XIX LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 264 di lunedì 18 marzo 2024
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA
La seduta comincia alle 13.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
GILDA SPORTIELLO, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 15 marzo 2024.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 81, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione del testo unificato delle proposte di legge: Vinci; Foti; Giovine ed altri; Zanettin ed altri; Amorese; Messina; Loizzo ed altri; Andreuzza: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani (A.C. 982?-1214?-1347?-1584?-1639?-1677?-1685?-1754-A?).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge nn. 982-1214-1347-1584-1639-1677-1685-1754-A: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 15 marzo 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 15 marzo 2024).
(Discussione sulle linee generali - Testo unificato - A.C. 982-A?)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.
La VII Commissione (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Alessandro Amorese.
ALESSANDRO AMORESE, Relatore. Grazie, Presidente. Buongiorno, colleghe e colleghi. Mi fa piacere partire dal riscontro - che è poi l'ennesimo - di un iter parlamentare che arriva qui dalla Commissione cultura e, come spesso accade, da parte della VII Commissione troviamo un riscontro positivo o, comunque, con poca contrarietà. Questo è sempre un bene quando parliamo di - scusate il gioco di parole - beni culturali e, nella fattispecie, di teatri, dei tanti teatri italiani che meritano la giusta attenzione, il giusto riscontro, i giusti vincoli e anche la giusta attenzione per il loro futuro, perché dev'essere un futuro certo, ma un futuro che abbia anche il vincolo del bene quale monumento nazionale. È un rilievo importante, è un rilievo culturale, è uno dei massimi rilievi, tanto che, se noi andiamo a cercare cos'è successo in passato, troviamo che altri beni culturali sono stati, nei decenni precedenti, dichiarati tali. Potrei fare una lista lunghissima, si può passare dalla Risiera di San Sabba alla Foiba di Basovizza, alla Domus Mazziniana, alla casa natale di Alessandro Manzoni, alla villa di Giacomo Puccini. Sono solo alcuni esempi dei tanti monumenti nazionali che abbiamo nella nostra Nazione. Molti li abbiamo anche per decreto del Presidente della Repubblica. Alcuni li ho citati ma, anche per ricordare alcuni anniversari che onoreremo, penso al Sepolcreto dei fratelli Cairoli a Gropello Cairoli o al Vittoriale degli italiani di D'Annunzio a Gardone Riviera. Ripeto, sono solo alcuni esempi.
Come arriviamo oggi in Aula? Ci arriviamo da alcune proposte di legge originarie che erano tutte volte a conferire il riconoscimento di monumento nazionale a singoli teatri o, al massimo, a una coppia di teatri collocati nella stessa città. La Commissione cultura, che aveva inizialmente avviato l'esame della sola proposta di legge n. 1214 dell'onorevole Foti, recante Dichiarazione di monumento nazionale del Teatro Municipale di Piacenza, ha deliberato di abbinare all'esame di quest'ultima anche quello di tutte le altre proposte di legge citate, al fine di evitare un'eccessiva parcellizzazione dell'attività legislativa in materia.
A questo io aggiungo - inizio anche ad illustrare brevemente l'articolato che, comunque, si esprime in soli due articoli - che, all'articolo 1, grazie a un dialogo in Commissione, sono stati aggiunti anche alcuni commi. Quindi, vi è stato un allargamento grazie non solo agli abbinamenti delle proposte di legge ma anche e soprattutto agli emendamenti che abbiamo votato in Commissione. Abbiamo, quindi, un elenco di 46 teatri che recheranno - speriamo - la dichiarazione di monumento nazionale. L'articolo 1, comma 2, chiarisce che la dichiarazione che conferisce il titolo di monumento nazionale, di cui al comma 1, non costituisce verifica o dichiarazione dell'interesse culturale ai sensi degli articoli 12 e 13 del codice dei beni culturali, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
Sempre rimanendo all'articolo 1, è altrettanto importante il comma 3. Il comma 3 dispone che ulteriori teatri storici e altri beni culturali, anche su proposta dei soggetti interessati, possono essere riconosciuti quali monumento nazionale con decreto del Ministero della Cultura. Questo comma recepisce - come il successivo, che illustrerò - un emendamento del gruppo del MoVimento 5 Stelle, che ringraziamo.
Infatti, il comma 4, sempre dell'articolo 1, prevede che, con regolamento da adottare con decreto del Ministro della Cultura, da emanare entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, siano stabiliti i criteri e la procedura per il conferimento della qualifica di monumento nazionale ai sensi del comma 3. La procedura istituita ai sensi dei commi 3 e 4 fa esplicitamente salva la procedura di cui agli articoli 10, comma 3, lettera d), e 13 del codice dei beni culturali, ai sensi dei quali, nell'ambito della dichiarazione di interesse culturale, può essere ricompresa, in determinati casi e a determinate condizioni, la dichiarazione di monumento nazionale.
L'articolo 2 della proposta di legge reca la clausola di invarianza finanziaria. Dispone, infatti, che dall'attuazione della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica e che le amministrazioni interessate - penso alle amministrazioni comunali, in buona parte - vi provvedono nell'ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente.
Mi fa piacere segnalare che uno di questi teatri, che era già nell'elenco delle prime proposte che in Commissione abbiamo deliberato di abbinare, è il Teatro Regio di Parma. In questo caso, noi riceviamo un disegno di legge dal Senato. In Senato - di questo abbiamo anche parlato in Commissione - abbiamo riscontrato come i teatri in Italia si affermino sui loro valori universali e per un riconoscimento dello spirito culturale della tradizione artistica nazionale. Quindi, cosa rappresentano i teatri in Italia e cosa rappresentano come monumento nazionale dell'arte, della musica, della storia, della memoria?
La Commissione e anche tutte le proposte di legge e gli emendamenti ai quali ho accennato hanno tenuto conto del fatto che tutti i grandi teatri stabili italiani, in cui si celebra per tutti i cittadini non solo italiani e per il mondo la grandezza della musica, nel nome dei valori storici della memoria, della pace, della neutralità rispetto alla divisione ideologica, dovrebbero essere riconosciuti come monumento nazionale, ed è un motivo per cui, in Commissione, abbiamo recepito uno dei due emendamenti che poco fa illustravo nell'articolato.
Concludo dicendo che ci sembrava fondamentale arrivare in Aula oggi, nella settimana che vede anche la Giornata nazionale dei teatri, quindi, simbolicamente, siamo qui anche per questo. Il teatro in Italia è fondamentale per la cultura, per la storia, anche e soprattutto per le future generazioni. Io riscontro come ci siano sempre più abbonamenti di studenti, abbonamenti di giovani universitari che, in qualche modo, partecipano anche a rendere e a tenere vive le memorie e le grandezze artistiche di questi teatri. Se andiamo a leggere velocemente, non possiamo che riscontrare come alcuni di questi teatri siano esempi della grandezza culturale e identitaria, che è della Nazione tutta. Quindi, nell'auspicio che questa discussione sia foriera - probabilmente, arriveranno anche degli emendamenti - di ulteriori approfondimenti sul tema, ringrazio.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto comprensivo “Giudice Rosario Livatino” del comune di Roccalumera, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti.
Saluto anche una delegazione di Confindustria Palermo, che assiste ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti anche a voi.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Grazie, Presidente. Il Ministero della Cultura rinuncia all'intervento.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Marino. Ne ha facoltà.
MARIA STEFANIA MARINO (PD-IDP). Grazie, Presidente. La dichiarazione di monumento nazionale tramite legge o atto avente forza di legge non è un unicum, si ricordano diversi precedenti e solo a titolo esemplificativo: il riconoscimento della Basilica Palladiana di Vicenza, della casa-museo Gramsci a Ghilarza e della casa-museo Matteotti a Fratta Polesine.
La proposta di legge inizialmente incardinata attribuiva il valore di monumento nazionale al Teatro municipale di Piacenza e, successivamente, è stata abbinata alle proposte di legge già assegnate alla VII Commissione, volte a conferire tale riconoscimento anche al Teatro Olimpico di Vicenza, al Teatro Regio di Parma, al Teatro Guglielmi di Massa, al Teatro municipale Romolo Valli di Reggio Emilia e ad altri teatri storici italiani. Come evidenziato dai nostri interventi in Commissione, i lavori si sarebbero dovuti concentrare anche attraverso l'avvio di un ciclo di audizioni, un intervento organico volto anche a definire i criteri per il riconoscimento di monumento nazionale e per razionalizzare l'attività legislativa del Parlamento. Non si può ignorare l'altissimo ed esteso valore culturale e artistico dei numerosi teatri storici italiani presenti non solo nelle grandi città, ma anche nei piccoli comuni cui sarebbe importante conferire il titolo di monumento nazionale.
Un intervento organico non dovrebbe limitarsi alle singole proposte di legge di interesse territoriale, ma estendere il perimetro normativo. In tal senso, un importante intervento è stato già avviato nella XII legislatura, con l'approvazione dell'articolo 6 della legge n. 153 del 2017, concernente modifiche all'articolo 10, comma 3, lettera d), del codice dei beni culturali e del paesaggio, il decreto legislativo n. 42 del 2004, che ha previsto che la dichiarazione di interesse culturale, di cui all'articolo 13 dello stesso codice - che accerta ai fini della definizione di bene culturale la sussistenza nelle cose indicate di un interesse particolarmente importante a causa del loro riferimento con la storia politica, militare, della letteratura, dell'arte, della scienza, della tecnica, dell'industria e della cultura in genere ovvero quali testimonianze dell'identità e della storia delle istituzioni pubbliche, collettive o religiose - può comprendere anche, su istanza di uno o più comuni o della regione, la dichiarazione di monumento nazionale qualora le stesse cose rivestano, altresì, un valore testimoniale o esprimano un collegamento identitario o civico di significato distintivo eccezionale.
Presidente, all'interno di un provvedimento che si riduce a un semplice e parziale elenco di monumenti, abbiamo espresso il nostro parere favorevole all'approvazione di un emendamento che introduce una procedura in capo al Ministero della Cultura volta a individuare la procedura da seguire e i criteri necessari per il riconoscimento della qualifica di monumento nazionale di ulteriori teatri storici e di altri beni culturali.
In conclusione, riteniamo di sottolineare l'importanza che il riconoscimento di monumento nazionale sia previsto effettivamente per quei teatri che abbiano determinate caratteristiche di alto valore storico e artistico, tenendo, altresì, conto che tale riconoscimento comporti, poi, obblighi relativi agli interventi di manutenzione del teatro medesimo. Riteniamo più in generale che limitarsi - come questa proposta fa - a una semplice elencazione di monumenti, senza aver aperto un confronto più approfondito e ampio sulla procedura di riconoscimento prevista a beneficio di tutte le belle e prestigiose realtà architettoniche che ci sono nel nostro Paese, rischi di svilire il dibattito a cui siamo chiamati in quest'Aula a una semplice contrapposizione di singoli monumenti, mentre il compito del legislatore, ancor più quando ci troviamo a parlare di beni culturali e di interventi in materia di cultura - totalmente assenti nelle politiche di intervento e di investimento del Ministro Sangiuliano, basti vedere l'ultima legge di bilancio in proposito -, richiederebbe strategia e lungimiranza da parte del Governo e della sua maggioranza.
Vorremmo discutere di spettacolo dal vivo, di investimenti in materia di biblioteche, di misure di sostegno per il cinema, di professionisti della cultura e del loro importante lavoro. Anche oggi, invece, assistiamo a un provvedimento di corto respiro, buono per i titoli dei quotidiani del giorno dopo ma che manca anche dell'obiettivo di un dibattito più efficace e di maggiore sostanza e, non ultimo e non meno importante, sempre senza il coinvolgimento del Parlamento da parte del Governo. Concludo, Presidente, nell'auspicio che questo Governo possa quantomeno accogliere i nostri emendamenti, nella salvaguardia della democrazia e considerato che non è stato attribuito alcun criterio - dico, alcun criterio - per il riconoscimento dei monumenti nazionali (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Roscani. Ne ha facoltà.
FABIO ROSCANI (FDI). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, Sottosegretario Mazzi, la nostra Costituzione afferma, con coerenza e determinazione, il diritto alla cultura. Secondo il nostro ordinamento, valori come la tutela del patrimonio storico-artistico e la sua libera fruizione da parte dei cittadini appartengono a un'architettura sapiente di diritti, che si lega strettamente agli orizzonti dell'identità nazionale italiana.
La Costituzione ci ricorda che la cultura e, conseguentemente, il diritto alla sua fruizione, attraverso le molteplici modalità di espressione, sono un inestimabile bene comune. L'articolo 9 del nostro dettato costituzionale riconosce la loro valenza costitutiva e identitaria della Repubblica esprimendo sotto forma di principio giuridico ciò che è intrinsecamente connaturato nella coscienza civile comune della Nazione. La stessa connessione tra i due commi dell'articolo 9 rappresenta un'endiadi: sviluppo e patrimonio culturale formano un tutto inscindibile. Il provvedimento in esame segue un indirizzo politico di valorizzazione dei teatri come presidi culturali su tutto il territorio nazionale che, da sempre, sosteniamo. Con questo testo riconosciamo a 46 teatri italiani il titolo di monumento nazionale.
Cito l'articolo 10 del codice dei beni culturali e del paesaggio che recita che si possono dichiarare monumento nazionale le cose che rivestono un valore testimoniale o esprimono un collegamento identitario o civico di significato distintivo eccezionale. Il valore dei teatri italiani è universale e identifica lo spirito e la tradizione artistica dell'Italia. I teatri non sono solo luoghi in cui si celebra la grandezza della musica, dell'opera e dello spettacolo italiani ma rappresentano veri e propri tesori architettonici, storici e artistici.
In tutto lo stivale, da nord a sud, i teatri citati esaltano le culture locali e sono scrigni della bellezza dei campanili di cui l'Italia si compone. La dichiarazione di monumento nazionale tramite legge o atto avente forza di legge, come detto anche dagli interventi che mi hanno preceduto, non è ovviamente un unicum, potendosi rinvenire diversi precedenti, alcuni già citati. Citerò anch'io, ad esempio, il monumento nazionale del ponte sul Brenta, detto Ponte vecchio, di Bassano, l'articolo 1 del decreto-legge n. 103 del 2021, con cui abbiamo dichiarato monumento nazionale anche le vie urbane d'acqua del bacino di San Marco, il canale di San Marco e il Canale della Giudecca di Venezia, e la legge n. 20 del 2022, recante la dichiarazione di monumento nazionale dell'ex campo di prigionia di Servigliano.
La Commissione cultura della Camera ha voluto normare globalmente gli aspetti di riconoscimento in un lavoro congiunto tra la maggioranza e l'opposizione. Infatti, nell'articolo 1, comma 3, stabiliamo che, fatto salvo quanto previsto dall'articolo 10, comma 3, lettera d), del codice dei beni culturali e del paesaggio, con decreto del Ministro della Cultura possono essere dichiarati monumenti nazionali ulteriori teatri storici e altri beni culturali, anche su iniziativa dei soggetti interessati. Il comma 4 rimette a un regolamento, da adottare con decreto del Ministro della Cultura, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge, la definizione dei criteri e della procedura per il conferimento della qualifica di monumento nazionale a ulteriori teatri storici e altri beni culturali, individuati ai sensi del comma 3.
Quindi, colleghi, esiste la necessità di valorizzare i beni culturali e questo si può fare solo affidandosi a soggetti gestori capaci di generare offerte culturali all'altezza e iniziative che rilancino i teatri non solo come mero monumento e come luogo della memoria ma, anzi, come un luogo vivo e animato, come luogo di confronto, di dibattito locale e sociale, dove la manifestazione della bellezza, dell'arte, della cultura e dello spettacolo possano diventare nuovamente il centro della vivacità artistica e culturale della nostra Nazione, dove si possano, quindi, coniugare presente, passato e futuro e dove la tradizione e l'innovazione rappresentino la chiave vincente del rilancio culturale della nostra Nazione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - Testo unificato - A.C. 982-A?)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo non intendono replicare.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
A questo punto, sospendiamo la seduta la seduta fino alle ore 13.35.
La seduta, sospesa alle 13,25, è ripresa alle 13,35.
Discussione del disegno di legge: Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 – Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023) (A.C. 1532-ter-A?).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 1532-ter-A: Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 13 marzo 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 13 marzo 2024).
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1532-ter-A?)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
I presidenti dei gruppi parlamentari MoVimento 5 Stelle e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne hanno chiesto l'ampliamento.
La XII Commissione (Affari sociali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Luciano Ciocchetti.
LUCIANO CIOCCHETTI, Relatore. Grazie, Presidente. Vice Ministro, onorevoli colleghi, il disegno di legge atto Camera 1532-ter-A, di cui l'Assemblea avvia l'esame nella seduta odierna, risulta dallo stralcio di alcune disposizioni originariamente contenute nel disegno di legge recante disposizioni in materia di lavoro, atto Camera 1532. Le disposizioni stralciate, articoli 10, 11 e 13, inserite in un autonomo disegno di legge assegnato alla Commissione affari sociali, riguardano, rispettivamente, i servizi sociali comunali, l'istituzione di un tavolo di lavoro sui minori fuori famiglia e modifiche al codice del Terzo settore.
Nel corso dell'esame in sede referente sono stati approvati diversi emendamenti, presentati anche da parte di colleghi dell'opposizione, con l'obiettivo di rafforzare le misure in favore dei minori, da un lato, e di introdurre disposizioni di semplificazione attese da tempo dalle associazioni e organizzazioni del Terzo settore, dall'altro.
Il provvedimento, come risultante dall'esame svolto in Commissione, si compone di 8 articoli. L'articolo 1, non modificato nel corso dell'esame in sede referente, al fine di assicurare lo sviluppo e il potenziamento dei servizi sociali comunali, estende anche alle forme associative dei comuni la possibilità, attualmente prevista per i singoli comuni, di effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali in deroga ai vincoli di contenimento della spesa di personale previsti dalla normativa vigente.
L'articolo 2, integrando il decreto legislativo n. 147 del 2017, istituisce, nell'ambito della rete della protezione e dell'inclusione sociale, un tavolo di lavoro in materia di interventi di integrazione e inclusione sociale sui minori fuori famiglia, sui minori affidati e in carico ai servizi sociali territoriali nonché, a seguito di un emendamento approvato in Commissione, sui neomaggiorenni in prosieguo amministrativo. Si prevede che il tavolo di lavoro svolga funzioni di supporto, di monitoraggio, di valutazione e di analisi degli interventi di integrazione e inclusione dei suddetti minori nonché per il rafforzamento del sistema informativo nazionale di rilevazione e raccolta dei dati sui minori affidati ai servizi sociali territoriali e sui neomaggiorenni in prosieguo amministrativo, anche attraverso la realizzazione di azioni coordinate, finalizzate alla messa a regime del sistema informativo sulla cura e la protezione dei bambini e delle loro famiglie, il cosiddetto SINBA. La composizione del tavolo viene disciplinata, prevedendo che ai componenti non spettino compensi, gettoni di presenza, rimborsi di spesa o altri emolumenti, comunque denominati. A seguito di un emendamento approvato in sede referente, si prevede che il presidente del tavolo di lavoro trasmetta annualmente alla Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza una relazione sulle attività svolte dal tavolo stesso.
Sono altresì apportate alcune modifiche all'articolo 39 della legge n. 149 del 2001, recante modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozione e affidamento dei minori, con riferimento sia ai soggetti istituzionali che trasmettono al Parlamento la relazione sullo stato di attuazione della citata legge sia al fatto che la relazione debba essere integrata da una relazione annuale specifica sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori che tenga conto, tra l'altro, delle principali caratteristiche organizzative, del profilo dei minori in carico, delle principali prestazioni erogate, dell'efficacia degli interventi nonché delle azioni di monitoraggio, di valutazione e di analisi svolte dal citato tavolo di lavoro, anche per quanto riguarda l'uniformità territoriale nell'erogazione delle prestazioni sociali, come specificato in sede referente.
L'articolo 3, inserito nel corso dell'esame in sede referente attraverso un emendamento presentato dal Governo, prevede che il 9 aprile di ogni anno ricorra la Giornata nazionale dell'ascolto dei minori, al fine di informare e di sensibilizzare sul tema dell'ascolto della persona minore di età quale presupposto fondamentale per dare concreta attuazione ai suoi diritti. La Giornata non determina gli effetti civili di cui alla legge n. 260 del 1949.
L'articolo 4 reca diverse modifiche, la maggior parte delle quali inserite nel corso dell'esame in Commissione, al codice del Terzo settore di cui al decreto legislativo n. 117 del 2017, principalmente con l'obiettivo di semplificare le procedure a carico degli enti interessati. In primo luogo, la lettera a) aggiunge un periodo all'articolo 6 del suddetto codice, chiarendo i limiti entro cui è possibile per gli enti del Terzo settore che siano altresì iscritti al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche percepire proventi derivanti da rapporti di sponsorizzazione, promo pubblicitari, cessioni di diritti e indennità legate alla formazione degli atleti nonché dalla gestione di impianti e di strutture sportive. La condizione è che i citati proventi siano impiegati in attività di interesse generale afferenti allo svolgimento di attività sportive dilettantistiche. Con l'integrazione al comma 3 dell'articolo 11 del codice si dispone, poi, alla lettera b), che anche per le imprese costituite in forma di associazione o fondazione, oltre che per le imprese sociali, come attualmente previsto, l'iscrizione nell'apposita sezione del registro delle imprese soddisfi il requisito dell'iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore (RUNTS) anche ai fini dell'ottenimento della personalità giuridica.
Con la sostituzione del comma 4 dell'articolo 24, lettera c), del codice, si consente in via ordinaria, salvo divieto espresso nell'atto costitutivo e nello statuto, l'intervento degli associati all'assemblea delle associazioni del Terzo settore mediante mezzi di telecomunicazione e l'espressione del voto in via elettronica, purché sia possibile verificare l'identità dell'associato che partecipa e vota. Alle medesime condizioni, la disposizione in esame consente che l'atto costitutivo o lo statuto prevedano l'espressione del voto per corrispondenza.
Vengono, poi, disposte alcune modifiche - lettera d) e lettera e) - agli articoli 30 e 31 del codice in tema, rispettivamente, di nomina necessaria dell'organo di controllo nelle associazioni riconosciute e non del Terzo settore e di nomina necessaria di un revisore legale dei conti o di una società di revisione legale nelle associazioni riconosciute e non e nelle fondazioni del Terzo settore, innalzando i limiti relativi al patrimonio e al numero dei dipendenti che esonerano da tali adempimenti.
Con la lettera f) si introducono alcune modifiche all'articolo 36 del codice, in tema di rapporti di lavoro dipendente o autonomo o con le associazioni di promozione sociale, elevando al 20 per cento del numero degli associati la percentuale di lavoratori, attualmente fissata al 5 per cento, che può essere impiegata per lo svolgimento delle attività di interesse generale o per il perseguimento delle finalità delle associazioni di promozione sociale, ferma restando la prevalenza delle attività di volontariato degli associati.
Viene poi inserito - lettera g) - un comma all'articolo 41 del citato codice diretto a prevedere che, ove successivamente all'iscrizione delle reti associative nel RUNTS, il numero degli associati divenga inferiore a quello stabilito dalla legge, esso deve essere reintegrato entro un anno, trascorso il quale la rete associativa è cancellata dalla corrispondente sezione del RUNTS.
Sono poi apportate alcune modifiche puntuali, di semplificazione - lettere h), i) ed l) - agli articoli 47 e 48 del codice in tema rispettivamente di domanda di iscrizione nel RUNTS, di termini di deposito dei rendiconti e dei bilanci degli enti del Terzo settore e di aggiornamento del contenuto del citato registro. La lettera m), introdotta durante l'esame in sede referente, a seguito di una proposta emendativa governativa, prevede la possibilità di iscrizione nel registro unico nazionale del Terzo settore per le associazioni fra militari delle categorie in congedo o pensionati che svolgano una o più attività di interesse generale elencate all'articolo 5 del codice. Infine, la lettera n) interviene sul comma 8 dell'articolo 101 del codice, ampliando le ipotesi in cui la perdita della qualifica di ONLUS a seguito di iscrizione nel RUNTS, anche in qualità di impresa sociale, non integra l'ipotesi di scioglimento dell'ente.
I successivi articoli del provvedimento sono stati tutti introdotti nel corso dell'esame in sede referente. L'articolo 5 dispone una modifica all'articolo 16, comma 1, del decreto legislativo n. 112 del 2017, fissando al 3 per cento la quota degli utili netti annuali che le imprese sociali possono destinare a fondi istituiti dagli enti e dalle associazioni di cui all'articolo 15, comma 3, specificatamente ed esclusivamente destinati alla promozione e allo sviluppo delle imprese sociali attraverso azioni e iniziative di varia natura.
L'articolo 6 abroga l'articolo 10 della legge n. 106 del 2016, che istituisce e disciplina la Fondazione Italia Sociale. Viene, inoltre, previsto che, entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge, la fondazione sia estinta e liquidata con la procedura di cui all'articolo 16 del DPR 28 luglio 2017, recante l'approvazione dello statuto della Fondazione.
L'articolo 7 esclude la responsabilità solidale degli eredi per il pagamento dell'imposta di successione in favore degli enti del Terzo settore che siano beneficiari di trasferimenti non soggetti a imposta di successione e donazione e alle imposte ipotecarie e catastali.
L'articolo 8, infine, reca modifiche all'articolo 705 del codice civile, in materia di dispensa dall'apposizione dei sigilli e dall'inventario dei beni dell'eredità, quando siano chiamati all'eredità unicamente persone giuridiche private senza scopo di lucro ed enti del Terzo settore.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire la rappresentante del Governo.
MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Voglio ringraziare fin d'ora i componenti della Commissione affari sociali, il presidente Ugo Cappellacci e anche il relatore Ciocchetti per l'importante contributo che hanno dato a questo provvedimento. Il Governo è stato in una posizione di ascolto e di accoglimento e veramente sottolineo la capacità e le competenze con le quali si sono interfacciati e i contributi lodevoli che hanno dato. Quindi, grazie.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'istituto comprensivo Falcone - Scauda di Torre del Greco, in provincia di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti.
È iscritto a parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Relativamente al provvedimento in esame, sia pure in maniera anche molto breve e sintetica, avendo già avuto modo, in Commissione, durante l'esame, di esprimere, anche come gruppo, il nostro convincimento, cercherò di mettere in risalto le cose che ci convincono e riteniamo sia stato opportuno mettere nel provvedimento stesso e quelle che, di fatto, ci lasciano fortemente perplessi, da cui anche il voto di astensione che abbiamo espresso in Commissione e che molto probabilmente maturerà anche nel momento dell'espressione di voto in quest'Aula.
Innanzitutto, è indubbio che fosse necessario stralciare quanto noi andiamo a normare rispetto al provvedimento iniziale, perché aveva poco a che fare e direi che era necessario un provvedimento ad hoc, come giustamente si è andato a decidere. Allo stesso modo, è stato del tutto opportuno introdurre la possibilità per aggregazioni di comuni - pensiamo alle unioni di comuni e alle comunità montane - di provvedere all'assunzione a tempo indeterminato di personale nell'ambito dei servizi sociali, superando un limite che oggettivamente rischiava di andare a colpire le zone forse più svantaggiate e più esposte a non poter fornire ai cittadini un adeguato servizio. Infatti, quando si parla e si ragiona di aggregazioni si parla di realtà spesso montane, e, appunto, non a caso vengono richiamate le comunità montane, ma anche le aree interne dove la necessità di mettersi assieme è l'unica possibilità per poter garantire la prestazione di servizi, per questioni di compatibilità di bilancio e per questioni di organizzazione anche all'interno degli enti comunali stessi. Sono realtà che, per loro natura, hanno anche spesso complessità sociali di una certa gravità: pensiamo a una popolazione con un'età media piuttosto alta, pensiamo, molte volte, a nuclei unifamiliari, anche di persone anziane e pensiamo anche a forme di un certo disagio giovanile, che trova nelle aree periferiche una sua diversità rispetto a quelle che sono le aggregazioni delle città.
Riuscire a dare una risposta è estremamente importante e avere una qualità di servizio e anche di preparazione di personale per poter affrontare le situazioni ed essere di valido aiuto alle persone in difficoltà è una misura fondamentale. Oserei anche dire che il ruolo che i servizi sociali e gli assistenti sociali in queste realtà hanno è molte volte proprio quello di permettere a determinate situazioni di fragilità e di disabilità di poter intercettare, accedere a offerte di servizio che, senza il necessario supporto dal punto di vista proprio anche culturale, a volte, oltre che materiale diretto, rischierebbero di non poter essere svolte.
Tra le cose che, ovviamente, ci convincono c'è anche l'aver rivisto tutta la parte burocratico-normativa che riguarda il Terzo settore, che, d'altronde, è il frutto di un'interlocuzione anche con il mondo del Terzo settore. Si sono recepite le indicazioni che abbiamo avuto modo di cogliere su come spesso, appunto, tra le pieghe della burocrazia si trovavano enormi difficoltà nell'organizzazione e nella vita stessa del mondo del Terzo settore. È importante puntare, anche da questo punto di vista, a valorizzare e anche a regolamentare, in maniera molto chiara, l'aggregazione delle realtà impegnate nel Terzo settore stesso, proprio secondo una visione che deve portarci sempre più a vedere questo come uno dei pilastri di riferimento su cui fondare probabilmente un nuovo modello che a me piace definire di “società solidale” più che di Stato sociale, perché forse più che mai dobbiamo entrare in questa logica, dove matura un senso di solidarietà, di vicinanza e di capacità di dare risposte ai bisogni di chi ne ha, attraverso tutti gli attori in campo, che sono sicuramente lo Stato, le realtà territoriali e, appunto, il Terzo settore. Io credo che aver avuto questa capacità di ascolto e di recepimento sia importante.
Quello che, però, ci lascia particolarmente perplessi, per una serie di ragioni, è aver voluto istituire il tavolo. La prima ragione è perché riteniamo che rischi di essere l'ennesimo tavolo che andiamo a creare attorno a realtà di questo genere, dato che ne esistono di simili che si occupano di argomenti più o meno vicini a questo. Il rischio è che andiamo sempre, in maniera anche molto ridondante, a creare luoghi di discussione e di confronto che possono essere un po' autoreferenziali e che rischiano di essere un adempimento burocratico.
Attraverso di lei, Presidente, da questo punto di vista, non vorrei offendere nessuno. Questi luoghi di confronto tolgono, invece, snellezza, nonché una capacità di lavoro che dovrebbe essere propria dell'azione di Governo, una capacità di dialogo, di confronto e di analisi, senza bisogno di momenti di questo genere.
Così come anche nella descrizione dei lavori del tavolo stesso, ma anche dell'approccio nei confronti di questi ragazzi e ragazze, giovani persone, notiamo una terminologia che molte volte rischia di essere ampiamente superata dalle indicazioni delle linee guida delle Nazioni Unite piuttosto che di altri organismi internazionali, che oltretutto tendono a favorire, in maniera anche molto diretta, il coinvolgimento di queste persone di giovane età nei processi che li riguardano.
Da questo punto di vista, notiamo qualche passo indietro, qualche timore di troppo, qualche inadeguatezza nell'essere allineati a un sentire generalizzato su come vanno affrontati questi temi.
Aggiungo l'istituzione della Giornata internazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, che già è prevista, che in questo caso vedrebbe l'affiancarsi di un'ulteriore giornata. Qui non nascondo anche una perplessità personale. Non è che voglio imputare ad alcuno questa tendenza, perché è una tendenza un po' generalizzata: spesso e volentieri si pensa di dare un segnale di attenzione, istituendo la giornata su un tema o su una difficoltà.
Se scorriamo il calendario, ci accorgiamo che ormai siamo in difficoltà e andremo presto a sovrapporre più giornate nella stessa giornata, perché altrimenti non ci bastano i giorni per fissare questa attenzione. Penso che, anche in questo caso, sia molto utile, forse, fare un po' di sintesi, magari arricchire di contenuti, farle diventare momenti significativi di prese di decisioni e anche di scelte normative, strategiche e operative, quindi giornate che riassumono le varie questioni. Si poteva usare, secondo me, la giornata già esistente, senza bisogno di aggiungerne un'altra. Si poteva dare un messaggio anche di maggiore snellezza, di maggiore capacità anche di considerare a 360 gradi una problematica, invece che focalizzarsi su una criticità, che è quella che è individuata nella nuova istituzione di questa Giornata.
Tutte queste sono considerazioni di massima, non ho voluto entrare nel dettaglio dell'articolato, come ha fatto il sempre molto preciso collega Ciocchetti, perché non credo sia questo il luogo. Lo abbiamo già fatto in Commissione, il ripetersi diventa davvero inutile. Voglio, però, concludere, sottolineando un aspetto: la questione che stiamo affrontando è una questione strategica di fondamentale importanza. Dobbiamo avere tutti la consapevolezza che dobbiamo affrontare il tema del Terzo settore come un tema fondamentale per il futuro della tenuta sociale delle nostre comunità. Siamo in grossissima difficoltà, abbiamo bisogno di scelte anche di grande cambiamento in tema di destinazione delle risorse.
Da questo punto di vista, sempre tramite la Presidenza, voglio dire al Governo che troverà nel gruppo del Partito Democratico un fortissimo alleato nel fare battaglie, perché vengano stanziate più risorse per i Ministeri che si occupano di queste questioni, perché riesco a comprendere la difficoltà in cui probabilmente si troverà a operare nel momento in cui ogni manovra di bilancio trova tagli, trova sacrifici che vengono chiesti a chi proprio non se li può permettere, visto il bisogno.
Ma voglio sottolineare anche l'aspetto - e torno ai ragazzi, alle ragazze, agli adolescenti e alle adolescenti, che, in maniera forse un po' anche forzata, sono messi nello stesso provvedimento - che dobbiamo garantire la massima attenzione e la massima capacità di risposta ai problemi che stanno attraversando. La vicenda tragica del COVID, anzi, oggi è una giornata del tutto particolare, visto che è la Giornata del ricordo delle vittime del COVID, ha lasciato strascichi particolarmente importanti, che colpiscono soprattutto alcune fasce, giovani e anziani in particolare.
Ecco che allora su questo penso che dovremmo sempre di più saper costruire risposte puntuali e fare in modo che un disagio molto sentito trovi nello Stato quel giusto supporto per poterlo superare. Ne va davvero della qualità della vita delle nostre comunità, ma, non dimentichiamo mai, anche della qualità delle nostre comunità del futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Schifone. Ne ha facoltà.
MARTA SCHIFONE (FDI). Grazie, Presidente. Vice Ministro, onorevoli colleghi, la cultura del dono è essenziale per qualsiasi società ed è fortunatamente un valore molto radicato nella nostra comunità nazionale. Questo Governo sta facendo la sua parte per proteggere i valori del volontariato e rafforzarlo con misure concrete. Promuovere la spinta solidaristica è un impegno che il Governo prende sul serio. Sono le parole del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha detto in occasione della sua recente visita a Trento, che è stata riconosciuta come capitale europea e italiana del volontariato per l'anno 2024.
Con queste parole, ha voluto sostanziare l'impegno e raccontare l'importanza prioritaria che viene data da questo Governo e da questa maggioranza a tali temi. La solidarietà sociale e la libera associazione dei cittadini per lo svolgimento di attività di interesse generale, per il bene comune, rappresentano un pilastro che per noi è imprescindibile, nel quale crediamo fortemente e di cui, con questo disegno di legge, abbiamo dimostrato l'importanza e la priorità. Temi e materie, queste, che sono seguite non da ora, nell'ambito delle sue deleghe, dal Vice Ministro del Lavoro e delle politiche sociali Maria Teresa Bellucci, alla quale va il nostro ringraziamento per l'impegno profuso, devo dire, non da ora, ma costante, e per la sua passione.
Sapere che il welfare e le politiche sociali sono seguite dalla sua competenza ci fa essere più sereni e più speranzosi in un vero cambio di rotta, così come iniziato già in questi 16 mesi. Dopo anni di stallo, abbiamo rilanciato l'attuazione della riforma del Terzo settore, abbiamo destinato più fondi agli enti per i progetti di rilevanza nazionale, stiamo finalizzando un decreto per certificare le competenze e oggi siamo qui per l'inizio dell'iter in Aula e il varo del pacchetto delle semplificazioni, dello snellimento, dell'armonizzazione di normative particolarmente importanti per gli enti del Terzo settore, che da anni vive una situazione di difficoltà legata a una persistente incertezza normativa, e il percorso di riforma che è iniziato sin dal 2016 ancora non è concluso. Un periodo di stallo che è figlio di ritardi sicuramente italiani, ma anche europei, visto che siamo ancora in attesa del giudizio comunitario sul nuovo regime fiscale previsto dalla riforma. Ed è una situazione, questa, insostenibile per tutte quelle realtà, soprattutto per quelle più piccole, per quelle medie e di piccole dimensioni, che operano per il bene del prossimo e mai per interessi di profitto.
Il Governo è intervenuto per cercare di sbloccare, cercando di dare piena attuazione alla riforma. Il disegno di legge che stiamo discutendo va proprio in questa direzione attraverso un primo pacchetto di semplificazioni molto attese dagli enti, con cui l'Esecutivo si è confrontato per mesi al Ministero, in particolare nel Consiglio nazionale del Terzo settore. Ma non solo, visto che il testo introduce anche nuove tutele in favore dei minori fuori famiglia e sui minori affidati in carico ai servizi sociali territoriali, oltre a interventi per le assunzioni degli assistenti sociali. Tra le misure sono previste anche le agevolazioni normative in materia di successione, in favore delle società sportive, e la devoluzione del patrimonio delle ONLUS. Introduciamo nuove norme con il tavolo su integrazione e inclusione sociale e la relazione annuale al Parlamento.
Questo disegno di legge risulta dallo stralcio delle disposizioni contenute nel cosiddetto DDL Lavoro e, conseguentemente, tali disposizioni sono state inserite in un autonomo disegno di legge, di iniziativa governativa, assegnato alla XII Commissione, che vi ha lavorato particolarmente - ringraziamo il presidente Cappellacci, il relatore Ciocchetti, tutti i colleghi di maggioranza e anche di opposizione - e che, a mio avviso, ha apportato comunque modifiche migliorative, nell'ottica dello snellimento, come dicevamo, e dell'armonizzazione. Due tra tutte mi piace ricordare: intanto, l'istituzione della Giornata nazionale - che è diventata un articolo - dell'ascolto dei minori, prevista per il 9 aprile di ogni anno; una Giornata che ha come fine quello di informare e di sensibilizzare sul tema dell'ascolto del minore come presupposto fondamentale per dare concreta attuazione ai suoi diritti. E, nell'ambito della Giornata, si prevede anche che le istituzioni possano promuovere iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado, anche in coordinamento con associazioni e con organismi impegnati nella tutela dei diritti dei minori. Si possono realizzare campagne pubblicitarie di promozione nazionale a carattere sociale, avvalendosi dei media, tradizionali e digitali.
Altra norma inserita in sede referente è l'opportunità prevista per le associazioni d'arma, tra cui, per esempio, ricordo l'Associazione nazionale degli alpini, l'Associazione nazionale dei Carabinieri o della Polizia di Stato, associazioni d'arma che potranno essere iscritte anche nel Registro unico nazionale degli enti del Terzo settore. Ringraziamo per la particolare sensibilità anche il Ministro Crosetto e il Sottosegretario Rauti, che hanno fortemente voluto la norma.
In realtà, con questo provvedimento si va a sanare un problema nato ormai 7 anni fa, con la riforma del 2017. Con questo provvedimento si permette a tali realtà di usufruire del regime giuridico degli enti, senza però dover abbandonare le proprie caratteristiche e la propria identità.
L'articolo 1 prevede l'estensione della deroga ai vincoli per le assunzioni di assistenti sociali alle forme associative comunali, che attualmente è prevista per i singoli comuni, e, quindi, prevede di poter effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali fuori dai vincoli di spesa.
L'articolo 2 prevede, come abbiamo detto prima, l'istituzione e la disciplina di un tavolo di lavoro sul fenomeno dei minori fuori famiglia, sui minori affidati e in carico ai servizi sociali territoriali e sui neomaggiorenni in prosieguo amministrativo. Nello specifico, il tavolo di lavoro avrà funzioni di supporto, di monitoraggio, di valutazione e di analisi sul fenomeno dei minori fuori famiglia e sui minori affidati e in carico ai servizi sociali territoriali. Il costituendo tavolo sembrerebbe rappresentare una sede di discussione e di concertazione specializzata rispetto ai diversi tavoli regionali e di ambito territoriale operanti nell'ambito della vigente rete della protezione e dell'inclusione sociale. Il tavolo, grazie a un emendamento, del quale sono particolarmente orgogliosa, a mia prima firma, vedrà anche la partecipazione del mondo professionale e, quindi, ci saranno esponenti del Consiglio nazionale forense, del Consiglio nazionale degli assistenti sociali e del Consiglio nazionale degli psicologi. Andiamo sempre nella direzione voluta dalle nostre linee programmatiche, quella che prevede la volontà di inserire i professionisti in tutte le governance e a tutti i livelli. Crediamo che i professionisti siano i veri competenti, capaci di trasformare procedure complesse in procedure semplici e, quindi, a loro molto spesso affidiamo, sempre di più, nella forma e nella funzione della sussidiarietà, maggiore presenza.
Il comma 2 dell'articolo 11 del testo originario - segnalerò quelle che ritengo essere le norme più importanti -, va a modificare la legge n. 149 del 2001, che disciplina l'adozione e l'affidamento dei minori: è un provvedimento che prevedeva l'emanazione triennale di una relazione da parte del Ministero della Giustizia e del Ministero della Solidarietà sociale; è stato sostituito, con questa norma, dal Ministero del Lavoro e delle politiche sociali. Oltre a questo, si introduce una nuova relazione annuale da presentare in Parlamento sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono i minori.
L'articolo 3, lo abbiamo detto, riguarda l'istituzione della Giornata nazionale dell'ascolto dei minori.
Si passa così all'articolo 4 che reca una serie di modifiche al codice del Terzo settore. Mi preme sottolineare, in modo particolare, quella per cui è possibile, per gli enti del Terzo settore che siano iscritti anche al Registro nazionale delle attività sportive dilettantistiche, percepire proventi derivanti dai rapporti di sponsorizzazione, promo pubblicitari, cessione di diritti e indennità legate alla formazione degli atleti, nonché dalla gestione di impianti e di strutture sportive. Un'integrazione al comma 3 dell'articolo 11 del citato codice dispone che anche per le imprese costituite in forma di associazione e fondazione l'iscrizione nell'apposita sezione del Registro delle imprese soddisfa il requisito dell'iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore. Viene inoltre disposto che i controlli e i poteri di cui agli articoli 25, 26 e 28 del codice civile sono esercitati nei confronti delle fondazioni di cui al primo periodo del medesimo comma 3.
Con la sostituzione del comma 4 dell'articolo 24 del codice del Terzo settore si consente, in via ordinaria, l'intervento degli associati all'assemblea delle associazioni del Terzo settore mediante mezzi di telecomunicazione e l'espressione del voto in via elettronica.
Viene poi disposta una modifica degli articoli 30 e 31, sempre del codice del Terzo settore, in tema rispettivamente di nomina necessaria dell'organo di controllo nelle associazioni, riconosciute e non, del Terzo settore e di nomina necessaria di un revisore legale dei conti o di una società di revisione legale nelle associazioni, riconosciute e non, e nelle fondazioni del Terzo settore.
Ulteriori modifiche riguardano il codice del Terzo settore in tema dei rapporti di lavoro dipendente o autonomo con le associazioni di promozione sociale.
Viene poi inserito un comma a un articolo del citato codice diretto a prevedere che, se successivamente all'iscrizione delle reti associative nel Registro unico nazionale del Terzo settore, il numero degli associati di esse diviene inferiore a quello stabilito dalla legge, esso deve essere integrato entro un anno, trascorso il quale la rete associativa è cancellata dalla corrispondente sezione del Registro unico nazionale del Terzo settore.
Vi è stata, inoltre, l'introduzione, durante l'esame in sede referente, della lettera m), che ha previsto la possibilità di iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore per le associazioni fra militari delle categorie in congedo o pensionati che svolgono una o più attività di interesse generale.
Infine, con una modifica approvata in sede referente, è stata introdotta la lettera n), che interviene sul comma 8 dell'articolo 101 del codice del Terzo settore, ampliando le ipotesi in cui la perdita della qualifica di ONLUS, a seguito di iscrizione nel Registro unico nazionale degli enti del Terzo settore, anche in qualità di impresa sociale, non integra l'ipotesi di scioglimento dell'ente (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Sportiello. Ne ha facoltà.
GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Il provvedimento che iniziamo a esaminare oggi in Aula è un disegno di legge di iniziativa del Governo e rappresenta un secondo stralcio di un provvedimento in materia di lavoro che evidentemente non aveva i necessari connotati di omogeneità. Con il lavoro in Commissione, poi, il provvedimento è stato ulteriormente trasformato, fino a diventare, soprattutto nella sua terza parte, una sorta di piccola riforma del codice del Terzo settore. Quindi, siamo passati da un provvedimento che aveva 3 articoli soltanto a contarne addirittura 8.
Partiamo dall'articolo 1, perché, come al solito, la nostra opposizione è sempre molto costruttiva, quindi sicuramente dichiareremo gli apprezzamenti per alcune parti di questa riforma.
L'articolo 1 estende la deroga ai vincoli per le assunzioni di assistenti sociali anche alle forme associative comunali, e ricordo che attualmente la deroga è solo per i singoli comuni, ed è forse questa la parte più apprezzabile del provvedimento, ma, purtroppo, se, da una parte, ci sono le intenzioni, dall'altra, i fatti. Infatti, come abbiamo fatto presente in Commissione - e ve lo faremo presente anche in quest'Aula -, le risorse stanziate non sono abbastanza. La deroga ai vincoli assunzionali è finalizzata allo sviluppo e al potenziamento dei servizi sociali comunali e consente di effettuare assunzioni a tempo indeterminato di assistenti sociali in deroga a quelli che sono i vincoli di contenimento della spesa di personale, previsti dalla normativa vigente e nel limite delle risorse già stanziate del Fondo povertà e del Fondo di solidarietà comunali.
Noi del MoVimento 5 Stelle ci siamo sempre battuti affinché i comuni potessero contare sulla grande competenza degli assistenti sociali e, infatti, siamo stati noi a voler realizzare il potenziamento delle assunzioni di assistenti sociali da parte dei comuni grazie a un lavoro portato avanti con la dedizione e l'impegno dell'allora presidente della Commissione affari sociali Marialucia Lorefice. E se oggi le assunzioni in deroga sono possibili è proprio grazie al MoVimento 5 Stelle e al suo lavoro. Non solo: abbiamo lavorato anche alla stabilizzazione nel Milleproroghe da poco approvato.
Non basta: anche in questa legislatura, nel provvedimento che andiamo a esaminare in quest'Aula, riteniamo necessario potenziare ulteriormente le assunzioni e, proprio alla luce dell'emarginazione giovanile che si sta manifestando con sempre più preoccupazione nei diversi territori del nostro Paese; come abbiamo già fatto in Commissione, proporremo anche in Aula di modificare il testo, proprio con lo scopo di rafforzare ulteriormente le capacità assunzionali di assistenti sociali e di altre professionalità necessarie a contenere il disagio dei territori che troppo spesso sono abbandonati e, ahimè, con le autonomie differenziate, è chiaro che andrà sempre peggio.
Guardiamo con favore, poi, anche all'articolo 2 del provvedimento, che istituisce un tavolo di lavoro sul fenomeno dei minori fuori famiglia e dei minori affidati in carico ai servizi sociali territoriali, come pure all'integrazione nel tavolo di un rappresentante per il consiglio nazionale dell'Ordine degli assistenti sociali, di un rappresentante per il consiglio nazionale dell'Ordine degli psicologi, di un rappresentante per il Consiglio nazionale forense, di un rappresentante delle associazioni familiari maggiormente rappresentative a livello nazionale e di un rappresentante dei coordinamenti nazionali di associazioni che operano nel campo dell'accoglienza di minori in carico ai servizi sociali.
All'interno del testo di legge si istituisce anche, il 9 aprile di ogni anno, la Giornata nazionale dell'ascolto dei minori, al fine di informare e sensibilizzare sul tema dell'ascolto della persona minore di età, quale presupposto fondamentale per dare concreta attuazione ai suoi diritti. Però, caro Governo, l'ascolto dei minori non si realizza istituendo giornate, che, peraltro, neanche hanno copertura, quindi poi bisognerebbe capire cosa si fa in queste giornate. Infatti, rimane il rammarico di istituire queste giornate a invarianza finanziaria, il che finisce per rendere tale istituzione una misura meramente simbolica, laddove non dovesse essere accompagnata da iniziative che, per un'adeguata ed efficace riuscita, necessitano di risorse adeguate.
Passiamo, poi, a quella che è una nota dolente di questo provvedimento, che inizialmente prevedeva solo alcune modeste, e in linea di massima anche condivisibili, modifiche al codice del Terzo settore. Modifiche volte a consentire agli associati e ad enti del Terzo settore di intervenire all'assemblea mediante mezzi di telecomunicazione ed esprimere il voto in via elettronica o per corrispondenza. Ulteriori modifiche presenti nel testo originario consentono di reintegrare, entro un anno, il numero degli associati ai fini dell'iscrizione nel Registro unico nazionale del Terzo settore.
Nel corso dell'esame in Commissione, le modifiche al codice del Terzo settore sono state numerose, con un impatto rilevante sulla natura generale degli enti appartenenti a questo mondo, e alcune di queste modifiche rischiano di indebolire la natura degli enti del Terzo settore, oltre che i meccanismi di trasparenza e di controllo degli stessi. Critiche sono, per esempio, le modifiche che hanno alzato le soglie limite oltre le quali diventa obbligatorio il controllo contabile e la revisione legale dei conti. Entrando nello specifico, con questo provvedimento, si ampliano i limiti soglia in base ai quali, nelle associazioni riconosciute o non riconosciute del Terzo settore, la nomina di un organo di controllo anche monocratico e di un revisore legale dei conti è obbligatoria. Dunque, se, da un lato, ovviamente, si comprende e condividiamo la legittima esigenza di semplificare il sistema di gestione del Terzo settore, perché è fondamentale - lo ricordiamo e lo ribadiamo - il ruolo del Terzo settore nel nostro Paese, bisogna però mantenere i controlli e gli opportuni strumenti di tutela.
Sempre con un emendamento del Governo, si prevede, poi, che le associazioni militari possano essere iscritte nel Registro unico nazionale del Terzo settore, nel rispetto della specificità della composizione della loro base associativa e delle finalità dell'ordinamento militare. Gli oneri derivanti da tale inclusione sono valutati in 6,75 milioni di euro per l'anno 2025 e in 3,95 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2026. In sostanza, si includono le associazioni d'arma nel Terzo settore, anche senza derogare allo status dell'ordinamento militare e quindi potranno beneficiare anche delle agevolazioni fiscali, incluso il 5 per mille.
Al riguardo, si ricorda che, già in occasione di tentativi pregressi, una buona parte del Terzo settore aveva espresso la sua contrarietà all'estensione del 5 per mille anche alle Forze di polizia e alle Forze armate.
Emergency, ActionAid, Save the Children, il FAI, decine di associazioni avevano lanciato l'allarme e si erano appellate al Parlamento affinché non venisse snaturato lo spirito del 5 per mille, nato nel 2006 con il preciso obiettivo di sostenere le attività nel campo del volontariato, della ricerca scientifica, della tutela dei più fragili, del patrimonio culturale e dell'ambiente. Il contributo del 5 per mille permette, infatti, al Terzo settore di svolgere attività di interesse generale con ampia ricaduta sociale e, se il lavoro delle Forze di polizia e delle Forze armate è indubbio ed è essenziale per la sicurezza di tutti i cittadini, è però dovere dello Stato sostenerlo e sovvenzionarlo direttamente.
Non si possono sottrarre risorse agli enti del Terzo settore; quegli stessi enti che svolgono attività fondamentali a beneficio della collettività e complementari a quelle che svolge lo Stato o che, a volte, lo Stato non svolge.
Gli enti del Terzo settore vivono del solo sostegno che i cittadini danno una volta all'anno con la dichiarazione dei redditi: un finanziamento di 6,75 milioni per il 2025 e 3,95 milioni di euro a decorrere dall'anno 2026. Abbiamo chiesto di veicolare queste risorse ingenti sugli enti del Terzo settore che si occupano di bambini oncologici, oppure di bambini in fuga dai teatri di guerra. Purtroppo, il nostro emendamento è stato respinto. Tramite ulteriori articoli aggiuntivi, si esonerano, poi, gli enti del Terzo settore dal regime di solidarietà passiva in materia di imposta di successione e di imposta di registro e inoltre si interviene in materia di dispensa dall'apposizione dei sigilli e dall'inventario dei beni dell'eredità.
Mi avvio alla conclusione, Presidente, ma, prima di farlo, voglio dedicare, un attimo, un pensiero o, comunque, soffermarmi sulla realtà che molti lavoratori del Terzo settore affrontano nel nostro Paese. Noi abbiamo tanti problemi in questo Paese. Uno di questi è che ancora fatichiamo a riconoscere le professionalità di tantissimi giovani e giovani laureate e laureati in discipline che hanno a che fare proprio con il Terzo settore. Penso agli educatori e alle educatrici, ai sociologi e alle sociologhe, ai pedagogisti e alle pedagogiste: professionalità che, al momento, sono dedicate proprio alla nostra collettività; sono professionalità che non vengono riconosciute quanto dovrebbero e che, lavorativamente, spesso, sono sottopagate. Si stima che un educatore o un'educatrice, nonostante una preparazione molto specifica che affrontano durante il loro corso di laurea, arrivino a guadagnare una media di 7,50 euro l'ora, ben al di sotto di quel famoso salario minimo che noi vi abbiamo proposto e che voi ci avete rigettato.
Ecco, io credo che sia veramente inammissibile che un laureato o un professionista debbano lavorare in queste condizioni. E infatti, nel nostro Paese, abbiamo un problema: non si trovano più educatori ed educatrici, perché è un lavoro che non è più attrattivo. Ma sapete chi è che ci perde? Non soltanto gli educatori e le educatrici, i sociologi e le sociologhe, ci perde la collettività, perché queste sono competenze fondamentali. Quando non si interviene sul piano educativo, quando non si interviene dando dignità a queste professioni, allora è la società tutta a rimetterci e lo Stato sarà poi obbligato a intervenire successivamente, dovendo fronteggiare ben altri problemi molto più gravi, i quali, se fossero presi in carico da professionisti quali gli educatori e le educatrici, sicuramente potrebbero essere risolti.
E allora io credo che, quando si parla di Terzo settore, non si possano dimenticare i lavoratori e le lavoratrici di questo mondo, i quali offrono una competenza incredibile, non ancora riconosciuta nel nostro Paese. Infatti, non basta una predisposizione caratteriale, come spesso si crede. Basta essere pazienti? Probabilmente qualcuno pensa che basti questo per poter svolgere questo lavoro, e invece no. Ci vuole grande preparazione, ci vuole grande consapevolezza di tutte le azioni che si mettono in campo, ci vuole grande professionalità: quella che hanno gli educatori, le educatrici, i pedagogisti e i sociologi del nostro Paese.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 1532-ter-A?)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo non intendono replicare. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione della proposta di legge: Davide Bergamini ed altri: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari (A.C. 851-A?).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della proposta di legge n. 851-A: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta del 13 marzo 2024 (Vedi l'allegato A della seduta del 13 marzo 2024).
(Discussione sulle linee generali – A.C. 851-A?)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista ne ha chiesto l'ampliamento.
La XIII Commissione (Agricoltura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire la relatrice, deputata Maria Stefania Marino.
MARIA STEFANIA MARINO, Relatrice. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, l'Aula avvia oggi l'esame della proposta di legge recante modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.
La XIII Commissione (Agricoltura) ha svolto sulla materia un ciclo di audizioni che ha apportato talune modifiche nel corso dell'esame istruttorio. La finalità della proposta di legge, che si compone di 3 articoli, è quella di tutelare la redditività delle imprese agricole, prevedendo, in sintesi, che, tra i fattori che concorrono alla formazione del prezzo inserito nel contratto di cessione, sia considerato anche il costo di produzione; il Governo sia delegato a disciplinare le filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione agroalimentari; vengano svolte campagne informative sulla composizione dei prezzi dei prodotti agroalimentari e sulla sostenibilità della componente agricola all'interno della filiera agroalimentare.
Più nello specifico, l'articolo 1 apporta talune modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, con il quale è stata recepita la direttiva (UE) 2019/633 in materia di pratiche commerciali sleali. In particolare, il comma 1 introduce: alla lettera a), una nuova lettera all'articolo 2, comma 1, del suddetto decreto legislativo, la quale fornisce la definizione dei costi di produzione. Sono tali, secondo il dettato normativo che viene introdotto, i costi sostenuti dal fornitore, elaborati sulla base del costo delle materie prime, dei servizi connessi al processo produttivo e alla commercializzazione del costo dei mezzi tecnici e dei prodotti energetici, del differente costo della manodopera negli areali produttivi, nonché del ciclo delle culture, della loro collocazione geografica, delle tecniche di produzione, dei diversi periodi di commercializzazione, della vulnerabilità dei prodotti e dei volumi di produzione rispetto alle influenze delle condizioni di natura climatica e degli eventi atmosferici eccezionali.
Sempre il comma 1, alla lettera b), introduce all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n. 198 del 2021, nella parte relativa agli elementi essenziali del contratto di cessione, la specificazione secondo cui i prezzi stabiliti nel contratto di cessione tra il fornitore e l'acquirente devono tenere conto dei costi di produzione.
Nel corso dell'esame presso la Commissione sono, poi, state introdotte due ulteriori lettere: la c) e la d). La lettera c) interviene sul comma 5 dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 198 laddove si fanno salve le condizioni contrattuali definite negli accordi quadro sulla fornitura di prodotti agroalimentari stipulati dalle organizzazioni professionali maggiormente rappresentative, specificando che resta fermo il rispetto dei costi di produzione. La lettera d) interviene sulla lettera b) del comma 2 dell'articolo 8 del decreto legislativo n. 198, specificando che l'Ispettorato centrale della tutela, della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari non solo è tenuto a chiedere agli acquirenti e ai fornitori le informazioni necessarie per condurre le indagini su eventuali pratiche commerciali vietate, com'è attualmente previsto, ma può acquisire anche i documenti contabili relativi alle attività di vendita e dei relativi servizi.
L'articolo 2 reca una delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari. Con il comma 1 si delega il Governo a emanare un decreto legislativo entro 12 mesi dall'entrata in vigore della legge, che, in conformità all'articolo 210-bis del regolamento (UE) 1308/2013, disciplini le filiere di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari che rispettino determinati parametri di qualità e sostenibilità ambientale, sociale ed economica.
Il comma 2 fissa una serie di criteri e principi direttivi ai quali dovrà attenersi il decreto legislativo.
Nello specifico, la lettera a) prevede che vengano individuati i criteri per la definizione dei parametri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica delle filiere di cui al comma 1, con particolare attenzione al rispetto dei diritti dei lavoratori, alla tutela della loro salute, alla sicurezza dei luoghi di lavoro, alle condizioni morfologiche delle aree produttive, alla tracciabilità dei prodotti, alla lavorazione, alla trasformazione, al confezionamento e alla fornitura dei prodotti agroalimentari. Con una specifica introdotta nel corso dell'esame in Commissione è stato poi previsto che, per il miglioramento dei parametri di sostenibilità ambientale, possono essere utilizzate tecniche di editing genomico.
La lettera b) stabilisce che possono essere introdotte agevolazioni fiscali e sistemi premianti per le imprese del settore agroalimentare che concorrono alla realizzazione di progetti per la costituzione di filiere di qualità rispettose dei criteri di cui alla lettera a) nella produzione, importazione e distribuzione dei prodotti alimentari e agroalimentari, in conformità alla disciplina nazionale ed europea in materia fiscale, di concorrenza, di diritto del lavoro, nonché della tutela di ambiente e della salute.
La lettera c) prevede che vengano introdotti agevolazioni e incentivi premianti per la costituzione di consorzi o per operazioni di fusione o di acquisizione tra le imprese partecipanti alle filiere di cui al comma 1.
Infine, la lettera d), introdotta nel corso dell'esame in Commissione, richiede che siano assicurate la piena compatibilità e coerenza, anche operativa, con gli strumenti legislativi vigenti in materia di Classyfarm, Sistema di qualità nazionale zootecnica e Sistema di qualità nazionale per il benessere animale.
Il comma 3 prevede che il decreto legislativo sia adottato su proposta del Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministro delle Imprese e del made in Italy, il Ministro della Salute e il Ministro dell'Economia e delle finanze, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.
Il comma 4 stabilisce che il suddetto decreto legislativo sia trasmesso alle Camere, per il parere delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per profili finanziari, che si pronunciano nel termine di 60 giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale il decreto legislativo può essere comunque adottato.
Infine, il comma 5 stabilisce che dall'attuazione della delega non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Si prevede, altresì, che, in conformità dell'articolo 17, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, qualora il decreto legislativo determini nuovi o maggiori oneri che non trovino compensazione al proprio interno, il medesimo decreto legislativo è emanato solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi, ivi compresa la legge di bilancio, che stanzino le occorrenti risorse finanziarie.
Nel corso dell'esame in Commissione è stato, poi, introdotto l'articolo 3, nel quale si prevede che il Ministro dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministro delle Imprese e del made in Italy, promuova campagne divulgative e programmi di comunicazione istituzionale per favorire una corretta informazione al consumatore riguardo la composizione e la formazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari, inclusi i prodotti agricoli freschi, lungo i passaggi della filiera, e la sostenibilità economica sociale e ambientale della componente agricola all'interno della stessa filiera agroalimentare.
La copertura degli oneri, valutata in 500.000 euro per l'anno 2023, è rinvenuta attraverso la riduzione del Fondo per le esigenze indifferibili. La Commissione bilancio esprimerà il prescritto parere di competenza in questi giorni, direttamente all'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, che rinuncia.
È iscritto a parlare il deputato Girelli. Ne ha facoltà.
GIAN ANTONIO GIRELLI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Vorrei svolgere alcune considerazioni in aggiunta alla relazione esaustiva della collega Marino, che ben ha focalizzato ed evidenziato il senso di questo provvedimento, che trova il nostro consenso. È chiaro che il tema che dobbiamo affrontare è di particolare importanza per il nostro Paese, perché va a prendere in esame le difficoltà di un settore strategico, che trova la nostra tipologia di produzione e l'altissima qualità della nostra produzione a doversi confrontare con scenari sempre più complessi.
È chiaro che siamo in un mercato sempre più globale, dobbiamo sopportare una concorrenza che presenta due aspetti che possono metterci in grande difficoltà. In primo luogo, una produzione meno qualitativa, con meno controlli e con minor capacità di mettere in atto tutta una serie di azioni che garantiscono, da un lato, la qualità di quanto prodotto e, dall'altro, l'impatto ambientale del metodo di produzione; in secondo luogo, una concorrenza rispetto a mercati (il caso francese è emblematico) che trovano nello Stato una maggior capacità di aiuto e di sovvenzione, rendendo chiaramente più difficoltoso l'operare e l'agire dei nostri produttori.
Dobbiamo riuscire, innanzitutto, a trasmettere un messaggio fondamentale, che è la specificità della produzione italiana, la quale, per una serie di ragioni, credo costituisca l'eccellenza rispetto al resto dei competitori; eccellenza per cultura, per tradizione, per modo di intendere proprio questo tipo di attività e anche per scelta che, nel corso degli anni, ha portato a esercitare un controllo, una verifica e un'analisi puntuale rispetto al mantenimento di questi standard di qualità. Certo, probabilmente, a volte si è anche sconfinato in un eccesso di burocrazia e di pesantezza rispetto a questi processi ed è buona cosa andare a correggere, pur non inficiando l'obiettivo finale. Quindi, è importante che tutto questo abbia un giusto riconoscimento nel valore della produzione, perché i dati ci dicono che, a fronte di un progressivo impoverimento per il produttore, che vende la sua produzione a un prezzo insufficiente che molte volte serve proprio per coprire le spese di produzione stesse, senza lasciare quel giusto margine di guadagno, poi via via nella filiera vi è invece un continuo accrescimento fino ad arrivare sul tavolo del consumatore finale con un prezzo e con un valore molto diverso.
Come poter fare questo? Indubbiamente agendo e prevedendo i necessari aiuti, attingendo ai finanziamenti europei che non ci vedono particolarmente brillanti e capaci nel riuscire a portarli sul nostro territorio (altre Nazioni lo sanno fare meglio: dobbiamo imparare e migliorare molto), agendo anche sugli attori in campo. Tutto ciò partendo dalla considerazione che noi abbiamo una filiera caratterizzata da piccoli e medi produttori, vista la tipologia del nostro territorio ed anche la tipologia e la qualità delle nostre produzioni molto diversificate e specifiche.
Essere piccoli o medi rischia di essere sempre particolarmente difficoltoso e pericoloso e c'è perfino chi, in tale contesto, tende a vedere nelle grandi aggregazioni le prospettive future di ogni settore economico. Noi, invece, dobbiamo avere la massima considerazione che l'aiuto deve arrivare proprio a queste realtà sia per preservarne l'unicità e la qualità, perché in fondo se si parla della qualità della produzione italiana si parla proprio di questo, sia per il valore che - mi permetto di dire - va al di là della produzione economica di per sé, perché spesso e volentieri (sarà per l'origine montana) nelle zone montane le produzioni di nicchia sono quelle che garantiscono la tenuta del territorio e la tutela di un patrimonio di valori e di culture, senza le quali perderemmo davvero molto in termini di sostegno al territorio e di guardiania dello stesso. Tutti noi sappiamo quanto questo sia importante per una serie di avvenimenti, sempre più frequenti, legati anche al cambiamento climatico; e ciò anche per non disperdere un patrimonio che fa parte della nostra radice culturale ed è la forza, secondo me, della nostra Nazione.
Farlo significa saper intercettare i bisogni di queste realtà che hanno grandissime difficoltà, a volte, nell'affrontare alcuni passaggi che riguardano il fatto di essere sul mercato, che hanno a fare con la possibilità di accedere al credito, sempre poco attento ai bisogni specifici e molto più portato a interfacciarsi con grandi realtà, nonché con il fatto di favorire il passaggio generazionale nella gestione delle imprese stesse.
Vi è qualche segnale positivo da questo punto di vista. Bisogna trovare il modo di far comprendere che il passaggio generazionale viene accompagnato e sostenuto con forza come un valore, che non è solo della famiglia di appartenenza che gestisce un'attività, ma dell'intera collettività; così come - non vorrei si dimenticasse anche in questo caso - vi è la necessità di favorire una maggiore parità di genere. L'imprenditoria femminile, anche in questo caso, può davvero portare quel valore aggiunto, quel qualcosa in più. Tutti conosciamo le statistiche secondo le quali, laddove vi è una presenza di imprenditoria femminile importante, migliora la qualità generale anche in termini di fatturato e di PIL, e il dato è estremamente positivo.
Basta quello che abbiamo previsto in questo provvedimento? Probabilmente no. È un primo passo su cui, in maniera molto positiva, vediamo convergere (almeno così mi auguro) tutte le forze politiche presenti in quest'Aula nel sostenere tale provvedimento. Però voglio anche vederlo e leggerlo come un cambiamento, una consapevolezza in più nel senso di saper affrontare gli scenari futuri assieme ai nostri produttori e al nostro mondo agricolo di qualità che sappia superare le incertezze del passato e, a volte, anche quelle strizzate d'occhio rispetto a comportamenti, non sempre particolarmente virtuosi, che tendono a non rispettare le regole piuttosto che impegnarsi nel cambiarle e nel renderle accessibili e adeguate al nostro settore di produzione.
Serve avere uno sguardo verso l'Europa quale fonte di crescita e di recupero di risorse che possano essere immesse secondo quel principio, che l'Europa stessa richiama (cito ancora il giudizio dato sugli aiuti francesi), come modo di concorrere, in maniera determinante, a una crescita generale.
Ultima sottolineatura che mi permetto di fare è che dobbiamo calare il tutto in un contesto italiano molto diverso per tipologia regionale, per complessità e per difficoltà; dalla Sicilia al Trentino, in questo la collega Marino mi aiuta a ricordarlo. Dobbiamo andare ad impattare su sistemi regionali, anche di sostegno, molto diversi. Dobbiamo parlare di produzioni molto diversificate, ma tutte importanti. Riuscire a mettere assieme e avere un quadro generale di Nazione, riuscire ad arrivare in tutte le realtà con le stesse potenzialità, mettendo in condizione gli operatori di godere degli stessi aiuti e delle stesse opportunità, io credo sia una delle sfide che dobbiamo portare avanti, anche all'interno del ragionamento, in questo caso, del regionalismo differenziato che andremo ad affrontare a breve, ma che non può mai trovare momenti di diversificazione o di diseguaglianza nei processi di sostegno dello Stato alla nostra economia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Salandra. Ne ha facoltà.
GIANDONATO LA SALANDRA (FDI). Grazie, Presidente, rappresentante del Governo, grazie anche alla relatrice che ha compiutamente evidenziato tutti gli elementi caratterizzanti questo provvedimento. Presidente, trattandosi comunque di una proposta di legge che investe sostanzialmente il mercato ho riflettuto e ho ricordato come per gli economisti nulla è sacro e gli economisti sostengono questo perché, se affermassimo che qualcosa è sacro, significherebbe che non ha un valore economico.
Però, ritengo che tutte le volte in cui si parla di agricoltura, si innesca una serie di meccanismi per cui il concetto di valore deve assumere un connotato molto più profondo anche rispetto a quello che è stato l'approccio al tema dell'agricoltura, in particolar modo al mercato alla filiera agricola che, in questi anni, si è sviluppato. Dico questo, perché molte volte l'economia, sostanzialmente, e le logiche che regolano il mercato si consumano per lo più all'interno di stanze chiuse, quasi in contrasto con la vita che caratterizza l'agricoltura che, di per sé, si sviluppa sempre e costantemente alla luce del sole.
Correttamente, la relatrice ha evidenziato come, in fin dei conti, stiamo discutendo di una proposta di legge che si caratterizza, nella sua essenza formale, per 3 articoli, che, di per sé, intervengono su una normativa, il decreto legislativo n. 198 del 2021, che non potremmo definire vetusta, ma della quale, per l'evoluzione dei tempi e la realtà che caratterizza il mercato e, in particolar modo, il mercato agricolo, dovremo accettare la vetustà. Questo perché questa normativa si sviluppa in materia di rilevanza da attribuirsi ai costi di produzione, ai fini della determinazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari, nell'ambito dei contratti di cessione, e contiene in sé, come correttamente è stato evidenziato, anche una delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti.
Se questo è l'alveo in cui si sviluppa questa normativa, mi viene abbastanza semplice ricordare come circa un anno fa un autorevole esponente di una forza politica portò in quest'Aula - lo sono andato a recuperare - una zucchina, una confezione di mezzo litro di latte, una pera e del pane all'olio, sottolineando il preoccupante aumento dei prezzi dei generi alimentari, definendolo devastante per le famiglie. Allora, mi sono ricordato di nonna Amelina, che, se fosse stata qui con me, avrebbe parlato di come non far sapere al contadino quanto è buono il formaggio con le pere. E se oggi guardiamo al mercato agricolo, mi viene da ricordare Marcello Marchesi, quando disse che è opportuno non far sapere al contadino quanto costano, in città, le pere.
Ed è su questa sorta di dialettica, di retorica, anche con una certa ironia, che affrontiamo un tema di particolare importanza, perché, negli ultimi anni, si è creato un sistema intorno all'agricoltura, dove si è quasi abbandonato, a mio avviso, il Paese reale, affidando l'economia, più che altro, a processi ideologizzati, tanto che il tema dei costi di produzione, anche rispetto alle vicende che hanno caratterizzato gli ultimi mesi, costituisce il nucleo fondante delle proteste che abbiamo affrontato con la serenità delle nostre idee, perché ho sempre sostenuto che, per il centrodestra - basterebbe vedere il nostro programma di Governo -, il tema non è vincere o perdere le elezioni, ma non essere in grado di mantenere gli impegni presi durante una campagna elettorale. Dico questo, perché è stato proprio il tema dei prezzi rapportati ai costi di produzione, che ha caratterizzato la crisi del sistema agricolo. Basterebbe pensare agli ultimi dati relativi al mese di febbraio: se prendiamo il tema dei cereali, proprio la tutela dei prezzi e, quindi, un controllo dei costi di produzione ha assunto nel mondo agricolo un'importanza assoluta.
Con la stessa assolutezza e con la stessa serenità dobbiamo anche evidenziare come il MASAF, come il Governo, nella sua interezza, abbia affrontato con prontezza e anche con tutte quelle misure che erano nella disponibilità del Governo stesso la crisi del settore agricolo e, ad esempio, del settore cerealicolo, dove, dall'ultimo report della cabina di regia, sono emersi controlli per 420.000 tonnellate di grano duro destinate all'alimentazione, portate da 19 motonavi e da 11 operatori. Sono numeri particolarmente importanti, se volessimo focalizzare l'attenzione soltanto sul settore cerealicolo che, in fin dei conti, caratterizza la mia provincia di appartenenza, la provincia di Foggia, che è nota come essere il granaio d'Italia.
E non possiamo non sottovalutare questi dati, se l'86 per cento degli allarmi per la sicurezza alimentare proviene anche da prodotti esteri, verosimilmente incidenti sulle quotazioni del prodotto italiano. Dico questo perché? Perché questa normativa, che si colloca anche nel contesto di una normativa comunitaria, assume rilievo in quanto, mentre ai nostri agricoltori si impongono regole sempre più stringenti, spesso molto lontane dai campi e, quindi, dalla cognizione dell'agricoltura nella sua misura reale, si accettano anche importazioni da Paesi che non rispettano le nostre stesse leggi, creando - e qui si viene al tema della normativa - una concorrenza sleale che diventa quasi una prassi all'interno di pratiche commerciali.
Io ho guardato un attimo i dati dell'Istat nel 2022 e sono aumentati sensibilmente i prezzi dei prodotti acquistati dagli agricoltori: abbiamo circa il 23,6 per cento in più, con balzi che riguardano il sistema dei fertilizzanti (63,4 per cento), i prodotti energetici (49 per cento) e gli alimenti per gli animali (25 per cento); questo in un comparto agricolo comunitario che segna una riduzione del volume della produzione di circa il 3 per cento. Questa legge, allora, è importante perché? Perché va a inserirsi nel rapporto tra l'aumento dei costi di produzione e il calo del volume della produzione stessa. Ciò è evidente proprio dalla stessa finalità, che è quella di tutelare la redditività delle imprese agricole, prevedendo criteri che stabiliscano chiaramente quali siano i fattori che concorrono alla formazione del prezzo inserito nel contratto di cessione, anche alla luce del considerando n. 6 della direttiva (UE) 2019/633, il quale rileva che, sebbene il rischio commerciale sia un qualcosa, sostanzialmente, di insito nell'attività imprenditoriale, non si può in alcun modo dimenticare come, nell'attività imprenditoriale agricola, incidano una serie di fattori e una serie di elementi, che, spesso, non sono prevedibili o, quantomeno, oggettivizzabili tout court, e faccio l'esempio della cosiddetta meteorologia o anche dei processi biologici che caratterizzano le produzioni. Il legislatore europeo ha, infatti, individuato la necessità di creare condizioni tali affinché, nelle relazioni tra i diversi anelli della filiera agroalimentare, i rapporti di forza contrattuale non si trasformino in pratiche sleali. Citavo prima la direttiva (UE) 2019/633 del Parlamento europeo e del Consiglio del 17 aprile 2019, però questa - come dicevo - si inserisce nel decreto legislativo n. 198 del 2021.
Quello che, però, ritengo sia particolarmente importante è come questa proposta di legge assuma una sua particolare pregnanza proprio con riferimento - per ripetere sempre me stesso, perché mi sento particolarmente legato a questa affermazione - a quel momento in cui lo Stato fa lo Stato, cioè esercita, in tema di agricoltura, le sue le sue prerogative, e quindi il tema della concorrenza, in termini di competenza esclusiva dello Stato e in termini residuali per quanto attiene alla regione. Se andassimo a leggere l'articolo 1, in esso, rinovellando l'articolo 2 del decreto legislativo n. 198 del 2021, come ha già ampiamente evidenziato la relatrice con riferimento al lavoro in Commissione, andiamo a definire i costi di produzione, che sono i costi sostenuti dal fornitore.
Essi sono elaborati sulla base del costo delle materie prime, dei servizi connessi al processo produttivo e alla commercializzazione, del costo dei mezzi tecnici e dei prodotti energetici, del differente costo della manodopera negli areali produttivi, nonché nel ciclo delle colture, della loro collocazione geografica, delle tecniche di produzione, dei periodi di commercializzazione diversi, della vulnerabilità - questo termine è particolare in agricoltura - dei prodotti e dei volumi di produzione rispetto all'influenza delle condizioni di natura climatica e degli eventi atmosferici eccezionali. Si prevede che tali costi siano tenuti in considerazione sia nella definizione dei prezzi stabiliti nel contratto di cessione tra il fornitore e l'acquirente - comma 1, lettera b) - sia nelle condizioni contrattuali definite nell'ambito di accordi quadro aventi ad oggetto la fornitura dei prodotti agricoli e alimentari stipulati dalle organizzazioni professionali maggiormente rappresentative.
Allo stesso modo, andando anche a novellare l'articolo 8 del precedente decreto legislativo, si dispone che l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari, nel chiedere agli acquirenti e ai fornitori di rendere disponibili tutte le informazioni necessarie al fine di condurre indagini sulle eventuali pratiche commerciali vietate, provveda anche all'acquisizione dei documenti contabili relativi alle attività di vendita e dei relativi servizi.
Presidente, noi, nel nostro piccolo, nella misura di 3 semplicissimi articoli, creiamo una sostanziale rivoluzione. Noi interveniamo su quella che viene definita la catena del valore che in agricoltura è particolarmente importante, perché già in termini economici si sostiene che la catena del valore è sostanzialmente finalizzata a creare vantaggi competitivi, a creare un profitto sostenibile nel tempo che possa permettere di generare un'impresa redditizia. La catena del valore definisce e rappresenta, in sintesi, tutte le attività del ciclo produttivo che intervengono nei passaggi che trasformano la materia prima in prodotto finito. Il prodotto in ognuno di questi passaggi acquisisce un valore, fino ad arrivare all'ultimo passaggio, il cosiddetto prezzo di vendita. Da qui l'importanza di comprendere l'equità di questi processi e, quindi, di comprendere il perché la zucchina, il mezzo litro di latte o il pane all'olio arrivino - l'Aula oggi ci porta a questa discussione - con determinati prezzi, avendo, però, uno squilibrio rispetto al fornitore, cioè rispetto al famoso contadino a cui non possiamo dire quanto costano le pere in città.
Questo che cosa significa? Significa che noi abbiamo avuto il coraggio di intervenire sulla catena del valore e, con onestà e nella completezza della Commissione, grazie al contributo di tutte le forze politiche, con questo coraggio l'abbiamo affrontata e abbiamo lavorato con grande intelligenza, perché io credo che il coraggio di un intervento normativo si misuri nell'intelligenza con cui questo si approccia al mercato.
Presidente, noi viviamo, nel mondo agricolo, in un contesto assai complesso e assai particolare nel quale è innegabile che l'agricoltore, in questa catena del valore, nella sua fase iniziale, abbia sofferto e subito determinate politiche green a tutti i costi, dimenticando - questo l'abbiamo già detto in diversi e precedenti provvedimenti normativi - che l'agricoltore è il primo ambientalista. Quindi, condizionare chi lavora nell'ambiente naturale diventa quasi un paradosso.
Mi sento soltanto di aggiungere che le successive disposizioni, sempre ancorate al reale, intervengono anche per la disciplina delle filiere, perché siano rispettose di parametri determinati di qualità, di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Sono stabiliti princìpi e criteri per quanto attiene alla delega al Governo proprio in ordine alla sostenibilità ambientale, al sistema delle agevolazioni economiche, a sistemi premianti, a incentivi per la costituzione di consorzi, assicurando la piena compatibilità e coerenza, anche operativa, con gli strumenti legislativi in materia di Classyfarm, sistema della qualità nazionale della zootecnia e sistema della qualità nazionale del benessere animale.
Poi, ritengo che sia importante anche l'articolo 3. Infatti, esso prevede vere e proprie campagne di divulgazione e programmi di comunicazione istituzionale volti a favorire una corretta informazione per il consumatore sulla composizione e la formazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari da parte del Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, di concerto con il Ministero delle Imprese e del made in Italy.
Sento, come ultimo contributo, di ringraziare tutti quanti i colleghi e, in particolar modo, mi sia concesso anche di ringraziare il mio capogruppo in Commissione agricoltura che, consapevole di quanto sia grande la mia attenzione rispetto alla filiera, alla cosiddetta catena del valore, mi ha concesso l'opportunità di intervenire oggi in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pierro. Ne ha facoltà.
ATTILIO PIERRO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevole Sottosegretario, onorevoli colleghi, è un grande piacere poter discutere in quest'Aula dell'approvazione della proposta di legge n. 851-A, a prima firma del collega Davide Bergamini e di tutto il gruppo Lega in Commissione agricoltura, riguardante modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.
La relatrice, onorevole Marino, ha ben illustrato le misure contenute nella proposta, il cui scopo è tutelare la redditività delle imprese agricole attraverso l'individuazione dei fattori che concorrono alla formazione del prezzo dei prodotti agricoli. Non ripeto ciò che già è stato detto dalla relatrice ma ci tengo a sottolineare che le misure che verranno introdotte sono il frutto di un confronto con le associazioni di categoria e con tutti i colleghi della Commissione agricoltura, che in questa sede ringrazio per il lavoro svolto dallo scorso aprile a oggi.
Finalmente, a più di un anno dalla presentazione della nostra proposta di legge e ben prima delle note rimostranze, il Parlamento ha oggi l'occasione di dare una risposta tangibile alle giuste istanze avanzate dal mondo agricolo e sfociate nelle veementi proteste degli ultimi mesi. Purtroppo, infatti, mentre i prezzi del cibo per la spesa delle famiglie continuano ad aumentare, i prodotti agricoli vengono pagati agli agricoltori il 10,4 per cento in meno rispetto allo scorso anno. Così, da gennaio c'è stato un crollo dei compensi corrisposti alle aziende agricole per la vendita dei loro prodotti a fronte dell'aumento del 5,9 per cento dei prezzi per l'acquisto dei beni alimentari, cosa che ha inevitabilmente comportato una contrazione dei consumi alimentari, con la paradossale conseguenza che oggi gli italiani spendono di più per mangiare di meno, mentre i conduttori agricoli non riescono neppure a coprire i costi di produzione. Si pensi al prezzo che aumenta fino a 20 volte dal grano al pane. Il compenso oggi corrisposto agli agricoltori per un chilo di grano si aggira attorno ai 24 centesimi mentre, a seconda delle città di riferimento, un chilo di pane viene venduto ai consumatori a prezzi che variano dai 3 ai 5 euro. La situazione è ancora più grave per i prodotti freschi dell'ortofrutta, i cui prezzi aumentano dai campi agli scaffali da 3 a 5 volte, nonostante non siano oggetto di trasformazione per arrivare sulle nostre tavole.
Per contrastare le distorsioni del mercato, nel 2021 è stato approvato un decreto legislativo, in attuazione alla direttiva dell'Unione europea sulle pratiche commerciali sleali, che prevede lo stop a 16 di queste pratiche, che vanno dal rispetto dei termini di pagamento - non oltre 30 giorni per i prodotti deperibili - al divieto di modifiche unilaterali dei contratti e di aste online al doppio ribasso, dalle limitazioni delle vendite sottocosto alla fine dei pagamenti non connessi alle vendite, fino ai contratti rigorosamente scritti. Ma la norma stabilisce, anche e soprattutto, che i prezzi riconosciuti agli agricoltori e agli allevatori non siano inferiori ai costi di produzione. Tuttavia, negli ultimi due anni l'aumento dei prezzi internazionali dei prodotti energetici, i costi delle materie prime, la difficoltà di approvvigionamento delle stesse nonché la crescita dell'instabilità delle condizioni meteorologiche, che hanno decimato i raccolti e provocato tagli delle produzioni per il susseguirsi di periodi di siccità a fenomeni alluvionali hanno determinato per le imprese agricole, a parità di produzione realizzata, un aggravio generalizzato dei costi correnti di produzione, il cui incremento esponenziale ha influenzato l'offerta dei prodotti agricoli a livello prima di tutto nazionale, poi europeo e mondiale. Tali circostanze hanno indotto gli imprenditori agricoli a rivedere le proprie scelte gestionali per contenere le spese e, in alcuni casi, ad apportare cambiamenti ai piani colturali.
A tal fine, la proposta di legge presentata pone l'attenzione sul grande tema della redditività delle aziende agricole, stabilendo che nella formazione del prezzo di cessione dei prodotti agricoli dal fornitore all'acquirente siano tenuti in debita considerazione tutti quei fattori definiti nella proposta di legge costi di produzione che le imprese agricole subiscono indipendentemente dalla loro organizzazione produttiva, quali, in particolare, il costo delle materie prime, dei mezzi tecnici, dei servizi connessi al processo produttivo e alla commercializzazione, dei prodotti energetici, della manodopera, del ciclo delle colture, delle tecniche di produzione, nonché della vulnerabilità dei prodotti e dei volumi di produzione rispetto alle influenze degli eventi climatici.
Al contempo, poi, la proposta di legge reca una delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari che rispettano parametri di sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Si tratta, forse, dell'aspetto più significativo della proposta di legge nella misura in cui riesce a cogliere l'opportunità offerta dall'articolo 210-bis del regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, ossia la disposizione che, in deroga al divieto di accordi restrittivi della concorrenza di cui all'articolo 101, paragrafo 1, del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, consente la realizzazione di accordi del genere proprio nel settore agroalimentare e sul presupposto esplicito della peculiarità delle regole applicabili alle imprese che vi operano.
Parliamo, dunque, di una deroga riferita unicamente agli accordi conclusi da produttori agricoli tra di loro o altri operatori della filiera agroalimentare, che siano in linea con i parametri che ho già avuto modo di richiamare. Nella definizione dei principi e criteri direttivi cui il decreto legislativo deve attenersi particolare attenzione è data al rispetto dei diritti dei lavoratori e della sicurezza dei luoghi di lavoro, alla tracciabilità dei prodotti, alla salute e al benessere degli animali.
In conclusione, con questa proposta di legge lo scopo che ci prefiggiamo, come Parlamento, è quello di impegnare, ancora una volta, il Governo e l'intera maggioranza in un'azione di supporto e rilancio di un settore chiave dell'economia italiana, offrendo uno strumento concreto di vicinanza e sostegno alla figura dell'agricoltore, perché idonea a creare le migliori condizioni per assicurare la sostenibilità, la competitività e la redditività delle nostre produzioni agricole.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 851-A?)
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 19 marzo 2024 - Ore 9,30:
1. Svolgimento di interrogazioni .
(ore 12 e al termine del punto 6)
2. Seguito della discussione del disegno di legge:
Interventi in materia di sicurezza stradale e delega al Governo per la revisione del codice della strada, di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285.
(C. 1435-A?)
e delle abbinate proposte di legge: BRAMBILLA; GUSMEROLI ed altri; COMAROLI ed altri; VINCI; VINCI; BERRUTO ed altri; MULE'; DE LUCA; CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CONSIGLIO NAZIONALE DELL'ECONOMIA E DEL LAVORO; CARE'; SANTILLO ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; IARIA ed altri; ROSATO; MASCARETTI ed altri; CONSIGLIO REGIONALE DELLA PUGLIA; DEIDDA ed altri; MORASSUT ed altri; ROSATO; CHERCHI; CONSIGLIO REGIONALE DEL VENETO; GIANASSI ed altri. (C. 41?-96?-195?-411?-412?-526?-529?-578?-634?-684?-686?-697?-718?-865?-874?-892?-985?-1030?-1218?-1258?-1265?-1303?-1398?-1413?-1483?)
Relatori: CAROPPO e MACCANTI.
3. Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
VINCI; FOTI; GIOVINE ed altri; ZANETTIN ed altri; AMORESE; MESSINA; LOIZZO ed altri; ANDREUZZA: Dichiarazione di monumento nazionale di teatri italiani. (C. 982?-1214?-1347?-1584?-1639?-1677?-1685?-1754-A?)
Relatore: AMORESE.
4. Seguito della discussione del disegno di legge:
Disposizioni in materia di politiche sociali e di enti del Terzo settore (Già articoli 10, 11 e 13 del disegno di legge n. 1532 - Stralcio disposto dal Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 123-bis, comma 1, del Regolamento, e comunicato all'Assemblea il 28 novembre 2023). (C. 1532-ter-A?)
Relatore: CIOCCHETTI.
5. Seguito della discussione della proposta di legge:
DAVIDE BERGAMINI ed altri: Modifiche al decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 198, in materia di considerazione dei costi di produzione per la fissazione dei prezzi nei contratti di cessione dei prodotti agroalimentari, e delega al Governo per la disciplina delle filiere di qualità nel sistema di produzione, importazione e distribuzione dei prodotti agroalimentari.
(C. 851-A?)
Relatrice: MARINO.
(ore 16,30)
6. Consegna del testo delle Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri in vista della riunione del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo 2024.
(ore 18)
7. Discussione sulle linee generali del disegno di legge:
S. 997 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 29 gennaio 2024, n. 7, recante disposizioni urgenti per le consultazioni elettorali dell'anno 2024 e in materia di revisione delle anagrafi della popolazione residente e di determinazione della popolazione legale (Approvato dal Senato). (C. 1780?)
La seduta termina alle 15,10.