Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: LXX Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC) Madrid, 26-28 novembre 2023
Serie: Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari   Numero: 32
Data: 22/11/2023
Organi della Camera: XIV Unione Europea

        

 

XIX LEGISLATURA

 

Documentazione per le Commissioni

RIUNIONI INTERPARLAMENTARI

 

 

LXX Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC)

 

Madrid, 26-28 novembre 2023

 

 

 

 

Senato della Repubblica

Servizio studi

Servizio degli affari internazionali

UFFICIO DEI RAPPORTI CON LE ISTITUZIONI

DELL’UNIONE EUROPEA

   n. 56

Camera dei deputati

 

Ufficio Rapporti con l’Unione europea

n. 32

 


 

Servizio Studi

TEL. 06 6706 2451 - studi1@senato.it - @SR_Studi

Dossier n. 56

Servizio degli Affari internazionali -

Ufficio dei rapporti con le istituzioni dell’Unione Europea

TEL. 06 6706 4561 - affeuropei@senato.it

 

 

 

 

 

 

Ufficio rapporti con l’Unione europea

Tel. 06 6760 2145 - cdrue@camera.it - @CD_europa - europa.camera.it.

Dossier n. 32

 

 

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I N D I C E

Ordine del giorno

La Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC) 1

Il Segretariato COSAC.. 2

Sessione I - Priorità della Presidenza spagnola del Consiglio dell’UE.. 5

Le priorità. 5

La dimensione parlamentare della Presidenza spagnola. 15

Sessione II -  Il Patto dell'UE su migrazione e asilo   19

Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo. 19

Consiglio "Giustizia e affari interni" del 19 e 20 ottobre 2023. 21

Consiglio europeo informale di Granada del 6 ottobre 2023. 22

Conclusioni del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023. 23

Conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023. 24

Recenti iniziative dell’UE per contrastare l’immigrazione irregolare. 24

Dati sugli arrivi irregolari 26

Sessione III - Crisi energetica e transizione ecologica   29

Crisi energetica. 29

Transizione ecologica. 32

Il Piano repowerEU.. 38

Piano industriale per il Green Deal 39

I Piani Nazionali per l’Energia e il clima. 41

Attività del Parlamento italiano. 42

Sessione IV - La situazione in Ucraina e le relazioni con l’Unione europea.. 47

La cornice politica generale. 47

Sostegno militare all’Ucraina. 49

Le sanzioni nei confronti della Russia. 51

Sostegno economico e alla ricostruzione dell’Ucraina. 54

Ricorso alla giustizia penale internazionale. 59

Sospensione dell’accordo sull’esportazione di cereali dai porti dell’Ucraina  61

Il processo di adesione dell’Ucraina all’UE.. 62

Sessione V - L’autonomia strategica aperta e le relazioni con l’America Latina.. 65

Autonomia strategica dell’UE.. 65

La nuova strategia dell’UE per l’America Latina. 72

Il vertice UE-CELAC del luglio 2023. 74

Rapporti commerciali 76


La Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC)

 

La Conferenza degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea (COSAC) è stata istituita a Parigi il 16-17 novembre 1989 ed è espressamente prevista e disciplinata dall’articolo 10 del Protocollo sul ruolo dei parlamenti nazionali, allegato ai Trattati, e da un apposito regolamento, adottato dalla Conferenza stessa e da ultimo modificato nel maggio 2011.

La COSAC si riunisce con cadenza semestrale nel corso di ciascuna Presidenza del Consiglio dell'Unione europea ed è disciplinata da In ogni semestre si svolgono una riunione preparatoria dei Presidenti degli organi parlamentari specializzati negli affari dell'Unione dei parlamenti dell'Unione europea (ad inizio di ogni turno della presidenza, di norma a gennaio e luglio) e una riunione plenaria della Conferenza (di norma a marzo/aprile e ad ottobre/novembre).

È prevista la possibilità di riunioni straordinarie, sia dei Presidenti sia plenarie.

Alle riunioni plenarie partecipano sei rappresentanti per ogni parlamento nazionale (tre per ogni camera nei parlamenti bicamerali) e sei membri del Parlamento europeo. Ciascuno dei parlamenti dei Paesi candidati all'adesione invia tre osservatori.

L'ordine del giorno delle riunioni viene predisposto dalla Presidenza di turno, previa consultazione della Troika presidenziale che include rappresentanti della presidenza precedente e di quella successiva, nonché del Parlamento europeo.

La COSAC può sottoporre all’attenzione del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione i contributi che ritiene utili. La Conferenza promuove inoltre lo scambio di informazioni e buone prassi tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo, e tra le loro commissioni specializzate. Può altresì organizzare conferenze interparlamentari su temi specifici in particolare per discutere su argomenti che rientrano nella politica estera e di sicurezza comune, compresa la politica di sicurezza e di difesa comune.

I contributi della Conferenza non vincolano i parlamenti nazionali e non pregiudicano la loro posizione.

Oltre ad eventuali contributi, la COSAC può adottare conclusioni o emanare comunicati.

Tutte le posizioni della Conferenza sono adottare per consenso. Nel caso ciò non fosse possibile i contributi sono adottati con la maggioranza qualificata di almeno ¾ dei voti espressi che rappresenti almeno la metà di tutti i voti. Ogni Parlamento dispone di due voti.

 

Il Segretariato COSAC

In base al suo Regolamento la COSAC dispone di un Segretariato, composto da funzionari designati dai parlamenti membri della Troika e da un funzionario permanente nominato per due anni dai Presidenti delle commissioni parlamentari rappresentate nella COSAC, su proposta della Troika. Il Segretariato assiste la Presidenza della COSAC e cura la predisposizione di un rapporto semestrale.

Il Segretariato è stato istituito nel 2004, a seguito di apposita decisione della Conferenza. È ospitato dal Parlamento europeo a Bruxelles.

I costi per il membro permanente del Segretariato sono sostenuti congiuntamente dai Parlamenti che desiderano contribuire secondo un regime di cofinanziamento.

L’articolo 9 del Regolamento COSAC, in particolare, stabilisce che i “costi per il distacco a Bruxelles del membro permanente e altri costi tecnici necessari al segretariato” siano sostenuti congiuntamente dai Parlamenti che desiderano contribuire, e che le modalità di pagamento siano definite in un accordo tra le assemblee partecipanti. In attuazione di tale disposizione è in vigore dal 2008 un sistema di cofinanziamento biennale, basato sulla ripartizione in quote uguali dei costi in questione tra i Parlamenti che vi aderiscono attraverso l’invio di una lettera di intenti alla Presidenza COSAC.

Al cofinanziamento per il periodo 2024-2025, come i bienni precedenti, hanno aderito tutti i 27 Parlamenti nazionali dell’UE, inclusi il Senato e la Camera dei deputati (con lettera sottoscritta dai Presidenti delle Commissione politiche Ue previa autorizzazione del Collegio dei deputati Questori).

Nel 2022 la spesa complessiva è ammontata a 72.766,86 euro e il contributo versato da ciascun Parlamento è stato dunque pari a 2.695,07 euro, da corrispondere, nel caso dei Parlamenti bicamerali, in due quote uguali di 1.347,54 euro per ciascuna Camera.

Per quanto riguarda il biennio 2024-2025, la lettera di intenti stabilisce, come nel biennio precedente, il massimale di cofinanziamento nella misura di 80.000 euro annui con un numero minimo di 14 Parlamenti partecipanti.  Il costo massimo annuo per Parlamento è conseguentemente quantificato in 5.714,29 euro, che può essere ripartito, nel caso dei Parlamenti bicamerali, in due quote uguali di 2.857,15 euro per ciascuna Camera.

 

La nomina del nuovo funzionario permanente

L’incarico di funzionario permanente, attualmente ricoperto da Bruno Dias Pinheiro per il Portogallo, avrà termine il 31 dicembre 2023 e la candidatura non verrà rinnovata.

È pertanto pervenuto il 30 ottobre 2023, da parte dei Co-Presidenti della COSAC Susana Sumelzo Jordán e José Ignacio Landaluce Calleja – rispettivamente, per il Congresso e il Senato spagnoli – l’invito a proporre candidature per il ruolo di funzionario permanente, con l’obiettivo di giungere a una nuova nomina per il biennio 2024-2025 in occasione della COSAC di Madrid.

Il termine di presentazione delle candidature era stabilito al 10 novembre 2023. È pervenuta, da parte del Parlamento svedese, la candidatura di Jakob Sjövall, attuale rappresentante della medesima assemblea presso le Istituzioni UE.

Si segnala che l’incarico è sempre stato rivestito da funzionari in servizio presso gli Uffici dei parlamenti nazionali competenti per gli affari UE, operanti in molti casi come rappresentanti presso le Istituzioni dell’Unione. Si riporta di seguito l’elenco in ordine cronologico:

Morten KNUDSEN, Danimarca (2004–2006);

Sarita KAUKAOJA, Finlandia (2006–2008);

Loreta RAULINAITYT?, Lituania (2008–2009), (2010–2011);

Libby KURIEN, Regno Unito, House of Commons (2012–2013);

Christiana FRYDA, Cipro (2014–2015), (2016–2017);

Kenneth CURMI, Malta (2017–2019), (2019–2021);

Bruno DIAS PINHEIRO, Portogallo (2022-23).

 

 

 

 

 


 

Sessione I - Priorità della Presidenza spagnola
del Consiglio dell’UE

 

La Spagna ha assunto la Presidenza del Consiglio dell’UE nel secondo semestre del 2023 (dal 1° luglio al 31 dicembre 2023).

Il programma della Presidenza spagnola si colloca nel contesto del programma dei 18 mesi del Consiglio dell’UE, predisposto dal trio delle Presidenze del Consiglio di Spagna (II semestre 2023), Belgio (I semestre 2024) e Ungheria (II semestre 2024) e dall’Alto Rappresentante, che individua le priorità da perseguire dal 1° luglio 2023 al 31 dicembre 2024. Oltre a trovare soluzioni comuni alle sfide e ai compiti futuri, in particolare la guerra di aggressione russa contro l’Ucraina, unita alla crescente incertezza a livello mondiale, che impone all’Unione europea di rafforzare la sua resilienza e autonomia strategica, il programma dei 18 mesi individua le seguenti priorità: il rafforzamento della competitività globale dell’UE attraverso il potenziamento della base industriale in linea con la duplice transizione verde e digitale accelerata e utilizzando l’innovazione; la garanzia che la duplice transizione sia equa, giusta e inclusiva rafforzando la dimensione sociale dell’Europa, anche affrontando la sfida demografica che l’UE ha davanti a sé; il rafforzamento dei partenariati internazionali, della cooperazione multilaterale e della sicurezza in tutte le sue dimensioni, nonché lo sviluppo di una politica commerciale ambiziosa ed equilibrata, difendendo nel contempo gli interessi dell’UE in modo più assertivo, sulla base dei valori dell’UE, e accrescendo la sua capacità di agire nel settore della sicurezza e della difesa. Il trio si impegna, inoltre, a orientare i lavori del Consiglio al termine dell’attuale ciclo istituzionale al fine di garantire una transizione agevole verso il prossimo ciclo e intende contribuire alle riflessioni su come integrare nuovi membri in modo da rafforzare le principali politiche europee.

Si ricorda che, in base alla decisione del Consiglio europeo del 1° dicembre 2009, n. 2009/881/UE, la Presidenza del Consiglio dell’Unione, ad eccezione della formazione “Affari esteri” assunta dall’Alto Rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza, è esercitata da gruppi predeterminati di tre Stati membri per un periodo di 18 mesi. Ciascun membro del gruppo esercita a turno la Presidenza di tutte le formazioni del Consiglio, ad eccezione della formazione “Affari esteri”, per un periodo di sei mesi.

Le priorità

Il programma della Presidenza spagnola ha indicato quattro priorità:

1.      sostenere la reindustrializzazione e l’autonomia strategica aperta dell’UE;

2.      progredire nella transizione verde e nell’adattamento ambientale;

3.      promuovere una maggiore giustizia economica e sociale;

4.      rafforzare l’unità europea.

 

Si riportano di seguito gli assi di intervento definiti dalla Presidenza per ognuna di tali priorità, nonché le principali realizzazioni conseguite.

Reindustrializzazione dell’UE e autonomia strategica aperta

·        consolidare le condizioni per la reindustrializzazione dell’UE come prerequisito per la prosperità dei cittadini;

·        posizionare l’Unione Europea all’avanguardia della rivoluzione tecnologica, promuovere un quadro normativo che combini incentivi per lo sviluppo tecnologico e l’innovazione e la difesa del modello di protezione dei diritti degli utenti dell’UE;

·        rafforzare l’autonomia strategica aperta, riducendo le vulnerabilità delle forniture essenziali come cibo, energia e salute e consolidando le alleanze con partner affidabili;

·        far avanzare accordi di partenariato con regioni prioritarie, in particolare con i Paesi dell’America latina e dei Caraibi;

·        promuovere la competitività e la crescita economica sostenibile e inclusiva, rafforzando e approfondendo il mercato unico in occasione del 30° anniversario della sua creazione;

·        avanzare verso una digitalizzazione responsabile, colmando il divario digitale e garantendo la privacy digitale.

 

Si segnala che in tale ambito nel corso della Presidenza spagnola:

·        Consiglio e Parlamento europeo, nell'ambito della procedura legislativa ordinaria, hanno raggiunto il 13 novembre un accordo provvisorio sulla proposta di regolamento che istituisce un quadro atto a garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, meglio noto come regolamento sulle materie prime critiche;

·        stanno proseguendo i negoziati in seno al Consiglio sulla proposta di regolamento “NetZero Industry Act che indica l’obiettivo di produrre nell’UE, entro il 2030, almeno il 40% del fabbisogno annuo di tecnologie utili alla neutralità climatica. La Presidenza spagnola mira a raggiungere un orientamento generale entro dicembre 2023 (per approfondimenti vedi scheda sessione III);

·        il Parlamento europeo ha adottato il 17 ottobre 2023, nell’ambito della procedura legislativa ordinaria, il mandato negoziale in vista dell’avvio dei negoziati interistituzionali sulla proposta di regolamento che istituisce la piattaforma per le tecnologie strategiche per l'Europa ("STEP");

·        si è concluso il 23 ottobre l’iter relativo all’approvazione della proposta di regolamento sulla protezione dell'Unione e dei suoi Stati membri dalla coercizione economica da parte di Paesi terzi;

·        è stato adottato definitivamente il regolamento che istituisce uno strumento per il rafforzamento dell'industria europea della difesa attraverso appalti comuni (EDIRPA).

Si ricorda, infine, che il Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023 ha discusso sulle iniziative in corso per rafforzare l’autonomia strategica dell’UE adottando delle conclusioni (v. scheda sessione V - L’autonomia strategica aperta e le relazioni con l’America latina).

 

Progredire nella transizione verde e nell’adattamento ambientale

La Presidenza spagnola pone l’enfasi sulla necessità di compiere ulteriori passi avanti per la realizzazione della transizione verde e dei processi di adattamento ambientale al cambiamento climatico. In particolare ritiene necessario:

·        completare la transizione verde in modo socialmente equo, favorendo la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico e tenendo in particolare considerazione l’esclusione sociale e la povertà energetica;

·        combattere gli effetti del cambiamento climatico a livello globale ed europeo;

·        portare a termine la riforma del mercato elettrico, in modo che possa garantire prezzi convenienti per i cittadini;

·        promuovere la decarbonizzazione dell’economia europea, completando l’adozione del pacchetto di proposte legislative cosiddetto “Pronti per il 55%”, presentato dalla Commissione europea nel luglio del 2021 per consentire la riduzione del 55% delle emissioni di gas ad effetto serra dell’UE entro il 2030;

·        promuovere lo sviluppo di un’economia verde, in grado di garantire posti di lavoro di qualità e la competitività delle imprese europee.

 

In tali ambiti, si segnala che nel corso della Presidenza spagnola è stato completato l’iter di adozione di gran parte delle proposte legislative del c.d. pacchetto “Pronti per il 55%”, che risulta ora quasi completato. In particolare sono state definitivamente approvate:

·        la direttiva sull’efficienza energetica 2023/1791, che stabilisce che l’UE nel suo complesso debba ridurre nel 2030 il consumo di energia finale di almeno l'11,7% rispetto alle previsioni di consumo energetico già formulate nel 2020. Ciò si traduce in un limite massimo al consumo di energia finale dell'UE pari a 763 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 993 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio per il consumo primario;

·        il regolamento per la realizzazione di un’infrastruttura per i combustibili alternativi, in cui sono stabiliti obiettivi di realizzazione di tale rete di punti di ricarica già per il 2025 e per il 2030. In particolare, a partire dal 2025, stazioni di ricarica rapida di almeno 150 kW dovranno essere installate ogni 60 km lungo i principali corridoi della rete transeuropea dei trasporti (TEN-T);

·        il regolamento c.d. REfuelEU Maritime per la decarbonizzazione del trasporto marittimo, in cui si stabilisce che le navi di stazza lorda superiore a 5.000 tonnellate che fanno scalo nei porti europei riducano progressivamente le emissioni di gas ad effetto serra derivanti dall’energia usata a bordo;

·        la direttiva sull’energia da fonti rinnovabili, che ne incrementa la quota nel consumo energetico complessivo dell'UE al 42,5% entro il 2030, con un'integrazione indicativa supplementare del 2,5% al fine di arrivare al 45%;

·        il regolamento sul trasporto aereo, c.d. REfuelEU Aviation, che prevede l’utilizzo di una quota crescente, dal 2025 al 2030, di carburanti sostenibili (biocombustibili).

Inoltre, con riguardo alla partecipazione dell’UE alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici ed in particolare in vista della COP28, che si svolgerà a Dubai, negli Emirati arabi uniti, dal 30 novembre al 12 dicembre 2023, il Consiglio ha approvato conclusioni che definiscono la posizione negoziale generale dell'UE, nonché conclusioni specifiche sui finanziamenti per il clima.

Infine, la Presidenza spagnola è impegnata a portare a termine la riforma del mercato del gas e del mercato elettrico, per la quale si ricorda che sono in corso i negoziati di trilogo:

·        sulla proposta di regolamento di riforma del mercato del gas, volto a facilitare l’integrazione dei gas rinnovabili e a basso contenuto di carbonio, compreso l’idrogeno, nel mercato del gas;

·        sulla riforma del mercato dell’energia elettrica che si basa su due proposte che prevedono la revisione di diversi atti legislativi dell'UE, la proposta di modifica delle norme riguardanti dell’assetto del mercato dell’elettricità dell’Unione e la proposta di modifica delle norme sull'integrità e la trasparenza del mercato dell'energia all'ingrosso, con l’intento di giungere all’approvazione del testo entro la fine dell’anno.

 

Per ulteriori approfondimenti vedi scheda sessione III.

 

Maggiore giustizia economica e sociale

La Presidenza spagnola ritiene necessario promuovere un’economia sociale che garantisca che la ricchezza generata vada a beneficio di tutti i cittadini e serva a migliorare le loro opportunità e il loro tenore di vita. Ciò premesso, annuncia il proprio impegno in particolare per:

·        garantire i diritti dei lavoratori nei nuovi settori economici, assicurando il diritto a un lavoro dignitoso;

·        rafforzare lo Stato sociale europeo;

·        garantire la giustizia fiscale europea, promuovendo la definizione di norme minime comuni in materia di tassazione delle società e combattendo l’evasione e l’elusione fiscali, in particolare delle grandi imprese multinazionali;

·        riformare il Quadro finanziario pluriennale (QFP) dell’UE 2021-2027 e la governance economica europea, introducendo regole fiscali più giuste, realistiche e prevedibili, che consentano agli Stati membri di finanziare le politiche e i servizi pubblici preservando al contempo la stabilità di bilancio;

·        proseguire l’attuazione del Pilastro europeo dei diritti sociali;

·        promuovere la parità di trattamento e l’inclusività, prestando particolare attenzione ai gruppi vulnerabili come i bambini, le donne vittime di violenza e le persone con disabilità;

·        conservare ed estendere i diritti legati alla cittadinanza europea;

·        progredire verso la coesione economica, sociale e territoriale delle regioni con squilibri naturali e geografici, garantendo la qualità della vita e lo stile di vita rurale;

·        migliorare la partecipazione dei cittadini dell’UE;

·        affrontare la sfida demografica e contrastare lo spopolamento;

·        completare l’Unione europea della salute, creando un spazio dei dati sanitari europei e rafforzando l’azione dell’UE per la cura e la salute mentale.

 

In tale ambito, la Presidenza sta tentando di trovare un compromesso tra gli Stati membri su due importanti pacchetti legislativi, concernenti la revisione intermedia del QFP 2021-2027 e la riforma del quadro di regole della governance economica dell’UE, sui quali sono in corso negoziati particolarmente complessi, anche per via di alcune rilevanti divergenze che permangono tra le posizioni delle delegazioni.

Per quanto riguarda, la revisione del QFP, la Commissione europea ha chiesto agli Stati membri di stanziare risorse aggiuntive pari a 65,8 miliardi di euro per Ucraina, migrazione, piattaforma STEP, coprire i costi aggiuntivi legati ai prestiti di Next Generation EU determinati dal rialzo senza precedenti dei tassi di interesse, amministrazione europea e Strumento di flessibilità, mentre il Parlamento europeo ha chiesto 10 miliardi di euro in più rispetto alla proposta della Commissione. In sede di Consiglio, in linea generale alcuni Paesi cd. “frugali” (tra cui Paesi Bassi Austria, Danimarca, Finlandia, Svezia) e la Germania sarebbero dell’avviso che l’Ucraina rappresenta l'unica priorità, mentre tutto il resto andrebbe in caso finanziato tramite redistribuzioni di fondi già stanziati nel QFP, con la necessità di trovare comunque una soluzione almeno anche per quanto riguarda gli interessi sul debito NGEU. L’Italia ritiene invece necessario mantenere una “logica di pacchetto” nel senso che tutte le priorità hanno la propria rilevanza e si debba pertanto deve procedere in parallelo su tutti gli elementi. La Presidenza spagnola sembrerebbe orientata a presentare una proposta di compromesso che dovrebbe prevedere tra l’altro una riduzione dei rifinanziamenti rispetto a quanto originariamente proposto dalla Commissione europea.

Per quanto concerne, invece, la riforma della governance economica dell’UE, il nuovo modello proposto si basa in particolare sulla predisposizione di piani strutturali nazionali di bilancio a medio termine (durata 4-7 anni) con cui gli Stati membri dovranno stabilire le riforme e gli investimenti nonché un percorso di bilancio nazionale definito in termini di spesa primaria netta, unico indicatore operativo anche per la successiva sorveglianza. Sarebbe anche abbandonata la regola vigente della riduzione del debito eccedente nella misura di 1/20 l’anno, ritenuta eccessivamente onerosa.

In Consiglio sussiste una distanza tra un gruppo di Paesi, tra i quali la Germania, che hanno ribadito la necessità di introdurre clausole di salvaguardia e criteri quantitativi prestabiliti e uguali per tutti gli Stati membri, anche per la riduzione del debito, e un altro gruppo di Paesi, tra cui l’Italia, che, al contrario, hanno espresso dubbi sull’introduzione di regole automatiche ed uniformi per la riduzione del deficit e del debito. L’Italia in particolare chiede di dedicare una considerazione e un trattamento particolari agli investimenti, in particolare a quelli considerati prioritari dal Next Generation EU per la transizione ambientale ed energetica e la digitalizzazione.

Nel tentativo di trovare un “giusto equilibrio”, la Presidenza spagnola ha presentato una proposta di compromesso volto a introdurre nel nuovo quadro ulteriori clausole di salvaguardia di riduzione di debito e deficit uguali per tutti e una maggiore considerazione per determinate tipologie di investimenti. Da fonti di stampa si apprende che il Governo italiano giudicherebbe la proposta della Presidenza spagnola non sufficientemente ambiziosa sul fronte degli incentivi per gli investimenti e avrebbe espresso la sua contrarietà in merito all’introduzione di ulteriori clausole di salvaguardia di riduzione di debito e deficit che potrebbero essere eccessivamente penalizzanti.

 

Rafforzare l’unità europea

·        mantenere l’unità degli Stati membri e dei partner internazionali a sostegno dell’Ucraina, promuovendo una pace giusta sotto il principio della sovranità e integrità territoriale;

·        consolidare uno spazio strategico europeo sulla base dello sviluppo di interessi comuni tra l’UE e suoi partner;

·        far avanzare il processo di adesione all’UE dei Paesi candidati;

·        sostenere la revisione delle procedure decisionali dell’Unione europea per una loro maggiore efficienza, in particolare ampliando l’uso di voto a maggioranza qualificata in seno al Consiglio;

·        promuovere la politica estera e di sicurezza comune e lo sviluppo della sicurezza negli spazi europei strategici, in complementarità e collaborazione con la NATO;

·        rafforzare le relazioni con i partner strategici dell’UE, con particolare attenzione all’America Latina, ai Caraibi, agli Stati Uniti, al vicinato meridionale, all’Africa (il Sahel in particolare), ai Balcani occidentali e altri Paesi del vicinato europeo;

·        completare il Patto sulla Migrazione e Asilo, con l’obiettivo di una gestione della migrazione ordinata, umana, compassionevole, responsabile ed efficace, collaborando con i Paesi partner nello sviluppo di una dimensione esterna della migrazione dotata di risorse sufficienti e proteggendo i confini dell’UE e coloro che cercano un futuro migliore nell’UE;

·        migliorare la resilienza dell’UE e la sua capacità di gestione delle crisi;

·        rafforzare lo spazio di libertà, sicurezza e giustizia e la difesa dei valori democratici e dello stato di diritto.

 

In tale ambito si segnala che nel corso della Presidenza spagnola:

·          con riferimento al processo di allargamento, il 6 ottobre 2023, il Consiglio europeo informale di Granada (Spagna) ha approvato una dichiarazione nella quale si indica che l’allargamento rappresenta un investimento geostrategico e ma l’UE dovrà fissare le proprie ambizioni a lungo termine e stabilire le modalità per conseguirle, affrontando le questioni fondamentali connesse alle priorità e politiche dell’Unione come pure alla sua capacità di agire. La Commissione europea ha poi presentato l’8 novembre il pacchetto allargamento contente valutazioni e raccomandazioni per tutti i paesi coinvolti nel processo di allargamento, raccomandando al Consiglio di: avviare i negoziati con Moldova e Ucraina; garantire, lo status di paese candidato alla Georgia, a condizione che il paese adempia ad alcune misure; avviare i negoziati con la Bosnia- Erzegovina a condizione che il Paese raggiunga il “necessario livello di conformità ai criteri di adesione”. La Commissione ha contestualmente presentato un nuovo piano di crescita per i Balcani occidentali. Il 14 e 15 dicembre 2023 si svolgerà il Consiglio europeo che tra i temi all’ordine del giorno ha anche quello dell’allargamento e che potrebbe prendere delle decisioni (per le quali è richiesta l’unanimità) in merito all’avvio dei negoziati con Moldova e Ucraina e al conferimento alla Georgia dello status di paese candidato;

·          per quanto riguarda le riforme istituzionali per il futuro dell’Europa, la Presidenza ha avviato il dibattito in occasione del Consiglio affari generali del 15 novembre, sulla base di una nota di discussione sul futuro dell’Europa, si invita a valutare un progetto di Roadmap per un processo di riforma e riflessione dell’UE sul futuro dell’UE, articolato in tre fasi: una prima fase, nella prima metà del 2024 per una discussione per la definizione delle ambizioni a lungo termine e obiettivi dell’UE, anche sulla base dei contributi della Commissioni e/o altri organi; una seconda fase, dalla seconda meta del 2024 alla prima metà del 2025, dedicata alla riflessione sulle priorità e politiche dell’UE e parallelamente sulle procedure decisionali e composizione delle Istituzioni dell’UE; una terza fase, a partire dalla seconda metà del 2025 o più tardi, dedicata ad approfondire le eventuali proposte della Commissione europea per adattamenti alle politiche e bilancio dell’UE ed alle procedure decisionali e alle Istituzioni e nella quale potrebbe essere valutata la possibilità di una riforma dei Trattati;

·          con riguardo al sostegno all’Ucraina sono tutt’ora in corso  gli iter di approvazione: a) della decisione sull’8a tranche degli aiuti militari all’Ucraina, a causa dal veto dell’Ungheria che ha chiesto garanzie affinché l’EPF mantenga un orizzonte globale e non sia unicamente utilizzato per armare l’Ucraina; b) del 12° pacchetto di sanzioni dell’UE alla Russia, che prevede nuovi divieti di importazione ed esportazione, nonché azioni per inasprire il prezzo massimo del petrolio e contrastare l’elusione delle sanzioni UE e misure restrittive nei confronti di 120 ulteriori individui ed entità; c) della una proposta di regolamento che istituisce un nuovo Strumento per l’Ucraina, fondato su sovvenzioni, prestiti e garanzie, con una capacità complessiva di 50 miliardi di euro, nell’ambito della più ampia revisione del QFP 2021-2027;

·        con riferimento alla crisi in Medio Oriente, il Consiglio europeo nelle conclusioni adottate al termine della riunione del 26 e 27 ottobre 2023, ha ribadito la condanna con la massima fermezza di Hamas per i suoi attacchi, il diritto di Israele di difendersi in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario, l'invito rivolto ad Hamas a liberare immediatamente tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione e l'importanza di garantire, in ogni momento, la protezione di tutti i civili in linea con il diritto internazionale umanitario, esprimendo la più profonda preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza, chiedendo di assicurare un accesso umanitario continuo, rapido, sicuro e senza restrizioni nonché pause e corridoi umanitari per le esigenze umanitarie;

·        il 15 novembre 2023 l'UE e i suoi Stati membri hanno firmato il nuovo accordo di partenariato con i membri dell'Organizzazione degli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (OSACP) che sarà noto con la denominazione "accordo di Samoa", subentrando all'accordo di Cotonou. L'accordo entrerà in vigore in via provvisoria 1º gennaio 2024 e definitivamente solo dopo l’approvazione del Parlamento europeo e la ratifica delle parti, ossia tutti gli Stati membri dell'UE e almeno due terzi dei membri dell'OSACP;

·         per quanto riguarda il nuovo patto sulla migrazione, sono tuttora in corso i negoziati interistituzionali tra Parlamento europeo e Consiglio dell’UE relativi alle principali proposte normative nell’ambito del pacchetto in materia di asilo e migrazione presentato dalla Commissione nel settembre del 2020. Si tratta, tra l’altro, della proposta di regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione, volto a sostituire il cosiddetto regolamento di Dublino attraverso correttivi al meccanismo attuale di ripartizione delle domande di asilo fra gli Stati membri, della proposta di regolamento che introduce accertamenti nei confronti dei cittadini di Paesi terzi alle frontiere esterne (regolamento screening), della proposta di regolamento che stabilisce una procedura comune di protezione internazionale nell'Unione, e della proposta di regolamento concernente le situazioni di crisi e di forza maggiore nel settore della migrazione e dell'asilo (per approfondimenti si veda scheda sessione II).

La dimensione parlamentare della Presidenza spagnola

Il ruolo del Parlamento del Paese che detiene la Presidenza semestrale del Consiglio

Il Parlamento del Paese che detiene la Presidenza semestrale del Consiglio dell’Unione europea presiede ed organizza gran parte delle riunioni organizzate nell’ambito della cooperazione interparlamentare, in coerenza con la prassi consolidata e con le Linee guida sulla cooperazione interparlamentare. Si tratta in particolare:

1)     delle riunioni delle conferenze interparlamentari che hanno carattere permanente ed istituzionalizzato, riunendosi regolarmente, di norma ogni sei mesi, in base ai rispettivi regolamenti interni o alle decisioni istitutive (COSAC, PESC/PSDC, SECG, JPSG). Di tali riunioni, la Presidenza di turno, oltre a curare i profili organizzativi, definisce l’ordine del giorno, in collaborazione con la Presidenza semestrale precedente e con quella successiva (cd. Troika), e predispone i progetti di conclusioni o contributo finale, ove previsto;

2)     di ulteriori incontri interparlamentari delle commissioni competenti su temi specifici, scelti dalla Presidenza, che possono assumere vari formati ed essere anche co-organizzati con il Parlamento europeo.

Secondo le richiamate Linee guida, il coordinamento complessivo delle attività interparlamentari dell’UE è esercitato invece dalla Conferenza dei Presidenti dei parlamenti dell’UE, che si riunisce annualmente sotto la Presidenza del Parlamento dello Stato membro che ha detenuto la Presidenza dell’UE nel secondo semestre dell’anno precedente.

Le conferenze interparlamentari istituzionalizzate

Oltre alla COSAC sono state istituzionalizzate le seguenti conferenze.

La Conferenza per il controllo parlamentare sulla PESC e sulla PSDC

La Conferenza si riunisce due volte l’anno nel Paese che esercita la Presidenza semestrale del Consiglio o presso il Parlamento europeo a Bruxelles ed è composta da sei membri per ogni Parlamento nazionale (tre per Assemblea nel caso di parlamenti bicamerali) e 16 membri per il Parlamento europeo, nonché da 4 membri osservatori per ciascun Parlamento dei Paesi europei appartenenti alla NATO. La Conferenza può adottare per consenso conclusioni non vincolanti.

La Conferenza su stabilità, coordinamento economico e governance nell’UE

La Conferenza è organizzata in attuazione dell’art. 13 del Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’unione economica e monetaria (cd. Fiscal Compact), al fine di rafforzare la cooperazione tra i parlamenti nazionali e il Parlamento europeo e contribuire ad assicurare la trasparenza democratica nell’area della governance economica e delle politiche di bilancio dell’UE. La Conferenza si riunisce due volte l’anno: nel primo semestre presso il Parlamento europeo a Bruxelles, nel secondo presso il Parlamento del Paese che esercita la Presidenza semestrale del Consiglio dell´UE. Ciascun Parlamento determina la composizione e la dimensione della propria delegazione. Il Parlamento della Presidenza può presentare conclusioni non vincolanti.

Il Gruppo di controllo su EUROPOL

Il Gruppo è stato costituito sulla base dell’art. 51, par. 1, del Regolamento 2016/794, che ha riformato il quadro giuridico di Europol; è un organismo a composizione mista cui partecipano rappresentanti dei parlamenti nazionali e del Parlamento europeo, con il compito di esercitare un monitoraggio politico delle attività di Europol anche per quanto riguarda l’impatto di tali attività sui diritti e sulle libertà fondamentali delle persone fisiche. Si riunisce due volte l’anno.

Il calendario delle riunioni interparlamentari della Presidenza Spagnola

In coerenza con le Linee guida sopra richiamate, il Parlamento spagnolo ha previsto un articolato calendario di incontri interparlamentari, riportato nella seguente tabella:

 

Data

Riunione

Luogo

30 giugno - 1 luglio 2023

Conferenza globale sulla difesa dei valori democratici: commemorazione della Giornata internazionale del parlamentarismo

Leon

24-27 luglio 2023

XV Sessione Plenaria di EuroLat

Madrid

17-18 settembre 2023

Conferenza degli organi parlamentari per gli affari dell’Unione dei parlamenti dell’Unione europea (COSAC) - Riunione dei Presidenti

Madrid

20-21 settembre 2023

Riunione del Gruppo di controllo parlamentare congiunto delle attività di Europol ai sensi dell’articolo 88 del TFUE e del regolamento Europol (UE) 2016/794

Bruxelles

1-2 ottobre 2023

Conferenza interparlamentare sulla politica estera e di sicurezza comune (PESC) e sulla politica di sicurezza e difesa comune (PSDC)

Madrid

26-27 ottobre 2023

Conferenza interparlamentare sulla stabilità, il coordinamento economico e la governance nell’Unione europea (SECG)

Madrid

26-28 novembre 2023

LXX COSAC

Madrid

29 gennaio 2024

Riunione dei Segretari generali dei parlamenti dell’Unione europea (EUSG)

Madrid

21-24 aprile 2024

Conferenza dei Presidenti delle Camere dell’Unione europea (EUSC)

Madrid

 

 


 


 

Sessione II -  Il Patto dell'UE su migrazione e asilo

 

Il nuovo patto sulla migrazione e l’asilo

A seguito del parziale stallo del negoziato concernente le proposte legislative di riforma del sistema comune europeo di asilo presentate nel 2016, la Commissione europea ha presentato nel settembre del 2020 un pacchetto di proposte normative e di altre iniziative per un nuovo corso in materia di politica di migrazione e di protezione internazionale, denominato nuovo patto sulla migrazione e l'asilo. Il pacchetto in discussione include:

·        una proposta di regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione, volto a sostituire il cosiddetto regolamento di Dublino attraverso correttivi al meccanismo attuale di ripartizione delle domande di asilo fra gli Stati membri. Il nuovo regime prevede uno strumento di solidarietà nei confronti degli Stati membri esposti ai flussi, articolato in misure di sostegno che si attiverebbero anche in caso di sbarchi a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in mare. Il contributo di solidarietà potrà assumere varie forme: ricollocamenti; misure di sostegno ai sistemi nazionali di asilo; strumenti di cooperazione con Stati terzi; impegni a effettuare rimpatri dal territorio dello Stato membro beneficiario. Il Consiglio ha raggiunto un orientamento generale sulla proposta in occasione della riunione del consiglio Giustizia e affari interni (GAI) dell’8 e 9 giugno 2023;

·        una proposta di regolamento concernente le situazioni di crisi e di forza maggiore nel settore della migrazione e dell'asilo. La proposta include norme ad hoc in caso di situazioni eccezionali di afflusso massiccio (che abbiano ripercussioni sui sistemi nazionali di asilo e sul complessivo sistema comune europeo), nonché disposizioni sulla concessione dello status di protezione immediata per le persone che fuggono da determinate situazioni di crisi. Il 4 ottobre 2023 il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) ha definito un mandato negoziale, anche con riferimento alle norme relative alla strumentalizzazione dei migranti che erano state, fra l’altro, oggetto di dibattito;

·        una proposta di regolamento che istituisce l’“Eurodac” per il confronto delle impronte digitali. La proposta intende migliorare il sistema prevedendo la rilevazione di ulteriori dati, come le immagini del volto, e ampliandone l'ambito di applicazione attraverso l'inclusione dei dati relativi ai cittadini di Paesi terzi soggiornanti illegalmente nell'UE che non hanno chiesto asilo. Il mandato del Consiglio per i negoziati con il Parlamento europeo è stato approvato dal Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) nella riunione del 22 giugno 2022;

·        una proposta di regolamento che introduce accertamenti nei confronti dei cittadini di Paesi terzi alle frontiere esterne. La proposta prevede attività preliminari per l’avvio delle diverse procedure cui deve sottoporsi lo straniero ai fini dell’ingresso o dell’allontanamento dallo Stato membro (cosiddetto screening). Tali procedure dovrebbero essere applicabili nei confronti di tutti i cittadini di Paesi terzi che non abbiano i requisiti previsti dal codice frontiere Schengen per l’ingresso nel territorio, anche qualora facciano domanda di protezione internazionale, o di coloro che sono sbarcati a seguito di un’operazione di soccorso in mare. Gli accertamenti includono: controlli dello stato di salute e delle vulnerabilità; verifiche dell'identità; registrazione dei dati biometrici; controlli volti a verificare che la persona non rappresenti una minaccia per la sicurezza interna. Gli accertamenti dovrebbero essere svolti, di norma, in prossimità delle frontiere esterne o in altri luoghi dedicati nei territori degli Stati membri, per un periodo massimo di cinque giorni durante il quale le persone dovranno rimanere a disposizione delle autorità nazionali. Il mandato del Consiglio per i negoziati con il Parlamento europeo è stato approvato dal Coreper il 22 giugno 2022;

·        una proposta di regolamento che stabilisce una procedura comune di protezione internazionale nell'Unione. La Commissione europea intende sostituire le varie procedure attualmente applicate negli Stati membri con un'unica procedura semplificata; il nuovo regime prevede inoltre un esame più rapido delle domande in presenza di determinati presupposti e una procedura di frontiera volta a rendere i rimpatri più efficaci. Nella sessione dell'8 e 9 giugno 2023 il Consiglio GAI ha definito un orientamento generale sulla proposta.

Per quanto concerne le altre proposte normative contenute nel patto, si segnala che:

·         è stato adottato il regolamento (UE) 2021/2303 relativo all’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo, il quale ha abrogato il regolamento (UE) n. 439/2010 e ha trasformato l’Ufficio europeo per l'asilo (European Asylum Support Office - EASO) nell’Agenzia dell'UE per l'asilo;

·         nel dicembre 2022 il Consiglio ha concordato il mandato per i negoziati con il Parlamento europeo sulla proposta relativa alle condizioni di accoglienza dei richiedenti protezione internazionale, sulla proposta relativa all’attribuzione a cittadini di Paesi terzi o apolidi della qualifica di beneficiario di protezione internazionale e sulla proposta di un quadro dell’Unione per il reinsediamento[1].

Le questioni migratorie sono state oggetto di discussione in occasione dei vari Consigli europei e del Consiglio Giustizia e affari interni (GAI). Si offre di seguito una breve sintesi dei più recenti.

 

Consiglio "Giustizia e affari interni" del 19 e 20 ottobre 2023

La Presidenza spagnola ha fornito ai ministri un aggiornamento in merito ai negoziati in corso sulle diverse proposte legislative che rientrano nel patto sulla migrazione e l'asilo.

I ministri hanno inoltre proceduto a uno scambio di opinioni sull'approccio dell'UE alla dimensione esterna della migrazione. In tale contesto è stato fra l’altro posta in luce la necessità di un dialogo con i Paesi terzi di origine e di transito per prevenire le partenze via mare o via terra. I ministri hanno inoltre dichiarato che sarà importante lavorare a favore di partenariati reciprocamente vantaggiosi con i Paesi terzi. Hanno quindi convenuto che l'UE dovrebbe utilizzare in modo efficiente tutti gli strumenti a sua disposizione (dall'azione diplomatica e dal coordinamento interno al sostegno operativo da parte delle agenzie dell'UE e a finanziamenti rafforzati e sostenibili) per sviluppare un modello preventivo, ossia un modello che ostacoli le partenze irregolari, nonché per promuovere l'efficacia dei rimpatri (cfr. la pagina della sessione).

Su quest’ultimo punto, si ricorda che il 12 settembre 2018 la Commissione aveva presentato una proposta di direttiva recante norme e procedure comuni applicabili negli Stati membri al rimpatrio di cittadini di Paesi terzi il cui soggiorno è irregolare. Nel 2020 è stata designata come relatrice presso la Commissione LIBE del Parlamento europeo la deputata Strik (Verdi/Alleanza libera europea), la cui relazione non è stata approvata. Secondo fonti di stampa il contesto attuale non sembrerebbe prestarsi a una posizione più flessibile di alcuni gruppi su questo tema e non sarebbe dunque agevole addivenire ad un accordo.

 

Consiglio europeo informale di Granada del 6 ottobre 2023

I capi di Stato e di governo dell'Unione europea si sono riuniti a Granada per discutere delle priorità a lungo termine in relazione al rafforzamento dell'autonomia strategica dell'UE. In tale occasione è stata adottata una dichiarazione congiunta approvata all'unanimità in tutte le sue parti tranne che in quella relativa alla questione migratoria, a causa del veto di Polonia e Ungheria. Sulla migrazione è stata quindi pubblicata una dichiarazione del solo presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

La dichiarazione sottolinea che “la migrazione è una sfida europea che richiede una risposta europea” e che è necessario affrontare immediatamente e in modo risoluto la migrazione irregolare. Nell'ottica di un approccio globale alla migrazione, conforme al diritto internazionale e ai principi e valori dell'UE, invita quindi a concentrarsi sui seguenti aspetti: rafforzamento dell'azione esterna; protezione efficace delle frontiere esterne dell'UE; partenariati con i Paesi di origine e di transito; lotta alle cause profonde della migrazione; opportunità di una migrazione legale. Viene inoltre ribadito che l’UE intende combattere ‘in modo risoluto’ la criminalità organizzatala tratta di esseri umani e il traffico di migranti, nonché la strumentalizzazione della migrazione come minaccia ibrida.

Il Consiglio europeo informale di Granada è stato preceduto, il 5 ottobre 2023, da una riunione della Comunità politica europea, a margine della quale il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e il primo ministro del Regno Unito, Rishi Sunak, hanno presieduto un incontro sulla lotta al traffico di esseri umani. A questo hanno preso parte anche il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, il primo ministro dell’Albania, Rama, il presidente francese, Emmanuelle Macron, e la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Ad esito della riunione è stata adottata una dichiarazione congiunta, contenente un piano in otto punti per affrontare i crescenti livelli di migrazione illegale verso l’Europa.

 

Conclusioni del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023

Nella riunione del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023, la presidenza del Consiglio UE e la Commissione hanno informato il Consiglio europeo in merito ai progressi compiuti nell'attuazione delle sue conclusioni del 9 febbraio 2023[2].

In assenza di consenso fra gli Stati membri, sono state pubblicate, ad esito della riunione, le conclusioni del Presidente del Consiglio europeo sulla dimensione esterna delle migrazioni. Queste riportano le dichiarazioni di Polonia e Ungheria sulla necessità di trovare un consenso su una politica di migrazione e asilo efficace, in cui la ricollocazione e il reinsediamento abbiano luogo su base volontaria e tutte le forme di solidarietà siano considerate ugualmente valide, senza costituire un potenziale fattore di attrazione per le migrazioni irregolari. In particolare, le conclusioni rilevano che:

 

Conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023

In occasione della riunione del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023, i capi di Stato e di governo dell'UE hanno tenuto una discussione strategica sulla migrazione, dando seguito alla riunione informale del Consiglio europeo tenutasi a Granada il 6 ottobre 2023.

I leader dell'UE hanno inoltre condannato con fermezza gli attentati terroristici avvenuti in Francia e in Belgio, nei quali sono stati uccisi e sono rimasti feriti cittadini svedesi e francesi. Hanno quindi invitato le istituzioni e gli Stati membri dell'UE a rafforzare la sicurezza interna a livello nazionale e dell'UE potenziando: la cooperazione giudiziaria e nell'attività di contrasto; lo scambio di informazioni; la protezione delle frontiere esterne; la lotta contro i trafficanti; la cooperazione con i Paesi terzi[3].

 

Recenti iniziative dell’UE per contrastare l’immigrazione irregolare

Fra le misure adottate al fine di ridurre gli arrivi irregolari, si segnalano il Piano d’azione dell’UE per il Mediterraneo centrale, presentato dalla Commissione europea il 21 novembre 2022, il Piano d’azione sulla rotta dei Balcani occidentali, presentato il 5 dicembre 2022, il Piano d'azione dell’UE per le rotte migratorie del Mediterraneo occidentale e dell'Atlantico, presentato il 6 giugno 2023, e il Piano d'azione dell'UE per il Mediterraneo orientale, presentato il 18 ottobre 2023.

Inoltre, l’11 giugno 2023, il Presidente del Consiglio Meloni ha visitato Tunisi insieme alla Presidente della Commissione europea von der Leyen e al Primo ministro dei Paesi Bassi Rutte. In tale occasione è stata adottata una dichiarazione congiunta, in cui l’UE e la Tunisia si sono impegnate a lavorare nel quadro di un partenariato globale, che comprende fra l’altro la questione migratoria. All’iniziativa hanno fatto seguito il memorandum d’intesa su un partenariato strategico e globale fra l'Unione europea e la Tunisia, firmato il 16 luglio 2023, e un Piano d’azione in 10 punti, presentato dalla Presidente Von der Leyen il 17 settembre 2023 in occasione della sua visita all’isola di Lampedusa.

Il memorandum d’intesa individua cinque priorità strategiche: 1) stabilità macroeconomica; 2) economia e commercio; 3) transizione energetica verde; 4) ravvicinamento fra i popoli; 5) migrazione e mobilità. Per quanto concerne quest’ultimo punto, entrambe le Parti si sono impegnate a sviluppare un approccio olistico alla migrazione. Esse concordano sul fatto che la migrazione deve essere concepita in termini di “nesso migrazione/sviluppo”, affrontando le cause profonde della migrazione irregolare. Entrambe hanno inoltre dichiarato di voler assumere come prioritari la lotta alla migrazione irregolare, per evitare la perdita di vite umane, e lo sviluppo di canali di migrazione legale.

Il piano in 10 punti per Lampedusa prevede le seguenti azioni immediate, che si specifica dovranno essere realizzate “nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi internazionali”: 1) il rafforzamento del sostegno all'Italia da parte dell'Agenzia dell'Unione europea per l'asilo e della Guardia di frontiera e costiera europea (Frontex); 2) il sostegno al trasferimento delle persone da Lampedusa, anche verso altri Stati membri, avvalendosi del meccanismo volontario di solidarietà e prestando particolare attenzione ai minori non accompagnati e alle donne; 3) il rafforzamento delle attività di rimpatrio; 4) il sostegno alla prevenzione delle partenze, istituendo partenariati operativi con i Paesi di origine e di transito per la lotta al traffico di migranti, comprese la possibilità di un accordo di lavoro fra la Tunisia e Frontex e una task force di coordinamento in seno a Europol focalizzate sulla lotta al traffico di migranti lungo la rotta verso la Tunisia e poi verso Lampedusa; 5) il rafforzamento della sorveglianza di frontiera aerea e marittima, anche attraverso Frontex, e lo studio di opzioni per espandere le missioni navali nel Mediterraneo; 6) l’adozione di misure per limitare l'uso di imbarcazioni non idonee alla navigazione e per contrastare la logistica dei trafficanti; 7) l’aumento del sostegno da parte dell'Agenzia per l’asilo al fine di applicare procedure di frontiera rapide e accelerate; 8) l’aumento delle campagne di sensibilizzazione e comunicazione per scoraggiare le traversate del Mediterraneo, continuando a lavorare per offrire alternative quali l'ammissione umanitaria e i percorsi legali; 9) una cooperazione più intensa con l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (United Nations High Commissioner for RefugeeUNHCR) e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM); 10) l’attuazione del protocollo d'intesa UE-Tunisia.

 

Si segnala inoltre che il 6 novembre 2023 è stato siglato dal Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal Primo ministro albanese Edi Rama un protocollo Italia-Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria.

Come dichiarato dalla presidente Meloni, l’accordo “si pone sostanzialmente tre obiettivi: contrastare il traffico di esseri umani, prevenire i flussi migratori illegali e accogliere solamente chi ha davvero diritto alla protezione internazionale”. In base a tale accordo l’Albania dovrebbe dare “la possibilità all’Italia di utilizzare alcune aree in territorio albanese nelle quali l’Italia potrà realizzare, a proprie spese, sotto la propria giurisdizione, due strutture dove allestire centri per la gestione dei migranti illegali. Queste strutture potranno accogliere inizialmente fino a tremila persone, che rimarranno in questi centri il tempo necessario a poter velocemente espletare le procedure per la trattazione delle domande di asilo ed eventualmente ai fini del rimpatrio”

Nel corso di una conferenza stampa la Commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha riferito che secondo la valutazione preliminare dei servizi legali della Commissione europea, l'accordo fra Italia e Albania per la gestione dei flussi migratori non violerebbe il diritto dell'UE, anche perché non rientra nell'ambito del diritto europeo. Ha tuttavia sottolineato che la situazione dei migranti dovrà essere esaminata in conformità con le leggi italiane e dalle autorità italiane (fonte: Agence Europe del 15 novembre 2023).

Il 21 novembre 2023 il Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani, ha reso all’Assemblea della Camera dei deputati comunicazioni sul Protocollo fra il Governo della Repubblica italiana e il Consiglio dei ministri della Repubblica di Albania per il rafforzamento della collaborazione in materia migratoria. Si è svolto il dibattito al termine del quale la Camera ha approvato la risoluzione Molinari, Barelli, Lupi e Foti n. 6-00066 e la risoluzione Braga, Zanella, Richetti, Magi e Faraone n. 6-00067, nel testo riformulato, limitatamente al dispositivo, respingendone la premessa con distinta votazione; ha altresì approvato la risoluzione Alfonso Colucci ed altri n. 6-00068, limitatamente ai capoversi n. 1 e 14 del dispositivo, respingendo le restanti parti del dispositivo e la premessa con distinte votazioni.

 

Dati sugli arrivi irregolari

Secondo i dati forniti dall’Agenzia Frontex, il numero di rilevamenti di attraversamenti irregolari delle frontiere esterne dell'UE è aumentato del 18% nei primi dieci mesi del 2023, arrivando a circa 331 600 unità, il totale più alto per lo stesso periodo dal 2015.

Riguardo agli ingressi in Italia, i migranti sbarcati dal 1° gennaio al 21 novembre 2023 sono stati 150.777; nello stesso periodo, nel 2022, si erano registrati 94.343 sbarchi (fonte: ministero dell’Interno).


 


 

Sessione III - Crisi energetica e transizione ecologica

 

Crisi energetica

Negli ultimi tre anni il settore energetico europeo è cambiato drasticamente a causa di un contesto internazionale mutevole e impegnativo. La pandemia da Covid-19 prima e l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia dopo hanno provocato un rialzo dei prezzi dell’energia senza precedenti ricordando che l’energia è una risorsa chiave che guida le economie a sostiene le società. Questi fattori hanno aumentato ulteriormente l’interesse dell’UE ad accelerare la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio. Sono state adottate alcune misure di emergenza per fronteggiare la crisi energetica e sono in corso di adozione altre misure a lungo termine volte a ridurre le dipendenze strategiche dell’UE nel settore delle materie prime e delle tecnologie chiave al fine di raggiungere l’autonomia energetica.

Per ulteriori informazioni si veda la Nota a cura del Parlamento europeo.

La relazione sullo stato dell’Unione dell’energia 2023

Lo scorso 24 ottobre la Commissione europea ha presentato la "relazione sullo stato sull'Unione dell'energia 2023” (disponibile solo in inglese) che illustra, tra l’altro, la risposta dell'UE all'aggressione della Russia in Ucraina e all’uso delle forniture energetiche come arma.

La strategia sull’Unione dell’Energia è stata lanciata nel 2015 e prevede cinque dimensioni strettamente correlate tra loro: sicurezza energetica; mercato interno dell'energia integrato; efficienza energetica; decarbonizzazione dell'economia; ricerca e innovazione

La relazione inoltre valuta lo stato di avanzamento della transizione verde a livello nazionale, europeo e mondiale e definisce le sfide e le opportunità future man mano che l'Europa persegue i suoi ambiziosi obiettivi in materia di clima ed energia per il 2030 e il 2050.

Per quanto concerne la risposta dell’UE alla crisi energetica provocata dal conflitto in Ucraina, la relazione richiama il piano REPowerEU , adottato nel maggio 2022 allo scopo di affrancare l’Unione europea dalla dipendenza dalle risorse fossili importate dalla Russia (vd infra). Inoltre esamina in che modo il Green Deal europeo e il pacchetto Pronti per il 55% (vd. infra) abbiano fornito la base per la strategia di risposta alla crisi dell'UE.

Per fronteggiare la crisi energetica a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina sono state adottate le seguenti misure di emergenza:

·        il regolamento relativo ad un meccanismo di mercato volto a limitare i prezzi eccessivi del gas (un price cap fissato a 180 euro/MWH);

·        il regolamento sulla riduzione della domanda di gas, che ha fissato una riduzione volontaria della domanda di gas naturale del 15% nel periodo tra il 1º agosto 2022 e il 31 marzo 2023. Lo scorso 30 marzo il Consiglio dell’UE ha approvato il regolamento che prolunga l’obiettivo di riduzione del 15% della domanda di gas fino al 31 marzo 2024;

·        il regolamento sullo stoccaggio del gas, che ha fissato un obiettivo di riempimento degli impianti di stoccaggio degli Stati membri almeno all'80% entro il 10 novembre 2022 e al 90% entro gli inverni successivi;

·        il regolamento relativo ad un intervento per far fronte ai prezzi elevati dell’energia che ha stabilito, tra l’altro, una riduzione della domanda di energia del 5% nelle ore di picco;

·        il regolamento che promuove solidarietà tra gli Stati mediante acquisti congiunti di gas, attraverso una piattaforma dell'UE per l'energia e Aggregate-EU, il servizio di aggregazione della domanda e dell’offerta. I Paesi dell'UE sono obbligati ad aggregare la domanda di volumi di gas equivalenti al 15% dei rispettivi obblighi di riempimento dello stoccaggio. Oltre il 15% l'aggregazione sarà volontaria ma basata sullo stesso meccanismo. Finora sono concluse con successo tre gare d’appalto.

Inoltre, per affrancarsi dalla dipendenza dalle forniture russe a livello internazionale sono stati intensificati i legami con fornitori affidabili di gas e GNL, tra cui Norvegia e Stati Uniti e sono in corso dialoghi con Egitto, Israele, Algeria. Quest’ultima è il principale fornitore mediterraneo di gas naturale all'UE e potrebbe potenzialmente diventare un fornitore di energia rinnovabile e a basse emissioni di carbonio in futuro. La Commissione ha un dialogo regolare anche con la Nigeria, il più grande produttore di gas naturale liquefatto (GNL) in Africa. Sono stati firmati nuovi protocolli d'intesa sulla cooperazione per la transizione energetica con l'Uruguay e l'Argentina. Nel luglio 2022 l'UE e l'Azerbaigian hanno adottato un nuovo memorandum d'intesa su un partenariato strategico nel campo dell'energia e l'UE ha aumentato le forniture di gas da questo Paese del 40%. Entrambe le parti hanno concordato di raddoppiare le forniture di gas all'UE entro il 2027 attraverso il Corridoio meridionale del gas e di rafforzare la loro cooperazione in materia di energia pulita, efficienza energetica, trasmissione di elettricità e emissioni di metano. L’UE mira inoltre ad instaurare partenariati con i paesi del bacino del Mediterraneo, la regione del Mare del Nord, i paesi del Golfo, l'Arabia Saudita e l'Ucraina.  La Commissione continuerà a monitorare la situazione in Medio Oriente e il suo potenziale impatto sui mercati energetici globali.

Grazie all’insieme di queste misure sono stati raggiunti i seguenti risultati:

·        l'UE ha drasticamente ridotto la dipendenza dai combustibili fossili russi grazie a: l’eliminazione graduale delle importazioni di carbone; la riduzione del 90% delle importazioni di petrolio; la riduzione delle importazioni di gas da 155 miliardi di m3 nel 2021 a circa 80 miliardi di m³ nel 2022 e a circa 40-45 miliardi di m³ nel 2023;

·        gli impianti di stoccaggio del gas sono stati riempiti al 95% della capacità prima dell'inverno 2022-2023 e oggi, alla vigilia dell'inverno, sono a più del 98%; si osserva che al 1° novembre lo stoccaggio di gas nell'Unione Europea ha raggiunto il massimo storico del 99,5%, pari a oltre 100 miliardi di m3;

·        la piattaforma dell'UE per l'energia ha organizzato tre cicli di aggregazione della domanda di gas, raccogliendo 44,75 miliardi di m³ di domanda e incrociandola con 52 miliardi di m³ di offerta;

·        I prezzi del gas hanno raggiunto un picco di 294 euro per MWh nell'agosto 2022, ma sono scesi a una media di 44 euro per MWh da gennaio a giugno 2023. I prezzi dell'energia elettrica hanno raggiunto il picco a 474 euro per MWh nell'agosto 2022 e sono scesi a una media di 107 euro per MWh da gennaio a giugno 2023.

 

Per quanto concerne le sfide e le opportunità future, l'UE è inoltre ben preparata a garantire la propria sicurezza energetica nel prossimo inverno grazie allo stoccaggio del gas, alla diversificazione delle rotte di importazione, agli investimenti nelle energie rinnovabili e agli sforzi per ridurre la domanda di energia.

Tuttavia, permangono rischi, come il possibile blocco totale delle importazioni di gasdotti e gli attacchi alle infrastrutture critiche. Anche eventi meteorologici estremi più frequenti possono influire sul sistema energetico e sulla sicurezza dell'approvvigionamento. Un approccio equilibrato e la solidarietà tra gli Stati membri continueranno a svolgere un ruolo fondamentale per la resilienza collettiva dell'UE.

La relazione sottolinea che l’UE deve continuare ad impegnarsi per garantire un'energia economicamente conveniente, affidabile e accessibile alle famiglie e rafforzare la competitività industriale ed economica, sostenendo gli investimenti nelle tecnologie pulite. I prezzi del gas sono ancora più alti rispetto al periodo 2015-2019, quando i prezzi medi del gas oscillavano tra i 15 e i 20 euro per MWh. Essi inoltre continuano ad essere volatili e reagiscono a qualsiasi perturbazione del mercato globale, come dimostra il recente aumento dei prezzi del gas dovuto alla crisi in Medio Oriente e alla chiusura temporanea di un giacimento di gas in Israele, nonché alla perdita scoperta in un gasdotto nella regione baltica che collega la Finlandia all'Estonia. L'UE deve rimanere vigile perché l'impatto cumulativo di questi eventi, unito all'incertezza del mercato, potrebbe influenzare i mercati energetici europei e mondiali.

Particolare attenzione sarà dedicata anche ai consumatori fragili. In allegato alla relazione è stata pubblicata una Raccomandazione sulla povertà energetica che definisce le migliori pratiche per gli Stati membri al fine di affrontare in modo strutturale le cause della povertà energetica. La Raccomandazione include anche misure per affrontare le scarse prestazioni energetiche di case ed elettrodomestici, oltre a informazioni sulle bollette, sul miglioramento dell'efficienza energetica e sulla transizione verso le energie rinnovabili. La Commissione europea ha inoltre agevolato una dichiarazione comune sul rafforzamento della protezione dei consumatori tra i principali portatori di interessi nel settore dell'energia.

 

Transizione ecologica

Al fine di rispondere alla crisi globale e contribuire in modo efficace alla lotta contro i cambiamenti climatici l’UE deve accelerare la transizione ecologica. Tale transizione deve migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini, generare opportunità di lavoro e salvaguardare gli interessi dei membri più vulnerabili della società.  Per quanto riguarda i progressi sinora compiuti nella transizione ecologica, in base ai dati riportati della relazione sullo stato dell’Unione dell’energia: 

·        le emissioni nette di gas a effetto serra dell'UE sono diminuite di circa il 3% nel 2022, raggiungendo una riduzione del 32,5% rispetto ai livelli del 1990;

·        il 2022 è stato un anno record per la nuova capacità solare fotovoltaica (+ 41 GW), ossia il 60% in più rispetto al 2021 (+ 26 GW). La nuova capacità eolica a terra e in mare è stata superiore del 45% rispetto al 2021;

·        nel 2022 il 39% dell'energia elettrica è stato generato da fonti rinnovabili e a maggio eolico e solare hanno superato il fossile per la prima volta nella produzione di energia elettrica dell'UE;

·        sono stati concordati obiettivi legislativi per una quota minima del 42,5% di energia rinnovabile nell'UE entro il 2030 con l'ambizione di raggiungere il 45%. Sono stati alzati gli obiettivi di efficienza energetica per ridurre il consumo finale di energia dell'11,7% entro il 2030 (vd infra).

 

Il Green Deal europeo

Nel dicembre 2019 la Commissione europea ha presentato il Green Deal europeo, la strategia di crescita dell'UE che mira a conseguire l'obiettivo della neutralità climatica entro il 2050, salvaguardando le persone, il pianeta e la prosperità.  

Il Green Deal presuppone la trasformazione dell’economia e della società in senso ecosostenibile con un ampio spettro di interventi in tutti i settori: energia, industria, edilizia, trasporti e mobilità, agricoltura, gestione dei rifiuti, tutela dell’ambiente e della biodiversità, ricerca.

Successivamente, il Regolamento europeo sul clima (cd. “Legge sul clima”) ha reso vincolante tale traguardo prevedendo inoltre, quale tappa intermedia, la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 55% entro il 2030. Tale obiettivo era stato sancito dal Consiglio europeo del 10 e 11 dicembre 2020 e da questo trasferito nel contributo determinato a livello nazionale (NDC) approvato il 17 dicembre 2020 e trasmesso al Segretariato della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico (UNFCC). Il 17 ottobre 2023 l’Unione europea ha trasmesso il contributo aggiornato che conferma questo impegno.

Nel dicembre 2015 l’Unione europea ha aderito all’accordo di Parigi, approvato dalla 21a Conferenza delle parti della UNFCC (Cop21 di Parigi), che mira a contenere l’innalzamento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C e, se possibile, a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, stabilizzando le emissioni di gas ad effetto serra prodotte a livello mondiale e quindi perseguendo l’azzeramento delle emissioni nette nella seconda metà del secolo. In base all’accordo di Parigi le parti contraenti ogni 5 anni comunicano i propri NDC, specificando le azioni che intraprenderanno per ridurre le loro emissioni di gas serra al fine di raggiungere gli obiettivi previsti.

A seguito della presentazione del Green Deal la Commissione europea ha approvato una serie di documenti strategici, che coprono una vasta gamma di settori, dall’agricoltura, all’industria, ai cambiamenti climatici, alla biodiversità. Per dettagli si veda qui.

L’attuazione del Green Deal: il pacchetto “Pronti per il 55%”

Per attuare il Green Deal, il complesso normativo per l'energia e il clima è stato sottoposto a revisione dalle proposte legislative del pacchetto c.d. "Pronti per il 55%" presentato nel luglio 2021, che ne hanno modificato gli obiettivi in modo più ambizioso fissando un percorso intermedio entro il 2030:

·        riduzione di almeno il 55% delle emissioni nette (rispetto al 1990);

·        aumento al 45% della quota di energia da fonti rinnovabili;

·        aumento dell'efficienza energetica al 40,6% per l'energia primaria e al 38% e al 36% per l'energia finale.

Le misure del pacchetto “Pronti per il 55%”, nuove o di revisione della normativa vigente, sono strettamente interconnesse e intervengono su numerosi settori: dalla riforma del sistema di scambio di quote di emissioni (ETS) e della normativa sulle energie rinnovabili e sull'efficienza energetica, fino all'introduzione di un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere e all'istituzione di un Fondo sociale per il clima. Molte di esse sono state approvate definitivamente, mentre su altre sono in corso di negoziati tra le istituzioni dell’UE.

In particolare, sono state approvate le seguenti misure:

·        direttiva (UE) 2023/959  che modifica le norme in materia di scambio di quote di emissione (ETS) rafforzandolo ed estendendolo alle emissioni prodotte dal trasporto su strada e dagli edifici, nonché a quelle prodotte dal trasporto marittimo;

·        direttiva (UE) 2023/958 che modifica le norme ETS relative al trasporto aereo;

·        regolamento (UE) 2023/957 che modifica le norme sulle emissioni prodotte dal trasporto marittimo;

·        regolamento (UE) 2023/955  che istituisce un Fondo sociale per il clima;

·        regolamento (UE) 2023/956 che istituisce un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM);

·        regolamento (UE) 2023/839 sulle emissioni risultanti da uso del suolo, silvicoltura e agricoltura (LULUCF) nel quadro dell'EU ETS,  aumentando l'obiettivo di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra a livello dell'UE fissandolo a -310 milioni di tonnellate di CO2 equivalente entro il 2030, ed assegnando agli Stati membri obiettivi nazionali annuali vincolanti dal 2026 al 2030;

·        regolamento (UE) 2023/857 che modifica il regolamento cosiddetto sulla condivisione degli sforzi (Effort sharing regulation - "ESR") che assegna agli Stati membri obiettivi vincolanti di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra nei settori non soggetti alla normativa ETS o LULUCF portando l’obiettivo di riduzione ad almeno -40% (rispetto al 2005, contro l’attuale - 30%);

·         direttiva (UE) 2023/1791 che modifica la direttiva sull’efficienza energetica stabilendo un obiettivo generale  pari a 11,7%;

·         direttiva (UE) 2023/2413 che modifica la direttiva sulle fonti di energia rinnovabili (REDII) incrementando la quota nel sistema ad almeno il 42,5% entro il 2030 fino ad arrivare al 45%;

·        regolamento (UE) 2023/851 che  modifica il regolamento (UE) 2019/631 sui livelli di emissioni di CO2 di auto e veicoli commerciali leggeri nuovi;

·        regolamento (UE) 2023/1804 che mira a realizzare un’infrastruttura capillare per i combustibili alternativi fissando obiettivi nazionali obbligatori;

·        regolamento (UE) 2023/2405 (REfuelEU aviation) relativo all’utilizzo di carburanti sostenibili per l’aviazione;

·        regolamento (UE) 2023/1085 (FuelEU maritime) sull’utilizzo di combustibili sostenibili e di tecnologie a zero emissioni nel trasporto marittimo.

 

Sono ancora in corso d’esame le seguenti proposte:

·         proposta di revisione della normativa sulla tassazione dei prodotti energetici e dell’elettricità;

·         proposta di regolamento e di direttiva relative alla riforma del mercato del gas;

·        proposta di direttiva sulla prestazione energetica degli edifici (cd “Case green”).

In particolare, si segnala il regolamento che istituisce un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere (CBAM) che prevede l’applicazione di un prezzo del carbonio ai beni d’importazione, per prevenire il rischio di rilocalizzazione delle emissioni al di fuori dell’Europa e impedire il trasferimento di attività produttive ad alta intensità di carbonio in paesi terzi. Il sistema, inizialmente limitato a cemento, ferro e acciaio, alluminio, fertilizzanti e energia elettrica, si baserà su certificati delle emissioni incorporate nei prodotti che dovranno essere acquistati dagli importatori europei. Il loro prezzo dovrebbe essere calcolato in base al prezzo di vendita all’asta delle quote EU ETS ed i proventi del meccanismo costituiscono una risorsa propria per il bilancio dell’UE.

Altra norma di rilievo è il regolamento che istituisce il Fondo sociale per il clima, che dovrebbe erogare agli Stati membri finanziamenti finalizzati a mitigare l’impatto sui prezzi della nuova tariffazione del carbonio, in particolare la sua estensione al trasporto su strada e all’edilizia, e ad aiutare i cittadini a investire nell’efficienza energetica. Ciascuno Stato Membro dovrebbe presentare alla Commissione un Piano sociale per il clima con misure per le famiglie e le micro-imprese vulnerabili, nonché gli utenti vulnerabili dei trasporti, comprese forme temporanee di sostegno diretto al reddito. Il Fondo fornirà supporto finanziario agli Stati membri che abbiano sostenuto interventi di: efficienza energetica, rinnovamento edilizio, mobilità a zero emissioni, riduzione delle emissioni di gas serra e riduzione del numero di famiglie vulnerabili. Gli Stati dovranno contribuire per almeno il 50% delle risorse richieste per l’implementazione dei loro Piani.

Particolare importanza riveste poi il pacchetto di riforma del mercato del gas, che mira a favorire il passaggio dal gas naturale fossile al gas da fonti rinnovabili e a basse emissioni di carbonio, tra cui biometano e idrogeno. L’obiettivo è di creare le condizioni per un mercato dell’idrogeno e per la realizzazione di un’infrastruttura dedicata anche per gli scambi con paesi extra-UE. Le nuove norme disciplinerebbero l’accesso alle infrastrutture per l’idrogeno, compresa la distinzione tra attività di produzione e di trasporto, e la fissazione delle tariffe, la creazione di una struttura di governance, la rete europea dei gestori di rete per l’idrogeno (European Network of Network operators for Hydrogen, ENNOH) che dovrebbe promuovere il coordinamento transfrontaliero e l’interconnessione delle reti.

Su entrambe le proposte, già esaminate dalla Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia del Parlamento europeo (ITRE), si deve pronunciare la plenaria del Parlamento europeo. La Commissione ITRE ha sottolineato l'importanza di creare corridoi dedicati all'idrogeno, come indicato anche nel piano REPowerEU, e di fornire una capacità transfrontaliera sufficiente per creare un mercato integrato dell'idrogeno, la cosiddetta 'spina dorsale dell'idrogeno', e per consentire all'idrogeno di circolare liberamente nell’UE. Il Consiglio ha adottato un  orientamento generale sulla proposta di direttiva e un orientamento generale sulla proposta di regolamento lo scorso 28 marzo.

Per quanto riguarda l’idrogeno si ricorda che l’UE intende inoltre potenziare la capacità e l'uso delle tecnologie per l'energia offshore e investire nell’idrogeno pulito, considerato il vettore energetico del futuro, in grado di contribuire a decarbonizzare settori ad alte emissioni come le industrie ad alta intensità energetica e i trasporti. Per inciso, lo scorso 13 febbraio la Commissione europea ha adottato due atti con i quali definisce le condizioni per considerare l’idrogeno un combustibile rinnovabile. La Commissione europea ha presentato inoltre una comunicazione recante proposte relative ad una Banca europea dell'idrogeno: l’obiettivo principale è quello sbloccare gli investimenti privati nelle catene di valore dell'idrogeno nell'UE e nei Paesi terzi. Nel documento di lavoro che accompagna il Piano RepowerEU (vd infra), la Commissione delinea un concetto di 'acceleratore di idrogeno' per aumentare la diffusione dell'idrogeno rinnovabile, che contribuirà ad accelerare la transizione energetica e a decarbonizzare il sistema energetico dell'UE. L'ambizione è di produrre 10 milioni di tonnellate e importare 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell'UE entro il 2030.

Per dettagli sulle altre norme si veda qui.

Per quanto concerne il regolamento dei livelli di emissione di C02 di auto e veicoli commerciali leggeri nuovi che prevede che dal 2035 i nuovi veicoli debbano essere a emissioni zero, vietando di fatto, a partire da quella data, la vendita di veicoli a motore termico (pur confermando una deroga per i piccoli costruttori) si ricorda che l’Italia ha dichiarato di non sostenere le norme approvate sottolineando che l’elettrificazione dei veicoli leggeri non può essere l’unico percorso per raggiungere la neutralità climatica.

 

Il Piano repowerEU

Il 18 maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il piano RepowerEU che mira ad affrancare l’Unione europea dalla dipendenza dalle risorse fossili importate dalla Russia, a creare le condizioni per l’autosufficienza energetica dell’Unione e a intensificare l’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici. Il piano Repower EU, che presuppone la piena attuazione delle politiche per il clima e del pacchetto “Pronti per il 55%” prevede, tra l’altro, misure volte ad accelerare la transizione verso l’energia pulita. In tal senso pone i seguenti obiettivi:

·        aumentare l'obiettivo vincolante di efficienza energetica per il 2030 dal 9% al 13 % (poi fissato all’11,7% dalla nuova direttiva sull’efficienza energetica);

·        aumentare dal 40% al 45% l'obiettivo principale per il 2030 per le rinnovabili;

·        raddoppiare la capacità solare fotovoltaica installando più di 320 GW entro il 2025 e 600 GW entro il 2030 (si veda al riguardo la strategia dell'UE per l'energia solare);

·        l’introduzione graduale di un obbligo giuridico per installare pannelli solari sui nuovi edifici pubblici, commerciali e residenziali;

·        il rafforzamento delle catene di approvvigionamento dell'energia eolica e lo snellimento delle procedure di autorizzazione;

·        il raddoppiamento del tasso di diffusione delle pompe di calore, arrivando a 10 milioni di unità nei prossimi 5 anni e il varo di misure per integrare l'energia geotermica e termosolare nei sistemi di teleriscaldamento e di riscaldamento collettivo.

Piano industriale per il Green Deal

Il 1º febbraio 2023 la Commissione ha presentato Il piano industriale del Green Deal per l'era a zero emissioni nette, che mira ad imprimere una forte accelerazione allo sviluppo tecnologico, alla produzione e all'installazione di prodotti climaticamente neutri e all'approvvigionamento di energia a zero emissioni nette nel prossimo decennio. 

Il piano prevede, tra l’altro, le proposte di regolamento sull’industria a zero emissioni nette (NetZero Industry Act, NZIA), sulle materie prime critiche (Critical Raw Material Act, CRMA) e la riforma dell’assetto del mercato dell’energia elettrica.

Per maggiori dettagli si veda il Dossier a cura del Senato e della Camera dei deputati.

Net Zero Industry Act

Il 16 marzo scorso la Commissione ha presentato una proposta di regolamento sull'istituzione di un quadro di misure per il rafforzamento dell'ecosistema europeo di produzione di prodotti a tecnologia zero emissioni (cosiddetto “Net Zero Industry Act”). La proposta indica l’obiettivo di produrre nell’UE, entro il 2030, almeno il 40% del fabbisogno annuo di tecnologie utili alla neutralità climatica. A tal fine sono individuate 8 tecnologie strategiche: solare fotovoltaico e termico; eolico onshore e fonti rinnovabili offshore; batterie e accumulatori; pompe di calore e geotermia; elettrolizzatori e celle a combustibile; biogas e biometano; cattura e stoccaggio del carbonio (Ccs); tecnologie per le reti elettriche.

Sono anche contemplate alcune tecnologie non strategiche, tra cui quelle sostenibili per i combustibili alternativi, quelle avanzate per produrre energia dai processi nucleari con scarti minimi dal ciclo del combustibile.

La proposta è accompagnata da una Comunicazione relativa alla futura creazione di una "Banca Europea per l'Idrogeno", con l’obiettivo di sbloccare gli investimenti privati nelle catene di valore dell'idrogeno nell'UE e nei Paesi terzi. La Banca dovrebbe essere operativa entro la fine dell'anno.

La proposta è attualmente all’esame del Consiglio “Competitività” dell’UE che mirerebbe a raggiungere un orientamento generale nella riunione del prossimo dicembre. Il Parlamento europeo ha votato la sua posizione negoziale il 21 novembre scorso sulla base della relazione della  Commissione Industria, ricerca ed energia. Una volta che il Consiglio avrà approvato il suo orientamento generale avranno inizio i negoziati interistituzionali.

CRMA

La proposta di regolamento, che è la prima iniziativa legislativa in questo settore, stabilisce un quadro comune volto a garantire un approvvigionamento più sicuro, diversificato e sostenibile delle materie prime critiche, rafforzando anche la circolarità all’interno della catena del valore e sostenendo la ricerca e l'innovazione. Accompagna la proposta una Comunicazione che preannuncia ulteriori azioni in questa direzione.  Le materie prime critiche sono indispensabili per realizzare le transizioni verde e digitale dell’Ue e per alcuni settori strategici, come quelli aerospaziale, della difesa e della salute. Le misure proposte provvedono pertanto a rafforzare le diverse fasi della catena del valore di tali materie all’interno dell’UE definendo, tra l’altro, obiettivi nazionali di estrazione, lavorazione e riciclaggio al 2030. Tali obiettivi sono fissati rispettivamente almeno al 10%, al 40% e al 15% del consumo annuale dell’Unione. Al fine di garantire la diversificazione degli approvvigionamenti la proposta stabilisce poi che non sarà possibile importare più del 65% del consumo annuale dell’UE da un singolo Paese terzo.

Per maggiori dettagli si veda la Nota a cura del Senato e il Dossier RUE.

La sicurezza dell’approvvigionamento sarà garantita anche mediante partenariati strategici con i Paesi terzi, mentre un “Club delle materie prime” riunirà i paesi consumatori e paesi ricchi di materie prime critiche per discutere di forme di investimento sostenibili, accesso ai mercati ecc.

Il 13 novembre scorso il Consiglio dell’UE e il Parlamento europeo hanno raggiunto un accordo provvisorio nell’ambito dei negoziati interistituzionali. Il testo dovrà essere formalmente approvato dalle due istituzioni.

Il Governo italiano, nella Relazione trasmessa alle Camere ai sensi della legge 234/2012 ha espresso un giudizio globalmente positivo sulla proposta. Ritiene opportuno tuttavia: estendere la lista delle materie prime critiche anche a materie prime fondamentali per l’industria manifatturiera di base; chiarire che i progetti che saranno dichiarati strategici potranno godere non solo di procedure autorizzative snellite ma anche accedere a strumenti finanziari; incentivare maggiormente il riciclo e sostenere la ricerca sulle materie prime sostitutive.

Per l’attività del Parlamento italiano si veda infra.

La riforma del mercato dell’energia elettrica

La riforma del mercato dell’energia elettrica si basa su due proposte che prevedono la revisione di diversi atti legislativi dell'UE, la proposta di modifica delle norme riguardanti dell’assetto del mercato dell’elettricità dell’Unione e la proposta di modifica delle norme sull'integrità e la trasparenza del mercato dell'energia all'ingrosso (tra cui il regolamento REMIT). La riforma è volta ad accelerare la diffusione delle energie rinnovabili e l’eliminazione graduale del gas, ridurre la dipendenza delle bollette dalla volatilità dei prezzi dei combustibili fossili, tutelare meglio i consumatori dalle future impennate dei prezzi e dalla manipolazione potenziale del mercato e rendere l’industria dell’UE pulita e più competitiva.

Il 17 ottobre scorso, il Consiglio dell’UE ha adottato il proprio orientamento generale sulla proposta di modifica dell’assetto del mercato dell'energia elettrica consentendo così l’avvio dei negoziati di trilogo con il Parlamento europeo il 19 ottobre scorso. L’intento sarebbe quello di giungere all’approvazione del testo entro la fine dell’anno.

 

I Piani Nazionali per l’Energia e il clima

La relazione sull’Unione dell’Energia 2023 contiene anche un nuovo rapporto sull'attuazione dei Piani Nazionali per l'Energia e il Clima (PNEC).

Sulla base del regolamento sulla governance dell’Unione dell’Energia gli Stati membri dell'UE devono rendere noto il loro contributo all'Unione dell'energia mediante piani nazionali per l'energia e il clima (PNEC), che coprono un periodo di 10 anni e devono essere aggiornati periodicamente. I primi piani nazionali riguardano il periodo 2021-2030.

In questo rapporto sono stati presi in considerazione anche gli sforzi per migliorare l'efficienza energetica e aumentare la capacità transfrontaliera. In base ai dati ricevuti, nel 2021 sette Stati membri (Italia, Francia, Irlanda, Cipro, Grecia, Spagna e Romania) erano al di sotto dell'obiettivo di interconnessione del 2030 (l’interconnessione di almeno il 15% dei sistemi elettrici dell’UE).

Il rapporto sottolinea che gli Stati membri dell'UE devono ancora intensificare i loro sforzi di attuazione se vogliono raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici dell'UE entro il 2030 e il 2050. Secondo questo rapporto nel 2023 il tasso di riduzione delle emissioni deve essere quasi triplicato rispetto alla riduzione media annuale dell'ultimo decennio per raggiungere una riduzione del 55% delle emissioni entro il 2030. Gli Stati membri stanno attualmente aggiornando i loro PNEC per il periodo fino al 2030, tenendo conto dei nuovi obiettivi stabiliti dal Pacchetto Pronti per il 55% (vd infra).

L’Italia ha inviato alla Commissione europea il progetto di PNIEC 2023 che una volta esaminato dalla Commissione europea dovrà essere approvato definitivamente entro giugno 2024.

Il rapporto analizza anche la quota di energie rinnovabili nel consumo finale lordo di energia nel 2021, che ha raggiunto il 21,8%. Tuttavia, nei prossimi anni sarà necessaria una crescita più rapida per raggiungere il nuovo obiettivo dell'UE per il 2030, ovvero il 42,5%.

 

Attività del Parlamento italiano

La proposta sulle materie prime critiche

Il 5 ottobre scorso la 9a Commissione Industria del Senato al termine dell’esame della proposta, che ha previsto un ciclo di audizioni, ha approvato la risoluzione DOC XVIII n. 4 nella quale ha espresso un parere favorevole, formulando alcune osservazioni in merito, tra l’altro, ai target previsti al 2030, all’ampliamento della lista delle materie prime critiche, alla definizione di progetti strategici, alla collaborazione con partner affidabili, alle forme di finanziamento.

La proposta di regolamento sulle materie prime critiche è stata esaminata anche dalla XIV Commissione politiche UE della Camera, ai fini della verifica di conformità con il principio di sussidiarietà. Il 28 giugno 2023, al termine dell’esame, che ha incluso un ciclo di audizioni, la Commissione politiche dell’UE ha adottato un documento che, nel valutare la proposta conforme al principio di sussidiarietà, ha sottolineato tuttavia alcuni profili di criticità e ha chiesto tra l’altro di ampliare la lista delle materie prime critiche, raggiungere un adeguato bilanciamento tra standard ambientali e necessità di approvvigionamento e incentivare maggiormente il riciclo, perché in grado di contribuire al raggiungimento degli obiettivi in un arco temporale di breve/medio periodo rispetto a quello per le attività estrattive.

 

La proposta “Case Green”

La 4a Commissione (Politiche dell’Unione europea) del Senato al termine di un ciclo di audizioni il 3 agosto 2022 ha approvato la risoluzione DOC XVIII-bis n.13 che formula una serie di rilievi in merito al principio di proporzionalità.  Tali rilievi riguardano tra l’altro, la necessità di adeguare le caratteristiche di efficienza energetica alle zone climatiche, di applicare un eventuale obbligo di riqualificazione energetica partendo dagli edifici con peggiori prestazioni, di assicurare la disponibilità di risorse finanziarie per gli interventi di riqualificazione. La Commissione europea ha risposto il 6 dicembre 2022.

Si ricorda che il 18 gennaio 2023 alla Camera dei Deputati, il ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, Raffaele Fitto, aveva dichiarato che il governo avrebbe posto in essere tutte le iniziative necessarie per rendere il testo finale della direttiva compatibile con la peculiarità del patrimonio edilizio italiano e tale da consentirne la graduale riqualificazione. Aveva dichiarato inoltre che gli oneri finanziari legati agli interventi richiesti dalla proposta avrebbero dovuto essere mitigati, ad avviso del Governo, da un quadro di incentivi predisposto dagli Stati membri con il sostegno dell’Unione europea. Inoltre, nel corso del Question Time del 22 febbraio 2023 al Senato  il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica Picchetto Fratin, in risposta all’interrogazione n. 3-00241 del sen. Irto e altri, aveva ribadito che “sarà compito del Governo italiano garantire un'adeguata tempistica per il raggiungimento dei target previsti, al fine di delineare un piano di azione realistico e razionale di efficientamento energetico del patrimonio immobiliare italiano, con particolare attenzione al patrimonio pubblico” sottolineando che “il percorso va definito con realismo rispetto alle condizioni del nostro Paese”. Successivamente, nella seduta dell’8 marzo 2023, la Camera dei Deputati ha approvato la mozione 1-00038 dei deputati Riccardo Molinari ed altri, con cui impegna il governo “ad adottare le iniziative di competenza presso le competenti istituzioni europee al fine di scongiurare” l’introduzione di tale disciplina “nell’ottica di tutelare le peculiarità dell’Italia” e garantire “la necessaria flessibilità per raggiungere obiettivi di risparmio energetico più confacenti alle proprie caratteristiche”.

Sull’adeguamento energetico degli edifici, la Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera ha svolto un articolato ciclo di audizioni informali, con la partecipazione di associazioni rappresentative degli interessi di settore, nel quadro di un “caso di studio” afferente all’esame della comunicazione “Applicare il diritto dell'UE per un'Europa dei risultati”. Sono stati auditi rappresentanti dell’Associazione bancaria italiana (ABI), della Confedilizia, dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE), dell’Associazione italiana riscaldamento urbano (AIRU) e dell’Associazione Associazione italiana delle Energy Service Company e degli Operatori dell'Efficienza Energetica /AssoESCo.

 

La proposta “Euro 7”

La Commissione Politiche dell’Unione europea della Camera ha esaminato, ai fini della verifica di conformità con il principio di sussidiarietà, la proposta di regolamento, c.d. “Euro 7”, sull’omologazione dei veicoli e la riduzione delle emissioni inquinanti diverse dalla CO2, approvando il 1 marzo 2023 un parere motivato.

La proposta mira a ridurre l’inquinamento atmosferico causato dal trasporto su strada stabilendo livelli emissivi più rigorosi per tutti i veicoli a motore in relazione a sostanze inquinanti, alcune delle quali ancora non regolamentate; pertanto abroga le vigenti norme (Euro 6), relative alle emissioni di autovetture e furgoni, ed (Euro VI), relative alle emissioni di autocarri e autobus. In particolare, la proposta provvede, tra l’altro:

·        ad aggiornare i limiti per gli inquinanti atmosferici prodotti dai veicoli e a fissare limiti di emissione per sostanze inquinanti non comprese nella disciplina attuale, come le emissioni di protossido di azoto;

·        a regolamentare le emissioni di particolato prodotte dai freni e di microplastiche causate dagli pneumatici;

·        a migliorare il controllo delle emissioni anche tramite la prescrizione di installare sistemi informatici di monitoraggio sulle vetture per indicare malfunzionamenti, monitoraggio delle emissioni sopra soglia e dei consumi;

·        ad aggiornare le norme sulla durabilità dei veicoli prescrivendo la conformità per autovetture e furgoni fino al raggiungimento dei 200.000 chilometri e dei 10 anni di età.

Nel parere motivato si dichiara non rispettato il principio di sussidiarietà non risultando “adeguatamente dimostrati né la necessità né il valore aggiunto dell’intervento legislativo” dell’UE. Al contrario, si legge nel parere che la proposta comporterebbe “significativi oneri in capo all’industria automobilistica, già impegnata in un imponente sforzo di riconversione industriale” proprio nella prospettiva della messa al bando dei veicoli a motore termico nel 2035.

La 4a Commissione Politiche dell’Unione europea del Senato ha esaminato la proposta esprimendosi in senso favorevole in merito al rispetto dei principi di sussidiarietà e proporzionalità.

Si ricorda che sia il Consiglio che il Parlamento europeo, nelle  proprie posizioni negoziali,  hanno adottato una linea più morbida rispetto a quanto previsto dalla Commissione europea per quanto riguarda l’entrata in vigore delle norme per i veicoli leggeri e quelli pesanti (per maggiori dettagli si veda qui e qui). Il Parlamento europeo e il Consiglio dovranno ora iniziare i negoziati interistituzionali con l’obiettivo di raggiungere un accordo entro l’anno.

 

 

 


 


 

Sessione IV - La situazione in Ucraina e le relazioni con l’Unione europea

 

L’UE, a partire dal Consiglio europeo straordinario del 24 febbraio 2022, data di inizio dell’invasione russa, ha adottato un complesso di dichiarazioni politiche e misure di carattere normativo e finanziario volte a ribadire il proprio sostegno all’indipendenza, sovranità ed integrità territoriale dell’Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale, a fornire supporto militare ed economico all’Ucraina, a mettere in atto un quadro di sanzioni nei confronti della Russia.

Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha inoltre concesso all’Ucraina lo status di Paese candidato all’adesione dell’UE, impegnandosi a contribuire, una volta cessato il conflitto, alla ricostruzione del Paese.

La Commissione europea ha presentato le sue raccomandazioni per l’avvio dei negoziati di adesione dell’Ucraina, nell’ambito del pacchetto allargamento presentato l’8 novembre 2023.

Il Consiglio europeo del 14 e 15 dicembre 2023 dovrebbe esaminare la questione dell’avvio dei negoziati sulla base delle conclusioni del Consiglio dell’UE affari generali del 12 dicembre 2023.

 

La cornice politica generale

La cornice politica dell’azione dell’UE verso l’Ucraina è definita dal Consiglio europeo che, da ultimo, nelle conclusioni della riunione del 26 e 27 ottobre, ha:

·        ribadito la ferma condanna della guerra di aggressione della Russia e riaffermato il sostegno ad indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell'Ucraina entro i suoi confini riconosciuti a livello internazionale nonché al suo diritto naturale di autotutela;

·        riaffermato che l'UE continuerà a fornire per tutto il tempo necessario all'Ucraina e alla sua popolazione un forte sostegno finanziario, economico, umanitario, diplomatico e militare. Quest’ultimo andrebbe accelerato al fine di contribuire a soddisfare le pressanti esigenze militari e di difesa del Paese, in particolare nell'ambito dell'iniziativa volta a fornire un milione di munizioni di artiglieria, nonché sistemi di difesa aerea. A più lungo termine, l'UE e gli Stati membri contribuiranno, insieme ai partner, a futuri impegni in materia di sicurezza a favore dell'Ucraina, che aiuteranno il paese a difendersi, resistere agli sforzi di destabilizzazione e scoraggiare atti di aggressione. L'Alto rappresentante procederà, sulla base di un quadro approvato dal Consiglio, a consultazioni con l'Ucraina su questi futuri impegni e riferirà in merito al Consiglio europeo di dicembre;

·        indicato che l'UE e i suoi Stati membri intensificheranno la fornitura all'Ucraina di assistenza umanitaria e di protezione civile, anche mediante attrezzature quali generatori di energia, trasformatori di potenza, centrali termiche mobili e apparecchiature ad alta tensione e di illuminazione;

·        affermato che l'UE e i suoi Stati membri proseguiranno l’azione diplomatica e la cooperazione con l'Ucraina e altri paesi per garantire il sostegno internazionale più ampio possibile a una pace globale, giusta e duratura nonché ai principi e obiettivi chiave della formula di pace dell'Ucraina stessa, in vista di un vertice di pace globale;

·        ribadito che la Russia è responsabile degli ingenti danni causati dalla guerra di aggressione e che sono necessari progressi, in coordinamento con i partner, sulle modalità per destinare eventuali entrate straordinarie detenute da entità private, derivanti direttamente dai beni bloccati della Russia al sostegno dell'Ucraina e della sua ripresa e ricostruzione, invitando l'Alto rappresentante e la Commissione ad accelerare i lavori al fine di presentare proposte;

·        affermato che la Russia e i suoi dirigenti devono essere chiamati a rispondere pienamente della guerra di aggressione e di altri crimini di estrema gravità ai sensi del diritto internazionale, invitando a proseguire i lavori per istituire un tribunale che persegua il crimine di aggressione nei confronti dell'Ucraina nonché un futuro meccanismo di risarcimento. Ha espresso inoltre il proprio sostegno ai lavori della Corte penale internazionale e condannato i tentativi della Russia di minare il suo mandato internazionale e il suo funzionamento;

·        condannato la deportazione e il trasferimento illegali, da parte della Russia, di bambini e altri civili ucraini in Russia e Bielorussia;

·        indicato la necessità di indebolire la capacità della Russia di condurre la guerra di aggressione, anche mediante l'ulteriore rafforzamento delle sanzioni, la loro attuazione piena ed effettiva e la prevenzione della loro elusione. Ha quindi condannato il sostegno militare che l'Iran e la Bielorussia continuano a fornire alla Russia, esortando inoltre tutti i paesi, in particolare la RPDC, ad astenersi da condotte analoghe;

·        espresso profonda delusione per l’approvazione da parte del Parlamento russo di una legge volta a revocare la ratifica del trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari da parte della Russia;

·        sottolineato l'importanza della sicurezza e della stabilità nel Mar Nero per la sostenibilità delle esportazioni di cereali, sostenendo gli sforzi volti ad agevolare le esportazioni di cereali e di altri prodotti agricoli ucraini verso i Paesi più bisognosi, in particolare in Africa e nel Medio Oriente. Ha chiesto di rafforzare ulteriormente la capacità dei corridoi di solidarietà dell'UE per agevolare il transito e le esportazioni verso tali paesi e invitato la Commissione a proporre nuove misure a tal fine;

·        accolto con favore la proroga della protezione temporanea degli sfollati provenienti dall'Ucraina fino a marzo 2025, affermando l’impegno a sostenere gli sfollati, tanto in Ucraina quanto nell'UE, anche mediante un'assistenza finanziaria adeguata e flessibile agli Stati membri che sostengono l'onere maggiore in termini di costi per l'assistenza medica, l'istruzione e il sostentamento dei rifugiati;

·        affermato che l'UE continuerà a sostenere la Repubblica di Moldova nel rispondere alle sfide che quest'ultima si trova ad affrontare per effetto dell'aggressione russa nei confronti dell'Ucraina.

 

Sostegno militare all’Ucraina

Il Consiglio ha finora stanziato, attraverso pacchetti successivi di decisioni, 5,6 miliardi di euro per la fornitura all’Ucraina di attrezzatura militare nell’ambito dello Strumento europeo per la Pace, fondo fuori dal bilancio dell’UE alimentato da contributi degli Stati membri (determinati secondo il criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo; l’Italia contribuisce per circa il 12,8%). La dotazione complessiva del fondo, a fronte delle crescenti esigenze di sostegno all’Ucraina, è salita da ultimo a 12,04 miliardi.  Per rispondere alla richiesta urgente di munizioni e missili da parte dell’Ucraina sono state adottare ulteriori misure sulla base di tre linee di intervento:

1.      rifornire l’Esercito ucraino per circa 1 milione di proiettili di artiglieria e, se richiesti dall’Ucraina, anche di missili attingendo alle scorte nazionali esistenti o sulla base di ordini già effettuati dai singoli Stati membri all’industria, prevedendo un rimborso di 1 miliardo di euro a titolo dello Strumento europeo per la pace (decisione adottata dal Consiglio il 13 aprile);

2.      mobilitare un altro miliardo di euro dell’EPF per effettuare in modo collettivo - attraverso l’Agenzia Europea per la Difesa o progetti congiunti – ordini di acquisti dall’industria europea della difesa (e dalla Norvegia) di munizioni da 155 mm e di missili, per ricostituire le scorte nazionali e aumentare le consegne all’Ucraina nel modo più rapido possibile, prima del 30 settembre 2023 (decisione adottata dal Consiglio il 5 maggio);

3.      sostenere l’incremento delle capacità di produzione dell’industria europea della difesa nel settore delle munizioni e dei missili.  A tal fine il 20 luglio 2023 il Consiglio e il Parlamento europeo hanno adottato il regolamento sul sostegno alla produzione di munizioni (denominato ASAP). La nuova normativa prevede allo scopo, tra le altre cose, un finanziamento da parte dell’UE di 500 milioni di euro e la possibilità per gli Stati di usare, a sostegno della propria industria della difesa, i fondi del PNRR.

È ancora bloccato l’iter di approvazione della decisione sull’8a tranche degli aiuti militari all’Ucraina, a causa dal veto dell’Ungheria che ha chiesto garanzie affinché l’EPF mantenga un orizzonte globale e non sia unicamente utilizzato per armare l’Ucraina.

Si ricorda che il nuovo Primo Ministro slovacco, Robert Fico, ha avvertito che il suo governo non accetterà aiuti militari all'Ucraina e, allo stesso tempo, richiederà un'analisi molto rigorosa di eventuali sanzioni dell'UE rivolte alla Russia che potrebbero danneggiare la Repubblica slovacca.

Il Consiglio informale esteri di Toledo del 31 agosto, come dichiarato dall’Alto Rappresentante Borrell, ha discusso sul sostegno militare all’Ucraina, oltre che in relazione all’8 pacchetto di aiuti, in tre aree:

a) la proposta - presentata dallo stesso Alto rappresentante - per l’assistenza militare all’Ucraina nel periodo 2024-2027, sulla base di un finanziamento massimo di 20 miliardi di euro (5 miliardi l’anno), e per il quale auspica che un accordo possa essere raggiunto entro la fine del 2023;

b) la missione dell’UE EUMAM Ucraina, che ha già provveduto ad addestrare 25.000 soldati ucraini (Borrell ha presentato la proposta di alzare da 30.000 a 40.000 l’obiettivo di soldati addestrati, da raggiungere nei prossimi mesi e per la quale è in corso una valutazione volta ad integrare nei moduli di addestramento anche quello per i piloti di aerei F-16);

c) la fornitura di munizioni all’Ucraina, per la quale l’EDA ha siglato nel corso dell’estate tre contratti quadro con le industrie per la fornitura di munizioni di 155 mm e ora spetta ai singoli Stati membri di utilizzare la possibilità di fare ordini congiunti.

Al termine del Consiglio affari esteri (formato difesa) del 13 novembre 2023, l’Alto Rappresentante Borrell ha fatto il punto sulla discussione in seno al Consiglio, evidenziando l’urgenza di aumentare il sostegno militare dell’UE e dei suoi Stati membri all’Ucraina. In particolare, Borrell ha indicato che il Consiglio ha discusso del quadro dei futuri impegni dell’UE in materia di sicurezza a lungo termine a favore dell'Ucraina, che dovrebbe presentare al prossimo Consiglio europeo di dicembre. Per quanto riguarda la fornitura all’Ucraina di munizioni, Borrell ha indicato che rispetto all’obiettivo concordato dall’UE di fornire 1 milione di munizioni all’Ucraina (v. supra) al momento ne sono state fornite  dagli Stati membri circa 300.000, ed ha inviato a riorientare gli ordini dando priorità agli ordini di munizioni destinati all’Ucraina, evidenziando come molta dell’esportazione dell’industria della difesa continui ad esser destinata a paesi terzi, ma comunque manifestando fiducia nella capacità dell’industria europea della difesa di raggiungere l’obbiettivo prefissato per marzo 2024.

 

Le sanzioni nei confronti della Russia

A partire dall’aggressione russa, il Consiglio ha adottato 11 pacchetti di sanzioni, l’ultimo nello scorso giugno.

Il 15 novembre 2023 l'Alto Rappresentante Borrell, in collaborazione con la Commissione europea, ha presentato al Consiglio dell'UE il 12° pacchetto di sanzioni contro la Russia, che prevede nuovi divieti di importazione ed esportazione, nonché azioni per inasprire il prezzo massimo del petrolio e contrastare l’elusione delle sanzioni UE. Si propone, altresì, di sanzionare più di 120 ulteriori individui ed entità per il loro ruolo nell'indebolire la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina; tra questi figurano attori del settore militare ed informatico, nonché importanti operatori economici.

Le misure prendono di mira anche i responsabili delle cosiddette “elezioni” illegali nei territori ucraini temporaneamente occupati dalla Russia e della “rieducazione” forzata dei bambini ucraini, nonché coloro che diffondono disinformazione e propaganda a sostegno della guerra di aggressione contro l’Ucraina.

Sono attualmente in vigore:

·        misure restrittive (congelamento di beni e divieto di viaggio) nei confronti di circa 1800 tra entità giuridiche e persone (tra cui il Presidente Putin, il Ministro degli esteri Lavrov, esponenti di governo, parlamentari, militari, oligarchi, esponenti dell’informazione);

·        sanzioni finanziarie, tra cui il divieto di finanziamento della Federazione russa, del suo governo e della sua Banca centrale nonché la sospensione dal sistema di messaggistica finanziaria per scambiare dati finanziari (SWIFT) per le principali banche russe;

·        sanzioni nel settore energetico, quali in particolare: il divieto di acquistare, importare o trasferire nell’UE carbone e altri combustibili fossili solidi, se originari della Russia o esportati dalla Russia, nonché di importare petrolio dalla Russia via mare; il divieto di acquistare, importare o trasferire dalla Russia nell’UE petrolio greggio (a partire dal 5 dicembre 2022) e prodotti petroliferi raffinati (a partire dal 5 febbraio 2023); la possibilità di introdurre un tetto al prezzo per il petrolio greggio e altri prodotti petroliferi russi, al di sotto dei quali le società UE hanno il divieto di fornire servizi (trasporto, assicurazione ecc.) legati alla vendita per via marittima verso Paesi terzi. Il Consiglio ha poi fissato i seguenti tetti di prezzo: 60 dollari al barile per il petrolio grezzo, 100 dollari a barile per i prodotti petroliferi raffinati di alta qualità, come diesel e benzina, 45 dollari per i prodotti di bassa qualità, come gli oli combustibili;

·        il divieto di tutte le operazioni con determinate imprese statali russe, di partecipazione di società russe negli appalti pubblici nell’UE e il divieto di esportazione dall’UE in Russia di prodotti siderurgici, beni di lusso, computer quantistici e semiconduttori avanzati, elettronica di alta gamma, software, macchinari sensibili;

·        sanzioni nei confronti di società nei settori militare, dell’aviazione, dei beni a duplice uso, della cantieristica navale e della costruzione di macchinari nonché divieti all’esportazione per prodotti a duplice uso di tecnologia critica e beni industriali;

·        il divieto di sorvolo, atterraggio e decollo nello spazio aereo dell’UE di aeromobili e vettori russi; il divieto alle navi registrate sotto la bandiera della Russia di accedere ai porti dell’UE; il divieto alle imprese di trasporto su strada russe e bielorusse di trasportare merci su strada nell’Unione;

·        divieto di transito nel territorio russo di beni e tecnologie che possono contribuire al rafforzamento militare e tecnologico della Russia;

·        il divieto di esportazione di motori per droni in Russia e verso Paesi terzi, come l’Iran, che potrebbero fornire droni alla Russia;

·        il divieto per i cittadini dell’UE di far parte dei consigli di amministrazione di società russe sottoposte a restrizioni o controllate direttamente o indirettamente dalla Russia;

·        restrizioni ai media, con la sospensione delle trasmissioni nell’Unione di una seria di emittenti e media russi;

·        contrasto all’elusione, attraverso la cooperazione bilaterale e multilaterale con i Paesi terzi. Nei casi in cui la cooperazione non produca i risultati auspicati, l’UE adotterà un’azione rapida, proporzionata e mirata, volta unicamente a privare la Russia delle risorse che le consentono di proseguire la guerra di aggressione, sotto forma di misure individuali appropriate per contrastare il coinvolgimento di operatori di Paesi terzi nell’agevolazione dell’elusione.

Secondo quanto indicato dalla Commissione europea a fine maggio 2023, l’UE avrebbe sanzionato in totale quasi la metà (49%) delle sue esportazioni verso la Russia nel 2021, per un valore di circa 44 miliardi di euro, e circa il 58% delle sue importazioni dalla Russia nel 2021, per un valore complessivo di circa 90 miliardi di euro.

Il 2 dicembre 2022, la Commissione europea ha presentato una proposta di direttiva relativa alla definizione dei reati e delle sanzioni per la violazione delle misure restrittive dell’Unione, in corso di esame presso le Istituzioni dell’UE.

 

Sostegno economico e alla ricostruzione dell’Ucraina

Dall’inizio dell’aggressione russa, l’UE ha intensificato il proprio sostegno all’Ucraina, mobilitando circa 19,7 miliardi di euro, gran parte dei quali sotto forma di assistenza macrofinanziaria (AMF). Sono stati inoltre erogati 620 milioni in sovvenzioni a titolo di sostegno al bilancio per aiutare l’Ucraina a far fronte a bisogni urgenti sul campo. Complessivamente l’UE e gli Stati membri, in via bilaterale, avrebbero fino ad ora fornito assistenza all’Ucraina per circa 70 miliardi di euro.

In particolare, l’UE ha varato a fine dicembre 2022 un piano di sostegno macroeconomico finanziario straordinario per una cifra massima di 18 miliardi di euro per tutto il 2023, volto a fornire una assistenza finanziaria stabile, regolare e prevedibile all’Ucraina con una media di 1,5 miliardi di euro al mese. Tali risorse sono destinate a coprire una parte significativa del fabbisogno di finanziamento a breve termine dell’Ucraina per il 2023, che le autorità del Paese e il Fondo monetario internazionale stimano da 3 a 4 miliardi di euro per mese.

Il piano prevede alcune forme di condizionalità volte a impegnare le autorità ucraine a realizzare riforme per rafforzare ulteriormente lo stato di diritto, il buon governo, la modernizzazione delle istituzioni nazionali e locali e le misure antifrode e anticorruzione.

Sostegno alla ricostruzione

La proposta di istituzione di uno strumento per l’Ucraina

Nell’ambito della più ampia revisione del quadro finanziario 2021-2027, la Commissione europea ha presentato, il 20 giugno 2023, una proposta di regolamento che istituisce un nuovo Strumento per l’Ucraina, fondato su sovvenzioni, prestiti e garanzie, con una capacità complessiva di 50 miliardi di euro (indicativamente 33 miliardi in prestiti e 17 miliardi in sovvenzioni e garanzie) per il periodo 2024-2027. Il nuovo strumento finanzierebbe le necessità immediate dell’Ucraina, nonché la ripresa e l’ammodernamento del paese nel suo percorso verso l’UE.

Lo Strumento previsto non coprirà gli aiuti umanitari, la difesa o il sostegno alle persone in fuga dalla guerra, che continueranno ad essere finanziati attraverso gli strumenti esistenti; sostituirà, invece, l’attuale sostegno bilaterale fornito all’Ucraina (AMF +, dotazione bilaterale NDICI) ed il sostegno che l’Ucraina avrebbe ricevuto nell’ambito dello Strumento di assistenza di preadesione.

Secondo un rapporto di valutazione pubblicato dalla Banca mondiale in collaborazione con il Governo ucraino, la Commissione europea e le Nazioni Unite il 23 marzo 2023, i danni diretti subiti da Kyiv dopo un anno di guerra hanno superato i 135 miliardi di dollari e il fabbisogno di ricostruzione e riabilitazione del Paese è stimato in circa 411 miliardi di dollari al 24 febbraio 2023, pari a 2,6 volte il PIL attuale dell’Ucraina. I settori più colpiti sono l’edilizia abitativa (38%), i trasporti (26%), l’energia (8%), il commercio e l’industria (8%) e l’agricoltura (6%). Il PIL dell’Ucraina è diminuito del 29,2% nel 2022.

A margine della conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina che si è svolta a Londra il 21 e 22 giugno scorsi (v. infra), il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea Dombrovskis, insieme al Presidente della Banca europea per gli investimenti, Hoyer, al Presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, Renaud-Basso, e all’amministratore delegato della International Finance Corporation, Diop, hanno firmato accordi (al di fuori delle iniziative previste dal nuovo strumento finanziario per l’Ucraina)  per mobilitare investimenti privati per la ripresa e la ricostruzione dell’economia ucraina nei settori dell’economia, dell’energia e delle infrastrutture municipali per oltre 800 milioni di euro.

 

La posizione del Governo italiano sullo Strumento per l’Ucraina

Il Governo ha trasmesso alle Camere, il 3 agosto, la relazione tecnica, ai sensi dell’art. 6 della legge n. 234 del 2012, sulla proposta di regolamento volta ad istituire lo Strumento per l’Ucraina. La relazione riporta una valutazione complessiva dell’intervento normativo e delle sue prospettive negoziali e ne sottolinea l’urgenza, in quanto lo strumento è finalizzato a fornire assistenza immediata, fin dall’inizio del 2024, a un paese in guerra. Ritiene il nuovo strumento conforme all’interesse nazionale, tenuto anche conto che lo Strumento potrebbe portare ad una liberazione di risorse del bilancio UE - soprattutto dei fondi per il vicinato, lo sviluppo e la cooperazione internazionale – da destinare al rafforzamento di iniziative nell’ambito del vicinato meridionale.

In merito alle prospettive negoziali ed alle eventuali modifiche, il Governo ritiene vadano in particolare approfonditi alcuni punti, tra cui:

·         la necessità di mitigare la flessibilità dello strumento, al fine di garantire maggiore prevedibilità circa l’utilizzo dei prestiti garantiti e del contributo a valere sul bilancio;

·         l’istituzione di un level playing field per le aziende, soprattutto PMI, nell’ambito del Pilastro II, precisando che va assicurata la partecipazione del settore privato e delle imprese europee su una base di pari opportunità, indipendentemente dalle dimensioni delle aziende coinvolte.

L’uso dei beni russi congelati per la ricostruzione dell’Ucraina

La Commissione sta valutando la proposta di utilizzare i profitti di circa 211 miliardi di euro della banca centrale russa congelati nell’UE per pagare la ricostruzione dell’Ucraina, sulla base di due opzioni alternative: a) investire i fondi russi congelati e raccogliere i profitti a favore dell’Ucraina; b) tassare i profitti realizzati dagli attuali detentori di queste attività, in gran parte depositari centrali di titoli come Euroclear e Clearstream.

La Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina organizzata dal Governo italiano il 26 aprile 2023

Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, in collaborazione con l’Agenzia ICE, ha organizzato il 26 aprile 2023 a Roma una conferenza bilaterale di alto profilo istituzionale e imprenditoriale, dedicata alla discussione di interventi e progetti attraverso i quali l’Italia può offrire contributi concreti alla resilienza e alla ricostruzione dell’Ucraina.

I lavori della Conferenza, aperti dai Ministri degli esteri dell’Italia e dell’Ucraina e conclusi dal Presidente del Consiglio italiano e dal Primo Ministro ucraino, si sono articolati in tre sessioni: una sessione istituzionale; una seconda parte dedicata alle Istituzioni Finanziarie Internazionali; Tavoli di discussione e approfondimento settoriale dedicati a settori individuati come prioritari per la ricostruzione, quali infrastrutture e trasporti, energia e ambiente, agroindustria, salute, digitale e servizi, spazio e avionica, siderurgia.

Nell’ambito della Conferenza, Italia e Ucraina hanno finalizzato i seguenti Memorandum d’intesa e accordi:

·         Memorandum d’intesa tra Agenzia ICE e Ministero degli affari esteri ucraino;

·         Memorandum d’intesa tra il Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica italiano e il Ministero della protezione ambientale e delle risorse naturali ucraino per la cooperazione in materia di sviluppo sostenibile e protezione ambientale;

·         Memorandum d’intesa tra il Ministero delle imprese e del Made in Italy ed il Ministero dell’economia ucraino per la cooperazione tecnica in campo industriale;

·         Memorandum d’intesa e cooperazione sul modello agro-alimentare italiano per la ricostruzione e la sicurezza alimentare dell’Ucraina tra il Consiglio agrario ucraino e la Filiera agricola italiana di Coldiretti.

Sotto la supervisione dei due Governi, diverse aziende italiane e ucraine hanno firmato due altri memorandum d’intesa: tra Mer Mec S.p.A. e JSC Ukrainian Railways, per tecnologie e servizi diagnostici ferroviari e tra WeBuild e Ukrhydroenergo Energy Company, per una collaborazione finalizzata alla costruzione di centrali idroelettriche in Ucraina.

Il Governo italiano sta, inoltre, valutando ulteriori fondi e prestiti agevolati da parte della Cooperazione Italiana per un ammontare di 160 milioni di euro per il 2023, per bisogni umanitari e progetti di resilienza e rapida ripresa, parallelamente all’istituzione di un ufficio dell’Agenzia della Cooperazione italiana a Kiev. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze intende contribuire al Fondo BEI “UE per l’Ucraina” con una garanzia di 100 milioni di euro.

La Cooperazione italiana ha inoltre concluso un accordo di contributo con la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), per lo stanziamento straordinario di 10 milioni di euro a favore dell’azienda ucraina Ukrenergo a sostegno della rapida ripresa e della sicurezza energetica in Ucraina.

Ulteriori iniziative sono previste dal Ministero della Cultura, dal Ministero della Salute, dalla SIMEST, SACE e CASSA depositi e prestiti (per maggiori dettagli si rinvia al comunicato congiunto finale della Conferenza).

Infine, Italia e Ucraina hanno convenuto di organizzare la Conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina del 2025 in Italia (v.infra).

 

La Piattaforma di coordinamento dei donatori e le organizzazioni finanziarie internazionali per sostenere il processo di ricostruzione dell’Ucraina

Il 26 gennaio 2023 si è svolta la prima riunione della Piattaforma di coordinamento dei donatori e le organizzazioni finanziarie internazionali per sostenere il processo di ricostruzione dell’Ucraina e garantire il coordinamento tra gli attori che forniscono sostegno finanziario a breve termine ma anche assistenza a lungo termine per la fase di ricostruzione. La piattaforma riunisce funzionari di alto livello di Ucraina, UE, Paesi del G7 ed istituzioni finanziarie come la Banca europea per gli investimenti, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale. II Comitato direttivo della Piattaforma è co-presieduto da UE, Stati Uniti ed Ucraina, Il Segretariato della Piattaforma si trova in un ufficio di Bruxelles ospitato dalla Commissione e in un ufficio di Kiev ospitato dal Governo ucraino.

Il 5 aprile 2023 nel corso della seconda riunione della Piattaforma di coordinamento dei donatori multi-agenzia per l’Ucraina, il Governo ucraino ha presentato le sue esigenze prioritarie per la ricostruzione nel 2023 per le infrastrutture energetiche, lo sminamento, le infrastrutture critiche e sociali, gli alloggi e il sostegno al settore privato che richiederanno un sostegno stimato di 14,1 miliardi di dollari, e quindi un finanziamento di 10,8 miliardi di dollari, oltre ai 3,3 miliardi di dollari già messi a disposizione dal governo ucraino per la ricostruzione.

 

La conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina del 21 e 22 giugno 2023

Si è svolta a Londra, il 21 e 22 giugno 2023 una conferenza internazionale sulla ricostruzione dell’Ucraina, nel corso della quale le Stati partecipanti hanno promesso complessivamente un nuovo stanziamento di 60 miliardi di euro a favore della ricostruzione dell’Ucraina. In, particolare, oltre all’impegno di 50 miliardi di euro annunciato dall’UE sulla base del nuovo strumento per l’Ucraina (v. supra), gli Stati Uniti hanno annunciato 1,3 miliardi di dollari per ulteriori aiuti all’Ucraina, il Regno Unito ha annunciato ulteriori garanzie da 3 miliardi di dollari per sostenere ulteriori investimenti e prestiti della Banca mondiale fino al 2027 e 240 milioni di sterline di sostegno per bisogni immediati. La Svizzera ha annunciato un ulteriore sostegno di 1,5 miliardi di franchi fino al 2027.

La Conferenza un ciclo di riunioni annuali che è stato avviato a Londra nel 2017, inizialmente come Conferenza sulla riforma dell’Ucraina, e che a partire dalla Conferenza di Lugano è diventata un Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina. Le precedenti conferenze si sono svolte nel 2018 a Copenaghen, nel 2019 a Toronto, nel 2021 a Vilnius (nel 2020 non si è svolta a causa della pandemia di coronavirus). La prossima Conferenza dovrebbe svolgersi nel 2024 a Berlino, mentre quella del 2025 dovrebbe svolgersi in Italia.

Si ricorda che in occasione della precedente conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, che si è svolta a Lugano il 4 e 5 luglio 2022 era stata approvata la Dichiarazione di Lugano che prevede i seguenti 7 princìpi per il processo di ricostruzione dell’Ucraina:

1) sia guidato dall’Ucraina, in collaborazione con i suoi partner internazionali;

2) contribuisca a realizzare gli sforzi di riforma dell’Ucraina in linea con il percorso europeo dell’Ucraina;

3) sia trasparente e responsabile nei confronti del popolo ucraino, prevedendo il rafforzamento dello stato di diritto, lo sradicamento della corruzione;

4) preveda forme di partecipazione democratica;

5) faciliti la collaborazione tra attori nazionali e internazionali, inclusi il settore privato, la società civile, il mondo accademico e il governo locale;

6) sia inclusivo e garantisca l’uguaglianza di genere e il rispetto dei diritti umani, compresi i diritti economici, sociali e culturali;

7) ricostruisca l’Ucraina in modo sostenibile in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e l’accordo di Parigi.

 

Ricorso alla giustizia penale internazionale

In questo ambito l’UE ha posto in essere una pluralità di iniziative di varia natura ed oggetto.

Il 25 maggio 2022, il Consiglio ha adottato modifiche al regolamento (UE) 2018/1727 volte a consentire a Eurojust di preservare, analizzare e conservare le prove relative ai principali crimini internazionali. Eurojust ha annunciato nello scorso febbraio la predisposizione di una banca dati giudiziaria per l’archiviazione delle prove relative ai crimini di guerra e per supportare le indagini nazionali e internazionali, denominata International Crimes Evidence Database (Ciced).  Le autorità giudiziarie di Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania, Slovacchia e Ucraina hanno inoltre istituito a partire dall’aprile 2022 una squadra investigativa comune, con il sostegno di Eurojust e la partecipazione dell’Ufficio del procuratore della Corte penale internazionale.

Il 3 marzo 2023 a Leopoli, in occasione della Conferenza “Uniti per la Giustizia”, organizzata su iniziativa dell’Ucraina, è stata decisa la creazione, a l’Aja (Paesi Bassi) di un Centro Internazionale per il Perseguimento del Crimine di Aggressione contro l’Ucraina, operativo a partire dal luglio 2023 e con il compito di collezionare, analizzare e conservare le prove per i futuri processi per i crimini d’aggressione della Russia.

La Commissione europea ha previsto, l’8 giugno 2022, un finanziamento di 7,25 milioni di euro per sostenere le capacità investigative della Corte penale internazionale, in relazione ai crimini di guerra in Ucraina.

 

Il 30 novembre 2022 la Commissione ha presentato proposte ed opzioni per garantire che la Russia sia ritenuta responsabile delle atrocità e dei crimini commessi durante la guerra in Ucraina, e in particolare a) la proposta di creare una struttura per gestire i beni pubblici russi congelati e immobilizzati, investirli e utilizzare i proventi per l’Ucraina; b) la disponibilità a promuovere con la comunità internazionale l’istituzione di un tribunale internazionale ad hoc o un tribunale "ibrido" specializzato per indagare e perseguire il crimine di aggressione della Russia.

 

Il 9 dicembre 2022 il Consiglio ha adottato conclusioni sulla lotta all’impunità per i crimini commessi in relazione alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina nelle quali, in particolare, invita gli Stati membri ad adottare misure per attuare pienamente la definizione dei crimini internazionali fondamentali, di cui all’articolo 5 dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, e le modalità di responsabilità sancite dallo Statuto di Roma. Chiede inoltre agli Stati membri di consentire l’esercizio della giurisdizione universale o di altre forme di giurisdizione nazionale sui crimini internazionali fondamentali e di consentire una stretta cooperazione giudiziaria con la Corte penale internazionale (CPI). Le conclusioni invitano gli Stati membri a fornire un sostegno adeguato alla creazione e al funzionamento di unità specializzate dedicate alle indagini e al perseguimento dei crimini internazionali fondamentali a livello nazionale.

 

Il 19 gennaio 2023 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione sull’istituzione di un tribunale speciale che si occupi del crimine di aggressione contro l’Ucraina, che dovrebbe integrare gli sforzi investigativi della Corte penale internazionale e del suo procuratore, concentrandosi sui presunti genocidi, crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi in Ucraina.

 

L’UE ha aderito all’iniziativa assunta dal Vertice dei Capi di Stato e di Governo del Consiglio d’Europa, organizzato a Reykjavik il 16 e il 17 maggio, di istituire un registro dei danni causati dall’aggressione da parte della Federazione russa contro l’Ucraina attraverso un Accordo parziale allargato. Il registro - con sede all’Aja (Paesi Bassi) e con un ufficio satellite in Ucraina - è istituito per un periodo iniziale di tre anni, e sarà utilizzato per registrare le prove e le informazioni relative alle richieste di risarcimento per danni, perdite o lesioni causate dall’aggressione da parte della Russia contro l’Ucraina. Il Registro apre la strada a un futuro meccanismo di risarcimento internazionale completo per le vittime dell’aggressione russa.

 

Si ricorda che, nell’ambito delle indagini sulla situazione in Ucraina, il 17 marzo 2023 la Corte penale internazionale ha emesso due mandati di arresto nei confronti del Presidente della Federazione russa Vladimir Putin e di Maria Alekseyevna Lvova-Belova, Commissaria presidenziale per i Diritti dei Bambini in Russia. Gli illeciti contestati sono il crimine di guerra di deportazione illegale di popolazione (bambini) e di trasferimento illegale di popolazione (bambini) dalle aree occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa.

 

Sospensione dell’accordo sull’esportazione di cereali dai porti dell’Ucraina

Il 18 luglio 2023 è scaduto l’accordo volto a consentire l'esportazione di cereali dai porti dell'Ucraina (la cosiddetta Black Sea Grain Initiative), a causa della decisione del Governo russo di ritirarsi unilateralmente dall’accordo.

L’accordo era stato siglato il 22 luglio 2022, a Istanbul, con Ucraina e Russia, con la mediazione dell’ONU e della Turchia (non si tratta di un accordo diretto fra i due Paesi ma di entrambi con Turchia e Onu). Prevede l’impegno da parte di Russia e Ucraina a rispettare un corridoio di navigazione sicuro attraverso il Mar Nero, libero da ogni attività militare, volto a consentire le esportazioni commerciali di cereali da tre porti ucraini: Odessa, Chernomorsk e Yuzhny; un comando congiunto di controllo del traffico marittimo a Istanbul e ispezioni in Turchia delle navi dedicate al trasporto dei cereali, volte a controllare che non trasportino armi in Ucraina.

La Commissione europea ha presentato il 12 maggio 2022 un piano d’azione per la realizzazione di "corridoi di solidarietà" che consentano all'Ucraina di esportare i propri cereali ed anche di importare ciò di cui necessita, dagli aiuti umanitari ai mangimi per animali fino ai fertilizzanti. Secondo dati forniti dalla Commissione stessa, prima della guerra, il 75% della produzione di cereali dell'Ucraina veniva esportato dai porti ucraini sul Mar Nero, dai quali transitavano il 90 % delle esportazioni di cereali e semi oleosi, destinate all'incirca per un terzo all'Europa, un terzo alla Cina e un altro terzo all'Africa.

Mosca ha motivato la decisione di ritirarsi dall’accordo per il non rispetto di alcune disposizioni relative all’accesso ai mercati per le esportazioni russe di cereali e fertilizzanti non coinvolte direttamente nel quadro delle sanzioni dell’UE nei confronti della Russia, ma ostacolate indirettamente dalle sanzioni europee verso banche, compagnie di assicurazione e spedizioni russe.

In particolare la Russia aveva chiesto che la Rosserlchozbank, banca legata al settore agricolo, fosse ricollegata al circuito internazionale SWIFT che rende possibili i pagamenti bancari.

L'UE ha continuato a sostenere con efficacia le esportazioni ucraine di cereali e altre derrate alimentari, in particolare attraverso i corridoi di solidarietà. Ciò ha comportato però distorsioni temporanee nei mercati dei cinque Stati membri confinanti con l'Ucraina (Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania, la Slovacchia), richiedendo l'introduzione — il 2 maggio 2023 — di misure restrittive temporanee alle esportazioni di una serie di derrate alimentari ucraine, che - scadute il 15 settembre 2023 - non sono state rinnovate.

Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno però introdotto misure restrittive delle importazioni di cereali dall’Ucraina in via bilaterale. L’Ucraina ha annunciato che presenterà ricorso all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) per chiedere un risarcimento per i danni subiti da queste restrizioni.

 

Il processo di adesione dell’Ucraina all’UE

Il Consiglio europeo del 23 e 24 giugno 2022 ha, come già accennato, riconosciuto la prospettiva europea dell’Ucraina, della Moldova e della Georgia, concedendo ai primi due Paesi anche lo status di candidato.

La Commissione europea ha presentato l’8 novembre 2023 la comunicazione relativa al pacchetto allargamento per il 2023 che contiene per la prima volta valutazioni e raccomandazioni per Georgia, Moldova ed Ucraina, oltre che per i 6 paesi dei Balcani occidentali e la Turchia. In particolare, la Commissione ha raccomandato al Consiglio di:

·        avviare negoziati di adesione con Moldova ed Ucraina e di adottare i quadri negoziali una volta che i due paesi avranno adottato una serie di misure chiave;

·        concedere lo status di Paese candidato alla Georgia alla luce dei risultati conseguiti dal Paese, purché esso intraprenda un certo numero di riforme e misure;

·        avviare negoziati di adesione con la Bosnia-Erzegovina, a condizione che il Paese “raggiunga il necessario livello di conformità ai criteri di adesione” sulla base delle priorità fondamentali indicate nel parere della Commissione sulla sua domanda di adesione.

La Commissione monitorerà costantemente i progressi e il livello di conformità in tutti i settori connessi all'avvio dei negoziati e riferirà al Consiglio al più tardi nel marzo 2024.

Per quanto riguarda la valutazione sull’Ucraina, la Commissione ritiene che il paese abbia compiuto importanti progressi rispetto alle sette condizioni indicate nel suo parere del giugno 2022 e soddisfi sufficientemente i criteri politici per l’adesione (stabiliti dal Consiglio europeo di Copenaghen nel 1993), relativi alla stabilità delle istituzioni e alla garanzia della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e del rispetto e tutela delle minoranze, a condizione che continui il suo impegno di riforma e affronti i rimanenti requisiti previsti dalle sette condizioni. Su tali basi, raccomanda al Consiglio:

a) di avviare i negoziati di adesione con l'Ucraina (senza condizioni);

b) di adottare il quadro negoziale a condizione che l’Ucraina adotti le rimanenti misure per adempiere alle 7 condizioni indicate dal parere della Commissione del giugno 2022.

Le misure in questione sono:

1) una legge che aumenti il limite massimo del personale dell'Ufficio nazionale anticorruzione dell'Ucraina;

2) l’eliminazione delle disposizioni che limitano i poteri dell’Agenzia nazionale per la prevenzione della corruzione;

3) una legge che regola il lobbismo in linea con gli standard europei, come parte del piano d'azione anti-oligarchi;

4) una legge che affronti le rimanenti raccomandazioni della Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa legate alla Legge sulle minoranze nazionali, affrontando anche le raccomandazioni della Commissione di Venezia legate alle leggi sulla lingua nazionale, sui media e sull'istruzione.

Inoltre, l’Ucraina deve continuare a lottare contro la corruzione accumulando ulteriori indagini e condanne per corruzione.

La Commissione è pronta ad avviare i lavori preparatori, in particolare l'esame analitico dell'acquis (screening) e la predisposizione del quadro negoziale; monitorerà costantemente i progressi e il rispetto in tutti i settori legati all'apertura dei negoziati e riferirà al Consiglio entro marzo 2024.

Per quanto riguarda le riforme già realizzate, la Commissione ricorda che l'Ucraina:

·        ha istituito un sistema di preselezione trasparente e basato sul merito per i giudici della Corte costituzionale e ha completato una riforma incentrata sull'integrità degli organi di governo giudiziario. In tale ambito l'Ucraina dovrebbe continuare ad attuare le leggi adottate per selezionare e nominare i giudici nei tribunali ordinari e presso la Corte costituzionale;

·        ha rafforzato la lotta contro la corruzione costruendo una casistica credibile di indagini e condanne per corruzione e garantendo nomine trasparenti dei capi delle principali agenzie anticorruzione. Ha, inoltre, adottato misure per garantire la sostenibilità dei suoi sforzi anticorruzione, ripristinando il sistema elettronico per la dichiarazione patrimoniale, sebbene con alcune carenze, e attuando il programma statale anticorruzione;

·        ha rafforzato il proprio quadro antiriciclaggio, anche attraverso l'allineamento della propria legislazione agli standard del Gruppo di azione finanziaria internazionale (GAFI);

·        ha adottato un piano strategico globale e un piano d'azione per la riforma del settore delle forze dell'ordine;

·        ha intensificato le misure sistemiche contro gli oligarchi in settori quali la concorrenza e il finanziamento dei partiti politici;

·        ha allineato la propria legge sui media al diritto dell’UE ed ha continuato a rafforzare la tutela delle minoranze nazionali, in particolare modificando le leggi sulle minoranze e sull'istruzione, anche se devono ancora essere attuate ulteriori riforme, come indicato dalla Commissione di Venezia.

Infine, la Commissione rileva che sebbene l’introduzione della legge marziale abbia portato alla deroga di alcuni diritti fondamentali, le misure adottate sono temporanee e proporzionate alla situazione del Paese.

 

 

 

 

 

 

 

Sessione V - L’autonomia strategica aperta e le relazioni con l’America Latina

 

Autonomia strategica dell’UE

Il concetto di autonomia strategica dell’UE è nato nell’ambito delle iniziative avviate dall’UE in materia di politica di sicurezza e difesa comune (PSDC) anche in relazione alle prospettive della cooperazione tra l’UE e la NATO.

La nozione è stata usata per la prima volta nelle conclusioni del Consiglio europeo del 19 e 20 dicembre 2013 in relazione alla necessità per l'Europa di promuovere una base industriale e tecnologica di difesa più integrata, sostenibile, innovativa e competitiva, al fine di rafforzare l’autonomia strategica dell’UE e la sua capacità di agire con i partner. Tale nozione è stata poi ripresa nella Strategia globale per la politica estera e di sicurezza dell’UE del 2016 ed è stata poi ripresa dal Presidente della Repubblica francese Macron, a partire discorso alla Sorbona del 26 settembre 2017, con riferimento all'obiettivo della "sovranità europea" nell’ambito della difesa, della protezione delle frontiere, della politica estera, della difesa dell’ambiente, delle questioni connesse alla politica digitale, ed ai profili dell'economia, in particolare la politica industriale dell’UE e il ruolo dell’euro sui mercati valutari internazionali. La Presidente della Commissione von der Leyen, ha qualificato il mandato della Commissione europea da lei presieduta come “geopolitico”.

Il concetto ha quindi acquisito una portata più ampia, come autonomia strategica aperta, nella quale è ora ricompreso un approccio volto a trovare un equilibrio, da un lato, tra le istanze per una tutela più assertiva degli interessi europei e, dall’altro, con la vocazione di apertura dell’Europa alla cooperazione e al dialogo con gli altri partner internazionali.

L’autonomia strategica aperta ha coinvolto tutte le politiche volte a rispondere al complesso delle sfide di natura globale quali:

·        la sfida sanitaria e vaccinale per la pandemia;

·        la transizione energetica e quella digitale;

·        le dinamiche commerciali internazionali, conciliando la tutela della competitività delle imprese europee, e la loro protezione contro le pratiche commerciali sleali, con la tradizione europea dell’apertura agli scambi internazionali contro ogni forma di protezionismo economico e commerciale e nel rispetto dei valori e standard socio-ambientali;

·        le sfide ambientali e volte a contenere gli effetti del cambiamento climatico;

·        le catene del valore e la sicurezza nell’approvvigionamento delle materie prime e di quelle strategiche;

·        la sicurezza delle infrastrutture di telecomunicazione di connettività satellitare e spaziale;

·        la sovranità tecnologica e nel settore della ricerca e dell’innovazione;

·        le strategie industriali volte al rimpatrio delle produzioni strategiche o quanto meno un loro riavvicinamento all'Europa.

 

La Presidente von der Leyen, in occasione del discorso sullo Stato dell’UE 2023, pronunciato al Parlamento europeo il 13 settembre 2023 ha annunciato di aver chiesto a Mario Draghi di preparare una relazione sul futuro della competitività europea.

Il 15 settembre 2023, Alexander de Croo, Primo Ministro del Belgio che eserciterà la presidenza del Consiglio dell’UE nel primo semestre del 2024 (1° gennaio- 30 giugno 2024), ha annunciato - in accordo con l’attuale presidenza spagnola e la Commissione europea - di aver incaricato Enrico Letta (attualmente presidente dell’Istituto Jacques Delors), di preparare un rapporto di alto livello sul futuro del mercato interno dell’UE.

Nelle conclusioni del 29 e 30 giugno 2023, il Consiglio europeo ha chiesto che fosse redatta una relazione indipendente di alto livello sul futuro del mercato unico da presentare nella riunione del marzo 2024.

Si ricorda inoltre che il Presidente del Consiglio Meloni e il Cancelliere tedesco Scholz dovrebbero firmare a Berlino il prossimo 22 novembre un piano d’azione per rafforzare i rapporti bilaterali tra Germania ed Italia in materia di politiche industriali, della difesa e tecnologiche.

Il Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023 ha adottato delle conclusioni nelle quali, con particolare riferimento al rafforzamento dell’autonomia strategica dell’UE, evidenzia che:

·        di fronte a sfide sempre più complesse, tra cui l'evoluzione del panorama demografico e la crescente concorrenza mondiale, l'Unione europea ha bisogno di una solida base economica che garantisca la sua competitività a lungo termine e condizioni di parità a livello sia interno che mondiale e che sia imperniata su un mercato unico pienamente funzionante e sulle sue quattro libertà;

·        l'Unione europea deve rafforzare la sua base industriale e tecnologica e migliorare la sua resilienza economica, la sua connettività sicura, il suo accesso al mercato globale e la sua produttività, al fine di conseguire un'autonomia strategica preservando al contempo un'economia aperta;

·        la necessità di accelerare i lavori volti a: a) sviluppare il vantaggio competitivo dell'UE in materia di tecnologie digitali e pulite, anche concentrandosi su innovazione, ricerca, istruzione e competenze; b) garantire un sufficiente approvvigionamento di energia pulita e a prezzi accessibili; c) ridurre le dipendenze critiche e diversificare le catene di approvvigionamento attraverso partenariati strategici; d) promuovere la transizione verso un'economia più circolare; e) ridurre gli oneri normativi.

Sicurezza e difesa

Nel settore della difesa nel marzo 2022 è stata approvata la Bussola Strategica, piano d'azione volto a rafforzare la politica di sicurezza e di difesa dell'UE entro il 2030, che contribuisce all’attuazione della Dichiarazione di Versailles. Il documento formula proposte concrete con un calendario di attuazione molto preciso, al fine di migliorare la capacità dell'UE di agire con decisione in situazioni di crisi e di difendere la propria sicurezza e i suoi cittadini. La Bussola Strategica potenzierà l'autonomia strategica dell'UE e la sua capacità di lavorare con i partner per salvaguardare i suoi valori e interessi. In questo contesto è chiaramente sottolineata l'importanza delle relazioni transatlantiche e del ruolo della NATO nella difesa collettiva.

La Bussola copre tutti gli aspetti della politica di sicurezza e di difesa ed è strutturata attorno a quattro pilastri: azione, investimenti, partner e sicurezza.

Politica commerciale

L’autonomia strategica aperta abbraccia anche la politica commerciale dell’Unione.

Nella comunicazione sul Riesame della politica commerciale europea, del febbraio 2021 si precisa che autonomia strategica aperta “significa inoltre che l'UE continua a cogliere i benefici delle opportunità internazionali, difendendo al contempo con risolutezza i propri interessi, proteggendo l'economia dell'UE da pratiche commerciali sleali e garantendo condizioni di parità. Infine, significa sostenere le politiche interne volte a rafforzare l'economia dell'UE e ad aiutarla a posizionarsi come leader mondiale nel perseguimento di un sistema riformato di governance del commercio mondiale basato su regole". Le istituzioni dell’UE stanno lavorando per diversificare le catene approvvigionamento internazionali e stringere partenariati internazionali con partner accomunati dagli stessi principi.

Un valido esempio di collaborazione è rappresentato dal Consiglio UE-USA per il commercio e la tecnologia (TTC), istituito nel giugno del 2021, che permette una cooperazione tra l’alto nell'ambito delle principali politiche in materia di tecnologia, questioni digitali e catene di approvvigionamento.

Nel suo Discorso sullo Stato dell’Unione 2023 la Presidente von der Leyen ha annunciato l’intenzione di concludere entro il 2023 accordi commerciali con l’Australia, il Messico e il Mercosur, successivamente con l’India e l’Indonesia, mentre sono già conclusi accordi con il Cile, la Nuova Zelanda e il Kenya.

Politica industriale e dipendenze strategiche

Nella Nuova strategia industriale dell'UE lanciata nel marzo 2020 si legge che: "l'autonomia strategica dell'Europa consiste nel ridurre la dipendenza dalle fonti esterne per ciò di cui abbiamo più bisogno: materiali e tecnologie critici, prodotti alimentari, infrastrutture, sicurezza e altri settori strategici. Ciò offre inoltre all'industria europea l'opportunità di sviluppare mercati, prodotti e servizi che stimolano la competitività". Il giorno successivo alla presentazione della strategia l'OMS annunciava la pandemia di Covid-19.

La crisi pandemica ha messo a dura prova l’apparato produttivo europeo e il funzionamento del mercato interno. Ha anche evidenziato alcune fragilità dell’attuale modello di produzione internazionale fondato su un’elevata frammentazione del processo produttivo su scala mondiale. Le perturbazioni nelle catene di approvvigionamento globali hanno portato a una carenza di determinati prodotti critici in Europa e reso in tal modo più evidente la dipendenza dall’esterno dell’Unione per alcuni prodotti o filiere produttive. La crisi pandemica ha inoltre evidenziato come una questione sanitaria possa diventare una questione geopolitica. Dopo la pandemia, la crisi ucraino-russa ha messo in luce inoltre la dipendenza dell'UE dai combustibili fossili importati, con ulteriori conseguenze geopolitiche.

Il 1º febbraio 2023 la Commissione ha presentato il Piano industriale del Green Deal per l'era a zero emissioni nette, con il quale punta ad accelerare la trasformazione a zero emissioni nette dell'industria, a porre l'Europa sulla strada verso la neutralità climatica, garantire “l’autonomia strategica aperta” dell’UE, riducendo le dipendenze strategiche in settori chiave per la duplice transizione e per quanto riguarda i materiali e le tecnologie fondamentali, i prodotti alimentari, le infrastrutture e la sicurezza.

Tra i settori chiave vi è quello energetico: nel maggio 2022 la Commissione europea ha presentato il Piano Repower UE, il cui scopo è quello di affrancare l’Unione europea dalla dipendenza dalle risorse fossili importate dalla Russia, a creare le condizioni per l’autosufficienza energetica dell’Unione e a intensificare l’azione di mitigazione dei cambiamenti climatici.

Per maggiori dettagli si veda il Dossier a cura del Senato e della Camera del deputati.

La necessità di affrancarsi gradualmente ma il prima possibile dalle importazioni di gas, petrolio e carbone russi era stata affermata dai leader europei nella Dichiarazione conclusiva del Vertice informale di Versailles tenuto lo scorso 10 e 11 marzo 2022.

Le dipendenze strategiche dell’UE

Per ridurre parte le dipendenze strategiche dell’UE la Commissione europea ha presentato varie proposte, alcune approvate, altre in corso di approvazione. Nel settore delle materie prime è stato approvato il regolamento sui semiconduttori (cd. 'Chips act') il cui obiettivo è quello di rendere l’UE leader nel campo della progettazione, della fabbricazione e dell’imballaggio di chip avanzati e ridurre così il suo grado di dipendenza dai Paesi terzi per gli approvvigionamenti.

Nell’ambito del Piano industriale per il Green Deal sono state presentate le proposte di regolamento sull’industria a zero emissioni nette (NetZero Industry Act, NZIA), sulle materie prime critiche (Critical Raw Material Act, CRMA) e la riforma dell’assetto del mercato dell’energia elettrica, i cui iter sono ancora in corso (per maggiori dettagli sul Piano industriale del Green Deal si veda il Dossier a cura del Senato e della Camera dei deputati).

Un decisivo passo verso l'autonomia strategica dell'UE è rappresentato dall'avvio di importanti alleanze industriali sulle materie prime (ERMA), sulle batterie (EBA), sulla plastica circolare (CPA), sull’idrogeno, sui dati industriali, l'edge e il cloud e sui processori e le tecnologie a semiconduttori.

 

Mercati finanziari e ruolo dell’Euro

Nel  settore macroeconomico e finanziario, con la Comunicazione  "Il sistema economico e finanziario europeo: promuovere l'apertura, la forza e la resilienza" del 2021, la Commissione europea illustra in che modo l'UE può rafforzare la sua autonomia strategica aperta promuovendo il ruolo internazionale dell'euro, rafforzando le infrastrutture dei mercati finanziari dell'UE, migliorando l'attuazione e l'applicazione dei regimi sanzionatori dell'UE e aumentando la resilienza dell'UE agli effetti dell'illegittima applicazione extraterritoriale di sanzioni unilaterali e di altre misure da parte dei Paesi terzi.

Le relazioni di previsione strategica dell’UE

Le relazioni di previsione strategica sono elaborate ogni anno dalla Commissione europea al fine di orientare la definizione dei suoi programmi di lavoro e i suoi esercizi di programmazione pluriennale. Ciò avviene mediante un processo di previsione partecipativo e intersettoriale, che i servizi della Commissione gestiscono consultando Stati membri e interpellando il sistema europeo di analisi strategica e politica (ESPAS) e portatori di interessi esterni (per dettagli si veda la pagina a cura della Commissione europea).

L’ultima Relazione di previsione strategica del 2023 - “Sostenibilità e benessere delle persone al centro dell’autonomia strategica dell’UE”, passa in rassegna le grandi sfide sociali ed economiche che l'Unione deve affrontare nel percorso di transizione verso la sostenibilità nella sua duplice componente economica e sociale. Tra esse annovera l'evoluzione degli assetti geopolitici che plasma l'opinione pubblica e l'azione dei governi, mettendo alla prova la cooperazione internazionale sulle grandi questioni globali, come i cambiamenti climatici o la transizione energetica. La Relazione individua dieci ambiti d'intervento per la riuscita della transizione verde, tra cui l’approfondimento del mercato unico per promuovere un'economia resiliente a zero emissioni nette, con particolare attenzione all'autonomia strategica aperta e alla sicurezza economica e l’aumento dell'offerta dell'UE sulla scena mondiale per rafforzare la cooperazione con i partner fondamentali. Propone poi, oltre al PIL, indicatori che contemplino anche il benessere dei cittadini e l’ambiente.

La proposta della presidenza spagnola: “Resilient EU 2030”

Il 15 settembre 2023 la Presidenza spagnola del Consiglio dell’UE ha presentato “Resilient EU2030”, una proposta strategica che guarda al futuro e identifica nove linee d'azione per rafforzare la resilienza e la competitività globale dell'UE nei settori dell'energia, delle tecnologie digitali, della salute e dell'alimentazione:

·        rafforzare le capacità produttive interne attraverso l'innovazione, la politica industriale, l'integrazione del mercato unico e il capitale umano;

·        monitorare e controllare la proprietà straniera nei settori strategici e nelle infrastrutture, preservando le aziende straniere che condividono le stesse idee e limitando il dominio dei Paesi che non le condividono;

·        definire piani di emergenza per rispondere a future carenze, tra cui capacità produttive minime di farmaci, materiali per le industrie in transizione ecologica;

·        migliorare i processi produttivi sostenibili dal punto di vista ambientale e riutilizzare gli scarti inevitabili, promuovendo la circolarità e le fonti alternative di materie prime critiche;

·        ricerca di nuove espansioni commerciali per diversificare le fonti di approvvigionamento e rafforzare le alleanze internazionali, soprattutto con l'America Latina e i Caraibi;

·        riequilibrare le relazioni con la Cina per ridurre il rischio di dipendenza dalle importazioni, mantenendo la Cina come partner commerciale essenziale;

·        promuovere la riforma dei sistemi multilaterali per mitigare le vulnerabilità estere e difendere gli interessi e i valori europei.

“Resilient EU2030” contiene anche proposte sul ruolo della politica industriale e sulla necessità di rafforzare l'innovazione, la formazione e il mercato unico. Analizza come la transizione verde possa diventare un catalizzatore per la resilienza europea e chiede un'ulteriore espansione del commercio globale e la modernizzazione dell'architettura multilaterale come modi essenziali per garantire la prosperità futura, non solo per l'Europa, ma per il mondo intero.

 

La nuova strategia dell’UE per l’America Latina

In vista del III Vertice UE-CELAC, la Commissione europea e l’Alto Rappresentante hanno presentato il 7 giugno 2023 una comunicazione congiunta che definisce una nuova agenda per le relazioni tra l'UE e l'America latina e i Caraibi e mira a ricalibrare e rinnovare le relazioni biregionali con proposte nei seguenti settori chiave:

·        rinnovare il partenariato politico, in particolare rafforzando a livello biregionale il dialogo tra l'UE e la Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici, con vertici più regolari (ogni due anni) e un meccanismo di coordinamento permanente (che si dovrebbe riunire 1 o 2 volte l’anno) ed a livello subregionale, attraverso la finalizzazione dell'accordo post Cotonou, in aggiunta al dialogo con altri gruppi subregionali come il Mercosur, il Sistema di integrazione centroamericano (SICA), la Comunità andina o l'Alleanza del Pacifico.

L’iter di approvazione dell’accordo l’Accordo UE-Mercosur è al momento sospeso per le riserve, manifestate dal Parlamento europeo e da alcuni Stati membri (in particolare, Austria, Irlanda, Francia e Paesi Bassi) in merito all’eventuale impatto dell’accordo sul settore agricolo europeo e alla mancanza di disposizioni efficaci in materia di sostenibilità ambientale e impegni alla tutela del territorio dell’Amazzonia e alla lotta alla deforestazione illegale. La Commissione europeo sta negoziando uno strumento aggiuntivo sui temi dello sviluppo sostenibile e della lotta alla deforestazione, che dovrebbe completare l’Accordo senza riaprirne il negoziato.

·        il rafforzamento di un'agenda commerciale comune, in particolare, promuovendo la firma e la ratifica dell'accordo commerciale aggiornato EU-Cile e per finalizzare quello UE- Messico, nonché per concludere l'accordo UE-Mercosur. Entrambe le regioni trarranno beneficio dall'ulteriore rafforzamento della cooperazione in seno all'OMC e dall'intensificazione dell’impegno globale per diversificare le fonti di materie prime e rendere le catene di approvvigionamento globali più resilienti. L'UE continuerà a collaborare con i Paesi dell’America latina e dei Caraibi per contribuire a creare le condizioni per gli investimenti sostenibili, anche affrontando congiuntamente l'impatto della legislazione del Green Deal europeo e sostenendo quadri giuridici aperti, stabili e prevedibili;

·        l'attuazione di una strategia di investimento del Global Gateway per accelerare una transizione verde e digitale equa e affrontare le disuguaglianze. In particolare, nell'ambito dell'agenda per gli investimenti, che costituirà un risultato fondamentale del vertice UE-CELAC, si mobiliteranno investimenti, tra l'altro, per le energie rinnovabili e l'idrogeno verde, le materie prime critiche, la decarbonizzazione, i progetti relativi alle infrastrutture di trasporto, la connettività 5G, la digitalizzazione dei servizi pubblici, la gestione sostenibile delle foreste, l'industria dei prodotti sanitari, l'istruzione e le competenze e la finanza sostenibile. Si prevede, inoltre, il rafforzamento partenariato sulla transizione verde, al fine di proteggere la biodiversità, arrestare la deforestazione, promuovere economie più circolari, migliorare la gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, aumentare la produttività delle risorse e contrastare l'inquinamento e l’avvio di una alleanza per una trasformazione digitale, sviluppando il dialogo e la cooperazione biregionali per l'intera gamma delle questioni digitali.

Il Global Gateway è la nuova strategia europea volta a mobilitare tra il 2021 e il 2027 fino a 300 miliardi di euro di investimenti per promuovere connessioni intelligenti, pulite e sicure nei settori digitale, energetico e dei trasporti e per rafforzare i sistemi sanitari, di istruzione e di ricerca in tutto il mondo. Per i progetti in corso in America latina si rinvia alla pagina della Commissione europea. A margine del vertice UE CELAC del 17 e 18 luglio 2023 (v. infra) la Presidente della Commissione europea, von der Leyen, ha presentato l'agenda globale di investimento per i progetti del global gateway in America latina che ruota attorno ai seguenti pilastri: una transizione verde equa, un approccio inclusivo trasformazione digitale, sviluppo umano, resilienza sanitaria e vaccini. Ha inoltre annunciato che l’UE e gli Stati membri hanno stanziato complessivamente oltre 45 miliardi di euro per sostenere il partenariato rafforzato con l’America Latina e i Caraibi fino al 2027;

·        il rafforzamento del partenariato in materia di giustizia e sicurezza per affrontare le sfide comuni poste dalla criminalità organizzata transnazionale, fra cui il traffico di droga e la tratta di esseri umani e della cooperazione sui diritti umani, compresa la non discriminazione e la parità di genere, prevedendo una protezione più efficace dei difensori dei diritti umani e dei giornalisti. La comunicazione propone inoltre interventi congiunti per promuovere la democrazia, lo Stato di diritto e il buon governo, nonché la pace e la sicurezza a livello mondiale;

·        la costruzione di un partenariato dinamico tra i popoli, intensificando la collaborazione su istruzione e ricerca, ad esempio con i principali programmi di scambio come Erasmus+, e promuovere la mobilità circolare e incoraggiando le reti interculturali e le iniziative congiunte.

 

Il vertice UE-CELAC del luglio 2023

Il 17 e 18 luglio 2023, si è svolto a Bruxelles il III vertice fra i Capi di Stato e di Governo dell'UE e della Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi (Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, CELAC).

Il primo vertice fra UE-CELAC, svoltosi a Rio de Janeiro nel giugno 1999, ha istituito un partenariato strategico biregionale, basato su un impegno congiunto a favore delle libertà fondamentali, dello sviluppo sostenibile e di un solido sistema internazionale basato su regole. Il secondo ed ultimo vertice UE-CELAC si era svolto nel giugno 2015 a Bruxelles.

In vista del vertice UE-CELAC il Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023 ha adottato delle conclusioni nelle quali in particolare ha sottolineato l'importanza di affrontare insieme le crisi climatiche e ambientali globali, le crescenti disuguaglianze e le minacce senza precedenti alla sicurezza globale e all'ordine basato su regole.

Al termine del vertice è stata approvata una dichiarazione nella quale si ribadisce che la base del partenariato UE-CELAC è un impegno comune a favore della democrazia, dei diritti umani e delle libertà fondamentali, dello Stato di diritto, del multilateralismo inclusivo e della cooperazione internazionale, in linea con i principi sanciti dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale e si indicano i seguenti impegni:

·         pace e sicurezza a livello mondiale: un solido partenariato UE-CELAC fungerà da forza positiva comune per far progredire la stabilità e la pace in tutto il mondo e per affrontare le sfide globali e regionali in materia di sicurezza. L'UE e la CELAC sono impegnate a favore della sovrana uguaglianza di tutti gli Stati, del rispetto della loro integrità territoriale e indipendenza politica e della risoluzione delle controversie con mezzi pacifici, conformemente alla giustizia e al diritto internazionale;

·         cambiamenti climatici e sviluppo sostenibile: le parti hanno ribadito il loro impegno a proteggere il pianeta e a contrastare i cambiamenti climatici, a proseguire gli sforzi affinché l'obiettivo globale di 1,5ºC rimanga raggiungibile e a guidare la transizione verso un'economia sostenibile. Si sono impegnate a cooperare per attenuare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale e ad accelerare l'attuazione di accordi, convenzioni e trattati in materia di: obiettivi di sviluppo sostenibile; sforzi intesi a contrastare i cambiamenti climatici; biodiversità; desertificazione; protezione degli oceani;

·         commercio e investimenti: l’UE e la CELAC hanno riconosciuto l'importanza di un commercio aperto ed equo, di catene di approvvigionamento produttive e dell'accesso ai mercati, e il loro contributo allo sviluppo sostenibile. La cooperazione sulle materie prime critiche e i metalli delle terre rare è particolarmente importante a tale riguardo. Le parti hanno accolto con favore i lavori in corso sugli accordi commerciali tra l'UE e il Cile e il Messico e hanno discusso di come rafforzare ulteriormente i legami economici e commerciali tra le regioni. Hanno inoltre preso atto dei lavori in corso tra l'UE e il Mercosur. I leader hanno riconosciuto il potenziale contributo dell'agenda per gli investimenti UE-ALC del Global Gateway, che affronterà le carenze in materia di investimenti e mobiliterà finanziamenti in settori quali lo sviluppo sostenibile, la trasformazione digitale, le infrastrutture sanitarie e la produzione di energia;

·         transizione digitale: le parti hanno sottolineato l'importanza di promuovere una transizione digitale responsabile, antropocentrica, basata sui valori e inclusiva. A tale riguardo hanno sottolineato la necessità di tutelare il diritto alla vita privata, aumentare la connettività digitale e la cibersicurezza, colmare i divari digitali e contribuire alla fiducia nell'economia digitale. A margine del vertice è stata inoltre concordata una dichiarazione comune su un'alleanza digitale, con l'obiettivo di incentivare la cooperazione in materia digitale a vantaggio dei cittadini;

·         giustizia e sicurezza per i cittadini: l’UE e la CELAC hanno convenuto di consolidare e rafforzare il loro partenariato in materia di giustizia e sicurezza e di combattere la criminalità organizzata in tutte le sue forme, come pure la corruzione e il riciclaggio di denaro. Hanno inoltre preso atto delle enormi sfide da affrontare e degli sforzi compiuti dai paesi nella lotta alla criminalità internazionale, compresi il commercio di droghe illecite, il traffico di armi e la tratta di esseri umani;

·         resilienza sanitaria: L'UE e la CELAC si sono impegnate a portare avanti i lavori per la produzione locale di vaccini, medicinali e tecnologie sanitarie. Collaboreranno inoltre per rafforzare la resilienza dei sistemi sanitari al fine di migliorare la prevenzione, la preparazione e la risposta alle emergenze di sanità pubblica. A tale riguardo, i leader attendono con interesse i progressi sul nuovo strumento giuridicamente vincolante che l'Organizzazione mondiale della sanità intende approvare entro maggio 2024.

Alla riunione è stata presentata anche la tabella di marcia UE-CELAC per il periodo 2023-2025, nella quale sono elencati tutti gli incontri ed iniziative comuni programmate.

 

Rapporti commerciali

Gli scambi commerciali totali tra l'UE e la CELAC in merci (2022) e servizi (2021) ammontano a 369 miliardi di euro (+39% dal 2013). L'UE è il primo investitore nella regione. Nel 2021 gli stock di investimenti dell'UE nei paesi dell’America latina e dei caraibi (ALC) ammontavano a 693 miliardi di euro (+ 45 % dal 2013).

L'UE ha firmato accordi commerciali, politici e di cooperazione con 27 dei 33 paesi ALC.

 

 

 

 



[1] La proposta di direttiva recante norme relative all’accoglienza (COM(2016) 465), la proposta di regolamento recante norme sull'attribuzione a cittadini di Paesi terzi o apolidi della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria e sul contenuto della protezione riconosciuta (COM(2016) 466) e la proposta di regolamento che istituisce un quadro dell'Unione per il reinsediamento (COM(2016) 468) erano state presentate dalla Commissione europea nel 2016. Gli accordi si basano sui negoziati fra il Parlamento europeo e il Consiglio che si sono svolti dal 2016 al 2018.

[2] Per approfondimenti si rimanda a Documenti dell'Unione europea n. 4/DOCUE “Conclusioni del Consiglio europeo del 29 e 30 giugno 2023” e al Dossier europeo n. 39/DE “Consiglio europeo - Bruxelles, 29 e 30 giugno 2023”.

[3] Per approfondimenti, si rimanda al Documento dell’Unione europea n. 5/DOCUE “Conclusioni del Consiglio europeo del 26 e 27 ottobre 2023”.