BOZZE NON CORRETTE |
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PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Lulli 1.6, mentre invita a ritirare gli emendamenti Lulli 1.3 e 1.5, altrimenti il parere sugli stessi è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, questo emendamento, sul quale la Commissione ed il Governo hanno espresso parere favorevole, riveste una particolare importanza perché può rappresentare un segnale (mi auguro che sia più di un segnale) di attenzione nei confronti del nostro sistema produttivo, soprattutto per quelle aziende che costituiscono l'ossatura della nostra industria e che lavorano per conto terzi. L'obiettivo è tentare di internazionalizzare anche il lavoro delle aziende contoterziste che spesso nel nostro paese, soprattutto nei distretti industriali, dimostrano grandi capacità professionali, grande arte manuale, spiccata tendenza all'innovazione della meccanica nei vari settori del made in Italy.
Spero che, con l'accoglimento di questo emendamento, il Governo batta un colpo e cioè che, oltre ad accogliere un principio con il provvedimento in esame, poi si adoperi veramente nella fase di gestione delle politiche di internazionalizzazione per creare queste reti transnazionali e dare un'opportunità di lavoro in più alle nostre imprese manifatturiere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Noi voteremo a favore di questo emendamento perché coglie la necessità di creare le condizioni affinché le piccole aziende e quelle minori, che lavorano per conto terzi, possano creare all'estero quelle giuste reti per poter espandersi e crescere. Lo votiamo con tanta più convinzione in quanto il sistema italiano soffre, per così dire di nanismo, almeno dal nostro punto di vista. Piccolo non sempre è bello, anzi, molte volte crea qualche problema e qualche disguido e questa è la situazione normale di tutte le aziende contoterziste.
Per questo motivo, prestare un'attenzione particolare a questa fattispecie di imprese, a nostro avviso, è questione importante. Quindi, credo che la costituzione degli sportelli unici abbia un risvolto estremamente importante per queste aziende, che hanno maggiori difficoltà, peraltro, a trovare i canali e le modalità più corrette per riuscire ad espandersi e ad affermarsi anche nei paesi extranazionali. Per questo
motivo il nostro voto è favorevole (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Forse lo spostamento a oggi della discussione di questo provvedimento è stato positivo perché la battaglia che abbiamo condotto come opposizione per far accettare l'emendamento Lulli 1.6 ha avuto un risultato: il relatore ha espresso un parere favorevole. È una questione di buon senso perché l'intero provvedimento, in base al comma 2 dell'articolo 1, era riservato esclusivamente alle multinazionali.
Si tratta, allora, di una correzione, che in parte dà un segnale alle nostre piccole e medie imprese. L'obiettivo principale di questo provvedimento doveva essere quello di creare delle strutture, delle reti internazionali e, quindi, dei servizi soprattutto per le piccole e medie imprese. Questo emendamento, in parte, soddisfa tale esigenza e, per questo, ringrazio il relatore per il suo parere positivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Condivido le motivazioni dei colleghi che mi hanno preceduto e aggiungo la mia firma all'emendamento Lulli 1.6, annunciando il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 1.6, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 379
Maggioranza 190
Hanno votato sì 377
Hanno votato no 2).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 1.3. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ANDREA LULLI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, non comprendiamo perché si debba coinvolgere Sviluppo Italia nello sportello unico per l'internazionalizzazione delle imprese. Credo che sarebbe opportuno anche avere un monitoraggio più attento sull'efficienza dell'azione di Sviluppo Italia e, soprattutto, sull'efficacia dei risultati. Infatti, ci pare che la situazione zoppichi un po' e, quindi, non comprendiamo perché si debba attribuire un nuovo compito a Sviluppo Italia che, probabilmente, può rendere più complessa l'attività di coordinamento delle politiche dell'internazionalizzazione.
Già abbiamo tante realtà che si occupano di internazionalizzazione delle imprese e, quindi, credo che si rischi in qualche modo di creare maggiori difficoltà.
Si dirà: Sviluppo Italia può fare da catalizzatore per la raccolta di investimenti esteri in Italia. Questo può essere certamente un compito importante, ma a mio avviso non rientra nelle finalità di questa legge, che ha l'obiettivo di coordinare gli sforzi per favorire l'internazionalizzazione delle imprese italiane sui mercati mondiali. Ritengo, quindi, che si tratti di un inserimento assolutamente errato e ritengo anche che sarebbe invece necessario
avere una verifica del funzionamento di Sviluppo Italia e dei risultati attesi da questo ente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Presidente, la Lega ha ritirato un emendamento simile che prevedeva la soppressione di Sviluppo Italia quale società per l'attrazione degli investimenti. Lo abbiamo ritirato a ragione veduta e voglio pertanto esplicitarne le ragioni.
È vero che ogni azienda, Sviluppo Italia compresa, dovrebbe sempre attenersi a criteri di efficienza e di oculata gestione delle risorse finanziarie e delle risorse umane, ma in questo caso l'interrogativo è un altro: esiste oggi una capacità di attrarre investimenti dall'estero verso la realtà produttiva del nostro paese?
A nostro giudizio, questa capacità di attrazione degli investimenti e di entrare in una sinergia ben determinata ed efficiente fra il territorio e gli investitori esteri non è realizzata appieno. Forse uno degli esempi di intervento in tal senso, che credo debba essere portato a conoscenza, è rappresentato dall'opportunità di investimento in Italia realizzata nel settore del biotech, pubblicizzata recentemente nel novembre del 2004 a Zurigo, che ha visto fortunatamente un'opera sinergica di Sviluppo Italia e dell'Istituto nazionale per il commercio estero. Ciò significa che vi è una serie di aziende, soprattutto svizzere, che sono venute a conoscenza di un'altra serie di realtà biotecnologiche italiane dinamiche e hanno creato delle forme di sinergia tali da rafforzare anche il settore italiano. Noi accettiamo la presenza di Sviluppo Italia non come ufficio fisico, come delegazione con un conto spese e con una allegra gestione, ma siamo favorevoli all'individuazione di realtà territoriali e produttive nel nostro paese e all'individuazione di un preciso marker straniero con cui poter realizzare delle sinergie. A nostro giudizio eliminare questa opportunità, che non consente e non prevede una spesa pubblica, è alquanto limitativo; pertanto abbiamo ritirato la nostra proposta e voteremo contro questo emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Presidente, non comprendo questo cambiamento di atteggiamento da parte della Lega, anche perché, così come è delineato nel disegno di legge, non si capisce quale possa essere il ruolo di Sviluppo Italia, anzi, esso rischia di essere letto in chiave negativa. Oggi Sviluppo Italia è un po' dappertutto, come il prezzemolo, si occupa delle Olimpiadi di Torino e di altro ancora e non si sa bene quali problemi stia risolvendo. Forse il problema principale di Sviluppo Italia è proprio quello di chiarirne la missione, indicando in quale modo possa servire al nostro paese. Forse sarebbe meglio fornire a questo ente una finalità, impedendo in tal modo che si riduca a puro pretesto per qualche posto da dirigente o, peggio, a puro pretesto di spesa.
Così come è configurata in questo articolo, io la vedo addirittura controproducente per il benessere dell'impresa italiana. Un conto è attivarsi per fare in modo che un'azienda italiana si espanda in territorio estero, si rafforzi, trovi la possibilità di radicarsi all'estero per portare in Italia i benefici; altro conto è, invece, fare in modo che Sviluppo Italia funzioni come attrattore di investimenti - perché ci mette un po' di quattrini -, così arrivano gli investitori dall'estero, che finché dura investono su quell'azienda, ma poi prendono il «malloppo» e scappano. Si tratta di fenomeni, che abbiamo già visto in altri territori, dove si sono effettuati investimenti sbagliati di questo tipo. Non siamo pertanto di fronte al perfezionamento di uno sportello unico per l'internazionalizzazione verso l'estero delle nostre aziende. Siamo invece di fronte alla volontà di cercare di accalappiare capitali verso l'Italia.
Mi domando allora a cosa stiate pensando. Di poter magari intervenire sul
gruppo FIAT? Poiché non ha le risorse in Italia, vediamo se troviamo qualcuno all'estero che venga a metterci qualche quattrino? Abbiamo già fatto un'esperienza con la General Motors, che non è stata forse tra le più felici. Dunque, forse sarebbe meglio che prima di avere degli altri investitori esteri, che vengono a «cannibalizzare» un pezzo della nostra industria, ci si muovesse in un'ottica italiana verso l'estero, al fine di potenziare la nostra industria. Occorre quindi un investimento nazionale e non semplicemente un attrattore di dubbi capitali esteri. Oppure, forse, si sta pensando all'esperienza di AST (Acciaierie Speciali Terni), quando abbiamo addirittura venduto all'estero una nostra impresa? Infatti oggi questa impresa - che rappresenta l'unico fulcro di particolare interesse siderurgico rimasto, dopo aver distrutto tutta la siderurgia pubblica nella nostra nazione - è in mano ai tedeschi. Di italiano francamente non rimane più nulla! C'era ancora il polo Lucchini, che però mi sembra stia svendendo anche lui, per fare cassa.
A cosa serva allora Sviluppo Italia? Serve forse per trovare dei correttivi a tutti questi errori manageriali pubblici, nel senso di chi ha svenduto il patrimonio pubblico, invece di rafforzarlo? Oppure dovrebbe servire a qualche altro scopo, che però qui non viene esplicitato? Pertanto, anche se in linea di principio si potrebbero non avere obiezioni, tuttavia in pratica non si capisce perché inserite proprio Sviluppo Italia, peraltro senza che vi sia assolutamente chiarezza sulla sua funzione nel nostro paese: quali le sue missioni, le sue finalità, i suoi campi di interesse e le promozioni a cui mirare per il benessere intanto dell'impresa nazionale (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 396
Votanti 395
Astenuti 1
Maggioranza 198
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 211).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Lulli 1.5. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
ANDREA LULLI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Non abbiamo accolto l'invito al ritiro perché si tratta di un emendamento di buon senso, finalizzato anche ad un risparmio di spesa pubblica. Come abbiamo detto in più occasioni, siamo d'accordo sull'idea dello sportello unico per l'internazionalizzazione. Tuttavia, laddove vi sia già una presenza importante dell'Istituto per il commercio con l'estero, ci chiediamo perché non far svolgere la funzione di sportello unico proprio a tale istituto. Si rischia infatti di entrare in una grande contraddizione: da una parte, si mira ad ottimizzare le nostre politiche per internazionalizzare la nostra economia e per dare un supporto alle nostre imprese; dall'altra, si rischia però di creare delle sovrastrutture, che forse rendono più complicato il rapporto con esse da parte delle imprese nei loro processi di internazionalizzazione. Noi pensiamo sia estremamente importante per il sistema Italia presentarsi con un volto unico, ottimizzando soprattutto le risorse, in una situazione nella quale, cari colleghi, la spesa pubblica non gode di grande salute.
Pertanto, non comprendiamo il motivo per cui, in questo caso, non si possa far svolgere il ruolo di sportello unico alle strutture già esistenti come l'Istituto per il commercio con l'estero.
Non possiamo, quindi, ritirare l'emendamento in esame; anzi, chiediamo all'Assemblea di valutarlo con attenzione ed al Governo di riflettere sul fatto che ciò costituirebbe un segnale importante nella direzione dell'ottimizzazione, nell'interesse generale del nostro paese, anche sotto il profilo di un controllo più efficace della spesa pubblica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Benedetti Valentini. Ne ha facoltà.
DOMENICO BENEDETTI VALENTINI. Signor Presidente, colleghi, gradirei che il Governo fornisse, gentilmente, in maniera più dettagliata, il suo parere e le sue osservazioni su tale emendamento, perché, in ordine allo stesso, riecheggia un parere, largamente manifestato nell'ambito della Commissione lavoro che, come emerge dai numerosi suoi componenti di vari settori, ha argomentato nella sostanza in maniera non dissimile rispetto alle disposizioni dell'emendamento. Forse, sarebbe più giusto che, anziché limitarsi ad un semplice parere di massima, venisse fornita una motivazione sistematica, non tanto a me, quanto all'Assemblea, per potersi correttamente orientare su un'indicazione che sembra finalizzata alla razionalità, all'economia e allo sfruttamento delle risorse umane, la cui validità è stata già largamente provata sul campo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.
SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, vorrei invitare i colleghi a riflettere sull'emendamento in esame, perché ci troviamo di fronte all'obiettivo di razionalizzare la nostra presenza all'estero e di potenziare, attraverso la suddetta razionalizzazione, l'iniziativa di internazionalizzazione delle nostre imprese e di promozione dei prodotti italiani sui mercati esteri.
Ha senso questo tipo di operazione? Pensiamo sia un obiettivo condivisibile e, non a caso, è condiviso dalla grande maggioranza delle rappresentanze di imprese italiane, a condizione, però, che non nasconda un'operazione di sovrapposizione di altre strutture o bardature burocratiche. È questo l'invito che viene rivolto con questo emendamento.
Si tratta della segnalazione di un percorso, di una disposizione di paletti abbastanza stretti per evitare il pericolo, peraltro già individuato da molte organizzazioni che rappresentano le imprese nel nostro paese, che l'obiettivo del provvedimento venga perciò stravolto. Valutatelo con attenzione, per favore!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, signor sottosegretario, questo emendamento si collega in qualche modo al dibattito svolto sia in Commissione sia nel Comitato dei nove in relazione all'articolo 2, vale a dire alle risorse messe a disposizione per creare lo sportello unico, chiamato pomposamente o, comunque, meritoriamente Sportello Italia.
Credo che l'emendamento in esame cerchi di razionalizzare il più possibile le risorse esistenti e tenda, peraltro, a dare al Governo o, comunque, alla struttura di competenza una certa indicazione, perché prevede che le stesse saranno prioritariamente valutate. In sostanza, non sottrae alla discrezionalità del Governo l'opportunità di individuare altre risorse per la guida di questi sportelli. Pertanto, ritengo che il Governo ed il relatore dovrebbero riconsiderare attentamente il parere espresso (e cioè l'invito al ritiro) su tale emendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, anch'io penso che bisognerebbe
prestare un'attenzione maggiore nei confronti di questo emendamento.
Infatti, questo provvedimento dovrebbe cercare - se non ho compreso male - di rendere più efficace nei confronti delle nostre imprese esportatrici l'azione dei soggetti che, a diverso titolo, si occupano di commercio, di finanza, di servizi per l'internazionalizzazione.
In realtà, siamo di fronte all'istituzione di nuove strutture fisse che si sovrappongono a quelle già esistenti, non rispondendo ad un fabbisogno diffuso, ma creando una sovrastruttura che, tra l'altro, rischia di ledere professionalità già maturate e già fortemente sperimentate nell'ICE, che lavora in stretta collaborazione con la rappresentanza diplomatica. Dunque, in questo intreccio di conoscenze ed attività, tale Istituto sostiene già questa promozione verso l'estero, pertanto l'operazione che si realizza quasi si sovrappone a questo tipo di iniziativa che tali lavoratori già svolgono.
Con il presente provvedimento si sta perdendo l'occasione per innovare e potenziare gli strumenti già esistenti; infatti, sarebbe necessario un potenziamento dei servizi finanziari ed assicurativi di sostegno all'esportazione, diretti, come affermavamo in precedenza, ad aiutare le reti di imprese più piccole, con minore potenzialità al loro interno.
Pertanto, questo emendamento, pur non prevedendo ciò che effettivamente è necessario, perlomeno segnala l'esigenza di non creare una sovrapposizione, una duplicazione.
Per questo motivo chiedo ai colleghi della Lega, così attenti a non determinare sprechi, di porre maggiore attenzione a questo emendamento, convergendo su un voto utile ai fini della razionalizzazione della spesa e, sicuramente, utile per le nostre imprese (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, chiedo l'autorizzazione a sottoscrivere l'emendamento in esame perché, quando si opera a livello internazionale attraverso relazioni economiche con aziende piccole o grandi, il riferimento di decenni e decenni di lavoro è sempre stato soltanto l'Istituto per il commercio con l'estero.
Allora, perché dobbiamo inventare soluzioni che, a livello pratico, non esistono? Oggi, le professionalità possiamo trovarle ovunque, ma certamente l'ICE ha svolto un ruolo ed ha acquisito un'esperienza che nessun altro organismo nazionale ha per quanto riguarda il commercio con l'estero. Se osserviamo con attenzione, noteremo che dietro qualsiasi impresa con attività a livello internazionale vi è sempre stato l'ICE.
Ecco perché lo sportello unico, laddove già esiste una struttura funzionante, deve tener conto appunto - per criteri di praticità e buon senso, nonché per rendere giustizia a chi vi ha lavorato per molti anni - di una struttura come quella dell'ICE, dove esistono funzionari che non hanno nulla da invidiare a quelli di altri organismi, a carattere sia nazionale che europeo. Mi riferisco anche a paesi come Francia e Germania, spesso maggiormente attivi in campo estero, non grazie ad un determinato sportello, ma in virtù della presenza del proprio governo, che apre le strade alle imprese nazionali e si adopera per individuare occasioni di lavoro e di partnership per le proprie aziende.
Non si può risolvere il problema dell'internazionalizzazione con la delega ad uno sportello. Se prendiamo come riferimento i rapporti commerciali con la Cina, possiamo apprezzare le differenze con cui si muovono governi come quello tedesco, francese e, in parte, anche quello spagnolo rispetto a quanto fa il nostro.
Pertanto, non sarà con una legge, con un nuovo istituto o con lo smembramento o l'accorpamento di organismi, bensì con la volontà e la capacità di relazione e presenza dimostrate dall'Esecutivo che si
potranno fare passi in avanti. È questo il punto strategico, non certamente quello di sminuire le professionalità oggi acquisite dai funzionari dell'ICE.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, abbiamo ascoltato valutazioni diverse. Da una parte vengono sottolineate le professionalità dell'ICE, di per sé condivisibili. Chi infatti può dare aprioristicamente un giudizio negativo su di loro?
Inoltre, sono state sollevate motivazioni prettamente economiche, secondo cui l'attuale formulazione del comma 7 produrrebbe di per sé maggiore spesa. Tuttavia, le cose non stanno necessariamente così, perché un conto è il riconoscimento di una legittima professionalità, un altro è sminuire il dibattito parlamentare al ruolo di trasmissione di un comunicato sindacale. Pertanto, inviterei i colleghi a non confondere un volantino sindacale con il tono di una discussione parlamentare. Non è scritto da nessuna parte che le professionalità dell'ICE sono umiliate; non è scritto che vi sarà aumento di spesa né che esiste la volontà di sacrificare l'efficienza. Credo, al contrario, che vi sia scritto proprio l'opposto.
Infatti, o il commercio con l'estero e l'internazionalizzazione vanno bene così - e quindi si può licenziare il provvedimento lasciando in piedi la struttura organizzativa attuale, dove però esiste confusione tra centri di presenza, iniziative non coordinate ed infelice gestione dei fondi promozionali e quanto altro - oppure si tenta di riorganizzare il tutto.
Ma come si può tentare di procedere? Basandosi forse sulla «riserva indiana» o sulle RSU? Basandosi esclusivamente su chi «porta il cappello al momento»? Ecco, probabilmente si tratta di criteri che non possono essere condivisi dalla Casa delle libertà. Infatti, la Casa delle libertà deve seguire esclusivamente un criterio meritocratico e di efficienza, secondo il quale alla direzione dello sportello deve andare la persona più indicata, sia che provenga dall'ICE, sia che provenga dal Ministero delle attività produttive, sia che provenga dal Ministero degli affari esteri o perfino risulti essere il manager di qualche azienda privata.
Vogliamo davvero dare impulso al sistema produttivo del paese o - lo ripeto - preferiamo rinchiuderci ancora di più in una difesa corporativa, peraltro sterile e difficilmente giustificabile? Formulo queste domande per integrare le argomentazioni addotte dai colleghi della sinistra e per motivare il voto contrario espresso dal gruppo della Lega Nord all'emendamento in oggetto.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, l'emendamento Lulli 1.5 in esame riproduce il testo condiviso dal Governo e licenziato dalla Camera dei deputati. Il Senato ha inteso migliorare tale testo, introducendo criteri di maggiore razionalizzazione e di maggiore risparmio. Il riferimento alle professionalità dell'ICE resta nel testo della legge; accanto ad esse saranno valutate in via prioritaria per la direzione dello sportello anche le professionalità pubbliche del Ministero degli affari esteri e del Ministero delle attività produttive. Ciò comporterà pur sempre la valutazione di professionalità pubbliche al fine di razionalizzare la presenza esistente, scegliendo in via prioritaria tra tali professionalità pubbliche quelle che nella sede specifica siano le migliori. Stiamo comunque sempre parlando di professionalità pubbliche (Ministero degli affari esteri piuttosto che ICE).
Sottolineo peraltro che l'ICE ha attualmente 105 sedi all'estero. Se l'emendamento in esame venisse approvato e fosse dunque riprodotto il testo precedentemente licenziato dalla Camera, potrebbero
essere valutate esclusivamente le professionalità dell'ICE, che all'estero ha 105 sedi. Con la formulazione introdotta dal Senato, al fine di perseguire obiettivi di maggiore razionalizzazione e risparmio rispetto al testo proposto dal Governo e approvato dalla Camera, si è introdotto un criterio ulteriore, relativo alle professionalità pubbliche del Ministero degli affari esteri e del Ministero delle attività produttive. Ciò consente di scegliere i migliori con maggiore consapevolezza, fra i dipendenti del Ministero degli affari esteri piuttosto che dell'ICE. Verosimilmente in qualche caso, fra i 105 paesi in cui è presente l'ICE, vi sarà un addetto commerciale dell'ambasciata con una professionalità migliore rispetto al direttore dell'ICE: in tal caso, perché non scegliere l'addetto commerciale dell'ambasciata, che peraltro è retribuito dal Ministero degli affari esteri e la cui scelta non comporta pertanto alcun aggravio dei costi, ma semmai un risparmio?
LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, ho ascoltato con attenzione le argomentazioni del Governo nonché quelle dell'onorevole Polledri, ed intendo svolgere alcune considerazioni al riguardo. Può essere vero che il Senato ha introdotto una norma più razionale, ma ho la sensazione che non sia così e che il testo precedentemente approvato dalla Camera tendesse ad attribuire la priorità alle risorse esistenti. Ritengo sia difficile per un dipendente del Ministero degli affari esteri creare un centro di gravitazione intorno a meccanismi che hanno nell'economia il principale fattore di attrazione. In ogni caso, al fine di non mettere a repentaglio la maggioranza, il gruppo dell'UDC si asterrà nella votazione dell'emendamento Lulli 1.5.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 413
Astenuti 7
Maggioranza 207
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 216).
Prendo atto che l'onorevole D'Agrò non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1 nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 420
Maggioranza 211
Hanno votato sì 418
Hanno votato no 2).
Prendo atto che gli onorevoli Santino Adamo Loddo e Tanoni hanno espresso in modo erroneo il proprio voto.
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