Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||||
Titolo: | Riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di gioventù e istruzione: "Istruzione e gioventù' | ||||
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Riunioni interparlamentari Numero: 50 | ||||
Data: | 02/12/2015 | ||||
Descrittori: |
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Documentazione per le Commissioni
riunioni interparlamentari
Riunione dei Presidenti delle Commissioni competenti in materia di gioventù e istruzione: “Istruzione e gioventù”
Bruxelles, 3 dicembre 2015
Senato della Repubblica Servizio Studi Dossier europei n. 12 |
Camera dei deputati Ufficio Rapporti con l’Unione europea n. 50 |
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Dossier europei n. 12
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INDICE
I Sessione: Le politiche dell’Ue per la gioventù
Partecipazione dei giovani alla democrazia rappresentativa e alla società civile
II Sessione: Inclusione sociale e dialogo interculturale attraverso l'istruzione
Giovani europei e crisi economica
Ulteriori esiti del Consiglio istruzione, gioventù, cultura e sport del 23 novembre 2015
III Sessione: Apprendimento permanente: dalla scuola alla vita attiva
Programma d'azione nel campo dell'apprendimento permanente (2007-2013)
Priorità specifiche per l'istruzione e formazione professionale fino al 2020)
La riunione interparlamentare, organizzata dalla Commissione Cultura (CULT) del Parlamento europeo, è inclusa nell’elenco delle conferenze interparlamentari del secondo semestre 2015 trasmesso ai Parlamenti nazionali dal Presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.
Il programma della riunione si articola in tre sessioni: la I) “Politiche per la gioventù” sarà incentrata sui temi dell’apprendimento permanente e il ruolo di Erasmus e sull’impegno civile dei giovani e cittadinanza attiva; la II) “Inclusione sociale dei giovani e dialogo interculturale” sarà dedicata a temi dell’inclusione sociale[1] e della sua pratica attraverso il dialogo interculturale[2]; la III) “Apprendimento permanente” affronterà il tema del passaggio dalla scuola alla vita attiva.
La riunione sarà introdotta dalla Presidente della stessa Commissione Cultura (CULT), Silvia Costa, dal Ministro dell’istruzione del Lussemburgo, Claude Meisch e dal Commissario europeo per l’istruzione, la cultura, la gioventù e lo sport, Tibor Navracsics. Interverrà inoltre Allan Päll, Segretario generale dello European Youth Forum, che presenterà un rapporto sulle politiche giovanili.
La Commissione Cultura (CULT) del Parlamento europeo è competente per:
· gli aspetti culturali dell'Unione europea ed in particolare: a) il miglioramento della conoscenza e della diffusione della cultura; b) la protezione e la promozione della diversità culturale e linguistica; c) la conservazione e la salvaguardia del patrimonio culturale; d) gli scambi culturali e la creazione artistica;
· la politica dell'Unione europea nel campo dell'istruzione, compresi il settore dell'istruzione superiore europea, la promozione del sistema delle scuole europee e l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita;
· la politica dell'audiovisivo e gli aspetti culturali ed educativi della società dell'informazione;
· la politica della gioventù;
· lo sviluppo delle politiche dello sport e delle attività ricreative;
· la politica dell'informazione e dei media;
· la cooperazione con i paesi terzi nei settori della cultura e dell'istruzione e le relazioni con le organizzazioni e istituzioni internazionali interessate.
Attualmente nell’agenda dei lavori della Commissione Cultura (CULT), in stretta relazione con le politiche per la gioventù, sono all’esame le proposte di risoluzione: Apprendere l'UE a scuola 2015/2138(INI); Programma Erasmus+ e altri strumenti per promuovere la mobilità nell'IFP - un approccio di apprendimento permanente 2015/2257(INI); Il ruolo del dialogo interculturale, della diversità culturale e dell'istruzione nella promozione dei valori fondamentali dell'UE (2015/2139(INI)); Seguito del quadro strategico per la cooperazione europea in materia di istruzione e formazione (ET2020) (2015/2281(INI)).
Il dipartimento delle politiche Istruzione e gioventù del Parlamento europeo ha predisposto una nota di sintesi per l’incontro.
L’Unione europea assegna alle politiche per la gioventù e lo sport, l’istruzione e la formazione un ruolo determinante in un’economia basata sulla conoscenza: tali politiche sostengono la crescita e l’occupazione tenendo conto dell’esigenza di una popolazione sempre più qualificata e adattabile; al contempo mirano a rafforzare la coesione sociale e la cittadinanza attiva in seno all’Unione europea. Attraverso programmi a favore dell’istruzione, della formazione, della gioventù e dello sport, inoltre, l’UE si prefigge di sviluppare e rafforzare la dimensione europea, favorendo la mobilità e incoraggiando la cooperazione internazionale.
L'inclusione
del concetto di «gioventù» nella politica europea è un fenomeno
relativamente recente; fu il trattato di Maastricht a menzionarlo per la prima
volta nel 1993.
Il
Capo XII, artt. 165 e 166, del Trattato sul funzionamento dell’Unione
europea (TFUE)
fa riferimento ai giovani, in particolare, riguardo: alla mobilità degli
studenti, allo sviluppo degli scambi di giovani e di animatori di
attività socioeducative, all’incoraggiamento dei giovani alla partecipazione
alla vita democratica dell'Europa; allo sviluppo della dimensione europea
dello sport, promuovendo l'equità e l'apertura nelle competizioni
sportive e la cooperazione tra gli organismi responsabili dello sport e
proteggendo l'integrità fisica e morale degli sportivi, in particolare dei
più giovani tra di essi; alla formazione professionale facilitando
l’accesso ai giovani ed alla mobilità degli istruttori e delle persone
in formazione, in particolare dei giovani.
Inoltre la Carta dei diritti fondamentali dell'UE (che ai sensi dell’art.6 del Trattato di Lisbona è parte integrante dell’ordinamento europeo) fa riferimento al diritto all’istruzione e all’accesso alla formazione professionale e continua (art.14), ai diritti del minore (art.24) nonché al divieto del lavoro minorile e alla protezione dei giovani sul luogo di lavoro (art.32).
Nel 2001, la Commissione con il Libro bianco sulla gioventù, invitava gli Stati membri a rafforzare la cooperazione in quattro aree prioritarie per la gioventù: a) la partecipazione, b) l'informazione, c) il volontariato e d) una maggior comprensione e conoscenza della gioventù.
In seguito all’adozione del predetto documento, il Consiglio dell'UE, a giugno 2002, ha istituito un Quadro per la cooperazione europea nel campo della gioventù[3].
Nell'aprile 2009, la Commissione europea ha presentato la comunicazione intitolata «Una strategia dell'Unione europea per investire nei giovani e conferire loro maggiore responsabilità. Un metodo aperto di coordinamento rinnovato per affrontare le sfide e le prospettive della gioventù» (COM(2009) 200).
Sula base di tale Comunicazione, nel novembre 2009 il Consiglio dell’UE ha adottato una Risoluzione su un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (2010-2018).
La
Strategia invita sia gli Stati membri sia la Commissione a cooperare nel
periodo 2010-2018 e definisce due obiettivi generali: a) maggiori
e pari opportunità per i giovani nell'istruzione e nel mercato del lavoro; b)
cittadinanza attiva, inclusione sociale e solidarietà per i giovani.
La Commissione europea ha presentato, lo scorso 15 settembre, una Comunicazione COM(2015)429[4] “Relazione dell'UE sulla gioventù 2015”, che illustra in dettaglio la situazione dei giovani in Europa e le iniziative intraprese a livello europeo nel periodo 2013-2015.
Il documento valuta i progressi compiuti rispetto agli obiettivi della strategia dell'UE per la gioventù.
La relazione si basa sulle risposte date dai paesi europei a un questionario predisposto dalla Commissione.
Il Consiglio “Istruzione, gioventù cultura e sport” del 23-24 novembre ha adottato un nuovo piano di lavoro dell'UE per la gioventù (2016-2018). Tale piano consentirà all'UE e ai suoi Stati membri di continuare ad affrontare i tassi di disoccupazione giovanile tuttora elevati e le conseguenze della crisi sui giovani. Si tratta di un piano flessibile e strutturato con un numero limitato di iniziative chiave in settori specifici. Ha una durata di 36 mesi ed è volto a guidare l'azione degli Stati membri e della Commissione nel periodo dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018, al fine di sostenere l'attuazione del quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (2010-2018). Esso dovrebbe:
·
garantire
una cooperazione intersettoriale
· contribuire alle priorità generali dei programmi di politica di sicurezza, economica e sociale dell'UE;
· rimanere uno strumento flessibile in grado di portare tempestivamente a risposte adeguate in un contesto politico in evoluzione;
· promuovere fra gli Stati membri e la Commissione un approccio collaborativo e concertato che consenta loro di apportare un valore aggiunto ad alcuni temi prioritari ;
· creare sinergie con il programma Erasmus+, contribuendo tra l'altro a individuare priorità specifiche nel settore della gioventù per il programma di lavoro annuale Erasmus+;
· coinvolgere i giovani utilizzando le procedure di consultazione.
Alcuni temi hanno carattere prioritario, in particolare, l'animazione socioeducativa destinata ai giovani e la cooperazione intersettoriale dovranno essere rafforzate, in linea con le priorità convenute nella relazione congiunta dell'UE sulla gioventù 2015, in vista dei seguenti obiettivi:
a) maggiore inclusione sociale di tutti i giovani, tenendo conto dei valori europei di base e maggiore partecipazione di tutti i giovani alla vita democratica e civica in Europa;
b) passaggio più agevole dei giovani dall'adolescenza all'età adulta, attraverso l'integrazione nel mercato del lavoro;
c) sostegno alla salute fisica e mentale dei giovani,
d) affrontare le sfide e le opportunità dell'era digitale
e) rispondere alle opportunità e alle sfide poste dall'aumento del numero di giovani migranti e profughi nell'Unione europea.
Le azioni che gli Stati membri e la Commissione intraprenderanno sono rivolte a tutti i giovani, ma un'attenzione particolare verrà dedicata a: giovani a rischio di marginalizzazione; giovani disoccupati e al di fuori di ogni ciclo di istruzione e formazione (NEET); giovani provenienti da un contesto migratorio e giovani profughi.
Il piano di lavoro invita quindi gli Stati membri e la Commissione a istituire, per la sua durata, gruppi di esperti sui seguenti temi:
· definizione del contributo specifico dell'animazione socioeducativa destinata ai giovani e dell'apprendimento non formale e informale: a) nel promuovere la cittadinanza attiva e la partecipazione dei giovani a società plurali e tolleranti e nel prevenire la marginalizzazione, la radicalizzazione e i comportamenti violenti che ne possono derivare; b) nel rispondere alle opportunità e alle sfide poste dall'aumento del numero di giovani migranti e profughi nell'Unione europea;
· rischi, opportunità e implicazioni della digitalizzazione per i giovani, l'animazione socioeducativa e la politica della gioventù.
Il 17 novembre 2015, in occasione del vertice Enterprise 2020, è stato lanciato il 'Patto europeo per la gioventù', un appello a tutte le imprese, le parti sociali, ai fornitori di istruzione e formazione e alle altre parti interessate a sviluppare o consolidare partenariati a sostegno dell'occupabilità e dell'inclusione dei giovani, al fine di creare 10 mila partenariati tra le imprese e il mondo dell’istruzione e della formazione con l'obiettivo condiviso di stabilire insieme almeno 100 mila nuovi contratti di apprendistato, tirocini o lavori di primo impiego di qualità.
Il patto si propone di sostenere la progettazione di partenariati
per migliorare la qualità della formazione e delle competenze dei
giovani (competenze trasversali, digitali, imprenditoriali, ecologiche,
personali e relazionali), nonché a sostenere il lavoro degli insegnanti europei
e, in particolare, a fornire ai giovani insegnanti europei.
La Commissione europea, promotrice insieme al Network europeo per la responsabilità sociale delle imprese (CSR Europe) fornirà supporto tecnico al Patto. I risultati di questo lavoro congiunto saranno presentati al primo vertice tra le imprese e il mondo dell’istruzione che si terrà nel dicembre 2017.
Le iniziative dell’Unione europea in materia di scambi universitari si svolgono dal 1987 nell’ambito del programma Erasmus, secondo la Commissione europea il programma di scambio di maggior successo al mondo: a partire dal suo avvio, più di 3 milioni di studenti hanno beneficiato di borse Erasmus per compiere all'estero parte dei loro studi di istruzione superiore o fruire di un tirocinio presso un'impresa straniera. Inoltre, dal 1997 al 2012 oltre 300.000 membri del personale accademico e amministrativo hanno ricevuto un sostegno da Erasmus per insegnare o ricevere una formazione all'estero. I paesi partecipanti al programma sono stati 33: oltre agli Stati membri dell'UE, Islanda, Liechtenstein, Norvegia, Svizzera e Turchia (a partire dal 1° aprile 2014).
Numero annuo di studenti Erasmus nel periodo 1987/88 – 2011/12 (comprende
sia le borse di studio sia i tirocini)
A partire dal 1° gennaio 2014, Erasmus è confluito in
"Erasmus+" (istituito con il regolamento (UE) n. 1288/2013
dell'11 dicembre 2013, G.U. L 347/2013): il programma dell'Unione per l'istruzione, la formazione, la gioventù
e lo sport per il periodo 2014-2020,
integra in un unico strumento i precedenti programmi per la mobilità
nell'istruzione e nella formazione (oltre ad Erasmus, Leonardo da Vinci,
Comenius, Grundtvig, nonché Gioventù in Azione, Erasmus Mundus, Tempus, Alfa,
Edulink e il programma di cooperazione bilaterale con i paesi
industrializzati).
Erasmus+ dispone di un bilancio di quasi 15
miliardi di euro per l’intero periodo[5] (per il 2015
sono stati resi disponibili 1.736 milioni), con un aumento del 40%
rispetto ai finanziamenti destinati agli attuali programmi. Il 77,5% del
bilancio totale sarà destinato all'istruzione e alla formazione; di
questo il 43% (corrispondente al 33,3% del bilancio totale) andrà
all'istruzione superiore.
L’obiettivo dell’UE è raddoppiare entro il 2020 la mobilità studentesca (passando dall’attuale 10% al 20% del totale degli studenti dell’UE) e di offrire - entro la medesima data - a 4 milioni di persone l'opportunità di studiare, formarsi, insegnare o fare opera di volontariato all'estero. Il 10 % del bilancio è riservato ad attività nel settore della gioventù; circa 400 000 giovani possono così partecipare a scambi e 100 000 al servizio volontario europeo (SVE). Ciò costituisce un aumento dell'80 % rispetto al precedente programma Gioventù in azione. Erasmus+ finanzia partnership strategiche tra istituti di istruzione e stimola la collaborazione intersettoriale. Youthpass[6] ha continuato a sostenere il riconoscimento dell'apprendimento non formale e informale: dalla sua istituzione le agenzie nazionali per la gioventù hanno rilasciato quasi 250.000 certificati. Per ampliare gli effetti di Youthpass il Consiglio ha proposto di sostenere l'uso di strumenti di riconoscimento nazionale a esso ispirati e di introdurli in altri settori.
Secondo quanto disposto dall’articolo
24 del regolamento, il programma è aperto alla partecipazione dei seguenti
paesi:
· gli Stati membri;
· i paesi in via di adesione, i paesi candidati e i potenziali candidati nei cui confronti si applichi una strategia di preadesione;
· i paesi dell'Associazione europea di libero scambio (EFTA) che fanno parte dello Spazio economico europeo (SEE – Islanda, Lichtenstein, Norvegia), conformemente alle disposizioni di tale accordo;
· la Confederazione elvetica, in forza di un accordo bilaterale da concludere con tale paese;
· i paesi interessati dalla politica europea di vicinato che hanno concluso accordi con l'Unione che prevedono la possibilità di una loro partecipazione ai programmi dell'Unione, purché si concluda un accordo bilaterale con l'Unione in merito alle condizioni della loro partecipazione al programma.
Alcune delle azioni previste dal programma possono essere estese anche ad altri paesi terzi.
Priorità perseguite nei diversi settori
Scuola: riduzione dell’abbandono scolastico precoce[7]; miglioramento del raggiungimento di competenze di base; rafforzamento della qualità nell’educazione e nella cura della prima infanzia; miglioramento della professionalità dell’insegnamento.
Istruzione Superiore: modernizzazione dei sistemi di istruzione superiore secondo la 2011 EU Modernisation Agenda; miglioramento delle competenze del personale e della qualità dell’insegnamento; ampliamento delle conoscenze delle politiche e delle pratiche educative; maggiore sviluppo professionale e di carriera del personale; maggiore inclusione sociale; aumento delle competenze trasversali e delle potenzialità di occupazione; stimolare l’imprenditorialità degli studenti; riconoscimento e convalida di competenze e qualifiche; partecipazione attiva nella società; istruzione e formazione dopo un periodo di mobilità all’estero; incremento delle competenze digitali e linguistiche.
Educazione degli adulti: riduzione del numero degli adulti con basse qualifiche; istruzione formale e non formale; miglioramento sistemi di orientamento professionale; opportunità formative personalizzate.
Istruzione e Formazione Professionale: sviluppo delle qualifiche del ciclo post secondario e terziario; allineamento delle politiche per la formazione (VET, Vocational Educational Training) alle strategie di sviluppo economico; sviluppo di partenariati fra imprese, scuola e parti sociali.
Gioventù: miglioramento delle abilità chiave dei giovani; promozione della partecipazione alla vita democratica, della cittadinanza attiva, del dialogo interculturale, dell’inclusione sociale e della solidarietà; miglioramento della qualità dell’animazione socioeducativa e della sua dimensione internazionale; acquisizione di competenze, attraverso esperienze di mobilità.
Per la prima volta saranno concessi finanziamenti anche a nuovi partenariati innovativi, le cosiddette “alleanze della conoscenza” e “alleanze delle abilità settoriali”, che costituiranno sinergie tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro.
Erasmus+ si articola in tre azioni chiave: 1)
mobilità nell’apprendimento (periodi di studio, tirocinii e apprendistato,
scambi; servizio di volontariato europeo; mobilità del personale della scuola e
degli operatori giovanili; 2) collaborazione e partnership (collaborazione
transfrontaliera tra organizzazioni, tra tra istituti universitari e imprese;
tra istituti d’istruzione e formazione professionale e il mondo del
lavoro; strumenti online per gli insegnanti e l’istruzione degli adulti,
quali gemellaggi online, eTwinning, tra scuole[8]): 3) riforma delle politiche (sostegno al
dialogo e reperimento informazioni concrete).[9]
Dati essenziali: Erasmus+ (2014-2020)
Bilancio complessivo |
14,7 miliardi di euro Fondi aggiuntivi andranno a finanziare le azioni con i paesi extra UE (paesi partner). |
Opportunità complessive di mobilità |
Più di 4 milioni di persone |
Istruzione superiore |
Circa 2 milioni di studenti |
Studenti dell'istruzione e formazione professionale |
Circa 650 000 studenti e apprendisti |
Mobilità del personale |
Circa 800 000 insegnanti, docenti universitari, formatori, membri del personale educativo e operatori giovanili |
Programmi di volontariato e di scambi giovanili |
Più di 500 000 giovani |
Sistema di garanzia dei prestiti per corsi di laurea magistrale |
Circa 200 000 studenti |
Diplomi di laurea magistrale comuni |
Più di 25 000 studenti |
Partnership strategiche |
Circa 25 000, per collegare 125 000 scuole, istituti di istruzione e formazione professionale, istituti d'istruzione superiore e per gli adulti, organizzazioni giovanili e imprese |
Alleanze della conoscenza |
Oltre 150 alleanze tra 1 500 istituti di istruzione superiore e imprese |
Alleanze delle competenze settoriali |
Oltre 150 alleanze tra 2 000 istituti di istruzione e formazione professionale e imprese |
Erasmus -
Effetti della mobilità sulle competenze e l'occupabilità degli studenti e
l'internazionalizzazione degli istituti di istruzione superiore
Uno studio di impatto sul programma Erasmus[10], pubblicato il 22 settembre 2014, mostra che i laureati con esperienza internazionale se la cavano meglio degli altri nel mercato del lavoro: l'incidenza della disoccupazione di lunga durata per questo gruppo è dimezzata rispetto a chi non ha studiato né si è formato all'estero e, a cinque anni dalla laurea, il loro tasso di disoccupazione è più basso del 23%. Lo studio, realizzato da esperti indipendenti, è il più ampio mai condotto su questa tematica, con quasi 80.000 partecipanti tra cui studenti e imprese.
Lo studio mostra che il 92% dei datori di lavoro ricerca nei candidati i tratti della personalità che sono potenziati dal programma, quali la tolleranza, la fiducia in se stessi, le abilità di problem solving, la curiosità, la consapevolezza dei propri punti di forza e di debolezza, e la risolutezza. I test effettuati prima e dopo il periodo all'estero rivelano che gli studenti Erasmus mostrano valori più alti in questi tratti della personalità anche prima che lo scambio abbia inizio; al loro ritorno la differenza per questi valori aumenta in media del 42% rispetto agli altri studenti.
Gli studenti che beneficiano dei finanziamenti Erasmus possono scegliere di studiare o di svolgere un tirocinio all'estero. La relazione rivela che a più di un tirocinante Erasmus su tre viene offerto un posto nell'azienda dove si è svolto il tirocinio. I tirocinanti Erasmus hanno anche più attitudini imprenditoriali rispetto a chi è rimasto a casa: uno su dieci avvia una propria azienda e più di tre su quattro prevedono, o non escludono, di farlo. Anche gli avanzamenti di carriera dovrebbero essere più veloci: il 64% dei datori di lavoro attribuisce maggiori responsabilità al personale con esperienza internazionale.
Erasmus non si limita a migliorare le prospettive professionali, ma allarga anche gli orizzonti degli studenti e la loro rete di relazioni. Il 40% cambia il paese di residenza o di lavoro almeno una volta dopo la laurea, quasi il doppio di quelli che non hanno fatto un'esperienza di mobilità durante gli studi. Il 93% degli studenti con esperienza internazionale può concepire di vivere all'estero nel futuro, per chi è rimasto nello stesso paese durante gli studi questa percentuale scende al 73%.
Inoltre, è più probabile per gli ex studenti Erasmus avere relazioni transnazionali: il 33% degli ex studenti Erasmus ha un partner di un'altra nazionalità, a fronte del 13% di chi rimane a casa, e il 27% degli studenti Erasmus ha incontrato il proprio partner fisso durante il periodo di scambio. In base a questi dati, la Commissione stima che dal 1987 in poi siano nati circa un milione di bambini figli di coppie Erasmus.
Nel periodo 2014-2020 il programma Erasmus+ darà l'opportunità di andare all'estero a 4 milioni di persone, tra cui 2 milioni di studenti e 300 000 docenti dell'istruzione superiore. Inoltre, il programma sovvenzionerà 135.000 scambi di studenti e personale con paesi partner non europei. Erasmus+ sarà ancora più accessibile grazie a un maggiore sostegno linguistico, regole più flessibili e un sostegno supplementare per le persone con esigenze speciali, provenienti da ambienti svantaggiati o da zone isolate.
L'articolo 165 del TFUE, come ricordato in premessa, dispone che l'azione dell'Unione europea sia intesa "a incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita democratica dell'Europa".
L’UE fa affidamento su giovani impegnati a favore dei principi della democrazia e dei valori europei. La democrazia, il pluralismo e la cittadinanza attiva sono valori fondamentali dell'Unione europea, che includono i principi della libertà di espressione e della tolleranza[11] e perseguono l'obiettivo dell'inclusione di tutti i cittadini europei. Di conseguenza, l’UE per creare interesse e facilitare l'impegno politico, ritiene necessario che i giovani debbano potere partecipare a processi decisionali significativi. Il concetto di partecipazione politica include, in primo luogo, la rappresentanza dei giovani nelle strutture della democrazia rappresentativa, vale a dire la partecipazione alle elezioni come elettori, la candidatura alle elezioni e la partecipazione ai partiti politici. La partecipazione politica può anche realizzarsi con l'appartenenza a organizzazioni che perorano gli interessi dei giovani, dibattiti politici faccia a faccia o online e altre forme di riflessione ed espressione culturale. Inoltre può esprimersi nel contesto di attività di sensibilizzazione alla cittadinanza e ai diritti umani e di azioni tese a produrre un cambiamento positivo nella società.
Figura 1 - Percentuale di giovani (15-29
anni) che dichiara di essere 'molto' o 'abbastanza' interessato alla politica (per Paese, anni 2002 e 2012).
Nota: La tabella riguarda i paesi per i quali esistono dati per il 2002 e 2012.
Fonte: European Social Survey 2002 and 2012 (in documento di lavoro della Commissione SWD(2015) 169 final, parte 5)
Figura 2 - La partecipazione dei giovani (di età compresa 15-30) nelle elezioni a livello nazionale o locale (per paese anni 2011 e 2014)
Nota: La domanda posta era la seguente: 'Nel corso degli ultimi 3 anni, hai votato in ogni elezione politica a livello nazionale o locale? Sei pregato di segnalare se al momento delle elezioni non eri in possesso del diritto di voto. Base: intervistati con elettorato attivo al momento delle elezioni. UE-27 (2011) e UE-28 (2014)
Fonte: 2011 Flash Eurobarometer319a 'Youth on the Move', 2015 Flash Eurobarometer 408 'European Youth' (in documento di lavoro della Commissione SWD(2015) 169 final, parte 5)
Figura 3 - Percentuale di adesione ai partiti tra i giovani (15-29 anni) (per paese anni 2011 e 2014)
Nota: La domanda posta era la seguente: 'Nel corso degli ultimi 12 mesi, hai partecipato a qualche attività delle seguenti organizzazioni? (Partito politico)'. Base: tutti gli intervistati. UE-27 (2011) e UE-28 (2014)
Fonte: 2011 Flash Eurobarometer319a 'Youth on the Move', 2015 Flash Eurobarometer 408 'European Youth' (in documento di lavoro della Commissione SWD(2015) 169 final, parte 5)
In materia si ricorda che l’UE è intervenuta con le seguenti iniziative:
· la risoluzione del Consiglio su un quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù (2010-2018)[12];
la risoluzione del Consiglio e dei rappresentanti dei governi degli Stati membri del 20 maggio 2014, sul piano di lavoro dell'Unione europea per la gioventù per il 2014-2015[13] e, in specie, sulla panoramica del processo di dialogo strutturato, compresa l'inclusione sociale dei giovani;
· le raccomandazioni comuni del quarto ciclo di lavori sul dialogo strutturato, elaborate alla conferenza UE sulla gioventù organizzata dalla presidenza lussemburghese, 21‑24 settembre 2014.
Il dialogo strutturato è uno strumento che si
iscrive nel quadro della cooperazione europea in materia di gioventù teso a
coinvolgere i giovani nello sviluppo delle politiche dell'UE. L'esito del
quarto ciclo di lavori di 18 mesi sulla priorità tematica generale
"conferimento della responsabilità ai giovani affrontando l'accesso ai
diritti e l'importanza della partecipazione politica dei giovani[14]" si basa sui risultati
raggiunti dalle consultazioni con i giovani prima e nel corso delle presidenze
italiana, lettone e lussemburghese, nonché delle conferenze UE sulla gioventù
svoltesi a Roma nell'ottobre 2014, a Riga nel marzo 2015 e a
Lussemburgo nel settembre 2015[15].
Nella Riunione del 23-24 novembre 2015, il Consiglio
“Istruzione, gioventù, cultura e sport” ha adottato il progetto di risoluzione sull'incoraggiamento della partecipazione politica
dei giovani alla vita democratica dell'Europa, con la quale si invitano gli
Stati membri e la Commissione a definire, attuare o sviluppare ulteriormente
strategie, programmi, strutture o altri meccanismi pertinenti a livello nazionale,
regionale e/o locale. La progettazione di strategie di partecipazione efficaci
dovrebbe prevedere il coinvolgimento del gruppo di destinatari durante le fasi
di pianificazione, attuazione, monitoraggio e valutazione. Sono, inoltre,
indicate alcune priorità che potrebbero essere incluse nelle strategie:
Istruzione formale e apprendimento non formale
Opportunità di partecipazione a livello locale e regionale
Forme alternative e partecipazione online
Dialogo con i responsabili politici
Animazione socioeducativa e organizzazioni giovanili
La protezione dei minori e dei giovani rappresenta un
elemento fondamentale della politica audiovisiva a livello dell'Unione e
ha assunto una nuova rilevanza alla luce dello sviluppo di servizi di media
audiovisivi non lineari.
Con la direttiva sui servizi di media audiovisivi la Commissione ha esteso le misure di protezione dei bambini dai programmi televisivi tradizionali ai servizi di media audiovisivi on-demand in rapida crescita, con particolare riferimento a Internet[17].
La lotta contro l'esclusione sociale è, ai sensi dell'art. 153, par. 1, let. j), del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, uno degli obiettivi specifici in cui l'Unione europea sostiene e completa l'azione degli Stati membri[18]. L'inclusione sociale viene perseguita attraverso il "metodo aperto di coordinamento", ovvero un quadro di cooperazione in cui le politiche nazionali di ciascun Paese europeo possono essere orientate verso obiettivi comuni e successivamente monitorate dall'UE.[19]
Il tema dell'inclusione sociale è, del resto, di notevole attualità[20] anche dopo i recenti eventi di cronaca verificatisi in Francia. Già ad aprile 2015, nella propria Comunicazione "Agenda europea sulla sicurezza" (COM(2015) 185), la Commissione europea aveva affermato che "l'istruzione, la partecipazione dei giovani, il dialogo interreligioso e interculturale, l'occupazione e l'inclusione sociale hanno un ruolo decisivo nella prevenzione della radicalizzazione, in quanto promuovono i valori europei comuni, incentivano l'inclusione sociale e sviluppano la comprensione reciproca e la tolleranza".
Giovani europei e crisi economica
Negli scorsi anni studi e rilevazioni statistiche hanno confermato che i giovani sono il gruppo che maggiormente ha sofferto a causa della crisi economica e per i quali maggiore è il rischio di esclusione sociale. La mancata partecipazione al mercato del lavoro o a percorsi di istruzione ha, del resto, conseguenze negative durature non solo sui giovani - in quanto impedisce loro di accumulare capitale umano, economico e sociale - ma anche sulla società nel suo insieme in termini di disimpegno delle giovani generazioni[21]. L'accesso all'impiego remunerato è, infatti, il biglietto di ingresso perché i giovani partecipino ad un'ampia gamma di attività nelle società europee ed è la chiave per fornire loro supporto nella fase di accesso all'età adulta.
Con Raccomandazione del Consiglio del 22 aprile 2013 è stata istituita la cosiddetta “Garanzia giovani”
orientata a realizzare che tutti i giovani di età inferiore ai 25 anni –
iscritti o meno ai servizi per l'impiego – possano ottenere un'offerta valida
entro 4 mesi dalla fine degli studi o dall'inizio della disoccupazione. Per
offerta si intende un impiego, apprendistato, tirocinio, o ulteriore corso
di studi e deve essere adeguata alla situazione e alle esigenze
dell'interessato. Essa dovrebbe contribuire a raggiungere tre degli obiettivi
della Strategia Europa 2020: livello di occupazione (75% delle persone tra 20 e
64 anni); abbandono scolastico inferiori al 10%; sottrazione di almeno 20
milioni di persone alla povertà e all'esclusione sociale. Le finalità proprie
di “Garanzia giovani” sono finanziate dal Fondo sociale europeo con il quale l’UE integra le spese nazionali a favore
di questi sistemi nonché dall'”Iniziativa per l'occupazione giovanile” [22](IOG, con una dotazione di 6,4 miliardi di EUR
per il periodo 2014-2020), che punta a fornire un sostegno
supplementare ai giovani di età inferiore ai 25 anni che vivono in
regioni in cui la disoccupazione giovanile superava nel 2012 il 25%[23]. Essa è rivolta, in particolare, ai giovani che non
si trovano né in situazione lavorativa, né seguono un percorso di studi o
formativo (NEET), inclusi i disoccupati di lunga durata e quelli che non
sono iscritti presso i servizi per l’impiego.
Rispetto a questi ultimi si ricorda che da tempo l’UE si è dotata di uno strumento per agevolare la mobilità dei lavoratori: EURES costituisce la piattaforma informatica che consente l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, mettendo in comune le informazione degli Stati membri. Più in particolare, EURES è una rete volta a promuovere la collaborazione tra la Commissione europea e i servizi pubblici per l'impiego (SPI) dei paesi membri dello Spazio economico europeo (SEE) (gli Stati membri dell'UE, oltre a Norvegia, Islanda e Liechtenstein), al fine di scambiare informazioni sulle offerte di lavoro e di agevolare la mobilità dei lavoratori all'interno dell'UE. Le carenze messe in luce dall’esperienza hanno spinto la Commissione a proporre una riforma in materia con la presentazione, nel gennaio 2014, di una proposta di regolamento attualmente all’esame delle istituzioni europee (proposta di Regolamento sulla rete europea di servizi per l'impiego, sull'accesso dei lavoratori ai servizi di mobilità e su una maggiore integrazione dei mercati del lavoro COM(2014)6)[24]. Tale riforma interviene nel panorama estremamente frammentato delle strutture di intermediazione di manodopera, sia a livello dei singoli Stati sia tra gli Stati membri.
L’esame nella plenaria del Parlamento europeo è previsto per il mese di dicembre 2015.
E’ noto che la disoccupazione giovanile ha registrato un netto peggioramento dal 2008 ad oggi (con la sola eccezione del dato relativo alla Germania).
Si segnala però che gli ultimi dati trimestrali disponibili[25] indicano che nel secondo trimestre 2015 il tasso di disoccupazione giovanile risulta in diminuzione (Francia in leggera controtendenza):
|
2008 % |
2014 % |
2015/Q2 % |
EU-28 |
15,8 |
23,1 |
20,4 |
Eurozona |
15,9 |
23,8 |
22,3 |
Francia |
19,0 |
24,2 |
24,5 |
Germania |
10,4 |
7,7 |
7,0 |
Italia |
21,2 |
42,7 |
40,7 |
Regno Unito |
15,0 |
16,9 |
15,4 |
Spagna |
24,5 |
53,2 |
48,8 |
Fonte: Eurostat
In Italia, quindi, il trend è stato analogo con una crescita costante del livello di disoccupazione giovanile tra il 2008 ed il 2014.
Grafico I - Tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) Fonte: Istat
Inoltre, la percentuale di giovani non impegnati nell'istruzione, nell'occupazione o nella formazione (Not engaged in Education, Employment or Training, NEET), dall’11% registrato nel 2008 si è attestata al 12,5% nel 2014, dopo aver raggiunto un picco del 13% nel 2011.
|
2008 % |
2014 % |
EU-28 |
10,9 |
12,5 |
Eurozona |
10,9 |
12,6 |
Francia |
10,5 |
11,4 |
Germania |
8,4 |
6,4 |
Italia |
16,6 |
22,1 |
Regno Unito |
12,1 |
11,9 |
Spagna |
14,3 |
17,1 |
Fonte: Eurostat
Secondo il rapporto Eurofound del marzo 2015, il fenomeno dei NEET coinvolgeva nel 2011 ca. 14 milioni di persone in tutta Europa e l'Italia appariva come uno dei paesi più colpiti, con il 22,7 per cento della popolazione tra i 15 ed i 24 anni[26].
Le stime Eurofound, calcolano che il costo annuo di NEET, in termini di perdita di capitale umano è di circa 1,2% del PIL dell'UE (pari a 153 miliardi di euro).
Studiosi e osservatori concordano nell'affermare che il concetto di "inclusione sociale" ingloba dimensioni molteplici e non è totalmente sovrapponibile al concetto di povertà[27].
Vi è tuttavia consenso sulla circostanza che una molteplicità di fattori influiscono sul livello di inclusione sociale di una persona. Tra i più significativi si segnalano:
1) accesso a abitazione, alimentazione, vestiario, livello di sicurezza personale adeguati;
2) partecipazione alla vita sociale e politica nella propria comunità;
3) godimento di attività ricreative e culturali;
4) accesso a cure mediche e servizi sociali;
5) sentimento, emotivo e psicologico, di essere parte integrante della comunità in cui si è inseriti e della società più in generale.
Sulla base degli elementi sopra menzionati, sono state individuate le seguenti categorie potenzialmente vulnerabili:
1) i giovani provenienti da ambienti svantaggiati, l'inclusione dei quali richiede che siano affrontati e rimossi ulteriori e specifiche barriere, relative per esempio al reddito o all'assenza di reti familiari o informali di sostegno;
2) i cittadini di paesi terzi (migranti o figli di immigrati privi della cittadinanza di uno Stato membro dell'Unione), privi di residenza legale, di indirizzo permanente o di permesso di soggiorno. La mancanza di tali pre-requisiti amministrativi può infatti precludere l'accesso ai diritti economici e sociali basilari in vari paesi europei;
3) giovani in età tra i 15 e i 24 anni che non lavorano, non studiano e non seguono percorsi di formazione (i cosiddetti NEET – neither in education, employment or training).
Si segnala che Eurostat raccoglie e pubblica una raccolta di dati (EU-Silc, European Union Statistics on Income and Living Conditions) sui redditi, la povertà, l'esclusione sociale e le condizioni di vita.
Si ricorda, in tema di dialogo interculturale, che il 2008 è stato l'anno europeo del dialogo interculturale per effetto della decisione n. 1983/2006/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006. Nel 2010 il COM(2010) 361 ha fornito una valutazione composita dell'iniziativa, mettendo in luce come essa abbia da un lato contribuito a una maggiore consapevolezza del dialogo interculturale, mobilitando un ampio numero di parti interessate e producendo numerose attività pertinenti. Ha messo, peraltro, anche in luce il fatto che è stato meno significativo il suo impatto sull’atteggiamento delle persone, sulla mobilitazione di diversi settori politici e sull’avvio di modifiche strutturali nelle amministrazioni. Numerosi programmi europei hanno inoltre cercato di dare una spinta al dialogo interculturale. Tra i più significativi si ricordano "Cultura" (2007-2013) e "l'Europa per i cittadini" (2007-2013).
Il dialogo interculturale e la mobilità costituiscono una delle priorità del piano di lavoro per la cultura (2015-2018), approvato nella forma delle Conclusioni del Consiglio e dei Rappresentanti dei Governi degli Stati membri nel dicembre 2014 (Priorità D3 dell'Allegato I). Tali priorità sono state integrate, in occasione del Consiglio istruzione, gioventù, cultura e sport del 23 novembre 2015[28], per ricomprendervi la valutazione, nel contesto della crisi migratoria e dei rifugiati, delle modalità in cui "la cultura e l'arte possono contribuire a riavvicinare le persone e i popoli, accrescere la loro partecipazione alla vita culturale e sociale, nonché promuovere il dialogo interculturale e la diversità culturale" (documento 13646/1/15). Si prevede che gli esperti si confrontino e facciano il punto sulle buone prassi esistenti, eventualmente facendole confluire in un manuale nel 2016.
Il 24 novembre 2015 il Consiglio ha approvato anche conclusioni sulla cultura nelle relazioni esterne dell'UE (documento 14443/15), in cui si fa riferimento al dialogo interculturale. In tema di cultura nella cooperazione allo sviluppo, infatti, si afferma che "il dialogo interculturale favorisce una migliore comprensione e agevola un approfondimento dei partenariati tra i soggetti interessati".
Le crisi migratoria e dei rifugiati sono state al centro del dibattito del Consiglio dell’Ue nelle sue diverse formazioni ed hanno riguardato, in particolare:
I ministri hanno sottolineato la necessità di riconoscere e competenze dei migranti arrivati negli ultimi mesi in Europa e di intensificare l’apprendimento delle lingue al fine di superare le ineguaglianze sociali.
Il tema dell'inclusione sociale dei giovani è stato alla base di una serie di documenti, sottoposti all'approvazione del Consiglio:
1) la
relazione congiunta del Consiglio e della Commissione sull'attuazione di un
quadro rinnovato di cooperazione europea in materia di gioventù per il 2015
(2015-2018). Un progetto preliminare era stato predisposto dai servizi
della Commissione lo scorso settembre (COM(2015) 408).
Nel documento presentato all'attenzione del Consiglio (13635/15) si afferma la necessità di "individuare soluzioni sostenibili per contrastare la disoccupazione giovanile, rafforzare l'inclusione sociale e prevenire la radicalizzazione violenta". Si preannunciano quindi finanziamenti in materia di animazione socioeducativa, attività di volontariato e partecipazione alla vita democratica;
2) un progetto di risoluzione su un piano di lavoro dell'Unione europea per la gioventù per il 2016-2018 (documento 13631/15). Questo testo indica, tra le priorità da perseguire, la maggiore inclusione sociale di tutti i giovani, tenendo conto dei valori europei di base; la maggiore partecipazione di tutti i giovani alla vita democratica e civica in Europa; un passaggio più agevole dei giovani dall'adolescenza all'età adulta, in particolare l'integrazione nel mercato del lavoro; un contributo per rispondere alle opportunità e alle sfide poste dall'aumento del numero di giovani migranti e profughi nell'Unione europea.
In entrambi i testi si afferma la necessità di dedicare un'attenzione particolare ai soggetti a rischio di emarginazione, ai NEET e ai giovani provenienti da un contesto migratorio, compresi gli immigrati appena arrivati ed i giovani rifugiati / profughi.
Anche
nella sessione dedicata allo sport, il Consiglio ha sottolineato il
potenziale educativo dello sport al fine di aiutare i giovani svantaggiati,
inclusi i migranti, a trovare il loro posto nella società. I Ministri hanno
concordato che lo sport è una delle chiavi più importanti per le politiche di
integrazione sociale.
Nel programma “Istruzione e formazione 2020” (ET2020) (GU C 119 del 28.5.2009), il quadro strategico aggiornato per la cooperazione europea nel settore dell'istruzione e della formazione, si indicano obiettivi strategici comuni per gli Stati membri, incluso un certo numero di misure volte a raggiungere gli obiettivi stabiliti, nonché metodi di lavoro comuni che definiscono una serie di settori prioritari per ciascun ciclo di lavoro periodico. Uno degli obiettivi strategici consiste nel fare in modo che l'apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà: è necessario proseguire i lavori di attuazione delle strategie di apprendimento permanente, di sviluppo dei quadri nazionali delle qualifiche collegati al Quadro europeo delle qualifiche e di creazione di percorsi di apprendimento più flessibili. Occorre intensificare la mobilità e applicare i principi sanciti nella Carta europea di qualità per la mobilità.
Per misurare i progressi conseguiti in rapporto agli obiettivi, si applicano gli indicatori e i criteri di riferimento europei (Strategia 2020). Per l'istruzione sono stati fissati a livello europeo i seguenti parametri di riferimento per il 2020:
I progressi rispetto a questi parametri vengono misurati per ciascun Paese europeo in un'analisi annuale, in cui l'UE formula anche delle raccomandazioni.
Nel
2014 la Commissione e gli Stati membri hanno avviato una valutazione
di metà percorso e di recente è stato presentato il Monitoraggio
2015 dell'istruzione e della formazione, che rileva che permangono
gravi sfide:
A) il 20 % dei quindicenni nell'UE incontra difficoltà in lettura, scienze e matematica; il 20 % degli adulti ha bassi livelli di alfabetizzazione linguistica e matematica e il 25 % ha bassi livelli di competenze digitali; tuttavia solo il 10,7 % – tra cui pochissimi adulti scarsamente qualificati – usufruisce dell'apprendimento permanente;
Grafico A - Indicatore UE: % di quindicenni che incontra difficoltà in lettura (a), matematica (b) e scienze (c), per paese
a) lettura
b) matematica
c) scienze
Fonte: documento di lavoro della Commissione SWD/2015/0169 final
B) l'abbandono scolastico precoce è attualmente pari all'11,1 % e 19 Stati membri hanno raggiunto l'obiettivo principale di Europa 2020, ma ancora più di 5 milioni di studenti abbandonano la scuola e hanno un elevato tasso di disoccupazione (41 %);
Grafico B - Indicatore UE: % dispersione scolastica di giovani (età compresa tra 18-24), per paese
Fonte: documento di lavoro della Commissione SWD/2015/0169 final
C) il numero di diplomati dell'istruzione superiore continua a migliorare ed è attualmente al 37,9 %. 16 Stati membri hanno raggiunto l'obiettivo principale di Europa 2020, ma l'occupabilità dei diplomati rimane un grave problema nei paesi più colpiti dalla crisi.
Grafico C1 - Indicatore UE: % di giovani (età compresa tra 20-24) che hanno completato il ciclo di istruzione secondaria superiore, per paese.
Grafico C2 - Indicatore UE: % di giovani (età compresa tra 30-34) in possesso di diploma di istruzione di terzo grado (studi universitari), per paese.
Grafico C3 - Indicatore UE: % di giovani (età compresa tra 30-34) in possesso di diploma di istruzione di terzo grado (studi universitari), per sesso: anno 2014.
Donne Uomini
Fonte: documento di lavoro della Commissione SWD/2015/0169 final
L'istruzione e la formazione forniscono ai giovani le competenze necessarie nel mercato del lavoro, aiutare a superare le ineguaglianze e promuovere la mobilità sociale ascendente. La sfida urgente per l'istruzione e la formazione professionale in tutta l'UE è quella di investire e modernizzarsi con sufficiente rapidità per realizzare questo potenziale.
La politica per la gioventù, che opera al di fuori delle istituzioni scolastiche, può anche aiutare i giovani ad acquisire la giusta combinazione di competenze e prepararli per la vita e il lavoro. Istruzione e formazione contribuiscono in modo sostanziale a varie iniziative e strategie dell'UE – tra cui la strategia Europa 2020, l'iniziativa per il mercato unico digitale, l'agenda europea sulla sicurezza e il piano di investimenti per l'Europa – nel rispetto della competenza degli Stati membri in relazione ai rispettivi sistemi di istruzione e formazione. La collaborazione prevista nel quadro strategico ET 2020 integra l'azione nazionale e, mediante gli scambi tra pari, l'apprendimento reciproco e la raccolta di informazioni, aiuta gli Stati membri a portare avanti riforme miranti a migliorare le loro prestazioni.
Il
programma per l'istruzione e la formazione durante l’intero arco della vita,
sostenendo e completando l'azione degli Stati membri, si prefigge di favorire
gli scambi, la cooperazione e la mobilità tra i sistemi di istruzione e di
formazione all’interno della Comunità, affinché questi possano divenire un
riferimento di qualità mondiale. Con la Decisione n. 1720/2006/CE
del Parlamento europeo e del Consiglio, del 15 novembre 2006, si è avviato un programma
d’azione nel settore dell’istruzione e della formazione durante l’intero arco
della vita (apprendimento permanente) per il periodo 2007-2013,
programma ora confluito in Erasmus+
(vedi supra). Con la locuzione "apprendimento permanente", il
Regolamento istituivo di Erasmus+ intende ogni istruzione generale, istruzione
e formazione professionale, apprendimento non formale e apprendimento informale
intrapresi nelle varie fasi della vita, che diano luogo a un miglioramento
delle conoscenze, delle capacità e delle competenze o della partecipazione alla
società in una prospettiva personale, civica, culturale, sociale e/o
occupazionale, inclusa l'offerta di servizi di consulenza e orientamento.
L’obiettivo del programma istituito con la Decisione n. 1720/2006/CE era sviluppare e potenziare gli scambi, la cooperazione e la mobilità, affinché i sistemi di istruzione e di formazione divenissero un riferimento di qualità mondiale. Il programma era teso a contribuire allo sviluppo della Comunità come società della conoscenza avanzata, caratterizzata da uno sviluppo economico sostenibile accompagnato da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell'occupazione, nonché ad una maggiore coesione sociale.
Per
conseguire tale obiettivo di portata generale, il programma perseguiva i
seguenti obiettivi specifici, ripresi nel nuovo piano,
riguardanti l'istruzione e la formazione durante l'intero arco della vita
nell'Unione europea (UE):
Per attuare tali obiettivi, il programma sosteneva azioni volte a promuovere: la mobilità delle persone partecipanti all'istruzione e alla formazione durante l'intero arco della vita; le partnership bilaterali e multilaterali; i progetti unilaterali, nazionali o multilaterali, ivi compresi quelli che mirano a promuovere la qualità dei sistemi d’ istruzione e di formazione attraverso il trasferimento transnazionale dell'innovazione; le reti multilaterali; concessione di sovvenzioni di funzionamento per alcuni costi operativi e amministrativi sostenuti da istituti o associazioni; le misure di accompagnamento, vale a dire le altre iniziative di promozione degli obiettivi del programma; l’organizzazione di seminari, incontri, riunioni volti a facilitare la realizzazione, il controllo e la valutazione del programma.
Beneficiari del programma:
Lo
stanziamento finanziario del programma, per la sua durata, era pari a
circa 6,970 miliardi di euro. Sono stati stabiliti importi minimi da
destinare ai programmi settoriali : 13 % a Comenius (insegnamento
prescolastico e scolastico fino al termine del secondo ciclo dell'insegnamento
secondario, nonché istituti e organizzazioni che offrono tale insegnamento), 40
% a Erasmus (insegnamento superiore formale, nonché insegnamento e
formazione professionali di livello superiore, indipendentemente dalla durata
del corso o del diploma, ivi compresi gli studi di dottorato), 25 % a Leonardo
da Vinci (insegnamento e formazione professionali non rientranti nel
livello superiore) e 4 % a Grundtvig.
Azioni prioritarie di una strategia in favore dell’istruzione e della formazione durante l’intero arco della vita sono state indicate già con la Comunicazione della Commissione, del 21 novembre 2001[29], riguardante la realizzazione di uno Spazio europeo dell’istruzione e della formazione permanente.
Come si sottolinea nella comunicazione, per realizzare l’Europa dell’istruzione e della formazione durante l’intero arco della vita, è indispensabile:
Uno
dei principi che ET 2020 invita a rispettare nelle azioni volte a conseguire
gli obiettivi strategici previsti consiste nell'attuazione della cooperazione
europea nei settori dell'istruzione e della formazione in una prospettiva di
apprendimento permanente facendo un uso più efficace del metodo di
coordinamento aperto (MCA) e sviluppando sinergie tra i differenti settori
dell'istruzione e della formazione. I risultati della cooperazione devono
essere diffusi e rivisti regolarmente. Si dovrebbe tendere altresì a una
stretta sinergia con i processi di Copenaghen, volto a modernizzare
l'insegnamento e la formazione professionali, e di Bologna,
volto a modernizzare l'insegnamento superiore, nonché a un dialogo e a una
cooperazione rafforzati con i paesi terzi e le organizzazioni internazionali.
Per ciò che riguarda il programma settoriale per l’istruzione e la formazione professionale (Ifp), le conclusioni di Riga del 22 giugno 2015 proponevano il seguente nuovo insieme di risultati nel campo dell'IFP per il periodo 2015-2020:
• Promuovere l'apprendimento basato sul lavoro in tutte le sue forme, con particolare attenzione all'apprendistato, coinvolgendo le parti sociali, le imprese, le camere di commercio e i fornitori di IFP, nonché stimolando l'innovazione e l'imprenditorialità.
• Sviluppare ulteriormente i meccanismi di garanzia della qualità nell'istruzione e formazione professionale, in linea con la raccomandazione EQAVET e, nel quadro dei sistemi di garanzia della qualità, istituire circuiti di informazione e feedback nei sistemi di istruzione e formazione professionale iniziale (IFPI) e continua (IFPC) basati sui risultati dell'apprendimento.
• Migliorare l'accesso all'IFP e alle qualifiche per tutti grazie a sistemi più flessibili e permeabili, segnatamente offrendo servizi di orientamento integrati ed efficienti e rendendo disponibile la convalida dell'apprendimento non formale e informale.
• Rafforzare ulteriormente le competenze chiave nei programmi di studio dell'IFP e fornire opportunità più efficaci per acquisire o sviluppare tali competenze mediante l'IFPI e l'IFPC.
• Introdurre approcci sistematici e opportunità di sviluppo professionale iniziale e continuo di insegnanti, formatori e tutori pedagogici dell'IFP in ambito scolastico e lavorativo.
Si
segnala che il Consiglio istruzione, gioventù, cultura e sport del 23-24
novembre 2015, ha adottato la relazione congiunta 2015 sull’implementazione
del Quadro strategico per la cooperazione europea nell’abito dell’istruzione e
della formazione (ET 2020) (2010-2020).
La valutazione intermedia ha confermato la pertinenza dei quattro obiettivi strategici del quadro ET 2020 fissati dal Consiglio nel 2009, vale a dire:
1. fare in modo che l'apprendimento permanente e la mobilità divengano una realtà;
2. migliorare la qualità e l'efficacia dell'istruzione e della formazione;
3. promuovere l'equità, la coesione sociale e la cittadinanza attiva;
4. incoraggiare la creatività e l'innovazione, compresa l'imprenditorialità, a tutti i livelli dell'istruzione e della formazione.
Tuttavia, all'interno di questi obiettivi strategici, l'esercizio di valutazione ha messo in evidenza l'obiettivo comune degli Stati membri di semplificare gli attuali settori d'azione prioritari. Questi vengono quindi ridotti da 13 a 6, ciascuno dei quali può contribuire fino al 2020 a uno o più obiettivi strategici sostenendo e mantenendosi pienamente coerente con le priorità politiche generali dell'UE.
La relazione sottolinea altresì l’esigenza di trasparenza e di strumenti di riconoscimento dell'Unione rafforzati e semplificati (essenziali per la mobilità, l'occupabilità e l'apprendimento permanente. Es.: Europass, quadro europeo delle qualifiche (EQF), sistema europeo di crediti per l'istruzione e la formazione professionale (ECVET), quadro europeo di riferimento per la garanzia della qualità dell'istruzione e della formazione professionale (EQAVET) e quadro dei titoli accademici dello spazio europeo dell'istruzione superiore (QF-EHEA));
(a cura del Servizio Studi della Camera)
Gli ultimi 5 anni fanno riferimento alla parte terminale della XVI legislatura e alla parte iniziale della XVII legislatura.
In entrambe le legislature, le politiche perseguite in ambito scolastico e universitario hanno inteso riorganizzare i relativi sistemi, tenendo conto anche della necessità di razionalizzare la spesa.
Per la scuola, il motore delle riforme è stato rappresentato, nella XVI legislatura, dall’art. 64 del D.L. 112/2008 (L. 133/2008) che ha disposto interventi di riorganizzazione incentrati su 3 linee direttrici:
· ridefinizione degli ordinamenti scolastici (in particolare, con riferimento a: curricoli, piani di studio e quadri orario; organizzazione didattica della scuola primaria; formazione delle classi; centri per l’istruzione degli adulti);
· revisione dei criteri per la determinazione delle dotazioni organiche del personale docente e amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA) e razionalizzazione delle classi di concorso, nonché riduzione delle stesse dotazioni organiche per gli a.s. dal 2009/2010 al 2011/2012;
· dimensionamento della rete scolastica.
Sulla base delle specifiche recate da un successivo Piano programmatico (Atto n. 36), sono dunque intervenuti i regolamenti di delegificazione riguardanti rete scolastica e razionale utilizzo delle risorse umane (DPR 81/2009), scuola dell'infanzia e primo ciclo di istruzione (DPR 89/2009), organici ATA (DPR 119/2009), istruzione secondaria superiore (DPR 87/2010, 88/2010 e 89/2010), Centri per l’istruzione degli adulti (D.P.R. 263/2012).
Inoltre, sono stati ridefiniti i requisiti e le modalità della formazione iniziale degli insegnanti (DM 249/2010, successivamente modificato dal DM 81/2013), intendendo contemperare il rafforzamento delle conoscenze disciplinari con lo sviluppo di capacità didattiche, psico-pedagogiche, organizzative, relazionali e comunicative.
E’ stato, altresì, avviato (DPR 80/2013), un nuovo sistema nazionale di valutazione della scuola, cui partecipano l’INDIRE – al quale compete sostenere i processi di miglioramento e innovazione educativa, di formazione in servizio del personale della scuola e di documentazione e ricerca didattica -, l’ INVALSI – al quale compete predisporre prove di valutazione degli apprendimenti, partecipare alle indagini internazionali, proseguire le indagini nazionali periodiche, coordinare il sistema – e corpo ispettivo, al quale compete valutare le scuole e i dirigenti scolastici. Il nuovo sistema prevede, dopo la fase di autovalutazione di istituto, che si è svolta, la pianificazione e realizzazione delle azioni di miglioramento da parte delle istituzioni scolastiche e l’avvio delle attività di valutazione esterna (si tratta delle attività in corso nel corrente anno scolastico). A questa fase seguirà, al termine dell’a.s. 2016/2017, il primo rapporto di rendicontazione sociale con i risultati dei piani di miglioramento (Qui ulteriori informazioni).
Nell’ambito del processo di ricorso alle nuove tecnologie, è stata prevista la progressiva adozione di libri di testo digitali (da ultimo, art. 11 D.L. 179/2012 –L. 221/2012). Inoltre, è stata avviata, dall’a.s. 2012/2013, l’iscrizione on line ed è stata prevista la redazione della pagella on line (art. 7, co. 27-32, D.L. 95/2012 – L. 135/2012).
Nella XVII legislatura è dapprima intervenuto il D.L. 104/2013 (L. 128/2013) che ha previsto, fra l’altro, che, dall'a.s. 2013/2014, le attività di orientamento degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado ai fini della prosecuzione degli studi sono avviate a partire dal quarto anno e sono svolte anche nell'ultimo anno delle scuole secondarie di primo grado.
Successivamente, la L. 107/2015 ha inteso disciplinare l'autonomia delle istituzioni scolastiche dotando le stesse delle risorse umane, materiali e finanziarie, nonché della flessibilità, necessarie a realizzare le proprie scelte formative e organizzative. In particolare, gli interventi hanno riguardato:
· l'introduzione della programmazione triennale dell'offerta formativa. Nel Piano triennale le scuole indicheranno il fabbisogno di personale docente e ATA, nonché le infrastrutture e le attrezzature materiali di cui hanno bisogno per l'espansione dell'offerta formativa. Obiettivi di quest'ultima sono, fra gli altri, il potenziamento dell'insegnamento linguistico, delle competenze matematiche, logiche e scientifiche, di musica e arte, giuridiche ed economiche, digitali, lo sviluppo delle discipline motorie, il contrasto della dispersione scolastica (aspetto sul quale nel 2014 la VII Commissione della Camera ha svolto una indagine conoscitiva ), l'alfabetizzazione e il perfezionamento dell'italiano come lingua seconda (L2) per alunni e studenti di cittadinanza e/o di lingua non italiana, la prevenzione del bullismo e del cyberbullismo, l'educazione alla parità di genere;
· l'istituzione dell'organico (docente) dell'autonomia - composto da posti comuni, posti di sostegno e posti per il potenziamento dell'offerta formativa –,lo svolgimento, per l'a.s. 2015/2016, di un piano straordinario di assunzioni di docenti a tempo indeterminato (qui la sezione dedicata sul sito del MIUR), nonché l'indizione, entro il 1° dicembre 2015, di un nuovo concorso;
· la formazione in servizio, che sarà obbligatoria e definita dalle scuole sulla base delle priorità indicate nel Piano nazionale di formazione, da adottare ogni tre anni;
· l'istituzione, dal 2016, di un fondo per la valorizzazione del merito del personale docente di ruolo.
Con riferimento agli studenti, la L. 107/2015 ha previsto, fra l'altro, il rafforzamento del collegamento fra scuola e lavoro, attraverso l'introduzione di una durata minima dei percorsi di alternanza negli ultimi 3 anni di scuola secondaria di secondo grado (almeno 400 ore negli istituti tecnici e professionali e almeno 200 ore nei licei).
Ulteriori disposizioni hanno riguardato l'edilizia scolastica (per la quale erano già intervenuti, in particolare, il D.L. 69/2013, il D.L. 104/2013, la L. 147/2013, il D.L. 66/2014, la L. 190/2014), con la previsione, fra l’altro, di realizzazione di scuole innovative dal punto di vista architettonico, impiantistico, tecnologico, dell'incremento dell'efficienza energetica, della sicurezza strutturale e antisismica e caratterizzate da nuovi ambienti di apprendimento, il rafforzamento delle funzioni dell'Osservatorio per l'edilizia scolastica, la redazione di un piano del fabbisogno nazionale 2015-2017, al quale sono destinate risorse già stanziate e non utilizzate, ovvero economie realizzate, lo stanziamento di € 40 mln per il 2015 per il finanziamento di indagini diagnostiche dei solai e dei controsoffitti degli edifici scolastici (Qui ulteriori informazioni sulle iniziative avviate).
Inoltre, la L. 107/2015 ha conferito una delega al Governo, i cui ambiti riguardano, fra l’altro, l'insegnamento nella scuola secondaria, l'inclusione scolastica degli studenti con disabilità e bisogni educativi speciali, i percorsi dell'istruzione professionale, il (nuovo) sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino ai sei anni, la definizione dei livelli essenziali del diritto allo studio, le scuole italiane all'estero, le modalità di valutazione e certificazione delle competenze degli studenti del primo ciclo e le modalità di svolgimento degli esami di Stato del primo e del secondo ciclo, la promozione della cultura umanistica.
(Qui ulteriori informazioni sulla L. 107/2015).
Anche il settore universitario è stato oggetto di un complessivo intervento di riforma, operato con la L. 240/2010, i cui principi ispiratori hanno fatto riferimento, come indicato dalle ”Linee guida del Governo per l’Università”, ai concetti di autonomia e responsabilità; valorizzazione del merito; combinazione di didattica e ricerca.
In particolare, la L. 240/2010 – da ultimo modificata con il D.L. 90/2014 (L. 114/2014) ha ridisciplinato:
· la governance degli atenei, prevedendo un limite al mandato del rettore, l’istituzione presso ogni università del collegio di disciplina, l'adozione del codice etico, la distinzione delle funzioni di Senato accademico (scientifiche) e Consiglio di amministrazione (gestionali), la composizione prevalentemente esterna del nucleo di valutazione, la sostituzione della figura del direttore amministrativo con quella del direttore generale. Inoltre, ha individuato i dipartimenti quale luogo di raccordo fra ricerca e didattica;
· i meccanismi di reclutamento dei docenti - prevedendo il previo conseguimento di un'abilitazione scientifica nazionale e la chiamata attraverso selezioni indette dagli atenei – e, per i ricercatori, il superamento di una selezione di ateneo per la stipula di un contratto a tempo determinato, articolato in due tipologie successive, con eventuale passaggio al ruolo degli associati, previo conseguimento dell'abilitazione;
· lo stato giuridico ed economico di professori e ricercatori.
Inoltre, al fine di favorire il rilancio di qualità ed efficienza del sistema universitario, ha delegato il Governo, in particolare, ad adottare misure per:
· l’introduzione dell'accreditamento periodico di sedi e corsi di studio (qui ulteriori informazioni) e l’applicazione di meccanismi premiali nella distribuzione dei fondi (d.lgs. 19/2012);
· la revisione della disciplina di contabilità degli atenei (d.lgs. 199/2011 e d.lgs. 18/2012) e l’introduzione del costo standard per studente (d.lgs. 49/2012 e D.I. 893/2014);
· l’attribuzione di una quota del FFO sulla base della valutazione delle politiche di reclutamento (d.lgs. 49/2012).
Un’ulteriore delega ha riguardato la revisione delle norme sul diritto allo studio e la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP), anche con riferimento ai requisiti di merito ed economici, per assicurare a tutti il conseguimento del successo formativo (d.lgs. 68/2012).
Con le leggi di stabilità per il 2014 (L. 147/2013) e il 2015 (L. 190/2014) si è, intervenuti, fra l’altro, sul turn-over universitario, incrementandolo.
Da ultimo, il disegno di legge di stabilità per il 2016, come modificato durante la prima lettura al Senato (A.C. 3444), destina risorse sia per il reclutamento per “chiamata diretta” per elevato merito scientifico di professori ordinari e associati, secondo “procedure nazionali” da definire con un DPCM, sia per l’assunzione di ricercatori a tempo determinato della seconda tipologia prevista dalla L. 240/2010 e il conseguente, eventuale, passaggio alla posizione di professore associato. Inoltre, prevede che, dal 2016, le università che rispettano determinati parametri finanziari possono assumere ricercatori a tempo determinato di cui alla prima tipologia della L. 240/2010, senza le limitazioni da turn-over
(Qui ulteriori approfondimenti)
[1] Rapporto Eurofound "Social inclusion of young people", pubblicato nel settembre 2015
[2] Interverrà Camilla Sarner, direttore di "El sistema" Svezia. El Sistema" è una collaborazione avviata nel 2010 tra una scuola di musica e di arte di un quartiere di Goteborg e la locale orchestra sinfonica. L'obiettivo perseguito è il coinvolgimento e l'integrazione di individui segregati dalla comunità principale, usando la musica come veicolo per lo sviluppo individuale e sociale. Si veda, in proposito, l'articolo "Studying El Sistema as a Swedish community music project from a critical perspective", in "International Journal of Community Music", Volume 7, number 3, 2014
[3] Successivamente, nel novembre 2005, il quadro è stato aggiornato al fine di tener conto del Patto europeo per la gioventù.
[4] La relazione è accompagnata da un documento di lavoro SWD(2015)169 che illustra la situazione dei giovani in Europa e riassume le azioni intraprese a livello nazionale ed europeo per attuare la strategia dell'UE per la gioventù.
[5] € 14.774.524.000, così ripartiti:
- 77,5% delle risorse al settore Istruzione e formazione,
- 10% delle risorse al settore Gioventù,
- 1,9% delle risorse all’attività Jean Monet,
- 1,8% delle risorse al settore Sport,
- 3,5% delle risorse allo Strumento di garanzia per i prestiti.
A queste risorse devono aggiungersi stanziamenti supplementari provenienti dagli strumenti di cooperazione esterna (DCI, ENI, IP, IPA), per sostenere le attività di cooperazione internazionale nel settore dell’istruzione superiore.
[6] Youthpass è uno strumento per il riconoscimento dell'apprendimento non formale e informale nell'animazione socioeducativa e viene impiegato per progetti finanziati dalla sezione gioventù di Erasmus+. https://www.youthpass.eu/it/youthpass/.
[7] Uno dei cinque obiettivi principali della Strategia 2020 consiste nel migliorare i livelli d'istruzione, in particolare riducendo i tassi di dispersione scolastica al di sotto del 10% e aumentando la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente almeno al 40%. Il Governo italiano ha fissato nel Documento di economia e finanza 2015 l'obiettivo di ridurre la dispersione scolastica al 16% nel 2020 (17,3% a medio termine) e di incrementare al 26-27% nel 2020 (23,6% a medio termine) la percentuale delle persone tra i 30 e i 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente. incentrata in particolare sulla crescita e sull’occupazione.
[8] Si segnale che la piattaforma EPALE (Electronic Platform for Adult Learning in Europe), spazio online per lo scambio informazioni.
[9] Il programma Erasmus+ sostiene iniziative volte a raggiungere gli obiettivi della Strategia Europa 2020, del quadro strategico per l’istruzione e la formazione 2020 e di altre strategie del settore, come il processo di Bologna[9] per l’istruzione superiore. Tali iniziative comportano la raccolta e analisi di dati su temi o paesi specifici, progetti di collaborazione tra gli enti pubblici o le principali organizzazioni e consultazioni con i governi e le associazioni dei cittadini. Il processo di Bologna, avviato con la dichiarazione di Bologna (1999) e valutato ogni tre anni nel corso delle conferenze ministeriali, ha lo scopo di introdurre un sistema più comparabile, compatibile e coerente per l’istruzione superiore europea. L’Agenzia europea per l’istruzione superiore (EHEA), ha pubblicato nel 2015 una relazione sull’attuazione del processo di Bologna.
[10] Realizzato da un consorzio indipendente di esperti, guidati dagli specialisti di CHE Consult di Berlino, insieme con il Brussels Education Service, il Compostela Group of Universities e l'Erasmus Student Network.
[11] “L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini." - Trattato sull'Unione europea, articolo 2.
[12] GU C 311 del 19.12.2009, pagg. 1-11.
[13] GU C 183 del 14.6.2014, pagg. 5-11.
[14] GU C 183 del 14.6.2014, pag. 1.
[15] Documenti del Consiglio nn. 14429/14, 8095/15 e 12651/15.
[16] La Commissione europea ha presentato il 6 maggio 2015 la comunicazione COM(2015) 192 fin.
[17] Sulla revisione della direttiva la Commissione ha lanciato una consultazione pubblica il 6 luglio 2015, che si è conclusa il 30 settembre.
[18] Per una panoramica dei risultati conseguiti e degli interventi del Parlamento europeo in materia, si rinvia a "Lotta alla povertà, all'esclusione sociale e alla discriminazione", pubblicato sul sito del Parlamento europeo tra le "Note sintetiche sull'Unione europea", aprile 2015.
[19] Si tratta di un processo volontario di cooperazione politica, che si sostanzia nel concordare obiettivi comuni e misurare, successivamente, i progressi effettuati per il loro raggiungimento. Il metodo comporta anche una collaborazione stretta con i portatori di interesse, incluse le parti sociali e la società civile
[20] Si segnala che anche la Relazione dell'UE sulla gioventù 2015 sottolinea, tra l’altro, che sistemi di istruzione e di formazione europei devono essere maggiormente inclusivi nel contesto delle più ampie iniziative adottate per affrontare il problema della radicalizzazione, anche in seguito agli attentati del 2015 a Parigi e a Copenaghen. Dopo gli attacchi terroristici di Parigi del 13 Novembre 2015, i Ministri alla Cultura hanno adottato all’unanimità una dichiarazione il successivo 20 Novembre: Dichiarazione congiunta dei ministri UE per la cultura, il Commissario all’istruzione, la cultura, la gioventù e lo sport, e il presidente del comitato sulla cultura e l’istruzione del Parlamento Europeo.
[21] In particolare, lo studio Eurofound, "Social inclusion of young people", ammonisce che "perdere una generazione non è un'opzione che l'Europa possa permettersi".
[22] Per i dati relativi all’attuazione dell’Iniziativa nei vari paesi si veda il sito della Commissione europea.
[23] Si ricorda che il Regolamento UE 2015/779 del maggio 2015 ha aumentato al 30% il prefinanziamento iniziale dalla dotazione specifica. Entro il 23 maggio 2016 gli Stati membri possono presentare domande di pagamento intermedio in cui il contributo dell'Unione dall'IOG sia pari ad almeno il 50 % del prefinanziamento iniziale supplementare. Ove il termine non venga rispettato sono tenuti a rimborsare alla Commissione l'importo totale del prefinanziamento iniziale supplementare.
[24] L’XI Commissione della Camera ha esaminato la proposta ai sensi dell’art.127 del Regolamento ed ha approvato un documento finale inviato, unitamente al parere della Commissione XIV alle istituzioni europee nell’ambito del cosiddetto dialogo politico
[26] EUROFUND, Young people and NEETs, 2015.
[27] Si veda, in proposito, il rapporto predisposto dall'Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA) "Youth social exclusion and lessons from youth work",
[28] Gli esiti del Consiglio sono disponibili solo in versione non consolidata.