XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 471 di giovedì 24 aprile 2025
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'
La seduta comincia alle 9.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GIOVANNI DONZELLI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 90, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione del Documento di finanza pubblica 2025 (Doc. CCXL, n. 1).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del Documento di finanza pubblica 2025 (Doc. CCXL, n. 1).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi calendario).
Ricordo che, come comunicato nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 27 marzo scorso, ai fini della deliberazione dell'Assemblea sul Documento di finanza pubblica, trovano applicazione le procedure previste dall'articolo 118-bis del Regolamento della Camera dei deputati per l'esame del Documento di economia e finanza.
Conseguentemente, ai sensi degli articoli 118 e 118-bis, comma 2, del Regolamento, le risoluzioni riferite al Documento di finanza pubblica dovranno essere presentate entro un'ora dall'inizio della discussione e sarà posta in votazione per prima la risoluzione accettata dal Governo; in caso di approvazione di quest'ultima, le altre saranno dichiarate precluse.
(Discussione - Doc. CCXL, n. 1)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Ylenja Lucaselli.
YLENJA LUCASELLI, Relatrice. Grazie, Presidente. È stato depositato il testo della mia relazione che, ovviamente, è a disposizione di tutti i colleghi dell'Aula. Credo, però, che sia importante sottolineare qualche aspetto di questo Documento di finanza pubblica perché, come sappiamo, differisce dai Documenti di economia e finanza ai quali quest'Aula è stata abituata e credo che sia importante fare due passaggi, uno di metodo e uno di merito.
Per quanto riguarda il metodo, dicevo, appunto, che l'articolazione di questo Documento di finanza pubblica differisce da quella dei precedenti Documenti di economia e finanza perché il Documento di finanza pubblica, come il Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, giunge all'esame del Parlamento in un contesto transitorio nel quale la normativa nazionale in materia di contabilità e finanza pubblica non è ancora stata modificata al fine di tenere conto delle novità introdotte dalla riforma della governance economica europea che, a decorrere dal 30 aprile, ha profondamente innovato la disciplina del Patto di stabilità e crescita.
Nonostante questo, vorrei sottolineare il grandissimo lavoro che è stato fatto in Commissione bilancio e il grandissimo e approfondito dibattito che c'è stato nella Commissione competente, proprio perché si giungesse alla definizione di un documento che potesse riportare tutti i documenti utili e necessari ai fini della trasparenza e soprattutto ai fini dell'individuazione delle traiettorie di crescita della Nazione e dell'azione del Governo. Credo di poter dire con certezza che questo documento effettivamente riporta non soltanto i dati essenziali per la verifica da parte del Parlamento, ma riporta anche l'attenzione del Governo nel dibattito istituzionale, proprio perché - credo sia importante ricordare questo - la Commissione europea e le nuove regole della governance danno la facoltà ai Governi di scegliere alcuni passaggi e, quindi, l'interlocuzione e la presentazione di una relazione alle Camere e questo Governo ha scelto proprio questo percorso sulla strada della trasparenza.
Detto questo, credo che un altro appunto importante che debba essere sottolineato riguarda il merito di questo documento, che riporta il quadro chiaro della realtà dei fatti. A questo proposito, credo sia importante ricordare che lo scenario macroeconomico esposto nel documento è stato formulato sulla base delle informazioni disponibili alla data del 4 aprile scorso e, così come evidenziato dallo stesso Ufficio parlamentare di bilancio in sede di validazione del quadro tendenziale; l'incertezza che caratterizza le previsioni è straordinariamente elevata a causa dell'evoluzione del contesto internazionale, il cui impatto sull'economia italiana non è al momento ragionevolmente quantificabile. Ovviamente, all'interno di questo quadro sono stati presi in considerazione gli elementi di certezza che potevano essere sicuramente valutati e sono stati individuati e indicati ma non considerati quelli che, di fatto, rappresentano una fluttuazione, proprio perché si è ritenuto che, soprattutto nei confronti dei mercati, sia importante dare elementi di certezza e non di volatilità e credo che questo sia chiaramente rappresentato anche dalla reazione dei mercati finanziari.
Questo documento consente di guardare con fiducia alle prospettive future, anche all'interno di un contesto internazionale che presenta grandi margini di incertezza e sfide estremamente complesse. Parlavo dei mercati finanziari perché, con la riduzione dello spread tra i rendimenti del Bund tedesco e del BTP italiano e il recente upgrade della valutazione sul debito italiano da parte dell'agenzia di rating Standard and Poor's, la gestione della finanza pubblica sta consentendo di ottenere risultati positivi e di rispettare l'obiettivo di assicurare la sostenibilità del debito pubblico, in linea con le previsioni della nuova governance economica europea, garantendo, al contempo, l'occupazione, il potere di acquisto delle famiglie e la competitività del sistema economico. All'interno di questo documento sono evidenziati una serie di dati che ritengo siano determinanti per la crescita e soprattutto sono la dimostrazione chiara di come questo Governo abbia lavorato con serietà e concretezza, cercando di contemperare le esigenze di crescita della Nazione e, al tempo stesso, quelle di contenere gli effetti negativi del debito e, quindi, a cascata degli interessi che su questo maturano.
Abbiamo una serie di dati positivi che si sono registrati nel corso del 2024 e cito quelli sul lavoro, che rappresentano, in maniera chiara, l'operato del Governo. In base alla rilevazione sulle forze di lavoro nella media del 2024, il numero degli occupati è cresciuto dell'1,4 per cento, portando il tasso di occupazione al 62,2 per cento, quindi in costante aumento e questo, ovviamente, lo vediamo poi anche sulla crescita e sulle stime della crescita del PIL nel 2025, stime che, mantenendo il solco di quanto voluto da questo Governo e dal Ministro dell'Economia, Giorgetti, nonostante fattori di incertezza che caratterizzano il contesto internazionale, si sono volute mantenere estremamente prudenti, che comunque indicano una crescita del PIL, nel 2025, dello 0,6 per cento, a fronte dell'1,2 previsto dal Piano strutturale di bilancio. Anche per il 2026 si stima una contrazione del tasso di crescita che è, però, inferiore alle previsioni. La crescita dei consumi delle famiglie resta positiva ed è pari all'1 per cento e, dal lato dell'offerta, nel corso del 2025 dovrebbe rafforzarsi il contributo positivo proveniente dal settore industriale.
Ovviamente, fattori di incertezza restano in relazione agli effetti dei dazi ma, come ascoltato in corso delle audizioni da tutti gli istituti di riferimento, sono valutazioni che ad oggi non possono essere fatte, se non nell'ambito di un'alea che però ha poco a che fare con l'economia reale, proprio perché ancora non c'è una certezza da questo punto di vista.
Credo sia importante - e mi avvio alla conclusione - sottolineare anche due elementi: abbiamo avuto, come ho già detto prima, un lungo dibattito all'interno della Commissione di riferimento e credo che sia importante sottolineare - e non lo è stato fatto abbastanza - il contributo rilevante al miglioramento del saldo primario che è arrivato dalle entrate tributarie e contributive per effetto della vivace dinamica del comparto finanziario, dell'ampliamento della base imponibile conseguente al positivo andamento del mercato del lavoro e alle riforme che sono state fortemente volute dal Vice Ministro Leo.
Io credo che sia fondamentale ribadire che questo documento, nonostante gli aspetti internazionali estremamente incerti, rappresenti un punto certo rispetto alle politiche che sono state attuate da questo Governo e conferma, ancora una volta, la serietà di un Governo che ha acquisito autorevolezza all'interno dei mercati internazionali e che, soprattutto, ha saputo ripristinare affidabilità nell'economia italiana.
PRESIDENTE. Grazie a lei, onorevole Lucaselli. Faceva riferimento, all'inizio del suo intervento, al deposito della relazione, che in realtà noi non abbiamo. Ovviamente, è quella della Commissione. Se adesso lei ce la fa avere, la acquisiamo e la alleghiamo.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che si riserva in replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Ubaldo Pagano. Ne ha facoltà.
UBALDO PAGANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, è evidente che gli avvenimenti degli ultimi giorni e la drammatica dipartita del Santo Padre ci impongono una rigorosa sobrietà anche nella sacrosanta dialettica democratica tipica di quest'Aula.
Ma proprio perché Papa Francesco era un uomo giusto, un uomo buono, ancorato a valori cristiani e di solidarietà, ma mai ipocrita, è evidente che, anche in questo dibattito, in una condizione contingente abbastanza particolare, non possiamo nasconderci rispetto all'impianto fumoso che ci avete consegnato.
Quindi, lo dico in premessa con fermezza, ma con sobrietà: il nostro è evidentemente un giudizio fortemente negativo a questo Documento di finanza pubblica che oggi siamo chiamati a discutere.
Siamo infatti dinanzi a un atto che non programma, non pianifica, non affronta le sfide del nostro tempo, ma si limita evidentemente a registrare l'ennesimo arretramento delle ambizioni della nostra politica economica. Siamo davanti a un testo che certifica l'incapacità di questo Governo di affrontare le crisi con strumenti che siano adeguati. Le previsioni di crescita del PIL per il 2025 si dimezzano rispetto a quelle presentate non 6 anni fa, appena 6 mesi fa: dall'1,2 per cento previsto dal Piano strutturale di bilancio ci ritroviamo a dover fare i conti con un desolante più 0,6 per cento.
Addirittura, il Fondo monetario internazionale ci attribuisce una crescita ancora più modesta, allo 0,4 per cento, mentre per il 2026 si passa dall'1,1 per cento allo 0,8 per cento. Un dato che, peraltro, potrebbe aggravarsi ulteriormente se si darà seguito alle politiche daziarie statunitensi, e questo addirittura non dovesse concludersi con un accordo giusto tra l'Unione europea e gli Stati Uniti. Ma qualche esponente di questo Governo, lo stesso Ministro Giorgetti, ha parlato, durante le audizioni, di realismo, come se dietro questa parola si potesse nascondere la polvere sotto il tappeto, come per giustificare uno stato delle cose che avrebbe potuto essere peggiore di ciò che è.
A noi non sembra realismo, a noi sembra piuttosto una resa. La conferma che la crescita allo “zero virgola”, utilizzando un frasario abbastanza comune alla Presidente del Consiglio quando era capa dell'opposizione, è evidentemente un destino che non è più ineluttabile, ma il frutto di scelte politiche, di una manovra che è inefficace rispetto agli investimenti, come non abbiamo mai mancato di avvertire quando è stata approvata, e di un Esecutivo incapace di avere una strategia che non sia quella della gestione delle emergenze.
La realtà è che questo Documento di finanza pubblica è semplicemente un documento vuoto perché manca un quadro programmatico. Non a caso, la Corte dei conti, e non quei pericolosi comunisti del Partito Democratico, ha parlato di indicazioni limitate, cito, e di mancanza di dettaglio informativo. Durante l'audizione dell'Ufficio parlamentare di bilancio si è ribadito lo stesso identico concetto: il Documento di finanza pubblica si limita a fotografare lo scenario tendenziale, rinviando ogni scelta di politica economica a data da destinarsi.
Alla faccia della capacità di un Paese di fare resilienza e, soprattutto, di essere chiaro nell'espressione delle visioni future! Siamo poi alla cronaca del disastro per quanto riguarda il PNRR: i ritardi si accumulano, gli obiettivi rischiano di non essere rispettati entro il 2026, e, nonostante ciò, si continua a stimare una spesa per il PNRR di 40 miliardi nel 2025 e di 80 miliardi nel 2026. Numeri che Banca d'Italia, questo ulteriore organismo oscuro che qualcuno potrebbe additare al comunismo internazionale, definisce cifre sovrastimate, per puro eccesso di cortesia istituzionale, evidentemente prive di fondamento nella realtà dei cantieri.
Transizione 5.0 doveva essere, utilizzando le parole del Ministro Urso, la leva per l'innovazione e la sostenibilità delle imprese. Invece, ad oggi risultano prenotati 678 milioni sui 6,3 miliardi che avevano allocato, un decimo delle risorse disponibili. Allora non chiamiamola più Transizione, rinominiamola attenendoci ai fatti: si chiama “Stallo 5.0” e ha una firma chiara ed evidente: il Ministro Adolfo Urso (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). La dimostrazione che un piano scritto senza ascoltare il mondo produttivo non solo non serve all'economia del Paese, ma addirittura rischia di essere dannoso per lo sviluppo del Paese.
Ma se Atene piange, evidentemente Sparta non ride, perché, se le imprese stanno smettendo di investire, anche gli enti locali si ritrovano in gravissime difficoltà. Nessuna proposta di politica industriale, nessuna proposta concreta per affrontare la crisi delle filiere produttive, perché - non so se qualcuno dalle parti di Palazzo Chigi se ne è accorto - la produzione industriale nel nostro Paese ha il segno negativo, e non da qualche settimana, da più di 25 mesi, più di 2 anni. Una tendenza che, secondo un recente autorevole studio, è costata alla manifattura italiana, così tanto osannata da un Governo che si dichiara pro-fautore del made in Italy, circa 40 miliardi di euro di mancati ricavi dal gennaio 2024 ad oggi.
Mentre in Europa si discute di dazi, mentre gli Stati Uniti alzano barriere commerciali, l'Italia resta appiattita ed immobile, come se stesse per spirare il “mortal sospiro”. Lo ha detto Banca d'Italia, i dazi avranno contraccolpi inevitabili sull'economia italiana. La Corte dei conti, invece, ci parla di shock a livello globale e domestico. L'Ufficio parlamentare di bilancio stima in 68.000 le persone che potrebbero perdere il loro posto di lavoro nel nostro Paese. Eppure il Governo finge che tutto questo si possa risolvere partecipando all'Internazionale sovranista, di cui fanno parte sia la Presidente del Consiglio, sia il Presidente degli Stati Uniti.
Anzi, ci rassicura che, in realtà, non stia accadendo nulla di drammatico. Infatti, questo Documento non ci offre nessuna possibilità, perché non dà risposte in merito: non rassicura le imprese, non sostiene le famiglie, non difende i più fragili. È un Documento scritto semplicemente per adempiere a un compitino, un compitino compilativo che non ci dà nessuna possibilità di verificare che rispetto alle ambizioni ci siano delle azioni concrete e resilienti per poter raggiungere quegli obiettivi.
In tutto questo gli enti territoriali non hanno più la possibilità di dare delle risposte che siano compiute. I comuni sono costretti ad anticipare di tasca propria i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza per poter rispettare i cronoprogrammi che loro stessi dicono di riuscire a rispettare semplicemente con la normativa vigente. Mi riferisco, evidentemente, al Governo. Di converso, il Governo cosa fa? Tagliando i trasferimenti agli enti locali, riduce agli stessi i margini di flessibilità finanziaria, così facendo abbandonando interi territori alla capacità di rispondere con efficacia alla crisi.
Guardate, negli ultimi 2 anni, nelle ultime 2 leggi di bilancio abbiamo assistito a un vero e proprio accanimento contro le istituzioni che sono più vicine ai cittadini e alle cittadine, il front office del bisogno. Finora le risorse del PNRR hanno sopperito ai miliardi di euro di tagli che avete fatto, ma viene da chiedersi: cosa sarà dei servizi ai cittadini, delle opere pubbliche più basilari, una volta che il Piano avrà esaurito i suoi effetti? A questa domanda, nel Documento, non rispondete; speriamo che nel corso di questa discussione saremo più fortunati.
Anche perché il rischio evidente è che, a fronte di operazioni di recupero del patrimonio edilizio pubblico, non corrisponda la possibilità di erogare quei servizi per cui quel patrimonio è stato rivalutato e valorizzato con i fondi dell'Unione Europea. Faremo una gigantesca operazione immobiliare, ma che non servirà per cambiare di un centimetro la condizione di risposta ai bisogni della gente da parte di questo Paese.
È evidente allora, da questo punto di vista, che siamo dinanzi a un'incompiuta, una gigantesca incompiuta, di cui evidentemente solo voi portate la responsabilità, perché in tutte le sedi abbiamo provato a spiegarvi che non c'era la possibilità di fare alcun tipo di valutazione su un Documento che non riporta alcun tipo di evidenza rispetto a quali saranno le politiche che intendete attuare per il futuro.
PRESIDENTE. Grazie.
UBALDO PAGANO (PD-IDP). Rispetto a questo noi saremo sempre più vigili e vi ricorderemo con fermezza, ma anche con rigore scientifico, la differenza e la distanza tra quello che dite e quello che in realtà siete capaci di fare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signor Vice Ministro, è un contesto particolarmente complesso quello che stiamo vivendo, sia dal punto di vista dei fondamentali economici che dei mercati globali. La cosiddetta guerra dei dazi, pur non costituendo di per sé uno scoglio insormontabile per il sistema economico nazionale, rappresenta sicuramente un input determinante che potrebbe avere come conseguenza diretta cambiamenti radicali delle dinamiche geoeconomiche globali. In questo scenario l'obiettivo da perseguire non è solo proteggere le quote di mercato, salvaguardare la competitività delle nostre imprese e garantire i nostri prodotti dalle contraffazioni, ma obiettivo cruciale è anche cogliere in anticipo le dinamiche, guardare ai nuovi mercati sia come sfogo per l'export nazionale sia per la diversificazione degli approvvigionamenti di materie prime e semilavorati.
La grande corsa all'innovazione tecnologica, tema su cui si misureranno gli equilibri mondiali, non può essere gravata o messa a rischio dalla dipendenza dall'estero e dall'alta concentrazione di alcune produzioni. Penso, in particolare, al tema delle terre rare e penso al tema dei semiconduttori. La mossa di Trump è sicuramente dirompente, poco conforme al linguaggio politico europeo e anche in forte contrasto con la tradizione e i principi del libero mercato. Per utilizzare un'immagine, potremmo dire che Margaret Thatcher avrebbe aggrottato più di un sopracciglio alla notizia dei dazi degli Stati Uniti.
Tutto questo non può ovviamente piacerci e trova le sue origini anche in temi di politica interna degli Stati Uniti come, appunto, i disequilibri della sua bilancia commerciale. Tuttavia, non possiamo negare che alcuni degli obiettivi della politica americana dei dazi sono condivisi anche dall'Europa e dall'Italia e sono quelli a cui accennavo prima, riconducibili alle politiche già avviate volte all'autonomia strategica. Il documento in esame, appunto, si inserisce in una fase transitoria della riforma della governance economica europea e dell'introduzione della nuova disciplina del Patto di stabilità e crescita, che rende necessario un complessivo ripensamento dell'impostazione della programmazione economica di tutti gli Stati membri.
Infine, dobbiamo, signor Presidente, sempre considerare di operare nella cornice del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che determina investimenti e obiettivi da raggiungere in tempi prestabiliti. Una tabella di marcia, che scandisce la crescita e lo sviluppo del Paese, che prosegue a pieno ritmo grazie ai correttivi introdotti e alla spinta dell'Esecutivo.
Fatte queste premesse, io vorrei sottolineare alcuni dei numeri principali del documento che oggi esaminiamo in Aula. Nel 2024 la crescita del PIL reale è stata pari allo 0,7 per cento, un dato inferiore dello 0,3 per cento rispetto alle stime contenute nel Piano strutturale di bilancio, dovuto a un rallentamento dell'attività economica, determinatosi nella seconda parte dell'anno, e all'effetto di trascinamento derivante poi dalla revisione al ribasso delle prospettive di crescita operate dall'Istat con riferimento agli ultimi trimestri del 2023.
La crescita nel 2024 è stata sostenuta dalla domanda interna e questo è un dato importante perché si basa su un miglioramento delle condizioni economiche degli italiani. I consumi finali nazionali sono cresciuti dello 0,6 per cento e hanno registrato un risultato migliore di quanto previsto nel Piano. Ciò deriva dalla ulteriore crescita dei livelli occupazionali, nonché da una espansione dei redditi reali dei lavoratori.
Nel 2024 il saldo della bilancia commerciale è stato pari a quasi 55 miliardi di euro, in aumento di circa 21 miliardi rispetto all'anno precedente, al netto dei prodotti energetici. L'avanzo ha raggiunto la cifra record di 104 miliardi di euro.
Poi per quanto riguarda il saldo delle partite correnti, dopo il deficit registrato nei due anni precedenti a causa, come sappiamo, della crisi energetica, nel 2024 si è nuovamente registrato, finalmente, un attivo pari a 30 miliardi di euro. Al netto della componente energetica, il saldo del conto corrente è stato di circa 79 miliardi, in aumento di 14 miliardi rispetto al 2023, che era il valore più elevato dal 2021.
Insomma, la crisi energetica, colleghi, continua a pesare, ma l'export è sempre più forte. Allora, a maggior ragione, è necessario sostenerlo e sostenere anche l'apertura ai nuovi mercati emergenti.
Signor Presidente, noi viviamo sicuramente una fase politica in rapida evoluzione, io oserei dire una fase istantanea. La stessa relazione di accompagnamento del Documento evidenzia come il contesto generale sia cambiato rispetto solo a 6 mesi fa, quando è stato presentato il Piano strutturale di bilancio. Ciononostante, se non confermano gli obiettivi di spesa netta e di riduzione di deficit e debito, si può verificare sicuramente il notevole miglioramento della finanza pubblica nel 2024.
In prospettiva, si affacciano nuove sfide che dovranno essere fronteggiate, salvaguardando la disciplina di bilancio e proseguendo nel sostegno alle famiglie e nell'offerta dei servizi sociali e assistenziali. Poi nella risoluzione - mi faccia dire - c'è un impegno per noi di Noi Moderati importantissimo. È un tema che quotidianamente il nostro leader e presidente Lupi affronta ed è quello dell'implementazione delle misure a sostegno delle politiche giovanili, le misure a sostegno delle famiglie con misure proprio dirette a sostenere la maternità, la paternità e la conciliazione tra famiglia e lavoro. Tutte misure reali e concrete dirette a contrastare la crisi demografica, che è il vero problema di questo secolo.
Infine, signor Presidente, tra tutte queste sfide c'è sicuramente il tema della difesa e su questo punto ho personalmente speso, in più occasioni, parole di sostegno a investimenti volti alla sicurezza e all'innovazione tecnologica. Lo ribadisco anche oggi in quest'Aula: non vi è sanità, non vi è previdenza sociale, non vi è democrazia senza la sicurezza.
Allo stesso tempo, condivido l'esigenza di sostanziare questi investimenti nel rilancio dell'industria nazionale, nell'ambito di strategie condivise a livello europeo, e di sostenere la proposta di un utilizzo innovativo del bilancio dell'Unione europea, al fine di sostenere anche investimenti privati per la sicurezza e la difesa. Infatti, credo che sia fondamentale - crediamo come Noi Moderati - coinvolgere nelle grandi sfide, che abbiamo dinanzi, la finanza privata.
Insomma, signor Presidente, se non bastassero i fondamentali dei dati sull'occupazione, sul potere di acquisto delle famiglie e sulla competitività delle imprese a consentire di guardare con fiducia alle prospettive future, ci sono anche i dati che provengono dai mercati finanziari, con la riduzione dello spread tra i rendimenti del Bund tedesco e del BTP italiano e il recente upgrade della valutazione sul debito italiano da parte dell'agenzia di rating Standard and Poor's, di cui si è parlato, secondo noi, troppo poco. Per tali ragioni, in conclusione, non posso che esprimere, a nome del gruppo di Noi Moderati, soddisfazione per il quadro delineato dal Documento, a maggior ragione in un contesto così incerto e critico (Applausi di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pastorella. Ne ha facoltà.
GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ci troviamo davanti a un DFP che io definirei minimalista, perché ha una parte sicuramente che noi apprezziamo ma manca completamente di una seconda parte. A cosa mi riferisco? La prima parte che apprezziamo è sicuramente la parte dei conti in ordine, che giustamente è stata rimarcata, sollevata e apprezzata non solo dalla maggioranza ma anche dalle agenzie di rating, che hanno premiato l'Italia per la tenuta dei conti pubblici e per aver mitigato anche l'eredità pesantissima del superbonus e di altre politiche scellerate che non hanno aiutato ed è bene, inoltre, che ci sia il calo del deficit. Di tutto questo non possiamo che essere contenti e felici, però - e su questo c'è un grande “ma” e lo dico da liberale, da amica della stabilità a tutti i costi - bisogna stare attenti che la stabilità non comprometta la crescita, perché da stabilità si passa potenzialmente ad austerità. È qui la parte che ci manca moltissimo in questo DFP: è la parte di proposte e programmatica, perché di nuovo il Governo in questo DFP non dà i dati programmatici completi, ma solo i tendenziali per i prossimi 3 anni.
Noi capiamo - per carità - che è un periodo di incertezza internazionale, però negli ultimi anni il nostro Paese non è che abbia navigato proprio in acque certissime - più che il nostro Paese direi il nostro pianeta - se pensate alla pandemia e alle varie crisi che si sono succedute.
Quindi sicuramente è giusto e corretto essere pronti a qualunque cosa, ma non vuol dire non fare scelte. Anche perché, se è vero che la spesa è vincolata per 7 anni, le combinazioni che si possono scegliere tra entrate, interessi e spese primarie possono fare una grande differenza. Quindi noi auspicheremmo che, all'interno di questa cornice che in effetti è definita, ci fosse un pochino più coraggio nello spiegare esattamente dove si vuole andare. È normale, credo, viste le circostanze economiche, che la crescita sia rivista al ribasso, che sia bassa.
Vediamo uno 0,6 per cento, purtroppo inferiore all'area euro, che è circa la metà rispetto all'1,2 per cento che il Governo aveva previsto lo scorso ottobre nel Piano strutturale di bilancio, e quindi la domanda che noi ci facciamo, andando verso il 2026 e il 2027, è: dovremo rivedere al ribasso anche questa crescita? E non solo per le incertezze internazionali, anche per problemi che ci autocreiamo: penso, per esempio, a quanto inciderà su questa crescita il potenziale differimento di miliardi di spese del PNRR per i vari ritardi.
Abbiamo visto che, a marzo 2025, quindi ad oggi, abbiamo speso solo 66 miliardi, ovvero il 34 per cento del totale, e quindi la domanda è: se nel 2026 non arriveremo a spendere tutto, quanto questa non spesa, mancata spesa, ritardo, potrà incidere sulle previsioni di crescita? Questo ci preoccupa, potremmo doverla rivedere al ribasso, non solo, ripeto, per l'incertezza sui dazi, ma anche per incertezze interne. E noi abbiamo fatto delle domande in Commissione sulle idee che ha questo Governo. Si vuole finanziare ulteriore riduzione del deficit con maggiore pressione fiscale sui lavoratori?
Si vuole operare sull'adeguamento delle pensioni? Attenzione, perché l'adeguamento automatico dell'età pensionabile all'aspettativa di vita potrebbe pesare per 4 miliardi: è una scelta che il Governo intende o non intende fare? Sono scelte politiche, come sono scelte politiche quelle di che cosa fare sul tema del riarmo. Il Governo sembra essere abbastanza indeciso sul come e se intende usare questi soldi. La Presidente Meloni, andando da Trump, ha promesso il raggiungimento del 2 per cento, ma c'è tutto il tema dello scorporo del peso della difesa e quanto, come più colleghi hanno detto, la sicurezza dei cittadini venga misurata rispetto a delle scelte economiche.
E quindi, in questo senso, noi reputiamo - ed è per questo che, come dichiarerà il mio collega in dichiarazione di voto, voteremo contro - che è un piano purtroppo povere di idee. Pensate che - lo dico per chi ci ascoltasse - nelle 120 pagine destinate alle riforme e agli investimenti, sono soltanto 18 quelle dedicate al miglioramento dell'ambiente imprenditoriale, che in fondo è la chiave per quello che dicevo prima, non trasformare una stabilità in una stagnazione. E se noi dedichiamo così poche risorse, così poca attenzione al miglioramento dell'ambiente imprenditoriale, come facciamo?
Solo 14 righe sono dedicate alla semplificazione normativa. Sono tutti dazi interni, questo lo ha detto anche il Presidente Draghi nel suo rapporto. Le questioni, le difficoltà, le burocrazie che mettiamo all'interno non solo degli Stati nazionali, ma anche del nostro mercato unico europeo, sono come dei dazi autoimposti, e queste potrebbero essere migliorie quasi a costo zero. Quindi auspicheremmo più di 14 righe in un'azione davvero incisiva per diminuire queste burocrazie, che sono come, ripeto, dei dazi autoimposti.
Ieri nel nostro question time abbiamo scoperto dal Ministro Foti che il fallimento di Transizione 5.0, con più di 6 miliardi di euro di risorse bloccate, verrà utilizzato - non si sa bene in che modo, in che maniera - per ovviare al problema dei dazi. Ora, se avesse funzionato, quella sarebbe stata la maniera migliore per ovviare al problema e all'impatto dei dazi, perché l'idea di Industria 4.0, e presumo anche di Transizione 5.0, poi male applicata, era proprio di aumentare la competitività delle imprese, che sarebbe stata, secondo me, la migliore risposta a una politica dei dazi che le mette molto in difficoltà.
Quindi attenzione a usare quei soldi: intanto a pensarci prima di implementare sistemi che non funzionano, ma poi a usare eventuali risorse avanzate bene e per lo stesso obiettivo. Ripeto, magari semplicemente trasferendole su Industria 4.0, che nel suo funzionamento continua ad offrire opportunità, continua ad essere usata, invece che inventarsi magari qualcos'altro di tipo protezionista, che non serve.
Ci serve slancio, ci servono investimenti, ci serve crescita, non ci servono ulteriori protezionismi a fronte di quello che già sta succedendo nel mondo.
Abbiamo anche chiesto se qualche risorsa, qualche tipo di risorsa verrà utilizzata per contenere le spese energetiche. Non è solo questione di essere all'opposizione, ma il decreto Bollette, lo avete visto su tutte le prime pagine dei giornali oggi, ha incontrato la resistenza e la delusione anche delle nostre imprese, perché è semplicemente la proroga di aiuti, con una coperta che diventa sempre più sottile, sempre più corta.
Non si prende nessuna delle idee proposte, non solo quella che abbiamo proposto noi, il disaccoppiamento, ma anche il Presidente Draghi in Commissione ha proposto altre soluzioni, eppure ci si ostina a proseguire sulla strada del “va tutto bene, aumentiamo i bonus”, che forse non è la maniera per permettere alle nostre imprese di liberarsi di questo fardello del costo dell'energia, che è una delle motivazioni per cui riescono davvero ad essere poco competitive.
Bene, i salari reali sono cresciuti per la prima volta più dell'inflazione. Questa è una cosa meravigliosa, noi ne siamo contenti, anche grazie a questo ovviamente le entrate aumentano. Ma attenzione, perché questi stessi salari sono ancora del 6 per cento più bassi rispetto al 2019. Quindi, in questo senso, mi sento di dire: continuate ad andare su questa strada, ma non fermatevi, sedendovi sugli allori. Ecco, un po' un DFP che sembra sedersi su quello che giustamente è stato ottenuto, ma che non guarda avanti. Perché?
Noi ci siamo posti la domanda: come mai il Ministro Giorgetti è stato così prudente, così minimalista, come ho detto all'inizio? Ma pensiamo alle motivazioni politiche, perché alla fine di questo si tratta. Se Giorgetti includesse previsioni che tengono conto dei dazi e del riarmo, si dovrebbe prendere delle responsabilità politiche di dire, forse, qualcosa in contraddizione con il proprio capo di partito? Cioè, quanti miliardi l'Italia vuole spendere per la difesa? Miliardi che Matteo Salvini in realtà non vorrebbe spendere, lui è contrario alla spesa militare.
E se Giorgetti dovesse quantificare l'impatto negativo, davvero, delle scelte di Trump e proporre delle soluzioni, renderebbe evidente quanto “l'alleato” - lo metto tra grandi virgolette - del Governo italiano, in realtà, potenzialmente, faccia molto, molto male all'economia italiana. E quindi in questa mancanza di incisività, di slancio, di programma, di idee politiche, noi ci leggiamo sicuramente una grande cautela, ma in questo caso la cautela ci sembra soprattutto una grande reticenza, e questo è un peccato. Abbiamo bisogno di coraggio, in uno scenario internazionale così incerto questo coraggio noi non lo vediamo (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Andrea Tremaglia. Ne ha facoltà.
ANDREA TREMAGLIA (FDI). Grazie, Presidente. Siamo in quest'Aula gremita, questa mattina, a parlare del nuovo - nella nuova formulazione, nuova denominazione - DFP, ex DEF, che al di là del fatto - mi è già capitato di affrontare questa discussione - che, come mi è capitato di dire, non sia esattamente una delle discussioni più sexy in termini di semplicità, quantomeno è senz'altro, però, una di quelle centrali non solo nei lavori della Camera e del Parlamento, ma senz'altro nella visione politica del Governo.
Ringrazio il Vice Ministro Leo, che ci accompagna questa mattina, ringrazio la relatrice Lucaselli, che ci ha seguito e ci ha accompagnato in Commissione. Il Documento di finanza pubblica 2025 è un Documento che serve a tracciare la rotta per l'Italia, con la visione, che noi reputiamo coraggiosa, responsabile, di questo Governo. È una visione che parte da un principio semplice, innanzitutto, che è quello che la politica non deve essere al servizio dei numeri, ma l'abilità della politica e l'abilità di un Governo è quella di usare i numeri, di saper gestire i numeri a servizio della propria programmazione politica, evidentemente, ma di conseguenza al servizio delle persone, al servizio degli italiani. E di conseguenza, come dicevo, questo DFP non è un atto tecnico, ma è un atto politico.
Come facciamo in tutti gli atti di questa maggioranza, mettiamo al centro la difesa dell'interesse nazionale, la tutela delle famiglie e il sostegno alle imprese (se ne parlava poco fa; entreremo nel merito dei nei numeri tra poco). Infatti, è vero che stiamo vivendo - è pleonastico sottolinearlo - in un contesto internazionale estremamente complesso, con crisi geopolitiche profondissime e con incertezze sui mercati, che, in queste ultime settimane, ci hanno fatto come minimo ballare - per essere gentili -, ma, a maggior ragione, in uno scenario così complesso, siamo contenti, siamo rasserenati e rassicurati dal fatto che l'Italia abbia quella guida solida e determinata di cui, in una contingenza simile, ha bisogno. Una guida che - l'ha già dimostrato e l'ha già fatto - deve sapere dire “no” coraggiosi (lo abbiamo visto già alle prime mosse del Governo, sui bonus, sul reddito di cittadinanza); senz'altro questi “no” non sono stati politicamente ed elettoralmente per forza fruttuosi, ma nascevano da quella responsabilità che cerchiamo di portare avanti tutti i giorni. Insieme ai “no” coraggiosi, occorrono anche quei “sì” convinti che stiamo dicendo e che continuiamo a dire a difesa dell'interesse nazionale e dei nostri concittadini. Questo Governo ha dimostrato di saperlo fare. Abbiamo detto “no” a tutte quelle politiche che ritenevamo penalizzanti. Abbiamo detto “sì” alle riforme strutturali e gli effetti si vedono.
Sono felice che ci sia qui proprio il Vice Ministro Leo, perché anche nei dati e nei numeri di questo Documento di finanza pubblica stiamo commentando un incremento importantissimo del gettito tributario, che nasce anche e soprattutto da un sistema fiscale più efficiente, pensato per un nuovo rapporto tra il cittadino e il fisco e per una lotta all'evasione che si sta facendo sempre più incisiva, alla faccia di chi parla del Governo amico degli evasori.
Il tasso di disoccupazione è al minimo storico, più basso degli ultimi anni (6 e mezzo) e il tasso di occupazione è salito al 62,2 per cento. E la cosa che ci rende ancora più felici è che questo altissimo tasso di occupazione è trainato dai contratti a tempo indeterminato. Anche questo, alla faccia di chi parla di precarizzazione, di chi, in tanti anni, ha fatto poco. Così come poco è stato fatto per quei rinnovi contrattuali del pubblico impiego che, per tanti anni, sono stati dimenticati e che questo Governo ha affrontato, così come gli interventi resi strutturali ormai su aliquote e sul cuneo fiscale che, mal contati, portano benefici per 33 milioni di italiani, con una cifra pro capite media di 550 euro. Questo è il lavoro di un Governo che ha scelto di investire nell'Italia e negli italiani, invece che negli slogan.
Prima venivano ricordati gli effetti strutturali e anch'io li ricordo brevemente; si vedono, perché, nel 2024, l'indebitamento netto è al 3,4 del PIL, ciò significa sotto la previsione del DEF dell'anno scorso, che era del 4,3, è sotto anche alla previsione del Piano strutturale di bilancio, che era del 3,8. Si tratta, anche questo, di un risultato concreto, non di una favola del Governo o della maggioranza. Tale risultato è frutto di una sapiente coniugazione di disciplina finanziaria e attenzione anche al sociale.
Abbiamo visto che il PIL non cresce quanto vorremmo, questo è indubbio. Lo 0,7 per cento non è l'obiettivo che abbiamo, non è l'obiettivo a lungo termine, ma è quello che ci possiamo permettere, mi sento di dire, quello che, in una situazione come quella che stiamo vivendo, rappresenta comunque un passo in avanti che solidifica la crescita e la resilienza dell'Italia in un contesto globale di fortissimo rallentamento.
Per quanto riguarda l'avanzo commerciale, anche qui abbiamo fatto un record. Abbiamo raggiunto un record l'anno scorso con 104 miliardi, al netto dei prodotti energetici, che dimostrano come l'Italia si stia rafforzando come potenza manifatturiera e come credibilità sullo scenario internazionale. Poi abbiamo questa sfida - vedremo nelle prossime settimane - per quel che riguarda i dazi, ma partiamo da una base solida.
Mi piace ricordare - credo sia necessario - i 135 miliardi di spesa previsti per la sanità nel triennio 2025-2027. Anche qua si tratta di un record non solo in termini assoluti, al di là delle alchimie numeriche di qualche rappresentante dell'opposizione, ma anche in termini pro capite.
I cittadini italiani, purtroppo, stanno diminuendo come numero. Questo Governo sta aumentando la spesa sanitaria. Questo comporta un rapporto sempre maggiore di spesa pro capite, quindi un'attenzione sempre maggiore. Di nuovo, è uno di quegli ambiti in cui, se si fa 100, si vorrebbe fare 110 - che non è un bel numero, quando si parla di finanza, ultimamente -, se si fa 110, si vorrebbe fare 120, ma ci sembra una risposta seria e, soprattutto, concreta a chi, in dieci anni di Governo, in nome della razionalizzazione delle spese, ha tagliato miliardi alla sanità e oggi ci viene a fare le lezioni.
Questi sono alcuni numeri che non raccontano tutto e soprattutto non ci bastano. Sappiamo che c'è molto da fare. Crediamo che ci sia una programmazione ben leggibile nei documenti, nelle 120 pagine del DFP e nelle risoluzioni che voteremo più tardi, nel corso della mattinata. Tante persone in Italia ancora faticano ad arrivare alla fine del mese, tante imprese lottano per la propria sopravvivenza in questo momento complicatissimo e tanti giovani, purtroppo, per l'incertezza del proprio futuro, ancora scelgono di lasciare l'Italia. Con questo atto, che non è solo tecnico, ma anche politico, vogliamo dire a tutte queste persone che non sono sole e che questo Governo ha già dimostrato, con i fatti - l'ho ricordato attraverso i numeri -, di essere vicino agli italiani, agli italiani che investono nell'Italia, agli italiani che credono nel futuro dell'Italia. Infatti, il Governo Meloni ha dimostrato - e ne è la prova, in questi anni - che la politica può e deve dare segnali. Credo che stiamo dimostrando che esiste un'Italia che non si arrende di fronte alle difficoltà, ma che le affronta con determinazione e con coraggio, un'Italia che crede in se stessa, nel proprio futuro, nella propria storia, nel proprio popolo e nella propria Nazione.
Quindi, dal nostro punto di vista, questo DFP dà fiducia a questa visione e a questa strada intrapresa dal Governo. Di nuovo, il Governo sceglie la strada della responsabilità, della coerenza e del coraggio. È un DFP al quale diciamo senz'altro “sì”, perché è un DFP che dice “sì” all'Italia. Noi, evidentemente, come Fratelli d'Italia, non possiamo fare a meno di credere nella nostra Nazione, che amiamo, e crediamo che questo sia un ulteriore passo per continuare a costruire un futuro migliore per tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Torto. Ne ha facoltà.
DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi prendo la parola su un documento che, a differenza di quanto diceva il collega, non delinea una visione per il futuro, anzi, sembra proprio sancire l'abbandono dell'Italia reale, quella fatta da piccoli imprenditori, liberi professionisti, operai, insegnanti, dipendenti della pubblica amministrazione: tutti abbandonati da questo Governo.
Il documento di finanza pubblica 2025 si apre così, con stime al ribasso, con l'ammissione di un contesto internazionale difficile, con qualche autoelogio a misure che non hanno risolto minimamente i problemi delle persone. Questa è la risposta che arriva ed è sempre la stessa: il silenzio per il Paese e, poi, l'ascolto per qualche amichetto e fedelissimo.
Vede, Presidente, in queste pagine, su cui abbiamo discusso lungamente durante le audizioni con tutte le rappresentanze di categoria, si ignorano le richieste delle opposizioni. Però, voglio ricordare che queste richieste non sono del MoVimento 5 Stelle, ma dei cittadini che non sono su questi banchi e che si affidano a noi per portare avanti la loro voce. Abbiamo trovato invece un rifiuto del confronto. Preferite agire nell'ombra, perché per voi gli atti devono essere calati dall'alto, magari decisi su quei tavoli a stelle e strisce. Bei patrioti che siete! Poi dobbiamo capire ancora patrioti di chi, perché quando non eravate al Governo recitavate questo teatrino e oggi che, invece, siete a guidare l'Italia, che fate? Che è successo?
Avete riposto nel cassetto la Patria e avete deciso di diventare voi i primi sudditi, sudditi che si prostrano ai poteri forti, quelli che vi creavano imbarazzo e ribrezzo, e che oggi, invece, vi manovrano come dei burattini. Questo è ciò che fa il duo malefico Giorgia-Giorgetti, perché continua a tagliare, continua a scrivere che ci saranno vincoli per i cittadini e per la finanza pubblica, però non spiega come si può superare il problema della crisi che mette in ginocchio famiglie, cittadini e cittadine. Non una parola sul rilancio dei consumi; non un progetto concreto per il lavoro, quello dignitoso, quello stabile e non quello dello sfruttamento a cui voi avete lasciato la porta aperta; niente per la sanità; niente per la coesione territoriale. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi, perché i fondi del PNRR, cari colleghi, sono fermi. Soltanto il 32 per cento delle risorse spese: le disuguaglianze aumentano, i servizi peggiorano e l'Italia si blocca. E meno male che c'erano quei 209 miliardi di euro portati dal presidente Conte, da questi 5 Stelle che dovreste ringraziare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché avoja a cantare che siete i migliori: se fosse stato per voi manco i soldi del PNRR.
Allora, io mi chiedo di quale politica vi fate leader? La politica della crescita? Quale? Ma quale crescita! Avete scritto nero su bianco, su questo documento, che la crescita sarà appena allo 0,6 per cento, scesa in questi giorni allo 0,4 per cento, e la chiamate prudenza. Vi dovreste vergognare: questa è incapacità, inconcretezza agli occhi del nostro Paese.
Sapete, voi dovreste tener presente le nostre proposte. Oggi dovreste fare un gesto davvero di comprensione verso i problemi del Paese, perché dovreste accettare le proposte che noi stiamo portando avanti e non bocciarle per farvi forti sui numeri della vostra maggioranza, qui dentro l'Aula dorata del Parlamento. Ma lì fuori, il popolo grida e chiede ben altro. Allora, arrivo al capitolo più grave di questo documento che voi avete scritto, ed è il capitolo della difesa, anzi, voglio chiamarla, Presidente, col nome giusto, il capitolo sugli armamenti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Il Governo si appresta ad appoggiare un piano di militarizzazione europea di 800 miliardi di euro. È una vergogna: è una vergogna perché si sottrarranno, inevitabilmente, risorse alla sanità, al lavoro e si sottrarranno risorse all'istruzione. Mentre le persone fanno i conti con delle bollette alle stelle che raddoppiano rispetto allo scorso anno, con un'inflazione che galoppa, con 2 punti percentuali in più rispetto allo scorso mese, con stipendi fermi, con affitti che vanno alle stelle, il Governo punta sul riarmo. Ma che vergogna è questa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Ma come fate a credere in questa politica?
In queste ore - e torno a dei toni più bassi, perché non è facile intervenire in questi giorni e ricordarvi di quanto state sbagliando - piangiamo tutti la scomparsa del Papa, un uomo che ha speso tutta la sua vita a raccontare che la pace si fa con la giustizia, con il dialogo e non con i carri armati. Le sue parole sono sempre state semplici ma potenti e ci hanno richiamato a un'etica pubblica che, purtroppo, oggi viene a mancare, perché la pace non si proclama mentre si investe sul riarmo. Permettetemi, su questo, una riflessione, perché noi abbiamo letto sui social della Premier che ha ricevuto insegnamenti importanti dal Papa. Adesso lei deve dimostrare che questi insegnamenti le sono entrati nel cuore. Lei deve uscire da qui e ascoltare il grido degli ultimi, degli abbandonati e non solo degli amici (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Un appello oggi va al Governo, affinché le parole espresse ieri in quest'Aula durante la commemorazione di Papa Francesco non restino un esercizio di retorica ma si facciano concretezza. Allora oggi noi diciamo che abbiamo delle proposte importanti, quelle di dire basta alla guerra e le abbiamo scritte nel nostro documento. Accoglietelo, superate le vostre barriere ideologiche e date concretezza alle parole che avete detto ieri a favore di un Papa, il Papa del popolo, il Papa della pace. Fate questo gesto, perché solo lì vi crederemo e il popolo vi crederà. Colleghi, oggi io vi chiedo di dire “no” al piano di riarmo di questo Governo. Ai colleghi di maggioranza dico: abbiate il coraggio di asciugare le lacrime dei bambini di Gaza ma anche dei bambini di Israele, dei bambini ucraini ma anche dei bambini russi. È questo ciò che siamo chiamati a fare.
Questo Governo, bocciando il nostro contributo, sarà sordo, perché questo documento nega cure a chi non le ha, si volta dall'altra parte rispetto a chi non arriva a fine mese, rispetto ai territori del Sud che vengono completamente dimenticati e ci ricorda che noi cresceremo dello zero virgola. Questo Governo è stato capace di dire “no” a 6 milioni per la prevenzione del tumore al seno ma di dire “sì” a 10 miliardi per le armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo è vergognoso!
Allora vi dico: noi continueremo a parlare, Presidente, a proporre, a denunciare e ad ascoltare il popolo, perché l'Italia è più grande del palazzo, perché l'Italia chiede di non buttare un miliardo e mezzo per creare una cattedrale nel deserto in Albania che non serve a nulla. L'Italia chiede che quel miliardo sia utilizzato per rafforzare la sicurezza sulle nostre strade (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché le donne non abbiano paura e i bambini possano andare a giocare nei parchi senza avere paura, e questo Governo non può continuare a voltarsi dall'altra parte.
Presidente, io chiudo. L'appello è dire “no” a un piano di riarmo e noi lo abbiamo scritto, nero su bianco, nella nostra risoluzione. Io mi appello alle colleghe madri di quest'Aula: si ricordino che votare una risoluzione a favore della guerra significa non aver asciugato le lacrime di tutti quei bambini che sono vittime della stessa ferocia umana (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Nicola Ottaviani. Ne ha facoltà.
NICOLA OTTAVIANI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Noi ci troviamo qui, all'interno di un'Aula, per approvare - quindi dare le linee guida - quella che è l'indicazione, appunto, che promana dal Documento di finanza pubblica 2025. Noi ci occupiamo, all'interno di quest'Aula, normalmente di atti normativi o di atti di indirizzo, atti che, comunque, hanno a che fare con un suggello, che è il voto finale, rispetto a quelle che sono delle prerogative di carattere legislativo e, quindi, di carattere parlamentare che quest'Aula ha l'onore di praticare.
Allora, dato che abbiamo a che fare comunque, direttamente o indirettamente, con il mondo del diritto, per noi, che ne siamo appassionati e che tentiamo di continuare a coltivarlo quotidianamente, può essere utile quello che era il richiamo che veniva effettuato nel vecchio brocardo latino secondo il quale iudex iudicare debet secundum alligata et probata. Sì, perché alla fine rispetto al nostro Parlamento - e mai come nella materia economico-finanziaria - i mercati sono il vero giudice di quelle che sono le indicazioni che promanano dal corpo parlamentare. Da lì non si scampa perché, rispetto a quelle che possono essere delle idee di massima sui sistemi di filosofia, ci sono numeri che hanno la testa dura, che sono oggettivi e, soprattutto, quando provengono da autorità terze o da soggetti terzi rispetto all'Esecutivo, acquistano quel valore di cui si parlava prima, che non è soltanto quello dell'alligata ma è del probata.
Allora, partiamo da quelle che sono le considerazioni che il nostro Ministro Giorgetti ha effettuato insieme al Governo, in sede di Commissione, allorquando tutti i gruppi parlamentari hanno avuto la possibilità anche di ascoltare e di verificare le indicazioni che si stavano per rappresentare e soprattutto per adottare. Quindi, andiamo su quelli che sono i profili degli alligata, quindi gli allegati.
Si faceva riferimento prima a una crescita dello 0,6 per cento, che dovrebbe essere inferiore rispetto a quello che era stato stimato in passato. Innanzitutto, dovremmo vedere quelli che sono i nostri alleati, i nostri partner, perché stiamo parlando sempre di partner e alleati e non certo avversari sotto il punto di vista internazionale, e se andiamo a verificare quella che è la stima di crescita del PIL in Francia e in Germania ci accorgiamo che, in realtà, rispetto a quello che è il delta noi siamo abbondantemente in una posizione di privilegio.
Ma perché? Perché sono state avviate nel nostro Paese, nel corso degli ultimi 3 anni, riforme strutturali che stanno dando il senso e, soprattutto, la dimensione della fortificazione del, possiamo definirlo, “castrum”, del fortino, nello stesso momento in cui, a livello internazionale, vacillavano non solo le economie, ma vacillavano soprattutto gli equilibri, in quel contesto che, invece, avrebbe dovuto trasferire a noi, in Europa e in Italia, maggiori certezze.
Allora, la previsione di crescita dello 0,6 per cento risente necessariamente, in questo momento, dell'indebolimento della domanda estera, con un ridimensionamento delle esportazioni pari allo 0,1 per cento, meno 0,3 rispetto al PIL, con riverberi anche sulla dinamica degli investimenti, 0,6 per cento, mentre cresce il consumo delle famiglie e crescono anche i redditi sotto il punto di vista sostanziale. Si potrebbe dire: ma allora c'è qualche cosa che non funziona, perché è stato detto che l'export andava bene?
L'export non va semplicemente bene, va benissimo l'export del nostro Paese, perché la bilancia commerciale ha registrato un saldo di 55 miliardi, quindi più 21 miliardi rispetto al 2023, con un avanzo commerciale da record, perché siamo arrivati addirittura a 104 miliardi. È chiaro che tutto questo deve essere visto non in termini esclusivamente assoluti, ma in termini relativi; capire quali sono i margini che questo Paese ancora può avere e quali sono le eventuali contrazioni, quali sono le frustrazioni che rischia di ricevere da quelli che sono gli eventi internazionali che hanno a che fare - lo diciamo anche con molta franchezza, perché lo ha rappresentato il Ministro Giorgetti - con la questione dei dazi.
Il problema è come si gestisce e chi gestisce la questione dei dazi, e su questo ritorneremo da qui a breve.
In tutto questo contesto, non si può saltare a piè pari quella che è la stima, anzi, il dato consolidato sull'occupazione, che è arrivata, al 2024, al 62,2 per cento, toccando livelli che neppure nel boom negli anni Sessanta, il boom più importante, il booster che questo Paese ebbe ad avere, e le cui conseguenze positive, grazie al cielo, ha tuttora, ed ebbe a registrare. C'è un aumento importante anche per quanto riguarda il profilo dei consumi privati, c'è una ripresa dei redditi delle famiglie in termini reali, per la prima volta, pari all'1,3 per cento.
Abbiamo sentito parlare, nel corso delle ultime ore, di quella che, invece, sarebbe la nota dolens, la nota negativa relativa alla pressione fiscale. Anche su questo il Ministro ha avuto modo di fare chiarezza, evidenziando come l'indicatore tende, in realtà, a sovrastimare quello che è il dato, poiché il bonus di 20.000 euro per quanto riguarda le buste paga dei lavoratori dipendenti viene ragguagliato a quello che è un profilo della maggiore spesa, anziché essere ragguagliato a quello che è il profilo delle maggiori entrate.
Quindi, anche sotto questo punto di vista, l'indicatore, uno di quegli indicatori cui si faceva riferimento nella parte delle prove, quindi la parte cosiddetta probata, come rappresentavamo all'inizio, è un indicatore, sono degli indicatori sicuramente incoraggianti.
Ma c'è dell'altro e c'è di più: andiamo a vedere quello che è il profilo della spesa netta. La spesa netta, che ci veniva raccomandata il 21 gennaio 2025, in sede di Consiglio europeo, come spesa che non doveva superare i livelli del 2,1 per cento in riduzione, in realtà l'abbiamo in riduzione del 2,1 per cento nel 2024, con un miglioramento rispetto al piano, che era di 1,9. Quindi, anche su questo, la previsione e i dati si confermano in linea con quelle che sono le raccomandazioni non di 10 anni fa o di 15 anni fa, ma di gennaio - quindi, possiamo dire, in un batter di ciglia sotto il punto di vista dello spazio temporale -, ricevute da parte del nostro Paese.
Nel 2025 si stima che la riduzione della spesa netta arriverà alla cifra dell'1,3 per cento, quindi perfettamente in linea con le indicazioni del Consiglio. Il Ministro ha evidenziato come è chiaro che si debba dare una prospettiva, ma soprattutto si deve dare una griglia, una gerarchia di priorità rispetto a questo, che è un atto di carattere politico. Non è un mero atto contabile, ragionieristico, è un atto all'interno del quale si deve tenere conto di quelle che sono le variabili che si sono innescate a livello internazionale, ma è un quadro di assunzioni di responsabilità rispetto a delle priorità che il Governo di centrodestra, il Ministro e la stessa Lega hanno avuto come quadro in definizione.
Allora, bene ha fatto il Ministro, ancora una volta, a ribadire quello che è il rafforzamento del supporto alla natalità e alle famiglie con il bonus per le nuove nascite, con l'aumento dell'assegno unico universale, con il bonus asili nido, con l'esonero contributivo delle lavoratrici madri, che ormai è divenuta una misura strutturale. Perché, fino a ieri l'altro, quella misura era una misura assolutamente occasionale, rimessa al mare procelloso, e quindi alla possibilità che ci fosse una variazione delle indicazioni ora per ora. Se il Governo si assume la responsabilità di rendere quella misura strutturale, significa fare investimenti sul futuro; non fare investimenti sul futuro degli altri, ma sul futuro di questo Paese.
Per arrivare, poi, al sostegno ulteriore alla partecipazione femminile al mondo del lavoro in modo diretto e indiretto. Finiamo qui? No, perché poi qualcuno diceva: vi state facendo una sorta di beatificazione diretta. Come se fosse una beatificazione che, in realtà, dovrebbe essere un'aspirazione di chi, come noi, invece, sapendo di essere peccatori, vogliamo continuare a occuparci non di ciò che avverrà nell'aldilà, ma di ciò che ci interessa, di ciò che interessa le nostre famiglie sotto il punto di vista dei bisogni, soprattutto quelli primari.
Allora, perché dovremmo saltare a piè pari quella che è la questione relativa al deficit? Il consuntivo del 2024 riportava il deficit al 3,4 per cento del PIL. Se ci voltiamo neppure troppo indietro, e quindi non arriviamo a 10 anni fa, ma al 2023, la stima, anzi, il deficit acquisito era al 7,2 per cento. Quindi, c'è stato un miglioramento, un miglioramento di quattro punti in 3 anni, anzi, in 2 anni, e vorremmo vedere in quale altra parte non solo dell'Europa, ma dei Paesi più sviluppati, si sia registrato. Migliore delle previsioni, dicevamo, che lo davano come deficit al 3,8 nel Piano e al 4,3 stimato nel DEF del 2024.
Tutto questo, dobbiamo dirlo con molta chiarezza, noi riteniamo che sia anche un'ennesima - sottolineiamo, ennesima - conseguenza positiva del deficit nominale inferiore alle previsioni di oltre 7 miliardi per le maggiori entrate connesse agli introiti relativi all'allargamento della base imponibile. Quindi, abbiamo in prospettiva previsioni di conferma per il 2026 sotto quella soglia spettrale del 3 per cento, si arriva al 2,8, per il 2027 al 2,6 e per il 2028 al 2,3 per cento.
Sfideremmo noi di sapere se ci fosse qui, presente in quest'Aula - potremmo dire, ormai, a livello metaforico, perché le presenze non sono certamente messianiche questa mattina -, se ci fosse qualcuno che nel 2022, quando si è votato, all'interno delle opposizioni, avesse potuto ipotizzare quella che era questa possibilità di successo.
La possibilità, cioè, di scendere in modo chiaro, in modo soprattutto consolidato, sotto il tetto del 3 per cento, per arrivare come stima non generica, plausibile, assolutamente praticabile, al 2027 e al 2028 al 2,6 per cento e al 2,3 per cento. Per quanto riguarda, invece, il rapporto debito/PIL, perché siamo onesti intellettualmente fino in fondo, è chiaro che, se si fa una proiezione a 137,6 per il 2026, con una discesa però nuova nel 2027, dobbiamo dire perché questo avviene. Quella discesa avviene perché in quel momento si potrà prendere atto contabilmente di quelle che sono le riduzioni delle compensazioni dei crediti di imposta pari allo 0,7 per cento del PIL rispetto al 2026.
E allora andiamo velocemente alla seconda parte del nostro intervento, che è quella relativa alle prove di quello che stiamo dicendo. Prove che fanno pendant con gli allegati. E allora, le allegazioni di questa vicenda, signor Presidente, non provengono da quelli che sono più o meno autorevoli esponenti della maggioranza e non provengono neppure da quelli che possono essere i cosiddetti quotidiani o giornali di regime, perché anche di questo abbiamo dovuto sentir parlare nel corso delle ultime ore, ma queste dimostrazioni ulteriori provengono da soggetti internazionali, che sono quegli stessi soggetti internazionali che in passato avevano agitato o a cui erano stati fatti agitare dei vessilli di preoccupazione sulla tenuta dei nostri conti e, soprattutto, sulla tenuta della nostra economia.
Ci stiamo riferendo alla “magnifica triplice”, come qualcuno vicino a me è uso a ribadire. Ci stiamo riferendo, quindi, a Moody's, Fitch e soprattutto Standard & Poor's, che la scorsa settimana ha evidenziato come ci sia il segno “più” affianco alle tre “B”, dopo parecchio tempo. Per cui, c'era una discesa prospettica di quelle che erano le possibilità di incremento dell'affidabilità dei nostri conti pubblici e soprattutto della capacità di restituire il nostro debito, di onorare quelle che sono le nostre obbligazioni, con Fitch che è in outlook positivo.
Ebbene, ancora una volta i numeri hanno la testa dura. Se andiamo indietro negli anni e andiamo a verificare quello che è successo nel corso degli ultimi 39 anni, questa è appena la quarta volta - pensiamo un po', quattro volte su 39 anni - che si registrano dei risultati e soprattutto delle prospettive positive da parte dei commentatori internazionali. Quindi, è la prima volta che si deve prendere atto - perché è la prima rispetto a quattro - del cambiamento di rotta e soprattutto dell'inversione di rotta di quella che è la credibilità della restituzione del debito, di quella che è la credibilità del nostro Paese a livello internazionale.
E finisce qui? Possono essere 3 agenzie che magari stanno leggendo un po' troppa stampa italiana, un po' troppa stampa di regime? No, perché poi che cosa succede? La scorsa settimana, quando si tiene il Festival dell'Economia a Trento, in un'altra zona molto cara a un'altra delle mie colleghe del gruppo Lega, Panetta - quindi stiamo parlando del Governatore della Banca d'Italia, Governatore che, fino a prova contraria, credo che abbia un indice di credibilità e di autorevolezza superiore a quella che può essere la possibilità del cambiamento di ogni singolo Esecutivo - ci dice che, rispetto a quella che è l'indicazione di Standard & Poor's, quindi del plus sulle tre “B”, non solo non è sorpreso, ma si attende un ulteriore miglioramento.
E quando gli si chiede: scusi, però sulla base di che cosa? Sulla base di poteri taumaturgici? No, sulla base delle stesse considerazioni che le 3 agenzie hanno disvelato, ossia sulla scorta di quella che è la graniticità dell'Esecutivo del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Il fatto che oggi ci troviamo davanti a uno dei Governi più longevi della storia della Repubblica, con prospettive che vanno di gran lunga oltre, ma a uno dei Governi più solidi all'interno del nostro contesto dei 27, è chiaro che questa diviene la cartina al tornasole.
Diviene quel famoso atto probatorio a cui facevamo riferimento prima. E sì, perché se poi si va a vedere anche quella che era l'altra grande paura che veniva agitata nei confronti del nostro Governo e che qualcuno, qualche “manina invisibile”, che non era quella di Adam Smith, naturalmente, aveva cercato di agitare a novembre del 2022, quando lo spread sembrava che stesse risalendo - era arrivato a 230 punti, perché qualcuno forse voleva mandare qualche indicazione al nostro Paese, al nostro Governo, ulteriori sudditanze -, oggi abbiamo uno spread che è arrivato a 113.
Abbiamo uno spread che è il più basso che si sia registrato nel corso degli ultimi 5 anni e, situazione ancora più importante, è quello stesso spread che, guarda caso, venne utilizzato nel 2011 da parte di due governanti importanti a livello comunitario, Merkel e Sarkozy, per dire: il Governo legittimamente eletto si deve fare da parte perché qui governano i mercati. E non è un caso, forse, che Francia e Germania in questo momento abbiano una instabilità politica interna di gran lunga diversa, divergente, rispetto alla stabilità invece del nostro Paese?
Non so a che cosa le sinistre vorranno far ricorso per il futuro per cercare di far venir meno il vento in poppa che ha questo Governo. Magari, potrebbero fare ricorso a Marco Amleto Belelli, che non è un economista, in realtà. Nientepopodimeno che, stiamo parlando del mago Divino Otelma. Perché si potrebbe cercare in qualche modo di portare avanti qualche gesto apotropaico, davanti al quale, però, questo Governo è preparato anche sotto il punto di vista degli anticorpi.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
NICOLA OTTAVIANI (LEGA). E allora, signor Presidente - e andiamo a concludere - risulta dalla lettura dei giornali delle ultime ore, dai quotidiani, che probabilmente sabato potrebbe esserci una sorta di vertice occasionale tra Trump e la von der Leyen. La raccomandazione che facciamo, tramite lei, al Presidente von der Leyen è di evitare che faccia tutto da sola. In questo eventuale vertice, eventualmente occasionale, forse potrebbe aver bisogno di una traduzione importante, che non è la traduzione in lingua madre, perché su questo riteniamo che sia preparatissima, ma è la traduzione alla quale dovrebbe ricorrere, tramite alcuni membri del nostro Governo, nella lingua del dialogo...
PRESIDENTE. Deve concludere.
NICOLA OTTAVIANI (LEGA). … il dialogo nei rapporti commerciali, il dialogo nei rapporti multilaterali. Quello stesso dialogo che il nostro Governo pratica ormai in modo consolidato da anni, tale da renderlo un esempio all'interno del panorama non soltanto comunitario, ma soprattutto di carattere internazionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Naike Gruppioni. Ne ha facoltà.
NAIKE GRUPPIONI (IV-C-RE). Signor Presidente, onorevoli colleghi, rappresentante del Governo, ci troviamo oggi a discutere il Documento di finanza pubblica, che rappresenta uno strumento fondamentale di programmazione economica per il nostro Paese. Tuttavia, anche quest'anno il Governo ha scelto di presentare unicamente il quadro macroeconomico tendenziale, senza accompagnarlo con un piano programmatico di medio-lungo periodo. A nostro avviso ciò rappresenta un'occasione mancata. Una pianificazione strutturata sarebbe infatti necessaria per affrontare con efficacia le sfide cruciali che abbiamo davanti.
Ne voglio ricordare alcune: dalla transizione ecologica e digitale alla sicurezza energetica, fino al rafforzamento del pilastro sociale europeo e alla costruzione di una vera difesa comune dell'Unione. Vedete, in un contesto globale sempre più incerto e segnato da tensioni geopolitiche e guerre commerciali, è più che mai importante che il nostro Parlamento venga coinvolto nella definizione delle priorità strategiche. Non si tratta solo di esercitare un ruolo di controllo, ma anche di orientamento e di indirizzo verso obiettivi condivisi.
Il quadro macroeconomico presentato prevede una crescita dello 0,6 per cento, una stima che appare già oggi ottimistica alla luce dei più recenti dati Istat e che, a nostro avviso, non tiene pienamente conto delle numerose incertezze internazionali. Riteniamo, quindi, fondamentale che il PNRR venga attuato con determinazione e nei tempi previsti, completando l'intero ciclo di riforme ad esso collegato. Solo così potremo creare le condizioni per una crescita stabile e duratura. Sappiamo, però, che su alcune missioni del PNRR, in particolare quelle relative alla salute, all'energia e alle infrastrutture sostenibili, si registrano ritardi significativi. È quindi necessario rafforzare il coordinamento e migliorare l'efficacia della spesa pubblica, evitando che risorse importanti restino inutilizzate. Il tema della buona spesa è centrale. Investire in infrastrutture, supportare le imprese nell'internazionalizzazione, potenziare la digitalizzazione e affrontare con decisione la questione energetica sono tutti elementi indispensabili per rafforzare la competitività del nostro sistema produttivo.
Anche sul fronte dell'innovazione industriale alcune difficoltà, purtroppo, sono evidenti. La misura Industria 5.0 con dotazione significativa dopo sei mesi ha generato una spesa ancora molto, molto limitata. È auspicabile che si intervenga prontamente per semplificare l'accesso agli strumenti e rendere più efficiente il loro utilizzo. In un contesto così complesso e imprevedibile, è necessario aumentare la resilienza del nostro sistema economico. Occorre intervenire sul costo dell'energia, potenziare il mix energetico nazionale, investire nelle rinnovabili e promuovere la formazione professionale, consapevoli che la transizione ecologica richiede competenze sempre nuove, oltre che strutture per l'adeguamento.
Infine, non possiamo trascurare l'importanza del supporto all'internazionalizzazione delle imprese. Aiutarle ad accedere a nuovi mercati e consolidare quelli esistenti deve essere per noi una priorità, anche attraverso - e soprattutto attraverso - un confronto costruttivo con le istituzioni europee, per rimuovere ostacoli e cogliere opportunità. Solo con una visione più ampia, condivisa e orientata alla concretezza possiamo sperare di costruire una crescita solida e inclusiva, in grado di rafforzare i conti pubblici e ridurre progressivamente la pressione fiscale. Il Governo da questo punto di vista ha indicato le linee di intervento, anche se in alcuni punti ancora generiche. È nostro compito, allora, stimolare un confronto più operativo e aperto, nella consapevolezza che l'economia reale e le famiglie hanno bisogno di certezze e non di ulteriori ambiguità (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.
ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, ciò che oggi siamo chiamati a discutere è un Documento di finanza pubblica che più che delineare il futuro certifica il tentativo del Governo di sottrarsi a una discussione sulle prospettive del Paese e sulle questioni più gravi che bisognerebbe affrontare. Non è la prima volta per la verità, perché già l'anno scorso il Governo scelse di presentare un documento scarno, fragile, con una veste che possiamo definire, senza esitazione, minimalista ed è proprio questa natura riduttiva e quasi evasiva a colpire in maniera allarmante. Manca, infatti, qualsiasi riferimento chiaro a un progetto strategico di rilancio dell'economia, di sostegno alla coesione sociale e di tutela dell'ambiente e di riforma delle istituzioni pubbliche.
Le criticità che noi di Alleanza Verdi e Sinistra abbiamo rilevato non sono poche e nemmeno trascurabili.
A fronte di un quadro economico molto deteriorato - la produzione industriale, infatti, è crollata nel 2024 del 3,5 per cento e questo calo non accenna a fermarsi e i redditi continuano a diminuire in termini reali e assistiamo a una contrazione anche degli investimenti - ebbene, di fronte a questo quadro, dicevo, il Governo si presenta con un testo che nega la realtà, ignorando la sofferenza crescente dei cittadini e delle famiglie. Ebbene, la verità è che questo Documento di finanza pubblica non solo non affronta i nodi strutturali della nostra economia, ma contribuisce, attraverso l'immobilismo, a fare in modo che si aggravino. È, infatti, nei momenti difficili, come li definisce la Presidente Meloni, che ci sarebbe bisogno di immaginare politiche anticicliche e grandi investimenti che possano riattivare il modello di sviluppo. Invece il Governo cosa fa? Sventola successi inesistenti, prevede una crescita dello 0,6 per cento ed evita di sottolineare che nel frattempo, però, l'Italia reale arretra: arretra nelle fabbriche, in larga parte del tessuto produttivo e nei servizi pubblici, che garantiscono i servizi fondamentali alle persone, e arretra soprattutto nelle condizioni di vita dei cittadini e nelle loro prospettive.
Parliamo, ad esempio, della sanità. Ho sentito dire che aumentate nominalmente i fondi e che state tentando maldestramente di dipingerla come un settore in espansione, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti i cittadini di questo Paese. Ci sono reparti al collasso, carenza cronica di personale e liste d'attesa infinite. Qual è la risposta del Governo di fronte a questa realtà? Quella che abbiamo ascoltato qui: rinviare, minimizzare, nascondere. Mentre milioni di cittadini rinunciano a curarsi, si continua ad investire troppo poco e anche male e il finanziamento del Servizio sanitario nazionale resta sotto la soglia minima di sostenibilità (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
Passiamo al lavoro, dove le cose non vanno meglio. Il Governo esulta da due anni per un aumento dell'occupazione, ma dimentica ogni volta - o meglio finge di dimenticare - che si tratta di lavoro povero, precario e sfruttato. La maggioranza dei nuovi contratti è a termine e spesso sono part time involontari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Il lavoro, Presidente, in Italia è sempre più sinonimo di povertà. Secondo l'Istat - diamo anche alcuni dei dati che voi vi ostinate a nascondere - nel 2023, per esempio, il reddito annuale medio delle famiglie è aumentato in termini nominali del 4,2 per cento, ma la verità è che si è ridotto in termini reali dell'1,6 per cento per il secondo anno consecutivo. I redditi arretrano e non c'è nessun segnale che dica che nel 2024 andrà meglio. Continua ad aumentare il numero dei lavoratori a basso reddito, infatti, che sono oggi un quinto del totale, con picchi percentuali mostruosi - intorno al 50 per cento - nel settore dei servizi alla persona. Nel 2024 sono aumentati anche gli occupati a rischio di povertà lavorativa, raggiungendo il 10,3 per cento, in crescita rispetto al 9,9 per cento del 2023.
Sono dati impressionanti e la situazione è aggravata anche dalle politiche fiscali di questo Governo. Mentre i lavoratori dipendenti e i pensionati pagano e pagavano il prezzo della crisi inflattiva con la perdita di potere d'acquisto, il Governo e la maggioranza hanno furbescamente taciuto sull'effetto devastante del fiscal drag (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), un prelievo silenzioso che aumenta le tasse solo ai lavoratori dipendenti che non possono evaderle. L'idea che chi lavora onestamente debba continuare a subire un prelievo crescente, mentre le grandi ricchezze e le multinazionali vengono lasciate indisturbate, è l'esempio più lampante dell'ingiustizia fiscale che questo Esecutivo continua a perpetuare e si ostina a perpetuare.
Non si vergogna la Presidente Meloni di essere uscita dall'incontro con Trump rilasciando una nota in cui impegna il nostro Paese a non discriminare fiscalmente le grandi multinazionali del web? Davvero pensate che le multinazionali del web rischino di essere discriminate quando avete sotto gli occhi la strage delle piccole serrande che chiudono a causa della concorrenza sleale di Amazon? Quanto ancora dobbiamo tollerare questi inchini ai potenti del mondo che sostengono la destra in tutto il pianeta, in barba alla vita delle persone che dovreste, invece, rappresentare in quest'Aula? Per noi siete già oltre la decenza (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
E anche sull'istruzione e sulla ricerca la miopia del Governo è quasi crudele: le diseguaglianze territoriali restano intatte, la dispersione scolastica continua ad essere tra le peggiori in Europa e l'accesso al tempo pieno resta un miraggio nel Mezzogiorno. Gli studenti universitari, soprattutto quelli fuori sede, sono costretti a scegliere tra l'affitto e il diritto allo studio, mentre il Governo regala i Fondi PNRR per le residenze universitarie agli speculatori privati: questo è accaduto e continua ad accadere. Una Nazione che non investe seriamente in conoscenza e istruzione non è solo una Nazione in declino, è una Nazione rassegnata, Presidente. L'Italia, infatti, continua a perdere uno dei suoi asset più preziosi, i suoi giovani.
I dati Istat relativi al 2024 sull'emigrazione confermano una tendenza ormai strutturale e devastante: 191.000 italiani hanno lasciato l'Italia, un aumento del 20,5 per cento in un solo anno; di questi, ben 156.000 erano cittadini italiani, registrando un incremento del 36,5 per cento rispetto all'anno precedente. È un vero record di emigrazione di questo Governo. Inoltre, circa la metà dei giovani emigrati sono laureati: in dieci anni sono stati 700.000. Il bilancio demografico è sempre più negativo e non si tratta solo di numeri, perché dietro quei numeri ci sono storie di talento non valorizzato, di lauree spese altrove e di energie che trovano solo altrove ascolto e futuro.
Quando si taglia all'università, come avete fatto l'anno scorso e come credo che continuerete a fare - e lo vedremo poi nella definizione della legge di bilancio -, quando si precarizza la ricerca, quando si nega l'accesso al diritto allo studio e si lascia l'abitare universitario in mano agli speculatori privati, si spinge consapevolmente una generazione fuori dai nostri confini. È una diaspora intellettuale, che ci impoverisce ogni anno e a cui questo Documento di finanza pubblica non dedica nemmeno una riga. Ci sono circa 80.000 cervelli - vi piace chiamarli così, quando fate retorica sulla fuga dei cervelli - che rischiano di non avere alcuna prospettiva di impiego dignitoso nelle università e nei centri di ricerca italiani, a causa dei tagli e dell'assenza di investimenti. E il Governo che cosa fa? Non solo non prevede gli stanziamenti che servirebbero per finanziare un piano straordinario di reclutamento di ricercatori in tenure track, come fece il Ministro Manfredi, e di stabilizzazione dei precari degli enti di ricerca, ma - oltre il danno la beffa - si adopera per varare figure contrattuali meno costose, con stipendi ancora più bassi e minori diritti, promettendo così un numero maggiore di assunzioni a parità di risorse.
Il tessuto sociale del Paese si lacera e si spendono, però, miliardi per il riarmo. Questo Documento di finanza pubblica annuncia investimenti nella difesa pubblica che sfiorano i 35 miliardi entro il 2039, 13 dei quali già stanziati quest'anno. Si preferisce finanziare armi invece di medici, caserme invece di scuole, cantieri militari invece di scuole popolari (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). È questa la priorità dell'Esecutivo: una conversione silenziosa verso un'economia di guerra mascherata da modernizzazione.
Onorevoli colleghi, per noi questo Documento di finanza pubblica è, in definitiva, il manifesto dell'indifferenza: indifferenza verso i lavoratori, verso i giovani, verso i territori fragili, verso la sanità pubblica, verso la transizione ecologica e la crisi climatica. Il Governo continua a condannare il Paese all'immobilismo e alla regressione e noi non possiamo accettare questo scenario. Abbiamo bisogno di un'altra rotta. Per tutto questo, invito l'Aula a rigettare il Documento di finanza pubblica e a chiedere al Governo con forza un'inversione radicale di marcia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Mi sembra che avesse finito perché eravamo fuori di un minuto. Casomai può consegnare.
È iscritta a parlare l'onorevole Guerra. Ne ha facoltà.
MARIA CECILIA GUERRA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Oggi si segna una brutta pagina per il nostro Parlamento, perché assistiamo alla trasformazione e alla deformazione del Documento di finanza pubblica, che tradizionalmente viene discusso in questo momento in quest'Aula anche in rapporto alle scadenze legate alla programmazione europea. Questo documento viene volutamente, esplicitamente e dichiaratamente trasformato da documento di programmazione, che quindi permette al Parlamento di svolgere una funzione di indirizzo e di controllo, in un mero documento di monitoraggio. Di fatto, potrebbe essere riassunto in due pagine, in un articolo di giornale ed è una cosa molto, molto grave proprio in questo periodo. A noi viene detto: non potevamo fare altro perché siamo in un momento di grande incertezza. Ma proprio perché siamo in un momento di grande incertezza abbiamo bisogno di sapere dove il nostro Governo e questa maggioranza intendono portarci (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Abbiamo bisogno di risposte.
Certo, nessuno pretende ed è una stupidata dire che noi vogliamo che il Governo abbia la sfera magica, il mago Otelma o non so cos'altro. Abbiamo fatto Documenti di finanza pubblica articolati in periodi di grandissima incertezza, come ad esempio durante il COVID. Non ci si è tirati indietro, anche perché quei dati che il Governo non vuole dare li danno tutti gli altri istituti di ricerca e non abbiamo la voce istituzionale, quella pubblica, con cui confrontarci e non abbiamo la possibilità di dire la nostra su quello che ci va e su quello che non ci va sul futuro delle politiche del nostro Paese. È una cosa gravissima e non è legata solo a questo problema, perché, caro Presidente, ce l'hanno detto molto chiaro: questa è una trasformazione del Documento che questa maggioranza e questo Governo vogliono fare anche per gli anni futuri, perché la logica di questa maggioranza e di questo Governo è l'assenza di trasparenza; ci avete votato, siamo noi, decidiamo, vedrete come andrà a finire e ci giudicherete. Tutto il processo è in mano nostra.
E la maggioranza? La maggioranza è una maggioranza silenziosa, perché l'abbiamo sentita parlare per la prima volta, Presidente, in quest'Aula in queste dichiarazioni. Abbiamo fatto moltissime audizioni, abbiamo fatto discussioni in Commissione e non ha parlato nessuno. Nessuno, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Soltanto, devo dire, la relatrice, per obbligo, ieri ha fatto una piccola relazione. È possibile? È venuto il Ministro Giorgetti, sono venuti a onorarlo: non una parola, non una domanda. È una maggioranza schiacciante: schiacciata sul Governo - schiacciante perché sa di avere i numeri - e schiacciante anche perché si limita a schiacciare il pulsante del voto. Una cosa mai vista, una cosa che ci indigna.
Poi la relatrice - che non vedo in questo momento in Aula - ci diceva che abbiamo discusso assolutamente su come fare questo Documento di finanza pubblica. Sì, l'abbiamo discusso, però la risoluzione che la maggioranza ci ha imposto - in difformità rispetto alla legge e, quindi, non si è mai visto che una norma di legge possa essere aggirata da una risoluzione di maggioranza; è un inedito molto grave - non è stata rispettata. Neppure quella, che era una cosa minima. Non sono stati forniti i dati che ci avevano promesso, cioè non ci sono tutti gli elementi informativi sul 2028 - che dovevano essere assolutamente analoghi a quelli relativi al 2026 e al 2027 - se non in termini qualitativi molto generali. Non c'è una nota metodologica che ci permetta di capire come sono state formulate le previsioni tendenziali e a questo punto noi non le possiamo capire. Per esempio, non sappiamo in che misura sono stati considerati i dazi, perché se fosse chiaro che i dazi non ci sono uno dice: vabbè, erano incertezze. No, i dazi ci sono ma in qualche misura. Ma quale? Non ne sappiamo assolutamente niente.
Poi il discorso sulle politiche invariate, che è l'unico elemento vago di programmazione che poteva essere dentro questo documento, è addirittura una presa in giro, Presidente, perché le politiche invariate sono politiche che si presume che verranno confermate, anche se per ora hanno una durata temporale che non ne ha richiesto un finanziamento. Ebbene, si tratta di un miliardo, secondo le stime del Governo, poi c'è una bella tabellina ma non c'è l'indicazione di quali siano. Ma vi sembra possibile? Io non so se le politiche invariate che il Governo presumibilmente tende a confermare sono l'una, l'altra o l'altra. È una cosa veramente indecente e indegna! Io credo che siamo - ripeto - di fronte a una pagina nera di questo Parlamento, che è messo nella condizione di non poter fare il suo mestiere di indirizzo e controllo, anche di controllo, cioè di capire questo documento che cosa ci vuole dire.
Sui dazi, che chiaramente sarebbero l'elemento più da analizzare, nel contesto di incertezza in cui siamo il Governo non può dire che non si può dire niente, perché tutti gli altri che sono venuti in audizione ci hanno detto, hanno fatto delle stime, hanno fatto delle analisi.
Faccio solo un esempio: l'impatto che i dazi possono avere sull'occupazione, che è uno dei fiori all'occhiello - non so perché - di questo Governo. Non so perché, non perché l'occupazione non stia crescendo - e non è qui il caso di esaminare dove, chi, come -, ma sta crescendo in tutta Europa. Non si capisce quale sarebbe la politica miracolosa del Governo che l'ha fatta salire, ma qui si parla di un possibile shock. Secondo Confindustria, solo per i settori che Confindustria governa, 67.000/68.000 persone in meno; Legacoop, per i suoi settori, ci ha dato cifre comparabili, analoghe, che possono arrivare fino a 20.000 occupati in meno. Questa cosa qui? Boh, non c'è, non c'è una parola; oggi non c'è una parola sul Documento e tacere vuol dire lasciare parlare gli altri. Faremo tutti riferimento ai numeri, ma non saranno i numeri ufficiali, non saranno i numeri del nostro Governo.
E così sulla difesa. È veramente straordinario, abbiamo posto il problema anche a Giorgetti; non sappiamo ancora - credo sia la Presidente del Consiglio, sì, la Presidente del Consiglio, quando va in giro a dire che raggiungeremo il 2 per cento della spesa della difesa sul PIL - di cosa parla, Presidente, ma è possibile? Ci sono due classificazioni molto diverse, la classificazione NATO e la classificazione Cofog che viene utilizzata in Europa. Sono due cose diverse; diverse per come guardano agli investimenti, per come guardano alla spesa personale, per come mettono o non mettono nella spesa per la difesa le pensioni del personale in quiescenza. Ma vi sembra che non possiamo sapere, nel Documento di finanza pubblica, cosa si intende fare e che cosa si intende per difesa quando si va a dire che la aumenteremo al 2 per cento del PIL (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Non sappiamo neppure quanto è adesso, se è all'1,2, se è all'1,5, ma è possibile che si possa governare in questo modo? Qui non si governa, qui si nasconde, si cela, si procede in modo autoritario, non trasparente, totalmente opaco.
Voglio fare riferimento ad alcuni punti specifici adesso, uno che mi sta molto a cuore, che è quello delle pensioni. Noi sentiamo la maggioranza dire, in particolare la Lega, che avrebbero cancellato la legge Fornero. In realtà, chiediamo una cosa più semplice, chiediamo che venga cancellata la legge Berlusconi, quella che dal 2009 (il decreto-legge n. 78 del 2009), con la Lega al Governo, il Governo Berlusconi, Meloni al Governo, ha agganciato l'età pensionabile alla speranza di vita, facendo una duplicazione, perché già c'è un aggancio che deriva dalla modificazione del coefficiente di trasformazione.
Chiediamo che venga tolta quella cosa lì; gliel'ho chiesto a Giorgetti. Gli ho detto: fermerete questa cosa? Mi ha detto che faranno, faranno, ma non si sa cosa faranno. La sospenderanno? Perché sospenderla è una fregatura, perché vuol dire che fra due anni non abbiamo tre mesi in più, ne avremo sei, tutti in un colpo, e il Governo che ci sarà può anche spararsi, perché davvero diventerà un costo difficilmente sostenibile. La toglieranno? Certamente non l'ha detto. Rimedieranno solo al problema dei 42.000/43.000 esodati, cioè quelli che sono nella via del limbo perché sono entrati in scivoli aziendali e se gli aumenti l'età pensionabile restano né lavoratori né pensionati? Questa non è una risposta che dovremmo avere in un Documento di finanza pubblica, visto che il Governo deve decidere nei prossimi giorni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) se non vuole tenere le persone con l'acqua alla gola fino all'ultimo secondo prima di andare in pensione? E invece niente ci è stato detto da questo Governo che ha fatto una sola cosa, ha bloccato tutti i canali di uscita anticipata; tutti li ha bloccati. Sapete quante persone sono andate in pensione con “Opzione donna” nei primi tre mesi di quest'anno? Cinquecentonovantadue. Cancellatela, abbiate questo pudore invece di venire qui in Aula a dirci che la volete mantenere, ampliare, eccetera.
Un'altra cosa molto importante riguarda la sanità. Siamo accusati dall'onorevole Tremaglia di alchimie contabili. Beh, si guardi allora la tavola 13 della Corte dei conti che ti fa vedere una cosa molto, molto carina, cioè la spesa sanitaria; secondo le previsioni del DFP, raggiungerà il 6,4 per cento del PIL nel 2027, una cifra bassissima nel confronto internazionale ma, al tempo stesso, il finanziamento del sistema sanitario, cui contribuisce lo Stato e che dovrebbe essere adeguato a finanziare i LEA (i livelli essenziali di assistenza), cala in quello stesso anno al 5,92 per cento. Ma questa differenza chi la paga? Chi la paga questa differenza? O non vengono dati i LEA, oppure le regioni dovranno farvi fronte con i propri disavanzi o ricorrendo alle addizionali.
Ma se ricorrono alle addizionali, caro Presidente, le addizionali le pagano solo quelli che pagano l'Irpef, e cioè quelli che sono nella progressività delle imposte, ossia i pensionati e i lavoratori dipendenti. Solo loro dovranno finanziare la sanità con l'aumento delle addizionali? E qui finisco con un ultimo riferimento, il riferimento al fiscal drag; non è possibile, non è possibile che non abbiamo ancora oggi - e non l'abbiamo nel Documento di finanza pubblica, Presidente - una stima del fiscal drag che, secondo stime indipendenti, si è portato via 25 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e che, secondo l'UPB, ha fatto sì che quel taglio al cuneo fiscale sia stato più che compensato dal fiscal drag, cioè non gli abbiamo dato un euro ai lavoratori dipendenti, a parte il primo 20 per cento, quelli più bassi per i quali, ovviamente, non scatta l'aliquota e non scatta il fiscal drag. Quindi andiamoci a vedere, dateci questo dato, che così capiamo com'è andata a finire.
Quindi tante omertà, un documento inutile, uno schiaffo al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Giorgianni. Ne ha facoltà.
CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). Presidente, onorevoli colleghi, Vice Ministro, il Documento di finanza pubblica che oggi discutiamo, come sappiamo, rappresenta un passaggio fondamentale nel nuovo contesto di governance economica europea. È il primo documento redatto dopo l'entrata in vigore delle nuove regole di bilancio dell'Unione che superano il vecchio Patto di stabilità e introducono un approccio più realistico, basato sul controllo della spesa netta. Un cambiamento profondo, sicuramente, che finalmente però consente di coniugare rigore ma anche crescita, sostenibilità e sviluppo.
L'Italia ha scelto di affrontare questa transizione con serietà, coerenza e responsabilità, ma non abbiamo cercato scorciatoie, abbiamo accettato la sfida di rientrare nei parametri europei e lo abbiamo fatto - come dire - senza rinunciare alla crescita, senza rinunciare agli investimenti, senza rinunciare a portare avanti, a far crescere la nostra Nazione; senza abbandonare, quindi, i settori strategici e senza lasciare indietro assolutamente nessuno.
La nuova regola europea fissa al centro della programmazione di bilancio la dinamica della spesa netta pubblica. È su questo parametro che saremo giudicati, è su questo parametro che l'Italia ha già saputo, ha già dimostrato di saper rispettare gli impegni, ed è da qui che dobbiamo partire. Nel 2024 non solo abbiamo mantenuto il percorso previsto dal Piano, ma abbiamo ridotto la spesa netta del 2,1 per cento, meglio di quanto indicato. Questo è un risultato che dà credibilità a questo percorso, dà credibilità al nostro percorso e rafforza la nostra posizione in Europa.
La relazione che oggi presentiamo è articolata in due sezioni: la prima è destinata alla Commissione europea e serve a certificare i risultati del 2024; la seconda, invece, è un documento politico, è un documento rivolto al Parlamento e ai cittadini che racconta dove siamo, dove vogliamo arrivare e cosa stiamo facendo per arrivarci. Il 2024 si è concluso - non lo potremmo negare, al di là della propaganda - con risultati importanti, con dati assolutamente incoraggianti: il PIL reale è cresciuto dello 0,7 per cento e, in un'Europa che rallenta, noi stiamo comunque crescendo, nonostante il panorama - come dire - sfidante; il deficit si è ridotto dal 7,2 al 3,4 per cento, più del previsto; l'occupazione ha raggiunto il 62,2 per cento, il massimo storico; i consumi delle famiglie, come è stato già detto dagli altri colleghi, sono cresciuti.
Sono questi i dati importanti, sono questi i dati da tenere in considerazione. I consumi delle famiglie sono cresciuti, sostenuti dalla ripresa del potere d'acquisto. Lo spread è in calo e le agenzie di rating ci hanno premiato con un upgrade.
Guardate che queste non sono cifre fredde, sono il segno concreto di determinate scelte politiche, di una scelta politica chiara, quella di una finanza pubblica che non vive finalmente più di espedienti, ma di concretezza, che costruisce basi solide per il futuro. Per il 2025 prevediamo una crescita pari allo 0,6 per cento e un deficit in discesa del 2,8 per cento, con un progressivo miglioramento fino al 2,3 per cento nel 2028. Il debito pubblico inizierà a calare dal 2027 grazie alla fine degli effetti straordinari legati al superbonus.
Stiamo facendo ordine nei conti, ma senza spegnere il motore dello sviluppo. Infatti, lo abbiamo detto, non abbiamo rinunciato agli investimenti: a marzo del 2025 abbiamo già speso il 34 per cento delle risorse PNRR, pari a 66 miliardi, e il 54 per cento dei fondi ricevuti. La spesa crescerà nel 2025 e nel 2026, anche se alcuni investimenti saranno contabilizzati nei bilanci successivi. Il monitoraggio è continuo, trasparente e consente interventi correttivi in tempo reale. L'obiettivo è chiaro: spendere bene, spendere con criterio, ma spendere tutto, creando occupazione, infrastrutture e sostenibilità.
Questo Documento conferma che anche il Governo ha scelto di non tagliare, ma di riformare. Nel 2024 è proseguita la modernizzazione della pubblica amministrazione, la riforma della giustizia civile, la riorganizzazione degli incentivi alle imprese. Sul fronte fiscale, abbiamo iniziato a costruire una riforma strutturale, finalmente: revisione delle detrazioni Irpef, riduzione del cuneo fiscale e riforma del catasto. Concretezza, tanta concretezza. Stiamo semplificando per liberare energie.
Anche sul fronte sociale il nostro impegno è chiaro e concreto: rafforzare l'assegno unico universale, abbiamo introdotto il bonus nuove nascite, estendiamo il bonus asilo, incentiviamo l'occupazione femminile con l'esonero contributivo per le madri lavoratrici. Non si tratta solo di numeri, ma di scelte di campo ben precise. Sappiamo bene che le famiglie italiane non chiedono solo stabilità macroeconomica, ma anche opportunità, fiducia, sicurezza.
Sicurezza che riguarda anche il nostro ruolo nello scenario internazionale, per forza: i dati aggiornati secondo gli standard NATO indicano che nel 2025 raggiungeremo l'obiettivo del 2 per cento del PIL per la difesa. È un impegno che abbiamo assunto nel 2014 e che oggi diventa ancora più necessario alla luce delle tensioni geopolitiche. Ovviamente siamo un Paese credibile, che rispetta gli impegni presi con gli altri Paesi e con i cittadini. L'Italia è pronta a fronteggiare le sfide, anche della guerra commerciale. Alcune risorse potranno essere destinate a imprese e lavoratori colpiti dalle tensioni tra Stati Uniti, Europa e Cina, e il confronto con le parti sociali ci aiuterà a indirizzare gli interventi laddove ce n'è più bisogno.
Il quadro globale è fragile, lo sappiamo: le tensioni internazionali, il rallentamento della crescita, la volatilità dei mercati sono tutti fattori di rischio, lo sappiamo bene, ma proprio per questo oggi serve una politica economica seria, prudente, ma non certo passiva. Serve la capacità di guardare oltre l'emergenza, ed è quello che stiamo facendo, di investire nel capitale umano, nell'innovazione, nella coesione territoriale e anche generazionale, molto importante. È questa la strada che abbiamo imboccato. Poi, onorevoli colleghi, non abbiamo la pretesa di dire che tutto è risolto.
Siamo in cammino verso una ripresa ancora più decisiva, però abbiamo anche il dovere di dire finalmente la verità: l'Italia sta facendo la sua parte e la sta facendo con grande concretezza, con equilibrio e determinazione, e soprattutto con visione, con visione politica, che è quella che mancava fino adesso. Il Documento di finanza pubblica 2025 non è solo un esercizio tecnico, è la fotografia di un Paese che ha scelto, appunto, la serietà, che non rinuncia a crescere, che affronta le difficoltà con responsabilità, ma anche con speranza. E allora andiamo avanti, andiamo avanti con questo spirito per il bene dell'Italia e degli italiani. Per queste ragioni, con convinzione, esprimiamo, ovviamente, il nostro parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Dell'Olio. Ne ha facoltà.
GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Governo, colleghe e colleghi, in Commissione bilancio l'ho già detto, ma lo ripeto qui, questo Documento di finanza pubblica è fragile. Voi lo definite prudente, ma è ottimistico: il più 0,6 per cento di crescita del PIL è già stato smentito qualche giorno fa da Fitch, che ha dichiarato uno 0,3 per cento, e proprio ieri il Fondo monetario internazionale ha dato uno 0,4 per cento. Eppure, proprio ieri, il Ministro Giorgetti ha incontrato i funzionari italiani del Fondo monetario internazionale, ma l'unica cosa che ha detto - e riporto il virgolettato delle agenzie di stampa - è: “Viviamo insieme questo momento storico”. Sui dazi, intendeva.
“Noi cercheremo di farlo al meglio, voi continuate con la consueta professionalità e dedizione. Migliorarci ancora di più per superare gli ostacoli e avere un lieto fine”. Presidente, ma dove vive il Ministro Giorgetti? Lieto fine? Non siamo in una favola. Vada a dirlo alle imprese che da mesi aspettano un segnale concreto, mentre siamo al venticinquesimo mese consecutivo di calo della produzione industriale. Il Ministro riveda la sua affermazione che non è compito del Governo occuparsi della politica industriale, e, aggiungo io, si vede.
Questo Documento è povero, è vuoto, non rispetta nemmeno le promesse informative di livello minimo fatte da voi quando, nel gruppo di lavoro per la revisione della normativa, non avete voluto accettare quello che tutti - opposizioni, Ufficio parlamentare di bilancio, Corte dei conti, Istat - vi avevano chiesto, e cioè di preservare la ricchezza informativa del DEF. Avete fatto il contrario, avete prodotto un Documento che, sì, rispetta i dettati dall'Unione europea, ma contravviene a tutta quella parte della normativa italiana, tuttora in vigore, per cui tutta una serie di informazioni va fornita, ove non in contrasto con la normativa europea.
Mancano le previsioni programmatiche per un orizzonte temporale almeno fino al 2028 e che riguardasse anche le politiche invariate. In questo modo sarebbe stato possibile avere una chiara visibilità della direzione in cui si ritiene che debba andare il nostro Paese. Il DFP contiene, invece, le sole stime tendenziali, senza nulla chiarire in merito a eventuali interventi correttivi per rilanciare la crescita. L'Ufficio parlamentare di bilancio ha denunciato il livello di incertezza in merito alle guerre commerciali, ai dazi, al piano di riarmo, al PNRR, ma voi, in un contesto economico e geopolitico sempre più instabile, parlate di prudenza.
Questa però non è prudenza, signor Presidente, la chiamerei incapacità di proporre soluzioni e illustrare una visione del futuro. Per il Governo il più rilevante tema di politica economica non è aiutare le imprese, migliorare la sanità, supportare i lavoratori, ma il rafforzamento della capacità di difesa europea, e si sta attualmente valutando la possibilità di richiedere l'attivazione della clausola di salvaguardia nazionale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma voi davvero pensate che il ReArm Europe - o, come si chiama ora, Readiness Plan - farà ripartire l'economia? L'Ufficio parlamentare di bilancio ha detto chiaramente che la spesa in armamenti ha un moltiplicatore, nel migliore degli scenari, pari a 0,5 - mettiamo 100 euro, ce ne tornano 50 - e proprio ieri è stato bocciato dalla commissione JURI all'unanimità, perché la von der Leyen ha chiesto di applicare l'articolo 122 per far passare, senza il voto dell'Europa, questo piano di riarmo. Non è così, è stato sonoramente bocciato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
E tutto questo senza contare la questione dazi, un problema che non è stato certamente superato con la visita di qualche giorno fa della Presidente del Consiglio a Trump. Un problema che si accompagna anche alla forte dipendenza del sistema Italia dalle esportazioni, che per il 48 per cento è rivolto verso i mercati extra UE e per il 10 per cento proprio verso gli Stati Uniti. Presidente, non ho tempo per andare a fondo su tutti i temi che questo Documento tocca, quindi farò solo qualche accenno ad alcune aree.
Sul piano fiscale, il Documento si porta dietro le problematiche della misura di riforma dell'Irpef e del taglio del cuneo fiscale, con gli acconti per i periodi d'imposta 2024-2025 che si basano ancora sulle vecchie aliquote, con la conseguenza che i cittadini finanzieranno ancora di più lo Stato. La flat tax, infarcita di detrazioni per rendere quanto più progressivo possibile un sistema che progressivo non è e non può essere, e che, di base, sarebbe in contrasto con la Costituzione, è stata appena cassata, ieri, dal Fondo monetario internazionale, che ha detto: per allargare la base imponibile, l'Italia può considerare l'eliminazione della flat tax sui lavoratori autonomi. Avete tagliato Transizione 4.0 per 5.0, che, intanto, ha avuto un tiraggio minimo, alla faccia della semplificazione e della sburocratizzazione di cui vi vantate.
Solo il Ministro Foti, recentemente, ha certificato l'inefficacia della misura. Il PNRR è in fortissimo ritardo, anche e soprattutto per responsabilità di questo Governo, che ha rinviato in avanti una serie di progetti e spese; al momento ne mancano ancora 284, fra traguardi e obiettivi, di cui 177 da chiudere nell'ultimo semestre di Piano e, secondo l'Osservatorio sul Recovery Plan, almeno 94 miliardi sono a rischio.
Sul lavoro, prima ho sentito qualche collega della maggioranza esultare per una crescita dell'occupazione che, in realtà, nasconde povertà, precarietà e un crollo della produttività: meno 1,6 per cento, segno che il mercato del lavoro che aumenta è basato sul lavoro povero e instabile. Per non parlare del tasso di partecipazione delle donne, che è al 57,6 per cento, tra i più bassi dell'Unione europea. Ricordo che abbiamo la prima Presidente del Consiglio donna. Mi sarei aspettato una rivoluzione in tal senso, ma no (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Per smantellare qualsiasi narrativa sull'occupazione in crescita, basta andare a vedere i dati della Cassa integrazione guadagni: c'è un aumento significativo delle ore della CIG rispetto al periodo pre-pandemico e l'uso continuo ed estensivo di questo strumento rischia di farlo diventare un sistema di congelamento dell'occupazione e non di tutela transitoria.
Nel DFP non c'è alcuna strategia per colmare il gap tra domanda e offerta, nessun piano per riqualificare chi lavora nei settori in transizione. La transizione ecologica viene fortemente ridotta e non è in linea con le indicazioni del Consiglio dell'Unione europea sulla riduzione della dipendenza dai combustibili fossili. Come se non bastasse, la Presidente del Consiglio è appena stata negli USA e ha detto al Presidente Trump che l'Italia comprerà altro gas dagli Stati Uniti.
Poi c'è il ritorno al nucleare, sì, anche questo. Raccontate l'ennesima favola a voi stessi e agli italiani. Il nucleare a fusione è ad almeno due decenni di distanza - se ci va bene -, quello a fissione di quarta generazione non esiste ancora su scala industriale (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Lo ha detto il premio Nobel Parisi non più tardi di due mesi fa in audizione in Parlamento, non lo sto dicendo io. Senza entrare nel merito del fatto se sia giusto o meno andare verso il nucleare a fissione - secondo noi è sbagliato per vari motivi -, fra costi e tempi, siamo ben oltre quello che è accettabile per il nostro Paese, che ha problemi adesso di approvvigionamento energetico.
Infine, la sanità: un disastro annunciato. Mancano 12 mesi alla scadenza dell'utilizzo dei fondi del PNRR, ma c'è un ritardo mostruoso. Su 1.028 interventi per le case di comunità, ne sono stati collegati solo 44; su 600 centrali territoriali, attivate poco più di un terzo. Il personale sanitario è diminuito, le liste d'attesa sono esplose, nonostante il vostro decreto-legge Liste d'attese. Per voi la sanità va calcolata in valore assoluto e non in percentuale sul PIL, che fate rimanere al 6,4 per cento. Peccato che è normale che la spesa in valore assoluto aumenti, specie in un Paese che, al momento, è il secondo più vecchio al mondo e ben sapendo che oltre il 50 per cento della spesa sanitaria della vita di una persona si concentra oltre i 65 anni. Potrei andare avanti ancora per molto tempo, signor Presidente, perché tanti sono gli spunti di questo DFP che andrebbero approfonditi, ma devo concludere. Questo documento non offre un futuro, non offre nemmeno un presente. È pieno di omissioni. L'incertezza viene spacciata per prudenza, la propaganda prende il posto della responsabilità. Il punto è proprio questo: se sapete di mentire è grave, ma, se davvero pensate di fare il bene del Paese, è molto peggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Baldino. Ne ha facoltà, per due minuti.
VITTORIA BALDINO (M5S). Grazie, Presidente. Si può dire che la politica è l'arte di fare le scelte e voi, con questo Documento di finanza pubblica, avete fatto scelte molto chiare. Si può dire che questo, che al di là della propaganda, dei proclami e delle dichiarazioni a mezzo stampa o in diretta Facebook - giammai davanti alla stampa che, magari, possa fare delle domande scomode alle quali dare delle risposte reali - è il vostro manifesto politico. Questa è una dichiarazione politica delle scelte che avete fatto. Voi avete scelto in questo Documento di finanza pubblica, dove decidete dove allocare le risorse, di non finanziare la sanità, di non finanziare l'aumento dei salari dei lavoratori e delle lavoratrici, di non finanziare l'istruzione, di non finanziare investimenti per le imprese che scontano il ventiquattresimo mese consecutivo di crollo della produzione industriale, cioè due anni, esattamente due anni nei quali voi siete al Governo del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Avete scelto di non finanziare tutto questo. Avete scelto però di finanziare un Piano di riarmo, che è un piano di distruzione e non è un piano di crescita. Avete scelto di non colmare il gap infrastrutturale del Paese, che non consente lo sviluppo del Paese, sacrificandolo sull'altare della propaganda. E la propaganda di questo Governo si chiama, sul piano infrastrutturale, Ponte sullo Stretto. Ci avete detto che porterà crescita, sì, per il momento porterà la crescita degli stipendi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) dei manager, dei dirigenti e dei quadri, ma non la crescita del Paese! Avete scelto di sacrificare le infrastrutture vitali per una parte del Paese e mi riferisco al Sud Italia, quel Sud Italia di cui tanto vi riempite la bocca quando ci andate a prendere voti, perché, sapete una cosa? Voi prenderete treni veloci per tornare a festeggiare un sobrio 25 aprile, domani, ma io, quel treno veloce, per tornare a casa non lo posso prendere, perché in Calabria l'alta velocità non c'è e leggendo questo documento non ci sarà mai, perché avete scelto di finanziare per 15 miliardi il Ponte sullo Stretto, che poco serve a quella regione e anche alla Sicilia, e di non finanziare con quei 18 miliardi che servono…
PRESIDENTE. Concluda per favore.
VITTORIA BALDINO… per costruire l'alta velocità in Calabria.
Allora, Presidente, concludo. Si parla tanto di Calabria straordinaria, ne parla il Governo, ne parla il governo regionale. In realtà, quella non è una Calabria straordinaria. La Calabria, sì, sarebbe straordinaria, ma per voi la Calabria è sacrificabile. Voi avete scelto da che parte stare: dalla parte di chi sacrifica, ancora una volta, quella regione, una parte d'Italia. Noi abbiamo scelto di stare dalla parte di chi è stanco di essere sacrificato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.
(Annunzio di risoluzioni - Doc. CCXL, n. 1)
PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le seguenti risoluzioni, che sono in distribuzione: Bignami, Molinari, Barelli, Lupi n. 6-00173, Ubaldo Pagano ed altri n. 6-00174, Richetti ed altri n. 6-00175, Riccardo Ricciardi ed altri n. 6-00176, Grimaldi ed altri n. 6-00177 e Boschi ed altri n. 6-00178 (Vedi l'allegato A).
Ha facoltà di replicare il Vice Ministro dell'Economia e delle Finanze, Maurizio Leo, che invito anche a dichiarare quale risoluzione intenda accettare.
(Parere del Governo - Doc. CCXL, n. 1)
MAURIZIO LEO, Vice Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, Presidente. Il Governo non intende replicare e accetta la risoluzione Bignami, Molinari, Barelli, Lupi n. 6-00173.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,17).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento. Sospendo brevemente la seduta che riprenderà alle ore 11,24.
La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 11,17, è ripresa alle 11,25.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. La seduta è ripresa.
Riprendiamo il seguito della discussione del Documento di finanza pubblica 2025.
(Dichiarazioni di voto - Doc. CCXL, n. 1)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare il deputato Benedetto Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. In questo Documento di finanza pubblica c'è un dato che io giudico positivo, che è il dato dei saldi di bilancio. Vorrei dire al Vice Ministro e a tutti i colleghi di maggioranza: benvenuti nel club, nel club di quelli che pensano che la disciplina di bilancio sia un valore, che voi avete sempre contestato parlando di austerity. Seguite in questo le linee del Governo Draghi e va benissimo. Avete scoperto che le agenzie di rating - l'ho ascoltato poco fa - non sono parte di un complotto demo-pluto-giudaico-massonico, ma sono degli istituti che valutano l'affidabilità del creditore pubblico. Quindi, benvenuti anche nel club di quelli che considerano, senza farne un totem, le agenzie di rating un punto di riferimento essenziale per chi vuole gestire le finanze pubbliche, a maggior ragione di un Paese altamente indebitato come questo.
Ma fuori di questi automatismi e grazie al fatto - e ormai lo riconoscete anche voi: lo riconoscono Meloni e Salvini; Salvini non lo dice ancora, ma fra poco lo dirà - che i binari di finanza pubblica concordati con l'Unione europea sono un beneficio per il Paese, per i contribuenti, per i lavoratori e non un vincolo dei burocrati ottusi di Bruxelles, fuori di questo, dicevo, non c'è nulla. Io non voglio sottovalutare il fatto che i conti pubblici siano a posto, ma sono a posto per automatismi e per il resto non c'è nulla.
Leo, che è maestro in questo, sa benissimo che, con l'inflazione che va e senza alcuna restituzione del fiscal drag, si puniscono pensionati e lavoratori dipendenti, che non possono sfuggire a questo; si prendono soldi e sostanzialmente si danno loro soldi che si riprende il fisco attraverso, appunto, il fiscal drag, cioè il cambio di scaglione. Insomma, va bene, ma sono abbastanza capaci tutti di fare le cose così, tant'è che voi non mettete il quadro programmatico ma solo il quadro tendenziale e ha ragione la collega Guerra. Il fatto che non sia obbligatorio non significa che sia stato bene interrompere una tradizione che nel DEF c'era, cioè di inserire il quadro programmatico. Ma voi non siete in grado di fare il quadro programmatico perché non c'è niente di programmato: non c'è una riforma - una! - che possa incidere positivamente sulla crescita asfittica e, quindi, sull'occupazione e sulla produttività. Non c'è nulla, salvo quello che sta accadendo col PNRR e anche qui non è certo merito di questo Governo.
Quindi, il difetto è che non c'è nulla. A questo aggiungo, in conclusione, che ormai siamo oltre la metà della legislatura e la prossima legge di bilancio sarà l'ultima legge di bilancio prima di quella elettorale dell'anno successivo, se rimanete in carica e siamo allo zero al quoto: se non ci fosse il PNRR saremmo allo zero al quoto per quel che riguarda le riforme.
Chiudo su un punto. Nel frattempo, vi occupate molto di banche. Siete cresciuti in 20 anni inveendo contro la politica che si occupava di banche - mi spiace che non ci sia Giorgetti - ed entrate a gamba tesa nel mercato del credito italiano. Siete al contempo arbitri e giocatori.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Decidete a quale scalata non si contrappone il golden power e a quale sì su squisite ragioni politiche di parte - la vostra parte - e questo farà danni al Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Steger. Ne ha facoltà.
DIETER STEGER (MISTO-MIN.LING.). Grazie. Il Documento di finanza pubblica 2025 non è soltanto una tabella di cifre o una previsione contabile: è una dichiarazione di intenti, è lo specchio della visione che abbiamo del nostro Paese, il suo posto in Europa, il suo futuro economico e civile. Lo dico subito con la massima chiarezza: noi ci riconosciamo in una visione che affonda le sue radici nei principi della libertà economica, della responsabilità individuale e della sostenibilità delle scelte pubbliche. Ma a tutto questo aggiungiamo, con altrettanta forza, una convinzione che ci definisce profondamente: siamo europeisti e non per calcolo, non per convenienza, ma per convinzione autentica. Crediamo in un'Europa che non sia solo un vincolo contabile ma un progetto politico, un orizzonte di pace, prosperità e progresso condiviso.
In quest'ottica, guardiamo al DFP 2025 con spirito di vigilanza costruttiva. Il Documento sceglie giustamente la via della prudenza, con traguardi non clamorosi ma con tappe essenziali, perché ricostruire la fiducia dei mercati, dell'Europa e dei cittadini richiede sobrietà, coerenza e soprattutto continuità. Troppo spesso viene infatti trascurato nel dibattito politico un passaggio fondamentale, ossia la centralità della credibilità istituzionale. La credibilità non si costruisce a colpi di annunci, ma con una coerenza di comportamenti nel tempo. È questo che osservano i mercati internazionali, è questo che misura la Commissione europea ed è questo che aspettano i cittadini onesti che pagano le tasse, che lavorano senza protezioni e che investono senza garanzie. Non serve il colpo di teatro: serve il lavoro paziente, quotidiano e serio. La lezione che ci ha lasciato Mario Draghi è questa: un Governo è credibile quando parla il linguaggio della verità, quando non promette l'impossibile, ma costruisce l'utile, il giusto e il duraturo.
Il DFP in parte raccoglie quelle eredità, ma - diciamolo con franchezza - ancora timidamente e soprattutto non è chiaro quale sia il programma concreto del Governo. Quindi, in primis chiediamo più chiarezza e più trasparenza nelle scelte da compiere e poi chiediamo più coraggio nelle riforme. Non parliamo per retorica, parliamo per esperienza. Mi si consenta, allora, di essere più preciso. Se parliamo di riforma della spesa pubblica, dobbiamo finalmente distinguere tra ciò che è spesa assistenziale e improduttiva e ciò che è investimento strategico. Non possiamo più permetterci un bilancio pubblico che eroga miliardi in misure frammentate temporanee che finiscono per drogare la domanda interna senza incidere sulla capacità produttiva del Paese. Serve una revisione della spesa basata su valutazioni di impatto, efficienza amministrativa e orientamento ai risultati. È tempo di passare da una logica quantitativa a una qualitativa nella gestione della finanza pubblica. Serve una riforma fiscale vera, che riduca la pressione su chi produce, lavora e rischia. Non più micro bonus disordinati, ma un fisco semplice, trasparente ed equo. Serve una riforma radicale della giustizia civile per dare certezze ai cittadini e tempi accettabili alle imprese, perché un processo che dura anni è un freno alla crescita e un ostacolo alla libertà.
Inoltre, se parliamo di politiche del lavoro, dobbiamo dire con forza che non basta distribuire sussidi per placare la disoccupazione giovanile. È un'illusione pericolosa. Serve un cambio di paradigma, servono politiche attive vere, centri per l'impiego moderni, incentivi alla formazione duale e una fiscalità agevolata per chi assume under 30 in settori ad alto valore aggiunto. Soprattutto, serve dare dignità al lavoro autonomo, agli artigiani e ai professionisti che rappresentano una colonna portante della nostra economia reale. Oggi più che mai liberare la produttività diffusa nel Paese è un atto di giustizia.
Quanto, poi, alla questione del capitale umano, un dramma nazionale è la fuga dei giovani talenti. Oggi perdiamo ogni anno migliaia di neolaureati e lavoratori specializzati, che vanno a costruire il futuro altrove. Questo è il vero costo occulto del nostro Paese. Allora, se vogliamo parlare di crescita, partiamo da qui: trattenere, attrarre e valorizzare competenze. Come? Con università, istituti tecnici e centri di formazione duale finanziati per merito, con un patto fiscale a lungo termine per i giovani che restano o rientrano, con un sistema che premi la ricerca, l'innovazione e l'iniziativa individuale. È questa la sfida che ci chiama a una visione ambiziosa e non difensiva del nostro Paese.
Infine, serve, con la stessa urgenza, una semplificazione normativa e amministrativa che tolga sabbia dagli ingranaggi dell'economia, perché oggi chi vuole investire in Italia si scontra con una burocrazia spesso ostile e sempre dispersiva.
Perché, onorevoli colleghi, l'Italia ha tutto per essere un Paese guida in Europa: capacità produttiva, ingegno, spirito imprenditoriale, posizionamento geopolitico. Ma ha un limite strutturale, la mancanza di continuità riformatrice. Ogni stagione inizia con buone intenzioni, ma poi si perde nel compromesso, nella paralisi, nel calcolo di breve termine. Noi chiediamo di spezzare questo ciclo, di mettere le basi per un nuovo patto tra generazioni in cui l'efficienza pubblica e la libertà economica non siano alternative, ma alleate.
Il Paese ha bisogno di concretezza, di verità, di coraggio. Siamo pronti a sostenere un percorso di riforme ambiziose se sarà coerente con i principi che ci guidano: libertà, responsabilità, sussidiarietà e merito. E siamo altrettanto pronti a vigilare, con determinazione, perché quelle promesse non si perdano ancora una volta nei meandri dell'inerzia. Per queste ragioni esprimiamo un voto di astensione responsabile, non per calcolo tattico, ma per coerenza, perché riconosciamo nel DFP 2025 segnali incoraggianti, ma anche limiti che vanno superati. Chiediamo più coerenza e più trasparenza, più ambizione. Chiediamo un Paese che torni a crescere non per caso, ma per scelta (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Presidente, onorevoli colleghi, signori del Governo, Vice Ministro Leo, il Documento di finanza pubblica dovrebbe essere il documento più importante programmatico di politica economica, volto a illustrare gli interventi e le priorità individuate dal Governo in materia di finanza pubblica. Dico dovrebbe perché anche quest'anno - l'anno scorso c'era la scusa del cambio di governance europea, quest'anno stiamo cambiando la legge di contabilità - il Governo ha ritenuto di presentare solo il quadro macroeconomico tendenziale, rendicontando i progressi fatti nell'attuazione del Piano strutturale di bilancio 2025-2029.
E non ve lo stiamo dicendo solo noi, lo avete ascoltato da tutta l'Aula, ma nelle audizioni, soprattutto, ve lo hanno detto sia Banca d'Italia che la Corte dei conti: servono più dettagli per poter dare un giudizio, soprattutto qui, in Parlamento. Anche perché viviamo un periodo che è gravido di incertezze. Una guerra economica in corso, i cui effetti cambiano di giorno in giorno. La vicenda dei dazi, con gli effetti diretti, gravi, che potrebbe avere sul nostro Paese, ma soprattutto con quelli indiretti, che sono anche difficilmente individuabili da parte degli imprenditori, e servirebbe una bussola per farlo.
C'è una guerra alle porte dell'Europa. Insomma, il momento è problematico. Mi permetta di dire, se mi consente il Presidente, è un gran casino e voi giocate a nascondino. Non è proprio, forse, la posizione ideale, magari per voi, ma non per gli italiani. Vi rifugiate dietro dei numeri del passato, che sono però logorati. Forse riuscite a tenere i numeri in ordine da parte del bilancio pubblico, ma per quanto riguarda il potere di acquisto delle famiglie, la competitività delle imprese, questo sicuramente non basta.
Anche perché - l'ho già detto al Ministro, lo ripeto anche a lei - credo che molte volte il prezzo dell'ordine del bilancio pubblico avete scelto di farlo pagare ai più fragili e anche in maniera ingiusta. Penso che lo avete fatto, ve lo ripeto, quando siete intervenuti sul superbonus, risoluti, ma non risolutivi, perché non avete bloccato il superbonus. Avete impedito a chi non aveva capienza di poter vendere i propri crediti, mentre avete lasciato proseguire la possibilità del superbonus per chi, invece, era più facoltoso. E ve l'ho detto nella legge di bilancio, ve lo abbiamo detto, state mettendo la polvere sotto il tappeto.
Anche l'operazione sulle banche, con quei prestiti non contabilizzati come tali, è stata un'operazione di maquillage. Quindi i numeri non si mettono bene, non è il momento di nascondersi. Siamo di fronte all'ennesimo calo della produzione industriale, sappiamo che, se abbiamo ancora lo zero virgola di crescita, lo dobbiamo sostanzialmente al PNRR; un PNRR che, però, inizia a mostrare segni preoccupanti di rallentamento. Abbiamo interrogato il Ministro Foti pochi giorni fa e ha dovuto riconoscere che è necessario accelerare.
È necessario accelerare, però, nonostante la revisione dello scorso 4 marzo, sul piano degli investimenti il 20 per cento dei progetti risulta in ritardo, e potrei elencarvi missione per missione dove siamo, mi limito alle prime. Missione 7-REPowerEU, speso l'1,45 per cento; Missione 6-Salute, 18 per cento, e il bollettino potrebbe proseguire. Le esportazioni italiane verso gli USA valgono circa il 3 per cento del PIL. Il tasso di crescita reale che per l'anno 2025 risulta dimezzato: lo 0,6 per cento contro l'1,2 delle previsioni, e potremmo continuare.
Insomma, ci sono tanti motivi perché la discussione di oggi avrebbe dovuto essere un momento di confronto serio con le vostre politiche, soprattutto perché abbiamo davanti a noi anche un calo delle stime di crescita dello 0,2-0,4 per il 2025 e dello 0,4-0,6 per il 2026, con un rapporto debito/PIL che ha ricominciato a crescere, che andrà al 136,6 e sopra il 137 il prossimo anno. Quindi, di fronte a questa situazione vedere che vi limitate a tagli alla spesa lineari, mentre andate a ingrassare le fila dei vostri collaboratori personali, non può certo bastare.
E allora veniamo alla giornata di oggi, perché, se non troviamo nel Documento di finanza pubblica gli elementi per capire quali siano le vostre politiche, in che modo intendete affrontare questo momento di difficoltà, dobbiamo farlo leggendo tra i vostri atti, tra le dichiarazioni dei Ministri o della Presidente del Consiglio. Per quanto riguarda il calo della produzione industriale, ci ricordiamo quello che ha detto il Ministro dell'Economia: “La politica industriale la fanno gli imprenditori”.
Sembrerebbe anche un piglio da liberista, però inizia a suonare come un piglio da liberi tutti, cioè si salvi chi può, fate un po' quello che riuscite, perché noi non abbiamo un'idea di come tirarvi fuori dai guai. Spegniamo il radar e, come ho detto in audizione a Giorgetti, andiamo “a fari spenti nella notte”, che sarà anche una bella emozione, che ci riporta alla nostra giovinezza, ma ancora una volta non è una buona postura per gli italiani.
Eppure non siete così liberisti quando si tratta di banche, che sembra davvero essere la vostra ossessione. Perché ci colpisce, sempre nel voler andare a interpretare attraverso i fatti qual è l'intenzione, dove volete portare il Paese, l'esercizio del golden power su un'operazione di mercato tra 2 banche italiane. Davvero ci confondete, cioè dobbiamo interrogare la Sibilla Cumana e non guardare il Documento di finanza pubblica per domandarci dove ci vuole portare il Governo in una navigazione così perigliosa. Proviamo a trovare allora la risposta andando in alto, vediamo cosa dice la Premier, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
E nei giorni scorsi, guardando, sbirciando i social - perché è lì che bisogna andare, alla fonte dei social per capire qual è il pensiero della Presidente del Consiglio - ho detto: oh, finalmente abbiamo una posizione forte, chiara, precisa. Quando ho letto il titolo di quel post, bisogna stringere i bulloni, e si riferiva agli americani, mi dico: finalmente mette in riga questi grandi bulli, questi bulloni. E invece no, se uno va a leggere cosa c'è dietro quei bulloni, dico finalmente. No, vai a leggere il memorandum of understanding, ma che stringere i bulloni! Andiamo a sottoscrivere, prima ancora di aprire delle trattative, sostanzialmente la loro volontà.
Ma scusate, in un momento in cui il Presidente degli Stati Uniti ci ricorda che c'è il mondo che fa la fila per baciargli sappiamo tutti che cosa, noi ci sbracciamo per saltare la fila? Ma non è una postura decorosa questa (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe). Non capisco veramente dove vogliate portare questo Paese, o forse questa ambiguità, perché è la cifra di questo Documento di finanza pubblica ed è la cifra del vostro Governo, più che servire al Paese, serve a voi per sfuggire dalle responsabilità. Non possiamo che pensare questo, allora.
E invece servirebbe occuparsi dei problemi reali, servirebbe occuparsi della competitività delle nostre imprese e del potere d'acquisto delle famiglie. E la via maestra - visto che c'è lei, Vice Ministro Leo, parliamo allora di tasse, di fisco - sarebbe quella di ridurre la pressione fiscale per gli italiani, partendo, come le è stato ricordato, dal problema del fiscal drag. Non andare preventivamente a fare sconti sulle grandi aziende multinazionali americane, pensando di ottenere chissà quali benefici.
Concentriamoci sul nostro fisco: la pressione fiscale è troppo alta, pesa sulle famiglie e sulla competitività delle imprese.
A questo si unisce lo stato un po' comatoso del PNRR, che, per sommi capi, abbiamo ricordato, e il riemergere dell'inflazione, che purtroppo trova il suo cavallo con cui galoppare nel tema dell'energia. Anche qui, abbiamo appena affrontato un DL Bollette con cui, anche in questo caso, si è voluto fare uno slogan che non risolve i problemi, tant'è che, attraverso gli oneri concessori, vi accingete ad aumentare le bollette per vostra stessa mano.
Ecco, non parliamo della sanità, delle vostre promesse sulle liste d'attesa, che voi stessi avete dimenticato e non affrontate più nelle riforme. Ci sono tanti motivi per dire che state esautorando il Parlamento in questo dibattito e, quindi, ovviamente, la nostra posizione è di contrarietà (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Il Governo è riuscito in un'opera molto difficile, cioè presentare un Documento di finanza pubblica senza numeri. È un po' come respirare senz'aria, se non si è un microrganismo o un pesce con le branchie. Ma proviamo a estrarre ossigeno da questa manifestazione plastica di totale incapacità di programmazione del sistema pubblico, anche perché ormai siamo abituati, anche lo scorso anno è avvenuto così. Peccato che nel 1988, quando fu introdotto l'allora DPF, aveva una chiara dimensione programmatica, aveva un senso esplicito, se posso dire, cioè dettagliare la manovra e delineare la differenza tra un andamento tendenziale e programmatico; quindi, sapere prima dell'estate come procedere con le misure autunnali.
Ora siamo alle indicazioni - per essere gentile - di massima e il Parlamento, di fatto, cessa di esercitare un ruolo nel definire l'allocazione delle risorse. Il bilancio si è trasformato in un maxiemendamento, ma attenzione: questo DFP è un vuoto, per così dire, efficiente. Non contiene nulla, se non la certezza che le previsioni di crescita del PIL vanno dimezzate nel 2025 e nel 2026. Ma io lo definisco efficiente, perché non decidere nulla ha un effetto, cioè altri attori o tendenze decidono al posto nostro. Decide il Patto di stabilità, che voi avete votato e che, di fatto, ci restituisce già per il 2025 dodici miliardi di tagli; decide il Piano di riarmo dell'Europa e della NATO, che voi avete votato e che a giugno stabilirà un aumento ulteriore delle spese militari al 3 per cento del PIL. E, stando al DFP, saranno proprio gli investimenti per la difesa a far crescere gli investimenti pubblici italiani, nel triennio che abbiamo davanti, del 16 per cento, ovvero di 12,3 miliardi. Dove li prenderemo? Non si sa, o meglio noi lo sappiamo bene: di nuovo dalla spesa sociale.
E, alla fine, decide anche Trump, che vi ricatta con i dazi e che voi ripagate con satelliti, armi e gas liquido. Un particolare che però il vostro documento rimuove, rivelando un Governo non solo incapace, ma anche subalterno. Il protezionismo degli Stati Uniti potrebbe avere, sulla nostra economia, un effetto domino su tantissimi settori. Ma davvero - lo chiedo al Sottosegretario - pensate di ricevere un trattamento di maggior favore? Per Donald Trump non è che l'estremo tentativo di rimediare a una devastante crisi debitoria; una crisi cresciuta negli anni grazie a un globalismo senza regole, che ha generato enormi squilibri. Ma si va avanti ad assecondare, anzi offrendosi di pagare noi per conto loro, proponendo accordi sulle armi e sul gas, che addosseranno sugli italiani il debito statunitense. Una corsa al riarmo bocciata anche da Bankitalia, chiarendo che, senza un coordinamento europeo, di quella spesa beneficeranno solo i Paesi con minor vincolo di bilancio.
Lo dico a lei, Presidente Mule', per interposta persona, per Giorgetti, se ci segue, se ci ascolta: non sarà l'Italia. È la Germania, Ministro, se non avesse colto. Anche l'UPB vi ha detto che l'aumento delle spese militari causerebbe crescita del debito e avrebbe un effetto regressivo sulla finanza pubblica. La verità è che le risorse per finanziare l'economia di guerra non ci sono, se non tagliandole alla spesa sociale. Giorgetti può truccare le carte quanto vuole, ma la spesa militare, oggi, non è al 2 per cento. Non ce la caveremo con la NATO, contabilizzando le spese per i Carabinieri, la Guardia costiera, la Guardia di finanza o addirittura i CPR in Albania.
Ma guardate: se volete far trucchi, noi ci stiamo. Se volete dire che la migliore difesa è la sanità pubblica, possiamo andare al 10 per cento del PIL, siamo pronti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). L'obiettivo del 2 per cento - ve lo ricordiamo - non è giustificato da nulla, nemmeno in termini militari, e fa i conti senza le previsioni sul PIL. È un mero artificio per aumentare la spesa militare. E l'Italia non ha la capacità produttiva per produrre le armi volute da Bruxelles e dalla NATO. La verità è che la lobby, anzi, le lobby armate sono l'unico settore senza austerità. E voi, quelle lobby, le avete in casa, anzi, le avete al Governo.
Già la legge di bilancio prevede un incremento di 35 miliardi e con ReArm Europe arriva la clausola di salvaguardia nazionale sul Patto di stabilità. E il DFP mostra una vera e propria corsa al riarmo, alla conversione dell'economia italiana in un'economia di guerra. Per tutti gli altri settori ciò che si preannuncia, invece, è un ciclo di sette anni di austerità selettiva. Sarà pagato dai lavoratori, dai pensionati, dai più vulnerabili, dai giovani e dagli stranieri. Lo dimostra l'industria italiana, in caduta libera, con il venticinquesimo calo mensile consecutivo e il peso della totale assenza di una politica industriale nel Paese, che si abbatte soprattutto nel settore automotive. E cosa fa il Ministro? Riduce drasticamente i fondi dell'automotive e, per l'ennesima volta, ossessivamente, se la prende col Green New Deal. Addirittura promette la riconversione del settore in difesa: altro che l'elettrico, faremo cingolati. Ma che idea lungimirante. Sapete, l'orizzonte di austerità è lì. Vi dico un dato: il 23,1 per cento della popolazione è nelle fasce di povertà. Lo dimostra il boom quantitativo dell'occupazione, che in realtà è il dilagare del lavoro povero e il fatto, un secondo, che, nel primo trimestre del 2025, la pressione fiscale è cresciuta ancora, a scapito non delle grandi ricchezze - come vi diceva la collega Piccolotti -, ma dei lavoratori dipendenti e dei pensionati. Un terzo: i 10 miliardi di taglio del cuneo fiscale sono stati così pagati con il drenaggio fiscale degli stessi lavoratori dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Una follia, anzi, una rapina, una rapina sociale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)!
Sapete cosa sa di austerità? Le pochissime risorse stanziate per i rinnovi dei contratti nazionali, l'assenza totale di politiche sui salari divorati dall'inflazione, il sottofinanziamento della sanità. Aumentare la spesa in difesa, anziché in sanità, tradisce i principi di universalità, uguaglianza ed equità su cui si fonda il nostro servizio sanitario e tradisce le attività e le attese infinite, le ore al pronto soccorso, la migrazione sanitaria dal Sud al Nord, la rinuncia alle cure. Non sono la promessa, sono un fallimento di questa strategia, che si completa con il ritardo imperdonabile delle risorse del PNRR. E sapete quante sono, sulla sanità? L'1,8 per cento del totale di fondi ottenuti e poi non spesi. Ci sono zone del Paese in cui si parla addirittura di desertificazione sanitaria. Tutte le professioni sanitarie vivono una crisi profonda - lo racconta spesso Luana Zanella - fatta di carichi di lavoro insostenibili, retribuzioni basse, nessuna prospettiva di carriera e sovraccarico cronico dei medici di famiglia.
E arriviamo alle ultime indicazioni di massima, come le chiamate voi, a proposito del clima. Uno si gira e non trova nulla - nulla! -, scomparso nel vostro negazionismo climatico. E, intanto, l'Europa è il continente che si riscalda di più, anzi più in fretta di tutti. Il cambiamento climatico colpisce ovunque e si traduce in un impoverimento per tutti. Nel trentennio 1993-2022, in Italia, sono morte, a causa di eventi meteorologici estremi, oltre 38.000 persone: riposino in pace, senza futuro e senza speranza per gli altri.
I danni economici stimati sono di circa 60 miliardi di dollari; si assicurino, appunto, la prossima volta. È questo che gli dice il Governo: assicuratevi, noi i soldi non li mettiamo, non li mettiamo in prevenzione e non ne mettiamo neanche per ristornare i danni. Ma l'Osservatorio nazionale per l'adattamento ai cambiamenti climatici non è mai stato nominato - ho quasi concluso -, perciò nessuno ha definito le priorità per attuare il Piano di contrasto alla crisi climatica, a proposito di assenza di programmazione. Intanto, invece di abbandonare le fonti fossili, riprendono le trivellazioni, si importa gas liquido, si realizzano i rigassificatori. Il verbo del Piano Mattei è il neocolonialismo allo stato gassoso.
Un ultimo minuto. Lo spirito del tempo sta mutando, ma è solo la cecità di fronte alla realtà, sonno della ragione che genererà mostri; ma in questi tempi di ombre fredde noi dobbiamo stare alla luce del sole, perché buie sono le persone senza speranza, che vogliono la lotta tra gli ultimi per riverire i primi. Noi sappiamo da che parte stare: vogliamo istituire un'imposta ordinaria sostitutiva unica e progressiva sui grandi patrimoni; vogliamo contrastare le condotte speculative; introdurre una regolamentazione fiscale delle operazioni di trading speculativo di criptovalute; vietare qualsiasi accordo di vantaggio fiscale preventivo tra fisco e imprese multinazionali; aumentare le global minimum tax domestiche; vogliamo vietare la corsa privatistica nello spazio. Sì, vogliamo stare dalla parte giusta del conflitto di classe, con la nostra gente, sulla strada, in tutto il pianeta (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabrizio Benzoni. Ne ha facoltà.
FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Siamo chiamati oggi a commentare questo Documento, che ci dà la situazione dei conti pubblici, e lo facciamo, forse per la prima volta, in uno scenario che è tanto incerto quanto in evoluzione. Mai negli ultimi anni abbiamo avuto di fronte degli anni così, in cui la parola incertezza dominava quelli che sono gli scenari con cui abbiamo a che fare. Da questo punto di vista, lo affrontiamo con un Documento che ha due facce. La prima è quella dei conti in ordine.
È qualcosa che dobbiamo riconoscere al Governo, di avere messo a posto i conti, di averli sistemati, quello che ci riconoscono anche gli enti certificatori internazionali e le società di rating, un avvio di calo del deficit; qualcosa che anche negli ultimi anni, insomma, dopo i disastri del superbonus, non vedevamo da un po'. È singolare che questa operazione di austerità la faccia un Governo che ha sempre criticato l'austerità, ma non possiamo che riconoscerlo.
Dall'altro lato, però, questa austerità, questo controllo rigoroso dei conti non può diventare staticità per il Paese, non può diventare mancanza di visione. Sappiamo perfettamente che questo Documento, che è un documento contabile, che è un documento che contiene i numeri del nostro Paese, contiene però anche l'applicazione della visione, della possibilità della politica di intervenire e di dare risposte a un Paese. Allora, se siamo molto forti dal punto di vista di far tornare i conti, come i ragionieri sanno fare perfettamente, manca completamente quel carattere programmatico di lungo periodo e quella capacità di dare quelle risposte che il nostro Paese, ma anche l'incertezza del contesto globale, ci richiederebbe.
Al contrario di altri, non possiamo dare le colpe alla Meloni di uno scenario di cui è parte integrante, come noi; non possiamo dare colpa a questo Governo di quello che sta accadendo nel mondo; di uno scenario geopolitico in evoluzione che ci dà evidentemente difficoltà economiche mostruose; di dazi che vengono promessi e poi ritirati, e via dicendo, e che provocano semplicemente l'incertezza per l'economia globale, e, di conseguenza, quella italiana. Di sicuro non può essere colpa del Governo Meloni.
Ma la colpa del Governo Meloni è quella di avere una criticità, che è la stessa che abbiamo evidenziato anche nella legge di bilancio, ossia quella di non guardare a un piano strutturale di riforme che diano risposte e che, nell'incertezza, siano pronte a dare risposte al nostro sistema produttivo, ai nostri cittadini e alle nostre famiglie. Per fare questo ci voleva coraggio, ed è vero che al Governo non c'è più Mario Draghi, che, con il suo programma e con il suo documento, il coraggio lo ha mostrato in quelle azioni che dovevamo fare, ma tra cento e zero potevamo almeno trovare una via di mezzo.
Oggi sono due grandi incertezze quelle che abbiamo detto: la prima è lo scenario geopolitico, e, di conseguenza, la necessità di una difesa che cambia rispetto al passato. Non possiamo più essere dipendenti e delegare la difesa del nostro Paese e del nostro continente, che è l'Europa, ad altri, perché non abbiamo più la certezza di un accordo internazionale che fino ad oggi abbiamo avuto. Quindi serve, da questo punto di vista, un investimento in difesa, un investimento in difesa comune, un investimento nella sicurezza del nostro Paese, che è anche una sicurezza economica di progresso, di crescita e di quant'altro.
Nulla troviamo in questo Documento, ma sappiamo anche perché. Perché, se da un lato vediamo le dichiarazioni, ovviamente sui social, del Presidente Meloni, che si annuncia disponibile al Piano europeo e che in visita a Trump dichiara che porterà le nostre spese militari a quelle richieste dagli accordi con il Paese americano, dall'altro sappiamo che avete un alleato di Governo che tutto ciò non lo vuole. Quindi la mediazione è non scrivere nulla e andare in tanatosi, fare finta di essere morti per non rispondere a quelle che sono le istanze e non scontentare nessuno.
Questo è quello che è contenuto in questo Documento su un importante punto, che è il primo. Il secondo è quello della crescita, perché rispetto al passato questa incertezza e questo cambiamento radicale, anche davvero repentino, dei rapporti che abbiamo con i Paesi che storicamente pensavamo alleati impongono una visione diversa anche rispetto alla crescita, impongono di ragionare ancora di più sui rapporti dei consumi interni, sulla crescita del PIL interno, sulla crescita della nostra economia e sulla crescita di alcuni rapporti internazionali con altri Paesi, oltre a quelli che storicamente abbiamo sempre avuto.
Su questo non ci sono azioni concrete né nel Piano, né nelle azioni di Governo, non c'è dal punto di vista delle politiche industriali. Sappiamo che c'è un comune denominatore, che è dare la colpa all'Europa, ma non possiamo dare colpa all'Europa anche del fatto che siamo incapaci di spendere i soldi di Transizione 5.0. Perché dal primo giorno di questo strumento vi abbiamo detto che non avremmo utilizzato quelle risorse, che le aziende e il sistema produttivo non avrebbe potuto usarle per fare qualcosa di importante, per investire nella competitività e nella transizione energetica e digitale delle nostre imprese, che sappiamo scontare un grave danno rispetto ai concorrenti non del resto del mondo, ma del resto d'Europa.
Invece anche qui nulla. L'altro giorno il Ministro ci ha risposto che, se non useremo queste risorse, le useremo per far fronte ai dazi. No, noi volevamo che queste risorse, 6,3 miliardi, andassero tutte alle aziende per poter fare investimenti e per poter essere più competitive. Purtroppo questo non è stato fatto.
Esattamente come quello sull'energia, ma dopo arrivo. Perché, se difesa e crescita sono i punti centrali, gli altri punti sono le risposte ai grandi temi di questo Paese che non vengono date. Di fronte a una crisi così importante, è vero che non abbiamo delle risposte certe, non ce le ha nessuno, ma bisogna essere pronti a ogni scenario con una visione che ci permetta di rispondere all'evoluzione mondiale, e oggi questo non è contenuto.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza dovrebbe essere la più grande occasione di spesa del nostro Paese; spesa che vuol dire investimenti sul territorio, che vuol dire crescita, che vuol dire lavoro, che vuol dire infrastrutture. Beh, ma noi rischiamo davvero di non spendere la maggior parte di quei fondi. Siamo indietro sui numeri e rischiamo di buttare via una grandissima occasione, che è un'occasione anche di rilancio di questi conti pubblici, degli investimenti e del nostro prodotto interno lordo. Come facciamo a non preoccuparci dell'incapacità di un Paese di spendere i soldi che abbiamo a disposizione e che sono la grande occasione?
Accanto a questo mancano le grandi risposte, non capiamo. L'audizione del Ministro Giorgetti è stata fantastica nel dribblare le domande rispetto a cosa intendete fare sulla tassazione. Un programma di Governo fantasmagorico sull'abbassamento della tassazione, flat tax, non flat tax. Cosa si intende fare? Qual è la visione dei prossimi anni? Cosa intendete fare sulle pensioni? C'è un allarme sulla tenuta dei conti pensionistici e, dall'altro, c'è un partito di Governo che ha annunciato e ha promesso di abbassare ulteriormente l'età pensionabile, di allargare Quota 100 e via dicendo.
Allora, qual è la risposta del Governo su questo? Qual è la risposta del Governo sui salari, che - sappiamo bene, lo abbiamo visto - stanno finalmente ripartendo a crescere, ma molto poco rispetto al passato, molto poco rispetto all'Europa e molto poco rispetto a quanto dovrebbero crescere negli ultimi 30 anni. Qual è la proposta del Governo? Le opposizioni ve ne hanno fatte alcune. Non si capisce qual è la proposta. Ci vantiamo di dati che sappiamo essere davvero fuori dal contesto.
Siamo al record di occupazione. Certo che siamo al record di occupazione, se contiamo le decine, centinaia di migliaia di persone che hanno trovato un lavoro, magari a tempo determinato o a condizioni di tirocinio pagato 800 euro al mese, quando ne spendono mille di affitto nelle grandi città italiane. Sono questi i numeri di cui ci vantiamo? Cioè, ci rendiamo conto che non siamo riusciti a produrre un lavoro che sia dignitoso per le persone, che permetta di costruire futuro alle famiglie e ai nostri cittadini?
E, in ultimo, il tema dell'energia, questo è il grande vulnus nel nostro Paese. Sappiamo oggi che l'energia è il tema fondamentale per cui le aziende, le famiglie e i cittadini non sono competitivi, perché hanno un carrozzone addosso che gli pesa rispetto ai concorrenti, e su questo si poteva fare tanto. La nostra proposta l'avevate, non l'avete accolta. C'è oggi un bellissimo articolo su Il Sole 24 ore che spiega come il decreto Bollette, a parte dare qualche bonus a qualcuno e a qualche azienda, non interviene strutturalmente per un futuro in cui l'energia costi di meno.
Anche qui, ci sono le nostre proposte, non le volete mai ascoltare, non le volete neanche discutere, perché dribblate ogni discussione. La nostra proposta è quella di un grande tavolo delle riforme di questo Paese, che permetta, oltre i conti in ordine, di affrontare i prossimi anni con un po' più di certezza e un po' più di buon senso nei confronti di cittadini. Purtroppo, per queste ragioni, il nostro voto sarà contrario (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Semenzato. Ne ha facoltà.
MARTINA SEMENZATO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Vice Ministro Leo, mi permetta di raccontare un altro film rispetto alle solite narrazioni infelici che ho sentito finora. La risoluzione presentata dalla maggioranza rappresenta un passaggio di grande importanza per il nostro Paese, sia sul piano nazionale che in una prospettiva europea. La trasmissione del Documento di finanza pubblica 2025 è una chiara manifestazione di responsabilità e visione strategica del Governo, in linea anche con le nuove regole di governance economica dell'Unione europea, dove, mi pare, siamo protagonisti attivi.
Il contesto globale è ancora segnato da instabilità: ai conflitti in Ucraina e in Medio Oriente si aggiungono tensioni economiche internazionali che richiedono scelte coraggiose e lungimiranti. Proprio in questo scenario, il Documento di finanza pubblica traccia un percorso che combina disciplina fiscale e investimenti strategici, elementi fondamentali per garantire stabilità e crescita di un Paese.
Sul piano politico, questo Documento contiene messaggi, a mio avviso, particolarmente significativi. Primo, riafferma il ruolo proattivo dell'Italia all'interno dell'Unione europea, dimostrando che il nostro Paese è in grado di rispettare le regole comuni e, al contempo, di perseguire obiettivi nazionali ambiziosi. La conformità con le raccomandazioni europee e il dialogo costruttivo con le istituzioni dell'Unione europea confermano l'impegno del Governo Meloni ad operare come un partner affidabile.
Secondo, ricordo che i numeri sono testardi e, nonostante una revisione prudenziale delle stime di crescita economica, con un PIL stimato allo 0,6 per cento per l'anno in corso e allo 0,8 per cento in media nel triennio successivo, i dati sulla riduzione del rapporto deficit/PIL dimostrano che la gestione della finanza pubblica è orientata al risanamento e alla sostenibilità. È cruciale sottolineare che il deficit si attesterà al 3,3 per cento nel 2025 e scenderà progressivamente al 2,3 per cento entro il 2028. Un risultato che rappresenta una pietra miliare verso l'uscita dalla procedura dei disavanzi eccessivi.
Terzo punto, il rapporto debito/PIL: pur restando elevato, mostra segnali di inversione di tendenza grazie a politiche economiche responsabili. La prevista riduzione dal 137,4 per cento nel 2027, al 136,4 per cento nel 2028 invia un chiaro messaggio di fiducia ai mercati finanziari e alle istituzioni internazionali. Questo obiettivo non è solo tecnico, ma fortemente politico. Significa garantire stabilità economica per le future generazioni e tutelare la credibilità del nostro Paese. Meritano particolare attenzione gli impegni assunti dal Governo attraverso questa risoluzione.
Uno dei pilastri del Documento di finanza pubblica è l'attuazione delle riforme e degli investimenti previsti dal Piano strutturale di bilancio. Tra questi, spiccano gli investimenti sugli enti locali in progetti di rigenerazione urbana, che hanno una duplice valenza: promuovere la coesione sociale e contrastare il degrado, temi a noi molto cari. Investire nei territori significa promuovere una crescita inclusiva e costruire comunità più forti, ponendo le basi per un futuro più equo. Il Governo si impegna, inoltre, a garantire il rispetto del percorso di spesa netta programmata, elemento essenziale per il mantenimento dell'equilibrio tra rigore finanziario e stimolo economico.
Questo equilibrio non è solo una necessità tecnica, ma è una precisa scelta politica per rispondere alle sfide economiche senza rinunciare al sostegno ai cittadini e alle imprese. Ma permettetemi di richiamare l'attenzione su un altro tema fondamentale che, come gruppo di Noi Moderati, abbiamo voluto portare all'attenzione del Governo: il sostegno alle politiche giovanili e alle famiglie. Il Governo, con questa risoluzione, si impegna a mettere al centro dell'agenda politica misure in grado di rispondere ad una delle sfide più drammatiche del nostro tempo, la crisi demografica. Non si tratta solo di un problema economico, ma di un segnale profondo di fragilità sociale.
Intervenire per sostenere la maternità, ma anche la paternità, promuovere la conciliazione tra vita familiare e lavorativa, e dare ai giovani le opportunità che meritano non è solo un atto di responsabilità, ma è per tutti noi un dovere politico. Un altro aspetto cruciale è l'attenzione alla prevenzione sanitaria, con particolare riferimento all'immunizzazione e agli screening. Questo impegno, inserito nella risoluzione, riflette la consapevolezza che la salute pubblica è una priorità trasversale, con effetti diretti sulla qualità della vita e sulla produttività del Paese.
Infine, non meno importante è il monitoraggio delle riforme previste dal Piano. Il Governo ha dimostrato, con dati concreti, che l'attuazione di queste riforme sta procedendo in modo positivo, in particolare nel settore della spesa pubblica. L'indicatore della spesa netta ha registrato una riduzione del meno 2,1 per cento nel 2024, superiore rispetto agli obiettivi del Piano. Questo risultato testimonia che il nostro Paese sta andando oltre le aspettative, dimostrando efficienza e capacità di adattamento. In conclusione, Presidente, questa risoluzione non è un semplice atto formale, ma una scelta politica che guarda al futuro con ambizione e responsabilità.
Votare a favore della risoluzione di maggioranza significa sostenere un percorso che unisce stabilità economica, equità sociale e sostenibilità ambientale. Significa riaffermare il ruolo centrale dell'Italia in Europa e dare un messaggio di fiducia ai nostri cittadini. Stiamo costruendo un Paese capace di affrontare le sfide globali, senza lasciare indietro nessuno, ed è per questo che annuncio il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza da parte del gruppo di Noi Moderati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Donno. Ne ha facoltà.
LEONARDO DONNO (M5S). Grazie, Presidente. Il quadro economico del nostro Paese è catastrofico. Non posso che esprimere una grande preoccupazione, che non riguarda solo noi, ma anche tutti gli italiani che quotidianamente vivono sulla propria pelle l'ansia di non riuscire ad arrivare alla fine del mese o che rischiano di chiudere le proprie attività, le proprie aziende, perché vanno avanti a stenti, senza alcun aiuto da parte dello Stato. Questa è la situazione nella vita reale.
Il Governo Meloni, però, praticamente non sta facendo nulla per evitare tutto questo. Anzi, ha messo in campo una politica economica disastrosa, certificata anche con il Documento di finanza pubblica che avete messo in atto. E voglio iniziare subito da un primo punto: l'Istat ha certificato un crollo del 10 per cento del potere di acquisto degli italiani.
Negli ultimi tre anni, pensate, i prezzi al consumo sono aumentati del 19,7 per cento, i salari del 9,3 per cento, praticamente un gravissimo meno 10 per cento. Che cosa vuol dire tutto questo? Praticamente, questo vuol dire che il carrello tricolore, che tanto questo Governo ha sponsorizzato, non è servito a nulla. Lo stesso discorso vale per il taglio del cuneo fiscale. Ci sono stati dei vantaggi per gli italiani? Evidentemente, no. Ma andiamo avanti: Corte dei conti e Bankitalia hanno ribadito l'azzeramento della crescita del nostro Paese per il terzo anno consecutivo. Voi stessi avete rivisto le stime di crescita del prodotto interno lordo per il 2025, passando dal più 1,2 per cento al misero più 0,6 per cento: un disastro firmato Giorgetti-Meloni. Altro che responsabilità, questa si chiama incompetenza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Ma se l'Italia registra ancora un leggero, leggerissimo dato positivo sul PIL, se riuscirà a non peggiorare la situazione, andando in recessione, sarà, forse, solo grazie ai fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza portati in Italia nel 2020 dal Presidente Giuseppe Conte e dal MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Guardate, non so se ve ne siete resi conto, praticamente siete gli unici nella storia della Repubblica, nella storia di questo Paese, ad aver trovato nel cassetto, una volta una volta arrivati al Governo, oltre 200 miliardi pronti da spendere per infrastrutture, ospedali, scuole, per l'ambiente. Il problema, però, è uno solo: ci siete voi al Governo e siete talmente incapaci che non riuscite a spenderli questi soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Continuate, però, in modo veramente imbarazzante e ridicolo, a raccontare una realtà che non esiste, a dire che va tutto bene, che siete il Governo dei record.
Allora, vediamoli un po' questi record: 25 mesi consecutivi di calo della produzione industriale; aumento della pressione fiscale nel 2024 di oltre un punto percentuale; la Corte dei conti certifica ritardi gravissimi sulla spesa del PNRR: su 200 miliardi avete speso appena 64 miliardi fino ad oggi; bollette di luce e gas da record: nei primi tre mesi di quest'anno, gli italiani hanno pagato in media 1.300 euro di luce e di gas; abbiamo 13,5 milioni di italiani a rischio di povertà ed esclusione sociale; la sanità in ginocchio, liste d'attesa infinite e milioni di italiani che rinunciano a curarsi. Questi sono i vostri successi.
Ma andiamo avanti, andiamo ai fallimenti: il fallimento di Transizione 5.0, la misura con la quale avete sostituito la nostra Transizione 4.0. Grazie a noi, 29 miliardi di euro di investimenti sono stati attivati in tre anni, con benefici per le imprese, per l'occupazione, mentre con la vostra Transizione 5.0 appena 700 milioni sono stati messi a terra in tre anni: noi 29 miliardi, voi 700 milioni. Non servono altre parole. Andiamo a un altro fallimento: il fallimento del concordato preventivo. Hanno aderito appena il 13 per cento degli autonomi e voi avevate promesso, con le risorse che dovevate recuperare da questo concordato, il taglio dell'Irpef al ceto medio: ennesima promessa tradita. Potrei andare avanti veramente tanto tempo, ma il tempo non c'è perché l'elenco è molto lungo. La verità è una sola: a questa maggioranza non importa nulla se gli italiani stanno male. Prova ne è il fatto che proprio la Presidente Meloni, nella scorsa legge di bilancio, di tutto si è interessata, tranne dei problemi dei cittadini e delle imprese. Addirittura, ha avuto pure il coraggio di trovare, di notte, con il favore delle tenebre, 500.000 euro per aumentare di 2.500 euro al mese lo stipendio ai Ministri e ai Sottosegretari (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Oggi la vostra priorità è spendere decine di miliardi in nuove armi. Siete veramente una vergogna su tutta la linea!
Ma, in tutto questo, però, qualcuno che festeggia c'è. Ebbene, sì, c'è e festeggia grazie al Governo Meloni. Voi direte: chi sarà? Sono le banche, sono le lobby delle armi, sono le lobby energetiche che, anche quest'anno, faranno utili miliardari, extraprofitti miliardari, che si potevano tassare in piccola parte per sostenere le famiglie e le imprese, ma voi non avete avuto il coraggio di farlo e, quindi, non lo avete fatto. Avete tradito anche qui gli italiani, avete preferito coccolare queste categorie, le uniche a festeggiare, a stappare champagne, mentre milioni di italiani sono disperati. Questa è la realtà.
In questa disastrosa realtà, lo sapete in che cosa vi siete fatti, diciamo, ancora notare? Nelle spese improduttive, inefficienti, come, per esempio, la spesa nelle armi, che, come confermano Bankitalia e l'Ufficio parlamentare di bilancio, che hanno spiegato, in maniera molto chiara, che il moltiplicatore delle spese per la difesa è inferiore a 1, proprio l'opposto di quanto sostenuto invece dal Ministro Crosetto, che sosteneva che questo rapporto fosse invece di 1 a 3 (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Ma Crosetto, però, merita una menzione a parte. Perché prima si è battuto in Europa per un meccanismo, ossia lo scorporo degli investimenti in difesa dal Patto di stabilità; oggi, invece, chiede - questo, ovviamente, era un regalo alla Germania, lo abbiamo detto dal primo momento - un'azione comune dell'Unione europea sul debito. Praticamente, Crosetto prima fa un regalo a Berlino, poi, una volta che si è accorto di aver fatto la frittata, critica la Germania perché sfrutta lo spazio fiscale che è stato prodotto grazie alla proposta di Crosetto. Veramente un fenomeno, il Ministro Crosetto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!
Guardi, Presidente, senza ipocrisie e con tono sobrio, come piace a voi, in un Paese normale e con un Governo serio - che è evidente che non c'è - Crosetto non sarebbe mai stato Ministro della Difesa, visto che, prima di diventare Ministro, era rappresentante ufficiale dell'industria delle armi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). È chiaro che a lui sta a cuore l'interesse delle lobby delle armi e non il destino di milioni di italiani. È cristallino!
Con la folle corsa al riarmo, ancora, avete promesso di spendere miliardi in armi, inchinandovi a un'Europa che a noi non piace, l'Europa del riarmo, che sicuramente non sta facendo l'interesse nazionale dei cittadini italiani, dei cittadini europei. E pensare che proprio ieri in Europa è arrivato un sonoro stop al folle piano di riarmo di Ursula von der Leyen. Adesso, voi che cosa farete? Avrete ancora una postura accondiscendente? Questa è la domanda delle domande. Purtroppo, questa è una postura che abbiamo già visto in ogni tavolo internazionale e, da ultimo, anche alla Casa Bianca, dove non abbiamo notato schiene dritte, patriottismo e difesa degli interessi nazionali, ma solo una Premier accolta da abbracci, da sorrisi, da pacche sulle spalle. Voi mi direte: sì, perché la Premier è autorevole, no? No, cari colleghi, è stata accolta così, solamente perché è andata lì a svendere l'interesse nazionale, promettendo di comprare decine di miliardi di gas e di armi dagli Stati Uniti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questo chiaramente non porterà alcun vantaggio ai cittadini italiani e alle imprese italiane.
Gli italiani vi ricorderanno - e concludo, Presidente - come il Governo dei fallimenti e delle promesse tradite. Allora, dite la verità, una volta per tutte, quando andate nei talk show, dai giornalisti amici a fare le interviste, quando venite, qui, in Aula, a raccontare una realtà che non esiste. Fate una cosa dignitosa: raccontate la verità. Non continuate a dire che va tutto bene, perché, guardate, cari colleghi, la pazienza è finita. Chiedete scusa agli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pella. Ne ha facoltà.
ROBERTO PELLA (FI-PPE). Grazie, Presidente Mule', Vice Ministro Leo, cari colleghi, in considerazione delle novità introdotte dalla riforma della governance economica europea, questo Documento di finanza pubblica evidenzia i rilevanti progressi dell'azione svolta dal Governo negli ultimi mesi per rispettare gli impegni assunti nel Piano, in termini di riforme e investimenti. Mi dispiace sentire in quest'Aula, nelle dichiarazioni che mi hanno preceduto, falsità e non correttezze, perché credo che l'informazione sia importante darla sia in positivo che in negativo e soprattutto rispettare i dati che sicuramente, rispetto ad alcune scelte politiche, sono basati su atti concreti; dati che certificano l'avanzamento delle azioni che il Governo sta portando avanti. Dico questo perché? Perché sono state adottate misure di intervento per rafforzare l'efficientamento dei processi civili e, soprattutto, il contrasto dell'evasione fiscale, per costruire quel nuovo rapporto tra fisco e contribuente e per valorizzare e accrescere il capitale umano della pubblica amministrazione. Questo - permettetemelo - non lo dico solamente come onorevole, ma anche come imprenditore.
Oggi, gli imprenditori riconoscono a questo Governo di aver imposto - il Ministro Leo ne è una testimonianza, insieme al Ministro Giorgetti - un fisco che, giustamente, controlla, ma che non pone quei limiti che questo Governo ha voluto dare, per rafforzare il valore delle imprese che rappresentano il cuore pulsante della Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Come sempre ci ha insegnato il presidente Berlusconi, senza azienda non c'è lavoro, senza lavoro non ci sono occupati e senza occupati il prodotto interno lordo non può dare quei risultati che invece oggi questo Governo sta dando a livello europeo.
Il Governo si è impegnato, inoltre, in quell'elaborazione di strategie per supportare la politica industriale, per creare un ambiente favorevole per l'imprenditore, che promuova strumenti anche di aggregazione, di accesso al mercato dei capitali, di semplificazione e di supporto agli investimenti per la transizione verde e digitale.
Sono stati anche introdotti, cari colleghi, strumenti di programmazione per favorire la convergenza economica e sociale e disposte quelle risorse incrementali importanti per la spesa sanitaria. Anche per quanto riguarda la spesa sanitaria, vi invito ad assistere ai lavori della Conferenza unificata dove le regioni stesse, sì, declinano certe responsabilità, ma, se esaminiamo l'aumento dei trasferimenti alle regioni per la spesa sanitaria, vediamo che si tratta di dati sicuramente molto diversi da quelli che ho sentito citare questa mattina in quest'Aula.
Il Governo ha altresì confermato gli incentivi all'occupazione delle donne, delle madri, dei giovani, dei soggetti più vulnerabili e reso strutturale la riduzione del cuneo fiscale. Perché l'Italia oggi è un Paese che, a differenza del passato, sull'imprenditoria e sulla disoccupazione giovanile ha dati diversi? Riconosciamo il merito al Governo quando ha fatto questi dati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), perché in passato tutte queste cose non si sono viste! E lo certifica l'Istat, lo certificano tutti gli aspetti importanti e positivi. È anche stato accelerato quel processo di completamento degli investimenti del PNRR, dei programmi della coesione, avendo cura anche di amplificare gli impatti del 2026.
Vedete, questa maggioranza non ha mai voluto dimenticare chi in quel momento governava il Paese, che era sicuramente il presidente Conte, ma ha voluto sempre rivendicare che, se l'Italia ha avuto un aumento così importante di fondi del PNRR, era grazie a colui che in quel momento guidava, in un rapporto molto importante e significativo, in Europa, che era il Presidente Silvio Berlusconi nel contesto del Partito Popolare Europeo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE), dove Forza Italia, con orgoglio, ancora oggi, porta avanti quella politica importante e significativa anche attraverso il ruolo significativo e importante del nostro Governo a livello europeo.
E nonostante questi risultati, dopo la presentazione del Piano, il quadro internazionale purtroppo è divenuto più complesso, a causa non solo del permanere dei conflitti in Ucraina o nell'area israelo-palestinese, ma anche del rinnovarsi della pressione sui momenti più tragici, più difficili che il mondo sta attraversando. Questo Governo in qualche modo ha voluto mettere mano e, se oggi è riconosciuto a livello europeo e a livello internazionale, lo dobbiamo a questa forte e coesa maggioranza e sicuramente alla Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che si sa imporre con determinazione, con forza, nelle scelte programmatiche importanti non solo per il bene dell'Italia, della Nazione intera, ma anche dell'Europa. Dobbiamo anche guardare il dato dell'inflazione. L'indice dei prezzi al consumo armonizzato ha mostrato, sì, un rallentamento dovuto alla riduzione dei prezzi dell'energia, attestandosi su una media annua dell'1,1 per cento rispetto al 5,9 per cento, ma con dati diversi rispetto a quelli passati.
Stessa cosa deve dirsi anche rispetto allo sviluppo del ribasso della crescita. È vero, oggi prevediamo una diminuzione della crescita sul 2025, ma manteniamo quei dati nel 2026 e nel 2027 che sicuramente sono importanti per l'imprenditoria e per i mercati finanziari. E se oggi la Borsa italiana dà segnali molto più forti, molto più vivi anche di crescita, è la dimostrazione che forse questo Governo, rispetto al passato, ha un riconoscimento internazionale, dove i mercati finanziari non guardano in faccia a nessuno, non gli interessa di che partito sei, gli interessa la prospettiva economica di avanzamento di questo Paese. Anche qui, se la Borsa italiana sta dando questo risultato, se ci sono i fondi internazionali che decidono di investire in Italia, vuol dire che c'è credibilità nel Paese e, quando c'è credibilità nel Paese, il merito è di tutti, ma sicuramente di chi ha saputo condurre le proposte e iniziative, che sicuramente ha fatto il Governo italiano. Perché anche sugli investimenti, cari colleghi, il tasso di crescita, sì, si ridimensiona nel 2025 dello 0,6 per cento, ma viene mantenuto all'1,5 per cento nel 2026 e poi successivamente nel 2027.
Anche per quanto riguarda la finanza pubblica, i dati del consuntivo 2024 mostrano un deficit in miglioramento, ancora più marcato rispetto a quanto previsto nel Piano e nel DEF, dovuto principalmente alla dinamica delle entrate tributarie e contributive più positiva delle attese, in quanto hanno potuto beneficiare di un buon andamento del mercato del lavoro, che sicuramente ha prodotto un'occupazione molto importante e significativa in Italia; così come anche il rapporto deficit/PIL è stimato al 3,4 per cento, significativamente inferiore ai livelli del 2022 e del 2023, pari, rispettivamente, in quegli anni, all'8,1 per cento e 7,2 per cento. Vedete, la storia non si può dimenticare e utilizzare solo quando fa comodo. Passare dal 7,2 per cento all'8,1 per cento, per scendere al 3,4 per cento significa aver adottato misure importanti e soprattutto funzionali al DEF.
E per l'anno in corso, nonostante il peggioramento macroeconomico internazionale, il deficit previsto resta al 3,3 per cento, per scendere al 2,8 per cento nel 2026 e al 2,6 per cento nel 2027. E così anche per il saldo primario, dobbiamo dirlo, Vice Ministro Leo: credo che questo è un dato che probabilmente pochi conoscono e che dovrà essere invece fortemente conosciuto. Il saldo primario lo scorso anno è tornato in avanzo per la prima volta dalla pandemia, raggiungendo un livello pari allo 0,4 per cento del PIL. E sulla dinamica del saldo primario ha inciso in modo determinante la discesa della spesa in conto capitale, che è passata, in rapporto al PIL, dal 9,2 per cento del 2023 al 5,4 per cento del 2024, nonché l'andamento delle entrate tributarie e contributive, che hanno registrato un'evoluzione molto positiva lungo tutto il 2024 per effetto della vivace dinamica del comparto finanziario e dell'ampliamento della base imponibile conseguente al positivo andamento del mercato del lavoro. Anche queste politiche in qualche modo sono state portate avanti nel corso di queste manovre, che stanno dando finalmente un grande risultato.
Il rapporto deficit/PIL è passato da 134,6 per cento del 2023 al 135,3 nel 2024 e tale livello risulta di oltre 2,5 punti percentuali inferiori alle previsioni del DEF del 2024 e di circa 0,5 rispetto a quelli del Piano strutturale del bilancio.
E questo sicuramente cosa significa? Significa che è un Governo serio, un Governo concreto, un Governo che anche con la credibilità del Ministro Giorgetti ha saputo imporre scelte chiare, una contrattazione importante con l'Europa e soprattutto una credibilità sui mercati internazionali, che lo dimostrano anche con l'aumento, a differenza del passato, del rating che l'Italia continua ad avere a livello internazionale. Concludendo, signor Presidente, il gruppo di Forza Italia voterà a favore di questa risoluzione di maggioranza del presente Documento, che illustra il miglioramento della finanza pubblica nel 2024 e che conferma, in chiave di prospettiva, gli obiettivi di spesa netta e di riduzione del deficit, del debito enunciati nel Piano strutturale di bilancio.
Tuttavia, il Governo - è vero, perché è un Governo serio, un Governo leale, un Governo sincero, un Governo che non vuole nascondere o dire bugie al Paese - ha chiaramente indicato quella che può essere una possibilità di decrescita nei prossimi mesi, che è una decrescita internazionale. Ma il Governo, in modo particolare il nostro partito di Forza Italia, continuerà a intraprendere azioni volte a salvaguardare la stabilità di bilancio, a rafforzare la crescita economica, a impegnarsi per portare a termine quelle riforme e quegli investimenti definiti nel Piano strutturale di bilancio, a sostenere le famiglie e i servizi sociali e a rafforzare la competitività e la resilienza del sistema Paese, migliorando le condizioni di contesto in cui le nostre imprese operano e aprendo nuove opportunità per le esportazioni, in quello spirito, in quella conduzione che sempre il nostro presidente Silvio Berlusconi ci ha indicato e che ancora oggi noi, insieme al Governo, cerchiamo di portare per l'interesse della nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Vice Ministro, colleghi, intanto mi permetta, Presidente, di esternarle il mio apprezzamento per il polso fermo con cui conduce l'Aula anche in sessioni partecipate e turbolente come quella di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questo penso che le sia dovuto ed è per me un piacere esternarle la mia ammirazione per il suo lavoro.
Essendo stato incaricato di fare la dichiarazione di voto per il mio gruppo sul Documento di cui abbiamo ampiamente trattato, vorrei cominciare dalla fine dicendo che naturalmente il mio gruppo voterà a favore della risoluzione per convinzione profonda; e, secondo me, voterebbero a favore anche molti di quelli che, in realtà, poi, per una normale dialettica parlamentare e per dovere di appartenenza, di bandiera, magari si asterranno o voteranno contro. Credo, infatti sia veramente difficile votare contro il lavoro che questo Governo sta facendo e vorrei anche argomentarlo con qualche elemento fattuale per portare qualche elemento di verità fattuale e qualche numero nel dibattito, che è stato molto, molto approfondito, anche allo scopo di portare un elemento di riconciliazione.
Sarebbe, infatti, veramente un peccato se le critiche - ovviamente tutte lecite e tutte utili - dell'opposizione si prestassero al sospetto di essere, in realtà, semplicemente un modo, come dire, di tifare contro il Paese, per tifare contro il Governo del Paese. Invece, dobbiamo riconoscere i risultati che il Paese ha raggiunto. In termini di dialettica politica, quando magari un giorno, fra tanti, tanti anni, la maggioranza cambierà, desideriamo che sia perché qualcuno ha fatto proposte migliori e non perché qualcuno ha tifato per un asteroide, che però non sta arrivando e noi siamo ancora qui, a sostegno di uno dei Governi più longevi di questo Paese.
Il sospetto può emergere perché alcune delle critiche che ho sentito, sinceramente, mi hanno sorpreso. Per esempio: non c'è programmazione in questo Documento. D'accordo, però, forse, ci dobbiamo ricordare che l'anno scorso le regole sono cambiate; c'è un regolamento, il regolamento (UE) 2024/1263, che - apro e chiudo una parentesi anche per rassicurare i colleghi illustri che mi hanno preceduto - io continuo a considerare un progetto con amplissimi margini di migliorabilità e di irrazionalità. Ma chi, invece, lo considera l'alfa e l'omega della politica, il nostro destino, la panacea, dovrebbe almeno leggersi che cosa decide nei suoi atti. Nei suoi atti, all'articolo 21 di questo regolamento, c'è scritto che la liturgia cui noi oggi partecipiamo è quella dell'approvazione dell'annual progress report. Fra l'altro, all'articolo 21 del regolamento, comma 4, è anche detto che i Governi nazionali possono decidere di discutere in Parlamento; l'Unione europea non ci obbliga a farlo. Noi siamo molto amici della democrazia, molto di più, e quindi sollecitiamo questo ampio confronto, ma il confronto va capito su che cos'è. Infatti, giusto per ricapitolare come funziona molto in soldoni, adesso l'esercizio di programmazione - sulla cui utilità si possono avere tutti i dubbi del mondo - si articola su un programma di 7 anni, dove la variabile chiave è la spesa pubblica. Non è che dobbiamo ogni anno rifarlo. Ogni anno dobbiamo verificare che stiamo andando in quella direzione e lì stiamo andando. Perciò non capisco questa cosa del “non ci sono i programmi”, “qual è la vostra proposta”: a me sembra sufficientemente chiara.
Come pure mi ha stupito che si è rimproverato addirittura al Governo di aver considerato un fatto, ossia che si tratta di un Documento di verifica e che, quindi, deve tener conto delle circostanze in cui l'attuazione del piano settennale sta andando avanti, perché, vedete, cari colleghi, in qualche modo capisco, forse non condivido, la vostra nostalgia del piano quinquennale. L'Europa fa di tutto per venirvi incontro, il piano però adesso è settennale e noi facciamo ogni anno una verifica. La verifica deve necessariamente tenere conto del quadro macroeconomico, così come si sta evolvendo. Vi do dei numeri: rispetto all'aprile dell'anno scorso, quest'anno il Fondo monetario internazionale, a livello mondiale, invece di una crescita del 3,23 per cento, prevede una crescita del 2,79 per cento, ossia meno 0,45 per cento, mezzo punto di crescita mondiale in meno. In questo contesto, per l'Italia, il Fondo monetario internazionale, che nel 2024, per il 2025, prevedeva uno 0,71 per cento di crescita, in linea con le previsioni del Governo all'epoca, adesso prevede uno 0,44 per cento, quindi abbiamo perso uno 0,27 per cento. Vi ricordate i bei tempi in cui ci indicavate la Germania come un faro di virtù e rigore economico, come un modello da seguire? Bene, com'è andata a finire?
È andata a finire che il Fondo monetario internazionale, per la Germania, l'altro anno, prevedeva più 1,33 per cento di crescita nel 2025; quest'anno prevede meno 0,05 per cento; il ritocco al ribasso è stato di meno 1,38 punti. Quindi, a spanne, sei volte in più, nel male, rispetto a quanto è stata ritoccata la nostra crescita. E questa è la differenza fra un modello economico forte, fra un Paese con un Governo forte, e un modello economico fragile con un Governo fragile (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E come si dice a Roma, ci dovete - ahimè - stare, perché le cose stanno così.
E a me ha molto colpito, nell'ascoltare la discussione generale, il fatto che un mio collega - che stimo e che, quindi, nomino per nome, poi non so se questo promuoverà un suo intervento per fatto personale alla fine della seduta, l'onorevole Ottaviani - abbia sostanzialmente articolato il suo intervento in discussione generale come volevo articolarlo io. E vorrei esplicitare il punto che colpisce nel dibattito che c'è stato: fondamentalmente, il Paese sta andando bene, secondo le metriche che hanno senso per voi e che voi ci avete sempre proposto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quelle delle agenzie di rating, quelle della sorveglianza macroeconomica europea; e adesso non siete contenti perché qualcuno riesce dove voi avete fallito, in un obiettivo che a voi sembrava particolarmente, come dire, pregno di significato.
Io, da macroeconomista, qualche dubbio lo avrei, ma sono fatti miei. Tanto per dire due numeretti, qui è la prima volta che assistiamo a un upgrade del debito sovrano del nostro Paese. Non è una cosa banale. Si può ragionare su quanto ci debba interessare questo risultato, perché si può ragionare sulla sua razionalità. Ad esempio, qualcuno potrebbe dire: quando abbiamo avuto il primo downgrade, il penultimo, perdonatemi, all'inizio del 2012, a fine 2011, con l'avvento del Presidente Monti, il debito era al 119 per cento. Come mai, con un debito così relativamente basso per gli standard attuali, con l'avvento di cotanto economista alla guida del Paese, abbiamo avuto un downgrade?
E perché abbiamo avuto un downgrade nel 2013, quando il debito era al 131 per cento e c'era sempre un Governo più o meno tecno-PD, PD-tecno, insomma, quella roba lì, e adesso, invece, abbiamo un debito al 135,3 per cento, molto più alto, e abbiamo un upgrade? Perché, evidentemente, il giudizio sulla sostenibilità del debito che danno i mercati è un pochino più pragmatico, meno ideologico, meno stilizzato e meno banale di quello che ci è stato inflitto per anni nel dibattito di questo Paese. Perché, sì, nel debito pubblico le dimensioni contano, va bene, ma conta anche la capacità del Governo di servire il debito, non dico ripagare, perché il debito pubblico si rifinanzia, e questo Governo, con la sua stabilità, le garanzie di riuscire a fare questa cosa le dà.
E poi, scusate, vi do un'altra informazione in un minuto, tanto che votiamo favorevolmente l'ho già detto. Questo giudizio delle agenzie di rating è perfettamente collimante con quello che ci dice la procedura sugli squilibri macroeconomici della Commissione europea. In questo momento l'Italia è il miglior Paese sotto il profilo di quella sorveglianza macroprudenziale, perché viola un unico parametro che è quello del debito pubblico, che è un parametro che, però, non preoccupa i mercati. Quindi, possiamo tranquillamente dire che, in questo momento, siamo gli unici, come dire, senza macchia, senza colpa, né peccato, neanche agli occhi dell'Europa che tanto vi piace. Ci sono tanti Paesi che a voi piacciono di più dell'Italia. Viene spesso portata ad esempio la Spagna.
Ebbene, la Spagna, di parametri, ne viola tre, di cui uno molto preoccupante, che è il debito estero netto. È un pochino presto per dire se Sanchez sarà il nuovo Zapatero, però i fondamentali macroeconomici della Spagna sono più o meno quelli di quell'epoca lì. È facile, diciamo così, campare con gli afflussi di capitale estero. Vogliamo parlare della Germania? La Germania ne viola addirittura cinque, ha avuto un tracollo della quota dell'export, che è un parametro che, con il suo strabismo, la Commissione ci esorta a controllare…
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere.
ALBERTO BAGNAI (LEGA). Presidente, concludo. Il Paese è solido. Questo Governo lo sta guidando nella giusta direzione. Spiace che chi auspicava che si andasse in questa direzione e si utilizzasse questa bussola, adesso non sia contento perché qualcuno finalmente riesce a fare quello che loro, per tanti anni, non sono riusciti a fare (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Roggiani. Ne ha facoltà.
SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Cosa ci si aspetterebbe da un grande Paese come l'Italia? Da un Governo che ha l'ambizione di svolgere un ruolo a livello mondiale in un momento così complesso, tra drammatiche guerre e un esercizio francamente prepotente del potere da parte di Trump, partner sovranista e grande amico di Giorgia Meloni, lo stesso Trump che ha definito parassita l'Unione europea senza nessuna risposta da parte della destra? Ci saremmo aspettati innanzitutto un documento programmatico nazionale di primavera che - vorrei dire al collega Bagnai - si fa dal 1988 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) e non lo diciamo noi ma lo dice l'Ufficio parlamentare di bilancio.
Sì, avete capito bene: 1988. Il Governo Meloni interrompe un momento fondamentale per il nostro Paese che andava avanti da 37 anni, un momento che permetteva al Parlamento di svolgere la propria funzione di indirizzo e di controllo e all'opinione pubblica di capire come il Governo - in questo caso, questo Governo - intenda affrontare un momento storico così complicato, di enorme incertezza per le imprese e le famiglie. Nessuno vi impediva di farlo, nessuno, perché questa storia - voglio dire, per suo tramite, al collega Bagnai - del fatto che sono cambiate le regole europee è vera in parte, nel senso che - anche qui cito l'Ufficio parlamentare di bilancio - nessuno vi impediva di fare il DEF.
Lo avete scelto, almeno rivendicatelo. Avete scelto di presentare un documento che secondo l'UPB e la Corte dei conti contiene informazioni insufficienti e frammentate: mancano indicazioni chiare e le ipotesi alla base delle entrate discrezionali e i loro effetti. Il 2028 addirittura sparisce. Per il 2028 noi non abbiamo dati quantitativi, abbiamo dati solo qualitativi: i dati non ci sono. Insomma, un compitino che non raggiunge neanche la sufficienza, sinceramente non all'altezza di un grande Paese. Avete fatto una fotografia che si è sbiadita, perché è una fotografia assolutamente superata dagli eventi e dalla storia, una fotografia che a tratti è eccessivamente ottimistica e a tratti assolutamente desolante.
È desolante perché alle stime della crescita - che qui ho sentito dire in modo ottimistico - in realtà in poco più di sei mesi dal PSB si dimezzano e passano dall'1,2 per cento allo 0,6 per cento. Secondo Banca d'Italia nel triennio l'aumento della crescita diminuirà dello 0,7 per cento di punti percentuali e sarà, quindi, inferiore di 0,7 punti rispetto alle stime di dicembre. Se guardiamo, invece, le ultime stime del Fondo monetario internazionale, la crescita non sarà dello 0,6 ma addirittura dello 0,4. Quindi, tutto questo ottimismo, purtroppo, io non lo vedo e non l'ho letto.
In questa sbiadita fotografia ci sono, però, dei grandissimi assenti: il primo grande assente sono i dazi. Del resto, vorrei dire che la data del 2 aprile non è una data che è arrivata per caso, perché ci sono stati annunci su annunci da parte del Presidente Trump che ci diceva che il 2 aprile avrebbe annunciato i dazi. Di dazi ne hanno parlato tutti - del resto di dazi ne parla tutto il mondo - e la nostra economia e le nostre Borse hanno già subito le conseguenze infauste dal loro annuncio, nonostante la pausa di 90 giorni anche questa annunciata da Trump. Eppure, il DFP non ne parla: accenna soltanto; non si capisce se li quantifica, non si capisce come li quantifica.
Però, voglio dirvi, cos'altro potevamo aspettarci da un Governo che ci ha messo giorni a convocare le imprese dopo quel 2 aprile? Un Governo che, mentre la Spagna - citata prima - stanziava 14 miliardi per i settori più colpiti, prima annunciava 25 miliardi, poi forse 14, forse quei soldi derivanti dalla mancata spesa del PNRR, non si sa come, non si sa stanziati quando, non si sa stanziati per chi. Eppure, i settori colpiti si conoscono benissimo e sarebbe bastato ascoltare le audizioni: la farmaceutica, l'agroalimentare, l'automotive, la chimica. Del resto, l'export verso gli Stati Uniti è stato quello che ha dato un maggior contributo all'aumento dell'export italiano negli ultimi cinque anni. Parliamo, ad esempio, del 7 per cento della produzione manifatturiera italiana, parliamo di 90 miliardi. Eppure, cosa troviamo nel DFP? Troviamo alcuni dati che, francamente, definirei propagandistici. Ad esempio, troviamo l'aumento di 170.000 occupati nell'anno, per il triennio, con la Corte dei conti - quindi non noi - che si chiede come sarà possibile, a fronte del fatto che alle imprese mancano persone e competenze. Nessun accenno a quei 68.000 che, come Confindustria dice, perderanno il lavoro solo nel settore manifatturiero, che si sommano ai quasi 20.000 che, come l'Alleanza delle cooperative ci dice, perderanno il lavoro nel settore dell'agroalimentare. Quale risposta per loro? Nessuna.
Il secondo grande assente è il PNRR. I dati, anche questi un po' ballerini - dipende da quale statistica guardiamo -, ci dicono che sono stati spesi finora circa 64 miliardi. Come faremo a spendere i 120 che mancano in poco più di un anno? Il PNRR è stato, in questi anni, praticamente l'unica leva di crescita del nostro PIL. Stiamo perdendo assolutamente questa occasione e rischiamo di perderla esattamente come abbiamo perso e stiamo perdendo l'occasione di Industria 5.0, che avrebbe consentito alle nostre imprese quella doppia transizione fondamentale nel nostro mondo - la transizione digitale e la transizione ecologica - e invece abbiamo speso solo 678 milioni su 6,3 miliardi. Non avete ascoltato le imprese che vi avevano chiesto più e più volte di poter cambiare quella misura per potere accedere. Invece, in cambio gli avete persino tagliato loro l'ACE, in un Paese - ricordiamolo: lo hanno già ricordato prima i miei colleghi - in cui la produzione industriale cala da 25 mesi consecutivi e, quindi, parliamo di 40 miliardi di euro di mancati ricavi.
Cosa c'è, invece, in questo documento? Lo hanno detto in vari prima di me: c'è il risanamento dei conti. Ma il tema vero è: chi ha pagato il risanamento di questi conti? La risposta è purtroppo semplice e anch'essa drammatica: l'hanno pagata i soliti noti, cioè le famiglie, i pensionati, le lavoratrici e i lavoratori. In un'Italia in cui il 50 per cento più povero detiene solo l'8 per cento della ricchezza e il 5 per cento dei più ricchi il 48 per cento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) voi andate avanti a condoni e sconticini. Il potere d'acquisto delle famiglie è calato dello 0,6 per cento, lavoratrici e lavoratori poveri sono quasi un milione e mezzo e la pressione fiscale è la più alta da dieci anni (il 42,6 per cento).
Secondo l'UPB, la vostra operazione del cuneo fiscale è stata totalmente annullata, in termini di benefici, dal fiscal drag, quei 25 milioni pagati da lavoratrici e lavoratori di cui non troviamo assolutamente traccia nel DFP. Sempre a loro state togliendo diritti e servizi: lo state facendo con i tagli ai comuni e agli enti locali, di cui abbiamo già parlato più volte, e lo avete fatto con due leggi di bilancio. E voglio dire alla collega Semenzato, che ha parlato dei fondi PINQuA, che i fondi PINQuA per la rigenerazione urbana e le politiche abitative li avete tagliati nell'ultima legge di bilancio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). E oltre ai servizi, togliete i diritti: togliete il diritto costituzionale alla sanità pubblica, quella sanità pubblica che, come GIMBE ci dice nelle audizioni, è totalmente sottofinanziata. Non ci stiamo più al vostro gioco delle tre carte, perché anche questo lo hanno scritto nero su bianco, nelle audizioni, Corte dei conti, UPB, Banca d'Italia.
Mentre altri Paesi spendono più del 10 per cento di PIL per la sanità, in un Paese e in un'Europa che invecchiano, voi siete arrivati al 6,4 per cento, con un'incongruenza che ricordava prima la collega Guerra: dove troverete quei soldi che mancano anche per arrivare al 6,4 per cento? Chi li pagherà? Le regioni o le persone? Perché io voglio dirvi che mentre il Ministro Schillaci continua a litigare con le regioni e le vuole commissariare - ricordate l'autonomia, in quest'Aula totalmente sparita? Oggi Schillaci vuole commissariare le regioni -, mentre succede tutto questo ci sono le persone che non hanno il medico di base, che si trovano a dover subire delle liste d'attesa per degli esami che potrebbero salvare loro la vita e, invece, qui il diritto alla sanità pubblica è totalmente cancellato.
C'è anche un altro diritto che oggi viene negato ed è un diritto che il Partito Democratico vorrebbe inserire in Costituzione: è il diritto alla casa. Dentro il DFP si cita il disagio abitativo e si dice anche che la casa per le famiglie più vulnerabili, purtroppo, copre più del 40 per cento del loro reddito e che le case popolari in Italia sono solo 750.000, al di sotto della media europea. Quali risposte ci sono? Nessuna, nessuna risposta. Del resto, il Ministro Salvini è impegnato a ingraziarsi Musk o a fare una lotta tra chi è più sovranista tra lui e Giorgia Meloni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Ma voglio dire al Ministro Salvini che, se non ha tempo, può copiare le proposte del Partito Democratico, che ha presentato proprio sulla casa un pacchetto di idee e di ricette per sostenere questo diritto di cui le persone hanno bisogno.
Chiudo, annunciando il voto contrario su un tema su cui abbiamo dibattuto molto: le spese sulla difesa. Banca d'Italia mette nero su bianco che, in un contesto geopolitico così duro e difficile in cui tutto sta cambiando, la difesa è un bene pubblico europeo efficace solo se questa spesa viene fatta a livello europeo e non con un riarmo nazionale.
Eppure, su un tema così delicato ci saremmo aspettati non solo annunci di Giorgia Meloni a Trump, ma chiarezza su numeri, calcoli e decisioni. Nulla di tutto questo c'è nel DFP. Non abbiamo capito quale classificazione usi il Ministro Giorgetti, né la posizione del Governo, evidentemente spaccato su questo tema. Avete perso un'occasione con questo Documento, ma la cosa più drammatica è che l'ha persa l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Osnato. Ne ha facoltà.
MARCO OSNATO (FDI). Grazie, Presidente. Signori del Governo, Vice Ministro Leo, onorevoli colleghi, dichiaro subito il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia, e non lo faccio per una pedissequa e cieca obbedienza o osservanza verso quella che potrebbe essere un'ipotetica gerarchia partitica o politica. Non lo faccio neppure per una fideistica osservanza o una fiduciosa adesione al Governo, che pure ovviamente sosteniamo. Lo faccio perché credo che la traiettoria individuata e, poi, percorsa dal Governo, dal Ministero dell'Economia e delle finanze, sul tema dei conti pubblici, sia una opportunità importante per la nostra Nazione, sia l'inizio di un percorso significativo, che sicuramente ha portato e porterà grandi vantaggi a tutta la Nazione. Credo, infatti, che l'atteggiamento sui conti pubblici di questo Governo sia stato uno dei pilastri, una delle chiavi di volta proprio della ripartenza di questo Paese anche in un consesso internazionale. Lo faccio perché voglio, però, anche fare un ragionamento su numeri reali, su dati consolidati, non per convincere qualcuno fuori di qui sulla bontà del nostro Governo. Per quello basterebbero tutti i risultati elettorali (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) delle ultime consultazioni, basterebbero i sondaggi che ogni giorno leggiamo. Vediamo che, dopo due anni e mezzo, a metà mandato - per la prima volta, credo, nella storia della Seconda Repubblica - la coalizione di Governo aumenta i voti che aveva preso al momento della sua costituzione e, addirittura, il partito del Premier Meloni aumenta di molto la propria percentuale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Capisco che questo sia poco significativo per gran parte dell'opposizione, perché, proprio in funzione di questi dati, recentemente, all'interno di quest'Aula e nelle trasmissioni televisive, l'opposizione cerca di convincerci sul fatto…
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Osnato. Colleghi, per favore, ascoltiamo l'onorevole Osnato con il silenzio che è stato garantito a tutti i vostri interventi, per favore.
MARCO OSNATO (FDI). Dicevo che una gran parte di questa opposizione, in quest'Aula e fuori da quest'Aula, nelle trasmissioni televisive, cerca di convincerci del fatto che il consenso elettorale non equivalga a democrazia. Questo è comprensibile da chi ha governato per molti anni senza vincere le elezioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi pensiamo ancora che, invece, pesi molto per inquadrare il concetto di democrazia. Lo dicono - ripeto - i dati reali e la valenza di questa traiettoria governativa. E lo dice anche il fatto che il Presidente Meloni sia diventata, mi sembra, un riferimento anche nel consesso europeo e mondiale. E questo testimonia come una stabilità politica sembri - ho sentito dire oggi da esponenti di opposizione - addirittura potersi trasformare in austerità. Adesso la nostra stabilità politica rischia di diventare austerità. Io mi ricordo che c'era un'austerità in questo Paese, senza avere stabilità politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Questo mi sorprende molto, quindi.
Quindi, io credo che sia importante analizzare la realtà dei dati. Sono state dette molte cose oggi, molte giuste, alcune secondo me meno giuste. Si è partiti dall'occupazione, la massima occupazione nella storia repubblicana: più di 24 milioni di occupati, molti, la quasi totalità a tempo indeterminato; la disoccupazione giovanile che cala; i Neet, i famosi Neet, che incominciano a diminuire; l'occupazione femminile che supera, per la prima volta, il 50 per cento delle occupate. È la prima volta in questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! E allora, quando si parla di natalità, di famiglia, è anche in questo che si configura. E questo accade anche grazie agli incentivi, alle defiscalizzazioni che sono state ricordate e che non ripeto. Se è vero, come è vero - lo dice anche l'Ufficio parlamentare di bilancio, lo dice la relazione tecnica di questo DFP - che i redditi hanno un vero e proprio boom per quanto riguarda i dipendenti e superano anche il livello dell'inflazione, aumentando per la prima volta, da 25 anni, il potere d'acquisto dei nostri stipendi, evidentemente vuol dire che qualcosa è stato fatto. Perché vedete, sento parlare - nelle critiche, anche legittime, è consentito, ma che bisogna sempre inquadrare - di disastro, di compitini svolti, di mancanza di strategia, di incapacità, di confusione, di catastrofe, di omertà. In questo climax leopardiano, addirittura, qualcuno è arrivato a parlarci della prudenza, che ricordo a me stesso è una virtù cardinale e che viene descritta dal catechismo della Chiesa cattolica come virtù (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che dispone la ragione pratica a discernere in ogni circostanza il nostro vero bene e a scegliere i mezzi adeguati a compierlo. Ebbene, chi ci ha contestato questa prudenza, quando ha scelto per il nostro vero bene i mezzi adeguati a compierlo, ha scelto il reddito di cittadinanza e il superbonus (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora io dico a lei, Presidente, se qualcuno ha aperto un cassetto per cercare i 209 miliardi - che, ricordo, in gran parte sono a prestito e, comunque, credo non siano merito di una sola persona (Il deputato Donno: “Sicuramente non è stato merito tuo!”) -, è rimbombata una voce che diceva: “ristrutturare gratis le case”. E rimbombava in un pozzo senza fondo di 230 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Colleghi, per favore.
MARCO OSNATO (FDI). E allora, le critiche sulla spesa sanitaria le abbiamo già analizzate, le avete già ripetute, le abbiamo confrontate, ma oggi, finalmente, incomincia a schiarirsi anche un po' questo. Ci vogliono sempre più risorse, per l'amor del cielo, ma l'Osservatorio sui conti pubblici dell'Università Cattolica ci dice che la spesa sanitaria era incominciata a salire, al netto di tutti quegli orpelli che ogni tanto vengono citati per dire che non è vero. Lo stesso GIMBE, che ho sentito prima, oggi, nelle scorse ore, ci dice che cresce, non abbastanza, lo sapevamo, ma cresce, e questo anche rispetto a precedenti Governi.
Allora, in tutto questo si staglia la riforma fiscale. Ho citato prima il Vice Ministro Leo, che ne è stato il padre e anche la levatrice, se vogliamo usare questo termine. Da questa riforma fiscale deriva il record di entrate tributarie ed extratributarie, la famosa lotta all'evasione. Io, ogni volta che vado in una trasmissione televisiva o che sono a presiedere la Commissione, mi sento evocare i 21 condoni che noi avremmo fatto. Bene, se i 21 condoni hanno portato al record della lotta all'evasione, io chiedo al Ministro di farne 42 la prossima volta, perché evidentemente qualcosa ritorna a tutti gli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Lo dico anche perché il concordato fiscale, che è stato tanto criticato, ha portato quasi 200.000 persone in una congruità fiscale che prima non avevano. L'Agenzia delle entrate oggi conosce 200.000 condizioni fiscali di persone che, una volta, erano incongrue e adesso sono congrue (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E non parlo dello spread, non parlo dell'export, non parlo dei titoli di Stato, che, ormai, sono considerati bene rifugio. Vado, però - concludendo - a evidenziare qual è, secondo me, quello che noi oggi dobbiamo cercare, tutti insieme, di fare: dobbiamo cercare di colmare un gap che c'è in questa condizione evidente della nostra Nazione, che è più positiva di quanto noi rappresentiamo. Infatti, se è vero, come è vero, che all'interno del G8 noi abbiamo il minor indebitamento delle famiglie, il minor indebitamento delle imprese, per quanto riguarda le riserve auree credo che siamo sul podio a livello del G8, e abbiamo un avanzo primario, primi e unici dopo la pandemia, sicuramente abbiamo un problema di debito pubblico. Anche su questo, credo che il lavoro fatto non sia totalmente da non valutare. Non cito né Trump, né altri Paesi che vengono considerati più vicini a questa maggioranza. Cito un Paese al quale, spesso, e uso un larghissimo eufemismo, l'opposizione, una parte dell'opposizione, si rivolge sempre con attenzione: la Francia.
La Francia lo ha evidenziato. Lo dice, per esempio, Le Figaro, giornale non sicuramente di centrodestra. Lo dice Nicolas Baverez, che è un esponente della Corte dei conti, un analista dell'ENA, un laureato dell'École Normale. Dice: Meloni incarna una leadership forte, ma rispettosa della Costituzione, assicurando la stabilità del Governo e delle istituzioni.
TF1, la televisione di Stato francese, in una trasmissione intitolata Le miracle italien - credo che forse TeleMeloni non sia mai arrivata a tanto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) - ha evidenziato come il deficit del 2023 era del 7,3 ed oggi è del 3,4 per cento: 161,3 miliardi contro 76,2. Ecco, sapete come conclude questo giornalista? Francia e Germania si burlavano di Italia e Spagna, che oggi sono più performanti di loro. Allora, andando a concludere, credo che dobbiamo renderci conto anche delle cose come stanno.
Dire che non esistono politiche per le case popolari quando nella Missione 7, grazie alla ricontrattazione voluta dal Ministro Fitto e dal Ministro Foti, ci sono 1,3 miliardi per l'edilizia residenziale pubblica e per l'efficientamento energetico, è dire una bugia; è dire una cosa non vera, è dire una cosa che fa male a questo Paese. E allora, se oggi continuiamo a rappresentarci più negativamente di quanto siamo, rischiamo di annullare e annacquare un lavoro che non è solo a vantaggio di questa maggioranza, ma è a vantaggio di tutta l'Italia, che è quello relativo al famoso rating per cui costa il debito pubblico. Con tutti questi dati che abbiamo evidenziato, oggi siamo l'unico Paese tra quelli del G8 ad essere ancora in area “B” nelle varie forme, contro tutti gli altri Paesi che sono in area “A”. Perché? Perché ci rappresentiamo peggio di quello che siamo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) ed è colpa di chi, dall'opposizione o dal collateralismo massmediatico, evidenzia questo.
E concludo dicendo che la carenza programmatica non la riscontro perché, vedete, il programma è quello che abbiamo presentato come coalizione, che è diventato programma di Governo e che oggi è il programma dei vari Ministeri. Lo abbiamo fatto con coerenza e con determinazione per perseguire l'interesse nazionale, e questi numeri, che oggi possono apparire sterili e impersonali, però fanno traspirare tutto il nostro amore per l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.
(Votazione - Doc. CCXL, n. 1)
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Bignami, Molinari, Barelli e Lupi n. 6-00173, accettata dal Governo. Ricordo che, in caso di approvazione di tale risoluzione, ai sensi dell'articolo 118-bis, comma 2, del Regolamento, risulteranno precluse le altre risoluzioni presentate.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Sono così precluse le altre risoluzioni presentate.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA (ore 13,09)
Nella ricorrenza dell'80° anniversario della Liberazione.
PRESIDENTE. (Si leva in piedi, e, con lui, l'intera Assemblea e i membri del Governo). Care colleghe e cari colleghi, il 25 aprile 1945 il popolo italiano riconquistava la propria libertà dopo oltre vent'anni di dittatura fascista e il dramma della guerra e dell'occupazione tedesca. In uno dei momenti più difficili della storia del nostro Paese, quando ogni speranza sembrava ormai perduta, donne e uomini, giovani e anziani, militari e civili, offrirono un generoso contributo nella lotta di Liberazione.
Molteplici furono le anime della Resistenza, così come le opinioni e le idee dei suoi protagonisti, a dimostrazione di una pluralità che fu anche la sua forza. Ma tutti erano accomunati dallo stesso obiettivo: sconfiggere la barbarie nazifascista, anche a costo della propria stessa vita. E, per questo, a loro vanno il mio commosso pensiero e l'espressione, a nome mio personale e di tutta la Camera dei deputati, della più profonda e sincera gratitudine. Il loro esempio ricorda a noi tutti come, anche nelle avversità, sia possibile mantenere salda la rotta con determinazione e senso di responsabilità, agendo per il bene comune. Celebrare questa ricorrenza rappresenta dunque un doveroso tributo alla memoria di chi ha combattuto per assicurare un futuro di pace e di giustizia alle generazioni a venire, guidando un Paese sconfitto e umiliato lungo il percorso della ricostruzione.
Sebbene stremata dal punto di vista morale e materiale, l'Italia del secondo dopoguerra era ormai profondamente diversa rispetto al passato. Essa si avviava a rifondarsi su basi democratiche. Dalle ceneri del conflitto sorse infatti la Costituzione, che definì le coordinate di un ordinamento radicalmente nuovo. Il testo della Costituzione, approvato a larghissima maggioranza nella seduta del 22 dicembre 1947, accolse il frutto di una lunga e articolata elaborazione giuridica e culturale. Si tradusse in un progetto di convivenza politica, economica e sociale ispirato ai principi di libertà, eguaglianza, pace e tutela dei diritti inviolabili dell'uomo. Sono valori universali che costituiscono il fondamento stesso della nostra identità. Con questa consapevolezza, le forze politiche costituenti, anche se molto distanti tra loro, si impegnarono per superare divisioni e contrasti, con l'obiettivo di garantire la stabilità e la tenuta della neonata Repubblica. Adesso come allora, la Carta fondamentale non si esaurisce quindi in un insieme di norme giuridiche, ma rappresenta un patrimonio comune che ci identifica come popolo.
Essa appartiene a ogni cittadino, che deve onorarla e difenderla. A maggior ragione, in un periodo complesso come quello attuale, segnato da gravi conflitti e dal ritorno di inaccettabili manifestazioni di odio e di violenza. In un simile scenario è indispensabile riaffermare con orgoglio le origini più autentiche della nostra democrazia.
Con questo spirito siamo chiamati a celebrare il 25 aprile. Una ricorrenza che rappresenta un monito a ripudiare ogni forma di sopraffazione e a impegnarsi, giorno dopo giorno, nella costruzione di una società saldamente ancorata ai valori della libertà e della democrazia e capace di rigenerare speranza. Vi ringrazio (Generali e prolungati applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Antoniozzi. Ne ha facoltà.
ALFREDO ANTONIOZZI (FDI). Signor Presidente, onorevoli colleghi, commemoriamo l'ottantesimo anniversario della liberazione dall'occupazione nazista nei giorni del doveroso lutto per la scomparsa del Santo Padre e, pur tuttavia, non possiamo non ricordare, con rispetto ed eterna gratitudine, quanti collaborarono a liberarci da quella cruenta occupazione. La Liberazione è stato il momento fondamentale, ma poi c'è un percorso che va oltre la Liberazione che è la libertà. E la libertà non è un dato immutabile. La libertà va coltivata, va difesa, alimentata.
Non esiste una libertà immobile nel tempo. Desidero ricordare ancora oggi le parole del presidente Luciano Violante, quando, riconoscendo il significato nazionale di questo giorno, volle rivolgere un pensiero a quei giovani schierati - direbbe De Gregori - dalla parte sbagliata, non per mettere in dubbio quale fosse quella giusta, cioè quella che i partigiani socialisti, comunisti, azionisti, cattolici, liberali, monarchici costruirono insieme agli alleati per liberarci, non per dimenticare i tragici errori del Governo fascista, dalle leggi razziali all'alleanza con la Germania, ma per essere, tutti insieme, testimoni della bellezza, della libertà e grati ai tanti, anche sconosciuti, che persero la vita per regalarci quella libertà.
Qui il concetto di parte giusta e parte sbagliata nel tempo diventa mutevole. Quanti nel tempo, negli 80 anni di pace e di libertà, ritenevano di essere dalla parte giusta e poi sono passati dalla parte sbagliata? Penso che nessuno si offenderà se ricorderò che, pochissimo tempo dopo la liberazione d'Italia, l'Italia correva il serio rischio di una deriva comunista e se non ci fosse stato un atteggiamento responsabile delle forze democratiche cattoliche, insieme ai grandi gesti di uomini laici, come il quasi dimenticato Giuseppe Saragat, che, con la scissione di Palazzo Barberini, ruppe il fronte social-comunista, e la visione di uomini come don Luigi Sturzo e Alcide De Gasperi, che - voglio ricordare - fu colui che chiese l'istituzione del 25 aprile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) come cerimonia che ricordasse quell'evento, e se non ci fossero stati questi uomini, forse, non ci sarebbe stata la permanenza dell'Italia nell'area delle democrazie e delle alleanze occidentali.
Non sappiamo cosa sarebbe accaduto, se, a vincere le elezioni del 1948, fosse state stato il fronte costituito dalla sinistra italiana fatalmente legata al gigante sovietico. Corremmo un rischio che fu sventato dalle forze democratiche, perché, nella cortina di ferro, vigeva il terrore. Fu scritta insieme quella Costituzione, ma, riconoscendo ad ognuno i propri meriti, non si può non disconoscere che, tra coloro che formarono i primi Governi del Comitato di liberazione nazionale, c'era chi guardava all'Unione Sovietica e, dopo aver salvato l'Italia da una dittatura, l'avrebbe consegnata ad un'altra dittatura egualmente cruenta e più duratura.
Quanti Paesi d'Europa sono passati rapidamente da una occupazione ad un'altra occupazione, vedendo negate le libertà fondamentali: Ungheria, Romania, Bulgaria, Cecoslovacchia, Norvegia, Berlino e altri. Allora, il ricordo della storia deve renderci tutti uniti nella celebrazione di questa giornata e non farci mai dimenticare, come diceva Papa Wojtyla, i nostri fratelli ebrei caduti nel genocidio più vergognoso e criminale della storia.
La libertà è un patrimonio comune che si nutre di giustizia sociale, di diritti e di eguaglianza ed è molto triste registrare, 80 anni dopo, come nel mondo ci siano ancora guerre cruente e tante vittime innocenti. Vorrei che la giornata di domani possa essere celebrata da tutti gli italiani, nel ricordo di un periodo triste che vide però le reazioni di tanti italiani coraggiosi e testimoni dell'amore di Patria. La nascita della Repubblica, insieme alla più bella Costituzione del mondo, furono un riscatto per ogni italiano.
Voglio qui ribadire che Fratelli d'Italia ha sempre condannato ogni tipo di totalitarismo per quanto concerne sia il passato sia il presente. Ha sempre rivendicato la supremazia liberale della libertà e l'orgoglio di una Costituzione che la santifica. Intorno a quella Costituzione ci inchiniamo, invocando sulla nostra Italia l'aiuto di Dio e la sua benedizione, affinché possa essere prospera e far crescere tra i nostri giovani l'amore per la nostra bandiera (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Braga. Ne ha facoltà.
CHIARA BRAGA (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Prendo la parola oggi per ricordare in quest'Aula che domani, 25 aprile, l'Italia celebra la Festa della liberazione dal nazifascismo e credo che ce ne sia un grande bisogno, di ricordarlo, anche in quest'Aula. Una festa di liberazione delle nostre terre, delle nostre case e delle nostre officine dall'occupazione tedesca e dalla guerra fascista, come annunciò Sandro Pertini, il Presidente partigiano. Quindi, una festa di pace, perché proprio il 25 aprile del 1945, con l'insurrezione generale, si concludeva la sciagurata avventura italiana della guerra voluta dal regime fascista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
Proprio per questo, è inaccettabile che, 80 anni dopo, il Governo italiano abbia scelto fin dal principio un profilo così basso e un tono tanto sommesso per celebrare una data simbolo di pace e unità del Paese. Dieci anni fa, in quest'Aula, celebravano i 70 anni dalla Liberazione in una cerimonia di tutt'altro spessore, alla presenza di partigiane e partigiani e del Presidente della Repubblica. Oggi, con ogni evidenza, non è così. Tuttavia, noi sentiamo ancora più forte il dovere di rendere omaggio alla memoria di quanti, avendo partecipato alla lotta di liberazione, restituivano dignità a una Nazione e gettavano le basi per costruire una nuova democrazia. A loro dobbiamo quello che siamo oggi: ai partigiani e alle partigiane che hanno combattuto dall'8 settembre del 1943 al 25 aprile del 1945; agli oppositori del regime finiti al confino; agli incarcerati e perseguitati non solo comunisti, liberali, cattolici, socialisti, monarchici, ma anche uomini e donne di tutti gli orientamenti politici; a quelli che ebbero il coraggio di dire “preferirei di no”. A loro oggi, domani e per sempre va il dovere della memoria e la nostra riconoscenza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).
Ma soprattutto lasciatemi dire grazie alle donne della Resistenza: Irma Bandiera, Gina Borellini, Carla Capponi, Antonietta Cinotti, Paola Del Din, Ursula Hirschmann, Tina Anselmi, Nilde Iotti, Marisa Rodano, Teresa Noce, Angelina Merlin, Joyce Lussu. Ma anche a donne come Wilma Conti, giovanissima staffetta (Applausi), partigiana della mia terra, testimone infaticabile dei fatti storici avvenuti a Dongo nei giorni della Liberazione, come il tentativo vigliacco di fuga e la cattura di Mussolini e dei gerarchi fascisti ad opera dei partigiani, la loro fucilazione. Fatti che nessuna patetica celebrazione di nostalgici riuscirà mai ad oscurare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).
Ad appena 15 anni, Wilma saliva sui monti dell'Alto Lago per consegnare lettere e messaggi ai partigiani. La sua forza era quella di vincere la paura e quella forza la conservò anche dopo, nella sua vita, a guerra finita. Quante donne ha aiutato a partorire la levatrice Wilma, raggiungendo in piena notte in bicicletta i paesi della valle, e a quanti giovani nelle scuole ha consegnato la memoria e il senso di un impegno per la democrazia e la libertà.
Come lei, 100.000 donne, forse di più, donne semplici, eppure eroiche: facevano turni di guardia, attaccavano con le armi i nazifascisti, salvavano ebrei, facevano fuggire gli uomini durante i rastrellamenti. Donne impegnate in quegli anni su due fronti: combattere un nemico che aveva tolto la libertà a tutti e combattere un sistema che le aveva condannate ad essere soltanto spose e madri.
La resistenza per le donne non fu solo lotta contro il regime e gli invasori, ma conflitto per riconquistare la propria libertà (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra). Le loro storie, uniche e irripetibili, di questo meraviglioso esercito femminile troppo presto e per troppo tempo finite nel dimenticatoio della storia, come erano finite in fondo nelle sfilate delle città liberate. Eppure, furono quelle stesse donne che consegnarono un anno dopo la vittoria della Repubblica, con la loro voce e il loro volto. A loro l'omaggio di tutti noi e l'omaggio delle donne di oggi per quello che ci hanno insegnato e per quello che siamo.
Il 25 aprile è un'eredità alla quale qualcuno, anche in quest'Aula, come chiaro, preferirebbe rinunciare. Noi non lo consentiremo, perché non lo consente la storia. Alla lotta di liberazione, dobbiamo la nostra Costituzione repubblicana e antifascista (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva-il Centro-Renew Europe e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), perché è grazie alla Resistenza che l'Italia ottenne dagli alleati di potere scegliere liberamente la forma di Stato e poter scrivere la propria Carta fondamentale. Ricordiamo che lo stesso non successe in Germania o in Giappone. È per questo che il 25 aprile deve fare parte della memoria collettiva di questo Paese, quella di chi scelse allora di schierarsi dalla parte giusta della storia, perché la storia non è mutevole.
C'è una parte giusta e c'è una parte sbagliata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra) che riconosce come sono andati i fatti, ovvero che c'è stata una lotta antifascista che è fondativa della nostra Repubblica.
La memoria non è un museo di vecchi ricordi, è un luogo di elaborazione del passato. In quel passato si misurò la forza di un popolo, dove il coraggio diventò “una disperata necessità”, come disse Vittorio Foa, un grande partigiano che il fascismo aveva costretto a passare la sua giovinezza in carcere. Nessuno scelse di essere lì, a tutti la disperazione impose dei doveri.
Il 25 aprile non è un monumento retorico, è quello che siamo stati, ed è quello che vogliamo essere di fronte alle generazioni future, ed è quello che noi vogliamo celebrare oggi in quest'Aula, domani nelle piazze, con la fierezza e l'orgoglio che nessuna sobrietà potrà mai sopire (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e di deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Alleanza Verdi e Sinistra, Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Misto-+Europa e di deputati del gruppo Misto).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Grazie, Presidente. “Aldo dice 26x1” la frase, l'ordine, che Radio Londra diffuse per conto del Comitato di liberazione nazionale Alta Italia. Era il segnale, per la popolazione e per le brigate partigiane, che il nemico e i capi fascisti erano in fuga. Occupazione delle piazze, delle città, delle stazioni, delle fabbriche. Era il segnale: riprendiamoci fisicamente il Paese, occupiamo i nodi vitali d'Italia fino a nuovo ordine. Era la Liberazione.
Molti oggi nel festeggiare il 25 aprile non se lo ricordano, ma la figura del partigiano è stata nel tempo romanzata, fino a creare un'immagine stereotipata del giovane ribelle, spesso solitario, sognatore e resistente. Certo quei ragazzi erano anche quello. Ma oggi, in questo mio intervento, io voglio rendere omaggio al valore militare di quei ragazzi, non solo all'idea romantica della liberazione, ma quello che fu un vero e proprio sforzo bellico umano. Chi scelse la via della Resistenza scelse di combattere. Scelse la via della liberazione armata del Paese. I partigiani erano divisi in brigate, divisioni. Avevano dei gradi, un addestramento, linee di comando e di comunicazione, linee di rifornimento. Un coordinamento fra i vari nuclei, promozioni e retrocessioni. Avevano reti sul territorio di cittadini, che gli davano una mano, gli davano supporto e vi era, in qualche modo, anche una sorta di primordiale intelligence, un contatto diretto con gli alleati anglo-americani.
La Resistenza fu una grande esperienza collettiva, composta da molte esperienze individuali. Nel rendere omaggio all'esperienza collettiva, non dobbiamo mai dimenticarci di rendere omaggio all'esperienza individuale di ogni combattente e - sottolineo - di ogni combattente.
Noi, come Lega, non possiamo non ricordare oggi un momento fondamentale della Resistenza: la Carta di Chivasso o, meglio, la Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), un documento di una modernità incredibile: l'idea di un'Italia federale, addirittura cantonale, con le identità locali valorizzate in funzione antifascista, l'idea di una Europa dei popoli. Quel documento è, tutt'oggi, uno degli elementi culturali e fondamentali di questo Paese e, in particolar modo, del mio partito, della Lega. Grazie a quei partigiani federalisti, grazie a tutti i partigiani, grazie ragazzi: “Aldo dice 26x1” (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnasco. Ne ha facoltà.
ROBERTO BAGNASCO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, celebriamo oggi, in un momento del tutto particolare, non solo del nostro Paese, ma del mondo intero, l'80° anniversario della Liberazione dell'Italia. Una data che è insieme memoria e impegno: memoria di un popolo che ha trovato in sé il coraggio della rinascita, impegno a custodire ogni giorno la libertà conquistata con il sacrificio di tante vite. La Liberazione del 25 aprile 1945 non fu soltanto la fine di una guerra sanguinosa e fratricida, ma l'inizio di un nuovo cammino; un cammino fatto di democrazia, di diritti, di istituzioni nate dalla volontà popolare; un cammino che non è mai scontato, che chiede a ciascuno di noi responsabilità, partecipazione e consapevolezza. In questo giorno così solenne desidero richiamare le parole pronunciate dal Presidente Silvio Berlusconi nel 2009, nel piccolo borgo di Onna, distrutto dal terremoto e un tempo teatro di una delle più crudeli rappresaglie nazifasciste. In quell'occasione, il Presidente Berlusconi disse: “Non c'è libertà senza giustizia e non c'è giustizia senza memoria. Ricordare significa costruire un futuro più giusto, più umano, più consapevole”. Sono parole che anche oggi suonano più vere che mai. La memoria non è un esercizio del passato, ma un atto di giustizia verso chi ha lottato, sofferto e resistito. È un ponte tra le generazioni, un patto civile che dobbiamo rinnovare ogni anno, ogni giorno. L'Italia che uscì dalla guerra era una terra ferita, ma seppe risollevarsi e ricostruirsi grazie a uomini e donne che credettero in un'idea più grande di loro; l'idea di una Patria libera, unita e democratica. A loro dobbiamo rispetto, a tutte queste persone, a loro dobbiamo la verità storica, a loro dobbiamo l'impegno di non lasciare spazio all'odio, alla violenza e alla divisione.
Oggi, a ottant'anni dalla liberazione, il modo più alto per onorare quella stagione di coraggio e di dolore è questo: prenderci cura della nostra Repubblica, difendere le sue istituzioni, proteggere la sua Costituzione, educare i giovani al valore della libertà e della pace, perché - per richiamare ancora le parole del Presidente Berlusconi - solo uniti possiamo costruire un'Italia degna del sacrificio di chi l'ha liberata (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Riccardo Ricciardi. Ne ha facoltà.
RICCARDO RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei parlare con chi ha scritto di festeggiare in maniera sobria il 25 aprile, perché vorrei capire cosa avesse in mente. Chi ha scritto così pensa che domani io, quando sarò a Sant'Anna di Stazzema a celebrare, tra gli altri, la famiglia di Antonio Tucci - un uomo, ufficiale di Marina, che era a Livorno quel giorno, e portò la famiglia a Stazzema pensando che fosse un posto sicuro, solo che tornò e vide che la moglie e gli otto figli erano stati trucidati dai nazifascisti; si voleva gettare nel fuoco, la più grande aveva 15 anni, la più piccola 3 mesi -, quando ricorderemo queste persone, secondo voi, non lo faremo in maniera sobria?
Lo stesso quando io ricordo il 10 di aprile, tutti i 10 di aprile, il giorno della liberazione della mia terra, Massa, “Naldo” Pegollo. “Naldo” Pegollo era nel CLN, era un partigiano. Stava correndo per andare al CLN locale a festeggiare la liberazione della nostra città e arrivò l'ultima palla di cannone, lanciata da La Spezia e morì proprio il 10 aprile. Quello che per tutti noi è un Natale, per lui è stato il giorno della sua morte. E secondo voi, quando noi ricordiamo la memoria di “Naldo” Pegollo, non lo facciamo in maniera sobria? Non lo facciamo con il dolore di chi quel giorno ha festeggiato, sicuramente ha festeggiato, ma aveva la morte negli occhi, aveva le sofferenze di una guerra, aveva il dolore di anni di stenti?
Noi ce lo dobbiamo dire: vorremmo vivere in un Paese in cui il 25 aprile non fosse divisivo, ma il 25 aprile è divisivo per coloro che quando gli si chiede se sono antifascisti - perché ci sono delle persone a cui bisogna chiedere se sono antifascisti e allora, sì, è divisivo - dicono: io sono contro tutti i totalitarismi e non hanno il coraggio di dire: no, io sono antifascista. Per quelle persone è divisivo il 25 aprile e lo sarà per sempre (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).
Siccome gli ultimi partigiani, purtroppo, ci stanno lasciando, perché il tempo scorre, sta a noi portare avanti questo messaggio e credetemi - lo dico sinceramente - il cuore ti si riempie di gioia quando festeggi la Liberazione, quando gridi in coro al camerata Kesselring, che voleva che gli si erigesse un monumento, e gli si risponde con Piero Calamandrei: “Lo avrai, camerata Kesselring, il tuo monumento” con su scritto “ora e sempre Resistenza”. Quando si dice “ora e sempre Resistenza” e si urla con la gioia negli occhi e il dolore nel cuore - credetemi - si vive meglio (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra), perché ci si connette a tutta quella storia, a tutto quel sacrificio fatto da chi ci ha donato, grazie alla Resistenza - Presidente, bisogna dirlo: grazie alla Resistenza -, il Paese in cui noi tutti viviamo.
Quindi, un augurio nel 25 aprile, un augurio a tutti, anche a chi vive il 25 aprile come una sconfitta, perché molti di voi - ahimè - lo vivono ancora come una sconfitta: è una medicina urlare, il 25 aprile, “ora e sempre Resistenza” (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo di Italia Viva-il Centro-Renew Europe).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.
PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, ottant'anni devono essere sufficienti affinché la festa della Liberazione sia una festa di tutti. Ottant'anni sono un anniversario troppo importante perché questa festa nazionale sia macchiata da polemiche sul significato del termine sobrietà. Presidente, si può festeggiare con sobrietà il 25 aprile, perché la liberazione dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista la festeggiamo tutti i giorni: la festeggiamo tutti i giorni con la libertà, con la democrazia, con la rappresentanza del popolo e della sua volontà, con le istituzioni.
La sobrietà la dobbiamo ai tanti cattolici che da partigiani hanno combattuto e liberato l'Italia: erano partigiani contro l'oppressione, partigiani per la Nazione, cattolici che, come tutto il mondo, del resto, in questi giorni sono stati colpiti dal lutto della scomparsa del Santo Padre.
Papa Francesco è stato un Pontefice che ha parlato anche ai non credenti, con il suo carisma e il suo messaggio potente e semplice allo stesso tempo. Il dolore per la sua morte valica i confini della Chiesa; non appartiene esclusivamente ai credenti e rammarica anche chi ha sempre creduto nella laicità delle istituzioni. Forse è questo lo spunto di riflessione più potente che possiamo trarre dall'assurdo caso della coincidenza di una delle feste più importanti della Nazione con un lutto tanto grave, un dolore tanto profondo, che ha colpito non solo la Chiesa ma ognuno di noi, ovvero giungere all'equilibrio del rispetto, quel rispetto puro ed essenziale, scevro da ipocrisie e polemiche, da strumentalizzazioni e da forzature.
A tutti coloro che hanno speso le proprie forze, il proprio sacrificio e la propria vita alla liberazione della Nazione dobbiamo il fatto di aver scritto noi la nostra Costituzione. Signor Presidente, questo crediamo che sia il grande valore della festa della Liberazione, in cui tutti devono potersi riconoscere perché in essa vi è l'identità nazionale: l'idea di Nazione, di Nazione libera e sovrana, l'idea di Patria, l'affermazione dei diritti delle persone che preesistono allo Stato e il dovere della Repubblica di realizzare condizioni effettive di uguaglianza fra i cittadini. Il 25 aprile non è solo l'occasione per rendere onore alla memoria di chi è valorosamente caduto in battaglia per liberare l'Italia; è l'occasione per riflettere sulla dote straordinaria di libertà che ci hanno donato, sul dovere di onorarla non un solo giorno all'anno ma tutti i giorni dell'anno.
Signor Presidente, ottant'anni sono anche sufficienti a non guardare più alle divisioni, a non guardare alle fazioni, a superare anche gli aspetti fratricidi di una guerra che ha lacerato il Paese. Ottant'anni sono sufficienti affinché tutti possano riappropriarsi di questa festa. La libertà non è mai di parte, altrimenti non sarebbe libertà e sprecheremmo un dono che ci è stato consegnato, come sappiamo, a caro prezzo.
Forse non tutti coloro che hanno combattuto per la Liberazione avevano lo stesso disegno per il futuro del Paese, non tutti avevano la stessa idea del Paese, ma da quell'azione, dalle loro azioni, è nata una democrazia forte, una democrazia matura che abbiamo il dovere di onorare e difendere ogni giorno. Per comprendere ancora meglio questo aspetto basta leggere Il partigiano Johnny di Fenoglio, un vero capolavoro che, sia pure in forma romanzata, permette di entrare nel cuore delle scelte di chi desiderava liberare la Patria in quel frangente storico.
Signor Presidente, la libertà non è un valore acquisito: è un valore da proteggere ogni giorno per poterlo tramandare. Ottant'anni: ottant'anni dopo il 25 aprile è ancora più forte e potente, perché può annoverare anche l'impegno di tutti coloro che hanno difeso la libertà e la democrazia negli anni successivi alla Liberazione, da allora fino ad oggi. In virtù di questo patrimonio condiviso e cresciuto in tutti questi anni, festeggiamo, domani 25 aprile, per ricominciare dopodomani, a onorare, difendere e costruire la memoria, la libertà e l'identità della nostra Nazione (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Richetti. Ne ha facoltà.
MATTEO RICHETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Mi sono chiesto, in questi pochi minuti che abbiamo a disposizione in questa bella occasione, di cui la ringrazio, di celebrazione degli ottant'anni della nostra Liberazione, cosa mettere a fuoco di questa straordinaria battaglia di libertà. C'è sicuramente il valore straordinario di questa battaglia perché è popolare, perché è universale, perché è unitaria la nostra Resistenza. Ha queste caratteristiche su cui non dovremmo smettere di riflettere. C'è sicuramente la gratitudine profonda, unanime, alle donne e agli uomini che - non lo ricorderemo mai troppo spesso - hanno dato la vita per la nostra libertà.
C'è la Liberazione come figlia della Resistenza e come premessa insostituibile alla democrazia e all'antifascismo, che diventeranno poi, da lì a poco, i capisaldi della nostra Costituzione. Su tutti però, Presidente, se dovessi scegliere una caratteristica della Resistenza e della Liberazione, prodotta dalla Resistenza, sceglierei questa caratteristica di capacità di unirci in ragione di un obiettivo supremo, appunto la libertà. Questo aspetto può sembrare così banale e così semplice da passare in secondo piano, cioè la capacità di sospendere lo scontro politico perché c'è qualcosa di più grande delle nostre ragioni che ci mette insieme. Quindi, unirci di fronte a un obiettivo che viene prima della contrapposizione. La domanda attuale è: lo sappiamo ancora fare? Sappiamo ancora trovare le ragioni per andare oltre le divisioni e che fanno diventare alleati avversari dello scontro politico?
Lo avete ricordato in tanti, mi piace fare un elenco compiuto. Alla Resistenza parteciparono insieme comunisti, azionisti, monarchici, socialisti, democratici cristiani, liberali, repubblicani e anarchici: si uniscono nel CLN (Comitato di liberazione nazionale), vincono il fascismo, grazie anche all'importante aiuto del supporto anglo-americano, scrivono insieme la Costituzione e tornano ad essere avversari politici. C'è un bel passaggio della riflessione che Paolo Gentiloni affida oggi all'editoriale di la Repubblica, che mi piace recuperare in questo momento: “La Resistenza è stata l'atto fondativo del nostro patriottismo repubblicano, un patriottismo che è dunque per definizione democratico, per quanto sia stato difficile per decenni perfino accettare l'idea di Patria a sinistra. Dobbiamo in particolare agli ultimi Presidenti della Repubblica, Ciampi, Napolitano e Mattarella, un impegno quasi pedagogico nella diffusione di questo patriottismo democratico”, che è il contrario del patriottismo nazionalista, è esattamente il contrario. E allora, Presidente, concludo: è per me impossibile nella giornata di oggi, di fronte alle considerazioni che abbiamo fatto insieme ai colleghi, non pensare all'identica resistenza, all'invasione di un regime parimenti sanguinario come quello nazifascista, alla resistenza ucraina e alla lotta di liberazione dell'Ucraina, rispetto alla quale servirebbe, anche qui, anche oggi, anche ora, quella capacità di unirci a sostegno di Kiev, che abbiamo avuto ottant'anni fa e che ha liberato questo Paese (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.
MARCO GRIMALDI (AVS). (Indossando un foulard con i colori della bandiera italiana). “Dalle belle città date al nemico fuggimmo un dì sull'aride montagne, cercando libertà tra rupe e rupe, contro la schiavitù del suol tradito. Lasciammo case, scuole ed officine, mutammo in caserme le vecchie cascine, armammo le mani di bombe e mitraglia, temprammo i muscoli ed i cuori in battaglia”.
Dopo vent'anni di dominio e dittatura fascista, ci furono altri lunghi e terribili mesi che seguirono l'8 settembre del 1943. Vorremmo ritornare lì, quando l'Italia si trovò senza Stato, con tutto il Centro-Nord nella morsa dell'occupazione nazifascista. Potevano nascerne l'abbandono, come scriveva Vittorio Foa, o il proposito di ricostruire l'identità nazionale perduta. Ci fu, invece, un'Italia che non aspettò ordini o proclami e reagì al crollo delle istituzioni e alla violenza dei fascisti e dei tedeschi. Solo chi identifica la Nazione con il fascismo può pensare che quella sia stata la morte della patria. Così, sulle montagne e nelle campagne, nacquero i gruppi partigiani armati. Erano, appunto, “i ribelli della montagna” che avevano lasciato le proprie case, le proprie famiglie, i propri amori, i propri figli per combattere.
C'erano la speranza e l'idealismo - è stato ricordato oggi -, ma si partiva anche pieni di paura, di dolore. Si diventava adulti con uno strappo, come il partigiano Raoul, di Beppe Fenoglio, che, a 18 anni scarsi, camminò da Castagnole a Castino per arruolarsi. Solo otto ore prima, ci racconta, prima di dormire in una stalla con dei compagni sconosciuti, sua mamma gli girava attorno, per la cucina, in sottoveste, servendogli il latte e con l'uovo sbattuto dentro. Insomma, ci si arruolava nella Resistenza e si smetteva di essere dei bambini, come lo zio Vladimiro o mio nonno Gilberto, che, per raggiungerlo in montagna, con la sua bicicletta, a soli 14 anni, diventò la più giovane staffetta partigiana delle Valli Orco e Soana. Si lasciava ogni cosa per vivere di stenti e di patimenti, disponendosi a uccidere o a morire. Ecco quanto vertiginoso fu il salto nella coscienza antifascista e, poi, dalla presa di coscienza all'azione. Perciò, per farsi coraggio, mentre marciavano con l'anima in spalle, i partigiani cantavano. “I ribelli della montagna” era un canto, un canto di tutti: delle Brigate Garibaldi a prevalenza comunista, degli azionisti di Giustizia e Libertà, delle Brigate Matteotti socialiste, dei cattolici delle Brigate Osoppo. Coraggio ne serviva, perché “tutto intorno pietà l'era morta”, si diceva. La guerra falciava vite, le stragi e le repressioni nazifasciste insanguinavano tutto il Nord Italia. Per chi, come Nuto Revelli, aveva scelto la Resistenza dopo il massacro della campagna di Russia, la terra mescolava il partigiano ucciso in Italia all'alpino caduto sul Don: l'uno per mano dei tedeschi e dei fascisti, l'altro a causa del loro cinismo e del loro tradimento.
Altri arrivavano alla Resistenza da anarchici, come Italo Calvino, con le Brigate Garibaldi nelle Langhe, con il nome di Santiago; ci ha lasciato i versi più belli, tra l'altro di una canzone diventata poi famosa: “Avevamo vent'anni e oltre il ponte, oltre il ponte ch'è in mano nemica, vedevam l'altra riva, la vita, tutto il bene del mondo oltre il ponte”. Questo racconta, di fatto, il vecchio partigiano alla ragazza dalle guance d'aurora, sperando di poter dire che cos'era avere vent'anni allora e sperando che i pensieri, le speranze di quel tempo possano rivivere in lei. Così, ancora, tentiamo quel racconto e speriamo che quella stessa speranza vi pervada. Cerchiamo di comprendere quel salto vertiginoso che ci ha permesso di vivere in pace e in democrazia liberi. Noi non dimentichiamo che la nostra sovranità repubblicana è figlia del popolo e della lotta.
C'è chi, pur di non celebrare quelle generazioni, sostiene che la Liberazione fu unicamente l'esito dell'avanzata degli alleati. Badate, anche se quei ragazzi e quelle ragazze avessero anticipato di un solo mese la Liberazione dal nazifascismo, avrebbero restituito al nostro futuro una possibilità incomparabile, una possibilità che dovrebbe essere cara anche a chi nega o dileggia quei momenti: essere padroni del proprio destino, poter chiamare l'Italia “Patria nostra” (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Perché il 25 aprile, la Liberazione, Ventotene sono divisivi solo se si è fascisti. E chi ha dileggiato quei rivoluzionari, diciamo così, senza dialettica, senza dissidenza, differenza, disobbedienza, coscienza critica e al contempo incoscienza, non ci sarebbe mai stata la Resistenza e non sarebbe mai stata possibile la democrazia.
Ho finito, Presidente. Sa qual è la cosa più bella, quella che forse non si è capita nemmeno oggi? Che, se lo vogliamo, possiamo essere tutte e tutti nipoti di quelle nonne e di quei nonni partigiani. Non sono di una parte, avete ragione, però basta sceglierlo, non allora, oggi, e basta dirlo, perché grazie a loro siamo cresciuti di sana e robusta Costituzione. Vede, Presidente, qualcuno ha osato dire che la Costituzione non contiene la parola “antifascismo”. Presidente, glielo insegni lei, perché è l'intero vocabolario, è l'enciclopedia, è il Vangelo dell'antifascismo. E allora, anche per questo, senza paura e senza chiedere il permesso, possiamo gridare in quest'Aula semivuota: viva l'Italia, viva l'Italia antifascista (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Boschi. Ne ha facoltà.
MARIA ELENA BOSCHI (IV-C-RE). (Indossando una coccarda con i colori della bandiera italiana). Grazie, Presidente. La Resistenza è di tutti e tutte. È di tutte perché le donne dettero un contributo fondamentale, da protagoniste, alla guerra di Liberazione. È di tutti perché combatterono fianco a fianco comunisti e socialisti, azionisti e liberali, monarchici, laici, cattolici. E voglio ricordare l'impegno dei partigiani bianchi, cosiddetti “partigiani bianchi cattolici”, attraverso le parole di una poesia, che in realtà è una preghiera. Parole molto belle di Teresio Olivelli nella sua preghiera dei ribelli per amore: “Signore, facci liberi”.
La guerra di Liberazione è stata una guerra, è stata lotta armata, sicuramente, ma come ricordava più volte Mario Fiorentini, un partigiano che ho avuto l'onore di conoscere, è stata anche una catena di solidarietà tra donne e uomini che hanno dato un contributo per quello che potevano: chi ha fatto la staffetta, chi ha portato cibo ai partigiani, chi ha nascosto partigiani o alleati nelle proprie case.
La Liberazione ha visto combattere sacerdoti e militari. Ricordiamo i tanti militari che, dopo l'armistizio, decisero di non aderire alla Repubblica sociale. Per questo, alcuni vennero fatti prigionieri e portati nei campi di prigionia in Germania. Tra questi c'era mio nonno.
La Liberazione è per tutti e tutte, perché è grazie alla Resistenza e a quel sacrificio che oggi, in quest'Aula, in Parlamento, possono sedere gli eredi di coloro che credevano nelle idee della Repubblica sociale del fascismo, così come gli eredi dei deportati. La guerra di liberazione è stata una guerra contro l'occupazione nazista, tedesca certo, ma è stata una guerra di liberazione dal regime fascista, che ci ha trascinato in una guerra rovinosa, che ha lasciato il marchio infame delle leggi razziali della Carta di Verona nella storia del nostro Paese, ma che già prima aveva limitato le libertà di tutti: la libertà di aderire a un sindacato o a un partito politico, di esprimere liberamente il proprio pensiero e le proprie opinioni, di leggere quello che uno desiderava. E lo dobbiamo ricordare sempre da quest'Aula, dove ci sarà un banco vuoto per sempre in ricordo di Matteotti, il quale, proprio da quel banco, in quest'Aula, denunciò la violenza del fascismo (Applausi).
E dobbiamo ricordarlo, perché, a macchiarsi delle stragi più efferate, furono le truppe naziste, certo, Marzabotto, Sant'Anna di Stazzema, le Fosse Ardeatine, e altre meno note, ma altrettanto crudeli, come quella in Civitella in Val di Chiana, a pochi chilometri da casa mia. Però collaborarono e parteciparono a quelle stragi anche gli italiani. Ecco perché noi oggi dobbiamo dire e ribadire che ci fu una parte giusta e una parte sbagliata. È vero, possiamo provare pietas umana per i caduti di entrambe le parti, perché fu una guerra civile di italiani contro italiani.
Sappiamo che alcuni erano in buona fede, ma non possiamo dire che fu la stessa cosa, perché non è la stessa cosa morire per salvare un ebreo dal lager o per mandare un ebreo in un lager. Non è la stessa cosa (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). E dobbiamo dirlo, perché una scelta fu possibile, perché alcuni allora scelsero: scelsero l'antifascismo e scelsero di non sottostare all'indifferenza. E fu una scelta consapevole dei rischi: la prigione, la tortura, la morte. E scelsero, soprattutto, tanti giovani, ragazzi e ragazze, che avevano tutto da perdere, perché avevano tutta la vita davanti, ma sapevano che una vita senza libertà non era niente e hanno sacrificato tutto per quella libertà, per la nostra indipendenza, per la democrazia nella quale oggi viviamo e per gettare le basi di quella che sarebbe stata l'Europa unita, da Ventotene.
Allora dobbiamo anche dire che, grazie a quella guerra di Resistenza, oggi abbiamo la nostra Costituzione, nella quale ci riconosciamo tutti, che è una Costituzione antifascista, perché c'è scritto nella Costituzione, alla dodicesima disposizione transitoria e finale, ma soprattutto perché sono chiari i lavori dell'Assemblea costituente. Io vi invito a leggere le parole bellissime di Aldo Moro: la nostra non è una Costituzione “afascista”, la nostra è una Costituzione antifascista, orgogliosamente e per scelta (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Alleanza Verdi e Sinistra), perché solo con la verità storica possiamo creare una condivisione dei valori di oggi, del nostro stare insieme. Per questo, non possiamo cedere a alle pericolose equiparazioni, da cui più volte ci ha messo in guardia il Presidente Mattarella.
E allora noi, domani, celebriamo la Liberazione, non la libertà, perché la Liberazione significa costruzione, significa impegno, significa lotta, conquista, difesa della libertà. E Calamandrei ci esortava a ricordare sempre: “La libertà è come l'aria: ci rendiamo conto della sua importanza, soltanto quando viene a mancare”.
Allora domani, per il 25 aprile, festeggiamo. Festeggiamo nelle piazze e nelle strade la Liberazione, perché è una festa. Ottant'anni di libertà vanno festeggiati e dobbiamo festeggiare, perché, con la Liberazione, siamo tornati a respirare (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.
FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, Presidente. Oggi, ci ritroviamo in quest'Aula solenne per commemorare l'80° anniversario della Liberazione dell'Italia dal nazifascismo. Ottant'anni, una vita, generazioni intere che sono cresciute, hanno lavorato, hanno sperato, hanno sbagliato e hanno costruito sulle fondamenta gettate da quella primavera del 1945 la Repubblica in cui oggi viviamo.
Celebrare il 25 aprile non è solo un dovere di memoria, è un atto politico, perché ogni generazione è chiamata a difendere e a reinterpretare la democrazia, mai a considerarla acquisita.
La Resistenza fu non un fatto astratto, ma una scelta concreta, drammatica, quotidiana, fatta da uomini e donne di ogni età, provenienza e fede, che dissero “no” all'oppressione e “sì” alla libertà. Ed è per questo che oggi, a ottant'anni di distanza, non possiamo permetterci di relegare quella data alla ritualità.
Il 25 aprile ci interpella, ci chiede coraggio, ci chiede verità, ci chiede coerenza. Viviamo un tempo inquieto. L'Europa è attraversata da venti di guerra, da tensioni internazionali che mettono in discussione l'ordine che credevamo acquisito dopo il secondo dopoguerra. Nel mondo, la violenza ci ricorda quanto siano fragili la pace e la convivenza civile. Ma anche nel nostro Paese la democrazia conosce nuove insidie: l'astensionismo crescente, la sfiducia nelle istituzioni, il linguaggio dell'odio che torna a farsi spazio nel dibattito pubblico, nella delegittimazione del dissenso, nel discredito sistematico dell'avversario politico, indipendentemente dalla propria ideologia di appartenenza.
In questo contesto, ricordare la Resistenza e gli internati militari italiani significa riaffermare i valori fondativi della nostra Repubblica: la libertà, la giustizia sociale, l'eguaglianza, l'antifascismo, la correttezza e l'onestà intellettuale. Infatti, non esiste Costituzione senza memoria e non esiste memoria senza una scelta netta, quella contro ogni forma di centralizzazione, ieri come oggi.
Non possiamo permettere quindi che il 25 aprile venga svuotato del suo significato, piegato alle convenienze del momento, ridotto a una celebrazione formale o, peggio, divisiva. È il giorno in cui l'Italia intera ritrova se stessa, ed è compito nostro, come rappresentanti delle istituzioni, restituirle forza, senso e unità.
Oggi, a ottant'anni dalla Liberazione, dobbiamo chiederci: siamo ancora degni di quell'eredità? Stiamo davvero onorando il sacrificio di chi scelse la lotta contro l'opposizione? O stiamo invece cedendo, passo dopo passo, all'indifferenza, al cinismo e alla paura? Una domanda a cui tutti noi dovremmo rispondere (Applausi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Grazie per questa opportunità. Anch'io penso - lo diciamo a futura memoria - che, forse, gli 80 anni meritavano una maggiore solennità anche in quest'Aula.
Celebrare gli 80 anni del 25 aprile, della Liberazione dalla dittatura fascista e dall'occupazione nazista, ci deve spingere anche a ricordare come quelle dittature nacquero - e la nostra, quella fascista, fu antesignana delle due - con la pretesa di superare il presunto fallimento della democrazia liberale, sull'onda di problemi reali strumentalizzati dai demagoghi e nacquero arrivando al potere attraverso elezioni democratiche, per gli standard di cent'anni fa.
Ecco, ricordarsi da dove sono nate le dittature da cui le generazioni che ci hanno preceduto si sono liberati con la Resistenza, regalandoci la libertà e la democrazia, serve a leggere con preoccupazione quanto sta accadendo oggi anche nel nostro Occidente. Il processo di scarnificazione della democrazia, ridotta al solo momento elettorale da cui scaturirebbe un mandato senza vincoli, è un pericolo da riconoscere e scongiurare.
Il fascino della democrazia illiberale che cancella lo Stato di diritto, dell'autoritarismo nazionalista, del superamento del diritto internazionale sostituito dal diritto del più forte è tornato a scuotere la politica e a tentare le opinioni pubbliche irretite da demagoghi che promettono soluzioni semplici, ancorché fallaci, ai complessi problemi di questi tempi. Chi crede nello Stato di diritto e nel federalismo europeo come antidoto al veleno nazionalista deve reagire con un coraggio politico riformatore che ancora non c'è.
La Liberazione cominciò con la Resistenza di cui furono vittime oppositori che non si piegarono e furono uccisi dal fascismo imperante, come Gobetti, Matteotti, Gramsci, i fratelli Rosselli, con il carcere di personalità come De Gasperi o Pertini, con il carcere e il confino di Ernesto Rossi, Spinelli - di cui abbiamo parlato, più o meno propriamente, anche in quest'Aula qualche settimana fa -, con il carcere e il confino di Colorni, di Ursula Hirschmann e di tanti altri e di tante altre.
Proseguì con la lotta armata dei partigiani comunisti, cattolici, liberali, azionisti, ebrei e l'intervento degli eserciti delle democrazie angloamericane, che mandarono i loro giovani - che giacciono nei tantissimi cimiteri di guerra sparsi nella penisola - a morire per la nostra libertà. La Liberazione da cui nacque la nostra Costituzione, a presidio della libertà e dello Stato di diritto, deve essere celebrata a maggior ragione ora che, dopo ottant'anni, i testimoni diretti sono sempre meno e sempre meno i racconti diretti di ciò che fu.
Ai moniti e alla memoria aggiungiamo il riconoscimento doveroso anche per noi di chi, oggi, in Europa, resiste all'invasione nazionalista e imperialista, che va aiutato a resistere in vista di una pace giusta e duratura, non spinto a capitolare. In questi giorni cruciali, anche in nome dei valori della Resistenza italiana di ottant'anni fa, sosteniamo la resistenza ucraina, l'Ucraina aggredita, invasa e anche questa notte bombardata senza alcuna acquiescenza nei confronti dell'autocrazia putiniana. Buon 25 aprile (Applausi).
PRESIDENTE. Si è così conclusa la cerimonia per la celebrazione della ricorrenza dell'80° anniversario della Liberazione. La Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 14,15 presso la Biblioteca del Presidente. Sospendo, pertanto, la seduta che riprenderà al termine di tale riunione. La seduta è sospesa.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 14,52.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.
Calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di maggio 2025 e programma dei lavori dell'Assemblea aggiornato. Organizzazione dei tempi di esame degli argomenti iscritti nel calendario.
PRESIDENTE. Comunico che, a seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei capigruppo, è stato convenuto il seguente calendario dei lavori per il mese di maggio, che è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna. Sono altresì pubblicati in calce al resoconto stenografico della seduta odierna l'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario, conclusi in sede referente, nonché delle mozioni presentate, e il programma dei lavori conseguentemente aggiornato.
E' stato altresì convenuto che nella seduta di martedì 6 maggio 2025 sarà iscritta quale primo punto all'ordine del giorno la deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2316? - Disposizioni e deleghe al Governo in materia di intelligenza artificiale (approvato dal Senato), collegato alla manovra di finanza pubblica.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto”.
PRESIDENTE. Comunico che, in data 24 aprile 2025, il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sui fatti accaduti presso la comunità “Il Forteto” il deputato Fabrizio Benzoni, in sostituzione deputata Federica Onori, dimissionaria.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Francesco Borrelli. Ne ha facoltà per due minuti.
FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Per annunciare due interrogazioni parlamentari. La prima sull'istituzione del Parco del Matese, una notizia che noi abbiamo preso assolutamente in modo positivo, ma che in queste ore sta cominciando a rimbalzare in modo strano, per cui vorremmo capire dal Ministro competente se ci sia una novità rispetto alla firma. Perché da una parte c'è l'istituzione, dopo anni di battaglie e di impegno diretto di tanti cittadini, di tanti esponenti istituzionali; dall'altra, sembrerebbe che la perimetrazione che è stata realizzata non sarebbe coerente con l'istituzione dello stesso Parco. È stato istituito pochi giorni fa, quindi ci aspettiamo ovviamente che sia stata firmata con il massimo dell'attenzione.
La seconda interrogazione. Mi è arrivata, pochi minuti fa, la notizia che chiude anche il commissariato di Polizia di Capri. Il sindaco di Capri sta andando dal prefetto per capire come risolvere la questione. L'anno scorso, il 1° maggio, festeggiammo, tra virgolette, la chiusura della stazione dei Carabinieri a Torre del Greco. Quest'anno, il 25 aprile, la Liberazione la festeggiamo liberando la città di Capri dal presidio di Polizia. Vorrei ricordare a tutti che soltanto, oramai, negli ultimi due anni e mezzo, nella sola provincia di Napoli sono state chiuse, o si stanno avviando a chiusura, otto tra stazioni di Polizia e caserme dei Carabinieri. Ovviamente anche su questo presentiamo interrogazione al Ministro perché la domanda sorge spontanea: come possiamo migliorare la sicurezza sui nostri territori se non abbiamo caserme e stazioni di Polizia?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carmela Auriemma. Ne ha facoltà per un minuto e 30 secondi.
CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per esprimere la mia solidarietà, la solidarietà del MoVimento 5 Stelle ai lavoratori di Pomigliano dello stabilimento Stellantis. Pomigliano, dopo Torino, dopo Mirafiori, che ha scioperato la settimana scorsa, entra in sciopero perché ancora una volta non si ascoltano i lavoratori, ancora una volta l'azienda è sorda alle esigenze dei lavoratori. Stiamo parlando del rinnovo della parte economica del contratto aziendale.
Allora, Presidente, noi abbiamo contestato l'idea che un'azienda possa gestire il contratto in maniera autonoma rispetto al contratto collettivo. Avrebbe un senso la deroga se le modifiche del contratto aziendale andassero a favore dei lavoratori, e invece vediamo che non solo non vanno a favore dei lavoratori, ma quelle poche clausole che sono a favore dei lavoratori, cioè l'adeguamento economico dello stipendio, non vengono rispettate.
Allora tutto questo in che cosa si si traduce? Si traduce in una situazione per cui i lavoratori, con un'inflazione galoppante e con un caro vita galoppante, non riescono a ottenere neanche quel minimo di adeguamento economico, mentre i manager di questa azienda si sono arricchiti, facendo utili, dividendosi utili e milioni di euro. Questo è inaccettabile, e il Governo, che ancora una volta fa finta di non sapere e fa finta di non ascoltare il grido e la protesta dei lavoratori, ancora una volta sta mettendo la testa nella sabbia su un problema che è oggettivo e che non può andare avanti così.
Stiamo parlando di un'azienda che solo a Pomigliano conta oltre 3.800 lavoratori. Quindi è importante ascoltare ed è importante difendere i lavoratori ma, soprattutto, difendere quelle piccole cose che sono riusciti ad ottenere e che neanche riusciamo a garantire ai lavoratori (Applausi della deputata Marianna Ricciardi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Marianna Ricciardi. Ne ha facoltà per un minuto e 30 secondi.
MARIANNA RICCIARDI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, non trovo modo migliore per introdurre il tema su cui mi accingo a riflettere con voi che citare le parole di Papa Francesco, pronunciate a novembre 2024: “A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se si inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali”. Sono parole forti e chiare, che abbiamo udito tutti. Ma allora perché organizzare commemorazioni solenni? Perché riempire le bacheche social con foto del Papa? Perché vi dite dispiaciuti se ritenete sbagliata la visione cristiana del conflitto israelo-palestinese? A Pasqua, mentre tutti ci prodigavamo in parole di pace, sono ancora morti bambini innocenti, trafitti, trucidati, dilaniati dal silenzio della comunità internazionale e, mentre queste immagini scorrevano sui nostri schermi, la vostra inumanità votava contro la soluzione a due popoli e due Stati.
Vi prego, vi scongiuro di smetterla di continuare a voltare lo sguardo dall'altra parte e di continuare a pensare che la cosa non ci riguardi, perché il tribunale della storia condannerà e giudicherà non soltanto l'operato di Netanyahu, ma anche di tutti coloro i quali avrebbero potuto dire qualcosa, fare qualcosa e hanno deciso di non far nulla. Non posso continuare a guardare di fronte a un possibile genocidio, di fronte a una prospettata deportazione, di fronte all'uccisione mirata di medici e infermieri, uccisi, sì, perché nessuno possa alleviare la sofferenza di tutti gli altri.
Colleghi e colleghe, vi invito a fare la vostra parte. Fate la vostra parte anche se è scomoda, fate la vostra parte condannando i crimini di guerra. Perché, se esiste ancora un briciolo di umanità dietro le vostre giacche e dietro le vostre cravatte, allora condannate i crimini di guerra e fate qualunque cosa in vostro potere per salvare vite umane (Applausi della deputata Auriemma).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Lunedì 28 aprile 2025 - Ore 15:
1. Discussione sulle linee generali della proposta di legge:
BAGNAI ed altri: Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato, nonché istituzione della Giornata nazionale dedicata alle persone scomparse. (C. 1074-A?)
Relatrice: MATONE.
2. Discussione sulle linee generali delle mozioni Bonafè ed altri n. 1-00403 e Pavanelli ed altri n. 1-00435 concernenti iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda .
La seduta termina alle 15,10.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: YLENJA LUCASELLI (DOC. CCXL, N. 1)
YLENJA LUCASELLI, Relatrice. (Relazione – Doc. CCXL, n. 1). L'Assemblea avvia oggi l'esame del Documento di finanza pubblica 2025, trasmesso alle Camere il 10 aprile scorso, che si articola in due sezioni, che contengono, rispettivamente, la Relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024 e analisi e tendenze della finanza pubblica.
Tale articolazione differisce da quella dei precedenti Documenti di economia e finanza, in considerazione del fatto che, come evidenziato nella stessa premessa del documento in esame, il Documento di finanza pubblica, come il Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029, presentato nello scorso mese di settembre, giunge all'esame del Parlamento in un contesto transitorio, nel quale la normativa nazionale in materia di contabilità e finanza pubblica non è ancora stata modificata per tenere conto delle novità introdotte dalla riforma della governance economica europea che, a decorrere dal 30 aprile 2024, ha profondamente modificato la disciplina del Patto di stabilità e crescita.
Con l'approvazione del regolamento (UE) 2024/1263, del regolamento (UE) 2024/1264 e della direttiva (UE) 2024/1265, infatti, si rende necessario un complessivo ripensamento dell'impostazione della programmazione economica degli Stati membri dell'Unione europea e degli strumenti utilizzati a tal fine. Nell'ambito del Documento di economia e finanza, infatti, la prima e la terza sezione contenevano, rispettivamente, lo schema del Programma di stabilità, per la definizione degli obiettivi programmatici per l'anno di riferimento e il triennio successivo, e lo schema del Programma nazionale di riforma, per l'indicazione delle riforme da realizzare per il raggiungimento degli obiettivi di crescita, occupazione e competitività.
Entrambi questi programmi, che, secondo quanto previsto anche dall'articolo 9 della legge n. 196 del 2009, dovevano essere presentati entro il 30 aprile di ciascun anno alle Istituzioni europee, sono ora superati dalla riforma delle regole della governance economica europea.
In sostituzione di tali documenti, l'articolo 21 del citato regolamento (UE) 2024/1263 prevede che ciascuno Stato membro presenti alla Commissione europea, entro il 30 aprile di ogni anno, una relazione annuale sui progressi compiuti, contenente informazioni riguardanti l'avanzamento dell'attuazione del percorso della spesa netta previsto dal Piano strutturale di bilancio, nonché i progressi nell'attuazione delle riforme e degli investimenti di più ampia portata nel contesto del Semestre europeo e, eventualmente, nell'attuazione dell'insieme di riforme e investimenti che giustificano una proroga del periodo di aggiustamento di bilancio.
A seguito dell'entrata in vigore del citato regolamento, la Commissione europea ha pubblicato la Comunicazione C/2024/3975 del 21 giugno 2024, che mira a fornire indicazioni agli Stati nell'applicazione delle relative disposizioni e individua in modo puntuale gli obblighi di informazione connessi alla predisposizione del Piano strutturale di bilancio e della Relazione annuale, ferma restando la possibilità che ciascuno Stato membro, nello spirito della titolarità nazionale, includa nei propri documenti di finanza pubblica ulteriori informazioni e organizzi i contenuti secondo un differente livello di dettaglio.
In questo senso, nell'ambito del presente Documento si è inteso preservare un corredo di informazioni più ampio di quello richiesto dalla normativa europea al fine di assicurare un adeguato livello di informazioni anche in via prospettica.
A tal fine, l'individuazione degli specifici contenuti del Documento di finanza pubblica 2025 è stata puntualmente definita nell'ambito degli impegni al Governo previsti dalla risoluzione n. 7-00289, approvata dalla V Commissione della Camera dei deputati il 1° aprile 2025, e dalla risoluzione n. 7-00020, approvata dalla 5ª Commissione del Senato della Repubblica il 2 aprile 2025, la cui formulazione finale è giunta all'esito di un articolato dibattito sviluppatosi tra i rappresentanti dei gruppi parlamentari della Camera e del Senato che compongono il Gruppo di lavoro per la riforma della normativa di contabilità e finanza pubblica.
In questa ottica, nell'attuale fase transitoria di prima applicazione della nuova normativa europea e nelle more della revisione della normativa nazionale in materia di contabilità e finanza pubblica, le due sezioni nelle quali il Documento si articola espongono, rispettivamente, le informazioni previste dall'articolo 21 del regolamento (UE) 2024/1263 con riferimento alla Relazione annuale sui progressi compiuti e quelle prescritte, con riguardo al Documento di economia e finanza, dall'articolo 10, comma 3, della legge di contabilità e finanza pubblica, non incluse nello schema della Relazione annuale sui progressi compiuti e puntualmente declinate, tenendo conto anche dell'evoluzione del contesto normativo europeo.
Sempre con riguardo ai contenuti del Documento di finanza pubblica 2025, segnalo che alla Relazione annuale sui progressi compiuti è allegato un documento contenente le tavole richieste dalla citata Comunicazione della Commissione europea C/2024/3975, recante gli orientamenti per gli Stati membri sugli obblighi di informazione per i piani strutturali di bilancio di medio termine e per le relazioni annuali sui progressi compiuti.
Al Documento sono, altresì, allegati il documento relativo alle strategie per le infrastrutture, la mobilità e la logistica, il cosiddetto “Allegato infrastrutture” di cui all'articolo 10-bis, comma 8, della legge n. 196 del 2009, come modificato dal decreto legislativo n. 116 del 2018, e la relazione circa l'attuazione della razionalizzazione del sistema degli acquisti di beni e servizi, di cui all'articolo 2, comma 576, della legge n. 244 del 2007. Ad integrazione della documentazione già trasmessa, a seguito dell'audizione del Ministro dell'economia e delle finanze dello scorso 17 aprile, è stata trasmessa la Nota metodologica sui criteri di formulazione delle previsioni tendenziali, di cui all'articolo 10, comma 4, della legge n. 196 del 2009, allegata alla seconda sezione del Documento di finanza pubblica.
Nel Documento è presente, inoltre, l'elenco dei disegni di legge collegati riferiti alla prossima manovra di bilancio, aggiornato rispetto a quello contenuto nel Piano strutturale di bilancio di medio termine.
Venendo ai contenuti della prima sezione del Documento, recante la Relazione annuale sui progressi compiuti, segnalo che essa, in considerazione della funzione essenzialmente retrospettiva e di rendicontazione della medesima relazione, illustra innanzitutto i dati di consuntivo per l'anno 2024 e le stime per l'anno in corso delle principali variabili macroeconomiche e di finanza pubblica, alle quali si aggiungono informazioni di previsione per gli anni successivi, con particolare riferimento all'andamento della spesa netta finanziata a livello nazionale rispetto al percorso di aggiustamento di bilancio prestabilito nel Piano strutturale di bilancio, nonché alle principali previsioni macroeconomiche e ai dati relativi alla sostenibilità di bilancio, all'andamento delle spese e delle entrate pubbliche, alle misure discrezionali sul lato delle entrate.
La Relazione dà conto, inoltre, dello stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti volti a dare seguito alle Raccomandazioni specifiche per Paese e degli sviluppi relativi alle riforme e agli investimenti sui quali si è basata la richiesta di estensione del periodo di aggiustamento a sette anni. Specifiche parti sono dedicate ai temi del contrasto all'evasione fiscale, in relazione alla quale si dà conto dei risultati raggiunti nel 2024 in termini di recupero di gettito, nonché alle politiche per la natalità.
La Relazione annuale reca, altresì, informazioni in merito all'attuazione delle misure d'intervento volte a dare risposta alle priorità comuni dell'Unione europea sulla transizione equa, verde e digitale, compresa la coerenza rispetto alla normativa europea sul clima, sulla resilienza sociale ed economica, compreso il pilastro europeo dei diritti sociali, nonché sulla sicurezza energetica, formulando alcune valutazioni sulle prospettive di sviluppo di una capacità di difesa comune in ambito europeo.
Con riferimento alla procedura per disavanzi eccessivi in corso nei confronti dell'Italia, evidenzio come la Relazione dà conto della correlazione tra l'evoluzione delle grandezze di bilancio e il percorso di aggiustamento richiesto dalla normativa europea. Inoltre, la Relazione reca i dati volti a fornire riscontro della coerenza e della complementarità della programmazione del Piano strutturale di bilancio con i fondi della politica di coesione e quelli del PNRR.
Per quanto riguarda l'orizzonte temporale considerato nella Relazione, come ho anticipato, in base alle indicazioni presenti nella Comunicazione della Commissione, i dati dovrebbero essere esposti a partire dal 2023, ossia l'anno di riferimento utilizzato nella raccomandazione del Consiglio dell'Unione europea che approva il Piano strutturale di bilancio, fino all'anno di presentazione della Relazione annuale, aggiornando dunque i dati a consuntivo e quelli di previsione. Evidenzio, tuttavia, come, in linea con gli impegni stabiliti nelle citate risoluzioni parlamentari approvate dalle Commissioni bilancio della Camera e del Senato, i dati della Relazione includano le previsioni fino al 2027, quale ultimo anno interessato dalle misure adottate nell'ambito della legge di bilancio per l'anno 2025, nonché ulteriori informazioni sugli andamenti macroeconomici e di finanza pubblica relative al 2028.
Come inizialmente accennato, in allegato alla Relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024 il Governo ha presentato le tavole aggiuntive richieste dalla Comunicazione C/ 2024/3975, al fine di illustrare lo stato di avanzamento delle riforme e degli investimenti volti, tra l'altro, ad aumentare il potenziale di crescita e resilienza del Paese, che l'Italia si è impegnata a realizzare al fine di giustificare una proroga del periodo di aggiustamento di bilancio da quattro a sette anni. Rispetto a ciascuna delle misure considerate, la Relazione dà conto puntualmente dello stato di avanzamento, distinguendo tra gli interventi che possono considerarsi già completati e quelli che, viceversa, sono sulla buona strada.
A tal proposito, ricordo che le aree interessate da tali riforme e investimenti riguardano la giustizia, la tassazione, l'ambiente imprenditoriale, la pubblica amministrazione, i servizi di cura per la prima infanzia, la gestione della spesa pubblica e la razionalizzazione delle imprese a partecipazione pubblica.
Il Documento di finanza pubblica fa il punto sullo stato di attuazione di tali misure, senza limitarsi a descrivere le misure adottate, descrivendo dettagliatamente il contesto di riferimento e le sfide da affrontare in ciascuna area di riforma.
Analogamente, sono presenti informazioni e dati relativi alle ulteriori riforme e investimenti, non abilitanti all'estensione del periodo di consolidamento di bilancio, ma finalizzate a rispondere alle Raccomandazioni specifiche del Consiglio dell'Unione europea e volte a contribuire al raggiungimento degli obiettivi comuni dell'Unione.
Per quanto riguarda la seconda sezione, come ho già segnalato, essa riprende sostanzialmente le informazioni sugli andamenti di finanza pubblica già previste dall'articolo 10, comma 3, della legge n. 196 del 2009.
Nella seconda sezione sono esposti i dati relativi al conto economico delle Amministrazioni pubbliche per sottosettori, le informazioni riguardanti i principali comparti di spesa, riferiti al pubblico impiego, alle prestazioni sociali e alla sanità, e i risultati e le previsioni tendenziali del conto di cassa del settore pubblico. Sono, inoltre, aggiornate le previsioni di finanza pubblica per il periodo 2025-2027 e forniti le correlate informazioni riferite all'anno 2028.
Venendo ad un'analisi dei contenuti del Documento, articolati nelle due sezioni, che devono essere lette in modo integrato, occorre in primo luogo soffermarsi sugli andamenti macroeconomici, in un contesto internazionale caratterizzato da rilevanti fattori di criticità, legati alle pressioni sui prezzi delle materie prime energetiche, all'emergere di tensioni nei rapporti commerciali a livello internazionale e a un contesto di crescente conflittualità, che anche a livello europeo ha posto al centro del dibattito l'esigenza di incrementare nei prossimi anni le spese per la difesa e la sicurezza.
In questo contesto, nel 2024 la crescita del PIL reale è stata pari allo 0,7 per cento, un dato inferiore dello 0,3 per cento rispetto alle stime contenute nel Piano strutturale di bilancio, dovuto a un rallentamento dell'attività economica determinatosi nella seconda parte dell'anno e all'effetto di trascinamento derivante dalla revisione al ribasso delle prospettive di crescita, operata dall'ISTAT con riferimento agli ultimi trimestri del 2023.
Secondo i dati forniti dall'ISTAT nei “Conti economici trimestrali”, diffusi il 5 marzo 2025, nel quarto trimestre del 2024 tutti i principali aggregati della domanda interna sono risultati in aumento rispetto al trimestre precedente, con una crescita dello 0,2 per cento dei consumi finali nazionali e dell'1,6 per cento degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, dello 0,4 per cento e dello 0,2 per cento.
Nel complesso, la crescita nel 2024 è stata sostenuta dalla domanda interna: i consumi finali nazionali, cresciuti dello 0,6 per cento, hanno registrato un risultato migliore di quanto previsto nel Piano. I consumi delle famiglie hanno beneficiato dell'ulteriore crescita dei livelli occupazionali, nonché di una moderata espansione dei redditi reali dei lavoratori.
L'andamento degli investimenti nel 2024 ha registrato una notevole differenziazione all'interno delle diverse tipologie di investimento. La flessione degli investimenti in macchinari, attrezzature e beni immateriali è stata più contenuta e non ha ecceduto di molto le attese. Diversamente, la contrazione relativa agli investimenti in mezzi di trasporto è stata particolarmente intensa e legata all'approfondirsi delle problematiche attraversate dal settore dell'auto. Gli investimenti nelle costruzioni hanno continuato a crescere a un ritmo elevato, seppur inferiore rispetto al 2023, anche grazie agli investimenti su immobili non residenziali, strettamente legati ai progetti del PNRR.
Nel 2024, il saldo della bilancia commerciale è stato pari a quasi 55 miliardi di euro, in aumento di circa 21 miliardi rispetto all'anno precedente e, al netto dei prodotti energetici, l'avanzo ha raggiunto la cifra record di 104,3 miliardi di euro. Per quanto riguarda il saldo delle partite correnti, dopo il deficit registrato nei due anni precedenti a causa della crisi energetica, nel 2024 si è nuovamente registrato un attivo, pari a 30,1 miliardi di euro, vale a dire all'1,4 per cento del PIL, grazie al forte aumento del saldo delle merci e alla riduzione del deficit della componente dei servizi. Al netto dell'energia, il saldo del conto corrente è stato di circa 79,1 miliardi, in aumento di 14 miliardi rispetto al 2023, il valore più elevato dal 2021.
Dal lato dell'offerta, la dinamica del PIL anche nel 2024 è stata caratterizzata dal dinamismo delle costruzioni e dei servizi, mentre l'attività manifatturiera ha registrato una contrazione. Tuttavia, nonostante le difficoltà di alcuni settori rilevanti, come l'automotive e il sistema della moda, si riscontrano segnali positivi. I comparti dell'high-tech hanno registrato un tasso di crescita quasi cinque volte superiore alla media dell'Unione europea, ottenendo positivi risultati nel settore dell'elettronica e mantenendo una dinamica positiva nel settore farmaceutico e in quello aerospaziale.
Dati positivi si registrano, nel corso del 2024, anche nel mercato del lavoro, che ha fatto registrare un nuovo incremento dell'occupazione e la graduale riduzione del tasso di disoccupazione, che si attesta al 6,5 per cento, in riduzione dell'1,2 per cento rispetto all'anno precedente.
In base alla rilevazione sulle forze di lavoro, nella media del 2024, il numero di occupati è cresciuto dell'1,4 per cento, portando il tasso di occupazione al 62,2 per cento, in aumento dello 0,7 per cento rispetto al 2023. La dinamica positiva dell'occupazione è stata frutto di un aumento dei lavoratori dipendenti più marcato di quello degli autonomi, sospinto in prevalenza dall'occupazione a tempo indeterminato.
Per quel che concerne l'inflazione, ricordo che lo scorso anno è stato segnato da un rapido rientro dell'inflazione al consumo. L'inflazione, misurata dall'indice armonizzato dei prezzi al consumo, è stata pari in media all'1,1 per cento, in discesa rispetto al 2023, quando il dato era stato pari al 5,9 per cento. La dinamica dei prezzi al consumo ha mostrato un rallentamento sia nel settore dei beni, dovuto alla diminuzione dei prezzi dell'energia, sia in quello dei servizi, sebbene in questo settore i prezzi siano risultati più resistenti.
Infine, con riferimento al mercato del credito, il ciclo di allentamento della politica monetaria intrapreso dalla BCE ha favorito una graduale ripresa nell'erogazione dei prestiti. A contribuire al recupero della domanda è stata la discesa dei tassi d'interesse sulle nuove operazioni. In gennaio, l'indicatore composito del costo del credito bancario per l'acquisto di abitazioni si è assestato al 3,15 per cento, in diminuzione di ben 70 punti base dal livello di agosto. Dal lato delle imprese, nello stesso mese, il tasso d'interesse sulle nuove operazioni è sceso al 4,15 per cento, con una riduzione di 100 punti base rispetto allo scorso mese di agosto.
Come anticipato, lo scenario esposto nel Documento per l'anno in corso e per i due anni successivi riflette un quadro economico condizionato dall'incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche ancora in atto, che restano elevate, e dall'emergere di tensioni nei rapporti commerciali a livello internazionale, legate agli annunci in materia di dazi da parte degli Stati Uniti e alla conseguente evoluzione delle politiche tariffarie a livello globale.
Lo scenario macroeconomico esposto nel Documento, validato dall'Ufficio parlamentare di bilancio con nota del 7 aprile 2025, è stato formulato sulla base delle informazioni disponibili alla data del 4 aprile scorso. Come evidenziato anche dallo stesso Ufficio parlamentare di bilancio in sede di validazione del quadro tendenziale, l'incertezza che caratterizza le previsioni è straordinariamente elevata, a causa dell'evoluzione del contesto internazionale, il cui impatto sull'economia italiana non è al momento ragionevolmente quantificabile. Il rinnovarsi delle pressioni sui prezzi delle materie prime energetiche, legate ai cambiamenti del quadro geopolitico, e la prospettiva di una crescente incertezza riguardo all'evoluzione delle politiche tariffarie a livello globale prefigurano un contesto internazionale molto più complesso di quanto ipotizzato nel Piano strutturale di bilancio di medio termine.
Alla luce dei fattori di incertezza che caratterizzano l'attuale contesto internazionale, le stime riportate nel Documento di finanza pubblica indicano una crescita del PIL nel 2025 dello 0,6 per cento. Sulla base di previsioni fondate su un approccio prudenziale, si stima, quindi, una significativa revisione al ribasso delle prospettive di crescita economica rispetto allo scenario programmatico riportato nel Piano strutturale di bilancio, che prevedeva una crescita dell'1,2 per cento del PIL. Anche per il 2026 si stima una riduzione del tasso di crescita del PIL rispetto ai dati esposti nel Piano, ipotizzandosi una crescita dello 0,8 per cento, inferiore di 0,3 punti percentuali rispetto alle previsioni del Piano, mentre per il 2027 sarebbe confermata una crescita dello 0,8 per cento, un dato che si registrerebbe anche nell'anno 2028.
Il repentino cambiamento del contesto internazionale è alla base della previsione di indebolimento della crescita della domanda estera rilevante per l'Italia, rispetto a quanto previsto nel Piano strutturale di bilancio. Il tasso di crescita delle esportazioni italiane nel 2025 è previsto ridursi del 3 per cento rispetto a quanto riportato nel Piano ed è stimato ora allo 0,1 per cento; analogamente, viene ridimensionata la previsione di crescita delle importazioni, ora prevista all'1,2 per cento rispetto al 3,9 per cento ipotizzato nel Piano.
La crescita dei consumi delle famiglie resterebbe positiva e sarebbe pari all'1 per cento, con una leggera contrazione rispetto all'1,4 per cento previsto nel Piano. Anche la stima di crescita degli investimenti per l'anno in corso si ridimensiona allo 0,6 per cento rispetto all'1,5 per cento nel Piano, scontando principalmente l'atteso deterioramento delle prospettive per le esportazioni. Gli investimenti in costruzioni, tuttavia, mantengono una dinamica molto positiva, soprattutto nel settore non residenziale, anche grazie allo stimolo fornito dai fondi PNRR.
Dal lato dell'offerta, secondo le indicazioni del Documento di finanza pubblica, nel corso del 2025 dovrebbe rafforzarsi il contributo positivo proveniente dal settore industriale. In particolare, si prefigura una ripresa della manifattura, legata al migliore andamento complessivo della domanda interna, mentre la componente di produzione legata all'export dovrebbe scontare, per i motivi già richiamati, dinamiche meno favorevoli.
Per quanto attiene alle tendenze del mercato del lavoro, secondo le stime del Documento nel 2025 si dovrebbe registrare un'ulteriore riduzione del tasso di disoccupazione, che dovrebbe raggiungere il 6,1 per cento, mentre il numero di occupati dovrebbe continuare ad aumentare, con una crescita dello 0,6 per cento.
Infine, segnalo una leggera revisione al rialzo del deflatore dei consumi del 2025, la cui crescita è prevista al 2,1 per cento, rispetto all'1,8 per cento previsto nel Piano, essenzialmente in ragione dell'aumento dei prezzi dei beni energetici, manifestatosi nei primi mesi dell'anno.
Per quanto riguarda il 2026, l'espansione dell'attività economica resterebbe ancora condizionata dall'attesa contrazione della crescita della domanda mondiale. A trainare la crescita sarebbe ancora la domanda nazionale al netto delle scorte, che crescerebbe di un punto percentuale. Tra le componenti della domanda interna, la dinamica dei consumi delle famiglie si manterrebbe nel 2026 sostanzialmente invariata rispetto al 2025, pari all'1 per cento, anche grazie al perdurare della risalita dei salari reali. Per gli investimenti, il tasso di crescita è previsto in rafforzamento rispetto al 2025, all'1,5 per cento, mentre nel 2027 si registrerebbe una crescita dello 0,7 per cento.
La dinamica positiva del mercato del lavoro dovrebbe rimanere sostanzialmente invariata, con il tasso di disoccupazione che si ridurrebbe ulteriormente, passando al 5,9 per cento nel 2026 e al 5,8 per cento nel 2027. Anche la dinamica dell'occupazione si manterrebbe positiva nell'intero periodo di previsione, con una crescita dello 0,7 per cento tanto nel 2026 quanto nel 2027. Anche nel 2028 la disoccupazione si manterrebbe al 5,8 per cento, confermando la positiva dinamica dell'occupazione.
Venendo, invece, agli andamenti della finanza pubblica registrati nell'anno 2024 e alle prospettive per il periodo successivo, occorre in primo luogo considerare i dati sull'andamento della spesa netta rispetto agli obiettivi stabiliti nel Piano e l'evoluzione delle sue componenti a partire dalla spesa primaria. Ricordo, a questo proposito, che in base al nuovo quadro della governance economica europea, l'obiettivo della sostenibilità del debito è assicurata attraverso la definizione di un limite massimo al tasso di crescita dell'aggregato di spesa primaria netta finanziata a livello nazionale, che costituisce l'indicatore di riferimento ai fini del monitoraggio da effettuare nell'ambito della Relazione annuale sui progressi compiuti. Come è noto, tale indice è costituito dall'insieme della spesa delle amministrazioni pubbliche al netto delle spese per interessi, della componente ciclica per sussidi di disoccupazione, delle spese finanziate da trasferimenti europei e da cofinanziamenti nazionali a programmi dell'Unione europea, nonché al netto delle misure una tantum e delle misure temporanee dal lato delle spese e delle entrate. La dinamica dell'aggregato è calcolata al netto, altresì, della variazione annua delle entrate di carattere discrezionale (Discretionary Revenue Measures).
Muovendo dalla valutazione della Commissione europea, il Consiglio dell'Unione europea a gennaio 2025 ha approvato il Piano strutturale di bilancio dell'Italia. In particolare, è stata approvata la richiesta di estensione del periodo di aggiustamento di bilancio da quattro a sette anni, ritenendosi che la piena attuazione del pacchetto di riforme e investimenti previsti dal Piano strutturale di bilancio contribuirà a favorire la sostenibilità del debito pubblico nel medio termine. Il Consiglio ha pertanto raccomandato di programmare la spesa netta entro i livelli massimi del tasso di crescita, annuale e cumulato, riportati nel Piano per gli anni 2025-2029 e di realizzare, nei termini previsti, l'insieme delle riforme e degli investimenti.
Ricordo, a questo riguardo, come le proiezioni di bilancio contenute nel Piano indichino i limiti percentuali annui alla crescita dell'aggregato di spesa netta per il periodo 2025-2029, prevedendo in particolare una riduzione in misura pari all'1,9 per cento nel 2024 e una crescita pari all'1,3 per cento nel 2025, all'1,6 per cento nel 2026, all'1,9 per cento nel 2027, all'1,7 per cento nel 2028 e all'1,5 per cento nel 2029.
Come è noto, il livello di crescita della spesa netta esposto nel Piano non potrà essere modificato nella fase di attuazione dello stesso fino al suo termine, a meno che non ricorrano le ipotesi previste dalla normativa europea. Eventuali scostamenti dei tassi di crescita della spesa netta saranno monitorati a consuntivo e registrati annualmente nel conto di controllo dalla Commissione europea.
In questo contesto, faccio presente che i dati di consuntivo sul tasso di crescita annuo della spesa netta mostrano come, nel 2024, la spesa netta sia diminuita del 2,1 per cento, conseguendo quindi una riduzione maggiore rispetto a quella prevista nel Piano strutturale di bilancio e pari all'1,9 per cento. In relazione, invece, agli obiettivi dell'andamento della spesa netta a partire dal 2025, il Piano strutturale prevede un tasso di crescita annuo pari all'1,3 per cento e un tasso di crescita cumulato di segno negativo, pari a -0,7 per cento. Secondo le stime della Relazione annuale, elaborate considerando la previsione della crescita tendenziale aggiornata al 2025, nell'anno in corso il tasso di crescita annuo della spesa netta dovrebbe attestarsi in linea con l'obiettivo del Piano, all'1,3 per cento, mentre il tasso di crescita cumulato dovrebbe essere pari a -0,9 per cento.
In relazione all'andamento delle singole componenti dell'indicatore della spesa netta, segnalo che nel Documento di finanza pubblica si rileva come, per il 2024, l'andamento delle voci di spesa implicherebbe, nel complesso, un tasso di crescita dell'indicatore della spesa netta più elevato rispetto alle previsioni del Documento programmatico di bilancio (DPB), in quanto diversi importi delle voci di spesa da scorporare dalla spesa primaria per trasformarla in spesa netta sono stati inferiori a quanto previsto. Vi è stata, difatti, nel 2024, una minore spesa ciclica per la disoccupazione, ridottasi in misura pari allo 0,07 per cento del PIL, poiché il tasso effettivo di disoccupazione è risultato inferiore rispetto al tasso di disoccupazione cosiddetto “naturale”, stimato in accordo con la metodologia europea. Analogamente, la spesa per i programmi finanziati da fondi europei è stata inferiore dello 0,03 per cento del PIL rispetto a quanto previsto e, parimenti, la spesa di cofinanziamento di programmi dell'Unione europea è stata inferiore dello 0,07 per cento del PIL rispetto alle previsioni del Piano strutturale di bilancio. Per contro, la spesa per le misure una tantum è rimasta stabile, a fronte delle prospettive di diminuzione previste nel Piano. Il fattore che avrebbe determinato, quindi, una contrazione dell'aggregato di spesa netta più marcata rispetto a quanto previsto dal Piano è rappresentato dalla riduzione delle entrate discrezionali, pari a circa lo 0,3 per cento del PIL. Ricordo, a tal proposito, che i dati del Piano strutturale di bilancio e del Documento programmatico di bilancio prevedevano una riduzione di tali entrate pari allo 0,5 per cento del PIL. Nel 2025, le maggiori entrate da misure discrezionali sarebbero pari allo 0,5 per cento del PIL, che, al netto delle misure una tantum si incrementa allo 0,6 per cento, con una revisione al rialzo pari a circa lo 0,1 per cento rispetto alle previsioni del DPB.
In base alle previsioni a legislazione vigente, anche nel 2026 e nel 2027 il tasso di crescita dell'indicatore di spesa netta si manterrebbe entro i limiti massimi previsti, tanto in termini annui quanto in termini cumulati. In particolare, nel 2026 la crescita sarebbe dell'1,6 per cento, in linea con l'obiettivo previsto dal Piano, mentre per l'anno 2027 la crescita sarebbe dell'1,8 per cento, a fronte dell'1,9 per entro previsto dal Piano. Per il 2028, la previsione di crescita della spesa netta è al di sotto del limite fissato, pari all'1,7 per cento.
Con riferimento all'obiettivo di una gestione responsabile e sostenibile delle finanze pubbliche, il Documento conferma sostanzialmente gli obiettivi previsti dal Piano strutturale di bilancio.
In primo luogo, i dati di consuntivo riferiti all'anno 2024 indicano che il rapporto tra deficit e PIL è stato pari al 3,4 per cento, con un miglioramento tanto rispetto ai dati esposti nel quadro programmatico del Piano dello scorso ottobre, che prevedeva un rapporto del 3,8 per cento, quanto rispetto al quadro tendenziale del Documento di economia e finanza 2024, quando la previsione era pari al 4,3 per cento. Si tratta di un dato significativamente inferiore a quelli riscontrati nel 2022 e 2023, quando il rapporto tra indebitamento e PIL fu pari, rispettivamente, all'8,1 per cento e al 7,2 per cento. Evidenzio come tale miglioramento dipenda da un deficit inferiore alle previsioni di oltre 7 miliardi di euro rispetto a quanto previsto dal Piano, in virtù della positiva dinamica delle entrate, nonché da un andamento del PIL nominale superiore alle previsioni.
Per quanto attiene agli investimenti fissi lordi, rilevo come essi siano cresciuti dal 3,2 al 3,5 per cento del PIL, sostenuti dall'accelerazione dei progetti legati al PNRR. Nel complesso, l'incidenza della spesa primaria corrente sul PIL si è mantenuta stabile, passando dal 41,1 al 41,3 per cento nel 2024.
Un contributo rilevante al miglioramento del saldo primario è arrivato dalle entrate tributarie e contributive, per effetto della vivace dinamica del comparto finanziario e dell'ampliamento della base imponibile conseguente al positivo andamento del mercato del lavoro.
Nel complesso, la pressione fiscale è salita nel 2024 al 42,6 per cento dal 41,4 per cento del 2023. Come precisato anche dal Ministro Giorgetti nel corso della sua audizione, su tale dato incidono in particolare il positivo andamento del mercato del lavoro e l'incremento del peso dei redditi complessivi sul PIL. Occorre anche considerare che parte della riduzione strutturale dell'IRPEF prevista dalla legge di bilancio per il 2025 è conseguita attraverso un bonus in busta paga, che è contabilizzato come maggiore spesa, anziché come minore entrata.
Nel 2024 le entrate hanno mostrato un andamento favorevole anche in termini di cassa, esercitando un contributo positivo sul fabbisogno del settore statale, che ha permesso di controbilanciare l'aumento, ampiamente scontato già nelle previsioni del DEF 2024, sia della spesa per interessi passivi di cassa sui titoli di Stato, in crescita del 12 per cento, sia delle somme utilizzate in compensazione e delle detrazioni legate ai crediti di imposta per i bonus edilizi, in particolare il superbonus, maturati negli anni precedenti.
Gli aggiornamenti del quadro di previsione di finanza pubblica per il biennio 2026–2027 confermano l'impianto complessivo del Piano strutturale di bilancio. Il deficit è stimato, infatti, al 3,3 per cento nel 2025 e al 2,8 per cento per il 2026, in coerenza con l'obiettivo di uscire dalla procedura per disavanzi eccessivi, per poi scendere al 2,6 per cento nel 2027. Anche le previsioni per la spesa per interessi restano in linea con il Piano, attestandosi al 4 per cento del PIL nel 2026 e al 4,2 per cento nel 2027. Il leggero aumento previsto per il 2028 rispetto al Piano non comprometterebbe il miglioramento del deficit già previsto.
La riduzione dell'indebitamento netto sarà trainata dal progressivo e sostenuto miglioramento dell'avanzo primario, previsto in aumento dallo 0,7 per cento del PIL nel 2025 all'1,2 per cento nel 2026 e all'1,5 per cento nel 2027. Il miglioramento è riconducibile essenzialmente alla riduzione della spesa primaria dal 46,9 per cento del PIL nel 2025 al 46,6 per cento nel 2026 e al 45,5 per cento nel 2027.
In relazione alla coerenza del quadro di finanza pubblica con la procedura per disavanzi eccessivi attualmente in corso, il Piano strutturale di bilancio mira ad assicurare che il tasso di crescita nominale della spesa netta non superi l'1,3 per cento nel 2025 e l'1,6 per cento nel 2026, al fine di poter determinare la conclusione della procedura di disavanzo eccessivo entro il 2026. I tassi di crescita della spesa netta fissati nel Piano italiano sono coerenti con un percorso di aggiustamento di bilancio che rispetta ex ante la correzione minima del saldo di bilancio strutturale richiesta dalla procedura per disavanzo eccessivo, in base alla quale, negli anni in cui il deficit è superiore al 3 per cento del PIL, deve essere assicurato un aggiustamento strutturale minimo annuo dello 0,5 per cento del PIL.
Guardando al debito pubblico, segnalo che i dati riportati dal Governo nel Documento di finanza pubblica mostrano come il rapporto tra debito e PIL dovrebbe attestarsi al 136,6 per cento nel 2025, livello lievemente inferiore rispetto alle previsioni del Piano. Il rapporto tra debito e PIL dovrebbe poi continuare ad aumentare fino al 2026, iniziando a ridursi a partire dal 2027 con l'esaurirsi dell'impatto dei crediti di imposta, unitamente al consolidamento dell'avanzo primario.
Il Documento di finanza pubblica indica che nel 2024 il rapporto debito/PIL è passato al 135,3 per cento, in aumento rispetto al 134,6 per cento dell'anno precedente, in parte a causa dell'incremento del fabbisogno. Ciononostante, il dato relativo a tale rapporto risulta di oltre 2,5 punti percentuali inferiore alla previsione contenuta nel quadro tendenziale del DEF 2024 e di circa 0,5 punti percentuali al di sotto di quanto previsto nel quadro programmatico del Piano strutturale di bilancio. Tale minore crescita del rapporto debito/PIL rispetto alle previsioni è in parte dovuta alla revisione al rialzo della serie del PIL nominale operata dall'ISTAT a settembre 2024 e già incorporata nelle previsioni del Piano. Ha inciso, inoltre, un valore dello stock di debito minore delle attese.
La componente legata al cosiddetto effetto “snow-ball” è quantificabile per l'anno 2024 in misura pari allo 0,2 per cento del PIL. Infatti, nonostante il tasso di interesse implicito sul debito sia aumentato solo in misura lieve, si è avuto, per contro, un sensibile ridimensionamento della crescita nominale, dovuto alla normalizzazione della componente inflativa a parità di crescita reale.
In questo quadro, la gestione del debito pubblico nel corso del 2024 è stata fortemente orientata all'obiettivo di ridurre l'esposizione dello stock dei titoli di Stato in circolazione alle fluttuazioni dei tassi di interesse di mercato e garantire, in tal modo, per i prossimi anni un rifinanziamento più agevole dei titoli in scadenza, mediante una distribuzione dei volumi dei rimborsi quanto più omogenea nel tempo. Per effetto di tale strategia, la vita media dello stock dei titoli di Stato, che può essere considerato un indicatore del rischio di rifinanziamento, è salita nel 2024 a 7 anni dai 6,97 di fine 2023, ottenendo, quindi, una lieve riduzione dell'esposizione al rischio di tasso di rifinanziamento, pur in un contesto di sostenuta crescita dello stock di titoli, pari a oltre 110 miliardi di euro.
Venendo ai dati contenuti nella seconda sezione, segnalo che, in linea con quanto previsto dalle risoluzioni approvate dalle Commissioni Bilancio di Camera e Senato, il Documento reca indicazioni concernenti le politiche in essere che il Governo intende confermare, al fine di integrare le previsioni a legislazione vigente con una stima preliminare degli effetti finanziari associati alla conferma di alcune politiche in scadenza alla fine del 2025. Il Documento evidenzia che tale aggregato è stato preferito a quello delle politiche invariate, in considerazione del fatto che nel nostro ordinamento non è presente una definizione normativa idonea a consentire una identificazione univoca delle politiche invariate e che, per tale ragione, il perimetro di tali politiche è stato assai variabile nel corso degli anni. Il Documento evidenzia, altresì, che la legge di bilancio per il 2025 ha finanziato in via permanente, o comunque per l'intero arco di riferimento del Piano strutturale di bilancio, tutti gli interventi che per prassi consolidata rientravano nella categoria delle politiche invariate, come ad esempio le missioni internazionali e i rinnovi dei contratti del pubblico impiego. La medesima legge di bilancio per il 2025 ha finanziato anche quelle misure la cui conferma appariva assai probabile, come le misure in materia di riduzione del numero di aliquote IRPEF e quelle sulla riduzione del cuneo fiscale in favore dei lavoratori dipendenti. In questo contesto, quindi, le politiche che il Governo intende confermare non determinano effetti apprezzabili sull'indebitamento netto nell'anno 2026, mentre nel 2027 si registrerebbe un incremento dell'indebitamento pari a 0,1 punti percentuali. Con riferimento al medesimo biennio, tali politiche non determinano effetti sui tassi di crescita della spesa netta. Viene, infine, chiarito che, per l'anno 2028, l'inclusione di tali misure comporterebbe un aumento del rapporto deficit/PIL di 0,1 punti percentuali, mentre il tasso di crescita della spesa netta rimarrebbe al di sotto di quanto previsto nel Piano strutturale di bilancio. In termini assoluti, gli effetti di tali politiche ammontano a 900 milioni di euro in termini spesa nell'anno 2026 e a 2,213 miliardi di euro nell'anno 2027. Sul versante delle entrate, gli effetti di tali misure sarebbero negativi, in misura pari a 411 milioni di euro nell'anno 2026 e a 225 milioni di euro nell'anno 2027.
Per quanto riguarda i principali settori di spesa, con specifico riferimento ai dati riferiti alle previsioni tendenziali nel quadro a legislazione vigente relative alla componente della spesa primaria corrente concernente i redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche, segnalo che tale voce è prevista in aumento di 738 milioni di euro rispetto al dato indicato dalla Nota tecnico-illustrativa per il 2025. Le previsioni sono riviste, inoltre, in ulteriore rialzo per il 2026, in misura pari a 1.983 milioni di euro, e per il 2027, per un importo pari a 1.953 milioni di euro. In valore assoluto, i dati stimati per gli anni 2025, 2026 e 2027 sono pari, rispettivamente, a 201.082 milioni di euro, 205.927 milioni di euro e 207.035 milioni di euro, con un incremento su base annua del 2,3 per cento nel 2025, dello 2,4 per cento nel 2026 e dello 0,5 per cento nel 2027. Per il 2028 si prevede un incremento dell'1,7 per cento. L'incidenza di tali spese rispetto al PIL si attesta all'8,9 per cento nel 2025, in riduzione rispetto al 2024 (9 per cento), stabilizzandosi nel 2026 sul medesimo valore dell'anno precedente, per ridursi, infine, all'8,7 per cento nel 2027.
Relativamente alle prestazioni sociali in denaro, le nuove previsioni tendenziali stimano per tale aggregato una crescita del 3,4 per cento nel 2025 rispetto all'anno precedente, pari a circa 15,1 miliardi di euro in valore assoluto. La previsione complessiva di spesa passa, infatti, da 446.007 milioni di euro nel 2024 a 461.100 milioni di euro nel 2025. Per gli anni 2026 e 2027 è stimato un incremento, rispettivamente, del 2,6 e del 2,5 per cento, pari a 11,8 miliardi di euro in valore assoluto per ambedue gli anni.
Rispetto al PIL, le previsioni 2025-2027 indicano per l'aggregato complessivo delle prestazioni sociali in denaro un andamento sostanzialmente costante, pari al 20,4 per cento nel biennio 2025-2026 e al 20,3 per cento nel 2027, che deriva dall'identico andamento costante della spesa pensionistica, pari al 15,3 per cento nel triennio, e dal leggero decremento della spesa per altre prestazioni in denaro, che passano dal 5,2 per cento del 2025 al 5,0 per cento del 2027. In valore assoluto, le previsioni relative alle prestazioni sociali in denaro ammontano a 461.658 milioni di euro per l'anno 2025, 473.379 milioni di euro per l'anno 2026 e 485.228 milioni di euro per l'anno 2027.
Per quanto concerne la spesa pensionistica, la variazione in aumento è del 2,2 per cento nel 2025, pari a 7,4 miliardi di euro, per poi passare a una variazione media annua di circa il 3 per cento nel biennio 2026-2027. Tale trend è riconducibile, in primo luogo, all'indicizzazione delle prestazioni. Vengono altresì considerati gli interventi contenuti nella legge di bilancio per il 2025, tra cui ricordo, in particolare, gli interventi a favore delle pensioni basse e dei pensionati in condizioni disagiate, la proroga di “Quota 103” e di “Opzione Donna”, pur con requisiti più stringenti rispetto a quanto previsto in precedenza, le agevolazioni nell'accesso al pensionamento nel sistema contributivo, prevedendo, ai fini del conseguimento, requisiti ridotti negli importi soglia, nonché la riforma del limite ordinamentale lavoristico nel pubblico impiego, elevato da 65 anni al requisito anagrafico per l'accesso al pensionamento di vecchiaia con contestuale soppressione delle cessazioni per limite di servizio.
Anche per la componente rappresentata dalle altre prestazioni sociali in denaro si tiene conto degli interventi previsti dalla legge di bilancio per il 2025, tra cui ricordo l'erogazione di una somma integrativa a favore dei soggetti con retribuzioni basse, in sostituzione di parte della decontribuzione vigente nel 2024, il rifinanziamento per il 2025 della carta “Dedicata a Te”, la proroga dell'APE sociale, la revisione dell'assegno di inclusione e del supporto per la formazione e il lavoro.
Inoltre, il Documento di finanza pubblica stima per il 2028, a legislazione vigente e sulla base del quadro macroeconomico di riferimento, un incremento della spesa per prestazioni sociali in denaro del 2,5 per cento (20,3 per cento in rapporto al PIL), per effetto di un incremento della spesa pensionistica del 3 per cento (15,4 per cento in rapporto al PIL) e della spesa per altre prestazioni sociali in denaro dell'1 per cento (4,9 per cento in rapporto al PIL).
Per quanto concerne, infine, la spesa sanitaria, nel 2024 la spesa corrente sostenuta dalle strutture rientranti nel perimetro delle pubbliche amministrazioni che operano nel comparto sanità è risultata complessivamente pari a 138.355 milioni di euro, con un incremento del 4,9 per cento rispetto al 2023, per un ammontare di risorse aggiuntive di 6.493 milioni di euro. Per gli anni successivi, nell'anno 2025 si prospetta un incremento della spesa sanitaria del 3,6 per cento rispetto all'anno precedente, con una crescita dell'incidenza percentuale del comparto al 6,4 per cento. Tale peso percentuale si confermerebbe anche negli anni 2026, 2027 e 2028, grazie a un incremento percentuale della spesa pari al 4,5 per cento nell'anno 2026, all'1,2 per cento nell'anno 2027 e al 2,8 per cento nell'anno 2028.
Da ultimo segnalo che il Documento, come negli scorsi anni, include anche i dati sulle risorse destinate allo sviluppo delle aree sottoutilizzate, con evidenziazione dei fondi nazionali addizionali, e dà conto dei risultati raggiunti.
Predisposto ai sensi dell'articolo 24, comma 2, del Regolamento
(Conferenza dei presidenti di gruppo del 24 aprile 2025)
Lunedì 5 maggio (ore 15) |
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge di ratifica:
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Martedì 6 maggio (ore 11) |
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni |
Martedì 6 (ore 14-20, con eventuale prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e mercoledì 7 maggio (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2316?, collegato alla manovra di finanza pubblica Esame del doc. XVIII-bis, n. 52 - Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al trattato di Lisbona Seguito dell'esame delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410, Scerra ed altri n. 1-00416, Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429, Ghirra ed altri n. 1-00430 e De Luca ed altri n. 1-00433 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR Seguito dell'esame ddelle mozioni Bonafè ed altri n. 1-00403 e Pavanelli ed altri n. 1-00435 concernenti iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda Seguito dell'esame della proposta di legge n. 741? e abbinata - Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità Seguito dell'esame della proposta di legge n. 441? e abbinate - Istituzione della Giornata nazionale “Enzo Tortora” in memoria delle vittime di errori giudiziari Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1074? - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato Seguito dell'esame dei disegni di legge di ratifica:
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Mercoledì 7 maggio (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Mercoledì 7 maggio (al termine delle votazioni) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2333? - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2025) |
Giovedì 8 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2333? - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2025) Eventuale seguito degli argomenti previsti nella giornata di mercoledì 7 maggio e non conclusi |
Venerdì 9 maggio, alle ore 11, avrà luogo in Aula la cerimonia di celebrazione del "Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo", alla presenza del Capo dello Stato, con ripresa televisiva diretta |
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Lunedì 12 maggio (a.m. e p.m.) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2362? - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025 (approvato dal Senato – scadenza: 18 maggio 2025) |
Martedì 13 maggio (ore 11) |
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni |
Martedì 13 (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 14 (ore 9,30-14,30 e 17,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), giovedì 15 (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e venerdì 16 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) |
Eventuale seguito dell'esame del disegno di legge n. 2333? - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2025) Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2362? - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025 (approvato dal Senato – scadenza: 18 maggio 2025) Esame del disegno di legge n. 2329? - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (da inviare al Senato – scadenza: 27 maggio 2025) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi |
Mercoledì 14 maggio (ore 16) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, con la partecipazione del Presidente del Consiglio dei ministri |
Lunedì 19 maggio (a.m. e p.m.) |
Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1432 - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 27 maggio 2025) Discussione sulle linee generali della mozione Bonelli, Conte, Schlein ed altri n. 1-00432 concernente iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1981? - Modifiche alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, concernenti la riduzione dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto relativa a oggetti d'arte, di antiquariato o da collezione |
Martedì 20 maggio (ore 11) |
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni |
Martedì 20 (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 21 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 22 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 23 maggio) |
Seguito dell'esame del disegno di legge S. 1432 - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 27 maggio 2025) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi Seguito dell'esame della mozione Bonelli, Conte, Schlein ed altri n. 1-00432 concernente iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1981? - Modifiche alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, concernenti la riduzione dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto relativa a oggetti d'arte, di antiquariato o da collezione |
Mercoledì 21 maggio (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Venerdì 23 maggio (ore 9,30) |
Svolgimento di interpellanze urgenti |
Lunedì 26 maggio (ore 10, con votazioni non prima delle ore 14) |
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1298? - Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1049? - Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming) Esame del disegno di legge n. 2355? - Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario (da inviare al Senato – scadenza: 10 giugno 2025) |
Martedì 27 maggio (ore 11) |
Svolgimento di interpellanze e interrogazioni |
Martedì 27 (ore 14-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24), mercoledì 28 (ore 9,30-13,30 e 16,15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24) e giovedì 29 maggio (ore 9,30-13,30 e 15-20, con prosecuzione notturna dalle 21 alle 24 e nella giornata di venerdì 30 maggio) |
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 2355? - Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario (da inviare al Senato – scadenza: 10 giugno 2025) Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nella settimana precedente e non conclusi Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1298? - Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1049? - Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming) |
Mercoledì 28 maggio (ore 15) |
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata |
Venerdì 30 maggio (ore 9,30, con votazioni non prima delle ore 12) |
Discussione sulle linee generali congiunta del disegno di legge n. 2280? - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (approvato dal Senato) e della Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2024 (Doc. LXXXVI, n. 2) Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1672? - Istituzione della Giornata della ristorazione Esame del disegno di legge S. 1445 - Conversione in legge del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 giugno 2025) |
Ddl di ratifica n. 2307
Tempo complessivo: 2 ore.
Relatori |
10 minuti (complessivamente) |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale |
18 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora e 17 minuti |
Fratelli d'Italia | 13 minuti |
Partito Democratico – Italia democratica e progressista | 14 minuti |
Lega – Salvini premier | 8 minuti |
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE | 7 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 11 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 5 minuti |
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe | 5 minuti |
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare | 4 minuti |
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe | 5 minuti |
Misto: | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 3 minuti |
+Europa | 2 minuti |
Ddl di ratifica nn. 2291, 1915 e 2101
Tempo complessivo: 2 ore, per ciascun disegno di legge di ratifica.
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale |
19 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora e 21 minuti |
Fratelli d'Italia | 11 minuti |
Partito Democratico – Italia democratica e progressista | 15 minuti |
Lega – Salvini premier | 9 minuti |
Forza Italia – Berlusconi presidente - PPE | 8 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 12 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 6 minuti |
Azione – Popolari Europeisti Riformatori – Renew Europe | 6 minuti |
Noi Moderati (Noi Con L'Italia, Coraggio Italia, Udc e Italia al Centro) – MAIE - Centro popolare | 4 minuti |
Italia Viva – Il Centro - Renew Europe | 5 minuti |
Misto: | 5 minuti |
Minoranze Linguistiche | 3 minuti |
+Europa | 2 minuti |
Mozione n. 1-00410 e abb. – Monitoraggio e stato di attuazione del PNRR
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 17 marzo 2025.
Mozione n. 1-00403 e abb. – Iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) A tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.
Pdl n. 741 e abb. - Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità
Seguito dell'esame: 9 ore e 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 1 ora |
Interventi a titolo personale |
1 ora e 11 minuti (con il limite massimo di 13 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 6 ore e 39 minuti |
Fratelli d'Italia | 1 ora e 9 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 52 minuti |
Lega - Salvini Premier | 49 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 44 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 43 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 29 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 29 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 29 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 28 minuti |
Misto: | 27 minuti |
Minoranze Linguistiche | 15 minuti |
+Europa | 12 minuti |
Pdl n. 441 e abb. - Istituzione della Giornata nazionale “Enzo Tortora” in memoria delle vittime di errori giudiziari
Seguito dell'esame: 6 ore e 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
45 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 50 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 35 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 22 minuti |
Misto: | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 11 minuti |
+Europa | 10 minuti |
Pdl n. 1074 - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato
Seguito dell'esame: 6 ore e 40 minuti.
Relatore | 20 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
45 minuti (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 50 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 36 minuti |
Lega - Salvini Premier | 35 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 31 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 31 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 22 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 22 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 22 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 22 minuti |
Misto: | 21 minuti |
Minoranze Linguistiche | 11 minuti |
+Europa | 10 minuti |
Mozione n. 1-00432 – Iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo | 25 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Tempi tecnici | 15 minuti |
Interventi a titolo personale |
1 ora (con il limite massimo di 7 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 4 ore e 10 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 35 minuti |
Lega - Salvini Premier | 33 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 28 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 28 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 16 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 16 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 16 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 15 minuti |
Misto: | 15 minuti |
Minoranze Linguistiche | 9 minuti |
+Europa | 6 minuti |
(*) A tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Pdl n. 1672 - Istituzione della Giornata della ristorazione
Discussione sulle linee generali: 8 ore.
Relatore | 10 minuti |
Governo | 20 minuti |
Richiami al regolamento | 10 minuti |
Interventi a titolo personale | 1 ora e 22 minuti |
Gruppi | 5 ore e 58 minuti |
Fratelli d'Italia | 48 minuti |
Partito Democratico - Italia Democratica e Progressista | 41 minuti |
Lega - Salvini Premier | 40 minuti |
Forza Italia - Berlusconi Presidente - PPE | 37 minuti |
MoVimento 5 Stelle | 37 minuti |
Alleanza Verdi e Sinistra | 31 minuti |
Azione-Popolari europeisti riformatori-Renew Europe | 31 minuti |
Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE- Centro popolare | 31 minuti |
Italia Viva-il Centro-Renew Europe | 31 minuti |
Misto: | 31 minuti |
Minoranze Linguistiche | 18 minuti |
+Europa | 13 minuti |
Predisposto ai sensi dell'articolo 23, comma 6, primo periodo, del Regolamento
(Conferenza dei presidenti di gruppo del 26 febbraio 2025) eaggiornato ai sensi dell'articolo 23, commi 6, primo periodo, e 9 del Regolamento
(Conferenza dei presidenti di gruppo del 27 marzo 2025 e del 24 aprile 2025)Disegno di legge n. 2240? - Modifiche alla legge 5 marzo 2024, n. 21, per l'aggiornamento della delega ivi prevista e per il conferimento della delega al Governo per la riforma organica e il riordino del sistema sanzionatorio e di tutte le procedure sanzionatorie recati dal testo unico di cui al decreto legislativo n. 58 del 1998, nonché ulteriori disposizioni in materia finanziaria (approvato dal Senato) (esame concluso)
Disegno di legge n. 2026? - Disposizioni in materia di economia dello spazio (collegato alla manovra di finanza pubblica) (esame concluso)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 153?-202?-844?-1104?-1128?-1395-A/R? - Disposizioni concernenti la conservazione del posto di lavoro e i permessi retribuiti per esami e cure mediche in favore dei lavoratori affetti da malattie oncologiche, invalidanti e croniche (esame concluso)
Seguito dell'esame delle mozioni Cappelletti ed altri n. 1-00390, Peluffo ed altri n. 1-00398 e Bonelli ed altri n. 1-00399 concernenti iniziative per contrastare il rincaro dei costi dell'energia per famiglie e imprese (esame concluso)
Proposta di legge n. 2149? e abbinate - Delega al Governo per la revisione delle modalità di accesso ai corsi di laurea magistrale in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria (approvata, in un testo unificato, dal Senato) (esame concluso)
Informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro per gli affari europei, il PNRR e le Politiche di coesione e della Ministra del lavoro e delle Politiche Sociali, sulle politiche volte a favorire l'occupazione femminile e in merito alla condizione socio-economica delle donne, anche attraverso l'utilizzo dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (informativa svolta)
Disegno di legge n. 2142? - Misure di semplificazione per il potenziamento dei controlli sanitari in ingresso sul territorio nazionale in occasione del Giubileo della Chiesa cattolica per il 2025 (approvato dal Senato) (esame concluso)
Mozioni Zanella ed altri n. 1-00293, Ilaria Fontana ed altri n. 1-00297, Braga ed altri n. 1-00411 e Cortelazzo, Mattia, Montemagni, Semenzato ed altri n. 1-00419concernenti iniziative a tutela dell'ambiente e della salute in relazione alle sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) (esame concluso)
Mozioni Faraone ed altri n. 1-00401, Fenu ed altri 1-00412, Mari ed altri n. 1-00420 e Braga ed altri n. 1-00421 concernentiiniziative volte a reintrodurre il cosiddetto «Bonus Renzi», al fine di sostenere il potere d'acquisto delle fasce più deboli della popolazione (esame concluso)
Disegno di legge di ratifica n. 2189 - Convenzione che istituisce l'Organizzazione internazionale per gli ausili alla navigazione marittima, con Allegato, fatta a Parigi il 27 gennaio 2021 (approvato dal Senato) (discussione generale svolta)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2084? - Modifiche alla disciplina in materia di durata delle operazioni di intercettazione (approvata dal Senato) (esame concluso)
Seguito dell'esame della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Faraone, Magi ed altri n. 1-00396 presentata a norma dell'articolo 115, comma 3, del Regolamento, nei confronti del Ministro della giustizia, Carlo Nordio (esame concluso)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1305? - Istituzione della Giornata nazionale per la prevenzione veterinaria (approvata dal Senato) (esame concluso)
Relazione della Giunta delle elezioni sull'elezione contestata della deputata Anna Laura Orrico per il Collegio uninominale n. 2 della XXIII Circoscrizione Calabria (Doc. III, n. 1) (esame concluso)
Disegno di legge n. 2285? - Conversione in legge del decreto-legge 24 gennaio 2025, n. 3, recante misure urgenti per assicurare la continuità produttiva ed occupazionale degli impianti ex ILVA (approvato dal Senato - scadenza: 25 marzo 2025) (esame concluso)
Mozioni Richetti ed altri n. 1-00410 e Scerra ed altri n. 1-00416 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR (discussione generale svolta)
Disegno di legge n. 1730? - Modifiche alla legge 9 luglio 1990, n. 185, recante nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento (approvato dal Senato) (argomento non esaminato)
Seguito dell'esame delle mozioni Lupi ed altri n. 1-00228 e Berruto ed altri n. 1-00393 concernenti iniziative volte a promuovere le maratone e a favorire la partecipazione di atleti stranieri, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria (argomento non esaminato)
Discussione sulle comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo 2025 (comunicazioni rese)
Disegno di legge n. 2139? - Misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (approvato dal Senato) (argomento non esaminato)
Proposta di legge n. 1621? e abbinata - Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, al codice della giustizia contabile, di cui all'allegato 1 al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174, e altre disposizioni in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale (argomento non esaminato)
Proposta di legge n. 1562? e abbinata - Disposizioni concernenti la programmazione dell'edilizia residenziale pubblica, le agevolazioni fiscali per interventi di recupero del patrimonio edilizio residenziale pubblico e sociale nonché il sostegno dell'accesso alla locazione di immobili abitativi e del pagamento dei canoni di locazione (argomento non esaminato)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 805? e abbinata - Modifiche al decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 209, e altre disposizioni in materia di cancellazione dai pubblici registri dei veicoli fuori uso sottoposti a fermo amministrativo (esame concluso)
Proposta di legge n. 1806? e abbinata - Modifiche all'articolo 40 della legge 28 luglio 2016, n. 154, in materia di contrasto del bracconaggio ittico nelle acque interne (approvata dal Senato) (discussione generale svolta)
Mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 concernente iniziative in materia di applicazione del regolamento europeo che istituisce un quadro comune per i servizi di media, cosiddetto European media freedom act, con particolare riguardo alla governance della Rai (discussione generale svolta)
Informativa urgente del Governo, con la partecipazione del Ministro per la Protezione civile e le Politiche del Mare, in ordine ai recenti eventi sismici che hanno colpito l'area dei Campi Flegrei e allo stato di attuazione degli interventi per la popolazione (informativa svolta)
Mozioni Faraone, Braga, Richetti, Zanella e Magi n. 1-00406, D'Orso ed altri n. 1-00407 e Varchi, Morrone, Calderone, Romano ed altri n. 1-00418 concernenti iniziative in merito alla situazione nelle carceri (seduta straordinaria del 20 marzo 2025) (esame concluso)
Disegno di legge n. 2139? - Misure in materia di ordinamento, organizzazione e funzionamento delle Forze di polizia, delle Forze armate nonché del Corpo nazionale dei vigili del fuoco (approvato dal Senato) (esame concluso)
Proposta di legge n. 741? e abbinata - Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità (discussione generale svolta)
Seguito dell'esame della mozione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella, Richetti, Faraone, Magi ed altri n. 1-00402 concernente iniziative in materia di applicazione del regolamento europeo che istituisce un quadro comune per i servizi di media, cosiddetto European media freedom act,con particolare riguardo alla governance della Rai (esame concluso)
Seguito dell'esame delle mozioni Lupi, Amorese, Sasso, Tassinari ed altri n. 1-00228 e Berruto ed altri n. 1-00393 concernenti iniziative volte a promuovere le maratone e a favorire la partecipazione di atleti stranieri, con particolare riferimento ai profili afferenti alla tutela sanitaria (esame concluso)
Proposta di legge n. 1621? e abbinata - Modifiche alla legge 14 gennaio 1994, n. 20, al codice della giustizia contabile, di cui all'allegato 1 al decreto legislativo 26 agosto 2016, n. 174, e altre disposizioni in materia di funzioni di controllo e consultive della Corte dei conti e di responsabilità per danno erariale (esame concluso)
Disegno di legge n. 2171? - Disposizioni per l'esercizio della libertà sindacale del personale delle Forze armate e delle Forze di polizia a ordinamento militare, nonché di proroga della delega di cui all'articolo 9, comma 15, della legge 28 aprile 2022, n. 46 (approvato dal Senato) (esame concluso)
Mozioni Riccardo Ricciardi ed altri n. 1-00422, Richetti ed altri n. 1-00423 e Calovini, Billi, Orsini, Bicchielli ed altri n. 1-00431 in ordine al piano di riarmo europeo (esame concluso)
Seguito dell'esame delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410, Scerra ed altri n. 1-00416, Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429, Ghirra ed altri n. 1-00430 e De Luca ed altri n. 1-00433 concernentiil monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR (discussione generale svolta)
Relazione delle Commissioni riunite III (affari esteri e comunitari) e IV (difesa) sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia a ulteriori missioni internazionali per l'anno 2025 (Doc. XXV, n. 3) e sulla relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace di stabilizzazione, riferita all'anno 2024, anche al fine della relativa proroga per l'anno 2025 (Doc. XXVI, n. 3) (Doc XVI, n. 4) (esame concluso)
Disegno di legge n. 2281? - Conversione in legge del decreto-legge 28 febbraio 2025, n. 19, recante misure urgenti in favore delle famiglie e delle imprese di agevolazione tariffaria per la fornitura di energia elettrica e gas naturale nonché per la trasparenza delle offerte al dettaglio e il rafforzamento delle sanzioni delle Autorità di vigilanza (da inviare al Senato – scadenza: 29 aprile 2025) (esame concluso)
Disegno di legge n. 2126? e abbinate - Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane (approvato dal Senato) (discussione generale svolta)
Proposta di legge n. 441? e abbinate - Istituzione della Giornata nazionale “Enzo Tortora” in memoria delle vittime di errori giudiziari (discussione generale svolta)
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 2067? e abbinate - Disposizioni per favorire la stipulazione di contratti volti alla riduzione dell'orario di lavoro (argomento non esaminato)
Proposta di legge n. 1074? - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato
Disegno di legge n. 2308? - Conversione in legge del decreto-legge 14 marzo 2025, n. 25, recante disposizioni urgenti in materia di reclutamento e funzionalità delle pubbliche amministrazioni (da inviare al Senato - scadenza: 13 maggio 2025) (esame concluso)
Discussione sulle linee generali delle mozioni Bonafè ed altri n. 1-00403 e Pavanelli ed altri n. 1-00435 concernenti iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda
Disegni di legge di ratifica:
Deliberazione, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 3, del Regolamento, in ordine al termine per la conclusione dell'esame in Assemblea del disegno di legge n. 2316?, collegato alla manovra di finanza pubblica
Doc. XVIII-bis, n. 52 - Documento approvato dalla XIV Commissione nell'ambito della verifica di sussidiarietà di cui all'articolo 6 del protocollo n. 2 allegato al trattato di Lisbona
Seguito dell'esame delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00410, Scerra ed altri n. 1-00416, Lucaselli, Candiani, Pella, Romano ed altri n. 1-00429, Ghirra ed altri n. 1-00430 e De Luca ed altri n. 1-00433 concernenti il monitoraggio e lo stato di attuazione del PNRR
Seguito dell'esame delle mozioni Bonafè ed altri n. 1-00403 e Pavanelli ed altri n. 1-00435 concernenti iniziative volte a fronteggiare la crisi del settore della moda
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 741? e abbinata - Disposizioni per la prevenzione e la cura dell'obesità
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 441? e abbinate - Istituzione della Giornata nazionale “Enzo Tortora” in memoria delle vittime di errori giudiziari
Seguito dell'esame della proposta di legge n. 1074? - Modifiche all'articolo 132 del codice in materia di protezione dei dati personali, di cui al decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, concernenti l'acquisizione di dati relativi al traffico telefonico e telematico per esigenze di tutela della vita e dell'integrità fisica del soggetto interessato
Disegno di legge n. 2333? - Conversione in legge del decreto-legge 31 marzo 2025, n. 39, recante misure urgenti in materia di assicurazione dei rischi catastrofali (da inviare al Senato – scadenza: 30 maggio 2025)
Disegno di legge n. 2362? - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025 (approvato dal Senato – scadenza: 18 maggio 2025)
Disegno di legge n. 2362? - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 marzo 2025, n. 27, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali e referendarie dell'anno 2025 (approvato dal Senato – scadenza: 18 maggio 2025)
Disegno di legge n. 2329? - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 37, recante disposizioni urgenti per il contrasto dell'immigrazione irregolare (da inviare al Senato – scadenza: 27 maggio 2025)
Disegno di legge S. 1432 - Conversione in legge del decreto-legge 28 marzo 2025, n. 36, recante disposizioni urgenti in materia di cittadinanza (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 27 maggio 2025)
Mozione Bonelli, Conte, Schlein ed altri n. 1-00432 concernente iniziative in relazione all'evoluzione della situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza
Proposta di legge n. 1981? - Modifiche alla tabella A allegata al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, concernenti la riduzione dell'aliquota dell'imposta sul valore aggiunto relativa a oggetti d'arte, di antiquariato o da collezione
Proposta di legge n. 1298? - Disposizioni concernenti il finanziamento, l'organizzazione e il funzionamento del Servizio sanitario nazionale nonché delega al Governo per il riordino delle agevolazioni fiscali relative all'assistenza sanitaria complementare
Proposta di legge n. 1049? - Istituzione della Giornata nazionale contro la denigrazione dell'aspetto fisico delle persone (body shaming)
Disegno di legge n. 2355? - Conversione in legge del decreto-legge 11 aprile 2025, n. 48, recante disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario (da inviare al Senato – scadenza: 10 giugno 2025)
Discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2280? - Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l'attuazione di altri atti dell'Unione europea - Legge di delegazione europea 2024 (approvato dal Senato) e Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2024 (Doc. LXXXVI, n. 2)
Discussione sulle linee generali della proposta di legge n. 1672? - Istituzione della Giornata della ristorazione
Discussione sulle linee generali del disegno di legge S. 1445 - Conversione in legge del decreto-legge 7 aprile 2025, n. 45, recante ulteriori disposizioni urgenti in materia di attuazione delle misure del Piano nazionale di ripresa e resilienza e per l'avvio dell'anno scolastico 2025/2026 (ove trasmesso dal Senato – scadenza: 6 giugno 2025)
Nell'ambito del programma è altresì previsto lo svolgimento di atti di sindacato ispettivo e potranno essere inseriti ulteriori progetti di legge di ratifica deliberati dalle Commissioni e documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | DFP 2025 - DOC CCXL N 1 - RIS 6-173 | 283 | 279 | 4 | 140 | 176 | 103 | 48 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.