Camera dei deputati - XVII Legislatura - Dossier di documentazione
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Autore: | Ufficio Rapporti con l'Unione Europea | ||
Titolo: | 'Un new deal per i consumatori di energia' - (Comunicazione COM(2015)339) 'Avvio del processo di consultazione pubblica sul nuovo assetto del mercato dell'energia' - (Comunicazione COM(2015)340) | ||
Serie: | Documentazione per le Commissioni - Esame di atti e documenti dell'UE Numero: 36 | ||
Data: | 30/09/2015 | ||
Descrittori: |
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Camera dei deputati
XVII LEGISLATURA
Documentazione per le Commissioni
esame di atti e documenti dell’unione europea
“Un new deal per i consumatori di energia”
(Comunicazione COM(2015)339)
“Avvio del processo di consultazione pubblica sul nuovo assetto del mercato dell’energia”
(Comunicazione COM(2015)340)
n. 36
30 settembre 2015
Il dossier è stato curato dall’Ufficio rapporti con l’Unione europea
(' 066760.2145 - * cdrue@camera.it)
I paragrafi ‘Il contesto italiano’ e ‘Il mercato elettrico in Italia’ sono stati curati dal Servizio Studi, Dipartimento attività produttive (' 066760.9574)
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I dossier dei servizi e degli uffici della Camera sono destinati alle esigenze di documentazione interna per l'attività degli organi parlamentari e dei parlamentari. La Camera dei deputati declina ogni responsabilità per la loro eventuale utilizzazione o riproduzione per fini non consentiti dalla legge.
I N D I C E
Un "new deal" per i consumatori di energia (COM (2015) 339)
· Il contesto italiano (a cura del Servizio Studi)
· Nuovo assetto del mercato dell’energia
· Il mercato elettrico in Italia (a cura del Servizio Studi)
Il 15 luglio 2015, nell’ambito delle iniziative previste dall’Unione dell’energia, sono state presentate due comunicazioni:
· avvio del processo di consultazione pubblica sul nuovo assetto del mercato dell’energia (COM(2015)340);
· un "new deal" per i consumatori di energia (COM (2015) 339)
Fanno parte del medesimo pacchetto:
- la proposta di revisione dell'etichettatura sull’efficienza energetica dei prodotti (COM(2015) 341)
- la proposta di revisione del sistema di scambio delle quote di emissione dei gas ad effetto serra, che l’UE ha istituito nel 2003 (COM (2015) 337)
Nelle intenzioni della Commissione, il pacchetto rappresenta un passo importante nell'attuazione della strategia dell'Unione dell'energia, che mira a garantire all'Europa e ai suoi cittadini energia sicura, sostenibile e a prezzi accessibili ed è in linea con gli obiettivi che l’UE si è data in materia di cambiamenti climatici.
L’Unione dell’energia riunisce in un'unica strategia coerente una serie di settori di intervento:
· la sicurezza energetica;
· il completamento del mercato interno dell'energia;
· l'efficienza energetica;
· la decarbonizzazione dell’economia;
· la ricerca di tecnologie e fonti energetiche sicure, pulite ed efficienti.
La strategia è accompagnata da un piano d’azione che illustra le misure specifiche da preparare e attuare nel corso dei prossimi anni. Del piano d’azione fanno parte anche le due comunicazioni all’esame della X Commissione (per una descrizione dettagliata si veda il bollettino RUE n. 32 “Il pacchetto dell’Unione dell’energia COM(2015)80 - COM(2015)81 COM(2015)82”.
Tipo di atto |
Comunicazioni · Un “new deal” per i consumatori di energia COM(2015)339; · Avvio del processo di consultazione pubblica sul nuovo assetto del mercato dell’energia COM(2015)340 |
Data di adozione |
15 luglio 2015 |
Settori di intervento |
Politica energetica |
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Assegnazione |
23 luglio 2015 --- Commissione X (Attività produttive) |
Segnalazione da parte del Governo |
21 luglio 2015 |
Uno degli elementi che concorrono alla realizzazione dell’Unione dell’energia è rappresentato dal rafforzamento del mercato interno dell’energia e dalla partecipazione attiva dei consumatori.
In particolare, la Commissione intende promuovere l’autoconsumo di energia rinnovabile.
Grazie allo sviluppo tecnologico e all’innovazione guidata dalle politiche europee e nazionali, negli ultimi anni si è assistito alla realizzazione di efficaci tecnologie legate alle energie rinnovabili per larga e piccola scala, con una considerevole riduzione dei costi. Imprese e consumatori residenziali possono produrre la propria energia elettrica localmente mediante fonti di energia rinnovabili e consumarla completamente o in parte, sia in tempo reale o in un secondo tempo, mediante lo stoccaggio di energia su piccola scala, trasformandosi da meri consumatori in prosumers. In questo modo:
· i consumatori possono risparmiare denaro coprendo direttamente il proprio fabbisogno di energia elettrica anziché acquistarla o addirittura immettere in rete l'eccedenza di elettricità non consumata;
· l'autoconsumo può contribuire a ridurre le perdite della rete in quanto l'energia elettrica è prodotta e consumata localmente;
· è possibile ridurre i costi del sistema energetico, ad esempio rispondendo con la produzione di energia fotovoltaica nei paesi a forte irraggiamento solare ai picchi della domanda dovuti all'energia elettrica impiegata per l'aria condizionata;
· infine, l'autoconsumo può contribuire a mobilitare gli investimenti privati per finanziare la transizione energetica.
Il modello emergente di autoconsumo apre inoltre nuove opportunità alle piccole e medie imprese, che si confrontano con prezzi elevati dell’energia. Secondo le stime della Commissione i consumatori commerciali (PMI, uffici, magazzini) possono ottenere elevate percentuali di autoconsumo (tra il 50% e l’80% dell’energia totale necessaria). Per quanto riguarda i consumatori residenziali, ipotizzando l’installazione di un sistema solare fotovoltaico, la Commissione ha stimato un risparmio medio del 30% annuo.
Vi è dunque un importante potenziale per la produzione di energia rinnovabile, che, nelle valutazioni della Commissione, va promosso attraverso strumenti finanziari che rendano ampiamente accessibile l’autoproduzione di energia anche ai consumatori più vulnerabili.
A fronte di tale potenziale, va sottolineato che l’aumento della produzione decentrata di energia da fonti rinnovabili presenta alcuni profili problematici. La diffusione delle produzioni in piccola scala richiede interventi sulle reti elettriche che sono state realizzate esclusivamente sulla base delle fonti energetiche convenzionali. Come segnalato anche dall’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico, si pone l’esigenza di’adeguare le infrastrutture esistenti. Si tratta, per un verso, di passare da reti “unidirezionali” a reti nelle quali anche gli utenti immettono energia e, per un altro verso, di garantire la compatibilità tecnologica tra i nuovi prosumers e la rete di distribuzione.
In considerazione della variabilità e della potenziale discontinuità della produzione di energia da fonti rinnovabili, per i produttori e per i responsabili delle reti di trasmissione e di distribuzione si pone l’esigenza di garantirsi comunque un flusso tendenzialmente costante di energia, anche in grado di sostenere i picchi della domanda che possono verificarsi per le più varie ragioni, a cominciare dalla stagionalità. Ciò comporta inevitabili conseguenze anche per quanto riguarda la sostituzione di impianti tradizionali con impianti alimentati da fonti rinnovabili. Infatti, fino a che non saranno sviluppate tecnologie adeguate per lo stoccaggio in grandi quantità delle energia da fonti rinnovabili, sarà comunque necessario mantenere, sostenendone i relativi costi, impianti tradizionali non utilizzati, da mettere in funzione soltanto in caso di capacità energetica sottodimensionata.
Si ricorda che l'Enel ha individuato 23 impianti da chiudere e per nove di essi (Trino, Porto Marghera, Alessandria, Campomarino, Carpi, Camerata Picena, Bari, Giugliano e Pietrafitta) ha già avviato le procedure di cessazione definitiva dell'esercizio.
La Commissione sottolinea inoltre che occorre intervenire sulle complesse ed onerose procedure amministrative e autorizzative che ancora rappresentano un ostacolo significativo per la diffusione di progetti di autoconsumo su piccola scala.
La riduzione dei costi si ottiene anche grazie all’accesso diretto alle informazioni sui consumi in tempo reale, e non soltanto in occasione delle fatturazione, per esempio con l’introduzione dei contatori intelligenti. E’ stato verificato infatti che - sulla base dei propri dati sul consumo - gli utenti modicano i comportamenti e riducono il consumo di energia.
L’introduzione dei sistemi di misurazione intelligenti negli Stati membri dell'UE è già prevista dalle disposizioni del terzo pacchetto energia, previa valutazione economica positiva dei costi e dei benefici a lungo termine.
Per il settore dell'elettricità, l'obiettivo è di dotare di questi sistemi entro il 2020 almeno l'80% dei consumatori valutati positivamente. Sulla base dei dati forniti dalla Commissione:
· 16 Stati membri (Austria, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna, Svezia e Regno Unito) procederanno o hanno già proceduto all'introduzione su vasta scala dei contatori intelligenti entro il 2020 o prima;
· l’Italia è uno dei paesi in posizione più avanzata nell’UE (per ulteriori dettagli si veda il paragrafo “Il contesto italiano”);
· quasi 45 milioni di contatori intelligenti sono già installati in tre Stati membri (Finlandia, Italia e Svezia), che rappresentano il 23% delle installazioni previste nell'UE entro il 2020. Secondo le stime della Commissione, l'impegno totale degli Stati membri equivale a un investimento di circa 45 miliardi di euro per l'installazione entro il 2020 di quasi 200 milioni di contatori intelligenti per l'elettricità (che rappresentano circa il 72% dei consumatori europei) e 45 milioni di contatori per il gas (circa il 40% dei consumatori).
A fronte di tali investimenti, secondo le attese, i sistemi di misurazione intelligenti apporteranno benefici complessivi per consumatore pari a 160 euro per il gas e 309 euro per l'elettricità, accompagnati da risparmi energetici del 3%.
Dal momento che non tutti gli Stati membri hanno assunto un impegno in tal senso, in fase di revisione delle direttiva sull’efficienza energetica e sulla prestazione energetica degli edifici, la Commissione esaminerà i modi in cui i consumatori possono trarre vantaggi da un accesso più agevole e più frequente ai propri consumi, valutando anche la possibilità di richiedere un contatore intelligente anche se non previsto per la propria zona.
La Commissione propone inoltre di:
· premiare il consumo flessibile, attraverso prezzi più bassi in bolletta per alcune fasce orarie o in caso di riduzione del consumo nei momenti di punta della rete;
· rendere rapido e semplice il cambio del fornitore, garantendo la massima trasparenza delle informazioni, comprese quelle relative alla fonti di energia utilizzate per consentire una scelta consapevole. Uno studio recente avrebbe calcolato i vantaggi finanziari: cambiando fornitore di elettricità e gas si possono risparmiare ogni anno oltre 13 miliardi di euro, pari a 100 euro per nucleo familiare.
In merito all’Italia, l’Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico segnala che per quanto riguarda il processo di cambio di fornitore è emersa la necessità di gestire in modo centralizzato e univoco informazioni e dati che sono essenziali per il buon esito del processo stesso. Il sistema informativo integrato (SII), entrato in funzione nel 2012, ha tra le proprie finalità il monitoraggio degli adempimenti degli operatori relativi ai processi critici che hanno un impatto diretto nei confronti del cliente finale (switching, volture, misure), per assicurarne l’esecuzione in tempi certi e con risultati affidabili. Si prevede l'implementazione all'interno del SII, nel 2016, della gestione del cambio del fornitore (switching) nel settore elettrico e dei processi legati alla morosità;
· utilizzare il programma Horizon 2020 per promuovere attività di ricerca in materia di case e reti intelligenti. Horizon 2020 è il principale programma dell’UE per il finanziamento della ricerca e dell’innovazione, con oltre 77 miliardi di euro in sette anni (dal 2014 al 2020), distribuiti in tre settori di intervento: eccellenza scientifica, leadership industriale e sfide per la società, ulteriormente articolati. Per quanto riguarda il tema specifico, sono previsti 5,9 miliardi di euro per l’ambito dell’energia sostenibile e 2,7 miliardi di euro per l’ambito delle tecnologie future ed emergenti. Altri settori che potrebbero essere sfruttati per le attività di ricerca in materia di case e reti intelligenti sono: ricerca di frontiera (13 miliardi di euro) e leadership nelle tecnologie di supporto e industriali (13,5 miliardi di euro). Gli Stati membri dal canto loro dovrebbero sfruttare i fondi strutturali come fonte di cofinanziamento delle attività di diffusione delle tecnologie intelligenti.
Un altro importante obiettivo della Commissione è quello di garantire che i consumatori e i loro dati siano protetti in questo nuovo contesto.
La legislazione dell'UE garantisce già ai consumatori di energia ampi diritti e l'applicazione di questi diritti rimane una priorità. In particolare il terzo pacchetto garantisce per tutti i cittadini dell’UE il diritto ad essere connessi alla rete, a scegliere liberamente i propri fornitori e di accedere ad informazioni accurate su uso di gas ed elettricità che possano essere di aiuto per ridurre i consumi.
Oltre a ciò, la Commissione valuterà l'opportunità di creare nuovi atti legislativi specifici in materia di energia nel quadro del suo regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori. Essa impegnerà risorse per migliorare il monitoraggio della povertà energetica in tutta l'Unione e diffondere le migliori pratiche, per contribuire a garantire che i cittadini di tutte le estrazioni sociali beneficino di tale transizione.
Nel quadro della strategia per il mercato unico digitale nel 2016 la Commissione proporrà inoltre un’iniziativa per il libero flusso dei dati, in cui saranno trattati i temi della proprietà, interoperabilità, fruibilità e accesso ai dati, compresi quelli in ambito energetico.
L'Italia risulta decisamente all'avanguardia per la telelettura dei consumi di elettricità, essendo stato uno dei primi paesi ad avviare una massiccia opera di sostituzione dei contatori con contatori elettronici, ed avendo quindi già raggiunto gli obiettivi di penetrazione dello smart meter per i consumi elettrici all'80% definiti dall'Unione europea per il 2020.
Fornendo informazioni in tempo reale sui consumi elettrici, i contatori intelligenti consentono diverse opportunità di risparmio energetico, sia da parte dei singoli clienti, sia per la maggiore efficienza di rete, sia per la migliore operatività dei distributori di energia.
Inoltre essi costituiscono il primo, basilare passo verso la realizzazione delle Smart Grids, le reti elettriche intelligenti cui è affidato il compito di rivoluzionare non solo la distribuzione e gestione dell'energia elettrica, ma anche il sistema di generazione, permettendo la connessione in rete di un gran numero di piccoli e piccolissimi impianti a fonti rinnovabili distribuiti nel territorio.
Peraltro, secondo i dati diffusi dall'Autorità per l'energia nel settembre 2015 (indagine conoscitiva in materia di fatturazione delle forniture di energia elettrica e di gas ai clienti di piccole dimensioni, deliberazione 440/2015 - dati 2013) sussistono ad oggi alcune criticità.
Nel settore elettrico i contatori non telegestiti sono ancora il 2% del totale (circa 750 mila) e per il 4% di quelli telegestiti si registrino insuccessi nella telelettura. L’immagine seguente dettaglia la situazione del parco misuratori elettrici italiano.
Si registrano poi ritardi nella messa a disposizione delle letture (nel settore elettrico il 2,7% dei dati non perviene ai venditori entro i termini previsti dalla regolazione, il 28,1% nel gas) ed era ancora alto il ricorso a stime dei consumi da parte dei distributori (il 5,3% delle misure nell'elettrico, il 16,9% nel gas). Nel complesso nel settore elettrico sono l'11% le fatture stimate e il 9% quelle miste (con consumi effettivi e con stime). In particolare la percentuale di fatture stimate o miste è del 15,4% nella maggior tutela e del 31,4% nel mercato libero. Il 14% delle fatture per i clienti domestici elettrici presenta conguagli, il 16% stime di coda. Per quanto riguarda il gas, oltre la metà delle fatture presenta consumi stimati, mentre il 27,2% contiene conguagli.
Le tabelle seguenti dettagliano il ricorso a stime dei consumi da parte dei distributori, rispettivamente nel settore elettrico e nel settore del gas, con riferimento al mercato libero e al mercato di maggior tutela.
Per quanto riguarda i ritardi di comunicazione delle misure, l'introduzione da parte dell'Autorità dei nuovi standard di comunicazione tra operatori (delibera 65/2012/R/eel) e l'implementazione del Sistema Informativo Integrato sta consentendo il miglioramento della situazione nel settore elettrico; ulteriori miglioramenti sono attesi dall'implementazione del Codice di rete tipo per il trasporto di energia elettrica, approvato con la delibera 268/2015/R/eel, specie per quanto riguarda l'applicazione di un sistema di indennizzi automatici in riferimento sia al ritardo, sia alla qualità dei dati di misura messi a disposizione dai distributori.
Per quanto concerne il rispetto della periodicità di fatturazione, da rilevarsi che nel settore elettrico si è registrato un sostanziale rispetto della periodicità di fatturazione nel servizio di maggior tutela (risulta infatti dello 0,2% la quota delle fatture non inviate nei termini previsti), mentre nel mercato libero la quota di fatture che non risulta inviata nei termini è del 2,8%.
Un indice dell'evoluzione del fenomeno 'fatturazione' dal 2013 ad oggi può essere il numero dei reclami relativi a questa tematica ricevuti dallo Sportello per il consumatore dell'Autorità. Pur in una tendenza di generale contrazione delle segnalazioni, nel corso del 2014 e nei primi sei mesi del 2105 il numero di reclami sulla fatturazione risulta in costante diminuzione, con un calo del 27% circa tra quelli registrati nel 1° trimestre 2014 (4.617) e quelli del 2° trimestre 2015 (3.379).
Per superare le problematiche ancora presenti e raggiungere l'obiettivo di avere bollette sempre più basate su consumi effettivi, l'Autorità per l'energia ha avanzato alcune proposte: nuovi obblighi di lettura, incentivi all'utilizzo dell'autolettura, l'incremento della periodicità di invio delle bollette e indennizzi automatici per ritardi, il divieto di fatture "miste", cioè con dati effettivi e stimati, nel caso di scelta di fatturazione mensile, oltre che tempi certi per le bollette di chiusura in caso di cambio fornitore, voltura o disattivazione. Inoltre, l'Autorità ha effettuato, con la collaborazione del Nucleo Speciale Tutela Mercati (oggi 'Nucleo Speciale per l'Energia e il Sistema Idrico') della Guardia di Finanza, verifiche ispettive nei confronti dei venditori, finalizzate al controllo del rispetto della regolazione e all'acquisizione di ulteriori elementi informativi.
La direttiva 2012/27/UE ha stabilito tra l'altro, requisiti minimi per la fatturazione e le relative informazioni fondate sul consumo effettivo. In particolare, qualora i clienti finali non dispongano dei contatori intelligenti, gli Stati membri provvedono affinché, entro il 31 dicembre 2014, le informazioni sulla fatturazione siano precise e fondate sul consumo reale (la fatturazione dovrebbe avvenire sulla base del consumo effettivo almeno una volta l'anno e le informazioni sulla fatturazione dovrebbero essere rese disponibili almeno ogni trimestre, su richiesta, o quando i consumatori hanno optato per la fatturazione elettronica, altrimenti due volte l'anno), qualora ciò sia possibile dal punto di vista tecnico ed economicamente giustificato. Tale obbligo può essere soddisfatto con un sistema di autolettura periodica da parte dei clienti finali in base al quale questi ultimi comunicano i dati dei propri contatori al fornitore di energia. La fatturazione può basarsi sul consumo stimato o un importo forfettario unicamente qualora il cliente finale non abbia comunicato la lettura del contatore per un determinato periodo di fatturazione.
Il decreto legislativo 102/2014 in materia di efficienza energetica, che ha dato attuazione alla Direttiva 2012/27/UE, ha introdotto, all'articolo 9, disposizioni specifiche in tema di misurazione e fatturazione dei consumi energetici.
In particolare, tale decreto, nel riconoscere i provvedimenti normativi e di regolazione già adottati in materia, ha attribuito all'Autorità anche poteri sanzionatori nei casi di mancato rispetto delle disposizioni sopra citate (articolo 16). Le vigenti previsioni della regolazione in materia di fatturazione riguardano essenzialmente: la rilevazione dei dati di prelievo dei clienti, la trasmissione dei dati tra venditori e distributori, la determinazione dei consumi effettuati, l'emissione delle fatture, le autoletture, le disposizioni relative ai casi di cambio fornitore (switching) e il bonus. Un decreto correttivo del decreto legislativo 102/2014 è attualmente all'esame delle Commissioni parlamentari competenti (A.G. 201), finalizzato a superare la procedura di infrazione della Commissione europea (che hanno inciso anche sugli articoli 9 e 10). In particolare, l'articolo 5 dello schema interviene sull'articolo 9 del decreto legislativo n. 102 del 2014 in materia di misurazione e fatturazione dei consumi energetici, con particolare riferimento alle informazioni che devono essere fornite ai clienti finali e alla ripartizione dei costi dei servizi di fatturazione. Si prevede, fra l'altro, che i clienti finali ricevano informazioni circa le possibilità di miglioramento dell'efficienza energetica. A tal fine, i distributori di energia, i gestori del sistema di distribuzione o le società di vendita di energia al dettaglio, in occasione dell'invio di fatture, di comunicazioni ovvero attraverso i siti internet dedicati ai clienti finali, sono chiamati ad indicare i recapiti e i siti di tutti gli organismi (quali centri indipendenti di assistenza ai consumatori, agenzie per l'energia o organismi analoghi) che possono fornire indicazioni utili la cliente sul miglioramento dell'efficienza energetica. Si stabilisce inoltre la gratuità delle operazioni di ripartizione dei costi relativi alle informazioni sulla fatturazione per il consumo individuale di riscaldamento e raffreddamento nei condomini e negli edifici polifunzionali. Con la presente novella si intende dare compiuta attuazione a quanto previsto dall'articolo 11, par. 2, della direttiva 2012/27/UE, specificando con il riferimento ai condomini e agli edifici polifunzionali quanto già previsto, in via generale, dal comma 8 dell'articolo 9 del decreto legislativo n. 102: tale comma, infatti, stabilisce che l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico deve assicurare che non siano applicati specifici corrispettivi ai clienti finali per la ricezione delle fatture, delle informazioni sulla fatturazione e per l'accesso ai dati relativi ai loro consumi.
E' attualmente all'esame dell'Assemblea della Camera dei Deputati il disegno di legge annuale per la concorrenza (A.C. 3021), che elimina, a partire dal 2018, il regime di "maggior tutela" che opera transitoriamente nei settori del gas e dell'energia elettrica. In pratica, viene abrogata la disciplina che prevede la definizione da parte dell'Autorità per l'energia delle tariffe del gas e dell'energia elettrica delle tariffe per i consumatori che non abbiano ancora scelto un fornitore sul mercato libero (articoli da 19 a 21, nel testo originario del disegno di legge). Nel corso dell'esame parlamentare sono state introdotte disposizioni volte a garantire la comparabilità delle offerte, la verifica delle condizioni della piena liberalizzazione e le comunicazioni obbligatorie che debbono esser attuate prima della fase del passaggio definitivo alla piena liberalizzazione. È stata prevista inoltre una procedura amministrativa per la verifica delle condizioni della piena liberalizzazione dei mercati retail.
Il conseguimento degli obiettivi proposti dall’Unione dell’energia richiede una trasformazione radicale del sistema energetico europeo, in cui un ruolo essenziale è giocato dalle fonti rinnovabili. Tale trasformazione comporta anche un nuovo assetto del mercato dell’energia elettrica, che era stato definito da ultimo dal cosiddetto terzo pacchetto del 2009 (e in particolare con la direttiva 2009/72/CE relativa a norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica).
Il terzo pacchetto contiene le misure più recenti per il completamento del mercato interno, regola la separazione amministrativa tra i fornitori e i produttori di energia elettrica, rafforza l’indipendenza dei regolatori nazionali, promuove la cooperazione tranfrontaliera tra gli operatori dei sistemi di trasmissione e stabilisce misure per incrementare la trasparenza nei mercati di dettaglio a beneficio dei consumatori. Ha inoltre istituito l’Agenzia per la cooperazione dei regolatori nazionali (ACER).
In merito al completamento del mercato, nel 2011 i capi di Stato e di governo hanno riconosciuto l'importanza di disporre di un mercato interno dell'energia ben definito e hanno fissato un termine chiaro per il suo completamento entro il 2014. Essi hanno inoltre sottolineato che nessuno Stato membro dell'UE dovrebbe rimanere isolato dalle reti europee di gas ed energia elettrica dopo il 2015.
Ogni anno la Commissione pubblica una relazione per verificare lo stato di attuazione del mercato interno dell’energia. Nell’ultima relazione, pubblicata a ottobre 2014, la Commissione rileva che sono stati ottenuti alcuni positivi risultati:
· I prezzi all'ingrosso sono considerevolmente diminuiti nel settore dell'energia elettrica, tra il 35% e 45% nel periodo tra il 2008 e il 2012;
· i consumatori hanno maggiori possibilità quando si tratta di cambiare il fornitore;
· molti collegamenti infrastrutturali tra i paesi ue sono stati migliorati o realizzati;
· è stata incrementata la cooperazione transfrontaliera negli scambi di elettricità.
Allo stesso tempo, la relazione sottolinea che sono necessari ulteriori interni per il completamento del mercato interno:
Come rilevato dalla Commissione, l’attuale struttura di mercato rispecchia una situazione in via di trasformazione. Mentre fino a poco tempo fa il sistema era caratterizzato da impianti elettrici centralizzati, produzioni su larga scala ed utilizzo prevalente di combustibili fossili, oggi – con la diffusione delle fonti rinnovabili - si assiste all’incremento di una produzione decentrata di energia elettrica, in cui i consumatori sono sempre più soggetti attivi.
La seguente tabella individua la composizione delle fonti di energia dell’Unione europea per l’anno 2012.
La seguente tabella riporta
la composizione delle fonti di energia rinnovabile dell’UE per il 2012.
Secondo le previsioni della Commissione, la quota di energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili aumenterà, passando dall'attuale 24% al 50% nel 2030.
La seguente tabella riporta la composizione delle fonti di energia per Stato UE per l’anno 2013
Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014
La seguente tabella riporta la produzione di energia da fonti rinnovabili dell’UE a 28 nel 1990-2012
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Fonte: Eurostat, Energy, transport and environment indicators - 2014
Inoltre, con l'aumento dell'uso delle energie rinnovabili aumenteranno anche le sfide. L'Europa gode infatti tradizionalmente di un grado molto elevato di sicurezza dell'approvvigionamento di energia elettrica rispetto ad altre regioni del mondo, grazie anche all'affidabilità delle sue reti. La variabilità e la prevedibilità limitata dell'energia solare ed eolica rendono tuttavia più impegnativo mantenere lo stesso livello di stabilità della rete.
Secondo la Commissione, la buona integrazione dei mercati rappresenta senza alcun dubbio il mezzo più adatto per affrontare tale sfida, consentendo di collegare le zone con mix energetici complementari e, di conseguenza, rendendo il sistema energetico più resistente alle fluttuazioni della domanda o dell'offerta. Secondo la Commissione un esempio significativo è rappresentato dall'accoppiamento[1] dei mercati dell'energia elettrica tedesco e francese, i cui continui flussi transfrontalieri consentono alla Germania di mantenere stabile il suo sistema nei momenti in cui sole e vento abbondano e alla Francia di poter contare su un approvvigionamento sicuro nei momenti di domanda elevata.
Per quanto riguarda l’Italia, l’autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico, segnala che nel corso del 2014 sono stati raggiunti importanti traguardi in tema di accoppiamento del mercato: il 4 febbraio 2014 è stato, infatti, lanciato con successo il market coupling della regione Nord-Ovest (composta da Francia, Olanda, Belgio, Lussembrurgo, Germania, Gran Bretagna e Scandinavia), cui si è aggiunta la regione Sud-Ovest (Spagna e Portogallo) nel maggio dello stesso anno.
La Commissione rileva come negli ultimi anni gli scambi transfrontalieri di energia elettrica tra la maggior parte dei paesi dell'UE siano aumentati così come l'impiego di interconnettori: tra il 2008 e il 2012 la quota di importazioni nel totale di energia elettrica disponibile per consumi finali è cresciuta in 23 Stati membri. Tuttavia, tali scambi sono ben lontani dall'avere raggiunto il loro pieno potenziale. Il loro sviluppo presuppone infatti il rafforzamento dei collegamenti fisici dei mercati, ancora insufficienti in molte zone dell'UE. Le reti europee di trasmissione dell'energia elettrica necessitano di migliori collegamenti tra di esse, e gli operatori devono cooperare di più per mantenere equilibrato il sistema nell'arco della giornata.
Si tratta dunque di adeguare il sistema alla nuova situazione, consentendo all’energia elettrica di circolare liberamente dove è più necessaria, traendo il massimo vantaggio dalla cooperazione transfrontaliera, eliminando gli ostacoli allo sviluppo delle fonti rinnovabili e orientando correttamente gli investimenti.
Nel gennaio 2014, la Commissione ha pubblicato una relazione intitolata "Costi e prezzi dell'energia in Europa" in cui constata che mentre rispetto al 2008 i prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica sono diminuiti considerevolmente nell'UE, al contrario i prezzi al dettaglio sono aumentati sensibilmente tra il 2008 e il 2012, a causa dell'aumento delle tasse e dei prelievi sull'energia, che rappresentano una parte significativa delle bollette energetiche al dettaglio.
I prezzi differiscono inoltre notevolmente tra gli Stati membri, il che dimostra l'importanza di una valutazione approfondita degli interventi pubblici e sottolinea il potenziale e la necessità di un maggiore coordinamento delle politiche.
Prezzi dell'energia elettrica per usi domestici
(eurocent/kWh tasse comprese) – Eurostat
Delle tre componenti dei prezzi dell'energia elettrica (energia, costi di rete e tasse e imposte), la componente di costo dell'energia è in generale la più ampia, anche se la sua quota è in diminuzione.
Evoluzione dei prezzi dell'energia elettrica per componente (2008-2012) - Eurostat
Oltre all’aumento dei costi, dai dati relativi a tutti gli Stati membri emerge che la quota del consumo domestico di energia è cresciuta del 15% nel periodo 2008-2012, passando dal 5,6% al 6,4% del consumo complessivo. E’ diminuita invece quella dell’industria, grazie ai continui miglioramenti dell'efficienza energetica dell'industria europea e alla riduzione della produzione dovuta alla crisi economica e alla concorrenza internazionale.
Secondo la relazione della Commmissione sul mercato dell’energia nel 2014 nell’UE, in Italia la concorrenza nel mercato all’ingrosso dell’energia elettrica continua a migliorare. E’ infatti diminuita di 5 punti percentuali rispetto al 2011 (era al 49%) la quota di mercato detenuta dai quattro maggiori operatori: ENEL che detiene il 27% del mercato, seguita da ENI (8,7%), Edison (6%) e E.On (3,6%). Ulteriori progressi rispetto agli anni precedenti sono stati compiuti dagli operatori di piccole dimensioni che sono saliti collettivamente al 30.2%.
Per quanto riguarda invece il mercato al dettaglio italiano a dispetto del numero di fornitori (circa 140), l’offerta standard rimane concentrata, dal momento che l’85,4% della fornitura totale viene da ENEL, mentre il libero mercato è meno concetrato, con una quota dei tre principali opetatori (Enel, Edison e Eni) pari al 34,3%.
Il consumo totale nazionale di elettricità è passato da 328,2 terawattora (TWh) nel 2012 a 318 terawattora nel 2013, ai 309 del 2014.
Le modalità di gestione delle congestioni della rete sono state migliorate con l’introduzione di un accoppiamento di mercato tra Italia e Slovenia che ha portato benefici, principalmente migliorando l’efficienza nell’allocazione della capacità di trasporto disponibile tra le due zone.
Benchè l’Italia rimanga uno dei paesi europei meglio interconnessi, la Commissione rileva che la media di prezzo dell’elettricità resta ancora superiore alla media europea.
Composizione prezzo energia
Il sistema italiano è caratterizzato da un sostanziale surplus di capacità produttiva che attualmente equivale al doppio del picco di carico. L’eccesso di capacità è stato compensato da un notevole aumento della capacità di produzione da rinnovabili negli ultimi due anni. L’Italia infatti è ben al di sopra della media UE per quanto riguarda la percentuale di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, avendo superato ampiamente il 30%.
Composizione mix energetico dell’Italia
Per ulteriori dati sull’Italia si rimanda a paragrafo “Il mercato elettrico in Italia”.
Proprio allo scopo di raccogliere elementi di riflessioni sul tema, la Commissione ha avviato fino all’8 ottobre una consultazione pubblica sulle potenziali caratteristiche di un nuovo assetto del mercato dell'energia elettrica.
La proposta avanzata dalla Commissione – e sulla quale tutti sono invitati ad intervenire - è quella di rendere il mercato più flessibile:
· istituendo un sistema su scala UE di scambi infragiornalieri transfrontalieri. Tali mercati a breve termine devono essere in grado di sostenere flussi transfrontalieri su larga scala, con elevati volumi di produzione di energie rinnovabili variabili, nonché di integrare un’elevata capacità di stoccaggio dell’energia in eccesso;
· offrendo ai consumatori la possibilità di partecipare attivamente al mercato adeguando i loro consumi all'andamento dei prezzi;
· costruendo le infrastrutture per l'energia elettrica mancanti e facendo un miglior uso delle infrastrutture esistenti. Uno degli obiettivi dell’Unione dell’energia è infatti il completamento dei collegamenti infrastrutturali mancanti. Il Fondo europeo per gli investimenti strategici, integrando i finanziamenti attualmente disponibili nel quadro del meccanismo per collegare l'Europa darebbe sostegno anche a progetti nel settore dell'energia, incluse le infrastrutture energetiche;
· garantendo uno scambio flessibile: per l'integrazione efficace delle energie rinnovabili nella rete, i produttori, i fornitori e gli operatori commerciali devono essere in grado di scambiare energia elettrica in tempi più prossimi possibile al tempo reale, in quanto ciò consentirebbe loro di tener conto delle previsioni più precise sulla quantità di energia solare o eolica che sarà prodotta;
· sostenendo la produzione di energia elettrica da fonti di energia rinnovabili, se necessario mediante regimi basati sul mercato che correggano i fallimenti del mercato, garantiscano l'efficienza sotto il profilo dei costi ed evitino la sovracompensazione e le distorsioni del mercato conformemente alla disciplina in materia di aiuti di Stato. A tale proposito è preferibile secondo la Commissione che sia adottato un approccio più coordinato in materia di regimi di aiuto alle energie rinnovabili in tutti gli Stati membri;
· incrementando il coordinamento delle politiche energetiche nazionali, in particolare tra paesi confinanti. Un primo esempio di tale cooperazione regionale è rappresentata dalla creazione del cosiddetto "accoppiamento dei mercati del giorno prima", meccanismo creato nel febbraio 2014 dai gestori di rete e dalle borse dell'energia elettrica di quattordici Stati membri, che gestisce i flussi transfrontalieri di energia elettrica in modo ottimale, attenuando le differenze di prezzo dai paesi baltici fino alla penisola iberica. Un primo passo è stato compiuto anche dall'Ungheria, dalla Slovacchia e dalla Repubblica ceca, che hanno accoppiato i propri mercati e ambiscono a accoppiarli con il più ampio mercato occidentale;
· migliorando le interconnessioni. Nel corso del 2016 la Commissione intende presentare proposte per passare dall’obiettivo del 10% al 15% di interconnessione. Il livello attuale è ancora molto basso, pari a circa l'8%. Nonostante negli ultimi dieci anni gli Stati membri abbiano potenziato le proprie capacità di interconnessione, ben dodici Stati membri, tra cui l'Italia, non hanno raggiunto l'obiettivo del 10%. La cooperazione regionale per migliorare l'interconnettività deve essere migliorata, in particolare nella regione del Baltico, nella penisola iberica, nei mari del nord e nell'Europa centrale e sudorientale. Dovrebbero inoltre essere considerate ulteriori connessioni con regioni vicine quali il sud del Mediterraneo e i Balcani occidentali. Nell'ambito del programma energetico europeo per la ripresa (EEPR), elaborato a seguito della crisi economica, sono stati spesi circa 650 milioni di euro per le interconnessioni elettriche. Nell’ambito degli altri strumenti – il regolamento TEN-E, adottato nel 2013 e il meccanismo per collegare l'Europa (MCE) – sono stati individuati 52 progetti di comune interesse che riguardano le interconnessioni elettriche. Entro il 2020 la Commissione prevede il completamento di circa il 75% dei progetti. Il secondo elenco dei PIC dovrebbe essere adottato dalla Commissione europea nell'autunno 2015. In questo contesto sarà conferita particolare importanza ai progetti che potenzieranno la capacità di interconnessione in quei paesi che sono al di sotto dell'obiettivo del 10%. Per quanto riguarda l'Italia i progetti previsti (che riguardano le interconnessioni con Francia, Svizzera e Austria) potrebbero portare, una volta completati, la capacità di interconnessione al 12% entro il 2020. Sull’argomento si ricorda che, nel documento finale approvato dalle Commissione attività produttive e ambiente in esito all’esame del pacchetto sull’Unione per l’energia, si chiede al Governo un impegno affinchè a livello europeo si percorra con decisione la via della piena interconnessione, il potenziamento e l'ammodernamento delle reti elettriche sulla base di un disegno strategico coerente che non sia rimesso alle iniziative di singoli paesi o operatori, ma che risponda a una logica sistemica che assuma le esigenze comuni. Si chiede tuttavia di valutare “con attenzione l'opportunità di rapportare l'obbligo del 10% di interconnessione minima non tanto alla capacità installata ma all'energia complessivamente utilizzata in un Paese in un dato periodo o alla punta di capacità effettivamente utilizzata nell'anno”;
· armonizzando le metodologie utilizzate dagli Stati membri per valutare l’adeguatezza della capacità di produzione. Nei suoi documenti di orientamento, la Commissione ha sottolineato l'importanza di un'analisi approfondita ed obiettiva che esamini tutte le possibili cause e soluzioni dei problemi di sicurezza dell'approvvigionamento. La cooperazione regionale è di cruciale importanza al riguardo, in quanto permette di non trascurare possibili soluzioni transfrontaliere più efficaci e meno costose. La Commissione osserva che gli Stati membri limitrofi, come la Francia e la Spagna, il Regno Unito e l'Irlanda, il Belgio e i Paesi Bassi, o gli Stati baltici hanno spesso mix complementari di energia con un eccesso di capacità in un paese e possibili deficit nell'altro. Quale requisito minimo, la Commissione chiede che i meccanismi della capacità siano aperti alla capacità estera in modo che quest'ultima possa contribuire efficacemente al rispetto delle norme richieste in materia di sicurezza di approvvigionamento nello Stato membro interessato.
Uno degli aspetti più importanti è rappresentato dagli investimenti pubblici e privati da indirizzare verso il settore dell’energia elettrica che, secondo le valutazioni della Commissione, può svolgere un ruolo cruciale nella transizione energetica. In primo luogo, è stato il principale settore a sperimentare la decarbonizzazione, in secondo luogo può essere di sostegno all’economia nel ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili, in particolar modo nei trasporti e nei settori del riscaldamento e raffreddamento.
Gli investimenti nel settore della produzione di energia elettrica non sono stati penalizzati dalla crisi economica ed hanno continuato a crescere. Tra il 2009 e il 2012, la capacità è aumentata del 30% nell’UE, a confronto con il 10% degli Stati Uniti. Come risultato la percentuale di energie rinnovabili nel mix che compone l’energia elettrica nell’UE ha continuato a crescere a partire dal 2008.
Sulla base delle stime della Commissione, il settore richiederà investimenti per 90 miliardi di euro fino al 2030, di cui 50 miliardi necessari per la produzione di energia e 40 miliardi per le reti.
In particolare per quanto riguarda le interconnessioni della rete, la Commissione ricorda che nell'ambito del Meccanismo per collegare l’Europa, nel bilancio 2014-2020, sono già stati stanziati 5.35 miliardi di euro, e nell'ambito del Fondo europeo e di sviluppo regionale (FESR) ne saranno stanziati circa 2 miliardi.
A livello europeo, è aperto il dibattito sugli strumenti finanziari che potranno favorire gli investimenti nella transizione energetica europea. Il fondo europeo per gli investimenti strategici, che dovrebbe mobilitare investimenti per 315 miliardi di euro nei prossimi anni, potrà rivelarsi cruciale per l’attuazione dell’Unione dell’energia : dovrebbe infatti finanziare alcuni progetti in tema di interconnessioni e dovrebbe aiutare anche ad affrontare la cronica mancanza di investimenti nell’efficienza energetica. A tale proposito, più di 100 miliardi di euro necessitano di essere investiti secondo la Commissione per raggiungere l’obiettivo fissato per il 2030 (vale a dire aumentare l'efficienza energetica del 27-30%), di cui 89 miliardi per misure volte al miglioramento dell’edilizia e 19 miliardi per migliorare l’efficienza energetica nell’industria.
Per quanto riguarda il FEIS, si segnala che la sua piena operabilità è prevista entro l’autunno 2015. Nell’attesa, sono stati confermati i progetti che la BEI ha prefinanziato e che beneficieranno della garanzia del FEIS, conformemente alle conclusioni del Consiglio europeo di dicembre 2014.
Si ricorda inoltre che il 30 settembre 2015 la Commissione ha presentato una proposta[2] volta ad incentivare gli investimenti delle imprese assicurative europee in infrastrutture nel settore dell’energia, dei trasporti e dell’innovazione. Secondo i calcoli della Commissione, se tali imprese dovessero impiegare per progetti infrastrutturali anche solo fino allo 0,5% del loro attivo totale, questo consentirebbe un incremento di ulteriori 20 miliardi di euro in termini di investimento.
In considerazione dell’onere rappresentato dagli interventi necessari nel settore e di là dell’efficacia che dimostrerà il FEIS (che per altro ha in parte utilizzato risorse già assegnate al Meccanismo per collegare l’Europa) resta tuttora da chiarire se le risorse messe a disposizione siano sufficienti, come già sottolineato anche nel citato documento finale approvato dalle Commissioni attività produtte e ambiente.
A conclusione della consultazione ed anche sulla base dei risultati ottenuti, la Commissione valuterà gli interventi da intraprendere. L'eventuale seguito legislativo dato alla comunicazione potrebbe comprendere modifiche ai seguenti atti legislativi, a seconda dell'esito dei lavori futuri:
· la citata direttiva 2009/72/CE che fissa norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica;
· il regolamento (CE) n. 714/2009 relativo alle condizioni di accesso alla rete per gli scambi transfrontalieri di energia elettrica;
· il regolamento (CE) n. 713/2009 che ha istituito l’Agenzia per la cooperazione fra i regolatori nazionali dell’energia;
· il regolamento (UE) n. 347/2013 sugli orientamenti per le infrastrutture energetiche transeuropee;
· la direttiva 2005/89/CE sulla sicurezza dell’approvvigionamento di elettricità;
· la direttiva 2012/27/UE sull'efficienza energetica;
· la direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
L'Italia ha prezzi dell'energia mediamente superiori ai suoi concorrenti europei, e ancor più rispetto ad altri paesi come gli Stati Uniti. Questa situazione rappresenta un fattore di grave appesantimento per la competitività del sistema economico italiano.
Per migliorare la competitività e alleggerire gli oneri energetici delle famiglie, la riduzione del differenziale di costo per cittadini e imprese rispetto al resto dell'Europa è un obiettivo prioritario della politica energetica italiana. Al fine di raggiungere questo obiettivo è essenziale l'allineamento dei prezzi del gas (elemento critico anche per la riduzione dei prezzi dell'energia elettrica vista la struttura del nostro parco di generazione elettrica), e in parallelo il contenimento delle diffuse inefficienze nel sistema che determinano prezzi più elevati.
Ridurre costi e prezzi dell'energia significa anche offrire una prospettiva di esportazione - o di riduzione delle importazioni - al nostro parco di generazione elettrica, attualmente in sovracapacità.
La crescita del prezzo dell’energia elettrica per le famiglie italiane può essere valutata anche in confronto con i principali Paesi europei, utilizzando gli indici dei prezzi al consumo armonizzati raccolti da Eurostat. Il grafico seguente rappresenta le variazioni dei prezzi dell’energia elettrica per le famiglie nei principali Paesi europei, rispetto all’anno precedente e complessivamente nel triennio 2012-2014.
Fonte: Eurostat, numeri indice dei prezzi al consumo armonizzati
Il rincaro dello 0,9%, registrato nel 2014 in Italia risulta inferiore a tutti i Paesi considerati, nonché alla media dell’Area euro (2,2%). Tuttavia, se si considerano le variazioni del prezzo elettrico negli ultimi tre anni, l’Italia presenta un aumento del 17,3%, ben superiore alla media dell’Area euro (12,9%).
In Italia nei due principali mercati energetici si riscontra, di fatto, un diverso livello di concorrenza, risultante da una serie di asimmetrie esistenti sia in termini di peso dell'operatore dominante che di proprietà e gestione delle reti di trasporto e delle attività necessarie allo sviluppo dei mercati. La liberalizzazione, che a livello normativo è andata di pari passo, nella realtà ha viaggiato a due velocità: con efficacia nel settore elettrico, già positivamente aperto alla concorrenza; con molte resistenze e difficoltà invece nel settore del gas, penalizzato dalla scarsa concorrenzialità.
In particolare, con riferimento al settore elettrico, il peso del maggior operatore (ENEL) si è progressivamente ridotto a meno di un terzo del totale della produzione. L'Acquirente Unico Spa, società interamente pubblica che acquista l'energia per soddisfare la domanda dei clienti tutelati che ancora non hanno scelto di passare al mercato libero, costituisce il più grande grossista (30% circa della domanda nazionale), ma agisce in piena concorrenza con gli altri operatori, senza vantaggi di natura normativa.
A fronte di una riduzione del PIL del -0,4% nel corso del 2014 la domanda di elettricità ha registrato, secondo i dati dell’Autorità per l’energia, un ulteriore calo del 3% circa. I consumi di energia elettrica sono scesi, infatti, da 318,5 TWh del 2013 a 309 TWh del 2014. La produzione nazionale ha coperto una quota del fabbisogno complessivo nazionale dell’86% (contro l’87% del 2013). Di converso, rispetto al 2013, le importazioni nette hanno aumentato di un punto la propria quota. Tale risultato è l’effetto di un aumento delle importazioni, che si è accompagnato però anche a un sensibile aumento delle esportazioni (+37,3%). Per quanto riguarda gli impieghi, si segnala l’ulteriore calo dei consumi di energia elettrica in tutti i settori. Industria e domestico hanno però registrato tassi di riduzione inferiori a quelli dello scorso anno.
Più precisamente la produzione nazionale lorda è risultata di 278 TWh, in diminuzione del 4,2% rispetto allo scorso anno, dopo il -3,2% a consuntivo dello scorso anno. Si tratta del terzo calo consecutivo dal 2011. La produzione termoelettrica, in ulteriore calo dell’11% rispetto all’anno scorso, nel 2014 si è ridotta di circa un terzo rispetto al 2010. In termini di contributo alla produzione totale, è passata dal 73% del 2010 al 56% del 2014 (era ancora al 61% nel 2013). La quota del gas, pari al 60%, resta dominante tra le fonti termoelettriche, ma si è ridotta significativamente rispetto al 70% di cinque anni fa. Grazie anche alla riduzione della richiesta di energia in Italia, la quota di fabbisogno interno coperta dal saldo estero è salita di quasi un punto percentuale, raggiungendo il 14,1% (era del 13,2% nel 2013).
Guardando al contributo dei principali gruppi alla generazione lorda nel 2013 e nel 2014, spicca come, dopo anni di costante diminuzione e dopo la sostanziale stabilità del 2013, la quota di Enel sulla produzione elettrica per il 2014 sia aumentata di due punti percentuali, toccando il valore di 27,2% rispetto al 25,2% dello scorso anno. Era da prima del 2010 che Enel non raggiungeva quote comparabili.
Il 2014 non sembra presentare variazioni di rilievo in termini di concentrazione del mercato. Il miglioramento della competitività rilevato nel corso degli ultimi anni, favorito, tra l’altro, dalle trasformazioni del parco di generazione e dallo strutturale calo della domanda, sembra ormai assorbito dai principali indicatori, le cui modeste variazioni appaiono riconducibili a un ulteriore consolidamento delle dinamiche in atto o a fenomeni prettamente locali.
Il numero di venditori di energia elettrica al mercato finale è cresciuto nel 2014 di 64 unità, tutte sul mercato libero. Ancora una volta, dunque, si registra un’espansione nel novero delle imprese di vendita, nonostante il restringimento del mercato perduri quasi ininterrottamente dal 2008.
Nel 2014 i dati evidenziano ancora un consistente spostamento dei consumatori domestici verso il mercato libero (il mercato tutelato ha perso un milione di punti di prelievo domestici rispetto al 2013, mentre il libero ne registra 1,4 milioni in più). In entrambi i mercati, tutelato e libero, si evidenzia un’ulteriore discesa di circa 100 kWh nei consumi medi unitari, rispetto al 2013. Come lo scorso anno, insomma, le famiglie – che appaiono sempre più attente alle questioni ambientali ‒ cercano di ridurre la spesa energetica, in parte riducendo i consumi, ma in parte anche spostandosi nel mercato libero, alla ricerca di condizioni di prezzo più favorevoli.
Nel 2014 sono stati venduti, nel mercato di maggior tutela, poco meno di 58 TWh a circa 25 milioni di punti di prelievo (calcolati con il criterio del pro die). Rispetto al 2013, i consumi sono scesi di circa 6 TWh (-9,2%), mentre i punti di prelievo serviti sono diminuiti del 4,5%. Anche il servizio di salvaguardia si è fortemente ristretto: l’energia venduta è diminuita del 26% (-1,2 TWh), mentre il numero di clienti serviti si è ridotto quasi del 19% (-17.500 punti di prelievo). L’elettricità fornita nel 2014 nel mercato libero ha subìto una contrazione del 3,6%, nonostante il ragguardevole aumento dei clienti serviti (+13,8%). La caduta dei volumi venduti sul mercato libero sarebbe stata molto maggiore se la crescita che in questo mercato ha registrato il settore domestico non avesse mitigato la riduzione di oltre 5 TWh dell’energia venduta ai clienti non domestici (-3,2%). Anche nel 2014, infatti, i consumi non domestici hanno registrato una diminuzione in tutti i mercati: -8,7% nella maggior tutela, -30,2% nella salvaguardia e -1,2% nel libero. Complessivamente, quindi, nel 2014 il mercato tutelato ha acquisito il 23,4% di tutta l’energia venduta al mercato finale (24,7% nel 2013), il servizio di salvaguardia ne ha assorbito l’1,3% (contro l’1,7% del 2013) e il mercato libero ne ha acquistato il 75,2% (contro il 73,5% del 2013).
Lo switching complessivo nel mercato elettrico è rimasto consistente. Complessivamente, oltre 3,5 milioni di clienti, cioè il 9,6%, hanno cambiato fornitore almeno una volta nel corso del 2014. In termini di volumi essi corrispondono quasi a un quarto (24,2%) del totale dell’energia distribuita. Come già era accaduto nel 2013, anche quest’anno lo switching risulta in aumento, se valutato in termini di punti di prelievo, e in diminuzione, se misurato in termini di volumi. Ciò probabilmente perché negli ultimi anni tra i clienti che cambiano fornitore sono sempre più numerosi quelli caratterizzati da bassi livelli di consumo.
Nell’intero mercato della vendita finale, l’operatore dominante resta il gruppo Enel, sebbene la sua quota si vada (lentamente) assottigliando nel tempo. La sua importanza, però, è alquanto differenziata nei vari segmenti del mercato finale. Nel settore domestico e nel non domestico allacciato in bassa tensione, infatti, il gruppo detiene una quota estremamente ampia e, soprattutto, assai lontana da quelle dei gruppi inseguitori; al contrario, nella vendita a clienti non domestici in media e in alta/altissima tensione, dal 2013 Enel non è più il primo operatore e, ovviamente, possiede quote di mercato poco distanti da quelle dei suoi concorrenti.
Nel 2014 il livello di concentrazione del mercato finale è lievemente risalito: i primi dieci operatori (gruppi societari) coprono il 66,6% delle vendite complessive (la quota era del 66,1% nel 2013 e del 70% nel 2012). Occorrono 16 gruppi (come lo scorso anno) per superare il 75%. Metà del mercato (46,2%) è rifornito dai primi tre gruppi.
Nel 2014, i reclami, le segnalazioni e le richieste di informazione relative al settore elettrico sono state 29.840 (pari al 64% del totale), con un lieve aumento rispetto al 2013. Mutamenti molto lievi hanno riguardato le proporzioni tra i reclami e le richieste di informazioni, le quali in valore assoluto sono raddoppiate. Gli argomenti più frequenti delle comunicazioni ricevute nel 2014 sono, nell’ordine: i contratti (27%), la fatturazione (26%), il bonus (18%) e il mercato (15%).
Il prezzo medio sul mercato libero per l’approvvigionamento di energia elettrica è risultato, nel 2014, pari a 103,41 €/MWh. Per quanto riguarda, invece, le vendite relative al servizio di maggior tutela, il prezzo medio (per le voci relative all’acquisto e al dispacciamento dell’energia elettrica, i costi di commercializzazione della vendita e le componenti di perequazione) si è attestato sui 99,48 €/MWh. Complessivamente si registra, quindi, anche nel 2014 per i clienti serviti in bassa tensione un prezzo più elevato nel mercato libero, come nei tre anni precedenti. Così come nel 2013, si rileva una netta differenziazione tra i clienti domestici e quelli non domestici. Nel valutare tali dati occorre comunque sempre considerare che le offerte sul mercato libero sono in genere più articolate e comprendono spesso servizi accessori non presenti nel servizio della maggior tutela.
Per quanto riguarda la Rete di trasmissione nazionale (RTN) di energia elettrica, il principale proprietario è il gruppo Terna, con il 98,3% delle linee e il 98,3% delle stazioni di smistamento.
L’assetto societario del gruppo è cambiato lo scorso anno: il 27 ottobre 2014, infatti, la Cassa depositi e prestiti ha ceduto a CDP Reti, società controllata dalla stessa Cassa, la propria partecipazione di controllo in Terna, pari al 29,851%. CDP Reti, già titolare di una quota del 30% di Snam, è divenuta, quindi, il principale controllore dei gestori delle reti nazionali di trasporto dell’energia.
[1] L’accoppiamento del mercato consente di associare la vendita di energia elettrica alla capacità di interconnessione, anziché separarle. In sostanza, permette il calcolo simultaneo dei prezzi dell'elettricità e dei flussi transfrontalieri in tutta la regione, portando un beneficio ai consumatori finali derivante da un uso più efficiente della rete e delle infrastrutture transfrontaliere come conseguenza di un maggiore coordinamento tra i mercati dell'energia.
[2] Proposta di modifica del Regolamento delegato (UE) 2015/35 che integra la direttiva 2009/138/CE in materia di accesso ed esercizio delle attività di assicurazione e di riassicurazione (Solvibilità II).