Consiglio europeo - Bruxelles, 21-22 ottobre 2021 19 ottobre 2021 |
Indice |
|I. Covid-19|II. Digitale|III. Prezzi dell'energia|IV. Migrazione|V. Commercio|VI. Relazioni esterne|La strategia dell'UE sulla lotta contro l'antisemitismo| |
I. Covid-19
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La situazione epidemiologica
Per monitorare l'andamento della pandemia il
Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) pubblica periodicamente
mappe (l'ultimo aggiornamento è del
14 ottobre 2021) basate sui dati comunicati dagli Stati membri in ottemperanza alla
raccomandazione del Consiglio dell'Ue del 13 ottobre 2020, come modificata dalla
raccomandazione del Consiglio del 28 gennaio 2021 e dalla
raccomandazione (UE) 2021/961 del Consiglio del 14 giugno 2021. L'Ecdc pubblica inoltre
statistiche quotidiane sui contagi e sui decessi nel mondo, nell'Unione europea, nello Spazio economico europeo (See) e nel Regno Unito. Il Consiglio ha chiesto agli Stati membri di fornire ogni settimana all'Ecdc i dati disponibili su: numero di
nuovi casi registrati per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni; numero di test per 100.000 abitanti effettuati nell'ultima settimana (
tasso di test); percentuale di test positivi riscontrati nell'ultima settimana (
tasso di positività dei test). La raccomandazione prevede una
mappatura delle zone di rischio: rosso scuro (rischio molto elevato), rosso (rischio elevato), arancione (rischio medio), verde (rischio basso).
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La strategia dell'UE per i vaccini
La
Strategia dell'Ue per i vaccini contro la Covid-19 è stata presentata dalla Commissione europea il 17 giugno 2020 al fine di accelerare lo sviluppo, la produzione e la diffusione di vaccini efficaci e sicuri. La Commissione ha previsto un
approccio centralizzato in ambito europeo per garantire l'approvvigionamento e sostenere lo sviluppo di vaccini disponibili per tutti i cittadini. La
vaccinazione contro il Covid-19 ha avuto inizio il 27 dicembre 2020 in tutta l'Unione europea. Finora sono stati autorizzati dall'Agenzia europea per i medicinali (
Ema) i vaccini prodotti da
BioNTech/Pfizer il 21 dicembre 2020,
Moderna il 6 gennaio 2021,
AstraZeneca il 29 gennaio 2021 e
Janssen Pharmaceutica NV l'11 marzo 2021.
Per approfondimenti sulla strategia vaccinale dell'Ue si rimanda al dossier europeo del Servizio studi del Senato e dell'Ufficio rapporti con l'Ue della Camera dei deputati
n. 118, "
Videoconferenza dei membri del Consiglio europeo, 25 e 26 Marzo 2021".
In base a quanto reso noto dalla
Commissione europea, alla data del
13 ottobre 2021, nell'Ue sono state
consegnate
817,4 milioni di dosi di vaccino e
il 75,7% della popolazione adulta ha completato il ciclo vaccinale (vd. anche il
Covid-19 Vaccine Tracker, a cura dell'Ecdc). Per quanto concerne l'
Italia, l'attività di somministrazione delle vaccinazioni è iniziata a fine dicembre 2020 (non esiste un obbligo specifico di adesione alla campagna di vaccinazione). I dati relativi alle vaccinazioni effettuate vengono aggiornati costantemente su una
pagina internet interistituzionale della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministro della salute e del Commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica Covid-19.
La Commissione europea intende affrontare la comparsa di nuove
varianti del Covid-19, sviluppando in tempi rapidi vaccini efficaci su larga scala. Per rispondere alla crescente minaccia delle varianti, nel febbraio 2021 è stato lanciato il nuovo
Piano europeo di preparazione alla difesa biologica contro le varianti del Covid-19, denominato "
incubatore Hera". Il cd.
Hera Incubator riunisce scienziati, settore industriale e autorità pubbliche e mobiliterà - nelle intenzioni della Commissione - tutte le risorse disponibili per
individuare le nuove varianti,
incentivare lo sviluppo di vaccini adattati e nuovi, accelerarne il processo di approvazione e
aumentare la capacità produttiva. L'
Hera Incubator dovrebbe inoltre fungere da modello per la
preparazione a lungo termine dell'Ue alle emergenze sanitarie.
Per quanto concerne la
disinformazione sul Covid-19, la Commissione raccomanda di far riferimento alle autorità sanitarie e ai siti
web dell'Ecdc e dell'Organizzazione mondiale della sanità (
Oms
). Il 10 giugno 2020 è stata pubblicata una
comunicazione congiunta della Commissione e dell'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza (comunicazione dal titolo
"Contrastare la disinformazione sulla Covid-19 – Guardare ai fatti"). L'Ue sta inoltre collaborando con le
piattaforme online per incoraggiarle a promuovere le fonti autorevoli, a declassare i contenuti che risultino falsi o fuorvianti e a rimuovere quelli illegali o che potrebbero provocare danni alla salute.
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Approccio coordinato alla restrizione dei viaggi
Riguardo ai viaggi all'interno dell'Ue
, si ricorda che, come già accennato, la
raccomandazione
del Consiglio dell'Ue del 13 ottobre 2020 è stata modificata dalla
raccomandazione
del Consiglio del 28 gennaio 2021 e, da ultimo, dalla
raccomandazione (UE) 2021/961
del Consiglio del 14 giugno 2021; le modifiche tengono conto dell'evoluzione della situazione epidemiologica, delle campagne di vaccinazione in corso e dell'adozione del "certificato Covid digitale Ue"
(in merito al quale si rimanda alla Nota su atti dell'Unione europea
n. 85
, a cura del Servizio Studi del Senato).
La raccomandazione prevede quattro categorie di zone di rischio: verde, arancione, rosso e rosso scuro (gli Stati membri dovrebbero scoraggiare fortemente tutti i viaggi non essenziali verso le zone rosse e quelle rosso scuro). Include inoltre due criteri aggiuntivi di cui gli Stati membri dovrebbero tener conto nel valutare se limitare la libera circolazione: la copertura vaccinale e la prevalenza di varianti di Covid-19 che destano preoccupazione o interesse.
Riguardo ai viaggi da Paesi extra Ue
, si ricorda che la
raccomandazione (UE) 2020/912
stabilisce che gli Stati membri revochino gradualmente e in modo coordinato la restrizione temporanea dei viaggi non essenziali verso l'Ue per quanto riguarda le persone residenti nei Paesi terzi elencati nell'allegato I. Ogni due settimane il Consiglio dovrebbe riesaminare e, se del caso, aggiornare tale elenco, previa stretta consultazione con la Commissione e con le agenzie e i servizi dell'Ue pertinenti. Sulla base di una
proposta
della Commissione, il 20 maggio 2021 il Consiglio
ha aggiornato
l'approccio in materia. Il Consiglio raccomanda agli Stati membri di allentare alcune delle restrizioni, in particolare per quanti sono già completamente vaccinati con un vaccino autorizzato dall'Ema (tale misura potrebbe essere estesa ai vaccini che hanno
completato l'iter previsto per l'inserimento nell'elenco per l'uso di emergenza dell'Oms). Il Consiglio ha inoltre aggiornato la soglia utilizzata per stabilire l'elenco dei Paesi extra Ue con una buona situazione epidemiologica, dai quali dovrebbero essere consentiti viaggi non essenziali, aumentando da 25 a 75 il numero di casi di Covid-19 per 100.000 abitanti negli ultimi 14 giorni.
Viene tuttavia introdotto un "freno di emergenza" qualora la situazione epidemiologica di un paese terzo o di una regione peggiori rapidamente, in particolare qualora sia stata individuata una variante che desti preoccupazione o interesse. Da ultimo, nella
raccomandazione (UE) 2021/1782
, dell'8 ottobre 2021,
il Consiglio ha aggiornato l'elenco dei Paesi terzi per i quali si dovrebbero revocare le restrizioni dei viaggi dovute alla Covid-19. L'elenco comprende: Arabia Saudita, Australia, Bahrein, Canada, Cile, Cina (fatta salva la conferma della reciprocità), Corea del Sud, Emirati arabi uniti, Giordania, Kuwait, Nuova Zelanda, Qatar, Ruanda, Singapore, Ucraina, Uruguay. Le restrizioni di viaggio dovrebbero essere revocate gradualmente anche per le due regioni amministrative speciali cinesi di Hong Kong e Macao, e nei confronti di Taiwan.
L'Ue può decidere di riconoscere automaticamente i certificati rilasciati da altri Paesi, adottando decisioni di equivalenza. Attualmente vi sono 16 Paesi (e territori) per i quali l'Ue ha adottato una decisione di equivalenza e i cui certificati Covid sono riconosciuti alle stesse condizioni del certificato Covid digitale dell'Ue: Albania, Andorra, Città del Vaticano, Isole Fær Øer, Islanda, Israele, Liechtenstein, Macedonia del Nord,
Marocco, Monaco, Norvegia, Panama, San Marino, Svizzera, Turchia, Ucraina.
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L'Unione della salute
Con la comunicazione dell'11 novembre 2020 "Costruire un'Unione europea della salute: rafforzare la resilienza dell'Ue alle minacce per la salute a carattere transfrontaliero" (
COM(2020) 724
), la Commissione ha dichiarato di voler presentare una serie di proposte volte a potenziare il quadro per la sicurezza sanitaria dell'Ue e a rafforzare il ruolo delle principali agenzie dell'Unione nella preparazione e nella risposta alle crisi (vd. la Nota su atti dell'Ue
n. 66
, a cura del Servizio Studi del Senato). Fanno parte del cd. pacchetto dell'Unione europea della salute: una proposta di regolamento (
COM(2020) 725
) che mira ad ampliare il ruolo dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema) per favorire una risposta coordinata a livello dell'Ue alle emergenze sanitarie (il 15 giugno 2021 il Consiglio dell'Ue ha raggiunto un
accordo
sul testo per il negoziato con il Parlamento, che ha votato la propria posizione in prima lettura l'
8 luglio
); una proposta di regolamento volta ad estendere le competenze del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (
COM(2020) 726
); una proposta di regolamento volta ad aggiornare il quadro normativo esistente (si veda la
decisione n. 1082/2013/UE
)
in materia di gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero (
COM(2020) 727
).
Il Consiglio ha concordato la sua posizione negoziale su quest'ultime due proposte il
23 luglio 2021
(vd. anche gli
emendamenti
del Parlamento europeo, approvati il 14 settembre 2021, sull'
Ecdc
).
Il Senato ha esaminato le proposte legislative relative all'Unione europea della salute e la 14a Commissione (Politiche dell'Unione europea) ha approvato una risoluzione nella seduta del 12 maggio 2021 (
Doc. XVIII-bis n. 9
).
Al fine di rafforzare la capacità di preparazione e risposta alle minacce a carattere transfrontaliero nuove ed emergenti per la salute umana, il 16 settembre 2021 la Commissione europea ha istituito l'Autorità dell'Ue per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie (Health emergency preparedness and response authority-
Hera
)
. L'Hera è istituita come struttura interna della Commissione e dovrebbe essere pienamente operativa all'inizio del 2022. La nuova autorità dovrebbe, fra l'altro, monitorare e mettere in comune capacità produttive e di sviluppo e disponibilità di materie prime, nonché promuovere lo sviluppo di tecnologie e soluzioni trasversali in risposta a potenziali minacce future (ad esempio, le tecnologie delle piattaforme vaccinali o l'applicazione di strumenti digitali e dell'intelligenza artificiale). Le attività dell'Hera potranno contare su un bilancio di 6 miliardi di euro, provenienti dall'attuale quadro finanziario pluriennale per il periodo 2022-2027, di cui una parte deriverà dall'integrazione di NextGenerationEU.
Nel corso della videoconferenza informale dei Ministri della Salute dell'Ue, tenutasi il 12 ottobre 2021, l'iniziativa della Commissione è stata accolta con favore dagli Stati membri. Per contro, il Parlamento europeo, nella seduta plenaria del 5 ottobre 2021, ha contestato il suo scarso coinvolgimento nella
governance dell'agenzia.
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Solidarietà internazionale
L'Unione europea e i suoi Stati membri hanno avviato una collaborazione per assistere i paesi partner, anche nel vicinato, sul fronte sanitario, economico e sociale. Per conseguire questo obiettivo di solidarietà, sono state adottate numerose misure e iniziative. L'8 aprile 2020 l'Ue ha lanciato l'iniziativa "
Team Europa
"
, con l'obiettivo di sostenere i paesi partner nelle esigenze umanitarie urgenti legate alla pandemia. In particolare, il sostegno di "Team Europa" si concentra sui seguenti aspetti: la risposta (in termini di emergenza) alle esigenze umanitarie; il rafforzamento dei sistemi sanitari, idrici e igienico-sanitari; l'attenuazione delle conseguenze socioeconomiche della pandemia. Il bilancio mobilitato, pari a 40,5 miliardi di euro, comprende risorse provenienti dall'Ue, dai suoi Stati membri e dalle istituzioni finanziarie, in particolare la Banca europea per gli investimenti (Bei) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (Bers).
Il programma
Covax
è uno dei tre pilastri del progetto concernente la collaborazione
ACT (Access to Covid-19 Tools) - Accelerator
,
avviata nell'aprile 2020 dall'Oms assieme ad altri partner, fra cui la Commissione europea, per fronteggiare la pandemia. Nell'ambito di tale collaborazione, il programma Covax è dedicato all'accesso ai vaccini in tutti i Paesi del mondo, indipendentemente dal livello di reddito; esso è guidato, oltre che dall'Oms, da Gavi (Alleanza per i vaccini) e dalla Coalizione per l'innovazione in materia di preparazione alle epidemie (Cepi). La Commissione europea ha aderito al programma Covax il 31 agosto 2020 e attraverso Team Europa l'ha inizialmente sostenuto con un contributo di 853 milioni di euro, divenendone il soggetto donatore principale. Il programma Covax prevede l'acquisto, entro la fine del 2021, di 2 miliardi di dosi di vaccino, di cui oltre 1,3 miliardi per i paesi a basso e medio reddito. L'ultima previsione di distribuzione, dell'8 settembre 2021, è
disponibile
sul sito dell'Alleanza per i vaccini Gavi. Il 22 luglio 2021 la presidente von der Leyen ha annunciato il fermo impegno a fornire attraverso Team Europa almeno 200 milioni di dosi di vaccini ai Paesi a reddito basso e medio entro la fine dell'anno, la maggior parte delle quali sarà erogata tramite Covax. Alla data della stesura del presente dossier europeo, la Commissione rende noto che sono stati raccolti impegni per 8,4 miliardi di euro a sostegno del programma, di cui quasi 3 miliardi di euro provenienti da Team Europa.
Nel corso della
74a Assemblea mondiale della sanità
(Ams) - svoltasi in modalità virtuale dal 24 al 31 maggio 2021 - è stata adottata la risoluzione "
Rafforzare la preparazione e la risposta dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) alle emergenze sanitarie
", proposta dagli Stati membri dell'Ue e sostenuta da altri 29 Paesi. La risoluzione evidenzia fra l'altro la necessità di garantire un finanziamento adeguato, flessibile e sostenibile dell'Oms, di cui si riafferma la centralità e il ruolo di coordinamento. La risoluzione prevede anche la costituzione di un gruppo di lavoro, aperto alla partecipazione di tutti gli Stati membri, incaricato di alimentare un rafforzamento dell'organizzazione e, soprattutto, di valutare i benefici di una convenzione, accordo o altro strumento internazionale per la preparazione e la risposta alle pandemie. L'Assemblea, su impulso di un ampio gruppo di paesi fra cui l'Italia, ha inoltre adottato una decisione procedurale con la quale si è stabilito che gli esiti delle valutazioni del gruppo di lavoro forniranno la base di discussione per la sessione speciale dell'Ams convocata per la fine di novembre 2021, che avrà il compito di incardinare la visione politica di un "trattato sulle pandemie" entro un percorso definito, nella prospettiva del possibile avvio di un "metodo intergovernativo" per la redazione e la negoziazione del nuovo strumento.
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II. Digitale
Il percorso per il decennio digitale costituisce la proposta della Commissione a sostegno della trasformazione digitale europea entro il 2030. Esso si basa su una bussola con
quattro punti cardinali:
competenze digitali,
imprese digitali,
infrastrutture digitali e
servizi pubblici digitali, settori cui corrispondono obiettivi specifici da conseguire entro il decennio. La
proposta di decisione con la quale la Commissione ha formalizzato il programma è tuttora all'esame delle Istituzioni europee secondo la procedura legislativa ordinaria.
Viene in considerazione in particolare l'articolo 4 recante gli obiettivi digitali. La disposizione
impegna l'
Unione e gli
Stati membri a
cooperare per raggiungere una serie di finalità (di seguito riportate) nel settore digitale nell'UE entro il 2030.
Con riferimento alla diffusione delle
competenze digitali e alla
formazione di
professionisti digitali altamente qualificati il programma prevede che entro il decennio:
a) almeno l'
80 per cento delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni possiedano almeno competenze digitali di base;
b) siano impiegati almeno
20 milioni di specialisti in tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), con una
convergenza tra donne e uomini.
Con riferimento all'obiettivo di realizzare infrastrutture digitali sicure, performanti e sostenibili, il programma impegna UE e Stati membri a far sì che:
(a)
tutte le
famiglie europee siano coperte da
una rete Gigabit, con tutte le aree popolate coperte dal
5G;
(b) la produzione di
semiconduttori all'avanguardia e sostenibili nell'Unione rappresenti almeno il
20% della
produzione mondiale in valore;
(c) nell'Unione siano installati almeno 10 000 nodi periferici altamente
sicuri e a
impatto climatico zero, distribuiti in modo da garantire l'accesso a servizi di dati a bassa latenza (pochi millisecondi) ovunque si trovino le imprese;
(d) entro il 2025, l'Unione disponga del suo primo computer con accelerazione quantistica, iniziando un percorso che consenta all'Unione di porsi all'avanguardia nel campo delle
capacità quantistiche entro il 2030.
Per quanto riguarda l'obiettivo della
trasformazione digitale delle
imprese, il programma impegna UE e Stati membri a cooperare affinché almeno il
75 per cento delle imprese dell'Unione impieghi entro il decennio: servizi di
cloud computing;
big data; sistemi di
intelligenza artificiale. Inoltre, il percorso stabilito dalla Commissione europea dovrebbe consentire a più del 90 per cento delle piccole e medie imprese dell'Unione di raggiungere almeno un livello base di intensità digitale, e all'Unione europea di aumentare lo sviluppo di
imprese innovative "scale up", di migliorare l'accesso ai finanziamenti, al fine di raddoppiare il numero di "unicorni" dell'UE.
Nel settore dei servizi pubblici il programma impegna UE e Stati membri a realizzare le seguenti specifiche finalità: a) la predisposizione online di
tutti i
servizi pubblici fondamentali per i cittadini e le imprese dell'Unione; b) l'accesso per tutti i cittadini dell'Unione alla rispettiva
cartella clinica (cartella sanitaria elettronica (EHR)); (c)l'uso da parte di almeno l'80% dei cittadini di un sistema di
identità digitale (ID).
Si ricorda che nell'ambito del Quadro finanziario pluriennale 2021- 2027, solo il
Programma Europa digitale (7,59 miliardi di euro a prezzi correnti), destina
580 milioni di euro a progetti per le
competenze digitali avanzate, in particolare: al sostegno della progettazione e sviluppo di programmi specializzati e tirocini per i futuri esperti in aree di capacità chiave come dati e intelligenza artificiale, sicurezza informatica, quantistica e
high performance computing; al miglioramento delle competenze della forza lavoro esistente attraverso brevi corsi di formazione sugli ultimi sviluppi in aree chiave di capacità.
1,1 miliardi di euro sono messi a disposizione di progetti volti a garantire l'ampio
uso delle
tecnologie digitali nell'
economia e nella
società.
Si ricorda infine che il 28 maggio 2021 il Consiglio ha approvato un orientamento generale sulla proposta di regolamento che istituisce l'impresa comune per il calcolo ad alte prestazioni europeo (EuroHPC). L'EuroHPC ha l'obiettivo di elaborare e ampliare nell'UE un ecosistema di livello mondiale, sicuro e iperconnesso di infrastrutture di dati, servizi e calcolo quantistico. Il progetto di regolamento, che sostituisce quello esistente, è stato allineato al quadro finanziario pluriennale dell'UE per il periodo 2021-2027, consentendo così all'impresa comune di utilizzare i finanziamenti di programmi dell'UE quali Orizzonte Europa, Europa digitale e il meccanismo per collegare l'Europa (
vedi infra).
La Commissione europea ha, tra l'altro, proposto un sistema di
monitoraggio condiviso, articolato su una serie di indicatori chiave di prestazione (basato sull'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (
DESI)) per misurare i
progressi compiuti verso ciascuno degli obiettivi per il 2030. Parallelamente, la Commissione ha annunciato l'intenzione di mettere a punto una proposta relativa a una "
dichiarazione congiunta sui
principi digitali" del Parlamento europeo, del Consiglio e della Commissione per garantire che lo spazio digitale tenga conto dei valori e dei diritti europei, con l'obiettivo di consentire a ogni soggetto le opportunità digitali quali l'accesso universale a internet, algoritmi che rispettino le persone e un ambiente online sicuro e affidabile.
Presentata nel dicembre 2020 la
proposta di regolamento cosiddetta "legge sui servizi digitali" (
Digital services act –DSA) contiene norme per i servizi di intermediazione online, in particolare, fissando obblighi per i diversi operatori online in base ai rispettivi ruoli, dimensioni e impatti sull'ecosistema digitale. Le disposizioni riguardano, tra l'altro: la
moderazione dei
contenuti, le
segnalazioni da parte degli utenti e gli obblighi in materia di
tracciabilità dei venditori, un regime per le
piattaforme online
molto grandi, obbligate, tra l'altro, a condurre una
valutazione dei rischi
sistemici causati da o relativi al funzionamento e all'uso dei loro servizi e ad adottare misure ragionevoli ed efficaci volte a mitigare tali rischi.
Per approfondimenti sul contenuto della proposta di regolamento si rinvia al
dossier n. 51 predisposto dall'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati. e alla
Nota su atti dell'Unione europea - n. 89, a cura del Servizio Studi del Senato. Il 23 giugno 2021 la IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati ha approvato un
documento finale sulla proposta di regolamento.
Presentata contestualmente al DSA, la proposta di regolamento cosiddetta legge sui mercati digitali (
Digital markets act- DMA) stabilisce un regime specifico per le piattaforme che online si sono affermate come elementi strutturali fondamentali dell'economia digitale, fungendo da intermediari per la maggior parte delle transazioni tra consumatori e imprese (soggetti in grado di acquisire la facoltà di
controllo dell'accesso, anche denominati
gatekeeper). Il regolamento assegna alle piattaforme annoverate tra i
gatekeeper una serie di obblighi e divieti con l'obiettivo di eliminare la
debole contendibilità dei mercati delle piattaforme ed evitare la diffusione di
pratiche commerciali sleali.
Sulla proposta, il 23 giugno 2021 la IX Commissione (Trasporti) della Camera dei deputati ha approvato un
documento finale. Per approfondimenti si rinvia al
dossier n. 52 predisposto dall'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati.
La Commissione ha presentato il 24 febbraio 2021 una proposta di regolamento (
COM(2021)85) per prorogare la
normativa sul roaming e fissare tariffe massime in tutta l'UE per chiamate, SMS e traffico dati, a livelli inferiori rispetto a quelli vigenti fino al 30 giugno 2022. La proposta,
su cui il Parlamento europeo deve ancora pronunciarsi in prima lettura, introduce inoltre misure in materia di trasparenza, qualità del servizio e accesso alle comunicazioni di emergenza. Per queste ultime, la proposta prevede l'accesso gratuito per i clienti e l'obbligo di non applicare costi al fornitore di
roaming.
In tale contesto si ricorda che sono tuttora all'esame delle Istituzioni legislative europee, tra l'altro:
Si ricorda infine che nel
discorso sullo stato dell'Unione del 15 settembre scorso, la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha annunciato l'intenzione di presentare una
nuova legge europea sui semiconduttori, sottolineando altresì' la necessità di aggregare le capacità di ricerca, progettazione e sperimentazione di livello mondiale e di coordinare gli investimenti dell'UE e nazionali lungo la catena del valore, con l'obiettivo di creare un ecosistema europeo dei chip all'avanguardia, in modo da garantire la sicurezza dell'approvvigionamento e lo sviluppo di nuovi mercati per una tecnologia europea innovativa.
Nel dicembre 2020 la Commissione europea e il servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) hanno presentato una nuova strategia dell'UE per la cibersicurezza, con l'obiettivo di rafforzare la resilienza dell'Europa a fronte delle minacce informatiche e garantire che tutti i cittadini e le imprese possano beneficiare pienamente di servizi e strumenti digitali affidabili e attendibili. La nuova strategia include proposte per l'introduzione di strumenti normativi, strategici e di investimento.
L'UE sta inoltre lavorando a due proposte legislative tese ad affrontare i rischi attuali e futuri online e offline:
Si ricorda che nel dicembre 2020 la Commissione europea e il Servizio europeo per l'azione esterna (SEAE) hanno presentato una nuova
strategia dell'UE per la
cibersicurezza, recante una serie di proposte per l'introduzione di strumenti normativi, strategici e di investimento, con l'obiettivo di rafforzare la resilienza dell'Europa a fronte delle minacce informatiche. La strategia rafforza, tra l'altro, il
coordinamento della
ciberdifesa e la
cooperazione e lo sviluppo di
capacità in materia di ciberdifesa.
Nel marzo 2021 il Consiglio ha altresì adottato
conclusioni sulla strategia in materia di cibersicurezza, che stabiliscono, tra l'altro, l'obiettivo di raggiungere nel settore
l'autonomia strategica (compreso il potenziamento della leadership digitale) mantenendo nel contempo
un'economia aperta.
Il Consiglio dell'UE considera il ciberspazio la quinta dimensione della conflittualità, essenziale per le operazioni militari, insieme a terra, mare, aria e spazio. Tale dimensione comprende tutto quanto va dalle reti e infrastrutture di informazione e telecomunicazione e dai dati che supportano fino ai sistemi informatici, ai processori e ai dispositivi di controllo. In tale contesto, l'UE coopera in materia di difesa nel ciberspazio attraverso le attività dell'
Agenzia europea per la difesa (AED), in collaborazione con
l'Agenzia dell'UE per la cibersicurezza ed
Europol. L'AED sostiene gli Stati membri nella creazione di una forza militare qualificata nel settore della ciberdifesa e garantisce la disponibilità di tecnologie di ciberdifesa proattive e reattive.
Si ricorda infine che nel quadro del
programma Europa digitale per il periodo 2021-2027, l'UE si è impegnata a investire
1,6 miliardi di euro in capacità di cibersicurezza e nell'ampia diffusione di infrastrutture e strumenti per la cibersicurezza in tutta l'UE a favore di pubbliche amministrazioni, imprese e singoli cittadini. La cibersicurezza è presa in considerazione altresì nei programmi quadro di finanziamento dell'UE in materia di ricerca e innovazione
Orizzonte 2020 e il suo successore
Orizzonte Europa: in particolare nel maggio 2020 l'UE ha impegnato 49 milioni di euro per promuovere l'innovazione nei sistemi di cibersicurezza e privacy.
Da ultimo, si segnala che il 19 ottobre 2021 il Consiglio dell'UE ha adottato
conclusioni, che invitano, tra l'altro, l'UE e gli Stati membri a sviluppare ulteriormente il quadro dell'UE per la gestione delle crisi di cibersicurezza, anche esplorando il potenziale di un'unità congiunta per il ciberspazio (cui gli Stati membri dovrebbero partecipare o contribuire su base volontaria), la quale dovrebbe rispettare le competenze, i mandati e i poteri legali dei suoi possibili futuri partecipanti.
Si ricorda che il 12 luglio 2021 il Consiglio dell'UE affari esteri ha adottato
conclusioni su un'Europa
connessa a
livello globale, recanti un approccio geostrategico e globale in materia di connettività al fine di far progredire la politica economica, estera e di sviluppo dell'UE, come anche i suoi interessi in materia di sicurezza, e di promuovere i
valori europei.
Le conclusioni sottolineano l'importanza della connettività per la crescita economica, la sicurezza e la resilienza, per la diversificazione delle
catene del
valore e per la
riduzione delle
dipendenze strategiche, nonché per la promozione della
competitività dell'UE e dei suoi partner. Si sottolinea l'importanza di investire sia nelle
infrastrutture fisiche che nei
quadri normativi, invitando la Commissione e l'alto rappresentante a coordinarsi con gli Stati membri e le imprese europee, nonché con le istituzioni finanziarie e di sviluppo, al fine di perseguire gli obiettivi dell'UE in materia di connettività. Il Consiglio ha altresì rilevato la necessità di
norme e
standard internazionali
prevedibili al fine di mantenere condizioni di parità e incentivare gli investimenti privati, nonché l'importanza dei
partenariati in materia di connettività con paesi e regioni che condividono gli stessi principi. In tale contesto, il Consiglio ha incoraggiato a rendere operativi i partenariati esistenti con il
Giappone e
l'India, e chiesto ulteriori partenariati e cooperazione, anche con
l'ASEAN e gli
Stati Uniti. Nell conclusioni si incoraggia altresì la cooperazione nell'ambito dei consessi multilaterali, fra cui il G7 e il G20. Ai fini dell'attuazione dell'agenda per la connettività, le conclusioni chiedono una nuova
comunicazione congiunta entro la
primavera del 2022. Il Consiglio prevede ulteriori azioni nei seguenti settori: individuare e attuare una serie di
progetti e
azioni
visibili e ad alto impatto su scala mondiale; presentare piani di
finanziamento snelli per incentivare gli investimenti; mobilitare il
settore privato allo scopo di finanziare e attuare progetti; garantire la
visibilità delle azioni dell'UE in materia di connettività globale; garantire una
cooperazione e un coordinamento efficienti fra tutti i
portatori di interessi.
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III. Prezzi dell'energia
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La Comunicazione della Commissione europea
La discussione dovrebbe prendere le mosse dalla
Comunicazione, pubblicata dalla Commissione europea il 13 ottobre 2021, "Affrontare l'aumento dei prezzi dell'energia: un insieme di strumenti per l'azione e il sostegno" (
COM(2021) 660) (
Per maggiori dettagli si rinvia al comunicato stampa della Commissione europea ed al materiale illustrativo da essa predisposto (Factsheet)). Nell'affermare che la
transizione verso l'energia pulita è la migliore assicurazione contro il significativo aumento dei prezzi dell'energia che l'UE sta vivendo al momento attuale, il documento analizza i motivi del fenomeno e delinea una
risposta - definita
"rapida e coordinata" - articolata su un ampio orizzonte temporale:
In termini di
impatto, la Commissione europea rileva che l'aumento dei prezzi dell'energia risulta maggiore per le famiglie a reddito basso e medio-basso. Ha però anche ripercussioni sul settore industriale e sulle PMI, interessando le catene di valore con conseguenze su produzione, occupazione e prezzi al consumo.
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Misure immediate
La Comunicazione elenca alcune
misure esemplificative, che nel breve termine possono in parte essere finanziate attraverso prelievi o tasse sui prezzi dell'energia o attraverso il sistema per lo scambio delle quote di emissione ETS.
Si ricorda che il sistema ETS opera secondo il principio della limitazione e dello scambio delle emissioni, fissando un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti che rientrano nel sistema. Il tetto si riduce nel tempo di modo che le emissioni totali diminuiscano. Entro tale limite, gli impianti acquistano o ricevono quote di emissione che, se necessario, possono essere oggetto di scambio. Alla fine di ogni anno gli impianti devono restituire un numero di quote sufficiente a coprire interamente le emissioni; in caso di riduzione, le quote inutilizzate possono coprire il fabbisogno futuro oppure essere messe in vendita. Per maggiori dettagli si rinvia al sito Internet della
Commissione europea. Del sistema ETS è stata di recente proposta una revisione nel contesto del
pacchetto "pronti per il 55 per cento" (
Fit for 55) che ne estende l'applicazione
al trasporto marittimo, rivede le emissioni del trasporto aereo e istituisce un sistema di scambio di quote di emissione distinto per il trasporto stradale e l'edilizia.
Le misure immediate da porre in essere sono le seguenti:
Il Consiglio europeo dovrebbe invitare gli Stati membri e la Commissione a utilizzare al meglio, con urgenza, il pacchetto di misure di aiuto a breve termine.
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Misure di medio termine
La Commissione afferma l'importanza anche di misure che, pur non avendo un impatto immediato sulla situazione attuale, aumenteranno la preparazione per possibili
shock futuri, incrementeranno l'integrazione e la resilienza dei mercati. Si preannuncia quindi tra l'altro, al livello UE:
Il Consiglio europeo dovrebbe rivolgere a Consiglio e Commissione l'invito a prendere in considerazione misure a medio e lungo termine volte a garantire energia a prezzi abbordabili per le famiglie e per le imprese, aumentare la resilienza del sistema energetico dell'UE, provvedere alla sicurezza dell'approvvigionamento e sostenere la transizione verso la neutralità climatica.
Dovrebbe altresì invitare la Banca europea per gli investimenti a esaminare in che modo accelerare gli investimenti nella transizione energetica, nel quadro del suo margine di manovra attuale in termini di capitale, nell'ottica di ridurre i rischi di future perturbazioni e realizzare le ambizioni dell'Europa in materia di connettività globale.
Da ultimo, si segnala che l'aumento dei costi dell'energia è stato oggetto di dibattito presso la plenaria del
Parlamento europeo lo scorso 6 ottobre. Tra gli elementi emersi in quella occasione si cita l'ipotesi che la crisi sia il risultato di un approccio all'energia basato sul mercato e di azioni di
speculazione.
I lavori su questo tema dovrebbero essere portati avanti già nella riunione del Consiglio nella formazione "Trasporti, telecomunicazioni e energia" previsto per il prossimo
26 ottobre
. Il Consiglio europeo potrebbe tornare sulla questione ove necessario.
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IV. Migrazione
Nelle sue
conclusioni
del 24 e 25 giugno 2021, nel far riferimento allo sviluppo di alcune rotte migratorie che destano grave preoccupazione, il Consiglio europeo ha dichiarato che, al fine di scongiurare la perdita di vite umane e ridurre la pressione alle frontiere europee, dovranno essere intensificati, quale parte integrante dell'azione esterna dell'Unione europea, i partenariati e una cooperazione reciprocamente vantaggiosa con i paesi di origine e di transito. Tale approccio dovrà essere pragmatico, flessibile e su misura, e attuato in stretta cooperazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM); verranno pertanto utilizzati in modo coordinato, come Team Europa, tutti gli strumenti e gli incentivi disponibili dell'Ue e degli Stati membri.
Ha inoltre affermato che dovranno essere prese in considerazione tutte le rotte e l'intero tragitto, "affrontando le cause profonde dei movimenti migratori, sostenendo i rifugiati e gli sfollati nella regione, sviluppando capacità di gestione della migrazione, eradicando il traffico e la tratta di migranti, rafforzando i controlli alle frontiere, cooperando in merito a ricerca e soccorso, affrontando la migrazione legale nel rispetto delle competenze nazionali e garantendo il ritorno e la riammissione".
Il Consiglio europeo di giugno ha quindi invitato la Commissione e l'Alto rappresentante, in stretta cooperazione con gli Stati membri, a rafforzare immediatamente le azioni concrete condotte con i paesi di origine e di transito prioritari nonché il "sostegno tangibile nei loro confronti", e a presentare, nell'autunno 2021, piani d'azione per i paesi di origine e di transito prioritari indicando obiettivi chiari, ulteriori misure di sostegno e tempistiche concrete. Uno specifico invito è stato inoltre rivolto alla Commissione a utilizzare nel miglior modo possibile almeno il 10% della dotazione finanziaria dello
strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (
NDICI)
, nonché finanziamenti a titolo di altri strumenti pertinenti, per le azioni connesse alla migrazione.
In occasione del
Consiglio "Giustizia e affari interni" tenutosi il 7 e 8 ottobre 2021, la Commissione e la presidenza hanno informato i ministri in merito ai progressi compiuti nello sviluppo dei piani d'azione per il rafforzamento dei partenariati globali in materia di migrazione con i paesi di origine e di transito prioritari: in sede di Consiglio si sono già svolte discussioni a livello tecnico sui
piani d'azione riguardanti l'Afghanistan, la Bosnia-Erzegovina, la Tunisia, il Niger, la Nigeria e l'Iraq, nel corso delle quali gli Stati membri hanno ampiamente sostenuto i piani d'azione e hanno evidenziato l'importanza di essere concreti e operativi. Dovranno essere discussi i restanti piani d'azione, che includono
Libia e Marocco.
Il principale strumento finanziario per l'azione esterna dell'Ue è il
Regolamento (UE) 2021/947
del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 giugno 2021, che istituisce lo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI-Europa globale), entrato in vigore il 14 giugno 2021. Il regolamento stabilisce una dotazione complessiva di 79,5 miliardi di euro a prezzi correnti per il periodo 2021-2027, che rappresenta un incremento di oltre il 10% rispetto al precedente ciclo di bilancio.
L'NDICI-Europa globale si articola intorno a tre pilastri fondamentali: 1) la
componente geografica (promuoverà partenariati, con una dotazione finanziaria di
60.388 milioni di euro, attraverso la cooperazione con i paesi partner nelle seguenti regioni: vicinato europeo, Africa subsahariana, Asia e Pacifico, Americhe e Caraibi); la
componente tematica (i programmi tematici, cui sono destinati
6.358 milioni di euro, finanzieranno azioni connesse agli obiettivi di sviluppo sostenibile a livello globale, compreso il sostegno alle organizzazioni della società civile); la
risposta rapida (pari a
3.182 milioni di euro, sarà dedicata al finanziamento della capacità di reagire tempestivamente nella gestione delle crisi, nella prevenzione dei conflitti e nella costruzione della pace). Allo stesso tempo, poiché l'NDICI-Europa globale è stato concepito per essere uno strumento più flessibile, in grado di affrontare nuove priorità e sfide emergenti in un mondo in rapida evoluzione,
9.534 milioni di euro saranno destinati a eventi imprevisti, quali le
situazioni di crisi e post-crisi o la
pressione migratoria.
Si ricorda inoltre che la Commissione europea e l'Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune hanno presentato il 9 febbraio 2021 una
comunicazione congiunta
nella quale si è proposto di avviare una nuova Agenda per il Mediterraneo, accompagnata da un
piano di investimenti economici
per stimolare la ripresa socioeconomica a lungo termine nel vicinato meridionale. Sono coinvolti nella politica dell'Ue per il vicinato meridionale i seguenti paesi africani: Algeria, Egitto, Libia, Marocco e Tunisia.
La nuova Agenda per il Mediterraneo si incentra su 5 settori d'intervento: Stato di diritto e sviluppo umano, resilienza, prosperità e transizione digitale; pace e sicurezza; migrazione e mobilità; transizione verde, resilienza climatica, energia e ambiente. Per l'attuazione dell'Agenda per il Mediterraneo si prevede uno stanziamento fino a 7 miliardi di euro, nell'ambito del nuovo strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale dell'Ue, per il periodo 2021-2027.
Il 3 agosto 2021, la III Commissione affari esteri della Camera dei deputati, in esito all'esame della comunicazione congiunta sulla nuova Agenda per il Mediterraneo, ha approvato un
documento finale
.
Per un approfondimento, si veda il
dossier
pubblicato dall'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati.
In occasione della videoconferenza del Consiglio europeo del 25 marzo 2021 i capi di Stato e di governo dell'Ue hanno ricordato l'interesse strategico dell'Unione ad avere un contesto stabile e sicuro nel Mediterraneo orientale e a sviluppare relazioni di cooperazione reciprocamente vantaggiose con la Turchia. Hanno accolto con favore l'allentamento delle tensioni nel Mediterraneo orientale e la ripresa dei colloqui bilaterali fra Grecia e Turchia, e hanno dichiarato che l'Ue è pronta a dialogare con la Turchia "in modo graduale, proporzionato e reversibile" per intensificare la cooperazione. È stato espresso apprezzamento per il fatto che la Turchia accoglie circa quattro milioni di rifugiati siriani e si è concordato di portare avanti l'assistenza dell'Unione europea ai rifugiati e alle comunità di accoglienza. La Commissione è stata quindi invitata a presentare al Consiglio una proposta per il proseguimento dei finanziamenti a favore dei rifugiati siriani in Turchia, Giordania, Libano e in altre parti della regione (vd. il
testo
della dichiarazione).
Nel giugno 2021 il Consiglio europeo ha deciso di continuare a sostenere i rifugiati siriani e di altra provenienza e le comunità di accoglienza. Come segnalato nella
Relazione sulla migrazione e l'asilo
della Commissione europea, pubblicata il 29 settembre 2021, l'Ue e gli Stati membri hanno fornito sostegno in occasione della crisi siriana divenendo il principale donatore a livello mondiale, con 24,9 miliardi di euro mobilitati dal 2011. La Commissione ha inoltre definito un pacchetto quadriennale che ammonterà a oltre 5,7 miliardi di euro, di cui oltre 3,5 miliardi di euro destinati ai rifugiati all'interno della Turchia, e 2,2 miliardi di euro per i beneficiari in Siria, Libano, Giordania e Iraq.
Il
30 luglio 2021 l'Alto rappresentante, a nome dell'Unione europea, si è pronunciato con una
dichiarazione sulla
strumentalizzazione dei migranti e dei rifugiati da parte della Bielorussia. La dichiarazione sottolinea che la strumentalizzazione dei migranti e dei rifugiati è del tutto inaccettabile. Si esprime l'impegno, da parte dell'Ue e dei suoi Stati membri, ad affrontare l'ondata di ingressi irregolari nell'Ue dalla Bielorussia al fine di preservare l'integrità delle frontiere esterne dell'Unione. Vi si sottolinea inoltre che, in uno spirito di solidarietà, l'Ue e i suoi Stati membri hanno incrementato il loro sostegno, anche attraverso lo spiegamento dell'intervento rapido alle frontiere di Frontex e un'assistenza tecnica supplementare. Verrà quindi portata avanti la politica migratoria esterna dell'Unione; a tal fine, le capacità di rimpatrio dell'Ue nel quadro di un approccio globale saranno ulteriormente rafforzate, anche attraverso dialoghi e partenariati con i paesi di origine e di transito.
La Commissione europea - nella
Relazione sulla migrazione e l'asilo - ha da ultimo evidenziato quanto sia preoccupante la
strumentalizzazione della migrazione a fini politici su diverse frontiere esterne dell'Ue. Afferma in proposito che "l'evento più sorprendente si è verificato nel giugno 2021, quando lo
Stato
bielorusso ha organizzato il traffico di migranti nell'Ue, sponsorizzato dallo Stato. Ciò ha fatto seguito agli sconvolgimenti politici in Bielorussia e alla reazione internazionale all'atterraggio forzato di un aereo passeggeri a Minsk. Sono stati organizzati voli e viaggi interni per agevolare il transito dei migranti, la maggioranza dei quali sono cittadini iracheni, dapprima verso la Lituania e poi verso la Lettonia e la Polonia. Gli arrivi irregolari in Lituania nel 2021 sono più di cinquanta volte superiori a quelli del 2020 e anche Polonia e Lettonia hanno registrato un forte aumento degli attraversamenti irregolari dalla Bielorussia".
Riferisce inoltre che l'Ue ha condannato fermamente le azioni della Bielorussia e ha utilizzato rapidamente un'ampia gamma di
strumenti:
In occasione del
Consiglio "Giustizia e affari interni" del 7 e 8 ottobre 2021, i ministri dell'Interno dei paesi dell'Ue hanno proceduto a uno scambio di opinioni in merito alla situazione sulle varie
rotte migratorie, ribadendo fra l'altro che l'Ue continuerà a monitorare attentamente la situazione. I ministri hanno discusso della questione relativa allo
screening e al trattenimento dei migranti alla frontiera e hanno concordato sul fatto che le crescenti sfide in materia di sicurezza e salute richiedono una rapida azione comune. Vari Stati membri hanno inoltre sottolineato la necessità di assicurare coerenza con la riforma globale del sistema di asilo - contenuta nel nuovo
Patto sulla migrazione e l'asilo presentato nel settembre del 2020 e le cui proposte legislative sono tuttora all'esame dei colegislatori europei - e di lavorare a tutte le proposte in parallelo. Si ricorda in proposito che il Governo italiano ha più volte ribadito la necessità di considerare le misure contenute nel nuovo Patto europeo sulla migrazione e l'asilo secondo una
logica di pacchetto, ossia basato su un giudizio onnicomprensivo e interconnesso delle singole proposte normative che lo contengono, nell'ottica di realizzare un bilanciamento equilibrato fra principio di
responsabilità e di
solidarietà. La presidenza slovena ha concluso che le soluzioni necessarie dovrebbero essere ricercate nel quadro della
proposta di regolamento che introduce accertamenti nei confronti dei cittadini di Paesi terzi alle frontiere esterne e che continuerà a orientare i lavori per trovare soluzioni a livello tecnico.
Sulle proposte relative al Patto su migrazione e asilo la 14a Commissione permanente del Senato si è espressa con la risoluzione
Doc. XVIII-bis n. 6, adottata il 19 gennaio 2021, in cui vengono rilevate criticità in merito al rispetto dei princìpi di sussidiarietà e proporzionalità. Le proposte sono tuttora all'esame della I Commissione (Affari costituzionali) della Camera dei deputati nell'ambito del dialogo politico. Per approfondimenti, si rimanda al
Dossier n.123/59 "Seconda Conferenza interparlamentare di alto livello sulla migrazione – Videoconferenza 14 giugno 2021", a cura del Servizio Studi del Senato della Repubblica e dell'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati, nonché ai Dossier
n. 47 "Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo" e
n. 34 "Audizione, in videoconferenza, della Commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson", a cura dell'Ufficio rapporti con l'UE della Camera dei deputati.
Si segnala inoltre che il
Governo italiano - nella
versione aggiornata di settembre 2021 del
non paper sulla
Conferenza sul futuro dell'Europa - ha indicato fra le
principali priorità politiche
dell'Ue la definizione di una
effettiva politica migratoria europea improntata a una solidarietà che da occasionale diventi elemento strutturale.
Dodici Paesi (
Austria, Bulgaria, Cipro, Repubblica ceca, Danimarca, Grecia, Ungheria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia) hanno
chiesto alla Commissione di fornire, nell'ambito della riforma del Codice frontiere Schengen fondi europei per costruire barriere fisiche anti migranti alle frontiere esterne, e di adottare azioni più decise contro gli attraversamenti irregolari alle frontiere esterne (sulla proposta di riforma del meccanismo di valutazione e monitoraggio dell'applicazione dell'
acquis di Schengen vd. la Nota su atti dell'Ue
n. 88, a cura del Servizio Studi del Senato). La Commissaria per gli Affari interni Ylva Johansson ha tuttavia affermato che gli Stati membri hanno il diritto di difendere le proprie frontiere, ma nel rispetto dell'
acquis dell'Unione, e ha respinto ogni ipotesi di stanziamenti Ue per la costruzione di barriere.
Per quanto concerne, infine, i
rimpatri e gli
accordi in materia di riammissione, la Commissione rende noto che le restrizioni di viaggio introdotte per contenere la pandemia hanno reso difficile effettuare con successo i rimpatri. Il numero di decisioni di rimpatrio emesse negli Stati membri nel 2020 è diminuito del 19% rispetto al 2019, ma i rimpatri effettivi verso Paesi terzi si sono più che dimezzati (nel 2020 negli Stati membri sono state emesse quasi 400.000 decisioni di rimpatrio, con oltre 70.000 rimpatri effettivi). Tuttavia le operazioni di rimpatrio condotte da
Frontex stanno tornando ai numeri pre-Covid: nel 2021 Frontex ha coordinato 232 operazioni di rimpatrio effettuate dagli Stati membri mediante voli charter verso 28 Paesi terzi, rimpatriando quasi 8.000 cittadini di Paesi terzi (cfr. la
Relazione sulla migrazione e l'asilo).
La Commissione ritiene che rimpatri, riammissione e reintegrazione efficaci siano elementi importanti dell'approccio globale in materia di migrazione e asilo definito nel Patto e parte importante delle relazioni con i partner principali è l'attuazione degli
accordi (con Hong Kong, Macao, Sri Lanka, Albania, Russia, Ucraina, Macedonia del Nord, Bosnia-Erzegovina, Montenegro, Serbia, Moldova, Pakistan, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Turchia, Capo Verde, Bielorussia) e delle
intese (con Afghanistan, Gambia, Guinea, Bangladesh, Etiopia e Costa d'Avorio) esistenti in materia di
riammissione. La Commissione intende inoltre incentivare e migliorare la cooperazione con i Paesi terzi avvalendosi del
codice dei visti (istituito con il regolamento (CE) n. 810/2009), modificato per includervi un collegamento fra la cooperazione in materia di riammissione e il rilascio dei visti.
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V. Commercio
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Riesame della politica commerciale dell'UE
La Commissione europea ha presentato, il 18 febbraio 2021, la comunicazione intitolata "Riesame della politica commerciale – Una politica commerciale aperta, sostenibile e assertiva" (
COM (2021)66
)
, con la quale propone che la politica commerciale dell'UE si concentri su tre obiettivi fondamentali:
La Commissione individua una serie di fattori e sfide con le quali la politica commerciale dell'UE si deve misurare a livello globale, tra cui:
Nella comunicazione si indica che la politica commerciale deve essere a sostegno dall'autonomia strategica aperta dell'UE, sulla base della premessa che le sfide globali richiedono una maggiore (e non minore) cooperazione globale al fine di un sistema riformato di governance del commercio mondiale basato su regole. Per l'UE sarà necessario operare in un nuovo ordine mondiale multipolare, promuovendo approcci volti alla riduzione delle tensioni e alla ricerca di soluzioni basate su un quadro aggiornato di regole condivise. Al contempo, se necessario, l'UE deve dotarsi di strumenti per operare in un ambiente internazionale più ostile.
Si ricorda che il quadro europeo degli strumenti di difesa commerciale è costituito dal
regolamento (UE) 2016/1036
e dal
regolamento (UE) 2016/1037
(come modificati dal
regolamento (UE) 2017/2321
e dal
regolamento (UE) 2018/825
), i cosiddetti regolamenti antidumping e anti sovvenzioni di base. Il regolamento (UE) 2017/2321 introduce una nuova metodologia per calcolare i margini di dumping delle importazioni da Paesi terzi membri del WTO in presenza di forti distorsioni del mercato o di un'influenza penetrante dello Stato sull'economia, mentre il regolamento (UE) 2018/825 ha introdotto una modernizzazione degli strumenti di difesa commerciale. Si ricorda, infine, che il 13 febbraio 2021, è entrato in vigore il
regolamento (UE) 2021/167
, che reca modifiche al regolamento (UE) 654/2014, relativo all'esercizio dei diritti dell'Unione per l'applicazione e il rispetto delle norme commerciali internazionali, e in particolare prevede: a) che l'UE può agire per proteggere i propri interessi commerciali in seno all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e in virtù di accordi bilaterali quando una controversia commerciale viene bloccata nonostante gli sforzi in buona fede dell'UE di seguire le procedure di risoluzione delle controversie (il regolamento in precedenza consentiva un'azione solo dopo il completamento di procedure di risoluzione delle controversie); b) l'ampliamento del campo di applicazione del regolamento e delle possibili contromisure di politica commerciale ai servizi e ad alcuni aspetti relativi al commercio dei diritti di proprietà intellettuale (il regolamento in precedenza consentiva solo contromisure sulle merci).
Dalla Trentanovesima relazione della Commissione europea sulle attività antidumping, anti sovvenzioni e di salvaguardia dell'UE e sull'utilizzo degli strumenti di difesa commerciale da parte di Paesi terzi nei confronti dell'UE (
COM(2021)496
) emerge che alla fine del 2020, la maggior parte delle misure di difesa commerciale dell'UE riguarda importazioni provenienti da: Cina (99 misure); Russia (9 misure); India (7 misure); Stati Uniti (6 misure).
Per un approfondimento delle azioni proposte dalla comunicazione per conseguire i suddetti tre obiettivi fondamentali, si veda il
dossier
"Incontro dei Presidenti delle Commissioni per gli affari europei dei Parlamenti nazionali e del Parlamento europeo con il Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Valdis Dombrovskis" predisposto dagli uffici di documentazione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Nell'ambito dell'attuale legislatura europea è stato avviato un dibattito sull'autonomia strategica dell'UE, ossia sulla sua capacità di agire autonomamente a tutela dei propri valori ed interessi. La Commissione europea ha presentato l'8
settembre 2021 la
seconda relazione in materia di previsione strategica
,
che reca una analisi per rafforzare la resilienza dell'UE in quattro dimensioni interconnesse: sociale ed economica, geopolitica, ecologica e digitale. Tra le priorità, con particolare riferimento alla dimensione del commercio internazionale, la Commissione indica la necessità di assicurare e diversificare l'approvvigionamento di materie prime critiche.
A tal proposito, si segnala che nel
settembre 2020
la Commissione europea ha lanciato un
piano d'azione
per le materie prime critiche che delinea una serie di azioni volte in particolare a: sviluppare catene del valore resilienti per gli ecosistemi industriali dell'UE; ridurre la dipendenza dalle materie prime critiche primarie mediante l'uso circolare delle risorse, i prodotti sostenibili e l'innovazione; rafforzare l'approvvigionamento interno di materie prime nell'UE; diversificare l'approvvigionamento dai Paesi terzi e rimuovere le distorsioni del commercio internazionale, nel pieno rispetto degli obblighi internazionali dell'UE.
L'UE gestisce le relazioni commerciali con i Paesi terzi sotto forma di accordi commerciali, concepiti per creare migliori opportunità di scambi e superare le barriere commerciali. Sono attualmente in corso diversi negoziati commerciali tra l'UE e i Paesi terzi.
La nuova
Strategia dell'UE per la regione indo-pacifica
annuncia azioni dell'Unione per: completare i negoziati commerciali in corso con Australia, Indonesia e Nuova Zelanda; riprendere le trattative commerciali e avviare le trattative sugli investimenti con l'India; completare un accordo di partenariato economico con la Comunità dell'Africa orientale; riprendere i negoziati commerciali con Malaysia, Filippine e Thailandia e negoziare un accordo commerciale interregionale con l'ASEAN; concludere accordi di partenariato e cooperazione (PCA) con Malaysia e Thailandia; avviare negoziati per l'APC con le Maldive e portare a pieno compimento il nuovo accordo di partenariato dell'UE con gli Stati dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico (ACP).
Per una panoramica complessiva dei negoziati, si veda il seguente
documento
della Commissione europea aggiornato ad ottobre 2021.
Di seguito la mappa dei Paesi con accordi commerciali in vigore, in corso di adozione/ratifica, in corso di negoziazione, sospesi e senza accordi (Fonte: Commissione europea - Direzione Generale Commercio).
Si segnala che il 29 settembre, a Pittsburgh, si è riunito per la prima volta il Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-USA (TTC). L'UE e gli Stati Uniti hanno riaffermano gli obiettivi del TTC per: coordinare gli approcci alle principali questioni tecnologiche, economiche e commerciali globali; approfondire le relazioni commerciali ed economiche transatlantiche, basando le politiche su valori democratici condivisi. Al termine della riunione, è stata sottoscritta una
Dichiarazione comune
, mediante la quale UE e USA affermano tra l'altro che: intendono mantenere uno screening degli investimenti al fine di affrontare i rischi per la sicurezza nazionale; riconoscono l'importanza di controlli efficaci sul commercio di prodotti a duplice uso; intendono sviluppare sistemi di intelligenza artificiale innovativi e affidabili e rispettosi dei diritti umani universali e dei valori democratici condivisi; si impegnano a creare un partenariato per il riequilibrio delle catene di approvvigionamento globali dei semiconduttori e per rafforzare gli ecosistemi nazionali di semiconduttori; intendono lavorare a stretto contatto per affrontare le politiche e le pratiche commerciali sleali e tutelare i lavoratori nel contesto commerciale.
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Principali partner commerciali dell'UE
Si riporta di seguito una tabella sui principali partner commerciali dell'UE.
Si rileva in particolare che la Cina è diventata il primo partner commerciale dell'UE con un interscambio commerciale complessivo di 377,2 miliardi di euro nel periodo gennaio-luglio 2021, davanti a Stati Uniti con 353 miliardi di euro. Si registra una crescita sia delle esportazioni dell'UE verso la Cina (+ 16,4%) che delle importazioni dalla Cina (+ 13,4%); allo stesso modo si registra una crescita delle esportazioni dell'UE verso gli Stati Uniti (+ 10,9%) e delle importazioni dagli Stati Uniti (+5,4%). Si segnala, infine, il calo delle importazioni dell'UE dal Regno Unito (-17,1%). Tali dati sono riportati nella seguente tabella.
L'UE registra una bilancia commerciale positiva con gli Stati Uniti per 98,2 miliardi di euro e, invece, un saldo commerciale negativo con la Cina di 115,8 miliardi di euro. (Fonte
nota Eurostat sul commercio internazionale dell'UE
, 16 settembre 2021
).
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VI. Relazioni esterne |
Vertice ASEM e impegno dell'UE nell'indo-pacifico
Il
Vertice ASEM è stato istituito nel 1996 quale forum per
il dialogo e la cooperazione tra l'Asia e l'Europa allo scopo di rafforzare le relazioni tra i due continenti. Riunisce
53 partner, tra cui:
L'ASEAN (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico) è un'organizzazione politica, economica e culturale di nazioni situate nel Sud-est asiatico, a cui è collegata l'area di libero scambio dell'ASEAN, a sua volta collegata con singoli accordi all'Australia, Nuova Zelanda, Repubblica Popolare Cinese, Corea del Sud e Giappone.
Il
vertice ASEM, a
livello dei capi di Stato o di Governo, viene organizzato
ogni due anni (l'ultimo vertice ASEM, il 12°, si è svolto a Bruxelles il 18-19 ottobre 2018, cfr.
dichiarazione finale), alternativamente in Asia e in Europa, per definire le priorità del partenariato.
La cooperazione in ambito ASEM prevede, inoltre, riunioni a livello ministeriale di settore e riunioni amministrative a livello di funzionari.
Il complesso dei Paesi che fa parte della cooperazione ASEM è titolare di circa il 55% dello scambio commerciale globale, del 60% della popolazione mondiale e del 65% del prodotto interno lordo globale.
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La nuova strategia dell'UE per la cooperazione nell'indo-pacifico
Dando seguito alle
conclusioni adottate dal Consiglio dell'UE, nel formato Affari esteri, il 16 aprile 2021, la Commissione europea e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, hanno adottato, il 16 settembre 2021, la comunicazione congiunta "
La strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica" (
JOIN(2021)24), una vasta area geografica che si estende dalla costa orientale dell'Africa agli Stati insulari del Pacifico.
In merito al citato
13° vertice ASEM (Asia-Europa), la comunicazione afferma che avrà come
obiettivo quello di
stimolare una ripresa ecosostenibile. Tale vertice, a detta della comunicazione, sarà sostenuto dalla cooperazione multilaterale a livello del G20 e integrato dai dialoghi macroeconomici bilaterali con i partner regionali del G20.
Secondo la Commissione europea e l'Alto rappresentante, la strategia dell'UE per la cooperazione nella regione indo-pacifica è fondamentale alla luce di diversi fattori, tra cui:
La Strategia delinea una serie di
azioni, articolate in
sette settori prioritari (prosperità sostenibile e inclusiva; transizione verde;
governance degli oceani;
governance e partenariati digitali; connettività; sicurezza e difesa; sicurezza umana), che l'Unione intende adottare per
intensificare il proprio impegno strategico nei confronti della regione indo-pacifica al fine di
costruire partenariati che promuovano l'ordine internazionale basato su regole e l'accesso a mercati aperti, garantiscano un contesto commerciale stabile, affrontino le sfide mondiali e pongano le basi di una ripresa economica rapida, giusta e sostenibile che crei prosperità a lungo termine e che contribuisca ad accelerare le transizioni verde e digitale.
Tale impegno - dichiara la comunicazione congiunta - dovrebbe contribuire a
rafforzare l'influenza strategica e la sicurezza dell'Europa e a garantire la
resilienza delle sue catene di approvvigionamento, messe duramente alla prova con la crisi pandemica, e si fonderà sulla promozione della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e di impegni universalmente concordati come l'Agenda 2030 e i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile e l'accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
L'attuazione della Strategia sarà promossa mediante vertici, riunioni ministeriali, dialoghi e futuri accordi con i partner della regione e sarà finanziata da diverse fonti, compreso lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI), nel cui ambito opera anche il Fondo europeo per lo sviluppo sostenibile Plus.
La Strategia è in
corso di esame presso la III Commissione (Affari Esteri) della
Camera dei deputati, che in data 12 ottobre 2021 ha anche svolto l'audizione di
Gabriele Visentin che, dal 1° settembre 2021, svolge le funzioni di
Inviato speciale dell'UE per l'Indo-Pacifico. Per un approfondimento della Strategia e delle azioni fondamentali proposte, si veda il
dossier pubblicato dall'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei deputati.
Il Parlamento europeo, nella
risoluzione
del 6 ottobre 2021 sul futuro delle relazioni UE-USA, "accoglie favorevolmente i recenti progressi riguardo alla strategia indo-pacifica dell'Unione; ne chiede una celere attuazione d'insieme, dal momento che è nell'interesse dell'UE e ne promuoverebbe i valori, e pone l'accento sull'importanza di tale regione geostrategica, dove risiedono amici e partner democratici transatlantici comuni, come Giappone, Corea del Sud, Australia, Nuova Zelanda e Taiwan, e chiede un partenariato e un coordinamento UE-USA rafforzati sulla regione indo-pacifica; ricorda l'importanza di rafforzare i legami strategici con i membri dell'ASEAN e con il Forum delle isole del Pacifico (PIF)".
Il 15 settembre 2021, il giorno antecedente alla presentazione della Strategia, USA, Australia e Regno Unito hanno annunciato la sottoscrizione di un partenariato strategico in materia di sicurezza (denominato
AUKUS, acronimo inglese delle tre nazioni firmatarie), che comporta l'acquisizione, da parte australiana, della tecnologia necessaria per dotarsi di una flotta di sottomarini a propulsione nucleare, nonché la cancellazione, da parte del Governo australiano, del contratto del 2016 con la Francia per la fornitura di sottomarini.
Al termine della riunione informale dei Ministri degli affari esteri del 20 settembre 2021, l'Alto Rappresentante, Josep Borrell, ha dichiarato, tra l'altro, che i Ministri hanno espresso solidarietà nei confronti della Francia. Borrell ha, inoltre, indicato di aver chiesto al Ministro degli Esteri australiano, Marise Payne - in occasione di un incontro svoltosi nella stessa giornata, prima della riunione informale - le ragioni della mancanza di consultazione preventiva su AUKUS e di avere espresso il rammarico che tale alleanza escludesse i partner europei, che hanno una forte presenza nel Pacifico, come nel caso della Francia. Borrell ha rilevato che le attuali sfide alla stabilità nella regione richiedono una maggiore cooperazione e coordinamento tra partner che la pensano allo stesso modo, come l'Australia, il Regno Unito e gli Stati Uniti e l'Unione europea.
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Vertice del Partenariato orientale del 15 dicembre 2021
Il Partenariato orientale,
avviato nel 2009 in occasione del Vertice di Praga, ha l'obiettivo di
rafforzare la dimensione orientale della Politica europea di vicinato dell'UE. I paesi coinvolti nel partenariato orientale sono
Armenia, Azerbaigian, Bielorussia, Georgia, Moldova e Ucraina.
Si ricorda che la
Bielorussia, in risposta alle sanzioni dell'UE per la violazione dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali nel paese, ha deciso di
sospendere la sua partecipazione al partenariato orientale.
In occasione del
prossimo vertice del partenariato orientale, del 15 dicembre 2021, dovrebbero essere approvate le
proposte per la nuova agenda di cooperazione con i paesi del Partenariato orientale presentate il 2 luglio 2021 in un
documento di lavoro della
Commissione europea e dall'Alto rappresentante dell'UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza.
La nuova agenda di cooperazione prevede che i
cinque obiettivi strategici a lungo termine individuati nella
comunicazione
del marzo 2020 - economie resilienti, sostenibili e integrate, istituzioni responsabili, stato di diritto e sicurezza, resilienza ambientale e ai cambiamenti climatici, trasformazione digitale, società eque e inclusive - saranno
realizzati grazie ad un
piano di investimenti da
2,3 miliardi di euro per i
prossimi 5 anni, che si stima siano in grado di
mobilitare fino a 17 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati.
Il Piano di investimenti dovrebbe promuovere la realizzazione di una
serie di iniziative faro che sono state
concordate per e con ciascun paese del partenariato orientale, e che riguardano progetti nei seguenti settori:
connettività dei trasporti;
competitività delle imprese e la loro integrazione nelle catene di valore dell'UE;
transizione digitale;
sostenibilità energetica;
resilienza ambientale e climatica,
sistemi sanitari,
formazione e capitale umano.
Il piano di investimenti prevede
anche iniziative e progetti a favore della Bielorussia, a
condizione di una transizione democratica nel paese.
Oltre alle iniziative faro, diverse per ciascun paese, la nuova agenda identifica
10 obiettivi prioritari di natura trasversale da raggiungere
entro il 2025:
1) un contributo di 1
miliardo di euro per il sostegno a 500.000 PMI (pari al 20% del totale delle PMI esistenti nella regione);
2) la costruzione o il miglioramento di oltre
3.000 chilometri di strade e ferrovie;
3) progetti di
mobilità per 70mila giovani studenti e ricercatori;
4) la trasparenza e il controllo sulle dichiarazioni dei
redditi delle proprietà degli alti funzionari
pubblici;
5) la messa in opera di un
quadro rafforzato in atto per
identificare e affrontare minacce ibride, migliorando la capacità dei partner di aumentare la resilienza informatica e il contrasto alla cyber criminalità;
6)
accesso a servizi idrici sicuri per altri 3 milioni di cittadini e migliorare la
qualità dell'aria in 300 città;
7)
riduzione dei consumi energetici di almeno il 20% in 250mila abitazioni private;
8) garantire un
accesso a Internet ad alta velocità
nell'80% delle famiglie;
9) assistenza per
vaccinare 850.000 operatori sanitari;
10) sostegno a
2500 organizzazioni della
società civile, 120 media indipendenti e 2000 giornalisti.
Il
Consiglio dell'UE ha approvato l'
11 maggio 2020 delle
conclusioni sul
partenariato orientale nelle quali in particolare:
Da ultimo, in occasione della
riunione del 18 ottobre 2021, il Consiglio dell'UE affari esteri ha discusso sulle relazioni dell'UE con il partenariato orientale, in preparazione della riunione ministeriale che si terrà a novembre e del vertice del partenariato orientale previsto per dicembre a Bruxelles. In particolare, il Consiglio ha discusso del
difficile contesto geopolitico affrontato da alcuni paesi partner della regione e ha convenuto che l'UE continuerà a promuovere il
rispetto dei valori fondamentali quali democrazia, diritti umani, stato di diritto e la lotta alla corruzione. Allo stesso tempo, l'UE rimarrà concentrata sulla
ripresa socioeconomica a lungo termine, assicurandosi che sia sostenibile e inclusiva, fornendo risultati concreti per le persone. L'UE sosterrà inoltre i paesi del partenariato orientale con
vaccini, certificati vaccinali e nella lotta alla disinformazione.
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COP26
Il 6 ottobre 2021 il Consiglio dei ministri dell'Ambiente dell'UE ha adottato
conclusioni che hanno definito la
posizione negoziale dell'Unione alla COP26 (UNFCC).
Sottolineando che l'
azione globale per il clima rimane
insufficiente, il Consiglio dell'UE sottolinea la
necessità
di rafforzare con largo anticipo rispetto al 2030 l'ambizione di mitigazione del cambiamento climatico. Ha espresso altresì preoccupazione per il fatto che, collettivamente, i
contributi determinati a livello nazionale (NDC) presentati dalle Parti aderenti all'
Accordo di Parigi appaiono ancora
lontani dal consentire il raggiungimento degli obiettivi
di lungo termine dell'Accordo.
Quanto alla necessità di rafforzare l'azione, l'ambizione e il sostegno, il Consiglio invita tutte le parti a proporre obiettivi e politiche nazionali ambiziosi esortando, in particolare, le principali economie che non lo hanno ancora fatto a comunicare o aggiornare, in tempo per la COP 26, NDC rafforzati e ambiziosi e a presentare strategie di sviluppo orientate al raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050.
Nelle conclusioni si ricorda il contributo determinato a livello nazionale (
NDC
) che l'UE ha
trasmesso
al Segretariato dell'UNFCCC il 17 dicembre 2020, e in cui, congiuntamente agli Stati membri e coerentemente con la
legge europea sul clima (regolamento (UE)
2021/1119 del 30 giugno 2021), si impegna "a conseguire un obiettivo vincolante di riduzione interna netta delle emissioni di gas a effetto serra di almeno il
55% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990".
Il Consiglio dell'UE sottolinea:
Per ciò che concerne il conseguimento dei risultati alla Conferenza di Glasgow, il Consiglio è altresì determinato:
Il
5 ottobre
il Consiglio Economia e Finanza dell'UE (Ecofin) ha adottato
conclusioni che costituiscono un
mandato specifico per i negoziatori dell'UE alla COP26, per gli aspetti relativi alla
finanza per il clima.
Il Consiglio Ecofin ha sottolineato tra l'altro che l'UE sta adottando misure ambiziose per allineare i flussi finanziari all'Accordo di Parigi e che intende sostenere la convergenza degli approcci e degli strumenti di finanza sostenibile a livello mondiale.
Si segnalano in merito il "
Piano d'azione dell'UE del 2018 per finanziare la crescita sostenibile
, la "
Strategia per finanziare la transizione verso un'economia sostenibile
" e, in materia di tassonomia delle attività economiche sostenibili, il regolamento
UE 2020/852 e la presentazione della comunicazione "
Tassonomia dell'UE, comunicazione societaria sulla sostenibilità, preferenze di sostenibilità e doveri fiduciari: dirigere i finanziamenti verso il Green Deal europeo".
Il Consiglio ha definito
essenziali per orientare i flussi finanziari verso investimenti climaticamente neutri la
fissazione del prezzo del carbonio e la graduale
eliminazione delle sovvenzioni per i combustibili fossili ed ha pertanto accolto con favore l
'impegno assunto dal vertice del
G7 di giugno di
porre termine, entro la fine del 2021,
ai nuovi sostegni pubblici in favore della produzione internazionale di
energia elettrica
in centrali termiche a carbone non soggette ad abbattimento del carbonio.
Infine il Consiglio Ecofin ha ricordato che l'UE e i suoi Stati, avendo più che raddoppiato dal 2013 il proprio contributo, sono il principale erogatore di
finanziamenti pubblici internazionali per il clima. Ha ribadito l'impegno dell'UE e dei suoi Stati membri ad
aumentare il proprio
contributo per conseguire l'obiettivo dei paesi sviluppati di mobilitare collettivamente
100 miliardi di dollari all'anno fino al 2025 e invitato gli
altri paesi sviluppati ad aumentare a loro volta
con urgenza il rispettivo contributo. Ha infine dichiarato l'impegno a partecipare alle deliberazioni su un
nuovo obiettivo collettivo a partire da una soglia di
almeno 100 miliardi di dollari all'anno
dopo il 2025, tenendo conto delle esigenze e delle priorità dei paesi in via di sviluppo.
Si ricorda che il
Parlamento europeo discuterà nella seduta plenaria del 20 ottobre una
risoluzione sulla COP26 in cui ribadisce, tra l'altro, la necessità di porre urgentemente fine alle sovvenzioni ai combustibili fossili, nonché sollecita tutte le parti a concludere le questioni in sospeso per la messa a punto del codice dell'accordo di Parigi, in particolare per quanto riguarda la trasparenza, i calendari comuni e i meccanismi di cooperazione di cui all'articolo 6, al fine di garantire una forte integrità ambientale e conseguire il massimo livello di ambizione nell'UE e nel mondo.
Per approfondimenti sulla posizione dell'UE alla Cop 26 e sulle iniziative dell'UE nella lotta contro i cambiamenti climatici, si veda il
dossier
"La partecipazione dell'UE alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26)", curato dall'Ufficio Rapporti con l'Unione europea della Camera dei Deputati.
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Biodiversità
La richiesta di obiettivi globali chiari e ambiziosi a lungo termine in materia di biodiversità era già stata avanzata dal
Parlamento europeo sia nella risoluzione sulla Conferenza delle parti (COP15) della convenzione sulla diversità biologica (
P9_TA(2020) 0015 del 16 gennaio 2020) sia, da ultimo, nella risoluzione del 9 giugno 2021 sulla strategia dell'UE sulla biodiversità per il 2030 (
P9_TA(2021) 0277). In quest'ultimo documento si afferma la "
necessità di
un accordo multilaterale vincolante per il periodo successivo al 2020, simile all'accordo di Parigi, per arrestare e invertire la perdita di biodiversità entro il 2030, corredato di obiettivi e indicatori SMART (specifici, misurabili, raggiungibili, pertinenti e temporalmente definiti), un solido quadro di attuazione e un meccanismo di revisione indipendente, trasparente e basato su dati scientifici" (par. 154).
A sua volta, il
Consiglio dell'Unione europea, riunito nella composizione ambiente nell'ottobre 2020, aveva ribadito la determinazione dell'UE a dare l'esempio nell'affrontare la crisi mondiale in cui versa la biodiversità e nell'elaborare un ambizioso nuovo quadro globale dell'ONU in occasione della
conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità del 2021.
La
Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità è stata firmata da 168 Stati e conta
196 parti contraenti, entrando in vigore il 29 dicembre 1993. Persegue tre, principali obiettivi:
1) la conservazione della diversità biologica;
2) l'uso sostenibile dei componenti della diversità biologica;
3) la condivisione equa dei benefici che derivano dall'utilizzo delle risorse genetiche.
La
Conferenza delle parti contraenti è l'organo direttivo della Convenzione e ne cura l'attuazione attraverso le decisioni assunte in occasione delle sue sessioni. A partire dal 2000 si riunisce ogni due anni.
La
quindicesima riunione della Conferenza delle parti contraenti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla biodiversità (COP 15) è articolata in due distinte fasi:
1) una
prima sessione, virtuale, tenutasi dall'11 al 15 ottobre 2021;
2) una seconda sessione, in presenza, dal 25 aprile all'8 maggio 2022 a Kunming, in Cina.
Dal
summit si attende l'adozione del
Quadro globale della diversità post 2020, che dovrebbe fornire una visione strategica e una tabella di marcia globale per la conservazione, protezione, restaurazione e gestione sostenibile della biodiversità e degli ecosistemi per il prossimo decennio.
Nel corso della sessione
on-line, il 13 ottobre 2021 è stata
adottata la
dichiarazione di Kunming, in cui sono stati assunti i seguenti, principali impegni politici non vincolanti:
Al livello di Unione europea, si ricorda che la Commissione europea nel maggio 2020 ha adottato la
Strategia dell'Ue sulla biodiversità per il 2030 (
COM(2020) 380). Si tratta di un piano a lungo termine, globale, sistemico e ambizioso per salvaguardare la natura e invertire la tendenza al degrado degli ecosistemi. Costituisce uno dei pilastri del
Green Deal europeo e della
leadership dell'UE nel settore dell'azione internazionale. Essa definisce nuovi impegni, misure, obiettivi e meccanismi di
governance, fra cui:
1) trasformare almeno il 30 % della superficie terrestre e dell'ambiente marino d'Europa in zone protette gestite in modo efficace;
2) ripristinare in tutta l'UE gli ecosistemi degradati che versano in condizioni precarie e ridurre le pressioni sulla biodiversità, mediante un piano di ripristino della natura di vasta portata;
3) creare le condizioni per un cambiamento profondo mettendo in moto un nuovo processo, finalizzato a migliorare la
governance della biodiversità e garantire che gli Stati membri integrino nelle politiche nazionali gli impegni delineati nella strategia.
Rilevano inoltre le già citate
Conclusioni sulla biodiversità adottate dal Consiglio ambiente del 23 ottobre 2020
(
Per maggiori dettagli sugli esiti del Consiglio ambiente del 23 ottobre 2020 si rinvia alla documentazione predisposta dal Servizio studi del Senato della Repubblica: Transizione verde e obiettivi climatici: gli esiti del Consiglio ambiente,
Nota UE n. 59
, ottobre 2020), in cui si invita la Commissione a
integrare gli obiettivi della politica dell'UE in materia di biodiversità anche nelle proposte legislative relative a agricoltura, pesca e silvicoltura, e di garantire un'attuazione coerente delle misure dell'UE in questi settori. Il Consiglio ha accolto con favore l'obiettivo, posto dalla Commissione, di creare una rete coerente di zone protette ben gestite e di proteggere almeno il 30% della superficie terrestre dell'UE e il 30% della sua zona marina.
Il Consiglio ha infine convenuto che "una
quota significativa" del 30% del bilancio dell'UE e delle spese di
Next Generation EU destinate all'azione per il clima dovrebbe essere
investita nella biodiversità e in soluzioni basate sulla natura, volte a promuovere la biodiversità.
Come noto, "Next Generation EU" (NGEU) è uno strumento emergenziale, utilizzabile esclusivamente ai fini della risposta alla crisi e delle misure per la ripresa ,che ha integrato le risorse del Quadro finanziario pluriennale dell'Unione europea 2021-2027 (Per dettagli sul QFP 2021-2027 e l'illustrazione dei vari atti di cui è composto si rinvia al Dossier del Servizio studi del Senato della Repubblica "
L'approvazione del nuovo quadro finanziario pluriennale 2021-2027" (106/DE), dicembre 2020)
. Il dispositivo per la ripresa e la resilienza (Il dispositivo per la ripresa e la resilienza è stato istituito con il
regolamento (UE) 2021/241
. Per dettagli sul contenuto del regolamento, si rinvia alla
Nota UE n. 67/1, pubblicata dal Servizio studi del Senato della Repubblica nel febbraio 2021)
è, per quantità di risorse allocate, il maggiore tra i programmi finanziati da NGEU. La sua dotazione è stata fissata in 672,5 miliardi di euro, 360 dei quali destinati a prestiti e 312,5 a sovvenzioni. E' espressamente stabilito che le ingenti risorse messe a disposizione tramite il dispositivo:
1) possono finanziare solo misure che rispettino il
principio di non apportare danno significativo agli obiettivi ambientali dell'UE (
do no significant harm) in termini, tra l'altro, di ripristino di biodiversità e eco-sistemi;
2) devono essere coerenti con le priorità dell'Unione, anche con riferimento alla
transizione verde (il 37 per cento della spesa dei piani nazionali dovrà essere dedicata agli obiettivi del clima).
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La strategia dell'UE sulla lotta contro l'antisemitismo
A seguito della dichiarazione del Consiglio del 2 dicembre 2020 sull'integrazione della lotta contro l'antisemitismo in tutti i settori d'intervento, il Consiglio europeo dovrebbe accogliere con favore la strategia dell'UE sulla lotta contro l'antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica adottata dalla Commissione il 5 ottobre 2021.
La
comunicazione definisce il quadro politico della Commissione per il periodo 2021-2030 per il contrasto all'antisemitismo e il sostegno alla vita ebraica, mirando a sostenere e incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri e tutti i portatori di interessi. La strategia si articola in tre pilastri: prevenzione e contrasto di tutte le forme di antisemitismo; protezione e sostegno alla vita ebraica nell'UE; istruzione, ricerca e memoria dell'Olocausto.
Gli Stati membri sono tra l'altro invitati a elaborare strategie nazionali sulla lotta contro l'antisemitismo entro la fine del 2022, o includere misure nei loro piani d'azione nazionali contro il razzismo, e fornire finanziamenti sufficienti per attuarle.
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