Camera dei deputati - Legislatura - Dossier di documentazione (Versione per stampa) |
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Autore: | Servizio Studi - Dipartimento Difesa |
Titolo: | Autorizzazione e proroga missioni internazionali 2018 (DOC CCL n. 3 e DOC CCL - bis 1) |
Riferimenti: | DOC N.3 DOC N.1 |
Serie: | Atti del Governo Numero: 485 |
Data: | 12/01/2018 |
Organi della Camera: | IV Difesa, III Affari esteri |
Servizio Affari internazionali
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Dossier n. 45
Servizio Studi
Dipartimento Difesa
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Dipartimento Affari esteri
Tel. 06 6760-4172 - st_affari_esteri@camera.it - @CD_esteri
Atti del Governo n. 485
DI0660
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INDICE
§ Premessa
Schede di lettura Parte I Doc. CCL n. 3
§ Schede 1-6 (2018) Nuove missioni internazionali
Schede di lettura Parte II Doc. CCL - bis n. 1
§ Missioni internazionali Europa (Schede 1-10)
§ Missioni internazionali Asia (Schede 11-21)
§ Missioni internazionali Africa (Schede 23-35)
§ Dispositivo aeronavale nazionale (Scheda 36)
§ Potenziamento dei dispositivi NATO (Schede 37-40)
§ Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per il 2018 (Scheda 43)
§ Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate (Scheda 44)
§ Interventi di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario (Schede 45-49)
§ Il finanziamento delle Missioni PSDC: il meccanismo Athena
Premessa
Lo scorso 28 dicembre il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente del Consiglio, ha deliberato in ordine alla partecipazione dell’Italia a nuove missioni internazionali, ai sensi dell’articolo 2, comma 1, della legge n. 145 del 2016 (c.d. legge-quadro sulle missioni internazionali), nonché in ordine alla relazione analitica delle missioni internazionali svolte nel 2017, anche ai fini della loro prosecuzione, ai sensi dell’articolo 3 della medesima legge.
La deliberazione è stata in pari data trasmessa alle Camere per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari.
Nello specifico, l’allegato 1 della delibera (corrispondente al Doc. CCL-bis, n. 1) reca la prima relazione analitica sulle missioni internazionali in corso e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, con l’indicazione delle relative proroghe, l’allegato 2 ( Doc. CCL, n. 3) reca la deliberazione del Consiglio dei ministri in ordine alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali da avviare nell'anno 2018.
Nella deliberazione trasmessa alle Camere, il Governo ha indicato per ciascuna missione l’area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare (compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte), la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l’anno in corso, così come previsto dalla nuova legge-quadro sulle missioni internazionali.
In conformità a quanto recentemente stabilito dall'articolo 6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017 alla deliberazione è stata, altresì, allegata la relazione tecnica sulla quantificazione degli oneri finanziari concernenti le nuove missioni e quelle oggetto di proroga.
Dalla data di entrata in vigore della legge n. 145 del 2016 il Governo ha presentato alle Camere le seguenti deliberazioni:
1. delibera del Consiglio dei ministri del 14 gennaio del 2017, concernente la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali ed alle iniziative di cooperazione allo sviluppo per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione per l’anno 2017 Doc. CCL, n. 1, [PDF]. Per l'anno 2017, in fase di prima applicazione della disciplina recata dalla legge n. 145 del 2016 tutte le missioni internazionali, in corso o di nuova attivazione, sono state autorizzate ex novo, attivando il procedimento stabilito dall'articolo 2 della legge;
2. delibera del Consiglio dei ministri del 28 luglio del 2017, concernente la partecipazione dell'Italia alla missione internazionale In supporto alla guardia costiera libica Doc. CCL, n. 2 [PDF] ai sensi articolo 2, comma 2 della legge n. 145 del 2016;
In relazione alla deliberazione adottata dal Consiglio dei ministri il 14 gennaio 2017, con gli atti di indirizzo approvati dalla Camera dei deputati (n. 6-00290 e n. 6-00292) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV, n. 71) l'8 marzo 2017 è stata autorizzata la partecipazione alle missioni e alle attività previste nella citata deliberazione.
Per quanto concerne la seconda deliberazione del 28 luglio del 2017 con gli atti di indirizzo approvati dalla Camera dei deputati (n. 6-00338, riformulata) e dal Senato della Repubblica (Doc. XXIV n. 78 e Doc. XXIV n. 80) il 2 agosto 2017 è stata autorizzata la partecipazione dell’Italia alla missione internazionale in supporto alla guardia costiera libica.
La legge quadro sulle missioni internazionali
La legge n. 145 del 2016 (c.d. "legge quadro sulle missioni internazionali"), recentemente novellata dall'articolo 6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017 ha definito in via permanente la procedura da seguire, rispettivamente, per l’avvio di nuove missioni internazionali (articolo 2, comma 2)e la prosecuzione di quelle in corso di svolgimento (articolo 3, comma 1).
In via generale le disposizioni contenute nel richiamato provvedimento si applicano al di fuori del caso della dichiarazione dello stato di guerra deliberato dalle Camere – nella potestà del Presidente della Repubblica in base all'articolo 87 della Costituzione - e in conformità ai principi dell'articolo 11 Cost., in base al quale l'Italia consente alle limitazioni di sovranità necessarie ad assicurare la pace e la giustizia tra le nazioni, favorendo le organizzazioni internazionali a tale scopo rivolte.
L’ambito di applicazione della legge è, pertanto circoscritto:
1. alla partecipazione delle Forze armate, delle Forze di Polizia ad ordinamento militare o civile e dei corpi civili di pace a missioni internazionali istituite nell'ambito dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) o di altre organizzazioni internazionali cui l'Italia appartiene o comunque istituite in conformità al diritto internazionale, comprese le operazioni militari e le missioni civili di polizia e per lo stato di diritto dell'Unione europea (art. 1, comma 1);
2. all'invio di personale e di assetti, civili e militari, fuori del territorio nazionale, che avvenga secondo i termini della legalità internazionale, delle disposizioni e delle finalità costituzionali, in ottemperanza agli obblighi di alleanze o ad accordi internazionali o intergovernativi, o per eccezionali interventi umanitari (art. 1, comma 1).
Per quanto attiene alla procedura relativa l'avvio della partecipazione italiana a missioni internazionali il primo passaggio procedurale previsto dall’articolo 2 è rappresentato da una apposita delibera del Consiglio dei ministri deliberazione da adottarsi previa comunicazione al Presidente della Repubblica ed eventualmente convocando il Consiglio supremo di difesa, ove se ne ravvisi la necessità (art.2, comma 1).
Successivamente (art.2, comma 2), le deliberazioni del Consiglio dei ministri dovranno essere comunicate alle Camere le quali tempestivamente;
1. le discutono;
2. con appositi atti di indirizzo, secondo le norme dei rispettivi regolamenti, le autorizzano, per ciascun anno, eventualmente definendo impegni per il Governo, ovvero ne negano l'autorizzazione.
Con riferimento al contenuto delle deliberazioni del Consiglio dei ministri, l’articolo 2, comma 2 precisa che il Governo indica per ciascuna missione l'area geografica di intervento, gli obiettivi, la base giuridica di riferimento, la composizione degli assetti da inviare, compreso il numero massimo delle unità di personale coinvolte, nonché la durata programmata e il fabbisogno finanziario per l'anno in corso.
Dovrà, inoltre, essere allegata la relazione tecnica sulla quantificazione dei relativi oneri, verificata ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 31, n. 196. Del 2009[1]
Al fine di garantire la massima informazione in merito alle missioni in corso si prevede lo svolgimento di una apposita sessione parlamentare sull'andamento delle missioni autorizzate, da svolgere entro il 31 dicembre di ciascun anno (articolo 3).
In particolare, entro tale data (31 dicembre) il Governo, su proposta del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministro della difesa, con il Ministro dell'interno per la parte di competenza e con il Ministro dell'economia e delle finanze, presenta alle Camere, per la discussione e le conseguenti deliberazioni parlamentari, una relazione analitica sulle missioni in corso, anche ai fini della loro prosecuzione per l'anno successivo, .
Tale relazione, anche con riferimento alle missioni concluse nell'anno in corso, precisa l'andamento di ciascuna missione e i risultati conseguiti, anche con riferimento esplicito alla partecipazione delle donne e all'adozione dell'approccio di genere nelle diverse iniziative per attuare la risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 1325 del 31 ottobre 2000 e le risoluzioni successive, nonché i Piani d'azione nazionali previsti per l'attuazione delle stesse.
La relazione analitica sulle missioni deve essere accompagnata da un documento di sintesi operativa che riporti espressamente per ciascuna missione i seguenti dati: mandato internazionale, durata, sede, personale nazionale e internazionale impiegato e scadenza, nonché i dettagli attualizzati della missione. La relazione è integrata dai pertinenti elementi di valutazione fatti pervenire dai comandi internazionali competenti con particolare riferimento ai risultati raggiunti, nell'ambito di ciascuna missione, dai contingenti italiani. Con la medesima relazione, il Governo riferisce sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione.
Per quanto concerne, poi, il profilo finanziario connesso alla partecipazione del personale civile e militare alle missioni internazionali, l’articolo 4 della legge n. 145 del 2016 ha previsto l'istituzione, nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, di un apposito Fondo, destinato al finanziamento della partecipazione italiana alle missioni internazionali , la cui dotazione è stabilita annualmente dalla legge di bilancio, ovvero da appostiti provvedimenti legislativi (comma 1).
Attualmente nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, programma 5.8, cap. 3006/1 - Fondo per le missioni internazionali, ex articolo 4, comma 1 della legge n. 145 del 2016 -, sono appostati per il 2018 fondi pari a 995 milioni di euro".
Ai sensi del comma 2 dell’articolo 4 gli importi del Fondo missioni destinati alle politiche di cooperazione allo sviluppo -per interventi per il sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione- sono impiegati nel quadro della programmazione triennale di cui all'articolo 12 della nuova Disciplina generale sulla cooperazione internazionale per lo sviluppo, nonché nel rispetto del Capo IV della medesima legge.
Si ricorda che il richiamato articolo 12 ha previsto che un Documento triennale di programmazione e di indirizzo sulle attività di cooperazione, proposto dal Ministro degli esteri e della cooperazione, sia approvato dal Consiglio dei Ministri entro il 31 marzo di ogni anno. Tale Documento individua le linee generali d’indirizzo strategico triennale della cooperazione allo sviluppo. Si ricorda altresì che il Capo IV della richiamata legge disciplina l'Agenzia per la cooperazione allo sviluppo, la Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e il Comitato congiunto per la Cooperazione allo sviluppo.
Entro sessanta giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere, con uno o più DPCM, adottati su proposta dei Ministri degli affari esteri e della cooperazione internazionale, della difesa, dell'interno e dell'economia e delle finanze, le risorse del Fondo sono ripartite tra le missioni indicate nella richiamata relazione di cui all'articolo 3, comma 1 - come risultante a seguito delle relative deliberazioni parlamentari .
Gli schemi di tali atti corredati di relazione tecnica esplicativa, sono trasmessi alle Commissioni competenti per materia che devono rendere il parere entro 20 giorni dalla relativa assegnazione.
il Governo, qualora non intenda conformarsi ai pareri parlamentari, trasmette nuovamente i testi alle Camere con le sue osservazioni e con eventuali modificazioni, corredate dei necessari elementi integrativi di informazione e motivazione. I pareri definitivi delle Commissioni competenti per materia e per i profili finanziari sono espressi entro il termine di dieci giorni dalla data della nuova trasmissione. Decorso tale termine, i decreti possono essere comunque adottati.
Fino all'emanazione dei decreti di riparto del Fondo, per la prosecuzione delle missioni in atto le amministrazioni competenti sono autorizzate a sostenere spese trimestrali determinate in proporzione alle risorse da assegnare a ciascuna missione. A tale scopo, su richiesta delle amministrazioni competenti, sono autorizzate anticipazioni di tesoreria trimestrali, da estinguere entro trenta giorni dall'assegnazione delle risorse di cui al comma.
?Si segnala, infine, che il richiamato decreto-legge n. 148 del 2017 ha poi inserito nella legge quadro anche una specifica disposizione in materia di flessibilità del sistema di finanziamento, stabilendo che, fino all'emanazione dei decreti di riparto delle risorse del fondo, le amministrazioni interessate possano ottenere un'anticipazione di tesoreria non superiore al 75 per cento delle somme iscritte nel fondo missioni, tenuto conto delle spese quantificate nelle relazioni tecniche. Quest'anticipazione del 75 per cento deve intervenire:
1. entro dieci giorni dalla data di presentazione alle Camere delle deliberazioni del Governo concernenti l'avvio di nuove missioni;
2. entro dieci giorni dalla data di approvazione degli atti di indirizzo delle Camere nel caso di prosecuzione di missioni in corso di svolgimento.
Ulteriori disposizioni della legge quadro regolano poi, il trattamento economico e assicurativo del personale impiegato nelle missioni internazionali e la normativa penale ad essi applicabile.[2]
Schede di lettura
Parte I
Doc. CCL n. 3
Doc. CCL n. 3
Come precisato dal Governo nella relazione illustrativa che accompagna la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 le nuove missioni che si intende avviare nel corso del 2018 trovano fondamento nell'attuale quadro politico militare che si conferma complesso, in rapida e costante evoluzione, instabile e caratterizzato da un deterioramento complessivo del quadro della sicurezza.
Le nuove missioni si concentrano in un'area geografica - l'Africa - ritenuta di prioritario interesse strategico in relazione alle esigenze di sicurezza e difesa nazionali.
La tipologia degli interventi previsti è principalmente focalizzata sulle attività di elevato impatto per la sicurezza e la stabilità internazionali, quali quelle di capacity building a favore di Paesi maggiormente impegnati nella lotta al terrorismo e ai traffici illegali internazionali. Un ulteriore intervento è dettato dall'esigenza di riarticolare il contributo nazionale al potenziamento delle attività di Air Policing della NATO in riferimento allo spazio aereo europeo dell'Alleanza.
Schede 1-6 (2018)
Nuove missioni internazionali
Le schede da 1 (2018) a 6 (2018), contenute nell'Allegato 2 alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017, si riferiscono alla partecipazione dell'Italia ad ulteriori missioni internazionali che il Governo intende avviare nel 2018. Tali missioni sono riferite al periodo 1° gennaio 2018 - 30 settembre 2018 a causa del limite imposto dall'attuale dotazione del Fondo missioni.
Si tratta in particolare delle seguenti missioni:
· Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda 1/2018)
· Missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (scheda 2/2018)
· Missione NATO di supporto in Tunisia (scheda 3/2018)
· United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO) (scheda 4/2018)
· European Union Training Mission nella Repubblica Centrafricana (EUTM RCA) (scheda 5/2018)
· Potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo europeo (scheda 6/2018).
Nello specifico, la scheda n. 1 (2018) riguarda la partecipazione di personale militare alla nuova missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia, il cui obiettivo è di assistere il Governo di Accordo nazionale libico attraverso lo svolgimento di una serie di compiti (assistenza sanitaria, corsi di sminamento, formazione delle forze di sicurezza, assistenza nel controllo dell'immigrazione illegale, ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali ed aerei comprese le relative infrastrutture, attività di capacity building, ricognizioni sul territorio per individuare le attività di supporto necessarie, garanzia della cornice di sicurezza per il personale impiegato). Fra i compiti della missione confluiscono pertanto le attività della precedente missione denominata operazione Ippocrate, terminata come missione autonoma il 31 dicembre 2017, il cui obiettivo era fornire supporto sanitario al Governo di Accordo nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata, entro un quadro coerente con la Risoluzione UNSCR n. 2259 (2015).[3]
Confluiscono inoltre fra i compiti di questa nuova missione anche alcuni compiti previsti dalla missione di supporto alla Guardia costiera libica, in particolare quelli di ripristino dei mezzi aerei e degli aeroporti libici, finora demandati al dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro. La relativa menzione è stata infatti espunta dalla scheda 24 sulla proroga della missione di supporto alla Guardia costiera libica rispetto a quanto previsto dalla precedente delibera del Governo (doc. CCL n. 2 del 28 luglio 2017).
La base giuridica della nuova missione è data da una serie di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che comprende, oltre alla già citata 2259 (2015), le risoluzioni 2312 (2016), 2362 (2017) e 2380 (2017), che definiscono il quadro delle attività di supporto al Governo di Accordo nazionale libico, in continuità con l'impegno umanitario assunto dall'Italia sulla crisi libica. A tale quadro normativo si aggiungono le specifiche richieste all'Italia del Consiglio presidenziale-Governo di accordo nazionale libico, contenute nelle lettere del Presidente Al Serraj del 30 maggio e 23 luglio 2017.
L’Italia partecipa alla nuova missione con 400 unità di personale (di cui 300 sono le unità già precedentemente schierate dall'Operazione Ippocrate). La scheda in esame, fa, inoltre, presente che saranno inviati 130 mezzi terrestri. Mezzi navali ed aerei saranno tratti dalle unità già autorizzate per il dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro.
Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 34.982.433 per la durata programmata (dal 1° gennaio 2018 al 30 settembre 2018).
la scheda n. 2 (2018) riguarda la partecipazione, dal 1° gennaio 2018 al 30 settembre 2018, di personale militare alla missione bilaterale di supporto nella Repubblica del Niger (con area geografica di intervento allargata anche a Mauritania, Nigeria e Benin), il cui obiettivo è focalizzato sull'incremento di capacità volte al contrasto del fenomeno dei traffici illegali e delle minacce alla sicurzza, nell'ambito di uno sforzo congiunto europeo e statunitense per la stabilizzazione dell'area e il rafforzamento delle capacità di controllo del territorio da parte delle autorità nigerine e dei Paesi del c.d. GS Sahel. La missione è intesa, altresì, a fornire supporto alle attività di sorveglianza delle frontiere e del territorio e a supportare la componente aerea della Repubblica del Niger.
La base giuridica della nuova missione è da riferire alla risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 2359 del 2017 e all’accordo bilaterale Italia Niger del 1° novembre del 2017.
Per quanto concerne i termini della partecipazione italiana alla missione la relativa scheda analitica fa presente che la missione si svilupperà progressivamente nel corso dell'anno, prevedendo un impiego di personale fino a 120 unità nel primo semestre e fino a un massimo di 470 unità entro la fine dell'anno. L’Italia parteciperà, altresì, alla missione con 130 mezzi terresti e due mezzi aerei.
Il contingente del personale comprenderà un gruppo destinato alle operazioni di ricognizione e comando e controllo, un gruppo di addestratori, da impiegare anche presso il Defense College in Mauritania, un team sanitario, personale del genio per lavori infrastrutturali, squadra rilevazioni contro minacce chimichebiologiche- radiologiche-nucleari (CBRN), unità di supporto; unità di force protection; unità per raccolta informativa, sorveglianza e ricognizione a supporto delle operazioni (ISR).
In relazione al fabbisogno finanziario della missione si segnala che la scheda n. 2 (2018) stima il “fabbisogno finanziario per l’anno in corso” pari a euro 30.050.995. Al riguardo, si osserva che la relazione tecnica riferita alla missione in esame considera il richiamato importo (30.050.995) imputabile ai primi nove mesi del 2018 ritenendo, viceversa, il fabbisogno finanziario per l’anno in corso pari a euro 49.482.101.
La scheda n. 3 (2018) riguarda la partecipazione di personale militare alla missione NATO di supporto in Tunisia per lo sviluppo di capacità interforze (joint) delle Forze armate tunisine. Questa nuova missione ha origine da una richiesta della Tunisia alla NATO di assistenza nella costituzione di un comando di livello brigata (Joint Headquarters, JHQ) nell'ambito delle attività di cooperazione per la sicurezza della NATO, che si iscrivono tra i compiti essenziali dell'Alleanza come definiti nel concetto strategico del 2010. La partecipazione italiana a questa attività ha due obiettivi principali: supportare le forze di sicurezza tunisine nella costituzione e messa in funzione del Comando Joint e sviluppare e rafforzare le attività di pianificazione e condotta di operazioni interforze, specialmente nel controllo delle frontiere e nella lotta al terrorismo.
Il contingente italiano, che sarà composto da 60 unità, comprende personale per ricognizione, comando e controllo, team advisors, team addestratori, team sanitario, unità di supporto e unità di force protection.
Il fabbisogno finanziario per la durata programmata (1° gennaio 2018 - 30 settembre 2018) è di euro 4.916.521.
La scheda n. 4 (2018) riguarda il nuovo avvio, nell’anno 2018, della partecipazione di personale militare alla missione denominata United Nations Mission for the Referendum in Western Sahara (MINURSO)[4], istituita con la risoluzione UNSCR 690 (1991), in conformità alla “proposta di accordo”, accettata dal Marocco e dal Frente popular para la liberación de Saguia el-Hamra y de Rìo de Oro (Fronte POLISARIO), per il periodo transitorio di preparazione al referendum per la scelta da parte della popolazione del Sahara occidentale tra indipendenza e integrazione con il Marocco.
Il mandato di MINURSO prevedeva i seguenti compiti:
· controllare il cessate il fuoco;
· verificare la riduzione delle truppe marocchine nel territorio;
· monitorare il confinamento delle truppe marocchine e del Fronte POLISARIO nei luoghi designati;
· adottare misure con le parti per assicurare il rilascio di tutti i prigionieri politici sahrawi o detenuti;
· sovrintendere allo scambio di prigionieri di guerra;
· attuare il programma di rimpatrio dei rifugiati;
· identificare e registrare gli elettori qualificati;
· organizzare e garantire un referendum libero ed equo e proclamare i risultati.
Ad oggi il referendum non ha ancora avuto luogo, ma continuano a essere svolte da parte di MINURSO le attività di monitoraggio sulla cessazione delle ostilità, di riduzione della minaccia costituita da mine e ordigni inesplosi e di sostegno alla pacificazione[5].
La risoluzione UNSCR 2351 (2017), che ha prorogato fino al 30 aprile 2018 la missione, ha ribadito l'impegno delle Nazioni Unite di assistere le parti per il raggiungimento di una soluzione politica giusta, duratura e reciprocamente accettabile, per l'autodeterminazione del popolo del Sahara Occidentale nel contesto di accordi coerenti con i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite.
L’Italia, dopo avere già partecipato alla missione dal 1991 al 2014, partecipa nuovamente alla missione MINURSO con 2 unità di personale militare. La scheda in esame non fa riferimento ad alcun mezzo terrestre od altra unità aerea e navale impiegati.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, tempo programmato per la durata della missione, è stimato in euro 302.839.
La successiva scheda n. 5 (2018) concerne la partecipazione di personale militare alla missione denominata European Union Training Mission Repubblica Centrafricana (EUTM RCA), missione militare di formazione in ambito PSDC, al fine di contribuire alla riforma del settore della difesa, nell'ambito del processo di riforma del settore della sicurezza nella Repubblica Centrafricana.
Istituita dalla decisione (PESC) 2016/610 del Consiglio dell’Unione europea del 19 aprile 2016, lanciata il 16 luglio 2016, ha come termine di scadenza il 24° mese successivo al raggiungimento della piena capacità operativa, previsto per il 20 settembre 2018.
Lavorando allo scopo di ottenere Forze armate centrafricane (FACA) moderne, efficaci, e democraticamente responsabili, l'EUTM RCA assicura:
· consulenza strategica al ministero della difesa della RCA, allo Stato maggiore e alle forze armate;
· istruzione per gli ufficiali e i sottufficiali delle FACA;
· formazione per le FACA.
Nell'ambito dei suoi mezzi e delle sue capacità, l'EUTM RCA fornisce alla delegazione dell'Unione nella Repubblica centrafricana competenze nei settori militare, della sicurezza e dello stato di diritto.
L'EUTM RCA opera secondo gli obiettivi politici e strategici figuranti nel concetto di gestione della crisi approvato dal Consiglio dell'Unione europea il 14 marzo 2016.
La missione si svolge in stretto collegamento e complementarietà con la missione denominata United Nations Multidimensional Integrated Stabilisation Mission in the Central African Republic (MINUSCA)[6], istituita con la risoluzione UNSCR 2149 (2014), ed il cui mandato è stato rinnovato con la risoluzione UNSCR 2387 (2017)[7].
La decisione (UE) 2017/971 del Consiglio dell'Unione europea, che stabilisce le modalità di pianificazione e condotta concernenti le missioni militari senza compiti esecutivi dell'UE in ambito PSDC, ha modificato, tra le altre, anche la decisione (PESC) 2016/610 relativa a EUTM RCA[8].
L’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale militare. La scheda in esame non fa riferimento ad alcun mezzo terrestre od altra unità aerea e navale impiegati.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, tempo programmato per la durata della missione, è stimato in euro 324.260.
La scheda 6 (2018) fa riferimento alla partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo europeo dell'Alleanza. La prevista riarticolazione del contributo nazionale, secondo un piano di avvicendamento concordato con gli Alleati sia nelle modalità sia negli spazi di intervento, consentirà la necessaria flessibilità operativa, in particolare per le fasi di pianificazione e di rischieramento degli assetti.
Il potenziamento dell’Air Policing della NATO è inteso a preservare l'integrità dello spazio aereo europeo dell'Alleanza rafforzando l'attività di sorveglianza. In particolare, l'Air Policing è una capacità di cui si è dotata la NATO a partire dalla metà degli anni cinquanta e consiste nell'integrazione, in un unico sistema di difesa aerea e missilistico NATO, dei rispettivi e analoghi sistemi nazionali messi a disposizione dai paesi membri. Il potenziamento di tale capacità si inserisce nell'ambito delle cd. Assurance Measures, progettate dalla NATO a causa del mutato contesto di sicurezza dei propri confini. Esse consistono in una serie di attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli Alleati, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
L'attività di Air Policing, comprensiva di attività operative e addestrative, è condotta sin dal tempo di pace e consiste nella continua sorveglianza e identificazione di tutte le violazioni all'integrità dello spazio aereo NATO. L'Air Policing è svolta nell'ambito dell'area di responsabilità del Comando operativo alleato della NATO (Allied Command Operation) di stanza a Bruxelles (BEL) e viene coordinata dal Comando aereo (Air Command) di Ramstein (GER).
L’Italia partecipa alla missione con 250 unità di personale militare (presenza media nell'anno di 49 unità in funzione dell'impiego). La scheda in esame fa riferimento ad 8 mezzi aerei impiegati.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, tempo programmato per la durata della missione, è stimato in euro 12.586.035.
DOC CCL – bis n. 1
Il Documento in esame, contenente la Relazione analitica sulle missioni internazionali di cui all’articolo 3 della legge n. 145 del 2016, nel riferire alle Camere sull'andamento delle missioni internazionali e sullo stato degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione autorizzati per l'anno 2017, indica le missioni internazionali che il Governo intende proseguire nell'anno 2018, nonché gli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione da porre in essere nel medesimo anno.
Le previste proroghe sono riferite al periodo 1° gennaio 2018 - 30 settembre 2018, salvo talune missioni la cui proroga è riferita all'intero anno 2018.
Nello specifico sono autorizzate per l’intero 2018 le seguenti missioni:
1. EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) schede nn. 3 e 4;
2. UNMIK (United Nations Mission in Kosovo) scheda n. 5
3. partecipazione di personale militare al programma delle Forze di polizia Albania scheda 7;
4. EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina schede nn. 17 e 18;
5. missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica scheda n. 24;
6. European Union Border Assistance Mission in Libya, EUBAM scheda n. 35
Come precisato dal Governo nella richiamata Relazione il fabbisogno finanziario complessivo per il periodo 1 ° gennaio 2018 - 30 settembre 2018 (salvo per le missioni per le quali è indicato il fabbisogno per l'intero anno) è pari a euro 683.985.478.
In riferimento all'intero anno 2018, il fabbisogno finanziario annuale complessivo è ritenuto pari a euro 1.018.989.948.
Rispetto alla precedente deliberazione del 14 gennaio 2017 non risultano presenti nel documento in esame le missioni di cui alle schede 22, 41 e 42 della richiamata deliberazione e riguardanti, rispettivamente:
1. la partecipazione di personale militare, incluso il personale del Corpo delle infermiere volontarie della Croce rossa, alla missione bilaterale di supporto sanitario in Libia denominata operazione Ippocrate;
2. la partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO Interim Air Policing in Islanda;
3. la partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO Air Policing della NATO in Bulgaria.
Al riguardo, tale omissione è da collegare ad una nuova configurazione delle medesime operazioni appositamente illustrata nel Doc. CCL, n. 3.
In particolare, con riferimento all’operazione Ippocrate (scheda n. 22 della deliberazione del 14 gennaio 2017) il Governo precisa che attraverso la nuova Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 1 Doc. CCL, n. 3) si è inteso riconfigurare in un unico dispositivo le attività di supporto sanitario e umanitario previste dall'Operazione Ippocrate e di alcuni compiti previsti dalla missione in supporto alla Guardia costiera libica, fino ad ora inseriti tra quelli svolti dal dispositivo aeronavale nazionale Mare sicuro, a cui si aggiungono ulteriori attività richieste dal Governo di Accordo nazionale libico. La nuova missione ha l'obiettivo di rendere l'azione di assistenza e supporto in Libia maggiormente incisiva ed efficace, sostenendo le autorità libiche nell'azione di pacificazione e stabilizzazione del Paese e nel rafforzamento delle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale, dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, in armonia con le linee di intervento decise dalle Nazioni Unite.
Analogamente, per quanto concerne le altre due missioni, come precisato dalla relazione illustrativa, il contributo italiano alle attività di Air Policing NATO nel 2018 è stato oggetti di una riarticolazione, svolta secondo un piano concordato con gli Alleati, che ha riguardato sia le modalità, sia gli spazi di intervento, al fine di consentire la necessaria flessibilità operativa, in particolare per le fasi di pianificazione e di rischieramento degli assetti. Tale contributo è l’oggetto della scheda n.6 (2018) alla quale si rinvia.
La tabella che segue indica le missioni di cui si propone la prosecuzuione nel corso del 2018, con indicazione dei relativi oneri finanziari e personale impiegato
SCHEDA DOC CCL-BIS, 1
|
MISSIONI INTERNAZIONALI
|
PREVISIONE DI SPESA
|
MILITARI IN TEATRO |
1° gennaio - 30 settembre 2018 |
|||
1 |
NATO Joint Enterprise nei Balcani |
45.552.389 |
538 |
2 |
European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) |
249.012 |
4 |
3 |
European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) |
1.314.460 Proroga annuale |
23 |
4 |
European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo) |
88.289 Proroga annuale |
2 magistrati |
5 |
United Nations Mission in Kosovo (UNMIK) |
63.460 Proroga annuale |
1 |
6 |
EUFOR ALTHEA in Bosnia-Erzegovina |
197.424 |
5 |
7 |
Missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei Paesi dell'area balcanica |
5.897.667 Proroga annuale |
68 |
8 |
United Nations Peacekeeping Force in Cyprus (UNFICYP) |
187.633 |
4 |
9 |
NATO Sea Guardian nel Mar Mediterraneo |
12.513.518 |
75[9] |
10 |
EUNAVFORMED operazione SOPHIA |
30.765.657 |
470[10] |
11 |
NATO Resolute Support Mission in Afghanistan |
101.211.551 |
800[11] |
12 |
United Nations Interim Force in Lebanon (UNIFIL)
|
102.297.566 |
1.072 |
13 |
Missione bilaterale di addestramento delle forze di sicurezza libanesi |
5.448.225 |
53 |
14 |
Temporary International Presence in Hebron (TIPH2) |
1.047.665 |
16 |
15 |
Missione bilaterale di addestramento delle Forze di sicurezza palestinesi |
1.133.260 |
18[12] |
16 |
European Union Border Assistence Mission in Rafah (EUBAM Rafah) |
90.655 |
1 |
17 |
European Union Police Mission for the Palestinian Territories (EUPOL COPPS) |
193.190 Proroga annuale |
3 |
18 |
European Union Police Mission for the Palestinian Territories (EUPOL COPPS) |
97.854 Proroga annuale |
2 magistrati |
19 |
Coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh |
162.164.899 |
1.100[13] |
20 |
United Nations Military Observer Group in India and Pakistan(UNMOGIP) |
122.504 |
2 |
21 |
Personale militare impiegato negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrain, Qatar e a Tarnpa per le esigenze connesse con le missioni in Medio Oriente e Asia |
13.375.711 |
126 |
22 |
Missione bilaterale di supporto sanitario in Libia denominata "Operazione Ippocrate" |
Riconfigurata cfr. scheda 1 del doc CCL n.3 |
|
23 |
United Nations Support Mission in Libya (UNSMIL) |
334.325 |
3 |
24 |
Missione di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica |
1.605.544 Proroga annuale |
35 |
25 |
UE antipirateria Atalanta |
23.227.121 |
155[14] |
26 |
European Union Trainin~ Mission Somalia (EUTM Somalia) |
8.020.649 |
123 |
27 |
EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor) |
304.868 |
3 |
28 |
Missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane |
1.687.884 |
26[15] |
29 |
Personale impiegato presso la base militare nazionale nella Repubblica di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell’area del Corno d’Africa e zone limitrofe |
7.148.324 |
90 |
30 |
United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali (MINUSMA) |
618.545 |
7 |
31 |
European Union Training Mission Mali (EUTM Mali) |
934.741 |
12 |
32 |
EUCAP Sahel Mali |
461.397 |
4 |
33 |
EUCAP Sahel Niger |
244.035 |
2 |
34 |
Multinational Force and Observers in Egitto (MFO) |
3.195.456 |
75 |
35 |
European Union Border Assistance Mission in Libya (EUBAM LIBYA) |
269.050 Proroga annuale |
3 |
36 |
Potenziamento dispositivo aeronavale nazionale nel Mar Mediterraneo, denominato "Mare sicuro" |
63.442.734 |
650[16] |
37 |
Potenziamento dispositivo NATO a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza denominato "Active Fence" |
8.438.295 |
76[17] |
38 |
Potenziamento dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza[18] |
1.496.058 |
|
39 |
Potenziamento dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza |
1.817.839 |
13[19] |
40 |
Potenziamento della presenza della NATO in Lettonia ( enhanced Forward Presence) |
14.626.024 |
160 |
41 |
Potenziamento dispositivo NATO Air Policing in Bulgaria |
Riconfigurata cfr. scheda 6 del doc CCL n.3 |
|
42 |
Potenziamento dispositivo NATO Interi m Air Policing in Islanda |
Riconfigurata cfr. scheda 6 del doc CCL n.3 |
|
43.1 |
Esigenze comuni a più teatri operativi: assicurazioni, trasporto, infrastrutture.
|
50.000.000 |
|
43.2 |
Esigenze comuni a più teatri operativi: interventi di cooperazione civile-militare disposti dai comandanti dei contingenti militari delle missioni internazionali.
|
2.100.000 |
|
44 |
Supporto info-operativo a protezione delle Forze armate |
10.000.000 |
|
TOTALE |
683.985.478 |
5.816[20] |
Missioni internazionali
Europa
(Schede 1-10)
Le schede da 1 a 10, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017, si riferiscono alla proroga, in alcuni casi per l’intero anno 2018, in altri per i soli primi nove mesi del 2018, della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Europa.
Al riguardo, si segnala che relativamente all’anno 2017 le autorizzazioni di spesa concernenti l’Europa sono state previste dalle schede da 1 a 10 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017. Come precedentemente rilevato (cfr. quadro normativo) con le risoluzioni 6/00290 e 6/00292 di identico contenuto dell'8 marzo 2017 la Camera dei deputati ha approvato le autorizzazioni e le proroghe delle missioni internazionali deliberate dal Consiglio dei ministri il 14 gennaio 2017, confermando sia gli importi che il numero di personale impegnato. Analogamente, l' 8 marzo 2017 l'Aula del Senato ha discusso e approvato la risoluzione Doc. XXIV, n. 71, contestualmente a taluni ordini del giorno.
Nello specifico, la scheda n. 1 (2018) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione NATO Joint Enterprise nei Balcani, da ultimo prevista dalla scheda n. 1 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
L’operazione Joint Enterprise è una missione della NATO svolta nell'area balcanica, con compiti di attuazione degli accordi sul «cessate il fuoco», di assistenza umanitaria e supporto per il ristabilimento delle istituzioni civili. La missione è frutto della riorganizzazione della presenza della NATO nei Balcani operata alla fine del 2004 in coincidenza col termine dell'operazione "Joint Forge" in Bosnia Erzegovina e con il passaggio delle responsabilità delle operazioni militari dalle forze NATO (SFOR) a quelle della Unione Europea (EUFOR). Le autorità NATO decisero, infatti, l'unificazione di tutte le operazioni condotte nei Balcani in un unico contesto operativo (definito dalla Joint Operation Area) dando origine il 5 aprile 2005 all'Operazione "Joint Enterprise".
L'operazione Joint Enterprise comprende, pertanto, le attività di KFOR, MSU, ed i NATO Head Quarters di Skopje, Tirana e Sarajevo.
Relativamente ai primi nove mesi del 2018 l’Italia partecipa alla missione Joint Enterprise nei Balcani con 538 unità di personale militare, analogamente a quanto previsto nel 2017. La scheda in esame conferma, inoltre, la presenza di 202 mezzi terrestri e ad una unità aerea.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 45.552.389.
In relazione all’intero anno 2017 la previsione di spesa annua (riferita al 2017) effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio è stata pari a 78.599.769.
La successive scheda n. 2(2018) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare e civile alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo), da ultimo prevista dalla scheda n. 2 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
Si ricorda che la missione EULEX Kosovo, istituita con l’Azione comune 2008/124/PESC del Consiglio del 4 febbraio 2008, modificata e prorogata, da ultimo, fino al 14 giugno 2018 dalla decisione 2016/947/PESC del Consiglio dell’Unione europea del 14 giugno 2016, opera nella cornice della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999 (la stessa cha ha istituito la missione UNMIK), con la quale si è decisa la presenza in Kosovo di una amministrazione civile internazionale incaricata, in una fase finale, di supervisionare il trasferimento dell’autorità dalle istituzioni kosovare provvisorie a istituzioni create in base a un accordo politico, nonché il mantenimento dell’ordine pubblico con l’istituzione di forze di polizia locali ottenuto dispiegando, nel frattempo, personale internazionale di polizia.
La missione, pertanto, sostiene le istituzioni, le autorità giudiziarie e i servizi di contrasto kosovari nell’evoluzione verso la sostenibilità e la responsabilizzazione del Paese, supportando, in particolare, lo sviluppo e il rafforzamento dei sistemi giudiziario, di polizia e doganale e favorendo, altresì, l’adesione di tali sistemi alle norme riconosciute a livello internazionale.
L’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 249.012.
In relazione all’intero anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio è stata pari a 322.283 e riferita a 4 unità di personale.
A sua volta la successiva scheda 3 (2018) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EULEX Kosovo (European Union Rule of Law Mission in Kosovo) da ultimo prevista dalla scheda n. 3 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
L’Italia, analogamente al precedente anno 2017, partecipa alla missione con 23 unità di personale della polizia di Stato. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 1.314.460.
In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa annua effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio era pari a euro 1.379.46.
Infine, la successiva scheda 4 (2018) autorizza, anch’essa dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, la proroga della partecipazione di due magistrati collocati fuori ruolo alla missione dell'Unione europea denominata European Union Rule of Law Mission in Kosovo (EULEX Kosovo), da ultimo prevista dal comma 5 dell’articolo 1 del D.L. 67/2016.
Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 88.289.
In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio era pari a euro 115.000.
La scheda n. 5 (2018) fa riferimento alla partecipazione di una unità di personale della Polizia di Stato alla missione UNMIK (United Nations Mission in Kosovo), da ultimo prevista dalla scheda n. 5 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente al periodo 1° gennaio - al 31 dicembre 2018 è stimato in euro 63.460.
In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio è sta pari a euro 63.560.
UNMIK (United Nations Mission In Kosovo) è stata istituita dalla risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU 1244 del 10 giugno 1999 che ha autorizzato la costituzione di una amministrazione civile provvisoria, guidata dalle Nazioni unite, per favorire un progressivo recupero di autonomia nella provincia del Kosovo, devastata dalla guerra. La missione, che lavora a stretto contatto con i leader politici locali e con la popolazione, svolge un ruolo molto ampio, coprendo settori che vanno dalla sanità all’istruzione, dalle banche e finanza alle poste e telecomunicazioni.
Si ricorda che il Segretario generale dell’ONU ha deciso, il 12 giugno 2008, una riconfigurazione di UNMIK, principalmente nel settore del rule of law in vista di un passaggio di consegne alla missione EULEX, finalizzato ad un alleggerimento della stessa UNMIK. In seno alla missione è costituita un'unità di intelligence contro la criminalità (Criminal Intelligence Unit - C.I.U.), di supporto alla Amministrazione Provvisoria, anche per quanto riguarda i conflitti interetnici.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 6 (2018) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione ALTHEA dell’Unione Europea in Bosnia-Erzegovina, all’interno della quale opera anche la missione IPU (Integrated Police Unit).
La partecipazione italiana alla missione in esame è stata è da ultimo prevista nella scheda n. 6 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
L’Italia partecipa alla missione con 5 unità di personale militare, analogamente al 2017. Il fabbisogno finanziario della missione per i primi novi mesi del 2018 è stimato in euro 197.424.
In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa annua effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio è stata di euro 274.979.
La missione dell'UE ALTHEA - prevista dall'azione comune 2004/570/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 12 luglio 2004 a seguito della risoluzione 1551 (2004) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamata dalla risoluzione 2315 (2016) è stata avviata il 2 dicembre 2004 rilevando le attività condotte dalla missione SFOR della NATO in Bosnia-Erzegovina, conclusasi a seguito della decisione, assunta dai Capi di Stato e di Governo dell'Alleanza al vertice di Istanbul (28-29 giugno 2004) di accettare il dispiegamento delle forze dell'UE sulla base di un nuovo mandato delle Nazioni Unite (Risoluzione n. 1551 del 9 luglio 2004). L'operazione si svolge avvalendosi di mezzi e capacità comuni della NATO; il compito della missione è quello di continuare a svolgere il ruolo specificato dall'accordo di pace di Dayton in Bosnia-Erzegovina e di contribuire a un ambiente sicuro, necessario per l'esecuzione dei compiti fondamentali previsti dal piano di attuazione della missione dell’Ufficio dell’Alto rappresentante e dal Processo di stabilizzazione e associazione).
Con la risoluzione 2384 (2017) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite è stato confermato il riconoscimento alla missione del ruolo principale per la stabilizzazione della pace per quanto concerne gli aspetti militari, da svolgere in collaborazione con il NATO HQ presente a Sarajevo, e il relativo mandato è stato rinnovato per un periodo di dodici mesi, fino all’ 8 novembre 2018.
Nell'ambito della missione ALTHEA operano forze di polizia ad ordinamento militare, EUROGENDFOR, (European Gendarmerie Force), destinate al contrasto alle organizzazioni criminali ed alla sicurezza della Comunità internazionale.
L’Arma dei carabinieri costituisce una componente di tali forze, denominata IPU (Integrated Police Unit), con sede a Sarajevo.
A sua volta la scheda 7 (2018) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale delle Forze di polizia (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri, Corpo della Guardia di Finanza) alla missione bilaterale di cooperazione in Albania e nei Paesi dell’area balcanica.
L’Italia partecipa alla missione:
Ø relativamente all’Albania con 44 unità, di cui 4 unità dipendenti dal Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia della Direzione Centrale della Polizia Criminale, 9 unità specializzate delle Forze di Polizia italiane per corsi di formazione ed attività di
pattugliamento congiunto e 31 unità della Guardia di Finanza;
Ø relativamente ai Paesi dell'area balcanica con 24 unità, di cui 21 unità del Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e 3 unità specializzate delle Forze di polizia italiane per corsi di formazione ed attività di pattugliamento.
Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 5.897.667.
In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio, relativamente a 106 unità, è stata pari a euro 6.028.081.
I programmi di cooperazione sono svolti nell’ambito del protocollo d'intesa (cosiddetto Bilaterale Interni) firmato a Roma il 17 settembre 1997 dai Ministri degli interni italiano e albanese, che prevede l'impegno italiano ad affiancare i vertici delle amministrazioni albanesi con esperti delle Forze di polizia nazionali, per cooperare nella riorganizzazione delle strutture di polizia albanesi. Il compito è affidato ad una missione, composta da nuclei distinti: uno centrale, uno di frontiera marittima, e da nuclei territoriali.
La scheda 8 attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus) delle Nazioni Unite a Cipro.
Analogamente al 2017, l’Italia partecipa alla missione con 4 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione per i primi novi mesi del 2018 è stimato in euro 187.633.
In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa annua effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio, è stata pari a euro 265.659.
UNFICYP (United Nations Peacekeeping Force in Cyprus), autorizzata con le risoluzioni 1251 (1999), 1642 (2005), 2168 (2015), 2300 (2016) ) e 2263 (2016) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamate, da ultimo, dalla risoluzione 2369 (2017) adottata dal Consiglio di sicurezza il 26 luglio 2016, che ne ha esteso il mandato fino al 31 gennaio 2018, è stata istituita dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU, con la risoluzione 186/1964, in seguito alla rottura dell’equilibrio stabilito a Cipro dalla Costituzione del 1960. L'indipendenza di Cipro fu concessa dall’Inghilterra nel 1960 sulla base di una Costituzione che garantiva gli interessi sia della comunità greca che di quella turco-cipriota. Questo equilibrio si ruppe nel dicembre 1963 e, a seguito dei disordini e delle tensioni fra le due comunità, il Consiglio di Sicurezza decise di costituire l’UNFICYP, una forza di mantenimento della pace con il compito di prevenire gli scontri e di contribuire al ristabilimento dell’ordine e della legalità nell’isola.
A seguito del colpo di stato del luglio 1974 e del successivo intervento militare della Turchia, le cui truppe hanno ottenuto il controllo della parte settentrionale dell’isola, il mandato di UNFICYP è stato ulteriormente rafforzato per consentire alla Forza di espletare nuovi compiti, tra i quali il controllo del cessate il fuoco in vigore “de facto” dall’agosto 1974. La mancanza di un accordo di pace ha reso ancora più difficile lo svolgimento di questo compito, dato che la missione è stata costretta a fronteggiare ogni anno centinaia di incidenti.
Attualmente UNFICYP: investiga e interviene sulle violazioni del cessate il fuoco e dello status quo, vigila sulla inviolabilità della zona cuscinetto; coopera con le polizie cipriota e turco-cipriota; si adopera per il ristabilimento della normalità nella zona cuscinetto; svolge attività umanitarie; assiste le due comunità su questioni quali la fornitura di elettricità e di acqua; fornisce assistenza medica di emergenza; consegna la posta e i messaggi della Croce Rossa attraverso le due linee. UNFICYP ha sede a Nicosia.
Nel suo ambito opera UNPOL con compiti di monitoraggio presso le stazioni di Polizia nella "buffer zone".
La scheda 9 (2018) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione Sea guardian della NATO che subentra alla missione Active endeavour nel Mediterraneo.
Analogamente all’anno 2017, l’Italia partecipa alla missione con 287 unità di personale militare per una media annua di 75 unità in funzione dei giorni di impiego. Si prevede, inoltre, l’invio di 2 unità navali e 2 unità aeree.
Il fabbisogno finanziario della missione per i primi novi mesi del 2018 è stimato in euro 12.513.518 fino al 30 settembre 2018.
In relazione al precedente anno 2017 la previsione di spesa annua effettuata nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio, è stata di euro 17.537.952.
Active Endevour si è concretizzata nel dispiegamento nel Mediterraneo, a partire dal 9 ottobre 2001, della Forza Navale Permanente della NATO nel Mediterraneo (STANAVFORMED). Il dispiegamento è stato disposto a seguito della decisione del Consiglio Nord Atlantico del 3 ottobre 2001, relativo all’applicazione dell’articolo 5 del Trattato di Washington, in conseguenza degli avvenimenti dell’11 settembre. Compito della missione è stato quello di monitorare il flusso del traffico delle merci via mare nella regione, stabilendo contatti con le navi mercantili che vi transitano. L’operazione è stata effettuata nel contesto della lotta al terrorismo internazionale e dei controlli antipirateria marittima. Dal 16 marzo 2004 la NATO ha esteso a tutto il Mediterraneo l'area di pattugliamento. Nel gennaio 2005, a seguito dell’integrazione nella NRF (NATO Response Force) la STANAVFORLANT e la STANAVFORMED sono state rispettivamente rinominate SNMG-1 (Standing NRF Maritime Group 1) e SNMG-2 (Standing NRF Maritime Group 2).
A seguito del Summit di Varsavia di luglio 2016, la NATO ha stabilito di implementare la missione Active Endeavour, reindirizzandola verso l’operazione denominata "Sea Guardian", che verrà condotta in sinergia con l'operazione "Sophia" e in coordinamento con le iniziative che assumerà la Guardia Costiera e di Frontiera "Frontex", della Unione Europea.
A differenza della missione Active Endevour, l’operazione Sea Guardian non è condotta in base alla clausola di difesa collettiva dell’Alleanza di cui all’articolo 5 del Trattato. Tuttavia, specifica la scheda, “potrebbe avere una componente basata su tale clausola , se il Consiglio Nord Atlantico (NAC) deciderà in tal senso. L’Operazione Sea Guardian rientra sotto il Comando Marittimo Alleato (HQ MARCOM) con sede a Northwood (Regno Unito).
L’operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La missione Sea Guardian si propone di assolvere ad una vasta gamma di compiti tra cui la sorveglianza degli spazi marittimi di interesse, il contrasto alla minaccia terroristica e formazione a favore delle forze di sicurezza dei paesi rivieraschi (c.d. capacity building). A questi compiti già svolti dalle forze marittime NATO, possono aggiungersi quelli di garanzia della libertà di navigazione, di interdizione marittima, di contrasto alla proliferazione delle armi di distruzione di massa e di protezione delle infrastrutture sensibili.
Il scheda 10 (2018) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare all’operazione dell’Unione europea nel Mediterraneo centromeridionale denominata EUNAVFOR MED operazione SOPHIA, di cui da ultimo alla scheda n. 10 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio.
L’Italia partecipa alla missione con 495 unità militare per una media annua di 470 unità in funzione dei giorni di impiego. Si prevede, inoltre, l’invio di 1 unità navali e 2 unità aeree.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio prevedeva l’invio di 585 unità di personale e di 1 unità navale e 2 unità aeree. Il fabbisogno finanziario annuo della missione veniva stimato in euro 43.149.186.
Il 25 luglio 2017 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la decisione (PESC) 2017/1385 con la quale è stato prorogato per la seconda volta il mandato di EUNAVFOR MED, operazione SOPHIA, fino al 31 dicembre 2018.
L'operazione in esame è stata inizialmente istituita dal Consiglio affari esteri dell'UE nella riunione del 22 giugno 2015 nel corso della quale si è decviso l'avvio di un'operazione navale militare, denominata EUNAVFOR MED, volta a contribuire allo smantellamento delle reti del traffico e della tratta di esseri umani nel Mediterraneo centromeridionale. La missione è stata ribattezzata EUNAFOR MED "Sophia" dal nome di una bambina nata sulla nave militare tedesca Schleswig-Holstein, nel corso di una operazione di soccorso effettuata il 22 agosto 2015. La missione - condotta nell'ambito della politica di sicurezza e di difesa comune (PSDC) - è stata approvata dal Consiglio affari del 18 maggio 2015 con la decisione 2015/778, sulla base del mandato conferito dal Consiglio europeo straordinario del 23 aprile 2015. La missione prevede l'adozione di misure sistematiche per individuare, fermare ed eliminare imbarcazioni e mezzi usati o sospettati di essere usati dai passatori o dai trafficanti, in conformità del diritto internazionale applicabile, incluse l'UNCLOS e le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Sono 25 gli Stati membri dell'UE, che partecipano alla missione, oltre all'Italia, partecipano i seguenti Stati membri: Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Repubblica ceca, Romania, Slovenia, Repubblica slovacca, Spagna, Svezia e Ungheria. Il comando operativo di EUNAVFOR MED ha sede a Roma e comandante dell'operazione è stato nominato l'ammiraglio di divisione Enrico Credendino. L'area di intervento della missione è localizzata nel Mediterraneo centrale. Più in particolare la zona tocca le coste della Libia e si estende per circa 600 km.
L'operazione è suddivisa in quattro fasi:
Per la piena operatività della missione nella terza e nella quarta fase sarà necessario un mandato internazionale attraverso una risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Il 20 giugno 2016 il Consiglio dell'UE ha adottato una decisione con la quale si è esteso il mandato della missione anche ai profili relativi allo sviluppo di capacità, formazione e condivisione di informazioni con la guardia costiera e la marina libiche, in base a una richiesta da parte delle autorità libiche legittime e tenendo conto della necessità di titolarità della Libia. A questo proposito l'ammiraglio Enrico Credendino, responsabile della missione EUNAVFOR MED e il contrammiraglio Abdallah Toumia, comandante della guardia costiera libica, hanno firmato a Roma, il 23 agosto 2017, un protocollo di accordo sulle attività di formazione della guarda costiera e la marina libica da parte della missione EUNAVFOR MED. Le unità navali dell'UE che partecipano all'operazione Eunavfor Med possono quindi entrare nelle acque libiche, su richiesta delle autorità libiche, per condurre attività di addestramento della Guardia costiera. L'ingresso in acque libiche secondo le modalità previste per le funzioni di addestramento non costituisce l'avvio della cosiddetta fase 2 B, quella che prevede operazioni in acque territoriali per la caccia e la lotta contro i trafficanti di essere umani.
Inoltre, a seguito della richiamata decisione del 20 giugno 2016 stato previsto il contributo alla condivisione delle informazioni e attuazione dell'embargo delle Nazioni Unite sulle armi in alto mare al largo delle coste libiche, sulla base della risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, poi adottata il 14 giugno 2016 .
Come precedentemente rilevato il 25 luglio 2017 il Consiglio dell'Unione europea ha adottato la decisione (PESC) 2017/1385 con la quale è stato prorogato per la seconda volta il mandato operazione SOPHIA, fino al 31 dicembre 2018.
La decisione (PESC) 2017/1385 del 25 luglio 2017 ha integrato l'articolo 2-ter della decisione istitutiva dell'operazione, prevedendo che l'operazione EUNAVFOR MED svolga anche attività di sorveglianza e raccolga informazioni sul traffico illecito, comprese informazioni sul petrolio greggio e altre esportazioni illecite contrarie alle UNSCR 2146 (2014) e UNSCR 2362 (2017), contribuendo in tal modo alla conoscenza situazionale e alla sicurezza marittima nel Mediterraneo centrale. Le informazioni raccolte in tale contesto potranno essere fornite alle autorità libiche legittime e alle pertinenti autorità incaricate dell'applicazione della legge degli Stati membri nonché agli organismi competenti dell'Unione europea.
Al 21 luglio 2017, sulla base dei dati forniti dallo stesso comando dell'operazione, EUNAVFOR MED Sophia ha portato alla neutralizzazione di 470 imbarcazioni e alla segnalazione o alla consegna alle autorità italiane, cui è affidata la giurisdizione penale in materia, di 110 sospetti scafisti (il 6 aprile 2017, quando il Comandante dell'operazione, ammiraglio Credendino, è stato audito dalla Commissione difesa del Senato, tali dati erano rispettivamente di 414 imbarcazioni e 109 scafisti).
Circa invece il contributo al contrasto al traffico illegale di armi da e per la Libia (risoluzione del Consiglio di sicurezza ONU 2292 (2016), come rinnovata dalla risoluzione 2357 (2017)), i dati forniti dal Comando dell'operazione, registrano, al 21 luglio 2017 664 interrogazioni, 51 friendly approaches e 3 ispezioni (in 2 casi con conseguente sequestro di armi).
Missioni internazionali
Asia
(Schede 11-21)
Le schede da 11 a 21, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2018, si riferiscono alla proroga, in alcuni casi per l’intero anno 2018, in altri per i soli primi nove mesi, della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Asia.
Nello specifico, la scheda 11 (2018) attiene alla proroga dal 1° gennaio al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione NATO in Afghanistan denominata Resolute Support Mission, di cui alla scheda n. 11 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017, incluso il personale del Corpo militare volontario della Croce rossa.
In base alla nuova deliberazione l’Italia, analogamente a quanto previsto nell’anno 2017, partecipa alla missione con 900 unità di personale militare (consistenza media annua pari a 800 unità in funzione del periodo di impiego). Si prevede, altresì, l’invio di 148 mezzi terrestri e 8 mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 101.211.551
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario della missione in euro 174.391.943.
La missione Resolute Support Mission (RSM) è subentrata, dal 1° gennaio 2015, alla missione ISAF, chiusa al 31 dicembre 2014, per lo svolgimento di attività di formazione, consulenza e assistenza a favore delle forze di difesa e sicurezza afgane e delle istituzioni governative. L’avvio della nuova missione, su invito del governo afgano, riflette gli impegni assunti dalla NATO ai vertici di Lisbona (2010), Chicago (2012) Newport in Galles (2014), appoggiati dalla risoluzione 2189 (2014), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 dicembre 2014, che ha sottolineato l'importanza del continuo sostegno internazionale per la stabilizzazione della situazione in Afghanistan e l’ulteriore miglioramento della funzionalità e capacità delle forze di difesa e sicurezza afgane, per consentire loro di mantenere la sicurezza e la stabilità in tutto il paese. Il piano di funzionamento della missione è stato approvato dai ministri degli esteri della NATO alla fine di giugno 2014. I termini e le condizioni in cui le forze della NATO sono schierate in Afghanistan nell'ambito della missione, così come le attività che possono essere svolte, sono definiti dallo Status of Forces Agreement (SOFA), firmato a Kabul il 30 settembre 2014 dal Presidente della Repubblica islamica dell'Afghanistan e dall’Alto rappresentante civile della NATO in Afghanistan e ratificato dal Parlamento afgano il 27 novembre 2014. A sostegno della missione sono schierate circa 13.000 unità provenienti da Paesi NATO e da ventuno Paesi partner. La missione opera con una sede centrale, a Kabul, e quattro sedi territoriali, a Mazar i Sharif, Herat, Kandahar e Jalalabad.
Nel dicembre del 2015 è stato deciso di prolungare per l’intero 2016 la durata della prima fase della missione (Regional Approach) la cui conclusione era originariamente prevista per la fine del 2015. Nel maggio del 2016 è stato deciso l’ulteriore prolungamento anche oltre l’anno 2016.
Allo stato la missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
la scheda 12 (2018) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione UNIFIL in Libano (United Nations Interim Force in Lebanon) di cui alla scheda n. 12 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
In base alla nuova deliberazione l’Italia partecipa alla missione con 1.100 unità di personale militare. Per quanto concerne la composizione degli assetti da inviare la scheda fa espresso riferimento a 278 mezzi terrestri e 6 unità aeree.
Il fabbisogno finanziario della missione, per i primi nove mesi del 2018, è stimato in euro102. 297.566.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario della missione per l’intero anno 2017, in euro 150.120.265. Il personale autorizzato era pari a 1.100 unità.
Si ricorda che la missione UNIFIL, riconfigurata dalla risoluzione 1701 (2006) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite l’11 agosto 2006, prorogata, da ultimo, fino al 31 agosto 2018, dalla risoluzione UNSRC 2373 (2017) ha il compito:
1. agevolare il dispiegamento delle Forze armate libanesi nel sud del Libano fino al confine con lo Stato di Israele, fornendo loro assistenza nella stabilizzazione delle aree di confine, al fine di garantire il pieno rispetto della Blue Line e il mantenimento di un'area cuscinetto tra la Blue Line e il fiume Litani libera da personale armato, assetti ed armamenti che non siano quelli del Governo libanese e di UNIFIL;
2. contribuire alla creazione di condizioni di pace e sicurezza;
3. assicurare la libertà di movimento del personale delle Nazioni Unite e dei convogli umanitari;
4. assistere il Governo libanese nel controllo delle linee di confine per prevenire il traffico illegale di armi.
Il personale italiano, oltre ad essere impiegato nell'ambito del Comando di UNIFIL a Naqoura, è inquadrato nel Sector West della Joint Task Force Lebanon, di cui è Framework Nation. “Per il 2018”, si legge nella scheda n. 12, “è previsto lo schieramento di una unità multinazionale a guida italiana denominata Multinational Land Force (MLF), quale comando di Sector West In tale occasione, alcuni dei compiti attualmente svolti dal personale militare italiano saranno attribuiti ad altri Paesi (Croazia, Ungheria, Slovenia) e, conseguentemente, è previsto il decremento del contingente nazionale, rispetto al 2017, da 1.100 a 1072 unità.
Con riferimento alla missione in esame la Relazione analitica sulle missioni in corso presentata dal Governo attraverso il Doc in esame (Doc CCL-bis n.1) fa presente che la particolare situazione di tensione, che ha investito il Libano a seguito della crisi siriana, non ha avuto rilevanti impatti negativi sull'andamento della missione, che nel 2017 ha continuato a svolgere con efficacia il suo ruolo di mantenimento della pace e della stabilità nel sud del Paese. “La situazione generale al momento” si legge nella relazione appare calma e stabile, ancorché tesa. La popolazione locale nel sud del Libano rimane collaborativa nei confronti di UNIFIL”. “Sotto il profilo militare” prosegue la relazione “ l'avvenuta sottrazione dal sud di personale delle Forze armate libanesi a favore di altre aree del Paese non ha provocato conseguenze significative sulle attività operative di UNIFIL”. Per quanto concerne il settore ovest il rapporto con la popolazione continua a rimanere positivo e collaborativo, grazie anche alle attività di donazione e assistenza medica a loro favore e per le quali la popolazione mostra particolare apprezzamento e riconoscimento.
Il personale italiano impegnato nell'area di responsabilità, precisa il governo nella Relazione, svolge molteplici attività operative, principalmente mirate al controllo del territorio. Particolarmente rilevanti, in tal senso, risultano i pattugliamenti condotti lungo la c.d. Blue Line e, soprattutto in questo periodo, il controllo di aree estese potenzialmente utilizzabili per il lancio di razzi contro lo stato di Israele. Mediamente il Sector West conduce più di 200 attività operative giornaliere, di cui 10% circa congiuntamente con le Forze armate libanesi.
Nel 2017 l'Italia ha contribuito alla missione con 1.100 militari (di cui 46 donne). L'impiego di personale femminile è stato fondamentale per i controlli ai varchi di accesso nel pieno rispetto delle tradizioni locali.
A sua volta la successiva scheda 13 (2018) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, dell’impiego di personale militare in attività di addestramento delle Forze di sicurezza libanesi di cui alla scheda n. 13 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
Si tratta di 53 unità di personale militare e il fabbisogno finanziario della missione, per i primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 5.448.225.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario della missione per l’intero anno 2017 in euro 2.961.367. Il personale militare autorizzato era pari a 25 unità.
La missione ha l'obiettivo di incrementare le capacità complessive delle Forze di sicurezza libanesi, sviluppando programmi di formazione e addestramento preventivamente concordati con le Autorità libanesi.
La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
Come precisato nella scheda n. 13 per il 2018, in considerazione della richiesta delle autorità libanesi di estendere le attività di formazione e addestramento, è previsto l'incremento del contingente nazionale, rispetto al 2017, da 25 a 53 unità, così da includere l'impiego non continuativo di un pattugliatore della Marina militare per le attività di addestramento a favore delle forze armate libanesi e lo svolgimento di attività di formazione per le Forze di polizia.
La missione si inquadra nell' ambito delle iniziative dell'Intemational support Group for Lebanon (ISG), inaugurato a New York il 25 settembre 2013 alla presenza del Segretario generale delle Nazioni Unite. La costituzione dell 'ISG consegue ad un appello del Consiglio di sicurezza per un forte e coordinato sostegno internazionale inteso ad assistere il Libano nei settori in cui esso è più colpito dalla crisi siriana, compresi l'assistenza ai rifugiati e alle comunità ospitanti, il sostegno strutturale e finanziario al governo, il rafforzamento delle capacità delle forze armate libanesi, chiamate a sostenere uno sforzo senza precedenti per mantenere la sicurezza e la stabilità, sia all'interno del territorio sia
lungo il confine siriano e la Blue line;
La scheda 14 (2018) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione multilaterale TIPH2 (Temporary International Presence) in Hebron, di cui di cui alla scheda n. 14 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017. Analogamente al 2017, l’Italia partecipa alla missione nei primi nove mesi del 2018 con 16 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione relativamente a tale periodo è stimato in euro 1.047.665.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio stimava il fabbisogno finanziario della missione per l’intero anno 2017 in euro 1.410.238.
La missione TIPH 2 (Temporary International Presence in Hebron), regolata dall'articolo 14 dell'Agreement on the Temporary International Presence in the city of Hebron, è stata voluta dal Governo d'Israele e dall'Autorità Nazionale Palestinese, firmatari dell'Accordo Interinale sulla West Bank e sulla Striscia di Gaza del 28 settembre 1995. Tale accordo prevedeva oltre al ripiegamento dell'esercito israeliano (I.D.F.) da una parte della città di Hebron anche la presenza temporanea di una forza di osservatori internazionali. Alla missione partecipano Danimarca, Italia, Norvegia, Svezia, Svizzera e Turchia. Storicamente la missione fa seguito alla prima TIPH che fu presente ad Hebron dal maggio all’agosto del 1994 per monitorare la situazione della città dopo il massacro nella Moschea d’Abramo del febbraio dello stesso anno. A questo impegno presero parte oltre, all’Italia, la Norvegia e la Danimarca.
TIPH 2 ha il mandato di osservare e riferire al Governo israeliano, all'Autorità Nazionale Palestinese e ai Paesi contributori sull'evoluzione della situazione a Hebron.
A sua volta la successiva scheda 15 (2018) attiene alla proroga dell’impiego di personale militare in attività di addestramento delle forze di sicurezza palestinesi , di cui di cui alla scheda n. 15 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
L’Italia partecipa alla missione con 18 unità di personale militare, analogamente al precedente anno 2017. Il fabbisogno finanziario della missione per i primi nove mesi del 2018 è stimato in euro 1.133.260.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario della missione in euro 1.328. 218.
La scheda 16 (2018) reca dati in merito alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione dell'Unione Europea di assistenza alle frontiere per il valico di Rafah EUBAM Rafah (European Union Border Assistance Mission in Rafah) di cui alla scheda n. 16 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017. Come avvenuto nel precedente anno 2017 l’Italia partecipa alla missione con una unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato, relativamente ai primi nove mesi del 2018, in euro 90.655.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 121.205.
EUBAM Rafah, stabilita dall'azione comune 2005/889/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 12 dicembre 2005 è stata prorogata, fino al 30 giugno 2018, dalla decisione 2017/11637/PESC del Consiglio del 4 luglio 2017, assunta a seguito delle raccomandazioni espresse in tal senso dal Comitato.
EUBAM Rafah scaturisce da un'intesa siglata il 15 novembre 2005 tra l'Autorità Palestinese ed Israele, che comprende due accordi denominati Agreement on Movement and Access e Agreed Principles for Rafah Crossing, al momento applicabile solo al confine Gaza-Egitto, ma suscettibile in futuro di applicazione a tutti gli accessi alla Striscia e da e per la Cisgiordania.
La missione è volta ad assistere le Autorità Palestinesi nella gestione del valico di Rafah (Rafah Crossing Point – RCP) con l’Egitto, riaperto il 25 novembre 2005, dopo essere stato chiuso all’atto del ritiro israeliano dalla striscia di Gaza. Il contingente, non armato, ha compiti di monitoraggio e assistenza presso il valico, nonché di istruzione della polizia locale destinata al controllo, al fine di garantire il rispetto degli accordi sopra richiamati.
Nello specifico, EUBAM Rafah ha il mandato di assicurare la presenza di una parte terza al valico di Rafah, al fine di contribuire, in coordinamento con gli sforzi dell'Unione europea per la costruzione istituzionale, all'apertura del valico stesso e a rafforzare la fiducia tra il governo di Israele e l'Autorità Palestinese. Al tal fine l'EU BAM Rafah.
La scheda 17 (2018) fa riferimento alla proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018 della partecipazione di personale della Polizia di Stato alla missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) in Palestina di cui alla scheda n. 17 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017. Come nel 2017, anche nel 2018 l’Italia partecipa alla missione con 3 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 193.190, analogamente a quanto previsto per il 2017 nella deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
EUPOL COPPS ha il mandato di contribuire al rafforzamento di una polizia civile solida ed efficace, opportunamente raccordata con il settore giudiziario e sotto direzione palestinese, con livelli di prestazione conformi ai normali standard internazionali, in cooperazione con i programmi di sviluppo istituzionale dell'Unione Europea condotti dalla Commissione europea e con altre iniziative internazionali nel più ampio contesto del settore della sicurezza, compresa la riforma della giustizia penale. È stata istituita dall'azione comune 2005/797/PESC adottata dal Consiglio dell'Unione europea il 14 novembre 2005 e prorogata in ultimo, fino al 30 giugno 2018, dalla decisione (PESC) 2017/1194 del Consiglio del 4 luglio 2017
La scheda 18 (2018) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018, di due magistrati collocati fuori ruolo alla missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories) di cui alla scheda n. 17 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 97.854.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario della missione in euro 111.000.
La missione EUPOL COPPS (European Union Police Mission for the Palestinian Territories), è stata istituita dal Consiglio europeo con l’azione comune 2005/797/PESC del 14 novembre 2005, riconfigurata, da ultimo, e prorogata fino al 30 giugno 2018 dalla decisione 2017/1194/PESC del Consiglio del 4 luglio 2017. Scopo dell'EUPOL COPPS è contribuire all'istituzione di un dispositivo di polizia duraturo ed efficace sotto la direzione palestinese, conforme ai migliori standard internazionali, in cooperazione con i programmi di costruzione istituzionale dell'Unione europea e altre iniziative internazionali nel più ampio contesto del settore della sicurezza, compresa la riforma del sistema penale. A tal fine, l'EUPOL COPPS assiste la polizia civile palestinese (PCP) nell'attuazione del programma di sviluppo della polizia fornendo assistenza e sostegno alla stessa PCP, e specificamente ai funzionari superiori a livello di distretto, comando e ministero; coordina e agevola l'assistenza dell'Unione europea e degli Stati membri e, se richiesto, l'assistenza internazionale alla PCP; fornisce consulenza su elementi di giustizia penale collegati alla polizia; dispone di una cellula di progetto per l'identificazione e l'attuazione dei progetti. Ove opportuno, la missione coordina, agevola e fornisce consulenza sui progetti realizzati dagli. Stati membri e da paesi terzi sotto la loro responsabilità, in settori connessi alla missione e a sostegno dei suoi obiettivi.
La scheda 19 (2018) concerne la proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare alle attività della coalizione internazionale di contrasto alla minaccia terroristica del Daesh .
Con riferimento ai primi nove mesi del 2018 l’Italia prosegue la partecipazione alla missione con complessive 1.497 unità di personale militare per una consistenza media annuale pari a 1.100 unità in funzione del periodo di impiego. Per quanto concerne gli assetti la scheda n. 19 fa riferimento a 390 mezzi terrestri (anziché 420 previsti nel 2017) e 17 mezzi aerei.
Il fabbisogno finanziario della missione relativamente ai primi nove mesi del 2018 viene stimato in euro 162.164.899.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario della missione in euro 300.723.249. Il personale militare autorizzato era pari a 1497 unità.
Come precisato dal Governo nel Doc CCL –bis n. 1 in esame, nel corso del 2018 il contributo italiano alla missione sarà progressivamente rimodulato in riduzione per adattare il dispositivo alle nuove esigenze derivanti dal passaggio alla cosiddetta Fase IV (Nonnalize), volta a ristabilire le condizioni di sicurezza necessarie ad avviare il processo di stabilizzazione e procedere alla costituzione/rinforzo delle istituzioni locali, promuovendo lo stato di dritto e stabilendo la basi per lo sviluppo economico e sociale. Tale
rimodulazione avverrà presumibilmente in due tempi:
1. 1 ° tempo (gennaio - marzo), riduzione di circa 250 unità di personale (di cui 180 unità su Mosùl) e ritiro di alcune componenti elicotteristiche;
2. 2° tempo (giugno - settembre):
- ritiro di circa 450 unità di personale e della componente di personell recovery;
- rimodulazione del dispositivo aereo.
Nel medesimo Doc CCL –bis n. 1si sottolinea come ad oggi sono stati addestrati circa 117.200 unità tra iracheni e curdi, di cui circa 31.000 unità a livello bilaterale e circa 10.400 unità appartenenti alle Forze di polizia. Nel corso del 2017 sono stati altresì svolti da personale dell'Arma dei carabinieri i corsi per la tutela del patrimonio culturale.
Nell'anno 2017 il contingente militare impiegato nella missione è stato complessivamente pari a 1.497 unità di personale. Il contributo nazionale messo a disposizione della Coalizione ha compreso: personale di staff presso i vari comandi della Coalizione; una componente aerea, con connessa cellula di supporto a terra, con compiti di ricognizione e rifornimento in volo; un contingente di personale per le attività di addestramento a favore della Local Police e della Federai Police irachene, della Regional Guard Brigade del Kurdistan iracheno e della lraqi Emergency Response Division; un dispositivo di personnel recovery per attività di ricerca, individuazione e recupero del personale rimasto isolato in ambiente ostile, composto di una ulteriore aliquota di personale e dei relativi assetti aeromobili; un contingente di personale con compiti di ''force protection" dell'area Mosul, anche in riferimento alle attività di consolidamento della diga ivi localizzata affidate dal Governo iracheno alla Società "Trevi s.p.a.", su richiesta della Coalizione internazionale e d'intesa con il Governo iracheno, a seguito dell'avvenuto perfezionamento dello scambio di Note verbali, che autorizza l'ingresso e lo stazionamento del contingente italiano nel territorio della Repubblica d'Iraq, con passaporto diplomatico e riconoscimento del relativo status, assicurando l'uso dell'uniforme e il diritto a trasportare armi per la protezione personale dello staff, delle strutture e delle installazioni.
La Coalition of the willing per la lotta contro il Daesh si è costituita a seguito della Conferenza internazionale per la pace e la sicurezza in Iraq, tenutasi a Parigi il 15 settembre 2014, con l’obiettivo di fermare l’organizzazione terroristica che sta compiendo stragi di civili e di militari iracheni e siriani caduti prigionieri. Nel documento conclusivo della Conferenza internazionale, nell’individuare nell’ISIL una minaccia non solo per l'Iraq, ma anche per l'insieme della comunità internazionale, è stata affermata l’urgente necessità di un’azione determinata per contrastare tale minaccia, in particolare, adottando misure per prevenirne la radicalizzazione, coordinando l’azione di tutti i servizi di sicurezza e rafforzando la sorveglianza delle frontiere.
In ordine alle minacce alla pace e sicurezza causate da atti terroristici internazionali, tra cui quelli perpetrati dal Daesh, sono intervenute le risoluzioni 2170 (2014), 2178 (2014), 2199 (2015), 2242 (2015), 2249 (2015), 2253 (2015), 2322 (2016), 2331 (2016), 2341 (2017), 2347 (2017), 2354 (2017), 2367 (2017), 2368 (2017), 2370 (2017), 2379 (2017) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite con le quali si invita gli Stati membri che hanno la capacità di farlo a porre in essere – in accordo con il diritto internazionale, in particolare la Carta delle Nazioni Unite, come pure i diritti umani e il diritto umanitario e dei rifugiati – tutte le misure necessarie nel territorio sotto il controllo del Daesh in Siria e Iraq, al fine di intensificare e coordinare i loro sforzi per prevenire e sopprimere gli atti terroristici commessi in particolafghanistanare dal Daesh, come pure da Al-Nusrah Front (ANF) e da tutti gli altri individui, gruppi, imprese ed entità associati con Al Qaeda e altri gruppi terroristici, e per sradicare il rifugio sicuro che essi hanno stabilito sopra parti significative dell'Iraq e della Siria.La Coalizione internazionale si è progressivamente allargata e comprende ora sessantanove Stati e quattro organizzazioni internazionali. La missione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La scheda 20 (2018) concerne la proroga dal 1° gennaio al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione United Nations Military Observer Group in India and Pakistan (UNMOGIP), di cui, da ultimo, alla scheda n. 20 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
Come nel 2017 l’Italia partecipa alla missione con 2 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 122.504 a fronte dei 163.897 euro stimati per l’intero anno 2017 dalla deliberazione del CDM del 14 gennaio 2017.
In relazione alla missione in esame si ricorda che gruppo degli osservatori militari appartenente alla missione UNMOGIP è stato costituito nel gennaio 1949 in seguito all'approvazione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite n. 39 del gennaio 1948, che creava la United Nations Commission for India and Pakistan (UNCIP), per supervisionare il cessate il fuoco tra Pakistan ed India nello Stato di Jammu e Kashmir. A seguito dell'accordo del 1972 tra India e Pakistan che definì una linea di controllo nel Kashmir, l'India dichiarò che il mandato di UNMOGIP era decaduto. Siccome il Pakistan non concordò con questa posizione, il Segretario Generale delle Nazioni Unite dichiarò che la cessazione del mandato di UNMOGIP sarebbe stata decisa soltanto mediante una risoluzione del Consiglio di Sicurezza. A causa della mancanza di una tale decisione, il mandato di UNMOGIP è stato mantenuto con le medesime funzioni a tempo indeterminato. http://www.difesa.it/OperazioniMilitari/op_int_concluse/UNMOGIP/Pagine/default.aspx
La scheda 21 (2018) attiene alla proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare negli Emirati Arabi Uniti, in Bahrein, in Qatar e a Tampa e per esigenze connesse con le missioni in Asia e in Medio Oriente, di cui, da ultimo, alla scheda n. 21 allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
La medesima scheda si riferisce anche alla proroga per il medesimo periodo dell’impiego di unità di personale appartenente a Corpo militare volontario e al Corpo delle infermiere volontarie della Croce Rossa italiana per le esigenze di supporto sanitario delle missioni internazionali in Asia e in Medio Oriente, di cui al comma 3 dell’articolo 12 D.L. 67/2016.
L’Italia partecipa alle richiamate attività con 126 unità di personale. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi novi mesi del 2017, è stimato in euro 13.375.711 a fronte dei 21.500.171 euro stimati per l’intero anno 2017 dalla deliberazione del CDM del 14 gennaio 2017.
Come precisato nella richiamata scheda a livello internazionale le basi giuridiche della partecipazione italiana alla missione risiedono nell’accordo bilaterale Italia-Emirati Arabi Uniti del 10 novembre 2010 e successivi rinnovi annuali e in taluni accordi bilaterali Italia-USA.
L’impegno non ha un termine autonomo di scadenza predeterminato.
Missioni internazionali
Africa
(Schede 23-35)
Le schede da 23 a 35, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2018, si riferiscono alla proroga, in alcuni casi per l’intero anno 2018, in altri per i soli primi nove mesi del 2018, della partecipazione di personale militare e civile alle missioni internazionali che si svolgono in Africa[21].
Nuove missioni nel continente africano sono previste nel Doc. CCL, n. 3, concernente la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 in merito alla partecipazione dell'Italia a missioni internazionali da avviare nell'anno 2018.
Nello specifico, la scheda n. 23 (2018) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare alla missione UNSMIL (United Nations Support Mission) in Libia, posta sotto la direzione del Rappresentante Speciale del Segretario Generale dell'ONU.
Analogamente al 2017 l’Italia partecipa alla missione UNSMIL con 3 unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 334.325. Nel 2017 la stima per l’intero anno prevista nella scheda n. 23 dalla delibera del CDM del 14 gennaio 2017 è stata pari a 453.074.
La missione UNSMIL, istituita nel settembre 2011, ha visto nel tempo progressive revisioni del suo mandato, verso un'accentuazione della componente relativa al dialogo politico libico. Se ne ripercorrono di seguito le tappe fondamentali.
Il 16 settembre 2011[22], con la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza n. 2009 (2011) adottata all'unanimità, agendo nell'ambito del Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite e prendendo misure ex art. 41(misure a tutela della pace, non implicanti l'uso della forza), è stata istituita una missione politica integrata speciale dell'ONU in Libia denominata UNSMIL (United Nations Support Mission in Libya), avente per oggetto il compito di assistere e sostenere gli sforzi nazionali libici nella fase successiva al conflitto, e cooperare per il ripristino della sicurezza e l’ordine pubblico attraverso l’affermazione dello stato di diritto, il dialogo politico e la riconciliazione nazionale. Il 2 dicembre 2011, la Risoluzione n. 2022 (2011), adottata all'unanimità, ha esteso il mandato della missione UNSMIL, prevedendo, altresì, l’assistenza e il sostegno agli sforzi nazionali libici per affrontare la minaccia di proliferazione delle armi e dei materiali collegati di qualsiasi tipo, in particolare dei missili terra-aria trasportabili a spalla. La Risoluzione n. 2040 (2012), adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 12 marzo 2012 all'unanimità, ha modificato il mandato della missione UNSMIL assegnandole il compito, nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale, di assistere e sostenere le autorità libiche, offrendo consulenza strategica e tecnica per gestire il processo di transizione democratica, promuovere lo Stato di diritto, ripristinare la sicurezza pubblica. A sua volta la Risoluzione n. 2144 (2014) adottata dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il 14 marzo 2014 all'unanimità, nel prorogare il mandato fino al 13 marzo 2015 ha ribadito che il mandato di UNSMIL consiste nel sostenere -nel pieno rispetto del principio di responsabilizzazione a livello nazionale- gli sforzi del governo libico per: a) assicurare la transizione alla democrazia; b) promuovere lo stato di diritto e di diritti umani; c) controllare le armi; d) capacity-builing. Il 27 marzo 2015 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato, all'unanimità, la risoluzione 2213 (2015) che, agendo sotto il Capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite, ha chiesto un cessate il fuoco immediato e incondizionato in Libia. Il mandato di UNSMIL viene focalizzatoi, come priorità immediata, sul sostegno al processo politico libico e alle misure di sicurezza.
Il 13 dicembre del 2016 il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha adottato la Risoluzione 2323 (2016) che ha prorogato il mandato di UNSMIL al 15 settembre 2017 volto a sostenere: 1) l'attuazione dell'Accordo politico libico, 2) il consolidamento dell'amministrazione, della sicurezza e degli accordi economici del Governo di accordo nazionale, 3) le fasi successive del processo di transizione libica; prevede una Strategic Assessment Review del Segretario Generale dell'ONU per gli inizi del 2017, a seguito della quale potrebbe esserne rivisto il mandato. Da ultimo il mandato della missione è stato prorogato, fino al 15 settembre 2018, da consiglio di sicurezza delle nazioni unite con la risoluzione N. 2376 (2017).
La scheda n. 24 (2018) riguarda l'impiego, per l’intero anno 2018, del personale del Corpo della Guardia di Finanza per la missione bilaterale di assistenza alla Guardia costiera della Marina militare libica, con l'obiettivo di fronteggiare il fenomeno dell'immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani. (
Si tratta di dare esecuzione al Protocollo per la cooperazione tra l'Italia e la Libia 29 dicembre 2007 in materia di immigrazione clandestina e tratta degli esseri umani, nonché al Protocollo aggiuntivo tecnico-operativo, siglato in data 29 dicembre 2009 che prevede e lo svolgimento di attività addestrativa del personale della Guardia costiera libica e di pattugliamento a bordo delle unità cedute, nonché la manutenzione ordinaria delle 4 unità navali cedute dal Governo italiano al Governo libico pro tempore tra la fine del 2009 e l'inizio del 2010. Tali unità già riparate dopo la guerra civile libica sono custodite dal Corpo della GdF nel comprensorio di Miseno in attesa di essere nuovamente cedute alla Libia.
L’Italia, partecipa alla missione bilaterale con 35 unità di personale militare, di cui 25 per le attività logistiche e addestrative in Libia e 10 per le attività addestrative in Italia. La scheda in esame, fa, inoltre, presente che saranno inviati in Libia materiali di consumo e parti di ricambio per la manutenzione delle 4 unità navali libiche classe Bigliani da 27 metri cedute ai libici oltre ad una unità navale.
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Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 1.605.544.
Nel 2017 il personale autorizzato della deliberazione del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 24) è stato di 50 unità per una previsione di spesa pari a euro 3.567.173.
La scheda n. 25 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio fino al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione UE antipirateria denominata EUNAVFOR Atalanta al largo della Somalia, di cui alla scheda 25 della delibera del CDM del 14 gennaio 2017. Analogamente a quanto disposto nell’anno 2017, anche nei primi nove mesi del 2018 l’Italia prevede di autorizzare la partecipazione massima alla missione di 407 unità di personale militare (presenza media 155 unità in funzione dell'impiego). Si prevede inoltre l'impiego di due mezzi navali e due mezzi aerei. Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 23.227.121.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 è stata di euro 26.888.946.
Come precisato dal Governo nella Relazione analitica sulle missioni in corso contenuta nella prima parte del documento in esame (Doc. CCL-bis, n. 1) “ad oggi, la pirateria nel Corno d'Africa non è stata ancora debellata e presenta segnali di ripresa e di potenziale recrudescenza. Nel 2017, sono stati registrati sei eventi, due con sequestro di navi mercantili. L'impegno italiano nel 2017 si è concretizzato con l'impiego di due unità navali: Nave ESPERO (dal 25 marzo all'll luglio 2017) e Nave FASAN (Flagship dell'Operazione dal 27 luglio al 15 dicembre 2017), con imbarcato il Comandante della Forza ed il relativo staff. Inoltre, il contingente comprende unità di staff presso l' Operational Headquarters (OHQ) di Northwood (UK). Nel periodo da gennaio a luglio 2017 l'Italia ha anche fornito il Vice Comandante. La media giornaliera di personale impiegato nell'Operazione si è attestata sulle 155 unità, di cui circa il 7.7% donne, che hanno svolto tutti i compiti e ricoperto tutti i ruoli previsti per il personale imbarcato sulle unità navali. L'impegno nazionale nel Corno d'Africa ha concorso a garantire, nel 100% dei casi, il trasporto sicuro degli aiuti umanitari del WFP, ha contribuito ad esercitare una dissuasione,. prevenzione e repressione degli atti di pirateria, ha cementato i rapporti di collaborazione e scambio informativo con le principali Marine che operano nell'area, ha rafforzato le capacità di polizia marittima delle autorità locali ed ha permesso la realizzazione di progetti a elevato e immediato impatto sulla dimensione civile”.
La missione EUNAVFOR Atalanta di cui all’azione comune 2008/851/PESC del Consiglio del 10 novembre 2008, come da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2018, dalla decisione 2016/2082/PESC del Consiglio del 28 novembre 2016 è stata istituita allo scopo di contribuire alla deterrenza e repressione degli atti di pirateria e rapina a mano armata in Somalia. L’operazione militare - condotta a sostegno delle risoluzioni 1814 (2008), 1816 (2008), 1838 (2008), 1846 (2008) e 1851(2008), 2125 (2013), 2184(2014) e 2246(2015) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, richiamate, da ultimo, dalla risoluzione sulla Somalia n. 2316 (2016) del 9 novembre 2016 – ha il compito di svolgere attività di prevenzione e contrasto degli atti di pirateria ed è condotta in modo conforme all’azione autorizzata in caso di pirateria, in applicazione degli articoli 100 e seguenti della Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare firmata a Montego Bay, al fine di contribuire:
a) alla protezione delle navi del Programma alimentare mondiale (PAM) che inoltrano aiuti umanitari alle popolazioni sfollate della Somalia e delle navi mercantili che navigano al largo del territorio somalo;
b) alla sorveglianza delle zone al largo della Somalia, comprese le acque territoriali giudicate rischiose per le attività marittime e di pesca;
c) all’uso della forza per la dissuasione, la prevenzione e la repressione degli atti di pirateria;
d) alla possibilità di arresto, fermo e trasferimento delle persone che hanno commesso o che si sospetta abbiano commesso atti di pirateria o rapine a mano armata e la possibilità di sequestrare le navi di pirati o di rapinatori, le navi catturate a seguito di pirateria o rapina nonché di requisire i beni che si trovano a bordo di tali navi;
e) sostenere le missioni dell'UE e le organizzazioni internazionali che operano per rafforzare la sicurezza e la capacità marittima nella regione.
La zona delle operazioni è costituita dall’Oceano indiano (incluse Seychelles, Comore e Mauritius), Golfo di Aden e parte meridionale del Mar Rosso dal territorio costiero e dalle acque territoriali e interne della Somalia e dalle aree marittime al largo delle coste somale dell’Oceano indiano, Golfo di Aden e parte meridionale del Mar Rosso. Tale area è stata estesa dalla decisione 2012/174/PESC del Consiglio dell’Unione europea nel senso di consentire, in presenza di determinate condizioni, azioni anche a terra (limitatamente a una definita fascia costiera).
L’operazione Atalanta, inizialmente posta in essere per la durata di dodici mesi, a decorrere dalla dichiarazione di capacità operativa iniziale, avvenuta il 13 dicembre 2008, si è vista prorogare più volte il mandato.
Il termine di scadenza della missione è al momento fissato al 31 dicembre 2018.
La scheda n. 26 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio fino al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC della UE di addestramento in Somalia denominata EUTM Somalia.
L’Italia partecipa alla missione EUTM Somalia con 123 unità di personale militare, analogamente a quanto previsto nel 2017. Si prevede l'impiego di 20 mezzi terrestri.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è pari a euro 8.020.649.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 è stata pari a euro 12.322.347.
La missione EUTM Somalia (European Unione Training mission Somalia), di cui alla decisione 2010/96/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 15 febbraio 2010, modificata e prorogata, da ultimo, fino al 31 dicembre 2018 dalla decisione 2016/2240/PESC del Consiglio del 12 dicembre 2016, è volta a contribuire al rafforzamento del governo federale di transizione somalo (GFT), affinché diventi un governo funzionante al servizio dei cittadini somali. In particolare, la missione si prefigge l'obiettivo di contribuire a una prospettiva globale e sostenibile per lo sviluppo del settore della sicurezza in Somalia, rafforzando le forze di sicurezza somale (SNAF) grazie all'offerta di una formazione militare specifica, comprendente un'adeguata formazione modulare e specialistica per ufficiali e sottufficiali, e al sostegno alla formazione fornita dall'Uganda, destinata a duemila reclute somale addestrate fino al livello di plotone incluso. A partire dal 2013 il mandato si è ampliato per ricomprendere attività di consulenza strategica e mentoring. L'accento si sposta sempre più sulla componente di advisory. La missione opera in stretta cooperazione e in coordinamento con le Nazioni Unite e con la missione dell'Unione africana in Somalia (AMISOM). La missione fa parte di un comprehensive approach che include anche le missioni EUNAVFOR Atalanta, EUTM, EUCAP Somalia già Nestor, gli aiuti allo sviluppo e tramite l'Africa peace Facility.
Le attività di formazione, advisory, mentoring si svolgono essenzialmente a Mogadiscio dove è stato trasferito anche il Quartier generale, in precedenza in Uganda.
La scheda n. 27 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio fino al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione PSDC dell'UE di capacity building in Somalia denominata EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor). Si tratta di una missione civile rafforzata con la presenza di personale militare.
L’Italia partecipa alla missione EUCAP Somalia con 3 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è pari a euro 304.868.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 27), relativamente a 7 unità di personale, è stata pari a euro 790.968.
La missione EUCAP Somalia (ex EUCAP Nestor, European Union regional maritime Capacity Building), di cui alla decisione 2012/389/PESC del Consiglio dell'Unione europea del 16 luglio 2012, da ultimo modificata e prorogata, fino al 31 dicembre 2018, dalla decisione 2016/2240/PESC del Consiglio del 12 dicembre 2016, ha l'obiettivo di assistere lo sviluppo in Somalia- inizialmente nel Corno d'Africa e negli Stati dell'Oceano Indiano occidentale - di una capacità autosufficiente per il costante rafforzamento della loro sicurezza marittima, compresa la lotta alla pirateria, e della governance marittima; fornisce consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marittima e l'applicazione in sede giudiziaria; contribuisce inoltre allo sviluppo delle capacità dell'Esercito somalo. Si tratta di una missione PSDC concepita come complementare alle missioni EUNAVFOR Atalanta e alla EUTM Somalia.
L'EUCAP Nestor aveva la focalizzazione geografica iniziale su Gibuti, Kenya, Seychelles e Somalia ed è era dispiegata in Tanzania, su invito delle relative autorità. Ai fini del raggiungimento dell'obiettivo l'EUCAP Nestor svolgeva i seguenti compiti: aiutare le autorità nella regione a conseguire l'efficiente organizzazione delle agenzie per la sicurezza marittima che svolgono la funzione di guardia costiera; fornire corsi di formazione e competenze di formazione per rafforzare le capacità marittime degli Stati nella regione, inizialmente Gibuti, in Kenya e Seychelles, al fine di conseguire l'autosufficienza in materia di formazione; aiutare la Somalia a sviluppare una propria capacità di polizia costiera di terra sostenuta da un quadro giuridico e normativo completo; individuare le principali carenze di capacità delle attrezzature e fornire assistenza nell'affrontarle; fornire assistenza nel rafforzare la legislazione nazionale e lo stato di diritto tramite un programma di consulenza giuridica a livello regionale e consulenza giuridica per sostenere la redazione della normativa sulla sicurezza marina e della legislazione nazionale connessa; promuovere la cooperazione regionale fra le autorità nazionali preposte alla sicurezza marina; rafforzare il coordinamento regionale nel settore dello sviluppo delle capacità marittime; fornire consulenza strategica tramite l'assegnazione di esperti a amministrazioni chiave; attuare i progetti della missione e coordinare le donazioni; elaborare e attuare una strategia di informazione e comunicazione a livello regionale.
La scheda n. 28 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio fino al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione bilaterale di addestramento delle forze di polizia somale e gibutiane nella base nazionale di Gibuti.
La missione ha l'obiettivo di fornire un contributo alle autorità somale e gibutiane principalmente nel settore della sicurezza e del controllo del territorio, nel più ampio quadro di iniziative di capacity building e stabilizzazione della Somalia e del consolidamento della Repubblica di Gibuti.
La scheda fa riferimento ad un percorso formativo articolato su 12 settimane, comprendente moduli addestrativi per la formazione di base degli ufficiali, per le forze speciali, per l'organizzazione mobile delle Forze di polizia, ecc.
L’Italia partecipa alla missione bilaterale a Gibuti con 53 unità (consistenza media annuale pari a 26 unità in funzione del periodo di impiego). Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 4 unità.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 1.687.884.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017, relativamente ad un numero massimo annuo di personale pari a 26 unità, è stato pari a euro 2.536.907.
La scheda n. 29 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio al 30 settembre 2018 dell'impiego di personale militare presso la base militare nazionale di Gibuti per le esigenze connesse con le missioni internazionali nell'area del Corno d'Africa.
Come avvenuto nel 2017, l’Italia prevede l'impiego per la gestione della base a Gibuti di 90 unità di personale militare. Si prevede l'impiego di mezzi terrestri nella misura di 17 unità (anziché 18 come avvenuto nel 2017).
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 7.148.324.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 29) e relativa al medesimo numero di unità autorizzato nei primi nove mesi del 2018, è stato pari euro 9.838.365.
L'obiettivo che si vuole raggiungere è quello di assicurare supporto logistico alle missioni nell'area del Corno d'Africa - attualmente 4: EUNAVFOR Atalanta, EUTM Somalia, EUCAP Somalia, bilaterale di addestramento forze di polizia somale e gibutiane - essendo la base situata in un'area strategica per il consolidamento degli sfrozi dell'UE per contrastare le attività illegali e il terrorismo, anche in riferimento ai riflessi sul Mediterraneo allargato.
La base nazionale e gli impegni connessi al suo funzionamento sono disciplinati da due accordi tecnici del 2012 che discendono dall'Accordo bilaterale Italia-Gibuti sulla cooperazione nel settore della difesa del 2002.
In precedenza la partecipazione alla missione bilaterale a Gibuti era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 2 del D. L. n. 67/2016.
La scheda n. 30 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio e fino al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione delle Nazioni Unite in Mali MINUSMA (Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali)
L’Italia partecipa alla missione MINUSMA con 7 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 618.545.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 30) e relativa al medesimo numero di unità autorizzato nei primi nove mesi del 2018, è stata pari a euro 769.459.
La missione MINUSMA, istituita dalla risoluzione 2100 (2013) adottata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite il 25 aprile 2013 e in ultimo prorogata, fino al 30 giugno 2017, dalla risoluzione 2295 (2016), adottata dal Consiglio di sicurezza il 29 giugno 2016, ha il seguente mandato:
- conseguire la stabilizzazione dei principali centri abitati, in particolare nel nord del Mali;
- sostenere le autorità di transizione del Mali per il ristabilimento dell'autorità dello Stato in tutto il paese (attraverso la ricostruzione del settore della sicurezza, in particolare la polizia e la gendarmeria, così come dello stato di diritto e della giustizia, l’attuazione di programmi per il disarmo, la smobilitazione e reintegrazione degli ex combattenti e lo smantellamento delle milizie e gruppi di auto-difesa, in coerenza con gli obiettivi di riconciliazione e tenendo in considerazione le esigenze specifiche dei bambini smobilitati) e per l'attuazione della road map di transizione verso il pieno ripristino dell'ordine costituzionale, della governance democratica e dell'unità nazionale in Mali, (attraverso un dialogo politico nazionale inclusivo e di riconciliazione, la promozione della partecipazione della società civile, comprese le organizzazioni femminili, l'organizzazione e lo svolgimento di elezioni politiche trasparenti inclusive e libere);
- proteggere la popolazione civile sotto minaccia imminente di violenza fisica, le donne e bambini colpiti dai conflitti armati, le vittime di violenza sessuale e di violenza di genere nei conflitti armati, il personale le installazioni e le attrezzature delle Nazioni Unite, per garantire la sicurezza e la libertà di movimento;
- promuovere il riconoscimento e la tutela dei diritti umani;
- dare sostegno per l’assistenza umanitaria;
- operare per la salvaguardia del patrimonio culturale;
- realizzare azioni a sostegno della giustizia nazionale e internazionale per il perseguimento dei crimini di guerra e contro l'umanità.
Per far fronte ai ritardi nell'attuazione dell'Accordo di pace del maggio 2015 e al deterioramento della situazione di sicurezza nel 2016 (in particolare la diffusione del terrorismo lungo i confini del Paese), il Dipartimento per le Operazioni di Peacekeeping dell'ONU ha avviato ad aprile 2016 una revisione strategica del mandato di MINUSMA, i cui punti principali sono stati accolti nella Risoluzione n. 2295 del 29 giugno 2016 La risoluzione, approvata all’unanimità, identifica la priorità strategica di MINUSMA nell’attuazione dell’accordo di pace inter-maliano e dispone misure pratiche per adattare la missione al nuovo contesto, chiedendo inoltre al Segretario Generale di riferire a cadenza trimestrale.
Con la Risoluzione n. 2364 del 2017 il Consiglio di Sicurezza ha rinnovato la missione per un anno, fino al 30 giugno 2018.
La scheda n. 31 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUTM Mali.
L’Italia partecipa alla missione EUTM Mali con 12unità di personale militare. Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 618.545.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 e riferita a 12 unità di personale è stata pari a pari a euro 1.122.512.
La missione dell'UE in Mali (EUTM Mali, EU Training mission in Mali) è stata istituita con decisione 2013/34/PESC del Consiglio del 17 gennaio 2013 modificata dalla decisione 2016/446/PESC del Consiglio del 23 marzo 2016, con termine al 18 maggio 2018, per persegue l'obiettivo di fornire addestramento e consulenza militare alle forze armate del Mali (FAM) al fine di migliorare la loro capacità militare e la loro efficienza operativa. La missione, dispiegata il 18 febbraio 2013, si adopera inoltre per migliorare il funzionamento delle catene di comando logistica e operativa dell'esercito. Persegue anche l'obiettivo di aiutare l'esercito maliano a migliorare la gestione delle risorse umane e le capacità in materia di addestramento. Non è coinvolta in azioni di combattimento. Il quartiere generale dell'EUTM Mali è situato a Bamako, mentre l'addestramento avviene a Koulikoro, a nord-est di Bamako. Nell'operazione sono attualmente impiegate circa 600 unità, di cui 200 istruttori.
La scheda n. 32 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUCAP Sahel Mali.
Come avvenuto nel 2017, l’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Mali con 4 unità di personale militare. È previsto l'impiego di mezzi terrestri nella misura di due unità.
Il fabbisogno finanziario della missione, , relativamente ai primi nove mesi del 2018, ,è stimato in euro 461.397.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 32) e riferita a 4 unità di personale è stata pari a euro 619.320.
Quanto alla missione EUCAP Sahel Mali, questa è stata istituita in data 15 aprile 2014, dalla decisione 2014/219/PESC del Consiglio UE, modificata da ultimo l'11 gennaio 2017 con decisione PESC/ 2017/50 che ne ha modificato e prorogato il mandato fino al 14 gennaio 2019: si tratta di una missione civile a sostegno delle forze di sicurezza interna maliane -ovvero polizia, gendarmeria e guardia nazionale. L’obiettivo della missione è contribuire al ripristino e al mantenimento dell’ordine costituzionale e democratico nonché delle condizioni per una pace duratura in Mali, anche attraverso una efficace ristrutturazione amministrativa che accresca l’efficienza e il prestigio dello Stato; assistere e consigliare le Forze di Sicurezza interna (FSI) nell'attuazione della riforma della sicurezza stabilita dal nuovo governo, nonché contribuire a migliorare l'interoperabilità e il coordinamento tra le forze di sicurezza interna dei paesi del G5 del Sahel e le FSI. Nella revisione del mandato, il focus si è spostato sulle FSI anche in un'ottica di contrasto al terrorismo e di contenimento dell'immigrazione illegale.
In precedenza la partecipazione alla missione EUCAP Sahel Mali era autorizzata per il periodo dal 1° gennaio fino al 31 dicembre 2016 dall’articolo 3, comma 3 del D.L. n. 67/2016.
La scheda n. 33 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione dell'UE denominata EUCAP Sahel Niger.
L’Italia partecipa alla missione EUCAP Sahel Niger con 2 unità di personale militare.
Il fabbisogno finanziario della missione riferito ai primi nove mesi del 2018 è stimato in euro 244.035
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 e riferita a 2 unità di personale era pari a euro 439.107.
L'EUCAP Sahel Niger (European Union Capacity Building in Sahel) è una missione civile dell'UE istituita con la Decisione del Consiglio 2012/392/CFSP del 16 luglio 2012), modificata e prorogata da ultimo fino al 15 luglio 2018 dalla decisione PESC/2016/1172 del Consiglio del 18 luglio 2016. Ha il con il compito di sostenere le autorità nigerine nello sviluppo di autonome capacità di contrasto alla criminalità organizzata e al terrorismo nel SAHEL L'EUCAP Sahel Niger mira altresì a contribuire allo sviluppo di un approccio integrato, pluridisciplinare, coerente, sostenibile e basato sui diritti umani tra i vari operatori della sicurezza nigerini nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata; assiste inoltre le autorità centrali e locali e le forze di sicurezza nigerine nell'elaborazione di politiche, tecniche e procedure per meglio controllare e contrastare la migrazione irregolare; al fine del miglioramento del controllo del territorio del Niger, opera in coordinamento con le forze armate nigerine. Pur basata in Niger, la missione aspira ad una dimensione regionale. Non è coinvolta in azioni di combattimento
Il 13 maggio 2015, il COPS ha approvato una prima revisione strategica interinale, nella quale è prevista la creazione di un’antenna della missione ad Agadez per fornire un contributo complementare alle azioni UE in atto nel contrasto ai traffici di migranti nel Mediterraneo. Ad aprile 2016 è stata presentata la nuova revisione strategica, implicante l'estensione del mandato della missione per ulteriori 2 anni fino al luglio 2018, alla luce delle minacce cui è sottoposto (dal Mali, dalla Libia, a sud ad opera di Boko Haram).
La scheda n. 34 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio al 30 settembre 2018 della partecipazione di personale militare alla missione Multinational Force and Observers in Egitto (MFO).
La MFO è un’operazione multinazionale che svolge attività di peacekeeping nella penisola del Sinai. Essa trae origine dall’Annesso I al Trattato di Pace del 1979 tra Egitto ed Israele, nel quale le parti richiedono alle Nazioni Unite di fornire una forza ed osservatori per sovrintendere all’applicazione del Trattato. Una volta divenuta chiara l’impossibilità di ottenere l’approvazione del Consiglio di Sicurezza allo spiegamento di una forza di peacekeeping delle Nazioni Unite, le parti hanno negoziato nel 1981 un Protocollo aggiuntivo che crea la MFO come “un’alternativa” (“as an alternative”) alla prevista forza delle Nazioni Unite.
La MFO, il cui Quartier Generale ha sede a Roma, è composta da personale proveniente da dodici nazioni. Al finanziamento del MFO contribuiscono, in parti uguali, Egitto, Israele e Stati Uniti (26 milioni USD ciascuno) e alcune Contributing Nations (Corea del Sud, Regno Unito, Svizzera, Germania, Giappone, Norvegia, Danimarca, Finlandia, Svezia, Olanda). La MFO è composta[23] da 1682 unità di personale militare e 671 civili.
L’Italia è il quarto Paese contributore in termini di uomini (75, dopo USA, Colombia e Fiji), con la qualificata partecipazione della Marina Militare che fornisce tre pattugliatori classe Esploratore che costituiscono la Coastal Patrol Unit della MFO (unico contingente Navale del MFO), dispiegati a garanzia della libera navigazione dello stretto di Tiran (un quarto pattugliatore è rischierato in Italia per i periodici lavori di manutenzione). La partecipazione italiana è finanziata dalla MFO (esclusi naturalmente gli stipendi dei militari), senza oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato. Sulla base di uno scambio di lettere del 2007, la partecipazione è di durata indefinita, salvo denuncia unilaterale con un anno di preavviso.
Alla MFO sono assegnati quattro compiti:
1) pattugliamento e controllo della zona di confine tra Egitto ed Israele;
2) verifica periodica dell’implementazione delle disposizioni dall’Allegato I al Trattato di Pace, da effettuare non meno di due volte al mese, ove non diversamente concordato tra le parti;
3) su richiesta di una delle due parti, effettuare verifiche entro 48 ore dalla ricezione;
4) assicurare la libertà di navigazione attraverso lo Stretto di Tiran.
L’Italia partecipa alla missione MFO con 75 unità di personale militare. È previsto l'impiego di mezzi navali nella misura di 3 unità.
Il fabbisogno finanziario della missione riferito ai primi nove mesi del 2018 è stimato in euro 3. 195.456.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 34) e riferita a 75 unità di personale è stata pari a euro 3.967.394.
La scheda n. 35 riguarda l'avvio della partecipazione del personale della Polizia di Stato per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2018 alla missione civile dell'UE denominata European Union Border Assistance Mission in Libya, EUBAM Libya. Il fabbisogno finanziario della missione riferito ai primi nove mesi del 2018è stimato in euro 269.050
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 35) è stata pari a euro 266.450.
In relazione alla missione in esame si osserva che la scheda n. 35(2018) non specifica il numero delle persone da autorizzare. Tale dato può essere comunque ricavato dalla allegata relazione sulla quantificazione degli effetti finanziari del provvedimento nel cui ambito, con riferimento alla missione EUBAM Libya, indica la presenza di tre Vice questori aggiunti - Ispettori, analogamente a quanto previsto nel 2017 dalla delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 35-2017).
La missione EUBAM Libya, istituita con decisione 2013/233/PESC del Consiglio del 22 maggio 2013, modificata e prorogata da ultimo fino al 21 agosto 2017 dalla decisione PESC/2016/1339 del 4 agosto 2016, ha il mandato di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare – a breve termine – la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree libiche e per sviluppare – a più lungo termine – una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere; per conseguire tali obiettivi la missione svolge compiti di: sostegno alle autorità libiche per rafforzare sia i servizi di frontiera mediante attività di formazione e accompagnamento - ciò in vista di una strategia nazionale libica di "gestione integrata dei confini nazionali" (IBM) - , sia le capacità operative istituzionali libiche. Come missione civile di gestione delle crisi con un mandato di rafforzamento delle capacità, EUBAM assiste le autorità libiche a livello strategico e operativo
"Per ora, una piccola missione (dell'UE) a Tunisi, ma pronta, non appena la situazione libica lo permetterà, ad entrare in campo con uomini e mezzi dedicati al rafforzamento delle capacità nazionali di gestione dei confini libici, a complemento di quanto fatto con l’operazione “Sophia” ed in vista di un progressivo disimpegno di quest’ultima"[24].
Nel 2016 è stato previsto "l’inserimento di poche unità di pianificatori che possano interagire con UNSMIL (e assisterla se necessario) e con le autorità libiche (Security Committee e GAN) per eseguire una mappatura degli attori nei settori ritenuti prioritari : “general police and law enforcement support, including counter-terrorism, organised crime, border security and migration, criminal justice chain”. La priorità delle priorità, sempre in termini di pianificazione, è indicata nel “policing support in Tripoli”. Non vi saranno sconfinamenti in attività di mentoring o advising delle controparti libiche. È stato inoltre irrobustito lo staff, in attesa che le condizioni sul terreno consentano la predisposizione di uno strumento PSDC maggiormente comprensivo nel settore della polizia e capacity building in ambito sicurezza.
Prima della sua riduzione a 17 e poi a sole 3 unità di personale internazionale, dislocate a Tunisi per ragioni di sicurezza, vi partecipavano 17 Stati Membri con 44 unità di personale distaccato (l’Italia è stata a lungo il maggior contributore con 9 unità di personale) e 10 unità locali[25].
Dispositivo aeronavale nazionale
(Scheda 36)
La scheda n. 36 (2018) riguarda la proroga per il periodo dal 1° gennaio 2018 e fino al 30 settembre 2018 del potenziamento del dispositivo aeronavale nazionale di sorveglianza e di sicurezza nel Mediterraneo centrale, (cosiddetta “Operazione Mare Sicuro”), comprensivo del supporto alla Guardia costiera libica di cui alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 luglio 2018
L'Operazione italiana Mare Sicuro, autorizzata per la prima volta dal D.L. n. 7/2015 (contrasto al terrorismo e proroga missioni) consiste in un potenziamento del dispositivo aeronavale dispiegato nel Mediterraneo, tramite l'impiego di "ulteriori unità navali, team di protezione marittima, aeromobili ad ala fissa e rotante, velivoli a pilotaggio remoto e da ricognizione elettronica" in aggiunta a quanto ordinariamente fatto, "tanto per la protezione delle linee di comunicazione, dei natanti commerciali e delle piattaforme off-shore nazionali, quanto per la sorveglianza delle formazioni jihadiste. Il tutto è integrato nell'Operazione alla quale è stato dato il nome di Mare Sicuro, anche per analogia semantica con quanto avviene sul territorio nazionale (Strade Sicure)".
Obiettivi dell'operazione sono: corrispondere alle straordinarie esigenze di prevenzione e contrasto del terrorismo e assicurare la tutela degli interessi nazionali, incrementando adeguatamente gli assetti dell'ordinario dispositivo aeronavale di sorveglianza con l'impiego di ulteriori unità navali, con componente elicotteristica e aeromobili anche a pilotaggio remoto (APR) e gli eventuali ulteriori assetti di sorveglianza elettronica. In particolare l'operazione è mirata allo svolgimento delle seguenti attività:
· sorveglianza e protezione delle piattaforme ENI nell'offshore libico
· protezione delle unità navali nazionali impegnate in operazioni di ricerca e soccorso (SAR)
· protezione del traffico mercantile nazionale nell'area
· deterrenza e contrasto dei traffici illeciti
· raccolta di informazioni sulle attività di gruppi di matrice terroristica nonché sull' organizzazione dei traffici illeciti e dei punti di partenza delle imbarcazioni.
Per quanto concerne dell’operazione di supporto alla guardia costiera libica lo scorso 28 luglio il Governo ha trasmesso alle Camere la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 luglio 2017, concernente la partecipazione dell'Italia a questa operazione richiesta dal Consiglio presidenziale - Governo di accordo nazionale libico (Doc. CCL, n. 2).
Le caratteristiche della missione, oltre ad essere indicate nella richiamata deliberazione sono state illustrate dal Governo nel corso delle comunicazioni sull'evoluzione della situazione in Libia, svolte il 1° agosto 2017 davanti alle Commissioni riunite Affari esteri e Difesa della Camera e del Senato.
In sintesi la missione è volta a fornire supporto alle forze di sicurezza libiche per le attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale e del traffico di esseri umani mediante un dispositivo aeronavale e integrato da capacità ISR, ovvero di acquisizione di informazioni operative (intelligence), di sorveglianza (surveillance) e ricognizione degli obiettivi (reconnaissance).
Nello specifico, la missione è volta a garantire:
1. la protezione e la difesa dei mezzi del Consiglio presidenziale che operano per il controllo ed il contrasto dell'immigrazione illegale, distaccando, una o più unità assegnate al dispositivo per operare nelle acque territoriali e interne della Libia controllate dal Consiglio presidenziale l Governo di Accordo Nazionale (GNA) in supporto a unità navali libiche;
2. la ricognizione in territorio libico per la determinazione delle attività di supporto da svolgere;
3. la possibilità di svolgere attività di collegamento e consulenza a favore della Marina e Guardia costiera libica e la collaborazione per la costituzione di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglianza, la cooperazione marittima e il coordinamento delle attività congiunte.
Potranno, inoltre, essere svolte attività per il ripristino dell'efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrutture, funzionali al supporto per il contrasto dell'immigrazione illegale.
Nel corso della seduta del 1° agosto 2017 le Commissioni III (Affari esteri e comunitari) e IV (Difesa) della Camera hanno approvato una relazione per l'Aula (Doc. XVI, n. 4) "sulla deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell'Italia alla missione internazionale in supporto alla Guardia Costiera libica, adottata il 28 luglio 2017" (Doc. CCL, n. 2) (Doc. XVI, n. 4). La relazione è stata esaminata dalla Camera nel corso della seduta del 2 agosto. Al termine del dibattito la Camera ha approvato la risoluzione n. 6-00338, nel testo modificato nel corso della seduta.
L’Italia partecipa al complesso delle operazioni indicate nella scheda n. 36 con 754 unità di personale militare (anziché 700 come previsto nel 2017 per la sola “Operazione Mare sicuro”), con l'impiego di 6 mezzi navali (anziché 4 unità destinate nel 2017 all’ “Operazione Mare sicuro”), di cui uno dedicato all’assistenza tecnica della marina/ guardia costiera libica e di 5 mezzi aerei (nel 2016 era autorizzato l'impiego di 5 mezzi navali, di cui una nave anfibia tipo LPD con funzione di comando e controllo dell'intero dispositivo e capacità sanitarie, nonché di 4 mezzi aerei, anche a pilotaggio remoto).
Il fabbisogno finanziario della missione è stimato in euro 63.442.734.
Nel 2017 la previsione di spesa per l’intero anno contenuta nella delibera del CDM del 14 gennaio 2017 (scheda n. 36) e riferita alla sola operazione “Mare sicuro” è stata pari a euro 83.998.043.
Potenziamento dei dispositivi NATO
(Schede 37-40)
Le schede da 37 a 40, allegate alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017, si riferiscono alla proroga della partecipazione, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, di personale militare al potenziamento di dispositivi NATO.
In particolare, la scheda n. 37 (2018) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO denominato Active Fence, a difesa dei confini sud-orientali dell'Alleanza, di cui alla scheda n. 37 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
L’Italia partecipa alla missione Active Fence con 130 unità di personale militare (la consistenza media, in funzione del periodo di impiego, è di 76 unità), nella base militare di Kahramanmara?, in territorio turco.
Il fabbisogno finanziario della missione, è pari ad euro 8.438.295.
Al riguardo si osserva che la relazione tecnica relativa alla missione in esame riferisce tale importo al periodo 1° gennaio 31 luglio 2018. Viceversa, la scheda illustrativa della missione la scheda n. 37 (2018) imputa tale importo al fabbisogno finanziario per la durata programmata (1° gennaio al 30 settembre 2018).
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 11.794.944.
L’operazione è stata autorizzata dal Consiglio Atlantico (North Atlantic Council-NAC) il 4 dicembre 2012 su richiesta della Turchia, a seguito dell’abbattimento, nel giugno 2012, di un jet turco da parte di forze governative siriane e dell’uccisione, a ottobre dello stesso anno, di cinque civili turchi a causa di un bombardamento siriano sulla città turca di Akçakale. Il peggioramento delle condizioni di sicurezza dell’area a ridosso del confine turco con la Siria ha indotto la NATO ad accogliere la richiesta turca di incrementare il dispositivo di difesa aerea integrato lungo il confine turco-siriano presso le aree di Kahramanmara?, Adana e Gaziantep.
L’operazione, autorizzata dal Consiglio Atlantico ex art.4 del Trattato di Washington, ha l’obiettivo di allentare la crisi lungo il confine sud orientale dell’Alleanza.
Gli assetti assegnati possono essere impiegati esclusivamente per azioni antimissilistiche difensive.
Gli Alleati che hanno contribuito fornendo ciascuno due batterie missilistiche Patriot (Phased Array Tracking Radar to Intercept on Target) sono stati fin dal gennaio 2013 USA, Germania, Olanda - dal gennaio 2015 avvicendata dalla Spagna, e Italia. Attualmente sono Spagna ed Italia a fornire, rispettivamente, una Patriot missile battery e una ASTER SAMP/T battery, sotto comando NATO ed inquadrate nel NATO’s air defence system (qui il link alla scheda sul sito web dell’Alleanza atlantica).
Il comando della missione è detenuto dall'Allied Air Command di Ramstein.
L’operazione non ha un termine predeterminato.
La partecipazione italiana è iniziata a giugno 2016, essendo stata autorizzata per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2016 dall’articolo 4, comma 8 del D. L. n. 67/2016. Tale norma ha autorizzato la partecipazione di un contingente di personale militare pari a 130 unità e l’impiego di una batteria SAMP-T (Surface-to-Air Missile Platform/Terrain - Piattaforma a terra per un missile terra-aria) dell’Esercito. Il SAMP/T è un sistema missilistico terra-aria di ultima generazione sviluppato dal consorzio europeo EUROSAM (costituto dalle società MBDA Italia, MBDA Francia e Thales) per l’Italia e la Francia allo scopo di sostituire il sistema missilistico HAWK. Il sistema d’arma è caratterizzato da un’elevata mobilità tattica e strategica (può essere facilmente rischierato per via aerea, navale e ferroviaria).
Per il 2018, precisa il Governo, si intende mantenere l’impegno nazionale in Active Fence con l’impiego di 130 unità di personale fino a fine luglio 2018, data di previsto ritiro completo del contributo nazionale al dispositivo.
La scheda n. 38 (2018) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell'Alleanza, di cui alla scheda n. 38 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
L’Italia partecipa al dispositivo con 1 mezzo aereo. Nella relazione tecnica che accompagna la deliberazione del Consiglio dei Ministri del 28 dicembre 2017 si precisa che non vengono quantificati oneri di personale in quanto l’equipaggio conduce l’attività partendo da e rientrando in territorio nazionale.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è di euro 1.496.058.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 1.896.692.
Il potenziamento del dispositivo NATO mira a rafforzare l'attività di sorveglianza dello spazio aereo dell'area sud-orientale dell’Alleanza mediante l'impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune della NATO.
Esso rientra nelle Assurance Measures (decisione del Consiglio Atlantico del 2014), progettate dalla NATO in risposta al mutato contesto di sicurezza ai suoi confini e che consistono in una serie dì attività terrestri, marittime e aeree svolte all'interno, sopra e intorno al territorio degli alleati nell'Europa centrale e orientale, intese rafforzare la loro difesa, rassicurare le loro popolazioni e scoraggiare le potenziali aggressioni.
Il potenziamento del dispositivo risponde, inoltre, all’esigenza di implementare una serie di misure di rassicurazione specifiche per la Turchia (c.d. Tailored Assurance Measures for Turkey, decisione del Consiglio Atlantico del 2015), nonché di sostenere la Coalizione internazionale anti Daesh (decisione del 2016) sulla base della richiesta e rimanendo all'interno dello spazio aereo alleato.
L'Italia supporta l'attività garantendo la capacità di Air to Air Refueling (rifornimento in volo) tramite un velivolo KC-767.
L'operazione non ha un termine di scadenza predeterminato.
La partecipazione italiana ha avuto inizio il 1° giugno 2016 in forza dell’autorizzazione, per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2016, contenuta dall’articolo 4, comma 9 del DL n. 67/2016; la relazione illustrativa specificava che a seguito della crisi in Ucraina e nell’area mediorientale, la NATO ha incrementato l’attività di sorveglianza dello spazio aereo dei Paesi membri dell’Europa orientale e dell’area sud-orientale dell’Alleanza mediante l’impiego dei velivoli radar AWACS di proprietà comune dell’Alleanza. Per il rifornimento in volo di tali velivoli è necessario il contributo degli Stati membri in quanto l’Alleanza non dispone di aerocisterne di proprietà comune.
La scheda n. 39 (2018) riguarda la proroga, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, della partecipazione di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO per la sorveglianza navale dell'area sud dell'Alleanza, di cui alla scheda n. 39 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017.
L’Italia partecipa al dispositivo con 44 unità di personale militare (con una consistenza media annuale di 13 unità) e un mezzo navale, cui si aggiunge un’unità navale a domanda che potrà essere resa disponibile attingendo ad assetti impiegati in operazioni nazionali.
Il fabbisogno finanziario, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 1.817.839.
In relazione al precedente anno 2017 la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 1.816.033.
Le misure adottate dalla NATO in proposito sono intese a colmare i “critical shortfalls” in seno alle Standing Naval Forces (SNFs), che costituiscono lo strumento navale a più alta prontezza operativa a disposizione dell’Alleanza. Le SNFs sono composte da due gruppi di reazione rapida: le Standing NATO Maritime Group (SNMG), composte dal SNMGI e dal SNMG2, e le Standing NATO MineCountermeasures Group (SNMCMG), anch’esse composte dai gruppi SNMCMGI ed SNMCMG2. All'interno di questi gruppi le navi sono poste sotto comando e controllo della NATO, per un periodo di sei mesi, e costituiscono la componente marittima della NATO Response Force (NRF).
La scheda n. 40 (2018) riguarda la proroga della partecipazione, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO in Lettonia (enhanced Forward Presence), di cui alla scheda n. 40 della deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 che ne aveva disposto l’avvio autorizzandola per il periodo 1° gennaio-31 dicembre 2017.
L'operazione avviene in esecuzione del Trattato NATO, nonché della risoluzione del Consiglio del Nord Atlantico del 10 giugno 2016 (PO2016/0391). In continuità con il Readiness Action Plan[26] adottato dal Vertice del Galles del 2014, la decisione del Vertice di Varsavia dell'8-9 luglio 2016 di dispiegare quattro battaglioni multinazionali a rotazione - più i relativi assetti abilitanti - in Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, nonché il rafforzamento del comando NATO in Romania irrobustisce la capacità di deterrenza e difesa sul fronte orientale.
La enhanced Forward Presence è costituita dallo schieramento di quattro Battlegroup multinazionali, ciascuno guidato da una Framework Nation - Canada in Lettonia, Germania in Lituania, Regno Unito in Estonia e USA in Polonia - complementari alle forze dei Paesi ospitanti. I sono sotto il comando della NATO, attraverso il Multinational Corps Northeast Headquarters a Szczecin, in Polonia.
Il contributo nazionale, inserito nell'ambito del Battlegroup a framework canadese, consta di 160 unità di personale militare e 50 mezzi terrestri.
Il fabbisogno finanziario della missione, relativamente ai primi nove mesi del 2018, è stimato in euro 14.626.024.
In relazione al precedente anno 2017, la deliberazione del Consiglio dei ministri n. 8 del 14 gennaio 2017 stimava il fabbisogno finanziario annuo della missione in euro 20.040.144.
Come precedentemente rilevato, la deliberazione del Consiglio dei ministri del 28 dicembre 2017 in esame non riporta le schede n. 41 e n. 42 rispettivamente riguardanti l’avvio della partecipazione, dal 1° gennaio al 31 dicembre 2017, di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO Air Policing della NATO in Bulgaria (scheda n. 41) e l’avvio della partecipazione, (1° gennaio -31 dicembre 2017), di personale militare al potenziamento del dispositivo NATO Interim Air Policing in Islanda.
Come precisato dalla relazione illustrativa, il contributo italiano alle attività di Air Policing NATO nel 2018 è stato oggetti di una riarticolazione, svolta secondo un piano concordato con gli Alleati, che ha riguardato sia le modalità, sia gli spazi di intervento, al fine di consentire la necessaria flessibilità operativa, in particolare per le fasi di pianificazione e di rischieramento degli assetti. Tale contributo è l’oggetto della Scheda 6 (2018) alla quale si rinvia.
Esigenze comuni a più teatri operativi delle Forze armate per il 2018
(Scheda 43)
La scheda 43 (2018) riguarda le spese per assicurazione, trasporto ed infrastrutture, nonché interventi disposti dai comandanti dei contingenti.
Per le esigenze di stipula dei contratti di assicurazione del personale, di trasporto (del personale, dei mezzi e dei materiali) e di realizzazione di infrastrutture, connessi alle esigenze organizzative e di sicurezza dei contingenti militari nelle aree in cui si svolgono le missioni internazionali, la quantificazione del fabbisogno per l'anno 2018 è pari a euro 50.000.000 (per il 2017 il fabbisogno era pari a 73.600.000 euro).
Viene inoltre quantificato il fabbisogno per l'anno 2018 in euro 2.100.000 per interventi di prima necessità della popolazione locale dei territori in cui si svolgono missioni internazionali, compreso il ripristino dei servizi essenziali. In particolare si tratta di interventi urgenti o acquisti e lavori da eseguire in economia, anche in deroga alle disposizioni di contabilità generale dello Stato, disposti in caso di necessità o urgenza dai comandanti dei contingenti militari impegnati nella missione internazionale. Si tratta di attività di cooperazione civile-militare intesa a sostenere, in particolare, i progetti di ricostruzione, comprese le infrastrutture sanitarie, le operazioni di assistenza umanitaria, l’assistenza sanitaria e veterinaria, nonché interventi nei settori dell’istruzione e dei servizi di pubblica utilità.
Nel 2017 il fabbisogno era stato parimenti di euro 2.100.000.
Supporto info-operativo a protezione delle Forze Armate
(Scheda 44)
La scheda 44 (2018) riguarda il mantenimento del dispositivo info-operativo dell’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna) a protezione del personale delle Forze Armate impiegato nelle missioni internazionali, in attuazione delle missioni affidate all’AISE dall'articolo 6, comma 2, della legge 3 agosto 2007, n. 124.
In tale ambito, si prevede la realizzazione di opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l'attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo gennaio-settembre 2018 è pari a euro 10.000.000. Per l’annualità precedente era stata prevista una spesa di euro 15.000.000.
Interventi di cooperazione allo sviluppo e di smistamento umanitario
(Schede 45-49)
La scheda 45 (2018) in oggetto si riferisce ad una serie d’interventi di cooperazione in Afghanistan, Burundi, Etiopia, Repubblica centrafricana, Iraq, Libia, Mali, Niger, Myanmar, Pakistan, Palestina, Siria, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Yemen e nei Paesi ad essi limitrofi (in particolare Libano e Giordania, interessati dai flussi di profughi provenienti dalla Siria) nonché, più in generale, nei Paesi destinatari d’iniziative internazionali ed europee in materia di migrazione e sviluppo
In tale ambito, si prevedono interventi con le seguenti finalità:
§ miglioramento delle condizioni di vita della popolazione e dei rifugiati e a sostegno alla ricostruzione civile in Paesi in situazione di conflitto, post-conflitto o di fragilità ed in aree colpite da calamità di origine naturale o antropica, anche in collaborazione con l’Unione europea, le organizzazioni internazionali e le ONG.
§ attuazione d’iniziative europee e internazionali in materia di migrazioni e sviluppo
§ prevenzione, protezione e contrasto alla violenza sessuale sulle donne e le bambine, soprattutto quando usata come tattica di guerra, la tutela e il rispetto dei loro diritti umani, nonché misure a sostegno di iniziative di pace promosse dalle donne.
§ realizzazione di programmi integrati di sminamento umanitario, che prevedono campagne informative, l’assistenza alle vittime e la formazione di operatori locali.
§ attuazione degli obblighi derivanti dalle Convenzioni internazionali sulla messa al bando di mine antipersona, munizioni a grappolo e armi convenzionali inumane.
§ opere di protezione e acquisizione di equipaggiamenti, anche al fine di accrescere l’attività di cooperazione con le forze di sicurezza locali.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo gennaio-settembre 2018 è pari ad euro 65.000.000 di cui 2.700.000 per iniziative di sminamento umanitario, laddove per tutta l’annualità 2017 la pregressa determinazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017 aveva previsto una spesa complessiva di euro 111.000.000.
La scheda 46 (2018) fa invece riferimento ad interventi di sostegno ai processi di pace, stabilizzazione rafforzamento della sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente (in particolare Libia, Tunisia, Giordania e Libano), Afghanistan, Africa sub-sahariana (Somalia e altri Paesi del Como d’Africa, Mali e regione del Sahel) e America latina e caraibica (compresi Argentina, Bolivia, Colombia, Guatemala, Paraguay e Perù, Paesi CARICOM, Cuba e Repubblica Dominicana).
Gli obiettivi di tali interventi sono
§ la facilitazione del percorso di riconciliazione nazionale e sostegno alla transizione democratica in Libia, tramite attività di institution building a beneficio delle municipalità elette nel 2015, e promuovendo la partecipazione delle donne alla ricostruzione del Paese;
§ il contrasto al settarismo militante e alle violenze inter-confessionali, attraverso iniziative in Giordania in tema di diritti umani e libertà di religione.
§ Il sostegno alla stabilità del Libano, tramite la fornitura di equipaggiamenti non letali alle locali forze di sicurezza.
§ la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio archeologico in Afghanistan, Iraq, Libia e Tunisia, finanziando missioni promosse da università e centri di ricerca italiani.
§ Il ostegno alle iniziative di pace dell’ONU (la missione MINUSMA in Mali), alle attività dell’IGAD per lo sviluppo del Como d’Africa, nonché rafforzamento delle istituzioni democratiche e dello Stato di diritto in Africa sub-sahariana (Corno d’Africa e Sahel), tramite programmi di capacity-building nel settore della sicurezza.
§ l’assistenza ai Paesi dell’America latina e caraibica nel contrasto al crimine organizzato ed ai flussi di capitali illeciti, attraverso programmi di formazione per magistrati e operatori di pubblica sicurezza e l’organizzazione della VII Conferenza Italia-America latina, che si terrà a Roma a fine giugno/inizio luglio 2017.
§ il sostegno al processo di pace e ricostruzione in Colombia, con iniziative di formazione nel settore dello sminamento, e alle missioni di monitoraggio elettorale dell’Organizzazione degli Stati Americani.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo gennaio-settembre 2018 è pari a euro 6.000.000 (laddove per l’anno 2017 esso era pari ad euro 12.000.000).
La scheda 47 (2018) riguarda la partecipazione del nostro Paese ad interventi delle organizzazioni internazionali per la pace e la sicurezza in Nord Africa e Medio Oriente ed in altre aree di crisi in cui l’ONU svolge attività di prevenzione dei conflitti e sostegno ai processi di pace, stabilizzazione e transizione democratica;
Paesi destinatari di programmi della NATO di rafforzamento delle istituzioni e degli enti di sicurezza e difesa; Paesi in cui si svolgono le missioni civili dell'OSCE; Paesi della sponda sud del Mediterraneo partner dell'OSCE e membri dell'Unione per il Mediterraneo; Paesi non-UE dell'Iniziativa Centro-europea/InCE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Serbia, Belarus, Moldova e Ucraina); Paesi in cui si svolgono le Missioni civili dell'UE; Unione Europea, con riferimento sia ad attività a cura del SEAE (seminari, eventi forrnativi) che a quelle dell' European lnstitute of Peace e del Centro di eccellenza per il contrasto alle minacce ibride con sede ad Helsinki in Finlandia; Paesi non-UE dell'Iniziativa Centro-europea/InCE (Albania, Bosnia-Erzegovina, Macedonia, Montenegro, Serbia, Bielorussia, Moldova e Ucraina) e dell'Iniziativa Adriatico Ionica (Albania, BosniaErzegovina, Montenegro, Serbia).
Gli obiettivi di tali interventi sono:
§ il sostegno, con contributi finanziari, alle attività del Dipartimento degli affari politici dell’ONU, le iniziative delle Nazioni Unite per il consolidamento della pace e dell’UNDP a favore della Libia;
§ l’iniziativa "Defence Capacity Building" della NATO;
§ le attività dell’European Institute of Peace ed il Centro di eccellenza alle minacce ibride di Helsinki;
§ l’attività del Segretariato e i progetti dell’Unione per il Mediterraneo;
§ le iniziative del Centro mediterraneo per l’integrazione per la de-radicalizzazione ed il contrasto all’estremismo religioso violento tra i giovani della sponda sud del Mediterraneo;
§ il sostegno al Tribunale speciale dell’ONU per il Libano;
§ l’attuazione degli impegni connessi alla Presidenza italiana deli'OSCE 2018, tra cui l'organizzazione del Consiglio Ministeriale previsto a dicembre 2018 e delle sue riunioni preparatorie. Spese per altri eventi connessi all'esercizio della Presidenza, nonché per assicurare il sostegno dell'Italia alle attività di pace e sicurezza deii'OSCE, quali le missioni di monito raggio elettorale, e alla "Special monìtorìng mission" in Ucraina;
§ assicurare la partecipazione dell'Italia alle iniziative dell'Unione europea in ambito PESCPSDC (iniziative di gestione delle crisi e missioni civili organizzate dal Servizio europeo di azione esterna), e ad eventi di aggiornamento e formazione organizzati dallo stesso SEAE;
§ assicurare la partecipazione di personale civile italiano a supporto delle Missioni NATO;
§ dostenere l'attività istituzionale della Fondazione Segretariato permanente dell'Iniziativa Adriatico-Ionica e le sue iniziative per l'attuazione della strategia macroregionale dell'Unione europea per la regione
§ contribuire, attraverso il rifinanziamento del Fondo InCE presso la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (di cui l'Italia è l'unico donatore), a progetti di cooperazione a beneficio dei Paesi non membri deli'UE dell'Iniziativa, per sosteneme la stabilizzazione, la democratizzazione e il percorso europeo.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo gennaio-settembre 2018 è pari ad euro 25.000.000 (nell’anno 2017 tale fabbisogno era stato quantificato in euro 22.000.000)
La scheda 48 (2018) riguarda invece l’erogazione di un contributo per adempiere all’obbligo assunto dall’Italia in ambito NATO nel Vertice dei Capi di Stato e di Governo di Chicago del 2012 e confermato al Vertice di Celtic Manor del 2014 e di Varsavia del 2016 di sostenere con 120 milioni annui il finanziamento delle forze di sicurezza e difesa afghane.
L’obiettivo è il sostegno alla sicurezza ed alla stabilità dell’Afghanistan, nell’ambito del rinnovato sforzo della Comunità internazionale, a fianco delle autorità afghane, nel contrasto all’insorgenza e per la promozione dei diritti umani, delle libertà fondamentali, delle pari opportunità e dello stato di diritto.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per l’anno 2018 è pari ad euro 120.000.000, così come era accaduto l’anno scorso.
L’ultima scheda, la n. 49 (2018), si rifersice ad interventi in aree di crisi (Afghanistan, Arabia Saudita, Egitto, Guinea, Iraq, Libano, Libia, Nigeria, Niger, Pakistan, Palestina, Repubblica democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Venezuela) ed ovunque il grado di protezione esistente non garantisca adeguatamente la sicurezza delle sedi e l’incolumità del personale e degli utenti degli uffici.
Tali interventi sono finalizzati:
§ ad assicurare l’attuazione degli interventi dell’Unità di crisi del MAECI a tutela dei cittadini e degli interessi italiani all’estero;
§ controllare e rafforzare i sistemi di protezione delle sedi diplomatico-consolari, anche di nuova istituzione, e del relativo personale, in linea con i parametri tecnici concordati tra MAECI, DIS e Consiglio superiore dei lavori pubblici, adeguando i dispositivi di sicurezza attiva e passiva, anche mediante l’utilizzo di militari dell’Arma dei Carabinieri e trasferendo il trasferimento del personale in edifici più sicuri, laddove non sia possibile portare a termine gli interventi necessari in tempi brevi;
§ consentire lo svolgimento di missioni e viaggi di servizio e congedo disposti dal MAECI in aree di crisi.
Per tali esigenze, la quantificazione del fabbisogno finanziario per il periodo gennaio-dicembre 2018 è pari ad euro 20.000.000: l’anno scorso il fabbisogno per l’intera annualità era stato quantificato in euro 30.000.000.
Riparto geografico delle spese per le missioni internazionali negli anni 2017 e 2018
Missioni nell’ambito della PSDC si sono svolte nei seguenti paesi e territori: ex Repubblica jugoslava di Macedonia, Kosovo, Bosnia-Erzegovina, Territori palestinesi occupati, Guinea-Bissau, Repubblica democratica del Congo, Sudan/Darfur, Ciad, Repubblica centrafricana, Somalia, Afghanistan, Moldova, Ucraina, Iraq, Georgia e Aceh (una provincia dell’Indonesia).
Si tratta in larga parte di azioni a sostegno di riforme della polizia, del sistema giudiziario e delle dogane e di rafforzamento della capacità, che facilitano accordi di cessazione delle ostilità e ne assicurano il rispetto. Possono essere decise missioni nell’ambito della PSDC anche con finalità specifiche, come la sorveglianza delle frontiere o la lotta contro la pirateria.
Il Consiglio dell’UE, nella riunione del 6 marzo 2017 ha adottato delle conclusioni nelle quali ha concordato alcune iniziative al fine di potenziare le strutture di pianificazione e controllo delle missioni dell’UE condotte in ambito PSDC, rafforzando le sinergie tra le missioni civili e quelle militari;
In particolare il Consiglio dell’Ue ha concordato:
· l’istituzione in seno allo Stato maggiore dell'UE a Bruxelles, di una capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC) incaricata della pianificazione operativa e condotta delle missioni militari senza compiti esecutivi, sotto il controllo politico e la direzione strategica del Comitato politico e di sicurezza;
Attualmente l’UE ha in corso tre missioni militari senza compiti esecutivi, nella Repubblica Centroafricana, in Mali e in Somalia.
· che le competenze civili e militari delle missioni PSDC dovrebbero essere riunite nell'ambito di una cellula comune di coordinamento a Bruxelles, per la cooperazione civile/militare nella pianificazione operativa e condotta delle missioni PSDC civili e militari senza compiti esecutivi.
Le missioni militari dell’UE attualmente operative sono 6:
· EUFOR ALTHEA, avviata nel 2004 per il mantenimento della sicurezza in Bosnia-Erzegovina;
· EUNAVFOR ATLANTA, missione navale istituita nel 2008 per contrastare le azioni di pirateria sulle coste della Somalia;
· EUTM SOMALIA, missione lanciata nel 2010 e con sede in Uganda;
· EUTM MALI, lanciata nel 2013 con lo scopo di fornire, nel sud del Mali, formazione e consulenza militare alle forze armate maliane (FAM);
· EUFOR RCA, istituita nel febbraio 2014 nella Repubblica centrafricana;
· EUNAVFOR MED, missione navale istituita nel giugno 2015 a fini di lotta contro i trafficanti di esseri umani nel Mediterraneo, con una prima fase orientata alla raccolta di informazioni di intelligence e due successive che riguardano la caccia attiva ai trafficanti, prima in acque internazionali, poi nelle acque territoriali e interne della Libia, previo mandato delle Nazioni Unite e approvazione del paese interessato.
Le missioni civili dell’UE attualmente operative sono 11:
· EULEX KOSOVO, istituita nel 2008, sullo stato di diritto e il sistema giudiziario;
· EUBAM MOLDAVIA E UCRAINA, istituita nel 2005, per il controllo delle frontiere, in particolare nella regione della Transnistria;
· EUBAM RAFAH, istituita nel 2005, per il controllo di frontiera al valico di Rafah, tra la striscia di Gaza e l’Egitto;
· EUPOL COOPS, istituita nel 2006, e volta a contribuire alla creazione di un dispositivo di polizia sostenibile ed efficace nei territori palestinesi, presta consulenza alle autorità palestinesi in materia di giustizia penale e aspetti dello stato di diritto;
· EUMM GEORGIA, istituita nel 2008, missione di monitoraggio al fine di contribuire al ristabilimento e la normalizzazione dell’area;
· EUCAP SAHEL NIGER, istituita nel 2012 a sostegno delle autorità nigeriane nello sviluppo di capacità proprie di lotta alla criminalità organizzata e al terrorismo nel Sahel;
· EUCAP SAHEL-MALI, anch’essa istituita nel 2015, a fini di sostegno alle forze di sicurezza interna del Mali.
· EUCAP SOMALIA, istituita nel 2012 in Somalia con il fine di rafforzare la capacità degli Stati della regione del Corno d’Africa e dell’Oceano Indiano occidentale a gestire efficacemente le rispettive acque territoriali;
· EUBAM LIBIA, istituita nel 2013 con l’obiettivo di fornire alle autorità libiche sostegno per sviluppare la capacità di accrescere la sicurezza delle frontiere terrestri, marine e aeree, a breve termine, e per implementare una strategia più ampia di gestione integrata delle frontiere a più lungo termine. Per l’evolversi della situazione politica e di sicurezza interna alla Libia, a partire dall’agosto del 2014 la missione ha la sua base operativa in Tunisia;
· EUAM UCRAINA, istituita nel 2015, per la riforma del settore della sicurezza civile in Ucraina;
· EUAM IRAQ, istituita ad ottobre 2017 per l’assistenza alle autorità irachene sui profili civili della stratega di sicurezza nazionale dell’Iraq.
L’art. 41 del Trattato sull’Unione europea prevede che le spese:
· amministrative in ambito PESC siano a carico del Bilancio dell’UE;
· operative siano anch’esse a carico del Bilancio dell’UE, ad eccezione di quelle derivanti da operazioni nel settore militare o della difesa (a meno che il Consiglio non decida altrimenti all’unanimità) che sono a carico degli Stati membri secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo (a meno che il Consiglio, deliberando all'unanimità, non stabilisca altrimenti).
Da ciò deriva che le spese operative per le missioni civili rientrano tra quelle a carico del bilancio dell’UE.
Per le missioni UE nel settore militare o della difesa si applica dunque la regola per cui i costi sono sostenuti direttamente dagli Stati membri (“Costs lie where they fall”).
Per alcuni dei costi relativi ad operazioni militari è stato predisposto fin dal 2004 un meccanismo denominato “meccanismo Athena”, concepito per amministrare, sulla base di contributi degli Stati membri in proporzione dei rispettivi PIL nazionali, il finanziamento di una serie di spese definite come comuni dalla decisione istitutiva del meccanismo Athena (l’elenco dei costi comuni a carico di Athena è ampliabile dal Consiglio o se richiesto dal Comandante dell’operazione e dal Comitato speciale che gestisce il meccanismo Athena, composto da rappresentanti degli Stati membri).
In pratica solo una parte molto limitata delle spese relative alle operazioni militari di gestione crisi è messa in comune (stimata tra il 10 ed il 20% a seconda della natura dell’operazione). Al meccanismo Athena partecipano tutti gli Stati membri ad eccezione della Danimarca, che ha un opt-out sulla PSDC. L’Italia contribuisce al meccanismo Athena, secondo un criterio di ripartizione basato sul prodotto nazionale lordo, per 12,10%.
Attualmente, in vista della scadenza della decisione relativa al meccanismo Athena nel marzo 2018, sono in corso presso il Consiglio dell’UE i lavori per la revisione di Athena volta ad ampliare la lista delle spese comuni, per comprendervi, in particolare, il dispiegamento dei Battlegroups dell’UE.
[1] Tale previsione normativa è stata recentemente inserita negli articoli 2 e 3 della legge quadro sulle missioni internazionali dall'articolo 6, comma 1, lettera a), n. 2), del decreto legge n. 148 del 2017, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 172 del 2017. Ai sensi del comma 3 articolo 17, della legge, n. 196 del 2009 “(…) I disegni di legge, gli schemi di decreto legislativo, gli emendamenti di iniziativa governativa che comportino conseguenze finanziarie devono essere corredati di una relazione tecnica, predisposta dalle amministrazioni competenti e verificata dal Ministero dell'economia e delle finanze, sulla quantificazione delle entrate e degli oneri recati da ciascuna disposizione, nonché delle relative coperture, con la specificazione, per la spesa corrente e per le minori entrate, degli oneri annuali fino alla completa attuazione delle norme e, per le spese in conto capitale, della modulazione relativa agli anni compresi nel bilancio pluriennale e dell'onere complessivo in relazione agli obiettivi fisici previsti. Alla relazione tecnica è allegato un prospetto riepilogativo degli effetti finanziari di ciascuna disposizione ai fini del saldo netto da finanziare del bilancio dello Stato, del saldo di cassa delle amministrazioni pubbliche e dell'indebitamento netto del conto consolidato delle pubbliche amministrazioni. Nella relazione sono indicati i dati e i metodi utilizzati per la quantificazione, le loro fonti e ogni elemento utile per la verifica tecnica in sede parlamentare secondo le norme di cui ai regolamenti parlamentari, nonché il raccordo con le previsioni tendenziali del bilancio dello Stato, del conto consolidato di cassa e del conto economico delle amministrazioni pubbliche, contenute nel DEF ed eventuali successivi aggiornamenti”.
[2] Per un approfondimento di questi profili si vedano: Disposizioni concernenti la partecipazione dell'Italia alle missioni internazionali Servizio Studi , Schede di lettura, Collana: Progetti di legge n° 111/2, pubblicato il 15 marzo 2016; dossier sull'AS1917 di cui al seguente link http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00926303.pdf
[3] Il 18 dicembre 2015, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU aveva adottato all'unanimità la Risoluzione n. 2259 (2015) sulla Libia in cui: si invita il Consiglio di presidenza libico a lavorare speditamente per formare entro 30 giorni il Governo di unità nazionale che costituirà l'unico governo legittimo della Libia, necessario ad assicurare la governance, la stabilità e lo sviluppo della Libia - come già affermato nel Comunicato di Roma -; si chiede agli Stati membri di rispondere urgentemente alle richieste di assistenza del Governo di unità nazionale per l'attuazione dell'Accordo politico libico; si impone agli Stati membri di assistere prontamente il Governo di unità nazionale nel rispondere alle minacce alla sicurezza libica e a sostenere attivamente il nuovo Governo nella necessità di sconfiggere ISIS ed i gruppi ad esso affiliati o ad al-Qaeda, su sua richiesta.
[4] L’Italia, dal 1991 al 2014, ha contribuito a tale missione con un contingente di personale militare, che era di 5 unità nel 2014 (Le missioni internazionali: tabelle e grafici, Dossier di documentazione, Servizio Studi - Dipartimento Difesa, Camera dei deputati, n. 273 del 6 febbraio 2017).
[5] In via eccezionale, la missione è stata impiegata per fornire assistenza ai migranti irregolari, così come per portare aiuto umanitario in caso di disastri naturali (https://minurso.unmissions.org/mandate).
[6] https://eeas.europa.eu/csdp-missions-operations/eutm-rca/3907/about-military-training-mission-central-african-republic-eutm-rca_en.
[8] In particolare, è stabilito che: la responsabilità della pianificazione e della condotta operative delle missioni militari senza compiti esecutivi dell'UE è attribuita, a livello strategico-militare, al direttore della capacità militare di pianificazione e condotta (MPCC); a livello operativo in teatro, una volta istituite, le missioni sono guidate da un comandante della forza della missione dell'UE, che opera sotto il comando del direttore dell'MPCC; nell'esercizio delle funzioni di comandante della missione, il direttore dell'MPCC agisce sotto il controllo politico e la direzione strategica del comitato politico e di sicurezza, a norma dell'articolo 38 del Trattato; l'MPCC, in quanto struttura di comando e controllo a livello strategico militare, fissa e situata fuori dalla zona delle operazioni, incaricata della pianificazione e della condotta operative delle missioni militari senza compiti esecutivi, come pure di costituire, proiettare, sostenere e ripristinare le forze dell'Unione, sostiene il proprio direttore nell'esercizio delle sue funzioni in qualità di comandante della missione; in teatro, una volta istituita una missione, un comando della forza della missione assiste il comandante della forza della missione dell'UE.
[9] Consistenza media annua pari a 75 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:287.
[10] Consistenza media annua pari a 470 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:495.
[11] Consistenza media annua pari a 800 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:900.
[12] Consistenza media annua pari a 18 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:32.
[13] Consistenza media annua pari a 1.100 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:1.497.
[14] Consistenza media annua pari a 155 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:407.
[15] Consistenza media annua pari a 26 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:53.
[16] Consistenza media annua pari a 650 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:754.
[17] Consistenza media annua pari a 76 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:130.
[18] Non sono stati quantificati oneri di personale in quanto l'equipaggio conduce l'attività partendo e
rientrando in territorio nazionale.
[19] Consistenza media annua pari a 13 unità. Numero massimo delle unità di personale impiegabile:44.
[20] E’ stato considerato l’impiego medio annuo delle unità come indicato nelle relative schede.
[21] Al riguardo, si osserva che la scheda n. 22, allegata alla deliberazione del Consiglio dei ministri del 14 gennaio 2017, non presente nella nuova deliberazione del dicembre 2018, faceva riferimento alla partecipazione italiana all'Operazione Ippocrate in Libia, concernente la fornitura di un supporto sanitario al Governo di Accordo nazionale libico, mediante l'installazione di un ospedale da campo presso l'aeroporto di Misurata, entro un quadro coerente con la Risoluzione UNSCR n. 2259 (2015) Come precisato dal governo nel Doc CCL n. 1, concernente la deliberazione del Consiglio dei ministri in merito alla partecipazione dell’Italia a missioni internazionali da avviare nel 2018, attraverso la nuova Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (scheda n. 1 2018) si è inteso riconfigurare in un unico dispositivo le attività di supporto sanitario e umanitario previste dall'Operazione Ippocrate e di alcuni compiti previsti dalla missione in supporto alla Guardia costiera libica, fino ad ora inseriti tra quelli svolti dal dispositivo aeronavale nazionale Mare sicuro, a cui si aggiungono ulteriori attività richieste dal Governo di Accordo nazionale libico. La nuova missione ha l'obiettivo di rendere l'azione di assistenza e supporto in Libia maggiormente incisiva ed efficace, sostenendo le autorità libiche nell'azione di pacificazione e stabilizzazione del Paese e nel rafforzamento delle attività di controllo e contrasto dell'immigrazione illegale, dei traffici illegali e delle minacce alla sicurezza, in armonia con le linee di intervento decise dalle Nazioni Unite;
[22] Lo stesso giorno in cui l'Assemblea Generale dell'ONU riconosce il Consiglio nazionale transitorio (CNT).
[23] Dati riferiti al primo semestre del 2016, DOC LXX n. 8
[24] DOC LXX n. 8, Relazione sulla partecipazione italiana alle operazioni internazionali in corso, presentata dal Ministro degli Esteri, predisposta congiuntamente con il Ministro della Difesa, comunicata alla presidenza il 27 dicembre 2016.
[25] Ibidem.
[26] Al vertice di Newport del 4-5 settembre 2014, è stato approvato il Readiness Action Plan (RAP) come risposta dell’Alleanza Atlantica alle minacce di sicurezza provenienti dal fianco Est, individuando tuttavia uno strumento flessibile per far fronte a sfide originate da qualunque fianco. In termini operativi, oltre ad elencare le “misure di riassicurazione” adottate a favore degli Alleati dell’Est, il RAP prevede tra le "misure di adattamento" un aumento della capacità di pronta reazione della NATO Response Force (NRF), con la costituzione di forze prontamente disponibili (Very High Readiness Joint Task Force-VJTF), una brigata multinazionale capace di entrare in azione in sole 48 ore. Essa sarà composta da circa 4.000 uomini e non avrà una base fissa, ma si avvarrà di cinque basi situate in Romania, Polonia e paesi baltici.