilibrio tra il personale volontario e quello permanente, perché, nella realtà, così com'è congegnata, si potranno sempre determinare limitazioni, particolarità e problemi.
È chiaro che si tratta di un problema economico, perché nessuno ne ha parlato. Anche le stesse mozioni parlano non di stabilizzazione, ma di armonizzazione dei vari sistemi: ha un costo, tutto ha un costo e, se si vuole cercare di far funzionare il Corpo nazionale dei vigili del fuoco, si deve procedere ad un'attività tale da poter risolvere questo problema.
Il legislatore deve intervenire immediatamente al fine di ritrovare questo riequilibrio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
(Intervento e parere del Governo)
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, Nitto Francesco Palma, che esprimerà altresì il parere sulle mozioni all'ordine del giorno.
NITTO FRANCESCO PALMA, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, a me pare che le tre mozioni, sia pure con degli impegni formalmente diversi, trattino le stesse identiche questioni, fatta eccezione per l'ultimo punto della mozione a firma degli onorevoli Vietti e Delfino.
In altri termini, con queste tre mozioni si evidenzia il problema concernente una disparità di trattamento con riferimento ai vigili del fuoco volontari e ai vigili del fuoco permanenti vittime di incidenti di servizio, con riferimento alla disciplina, anche economica, concernente i caduti in servizio, e poi per tutto quello che concerne la tutela previdenziale e pensionistica.
Semplicemente sotto il profilo ricognitivo, mi permetto di rappresentare agli onorevoli colleghi che, da punto di vista indennitario e pensionistico, la legislazione vigente (Commenti)... chiedo scusa...
PRESIDENTE. Per favore. Sta parlando il Governo, è importante.
NITTO FRANCESCO PALMA, Sottosegretario di Stato per l'interno. La legislazione vigente, dicevo, già prevede in favore del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in caso di morte o invalidità dipendenti da causa di servizio, benefici sostanzialmente equiparabili a quelli riconosciuti in analoghe condizioni al personale permanente. Qualora un vigile volontario deceda in circostanze tali da poterlo qualificare vittima del dovere, ai familiari superstiti spetta, alle medesime condizioni dei familiari dei vigili permanenti, innanzitutto una speciale elargizione nella misura di euro 200 mila, soggetta a rivalutazione ISTAT sino alla data di corresponsione. In secondo luogo, è previsto un assegno vitalizio nella misura di euro 258 mensili, soggetto a perequazione automatica, dovuto a ciascun superstite previo inserimento in un'apposita graduatoria nazionale prevista dalla legge, e un assegno vitalizio speciale di 1.033 euro mensili, anch'esso soggetto a perequazione automatica, dovuto a ciascun superstite ai sensi dell'articolo 2, comma 105, della legge finanziaria per l'anno 2008. Si segnala altresì che per tali evenienze l'Opera nazionale assistenza dei vigili del fuoco corrisponde un contributo alle spese funerarie di 4 mila euro.
È inoltre previsto espressamente a favore del personale volontario un premio assicurativo i cui massimali sono stabiliti con provvedimento del Ministero dell'interno, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze: si tratta di beneficio assimilabile all'equo indennizzo spettante al personale permanente, ed è stabilito in misura variabile in funzione del numero e della tipologia dei superstiti, fino ad un massimo di 51.645,69 euro.
Dal punto di vista della tutela previdenziale sussistono invece ancora talune Pag. 81differenze tra le due componenti, volontaria e permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in particolare per quanto concerne la pensione privilegiata diretta e di reversibilità. A differenza dei Vigili del fuoco permanenti, la cui pensione privilegiata è a carico dell'INPDAP, in virtù dei rapporti di lavoro a tempo determinato con l'amministrazione ai Vigili volontari viene attualmente erogata una pensione privilegiata da parte dell'INPS, istituto previdenziale cui tale personale è iscritto in ragione della temporaneità del servizio reso, che essendo commisurata ai contributi versati è di importo sempre minore rispetto a quello dei permanenti.
Per quanto riguarda la questione relativa alle assunzioni dei familiari superstiti, si osserva che il sistema normativo attuale, previsto dal decreto legislativo n. 217 del 2005 recante l'ordinamento del personale del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, all'articolo 132 non consente l'assunzione dei parenti del Vigile volontario infortunato o caduto vittima del servizio, essendo tale beneficio riservato solo ai congiunti dei Vigili del fuoco permanenti. Tale limitazione è conforme alla disposizione della relativa legge di delega (legge 30 settembre 2004, n. 252), che all'articolo 1 ha espressamente escluso il personale volontario. Non può invece ritenersi possibile, come sostenuto dagli onorevoli proponenti, l'estensione del beneficio in parola al personale volontario ai sensi dell'articolo 21 della legge 5 dicembre 1988, n. 521, perché quest'ultima disposizione fa, a tale riguardo, espresso rinvio all'articolo 12 della legge n. 466 del 1980, che è stato abrogato dall'articolo 22 della legge n. 68 del 1999.
Questo è il quadro ricognitivo della disciplina esistente. Come gli onorevoli proponenti le prime due mozioni, oltre evidentemente a quella di maggioranza, ben sanno, tutti questi problemi sono all'attenzione del Ministero dell'interno e del Dipartimento competente dei Vigili del fuoco, e sono stati oggetto ripetutamente di risposta in sede di interrogazione e di interpellanza parlamentare; il che equivale a dire, evidentemente, che gli onorevoli proponenti sanno perfettamente quanta attenzione vi sia da parte del Ministero dell'interno e da parte del competente Dipartimento alle problematiche che sono state sollevate dalla loro mozione, e che formano oggetto anche della mozione di maggioranza a firma Cazzola ed altri.
Sotto il profilo poi degli impegni comprenderete - i capoversi contenenti gli impegni sono infatti estremamente chiari - che il Ministero preponderante sotto questo profilo non è più il Ministero dell'interno, ma è il Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, trattando tutte le questioni oggetto degli impegni aspetti di natura previdenziale e pensionistica.
Sotto questo profilo, in termini generali si può dire che, con riferimento alle mozioni presentate dagli onorevoli Benamati, Vietti e Cazzola, relativamente all'aspetto concernente il trattamento assicurativo a copertura degli infortuni sul lavoro occorsi al personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco si può affermare quanto segue: va preliminarmente rilevato che, ai sensi dell'articolo 1 del testo unico n. 1124 del 1965, l'attività di estinzione degli incendi svolta dal personale permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco è espressamente esclusa dall'assicurazione obbligatoria. Lo stesso è a dirsi per quanto concerne l'attività di volontariato svolta gratuitamente che, come tale, non fa sorgere il vincolo di subordinazione né l'obbligo di assicurazioni sociali.
Sulla base della disposizione citata, anche il personale volontario dei Vigili del fuoco è stato escluso dal campo di applicazione della tutela assicurativa. Tuttavia, viste le prospettive strategiche dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, orientate verso l'obiettivo di una generalizzazione del campo di applicazione della suddetta tutela, è stata già presa in considerazione la possibilità di estendere la copertura assicurativa al personale in questione.
Ciò in quanto tale personale costituisce un nucleo di persone che, nell'ambito di un rapporto di dipendenza funzionale, Pag. 82sono utilizzate dalla competente amministrazione in occasione di eventi calamitosi al fine di garantire l'incolumità dei cittadini soccorsi e degli stessi operatori, e detto personale fruisce di un'apposita assicurazione contro gli infortuni in servizio esulando dalla categoria di soggetti che operano nell'ambito delle comuni organizzazioni di volontariato poiché, a fronte del servizio espletato, riceve emolumenti mensili sui quali vengono operate ritenute previdenziali per conto dell'INPS, in analogia a quanto avviene per i lavoratori subordinati.
Alla luce delle suesposte considerazioni, sembra possibile far rientrare sotto il profilo oggettivo l'attività prestata dai Vigili del fuoco volontari fra le attività assicurate a norma dell'articolo 1, comma 3, numeri 23 e 24, del testo unico n. 1124 del 1965 e successive modifiche e integrazioni, contrariamente a quanto avviene per l'attività di estinzione degli incendi svolta dal personale permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, esclusa espressamente dall'assicurazione obbligatoria.
Il personale in questione potrebbe peraltro essere incluso tra le persone assicurate ai sensi dell'articolo 4, numero 1, del testo unico in quanto, come sopra affermato, risulta che lo stesso presta attività nell'ambito di un rapporto di dipendenza funzionale e quindi sotto la direzione del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, e non rientra quindi nell'ambito del volontariato, in quanto non presta la propria attività a titolo gratuito e i relativi emolumenti sono assoggettati alle ritenute previdenziali INPS.
Va inoltre evidenziato che l'articolo 1, comma 1187, della legge 27 dicembre 2006 n. 296 (legge finanziaria per il 2007), come modificato dall'articolo 2, comma 534, della legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria per il 2008), ha previsto in caso di infortunio mortale l'erogazione da parte dell'INAIL di una prestazione una tantum a sostegno dei superstiti di tutti i lavoratori deceduti per infortunio sul lavoro, anche se non soggetti alla tutela assicurativa obbligatoria.
Si aggiunge peraltro che, ai sensi dell'articolo 2, comma 105, della legge 24 dicembre 2007 n. 244 (legge finanziaria per il 2008), a tutte le vittime del dovere, ovvero a tutti i dipendenti pubblici deceduti o che abbiano subito un'invalidità permanente in attività di servizio nell'espletamento delle funzioni di istituto per effetto diretto di lesioni riportate in conseguenza di eventi verificatisi, tra l'altro, in operazioni di soccorso e in attività di tutela della pubblica incolumità, a decorrere dal 1 gennaio 2008 è concesso un assegno vitalizio di 258 euro mensili, dovuto a ciascun superstite previo inserimento in un'apposita graduatoria nazionale, oltre all'assegno vitalizio di 1.033 euro mensili di cui prima ho parlato.
È infine previsto a favore del personale volontario un premio assicurativo i cui massimali sono stabiliti con provvedimento del Ministero dell'interno, di concerto con quello dell'economia e delle finanze. Con riferimento poi al profilo concernente l'equiparazione della tutela previdenziale e pensionistica del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco rispetto al Corpo permanente, si fa presente quanto segue.
La figura professionale del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco ha origini storiche risalenti alla legge 27 dicembre 1941, n. 1570, successivamente abrogata dal decreto legislativo n. 139 del 2006. Tale decreto legislativo prevede che il Corpo in questione si prefigge lo scopo di assicurare anche per la difesa civile, il servizio di soccorso pubblico e di prevenzione ed estinzione degli incendi su tutto il territorio nazionale. Il relativo personale ha alcune peculiarità in quanto dello stesso possono far parte soggetti volontari con particolare idoneità fisica iscritti allo specifico albo e tenuti ad adempiere determinati doveri relativamente alla prestazione lavorativa occasionalmente prestata.
La legge 11 agosto 1991, n. 266, che è la legge-quadro sul volontariato, ha riconosciuto il valore sociale della funzione-attività di volontariato come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo. In Pag. 83particolare, l'articolo 2, comma 1, stabilisce che per attività di volontariato deve intendersi quella prestata in modo personale, spontaneo e gratuito tramite l'organizzazione di cui il volontario fa parte senza fini di lucro anche indiretto ed esclusivamente per fini di solidarietà.
Al comma 2 si prevede che l'attività di volontariato non può essere retribuita in alcun modo, nemmeno dal beneficiario e possono essere soltanto rimborsate dall'organizzazione di appartenenza le spese effettivamente sostenute. In merito all'assicurazione degli aderenti alle organizzazioni di volontariato le organizzazioni devono assicurare i propri aderenti che prestano attività di volontariato contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell'attività stessa nonché per la responsabilità civile verso i terzi.
In relazione al profilo previdenziale va rilevato che a tutt'oggi, in carenza di una normativa specifica sugli adempimenti contributivi da porre in essere per i compensi corrisposti nei periodi di richiamo, trova applicazione la disciplina sulle assunzioni temporanee presso l'amministrazione dello Stato di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 276 del 1971.
Successivamente, il comma 2 del predetto articolo prevede che il personale volontario sia assicurato contro gli infortuni in servizio e le infermità contratte per cause dirette e immediate di servizio, restando esonerata l'amministrazione da ogni responsabilità. La dipendenza dalla causa di servizio di infermità e lesioni è accertata ai sensi delle disposizioni vigenti per il personale civile delle amministrazioni dello Stato. Le spese di degenza e cura per il personale volontario nei casi di ferite, lesioni e infermità contratte per causa immediata e diretta di servizio sono a carico dello Stato.
Tutto ciò premesso, sia sotto il profilo della ricognizione della normativa da parte del Ministero dell'interno e di quanto espresso dal Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, in ragione del fatto che le problematiche che sono poste ad oggetto della mozione Benamati ed altri n. 1-00189 e della mozione Vietti ed altri n. 1-00226 sono sostanzialmente analoghe se non identiche a quelle della mozione presentata dall'onorevole Cazzola ed altri n. 1-00228, ritengo che in ragione della necessità che vi sia comunque una compatibilità di natura finanziaria con riferimento agli impegni che il Governo dovrebbe assumere con riferimento a questa materia per la quale, come già detto, mostra particolare sensibilità, in linea principale, chiedo ai presentatori delle mozioni Benamati ed altri n. 1-00189 e Vietti ed altri n. 1-00226 di modificare la parte dispositiva delle loro mozioni in senso assolutamente analogo alla mozione Cazzola ed altri n. 1-00228, vale a dire di riformulare il dispositivo nel seguente modo: «impegna il Governo a valutare, compatibilmente con le disponibilità di bilancio, ogni possibile iniziativa, anche graduale, per proseguire nell'armonizzazione del sistema di tutela previdenziale e assistenziale tra il personale permanente e quello volontario». Mi sembra che quest'ultima sia una formulazione onnicomprensiva dei singoli temi previdenziali e non, che sono stati evidenziati nelle due mozioni e che evidentemente impegnano il Governo a percorrere questa strada secondo le compatibilità finanziarie.
Qualora gli onorevoli proponenti della mozione Benamati ed altri n. 1-00189 e Vietti ed altri n. 1-00226 non dovessero accettare la riformulazione del Governo, il Governo esprime parere contrario sulla mozione Benamati ed altri n. 1-00189 e Vietti ed altri 1-00226 ed esprime, invece, parere favorevole sulla mozione Cazzola ed altri n. 1-00228 (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Iannaccone. Ne ha facoltà, per 9 minuti.
ARTURO IANNACCONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi e signor sottosegretario, in questi mesi difficili per il nostro Paese abbiamo avuto la possibilità di verificare con quanto spirito di sacrificio e di abnegazione e con quanta efficacia e professionalità i nostri appartenenti al Corpo nazionale dei vigili del fuoco si siano dedicati per soccorrere le popolazioni abruzzesi colpite dal sisma del 6 aprile. L'opera dei nostri vigili, però, non si consuma solo negli episodi che per la loro gravità ottengono l'attenzione dei mezzi di informazione. È evidente che il loro lavoro è svolto quotidianamente e che ogni qual volta sono chiamati dai cittadini ad intervenire sono costretti a mettere a repentaglio la loro integrità fisica e persino la vita stessa.
In questa opera meritoria che si svolge quotidianamente è impegnato anche il personale volontario, che collabora attivamente nell'ambito del Corpo nazionale e che di conseguenza è chiamato ad affrontare gli stessi pericoli dei loro colleghi. Le istituzioni e in particolare noi che rappresentiamo il popolo italiano abbiamo il dovere di manifestare non solo a parole la gratitudine per quest'opera di tutela dei cittadini, che è svolta non solo dal personale effettivo, ma anche da quello volontario.
Abbiamo apprezzato che le recenti disposizioni delle leggi finanziarie per gli anni 2007 e 2008 abbiano previsto che il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco possa essere inserito nelle procedure di stabilizzazione. Tra l'altro, va sottolineato che lo stesso personale volontario è incluso come figura parificata al dipendente nel nuovo testo unico sulla sicurezza. Sotto il profilo pensionistico ed indennitario la legislazione vigente già prevede in favore del personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, in caso di morte o di invalidità da causa di servizio, benefici sostanzialmente equiparabili a quelli riconosciuti in analoghe condizioni al personale permanente. Tuttavia, non possiamo non rilevare che sussistono alcune differenze che attengono alla tutela previdenziale tra le due componenti, quella volontaria e quella permanente, in particolare per quanto concerne la pensione privilegiata diretta o di reversibilità.
Consapevole che queste differenziazioni non hanno più ragione di esistere, il Movimento per le autonomie-Alleati per il sud voterà a favore della mozione Cazzola, Caparini, Lo Monte ed altri n. 1-00228, affinché il Governo si impegni a valutare ogni possibile iniziativa per proseguire nell'armonizzazione del sistema di tutela previdenziale e assistenziale tra il personale permanente e quello volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
Signor Presidente e onorevoli colleghi, l'opera dei nostri vigili del fuoco è unanimemente apprezzata. La stima che scaturisce dalla dedizione e dalla professionalità di questo nostro Corpo varca i confini nazionali e fa onore al nostro Paese. In questa sede abbiamo il dovere di adottare provvedimenti che vadano nella direzione di un giusto riconoscimento economico per l'opera svolta non solo dal personale effettivo, ma anche da quello volontario, che è parte integrante del Corpo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le autonomie-Alleati per il Sud).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paladini. Ne ha facoltà.
GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato prima il sottosegretario, che ha riconosciuto il valore sociale dei vigili del fuoco, del loro impegno, delle loro capacità e delle loro attività; poi però ha concluso, dicendo: compatibilmente con le disponibilità di bilancio vedremo come sistemare tutte queste differenze.
Come ripeto, questa è un'anomalia tutta italiana. Oppure noi decidiamo che vi è un tipo di personale e un altro tipo di personale. Il personale volontario fa corsi di formazione e può fare 160 giornate all'anno di lavoro, quindi sono circa otto mesi.
Infatti, la norma - il decreto del Presidente della Repubblica 6 febbraio 2004, Pag. 85n. 76 - prevede non solo questo, ma che frequentino anche un corso di formazione professionale di centoventi ore. Tuttavia, è necessario sapere che vi è anche il personale permanente: un vigile del fuoco segue un corso di formazione di otto mesi.
Quindi, vi è una differenza sostanziale tra il personale permanente e quello che viene chiamato personale volontario. La differenza consiste semplicemente ed esclusivamente nel tipo di arruolamento, anche perché si tratta di personale a tempo determinato. Si vuole nascondere una cosa molto semplice: che mancano 10 mila persone nel Corpo dei vigili del fuoco. In altre parole, il Corpo dei vigili del fuoco è sotto di 10 mila persone. Quindi, i volontari non sono altro che lavoratori precari, che vengono chiamati a sopperire le esigenze dei comandi che non possono far fronte alle operazioni tecniche e di servizio.
Capisco che le tre mozioni presentate vadano in quella direzione e che con esse si cerchi di sistemare almeno alcune delle stranezze e delle ambiguità che vi sono fra due persone che vivono nello stesso mondo, che svolgono lo stesso lavoro, che hanno gli stessi rischi, che vengono chiamati «volontari», ma che sono retribuiti. In questa sede, molti parlano di associazioni volontaristiche - ben vengano ed incentiviamole - ma, forse, non hanno capito bene che si tratta di persone precarie retribuite, non sono volontari. Nella normativa e nel Corpo, così come previsto attraverso la norma, sono chiamate in questo modo, come anche nelle mozioni oggi al nostro esame, concernenti le iniziative per l'estensione degli strumenti di tutela previdenziale o pensionistica al personale volontario. Quindi, si tratta di personale. Questo è un aspetto veramente molto interessante.
Vorrei evidenziare un'altra questione: la differenza che esiste, alcune volte, nel servizio. Le circolari che indicano l'attività di lavoro prevedono che il personale volontario sia affiancato, quando opera all'esterno, da una squadra di personale permanente. Pertanto, se vi è quella squadra, certe volte, si sovrappone il tipo di servizio, raddoppiandolo.
Credo che si debba mettere mano assolutamente a questa anomalia, perché il tema riguarda le forze dell'ordine. Vorrei ricordare, infatti, che proprio a seguito di un provvedimento ratificato ultimamente da questo Parlamento, il Corpo dei vigili del fuoco è stato inserito, con una modifica all'articolo 16, tra le forze dell'ordine. Quindi, questo è un tema molto importante: due lavoratori che svolgono lo stesso servizio, con compiti equivalenti, ma con diverse attribuzioni e, soprattutto, con un diverso sistema pensionistico, previdenziale, infortunistico, sotto il profilo dell'invalidità e dell'inabilità (nell'aspetto permanente, assoluto o parziale) e delle reversibilità.
Credo che siano temi interessanti ed importanti che devono essere rivisti e, soprattutto, affrontati in una maniera completamente diversa (e secondo un modello completamente diverso) da come li abbiamo affrontati oggi, in questa sede, cercando di predisporre una mozione che, alla fine, si concluderà con un dato di fatto - come ha detto il sottosegretario - compatibilmente con le esigenze del Governo e, quindi, con un nulla (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, rinuncio all'intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Vietti, perlomeno, deve dire se accetta la riformulazione proposta dal rappresentante del Governo.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, non accetto la riformulazione proposta e rinuncio ad intervenire.
PRESIDENTE. Sta bene.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fedriga. Ne ha facoltà.
MASSIMILIANO FEDRIGA. Signor Presidente, questa mozione di maggioranza presentata, come primi firmatari, dall'onorevole Cazzola, Caparini e Lo Monte, mira finalmente a procedere verso una riconciliazione dei diritti che gli stessi lavoratori all'interno del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sia permanenti che volontari devono avere, perché entrambi vanno incontro agli stessi rischi. Non ultimo il caso della tragica morte di un giovane volontario di ventisette anni in Piemonte, in provincia di Torino, che tragicamente ha perso la vita mentre si apprestava a svolgere il suo compito di volontario dei vigili del fuoco. Tengo a sottolineare che attualmente il personale volontario gode dei diritti delle cosiddette «vittime del dovere» quando il decesso avviene durante il servizio ed esclusivamente se ciò avviene mentre si sta compiendo un reale intervento, non invece durante le esercitazioni che per gli stessi volontari sono obbligatorie e previste per legge. Infatti, i volontari devono svolgere almeno cinque ore di esercitazione al mese per poter essere iscritti.
Detto questo, è chiaro che, potendo esercitarsi anche in attività pericolose per la loro incolumità e facendo ciò per mettersi a disposizione dei cittadini, dei propri vicini di casa e della propria città, è giusto che lo Stato riconosca loro quei diritti che riteniamo importanti e fondamentali. Attualmente, non soltanto in caso di incidente o di una tragica morte i diritti non sono uguali ma anche per quanto riguarda il sistema previdenziale. Infatti, se giustamente al corpo professionista e quindi ai vigili del fuoco assunti a tempo indeterminato è corrisposta una pensione (si tratta quindi di un regime previdenziale INPDAP) in quanto dipendenti pubblici, ciò non avviene per i volontari. È chiaro che la situazione è differente perché alcuni impiegano solo alcune ore della loro vita professionale per svolgere questo genere di attività, gli altri invece sono impiegati a tempo pieno ma è anche vero che, se le pensioni saranno rimodulate rispetto alle ore effettivamente impiegate, i parametri oggettivi dovranno essere gli stessi. Per questo, responsabilmente, abbiamo presentato questa mozione che non vuole essere esclusivamente una misura propagandistica di vicinanza ad un corpo, semplicemente per strizzare l'occhio a qualche componente sociale del nostro Paese. Lo conferma anche il fatto che da sempre questa maggioranza e la Lega hanno avuto una particolare attenzione in proposito. Ricordo che, nel 2001, fu proprio un sottosegretario della Lega, l'onorevole Balocchi, a prendere per primo in mano la situazione, a confrontarsi con le associazioni che rappresentavano i volontari dei vigili del fuoco e a portarla all'attenzione del Governo e della maggioranza di allora. Devo dire, dispiacendomi (non vuole essere un atto di accusa ma semplicemente una constatazione dei fatti) che, purtroppo, durante il Governo Prodi ciò non è avvenuto; anzi, al contrario, i volontari sono stati dimenticati. Essi, infatti, negli ultimi due anni di Governo Prodi, hanno montato una polemica che non ha mai trovato una reale risposta. Oltretutto, come Lega, teniamo particolarmente ai volontari dei vigili del fuoco, perché sono una forte espressione del nostro territorio: chi conosce il territorio sa dove intervenire, come intervenire e quali siano i pericoli legati al territorio. Non a caso ne siamo orgogliosi e i volontari, cioè coloro che si mettono a disposizione dei cittadini, sono presenti in gran numero, anzi, devo dire quasi esclusivamente, nelle regioni del nord del Paese. È chiaro che ci auguriamo che questa attività benemerita si possa espandere. Ricordo il Piemonte, il Veneto, la Lombardia, il Friuli Venezia Giulia, regioni dove i distaccamenti sono numerosissimi e i volontari sono un fiore all'occhiello degli interventi in caso di emergenza.
Per questo, signor Presidente, ritengo sia una posizione responsabile quella del Governo che ha voluto assumere un impegno importante, esprimendo un parere favorevole sulla mozione di maggioranza e andando a proporre anche una responsabile riformulazione. Malgrado abbia appena ascoltato le dichiarazioni dei colleghi dell'UdC, riguardo al fatto che non verrà Pag. 87accettata, tuttavia credo che, accettandola, si potrebbe arrivare ad una posizione unitaria dell'Aula che, sicuramente, non potrebbe che rafforzare, se veramente l'intento è quello di intervenire nel settore, invece che dividere. Altrimenti, a quel punto, l'intento mi sembra che sia quello di prendere un pezzettino di visibilità senza arrivare ad un reale risultato (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zampa. Ne ha facoltà.
SANDRA ZAMPA. Signor Presidente, rinunciamo alla dichiarazione di voto e non accettiamo la riformulazione del testo della mozione Benamati ed altri n. 1-00189 che ci è stata proposta, in ragione del fatto che essa spiega qual è il problema, ma non propone alcuna soluzione vera. È esattamente il contrario di quello che ha appena detto il collega della Lega. Voglio solo limitarmi a ricordare che tra questi eroi normali ne è stato poco fa evocato uno, morto il 2 luglio e si chiamava Massimo La Scala (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Se ho capito bene lei, come l'onorevole Vietti, non accetta la riformulazione proposta dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Biagio. Ne ha facoltà.
ALDO DI BIAGIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il testo della mozione intende sollecitare l'attenzione del Parlamento e stimolare l'iniziativa del Governo su di un ambito operativo professionale complesso e degno di attenzione. Il Corpo nazionale dei vigili del fuoco rappresenta un riferimento indiscusso per la sicurezza del cittadino e delle nostre città che i vigili del fuoco tutelano con indiscussa professionalità, senso del dovere e spirito di sacrificio.
Questi uomini quotidianamente affrontano i piccoli e grandi problemi e talvolta i grandi pericoli e meritano, dunque, un'attenzione da parte di questo Parlamento sia che essi siano di ruolo che volontari. Esiste una sostanziale armonizzazione di responsabilità, di doveri e soprattutto di rischi tra le due tipologie di lavoratori, uguaglianza che sembrerebbe non sussistere su altri versanti, sebbene si tratti di lavoratori che, per svolgere questo delicato incarico, sono costantemente a rischio della propria incolumità.
Proprio su questo aspetto abbiamo inteso, con il testo oggi in discussione, accendere un riflettore al fine di porre in evidenza quali criticità e quali differenze in materia di previdenza e pensionistica continuano a sopravvivere tra le due tipologie di personale. La nostra intenzione non è e non sarà quella di mettere in discussione lo status del personale permanente del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, piuttosto quella di evidenziare come il personale volontario del Corpo nazionale dei vigili del fuoco sia chiamato a svolgere, con gli stessi interventi, le stesse attività dei colleghi, affrontando gli stessi pericoli e le stesse difficoltà, con la relativa esigenza di sollecitare un'eventuale armonizzazione dello status previdenziale ed assistenziale dei due profili professionali operanti all'interno dello stesso Corpo.
Ricordiamo che le disposizioni tracciate dalla legge finanziaria per il 2007 ed il 2008, identificando lo status del personale volontario come precario, hanno previsto che questo potesse essere previsto nelle procedure di stabilizzazione. Lo stesso personale volontario è stato incluso come figura parificata al personale permanente nelle disposizioni del nuovo testo unificato sulla sicurezza (il decreto legislativo n. 81 del 2008) e tale disposizione trova conferma anche nello schema di decreto correttivo predisposto dal Governo sul quale le Camere sono state chiamate ad esprimere un parere.
Nella mozione sono evidenziati puntualmente i trattamenti che la legge riserva ai vigili volontari. È nostra intenzione ricordare a questa Assemblea lo sforzo e Pag. 88l'attenzione che il Governo ha inteso riconoscere a questa categoria nelle specifiche tracciate nelle disposizioni citate. Si tratta di uno sforzo proteso verso la stabilizzazione e l'armonizzazione di una figura professionale importante ed imprescindibile per la sicurezza sociale.
L'auspicio è che questa stessa attenzione possa riservarsi sugli elementi di criticità che ancora sussistono in materia previdenziale per i lavoratori volontari.
Infatti, agli aspetti che prevedono sostanzialmente una armonizzazione di status tra il personale permanente e quello volontario, si aggiungono però elementi di significativa differenziazione. Sul versante delle tutele previdenziali emergono forti criticità segnatamente per quanto riguarda la pensione privilegiata diretta o di reversibilità.
Infatti, da un lato, il personale permanente gode di una pensione privilegiata a carico dell'INPDAP in quanto dipendente a tempo indeterminato di una amministrazione pubblica; dall'altro, i lavoratori dello stesso Corpo, se non hanno un trattamento derivante dall'altra attività svolta, usufruiscono di una pensione di importo notevolmente ridotto perché commisurata ai contributi versati all'INPS presso il quale sono iscritti in quanto lavoratori temporanei. Dati i presupposti normativi, invitiamo ad una riconfigurazione contrattuale e professionale di questi lavoratori.
La sopravvivenza di tale discriminazione previdenziale lascia emergere qualche perplessità, come abbiamo avuto modo di evidenziare in questi punti: i lavoratori volontari, così come quelli permanenti sono esposti agli stessi rischi e alle spese criticità, svolgono le stesse attività, usufruendo però di un trattamento pensionistico diverso che lascerebbe emergere una inaccettabile differenziazione in lavoratori di serie A e lavoratori di serie B.
Ci preme evidenziare che i lavoratori del Corpo dei vigili del fuoco in taluni casi svolgono attività professionali diverse con conseguenze di regime previdenziale, ma tale presupposto non deve e non può rappresentare un ostacolo al completo e doveroso riconoscimento di una professione con tutti i riflessi pensionistici che questo comporta.
Chiediamo dunque al Governo di valutare ogni possibile iniziativa, compatibilmente con le disposizioni di bilancio, indirizzata al perseguimento dell'armonizzazione del sistema della tutela previdenziale e assistenziale tra le due categorie di lavoratori.
Per questi motivi, senza demagogia alcuna e con raziocinio, con la consapevolezza della profonda attenzione che questo Governo riversa nei riguardi del Corpo dei vigili del fuoco, annuncio che il voto del gruppo del Popolo della Libertà sulla mozione Cazzola, Caparini, Lo Monte ed altri n. 1-00228 sarà favorevole (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania)!
(Votazioni)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico (Commenti)... Dovreste essere già tutti al vostro posto!
Indìco la votazione nominale mediante procedimento elettronico, sulla mozione Benamati ed altri n. 1-00189, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Leone... Onorevole Traversa... Onorevole Marsilio... Onorevole Grimoldi... Onorevole Delfino... Onorevole Vico... Onorevole Oliverio... Onorevole Coscia...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 221).
Prendo atto che il deputato Galati ha segnalato che non è riuscito ad esprimere Pag. 89voto contrario e che la deputata De Pasquale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Vietti ed altri n. 1-00226, non accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Vico... onorevole Delfino... onorevole Traversa... onorevole Tassone... onorevole Simeoni... onorevole Compagnon... onorevole Polledri...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 225).
Prendo atto che la deputata De Pasquale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Cazzola, Caparini, Lo Monte ed altri n. 1-00228, accettata dal Governo.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Simeoni... onorevole Lo Monte... onorevole Traversa... onorevole Galletti... onorevole Delfino... onorevole Latteri... onorevole Boccuzzi... onorevole Beccalossi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 444
Votanti 226
Astenuti 218
Maggioranza 114
Hanno votato sì 226).
Prendo atto che la deputata De Pasquale ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Organizzazione dei tempi di discussione dei progetti di legge di ratifica.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei progetti di legge di ratifica nn. 2539, 2541, 2542, 2411-A e 2551 ed abbinati.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempia
riservati all'esame dei progetti di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 28 luglio 2009.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007 (A.C. 2539) (ore 17,25).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007 (A.C. 2539).
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2539)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il vicepresidente della Commissione affari esteri, onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione, in sostituzione del relatore.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi...
Pag. 90ANTONIO BORGHESI. Presidente, manca il Governo!
PRESIDENTE. Dove è finito il Governo? Prego, signor sottosegretario, si accomodi.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, l'accordo di stabilizzazione e associazione (ASA) concluso il 15 ottobre 2007, oggetto del disegno di legge di ratifica al nostro esame ...io non sento niente, qui c'è un inferno...
PRESIDENTE. Invito l'Aula a seguire l'esposizione del relatore. Chi vuole può uscire e parlare fuori dall'Aula, qui teniamo condizioni che consentano un ordinato svolgimento dei lavori. Prego, onorevole Narducci.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. La ringrazio, Presidente. L'Accordo è finalizzato ad integrare il Montenegro nel contesto politico ed economico europeo, anche nella prospettiva della candidatura all'ingresso nell'Unione europea che è stata presentata il 15 dicembre scorso. L'Accordo comprende un preambolo, 139 articoli raggruppati in dieci titoli, l'Atto finale, sette Allegati, otto Protocolli e dichiarazioni.
Gli obiettivi dell'Accordo con il Montenegro, delineati nell'articolo 1 dell'Accordo stesso, sono quelli di favorire il dialogo per consentire lo sviluppo delle relazioni politiche tra le parti, nonché la stabilizzazione del Montenegro e il consolidamento in esso della democrazia e dello Stato di diritto; sostenere il Montenegro nello sviluppo della cooperazione economica e internazionale; instaurare progressivamente una zona di libero scambio tra le Comunità europee e il Montenegro e, infine, promuovere la cooperazione regionale. È previsto un periodo transitorio della durata massima di cinque anni, suddiviso in due fasi, per la realizzazione dell'Associazione.
Il dialogo politico bilaterale è mirato a facilitare la progressiva convergenza di posizioni sulle questioni internazionali, la cooperazione regionale e lo sviluppo di relazioni di buon vicinato, e a favorire la comunanza di vedute sulla sicurezza e la stabilità in Europa.
L'Accordo impegna il Montenegro a promuovere attivamente la cooperazione regionale, attraverso la stipula di convenzioni con altri Paesi interessati che hanno già firmato analoghi accordi al fine, tra l'altro, di favorire il dialogo politico, di instaurare una zona di libero scambio, di stabilire concessioni reciproche in tema di circolazione dei lavoratori, stabilimento, prestazione di servizi e circolazione di capitali.
Per la libera circolazione delle merci si prevede l'instaurazione progressiva di una zona di libero scambio nel corso di un periodo transitorio della durata massima di cinque anni. All'entrata in vigore dell'Accordo verranno aboliti i dazi doganali, le restrizioni quantitative e le misure d'effetto equivalente relativi alle importazioni nelle Comunità europee di prodotti industriali originari del Montenegro.
L'Accordo stabilisce che i lavoratori cittadini di una parte legalmente occupati nel territorio dell'altra parte, nonché i loro familiari, non siano soggetti ad alcuna discriminazione basata sulla nazionalità, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, di retribuzione e di licenziamento.
Al fine di avvicinare il Montenegro all'acquis communautaire, si prevede un graduale ravvicinamento della legislazione montenegrina a quella comunitaria. Le parti riconoscono l'importanza del rafforzamento delle istituzioni in generale e di quelle giudiziarie in particolare, e del consolidamento dello Stato di diritto, nonché del potenziamento del contrasto alla corruzione e al crimine organizzato. È prevista l'istituzione di un ambito di cooperazione, bilaterale e regionale, in materia di visti, controlli alle frontiere, asilo e immigrazione, e controllo dell'immigrazione illegale.
L'Accordo impegna anche le Parti a collaborare nella lotta al riciclaggio di denaro, alla criminalità e ad altre attività Pag. 91illecite. È prevista un'ampia collaborazione anche nel settore sociale e culturale.
In materia di cooperazione finanziaria vengono stabilite norme per consentire al Montenegro di beneficiare di assistenza finanziaria da parte delle Comunità sotto forma di sovvenzioni e di prestiti, compresi quelli concessi dalla Banca europea per gli investimenti. Per assicurare il corretto funzionamento dell'Accordo è istituito un Consiglio di stabilizzazione e di associazione composto, da un lato, da membri del Consiglio dell'UE e della Commissione europea e, dall'altro, da membri del Governo del Montenegro.
Da ultimo, va ricordato che la scorsa settimana la Commissione affari esteri ha approvato all'unanimità una risoluzione sull'integrazione europea dei Paesi dei Balcani occidentali, a supporto del piano in otto parti presentato dal Ministro Frattini.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Concludo, signor Presidente. C'è da augurarsi che con l'ingresso dell'Islanda si possa riaprire un nuovo spazio di integrazione anche per tutti i Balcani occidentali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo. Signor sottosegretario! Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritta a parlare l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.
ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, la ratifica dell'Accordo (siglato nell'ottobre del 2007) e i relativi Protocolli di stabilizzazione e associazione tra l'Unione europea e il Montenegro hanno l'intento di integrare il Montenegro nel contesto politico ed economico europeo, anche nella prospettiva di una sua futura candidatura all'ingresso nell'Unione europea. Mi auguro che il Governo abbia a cuore questo argomento...
PRESIDENTE. Capisco che è tardi e siamo tutti stanchi. Tuttavia, vi avverto che o si creano in Aula le condizioni per lo svolgimento ordinato dei lavori, oppure sarò costretto a sospendere la seduta. Per favore, nessuno è obbligato a stare in Aula, ma in questa sede non facciamo riunioni diverse da quelle previste all'ordine del giorno.
Prego, onorevole Di Giuseppe.
ANITA DI GIUSEPPE. Come dicevo, la ratifica di questo Accordo è importante anche nella prospettiva di una futura candidatura all'ingresso del Montenegro nell'Unione europea e certamente è parte di quel processo di stabilizzazione e di associazione elaborato come strategia europea comune. Ciò soprattutto nei confronti proprio di questi cinque Paesi dell'Europa sud-orientale, ovvero della Bosnia-Erzegovina, della Croazia, della Repubblica federale di Jugoslavia che ormai, come tutti sappiamo, comprende solo la Serbia, senza Montenegro e Kosovo.
L'intento sicuramente positivo della strategia di stabilizzazione in questa nuova regione è innanzitutto lo sviluppo delle relazioni commerciali sia con le varie regioni, sia al proprio interno; ma anche lo sviluppo degli aiuti economici e finanziari già disponibili, l'aiuto al processo di democratizzazione, alla società civile e allo sviluppo del dialogo politico.
Tutto questo rappresenta certamente un passaggio fondamentale ma anche ambizioso per il consolidamento della democrazia (non certo la sua esportazione), così come dello Stato di diritto e dei diritti umani in una regione (quale quella del Montenegro) che si accinge a partecipare e a condividere i valori che esprime la Comunità europea. Quindi, noi siamo certamente favorevoli, sottosegretario, alla ratifica di questo importante Accordo e il nostro voto sarà favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, il mio intervento sarà brevissimo perché la relazione del vicepresidente Pag. 92Narducci è abbastanza esaustiva del problema. Quella che ci apprestiamo ad approvare è una tappa in un processo al quale noi come Paese siamo assolutamente interessati, ovvero la stabilizzazione dei Balcani occidentali.
Naturalmente è una piccola tappa con cui si inserisce maggiormente il Montenegro nel processo di integrazione economica europea. Non dobbiamo mai dimenticare le condizioni di partenza del Montenegro, un Paese che fino a pochi anni fa era oggetto delle cronache per ragioni non propriamente del tutto confortevoli, mentre oggi è un Paese sulla via di una difficile ma possibile ripresa.
Noi crediamo che l'accordo possa aiutare questa ripresa che ha, come per tutti gli altri Paesi dei Balcani occidentali, una condizione, è quella di una maggiore integrazione nell'Unione europea. È un processo favorito dall'accordo che stiamo per approvare e al quale esso dà un impulso, e io penso che il Parlamento possa con assoluta sicurezza dare il proprio voto favorevole. Questa è l'opinione del Partito Democratico (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2539)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, in sostituzione del relatore, il vicepresidente della Commissione affari esteri, onorevole Narducci.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, non ci sono motivi per una replica del Governo. Voglio sottolineare soltanto che noi siamo l'ultimo dei Paesi europei a procedere alla ratifica.
PRESIDENTE. Ne siamo dolorosamente consapevoli, tanto più che il Montenegro tradizionalmente è un Paese molto legato all'Italia e amico dell'Italia.
(Esame degli articoli - A.C. 2539)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2539), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Beccalossi, onorevole Traversa, onorevole Coscia, onorevole Delfino, onorevole Latteri.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 435
Votanti 434
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 434).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2539), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Traversa, onorevole Razzi, onorevole Latteri, onorevole Delfino, onorevole Beccalossi, onorevole Speciale, onorevole Vico, onorevole Boccuzzi.
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 93
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato sì 435).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2539), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Luciano Rossi, onorevole Bella, onorevole Traversa, onorevole Girlanda, onorevole Latteri, onorevole Formichella, onorevole Compagnon, onorevole Galletti, onorevole Vico, onorevole Fogliardi, onorevole Compagnon ha problemi, onorevole Lo Monte. L'onorevole Compagnon ha votato.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato sì 438).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2539)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, mi richiamo all'intervento che ho svolto precedentemente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo solo per confermare il voto favorevole del gruppo dell'Italia dei Valori, come già preannunciato dall'onorevole Di Giuseppe.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, si potrebbe parlare per ore di questo provvedimento, ma mi limiterò a dare l'assenso del nostro gruppo su questo importante Accordo internazionale.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Volontè, per un momento il nostro cuore aveva tremato...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.
ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, intervengo soltanto per annunciare il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2539)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2539, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Latteri, Lo Monte, Traversa, Giammanco, Beccalossi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, Pag. 94dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007) (2539):
(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 443).
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006 (A.C. 2541) (ore 17,45).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge di ratifica: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2541)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Tempestini, ha facoltà di svolgere la relazione.
FRANCESCO TEMPESTINI, Relatore. Signor Presidente, cercherò anche qui di essere molto rapido. Si tratta dell'autorizzazione alla ratifica di un Accordo di cooperazione relativo a un sistema globale di navigazione satellitare ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Regno del Marocco dall'altra. Quindi, si tratta di un Accordo importante, perché può essere un elemento di miglioramento vero del sistema del servizio aereo, che riguarda in primo luogo il Mediterraneo.
Si tratta di un Accordo importante che riguarda i due programmi europei di navigazione satellitare, EGNOS e Galileo. La materia è ora regolata dal Regolamento n. 683/2008, del 9 luglio 2008, concernente appunto il proseguimento dell'attuazione di tali programmi europei. Secondo quanto riportato nella relazione illustrativa, i costi stimati dal programma Galileo sono attestati sui 3,8 miliardi di euro. A seguito delle difficoltà subentrate nei negoziati per il contratto di concessione, la Commissione europea, che inizialmente contava di reperire i due terzi dell'onere dal settore privato, prevede ora l'integrale attribuzione delle spese a carico dell'Unione.
L'ambito e la tipologia della cooperazione nel settore della navigazione e della sincronizzazione satellitare include i seguenti settori: ricerca scientifica, produzione industriale, formazione, sviluppo dei servizi e del mercato, commercio, aspetti legati al sistema di certificazione e di protezione dello stesso. L'eventuale estensione della cooperazione ad altri settori specifici, quali beni sensibili sottoposti a misure di controllo dell'esportazione, scambio di informazioni classificate sulla navigazione satellitare e quant'altro, potrà essere oggetto di accordi separati tra le parti.
Più in particolare, si prevede un'efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale, industriale e commerciale correlati allo sviluppo del sistema Galileo, conformemente agli standard internazionali più elevati.
Il comma 3 dell'articolo 8 stabilisce che le esportazioni di beni e tecnologie sensibili dal Marocco verso Paesi terzi siano sottoposte, ove previsto, all'autorizzazione preventiva dell'autorità per la sicurezza del programma Galileo.
Infine, le parti si impegnano a proteggere i sistemi globali di navigazione satellitare contro ogni abuso, interferenza, interruzione ed atto ostile e prendono tutte Pag. 95le iniziative praticabili per garantire continuità, qualità e sicurezza dei servizi di navigazione satellitare.
Il disegno di legge reca le consuete disposizioni riguardanti l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo e il relativo ordine di esecuzione. Da osservare che l'Accordo non implica nuovi oneri per il bilancio dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Tempestini, la prossima volta la prego di parlare dal banco del Comitato dei nove, perché non è usuale svolgere questi interventi dai banchi del proprio gruppo.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, rinunzio.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà [Commenti del deputato Mario Pepe (PdL)].
Onorevole Mario Pepe (PdL), la richiamo all'ordine. Prego, onorevole Evangelisti.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, il mio sarà davvero un breve intervento. Il processo di internazionalizzazione del sistema europeo di navigazione satellitare, ampiamente dibattuto e approvato in sede comunitaria, ha reso possibile e necessaria la stipula dell'Accordo che oggi stiamo discutendo, siglato a Bruxelles nel 2006.
Il testo alla nostra attenzione ha sicuramente l'intento di facilitare e migliorare la cooperazione tra i contraenti e di rendere più efficaci il contributo europeo e marocchino al sistema globale autonomo di navigazione satellitare civile.
La strategia di allargamento delle alleanze in ambito mondiale e la necessità di trovare mercato in tutti i Paesi del mondo, in competizione con i sistemi di navigazione già esistenti e con quelli di nuova generazione, fa da sfondo a questa ratifica.
Questo Accordo con il Regno del Marocco, che ci apprestiamo a portare a conclusione, segue ad altri, già ratificati in questo settore (penso a quelli con gli Stati Uniti, la Cina, Israele, la Corea, l'Ucraina; tra l'altro, si tratta di ratifiche approvate lo scorso aprile) e ad oggi è già stato ratificato da 18 Stati membri dell'Unione europea.
Alla luce dell'importanza di questa ratifica per il consolidamento delle infrastrutture strategiche in Europa, preannuncio fin d'ora, e quindi rinuncio alla dichiarazione di voto finale, che il gruppo dell'Italia dei Valori non farà mancare il suo voto favorevole a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, la relazione introduttiva ha illustrato e sintetizzato la cornice nella quale si inquadra l'Accordo tra la Comunità europea e il Marocco, che segue quelli già conclusi con la Cina, gli Stati Uniti e la Corea.
L'Accordo è, dopo quello con Israele, il secondo concluso nell'ambito del Mediterraneo. Anche in ragione dell'illustrazione svolta, sono in grado di anticipare la dichiarazione di voto del Partito Democratico in senso favorevole e rinunzio, pertanto, ad effettuarla successivamente.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2541)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Tempestini.
FRANCESCO TEMPESTINI, Relatore. Signor Presidente, rinuncio alla replica.
Pag. 96PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, non vi è nessuna ragione di replica da parte del Governo.
(Esame degli articoli - A.C. 2541)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Coscia, Lo Monte, Centemero. Noto con soddisfazione che l'onorevole Traversa ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 432
Votanti 431
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato sì 431).
Prendo atto che il deputato Versace ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Latteri, onorevole Pugliese, onorevole Speciale, onorevole Beccalossi, onorevole Paolini, onorevole Compagnon.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato sì 434).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2541), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lo Monte. Onorevole Traversa? Ha votato. Onorevole Beccalossi, onorevole Compagnon, onorevole Giammanco, onorevole Di Stanislao.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 432).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2541)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Prendo atto che l'onorevole Maran, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto, vi rinunzia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il nostro voto favorevole sia sulla ratifica ed esecuzione in esame dell'Accordo di cooperazione sulla navigazione satellitare, sia sull'importante Accordo euromediterraneo sul trasporto aereo con il Regno del Marocco, che è il provvedimento successivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.
Pag. 97ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, l'Accordo in esame, oltre agli aspetti specifici relativi alla navigazione satellitare, consentirà di sviluppare tutta una serie di accordi e di collaborazioni nel settore della scienza, della tecnologia e dell'ambiente, rafforzando ulteriormente i rapporti bilaterali tra l'Unione europea e il Marocco. Pertanto, anche alla luce di queste considerazioni, annuncio il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2541)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2541, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Beccalossi. Onorevoli Lo Monte e Latteri. Onorevole Simeoni. Onorevole Compagnon, è particolarmente sfortunato! Onorevole Galletti. L'onorevole Beccalossi è recidiva! Onorevole Palumbo. Bene, ci siamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006) (2541):
(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato sì 434).
Prendo atto che i deputati Scilipoti e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006 (A.C. 2542) (ore 17,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2542)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Tempestini, ha facoltà di svolgere la relazione.
FRANCESCO TEMPESTINI, Relatore. Signor Presidente, l'accordo euromediterraneo sul trasporto aereo fra l'Unione europea e il Marocco, concluso il 12 dicembre 2006, non è solo il superamento della precedente e tuttora vigente dimensione bilaterale nel campo degli accordi sui servizi aerei: oltre ad aprire gradualmente i rispettivi mercati del trasporto aereo, infatti, esso prevede anche l'allineamento completo delle parti contraenti, in questo caso il Marocco, a taluni elementi di base della legislazione comunitaria, come la sicurezza dei voli, la tutela della concorrenza, la gestione del traffico aereo, la tutela dei consumatori e dell'ambiente.
Si tratta dunque di un accordo importante. Esso è il primo stipulato con un Paese non europeo sulla scia delle linee guida inaugurate dalla Commissione europea nel marzo 2005 allo scopo di giungere alla conformità con la normativa comunitaria in vigore degli accordi bilaterali vigenti Pag. 98nel settore fra ciascuno Stato membro e Paesi terzi. Va peraltro ricordato lo stretto legame fra l'Accordo in esame e l'Accordo euromediterraneo di associazione tra Comunità europea e Marocco in vigore dal primo marzo 2000, che ne è in qualche modo la cornice, al punto che il comma 3 dell'articolo 28 prevede la cessazione o sospensione di questo in caso di cessazione o sospensione di quello.
Passando propriamente al contenuto dell'accordo in esame, il titolo primo è dedicato alle disposizioni economiche. Per quel che riguarda i diritti di traffico, si stabiliscono le possibilità operative concesse ai sensi dell'accordo ai vettori di una parte con riferimento al territorio dell'altra parte. Si prevede che in nessun caso i vettori europei in Marocco e quelli marocchini nel territorio dell'Unione europea potranno effettuare servizio di mero trasporto interno. Vi è poi la materia delle esenzioni fiscali e daziarie su carburanti, materiali di consumo, pezzi di ricambio e quant'altro, disciplinata secondo previsioni largamente utilizzate su base di reciprocità nei trattati internazionali, e rispetto alle quali comunque l'autorità competente conserva facoltà di supervisione e di controllo. Nella relazione illustrativa, d'altra parte, è riportato il parere dell'Agenzia delle dogane per cui i dazi doganali da tempo costituiscono pro quota una risorsa propria della Comunità europea e sottratta alle competenze nazionali. È poi prevista la libertà di fissazione delle tariffe per i servizi di trasporto aereo svolti ai sensi dell'Accordo; rimangono tuttavia soggette alla normativa comunitaria le tariffe relative ai trasporti che non esulano dal territorio dell'Unione.
Il titolo II è dedicato alla cooperazione in campo normativo, con particolare riferimento alla sicurezza aerea, la protezione dell'ambiente e la tutela dei consumatori.
Il titolo III prevede la costituzione di un comunicato di un comitato misto per la gestione dell'Accordo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, rinuncio ad intervenire.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, rinuncio a intervenire, ma mi riservo di intervenire in sede di dichiarazioni di voto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, rilevo semplicemente che l'Accordo in esame è destinato non solo ad aprire i mercati, come è stato illustrato, offrendo possibilità di sviluppo a compagnie aeree europee e marocchine, ma anche ad armonizzare la legislazione delle due Parti, esemplificando in questo modo i risultati che possono essere conseguiti nel contesto del partenariato euromediterraneo. Preannuncio pertanto il voto favorevole del gruppo del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2542)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Tempestini.
FRANCESCO TEMPESTINI, Relatore. Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che anche il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.
(Esame degli articoli - A.C. 2542)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica. Pag. 99
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2542), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lo Monte... onorevole Latteri... onorevole Mazzuca... l'onorevole Beccalossi ha votato... onorevole Strizzolo... l'onorevole Lovelli ha votato...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato sì 426).
Prendo atto che i deputati Calgaro e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2542), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Latteri... onorevole Lo Monte... onorevole Mazzuca... onorevole Beccalossi... onorevole Coscia... onorevole Mura... l'onorevole Castagnetti ha votato... onorevole Torrisi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 428
Maggioranza 215
Hanno votato sì 428).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2542), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Latteri... onorevole Lo Monte... onorevole Zazzera... onorevole Coscia... onorevole Vannucci... onorevole Rampi... onorevole Delfino... onorevole Beccalossi... onorevole Cazzola... onorevole Tommaso Foti... onorevole Fogliardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 432).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2542)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Evangelisti. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, questo Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, concerne l'apertura graduale ai vettori del Marocco in conformità al grado di convergenza regolamentare del mercato interno europeo in materia, appunto, di trasporto aereo.
La creazione quindi, di conseguenza, di un mercato unico del trasporto aereo nell'Unione europea ha già prodotto consistenti benefici per i consumatori, favorendone e migliorandone la competitività nell'industria.
Nell'ambito di un suo più consistente rafforzamento, sono stati conclusi accordi bilaterali tra gli Stati membri e i Paesi terzi per garantire una continuità di sviluppo dell'industria europea del settore.
È in questo solco che si inserisce questo innovativo Accordo Euromediterraneo con il Marocco. È infatti la prima volta nella Pag. 100storia che la Comunità europea, agendo come gruppo regionale, firma un accordo in materia di trasporto aereo con un Paese non europeo, che dovrà adeguare la maggior parte della propria legislazione a quella europea in materia di navigazione, perché se è vero, come è vero, che tutte le linee aeree comunitarie sono in grado di operare senza restrizioni tra gli scali europei e quelli marocchini, quelle del Marocco saranno ancora subordinate a criteri di valutazione relativi agli standard regolamentari, soprattutto in materia di sicurezza.
In un secondo tempo, atteso che il Marocco adotterà in breve tempo questi standard europei, i vettori del Paese africano avranno il loro accesso alle rotte intraeuropee.
In questo senso, infatti, l'Accordo prevede ovviamente clausole di salvaguardia: la possibilità di adottare misure adeguate qualora il Marocco non osservi le norme comunitarie. Di conseguenza, la ratifica di questo Accordo ci sembra un atto non soltanto dovuto ma interessante: un Accordo foriero di una maggiore armonizzazione tra le diverse legislazioni e un modello di sicurezza, uno strumento che può senz'altro rappresentare il modello di riferimento per accordi futuri e per l'apertura di uno spazio aereo con i Paesi limitrofi all'Unione europea, che aiuterà non solo a creare nuove rotte ma anche ad incrementare la sicurezza dei voli, l'armonizzazione delle norme sulla competizione, gli aiuti statali e la protezione dei consumatori. Per tutti questi motivi il gruppo dell'Italia dei Valori voterà convintamente a favore di questo provvedimento.
PRESIDENTE. Ricordo che l'onorevole Volontè ha preannunciato il voto favorevole del gruppo dell'Unione di Centro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Reguzzoni. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo brevemente perché sono d'accordo con il relatore Tempestini che giudica quello in oggetto un Accordo importante. La ratifica di esso, infatti, va nel senso da sempre auspicato dalla Lega Nord dell'apertura dei mercati del trasporto aereo. Questo Accordo è un vero e proprio open sky applicato alle compagnie europee e, mano a mano che danno garanzie di efficienza, applicabile anche alle compagnie marocchine. Esso comporta la liberalizzazione del trasporto aereo, quindi, senza alcun vincolo comune e il superamento di accordi bilaterali risalenti agli anni Cinquanta, che sono per davvero uno strumento considerato anacronistico e superato in tutto il mondo. La libertà fa bene a tutti, sicuramente a tutti gli aeroporti, anzitutto a Malpensa, ma anche a tutti gli altri aeroporti, a Verona, a Torino e a tutti gli aeroporti più piccoli perché questi potranno beneficiare, se vi saranno le condizioni di mercato, di ulteriori rotte e collegamenti. Per questo, annunciando il voto favorevole del gruppo della Lega Nord, auspico che si vada avanti sempre più convinti e, in questo senso, rivolgo un ulteriore appello al Ministero degli affari esteri a favore della libertà dei cieli.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2542)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2542, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione). Onorevole Latteri... onorevole Lo Monte... onorevole Beccalossi... onorevole Coscia... onorevole Vico... onorevole Beccalossi, ancora non ha votato... adesso ha votato? Sì.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006) (2542):
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 439).
Discussione del disegno di legge di ratifica: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con Allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2411-A) (ore 18,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con Allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2411-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto, altresì, che le Commissioni III (Affari esteri) e VII (Cultura) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
La relatrice per la Commissione Affari esteri, onorevole Biancofiore, ha facoltà di svolgere la relazione.
MICHAELA BIANCOFIORE, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, cercherò di enunciare le parti essenziali della mia relazione, con palese volontà di una certa captatio benevolentiae dell'Aula.
La Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo è stata adottata a Parigi il 2 novembre 2001 dagli Stati membri dell'UNESCO allo scopo di mettere in grado le parti e di tutelare al meglio il nuovo patrimonio sommerso.
La Convenzione stabilisce uno standard comune per la protezione di tale patrimonio, prevedendo misure di prevenzione contro la possibilità che venga saccheggiato o distrutto. La Convenzione, entrata in vigore il 2 gennaio 2009, si compone di un preambolo, 35 articoli e un allegato. La Convenzione chiarisce anzitutto che il patrimonio culturale subacqueo è costituito da tutte le tracce di esistenza umana che abbiano carattere culturale, storico e archeologico e che siano state parzialmente o totalmente sommerse da almeno cento anni.
I principi generali della Convenzione sono: l'obbligo per le parti di preservare il patrimonio culturale subacqueo nell'interesse dell'umanità e di adottare misure conseguenti; la conservazione in situ del patrimonio culturale subacqueo come opzione prioritaria, prima di autorizzare o intraprendere qualsiasi intervento su di esso; il divieto di sfruttamento del patrimonio culturale subacqueo a fini commerciali. Viene inoltre prevista la vigilanza degli Stati membri sul rispetto dei resti umani sommersi.
Sia per quanto riguarda i ritrovamenti nella zona esclusiva e nella piattaforma continentale, sia per quelli effettuati nell'area, la Convenzione stabilisce un regime di cooperazione internazionale che comprende la reciproca informazione, la consultazione ed il coordinamento nell'attuare delle misure. Gli Stati parti impongono sanzioni per colpire le violazioni delle misure adottate in attuazione della Convenzione. Le sanzioni dovranno essere rigorose al punto di garantire l'osservanza della Convenzione e di scoraggiare le trasgressioni.
La ratifica della presente Convenzione è urgente, perché è imminente la prima riunione della conferenza delle parti, che si riunisce per la prima volta l'anno successivo all'entrata in vigore della Convenzione e poi, in seguito, con cadenza biennale. La conferenza delle parti può istituire un consiglio consultivo scientifico e tecnico, composto da esperti nominati dagli Stati parte, la cui composizione tenga conto della loro provenienza geografica e Pag. 102dell'equilibrio fra i sessi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
PRESIDENTE. La relatrice per la Commissione cultura, onorevole Centemero, ha facoltà di svolgere la relazione.
ELENA CENTEMERO, Relatore per la VII Commissione. Signor Presidente, sarò stringatissima. La Convenzione UNESCO sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo costituisce lo strumento internazionale per garantire la tutela dei beni culturali sommersi al di fuori della possibile zona di giurisdizione archeologica degli Stati costieri, colmando così alcune lacune alla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare. Lo scopo è quello di migliorare il regime del diritto internazionale del mare con riferimento alla protezione dei beni culturali. Il patrimonio culturale subacqueo include siti, strutture, edifici, resti umani, navi affondate ed il loro carico, oggetti preistorici.
La Convenzione vincola ed obbliga le parti a preservare il patrimonio culturale subacqueo nell'interesse dell'umanità, adottando quindi le conseguenti misure, ma soprattutto favorisce la conservazione in situ del patrimonio culturale subacqueo come opzione prioritaria, prima di autorizzare o intraprendere qualsiasi intervento su di esso e vieta lo sfruttamento del patrimonio culturale subacqueo a fini commerciali. Inoltre, sono gli Stati membri ad operare la vigilanza.
L'importanza di questa Convenzione sta dunque nell'attività di cooperazione internazionale nelle operazioni di protezione del patrimonio culturale subacqueo, nei settori soprattutto dello studio, della ricerca e della conservazione del nostro patrimonio archeologico. La Convenzione tutela i beni archeologici subacquei e incentiva la ricerca in questo settore e soprattutto la formazione di personale con competenze specifiche e metodologie atte alla conservazione dei siti. Altro punto qualificante è la costituzione negli Stati di autorità nazionali competenti per la conservazione, protezione e valorizzazione di tale patrimonio (Applausi).
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo rinuncia ad intervenire.
È iscritto a parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, visto il clima vacanziero e l'urgenza di arrivare immediatamente all'approvazione della ratifica della Convenzione di Parigi dell'UNESCO chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
È iscritto a parlare l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, interverrò successivamente in sede di dichiarazione di voto.
FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su cosa onorevole Colombo, sul provvedimento?
FURIO COLOMBO. Esattamente sul provvedimento, sì.
PRESIDENTE. No onorevole Colombo, devo dirle che era necessario iscriversi con un'ora di anticipo. Può intervenire in sede di dichiarazione di voto, se crede.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche relatori Governo - A.C. 2411-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che le relatrici e il Governo rinunziano alle repliche.
Pag. 103(Esame degli articoli - A.C. 2411-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica, nel testo delle Commissioni.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colombo. Ne ha facoltà.
FURIO COLOMBO. Signor Presidente, vorrei far notare qualcosa che almeno dovremmo sapere, benché, inevitabilmente, la voteremo.
Il presente disegno di legge recepisce, all'articolo 3, l'istituzione della zona archeologica fino al limite di 24 miglia nautiche, prevista dall'articolo 8 della Convenzione in oggetto e dal citato articolo 94 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
Il codice in parola, infatti, nell'istituire la suddetta zona, recita che gli oggetti archeologici e storici rinvenuti nei fondali della zona di mare, estesa a 12 miglia marine a partire dal limite esterno del mare territoriale, sono tutelate ai sensi delle regole relative agli interventi, e fa riferimento all'UNESCO.
Il fatto è che 24 miglia marine per le coste italiane e per il mare Mediterraneo, in relazione alla tutela del patrimonio culturale subacqueo italiano, è una misura ridicola, assolutamente non conforme alla realtà dei fatti, specialmente in alcune zone, ma direi in tutto il Mediterraneo.
Quindi, vorrei far notare ciò che stiamo per fare: votare una disposizione che impedisce all'Italia di avere accesso al patrimonio culturale subacqueo, che appartiene fatalmente a questo bacino culturale e nazionale. Lo faccio notare con tristezza, perché non credo che si possa proporre, a questo punto, una soluzione. Ne abbiamo parlato in Commissione e si è detto di parlarne in Aula: questo serve per notare che il problema esiste e la ringrazio, signor Presidente, per avermi concesso di dirlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
L'onorevole Granata voleva intervenire? Mi dispiace, onorevole Granata, potrà chiedere di intervenire successivamente in sede di dichiarazione di voto.
Onorevole Mazzuca... onorevole Beccalossi... onorevole Gatti... onorevole Naro... onorevole Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 425
Votanti 424
Astenuti 1
Maggioranza 213
Hanno votato sì 424).
Prendo atto che il deputato Vannucci ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Coscia... onorevole Lo Monte... onorevole Cesaro... onorevole Bernardini...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 427).
Prendo atto che i deputati Vannucci e Duilio hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Onorevole Granata, prima non le ho dato la parola, intende intervenire per dichiarazione di voto?
BENEDETTO FABIO GRANATA. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Beccalossi... onorevole Lo Monte... onorevole Boccuzzi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 431
Votanti 425
Astenuti 6
Maggioranza 213
Hanno votato sì 425.
Prendo atto che i deputati Duilio e Vannucci hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Coscia... Onorevole Lo Monte... Onorevole Beccalossi... Onorevole Speciale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
Prendo atto che i deputati Vannucci, Duilio, Ruggeri e Di Stanislao hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Lo Monte... Onorevole Beccalossi... Onorevole Tommaso Foti... Ci siamo tutti? Onorevole Cesario... Onorevole Beccalossi... Stiamo facendo il massimo sforzo per l'onorevole Beccalossi. Ce l'abbiamo fatta, bravo!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
Prendo atto che i deputati Vannucci e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
L'onorevole Lo Monte non ha ancora votato... Onorevole Benamati...
Dichiaro chiusa la votazione. Pag. 105
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
Prendo atto che i deputati Vannucci e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Luciano Rossi... Onorevole Speciale... Onorevole Miotto... Onorevole D'Incecco... Onorevole Speciale... Ci siamo tutti.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
Prendo atto che i deputati Vannucci e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Benamati... L'onorevole Lo Monte ha votato senza bisogno di interventi speciali. Onorevole Lainati... Onorevole Boccuzzi... L'onorevole Casini ha votato... Onorevole Binetti... Ci siamo tutti?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 434
Votanti 433
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 433).
Prendo atto che i deputati Vannucci, Ruggeri e Sammarco hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Benamati... Onorevole Speciale... L'onorevole Lo Monte ha votato... Ci siamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 429
Votanti 428
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 428).
Prendo atto che i deputati Sammarco, Biasotti e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).Pag. 106
Onorevole Duilio... Onorevole Benamati... Onorevole Lo Monte... Onorevole Zacchera... Onorevole Delfino... Onorevole Speciale... Onorevole Boccuzzi... L'onorevole Zacchera continua a non votare. Ci siamo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 434
Votanti 433
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 433).
Prendo atto che i deputati Sammarco, Biasotti e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Benamati... onorevole Boccuzzi... onorevole Lo Monte... onorevole Fogliardi...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
Prendo atto che i deputati Biasotti, Pelino, Sammarco e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 2411-A), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Boccuzzi... onorevole Zorzato... onorevole Ravetto... onorevole Benamati... onorevole Vico...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
Prendo atto che i deputati Borghesi, Simeoni, Sammarco, Biasotti e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2411-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, intervengo per esprimere il voto favorevole dell'Italia dei Valori alla ratifica di un Accordo internazionale che serve a tutelare il patrimonio subacqueo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, la convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo ha lo scopo di mettere in grado le parti di tutelare meglio il loro patrimonio sommerso e, infatti, stabilisce uno standard comune per la protezione del patrimonio, prevedendo misure di prevenzione contro la possibilità che venga saccheggiato e che venga distrutto. Pag. 107Per questa ragione, annuncio il voto favorevole del Partito Democratico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, non ripeto le ragioni anticipate dagli altri colleghi e dal relatore e che spingono a votare favorevolmente, ma ne aggiungo una che forse è sfuggita alla riflessione dell'onorevole Furio Colombo. Le 24 miglia marine previste dalla Convenzione sono esattamente il doppio delle 12 miglia marine che definiscono oggi le acque territoriali della nostra Nazione e quindi è già un grande passo avanti per la tutela del nostro patrimonio artistico e archeologico. Evidentemente l'onorevole Colombo voleva spronare il Governo - queste immagino fossero le sue intenzioni - a trovare consensi per ulteriormente ingrandire questo spazio marino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.
ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del Popolo della Libertà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rivolta. Ne ha facoltà.
ERICA RIVOLTA. Signor Presidente, anche da parte del gruppo della Lega Nord ci sarà un voto favorevole con particolare soddisfazione per l'aspetto che attiene alle sanzioni e quindi alla maggiore severità con chi non rispetta questo grande patrimonio culturale subacqueo. Preannuncio, pertanto, un voto favorevole.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Coordinamento formale - A.C. 2411-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2411-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2411-A, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Coscia... Onorevole Speciale...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001 e norme di adeguamento dell'ordinamento interno) (2411-A):
(Presenti e votanti 422
Maggioranza 212
Hanno votato sì 422).
Prendo atto che i deputati Sammarco, Libè, Monai, Castellani e Ruggeri hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Pag. 108Discussione dei progetti di legge: S. 816-848-1594-d'iniziativa dei senatori: Casson ed altri; Li Gotti ed altri; d'iniziativa del Governo: Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni unite contro la corruzione, adottata dalla Assemblea generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 con risoluzione n. 58/4, firmata dallo Stato italiano il 9 dicembre 2003, nonché norme di adeguamento interno e modifiche al codice penale e al codice di procedura penale (Approvati, in un testo unificato, dal Senato della Repubblica) (A.C. 2551) e dell'abbinata proposta di legge: Di Pietro ed altri (A.C. 1788) (ore 18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei progetti di legge, già approvati in un testo unificato dal Senato, d'iniziativa dei senatori: Casson ed altri; Li Gotti ed altri; d'iniziativa del Governo: Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni unite contro la corruzione, adottata dalla Assemblea generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 con risoluzione n. 58/4, firmata dallo Stato italiano il 9 dicembre 2003, nonché norme di adeguamento interno e modifiche al codice penale e al codice di procedura penale; e dell'abbinata proposta di legge: Di Pietro ed altri.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2551)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni II (Giustizia) e III (Esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il vicepresidente della III Commissione, onorevole Narducci, ha facoltà di svolgere la relazione, in sostituzione del relatore.
FRANCO NARDUCCI. Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, cercherò di illustrare alcuni punti salienti, rimandando poi al testo che consegnerò. A livello planetario si assiste ad una presa di coscienza crescente del fatto che, per governare meglio, in modo più giusto e più efficace, sia necessario combattere la corruzione. Sempre più Stati, constatando che la corruzione e il nepotismo frenano lo sviluppo, richiedono alle Nazioni unite di essere aiutate a combattere tali pratiche. La Convenzione delle Nazioni unite contro la corruzione adottata dall'Assemblea generale il 31 ottobre 2003 - e aperta alla firma a Merida dal 9 all'11 dicembre dello stesso anno - è entrata in vigore a livello internazionale il 14 dicembre 2005. Essa si articola in un preambolo e 71 articoli suddivisi in otto titoli.
La Convenzione prevede l'introduzione di meccanismi istituzionali quali la creazione di uno specifico organo anticorruzione, codici di condotta e politiche favorevoli al buon Governo, allo stato di diritto, alla trasparenza e alla responsabilità. Per quanto concerne le misure penali, la Convenzione pone in capo agli Stati parte l'obbligo di conferire carattere penale ad una grande varietà di infrazioni correlate ad atti di corruzione, qualora esse non siano già nel diritto interno definite come infrazioni penali. Uno dei principi più innovativi e fondamentali della Convenzione...
PRESIDENTE. Invito i colleghi a contenere le discussioni interne ed il rumore, perché non è possibile lavorare in queste condizioni ed è una mancanza di rispetto verso l'onorevole relatore... cominciando dall'assembramento che si è creato proprio vicino al banco del relatore.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Grazie, signor Presidente. Uno dei principi più innovativi e fondamentali della Convenzione è quello della restituzione dei beni o somme illecitamente ottenuti (titolo V) attraverso la corruzione. In base alla Convenzione sono previste specifiche forme di cooperazione internazionale, quali l'assistenza giudiziaria nel campo della raccolta e della trasmissione di elementi di prova, dell'estradizione, del congelamento, del sequestro e Pag. 109della confisca dei proventi della corruzione.
A differenza dei precedenti strumenti internazionali, la Convenzione prevede una mutua assistenza giudiziaria anche in assenza di doppia incriminazione, ossia dell'esistenza della figura di reato in entrambi gli ordinamenti nazionali, qualora tale assistenza non implichi misure coercitive (Applausi).
Signor Presidente chiedo di essere autorizzato a consegnare il testo del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Narducci, la Presidenza lo consente sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Il relatore per la II Commissione (Giustizia), onorevole Cassinelli, ha facoltà di svolgere la relazione.
ROBERTO CASSINELLI, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, cercherò anch'io di sintetizzare la relazione richiamandomi a quella già svolta in Commissione. Ricordo che il provvedimento riprende il contenuto del disegno di legge di iniziativa governativa approvato all'unanimità dalla Camera nella scorsa legislatura nella seduta del 19 febbraio 2008.
L'articolo 3 del provvedimento - al fine di adeguare l'ordinamento interno alle previsioni dell'articolo 16 della Convenzione - modifica il comma 2, numero 2), dell'articolo 322-bis del codice penale, relativo al delitto di «peculato, concussione, corruzione e istigazione alla corruzione di membri degli organi delle Comunità europee e di funzionari delle Comunità europee e di Stati esteri».
Il testo modificato prevede che la punibilità dei fatti di istigazione alla corruzione o di corruzione, per coloro che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali e degli incaricati di un pubblico servizio nell'ambito di Stati esteri o organizzazioni pubbliche internazionali, sussista non soltanto qualora il fatto sia commesso per procurare a sé o ad altri un indebito vantaggio in operazioni economiche internazionali, ma anche al fine di ottenere o di mantenere un'attività economica o finanziaria.
L'articolo 4 inserisce un nuovo articolo nel decreto legislativo n. 231 del 2001, in tema di responsabilità amministrativa da reato delle persone giuridiche.
Il nuovo articolo 25-novies è diretto a sanzionare l'ente in relazione alla commissione del delitto di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria, di cui all'articolo 377-bis, del codice penale.
L'articolo 5 inserisce due ulteriori articoli all'interno del codice di procedura penale nel libro XI, dedicato ai rapporti con le autorità straniere, nel capo I del Titolo IV, relativo agli effetti delle sentenze penali straniere.
Il nuovo articolo 740-bis del codice di procedura penale prevede che, in presenza di appositi accordi internazionali, le cose confiscate con sentenza definitiva o con altro provvedimento irrevocabile debbano essere devolute allo Stato estero nel quale è stata pronunciata la sentenza. A tale proposito sono previste due condizioni: che vi sia una espressa richiesta in tal senso da parte dello Stato estero e che la sentenza o il provvedimento di confisca siano stati riconosciuti in Italia.
Il nuovo articolo 740-ter del codice di procedura penale stabilisce che debba essere la corte d'appello, nel provvedimento con il quale delibera il riconoscimento della sentenza straniera o del provvedimento di confisca, a ordinare contestualmente la devoluzione delle cose confiscate ai sensi dell'articolo 740-bis.
L'articolo 6, comma 1, del provvedimento in esame designa quale autorità nazionale anticorruzione, ai sensi dell'articolo 6 della Convenzione, il soggetto al quale il decreto-legge n. 112 del 2008 ha trasferito le competenze dell'Alto Commissario anticorruzione, il Ministro competente, dando a quest'ultimo la facoltà di delegare un sottosegretario di Stato.
L'articolo 7 individua nel Ministro della giustizia l'autorità centrale richiesta dalla Convenzione per ricevere le richieste di assistenza giudiziaria ed eseguirle o trasmetterle alle autorità competenti per l'esecuzione. Lo stesso Ministro della giustizia è competente per l'applicazione della Pag. 110disciplina della Convenzione in caso di assistenza giudiziaria reciproca nonché in materia di restituzione e disposizione dei beni sequestrati.
Gli articoli 8 e 9, infine, recano la norma di copertura finanziaria e la clausola di entrata in vigore, fissata nel giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, ritengo di dover intervenire a nome del gruppo dell'Italia dei Valori per attribuire una speciale attenzione al provvedimento che andiamo ad approvare.
La corruzione, si sa, è una delle cose più inique che ci siano, una tassa occulta; se ne sono occupate le Nazioni Unite con la Convenzione, se ne è occupata la Chiesa che nel giugno 2007, attraverso un documento del Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, ha riservato parole assolutamente severe alla corruzione. Lo stesso Benedetto XVI, poco tempo dopo, l'ha definita un peccato contro Dio, uno dei più gravi che ci siano.
Ecco, allora, che dobbiamo essere consapevoli del fatto che stiamo approvando un provvedimento estremamente impegnativo per il nostro ordinamento giuridico, certamente non impegnativo per noi dell'Italia dei Valori, che da tempo siamo assolutamente favorevoli ad una maggiore repressione, ad un'assoluta intransigenza nei fenomeni di corruzione e denunciamo da tempo quello che la Corte dei conti ha denunciato qui in Italia, cioè che la corruzione, dopo Mani Pulite, non solo non si è fermata, ma è andata addirittura crescendo. Noi lo denunciamo nel silenzio generale e, considerati gli ultimi provvedimenti normativi e l'orientamento di questa maggioranza, pensiamo che queste nostre parole non siano neppure condivise da questa maggioranza.
La Convenzione consta di 71 articoli, a dimostrazione di quale sia la speciale attenzione e preoccupazione che le Nazioni Unite hanno destinato a questo tema. Vi sono numerose disposizioni che attirano in modo particolare la nostra attenzione, ad iniziare dal senso complessivo della Convenzione, che incita i Governi e gli Stati a destinare particolare attenzione a questi fenomeni.
Mi limiterò ad accennare soltanto ad alcune di tali disposizioni, nelle quali, addirittura, si parla della necessità di accrescere la trasparenza del finanziamento delle candidature a un mandato pubblico elettivo e del finanziamento dei partiti politici, accanto all'adozione e al rafforzamento di metodologie che favoriscano la trasparenza e prevengano i conflitti di interesse.
Noi siamo fuori da questa cosa perché addirittura abbiamo una legge elettorale che va al di là di tutto questo, facciamo candidature addirittura come scambio sessuale, facciamo candidature che sono funzionali a determinate logiche di chi comanda, siamo in pieno conflitto di interesse! La legge «burletta», la cosiddetta legge Frattini, che sembra aver regolato i conflitti di interesse, in realtà, non serve assolutamente a questo scopo.
Vorrei poi rammentare alcune disposizioni molto significative. Innanzitutto l'articolo 25, che vincola gli Stati a considerare penalmente grave qualsiasi atto coercitivo, intimidatorio o corruttivo volto ad ottenere una falsa testimonianza. Noi per fortuna abbiamo questa disposizione, la usiamo, l'abbiamo usata nel processo Mills, ma lasciamo perdere: è come se non fosse stato.
Ma soprattutto c'è l'invito a stabilire un termine di prescrizione lungo - lo ripeto: lungo - per i reati di cui alla Convenzione in esame, a sospenderne la decorrenza e a fissarne uno ancora maggiore qualora i presunti autori si sottraggano alla giustizia. Noi abbiamo fatto esattamente il contrario, noi, anzi, loro, hanno fatto esattamente Pag. 111il contrario perché hanno stabilito dei termini di prescrizione estremamente brevi (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Unione di Centro). Bisognerà rivedere questa normativa se non vogliamo andare in contrasto con questa Convenzione internazionale che, come sappiamo, nella gerarchia delle fonti è più in alto della legge ordinaria.
Lo stesso articolo 30 invita gli Stati parte a compiere ogni sforzo perché i poteri giudiziari discrezionali correlati a reati puniti ai sensi della Convenzione in esame non vanifichino l'efficacia dell'investigazione e della repressione ed esercitino, semmai, un efficace livello di dissuasione: ma come possiamo dire che noi siamo coerenti con questa disposizione, quando riguardo alle intercettazioni abbiamo fatto di tutto per limitarle estremamente, anche nei casi di corruzione?
Noi parliamo anche per il Presidente della Repubblica perché nella sua efficacia di moral suasion preveda anche che la corruzione possa essere trasferita nelle modifiche che ci saranno al Senato ai reati e trattata allo stesso livello dei reati di cui all'articolo 51, comma 3-bis, del codice di procedura penale, ovvero quelli nei confronti dei quali non sussistono limitazioni alle intercettazioni.
Ma voglio parlare anche delle fortissime limitazioni che si stanno mettendo alla competenza della Corte dei conti quando proprio questa Convenzione dice che invece bisogna operare le restituzioni (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). Ma come, se la Corte dei conti non può indagare se non qualora vi siano le prove di ciò su cui si sta indagando?
Al Senato c'è un provvedimento che riguarda il depotenziamento dei poteri della polizia giudiziaria e, soprattutto, l'allontanamento della polizia giudiziaria dalla sottoposizione ai poteri di indagine del pubblico ministero. Tutto ciò confligge chiaramente e nettissimamente con la disposizione della Convenzione secondo cui non si deve vanificare l'efficacia dell'investigazione.
Anche l'obbligo delle restituzioni è correlato al fatto che la Corte dei conti possa indagare, ma se la Corte dei conti può indagare soltanto in presenza di una denuncia che contenga già in sé gli elementi della condanna, noi abbiamo vanificato la possibilità di restituzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro).
Amici e colleghi, bisogna avere la consapevolezza della serietà e dell'importanza del provvedimento che stiamo approvando.
PRESIDENTE. Invito i colleghi ad una maggiore compostezza.
FEDERICO PALOMBA. Capisco che dia fastidio sentire dire che la corruzione è una cosa grave e seria. Ma anche se dà fastidio, noi non mancheremo di esercitare la nostra vigilanza perché in tutta la legislazione passata e presente questa Convenzione abbia effettivamente efficacia e non sia, invece, oggetto di continui tentativi di vanificazione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori e di deputati del gruppo Unione di Centro).
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Parlerà sull'ordine dei lavori al termine della discussione sulle linee generali.
È iscritto a parlare l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, dirò pochissime cose relative alla Convenzione e non mi addentrerò, come l'intervento precedente, su questioni che riguardano in principale modo il nostro Paese.
Bisogna collocare questa Convenzione anzitutto a livello dell'elaborazione, del lavoro e della fatica quotidiana delle Nazioni Unite. La corruzione rappresenta il principale elemento di blocco dello sviluppo. Penso che, da questo punto di vista, si tratti di una Convenzione molto importante perché per le organizzazioni internazionali è un modo per essere più efficaci e, quindi, per essere più credibili nella misura in cui esse si pongono di fronte ai Pag. 112Paesi ricchi e a quelli donatori nella giusta funzione di stimolo e di sollecitazione perché il flusso di aiuti si irrobustisca, divenga più forte e più consistente.
La corruzione è un elemento di freno e di ostacolo alla crescita perché condiziona la crescita, la trasparenza e lo sviluppo delle classi dirigenti dei Paesi che devono essere oggetto ed elemento finale del lavoro di contribuzione e di aiuto allo sviluppo. Quindi, da questo punto di vista, penso che dobbiamo approvare la Convenzione sentendoci partecipi con questo voto di un lavoro e di un impegno che le Nazioni Unite hanno messo e continuano a mettere perché la via dello sviluppo possa rafforzarsi e andare avanti con maggiore speditezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
Sull'ordine dei lavori (ore 18,45).
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, mi permetto di disturbare, ma è per un fine positivo. Solo per dare notizia ai colleghi che nel corso dei campionati di nuoto attualmente in svolgimento una nostra atleta, la veneziana Federica Pellegrini, nella gara dei 200 stile libero e stabilendo il nuovo record del mondo, ha vinto la medaglia d'oro (Applausi).
PRESIDENTE. Bene, una buona notizia e un augurio a questa nostra atleta che rende onore allo sport italiano.
FURIO COLOMBO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FURIO COLOMBO. Sempre per questa notizia, Presidente, per dire che la Pellegrini non è veneziana, è italiana, ed è per questo che stiamo battendo le mani ed è per questo che stiamo celebrando. È una stupidaggine dire per prima cosa che è veneziana come se fosse la loro gente, questo è il Parlamento italiano (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Colombo, ho sottolineato io stesso il fatto che è una gloria dello sport italiano e, penso che sarebbe molto sbagliato opporre il fatto di essere veneziani al fatto di essere italiani. Io appartengo al paese dove sono nato, alla regione in cui c'è quel paese, all'Italia, all'Europa e anche a tutta l'umanità. Non apriamo una discussione su questo tema.
MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANUELA DAL LAGO. Sarò brevissima, Presidente, come è mia normale abitudine, ma mi permetta di dire che l'onorevole Colombo questa volta ha perso un'occasione intelligente di stare zitto, perché che è italiana lo sapevamo già, visto che gareggiava per i colori della bandiera italiana. Credo che fosse stato simpatico dire che essendo italiana era, però, della regione Veneto, quindi di Venezia. Volevamo dare solo un'occasione simpatica in questo Parlamento, ma lei, onorevole Colombo, non ha nemmeno la capacità di cogliere momenti di unione rispetto a momenti di divisione.
Si riprende la discussione.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 2551)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare, in sostituzione del relatore per la III Commissione, l'onorevole Narducci, Vicepresidente della III Commissione.
Pag. 113FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la II Commissione, onorevole Cassinelli.
ROBERTO CASSINELLI, Relatore per la II Commissione. Rinuncio anch'io alla replica, Signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, sottosegretario onorevole Scotti.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri. Presidente, le argomentazioni dei relatori e dei deputati che sono intervenuti portano alla conclusione di approvare rapidamente la Convenzione.
(Esame degli articoli - A.C. 2551)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Coscia... onorevole Sardelli... onorevole Lo Monte... onorevole Goisis...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 407
Maggioranza 204
Hanno votato sì 407).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Tommaso Foti, Coscia e Moles.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 404
Maggioranza 203
Hanno votato sì 404).
Prendo atto che le deputate D'Incecco e De Torre hanno segnalato che non sono riuscite ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Simeone e Mazzuca.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 412
Maggioranza 207
Hanno votato sì 412).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Sardelli e Coscia.
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 114
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 412
Maggioranza 207
Hanno votato sì 412).
Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Zorzato, Lo Monte, Coscia, Misiani e Palumbo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato sì 413).
Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Mazzuca, Barani, Santagata e Agostini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 413
Maggioranza 207
Hanno votato sì 413).
Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Coscia, Damiano, Bocciardo, Moles e Agostini.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 412
Maggioranza 207
Hanno votato sì 412).
Prendo atto che la deputata Castellani ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 8 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Castagnetti, Damiano, Bellotti e D'Incecco.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 410
Maggioranza 206
Hanno votato sì 410).
Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 2551), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevole Moles.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(Presenti e votanti 412
Maggioranza 207
Hanno votato sì 412). Pag. 115
Prendo atto che il deputato Sanga ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2551)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tempestini. Ne ha facoltà.
FRANCESCO TEMPESTINI. Signor Presidente, rinuncio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Palomba. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo solo per annunciare il voto favorevole dell'Italia dei Valori a questo provvedimento, che consideriamo di essenziale importanza e che utilizzeremo come strumento importante tutte le volte che ci vorremo opporre ai tentativi di questa maggioranza di banalizzare il delitto di corruzione, di depotenziare le indagini o di impedire a chi le deve fare di farle (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per dichiarare il nostro voto favorevole, ma anche per chiedere all'Aula e ai presidenti di gruppo qui presenti di farci la cortesia, nelle prossime riunioni della Conferenza dei presidenti di gruppo, di porre questioni importanti come quelle che abbiamo discusso oggi non alla fine del penultimo pomeriggio poco prima di partire per la pausa estiva, perché sono questioni di importante politica estera e, come ieri un autorevole esponente della maggioranza ha ricordato, non è possibile ridurre le discussioni di politica estera esclusivamente quando ci troviamo davanti a incidenti internazionali.
Penso che questo Trattato, come quelli che abbiamo discusso oggi, sia particolarmente importante per il nostro Paese e anche per combattere la corruzione internazionale (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pianetta. Ne ha facoltà.
ENRICO PIANETTA. Signor Presidente, i relatori hanno illustrato in modo esaustivo il testo del provvedimento e ne condividiamo il contenuto. Per questo, dichiaro il voto favorevole del gruppo del Popolo della Libertà (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2551)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica, già approvato in testo unificato dal Senato, n. 2551, di cui si è testé concluso l'esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Onorevoli Coscia, Delfino?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia
).
(S. 816-848-1594 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall'Assemblea generale dell'ONU il Pag. 11631 ottobre 2003 con risoluzione n. 58/4, firmata dallo Stato italiano il 9 dicembre 2003, nonché norme di adeguamento interno e modifiche al codice penale e al codice di procedura penale) (2551):
(Presenti e votanti 401
Maggioranza 201
Hanno votato sì 401).
Prendo atto che i deputati Cosenza e Sanga hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Dichiaro così assorbita la proposta di legge n. 1788.
Approvazioni in Commissione.
PRESIDENTE. Comunico che nella seduta di oggi, mercoledì 29 luglio 2009, in sede legislativa, sono stati approvati i seguenti progetti di legge:
Dalla I Commissione permanente (Affari costituzionali): senatore Monti ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 11 giugno 2004, n. 146. Aggregazione dei comuni Lentate sul Seveso, Busnago, Caponago, Cornate d'Adda e Roncello alla provincia di Monza e della Brianza e disposizioni conseguenti» (approvato dalla I Commissione permanente Affari Costituzionali del Senato della Repubblica) (2258), con modificazioni e con il seguente nuovo titolo: «Distacco dei comuni di Busnago, Caponago, Cornate d'Adda, Lentate sul Seveso e Roncello dalla provincia di Milano e loro aggregazione alla provincia di Monza e della Brianza, ai sensi dell'articolo 133, primo comma, della Costituzione» (2258), con l'assorbimento della seguente proposta di legge Grimoldi ed altri: «Modifiche all'articolo 1 della legge 11 giugno 2004, n. 146. Aggregazione dei comuni di Busnago, Caponago, Cornate d'Adda, Lentate sul Seveso e Roncello alla provincia di Monza e della Brianza» (1511), che pertanto sarà cancellata dall'ordine del giorno.
Dalla IV Commissione permanente (Difesa): Ascierto: «Disposizioni per l'ammissione dei soggetti fabici all'impiego nelle Forze armate» (141); Oppi ed altri: «Disposizioni per l'ammissione dei soggetti fabici all'impiego nelle Forze armate e di polizia» (1444); Schirru: «Disposizioni per l'ammissione dei soggetti fabici all'impiego nelle Forze armate e nelle forze di polizia» (2537), in un testo unificato con il seguente titolo: «Disposizioni per l'ammissione dei soggetti fabici nelle Forze armate e di polizia» (141-1444-2357).
Dalla VII Commissione permanente (Cultura): Ruben ed altri: «Concessione di un contributo in favore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea - CDEC - organizzazione non lucrativa di utilità sociale» (2500).
Modifica del vigente calendario dei lavori dell'Assemblea e conseguente aggiornamento del programma (19,10).
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, domani, giovedì 30 luglio (antimeridiana e pomeridiana, con votazioni), avrà luogo l'esame (discussione congiunta sulle linee generali e seguito dell'esame) dei disegni di legge n. 2632 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2008 e n. 2633 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2009 (Approvati dal Senato - ove conclusi dalla Commissione).
Avrà altresì luogo lo svolgimento di interpellanze urgenti.
L'organizzazione dei tempia
per la discussione dei disegni di legge nn. 2632 e 2633 sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il termine per la presentazione degli emendamenti ai suddetti provvedimenti è fissato alle ore 10 di domani.
Il programma si intende conseguentemente aggiornato.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (19,12).
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, più d'uno dei nostri colleghi del gruppo UdC, a partire dal nostro presidente, hanno oggi fatto presente un dato, quello relativo al voto che si è svolto sul DPEF, e sui risultati di esso: su 344 deputati di maggioranza solo in 254 hanno partecipato al voto, quindi 90 deputati di maggioranza non erano presenti; in quella votazione solo per 21 voti la maggioranza ha superato i voti delle opposizioni. Lo dico non avendo alcun intento polemico.
Vorrei partire da questo dato esemplare (se ne potrebbero citare altre decine, in questo primo anno di legislatura) per riprendere, sempre senza polemica, alcune osservazioni che sono state svolte ieri con passione dal collega e autorevole presidente di gruppo PdL, Fabrizio Cicchitto, quando, all'inizio del suo intervento, ha citato le polemiche sviluppate dall'opposizione sul cosiddetto esproprio del Parlamento, affermando che bisogna partire dalla consapevolezza che ci si trova di fronte alle prerogative del Parlamento e alla necessità del Governo di legiferare e di farlo in tempi rapidi e sul filo della velocità che caratterizza la società che ci circonda (primo capoverso del suo intervento); a poco meno della metà di esso, vi è poi il richiamo - giustamente: egli crede politicamente in ciò - alla via seria della riforma del Regolamento.
Anche in questo caso, vorrei ricordare che un anno fa (lo rammento a lei, signor Presidente) la Giunta del Regolamento si riunì, e scelse non la via proposta da tutte le opposizioni (procedere a parziali modifiche su cui tutta la Giunta era già d'accordo), ma scelse, per decisione dei rappresentanti del Popolo della Libertà, di voler arrivare, se ciò era possibile, ad una riforma complessiva del Regolamento. Registro solamente il dato dell'ennesima prova che tale riforma complessiva non è nemmeno iniziata, e forse la via indicata dalle opposizioni un anno fa poteva invece avvicinarci ad una parziale riforma del Regolamento.
Ma tutto ciò mi serve per invitare lei, signor Presidente, e insieme a lei il Presidente Fini, a rendere edotto il pubblico, oltre che i parlamentari, i capigruppo di maggioranza e di opposizione e l'intero Paese, sui dati relativi ai giorni di votazione e alle votazioni effettuate, che sono - mi risulta - più o meno simili a quelle dei primi anni delle altre legislature, specificando soprattutto chiaramente quanti sono i voti su decreti-legge e disegni di legge del Governo e quanti invece quelli su proposte di legge di iniziativa parlamentare.
Si vedrà così, purtroppo, che, nel primo anno di legislatura, le proposte di legge di iniziativa parlamentare approvate sono pochissime rispetto a quanto è avvenuto nelle scorse legislature (sia nel 2004-2005, sia nel 2006-2007): fra il 2004 e il 2005, esse erano ben più di una trentina; fra il 2006 e il 2007, ben più di una decina; in questa legislatura, non più di cinque o sei. Lo dico per invitare ad una maggiore correttezza nei nostri rapporti e per dare a tutti gli elementi sereni e statistici - perché i numeri non si possono trascinare - per poter svolgere una riflessione più compiuta sul fatto che a volte si dice che la riforma del Regolamento potrebbe accelerare i lavori parlamentari.
Leggendo in profondità questi dati emerge infatti non solo che il Parlamento è stato chiamato a lavorare in questo primo anno di legislatura solo quando il Governo era pronto a farlo, ma addirittura - questi sono i numeri! - che tale attività sembra inibire anche le Commissioni dal procedere sulle proposte di legge dei singoli parlamentari, di maggioranza come di opposizione. È un dato fondamentale per togliere dal terreno del confronto politico una falsità dovuta certo in parte al calore delle polemiche ma in parte anche, temo, all'ignoranza dei dati statistici.
SOUAD SBAI. Chiedo di parlare.
Pag. 118PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SOUAD SBAI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi preme richiamare la vostra attenzione sulla scoperta in Internet di una cellula di stampo jihadista e qaedista che mi ha rivolto esplicite minacce di morte attraverso un filmato agghiacciante pubblicato su Youtube. Si tratta dell'ennesimo tentativo di delegittimare me e i musulmani moderati attraverso una vera e propria campagna di morte.
In merito, i Carabinieri e la Digos - che voglio ringraziare e a cui voglio rivolgere tutta la mia stima per l'importante lavoro svolto - hanno avviato un'indagine per accertare le responsabilità di queste infamanti minacce.
Fino a qualche giorno fa i nomi degli autori non erano noti: si credeva fossero stranieri esterni al territorio italiano, salvo poi scoprire che si tratta di presunti estremisti ad oggi attivi nel nostro Paese, in Italia. Questo gruppo è guidato da un certo Usama, il cui vero nome è Usama El Santawy. Il signore in questione appartiene ai Giovani Musulmani - i tanto famosi «GM» - ed è presumibilmente legato alla moschea di Segrate - cioè la moschea di Milano, famosa anche per altri importanti atti di presunto terrorismo - il cui presidente è Abu Shwaima, anche membro esecutivo dell'Ucoii, l'associazione che conosciamo tutti quanti.
Proprio oggi ho depositato una proposta di legge tesa a impedire che associazioni con chiari intenti jiahdisti, e dunque militaristi, trovino campo libero nel nostro Paese, come previsto dall'articolo 18 della Costituzione che, nel promulgare la libertà di associazione (nonché di culto), tuttavia proibisce le associazioni segrete e quelle che perseguono, anche indirettamente, scopi politici mediante organizzazioni di carattere militare.
Oggi, in piena emergenza terroristica di matrice islamica e di fronte all'aumento delle associazioni - quasi 950 moschee, che si definiscono associazioni, sono tutte nascoste - che si ispirano al movimento terroristico di Al Qaeda e all'organizzazione islamica radicale dei Fratelli musulmani, nati in Egitto tanti anni fa, tale intervento appare ancora più urgente. Per questo è necessario che tutti coloro che ritengono pericoloso questo tipo di associazioni si dissocino immediatamente e prendano le distanze da gruppi che hanno evidenti intenzioni minacciose e belligeranti.
Spero inoltre che il Governo intervenga in merito per chiarire la questione e per prendere provvedimenti immediati. Vorrei ricordare che questo signore Usama è stato quasi preso, secondo quanto per il momento hanno dichiarato oggi i carabinieri, e che si occupava anche di bambini di otto anni, che portava sulle spiagge per insegnare loro la lingua araba. Basta cliccare su Youtube per vedere quali minacce questo terrorista ha cominciato a fare a tutti i moderati ma non solo, pure al nostro Ministro Ronchi, che è stato anche querelato dall'UCOII (Applausi).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sbai, posso assicurarle che tutta la nostra Camera segue con grande preoccupazione questi sviluppi e colgo l'occasione per reiterarle la solidarietà per le minacce di cui è stata oggetto (Applausi).
FRANCO NARDUCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO NARDUCCI. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori perché in sede di conversione in legge del decreto-legge n. 78 del 1 luglio 2009 recante provvedimenti anticrisi, nonché proroga di termini e della partecipazione italiana a missioni internazionali, il termine ultimo di presentazione della domanda di ammissione al rimborso degli azionisti Alitalia è fissato al 31 agosto. Durante l'esame del provvedimento il Governo ha accolto come raccomandazione un ordine del giorno che chiede la proroga della suddetta data al 31 ottobre 2009.
La data prevista dal Governo come termine per il rimborso dei piccoli azionisti - che, come è stato detto nel dibattito, Pag. 119sono spesso, quasi sempre, padri di famiglia che hanno investito i loro risparmi in una azienda dello Stato - cade in un periodo di vacanza, con il rischio di rendere impossibile l'accesso per la quasi totalità dei circa 40 mila piccoli azionisti interessati al rimborso previsto dal Governo. Credo che sia una questione anche di buon senso prorogare i termini come richiesto nel suddetto ordine del giorno, tanto che la negazione di questa richiesta lascerebbe ipotizzare una chiara volontà punitiva da parte del Governo intenzionato a non pagare quanto eticamente e giustamente dovuto.
Siccome domani i lavori saranno sospesi per la pausa estiva - mi pare che si vada infatti verso una tale interruzione dei lavori - e il Parlamento riprenderà a funzionare solo a conclusione della stessa, chiedo alla Presidenza della Camera di sottoporre nei termini più impegnativi alla Presidenza del Consiglio quanto è scritto e contenuto in questo ordine del giorno, approvato dal Governo sia pure come raccomandazione, in modo che veramente si concedano questi termini di scadenza per la presentazione della domanda di rimborso dei piccoli azionisti Alitalia.
Si tratta di una vicenda dolorosa non soltanto per i risvolti politici che ha avuto, ma perché pregiudica veramente i bilanci familiari di un gran numero di nostri concittadini che hanno creduto - sbagliando, forse, non lo so - non soltanto alle promesse del Governo nel momento in cui c'è stato, con la presentazione del piano La Fenice, il passaggio da Alitalia a CAI, e che ora si vedono colpiti duramente in quanto avevano investito in questa azienda. Pertanto il mio è un appello rivolto alla Presidenza e al Governo affinché, prima che si chiudano i lavori, trasmettano questa richiesta di proroga del termine del 31 agosto alla Presidenza del Consiglio.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Narducci, la Presidenza provvederà a trasmettere la sua richiesta al Ministro competente.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, intervengo per incaricare la Presidenza di sollecitare il Governo a fornire una risposta ad alcune mie interrogazioni. In particolare, questa sera mi rivolgo a lei per l'interrogazione a risposta scritta n. 4-01310, presentata il 10 ottobre 2008, nella quale interrogavo la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell'interno e, altresì, per l'interrogazione a risposta scritta n. 4-01858, presentata l'11 dicembre 2008, indirizzata al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali e al Ministro dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare.
Devo dire, in verità, che per queste due interrogazioni, come per altre, ho già presentato nei mesi passati solleciti per iscritto alla Presidenza della Camera e stasera sto profittando di questi istanti per reiterare la mia sollecitazione.
PRESIDENTE. Onorevole Marinello, la Presidenza si farà carico di sollecitare la risposta del Governo alle sue interrogazioni. Faremo presente al Governo quanto detto da lei oggi in Aula.
SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Testo sostituito con errata corrige volante
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ho ascoltato, non senza qualche difficoltà, il complesso ragionamento svolto dall'onorevole Volontè nell'intervento precedente e mi limito ad alcune considerazioni molto semplici in ordine ad alcune questioni che l'onorevole Volontè stesso ha sollevato.
L'onorevole Volontè è stato presidente di gruppo in quest'Aula e, quindi, conosce perfettamente la macchina legislativa e il funzionamento di questa Assemblea. Sa benissimo quali e quante siano state in questa legislatura le esigenze da parte del Governo di innescare meccanismi di decretazione Pag. 120d'urgenza per la crisi economico-finanziaria, per l'emergenza a Napoli, per il terremoto ed è ovvio che c'è stata la necessità da parte del Governo di un intervento importante in termini di produzione legislativa, in particolare attraverso la decretazione, sulla cui necessità e urgenza non ritengo che vi siano questioni da aprire.
Ritengo, peraltro, che la citazione che l'onorevole Volontè faceva del presidente di gruppo del PdL, l'onorevole Fabrizio Cicchitto, in ordine alla necessità di incontrarsi per una riforma del Regolamento, sia quanto meno legittima, nel senso che è un auspicio di tutti che si riesca a lavorare ad una riforma del Regolamento la più possibile condivisa e, certamente, a tal fine esiste una sede propria, che è la Giunta per il Regolamento, dove giacciono proposte di riforma depositate dall'opposizione e dai gruppi di maggioranza. Ritengo che anche l'auspicio del Presidente della Camera nel corso della discussione che è stata propedeutica alla posizione della questione di fiducia da parte Governo sull'ultimo provvedimento che abbiamo licenziato questa settimana in quest'Aula, debba essere colto evidentemente nella sua interezza e, quindi, con grande senso costruttivo.
Ritengo, inoltre, che l'attività della Camera sia già in questo momento abbastanza pubblicizzata, nel senso che il sito della Camera ha affrontato e affronta tutto il processo legislativo anche con dati e statistiche che sono fruibili da parte di tutti cittadini. Io stesso nel mio intervento durante la discussione sulle linee generali riguardante il progetto di bilancio e il rendiconto della Camera dei deputati ho fatto presente quanto e quale sia stata la produzione legislativa e il lavoro di questo Parlamento.
Esso non è soltanto relativo ai provvedimenti legislativi «chiusi», nel senso che vengono licenziati dall'Assemblea, ma riguarda tutta una quantità di altre attività che vanno dal sindacato ispettivo alle Commissioni di inchiesta e a tanti altri elementi che onorano e nobilitano questo Parlamento, per un lavoro che viene svolto e viene svolto a mio avviso con grande impegno non solo dei parlamentari, ma anche grazie al lavoro degli uffici.
Infine, visto che l'onorevole Volontè citava la questione delle presenze in Aula, ricordo all'onorevole Volontè il grande salto di qualità che è stato compiuto, grazie alla Presidenza della Camera, all'Ufficio di Presidenza nella sua interezza e ai gruppi parlamentari che hanno aderito alla proposta del Presidente Fini di imporre il meccanismo - peraltro volontario - del voto con il riconoscimento delle minuzie digitali. Questo ha impedito e cancellato un fenomeno storico che in quest'Aula era quasi diventato «politicamente accettato» o quantomeno tollerato.
Quindi, nel rispetto dei rilievi dell'onorevole Volontè, ritengo che vi siano elementi di cui prendere atto. Poi, ciascuno chiaramente resta con le proprie opinioni politiche, ma ciò non toglie e non sminuisce il lavoro che quest'Aula, i singoli gruppi e i singoli parlamentari svolgono con impegno e costanza ogni giorno.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, ho ascoltato, non senza qualche difficoltà, il complesso ragionamento svolto dall'onorevole Volontè nell'intervento precedente e mi limito ad alcune considerazioni molto semplici in ordine ad alcune questioni che l'onorevole Volontè stesso ha sollevato.
L'onorevole Volontè è stato presidente di gruppo in quest'Aula e, quindi, conosce perfettamente la macchina legislativa e il funzionamento di questa Assemblea. Sa benissimo quali e quante siano state in questa legislatura le esigenze da parte del Governo di innescare meccanismi di decretazione Pag. 120d'urgenza per la crisi economico-finanziaria, per l'emergenza a Napoli, per il terremoto ed è ovvio che c'è stata la necessità da parte del Governo di un intervento importante in termini di produzione legislativa, in particolare attraverso la decretazione, sulla cui necessità e urgenza non ritengo che vi siano questioni da aprire.
Ritengo, peraltro, che la citazione che l'onorevole Volontè faceva del presidente di gruppo del PdL, l'onorevole Fabrizio Cicchitto, in ordine alla necessità di incontrarsi per una riforma del Regolamento, sia quanto meno legittima, nel senso che è un auspicio di tutti che si riesca a lavorare ad una riforma del Regolamento il più possibile condivisa e, certamente, a tal fine esiste una sede propria, che è la Giunta per il Regolamento, dove giacciono proposte di riforma depositate dall'opposizione e dai gruppi di maggioranza. Ritengo che anche l'auspicio del Presidente della Camera nel corso della discussione che è stata propedeutica alla posizione della questione di fiducia da parte Governo sull'ultimo provvedimento che abbiamo licenziato questa settimana in quest'Aula, debba essere colto evidentemente nella sua interezza e, quindi, con grande senso costruttivo.
Ritengo, inoltre, che l'attività della Camera sia già in questo momento abbastanza pubblicizzata, nel senso che il sito della Camera ha affrontato e affronta tutto il processo legislativo anche con dati e statistiche che sono fruibili da parte di tutti cittadini. Io stesso nel mio intervento durante la discussione sulle linee generali riguardante il progetto di bilancio e il rendiconto della Camera dei deputati ho fatto presente quale sia stata la produzione legislativa e quanto il lavoro svolto da questo Parlamento.
Esso non è soltanto relativo ai provvedimenti legislativi licenziati dall'Assemblea, ma riguarda tutta una quantità di altre attività che vanno dal sindacato ispettivo alle Commissioni di inchiesta e a tanti altri elementi che onorano e nobilitano questo Parlamento, per un lavoro che viene svolto con grande impegno non solo dei parlamentari, ma anche grazie al lavoro degli uffici.
Infine, visto che l'onorevole Volontè citava la questione delle presenze in Aula, ricordo all'onorevole Volontè il grande salto di qualità che è stato compiuto, grazie alla Presidenza della Camera, all'Ufficio di Presidenza nella sua interezza e ai gruppi parlamentari che hanno aderito alla proposta del Presidente Fini di imporre il meccanismo - peraltro volontario - del voto con il riconoscimento delle minuzie digitali. Questo ha impedito e cancellato un fenomeno storico che in quest'Aula era quasi diventato «politicamente accettato» o quantomeno tollerato.
Quindi, nel rispetto dei rilievi dell'onorevole Volontè, ritengo che vi siano elementi di cui prendere atto. Poi, ciascuno chiaramente resta con le proprie opinioni politiche, ma ciò non toglie e non sminuisce il lavoro che quest'Aula, i singoli gruppi e i singoli parlamentari svolgono con impegno e costanza ogni giorno.
PRESIDENTE. Senza entrare in questa dotta disputa, penso sia opportuno ricordare a chi è interessato a queste cose che sul sito della Camera sono disponibili i dati fondamentali che riguardano la sua attività, dai quali è possibile ottenere, con elaborazioni non difficilissime, tutto quello che serve per un'adeguata discussione dei nostri problemi.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, intervengo solo per rimarcare un fatto: credo che il collega Volontè abbia fatto bene a ricordare che vi è una questione che dovrà essere affrontata nel modo migliore e che riguarda la regolamentazione del ruolo e delle funzioni del Governo nei confronti del Parlamento e all'interno del Parlamento. Infatti, è del tutto evidente che ormai siamo in presenza di una straordinarietà dell'utilizzo Pag. 121dei decreti-legge e delle fiducie che si sta trasformando ormai in ordinarietà del funzionamento di questo Parlamento e anche della Camera, a causa di una condizione regolamentare che consente al Governo di imporre anche alla propria maggioranza modalità di discussione e di conversione dei decreti-legge e dei disegni di legge tale per cui vengono conculcati i diritti fondamentali e le prerogative fondamentali dei singoli deputati, a norma dell'articolo 72 della Costituzione.
Quindi, è un problema regolamentare ormai, ma è anche un problema di carattere costituzionale, di funzionamento di un organo, che è quello parlamentare. È del tutto evidente che il rapporto tra esecutivo e legislativo sta diventando una questione sulla quale ormai nessuno può negare sussista la necessità di intervenire in sede anche regolamentare, per quanto attiene le funzioni, il ruolo e le prerogative del Governo, che è uno dei temi sui quali il nostro Regolamento ha qualche difficoltà a contemplare una chiara individuazione degli obblighi e dei doveri ai quali il Governo in sede parlamentare deve attenersi, nel momento in cui ha l'occasione di rapportarsi con questo ramo del Parlamento.
Detto questo, signor Presidente, vi è anche un problema di comportamento di quello che il Governo considera una sorta di comitato direttivo della maggioranza e cioè i gruppi parlamentari che fanno riferimento alla maggioranza.
Si tratta di una maggioranza presunta, perché, posto che anche i gruppi di maggioranza possono rappresentare una sorta di comitato direttivo, una sorta di longa manus di un Governo che opera all'interno di un sistema maggioritario, tuttavia, signor Presidente, vi è una questione che attiene al buon funzionamento e alla considerazione che ciascun deputato di opposizione, ma nel caso che sto rilevando, di maggioranza, deve avere nei confronti delle istituzioni di cui fa parte, oltre che dei cittadini che gli hanno conferito il mandato di rappresentarli in quest'Aula.
Signor Presidente, molto spesso succede che i deputati della maggioranza accorrono a votare le questioni di fiducia ma, poi, fanno fatica ad avere i numeri necessari per poter convertire in legge i disegni di legge di conversione dei relativi decreti-legge. Così è accaduto anche l'ultima volta.
Quindi, il collega Volontè ha riferito numeri che sono effettivamente tali e di cui, forse, i capigruppo della maggioranza, oltre che il Governo, dovrebbero tenere conto. Credo, infatti, che una maggioranza che ha quei numeri - cioè, oltre 340 deputati - non possa presentarsi sempre con assenze che vanno dai 50 ai 100 deputati. Questo non significa non tenere conto della bontà del sistema di votazione utilizzato, perché tale sistema non ha nulla a che vedere con il buon comportamento e la reputazione che ciascun deputato deve avere nei confronti del proprio lavoro e del proprio rapporto con l'istituzione di cui fa parte.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che, con riferimento a questa questione, i deputati della maggioranza dovrebbero riflettere, anche in modo autocritico, magari utilizzando le ferie e le vacanze per poter, poi, ritornare sui banchi a settembre ed avere un confronto serio con l'opposizione, che non sia viziato dalle imposizioni dei tempi e dei modi decretizi e di questioni di fiducia che vengono imposte dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, ovviamente la responsabilità politica delle cose che lei dice è interamente sua. Ritengo però di non eccedere i limiti delle mie funzioni se dico che un problema sussiste. Lo dico perché il Presidente della Camera stesso lo ha più di una volta sottolineato. Certamente c'è un problema di riforma regolamentare per una migliore funzionalità dei lavori ma anche per una definizione più precisa, puntuale e corretta del rapporto tra l'iniziativa legislativa dell'Esecutivo e l'iniziativa legislativa che, secondo la Costituzione, è propria di ogni parlamentare. Occorre evitare che una di Pag. 122queste due funzioni si espanda sino al punto di annullare praticamente l'altra. Il problema sussiste, ne abbiamo già cominciato a parlare, come lei sa, nelle diverse occasioni. Mi auguro si arrivi presto ad una riforma regolamentare che dia più garanzie, più certezze e più efficienza ai nostri lavori.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 30 luglio 2009, alle 9,30:
1. - Discussione congiunta dei disegni di legge:
S. 1645 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2008 (Approvato dal Senato) (2632).
S. 1646 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2009 (Approvato dal Senato) (2633).
Relatore: Franzoso.
2. - Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 19,35.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO MARIO PEPE (PD) IN SEDE DI DISCUSSIONE DEL DOC. LVII, N. 2.
MARIO PEPE
(PD). Onorevole Presidente, colleghi deputati, il quadro generale del DPEF 2009-2013 che si presenta nel Documento di programmazione economica e finanziaria è molto incerto, complesso e difficile; esso, attraverso tavole sinottiche nel quadro della politica Europea ed internazionale, illustra le categorie e le scelte della macro economia e le ricadute che si sono verificate nelle politiche nazionali.
Attraverso un sisma economico e finanziario, con una elevata «magnitudo» di sismicità e di consequenzialità, il quadro internazionale è diventato complesso e impervio.
È stato detto: abbiamo evitato un grande blow-up e ora ci ritroviamo nel mezzo di un grande tentativo di cover-up cioè una esplosione inusitata ha determinato una situazione finanziaria fortemente ingovernabile se non attraverso una forte e determinante presenza delle politiche di contrasto degli Stati. Nel DPEF sembra che l'esplosione sia stata attutita o frenata fino ad arrivare ad ammettere la non esistenza e la non contaminazione di essa con le magnifiche sorti progressive della finanza italiana. È lo stesso racconto che si applica, mutatis mutandis, di Don Ferrante il quale sosteneva nell'indimenticabile romanzo «I promessi sposi», la non esistenza della peste. Il Ministro del Tesoro nell'ultimo saggio pubblicato da Il Sole 24 Ore «Lezioni per il futuro», ha voluto nell'intervista, resa filologicamente, sostenere che la parola Krisis vuole significare discontinuità con il passato. La parola, semanticamente, vuole anche significare «giudicare e scegliere» cioè si tratta di valutare gli eventi e la loro ricaduta sul quadro finanziario del paese e scegliere di conseguenza le strategie opportune per superare la crisi finanziaria.
Al di là della semantica, con la quale il Ministro Tremonti si distrae molto, egli con questo DPEF non giudica, non sceglie, ma rimane in uno stato di Krisis permanente: rimanere nel dubbio resta, in verità, una certezza. Per il ministro Tremonti non per il paese. E allora? Come ci dobbiamo porre rispetto ad un DPEF che sconvolge totalmente l'organizzazione strutturale di quello del 2008, perché questo alla nostra attenzione è soltanto un resoconto senza infamia e senza lode sull'Italia, sulle preoccupazioni che interessano il Paese, sulle incertezze che continuano a dominare Pag. 123a fronte di una azione di Governo disorganica, frammentaria, diagrammatica?
Manca un respiro forte e la passione di un progetto utile a superare le forti perplessità che la crisi ha determinato.
Il DPEF riassume il quadro generale dei debiti pubblici e il rientro dei capitali; un altro scudo per difendere gli evasori e i fantastici navigatori dei paradisi fiscali: si va fuori carichi di capitali liquidi e si ritorna in Patria, pronubo il Governo, carichi di capitali rinnovati e di facile investimento possibilmente nei buoni del tesoro pagando la modesta gabella all'erario pubblico di Tremonti del 5 per cento.
Si dice uno scudo chiama l'altro dopo i due precedenti, un altro aiuta a risanare i conti pubblici!
È il solito tatticismo empirico fatto di progressivi adattamenti e scelte che non aiutano a rimpinguare le casse dello Stato. Leggiamo le prime tavole che riassumono i dati che ci interessano realmente: abbiamo una contrazione del PIL al 5,9 per cento, un aumento del debito pubblico, che arriverà nel 2013 al 114,1 per cento (decreto-legge n. 78 del 2009 misure anti crisi permettendo), con un tasso di occupazione che scende di un punto percentuale mentre il tasso di disoccupazione sale del 7,9 per cento con una accentuata caduta delle entrate del 3,4 per cento come icasticamente il DPEF sostiene a pagina 21, sono tutti elementi questi che indicano che il presente DPEF è solo una rapsodia dei dati e non una accurata, organica, indicazione di iniziative che bisogna assumere.
Se guardiamo alle scelte che vengono proposte non si fa altro che ripercorrere le azioni governative incardinate in leggi o in decreti-legge che hanno penalizzato l'azione collaborativa e integrante delle forze dell'opposizione e del contributo parlamentare.
Il piano in funzione anti crisi come si riassume a pagina 16 del DPEF propone queste scelte: salvaguardare il sistema creditizio e il risparmio, garantire liquidità alle famiglie e alle imprese; interventi consequenziali all'European Economic Recovery Plan che riguardano interventi settoriali sollecitatori di una forte domanda di consumi; ammortizzatori sociali ordinari e in deroga con l'intesa del sistema delle autonomie locali a fare scelte comuni; accentuare gli interventi afferenti ai settori pubblici per quanto riguarda le infrastrutturazioni essenziali per rilanciare sviluppo e lavoro nel Paese.
Questo piano in conclusione è inadeguato, insufficiente, non entra facilmente a regime e produce effetti negativi più nell'attesa che nella realizzazione effettiva.
Il DPEF, dopo i voli pindarici sui grandi progetti economico-finanziari e le scelte di risanamento, si sofferma a chiarire il programma di Governo svolto in questi ultimi tempi.
È un programma di Governo veramente di modesta positività.
Il Governo con la politica di bilancio sosterrà sempre tre pilastri: sostegno alla crescita e recupero della produttività; stabilità della finanza pubblica; politiche di sostegno.
Sono tre pilastri che vengono annunciati con solennità ma che trovano modesta attuazione nelle politiche che il Governo ha fatto e fa.
Il DPEF si sofferma su alcune tematiche governative; mi vorrei soffermare brevemente sul federalismo e sul Sud che non viene mai citato in maniera significativa nel documento di cui stiamo parlando.
Per il Presidente del Consiglio il sud non è un problema, è un teatro dove si recita a soggetto, dove le nuove eumenidi si presentano per occupare il proscenio della politica.
Il sud è la chiamata delle donne al Parlamento.
Qualche giorno fa la presentazione del rapporto SVIMEZ ha chiarito che il Mezzogiorno è in recessione, colpito particolarmente dalla crisi industriale, che da sette anni consecutivi cresce meno del centro nord.
Si registra un incremento dei divari territoriali così acuto e veloce che dovrebbe sollecitare una riflessione sulla economia meridionale e sulla reale possibilità di tenuta nelle prospettive di una profonda Pag. 124crisi attuale cui seguirà una ripresa lenta e difficile. Ed il Sud ne pagherà, more solito, le conseguenze. Possiamo accettare questa situazione? È inaccettabile!
Respingiamo fortemente la politica inadeguata e insufficiente per non dire inesistente per il Mezzogiorno d'Italia.
Il professor De Rita, qualche giorno fa, in un articolo sul Corriere della Sera, metteva in evidenza un ritorno ad una questione meridionale a forte valenza politica con la presenza di un diffuso movimentismo politico che potrebbe dar vita a nuovi, imprevedibili, assetti politico-istituzionali che potranno cambiare la scena politica attuale.
Questo tema si lega fortemente all'attuazione della legge n. 42 del 2009, la legge attuativa del cosiddetto federalismo fiscale. Essa si dovrà attuare attraverso l'adozione di decreti legislativi che dovranno realizzare quell'armonizzazione economica e finanziaria tra nord e sud.
Rischiamo di aggiungere polvere pirica ad un fuoco già acceso e diffuso nel Mezzogiorno d'Italia. Come uscire fuori? Il professor Novacco alla presentazione del rapporto SVIMEZ 2009, ha sostenuto che bisogna realizzare alcuni suggerimenti che la società suddetta propone per accrescere la vigilanza e i poteri dei coordinamenti sulle politiche per il sud. Sono proposte che noi condividiamo e che possono certamente dare un profilo di concretezza, di operatività, di efficienza agli enti istituzionali che dovranno tradurre il federalismo nel Mezzogiorno d'Italia senza ulteriori danni o emarginazioni.
Opportunamente i professori Alesina e Giavazzi nel Saggio «La Crisi» sostengono e richiedono una più forte deontologia dello Stato: «è dovere dello Stato evitare che una crisi finanziaria si trasformi in una profonda recessione». Per il sud un profondo e irreversibile default. Essi sostengono che l'Italia viva «ai margini dei Paesi dell'OCSE e ha quindi bisogno di una particolare attenzione per le sue specifiche difficoltà, senza scorciatoie, né miracoli».
Questo DPEF sembra evitare le risposte giuste per un Paese in difficoltà.
È solo un refrain di cose che abbiamo sentito ma che non aiutano l'Italia ad uscire fuori da una stagnante crisi economica, finanziaria, sociale.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO FRANCO NARDUCCI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2553.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Onorevoli colleghi, i due accordi al nostro esame sono stati stipulati tra gli Stati membri dell'Unione europea al fine di facilitare alcuni aspetti giuridici, procedurali e logistici delle missioni umanitarie e di soccorso, di mantenimento o ristabilimento della pace, di gestione delle crisi, quali previste dall'articolo 17, comma 2 del Trattato sull'Unione europea nell'ambito della PESD (Politica europea di sicurezza e difesa).
Il primo, e più rilevante, dei due Accordi concerne lo statuto dei militari e del personale civile che si trovino in posizione di distacco presso le istituzioni dell'Unione europea, nonché lo statuto dei Quartieri generali e delle Forze eventualmente messe a disposizione dell'Unione europea per lo svolgimento dei compiti previsti in ambito PESD. L'Accordo riguarda parimenti lo statuto dei militari e del personale civile di ciascuno Stato membro, messi a disposizione dell'Unione europea per l'impiego negli ambiti suddetti.
La struttura del Trattato ricalca lo schema di analoghi accordi stipulati in ambito NATO, come il SOFA.
La Parte I dell'Accordo contiene disposizioni comuni ai militari e al personale civile: essa si compone di un breve preambolo e di sei articoli.
Il preambolo contiene una clausola di salvaguardia dei diritti e degli obblighi delle parti contraenti l'Accordo derivanti da altri strumenti internazionali istitutivi di organi giurisdizionali, in primis lo Statuto della Corte penale internazionale.
Gli Stati membri si impegnano a facilitare l'ingresso, il soggiorno e la partenza Pag. 125a fini istituzionali del personale e delle relative persone a carico, mentre dal lato di questi ultimi vige l'obbligo del rispetto delle leggi vigenti nello Stato ospitante, astenendosi altresì da comportamenti contrari allo spirito dell'Accordo in esame.
La Parte II (articoli 7 e 8) riporta disposizioni che si applicano esclusivamente ai militari e ai civili distaccati presso le istituzioni dell'Unione europea, i quali godono dell'immunità giurisdizionale in ordine a dichiarazioni, scritti o azioni ad essi riconducibili nell'esercizio delle loro funzioni istituzionali, ma le istituzioni dell'Unione vigilano per evitare un abuso di tali immunità.
La Parte III (articoli 9-18) dell'Accordo detta norme applicabili esclusivamente ai Quartieri generali e alle Forze, inclusi i militari e i civili in essi impiegati.
È anzitutto prevista per i Quartieri generali e le Forze impegnate nella preparazione dei compiti PESD, e per il relativo personale, l'autorizzazione a transitare e installarsi temporaneamente nel territorio di uno Stato membro, naturalmente con il consenso di quest'ultimo.
Particolarmente rilevante è il diritto riconosciuto alle varie unità di personale militare o civile ospitate ad esercitare funzioni di polizia negli ambienti e installazioni di pertinenza dei rispettivi contingenti.
Per quanto riguarda i poteri di giurisdizione penale e disciplinare, le autorità dello Stato d'origine hanno il diritto di esercitarli sui militari nonché sul personale civile inviati nello Stato ospitante, le autorità del quale ultimo, tuttavia, hanno a loro volta il diritto di esercizio della giurisdizione sui militari e sui civili ospitati, nonché sulle persone a loro carico, con riferimento a reati commessi nel territorio dello Stato ospitante e punibili in base alla legge in esso vigente.
In relazione alle possibili richieste di indennizzo di uno Stato membro verso un altro Stato membro a seguito di danni a cose o persone conseguenti all'espletamento delle attività connesse alla preparazione e allo svolgimento delle missioni PESD, si prevede la rinuncia a qualsiasi richiesta di risarcimento da parte di uno Stato membro che abbia ricevuto danni a beni di sua proprietà, se il danno è causato da un militare o un civile dell'altro Stato membro nell'esercizio delle funzioni di cui al presente Accordo ed anche se il danno è causato da un veicolo, natante o aereo utilizzato in relazione ai compiti citati.
È altresì prevista la rinuncia alla richiesta di qualsiasi indennizzo verso uno Stato membro nei casi in cui un militare o un civile sia rimasto ferito o sia morto nell'esecuzione delle sue funzioni ufficiali.
Infine, la Parte IV (articolo 19) contiene disposizioni finali, tra le quali la previsione dell'approvazione dell'Accordo negli Stati membri secondo le rispettive norme costituzionali, e della figura del Segretario generale del Consiglio dei ministri UE quale depositario dell'Accordo.
L'altro accordo, siglato dagli Stati membri dell'Unione europea, attiene alle reciproche richieste di indennizzo per danni ricevuti a cose o persone nell'ambito di un'operazione PESD quale contemplata dal citato articolo 17, comma 2, del Trattato sull'Unione europea. Consta di un breve Preambolo e di 9 articoli.
L'applicabilità dell'Accordo è subordinata alla sussistenza di due condizioni, ossia che i danni o le perdite si siano verificati nel quadro della preparazione e dell'esecuzione dei compiti PESD e che essi si siano verificati al di fuori dei territori di applicazione del SOFA UE.
È confermata la rinuncia a qualsiasi richiesta di indennizzo nei confronti di un altro Stato membro per perdite o ferimento di appartenenti al proprio personale militare o civile, a meno che non vi sia stata grave negligenza o comportamento doloso.
Analoga rinuncia riguarda qualsiasi richiesta di risarcimento da parte di uno Stato membro che abbia ricevuto danni a beni di sua proprietà, se il danno è causato da un militare o un civile dell'altro Stato membro nell'esercizio delle funzioni di cui al presente Accordo; anche se il danno è causato da un veicolo, natante o aereo utilizzato in relazione ai compiti Pag. 126citati. Anche qui, tuttavia, la rinuncia è subordinata all'assenza di negligenza grave o dolo.
Per le richieste di indennizzo diverse da quelle oggetto delle rinunce precedenti, ma sempre legate ad attività istituzionali in ambito PESD, si ricorre a trattative tra gli Stati membri interessati, purché l'indennizzo non sia inferiore a 10 mila euro - nel qual caso non si fa luogo alla richiesta di risarcimento.
L'eventuale contenzioso riguardante la liquidazione delle richieste di indennizzo che non possono risolversi mediante trattative tra gli Stati membri interessati verrà anche in questo caso - come nel precedente Accordo - deferito all'arbitrato, e, in mancanza di accordo sulla persona da designare, ciascuno degli Stati membri interessati potrà chiedere al Presidente della Corte europea di giustizia di scegliere una persona particolarmente qualificata.
Il disegno di legge di ratifica, già approvato dal Senato il 24 giugno scorso, oltre a contenere le consuete previsione circa l'autorizzazione alla ratifica degli Accordi stessi e l'ordine di esecuzione, rinvia ad un atto amministrativo del Ministero della Giustizia, da adottare entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, il regime delle procedure interne relative all'esercizio della giurisdizione per individuare sul piano interno le autorità competenti e dettare la disciplina secondaria per l'attuazione delle disposizioni contenute nel SOFA UE ovvero nel primo degli accordi oggetto di ratifica.
Il provvedimento non comporta oneri aggiuntivi a carico del bilancio dello Stato.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO MARCO ZACCHERA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2554.
MARCO ZACCHERA, Relatore. Onorevoli colleghi, l'Accordo tra Italia e Arabia Saudita, concluso a Roma il 6 novembre 2007 sancisce l'impegno dei due Paesi a collaborare nella lotta contro la criminalità in tutte le sue manifestazioni.
La negoziazione, avviata nel dicembre 2004, e la definizione dell'Accordo ha risposto all'esigenza di rendere la collaborazione di polizia più aderente alle attuali esigenze dei due Paesi, favorendo l'apertura e lo sviluppo di nuove prospettive di collaborazione. Con l'entrata in vigore dell'Accordo cessano - ai sensi dell'articolo 13 dell'Accordo medesimo - gli effetti del «Memorandum d'Intesa tra il Ministero dell'interno della Repubblica italiana ed il Ministero dell'interno del Regno dell'Arabia Saudita contro il terrorismo, il traffico illecito di stupefacenti e di sostanze psicotrope ed altre forme di criminalità organizzata», firmato a Riyadh il 16 dicembre 1995.
L'Accordo, che consta di tredici articoli, regola la collaborazione tra i due Paesi contraenti nella lotta contro la criminalità in tutte le sue manifestazioni e indica specificamente talune fattispecie criminose, verso le quali la collaborazione è maggiormente indirizzata.
Sono previste forme di collaborazione quali lo scambio di informazioni e di esperienze, il ricorso alla procedura della «consegna controllata» nei casi di traffico di stupefacenti, l'analisi strategica per la prevenzione e il contrasto al terrorismo, alla criminalità organizzata e al traffico di droga.
Segnalo in particolare l'articolo 5 che prevede che le Parti possano rifiutare, del tutto o in parte, la cooperazione nei casi in cui essa violi la sovranità o la sicurezza dei rispettivi Paesi, quando sia in conflitto con la normativa nazionale, qualora metta in pericolo attività o indagini in corso nel territorio di una delle Parti e, infine, quando sia in contrasto con un provvedimento giudiziario emesso nel proprio territorio.
Non risultano comunque pregiudicati i diritti e gli obblighi derivanti da altri Pag. 127accordi internazionali, bilaterali o multilaterali, sottoscritti dall'Italia e dall'Arabia Saudita.
Le autorità deputate all'applicazione dell'Accordo sono indicate dall'articolo 10: per l'Italia il Ministero dell'interno - Dipartimento della pubblica sicurezza, per l'Arabia Saudita il Ministero dell'interno.
Una Commissione di esperti nella lotta alla criminalità e nella formazione in materia di sicurezza dei due Paesi è incaricata di discutere le questioni relative alla cooperazione nei due settori e di proporre le raccomandazioni necessarie allo sviluppo dell'Accordo. La Commissione si riunirà alternativamente in Italia e in Arabia Saudita, ogni qualvolta sia necessario o su richiesta di una delle Parti contraenti.
Il disegno di legge di ratifica - già approvato dal Senato il 24 giugno 2009 (atto Senato 1559) - consta di quattro articoli, i primi due recanti, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo tra Italia e Arabia Saudita del 6 novembre 2007 sulla cooperazione nella lotta alla criminalità, e il relativo ordine di esecuzione.
In particolare, l'articolo 3 reca la norma di copertura degli oneri finanziari derivanti dall'attuazione dell'Accordo: la norma autorizza la spesa di 178.740 euro per il 2009, 158.120 euro per il 2010 e 178.740 curo a decorrere dal 2011.
Secondo la ricostruzione offerta dalla Relazione tecnica, i costi sono imputabili sostanzialmente alle spese per le attività di formazione nonché agli oneri connessi allo scambio di informazioni e alle missioni a Riyadh per le riunioni della Commissione di esperti.
Segnalo che, nel corso dell'esame in sede referente, è emersa l'esigenza di sviluppare in parallelo la cooperazione con l'Arabia Saudita in materia di diritti umani.
È stata altresì ribadita l'esigenza di tenere conto, nell'attuazione dell'Accordo, del fatto che in quel Paese vige pena capitale.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL SOTTOSEGRETARIO DI STATO PER GLI AFFARI ESTERI ENZO SCOTTI IN SEDE DI REPLICA SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2554.
ENZO SCOTTI, Sottosegretario di Stato per affari esteri. Il Trattato di cooperazione bilaterale nel settore del contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo, già ratificato da parte saudita, è stato firmato in occasione della visita del Re Saudita in Italia, a conferma della solidità delle relazioni bilaterali fra l'Italia e l'Arabia Saudita. Esso costituisce uno strumento indispensabile per consolidare la proiezione esterna dell'Italia nella penisola arabica, oltre che come indispensabile presidio di un'importante collaborazione di sicurezza.
Il frequente scambio di visite degli ultimi mesi testimonia l'ottimo stato delle relazioni bilaterali. Alla visita in Italia di Saud Al Faisal Bin Abdulaziz Al Saud, Ministro degli esteri saudita, svoltasi nel novembre del 2008, nel corso della quale egli è stato ricevuto dal Presidente del Consiglio onorevole Silvio Berlusconi, e dal Ministro degli affari esteri, onorevole Franco Frattini, sono seguite le visite del Viceministro per il commercio internazionale, onorevole Adolfo Urso, e del sottosegretario di Stato agli affari esteri, onorevole Stefania Gabriella Anastasia Craxi, a riprova di una rinnovata continuità del dialogo politico.
L'accordo si prefigge di migliorare la cooperazione di polizia rendendola maggiormente aderente alle mutevoli sfide del mondo globale. Il trattato, infatti, consolida, infatti, lo scambio di expertise e di intelligence, nonché l'analisi strategica per la prevenzione ed il contrasto della criminalità in tutte le sue specifiche forme ed in particolare per le fattispecie criminali del terrorismo, della cooperazione nella lotta alla criminalità organizzata e del traffico di droga.
Nell'accordo si prevedono, inoltre, forme di collaborazione nel settore della formazione che creano condizioni di conoscenza Pag. 128diretta e favoriscono sicuramente il processo di confidence building fra gli esperti del settore sicurezza dei due Paesi.
L'Arabia Saudita costituisce un partner fondamentale per il contrasto al terrorismo internazionale. Colpito seriamente dal terrorismo fondamentalista, attraverso una serie di attentati che nel 2004 hanno rischiato di compromettere la tenuta delle istituzioni, il Governo di Riad ha intrapreso un importante processo di riforma che ha consentito di consolidare la struttura di governo del territorio, arginare le cellule di Al Qaeda e di porre fine alla violenza che ha insanguinato il Paese.
L'impegno delle autorità saudite nel contrastare le «deviazioni ideologiche» della militanza jihadista si è concretizzato attraverso numerose iniziative dedicate alla prevenzione della diffusione delle ideologie che ispirano l'operato dei gruppi terroristici, anche al fine di riabilitare l'immagine di un Islam offuscato dagli atti di violenza compiuti in suo nome.
Questo merito è stato riconosciuto anche dal Presidente degli Stati Uniti che, nel discorso tenuto lo scorso 4 giugno a Il Cairo, ha accolto positivamente gli sforzi compiuti dal Re Abdullah dell'Arabia Saudita in materia di dialogo religioso.
La scelta di Riad come prima tappa del viaggio in Medio Oriente di Obama conferma inoltre la centralità politica e simbolica dell'Arabia Saudita.
Riad sta cercando di assicurare alla regione un quadro di riferimento più saldo, indispensabile ad innescare quel meccanismo di sviluppo economico e sociale che costituisce il migliore antidoto al terrorismo internazionale ed alle contrapposizioni tra popoli e culture.
La collaborazione in materia di contrasto alla criminalità fra Italia ed Arabia Saudita potrà essere utile per potenziare le capacità saudite di fronteggiare il terrorismo internazionale, con positivi risvolti sulla sicurezza interna dell'Italia. E questo anche alla luce della necessità di un rapporto fluido e leale con Riad, per la più accorta selezione degli Imam destinati ad operare all'interno delle comunità islamiche sunnite presenti nel nostro Paese.
L'Arabia Saudita ha già ratificato l'Accordo.
Riad attribuisce a sua volta il più elevato interesse al completamento del corredo normativo bilaterale - cui diede grande impulso la visita del Re saudita in Italia - ciò che sarà oggetto di puntuale disamina nel corso della commissione mista che l'onorevole ministro Frattini co-presiederà a Riad a metà ottobre.
TESTO INTEGRALE DELL'INTERVENTO DEL DEPUTATO PIERFELICE ZAZZERA IN SEDE DI DISCUSSIONE SULLE LINEE GENERALI DEL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2411-A.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi discutiamo della ratifica della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo adottata a Parigi il 2 novembre 2001 con 87 voti favorevoli tra cui quello dell'Italia ed entrata in vigore il 2 gennaio del 2009.
È questa una convenzione fortemente voluta dall'Italia, ma che arriva con ritardo alla ratifica.
È una convenzione che regola i diritti e i doveri degli Stati aderenti in materia di difesa del patrimonio archeologico subacqueo. Rappresenta la sintesi tra competenza territoriale e rispetto della provenienza del patrimonio culturale.
Noi dell'Italia dei Valori consideriamo la ratifica di questa Convenzione un segno di rispetto verso un immenso patrimonio culturale che non è ancora sufficientemente tutelato da un sistema efficace di regole. Il patrimonio culturale situato sui fondali dei bacini acquatici negli ultimi decenni ha beneficiato di protezione sia a livello nazionale che internazionale. Nonostante ciò, l'attività di sciacallaggio del patrimonio culturale subacqueo sta aumentando rapidamente: grazie ai recenti progressi della tecnologia subacquea si va riscontrando un crescente interesse da parte di mercanti d'arte e collezionisti Pag. 129verso gli oggetti che provengono dal fondo del mare. Questo sviluppo è allarmante.
I tesori culturali celati dagli oceani sono immensi: si stima che ci siano oltre tre milioni di relitti non ancora scoperti sul fondo dell'oceano, mentre e stato scoperto che resti di antiche civiltà - come le rovine del Faro di Alessandria in Egitto - e di intere città - come il Porto Reale giamaicano - sono in passato scomparsi sotto i flutti.
Il patrimonio culturale sommerso è un'inestimabile testimonianza di stili di vita ormai scomparsi: un relitto, così come una rovina sottomarina, è una capsula del tempo che aspetta di essere aperta, dal momento che il tempo si è fermato allorché la nave si è inabissata. Nella maggior parte dei casi si tratta di testimonianze di grande portata storica e culturale.
Nonostante ciò, molti ordinamenti nazionali non proteggono in modo adeguato questo patrimonio, e i relitti e le rovine situate in acque internazionali sono ancor più indifesi.
Nel 1982 l'importante Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del Mare (UNCLOS) ha regolato il bisogno degli Stati firmatari di proteggere il patrimonio culturale sommerso e in particolare «i reperti archeologici e storici». La convenzione obbliga gli Stati aderenti a proteggere questi oggetti, ma non regola o articola in modo specifico tale protezione.
L'obiettivo della convenzione UNESCO è pertanto quello di stabilire uno standard comune ed elevato per la protezione di tale patrimonio, prevedendo misure di prevenzione contro la possibilità che venga saccheggiato o distrutto, migliorando quella adottata nel 1982.
Il patrimonio subacqueo è infatti ancora soggetto a traffici illegali che minacciano l'integrità di preziose testimonianze del nostro passato.
Basti citare il caso dell'oceanografo americano Ballard, che intorno agli anni Novanta mentre effettuava incursioni nel Banco Skrerki (triangolo Cagliari, Tunisi e Trapani) sottrasse diversi reperti da sette relitti individuati nei fondali. Oppure l'episodio del pescatore italiano che rivendicò la proprietà del Satiro Danzante, da lui rinvenuto nei pressi del Canale di Sicilia, appellandosi al principio del res nullius (nessun segno di appartenenza su oggetto ritrovato in mare).
I nostri mari, fiumi e laghi sono ricchi di reperti storici contenenti un'impressionante quantità di informazioni.
L'Italia ha attivamente contribuito al lungo e complesso negoziato, che mirava a mettere a punto uno strumento internazionale in grado di garantire la tutela dei beni culturali sommersi al di fuori della possibile zona giurisdizionale archeologica degli Stati costieri (massimo 24 miglia), colmando così la lacuna lasciata dalla Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 10 dicembre 1982.
La Convenzione UNESCO che oggi andiamo a ratificare rappresenta comunque il massimo compromesso possibile in riferimento alla tutela dei beni culturali.
La Convenzione dell'UNESCO ci aiuta senz'altro a chiarire il concetto di patrimonio culturale subacqueo, definendolo all'articolo 1 nel modo seguente: «tutte le tracce dell'esistenza umana che hanno un carattere culturale, storico o archeologico, che siano state parzialmente o totalmente sott'acqua, in maniera periodica o continua, per almeno cento anni come: (I) siti, strutture, edifici, artefatti e resti umani, insieme con i loro contesti archeologici e naturali; (II) navi, aerei, altri veicoli o una qualsiasi parte di essi, del loro carico o altro contenuto, insieme con il loro contesto archeologico e naturale; e (III) oggetti di carattere preistorico».
Ebbene, oggetti come anfore e ancore, ma anche resti di mosaici romani o villaggi su palafitte neolitici non possono andare dispersi, perché sono patrimonio dell'umanità.
È importante che gli Stati cooperino al fine di proteggere i reperti archeologici nascosti nei fondali marini, ma è anche doveroso porre l'attenzione su come utilizzare poi queste risorse.
L'articolo 2 introduce significative novità come l'obbligo delle parti di preservare il patrimonio culturale subacqueo, di conservarlo in situ come opzione prioritaria Pag. 130prima di autorizzarne l'emersione, di vietarne lo sfruttamento a fini commerciali.
Questo patrimonio infatti potrebbe rimanere sul fondale come incentivo di forme di turismo archeologico subacqueo.
Già in alcune realtà la collettività ha la possibilità di visionare i reperti nascosti nei fondali grazie a visite guidate o attraverso minisottomarini di esplorazione e ciò avviene nel massimo rispetto del patrimonio immerso.
Un esempio potrebbe essere il museo sottomarino sul fondo della baia di Alessandria d'Egitto costruito dal Governo Egiziano, ideato proprio per tutelare il patrimonio sommerso di beni culturali.
Resta ovviamente il dubbio che di fronte ad un apprezzabile passo avanti attraverso la ratifica di questa Convenzione, vi sia il rispetto dell'impianto normativo in discussione. Ovvero la riduzione dei tempi burocratici nel corso dei ritrovamenti e soprattutto l'azione punitiva e sanzionatoria, la cui applicazione sia da esempio per chi ritiene di poterla fare franca di fronte ad un reato abietto: rubare la storia del nostro paese per mercificarla.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO FRANCO NARDUCCI SUI PROGETTI DI LEGGE DI RATIFICA N. 2551.
FRANCO NARDUCCI, Vicepresidente della III Commissione. Signor Presidente, Onorevoli colleghi, a livello planetario si assiste a una presa di coscienza crescente del fatto che per governare meglio, in modo più giusto e più efficace, sia necessario combattere la corruzione. Sempre più Stati, constatando che la corruzione e il nepotismo frenano lo sviluppo, richiedono alle Nazioni Unite di essere aiutati a combattere tali pratiche. Sulla base della molteplicità e della diversità delle cause di corruzione, efficaci misure preventive e repressive del fenomeno dovranno essere differenziate a seconda dei contesti statuali e regionali.
La Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall'Assemblea generale il 31 ottobre 2003 e aperta alla firma a Merida dal 9 all'11 dicembre dello stesso anno, è entrata in vigore a livello internazionale il 14 dicembre 2005. Il progetto di legge in esame, che rappresenta il testo unico approvato dal Senato il 24 giugno 2009, ha lo scopo di autorizzare la ratifica da parte dell'Italia, che è fra i paesi sottoscrittori della Convenzione. Il progetto di legge riprende i contenuti di una proposta legislativa d'iniziativa governativa (atto Camera 2783) approvata in prima lettura (19 febbraio 2008) dalla Camera dei deputati ma decaduta per l'anticipato termine della legislatura.
La Convenzione in esame, che si aggiunge a una serie di strumenti internazionali, si articola in un Preambolo e 71 articoli suddivisi in VIII titoli. Il titolo I reca disposizioni generali; il titolo II misure preventive; il titolo III concerne incriminazione, individuazione e repressione; il titolo IV reca disposizioni in tema di cooperazione internazionale; il titolo V concerne recupero di beni; il titolo VI reca norme in materia di assistenza tecnica e scambio di informazioni; il titolo VII riguarda i meccanismi di applicazione; il titolo VIII, infine, reca le disposizioni finali.
La Convenzione prevede l'introduzione di meccanismi istituzionali, quali la creazione di uno specifico organo anticorruzione, codici di condotta e politiche favorevoli al buon governo, allo stato di diritto, alla trasparenza e alla responsabilità. Da notare specialmente che la Convenzione sottolinea il ruolo importante della società civile, in particolare di organizzazioni non governative e di iniziative a livello locale, e invita gli Stati parte a incoraggiare attivamente la partecipazione dell'opinione pubblica e la sensibilizzazione di essa al problema della corruzione.
Per quanto concerne le misure penali la Convenzione pone in capo agli Stati parte l'obbligo di conferire carattere penale a una grande varietà di infrazioni Pag. 131correlate ad atti di corruzione, qualora esse non siano già nel diritto interno definite come infrazioni penali.
Uno dei principi più innovativi e fondamentali della Convenzione è quello della restituzione dei beni o somme illecitamente ottenuti (titolo V) attraverso la corruzione stessa. In base alla Convenzione sono previste specifiche forme di cooperazione internazionale, quali l'assistenza giudiziaria nel campo della raccolta e della trasmissione di elementi di prova, dell'estradizione, del congelamento, sequestro e confisca dei proventi della corruzione. A differenza dei precedenti strumenti internazionali, la Convenzione prevede una mutua assistenza giudiziaria anche in assenza di doppia incriminazione - ossia dell'esistenza della figura di reato in entrambi gli ordinamenti nazionali -, qualora tale assistenza non implichi misure coercitive.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DEI DISEGNI DI LEGGE NN. 2632 E 2633
Ddl n. 2632 - Rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato per il 2008
Ddl n. 2633 - Assestamento del bilancio dello Stato per il 2009
Tempo complessivo: 13 ore, di cui:
Discussione generale | Seguito esame | |
Relatore | 15 minuti | 15 minuti |
Governo | 15 minuti | 15 minuti |
Richiami al Regolamento | 10 minuti | 10 minuti |
Tempi tecnici | 10 minuti | |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 10 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per ciascun deputato) | 59 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 5 ore e 10 minuti | 4 ore e 11 minuti |
Popolo della Libertà | 1 ora e 24 minuti | 1 ora e 10 minuti |
Partito Democratico | 1 ora e 20 minuti | 1 ora e 12 minuti |
Lega Nord Padania | 42 minuti | 36 minuti |
Unione di Centro | 38 minuti | 29 minuti |
Italia dei Valori | 36 minuti | 27 minuti |
Misto: | 30 minuti | 17 minuti |
Movimento per le Autonomie - Alleati per il Sud | 15 minuti | 8 minuti |
Liberal Democratici - MAIE | 5 minuti | 3 minuti |
Minoranze linguistiche | 5 minuti | 3 minuti |
Repubblicani, Regionalisti, Popolari | 5 minuti | 3 minuti |
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | Doc. LVII, n. 2 - Ris. 6-28 n. f. | 489 | 487 | 2 | 244 | 254 | 233 | 48 | Appr. |
2 | Nom. | Ddl 2553 - articolo 1 | 471 | 471 | 236 | 471 | 47 | Appr. | ||
3 | Nom. | articolo 2 | 475 | 475 | 238 | 475 | 46 | Appr. | ||
4 | Nom. | articolo 3 | 482 | 482 | 242 | 482 | 45 | Appr. | ||
5 | Nom. | articolo 4 | 489 | 488 | 1 | 245 | 488 | 45 | Appr. | |
6 | Nom. | Ddl 2553 - voto finale | 482 | 482 | 242 | 482 | 45 | Appr. | ||
7 | Nom. | Ddl 2554 - articolo 1 | 481 | 478 | 3 | 240 | 478 | 45 | Appr. | |
8 | Nom. | articolo 2 | 484 | 482 | 2 | 242 | 482 | 45 | Appr. | |
9 | Nom. | articolo 3 | 481 | 479 | 2 | 240 | 479 | 45 | Appr. | |
10 | Nom. | articolo 4 | 481 | 478 | 3 | 240 | 478 | 45 | Appr. | |
11 | Nom. | Ddl 2554 - voto finale | 475 | 471 | 4 | 236 | 471 | 45 | Appr. | |
12 | Nom. | Moz. Benamati e a 1-189 | 436 | 436 | 219 | 215 | 221 | 70 | Resp. | |
13 | Nom. | Moz. Vietti e a 1-226 | 443 | 443 | 222 | 218 | 225 | 69 | Resp. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | Moz. Cazzola e a 1-228 | 444 | 226 | 218 | 114 | 226 | 69 | Appr. | |
15 | Nom. | Ddl 2539 - articolo 1 | 435 | 434 | 1 | 218 | 434 | 69 | Appr. | |
16 | Nom. | articolo 2 | 435 | 435 | 218 | 435 | 69 | Appr. | ||
17 | Nom. | articolo 3 | 438 | 438 | 220 | 438 | 69 | Appr. | ||
18 | Nom. | Ddl 2539 - voto finale | 443 | 443 | 222 | 443 | 69 | Appr. | ||
19 | Nom. | Ddl 2541 - articolo 1 | 432 | 431 | 1 | 216 | 431 | 69 | Appr. | |
20 | Nom. | articolo 2 | 434 | 434 | 218 | 434 | 69 | Appr. | ||
21 | Nom. | articolo 3 | 432 | 432 | 217 | 432 | 69 | Appr. | ||
22 | Nom. | Ddl 2541 - voto finale | 434 | 434 | 218 | 434 | 69 | Appr. | ||
23 | Nom. | Ddl 2542 - articolo 1 | 426 | 426 | 214 | 426 | 69 | Appr. | ||
24 | Nom. | articolo 2 | 428 | 428 | 215 | 428 | 69 | Appr. | ||
25 | Nom. | articolo 3 | 432 | 432 | 217 | 432 | 68 | Appr. | ||
26 | Nom. | Ddl 2542 - voto finale | 439 | 439 | 220 | 439 | 68 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | Ddl 2411 - articolo 1 | 425 | 424 | 1 | 213 | 424 | 68 | Appr. | |
28 | Nom. | articolo 2 | 428 | 427 | 1 | 214 | 427 | 68 | Appr. | |
29 | Nom. | articolo 3 | 431 | 425 | 6 | 213 | 425 | 68 | Appr. | |
30 | Nom. | articolo 4 | 430 | 429 | 1 | 215 | 429 | 68 | Appr. | |
31 | Nom. | articolo 5 | 430 | 429 | 1 | 215 | 429 | 68 | Appr. | |
32 | Nom. | articolo 6 | 430 | 429 | 1 | 215 | 429 | 68 | Appr. | |
33 | Nom. | articolo 7 | 430 | 429 | 1 | 215 | 429 | 68 | Appr. | |
34 | Nom. | articolo 8 | 434 | 433 | 1 | 217 | 433 | 68 | Appr. | |
35 | Nom. | articolo 9 | 429 | 428 | 1 | 215 | 428 | 68 | Appr. | |
36 | Nom. | articolo 10 | 434 | 433 | 1 | 217 | 433 | 68 | Appr. | |
37 | Nom. | articolo 11 | 430 | 429 | 1 | 215 | 429 | 68 | Appr. | |
38 | Nom. | articolo 12 | 430 | 429 | 1 | 215 | 429 | 68 | Appr. | |
39 | Nom. | Ddl 2411 - voto finale | 422 | 422 | 212 | 422 | 68 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 4 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 49) | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | Ddl 2551 e abb. - articolo 1 | 407 | 407 | 204 | 407 | 68 | Appr. | ||
41 | Nom. | articolo 2 | 404 | 404 | 203 | 404 | 68 | Appr. | ||
42 | Nom. | articolo 3 | 412 | 412 | 207 | 412 | 68 | Appr. | ||
43 | Nom. | articolo 4 | 412 | 412 | 207 | 412 | 68 | Appr. | ||
44 | Nom. | articolo 5 | 413 | 413 | 207 | 413 | 68 | Appr. | ||
45 | Nom. | articolo 6 | 413 | 413 | 207 | 413 | 68 | Appr. | ||
46 | Nom. | articolo 7 | 412 | 412 | 207 | 412 | 68 | Appr. | ||
47 | Nom. | articolo 8 | 410 | 410 | 206 | 410 | 68 | Appr. | ||
48 | Nom. | articolo 9 | 412 | 412 | 207 | 412 | 68 | Appr. | ||
49 | Nom. | Ddl 2551 e abb. - voto finale | 401 | 401 | 201 | 401 | 68 | Appr. |