XV LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 275 di martedì 19 febbraio 2008
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI
La seduta comincia alle 12.
GIUSEPPE FALLICA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 4 febbraio 2008.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Amato, Aprea, Bafile, Bersani, Bindi, Boco, Bonelli, Bonino, Brugger, Capodicasa, Cento, Chiti, Colucci, D'Alema, D'Antoni, Damiano, De Piccoli, Del Mese, Di Pietro, Di Salvo, Donadi, Fioroni, Folena, Forgione, Francescato, Galante, Galati, Gasparri, Gentiloni Silveri, Giovanardi, La Malfa, Landolfi, Lanzillotta, Letta, Levi, Lion, Lucà, Maroni, Mazzocchi, Melandri, Meta, Migliore, Minniti, Morrone, Mura, Oliva, Leoluca Orlando, Parisi, Pecoraro Scanio, Pinotti, Piscitello, Pisicchio, Prodi, Realacci, Reina, Rigoni, Rutelli, Santagata, Scajola, Sgobio, Soro, Stucchi, Tremonti, Villetti, Violante, Visco ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantuno, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Annunzio dello scioglimento della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Repubblica, sentiti i Presidenti delle Camere, a norma dell'articolo 88 della Costituzione, ha disposto lo scioglimento della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica, con decreto in data 6 febbraio 2008, n. 19, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 6 febbraio 2008, n. 31, supplemento ordinario n. 31.
Modalità e limiti all'esercizio delle principali funzioni parlamentari in periodo di prorogatio.
PRESIDENTE. Ricordo che l'articolo 61, secondo comma, della Costituzione dispone che, fino a quando non siano riunite le nuove Camere, sono prorogati i poteri delle precedenti.
Per quanto riguarda i poteri della Camera in periodo di scioglimento, essi sono disciplinati secondo la prassi formatasi nel corso delle precedenti legislature, nei termini ricordati da ultimo nelle sedute del 14 febbraio 2006 e del 14 marzo 2001, cui la Presidenza ha fatto rinvio anche nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo del 6 febbraio 2008.
Modifica nella composizione di gruppi parlamentari (ore 12,03)
PRESIDENTE. Comunico che, con lettere pervenute in data 4 febbraio 2008, iPag. 2deputati Ferdinando Adornato e Angelo Sanza, iscritti al gruppo parlamentare Forza Italia, hanno chiesto di aderire al gruppo parlamentare UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro).
La presidenza di tale gruppo, con lettere pervenute in pari data, ha comunicato di aver accolto le richieste.
Comunico che il deputato Bruno Tabacci, con lettera pervenuta in data 5 febbraio 2008, si è dimesso dal gruppo parlamentare UDC e ha aderito al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
Comunico che, con lettere pervenute in data 6 febbraio 2008, i deputati Emerenzio Barbieri e Carlo Giovanardi, iscritti al gruppo parlamentare UDC, hanno chiesto di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risultano pertanto iscritti.
Comunico che, con lettera pervenuta in data 7 febbraio 2008, il deputato Italo Tanoni, iscritto al gruppo parlamentare Partito Democratico-L'Ulivo, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
Comunico che, con lettera pervenuta in data 15 febbraio 2008, il deputato Gerardo Bianco, iscritto al gruppo parlamentare Partito Democratico-L'Ulivo, ha chiesto di aderire al gruppo parlamentare Misto, cui risulta pertanto iscritto.
Annunzio della nomina del Ministro della giustizia.
PRESIDENTE. Comunico il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato, in data 7 febbraio 2008, la seguente lettera: « Onorevole Presidente, informo la S.V. che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, ha nominato Ministro della giustizia il dottor Luigi Scotti, il quale cessa dalla carica di sottosegretario di Stato al medesimo Dicastero. Firmato: Romano Prodi»
Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente (ore 12,05).
PRESIDENTE. Il Presidente del Consiglio dei ministri ha presentato alla Presidenza, con lettera in data 16 febbraio 2008, il seguente disegno di legge, che è stato assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla I Commissione (Affari costituzionali):
«Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2008, n. 24, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche ed amministrative nell'anno 2008» (3431) - Parere delle Commissioni II, III, IV, V e VII.
Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è stato altresì assegnato al Comitato per la legislazione.
Modifica nella costituzione del Comitato per la legislazione.
PRESIDENTE. Comunico che il 5 febbraio scorso è cessato il turno di presidenza del Comitato per la legislazione del deputato Giudice.
Ai sensi dell'articolo 16-bis, comma 2, del Regolamento e sulla base dei criteri stabiliti dalla Giunta per il Regolamento nella seduta del 16 ottobre 2001, le funzioni di presidente del Comitato per il terzo turno di presidenza - a decorrere dal 6 febbraio - sono state pertanto assunte dal deputato Zaccaria e quelle di vicepresidente dal deputato Verro.
Le funzioni di segretario restano affidate al deputato Raiti.
Su un lutto del deputato Gianfranco Fini.
PRESIDENTE. Comunico che il collega Gianfranco Fini è stato colpito da un grave lutto: la perdita della madre.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire al collega le espressioni della più sentita partecipazione al suo dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,10).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Sull'ordine dei lavori.
ANTONELLO FALOMI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, vorrei intervenire in merito all'annuncio dato dal Ministro degli esteri, onorevole D'Alema, a proposito del riconoscimento ufficiale del Kosovo da parte dell'Italia.
Non entro, in questa sede, nel merito dei problemi seri che si apriranno in conseguenza della decisione unilaterale del Kosovo di proclamarsi indipendente. Tuttavia, vorrei sollevare un problema - a mio avviso serio ed anche grave - di rapporto tra il Governo ed il Parlamento.
Signor Presidente, vorrei ricordare che il Parlamento della Repubblica e, in particolare, la Camera dei deputati, il 29 novembre 2007 (e non vi sono state ulteriori risoluzioni successive) ha votato alcune mozioni parlamentari. Ricordo che una di esse (presentata dalla Lega Nord, riformulata ed accolta praticamente all'unanimità da tutta l'Assemblea) impegnava il Governo ad esprimere in tutte le sedi internazionali una posizione contraria a qualunque violazione del diritto internazionale.
La mozione, inoltre, impegnava il Governo a sostenere presso il gruppo di contatto e le Nazioni Unite l'assoluta necessità di considerare il 10 dicembre 2007 come una tappa importante, ma non necessariamente definitiva del negoziato.
Il terzo punto della mozione - particolarmente delicato e serio nei rapporti tra Governo e Parlamento - chiamava il Governo a coinvolgere il Parlamento dopo la conclusione definitiva della fase negoziale, qualunque ne fosse l'esito e prima di assumere posizioni ufficiali del nostro Paese definitive in merito al futuro status del Kosovo.
È chiaro ed evidente qual è stata la volontà della Camera dei deputati. Peraltro - lo ribadisco - tale volontà è stata espressa all'unanimità dall'Aula e, pertanto, non vi sono state nemmeno particolari divisioni su questo punto.
Sentire il Ministro degli affari esteri assumere un atteggiamento opposto rispetto a quello votato dalla Camera dei deputati apre un delicato problema di rapporti tra Governo e Parlamento. Noi chiediamo - ed è questo il senso della richiesta relativa all'ordine dei lavori - che il Governo venga a riferire in Aula, e che sia un Parlamento pienamente legittimato a decidere sul riconoscimento o meno del Kosovo, visto che ha assunto una posizione estremamente chiara.
Questa è la richiesta che avanziamo e preghiamo il Presidente Castagnetti di farsene carico.
PRESIDENTE. Onorevole Falomi, la informo che il Governo domani riferirà sulla questione da lei sollevata alle Commissioni esteri di Camera e Senato, che sono convocate alle 14,30. La riunione è stata decisa all'unanimità dall'ufficio di presidenza delle Commissioni.Pag. 4
È evidente che i gruppi parlamentari parteciperanno a questa iniziativa e se lo riterranno - dopo che il Governo avrà riferito domani presso le Commissioni e compatibilmente con le prerogative dell'Aula parlamentare nel periodo di scioglimento delle Camere - potranno promuovere iniziative adeguate nei confronti del Governo.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, intervengo sulla medesima questione. La ringrazio della risposta che ha dato al collega di Rifondazione Comunista su una questione delicatissima, tuttavia preme sottolineare che la previsione di una seduta congiunta delle Commissioni affari esteri si colloca all'interno di un percorso di rapporti normali e di prassi tra il Ministro degli affari esteri e le Commissioni competenti, in merito ad un argomento importante.
Non vorrei, infatti, che venisse «derubricata» un'iniziativa parlamentare che è stata ben descritta e che ha visto unito - per una volta, su un tema delicatissimo - tutto il Parlamento. Quindi, la Camera dei deputati, nell'ambito delle sue competenze, ha chiesto al Governo di tornare in Aula in tutte le occasioni in cui si presentava un percorso come quello indicato in queste settimane, ossia la decisione del Kosovo di dichiarare in maniera unilaterale la propria indipendenza. In totale spregio alle indicazioni assunte, non da una parte politica ma dall'intera Aula della Camera dei deputati, abbiamo visto il Ministro D'Alema assumersi l'onere - non l'onore - di anticipare i tempi senza alcun tipo di mandato politico, facendo dichiarazioni opposte alle indicazioni ricevute dall'Assemblea.
Non si può permettere, oggi, che l'Aula del Parlamento venga totalmente estromessa dalla discussione. Il Ministro degli affari esteri non si può ritenere legittimato - tra i primi d'Europa - a riconoscere il Kosovo indipendente (ciò sarebbe discutibile nel merito, ma sarà l'Aula a pronunciarsi); è una stelletta che il Ministro non si può apporre perché non ha ricevuto alcun tipo di mandato in questo senso dal Parlamento italiano. Pertanto, se oggi, al di là della campagna elettorale, un esponente del Partito Democratico vuole fare a meno anche delle indicazioni del Parlamento, la situazione è estremamente grave e delicata.
In conclusione, a nome del gruppo, mi riservo e incarico lei, Presidente di turno, di stigmatizzare un comportamento che è al di fuori di un'indicazione precisa, rinviando alla discussione di domani, la quale è assolutamente legittima, ma non può rappresentare una sorta di derubricazione di un impegno che l'Aula si era assunta su una situazione politica internazionale delicatissima.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intervengo in merito al noto e drammatico caso di pedofilia che ha creato un forte allarme nel nostro Paese. Ancora una volta, col senno di poi, vi è la corsa ad inasprire le pene e a trovare chissà quali soluzioni. In realtà - ed è questo il senso del mio intervento sull'ordine dei lavori - questa persona è uscita dal carcere perché non sono stati celebrati i processi.
Pertanto, ritengo che sia dovere del Governo, nonché legittima richiesta da parte del Parlamento, che il Governo venga a riferire in Aula, per vedere come mai una persona socialmente pericolosa, o presunta tale, sia uscita dal carcere, anche a fronte di una serie di provvedimenti in via amministrativa che potevano essere adottati - quali firma, controllo, verifica -, modalità che l'inquietante comportamento del soggetto in causa avrebbe dovuto imporre alle autorità. Quando una persona socialmente pericolosa esce dal carcere per decorrenza dei termini, viPag. 5sono una serie - una «griglia» - di provvedimenti amministrativi che possono essere adottati.
Pertanto, chiedo al Presidente di turno della Camera che il Governo venga a riferire in Aula: se abbia svolto un'inchiesta in via amministrativa, cosa sia emerso, come mai per un così lungo tempo non sia stata processata questa persona e come mai non sia stata presa alcuna precauzione, così che chi ha violentato più di una volta delle bambine - secondo l'accusa -, abbia potuto poi ripetere questo vergognoso ed efferato reato.
PRESIDENTE. Il Governo, presente in Assemblea, ha potuto ascoltare direttamente la sua istanza.
TANA DE ZULUETA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TANA DE ZULUETA. Vorrei intervenire sulla questione sollevata dall'onorevole Falomi, il quale esprimeva una posizione condivisa dai quattro gruppi attualmente riuniti nella coalizione della sinistra Arcobaleno. Vorrei far presente che la decisione delle comunicazioni alle Commissioni esteri congiunte fu trasmessa agli uffici di presidenza e come tale accolta, ma non fu affatto una loro scelta, poiché una seduta congiunta è probabilmente la sede meno appropriata in quanto è una sede in cui non si possono predisporre atti di indirizzo. Per tale motivo mi associo alle osservazioni dell'onorevole Falomi e ritengo che sarebbe opportuno prevedere una seduta dell'Assemblea per trattare un tema tanto delicato e di grandissima attualità per il nostro Paese.
PRESIDENTE. Ribadisco quanto già detto sul tema all'onorevole Falomi: se i gruppi parlamentari non saranno soddisfatti dall'audizione del Ministro D'Alema che si svolgerà domani pomeriggio davanti alle due Commissioni congiunte di Camera e Senato potranno prendere, attraverso gli uffici di presidenza, le iniziative che in periodo di scioglimento delle Camere sono loro consentite.
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1448 - Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2007 (A.C. 3062-A) (Approvato dal Senato) (ore 12,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2007.
Ricordo che nella seduta del 14 gennaio si è conclusa la discussione sulle linee generali ed hanno avuto luogo le repliche del relatore e del Governo.
(Esame degli articoli - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge nel testo della Commissione.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 e sezioni 1 e 2).
Avverto altresì che il Governo ha ritirato gli emendamenti originariamente presentati (che, per tale ragione, al pari di altri emendamenti ritirati, non sono riprodotti nel fascicolo) e che lo stesso ha presentato ulteriori proposte emendative volte, nel loro complesso, a ripristinare il testo già approvato dal Senato.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del Regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare. A tal fine il gruppoPag. 6Lega Nord Padania è stata invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 126-ter, comma 4, del Regolamento, non possono essere ripresentati in Assemblea e dunque sono irricevibili gli emendamenti dichiarati inammissibili presso le Commissioni.
Avverto che la Presidenza, ai sensi dell'articolo 89 del Regolamento ed in conformità ai criteri di ammissibilità delineati nel corso dell'esame dei precedenti disegni di legge comunitaria, non ritiene ammissibili, in quanto estranee all'oggetto proprio della legge comunitaria, come definito dall'articolo 9 della legge 4 febbraio 2005, n.11, ovvero - comunque - non previamente presentate in Commissione, come richiesto dall'articolo 86, comma 1, del Regolamento, le seguenti proposte emendative: Pili 01.030, di carattere ordinamentale, volta a stabilire che la legge comunitaria individui la posizione italiana relativa alla predisposizione di atti dell'Unione europea; Pili 1.030, volta a prevedere le modalità con le quali deve essere definita la posizione italiana con riferimento a dati relativi ad alcune specifiche materie; Pili 6.31, volta a novellare la legge n. 11 del 2005 con riferimento alle funzioni del CIACE; Pini 7.030 (nuova formulazione), volta ad istituire una commissione di esperti per risolvere il problema del pagamento delle sanzioni applicabili ai produttori di latte; Marras 11.30, volta a sopprimere l'articolo 239 del codice della proprietà industriale in materia di uso di indicazioni geografiche e di denominazione di origine; Pini 25.030, in materia di servizi di vigilanza privata; Marras 27.030, volta ad estendere ai farmaci omeopatici disposizioni sulla tracciabilità dei farmaci per uso umano.
MAURO PILI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente intervengo sulle questioni di ammissibilità che lei ha sottoposto poc'anzi all'Assemblea per segnalare che se questo dovesse essere un precedente sarebbe un precedente gravissimo. L'inammissibilità delle prime due e anche della terza proposta emendativa che ho presentato a nome del gruppo di Forza Italia rappresenta una questione sostanziale della legge comunitaria stessa.
Vorrei ricordare all'Assemblea - ma lo faccio alla Presidenza - che all'articolo 1 della legge comunitaria stessa - quella del febbraio 2005 - il primo punto previsto come adempimento dell'Assemblea è quello del processo di formazione della posizione italiana. Nel momento in cui si è dichiarato inammissibile un emendamento (e lo si è argomentato richiamando il fatto che la Commissione non avrebbe preventivamente esaminato questo tipo di emendamento) non si è proceduto a considerare i lavori dell'Aula stessa. La Commissione, proprio per accogliere questa istanza, questa richiesta forte avanzata dall'opposizione, ha anche convocato, nella Commissione stessa, il CIACE, ossia l'organismo preposto all'elaborazione e alla proposizione di questo tipo di formazione della posizione italiana. Tutto ciò, Presidente, è avvenuto ed il Governo è stato più volte sollecitato, nella stessa Commissione, ad attuare all'interno della legge comunitaria non soltanto il recepimento degli atti e dei procedimenti comunitari, ma anche ad esprimere una propria posizione su alcune questioni fondamentali, che fosse rafforzata da un voto parlamentare. Tutto ciò non è avvenuto e mi chiedo per quale ragione, dato che sul piano sostanziale sarebbe un precedente gravissimo il fatto che la legge comunitaria non tenesse conto della posizione del Parlamento, mentre sul piano formale la Commissione ha, di fatto, esaminato la fase ascendente relativa alla legge comunitaria e lo stesso Governo è intervenuto con l'audizione del CIACE. Pertanto, credo sia davvero importante - anche perché, come lei ben sa, sono intercorsi accordi nella Conferenza dei presidenti di gruppo - che ci sia un riesame che contempli la riammissione di questi emendamenti e che non vi sia un precedente, che sarebbe grave perché avremmo una legge comunitaria monca di unPag. 7aspetto fondamentale - anzi preminente - che le legge stessa ha imposto, ossia la posizione italiana nella fase ascendente a livello europeo.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente anch'io mi ricollego alle parole del collega Pili perché onestamente, anche a seguito degli accordi che si sono raggiunti nella Conferenza dei presidenti di gruppo, ritengo inaccettabile e inconcepibile che in particolare due proposte emendative molto delicate, relative a due problemi annosi e pesanti soprattutto per l'economia del nord - quello delle quote latte e quello dei servizi di sicurezza privati - vengano dichiarate inammissibili senza che lei, Presidente, abbia fornito alcuna motivazione, se sia dovuto, cioè, a motivi ordinamentali, di copertura o ad altri motivi. Non ho sentito le motivazioni di ciò e onestamente vorrei in qualche modo avere una spiegazione. Ciò su cui, però, si può sicuramente dibattere in qualche modo è la posizione sull'articolo aggiuntivo 7.030 a mia firma riguardo alle quote latte perché c'è stata un'amplissima discussione in Commissione.
Ma l'aspetto veramente inconcepibile è quello che riguarda il mio articolo aggiuntivo Pini 25.030, perché lo stesso - mi rivolgo anche a lei signor Ministro - costituisce un'attuazione di una sentenza della Corte di giustizia delle Comunità europee del 13 dicembre 2007. Lei per due anni, in Commissione, ci ha sempre spronato, giustamente, affinché il Parlamento si adeguasse nel più breve tempo possibile alle decisioni che in qualsiasi materia fossero giunte dall'Europa, in generale. Ora, vi è la possibilità di dare un segnale, anche perché sappiamo che gli accordi presi nella Conferenza dei presidenti di gruppo supereranno, in qualche modo, la possibilità di voto e di esame degli emendamenti. Vi è la possibilità di dare comunque un segnale e di lasciare una traccia nei lavori parlamentari del fatto che il Parlamento è in grado, in maniera rapidissima, di ricevere e di sanare posizioni condannate dalla Corte di giustizia delle comunità europee.
Non capisco sulla base di quale articolo del Regolamento sia possibile dichiarare inammissibile tale tipo di emendamento. Le faccio presente che così sarebbe sanata, signor Presidente, non solo una possibile procedura di infrazione, ma anche una posizione veramente assurda. Infatti, decine di migliaia di lavoratori soprattutto nel nord Italia lavorano sostanzialmente senza alcun riconoscimento formale della loro professione, mentre in tutti gli altri Stati membri, o comunque nella maggior parte di essi, tale posizione è riconosciuta ufficialmente da leggi degli stessi Stati. Pertanto, chiedo un doveroso chiarimento sui motivi che hanno portato alla inammissibilità dei miei articoli aggiuntivi 7.030 e 25.030.
PRESIDENTE. Ai colleghi, onorevoli Pili e Pini, devo precisare che prima di esprimere la dichiarazione di inammissibilità delle proposte emendative avevo testualmente detto: «(...) non ritiene ammissibili questi emendamenti in quanto estranei all'oggetto proprio della legge comunitaria come definito dall'articolo 9 della legge 4 febbraio 2005, n. 11, ovvero comunque non previamente presentati in Commissione come richiesto dall'articolo 86, comma 1, del Regolamento».
Per quanto riguarda le questioni sollevate dall'onorevole Pili debbo ribadire che le ricordate proposte emendative non rientrano nel contenuto tipico della legge, ma soprattutto non sono state previamente (lo ribadisco ancora una volta) presentate in Commissione come richiesto dal Regolamento e come ho appena richiamato.
Circa le considerazioni svolte dall'onorevole Pini in ordine alle dichiarazioni di ammissibilità delle proposte emendative, la Presidenza non può che prendere atto del valore politico delle dichiarazioni medesime ribadendo, tuttavia, la decisione già comunicata all'Assemblea. In primo luogo, ricordo che con riferimento al disegno di legge comunitaria - lo richiamo ancoraPag. 8una volta - la legge 4 febbraio 2005, n. 11, (in particolare l'articolo 9) ha stabilito in via generale il contenuto tipico della legge annuale e che nel corso dell'esame dei precedenti disegni di legge comunitaria, sulla base di tale disciplina, sono stati definiti dalla Presidenza criteri di ammissibilità che oggi sono stati applicati.
Ricordo, inoltre, che ai sensi dell'articolo 86, comma 1, del Regolamento nella fase di esame in Assemblea possono essere presentati emendamenti purché nell'ambito degli argomenti già considerati nel testo o negli emendamenti presentati e giudicati ammissibili in Commissione. Nel caso di specie, invece, le proposte emendative non possono essere ricondotte al contenuto proprio della legge comunitaria, né sono state previamente presentate in Commissione. Queste sono le ragioni per cui sono state dichiarate inammissibili le loro proposte emendative.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo sull'articolo 1 e anche sul complesso degli altri articoli perché credo che l'argomentazione fondamentale che è stata posta all'attenzione della prima parte del dibattito - anche in ordine alla ammissibilità degli articoli e degli emendamenti proposti - meriti un momento di riflessione.
Voi tutti sapete che c'è stato un accordo in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo per riportare il testo della legge comunitaria alla stesura iniziale approvata dal Senato. Tale intesa non può tuttavia sottrarci all'obbligo di sottolineare, ancora una volta, l'occasione sprecata che è stata maturata sulla legge comunitaria all'esame dell'Aula. Si tratta di un'occasione sprecata con riferimento a tre livelli di attenzione dell'Aula stessa. In primo luogo, è un'occasione sprecata sul piano politico. Infatti, sapevamo tutti che su un tema così importante, come il rapporto con l'Unione europea, il Governo Prodi sarebbe stato inadeguato e non avrebbe avuto alcuna intenzione di svolgere a livello comunitario un'azione forte, in grado di far prevalere una posizione italiana autorevole. È, inoltre, un'occasione sprecata sul piano istituzionale perché sostanzialmente il Parlamento ha, ancora una volta, abdicato al suo ruolo fondamentale di legiferare e di proporre una posizione italiana che fosse, di fronte alla Commissione europea, autorevole proprio in quanto sostenuta da un voto del Parlamento.
Il ruolo parlamentare è venuto meno, da una parte, per la debolezza politica e sostanziale della maggioranza e, dall'altra, perché è evidente che ormai il «rullo compressore» della Commissione europea ha ritmi che il Parlamento non riesce a seguire, portandoci conseguentemente a subire l'imposizione europea piuttosto che a poterla condividere o agevolare con proposte e, laddove necessario, modificare con correzioni. Vi è un ulteriore aspetto fondamentale che ci induce ad affermare che, forse, il Parlamento e il Governo stesso avrebbero dovuto fare di tutto per proporre nella legge comunitaria in esame (Commenti)...
PRESIDENTE. Chiedo ai colleghi un po' di silenzio e un po' di rispetto per l'onorevole Pili che sta intervenendo.
MAURO PILI. La ringrazio, signor Presidente. Stavo dicendo che forse sarebbe stato necessario che lo stesso Governo e il Parlamento in termini bipartisan si mettessero nelle condizioni di proporre una posizione forte italiana al punto di condizionare e di prospettare davvero un'Europa più vicina, più efficace, più credibile, più percepibile all'opinione pubblica come costruttiva e positiva.
Tutto ciò non è avvenuto e credo che non sia collegabile soltanto ad una debolezza numerica della maggioranza che ha governato ma anche, lo ribadisco, ad unaPag. 9debolezza politica e ad una continuità storica. Il Presidente del Consiglio dei Ministri è colui che ha concepito un'Europa che ordina e non coordina, un'Europa che burocratizza piuttosto che snellire, agevolare e favorire lo sviluppo economico, un'Europa che controlla i dettagli piuttosto che regolare e imporre il coordinamento di azioni importanti su tutti i piani rilevanti della gestione europea (Commenti)...
PRESIDENTE. Chiedo ai collegi di fare silenzio e di lasciar parlare l'oratore.
MAURO PILI. Concludo, signor Presidente. Credo, infatti, che le ore finali di questa legislatura corrano proprio sulla legge comunitaria e che questa sia la rappresentazione forse più corretta dell'attenzione riposta su un tema importante come quello del rapporto tra il nostro Paese e il resto d'Europa. L'Europa ci scaraventa addosso decine, centinaia di norme. Il Parlamento, silente, non riesce a costruire un argine per evitare che i cittadini ne paghino quotidianamente le conseguenze sotto ogni punto di vista e non riesce a trarre aspetti positivi che, invece, questo ramo del Parlamento potrebbe trarre per conferire vantaggi alla propria comunità.
Ritorno, solo per un attimo, alla questione fondamentale relativa alle proposte emendative dichiarate inammissibili. Si trattava di tre questioni fondamentali. Abbiamo bisogno di fare della posizione italiana all'interno della legge comunitaria la regola fondante. Non si può utilizzare la legge comunitaria soltanto per recepire direttive o regolamenti comunitari (come in questo caso) che vanno dalla timbratura delle uova al regolamento dei ciucci per i bambini dimenticando invece il ruolo fondamentale che deve avere l'Europa sullo sviluppo economico.
Credo che questa Assemblea e, di conseguenza, il Paese abbiano perso un'occasione in tale direzione. Infatti, di fronte all'avanzare di un numero sempre più cospicuo di normative comunitarie, il Paese soffre, fa allontanare l'Europa e fa avanzare i problemi che, invece, dovrebbero essere risolti con lungimiranza e con un orizzonte politico europeo, che è mancato in questa legislatura in questo Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, credo di esprimere a nome di tutti i colleghi che hanno lavorato in Commissione sul provvedimento in esame, la difficoltà e anche un po' di disagio per come andremo a concludere il lavoro. Tuttavia, a me pare che il dibattito che ci ha visti impegnati per diverse settimane nel tentativo di migliorare il testo licenziato dal Senato, aggiungendo anche ulteriori elementi di valutazione e di decisione, resti comunque agli atti come segno di disponibilità, attenzione e impegno che certamente consegniamo alla prossima legislatura.
In tale contesto, vi è stato un ragionamento - e penso di poter dire anche un accordo - all'interno della Conferenza dei presidenti di gruppo, affinché si torni al testo approvato al Senato e mi permetto di dire che nelle condizioni date mi sembra che ciò rappresenti quanto è possibile fare nel corso di questa seduta. I dati regolamentari prevedono che comunque le proposte emendative siano ancora nella nostra valutazione e mi pare che i gruppi stiano ragionando su una disponibilità al ritiro. Penso che il relatore vorrà evidenziare tali passaggi, ma vorrei sottolineare come su questi temi certamente vorremmo fare tutti di più.
Il lavoro svolto in Commissione ha sempre visto disponibilità e ricerca reciproche di miglioramento delle posizioni, degli atteggiamenti e delle decisioni finali. Mi auguro di poter consegnare alla prossima legislatura anche questo impegno, affinché attorno ai temi dell'Unione europea e dell'integrazione europea questo Parlamento - come ha fatto in passato e come storicamente è avvenuto - possa esprimersi in maniera larga e, possibilmente, unitaria. In questo momento miPag. 10sento di dire, per conto e a nome del gruppo del Partito Democratico, che aderiamo alla decisione dei presidenti di gruppo affinché sia possibile almeno approvare il testo così come è stato licenziato dal Senato e ci sembra che ciò rappresenti quanto di meglio possiamo fare in quest'ultima parte di legislatura.
FRANCA BIMBI. Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, in qualità di presidente della XIV Commissione, mi sono già rammaricata a nome di tutti del fatto che ci siamo trovati nella necessità di operare una scelta anche dolorosa e cioè quella di optare per un percorso difficile per il disegno di legge comunitaria oppure di ritornare al testo del Senato, tralasciando il lavoro positivo - non sta a me definirlo tale, ma penso che sia nella consapevolezza di tutti - svolto dalla Commissione, in particolare per due aspetti non di parte. Infatti, avevamo lavorato per introdurre nel testo uscito licenziato dalla XIV Commissione il superamento di procedimenti di infrazione, che evidentemente il nuovo Governo dovrà riprendere nel disegno di legge comunitaria per il 2008. Quindi, ciò ci metterà nella necessità di recuperare i tempi del ritardo, che purtroppo è normale nella storia dell'esame dei disegni di legge comunitaria da parte del Parlamento italiano. Avevamo, inoltre, introdotto alcune modifiche alla legge n. 11 del 2005, che avrebbero reso più forte e trasparente il rapporto tra il Parlamento e il Governo, ma che avrebbero anche portato ad un miglioramento dei tempi dell'approvazione del disegno di legge comunitaria, tema su cui tutta la Commissione ha lavorato concordemente in questi due anni, in cui ci è stato possibile lavorare.
Pertanto, la soluzione mi sembra a questo punto ottimale, perché ci consente di concludere la legislatura, avendo compiuto almeno il nostro dovere istituzionale. Come hanno rilevato in maniera diversa anche i colleghi intervenuti finora, nella nuova legislatura dovremo però affrontare nuovamente la questione delle infrazioni pregresse, del cambiamento e dell'attualizzazione necessaria della legge n. 11 del 2005, in particolare con la ratifica del nuovo Trattato dell'Unione.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. La Commissione invita al ritiro dell'emendamento Del Mese 1.30 (Nuova formulazione) e accetta l'emendamento 1.150 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti. Vi prego di prendere posto.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento Del Mese 1.30 (Nuova formulazione) formulato dal relatore.
ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, accedo all'invito.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 11
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 199).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 364
Astenuti 74
Maggioranza 183
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 134).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 328
Astenuti 110
Maggioranza 165
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 96).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 282
Astenuti 156
Maggioranza 142
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 50).
Prendo atto che i deputati Fiano e Filippi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 258
Astenuti 182
Maggioranza 130
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 25).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 5 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 7).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. La Commissione accetta l'emendamento 5.150 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il Governo raccomanda l'approvazione dell'emendamento 5.150.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 5.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 201).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 303
Astenuti 139
Maggioranza 152
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 70).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 6 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'emendamento 6.150 del Governo. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pili 6.11, mentre accetta l'emendamento 6.151 del Governo.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pili 6.13, accetta l'emendamento 6.152 del Governo ed esprime altresì parere contrario sull'emendamento Pini 6.37.
La Commissione accetta gli emendamenti 6.153 e 6.154 del Governo, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Pini 6.38 e Pili 6.18.
La Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Pini 6.60 e 6.43, mentre accetta l'emendamento 6.157 del Governo.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Pini 6.49, mentre esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Pini 6.50 e 6.158 del Governo. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pini 6.67 e Pili 6.30 e 6.32.Pag. 13
La Commissione accetta l'emendamento 6.159 del Governo, mentre esprime parere contrario sull'emendamento Pini 6.65.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Il parere è conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 6.150 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, intervengo sugli emendamenti relativi a questo articolo, nonché sugli emendamenti presentati agli articoli successivi, per senso di responsabilità (nei confronti dei nostri elettori, che sono i cittadini padani, non sicuramente nei confronti di questo Governo dimissionato), ritirandoli, fatto salvo il mio emendamento 6.50, perché - guarda caso - avevamo addirittura anticipato una scelta di buonsenso compiuta dal Governo.
Lo faccio per un senso di responsabilità, affinché l'approvazione di questo disegno di legge comunitaria possa avvenire nei termini stabiliti dall'accordo raggiunto in Conferenza dei presidenti di gruppo.
Ma il senso di responsabilità - ripeto - è nei confronti dei cittadini padani, perché altrimenti si ritroverebbero loro a pagare per l'incapacità politica, dimostrata da questa maggioranza, di sanare quelle infrazioni comunitarie che - formalmente - gravano pesantemente sul bilancio dello Stato, ma che nella pratica, invece, non fanno altro che trasformarsi in prelievi forzosi sulle tasche dei cittadini del nord.
Ripeto che ritiriamo, per ora, gli emendamenti presentati all'articolo 6, fatto salvo il mio emendamento 6.50, solo ed esclusivamente per un senso di responsabilità.
Mi permetta di concludere, signor Presidente, segnalandole una svista da parte degli uffici, perché l'articolo aggiuntivo 7.030 (Nuova formulazione), dichiarato inammissibile, riguardante le quote latte - glielo segnalo a seguito della sua risposta - era già stato presentato in Commissione ed era stato semplicemente riformulato per evitare problemi con la V Commissione bilancio per quanto riguarda la copertura. Le motivazioni addotte, quindi, non costituiscono una giustificazione valida.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, anch'io, in ottemperanza all'impegno raggiunto in Conferenza dei presidenti di gruppo, ritiro gli emendamenti presentati all'articolo 6, anche perché, evidentemente, di fronte allo stato dell'arte - la caduta del Governo e lo scioglimento delle Camere - sarebbe assolutamente improponibile l'accoglimento degli stessi, perché, mancando un Governo, non si potrebbe adempiere alle indicazioni contenute negli stessi emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 267
Astenuti 176
Maggioranza 134
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 30).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Pili 6.11 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento del Governo 6.151.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, in conformità alla decisione assunta dal gruppo di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo, vengono accolti tutti gli emendamenti (a partire da questo, ovviamente) del Governo che tendono a riportare il testo della legge comunitaria a quello del Senato, per le ragioni che qui sono state esposte e sulle quali non torno.
Mi preme però sottolineare che le modifiche che vengono cancellate erano significative: in particolare quelle che si riferiscono all'emendamento in esame, ma anche ad altri. Sono tutte modifiche che tendono ad accrescere il ruolo del Parlamento, quindi di un'Assemblea elettiva nella gestione degli affari europei, contrastando una tendenza (che - ahimè - non siamo riusciti a correggere e che si è evidenziata nonostante qualche piccolo sforzo) a considerare gli affari europei come un fatto privato dei Governi. La vicenda del Kosovo è sintomatica di questo atteggiamento, ossia di considerare i problemi in sede europea come esclusivi del Governo. Gli emendamenti approvati dalla Commissione (parlo quindi di testi fatti propri dalla Commissione) andavano nella direzione di rendere più limpido, meno bizantino, meno eludibile il rapporto tra Governo e Parlamento in materia di affari europei. Mi premeva di sottolineare questo aspetto, perché evidentemente ci si dovrà tornare sopra in sede di riforma della legge n. 11 del 2005: è importante che la nostra disponibilità a garantire comunque l'approvazione della legge comunitaria, sia pure nel testo del Senato, non possa cancellare il senso di alcuni emendamenti che avevamo presentato in Commissione, che erano stati accolti dalla medesima e che segnerebbero un'inversione di tendenza rispetto a quella attuale, che certamente non ci piace.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.151 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 266
Astenuti 185
Maggioranza 134
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 25).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.152 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 264
Astenuti 187
Maggioranza 133
Hanno votato sì 241
Hanno votato no 23).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Pini 6.37 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.153 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 246
Astenuti 204
Maggioranza 124
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 8).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Pini 6.38 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.154 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 239
Astenuti 203
Maggioranza 120
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 5).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che i successivi emendamenti sono stati ritirati. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.157 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 240
Astenuti 206
Maggioranza 121
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 7).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Pini 6.49 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Pini 6.50 e 6.158 del Governo, accettati dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 303
Astenuti 146
Maggioranza 152
Hanno votato sì 299
Hanno votato no 4).
Ricordo che i successivi emendamenti Pini 6.67 e Pili 6.30, che sarebbero risultati preclusi, sono stati ritirati. Ricordo inoltre che il successivo emendamento Pili 6.32 è stato ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 6.159 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 257
Astenuti 187
Maggioranza 129
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 19).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che l'emendamento Pini 6.65 è stato ritirato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 250
Astenuti 194
Maggioranza 126
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 18).
(Esame dell'articolo 7 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pini 7.31 e 7.42. La Commissione formula inoltre un invito al ritiro dell'emendamento Pini 7.52, sul quale il parere sarebbe stato originariamente favorevole, per via dell'accordo sopravvenuto.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Pini 7.33, 7.35 e 7.36, nonché sull'emendamento Pili 7.30.
La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Pini 7.55, 7.37, 7.32, 7.43, 7.44, 7.58, 7.38, 7.45, 7.39, 7.47, 7.48 e 7.54.
La Commissione accetta invece l'emendamento 7.150 del Governo: si tratta del ripristino del testo approvato dal Senato.
La Commissione esprime infine parere contrario sugli emendamenti Pini 7.49, 7.46, 7.50, 7.57, 7.56 e 7.53.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, così come per l'articolo 6, e senza ripetere le motivazioni già espresse per quel che riguarda il gruppo della Lega Nord, ritiro tutti gli emendamenti a mia firma. Con l'occasione, mi permetta però di fare una distinzione: noi apprezziamo in qualche modo questo articolo; tuttavia su di esso ci asterremo, per una motivazione che è legata al limite dimensionale che viene applicato alla norma, limite che riteniamo troppo stringente.
MAURO PILI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo solo per ritirare il mio emendamento 7.30.
PRESIDENTE. Sta bene. Sono pertanto ritirati tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 7 a prima firma dell'onorevole Pini e dell'onorevole Pili.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 7.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 245
Astenuti 217
Maggioranza 123
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che tutti i successivi emendamenti riferiti all'articolo risultano o preclusi o ritirati.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 17
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 245
Astenuti 217
Maggioranza 123
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 8 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pini 8.31, 8.32, 8.33, 8.34 e 8.38. La Commissione formula altresì, per le ragioni già dette, un invito al ritiro sull'emendamento Pini 8.39, sul quale il parere sarebbe stato originariamente favorevole.
La Commissione esprime altresì parere contrario sugli emendamenti Pini 8.40, 8.41 (Nuova formulazione), 8.42, 8.43 e 8.44.
La Commissione formula, per le ragioni di cui sopra, un invito al ritiro dell'emendamento Pini 8.52 (sul quale il parere era favorevole). La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Pini 8.53, 8.55, 8.56, 8.57, 8.58, 8.59, 8.60 e 8.61.
La Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Pini 8.64 (sul quale il parere era favorevole), mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Pini 8.65, 8.67, 8.68, 8.72, 8.74, 8.75, nonché sull'emendamento Pili 8.30. La Commissione esprime inoltre parere contrario sugli emendamenti Pini 8.76, 8.77 e 8.78. La Commissione accetta l'emendamento 8.150 del Governo, che prevede il ripristino del testo, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Pini 8.84 e 8.88.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Pini 8.31.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, anche in questo caso valgono le considerazioni svolte con riferimento all'articolo 7. Ritiro pertanto tutti gli emendamenti a mia firma, sebbene alcuni di essi, come anche la relatrice ha riconosciuto, fossero migliorativi della norma. Mi auguro comunque che vi sia un altro modo per poter in qualche misura migliorare la norma: condividiamo infatti - e anche in questo caso rilevano le stesse considerazioni che valgono per l'articolo precedente - l'indicazione e la ratio della norma che viene ad essere approvata, ma a maggior ragione, proprio per i limiti dimensionali della sua applicazione, la riteniamo un po' troppo vessatoria nei confronti di alcune piccole imprese.
Se la norma, quindi, in qualche modo può starci bene, non possiamo però esprimere un parere favorevole, e dunque ci asterremo. Mi permetto anche di lasciare agli atti una considerazione che non è meramente tecnica, ma di natura politica. Vi è un errore pesante nell'emendamento 8.52 a mia firma, laddove compare una parola di troppo: «non». Non vorrei che qualcuno poi su ciò speculasse, perché l'emendamento mirava a realizzare proprio una tutela delle produzioni tipiche, e non il contrario. Chiedo dunque che rimanga agli atti il fatto che la ratio di tale emendamento era totalmente il contrario di quanto invece riportato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Dozzo. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, vorrei far riflettere il Ministro Bonino sul comma 2 dell'articolo 8. L'articolo 8, in pratica, detta disposizioni per quanto riguarda i centri di imballaggio delle uova e, quindi, la classificazione dei vari centri di imballaggio.
Il comma 2 dispone che per gli allevatori aventi fino a cinquanta galline non si applicano le norme in questione. Signor Ministro, il numero di cinquanta galline è troppo piccolo, perché un semplice contadino, per produzione propria, ha già più di cinquanta galline. Lei capisce che, anche se uno ha più di cinquanta galline, non va a mettere un centro e non porta le proprie uova presso un centro d'imballaggio, né può realizzare un centro d'imballaggio con tanto di macchina etichettatrice, di cui conosciamo i costi.
Dunque, signor Ministro, o formuliamo un ordine del giorno con il quale si chiede al Governo di rivisitare tale limite, oppure sappiamo già da oggi che comunque tantissimi, non dico allevatori, ma contadini che hanno le galline in casa, non faranno certo l'etichettatura. Si tratta di una questione molto importante, quella della certificazione del prodotto. Sappiamo benissimo - come lei mi insegna, Presidente - che poche centinaia di uova al giorno di fronte alle grandi produzioni di migliaia e migliaia di uova al giorno sono ben poca cosa.
MAURO PILI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, intervengo per annunziare il ritiro del mio emendamento 8.30, ma anche per rivolgermi al Ministro, considerato che in tutto l'impianto della legge comunitaria vi è un'assenza quasi totale del ruolo delle regioni.
Poiché parliamo del controllo, del monitoraggio e dell'applicazione di regole che dovrebbero far funzionare il mercato, tutelare i cittadini e quant'altro, credo che nella fase attuativa sia indispensabile che l'articolazione dei controlli non sia solo centralizzata a livello nazionale, ma che abbia luogo previa intesa con le stesse regioni. Ritengo che si tratti di un atto di articolazione istituzionale, da una parte, e, dall'altra, di tutela maggiore dei cittadini, che hanno in loco, in ogni singola regione, la possibilità di una verifica e di un controllo del servizio che deve essere reso in base alla direttiva comunitaria. Ritiro comunque l'emendamento a mia firma 8.30.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che sono stati ritirati tutti gli emendamenti presentati all'articolo 8, ad eccezione dell'emendamento 8.150 del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 246
Astenuti 220
Maggioranza 124
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Filippi ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 19
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 240
Astenuti 217
Maggioranza 121
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati Filippi e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 9 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 11), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 261
Astenuti 199
Maggioranza 131
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 18).
Prendo atto che i deputati Filippi, Formisano e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 10 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 12), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 238
Astenuti 218
Maggioranza 120
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 4).
Prendo atto che i deputati Dato, Filippi e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 11 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 13), al quale non sono state presentate proposte emendative ammissibili.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 246
Astenuti 220
Maggioranza 124
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Filippi e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 12 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 14), al quale non sono state presentate proposte emendative.Pag. 20
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 247
Astenuti 223
Maggioranza 124
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Filippi, Minardo e Volontè hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 13 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 15).
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'emendamento del Governo 13.150.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il Governo raccomanda l'approvazione del suo emendamento 13.150.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 13.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 476
Votanti 252
Astenuti 224
Maggioranza 127
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Filippi e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 248
Astenuti 218
Maggioranza 125
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Filippi e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo aggiuntivo Giuseppe Fini 13.030. Invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Giuseppe Fini 13.030.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, anche il Governo esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Boato, a nome dell'onorevole Lion, ritira l'articolo aggiuntivo Giuseppe Fini 13.030.
Pag. 21(Esame dell'articolo 14 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 16).
Nessuno chiedendo di parlare, invito la relatrice ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione avrebbe espresso parere favorevole sull'emendamento Pili 14.30, in relazione al quale avevamo concordato che la parola «vietare» fosse sostituita da «impedire»; tuttavia, nelle nuove condizioni, la Commissione formula un invito al ritiro. Inoltre, la Commissione accetta l'emendamento 14.150 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dalla relatrice.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento Pili 14.30 accede all'invito al ritiro.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 14.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 252
Astenuti 222
Maggioranza 127
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Filippi e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 245
Astenuti 221
Maggioranza 123
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Filippi e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 15 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 15 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 17), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 15.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 337
Astenuti 138
Maggioranza 169
Hanno votato sì 335
Hanno votato no 2).
Prendo atto che i deputati Filippi e Minardo hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 16 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 18), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 252
Astenuti 218
Maggioranza 127
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati D'Ippolito Vitale, Minardo e Filippi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 17 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 19).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'emendamento 17.150 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Il Governo raccomanda l'approvazione del suo emendamento 17.150.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.150 del Governo accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 246
Astenuti 221
Maggioranza 124
Hanno votato sì 245
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Minardo e Filippi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 249
Astenuti 214
Maggioranza 125
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Minardo e Filippi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.Pag. 23
(Esame dell'articolo 18 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 20), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 249
Astenuti 211
Maggioranza 125
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 5).
Prendo atto che i deputati Minardo, Filippi, Pini e Borghesi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 19 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 19 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 21), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 19.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 231
Astenuti 210
Maggioranza 116
Hanno votato sì 230
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Minardo e Filippi hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 20 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 22), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 249
Astenuti 211
Maggioranza 125
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 3).
Prendo atto che i deputati Minardo, Filippi, Grassi e Baldelli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 21 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 23).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'emendamento del Governo 21.150.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Il Governo raccomanda l'approvazione del suo emendamento 21.150.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.Pag. 24
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento del Governo 21.150, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 253
Astenuti 222
Maggioranza 127
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 21, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 231
Astenuti 202
Maggioranza 116
Hanno votato sì 231).
Prendo atto che i deputati Minardo, Evangelisti, Lainati, Bonaiuti e Tomaselli hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 22 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 24).
Nessuno chiedendo di parlare invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sugli emendamenti Pili 22.34 (su cui il parere era favorevole) e Narducci 22.30, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Pili 22.35, Narducci 22.31, Pili 22.36, Narducci 22.32 e Narducci 22.33.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore dell'emendamento 22.34 accede all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Prendo altresì atto che l'onorevole Narducci ritira i suoi emendamenti 22.30, 22.31, 22.32 e 22.33.
MAURO PILI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, in ordine agli altri emendamenti di cui sono primo firmatario la delicatezza del tema - come ha visto la Commissione ha espresso parere favorevole su alcuni di essi - mi induce, per via dell'accordo, a ritirarli. Tuttavia, quanto meno per l'emendamento 22.35 sollecito il Governo a tener conto in maniera vincolante, nella predisposizione degli atti che seguiranno, dell'emendamento stesso.
L'emendamento in particolar modo si riferisce alla lettera d) dell'articolo 22, comma 1, relativo alle scorie nucleari e il tema, quindi, è di una delicatezza estrema. Nella proposta che ci accingiamo ad approvare sono previsti criteri e prescrizioni «per ridurre al minimo».
La nostra proposta è quella di sostituire le parole «a ridurre al minimo» con le parole «ad eliminare» l'impatto ambientale che deriva dal trasporto, anche se transfrontaliero, di qualsiasi tipo di scorie nucleari. Chiediamo che tale impegno siaPag. 25vincolante per il Governo. Ritiro, comunque, tutti gli emendamenti all'articolo 22 a mia firma.
PRESIDENTE. Prendo dunque atto che tutti gli emendamenti presentati all'articolo 22 sono stati ritirati.
Passiamo dunque alla votazione dell'articolo 22.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 249
Astenuti 223
Maggioranza 125
Hanno votato sì 249).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 23 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 23 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 25), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 23.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 249
Astenuti 218
Maggioranza 125
Hanno votato sì 249).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame dell'articolo 24 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 26).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'emendamento Fluvi 24.30 (su cui il parere era favorevole). La Commissione accetta l'emendamento 24.150 del Governo, del quale si è parlato in precedenza.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'emendamento Fluvi 24.30 accedono all'invito al ritiro.
Passiamo dunque alla votazione dell'emendamento 24.150 del Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 24.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 252
Astenuti 219
Maggioranza 127
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Pag. 26Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 243
Astenuti 214
Maggioranza 122
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 1).
(Esame dell'articolo 25 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 27).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta gli emendamenti 25.150 e 25.151 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il Governo raccomanda l'approvazione dei suoi emendamenti 25.150 e 25.151.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 248
Astenuti 222
Maggioranza 125
Hanno votato sì 248).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 25.151 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 243
Astenuti 216
Maggioranza 122
Hanno votato sì 243).
Prendo atto che i deputati Minardo e Compagnon hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 252
Astenuti 221
Maggioranza 127
Hanno votato sì 252).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Pag. 27(Esame dell'articolo 26 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 28).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione accetta l'emendamento 26.150 del Governo.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il Governo raccomanda l'approvazione del suo emendamento 26.150.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 26.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 299
Astenuti 171
Maggioranza 150
Hanno votato sì 296
Hanno votato no 3).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 288
Astenuti 176
Maggioranza 145
Hanno votato sì 287
Hanno votato no 1).
Prendo atto che i deputati Minardo ed Evangelisti hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
(Esame dell'articolo 27 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 29).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione, che originariamente aveva espresso parere favorevole sull'emendamento Lion 27.30, formula ora, per le note ragioni, un invito al ritiro.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'emendamento Lion 27.30. Prendo atto del fatto che il parere originariamente formulato era favorevole e, nella logica che abbiamo tutti condiviso, ritiro l'emendamento.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Boato ritira l'emendamento 27.30, a nome dell'onorevole Lion.Pag. 28
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 255
Astenuti 214
Maggioranza 128
Hanno votato sì 253
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Invito il relatore ad esprimere il parere sull'articolo aggiuntivo Angelo Piazza 27.032.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'articolo aggiuntivo Angelo Piazza 27.032.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Angelo Piazza 27.032, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 478
Votanti 255
Astenuti 223
Maggioranza 128
Hanno votato sì 11
Hanno votato no 244).
(Esame dell'articolo 28 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 30).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Pini 28.1, 28.6, 28.4, 28.5, 28.7 e 28.8, mentre esprime parere favorevole sull'emendamento del Governo 28.150.
PRESIDENTE. Il Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, ritiro gli emendamenti a mia firma. Intervengo brevemente per sottolineare che gli emendamenti soppressivi dell'articolo erano riferiti non tanto al contenuto stesso dell'articolo, che riguarda le decisioni quadro in materia di cooperazione di polizia giudiziaria in ambito penale, ma al modo in cui è stato trattato questo argomento, che noi sin dal primo momento avevamo richiesto fosse sviluppato separatamente, vista anche la difficoltà - voi ne sapete qualcosa, perché siete caduti proprio su una questione relativa alla giustizia e alla magistratura - di armonizzare seriamente l'ordinamento comunitario con l'ordinamento italiano in materia di giustizia.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pag. 29
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 28.150 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 273
Astenuti 201
Maggioranza 137
Hanno votato sì 251
Hanno votato no 22).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 273
Astenuti 200
Maggioranza 137
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 23).
(Esame dell'articolo 29 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 31), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 269
Astenuti 199
Maggioranza 135
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 19).
Prendo atto che il deputato Rao ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
(Esame dell'articolo 30 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 30 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 32), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 30.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 258
Astenuti 191
Maggioranza 130
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 19).
Prendo atto che la deputata Castiello ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Tomaselli ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
(Esame dell'articolo 31 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 31 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 33), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 31.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 271
Astenuti 204
Maggioranza 136
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 19).
(Esame dell'articolo 32 - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 32 (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 34), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 32.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 257
Astenuti 201
Maggioranza 129
Hanno votato sì 238
Hanno votato no 19).
Prendo atto che il deputato Viola ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 3062 sezione 35).
Qual è il parere del Governo?
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Signor Presidente, signori colleghi, nell'esprimere il parere sugli ordini del giorno, vorrei cogliere l'occasione per ringraziare tutti i colleghi della maggioranza e, in particolare, i colleghi dell'opposizione, per aver consentito questo esito nell'esame del provvedimento, l'unico possibile nella condizione che si era venuta a creare.
L'Europa, diciamo così, può piacere o non piacere e può anche non creare grandi entusiasmi, ma rimane il fatto che è la casa che abbiamo e credo che presentarci un po' in ordine faccia bene al Paese, qualunque sia il Governo, questo o il prossimo. Quindi, volevo semplicemente ringraziare per questa opportunità, che ci consente di essere comunque in linea e in tempo con gli impegni internazionali.
Passando agli ordini del giorno, invito al ritiro dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3062/1, perché la situazione sul programma specifico, relativo a talune sostanze aromatizzanti, si è andata evolvendo. Quindi, l'ordine del giorno mi pare non più attuale. Vi è anche un'ipotesi di riformulazione, dato che la formulazione iniziale non va più tanto bene.
Il Governo, inoltre, non accetta l'ordine del giorno Fava n. 9/3062/2 perché ormai esula dalla nostra potestà e, comunque, non è agibile nell'attuale situazione, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Cardano n. 9/3062/3 e accetta l'ordine del giorno Pini n. 9/3062/4.
GIANLUCA PINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, non ho capito quale sarebbe la riformulazione dell'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3062/1 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Poiché la situazione, come dicevo, è evidentementePag. 31cambiata, a parte le premesse che si possono ridurre, la riformulazione è la seguente: «impegna il Governo ad emanare in tempi ravvicinati i necessari provvedimenti amministrativi per dare attuazione alla decisione della Commissione europea n. 2002/113/CE, in particolare per quelle sostanze presenti nel repertorio, di cui alla decisione sopra citata, per le quali gli operatori alimentari italiani ne chiedano l'utilizzo». Il Governo può accogliere l'ordine del giorno Grimoldi n. 9/3062/1 così riformulato.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione.
ANNA MARIA CARDANO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANNA MARIA CARDANO. Signor Presidente, vorrei chiedere al Ministro Bonino per quale ragione è accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno n. 9/3062/3 perché, se non vi fossero motivazioni sufficienti, chiederò di metterlo ai voti.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
EMMA BONINO, Ministro del commercio internazionale e per le politiche europee. In realtà, il problema è stato affrontato dall'amministrazione competente che ha proposto di accogliere come raccomandazione questo ordine del giorno. Se lei insiste per metterlo in votazione, il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevole Cardano, insiste per la votazione?
ANNA MARIA CARDANO. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo altresì atto che il presentatore dell'ordine del giorno Fava n. 9/3062/2 insiste per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fava n. 9/3062/2, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 431
Votanti 421
Astenuti 10
Maggioranza 211
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 231).
Prendo atto che il deputato Minardo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Ricordo che sull'ordine del giorno Cardano n. 9/3062/3 il Governo si rimette all'Assemblea.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cardano n. 9/3062/3, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 418
Astenuti 18
Maggioranza 210
Hanno votato sì 215
Hanno votato no 203).
A seguito di accordi intercorsi tra i gruppi, il seguito dell'esame del provvedimento è rinviato alle ore 15,30 per le dichiarazione di voto finale e il voto finale.
Pag. 32Sull'ordine dei lavori (ore 13,30).
FRANCESCO PIRO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO PIRO. Signor Presidente, con riferimento al provvedimento che prevede la conversione in legge del cosiddetto decreto-legge milleproroghe, in questi giorni (ed anche in queste ore) si è svolto un intenso lavoro nelle Commissioni nel confronto tra i diversi gruppi e, per ultimo, un lavoro molto lungo e proficuo, che ha consentito anche un confronto vivace, ma positivo, all'interno del Comitato dei nove.
Nella sede del Comitato dei nove si è potuta delineare una complessiva intesa, in particolare sull'opportunità che nel decreto-legge possano essere inserite norme che affrontano questioni particolarmente urgenti e il cui rinvio ad una successiva fase, che non potrà essere ovviamente breve, potrebbe recare pregiudizio all'amministrazione, a settori economici e sociali.
Sulla base di questa complessiva intesa, e anche per consentire alle Commissioni riunite di pervenire ad una definizione puntuale e condivisa, tale da consentire anche un esame celere da parte dell'Assemblea, ritengo opportuno chiedere un rinvio breve del provvedimento in Commissione. Inoltre, signor Presidente, aggiungo che da alcuni minuti sono stati anche presentati alcuni emendamenti che sono condivisi.
GIORGIO JANNONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, come lei sa, questa legislatura è stata caratterizzata da un ricorso continuo ai voti di fiducia e, per molti aspetti, il Parlamento è stato esautorato dai suoi compiti principali, tanto che gli atti di sindacato ispettivo, gli ordini del giorno e gli atti di indirizzo sono diventati una delle poche attività riservate ai parlamentari.
Dopo lo scioglimento delle Camere, vi è addirittura un criterio restrittivo, da parte della Presidenza, nell'ammissibilità degli atti di sindacato ispettivo, con particolare riferimento alle interrogazioni. Questo criterio restrittivo sugli atti di sindacato ispettivo, signor Presidente, non è adottato al Senato. Ancora una volta vi è una discrasia tra ciò che è accettato alla Camera e ciò che viene ammesso al Senato.
La pregherei, pertanto, di investire l'Ufficio di Presidenza di questa problematica: quali sono i criteri con cui le interrogazioni vengono accettate dopo lo scioglimento delle Camere, poiché essi non sono affatto chiari, sembrano assolutamente restrittivi e certamente non consentono ai parlamentari - sia pure nella fase finale del mandato - di espletare i propri compiti istituzionali.
ALBERTO GIORGETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ALBERTO GIORGETTI. Signor Presidente, anche il gruppo di Alleanza Nazionale ovviamente è favorevole alla proposta dell'onorevole Piro, relativamente al rinvio in Commissione del disegno di legge di conversione del decreto-legge cosiddetto milleproroghe.
Tuttavia, signor Presidente, è giusto anche puntualizzare: l'onorevole Piro ha dato una valutazione particolarmente alta del lavoro che è stato svolto. È indubbio che si sia manifestata una volontà di collaborazione tra la maggioranza e l'opposizione. Tuttavia, signor Presidente, è altrettanto vero - e teniamo a puntualizzarlo in quest'Aula - che, come testé annunciato dall'onorevole Piro, sono stati presentati nuovi emendamenti. Riteniamo che l'attività che ha portato a valutare alcuni emendamenti con criteri positivi da parte dei gruppi, debba essere sempre caratterizzata da una sostanziale capacità - da parte di tutti gruppi e in particolare della maggioranza - di riuscire a mantenerePag. 33questo testo sostanzialmente asciutto, affinché in esso non si tenti di trattare tutto lo scibile umano (come di fatto è avvenuto fino ad ora) e non lo si trasformi in un contenitore, un veicolo di fine legislatura, in cui entra di tutto e di più, e che rischia di diventare una nuova legge finanziaria o un collegato alla stessa. Quindi, signor Presidente, vi è la disponibilità a tornare in Commissione e a svolgere un lavoro degno di questo nome, ma non possiamo pensare di continuare a «infarcire» questo testo di ulteriori emendamenti.
Pertanto, il nostro gruppo si riserva in Commissione di valutare fino in fondo la bontà o meno di un percorso che è stato svolto fino ad oggi con la maggioranza.
PRESIDENTE. È stato richiesto dall'onorevole Piro, relatore per la V Commissione sul disegno di legge di conversione del decreto-legge 31 dicembre 2007, recante «proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria», sostanzialmente di anticipare la decisione relativa al rinvio in Commissione del citato provvedimento, in modo tale che l'Assemblea possa riprenderne l'esame nella seduta di domani.
Poiché secondo quanto è stato riferito alla Presidenza (e abbiamo sentito, in parte, anche in Assemblea), tale proposta incontra il consenso di tutti gruppi, non essendovi obiezioni, possiamo senz'altro procedere in tal senso, intendendosi il provvedimento rinviato in Commissione.
Per quanto riguarda le altre questioni sollevate, in particolare, dall'onorevole Jannone, devo dire che, per prassi costante (quando dico «prassi costante», alludo a prassi che risalgono a legislature precedenti: al 2001, all'inizio del 2006, e comunque ribadite anche nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo nel 2008) sono precluse le presentazioni e gli esami di atti di indirizzo.
Per quanto riguarda gli atti di sindacato ispettivo la Presidenza, secondo la prassi appena richiamata anche nella seduta del 14 marzo 2001, ammetterà le sole interrogazioni aventi ad oggetto attività e comportamenti attuali del Governo, ovvero resi noti nel periodo successivo allo scioglimento delle Camere e solamente di tali atti si procederà alla pubblicazione; non si darà luogo, invece, allo svolgimento di atti presentati prima dello scioglimento. Nel caso di presentazione di interrogazioni a risposta scritta nei limiti sopraindicati, la Presidenza ne solleciterà la risposta da parte del Governo contestualmente alla presentazione; ove fossero presentate interrogazioni a risposta orale anche per esse, evidentemente entro i limiti sopra indicati, tempi e modalità del loro svolgimento in Assemblea potranno essere valutati dalla Conferenza dei Presidenti di gruppo.
Eventuali deroghe potranno essere previste in sede di Commissione in presenza del consenso unanime dei Presidenti di gruppo in relazione al verificarsi di fatti e di iniziative di straordinaria rilevanza.
Come nella passata legislatura non si darà dunque luogo allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata e interpellanze urgenti.
Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.
Sospendo la seduta che riprenderà alle 15,30.
La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 15,50.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Aprea, Bonino, Brugger, Colucci, Folena, Landolfi, Pisicchio, Pollastrini, Soro, Villetti ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Si riprende la discussione del disegno di legge A.C. 3062-A.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame del disegno di legge comunitaria 2007, n. 3062-A.
Ricordo che nella parte antimeridiana si è conclusa la fase di esame degli ordini del giorno.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, preannunzio l'espressione del voto favorevole da parte del gruppo dei Verdi sull'approvazione del disegno di legge comunitaria. Già nella Conferenza dei presidenti di gruppo che si era riunita subito dopo lo scioglimento delle Camere, in sostituzione del collega Bonelli, avevo espresso il pieno consenso da parte del gruppo dei Verdi ad affrontare, anche in regime di prorogatio, dopo lo scioglimento delle Camere, la materia della legge comunitaria in Aula.
In un primo momento vi erano state difficoltà da parte di alcuni gruppi dell'opposizione; tuttavia do atto positivamente, come del resto ha fatto il Ministro Bonino questa mattina in Aula, del fatto che vi è stata alla fine la consapevolezza unanime dell'importanza, chiunque governi oggi e chiunque governi domani, di portare tempestivamente in porto il disegno di legge comunitaria.
Ovviamente avremmo preferito che il testo potesse essere corretto, modificato e migliorato, ma altrettanto ovviamente ciò avrebbe comportato un ulteriore esame da parte del Senato. Abbiamo accettato, quindi, l'invito del Ministro Bonino - che si è molto impegnata per portare a compimento quest'opera - a ritirare i nostri emendamenti. Li abbiamo ritirati quasi tutti prima della seduta ed alcuni altri nel corso dell'esame in Aula.
Ci dispiace che non sia stato possibile approvare alcune modifiche migliorative, ma il bene primario di completare questa così breve legislatura almeno con l'approvazione della legge comunitaria era quello da perseguire. Per tali motivi confermo il voto favorevole da parte del gruppo dei Verdi.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, colleghi, ho seguito il dibattito generale che si è svolto nelle settimane scorse sul provvedimento in esame ed ho ascoltato la relatrice Franca Bimbi, ma anche altri colleghi, con i quali mi trovo d'accordo nel sottolineare che stiamo votando oggi, 19 febbraio 2008, la legge comunitaria 2007. Lo ripeto: 2007.
Se poi aggiungiamo il fatto che non siamo stati neanche in grado di discutere, come avremmo dovuto, ed approvare la relazione annuale del Governo relativa all'attività dell'Unione Europea per il 2006 (lo ripeto: 2006), mi pare urgente e necessario un ripensamento dei lavori parlamentari, del calendario, della struttura stessa del dibattito e delle decisioni sulle questioni comunitarie, che oggi vede un abbinamento obbligatorio, secondo il nostro Regolamento, fra la relazione annuale e la legge comunitaria.
Inoltre, si conferma e si aggrava la prassi secondo la quale la legge comunitaria viene presentata ed approvata sempre nell'anno successivo a quello cui si riferisce, vanificando lo sforzo (che pure c'è stato da parte del Governo e del Parlamento nella legislatura che si è appena conclusa) di metterci al passo con gli adempimenti comunitari.
Riteniamo, comunque, un fatto positivo che in questo scorcio di legislatura si sia almeno adempiuto agli obblighi dell'Italia nei confronti dell'Unione Europea, prevedendo la calendarizzazione dell'esame delPag. 35disegno di legge comunitaria nella seduta odierna. Ciò costituisce un atto di responsabilità verso il Paese e l'Europa e perciò anche di sensibilità istituzionale e politica.
Ho apprezzato molto il fatto che vi sia stata una convergenza di maggioranza e di opposizione sulla decisione (a Camere sciolte e a Governo dimissionario) di compiere un atto - lo ripeto - dovuto per quanto riguarda i nostri rapporti con l'Unione europea. Quindi, nelle condizioni in cui ci siamo trovati in queste settimane, abbiamo compiuto una sorta di miracolo con l'approvazione della legge comunitaria per il 2007. Infatti, in assenza di tale approvazione, lo Stato italiano avrebbe rischiato non solo l'apertura di nuove procedure di infrazione da parte della Commissione europea, ma anche di compromettere l'ottimo lavoro svolto sin qui, che ha avuto, come noto, anche positivi effetti in termini di riduzione del deficit di recepimento della normativa comunitaria da parte dell'ordinamento interno.
Questa stessa ragione ci ha indotto a preferire la soluzione di un'approvazione certa e rapida, anche se meno completa, del testo licenziato dal Senato. Pertanto, il Governo ha provveduto al ritiro delle proposte emendative, che nel frattempo erano state presentate, ed ha formulato solo proposte di modifica dirette al ripristino del testo già approvato in prima lettura dal Senato. D'altro canto, abbiamo avuto anche oggi una prova del senso di responsabilità dell'opposizione, che ha ritirato praticamente tutte le sue proposte emendative.
Peraltro, il provvedimento presentato dal Governo, così come modificato ed approvato in prima lettura dal Senato, contiene a parer mio interventi di indubbio valore e rilievo, cui è indispensabile ora garantire una immediata operatività. Il disegno di legge comunitaria al nostro esame contiene, fra le altre, un'importante misura innovativa, in quanto allinea il termine di scadenza per il recepimento delle direttive europee a quello per l'esercizio della delega legislativa. Inoltre, per la prima volta, con il disegno di legge comunitaria al nostro esame, viene data attuazione, come previsto dalla legge n. 11 del 2005, alle decisioni quadro adottate nell'ambito della cooperazione di polizia giudiziaria in materia penale, il cosiddetto terzo pilastro dell'Unione europea.
Tra l'altro, vengono indicati principi e criteri direttivi per l'attuazione di una decisione quadro in materia di lotta contro la corruzione nel settore privato. Cari colleghi, mi preme sottolineare che il lavoro comunque svolto nella XIV Commissione in sede referente, ma anche nelle altre Commissioni ed in Aula per migliorare ed integrare il disegno di legge comunitaria per il 2007, attraverso la presentazione di quegli emendamenti che sono stati oggi ritirati, non andrà perduto. Infatti, il Governo, entro il termine indicato dalla legge, il 31 gennaio scorso, ha approvato il disegno di legge comunitaria per il 2008, che inizierà il suo iter parlamentare con la convocazione delle nuove Camere. L'atto che compiamo oggi è un lascito positivo per le nuove Camere e per il nuovo Governo. Quindi, auspicando la disponibilità da parte di tutti i colleghi ad accogliere la proposta del Governo, sottolineo che l'approvazione definitiva in seconda lettura del disegno di legge comunitaria consentirà - nonostante la battuta d'arresto provocata dalla crisi di Governo - di mantenere comunque il buon livello raggiunto in termini di corretto e tempestivo recepimento della normativa comunitaria.
Vi è stata negli ultimi due anni un'inversione di tendenza su questo punto e il numero di direttive recepite dal Governo italiano e dal nostro Paese rispetto agli impegni nei confronti dell'Europa è aumentato significativamente.
In conclusione, vorrei spendere qualche parola sui grandi temi all'ordine del giorno dell'Europa che non abbiamo potuto affrontare per il semplice fatto che non abbiamo discusso la relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea. In quella occasione avremmo potuto affrontare punti importanti (alcuni dei quali a me e al mio gruppo politico stanno molto a cuore) che sono stati oggetto del nostro impegno e lo saranno ancora neiPag. 36prossimi mesi. Mi riferisco soprattutto ai nuovi Trattati, della cui ratifica chissà quando si parlerà; si tratta di un punto per noi molto importante. Su tale argomento già possiamo rilevare che i testi che saranno sottoposti alla ratifica del prossimo Parlamento mancano di ambizione: i nuovi Trattati confermano e aggravano il deficit democratico che continua a caratterizzare l'Europa e rafforzano i connotati nazionali e burocratici dell'Unione europea. Essi descrivono e costituiscono formalmente, ormai possiamo dirlo, «l'Europa delle patrie» e rischiano di essere la pietra tombale invece della «patria europea», quell'Europa politica, federalista, democratica che ha animato il sogno europeo, nei primi anni Quaranta, del Manifesto di Ventotene di Ernesto Rossi, Altiero Spinelli ed Eugenio Colorni.
Allo stesso modo avremmo potuto discutere dell'allargamento dell'Unione europea, se si fosse svolto il dibattito sulla relazione del Governo italiano riguardo all'attività dell'Unione europea. Per quanto riguarda il tema dell'allargamento, vorrei rilevare che se l'Unione europea ha una sua missione, un ruolo ed un futuro (ciò è all'origine stessa della Comunità europea), questo è di impedire che guerre fratricide e regimi autoritari, come quelli che abbiamo conosciuto nel secolo scorso e che hanno imprigionato e insanguinato l'Europa, possano ritornare a manifestarsi nel continente europeo ed ai suoi confini.
Di questo avrei voluto che si discutesse in quest'Aula, ma la crisi di Governo ci ha impedito di farlo. Questi sono i temi all'ordine del giorno nel nostro Paese con riferimento non solo all'Unione europea ma anche a quanto sta accadendo ai nostri confini e mi riferisco alla crisi dei Balcani e ai rischi che la dichiarazione di indipendenza del Kosovo...
PRESIDENTE. Onorevole D'Elia, la prego di concludere.
SERGIO D'ELIA. ...potrà provocare nelle prossime settimane. Un dibattito che non abbiamo svolto e che svolgeremo subito, mi auguro, all'inizio della prossima legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali-RNP).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Picano. Ne ha facoltà.
ANGELO PICANO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo Popolari-Udeur rinnova il proprio convinto sostegno in ordine all'approvazione della legge comunitaria per il 2007. Con l'approvazione del presente disegno di legge il Governo adempie ad un obbligo importante, giacché la legge vigente lo ha individuato come soggetto responsabile dell'adempimento degli obblighi comunitari.
Le novità principali del disegno di legge comunitaria 2007 possono essere individuate in due fattori essenziali. Da un lato, vi è la previsione, di cui al comma 1 dell'articolo 1 del provvedimento, che sancisce la coincidenza del termine della delega legislativa con la scadenza del termine di recepimento di ciascuna direttiva. Si tratta di un'innovazione di non poco rilievo in quanto, non solo come linea di tendenza, ma de iure, stabilisce un principio di adeguamento sostanziale alla normativa comunitaria.
In secondo luogo, al capo III del disegno di legge, sono previste per la prima volta nella storia delle leggi comunitarie disposizioni che danno attuazione, anche mediante il conferimento di delega al Governo, ad una serie di decisioni quadro adottate dalle istituzioni di Bruxelles nell'ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale. Si tratta del famoso terzo pilastro dell'Unione europea. In tal modo, il Governo ottempera al mandato stabilito dall'articolo 9, comma 1, lettera c), della legge 4 febbraio 2005 n. 11, la cosiddetta legge Buttiglione, che, in maniera espressa, prescrive tra i contenuti della legge comunitaria l'attuazione delle suddette decisioni quadro che, come è noto, vanno ad affrontare materie molto delicate della cooperazione giudiziaria e che, è utile ricordarlo, sono state adottate all'unanimità a livello comunitario.
Contiene inoltre novità importanti in tema di riduzione dei termini per l'esercizioPag. 37della delega, evitando così ritardi tali da esporre l'Italia a sistematiche procedure di infrazione. Innovativa è anche la previsione dei codici di settore accanto a testi unici, quale strumento di coordinamento tra le direttive e le norme vigenti.
Il testo al nostro esame, inoltre, interviene dettando criteri per regolare diverse tematiche: la delicata questione del mandato di sequestro europeo, che consente unicità di procedure esecutive dei provvedimenti di sequestro negli Stati membri; lo smaltimento dei rifiuti tossici e nucleari; la disciplina della confisca di beni, strumenti e proventi di reato; il recepimento di una decisione quadro ispirata al principio del reciproco riconoscimento di sanzioni pecuniarie e decisioni giudiziarie adottate dagli Stati membri.
Il dibattito svolto nella seduta dedicata alla discussione generale della legge comunitaria per il 2007, infatti, oltre ad incentrarsi sui contenuti del provvedimento, si è particolarmente soffermato su di una questione che mi è sembrato di capire, sia dalla relazione introduttiva della presidente Bimbi, sia dai numerosi interventi dei colleghi, sembrerebbe trovarci tutti d'accordo: la necessità di rivedere le regole che disciplinano l'approvazione della legge comunitaria nel nostro Paese.
Come ampiamente ricordato da alcuni colleghi, a novembre 2007 risultano aperte complessivamente 223 procedure di infrazione, 168 per violazione del diritto comunitario e 55 per la mancata attuazione di direttive nel nostro ordinamento. La ormai cronica lentezza con la quale approviamo la legge comunitaria ci danneggia, e questo è un fatto incontrovertibile.
Il disegno di legge in esame va inquadrato, infatti, nella situazione più generale relativa alle procedure di infrazione che riguardano l'Italia, situazione su cui va ad incidere positivamente l'approvazione del provvedimento, in quanto il recepimento delle direttive in esso contenute consentirà al nostro Paese di migliorare il nostro scoreboard con l'Unione europea.
Permane, dunque, il problema di natura metodologica riguardante l'estrema complessità dell'iter procedimentale del disegno di legge comunitaria, problema di cui sono consapevoli, del resto, non solo le Camere, ma lo stesso Governo.
I tempi tecnici di elaborazione governativa, a cui si deve aggiungere l'arco temporale parlamentare di disamina del provvedimento, renderebbero urgente un ripensamento realistico della tempistica attuale e, conseguentemente, come auspicato dallo stesso Governo, una ridefinizione del termine di presentazione del disegno di legge fissandolo entro il 31 marzo di ogni anno, invece del 31 gennaio.
È ormai il secondo anno che si discute, in occasione dell'approvazione di tale provvedimento, dell'opportunità di rivedere i regolamenti parlamentari e di istituire una sessione apposita, come peraltro avviene per l'approvazione della legge finanziaria.
Tale ripensamento dovrebbe interessare anche la natura della relazione annuale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, il cui esame congiunto con il disegno di legge comunitaria appare sempre di più anacronistico, visto che questa relazione si concretizza in un documento relativo a cose fatte nell'anno precedente. La divaricazione tra la legge comunitaria annuale e la relazione annuale si coglie in maniera ancora più macroscopica se si considera, inoltre, che i due atti si riferiscono a fasi completamente diverse del procedimento legislativo comunitario. La legge comunitaria attiene alla cosiddetta fase discendente di implementazione in Italia della normativa comunitaria, mentre la relazione annuale afferisce alla cosiddetta fase ascendente, ovvero a quel negoziato permanente che nei vari settori viene svolto a Bruxelles per creare il diritto comunitario.
È bene, dunque, che questa discussione trovi il tempo per essere approfondita o rimarrà l'annuale lamento di un Parlamento che non sa o non vuole rinnovarsi (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, intervengo per annunciare l'astensione del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Nuovo PSI sul disegno di legge comunitaria per l'anno 2007, per i motivi che elencherò.
La legge comunitaria è lo strumento normativo cardine, ancorché non esclusivo, volto ad assicurare il periodico adeguamento dell'ordinamento nazionale a quello comunitario.
Il disegno di legge comunitaria per l'anno 2007, al nostro esame, è il terzo presentato dopo l'entrata in vigore delle innovazioni alla legge cosiddetta «La Pergola», introdotte dalla legge 4 febbraio 2005, n. 11, recante norme generali sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari. Quest'ultima ha infatti sensibilmente ampliato i contenuti della legge comunitaria, in modo da adeguarli alle nuove esigenze emerse specificamente a seguito della riforma del Titolo V, Parte II, della Costituzione.
In questo senso, il disegno di legge in esame risulta estremamente carente: in particolare, è del tutto assente una puntuale attuazione della fase ascendente, ovvero della partecipazione del Parlamento (e degli altri soggetti interessati) alla formazione della posizione italiana nella predisposizione degli atti comunitari e dell'Unione; anche per quanto riguarda i contenuti, poi, si evidenzia la mancanza nel provvedimento di disposizioni che abbiano una qualche connotazione di politica europea.
Il disegno di legge al nostro esame si articola in tre capi, l'ultimo dei quali introdotto per la prima volta. Il capo I (articoli da 1 a 6) reca le disposizioni generali sui procedimenti per l'adempimento degli obblighi comunitari; il capo II (articoli da 7 a 27) reca le disposizioni particolari di adempimento e i criteri specifici di delega; il capo III (articoli da 28 a 32), infine, contiene le disposizioni occorrenti per dare attuazione a decisioni quadro adottate nell'ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale (il cosiddetto terzo pilastro dell'Unione europea).
Nel testo in esame non figura più, invece, il capo che reca i principi fondamentali della legislazione concorrente. A questo proposito, infatti, si rileva che nel corso dell'esame in sede preliminare del disegno di legge comunitaria per l'anno 2007 in sede di Conferenza Stato-regioni, è stato sottolineato il problema della definizione dei principi fondamentali ai quali devono attenersi le regioni nell'attuazione delle direttive comunitarie in materia di legislazione concorrente regionale.
Quanto al suo contenuto, il presente provvedimento dispone il recepimento con decreto legislativo di 16 direttive, delle quali una è contenuta nell'allegato A e le altre 15 sono contenute nell'allegato B. La distinzione tra i due allegati risiede nel fatto che il procedimento per l'attuazione delle direttive incluse nell'allegato B prevede l'espressione del parere da parte dei competenti organi parlamentari (tale procedura è peraltro estesa anche ai decreti di attuazione delle direttive contenute nell'allegato A, qualora in essi sia previsto il ricorso a sanzioni penali).
Proprio con riferimento all'adozione da parte del Governo dei decreti legislativi per l'attuazione delle direttive comprese negli allegati A e B, si rileva che l'articolo 1, comma 1 del disegno di legge in esame, introduce un significativo elemento di innovazione: il termine per l'esercizio della delega, infatti, non viene più determinato in via generale (nelle leggi comunitarie passate, tale termine era individuato in dodici mesi), ma viene fatto coincidere con quello di recepimento previsto dalle singole direttive. Oltre al termine generale determinato per relationem, inoltre, si prevede un termine di novanta giorni dalla data di entrata in vigore della legge per l'esercizio della delega per l'attuazione delle direttive, comprese negli allegati, il cui termine di recepimento sia già scaduto, ovvero scada nei tre mesi successivi allaPag. 39data di entrata in vigore del provvedimento. Si fissa altresì un termine di dodici mesi (sempre dall'entrata in vigore della legge comunitaria) per le direttive, comprese negli allegati, che non prevedono un termine di recepimento.
Per quanto attiene ai contenuti dell'allegato A, occorre segnalare che, a seguito delle modifiche apportate dall'altro ramo del Parlamento, in esso figura la sola direttiva 2006/137/CE del Parlamento europeo e del Consiglio (che modifica la direttiva 2006/87/CE che fissa i requisiti tecnici per le navi della navigazione interna).
I settori principalmente interessati dal disegno di legge comunitaria per il 2007 - che, come qualche collega ha detto poc'anzi, viene approvato nel 2008 (il 19 febbraio) grazie all'apporto e alla sensibilità di tutti i gruppi presenti in Parlamento, e non della maggioranza o della minoranza, come il Ministro Bonino questa mattina ci ha voluto dire (non esiste infatti più in questo Parlamento maggioranza o minoranza, ci sono solamente i gruppi che, responsabilmente, nella Conferenza dei capigruppo hanno ritenuto opportuno procedere all'esame di questa legge comunitaria) - sono gli affari esteri, l'agricoltura, la giustizia, la sanità, la tutela dell'ambiente, i trasporti e le comunicazioni, le finanze.
Nella tabella 2, allegata al dossier, è indicato per ciascuno Stato membro lo stato di attuazione di tutte le direttive comunitarie già scadute alla data del 3 luglio 2007, e su questo punto volevo porre l'accento. A tale data risultano scadute e applicabili in Italia 2.816 direttive: l'Italia si colloca al ventitreesimo posto nella graduatoria del recepimento a 27 Paesi, avendo comunicato i provvedimenti di attuazione relativi a 2.772 di queste - pari cioè al 98, 44 per cento delle direttive da recepire -, quando la media della Comunità europea a 27 Stati è pari al 98,98 per cento (e quindi quasi al 99 per cento). Alla data del 3 luglio 2007 risulta quindi un deficit di attuazione dell'Italia pari a 44 direttive. Nella tabella 3 sono invece riportate le direttive il cui recepimento è stato previsto da leggi comunitarie precedenti a quella del 2007 in esame e che non risultano ancora attuate. Complessivamente risultano ancora da recepire 59 direttive contenute nelle precedenti leggi comunitarie a prescindere dal termine di recepimento, e tra queste 23 direttive sono da attuare in base alla legge comunitaria per il 2006, recentemente approvata. Le direttive contenute in precedenti leggi comunitarie, il cui termine di recepimento è già scaduto il 30 settembre 2007 e che non sono ancora state attuate, risultano essere 43.
Si segnala che di recente sono stati presentati dal Governo, e sono attualmente all'esame delle competenti Commissioni parlamentari, 26 schemi di decreto per il recepimento di direttive. Infine, come si desume dalla tabella 4, le direttive scadute o in scadenza nell'anno 2007, non recepite e non inserite in leggi comunitarie, risultano essere 22.
Da questi numeri viene il nostro giudizio negativo sul Governo e sul Ministro Bonino, che secondo noi ha fallito nel suo mandato, perché l'Italia è collocata agli ultimi posti della Comunità europea.
Con riguardo alle direttive comunitarie relative al solo mercato interno, circa i vantaggi del mercato interno e l'importanza dell'attuazione si ricorda che la Commissione europea ritiene che il mercato interno svolga un ruolo fondamentale nella realizzazione dell'obiettivo che l'Unione europea si è fissata in materia di crescita e occupazione, e che non possa tuttavia realizzare pienamente il suo potenziale se la legislazione concordata a livello europeo non viene effettivamente recepita ed applicata da tutti gli Stati membri. In termini quantitativi si ricorda che alla data del 30 ottobre 2005 erano 1.639 le direttive e 546 i regolamenti riferibili al mercato interno, come definiti dai Trattati.
Per quanto riguarda lo stato di recepimento delle direttive comunitarie relative solo al mercato interno, il secondo Rapporto dell'attuazione della strategia per il mercato interno 2003-2006 ha evidenziato che gli Stati membri non hannoPag. 40recepito nella legislazione nazionale, entro i termini stabiliti, numerose direttive essenziali per la realizzazione del mercato interno.
In base ai dati dell'ultimo scoreboard della Commissione europea, il tasso di mancato recepimento dell'Unione europea a 25 Paesi, che indica la percentuale media delle direttive relative al mercato interno in vigore e non trasposte alla scadenza, è pari all'1,6 per cento, con un incremento pari allo 0,4 per cento rispetto al dato registrato nel mese di gennaio 2007.
Si è registrato pertanto un allontanamento rispetto al nuovo obiettivo a medio termine dell'1 per cento, concordato dai Capi di Stato e di Governo dell'Unione nel Consiglio europeo del marzo 2007, considerato elemento chiave per il rilancio ed il successo della strategia di Lisbona per la crescita e l'occupazione.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Barani.
LUCIO BARANI. Concludo, Presidente. L'Italia si colloca nel gruppo degli undici Paesi che non hanno ancora centrato l'obiettivo dell'1 per cento e, in particolare, nei rapporti con gli altri Stati europei il nostro Paese si trova ad essere il fanalino di coda. Per tali motivi, confermiamo la nostra astensione, che è benevola, perché di fatto dovremmo esprimere voto contrario all'azione di questo Governo e di questo Ministro.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marcazzan. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCAZZAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'approvazione del disegno di legge comunitaria annuale rappresenta un momento importante e qualificante della partecipazione italiana all'Unione europea in quanto consente, da una parte, di porre le basi per un puntuale adempimento degli obblighi comunitari e, dall'altra, di realizzare un ampio confronto in Parlamento sulle politiche comunitarie e sul ruolo dell'Italia.
Negli ultimi anni abbiamo contribuito con convinzione alla definizione di strumenti che consentono di rafforzare il ruolo del Parlamento, tanto nella fase di formazione, quanto in quella di attuazione del diritto comunitario. Il disegno di legge che ci accingiamo a votare è il terzo presentato dopo l'entrata in vigore della legge n. 11 del 2005, frutto, tra l'altro, dell'impegno dell'allora Ministro per le politiche comunitarie Rocco Buttiglione. Com'è noto, si tratta di una legge che ha innovato gli strumenti per la partecipazione dell'Italia all'Unione europea, recependo tutte le istanze che negli anni hanno portato all'individuazione di procedure di informazione e coordinamento per assicurare il ruolo di controllo democratico del Parlamento, nonché la tempestiva e razionale attuazione del diritto comunitario.
Nel corso dei lavori parlamentari, l'UDC ha voluto fornire un contributo responsabile in uno spirito europeista che tende a interpretare la partecipazione dell'Italia con un ruolo attivo. Tale partecipazione non deve mai prescindere da una presenza costante e da un indirizzo delle istituzioni democratiche rappresentative; l'Italia, infatti, deve contribuire attivamente e non subire la politica europea, potendo offrire un apporto di valori al processo di costruzione di una nuova dimensione europea.
Dobbiamo però registrare che il nostro Paese è ancora in affanno nel recepimento delle direttive comunitarie e che vi sono difficoltà anche nell'applicazione delle norme vigenti. Nel mese di novembre 2007 il nostro Paese risulta al ventiduesimo posto nella classifica comunitaria su 27 Stati membri. Non è solo il dato quantitativo che preoccupa, ma anche la qualità del recepimento, e in questa sede riteniamo opportuno formulare alcune considerazioni richiamando l'attenzione dell'Assemblea su questioni che, purtroppo, non hanno ancora trovato risposte adeguate.
Il Governo ha impostato il disegno di legge in esame utilizzando quasi esclusivamente lo strumento della delega legislativaPag. 41per il recepimento delle direttive in scadenza; non ha ritenuto di doversi avvalere degli altri strumenti previsti dalla legge n. 11 del 2005, alcuni dei quali hanno il vantaggio di semplificare le procedure nel rispetto della Costituzione. Infatti, non si prevede l'utilizzo della delegificazione (previsto dall'articolo 9, comma 1, lettera d) della legge citata), né vi sono disposizioni che individuino i principi fondamentali di riferimento per l'attuazione da parte delle regioni e delle province autonome (di cui all'articolo 9, comma 1, lettera g). Così facendo, non solo non si utilizzano le opzioni previste dalla legge n. 11 del 2005, ma si rischia di tornare indietro di quasi vent'anni, quando il Ministro Antonio La Pergola, con l'iniziativa che portò all'approvazione della legge n. 86 del 1989, intese interrompere l'emergenza delle cosiddette leggi tampone con cui si recepivano in ritardo le direttive conferendo delega al Governo.
Inedita e molto preoccupante è la delega legislativa prevista nel disegno di legge per l'attuazione nel diritto interno di quattro decisioni quadro del Consiglio sulla lotta contro la corruzione nel settore privato, sull'esecuzione nell'Unione europea dei provvedimenti di blocco dei beni o di sequestro probatorio, sulla confisca di beni, strumenti e proventi di reato e sull'applicazione del principio del reciproco riconoscimento alle sanzioni pecuniarie.
Si tratta di atti particolari, adottati in base al cosiddetto «terzo pilastro» dell'Unione europea che riguarda la cooperazione tra forze di polizia e giudiziaria in materia penale. Tali atti necessitano di misure di attuazione, ma presentano caratteristiche peculiari in quanto sono adottati all'unanimità in Consiglio con il metodo cosiddetto intergovernativo e in caso di mancata attuazione nel termine, a differenza delle direttive, non possono avere efficacia diretta per espressa previsione del Trattato.
Tale limite sottolinea l'inopportunità di trattare questioni attinenti, tra l'altro, alla sfera della libertà dei cittadini in un provvedimento omnibus, come è la legge comunitaria annuale, la quale non consente un approfondito esame dovendo essere approvata nell'anno di riferimento.
Nel corso dell'esame al Senato (è sufficiente leggere l'intervento del senatore Buttiglione) si è chiesto di stralciare gli articoli che contengono le deleghe per l'attuazione delle decisioni quadro e di intervenire con uno specifico disegno di legge. Alla Camera tale criticità è emersa anche in Commissione giustizia laddove, nelle premesse al parere reso con osservazioni, sono state espresse forti perplessità sulla scelta del Governo (confermata dal Senato) di inserire in una legge di contenuto eterogeneo (quale è la legge comunitaria) anche disposizioni volte ad incidere sostanzialmente sulla libertà personale e sul diritto di difesa il cui esame, da parte del Parlamento, rischia di non essere adeguatamente approfondito, come avviene nel caso di progetti di legge volti specificatamente ad attuare decisioni quadro in materia di cooperazione giudiziaria penale.
Il testo ripropone altre questioni sull'uso delle deleghe. L'articolo 3, ad esempio, consente tra l'altro al Governo di stabilire con decreto delegato le sanzioni penali per le violazioni di direttive comunitarie senza però precisare in maniera chiara i principi e i criteri direttivi di tale delega di dubbia costituzionalità e tanto più inopportuna perché riguarda la materia penale.
Da ultimo non appare opportuno il mantenimento della previsione, già contenuta nelle precedenti leggi comunitarie (ma la cui portata è addirittura estesa), in base alla quale una volta emanati i decreti delegati scatta una delega di ulteriori 24 mesi per le correzioni. La previsione rischia di ridurre la portata del vincolo costituzionale del termine e si presta ad aumentare la confusione.
Una situazione, pertanto, che evidenzia difficoltà del processo di integrazione normativa; inoltre, alcuni elementi del disegno di legge che ci accingiamo a votare francamente non sono pienamente condivisibili. Tuttavia, la tradizione di pensiero che rappresentiamo ci impone di non ostacolarePag. 42l'approvazione dell'atto, auspicando però maggiore aperture al dialogo per il futuro e comunque nell'esercizio da parte del Governo delle numerose deleghe.
Preannunzio, quindi, che il mio partito, l'UDC, si asterrà sul disegno di legge in esame [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pini. Ne ha facoltà.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, a nome del gruppo della Lega Nord dico innanzitutto che esprimeremo un voto contrario sull'approvazione della legge comunitaria, non tanto per i contenuti di essa che sono stati dibattuti (anche se troppo velocemente) questa mattina nella fase di esame dell'articolato e sui quali si è svolto comunque un lunghissimo dibattito in sede di Commissione.
Mi sia permessa, a tal proposito, una battuta: scopro adesso che l'UDC ha partecipato in maniera fattiva alla costruzione di tale percorso; non ricordo alcun intervento di alcun esponente dell'UDC nella fase della discussione in Commissione sulla legge comunitaria. Probabilmente, quel giorno, quando ciò è avvenuto, ero assente.
Esprimiamo un voto contrario in ordine non ai contenuti, ma al metodo, nonostante gli sforzi compiuti dal collega Stucchi, presentatore della legge n. 11 del 2005, che ha modificato la legge La Pergola. La fase di trasposizione del diritto comunitario all'interno dell'ordinamento italiano, purtroppo, è ancora troppo lenta e farraginosa ed è bloccata anche da regolamenti interni a questo ramo del Parlamento, che non ci permettono di esaminare serenamente - magari in una sessione specifica per la legge comunitaria - l'enorme massa di documenti e di norme provenienti dalla Commissione europea. Non solo, ma non ci è neanche permesso, in fase di formazione del diritto comunitario, di essere incisivi, come invece è permesso ad altri Parlamenti degli altri Stati membri.
Il nostro voto, perciò, è negativo per un aspetto politico: tutti, infatti, si «riempiono la bocca» della questione europea e dell'europeismo, ma pochissimi obiettivamente conoscono quali siano le difficoltà nell'armonizzare i diritti dei cittadini degli Stati membri, senza schiacciarli, senza omologarli per forza e senza rispettare le loro tradizioni, i loro principi e la loro cultura. Indichiamo, quindi, la vera criticità di tutta la fase di adeguamento dell'ordinamento italiano a quello comunitario.
Il collega Frigato, nella sessione antimeridiana della seduta, durante la fase dell'esame dell'articolato, ha affermato che abbiamo perso alcune settimane: in realtà, abbiamo perso alcuni mesi, perché sostanzialmente è stato necessario un anno per arrivare alla formulazione di un testo che fortunatamente il Senato aveva pesantemente modificato su impulso della Lega Nord (fortunatamente, perché altrimenti, in questo momento, ci saremmo dovuti «sorbire» un testo originario che, nonostante tutti i buoni propositi, cancellava la tutela dei prodotti made in Italy). Si tratta di una battaglia che abbiamo vinto al Senato. Il voto contrario sotto il profilo politico è anche dettato dall'inconsistenza stessa del provvedimento con riferimento al capo terzo, concernente le disposizioni occorrenti per dare attuazione a decisioni quadro adottate nell'ambito della cooperazione di polizia e giudiziaria in materia penale.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 16,35)
GIANLUCA PINI. Come si può recepire così velocemente, senza un dibattito approfondito e serio in Commissione giustizia della Camera un provvedimento che «passa sopra le teste» dei cittadini, senza che gli stessi sappiano a quale rischio vanno incontro e stante anche la situazione drammatica in cui versa la magistratura, sia in Italia sia in altri Paesi dell'Unione europea di recente ingresso?
Approviamo in un batter d'occhio il recepimento di decisioni quadro che andrebberoPag. 43invece sviscerate fino in fondo per garantire il rispetto delle libertà e dei diritti individuali di ogni singolo cittadino dell'Unione europea; invece, lo facciamo tranquillamente, perché così deve essere, perché siamo alla fine della legislatura e perché, altrimenti, si rischia di pagare le multe. Come affermavo questa mattina, alla fine sono sempre i padani a pagare le multe: in questa fase di chiusura delle Camere abbiamo avuto la responsabilità di accettare tranquillamente e serenamente di discutere sulla legge comunitaria, ma avevamo anche avanzato una richiesta di buonsenso, ossia di stralciare una parte che non può - sottolineo, non può - essere approvata serenamente e tranquillamente, senza che un dibattito parlamentare serio e approfondito.
Questi sono i motivi per i quali noi, come Lega Nord, esprimiamo un voto contrario all'approvazione del disegno di legge comunitaria, non tanto - lo ripeto - per i contenuti tecnici, che magari possono anche servire a portare qualche ulteriore tutela nel campo dei controlli sanitari, dell'agricoltura o, come ricordava il collega Pili stamattina, su questioni molto più spicciole, come gli strumenti per l'infanzia. Peraltro, non possiamo limitarci all'astensione per fare una cortesia alla maggioranza e alla Commissione europea, senza puntare il dito su quelli che riteniamo veri e propri soprusi nei confronti dei cittadini italiani in generale.
Da ultimo, mi preme sottolineare anche una distorsione regolamentare: la legge n. 11 del 2005, che regola - come sappiamo - la partecipazione dell'Italia al processo normativo comunitario, ci obbliga a votare anche risoluzioni, sia di maggioranza sia di minoranza, sulla relazione annuale sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea; il Regolamento della Camera, però, non ci consente di approvarle perché le Camere sono sciolte. Ciò mi sembra alquanto punitivo e oltremodo monco nei confronti del processo di adesione all'Unione europea, che deve sì avvenire, ma in primis nel rispetto dei cittadini e dei popoli che ne fanno parte (Applausi di deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia).
PRESIDENTE. Assistono ai nostri lavori i docenti e gli alunni delle classi IV e V del liceo scientifico di Cirò in provincia di Crotone. La Presidenza e l'Aula vi salutano (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Falomi. Ne ha facoltà.
ANTONELLO FALOMI. Signor Presidente, un provvedimento come la legge comunitaria per il 2007, che delega il Governo a recepire per via amministrativa o attraverso decreto legislativo centinaia di direttive europee nel nostro ordinamento, in realtà è un atto dovuto, anche se in articulo mortis da questo Parlamento.
Proprio perché è un atto dovuto, esprimeremo un voto favorevole. Intendiamo soltanto segnalare che questo atto dovuto ci consente, comunque, di superare lo storico ritardo con il quale il nostro Paese recepisce le direttive europee, che fa gravare una minaccia seria di sanzioni finanziarie sulle nostre casse. Quindi, si tratta di un atto dovuto che allontana questo pericolo e questa minaccia.
La cosa importante, però, non è dare corso a un atto dovuto, perché il problema rilevante che questa legge comunitaria ci segnala è il grado di legittimazione democratica dei processi e delle istituzioni europee, chiamate a produrre la legislazione europea. Recepiamo o deleghiamo il Governo a recepire nel nostro ordinamento centinaia di direttive europee, ma la domanda che ci dobbiamo porre è con quale livello di democrazia reale sono state adottate quelle direttive europee. Questo è il problema reale: ci troviamo di fronte a procedure e a istituzioni europee con uno scarso livello di legittimazione democratica. Questa è una questione enorme, che dovremo affrontare. La affronteremo, ovviamente, quando discuteremo della ratifica del Trattato di Lisbona.
È una questione profondamente sottovalutata dalla politica e negata da una prassi che tende a marginalizzare il ruoloPag. 44delle assemblee elettive, il ruolo del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali, e a considerare come unici protagonisti della produzione legislativa europea le tecnoburocrazie di Bruxelles e gli Esecutivi nazionali, che compiono un'opera di vera e propria appropriazione di ogni spazio legislativo europeo.
Questa sottovalutazione e negazione del problema democratico, attraverso cui si adottano le decisioni in sede europea, ha raggiunto il suo acme, credo, nel modo in cui si è concluso il tentativo di dare all'Europa una vera e propria Costituzione. Il Trattato di Lisbona, infatti, ha accantonato ogni idea di Costituzione: è approdato ad una riforma dei Trattati, quindi ha derubricato l'idea di dare all'Europa una Costituzione e di imprimere quindi un forte impulso all'Europa politica. Si tratta di un esito deludente, anche perché il modo con cui si è pervenuti a tale decisione ha marginalizzato il Parlamento europeo e ha posto tutto nelle mani degli Esecutivi, dei Governi. In altre parole, il livello di legittimazione democratica della riforma dei Trattati, che è stata varata a Lisbona nel dicembre scorso, corrisponde a questa prassi, che è di negazione e di sottovalutazione del problema democratico.
Si tratta di una sottovalutazione e di una negazione che trovano poi conferma anche nel testo di riforma dei Trattati in punti molto preoccupanti: la questione della politica estera europea rischia di essere totalmente delegata a un gruppo ristretto di Ministri dei vari Esecutivi nazionali europei, senza alcuna reale partecipazione del Parlamento europeo e del Parlamento democratico. La questione, quindi, nel momento in cui stiamo recependo centinaia e centinaia di direttive europee, consiste esattamente nel problema di come si dà legittimazione democratica alla legislazione europea, che attualmente ha uno scarso livello di legittimazione democratica.
Credo che questo sia il nodo fondamentale: ne avremmo probabilmente discusso, se avessimo potuto esaminare l'altra parte dei provvedimenti sottoposti alla nostra attenzione (mi riferisco alla relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea: non vi abbiamo potuto procedere, avremmo potuto farlo con una risoluzione conclusiva). Ritengo che questo sia il tema che viene consegnato alle prossime elezioni europee e al prossimo Parlamento, se quest'ultimo non vuole continuare a giocare l'attuale ruolo «di rimessa», marginale, che consiste semplicemente nel recepire ciò che si decide a Bruxelles in una forma che sicuramente non è pienamente democratica. Tale è la questione politica, che naturalmente vogliamo sollevare, anche rilanciando il tema di una vera Costituzione europea.
La Costituzione europea non c'è più: l'idea di dare una Costituzione all'Europa è stata affossata dal Trattato di Lisbona. Il tema di una nuova Costituzione europea, costruita con una reale partecipazione degli organi rappresentativi dei cittadini europei, costruita attraverso la partecipazione popolare, rimane all'ordine del giorno e noi, su ciò, continueremo la nostra battaglia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA CASTIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è con spirito diverso che quest'anno discutiamo e approviamo il disegno di legge comunitaria 2007, considerato sia il ritardo con il quale esso giunge in Parlamento, sia soprattutto l'evento politico che si è determinato con lo scioglimento delle Camere ad opera del Presidente della Repubblica.
Ciò, però, non ci deve esimere dallo svolgere una riflessione attenta sul ritardo con cui, ogni anno, giunge in Assemblea un provvedimento legislativo così importante, tra l'altro anche con scarsi tempi a disposizione per la discussione. Infatti, la legge comunitaria 2007 ci conferma non più un'impressione, direi, dopo oggi, ma una certezza: effettuiamo una perenne ed affannosa rincorsa di quanto Bruxelles, in qualche modo, ci propone e che, in altri casi, ci impone.Pag. 45
È evidente come la mole di provvedimenti che piovono dall'Unione europea sia addirittura superiore alla capacità di recepimento del nostro Paese e del nostro sistema legislativo e normativo, per i noti limiti che il bicameralismo perfetto in qualche modo ci impone.
Non si spiegherebbe altrimenti come mai tutti gli anni - lo ripeto - ci troviamo a discutere disegni di leggi comunitarie che non solo «toccano» la più ampia gamma di argomenti, come è prevedibile che sia, ma anche, in qualche modo, comprimono, soffocano e nascondono provvedimenti che, per l'impatto destinato ad avere sul nostro sistema normativo, meriterebbero sicuramente tempi di discussione molto più ampi. Si tratta di un iter che non può essere definito soltanto dalla necessità di far presto per non essere «bacchettati» dalla Commissione europea. Su questo tema abbiamo lungamente discusso - mi spiace, al riguardo, che non sia presente in Aula il Ministro Bonino - proprio per cercare in futuro (e ci auguriamo che lo faccia il nuovo Governo) di limitare questo «out» che diamo a un provvedimento così importante.
Da tutto ciò consegue che siamo di fronte a una legge comunitaria in cui troviamo posti sullo stesso piano banane, uova, fiori e sentenze penali. Al di là del rischio evidente di cadere nel ridicolo, come parlamentari siamo oggettivamente limitati nella nostra azione di confronto, di critica al disegno di legge governativo. Difatti, approfondire le modifiche al disegno di legge e ostacolare, se necessario, l'approvazione di alcune parti del provvedimento, rischia di comportare dei ritardi con il rischio di incorrere in infrazioni per il mancato recepimento di direttive e di norme necessarie e assolutamente condivise. Al riguardo, è naturale una prima e inevitabile riflessione: un provvedimento che spazia dalla commercializzazione delle uova alla normativa sul finanziamento delle fonti rinnovabili, a quella sull'importazione del legname, a quella sulla navigazione, al recepimento dell'ordinamento giudiziario comunitario in termini di cooperazione giudiziaria in materia penale e, infine, agli svariati interventi nell'ambito delle politiche comuni dell'Unione europea (peraltro di non facile soluzione) come quelli sul diritto societario, finanziario o fiscale, ci pone la domanda di quale debba necessariamente essere il contenitore, la forma, l'ambito più adeguato per l'applicazione e il recepimento delle direttive comunitarie. Purtroppo, a mio avviso, il rischio in cui si incorre è quello di licenziare una sorta di provvedimento omnibus in cui vi è di tutto e di più ma in cui è scarsa la consapevolezza del legislatore circa l'impatto delle misure previste sulla realtà quotidiana. Mi chiedo soprattutto se questioni così complesse, che hanno sicuramente bisogno di tempi più lunghi, non debbano essere trattate in una sede diversa da quella dell'esame della legge comunitaria o se non sia il caso che a tali problematiche, inserite nel disegno di legge comunitaria annuale, venga assegnato un tempo di approfondimento e di discussione più lungo. Si tratta di un tema che ci auguriamo possa essere dibattuto quando si insedierà il prossimo Governo e potranno essere poste in essere una serie di azioni per superare quello che rappresenta anche un limite temporale.
Noi riteniamo che si possa affrontare il problema prevedendo una sessione parlamentare dedicata alla legge comunitaria, per un adeguato esame di merito circa le materie oggetto di revisione normativa a seguito dell'introduzione delle normative comunitarie o, addirittura, istituendo una Commissione bicamerale con delega all'approvazione in via legislativa dei provvedimenti in questione. Si dovrà prevedere, quindi, un luogo istituzionale in cui il Parlamento e il Governo possano esercitare un confronto meditato sulle posizioni da assumere nell'interesse dell'Italia. A tutto ciò occorre purtroppo aggiungere un limite strutturale che è presente in questo provvedimento di legge, ovvero la circostanza che esso non risolve in alcun modo l'annoso problema delle infrazioni comunitarie. Come è noto, infatti, l'Italia continua ad essere il fanalino di coda per il numero di procedure avviate a suo caricoPag. 46per violazione del diritto comunitario e per mancata trasposizione delle direttive.
Infatti le procedure ufficialmente aperte nei confronti del nostro Paese sono all'incirca 227, compresa l'annunciata infrazione per quella grande sciagura nazionale rappresentata dalla disastrosa gestione dei rifiuti nella mia Campania. A fronte di questa situazione, fortemente preoccupante, sarebbe stato almeno auspicabile riscontrare nello stesso disegno di legge comunitaria un maggior numero di disposizioni dirette a risolvere le procedure di infrazione. Credo che anche in relazione a questo tema, nel momento in cui si sarà insediato il nuovo Governo, dovremo necessariamente istituire una sessione parlamentare per poter discutere il disegno di legge comunitaria in tempi adeguati.
Siamo convinti che l'Europa debba essere uno strumento forte, agile ed efficace, capace di sinergie tali da tener unite e rafforzare le potenzialità dei singoli Stati, che dobbiamo intendere con grandissimo senso di serenità e di realtà. Aspiriamo ad un'Europa a doppia velocità, e auspichiamo che i grandi Stati membri dell'Europa - non solo i Paesi fondatori - possano e debbano farsi carico di una politica molto più forte. Tutto ciò può avvenire certamente attraverso lo strumento delle cooperazioni rafforzate, intese non come fatto tattico, argomento per argomento, bensì come una strategia complessiva che possa individuare alcune materie fondamentali. Perché non pensare, ad esempio, ad una politica estera comune, ad una politica unica per la difesa, e ad una necessaria e urgentissima politica per l'accoglienza e per l'immigrazione? Infatti il problema della frontiera dell'Europa non può riguardare solo il nostro Paese, considerato che le coste italiane sono anche le coste europee. Su tale argomento le cooperazioni rafforzate possono rappresentare un'Europa che avanza e cresce in linea con gli obiettivi indicati da Bruxelles. Credo, in conclusione, che il compito dell'Italia debba tornare ad essere quello degli anni Cinquanta, quello di protagonista, insieme agli altri Paesi europei, nell'ambito di un'Europa più forte, coesa, unita, la quale si allargherà ulteriormente, e che quindi deve rappresentare il centro del mondo.
Ritengo che ciò debba rappresentare l'auspicio di tutti noi. È questo il nostro auspicio anche considerato il dato di fatto per cui stiamo approvando in ritardo il disegno di legge comunitaria. Tuttavia, visto il ritardo con il quale tale disegno è giunto all'esame all'Assemblea e considerato che tale ritardo ci ha tolto la possibilità di poter discutere nel merito il provvedimento e che soprattutto abbiamo dovuto con grande senso di responsabilità rinunciare alla discussione dei nostri emendamenti decidendo quindi di ritirarli, chiaramente non possiamo esprimere un voto favorevole sul provvedimento in esame.
Il gruppo di Alleanza Nazionale intende astenersi, con l'auspicio che in futuro sia il nuovo Ministro competente sia il nuovo Governo possano risolvere il problema della tempestività con la quale questo disegno di legge deve arrivare all'esame del Parlamento, garantendo in tal modo soprattutto dei tempi più lunghi e un confronto serio e serrato sulle cose da farsi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per esprimere la dichiarazione di voto del gruppo Forza Italia sul disegno di legge comunitaria del 2007. Lo faccio rimarcando, se ce ne fosse ancora bisogno, il senso di responsabilità dell'opposizione, in particolar modo dei presidenti di gruppo, che hanno consentito oggi lo svolgimento del dibattito e l'approvazione del provvedimento in esame.
Credo che questo sia un elemento fondamentale nella valutazione politica che va posta alla base della riflessione su questa legge che ci accingiamo a varare. Si tratta di un senso di responsabilità che ha consentito di porre al di sopra delle partiPag. 47politiche la questione più rilevante del ruolo del nostro Paese nell'ambito europeo e comunitario.
Questo senso di responsabilità però, colleghi, deve tener conto anche di un clima di smobilitazione che ormai si registra in questa Aula; clima che certamente non ci consente di approfondire il tema e di conferire alla valutazione politica sostanziale su questa legge il carattere di una riflessione compiuta.
La prima considerazione che vorrei svolgere è proprio sul titolo di questo disegno di legge: legge comunitaria 2007. Arriviamo, cioè, all'esame del più importante provvedimento che riguarda il rapporto tra lo Stato italiano e l'Unione europea con oltre un anno di ritardo. Ritengo che ciò sia già il primo significativo elemento che lascia intendere come - lo affermo in termini bipartisan - il Parlamento, il Senato, la Camera e le parti politiche stiano considerando l'Unione europea come un soggetto davvero estraneo alla vita politica del nostro Paese: ciò, purtroppo, nella sostanza delle cose e nelle ricadute verso i cittadini e verso il nostro Paese, non è riscontrabile.
La seconda considerazione che mi permetto di avanzare e di ribadire è che questo provvedimento legislativo è carente sul versante del primo sostanziale punto che avrebbe dovuto impegnare il Parlamento italiano: manca, cioè, in tutto e per tutto quella fase ascendente che mirava, secondo i dettati del legislatore del 2005, a modificare l'intervento dello Stato che recepisce la normativa comunitaria subendola, senza svolgere un ruolo fondamentale nella costruzione di una posizione europea condivisibile e sostenibile a pieno titolo dall'Italia.
L'assenza della posizione italiana su una questione fondamentale come quella della vita comunitaria e dell'intrapresa normativa nazionale ed europea rappresenta il più importante limite - lo ribadisco - della legge comunitaria in discussione.
Questo provvedimento ci consente, altresì, di esprimere un giudizio sul Governo. Ritengo che in questi mesi sia stato assolutamente importante da parte della Commissione richiamare più volte l'Aula, ma soprattutto le forze politiche, a non limitarsi al giudizio politico (come forse avrebbe voluto il Ministro Bonino) sulla riduzione delle procedure di infrazione. Innanzitutto, perché non vi è stata alcuna riduzione, anzi tutti i dati parlano di un incremento: come ha osservato qualche collega, non solo l'Italia non è salita nella graduatoria dei Paesi che recepiscono le direttive, ma davvero si deve proporre una valutazione diversa di quanto avvenuto in questi anni.
La valutazione della riduzione delle procedure di infrazione non rappresenta un fatto quantitativo, ma deve diventare un fatto qualitativo capace - esso sì - di valutare se le innumerevoli procedure di infrazione siano frutto di negligenza o di ritardi o se vi sia un'altra ragione che ci deve indurre davvero ad un'attenzione maggiore sulle questioni del recepimento comunitario.
Il più delle volte - e vi invito a guardare alla classifica dei temi che sono alla base delle procedure di infrazione - vi è soltanto un'imposizione dogmatica del principio burocratico europeo, che su molti temi vorrebbe mettere insieme politiche unitarie che unitarie non possono essere. Non possono esserlo per l'articolazione diversa dei Paesi che, per i problemi, la composizione e le prerogative, sicuramente, sotto ogni punto di vista, da quello economico a quello sociale a quello geografico e morfologico, non possono condividere politiche unitarie.
Il Governo, rispetto a questi temi, è stato proteso verso le questioni di piccolo cabotaggio politico mentre è stato totalmente assente sul confronto sull'Europa e con l'Europa. Abbiamo relegato questo Paese - lo affermo con la criticità necessaria - al ruolo di inseguitore. In altri termini, abbiamo fatto venir meno la possibilità di costruire per il nostro Paese un ruolo di apripista, capace di tracciare strade d'avanguardia della visione europea e di trascinare anche altri Paesi su politiche innovative in molti campi che per noi erano fondamentali.Pag. 48
La fase ascendente è venuta meno anche nel rapporto propositivo comunitario, capace di dare risposte puntuali al ruolo dell'Italia in Europa e a livello internazionale.
Nell'esame del disegno di legge - lo hanno richiamato i colleghi che mi hanno preceduto - abbiamo avanzato questioni di sostanza e di procedura.
Quanto a quelle di sostanza abbiamo proposto politiche di fase ascendente in ordine all'occupazione, l'energia e l'ambiente, affermando con estrema chiarezza che non può esservi un limite continuo a questioni fondamentali come quella dell'ambiente, che vedono gran parte delle regioni italiane sottoposte a procedura di infrazione senza che vi sia, da parte dello Stato italiano, alcuna attenzione capace di limitare il danno al ruolo dell'uomo protagonista dell'ambiente, che invece è fortemente richiamato in molte regioni italiane.
Allo stesso modo è assente (lo rammento solo per onore di cronaca) la progettualità sull'area di libero scambio del Mediterraneo che nel 2010 avrà avvio senza che l'Italia abbia svolto e possa svolgere un ruolo propositivo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17)
MAURO PILI. Quanto alle questioni procedurali, si propone con questa legge il recepimento di centinaia e centinaia di nuove direttive e atti comunitari mentre l'indicazione storica degli ultimi anni mostra che si deve puntare a delegificare e a creare le condizioni perché si possa davvero limitare l'imposizione dello Stato e delle istituzioni europee sulla vita economica e sociale dei nostri Paesi, circoscrivendo al massimo la regolamentazione di materie che invece devono essere lasciate al libero mercato e alla libera costruzione della nostra società.
Vanno assicurati tempi certi, come abbiamo sostenuto a proposito dell'organismo che deve operare nella fase ascendente; va anche preservato un ruolo (mi ricollego a quanto detto dal collega del gruppo di Rifondazione Comunista) autorevole per i Parlamenti che purtroppo oggi vengono del tutto accantonati in ordine alla loro funzione principale di creare e costruire una legislazione capace di fornire risposte al Paese.
Onorevole Presidente, in conclusione, se dovessimo esprimere un giudizio di merito non potrebbe che essere fortemente negativo, sia per la sostanza del provvedimento, sia per la subalternità politica, istituzionale e per la totale assenza di proposta sostanziale e politica da parte del Governo. Tuttavia, signor Presidente, onorevoli colleghi, il gruppo di Forza Italia esprimerà un voto di astensione; un voto di astensione che intende essere senso di responsabilità istituzionale e internazionale. Esso vuole significare, oggi più che mai, l'auspicio che il nostro Paese abbandoni la subalternità e possa invece svolgere un ruolo di apripista e da protagonista. Con il provvedimento in esame avete contribuito ancora una volta a fare dell'Europa un limite. Forza Italia e il Popolo della Libertà lavoreranno per trasformare tale limite in un orizzonte di crescita dell'Europa nel rispetto dell'identità nazionale e delle sue prerogative.
Per tali ragioni esprimeremo un voto di astensione rivolto contro la politica di retroguardia e a favore di una proposta di avanguardia per il futuro europeo e per il nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, la discussione e il voto sul disegno di legge comunitaria ci consentono ogni anno di svolgere, in buona sostanza, un bilancio rispetto al sentire europeo del nostro Paese, delle Aule parlamentari e del nostro Governo. È di questi giorni l'annuncio dell'uscita del nostro paese dalla procedura di deficit eccessivo. Avviene in questi giorni dopo che sono trascorsi alcuni anni; siamo infatti incorsi nella procedura perPag. 49deficit eccessivo durante il Governo Berlusconi e ne usciamo solo negli ultimi giorni, con le dichiarazioni del commissario Almunia che ha espresso parole assolutamente forti in ordine all'azione del Governo, all'azione di risanamento dei conti e di contenimento della spesa.
Pertanto, il nostro Paese esce dalla procedura di infrazione e rientra a pieno titolo nei parametri che tengono insieme, dal punto di vista economico e finanziario, i Paesi che hanno deciso di aderire alla moneta unica europea. Ho voluto ricordare un dato che apparentemente non si trova negli atti né tra gli articoli del provvedimento in esame perché mi pare che, da solo, testimoni il tasso di attenzione all'Europa che il Governo Prodi ha avuto in questi due anni.
Potrei anche fermarmi a tale considerazione, perché mi pare che avere voluto riportare il Paese sul piano dei conti, del debito e del deficit all'interno dei parametri europei, significa aver voluto restituire dignità alla nostra presenza in Europa e complessivamente autorevolezza al nostro Paese.
Voglio anche ricordare - tutti lo abbiamo fatto - che, per quanto riguarda le infrazioni ed i contenziosi in sede europea, i numeri sono ancora alti e, per alcuni aspetti, preoccupanti. Tuttavia, credo si debba dare atto al Ministro Bonino di essere stata capace di invertire la tendenza; infatti, oggi, mentre parliamo, siamo nelle condizioni di dire che le infrazioni sono in diminuzione rispetto a un paio d'anni fa, quando il Ministro ha assunto quel ruolo e quell'impegno.
Intendo sottolineare, anche in questo caso, una tendenza positiva che accresce la nostra credibilità e la nostra autorevolezza in sede europea e dare atto al Ministro Bonino del suo impegno e del suo lavoro. Molti colleghi, sia nel lavoro in Commissione, sia quest'oggi in Aula, hanno voluto richiamare i problemi di un difficile funzionamento del rapporto tra il Parlamento e la Commissione europea e tra il Governo e la Commissione.
Sappiamo tutti che ci siamo confrontati più volte, anche negli ultimi mesi e nelle ultime settimane, sulla necessità di apportare alcune modifiche ai Regolamenti parlamentari per una migliore realizzazione della cosiddetta «fase ascendente» e della «fase discendente», distinguendo il dibattito e le scelte relative alla legge comunitaria, che generalmente attengono al recepimento delle direttive europee, dalla relazione sull'azione del Governo, che dovrebbe essere fatta prima dell'inizio dell'anno proprio per dare delle indicazioni e per indicare una prospettiva. Ciò affinché il Parlamento sui temi europei non sia solo un luogo importante, ma anche la sede per esprimere indirizzi, fornire linee guida ed indicare al Governo una direzione.
Dobbiamo riconoscere che, nel momento in cui si arriva a discutere del disegno di legge comunitaria con un anno e mezzo di ritardo e della relazione con due anni e mezzo di ritardo, tutto questo rischia di restare nelle buone intenzioni. Siccome, tuttavia, siamo negli ultimi giorni di attività dell'attuale Parlamento, credo - come ho affermato anche stamattina - che il nostro lavoro, che ci ha visto confrontarci, ma non dividerci su questi temi, sia un lavoro che lasciamo al prossimo Parlamento. Infatti, il tema dell'Europa e del rapporto del nostro Paese con l'Unione europea è troppo importante per essere discusso in ritardo e senza poter esprimere per tempo indirizzi ed indicazioni.
Mi consenta, signor Presidente, di ricordare solo che - lo sappiamo tutti - nel mese di dicembre a Lisbona è stato firmato il cosiddetto Trattato di Lisbona. Sappiamo che è stato un momento delicato, abbiamo lavorato in tanti per rimettere in moto la macchina europea, che si era arenata dopo i referendum in Francia e in Olanda che avevano bocciato la proposta di Costituzione europea. Pur avendo una qualche aspirazione in più rispetto al processo di integrazione europea, riconosciamo che quella macchina si è rimessa in moto a Lisbona; salutiamo positivamente quel lavoro e vorremmo essere insieme al Presidente Napolitano, che ha invitato a fare ogni sforzo per ratificare velocemente quel Trattato.Pag. 50
Sappiamo che sarà il prossimo Parlamento che se ne occuperà, ma noi del Partito Democratico vogliamo affermare in questa sede che riconosciamo nel Trattato di Lisbona un momento importante: la ripresa di un cammino e di un lavoro. Quel Trattato apre l'Europa ad una nuova prospettiva, ovvero all'Europa a «densità variabile», cioè alla possibilità e all'opportunità di metterci insieme nelle diverse situazioni e a seconda dei diversi momenti, non perdendo nessuna sensibilità e nessuna occasione.
Quel Trattato apre anche allo sviluppo di una politica di vicinato, che si giocherà particolarmente nell'area mediterranea. Allora, colleghi, credo che proprio quella politica di vicinato dell'area mediterranea possa vedere - anzi crediamo debba vedere - l'Italia come Paese protagonista, impegnato in prima fila per scrivere una nuova pagina della costruzione europea.
PRESIDENTE. Onorevole Frigato, dovrebbe concludere.
GABRIELE FRIGATO. Concludo, signor Presidente, sapendo che - come dicevamo questa mattina, lo hanno riconosciuto molti colleghi - abbiamo ottenuto il miglior risultato possibile nelle condizioni date. Ci auguriamo di poter fare di più e che la prossima legislatura faccia di più, ma per quanto riguarda il gruppo del Partito Democratico-L'Ulivo noi manteniamo la nostra fede europea e, anche con riferimento al disegno di legge comunitaria al nostro esame, esprimeremo il nostro voto favorevole.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
FRANCA BIMBI, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI, Relatore. Signor Presidente, parlerò brevemente come relatrice e come presidente della XIV Commissione. Vorrei solo ringraziare i colleghi perché abbiamo lavorato molto e con passione. Come relatrice, devo dire che ho trovato in tutti gli interventi, indipendentemente dalle decisioni di voto, il segno di una volontà di un europeismo vero. Ogni gruppo politico poi lo cerca e lo trova a misura delle sue scelte programmatiche. Sappiamo, tuttavia, che i tempi dell'approvazione del disegno di legge comunitaria e, quindi, le difficoltà che si sono incontrate indipendentemente dal colore politico di chi governava, dipendono proprio da un deficit di democrazia governante nel nostro Paese.
Occorre superare la duplicazione delle funzioni tra Senato e Camera, cambiare i Regolamenti parlamentari, perché altrimenti è impossibile intervenire efficacemente nella fase ascendente, vale a dire nella fase in cui il Parlamento dà voce ai cittadini, sia rispetto al Governo sia rispetto a Bruxelles. È necessario prevedere un rapporto molto più stretto con il Parlamento europeo, anche nei Regolamenti parlamentari o, comunque, attraverso delle prassi consolidate. È opportuno, inoltre, rivedere la legge n. 11 del 2005 perché mancano queste competenze reali.
Ritengo che di ciò siamo tutti consapevoli e la democrazia dei cittadini europei deve iniziare da qui, da questi cambiamenti che il prossimo Parlamento deve fare in questa direzione che, in maniera diversa, tutti hanno auspicato. I cambiamenti vanno fatti qui, non dico prima di chiederli a Bruxelles, ma certo mentre lo si fa: non possiamo sempre imputare all'Europa le nostre responsabilità. Auguro al prossimo Parlamento, tra pochissimo, che trovi gli strumenti per assumere queste responsabilità in maniera più efficace di quanto questo Parlamento e noi stessi, anche con i miei limiti personali, abbiamo potuto fare.
(Coordinamento formale - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.Pag. 51
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3062-A)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 3062-A, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1448 - «Disposizioni per l'adempimento di obblighi derivanti dall'appartenenza dell'Italia alle Comunità europee - Legge comunitaria 2007» (Approvato dal Senato) (3062-A):
Presenti 455
Votanti 261
Astenuti 194
Maggioranza 131
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 21
Prendo atto che i deputati Ruvolo e Mantini hanno segnalato che sono riusciti a votare e che i deputati Bandoli, Razzi Pedrini e Licandro hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Prendo altresì atto che il deputato Buontempo ha segnalato che avrebbe voluto astenersi, che il deputato Allasia ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario che il deputato Caparini ha segnalato di aver erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda il prosieguo dei lavori dell'Assemblea nella giornata odierna, non essendovi obiezioni, procederemo direttamente all'esame dei disegni di legge di ratifica ed eventualmente dei documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni. Successivamente, al termine delle votazioni, passeremo alle discussioni sulle linee generali dei disegni di legge di conversione dei decreti-legge relativi, rispettivamente, alla proroga di missioni internazionali e alle elezioni politiche ed amministrative da tenere nel 2008. Gli altri disegni di legge di conversione previsti all'ordine del giorno, su richiesta del Governo, si intendono rinviati alla seduta di domani.
Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 2783, 2807, 2630, 2631, 2711, 3080, 3081, 3304, 3302, 3300, 3298, 3299, 3301, 3303.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno, ad eccezione dell'A.C. 3081, sarà pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta odierna ed è in distribuzione.
Con riferimento al disegno di legge A.C. 3081, il relativo schema è stato pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta del 18 gennaio 2008.
Discussione del disegno di legge: ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall'Assemblea generale con la risoluzione n. 58/4 del 31 ottobre 2003 ed aperta alla firma a Merida dal 9 all'11 dicembre 2003, nonché norme di adeguamento interno (A.C. 2783) (ore 17,23).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: ratificaPag. 52ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall'Assemblea generale con la risoluzione n. 58/4 del 31 ottobre 2003 ed aperta alla firma a Merida dal 9 all'11 dicembre 2003, nonché norme di adeguamento interno.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2783)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni II (Giustizia) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
La relatrice per la II Commissione (Giustizia), deputata Suppa, ha facoltà di svolgere la relazione.
ROSA SUPPA, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il presente disegno di legge è volto a ratificare e rendere esecutiva in Italia la Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall'Assemblea generale il 31 ottobre 2003, e detta, quindi, le conseguenti e necessarie norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Occorre premettere che il disegno di legge si limita, però, all'attuazione del solo contenuto obbligatorio della Convenzione, tralasciando pressoché del tutto le previsioni ad esecuzione facoltativa. Ciò sia perché si è preferito affidare l'attuazione delle previsioni facoltative ad altri e più organici provvedimenti, tra i quali anche la legge comunitaria, sia perché si avverte la necessità di procedere ad una ratifica quanto più rapida possibile della Convenzione internazionale con un testo snello e chiaro, evitando ulteriori ritardi nel ratificare una Convenzione che offre maggiori e più incisivi strumenti di contrasto alla corruzione, vista ed inquadrata come fenomeno transnazionale. Nello specifico, i primi due articoli sono diretti alla ratifica ed esecuzione della Convenzione, mentre gli altri, di particolare rilevanza per la Commissione giustizia, sono diretti all'adeguamento dell'ordinamento interno.
In particolare, l'articolo 3 del disegno di legge, adeguando l'ordinamento interno alle previsioni dell'articolo 6, novella l'articolo 322-bis del codice penale, relativo al delitto di peculato, concussione, corruzione ed istigazione alla corruzione di membri degli organi delle Comunità europee e di funzionari delle Comunità europee e degli Stati esteri.
Si prevede, quindi, che la punibilità dei fatti di istigazione alla corruzione, o di corruzione per il soggetto attivo corruttore, sussista non soltanto qualora il fatto sia commesso per procurare a sé o ad altri un indebito vantaggio in operazioni economiche internazionali, come è attualmente disposto, ma anche al fine di ottenere o di mantenere un'attività economica o un'attività finanziaria.
L'articolo 4, adeguando l'ordinamento italiano alle previsioni dell'articolo 26 della Convenzione, inserisce un nuovo articolo nel decreto legislativo n. 231 del 2001, in tema di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
A questo punto, mi preme ribadire che la normativa italiana in materia appare all'avanguardia e necessita solo di piccoli e residuali interventi normativi. L'inserimento nel decreto legislativo dell'articolo 25-septies è, infatti, volto a sanzionare la persona giuridica in relazione alla commissione del delitto di induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all'autorità giudiziaria. Laddove si ravvisi, in relazione alla commissione del delitto, una responsabilità della persona giuridica, dovrà applicarsi all'ente la sanzione pecuniaria fino a 500 quote.
L'articolo 5 inserisce due ulteriori articoli all'interno del codice di procedura penale, più precisamente all'interno del libro XI, dedicato ai rapporti con le autorità straniere, nel capo relativo agli effetti delle sentenze penali straniere. Si tratta del capo che disciplina le limitazioni e i modi per rendere esecutive in Italia le sentenze penali straniere. Il meccanismo delineato dagli articoli da 730 a 741 del codice di procedura penale, in correlazione all'articolo 12 del codice penale,Pag. 53costituisce un'alternativa alla regola del rinnovamento del giudizio in ordine ai reati commessi all'estero ed ivi giudicati.
Escluso che la legge straniera possa essere usata ai fini della decisione, il giudice italiano in questo caso non accerta il dovere di punire alla stregua di un altro ordinamento, ma, in quanto ricorrano date condizioni, recepisce la sentenza pronunciata in un altro Stato a certi fini tassativamente determinati, fra i quali può rientrare l'applicazione di una pena principale. Si tratta, sostanzialmente, della previsione di un doppio binario.
Le nuove disposizioni introdotte dal disegno di legge attengono, in particolare, alla devoluzione allo Stato estero interessato dei beni confiscati sul territorio italiano in esecuzione di provvedimenti di confisca adottati all'estero.
Il nuovo articolo 740-bis prevede che, in presenza di appositi accordi internazionali, i beni confiscati con sentenza definitiva o con altro provvedimento irrevocabile debbano essere devoluti allo Stato estero.
PRESIDENTE. Mi dispiace, onorevole Suppa, ma deve concludere.
ROSA SUPPA, Relatore per la II Commissione. Concludo, signor Presidente. In realtà, si prevede un doppio binario per i beni confiscati.
PRESIDENTE. Il relatore per la III Commissione (Affari esteri), deputato Caldarola, ha facoltà di svolgere la relazione.
GIUSEPPE CALDAROLA, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, concordo con le valutazioni svolte dalla relatrice Suppa e rinuncio dunque ad intervenire.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, abbiamo oggi da esaminare molte ratifiche: in proposito, anzi, vorrei ringraziare le Commissioni e la Presidenza della Camera per aver voluto metterle tutte all'ordine del giorno e per aver così consentito una loro rapida approvazione. Di conseguenza, non desidero far perdere tempo all'Assemblea: mi pare che le argomentazioni svolte dal relatore siano state largamente sufficienti e mi associo ad esse, chiedendo l'approvazione del testo al nostro esame.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 2783)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 454
Astenuti 4
Maggioranza 228
Hanno votato sì 453
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 460
Astenuti 5
Maggioranza 231
Hanno votato sì 459
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Palomba ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 465
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 465).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 5), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 466).
Passiamo all'esame dell'articolo 5 (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 6), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 471).
Passiamo all'esame dell'articolo 6 (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 7), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 471
Maggioranza 236
Hanno votato sì 471).
Passiamo all'esame dell'articolo 7 (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 8), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato sì 473).Pag. 55
Passiamo all'esame dell'articolo 8 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito i relatori ad esprimere il parere delle Commissioni.
ROSA SUPPA, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere favorevole sull'emendamento 8.1 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
PRESIDENTE. Il Governo?
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, il parere del Governo è favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 8.1 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato sì 472).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 467
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato sì 467).
Passiamo all'esame dell'articolo 9 (Vedi l'allegato A - A.C. 2783 sezione 10), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 464
Astenuti 2
Maggioranza 233
Hanno votato sì 464).
(Coordinamento formale - A.C. 2783)
PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2783)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2783, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Ratifica ed esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione,Pag. 56adottata dall'Assemblea generale con la risoluzione n. 58/4 del 31 ottobre 2003 ed aperta alla firma a Merida dal 9 all'11 dicembre 2003, nonché norme di adeguamento interno) (2783):
(Presenti e votanti 474
Maggioranza 238
Hanno votato sì 474).
Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, fatta a Budapest il 23 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (A.C. 2807) (ore 17,33).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, fatta a Budapest il 23 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2807)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che le Commissioni II (Giustizia) e III (Affari esteri) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il presidente della Commissione giustizia, deputato Pisicchio, ha facoltà di svolgere la relazione, in sostituzione del relatore per la II Commissione, deputato Contento.
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, in una dimensione di grande sintesi e chiedendo alla Presidenza l'autorizzazione a consegnare il testo, vorrei permettermi soltanto qualche brevissima considerazione.
Questo disegno di legge di ratifica, che è stato fatto oggetto di un'analisi impegnativa ed attenta da parte delle Commissioni giustizia ed affari esteri, ha visto un'attività di approfondimento da parte dei commissari e dei relatori (gli onorevoli Contento e Zacchera, che voglio ringraziare), e non sono stati trascurati aspetti conoscitivi importanti offerti anche dalla polizia informatica. Convocati in audizioni presso le Commissioni, sono stati raccolti anche apporti di giovani studiosi ed analisti ascoltati in via informale.
Il Parlamento della prossima legislatura se ne potrà senz'altro giovare; oggi, impegnati in quest'Aula per un'approvazione che la Conferenza dei presidenti di gruppo ha ritenuto giustamente di considerare prioritaria, ci limitiamo soltanto ad esprimere una brevissima valutazione.
Le Commissioni hanno manifestato un orientamento favorevole sulla proposta emendativa volta a dotare il Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia su Internet di 2 milioni di euro all'anno, a partire da quest'anno. Si tratta di un gesto importante, perfettamente coerente con la natura del provvedimento, che, se approvato, riuscirà a dotare il Centro italiano, riconosciuto tra i più affermati e competenti del mondo, di tutti gli strumenti necessari a realizzare il più efficace contrasto della pedopornografia, reato particolarmente odioso che si giova di quella cortina di putrida omertà che avvolge spesso insospettabili delinquenti.
Avremmo voluto anche intervenire con norme dirette ad allungare i termini di carcerazione preventiva per i pedofili, ma l'emendamento presentato non avrebbe potuto avere i caratteri della pertinenza rispetto al provvedimento in esame. Ne prendiamo atto, considerando che stiamo discutendo di questioni che attengono ad importanti profili penalistici a Camere chiuse. Considerata, però, l'attenzione ed anche la disponibilità che da tutti i commissari è stata data all'accoglimento di quell'impostazione, vogliamo augurarci che il legislatore del sedicesimo Parlamento della Repubblica vorrà accogliere la volontà espressa dalle Commissioni II e III e proseguire tempestivamente su questaPag. 57strada, affinché episodi terribili come quello di Agrigento di qualche giorno fa non abbiano mai più a verificarsi.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.
PRESIDENTE. Deputato Pisicchio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Il relatore per la III Commissione (affari esteri), deputato Zacchera, ha facoltà di svolgere la relazione.
MARCO ZACCHERA, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, vorrei fare pochissime battute solo per sottolineare, dal punto di vista della Commissione affari esteri, come questa Convenzione vada ad applicare una proposta, poi integrata, del Consiglio d'Europa, e come sia importante l'adesione dell'Italia perché così, celermente, si arriverà all'approvazione di un numero minimo di Stati che la possono far entrare in vigore.
Dal punto di vista della Commissione affari esteri, la cosa più interessante è che, per una delle prime volte, si cerca di coordinare in un unico testo diverse interpretazioni, o comunque diverse chiavi di lettura, nei codici dei diversi Paesi d'Europa e che, invece, nel caso di reato informatico, che evidentemente non tiene conto delle frontiere, devono essere in qualche maniera recepite.
Quindi, limitandomi ad una battuta, da questo punto di vista è positivo un intervento normativo che consenta di agire nei casi ai quali si riferiva il collega e anche su molti altri aspetti, legati soprattutto alla pirateria informatica (ossia alla copiatura abusiva), ma anche alla produzione di danni ai sistemi informatici, spesso anche seri e permanenti, che rovinano il sistema, e che consenta di attaccare chi interviene in modo improprio per rovinare i programmi altrui o si inserisce nei sistemi informatici a caccia di dati senza richiederli o comunque agendo in maniera scorretta. La volontà dell'Italia è di allinearsi agli altri Paesi europei in questa materia.
Signor Presidente, per guadagnare tempo preannuncio che, quando arriveremo all'esame dell'articolo 4, le chiederò un minuto di sospensione per riunire il Comitato dei diciotto al fine di proporre un emendamento comune poiché in una riga del testo vi è un errore e se tale articolo venisse applicato con questo testo si potrebbero creare dei danni. Considerato che il disegno di legge in discussione deve essere trasmesso al Senato, non facciamo perdere tempo a nessuno se sistemiamo in corso d'opera una piccola questione. Le chiederò, quindi, un minuto di sospensione per convocare il Comitato dei diciotto; intanto possiamo procedere all'esame degli altri articoli del provvedimento.
PRESIDENTE. Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Folena. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA. Signor Presidente, il collega Zacchera, che ringrazio, ha già anticipato la necessità di un breve intervento sull'articolo 4.
Stiamo discutendo su una Convenzione importantissima e condivido pienamente le considerazioni che sono state svolte; tuttavia, la formulazione dell'articolo 4 rischia, senza che ve ne fosse minimamente la volontà da parte di chi ha scritto questa modifica al codice penale, di colpire anche le aziende e le altre realtà che producono software per la sicurezza. Infatti, quando ci si riferisce al termine «profitto», si va oltre il mandato della Convenzione, che indica la necessità di colpire chi voglia arrecare un danno, ossia assaltare o aggredire un sistema.
Invece, le aziende che vendono prodotti informatici sviluppano software che, proprio per proteggere i sistemi informatici, devono saper assaltare i sistemi stessi e conoscere quali sono i punti di vulnerabilità. Ciò riguarda anche le università, i centri di ricerca e gli studiosi che dedicano la loro attività scientifica e di ricerca proprio al tema dei sistemi di sicurezza.Pag. 58
Quindi, appare completamente ultroneo rispetto al testo, il riferimento al termine «profitto», basta riprendere testualmente quanto è previsto dalla Convenzione, ossia «recare danno ad altri»: questo è il reato che si vuole sanzionare. Pertanto, suggerisco di recepire questa modifica che, del resto, proviene unanimemente dalla Commissione cultura, scienza e istruzione che questa mattina ha espresso un parere in tale direzione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, sicuramente l'Italia è una nazione dotata già di una disciplina organica in materia di delitti informatici: infatti, la legge 23 dicembre 2003, n. 547, disciplinava già organicamente la materia. Successivamente sono state approvate altre modifiche normative, tese proprio, ad esempio, a reprimere comportamenti illeciti in materia di pirateria informatica, a contrastare la detenzione, lo scambio e il commercio di materiale pedopornografico in rete, a estendere ai fenomeni di pedopornografia virtuale l'ambito di applicazione delle norme incriminatrici introdotte dalla legge n. 269 del 1998.
Tutto ciò per evidenziare come certamente sia importante la ratifica di questa Convenzione internazionale, ma il nostro Paese era già in una situazione di adeguamento normativo alle esigenze cui si vuole far fronte attraverso queste norme.
La Commissione giustizia ha operato in modo molto serio, in quanto ha posto in essere un'istruttoria completa - anzi, ha tentato di porre in essere un'istruttoria completa - attraverso le audizioni effettuate con la polizia postale ed altre che erano state programmate ma che, purtroppo, non è stato possibile svolgere.
La ratifica segna, comunque, un passo importante. Tuttavia, sarebbe stato sicuramente meglio evitare di affrettare i tempi e agire con una certa puntualità su alcune norme, ad esempio, in tema di definizioni normative, di pene, di aspetti di procedura penale, di sanzioni accessorie e di perquisizioni ed ispezioni (tema molto importante). L'articolo 7, infatti, si riferisce alle perquisizioni ed alle ispezioni, tuttavia teniamo conto che così come concepiti nel nostro ordinamento gli istituti della perquisizione e dell'ispezione non appaiono idonei a regolare l'accesso ai sistemi informatici e telematici, che sono chiaramente connotati da una matrice tecnologica, potenzialmente modificatrice di dati ed estranea ai due istituti. Pertanto, sarebbe stato sicuramente meglio introdurre una dizione che tenesse conto della conservazione dei dati originari e puntasse ad impedirne l'alterazione.
Del resto è chiaro che se si consentisse agli organi inquirenti di procedere a perquisizioni ed ispezioni del contenuto dei computer senza dei limiti, con una modificazione irreversibile dei dati contenuti nell'elaboratore - infatti, è sufficiente accedere al computer per modificarne irrimediabilmente i dati - perderebbero senso molte norme inserite con il presente disegno di legge. Ciò rappresenta semplicemente un esempio in ordine ad una materia che dovrà certamente essere ripresa in futuro e che dovrà essere analizzata con attenzione. Sicuramente le norme penaliste e processual-penaliste appaiono generalmente idonee - così come poste in essere in questa normativa - a far fronte alle esigenze, evitando determinati comportamenti. Tuttavia, è chiara la necessità di temperare le parole e fare in modo che i termini siano adeguati proprio alla matrice tecnologica del settore che stiamo affrontando.
Un ultimo esempio: questa forse poteva essere l'occasione per affrontare in modo compiuto un comportamento truffaldino che si evidenza molto spesso in materia informatica, ovvero il cosiddetto fishing. Il disegno di legge in esame poteva rappresentare l'occasione per affrontarlo in modo compiuto e soprattutto per disancorarlo dal reato di truffa, che in molte circostanze non pare coprire compiutamente il comportamento.
Comunque il voto sarà favorevole, tenendo conto che il provvedimento rappresenta un passo in avanti significativo dellaPag. 59nostra normativa a fronte di un settore in continua evoluzione dal punto di vista tecnologico.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 2807)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il presidente della II Commissione, onorevole Pisicchio, in sostituzione del relatore Contento.
PINO PISICCHIO, Presidente della II Commissione. Rinuncio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore per la III Commissione, deputato Zacchera.
MARCO ZACCHERA, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, vorrei avanzare una proposta...
PRESIDENTE. La Presidenza si pronuncerà.
MARCO ZACCHERA, Relatore per la III Commissione. La proposta è quella di sospendere l'esame del provvedimento e di proseguire, per economicità di tempo, con gli altri disegni di legge di ratifica, che probabilmente saranno votati all'unanimità. Domani mattina questo disegno di legge ritornerà in Aula con gli emendamenti già preparati e già esaminati in sede di Comitato dei diciotto. In questo modo si risparmierà tempo.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, mi associo alla proposta, al fine di guadagnare tempo.
PRESIDENTE. Anche la Presidenza si associa alla proposta formulata.
Il seguito dell'esame del disegno di legge di ratifica è pertanto rinviato alla seduta di domani.
Discussione del disegno di legge: S. 1376 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti accordi: a) Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) - Galileo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e la Repubblica popolare cinese, fatto a Pechino il 30 ottobre 2003; b) Accordo concernente la promozione, la fornitura e l'uso dei sistemi di navigazione satellitare Galileo e GPS e applicazioni correlate tra gli Stati Uniti d'America, da un lato, e la Comunità europea ed i suoi Stati membri, dall'altro, con Allegato, fatto a Dromoland Castle il 26 giugno 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 2630) (ore 17,55).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dei seguenti accordi: a) Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) - Galileo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e la Repubblica popolare cinese, fatto a Pechino il 30 ottobre 2003; b) Accordo concernente la promozione, la fornitura e l'uso dei sistemi di navigazione satellitare Galileo e GPS e applicazioni correlate tra gli Stati Uniti d'America, da un lato, e la Comunità europea ed i suoi Stati membri, dall'altro, con Allegato, fatto a Dromoland Castle il 26 giugno 2004.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2630)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato De Brasi, ha facoltà di svolgere la relazione.
RAFFAELLO DE BRASI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono relatore di tre provvedimenti di ratifica, approvati dal Senato, contenenti quattro Accordi che l'Europa, insieme ai Paesi membri, ha sottoscritto con la Cina, gli Stati Uniti, Israele e Corea del sud e che vertono su uno stesso argomento: gli Accordi di cooperazione tra la Comunità europea, i suoi Stati membri e questi Paesi, concernenti la promozione, la fornitura e l'uso di sistemi di navigazione satellitare Galileo, che costituisce un'infrastruttura strategica per il futuro dell'Europa e del mondo e che tende ad affermare l'indipendenza e la capacità di innovazione dell'Europa, in un campo così nevralgico come quello delle comunicazioni globali.
Nel dibattito in Commissione erano emerse due preoccupazioni: la prima riguardava il possibile duplice uso di tali tecnologie e di questo sistema: l'uso civile e quello militare; la seconda riguardava il ruolo critico del settore industriale privato e il finanziamento pubblico inadeguato per finanziare il sistema. Per tale motivo abbiamo audito i rappresentanti dell'Agenzia Spaziale Italiana e di Telespazio e abbiamo interloquito in modo serrato con il Governo. Ciò che è emerso in modo netto ha rassicurato e convinto la Commissione: l'uso del sistema di navigazione satellitare sarà sotto controllo europeo e sarà esclusivamente civile o, al massimo, a sostegno di missioni di pace e umanitarie. In secondo luogo, si è preso atto dell'impossibilità di far correre al settore privato un rischio di mercato troppo elevato che il settore medesimo, fra l'altro, non voleva assolutamente correre, decidendo un impegno più consistente dei finanziamenti pubblici comunitari ed evitando in questo modo la paralisi alla quale il progetto Galileo era giunto.
Il Consiglio europeo ha definito le fasi di sviluppo e gli strumenti attuativi del programma europeo Galileo. Le fasi sono tre: la prima per lo sviluppo e la convalida finalizzata alla ricerca; una seconda fase di costruzione e lancio dei satelliti e di installazione dei componenti terrestri del sistema; una terza fase operativa in cui il sistema sarà in funzione specialmente in ambito commerciale. È stata istituita l'impresa comune Galileo, per assicurare l'unicità di gestione e controllo del progetto, che prevede l'integrazione del servizio complementare geostazionario europeo di navigazione nel programma Galileo, la cooperazione con Agenzie speciali europee per il lancio delle azioni di ricerca e sviluppo, la raccolta di fondi pubblici e privati. L'impresa comune ha approvato la creazione di un consorzio congiunto composto da otto membri, tra cui Finmeccanica. Le funzioni vitali che verranno affidate al sistema Galileo sono il controllo delle frontiere, la logistica nel settore dei trasporti, le operazioni finanziarie, la sorveglianza delle infrastrutture energetiche e di comunicazione, la telefonia mobile, la gestione dei trasporti, la navigazione in mare e lungo le vie navigabili interne, il trasporto aereo, i servizi di emergenza, la protezione civile e le operazioni umanitarie, l'agricoltura, la pesca e i rilevamenti.
La cooperazione si articola nei settori della ricerca scientifica, delle produzioni industriali, della formazione e dell'applicazione, dello sviluppo dei servizi e del mercato, del commercio e degli aspetti legati allo spettro radio e all'integrità del sistema, nonché alla normalizzazione, certificazione e protezione del sistema stesso.
Quello con la Cina è un accordo di cooperazione relativo al sistema globale di navigazione satellitare civile Galileo, firmato il 30 ottobre 2003. L'accordo con gli Stati Uniti riguarda la promozione, fornitura e uso di Galileo e di GPS americano e la interoperabilità dei due sistemi, ed è stato firmato il 26 giugno 2004.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. È evidente ed è stata illustrata largamente l'importanza strategica enorme del progetto Galileo e il suo valore anche come strumento di autonomia dell'UnionePag. 61europea. Il Governo non può che associarsi alle considerazioni svolte dal relatore e chiedere l'approvazione del disegno di legge di ratifica in esame.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Airaghi. Ne ha facoltà.
MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, intervengo solo per sottolineare l'importanza enorme di questo nuovo sistema satellitare, che è fondamentale per l'autonomia nel settore spaziale e del posizionamento globale da parte del continente europeo. Per l'Italia questo è un settore fondamentale e strategico. Le nostre aziende - in particolare quelle del gruppo Finmeccanica - su questo sistema hanno pesantemente scommesso, anche nell'ambito della joint venture con Alcatel Francia.
È fondamentale, però, ricordare all'Aula che, mentre ratifichiamo giustamente questo trattato, nell'indifferenza vergognosa del nostro Governo, l'Agenzia spaziale europea sta togliendo all'Italia il direttorato della navigazione. È un fatto gravissimo per la nostra nazione, perché rischiamo di togliere alle nostre aziende il loro ruolo primario, anche con riferimento alla joint venture tra Alcatel e Alenia spazio. Come tutti sanno, infatti, è Telespazio che gestirà il servizio satellitare di Galileo, i servizi a terra di Galileo, cioè la parte in cui l'Italia la fa da padrone.
Perdere il direttorato della navigazione senza colpo ferire è un gravissimo errore che sta commettendo questo Governo. Lo sottolineo perché ci sono ancora i tempi per rimediare e invito il Presidente a dare importanza a questa situazione e ad evidenziare al nostro Governo che possiamo ancora agire in sede di Agenzia spaziale europea per evitare questo scippo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2630)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 2630)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2630 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato sì 428
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2630 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 427).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2630 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.Pag. 62
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 444).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2630)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2630, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 1376 - Ratifica ed esecuzione dei seguenti accordi: a) Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) - Galileo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e la Repubblica popolare cinese, fatto a Pechino il 30 ottobre 2003; b) Accordo concernente la promozione, la fornitura e l'uso dei sistemi di navigazione satellitare Galileo e GPS e applicazioni correlate tra gli Stati Uniti d'America, da un lato, e la Comunità europea ed i suoi Stati membri, dall'altro, con Allegato, fatto a Dromoland Castle il 26 giugno 2004) (Approvato dal Senato) (2630):
(Presenti 475
Votanti 472
Astenuti 3
Maggioranza 237
Hanno votato sì 466
Hanno votato no 6).
Discussione del disegno di legge: S. 1377 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica democratica del Congo sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Kinshasa il 13 settembre 2006 (Approvato dal Senato) (A.C. 2631) (ore 18).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica democratica del Congo sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Kinshasa il 13 settembre 2006.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 2631)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, deputata Paoletti Tangheroni, ha facoltà di svolgere la relazione.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI, Relatore. Signor Presidente, si tratta di un accordo-tipo di protezione degli investimenti, però un accordo-tipo siglato con un Paese che è tutt'altro che un Paese-tipo: si tratta del Congo, che è un Paese che esce da una guerra civile, peraltro non del tutto sopita.
Già in occasione della presentazione del provvedimento in esame in Commissione ebbi modo di mostrare qualche perplessità per come lo stesso è formulato, perché mi pare che vi siano garanzie piuttosto deboli rispetto alla protezione dei diritti civili e così via. Credo che le norme in esso contenute non siano sufficientemente solide.Pag. 63
Oltre a chiedere al Governo, come già abbiamo fatto, di porre particolare attenzione per gli investitori italiani, ci siamo permessi di presentare un ordine del giorno.
Signor Presidente, chiedo, infine, che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento.
PRESIDENTE. Onorevole Paoletti Tangheroni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, mi associo alle parole della relatrice. Il Governo chiede una rapida approvazione del disegno di legge di ratifica in oggetto.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 2631)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2631 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 441
Astenuti 3
Maggioranza 221
Hanno votato sì 441).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2631 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446).
Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2631 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 454).
(Esame di un ordine del giorno - A.C. 2631)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A - A.C. 2631 sezione 4).
La deputata Paoletti Tangheroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/2631/1.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, si tratta di un ordine del giorno che prende in considerazione la situazione del Congo, dove si rischia che si verifichino violazioni dei diritti umani e, soprattutto, anche dei diritti generalmente ambientali.
Il Congo è un Paese ricchissimo di risorse, sia estrattive sia forestali, oltre al fatto che esistono comunità di pigmei per le quali sono state denunciate spesso violazioni dei diritti umani, perché venivano utilizzati con contratti lavorativi quantomeno sui generis.
Chiediamo al Governo, quindi, nell'applicazione di questa Convenzione, di porre particolare attenzione a questi elementi e lo chiediamo nel rispetto di altri Trattati o Convenzioni internazionali che citiamo precisamente nel dispositivo, segnatamente: l'Extractive Industry Trasparency Initiative, il Core Labor Standards e soprattutto la Commissione mondiale sulle dighe. Noi crediamo che se si considerano attentamente questi elementi si può procedere senza problemi e tranquillamente al voto.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, in effetti la Repubblica del Congo, benché ciò sia poco noto, è tra i primi posti per volume di investimenti diretti internazionali. Ad esempio, nel 2005 ha avuto un miliardo e quattrocento milioni di investimenti, persino più di Paesi come l'Algeria e la Tunisia. Oggi l'Italia ha poco spazio nel Congo, ne può recuperare moltissimo, però ha bisogno di rapporti di lungo respiro e non di azioni estemporanee o di «rapina», ma di azioni basate sul rispetto della legge e dei diritti umani.
Per tali motivi l'ordine giorno Paoletti Tangheroni n. 9/2631/1 va nella direzione giusta e noi lo accettiamo.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Paoletti Tangheroni n. 9/2631/1 non insistono per la votazione.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2631)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 2631, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(S. 1377 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica democratica del Congo sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Kinshasa il 13 settembre 2006) (Approvato dal Senato) (2631):
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 459
Hanno votato no 1).
Discussione del disegno di legge: S. 1331 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea ed i suoi Stati membri e lo Stato di Israele, fatto a Bruxelles il 13 luglio 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 2711) (ore 18,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea ed i suoi Stati membri e lo Stato di Israele, fatto a Bruxelles il 13 luglio 2004.
Pag. 65(Discussione sulle linee generali - A.C. 2711)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato De Brasi, ha facoltà di svolgere la relazione.
RAFFAELLO DE BRASI. Relatore. Signor Presidente, ho già inquadrato questi accordi nella premessa che ho svolto prima. Per Israele vale quello che ho detto in precedenza.
Vorrei solo fare una sottolineatura per quanto riguarda gli aspetti della sicurezza del sistema che verranno monitorati sia dall'Europa sia da Israele attraverso lo strumento della consultazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente mi associo alle considerazioni svolte dal relatore e chiedo l'approvazione del disegno di legge di ratifica in oggetto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alì Raschid Khalil. Ne ha facoltà.
ALÌ RASHID KHALIL. Signor Presidente, intervengo su questo sistema di uso ambivalente sia per scopi civili sia per scopi militari: Israele è uno stato in guerra con diversi Paesi in Medio Oriente, che continua a non rispettare impegni imposti dalla legalità e dal diritto internazionale nei confronti del popolo palestinese e usa sofisticati sistemi di armamento contro la popolazione civile.
Anche lo stesso fatto che sta alla base di questo Accordo di associazione con l'Unione europea vincola Israele a rispettare i diritti umani, che sono sistematicamente violati.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIA MELONI (ore 18,10)
ALÌ RASHID KHALIL. Alla luce di queste considerazioni, a nome della nostra parte politica annuncio il nostro voto contrario.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 2711)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunciano alla replica.
(Esame degli articoli - A.C. 2711)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 2711 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 411
Hanno votato no 49).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 2711 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 66
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 459
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 407
Hanno votato no 52).
Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato di aver erroneamente votato contro mentre avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 2711 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 467
Maggioranza 234
Hanno votato sì 412
Hanno votato no 55).
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2711)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mellano. Ne ha facoltà.
BRUNO MELLANO. Voglio sottolineare, signor Presidente, colleghi, compagni e anche amici della sinistra, che, circa quanto affermato nel merito dal collega Khalil, io ho votato a favore dello stesso tipo di ratifica nei confronti della Repubblica popolare di Cina. L'ho fatto non perché creda che la Repubblica popolare di Cina sia democratica e libera, ma perché quegli strumenti per i quali procediamo alla ratifica, forse saranno oggetto di utilizzo militare, ma sicuramente si presteranno ad un uso di tipo civile pesante per quanto riguarda i cittadini cinesi.
Credo che davvero voi dovreste fare uno sforzo per votare a favore su questo provvedimento riguardo ad Israele, che è uno stato democratico. Inoltre questo accordo e questa ratifica servono anche per costruire vincoli, legami e relazioni che io ritengo portino a sostenere la democrazia israeliana mentre voi dite, invece, che portano a tutelare le minoranze all'interno di Israele e a tutelare i vicini Stati arabi dalla superpotenza israeliana. Sono davvero dispiaciuto per il vostro voto contrario e questa non intende essere una polemica troppo facile o troppo elettoralistica.
Come io, pur con difficoltà, ho votato a favore sul provvedimento riguardante la Repubblica popolare di Cina, allo stesso modo vi chiedo di fare uno sforzo democratico e dunque di votare a favore su una ratifica che riguarda uno Stato democratico quale è Israele (Applausi dei deputati del gruppo Socialisti e Radicali - RNP).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO. Signor Presidente, condivido molto di quanto affermato dal collega Mellano; anch'io mi rivolgo agli amici e compagni, e soprattutto all'amico e collega Khalil che prima ha parlato descrivendo, con parole e con toni che non condivido, la questione mediorientale, descrivendola da una parte sola.
Penso che se questo Parlamento - con un voto della sinistra diverso da quello che lui ha rappresentato con la sua dichiarazione di voto - esprimesse lo stesso atteggiamento che sostanzialmente si riserva a tutti gli Stati del mondo, in occasione della ratifica di tali accordi, ad eccezione di Israele secondo l'opinione del collega Khalil (Applausi del deputato Gibelli), renderebbe un grande servizio al lavoro svolto anche dall'Italia in questi ultimi due anni,Pag. 67in particolare dalla diplomazia italiana, e alla missione a cui l'Italia partecipa nel sud del Libano per produrre il proprio contributo a favore del raggiungimento della pace in quella terra.
Io, collega Khalil - amico Khalil, visto che ci salutiamo ogni giorno e continueremo a farlo anche se, come è giusto che sia in democrazia, conserveremo opinioni diverse sulla storia di quelle terre insanguinate e sul percorso che là si deve compiere, perché finalmente in quelle terre due popoli vedano salvaguardati i loro due diritti ad avere due Paesi che vivono liberamente e democraticamente uno accanto all'altro - ritengo che votando contro la ratifica di un tale Accordo si inizi con il piede sbagliato nei rapporti di amicizia, di fiducia e di relazioni internazionali e diplomatiche che l'Italia ha con Israele.
Israele è un Paese democratico nel Medioriente, che ha con noi rapporti diplomatici da lunga data. Si possono condividere o meno - ed è giusto che così sia - le politiche di quel Governo; se ne possono criticare gli errori, così come si devono criticare - ed è giusto che così si faccia - gli errori, le omissioni o gli orrori di tutti i Governi di quell'area del mondo, compresi quelli dell'autorità palestinese quando sbaglia.
Votare contro questo Trattato significa votare contro Israele e, poiché da lunga data - come sa il collega Khalil - ritengo che in quel Paese, in quell'area del mondo, si scontrino due diritti (e non un diritto ed un torto), credo che lei farebbe cosa molto saggia invitando il suo partito o questa parte del Parlamento non a votare contro, ma magari ad astenersi su questo Accordo.
Votare contro questo tipo di ratifiche significa votare contro Israele e quindi, alla fine, votare anche contro la pace, anche per il popolo palestinese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, colleghi, oggi assistiamo ad un fatto molto grave: stiamo approvando - ve lo ricordo - delle ratifiche di accordi di cooperazione internazionale e in questa sede si vota contro un Accordo con Israele solo perché è lo Stato di Israele.
Mi associo alle parole del collega Mellano e di altri (anche del collega che è intervenuto in precedenza): è molto grave che una parte del Parlamento non abbia, nel rispetto delle opinioni di tutti, la sensibilità politica di capire che noi oggi stiamo compiendo non solo un atto tecnico, ma anche un atto politico. L'Italia ritiene indispensabile associare anche Israele nella ratifica dell'Accordo in discussione, accordo che un Governo italiano, sostenuto da una certa maggioranza, ha ratificato. Questo è il bello: la ratifica è stata realizzata da un certo Governo.
Pertanto, da questo punto di vista, ritengo che l'atteggiamento di una parte dell'Assemblea sia davvero al di fuori della logica. Invito i colleghi dell'estrema sinistra ad un ripensamento e annuncio il voto favorevole di Alleanza Nazionale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Khalil. Ne ha facoltà.
ALÌ RASHID KHALIL. Signor Presidente, non si tratta di una dichiarazione generale e di principio. Anch'io - come anche la sinistra tutta - ho sostenuto il processo di pace per due Stati a due popoli, in Palestina e in Israele, e mi sembra che, malgrado il tempo trascorso, lo Stato palestinese ancora non abbia visto la luce e non sia nato. Anzi, lo spazio vitale, territoriale e fisico su cui il popolo palestinese dovrebbe esercitare la propria esistenza si riduce ogni giorno di più.
Pertanto, non si tratta di esprimere un voto contro o per Israele; si tratta, anche, di agire politicamente, in modo da stimolare Israele a rispettare gli impegni derivanti dalla legalità e dal diritto internazionale.
Oggi, in questa sede, parliamo tutti di pace e di processo di pace, mentre continuanoPag. 68la guerra e la morte in Palestina e tutti gli aiuti dati ad Israele vengono usati per obiettivi militari, per mettere in condizioni ancora più drammatiche un popolo che si trova costretto a vivere sotto l'occupazione e la repressione militare.
Inoltre, in modo ancora più specifico, parliamo di un sistema che ha un uso sia civile che militare e non vi sono garanzie sufficienti che possano garantire l'uso corretto di tale sistema. L'Italia e l'Europa sono chiamate a giocare un ruolo importante di mediazione in quell'area: essere schiacciate così a favore d'Israele impedisce loro di svolgere tale ruolo.
Per questo motivo, di nuovo, annuncio il nostro voto contrario (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto favorevole del nostro gruppo e invitare anche gli onorevoli della Sinistra Arcobaleno che sono intervenuti a valutare con più precisione la loro posizione in ordine al merito ed al contesto in cui si procede al voto. Il contesto nei confronti di Israele - che non intendo attribuire alle vostre posizioni - è tale da comportare, durante lo svolgimento della fiera del libro, una forte contestazione degli organizzatori perché l'ospite d'onore è Israele. È un contesto nel quale dieci o sette giorni fa è stata pubblicata - e sono in corso le indagini - una black list di professori israeliani.
Sinceramente, il voto contrario da parte di una formazione politica ampia che si chiama Sinistra Arcobaleno alla ratifica ed esecuzione dell'Accordo perché il provvedimento in esame coinvolge anche lo Stato di Israele significa, all'interno di un contesto che è quello in cui stiamo vivendo, assumersi una responsabilità che va ben al di là del voto odierno. Sinceramente, non comprendo le ragioni, nemmeno elettorali, del vostro punto di vista; tenuto conto della situazione di forte pregiudizio nei confronti proprio dello Stato di Israele, situazione anche interna al nostro Paese - con episodi che potremmo definire di razzismo in alcuni casi come quelli che sono avvenuti e stanno avvenendo a Torino -, mi sembra vi sia una ragione in più per riconsiderare attentamente la propria posizione politica. Posizione politica che anche su tale argomento può diventare occasione per un clima ed una riconsiderazione complessiva della collaborazione e delle critiche che muovete sempre molto ferocemente nei confronti dello Stato di Israele e del popolo ebraico.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, annuncio il voto favorevole del mio gruppo e ricordo all'Assemblea - lo dico con simpatia anche al collega Khalil - che si tratta di un accordo tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e lo stato di Israele. Intendo dire che si tratta quasi di un atto dovuto poiché siamo all'interno della Comunità europea, al di là delle questioni di merito che ovviamente vanno considerate e credo che un irrigidimento su tali punti non vada in direzione di un processo di pace ma, al contrario, lo freni.
Credo sia necessario riportare la discussione nel suo contesto e procedere all'approvazione del disegno di legge. In ogni caso il nostro gruppo esprimerà un voto favorevole.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, sinceramente in ordine al provvedimento in esame che riguarda - come risulta dall'ordine del giorno - la ratifica di un accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile tra la Comunità europea ed i suoiPag. 69Stati membri e lo Stato di Israele, fatto a Bruxelles, sappiamo che la Comunità europea in materia di politica estera negli ultimi giorni sta toccando non la pagina più alta ma quella più bassa della sua storia. La questione Kosovo sta imbarazzando tutti ed è stata oggetto anche di un intervento stamattina che francamente impone un po' a tutti un momento di riflessione importante sul ruolo che si potrebbe dare alla Comunità europea.
Non intendo svolgere una polemica politica con il gruppo di Rifondazione Comunista e con l'esponente che è appena intervenuto. Però, mai avrei potuto pensare che si insinuassero dietro la sigla della navigazione satellitare civile tutta una serie di pregiudizi di natura politica e militare nei confronti di Israele. Seppure in punta di piedi, in quanto le verità non sono mai tutte da una parte, osservo che in Medio Oriente Israele ha dimostrato di essere uno dei pochi Paesi democratici ed uno dei pochi Paesi in grado di avere una forma di progressismo democratico che gli consente di cambiare opinione in base a situazioni politiche mutevoli.
Ha, cioè, quel principio di progresso che gli consente anche di criticare se stesso nella democrazia parlamentare; vero è che non tutti i Paesi del Medio Oriente musulmani hanno un atteggiamento verso Israele identico a quello descritto in maniera unilaterale in quest'Aula.
Lei sa, collega, che la Lega Nord in materia di immigrazione o in rapporto all'ingresso della Turchia in Europa ha una posizione molto severa. La Lega non vuole la Turchia in Europa, però contestualmente ritiene che la Turchia non abbia lo stesso atteggiamento nei confronti di Israele di altri Paesi come la Siria. Faremmo dispetto alla nostra coerenza se li assimilassimo tutti. Infatti, Israele ha relazioni con la Turchia assolutamente diverse rispetto ad altri Paesi, basate sulla cooperazione in rapporto alla produzione di energia elettrica, nonché in rapporto a tanti altri settori. Anche la Giordania ha un atteggiamento diverso.
Ciò dimostra che Israele non ha un pregiudizio ideologico nei confronti dei Paesi che la circondano, ma cerca di sopravvivere da cinquant'anni, avendo commesso comunque grandi errori, come ne stiamo commettendo noi. Le ricordo che quando partirono i bombardieri per andare a colpire il Kosovo nessuno avrebbe potuto immaginare che, dopo dieci anni, quei bombardamenti avrebbero portato all'indipendenza della nazione perché pareva a tutti una iniziativa di tipo umanitario, così come sarebbe dovuto essere.
Gli errori e la possibilità di rivedere nella storia le proprie posizioni rispetto a quelle assunte dieci anni fa non possono, in quest'Aula, avviare una discussione in maniera unilaterale e sempre a senso unico su tutti gli argomenti possibili, compreso un sistema di navigazione satellitare che può esser utilizzato in tanti modi, ma francamente penso che Israele non abbia bisogno, per il suo patrimonio tecnologico, di questi tipi di paraventi. Ciò dimostra, ancora una volta, un odio ideologico che in questo Paese non dovrebbe esserci (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole La Malfa. Ne ha facoltà.
GIORGIO LA MALFA. Signor Presidente, ha già osservato giustamente l'onorevole Paoletti Tangheroni che si tratta di un accordo tra l'Unione europea ed Israele; un accordo che l'Italia è chiamata a ratificare. Quindi, nella posizione dei colleghi di una parte della maggioranza attuale del Paese, non vi è soltanto l'odio verso Israele, che conosciamo bene da molto tempo, ma anche un distacco dall'Unione europea e dalle sue decisioni.
L'unica domanda che ci dobbiamo porre è come abbiano potuto governare insieme in questi due anni e come sia stato possibile tenere insieme in una coalizione l'onorevole Fiano e l'onorevole Bertinotti e se tutto questo non possa aver danneggiato (come ha effettivamente fatto) il prestigioPag. 70del nostro Paese. Quindi, prima questa coalizione si sfascia e porta il Paese alla possibilità di un Governo diverso, più serio e più omogeneo alla storia e agli interessi del nostro Paese, meglio sarà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.
IACOPO VENIER. Signor Presidente, mi riconosco completamente nelle parole dell'onorevole Alì Raschid Khalil, ma intervengo perché ritengo necessario non lasciarlo solo a sostenere gli argomenti che ha già illustrato per motivare il voto contrario. In particolare, ha sviluppato l'argomento in base al quale il provvedimento in esame va considerato insieme ad un accordo di associazione tra l'Unione europea ed Israele che prevede nei suoi primi articoli l'impegno di Israele al pieno rispetto dei diritti umani e una serie di vincoli sulle produzioni e il blocco delle colonizzazioni.
Tale Accordo non viene attuato dall'Unione europea, mentre dovrebbe essere imposto ad Israele anche attraverso atti che facciano capire che politiche di colonizzazione e di violazione sistematica dei diritti umani della popolazione palestinese, di segregazione in aree e di costruzione del muro dell'apartheid e della divisione, politiche di omicidi mirati, di distruzione dell'autorità nazionale palestinese e della sua legittima forza non debbono poter essere perpetuate, e che ciò ha delle conseguenze anche nelle relazioni con l'Unione europea e i suoi Stati membri.
Per tali ragioni, voteremo contro il provvedimento in esame. Ciò nulla ha a che vedere con un'eventuale avversione tout court rispetto allo Stato di Israele. Tuttavia, voglio dire che questo Accordo riguarda una tecnologia duale, che ha un uso civile e militare. Allora, è necessario sapere che quelle strategie militari e quella politica militare messa in campo da Israele in tutto il Medio Oriente non può vedere la connivenza o il sostegno in alcun modo nei Paesi dell'Unione europea e dell'Italia. Pertanto, il nostro gruppo esprimerà un voto contrario sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2711)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2711, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1331 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea ed i suoi Stati membri e lo Stato di Israele, fatto a Bruxelles il 13 luglio 2004» (Approvato dal Senato) (2711):
Presenti 461
Votanti 454
Astenuti 7
Maggioranza 228
Hanno votato sì 400
Hanno votato no 54
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Discussione del disegno di legge: S. 1601 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sugli studi della lingua italiana nella Federazione russa e della lingua russa nella Repubblica italiana, fatto a Roma il 5 novembre 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 3080) (ore 18,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzionePag. 71dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sugli studi della lingua italiana nella Federazione russa e della lingua russa nella Repubblica italiana, fatto a Roma il 5 novembre 2003.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3080)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
L'onorevole Venier ha facoltà di svolgere la relazione.
IACOPO VENIER, Relatore. Signor Presidente, si tratta della ratifica di un Accordo che mira allo sviluppo delle relazioni bilaterali per lo studio e l'insegnamento della lingua, della letteratura e della cultura italiana e russa presso gli istituti scolastici rispettivamente dei due Paesi e lo sviluppo complessivamente di una serie di scambi culturali, sportivi e linguistici, che tendono ad intensificare le relazioni bilaterali.
Non aggiungerei altro, se non la considerazione dell'importanza della ratifica di un Accordo di tal genere, in un momento di crisi delle relazioni con la Russia, anche per le scelte che in queste ore sta facendo la Presidenza Putin. Credo che sia un segnale importante di disponibilità, di dialogo e di intensificazione delle relazioni con una grande realtà statuale, culturale e politica come quella russa, che ha bisogno e che cerca una partnership sempre più forte con l'Italia.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, in effetti vi è una grande tradizione storica di rapporti tra l'Italia e la Russia sul piano culturale. Vi è un grande interesse oggi, al di là di quanto si possa immaginare, per la lingua e la cultura italiane in Russia. Ci sono rapporti che si sviluppano in tutti i campi, come ad esempio nel campo dell'opera e della musica, dove vi sono rapporti molto vivi. Con il conservatorio di San Pietroburgo si sta preparando una versione televisiva del Barbiere di Siviglia, che verrà trasmessa dal canale satellitare della RAI e ultimamente vi è stato un accordo di importanza veramente fondamentale tra i musei di Ferrara e l'Hermitage di San Pietroburgo. Vi è, dunque, un grande spazio per una cooperazione culturale e scientifica in fase di rafforzamento e il Governo non può che sollecitare l'approvazione del disegno di legge di ratifica in esame.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 3080)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3080 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 444
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3080 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.Pag. 72
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 445
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3080 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 442).
Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3080 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 451).
Prendo atto che il deputato Rocco Pignataro ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3080)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3080, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1601 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Federazione russa sugli studi della lingua italiana nella Federazione russa e della lingua russa nella Repubblica italiana, fatto a Roma il 5 novembre 2003» (Approvato dal Senato) (3080):
Presenti 464
Votanti 462
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato sì 462
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1602 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Bulgaria sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell'espulsione o quella dell'accompagnamento al confine, fatto a Sofia il 22 novembre 2005 (Approvato dal Senato) (A.C. 3081) (ore 18,35).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Bulgaria sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell'espulsione o quella dell'accompagnamento al confine, fatto a Sofia il 22 novembre 2005.
Ricordo che nella seduta del 20 dicembre 2007 si è conclusa la discussione sulle linee generali, sono stati approvati tutti gli articoli e si è concluso l'esame dell'unico ordine del giorno presentato.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3081)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3081, di cui si è concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1602 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Bulgaria sul trasferimento delle persone condannate alle quali è stata inflitta la misura dell'espulsione o quella dell'accompagnamento al confine, fatto a Sofia il 22 novembre 2005» (Approvato dal Senato) (3081):
Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 459
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Discussione del disegno di legge: S. 1751 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione in materia di assistenza giudiziaria penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatta ad Algeri il 22 luglio 2003 (Approvato dal Senato) (A.C. 3304) (ore 18,37).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione in materia di assistenza giudiziaria penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatta ad Algeri il 22 luglio 2003.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3304)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
L'onorevole Paoletti Tangheroni ha facoltà di svolgere la relazione.
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI, Relatore. Signor Presidente, si tratta anche in questo caso di un disegno di legge che riporta i termini di una Convenzione abbastanza standardizzata, ne abbiamo approvate moltissime dello stesso tipo. In questo caso desidero segnalare che si tratta di un Paese del sud del Mediterraneo dal quale proviene una grande immigrazione. Ovviamente la Convenzione deve essere guardata con cura.
L'assistenza comprende in particolare la notificazione di citazioni o di altri atti giudiziari, l'interrogatorio di indiziati o imputati, lo svolgimento di atti e di procedure relativi all'acquisizione di prove e così via. Non intendo annoiare l'Aula con la disamina puntuale di tutti gli articoli poiché - lo ripeto - ne abbiamo approvati moltissimi dello stesso tipo.Pag. 74
Desidero richiamare l'attenzione sul fatto che si tratta dell'Algeria, un Paese e un Governo che deve essere incoraggiato a mantenere rapporti con il nord del Mediterraneo. Pertanto, propongo di procedere ad una rapida approvazione del provvedimento.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia relazione.
PRESIDENTE. Onorevole Paoletti Tangheroni, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, in effetti il nostro obiettivo è quello di creare un partenariato speciale fra le due sponde del Mediterraneo, in particolare, in questo caso, con la Repubblica di Algeria.
C'è stato un salto di qualità nei rapporti: ne è prova il recente vertice tra i due Governi che si è svolto in Sardegna. C'è un nuovo gasdotto in fase di progettazione, quello che passa attraverso la Sardegna, arriva a Livorno e poi si spingerà verso l'Europa; ci sono degli appalti in misura crescente riservati alle aziende italiane.
C'è, insomma, un quadro complessivo di rapporti in rapida e positiva evoluzione; in questo contesto si inserisce la ratifica che il Governo auspica.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 3304)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica n. 3304.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3304 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato sì 454
Hanno votato no 1).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3304 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 450).
Prendo atto che il deputato Piro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3304 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 453).Pag. 75
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3304 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 457).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3304)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3304, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1751 - «Ratifica ed esecuzione della Convenzione in materia di assistenza giudiziaria penale tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica algerina democratica e popolare, fatta ad Algeri il 22 luglio 2003» (Approvato dal Senato) (3304):
Presenti 460
Votanti 459
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 458
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che il deputato Piro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Discussione del disegno di legge: S. 1680 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, fatto a Helsinki il 9 settembre 2006 (Approvato dal Senato) (A.C. 3302).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, fatto a Helsinki il 9 settembre 2006.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3302)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, deputato De Brasi, ha facoltà di svolgere la relazione.
RAFFAELLO DE BRASI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ribadire, in coincidenza con l'approvazione del provvedimento di ratifica dell'Accordo fra l'Europa, i Paesi membri dell'Europa e la Corea del sud, che il sistema globale di navigazione satellitare, il progetto Galileo, sarà controllato e gestito dall'Europa e che l'Italia è uno dei Paesi europei che svolgeranno questo ruolo da protagonisti nel controllo e nella gestione del sistema, in particolar modo rispetto alla sua finalizzazione esclusivamente civile, come è stato già detto, come è stato sottoscritto dai Paesi europei e così com'è stato sottolineato in tutti gli Accordi.
Vorrei infine dire che gli Accordi non pregiudicano la normativa sulla non proliferazione,Pag. 76il controllo delle esportazione di beni a duplice uso e le misure nazionali sui controlli dei trasferimenti di materiali e di tecnologie.
Per quanto riguarda l'Accordo con la Corea del sud, voglio solo sottolineare che lo stesso esclude esplicitamente dalla cooperazione una serie di attività: si tratta delle tecnologie e dei beni sensibili soggetti a restrizione della Comunità europea, delle esportazioni in relazione alla non proliferazione degli armamenti, nonché i diversi aspetti relativi alla sicurezza del sistema, come gli scambi di informazione classificati.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, oggi abbiamo esaminato più d'uno di simili Accordi fra l'Unione europea e altri Paesi in materia di navigazione satellitare: la logica è sempre la stessa. Mi associo, dunque, alle parole del relatore e chiedo l'approvazione del provvedimento.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 3302)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3302 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 443
Hanno votato no 2).
Prendo atto che il deputato Piro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3302 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 457).
Prendo atto che il deputato Piro ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3302 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 462
Hanno votato no 1).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3302)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3302, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1680 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo ad un sistema globale di navigazione satellitare civile (GNSS) tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Corea, dall'altra, fatto a Helsinki il 9 settembre 2006» (Approvato dal Senato) (3302):
Presenti 470
Votanti 467
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato sì 466
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Discussione del disegno di legge: S. 1629 - Ratifica ed esecuzione di due Protocolli relativi alla Convenzione internazionale di cooperazione per la sicurezza della navigazione aerea (EUROCONTROL), fatti a Bruxelles, rispettivamente, il 27 giugno 1997 e l'8 ottobre 2002, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (Approvato dal Senato) (A.C. 3300) (ore 18,45).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione di due Protocolli relativi alla Convenzione internazionale di cooperazione per la sicurezza della navigazione aerea (EUROCONTROL), fatti a Bruxelles, rispettivamente, il 27 giugno 1997 e l'8 ottobre 2002, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3300)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Carta, ha facoltà di svolgere la relazione.
GIORGIO CARTA, Relatore. Signor Presidente, il provvedimento al nostro esame riguarda la ratifica di due Protocolli relativi alla Convenzione internazionale di cooperazione per la sicurezza della navigazione aerea.
Si ricorda preliminarmente che la necessità di ratificare tali Protocolli era stata ravvisata da tempo dal Parlamento, da ultimo con l'approvazione della risoluzione del 27 marzo 2007, sottoscritta anche dai rappresentanti dell'opposizione.
Il provvedimento oggetto di ratifica, il Protocollo del 1997, che ha forma di un nuovo atto interamente sostitutivo di quello del 1960, è comprensivo di quattro allegati e rappresenta il risultato di un processo di revisione degli atti istitutivi avviati negli anni Novanta. La Convenzione, così riveduta, reca una nuova formulazione dei compiti dell'organizzazione, e dispone la creazione e lo snellimento delle procedure, introducendo l'importante regola del voto maggioritario.
Si rileva, inoltre, che il testo della Convenzione si compone di 40 articoli, mentre i quattro allegati riguardano rispettivamente lo statuto dell'agenzia, le regioni d'informazione di volo, le disposizioni fiscali e quelle relative al sistema comune dei canoni di rotta.
Da sottolineare, inoltre, che questa Convenzione tende a prefigurare il provvedimento riguardante il cosiddetto cielo unico europeo.Pag. 78
Preciso, infine, che si tratta di una serie di misure volte a soddisfare i fabbisogni futuri in termini di capacità e di sicurezza e che esse interessano sia il settore civile che quello militare e riguardano la regolamentazione, l'economia, la sicurezza, l'ambiente e la tecnologia. Pertanto, se ne raccomanda l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, l'Italia contribuisce al budget di EUROCONTROL per circa 45 milioni di euro l'anno: è un contributo importante, il quarto in ordine di importanza (prima vengono Regno Unito, Francia e Germania). Naturalmente al contributo si deve associare una partecipazione ed una presenza che vengono rese possibili esattamente dalla ratifica di accordi come questo al nostro esame.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, solo una battuta: sono undici anni che dobbiamo approvare questo Protocollo. Si immagini lei se il traffico aereo europeo fosse stato bloccato per undici anni! Mi auguro che nel prossimo Parlamento queste misure passino per riforme in Commissione, perché è abbastanza ridicolo che vengano in Aula.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3300)
PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
(Esame degli articoli - A.C. 3300)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3300 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 440).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3300 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 448).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3300 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.Pag. 79
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 450).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3300 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indico la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 447).
Prendo atto che il deputato Farinone ha segnalato che non è riuscito a votare.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3300)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3300, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1629 - «Ratifica ed esecuzione di due Protocolli relativi alla Convenzione internazionale di cooperazione per la sicurezza della navigazione aerea (EUROCONTROL), fatti a Bruxelles, rispettivamente, il 27 giugno 1997 e l'8 ottobre 2002, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno» (Approvato dal Senato) (3300):
Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato sì 459
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Prendo atto che i deputati Evangelisti, Porfidia e Misiti hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole.
Discussione del disegno di legge: S. 1586 - Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Lettonia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Riga il 21 maggio 1997, e relativo Scambio di Note, effettuato a Roma il 9 dicembre 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 3298) (ore 18,49).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Lettonia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatta a Riga il 21 maggio 1997, e relativo Scambio di Note, effettuato a Roma il 9 dicembre 2004.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3298)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.Pag. 80
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Forlani, ha facoltà di svolgere la relazione.
ALESSANDRO FORLANI, Relatore. Onorevole Presidente, la Convenzione e l'annesso Protocollo siglati a Riga nel 1997 da Italia e Lettonia sulle doppie imposizioni, come adattati dal successivo Scambio di Note del dicembre 2004, pongono le basi per una più proficua collaborazione economica tra Italia e Lettonia, rendendo possibile un'equa distribuzione del prelievo fiscale tra lo Stato in cui viene prodotto un reddito e lo Stato di residenza dei beneficiari dello stesso.
La Convenzione, costituita da 33 articoli e, come accennato, da un Protocollo aggiuntivo, mantiene la struttura fondamentale del modello elaborato dall'OCSE e si applica tanto all'imposizione sul reddito, quanto a quella sul patrimonio.
Non mi soffermo oralmente sul contenuto dei singoli articoli (depositerò poi la relazione completa). Osservo solo che di notevole rilievo appare l'articolo 30, in base al quale le agevolazioni che la Convenzione prevede non verranno applicate se il requisito della residenza, che ne è condizione, sia stato ottenuto al solo scopo di godere di tali benefici.
Parimenti, viene espressamente salvaguardata la facoltà di applicare tutte le disposizioni nazionali contro l'evasione e l'elusione fiscale nei confronti di transazioni tra imprese dei due Stati contraenti, se lo scopo di dette transazioni sia accertato essere il perseguimento di benefici non altrimenti reclamabili.
Per quel che riguarda il disegno di legge di ratifica in esame, come presentato al Senato, esso è corredato da un'analisi tecnico-normativa dalla quale emergono due profili di interesse. In primo luogo, poiché la Convenzione modifica la potestà impositiva statale, qual è definita dal diritto nazionale e, dunque, come del resto è stato già illustrato, comporta oneri finanziari, è necessaria l'autorizzazione parlamentare alla ratifica ai sensi dell'articolo 80 della Costituzione. In secondo luogo, la Convenzione non si pone in contrasto con l'ordinamento comunitario; al contrario, l'analisi tecnico-normativa rileva l'opportunità di stipulare accordi in questa materia tra Stati membri dell'Unione europea, dato l'ancora limitato grado di comunitarizzazione degli aspetti della fiscalità diretta. In virtù del principio di sussidiarietà, l'articolo 293 del Trattato istitutivo delle Comunità europee lascia, infatti, espressamente agli Stati membri la facoltà di disciplinare la materia fiscale tesa all'eliminazione della doppia imposizione tramite accordi da stipularsi in ambito bilaterale.
Alla luce di quanto finora illustrato, auspico una valutazione complessivamente favorevole da parte dell'Assemblea sul provvedimento in discussione. Signor Presidente, chiedo inoltre che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.
PRESIDENTE. Onorevole Forlani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, questi sono provvedimenti sostanzialmente di ordinaria amministrazione che richiedono una rapida approvazione; mi associo pertanto alle parole dell'onorevole Forlani e chiedo all'Assemblea di esprimersi con un voto favorevole.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 3298)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Pag. 81Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3298 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 440).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3298 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 453).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3298 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 448).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3298 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 448).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3298)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3298, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1586 - «Ratifica ed esecuzione della Convenzione tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica di Lettonia per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio e per prevenire le evasioni fiscali, con Protocollo aggiuntivo, fatto a Riga il 21 maggio 1997, e relativoPag. 82Scambio di Note, effettuato a Roma il 9 dicembre 2004» (Approvato dal Senato) (3298):
Presenti 453
Votanti 452
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 452
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Discussione del disegno di legge: S. 1587 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Honduras, fatto a Tegucigalpa il 7 maggio 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 3299) (ore 18,48).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Honduras, fatto a Tegucigalpa il 7 maggio 2004.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3299)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Cioffi, ha facoltà di svolgere la relazione.
SANDRA CIOFFI, Relatore. Signor Presidente, l'Accordo in esame tra l'Italia e l'Honduras è teso a rafforzare il rapporto bilaterale, non solo dal punto di vista degli scambi commerciali, ma anche, e soprattutto, per favorire una cooperazione forte dal punto di vista culturale e scientifico.
Vorrei ricordare che l'Honduras è caratterizzato da una forte presenza italiana: in quel Paese vi sono circa mille unità a cui vanno aggiunti tremila cittadini che sono comunque di origine italiana. Soddisfacente è anche l'inserimento di questi cittadini nell'economia del Paese e diversi sono i settori rappresentati, tra i quali spiccano le imprese che curano l'export-import, la lavorazione del legname e del marmo e l'artigianato, oltre al settore della ristorazione.
Entrando nel merito dell'accordo, esso è composto da 20 articoli, in cui si forniscono le opportune definizioni dei termini quali cultura, scienza, lingua, tecnologia e tradizioni al fine di comprendere al meglio l'ambito di applicazione di tale forma di cooperazione.
È sottolineata l'importanza della collaborazione tra le rispettive strutture accademiche e, anche tramite il finanziamento, si consente di creare strutture culturali e scolastiche, nonché scambi di studenti ed esperti, oltre all'offerta di borse di studio. Inoltre, nell'ambito della collaborazione del nostro Paese e la Repubblica di Honduras vi è una collaborazione in campo editoriale, nel settore delle traduzioni, nella danza, nella musica, nel teatro, oltre allo scambio di informazioni tra i rispettivi organismi radiotelevisivi.
Lo scopo dell'accordo è anche quello di reprimere il traffico illegale di opere d'arte con la collaborazione tra i due Paesi tramite le amministrazioni competenti. Di conseguenza, oltre alla cooperazione culturale vi è anche lo scambio di esperienze nel campo dei diritti umani, delle libertà civili e politiche e - lo vorrei ricordare - anche in quello delle pari opportunità e della tutela delle minoranze. È previsto l'impegno delle istituzioni dei due Paesi con le organizzazioni scientifiche sia pubbliche, sia private, tenendo in particolare considerazione la problematica relativa all'ambiente, alla sanità e un impegno di collaborazione nei settori dell'archeologia, del restauro e del recupero del patrimonio culturale.
Le due parti, inoltre, si impegnano anche a facilitare l'ingresso, la permanenza e l'uscita di persone per consentire l'attuazione delle attività previste dall'accordoPag. 83e sono assicurati i diritti relativi alla proprietà intellettuale. Infine, è istituita una commissione mista con il compito di verificare lo sviluppo dei rapporti tra Italia e Honduras oltre a redigere programmi esecutivi pluriennali. La durata dell'accordo è illimitata. Il disegno di legge di ratifica è composto da quattro articoli, che, in conclusione, propongo di approvare (Applausi dei deputati del gruppo Popolari-Udeur).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, ricordo che, in effetti, l'approvazione dell'accordo consente anche il proseguimento dei lavori di conservazione del famoso sito archeologico maya di Copan, già da alcuni anni effettuati dalla missione archeologica del museo nazionale «Pigorini» di Roma. Si tratta di un'iniziativa di prestigio e di grande contenuto.
I rapporti culturali con l'Honduras si inseriscono in un quadro importante, ovvero lo sviluppo sempre più significativo dei rapporti con l'America latina. Un segno di tale sviluppo è il fatto che quest'anno l'Italia sarà ospite d'onore alla fiera del libro di Guadalajara e ciò rappresenta un elemento di prestigio per il nostro Paese che consente la diffusione della nostra cultura, della nostra immagine e della nostra presenza, di conseguenza, anche economica e commerciale.
Ovviamente chiedo l'approvazione del disegno di legge in esame.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 3299)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3299 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3299 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3299 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 84
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 452).
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3299 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 450).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3299)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3299, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1587 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale e scientifica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Honduras, fatto a Tegucigalpa il 7 maggio 2004» (Approvato dal Senato) (3299):
Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 458
Hanno votato no 1
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Discussione del disegno di legge: S. 1630 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina, con Allegato, fatto a Roma il 16 ottobre 2006 (Approvato dal Senato) (A.C. 3301) (ore 19).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina, con Allegato, fatto a Roma il 16 ottobre 2006.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3301)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Marcenaro, ha facoltà di svolgere la relazione.
PIETRO MARCENARO, Relatore. Signor Presidente, l'Accordo di coproduzione cinematografica firmato a Roma, il 16 ottobre 2006, con la Repubblica argentina, sostituisce il precedente Accordo che risaliva al 1987. Il nuovo Accordo è diretto a favorire lo sviluppo delle relazioni culturali e commerciali tra i due Paesi, considerato che la produzione in comune di film facilita la reciproca conoscenza e stimola la competizione commerciale nei rispettivi territori nazionali. L'Accordo riconosce ai film in coproduzione tutti i benefici accordati nei due Paesi ai rispettivi film nazionali. Esso si compone di un breve preambolo di 21 articoli e di un allegato.
In ordine alle questioni essenziali, ricordo soltanto i seguenti aspetti. L'Accordo pone le condizioni per l'accesso ai benefici previsti dalle rispettive leggi nazionali in materia di film coprodotti. EssoPag. 85si rivolge al settore della produzione cinematografica nella sua totalità nei due Paesi, consentendo a produzioni congiunte italo-argentine di accedere ad aiuti nazionali e liberando potenzialità finanziarie, tecniche e creativo-artistiche di cui entrambi i Paesi sono portatori.
Responsabili della cooperazione prevista dall'Accordo sono il Ministero per i beni e le attività culturali e l'Istituto nazionale del cinema e delle arti audiovisive per l'Argentina. In esecuzione dell'Accordo sono attesi benefici nel settore delle relazioni culturali e, in particolare, la possibilità di sfruttare alcune complementarietà esistenti per i potenziali produttori e i potenziali realizzatori.
Le coproduzioni italo-argentine hanno ogni possibilità di raggiungere livelli qualitativi di assoluto pregio e di concorrere all'attribuzione dei più prestigiosi riconoscimenti internazionali. Sulla base di queste motivazioni chiediamo l'approvazione del disegno di legge di ratifica in discussione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, mi associo alle parole del relatore e sollecito l'approvazione del disegno di legge di ratifica in esame.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 3301)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3301 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 440).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3301 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 443).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3301 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 446).Pag. 86
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3301 sezione 4), al quale non sono stati presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato sì 436).
Prendo atto che la deputata Zanella ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3301)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3301, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1630 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione cinematografica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica argentina, con Allegato, fatto a Roma il 16 ottobre 2006» (Approvato dal Senato) (3301):
Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 451
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Discussione del disegno di legge: S. 1681 - Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica indiana fatto a New Delhi il 12 luglio 2004 (Approvato dal Senato) (A.C. 3303) (ore 19,05).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica indiana fatto a New Delhi il 12 luglio 2004.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3303)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Mattarella, ha facoltà di svolgere la relazione.
SERGIO MATTARELLA, Relatore. Signor Presidente, questo Accordo si inserisce nella strategia di accordi culturali come strumento di politica estera, per sviluppare la cooperazione nell'ambito della comunità internazionale sia in senso bilaterale fra i due Paesi, sia attraverso un reticolo complessivo di accordi culturali con tanti Paesi, che favoriscono la collaborazione in sede internazionale.
Questo è un Accordo di particolare rilievo, perché stipulato con un Paese di importanza già grande e, comunque, sempre crescente, come l'India. È un Accordo che si inserisce già in un lungo rapporto di collaborazione culturale fra l'India e l'Italia. Vi era già, infatti, in precedenza un trattato di collaborazione culturale fra i due Paesi del 1976. Naturalmente questo nuovo Accordo amplia i settori di collaborazione, che sono numerosi e coprono l'intero arco dei settori culturali, con un'ampiezza collaborativa particolarmente grande, sostanzialmente completa.Pag. 87
È quindi un Accordo importante per il suo contenuto, per il Paese con il quale viene stipulato e per le metodologie che prevede. È prevista, infatti, una commissione bilaterale che periodicamente rediga e aggiorni i programmi di collaborazione nei vari e numerosi settori culturali di cui l'Accordo si occupa.
È un Accordo - lo ripeto - di particolare rilievo e per questo la Commissione ne raccomanda all'Aula l'approvazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, in effetti l'India ha un'industria culturale straordinariamente vivace e le possibilità di cooperazione, se si vuole usare un po' di fantasia, vanno anche al di là di quanto si possa immaginare.
In questo momento, stiamo cercando una cooperazione in materia musicale, partendo da una riflessione poco sottolineata: il musical in America è nato dall'incontro tra il jazz e l'opera lirica italiana. Che cosa può nascere dall'incontro tra il balletto e il folklore indiano e la musica e l'opera italiana? Probabilmente qualcosa di vitale e interessante, su cui si sta lavorando.
Penso che, in generale, sia molto importante rafforzare la cooperazione culturale con un grande Paese come l'India, perché alla cooperazione culturale seguono la cooperazione economica, gli affari e tutto il resto. Quindi, sollecito la ratifica di questo Accordo.
PRESIDENTE. Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali, avvertendo che non si darà luogo alle repliche.
(Esame degli articoli - A.C. 3303)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge di ratifica.
Passiamo all'esame dell'articolo 1 (Vedi l'allegato A - A.C. 3303 sezione 1), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 433
Astenuti 2
Maggioranza 217
Hanno votato sì 433).
Passiamo all'esame dell'articolo 2 (Vedi l'allegato A - A.C. 3303 sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 431
Astenuti 1
Maggioranza 216
Hanno votato sì 431).
Passiamo all'esame dell'articolo 3 (Vedi l'allegato A - A.C. 3303 sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Pag. 88
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 439
Hanno votato no 1)
Passiamo all'esame dell'articolo 4 (Vedi l'allegato A - A.C. 3303 sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 430
Votanti 429
Astenuti 1
Maggioranza 215
Hanno votato sì 429).
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 3303)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge di ratifica n. 3303, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione:
S. 1681 - «Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica indiana fatto a New Delhi il 12 luglio 2004» (Approvato dal Senato) (3303):
Presenti 438
Votanti 437
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato sì 437
(La Camera approva - Vedi votazioni).
Sull'ordine dei lavori (ore 19,13).
PRESIDENTE. Considerata l'esigenza di procedere alle discussioni sulle linee generali previste dall'ordine del giorno, nonché quella di consentire alla I e alla V Commissione di procedere all'esame del decreto-legge recante proroga di termini, secondo le intese intercorse, se non vi sono obiezioni, potremmo ritenere concluse per oggi le votazioni, rinviando a domani il successivo punto all'ordine del giorno, e passare direttamente alle predette discussioni sulle linee generali.
Avverto fin d'ora che l'orario di inizio della seduta di domani sarà fissato intorno alle ore 10,40. Sospendo la seduta per cinque minuti.
La seduta, sospesa alle 19,10, è ripresa alle 19,20.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali (A.C. 3395-A) (ore 19,20).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali.
Pag. 89(Discussione sulle linee generali - A.C. 3395-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che le Commissioni III (Affari esteri) e IV (Difesa) si intendono autorizzate a riferire oralmente.
Il relatore, presidente della III Commissione, onorevole Ranieri, ha facoltà di svolgere la relazione per la III Commissione.
UMBERTO RANIERI, Relatore per la III Commissione. Signor Presidente, la presenza italiana nelle missioni internazionali - come abbiamo detto in numerose occasioni e ancora recentemente, nella riunione delle Commissioni - è orientata al rafforzamento del multilateralismo e al consolidamento dei processi di stabilizzazione, pacificazione e ricostruzione di territori investiti da crisi e da conflitti.
Abbiamo anche ricordato, in precedenti dibattiti, che la nostra partecipazione è legittimata dal rispetto integrale dell'articolo 11 della Costituzione, che prescrive il ripudio della guerra e consente al nostro Paese l'assunzione di responsabilità nelle missioni internazionali. Dai Balcani all'Afghanistan, i nostri militari operano in base al principio codificato dalla Carta delle Nazioni Unite, che considera l'uso della forza ammissibile solo per legittima difesa o per ripristinare la pace e la sicurezza internazionale.
Come è noto, contingenti militari italiani operano in diverse realtà, nel quadro di missioni decise dalle Nazioni Unite. Non mi soffermerò su tutte: in Commissione abbiamo discusso del valore e del significato della nostra partecipazione alla missione in Libano, dove l'instabilità politico-istituzionale del Paese fa temere il riaccendersi di tensioni e dove è forte l'esigenza di una presenza internazionale autorevole, capace di interloquire con tutti i protagonisti della vicenda libanese e di scongiurare la ripresa del conflitto tra hezbollah e Israele.
Abbiamo discusso a lungo del Kosovo, tormentata e delicata realtà dei Balcani occidentali: la presenza della forza multinazionale, a garanzia di un processo di stabilizzazione e pacificazione del Kosovo, è resa indispensabile, tra l'altro, dall'accelerazione che gli avvenimenti hanno conosciuto nelle ultime settimane.
La Camera continuerà a discutere, ancora domani, del Kosovo. Vale la pena, in questa sede, ricordare che il nostro Paese si è adoperato affinché si giungesse ad una soluzione condivisa della vicenda relativa allo status finale del Kosovo e che l'Italia ha sostenuto l'avvio tra le parti di un negoziato, che si è arenato a causa delle opposte pregiudiziali che si sono fronteggiate tra Belgrado, che ha ritenuto inaccettabile la discussione sulla prospettiva dell'indipendenza del Kosovo, e le autorità kosovare, che hanno sostenuto impraticabile qualunque altra strada che non fosse l'indipendenza. Quella a cui si giunge in queste ore, sulla base di una dichiarazione unilaterale, è un'indipendenza sorvegliata del Kosovo, una condizione che comporterà uno straordinario impegno dell'Unione europea, che assume il compito cruciale di orientare concretamente quel Paese verso il consolidamento dello Stato di diritto e la ricostruzione istituzionale ed economica.
In quel contesto, la presenza delle missioni multinazionali appare indispensabile. Tuttavia, è sull'Afghanistan che vorrei formulare alcune considerazioni.
Vorrei rivolgere prima di tutto, interpretando il pensiero di tutti colleghi e della Presidenza, un pensiero al maresciallo Pezzullo caduto, come è avvenuto nel corso di questi anni per altri undici colleghi, mentre assolveva al suo lavoro. Il maresciallo Pezzulo non sarà ricordato come un eroe inutile, ma come un giovane militare italiano impegnato in una missione difficile e rischiosa. Occorre, lo ha ricordato il presidente Pinotti precedentemente, che tutto ciò lo ricordino anche gliPag. 90editorialisti dei quotidiani britannici che grossolanamente affrontano questioni delicate e complesse come la vicenda afgana e la presenza di militari di tanti Paesi europei e, quindi, dell'Italia (Applausi della deputata Paoletti Tangheroni).
Non sottovaluto tutto quello che si è riusciti a raggiungere nel corso di questi anni con l'impegno della comunità internazionale in Afghanistan. Non sottovaluto che siano tornate a scuola le bambine, che si siano riaperte le università, né sottovaluto che vi è stata anche una partecipazione popolare ad un voto che ha permesso la ricostituzione delle istituzioni grazie all'aiuto internazionale e all'impegno di afgane e afgani che credono nel proprio futuro e nella possibilità di realizzarlo. Tuttavia la questione che poniamo è che non si è prodotto un cambiamento tangibile, con migliori condizioni di vita e sicurezza e con la garanzia dei servizi essenziali. La realtà resta aspra, difficile, le città afgane sono sovrappopolate, il lavoro è scarso per i milioni di profughi che vi hanno fatto ritorno e poche o nulle sono le opportunità per i giovani. Insomma, non aver ricostruito con rapidità quanto distrutto dai talebani e dalle guerre è stato un gravissimo errore politico della comunità internazionale.
I dati impongono una riflessione: ancora oggi meno del 25 per cento della popolazione accede all'acqua potabile, solo il 10 per cento degli afgani beneficia dell'energia elettrica e a Kabul solo un terzo dei suoi abitanti (più di 3 milioni) e per poche ore al giorno, mentre rimangono da costruire scuole, ospedali e strade. Vi è certamente una responsabilità anche delle autorità afgane. Vi è infatti una corruzione diffusa, un divario tra poveri e arricchiti, un'economia condizionata dai narcotrafficanti ma vi è anche da considerare che le risorse stanziate per la ricostruzione da parte della comunità internazionale sono del tutto inadeguate. Non si è riusciti, tra l'altro, a fornire una soluzione convincente al problema di un migliore coordinamento degli aiuti. In realtà ha pesato, anche per quanto riguarda la disponibilità delle risorse, la scelta dissennata di aprire il fronte iracheno a conflitto afgano ancora aperto. Basti pensare che le somme impiegate per gli aiuti alla ricostruzione in Afghanistan corrispondono appena ad una ventesima parte di quelle allocate all'Iraq dopo la guerra.
Vi è infine la piaga del narcotraffico. Una cosa dobbiamo avere bene in mente: l'Afghanistan produce il 90 per cento dell'oppio mondiale ma i contadini afgani coltivano il papavero per sopravvivere ed è inaudito che dopo sette anni non esista una strategia chiara e condivisa su come affrontare il problema. Certo, occorre che i contadini abbandonino le coltivazioni, ma quelli che lo hanno fatto non riescono più a mantenere le loro famiglie. La verità è che quello della droga è più che un problema militare, un problema sociale. Il rientro nella legalità può avvenire solo con la possibilità di un'alternativa di vita reale e concreta per i contadini.
Oggi la mancanza di una strategia coerente contro il narcotraffico sta favorendo i narcotrafficanti, che sostengono i talebani, i quali tornano padroni nel campo, e tutto ciò rappresenta una micidiale spirale. Inoltre, vi è un problema in Afghanistan relativo alla sicurezza. Vi sono i segni di quella che fu definita una progressiva «irachizzazione»: esplosioni quotidiane, ricorso agli attentati suicida, sequestri. L'insicurezza è cresciuta in modo preoccupante. Sia chiaro che la fine della presenza militare da parte della comunità internazionale non significherebbe la fine della violenza e non creerebbe una situazione migliore, in quanto segnerebbe l'avvio di scontri tra prepotenze tribali rappresentate dai signori della guerra, o determinerebbe il ritorno ad un regime moralmente infame come quello dei talebani. Rimane però il fatto che se non vi è un cambiamento, una correzione di strategia politica e militare, la NATO può essere sconfitta. È inutile coltivare illusioni, occorre dirlo con parole chiare, e lo voglio dire in questa che probabilmente è l'ultima seduta dell'Assemblea prima dellePag. 91elezioni politiche. Occorre dirlo - ripeto - con parole chiare: la NATO può essere sconfitta.
La strada per uscire dalle difficoltà, in assenza di una strategia politica, non è l'escalation militare. Non lo fu per i britannici un secolo fa, né per i sovietici negli anni Ottanta. Ciò che occorre è una strategia politica della Comunità internazionale, chiara negli obiettivi, condivisa dagli afgani, dotata dei mezzi necessari. Se in Iraq, come si sostiene, vi sono stati dei miglioramenti, ciò è dovuto al convincimento delle principali tribù delle comunità irachene. È stata la correzione dell'azione politica a migliorare, relativamente, la situazione in Iraq. In Afghanistan si tratta di mettere a punto un programma di aiuti efficaci ai civili: acqua, elettricità, cure mediche, scuola, lotta alla corruzione e all'impunità, formazione e valorizzazione delle forze di polizia e dell'esercito afgani. La popolazione deve poter vedere un reale cambiamento, apprezzarlo, e solo in questo modo tornerà a credere nella presenza internazionale. Occorre un mutamento, possibile solo riconoscendo la priorità ai bisogni della popolazione.
Ma il cambiamento di strategia necessita anche di un nuovo impegno internazionale, non limitato ai Paesi della NATO. Ecco perché ha un senso tornare a lavorare per una conferenza internazionale che veda coinvolti Paesi limitrofi e centroasiatici, oltre a quelli occidentali. Come si fa a non capire che non basta l'Alleanza atlantica e che occorre un nuovo impegno dei Paesi confinanti e un'assunzione piena di responsabilità della comunità internazionale, con un visibile rafforzamento delle Nazioni unite?
Queste sono le questioni che deve porre l'Italia, qualunque sia il suo Governo. L'Italia deve porre tali questioni in qualità di componente temporaneo del Consiglio di sicurezza dell'ONU, di membro della NATO e di fondatore dell'Unione europea.
Vorrei, in conclusione, che restasse agli atti di questa discussione che il Governo italiano, qualunque esso sarà nei prossimi mesi, dovrà esprimere questa esigenza di revisione della strategia con cui la comunità internazionale ha affrontato la sfida in Afghanistan. Questa nostra posizione è altra cosa dal disimpegno, che condannerebbe l'Italia all'impotenza e all'impossibilità di influenzare gli avvenimenti.
Il nostro contingente quindi resta in Afghanistan e, proprio perché in quel Paese partecipiamo ad un'impresa multilaterale, noi intendiamo far valere le nostre posizioni e batterci perché siano sostenute dal nostro Governo, e fare in modo che l'Italia - nel momento in cui afferma l'assunzione piena di responsabilità in quell'impresa multilaterale voluta dalle Nazioni unite - allo stesso tempo faccia sentire la propria voce, che pone il problema di una revisione e di una correzione della strategia.
Occorre fare questo nell'interesse dell'Italia e del suo ruolo e nell'interesse dell'obiettivo che la missione multilaterale si propone di raggiungere, ovverosia la stabilizzazione e la pacificazione dell'Afghanistan (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. La relatrice per la IV Commissione, presidente della Commissione difesa, deputata Pinotti, ha facoltà di svolgere la relazione.
ROBERTA PINOTTI, Relatore per la IV Commissione. Signor Presidente, il decreto-legge che stiamo esaminando proroga una serie di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno di processi di pace e di stabilizzazione e le missioni militari di polizia volte a questi fini.
Un sintetico riepilogo sulle attività finanziate dal decreto-legge che stiamo esaminando consente di avere un'idea più precisa sull'insieme di iniziative e di impegni ai quali il nostro Paese si trova a dover corrispondere. È il risultato di un'attività diplomatica condotta all'insegna di un multilateralismo efficace, il cui valore complessivo rischia troppo spesso di passare in seconda linea, oscurato dal continuo reiterarsi di un dibattito sulla politica interna.
Prima di passarli rapidamente in rassegna, vorrei ricordare che si tratta diPag. 92interventi di varia natura in diciannove Paesi diversi e di due missioni navali. Vediamoli in rapida sintesi.
Vengono finanziati interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e stabilizzazione in Iraq, Afghanistan, Libano, Sudan, Somalia e Repubblica democratica del Congo; viene autorizzata in Iraq la partecipazione di personale militare in attività di formazione e addestramento; in Italia viene autorizzato il finanziamento per lo svolgimento di corsi di formazione in materia penitenziaria; viene autorizzata, altresì, la partecipazione italiana ai fondi fiduciari della NATO per programmi di reinserimento nella vita civile di personale militare in Serbia e Bosnia, per la bonifica di ordigni inesplosi in Giordania, per garantire l'autonomia delle forze di sicurezza in Iraq e Afghanistan e per sostenere l'addestramento dell'esercito afghano nella lotta al narcotraffico.
Con questo decreto-legge proroghiamo numerose missioni militari: in Libano, dove abbiamo 2.458 militari, molti mezzi sia terrestri che aerei ed anche due unità navali; in Afghanistan, dove abbiamo 2.350 militari ed anche qui numerosi mezzi sia terrestri che aerei; nel Mediterraneo, dove stiamo pattugliando; nei Balcani, in Bosnia, ad Ebron, al valico di Rafah, in Sudan, nel Darfur, in Ciad, nella Repubblica centroafricana, nella Repubblica democratica del Congo, a Cipro e in Albania.
Mi soffermerò su alcune di tali questioni militari che ritengo siano di maggiore interesse, soprattutto per la rilevanza del nostro impegno.
Ricordo che cediamo, anche a titolo gratuito, alle Forze armate materiali vari (esclusi quelli di armamento): alle Forze armate albanesi, a quelle della Repubblica araba e di Egitto e alle Forze armate della Repubblica di Serbia. Infine, autorizziamo programmi di cooperazione delle forze di polizia in Albania, in Kosovo, in Moldova, in Ucraina, in Palestina, in Bosnia, in Libia e ad Haiti. Inoltre, vi è anche la partecipazione della Croce rossa sia in Libano sia in Afghanistan.
L'elenco delle missioni che il decreto-legge proroga consente di dare un giudizio complessivo sugli aspetti generali della politica d'intervento dell'Italia all'estero. A fattor comune di tanti contesti così diversi vi è, a mio avviso, una situazione di grande instabilità, che rende necessario l'intervento da parte della comunità internazionale.
In quest'ottica, le missioni internazionali nelle quali è impegnata l'Italia sono basate su azioni mirate a favorire la sicurezza, la tutela dei diritti umani, la promozione della democrazia, nonché la stabilizzazione e la ricostruzione nell'ambito delle iniziative assunte dalle organizzazioni internazionali di cui essa fa parte. A questo riguardo, va sottolineato il fatto che le Forze armate e di polizia sono da sempre fortemente impegnate nelle missioni internazionali con grande umanità e professionalità, conseguendo risultati eccellenti e apprezzamenti sia a livello internazionale sia da parte delle popolazioni locali.
Mi soffermo brevemente sulle missioni in Libano, in Afghanistan e nei Balcani. Come dicevo, in Libano abbiamo 2.458 militari e numerosi mezzi. Sono cifre di per sé già significative, ma che non bastano a dare l'idea di quanta attenzione, sacrifici, professionalità e di quanto senso di responsabilità siano necessari giorno per giorno per mantenere sotto controllo una situazione estremamente complessa. Esse non rendono conto neppure lontanamente dell'ansia con cui ogni giorno si attende la fine di quel pattugliamento, di quel controllo, di quell'operazione di sminamento o di bonifica del terreno dalle cluster bomb che, in quella particolare missione, stiamo attivando.
L'operazione UNIFIL è sostenuta dal mare dalle attività di pattugliamento e controllo, svolte dalle unità navali Cassiopea e Maestrale, inserite nell'operazione EUROMARFOR, forza marittima costituita insieme a Francia, Spagna e Portogallo.
La situazione libanese - lo ricordiamo - è esplosa nel conflitto che si è aperto il 12 luglio con combattimenti lungo il confine israelo-libanese, che è durato moltiPag. 93giorni. Abbiamo subito avviato un'iniziativa diplomatica e abbiamo svolto la conferenza di Roma: è stato un primo significativo impegno diplomatico per tentare di fermare una guerra che, intanto, proseguiva con massicci bombardamenti e migliaia di vittime. L'11 agosto il Consiglio di sicurezza dell'ONU approvava all'unanimità la risoluzione n. 1701, che prevedeva il dispiegamento di una forza multinazionale.
Il nostro Paese è stato in prima fila nell'organizzazione di un dispositivo militare che dopo la cessazione delle ostilità, avvenuta il 14 agosto, è stato schierato in una fascia di sicurezza tra la linea blu e il fiume Litani. La presenza della forza multinazionale, il cui comando è stato prima francese e poi italiano, è stata risolutiva per far cessare i combattimenti e tuttavia in quei pochi giorni di guerra, secondo le organizzazioni internazionali, sono morti più di 1.100 libanesi, un terzo dei quali bambini con meno di dodici anni e sappiamo che vi sono state perdite anche da parte degli israeliani e di due soldati non si hanno più notizie. Altro frutto avvelenato di quella guerra sono le migliaia di cluster bomb rimaste inesplose in Libano.
Della missione in Afghanistan, come ha affermato già il presidente Ranieri, sappiamo che si tratta di una missione molto complicata. Abbiamo impegnati 2.350 militari, 647 mezzi terrestri e sedici aeromobili. In territorio afgano continuano ad essere condotte operazioni a guida americana nell'ambito della missione Enduring Freedom avviata sulla base della risoluzione ONU n. 1368 del 12 settembre 2001.
La duplice presenza in Afghanistan delle missioni ISAF ed Enduring Freedom ha messo in evidenza aspetti contraddittori e creato non poche situazioni di notevole difficoltà che sono state anche oggetto di decise prese di posizione da parte del Governo italiano. Il Ministro Parisi ha giudicato inadeguato il coordinamento tra i contingenti che operano in queste due missioni. Il modo migliore di rispondere a chi ci chiede un maggiore impegno mi sembra sia quello di ricordare come al momento l'Italia sia il Paese europeo che fornisce il maggior numero di uomini alle missioni militari multinazionali nel loro complesso. Posso anche essere d'accordo sulla ipotesi che in Afghanistan siano necessari più soldati, ma penso anche che di più l'Italia non possa compiere. Rispetto a ciò che si deve fare concordo pienamente con quanto affermato dal presidente Ranieri ossia che la strategia politica, diplomatica e di ricostruzione è stata troppo debole e su tale punto si dovrebbe rinforzare molto l'intervento della comunità internazionale.
Altri elementi di discussione presenti anche in sede NATO riguardano il tipo di strategia da adottare. Enduring Freedom combatte contro la guerriglia talebana nel sud-est del Paese e ai confini con il Pakistan e tale impegno viene ritenuto prevalente su quello di ISAF che ha, invece, compiti di ricostruzione e stabilizzazione. Il confronto sulle strategie arriva qualche volta anche a sottovalutare l'impegno dei nostri soldati, come se costituisse un impegno minore e il presidente Ranieri ricordava tale aspetto in ordine ad una discussione svolta recentemente in cui abbiamo assunto una posizione molto forte e netta in merito a quanto è stato scritto su un quotidiano inglese rispetto all'impegno dei nostri soldati.
Quanto invece tale impegno sia difficile, delicato, rischioso ed utile in una strategia di pacificazione ce lo ricordano, purtroppo, gli stessi agguati terroristici che colpiscono i nostri soldati proprio per spezzare il rapporto positivo che stanno costruendo con le popolazioni. Come ha ricordato il presidente Ranieri - e a tale riguardo si volge un pensiero di cordoglio di tutta l'Assemblea - l'ultimo agguato in ordine di tempo è stato quello in cui ha perso la vita il maresciallo Pezzullo ed è rimasto ferito il suo collega Mercuri. Dispiace, appunto, che per motivi non sappiamo quanto nobili, e probabilmente molto interni allo scontro britannico, si sia lanciato un attacco contro il nostro Paese e i nostri soldati, un attacco inaccettabile, sferrato oltretutto nel momento meno opportuno cioè all'indomani di quell'attentatoPag. 94e di un grave lutto. L'impegno dei nostri soldati è di tutto rispetto e assolutamente coerente con le deliberazioni del Parlamento e con quanto concordato nelle sedi multinazionali.
Il cambio di strategia che ci sentiamo impegnati a sostenere non riguarda quindi il problema se restare in Afghanistan, ma come restarci. Il ritiro unilaterale del nostro contingente indebolirebbe proprio quell'azione politica che riteniamo sia necessaria affinché possa essere condivisa da tutti i partner internazionali, a cominciare dagli Stati Uniti, al fine di assicurare un cambiamento omogeneo e coerente delle modalità con cui le truppe internazionali devono operare nel corso delle azioni militari e nel rapporto con la popolazione, così da ottenere una percezione più positiva da parte degli afgani assicurando contestualmente il controllo del territorio e la sicurezza della popolazione civile e coinvolgendo progressivamente in tali compiti, con sempre maggiore responsabilità, gli stessi afghani.
Infatti, come è autorevolmente sostenuto nel Rapporto sulla dottrina europea sulla sicurezza umana redatto su incarico dell'Alto rappresentante per la politica estera e sicurezza comune, Javier Solana, una moderna concezione della sicurezza collettiva non può prescindere dall'obiettivo primario della tutela dei civili da considerarsi preminente anche su quello della sconfitta dell'avversario, da cui consegue l'inaccettabilità della logica dei danni collaterali, la necessità di ridurre al minimo la perdita di qualsiasi vita umana compresa quella dei terroristi o dei ribelli che dovrebbero essere considerati sempre più criminali da arrestare in una logica di operazione di polizia e di ordine pubblico, piuttosto che nemici da eliminare fisicamente.
Proprio in Afghanistan l'allontanamento da questo tipo di approccio alla sicurezza collettiva rischia di aggravare l'empasse politica che è alla radice delle difficoltà sul terreno e di quelle nello sradicamento della propaganda e della militanza pro-talebana in molte regioni del Paese.
Per primi abbiamo cominciato a proporre la necessità di una Conferenza internazionale sull'Afghanistan. Appare, infatti, indifferibile tentare di risolvere la crisi afgana in un contesto regionale più ampio, attraversato da tensioni che si riverberano in seno al fragile quadro sociale e istituzionale afgano, influenzato tanto dalle vicende del vicino Pakistan, quanto storicamente collegato all'Iran, indispensabile interlocutore regionale e, infine, esposto nelle aree settentrionali alle tensioni interne tra etnie Pashtun, Uzbeki, Tagiki e Hazara.
Questa posizione è stata sostenuta con decisione dal nostro Governo in molte sedi e nel marzo del 2008 all'ONU, durante la Presidenza italiana nello stesso Consiglio di sicurezza nell'ambito di una sessione di lavoro proprio sulla situazione in Afghanistan e nella Conferenza tenutasi a Kabul il 28 gennaio scorso convocata da cinque cartelli di altrettante rappresentanze della società afgana che si è proposta come preconferenza di pace della società civile afgana.
L'utilità di una Conferenza internazionale sta facendo passi avanti sul terreno diplomatico e potrebbe essere il significativo punto di approdo delle tante iniziative politiche e diplomatiche che anche per l'insistenza dell'Italia si sono già realizzate e potrebbe trovare un risultato significativo nella Conferenza che si sta preparando a Parigi con i Paesi donatori.
Non siamo in Afghanistan per fare la guerra, ma per ricostruire, sostenere le istituzioni elettive e garantire la sicurezza. Più di tante parole ritengo possa servire un sintetico riepilogo delle attività svolte in concorso dalla cooperazione civile e militare nel periodo 2006-2007 che hanno realizzato decine di scuole, asili, poliambulatori, strade, strutture di detenzione preventiva, ponti, canali di irrigazione, pozzi per l'approvvigionamento di acqua potabile.
Consegnerò - nell'ambito di considerazioni integrative al mio intervento -, perché è un segno e ci tengo che rimangaPag. 95agli atti, l'elenco completo e dettagliato di tutte le opere che i nostri militari hanno fatto in Afghanistan.
Concludo con un breve cenno alla situazione dei Balcani, dove abbiamo 2.380 militari ed anche qui molti mezzi terrestri, navali e aeromobili. La questione più delicata che influenza i processi di stabilizzazione dei Balcani è senza dubbio la definizione dello status del Kosovo per i problemi che essa suscita nei rapporti con la Serbia e l'intera comunità internazionale, in primo luogo la Russia.
Personalmente sono tra coloro che ritengono non esistano alternative ad un'indipendenza oggi del Kosovo, ma ritengono altrettanto necessario richiedere il massimo di responsabilità ai dirigenti di entrambi i Paesi perché la Serbia non esca da questa vicenda umiliata e sconfitta.
I risultati delle elezioni in Serbia dello scorso 3 febbraio ci sembra abbiano confermato la validità di tenere aperto questo doppio canale diplomatico. Domenica pomeriggio, come sappiamo, il Kosovo si è auto-proclamato indipendente durante una seduta straordinaria del Parlamento di Pristina. Immediate e di segno opposto sono state le reazioni, che tralascio di ricordare in questa sede. C'è tensione, anche qualche incidente, ma almeno finora, non ci sono stati atti di grave violenza.
Credo anche che, soprattutto a questo fine, tutti debbano impegnarsi al massimo. Ora la situazione è ancora più delicata. Il Kosovo si trova sospeso nella situazione di un'indipendenza dichiarata ma non pienamente riconosciuta dalla comunità internazionale, passando di fatto da un protettorato ONU ad un protettorato dell'Unione europea, una situazione fragile dal punto di vista del diritto internazionale. Ma la partita vera si giocherà sul campo.
È questo il senso più profondo della missione dell'Unione europea che ha inviato 2 mila civili con la missione Eulex, tra cui 200 italiani e alla quale prendono parte anche Paesi che non riconosceranno l'indipendenza del Kosovo. L'obbiettivo è quello di garantire, al di là dell'incerta connotazione dei riconoscimenti internazionali, i diritti alle minoranze serbe del Kosovo e la realizzazione di uno Stato di diritto in senso lato, sfida difficile, ma obbligata.
Un'ultima riflessione: buona parte delle disposizioni del decreto-legge si rendono necessarie a causa della mancanza di una legislazione di carattere generale che disciplini i molteplici aspetti normativi connessi allo svolgimento delle missioni internazionali. Per colmare questa lacuna, nonché per disciplinare in maniera esaustiva i rapporti tra Governo e Parlamento in ordine all'invio di contingenti militari all'estero, nel corso della legislatura le Commissioni affari esteri e difesa hanno esaminato alcune iniziative legislative (una delle quali a mia firma) volte all'introduzione di una disciplina quadro sulla partecipazione italiana a missioni umanitarie internazionali.
Nello stesso spirito si iscrive anche il tentativo di addivenire alla tanto attesa riforma del codice penale militare di pace che ha formato oggetto di una proposta di legge che prevede l'applicazione di specifiche disposizioni per il personale militare impegnato nelle missioni internazionali il cui esame è stato avviato dalle Commissioni giustizia e difesa riscuotendo l'apprezzamento del Governo e dei soggetti intervenuti nel corso dell'attività conoscitiva, vale a dire il capo di stato maggiore della difesa e il comandante generale dei carabinieri.
Dispiace che in questa legislatura non si sia potuto concludere l'iter di questi due progetti di legge. Mi auguro, comunque, che possano essere ripresi successivamente, in quanto sono molto attesi dal mondo militare.
Signor Presidente, come anticipato, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia relazione.
PRESIDENTE. Onorevole Pinotti, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 96
Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Marcenaro. Ne ha facoltà.
PIETRO MARCENARO. Signor Presidente, le relazioni presentate dagli onorevoli Ranieri e Pinotti sono così approfondite e ricche non solo di analisi, ma anche di indirizzi politici che mi permettono di ridurre il mio intervento e di contenerlo nei termini essenziali, per esprimere una valutazione sui problemi che affrontiamo con la conversione del decreto-legge in esame concernente le missioni internazionali.
Alla fine di questa legislatura, mi pare che siamo di fronte ad un bilancio della politica estera italiana, che ha costituito uno degli aspetti più importanti della nostra esperienza di Governo in questa breve stagione. Il Governo italiano e la maggioranza che lo ha sostenuto hanno posto in essere una politica estera con la quale - è mia convinzione - hanno dimostrato che era possibile non semplicemente non subire l'alternativa tra un unilateralismo (che tanti danni ha provocato nel corso di questi anni) e un semplice disimpegno dei problemi della pace e della sua costruzione.
Sui diversi fronti e terreni che oggi il decreto-legge in esame ci propone, abbiamo assistito ad una iniziativa politica del Governo italiano, capace di introdurre un elemento di costruzione e di iniziativa nel quadro della relazioni internazionali e di affermare una linea che, nelle condizioni date, puntava a contribuire a quella prospettiva multilaterale, che oggi riteniamo indispensabile per la realizzazione della pace.
Sappiamo che questa scelta è cominciata con la decisione di ritirare le nostre truppe dall'Iraq ed è proseguita con la coraggiosa scelta del Governo italiano nel conflitto libanese. Tale scelta ha contribuito ad orientare l'insieme del comportamento dell'Unione europea, su questo punto così importante dello scacchiere internazionale, che si misura oggi con le difficoltà e le contraddizioni - ne hanno parlato sia il presidente Ranieri sia la presidente Pinotti - di una situazione come quella del Kosovo. In quella situazione, come ricordava il presidente Ranieri, ci siamo trovati di fronte all'impraticabilità di una trattativa tra serbi e kosovari (in fondo arroccati su posizioni predefinite), ma anche ad un confronto tra Stati Uniti e Russia. Si riproponeva in quella situazione lo scenario così preoccupante di un nuovo confronto, come se, molti anni dopo la fine di quel bipolarismo che aveva governato gran parte del secondo dopoguerra, fossimo di fronte, appunto, ad un nuovo scenario nel quale i conflitti trovano una legittimazione, possono riprodursi e nel quale riparte quel meccanismo così terribile e preoccupante come quello addirittura della corsa al riarmo, anche nucleare.
In questo quadro, il Governo italiano ha posto in essere una politica di assunzione di responsabilità, che il decreto-legge in esame conferma. È stata la politica di chi sa che essere e lavorare per la costruzione della pace è possibile solo nel quadro dato da parte di Paesi capaci di stare dentro il loro sistema di alleanze con una proposta e una politica attive, con il tentativo di illuminare, attraverso la luce della politica, i conflitti e le possibilità di loro soluzione.
Abbiamo già detto per questo motivo, nella discussione su questo decreto-legge che abbiamo affrontato in Commissione, che noi vogliamo tenere lontano dalla nostra politica la parola «disimpegno». Il problema non è semplicemente quello di tirare fuori un Paese e noi stessi dalle difficoltà e di estraniarci. Se il problema è quello di contribuire alla costruzione di una prospettiva nuova, ciò richiede scelte nuove e vale per tutti gli scenari.
Non riprendo il discorso così importante fatto questa sera dal presidente Ranieri a proposito della questione dell'Afghanistan; mi pare che egli abbia detto con chiarezza che la nostra scelta di confermare l'impegno della presenza militare avviene non semplicemente per prendere atto di una situazione e per subirla, maPag. 97che essa è accompagnata da una profonda consapevolezza di un bisogno di cambiamento dello scenario e delle scelte che su quel terreno si devono compiere.
Sicuramente oggi l'Afghanistan è uno dei punti più importanti sui quali si misurerà la capacità delle forze che puntano alla pace di affermare uno scenario nuovo, di imporre, attraverso il confronto e la discussione, quella svolta che metta al primo punto la politica, perché - come molti hanno ricordato e come ne sono consapevoli tutti i Paesi che sono impegnati in Afghanistan - tutti sanno che i passi indietro fatti dal 2002-2003, quando il conflitto sembrava quasi risolto, ad oggi, non sono avvenuti fondamentalmente sul terreno militare: è sul piano politico, sul piano dell'organizzazione del consenso e sul piano - come ricordavano gli onorevoli Ranieri e Pinotti - delle risposte ai problemi di quella società che l'impegno è stato insufficiente e a volte sbagliato.
D'altra parte, non c'è contraddizione fra l'impegno che oggi prendiamo a riconferma delle nostre responsabilità e della nostra presenza militare con la critica che il Governo italiano è stato capace di esercitare quando azioni militari dissennate, attraverso bombardamenti generalizzati che provocavano vittime civili, non solo infliggevano danni irreparabili, ma determinavano anche le condizioni per il venir meno di quel consenso, di quelle relazioni e di quel rapporto necessari per un effetto positivo.
Voglio chiudere questo mio intervento con una considerazione politica. Ritengo che in questi due anni di esperienza del nostro Governo e della nostra maggioranza, contrariamente a quello che si pensava, la politica estera abbia costituito un forte punto di unità della nostra coalizione. Penso che tutti quei cittadini che hanno votato alle elezioni del 2006 per il centrosinistra abbiano trovato nella politica estera italiana e nei suoi cambiamenti un punto nel quale hanno trovato realizzate le aspettative per le quali avevano votato. Ritengo che questo risultato lo abbiamo raggiunto insieme, pur da posizioni diverse, ma misurandoci tutti sul comune terreno della responsabilità di governo. La considero una cosa molto importante e noi non ci rassegniamo a che questo cammino sia interrotto e che ci sia una involuzione che porti ad allontanarci da questo terreno. Noi non rinunciamo ad un'azione e ad una discussione nella quale, forti delle nostre convinzioni, vogliamo produrre un passo in avanti nell'insieme del centrosinistra e della sinistra italiana.
Lo dico perché a noi risulta incomprensibile il fatto che oggi queste posizioni improvvisamente cambino, che oggi ci troviamo improvvisamente, per il quadro politico nuovo nel quale ci collochiamo, di fronte ad un passo indietro che mette in discussione punti che ritenevamo consolidati.
Lo dico senza nessun carattere di sfida, ma come chi pensa che il terreno dell'innovazione politica sul quale è impegnato non serva solo a delineare un quadro più convincente di una proposta programmatica e di forze politiche capaci di essere all'altezza di questo disegno.
Ho sempre vissuto - mi scuso se introduco una nota personale - l'esperienza e la costruzione del Partito Democratico come qualcosa che riguardava naturalmente uno scenario più ampio, ma anche come un modo per guardare ad un cambiamento dell'insieme della sinistra e ad un suo passo in avanti sul terreno della responsabilità di Governo.
Anche in questo senso e in questo quadro voglio annunciare in questa sede che, insieme al voto favorevole sul disegno di legge di conversione, il nostro gruppo presenterà un ordine del giorno, in particolare sulla questione dell'Afghanistan, che, raccogliendo gli indirizzi che in modo, a mio parere, così convincente il presidente Ranieri e la presidente Pinotti hanno espresso nelle loro relazioni, è anche il risultato di un confronto con le forze della pace, con quelli che si sono misurati e si impegnano in Afghanistan sul terreno di una soluzione pacifica.
Con tale ordine del giorno si vuole legare la conversione di questo decreto-legge a un indirizzo politico, a un impegno nel quale la nostra confermata responsabilitàPag. 98venga qualificata e attraverso il quale abbiamo la preoccupazione di indicare uno sbocco politico a una situazione così impegnativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, voglio iniziare questo mio intervento, a nome mio e del mio gruppo, esprimendo un giudizio molto critico sulla decisione della Conferenza dei presidenti di gruppo di non chiedere la presenza in Aula del Governo per riferire sulla questione dell'indipendenza del Kosovo, riducendo, quindi, tutto a un'informativa del Ministro degli affari esteri alle congiunte Commissioni esteri di Camera e Senato.
Voglio anche ricordare al Governo, al Viceministro Intini in maniera particolare, che la Camera ha al suo attivo due mozioni, sempre sulla questione del Kosovo, che esprimono o un giudizio critico sull'eventualità della dichiarazione unilaterale di indipendenza del Kosovo o forti preoccupazioni, dando mandato al Governo di fare di tutto per arrivare a una soluzione condivisa tra la Serbia e il Kosovo, per evitare, insomma, di subire questo processo di secessione, foriero di pesantissimi rischi sia per quella regione che per altre regioni europee.
Voglio anche sottolineare che il Governo, allo stato attuale - non soltanto perché si tratta di un Governo in carica per la normale amministrazione e non per questioni così rilevanti, ma anche in ragione del fatto che esiste un orientamento del Parlamento del tipo che ho illustrato - non può non tenere conto della situazione, pena un grave vulnus nei rapporti tra Parlamento e Governo.
Penso che un eventuale riconoscimento da parte del Governo italiano dell'atto unilaterale con cui il Kosovo, domenica scorsa, ha dichiarato la propria indipendenza, spetti eventualmente al futuro Governo, previa una nuova iniziativa parlamentare che cancelli quelle di cui parlavo.
Mi sembra che si tratti di una questione di grandissimo rilievo, rispetto alla quale, fra l'altro, desidero anche sottolineare il modo con cui tutta la vicenda è stata condotta da parte del Governo, con passaggi che sostanzialmente hanno visto un continuo slittamento - non verificato né discusso in alcuna sede parlamentare - delle sue posizioni.
La questione del Kosovo rappresenta uno degli aspetti più negativi del decreto-legge al nostro esame: ciò tanto nel metodo quanto nel merito. Nel metodo, perché l'inserimento nel decreto-legge del finanziamento della partecipazione di 200 funzionari italiani alla missione dell'Unione europea (missione funzionale ad instaurare in Kosovo una nuova forma di protettorato europeo che dovrebbe sostituire il protettorato ONU), l'inserimento - dicevo - del finanziamento dell'avvio di questa partecipazione italiana al nuovo protettorato sul Kosovo, costituisce di fatto una presa di posizione concreta che avviene prima ancora che il Governo si assuma la responsabilità di dichiarare il proprio riconoscimento della secessione del Kosovo.
Si tratta, dunque, di un metodo davvero criticabile, in quanto antepone i fatti - fatti concreti, poiché si tratta di risorse dello Stato italiano - alle decisioni in sede politica, e da esse prescinde. Desidero, dunque, porre prontamente l'accento sul fatto che si tratta di un metodo che costituisce una violazione dei rapporti democratici: di fatto, il Governo decide attraverso marchingegni, sotterfugi e macchinazioni, a danno del Parlamento e dell'opinione pubblica.
Dunque, attraverso il finanziamento di questa partecipazione italiana - una partecipazione di cui non sappiamo nulla (anzi, sappiamo fin troppo: ma per altre strade!) - si decide di avallare una scelta assai grave: ed arriviamo così al merito della questione. Si tratta di una scelta molto grave, poiché sostanzialmente essa avviene a dispetto di qualsiasi forma di diritto internazionale.
I colleghi hanno fatto riferimento al diritto internazionale: ebbene, esso viene qui violato in maniera evidentissima, poiché vi è un contrasto con la risoluzionePag. 99dell'ONU n. 1244, che è l'unico punto di riferimento in materia. Dobbiamo riconoscere che è così: altrimenti, onorevole Marcenaro e presidente Pinotti, parliamo di buoni sentimenti, di buone intenzioni, di buone vocazioni, di buone opzioni, di buone azioni. E, invece, dobbiamo parlare di diritto internazionale, poiché le questioni internazionali non possono essere tirate da una parte o dall'altra sulla base delle intenzioni soggettive di questo o quel ministro e di questo o quel parlamentare.
La risoluzione ONU n. 1244 riconosce la sovranità serba sul Kosovo. Fra l'altro, noi italiani, viste le responsabilità gravissime che avemmo nella vicenda dei Balcani, dovremmo attenerci - perlomeno ex post - alle decisioni dell'ONU, considerato che allora partecipammo ad una guerra facendo finta che l'ONU non vi fosse.
Si tratta, nella risoluzione 1244, di un riferimento di diritto internazionale preciso e non interpretabile se non per quello che dice: la sovranità sul Kosovo è una sovranità serba. Noi allora, con gli slittamenti di posizione cui abbiamo assistito nei mesi scorsi e nelle ultime settimane da parte del Governo italiano e del Ministro D'Alema sulla questione del Kosovo, abbiamo praticamente assistito ad un cambiamento di scena, ad un altro film: l'indipendenza ad un certo punto, per il Ministro D'Alema ed i sottosegretari competenti, è diventata irreversibile. L'Europa doveva essere unita e questo sarebbe stato un test decisivo per l'Europa.
Io credo che l'Europa - che tra l'altro, come sappiamo, su questa questione è divisa - nei Balcani e nella vicenda del Kosovo per la seconda volta fallisce il suo ruolo politico e fallisce la sua capacità di essere soggetto di diritto e soggetto di integrazione reale.
In realtà, il modo di comportarsi del Governo in tutta questa vicenda ha significato questa forte attribuzione all'Europa (un'Europa che, tra l'altro, è divisa e non è assolutamente in grado - io dico, per fortuna - di assumersi la responsabilità di riconoscere unitariamente, in quanto Unione europea, l'atto unilaterale di indipendenza), e questo tentativo di parlare dell'Europa come se fosse il soggetto titolare ad assumere una presa di posizione unitaria e a dare il consenso alla decisione del Kosovo.
In questo modo praticamente il Governo ha operato un tentativo esplicito di riportare tutto nella sede europea (tra l'altro, una sede debole e divisa, come dicevo), dimenticandosi delle responsabilità dell'Unione europea nel precipizio dei Balcani e smantellando in questo modo il ruolo del Consiglio di sicurezza dell'ONU e delle stesse Nazioni Unite: sostanzialmente ha attribuito all'Europa un ruolo giuridico di riconoscimento di questo cambiamento dei rapporti nei Balcani e dei rapporti tra la Serbia sovrana e la provincia kosovara, attribuendo un ruolo che non c'è e apportando di fatto un ulteriore colpo alle Nazioni Unite.
Ritengo, quindi, che tutta questa vicenda sia di una gravità enorme e ricordo la richiesta che veniva fatta dalla Camera di continuare a lavorare per procrastinare. Tra l'altro, voglio anche ricordare al Viceministro Intini che questa accelerazione è avvenuta anche contro il principio su cui era partita tutta la questione del Kosovo dopo le rivolte del 2004 (le rivolte degli indipendentisti kosovari contro l'Onu, prima ancora che contro le minoranze serbe), e che questo processo si è avviato ed è stato accelerato ad un certo punto contrastando anche con il principio degli standard before status, principio che doveva rappresentare un po' la barra per gestire un'eventuale indipendenza, con l'affermazione che il Kosovo doveva arrivare prima ad avere degli standard di democrazia, di rispetto dei diritti e di assetto istituzionale e statuale che sono ben lontani dall'essere stati raggiunti.
Si sono registrati, quindi, un'accelerazione, un precipitarsi verso questa soluzione, con tutte le gravi lacerazioni del diritto internazionale cui prima facevo riferimento, che rispondono soltanto - e qui il giudizio è tutto politico - alla pressante e reiterata richiesta da parte degli Stati Uniti d'America di riconoscere l'indipendenza della provincia kosovara.Pag. 100
Ancora una volta, quindi, sono gli Stati Uniti che impongono la politica interna ed estera all'Europa. Di questo si tratta ed è su questo che la discussione dovrebbe avvenire, non sui buoni sentimenti o sulle favole che ci vengono raccontate continuamente!
La questione del Kosovo, con tutte le implicazioni gravissime che presenta e con tutti i rischi che comporta per il nostro Paese, considerate, tra l'altro, la vicinanza e le implicazioni storiche (non voglio dilungarmi oltre), viene inserita nel pacchetto missioni, che sono previste tutte insieme appassionatamente, nonostante siano completamente diverse l'una dall'altra e rispetto alle quali, ancora una volta, il Parlamento, ogni singolo parlamentare è inibito nel suo diritto di esprimere un voto specifico differente. Ciò avviene in nome di una precondizione ideologica - la definisco così - che temo sia bipartisan ormai, per cui tutto quello che l'Italia compie all'estero con le sue Forze armate è di per sé, per definizione, buono.
Credo che anche su questo occorra fare chiarezza: le Forze armate italiane partecipano a missioni in giro per il mondo con un mandato, un ordine o un vincolo, che fanno bene a rispettare perché è una sicurezza per il nostro Paese che i militari italiani agiscano così, ma ciò non significa che quell'ordine sia santificante! Quell'ordine può essere giusto, sbagliato, criticabile e può e deve essere contrastato. Voglio affermare con chiarezza tale distinzione: i militari non c'entrano niente, non sono loro i responsabili delle missioni e dei mandati parlamentari, in quanto sono obbligati ad andare dove il Governo dice loro di andare (possono rendersi colpevoli di singoli atti - uno, due o un gruppo - ma è tutta un'altra questione!). Quindi, questo tentativo di anteporre continuamente il sacrificio, spesso vero, reale e di sangue, dei militari italiani per coprire e per evitare la discussione di merito su ogni missione è un modo veramente farisaico di impedire al Parlamento di pronunciarsi e di informare adeguatamente l'opinione pubblica su ciò che il nostro Paese realizza con lo strumento delle Forze armate e delle missioni militari.
Vengo ora rapidamente, perché molte volte mi ci sono soffermata, alla questione dell'Afghanistan, che è l'altro punto su cui, anche a nome del mio gruppo, esprimo un giudizio molto negativo. Anche in questo caso, i buoni sentimenti «stanno a zero». In Afghanistan esiste una situazione che voglio illustrare in maniera schematica, richiamando alcuni punti che confermano la necessità di un ripensamento radicale, che parta non dai buoni sentimenti, ma dall'analisi di ciò che comporta, in quel Paese, la presenza militare italiana, della NATO e degli Stati Uniti, dunque di una presenza militare ingombrante che, per quanto riguarda l'Italia, assorbe quasi il 100 per cento, il 90 per cento del nostro impegno finanziario nel settore militare. Si tratta, quindi, di un impegno militare, non civile.
Allora, avevamo sostenuto l'opportunità, non la necessità (vi erano giudizi diversi) di assumerci l'onere di verificare una soluzione diversa da quella militare attraverso la Conferenza di pace e attraverso un rigoroso impegno dei nostri militari rispetto agli standard militari previsti dagli articoli della Carta delle Nazioni Unite che disciplinano il peacekeeping (quindi, sostanzialmente, un divieto istituzionale di partecipare ad azioni di combattimento diretto). Invece, la discussione non affrontò mai la natura della complessiva presenza militare, con tutte le ambiguità conseguenti, ovviamente. Infatti, non vi eravamo solo noi, ma vi era la NATO, Enduring freedom, e l'eterodirezione diretta degli Stati Uniti, con tutto ciò che significa per gli Stati Uniti la presenza in quell'area del mondo dal punto di vista strategico e geopolitico. Tali argomenti evidentemente non sono da Parlamento, in quanto il Parlamento deve svolgere i «buoni ragionamenti» non so bene per chi, forse per un'opinione pubblica che, secondo alcuni, deve essere edulcorata e sottratta alle discussioni di un certo tipo.
La Conferenza internazionale di pace non si è tenuta e non sono stati prodottiPag. 101passi significativi, è rimasta una buona intenzione. Oggi il collega Marcenaro ha parlato di quest'altra conferenza, che corrisponde a quella. Certo chi è impegnato sul campo e cerca di realizzare qualcosa vede come la manna dal cielo le conferenze e strumenti di questo genere. Resta il fatto che non vi è un bilancio del motivo per cui la richiesta della Conferenza di pace, su cui questo Parlamento chiese l'impegno del Governo, non abbia prodotto frutti in questa direzione.
Nel Paese tutto ciò che riguarda i diritti umani e la sicurezza è sotto scacco. Vi è una situazione pesantissima. I dati ufficiali mostrano che vi è una caduta del 50 per cento degli investimenti stranieri in Afghanistan, in quanto gli imprenditori stranieri evidentemente non hanno voglia di rischiare la vita o di dover spendere chissà quali somme in guardie del corpo per fare affari in Afghanistan. Non parliamo dei diritti umani, in quanto non voglio ricordare vicende esemplari che, per fortuna, compaiono qualche volta sulla stampa e che la dicono lunga sui famosi progetti di giustizia di cui l'Italia doveva essere Paese leader nell'opera di ricostruzione delle istituzioni e della statualità dell'Afghanistan.
L'escalation e gli effetti collaterali di cui parlava il collega Marcenaro, la morte di civili di cui tutti siamo disposti a lamentarci (ovviamente, ci mancherebbe altro che non ci lamentassimo) non sono frutto del caso oppure del destino cinico e baro che colpisce le popolazioni afgane: sono il frutto di una strategia di guerra estremamente precisa che vede in gioco gli interessi degli Stati Uniti a non mollare quella zona e che ha come elemento stimolante aggiuntivo (ma di straordinaria importanza) il destino della NATO.
Chiunque di noi è in grado di sapere che la NATO - lo affermano Jaap de Hoop Scheffer, tutti i capi militari e il nostro Di Paola - gioca una partita essenziale in Afghanistan, in quanto si gioca il suo profilo di forza e di alleanza militare.
È lì che la NATO (che dovrebbe mettere a punto, nel suo sessantesimo anniversario, il nuovo concetto strategico) può verificare la possibilità di mantenere un target di alleanza militare estendibile ad altre funzioni collaterali (un nuovo mix tra militare, diplomatico e civile: insomma, la nuova forma di controllo mondiale da parte dei Paesi forti), oppure se essa si ridurrà ad essere un'agenzia impegnata in qualcosa di molto più generico. Questo è il punto: la mancata risoluzione di un'altra strada ha il suo fondamento in questa connessione di intraprendere interessi e di politiche di forza della NATO, che vuole continuare ad avere un ruolo forte, nonostante le divisioni interne; infatti, in questa escalation della NATO si evidenziano anche le contraddizioni forti. La NATO non ha più quella presa unificante, che aveva in altri tempi, sull'Europa e sull'Unione europea. Stiamo assistendo così a sceneggiate molto spiacevoli (non voglio usare altri aggettivi) di alcuni Paesi della NATO, che si arrogano il diritto di accusare noi, tra gli altri (mentre mi sembra un titolo di merito) di non sapere e di non voler combattere, senza essere capaci di affrontare nelle sedi dovute (Europa e NATO) la questione, che mette veramente in imbarazzo - per usare un eufemismo! - i rapporti internazionali.
Esiste, poi, un altro aspetto relativo a questa escalation e che costituisce l'altro motivo per il quale confermiamo il nostro giudizio su tutta la vicenda dell'Afghanistan. La fiducia che avevamo riposto nella possibilità di trovare una soluzione alternativa, mantenendo le nostre truppe in Afghanistan, è stata poi disattesa. Mi dispiace che non sia presente il collega Marcenaro, che chiedeva come mai si fosse verificato questo cambiamento. Esso è legato al cambiamento che sta avvenendo ed è avvenuto in quel luogo. Abbiamo, ormai, la consapevolezza che l'Italia - nonostante i caveat, le regole di ingaggio e il profilo di adesione che il mandato parlamentare assicura alla parte di peacekeeping dell'ISAF - sia in realtà sempre più coinvolta in quella che chiamo la «zona grigia» della missione, nella quale anche gli italiani sono coinvolti in combattimenti: non si tratta di combattimenti a fini di autotutela (ovviamente legittimi per i militariPag. 102che si trovano in quel Paese) o di uno slittamento dell'intervento a tutela di altri colleghi in pericolo, ma di combattimenti diretti.
Le unità speciali, i nostri corpi di eccellenza, i duecento militari inviati in maniera «avventurosa» nella zona ovest dell'Afghanistan nella provincia di Ferah sono stati spesso coinvolti in combattimenti diretti, come testimonia PeaceReporter, senza che vi sia stata un'adeguata smentita (ovviamente non può esservi, perché non si possono smentire i fatti) documentata da parte del Governo. Non mi aspetto una smentita - so anche so che non può esservi - per la natura della missione, che - al di là dei buoni sentimenti che qui sento ripetere - è «impastata» di guerra: essa nasce da una guerra e continua ad essere una missione «impastata di guerra». Per questi motivi il giudizio sulla nostra presenza militare in Afghanistan non può che essere molto negativo. La richiesta che avanziamo affinché l'Italia si impegni diversamente rimane pressante e assolutamente prioritaria.
Sicuramente il disimpegno militare in Afghanistan è ormai la condicio sine qua non affinché un tale coinvolgimento diverso del nostro Paese sia effettivamente diverso e non la reiterazione di quello che è avvenuto finora.
PRESIDENTE. Circa la questione da lei accennata, in relazione al mancato intervento del Governo in Aula per riferire sulla questione del Kosovo, ricordo che, come è stato più volte precisato dalla Presidenza, in regime di scioglimento delle Camere, lo svolgimento di informative urgenti del Governo in Assemblea è subordinato al consenso unanime di tutti i gruppi. Tale requisito, nel caso di specie, nel corso dell'apposita Conferenza dei presidenti di gruppo convocata a tal fine, non si è verificato, laddove, invece, si è verificato per lo svolgimento delle comunicazioni in Commissione.
È iscritto a parlare l'onorevole Venier. Ne ha facoltà.
IACOPO VENIER. La prima considerazione che volevo svolgere è che, purtroppo, a noi è sempre consentito discutere e affrontare i temi della politica estera solo in relazione alle missioni internazionali. Questo è un limite, ma anche il segno di come la politica militare sia andata sempre più a corrispondere alla politica estera.
Condivido gran parte delle considerazioni che l'onorevole Deiana ha appena svolto sul complesso del provvedimento che è alla nostra attenzione. Intendevo solo aggiungere alcune considerazioni, che portano il gruppo dei Comunisti Italiani a valutare negativamente il provvedimento e ad annunciare un voto contrario sullo stesso.
In questi due anni, abbiamo provato ad aprire, all'interno della coalizione di cui facevamo, parte, l'Unione, una discussione di merito sulla principale e più complessa delle missioni di cui oggi discutiamo, ossia la missione in Afghanistan, cercando di portare argomenti di merito che man mano emergevano e che rafforzarono e rafforzano, a nostro avviso, un'opinione assolutamente negativa su una guerra persa sotto il profilo militare, i cui obiettivi politici sono stati falliti e che ci sta trascinando in una progressiva crisi per il pericoloso allargamento del conflitto ben oltre il territorio afgano.
Avremmo voluto che il nostro Governo e gli altri componenti delle forze democratiche e progressiste di questo Paese ci spiegassero perché tutti gli obiettivi che sono stati qui proclamati per giustificare quell'azione militare sono stati progressivamente persi. Il primo di tali obiettivi era quello di battere i Taliban, i talebani, questo feroce gruppo di assassini che controllava quel Paese prima dell'intervento militare, che doveva essere combattuto prima di tutto con un'operazione di consenso e di contrasto dell'influenza che questo gruppo di estremisti e di fanatici aveva presso la popolazione.
In realtà, l'azione degli Stati Uniti e della NATO in quell'ambito e, quindi, anche dei nostri militari, che in quelle missioni sono stati incardinati, ha portatoPag. 103alla rinascita di un movimento che sembrava scomparso, fallito, sconfitto e che oggi, invece, si candida addirittura a rappresentare le forze di quella Nazione che vogliono l'indipendenza e la fine dell'occupazione. Addirittura possono riprendere una qualche forza sul piano della posizione internazionale, coinvolgendo persino il Pakistan e parte di quel Paese nel conflitto afgano.
Questa è la prima gravissima sconfitta della missione in Afghanistan. È una sconfitta prima politica che militare, ma anche sul piano militare tutte le tattiche utilizzate per contrastare l'azione dei Taliban si sono dimostrate non solo controproducenti, ma folli, perché hanno coinvolto la popolazione civile con bombardamenti a tappeto, con azioni indiscriminate, con attacchi che man mano hanno fatto percepire la presenza delle forze straniere come forze di occupazione e militari, indifferenti alla vita e alla sorte della popolazione locale.
Nel frattempo, ovviamente, come è stato già ricordato, il 90 per cento degli investimenti e delle risorse che dedicavamo all'Afghanistan andavano ai militari e non al miglioramento e all'intervento nei confronti delle condizioni di vita della popolazione. La prima domanda a cui bisogna dare una risposta e che nessuno vuole affrontare è la seguente: è fallita la missione in Afghanistan?
La seconda domanda riguarda cosa siamo andati a fare in Afghanistan: si dice che siamo andati a portare la democrazia e la libertà. Fatico a comprendere come sia accettabile, da parte dei fautori dei nostri interlocutori nella costruzione di questa cosiddetta democrazia, che un membro del Parlamento afgano possa essere espulso e minacciato, addirittura di morte, all'interno della stessa Camera di cui faceva parte, per il solo fatto di avere esercitato il proprio diritto alla critica.
Quella deputata - mi riferisco a Malalai Joya, una coraggiosissima deputata afgana, una donna a cui tutti noi dovremmo guardare come esempio di come si possa mettere a repentaglio la propria vita per affermare le proprie idee (e questi sono gli interlocutori che dovremmo scegliere in quelle realtà e in quelle zone) - ha denunciato la composizione del Governo Karzai: un Governo costituito da criminali di guerra, da trafficanti di droga e da personaggi che ancora oggi operano, nei confronti delle donne e dei diritti civili, nello stesso modo in cui operavano, con turbanti di colore diverso, durante l'epoca dei Taliban. In altre parole noi - non lo afferma solo la citata deputata, ma lo dicono le storie personali di questi personaggi, che noi accreditiamo, sul piano internazionale, come nostri interlocutori, gli interlocutori dell'occidente, per la diffusione dei diritti, della democrazia e quant'altro - stiamo appunto consegnando l'Afghanistan in mano a una banda di predoni. Ciò è dimostrato anche dal fatto che, da quando siamo intervenuti in Afghanistan, la produzione di oppio - e anche questo è un elemento su cui mai nessuno fornisce alcuna risposta - si è moltiplicata per mille; inoltre, quella produzione avviene sotto gli occhi delle truppe della NATO, delle truppe americane, addirittura sotto il loro controllo, perché è un fenomeno troppo plateale, per la dimensione stessa dei numeri dei chili e delle tonnellate di eroina che escono dall'Afghanistan, perchè ciò avvenga senza il benestare sostanziale della presenza straniera. Anzi, quel tipo di accumulazione che crea un grande traffico internazionale di stupefacenti, è un'accumulazione che addirittura alcune agenzie delle Nazioni Unite considerano come l'accumulazione originaria, cioè quella che dovrebbe dare avvio al processo economico. In altre parole, noi siamo lì per sostenere la costruzione di un'economia sulla base di un'economia che si configura come criminale.
Cito un piccolo nesso con questo argomento: altra presenza importante, in un'altra zona e in un altro luogo del mondo, dove l'economia criminale è assolutamente prevalente, è quella della NATO in Kosovo. Noi stiamo riconoscendo - e questo ce lo ha detto il nostro Governo - il Governo di un Paese dove - e sono appunto le agenzie internazionali ad affermarlo -Pag. 104quasi l'ottanta per cento dell'economia è legata a traffici illeciti, dove sappiamo - sono denunce pubbliche - del nesso diretto tra i capi tribali kosovari e i capi tribali afgani, legati al traffico internazionale di stupefacenti, in particolare dell'eroina. Questo è un fatto a cui qualcuno dovrà dare una risposta. Come mai la presenza della NATO in due Stati che si configurano come Paesi che hanno una loro base economica strettamente, prevalentemente o quasi totalmente legata ai traffici illeciti e alla criminalità organizzata?
Abbiamo cercato di chiedere anche al nostro Governo, di cui ci siamo fidati e a cui abbiamo dato fiducia per due anni, come sia possibile che la collaborazione giuridica - elemento di missione fondamentale per il nostro Paese, nella costruzione di uno Stato di diritto in Afghanistan - abbia prodotto uno Stato in cui un giornalista possa essere condannato a morte, per il solo fatto di aver criticato ed esercitato il suo diritto di critica.
Si tratta di uno Stato in cui la tortura è praticata in modo sistematico nelle carceri, che in realtà sono dei posti di segregazione fuori da ogni diritto e da ogni regola, in cui i giudici formati da noi dovrebbero agire.
Quando ai tempi del sequestro Mastrogiacomo in quelle carceri, senza processo, senza accusa fu rinchiuso un afgano che aveva avuto un ruolo di collaborazione con Mastrogiacomo, nessuno pose il problema se quel sistema giuridico fosse in una fase di evoluzione positiva. Tutto ci dice che in quella realtà si sta costruendo una nuova forma di controllo pervasivo dell'opinione pubblica e di chi tenta, disperatamente e con grandissimo coraggio, di costruire la liberazione del popolo. Ciò è dimostrato, ad esempio - è l'ultimo elemento che voglio portare, ma è giusto che in quest'Aula qualcuno dica queste cose - dal fatto che non ha dato scandalo a nessuno, né alla NATO, né all'Unione europea, né in questo Paese, che in Afghanistan sia tornata ad agire la polizia morale per la repressione del vizio e la promozione della virtù. Una struttura che ha come compito quello di controllare le donne, in particolare schiacciandole di nuovo attraverso l'oppressione e l'applicazione della fanatica legge della sharia, che è fuori dalla grande tradizione musulmana. È una polizia che ha come compito il controllo dell'opinione pubblica, la repressione della stampa e la compressione di ogni diritto civile di libertà. Questo è l'Afghanistan di oggi.
Su questo ci dovete rispondere e non, come bene ha detto la collega Deiana, parlarci solo del sacrificio dei nostri militari. I nostri militari hanno un mandato e combattono purtroppo sotto ordini che arrivano dalla responsabilità politica. Quella situazione non è di responsabilità di chi è stato inviato ed opera sul terreno, ma di chi ha voluto mandare e non vuole ritirare quelle truppe, che oggettivamente vengono progressivamente coinvolte in una guerra che non siamo stati noi a voler dichiarare. La responsabilità è del vertice della NATO che sostiene che la guerra deve essere combattuta in un modo ancora più violento, esteso, attraverso più mezzi e con ancora più vittime. Questa è la situazione sull'Afghanistan.
Noi pensiamo a questo punto che è caduto l'ultimo motivo possibile per non togliere la fiducia ad un Governo che comunque, pur con contraddizioni e con elementi di rigidità e di insufficienza, ha mantenuto alcuni limiti all'utilizzo delle nostre truppe. La scelta irresponsabile, sotto il profilo politico e della responsabilità nazionale del Paese per la pace e per l'applicazione della Costituzione, di aprire le porte - anche per scelte elettorali dovute da una campagna elettorale complicata e difficile - a contesti politici sicuramente più arretrati e meno efficaci, sul piano del compromesso e dell'attenzione al mondo della pace tra le forze più importanti, toglie la possibilità di fornire - purtroppo, perché noi avremmo voluto ottenere il risultato di convincere l'intero Parlamento a portare a casa i nostri militari - una ulteriore fiducia. Siamo sicuri, infatti, che chiunque venga dopoPag. 105questo contesto politico e questo Governo opererà peggio e porterà ad un aggravamento della situazione.
Affronterò brevemente le problematiche legate ad altre due missioni. Per quanto attiene alla missione sul Kosovo ritengo che avremo modo, anche attraverso la presenza del Ministro D'Alema, di discutere specificamente. Ma è certo che esiste un problema; vi è una missione delle Nazioni Unite che opera in Kosovo sulla base di un mandato e di una risoluzione volti a impedire la proclamazione unilaterale d'indipendenza perché contraria al diritto internazionale e alle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
È possibile che il nostro Paese - che aveva affermato anche recentemente che i pilastri fondamentali della nostra politica estera sono e devono restare la legalità internazionale, le Nazioni Unite, le decisioni del Consiglio di sicurezza, e l'Europa, ovverosia l'azione comune e la costruzione di una posizione comune dell'Europa - si appresti, tra poche ore, a riconoscere un'indipendenza che è illegale, contraria e opposta alle decisioni delle Nazioni Unite, e che ha spaccato l'Europa, mettendola in una condizione di non poter prendere una posizione proprio nel momento in cui gli Stati Uniti invece aprivano, attraverso questo riconoscimento, un vaso di Pandora.
Io vorrei ricordare al Viceministro Intini e agli altri colleghi che hanno responsabilità e che probabilmente avranno responsabilità su tale questione, di non pensare solo ai Balcani e solo al Caucaso, ma di pensare, per esempio, che vi è un «problemino» che si chiama Taiwan, rispetto al quale questo riconoscimento unilaterale potrebbe creare le condizioni per disastri di proporzione globale, non solo regionale.
Intendo infine fare due considerazioni, una delle quali riguarda il Libano. Noi abbiamo sostenuto la missione in Libano perché, appunto, poggiava su quei pilastri. Mi riferisco al pilastro delle Nazioni Unite, e a un'applicazione corretta del principio per cui una missione delle Nazioni Unite per potersi definire di pace deve essere condivisa. Le missioni di pace sono quelle condivise dalle parti, e la missione UNIFIL è stata condivisa prima di tutto dalla popolazione e dai rappresentanti della popolazione aggredita dall'intervento militare israeliano, dai bombardamenti a tappeto (sono state lanciate centinaia di migliaia di cluster bomb su quel territorio) con conseguente distruzione di tutte le infrastrutture. La popolazione libanese e i suoi rappresentanti ci chiesero aiuto, e la missione prima di tutto fu questo: un aiuto al popolo libanese e la costruzione della statualità e dell'indipendenza libanese.
Detto questo, la missione UNIFIL doveva produrre un salto di qualità per rappresentare il modello alla soluzione del problema dei problemi, cioè la Palestina, di cui dobbiamo parlare. Infatti, se non si può affrontare la questione della nascita dello Stato di Palestina - con la presenza necessaria, che deve essere non solo condivisa ma anche suggerita, se non proposta o imposta allo Stato di Israele, di una forza internazionale ai confini, di protezione della popolazione palestinese, che garantisca gli accordi di pace e che renda possibile la nascita di un vero Stato palestinese - tutto ciò non ha senso e diventa pericoloso. Il protrarsi di una presenza indefinita in Libano, senza che la comunità internazionale e senza che l'Italia - la quale in quel momento ha dimostrato un momento di coraggio politico e di proiezione internazionale - operino nel senso richiamato, può essere una futura occasione di preoccupazione e anche di pericolo per il nostro Paese e per le truppe che sono lì presenti.
Sono stato in Libano a portare il sostegno a quella missione e a dire che ci sono missioni e missioni, ma tutto ciò non mi impedisce di ricordare che noi dovremmo operare perché nessuna forza politica libanese sia criminalizzata, ma affinché anzi quel Paese sia aiutato ad uscire dalla divisione etnico-religiosa che tanti mali reca, lì come in tutti luoghi in cui tale divisione sia stata imposta o proposta.
Infine alcune considerazioni sulla Palestina. Siamo stati chiamati a votare per tante missioni, ancora un volta tutte insieme,Pag. 106e anche per la dignità di questa Assemblea e di questo Parlamento noi abbiamo chiesto una volta ancora, anche in sede di Consiglio dei ministri (a quello che era il nostro Governo), di consentire una valutazione separata, in altre parole di consentire una valutazione missione per missione. Sarà un fatto differente parlare di Afghanistan o di Libano o di Kosovo o del valico di Rafah? Su tale aspetto chiedo un'ulteriore riflessione: che senso ha protrarre delle missioni che non hanno più possibilità di svolgersi e che sappiamo che non possono svolgersi?
Quella missione doveva monitorare l'apertura di quel valico e consentire ai palestinesi di attraversarlo. Questi ultimi, infatti, sono rinchiusi a Gaza come una popolazione segregata: un milione e 200 mila persone che non possono uscire, a cui Israele decide un giorno sì e l'altro no di tagliare l'acqua, i rifornimenti e quant'altro. Per passare quel valico dove ci sono i nostri, hanno dovuto far esplodere con le mine un muro che li segrega all'interno di quel territorio.
Per questo motivo, è necessario riflettere su ogni singola missione e non è detto che le missioni di per sé siano condivisibili: a volte bisognerebbe anche concluderle.
Ve ne sono altre due e, rispetto a quanto sta accadendo ora nel panorama internazionale, andrebbero considerate con grande attenzione. La missione Minurso nel Sahara occidentale: la missione dell'ONU che doveva garantire la realizzazione del referendum sull'autodeterminazione del popolo saharawi. Eppure, il principio che ora noi italiani stiamo per accettare per il Kosovo mina la possibilità di quell'accordo di pace, perché riconosce la situazione di fatto sul terreno, riconosce l'occupazione militare, la colonizzazione e la prevalenza militare. Lì, nel pieno dell'Africa, si potrebbe riaprire un conflitto, anche per le responsabilità della comunità internazionale che per tanti anni non è stata in grado - e anche in questo caso vi è una responsabilità italiana - di dare attuazione all'elemento fondamentale di quella missione, cioè il referendum sull'autodeterminazione. Non bisogna dimenticare anche le timidezze che hanno fatto sì che anche il Governo italiano non desse attuazione alle risoluzioni che anche quest'Aula ha approvato sul riconoscimento dello status diplomatico dei rappresentanti dei saharawi e del loro popolo, cioè il Fronte Polisario.
Infine, l'ultima considerazione è relativa alla missione che abbiamo ancora a Cipro. Anche lì, la situazione di fatto diventa esplosiva e può generare nuovi problemi anche all'interno di quella Comunità europea (l'Unione europea) che non tutela neanche i propri componenti. In attesa, infatti, che approdi la Turchia nell'ambito dell'Unione europea - attesa, a mio avviso, del tutto infondata e che dovrebbe essere discussa - non si tengono in considerazione neanche le posizioni di uno degli Stati come Cipro, che sulla questione del Kosovo ha giustamente manifestato una sua profonda contrarietà.
Ciò detto, vorrei affermare che, poiché non vi è un contesto politico in cui si discute, non ci è stata data la possibilità di esprimere un giudizio articolato. Esso complessivamente si focalizza sui punti di crisi fondamentali e, cioè, sull'elemento della partecipazione dell'Italia a quella che si configura sempre più come una guerra combattuta sul terreno, con il concorso delle nostre truppe.
Per queste ragioni, ritengo - come ho già spiegato - che non vi sia più alcun motivo che ci induca ad avere fiducia: in questi anni abbiamo votato avendo fiducia che si svolgesse la conferenza internazionale di pace, che i caveat fossero rispettati e che l'impegno civile prevalesse su quello militare. Questa fiducia - che ha visto alcuni risultati ed altri no, ma che comunque si è interrotta con la scelta di una fine della collaborazione politica tra la sinistra ed il Partito Democratico - non può più essere data e per questo siamo contrari a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Ascierto, iscritto a parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.Pag. 107
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche dei relatori e del Governo - A.C. 3395-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che i relatori rinunciano alla replica.
Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo, Viceministro Intini.
UGO INTINI, Viceministro degli affari esteri. Signor Presidente, vorrei ringraziare innanzitutto i colleghi per aver dato luogo ad un dibattito interessante ed approfondito, nonostante il Parlamento sia sciolto. Molti sono stati gli spunti che dovrebbero essere sviluppati. Ritengo che, data l'ora tarda, si possa coglierne soltanto qualcuno.
A proposito del Kosovo, l'onorevole Deiana ha espresso osservazioni fortemente critiche di cui prendo atto. Non anticipo un dibattito che si svolgerà domani presso le Commissioni della Camera e del Senato, esteri, a cui parteciperà il Ministro degli esteri D'Alema.
Mi limito ad osservare che le preoccupazioni certamente sono fondate ed è ragionevole l'amarezza per la divisione dell'Europa proprio su una crisi che è alle porte di casa nostra. Osservo che non è accettabile una tensione anacronistica ed antistorica non con un'Unione sovietica che non esiste più, non con la centrale mondiale del comunismo che non c'è più, bensì con una Russia che rappresenta un partner economico essenziale per l'Europa.
Si è parlato di Libano, in particolare da parte dell'onorevole Venier. Tante volte abbiamo insistito sul fatto che il Libano deve essere un punto di partenza e non di arrivo. Deve rappresentare il punto di partenza per un circolo virtuoso di pace e di distensione che si proietti verso tutta l'area ed in particolare verso la Palestina, che è la madre di tutte le crisi mediorientali. Purtroppo non è così e tale situazione di stallo certamente rischia di porre in crisi anche le iniziative in Libano.
Infine, vengo all'Afghanistan, che è stato il punto di attenzione maggiore negli interventi che ho ascoltato. Vorrei partire dall'osservazione che l'Afghanistan non è l'Iraq per due ragioni: una formale e una sostanziale. La ragione formale è che in Iraq vi sono stati e vi sono i willings, i volenterosi, volenterosi di seguire la politica nella zona dell'amministrazione americana. In Afghanistan non vi sono i willings ma le istituzioni internazionali sin dall'inizio, le Nazioni Unite, la NATO e l'Unione europea, appunto come in Libano. La differenza sostanziale tra Iraq e Afghanistan è che in Iraq, anzi dall'Iraq, se ne sono andati in esilio un milione e 600 mila persone, come minimo, mentre in Afghanistan, al contrario, sono tornati milioni di persone dall'esilio e tale circostanza è una differenza sostanziale non da poco. Da tali differenze formali e sostanziali tra Iraq e Afghanistan e dal fatto che l'Afghanistan costituisce un impegno multilaterale e che l'Italia basa la sua politica estera sul multilateralismo consegue che dobbiamo certamente restare in Afghanistan. Non possiamo rimanere marginalizzati rispetto a tutte le istituzioni internazionali nelle quali ci riconosciamo, Nazioni Unite, NATO e Unione europea.
Ciò detto, capisco le ragioni critiche espresse in particolare dall'onorevole Deiana e dall'onorevole Venier. Le cose in Afghanistan non vanno affatto bene. In tutte le sinistre europee vi sono posizioni simili a quelle espresse dagli onorevoli Deiana e Venier. Vi sono nel labour party inglese, nella SPD e persino in partiti di centro come il partito democristiano tedesco dove vi sono deputati che la pensano esattamente come voi. Pertanto, non è necessario stupirsi se anche nel Parlamento e nella sinistra italiana vi sono divisioni in ordine a tale tema. Manca una strategia politica condivisa all'interno della NATO e anzi manca forse del tutto una strategia politica e anche la strategia militare può dare seri dubbi. Un tempo, durante la guerra del Vietnam si rimproverava il Ministro della difesa americano McNamara perché, si diceva, «insegue le zanzare con un'accetta», cioè compiePag. 108bombardamenti devastanti a fronte di un'azione di guerriglia. Temo che lo stesso si potrebbe dire oggi per l'Afghanistan. La guerra dell'Afghanistan è prima psicologica e propagandistica e le guerre psicologiche e propagandistiche non si vincono certamente provocando vittime civili con i bombardamenti. Dobbiamo preoccuparci per la «iraqizzazione» dell'Afghanistan e per il diffondersi delle stesse tecniche micidiali (attacchi suicidi) sviluppate in Iraq.
Dobbiamo constatare con sgomento che la produzione di oppio è giunta al massimo storico per l'Afghanistan. La repressione evidentemente non funziona - ammesso che vi sia - e avevamo lanciato nel precedente dibattito una proposta innovativa, cioè l'idea che si potesse in modo sperimentale comperare per l'industria farmaceutica internazionale la produzione di oppio in modo da fornire un mezzo di sostentamento ai contadini e sottrarli al controllo dei signori dell'oppio e della guerra che sono poi le stesse persone.
C'è bisogno, per una proposta del genere, di un largo consenso. Il consenso si è allargato perché all'interno del Labour Party britannico si è diffusa una corrente di opinione a favore di questa iniziativa, ma è evidente che non si può andare lungo questa strada senza un accordo tra tutti i protagonisti internazionali, senza una condivisione.
I talebani non sono più quelli degli anni Novanta, anzi, una parte di costoro sono entrati nel mainstream della odierna politica afgana. L'obiettivo deve essere quello di dividerli, di separare tale insorgenza sapendo che oggi è formata da nuove generazioni e che sotto la sigla «talebani» si nascondono molte cose estremamente diverse tra di loro: c'è Al Qaeda, con la quale evidentemente non si può trattare perché è un nemico mortale, ci sono forze tribali ostili agli stranieri e forze di criminalità comune.
Il generale Massud, che incontrai poco tempo prima che fosse ucciso in Afghanistan, mi spiegava che il denaro e la trattativa più della forza sono spesso l'arma vincente in questo tipo di guerre. Accadeva che si assediasse un villaggio per attaccarlo militarmente e poi, il giorno dopo, invece, le truppe di Massud entravano senza colpo ferire perché nella notte qualcuno, magari parente di qualcun'altro all'interno del villaggio, era andato con una valigia di dollari, aveva fatto un accordo ed il problema si era risolto come si risolve nelle società tribali.
Le perplessità non sono soltanto nostre, ma di tutti gli alleati dell'Occidente. Ad esempio, i sauditi, che hanno una certa esperienza, avevano sconsigliato l'invasione militare dell'Afghanistan con un'osservazione che a loro appariva persino banale e di normale buonsenso e cioè che si occupa utilmente uno Stato, perché quando si occupa uno Stato si occupa una centrale di decisione e si controlla un Paese, ma l'Afghanistan non è mai stato, da decenni, uno Stato e, quindi, se non c'è uno Stato, se non c'è un'organizzazione, se non c'è un centro di decisione occupare serve a poco se non a infilarsi in una guerra senza fine.
Il suggerimento dei sauditi era quello di occupare solo Kabul e poi da lì esercitare un'azione di penetrazione nelle aree tribali con l'arma del denaro, chiedendo ai capi tribù se volevano che si costruisse una madrassa, un ospedale o una scuola o un centro di distribuzione di beni di prima necessità e così via.
Il nation building, di cui tanto si parla, non dà i risultati sperati. Certo, l'Italia è protagonista proprio del tentativo di diffondere il rule of law in Afghanistan, di diffondere la pratica di una giustizia moderna, ma si legge, in uno degli ultimi numeri di Newsweek, che le carceri afgane, onorevole Venier, hanno un accesso costituito da porte girevoli. Infatti, guarda caso, i talebani prigionieri sono pochissimi perché vengono catturati, portati in prigione e poi qualcuno paga una tangente ed escono dalla porta girevole per poi rientrarvi dopo qualche mese. Per questo di talebani in carcere ce ne sono pochissimi: basta pagare e dalle carceri afgane pare si entri e si esca.
C'è una contraddizione di fondo - mi accingo a concludere il mio intervento - ePag. 109risiede sostanzialmente nel fatto che ci occupiamo di Afghanistan (siamo costretti a farlo, lo dobbiamo fare e facciamo bene a farlo e su questo non sono d'accordo con voi) noi che stiamo a migliaia di chilometri di distanza, ma non se ne occupano o, peggio, se ne occupano in senso negativo, i Paesi circostanti. Questo non è assolutamente normale. I Paesi circostanti non sono il medico, ma la malattia e devono diventare parte della cura perché, altrimenti, sarà molto difficile stabilizzare il Paese.
I Paesi confinanti se ne debbono occupare. Si può e si deve pensare ad una conferenza internazionale e di ciò, come molti colleghi ricorderanno, si discusse esattamente nel dibattito parlamentare dell'anno scorso. Molti sostennero che occorreva organizzare una conferenza internazionale per l'Afghanistan. Sappiamo che si è fatta utilmente una conferenza internazionale per l'Iraq. Forse utilizzare l'avverbio «utilmente» è dir troppo, perché a dire il vero non è che si siano raggiunti risultati concreti. Tuttavia, il solo fatto che intorno ad uno stesso tavolo si siano riuniti tutti i possibili protagonisti è di per sé un fatto utile ed importante.
Ad Istanbul il 3 novembre, come ricorderete, si è tenuta la conferenza sull'Iraq, la prossima sarà il 20 aprile a Kuwait City. Il formato di tale conferenza prevede la presenza del G8 (cioè i Paesi economicamente più importanti), dei cinque Paesi del Consiglio di sicurezza (in parte sono gli stessi) e infine - è la cosa più rilevante - dei Paesi più importanti.
Ad Istanbul abbiamo visto intorno allo stesso tavolo la Rice e il ministro degli esteri iraniano Mottaki, il ministro degli esteri siriano e gli americani. Non ci sono stati grandi risultati, ma - come dicevo - questo di per sé è stato un fatto significativo.
A Istanbul, in quella circostanza, per la verità, ho gettato sul tavolo la proposta di una conferenza internazionale anche per l'Afghanistan. Perché no? A maggior ragione se si è fatta per l'Iraq, si potrebbe fare per l'Afghanistan. I Paesi confinanti dell'Afghanistan sono la Russia e la Cina, che hanno evidenti problemi di fondamentalismo e di contagio fondamentalista.
L'Iran confina sia con l'Iraq sia con l'Afghanistan e, in quest'ultima realtà, può svolgere un ruolo estremamente utile. Infatti, sappiamo che l'Iran è nemico storico dei talebani, ha difeso le popolazioni sciite dal fondamentalismo sunnita e - pochi lo ricordano e persino pochi lo sanno - conta ogni anno centinaia di soldati morti nel contrasto al traffico di droga lungo la frontiera. Vi sono il Pakistan e l'India e sappiamo che tra questi due Paesi si scatenano tensioni bilaterali, che trovano sfogo proprio in Afghanistan.
Questa idea di una conferenza internazionale è condivisa da molti. Ne ho parlato con i colleghi tedeschi, canadesi, giapponesi e anche con quelli iraniani. Tutti per ragioni diverse pensano che una conferenza internazionale sia da farsi. Male che vada non otterrà alcun risultato, ma comunque è uno sforzo che va tentato. Ma si può ragionevolmente immaginare che una conferenza internazionale possa fare dei progressi in una situazione come quella che abbiamo avuto negli ultimi mesi? Subito dopo Istanbul, vi sono stati l'assassinio della Bhutto e l'esplodere della instabilità in Pakistan: senza che questo Paese trovi una sua stabilità è difficile immaginare una conferenza internazionale.
Il Pakistan è l'attore principale in Afghanistan. Ricordo che sono stato a Kabul quando c'era il Governo dei talebani e le nazioni che riconoscevano lo Stato afgano erano pochissime. Una delle poche era il Pakistan, una delle poche ambasciate straniere a Kabul era quello pakistana e l'ambasciatore di tale Paese veniva chiamato il «viceré di Kabul», perché si riconosceva la sua influenza determinante ed egemonica nella situazione afgana. Penso che l'intuizione di una conferenza internazionale sia giusta e spero che il prossimo Governo ne terrà conto.
Questo Governo può dire ciò che ha detto e cioè che la situazione afgana ci preoccupa. Non ci convince la strategia seguita, vorremmo che questa fosse ripensata e che la NATO discutesse a fondo ilPag. 110da farsi, cambiando ciò che vi è da cambiare. Tuttavia, affinché l'Italia possa avere un ruolo in un cambiamento di strategia e in una riflessione occorre innanzitutto che faccia il suo dovere, che non si metta da parte e che non si collochi ai margini.
Questa è la ragione per cui - sia pure con grandi preoccupazioni - continuiamo a pensare che la presenza in Afghanistan sia necessaria e indispensabile.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2008, n. 24, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche ed amministrative nell'anno 2008 (A.C. 3431-A) (ore 21,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2008, n. 24, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche ed amministrative nell'anno 2008.
(Discussione sulle linee generali - A.C. 3431-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare di Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
La relatrice, onorevole Amici, ha facoltà di svolgere la relazione.
SESA AMICI, Relatore. Signor Presidente, il testo che perviene all'Aula reca delle disposizioni urgenti relative allo svolgimento contestuale delle elezioni politiche e di un turno ordinario delle elezioni amministrative ed interviene anche con urgenza in riferimento ad alcuni degli inconvenienti emersi nelle consultazioni politiche del 2006.
La I Commissione affari costituzionali già questa mattina ha avuto modo di avere una discussione anche di merito sugli otto articoli che costituiscono il decreto-legge. In particolare, vorrei sottolineare, anche per la brevità con cui vorrei affrontare questa relazione, tre aspetti. Da un lato, si è teso ad agire sul procedimento di tipo elettorale e, dall'altro lato, a dare una coerenza costituzionale all'esercizio del diritto al voto intervenendo su alcune forme specifiche: all'articolo 1 si prevede un procedimento elettorale funzionale soprattutto per il voto degli italiani residenti all'estero; all'articolo 2 si prevede la possibilità di garantire l'esercizio del voto dei cittadini temporaneamente all'estero per motivi di servizio e per missioni internazionali.
L'articolo 1, che disciplina il diritto di voto all'estero, modifica in alcune parti anche in maniera sostanziale la legge n. 459 del 2001. Le modifiche riguardano: l'elevazione da tre a sei del numero dei magistrati dell'ufficio centrale; una specifica modalità di spedizione del plico con una busta per mezzo di posta raccomandata; soprattutto, un aumento dei seggi elettorali. Per favorire un migliore accesso da parte dei cittadini italiani residenti all'estero i seggi vengono infatti previsti per un minimo di duemila ed un massimo di tremila elettori, anziché ogni cinquemila come prevedeva la legge n. 459 del 2001. Si è anche stabilita una diversa composizione dell'ufficio elettorale, dove viene ammessa la figura del segretario in aggiunta ai quattro scrutatori. Viene eliminata nella scheda, allegata al decreto-legge, la dicitura della firma dello scrutatore nel retro che era contemplata dalla legge n. 459 del 2001.
L'articolo 2 regolamenta l'esercizio del diritto di voto dei cittadini temporaneamente all'estero per motivi di servizio e in missione internazionale. Questo articolo mette ordine - mi permetto di usarePag. 111questa espressione - ad una serie di questioni che si sono presentate più volte nel corso delle consultazioni elettorali in caso di cittadini italiani impegnati nello svolgimento di missioni (in particolare gli appartenenti alle Forze armate e alle forze di polizia in missione internazionale). Il testo agisce sull'aspetto organizzativo e, soprattutto, di procedura e permette, dentro questa dinamica, di avere due tipi di certezza. Da un lato, le Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri, se sono già effettive sul territorio in grandi unità (reggimenti, battaglioni o unità navali) esercitano il diritto di voto per corrispondenza per la circoscrizione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica in cui è compreso il comune in cui hanno sede i rispettivi battaglioni nazionali. Per tutti gli altri componenti delle Forze armate viene prevista una domanda di comando: essi possono esercitare il diritto di voto, sempre per corrispondenza, relativamente alla circoscrizione che comprende il comune di Roma.
Per quanto riguarda, invece, i dipendenti delle amministrazioni dello Stato, il voto viene esercitato per corrispondenza con una domanda che permette anche una precisa anagrafe delle persone che risiedono per motivi di lavoro all'estero. È previsto che l'incarico sia superiore a sei mesi e che possano esercitare il diritto di voto qualora si trovino all'estero nei tre mesi antecedenti alle elezioni.
Saranno gli uffici consolari ad adottare una procedura molto precisa, non solo per le modalità di esercizio del voto, ma anche a garanzia della segretezza dello stesso e, soprattutto, della parte dello scrutinio.
L'articolo 3 prevede la presenza negli uffici elettorali degli osservatori elettorali internazionali, che, in conformità agli impegni assunti dall'Italia nell'ambito dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, non possono in alcun modo interferire con le operazioni di svolgimento del voto e hanno, quindi, una funzione di verifica della legittimità delle operazioni.
L'articolo 4 è uno degli articoli che presenta una serie di elementi di problematicità, rilevati anche dal Comitato per la legislazione, e proprio durante la discussione in Commissione si è voluto sottolinare che, nella discussione sulle linee generali, ma anche nel corso dell'esame degli emendamenti, vi sarebbe stata la possibilità di ritornare nel merito.
In particolare, l'articolo 4 introduce ed amplia in maniera diversa l'articolazione dell'articolo 18-bis, comma 2, del testo unico delle leggi recanti norme per la elezione della Camera dei deputati per quanto riguarda la sottoscrizione da parte di alcuni soggetti.
L'articolo 4 prevede esclusivamente per le elezioni politiche per il 2008 - sembra volersi limitare esclusivamente a questa scadenza - che nessuna sottoscrizione è richiesta per liste presentate da partiti o gruppi politici presenti in una delle due Camere o al Parlamento europeo alla data di entrata in vigore del decreto-legge e che abbiano al proprio interno almeno due componenti.
È del tutto evidente che questo articolo riguarda un tema più volte discusso prima della modifica di questa disciplina: il provvedimento non deve costituire in alcun modo un privilegio o determinare elementi di disuguaglianza tra i partiti e i gruppi politici; ma nella discussione che abbiamo svolto, mi sembra che il decreto-legge, intervenendo proprio su quel comma che aveva già modificato la disciplina relativa alla sottoscrizione, a giudizio anche della relatrice che ha questo mandato, tenda invece a prendere atto di una «costituzione materiale», che è quella dei partiti che sono costituiti in gruppi parlamentari, ma anche della presenza di una rappresentatività di ordine politico.
È del tutto evidente che sono stati presentati alcuni emendamenti e ci riserveremo nel corso della discussione un elemento importante di valutazione, sapendo - lo voglio ricordare - che questo decreto-legge nasce anche da un richiamo non solo formale, ma molto sostanziale del Presidente della Repubblica, che ha sempre voluto che, su queste materie, ci fosse una condivisione piena da parte delle forze di maggioranza e di opposizione,Pag. 112nella consapevolezza che stiamo agendo a Camere sciolte e che proprio l'equilibrio di questo testo deve contemplare al suo interno un elemento di lealtà politica - voglio chiamarla così - nell'assunzione delle responsabilità di fronte a un provvedimento di urgenza.
L'articolo 5, relativo al cosiddetto election day, permette di accorpare il turno ordinario delle elezioni amministrative, che in genere cade tra il 1o aprile e il 15 giugno, con l'anticipo della consultazione politica.
In questo articolo sono poste due questioni. Da un lato, c'è l'accorpamento, che risponde a una domanda, credo, importante da parte degli enti locali: evitare, nel momento in cui si apre la possibilità di questa finestra, che ci sia un lungo commissariamento per le elezioni e, soprattutto, evitare che i cittadini trovino proprio nell'ente locale un elemento di mancata risposta in lunghi periodi di commissariamento prefettizio; dall'altro, c'è un tentativo, anche in questa occasione, pur in presenza di modalità di voto diverse, di avere un risparmio, che non è semplicemente una risposta demagogica, ma una riduzione concreta di spesa per quanto riguarda le consultazioni.
Questo articolo disciplina, inoltre, in maniera netta e precisa il fatto che le dimissioni dei sindaci e dei presidenti di provincia che vogliano candidarsi debbono essere rassegnate entro il 27 febbraio e che quelle presentate entro i sette giorni successivi alla data di scioglimento delle Camere divengano efficaci ed irrevocabili il 26 febbraio. Infine, l'ultimo comma si occupa dei comuni sciolti per mafia.
L'articolo 7 delinea, invece, la copertura finanziaria del provvedimento: in proposito, nella discussione di questa mattina in Commissione è stata assunta da parte del relatore una condizione posta dalla Commissione bilancio che quantifica nel fondo ordinario, dai fondi da ripartire, una quota molto precisa (da questo punto di vista, vi è il bisogno di rendere più esplicito il costo complessivo).
L'articolo 8 disciplina, infine, l'entrata in vigore del decreto-legge, fissandola per il giorno stesso della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea e Verdi).
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
ALESSANDRO PAJNO, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, l'illustrazione del contenuto del provvedimento è stata fatta in modo efficace dal relatore, onorevole Amici, cosicché posso limitarmi a rilevare taluni profili sistemici che esso presenta.
Nel suo complesso, questo provvedimento - come si ricordava poc'anzi - è volto a superare taluni inconvenienti emersi in occasione delle precedenti consultazioni politiche del 2006, e, nel contempo, a disciplinare lo svolgimento contestuale delle elezioni politiche e del turno ordinario annuale delle elezioni amministrative del 2008.
Già l'impostazione del provvedimento evidenzia il fatto che il suo oggetto specifico è quello di produrre un miglioramento della funzionalità del procedimento elettorale, senza che per questo vi sia un intervento oggettivo sulla materia elettorale in senso stretto, cioè sul procedimento di trasformazione dei voti in seggi (che, secondo la dottrina, costituendo il nocciolo duro della materia elettorale, ricade nella riserva d'Assemblea).
Lo scopo del provvedimento è, dunque, da una parte, quello di incrementare l'effettività del diritto costituzionale all'esercizio del voto e, dall'altra, quello di calare tale diritto nella particolare situazione che si è venuta a creare a seguito dello scioglimento delle Camere e delle conseguenti elezioni anticipate: in altri termini, si tratta di storicizzare e rendere concreto tale diritto anche nella presente circostanza.
Proprio al miglioramento qualitativo dell'esercizio del diritto di voto, con riferimento a specifiche categorie di cittadini, mirano le prime due norme contenute nel provvedimento. La prima - lo si è ricordato -Pag. 113è quella riguardante i cittadini italiani residenti all'estero: vengono, infatti, eliminate alcune anomalie che erano contenute nella legge n. 459 del 2001 e talune altre che si erano manifestate in relazione al corretto esercizio del voto. La seconda è quella contenuta nell'articolo 2, che regolamenta l'esercizio del diritto di voto da parte dei cittadini temporaneamente all'estero per motivi di servizio o per missioni internazionali. Questa possibilità viene concessa alle categorie di soggetti già ricordate dal relatore attraverso una griglia duplice: da una parte, si prevede la possibilità del voto per corrispondenza per i militari presenti all'estero per certi periodi di tempo, se già effettivi a grandi unità, reggimenti, battaglioni e equivalenti o unità navali; dall'altra parte, si prevede la possibilità dell'esercizio del voto per corrispondenza per coloro che, alla data della convocazione dei comizi, si trovino in determinate situazioni, in modo tale che questi soggetti, se desiderino avvalersi di tale diritto, possano fare tempestivamente presente questa indicazione.
Vengono, altresì, previsti taluni adempimenti da parte degli uffici consolari e altri adempimenti finalizzati a rendere effettivamente certo l'esercizio del diritto di voto, facendo sì che ai cittadini pervenga il materiale elettorale necessario: in proposito, vengono previste norme direttive per quanto riguarda le notifiche e le comunicazioni effettuate mediante gli uffici postali.
L'articolo 3 ammette, invece, la presenza, presso gli uffici elettorali di sezione, degli osservatori elettorali internazionali, in conformità agli impegni assunti dal nostro Paese in sede OSCE.
L'articolo 4, dal canto suo, adegua le condizioni per l'esercizio del diritto elettorale alla situazione oggi esistente, stabilendo - esclusivamente per le elezioni politiche del 2008 (si tratta, dunque, di una norma che viene dettata specificamente per la prossima consultazione elettorale) - che nessuna sottoscrizione venga richiesta per le liste presentate da partiti o da gruppi politici presenti in una delle due Camere o al Parlamento europeo al momento dell'entrata in vigore del decreto-legge.
Tale previsione di deroga alla disciplina vigente - deroga limitata alle elezioni del 2008 - è motivata dal contestuale svolgimento delle elezioni politiche e delle elezioni amministrative, dall'avvenuto scioglimento anticipato delle Camere e dal conseguente incremento di adempimenti connessi ai procedimenti elettorali che i partiti politici o i gruppi politici sono chiamati ad espletare.
L'articolo 5 prevede poi lo svolgimento contestuale delle elezioni politiche con il turno annuale ordinario delle elezioni amministrative 2008, stabilendo che queste possano svolgersi tra il 1o aprile e il 15 giugno del 2008. L'accorpamento delle elezioni, che è una pratica conosciuta spesso anche in Paesi diversi dal nostro, corrisponde non soltanto ad un'esigenza di risparmio, ma anche all'esigenza di semplificazione del procedimento elettorale, attraverso l'indicazione di un election day, ed all'esigenza sostanzialmente di limitare al massimo l'utilizzazione degli edifici scolastici, in modo da sottrarli per il minor tempo possibile al loro uso naturale; si tratta, infatti, di edifici dedicati appunto alle esigenze del sistema di istruzione.
Vengono, poi, disciplinate le conseguenze di tale accorpamento e vengono chiarite - come è stato già ribadito dall'onorevole Amici - le conseguenze con riferimento alle questioni legate alle dimissioni del sindaco o del presidente di provincia che vogliano eventualmente candidarsi e in sostanza la disciplina prevista per i comuni sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso.
Pare rilevante anche la disciplina che è volta ad evitare l'esistenza di lunghi commissariamenti prefettizi, e quindi a favorire che il periodo di commissariamento sia limitato al più breve tempo possibile.
Al fine poi di consentire un miglior funzionamento delle commissioni elettorali circondariali, l'articolo 6 prevede che il prefetto designi al presidente della corte di appello, per assicurare comunque il quorum funzionale alla predette commissioniPag. 114elettorali, funzionari statali da nominare componenti aggiunti, che possano partecipare ai lavori in caso di assenza o di impedimento dei componenti titolari o supplenti.
L'articolo 7 riguarda invece, come è stato detto, la disciplina finanziaria. Nel complesso si tratta di norme che, o rendendo più certo il diritto costituzionale di voto per alcuni cittadini e per alcune categorie di cittadini, o rendendo più facili i procedimenti organizzativi e gli adempimenti necessari, mirano - come ho detto - a garantire in modo più sostanziale l'effettività di un diritto costituzionale qual è il diritto di voto.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole La Forgia.
Ne ha facoltà.
ANTONIO LA FORGIA. Signor Presidente, signor sottosegretario, colleghi, abuserò nella misura minima possibile della vostra pazienza, e quindi mi limiterò ad esprimere alcuni apprezzamenti circa le diverse, molteplici disposizioni contenute in questo decreto-legge, che sono state con tanta precisione or ora illustrate e commentate dalla relatrice Amici e dal sottosegretario Pajno.
La mia prima considerazione ovviamente si riferisce alla decisione più rilevante e più visibile: quella di accorpare in un'unica tornata le elezioni politiche del prossimo aprile ed il rinnovo delle amministrazioni locali previsto, o da prevedersi, per la primavera del 2008.
Questa scelta fu indicata con favore e fu suggerita insistentemente dalle forze della maggioranza sin dal momento dello scioglimento delle Camere, ma è importante, in materia così delicata, che il Governo abbia potuto giungere all'approvazione del decreto-legge potendo contare anche sull'assenso dell'opposizione.
Gli effetti virtuosi dell'accorpamento sono molteplici ed evidenti, tra cui, certamente, un abbattimento dei costi in misura tutt'altro che irrilevante: per citare solo il riferimento dell'accorpamento delle elezioni amministrative ed europee nel 2004, ricordo che il Ministro Pisanu ebbe allora a stimare il risparmio in oltre 400 milioni.
Questi sono sicuramente costi della democrazia, e non una voce dei costi, talora discutibili e in generale assai discussi, della politica. Tuttavia, possiamo valutare molto positivamente questo risparmio giacché esso viene ottenuto senza danno, ma anzi con vantaggio per il procedimento elettorale; gli elettori potranno concentrare in unico atto l'esercizio del diritto-dovere di voto e certamente dall'accorpamento si avvantaggerà lo svolgimento delle attività scolastiche.
Vi sono ulteriori aspetti positivi che desidero sottolineare: mi riferisco, innanzitutto, alla modifica delle modalità di svolgimento del voto dei cittadini italiani residenti all'estero, introdotte al fine di rimuovere le difficoltà organizzative che si sono manifestate nelle circoscrizioni Estero in occasione delle precedenti elezioni politiche. Si tratta, in questa materia, dell'unica ipotesi in cui il provvedimento in esame apporta delle modifiche, per così dire, a regime del procedimento elettorale, intervenendo direttamente sulla legge n. 459 del 2001.
Inoltre, esprimo apprezzamento per quanto concerne il voto dei cittadini temporaneamente all'estero per motivi di servizio in missioni internazionali: il decreto-legge interviene in una materia in cui manca un'organica disciplina legislativa e, così facendo, il Governo ha agito non soltanto opportunamente, ma direi doverosamente, tutelando il diritto di voto dei connazionali che si trovano temporaneamente all'estero. Ovviamente, in primo luogo, tutti noi pensiamo ai militari impegnati nelle missioni internazionali nell'esercizio del loro dovere di cui abbiamo ragionato sino a poco fa nella precedente discussione sulle linee generali.
Considero altrettanto importanti le misure volte a ridurre la durata dei commissariamenti degli enti locali, in particolare, nel caso in cui le cause di scioglimento siano diverse dalla scadenza del mandato.Pag. 115
Accanto ai numerosi profili positivi del decreto-legge vi è, forse, un elemento critico che vale la pena di affrontare esplicitamente: mi riferisco alla possibile obiezione circa l'illegittimità di un decreto-legge concernente la materia elettorale. Per guadagnare tempo e anche per assumere un punto di riferimento che credo sia per tutti noi rilevante, a questo proposito richiamo il fatto che negli ultimi due anni della precedente legislatura il Comitato per la legislazione ha espresso il proprio parere su diversi decreti-legge attinenti la materia elettorale, fissando alcuni orientamenti in materia ed affermando - cito testualmente - che «disposizioni aventi una finalità limitata volta a regolare aspetti di carattere organizzativo non appaiono in contrasto, anche sulla base di numerosi precedenti, con l'articolo 15 della legge n. 400 del 1988». Detto con parole riferite al caso nostro e più brutali, una cosa è adottare una decretazione d'urgenza in materia di formule elettorali e di meccanismi di conversione di voti in seggi - che è impossibile - altra cosa è regolamentare aspetti procedurali ed organizzativi finalizzati al corretto e più efficace svolgimento delle operazioni elettorali. A tal riguardo, la scelta di indire un'unica tornata elettorale rientra sicuramente sotto questa caratterizzazione. Ma al tempo stesso il Comitato per la legislazione ha affermato - cito nuovamente - che «disposizioni che incidono più in profondità sulla materia elettorale presentano profili invece problematici e suscitano perplessità»; in particolare, il Comitato per la legislazione ha espresso perplessità circa la presenza anche di disposizioni che disciplinino aspetti quali la presentazione delle liste e delle candidature, nonché le cause di ineleggibilità.
Come abbiamo ascoltato e come sappiamo, accade effettivamente che il provvedimento in esame preveda che per la presentazione delle liste di candidati la sottoscrizione non sia richiesta per le liste rappresentative di partiti o di gruppi politici già presenti con due rappresentanti in una delle due Camere, ovvero presenti con due rappresentanti del Parlamento europeo alla data di entrata in vigore del decreto-legge.
Questa norma - come sappiamo - è stata oggetto di una notevole attenzione da parte del Governo, discussa dai mass media e dall'opinione pubblica. Il Consiglio dei Ministri aveva inizialmente previsto una norma più restrittiva, poi su sollecitazione di forze politiche - come ha detto l'onorevole Amici, anche in qualche modo sotto l'alto patronato della Presidenza della Repubblica - la regola dei due parlamentari europei è stata per continuità estesa anche alla presenza nelle due Camere nazionali esclusivamente per le elezioni politiche di quest'anno. Si tratta di una limitata deroga alla disciplina in vigore che pare a me sufficientemente motivata dallo svolgimento contestuale delle elezioni politiche e amministrative e dall'incremento inevitabile degli adempimenti connessi ai procedimenti elettorali che i partiti e le organizzazioni politiche sono chiamati ad affrontare.
In ogni caso deve essere sottolineato - questo mi convince molto - che la norma risponde ad una logica inclusiva, dettata dalla condivisibile volontà di ampliare il numero dei soggetti esentati dalla raccolta delle firme, agevolando in questo modo la partecipazione e la non discriminazione tra i soggetti politici, nel rispetto (si potrebbe persino dire) del dettato costituzionale, in particolare degli articoli 3 e 51 della nostra Costituzione.
Svolgo solo queste considerazioni per esprimere, a nome del mio gruppo, l'atteggiamento di piena condivisione al disegno di legge di conversione sottoposto al nostro esame (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Franco Russo. Ne ha facoltà.
FRANCO RUSSO. Signor Presidente, l'onorevole Amici, il sottosegretario Pajno e, da ultimo, il collega La Forgia hanno espresso delle considerazioni convincenti in relazione al disegno di legge di conversionePag. 116del decreto-legge relativo a norme in materia elettorale. Trovo convincenti le considerazioni relative, ad esempio, all'accorpamento delle elezioni amministrative e politiche, non solo per una possibilità di risparmio del denaro pubblico (motivo molto importante), ma anche perché - come ricordava l'onorevole La Forgia -, disciplinando in maniera differenziata rispetto al passato le date in cui si potevano svolgere le elezioni amministrative, si consentirà, con successivi provvedimenti da parte del Governo, questo accorpamento denominato «election day».
L'onorevole Boato in Commissione giustamente ha ricordato che il disegno di legge in esame non istituisce già l'election day, ma semplicemente consente la possibilità per il Governo di accorpare le elezioni stesse con ulteriori interventi.
Voglio richiamare la seconda considerazione svolta dall'onorevole La Forgia perché la condivido, ovvero l'intenzione di evitare il commissariamento, che non sarebbe dovuto a motivi eccezionali ma semplicemente al fatto che i sindaci o i presidenti delle province decidono di candidarsi alle elezioni. Quindi, in tal modo non si infligge ai comuni e alle province un anno di commissariamento.
Pertanto, da questo punto di vista, rispetto all'obiezione che ho ascoltato in Commissione stamattina circa la differenziazione dei sistemi elettorali per quanto riguarda comuni, province e Parlamento, credo che tale differenziazione non impedirà al popolo italiano, ai cittadini e alle cittadine italiane - che io credo persone assolutamente mature, in grado di distinguere le schede e di non incorrere in errori dovuti al moltiplicarsi delle schede elettorali, come succederà sicuramente - di esprimere il voto correttamente. Quindi, a mio avviso, possiamo essere sicuri che la cittadinanza sarà in grado di esprimere, anzi probabilmente di utilizzare in maniera bilanciata ed equilibrata le diverse schede elettorali.
Il secondo argomento che vorrei trattare riguarda l'utilizzazione del voto per corrispondenza per gli italiani momentaneamente all'estero, che ritengo corretta.
Vorrei richiamare un aspetto relativo alla disciplina riguardante gli italiani residenti permanentemente all'estero: ricordo che l'onorevole Boato, nella discussione del provvedimento volto a riconoscere agli italiani residenti all'estero il diritto di voto, suggerì di utilizzare lo strumento del voto per corrispondenza onde evitare quelle molteplici disfunzioni che puntualmente si sono realizzate nel corso delle passate elezioni del 2006 (quando la questione sull'utilizzazione delle schede, su chi dovesse possederle e su come si dovesse votare ha suscitato moltissimi problemi, fino a porre in discussione la legittimità delle votazioni che si sono svolte all'estero).
Voglio ribadirlo, perché Rifondazione Comunista ha assunto, nei confronti della disciplina del voto degli italiani all'estero, una posizione critica, che non vuole contestare la legittimità dell'esercizio del diritto di voto da parte dei nostri connazionali residenti all'estero, ma che vorrebbe che esso fosse esercitato per corrispondenza e, in secondo luogo, che si verificassero nuovamente i titoli che gli italiani residenti all'estero possiedono per partecipare alle nostre elezioni.
Ritengo che questa materia debba essere complessivamente riconsiderata, perché il legame tra diritto di voto e residenza deve essere molto stretto. Comunque, anche l'aspetto tecnico delle modalità con le quali esprimere il voto testimonia che la nostra disciplina in merito al voto degli italiani all'estero richiede un ripensamento complessivo: non riesco a capire perché si possa utilizzare il voto per corrispondenza per gli italiani temporaneamente all'estero e non anche per quelli permanentemente residenti all'estero.
Signor Presidente, ho chiesto di parlare soprattutto per esprimere la posizione di Rifondazione Comunista in relazione all'articolo 4 del decreto-legge di cui il Governo richiede la conversione in legge. Avanzo alcune riserve in merito all'interpretazione di cosa costituisca «materia elettorale», per le affermazioni del sottosegretario Pajno e anche per quelle pronunciate stamattina da alcuni membriPag. 117della Commissione affari costituzionali. Si è affermato, infatti, che il nucleo delle procedure elettorali che non deve essere toccato consiste semplicemente nella traduzione dei voti in seggi e non anche nelle procedure che sono definite «organizzative» ma che, a mio avviso, non sono lo sono assolutamente.
L'articolo 51 della nostra Carta costituzionale, infatti, disciplina, garantendone l'uguaglianza di accesso, l'elettorato passivo (ossia la possibilità di essere eletto da parte di qualsiasi cittadino e cittadina italiani); l'articolo 72, quarto comma, della nostra Carta costituzionale - che sottrae alla potestà del Governo, attraverso lo strumento dei decreti-legge, di intervenire sulla disciplina elettorale - a mio avviso, non riguarda semplicemente la traduzione dei voti in seggi, ma anche le condizioni attraverso le quali debba essere esercitato l'elettorato passivo, ossia in condizioni di uguaglianza (come afferma, appunto, l'articolo 51 della Costituzione). Tutto l'apparato e le disposizioni che possano incidere sulle condizioni di uguaglianza per l'elettorato passivo, a mio avviso, toccano e riguardano il nucleo centrale delle procedure elettorali, perché altrimenti non si capirebbe perché l'articolo 51 della Costituzione parli di uguaglianza nella possibilità di essere eletti.
In questo ambito, l'elemento più importante e significativo è la possibilità di presentare le liste (ossia chi sia abilitato e abbia diritto a presentarle e come le liste medesime debbano essere presentate). Da questo punto di vista, sottolineo il termine «lista» e non «partiti»: la disciplina elettorale consente a qualsiasi cittadino e cittadina e a qualsiasi organismo, anche non partitico, di costruire e formare la propria lista e di accedere alla competizione elettorale.
In ogni tornata elettorale vi è stata la presenza non solo di liste che fossero espressione dei partiti, ma anche di forze sociali o addirittura di singole persone, come sta avvenendo in questo momento in Italia con la proposta della lista Ferrara monotematica.
Quindi, penso che questa sia una garanzia che vada offerta a tutti i cittadini e a tutte le cittadine, ossia di poter organizzare una propria lista e accedere, a parità di condizioni con le forze politiche già presenti in Parlamento, organizzati in partiti o meno.
Se non lo prevedessimo, a mio avviso, lederemmo l'articolo 51 della nostra Carta costituzionale e, soprattutto, consentiremmo alle forze già presenti in Parlamento una sorta di monopolio sulle procedure elettorali, erigendo barriere di ingresso a soggetti nuovi, i quali dovrebbero ricorrere ad escamotage - è il caso, ad esempio, di Giuliano Ferrara, che ricorre a tre senatori - per poter partecipare alla competizione elettorale senza la raccolta delle firme.
La posizione di Rifondazione Comunista è molto semplice e lineare: pensiamo che tutti i soggetti che si presentano alle elezioni debbano raccogliere le firme, perché parte una nuova tornata elettorale, una nuova competizione elettorale, e non vi devono essere forze privilegiate escluse dalla raccolta delle firme perché già presenti in Parlamento o perché ricorrono a marchingegni, che prima ho ricordato, per evitare la raccolta delle firme.
La raccolta delle firme, come ci ha detto stamattina Marco Boato, riferendosi all'esperienza del 1993, era stata introdotta per la prima volta in Italia in maniera generalizzata perché bisognava avere un primo titolo di legittimità per poter partecipare alla competizione elettorale, sancita dalla raccolta delle firme, con cui i cittadini e le cittadine italiani dicevano che quella proposta o quella lista andava bene e la volevano sostenere.
Se non evitiamo la raccolta delle firme o privilegiamo, escludendo alcuni soggetti e caricando l'onere della raccolta delle firme solo su altri, penso che lediamo, con un atto discriminatorio, il principio di eguaglianza nella partecipazione alla competizione elettorale.
Quindi, a me pare che abbiamo un'unica via maestra davanti a noi, cioè prevedere la raccolta delle firme per tutti i soggetti che vogliano presentarsi allaPag. 118prossima competizione elettorale, ovviamente con il limite del numero delle firme, già previsto dalla legge che ha regolato l'elezione del 2006, che deve essere ridotto alla metà in caso di scioglimento anticipato delle Camere, come in questo caso.
Ciò che non funziona dell'articolo 4 è la norma ad hoc e lo voglio dire espressamente. Infatti, giustamente il Presidente Napolitano - non possiamo che apprezzarlo - si è richiamato all'accordo tra maggioranza e opposizione nel caso in cui si volesse intervenire sulle norme elettorali. Anche sullo stesso election day il Presidente Napolitano ha fatto chiaramente intendere che, senza un accordo di tutto il Parlamento o della stragrande maggioranza delle forze parlamentari, non sarebbe stato opportuno accorpare le tornate elettorali. Peraltro, con l'articolo 4 si concede proprio un privilegio alle forze presenti in uno dei rami del Parlamento, con due parlamentari, colpendo in verità semplicemente la componente - lo dico molto apertamente, sarà una competizione che avverrà a sinistra - di Sinistra Critica. Non riteniamo che discriminare un'unica componente sia una operazione corretta e sostenibile.
È una norma che ha facilitato al Senato Manzione o altre forze che si volessero presentare. Qui alla Camera facilita la Santanchè e Buontempo e, dunque, generalizza in verità un privilegio e coopta nell'oligarchia delle forze parlamentari anche altre forze.
Come gruppo di Rifondazione Comunista pensiamo che non vada dato alcun adito a una polemica oligarchica nei confronti delle forze parlamentari, già sottoposte a critiche per quanto riguarda i costi della politica.
Non vi è alcun privilegio da difendere: noi vogliamo, per esempio, creare e presentare la lista La Sinistra-L'Arcobaleno e vogliamo chiedere ai cittadini italiani di sottoscrivere le nostre liste. Per questo, abbiamo presentato un unico emendamento al decreto-legge in esame, relativo all'articolo 4, che non è solo di soppressione dell'articolo, ma anche di abrogazione del comma 2 dell'articolo 18-bis della legge che regolamenta la disciplina elettorale, perché - e ringrazio in proposito l'onorevole Boato per aver richiamato la nostra attenzione su tale punto - in essa già sono contenute delle eccezioni a favore delle forze che hanno già costituito un loro gruppo parlamentare all'inizio della legislatura.
Noi pensiamo che la strada maestra dovrebbe essere quella di prevedere che tutti quanti debbano raccogliere liberamente e democraticamente le firme, in maniera che qualsiasi gruppo, associazione o singolo che voglia presentare una propria lista si sottoponga appunto alla raccolta delle firme come primo passaggio per legittimare la propria presenza in Parlamento.
Comunque, sicuramente è inaccettabile la previsione di norme ad hoc che mirino ad escludere appunto alcune forze politiche, piccole o grandi che siano, agenti all'interno del nostro Parlamento.
Tuttavia, formulo anche un appello a Sinistra Critica, nel senso di non voler essere cooptata a fruire di un privilegio, ma di restaurare un principio di democrazia.
Con questo spirito ci disponiamo alla discussione parlamentare; ovviamente, sia nel Comitato dei nove sia domani, in sede di discussione in Assemblea, faremo valere queste nostre motivazioni, naturalmente disponibili ad ascoltare le ragioni altrui, se mai ci convincessero che l'intervento proposto dal Governo è ragionevole e qualora si dovesse trovare una formulazione che, però, non leda i principi fondamentali che ho voluto richiamare (Applausi dei deputati dei gruppi Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Partito Democratico-L'Ulivo e Verdi).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, a quest'ora siamo pochi in Aula: cercherò di non dilungarmi troppo, anche per via di impegni personali e di alcuni colleghi.
Vorrei ringraziare la collega Amici - l'ho già fatto in Commissione e lo ripeto inPag. 119Assemblea - per il suo puntuale lavoro di relatrice, che ha svolto anche in questa circostanza, con tempi rapidissimi, come tutti noi sappiamo, in Commissione e in Assemblea, del decreto-legge in esame.
Mi permetto - se me lo consente - di ringraziare anche il rappresentante del Governo, il sottosegretario e consigliere di Stato Alessandro Pajno, perché anche in questo caso ha dimostrato un grande rispetto per il Parlamento: siamo pochi in Aula in questo momento, ma vi sono i resoconti parlamentari e, qualche volta, vi è anche qualcuno che ascolta dall'esterno; devo dire che anche il sottosegretario Pajno - come fa sempre - ha onorato il lavoro parlamentare in una materia così delicata come quella in esame.
Forse sarà l'ultima volta nell'attuale legislatura, o forse per sempre, che ci che capiterà di interloquire in Aula e, siccome l'abbiamo sempre fatto, negli ultimi due anni, con grande rispetto, con grande collaborazione e con grande competenza, mi fa piacere rimarcarlo in questa probabilmente ultima occasione.
Voglio anche ringraziare - mi scusi, signor Presidente, se faccio una lunga premessa, ma poi non mi dilungherò - il collega Franco Russo, perché anche su questa materia ha interloquito, sia con me, sia con la relatrice, sia col Governo, sia con il collega della Sinistra Critica - che non interviene, ma che è presente e che ha una presenza politica, in questo momento, per la contestazione di alcuni aspetti dell'articolo 4 - e lo ha fatto con il rispetto e la competenza noti e che ci siamo reciprocamente riconosciuti in questi anni.
A me dispiace che i colleghi dell'opposizione - già usare il termine «opposizione» a Camere sciolte è un modo improprio di esprimersi, in regime di prorogatio: intendo riferirmi ai colleghi che rappresentano altri gruppi rispetto ai nostri - abbiano disertato il dibattito, pur essendosi iscritti a parlare; infatti anche con loro, in questi due anni, abbiamo comunque colloquiato, dialogato e penso che, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, arriveremo a convertire in legge il decreto-legge in esame con consonanza pressoché unanime, salvo eventuali dissensi su singoli punti.
Credo che sia stato giusto richiamare poco fa, da parte del collega La Forgia, la questione della legittimità del decreto-legge in esame. Non essendo infatti materia che incide direttamente sui meccanismi di trasformazione dei voti in seggi, si tratta di materia elettorale in senso lato e non in senso costituzionalmente rigoroso. Come ha detto giustamente il collega La Forgia, quindi, non esiste un'incompatibilità con quanto previsto dall'articolo 15, comma 2, lettera b), dalla legge n. 400 del 1988 sulla Presidenza del Consiglio che definisce anche questi aspetti normativi.
Ritengo che sia utile aggiungere un rilievo critico eventualmente il Governo volesse replicare (magari non questa sera, visto che i tempi sono stretti, ma in un altro momento). Forse sarebbe stato utile scegliere anche per altri aspetti di questo decreto-legge che noi condividiamo - a nome dei Verdi annuncio infatti che voteremo a favore - la strada adottata all'articolo 1. Sarebbe stato opportuno adottare questa strada anche in altri articoli. L'articolo 1 reca modifiche alle norme sull'esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero contenute nella legge n. 459 del 27 dicembre 2001, più volte citata dal collega Franco Russo. Queste modifiche che sono opportune e condivisibili sono introdotte come novelle nella legge e quindi hanno un impianto stabile e da qui in avanti, salvo ulteriori modifiche in futuro, saranno norme permanenti. Il Governo invece ha scelto la strada di dare un carattere transitorio a quasi tutte le altre norme in particolare a quelle contenute all'articolo 2 in materia di esercizio di voto da parte dei cittadini temporaneamente all'estero per motivi di servizio o missioni internazionali, in particolare le forze di polizia, le Forze armate, i dipendenti dell'amministrazione dello Stato all'estero per servizio e tutte le categorie della docenza universitaria. In questo articolo vi sono norme molto ampie e dettagliate che privilegiano la strada, come ha insistito molto il collegaPag. 120Franco Russo, del voto per corrispondenza e forse proprio perché si tratta di una materia così ampia e dettagliata, in qualche modo già consolidata, sarebbe stato opportuno intervenire con il metodo della novellazione e non con disposizioni che riguardano solamente il 2008. È ovvio che l'articolo 3 che riguarda l'ammissione ai seggi elettorali degli osservatori OSCE abbia una sua specificità e peculiarità. È anche comprensibile che abbia una sua peculiarità, datata, l'articolo 4 inerente l'esonero dalle sottoscrizioni delle liste ma non altrettanto l'articolo 5 che non introduce, come qualcuno ha detto giustamente sul piano sostanziale ma impropriamente sul piano formale, l'election day, ma i presupposti normativi affinché il Governo fra qualche giorno possa avere, una volta che questo decreto-legge sia convertito in legge, gli spazi temporali e normativi per poter realizzare l'election day. Anche queste modifiche temporali che permettono l'election day, forse sarebbe stato bene introdurle novellando la normativa in materia e non modificando in modo contingente le date e l'arco temporale soltanto per l'anno 2008. Sull'aspetto dei cittadini residenti temporaneamente all'estero mi permetto di segnalare all'amica e collega relatrice Sesa Amici e al Governo il parere favorevole con condizione dato dalla VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione) laddove si fa riferimento all'opportunità di integrare la norma all'articolo 2 comma 1 lettera c), e conseguentemente anche quella al comma 4, facendo riferimento anche agli studenti universitari temporaneamente iscritti a università straniere nel quadro del programma europeo Erasmus.
So che questa materia è complessa - me lo diceva anche privatamente la collega Amici, dopo aver colloquiato con il Governo - e intendo porre pubblicamente tale questione perché è bene che si sappia che il Parlamento almeno si è posto tale problema. Ciò è accaduto in Commissione cultura e ripropongo la questione in questa Aula. So che la materia è complessa - lo ripeto - ma sarebbe bene che si desse almeno una risposta puntuale a questa segnalazione opportuna, anzi, a questa condizione opportuna indicata dalla VII Commissione.
Si è discusso sia dell'articolo 4 sia dell'articolo 5 del provvedimento in esame. L'articolo 5 è quello che crea le premesse per l'election day e - ha fatto bene l'onorevole Franco Russo a ricordarlo - ha visto anche un intervento del Presidente della Repubblica in termini di moral suasion preventiva, ammonendo il Governo sul fatto che se si annuncia la volontà di emanare un decreto-legge in questa materia - se ciò avviene da parte di un Governo in carica per l'ordinaria amministrazione, a Camere sciolte, con il Parlamento in regime di prorogatio - sostanzialmente occorre acquisire prima il consenso delle forze dell'opposizione. È stato opportuno questo intervento, garbatissimo ma fermo, da parte del Presidente della Repubblica, e altrettanto opportuno e corretto è stato il comportamento del Governo che, prima di varare il decreto-legge, ha acquisito il consenso delle forze politiche dei gruppi dell'opposizione.
Su questo argomento non aggiungo altro. Io sono favorevolissimo all'election day. Tale scelta non presenta solamente aspetti positivi, in quanto può avere anche qualche aspetto di criticità, però gli aspetti positivi - come ha ricordato la relatrice Amici, in termini di risparmio, di concentrazione, anche dell'attenzione degli elettori, e di non abuso dell'ospitalità delle scuole, considerata la sospensione dell'attività scolastica determinata dalle elezioni - sono sicuramente prevalenti su alcuni aspetti di preoccupazione che riguardano quei casi in cui (qualche caso, ovviamente non in tutta Italia) l'elettore si troverà in mano una pluralità di schede.
Il collega Franco Russo ha fatto appello alla consapevolezza e all'intelligenza critica dei cittadini elettori che sanno tanto bene come votare, che - qualcuno poco fa me lo diceva a bassa voce - votando contestualmente con tre, quattro o cinque schede, a volte lo fanno in modo differenziato tra l'una e l'altra scheda, il che vuol dire che ci hanno ragionato sopra e, quindi, non si tratta di un voto ideologico,Pag. 121di appartenenza e rappresentativo o, per così dire, di un automatismo politico.
In conclusione, affronto il tema delicatissimo dell'esonero della sottoscrizione delle liste, il quale presenta due aspetti. Anzitutto, tratto quello «più banale». La maggior parte dei militanti politici (quelli che poi procedono alla raccolta delle firme) hanno tirato un sospiro di sollievo e ciò riguarda tutte le forze, grandi, medie e piccole: «Beh, questa volta non si raccolgono le firme, un lavoro in meno». Tuttavia, chi riflette politicamente - il collega Franco Russo giustamente lo ha fatto poco fa e io l'ho fatto dal 1993 - riconosce in questa materia una problematicità.
Nel 1993, per la prima volta (proprio nel momento della crisi del sistema dei partiti, del dopo referendum del 18 aprile), in sede di varo della legge Mattarella, abbiamo deciso - io spinsi molto in quella direzione in I Commissione (Affari costituzionali) - che tutte le forze politiche, secondo una concezione autenticamente liberale, in occasione delle elezioni politiche devono essere uguali ai blocchi di partenza. Quindi tutte, grandi, piccole, o medie, storiche o nuove, devono legittimarsi attraverso la sottoscrizione dei cittadini elettori, per poi potersi presentare alle elezioni.
Rimango di questa opinione. Qualche amico e collega del mio partito o del mio gruppo o di altri partiti vicini o lontani ovviamente non è felicissimo di sentirmi dire queste parole e potrebbe dire: «Come, ci vuoi caricare di un peso al quale questa volta per fortuna ci ha sottratto il Governo»?
Io non voglio caricare nessuno di alcun peso, perché sono tra quelli che, quando occorre raccogliere le firme, vanno a raccoglierle personalmente, anche perché questo è già un modo di avere un contatto con i cittadini, di essere sulle strade, sui marciapiedi, nelle piazze e di parlare prima della partenza della vera e propria campagna elettorale. Ma - lo ripeto - si tratta di una previa legittimazione nel concorrere alle elezioni in condizione di uguaglianza.
Tuttavia, purtroppo, sia l'articolo 18-bis del testo unico delle leggi elettorali, per quanto riguarda la Camera, sia l'articolo 9 del testo unico per le leggi recanti norme per le elezioni del Senato sono già stati novellati dalla legge cosiddetta Calderoli, che ha introdotto, modificando la legge del 1993, una serie di deroghe per la raccolta delle firme. Quindi, anche la mera soppressione, che qualcuno ipotizza, dell'articolo 4 manterrebbe in piedi l'articolo 18-bis vigente per la Camera (è la legge del n. 361 del 1957 e le molte successive modificazioni) e l'articolo 9 del decreto legislativo 20 dicembre del 1993, n. 533, per quanto riguarda il Senato, norme che già contengono al loro interno una serie di deroghe.
Sotto questo profilo è giusto - lo vorrei riaffermare in quest'Aula - il principio secondo cui sarebbe necessario arrivare tutti alla sottoscrizione delle liste, senza nessuna deroga per alcuno. Ma, nel momento in cui le deroghe si fanno (si facevano già con la cosiddetta legge Calderoli) e si sono ulteriormente ampliate con l'articolo 4, è giusta l'osservazione critica avanzata da alcuni esponenti politici di sinistra, che chiedono perché si vogliano penalizzare solo alcuni rispetto ad altri, quando si prevede che si è esonerati dalla raccolta delle firme se si hanno due rappresentanti in una delle due Camere, oppure due componenti al Parlamento europeo. Non si capisce che differenza vi sia fra avere due senatori o, viceversa, due deputati, e avere un deputato e un senatore come soglia minima.
Non presenterò neppure questo emendamento e mi affido alla collega, la relatrice Amici, che ha già affermato pubblicamente, in modo trasparente, di condividere questo principio di ragionevolezza (come diremmo in termini costituzionali). Ritengo, pertanto, che questa norma sarà adeguata. Ovviamente, essa non risolverà il problema di principio a monte sulla sottoscrizione delle liste da parte tutte le forze politiche, ma a valle tale disposizione, di fatto già recepita dalle forze politiche di tutto il Paese (perché ormai l'effetto-annuncio già vi è stato e ha prodottoPag. 122le sue conseguenze pratiche), almeno introdurrà un principio di ragionevolezza.
Vi sarebbero altre considerazioni che si potrebbero svolgere, ma - lo ripeto - l'ora è tarda e alcuni colleghi hanno anche fretta di tornare a impegni familiari. Pertanto, rinnovo il ringraziamento alla Presidente, al rappresentante del Governo, alla collega Amici e ai colleghi che hanno partecipato a questo dibattito in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Cannavò. Ne ha facoltà.
SALVATORE CANNAVÒ. Signor Presidente, sarò molto breve, perché gli interventi che mi hanno preceduto hanno in gran parte argomentato la mia determinazione a presentare un emendamento su questo argomento - in particolare sull'articolo 4 - che è l'unico tema del decreto-legge che intendo trattare.
Riallacciandomi proprio alle ultime affermazioni dell'onorevole Boato, che condivido in pieno, vorrei solo precisare due aspetti. Mi associo a quanti hanno già sostenuto che sarebbe molto opportuno che si arrivasse ad una condizione per cui le forze politiche presenti in Parlamento si rimettessero in gioco e, nel momento in cui si aprono le danze, si mettessero a raccogliere le firme.
Vorrei, però, solo sottolineare un aspetto: sarebbe stato molto opportuno che questo principio fosse stato ribadito, in questi ultimi giorni e nelle scorse settimane, in quella che è sembrata essere stata una grande consultazione, anche sotto l'auspicio e l'autorità del Capo dello Stato e che, quindi, il decreto-legge adottato dal Governo avesse previsto questa misura. Pensate che forza politica oggi adottare da parte del Governo un decreto-legge che preveda che tutti quanti debbano raccogliere le firme!
L'effetto-annuncio del decreto-legge è stato un altro e in parte condivisibile, perché di fronte ai molteplici adempimenti che prevedono l'election day e la rottura traumatica della legislatura, è evidente che vi è stata un'altra valutazione.
Sarebbe stato molto opportuno che le forze politiche, che anche qui correttamente difendono questo principio, l'avessero difeso e avessero cercato di farlo rispettare nel momento in cui vi è stata una discussione informale - ma comunque corretta e, credo, anche giusta - sotto l'auspicio del Presidente della Repubblica.
Pertanto, di fronte alla situazione che si è venuta a determinare, vorrei precisare qual è l'elemento di sostanza dell'emendamento che ho presentato. L'onorevole Boato ha già specificato la disparità che si introduce nel momento in cui si fa riferimento a due parlamentari di una sola Camera: l'articolo 67 della Costituzione, infatti, prevede che il parlamentare rappresenta la nazione. Tutti i parlamentari, quindi, sono uguali e, in qualche modo, devono poter godere degli stessi diritti e delle stesse prerogative: due senatori oggi godrebbero di un privilegio o, comunque, di una prerogativa di cui non godrebbero un deputato e un senatore.
In questo caso, la norma che si propone di cancellare l'emendamento che porta la mia firma non chiede di modificare la soglia minima per accedere alla deroga nella sottoscrizione delle liste. Non si propone, quindi, di modificare il numero di due portandolo, ad esempio, ad un numero di uno; ma di mantenere il numero di due, indicando espressamente che tale numero si riferisce al Parlamento italiano e non ad una delle sue Camere.
Ciò appunto per fare riferimento all'articolo 67, ad un principio di uguaglianza e per evitare ogni sospetto di qualsiasi sgradevole discriminazione che certo non è nelle intenzioni di chi ha redatto il testo e meno che mai nelle intenzioni del Presidente della Repubblica, dei cui auspici sono certo.
In tale direzione si dirige il senso dell'emendamento e credo che corrisponda agli auspici e allo spirito di tutto il Parlamento e non penso che possa essere additata come una proposta di parte. Ovviamente si mira a sanare una discriminazione che appare evidente. Ma la proposta di modifica è avanzata non in base alla motivazione di una discriminazionePag. 123subita ma per la constatazione che il Parlamento, in qualche modo, deve salvaguardare le proprie prerogative e soprattutto quelle dei suoi componenti, i parlamentari, siano deputati o senatori.
Questo è il senso dell'emendamento che domani sarà posto in discussione e in votazione; credo sia l'unico modo per garantire un'effettiva parità e uguaglianza di diritti e prerogative.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 3431-A)
PRESIDENTE. Prendo atto che la relatrice, onorevole Amici, e il Governo rinunciano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
In morte dell'onorevole Giuseppe Bicocchi.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Giuseppe Bicocchi, già membro della Camera dei deputati nella undicesima e nella tredicesima legislatura.
La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera ora rinnovare anche a nome dell'Assemblea.
Ordine del giorno della seduta di domani.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 20 febbraio 2008, alle 11:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 31 dicembre 2007, n. 248, recante proroga di termini previsti da disposizioni legislative e disposizioni urgenti in materia finanziaria (3324-A/R).
- Relatori: Angelo Piazza, per la I Commissione e Piro, per la V Commissione.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge (previo esame e votazione delle questioni pregiudiziali presentate):
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2007, n. 249, recante misure urgenti in materia di espulsioni e di allontanamenti per terrorismo e per motivi imperativi di pubblica sicurezza (3325-A).
- Relatore: Zaccaria.
3. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 29 dicembre 2007, n. 250, recante disposizioni transitorie urgenti in materia di contrattazione collettiva (3326-A).
- Relatore: Miglioli.
4. - Discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 25 gennaio 2008, n. 3, recante misure urgenti in materia di reggenza di uffici giudiziari (3378).
- Relatore: Samperi.
5. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 31 gennaio 2008, n. 8, recante disposizioni urgenti in materia di interventi di cooperazione allo sviluppo e a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, nonché relative alla partecipazione delle Forze armate e di polizia a missioni internazionali (3395).
- Relatori: Ranieri, per la III Commissione e Pinotti, per la IV Commissione.
6. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 15 febbraio 2008, n. 24, recante disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni politiche ed amministrative nell'anno 2008 (3431-A).
- Relatore: Amici.
7. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica, fatta a Budapest il 23 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (2807).
- Relatori: Contento, per la II Commissione e Zacchera, per la III Commissione.
8. - Discussione di una domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni telefoniche e di tabulati di conversazioni del deputato Margiotta (Doc. IV, n. 10-A).
- Relatore: Giovanardi.
9. - Discussione di documenti in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Bondi (Doc. IV-ter, n. 8-A).
- Relatore: Brigandì.
Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità, ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Luigi Pepe, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-ter, n. 9-A).
- Relatore: Frassinetti.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Nespoli (Doc. IV-quater, n. 11).
- Relatori: Palomba, per la maggioranza; Gelmini, per la minoranza.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento civile nei confronti di Vittorio Sgarbi, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 15).
- Relatore: Mantini.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Gasparri (Doc. IV-quater, n. 17).
- Relatore: Daniele Farina.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di procedimenti penali nei confronti del deputato Gasparri (Doc. IV-quater, nn. 21 e 22).
- Relatore: Daniele Farina.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti di Franco Cardiello, deputato all'epoca dei fatti (Doc. IV-quater, n. 26).
Relatore: Brigandì.
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Morri (Doc. IV-quater, n. 27).
- Relatore: Vacca.
La seduta termina alle 22,10.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO PINO PISICCHIO SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2807
PINO PISICCHIO, Relatore. Il disegno di legge di ratifica alla nostra attenzione, che è stato fatto oggetto di attenta analisi da parte della Commissione giustizia congiuntamente alla Commissione affariPag. 125esteri, ha visto una impegnativa attività di approfondimento da parte dei commissari e dei relatori, gli onorevoli Contento e Zacchera, che voglio ringraziare. Né sono stati trascurati apporti conoscitivi importanti, offerti dagli esperti della polizia informatica, convocati in audizioni presso le Commissioni ed anche gli apporti di giovani studiosi ed analisti, ascoltati in via informale, ai quali va dato atto di aver offerto apporti di conoscenza significativi che avrebbero potuto, se il tempo di lavoro fosse stato adeguato, generare riverberi ulteriori nella nostra attività legislativa. Il Parlamento della prossima legislatura se ne potrà senz'altro giovare. Oggi, impegnati in quest'aula per un'approvazione che la Conferenza dei capigruppo ha ritenuto giustamente di considerare prioritaria, ci limiteremo ad offrire qualche cenno valutativo in ordine all'impianto del provvedimento, riservandoci di consegnare il più articolato testo scritto, con il consenso della Presidenza.
È, tuttavia, opportuno rilevare che questo provvedimento ha visto un intervento emendativo delle Commissioni di merito, intervento rispettoso della procedura e della natura del disegno di legge governativo.
Le Commissioni hanno accolto la proposta emendativa volta a dotare il centro nazionale per il contrasto della pedopornografia su Internet di due milioni di euro all'anno a partire da quest'anno.
Si tratta di un gesto importante, perfettamente coerente con la natura del provvedimento, che, se approvato, riuscirà a dotare il centro italiano, riconosciuto tra i più affermati e competenti nel mondo, di tutti gli strumenti necessari a realizzare il più efficace contrasto alla pedopornografia, reato particolarmente odioso che si giova di quella cortina di putrida omertà che avvolge spesso insospettabili delinquenti. Avremmo voluto anche intervenire con norme dirette ad allungare i termini di carcerazione preventiva per i pedofili, ma l'emendamento presentato non avrebbe potuto presentare i caratteri della pertinenza rispetto al provvedimento in esame. Ne prendiamo atto, considerando che stiamo discutendo di questioni che attengono ad importanti profili penalistici a Camere chiuse.
Considerata, però, l'attenzione ed anche la disponibilità che da tutti i commissari è stata data all'accoglimento di quella impostazione, vogliamo augurarci che il legislatore del XVI Parlamento vorrà cogliere la volontà espressa dalle Commissioni Il e III e proseguire tempestivamente su questa strada, affinché episodi terribili come quello di Agrigento non abbiano mai più a verificarsi.
Il disegno di legge del Governo si compone di quattro Capi.
Il Capo I attiene alla ratifica e all'esecuzione della Convenzione sulla criminalità informatica del Consiglio d'Europa, fatta a Budapest il 23 novembre 2001.
Il Capo II del disegno di legge, composto di quattro articoli, contiene modifiche al codice penale e al decreto legislativo n. 231 del 2001 in tema di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
In particolare, l'articolo 3 del disegno di legge interviene sui delitti contro la fede pubblica (Libro II - Titolo VII, codice penale).
Il comma 1 modifica l'articolo 491-bis del codice penale che attualmente estende le fattispecie di falso (materiale o ideologico) ai documenti informatici pubblici o privati e, nel secondo periodo, definisce i documenti informatici come «qualunque supporto informatico contenente dati o informazioni aventi efficacia probatoria o programmi specificamente destinati ad elaborarli». Poiché l'equiparazione tra «documento informatico» e «supporto informatico» appare fuorviante, in quanto attribuisce al documento informatico una dimensione materiale, si è ritenuto opportuno sopprimere il predetto secondo comma.
Il comma 2 dell'articolo in commento inserisce nel codice penale il nuovo articolo 495-bis, che sanziona con la reclusione fino a un anno chiunque dichiara o attesta falsamente al certificatore l'identità, lo stato o altre condizioni proprie o altrui.Pag. 126
L'articolo 4 del disegno di legge sostituisce l'articolo 615-quinquies del codice penale, che punisce la diffusione di programmi diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico: i cosiddetti «programmi virus».
Il disegno di legge in esame, pur mantenendo invariata la sanzione penale (reclusione fino a due anni e multa fino a 10.329 euro) e, sostanzialmente, non innovando la definizione di virus (non solo programmi informatici, ma anche genericamente apparecchiature e dispositivi), apporta alla fattispecie penale le seguenti aggiunte: richiede la sussistenza del dolo specifico e, pertanto, che la condotta sia finalizzata a procurare all'autore o ad altri un profitto o ad arrecare ad altri un danno; affianca alle condotte attuali (diffusione, comunicazione e consegna del programma) le condotte di colui che si procura, riproduce, importa o comunque mette a disposizione il programma.
L'articolo 5 del disegno di legge interviene sui delitti contro il patrimonio.
In particolare, il comma 1 sostituisce l'articolo 635-bis del codice penale, in tema di danneggiamenti di sistemi informatici o telematici.
L'attuale formulazione della fattispecie viene sostanzialmente riproposta dal disegno di legge, con le seguenti modifiche: eliminazione dalla disposizione della condotta di colui che rende, in tutto o in parte, inservibili sistemi informatici o telematici altrui (condotta ora inserita nell'articolo 635-quater) e previsione della perseguibilità del reato a querela della persona offesa (fatta eccezione per l'ipotesi aggravata di cui al comma 2, perseguibile d'ufficio).
Il comma 2 inserisce due ulteriori articoli nel codice penale, l'articolo 635-ter e l'articolo 635-quater. In entrambi i casi, muovendo dalla fattispecie di danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici (articolo 635-bis) vengono individuate delle ipotesi aggravate.
In particolare, il nuovo articolo 635-ter prevede la reclusione da uno a cinque anni quando il danneggiamento, come definito dall'articolo 635-bis, riguarda dati o programmi utilizzati dallo Stato, da altro ente pubblico o comunque di pubblica utilità. In presenza di circostanze aggravanti (vedi articolo 635-bis, comma 2) la reclusione è da due a sette anni.
Il nuovo articolo 635-quater prevede la reclusione da uno a cinque anni quando il danneggiamento, come definito dall'articolo 635-bis, ovvero l'introduzione o la trasmissione di dati rende in tutto o in parte inservibili o ostacola il funzionamento di sistemi informatici o telematici altrui. In presenza di circostanze aggravanti (vedi articolo 635-bis, comma 2) la reclusione è da due a sette anni.
Il comma 3 inserisce nel codice penale l'articolo 640-quinquies relativo alla truffa del certificatore di firma elettronica.
La nuova fattispecie prevede la reclusione fino a tre anni o la multa fino a 25 mila euro per il certificatore che, violando gli obblighi previsti dall'articolo 32 del codice dell'amministrazione digitale, procuri a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno.
L'articolo 6 del disegno di legge nel decreto legislativo n. 231 del 2001, in tema di responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, il nuovo articolo 25-septies, volto a sanzionare la persona giuridica in relazione alla commissione di attentati ad impianti di pubblica utilità, delitti informatici e trattamento illecito di dati.
La nuova disposizione prevede la sanzione pecuniaria da 100 a 500 quote, nonché l'interdizione dall'esercizio dell'attività, la sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell'illecito e il divieto di pubblicizzare beni o servizi, per le seguenti fattispecie: attentato a impianti di pubblica utilità (articolo 420 del codice penale), accesso abusivo a un sistema informatico o telematico (articolo 615-ter del codice penale), intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche (articolo 617-quater del codice penale), installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o telematichePag. 127(articolo 617-quinquies del codice penale), danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici (articolo 635-bis del codice penale), danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o comunque di pubblica utilità (articolo 635-ter del codice penale), danneggiamento di sistemi informatici o telematici (articolo 635-quater del codice penale).
Prevede altresì la sanzione pecuniaria fino a 300 quote, nonché la sospensione o revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione dell'illecito e divieto di pubblicizzare beni o servizi, per le seguenti fattispecie: detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici (articolo 615-quater del codice penale) e diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico (articolo 615-quinquies del codice penale).
Prevede, infine, la sanzione pecuniaria fino a 400 quote, nonché il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un pubblico servizio, l'esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l'eventuale revoca di quelli già concessi, e il divieto di pubblicizzare beni o servizi, nelle seguenti ipotesi: falsità relative a documenti informatici (articolo 491-bis del codice penale) e truffa del certificatore di firma digitale (articolo 640-quinquies del codice penale). La sanzione non si applica se ricorre la fattispecie di cui all'articolo 24 del decreto legislativo n. 231 del 2001 (Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico).
Il Capo III del disegno di legge prevede modifiche al codice di procedura penale e al cosiddetto codice della privacy (decreto legislativo n. 196 del 2003).
In particolare, l'articolo 7 interviene sui mezzi di ricerca della prova (libro III - titolo III) novellando varie disposizioni del codice di rito.
Il comma 1 modifica l'articolo 244 del codice di procedura penale, in tema di ispezioni, specificando che l'autorità giudiziaria può disporre rilievi anche in relazione a sistemi informatici o telematici.
Il comma 2 interviene sull'articolo 247 del codice di procedura penale in tema di perquisizioni, inserendo il comma 1-bis, concernente lo svolgimento della perquisizione in un sistema informatico o telematico. La condizione per attivare questo mezzo di ricerca della prova è che sussista fondato motivo di ritenere che dati, informazioni, programmi o tracce comunque pertinenti al reato si trovino all'interno del sistema informatico, anche se questo sia protetto da misure di sicurezza.
Il comma 3 modifica l'articolo 248 del codice di procedura relativo alla richiesta di consegna, specificando che oggetto dell'esame presso le banche sono non solo atti, documenti e corrispondenza, ma anche dati, informazioni e programmi informatici.
Il comma 4 modifica in più punti l'articolo 254 del codice di procedura penale, relativo al sequestro di corrispondenza, specificando che gli oggetti di corrispondenza possono anche essere inviati per via telematica e sostituendo agli «uffici postali», cui fa attualmente riferimento la disposizione «coloro che forniscono servizi postali, telegrafici, telematici o di telecomunicazioni». Si specifica, inoltre, che gli ufficiali di polizia giudiziaria che procedono al sequestro non solo non possono aprire gli oggetti di corrispondenza, ma neanche alterarli,
Il comma 5 inserisce nel codice di rito l'articolo 254-bis, col quale si disciplinano le modalità del sequestro di dati informatici presso i fornitori dei servizi informatici, telematici e di telecomunicazioni. La disposizione prevede che l'autorità giudiziaria, nel disporre il sequestro dei dati, possa stabilire che l'acquisizione avvenga mediante copia su supporto informatico, «con una procedura che assicuri la conformitàPag. 128dei dati acquisiti a quelli originali e la loro immodificabilità». Il fornitore dei servizi dovrà comunque attivarsi per conservare e proteggere adeguatamente i dati originali.
Il comma 6 modifica il primo comma dell'articolo 256 del codice di procedura penale, in tema di esibizione di atti e tutela del segreto, specificando che il sequestro può riguardare non solo gli atti e i documenti - come attualmente previsto dal codice - ma anche i dati e le informazioni e i programmi informatici; precisa quindi che in questo caso il sequestro può essere eseguito mediante copia del materiale su adeguato supporto.
Il comma 7 interviene sull'articolo 259 del codice di rito, relativo alla custodia delle cose sequestrate, specificando che se la custodia riguarda dati informatici il custode deve essere anche avvertito dell'obbligo di impedirne l'alterazione o l'accesso da parte di terzi.
Il comma 8 interviene sul procedimento per l'apposizione dei sigilli sulle cose sequestrate, disciplinato dall'articolo 260 del codice di procedura, precisando che, in presenza di dati informatici, le copie e le riproduzioni di cui al comma 2 devono essere realizzate su adeguati supporti e attraverso una procedura che assicuri la conformità della copia all'originale e la sua immodificabilità.
L'articolo 8 del disegno di legge modifica alcune disposizioni relative alle attività di indagine svolte dalla polizia giudiziaria di propria iniziativa (libro V, titolo IV, del codice di procedura penale).
In particolare, il comma 1 interviene sull'articolo 352 del codice di rito, dedicato alle perquisizioni, inserendo il comma 1-bis, che consente agli ufficiali di polizia giudiziaria di procedere, fermi i presupposti fissati ai commi 1 e 2, alla perquisizione di sistemi informatici o telematici, anche se protetti da misure di sicurezza.
Il comma 2 interviene sull'articolo 353 del codice di rito, relativo alle acquisizioni di plichi o corrispondenza, apportando due modifiche: specificando che in caso di urgenza possa ricevere telefonicamente l'autorizzazione del pubblico ministero non solo all'apertura del plico ma anche all'«accertamento del contenuto» e che le ipotesi di sospensione dell'inoltro degli oggetti di corrispondenza di cui al comma 3 si applicano anche in riferimento a corrispondenza inoltrata per via informatica o telematica.
Il comma 3 aggiunge un periodo al primo comma dell'articolo 354 del codice di procedura penale, in tema di sequestro e accertamenti urgenti sui luoghi, le cose e le persone, specificando che quando l'attività di accertamento ha ad oggetto informazioni, programmi o dati informatici, gli ufficiali di polizia giudiziaria devono attivarsi affinché questi non siano alterati prevedendo anche, ove possibile, la loro duplicazione.
L'articolo 9 del disegno di legge novella l'articolo 132 del codice della privacy (decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196) relativo alla conversazione dei dati relativi al traffico telefonico e telematico da parte del fornitore del servizio, con finalità di accertamento e repressione dei reati, inserendo tre nuovi commi.
In base al nuovo comma 4-ter, il Ministro dell'interno o una serie di soggetti da lui delegati, possono ordinare, anche per rispondere a richieste proveniente da autorità straniere, ai fornitori e agli operatori di servizi informatici o telematici, di conservare e proteggere, per un massimo di 90 giorni (prorogabili a sei mesi) i dati relativi al traffico telematico, esclusi comunque i contenuti delle investigazioni finalizzate alla prevenzione di delitti particolarmente gravi. La disposizione, infatti, richiamando l'articolo 226 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale, intende far riferimento ai delitti di terrorismo (articolo 407, comma 2, lettera a), n. 4), associazione a delinquere, associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di stupefacenti o al contrabbando, tratta di persone, sequestro di persona a scopo di estorsione (articolo 51, comma 3-bis). Peraltro, subito dopo, la disposizione aggiunge che la stessa conservazione dei dati deve essere effettuata con finalità di «accertamento e repressione di specifici reati».Pag. 129
Il nuovo comma 4-quater stabilisce che il fornitore dovrà ottemperare alla richiesta, mantenendo il segreto relativamente all'ordine ricevuto e alle attività svolte. In caso di violazione dell'obbligo si applicano le sanzioni previste per la rivelazione del segreto d'ufficio (articolo 326 del codice penale).
Il nuovo comma 4-quinquies dispone che, in ogni caso, il provvedimento adottato dal Ministro dell'interno, o da un suo delegato, dovrà essere comunicato entro quarantotto ore al pubblico ministero del luogo di esecuzione per la convalida. In assenza di convalida, i provvedimenti assunti perdono efficacia.
In relazione alla disposizione in esame andrebbe valutata l'opportunità di sostituire la convalida del pubblico ministero con la convalida dell'autorità giudiziaria.
L'articolo 10, attraverso una modifica all'articolo 51 del codice di procedura penale, dispone che, per una serie di delitti elencati, le funzioni di pubblico ministero siano esercitate, nelle indagini preliminari e nei procedimenti di primo grado, dai magistrati della procura della Repubblica presso il tribunale del capoluogo del distretto nel cui ambito ha sede il giudice competente.
Si tratta dei procedimenti per i seguenti delitti consumati o tentati: riduzione o mantenimento in schiavitù o servitù (articolo 600 del codice penale), prostituzione minorile (articolo 600-bis), pornografia minorile (articolo 600-ter), detenzione di materiale pornografico (articolo 600-quater), pornografia virtuale (articolo 600-quater), iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile (articolo 600-quinquies), accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (articolo 615-ter), detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso ai sistemi informatici o telematici (articolo 615-quater), diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o interrompere un sistema informatico o telematico (articolo 615-quinquies), installazione di apparecchiature atte ad intercettare od impedire comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche (articolo 617-bis), falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni o conversazioni telegrafiche o telefoniche (articolo 617-ter), intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche (articolo 617-quater), installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche (articolo 617-quinquies), falsificazione, alterazione o soppressione del contenuto di comunicazioni informatiche o telematiche (articolo 617-sexies), danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici (articolo 635-bis), danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o comunque di pubblica utilità (articolo 635-ter), danneggiamento di sistemi informatici o telematici (articolo 635-quater), frode informatica (articolo 640-ter), truffa del certificatore di firma elettronica (articolo 640-quinquies).
L'articolo 11 del disegno di legge individua l'autorità centrale richiesta dalla Convenzione per l'invio o la ricezione delle richieste di estradizione o di arresto provvisorio nel Ministro della giustizia e demanda al Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro della giustizia, l'individuazione del punto di contatto per l'assistenza immediata.
L'articolo 12 prevede che la legge entri in vigore il giorno successivo alla sua pubblicazione.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 2631
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI, Relatore. Passando ad esaminare i contenuti specifici del provvedimento, segnalo che l'Accordo si compone di 15 articoli. L'articolo I, recante le definizioni, provvede ad individuare l'ambito di applicazione soggettivo ed oggettivo dell'Accordo. Al fine di incoraggiare gli investimenti esteri, ciascuna delle Parti si impegna, aiPag. 130sensi dell'articolo 2, ad assicurare sul proprio territorio agli investitori dell'altra Parte un diritto di accesso alle attività di investimento non meno favorevole di quello concesso agli investitori della propria Parte. L'articolo III reca la clausola della nazione più favorita, in base alla quale le Parti garantiscono agli investimenti dell'altra Parte contraente un trattamento non meno favorevole di quello riservato ai propri cittadini o agli investitori di Paesi terzi. La clausola della nazione più favorita trova applicazione anche in caso di perdite o danni agli investimenti derivanti da guerre, rivoluzioni, conflitti civili, stati di emergenza o altri avvenimenti similari, prevedendosi in tali casi la corresponsione di un adeguato indennizzo (articolo IV). La protezione degli investimenti è assicurata, inoltre, ai sensi dell'articolo V, dalla clausola che stabilisce che gli investimenti effettuati da soggetti appartenenti ad uno degli Stati contraenti non potranno costituire oggetto di nazionalizzazioni, espropriazioni, requisizioni o altre misure con analogo effetto se non per fini pubblici o per motivi di interesse nazionale, in conformità alle disposizioni di legge e dietro corresponsione immediata, totale ed effettiva di una adeguata indennità. Secondo quanto previsto dall'articolo VI ognuna delle due Parti contraenti si impegna a garantire il diritto per l'investitore dell'altra Parte a trasferire all'estero, dopo aver assolto gli obblighi fiscali, senza ritardo indebito e in valuta convertibile al tasso di cambio al momento prevalente, tutti i capitali investiti e guadagnati. È riprodotto un elenco non esaustivo dei trasferimenti tutelati dall'Accordo. In caso di garanzia assicurativa prestata da una delle Parti, o da una delle sue Istituzioni, contro i rischi non commerciali derivanti dagli investimenti effettuati dai propri investitori nel territorio dell'altra Parte, è prevista la surroga nella titolarità dei crediti spettanti all'assicurato (articolo VII). Ai sensi dell'articolo VIII, i trasferimenti previsti dagli articoli IV, V, VI e VII sono effettuati senza indebito ritardo e, in ogni caso, entro un mese. Viene poi stabilita una procedura arbitrale affidata ad organi imparziali per la composizione delle controversie in materia di interpretazione e applicazione dell'Accordo che dovessero insorgere fra le Parti e che non siano risolvibili tramite negoziato (articolo IX). L'articolo X prevede procedure giurisdizionali con competenza dei tribunali locali e arbitrali di differente tipologia per la composizione delle controversie fra gli investitori e le Parti contraenti, attribuendo agli investitori la scelta tra le diverse procedure. In base all'articolo XI l'applicazione dell'Accordo sarà indipendente dall'esistenza di relazioni diplomatico-consolari tra le due Parti, e l'Accordo potrà applicarsi anche a investimenti effettuati prima dell'entrata in vigore di esso (articolo XII). L'articolo XIII consente alle Parti contraenti e ai loro investitori di avvalersi di disposizioni più favorevoli di quelle dell'Accordo in esame, qualora siano previste dal diritto internazionale generale o pattizio. Viene, inoltre, salvaguardato l'investimento rispetto a possibili successive modifiche nella legislazione di una delle due Parti contraenti, facendo tuttavia salve le disposizioni nazionali volte a prevenire l'evasione e l'elusione fiscale. La durata dell'Accordo (articolo XV) è prevista in dieci anni, con rinnovo tacito per un ulteriore periodo di cinque anni, salvo denuncia scritta di una delle due Parti, da inoltrare almeno un anno prima della scadenza: in ogni caso, gli investimenti effettuati prima dell'eventuale cessazione dell'Accordo rimarranno soggetti alle disposizioni degli articoli I-XIII dello stesso per un ulteriore periodo di cinque anni.
Il disegno di legge recante ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica Democratica del Congo sulla promozione e protezione degli investimenti, consta di tre articoli. I primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo, mentre l'articolo 3 reca la data di entrata in vigore della legge, fissata per il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. L'esecuzione dell'Accordo in questione non comporta, inPag. 131base alla relazione governativa che accompagna il disegno di legge, nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato. Si segnala altresì che l'analisi tecnico-normativa (ATN) che accompagna il disegno di legge sottolinea come l'Accordo, una volta entrato in vigore, non implichi la necessità di adottare elementi innovativi nel quadro della legislazione italiana, né, d'altra parte, presenti profili di incompatibilità con le competenze delle autonomie locali e con l'ordinamento comunitario. La relazione recante l'analisi dell'impatto della regolamentazione (AIR), sottolinea invece che l'Accordo, assicurando libertà nel trasferimento di capitali e prevedendo sistemi di risoluzione delle controversie e di risarcimenti per perdite dovute ad eventi eccezionali, avrà un impatto positivo sugli investitori, persone fisiche o giuridiche (enti pubblici, imprese, aziende, associazioni eccetera), delle due Parti contraenti, favorendo un maggior volume di investimenti e l'ulteriore sviluppo dell'interscambio commerciale. I principali risultati attesi sono costituiti, in particolare, dal trasferimento dall'Italia alla Repubblica democratica del Congo di know how tecnico e manageriale, e da una conseguente maggiore efficienza del sistema produttivo congolese.
Alla luce di quanto fin qui esposto, auspica una considerazione positiva da parte della Commissione sul disegno di legge in titolo.
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE ALLA RELAZIONE DEL DEPUTATO PAOLETTI TANGHERONI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3304
PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI, Relatore. Nell'ambito delle disposizioni generali contenute al Titolo I, all'articolo 1 è sancito l'impegno di ciascuna delle parti a prestare la più ampia assistenza nello svolgimento dei procedimenti giudiziari penali secondo le regole processuali della parte richiesta. Tale assistenza comprende, in particolare, la notificazione di citazioni o di altri atti giudiziari, l'interrogatorio di indiziati o imputati, lo svolgimento di atti di procedura relativi all'acquisizione di prove, il trasferimento di persone detenute (nei casi previsti dall'articolo 8 della Convenzione in esame), la trasmissione dì sentenze penali e degli estratti del casellario giudiziale, nonché delle informazioni relative alle condanne e ogni altra forma di assistenza prevista dalla legislazione della parte richiesta.
L'assistenza invece non comprende l'esecuzione di provvedimenti restrittivi della libertà personale, né l'esecuzione di pene o misure sanzionatorie. In proposito si rileva che, nonostante non si faccia esplicito riferimento alle fattispecie incriminatrici sanzionate con la pena di morte quale condizione impeditiva alla collaborazione in campo penale, tale assunto risulta tuttavia contemplato nel più ampio richiamo, di cui all'articolo 2, alla possibilità di rifiutare l'assistenza nel caso che gli atti richiesti siano contrari ai principi fondamentali dello Stato cui è rivolta la richiesta.
Il Titolo II, invece, concerne l'attuazione dei citati obblighi di assistenza, prevedendo una dettagliata disciplina processuale al riguardo, con particolare riferimento a quel che concerne la trasmissione di atti e di oggetti, la notificazione degli atti e la comparizione delle persone. È altresì presente una puntuale disciplina delle spese, sostenute di norma, ai sensi dell'articolo 15 del titolo III, dalla parte richiesta.
Tra le disposizioni meritevoli di attenzione, si evidenzia poi l'ampliamento della previsione relativa alla comparizione del teste detenuto contenuta nell'articolo 8: essa potrà realizzarsi non solo per lo svolgimento di atti di ricognizione o di confronto, ma per qualsiasi attività di indagine e di giudizio.
Segnalando che il testo dell'Accordo in esame è stato elaborato in coerenza con i più recenti orientamenti internazionali in materia di cooperazione giudiziaria penale, precisa che il disegno di legge si compone di quattro articoli, concernenti, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica, l'ordine di esecuzione, le norme diPag. 132copertura degli oneri finanziari - quantificati nella misura di 24.100 euro annui a decorrere dal 2007 - e l'entrata in vigore.
Alla luce delle suddette considerazioni, propongo di riferire favorevolmente all'Assemblea sul disegno di legge A.S. n. 1751.
TESTO INTEGRALE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ALESSANDRO FORLANI SUL DISEGNO DI LEGGE DI RATIFICA N. 3298
ALESSANDRO FORLANI, Relatore. Illustrando il provvedimento in titolo, nel richiamare la legislazione nazionale in tema di disciplina delle doppie imposizioni e prevenzione dell'evasione fiscale, segnalo che la Convenzione e l'annesso Protocollo, siglati a Riga nel 1997 da Italia e Lettonia sulle doppie imposizioni, come adattati dal successivo scambio di note del dicembre 2004, pongono le basi per una più proficua collaborazione economica tra Italia e Lettonia, rendendo possibile un'equa distribuzione del prelievo fiscale tra lo Stato in cui viene prodotto un reddito e lo Stato di residenza dei beneficiari dello stesso. La Convenzione, costituita da 33 articoli e, come accennato, da un Protocollo aggiuntivo, mantiene la struttura fondamentale del modello elaborato dall'OCSE e si applica tanto all'imposizione sul reddito quanto a quella sul patrimonio. Agli articoli 1 e 2 viene delimitato il campo d'applicazione della Convenzione: i soggetti sono i residenti di uno o di entrambi gli Stati contraenti, mentre le imposte considerate per la Lettonia sono l'imposta sui redditi d'impresa, l'imposta sul reddito delle persone fisiche e l'imposta sui beni. Per l'Italia le imposte considerate sono quella sul reddito delle persone fisiche, quella sul reddito delle persone giuridiche e l'imposta sul patrimonio netto delle imprese. La Convenzione si applicherà anche alle imposte future di natura identica o sostanzialmente analoga che verranno istituite successivamente alla firma dell'accordo. In proposito, va osservato che lo scambio di note del 2004 ha modificato il testo dell'articolo 2 della Convenzione, al fine di aggiornare l'elenco delle imposte italiane considerate dalla Convenzione dopo l'abolizione, a partire dal 1o gennaio 1998, dell'imposta sul patrimonio netto delle imprese. Poiché in tal modo nell'ordinamento italiano è venuta a mancare ogni forma di imposizione sul patrimonio, lo scambio di note prevede che in caso di reintroduzione di tale fattispecie in Italia la Convenzione si applicherà ad essa. Si segnala che agli articoli da 3 a 5 si procede alle definizioni: in particolare, è «residente di uno Stato contraente» colui che in base alla legislazione fiscale di tale Stato è considerato ivi residente, mentre l'espressione «stabile organizzazione» designa una sede fissa di affari in cui l'impresa esercita in tutto o in parte la sua attività, che fornisce servizi o relative attrezzature da utilizzare stabilmente nello Stato contraente. Gli articoli da 6 a 23 trattano dell'imposizione sui redditi: in particolare, i redditi che un residente di uno Stato contraente ritrae da beni immobili situati nell'altro Stato sono imponibili in quest'ultimo Stato (articolo 6), mentre gli utili di imprese sono imponibili nello Stato di residenza dell'impresa (articolo 7), a meno che questa non svolga la sua attività nell'altro Stato contraente mediante una stabile organizzazione ivi situata, nel qual caso gli utili saranno imponibili in quest'ultimo, ma solo nella misura in cui derivino da detta stabile organizzazione. A norma dell'articolo 8, gli utili da esercizio della navigazione aerea o marittima internazionale sono imponibili solo nel Paese cui fa capo l'effettiva direzione dell'impresa. I dividendi societari (articolo 10) sono imponibili in linea di principio solo nello Stato di residenza del beneficiario (ma sono previste eccezioni in casi determinati), così come gli interessi (articolo 11) e le royalties (articolo 12). Lo Stato in cui tali redditi sono prodotti potrà comunque prelevare sui dividendi un'imposta, rispettivamente non superiore al 5 per cento dell'ammontare lordo per partecipazioni societarie non inferiori al 10 per cento, e non superiore al 15 per cento nelle altre fattispecie. Per quanto invece concerne gli interessi e le royalties, vige inPag. 133entrambi i casi il limite massimo del 10 per cento. Tali soglie si applicano però solo se chi percepisce i dividendi ne è l'effettivo beneficiario. Inoltre, in tutti e tre i casi, se il beneficiario dei cespiti li ha ottenuti esercitando le proprie attività mediante una stabile organizzazione o una base fissa situate nell'altro Stato, essi ricadranno nella normale tassabilità da parte di detto Stato in accordo alla propria legislazione fiscale. Anche per ciò che concerne i redditi da professione indipendente (articolo 14) o da lavoro subordinato (articolo 15), il criterio per l'imputazione della loro tassazione sta nella prevalente esplicazione dell'attività in oggetto, se nello Stato di residenza o nell'altro Stato: i redditi di cui all'articolo 14 saranno imponibili nello Stato di produzione degli stessi se il beneficiario dispone in tale Stato di una «base fissa», e solo nella misura in cui siano ad essa imputabili. I redditi di cui all'articolo 15, invece, saranno imponibili nello Stato in cui vengono prodotti, a meno che il lavoratore, tra l'altro, non soggiorni in tale Stato per un periodo non eccedente 183 giorni in un anno.
A norma dell'articolo 17, poi, i compensi per artisti e sportivi sono tassabili nello Stato di prestazione effettiva dell'attività. Le pensioni, le remunerazioni analoghe e gli eventuali trattamenti di fine rapporto sono invece imponibili solo nello Stato di residenza del beneficiario (articolo 18). Le remunerazioni e le pensioni corrisposte da uno Stato contraente a fronte di servizi ad esso resi sono imponibili solo in detto Stato, salvo il caso che il beneficiario sia residente nell'altro Stato e ne abbia la nazionalità, poiché allora i cespiti divengono imponibili nello Stato di residenza (articolo 19). Nell'articolo 22 sono state previste disposizioni volte a disciplinare la tassazione delle attività off-shore connesse all'esplorazione o allo sfruttamento del fondo e del sottosuolo marino e delle loro risorse naturali: in particolare è stato stabilito che le stesse si considerino svolte attraverso una stabile organizzazione qualora vengano effettuate per un periodo superiore ai trenta giorni nell'arco di dodici mesi. L'articolo 23 riguarda l'imposizione su redditi diversi da quelli trattati agli articoli precedenti, e stabilisce che di norma gli elementi di reddito di un residente di uno dei due Stati contraenti siano imponibili solo nello Stato di residenza: tuttavia fanno eccezione i redditi provenienti da fonti varie situate nell'altro Stato contraente. L'articolo 24 concerne la tassazione del patrimonio, la quale, per quanto riguarda i beni immobiliari, avviene nello Stato in cui essi sono localizzati; lo stesso dicasi per i beni mobili facenti parte della stabile organizzazione di un'impresa o della base fissa di un residente di uno Stato contraente, anch'essi imponibili nello Stato ove sono situati. L'opposto si verifica per i beni immobiliari o mobiliari connessi all'esercizio del traffico internazionale aereo o marittimo, sui quali la tassazione patrimoniale può avvenire sono nello Stato ove risiede l'effettiva direzione d'impresa. All'articolo 25 vengono definiti i metodi per evitare le doppie imposizioni: la scelta cade sul credito d'imposta, in accordo con tutte le altre Convenzioni negoziate dall'Italia nella stessa materia.
Si segnala che agli articoli da 26 a 31 viene anzitutto stabilito il principio di non discriminazione nei confronti dei soggetti nazionali di uno Stato contraente, che non possono subire nell'altro Stato un'imposizione più onerosa di quella cui sarebbero sottoposti i soggetti nazionali di detto Stato. Vengono poi fatti salvi i privilegi fiscali di cui beneficiano i funzionari diplomatici o consolari in base alle regole generali del diritto internazionale e viene prevista la soluzione per via amichevole delle future controversie in merito alla corretta applicazione della Convenzione. Si prevede, inoltre, lo scambio di informazioni tra le rispettive Autorità, per facilitare l'applicazione dell'accordo, nel rispetto tuttavia delle proprie legislazioni interne, dei limiti da queste posti alla diffusione di tali informazioni, del segreto industriale, commerciale o professionale, nonché del fondamentale interesse del mantenimento dell'ordine pubblico nei due Paesi.Pag. 134
Di notevole rilievo appare l'articolo 30, in base al quale le agevolazioni che la Convenzione prevede non verranno applicate se il requisito della residenza che ne è condizione sia stato ottenuto al solo scopo di godere di tali benefici; parimenti, viene espressamente salvaguardata la facoltà di applicare tutte le disposizioni nazionali contro l'evasione e l'elusione fiscale nei confronti di transazioni tra imprese dei due Stati contraenti, se lo scopo di dette transazioni sia accertato essere il perseguimento di benefici non altrimenti reclamabili. Gli articoli 32 e 33 contengono disposizioni finali relative all'entrata in vigore, alla denuncia e alla cessazione degli effetti della Convenzione, la cui durata è illimitata: è prevista tuttavia la facoltà di denuncia dell'accordo da parte di uno Stato contraente, mediante preavviso inoltrato per via diplomatica almeno sei mesi prima della fine dell'anno solare.
Passando all'esame del disegno di legge, si segnala che esso consta di quattro articoli, recanti, il primo, l'autorizzazione alla ratifica della Convenzione, il secondo l'ordine di esecuzione ed il quarto l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica, fissata per il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. L'articolo 3 reca una norma di copertura finanziaria - e si tratta di una novità per quanto riguarda i disegni di legge di autorizzazione alla ratifica delle Convenzioni sulle doppie imposizioni - in quanto, in base alla relazione tecnica che accompagna il disegno di legge in esame come presentato al Senato, è stimata una riduzione di gettito per il fisco italiano. Mentre tale riduzione è stata quantificata dal Governo in 48.000 euro annui a decorrere dal 2007, durante l'esame al Senato tale importo è stato accresciuto a 51.000 euro. Il Senato ha inoltre aggiunto una previsione per la quale il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al monitoraggio degli oneri, evidentemente in relazione al carattere relativamente fluttuante del minor gettito. La copertura di detti oneri si consegue mediante corrispondente riduzione dello stanziamento dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2007, con parziale utilizzazione dell'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri. Il disegno di legge in oggetto, come presentato al Senato, è corredato da un'analisi tecnico-normativa (ATN) - peraltro erroneamente denominata «relazione tecnica» - dalla quale emergono due profili di interesse: in primo luogo, poiché la Convenzione modifica la potestà impositiva statale quale definita dal diritto nazionale, e dunque - come del resto già illustrato - comporta oneri finanziari, è necessaria l'autorizzazione parlamentare alla ratifica ai sensi dell'articolo 80 della Costituzione. In secondo luogo la Convenzione non si pone in contrasto con l'ordinamento comunitario: al contrario, l'ATN rileva l'opportunità di stipulare accordi in questa materia fra Stati membri dell'Unione europea, dato l'ancora limitato grado di comunitarizzazione degli aspetti della fiscalità diretta. In virtù del principio di sussidiarietà l'articolo 293 del Trattato istitutivo delle Comunità europee lascia espressamente agli Stati membri la facoltà di disciplinare la materia fiscale intesa alla eliminazione della doppia imposizione, tramite accordi da stipularsi in ambito bilaterale.
Alla luce di quanto finora illustrato auspica una valutazione complessivamente favorevole da parte dell'Assemblea sul provvedimento in titolo.
CONSIDERAZIONI INTEGRATIVE DELLA RELAZIONE DEL DEPUTATO ROBERTA PINOTTI SUL DISEGNO DI LEGGE DI CONVERSIONE N. 3395-A
ROBERTA PINOTTI, Relatore. Non siamo in Afghanistan per fare la guerra ma per ricostruire, sostenere le istituzioni elettive e garantire la sicurezza. Più di tante parole ritengo possa servire un sintetico riepilogo delle attività svolte in concorso dalla cooperazione civile e militare nel periodo 2006-2007 che hanno realizzato decine di scuole, asili, poliambulatori,Pag. 135strade, strutture di detenzione preventiva, ponti, canali di irrigazione e pozzi per l'approvvigionamento di acqua potabile.
Nell'area di Herat sono stati realizzati progetti per la costruzione di: 28 scuole nei distretti di: Herat, Enjil, Guzara, Zinda, Jan, Koshan, Pasthun Zarghun, Shindand, Obe, Farsi, Adraskan, Chisti Sharif; 1 asilo infantile; 2 spogliatoi per lo stadio di Herat; 1 capannone quale deposito munizioni nel distretto di Injil; 5 poliambulatori; 1 ospedale pediatrico; 1 carcere minorile; 4 check point; 4 case di detenzione preventiva; 2 passerelle pedonali di Noghra; 2 strade in Doog Abad; realizzazione di una green house; recinzione di sicurezza per l'aeroporto di Herat; consolidamento argini dei fiumi in Pasthun Zarghun e Karokh; ristrutturazione del pronto soccorso dell'ospedale di Herat; 3 ponti in Herat, Enjil e Shindand; 3 passaggi rotabili nella Zirko Valley; ristrutturazione della strada per aeroporto di Herat.
Sono stati inoltre potenziati 4 acquedotti in altrettanti Distretti urbani.
A questi progetti, va aggiunto il finanziamento congiunto con il Ministero degli Affari esteri per la costruzione di un ponte nella Zirko Valley, dal costo stimato di circa 1 milione di euro.
Nell'are di Kabul sono stati realizzati progetti per la costruzione/ristrutturazione di: 19 scuole nei distretti di Chahar Asyab, Kabul, Paghmah, Malek, distretti 9 e 19; 9 ambulatori sanitari nei distretti n. 9 e 19 in Surobi, Chahar Asyab; 3 ristrutturazioni distretti di polizia in Mushay e Surobi; 3 interventi infrastrutturali moschea di Paghman; ristrutturazione clinica Chahar Asyab; ristrutturazione centro culturale di Paghman; 6 ponti nei distretti di Malek, Kabul, Chahar Asyab; 1 parco giochi in Kabul; 3 canali di irrigazione in Kabul e Mushay; 14 pozzi in Kabul, Mushay e Chahar Asyab; ristrutturazione della diga di Chahar Asyab; 4 strade nei distretti Mushay e Chahar Asyab; costruzione di check point nel distretto di Mushay.
Inoltre, sono stati acquisiti materiali a sostegno della popolazione alluvionata quali tende e coperte.
Sono stati inoltre avviati ulteriori interventi a favore di: scuole, dalla ristrutturazione all'ampliamento delle strutture; cliniche, per coprire il fabbisogno nazionale, concordate con il Ministero della Salute e con le autorità locali; strade e ponti, per lo sviluppo rurale; distretti di polizia, per il consolidamento della sicurezza e il controllo del territorio.
ORGANIZZAZIONE DEI TEMPI DI ESAME DI DISEGNI DI LEGGE DI RATIFICA
Ddl di ratifica nn. 2783, 2630, 2631, 2711, 3080, 3081, 3304, 3302, 3300, 3298, 3299, 3301 e 3303
Tempo complessivo: 2 ore per ciascun disegno di legge di ratifica (*).
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Tempi tecnici | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 11 minuti (con il limite massimo di 2 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora 29 minuti |
Partito Democratico - L'Ulivo | 12 minuti |
Forza Italia | 14 minuti |
Alleanza Nazionale | 9 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 5 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro | 7 minuti |
Lega Nord Padania | 6 minuti |
Socialisti e Radicali - RNP | 4 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 4 minuti |
Comunisti Italiani | 4 minuti |
Italia dei Valori | 4 minuti |
Verdi | 4 minuti |
Popolari-Udeur | 4 minuti |
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI | 4 minuti |
Pag. 137
Misto: | 8 minuti |
(Movimento per l'Autonomia | 2 minuti |
Minoranze linguistiche | 2 minuti |
La Destra | 2 minuti |
Repubblicani, Liberali, Riformatori) | 2 minuti |
(*) Il tempo per l'esame del disegno di legge n. 3081 è stato in parte utilizzato nella seduta del 20 dicembre 2007.
Ddl di ratifica n. 2807 - Convenzione del Consiglio d'Europa sulla criminalità informatica
Discussione generale: 1 ora e 30 minuti.
Relatore | 5 minuti |
Governo | 5 minuti |
Richiami al regolamento | 5 minuti |
Interventi a titolo personale | 11 minuti (con il limite massimo di 1 minuto per il complesso degli interventi di ciascun deputato) |
Gruppi | 1 ora e 4 minuti |
Partito Democratico - L'Ulivo | 7 minuti |
Forza Italia | 10 minuti |
Alleanza Nazionale | 7 minuti |
Rifondazione Comunista-Sinistra Europea | 3 minuti |
UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro | 5 minuti |
Lega Nord Padania | 4 minuti |
Socialisti e Radicali - RNP | 3 minuti |
Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo | 3 minuti |
Comunisti Italiani | 3 minuti |
Italia dei Valori | 3 minuti |
Verdi | 3 minuti |
Pag. 138
Popolari-Udeur | 3 minuti |
DCA - Democrazia Cristiana per le Autonomie - Partito Socialista - Nuovo PSI | 2 minuti |
Misto: | 8 minuti |
(Movimento per l'Autonomia | 2 minuti |
Minoranze linguistiche | 2 minuti |
La Destra | 2 minuti |
Repubblicani, Liberali, Riformatori) | 2 minuti |
VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nom. | ddl 3062-A - em. 1.50 | 434 | 431 | 3 | 216 | 232 | 199 | 60 | Appr. |
2 | Nom. | articolo 1 | 438 | 364 | 74 | 183 | 230 | 134 | 59 | Appr. |
3 | Nom. | articolo 2 | 438 | 328 | 110 | 165 | 232 | 96 | 59 | Appr. |
4 | Nom. | articolo 3 | 438 | 282 | 156 | 142 | 232 | 50 | 59 | Appr. |
5 | Nom. | articolo 4 | 440 | 258 | 182 | 130 | 233 | 25 | 59 | Appr. |
6 | Nom. | em. 5.150 | 438 | 435 | 3 | 218 | 234 | 201 | 59 | Appr. |
7 | Nom. | articolo 5 | 442 | 303 | 139 | 152 | 233 | 70 | 59 | Appr. |
8 | Nom. | em. 6.150 | 443 | 267 | 176 | 134 | 237 | 30 | 59 | Appr. |
9 | Nom. | em. 6.151 | 451 | 266 | 185 | 134 | 241 | 25 | 59 | Appr. |
10 | Nom. | em. 6.152 | 451 | 264 | 187 | 133 | 241 | 23 | 59 | Appr. |
11 | Nom. | em. 6.153 | 450 | 246 | 204 | 124 | 238 | 8 | 59 | Appr. |
12 | Nom. | em. 6.154 | 442 | 239 | 203 | 120 | 234 | 5 | 59 | Appr. |
13 | Nom. | em. 6.157 | 446 | 240 | 206 | 121 | 233 | 7 | 59 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.
INDICE ELENCO N. 2 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 26 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
14 | Nom. | em. 6.50, 6.158 | 449 | 303 | 146 | 152 | 299 | 4 | 59 | Appr. |
15 | Nom. | em. 6.159 | 444 | 257 | 187 | 129 | 238 | 19 | 59 | Appr. |
16 | Nom. | articolo 6 | 444 | 250 | 194 | 126 | 232 | 18 | 59 | Appr. |
17 | Nom. | em. 7.150 | 462 | 245 | 217 | 123 | 242 | 3 | 59 | Appr. |
18 | Nom. | articolo 7 | 462 | 245 | 217 | 123 | 243 | 2 | 59 | Appr. |
19 | Nom. | em. 8.150 | 466 | 246 | 220 | 124 | 245 | 1 | 59 | Appr. |
20 | Nom. | articolo 8 | 457 | 240 | 217 | 121 | 238 | 2 | 59 | Appr. |
21 | Nom. | articolo 9 | 460 | 261 | 199 | 131 | 243 | 18 | 59 | Appr. |
22 | Nom. | articolo 10 | 456 | 238 | 218 | 120 | 234 | 4 | 59 | Appr. |
23 | Nom. | articolo 11 | 466 | 246 | 220 | 124 | 245 | 1 | 59 | Appr. |
24 | Nom. | articolo 12 | 470 | 247 | 223 | 124 | 246 | 1 | 59 | Appr. |
25 | Nom. | em. 13.150 | 476 | 252 | 224 | 127 | 251 | 1 | 59 | Appr. |
26 | Nom. | articolo 13 | 466 | 248 | 218 | 125 | 247 | 1 | 59 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 3 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 27 AL N. 39 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
27 | Nom. | em. 14.150 | 474 | 252 | 222 | 127 | 251 | 1 | 59 | Appr. |
28 | Nom. | articolo 14 | 466 | 245 | 221 | 123 | 244 | 1 | 59 | Appr. |
29 | Nom. | articolo 15 | 475 | 337 | 138 | 169 | 335 | 2 | 59 | Appr. |
30 | Nom. | articolo 16 | 470 | 252 | 218 | 127 | 251 | 1 | 59 | Appr. |
31 | Nom. | em. 17.150 | 467 | 246 | 221 | 124 | 245 | 1 | 59 | Appr. |
32 | Nom. | articolo 17 | 463 | 249 | 214 | 125 | 248 | 1 | 59 | Appr. |
33 | Nom. | articolo 18 | 460 | 249 | 211 | 125 | 244 | 5 | 59 | Appr. |
34 | Nom. | articolo 19 | 441 | 231 | 210 | 116 | 230 | 1 | 59 | Appr. |
35 | Nom. | articolo 20 | 460 | 249 | 211 | 125 | 246 | 3 | 59 | Appr. |
36 | Nom. | em. 21.150 | 475 | 253 | 222 | 127 | 252 | 1 | 59 | Appr. |
37 | Nom. | articolo 21 | 433 | 231 | 202 | 116 | 231 | 59 | Appr. | |
38 | Nom. | articolo 22 | 472 | 249 | 223 | 125 | 249 | 59 | Appr. | |
39 | Nom. | articolo 23 | 467 | 249 | 218 | 125 | 249 | 59 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 4 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 40 AL N. 52 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
40 | Nom. | em. 24.150 | 471 | 252 | 219 | 127 | 250 | 2 | 59 | Appr. |
41 | Nom. | articolo 24 | 457 | 243 | 214 | 122 | 242 | 1 | 59 | Appr. |
42 | Nom. | em. 25.150 | 470 | 248 | 222 | 125 | 248 | 59 | Appr. | |
43 | Nom. | em. 25.151 | 459 | 243 | 216 | 122 | 243 | 59 | Appr. | |
44 | Nom. | articolo 25 | 473 | 252 | 221 | 127 | 252 | 59 | Appr. | |
45 | Nom. | em. 26.150 | 470 | 299 | 171 | 150 | 296 | 3 | 59 | Appr. |
46 | Nom. | articolo 26 | 464 | 288 | 176 | 145 | 287 | 1 | 59 | Appr. |
47 | Nom. | articolo 27 | 469 | 255 | 214 | 128 | 253 | 2 | 59 | Appr. |
48 | Nom. | articoloagg. 27.032 | 478 | 255 | 223 | 128 | 11 | 244 | 59 | Resp. |
49 | Nom. | em. 28.150 | 474 | 273 | 201 | 137 | 251 | 22 | 59 | Appr. |
50 | Nom. | articolo 28 | 473 | 273 | 200 | 137 | 250 | 23 | 59 | Appr. |
51 | Nom. | articolo 29 | 468 | 269 | 199 | 135 | 250 | 19 | 59 | Appr. |
52 | Nom. | articolo 30 | 449 | 258 | 191 | 130 | 239 | 19 | 59 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 5 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 53 AL N. 65 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
53 | Nom. | articolo 31 | 475 | 271 | 204 | 136 | 252 | 19 | 59 | Appr. |
54 | Nom. | articolo 32 | 458 | 257 | 201 | 129 | 238 | 19 | 59 | Appr. |
55 | Nom. | odg 9/3062-A/2 | 431 | 421 | 10 | 211 | 190 | 231 | 59 | Resp. |
56 | Nom. | odg 9/3062-A/3 | 436 | 418 | 18 | 210 | 215 | 203 | 59 | Appr. |
57 | Nom. | ddl 3062-A - voto finale | 455 | 261 | 194 | 131 | 240 | 21 | 61 | Appr. |
58 | Nom. | ddl 2783 - articolo 1 | 458 | 454 | 4 | 228 | 453 | 1 | 61 | Appr. |
59 | Nom. | articolo 2 | 465 | 460 | 5 | 231 | 459 | 1 | 61 | Appr. |
60 | Nom. | articolo 3 | 466 | 465 | 1 | 233 | 465 | 61 | Appr. | |
61 | Nom. | articolo 4 | 466 | 466 | 234 | 466 | 61 | Appr. | ||
62 | Nom. | articolo 5 | 471 | 471 | 236 | 471 | 61 | Appr. | ||
63 | Nom. | articolo 6 | 471 | 471 | 236 | 471 | 61 | Appr. | ||
64 | Nom. | articolo 7 | 473 | 473 | 237 | 473 | 61 | Appr. | ||
65 | Nom. | em. 8.1 | 473 | 472 | 1 | 237 | 472 | 61 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 6 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 66 AL N. 78 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
66 | Nom. | articolo 8 | 470 | 467 | 3 | 234 | 467 | 61 | Appr. | |
67 | Nom. | articolo 9 | 466 | 464 | 2 | 233 | 464 | 61 | Appr. | |
68 | Nom. | ddl 2783 - voto finale | 474 | 474 | 238 | 474 | 61 | Appr. | ||
69 | Nom. | ddl 2630 - articolo 1 | 429 | 429 | 215 | 428 | 1 | 61 | Appr. | |
70 | Nom. | articolo 2 | 427 | 427 | 214 | 427 | 61 | Appr. | ||
71 | Nom. | articolo 3 | 445 | 444 | 1 | 223 | 444 | 61 | Appr. | |
72 | Nom. | ddl 2630 - voto finale | 475 | 472 | 3 | 237 | 466 | 6 | 61 | Appr. |
73 | Nom. | ddl 2631 - articolo 1 | 444 | 441 | 3 | 221 | 441 | 61 | Appr. | |
74 | Nom. | articolo 2 | 447 | 446 | 1 | 224 | 446 | 61 | Appr. | |
75 | Nom. | articolo 3 | 454 | 454 | 228 | 454 | 61 | Appr. | ||
76 | Nom. | ddl 2631 - voto finale | 460 | 460 | 231 | 459 | 1 | 61 | Appr. | |
77 | Nom. | ddl 2711 - articolo 1 | 460 | 460 | 231 | 411 | 49 | 61 | Appr. | |
78 | Nom. | articolo 2 | 461 | 459 | 2 | 230 | 407 | 52 | 61 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 7 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 79 AL N. 91 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
79 | Nom. | articolo 3 | 467 | 467 | 234 | 412 | 55 | 61 | Appr. | |
80 | Nom. | ddl 2711 - voto finale | 461 | 454 | 7 | 228 | 400 | 54 | 61 | Appr. |
81 | Nom. | ddl 3080 - articolo 1 | 446 | 445 | 1 | 223 | 444 | 1 | 61 | Appr. |
82 | Nom. | articolo 2 | 448 | 446 | 2 | 224 | 445 | 1 | 61 | Appr. |
83 | Nom. | articolo 3 | 443 | 442 | 1 | 222 | 442 | 61 | Appr. | |
84 | Nom. | articolo 4 | 452 | 451 | 1 | 226 | 451 | 61 | Appr. | |
85 | Nom. | ddl 3080 - voto finale | 464 | 462 | 2 | 232 | 462 | 61 | Appr. | |
86 | Nom. | ddl 3081 - voto finale | 459 | 459 | 230 | 459 | 61 | Appr. | ||
87 | Nom. | ddl 3304 - articolo 1 | 455 | 455 | 228 | 454 | 1 | 61 | Appr. | |
88 | Nom. | articolo 2 | 450 | 450 | 226 | 450 | 61 | Appr. | ||
89 | Nom. | articolo 3 | 453 | 453 | 227 | 453 | 61 | Appr. | ||
90 | Nom. | articolo 4 | 457 | 457 | 229 | 457 | 61 | Appr. | ||
91 | Nom. | ddl 3304 - voto finale | 460 | 459 | 1 | 230 | 458 | 1 | 61 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 8 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 92 AL N. 104 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
92 | Nom. | ddl 3302 - articolo 1 | 446 | 445 | 1 | 223 | 443 | 2 | 61 | Appr. |
93 | Nom. | articolo 2 | 458 | 457 | 1 | 229 | 457 | 61 | Appr. | |
94 | Nom. | articolo 3 | 464 | 463 | 1 | 232 | 462 | 1 | 61 | Appr. |
95 | Nom. | ddl 3302 - voto finale | 470 | 467 | 3 | 234 | 466 | 1 | 61 | Appr. |
96 | Nom. | ddl 3300 - articolo 1 | 441 | 440 | 1 | 221 | 440 | 61 | Appr. | |
97 | Nom. | articolo 2 | 450 | 448 | 2 | 225 | 448 | 61 | Appr. | |
98 | Nom. | articolo 3 | 451 | 450 | 1 | 226 | 450 | 61 | Appr. | |
99 | Nom. | articolo 4 | 448 | 447 | 1 | 224 | 447 | 61 | Appr. | |
100 | Nom. | ddl 3300 - voto finale | 462 | 459 | 3 | 230 | 459 | 61 | Appr. | |
101 | Nom. | ddl 3298 - articolo 1 | 441 | 440 | 1 | 221 | 440 | 61 | Appr. | |
102 | Nom. | articolo 2 | 455 | 453 | 2 | 227 | 453 | 61 | Appr. | |
103 | Nom. | articolo 3 | 450 | 448 | 2 | 225 | 448 | 61 | Appr. | |
104 | Nom. | articolo 4 | 449 | 448 | 1 | 225 | 448 | 61 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 9 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 105 AL N. 117 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
105 | Nom. | ddl 3298 - voto finale | 453 | 452 | 1 | 227 | 452 | 60 | Appr. | |
106 | Nom. | ddl 3299 - articolo 1 | 447 | 446 | 1 | 224 | 446 | 60 | Appr. | |
107 | Nom. | articolo 2 | 447 | 446 | 1 | 224 | 446 | 60 | Appr. | |
108 | Nom. | articolo 3 | 454 | 452 | 2 | 227 | 452 | 60 | Appr. | |
109 | Nom. | articolo 4 | 450 | 450 | 226 | 450 | 60 | Appr. | ||
110 | Nom. | ddl 3299 - voto finale | 459 | 459 | 230 | 458 | 1 | 60 | Appr. | |
111 | Nom. | ddl 3301 - articolo 1 | 441 | 440 | 1 | 221 | 440 | 60 | Appr. | |
112 | Nom. | articolo 2 | 444 | 443 | 1 | 222 | 443 | 60 | Appr. | |
113 | Nom. | articolo 3 | 447 | 446 | 1 | 224 | 446 | 60 | Appr. | |
114 | Nom. | articolo 4 | 437 | 436 | 1 | 219 | 436 | 60 | Appr. | |
115 | Nom. | ddl 3301 - voto finale | 452 | 451 | 1 | 226 | 451 | 60 | Appr. | |
116 | Nom. | ddl 3303 - articolo 1 | 435 | 433 | 2 | 217 | 433 | 60 | Appr. | |
117 | Nom. | articolo 2 | 432 | 431 | 1 | 216 | 431 | 60 | Appr. |
INDICE ELENCO N. 10 DI 10 (VOTAZIONI DAL N. 118 AL N. 120 | ||||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
118 | Nom. | articolo 3 | 441 | 440 | 1 | 221 | 439 | 1 | 60 | Appr. |
119 | Nom. | articolo 4 | 430 | 429 | 1 | 215 | 429 | 60 | Appr. | |
120 | Nom. | ddl 3303 - voto finale | 438 | 437 | 1 | 219 | 437 | 60 | Appr. |