Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa)
Autore: RUE - Ufficio SG - Ufficio Rapporti con l'Unione europea
Titolo: Consiglio europeo - Bruxelles, 21-22 ottobre 2021
Serie: Documentazione per l'Assemblea - Esame di atti e documenti dell'UE   Numero: 26
Data: 19/10/2021
Organi della Camera: Assemblea, XIV Unione Europea


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Consiglio europeo - Bruxelles, 21-22 ottobre 2021

19 ottobre 2021


Indice

|I. Covid-19|II. Digitale|III. Prezzi dell'energia|IV. Migrazione|V. Commercio|VI. Relazioni esterne|La strategia dell'UE sulla lotta contro l'antisemitismo|


Il Consiglio europeo del 21-22 ottobre 2021, in base al progetto di conclusioni del 18 ottobre 2021, dovrebbe discutere di:
I.     COVID-19;
II.    digitale;
III.    prezzi dell'energia;
IV.    migrazione;
V.    commercio;
VI.    relazioni esterne.

I. Covid-19

In base al progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe evidenziare che le campagne di vaccinazione in tutta Europa hanno fatto segnare notevoli progressi nella lotta contro il Covid-19, ribadendo tuttavia che è necessario restare vigili in relazione alla possibilità di comparsa e diffusione di nuove varianti. Al fine di aumentare ulteriormente i tassi di vaccinazione in tutta l'Unione, il Consiglio dovrebbe quindi sottolineare la necessità di un'intensificazione degli sforzi per superare le esitazioni alla vaccinazione, anche contrastando la disinformazione.

La situazione epidemiologica

Per monitorare l'andamento della pandemia il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) pubblica periodicamente mappe (l'ultimo aggiornamento è del 14 ottobre 2021) basate sui dati comunicati dagli Stati membri in ottemperanza alla raccomandazione del Consiglio dell'Ue del 13 ottobre 2020, come modificata dalla raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2021 e dalla raccomandazione (UE) 2021/961 del Consiglio del 14 giugno 2021. L'Ecdc pubblica inoltre statistiche quotidiane sui contagi e sui decessi nel mondo, nell'Unione europea, nello Spazio economico europeo (See) e nel Regno Unito. Il Consiglio ha chiesto agli Stati membri di fornire ogni settimana all'Ecdc i dati disponibili su: numero di nuovi casi registrati per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni; numero di test per 100.000 abitanti effettuati nell'ultima settimana ( tasso di test); percentuale di test positivi riscontrati nell'ultima settimana ( tasso di positività dei test). La raccomandazione prevede una mappatura delle zone di rischio: rosso scuro (rischio molto elevato), rosso (rischio elevato), arancione (rischio medio), verde (rischio basso).

La strategia dell'UE per i vaccini

La Strategia dell'Ue per i vaccini contro la Covid-19 è stata presentata dalla Commissione europea il 17 giugno 2020 al fine di accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri. La Commissione ha previsto un  approccio centralizzato in ambito europeo per garantire l'approvvigionamento e sostenere lo sviluppo di vaccini disponibili per tutti i cittadini. La vaccinazione contro il Covid-19 ha avuto inizio il 27 dicembre 2020 in tutta l'Unione europea. Finora sono stati autorizzati dall'Agenzia europea per i medicinali ( Ema) i vaccini prodotti da BioNTech/Pfizer il 21 dicembre 2020, Moderna il 6 gennaio 2021, AstraZeneca il 29 gennaio 2021 e Janssen Pharmaceutica NV l'11 marzo 2021.
Per approfondimenti sulla strategia vaccinale dell'Ue si rimanda al dossier europeo del Servizio studi del Senato e dell'Ufficio rapporti con l'Ue della Camera dei deputati n. 118, " Videoconferenza dei membri del Consiglio europeo, 25 e 26 Marzo 2021".
In base a quanto reso noto dalla Commissione europea, alla data del 13 ottobre 2021, nell'Ue sono state consegnate 817,4 milioni di dosi di vaccino e il 75,7% della popolazione adulta ha completato il ciclo vaccinale (vd. anche il Covid-19 Vaccine Tracker, a cura dell'Ecdc). Per quanto concerne l' Italia, l'attività di somministrazione delle vaccinazioni è iniziata a fine dicembre 2020 (non esiste un obbligo specifico di adesione alla campagna di vaccinazione). I dati relativi alle vaccinazioni effettuate vengono aggiornati costantemente su una pagina internet interistituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministro della salute e del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19.
La Commissione europea intende affrontare la comparsa di nuove varianti del Covid-19, sviluppando in tempi rapidi vaccini efficaci su larga scala. Per rispondere alla crescente minaccia delle varianti, nel febbraio 2021 è stato lanciato il nuovo Piano europeo di preparazione alla difesa biologica contro le varianti del Covid-19, denominato " incubatore Hera". Il cd. Hera Incubator riunisce scienziati, settore industriale e autorità pubbliche e mobiliterà - nelle intenzioni della Commissione - tutte le risorse disponibili per individuare le nuove varianti, incentivare lo sviluppo di vaccini adattati e nuovi, accelerarne il processo di approvazione e aumentare la capacità produttiva. L' Hera Incubator dovrebbe inoltre fungere da modello per la preparazione a lungo termine dell'Ue alle emergenze sanitarie.
Per quanto concerne la disinformazione sul Covid-19, la Commissione raccomanda di far riferimento alle autorità sanitarie e ai siti web dell'Ecdc e dell'Organizzazione mondiale della sanità ( Oms ). Il 10 giugno 2020 è stata pubblicata una comunicazione congiunta della Commissione e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (comunicazione dal titolo "Contrastare la disinformazione sulla Covid-19 – Guardare ai fatti"). L'Ue sta inoltre collaborando con le piattaforme online per incoraggiarle a promuovere le fonti autorevoli, a declassare i contenuti che risultino falsi o fuorvianti e a rimuovere quelli illegali o che potrebbero provocare danni alla salute.

Approccio coordinato alla restrizione dei viaggi

Alla luce dell'evoluzione della situazione epidemiologica, il Consiglio europeo dovrebbe chiedere la prosecuzione del coordinamento in materia di libera circolazione e di viaggi verso l'Unione europea e una revisione delle relative raccomandazioni del Consiglio dell'Unione europea. Dovrebbe inoltre incoraggiare la Commissione ad accelerare i lavori riguardanti il riconoscimento reciproco dei certificati con i Paesi terzi.
Riguardo ai viaggi all'interno dell'Ue , si ricorda che, come già accennato, la raccomandazione del Consiglio dell'Ue del 13 ottobre 2020 è stata modificata dalla raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2021 e, da ultimo, dalla raccomandazione (UE) 2021/961 del Consiglio del 14 giugno 2021; le modifiche tengono conto dell'evoluzione della situazione epidemiologica, delle campagne di vaccinazione in corso e dell'adozione del "certificato Covid digitale Ue" (in merito al quale si rimanda alla Nota su atti dell'Unione europea n. 85 , a cura del Servizio Studi del Senato). La raccomandazione prevede quattro categorie di zone di rischio: verde, arancione, rosso e rosso scuro (gli Stati membri dovrebbero scoraggiare fortemente tutti i viaggi non essenziali verso le zone rosse e quelle rosso scuro). Include inoltre due criteri aggiuntivi di cui gli Stati membri dovrebbero tener conto nel valutare se limitare la libera circolazione: la copertura vaccinale e la prevalenza di varianti di Covid-19 che destano preoccupazione o interesse.
Riguardo ai viaggi da Paesi extra Ue , si ricorda che la raccomandazione (UE) 2020/912 stabilisce che gli Stati membri revochino gradualmente e in modo coordinato la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'Ue per quanto riguarda le persone residenti nei Paesi terzi elencati nell'allegato I. Ogni due settimane il Consiglio dovrebbe riesaminare e, se del caso, aggiornare tale elenco, previa stretta consultazione con la Commissione e con le agenzie e i servizi dell'Ue pertinenti. Sulla base di una proposta della Commissione, il 20 maggio 2021 il Consiglio ha aggiornato l'approccio in materia. Il Consiglio raccomanda agli Stati membri di allentare alcune delle restrizioni, in particolare per quanti sono già completamente vaccinati con un vaccino autorizzato dall'Ema (tale misura potrebbe essere estesa ai vaccini che hanno  completato l'iter previsto per l'inserimento nell'elenco per l'uso di emergenza dell'Oms). Il Consiglio ha inoltre aggiornato la soglia utilizzata per stabilire l'elenco dei Paesi extra Ue con una buona situazione epidemiologica, dai quali dovrebbero essere consentiti viaggi non essenziali, aumentando da 25 a 75 il numero di casi di Covid-19 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni. Viene tuttavia introdotto un "freno di emergenza" qualora la situazione epidemiologica di un paese terzo o di una regione peggiori rapidamente, in particolare qualora sia stata individuata una variante che desti preoccupazione o interesse. Da ultimo, nella raccomandazione (UE) 2021/1782 , dell'8 ottobre 2021, il Consiglio ha aggiornato l'elenco dei Paesi terzi per i quali si dovrebbero revocare le restrizioni dei viaggi dovute alla Covid-19. L'elenco comprende: Arabia Saudita, Australia, Bahrein, Canada, Cile, Cina (fatta salva la conferma della reciprocità), Corea del Sud, Emirati arabi uniti, Giordania, Kuwait, Nuova Zelanda, Qatar, Ruanda, Singapore, Ucraina, Uruguay. Le restrizioni di viaggio dovrebbero essere revocate gradualmente anche per le due regioni amministrative speciali cinesi di Hong Kong e Macao, e nei confronti di Taiwan. 
L'Ue può decidere di riconoscere automaticamente i certificati rilasciati da altri Paesi, adottando decisioni di equivalenza. Attualmente vi sono 16 Paesi (e territori) per i quali l'Ue ha adottato una decisione di equivalenza e i cui certificati Covid sono riconosciuti alle stesse condizioni del certificato Covid digitale dell'Ue: Albania, Andorra, Città del Vaticano, Isole Fær Øer, Islanda, Israele, Liechtenstein, Macedonia del Nord, Marocco, Monaco, Norvegia, Panama, San Marino, Svizzera, Turchia, Ucraina.

L'Unione della salute

Sulla base delle esperienze acquisite nel corso della crisi Covid-19, il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare che occorre rafforzare la resilienza e la preparazione orizzontale dell'Ue di fronte alle crisi. Per garantire una più efficace prevenzione, preparazione e risposta in caso di future emergenze sanitarie nell'Ue, dovrebbe chiedere di concludere i negoziati sul pacchetto legislativo relativo all'Unione della salute e di assicurare che gli Stati membri siano adeguatamente coinvolti nella governance dell'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (HERA). Dovrebbe ricordare inoltre la necessità di portare avanti i lavori relativi all'accesso ai medicinali in tutti gli Stati membri.
Con la comunicazione dell'11 novembre 2020 "Costruire un'Unione europea della salute: rafforzare la resilienza dell'Ue alle minacce per la salute a carattere transfrontaliero" ( COM(2020) 724 ), la Commissione ha dichiarato di voler presentare una serie di proposte volte a potenziare il quadro per la sicurezza sanitaria dell'Ue e a rafforzare il ruolo delle principali agenzie dell'Unione nella preparazione e nella risposta alle crisi (vd. la Nota su atti dell'Ue n. 66 , a cura del Servizio Studi del Senato). Fanno parte del cd. pacchetto dell'Unione europea della salute: una proposta di regolamento ( COM(2020) 725 ) che mira ad ampliare il ruolo dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) per favorire una risposta coordinata a livello dell'Ue alle emergenze sanitarie (il 15 giugno 2021 il Consiglio dell'Ue ha raggiunto un accordo sul testo per il negoziato con il Parlamento, che ha votato la propria posizione in prima lettura l' 8 luglio ); una proposta di regolamento volta ad estendere le competenze del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie ( COM(2020) 726 ); una proposta di regolamento volta ad aggiornare il quadro normativo esistente (si veda la decisione n. 1082/2013/UE ) in materia di gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero ( COM(2020) 727 ). Il Consiglio ha concordato la sua posizione negoziale su quest'ultime due proposte il 23 luglio 2021 (vd. anche gli emendamenti del Parlamento europeo, approvati il 14 settembre 2021, sull' Ecdc ). Il Senato ha esaminato le proposte legislative relative all'Unione europea della salute e la 14a Commissione (Politiche dell'Unione europea) ha approvato una risoluzione nella seduta del 12 maggio 2021 ( Doc. XVIII-bis n. 9 ).
Al fine di rafforzare la capacità di preparazione e risposta alle minacce a carattere transfrontaliero nuove ed emergenti per la salute umana, il 16 settembre 2021 la Commissione europea ha istituito l'Autorità dell'Ue per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Health emergency preparedness and response authority- Hera ) . L'Hera è istituita come struttura interna della Commissione e dovrebbe essere pienamente operativa all'inizio del 2022. La nuova autorità dovrebbe, fra l'altro, monitorare e mettere in comune capacità produttive e di sviluppo e disponibilità di materie prime, nonché promuovere lo sviluppo di tecnologie e soluzioni trasversali in risposta a potenziali minacce future (ad esempio, le tecnologie delle piattaforme vaccinali o l'applicazione di strumenti digitali e dell'intelligenza artificiale). Le attività dell'Hera potranno contare su un bilancio di 6 miliardi di euro, provenienti dall'attuale quadro finanziario pluriennale per il periodo 2022-2027, di cui una parte deriverà dall'integrazione di NextGenerationEU.
Nel corso della videoconferenza informale dei Ministri della Salute dell'Ue, tenutasi il 12 ottobre 2021, l'iniziativa della Commissione è stata accolta con favore dagli Stati membri. Per contro, il Parlamento europeo, nella seduta plenaria del 5 ottobre 2021, ha contestato il suo scarso coinvolgimento nella governance dell'agenzia.

Solidarietà internazionale

In base al progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe ribadire che l'Ue intende continuare a contribuire alla risposta internazionale alla pandemia e a garantire l'accesso ai vaccini per tutti. Il Consiglio dovrebbe quindi chiedere la rapida rimozione degli ostacoli che impediscono la diffusione a livello mondiale dei vaccini e invitare la Commissione a proseguire il dialogo diretto con le aziende produttrici a tale riguardo, in modo da consentire agli Stati membri di accelerare la fornitura di vaccini ai Paesi che ne hanno maggiormente bisogno. Dovrebbe inoltre dichiarare che l'Ue continuerà a sostenere la produzione di vaccini e la copertura vaccinale nei Paesi partner.
L'Unione europea e i suoi Stati membri hanno avviato una collaborazione per assistere i paesi partner, anche nel vicinato, sul fronte sanitario, economico e sociale. Per conseguire questo obiettivo di solidarietà, sono state adottate numerose misure e iniziative. L'8 aprile 2020 l'Ue ha lanciato l'iniziativa " Team Europa " , con l'obiettivo di sostenere i paesi partner nelle esigenze umanitarie urgenti legate alla pandemia. In particolare, il sostegno di "Team Europa" si concentra sui seguenti aspetti: la risposta (in termini di emergenza) alle esigenze umanitarie; il rafforzamento dei sistemi sanitari, idrici e igienico-sanitari; l'attenuazione delle conseguenze socioeconomiche della pandemia. Il bilancio mobilitato, pari a 40,5 miliardi di euro, comprende risorse provenienti dall'Ue, dai suoi Stati membri e dalle istituzioni finanziarie, in particolare la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).
Il programma Covax è uno dei tre pilastri del progetto concernente la collaborazione ACT (Access to Covid-19 Tools) - Accelerator , avviata nell'aprile 2020 dall'Oms assieme ad altri partner, fra cui la Commissione europea, per fronteggiare la pandemia. Nell'ambito di tale collaborazione, il programma Covax è dedicato all'accesso ai vaccini in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dal livello di reddito; esso è guidato, oltre che dall'Oms, da Gavi (Alleanza per i vaccini) e dalla Coalizione per l'innovazione in materia di preparazione alle epidemie (Cepi). La Commissione europea ha aderito al programma Covax il 31 agosto 2020 e attraverso Team Europa l'ha inizialmente sostenuto con un contributo di 853 milioni di euro, divenendone il soggetto donatore principale. Il programma Covax prevede l'acquisto, entro la fine del 2021, di 2 miliardi di dosi di vaccino, di cui oltre 1,3 miliardi per i paesi a basso e medio reddito. L'ultima previsione di distribuzione, dell'8 settembre 2021, è disponibile sul sito dell'Alleanza per i vaccini Gavi. Il 22 luglio 2021 la presidente von der Leyen ha annunciato il fermo impegno a fornire attraverso Team Europa almeno 200 milioni di dosi di vaccini ai Paesi a reddito basso e medio entro la fine dell'anno, la maggior parte delle quali sarà erogata tramite Covax. Alla data della stesura del presente dossier europeo, la Commissione rende noto che sono stati raccolti impegni per 8,4 miliardi di euro a sostegno del programma, di cui quasi 3 miliardi di euro provenienti da Team Europa.
Nel contesto della prossima riunione del G20 e in vista della sessione speciale dell'Assemblea mondiale della sanità, che si terrà a novembre, il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare il proprio sostegno a un ruolo forte e centrale dell'Organizzazione mondiale della sanità nella futura governance sanitaria globale nonché al conseguimento dell'obiettivo di concordare un trattato internazionale sulle pandemie.
Nel corso della 74a Assemblea mondiale della sanità (Ams) - svoltasi in modalità virtuale dal 24 al 31 maggio 2021 - è stata adottata la risoluzione " Rafforzare la preparazione e la risposta dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) alle emergenze sanitarie ", proposta dagli Stati membri dell'Ue e sostenuta da altri 29 Paesi. La risoluzione evidenzia fra l'altro la necessità di garantire un finanziamento adeguato, flessibile e sostenibile dell'Oms, di cui si riafferma la centralità e il ruolo di coordinamento. La risoluzione prevede anche la costituzione di un gruppo di lavoro, aperto alla partecipazione di tutti gli Stati membri, incaricato di alimentare un rafforzamento dell'organizzazione e, soprattutto, di valutare i benefici di una convenzione, accordo o altro strumento internazionale per la preparazione e la risposta alle pandemie. L'Assemblea, su impulso di un ampio gruppo di paesi fra cui l'Italia, ha inoltre adottato una decisione procedurale con la quale si è stabilito che gli esiti delle valutazioni del gruppo di lavoro forniranno la base di discussione per la sessione speciale dell'Ams convocata per la fine di novembre 2021, che avrà il compito di incardinare la visione politica di un "trattato sulle pandemie" entro un percorso definito, nella prospettiva del possibile avvio di un "metodo intergovernativo" per la redazione e la negoziazione del nuovo strumento.

II. Digitale

Il Consiglio europeo dovrebbe ricordare l'obiettivo dell'UE di assicurare una trasformazione digitale dell'Europa che stimoli la crescita economica, la creazione di posti di lavoro e la competitività e che consolidi la sovranità digitale europea in modo aperto e autodeterminato. Il Consiglio dovrebbe sottolineare che tali obiettivi permetteranno di rafforzare la resilienza dell'UE e di facilitare la transizione verde. A tal fine il Consiglio europeo dovrebbe mettere in evidenza la necessità di politiche digitali inclusive e sostenibili e, in particolare, di concentrare l'attenzione sull'istruzione e le competenze digitali. In tale contesto, il Consiglio europeo dovrebbe chiedere il rapido esame della proposta della Commissione relativa a una decisione che istituisce il programma strategico per il 2030 "Percorso per il decennio digitale", che attua la bussola per il digitale.
Il percorso per il decennio digitale costituisce la proposta della Commissione a sostegno della trasformazione digitale europea entro il 2030. Esso si basa su una bussola con quattro punti cardinali: competenze digitali, imprese digitali, infrastrutture digitali e servizi pubblici digitali, settori cui corrispondono obiettivi specifici da conseguire entro il decennio. La proposta di decisione con la quale la Commissione ha formalizzato il programma è tuttora all'esame delle Istituzioni europee secondo la procedura legislativa ordinaria.  
Viene in considerazione in particolare l'articolo 4 recante gli obiettivi digitali. La disposizione impegna l' Unione e gli Stati membri a cooperare per raggiungere una serie di finalità (di seguito riportate) nel settore digitale nell'UE entro il 2030.
Con riferimento alla diffusione delle competenze digitali e alla formazione di professionisti digitali altamente qualificati il programma prevede che entro il decennio:
a) almeno l' 80 per cento delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni possiedano almeno competenze digitali di base;
b) siano impiegati almeno 20 milioni di specialisti in tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), con una convergenza tra donne e uomini.
Con riferimento all'obiettivo di realizzare infrastrutture digitali sicure, performanti e sostenibili, il programma impegna UE e Stati membri a far sì che:
(a) tutte le famiglie europee siano coperte da una rete Gigabit, con tutte le aree popolate coperte dal 5G;
(b) la produzione di semiconduttori all'avanguardia e sostenibili nell'Unione rappresenti almeno il 20% della produzione mondiale in valore;
(c) nell'Unione siano installati almeno 10 000 nodi periferici altamente sicuri e a impatto climatico zero, distribuiti in modo da garantire l'accesso a servizi di dati a bassa latenza (pochi millisecondi) ovunque si trovino le imprese;
(d) entro il 2025, l'Unione disponga del suo primo computer con accelerazione quantistica, iniziando un percorso che consenta all'Unione di porsi all'avanguardia nel campo delle capacità quantistiche entro il 2030.
Per quanto riguarda l'obiettivo della trasformazione digitale delle imprese, il programma impegna UE e Stati membri a cooperare affinché almeno il 75 per cento delle imprese dell'Unione impieghi entro il decennio: servizi di cloud computing; big data; sistemi di intelligenza artificiale. Inoltre, il percorso stabilito dalla Commissione europea dovrebbe consentire a più del 90 per cento delle piccole e medie imprese dell'Unione di raggiungere almeno un livello base di intensità digitale, e all'Unione europea di aumentare lo sviluppo di imprese innovative "scale up", di migliorare l'accesso ai finanziamenti, al fine di raddoppiare il numero di "unicorni" dell'UE.
Nel settore dei servizi pubblici il programma impegna UE e Stati membri a realizzare le seguenti specifiche finalità: a) la predisposizione online di tutti i servizi pubblici fondamentali per i cittadini e le imprese dell'Unione; b) l'accesso per tutti i cittadini dell'Unione alla rispettiva cartella clinica (cartella sanitaria elettronica (EHR)); (c)l'uso da parte di almeno l'80% dei cittadini di un sistema di identità digitale (ID). 
Si ricorda che nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021- 2027, solo il Programma Europa digitale (7,59 miliardi di euro a prezzi correnti), destina 580 milioni di euro a progetti per le competenze digitali avanzate,  in particolare: al sostegno della progettazione e sviluppo di programmi specializzati e tirocini per i futuri esperti in aree di capacità chiave come dati e intelligenza artificiale, sicurezza informatica, quantistica e high performance computing; al miglioramento delle competenze della forza lavoro esistente attraverso brevi corsi di formazione sugli ultimi sviluppi in aree chiave di capacità. 1,1 miliardi di euro sono messi a disposizione di progetti volti a garantire l'ampio uso delle tecnologie digitali nell' economia e nella società.
 
Si ricorda infine che il 28 maggio 2021 il Consiglio ha approvato un orientamento generale sulla proposta di regolamento che istituisce l'impresa comune per il calcolo ad alte prestazioni europeo (EuroHPC). L'EuroHPC ha l'obiettivo di elaborare e ampliare nell'UE un ecosistema di livello mondiale, sicuro e iperconnesso di infrastrutture di dati, servizi e calcolo quantistico. Il progetto di regolamento, che sostituisce quello esistente, è stato allineato al quadro finanziario pluriennale dell'UE per il periodo 2021-2027, consentendo così all'impresa comune di utilizzare i finanziamenti di programmi dell'UE quali Orizzonte Europa, Europa digitale e il meccanismo per collegare l'Europa ( vedi infra).
 
La Commissione europea ha, tra l'altro, proposto un sistema di monitoraggio condiviso, articolato su una serie di indicatori chiave di prestazione (basato sull'indice di digitalizzazione dell'economia e della società ( DESI)) per misurare i progressi compiuti verso ciascuno degli obiettivi per il 2030. Parallelamente, la Commissione ha annunciato l'intenzione di mettere a punto una proposta relativa a una " dichiarazione congiunta sui principi digitali" del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione per garantire che lo spazio digitale tenga conto dei valori e dei diritti europei, con l'obiettivo di consentire a ogni soggetto le opportunità digitali quali l'accesso universale a internet, algoritmi che rispettino le persone e un ambiente online sicuro e affidabile.
  Il Consiglio europeo dovrebbe esaminare i progressi compiuti per quanto riguarda l'agenda digitale e i principali fascicoli legislativi, nonché incoraggiare i colegislatori a raggiungere un accordo sul regolamento sul roaming entro la fine dell'anno, invitandoli a proseguire i lavori sulle proposte relative alla normativa sui servizi digitali e sui mercati digitali al fine di raggiungere quanto prima un accordo ambizioso.
Presentata nel dicembre 2020 la proposta di regolamento cosiddetta "legge sui servizi digitali" ( Digital services act –DSA) contiene norme per i servizi di intermediazione online, in particolare, fissando obblighi per i diversi operatori online in base ai rispettivi ruoli, dimensioni e impatti sull'ecosistema digitale. Le disposizioni riguardano, tra l'altro: la moderazione dei contenuti, le segnalazioni da parte degli utenti e gli obblighi in materia di tracciabilità dei venditori, un regime per le piattaforme online molto grandi, obbligate, tra l'altro, a condurre una valutazione dei rischi sistemici causati da o relativi al funzionamento e all'uso dei loro servizi e ad adottare misure ragionevoli ed efficaci volte a mitigare tali rischi.
Per approfondimenti sul contenuto della proposta di regolamento si rinvia al dossier n. 51 predisposto dall'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati. e alla Nota su atti dell'Unione europea - n. 89, a cura del Servizio Studi del Senato. Il 23 giugno 2021 la IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati ha approvato un documento finale sulla proposta di regolamento.
Presentata contestualmente al DSA, la proposta di regolamento cosiddetta legge sui mercati digitali ( Digital markets act- DMA) stabilisce un regime specifico per le piattaforme che online si sono affermate come elementi strutturali fondamentali dell'economia digitale, fungendo da intermediari per la maggior parte delle transazioni tra consumatori e imprese (soggetti in grado di acquisire la facoltà di controllo dell'accesso, anche denominati gatekeeper). Il regolamento assegna alle piattaforme annoverate tra i gatekeeper una serie di obblighi e divieti con l'obiettivo di eliminare la debole contendibilità dei mercati delle piattaforme ed evitare la diffusione di pratiche commerciali sleali.
Sulla proposta, il 23 giugno 2021 la IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati ha approvato un documento finale. Per approfondimenti si rinvia al dossier n. 52 predisposto dall'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati.
La Commissione ha presentato il 24 febbraio 2021 una proposta di regolamento ( COM(2021)85) per prorogare la normativa sul roaming e fissare tariffe massime in tutta l'UE per chiamate, SMS e traffico dati, a livelli inferiori rispetto a quelli vigenti fino al 30 giugno 2022. La proposta, su cui il Parlamento europeo deve ancora pronunciarsi in prima lettura, introduce inoltre misure in materia di trasparenza, qualità del servizio e accesso alle comunicazioni di emergenza. Per queste ultime, la proposta prevede l'accesso gratuito per i clienti e l'obbligo di non applicare costi al fornitore di roaming.
 
Il Consiglio europeo dovrebbe altresì sottolineare l'importanza di compiere rapidi progressi in relazione ad altre iniziative esistenti e future, in particolare:
  • valorizzare i dati in Europa, in particolare attraverso un quadro normativo globale che favorisca l'innovazione, agevoli una migliore portabilità dei dati nonché un accesso equo agli stessi e garantisca l'interoperabilità;
  • attuare le restanti misure necessarie per creare spazi di dati settoriali specifici, come stabilito nella strategia europea per i dati del febbraio 2020, e definire una tabella di marcia per tale processo;
  • istituire un quadro normativo favorevole all'innovazione per l'intelligenza artificiale al fine di accelerare l'adozione di tale tecnologia da parte del settore pubblico e privato, garantendo nel contempo la sicurezza e il pieno rispetto dei diritti fondamentali;
  • definire norme comuni e concordare un approccio coordinato per un quadro europeo relativo a un'identità digitale; e
  • promuovere la creazione di un ecosistema europeo dei microchip all'avanguardia lungo l'intera catena del valore e rafforzare ulteriormente la resilienza, anche in termini di materie prime, poiché ciò è fondamentale per evitare carenze che ostacolano la trasformazione digitale dell'UE. In tale contesto il Consiglio europeo attende con interesse l'imminente proposta relativa alla normativa europea sui semiconduttori.
In tale contesto si ricorda che sono tuttora all'esame delle Istituzioni legislative europee, tra l'altro: 
  • una proposta di regolamento relativo alla governance europea dei dati ( Governance data act) volto a realizzare i seguenti obiettivi: i) rendere disponibili i dati del settore pubblico per il riutilizzo, in situazioni in cui tali dati sono soggetti a diritti di altri; ii) facilitare la condivisione dei dati tra le imprese (a fronte di remunerazione); iii) regolamentare la figura degli " intermediari di condivisione dei dati personali"; iv) favorire l'uso dei dati su base altruistica.
    Il regolamento è uno degli atti mediante il quale la Commissione europea sta attuando la strategia europea sui dati del febbraio 2020, che prevede tra l'altro la creazione dei seguenti spazi comuni nei seguenti settori: manifatturiero, Green deal, mobilità, sanità, finanza, energia, agricoltura, pubblica amministrazione, e competenze (istruzione/formazione). Tali spazi mirano a superare gli ostacoli giuridici e tecnici alla condivisione dei dati tra le organizzazioni, combinando gli strumenti e le infrastrutture necessari e affrontando le questioni relative alla fiducia, mediante norme comuni elaborate per gli spazi. La strategia prevede investimenti su un progetto ad alto impatto su spazi europei di dati che comprenda, tra l'altro, architetture per la condivisione dei dati e la federazione europea di infrastrutture cloud e servizi correlati sotto il profilo energetico, con l'obiettivo di promuovere investimenti combinati di 4-6 miliardi di euro, di cui la Commissione intende investirne 2, con una prima fase di attuazione prevista per il 2022.
  • una proposta di regolamento che stabilisce regole armonizzate sull'intelligenza artificiale (legge sull'intelligenza artificiale); la proposta, oltre a sancire nel diritto dell'UE una definizione tecnologicamente neutrale dei sistemi di IA, include regole per l'immissione sul mercato, la messa in servizio e l'uso dei sistemi di intelligenza artificiale nell'Unione secondo un approccio basato su quattro livelli di rischio. Gli elementi chiave della proposta sono il divieto di una serie di sistemi dell'IA che configurano un rischio inaccettabile in quanto ledono i valori dell'UE (ad esempio, sistemi che consentono alle autorità di assegnare punteggi sociali), nonché la predisposizione di un regime specifico articolato in requisiti obbligatori per un altro insieme definito di sistemi di IA ritenuti ad alto rischio per il loro impatto sulla sicurezza delle persone o sui loro diritti fondamentali;
  • una proposta di regolamento che modifica il regolamento (UE) n. 910/2014 per quanto riguarda l'istituzione di un quadro per un'identità digitale europea (eIDAS);  la Commissione presenta una serie di disposizioni, tra l'altro al fine di: fissare le condizioni alle quali gli Stati membri forniscono e riconoscono i mezzi di identificazione elettronica delle persone fisiche e giuridiche che rientrano in un regime di identificazione elettronica notificato di un altro Stato membro; stabilire le norme relative ai servizi fiduciari, in particolare per le transazioni elettroniche; istituire un quadro giuridico per le firme elettroniche, i sigilli elettronici, le validazioni temporali elettroniche, i documenti elettronici, i servizi elettronici di recapito certificato, i servizi relativi ai certificati di autenticazione di siti web, l'archiviazione elettronica e gli attestati elettronici di attributi, la gestione di dispositivi per la creazione di firme elettroniche e sigilli elettronici a distanza e i registri elettronici; stabilire le condizioni per l'emissione di portafogli europei di identità digitale da parte degli Stati membri.
Si ricorda infine che nel discorso sullo stato dell'Unione  del 15 settembre scorso, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l'intenzione di presentare una nuova legge europea sui semiconduttori, sottolineando altresì' la necessità di aggregare le capacità di ricerca, progettazione e sperimentazione di livello mondiale e di coordinare gli investimenti dell'UE e nazionali lungo la catena del valore,  con l'obiettivo di creare un ecosistema europeo dei chip all'avanguardia, in modo da garantire la sicurezza dell'approvvigionamento e lo sviluppo di nuovi mercati per una tecnologia europea innovativa.
 
Il Consiglio europeo dovrebbe prendere in  esame il marcato aumento di attività informatiche malevole volte a minare i valori democratici e la sicurezza delle funzioni fondamentali delle società, ribadendo il suo fermo impegno a perseguire i valori democratici, sia online che offline. In tale contesto il Consiglio europeo dovrebbe altresì confermare l'impegno dell'UE a favore di un ciberspazio aperto, libero, stabile e sicuro ed esortare i Paesi di tutto il mondo ad aderire e a dare applicazione a tali norme. Il Consiglio europeo dovrebbe inoltre chiedere che siano portati avanti i lavori sulla proposta di direttiva riveduta sulla sicurezza delle reti e dei sistemi informativi, sulla proposta di direttiva sulla resilienza dei soggetti critici e sul pacchetto di strumenti della diplomazia informatica. Il Consiglio europeo dovrebbe altresì evidenziare la necessità di un coordinamento e una preparazione efficaci di fronte alle minacce alla cibersicurezza, e sottolineare l'importanza di sviluppare ulteriormente il quadro di gestione delle crisi di cibersicurezza dell'UE e un'efficace risposta a livello dell'UE agli incidenti e alle crisi di cibersicurezza su vasta scala, anche attraverso esercitazioni ed esplorando il potenziale dell'iniziativa concernente un'unità congiunta per il ciberspazio.
Infine il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare la necessità di un'azione rafforzata nella lotta contro la criminalità informatica, in particolare gli attacchi perpetrati per mezzo di ransomware, e di potenziare la cooperazione con i paesi partner, anche nei consessi multilaterali, esprimendo altresì  interesse per i risultati della revisione in corso del quadro strategico dell'UE in materia di ciberdifesa.
Nel dicembre 2020 la Commissione europea e il servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) hanno presentato una nuova strategia dell'UE per la cibersicurezza, con l'obiettivo di rafforzare la resilienza dell'Europa a fronte delle minacce informatiche e garantire che tutti i cittadini e le imprese possano beneficiare pienamente di servizi e strumenti digitali affidabili e attendibili. La nuova strategia include proposte per l'introduzione di strumenti normativi, strategici e di investimento.
L'UE sta inoltre lavorando a due proposte legislative tese ad affrontare i rischi attuali e futuri online e offline:
  • una direttiva aggiornata per proteggere meglio la rete e i sistemi informativi
    Nel dicembre 2020 la Commissione europea ha proposto una direttiva relativa a misure per un livello comune elevato di cibersicurezza volta a sostituire le attuali norme comuni in materia di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell'Unione ( direttiva NIS) approvate nel 2016. La nuova proposta risponde al panorama di minacce in evoluzione e tiene in considerazione la trasformazione digitale della società, che è stata accelerata dalla crisi pandemica. Le nuove norme mirano a rafforzare gli obblighi di sicurezza per le imprese; riguardano la sicurezza delle catene di approvvigionamento; introducono misure di vigilanza più rigorose per le autorità nazionali; accrescono ulteriormente la condivisione delle informazioni e la cooperazione.
  • una nuova direttiva sulla resilienza delle entità critiche
    Il nuovo regime sulla resilienza dei soggetti critici, proposto nel dicembre 2020, estende sia l'ambito di applicazione, sia la profondità della direttiva sulle infrastrutture critiche europee del 2008. In particolare con la riforma sarebbero contemplati dieci settori: energia, trasporti, banche, infrastrutture dei mercati finanziari, sanità, acqua potabile, acque reflue, infrastrutture digitali, pubblica amministrazione e spazio. Gli Stati membri adotterebbero una rispettiva strategia nazionale per garantire la resilienza dei soggetti critici ed effettuerebbero valutazioni periodiche dei rischi. Tali valutazioni contribuirebbero a individuare un sottoinsieme più ristretto di soggetti critici cui incomberebbero obblighi volti a rafforzarne la resilienza di fronte ai rischi non informatici, comprese le valutazioni dei rischi a livello di soggetto, l'adozione di misure tecniche e organizzative e la notifica degli incidenti.
Si ricorda che nel dicembre 2020 la Commissione europea e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) hanno presentato una nuova strategia dell'UE per la cibersicurezza, recante una serie di proposte per l'introduzione di strumenti normativi, strategici e di investimento, con l'obiettivo di rafforzare la resilienza dell'Europa a fronte delle minacce informatiche. La strategia rafforza, tra l'altro, il coordinamento della ciberdifesa e la cooperazione e lo sviluppo di capacità in materia di ciberdifesa.
Nel marzo 2021 il Consiglio ha altresì adottato conclusioni sulla strategia in materia di cibersicurezza, che stabiliscono, tra l'altro, l'obiettivo di raggiungere nel settore l'autonomia strategica (compreso il potenziamento della leadership digitale) mantenendo nel contempo un'economia aperta.
Il Consiglio dell'UE considera il ciberspazio la quinta dimensione della conflittualità, essenziale per le operazioni militari, insieme a terra, mare, aria e spazio. Tale dimensione comprende tutto quanto va dalle reti e infrastrutture di informazione e telecomunicazione e dai dati che supportano fino ai sistemi informatici, ai processori e ai dispositivi di controllo. In tale contesto, l'UE coopera in materia di difesa nel ciberspazio attraverso le attività dell' Agenzia europea per la difesa (AED), in collaborazione con l'Agenzia dell'UE per la cibersicurezza ed Europol. L'AED sostiene gli Stati membri nella creazione di una forza militare qualificata nel settore della ciberdifesa e garantisce la disponibilità di tecnologie di ciberdifesa proattive e reattive.
Si  ricorda infine che nel quadro del programma Europa digitale per il periodo 2021-2027, l'UE si è impegnata a investire 1,6 miliardi di euro in capacità di cibersicurezza e nell'ampia diffusione di infrastrutture e strumenti per la cibersicurezza in tutta l'UE a favore di pubbliche amministrazioni, imprese e singoli cittadini. La cibersicurezza è presa in considerazione altresì nei programmi quadro di finanziamento dell'UE in materia di ricerca e innovazione Orizzonte 2020 e il suo successore Orizzonte Europa: in particolare nel maggio 2020 l'UE ha impegnato 49 milioni di euro per promuovere l'innovazione nei sistemi di cibersicurezza e privacy.
Da ultimo, si segnala che il 19 ottobre 2021 il Consiglio dell'UE ha adottato conclusioni, che invitano, tra l'altro, l'UE e gli Stati membri a sviluppare ulteriormente il quadro dell'UE per la gestione delle crisi di cibersicurezza, anche esplorando il potenziale di un'unità congiunta per il ciberspazio (cui gli Stati membri dovrebbero partecipare o contribuire su base volontaria), la quale dovrebbe rispettare le competenze, i mandati e i poteri legali dei suoi possibili futuri partecipanti.
Infine il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare l'importanza della connettività digitale, anche attraverso una connettività spaziale sicura, nonché l'opportunità di sviluppare e promuovere un modello di connettività affidabile europea basato su valori dell'UE, fiducia, trasparenza e rendicontabilità, atteso che i partenariati con i paesi che condividono gli stessi principi svolgono un ruolo centrale nel promuovere i nostri interessi e valori sulla scena mondiale. Da ultimo il Consiglio europeo dovrebbe ritenere il Consiglio per il commercio e la tecnologia un passo importante nel quadro del rafforzamento della cooperazione transatlantica nel settore digitale.
Si ricorda che il 12 luglio 2021 il Consiglio dell'UE affari esteri ha adottato conclusioni su un'Europa connessa a livello globale, recanti un approccio geostrategico e globale in materia di connettività al fine di far progredire la politica economica, estera e di sviluppo dell'UE, come anche i suoi interessi in materia di sicurezza, e di promuovere i valori europei.
Le conclusioni sottolineano l'importanza della connettività per la crescita economica, la sicurezza e la resilienza, per la diversificazione delle catene del valore e per la riduzione delle dipendenze strategiche, nonché per la promozione della competitività dell'UE e dei suoi partner. Si sottolinea l'importanza di investire sia nelle infrastrutture fisiche che nei quadri normativi, invitando la Commissione e l'alto rappresentante a coordinarsi con gli Stati membri e le imprese europee, nonché con le istituzioni finanziarie e di sviluppo, al fine di perseguire gli obiettivi dell'UE in materia di connettività.  Il Consiglio ha altresì rilevato la necessità di norme e standard internazionali prevedibili al fine di mantenere condizioni di parità e incentivare gli investimenti privati, nonché l'importanza dei partenariati in materia di connettività con paesi e regioni che condividono gli stessi principi. In tale contesto, il Consiglio ha incoraggiato a rendere operativi i partenariati esistenti con il Giappone e l'India, e chiesto ulteriori partenariati e cooperazione, anche con l'ASEAN e gli Stati Uniti. Nell conclusioni si incoraggia altresì la cooperazione nell'ambito dei consessi multilaterali, fra cui il G7 e il G20. Ai fini dell'attuazione dell'agenda per la connettività, le conclusioni chiedono una nuova comunicazione congiunta entro la primavera del 2022.  Il Consiglio prevede ulteriori azioni nei seguenti settori: individuare e attuare una serie di progetti e azioni visibili e ad alto impatto su scala mondiale; presentare piani di finanziamento snelli per incentivare gli investimenti; mobilitare il settore privato allo scopo di finanziare e attuare progetti; garantire la visibilità delle azioni dell'UE in materia di connettività globale; garantire una cooperazione e un coordinamento efficienti fra tutti i portatori di interessi.

III. Prezzi dell'energia

Il Consiglio europeo dovrebbe prendere in esame la recente impennata dei prezzi dell'energia, analizzandone l'impatto in particolare sui cittadini e sulle PMI vulnerabili che si adoperano per riprendersi dalla pandemia di Covid-19. 

La Comunicazione della Commissione europea

La discussione dovrebbe prendere le mosse dalla  Comunicazione, pubblicata dalla Commissione europea il 13 ottobre 2021, "Affrontare l'aumento dei prezzi dell'energia: un insieme di strumenti per l'azione e il sostegno" ( COM(2021) 660) ( Per maggiori dettagli si rinvia al comunicato stampa della Commissione europea ed al materiale illustrativo da essa predisposto (Factsheet)). Nell'affermare che la  transizione verso l'energia pulita è la migliore assicurazione contro il significativo aumento dei prezzi dell'energia che l'UE sta vivendo al momento attuale, il documento analizza i motivi del fenomeno e delinea una  risposta - definita  "rapida e coordinata" - articolata su un ampio orizzonte temporale:
  1. nell' immediato, misure  ad hoc a protezione dei consumatori e delle imprese che non interferiscano con le dinamiche di mercato;
  2. nel  medio termine, azioni in grado di rendere l'UE più efficiente nell'uso dell'energia, meno dipendente dai combustibili fossili e più resiliente ai picchi dei prezzi dell'energia. 
In termini di  impatto, la Commissione europea rileva che l'aumento dei prezzi dell'energia risulta maggiore per le famiglie a reddito basso e medio-basso. Ha però anche ripercussioni sul settore industriale e sulle PMI, interessando le catene di valore con conseguenze su produzione, occupazione e prezzi al consumo. 

Misure immediate

La Comunicazione elenca alcune misure esemplificative, che nel breve termine possono in parte essere finanziate attraverso prelievi o tasse sui prezzi dell'energia o attraverso il sistema per lo scambio delle quote di emissione ETS.
Si ricorda che il sistema ETS opera secondo il principio della limitazione e dello scambio delle emissioni, fissando un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti che rientrano nel sistema. Il tetto si riduce nel tempo di modo che le emissioni totali diminuiscano. Entro tale limite, gli impianti acquistano o ricevono quote di emissione che, se necessario, possono essere oggetto di scambio. Alla fine di ogni anno gli impianti devono restituire un numero di quote sufficiente a coprire interamente le emissioni; in caso di riduzione, le quote inutilizzate possono coprire il fabbisogno futuro oppure essere messe in vendita. Per maggiori dettagli si rinvia al sito Internet della Commissione europea. Del sistema ETS è stata di recente proposta una revisione nel contesto del pacchetto "pronti per il 55 per cento" ( Fit for 55) che ne estende l'applicazione al trasporto marittimo, rivede le emissioni del trasporto aereo e istituisce un sistema di scambio di quote di emissione distinto per il trasporto stradale e l'edilizia.
Le misure immediate da porre in essere sono le seguenti:  
  • in termini di sostegno al reddito, introdurre specifici contributi temporanei per le categorie più a rischio, instaurare misure di salvaguardia per evitare disconnessioni dalla rete elettrica o posticipare temporaneamente il pagamento;
  • dal punto di vista fiscale, ridurre la tassazione per la popolazione vulnerabile e considerare l'ipotesi di eliminare dalla bolletta il finanziamento dei regimi di sostegno alle rinnovabili;
  • considerare l'introduzione di misure che, se di portata generale, non costituiscono aiuti di Stato, quali la riduzione dei costi relativi all'energia per tutti i consumatori finali, la fornitura di aiuti a aziende e industrie nonché facilitazioni per un accesso più ampio alle rinnovabili;
  • incrementare la sorveglianza del mercato al livello UE;
  • coinvolgere partner internazionali in considerazione della natura globale dell'aumento dei prezzi.
Il Consiglio europeo dovrebbe invitare gli Stati membri e la Commissione a utilizzare al meglio, con urgenza, il pacchetto di misure di aiuto a breve termine.

Misure di medio termine

La Commissione afferma l'importanza anche di misure che, pur non avendo un impatto immediato sulla situazione attuale, aumenteranno la preparazione per possibili shock futuri, incrementeranno l'integrazione e la resilienza dei mercati. Si preannuncia quindi tra l'altro, al livello UE:
  1. una serie di azioni volte a assicurare un approccio integrato al livello europeo dello stoccaggio del gas e dell'energia in generale, esplorando la possibilità di acquisti congiunti e riserve comuni;
  2. strumenti e iniziative a supporto di una equa transizione e della protezione dei consumatori finali.
    A livello dell'Unione si annuncia la proposta di una raccomandazione del Consiglio che fornisca agli Stati membri indicazioni sugli aspetti sociali e lavorativi della transizione verde.
    In quest'ottica assumerà rilievo la proposta relativa all'istituzione di un Fondo sociale per il clima, presentata all'interno del citato pacchetto "pronti per il 55 per cento " . Il fondo dovrebbe avere una dotazione di 72,2 miliardi di euro per il periodo 2025-2032.
    Al livello nazionale si propone inoltre, tra l'altro, di:
    -  fornire supporto ai consumatori;
    -   nominare un fornitore di ultima istanza, nel caso di uscita dal mercato o fallimento del fornitore;
  3. investimenti a larga scala sulle energie rinnovabili, che gli Stati membri possono avviare anche attraverso i finanziamenti del dispositivo per la ripresa e la resilienza. Si fa riferimento, al livello nazionale, alla necessità di accelerare i processi autorizzativi degli impianti di energie pulite ma anche di aumentare la produzione delle attrezzature e gli investimenti nell'efficienza energetica, nelle prestazioni degli edifici e nelle reti trans-europee. La Commissione europea sarà di supporto tra l'altro mediante linee guida sull'accelerazione delle autorizzazioni, la revisione delle linee guida sugli aiuti di Stato sull'energia e l'ambiente.
Il Consiglio europeo dovrebbe rivolgere a Consiglio e Commissione l'invito a prendere in considerazione misure a medio e lungo termine volte a garantire energia a prezzi abbordabili per le famiglie e per le imprese, aumentare la resilienza del sistema energetico dell'UE, provvedere alla sicurezza dell'approvvigionamento e sostenere la transizione verso la neutralità climatica.
Dovrebbe altresì invitare la Banca europea per gli investimenti a esaminare in che modo accelerare gli investimenti nella transizione energetica, nel quadro del suo margine di manovra attuale in termini di capitale, nell'ottica di ridurre i rischi di future perturbazioni e realizzare le ambizioni dell'Europa in materia di connettività globale.
Da ultimo, si segnala che l'aumento dei costi dell'energia è stato oggetto di dibattito presso la plenaria del Parlamento europeo lo scorso 6 ottobre. Tra gli elementi emersi in quella occasione si cita l'ipotesi che la crisi sia il risultato di un approccio all'energia basato sul mercato e di azioni di speculazione.
I lavori su questo tema dovrebbero essere portati avanti già nella riunione del Consiglio nella formazione "Trasporti, telecomunicazioni e energia" previsto per il prossimo 26 ottobre . Il Consiglio europeo potrebbe tornare sulla questione ove necessario.

IV. Migrazione

Il Consiglio europeo dovrebbe invitare la Commissione europea e l'Alto rappresentante, se del caso unitamente agli Stati membri, a rendere operativi e ad attuare senza indugio gli otto piani d'azione per i Paesi di origine e di transito, presentati a seguito delle conclusioni del Consiglio europeo del 24 e 25 giugno 2021 al fine di scongiurare la perdita di vite umane e ridurre la pressione alle frontiere europee, in conformità del diritto dell'Ue e del diritto internazionale. Il Consiglio europeo dovrebbe sottolineare la necessità che i piani d'azione siano sostenuti da tempistiche concrete e adeguati mezzi finanziari e rinnovare la sua richiesta alla Commissione di comunicare al Consiglio le sue intenzioni al riguardo.
Il Consiglio europeo dovrebbe invitare la Commissione a presentare proposte relative al finanziamento di azioni riguardanti tutte le rotte migratorie nonché a informare regolarmente il Consiglio a tale riguardo. Dovrebbe quindi dichiarare che si dovrebbero utilizzare nel miglior modo possibile almeno il 10% della dotazione finanziaria dell'NDICI, nonché i finanziamenti a titolo di altri strumenti pertinenti, per le azioni connesse alla migrazione.
In linea con la dichiarazione del marzo 2021 e con le conclusioni del giugno 2021, il Consiglio europeo dovrebbe esprimere nuovamente l'auspicio che i finanziamenti a favore dei rifugiati siriani e delle comunità di accoglienza in Turchia, Giordania, Libano e altre parti della regione a titolo dei pertinenti strumenti siano mobilitati tempestivamente.
Nelle sue conclusioni del 24 e 25 giugno 2021, nel far riferimento allo sviluppo di alcune rotte migratorie che destano grave preoccupazione, il Consiglio europeo ha dichiarato che, al fine di scongiurare la perdita di vite umane e ridurre la pressione alle frontiere europee, dovranno essere intensificati, quale parte integrante dell'azione esterna dell'Unione europea, i partenariati e una cooperazione reciprocamente vantaggiosa con i paesi di origine e di transito. Tale approccio dovrà essere pragmatico, flessibile e su misura, e attuato in stretta cooperazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM); verranno pertanto utilizzati in modo coordinato, come Team Europa, tutti gli strumenti e gli incentivi disponibili dell'Ue e degli Stati membri.
Ha inoltre affermato che dovranno essere prese in considerazione tutte le rotte e l'intero tragitto, "affrontando le cause profonde dei movimenti migratori, sostenendo i rifugiati e gli sfollati nella regione, sviluppando capacità di gestione della migrazione, eradicando il traffico e la tratta di migranti, rafforzando i controlli alle frontiere, cooperando in merito a ricerca e soccorso, affrontando la migrazione legale nel rispetto delle competenze nazionali e garantendo il ritorno e la riammissione".
Il Consiglio europeo di giugno ha quindi invitato la Commissione e l'Alto rappresentante, in stretta cooperazione con gli Stati membri, a rafforzare immediatamente le azioni concrete condotte con i paesi di origine e di transito prioritari nonché il "sostegno tangibile nei loro confronti", e a presentare, nell'autunno 2021, piani d'azione per i paesi di origine e di transito prioritari indicando obiettivi chiari, ulteriori misure di sostegno e tempistiche concrete. Uno specifico invito è stato inoltre rivolto alla Commissione a utilizzare nel miglior modo possibile almeno il 10% della dotazione finanziaria dello strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale ( NDICI) , nonché finanziamenti a titolo di altri strumenti pertinenti, per le azioni connesse alla migrazione.
In occasione del Consiglio "Giustizia e affari interni" tenutosi il 7 e 8 ottobre 2021, la Commissione e la presidenza hanno informato i ministri in merito ai progressi compiuti nello sviluppo dei piani d'azione per il rafforzamento dei partenariati globali in materia di migrazione con i paesi di origine e di transito prioritari: in sede di Consiglio si sono già svolte discussioni a livello tecnico sui piani d'azione riguardanti l'Afghanistan, la Bosnia-Erzegovina, la Tunisia, il Niger, la Nigeria e l'Iraq, nel corso delle quali gli Stati membri hanno ampiamente sostenuto i piani d'azione e hanno evidenziato l'importanza di essere concreti e operativi. Dovranno essere discussi i restanti piani d'azione, che includono Libia e Marocco.
Il principale strumento finanziario per l'azione esterna dell'Ue è il Regolamento (UE) 2021/947 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 giugno 2021, che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale  (NDICI-Europa globale), entrato in vigore il 14 giugno 2021. Il regolamento stabilisce una dotazione complessiva di 79,5 miliardi di euro a prezzi correnti per il periodo 2021-2027, che rappresenta un incremento di oltre il 10% rispetto al precedente ciclo di bilancio.
L'NDICI-Europa globale si articola intorno a tre pilastri fondamentali: 1) la componente geografica (promuoverà partenariati, con una dotazione finanziaria di 60.388 milioni di euro, attraverso la cooperazione con i paesi partner nelle seguenti regioni: vicinato europeo, Africa subsahariana, Asia e Pacifico, Americhe e Caraibi); la componente tematica (i programmi tematici, cui sono destinati 6.358 milioni di euro, finanzieranno azioni connesse agli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello globale, compreso il sostegno alle organizzazioni della società civile); la risposta rapida (pari a 3.182 milioni di euro, sarà dedicata al finanziamento della capacità di reagire tempestivamente nella gestione delle crisi, nella prevenzione dei conflitti e nella costruzione della pace). Allo stesso tempo, poiché l'NDICI-Europa globale è stato concepito per essere uno strumento più flessibile, in grado di affrontare nuove priorità e sfide emergenti in un mondo in rapida evoluzione, 9.534 milioni di euro saranno destinati a eventi imprevisti, quali le situazioni di crisi e post-crisi o la pressione migratoria.
Si ricorda inoltre che la Commissione europea e l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune hanno presentato il 9 febbraio 2021 una comunicazione congiunta nella quale si è proposto di avviare una nuova Agenda per il Mediterraneo, accompagnata da un piano di investimenti economici per stimolare la ripresa socioeconomica a lungo termine nel vicinato meridionale. Sono coinvolti nella politica dell'Ue per il vicinato meridionale i seguenti paesi africani: Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia. La nuova Agenda per il Mediterraneo si incentra su 5 settori d'intervento: Stato di diritto e sviluppo umano, resilienza, prosperità e transizione digitale; pace e sicurezza; migrazione e mobilità; transizione verde, resilienza climatica, energia e ambiente. Per l'attuazione dell'Agenda per il Mediterraneo si prevede uno stanziamento fino a 7 miliardi di euro, nell'ambito del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell'Ue, per il periodo 2021-2027.
Il 3 agosto 2021, la III Commissione affari esteri della Camera dei deputati, in esito all'esame della comunicazione congiunta sulla nuova Agenda per il Mediterraneo, ha approvato un documento finale . Per un approfondimento, si veda il dossier pubblicato dall'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati.
In occasione della videoconferenza del Consiglio europeo del 25 marzo 2021 i capi di Stato e di governo dell'Ue hanno ricordato l'interesse strategico dell'Unione ad avere un contesto stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e a sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia. Hanno accolto con favore l'allentamento delle tensioni nel Mediterraneo orientale e la ripresa dei colloqui bilaterali fra Grecia e Turchia, e hanno dichiarato che l'Ue è pronta a dialogare con la Turchia "in modo graduale, proporzionato e reversibile" per intensificare la cooperazione. È stato espresso apprezzamento per il fatto che la Turchia accoglie circa quattro milioni di rifugiati siriani e si è concordato di portare avanti l'assistenza dell'Unione europea ai rifugiati e alle comunità di accoglienza. La Commissione è stata quindi invitata a presentare al Consiglio una proposta per il proseguimento dei finanziamenti a favore dei rifugiati siriani in Turchia, Giordania, Libano e in altre parti della regione (vd. il testo della dichiarazione).
Nel giugno 2021 il Consiglio europeo ha deciso di continuare a sostenere i rifugiati siriani e di altra provenienza e le comunità di accoglienza. Come segnalato nella Relazione sulla migrazione e l'asilo della Commissione europea, pubblicata il 29 settembre 2021, l'Ue e gli Stati membri hanno fornito sostegno in occasione della crisi siriana divenendo il principale donatore a livello mondiale, con 24,9 miliardi di euro mobilitati dal 2011. La Commissione ha inoltre definito un pacchetto quadriennale che ammonterà a oltre 5,7 miliardi di euro, di cui oltre 3,5 miliardi di euro destinati ai rifugiati all'interno della Turchia, e 2,2 miliardi di euro per i beneficiari in Siria, Libano, Giordania e Iraq. 
In base al progetto di conclusioni, il Consiglio europeo dovrebbe dichiarare che non accetterà alcun tentativo da parte di Paesi terzi di strumentalizzare i migranti a fini politici e condannare tali attacchi ibridi alle frontiere dell'Ue. 
Il Consiglio europeo dovrebbe ricordare la necessità di garantire rimpatri efficaci e la piena attuazione degli accordi in materia di riammissione, usando il necessario effetto leva.
Il Consiglio europeo dovrebbe infine ribadire che l'Ue intende continuare ad assicurare il controllo efficace delle sue frontiere esterne, e l'opportunità di proseguire gli sforzi volti a ridurre i movimenti secondari.
Il 30 luglio 2021 l'Alto rappresentante, a nome dell'Unione europea, si è pronunciato con una dichiarazione sulla strumentalizzazione dei migranti e dei rifugiati da parte della Bielorussia. La dichiarazione sottolinea che la strumentalizzazione dei migranti e dei rifugiati è del tutto inaccettabile. Si esprime l'impegno, da parte dell'Ue e dei suoi Stati membri, ad affrontare l'ondata di ingressi irregolari nell'Ue dalla Bielorussia al fine di preservare l'integrità delle frontiere esterne dell'Unione. Vi si sottolinea inoltre che, in uno spirito di solidarietà, l'Ue e i suoi Stati membri hanno incrementato il loro sostegno, anche attraverso lo spiegamento dell'intervento rapido alle frontiere di Frontex e un'assistenza tecnica supplementare. Verrà quindi portata avanti la politica migratoria esterna dell'Unione; a tal fine, le capacità di rimpatrio dell'Ue nel quadro di un approccio globale saranno ulteriormente rafforzate, anche attraverso dialoghi e partenariati con i paesi di origine e di transito.
La Commissione europea - nella Relazione sulla migrazione e l'asilo - ha da ultimo evidenziato quanto sia preoccupante la strumentalizzazione della migrazione a fini politici su diverse frontiere esterne dell'Ue. Afferma in proposito che "l'evento più sorprendente si è verificato nel giugno 2021, quando lo Stato bielorusso ha organizzato il traffico di migranti nell'Ue, sponsorizzato dallo Stato. Ciò ha fatto seguito agli sconvolgimenti politici in Bielorussia e alla reazione internazionale all'atterraggio forzato di un aereo passeggeri a Minsk. Sono stati organizzati voli e viaggi interni per agevolare il transito dei migranti, la maggioranza dei quali sono cittadini iracheni, dapprima verso la Lituania e poi verso la Lettonia e la Polonia. Gli arrivi irregolari in Lituania nel 2021 sono più di cinquanta volte superiori a quelli del 2020 e anche Polonia e Lettonia hanno registrato un forte aumento degli attraversamenti irregolari dalla Bielorussia".
Riferisce inoltre che l'Ue ha condannato fermamente le azioni della Bielorussia e ha utilizzato rapidamente un'ampia gamma di strumenti:
  • attualmente sono dispiegati nei tre Stati membri 103 agenti di Frontex, e l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO) ha mobilitato in Lituania 56 esperti, oltre a 10 esperti in Lettonia;
  • l'Ue ha fornito un sostegno di emergenza alla Lituania con oltre 36,7 milioni di euro per far fronte alle esigenze più urgenti dei richiedenti asilo provvedendo agli aiuti materiali e all'accoglienza temporanea. La Lituania ha inoltre attivato il meccanismo di protezione civile dell'Unione;
  • la Commissione e Frontex stanno lavorando a stretto contatto con le autorità competenti della Lituania per rafforzare la capacità di rimpatrio del paese;
  • gli sforzi congiunti con i principali paesi di origine e di transito interessati si sono intensificati: in particolare, l'Iraq ha deciso di sospendere temporaneamente i voli verso Minsk e di agevolare i rimpatri volontari dalla Lituania;
  • è stata intensificata la pressione diplomatica sulla Bielorussia, e la Commissione ha proposto la sospensione parziale dell'accordo Ue di facilitazione del rilascio dei visti.
In occasione del Consiglio "Giustizia e affari interni" del 7 e 8 ottobre 2021, i ministri dell'Interno dei paesi dell'Ue hanno proceduto a uno scambio di opinioni in merito alla situazione sulle varie rotte migratorie, ribadendo fra l'altro che l'Ue continuerà a monitorare attentamente la situazione. I ministri hanno discusso della questione relativa allo screening e al trattenimento dei migranti alla frontiera e hanno concordato sul fatto che le crescenti sfide in materia di sicurezza e salute richiedono una rapida azione comune. Vari Stati membri hanno inoltre sottolineato la necessità di assicurare coerenza con la riforma globale del sistema di asilo - contenuta nel nuovo Patto sulla migrazione e l'asilo presentato nel settembre del 2020 e le cui proposte legislative sono tuttora all'esame dei colegislatori europei - e di lavorare a tutte le proposte in parallelo. Si ricorda in proposito che il Governo italiano ha più volte ribadito la necessità di considerare le misure contenute nel nuovo Patto europeo sulla migrazione e l'asilo secondo una logica di pacchetto, ossia basato su un giudizio onnicomprensivo e interconnesso delle singole proposte normative che lo contengono, nell'ottica di realizzare un bilanciamento equilibrato fra principio di responsabilità e di solidarietà. La presidenza slovena ha concluso che le soluzioni necessarie dovrebbero essere ricercate nel quadro della proposta di regolamento che introduce accertamenti nei confronti dei cittadini di Paesi terzi alle frontiere esterne e che continuerà a orientare i lavori per trovare soluzioni a livello tecnico.
Sulle proposte relative al Patto su migrazione e asilo la 14a Commissione permanente del Senato si è espressa con la risoluzione Doc. XVIII-bis n. 6, adottata il 19 gennaio 2021, in cui vengono rilevate criticità in merito al rispetto dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità. Le proposte sono tuttora all'esame della I Commissione (Affari costituzionali) della Camera dei deputati nell'ambito del dialogo politico. Per approfondimenti, si rimanda al Dossier n.123/59 "Seconda Conferenza interparlamentare di alto livello sulla migrazione – Videoconferenza 14 giugno 2021", a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica e dell'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati, nonché ai Dossier n. 47 "Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo" e n. 34 "Audizione, in videoconferenza, della Commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson", a cura dell'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati.
Si segnala inoltre che il Governo italiano - nella versione aggiornata di settembre 2021 del non paper sulla Conferenza sul futuro dell'Europa - ha indicato fra le principali priorità politiche dell'Ue la definizione di una effettiva politica migratoria europea improntata a una solidarietà che da occasionale diventi elemento strutturale.
Dodici Paesi ( Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Danimarca, Grecia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia) hanno chiesto alla Commissione di fornire, nell'ambito della riforma del Codice frontiere Schengen  fondi europei per costruire barriere fisiche anti migranti alle frontiere esterne, e di adottare azioni più decise contro gli attraversamenti irregolari alle frontiere esterne (sulla proposta di riforma del meccanismo di valutazione e monitoraggio dell'applicazione dell' acquis di Schengen vd. la Nota su atti dell'Ue n. 88, a cura del Servizio Studi del Senato). La Commissaria per gli Affari interni Ylva Johansson ha tuttavia affermato che gli Stati membri hanno il diritto di difendere le proprie frontiere, ma nel rispetto dell' acquis dell'Unione, e ha respinto ogni ipotesi di stanziamenti Ue per la costruzione di barriere.
Per quanto concerne, infine, i rimpatri e gli accordi in materia di riammissione, la Commissione rende noto che le restrizioni di viaggio introdotte per contenere la pandemia hanno reso difficile effettuare con successo i rimpatri. Il numero di decisioni di rimpatrio emesse negli Stati membri nel 2020 è diminuito del 19% rispetto al 2019, ma i rimpatri effettivi verso Paesi terzi si sono più che dimezzati (nel 2020 negli Stati membri sono state emesse quasi 400.000 decisioni di rimpatrio, con oltre 70.000 rimpatri effettivi). Tuttavia le operazioni di rimpatrio condotte da Frontex stanno tornando ai numeri pre-Covid: nel 2021 Frontex ha coordinato 232 operazioni di rimpatrio effettuate dagli Stati membri mediante voli charter verso 28 Paesi terzi, rimpatriando quasi 8.000 cittadini di Paesi terzi (cfr. la Relazione sulla migrazione e l'asilo).
La Commissione ritiene che rimpatri, riammissione e reintegrazione efficaci siano elementi importanti dell'approccio globale in materia di migrazione e asilo definito nel Patto e parte importante delle relazioni con i partner principali è l'attuazione degli accordi (con Hong Kong, Macao, Sri Lanka, Albania, Russia, Ucraina, Macedonia del Nord, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia, Moldova, Pakistan, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Turchia, Capo Verde, Bielorussia) e delle intese (con Afghanistan, Gambia, Guinea, Bangladesh, Etiopia e Costa d'Avorio) esistenti  in materia di riammissione. La Commissione intende inoltre incentivare e migliorare la cooperazione con i Paesi terzi avvalendosi del codice dei visti (istituito con il regolamento (CE) n. 810/2009), modificato per includervi un collegamento fra la cooperazione in materia di riammissione e il rilascio dei visti.

V. Commercio

Il Consiglio europeo dovrebbe tenere una discussione strategica sulla politica commerciale dell'UE. 

Riesame della politica commerciale dell'UE

La Commissione europea ha presentato, il 18 febbraio 2021, la comunicazione intitolata "Riesame della politica commerciale – Una politica commerciale aperta, sostenibile e assertiva" ( COM (2021)66 ) , con la quale propone che la politica commerciale dell'UE si concentri su tre obiettivi fondamentali:
  1. sostenere la ripresa e la trasformazione dell'economia dell'UE in linea con i suoi obiettivi verdi e digitali;
  2. definire norme per una globalizzazione più sostenibile e più equa;
  3. aumentare la capacità dell'UE di perseguire i propri interessi e far valere i propri diritti, anche autonomamente, ove necessario.
La Commissione individua una serie di fattori e sfide con le quali la politica commerciale dell'UE si deve misurare a livello globale, tra cui:
  • l'incertezza globale in aumento, alimentata dalle tensioni politiche e geoeconomiche, e il crescente ricorso all'unilateralismo in luogo della cooperazione internazionale della governance multilaterale;
  • il profondo impatto della globalizzazione, delle evoluzioni tecnologiche e dello sviluppo di catene globali del valore sulle economie e sulle società;
  • la rapida ascesa della Cina e le prospettive economiche di medio periodo, che prefigurano un calo del peso dell'Europa nella dinamica di crescita globale;
  • i cambiamenti climatici, unitamente alla perdita di biodiversità e al degrado ambientale, e la trasformazione digitale;
  • le gravi carenze, in molte parti del mondo, in materia di lavoro dignitoso;
  • la pandemia di COVID-19.
Nella comunicazione si indica che la politica commerciale deve essere a sostegno dall'autonomia strategica aperta dell'UE, sulla base della premessa che le sfide globali richiedono una maggiore (e non minore) cooperazione globale al fine di un sistema riformato di governance del commercio mondiale basato su regole. Per l'UE sarà necessario operare in un nuovo ordine mondiale multipolare, promuovendo approcci volti alla riduzione delle tensioni e alla ricerca di soluzioni basate su un quadro aggiornato di regole condivise. Al contempo, se necessario, l'UE deve dotarsi di strumenti per operare in un ambiente internazionale più ostile.
Si ricorda che il quadro europeo degli strumenti di difesa commerciale è costituito dal regolamento (UE) 2016/1036 e dal regolamento (UE) 2016/1037 (come modificati dal regolamento (UE) 2017/2321 e dal regolamento (UE) 2018/825 ), i cosiddetti regolamenti antidumping e anti sovvenzioni di base. Il regolamento (UE) 2017/2321 introduce una nuova metodologia per calcolare i margini di dumping delle importazioni da Paesi terzi membri del WTO in presenza di forti distorsioni del mercato o di un'influenza penetrante dello Stato sull'economia, mentre il regolamento (UE) 2018/825 ha introdotto una modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale. Si ricorda, infine, che il 13 febbraio 2021, è entrato in vigore il regolamento (UE) 2021/167 , che reca modifiche al regolamento (UE) 654/2014, relativo all'esercizio dei diritti dell'Unione per l'applicazione e il rispetto delle norme commerciali internazionali, e in particolare prevede: a) che l'UE può agire per proteggere i propri interessi commerciali in seno all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e in virtù di accordi bilaterali quando una controversia commerciale viene bloccata nonostante gli sforzi in buona fede dell'UE di seguire le procedure di risoluzione delle controversie (il regolamento in precedenza consentiva un'azione solo dopo il completamento di procedure di risoluzione delle controversie); b) l'ampliamento del campo di applicazione del regolamento e delle possibili contromisure di politica commerciale ai servizi e ad alcuni aspetti relativi al commercio dei diritti di proprietà intellettuale (il regolamento in precedenza consentiva solo contromisure sulle merci).
Dalla Trentanovesima relazione della Commissione europea sulle attività antidumping, anti sovvenzioni e di salvaguardia dell'UE e sull'utilizzo degli strumenti di difesa commerciale da parte di Paesi terzi nei confronti dell'UE ( COM(2021)496 ) emerge che alla fine del 2020, la maggior parte delle misure di difesa commerciale dell'UE riguarda importazioni provenienti da: Cina (99 misure); Russia (9 misure); India (7 misure); Stati Uniti (6 misure).
Per un approfondimento delle azioni proposte dalla comunicazione per conseguire i suddetti tre obiettivi fondamentali, si veda il dossier "Incontro dei Presidenti delle Commissioni per gli affari europei dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo con il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis" predisposto dagli uffici di documentazione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Nell'ambito dell'attuale legislatura europea è stato avviato un dibattito sull'autonomia strategica dell'UE, ossia sulla sua capacità di agire autonomamente a tutela dei propri valori ed interessi. La Commissione europea ha presentato l'8 settembre 2021 la seconda relazione in materia di previsione strategica , che reca una analisi per rafforzare la resilienza dell'UE in quattro dimensioni interconnesse: sociale ed economica, geopolitica, ecologica e digitale. Tra le priorità, con particolare riferimento alla dimensione del commercio internazionale, la Commissione indica la necessità di assicurare e diversificare l'approvvigionamento di materie prime critiche.  
A tal proposito, si segnala che nel settembre 2020 la Commissione europea ha lanciato un piano d'azione per le materie prime critiche che delinea una serie di azioni volte in particolare a: sviluppare catene del valore resilienti per gli ecosistemi industriali dell'UE; ridurre la dipendenza dalle materie prime critiche primarie mediante l'uso circolare delle risorse, i prodotti sostenibili e l'innovazione; rafforzare l'approvvigionamento interno di materie prime nell'UE; diversificare l'approvvigionamento dai Paesi terzi e rimuovere le distorsioni del commercio internazionale, nel pieno rispetto degli obblighi internazionali dell'UE.
L'UE gestisce le relazioni commerciali con i Paesi terzi sotto forma di accordi commerciali, concepiti per creare migliori opportunità di scambi e superare le barriere commerciali. Sono attualmente in corso diversi negoziati commerciali tra l'UE e i Paesi terzi.
La nuova Strategia dell'UE per la regione indo-pacifica annuncia azioni dell'Unione per: completare i negoziati commerciali in corso con Australia, Indonesia e Nuova Zelanda; riprendere le trattative commerciali e avviare le trattative sugli investimenti con l'India; completare un accordo di partenariato economico con la Comunità dell'Africa orientale; riprendere i negoziati commerciali con Malaysia, Filippine e Thailandia e negoziare un accordo commerciale interregionale con l'ASEAN; concludere accordi di partenariato e cooperazione (PCA) con Malaysia e Thailandia; avviare negoziati per l'APC con le Maldive e portare a pieno compimento il nuovo accordo di partenariato dell'UE con gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP).
Per una panoramica complessiva dei negoziati, si veda il seguente documento della Commissione europea aggiornato ad ottobre 2021.
Di seguito la mappa dei Paesi con accordi commerciali in vigore, in corso di adozione/ratifica, in corso di negoziazione, sospesi e senza accordi (Fonte: Commissione europea - Direzione Generale Commercio).
 
Si segnala che il 29 settembre, a Pittsburgh, si è riunito per la prima volta il Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-USA (TTC). L'UE e gli Stati Uniti hanno riaffermano gli obiettivi del TTC per: coordinare gli approcci alle principali questioni tecnologiche, economiche e commerciali globali; approfondire le relazioni commerciali ed economiche transatlantiche, basando le politiche su valori democratici condivisi. Al termine della riunione, è stata sottoscritta una Dichiarazione comune , mediante la quale UE e USA affermano tra l'altro che:  intendono mantenere uno screening degli investimenti al fine di affrontare i rischi per la sicurezza nazionale; riconoscono l'importanza di controlli efficaci sul commercio di prodotti a duplice uso; intendono sviluppare sistemi di intelligenza artificiale innovativi e affidabili e rispettosi dei diritti umani universali e dei valori democratici condivisi; si impegnano a creare un partenariato per il riequilibrio delle catene di approvvigionamento globali dei semiconduttori e per rafforzare gli ecosistemi nazionali di semiconduttori; intendono lavorare a stretto contatto per affrontare le politiche e le pratiche commerciali sleali e tutelare i lavoratori nel contesto commerciale.

Principali partner commerciali dell'UE

Si riporta di seguito una tabella sui principali partner commerciali dell'UE.
Si rileva in particolare che la Cina è diventata il primo partner commerciale dell'UE con un interscambio commerciale complessivo di 377,2 miliardi di euro nel periodo gennaio-luglio 2021, davanti a Stati Uniti con 353 miliardi di euro. Si registra una crescita sia delle esportazioni dell'UE verso la Cina (+ 16,4%) che delle importazioni dalla Cina (+ 13,4%); allo stesso modo si registra una crescita delle esportazioni dell'UE verso gli Stati Uniti (+ 10,9%) e delle importazioni dagli Stati Uniti (+5,4%). Si segnala, infine, il calo delle importazioni dell'UE dal Regno Unito (-17,1%). Tali dati sono riportati nella seguente tabella.
L'UE registra una bilancia commerciale positiva con gli Stati Uniti per 98,2 miliardi di euro e, invece, un saldo commerciale negativo con la Cina di 115,8 miliardi di euro. (Fonte nota Eurostat sul commercio internazionale dell'UE , 16 settembre 2021 ).

VI. Relazioni esterne


Vertice ASEM e impegno dell'UE nell'indo-pacifico

Il Consiglio europeo dovrebbe discutere sui preparativi per il vertice ASEM (Asia-Europe Meeting) che si svolgerà in formato virtuale il 25 e 26 novembre 2021, organizzato dalla Cambogia, nel cui contesto verrà discusso anche l'impegno dell'UE nella regione dell'indopacifico. In tale contesto, il Consiglio europeo dovrebbe sostenere la strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica e invitare il Consiglio ad assicurarne la rapida attuazione.
Il Vertice ASEM è stato istituito nel 1996 quale forum per il dialogo e la cooperazione tra l'Asia e l'Europa allo scopo di rafforzare le relazioni tra i due continenti. Riunisce 53 partner, tra cui:
  • l'Unione europea;
  • 30 Paesi europei (i 27 Stati membri dell'UE, la Norvegia, il Regno Unito e la Svizzera);
  • 21 Paesi asiatici (i 10 Paesi dell'ASEAN: Brunei, Cambogia, Filippine, Indonesia, Laos, Malaysia, Myanmar, Singapore, Thailandia, Vietnam; più Australia, Bangladesh, Cina, India, Giappone, Kazakistan, Repubblica di Corea, Mongolia, Nuova Zelanda, Pakistan e Russia);
  • il segretariato dell'ASEAN.
L'ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico) è un'organizzazione politica, economica e culturale di nazioni situate nel Sud-est asiatico, a cui è collegata l'area di libero scambio dell'ASEAN, a sua volta collegata con singoli accordi all'Australia, Nuova Zelanda, Repubblica Popolare Cinese, Corea del Sud e Giappone.
Il vertice ASEM, a livello dei capi di Stato o di Governo, viene organizzato ogni due anni (l'ultimo vertice ASEM, il 12°, si è svolto a Bruxelles il 18-19 ottobre 2018, cfr. dichiarazione finale), alternativamente in Asia e in Europa, per definire le priorità del partenariato.
La cooperazione in ambito ASEM prevede, inoltre, riunioni a livello ministeriale di settore e riunioni amministrative a livello di funzionari.
Il complesso dei Paesi che fa parte della cooperazione ASEM è titolare di circa il 55% dello scambio commerciale globale, del 60% della popolazione mondiale e del 65% del prodotto interno lordo globale.

La nuova strategia dell'UE per la cooperazione nell'indo-pacifico

Dando seguito alle conclusioni adottate dal Consiglio dell'UE, nel formato Affari esteri, il 16 aprile 2021, la Commissione europea e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno adottato, il 16 settembre 2021, la comunicazione congiunta " La strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica" ( JOIN(2021)24), una vasta area geografica che si estende dalla costa orientale dell'Africa agli Stati insulari del Pacifico.
In merito al citato 13° vertice ASEM (Asia-Europa), la comunicazione afferma che avrà come obiettivo quello di stimolare una ripresa ecosostenibile. Tale vertice, a detta della comunicazione, sarà sostenuto dalla cooperazione multilaterale a livello del G20 e integrato dai dialoghi macroeconomici bilaterali con i partner regionali del G20.
Secondo la Commissione europea e l'Alto rappresentante, la strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica è fondamentale alla luce di diversi fattori, tra cui:
  • il crescente peso economico, demografico e politico della regione, che comprende sette membri del G20 (Australia, Cina, India, Indonesia, Giappone, Repubblica del Sud Africa e Repubblica di Corea), nonché l'ASEAN, ospita tre quinti della popolazione mondiale e produce il 60% del PIL mondiale;
  • la forte interconnessione tra l'UE e la regione indo-pacifica in termini di scambi e investimenti;
  • l'evoluzione delle dinamiche geopolitiche nella regione indo-pacifica, che hanno dato luogo a una forte concorrenza, che ha provocato anche tensioni attorno a zone marittime e territori contesi.
La Strategia delinea una serie di azioni, articolate in sette settori prioritari (prosperità sostenibile e inclusiva; transizione verde; governance degli oceani; governance e partenariati digitali; connettività; sicurezza e difesa; sicurezza umana), che l'Unione intende adottare per intensificare il proprio impegno strategico nei confronti della regione indo-pacifica al fine di costruire partenariati che promuovano l'ordine internazionale basato su regole e l'accesso a mercati aperti, garantiscano un contesto commerciale stabile, affrontino le sfide mondiali e pongano le basi di una ripresa economica rapida, giusta e sostenibile che crei prosperità a lungo termine e che contribuisca ad accelerare le transizioni verde e digitale.
Tale impegno - dichiara la comunicazione congiunta - dovrebbe contribuire a rafforzare l'influenza strategica e la sicurezza dell'Europa e a garantire la resilienza delle sue catene di approvvigionamento, messe duramente alla prova con la crisi pandemica, e si fonderà sulla promozione della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e di impegni universalmente concordati come l'Agenda 2030 e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile e l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
L'attuazione della Strategia sarà promossa mediante vertici, riunioni ministeriali, dialoghi e futuri accordi con i partner della regione e sarà finanziata da diverse fonti, compreso lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI), nel cui ambito opera anche il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile Plus.
La Strategia è in corso di esame presso la III Commissione (Affari Esteri) della Camera dei deputati, che in data 12 ottobre 2021 ha anche svolto l'audizione di Gabriele Visentin che, dal 1° settembre 2021, svolge le funzioni di Inviato speciale dell'UE per l'Indo-Pacifico. Per un approfondimento della Strategia e delle azioni fondamentali proposte, si veda il dossier pubblicato dall'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati.
Il Parlamento europeo, nella risoluzione del 6 ottobre 2021 sul futuro delle relazioni UE-USA, "accoglie favorevolmente i recenti progressi riguardo alla strategia indo-pacifica dell'Unione; ne chiede una celere attuazione d'insieme, dal momento che è nell'interesse dell'UE e ne promuoverebbe i valori, e pone l'accento sull'importanza di tale regione geostrategica, dove risiedono amici e partner democratici transatlantici comuni, come Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Taiwan, e chiede un partenariato e un coordinamento UE-USA rafforzati sulla regione indo-pacifica; ricorda l'importanza di rafforzare i legami strategici con i membri dell'ASEAN e con il Forum delle isole del Pacifico (PIF)".
Il 15 settembre 2021, il giorno antecedente alla presentazione della Strategia, USA, Australia e Regno Unito hanno annunciato la sottoscrizione di un partenariato strategico in materia di sicurezza (denominato AUKUS, acronimo inglese delle tre nazioni firmatarie), che comporta l'acquisizione, da parte australiana, della tecnologia necessaria per dotarsi di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare, nonché la cancellazione, da parte del Governo australiano, del contratto del 2016 con la Francia per la fornitura di sottomarini.
Al termine della riunione informale dei Ministri degli affari esteri del 20 settembre 2021, l'Alto Rappresentante, Josep Borrell, ha dichiarato, tra l'altro, che i Ministri hanno espresso solidarietà nei confronti della Francia. Borrell ha, inoltre, indicato di aver chiesto al Ministro degli Esteri australiano, Marise Payne - in occasione di un incontro svoltosi nella stessa giornata, prima della riunione informale - le ragioni della mancanza di consultazione preventiva su AUKUS e di avere espresso il rammarico che tale alleanza escludesse i partner europei, che hanno una forte presenza nel Pacifico, come nel caso della Francia. Borrell ha rilevato che le attuali sfide alla stabilità nella regione richiedono una maggiore cooperazione e coordinamento tra partner che la pensano allo stesso modo, come l'Australia, il Regno Unito e gli Stati Uniti e l'Unione europea.

Vertice del Partenariato orientale del 15 dicembre 2021

Il Consiglio europeo dovrebbe discutere dei preparativi per il vertice del Partenariato orientale che si svolgerà il 15 dicembre 2021.
Il Partenariato orientale, avviato nel 2009 in occasione del Vertice di Praga, ha l'obiettivo di rafforzare la dimensione orientale della Politica europea di vicinato dell'UE. I paesi coinvolti nel partenariato orientale sono Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina.
Si ricorda che la Bielorussia, in risposta alle sanzioni dell'UE per la violazione dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali nel paese, ha deciso di sospendere la sua partecipazione al partenariato orientale.
In occasione del prossimo vertice del partenariato orientale, del 15 dicembre 2021, dovrebbero essere approvate le proposte per la nuova agenda di cooperazione con i paesi del Partenariato orientale presentate il 2 luglio 2021 in un documento di lavoro della Commissione europea e dall'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
La nuova agenda di cooperazione prevede che i cinque obiettivi strategici a lungo termine individuati nella comunicazione del marzo 2020 - economie resilienti, sostenibili e integrate, istituzioni responsabili, stato di diritto e sicurezza, resilienza ambientale e ai cambiamenti climatici, trasformazione digitale, società eque e inclusive - saranno realizzati grazie ad un piano di investimenti da 2,3 miliardi di euro per i prossimi 5 anni, che si stima siano in grado di mobilitare fino a 17 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati.
Il Piano di investimenti dovrebbe promuovere la realizzazione di una serie di iniziative faro che sono state concordate per e con ciascun paese del partenariato orientale, e che riguardano progetti nei seguenti settori: connettività dei trasporti; competitività delle imprese e la loro integrazione nelle catene di valore dell'UE; transizione digitale; sostenibilità energetica; resilienza ambientale e climatica, sistemi sanitari, formazione e capitale umano.
Il piano di investimenti prevede anche iniziative e progetti a favore della Bielorussia, a condizione di una transizione democratica nel paese.
Oltre alle iniziative faro, diverse per ciascun paese, la nuova agenda identifica 10 obiettivi prioritari di natura trasversale da raggiungere entro il 2025:
1) un contributo di 1 miliardo di euro per il sostegno a 500.000 PMI (pari al 20% del totale delle PMI esistenti nella regione);
2) la costruzione o il miglioramento di oltre 3.000 chilometri di strade e ferrovie;
3) progetti di mobilità per 70mila giovani studenti e ricercatori;
4) la trasparenza e il controllo sulle dichiarazioni dei redditi delle proprietà degli alti funzionari pubblici;
5) la messa in opera di un quadro rafforzato in atto per identificare e affrontare minacce ibride, migliorando la capacità dei partner di aumentare la resilienza informatica e il contrasto alla cyber criminalità;
6) accesso a servizi idrici sicuri per altri 3 milioni di cittadini e migliorare la qualità dell'aria in 300 città;
7) riduzione dei consumi energetici di almeno il 20% in 250mila abitazioni private;
8) garantire un accesso a Internet ad alta velocità nell'80% delle famiglie;
9) assistenza per vaccinare 850.000 operatori sanitari;
10) sostegno a 2500 organizzazioni della società civile, 120 media indipendenti e 2000 giornalisti.
Il Consiglio dell'UE ha approvato l' 11 maggio 2020 delle conclusioni sul partenariato orientale nelle quali in particolare:
  • ribadisce l'importanza strategica e l'impegno comune a creare uno spazio comune di democrazia, prosperità e stabilità condivise;
  • ribadisce il proprio approccio basato sugli incentivi e sulle condizionalità in quanto strumento per incoraggiare i paesi partner orientali a continuare a impegnarsi nelle riforme;
  • sottolinea inoltre che è importante che il futuro partenariato orientale sia più strategico, ambizioso, flessibile e inclusivo, e consenta di affrontare congiuntamente sfide comuni e globali in un'ampia gamma di settori;
  • chiede un impegno rinnovato rispetto agli elementi fondamentali del partenariato orientale, che comprendono: democrazia, diritti umani, Stato di diritto, buon governo, politiche anticorruzione, riforme economiche, sfide ambientali, climatiche ed energetiche, trasformazione digitale e gli investimenti nelle persone.
Da ultimo, in occasione della riunione del 18 ottobre 2021, il Consiglio dell'UE affari esteri ha discusso sulle relazioni dell'UE con il partenariato orientale, in preparazione della riunione ministeriale che si terrà a novembre e del vertice del partenariato orientale previsto per dicembre a Bruxelles. In particolare, il Consiglio ha discusso del difficile contesto geopolitico affrontato da alcuni paesi partner della regione e ha convenuto che l'UE continuerà a promuovere il rispetto dei valori fondamentali quali democrazia, diritti umani, stato di diritto e la lotta alla corruzione. Allo stesso tempo, l'UE rimarrà concentrata sulla ripresa socioeconomica a lungo termine, assicurandosi che sia sostenibile e inclusiva, fornendo risultati concreti per le persone. L'UE sosterrà inoltre i paesi del partenariato orientale con vaccini, certificati vaccinali e nella lotta alla disinformazione.

COP26

In vista della Cop26 di Glasgow, il Consiglio europeo dovrebbe chiedere una risposta globale ambiziosa ai cambiamenti climatici definendo essenziale fare in modo che l'obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5° rimanga raggiungibile. Dovrebbe invitare tutte le parti a proporre obiettivi e politiche nazionali ambiziosi e a darvi attuazione. In particolare dovrebbe esortare le grandi economie che non l'hanno ancora fatto a comunicare o aggiornare, in tempo per la COP26, contributi determinati a livello nazionale (NDC) rafforzati e ambiziosi e a presentare strategie di lungo periodo per azzerare le emissioni nette entro il 2050. Il Consiglio europeo dovrebbe altresì ricordare che l'UE e i suoi Stati membri restano impegnati a continuare ad aumentare i loro finanziamenti per il clima e dovrebbe esortare gli altri paesi sviluppati ad aumentare con urgenza il loro contributo collettivo di finanziamento per il clima pari a 100 miliardi di dollari l'anno fino al 2025.
Il 6 ottobre 2021 il Consiglio dei ministri dell'Ambiente dell'UE ha adottato conclusioni che hanno definito la posizione negoziale dell'Unione alla COP26 (UNFCC).
Sottolineando che l' azione globale per il clima rimane insufficiente, il Consiglio dell'UE sottolinea la necessità di rafforzare con largo anticipo rispetto al 2030 l'ambizione di mitigazione del cambiamento climatico. Ha espresso altresì preoccupazione per il fatto che, collettivamente, i contributi determinati a livello nazionale (NDC) presentati dalle Parti aderenti all' Accordo di Parigi  appaiono ancora lontani dal consentire il raggiungimento degli obiettivi di lungo termine dell'Accordo.
Quanto alla necessità di rafforzare l'azione, l'ambizione e il sostegno, il Consiglio invita tutte le parti a proporre obiettivi e politiche nazionali ambiziosi esortando, in particolare, le principali economie che non lo hanno ancora fatto a comunicare o aggiornare, in tempo per la COP 26, NDC rafforzati e ambiziosi e a presentare strategie di sviluppo orientate al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050. Nelle conclusioni si ricorda il contributo determinato a livello nazionale ( NDC ) che l'UE ha trasmesso al Segretariato dell'UNFCCC il 17 dicembre 2020, e in cui, congiuntamente agli Stati membri e coerentemente con la legge europea sul clima (regolamento (UE) 2021/1119 del 30 giugno 2021), si impegna "a conseguire un obiettivo vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990".
Il Consiglio dell'UE sottolinea:
  • che l'obiettivo al 2030 sarà conseguito attuando il pacchetto di proposte in materia di energia e clima presentato dalla Commissione europea il 14 luglio 2021, c.d. "Pronti per il 55 %";
  • la necessità, oltre alle riduzioni delle emissioni, di intensificare collettivamente e con urgenza gli sforzi di adattamento;
  • la determinazione dell'UE e degli Stati membri di aumentare i finanziamenti internazionali per il clima nell'ambito dell'obiettivo sottoscritto collettivamente dai paesi sviluppati di mobilitare 100 miliardi di dollari statunitensi all'anno entro il 2020 e fino al 2025.
Per ciò che concerne il conseguimento dei risultati alla Conferenza di Glasgow, il Consiglio è altresì determinato:
  • a completare, in sede di COP 26, il quadro di regole adottato a Katowice nel corso della COP24 sulla base dei progressi compiuti nel corso delle discussioni virtuali informali svoltesi a partire dalla COP 25 del 2019;
  • a giungere a una conclusione su norme ai sensi dell'articolo 6 dell'Accordo di Parigi, che consentano un'azione coerente con la necessaria maggiore ambizione globale, evitino la doppia contabilizzazione e la dipendenza da percorsi ad alte emissioni, affrontino rischi quali la non permanenza e la rilocalizzazione delle emissioni attraverso: a) norme esaurienti e rigorose sul metodo di calcolo applicabile a tutti i risultati di mitigazione internazionali, anche per quanto riguarda il meccanismo di cui all'articolo 6, paragrafo 4, e il regime di compensazione e riduzione delle emissioni di carbonio del trasporto aereo internazionale ( CORSIA ); b) un meccanismo ai sensi dell'articolo 6, paragrafo 4, lungimirante e ambizioso, che consentirà alle parti di intensificare i loro sforzi di mitigazione contribuendo alle proprie strategie di mitigazione; c) l'approvazione del programma di lavoro sul quadro generale per gli approcci non di mercato, che agevolerà sinergie ed efficienze nella cooperazione non di mercato nell'ambito dell'articolo 6, paragrafo 8;
    L'articolo 6 dell'Accordo di Parigi istituisce al paragrafo 4 un meccanismo, sotto la supervisione delle Nazioni unite, per contribuire alla mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra e promuovere lo sviluppo sostenibile, su base volontaria (approcci di mercato). Il meccanismo intende incentivare e facilitare la partecipazione alla mitigazione delle emissioni di gas a effetto serra di soggetti pubblici e privati autorizzati da una Parte.
    Il paragrafo 8 dello stesso articolo 6 riconosce l'importanza di approcci non di mercato a disposizione delle Parti per l'attuazione dei contributi determinati a livello nazionale, nell'ambito dello sviluppo sostenibile, dell'eliminazione della povertà, anche attraverso mitigazione, adattamento, finanziamenti, trasferimenti di tecnologia e rafforzamento delle capacità, in modo coordinato ed efficace.
  • a concludere intese nell'ambito del quadro rafforzato per la trasparenza (Enhanced Transparency Framework- ETF), sulla base delle modalità, procedure e linee guida concordate a Katowice e dei progressi informali compiuti a partire dalla COP 25 di Madrid, sottolineando l'importanza del sostegno allo sviluppo delle capacità e dell'assistenza tecnica per garantire che tutte le parti che sono paesi in via di sviluppo partecipino pienamente a tale quadro;
  • esprime, al fine di raggiungere un consenso a Glasgow, la propria preferenza per una scadenza comune di cinque anni per tutti gli NDC delle parti, applicata a decorrere dal 2031 e che l'Unione europea dovrà applicare in modo coerente con la normativa europea sul clima.
    La questione delle scadenze comuni per i contributi determinati a livello nazionale (NDC) è oggetto di discussione dall'adozione dell'Accordo di Parigi. In una fase iniziale alcune parti, tra cui l'UE, hanno comunicato i propri NDC con una scadenza decennale, altre con scadenza quinquennale. Alla conferenza di Glasgow dovranno decidere se concordare su una scadenza comune, per sincronizzare l'aggiornamento di tutti gli NDC ogni cinque anni, conformemente a quanto stabilito nell'Accordo. La posizione dell'UE è stata quella di appoggiare una decisione su una scadenza comune, anche in considerazione del fatto che la legge europea sul clima prevede il riesame periodico dell'obiettivo decennale dell'UE per il 2040 anche alla luce del bilancio globale.
Il 5 ottobre il Consiglio Economia e Finanza dell'UE (Ecofin) ha adottato conclusioni che costituiscono un mandato specifico per i negoziatori dell'UE alla COP26, per gli aspetti relativi alla finanza per il clima.
Il Consiglio Ecofin ha sottolineato tra l'altro che l'UE sta adottando misure ambiziose per allineare i flussi finanziari all'Accordo di Parigi e che intende sostenere la convergenza degli approcci e degli strumenti di finanza sostenibile a livello mondiale.
Si segnalano in merito il " Piano d'azione dell'UE del 2018 per finanziare la crescita sostenibile , la " Strategia per finanziare la transizione verso un'economia sostenibile " e, in materia di tassonomia delle attività economiche sostenibili, il regolamento UE 2020/852 e la presentazione della comunicazione " Tassonomia dell'UE, comunicazione societaria sulla sostenibilità, preferenze di sostenibilità e doveri fiduciari: dirigere i finanziamenti verso il Green Deal europeo".
Il Consiglio ha definito essenziali per orientare i flussi finanziari verso investimenti climaticamente neutri la fissazione del prezzo del carbonio e la graduale eliminazione delle sovvenzioni per i combustibili fossili ed ha pertanto accolto con favore l 'impegno assunto dal vertice del G7 di giugno di porre termine, entro la fine del 2021, ai nuovi sostegni pubblici in favore della produzione internazionale di energia elettrica in centrali termiche a carbone non soggette ad abbattimento del carbonio.
Infine il Consiglio Ecofin ha ricordato che l'UE e i suoi Stati, avendo più che raddoppiato dal 2013 il proprio contributo, sono il principale erogatore di finanziamenti pubblici internazionali per il clima. Ha ribadito l'impegno dell'UE e dei suoi Stati membri ad aumentare il proprio contributo per conseguire l'obiettivo dei paesi sviluppati di mobilitare collettivamente 100 miliardi di dollari all'anno fino al 2025 e invitato gli altri paesi sviluppati ad aumentare a loro volta con urgenza il rispettivo contributo. Ha infine dichiarato l'impegno a partecipare alle deliberazioni su un nuovo obiettivo collettivo a partire da una soglia di almeno 100 miliardi di dollari all'anno dopo il 2025, tenendo conto delle esigenze e delle priorità dei paesi in via di sviluppo.
Si ricorda che il Parlamento europeo discuterà nella seduta plenaria del 20 ottobre una risoluzione sulla COP26 in cui ribadisce, tra l'altro, la necessità di porre urgentemente fine alle sovvenzioni ai combustibili fossili, nonché sollecita tutte le parti a concludere le questioni in sospeso per la messa a punto del codice dell'accordo di Parigi, in particolare per quanto riguarda la trasparenza, i calendari comuni e i meccanismi di cooperazione di cui all'articolo 6, al fine di garantire una forte integrità ambientale e conseguire il massimo livello di ambizione nell'UE e nel mondo.
Per approfondimenti sulla posizione dell'UE alla Cop 26 e sulle iniziative dell'UE nella lotta contro i cambiamenti climatici, si veda il dossier "La partecipazione dell'UE alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26)", curato dall'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei Deputati.

Biodiversità

Il Consiglio europeo dovrebbe prendere atto dei preparativi per la riunione della COP 15 sulla diversità biologica che si terrà a Kunming, chiedendo un ambizioso quadro globale per la diversità post- 2020 volto a arrestare e invertire la perdita di biodiversità.
La richiesta di obiettivi globali chiari e ambiziosi a lungo termine in materia di biodiversità era già stata avanzata dal Parlamento europeo sia nella risoluzione sulla Conferenza delle parti (COP15) della convenzione sulla diversità biologica ( P9_TA(2020) 0015 del 16 gennaio 2020) sia, da ultimo, nella risoluzione del 9 giugno 2021 sulla strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 ( P9_TA(2021) 0277). In quest'ultimo documento si afferma la " necessità di un accordo multilaterale vincolante per il periodo successivo al 2020, simile all'accordo di Parigi, per arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030, corredato di obiettivi e indicatori SMART (specifici, misurabili, raggiungibili, pertinenti e temporalmente definiti), un solido quadro di attuazione e un meccanismo di revisione indipendente, trasparente e basato su dati scientifici" (par. 154).
A sua volta, il Consiglio dell'Unione europea, riunito nella composizione ambiente nell'ottobre 2020, aveva ribadito la determinazione dell'UE a dare l'esempio nell'affrontare la crisi mondiale in cui versa la biodiversità e nell'elaborare un ambizioso nuovo quadro globale dell'ONU in occasione della conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità del 2021.
 La Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità è stata firmata da 168 Stati e conta 196 parti contraenti, entrando in vigore il 29 dicembre 1993. Persegue tre, principali obiettivi:
1) la conservazione della diversità biologica;
2) l'uso sostenibile dei componenti della diversità biologica;
3) la condivisione equa dei benefici che derivano dall'utilizzo delle risorse genetiche.
La Conferenza delle parti contraenti è l'organo direttivo della Convenzione e ne cura l'attuazione attraverso le decisioni assunte in occasione delle sue sessioni. A partire dal 2000 si riunisce ogni due anni.
La quindicesima riunione della Conferenza delle parti contraenti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP 15) è articolata in due distinte fasi:
1) una prima sessione, virtuale, tenutasi dall'11 al 15 ottobre 2021;
2) una seconda sessione, in presenza, dal 25 aprile all'8 maggio 2022 a Kunming, in Cina.
Dal summit si attende l'adozione del Quadro globale della diversità post 2020, che dovrebbe fornire una visione strategica e una tabella di marcia globale per la conservazione, protezione, restaurazione e gestione sostenibile della biodiversità e degli ecosistemi per il prossimo decennio.
Nel corso della sessione on-line, il 13 ottobre 2021 è stata adottata la dichiarazione di Kunming, in cui sono stati assunti i seguenti, principali impegni politici non vincolanti:
  • assicurare lo sviluppo, l'adozione e l'attuazione di un quadro globale per la biodiversità post 2020 efficace, ponendo in essere meccanismi in grado di invertire l'attuale perdita di biodiversità; 
  • promuovere l'integrazione (mainstreaming) della conservazione e uso sostenibile della biodiversità nel processo decisionale;
  • aumentare l'efficacia, ed estendere la copertura, al livello globale, della conservazione basata su aree protette;
  • rafforzare l'uso sostenibile della biodiversità per rispondere ai bisogni delle persone;
  • rafforzare attivamente il diritto ambientale e la sua attuazione per proteggere la biodiversità e combatterne gli usi illegali nel rispetto dei diritti umani;
  • aumentare l'applicazione di approcci basati sull'ecosistema per affrontare la perdita di biodiversità, restaurare ecosistemi degradati, migliorare la resilienza, mitigare e promuovere l'adattamento al cambiamento climatico, supportare la produzione di cibo sostenibile, promuovere la salute;
  • far sì che le politiche di ripresa post-pandemica contribuiscano alla conservazione e all'uso sostenibile della biodiversità.
Al livello di Unione europea, si ricorda che la Commissione europea nel maggio 2020 ha adottato la Strategia dell'Ue sulla biodiversità per il 2030 ( COM(2020) 380). Si tratta di un piano a lungo termine, globale, sistemico e ambizioso per salvaguardare la natura e invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi. Costituisce uno dei pilastri del Green Deal europeo e della leadership dell'UE nel settore dell'azione internazionale. Essa definisce nuovi impegni, misure, obiettivi e meccanismi di governance, fra cui:
1) trasformare almeno il 30 % della superficie terrestre e dell'ambiente marino d'Europa in zone protette gestite in modo efficace;
2) ripristinare in tutta l'UE gli ecosistemi degradati che versano in condizioni precarie e ridurre le pressioni sulla biodiversità, mediante un piano di ripristino della natura di vasta portata;
3) creare le condizioni per un cambiamento profondo mettendo in moto un nuovo processo, finalizzato a migliorare la governance della biodiversità e garantire che gli Stati membri integrino nelle politiche nazionali gli impegni delineati nella strategia.
 Rilevano inoltre le già citate Conclusioni sulla biodiversità adottate dal Consiglio ambiente del 23 ottobre 2020 ( Per maggiori dettagli sugli esiti del Consiglio ambiente del 23 ottobre 2020 si rinvia alla documentazione predisposta dal Servizio studi del Senato della Repubblica: Transizione verde e obiettivi climatici: gli esiti del Consiglio ambiente, Nota UE n. 59 , ottobre 2020), in cui si invita la Commissione a integrare gli obiettivi della politica dell'UE in materia di biodiversità anche nelle proposte legislative relative a agricoltura, pesca e silvicoltura, e di garantire un'attuazione coerente delle misure dell'UE in questi settori. Il Consiglio ha accolto con favore l'obiettivo, posto dalla Commissione, di creare una rete coerente di zone protette ben gestite e di proteggere almeno il 30% della superficie terrestre dell'UE e il 30% della sua zona marina.
Il Consiglio ha infine convenuto che "una quota significativa" del 30% del bilancio dell'UE e delle spese di Next Generation EU destinate all'azione per il clima dovrebbe essere investita nella biodiversità e in soluzioni basate sulla natura, volte a promuovere la biodiversità.
Come noto, "Next Generation EU" (NGEU) è uno strumento emergenziale,  utilizzabile esclusivamente ai fini della risposta alla crisi e delle misure per la ripresa ,che ha integrato le risorse del Quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea 2021-2027 (Per dettagli sul QFP 2021-2027 e l'illustrazione dei vari atti di cui è composto si rinvia al Dossier del Servizio studi del Senato della Repubblica " L'approvazione del nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027" (106/DE), dicembre 2020) . Il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Il dispositivo per la ripresa e la resilienza è stato istituito con il regolamento (UE) 2021/241 . Per dettagli sul contenuto del regolamento, si rinvia alla Nota UE n. 67/1, pubblicata dal Servizio studi del Senato della Repubblica nel febbraio 2021) è, per quantità di risorse allocate, il maggiore tra i programmi finanziati da NGEU. La sua dotazione è stata fissata in 672,5 miliardi di euro, 360 dei quali destinati a prestiti e 312,5 a sovvenzioni. E' espressamente stabilito che le ingenti risorse messe a disposizione tramite il dispositivo:
1) possono finanziare solo misure che rispettino il principio di non apportare danno significativo agli obiettivi ambientali dell'UE ( do no significant harm) in termini, tra l'altro, di ripristino di biodiversità e eco-sistemi;
2) devono essere coerenti con le priorità dell'Unione, anche con riferimento alla transizione verde (il 37 per cento della spesa dei piani nazionali dovrà essere dedicata agli obiettivi del clima).

La strategia dell'UE sulla lotta contro l'antisemitismo

A seguito della dichiarazione del Consiglio del 2 dicembre 2020 sull'integrazione della lotta contro l'antisemitismo in tutti i settori d'intervento, il Consiglio europeo dovrebbe accogliere con favore la strategia dell'UE sulla lotta contro l'antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica adottata dalla Commissione il 5 ottobre 2021. 
La  comunicazione definisce il quadro politico della Commissione per il periodo 2021-2030 per il contrasto all'antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica, mirando a sostenere e incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri e tutti i portatori di interessi. La strategia si articola in tre pilastri: prevenzione e contrasto di tutte le forme di antisemitismo; protezione e sostegno alla vita ebraica nell'UE; istruzione, ricerca e memoria dell'Olocausto.
Gli Stati membri sono tra l'altro invitati a elaborare strategie nazionali sulla lotta contro l'antisemitismo entro la fine del 2022, o includere misure nei loro piani d'azione nazionali contro il razzismo, e fornire finanziamenti sufficienti per attuarle.