BOZZE NON CORRETTE |
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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4360-C sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.
SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, l'articolo che stiamo trattando è forse quello più criticabile del provvedimento in discussione, perché è l'articolo nel quale dovremmo decidere di consentire nuove assunzioni per lo svolgimento di attività di coordinamento di uffici già esistenti all'estero, che rappresentano, a titolo diverso,
la presenza italiana per la promozione delle attività produttive e dei prodotti del nostro paese. Perché consideriamo questo articolo come quello più criticabile? Per due ragioni fondamentali che in parte avevamo già affrontato prima.
Innanzi tutto si tratta di coordinare, di razionalizzare, di rendere più efficiente quanto, in maniera molto articolata, è già presente, non si vede la ragione per la quale dovremmo costruire una nuova struttura che si sovrapponga a quelle già esistenti. Un'opera di razionalizzazione dovrebbe puntare ad utilizzare le energie esistenti, a qualificarle, a riqualificarle se fosse necessario, a farle ruotare anche sul territorio, sulle diverse sedi nelle quali è presente la nostra iniziativa, ma certamente non ad aumentare una presenza di personale che, in molti casi, appare già, per l'obiettivo stesso di questo provvedimento, pletorica rispetto alle nostre esigenze. Coordinare non significa moltiplicare la spesa; rendere più efficiente una presenza già molto numerosa non significa aumentare ulteriormente le disponibilità di personale!
Veniamo alla seconda ragione, che vorremmo venisse tenuta particolarmente presente dai colleghi. Dove si vanno a cercare le risorse necessarie per l'aumento di personale impiegato per la realizzazione degli sportelli e del coordinamento delle attività già presenti? Si potrebbe pensare che vengano reperite ricorrendo a qualche capitolo scarsamente utilizzato o scarsamente utile del nostro bilancio: no! I denari vengono attinti dagli stanziamenti che servono per la promozione dei nostri prodotti all'estero.
È questo il paradosso: mentre il sistema delle imprese italiano, anche quando calca i mercati esteri (si pensi alla recente missione di Confindustria in Cina o a quella programmata per le prossime settimane in India), scopre di trovarsi di fronte a concorrenti di altri paesi industrializzati che dispongono non solo di uffici più efficienti, ma anche di risorse assai più cospicue di quelle messe in campo dall'Italia, nel momento in cui ravvisa la scarsità, l'insufficienza e l'inadeguatezza delle risorse finanziarie messe in campo, si trova di fronte ad una beffa per riqualificare la nostra iniziativa non troviamo infatti niente di meglio che aumentare l'organico del personale, pagandolo con le risorse destinate invece a promuovere i nostri prodotti.
Mi sembra in sostanza che si vada in una direzione esattamente opposta a quella che mille volte abbiamo richiamato in quest'aula, in Commissione ed in qualsiasi convegno svolto sui temi dell'internazionalizzazione. Non occorre spendere di più in personale, anzi bisogna ridurre quella spesa e potenziare quanto deve essere fatto per sostenere i crediti e l'assicurazione all'impresa, la qualificazione del personale, la diffusione del materiale, la promozione in genere dei nostri prodotti sui mercati internazionali.
Pensiamo di risolvere questi problemi costruendo un nuovo baraccone, che finanziamo con i soldi che dovremmo invece destinare alla promozione d'impresa: consideriamo questo approccio sinceramente insostenibile!
In un primo momento, tutte le organizzazioni imprenditoriali avevano salutato come positivi gli intendimenti che ispiravano il disegno di legge. Strada facendo, invece, le predette organizzazioni hanno dovuto ritirare, proprio per le ragioni che ho testé esposto, la fiducia che avevano espresso nei confronti del provvedimento.
Pertanto, credo che le proposte emendative che sono state presentate all'articolo 2 debbano essere considerate con grande attenzione dai colleghi. Il sistema delle imprese del nostro paese ci osserva con non minore attenzione perché non sa che farsene di un provvedimento che, mentre permette nuove assunzioni, sottrae risorse alla promozione delle nostre imprese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri.
Onorevole Polledri, sebbene il gruppo della Lega Nord Federazione Padana abbia esaurito i tempi a sua disposizione, la
Presidenza ritiene di poterle concedere tre minuti.
Ha facoltà di parlare, onorevole Polledri.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, il tema è importante più sul piano, diciamo così, filosofico - vale a dire sotto il profilo dell'orientamento sul tipo di amministrazione e sul tipo di approccio che intendiamo avere nei confronti della pubblica amministrazione - che su quello economico (vengono in rilievo, infatti, due milioni di euro).
Ho chiesto la parola, signor Presidente, soltanto per lasciare agli atti la nostra ferma determinazione nel chiedere al Governo un cambio di passo nei confronti della pubblica amministrazione, utilizzando gli strumenti del comando e del distacco, nonché l'aumento dell'efficienza. Questo deve essere ben chiaro!
Del resto, nel dichiarare il Governo la propria disponibilità ad accettare ordini del giorno che mirino a razionalizzare la spesa dovuta agli articoli 4 e 5, il viceministro Urso ci ha assicurato che saranno evitati sprechi e che le somme risparmiate verranno utilizzate per la promozione del made in Italy e per la lotta alla falsificazione.
Pertanto, abbiamo ritirato i nostri emendamenti, signor Presidente, perché non era possibile trovare una diversa copertura. Avremmo dovuto detrarre le somme occorrenti dalla spesa corrente per la promozione del made in Italy o per la lotta alla contraffazione? Crediamo proprio di no!
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, essendo stato ritirato l'emendamento Polledri 2.2, la Commissione invita al ritiro di tutte le restanti proposte emendative presentate all'articolo 2.
PRESIDENTE. Il Governo?
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su quale argomento, onorevole Ruzzante?
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, ho chiesto di parlare per dichiarare, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, che facciamo nostro l'emendamento Polledri 2.2, ritirato dai presentatori.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo al relatore di esprimere il parere della Commissione anche sull'emendamento Polledri 2.2, ritirato dai presentatori e fatto proprio dall'onorevole Ruzzante a nome del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo.
ENZO RAISI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione invita al ritiro anche di tale emendamento.
PRESIDENTE. Prendo atto che il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Polledri 2.2, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo. Prendo atto che si insiste per la relativa votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, in parte sorprende la scelta del gruppo della Lega di ritirare l'emendamento in esame. Ovviamente, si tratta di una decisione del tutto legittima ed io mi guardo bene dal criticarla.
A nostro avviso, quella in esame è la parte del provvedimento su cui esprimiamo il dissenso più forte. Crediamo che il ricorso ai fondi per la promozione e l'internazionalizzazione delle imprese per effettuare le assunzioni, rappresenti la
cartina di tornasole che qualcosa non funziona nelle politiche del Governo. Sarà pur vero che non c'era altro modo di ricorrere al finanziamento per tali assunzioni, sulla cui bontà, ovviamente, non mi esprimo, tuttavia - mi rivolgo all'intera Assemblea e in primis ai membri del Governo -, ricordo che, dal 2001, i dipendenti pubblici sono aumentati di 115 mila unità e che l'incidenza sul PIL della spesa pubblica è passata dal 37,1 per cento del 2001 al 40 per cento del 2004.
Cari signori del Governo, cari colleghi, dobbiamo fare un esame attento della situazione! Non possiamo proclamare continuamente l'intenzione di ridurre la spesa pubblica improduttiva e, nei fatti concreti, ricorrere alla sottrazione dei fondi! Può darsi che siano di poca entità, ma comunque si arriva a distrarre risorse destinate alla promozione dell'attività delle imprese. Saranno anche pochi - lo ripeto -, ma mi domando quante piccole aziende e quanti artigiani avremmo potuto aiutare attraverso le politiche di internazionalizzazione. È la cartina di tornasole di un fallimento. Sono aumentati la spesa pubblica ed il numero dei dipendenti pubblici. Tuttavia, si sceglie di attingere risorse da un capitolo di spesa che dovrebbe servire a ben altro!
Ma dov'è la politica a favore del made in Italy? Dove sono le risorse stanziate con la finanziaria del 2004? Dove è la politica per la competitività del nostro sistema economico? Non metto in dubbio l'importanza di disporre di determinate professionalità per realizzare gli sportelli unici (al riguardo, vorrei ricordare al Governo - stimo sinceramente il viceministro Urso - che, con l'emendamento precedente, non pensavamo di utilizzare solo il personale dell'ICE); tuttavia, dobbiamo avere la massima attenzione all'ottimizzazione delle risorse umane e alla valorizzazione delle professionalità esistenti in questi settori. Infatti, o c'è motivazione in chi lavora in questi settori oppure il coordinamento delle strutture per il commercio con l'estero non lo fa nessuno! Di questo bisogna avere contezza!
Ascolto sempre con attenzione il collega Polledri, ma francamente è un po' banale. Si tratta, non di rispondere ad una rivendicazione delle rappresentanze sindacali unitarie (tra l'altro, non ci sarebbe nulla di male), ma del tentativo di aiutare il Governo in una scelta che abbiamo condiviso fin dall'inizio, anche se nutriamo perplessità su modo attraverso cui la si intende attuare.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli...
ANDREA LULLI. Credo sarebbe davvero un segnale importante lasciare le risorse per la promozione delle imprese dove stanno e procedere in altra direzione per quanto riguarda l'assunzione dei dipendenti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ruggeri. Ne ha facoltà.
RUGGERO RUGGERI. Signor Presidente, noi condividiamo completamente l'obiettivo di questo provvedimento di creare delle strutture efficienti e funzionali nel nostro sistema produttivo, al fine di internazionalizzare le nostre imprese. Ora, per quanto riguarda questo emendamento, che era stato presentato dal gruppo della Lega Nord, io vorrei ricordare al collega Polledri che non si tratta tanto di un problema di copertura finanziaria; vorrei ricordare la posizione espressa dalla Lega su questo punto, che io ho condiviso pienamente: il problema non è la copertura, ma il fatto che qui si mette in piedi un carrozzone! Altro che efficienza! Questo è un aumento di burocrazia, senza che si dia una risposta effettiva alle imprese! Questo è stato detto dalla Lega, e io lo sottoscrivo. Non è un problema di copertura; non si tratta di prendere i soldi dove è possibile per metterli da un'altra parte! Allora, mi chiedo perché la Lega abbia cambiato l'interpretazione dell'articolo (che rimane intatto, non è stato modificato).
Io credo che dovremmo riflettere. Infatti, se noi pensiamo di aiutare le nostre imprese togliendo i soldi alle imprese stesse per fare qualcos'altro, questo qualcos'altro dovrebbe portare ad un beneficio concreto e immediato, altrimenti si tratterebbe di un obiettivo che ha un respiro corto. In questi anni sia il centrosinistra sia questo Governo hanno smantellato settori improduttivi, che costituivano delle riserve nelle quali non vi era efficienza; questo è un fatto positivo. Allora, perché dobbiamo creare quello che potenzialmente, già sulla carta, è una struttura che non potrà essere efficiente? Addirittura, in quest'articolo, siamo entrati nel dettaglio! Operazione che si potrebbe fare con un decreto, con un regolamento. Quindi, ci troviamo di fronte, oltre che al progetto di un organismo burocratico, anche ad una normativa che diventa burocrazia. Siamo d'accordo sugli obiettivi, ma essi vanno perseguiti in modo molto più snello e più efficiente.
E poi vi è anche il ruolo che qui viene fatto giocare a Sviluppo Italia. Noi abbiamo sempre pensato che il ruolo di questo ente, che potrebbe essere importantissimo, è quello di attrarre investimenti esteri da portare in Italia, non viceversa; noi abbiamo bisogno che Sviluppo Italia faccia gli sportelli in Italia! Dove stanno gli sportelli unici in Italia? Dove? Quanti ne abbiamo? Due? Allora, se vogliamo creare sviluppo anche nel Mezzogiorno con questo organismo, creiamo le opportunità per fare gli sportelli unici nel Mezzogiorno, per aiutare le aree più povere, per aiutare le imprese più povere a trovare la strada dello sviluppo e, quindi, a trovare un raccordo anche a livello internazionale per la presenza e la vendita dei nostri prodotti. Quindi, anche in questo caso, la scelta di dirottare risorse delle imprese, ma soprattutto di finanziare la nascita di un organismo che ha un rischio altissimo di diventare un vero e proprio carrozzone, non ci trova consenzienti.
Ribadisco che faccio mia la posizione che era stata qui espressa dalla Lega Nord su questo articolo. I colleghi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo hanno fatto proprio l'emendamento di Polledri, io faccia mia la critica fatta dalla Lega a questo articolo, una critica che mi è sembrata corretta e giusta. Era una battaglia giusta quella di non creare sacche di inefficienza! Per queste ragioni chiedo ai colleghi di votare a favore di questo emendamento.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, intervengo solo per fornire doverose spiegazioni alle osservazioni fatte dai colleghi parlamentari, tutte evidentemente volte a rendere più efficiente il provvedimento.
L'articolo 2, nel testo approvato - peraltro, a larghissima maggioranza - in prima lettura dalla Camera dei deputati, prevedeva l'assunzione di personale a tempo indeterminato con un limite di spesa di 3 milioni di euro l'anno, dal 2004 in poi; il Governo, essendo frattanto intervenuta la decisione di sospendere ogni modalità di assunzione nel comparto pubblico, ha ritenuto, nel corso dell'esame condotto dal Senato, di sopprimere la previsione in oggetto, che costituiva un ulteriore aggravio per i costi pubblici. Il testo approvato e trasmesso dal Senato, nel testo modificato dalla X Commissione della Camera, non reca più la previsione di ulteriori aggravi per i costi pubblici, e non contiene quindi il limite dei 3 milioni di euro annui; semplicemente, si prevede la possibilità di «avvalersi di personale di comprovata professionalità nel campo economico e commerciale, in posizione di distacco, proveniente dal comparto pubblico». È un testo sicuramente più severo nell'utilizzo delle risorse pubbliche, in quanto prevede la possibilità di comandi all'interno del comparto pubblico, e non più assunzioni a tempo indeterminato, come invece era previsto dal testo approvato in prima lettura dalla Camera dei deputati. Si tratta, quindi, di un'opera di
razionalizzazione, di risparmio, appunto di maggiore severità nell'utilizzo delle risorse pubbliche.
Proprio per tale ragione, il Governo dichiara fin da ora di volere accettare l'ordine del giorno che la Lega ha preannunciato affinché sia chiaro a tutti che noi opereremo attraverso il comando di personale proveniente dal comparto pubblico, e non già attraverso l'assunzione a tempo determinato, come pure si prevede nel testo attuale, né, tantomeno, con assunzioni a tempo indeterminato, come invece stabiliva l'articolo nel testo approvato in prima lettura dalla Camera. La rubrica di tale articolo non a caso era «Aumento dell'organico del Ministero delle attività produttive» mentre ora è «Disposizioni organizzative a supporto dell'attività degli sportelli unici all'estero».
Ritengo sia questo un passo chiaro e significativo in avanti, compiuto recependo perplessità e suggerimenti che, anche da parte dell'opposizione, sono venuti alla nostra attenzione in questa sede.
ENZO RAISI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI, Relatore. Vorrei solo aggiungere alcune considerazioni relativamente ad un aspetto sul quale, forse, si registra un po' di confusione; mi riferisco alla questione concernente l'obiettivo ed il ruolo di questi sportelli unici all'estero. Ebbene, uno dei compiti previsti dalla legge è la promozione del made in Italy; non comprendo perciò la critica in base alla quale si sostiene che il provvedimento avrebbe attinto da risorse relative a tale settore, atteso che tale obiettivo si rinviene comunque proprio nella previsione di istituire questi sportelli. Vi è una contraddizione; gli sportelli all'estero servono proprio alla promozione del made in Italy e, dunque, a formare chi può fare progredire tale comparto. Dunque, sinceramente, le rimostranze di taluni colleghi su tale versante mi sembrano una contraddizione in termini in quanto non colgono l'obiettivo primario degli sportelli.
D'altra parte, la razionalizzazione delle risorse è già insita nello stesso concetto di sportello, in quanto si uniscono e, appunto, si razionalizzano in un unico soggetto tutte le risorse, umane e strutturali, già presenti all'estero; risorse che oggi sono rappresentate da tanti soggetti: ICE, ambasciate, Simest, camere di commercio e via dicendo. Tanto ciò è vero che è prevista nella stessa normativa la delega al Governo per la riorganizzazione di quegli enti che vengono inseriti in tali sportelli.
D'altra parte, come sa bene il collega Lulli, abbiamo previsto anche la possibilità per i privati di inserirsi in questi sportelli proprio in virtù della logica inerente al tentativo di razionalizzare tutte le forze italiane operanti all'estero. Se non vi è risparmio di risorse, sia economiche sia umane, davvero non capisco di cosa stiamo discutendo.
Circa i fondi per la copertura, mi sembra evidente che lo sportello Italia all'estero, finalizzato alla promozione del made in Italy, debba attingere le risorse dalla voce che prevede le spese per la promozione, appunto, del made in Italy.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'articolo in esame è stato oggetto di particolari attenzioni; al riguardo, vorrei sottolineare che proprio la scorsa settimana si sono verificate situazioni imbarazzanti, in quanto proprio i problemi connessi a tale articolo hanno indotto a sospendere la trattazione dell'intero provvedimento.
Vorrei ricordare che il mio gruppo si era preoccupato sin dall'inizio della questione delle nuove assunzioni. Infatti, ci troviamo in un momento in cui il Governo, a mio avviso giustamente, lesina risorse finanziarie agli enti locali, riduce le spese in periferia e pone l'intero comparto degli enti pubblici nelle condizioni di razionalizzare complessivamente i mezzi. Dal momento che riteniamo che in Italia vi sia un settore pubblico più ampio rispetto ad altri paesi europei, abbiamo ritenuto, allora,
che le risorse disponibili, anche umane e professionali, fossero sufficienti per costituire gli sportelli unici all'estero.
Vorrei ricordare che avevamo presentato proposte emendative in tal senso, poiché ci era stato detto che era necessario provvedere immediatamente all'approvazione del provvedimento in esame, entro il 31 dicembre dello scorso anno, per non perdere le risorse stanziate dalla precedente legge finanziaria.
Vorrei svolgere adesso una considerazione. Mi sembra interessante quanto ha affermato il viceministro Urso, vale a dire che si passerà da assunzioni a tempo indeterminato all'utilizzo di posizioni di comando, avvalendosi di personale di elevata professionalità proveniente dall'intero comparto pubblico. Mi domando, allora, se il comando prefiguri la possibilità di sottrarre risorse.
Tale istituto, infatti, se utilizzato nell'ambito del comparto pubblico, dovrebbe costituire una partita di giro; non comprendo, allora, per quale motivo si sottraggano risorse alla promozione del made in Italy per stabilire che il comando di personale proveniente dal comparto pubblico comporta una spesa che viene coperta sottraendo risorse proprio da ciò che, invece, bisognerebbe promuovere.
Siamo preoccupati a tale riguardo, e pertanto, ove vi sia una risposta coerente da parte del Governo, vorrei rappresentare che siamo pronti a cambiare immediatamente la nostra posizione: in questo caso, infatti, avremmo votato a favore dell'emendamento presentato dai deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, mi scusi, ma potrebbe far esprimere al relatore il proprio parere sulle proposte emendative in caso di mancato accoglimento dell'invito al ritiro?
PRESIDENTE. Glielo dico io, onorevole Boccia: il parere del relatore è contrario.
ANTONIO BOCCIA. Va bene.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO, Viceministro delle attività produttive. Signor Presidente, credo che l'onorevole D'Agrò meriti una risposta, poiché la sua osservazione è assolutamente pertinente. In questo caso, infatti, il Ministero dell'economia e delle finanze ci ha chiesto di prevedere comunque una copertura finanziaria, dal momento che potrebbe accadere, in via del tutto teorica, che un dipendente venga comandato, da un'altra istituzione pubblica o da un altro ministero, presso il nostro dicastero e presso gli sportelli-Italia, e che tale posizione, lasciata libera, per essere coperta debba richiedere un'assunzione a tempo indeterminato.
È ovvio che, con il blocco delle assunzioni nel comparto pubblico, ciò non può accadere; tuttavia, in via del tutto teorica, occorre mantenere una copertura finanziaria nel caso in cui il comando provochi un vuoto di personale in una determinata amministrazione pubblica e tale struttura decida di procedere essa stessa a nuove assunzioni. Come ho già detto, tuttavia, ciò non può accadere, visto il blocco delle assunzioni stabilito dal Governo.
Rispondendo all'onorevole Lulli, precedentemente intervenuto sulle risorse finanziarie disponibili per il made in Italy nel 2005, vorrei aggiungere che tali risorse sono di gran lunga superiori a quelle previste dalla legge finanziaria per il 2004. In una legge finanziaria estremamente difficile, infatti, siamo riusciti ad incrementare - vorrei evidenziarlo - gli stanziamenti già previsti dalla legge finanziaria per il 2004 per quanto riguarda sia la promozione straordinaria del made in Italy, sia l'attivazione dei desk, dei fondi legali e del comitato di contrasto alla contraffazione.
In pratica, per il made in Italy, per la sua promozione, per il contrasto alla contraffazione e la tutela del prodotto italiano,
nell'anno finanziario 2005 vi sono risorse di gran lunga superiori a quanto già previsto, in misura straordinaria, per l'anno finanziario 2004.
LUIGI D'AGRÒ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Ringrazio il viceministro Urso per la cortesia che ha avuto nel dare una risposta alla mia domanda. Faccio una considerazione: in via teorica - dice il viceministro - noi impegniamo alcuni fondi. Conosco perfettamente la voracità del sistema e quando sono impegnati fondi so che saranno, poi, utilizzati. Ciò è in contrasto con le indicazioni di corretta amministrazione ed anche di tutela della cosiddetta spesa pubblica che il Governo finora - molte volte anche con risultati concreti - ha tentato di portare avanti. Dunque, grazie anche all'intendimento estremamente corretto del viceministro, il nostro gruppo si asterrà sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Polledri 2.2, ritirato dai presentatori e fatto proprio dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 425
Votanti 413
Astenuti 12
Maggioranza 207
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 211).
Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Lulli 2.3 non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore ed insistono per la votazione.
SERGIO GAMBINI. Chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Onorevole Gambini, lei non può prendere la parola poiché, a norma di regolamento, è già intervenuto nel corso della discussione sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor viceministro, noi non siamo contrari all'idea di prendere in considerazione la professionalità o i comandi. È chiaro che se ha un senso lo sportello unico per l'internazionalizzazione è per promuovere il nostro sistema produttivo. Ciò che contestiamo - ed è una contestazione di principio - è che per mettere in atto tale operazione - seppure in via teorica, e ciò lo costateremo a consuntivo - si distraggono fondi dal capitolo della promozione per le attività delle imprese. Credo che questo sia il dato negativo che testimonia, a mio modesto parere, una volta di più, la cattiva politica delle risorse umane che il Governo ha condotto negli ultimi anni.
Non siamo d'accordo a distrarre fondi dal capitolo della promozione. Si potrebbe finanziare tale sportello soprassedendo sull'eliminazione dell'imposta di successione sui grandi patrimoni. Ciò per dire che, se si vuole attuare una politica a sostegno dell'economia, si devono operare scelte conseguenti e coerenti. Quando si sbaglia politica e si hanno in mente altre priorità, non nell'interesse generale del paese, ci si può trovare a «pasticciare» sull'articolo 2 e su una previsione teorica che - penso che il collega D'Agrò abbia ragione - tale poi non sarà.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lulli 2.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 420
Votanti 419
Astenuti 1
Maggioranza 210
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 223).
Prendo atto che l'onorevole Camo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Onorevole Cima accede all'invito al ritiro del suo emendamento 2.11 formulato dal relatore?
LAURA CIMA. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, i colleghi che hanno presentato gli emendamenti finora respinti avevano la stessa intenzione che si pone questo emendamento. Noi riteniamo che sia una spia dell'incapacità della politica economica di questo Governo la volontà, espressa nell'articolo 2, di utilizzare i fondi previsti dalla legge n. 68 del 1997, di riforma dell'ICE, per migliorare la funzionalità degli sportelli unici all'estero.
Quindi, di fatto, si sottraggono risorse al finanziamento dell'attività di promozione e di sviluppo degli scambi commerciali con l'estero. Ciò è paradossale, perché proprio l'attività che dovrebbe essere promossa da questo articolo e dal provvedimento nel suo complesso in realtà viene inficiata da questa scelta. Pertanto, anziché promuovere le nostre imprese e le loro esportazioni, si penalizza il fondo di cui alla legge n. 68 del 1997, concernente la riforma dell'Istituto nazionale per il commercio estero.
Riteniamo, invece, sensato che queste risorse vengano reperite nel capitolo di spesa adeguato, ossia nella disponibilità finanziaria del Ministero dell'economia e della finanze. Invito, quindi, i colleghi a valutare positivamente il mio emendamento 2.11 e ad approvarlo, perché è l'unico modo per contrastare questa volontà del Governo criticata da tutti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, credo che i colleghi della maggioranza debbano svolgere una ulteriore riflessione. Ho ascoltato le argomentazioni del Governo e devo dire che mi hanno confuso ancor più le idee. Infatti, se il Governo ritiene di dover operare dei risparmi sulla legge finanziaria che obbligano al blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione, anche in settori particolarmente delicati per la vita quotidiana dei nostri concittadini e di noi stessi, non comprendo la portata di tale provvedimento che - come ho già detto -, dal nostro punto di vista, dovrebbe prevedere una maggiore razionalizzazione delle risorse (anche umane) già esistenti, valorizzandole (il che non avviene).
MARILDE PROVERA. In sostanza, si dice che, siccome con una mano si è inibita la possibilità di procedere a nuove assunzioni, con l'altra mano si riapre una possibilità, nel caso in cui si decidesse di averne poi effettivamente bisogno. Per di più, lo si fa non con uno strumento che offre un lavoro certo, a tempo indeterminato, ma solo con riferimento ad alte professionalità precarizzate in modo totale. Non solo: si conta di non farlo. Allora, posta la questione in modo così confuso (non si deve fare, però può darsi che lo si debba fare; allora, si precarizzano tali assunzioni, ma solo con riferimento ad alcune funzioni molto elevate), mi viene un dubbio: che vi sia, in realtà,
una messa a disposizione di risorse stornate da una finalità di investimento già necessario negli anni precedenti.
Signor viceministro, mi sembra che il potenziamento di risorse fatto quest'anno non corrisponda neppure alle effettive richieste che gli uffici stessi avevano presentato, stante l'attuale situazione. Quindi, questi soldi vengono stornati dall'ammontare che già sarebbe necessario e lasciati lì. Ciò fino a quando si trovi un dirigente o qualcuno la cui personalità sia particolarmente adatta per un ufficio all'estero, per tentare un esperimento o perché quella persona suscita particolare convinzione; e tale tentativo si potrebbe attuare, nonostante la mancanza di fondi. Ecco, allora, che si inanella una strana catena, non finalizzata, del tutto provvisoria e legata al pensiero di chi in quel momento, senza più bisogno di altre autorizzazioni, compirà assunzioni francamente un po' dubbie quanto alla loro capacità di rispondere alla effettiva finalità di tali uffici.
Quindi, con questa spiegazione finale che dà il Governo sommiamo un elemento che, con un eufemismo, definisco di confusione maggiore rispetto a come dovrebbero essere utilizzati i fondi pubblici, nel caso di assunzioni, nel pieno rispetto della trasparenza e della coerenza con i progetti assunti.
Per tale motivo, l'emendamento andrebbe approvato (e doveva esserlo anche quello precedente che, purtroppo, è stato respinto), in modo da evitare questa stortura, lasciando i fondi dove sono oppure ricercando, come viene proposto anche in questo caso, risorse in fondi più appropriati (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cima 2.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 426
Maggioranza 214
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 227).
Prendo atto che i presentatori ritirano l'emendamento Polledri 2.5.
Prendo atto altresì che i presentatori dell'emendamento Nieddu 2.6 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Nieddu 2.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 426
Votanti 419
Astenuti 7
Maggioranza 210
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 218).
Prendo atto che l'onorevole Giovanni Bianchi non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Prendo atto altresì che i presentatori ritirano l'emendamento Polledri 2.12.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'emendamento Gambini 2.7.
ANDREA LULLI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Il comma 3 dell'articolo 2, di cui chiediamo la soppressione, fa riferimento alle modifiche apportate con l'articolo 7 del presente disegno di legge alla legge n. 229 del 2003. Tale legge,
all'articolo 9, delegava il Governo ad adottare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge medesima, un decreto legislativo recante norme per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di internazionalizzazione delle imprese.
Il termine per il riassetto è scaduto senza che nulla accadesse, mentre si procede alla riforma del settore o, comunque, ad una parziale riforma con il presente disegno di legge. Anziché sopprimere quella norma, ormai superata dal citato articolo 7, si aggiungono nuove disposizioni e il comma 3 in oggetto ne aggiunge altre ancora, prevedendo l'adozione di decreti legislativi di riordino e razionalizzazione degli enti operanti nel settore dell'internazionalizzazione delle imprese.
Per questo motivo, invitiamo l'Assemblea a votare a favore di questo emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 2.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo, sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 421
Astenuti 7
Maggioranza 211
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 217).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 424
Votanti 423
Astenuti 1
Maggioranza 212
Hanno votato sì 217
Hanno votato no 206).
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