XVI LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 282 di giovedì 11 febbraio 2010
Pag. 1PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI
La seduta comincia alle 11,50.
LORENA MILANATO, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bonaiuti, Brancher, Brugger, Caparini, Cicchitto, Colucci, Franceschini, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, Giro, Lo Monte, Lusetti, Martini, Mazzocchi, Mecacci, Meloni, Migliavacca, Molgora, Ravetto, Romani, Sardelli, Stefani, Stucchi, Tabacci e Valducci sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Sull'ordine dei lavori.
FRANCESCO BARBATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo sull'ordine dei lavori perché da deputato della Repubblica non posso lavorare in questa Aula, anzi ho paura di lavorare in questa Aula (Commenti dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Prego, onorevole Barbato.
FRANCESCO BARBATO. Signor Presidente, c'è un'aperta violazione dell'articolo 68 della nostra Costituzione, segnatamente del comma primo, che recita: i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere dei voti dati, dei voti dati - lo ripeto - nell'esercizio delle loro funzioni. Ebbene, qui noi non siamo liberi di dare i voti nell'esercizio delle nostre funzioni, e le dico il motivo in modo preciso e dettagliato, come sempre. C'è infatti un deputato, anzi un onorevole, che avrebbe incaricato personaggi ritenuti legati a clan della camorra di avviare rappresaglie nei confronti di chi avesse disatteso le sue indicazioni di voto. Insomma, questo presunto camorrista legato ad un clan napoletano (più precisamente al clan Ruocco in provincia di Napoli) doveva andare a fare rappresaglie nei confronti di chi non avesse votato secondo le indicazioni di un deputato che è presente in questa Aula. Se dico cose non vere, signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, lei ha soltanto cinque minuti di tempo a sua disposizione e quindi la prego di avviarsi rapidamente alla conclusione.
FRANCESCO BARBATO. Mi avvio alla conclusione. Questo deputato pensava di non poter essere intercettato, di stare lontano dai telefoni, e invece, poiché una Pag. 2cimice è riuscita a captare l'invito che dava al personaggio legato al clan camorristico, è emerso che invitava questo signore a cambiare i connotati a chi non avesse votato in un certo modo, a fare rappresaglie nei suoi confronti.
Ebbene, signor Presidente, io non posso svolgere la funzione di deputato in questo contesto, non posso fare il parlamentare in questo modo (Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). Anzi, invito tutti gli altri deputati, quando si deve votare, a votare secondo le indicazioni di quel deputato, di cui farò il nome. Signor Presidente, io voterò come dice quel deputato per evitare che vi siano rappresaglie nei miei confronti, che vi sia qualcuno che mi cambi i connotati. Anzi invito a fare la stessa cosa anche i colleghi del Partito Democratico, dell'Italia dei Valori, dell'Unione di Centro, quando eventualmente intendiamo votare in modo difforme da come ci dicono di fare altrove.
Concludo, signor Presidente. Non voglio dimostrare che qui c'è un'infiltrazione della camorra, nello Stato, nelle istituzioni, nel Parlamento, ma voglio semplicemente fare il mio lavoro con serenità, senza essere condizionato. Ebbene, questo deputato addirittura è al tavolo del Comitato dei nove, dove si danno indicazioni al Parlamento su come votare.
MARIO LANDOLFI. Presidente, questo è scemo!
PRESIDENTE. Onorevole Landolfi, la prego.
FRANCESCO BARBATO. Questo deputato - e potete riscontrarlo per tabulas, perché vi sono dati oggettivi e riscontrabili -...
PRESIDENTE. Onorevole Barbato, il suo tempo è terminato. Mi permetto di dire che il suo intervento dimostra in primo luogo quanto sia democratico il nostro Regolamento, che consente a tutti coloro che chiedono la parola di avvalersi del diritto di parlare (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PIER FERDINANDO CASINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER FERDINANDO CASINI. Signor Presidente, il nostro Regolamento è democratico, ma questo intervento non andava consentito, perché non è sull'ordine dei lavori (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Onorevole Casini, lei ha presieduto questa Assemblea e sa perfettamente che il Presidente non ha la capacità di prevedere che cosa un collega si accinge a dire. Nello stesso momento in cui ho più volte richiamato l'onorevole Barbato a rispettare i cinque minuti di tempo che aveva a disposizione, presumevo che l'onorevole Barbato, che conosce bene il Regolamento, immaginasse anche che doveva entrare nel tema e quindi parlare sull'ordine dei lavori. Non è accaduto, ma succede.
Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.
PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nell'odierna riunione ha preso in esame gli episodi avvenuti nel corso della seduta dell'Assemblea del 10 febbraio, in occasione dell'esame del disegno di legge recante disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare, nonché durante la sospensione della seduta medesima.
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera, ha deliberato di irrogare all'onorevole Fabio Evangelisti la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 12 giorni di seduta con decorrenza immediata dalla giornata di oggi (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), anche in considerazione della particolare responsabilità da lui ricoperta nel gruppo parlamentare Italia dei Valori. Pag. 3
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera, ha deliberato di irrogare all'onorevole Fabio Rainieri la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 10 giorni di seduta con decorrenza immediata dalla giornata di oggi; all'onorevole Gianluca Buonanno, la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di 5 giorni di seduta con decorrenza immediata dalla giornata di oggi.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione.
Prego gli onorevoli Buonanno, Evangelisti e Rainieri, ove siano presenti, di lasciare l'aula in ottemperanza alla decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza.
Sull'ordine dei lavori.
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Borghesi, ricordo quanto recita l'articolo 60 del Regolamento. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, prendo atto di ciò che lei ha detto nella sua comunicazione. Mi permetto solo di dare un suggerimento per il futuro, perché penso che gli atti di violenza fisica che sono avvenuti ieri, perché di ciò si tratta...
PRESIDENTE. Onorevole, le tolgo la parola perché non si tratta di ordine dei lavori.
ANTONIO BORGHESI. No signor Presidente, è solo un suggerimento per il futuro...
PRESIDENTE. Al termine della seduta le sarà consentito qualsiasi tipo di suggerimento. L'articolo 60 è esplicito: non possono essere commentate in alcun modo le decisioni assunte dall'Ufficio di Presidenza (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Lega Nord Padania, Unione di Centro e di deputati del gruppo Partito Democratico).
ALESSANDRA MUSSOLINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo per un richiamo al Regolamento. Lei sa che in aula non si può entrare con cappelli né con parrucche, quindi lei dovrebbe invitare l'onorevole Barbato a togliersi quella parrucca che ha in testa dall'inizio della legislatura, perché sotto non c'è niente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà)!
PRESIDENTE. Onorevole Mussolini, la prego! Le tolgo la parola!
Seguito della discussione del disegno di legge: disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare (A.C. 2260-A) e delle abbinate proposte di legge: Cosenza ed altri; d'iniziativa dei senatori: Scarpa Bonazza Buora ed altri (Approvata dal Senato) (A.C. 2646-2743) (ore 12,03).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Disposizioni per il rafforzamento della competitività del settore agroalimentare e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Cosenza ed altri; di iniziativa dei senatori Scarpa Bonazza Buora ed altri.
Ha chiesto di parlare il presidente della Commissione agricoltura, onorevole Paolo Russo. Ne ha facoltà.
PAOLO RUSSO. Presidente della XIII Commissione. Signor Presidente, confermo la richiesta di rinvio in Commissione del provvedimento, alla luce degli eventi modificativi della norma, così come approvata Pag. 4dalla Commissione e giunta, viceversa, qui in Aula e modificata. Propongo, pertanto, il rinvio in Commissione.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE (ore 12,04)
PRESIDENTE. Sulla proposta di rinvio in Commissione testé avanzata dal presidente Paolo Russo, darò la parola a norma dell'articolo 41, comma 1, del Regolamento, ad un oratore contro e ad uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, senza registrazione di nomi, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore l'onorevole Oliverio. Ne ha facoltà.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente...
MARIO LANDOLFI. (All'indirizzo del deputato Barbato). È carnevale, è carnevale...
FRANCESCO BARBATO. Clan dei casalesi!
MARIO LANDOLFI. Stai zitto! Pazzo, truffatore... pazzo e truffatore!
PRESIDENTE. Per favore...
MARIO LANDOLFI. Pazzo e truffatore!
PRESIDENTE. Le private discussioni hanno luogo fuori da quest'Aula! Invito...
MARIO LANDOLFI. Pazzo e truffatore! Sei un pazzo e truffatore!
PRESIDENTE. Onorevole Landolfi, la richiamo all'ordine. Prego, onorevole Oliverio.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi...
MARIO LANDOLFI. Pazzo e truffatore!
ROBERTO GIACHETTI. Basta!
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. ...in considerazione del dibattito che si è svolto nella seduta di ieri e dell'esito delle prime votazioni sulle proposte emendative presentate, che hanno evidenziato l'impossibilità della maggioranza di sostenere il provvedimento, nonché avendo, come Partito Democratico, l'obiettivo unico di mettere al centro della nostra iniziativa politica l'agricoltura, il comparto agroalimentare, il reddito degli operatori del settore, il potere d'acquisto dei cittadini e la tutela della salute dei consumatori, riteniamo opportuno venire incontro alla proposta della maggioranza, qui sollecitata dal presidente Paolo Russo, di rinviare il provvedimento in Commissione agricoltura, nella speranza che, in quella sede, signor Ministro Zaia, si possano individuare soluzioni condivise per rilanciare la competitività del settore agroalimentare e per dare le giuste risposte ad un mondo - quello agricolo - che, da molto tempo, le attende.
Con queste considerazioni, il gruppo del Partito Democratico voterà a favore della proposta.
PRESIDENTE. Nessuno chiede di intervenire contro.
Pongo dunque in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione Pag. 5di nomi, la proposta di rinvio in Commissione della proposta di legge n. 2260-A.
(È approvata).
Il provvedimento si intende, pertanto, rinviato in Commissione.
La Conferenza dei presidenti di gruppo ne determinerà la successiva calendarizzazione.
Trasmissione dal Senato di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.
PRESIDENTE. Il Presidente del Senato ha trasmesso alla Presidenza, con lettera in data 10 febbraio 2010, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VIII Commissione (Ambiente):
S. 1956 «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 195, recante disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l'avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla Presidenza del Consiglio dei ministri e alla Protezione civile » (Approvato dal Senato) (3196) - Parere delle Commissioni I, II (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per le disposizioni in materia di sanzioni), IV, V, VI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, per gli aspetti attinenti alla materia tributaria), VII, IX, X, XI (ex articolo 73, comma 1-bis, del Regolamento, relativamente alle disposizioni in materia previdenziale), XII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dall'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente del Senato ha nominato componente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti la senatrice Dorina Bianchi in sostituzione del senatore Salvatore Cintola, dimessosi dal Senato per incompatibilità.
Sull'ordine dei lavori e per la risposta a strumenti del sindacato ispettivo (ore 12,15).
ANTONIO BORGHESI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BORGHESI. Signor Presidente, solo per completare quello che avrei detto poco fa, quando avevo la parola e il Presidente me l'ha tolta.
Non discuto minimamente la decisione dell'Ufficio di Presidenza, vorrei solo chiedere sommessamente all'Ufficio di Presidenza di valutare se all'interno del Regolamento si possa trovare uno spazio per sanzionare invece degli episodi di violenza dopo che si sono verificati, i tentativi di violenza che spesso capitano: ne ho subito io uno l'anno scorso e ne ha subito uno la collega Villecco Calipari pochi mesi fa, tra l'altro da parte delle stesse persone che sono state interessate dalle vicende di ieri.
Credo che se invece di colpire i fatti a posteriori si sanzionassero i tentativi di violenza, si potrebbe far sì che le violenze vere e proprie non abbiano poi a verificarsi e che non capiti, come purtroppo è capitato, che poi l'aggredito paghi più dell'aggressore, come è avvenuto in questo caso. Per questo motivo esprimiamo...
PRESIDENTE. Tolgo la parola all'onorevole Borghesi. Ogni commento su una Pag. 6decisione presa dall'Ufficio di Presidenza, ai sensi dell'articolo 60 come lei sa, a termine di Regolamento, è interdetto.
ANDREA SARUBBI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA SARUBBI. Signor Presidente, sui giornali di oggi la notizia del giorno sono le indagini per alcuni presunti illeciti che riguardano il sistema della Protezione civile, illeciti che, come si legge nelle inchieste, riguarderebbero alcuni eventi programmati da tempo, fra cui i mondiali di nuoto che si sono svolti a Roma nel luglio dello scorso anno.
Ci sono delle presunte responsabilità di alcuni imprenditori che hanno costruito degli impianti molto importanti qui a Roma per i mondiali di nuoto e c'è - si dice - anche una collusione da parte di alcuni settori della Protezione civile.
A questo proposito vorrei sollecitare la risposta a un'interrogazione che presentai a luglio dello scorso anno, un'interrogazione che all'epoca fece notizia perché sembrava che volessi remare contro i mondiali di nuoto. In realtà, volevo soltanto la chiarezza che buona parte della società civile chiedeva a noi del Parlamento. Vi erano diversi comitati civici - e ci sono ancora - che avevano seri dubbi su ciò che stava accadendo. Si parlava di impianti varati senza collaudi, di villaggi sportivi sorti a ridosso del Tevere ben sotto il livello del fiume e lo stesso fiume era esondato due volte mentre i cantieri erano allestiti. Si parlava, soprattutto, di autorizzazioni date per costruire impianti pubblici che poi erano stati improvvisamente trasformati in impianti privati.
Non essendoci un Ministero dello sport in questo Governo, chiedo al Presidente del Consiglio di fare chiarezza. Non so se posso aspettarmi una risposta direttamente da lui o se dovrò aspettare che il dottor Bertolaso diventi Ministro per averla in prima persona. In un modo o nell'altro spero che il Governo mi risponda e, sopratutto, che risponda a tutti quei cittadini che oggi ne chiedono conto, visto che siamo qui per rappresentarli e anche per fugare i loro dubbi, dubbi che i giornali di oggi dimostrano non essere poi così campati in aria.
MANUELA DAL LAGO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MANUELA DAL LAGO. Signor Presidente, intervengo per dire che il gruppo Lega Nord Padania concorda con quanto detto poco fa, nel suo intervento, dall'onorevole Borghesi. Pertanto, rivolgo un invito alla Presidenza di prevenire piuttosto che intervenire dopo.
Tuttavia, vorrei ricordare, a proposito di questo fatto, un detto che si attaglia molto bene al funzionamento di questo Parlamento. Questo detto dice: «a volte ne ferisce di più la parola che la spada».
La invito, signor Presidente, a prevenire con molta assiduità e con molta forza le dichiarazioni e gli interventi assolutamente prevaricatori e altamente offensivi che quotidianamente l'Italia dei Valori ci propina da quei banchi (Applausi del deputato Brigandì). Quella è vera violenza, quello è il vero modo ...
PRESIDENTE. Onorevole Dal Lago, le tolgo la parola. Ogni commento circa la decisione presa dall'Ufficio di Presidenza, come lei sa, non è permesso dal Regolamento.
MATTEO BRIGANDÌ. Non era un commento alla decisione!
MASSIMO POLLEDRI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, vorrei aggiungere a quanto detto dall'onorevole Dal Lago una cosa che ho nel cuore. Ieri effettivamente questo Parlamento e noi forse non abbiamo dato un buon spettacolo. In effetti, sono abituato a Pag. 7guardare la trave nel mio occhio e non la pagliuzza nell'occhio degli altri. È vero. Per qualcuno siamo stati forse ridicoli, forse dei pagliacci. Qualcuno ci dice che siamo stati squadristi, tranne poi magari dimenticare che con i nostri voti è diventato Presidente della Camera.
Abbiamo fatto ostruzionismo, questo è vero. È vero, ci siamo stracciati le vesti, abbiamo alzato i toni ma perché su quel banco era presente un Ministro da solo (lo voglio ricordare). Ricordo anche che abbiamo sempre partecipato a tutte le altre votazioni, qualche volta con il sorriso, qualche volta con il cuore contrito, ma abbiamo sempre partecipato. Ieri c'era un Ministro, ma prima di tutto un uomo solo, un leghista. Se vi fosse stata un'altra persona, l'ultimo dei militanti, l'ultimo di noi tutti, saremmo intervenuti per non lasciarlo da solo, grazie all'orgoglio che ho di questo partito, che ci chiede molte volte di compiere un passo indietro e che difende tutti, perché abbiamo in comune un progetto e un amore per un leader importante.
Voglio augurare a tutti i colleghi di centrodestra, di centrosinistra e di centro, quando saranno in battaglia e sentiranno in prima linea il calore della battaglia e nelle vene l'adrenalina, di potersi guardare indietro e di poter trovare un gruppo di uomini di cui vado orgoglioso e a cui appartengo (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, vorrei portare alla sua attenzione ed anche alla luce (perché non se ne parla, non avendo la fortuna di avere accesi i riflettori dell'informazione) il destino di mille lavoratori del Salento, di Tricase, dipendenti dell'Adelchi, che sono in cassa integrazione straordinaria e rischiano, anzi perderanno certamente il posto di lavoro, a seguito della capacità imprenditoriale di questo imprenditore, Adelchi, che ha preso finanziamenti dallo Stato e che oggi ha delocalizzato la sua produzione in India e in Bangladesh mettendo alla porta famiglie e figli.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 12,20)
PIERFELICE ZAZZERA. Invito il Presidente di questa Camera a fare rilevare il problema al Governo, affinché si occupi di questa vicenda e apra un tavolo nazionale di vertenza che possa risolvere la situazione e ricollocare quei mille dipendenti che oggi rischiano di rimanere in mezzo alla strada e che magari potranno diventare fucina per l'illegalità e la criminalità organizzata (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
MASSIMO VANNUCCI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MASSIMO VANNUCCI. Signor Presidente, devo sottoporle un problema più piccolo, ma che ritengo sia comunque importante per i cittadini del territorio che in qualche modo rappresento e magari possa servire per sdrammatizzare questa situazione. Dall'8 gennaio scorso abbiamo una strada stradale completamente chiusa; il traffico è impedito precisamente dall'8 gennaio: sono passati oltre trenta giorni. È un passo molto importante, ossia quello che collega la parte nord delle Marche con l'Umbria, due valli che non sono più collegate.
I cittadini di queste valli che lavorano nelle valli vicine devono fare 80 chilometri di percorso in più per andare a scuola, per andare a lavorare e per le loro cose. Non è stato organizzato nemmeno un senso unico alternato. Pertanto, avrei bisogno del suo autorevole intervento per ricordare al Ministro delle infrastrutture che il Ministero, rispetto all'ANAS, ha un ruolo di indirizzo e vigilanza e vorrei chiedere che Pag. 8lo esercitasse, perché non si può permettere l'interruzione di un pubblico servizio per così lungo tempo.
Sono stati fatti sopralluoghi da parte della regione e della provincia ed è possibile un pronto intervento ripristinando la viabilità magari con un senso unico alternato, ma ad oggi non è stato fatto niente, malgrado le proteste dei sindaci di Borgo Pace, di Mercatello, di Sant'Angelo in Vado, di Urbania e quelli corrispondenti dell'Umbria, quindi di San Giustino e degli altri comuni interessati.
Su questo argomento ho anche presentato una interrogazione a risposta in Commissione n. 5-02371, ma più che il sollecito a questa risposta, le chiederei di farsi parte attiva con il Ministro perché provveda a mandare nel più breve tempo possibile una ispezione ministeriale che dia le indicazioni per risolvere il problema e quindi che il Ministro assolva al ruolo di indirizzo e vigilanza verso l'ANAS che gli compete.
FRANCO CECCUZZI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO CECCUZZI. Signor Presidente, intervengo anch'io per sottoporle una questione a carattere locale che, tuttavia, dopo le notizie di ieri che riguardano le indagini della procura di Firenze, ha assunto anche un carattere di ulteriore urgenza e attualità.
Il 1 ottobre 2009 ho presentato un atto di sindacato ispettivo per conoscere quando il Ministero dell'interno avrebbe garantito la ripresa dei lavori per la realizzazione della caserma dei vigili del fuoco di Siena, il cui cantiere è stato avviato nel 1999. A tutt'oggi, dopo 11 anni, purtroppo i vigili del fuoco di questa città sono costretti ad operare in condizioni di estremo disagio in una sede fatiscente che non può essere ammodernata perché in attesa che si realizzi la sede nuova.
Il provveditore alle opere pubbliche della Toscana e dell'Umbria è coinvolto nell'indagine della procura di Firenze ed è stato sottoposto a misure di custodia cautelare. Quindi, questa risposta si impone con maggiore urgenza perché la struttura del Ministero per le opere pubbliche presente in Toscana in Umbria si trova in questo momento senza guida.
La seconda richiesta, per quanto riguarda la sollecitazione dell'atto di sindacato ispettivo n. 4-03900 del 30 luglio 2009, riguarda i cittadini che sono stati danneggiati dal vaccino «Salk» tra il 1958 e il 1962, i quali, nonostante ripetute sentenze sia della Corte di cassazione che della Corte costituzionale, sono ancora in attesa di risarcimento per aver contratto danni molto gravi e irreversibili per la propria salute.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO GIOVANNI REGUZZONI. Signor Presidente, intervengo per dare la notizia che questa notte è venuto a mancare lo storico bustocco, giornalista e scrittore Giovanni Rimoldi, autore di studi, scritti e pubblicazioni di storia locale. È stato attivo da anni nella difesa delle tradizioni del nostro territorio, interessandosi in particolare della cultura lombarda della città di Busto Arsizio, della Valle Olona e della provincia di Varese. Consigliere provinciale per il nostro movimento, è stato dall'inizio azionista, cronista e profondo appassionato delle problematiche che hanno visto nascere e crescere l'aeroporto di Malpensa.
Si è interessato da sempre ed era tra gli esperti maggiori di trasporto aereo nazionale e si è sempre interessato della storia e della cultura legata allo sviluppo della nostra aviazione. Il gruppo della Lega Nord Padania, nel ricordarlo in modo commosso, si associa al dolore della famiglia e vuole in quest'Aula tributargli il dovuto omaggio (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
ROBERTO RAO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
Pag. 9PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO RAO. Signor Presidente, intervengo soltanto per dare notizia a quest'Assemblea che in questo momento in Iran stanno avvenendo nuovi scontri tra la popolazione civile e le organizzazioni governative. A Teheran si sono incrociate manifestazioni in occasione del trentunesimo anniversario della rivolta islamica, quindi organizzate dal regime di Ahmadinejad, contro i rivoltosi che stanno protestando per la drammatica situazione che mette a rischio ulteriormente la salvaguardia dei diritti umani e civili in quel Paese.
In questi giorni, come lei e i colleghi sanno, ci sono state aggressioni e intimidazioni contro le rappresentanze diplomatiche nostre e di altri paesi europei. Ci sono stati insulti, intimidazioni e minacce verso i più alti rappresentanti del nostro Governo e verso il nostro Presidente del Consiglio. È notizia di ieri che ci sono stati addirittura degli attacchi informatici contro libere agenzie di stampa che tentano di operare in quel Paese e di informare il mondo su quello che lì avviene.
Volevo soltanto dire e ricordare a quest'Assemblea che oggi ci sarà una manifestazione di solidarietà organizzata dalla resistenza iraniana in Italia, dall'Unione delle comunità iraniane in Italia di appoggio alla rivolta - purtroppo sempre più silenziosa - che vede protagonisti soprattutto giovani e donne in quel lontano paese, a proposito del quale noi però, grazie a tutti gli strumenti di informazione e soprattutto a Internet, riusciamo ad avere notizia, per fermare soprattutto le esecuzioni capitali nelle carceri e per la liberazione dei prigionieri politici che vedono la loro vita a rischio.
Chiediamo e saremo noi ad essere in piazza insieme ad altri colleghi, anche di altri partiti e di altre forze politiche, a manifestare la solidarietà e la partecipazione da parte dei rappresentanti di questo libero Parlamento ad un paese dove non ci sono un Parlamento e una stampa liberi. Volevo che restasse agli atti che, in questa giornata così triste per la libertà in Iran, ci sarà un gesto di solidarietà da parte del nostro Parlamento nei confronti degli oppressi iraniani (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Popolo della Libertà, Partito Democratico e Lega Nord Padania).
FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, grazie per avermi dato la parola, vorrei anch'io, dopo il collega intervenuto precedentemente, sottolineare la nostra attenzione, come Parlamento italiano, nei confronti di questa giornata, che può essere decisiva o fatale per quei coraggiosi che cercano di prendere le strade mentre il potere degli ayatollah dispiega tutta la sua forza per opprimerli, imprigionarli, ucciderli. Voglio ricordare anche che questa aggressività insopportabile nei confronti di coloro che ormai stanchi, dopo tanti anni di oppressione teocratica, cercano di scrollarsi di dosso un regime che ormai tormenta le donne, uccide gli omosessuali, perseguita i dissidenti, questa oppressione va di pari passo con l'arricchimento dell'uranio che avviene in maniera conclamata e ormai palese.
Dopo aver rifiutato le migliori proposte che l'Occidente aveva fatto ad Ahmadinejad, a partire dall'ottobre scorso quando gli aveva proposto di arricchire l'uranio - già arricchito al 3 per cento - al di fuori dei suoi confini e restituirglielo già arricchito e quindi pronto per un uso pacifico, soltanto due giorni or sono il potere centrale iraniano dopo essersi preso gioco di noi più volte - è ormai dal 2003 che lo sta facendo, ma in particolare in questi mesi a partire da ottobre, quando ha ricevuto la proposta della Nazioni Unite - ha rifiutato una volta per tutte questa proposta di mano tesa e sta procedendo a tutta velocità all'arricchimento dell'uranio, dimostrando così che i suoi fini sono sostanzialmente aggressivi.
L'Iran è l'unico Paese dell'ONU che minaccia quotidianamente di morte un Pag. 10altro Paese dell'ONU, e lo fa dentro l'Assemblea dell'ONU, inficiando così tutte le buone intenzioni nate nel consesso internazionale all'indomani del disastro della seconda guerra mondiale. Noi qui abbiamo tre elementi di cui il nostro Parlamento deve tenere gran conto: la crescita verticale ed esponenziale della preparazione di ordigni micidiali, che non sono solo la bomba atomica, ma anche i missili Shahab 2 e 3 ormai realizzati e un sistema antimissili S-300 sostitutivo di quello che persino i russi si sono ormai rifiutati di fornire all'Iran; l'oppressione complessiva e generalizzata sia delle minoranze dissidenti, sia di quelle che il regime crede contravvenire ai principi dell'islamismo per come lo interpreta; infine la minaccia di genocidio che l'altro giorno quaranta premi Nobel, con un articolo pubblicato a pagamento su The New York Times, hanno dichiarato passibile di processo da parte del Tribunale dell'Aja, come tentativo di genocidio. Io credo che il nostro tribunale... (il lapsus non è casuale), il nostro Parlamento si debba associare alla richiesta dei quaranta premi Nobel di processare Ahmadinejad per il tentativo di genocidio al Tribunale dell'Aja (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).
Svolgimento di interpellanze urgenti (ore 12,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
(Iniziative di competenza del Governo volte a favorire una definizione, in via transattiva, del contenzioso relativo al crollo di un edificio avvenuto nel comune di Castellaneta (Taranto) il 7 febbraio 1985 - n. 2-00600)
PRESIDENTE. L'onorevole Patarino ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00600, riguardante iniziative di competenza del Governo volte a favorire una definizione, in via transattiva, del contenzioso relativo al crollo di un edificio avvenuto nel comune di Castellaneta (Taranto) il 7 febbraio 1985 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, il 26 luglio 2006 nella seduta n. 32 della Camera dei deputati presentai, come primo firmatario insieme ad altri parlamentari dell'allora mio partito Alleanza Nazionale, un'interpellanza urgente al Ministro dell'interno per trattare un delicato argomento relativo ad una dolorosa vicenda riguardante il crollo di un edificio verificatosi la mattina del 7 febbraio 1935 in un comune della provincia di Taranto, Castellaneta, mia città di nascita e di residenza, crollo che aveva causato la morte di 34 persone.
La notizia di quel tristissimo evento, come dissi successivamente nel corso della seduta del 2 agosto 2006 al momento dell'illustrazione dell'interpellanza, trovò largo spazio sulla stampa e nelle televisioni italiane e straniere per molti giorni, suscitando sentimenti di dolore e di commozione. Ebbi a ricordare, in quell'occasione, che tanti e tra i più autorevoli furono gli esponenti istituzionali regionali e nazionali che assicurarono il loro massimo impegno a favore dei superstiti e dei familiari delle vittime. Ci fu persino il Presidente della Repubblica dell'epoca, l'onorevole Pertini, che partecipò ai funerali delle trentaquattro vittime e in un'intervista rilasciata in quell'occasione confessò che quella grande disgrazia lo aveva così dolorosamente colpito che si impegnava a seguire personalmente la vicenda per dare a tutti e in tempi più brevi le più concrete soddisfazioni.
Purtroppo, come denunciai nel corso del mio intervento del 2 agosto 2006, e come devo ahimè ripetere anche quest'oggi, dopo quelle assicurazioni e dopo tante belle e commoventi parole pronunciate dai più prestigiosi pulpiti, dopo le dichiarazioni di solidarietà, i calorosi abbracci e le cordiali strette di mano, spenti i riflettori, per i superstiti ed i familiari delle vittime al dolore per la perdita dei Pag. 11propri cari si è aggiunto il tormento di un interminabile iter processuale del quale non si prevede alcuna definizione: udienze, rinvii, cavilli, scaricabarili, sentenze e appelli che non finiscono mai.
Devo tuttavia aggiungere che sempre riferendomi a quella seduta del 2 agosto 2006, dopo l'illustrazione della mia interpellanza, sembrò affacciarsi un barlume di speranza. Ad accendere quel barlume fu allora il sottosegretario al Ministero dell'interno, il professor Alessandro Pajno, che intervenendo in risposta ebbe a dichiarare testualmente: «Il Ministero dell'interno si rende conto della gravità dei ritardi che si sono accumulati in questa vicenda, ma che finora non ha visto acclarato in sede giurisdizionale le responsabilità civili. Si dichiara disponibile a collaborare alla ricerca di una soluzione che venga incontro alle esigenze delle famiglie» ed aggiungeva, per essere più concreto: «un'ipotesi potrebbe essere quella di un intervento legislativo mirato, che, viste le ristrettezze di natura economica, consenta allo Stato di adottare misure finanziarie che rendano possibili anche eventualmente il conseguimento del ristoro da parte degli interessati».
Quel barlume si alimentò e si rafforzò circa un anno dopo, il 15 dicembre 2007, in occasione della discussione sul disegno di legge di bilancio, quando venne accolto con parere favorevole del Governo un mio ordine del giorno con il quale si impegnava il Governo stesso - cito testualmente - a «rendersi promotore di un intervento legislativo mirato, che (...) consenta allo Stato di adottare misure finanziarie che rendano possibile il conseguimento del ristoro da parte degli interessati».
Ora, signor Presidente, signor sottosegretario, vista la sentenza n. 248 del 2005 della corte di appello di Lecce, in Taranto, con la quale viene chiamato in causa il Ministero dell'interno e vista la volontà del Governo espressa con dichiarazioni ufficiali in due occasioni di collaborare per trovare la soluzione che venga incontro alle famiglie di quelle vittime, chiedo al Governo, attraverso lei, signor sottosegretario, di farsi promotore delle iniziative più opportune, magari proponendo un atto di transazione da sottoscrivere dalle tre parti interessate: il comune di Castellaneta, il Ministro dell'interno e gli aventi diritto al risarcimento.
Il Governo di allora accese e alimentò quel barlume di speranza, il Governo di oggi, nel rispetto di quella volontà e di quelle intenzioni che non sono state mai, né potrebbero essere, cancellate, ha il dovere di dare corso a quelle decisioni per chiudere nella maniera più equa una vertenza che proprio quattro giorni fa ha celebrato il suo triste venticinquesimo anniversario.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.
MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, l'interpellanza ritorna su una questione alla quale il Ministero dell'interno guarda con la massima considerazione, per il dolore dei familiari delle vittime del disastro e per il gravissimo disagio che essi hanno dovuto sopportare, anche a causa dei tempi lunghi della giustizia.
Le principali tappe dell'annosa vicenda, sia con riferimento all'iter giudiziario, sia riguardo ai vari passaggi parlamentari, sono state correttamente ricostruite dagli interpellanti. È, tuttavia, doveroso precisare che l'impulso ad un «intervento legislativo mirato» per il ristoro economico delle vittime, affermato anche con l'ordine del giorno del 15 dicembre 2007 - pur prontamente recepito dal Ministero dell'interno, che formulava una proposta di emendamento al disegno di legge finanziaria per l'anno 2008 - si arrestava di fronte al parere sfavorevole reso dal Ministero dell'economia e delle finanze sulla citata proposta di emendamento, considerata come «intervento di carattere localistico, in contrasto con i principi previsti dall'articolo 11, comma 3, lettera i)-ter della legge n. 468 del 1978».
Anche alla luce di questi presupposti, al momento risulta impossibile per il Ministero Pag. 12dell'interno derogare alla doverosa linea processuale assunta nel giudizio civile in cui è stato chiamato in causa, nel cui ambito, con il supporto della difesa erariale, si contesta ogni possibilità di ascrivere l'onere risarcitorio allo Stato, poiché la responsabilità - già acclarata in sede penale - del sindaco del comune di Castellaneta è da considerarsi correlata agli obblighi che allo stesso derivavano dall'articolo 153 del Testo unico della legge comunale e provinciale, approvato con regio decreto n. 148 del 1915, a quel tempo vigente.
La responsabilità del sindaco per l'omessa vigilanza sulla costruzione è riconducibile non già alla funzione di ufficiale di Governo, ma al suo ruolo di capo dell'amministrazione comunale, nell'ambito di una precipua funzione assegnata all'ente locale ai sensi dell'articolo 32 della legge urbanistica del 1942.
Nella fattispecie, infatti, è stato processualmente accertato che per la costruzione de qua non era stata rilasciata la licenza edilizia e che l'edificazione era proseguita nonostante la formale comunicazione al sindaco con la quale il progettista, nel rinunziare alla direzione dei lavori, manifestava espressamente gravi preoccupazioni sulla stabilità del costruendo immobile.
Il rispetto del principio di legalità non consente al Ministero dell'interno di recedere dalla linea difensiva imperniata sul proprio difetto di legittimazione passiva e sulla conseguente contestazione della vocatio in ius ottenuta dal comune di Castellaneta. Pertanto, stante la situazione testé descritta, non appare praticabile una ipotesi transattiva, che presupporrebbe il riconoscimento di una responsabilità dello Stato, che, invece, è da escludersi sulla base della vigente normativa.
Il Governo condivide in ogni caso la vicenda evocata dagli onorevoli interpellanti e si compenetra nel dramma umano vissuto dai superstiti. Ritiene, pertanto, che occorra fare ogni sforzo per ricercare la soluzione più idonea a venire incontro ad una richiesta che corrisponde anche ad una esigenza di giustizia e di solidarietà umana. Soluzione che non rientra tra le competenze del Ministero dell'interno che, comunque - come riconosciuto dagli stessi interpellanti - ha promosso tutte le iniziative possibili e in tal senso continuerà nel suo impegno.
PRESIDENTE. L'onorevole Patarino ha facoltà di replicare.
CARMINE SANTO PATARINO. Signor Presidente, signor sottosegretario, le sono molto grato per essere venuto a rispondere con apprezzabile tempestività alla mia interpellanza per affrontare un tema così delicato, quale quello adesso al nostro esame. La ringrazio, altresì, per avere puntualizzato e per aver arricchito di informazioni la sua relazione, specialmente nella parte iniziale, dove c'è la descrizione storica di quanto è accaduto. Si tratta di una descrizione che io condivido e per la quale dichiaro la mia soddisfazione.
Non altrettanto, però, signor sottosegretario, posso dire per la conclusione. Mi dispiace di non poter condividere la decisione del Governo e la sua scelta, che produce tanta amarezza.
Avrei voluto dichiararmi soddisfatto anche della parte finale della sua risposta, quella contenente il dispositivo.
Dichiarare la soddisfazione per la sua risposta, condividere la decisione del Governo, signor sottosegretario, signor Presidente, avrebbe significato prendere atto, finalmente, della svolta in positivo di una così tristemente lunga vicenda e avrebbe consentito a noi, a me, a lei, al Governo e alle istituzioni in genere, di poter dimostrare di avere la voglia e di essere in grado di dare una risposta seria, giusta e definitiva, una risposta che i superstiti di quel crollo e i familiari delle vittime (dopo venticinque anni di tribolazioni, di sofferenze e di estenuanti e spesso mortificanti attese, dopo venticinque anni di promesse non mantenute, di illusioni, di disillusioni e delusioni), hanno il diritto di reclamare.
Lei ha detto che bisogna fare quanto è possibile o tutto quello che sarà possibile. Io mi auguro, però, signor sottosegretario, Pag. 13che, oltre a fare appello alle forze, che del resto mancano (il comune di Castellaneta, infatti, se dovesse rispondere in solido e pagare quanto è stabilito dai tribunali, andrebbe in dissesto, non per un ventennio, ma per oltre cinquant'anni), siccome il comune di Castellaneta fa parte dello Stato italiano, anche lo Stato si faccia carico di quello che è accaduto fornendo risposte a chi legittimamente aspetta.
La loro, signor sottosegretario, non è una pretesa priva di fondamento. Il loro non è un tentativo di speculare sulla disgrazia, ma è una legittima e sacrosanta ricerca di risarcimento, un risarcimento dovuto e da più tempo e da più parti promesso, un risarcimento che certo non può restituire la vita, non può riportare indietro nel tempo per cancellare la tragedia, né può attenuare il dolore. Quel risarcimento, invece, servirebbe, al di là dell'aspetto economico in sé, a dare un grande segnale di esistenza dello Stato, che sa essere vicino al cittadino, soprattutto quando ne ha più bisogno. Oggi, purtroppo, questo non lo possiamo dire e me ne dispiace (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
(Misure di contrasto della criminalità organizzata in Calabria, con particolare riferimento all'imminente competizione elettorale - n. 2-00610)
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare l'interpellanza Leoluca Orlando n. 2-00610, concernente misure di contrasto della criminalità organizzata in Calabria, con particolare riferimento all'imminente competizione elettorale (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmatario.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, nell'interpellanza Leoluca Orlando ed altri, firmata da me e da altri trenta parlamentari, si evidenzia un fatto drammatico che in questi giorni non solo è cronaca, ma è anche drammatica realtà nel territorio calabrese. Si registra in Calabria un'escalation drammatica della criminalità organizzata che, in barba allo Stato e, fino ad oggi, ad un'incerta azione dello Stato, continua e sta ulteriormente evidenziando la sua forza e il suo dominio territoriale.
Negli ultimi giorni e negli ultimi mesi sono quotidiani gli interventi intimidatori di stampo mafioso ai danni di amministratori pubblici, dirigenti, imprenditori, segno, appunto, del tentativo della mafia di riappropriarsi o, meglio, di dimostrare chi veramente comanda sul territorio. Alcuni dati sono utili per comprendere il fenomeno, che riguarda atti che vanno da settembre a dicembre 2009. A Reggio Calabria e provincia sono stati registrati centosessanta atti intimidatori, fra attentati al tritolo e colpi di pistola alle saracinesche dei negozi. Ottanta casi si sono verificati soltanto nel capoluogo. Questa tensione si è evidenziata come una sfida forte allo Stato, perché in ogni passaggio di un esponente del Governo da Reggio Calabria vi è stata un'azione forte, uguale e contraria da parte della criminalità organizzata.
Ne cito solo alcune: il 3 gennaio 2010, fatto che ha segnato l'inizio della tensione, è stata fatta esplodere davanti alla procura di Reggio una bomba. Il 7 gennaio 2010, durante la visita del Ministro Maroni e del Ministro Alfano, arrivati nella città sullo Stretto, è stato ritrovato nel cortile dell'aula bunker un ordigno, che fortunatamente è rimasto inesploso.
Il 21 gennaio 2010 - ricorderanno i più - in occasione della visita in Calabria del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a Reggio, per far vedere che lo Stato c'è ed è rappresentato al massimo livello, è stata trovata lungo il percorso del Presidente un'auto abbandonata con armi, munizioni e ordigni, a dimostrazione, da parte della 'ndrangheta, che essa non ha molto interesse e non le importa tanto il fatto che vadano lì in sfilata ministri o chicchessia, ma che comanda lei sul territorio.
Aggiungo l'ultimo attentato al magistrato antimafia Giuseppe Lombardo, con una busta contenente proiettili e minacce, proprio il giorno in cui questo magistrato terminava la requisitoria al cosiddetto Pag. 14processo «Testamento». Quest'ultimo evidenzia il rapporto tra mafia e appalti nella zona di Reggio Calabria. In particolare, svela i collegamenti delle potenti cosche dei Libri e dei Condello; soprattutto, mette in luce una commistione - è questa la cosa più grave, sulla quale chiediamo al Governo di intervenire e di capire cosa stia facendo - tra imprenditori e amministratori comunali di Reggio Calabria.
Nell'indagine si legge testualmente che è coinvolto un ex amministratore, nonché ex poliziotto, che sarebbe l'anello di congiunzione tra i clan e i soldi pubblici nel settore dell'edilizia e degli appalti; su questi, non vi è alcun tipo di controllo.
Concludendo la sua requisitoria, il 2 febbraio 2010, il pubblico ministero Lombardo, nel chiedere 89 anni di reclusione, testualmente affermava, a proposito dell'azione della famiglia Libri, che esercitava «una pressione asfissiante nel territorio di Cannavò, anche per ciò che riguarda l'edilizia privata, costringendo i cittadini ad accettare le forniture da soggetti vicini alla famiglia, come Bruno Crucitti».
Vanno, altresì, evidenziati, in quest'ultimo periodo, anche gli attentati a giornalisti, a dimostrazione che la criminalità organizzata si sta occupando di tutto. Tutto ciò che prova a contrastarla, viene comunque attaccato: magistrati, forze dell'ordine, imprenditori onesti, ma anche giornalisti.
Ne cito due, entrambi giornalisti impegnati proprio nella ricerca di notizie riguardanti i rapporti tra criminalità organizzata, 'ndrangheta, appalti, lavori pubblici e amministratori: Michele Albanese del Quotidiano della Calabria, che ha subito delle minacce forti, e da ultimo il 6 febbraio - al riguardo abbiamo anche presentato un'interrogazione urgente - Antonino Monteleone, al quale è stata incendiata la macchina, sempre a Reggio Calabria.
Citando tutti questi episodi e evidenziando ciò che ovviamente è accaduto, con questa interpellanza ci rivolgiamo al Governo, perché non è più il momento di esitare: riteniamo che bisogna avviare un intervento forte e immediato, considerato anche che non solo vi è questo rapporto tra illegalità e amministrazione, che è il ganglio vitale, perché, se non si interviene su questo, non si debilita sicuramente la criminalità organizzata.
Ma, ed è ancora più grave, evidenziamo che vi sono anche le elezioni regionali in Calabria. Anche per questo, chiediamo al Governo cosa voglia fare in concreto per garantire il regolare svolgimento delle procedure elettorali alle prossime elezioni regionali in Calabria.
Infatti, si può dire che si lotta contro la mafia, che si fanno provvedimenti, ma poi, dall'altra parte, se in concreto non si adottano quegli strumenti che consentono di escludere dall'amministrazione e dall'intervento delle istituzioni i rappresentanti esponenti della mafia, evidentemente non si fa niente.
Chiediamo, quindi, al Governo di sapere concretamente cosa intenda fare per garantire che nessun colluso con la mafia, con la criminalità organizzata e con la 'ndrangheta sia nelle liste italiane sicuramente, ma soprattutto del sud, e quindi in Calabria, non solo per alcuni partiti, ma per tutti. Credo che sia doveroso da parte del Governo intervenire e spiegare.
PRESIDENTE. Saluto gli studenti dell'istituto d'istruzione secondaria superiore «Manetti» di Grosseto, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune, ed in particolare alla fase dello svolgimento di atti del sindacato ispettivo (Applausi).
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Michelino Davico, ha facoltà di rispondere.
MICHELINO DAVICO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, la lotta alla criminalità organizzata rappresenta un obiettivo primario e strategico dell'azione che il Governo persegue, con determinazione, sin dal suo insediamento e i risultati sinora conseguiti ne sono prova tangibile.
Dall'inizio dell'anno, per riferire sui fatti più recenti, sono state messe a segno importanti operazioni che consentono di proseguire con successo nella strategia di più ampio respiro intrapresa per garantire Pag. 15il controllo del territorio calabrese ed il ripristino della legalità.
In particolare lo scorso 12 gennaio, nell'ambito dell'operazione «Rosarno è nostra 2», le squadre mobili di Reggio Calabria e Bologna hanno eseguito quattordici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di esponenti di spicco della pericolosa cosca Bellocco, operante sul territorio di Rosarno con agguerrite propaggini nella provincia bolognese e il cui reggente, Bellocco Domenico, è stato poi tratto in arresto il successivo 31 gennaio dalla squadra mobile di Reggio Calabria.
Il 16 gennaio, invece, la squadra mobile di Reggio Calabria ha dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti degli esponenti delle cosche Lo Giudice e Libri, attive nel capoluogo di provincia.
L'ultima operazione di rilievo si è svolta appena pochi giorni fa. Il 3 febbraio, infatti, sempre la squadra mobile di Reggio Calabria, unitamente al servizio centrale operativo, ha eseguito in quella provincia ed in altre regioni (Lombardia, Toscana, Marche, Campania e Basilicata) cinquantasei ordinanze di custodia cautelare in carcere per i reati di associazione per delinquere, finalizzata a favorire l'immigrazione clandestina e la permanenza sul territorio italiano di cittadini stranieri, ed intermediazione finanziaria abusiva.
L'indagine ha interessato esponenti delle cosche operanti nel versante ionico della provincia ed è il segno dello stretto legame che spesso esiste tra immigrazione clandestina e criminalità organizzata.
Tali operazioni rappresentano solo la più recente testimonianza della straordinaria attività che le forze dell'ordine stanno dispiegando nella lotta alla criminalità organizzata in Calabria. D'altronde è senza precedenti l'impegno a tutto campo del Governo contro la 'ndrangheta, per colpirla soprattutto negli interessi economici e nei patrimoni illecitamente accumulati. La 'ndrangheta infatti rappresenta l'organizzazione più agguerrita del panorama criminale italiano, che ormai ha esteso e proietta i suoi tentacoli non solo fuori dalla Calabria ma anche fuori dal territorio nazionale.
Soprattutto nel narcotraffico, ha sviluppato una straordinaria capacità di dialogo con altri sodalizi criminali, anche stranieri. La 'ndrangheta inoltre manifesta una spiccata tendenza all'infiltrazione nelle amministrazioni locali e nel settore degli appalti di opere, servizi e forniture. Sulla pericolosità di questi aspetti si è concentrata, in misura più rilevante rispetto al passato, l'attenzione degli organi responsabili per elevare l'azione di contrasto sia in direzione del risanamento delle amministrazioni locali, sia attraverso operazioni di polizia specificamente mirate.
I numeri registrati - mai ottenuti in precedenza - sono la prova migliore di questo impegno: da quando è in carica l'attuale Governo, sono stati sciolti sei consigli comunali in Calabria (tre nella sola provincia di Reggio Calabria) sul totale di quattordici.
Sono state portate a termine 110 operazioni (più 34 per cento rispetto all'analogo periodo di tempo del precedente Governo) con l'arresto di 995 affiliati alla 'ndrangheta (più 16 per cento). Va inoltre evidenziato che tra i 324 più pericolosi latitanti complessivamente arrestati (più 82 per cento) ben 48 appartengono alla 'ndrangheta (più 118 per cento).
Anche sul versante dell'aggressione ai patrimoni illeciti altrettanto straordinari sono stati i risultati conseguiti, che hanno portato al sequestro di 2.691 beni appartenenti alla 'ndrangheta (più 93 per cento), per un valore di circa 1 miliardo e 200 milioni di euro (più 120 per cento). Nell'analogo periodo del precedente Governo erano stati sequestrati alla 'ndrangheta 1.396 beni per un valore di circa 537 milioni di euro.
Sono stati, inoltre, confiscati complessivamente 838 beni (più 512 per cento) per un valore di oltre 380 milioni di euro (più 1.900 per cento); nell'analogo periodo del precedente Governo erano stati confiscati 137 beni per un valore di 19 milioni di euro. Pag. 16
Il 7 gennaio scorso, in occasione del vertice interforze che il Ministro dell'interno e il Ministro della giustizia hanno tenuto a Reggio Calabria con la partecipazione del procuratore nazionale antimafia, sono stati disposti una generale intensificazione e un rafforzamento dell'apparato investigativo, di prevenzione e repressione in Calabria. È stato, infatti, disposto l'immediato invio a Reggio Calabria di 121 uomini delle forze di polizia, che sono già operativi sul territorio, nonché l'anticipazione dell'assegnazione di 6 magistrati agli uffici giudiziari. Nel corso dello stesso vertice è stato assunto l'ulteriore impegno di un mirato coordinamento dell'attività di aggressione dei patrimoni criminali mediante il rafforzamento del desk interforze sulle misure di prevenzione patrimoniali coordinato dal procuratore distrettuale di Reggio Calabria.
Inoltre, per potenziare l'azione di contrasto dei tentativi di infiltrazione delle famiglie mafiose calabresi negli appalti pubblici, il Gruppo interforze centrale emergenza ricostruzione Abruzzo e il Gruppo interforze centrale Expo 2015 sono stati incaricati di monitorare, con priorità assoluta, le possibili infiltrazioni della 'ndrangheta nei lavori post-terremoto in Abruzzo e in quelli previsti per l'Expo 2015 di Milano.
Per sviluppare una nuova strategia integrata di ancor più ampio respiro, in continuità con gli straordinari risultati conseguiti e con le iniziative adottate sul piano operativo, il 28 gennaio scorso, proprio a Reggio Calabria, il Consiglio dei ministri ha approvato importantissimi provvedimenti che costituiranno la base normativa per proseguire senza tregua la lotta alla criminalità organizzata. Il primo di questi provvedimenti è il decreto-legge 4 febbraio 2010, n. 4, che ha istituito l'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, la cui sede è stata stabilita proprio a Reggio Calabria.
La chiave di volta, assolutamente innovativa del provvedimento, è proprio l'aver unificato in un unico soggetto le fasi dell'amministrazione giudiziaria e della destinazione finale del bene. Inoltre, l'immediato e diretto rapporto tra l'Agenzia e l'autorità giudiziaria è destinato a ridurre drasticamente i tempi intercorrenti tra il sequestro e la definitiva destinazione dei beni che, grazie alle nuove norme, potrà essere programmata già durante l'amministrazione giudiziaria.
A fronte degli straordinari risultati conseguiti sul piano dei sequestri e delle confische, di cui ho fatto cenno, le eccessive lungaggini sinora registrate, se non compresse, rischiano, infatti, di provocare una crisi nel sistema di contrasto alle mafie, con patrimoni rilevanti destinati all'abbandono e al degrado, con riflessi negativi per la credibilità e l'autorevolezza delle istituzioni.
Sempre in occasione del Consiglio dei ministri tenutosi a Reggio Calabria il 28 gennaio scorso, il Governo ha approvato un altrettanto importante disegno di legge di straordinaria valenza riformatrice: il «Piano straordinario contro le mafie» che rappresenta la naturale prosecuzione dell'impegno che il Governo ha assunto nel primo Consiglio dei ministri svoltosi a Napoli il 21 maggio 2008 con il decreto-legge 23 maggio 2008, n. 92, convertito dalla legge 24 luglio 2008, n. 125, e con la recente legge 15 luglio 2009, n. 94.
Il Piano straordinario contro le mafie costituisce, unitamente alla specifica iniziativa sull'Agenzia nazionale, il «pacchetto antimafia» del Governo che raccoglie anche precise istanze da tempo avanzate dalle forze di polizia e dalla magistratura.
Il disegno di legge contiene, innanzitutto, significative modifiche normative in tema di disposizioni antimafia, misure di prevenzione, certificazioni antimafia ed operazioni sottocopertura, volte ad una sistemazione organica dell'intera materia, con l'obiettivo di addivenire alla redazione di un Testo unico, che costituirà un vero e proprio codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione.
Inoltre, prevede l'introduzione di innovative disposizioni per forgiare più incisivi strumenti di controllo degli appalti pubblici, Pag. 17di tracciabilità dei connessi flussi finanziari, di aggressione ai patrimoni mafiosi, anche attraverso una mirata azione della Direzione investigativa antimafia, nonché di lotta più incisiva alle ecomafie.
Sulla «tracciabilità» dei flussi finanziari relativi ai contratti pubblici, intendo sottolinearlo, è stato ora esteso a tutto il territorio nazionale quanto già previsto per la ricostruzione in Abruzzo e per i lavori dell'Expo 2015 di Milano, introducendo, a regime, la regola dell'obbligatorietà dell'utilizzo di conti dedicati e di bonifici bancari o postali per tutti i contratti pubblici.
Tutte le misure contenute nel disegno di legge andranno ad aggiungersi alle altre già varate dal Governo in materia di appalti: l'approvazione della legge n. 94 del 2009 ha, tra l'altro, istituzionalizzato il sistema dei controlli sui cantieri delle imprese interessate all'esecuzione dei lavori pubblici, conferendo ai prefetti specifici poteri di accesso e di accertamento. Con tale iniziativa è stata messa a regime la preziosa esperienza sviluppata dalla Direzione investigativa antimafia e dai gruppi interforze istituiti presso le prefetture nel settore degli appalti riguardanti le grandi opere. Sempre nella prospettiva di assicurare trasparenza, regolarità ed economicità nella gestione degli appalti pubblici e prevenire il rischio di infiltrazioni mafiose, il piano definisce le modalità per promuovere l'istituzione, in ambito regionale, di una o più stazioni uniche appaltanti.
Analogamente, per favorire lo scambio informativo e razionalizzare l'azione investigativa per l'applicazione delle misure di prevenzione patrimoniale, viene istituzionalizzata, sul territorio nazionale, la buona prassi dei desk interforze provinciali presso le Direzioni distrettuali antimafia con la partecipazione delle forze di polizia e della DIA. In relazione, infine, allo specifico quesito che gli onorevoli interpellanti pongono riguardo allo svolgimento delle prossime elezioni regionali, sottolineo che l'ordinamento costituzionale attribuisce alle regioni un'ampia sfera di autonomia in materia ed in Calabria è stata approvata la legge regionale 6 febbraio 2010, n. 4 (entrata in vigore l'8 febbraio scorso) che ha modificato il sistema elettorale di quella regione. In linea con il principio di leale collaborazione che deve ispirare il rapporto tra lo Stato e le autonomie regionali, il Ministero dell'interno - mediante le prefetture - fornisce alle regioni il supporto eventualmente richiesto per lo svolgimento del procedimento elettorale, la cui gestione tecnico-organizzativa compete alle regioni stesse. Al prefetto del capoluogo regionale - nella sua veste di rappresentante dello Stato per i rapporti con il sistema delle autonomie - compete esclusivamente la convocazione dei comizi elettorali e la determinazione della ripartizione dei seggi alle varie circoscrizioni provinciali. Per tali ragioni al Ministero dell'interno - e per esso alle prefetture - non è rimessa alcuna forma di sindacato sull'ammissibilità delle candidature. In conclusione, i recenti atti intimidatori a cui fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, definendoli dei veri e propri messaggi alle istituzioni, appaiono come evidenti segni di nervosismo delle cosche di fronte all'incalzante azione di contrasto che lo Stato sta sviluppando senza tregua. Il fronte compatto delle istituzioni contro le mafie proseguirà verso l'obiettivo irrinunciabile di riaffermare la presenza significativa dello Stato e di tutte le sue istituzioni in regioni, come la Calabria, ove la criminalità organizzata è particolarmente radicata.
PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare.
IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, evidentemente ho ascoltato il sottosegretario con attenzione, sperando di avere una risposta all'interpellanza presentata per i fatti gravi che sono stati evidenziati. Lei ha soltanto elencato ciò che è stato fatto, disattendendo quella che invece era la richiesta, relativa proprio a ciò che dovremmo fare da oggi in poi. Sappiamo cosa è stato fatto e sappiamo anche che non è stato sufficiente, perché con questa recrudescenza criminale di questi giorni si Pag. 18arriva all'assurdo che tra gli elementi positivi vi è anche l'arresto di un rappresentante della famiglia Bellocco, che qualche giorno prima, a seguito dei fatti di Rosarno, era stato intervistato dalle televisioni di Stato. Quindi figuriamoci che incidenza può avere quel tipo di intervento, tale è la sfida rispetto allo Stato. Allora ci vogliono degli interventi più seri, più forti. Anche il riferirsi all'Agenzia per la gestione dei beni confiscati da istituire a Reggio Calabria sarebbe un elemento importante se questo Governo non avesse preventivamente approvato, da un lato lo scudo fiscale, consentendo il rientro dei capitali dall'estero illecitamente costituiti, dall'altro la possibilità di vendere i beni non assegnati a seguito di confisca, mettendo totalmente in disuso di fatto l'istituto della confisca. Infatti è chiaro che nel momento in cui i beni non vengono assegnati vengono rimessi sul mercato e la situazione in questo caso diventa difficile. Le posso garantire - da siciliano, da persona del sud che è stata nelle istituzioni, lottando contro la criminalità organizzata anche in maniera forte e dura quando ve n'era bisogno, cercando di tenerla fuori dalle istituzioni - che nel momento in cui non colpisci la parte economica e non metti in discussione il patrimonio costituito illecitamente alla fine non fai molto. Devo dire che alla fine è difficile pretendere da qualcuno di poter richiedere un bene confiscato, nel momento in cui il mafioso sa che se non viene richiesto se lo può riprendere attraverso prestanome o altri. È chiaro che sarà difficile trovare qualcuno che ne faccia richiesta. Noi ci aspettavamo qualcosa di diverso. I fatti di Rosarno, di Reggio Calabria (la presenza del Presidente Napolitano e il ritrovamento delle armi) hanno dimostrato che lo Stato è rimasto inerte. I fatti di Rosarno si erano verificati un anno prima (il comune di Rosarno è commissariato, c'è un prefetto che svolge la funzione di commissario).
Ebbene, l'anno prima è successa la stessa cosa, è successo ad un anno di distanza, ma in un anno di commissariamento nulla è stato fatto. Se vi fosse stato un sindaco avremmo potuto dare la colpa a lui, ma qui vi è un commissario dello Stato e allora il tema è il seguente: o il Ministro sapeva e non è intervenuto - ed è un fatto gravissimo - oppure il commissario non sapeva o non se ne è accorto (e allora va rimosso il commissario). Ma in mezzo qualcosa deve accadere. Infatti è certo che l'anno prima è successa la stessa cosa a Rosarno, con l'aggressione e la sparatoria contro gli extracomunitari e l'anno dopo è successa la stessa cosa a Rosarno e quello che ha fatto il Governo è stato soltanto abbattere le costruzioni dove costoro venivano tenuti, in situazioni ovviamente di indigenza che andavano certamente rimosse. Noi ci aspettavamo cose diverse, i calabresi ed i cittadini del sud si aspettavano cose diverse.
Devo dire che tira un sospiro di sollievo anche la criminalità organizzata, che si aspettava interventi diversi. Per esempio noi avremo intenzione di chiedere, a proposito delle liste pulite, che il Governo intervenga affinché tutti siano obbligati a sottoporre preventivamente alla commissione nazionale antimafia tutte le loro liste, per verificare concretamente se in quelle liste non vi sia il mafioso. Infatti, il mafioso non si candida, non avrà la sfrontatezza di mettersi in lista, anche se si può trovare un prestanome del mafioso. Quindi va verificato, perché quello è il ganglio che va colpito. Se non lo comprendete è difficile arrivare alla conclusione. Colpire il criminale dopo che ha commesso il crimine, alla fine, non serve a molto. Bisogna prevenire ed in queste sue dichiarazioni non vi è prevenzione, vi è emergenza, che non serve a prevenire alcunché.
Volevamo - e lo abbiamo chiesto più volte - l'esercito in Calabria: mandatelo, anziché pensare di intervenire con decreti-legge, che sono cosa difficile da attuare. Non abbiamo sentito parlare di incremento delle forze dell'ordine e di dare maggiori risorse, non abbiamo sentito parlare di dare maggiori risorse ai magistrati che operano in trincea, in Calabria e a Reggio Calabria in particolare. Signor sottosegretario, volevamo sentire non cosa è Pag. 19stato fatto, ma cosa intendevate fare e purtroppo questo non è accaduto. Ne prendiamo atto, ci dispiace.
Noi comunque continueremo a chiedere interventi dello Stato, perché crediamo nelle istituzioni pulite, nelle istituzioni al netto della mafia, della criminalità organizzata e delle collusioni e continueremo a non arrenderci, insieme a tutti quei cittadini calabresi e del sud che hanno voglia di un futuro diverso. Questo Governo non lo comprende, ma il sud ha veramente voglia di un futuro diverso, anche se chi sta al nord fa fatica a comprenderlo e pensa sempre a cose differenti. Parlo di quei cittadini calabresi e del sud che hanno voglia di un futuro diverso, libero dalla mafia, dalla 'ndrangheta, dalla criminalità organizzata, ma anche da quei collusi che all'interno delle istituzioni continuano a creare il rapporto tra mafia, criminalità organizzata ed istituzioni. Parlo di quei cittadini che vogliono però riferimenti credibili all'interno delle istituzioni, che vogliono atti concreti, che incalzano il Governo così come noi facciamo. Il Governo non fa che mettere pezze dove invece occorrerebbe intervenire drasticamente e preventivamente, cosa che fino ad oggi non ha fatto. Noi non ci arrenderemo, signor sottosegretario, e spereremmo che il Governo si svegliasse.
(Problematiche inerenti alle caratteristiche tecniche degli elicotteri utilizzati per le operazioni di elisoccorso - n. 2-00604)
PRESIDENTE. L'onorevole Bressa ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00604, riguardante problematiche inerenti alle caratteristiche tecniche degli elicotteri utilizzati per le operazioni di elisoccorso (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti).
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, come è a tutti noto all'interno del servizio 118 di emergenza sanitaria opera il servizio di elisoccorso. Per lo svolgimento di tale servizio gli elicotteri devono avere una certificazione particolare: devono essere certificati in categoria A o equivalente, cioè devono essere progettati con alcune prescrizioni tecniche aggiuntive, ai fini di garantire una maggiore sicurezza operativa. Purtroppo, nonostante questi accorgimenti tecnici, durante le operazioni accade - con una certa frequenza, appunto - che l'80 per cento degli incidenti di elicotteri sono causati dall'impatto con cavi o corpi che non vengono facilmente identificati. Nell'estate scorsa, nell'agosto del 2009, un fatto particolarmente grave si è verificato sul Monte Cristallo, dove un elicottero del 118 dell'azienda sanitaria di Belluno ha incrociato i cavi dell'alta tensione e questo ha provocato la morte di quattro persone.
Tuttavia, occorre dire una cosa importante: nel 2007, la direzione generale degli armamenti aeronautici ha rilasciato il certificato di omologazione al sistema Loam: un sistema di controllo e monitoraggio della rotta del volo degli elicotteri, in grado di informare in tempo reale il pilota sulla natura, distanza e direzione di eventuali ostacoli, in particolare gli ostacoli di ridotte dimensioni come i fili e i tralicci, che costituiscono, nella stragrande maggioranza dei casi, il pericolo maggiore per la navigazione e che fanno sì che l'80 per cento, come dicevo prima, degli incidenti sia imputabile ad impatti con i cavi dell'alta tensione o con cavi difficilmente distinguibili per la mancanza di un contrasto o di una segnalazione evidente a chi pilota l'elicottero.
Pertanto, l'interpellanza è rivolta al Governo per sapere se le caratteristiche tecniche degli elicotteri da utilizzare per le operazioni di elisoccorso siano state monitorate e aggiornate con le più moderne tecnologie, così come avviene per gli elicotteri che operano per i servizi militari, nonché per sapere se il Governo non ritenga opportuno promuovere ogni azione affinché l'inserimento del sistema Loam venga previsto anche tra le caratteristiche richieste per gli elicotteri utilizzati per l'elisoccorso. Ciò consentirebbe una riduzione Pag. 20dei pericoli che, ancora oggi, incombono su chi si dedica a questa importantissima attività di soccorso.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, il Loam è un apparato di ricezione e trasmissione segnali, in grado di riconoscere a distanza ostacoli anche di ridotte dimensioni, come cavi o fili elettrici, di diametro non inferiore a 5 millimetri.
In merito all'impiego di sistemi Loam, l'ENAC ha comunicato che intende in primo luogo sollecitare i costruttori di elicotteri ad iniziare campagne sperimentali finalizzate a valutarne la loro efficacia in campo civile. Si è reputato, infatti, necessario valutare le caratteristiche ed i limiti di questi sistemi nelle varie condizioni di impiego ed ambientali, nonché effettuare una valutazione di costi ed efficacia.
Tali verifiche preliminari risultano necessarie al fine di avviare un iter per la certificazione in campo civile, la cui competenza è oggi di responsabilità dell'EASA. Sulla base di questi risultati, potrà successivamente essere iniziata un'analisi regolamentare per un eventuale inserimento di questo sistema nei requisiti operativi degli elicotteri adibiti all'effettuazione di specifiche operazioni, quale quella del soccorso sanitario.
PRESIDENTE. L'onorevole Bressa ha facoltà di replicare.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, sono profondamente insoddisfatto, poiché vi è un'incongruenza non comprensibile: il sottosegretario Pizza, che comunque ringrazio per la risposta, ha fatto esplicito riferimento alla necessità che l'ENAC avvii verifiche preliminari, necessarie per valutare la funzionalità di questo sistema, nonché campagne sperimentali per valutare se, nel campo dell'aviazione civile, questo sistema possa funzionare.
Questo tipo di approccio al problema è del tutto ridicolo: dal 2006, infatti, gli elicotteri militari sono già dotati di questo sistema. Faccio presente che il sistema EH-101 - il sistema Loam - è in dotazione alla marina militare a partire dall'ottobre del 2006. Pertanto, non si capisce perché ciò che vale per gli elicotteri in servizio militare non debba valere anche per quelli in servizio civile.
Non si tratta di calcolare i costi o i benefici: il sistema Loam è l'unico in grado di far vedere ad un pilota un ostacolo, come ricordava bene il sottosegretario, anche delle dimensioni di 5 millimetri. Non si tratta, dunque, di un problema di costi, ma del perché un sistema che è già in dotazione all'aeronautica militare e alla marina militare, non debba essere patrimonio anche di chi fa servizio civile, servizio di soccorso.
Una risposta di questo genere non è accettabile: infatti, se il Loam non funzionasse, non si capirebbe perché i nostri elicotteri militari dal 2006 ne sono dotati; né si capisce quale possa essere la differenza tra un elicottero che effettua operazioni militari ed un elicottero che compie operazioni civili, relativamente al fatto di poter individuare corpi estranei di dimensioni ridotte.
Siccome l'80 per cento degli incidenti degli elicotteri civili è imputabile a impatto con cavi che non vi è alcuna possibilità di identificare, questa è una risposta che non solo è gravemente insufficiente, ma è anche fortemente irresponsabile. Mi chiedo se sotto questo tipo di decisione non vi siano delle inconfessabili esigenze di carattere industriale. Stiamo per approvare una Spa militare che dovrà garantire l'approvvigionamento delle risorse militari e non ci preoccupiamo, invece, di garantire uno strumento che è assolutamente necessario per evitare gli incidenti che avvengono, utilizzando delle argomentazioni del tutto incomprensibili. Spero solo che dietro questo dato di incomprensibilità non vi sia qualcosa di peggiore e comunque mi dichiaro fortemente insoddisfatto e accuso Pag. 21il Governo di grave irresponsabilità nel fornire una risposta di questo genere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media statale «Virgilio, Carducci, Montale e Michetti», plesso Michetti, di Pescara, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Come avete visto, stiamo svolgendo una fase di discussione di atti di sindacato ispettivo. I deputati rivolgono interpellanze al Governo che risponde a tali interpellanze, come avete ascoltato da parte dell'onorevole Bressa. Al termine, i deputati si possono dichiarare più o meno soddisfatti, a seconda del contenuto della risposta del Governo.
(Iniziative per assicurare finanziamenti adeguati agli istituti scolastici e per la revisione della circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 9537 del 14 dicembre 2009 - n. 2-00613)
PRESIDENTE. L'onorevole De Pasquale ha facoltà di illustrare l'interpellanza Ghizzoni ed altri n. 2-00613 concernente iniziative per assicurare finanziamenti adeguati agli istituti scolastici e per la revisione della circolare del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 9537 del 14 dicembre 2009 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti), di cui è cofirmataria.
ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento utilizzando due brevi ma significative affermazioni che condivido e che ho preso in prestito da un consigliere del Ministro Gelmini. La prima è la seguente: «per accendere un fuoco occorre per lo meno avere legna o altro materiale combustibile. Per costruire un edificio occorrono mattoni e un campo senza semi non dà frutti. È banale, vero?», afferma sempre il consigliere. La seconda riguarda il rasoio di Occam, che da parecchi secoli ci insegna a non procedere alla trasformazione del semplice nel complicato attraverso l'inutile, a meno che... poi vi dirò cosa ne penso.
Ma partiamo dalla prima. La banalità della prima affermazione è riconosciuta dal mio mentore, ma se la utilizzo nella sua semplicità applicandola a quanto è oggetto dell'interpellanza urgente che abbiamo presentato, questa asserzione risulta ancor più forte e interroga il fautore primo della cosiddetta riforma Gelmini, il Ministro Tremonti, il quale continua a dire che non solo non vi sono soldi - e lo dice già da due anni, tagliando ininterrottamente risorse nei confronti della scuola - ma lo fa ribadire anche al Ministro Gelmini, sua attenta esecutrice, nuovamente tramite la recente nota ministeriale, numero di protocollo 9537 del 14 dicembre 2009, della direzione generale per la politica finanziaria e di bilancio, sulle indicazioni riepilogative per il programma annuale delle istituzioni scolastiche nell'anno 2010, con la quale il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha dato istruzioni alla scuola per la predisposizione dei bilanci per l'anno 2010 e ha comunicato alle stesse le relative risorse finanziarie su cui possono fare affidamento per redigere i suddetti bilanci.
Ricordano il Ministro e il suo consigliere che per costruire un edificio occorrono i mattoni; ma la banalità di un simile principio sembra non riuscire ad interessare i piani alti e ciò è sempre più grave, in quanto detta nota - che in modo illegittimo non fa riferimento a due pilastri delle autonomie quali il regolamento di contabilità e i «capitoloni» - non si limita a confermare l'inadeguatezza delle risorse destinate alle supplenze e agli esami di Stato e l'assenza di quelle per il funzionamento didattico e amministrativo, ma modifica pesantemente la normativa per il finanziamento delle scuole, con particolare riferimento ai regolamenti vigenti disciplinati dal decreto ministeriale n. 44 del 2001 e dal decreto ministeriale n. 21 del 1 marzo 2007, arrecando ostacoli al servizio e pregiudizio all'autonomia delle scuole stesse. Pag. 22
Ma per cogliere a pieno le motivazioni profonde di questa interpellanza urgente analizziamo, punto per punto, la nota ministeriale del 14 dicembre 2009, pervenuta alle scuole soltanto il 22 dicembre, proprio perché la banalità di un'affermazione che dice che «un campo senza semi non dà frutti» sancisce l'ignoranza, per non voler pensare ad altro, circa le vere motivazioni di coloro che hanno ideato questa nota.
In primo luogo, è stata inviata alle scuole oltre il 15 dicembre 2009, termine di approvazione da parte del consiglio di istituto del programma annuale 2010 e molto oltre il termine del 31 ottobre, per la proposta al consiglio, da parte della giunta esecutiva, del documento predisposto dal dirigente scolastico, data di scadenza fissata dall'articolo 2 del decreto ministeriale n. 44 del 2001.
In secondo luogo, non utilizza l'espressione «dotazione finanziaria ordinaria d'istituto», prevista dall'articolo 1 del decreto ministeriale n. 44 del 2001, che è sostituita da «risorsa finanziaria» su cui codesta scuola può fare affidamento. Infatti, l'articolo 1, comma 7, del decreto ministeriale n. 44, stabilisce che, ai fini della tempestiva elaborazione del programma, l'ufficio scolastico regionale provvede a comunicare alle istituzioni scolastiche, anche sulla base dei finanziamenti assegnati per i precedenti esercizi, una dotazione certa di risorse finanziarie, fatte salve le eventuali integrazioni conseguenti all'approvazione della legge di bilancio dello Stato. Tale norma non trova alcun riscontro nella nota, né per i tempi, né per i contenuti.
In terzo luogo, viola i parametri stabiliti dal decreto ministeriale 1 marzo 2007, n. 21, il cosiddetto «capitolone», che - lo ricordiamo - applica la legge finanziaria del 2007. Infatti, il suddetto decreto ministeriale prevede che a decorrere dal 2007 si stabiliscano parametri nazionali certi per la determinazione della dotazione finanziaria da assegnare alle scuole. Si tratta di un'operazione di trasparenza amministrativa, in applicazione del regolamento sull'autonomia scolastica. Come ci ha detto un direttore del servizio generale ed amministrativo (un DSGA): «Dopo 35 anni di servizio e quasi alla soglia del pensionamento, mi rendo conto che oggi il programma annuale è passato da bilancio di competenza a bilancio di cassa, come si fa nella gestione dei condomini, dove arrivano i soldi, programmi e spendi. Se non ti arrivano, stai fermo e vegeti». Per la scuola autonoma non vi è più nessuna possibilità di programmare attività di «ricercazione», cioè di far crescere l'istruzione, la cultura, la formazione dei nostri figli e di sviluppare il nostro futuro.
In quarto luogo, è impossibile evincere, se non per differenza tra l'importo su cui ogni scuola può fare affidamento e gli otto dodicesimi del contratto integrativo di istituto, quale sia l'importo per le supplenze ed il finanziamento delle spese di funzionamento. Queste invece vengono individuate distintamente dalle tabelle del decreto ministeriale n. 21 del 2007. Così un altro DSGA ci scrive: «Il dirigente scolastico è molto preoccupato, in quanto si troverà costretto a interrompere, con conseguente grave ricaduta sulla didattica, alcuni progetti a sostegno dell'integrazione scolastica di alunni stranieri e diversamente abili. Per non parlare poi della situazione di cassa che, considerati gli stipendi di gennaio e le fatture del 2010, ammonta alla misera somma di 5 mila euro. Abbiamo inviato numerosi quesiti al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ma senza risposta».
In quinto luogo, attribuisce un finanziamento indistinto per supplenze e funzionamento, costringendo le scuole a destinare la maggior parte, se non tutto, alle supplenze, unica spesa per la quale ove non sia sufficiente il finanziamento stesso è possibile richiederne ulteriori.
In sesto luogo, assume in maniera illegittima un indefinito tasso di assenteismo medio nazionale per tipologie di scuola, come riferimento per attribuire risorse aggiuntive per le supplenze. Questo avviene previa verifica dell'effettiva inderogabilità dell'ulteriore fabbisogno. Tuttavia, non è chiaro il motivo per il quale il diritto alla copertura della spesa si affidi Pag. 23ad un parametro esterno ed estraneo alle obiettive situazioni delle singole istituzioni scolastiche. Quando poi saranno finite anche le disponibilità così parametrate, cosa faranno le scuole? Continueranno a rimandare a casa i ragazzi delle classi con i docenti assenti o li divideranno nelle altre, già stracolme aule, e di fatto impediranno l'apprendimento tanto degli studenti ospitati quanto di quelli ospitanti?
In settimo luogo non indica, contrariamente a quanto prevede il decreto ministeriale n. 21 del 2007 alcun finanziamento per le istituzioni scolastiche individuate come capofila per la corresponsione dei compensi spettanti ai revisori dei conti.
In ottavo luogo, impedisce l'iscrizione di ulteriori entrate a carico del MIUR se non dopo specifica comunicazione. Più avanti la nota stabilisce che, per gli accertamenti che comportano una variazione di entrata, tale modifica va preventivamente e tempestivamente deliberata con l'ovvia contestuale pari variazione della previsione di spesa. Al contrario il regolamento di contabilità, all'articolo 6, prevede che le variazioni del programma di entrata e di spesa conseguenti ad entrate finalizzate e gli storni conseguenti a delibere del consiglio di istituto possono essere disposti con decreto del dirigente, ma da trasmettere per conoscenza al consiglio di istituto, non prevedendo quindi alcun obbligo di delibera, alla faccia della partecipazione e della comunità educante.
In nono luogo, richiama solo parzialmente l'utilizzo del finanziamento del contratto integrativo di istituto per gli insegnanti il secondo capoverso del comma 1 dell'articolo 8 del contratto collettivo nazionale vigente riportando la disposizione tra virgolette, senza citare la fonte e senza precisare che i fondi contrattuali sono giuridicamente vincolati al pagamento del salario accessorio del personale della scuola.
In decimo luogo, interviene sull'opportunità di applicare la parte dell'avanzo di amministrazione presunto, consistente nel fondo di cassa ridotto dei residui passivi, per far fronte ad eventuali deficienze di competenza, utilizzando termini non previsti nel decreto n. 44 del 2001 e non comprensibili. Non è definita nelle norme di contabilità cosa possa essere una eventuale deficienza di competenza. Si può ipotizzare che si tratti di una entrata legittimamente prevista nel programma annuale che già si presuppone non sarà poi erogata. Tale vincolo non è contemplato dal regolamento di contabilità che invece prevede che le istituzioni scolastiche utilizzino l'avanzo di amministrazione in totale autonomia, con il solo obbligo di impegnare gli stanziamenti derivanti dall'avanzo di amministrazione presunto solo dopo la realizzazione dell'effettiva disponibilità finanziaria e nei limiti dell'avanzo effettivamente realizzato (articolo 3 del decreto n. 44 del 2001). Va inoltre precisato che nell'avanzo di amministrazione confluiscono anche altri fondi provenienti dai contributi delle famiglie, dagli enti locali, dai privati: questi non possono e non debbono essere utilizzati per coprire il mancato finanziamento dello Stato.
In undicesimo luogo, impone l'inserimento nell'aggregato Z (disponibilità da programmare) dei residui attivi di competenza del Ministero. Questa disposizione, oltre a contrastare tutti i principi di una regolare tenuta del bilancio, è impossibile da applicare per ragioni sostanziali. Si tratta, infatti, per la quasi totalità di importi già liquidati (spese per supplenze di anni precedenti, per esami di Stato o per spese comunque obbligatorie) dei quali le scuole aspettano il rimborso. Si tratta, quindi, di importi da rimborsare già spesi dalle scuole. Ove invece si tratti di importi non impegnati il regolamento di contabilità già ne vieta l'utilizzo, senza la realizzazione dell'effettiva disponibilità finanziaria (articolo 3 del decreto n. 44 del 2001). A questo proposito un'altra DSGA ci scrive: è una cosa vergognosa che per anni ci hanno detto nero su bianco che dovevamo anticipare con la cassa le spese del personale ed oggi, con le scuole al collasso, ci fanno capire, ma non hanno il coraggio di dirlo chiaramente, che quanto abbiamo anticipato non ce lo daranno più. Ci suggeriscono di non pagare il personale Pag. 24supplente, molti dei quali vivono solo con quei proventi. Ci dicono che per far valere i loro diritti dovranno far ricorso: assurdo e vergognoso.
In dodicesimo luogo, si precisa che i finanziamenti non vincolati dovranno essere impegnati al perfezionamento dell'obbligazione giuridica, ma tutte le casistiche richiamate riguardano, al contrario, finanziamenti vincolati. È il caso, ad esempio, del contratto di istituto. È bene ricordare che tali fondi servono a pagare il salario accessorio per le prestazioni del personale legate al miglioramento dell'offerta formativa, e cioè al valore aggiunto alla didattica. Si tratta di soldi dei lavoratori ed è impensabile utilizzarli per comprare il materiale di consumo, per pagare i revisori dei conti o per pagare gli stipendi. Queste spese sono tutte a carico del MIUR.
A questo proposito un altro DSGA chiosa: «Io non mi sono mai lamentata per i provvedimenti del Ministro Brunetta, per le visite fiscali, ma vedere la scuola pubblica allo sfascio, questo veramente mi rattrista, mi irrita e non so se si riuscirà ad uscire da questa situazione. Nella mia scuola abbiamo cominciato ad essere in sofferenza finanziaria due anni fa a dicembre; l'anno scorso a settembre; quest'anno lo siamo già da gennaio. I soldi privati, regolarmente introitati, sono stati spesi tutti per pagare il personale ed oggi non riusciamo a far fronte ai nostri debiti». È giusto che tutto questo la cittadinanza lo sappia.
Il tredicesimo ed ultimo punto (ma non per importanza) riduce del 25 per cento la spesa per gli appalti, costringendo le scuole a ridurre il servizio e ad aumentare i carichi di lavoro del personale dipendente dalle ditte di pulizia agli stessi collaboratori scolastici. Tutto ciò a partire dalla previsione che nel 2010 occorrerà una diminuzione della prestazione. Ecco la conferma della volontà politica di ridurre drasticamente con tutti i mezzi il servizio scolastico.
Signor Presidente, ho finito i quindici minuti a mia disposizione? Mi potrebbe avvertire quando finirò il tempo?
PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, ha ancora un minuto a disposizione.
ROSA DE PASQUALE. In conclusione, la nota ministeriale contiene punti di grande criticità, ma soprattutto non è rispettosa della Costituzione, che impone allo Stato di finanziare le scuole pubbliche. Sì, perché di questo passo taglio dopo taglio, riduzione dopo riduzione, impoverimento dopo impoverimento, la scuola pubblica non solo non potrà più offrire un servizio di qualità, come noi deputati del Partito Democratico abbiamo denunciato l'anno scorso più volte qui in Assemblea, ma neppure potrà più offrire un servizio minimamente accettabile e ora, per tornare al consigliere del Ministro Gelmini, mi dispiace smentirlo, ma, così come la scuola, anche il rasoio di Occam non riesce più ad insegnare. Forse anche il consigliere è stato tagliato in questa furia censoria e così quello che consigliava con intelligenza di non innescare, oggi il nostro Ministro lo applica a piene mani e trasforma il semplice nel complicato attraverso l'inutile.
Infatti, risulterà inefficace questo provvedimento, in quanto non serve a realizzare il fine che sempre dovrebbe presiedere qualsiasi iniziativa governativa specialmente quando si parla del nostro futuro (ho concluso): ovvero favorire la crescita (in questo caso della nostra scuola), mentre il risultato che otterrà sarà quello di aiutarla scientemente a fare un ulteriore passo verso la distruzione dell'accessibilità a tutti del servizio pubblico di istruzione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca, Giuseppe Pizza, ha facoltà di rispondere.
GIUSEPPE PIZZA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, in merito a quanto rappresentato dagli onorevoli interpellanti circa le difficoltà finanziarie delle istituzioni scolastiche, si è già più Pag. 25volte riferito in questa sede, ove è stato rappresentato che la sofferenza finanziaria delle scuole ha origine dall'applicazione della cosiddetta norma di salvaguardia, contenuta all'articolo 1, comma 621, lettera b), della legge finanziaria per l'anno 2007.
Questa disposizione ha, infatti, previsto interventi compensativi, previo decremento degli stanziamenti iscritti nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione relativi ad altre voci di spesa diverse da quelle del personale, da operare a fronte dell'eventuale mancato raggiungimento delle economie da conseguire a seguito del processo di razionalizzazione del personale docente e del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario della scuola, previsto nell'articolo 1, comma 620, della medesima legge finanziaria per l'anno 2007.
Poiché per l'anno scolastico 2007-2008 dette economie non sono state realizzate, a seguito della rimodulazione delle stesse, operata dall'articolo 2, comma 412, della legge finanziaria per l'anno 2008, si è proceduto, per lo stesso anno 2008, ad una riduzione di 560 milioni di euro degli stanziamenti di bilancio relativi alle spese di funzionamento delle scuole statali.
Per il medesimo anno 2008, la suddetta riduzione di 560 milioni di euro è stata peraltro parzialmente compensata da questo Governo, appena insediato, mediante l'integrazione di 200 milioni di euro dello stanziamento del Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche, disposta con l'articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112.
Le criticità finanziarie rappresentate sono, dunque, da porre in relazione all'applicazione della suddetta norma di salvaguardia, introdotta nella precedente legislatura, e derivano dalla decisione della precedente amministrazione di non procedere alla prevista razionalizzazione degli organici del personale della scuola.
Per l'anno 2009 gli stanziamenti relativi alle spese di funzionamento delle scuole ammontano a 675.896.750 euro, contro 538.221.356 euro del 2008, con un incremento quindi di 137.675.394 euro, mentre per le spese relative alle supplenze brevi lo stanziamento per il medesimo anno 2009 è pari ad 874.967.193 euro, contro 607.215.113 euro erogati nell'anno 2008, con un incremento quindi di 267.752.080 euro.
Quanto alla nota n. 9537 del 14 dicembre 2009, sono state fornite indicazioni alle istituzioni scolastiche in merito alla compilazione dei documenti contabili per la programmazione del 2010 tenendo conto delle risorse finanziarie attualmente disponibili sui capitoli di spesa concernenti il personale ed il funzionamento delle istituzioni scolastiche statali. Dette indicazioni consentono alle istituzioni scolastiche una programmazione certa con riferimento alla dotazione finanziaria comunicata. La nota in questione non lede l'autonomia della scuola né il regolamento di contabilità di Stato. Infatti a tale proposito richiama le istituzioni scolastiche ad una corretta tenuta delle scritture contabili mediante l'assunzione degli impegni di spesa (a tutela dei beneficiari: personale scolastico, lavoratori socialmente utili, e così via).
Per quanto riguarda le supplenze è stata assicurata una risorsa complessiva annuale ad ogni istituzione scolastica determinata sulla base dell'applicazione del decreto ministeriale n. 21 del 2007; le maggiori esigenze corrispondenti alle sostituzioni necessarie per garantire il diritto all'istruzione verranno soddisfatte. La circolare rappresenta inoltre l'opportunità di applicare l'avanzo di amministrazione tenendo presente quanto disposto dall'articolo 3, comma 3, del decreto interministeriale n. 44 del 2001 dove si prescrive che «detti stanziamenti possono essere impegnati solo dopo la realizzazione dell'effettiva disponibilità finanziaria e nei limiti dell'avanzo effettivamente realizzato».
Per quanto concerne la rimodulazione dei contratti di fornitura dei servizi di pulizia ed altre attività ausiliarie di cui alla direttiva del Ministro n. 68 del 2005, si fa presente in primo luogo che tale rimodulazione rappresenta il 2,25 per cento del totale delle risorse destinate ai Pag. 26servizi di pulizia e vigilanza. Inoltre, la medesima rimodulazione è volta alla razionalizzazione della spesa assicurando comunque a tutte le istituzioni scolastiche risorse finanziarie quanto meno pari al costo del personale della scuola sostituito con i servizi esternalizzati, garantendo quindi i più opportuni livelli di servizio e liberando risorse per altre spese di funzionamento.
Per quanto riguarda l'appostazione dei residui attivi nell'aggregato Z, «Disponibilità da programmare», si rimanda a quanto sopra riferito in relazione alle disposizioni dell'articolo 3, comma 3, del citato decreto interministeriale n. 44 del 2001. Quanto alle risorse per le ore eccedenti, nel quadro entrate della circolare in parola è specificato che dette risorse saranno comunicate appena definito il relativo accordo sindacale. Le spese per i revisori dei conti sono ricomprese tra le spese di funzionamento. I corsi di recupero debbono essere realizzati con le risorse del fondo d'istituto. Le risorse per la terza area negli istituti professionali saranno comunicate, come tutti gli anni, con ulteriore nota.
L'assegnazione dei fondi è stata attribuita come disposto dall'articolo 1, comma 2, del decreto interministeriale n. 44 del 2001 senz'altro vincolo di destinazione che quello prioritario per lo svolgimento delle attività di istruzione, formazione, orientamento proprie dell'istituzione interessata. Al piano dell'offerta formativa autonomamente definito dalla scuola è rimessa la loro articolazione, nel rispetto della normativa. Anche nel corrente anno il Ministero continuerà a monitorare attentamente le necessità finanziarie delle scuole ed interverrà, se del caso, anche in sede di assestamento di bilancio, come peraltro già fatto nell'esercizio 2009.
PRESIDENTE. L'onorevole Ghizzoni ha facoltà di replicare.
MANUELA GHIZZONI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Pizza che so essere sensibile a questi temi, però, evidentemente, la sua personale disponibilità non basta e non può certamente contrastare l'indirizzo politico di un Ministero che, lo constatiamo con amarezza anche in questa risposta, sovverte la realtà e questo è gravissimo.
Colleghi, ritenere che la situazione debitoria sia stata causata, come sta scritto qui, dall'introduzione della clausola di salvaguardia nel 2007, significa essere in malafede, e soprattutto significa non voler riconoscere evidentemente la condizione finanziaria delle scuole che ha cominciato ad andare in sofferenza - questi sono dati incontrovertibili - nel corso della XIV legislatura, cioè tra il 2002 e il 2006, con la guida del Governo Berlusconi. In quegli anni sono stati progressivamente decurtati i trasferimenti dallo Stato alle scuole, come dimostra il monitoraggio che fu effettuato, invece, nel 2007, dei crediti vantati dalle scuole nei confronti dello Stato e solo allora, appunto nel 2007, si è saputo che questi crediti assommavano a più di un miliardo di euro: questo è un dato di fatto. Allora, è del tutto evidente che in questo accumulo di crediti, che sono debiti per le scuole, evidentemente la clausola di salvaguardia non c'entra nulla.
Ma non solo: la clausola di salvaguardia, lo sappiamo tutti, poteva essere compensata con l'aggiunta di risorse, esattamente come ha fatto il Governo Prodi nel corso del 2007 e come in parte ha fatto anche il Governo Berlusconi nel 2008 come è citato e come ci ha informato il sottosegretario. Peraltro, nel 2007 - anche questo è un dato che è registrato nelle contabilità dello Stato e della scuola - si è registrato un sostanziale equilibrio nel rapporto fra fabbisogno e finanziamenti reali delle scuole. Questo equilibrio, lo ripeto, è scritto nei bilanci delle scuole, quindi di nuovo la sofferenza finanziaria è ricominciata con il 2008, cioè con l'avvento di questa legislatura a guida Berlusconi.
Allora, affermare come ha fatto il sottosegretario e come fa il Ministero, che le criticità finanziarie sono dunque da porre in relazione all'applicazione della suddetta clausola di salvaguardia è falso ed è irresponsabile, Pag. 27poiché in questo momento state dando ai cittadini una visione alterata di fatti circostanziati.
In merito poi alle cifre che ha citato il sottosegretario, io mi attengo ad un altro dato oggettivo che abbiamo votato, peraltro, in quest'Aula poche settimane fa, cioè al taglio, alla decurtazione che la finanziaria per il 2010 ha apportato ai fondi per il funzionamento delle scuole: stiamo parlando di più di 226 milioni di euro in meno sottratti alle scuole. Pertanto, vi chiedo come pensate che le scuole potranno assolvere alla loro delicatissima e costituzionale funzione se non avranno le gambe per farlo, se non avranno le risorse?
Signor sottosegretario, poiché piove sul bagnato (in questo caso credo che stia grandinando, addirittura) è giunta da ultimo la circolare oggetto della nostra interpellanza urgente. La collega l'ha illustrata molto bene, perciò riprendo solo alcuni punti. Per fare riferimento di nuovo ad un'aggettivazione che è stata usata nella risposta del Ministero, in questa nota ministeriale di «certo», di «sicuro» c'è solo l'esiguità delle risorse e di «certo» e di «sicuro» c'è un attacco all'autonomia scolastica, all'attuazione dell'offerta formativa, ed aggiungo, alla dignità dei dirigenti scolastici.
Nella vostra risposta apoditticamente affermate che non è vero, che non c'è nessun attacco; ebbene, io sono davvero stupefatta da questo atteggiamento perché, come è scritto nell'interpellanza che ha illustrata benissimo la collega De Pasquale, la nota ministeriale è zeppa, invece, di palesi lesioni all'autonomia e al regolamento di contabilità amministrativa; lesioni che evidentemente avete voluto ignorare nella risposta, ma ugualmente restano, ci sono nei fatti.
Riprendo solo alcuni aspetti che ritengo prioritari nel mio commento alla risposta del Ministro. Sul tema delle supplenze credo che voi non ve la possiate cavare affermando che se ci saranno maggiori esigenze le soddisferemo: in che modo? Come avete fatto l'anno scorso, in cui le scuole hanno affrontato con proprie risorse il problema delle supplenze? Così non può andare avanti, così non si può andare avanti.
Inoltre, non ci avete risposto in merito ad una domanda precisa, cioè a questo fantomatico tasso di assenteismo medio nazionale da voi introdotto. Di che cosa si tratta, che non ne parla nessun regolamento? Non ci avete risposto sul fatto che affidate ad un parametro esterno ed estraneo alle esigenze della scuola il diritto alla copertura della spesa per le supplenze che sono obbligatorie. Poiché vincolate le eventuali risorse aggiuntive ad un atto autorizzatorio del Ministero, è evidente che con questo eccesso di burocrazia voi avete l'unico scopo di impedire, di fatto, di nominare i supplenti.
In ordine all'utilizzo dell'avanzo di amministrazione, siamo al totale travisamento della realtà. A parole fate riferimento al regolamento di contabilità, ma poi nella nota ministeriale avete dato una disposizione ben diversa, poiché indicate di usare questo avanzo per coprire deficienze di competenza. Allora, intendiamoci: dietro questa definizione che, peraltro, non esiste nei regolamenti, voi di fatto introducete un principio molto pericoloso. Suggerite, infatti, alle scuole piene di debiti di far fronte alle spese ordinarie anche con le risorse che le scuole raccolgono, ad esempio, dagli enti locali, dai privati e dai genitori, cioè dai contributi dei genitori che sono volontari e che sono indirizzati ad altro. Non va, infatti, dimenticato - lo voglio qui ricordare - che questi contributi volontari sono finalizzati all'ampliamento dell'offerta formativa e non devono essere utilizzati per far fronte all'ordinario funzionamento. Pertanto, è inaccettabile introdurre per la compilazione dei bilanci, la possibilità di distrarre i contributi volontari dalle finalità per cui sono richiesti ai genitori. A tal proposito, vi ricordo e vi faccio presente che questa illegittima innovazione si configura, come è stato indicato e osservato da Giuseppe Marotta, come una nuova tassa di natura regressiva perché di ammontare fisso indipendentemente dal reddito e grava maggiormente sulle famiglie numerose. Ciò deve essere Pag. 28chiaro: tassa per far fronte ad un servizio pubblico che, invece, dovrebbe essere sostenuto con la fiscalità generale.
È ridicola la risposta che ci avete dato sulla riduzione del 25 per cento delle spese per appalti di pulizia e di sorveglianza. Cito nuovamente la collega De Pasquale, che ha spiegato molto bene quali sono le ripercussioni di questo taglio, poiché avremo più bassi livelli di pulizia e di sicurezza nelle scuole e anche più bassi livelli di occupazione. Ripeto, siete un Governo prociclico, che aiuta la crisi. Quindi, non mi soffermo su questo aspetto ma mi limito a dire che, mentre voi date una risposta rassicurante anche se mendace, sui territori ci sono dei dirigenti degli uffici scolastici regionali che invitano le scuole a effettuare le pulizie dei bagni a giorni alterni. Siamo arrivati a questo e anche la sorveglianza la faremo a giorni alterni. Ma avete il coraggio di andarlo a dire ai genitori? Abbiate questo coraggio! Credo che se è davvero questa la situazione, la potremmo sintetizzare con una parola: una vergogna.
Per quanto riguarda il destino dei residui attivi, non possiamo che essere molto preoccupati. In modo ipocrita citate, a questo proposito, il comma 3 dell'articolo 3 del regolamento contabile che si riferisce al prospetto in cui vanno indicati i singoli stanziamenti di spesa correlati all'utilizzo dell'avanzo. Tuttavia, dimenticate in modo ipocrita di citare il comma 1 dello stesso articolo, che prevede che nel bilancio delle scuole sia iscritto come prima posta di entrata l'avanzo di amministrazione. Questo ve lo siete dimenticati. Questa norma è disattesa e nella risposta non ne date giustificazione: penso che questo sia molto grave.
Allora, do io una risposta, Presidente: volete radiare questo miliardo di euro di crediti che le scuole vantano nei confronti dello Stato, e lo vantano perché hanno onorato loro spese che invece avrebbero dovuto essere affrontate dallo Stato. Voi non volete restituire queste risorse, ma vi state preparando a perpetrare un furto ai danni delle scuole.
Concludo velocemente, Presidente, con una valutazione di carattere politico. Credo che contro la scuola insieme ai provvedimenti ordinamentali state portando avanti scientemente un progressivo taglio delle risorse. Come testimoniano, però, le disposizioni previste dalla circolare, non siamo solo davanti ad un risparmio, ma ad un atto nel quale il Governo sancisce il suo progressivo e incostituzionale disimpegno a garantire il diritto all'istruzione dei nostri ragazzi.
Tra le righe della nota si può leggere chiaramente l'invito che il Governo manda alle scuole: arrangiatevi, quel poco che vi diamo lo potete spendere come volete e gli eventuali buchi di bilancio per far fronte all'ordinario funzionamento potete coprirli con le risorse che recuperate da altri soggetti, magari dai genitori. Questo disegno, ovviamente, non corrisponde al principio dell'autonomia scolastica, ma sovverte il dettato costituzionale e impedisce alla scuola di assolvere alla sua funzione. I cittadini e i genitori devono essere messi nelle condizioni di sapere la verità, che non è contenuta, ovviamente, in questa risposta. La verità è però nota a molte associazioni e a molti organismi, che hanno trasmesso le loro preoccupazioni al Ministero. Ne ho raccolto alcune e le consegnerò al sottosegretario, perché l'atteggiamento del Ministero di non rispondere a queste istanze è arrogante, e lo contestiamo, come, e ho concluso, ci opponiamo duramente alla vostra decisione di affossare la scuola pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interpellanze all'ordine del giorno.
In morte dell'onorevole Costantino Belluscio.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Costantino Belluscio, già membro della Camera dei deputati nella VI, VIII e IX legislatura. Pag. 29
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 16 febbraio 2010, alle 9,30:
1. - Discussione delle mozioni Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, Casini ed altri n. 1-00056, Fava ed altri n. 1-00059 e Touadi ed altri n. 1-00328 concernenti le iniziative volte a favorire il processo di pace nella Repubblica democratica del Congo e a fronteggiare l'emergenza umanitaria in atto (per la discussione sulle linee generali).
2. - Discussione del disegno di legge (per la discussione sulle linee generali):
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008 (3033).
Relatore: Narducci.
3. - Svolgimento di interpellanze e interrogazioni.
(ore 15).
4. - Seguito della discussione delle mozioni Leoluca Orlando ed altri n. 1-00327, Casini ed altri n. 1-00056, Fava ed altri n. 1-00059 e Touadi ed altri n. 1-00328 concernenti le iniziative volte a favorire il processo di pace nella Repubblica democratica del Congo e a fronteggiare l'emergenza umanitaria in atto.
5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio federale svizzero per la realizzazione del nuovo collegamento ferroviario Mendrisio-Varese, fatto a Roma il 20 ottobre 2008 (3033).
Relatore: Narducci.
La seduta termina alle 14.