La seduta comincia alle 11,35.
MARIZA BAFILE, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 7 giugno 2007.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bimbi, Boato, Bonelli, Brugger, Buontempo, Castagnetti, Cordoni, D'Alema, De Simone, Del Mese, Fabris, Folena, Galati, Gasparri, La Malfa, Letta, Lion, Lucà, Lusetti, Mazzocchi, Meta, Migliore, Morrone, Mussi, Oliva, Pinotti, Piscitello, Ranieri, Rigoni, Scajola, Spini, Stucchi e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale.
Ricordo che nella seduta del 7 giugno è stato da ultimo votato l'emendamento 49.300 (Nuova formulazione) della Commissione sostitutivo dell'articolo 49 e sono stati ovvero sono rimasti accantonati gli articoli 17 e 21, nonché tutte le proposte emendative ad essi riferite.
Sono state ovvero sono rimaste altresì accantonate le seguenti proposte emendative: con riferimento all'articolo 10, tutti gli emendamenti ad esso riferiti, nonché la votazione dell'articolo medesimo (essendo stati votati gli articoli aggiuntivi); con riferimento all'articolo 43, gli articoli aggiuntivi Folena 43.021 e Della Vedova 43.019.
Ricordo che il parere della Commissione bilancio sul testo al nostro esame è favorevole a condizione che, per il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, sia approvato l'emendamento 17.301 della Commissione.
Ricordo, altresì, che i gruppi di Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania hanno esaurito i tempi, compresi quelli aggiuntivi, a loro disposizione.
La Presidenza consentirà ai deputati appartenenti a tali gruppi di svolgere brevi interventi per dichiarazione di voto, attingendo
ai tempi riservati dal contingentamento per gli interventi a titolo personale, che viene a sua volta aumentato di un terzo rispetto a quello originariamente previsto anche a tal fine.
Avverto che la Commissione ha presentato un articolo aggiuntivo riferito all'articolo 43, nonché alcuni subemendamenti. I relativi testi sono in distribuzione. Il termine per la presentazione di subemendamenti al predetto articolo aggiuntivo è fissato alle 12,30.
Chiedo, dunque, al relatore quali indicazioni intenda dare all'Assemblea per la ripresa dei lavori.
ANDREA LULLI, Relatore. Propongo di stralciare gli articoli da 50 a 57, per rimandare l'esame di tali disposizioni alla Commissione di merito.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
GIANNI PAGLIARINI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANNI PAGLIARINI. Intervengo per segnalare un fatto grave. Questa mattina era prevista la manifestazione dei sindacati nazionali di CGIL, CISL e UIL dei pensionati. Nel corso di questa manifestazione c'è stato un intervento duro della polizia, i gruppi di pensionati sono stati dispersi e a coloro i quali si avviavano verso Palazzo Chigi con cappellini e ombrelli è stato imposto dalla polizia di togliere sia i cappellini che gli ombrelli.
Penso che la risposta della polizia sia inadeguata ed esagerata di fronte ad una manifestazione legittima che chiedeva più attenzione da parte della politica rispetto alle tematiche inerenti le pensioni, i pensionati e la quantità economica delle pensioni stesse.
Chiedo alla Presidenza di intervenire presso il Governo affinché fornisca chiarimenti su questo episodio increscioso.
PRESIDENTE. La Presidenza assumerà tutte le informazioni del caso e, a tal fine, prenderà contatti con il Governo.
PRESIDENTE. Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 11,46, è ripresa alle 12,05.
PRESIDENTE. Saluto il professor Charles Taylor e un gruppo di studenti dell'Università Virginia Tech di Blacksburg degli Stati Uniti, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune. Si tratta del Campus universitario nel quale lo scorso 16 aprile è avvenuta la strage in cui hanno perso la vita 32 studenti, a causa di un atto di follia da parte di un loro collega. Rivolgo loro un saluto particolare a nome della Presidenza e dell'Assemblea (Applausi).
Avverto che sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Borghesi 17.200 e Iannuzzi 58.200.
PRESIDENTE. Sulla proposta di stralcio avanzata dal relatore prima della sospensione della seduta, ai sensi dell'articolo 41 del Regolamento, darò la parola ad
un oratore contro e ad uno a favore per cinque minuti, dopo avere acquisito il parere del Governo.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo si rimette all'Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare a favore il presidente della Commissione trasporti, deputato Meta. Ne ha facoltà.
MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, interpretando le convinzioni di tutta la Commissione, sono a favore della proposta di stralcio avanzata dal relatore nel corso della seduta di questa mattina. Ritengo sia una proposta giusta, responsabile e anche coerente con lo spirito della norma contenuta nel disegno di legge che stiamo discutendo.
Apprezzo il lavoro serio che ha effettuato il relatore perché, nel tenere ferma la barra sull'esigenza di semplificazione a favore dell'utenza attraverso il varo di questa disciplina, non si è mai scordato di affrontare la questione del diritto al lavoro degli oltre tre mila dipendenti dell'ACI.
PRESIDENTE. Colleghi, vi prego di prestare attenzione e di fare silenzio.
MICHELE POMPEO META. Lo dimostra un emendamento che il relatore Lulli ha presentato al testo del Ministro Bersani, che, però, non aveva la copertura finanziaria.
Dopo il lavoro compiuto in Assemblea e nella Commissione, siamo nelle condizioni di trasferire questo patrimonio di confronti e di conoscenze nella Commissione di merito. Assumiamo l'impegno a ripartire proprio dal punto in cui questa discussione si è fermata.
Vorrei enunciare - anche se non si tratta di una delega, ma mi corre il dovere politico e morale di farlo - quattro punti che, a mio avviso, dobbiamo tenere fermi nel tentativo di fornire una risposta ai lavoratori, ma anche di riformare l'ACI: l'ACI è riformabile, non è il PCUS.
Questi quattro punti, a mio avviso, sono quelli che hanno ispirato i lavori del relatore e della Commissione: il mantenimento della natura pubblica dell'associazione (ente pubblico non economico), la garanzia dei lavoratori, la nuova missione e la semplificazione della procedura. Quando noi ci poniamo l'obbiettivo di considerare l'automobile un bene mobile da non registrare, rispondiamo in modo coerente ad una serie di iniziative che nel corso di questa legislatura, ma anche e soprattutto durante la scorsa legislatura, hanno visto gruppi di maggioranza e gruppi di opposizione presentare identiche proposte.
Ritengo, signor Presidente, che avere più tempo a disposizione e tornare nella sede naturale per affrontare tali questioni costituisca una garanzia per i lavoratori e per risolvere in maniera adeguata il tema della riforma di una realtà complessa come l'ACI. Ringraziamo per la sensibilità il relatore e il Governo e assumiamo l'impegno, nella Commissione trasporti, ad affrontare nel corso dell'estate, attraverso incontri, audizioni e confronti con le parti, una delle questioni che sono al centro del tentativo di semplificare e di riformare una materia così importante e complessa (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessuno chiedendo di parlare contro, avverto che procederemo con votazione, per alzata di mano. Pongo, quindi, in votazione nei termini testè prospettati dal relatore, la proposta di stralcio degli articoli da 50 a 57 del testo in esame, sulla quale il Governo si è rimesso all'Assemblea.
(È approvata).
Chiedo al relatore come intenda procedere.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, possiamo passare all'esame dell'articolo 58.
PRESIDENTE. Sta bene.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 58 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 2).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. La Commissione formula un invito al ritiro dei subemendamenti Lazzari 0.58.300.3 e Iannuzzi 0.58.300.1, con riferimento al quale, trattando un argomento molto importante, la Commissione propone ai presentatori di formulare un ordine del giorno con cui si impegni il Governo a disciplinare la materia che è «laterale» rispetto all'argomento in discussione. La Commissione esprime parere favorevole sul subemendamento Lazzari 0.58.300.8, mentre formula un invito al ritiro dei subemendamenti Lazzari 0.58.300.4, 0.58.300.9 e 0.58.300.5, Turco 0.58.300.10, Burgio 0.58.300.2 e Lazzari 0.58.300.6 e 0.58.300.7. La Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 58.300. I restanti emendamenti sarebbero preclusi dall'eventuale approvazione di tale emendamento.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, in caso di mancato accoglimento dell'invito al ritiro, il parere della Commissione si intende contrario?
ANDREA LULLI, Relatore. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Lazzari 0.58.300.3.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
LUIGI LAZZARI. No, signor Presidente, insisto per la votazione del mio subemendamento e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Ritengo che il mio subemendamento 0.58.300.3 introduca delle argomentazioni che meritavano almeno un approfondimento da parte della Commissione, del relatore e del Governo. In sostanza vorremmo valorizzare le associazioni dei consumatori dal punto di vista della loro capacità di intervenire nei giudizi, prevedendo anche alcune forme di sostegno finanziario.
Non so se l'invito al ritiro del subemendamento formulato dalla Commissione sia definitivo, né se altri colleghi della maggioranza ne condividano i contenuti. Chiedo, comunque, al relatore di riconsiderare il parere espresso, poiché ritengo che le associazioni dei consumatori meritino una maggiore attenzione, proprio nella direzione indicata dal subemendamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'articolo 58 che stiamo esaminando è estremamente importante perché fa riferimento ad una legge annuale per la promozione della concorrenza e della tutela dei consumatori. Con tale previsione il Governo e il Parlamento decidono di dotarsi di uno strumento annuale per verificare puntualmente quali possano essere le normative da varare a favore della concorrenza e dei consumatori.
In particolare, il comma 1-ter del subemendamento Lazzari 0.58.300.3 si riferisce alle modalità con cui vengono utilizzati gli introiti derivanti dalle sanzioni comminate dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Ciò è estremamente importante, perché ci siamo accorti che, in qualche misura, molte volte gli introiti non sono stati
finalizzati totalmente alla tutela dei consumatori, ma sono stati usati dal Governo - non mi riferisco al Governo in carica, ma anche a quello precedente - per ben altri scopi.
Quindi, sotto tale profilo, il subemendamento Lazzari non conferisce soltanto una forza contrattuale in più alle associazioni dei consumatori, ma identifica, in qualche modo, anche le possibilità di utilizzo degli introiti derivanti dalle sanzioni comminate dalle authority.
Il subemendamento in esame, dunque, merita attenzione e mi auguro, anche se comprendo le difficoltà in tal senso, che il relatore e il Governo ne possano prendere coscienza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia.
Onorevole Saglia, ricordo che, sulla base di quanto detto all'inizio della seduta, per i gruppi che hanno esaurito il tempo a loro disposizione si attinge dal tempo a titolo personale. Quindi, la Presidenza darà la parola per due minuti ad ogni deputato dei gruppi che hanno esaurito il loro tempo.
Prego, onorevole Saglia, ha facoltà di parlare.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, con la proposta in esame - su cui siamo tendenzialmente favorevoli - si effettua un'operazione, da un punto di vista parlamentare, molto significativa. Infatti, con l'emendamento della Commissione l'argomento si inserirà nell'iter parlamentare come fosse una legge comunitaria: si parlerà cioè di una legge annuale per la tutela dei consumatori.
I pericoli di tale iniziativa, ovviamente, sono costituiti dal fatto che possa diventare una sorta di legge annuale omnibus, che vedrà i vari Ministeri in conflitto sulle diverse materie. Il principio, però, è corretto in quanto si tratta di istituzionalizzare il «lenzuolo»: la «lenzuolata» diventa un fatto istituzionale annuale.
In ordine al subemendamento Lazzari, avverto che il gruppo di Alleanza Nazionale si asterrà dalla votazione perché, se da un lato appare assolutamente utile valorizzare il ruolo delle associazioni dei consumatori, dall'altro lato, è eccessivo consentire a tali associazioni anche la legittimazione di stare in giudizio, tema relativo a quello della class action. Quindi è una proposta emendativa che si pone fuori dal provvedimento in esame.
In quella sede discuteremo sull'effettiva rappresentatività di alcune associazioni, perché - insisto - se è vero che le associazioni dei consumatori devono essere valorizzate, è necessario anche stabilire delle regole di trasparenza, altrimenti ci ritroveremo delle realtà che hanno grandi finanziamenti, ma una scarsa rappresentanza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi sembra che per il mio gruppo l'onorevole Lazzari abbia solo risposto al relatore sulla richiesta di invito al ritiro. Quindi, credo che il mio gruppo debba ancora intervenire sul subemendamento in esame.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, lei parla a titolo personale perché per il suo gruppo è già intervenuto l'onorevole Lazzari.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, credo che il collega Lazzari abbia semplicemente risposto all'invito al ritiro del relatore e non sia effettivamente intervenuto.
PRESIDENTE. L'intervento del collega Lazzari risulta essere effettuato a nome del gruppo. Il primo rappresentante del gruppo che interviene, come lei sa, svolge l'intervento a nome del gruppo.
SIMONE BALDELLI. Allora, intervengo a titolo personale innanzitutto per sottoscrivere il subemendamento 0.58.300.3 del collega Lazzari.
In un'ottica improntata alla sussidiarietà, non solo verticale - riguardante, cioè, il rapporto con gli enti locali - ma anche orizzontale - che rende l'attività del privato complementare con il sistema pubblico, e quindi con le autorità e gli istituti di vigilanza (in questo caso l'Autorità garante della concorrenza e del mercato) - è evidente che il ruolo che le associazioni dei consumatori assumono è di particolare rilievo.
La ratio della proposta emendativa in esame, che può forse sembrare eccessiva nella sua concretizzazione normativa, è quella di riconoscere a tali associazioni uno specifico ruolo e, addirittura, la possibilità di rimborsare alcune parti delle loro attività attraverso l'utilizzo dei fondi derivanti dalle sanzioni comminate dall'Autorità garante alle aziende e alle società che violino le normative in vigore.
Si tratta di un subemendamento di buon senso: credo che la proposta formulata dal collega Lazzari possa essere valutata dal relatore o, perlomeno, se non si vuole accogliere la proposta contenuta nel subemendamento, che si possa verificare se vi sia, da parte del relatore, la disponibilità ad accogliere un eventuale ordine del giorno sul tema, prima di procedere alla votazione del subemendamento stesso.
PRESIDENTE. È stata formulata dall'onorevole Baldelli una specifica richiesta, e cioè se vi sia la disponibilità, prima di procedere al voto sulla proposta emendativa in esame, ad accogliere un ordine del giorno sul tema. Prendo atto che il relatore esprime la sua disponibilità, ma a tale richiesta deve rispondere il Governo, al quale spetta di accogliere o meno gli ordini del giorno.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo esprime la sua disponibilità a confrontarsi su un ordine del giorno che, però, non può definire i contenuti di un provvedimento che l'Assemblea discuterà all'esito del lavoro che le Commissioni competenti stanno già sviluppando. Esprimo, quindi, piena disponibilità, ma nel quadro dei principi che ho esposto.
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, il Governo intende dire che sono all'esame della Camera, nella Commissione competente, le proposte di legge relative alla cosiddetta class action: correttamente dal punto di vista istituzionale, quindi, il Governo non può accogliere un ordine del giorno che interviene nel merito di un lavoro che la Camera sta già svolgendo. Il Governo, però, afferma la sua disponibilità, stanti questi confini, ai quali in primo luogo la Presidenza e l'Assemblea devono attenersi.
Chiedo a questo punto al presentatore del subemendamento Lazzari 0.58.300.3 se acceda all'invito al ritiro, sulla base della disponibilità manifestata dal Governo.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lazzari 0.58.300.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 382
Votanti 341
Astenuti 41
Maggioranza 171
Hanno votato sì 114
Hanno votato no 227).
Prendo atto che i deputati Volontè e Mellano hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Prendo altresì atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo al subemendamento Iannuzzi 0.58.300.1.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore, il quale ha altresì chiesto la disponibilità a trasfonderne il contenuto in un ordine del giorno.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, aderiamo all'invito al ritiro e presenteremo un ordine del giorno, insieme con la collega Mariani, per impegnare il Governo a realizzare tutte le integrazioni e gli adeguamenti tempestivi ed integrali della normativa in materia di contratti di lavori pubblici, di servizi e forniture, per garantire adeguati livelli di tutela della concorrenza.
Con il subemendamento in esame abbiamo posto una questione che riteniamo rilevante, che cioè vi debba essere una costante capacità di introdurre, all'interno dell'ordinamento legislativo, tutte le modifiche e le innovazioni che vadano nella direzione di preservare, rafforzare e garantire adeguati standard di concorrenza in un settore così nevralgico come quello dei lavori pubblici, dei servizi e delle forniture.
Ci rendiamo conto che occorre anche valutare la normativa specifica di settore che disciplina il ruolo, le competenze e quindi anche la possibilità di rilievi, segnalazioni e indicazioni dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici.
Quindi, ciò che rileva per noi, e che sarà alla base dell'ordine del giorno che sottoporremo al Governo, è che ci siano un impegno e un'attenzione molto forti da parte dell'Esecutivo a tener conto di tutti gli elementi di novità, delle segnalazioni e degli aspetti di criticità che emergono, anche alla luce del ruolo e delle competenze dell'Autorità per la vigilanza sui lavori pubblici in un comparto così delicato e rilevante.
Anche in questo settore, infatti, vale il principio fondamentale della tutela dell'interesse generale della comunità, nonché del rafforzamento dei principi di efficienza e di economicità delle attività economiche. In particolare, vale la necessità di garantire che ipotesi di modifiche normative e concreta introduzione delle novelle legislative vadano di pari passo. Riteniamo che con l'ordine del giorno che presenteremo la questione sarà affrontata. Conseguentemente, accedo all'invito al ritiro del subemendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione del subemendamento Lazzari 0.58.300.8.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lazzari 0.58.300.8, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 378
Votanti 377
Astenuti 1
Maggioranza 189
Hanno votato sì 376
Hanno votato no 1).
Prendo atto che il deputato Burgio ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo al subemendamento Lazzari 0.58.300.4.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Il subemendamento in esame si collega in qualche modo alla proposta emendativa approvata e la precisa ulteriormente. Stiamo parlando, infatti, di un punto nevralgico: il tema della liberalizzazione che riguarda i servizi pubblici e, in particolare, quei servizi pubblici che vengono liberalizzati.
Il problema è che, da una parte, il Governo troppo spesso è, in qualche misura, in conflitto di interessi, avendo ancora partecipazioni rilevanti nelle società ex monopoliste, oggi Spa, che intervengono
sui mercati dei servizi, mentre, dall'altra parte, assume rilevanza l'influenza che gli operatori, in alcuni casi dominanti, esercitano nei mercati.
In tale contesto, quindi, precisare meglio che è necessario evitare situazioni asimmetriche consentirebbe di focalizzare ogni anno lo stato di avanzamento dei processi di liberalizzazione dei vari mercati, perché purtroppo, per come sono state gestite le privatizzazioni nel nostro Paese, soprattutto i servizi a rete hanno un grado di liberalizzazione molto diverso a seconda dei vari settori. Quindi, il gruppo di Alleanza Nazionale condivide e sostiene il subemendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, come il collega Saglia, sostengo, anche a nome del gruppo di Forza Italia, il subemendamento in questione, che ha lo scopo di introdurre alcune correzioni e un po' più di sobrietà nell'emendamento 58.300 della Commissione, consapevoli del rischio che la legge annuale sulla promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori possa portare all'esautoramento dell'Autorità antitrust.
Ci si muove su un crinale molto pericoloso. La riformulazione del comma 2, lettera b), che proponiamo, cerca, in realtà, di circoscrivere la norma e di dare, in tal modo, maggiore pregnanza e oggettività all'articolo in questione, che altrimenti rischia di diventare una mera elencazione di petizioni di principio. L'idea che proponiamo, quindi, è di concentrarsi nell'analisi su due aspetti: quello delle condizioni di asimmetria di mercato e quello della sussistenza di situazioni di cartello tra le imprese.
Resta, però, la considerazione di fondo: l'articolo e il provvedimento in esame debbono essere utilizzati con cautela, se non si vuole arrivare ad una situazione in cui le autorità indipendenti, in questo caso l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato, diventino per metà un ufficio studi e per metà un braccio esecutivo.
In questo senso, la proposta in esame cerca di circoscrivere e rendere più precise le indicazioni della previsione della legge annuale sulla concorrenza e la tutela dei consumatori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, credo che la finalità del subemendamento in esame, come spiegava l'onorevole Della Vedova, consista nel circoscrivere, ancora di più e in maniera più dettagliata, alcuni degli elementi guida che la legge annuale dovrebbe presentare.
Riteniamo che sia necessario intervenire in questo senso, e che la previsione di una legge annuale sia l'inizio di un percorso, anche se avvertiamo che il rischio è quello di trovarsi nelle stesse condizioni della legge comunitaria, cioè di una legge «tanto per farla», con interventi approssimativi. Il testo proposto dalla Commissione prevede anche la possibilità di conferire deleghe. In questo senso il subemendamento in esame definisce in maniera ancora maggiore, e forse anche più chiara, alcune competenze per quanto riguarda le asimmetrie, le concentrazioni di cartello e via dicendo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lazzari 0.58.300.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 387
Maggioranza 194
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 229).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo al subemendamento Lazzari 0.58.300.9.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, abbiamo presentato una serie di proposte emendative - tra le quali vi è il subemendamento in esame - per fornire indicazioni concrete su alcuni servizi che riteniamo essenziali, e ne facciamo menzione specifica (acqua, gas, elettricità), perché vi sia un'attenzione particolare nella legislazione che si andrebbe a promuovere di anno in anno, in modo tale che i prezzi di tali servizi possano essere contenuti il più possibile.
Devo dire che, in linea generale, vi è anche un problema di impostazione, perché in alcuni punti, ad esempio, del disegno di legge interveniamo su competenze delle autorità, e spesso ci siamo sentiti rispondere che non spetta al Parlamento dare indicazioni sulle competenze delle autorità e che è bene che queste ultime si muovano in forma autonoma. È vero il contrario: è vero che vi sono numerose segnalazioni delle autorità al Parlamento che spesso non sono esaminate e non si traducono in iniziative legislative, per cui mi chiedo anche come sarà esercitata la competenza a formulare una legge annuale che migliori la concorrenza nel nostro Paese. Comprendo che il sistema dovrebbe essere impostato in maniera equa, in modo tale che il potere concesso alle autorità faccia sì che esse funzionino nel vero senso della parola.
Mi chiedo anche se lo strumento legislativo non debba invece consistere, al di là delle previsioni contenute nel disegno di legge in esame, nel recepimento di una serie di indicazioni che provengono dalle autorità, in modo tale che si avvii a funzionalità vera l'assetto che vede Parlamento, Governo e autorità in armonia, affinché esplichino il massimo della loro attività.
Il subemendamento in esame, indicando con precisione alcuni servizi che riteniamo essenziali, meriterebbe di essere approvato, perché non vorremmo...
PRESIDENTE. Onorevole Lazzari, la prego di concludere.
LUIGI LAZZARI. Concludo, signor Presidente. Non vorremmo, dunque, che nella legislazione annuale che si varerà di tutto si parli tranne che dei servizi essenziali per i cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, sono rimasto francamente molto sorpreso dalla formulazione dell'emendamento 58.300 della Commissione. Esso fa riferimento a un principio, quello della garanzia dell'esercizio dei diritti civili e sociali, che dovrebbe essere già previsto dalla Costituzione e che pertanto mi sembra non del tutto attinente alla discussione che stiamo compiendo.
Peraltro il subemendamento in esame si coordina bene con il subemendamento Lazzari 0.58.300.8, poc'anzi approvato, in quanto interviene sui problemi relativi agli aumenti tariffari ingiustificati e delimita il campo di azione, essendo relativo alle forniture essenziali di acqua, gas ed elettricità. D'altra parte, sull'argomento interviene anche il successivo subemendamento Turco 0.58.300.10, che muove dal principio del miglior servizio possibile al minor costo possibile. Saremmo interessati a sapere dalla Commissione perché il subemendamento Lazzari 0.58.300.9 non è stato accettato, dato che a nostro avviso esso va nella direzione della concorrenza e dello sviluppo delle condizioni migliori di mercato per i consumatori.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, al pari dell'onorevole Gianfranco Conte rimango sorpreso per il fatto che il relatore prima e il Governo poi abbiano formulato un invito al ritiro del subemendamento Lazzari 0.58.300.9, dopo aver accettato il subemendamento Lazzari 0.58.300.8. Si entra nel merito di una
questione estremamente delicata: tutti ricordiamo lo stralcio che ha subìto il progetto di legge in materia di servizi pubblici, presentato dalla nostra formazione politica, nel momento in cui il disegno di legge Lanzillotta si è perso nei cassetti della Commissione.
Non riusciamo a capire come mai su una proposta così importante come il subemendamento Lazzari 0.58.300.9 si rivolga un invito al ritiro e non si accetti una riformulazione, dal momento che non esiste una regolamentazione che individui i confini relativi alle tariffe dei servizi di pubblica utilità, che sono indirizzati non solo ai consumatori e alle nostre famiglie, ma anche al mondo delle imprese. Chiedo dunque al relatore e al sottosegretario Bubbico di riconsiderare la propria posizione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, è singolare, come già osservato da alcuni colleghi, che venga espresso un parere negativo o perlomeno un invito al ritiro (che poi diventa un parere negativo) su una proposta emendativa attinente alla fornitura dei servizi pubblici essenziali quali gas, elettricità, acqua ed altri. Il subemendamento in esame chiama in causa il minor prezzo possibile come frutto dell'effettiva concorrenza e di un'effettiva dinamica di mercato, soprattutto in questi settori che oggi va molto di moda enunciare come settori in cui rispetto ad altri andrebbe rilanciata la competizione fra vari schieramenti per chi è più liberale, chi liberalizza di più, chi mette a disposizione dei cittadini consumatori le tariffe e i servizi migliori.
Ritengo, inoltre, signor Presidente, che non necessariamente, pur essendo la materia oggetto di un altro disegno di legge, presentato da un altro Ministro, il Governo, al pari di quanto accaduto in precedenza sulla proposta di un ordine del giorno da me formulata, debba inibirsi, per un non meglio precisato senso istituzionale, nel pronunciarsi a favore o contro un'ipotesi di ordine del giorno sostitutivo di una proposta emendativa...
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, la prego di concludere.
SIMONE BALDELLI. ...quando tale proposta emendativa riguarda anche provvedimenti che sono all'esame di una Commissione. Ritengo che ciò sia nella normale dinamica dei lavori parlamentari.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo per confermare il parere contrario sul subemendamento in esame e per sottolineare che la promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori tramite la legge annuale prevista dall'articolo di cui stiamo discutendo non può essere confusa con le politiche tariffarie, ancor più quando le stesse fanno riferimento a servizi oggetto di legislazione speciale.
L'acqua, come è stato già affermato e deciso, è un bene pubblico, ed il servizio idrico non è un'attività che può essere sviluppata in una condizione di mercato. Tale servizio deve realizzare le condizioni di efficienza ed efficacia nel quadro delle norme definite, senza che lo stesso soggiaccia alle regole del mercato, perché la risorsa idrica non è un bene - per così dire - privatizzabile. L'elettricità è oggetto di discipline diverse, delle quali, peraltro, l'altro ramo del Parlamento si sta occupando proprio in questo periodo. Per questi motivi, segnalando la mancata relazione tra le questioni poste e le politiche tariffarie, confermo il parere contrario precedentemente espresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, intanto ringrazio il sottosegretario per la cortesia mostrata nel rispondere anche ad una sollecitazione che veniva dal nostro gruppo; però mi permetta di non essere d'accordo con lei, in considerazione del fatto che, pur acquisendo le sue valutazioni, stiamo discutendo una norma che dovrebbe conferire un indirizzo generale alla questione del rapporto tra consumatori e fornitori di servizi, e soprattutto alla concorrenza.
È proprio per questo motivo - stabilendo un principio generale da inserire in una delega - che riteniamo utile garantire il minor costo possibile per i servizi di fornitura essenziali. Pertanto non capiamo perché lei, signor sottosegretario, insista nel non voler accettare il nostro subemendamento (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, le argomentazioni addotte dal sottosegretario Bubbico mi fanno rilevare due aspetti: non avevamo problemi nel definire il servizio dell'acqua come bene pubblico, ma non siamo d'accordo sul fatto che tale tema sia stato inserito proprio nel provvedimento all'esame dell'aula, sottraendolo all'indicazione di specialità che riguardava i servizi pubblici relativi al cosiddetto disegno di legge Lanzillotta; in secondo luogo certamente non credo che l'indicazione di una linea d'indirizzo per i servizi di gas ed elettricità sia incompatibile con il fatto che si discuta di tali servizi nel disegno di legge all'esame del Senato. In questa sede facciamo riferimento ad una legge di indirizzo che entrerà in vigore dal prossimo anno, e sarebbe opportuno che proprio sul gas e sull'energia elettrica si realizzasse un effettivo processo di liberalizzazione, che è ancora incompiuto.
A maggior ragione, quindi, far riferimento a questi due specifici aspetti significa anche impegnare il Parlamento e il Governo a rompere le ultime barriere che, in qualche modo, implicano la totale incapacità di liberalizzare il mercato in questi due settori vitali per l'economia del nostro Paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lazzari 0.58.300.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 398
Votanti 389
Astenuti 9
Maggioranza 195
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 222).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo al subemendamento Lazzari 0.58.300.5.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
LUIGI LAZZARI. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, vi è un invito al ritiro di questo mio subemendamento ma mi aspetterei una posizione diversa, perché anche in merito si torna sul tema della valorizzazione non solo delle associazioni, ma proprio del Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti, inserendo una lettera d) al comma 2, - proposta che, secondo noi, potrebbe essere tranquillamente ammessa e accolta - e correggendo, poi, il comma 3. Spesso, nella formulazione del testo abbiamo previsto la consultazione di una serie di soggetti, ma ci pare che i consumatori vengano relegati ad un ruolo marginale. Se quella di cui si tratta deve essere una normativa annuale che va incontro
alle esigenze dei consumatori e della concorrenza, credo che inserire un punto specifico, ossia una lettera d), come prevede questo subemendamento, sia una proposta utile. Chiedo quindi se può esserci una riconsiderazione del parere precedentemente espresso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, ovviamente. Devo dire che da entrambe le parti, alludo agli schieramenti, si presta particolare attenzione spesso più alle parole che ai fatti nei riguardi dei consumatori, dei nostri concittadini: lo notiamo anche oggi, nell'elaborare il completamento di una normativa con un'apposita lettera d), che riguarda una vera e propria valorizzazione dei consumatori. Prendo spunto dalla normativa di riferimento del 2005 e dal ruolo che svolgerebbe in tale ambito il Consiglio nazionale dell'associazione dei consumatori. Non si capisce perché, anche in questo caso, si formuli un invito al ritiro e...
PRESIDENTE. Onorevole Bernardo, la prego di concludere.
MAURIZIO BERNARDO. ... e non si opti, invece, per dare maggiore responsabilità e ruolo alle associazioni dei consumatori. D'altra parte è evidente che se fosse respinto questo subemendamento ovviamente scomparirebbe il ruolo dei consumatori e, quindi, le diverse prerogative, per lasciare spazio invece agli altri sistemi, produttivo e industriale, che vengono contemplati. Ci aspettiamo quindi una risposta che chiarisca la questione, come purtroppo non è avvenuto ...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Bernardo.
MAURIZIO BERNARDO. ... per le votazioni precedenti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, colleghiamo questa proposta emendativa al subemendamento Lazzari 0.58.300.3, che è stato respinto. Attraverso la proposta emendativa in esame si potrebbero infatti, in qualche modo, far rientrare nella tutela le associazioni dei consumatori e degli utenti, ai sensi dell'articolo 136, comma 4, del decreto legislativo n. 206 del 2005. Pertanto, anche in relazione al voto favorevole da noi espresso sul subemendamento Lazzari 0.58.300.3, preannunziamo il voto favorevole del gruppo UDC sul subemendamento Lazzari 0.58.300.5.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo sempre nell'ambito del quadro generale di sussidiarietà, che riguarda la complementarietà dell'intervento del privato insieme a quello pubblico, e sul fatto che il Consiglio nazionale dei consumatori e degli utenti è, in qualche modo, istituzionalizzato. È evidente che la considerazione delle proposte avanzate da tale Consiglio - che non devono essere acquisite in quanto tali, ma prese in considerazione - può essere uno degli elementi che introduce all'interno di questa normativa il principio dell'ascolto. Quindi, attenzione alle associazioni dei consumatori e ascolto al menzionato Consiglio, che ha la facoltà di elaborare alcune proposte, così come tutti hanno facoltà di elaborarle, ma che può anche, nel suo plenum, nella sua interezza, ratificarle e sottoporle all'attenzione del Governo per la legge annuale. Crediamo che ciò sia uno degli elementi che aiutano ad aprire le porte del «Palazzo della legislazione», al dialogo...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Baldelli.
SIMONE BALDELLI. ... con la società civile e con coloro che si occupano in via
puramente associativa - quindi, su base volontaria - della tutela del consumatore. Crediamo che sia singolare una preclusione su questo subemendamento e anche su questo aspetto...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Baldelli.
SIMONE BALDELLI. ... contiamo sulla possibilità di riformulare tale genere di iniziativa più in generale, magari comprendendo anche la precedente proposta emendativa nella formulazione di un ordine del giorno che, a questo punto, potrebbe forse rappresentare la strada migliore per mantenere saldi i ricordati principi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lazzari 0.58.300.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 399
Votanti 386
Astenuti 13
Maggioranza 194
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 231).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo al subemendamento Turco 0.58.300.10. Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MAURIZIO TURCO. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, noi riteniamo che questo subemendamento sia una specificazione del subemendamento Lazzari 0.58.300.8 - che il Governo aveva accettato -, poiché si riferisce alla fornitura di beni e servizi essenziali, quali acqua, elettricità e gas. Chiediamo che venga applicato il principio del miglior servizio possibile al miglior costo possibile, anche in deroga alle disposizioni sulla concorrenza, prevedendo inoltre disposizioni sanzionatorie per le relative violazioni.
Chiediamo ciò perché spesso, quando si parla di liberalizzazioni, si intende erroneamente che liberalizzare significhi non avere regole. Noi, invece, riteniamo che le regole - proprio perché ci troviamo nel campo delle liberalizzazioni - devono essere molto stringenti, soprattutto quando si parla di servizi essenziali.
Aggiungo che il subemendamento in esame contiene anche una specificazione rispetto al subemendamento Burgio 0.58.300.2, che prevede disposizioni che garantiscano l'accessibilità universale di beni e servizi. Riteniamo di aver fatto, in questo modo, una specificazione dei due subemendamenti, uno dei quali è stato anche accolto dal Governo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente intervengo per sottoscrivere il subemendamento Turco 0.58.300.10, poiché riteniamo assolutamente condivisibile il principio del miglior prezzo al miglior costo possibile. Crediamo che sia logico il ragionamento del collega che mi ha preceduto, laddove si vadano ad individuare meccanismi e regole certe nell'ambito di un sistema liberale. Siamo altresì convinti che non esistano regole certe nell'ambito di un sistema di questo tipo, in assenza di meccanismi sanzionatori.
Quindi, riteniamo corretta la formulazione del subemendamento Turco 0.58.300.10 e preannunzio che il nostro gruppo voterà a favore della sua approvazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente intervengo anche io per sottoscrivere il subemendamento Turco 0.58.300.10, con particolare riferimento al fatto che si tratta di acqua ed energia; quindi, un conto è la concorrenza, un conto è la «giungla» del mercato. Occorre, dunque, intervenire a tutela del cittadino.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, vorrei esprimere la perplessità del gruppo di Alleanza Nazionale sul subemendamento in esame, perché, in linea di principio è assolutamente condivisibile che ad aumenti di prezzo ingiustificati intervenga una autorità, anche con poteri sanzionatori; tuttavia, il problema è che se tale principio non viene declinato in maniera adeguata, si rischia di tornare ad una sorta di prezzo amministrato. Il problema, quindi, è legato alla complessità della materia e, soprattutto, al rischio di negare l'esplicarsi del mercato, che, in termini di tariffe, non dovrebbe salire oltre un determinato livello; se si fissa, però, un limite, esso diventa quasi un incentivo ad oltrepassarlo.
Credo, dunque, che il mercato abbia bisogno di regole e non di prezzi amministrati. Per tale ragione, voteremo contro questo subemendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Turco 0.58.300.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 410
Votanti 408
Astenuti 2
Maggioranza 205
Hanno votato sì 37
Hanno votato no 371).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo al subemendamento Burgio 0.58.300.2.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ALBERTO BURGIO. Lo ritiriamo, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo al subemendamento Lazzari 0.58.300.6.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
LUIGI LAZZARI. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Presidente, si tratta, semplicemente, di una correzione formale, ma non solo: infatti, il testo presentato dalla Commissione contiene l'elencazione dei soggetti che, ogni anno, verrebbero auditi dal Ministro per preparare e predisporre il disegno di legge previsto dalla normativa. Naturalmente, vi è il rischio che alcuni soggetti siano inclusi ed altri no.
Pertanto, su un piano - lo ripeto - squisitamente formale, proponiamo che si parli semplicemente di associazioni, senza specificare imprenditoriali, sociali, sindacali o altro. Questo è il senso del nostro subemendamento che, a nostro avviso, invece di essere oggetto di un invito al ritiro, potrebbe essere accettato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento
Lazzari 0.58.300.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 411
Astenuti 1
Maggioranza 206
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 250).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione del subemendamento Lazzari 0.58.300.7.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Lazzari 0.58.300.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 414
Votanti 399
Astenuti 15
Maggioranza 200
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 236).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 58.300 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, innanzitutto le proposte emendative presentate dai colleghi dell'opposizione hanno trovato poco ascolto. Detto ciò, tuttavia, mi sento di affermare che l'iniziativa è un tentativo positivo; le perplessità ci sono poiché è chiaro che questo provvedimento rischia di diventare un omnibus in cui, come sta accadendo, mentre nel titolo si parla di concorrenza e tutela dei consumatori, nel contenuto si fa altro.
È chiaro che, quando sarà attuata, questa legge sulla concorrenza dovrà essere calibrata in maniera molto precisa, in modo da non rischiare che accada quanto è avvenuto sul tema dei servizi idrici: ossia, invece di fare un passo avanti verso la concorrenza, se ne fanno due indietro verso una sorta di «rinazionalizzazione». Tuttavia, poiché non vogliamo fare un processo alle intenzioni e crediamo che lo strumento possa essere utile, dichiaro il nostro voto favorevole al subemendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'iniziativa è assolutamente da condividere. Esiste una preoccupazione che rivolgo al relatore: come armonizzare l'iniziativa parlamentare e di Governo con le authority? Si corre infatti il rischio che, in qualche modo, sorgano conflitti di competenza in aree entro le quali, in molte occasioni, il Parlamento potrebbe essere invadente. Per quanto mi riguarda, ho avuto la sensazione che ciò sia stato fatto anche nel precedente «decreto Bersani» in cui, per alcuni versi, si potevano, per via amministrativa, emanare alcune norme che poi si è provveduto, invece, a varare sotto forma di disposizioni legislative.
È importante che non si verifichi un conflitto di competenze. Sappiamo già perfettamente che la logica della presenza nel nostro Paese delle authority non è stata ancora completamente digerita, sotto il profilo della cosiddetta democrazia partecipata, e c'è qualche difficoltà. Molte volte il Parlamento e il Governo sono stati tendenzialmente portati a proporre, anche nei progetti di legge, la costituzione di nuove authority rispetto a quelle già esistenti, senza avere la capacità di riorganizzare complessivamente l'ambito entro il quale devono muoversi le authority già presenti.
Mi auguro che l'iniziativa di una legge annuale in tema di concorrenza e di tutela dei consumatori possa anche dirimere e far percepire, in maniera più precisa, le competenze del Parlamento e delle authority in tale materia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, altri direbbero che, in un paese normale, una legge di questo tipo non dovrebbe trovare cittadinanza, perché consistente in una serie di enunciazioni di principi che già dovrebbero far parte del patrimonio comune dei legislatori, di qualunque colore politico.
Come ho già detto poc'anzi, si tratta di un provvedimento che, di fatto, rischia di interferire pesantemente - svuotandole di autorevolezza e spesso anche di funzioni - con le autorità preposte alla concorrenza (innanzitutto, l'Antitrust ma, per molti aspetti, anche l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni).
Si tratta, pertanto, di un provvedimento che rischia di costituire un sovrappiù burocratico di iter parlamentari, di rinvii e di correzione di provvedimenti anche appena emanati. Pertanto, ritengo che, forse, un eccesso di zelo o di wishful thinking abbia portato a pensare che una legge ad hoc potesse costituire lo strumento per completare la liberalizzazione di alcuni mercati.
Invece, a mio avviso, la situazione andrebbe affrontata mediante singoli provvedimenti e singoli temi, anziché attraverso microinterventi su tanti settori come, in realtà, è stato fatto mediante il disegno di legge in esame.
Ritengo che, istituzionalizzare tale provvedimento - perché questo sta avvenendo, nei fatti - rendendolo un appuntamento fisso annuale, non possa apportare un grande servizio alla liberalizzazione dei mercati del nostro Paese.
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, la prego di concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Ritengo, comunque, che il Governo e la maggioranza si debbano assumere la responsabilità di questa innovazione. Pertanto, avendo cercato di migliorare il testo e non essendoci riusciti, ci asterremo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, mi unisco alle considerazioni fondate, ragionevoli e puntuali svolte dal collega Della Vedova, sottolineando anche il rischio di «comunitarizzazione» delle liberalizzazioni nel nostro Paese.
La necessità e l'imposizione di adottare una legge - ed una sola - ogni anno, significa creare un grande ingorgo, non solo in termini di richieste di liberalizzazioni e di raccolta delle proposte e dei rilievi provenienti dalle autorità.
Pertanto, come giustamente detto dal collega D'Agrò, è necessario chiedersi quale sia il senso della concomitanza di tali authority con una legislazione parallela che, annualmente, da un lato colga i rilievi sollevati da queste ultime, dall'altro si sovrapponga ad esse, in quanto l'authority commina sanzioni, pur muovendo dei rilievi, e la legislazione opera in senso normativo.
Si rischia di creare un grande pasticcio, non solo per l'ingorgo di tali esigenze, ma anche, contemporaneamente, di quelle che fanno capo ad associazioni o a lobby. C'è il rischio che ciò divenga occasione di una guerra di mercato e di antimercato, all'interno della quale, anziché fare un favore ai cittadini, si finisce per complicare loro la vita.
Crediamo che lo strumento della normazione a mezzo di legge ordinaria sia migliore di quello della decretazione d'urgenza che fino ad oggi il Governo ha voluto utilizzare, secondo noi in maniera errata.
Peraltro, parliamo di un Governo che si ispira a logiche concertative, ma spesso senza neanche ascoltare i diretti interessati a tali iniziative. Crediamo, però, che il
rischio sia un altro, ossia che una legge annuale diventi un grande treno...
PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, deve concludere.
SIMONE BALDELLI. ...su cui ci sia una grande fretta di salire e forse - mi permetta la battuta - per tanti cittadini e per tanti consumatori, una grande volontà di scendere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo solo per dire che, francamente, un meccanismo che prevede tale ciclicità non ci convince. Non dà sicuramente garanzie di efficacia e non ci sono neanche riprove del fatto che, nel recente passato, tali tipi di sistemi abbiano prodotto risultati nella direzione auspicata di un miglioramento della concorrenza e trasparenza dei mercati.
Peraltro, come hanno già avuto modo di argomentare alcuni dei colleghi che mi hanno preceduto, resta incomprensibile il meccanismo che possa, ad un certo punto, far coesistere il sistema di sorveglianza e di vigilanza dei mercati, in questo momento retto dall'authority, ed un sistema, quale quello in esame, che prevede di fatto una sorta di supercommissariamento dell'authority da parte del Governo, poiché credo che stiamo parlando di ciò.
Fra le altre osservazioni che si potrebbero fare sull'emendamento 58.300 della Commissione, trovo quanto meno singolare che si arrivi a una formulazione di questo tipo, contestualmente alla discussione o all'inizio della discussione (non abbiamo ancora ben capito a che punto siamo) del disegno di legge sulle authority da parte del Senato.
Quindi, preferiremmo che, questa volta, si evitasse di pasticciare, di sovrapporre le competenze del Governo e quelle delle authority ancor prima che la legge di riordino su queste ultime possa vedere la luce.
Sappiamo bene quali siano le difficoltà del Governo a trovare i numeri e a raccogliere adesioni su un disegno di legge ovviamente non condiviso.
PRESIDENTE. Onorevole Fava, concluda.
GIOVANNI FAVA. Sappiamo anche che l'iter procedimentale e parlamentare devono fare il loro corso. Quindi, preferiremmo che si attendesse l'esito successivo (spero a breve senza dover aspettare Natale) della discussione e dell'eventuale votazione al Senato, per poter poi procedere ad una valutazione più completa di tale emendamento che non ci sentiamo di avallare.
Pertanto, preannuncio il voto contrario del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, ci sembra che tale emendamento sia una sorta di polizza di assicurazione. Il Governo è rimasto talmente entusiasta delle liberalizzazioni (che, come i giornali hanno detto, da lenzuolate sono diventate federe), che si propone di ripetere la presentazione di tale provvedimento ogni anno.
In verità, sappiamo come andranno a finire le cose. Già nella legge finanziaria erano previsti 400 tra regolamenti, direttive, provvedimenti legislativi che accompagnavano la stessa, per molti dei quali l'iter di approvazione non è neanche stato avviato.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
GIANFRANCO CONTE. Concludo, Presidente. Immagino che, poiché alla mancata adozione di una legge annuale non segue alcun tipo di sanzione, ci ritroveremo molto presto con una pia illusione e nient'altro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 58.300 della Commissione, accettato dal Governo, nel testo subemendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 404
Votanti 339
Astenuti 65
Maggioranza 170
Hanno votato sì 323
Hanno votato no 16).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
I successivi emendamenti sono preclusi dall'approvazione dell'emendamento 58.300 della Commissione, testé approvato, che è interamente sostitutivo dell'articolo 58. Pertanto, l'articolo 58 non sarà posto in votazione.
Cosa propone a questo punto il relatore?
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di passare all'esame dell'articolo 17, a cui è stato presentato soltanto l'emendamento 17.301 della Commissione.
PRESIDENTE. Sta bene.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione raccomanda l'approvazione del suo emendamento 17.301.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il Governo accetta l'emendamento 17.301 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento 17.301 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, questo emendamento è stato proposto ed esaminato in modo approfondito nel corso dell'esame in Commissione. Il problema è che siamo di fronte ad un'iniziativa che, francamente, non c'entra proprio nulla con la concorrenza. Con questo emendamento si vogliono agevolare i cosiddetti prodotti del commercio equo e solidale, investendo una somma di 10 milioni di euro. A noi piacerebbe, invece, che su questo tema prima o poi si approvasse una normativa, che definisse gli standard di qualità di questo commercio.
Il problema è che, in linea di principio, nessuno si può dichiarare contrario ad un commercio che porta benefici ai Paesi in via di sviluppo o a questioni di questo tipo. Siamo tutti favorevoli! Il problema è però che, a volte, anche dietro a bellissime intenzioni, rischia di celarsi il tentativo di «marketing», cioè di vendere prodotti che di equo e solidale non hanno nulla. Tali prodotti vengono immessi sul mercato illudendo il consumatore che comprandoli sta aiutando qualcuno, quando in realtà si aiuta qualcuno che di equo e solidale ha poco, se non nulla.
Esprimeremo, quindi, un voto contrario, perché non crediamo che ci siano regole adeguate per potere incentivare, con effettiva trasparenza, quello che potrebbe essere un mercato positivo, ma che alla luce dell'attuale normativa è francamente un po' un Far west.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, vorrei far riferimento ad un'altra questione
che evidenzia i limiti di questo provvedimento. L'articolo 17 è ricompreso nel titolo II: Impresa più facile.
L'attinenza del commercio equo e solidale rispetto a questo titolo, effettivamente, è un problema che ci poniamo. Forse con questo provvedimento si intendevano mantenere equilibri interni alla maggioranza, per cui bisognava inserire anche questo argomento.
In questo modo, però, il disegno di legge in esame va a perdere di significato, si viene in qualche modo a svilire il segno vero e tangibile delle liberalizzazioni che il Ministro Bersani voleva inserire.
Comprendo perfettamente i «salti» compiuti dal relatore. Qualche volta, il fatto che il Governo si sia morsicato la lingua su aspetti di questo genere è stato fortemente eloquente. Però, l'opposizione non può accettare che simili storture siano inserite in un provvedimento, che all'inizio avevamo guardato con particolare attenzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, dissentirò rispetto alle indicazioni che sono venute dai colleghi. Sono assolutamente contrario a questa norma, per due ragioni di principio. La prima è che qui si afferma di favorire la diffusione dei prodotti del commercio equo e solidale. Francamente in questo caso non si tratta di concorrenza, ma di favorire un mercato.
Sarebbe stato più opportuno affrontare questo tema altrove, farne oggetto di un progetto di legge vero e proprio.
Quello che però, francamente, mi induce a preferire la soluzione del voto contrario è che qui si introduce un provvedimento che ha valenza solo annuale, per così dire sperimentale, e le risorse necessarie a coprire l'operazione, cioè dieci milioni di euro, vengono prelevate da quelle destinate al settore della sanità.
Siete liberi di fare quello che meglio credete, ma in un momento in cui il settore della sanità non versa in condizioni strepitose e in cui siamo costretti a salvaguardare i disavanzi anche della regione Lazio, non troviamo niente di meglio da fare (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) che stornare dieci milioni dalle risorse destinate alla sanità per favorire il commercio; ciò, probabilmente, perché bisognerà poi intervenire con sostanze chimiche per sistemare questi prodotti, che devono essere inseriti nel mercato nazionale.
Preannuncio, quindi, un voto contrario sulla proposta emendativa in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, interverrò anch'io per un minuto per cercare di chiedere per l'ennesima volta al relatore e al Governo, che vedo molto attento nell'esaminare il provvedimento, di stralciare l'articolo in esame.
Non voglio ripetere le argomentazioni del nostro capogruppo D'Agrò e neanche quelle intelligenti di Gianfranco Conte. Tuttavia, un argomento tanto importante e che coglie la sensibilità di tanti di noi non può essere inserito in un siffatto provvedimento. Se fosse possibile discuterlo in un provvedimento ad hoc, magari in funzione del fatto che il più importante e intelligente propugnatore del commercio equo e solidale, il fondatore di Slow food, è entrato nel panel dei fondatori del Partito democratico...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUCA VOLONTÈ. Chiederei un minimo di pudore e un minimo di interesse per l'argomento stralciandolo dal provvedimento in esame (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro) e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anch'io penso che sarebbe molto più opportuno stralciare l'articolo in esame. Chi ha avuto modo di approfondire la questione del commercio equo e solidale sa che la possibilità vera di raggiungere l'obiettivo che tale commercio si pone, cioé la promozione delle produzioni ecocompatibili nei paesi del Terzo mondo, è legata alla massimizzazione del volume delle vendite. L'articolo in esame, invece, sembra volto non a favorire l'accesso alla grande distribuzione dei prodotti del commercio equo e solidale, ma a dare un «vantaggino» in termini di imposte dirette a chi già oggi, nei piccoli negozi, vende tali prodotti.
Non si tratta quindi, così come sembra (perciò credo che l'articolo vada stralciato e che vada approfondita la questione), di un intervento a vantaggio del commercio e dei produttori.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. È al più un intervento a vantaggio di chi oggi in Italia, in un sistema non adeguato rispetto alla realtà del fair trade olandese, svizzero e degli altri grandi Paesi, vende tali prodotti.
Credo quindi che, così com'è, il provvedimento non abbia senso e sia controproducente, per cui mi associo all'invito allo stralcio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, altri colleghi prima di me hanno già spiegato molto bene le ragioni per cui sarebbe piuttosto opportuno, e su ciò sarebbe interessante ascoltare i pareri del Governo e del relatore di maggioranza, stralciare il provvedimento in esame. Tra l'altro, anche da questo traspare una venatura dirigista, che permane in tutto il provvedimento.
Colleghi, il mercato, la libera concorrenza, quella che poi va a favore dei cittadini e degli utenti, non la si fa imponendo dall'alto, per legge, l'obbligo alla liberalizzazione o imponendo dall'alto la destinazione di 10 milioni di finanziamento: si tratta evidentemente di un favore agli amici, a un settore amico.
Quando si approva un provvedimento così ampio è anche possibile che il Governo inserisca una disposizione volta a favorire un settore, anche come controprestazione politica nei confronti di una parte della sua maggioranza.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
SIMONE BALDELLI. Però in questo caso, trattandosi di una previsione non solo sfacciata, ma anche controproducente in termini di mercato, sarebbe opportuno dal punto di vista sia politico...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
SIMONE BALDELLI. ...sia dell'opportunità delle regole del mercato, stralciare l'articolo in esame, per fare sì che veramente il provvedimento vada a vantaggio dei consumatori e degli utenti, anziché fare solo delle cortesie a settori amici.
PRESIDENTE. Comunico ai colleghi che sono esauriti anche i tempi aggiuntivi riservati agli interventi a titolo personale, che erano stati concessi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, esprimo la mia opinione su questo argomento poiché l'operazione cui assistiamo, quella cioè di dare un contentino ad alcuni ambienti della maggioranza, viene effettuata in una maniera davvero maldestra. In questo modo, infatti, si svilisce il tema serio ed importante dei rapporti con le economie dei Paesi deboli, riducendolo alla semplice elargizione di una piccola mancia di carità.
Mi piacerebbe in futuro poter verificare i risultati della norma che viene proposta: se sarà approvata, mi piacerebbe sapere
come e dove saranno spesi i 10 milioni di euro previsti e quali effetti avranno prodotto.
Se mi è consentita un'ultima battuta, forse si sarebbe ottenuto di più se avessimo utilizzato una sorta di moral suasion...
PRESIDENTE. Deve concludere.
LUIGI LAZZARI. Concludo, Presidente. Dal momento che si tratta di un provvedimento che va incontro ad alcuni interessi - per fare nome e cognome, quelli delle coop - forse sarebbe stato più facile raggiungere l'obiettivo pregando le coop di dare maggiore visibilità a questi prodotti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente, condivido gli interventi dei miei colleghi, ma vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea su un aspetto che va al di là della problematica specifica della copertura dei 10 milioni di euro per l'esercizio 2008, che, peraltro, viene operata riducendo i fondi del decreto sul ripiano selettivo dei disavanzi della sanità, che abbiamo convertito in legge solo pochi giorni fa.
Il punto è il seguente: considerato che si propone di inserire una norma che introduce la sperimentazione di un'agevolazione fiscale solo per l'esercizio 2008, credo che sarebbe molto più opportuno, corretto e lineare che questa proposta venisse stralciata e ripresentata in sede dell'esame della prossima legge finanziaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, credo non sfugga ad alcuno il sapore politico della proposta al nostro esame, probabilmente rafforzato anche da ciò che è accaduto lo scorso fine settimana.
Se davvero vi fosse la volontà di prestare un'attenzione reale ad un argomento così delicato, si dovrebbe pensare ad un disegno di legge ad hoc e non a soddisfare alcuni settori della maggioranza. In particolare, considerato quante volte i temi della salute sono stati affrontati in quest'aula, come in altri contesti, si dovrebbe prestare ad essi un'attenzione vera e non attingere i fondi da tale settore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, colleghi, soprattutto della destra, voler far passare questo provvedimento come un favore nei confronti di qualcuno è il tentativo più ignobile che ho sentito. Non si tratta di questo e lo dimostrerò.
Qual è il rapporto fra i Paesi che definiamo impropriamente «sottosviluppati» e l'Occidente o - se si preferisce - l'Unione europea? Noi istituiamo contributi in favore della nostra agricoltura e mettiamo di fatto fuori mercato i prodotti che provengono, ad esempio, dall'Africa. In altri termini, mentre le nostre produzioni vengono soccorse dagli aiuti comunitari, quelle africane non godono di alcun sostegno. È evidente che in questo modo i prezzi vengono alterati e che la concorrenza è di conseguenza impossibile.
Questo provvedimento - lo si dice esplicitamente - presenta un carattere puramente sperimentale: esso tenta di trovare un metodo per superare queste contraddizioni, che trascuriamo sempre, poiché trascuriamo sempre ciò che non è vicino a noi, cioè il Terzo e il Quarto mondo anche se abbiamo un'economia e una cultura globalizzate!
Dobbiamo farci carico, seppure in pillole, di tali problematiche, anche se - lo ripeto - questa proposta altro non è che una pillola: si tratta di una prova che cerchiamo di affrontare, dando un segnale culturale e politico ai Paesi che tentano, in qualche modo, di sollevarsi dalla miseria, dall'arretratezza, dalla povertà e dal degrado ambientale, che noi abbiamo contribuito a determinare.
Quindi, a nome del gruppo Italia dei Valori - ma, credo, dell'intero centrosinistra - respingo il giudizio per cui staremmo facendo un favore a qualcuno. Piuttosto, stiamo dando la dimostrazione di una cultura diversa del centrosinistra, che è orientata a guardare ai problemi del Terzo e Quarto mondo con concretezza e attraverso misure che avviino i problemi ad una soluzione strutturale: non si tratta, cioè, di fornire il pesce, ma la canna; bisogna «imparare» a pescare.
Il commercio equo e solidale - questo è solo un primo accenno - si muove in questa direzione quindi respingiamo al mittente le accuse di favoritismo a qualcheduno, che peraltro non saprei neppure chi potrebbe essere (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia). Noi intendiamo favorire i lavoratori del Terzo e Quarto mondo, che hanno fiducia nell'Occidente, e dare una mano seria, forte e coerente contro un capitalismo sempre più prepotente ed invadente.
Con l'approvazione di questo piccolo emendamento realizziamo un'azione di tipo culturale, indicando la strada verso uno sviluppo equo e solidale e verso una solidarietà che soltanto la sinistra sa interpretare (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turco. Ne ha facoltà.
MAURIZIO TURCO. Signor Presidente, proprio ascoltando le motivazioni che inducono il collega D'Ulizia a votare a favore dell'emendamento 17.301 della Commissione, vorrei sottolineare ciò che è stato sostenuto in questa sede: i Paesi europei, grazie al loro protezionismo, affamano i Paesi sottosviluppati, che tali sono e tali resteranno (Commenti del deputato Volontè).
La politica da adottare, allora, non è quella di sostenere la diffusione dei prodotti nel nostro Paese, bensì quella che abbiamo suggerito durante l'esame del disegno di legge finanziaria, quando con una risoluzione - in questo Parlamento, una risoluzione vale quel che vale, ma era comunque un segnale - invitavamo il Governo a farsi portavoce, all'interno delle istituzioni comunitarie, di una revisione della politica agricola comune. È chiaro che l'emendamento 17.301 della Commissione serve unicamente a favorire i diffusori dei prodotti che derivano dal commercio equo e solidale, ma non i produttori.
Noi, invece, intendiamo superare - come facciamo da anni all'interno del Parlamento europeo - proprio quella politica agricola comune, che è fondamento e causa dell'impossibilità, per i Paesi in questione, di esportare i loro prodotti nell'economia europea.
Inoltre, l'economia europea, con gli aiuti alle esportazioni, impedisce ai Paesi sottosviluppati di avere una loro economia concorrenziale, in grado di partecipare anch'essa al mercato.
Per queste ragioni, annuncio il voto contrario del nostro gruppo sull'emendamento in discussione (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e di deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, confesso che, rispetto all'emendamento 17.301 della Commissione, ero un po' perplesso circa la scelta che avremmo dovuto compiere, per certi versi potrebbe richiamarci anche ad alcuni elementi forti di riflessione, che il nostro movimento ha svolto negli ultimi anni.
Siamo convintissimi del fatto che i Paesi del Terzo mondo, in via di sviluppo, sottosviluppati o presunti tali - chiamateli come preferite - vadano aiutati in casa loro e siamo da sempre favorevoli a sistemi orientati in tale direzione.
Dopo aver ascoltato l'intervento dell'onorevole D'Ulizia, invece, ho la certezza che voteremo contro per due ordini di motivi. In primo luogo, riteniamo che il
«pistolotto» pieno di reprimende che ci siamo sorbiti debba essere indirizzato a qualche altra parte. Non vedo, infatti, per quale motivo qualcuno in quest'aula debba sentirsi coinvolto in un certo qual modo.
In subordine, così come hanno fatto altri nostri colleghi prima di me, riteniamo assolutamente fuori tema l'intervento di cui stiamo discutendo. Avremmo preferito che fosse stato oggetto di una discussione all'interno di un contesto diverso e di un contenitore legislativo più idoneo. Per questo motivo preannuncio il voto contrario del nostro gruppo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Il collega Fava poc'anzi argomentava giustamente sui «pistolotti» del signor onorevole D'Ulizia, che, tra l'altro, mi sembra venga dalla Democrazia cristiana, passando per Di Pietro o, comunque, per un'area centrista, non sicuramente comunista, ma che ad un certo punto esalta la sinistra: ben venga per lui. Io gli consiglierei che questo «movimento ecosistema» incarichi il Ministro Bersani di acquistare...
PRESIDENTE. Onorevole Romele, la prego di concludere e la invito ad attenersi al tema della discussione.
GIUSEPPE ROMELE. ...circa 200 mila badili e carriole - per una spesa, secondo i miei calcoli, di circa 20 miliardi di vecchie lire - e, tramite D'Alema, li porti a questi suoi nuovi adepti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantovani. Ne ha facoltà.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, spero di convincere, per esempio, le colleghe e colleghi del gruppo Lega Nord Padania a cambiare il loro orientamento sulla votazione concernente questo emendamento.
In effetti, le sovvenzioni agricole dell'Unione europea, che non sono altro che la regolazione degli effetti del libero mercato nei diversi paesi dell'Unione europea, non c'entrano molto con questa questione. Infatti, una totale liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli, per esempio, non favorirebbe affatto - mi dispiace che questa sia la tesi dei colleghi radicali - i produttori dei Paesi poveri. Sarebbero, viceversa, favorite solo le società multinazionali, che andrebbero a comprare i terreni nel Terzo mondo, con la manodopera a basso costo, per esportare prodotti nei mercati opulenti dell'Occidente. In questo modo, a farne le spese sarebbero i contadini dei Paesi poveri e dei Paesi occidentali, a tutto vantaggio delle grandi società multinazionali. Peraltro, tale questione è stata tema di discussione all'ultima sessione negoziale del WTO, che da quattro sessioni non riesce a raggiungere un accordo su questo punto.
Invece, il tema del commercio equo e solidale è giustamente posto in questo emendamento. Non so se i colleghi sappiano cosa sia esattamente il commercio equo e solidale, che soltanto dal punto di vista strutturale è una forma interna al mercato, ma che rappresenta un'alternativa al mercato stesso, non solo dal punto di vista commerciale.
I produttori vendono ai consumatori, con l'intermediazione delle organizzazioni e del commercio equo e solidale, ad un prezzo che non è quello di mercato. Alcuni prodotti, come, per esempio, lo zucchero, il caffè e il cacao, sono pagati ai produttori (organizzati in cooperative o anche come produttori individuali e associati), dieci, quindici, venti o trenta volte il prezzo stabilito dalla borsa internazionale di quelle materie e di quei prodotti agricoli. In questo modo, si vendono tali prodotti sul mercato europeo in termini anche concorrenziali con i prodotti che sono comprati ad un prezzo di dieci, venti o trenta volte inferiore e che sul mercato costano più o meno quanto il prodotto del commercio e solidale.
Tutte le organizzazioni che operano nel commercio equo e solidale per statuto non
hanno scopo di lucro. Quindi, tutti i soldi che vengono raccolti nell'esercizio della transazione commerciale - c'è, infatti, un profitto - vengono reinvestiti in produzioni sovvenzionate ai prezzi di cui ho già parlato prima. Non si capisce - o meglio si capisce - perché storicamente l'applicazione del fisco non sia mai riuscita a comprendere questa differenza.
Però è bene che, in termini sperimentali, si cominci a riconoscere l'esistenza di una forma di commercio che non incide sul mercato globale, se non per una piccola percentuale, e che, tuttavia, fornisce buona produzione e buon trattamento dei lavoratori nei Paesi produttori, buoni prodotti certificati (sicuramente migliori di molti messi in commercio dalle società multinazionali) e soldi che vengono sicuramente reinvestiti in questa operazione.
Non si può trattare con chi commercia le banane fair trade come la Chiquita, il cui presidente del consiglio d'amministrazione ha recentemente ammesso pubblicamente di avere finanziato i paramilitari per ammazzare i contadini, che producevano le banane e che si ribellavano al regime di trattamento lavorativo e salariale al quale erano sottoposti.
Pertanto è giusto che si tenti questa via sperimentale per dare un equo riconoscimento a questa operazione che, peraltro, non è né di centrodestra né di centrosinistra; non ci sono amici a cui fare favori (tra l'altro Slow Food c'entra poco con il fair trade e il commercio equo e solidale). In ogni caso nella scorsa legislatura, come dovrebbero ricordare i colleghi di Forza Italia Rosso e Lupi, abbiamo indetto insieme una riunione con tutte le organizzazioni del commercio equo e solidale per arrivare possibilmente a una legislazione. Ciò è molto difficile, ma questa sperimentazione è molto utile al commercio equo e solidale, anche per cambiare un regime fiscale ingiusto nei confronti di questa forma di commercio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.
ANGELO BONELLI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi a tutto il Parlamento e ai gruppi parlamentari perché l'importanza di questo emendamento è molto rilevante e si inserisce anche in quei processi di globalizzazione, che oggi vi sono nel pianeta e che, però, non garantiscono le piccole economie di quelle comunità che producono beni molto importanti e che garantiscono le tradizioni di diversi popoli.
Il nostro gruppo parlamentare ha inizialmente presentato un emendamento, poi fatto proprio dalla Commissione e oggi ripresentato. Mi rivolgo anche all'opposizione, in particolare alla Lega Nord, che ha portato avanti una serie di battaglie a tutela delle tradizioni tipiche culturali dei popoli: il commercio equo e solidale va in questa direzione. I processi di globalizzazione economica presenti nel pianeta non garantiscono le piccole economie di quelle comunità, che producono caffè o zucchero e che rischiano di essere travolte. Inoltre, il commercio equo e solidale costituisce una garanzia non solo a tutela di quelle comunità, ma anche relativamente ai processi ambientali, perché questo tipo di commercio avviene secondo regole precise di rispetto di tutele ambientali.
Pertanto, fare in modo che il Parlamento approvi un emendamento di questo tipo significa aprire un dialogo molto importante con settori del pianeta e con realtà molto diffuse della popolazione italiana, che ha compiuto, da un punto di vista morale, una scelta nello stile di vita rivolgendosi al commercio equo e solidale, il quale, tuttavia, è fortemente penalizzato rispetto al commercio tipicamente tradizionale.
Nel concludere, il gruppo dei Verdi rivolge un appello a tutti i gruppi parlamentari affinché questo emendamento possa essere approvato.
GIOVANNI FAVA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Fava, lei ha già parlato su questo emendamento.
GIOVANNI FAVA. Solo per dire che accolgo l'invito di Rifondazione Comunista
e chiedo che la Commissione si riunisca su questo tema...
PRESIDENTE. Mi dispiace, ma non posso darle la parola.
Passiamo ai voti.
Ricordo che il parere favorevole della Commissione Bilancio sul provvedimento è condizionato all'approvazione del presente emendamento, come è già stato ricordato all'inizio della seduta.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 17.301 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 393
Votanti 388
Astenuti 5
Maggioranza 195
Hanno votato sì 228
Hanno votato no 160).
Prendo atto che il deputato Chianale ha segnalato di aver erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Non si procederà alla votazione dell'articolo 17, poiché l'emendamento testé approvato è interamente sostitutivo dell'articolo stesso.
Il seguito del dibattito è rinviato al prosieguo della seduta, a partire dalle 16.
CARLO GIOVANARDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, credo ormai di essere uno dei veterani di quest'Assemblea (sono qui dal 1992) e approfitto della presenza del sottosegretario Bubbico per sollevare una questione delicata, che riguarda non soltanto il Parlamento, ma anche il sottosegretario, perché ritengo che, rispetto a fatti che riguardano la magistratura e che coinvolgono membri del Governo, vi debba essere un comportamento non «schizofrenico» riguardo ai tempi, alle circostanze e all'area di appartenenza. Tutti sappiamo che nella scorsa settimana sono stati perquisiti l'abitazione e l'ufficio presso il Ministero del sottosegretario Bubbico; che le accuse mosse - associazione per delinquere, frode in finanziamenti europei - sono particolarmente gravi e che la procedura giudiziaria in corso avrà il suo sviluppo, che auspichiamo sia favorevole. Sappiamo anche che, nella scorsa legislatura, il Ministro Storace si è dimesso e vi sono state anche sollecitazioni forti in tal senso, quando è stato coinvolto in una vicenda giudiziaria, forse con profili molto meno gravi rispetto alle accuse formulate in questo caso.
Mi rivolgo, dunque, al Presidente della Camera, affinché vi sia un minimo di sensibilità rispetto a tali fatti e chiedo, quindi, che su un provvedimento economico così importante il Governo non sia, proprio in questa occasione e in questo momento, rappresentato dal sottosegretario Bubbico. Ritengo che ciò sia il minimo che possa accadere, anche alla luce delle decine di colleghi democristiani e socialisti, i quali - lo ricordo bene - per un avviso di garanzia venivano linciati da altre parti politiche di questo emiciclo, con posizioni apodittiche, e che nonostante poi negli anni siano stati assolti, non sono mai stati né rivalutati né ricordati: anzi, ancora oggi sono circondati da un alone di damnatio memoriae nei loro confronti.
Chiedo allora che, almeno per un po' di fair play istituzionale, vicende così gravi facciano ritenere al Governo di farsi rappresentare da un esponente diverso nel confronto con il Parlamento.
SERGIO D'ELIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, ritengo che questo modo di far vivere la politica e le questioni importanti del Governo, ossia quello per cui dobbiamo censurare la presenza in aula di un sottosegretario, che fino a prova contraria non è stato raggiunto da avvisi di garanzia, né è stato condannato, e la presenza in aula del Governo decidere e l'attività di governo stessa, sulla base di una perquisizione che sarebbe avvenuta, sia assolutamente inaccettabile.
Il Governo è qui rappresentato, come è avvenuto altre volte, anche dai suoi sottosegretari; peraltro, devo dare atto che la presenza in questa occasione, come nelle precedenti, del sottosegretario Bubbico è stata caratterizzata da una partecipazione competente e attiva ai lavori parlamentari. Ora dovremmo decidere che, sulla base di una perquisizione, il sottosegretario non è più degno di rappresentare il Governo in Assemblea. Ritengo che ciò non solo non abbia alcun fondamento, ma evidenzi anche il mancato rispetto delle garanzie costituzionali e faccia parte di una linea forcaiola, che di tanto in tanto viene ad affacciarsi in quest'aula.
Ritengo, dunque, che l'intervento del collega che mi ha preceduto sia da respingere e vada invece manifestata, fino a prova contraria, la fiducia nei confronti del sottosegretario Bubbico (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno, L'Ulivo, Italia dei Valori e Verdi).
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che sia assolutamente fuori luogo porre questioni di carattere regolamentare a fine seduta, nel momento in cui, a mio avviso, gli argomenti posti dal collega Giovanardi assumono un rilievo tale per cui, anzitutto, andrebbero rinviati ad una discussione nella Giunta per il regolamento.
Poiché il collega Giovanardi ha svolto anche la funzione di Ministro per i rapporti con il Parlamento, sa che non compete a questo Parlamento decidere in ordine a chi debba rappresentare il Governo e sa che qui, con piena dignità, un rappresentante del Governo sta seguendo i lavori del Parlamento sulle liberalizzazioni, che abbiamo appena concluso e rinviato alla parte pomeridiana della seduta. Quindi non credo che si possano porre problemi di tale tenore, che evidenziano una strana concezione del rapporto tra Parlamento e Governo.
Se lei, onorevole Giovanardi, intende agire, lo può fare con altri strumenti, che non siano semplicemente il richiamo al regolamento o l'intervento a fine seduta. Se lei intende aprire una questione nei confronti del sottosegretario, può anche utilizzare gli strumenti della politica e del giustizialismo (le sono consentiti) ma troverà sicuramente la nostra parte non solo contraria, ma anche critica nei suoi confronti, sia per il metodo ...
CARLO GIOVANARDI. Tu vuoi censurare il diritto del parlamentare? Presidente, vuole censurare il diritto del parlamentare!
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, per cortesia, lasci concludere...
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Le chiedo di poter esprimere - almeno con lo stesso spirito con il quale lei, spero, abbia svolto le sue osservazioni nei confronti del sottosegretario e del Governo che il sottosegretario rappresenta - l'opinione di un gruppo parlamentare, il quale, con piena conoscenza, considera non solo...
CARLO GIOVANARDI. Storace si è dimesso? Risponda! Perché Storace si è dimesso da Ministro?
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. ... pienamente condivisibile la presenza del sottosegretario per quanto attiene a ciò che l'Assemblea deve realizzare in ordine all'attuazione del Regolamento e alle modalità di funzionamento del Parlamento, ma ritiene, inoltre, che non si debbano
usare, in condizioni diverse, due pesi e due misure. Lei in questo momento assume il ruolo dell'accusatore e del giustizialista, quindi rimando a lei le accuse, che in aula ha rivolto al nostro collega (Commenti del deputato Giovanardi).
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, lasci sviluppare gli interventi degli altri colleghi come gli altri hanno fatto nei suoi confronti.
PAOLA BALDUCCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, mi dispiace che il dibattito si svolge in un momento nel quale sono presenti pochi colleghi.
Vorrei porre una domanda all'onorevole Giovanardi. Lei ha scritto, anni fa, un libro (in cui ha narrato di tante vittime parlamentari e non) che hanno subìto ingiustizie in procedimenti penali all'esito dei quali sono state assolte, o per non aver commesso il fatto o perché il fatto non sussiste.
Onorevole Giovanardi, lei fu l'autore di un libro che ammirai. Oggi mi sembra molto strano che in quest'aula, a discussione conclusa, lei faccia certi discorsi...
CARLO GIOVANARDI. ...di sensibilità.
PAOLA BALDUCCI. ...poco garantisti. Mi riferisco alla vicenda in esame, nel merito della quale non dobbiamo entrare, perché la magistratura indaga, e in cui una persona ha subìto una perquisizione.
Lei sa molto bene che esiste l'articolo 27 della Costituzione, che pone una presunzione di non colpevolezza e sa molto bene, quindi, che bisogna attendere il processo. Ma fino a quando non vi sarà un giudice, e non un pubblico ministero, a stabilire l'innocenza o la colpevolezza, il cittadino ha il diritto-dovere di esercitare la propria attività, sia come organo di Governo, sia come parlamentare e...
CARLO GIOVANARDI. E Storace, lo scorso anno? E Storace?
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, è la terza volta che mi costringe a richiamarla. Ascolti gli interventi dei suoi colleghi, come loro hanno ascoltato il suo.
PAOLA BALDUCCI. Poiché il suo intervento ha colto di sorpresa me ed il mio gruppo - anche perché la riconoscevo e ricordavo come persona altamente garantista - ritengo inutile affrontare tematiche che avvelenano ancor più le Assemblee parlamentari, le quali hanno bisogno di serenità, di andare avanti e di formulare progetti seri per il Paese, al quale occorrono certezze e non liti totalmente inutili!
Concludo esprimendo al sottosegretario un apprezzamento, non solo personale, per l'equilibrio, la partecipazione e l'attenzione che egli sta dedicando - in una vicenda molto delicata, che sicuramente può turbare la sua persona - a temi molto importanti, che riguardano riforme che il cittadino aspetta da molto tempo. Concludo, quindi, in totale dissenso rispetto a quanto ha espresso poc'anzi l'onorevole Giovanardi.
ANTONIO SATTA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, francamente l'intervento dell'onorevole Giovanardi - che stimo e apprezzo, anche per il suo modo di fare politica - mi ha un po' sconcertato. Da sempre, sia quando insegnavo al liceo, sia quando ho svolto altre attività professionali, ho imparato prima ed insegnato poi che ciascuno di noi, ciascun cittadino è sempre innocente fino a prova contraria. La perquisizione è un atto che la magistratura dispone per cercare di accertare qualcosa, ma non per comunicare sentenze. Mi sembra una cosa ben diversa.
Esprimo apprezzamento per il sottosegretario, che è venuto qui con grande serenità per svolgere il suo ruolo in maniera molto equilibrata, attenta, garantendo
la presenza del Governo e confrontandosi con il Parlamento, che è la sede più alta per assicurare a tutti, e a nome di tutti, la giustizia nel nostro Paese. Ogni forma di giustizialismo va, dunque, bandita: dobbiamo essere noi a garantire che la Costituzione valga per tutti, a cominciare dai più piccoli cittadini fino ai parlamentari o ai membri del Governo.
Credo che la vicenda vada semplicemente accantonata. Lasciamo che le indagini seguano il loro percorso: rispettiamo le persone, i cittadini, quindi in questo caso anche il sottosegretario, che ha perso, tutt'al più, la scorta degli agenti delle Fiamme gialle, ma avrà quella della Polizia di Stato o dei Carabinieri, per essere più tranquillo.
Questo è un sistema di linciaggio che non ci appartiene e che, come gruppo dei Popolari-UDEUR, vogliamo bandire, rinnovando la stima per il sottosegretario.
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, a mio avviso è un errore impostare il problema come contrapposizione tra garantisti e non garantisti. Non c'è dubbio che la giustizia debba fare il suo corso e che la persona coinvolta debba essere comunque rispettata. Poi si apprenderà quali siano le inchieste.
Il problema - forse sollevato in modo non molto felice - è di opportunità politica: impedire la normalizzazione delle cose che non vanno. Non si tratta, quindi, di una questione relativa al sottosegretario come persona, ma di un problema del Governo: indipendentemente dai frutti ai quali l'inchiesta perverrà, non era opportuno che esso fosse rappresentato in tal modo per «normalizzare» le inchieste che interessano una certa parte politica. Le intercettazioni telefoniche, indipendentemente dai reati commessi, per la prima volta nella storia del Paese non possono essere pubblicate.
Questo è un errore anche per la sinistra, perché alimenta, ove non vi fossero, congetture ed un clima torbido, quando invece la pubblicazione delle intercettazioni è un atto di democrazia utile a chiarire le questioni ed opportuno se vogliamo uscire da questa brutta situazione, nella quale il volto della politica viene offeso ogni giorno.
È sempre antipatico parlare di persone, perché un conto è parlare di vicende lontane, altro è parlare di persone che hanno un volto e una dignità. Il Governo, però, deve stare attento, così come deve esserlo la Camera, nella quale vi sono decine di colleghi inquisiti, anche per gravi ipotesi di reato, non di poco conto, che spesso non hanno nulla a che fare con la politica. Rispetto alle ipotesi di reato relative alla politica dobbiamo, invece, essere fortemente garantisti, a tutela della libertà del parlamentare. La maggior parte delle inchieste che coinvolgono la classe politica non attengono a reati connessi all'attività politica delle persone. Dobbiamo, quindi, trovare un percorso, perché, collega D'Alia, nessuno vuol mettere alla forca nessuno, ed è bene che la dignità della persona venga salvaguardata e che si attenda l'esito delle inchieste; vi è, però, un problema di tutela dell'immagine della politica, così come accade anche in relazione ai costi della politica, contro cui lei si batte.
Quindi, mi scandalizzo quando vedo un avvocato, che indossa la toga al mattino, far parte al pomeriggio della Commissione giustizia. Per me è vergognoso che ciò possa accadere, perché vi è un conflitto di interessi. Il cittadino vede un avvocato che di mattina difende una persona da qualunque tipo di reato e nel pomeriggio diventa legislatore, non sappiamo se nell'interesse collettivo o dei clienti. Si tratta di una questione di opportunità politica: occorre un minimo di cautela, con quello che sta accadendo.
Dunque, indipendentemente dall'onestà della persona - mi dispiace anche doverne parlare - è inopportuno che il Governo venga rappresentato dal sottosegretario Bubbico, che mi auguro possa risultare del
tutto innocente, perché chi ha appreso le notizie che lo riguardano dai giornali e dalla televisione non riceve di certo un'immagine positiva della politica.
Non dobbiamo alimentare la caccia alle streghe, però, probabilmente il Governo questa mattina, fermo restando il rispetto che si deve al sottosegretario, avrebbe dovuto più opportunamente evitare, finché non si concluda questa vicenda nel migliore dei modi, che il sottosegretario Bubbico fosse l'unico rappresentante del Governo stesso in aula, perché questo non fa bene alla politica.
PRESIDENTE. Sul punto la Presidenza intende precisare due aspetti: il primo è che si è avvalsa della facoltà, conferitale dall'articolo 45 del Regolamento, su una materia particolarmente complessa, di dare la parola ad un rappresentante per ognuno dei gruppi che ne facesse richiesta; il secondo è che la presenza del sottosegretario Bubbico garantisce in modo del tutto legittimo la rappresentanza del Governo in aula, affinché un provvedimento così complesso sia seguito dall'Esecutivo con l'attenzione necessaria e dovuta.
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su un altro tema, perché sul tema di cui abbiamo discusso il dibattito è concluso.
Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, dopo la serie di interventi sul tema precedente, intervengo per formulare al ministro Amato o a chi per lui la richiesta (che posso avanzare anche a nome di Forza Italia, considerato che ne abbiamo parlato con il presidente di tale gruppo, Elio Vito) di venire in quest'aula, se fosse possibile nelle prossime ore, comunque al più presto, per svolgere un'informativa sia sugli avvenimenti paralleli alla visita del Presidente degli Stati Uniti, verificatisi nella serata del giorno della sua visita a Roma, sia - e soprattutto - in relazione a ciò che è accaduto oggi a Roma, al momento di tensione denunciato dai sindacati - soprattutto da quelli dei pensionati - con un comportamento francamente del tutto diverso delle Forze di polizia nei confronti dei primi, definiti dai giornali «anarchici» e «black block», e dei secondi, appunto pensionati che stavano manifestando.
Riterrei utile che, se non il Ministro dell'interno, almeno il Viceministro Minniti venisse in quest'aula a riferire su entrambi gli avvenimenti e sui trattamenti diversi riservati ai manifestanti.
PRESIDENTE. Onorevole Volontè, la Presidenza, come ho già detto qualche tempo fa ad un altro deputato che aveva sollevato lo stesso tema, assumerà le informazioni necessarie e svolgerà una richiesta al Governo in tal senso.
AURELIO SALVATORE MISITI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Su quale argomento? Sullo stesso punto sollevato dall'onorevole Volontè?
AURELIO SALVATORE MISITI. No, su quello sollevato dall'onorevole Giovanardi.
PRESIDENTE. No, onorevole Misiti, abbiamo concluso la discussione di tale argomento.
AURELIO SALVATORE MISITI. Scusi, ma non aveva detto che avrebbe dato la parola ad un deputato per gruppo?
PRESIDENTE. Sì, nel momento in cui ho considerato chiusa la questione non ho avuto altre richieste di parola.
Grazie, onorevole Misiti. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 16.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bonelli, Brugger, Buontempo,
De Simone, Fallica, Folena, Franceschini, Lucà, Oliva, Pagliarini, Pinotti, Piscitello, Villetti, ed Elio Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente ottantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Riprendiamo il seguito della discussione del disegno di legge n. 2272-bis-A.
Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato, da ultimo, votato l'emendamento 17.301 della Commissione, sostitutivo dell'articolo 17, ed è stato accantonato l'esame dell'articolo 21 e delle due proposte emendative ad esso riferite.
Sono rimaste altresì accantonate le seguenti proposte emendative: con riferimento all'articolo 10, tutti gli emendamenti e i subemendamenti presentati con riferimento all'articolo, nonché la votazione dell'articolo medesimo (essendo stati votati gli articoli aggiuntivi); con riferimento all'articolo 43: gli articoli aggiuntivi Folena 43.021 e Della Vedova 43.019, nonché l'articolo aggiuntivo 43.0305 della Commissione presentato questa mattina.
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezioni 1 e 4).
Avverto, inoltre, che il parere contrario della Commissione Bilancio sull'emendamento 10.300 (nuova formulazione) della Commissione si intende revocato, a condizione che siano approvati i subemendamenti 0.10.300.11 e 0.10.300.12 della Commissione stessa.
Informo l'Assemblea che la Commissione ha presentato una nuova formulazione del suo articolo aggiuntivo 43.0305 che tiene conto del parere della Commissione Bilancio.
Chiedo dunque al relatore quali indicazioni intenda dare all'Assemblea per la ripresa dei lavori.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, chiedo una breve sospensione per consentire al Comitato dei nove di riunirsi per procedere a valutazioni su alcuni adempimenti formali.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Lulli.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15.
La seduta, sospesa alle 16,05, è ripresa alle 16,15.
PRESIDENTE. Chiedo al relatore quali indicazioni intenda dare all'Assemblea per la ripresa dei lavori.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di riprendere l'esame dell'articolo 10.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Lulli.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 5) precedentemente accantonato.
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Contento 10.8 e formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli identici subemendamenti Adenti 0.10.300.7 e Zanetta 0.10.300.8.
La Commissione raccomanda, quindi, l'approvazione del suo subemendamento 0.10.300.10, mentre invita al ritiro del subemendamento Burgio 0.10.300.3; raccomanda,
inoltre, l'approvazione dei suoi subemendamenti 0.10.300.11 e 0.10.300.12.
La Commissione, quindi, formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sul subemendamento Zanetta 0.10.300.5, mentre raccomanda l'approvazione del suo emendamento 10.300 (Nuova formulazione).
Infine, per quanto riguarda i restanti emendamenti presentati all'articolo 10, ricordo che in caso di approvazione dell'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione essi risulteranno preclusi; in caso contrario, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Ricordo che, come ho già preannunciato all'Assemblea, la Commissione ha presentato una nuova formulazione dell'articolo aggiuntivo 43.0305, che tiene conto del parere della V Commissione (Bilancio).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Contento 10.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale desidera richiamare l'attenzione sulla vicenda dell'articolo 10. Come è noto, nel testo originario, esso si limitava a richiamare, sostanzialmente, i principi di liberalizzazione e prevedeva anche lo svolgimento di un'indagine di carattere tecnico, per poi consentire l'adozione dei provvedimenti, in linea con la riforma avviata dal centrodestra nel corso del 2003 e portata a compimento.
Tuttavia, sotto il profilo politico, desideriamo segnalare - e mi avvio alla conclusione - che, in realtà, il Governo ha dimostrato, ancora una volta, di non essere in grado di affrontare tematiche complesse come quella relativa al trasporto ferroviario. Nel giro di poche settimane, infatti, ha prima presentato un emendamento che stravolge completamente il testo originario contenuto nel provvedimento e contemporaneamente, soltanto dopo pochi giorni, ne ha presentato un altro che stravolge sia il testo originario, sia quello proposto dall'emendamento, introducendo principi che non erano, appunto, previsti nella stesura originaria.
Avremo modo - spero - di tornare sul tema, in occasione di altre proposte emendative, ma era necessario sottolineare, a nostro giudizio, l'incapacità del Governo di affrontare temi tanto rilevanti.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, anche noi condividiamo l'emendamento al nostro esame; siamo quindi a favore della soppressione dell'articolo 10. Come abbiamo rilevato anche in altre occasioni, questo è un modo ben strano di legiferare su una materia così delicata e complessa. Siamo a favore della soppressione del suddetto articolo e, ovviamente, siamo anche contrari alla riformulazione proposta dalla Commissione. A mio avviso, tale riformulazione - così come è presentata - non assicura alcuna liberalizzazione, complica maggiormente questo settore, rende difficili le interpretazioni e, certamente, non tutela gli interessi dell'utente e del consumatore.
Ovviamente, si tratta di una materia che si colloca in modo anomalo nel provvedimento in esame, analogamente ad altri temi per i quali vi è stato lo stralcio (mi riferisco al pubblico registro automobilistico e ad altri argomenti).
Signor Presidente, non c'è dubbio, che l'invito che rivolgiamo al Governo - anche se ha manifestato la sua adesione alla proposta del relatore - è di essere d'accordo sulla soppressione o, quanto meno, indicare un percorso diverso da quello
dello stralcio. Oggi, il problema del trasporto ferroviario è un dato certamente serio. Come più volte è stato detto, è necessario modificare la normativa che presiede alle Ferrovie dello Stato. Non c'è dubbio che in tal modo, tra la holding FS, Trenitalia Spa e Rete ferroviaria italiana Spa non si realizzano gli obiettivi per rendere funzionale e razionale il servizio e aprirlo alla concorrenza. Mediante la ricordata normativa non si va da alcuna parte. Si realizzerà una accumulo di spese e di sofferenze per quanto riguarda le Ferrovie dello Stato e certamente si verificheranno le complicazioni che puntualmente arrivano, senza alcuno sbocco né alcuna prospettiva.
Pertanto, occorrerebbe un atto di «generosità» da parte del Governo e, forse, sarebbe stata necessaria, anche a tale proposito, la presenza del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per fornire un'indicazione ed un orientamento in merito. Tale materia non rientra tra le attività produttive. Si tratta, ovviamente, di una tematica che riguarda i trasporti e la loro intermodalità e, pertanto, il collegamento tra ferrovie, il trasporto su gomma, il trasporto via aria ed il trasporto via mare, in una visione certamente organica, molto più stringente e, soprattutto, molto più produttiva.
Ritengo sia necessario considerare anche la storia della nascita delle Ferrovie dello Stato. Inoltre, vorrei comprendere in quale misura, questo articolo, anche nella riformulazione proposta dal Governo, possa risolvere i problemi delle ferrovie ed aprire il settore alla concorrenza. Sono d'accordo. Esisteva una normativa prevista dal provvedimento, inerente i controlli e il ruolo delle commissioni competenti. Mediante la norma in discussione, si rientra in un ingranaggio molto farraginoso, per alcuni versi incomprensibile e che va a salvaguardare alcune corporazioni o riserve di gestione o di potere esistenti all'interno delle Ferrovie dello Stato.
Si tratta di una questione importante, che non credo possa risolversi mediante una rimodulazione dell'articolato od attraverso la proposta avanzata dalla Commissione. Per questi motivi, formulo anche al relatore l'invito a riconsiderare quanto proposto, perché viene in questione un dato certamente molto complesso e, per alcuni versi, anche grave.
PRESIDENTE. Onorevole Tassone, la invito a concludere.
MARIO TASSONE. Per quanto riguarda il richiamo all'autorità dei trasporti, mi domando per quale motivo non si attenda l'emanazione della legge su tale autorità. Si tratta di una regolazione economica, certamente necessaria e fondamentale. Una norma quale quella in discussione, in attesa dell'introduzione dell'autorità dei trasporti, rappresenta una impostazione certamente schizofrenica di legiferare.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
MARIO TASSONE. Per questi motivi, sono d'accordo sulla soppressione dell'articolo in discussione, con l'augurio che possa essere data, se è il caso e se il Governo se la sente di fornirla, una spiegazione, perché la proposta della Commissione è molto complessa, lo ripeto, molto articolata e, per alcuni versi, farraginosa, incapace di salvaguardare la situazione e la normativa delle Ferrovie che, tra la holding FS, Trenitalia Spa e RFI Spa, non ha dato alcun tipo di risposta seria...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
MARIO TASSONE. ...cosa che oggi, certamente, dovremmo essere in grado di fare. La ringrazio, signor Presidente.
PRESIDENTE. Comunico che anche il gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, anch'io sollevo le stesse questioni dei due colleghi che mi hanno preceduto, nel senso che ci pare che l'articolo in esame, che è arrivato in Commissione con una formulazione molto sfumata, ora contenga concetti estremamente importanti.
Mi fa specie che non sia presente in aula l'onorevole Meta, presidente della Commissione trasporti, la quale è stata sicuramente esautorata da ogni possibilità di discussione. Riteniamo abbastanza grave tale situazione ed abbiamo anche tentato di intervenire: ancora poco fa sono pervenuti alcuni subemendamenti alla proposta emendativa in esame, ma i tempi per intervenire sono stati veramente ridotti. Credo che soprattutto sia sfuggito ai più il contenuto dell'emendamento 10.300 della Commissione.
PRESIDENTE. Onorevole Zanetta, concluda.
VALTER ZANETTA. Concludo, Presidente. Tale proposta emendativa investe temi molto importanti su cui mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Anch'io mi associo all'appello rivolto ai colleghi sul fatto che non possiamo accettare che una materia così delicata che riguarda un settore tanto strategico per il Paese, venga affrontata in un provvedimento omnibus che, nei fatti, ha dimostrato di essere partito con una serie di buone intenzioni (si parlava delle grandi liberalizzazioni), ma che oggi a fronte di una serie di veti incrociati, ha subito un ridimensionamento notevole.
La materia affrontata dall'articolo 10 lascia il tempo che trova: non è accettabile che un argomento così importante, relativo all'apertura del mercato, volto a creare le regole della concorrenza in un settore così delicato venga affrontato in un simile modo.
PRESIDENTE. Onorevole Gibelli, concluda.
ANDREA GIBELLI. Concludo, Presidente. Non si può affrontare in maniera così frammentaria una ricostruzione in tempo reale sulla modifica di un provvedimento che, nella scorsa legislatura, avevamo trattato in maniera molto diversa e che oggi non crea le condizioni minime per l'apertura del mercato rispetto alle esigenze imposte dall'Unione europea e rispetto ad evidenti scelte politiche non contemplate nel provvedimento in esame. Chiedo pertanto al Governo di soprassedere su questa richiesta perché si offende anche il Parlamento affrontando la materia in questi termini!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggè.
Onorevoli colleghi, il tempo per le dichiarazioni di voto a titolo personale è già stato esaurito. Quindi, onorevole Uggè, dal momento che il rappresentante del suo gruppo ha già parlato, le concedo 30 secondi per svolgere il suo intervento.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente vorrei associarmi alle considerazioni svolte dal collega Zanetta ed evidenziare che siamo di fronte ad un emendamento particolare, impegnativo, che ha introdotto una serie di motivazioni più volte sconfessate dallo stesso relatore, che evidentemente è stato costretto a modificare il senso iniziale della disposizione dalle divisioni, dai diversi pareri presenti in questa variegata maggioranza.
PRESIDENTE. Onorevole Uggè, concluda.
PAOLO UGGÈ. Concludo, Presidente. Per tale motivo, credo sia opportuno disporre un accantonamento dell'emendamento in esame. Comunque, interverremo su tali aspetti con ulteriori emendamenti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 10.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Vedi votazioni).
(Presenti 416
Votanti 333
Astenuti 83
Maggioranza 167
Hanno votato sì 102
Hanno votato no 231).
Prendo atto che la deputata Mariani ha segnalato che non è riuscita a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che la deputata Schirru ha segnalato che non è riuscita ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto, infine, che il deputato Di Cagno Abbrescia ha segnalato che non è riuscito a votare e che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo agli identici subemendamenti. Adenti 0.10.300.7 e Zanetta 0.10.300.8.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALTER ZANETTA. Sì, signor Presidente, accedo all'invito al ritiro del mio subemendamento 0.10.300.8, perché nella riformulazione dell'emendamento 10.300 della Commissione è stato accolto parte del contenuto di questo mio subemendamento. Mi riferisco soprattutto al comma 16, di cui parleremo successivamente, che è stato accolto e, quindi, posso dire che ho avuto alcuni motivi di soddisfazione per la decisione assunta.
Un ulteriore richiamo a questo emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione lo si deve fare. L'assurdo è infatti che stiamo aspettando il piano industriale delle Ferrovie dello Stato, che, ancora ad oggi, la Commissione non ha avuto l'onore di potere discutere e di cui se ne parla, forse, in altre sedi. In tale emendamento compare una modalità che sottende, a mio modo di vedere, un supporto al futuro piano industriale delle Ferrovie dello Stato.
L'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione riguarda, quindi, questioni molto importanti sulle quali - ripeto - la Commissione non ha potuto discutere e osservo, dati i tempi che rimangono all'Assemblea per esaminarle, che le nostre rischiano di essere solo segnalazioni, non approfondimenti veri su tematiche che, invece, sarebbe necessario approfondire.
PRESIDENTE. Il subemendamento Zanetta 0.10.300.8 è quindi ritirato.
Chiedo all'onorevole Adenti se acceda all'invito al ritiro del suo subemendamento 0.10.300.7 formulato dal relatore.
FRANCESCO ADENTI. Sì, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.300.10 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 432
Votanti 423
Astenuti 9
Maggioranza 212
Hanno votato sì 422
Hanno votato no 1).
Passiamo al subemendamento Burgio 0.10.300.3.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, accediamo all'invito al ritiro, ma teniamo a precisare le ragioni che ci hanno indotto a presentare questa e le altre proposte
emendative al testo originario dell'articolo 10. Abbiamo delle riserve nei confronti delle liberalizzazioni che coinvolgono beni pubblici e servizi di interesse generale, che, a nostro giudizio, non dovrebbero sottostare a logiche di mercato e ai vincoli della gestione aziendalistica e rispetto ai quali riteniamo incombano sullo Stato delle responsabilità non derogabili.
La ragione è semplice e non è ideologica: questi servizi non sono merci, ma sono risposte ad inviolabili diritti di cittadinanza. Da questa riserva preliminare segue, in questo caso, la nostra preoccupazione nei confronti di una liberalizzazione che, in assenza di un piano industriale - a tutt'oggi non presentato dalla dirigenza delle Ferrovie dello Stato, più volte sollecitata al riguardo -, non presenta, a nostro giudizio, sufficienti garanzie riguardo al servizio passeggeri a prezzi socialmente sostenibili per le fasce di utenza più deboli, a cominciare dagli studenti e dai pendolari. Per tale motivo, avremmo preferito che si procedesse con maggiore cautela, stralciando questa misura del provvedimento o limitandosi, per il momento, al traffico merci.
Vi è poi la questione della destinazione dei profitti, che, secondo noi, debbono ritornare in massima parte al pubblico sotto forma di interventi di manutenzione e di ampliamento della rete ferroviaria, tanto più che il privato già comprende nei costi le spese di manutenzione.
L'impresa privata persegue, legittimamente, la remunerazione dei capitali investiti, ma gli interessi del pubblico, che concede lo sfruttamento della rete, debbono rimanere, a nostro giudizio, prevalenti. Non vogliamo che anche in Italia si verifichi quanto è successo in Inghilterra, dove il Governo Blair è stato costretto a ripubblicizzare, in forma surrettizia, una rete ferroviaria distrutta da anni di sfruttamento economico selvaggio costellato da disservizi, secche riduzioni del personale e mancati interventi di manutenzione sul materiale rotabile.
Proprio perché non vogliamo che anche da noi la liberalizzazione del traffico ferroviario possa risolversi in una semplice speculazione e in un'operazione di privatizzazione dei profitti e socializzazione dei costi, presenteremo un ordine del giorno - che chiediamo al Governo di accettare - in cui si ribadisce l'esigenza di riservare la massima attenzione ai diritti dell'utenza disagiata, degli studenti, dei lavoratori pendolari e alle esigenze di sviluppo del trasporto pubblico su rotaia.
PRESIDENTE. Il subemendamento Burgio 0.10.300.3 è quindi ritirato.
Passiamo alla votazione del subemendamento 0.10.300.11 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, l'onorevole Tassone è già intervenuto in maniera puntuale sulla proposta emendativa della Commissione. A me preme svolgere alcune considerazioni che si collegano a quelle svolte dall'onorevole Burgio.
Non ho capito come sia possibile, in un provvedimento di questo genere, parlare di liberalizzazione del trasporto su rotaia. Non siamo contrari, in linea di principio, ma riteniamo che effettivamente parte del Parlamento sia espropriata della partecipazione a un dibattito serio.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI D'AGRÒ. L'articolato proposto dalla Commissione in qualche modo è arrivato per tappe, non è stato un qualcosa che sia identitario di una cultura vera del provvedimento di liberalizzazione in questo settore. È stato un accadimento graduale, quindi non c'è fino in fondo la volontà precisa di arrivare con regole chiare a disciplinare questo settore. E quando si espropria un pezzo del Parlamento, mi riferisco in particolare alla Commissione trasporti, su un tema di questa natura...
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
LUIGI D'AGRÒ. ...credo che sbagliamo un po' tutto. Ritengo, quindi, che anche da
questo punto di vista non sia possibile per noi votare a favore del subemendamento 0.10.300.11 della Commissione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.300.11 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 250
Hanno votato no 193).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento 0.10.300.12 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 421
Astenuti 21
Maggioranza 211
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 175).
Come già preannunciato, a seguito dell'approvazione dei subemendamenti 0.10.300.11 e 0.10.300.12 della Commissione, il parere contrario della Commissione bilancio sull'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione si intende revocato.
Passiamo al subemendamento Zanetta 0.10.300.5.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
VALTER ZANETTA. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Il subemendamento in esame, a mio avviso, costituisce un contributo al fine di migliorare quanto prevede l'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione, che presenta alcune lacune che abbiamo cercato di evidenziare.
Il mio subemendamento, al fine di garantire le condizioni necessarie per l'effettiva liberalizzazione dei servizi ferroviari regionali, propone che i finanziamenti pubblici vengano assegnati alle regioni, che direttamente o tramite il soggetto concessionario acquistano il materiale rotabile garantendo che lo stesso sia disponibile per le imprese ferroviarie che stipulano contratti di servizio con le regioni stesse.
Signor Presidente, credo che sia un subemendamento di buon senso e quindi invito l'Assemblea ad esprimere un voto favorevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Zanetta 0.10.300.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 247).
Prendo atto che l'onorevole Mellano ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Attili. Ne ha facoltà.
ANTONIO ATTILI. Signor Presidente, l'emendamento della Commissione, interamente sostitutivo dell'articolo 10, ci lascia per la verità molto perplessi.
Lo voglio dire in premessa: non siamo contrari all'avvio del processo di liberalizzazione della rete ferroviaria, anche perché si tratta di dare attuazione a normative europee recepite da tempo dal Governo italiano. Non vi è dunque alcuna opposizione di principio. Non si può però negare che l'emendamento al nostro esame affronta tutta una serie di complessi problemi che avrebbero necessitato di un maggiore approfondimento in sede di Commissione di merito. In precedenza abbiamo votato contro l'emendamento con il quale si chiedeva di sopprimere l'articolo 10 perché riteniamo che tale articolo affronti comunque un problema importante; ma non vi è dubbio che è condivisibile l'osservazione, svolta da molti colleghi, per cui una materia così complessa avrebbe meritato ben altro approfondimento.
Di questo articolo condividiamo i primi due commi, che ne costituiscono la parte, per così dire, programmatica: si prevede, in buona sostanza, che il Ministero vigili affinché non si verifichino condizioni di discriminazione nell'utilizzo della rete, e che, entro 120 giorni (ma il tempo mi pare eccessivo: lo ridurrei a tre mesi e sarebbero comunque molti) dalla data di entrata in vigore della legge, esso conduca un'indagine conoscitiva al fine di verificare se, tanto per il trasporto merci quanto per quello passeggeri, vi siano tratte a lunga e media percorrenza in grado di assicurare l'equilibrio fra costi e ricavi. Ci convincono sia il meccanismo delle audizioni, che è addirittura previsto in legge, sia il parere delle Commissioni.
Ma ci fermeremmo qui. Non siamo invece d'accordo su tutti gli altri commi, che affrontano - lo voglio ricordare solo per dimostrare la complessità dell'emendamento - una serie di altre questioni estremamente articolate: la problematica degli oneri del servizio pubblico, di cui peraltro sfugge l'entità delle risorse (è vero che i subemendamenti presentati dalla Commissione hanno risolto il problema del parere contrario della Commissione bilancio, ma la questione della copertura degli oneri di pubblico servizio rimane comunque molto vaga); il problema dei servizi assegnati alle regioni a statuto speciale e alle province autonome; la questione delle capacità finanziarie delle imprese; nonché tutta un'altra serie di questioni - dall'accesso alla rete alle tracce orarie - che, lo ripeto, costituiscono argomenti di grande complessità e che non possono essere trattati in questo modo.
Con tale emendamento, peraltro, si modificano disposizioni importantissime, contenute in leggi e decreti legislativi, ed è difficile oggi valutare cosa accada delle norme di tali provvedimenti a seguito di tutte le modifiche proposte dalla Commissione.
Per tali ragioni, chiederemmo - poiché, lo ripeto, siamo d'accordo sulla prima parte - se sia possibile votare l'emendamento per parti separate. Annuncio sin d'ora che, qualora ciò sia possibile, voteremo a favore dei primi due commi, mentre ci asterremo sugli altri, come atto di fiducia nei confronti del Governo, anche se, nel merito, giudichiamo questo testo complesso, difficile da comprendere e non adatto ad essere trattato in questo modo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione gli interventi che si sono susseguiti su questo argomento. Quelli svolti dai colleghi della Commissione trasporti debbono essere oggetto di specifica attenzione, poiché si tratta di contributi che attengono ad una specificità di materie che certamente, nell'ambito di tale Commissione, avrebbe potuto trovare un'ulteriore possibilità
di approfondimento e magari di precisazione.
Ritengo, peraltro, che in sede di esame di questo disegno di legge e nel parere espresso dalla IX Commissione tale valutazione era stata compiuta, anche se in modo non completamente approfondito. In quell'occasione, la formulazione di tale articolo era stata concepita come un punto di riferimento su cui eventualmente, nell'ambito della discussione in Assemblea, sarebbe stato possibile intervenire ulteriormente, non solo con proposte emendative, ma anche con ordini del giorno, che ritengo ancora opportuni ed utili.
Quello esistente è un quadro normativo di riferimento stabile e consolidato (faccio riferimento alla legge 1 agosto 2002, n. 166 e al decreto legislativo 8 luglio 2003, n. 188). Si tratta, in sostanza, di far sì che le misure previste in tema di trasporto ferroviario diano l'opportunità di migliorare i servizi pubblici, a tutto beneficio dei cittadini italiani. E si vuole fare tutto ciò tramite il provvedimento in esame, compreso a sua volta in un disegno complessivo di misure di liberalizzazione e di tutele previste per il consumatore.
Quello in esame è un articolo - e l'emendamento della Commissione nella nuova formulazione è, da questo punto di vista, molto più impegnativo - che da una parte riprende il percorso della liberalizzazione, dall'altro introduce, in modo più preciso, il concetto di servizio universale nel trasporto locale e in quello nazionale su cui, da adesso in avanti, sarà necessario intraprendere le conseguenti iniziative attuative.
Come ben sanno i colleghi, questo disegno di legge procede in parallelo con un provvedimento che si trova oggi all'esame del Senato e che riguarda la costituzione dell'autorità dei trasporti. Pertanto, avremo l'occasione, nella navette di questi provvedimenti fra le due Camere, di svolgere ulteriori valutazioni di merito.
Ho ascoltato l'intervento del collega Attili, il quale motivava la posizione assunta dal suo gruppo sull'emendamento in esame. La posizione sostenuta dal collega in questione è, a mio avviso, debole perché non tiene conto del complesso della risposta che fornisce questo emendamento. Ossia, se approvassimo l'emendamento limitandoci ai primi due commi, non appoveremmo altro che un manifesto, non una norma puntuale; un manifesto che riprenderebbe quanto previsto dalla legge n. 166 e dal decreto legislativo n. 188 citati; in questo modo, inoltre, non fisseremmo dei punti fermi per attuare i provvedimenti.
Ritengo che i commi successivi contenuti nell'emendamento in esame compiono un passo in avanti. Naturalmente, poiché vi è sempre la possibilità di precisare ulteriormente i contenuti di un provvedimento importante, come quello in discussione, potremmo anche approvare degli ordini del giorno per fornire indirizzi specifici e dettagliati al Ministero.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIO LOVELLI. Pertanto, penso che sia utile e giusto votare a favore di questo emendamento, con il quale si compie, lo ripeto, un passo in avanti importante, non solo per fornire risposte in merito alla questione delle liberalizzazioni, che potrebbero avere riflessi discutibili, ma soprattutto in materia di miglioramento del servizio per i cittadini italiani. A noi interessa soprattutto tale ultimo aspetto. Il Parlamento deve dare risposta alle richieste provenienti dal Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazioni di voto l'onorevole Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ho raccolto lo sforzo compiuto dall'onorevole Attili, ma sono anche convinto che votare i primi due commi dell'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione non sarebbe funzionale rispetto all'impostazione complessiva ed all'impianto dell'emendamento in esame.
Ad esempio, in riferimento al primo comma, dove si parla di attività di vigilanza del Ministero dei trasporti, mi domando quale sia l'attività di vigilanza del Ministero dei trasporti e se essa non sia,
piuttosto, molto debole. A mio giudizio, la holding Ferrovie dello Stato costituisce un potere a parte che si sottrae al controllo del Parlamento, mentre il Ministero dei trasporti ha scarsa incidenza e potere, come poc'anzi ricordava qualche collega prima di me.
Per queste ragioni, l'impianto di questo emendamento va respinto.
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole.
MARIO TASSONE. In termini non polemici, chiedevo al Governo che venisse a spiegarcelo, ma ritengo che dovesse essere il Ministero dei trasporti a farlo.
L'emendamento in discussione deve essere respinto e la relativa materia attribuita alla Commissione di merito, al fine di un riscontro e di una disamina molto più attenta ed articolata.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
MARIO TASSONE. L'emendamento al nostro esame, infatti, contiene di per sé stesso la riforma delle ferrovie, una «falsa» e «cattiva» riforma che, certamente, ci porta non alla liberalizzazione, ma al rafforzamento di alcune corporazioni ben chiare e definite all'interno del mondo delle Ferrovie dello Stato [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, devo riconoscere il buon senso e, soprattutto, l'onestà intellettuale dei colleghi del centrosinistra, gli onorevoli Attili e Lovelli, che hanno, in sostanza, raccolto le nostre perplessità, le quali, peraltro, non erano solo nostre, se si pone mente anche a documenti presentati dai sindacati e riportati da alcuni quotidiani con titoli che si possono così riassumere: Ferrovie; Bufera sui tagli di Bersani. O, ancora: Sindacati; privatizzate le tratte redditizie, eliminati i rami secchi.
Argomenti e concetti di questo genere sono, infatti, ricompresi nel famigerato emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione al nostro esame, e allora, in questa Assemblea, dobbiamo far riverberare anche aspetti che rappresentano sensibilità del mondo sindacale e di chi lavora nelle ferrovie ma, soprattutto, degli utenti.
PRESIDENTE. La invito a concludere, onorevole.
VALTER ZANETTA. L'emendamento in discussione sottende anche questo dato di preoccupazione. Da parte del nostro gruppo sarà espresso chiaramente un voto contrario: abbiamo anche cercato di impegnarci nel corso della fase emendativa - come affermato precedentemente è stato espunto dal testo, con nostra soddisfazione, il comma 16 - ma voteremo ugualmente contro (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, il gruppo di Alleanza Nazionale voterà contro, perché i principi di liberalizzazione erano già contenuti nell'articolo 38 della legge n. 166 del 2002. È per tale motivo che il primo testo richiamava sostanzialmente quei principi. Non vi era bisogno di operare interventi di sorta, ma bastava applicare le disposizioni normative.
Nel secondo testo, guarda caso, improvvisamente si chiede di modificare quel tipo di principi in materia di liberalizzazioni, passando dalle gare al confronto competitivo.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MANLIO CONTENTO. Nel terzo testo si torna ovviamente alle gare, ma si modifica
la questione relativa all'individuazione delle tratte degli interventi, affidata, nel secondo passaggio, al Comitato interministeriale per la programmazione economica, mentre viene rimessa in capo al Consiglio dei Ministri con l'accordo delle organizzazioni sindacali e degli altri soggetti nell'ultimo caso.
Queste sono le nostre perplessità, altro che posizioni non chiare e non univoche!
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
MANLIO CONTENTO. Le vostre sono posizioni non chiare, come emerge dagli emendamenti che avete appena presentato per ovviare alle censure mosse al primo testo dalla Commissione bilancio, inserendo gli stessi aspetti che dovrebbero essere oggetto di censura. La chiarezza, quindi, non sta dalla vostra parte, bensì dalla nostra, mentre il provvedimento diventa più confuso e va contro gli interessi del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Uggé. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, convenendo sulle osservazioni svolte dal collega Attili, preannunzio, a titolo personale, che esprimerò voto contrario sull'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione che certamente cerca di recuperare, sotto la veste della liberalizzazione, ciò che è stato fatto bene nella passata legislatura e che oggi viene in qualche modo confuso.
Alcuni passi in avanti, anche per quanto riguarda le sollecitazioni avanzate in Commissione, sono stati compiuti, come ad esempio l'eliminazione del comma 16 e la consultazione delle forze sindacali, ma non sono certamente sufficienti a creare le condizioni che tanto si sbandierano nel Paese. In questo modo non si liberalizza, ma si creano situazioni completamente diverse!
PRESIDENTE. Ricordo che è stata richiesta la votazione per parti separate della proposta emendativa in esame, nel senso di votare prima i primi due commi e poi i commi successivi. Ciò è possibile, perché entrambe le parti conservano la loro autonomia. Il parere favorevole della V Commissione bilancio, dopo l'approvazione dei subemendamenti 0.10.300.11 e 0.10.300.12 della Commissione, è ovviamente da intendersi sull'emendamento complessivo 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sui primi due commi dell'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 459
Astenuti 3
Maggioranza 230
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 211).
Prendo atto che la deputata Leddi Maiola ha segnalato che non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla restante parte dell'emendamento 10.300 (Nuova formulazione) della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 452
Astenuti 16
Maggioranza 227
Hanno votato sì 233
Hanno votato no 219).
Sono, pertanto, preclusi tutti i successivi emendamenti riferiti all'articolo 10; avverto, inoltre, che non porrò in votazione l'articolo 10, in quanto l'emendamento approvato era interamente sostitutivo dello stesso.
Chiedo al relatore come intenda procedere.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, si potrebbe passare all'esame dell'articolo 21.
PRESIDENTE. Sta bene.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 21 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sugli identici emendamenti Borghesi 21.200 e 21.400 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), interamente soppressivi dell'articolo 21.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Poiché sono stati presentati gli identici emendamenti Borghesi 21.200 e 21.400 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento) interamente soppressivi dell'articolo 21, sarà posto in votazione il mantenimento di tale articolo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gianfranco Conte. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, siamo favorevoli al mantenimento dell'articolo 21. Si tratta di una delle poche cose buone che vi sono nel provvedimento in esame e, peraltro, attiene ad una questione affrontata anche durante la discussione della legge finanziaria e fu sponsorizzata molto dal Vicepresidente Rutelli.
Si trattava della questione relativa alla possibilità di intervenire nel settore del turismo del nostro Paese che presenta una diffusa situazione di emarginazione, perché la gran parte degli esercizi è troppo piccola per affrontare il mercato internazionale.
La norma interviene per facilitare la ricongiunzione della gestione con la proprietà degli esercizi alberghieri e mi sembra che sia una buona norma. Voteremo quindi per il mantenimento dell'articolo 21.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul mantenimento dell'articolo 21.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 471
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato sì 100
Hanno votato no 371).
Chiedo all'onorevole relatore come intenda procedere.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, si potrebbe procedere all'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 43, precedentemente accantonati.
PRESIDENTE. Sta bene.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli articoli aggiuntivi riferiti all'articolo 43 (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 7).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro dell'articolo aggiuntivo Folena 43.021 e raccomanda l'approvazione del suo articolo aggiuntivo 43.0305 (Nuova formulazione).
La Commissione invita, inoltre, a ritirare l'articolo aggiuntivo Della Vedova 43.019.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo all'articolo aggiuntivo Folena 43.021.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, accolgo l'invito al ritiro formulato dal relatore, ma vorrei formulare una proposta. Ho letto l'emendamento presentato dalla Commissione, ma vorrei far notare che il terzo comma del nostro articolo aggiuntivo è relativo ad un'altra materia che verrebbe esclusa e rappresenta semplicemente una specificazione rispetto a quanto già previsto dal decreto Bersani. Ha, infatti, lo scopo di chiarire una disposizione già vigente. Attualmente, infatti, il decreto Bersani prevede che il passaggio da un operatore ad un altro non possa essere gravato da costi, ma, attualmente se, ad esempio, si ha un contratto ADSL e si decide di cambiarlo, il gestore deve comunque pagare per l'intero anno il canone alla Telecom. Quindi, tutto ciò costituisce un problema per il nostro mercato e, di conseguenza, per i cittadini e mi riferisco ai prezzi che pagano per l'ADSL, servizio molto importante.
Vorrei, pertanto, chiedere al relatore ed al Governo di porre in votazione soltanto il terzo comma del nostro emendamento che non interviene sulla materia principale. Mi pare, peraltro, che tale materia sia stata bene indirizzata con l'emendamento della Commissione che rinvia ad un intervento dell'authority per quanto riguarda il canone ADSL. Semplicemente andiamo a specificare che il principio sancito nel decreto Bersani vale anche per l'ADSL. Mi auguro quindi, che vi sia la disponibilità del relatore e del Governo a recepire soltanto questo comma dell'articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Onorevole Lulli, in realtà si richiede una riformulazione da parte della Commissione.
ANDREA LULLI, relatore. Su tale punto vi è stato un dibattito in Commissione a seguito del quale pregherei i presentatori dell'articolo aggiuntivo di presentare un ordine del giorno su questa materia. Recentemente, infatti, su tale aspetto è intervenuto un provvedimento dell'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni proprio in data 23 maggio. Credo che sarebbe saggio, da una parte, accogliere l'articolo aggiuntivo della Commissione che specifica ulteriormente i compiti attribuiti all'Agcom e, allo stesso tempo, impegnare il Governo, perché sensibilizzi l'Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni ad approfondire la tematica sollevata dal deputato Acerbo.
Gli interventi dell'Autorità, infatti, avvengono in seguito ad analisi svolte dall'Autorità stessa e, pertanto, un intervento d'imperio del Parlamento, senza alcuna istruttoria da parte dell'Autorità, rappresenterebbe un problema istituzionale di non poco conto. Pertanto, pur condividendo la tematica in questione, assolutamente importante e centrale, credo che la stessa possa essere oggetto di un impegno assunto in Assemblea e, nello stesso
tempo, ritengo opportuno approvare l'articolo aggiuntivo della Commissione che rafforza i compiti dell'Autorità.
D'altra parte, vorrei anche far presente che, con l'entrata in vigore della legge annuale sulla concorrenza, una volta approvato questo provvedimento, avremo anche altre occasioni per affrontare questo tema e, ove l'authority svolga le istruttorie necessarie, di legiferare.
PRESIDENTE. Onorevole Acerbo?
MAURIZIO ACERBO. Signor Presidente, il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea intende venire incontro all'esigenza di cominciare a discutere su tale tematica. Faccio presente che, in Italia, le tariffe sull'ADSL, dopo tanta retorica sull'importanza di internet, sono le più costose d'Europa. Inoltre, se si ama la concorrenza, come i liberisti affermano, bisogna prendere provvedimenti.
Quindi ritiro l'emendamento, ma intendiamo portare avanti una battaglia forte su questo tema. Presenteremo, ovviamente, un nostro ordine del giorno. Tengo a precisare, in ogni caso, che il comma 3 non aveva a che fare con quanto deliberato dall'Agcom. Comunque, dato che la Camera si riunisce tutte le settimane, avremo il tempo di tornare sul tema.
PRESIDENTE. Sta bene. L'articolo aggiuntivo Folena 43.021 è stato quindi ritirato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo 43.0305 (Nuova formulazione), della Commissione accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 474
Astenuti 1
Maggioranza 238
Hanno votato sì 262
Hanno votato no 212).
Passiamo all'articolo aggiuntivo Della Vedova 43.019.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, non ritiro l'articolo aggiuntivo e mi stupisco dell'invito, considerato che era già stato accantonato una volta in Commissione ed una volta in Assemblea.
Colleghi, oggi la maggioranza, con l'astensione del gruppo di Forza Italia, ha approvato una norma recante l'istituzione della legge annuale sulla concorrenza, che prevede esplicitamente che vi siano provvedimenti legislativi conseguenti alle segnalazioni dell'Antitrust.
Siamo di fronte ad una reiterata segnalazione dell'Antitrust che ha denunciato più volte nel corso degli anni, e anche recentemente, l'incongruità della norma che limita fortemente lo sconto sul prezzo dei libri, con gravi conseguenze per i lettori, soprattutto per coloro che fanno acquisti di libri, ad esempio, nelle grandi superfici commerciali quindi per le persone delle periferie che comprano libri al supermercato e all'ipermercato. Il limite allo sconto grava ancora di più sui libri di testo, per cui vi è uno sconto solo del 5 per cento.
Questo articolo aggiuntivo, conseguentemente alla segnalazione dell'Antitrust, chiede di liberalizzare lo sconto sul prezzo dei libri...
PRESIDENTE. Onorevole Della Vedova, deve concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. ...e non è vero che questo va contro l'interesse delle piccole librerie. A parte il fatto che se difendiamo le piccole librerie, bisogna difendere i benzinai, i farmacisti e non ne usciamo più!
Questo sconto consente, come spiega l'Antitrust, di moltiplicare il numero dei lettori, il fatturato di chi vende libri ovunque e comunque.
Ritengo che si tratti di un intervento ragionevole, l'Antitrust lo ha chiesto più volte, non capisco perché la maggioranza si ostini a dire «no» solo su questo provvedimento di liberalizzazione che non costa una lira! Invito, conseguentemente, a sostenere questo articolo aggiuntivo e ad allinearci al resto dell'Europa: i libri sono un prodotto che può essere scontato (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e La Rosa nel Pugno)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, mi dispiace dover ritornare su questo tema, di fronte al rinnovato invito del relatore a ritirare questo articolo aggiuntivo.
A mio parere, onorevoli colleghi, bisogna ragionare su quello che è il mercato editoriale. Tutti noi siamo buoni lettori di libri e conosciamo come funziona. Si sostiene che, qualora venisse liberalizzato, si tratterebbe di un provvedimento contro le piccole librerie. Tuttavia, si tratta di un argomento sostanzialmente in contraddizione con il mercato.
Faccio solo un esempio, perché si possa capire come questo articolo aggiuntivo colga una necessità. Voi sapete, perché comprate i giornali, che, acclusi ad essi, vi sono molto spesso dei libri. Il mio esempio si riferisce ai libri della collana «I meridiani». Molti sapranno che i libri di questa collana un tempo avevano dei prezzi altissimi; ora, acclusi ai giornali, con una carta che ovviamente non è quella di prima, vengono venduti ad un prezzo alla portata di tutti.
Allora succede che i giornali, accludendo i libri, possono determinare un prezzo di mercato molto più basso, mentre le librerie sono sostanzialmente incastrate all'interno di un meccanismo che non permette la liberalizzazione; questo veramente significa non capire il problema! Non si tratta di affrontare una questione che si può definire di principio, di destra o di sinistra, ma di capire che questo articolo aggiuntivo non fa che cogliere il cambiamento fondamentale determinato dal fatto che, accludendo i libri ai giornali, abbiamo modificato il sistema editoriale, abbiamo già fatto crollare i prezzi e creato una concorrenza formidabile; impedire, dunque, che vi sia tale concorrenza tra le librerie è al di fuori del concepibile!
Rivolgo un appello al relatore affinché almeno sul buonsenso si ritrovino maggioranza e opposizione; so che di solito maggioranza e opposizione non si trovano neanche sul buon senso, però ciò sarebbe opportuno, considerato che tante volte discutiamo di grandi riforme istituzionali e di tante scelte che dovremmo compiere insieme; almeno troviamoci insieme su una ragione di buon senso per favorire il mercato editoriale che, come noto, è molto importante per lo sviluppo della cultura nel nostro Paese (Applausi dei deputati dei gruppi La Rosa nel Pugno e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Del Bue. Ne ha facoltà.
MAURO DEL BUE. Signor Presidente, vorrei sottoscrivere, insieme al collega Barani, l'articolo aggiuntivo dell'onorevole Della Vedova, cogliendo la sostanza delle motivazioni che il presentatore e, poco fa, l'onorevole e amico Roberto Villetti hanno portato al centro della riflessione della Camera. È veramente paradossale che si possa pensare a liberalizzazioni «a giorni alterni» e che quando si parla di cultura e di libri si debbano accettare regole che appartengono francamente al passato, soprattutto alla luce del fatto che, come ricordato giustamente dall'onorevole Villetti, i libri ormai vengono venduti, - o svenduti - insieme ai giornali e si possono tranquillamente leggere via Internet.
Il blocco dei prezzi e le regole, volte a calmierarli, introdotte dal sistema, possono e devono essere superate, ed è con questo spirito che mi unisco all'invito che sia Della Vedova sia Villetti hanno rivolto a tutti colleghi, al di là della loro collocazione nella maggioranza o nella minoranza, a votare a favore di questo articolo
aggiuntivo (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo Della Vedova 43.019.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Burgio. Ne ha facoltà.
ALBERTO BURGIO. Signor Presidente, siamo nettamente contrari all'articolo aggiuntivo in esame perché il mercato dei libri è un mercato rigido; i libri hanno un prezzo fisso, determinato all'origine dall'editore, che riserva ricarichi modestissimi alle librerie, le quali non hanno nessun potere di contrattare il prezzo e si trovano necessariamente strette tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita, che è predeterminato.
La verità è che se si liberalizzasse il prezzo di vendita dei libri si determinerebbe davvero la fine delle piccole librerie, come effettivamente avviene nella stragrande maggioranza degli altri Paesi europei. Le piccole librerie oggi - è bene che si sappia - sono esposte alla prepotenza dei grandi editori e dei grandi distributori, i quali sono oggi di proprietà dei grandi editori, soprattutto di quello più grande: la catena Mondadori. È bene che ciò sia chiaro, perché, anche in Italia, vi è il rischio della scomparsa delle piccole librerie, che fanno vita estremamente grama e che svolgono una funzione culturalmente fondamentale, che perciò noi intendiamo difendere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo soltanto per sottolineare che la liberalizzazione sullo sconto dei libri - è la tesi sostenuta dall'Antitrust - avvantaggia i consumatori più poveri e non scalfisce il principio di concorrenza. Quindi riteniamo che anche lo sconto dei libri sia un principio di liberalizzazione, volto a favorire gli utenti più poveri, ovvero coloro che non possono permettersi di acquistare libri a prezzi più alti e che, dunque, la norma sia «molto di sinistra», più di sinistra della posizione del collega Burgio.
PRESIDENTE. Comunico che anche il gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea ha terminato il tempo a disposizione.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, sono consapevole che stiamo concludendo l'esame del provvedimento, ma sarebbe opportuno, se fosse possibile - lo chiedo al relatore e a tutti i colleghi - avere un ulteriore momento di approfondimento sull'articolo aggiuntivo in esame. Quindi propongo di accantonarlo.
PRESIDENTE. Qual è l'opinione del relatore?
ANDREA LULLI, Relatore. Sono d'accordo.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, deve intendersi accantonato l'esame dell'articolo aggiuntivo Della Vedova 43.019.
Chiedo al relatore come intenda proseguire i lavori dell'Assemblea.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, propongo di passare all'esame dell'articolo 59.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 59 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro sugli articoli aggiuntivi Saglia 59.01, Raisi 59.02, Urso 59.04, Leo 59.05 e 59.06, Urso 59.07 e Leo 59.08.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'artico 59.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 270
Astenuti 199
Maggioranza 136
Hanno votato sì 258
Hanno votato no 12).
Prendo atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Saglia 59.01.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, non accedo all'invito al ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, non possiamo accogliere l'invito al ritiro perché riteniamo che tale articolo aggiuntivo, che non comporta assolutamente oneri, potrebbe aiutare ad affrontare un problema serio, ovvero il coordinamento tra le politiche energetiche nazionali e quelle regionali.
Uno dei problemi, per i quali non si riesce a realizzare le infrastrutture energetiche nel nostro Paese, è determinato dall'assurda riforma del Titolo V della Costituzione, adottata nel 2000, che ha reso l'energia materia concorrente. Ciò comporta una difficilissima gestione, soprattutto sotto il profilo autorizzativo, tra il Governo e le regioni.
Con la proposta emendativa in esame, quindi, si tenta di costituire un organismo permanente, che consenta di dirimere le questioni e di ritornare ad avere una politica energetica nazionale. Lo riteniamo, dunque, importante e chiediamo all'Assemblea di approvarlo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bernardo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO BERNARDO. Signor Presidente, vorrei soltanto svolgere una brevissima considerazione su questo articolo aggiuntivo, anche perché, se si discute di liberalizzazioni, si deve considerare il tema relativo alle politiche energetiche. Qualcuno potrebbe anche obiettare che al Senato esiste il disegno di legge n. 691, depositato ad ottobre e la cui discussione è iniziata qualche settimana fa, però purtroppo si è soltanto all'articolo 2 e non si può non tenere in considerazione l'articolo aggiuntivo in esame, che fissa principi importanti nel rapporto con le realtà locali e con le regioni sull'argomento in oggetto, anche perché, come ho detto inizialmente, parlare di politiche energetiche e di ciò che significano per il Paese nel rapporto relativo al Titolo V e alla legge attualmente in vigore, mi porta ad affermare che sia il relatore Lulli, sia il sottosegretario Bubbico
dovrebbero svolgere un'ulteriore considerazione, nel caso in cui volessimo discutere seriamente di liberalizzazioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, sappiamo che la materia dell'energia rientra tra le materie a competenza concorrente e conosciamo tutti i disastri che ciò ha comportato con riferimento all'infrastrutturazione energetica del nostro Paese. Credo sia abbastanza plausibile trovare un luogo che funga da cassa di compensazione o di dibattito fra le istituzioni nazionali e le realtà locali, fintanto che non verrà modificato il Titolo V della Costituzione (che la precedente maggioranza aveva tentato di cambiare, ma poi, come sappiamo, è andata male). Votiamo, quindi, a favore dell'articolo aggiuntivo Saglia 59.01.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Saglia 59.01, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 479
Votanti 477
Astenuti 2
Maggioranza 239
Hanno votato sì 219
Hanno votato no 258).
Prende atto che il deputato Tabacci ha segnalato che avrebbe voluto astenersi.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Raisi 59.02.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ADOLFO URSO. Signor Presidente, sottoscrivo l'articolo aggiuntivo Raisi 59.02 e dichiaro che non accogliamo l'invito al ritiro, perché - lo ricordo ai colleghi - la proposta emendativa in esame punta ad abolire le comunità montane. Soprattutto nelle ultime settimane, in tutti gli schieramenti vi è stato un dibattito sulla scarsa funzionalità delle comunità montane, che ormai ammontano a 356, per un costo (il «costo della politica», quello che viene da molti definito un «carrozzone») che ammonta a 800 milioni di euro.
Tutti sappiamo che gran parte dei finanziamenti alle comunità montane viene destinato semplicemente al perpetuarsi di tali organismi e che soltanto una piccola parte del loro bilancio (in alcuni casi appena il 5-6 per cento) viene destinata effettivamente a interventi a favore delle comunità montane.
Con l'articolo aggiuntivo in esame noi stabiliamo che gli interventi speciali per la montagna stabiliti dall'Unione europea siano realizzati dalle province e che tali interventi finanziari siano destinati esclusivamente ai territori classificati «montani».
PRESIDENTE. Onorevole Urso, la prego di concludere.
ADOLFO URSO. Concludo, Presidente. Invitiamo coloro che hanno presentato recentemente proposte di legge per l'abolizione della comunità montana - anche appartenenti allo schieramento di maggioranza - ad intervenire in tal senso, votando a favore dell'articolo aggiuntivo Saglia 59.01.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo per confermare e motivare la posizione contraria del Governo. Su tale tema e su altre questioni
attinenti ai cosiddetti costi della politica - che sarebbe meglio declinare nella dimensione di costi della pubblica amministrazione e di servizi resi dalla pubblica amministrazione in condizioni di efficacia - occorre precisare che è già stato costituito un tavolo di lavoro coordinato dai Ministri Santagata e Lanzillotta. Esso vede all'opera il Governo, le regioni e le autonomie locali, al fine di definire il percorso riformatore, che evidentemente riguarda non la semplice soppressione di un ente intermedio, ma la riarticolazione delle funzioni, connesse anche alle condizioni di incentivazione, affinché l'associazionismo possa essere sostenuto.
Peraltro, per completezza di ragionamento, con la proposta emendativa in esame si prevede di spostare talune funzioni, oggi in capo alle comunità montane, alle province: non è detto che la misura provinciale possa costituire il riferimento istituzionale, oggi assolto dalle comunità montane, che potrebbe essere affidato - così come lo stesso articolo aggiuntivo enuncia in uno dei commi precedenti - ad un'unione su base volontaria che i comuni stessi potrebbero istituire.
Da ciò si deduce che, su tale materia, non si può improvvisare, in particolare essendo attivo un tavolo di confronto tra Governo ed istituzioni locali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elia. Ne ha facoltà.
SERGIO D'ELIA. Signor Presidente, non posso dire di parlare a nome del gruppo La Rosa nel Pugno, perché sull'articolo aggiuntivo in esame e sulla materia che esso pone ci sono posizioni diverse al nostro interno. Peraltro, molti componenti del gruppo hanno sottoscritto una proposta di legge volta proprio all'abolizione delle comunità montane, che sono uno dei tanti capitoli dei costi della politica, che, se non si affronta, determina, anzi aggrava ciò che è già sotto gli occhi di tutti: un distacco enorme e abissale dei cittadini dalla vita pubblica, dalla politica.
Il nostro progetto di legge è evidentemente molto più articolato rispetto all'articolo aggiuntivo in esame, ma le sue finalità sono le stesse. Pertanto, anche a nome di alcuni membri della Rosa nel Pugno - sicuramente della componente radicale, ma anche di Enrico Buemi, che lo ha sottoscritto - invito a votare a favore della proposta emendativa in discussione, quanto meno al fine di porre la questione all'ordine del giorno.
Tutti hanno letto i giornali e seguito le inchieste: ci sono comunità montane che sono considerate tali anche se sono sulla costa Smeralda, sulla riviera ionica, nel tarantino e così via.
SERGIO D'ELIA. È uno scandalo! Le comunità montane sono il rifugio, il cimitero degli elefanti, di coloro i quali, non essendo più eletti negli organi rappresentativi territoriali, finiscono tra i consigli delle comunità montane, incassando i previsti gettoni di presenza. È un ceto politico che viene riciclato in questo modo.
Noi, quanto meno, poniamo il problema. Si aboliscano, quindi, le comunità montane per poi affrontare, entro sei mesi o quando sarà stabilito, la questione ad esse relativa, ma le competenze attualmente affidate alle comunità montane possono essere attribuite alle unioni di comuni, che pure esistono, o rientrare nelle competenze delle province. La soluzione per salvaguardare comunque la montagna esiste, ma nel modo in cui stiamo agendo fino ad oggi si dà semplicemente un contributo al piccolo esercito di professionisti della politica, che vengono impiegati e riciclati nelle comunità montane.
Il collega Urso ha fatto bene a porre la questione. Noi l'abbiamo posta in maniera forse più rituale, con una proposta di legge organica, ma già oggi potremmo dare un piccolo segnale, volto ad affrontare in maniera seria il problema dei costi della politica.
Quindi, almeno una parte del gruppo La Rosa nel Pugno voterà a favore di
questo articolo aggiuntivo (Applausi di deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Zanetta. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, voglio richiamare l'attenzione dell'Assemblea e soprattutto dei tanti che in questa sede si dichiarano amici della montagna, perché mi sembra che l'articolo aggiuntivo in esame venga affrontato con molta superficialità.
Credo che il Governo abbia fatto bene ad esprimersi con prudenza attraverso le parole del sottosegretario Bubbico, perché bisogna affrontare con prudenza il tema in discussione. Ci sono situazioni che vanno riviste, ma pensare che oggi l'Assemblea possa approvare una proposta emendativa di questo genere è veramente assurdo. All'interno della Camera opera con molta intelligenza il gruppo «amici della montagna», che sta affrontando la revisione della legge sulla montagna, di cui è presidente l'amico Quartiani. Mi rivolgo, quindi, anche a lui. Si tratta di un gruppo di lavoro molto interessante, perché affronta...
PRESIDENTE. La invito concludere.
VALTER ZANETTA. ...in modo approfondito le tematiche della montagna. Conseguentemente, anche appellandomi agli amici che fanno parte di tale gruppo, invito a respingere questo articolo aggiuntivo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Osvaldo Napoli. Ne ha facoltà.
OSVALDO NAPOLI. Signor Presidente, il mio intervento è stato già anticipato dal collega Zanetta, ma devo ugualmente dire al collega D'Elia che ascoltare da parte loro, oggi, considerazioni di moralizzazione, mi stupisce.
Quando il collega Moffa, di Alleanza Nazionale, ha proposto - in maniera molto «leggera» - l'abolizione delle comunità montane, il centrosinistra portò a Roma (Commenti) ...no, onorevole, non sto dicendo a lei, parlo del centrosinistra; se lei mi permette, io penso di dover parlare...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
OSVALDO NAPOLI. Però, se mi interrompe...
PRESIDENTE. Appunto prosegua!
OSVALDO NAPOLI. Bene. Devo dire che allora si portarono a Roma tutte le comunità montane.
I costi della politica, cari colleghi, sono: regioni, province, comuni, circoscrizioni, consorzi, unioni di comuni, unioni collinari, parchi, ATO, aree metropolitane...
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
OSVALDO NAPOLI. Osservo che sui costi della politica la I Commissione è in fase avanzata di studio, lasciamo dunque ad essa le questioni importanti...
PRESIDENTE. Grazie, ha terminato il suo intervento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Capisco le ragioni espresse prima dal collega; la montagna ha infatti bisogno di sviluppo e di attenzione, di utilizzare tutte le possibili risorse, però non sono d'accordo sul fatto che ciò si possa ottenere attraverso le comunità montane.
Quando un istituto ha fallito il suo obiettivo, non ha funzionato, bisogna prenderne atto; altrimenti, si discute dei costi della politica e di quant'altro, ma poi non interviene mai un momento decisionale: tutto si rinvia senza decidere.
Voto volentieri a favore dell'articolo aggiuntivo in discussione.
Ieri sono stato nella provincia di Chieti, per motivi di campagna elettorale.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
TEODORO BUONTEMPO. A distanza di otto chilometri le comunità montane hanno costruito da una parte una...
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
TEODORO BUONTEMPO. Perché? Il mio gruppo ha già esaurito i tempi?
PRESIDENTE. Sì, lei dispone di un minuto.
TEODORO BUONTEMPO. Va bene. Voglio dire che hanno sprecato miliardi e miliardi per realizzare due strutture immediatamente abbandonate e mai utilizzate.
Credo che un segnale di pulizia morale vada dato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che - come ha rammentato il rappresentante del Governo - discutere in questa sede, nell'ambito di un provvedimento che prevede una serie di liberalizzazioni, di una radicale riforma (in questo caso, più che una radicale riforma, l'articolo aggiuntivo in discussione propone l'abrogazione totale dell'ente comunità montane) significa porsi al di fuori del contesto, nel quale andrebbe collocata una discussione seria su un processo di razionalizzazione complessivo delle istituzioni (centrali, nazionali, statali, locali e regionali), anche a fronte dell'esigenza di una necessaria, incisiva azione di revisione dei costi della politica e della pubblica amministrazione. Proporre un articolo aggiuntivo che prevede l'abolizione delle comunità montane in questo modo, è come sparare sulla Croce rossa.
Concordo con i colleghi che chiedono - e lo faccio anch'io - al collega Raisi di ritirare l'articolo aggiuntivo in esame, non già perché non debba essere oggetto di discussione di quest'Assemblea una radicale riforma anche delle comunità montane, ma perché farlo oggi, in maniera approssimativa e senza avere la conoscenza specifica anche del merito, costringerebbe il Parlamento a votare secondo le propensioni del tutto personali di ciascuno di noi, che nulla hanno a che vedere con una reale conoscenza di ciò che andremo a votare.
Vedete, si è affermato che le comunità montane oggi non rispondono esattamente alla necessità di dare vita ad organi, organismi ed enti intermedi - quali possono essere unioni di comuni o unioni di comuni all'interno di una valle - per mettere in comune servizi da esercitare in un determinato contesto che le popolazioni e le comunità locali appartenenti a singoli comuni, anche piccoli, non possono apprestare autonomamente avendo bisogno, per l'appunto, di mettere insieme ad altri le risorse per poter venire incontro alla necessità di servizi essenziali alle popolazioni della nostra montagna, sia delle Alpi, sia dell'Appennino.
È una questione che posta così genericamente ci costringe - e mi costringe - almeno a rammentare un dato: il collega D'Urso ha affermato che bisogna dare i finanziamenti proprio ai comuni montani; allora vorrei fosse chiaro che la prima norma che noi dobbiamo approvare in Parlamento è la riclassificazione e la ridefinizione dei comuni montani. Infatti, nella nostra realtà il sessanta per cento dei comuni italiani, appunto considerati montani, stanno sulla costa, sono rivieraschi e possono anche essere in riva al mare e, addirittura, devono scegliere tra un finanziamento e l'altro (non possono ad esempio avere il finanziamento per la pesca marittima e contemporaneamente quello del Fondo per la montagna). Si tratta dunque di compiere un riordino razionale, temperato, discusso, serio e non «a braccio»,
come invece ci costringerebbe a fare un voto su questo articolo aggiuntivo.
Ritengo che è venuto il tempo che il Parlamento compia un lavoro serio di razionalizzazione e approvi una nuova legge per la montagna. È venuto il tempo di riscrivere norme anche sull'organizzazione degli enti a partire da quelli centrali, nazionali e statali fino ad arrivare a quelli locali, comprese le comunità montane, ma all'interno di un disegno generale compiuto, nel quale tutti riescano a riconoscersi anche prescindendo dai colori e dalle appartenenze di parte. Se opereremo in tale modo renderemo un servizio al Paese, se invece faremo, di una battaglia generica, una «bandiera» per anzituttto comunicare un certa immagine di noi stessi, sotto spinte di opinione presenti nel Paese (non tanto condivisibili perché malorientate), allora potremmo solo (nel momento in cui l'articolo aggiuntivo dovesse essere mantenuto) dare un'indicazione di voto contrario è una situazione che vorrei evitare ancora una volta chiedendo al collega Raisi, anche per tali ragioni, di ritirare l'emendamento con l'impegno di discuterne seriamente negli ambiti propri.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Di Gioia. Ne ha facoltà.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, come giustamente sottolineava poco fa il collega D'Elia, nel nostro gruppo sono presenti orientamenti diversi. Per quanto mi riguarda e per quanto riguarda tanti altri colleghi del nostro gruppo, siamo profondamente convinti che tutti i provvedimenti, tutte le discussioni che vengono sviluppate sull'«essere o non essere» comunità montane semplicemente partano dalla mancanza di conoscenza delle realtà montane e delle loro specificità.
È molto semplice discutere, fare anche delle affermazioni e non vivere giorno per giorno quelle che sono le realtà montane, le loro difficoltà e le loro iniziative. Sicuramente si pone la necessità, come sottolineava poco fa il collega che mi ha preceduto, di rivedere la legge sulla montagna e di dare anche maggiori competenze. Ritengo opportuno, però, anche sottolineare - perché è giusto che si guardi con una visione ampia alle iniziative poste in essere - che moltissime realtà montane operano soprattutto nella salvaguardia del territorio e per rendere omogenee le problematiche che si vivono all'interno delle piccole comunità locali, perché la maggior parte delle comunità montane è formata da piccoli e piccolissimi comuni.
Credo che sia necessario anche smettere, una volta per sempre, di addebitare ad alcuni enti, che svolgono interventi importanti per la tutela della montagna, i cosiddetti costi della politica. Non è vero, guardate, che nei consigli delle comunità montane - e tantomeno nelle giunte - vi siano personaggi che sarebbero soggetti e anche oggetti della politica stessa; vi sono cittadini comuni, che vengono eletti nei piccoli consigli comunali e che vanno ad operare all'interno di tali enti per il bene di quelle comunità e di quei territori.
Credo che negli ultimi tempi abbiamo fatto una grande discussione - anche nell'ultima legislatura - per tentare di dare una maggiore vitalità agli enti che agiscono in quelle aree, che danno risposte importanti ai piccoli comuni delle realtà montane; basterebbe considerare i finanziamenti erogati per il Fondo della montagna per capire che tutto quello che si dice è semplicemente «accademia», perché non si vivono le realtà e le questioni, che giorno dopo giorno si sviluppano in quelle aree.
Credo sia opportuno ritirare l'articolo aggiuntivo in esame - lo voglio ribadire ed invito anche io il presentatore a farlo - affinché si possa affrontare con chiarezza, con convinzione e, soprattutto, con dati di fatto, la comunità montana, il suo vivere e, soprattutto, il suo modo di operare nei territori su cui insiste.
Per questo motivo - lo ripeto e lo sottolineo - invito il presentatore dell'articolo aggiuntivo a ritirarlo per evitare che nascano delle difficoltà; ritengo, invece, che questa materia - e con questo concludo -
debba essere discussa in modo serio e sereno, per determinare condizioni positive per tali realtà.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo ha il pregio di sollevare il problema e, secondo me, ha anche quello di indicare, nell'unione di più comuni, la soluzione di parte dei problemi montani. Personalmente, però, non posso accettarlo così come viene presentato, perché esistono sicuramente comunità montane - basta leggere il libro di Gian Antonio Stella per capirlo - che rappresentano uno spreco; esistono però anche comunità montane che sono essenziali, importanti, che non sprecano i soldi e funzionano bene. Non si può generalizzare!
È necessario arrivare a una riforma seria delle comunità montane e ad un rilancio della montagna anche con dei finanziamenti, come era stato previsto - e promesso - dai volantini a firma Prodi prima delle elezioni, inviati a tutti gli amministratori montani e poi non rispettati. Credo tuttavia che non si possano eliminare le comunità montane tout court, da un giorno all'altro.
Questo articolo aggiuntivo ha il pregio di sollevare il problema, però ritengo che su tale argomento sia necessario approfondire veramente questo servizio...
PRESIDENTE. Grazie, ha concluso il suo intervento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pedrini. Ne ha facoltà.
EGIDIO ENRICO PEDRINI. Signor Presidente, su questo articolo aggiuntivo si rischia di dividere il Parlamento e la Camera in due partiti: chi è a favore delle comunità montane e chi contro. Ritengo che il problema sia mal posto.
Intervengo per annunciare il voto di astensione su tale articolo aggiuntivo. Esso vuole richiamare l'attenzione della Camera dei deputati su un intervento organico in materia - un deputato dell'Italia dei valori ha presentato anche un disegno di legge in questo senso - perché in alcune regioni d'Italia (sia del nord, sia del sud) le comunità montane sono state abolite, poiché ne è stata riconosciuta una impossibilità di funzionamento; in altre parti d'Italia, esse sono diventate un ente di sovrapposizione ai comuni, invece di svolgere una normale funzione di coordinamento, di indirizzo e di programmazione, con un aggravio di spese, che il rappresentante del Governo definisce giustamente come costi della pubblica amministrazione. La invitiamo a compiere una riflessione su tali costi anche con riferimento al problema delle comunità montane, affinché sia predisposto un intervento organico, per fare in modo che non si arrivi ad una sovrapposizione di enti a comunità montane che, per poche migliaia di abitanti, hanno tre sedi e una spesa enorme nelle spese generali; per fare in modo che, per aiutare la montagna, non vengano sottratte le risorse che sono destinate all'intervento sul territorio, ma che si perdono in spese generali.
Capisco che occorra un intervento organico - altrimenti si rischia di essere in una posizione (da una parte o dall'altra) «muro contro muro» - ma bisogna anche sottolineare alcuni principi: la comunità montana non si può sostituire, nei propri poteri, all'ente territoriale garantito dalla Costituzione. Così, la comunità montana non può essere ente di sovrapposizione, non può essere un ente sovraterritoriale, deve tornare a ciò che era nello spirito della legge originaria: ossia un ente di coordinamento, di indirizzo e di programmazione, un po' come il vigile che, all'incrocio, dirige il traffico e indirizza le risorse!
In tale maniera si riescono a recuperare le risorse! Si possono salvare le comunità montane se noi le intendiamo come ente istituzionale, dove non si governa «a botte di maggioranza», e non se ne fa una contrapposizione, frutto di una colorazione politica! Si rischia infatti, così, come diceva il collega D'Elia che mi
ha preceduto, che esse diventino il «cimitero degli elefanti», il momento di compensazione per situazioni sulle quali non si è riusciti a trovare, prima, una posizione!
Rispetto a tale situazione, pertanto, preannunciamo un voto di astensione, dicendo che il nostro gruppo è già impegnato in questa materia. Accettiamo l'invito del Governo che - ha riferito - vuole intervenire con una misura organica e ci auguriamo che ciò avvenga quanto prima, per fare in modo che anche in questa materia - come avevamo già tentato di far approvare in finanziaria! - si riescano a recuperare risorse economiche da destinare ai comuni, salvaguardando comunque, onorevole Quartiani, il momento di coordinamento delle comunità montane per le esigenze della montagna, senza disperdere soldi che sono finalizzati alle spese generali invece che a quelle sul territorio (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Roberto Rosso. Ne ha facoltà.
ROBERTO ROSSO. Signor Presidente, intervengo per aggiungere la mia firma a tale articolo aggiuntivo. Infatti, pur con tutta l'amicizia che mi lega al collega Zanetta (il quale, vivendo sull'ultima «tegola» d'Italia, è particolarmente affezionato alla sua montagna), ritengo tuttavia che le comunità montane, oggi, siano soltanto dei «carrozzoni» che portano via risorse alla montagna e che potrebbero essere benissimo sostituite da un vincolo di bilancio, che può essere iscritto all'interno dell'ente provincia a favore di quei territori montani! Oggi, purtroppo, la gran parte di quelle risorse remunera i funzionari, i responsabili e i politici che entrano in enti di secondo grado! Mi sembra una vergogna...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ROBERTO ROSSO. Ritengo lodevole chi ha proposto tale articolo aggiuntivo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, la nostra Costituzione prevede sei enti che hanno governo sul territorio, rispetto ai tre enti delle democrazie nord-europee e anche americane. Di fatto, per governare il nostro sistema, abbiamo tre enti in più rispetto agli altri paesi.
Ciò espande la burocrazia, i costi del mantenimento anche dei pubblici dipendenti e quant'altro. Il problema posto con tale articolo aggiuntivo fa riferimento, probabilmente, anche a questo tema - alla necessità, cioè, di sfoltire gli enti -; tuttavia, posto in tale contesto, è mal posto! Non capiamo che tipo di assunzione di responsabilità vi possa essere da parte del Parlamento, in questo momento, sul tema così delicato dello sfoltimento degli enti e della razionalizzazione del governo del territorio! Pertanto...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
LUIGI D'AGRÒ. Concludo Presidente. A mio avviso, pertanto, si tratta di un tema provocatorio, giustamente tocca la sensibilità del Parlamento...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, so che abbiamo finito il tempo riservato al nostro gruppo, ma lo abbiamo utilizzato con molta parsimonia...
PRESIDENTE. La prego, sia gentile...
LUIGI D'AGRÒ. Ho visto che la Presidenza, qualche volta, ha tollerato per gli altri gruppi una maggiore dilatazione dei tempi. Quindi - e concludo -, da questo punto di vista, pur a malincuore, non possiamo aderire all'impegno che tale articolo aggiuntivo pone al Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Sperandio. Ne ha facoltà.
GINO SPERANDIO. Signor Presidente, è improprio agire su una materia delicata, quale quella della riforma degli enti locali, attraverso lo strumento emendativo. Per l'amor del cielo, la crisi delle comunità montane è del tutto evidente, così come la crisi della democrazia, in ampie parti del nostro territorio. Ormai, ci troviamo di fronte ad una frammentazione amministrativa che impedisce proprio nella parte più delicata del nostro territorio un vero governo dei beni comuni.
Dalle montagne italiane parte la partita dell'acqua e della salvaguardia del territorio. Orbene, la questione della potestà dei cittadini di decidere sul proprio territorio è importante. Io stesso, come il gruppo che rappresento, guardo con sfavore agli enti di secondo grado. Oggi, abolire in maniera surrettizia delle comunità montane non risolve il problema della democrazia nelle zone marginali, né quello della partecipazione (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GINO SPERANDIO. Riteniamo che, in questo Parlamento,...
PRESIDENTE. Deve concludere, prego.
GINO SPERANDIO. ...non si possa continuare ad affrontare problemi importanti attraverso una politica emendativa. Noi crediamo che, invece, occorrano delle riforme di struttura.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, chi vi parla è un ex sindaco di un comune di montagna, ex presidente di una comunità montana, tuttora consigliere provinciale di un collegio di montagna. Pertanto - mi riferisco all'intervento effettuato da parte dell'amico e collega del gruppo La Rosa nel Pugno - ritengo di non essere proprio un soggetto che viene dal cimitero degli elefanti o scaricato nel cimitero degli elefanti, bensì tutt'altro.
Quello delle comunità montane è un problema serio e non va risolto a colpi di emendamenti, più o meno simpatici, più o meno ad effetto personale, bensì va affrontato con criterio, intelligenza ed equilibrio. L'obiettivo 1 dell'Unione europea, che interessava tre quarti dell'Italia del sud, non c'è più, Le zone del sud non erano interessate alle comunità montane perché supportate proprio da quelle provvidenze.
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
GIUSEPPE ROMELE. Presidente, si tratta di una considerazione interessante anche sotto il profilo tecnico.
PRESIDENTE. Sì, mi dispiace, ma il tempo a sua disposizione è stato superato già da trenta secondi.
GIUSEPPE ROMELE. Mi rivolgo in particolare al rappresentante del Governo: attenzione a non fare scherzi e a non fare blitz su questa materia.
PRESIDENTE. Per favore, deve concludere.
GIUSEPPE ROMELE. Affrontiamo, con intelligenza, ogni cosa al momento opportuno.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, intervengo a titolo personale, in dissenso dal mio gruppo, per chiedere di aggiungere la firma sull'articolo aggiuntivo in esame.
Voterò a favore di esso per due ragioni estremamente semplici. La prima è che non bisogna confondere la soppressione
delle comunità montane con quella delle politiche a sostegno della montagna e delle forme di gestione di tali politiche. L'articolo aggiuntivo del collega Raisi formula un'ipotesi equilibrata, istituzionalmente seria e razionale sotto il profilo economico e finanziario perché consente la gestione alle unioni dei comuni e attribuisce all'ente che costituzionalmente ha la competenza, cioè la provincia, la pianificazione in materia di politiche per la montagna.
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
GIANPIERO D'ALIA. Pertanto, ritengo giusta l'approvazione di tale articolo aggiuntivo che, peraltro, consentirebbe di avviare seriamente, senza bisogno di attendere disegni organici che non arrivano mai, un importante ragionamento sul tema dell'assetto e della razionalizzazione dei sistemi di governo del territorio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Di Centa. Ne ha facoltà.
MANUELA DI CENTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel tempo a mia disposizione, desidero soltanto far presente che si sta discutendo di argomenti delicatissimi, di territori delicatissimi; di argomenti che, trasversalmente, sin dall'inizio della legislatura, attraverso il gruppo «amici per la montagna», sono stati affrontati cercando di approfondire ed esaminando bene questo tipo di situazioni. Osservo ora che, in un attimo, in quest'aula, con una sensibilità, permettetemi, poco sensibile, con l'accetta, si va a tagliare quello che sicuramente non funziona perfettamente ma che ha importanza per il territorio...
PRESIDENTE. Deve concludere, la prego.
MANUELA DI CENTA. Bisogna trovare la via giusta ed avere la sensibilità di accantonare l'argomento e rinviarlo ad una sede più giusta e responsabile.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Astore. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ASTORE. Signor Presidente, chiedo all'Assemblea di riflettere bene. Non possiamo celebrare oggi una giornata di disordine istituzionale; approvando tale emendamento creeremmo, infatti, un disordine incredibile nelle nostre istituzioni. Diverso è semplificarle, ragionarci sopra: per esempio, è stata anche la sovrapposizione con l'unione dei comuni a far morire le comunità montane.
Sono a favore di una riflessione sull'argomento, sono per privilegiare l'unione dei comuni in certe zone, ma certamente non per abolire un istituto nato nel 1972 che ha dato dei frutti in alcune parti del nostro territorio.
Bisogna anche dire che nel corso della storia, il Parlamento ha ampliato tale istituto. Qualche giornalista si meraviglia che Amalfi sia annoverata tra le comunità montane...
PRESIDENTE. Deputato Astore, concluda.
GIUSEPPE ASTORE. Concludo, Presidente, ma è stata una legge di questo Parlamento ad autorizzarla. Si tratta di unità programmatica!
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIUSEPPE ASTORE. Per tale motivo, esprimerò con convinzione un voto contrario sulla proposta emendativa in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, desidero semplicemente ricordare ai colleghi che non si tratta di non avere sensibilità verso i problemi della montagna, anzi è esattamente l'opposto: chi ha sensibilità verso i problemi della montagna fa in modo che le risorse siano tutte destinate alla montagna stessa e non invece agli
organismi di gestione, ad istituzioni che destinano per le politiche il 10 per cento dei loro bilanci, mentre il 90 per cento serve al mantenimento delle strutture istituzionali. Sensibilità vuol dire rendersi conto di ciò e non nascondersi dietro una demagogia che vuole la riproduzione continua di istituzioni senza alcuna finalità particolare.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, ribadisco che voteremo contro l'articolo aggiuntivo in esame. Le comunità montane sono un «pezzo» della nostra storia, sono uno strumento che consente ai territori montani di avere un pizzico di autonomia, direi anche un pizzico di attenzione di fronte ad uno Stato, ma anche a regioni, che considerano sempre molto le grandi città e troppo poco le montagne ed i piccoli comuni.
Proprio per tale motivo sarebbe un grave errore approvare l'articolo aggiuntivo in oggetto. Non sono d'accordo con alcune argomentazioni che ho ascoltato e che si riferiscono all'esigenza di realizzare una razionalizzazione della spesa.
Signor Presidente, colleghi, se vogliamo tagliare le spese inutili, cominciamo col non approvare i provvedimenti che ripianano, a piè di lista, i debiti sulla sanità!
PRESIDENTE. Deputato Cota, concluda.
ROBERTO COTA. Concludo, Presidente. Il provvedimento approvato venti giorni fa dalla Camera dei deputati è vergognoso! Non dovete pensare di cancellare le comunità montane...
PRESIDENTE. Deputato Cota, deve concludere.
ROBERTO COTA. ... portando avanti un'ideologia di basso profilo! Per tale motivo, in difesa dei piccoli comuni e dei territori montani, voteremo, lo ripeto, contro l'articolo aggiuntivo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, voterò contro l'articolo aggiuntivo in esame, dal momento che sono rappresentante di una zona, la Valtellina, che è una realtà inserita nel contesto alpino e bisognosa di avere dei momenti di confronto.
Non c'è dubbio che il ruolo delle comunità montane debba essere rivisitato e anche rapportato alle reali esigenze. Da un lato, bisogna eliminare ed evitare gli eventuali sprechi, dall'altro bisogna creare le condizioni affinché le popolazioni locali abbiano sicurezza e assistenza. Per tale motivo, voterò, ripeto, contro l'articolo aggiuntivo in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Delfino. Ne ha facoltà.
TERESIO DELFINO. Signor Presidente, il gruppo dell'UDC esprimerà un convinto voto contrario sull'articolo aggiuntivo in esame. Sulle questioni afferenti alle comunità montane, semmai, dovremmo aprire un confronto partendo dal ruolo che le regioni hanno avuto nel moltiplicare la loro presenza sul territorio.
La montagna ha bisogno di grande sostegno e di grande autonomia, e non è con interventi autoritari del Parlamento che si può riscoprire il suo valore ed avere il sostegno che merita. Per tali ragioni, con questo articolo aggiuntivo siamo lontani, signor Presidente, da quell'approccio che...
PRESIDENTE. Deputato Delfino, la prego, deve concludere.
TERESIO DELFINO. ...nella Commissione bicamerale, presieduta da D'Alema, aveva fatto registrare emendamenti con i quali si volevano addirittura costituzionalizzare le comunità montane.
PRESIDENTE. Grazie, deputato Delfino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Cirielli. Ne ha facoltà.
EDMONDO CIRIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono della provincia di Salerno dove è presente una componente montana importante. Sicuramente, il tema del costo della politica e degli sprechi ha valenza, soprattutto in Campania, dove il centrosinistra ha fatto della clientela uno strumento di potere e di gestione. Ma parlare in maniera demagogica, in un provvedimento che non c'entra nulla, di abrogare le comunità montane, mi sembra una fesseria! Credo che il tema della riorganizzazione e della riduzione dei costi vada trattato in un momento opportuno, con una riforma organica, magari, degli enti locali.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Crema. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CREMA. Signor Presidente, voterò contro l'articolo aggiuntivo Raisi 59.02, che è stato presentato in maniera strumentale e demagogica, ma in una lucida campagna propagandistica, scelta dal partito di Alleanza Nazionale, sul tema dei costi della politica. Stanno lavorando scientemente su questo ente perché è il più piccolo, il meno difendibile, per portare acqua al loro mulino. Mi meraviglio che colleghi intelligenti del centrosinistra non abbiano capito l'uso strumentale, politico e demagogico della questione operato dal partito di Alleanza Nazionale.
Quello delle comunità montane e del costo della pubblica amministrazione è un problema serio! Va discusso all'interno del riordino dei poteri e delle competenze. Chi, come alcuni di noi, ha dato e dedicato anni e decenni della propria vita a questo tema, non è soltanto disponibile ma ha fatto di questo argomento un impegno e lo farà anche nel prosieguo dei lavori per un proprio riordino.
Voglio ricordarle, signor Presidente, che nella XIII legislatura io presentai un emendamento, in sede di Bicamerale, per abolire dalla Costituzione le province...
PRESIDENTE. Deputato Crema, concluda.
GIOVANNI CREMA. ...come primo atto di riordino. Non ho visto questa solerzia da parte dei colleghi del centrodestra. Nel merito, concordo in pieno con l'intervento del giovane collega della Lega Nord Padania.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Affronti. Ne ha facoltà.
PAOLO AFFRONTI. Signor Presidente, sono contrario all'approvazione dell'articolo aggiuntivo in esame. Il rappresentante del Governo ha parlato di un processo di razionalizzazione in atto sulla materia, di un riordino della materia per fare chiarezza anche su questo argomento, oggi tanto contestato.
La montagna ha bisogno di attenzione, non di facile demagogia che faccia di tutta l'erba un fascio. Siamo contro talune degenerazioni che si registrano in alcune regioni d'Italia. Guardate bene: non solo al sud, ma anche nella stessa Lombardia, che io ben conosco.
Cerchiamo quindi di giungere, con provvedimenti legislativi seri, ad un approfondimento che tenga nel dovuto conto la salvaguardia del territorio e le esigenze vere della gente di montagna.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Rositani. Ne ha facoltà.
GUGLIELMO ROSITANI. Signor Presidente, voglio invitare i colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale che hanno presentato l'articolo aggiuntivo in esame a ritirarlo. In ogni caso, annuncio fin d'ora il mio voto contrario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Aurisicchio. Ne ha facoltà.
RAFFAELE AURISICCHIO. Signor Presidente, i deputati del gruppo della Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo esprimeranno voto contrario su questo articolo aggiuntivo perché non ci pare utile.
Non è serio intervenire con una tale proposta emendativa, mentre si sta discutendo e approvando un provvedimento che riguarda ben altri argomenti.
Tuttavia, quello delle comunità montane è un argomento rispetto al quale occorrerà intervenire. Il sottosegretario Bubbico ha già detto che su tale argomento il Governo ha avviato una riflessione e si appresta a presentare un proprio progetto di legge.
Rispetto a tale questione, sono state già presentate diverse proposte di legge, io stesso ne ho presentata una che propone di ritornare al ruolo di indirizzo e di programmazione delle comunità montane, e soprattutto che esse siano composte solo da comuni montani, eliminando ciò che oggi si verifica, e cioè che facciano parte delle comunità montane comuni non montani.
Certo, occorre intervenire anche rispetto alle modalità di funzionamento, riguardo agli organi, al modo in cui essi funzionano; ma deve essere in un'altra occasione, deve essere soprattutto in un'occasione di riflessione specifica, e certamente non si può intervenire mentre discutiamo di liberalizzazioni per affrontare l'argomento delle aree montane, della legge per la montagna e delle comunità montane.
Per tali motivi, il gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo voterà contro l'articolo aggiuntivo in esame (Applausi del gruppo Sinistra Democratica. Per il Socialismo europeo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Barani. Ne ha facoltà.
LUCIO BARANI. Signor Presidente, ho ascoltato con grande interesse il dibattito, anche perché credo di essere l'unico in questa sede che da diciassette anni consecutivi fa parte di una comunità montana e dell'Uncem [(Commenti di deputati dei gruppi Forza Italia e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)]. Credo, quindi, di poter portare un contributo statistico, veloce, e poi lascio a ognuno di voi l'interpretazione.
Mediamente le comunità montane spendono il 60 per cento per il personale, il 20 per cento per il mantenimento dell'ente, il 5 per cento per le consulenze, solo il 15 per cento per gli investimenti sul territorio. Questi sono dati dell'Uncem (Applausi dei deputati dei gruppi DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e Forza Italia)! Poi dite quello che vi pare, questi sono i dati e credo che il Paese guardi con un certo interesse al Parlamento perché dobbiamo porre rimedio!
Sono stato sindaco in diversi comuni che fanno parte di comunità montane. La cima più alta dei miei comuni è 70 metri. Ma di cosa stiamo parlando? Guardate bene che su questo argomento, cioè sui costi della politica, il problema è serio, perché si tratta della cassa di compensazione del potere di certi partiti, di certe culture, e basta (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI)! E non venite a parlare di difesa del territorio, utilizzate questi soldi in altro modo per le aree montane, ma - vivaddio! - non per il personale e per il mantenimento dell'ente, perché veramente è una cosa vergognosa (Applausi dei deputati del gruppo DCA-Democrazia Cristiana per le Autonomie-Partito Socialista-Nuovo PSI e di deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Forlani. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, credo che siamo tutti d'accordo sulla necessità...
PRESIDENTE. Per favore! Inviterei l'Assemblea a consentire l'ascolto di chi parla. Prego, deputato Forlani.
ALESSANDRO FORLANI. Credo che ognuno di noi, tutti coloro che abbiano esperienza...
PRESIDENTE. L'intervento viene svolto uno per volta. Per favore! Non sentite neanche le parole del Presidente! Prego, deputato Forlani.
ALESSANDRO FORLANI. Credo che ognuno di noi, avendo esperienza e conoscenza del governo delle comunità montane, si renda conto della necessità di mantenere comunque delle strutture peculiari di amministrazione di tali territori.
Allo stesso tempo, è ormai percezione comune la necessità di superare alcuni istituti di carattere generalista: mi riferisco alle organizzazioni intercomunali intermedie concepite in passato e che ormai non hanno più ragion d'essere...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ALESSANDRO FORLANI. Signor Presidente, ho appena cominciato.
PRESIDENTE. Mi dispiace, ma il tempo a sua disposizione sta terminando.
ALESSANDRO FORLANI. Non mi sembrava! Comunque, non mi sembra questa la sede per discutere un simile argomento, ma è opportuno affrontarlo per modificare questo istituto in una sede adeguata che si occupi del tema della montagna.
PRESIDENTE. Desidero ricordare che i gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea hanno ampiamente esaurito i tempi a loro disposizione, anche dopo che ne è stato disposto l'ampliamento.
Sono altresì esauriti i tempi per gli interventi a titolo personale. Per consentire a ciascuno di esprimere la propria posizione, ho consentito un intervento di un minuto per i gruppi che hanno esaurito il tempo e di trenta secondi per gli interventi a titolo personale. Sono costretto, tuttavia, a richiamare i gruppi ed anche i singoli deputati ad un uso attento di tale facoltà, al fine di non vanificare le previsioni regolamentari in materia di contingentamento dei tempi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Satta. Ne ha facoltà.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, credo che le riforme non si giochino sull'abolizione di enti che, in moltissimi casi, funzionano: il decentramento è una cosa seria e soltanto chi lo verifica quotidianamente e nei fatti si rende conto che gli istituti del decentramento sono essenziali. La gestione seria di una comunità montana ha saputo dare in moltissimi casi frutti molto concreti nello sviluppo e nella programmazione del territorio. Ebbene, una cosa è ...Signor Presidente, non riesco a parlare ...
PRESIDENTE. Onorevole Satta, ho provato ripetutamente a richiamare i parlamentari per consentire lo svolgimento degli interventi. Più di questo, non posso fare!
ANTONIO SATTA. La ringrazio, Presidente. Volevo dire che una cosa è proporre una modifica, un aggiornamento o un adeguamento delle strutture e della gestione, cioè evitare che vi siano doppi o tripli incarichi (ad esempio, che un assessore comunale svolga anche le funzioni di assessore della comunità montana, percependo la relativa indennità) ...
PRESIDENTE. Deve concludere, per favore.
ANTONIO SATTA. Sto parlando a nome del gruppo, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ha un minuto ed è trascorso.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, non abbiamo esaurito il tempo!
PRESIDENTE. Sì.
ANTONIO SATTA. Assolutamente no!
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Satta, è intervenuto il deputato Affronti per cinque minuti. Lei parla dunque a titolo personale ed il suo tempo è scaduto.
ANTONIO SATTA. Signor Presidente, sto parlando a nome del gruppo!
PRESIDENTE. L'intervento è stato già svolto. La prego di concludere.
ANTONIO SATTA. Se mi fa concludere, lo faccio, dicendo che un voto così generico è semplicemente un'offesa alla volontà degli amministratori locali di poter gestire i territori montani.
PRESIDENTE. Il suo intervento è concluso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Tassone. Ne ha facoltà.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, ribadisco quanto affermato a proposito di un'altra proposta emendativa: sono fermamente convinto che questo modo di legiferare sia veramente molto anomalo. Non v'è dubbio che si tratta di un argomento che dovrebbe trovare cittadinanza nell'ambito di una riforma organica. Si sta svolgendo una sorta di referendum su chi è contro e chi è a favore della comunità montana e non si affronta seriamente la questione.
Ritengo, dunque, che questo aspetto debba essere indicato e soprattutto risolto in altra sede in modo più organico, valutando inoltre positivamente, per quanto mi riguarda, il ruolo delle comunità montane...
PRESIDENTE. Deve concludere.
MARIO TASSONE. Concludo, signor Presidente. È per tali ragioni che sono contrario all'articolo aggiuntivo al nostro esame, con l'augurio, naturalmente, che anche i colleghi si indirizzino in questa direzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Raisi 59.02, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 377
Astenuti 84
Maggioranza 189
Hanno votato sì 78
Hanno votato no 299).
Prendo atto che i deputati Romele e D'Ippolito Vitale hanno segnalato che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Urso 59.04.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
ADOLFO URSO. No, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ADOLFO URSO. Signor Presidente, l'articolo aggiuntivo in esame prevede tempi certi - sei mesi - per la vendita della partecipazione di Italia Lavoro nelle società multiservizi. Si tratta, pertanto, di un modo per liberare il mercato locale in piena sintonia con quelli che dovrebbero essere - forse avrebbero dovuto essere - gli obiettivi del disegno di legge in esame.
Insisto, pertanto, per la votazione, invitando i parlamentari ad approvarlo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Urso 59.04, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parare contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 329
Astenuti 138
Maggioranza 165
Hanno votato sì 64
Hanno votato no 265).
Prendo atto che la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che ha erroneamente espresso voto contrario mentre avrebbe voluto astenersi.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Leo 59.05.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro formulato dal relatore.
MAURIZIO LEO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo è volto a rimuovere un monopolio naturale, ossia quello dei CAF dipendenti.
Nella passata legislatura, il precedente Governo aveva introdotto una misura volta ad estendere a tutti professionisti la possibilità di svolgere assistenza fiscale, in conformità alle regole comunitarie. Ciononostante, i CAF dipendenti sono, ad oggi, gli unici monopolisti in materia di assistenza fiscale, quindi, non si offrono opportunità ai giovani di espletare tale attività.
La nostra proposta emendativa è pertanto volta all'eliminazione di quest'attività tipicamente professionale, per affidarla soprattutto ai giovani che si affacciano alle libere attività.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo solo per aggiungere la mia firma all'articolo aggiuntivo Leo 59.05.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leo 59.05, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 467
Astenuti 5
Maggioranza 234
Hanno votato sì 221
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Leo 59.06.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo è volto a rimuovere un'altra incongruenza e anomalia del sistema. Mi riferisco alle cooperative.
Come è ben noto, con la riforma del diritto societario sono state distinte le cooperative a mutualità prevalente da quelle non a mutualità prevalente. Se per le prime è giusto ed è giustificata la mancata tassazione dell'utile accantonato a riserva, non altrettanto può dirsi per le
seconde, ossia per le cooperative che svolgono prevalentemente un'attività lucrativa.
Il nostro articolo aggiuntivo è mirato a tassare, nei modi ordinari, né più né meno rispetto a ciò che avviene per le imprese industriali o mercantili, l'utile che viene accantonato a riserva. Pertanto, il 30 per cento di esso deve essere assoggettato a tassazione, trattandosi di cooperative che svolgono un'attività meramente lucrativa.
Pertanto, invito i colleghi ad approvare tale proposta emendativa, che riporta ordine in un sistema tributario non distingue le imprese commerciali da quelle che non lo sono.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leo 59.06, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 472
Astenuti 2
Maggioranza 237
Hanno votato sì 220
Hanno votato no 252).
Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario e la deputata D'Ippolito Vitale ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Urso 59.07.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, in questi giorni stiamo assistendo ad un vero e proprio giallo: quello degli studi di settore. Oltre quattro milioni di imprese sono coinvolte in un meccanismo che implica una tassazione esagerata.
Le piccole e medie imprese vedono incrementati i ricavi tassabili dal 20 al 50 per cento. Tutte le associazioni di categoria ed il mondo delle professioni hanno denunciato questa circostanza. Inoltre, accade che tante imprese che avviano un'iniziativa produttiva sono sottoposte anche ai cosiddetti indici di coerenza.
Quindi, un imprenditore, una società che avvia la sua attività produttiva deve dichiarare almeno un reddito iniziale non inferiore a quello delle imprese che già svolgono l'attività.
Illuminante, al riguardo, è la relazione ministeriale al disegno di legge finanziaria ed invito i colleghi a leggere tali passaggi. Si afferma che è opportuno tassare le imprese che iniziano l'attività produttiva ...
PRESIDENTE. La prego deputato, deve concludere.
MAURIZIO LEO. ... in quanto le società di capitali che avviano un'attività produttiva risultano inattive anche dopo meno di un anno dall'inizio dell'attività. Si pretende, forse, che la società che inizia l'attività produca subito reddito? L'invito che rivolgo, dunque, è nel senso di espungere questa norma, assolutamente insensata.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Urso 59.07 e ricordare che l'articolo 53 della Costituzione recita che ognuno concorre alle spese dello Stato secondo la propria capacità contributiva.
Attraverso gli studi di settore, in realtà, si viola questo tipo di garanzia e una norma posta a tutela della libertà e - credo - della soggettività di ogni individuo.
PRESIDENTE. Deve concludere, deputato.
ROBERTO SALERNO. Il Governo di centrosinistra sta letteralmente vessando le attività: le imprese che iniziano la propria attività devono pagare le imposte alla pari di quelle presenti da lunghi anni sul mercato: tutto ciò è vessatorio, iniquo ed ingiusto!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, intervengo solo per apporre la mia firma all'articolo aggiuntivo Urso 59.07.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Urso 59.07 e rammaricarmi del fatto che un'Assemblea, che si è divertita a discutere per quasi due ore su una proposta emendativa che, alla fine, ha ottenuto qualche decina di voti, non presti uguale attenzione, invece, ad un aspetto - quello di cui stiamo discutendo in questo momento - che consideriamo fondamentale.
Mi auguro che a questo punto abbia inizio in aula un dibattito vero su questo argomento di grande attualità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del gruppo dell'UDC sull'articolo aggiuntivo Urso 59.07.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Uggè. Ne ha facoltà.
PAOLO UGGÈ. Signor Presidente, vorrei in primo luogo sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Urso 59.07. Credo che questa iniziativa, che secondo le indicazioni fornite anche sui giornali dalle associazioni dell'artigianato e delle piccole imprese, produrrà un incremento medio dell'8 per cento, non sia accettabile e che, quindi, tale aspetto debba essere eliminato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Garavaglia. Ne ha facoltà.
MASSIMO GARAVAGLIA. Signor Presidente, intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo Urso 59.07 ed invitare il centrosinistra a votarlo, dimostrando così di voler fare davvero qualcosa per gli artigiani in crisi a causa degli studi di settore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Ulivi. Ne ha facoltà.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottoscrivere l'articolo aggiuntivo in discussione. Provengo da Prato, dove il settore tessile - come sa benissimo il relatore - versa in gravi difficoltà: mantenere gli studi di settore significa far chiudere molte aziende e mettere veramente in crisi l'intero territorio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Della Vedova. Ne ha facoltà.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, anch'io sottoscrivo l'articolo aggiuntivo Urso 59.07, non senza sottolineare che esso si riferisce dell'abrogazione dei cosiddetti indici di serietà per l'attività economica (così è scritto nel testo, ma ovviamente si tratta un refuso, anche se significativo).
Credo che l'estensione di tale meccanismo comporti un'oppressione fiscale, l'impossibilità di esercitare liberamente l'attività imprenditoriale e far valere la propria capacità di essere più bravi degli
altri. Bisogna essere tutti uguali e pagare le stesse tasse: questo è un errore concettuale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Dozzo. Ne ha facoltà.
GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, chiedo di aggiungere le firme di tutti i deputati della Lega Nord Padania presenti in aula all'articolo aggiuntivo Urso 59.07 (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Marinello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, intervengo per chiedere di aggiungere anche la mia firma all'articolo aggiuntivo 59.07. Le ragioni sono fin troppo ovvie: lo strumento degli studi di settore è assolutamente iniquo ed è contrario al concetto di liberalizzazione.
Essi sono fortemente contestati da tutte le associazioni di categoria degli artigiani, anche quelle vicine all'attuale Governo ed oggi mi pare che parti importanti che lo sostengono, mi sembra anche il partito dell'UDEUR, ritengono...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. ... che gli studi di settore debbano essere eliminati.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Romele. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROMELE. Signor Presidente, anch'io intervengo per sottoscrivere la proposta emendativa in esame, aggiungendo una notazione.
Gli studi di settore, di fatto, stanno intervenendo come vessazione sugli imprenditori maggiormente in regola con le tasse e con il proprio lavoro. Questo è il risultato degli studi di settore del Viceministro Visco e compagni!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Urso 59.07, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
MASSIMO GARAVAGLIA. Governo delle tasse!
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 475
Votanti 466
Astenuti 9
Maggioranza 234
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 239).
Prendo atto che il deputato Buontempo ha segnalato che non è riuscito a votare e che il deputato Vichi ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario. Prendo altresì atto che è stato segnalato che il deputato Vichi avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Passiamo all'articolo aggiuntivo Leo 59.08.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'emendamento formulato dal relatore.
MAURIZIO LEO. No, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, è noto a tutti il cosiddetto fenomeno del nanismo imprenditoriale italiano. Ciò è dovuto al fatto che non sono mai stati
adottati interventi e misure volti ad agevolare e a detassare le piccole e medie imprese che intendono aggregarsi.
Qualcosa di minimale è stato compiuto nell'ultima legge finanziaria, nella quale è stato previsto che le imprese che realizzano fusioni societarie possono utilizzare il cosiddetto «disavanzo da concambio» per rivalutare i cespiti. Si tratta di meccanismi che nessuna impresa italiana ha adottato.
Con la proposta emendativa in esame si intende adottare una misura concreta a favore delle piccole e medie imprese e prevedere che le imprese che si aggregano possano usufruire di una detassazione al 50 per cento per il reddito aggiuntivo che producono.
Si tratta dell'unico strumento serio ed efficace per consentire alle piccole e medie imprese di aggregarsi. Tutte le altre misure sono palliativi. Esse possono essere pure pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, ma nessuno se ne avvarrà. Invito, pertanto, i colleghi a votare l'articolo aggiuntivo proposto che mira a far crescere il nostro sistema imprenditoriale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato D'Agrò. Ne ha facoltà.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, quello del dimensionamento del nostro sistema produttivo è un tema che ci portiamo dietro da parecchio tempo e si avverte anche per quanto riguarda la competitività del nostro sistema a livello internazionale.
È vero, il precedente Governo ha attivato alcune procedure che favoriscono la capacità di aggregazione delle imprese, ma credo che questo tipo di proposta sia molto intelligente e vada avanti rispetto al procedere lento della legislazione italiana su tale tema.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Leo 59.08, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 455
Astenuti 18
Maggioranza 228
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 249).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 60 (vedi l'allegato A - A.C.2272-bis sezione 9), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 60.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 291
Astenuti 176
Maggioranza 146
Hanno votato sì 279
Hanno votato no 12).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 61 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C.2272-bis sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento 61.400 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento).
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 61.400 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento), accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 476
Maggioranza 239
Hanno votato sì 474
Hanno votato no 2).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 61, nel testo emendato.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 477
Votanti 355
Astenuti 122
Maggioranza 178
Hanno votato sì 349
Hanno votato no 6).
Chiedo al relatore come intenda procedere.
ANDREA LULLI. Relatore. Riprendiamo l'esame dell'articolo aggiuntivo riferito all'articolo 43.
PRESIDENTE. Sta bene.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo aggiuntivo Della Vedova 43.019 precedentemente accantonato (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 7).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
ANDREA LULLI. Relatore Sono nuovamente costretto a formulare un invito al ritiro, anche perché in questa materia vi è in preparazione un provvedimento del Governo. Siamo in presenza di una normativa entrata in vigore nel 2005, che ha avviato una sperimentazione sulla riduzione del prezzo dei libri: da parte nostra vi è l'impegno a garantire una certa attenzione e, per quanto mi riguarda, apprezzerei se il presentatore fosse disponibile a trasfondere il contenuto dell'articolo aggiuntivo in un ordine del giorno.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se accede all'invito al ritiro.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Purtroppo non accedo all'invito al ritiro, dal momento che non si è voluta scegliere nemmeno la via di considerare i testi scolastici, prevedendone la liberalizzazione sullo sconto. Registro - e mi dispiace, colleghi della maggioranza - che per una volta vi opponete all'Antitrust (e non se ne comprende la ragione) e vi incamminate anche voi sulla via della difesa corporativa, che oggi riguarda le piccole librerie e, domani, i piccoli benzinai.
Inoltre, la vostra contrarietà si basa su un'argomentazione palesemente infondata. In questo Paese bisogna far sì che la gente legga di più e, a tal fine, è necessario che i libri abbiano uno sconto maggiore, non per noi che andiamo nelle piccole librerie
dei centri delle città, ma per chi li compra negli ipermercati, dove potrà trovare i best seller in sconto e poi, magari, andrà anche nella piccola libreria che oggi sta scomparendo perché la gente, in Italia, non legge, non perché non si possono applicare gli sconti. Io chiedo ancora ai colleghi un po' di coraggio. È una liberalizzazione palese.
PRESIDENTE. Deputato Della Vedova, la prego di concludere.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Concludo, Presidente. È una norma che non costa nulla ed è un segno di buonsenso. Va soprattutto nell'interesse di chi ha meno quattrini, ovvero dei giovani e di coloro che vivono nelle periferie a cui dobbiamo dare la possibilità, senza mettere un euro, che per loro le aziende incentivino... (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Mi dispiace, ma ha terminato il tempo a sua disposizione.
Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, nel confermare il parere contrario intervengo per sostenere le tesi proposte dal relatore e anche per richiamare il buon senso invocato dall'onorevole Villetti.
Tali ragioni di buonsenso portano a considerare la tutela delle piccole librerie e non di un interesse settoriale o corporativo, bensì a presidiare uno dei modi attraverso i quali nel nostro Paese è stata promossa la diffusione della cultura. Tuttavia, questo bene, che va tutelato, non ne può escludere altri che debbono essere garantiti, come, per esempio, il minor costo derivante anche dalla concorrenza che il libero mercato può sostenere.
Crediamo, pertanto, che le ragioni del buonsenso possano essere raccolte in un provvedimento che il Governo sta studiando. Tale provvedimento, nel quadro della riorganizzazione dei temi dell'editoria, saprà affrontare la situazione tutelando i rilevanti interessi pubblici in gioco.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Della Vedova 43.019 , non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale, UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Lega Nord Padania, DCA-Democrazia Cristiana-Partito Socialista-Nuovo PSI e Misto-Movimento per l'Autonomia).
(Presenti 474
Votanti 453
Astenuti 21
Maggioranza 227
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 218).
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 2272-bis sezione 11).
Avverto che è in distribuzione la nuova formulazione degli ordini del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30 e Brugger n. 9/2272-bis/45. Avverto, altresì, che sono stati ritirati dai presentatori gli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/2272-bis/34, Gianfranco Conte n. 9/2272-bis/35 e Campa n. 9/2272-bis/43.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno Zacchera n. 9/2272-bis/1 a condizione che siano accolte le seguenti riformulazioni: al terzo capoverso del dispositivo, sostituire le parole
«ridurre al minimo i costi» con le seguenti: «favorire la tendenziale riduzione dei costi»...
PRESIDENTE. Inviterò i colleghi a consentire la riformulazione degli ordini del giorno su cui poi l'Assemblea dovrà esprimersi.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Al capoverso successivo, sostituire le parole «gestire gli appalti ed i lavori relativi ad interventi strutturali o comunque agli investimenti con la massima trasparenza stabilendo norme di garanzia», con le seguenti: «garantire la massima trasparenza degli appalti e dei lavori relativi ad interventi strutturali o comunque agli investimenti, stabilendo norme di garanzia». Al capoverso seguente, sostituire la parola «permettere» con le seguenti: «verificare che», e quindi cancellare la parola «che», dopo le parole «piani tariffari».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Provera n. 9/2272-bis/2, mentre non accetta l'ordine del giorno Buontempo n. 9/2272-bis/3.
Il Governo inoltre accetta l'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4, a condizione che sia accolta la seguente riformulazione: sostituire nel dispositivo le parole «a verificare la compatibilità del lavoro e dei» con le seguenti: «ad adottare iniziative volte ad eliminare eventuali incongruità tra il lavoro ed i».
Gli ordini del giorno Zanetta n. 9/2272-bis/5 e Rosso n. 9/2272-bis/6, sono accettati a condizione che l'impegno al Governo sia sostituito da una raccomandazione al Governo di valutare le questioni contenute negli ordini del giorno, vale a dire l'estensione delle zone franche urbane ad altre parti del Paese, contrariamente a quanto stabilito nella legge finanziaria. Pertanto il parere è favorevole a condizione che il dispositivo sia formulato in termini di raccomandazione.
L'ordine del giorno Saglia n. 9/2272-bis/7 risulta assorbito dall'ordine del giorno Provera n. 9/2272-bis/2.
PRESIDENTE. Mi scusi, le faccio notare che l'ordine del giorno Saglia n. 9/2272-bis/7, seppure intervenga su materia analoga a quella dell'ordine del giorno Provera n. 9/2272-bis/2, ha una diversa formulazione. Pertanto deve dare il parere.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Saglia n. 9/2272-bis/7, dal momento che trova corretta la formulazione dell'ordine del giorno Provera n. 9/2272-bis/2.
PRESIDENTE. Sta bene.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno Burgio n. 9/2272-bis/8.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Maroni n. 9/2272-bis/9, accetta l'ordine del giorno Ferdinando Benito Pignataro n. 9/2272-bis/10, mentre accetta l'ordine del giorno Napoletano n. 9/2272-bis/12 se riformulato sostituendo nel dispositivo le parole «a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative normative volte a revisionare», con le seguenti: «ad adottare le opportune iniziative volte a dare seguito a quanto citato in premessa in materia di».
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Sgobio n. 9/2272-bis/13 e Vacca n. 9/2272-bis/14, mentre formula un invito al ritiro degli ordini del giorno Misuraca n. 9/2272-bis/15 e Trepiccione 9/2272-bis/16 (nuova formulazione); invita altresì al ritiro dell'ordine del giorno La Russa n. 9/2272-bis/17, altrimenti il Governo non lo accetta.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Ulivi n. 9/2272-bis/18, accetta gli ordini del giorno Guadagno n. 9/2272-bis/19 e De Simone n. 9/2272-bis/20, mentre si rimette all'Assemblea sull'ordine del giorno Acerbo n. 9/2272-bis/21.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Folena n. 9/2272-bis/22 se riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «ad adottare» con le parole: «a valutare» e
accetta, altresì, l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/2272-bis/23 se riformulato sostituendo nel dispositivo le parole: «indicate in premessa» con le parole: «in coerenza con la premessa».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Tassone n. 9/2272-bis/24, Lazzari n. 9/2272-bis/25, Leone n. 9/2272-bis/26, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Fedele n. 9/2272-bis/27.
Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Mario Ricci n. 9/2272-bis/28 se riformulato sostituendo nel secondo capoverso del dispositivo le parole: «a finalizzare gli eventuali utili di gestione alla» con le seguenti: «a favorire la».
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Milanato n. 9/2272-bis/29 purché venga riformulato in modo da sostituire nel dispositivo le parole: «impegna il Governo a prevedere» con le parole: «si raccomanda il Governo a valutare l'opportunità di prevedere» e accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30 (nuova formulazione).
Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Valducci n. 9/2272-bis/31, purché venga riformulato nel seguente modo: «a valutare l'opportunità di adottate le opportune iniziative nell'ambito del disegno di legge di riordino dell'editoria, volte a promuovere la concorrenzialità nella vendita di tutti i prodotti editoriali, con esclusione di quelli a carattere pornografico».
Il Governo invita i presentatori al ritiro degli ordini del giorno Luciano Rossi n. 9/2272-bis/32 e Garagnani n. 9/2272-bis/33, altrimenti non li accetta.
Gli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/2272-bis/34 e Gianfranco Conte n. 9/2272-bis/35 sono stati ritirati. Il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno La Loggia n. 9/2272-bis/36, altrimenti non lo accetta e non accetta l'ordine del giorno Franzoso n. 9/2272-bis/37. Il Governo, inoltre, accetta l'ordine del giorno Lulli n. 9/2272-bis/38 e accetta anche l'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2272-bis/39 purché il dispositivo sia riformulato con le seguenti parole: «a valutare in fase di prima applicazione l'efficacia e le conseguenze delle norme in oggetto», che sostituiscono integralmente il testo proposto.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Mantini n. 9/2272-bis/40 e Allasia n. 9/2272-bis/41. Il Governo invita al ritiro dell'ordine del giorno Montani n. 9/2272-bis/42, altrimenti non lo accetta. L'ordine del giorno Campa n. 9/2272-bis/43 è stato ritirato, mentre il Governo non accetta l'ordine del giorno Jannone n. 9/2272-bis/44. Il Governo accetta l'ordine del giorno Brugger n. 9/2272-bis/45 (nuova formulazione).
Il Governo formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Dorina Bianchi n. 9/2272-bis/46, essendo stato assorbito dall'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4 come riformulato, dell'ordine del giorno Jannuzzi n. 9/2272-bis/47 e dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-bis/48, perché risulta superato dall'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Fincato n. 9/2272-bis/49, Viola n. 9/2272-bis/50 e Campa n. 9/2272-bis/51. Sull'ordine del giorno Della Vedova n. 9 /2272-bis/52 non ho difficoltà a comunicare la stessa posizione espressa un mese fa, cioè un orientamento favorevole. Essendosi al riguardo votato solo poco tempo fa, un atto di indirizzo del genere andrebbe ritirato. Tuttavia, la posizione del Governo rimane confermata.
PRESIDENTE. Il Governo, pertanto formula un invito al ritiro dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9 /2272-bis/52?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Si, Signor Presidente, il Governo formula un invito al ritiro, ma in ogni caso l'orientamento del Governo è favorevole, esattamente come già comunicato tempo fa.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Testa n. 9/2272-bis/53; accetta altresì l'ordine del giorno Romele n. 9/2272-bis/54 a condizione che il dispositivo venga riformulato nei termini seguenti: «impegna il Governo a monitorare l'applicazione della
norma di cui all'articolo 6, al fine di adottare ulteriori iniziative normative volte a riproporre l'impianto sanzionatorio».
Contrariamente a quanto detto in precedenza, dichiaro che il Governo accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/2272-bis/47.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Quartiani n. 9/2272-bis/55
A rettifica di quanto affermato in precedenza, l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/2272-bis/23 dovrebbe essere riformulato. Questo è un punto che vorrei segnalare per tutti gli ordini del giorno: le premesse devono risultare coerenti con i dispositivi come riformulati, e ciò vale in modo particolare per l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/2272-bis/23.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2272-bis/56, mentre accetta l'ordine del giorno Caruso n. 9/2272-bis/57. Il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli ordini del giorno Fratta Pasini n. 9/2272-bis/58 e Baldelli n. 9/2272-bis/59. Quanto all'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2272-bis/60, è pleonastico...
PRESIDENTE. Quindi, formula un invito al ritiro?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, il Governo formula un invito al ritiro, altrimenti non lo accetta.
PRESIDENTE. Secondo la prassi, e ove i presentatori non insistano, gli ordini del giorno accettati dal Governo non saranno posti in votazione.
Il deputato Zacchera chiede al rappresentante del Governo di rileggere la proposta di riformulazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/1, affinché egli si possa pronunciare.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il primo punto rimane invariato.
Il secondo punto del dispositivo rimane anch'esso invariato, ma i capoversi dopo le parole: «ad adottare le opportune iniziative volte a» sono così riformulati: «favorire la tendenziale riduzione dei costi di gestione e di amministrazione; garantire la massima trasparenza e degli appalti e dei lavori relativi ad interventi strutturali o comunque agli investimenti, stabilendo norme di garanzia; verificare che nella fruizione dei servizi con piani tariffari si tengano in considerazione anche gli aspetti sociali».
Signor Presidente, chiedo scusa e approfitto, dal momento che mi ha dato la parola...
PRESIDENTE. Soffermiamoci su questo punto, altrimenti non si riesce a proseguire.
Deputato Zacchera, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/1?
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, non ho capito la differenza tra «ridurre» e «favorire la tendenziale riduzione». Mi sembra la stessa cosa; non si capisce...
PRESIDENTE. Mi scusi, ma è stata proposta una riformulazione: la invito a dire se la accetta.
MARCO ZACCHERA. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo vuole fare una precisazione prima che passiamo all'ordine del giorno n. 9/2272-bis/2?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Provera n. 9/2272-bis/2.
Chiedo al deputato Buontempo se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/3, non accettato dal Governo.
TEODORO BUONTEMPO. Presidente, da un Governo così amico delle banche non potevo che aspettarmi un parere contrario. C'è una sorta di ipocrisia e di vergogna a non voler mai affrontare il problema del signoraggio; c'è come un timore anche a discuterne. Eppure pochi sanno che la magistratura ha condannato la Banca d'Italia a risarcire i cittadini che hanno fatto ricorso contro il signoraggio, un privilegio; la Banca d'Italia ha dovuto pagare. Questa notizia, che resta segreta, non la fanno conoscere...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. È un ordine del giorno!
PRESIDENTE. Guardi, i tempi sono esauriti. Lei ha a disposizione soltanto un minuto, che peraltro si è già concluso.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, io termino come lei dice; però faccio presente a lei e agli uffici che una cosa sono i tempi per l'esame del provvedimento altro sono quelli previsti per gli ordini del giorno.
PRESIDENTE. I tempi per gli interventi a titolo personale sono già esauriti.
TEODORO BUONTEMPO. Ma il mio non è un intervento a titolo personale: si tratta del mio ordine del giorno. I tempi non sono contingentati. L'ordine del giorno ha i suoi tempi.
PRESIDENTE. Mi dispiace, i tempi sono contingentati. La prego di concludere.
TEODORO BUONTEMPO. Interverrò in un'altra occasione. Grazie.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buontempo n. 9/2272-bis/3, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 451
Astenuti 6
Maggioranza 226
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 242).
Chiedo ai presentatori se accettino la riformulazione proposta dal Governo dell'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4.
LUIGI CANCRINI. Sì, signor Presidente, e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Zanetta n. 9/2272-bis/5, accolto come raccomandazione dal Governo.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
VALTER ZANETTA. Signor Presidente, ringrazio il Governo per aver considerato ed aver accolto come raccomandazione il mio ordine del giorno, nel cui testo è trasfuso il contenuto di un emendamento che avevamo presentato durante la discussione del provvedimento. L'ordine del giorno fa riferimento ai punti franchi da realizzare lungo le linee ferroviarie di confine. Si tratta, quindi, di infrastrutture da realizzare soprattutto al nord.
Mi auguro che il mio ordine del giorno sarà poi considerato quando, nell'ambito dell'esame del disegno di legge finanziaria
o di provvedimenti che saranno sottoposti all'Assemblea, presenteremo un'iniziativa legislativa in questo senso.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giudice. Ne ha facoltà.
GASPARE GIUDICE. Poiché la settimana scorsa non era presente in Assemblea il sottosegretario Bubbico ma il sottosegretario Stradiotto, vorrei ricordare di aver presentato un emendamento all'articolo 41 in relazione alle limitazioni al recupero dei crediti.
In quella occasione, il Governo si impegnò ad accogliere un ordine del giorno se io avessi ritirato l'emendamento, e così ho fatto. Ritirato l'emendamento, ho presentato l'ordine del giorno...
PRESIDENTE. Deve concludere prego.
GASPARE GIUDICE. Il sottosegretario Stradiotto si è impegnato ad accoglierlo, il sottosegretario Bubbico oggi mi dice di accoglierlo solo come raccomandazione. È l'ordine del giorno n. 9/2272-bis/30.
PRESIDENTE. Scusi, lei si riferisce a un altro ordine del giorno, ma adesso siamo all'ordine del giorno Zanetta n. 9/2272-bis/5.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Rosso n. 9/2272-bis/6.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Saglia n. 9/2272-bis/7, non accettato dal Governo.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, il motivo del mio intervento è semplice: il rappresentante del Governo ha dichiarato che l'ordine del giorno Saglia n. 9/2272-bis/7 di fatto è assorbito - così ha detto - dall'ordine del giorno Provera n. 9/2272-bis/2.
Siccome lei stesso, Presidente, ha ricordato che in realtà vi sono alcune difformità, chiedo che venga posto in votazione ma chiedo anche che, a questo punto, il Governo lo accetti perché delle due l'una: o l'ordine del giorno Saglia n. 9/2272-bis/7 è assorbito, e quindi va bene, oppure non è completamente assorbito e non va bene, ma mi spieghino il perchè.
PRESIDENTE. Il Governo ha qualcosa da aggiungere?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. No, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Saglia. Ne ha facoltà.
STEFANO SAGLIA. Signor Presidente, credo che a lei non sfugga che stiamo parlando di un impianto sanzionatorio, che è indispensabile prevedere, ed è già assolutamente sconveniente che non si sia immaginato un impianto sanzionatorio su questo argomento. Quindi, noi - con assoluta correttezza e senso di responsabilità - abbiamo detto che non siamo d'accordo che venga tolto l'impianto sanzionatorio ma almeno vorremmo che l'ordine del giorno venisse accettato.
Non vorremmo dover dire al Governo che non intende occuparsi delle sanzioni di illeciti che vengono commessi in questa materia.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Intervengo per assicurare che così non è, tanto è vero che l'ordine del giorno Provera n. 9/2272-bis/2 pone esattamente la stessa questione.
Tuttavia trovo che sia fondata l'obiezione dell'onorevole Fava, ovviamente vi chiedo scusa anche per le mie imprecisioni e modifico il parere sul presente ordine del giorno, e lo accetto limitatamente al dispositivo. Approfitto dell'occasione per
ribadire che quando interviene una riformulazione le premesse devono risultare coerenti con il testo del dispositivo.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Saglia n. 9/2272-bis/7, accettato limitatamente al dispositivo.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Ricordo che l'ordine del giorno Burgio n. 9/2272-bis/8 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Marani n. 9/2272-bis/9 non accettato dal Governo.
GIOVANNI FAVA. Presidente, anche su questo punto devo registrare una certa mancanza di uniformità di atteggiamento da parte del Governo, perché sul presente ordine del giorno, sul successivo, così come sull'ordine del giorno Acerbo n. 9/2272-bis/21, registriamo addirittura, sullo stesso identico argomento - tra l'altro esposto in modo abbastanza simile in tre ordini del giorno - tre pareri completamente diversi: vi è un parere contrario al nostro ordine del giorno Marani n. 9/2272-bis/9, un invito al ritiro sull'ordine del giorno Trepiccione n. 9/2272-bis/16 e addirittura, sull'ordine del giorno Acerbo n. 9/2272-bis/21, ci si rimette al giudizio dell'Assemblea.
Capisco che molto spesso ci si senta un po' condizionati, quando si fa parte del Governo, nei confronti dei parlamentari di maggioranza - cosa che invece non avviene nei confronti dei parlamentari di opposizione -; però, chiedo almeno uniformità di trattamento.
Inoltre in Assemblea si era discusso di ciò, vi era stato un impegno da parte del relatore - per carità, non è lui in questo momento che esprime il parere - ma anche dal Governo tale impegno era stato avallato. Infatti, ci era stato chiesto di ritirare l'emendamento fatto nostro (l'ex emendamento Trepiccione, per capirci) mentre adesso il Governo non accetta l'ordine del giorno. Mi sembra un atteggiamento strano.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Confesso che vi è un «riflesso condizionato» e per questo motivo modifico il precedente avviso, ovviamente limitatamente alla parte dispositiva, da contrario in favorevole. Il Governo quindi accetta l'ordine del giorno Marani n. 9/2272-bis/9, limitatamente al dispositivo.
PRESIDENTE. Prendo atto che il presentatore all'ordine del giorno Maroni n. 9/2272/-bis/9 non insistono per la votazione.
Ricordo che l'ordine del giorno Ferdinando Benito Pignataro n. 9/2272-bis/10 è stato accettato dal Governo. Ricordo altresì che l'ordine del giorno Galante n. 9/2272-bis/11 è stato ritirato. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione del loro ordine del giorno Napoletano n. 9/2272-bis/12. Prendo altresì atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Sgobio n. 9/2272-bis/13, accolto come raccomandazione dal Governo. Prendo inoltre atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Vacca n. 9/2272-bis/14, accolto come raccomandazione dal Governo.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Misuraca n. 9 /2272-bis/15, non accettato dal Governo.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, al riguardo vorrei un po' di attenzione del rappresentante dal Governo perché è a lui che mi devo rivolgere. Signor sottosegretario Bubbico, anche per tale ordine del giorno ho la sensazione che
ci sia qualcosa che non va, perché lei ha manifestato un orientamento favorevole sull'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4 mentre successivamente sul mio ordine del giorno n. 9/2272-bis/15, sull'ordine del giorno Dorina Bianchi n. 9/2272-bis/46 e sull'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-bis/48 vertenti sulla stessa materia ha formulato un invito al ritiro perché sarebbero assorbiti. Mi pare inusuale che gli ordini del giorno possano essere assorbiti da un altro ordine del giorno. Gradirei, cortesemente, considerando anche che sulla materia c'è stata una presa di posizione da parte del Ministro della salute, che lei possa rivedere la sua valutazione.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, anche a tale proposito modifico il precedente avviso, accettando questo ordine del giorno limitatamente al dispositivo.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Misuraca non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9 /2272-bis/15.
Chiedo ai presentatori se accedano all'invito al ritiro dell'ordine del giorno Trepiccione n. 9 /2272-bis/16, formulato dal Governo.
GIUSEPPE TREPICCIONE. Signor Presidente, come giustamente diceva prima il collega Fava, vorrei capire quali sono stati l'orientamento e le valutazioni del sottosegretario, perché ho ritirato l'emendamento che successivamente è stato poi ripresentato dai colleghi Maroni e Fava. Per noi formula un invito al ritiro mentre su un atto successivo manifesta un orientamento favorevole. Vorrei capire almeno qual è il metro di valutazione che il Governo ha esercitato e che sinceramente non incontra la nostra totale disponibilità in questo senso.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, anche su questo, chiedo scusa e modifico il precedente avviso proponendo la seguente riformulazione della prima parte del dispositivo: «impegna il Governo a valutare l'opportunità di adottare iniziative volte a».
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Trepiccione accetta la riformulazione del suo ordine del giorno n. 9 /2272-bis/16 e non insiste per la votazione; prendo altresì atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro dell'ordine del giorno La Russa n. 9/2272-bis/17 e insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Russa n. 9/2272-bis/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 213
Hanno votato no 251).
Chiedo al presentatore se insista per la votazione dell'ordine del giorno Ulivi n. 9/2272-bis/18 non accettato dal Governo.
ROBERTO ULIVI. Signor Presidente, signor sottosegretario, giovedì 7 giugno si è svolta a Roma una manifestazione organizzata da Federfarma nella quale il Ministro della sanità Turco ha affermato - dicendo di parlare a nome del Governo - che al Senato sopprimerà questo articolo. Le chiedo, sottosegretario, come fa lei a parlare in tale maniera a nome del Governo
(in un modo che gli indiani definirebbero «a lingua biforcuta»). Le faccio presente che lo stesso ordine del giorno è simile a quello presentato dall'onorevole Cancrini e quindi non capisco questa differenziazione. Inoltre, non accettando questo ordine del giorno, ammette che nelle parafarmacie e nei supermercati si potranno acquistare gli stupefacenti e senza neanche ricorrere al cosiddetto «modello in triplice copia»; ciò è assurdo. Lei così stravolge le regole, le leggi che regolano il servizio sanitario nazionale per quanto riguarda il farmaco. Mi meraviglio - complimenti! - di tale vostro atteggiamento che dimostra la piena confusione che regna in codesto Consiglio dei ministri. Mi scusi ma è il minimo che dovevo dire.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo semplicemente per chiarire che tale ordine del giorno, è vero, verte esattamente sulle stesse materie di cui all'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4, tuttavia nelle premesse esso usa argomentazioni di natura diversa; inoltre, per quanto riguarda l'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4, il Governo accettava il dispositivo in un testo riformulato. Dal momento che l'ordine del giorno Ulivi n. 9/2272-bis/18 richiama tutte le premesse, la questione si pone in termini diversi. Pertanto, il parere può essere modificato, se il dispositivo risulta essere esattamente quello di cui all'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4, nel testo riformulato.
PRESIDENTE. Deputato Ulivi, accetta la riformulazione proposta dal Governo?
ROBERTO ULIVI. Non capisco cosa dovrebbe cambiare!
PRESIDENTE. Prego?
ROBERTO ULIVI. Presidente, le premesse sono quelle contenute nell'ordine del giorno dell'onorevole Cancrini...
PRESIDENTE. Deputato Ulivi, il sottosegretario ha avanzato una proposta di riformulazione del dispositivo - solo del dispositivo! - in conformità all'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4. Accetta la riformulazione proposta?
ROBERTO ULIVI. No, Presidente. Ha cambiato idea il Governo, non io (Commenti)!
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Ulivi n. 9/2272-bis/18.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ulivi n. 9/2272-bis/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 456
Astenuti 8
Maggioranza 229
Hanno votato sì 218
Hanno votato no 238).
Prendo atto che la deputata Mura ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che gli ordini del giorno Guadagno detto Vladimir Luxuria n. 9/2272-bis/19 e De Simone n. 9/2272-bis/20 sono stati accettati dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Acerbo n. 9/2272-bis/21, sul quale il Governo si rimette all'Assemblea.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 426
Astenuti 38
Maggioranza 214
Hanno votato sì 274
Hanno votato no 152).
Passiamo all'ordine del giorno Folena n. 9/2272-bis/22.
Il Governo propone di accoglierlo a condizione che sia riformulato; tuttavia, il Governo ha espresso la richiesta di una coerenza delle premesse rispetto ai dispositivi, per questo ordine del giorno e in generale. Faccio notare al Governo che non può essere compito della Presidenza, né dei proponenti, determinare tale coerenza che, come capisce bene, è discrezionale.
Prendo atto che i presentatori accedono alla riformulazione proposta e che le premesse restano le stesse.
Passiamo all'ordine del giorno D'Agrò n. 9/2272-bis/23. Chiedo al presentatore se accetta la riformulazione proposta dal Governo.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, accetto la riformulazione proponendone una destinata ad eliminare una cacofonia. Dalla frase «a valutare l'opportunità di adottare le opportune iniziative», va eliminata la parola «opportune».
PRESIDENTE. Sta bene.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di stato di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di stato di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, nell'ordine del giorno D'Agrò dalle premesse va eliminato l'ultimo periodo: dalle parole: «appare opportuno» fino alle parole: «Unione europea».
PRESIDENTE. Ricordo che sull'ordine del giorno D'Agrò n. 9/2272-bis/23, il presentatore ha proposto semplicemente una modifica lessicale, pertanto lo avevamo considerato accolto. È così? (Commenti). Prego, deputato D'agrò, parli pure.
LUIGI D'AGRÒ. Signor Presidente, il Governo, con la nuova riformulazione ha eliminato l'ultimo capoverso, a partire dalle parole «appare opportuno disciplinare in modo omogeneo i sistemi di misura e ad aggiornare i criteri per l'esecuzione dei controlli metrologici sui sistemi di misura di punti di riconsegna...» e così via.
Non ho capito perché il Governo voglia che si elimini questa parte quando sappiamo perfettamente che essa è stata oggetto di un dibattito approfondito in Commissione; lo stesso Governo si era riservato di trovare il modo per superare ciò che esiste, anche in termini di contenzioso, tra il mondo della magistratura e alcune società importanti del nostro Paese.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, ritengo sia necessario riformulare l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/2272-bis/23, il cui dispositivo, lo ricordo, è stato già modificato, accogliendo la proposta avanzata dallo stesso presentatore.
Di tale ordine del giorno si propone la seguente riformulazione dell'ultimo capoverso della premessa: «appare opportuno intervenire con norme volte a rafforzare i controlli di metrologia legale sui sistemi di misurazione utilizzati su tutta la filiera produttiva e distributiva del gas».
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato D'Agrò accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/23.
Chiedo al deputato Tassone se insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/24, non accettato dal Governo.
MARIO TASSONE. Signor Presidente, desidero richiamare l'attenzione del sottosegretario perché con il mio ordine del giorno faccio riferimento ad una questione molto delicata e importante relativa alle vendite dei farmaci di fascia C negli esercizi commerciali.
Nel dispositivo del mio ordine del giorno si chiede semplicemente di aprire un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali delle farmacie pubbliche e private, per individuare un percorso che possa, quanto meno, fornire una soluzione ad un problema estremamente delicato.
Il Governo non si è mai rifiutato di avere un confronto. Mi riferisco a questo Governo, ma mi auguro che ciò avvenga anche con quello successivo.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Possiamo garantire per questo Governo, sul successivo poi si vedrà.
MARIO TASSONE. Sul successivo garantiamo noi!
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Ciascuno garantisce per quello che può e per quello che rappresenta.
PRESIDENTE. Intanto, garantiteci di proseguire i lavori, per favore!
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accetta l'ordine del giorno Tassone n. 9/2272-bis/24 se il dispositivo viene riformulato nel senso di renderlo uguale a quello di cui all'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4, nel testo riformulato.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Tassone accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/24.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/2272-bis/25, non accettato dal Governo, se insistano per la votazione.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente, ritengo che il Governo abbia commesso un errore. È possibile che ciò accada. Ricordo che il Governo si era assunto l'impegno ad accettare un nostro ordine del giorno se noi avessimo ritirato un emendamento presentato in tema di ricomposizione fondiaria.
Signor Presidente, propongo, inoltre, anche la seguente riformulazione del dispositivo del nostro ordine del giorno: aggiungere dopo le parole: «in sede di attuazione del provvedimento in esame» le seguenti: «o in altro provvedimento», cioè il provvedimento sui piccoli comuni che è stato menzionato in aula. Sulla base di questa proposta di riformulazione chiederei al rappresentante del Governo di accettare il nostro ordine del giorno, alla stregua, come detto, dell'impegno assunto dal Governo in questa sede in precedenza.
Chiarisco, per completezza, che identico impegno era stato assunto dal Governo anche con l'ordine del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30, in relazione al quale si propone la riformulazione aggiungendo, dopo le parole: «in esame» le parole: «o in altro provvedimento». Si tratta della stessa materia. Poiché era già stato assunto un impegno in aula, chiedo che si rispetti quanto pattuito.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, vi è un equivoco, in quanto l'ordine del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30 è stato riformulato. Pertanto, chiedo all'onorevole Lazzari di precisare se egli fa riferimento alla nuova formulazione o al testo precedente dell'ordine del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30. Se si riferisce a quest'ultimo, non è più necessario esaminare la nuova formulazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lazzari. Ne ha facoltà.
LUIGI LAZZARI. Signor Presidente chiedo scusa, cerchiamo di ragionare sugli ordini del giorno separatamente altrimenti blocchiamo i lavori dell'Assemblea. La mia richiesta si riferisce al mio ordine del giorno n. 9/2272-bis/25, per quanto riguarda invece l'ordine del giorno Giudice 9/2272- bis/30, mi riferisco a quello riformulato.
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Lazzari 9/2272-bis/25?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo lo accoglie come raccomandazione.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Lazzari n. 9/2272-bis/25 non insistono per la votazione.
Chiedo al deputato Leone se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/26, non accettato dal Governo.
ANTONIO LEONE. Si, Presidente. Vorrei solamente ricordare al rappresentante del Governo, che non ha accettato l'ordine del giorno a mia firma, che sullo stesso argomento sono stati approvati in questa aula già tre ordini del giorno della maggioranza e dell'opposizione e c'è un stata una presa di posizione sua, Presidente, proprio sull'argomento. Evidentemente il sottosegretario non ha studiato!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leone n. 9/2272-bis/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 246).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Fedele n. 9/2272-bis/27, accolto dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Mario Ricci n. 9/2272-bis/28, se accettino la riformulazione proposta dal Governo.
MARILDE PROVERA. Presidente, chiediamo al Governo di mantenere il testo originale anche perché è ovvio che vadano favorite le manutenzioni e l'ammodernamento, ma in un provvedimento che parla di privatizzazione vogliamo indicare che i profitti rimangano a compensare le spese di manutenzione ed ammodernamento e non tornino, invece, come contributo ai privati.
Chiediamo pertanto al Governo di accettare il nostro ordine del giorno nella formulazione originaria.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo scusa, c'è stato un errore, il Governo accetta l'ordine del giorno Mario Ricci n. 9/2272-bis/28.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Milanato n. 9/2272-bis/29 se accettano la riformulazione proposta dal Governo.
LORENA MILANATO. Accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30 (Nuova formulazione), accolto dal Governo come raccomandazione, se insistono per la votazione.
GASPARE GIUDICE. Signor Presidente avevo già detto - mi scusi se l'ho fatto in un momento inopportuno - che la settimana scorsa, in relazione ad un emendamento da me proposto all'articolo 41, il Sottosegretario Stradiotto, che in quel momento occupava il posto del sottosegretario Bubbico, si è dimostrato favorevole a recepire il mio emendamento in un ordine del giorno a condizione che lo ritirassi. Ho ritirato il mio emendamento e quindi desidererei sapere se il sottosegretario Bubbico intenda accettarlo, così come affermato dall'onorevole Stradiotto, o accoglierlo solo come raccomandazione.
PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo aveva detto che intendeva accoglierlo solo come raccomandazione, ma in ogni caso ha facoltà di parlare.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente ho di fronte due ordini del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30 e vorrei chiedere all'onorevole Giudice a quale dei due si riferisca.
PRESIDENTE. Il Governo deve considerare solo la nuova formulazione essendo quella precedente ritirata. Pertanto stiamo parlando dell'ordine del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30 (Nuova formulazione).
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo accoglie l'ordine del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30 (Nuova formulazione), come raccomandazione, come già avevo comunicato.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Giudice n. 9/2272-bis/30 (Nuova formulazione) se insistono per la votazione.
GASPARE GIUDICE. No, signor Presidente, non insisto.
PRESIDENTE. Sta bene.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Valducci n. 9/2272-bis/31, accettato dal Governo purché riformulato se insistono per la votazione.
MARIO VALDUCCI. Signor Presidente accetto la riformulazione e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2272-bis/32 se accedano all'invito al ritiro formulato dal Governo.
LUCIANO ROSSI. Signor Presidente il mio ordine del giorno è stato largamente condiviso dai colleghi del gruppo di Forza Italia che chiaramente ringrazio.
Riconosco che tale provvedimento elimina numerosi ostacoli alle attività commerciali e il criterio della distanza, il criterio del contingentamento, la possibilità di vendere prodotti similari all'attività svolta sono elementi positivi.
Credo sia opportuno andare oltre, ampliare questo processo di liberalizzazione, e credo che la questione degli orari di apertura delle attività commerciali possa rivestire un interesse superiore. Dunque, chiedo al Governo un impegno serio nell'eliminare i vincoli agli orari di apertura delle attività finalizzate alla vendita al minuto ed eliminare le limitazioni temporali delle vendite promozionali.
PRESIDENTE. Deputato Luciano Rossi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno?
LUCIANO ROSSI. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luciano Rossi n. 9/2272-bis/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 261).
Chiedo al deputato Garagnani se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/33 per il quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.
FABIO GARAGNANI. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garagnani n. 9/2272-bis/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 252).
Chiedo al deputato La Loggia se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/36, per il quale il Governo ha formulato un invito al ritiro.
ENRICO LA LOGGIA. Sì, signor Presidente, insisto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno La Loggia n. 9/2272-bis/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 250).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Franzoso n. 9/2272-bis/37, non accettato dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franzoso n. 9/2272-bis/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 241).
Prendo atto che il deputato Buontempo ha segnalato che non è riuscito a votare.
Passiamo all'ordine del giorno Lulli n. 9/2272-bis/38.
Ha chiesto di parlare il rappresentante del Governo. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, vorrei precisare che il Governo accetta solo il dispositivo dell'ordine del giorno Lulli n. 9/2272-bis/38.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione dell'ordine del giorno Lulli n. 9/2272-bis/38.
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno D'Ulizia n. 9/2272-bis/39 accettano la riformulazione proposta e non insistono per la votazione.
Ricordo che gli ordini del giorno Mantini n. 9/2272-bis/40 e Allasia n. 9/2272-bis/41 sono stati accettati del Governo.
Passiamo all'ordine del giorno Montani n. 9/2272-bis/42, per il quale c'è un invito al ritiro da parte del Governo.
Ha chiesto di parlare il deputato Fava. Ne ha facoltà.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, intervengo solo per far notare che il Governo ha scelto di accogliere come raccomandazione l'ordine del giorno Rosso n. 9/2272-bis/6, che sostanzialmente tratta il medesimo argomento dell'ordine del giorno Montani n. 9/2272-bis/52. È difficile comprendere la motivazione alla base di scelte così diverse sui due ordini del giorno.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo per riconfermare l'invito al ritiro, perché l'individuazione di un'area specifica, per quanto motivata, confligge con l'indicazione di natura generale, propria di un ordine del giorno. Inoltre, l'individuazione delle aree con le specificità richieste dall'ordinamento comunitario appartiene ad una fase successiva, che vede protagoniste, innanzitutto, le regioni. Per questo motivo, un'individuazione, per quanto giustificata e motivata, confliggerebbe con questa procedura. Poiché, inoltre, il tema è riassorbito dall'ordine del giorno già approvato, mi permetto di insistere nella richiesta di ritiro.
PRESIDENTE. Prendo atto che il deputato Montani insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/42.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Montani n. 9/2272-bis/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 399
Astenuti 53
Maggioranza 200
Hanno votato sì 150
Hanno votato no 249).
Prendo atto che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Jannone n. 9/2272-bis/44, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Jannone n. 9/2272-bis/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 249).
Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Brugger n. 9/2272-bis/45, (Nuova formulazione).
Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Dorina Bianchi n. 9/2272-bis/46 hanno accettato l'invito al ritiro formulato dal Governo.
Ricordo che l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/2272-bis/47 è stato accettato dal Governo.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-bis/48 se accedano all'invito al ritiro formulato dal Governo.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, chiederei al Governo una rivalutazione del mio ordine del giorno n. 9/2272-bis/48. Il sottosegretario aveva invitato il sottoscritto al ritiro dell'ordine del giorno, considerandolo assorbito dall'ordine giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4. Quest'ultimo pone alcune questioni, ma non esattamente quelle poste dal mio ordine del giorno.
Chiedo, pertanto, al Governo una rivalutazione, dichiarandomi disponibile anche a riformularlo o ad accettare una riformulazione della premessa che dia valore compiuto alle questioni poste in esso.
PRESIDENTE. Il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo potrebbe accettare l'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-bis/48, se il dispositivo risulta essere esattamente quello previsto dall'ordine del giorno Cancrini n. 9/2272-bis/4, nel testo riformulato.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, avevo posto delle questioni attinenti alla tutela della salute pubblica. Mi dispiace, devo prendere atto di due cose, e ciò vale come dichiarazione di voto.
In primo luogo, vorrei dire che questo Governo e questa maggioranza non ritengono che la tutela della salute pubblica sia un problema.
Devo in secondo luogo porre una questione di fondo, cioè che il Ministro della salute Turco, che è perfettamente a conoscenza di tali questioni, che condivide, e così ha dichiarato (esistono le agenzie di stampa, ma l'ha dichiarato anche in titolate e autorevoli assemblee), evidentemente è in disaccordo con il proprio Governo. Delle due l'una: o è delegittimato il Ministro Turco o è delegittimato e inconsapevole della materia che tratta il sottosegretario Bubbico. Pertanto, insisto per la votazione, perché è giusto che ognuno si assuma le proprie responsabilità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marinello n. 9/2272-bis/,48 non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 243).
Ricordo che gli ordini del giorno Fincato n. 9/2272-bis/49, Viola n. 9/2272-bis/50 e Campa n. 9/2272-bis/51 sono stati accettati dal Governo.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2272-bis/52 se accedano all'invito al ritiro formulato dal Governo.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, a fronte del ritiro di una proposta emendativa, il Governo aveva acconsentito, così come il relatore, alla presentazione di un ordine del giorno, con un parere, per quanto immagino non vincolante, favorevole. Mi stupisco, quindi, molto di questo invito al ritiro e, pertanto, insisto per la votazione dell'ordine del giorno.
PRESIDENTE. Mi sembrava di aver colto un orientamento favorevole del Governo, anche se è stato formulato un invito al ritiro. Dico bene?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo,
modificando il parere precedentemente espresso, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2272-bis/52.
PRESIDENTE. Chiedo al presentatore se insista per la votazione.
BENEDETTO DELLA VEDOVA. Signor Presidente, insisto per la votazione. Non capisco, perché non lo debba fare, considerato che è stato espresso già in precedenza un orientamento favorevole. La materia è non solo di interesse, ma condivisa da maggioranza e opposizione.
PRESIDENTE. Come si pronunzia in questo caso il Governo?
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2272-bis/52.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Della Vedova n. 9/2272-bis/52, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 211
Hanno votato no 229).
Prendo atto che la deputata Laganà Fortugno ha segnalato che non è riuscita a votare.
Ricordo che l'ordine del giorno Testa n. 9/2272-bis/53 è stato accettato dal Governo.
Il Governo aveva dichiarato di accettare l'ordine del giorno Romele n. 9/2272-bis/54, se riformulato. Chiedo al rappresentante del Governo se sia così.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che l'onorevole Romele accetta la riformulazione proposta e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/54.
Ricordo che il Governo ha accettato l'ordine del giorno Quartiani n. 9/2272-bis/55.
Chiedo ai presentatori se insistano per la votazione dell'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2272-bis/56, non accettato dal Governo.
MASSIMO GARAVAGLIA. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione. Desidero, inoltre, invitare il Governo a rivedere il parere espresso, perché con l'ordine del giorno in esame si chiede una cosa estremamente semplice: vale a dire la possibilità, concessa ai comuni - e parliamo di centinaia e centinaia di comuni -, di utilizzare le procedure di gara per il servizio di illuminazione pubblica. Con il sistema attuale, cioè con il contratto con Enel Sole, infatti, è impossibile poiché, nel momento in cui si apre la procedura di gara, Enel Sole chiede che, prima che essa sia svolta, le venga pagata la separazione delle reti, cioè la separazione fra la rete di illuminazione e quella di distribuzione. Purtroppo però, quando i comuni hanno richiesto all'Enel di installare i punti luce, non hanno richiesto di creare una rete promiscua: ciò di fatto impedisce ai comuni di effettuare gare. Vorrei citare un esempio banale: un comune di 6 mila abitanti è costretto a pagare ad Enel Sole 500 mila euro per la separazione; in altri termini, non può effettuare alcuna gara, poiché non ha tali fondi. Ne deriva che centinaia e centinaia di comuni debbono spendere inutilmente una grande quantità di soldi. Se volete portare avanti le liberalizzazioni, fatelo davvero!
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO BUBBICO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, intervengo per confermare il parere contrario sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2272-bis/56 e per motivarlo. Enel Sole non è Enel Distribuzione: Enel Sole è una società operativa, peraltro riassorbita dal gruppo Enel, che si occupava di illuminazione di edifici monumentali in ragione di contratti specificamente sottoscritti tra la stessa società ed i comuni interessati. Pertanto, le questioni di cui si discute nell'ordine del giorno, che riguardano fattispecie certamente meritevoli di attenzione, sono però estranee ad un atto di natura legislativa o di natura normativa di valenza generale: esse riguardano piuttosto condizioni particolari nelle quali si trovano determinate realtà e che, in ragione degli strumenti normativi generali, possono risolversi nella tutela dell'interesse pubblico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Garavaglia n. 9/2272-bis/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 246).
Ricordo che l'ordine del giorno Acerbo n. 9/2272-bis/57 è stato accettato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/2272-bis/58 accede all'invito al ritiro formulato dal Governo.
Chiedo al presentatore dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/2272-bis/59 se acceda all'invito al ritiro formulato dal Governo.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, vi è stato un fraintendimento sull'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/2272-bis/58: il presentatore non ha ritirato l'ordine del giorno e ha insistito per la votazione.
PRESIDENTE. Ho visto male, domando scusa.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fratta Pasini n. 9/2272-bis/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 247).
Prendo atto che il deputato Burgio ha segnalato che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Chiedo quindi al presentatore dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/2272/59 se acceda all'invito al ritiro formulato dal Governo.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, avrei potuto ritirare l'ordine del giorno, ma, nell'ambito dell'esame di un provvedimento sulle misure per il cittadino consumatore, il fatto che il Governo accetti un ordine del giorno sui precari archeologi e non accetti un ordine del giorno sulle associazioni dei consumatori mi pare un buon motivo per costringerlo a cambiare idea o per insistere per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Baldelli n. 9/2272-bis/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 248).
Prendo atto che la deputata Balducci ha segnalato che non è riuscita a votare.
Chiedo al deputato Gianfranco Conte se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/2272-bis/60.
GIANFRANCO CONTE. Signor Presidente, insisto per la votazione. Non posso accettare l'invito al ritiro anche perché da quanto ho capito, anche per quanto riferito nel corso di una trasmissione televisiva, il relatore, deputato Lulli, ha affermato che la questione del massimo scoperto non è chiusa e che si affronterà nel prossimo futuro.
Rivolgiamo un invito al Governo a riconsiderare i costi delle commissioni di massimo scoperto in un prossimo provvedimento. Ciò significa che, se il Governo insiste per il ritiro, esso non ha alcuna intenzione di tener fede ad un impegno che è stato assunto anche nei confronti della Commissione e dell'Assemblea.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gianfranco Conte n. 9/2272-bis/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 244).
Secondo le intese intercorse, il seguito del dibattito è rinviato alla seduta di domani.
PRESIDENTE. Avverto che, come già comunicato ai presidenti di gruppo per le vie brevi, lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata previste per la seduta di domani non avrà luogo a causa di uno sciopero dei giornalisti RAI.
Lo svolgimento del question-time avrà pertanto luogo nella seduta di giovedì 14 giugno 2007, alle 15.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati e dei tornei professionistici
a squadre e delle correlate manifestazioni sportive organizzate a livello nazionale.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare Forza Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto altresì che la Commissione VII (Cultura) si intende autorizzata a riferire oralmente.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, poiché vorrei rappresentare alcune questioni alla Presidenza, vorrei sapere se, tecnicamente, siamo alla fine della seduta e quindi sono nella condizione di farlo oppure no?
PRESIDENTE. In realtà, siamo già passati ad un altro punto dell'ordine del giorno.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, avevo già alzato la mano per chiedere la parola.
PRESIDENTE. Poiché non avevo visto la sua richiesta, le concedo la parola.
GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, vorrei segnalare alla Presidenza che il Governo sta accumulando notevoli ritardi nel rispondere agli atti di sindacato ispettivo dei parlamentari.
Questo, almeno, mi viene lamentato da tutti i colleghi, o quasi, del mio gruppo parlamentare di Forza Italia, ma per quanto mi riguarda, nel mio caso specifico, ne posso essere buon testimone, perché vi sono diversi atti - da interrogazioni a risposta scritta a interpellanze - che di fatto sono state presentate da diversi mesi o, addirittura, all'inizio della legislatura, ma ancora oggi non trovano risposta.
Ne cito, ad esempio, uno a caso: vi è un atto di sindacato ispettivo da me rivolto al Ministro della Salute, Livia Turco, riguardante atti di revoca dei revisori dei conti, che, tra l'altro, sono stati tutti impugnati e sconfessati con sentenza di primo e secondo grado dai tribunali amministrativi ed hanno visto soccombere l'amministrazione, anche con danno economico e patrimoniale da parte della medesima, quindi, con responsabilità diretta da parte del rappresentante del Governo, nel caso in questione il Ministro Turco.
In ordine a situazioni di questo genere, che tra l'altro pongono questioni assolutamente specifiche, ma serie e fondate, gradiremmo una presa di posizione della Presidenza ed un sollecito che produca, però, effetti concreti.
PRESIDENTE. Grazie a lei, la Presidenza solleciterà il Governo in questa direzione.
PRESIDENTE. Il relatore, Presidente della VII Commissione, deputato Folena, ha facoltà di svolgere la relazione.
PIETRO FOLENA, Relatore. Signor Presidente, torniamo ad esaminare il disegno di legge che la Camera aveva già
approvato il 23 gennaio scorso e che è stato modificato dal Senato il 9 maggio.
Ricordo all'Assemblea che esso reca la delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti radiotelevisivi e su reti di trasmissione elettroniche di tutti gli eventi sportivi professionistici (per dirla semplicemente, oltre al calcio, anche il basket).
Il testo si compone di un solo articolo che reca i principi, i criteri direttivi e le modalità per l'esercizio della delega da parte del Governo.
Avevamo già compiuto un buon lavoro alla Camera, che aveva permesso di definire molti punti di accordo. Il Senato ha apportato alcune modifiche tese, sostanzialmente, a realizzare tre obiettivi: il primo, evitare che il nuovo meccanismo introdotto dalla commercializzazione centralizzata possa determinare effetti distorsivi della libera concorrenza e situazioni di monopolio, in modo particolare riguardo alla particolarissima situazione della piattaforma satellitare, che sappiamo essere gestita da un solo assegnatario; secondo, favorire le emittenti locali; terzo, assegnare un ruolo specifico alla Federazione gioco calcio, nell'ambito della gestione della quota per la mutualità sportiva.
Lascio agli atti alcune motivazioni più tecniche di tali modifiche, mentre vi è qualche problema interpretativo sulla prima di queste norme su cui, come relatore, se vi sarà un consenso da parte delle colleghe e dei colleghi, mi riprometto di presentare un ordine del giorno.
Vorrei solo sottolineare che, al Senato è positivamente cresciuto il consenso sul provvedimento in discussione e che, grazie alle modifiche introdotte, vi è stato un voto non unanime ma larghissimamente unitario, il che mi fa sperare che nelle prossime ore la Camera possa approvare definitivamente il provvedimento, facendolo così diventare legge.
Se vi fosse, infatti, un ulteriore rinvio dell'esame del provvedimento rischieremmo di trovarci in una condizione, in cui le singole squadre definirebbero i contratti con le emittenti televisive anche per il periodo successivo al 2010; se interveniamo subito, invece, se la normativa in questione diventa legge, saremo in grado di aiutare la nota - e ben esaminata da questo Parlamento - redistribuzione delle risorse a vantaggio delle squadre minori della serie A e della serie B, delle altre squadre delle serie inferiori, del calcio dilettantistico e, più in generale, di un meccanismo più solidale che diminuisca il peso dell'aspetto business, per dirla in modo un po' rozzo, del mercato ed aumenti quello, invece, volto a garantire una redistribuzione, una competizione più equilibrata e, soprattutto, la possibilità che le società siano incentivate a sviluppare i loro settori giovanili, che il dilettantismo venga privilegiato e che, insomma, il calcio torni ad essere uno sport condiviso.
Ci siamo occupati di questo tema anche in occasione dell'esame del decreto-legge sulla violenza negli stadi. Voglio ricordare, inoltre, che nelle prossime ore la Commissione cultura esaminerà anche il testo definitivo del documento conclusivo dell'indagine che ha dedicato a tali temi, che sarà un'ulteriore occasione di intervento e di sollecitazione riformatrice in questa direzione.
Per tale ragione esprimo pertanto l'auspicio che il Parlamento possa concludere molto rapidamente l'esame del testo in esame.
Chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative della mia relazione.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente sulla base di criteri costantemente seguiti. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo, Luigi Vimercati.
LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, intervengo molto rapidamente per concordare con l'impostazione del relatore. Abbiamo lavorato molto bene sia alla Camera, sia al Senato; il disegno di legge è stato migliorato in modo significativo e anch'io mi auguro che, nelle prossime ore, l'esame di esso si possa concludere con l'approvazione definitiva da parte della Camera.
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata De Biasi. Ne ha facoltà.
EMILIA GRAZIA DE BIASI. Signor Presidente, signor sottosegretario e colleghi, abbiamo già discusso, durante la prima lettura, del valore del provvedimento al nostro esame, le cui finalità, è bene ricordarlo, sono volte principalmente a garantire l'equilibrio competitivo dei soggetti partecipanti alle competizioni sportive; a realizzare un sistema coerente, efficace, trasparente del mercato dei diritti di trasmissione attraverso la contrattazione collettiva e non più individuale dei diritti; a riconoscere attraverso una mutualità più diffusa la missione sociale dello sport attraverso il sostegno esplicito alle società dilettantistiche, a quell'aspetto, cioè, che riporta lo sport alla sua vocazione originaria, quella della competizione amatoriale, allontanandolo dal rischio di rapporto esclusivo con il mercato che, nel momento in cui è diventato distorto e opaco, tanto lo ha danneggiato.
Da ciò deriva l'importanza di misure che responsabilizzano le società e le leghe sportive e nel contempo pongono le basi per la lotta alla corruzione e scommettono sulla capacità di autoriforma del sistema. Ed è significativa la sintonia, oltre che naturalmente la conformità, con gli orientamenti comunitari in materia emersi in relazione alle decisioni della Commissione europea del luglio 2003 sulla vendita congiunta dei diritti della UEFA-Champions league del gennaio 2005 relative al caso Bundesliga, del marzo 2006 concernente il caso Premier league.
In quelle occasioni, infatti, la Commissione europea ha riconosciuto che i club calcistici sono avvantaggiati dalla vendita congiunta e che pertanto gli eventuali effetti negativi, derivanti dall'accordo comune di vendita, sono controbilanciati dalla maggiore quantità di contenuti resi disponibili per una più ampia distribuzione, promuovendo così il progresso tecnico ed economico dei contenuti mediati stessi e dei nuovi vettori mediatici che li distribuiscono.
Inoltre, il «Rapporto indipendente sul calcio europeo 2006», adottato al termine di un'indagine conoscitiva proposta dalla Presidenza dell'Unione europea, ha individuato, tra le misure volte a garantire l'equilibrio tra le squadre partecipanti ad una stessa competizione, la redistribuzione delle risorse mediante la vendita dei diritti commerciali.
Da ciò deriva l'importanza di norme che, lungi dall'essere indirettamente una riforma del sistema della comunicazione, rispondano all'esigenza di disciplinare in tempi rapidi il settore con flessibilità ed equilibrio, nella consapevolezza che la fase di transizione tecnologica (penso ad esempio alle piattaforme attuali, alla transizione al digitale, alle piattaforme emergenti, all'inedito che comporterà la convergenza multimediale) in ogni caso richiederà una revisione normativa.
Mi riferisco, in particolare, alla definizione di posizione dominante, di efficacia della disciplina antitrust, del rispetto della libera concorrenza.
Il testo licenziato dal Senato ha accolto dubbi e proposte scaturiti sia nella prima lettura della Camera sia dal lavoro di Commissione al Senato, consegnandoci un testo che ritengo equilibrato e attento alle diverse esigenze, fra le quali l'allargamento dell'ambito oggettivo della disciplina a tutti gli eventi sportivi, la destinazione di una parte delle risorse rientranti nella quota di mutualità generale allo sviluppo dei settori giovanili, alla valorizzazione delle categorie dilettantistiche, al sostegno degli investimenti strutturali per garantire la sicurezza degli impianti sportivi, al finanziamento di progetti volti al sostegno delle discipline sportive diverse da quella calcistica sull'esempio del modello inglese.
Ritengo che siano di grande rilievo anche le modifiche relative all'agevolazione della fruibilità, da parte dell'emittenza locale, anche attraverso la possibilità di acquisire diritti su singoli eventi, se rimasti invenduti o non trasmessi da chi li ha acquisiti in origine. Trovo rilevanti anche le modifiche relative al sostegno alla concorrenza per le piattaforme emergenti
e quella relativa al limite di tre anni per la durata dei contratti riguardanti lo sfruttamento dei prodotti audiovisivi di vendita dei diritti.
Si tratta di passi in avanti verso l'allargamento delle opportunità di trasmissione e di liberalizzazione del mercato, ma anche di nuove possibilità di fruizione da parte dei cittadini. Ritengo che, dal punto di vista sistemico, i cambiamenti più rilevanti siano quelli relativi al rapporto tra la contrattazione collettiva e l'insieme delle piattaforme (onde evitare rischi di posizione dominante su ogni singola piattaforma) e il nuovo potere di regolazione di vigilanza del settore da parte della Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza, in modo che siano garantiti pari diritti agli operatori della comunicazione.
Parliamo di innovazioni di sistema, dunque, per riequilibrare la distribuzione delle risorse e, nel contempo, per porre rimedio alle diseguaglianze fra società, per essere al passo con le trasformazioni tecnologiche, senza ricreare antiche ingiustizie, per raggiungere un nuovo equilibrio fra riforma e autoriforma che si sostanzia in una legislazione flessibile, ma certa nei principi. Avremo altre sedi per discutere della transizione di sistema nella comunicazione.
Il disegno di legge in esame si colloca in sintonia con i cambiamenti, ma soprattutto è utile - e per certi versi urgente - al fine di fornire una risposta certa allo smarrimento di tanti cittadini di fronte alla perdita di trasparenza e di pulizia del calcio, che ha rischiato di travolgere l'ideale stesso dello sport come competizione disinteressata e umana. Quando si legifera, occorre cogliere lo spirito del proprio tempo, interpretarne la parte migliore, ovvero quella che unisce diverse culture e appartenenze in nome dell'interesse generale e di tutti.
Siamo favorevoli al provvedimento in esame anche perché riaccende la speranza che la storia possa non essere sempre la stessa, ma possa essere migliore. Riguarda il calcio, ma è un buon esempio per tutto il Paese.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Bono. Ne ha facoltà.
NICOLA BONO. Signor Presidente, onorevoli colleghi. Le modifiche che sono state apportate al Senato al provvedimento sui diritti televisivi delle società sportive lo hanno certamente migliorato, ma non per questo lo hanno reso valido e positivo in tutte le sue articolazioni. La verità è che dalla Camera era uscito un pessimo prodotto legislativo perché dove vi è un'ampia maggioranza, viene evidentemente compressa la qualità dei provvedimenti approvati. Al Senato c'è una maggioranza più risicata e si è, pertanto, costretti a confrontarsi in maniera più attenta.
Questo effetto può essere dimostrato con un veloce esame delle novità introdotte al Senato, alcune persino positive. Il lavoro di miglioramento è oggettivo. Una delle proposte sicuramente più gradite, almeno alla mia parte politica, è stato l'inserimento (non a caso l'emendamento cui mi riferisco è stato presentato dal gruppo di Alleanza nazionale al Senato della Repubblica) dell'esplicitazione dei criteri di applicazione della quota di mutualità generale del sistema. Mi riferisco all'inserimento, all'articolo 1, comma 3, lettera l), il cui contenuto avevo proposto in prima lettura con molta determinazione, ma senza successo.
Gli emendamenti del gruppo di Alleanza nazionale, in prima lettura, si riferivano proprio alla necessità di prevedere un'articolazione cogente delle norme relative alla mutualità del sistema, proprio per evitare che tale aspetto venisse lasciato alla libera interpretazione.
Dal Senato è arrivato un'articolazione che, pur non ricalcando l'aspetto metodologico che avevamo proposto di introdurre nel corso della prima lettura, tuttavia si pone l'obiettivo - che credo raggiunga - di rendere più concrete le utilizzazioni delle risorse per quanto attiene alla mutualità generale del sistema.
Un'altra modifica positiva è quella che riguarda la lettera c) del comma 3, almeno per la parte che sopprime il limite relativo alle singole piattaforme, sanando un grave
errore che la Camera aveva commesso, vale a dire quello di considerare la possibilità di divieto della concorrenza per ogni singola piattaforma, consentendo quindi di assicurare una condizione di monopolio di fatto, almeno in un settore specifico, alla piattaforma satellitare, dove, come è noto, c'è un solo operatore nel mercato. È un peccato, devo dire, che alla successiva lettera d) del comma 3, sia stata prodotta una soluzione «pasticciata» che rende incomprensibile la stessa norma, così com'è stato rilevato nel corso dell'esame in Commissione anche dallo stesso relatore di maggioranza.
Ci troviamo, in altre parole, davanti ad un'affermazione che è stata introdotta dal Senato e che viene smentita nel passaggio successivo. L'affermazione positiva è voler rendere quanto più competitivo il mercato dei diritti televisivi, non solo a beneficio degli utenti, ma anche del soggetto organizzatore del campionato. Evidentemente, maggiore è la concorrenza, maggiore si presume l'introito e quindi le risorse che dovranno essere utilizzate per essere distribuite fra le società che effettuano il campionato, anche ai fini di mutualità.
L'impianto di miglioramento, che il Senato ha introdotto nel rendere più competitiva la gara dei diritti, viene però a cadere nel momento in cui viene lasciato inalterato il principio, affermato dalla Camera, che in ogni caso non si può derogare alla trattazione per ogni singola piattaforma, se non nei confronti dei soggetti in possesso delle relative autorizzazioni. Questo è, di fatto, un elemento dirimente rispetto al principio della pluralità della concorrenza, perché, torno a dire, ci sono piattaforme televisive, in particolare quella satellitare, in cui non esiste la pluralità dei soggetti gestori e quindi si va, almeno limitatamente a tale aspetto, ad una sorta di gara con un unico concorrente. Ebbene, una gara con un unico concorrente non è una gara! Una gara con un unico concorrente rende ininfluente la forza contrattuale del soggetto che cede i diritti, perché qualunque offerta avanzata dall'unico concorrente sarebbe l'unica.
Questa è la ragione per la quale l'impianto è «pasticciato» e non sono risolte le questioni fondamentali poste a suo tempo per affrontare in maniera corretta la questione. Le modifiche introdotte dal Senato hanno una valenza unicamente di facciata, sono norme manifesto che affermano principi che vengono smentiti immediatamente dopo.
In tal senso, Presidente, mi rivolgo a lei e alla sua responsabilità, ho presentato anche degli emendamenti, tra i quali ve ne è uno riferito, in particolare, alla lettera d) del comma 3, con il quale propongo una riformulazione al fine di assicurare il principio della pluralità, anche in deroga alle previsioni contenute nella seconda parte della stessa lettera; mi rendo conto che l'emendamento in sé appare anomalo, ma anomala è la lettera di un comma dell'articolo che esprime un principio e lo smentisce immediatamente dopo, nello stesso contesto. Quindi, a fronte di una contraddizione di fatto, è necessario che agli operatori venga offerta una chiave di lettura puntuale.
In tal senso il relatore aveva proposto in Commissione - e immagino che lo farà nuovamente anche in Assemblea - l'ipotesi di ricorrere a un ordine del giorno che, a mio avviso, rappresenta una metodologia non opportuna, perché quando l'operatore applica una legge non va a leggere gli atti parlamentari, ma lo fa nella «letteralità» delle norme, senza considerare le dichiarazioni del Governo, dei relatori di maggioranza, dei deputati di opposizione, né, tanto meno, gli ordini del giorno.
Si tratta di una norma scritta male e vi era un fondamento di malafede nella sua articolazione sin dall'inizio, in quanto la questione è stata dibattuta per mesi, ripresa in Assemblea e oggetto di confronto politico; nessuno può dire di aver operato nella mancanza di conoscenza della ricaduta reale della norma, che era «pasticciata» ed è stata resa ancora più incomprensibile dal Senato. Noi abbiamo, dunque, il dovere di rendere chiaro il contenuto di una norma che ha in sé una contraddizione e, a tal fine, ho presentato
un emendamento che, come riferitomi dagli uffici, è stato riformulato e, senza anticipare una questione che eventualmente porrò domani, mi auguro non venga dichiarato inammissibile.
È positiva l'attenuazione anche del divieto di rivendere ad altri operatori le licenze - ossia le sublicenze originariamente acquisite - nonché l'introduzione del limite di tre anni alla durata dei contratti.
Ci troviamo davanti ad una norma che il Senato ha reso meno draconiana e meno imperfetta rispetto al testo approvato dalla Camera, ma che mantiene tutte - o quasi - le problematicità che avevamo evidenziato nel corso della prima lettura, a partire dalla mancata approvazione della soppressione dei fini di lucro, e conseguente approvazione in borsa delle società sportive, che, come noto, era stato uno dei «cavalli di battaglia» di Alleanza Nazionale nel corso della prima lettura, oltre alla mancata previsione di una decorrenza più ravvicinata degli effetti della legge. Infatti, non si è risolto il problema di quando verrà applicata questa norma. Noi stiamo esaminando una norma che rischia di restare una sorta di grida manzoniana, poiché afferma un principio da tutti condiviso, ma la sua decorrenza probabilmente avverrà nel 2010. È una vicenda kafkiana.
Si è detto che vi sono contratti in corso che termineranno, ad esempio, nel 2009 o nel 2010: come verranno gestiti tali contratti, visto che vi sono quelli che scadono nel 2010 e comunque l'organizzatore del campionato non potrà effettuare la trattativa in maniera centralizzata? Molti problemi sono rimasti irrisolti a causa della mancanza di coraggio nell'affrontare le questioni.
Noi abbiamo iniziato la discussione di questo provvedimento perché eravamo sotto la spinta dell'ennesima grave vicenda di malcostume che aveva attraversato il calcio italiano e anche perché, in questo senso, sin dalla passata legislatura vi erano proposte di legge - guarda caso anch'esse proposte da Alleanza Nazionale - che individuavano nel meccanismo della cessione individuale dei diritti televisivi uno degli aspetti, che determinava una condizione di permeabilità del sistema al malaffare e all'insorgenza di vicende illecite.
Allora davanti alla corale volontà del Parlamento, già espressa alla fine della passata legislatura e ripresa all'inizio di questa, si sarebbe dovuti giocoforza arrivare a una norma condivisa, equilibrata, capace di affrontare le problematiche per le quali era nata, ma anche in grado di poter, finalmente e in tempi veloci, essere applicata.
Non abbiamo risolto neanche questo problema. Abbiamo adottato una norma che lascia in piedi l'incertezza sul periodo in cui potrà manifestare i suoi effetti concreti.
Ribadiamo il nostro giudizio negativo, a maggior ragione alla luce della manifestata intenzione - almeno in Commissione, ma spero che in Assemblea ci sia un ripensamento e mi rivolgo al Governo e al relatore di maggioranza - sull'emendabilità del provvedimento. Se la maggioranza manterrà il suo atteggiamento di «blindatura» sostanziale del provvedimento, pensando di ricorrere agli ordini del giorno per risolvere i problemi più eclatanti che emergono dalla «letteralità» della norma, Alleanza Nazionale non potrà manifestare il suo consenso. Abbiamo presentato, infatti, soltanto sei emendamenti, volti a migliorare davvero il testo e a renderlo addirittura leggibile e applicabile (caratteristiche che la norma in esame, in alcune parti, non ha).
Davanti a una posizione di chiusura da parte della maggioranza, rispetto a un testo che non è condiviso e che non lo è stato in prima lettura, ma che oggi si presenta mantenendo la norma quasi del tutto inalterata o con qualche leggero miglioramento (in alcuni casi inefficace nei fatti), è chiaro che Alleanza Nazionale non potrebbe che ribadire il suo atteggiamento negativo, che mi auguro, invece, possa evolversi in una posizione diversa, davanti ad un comportamento della maggioranza più aperto alle proposte migliorative dell'opposizione.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Ciocchetti. Ne ha facoltà.
LUCIANO CIOCCHETTI. Signor Presidente, colleghi, il gruppo dell'UDC ha lavorato sia in aula, in prima lettura, sia durante l'esame al Senato, per cercare di migliorare e far migliorare il testo del provvedimento legislativo.
Abbiamo lavorato con apertura, con disponibilità e con un percorso trasparente. Nell'esame alla Camera il nostro intervento affrontò direttamente nel merito la questione del rispetto dell'autonomia dello sport; l'Assemblea lo approvò con una priorità, assegnando alla Lega calcio la possibilità di stabilire i criteri di riparto delle risorse destinate alle società di calcio e a tutte le realtà che rientrano nelle previsioni di questa norma.
Tale discorso causò il nostro voto di astensione alla Camera, un voto di apertura, con un dibattito e una discussione aperta da portare avanti e da affrontare ancora nell'aula del Senato dove è stato approvato un nostro emendamento, a seguito di una discussione ampia svoltasi all'interno della Commissione e nella stessa aula, che consisteva nella riformulazione della lettera c) del comma 3. Tale emendamento aveva, anche se riformulato, lo stesso testo e la stessa origine di quello presentato alla Camera, ma in quella fase non era stato recepito da parte del Governo, quindi non era stato approvato della maggioranza.
Riteniamo che questo sia un passaggio fondamentale. Non condivido alcune affermazioni formulate da chi mi ha preceduto: la lettura combinata delle lettere c) e d) del comma 3 consente di prevedere finalmente un sistema flessibile, in grado di fornire risposte in rapporto a una serie di paletti e di esigenze. I paletti sono chiaramente costituiti, dalla necessità di non continuare a formare posizioni dominanti, di risolvere il problema della piattaforma unica (quindi delegare per singola piattaforma, come era stato previsto dal testo della Camera), di aprire il mercato anche sulle piattaforme satellitari, di consentire la richiesta - nell'interesse preminente del soggetto organizzatore delle competizioni sportive - di deroghe limitate, attraverso due organismi, l'Autorità garante della concorrenza e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Queste sono le due Autorità che nel nostro Paese possono regolare in maniera flessibile - secondo l'evoluzione tecnologica del sistema televisivo e della diffusione degli eventi attraverso Internet, il satellite, i telefonini ed altri meccanismi che si stanno inserendo nel mercato - le opportunità per gli utenti, per i cittadini e per i consumatori di vedere le partite di calcio, di basket e di tutto quanto attiene allo sport professionistico: credo che questo meccanismo consenta, nel tempo, di assicurare flessibilità, pur stabilendo e garantendo una serie di paletti abbastanza forti.
La previsione di cui alla lettera c) «nonché limitate deroghe da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, in modo da assicurare pari diritti agli operatori della comunicazione e il non formarsi di posizioni dominanti ed anche al fine di meglio tutelare gli interessi del soggetto preposto all'organizzazione della competizione sportiva» si sposa perfettamente con l'espressione contenuta nella lettera d) «e anche attraverso divieti». Quest'ultima non è un'espressione perentoria, ma rappresenta un termine di riferimento preciso, che porterà a stabilire, nel decreto legislativo che il Governo emanerà, una serie di regole e di paletti, che però potranno subire, da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, su motivata richiesta del soggetto organizzatore dei campionati e delle competizioni sportive, deroghe che consentano tali opportunità.
LUCIANO CIOCCHETTI. Sinceramente non capisco quale sia la vera preoccupazione. Credo che il Senato abbia completato
il lavoro che la Camera ha iniziato, modificando sostanzialmente - è la mia valutazione politica - il testo che il Governo aveva presentato, che era molto dirigista e forte e penalizzava soltanto alcuni soggetti.
Il testo che oggi esaminiamo è sicuramente molto più equilibrato e flessibile e risponde anche alle condizioni dell'evoluzione di un settore, che subirà nei prossimi anni - come ha subito negli ultimi anni - un'ulteriore evoluzione tecnologica, che fornisce risposte ad una serie di esigenze dello sport di base (cioè quello al di sotto dei campionati, in particolare di calcio, di serie A e B) e può dare un'impostazione diversa soprattutto al sistema del calcio professionistico del nostro Paese.
Ribadisco, quindi, che il nostro voto al Senato è stato positivo. Confermo anche alla Camera il voto favorevole al provvedimento da parte del gruppo dell'UDC: siamo favorevoli all'approvazione del testo senza altre modifiche, che impedirebbero di dare certezze al settore.
Un ulteriore rinvio dell'approvazione del provvedimento, infatti, prolungherebbe ulteriormente la situazione di incertezza nel settore, tenuto conto della presenza di diritti individuali e collettivi e della volontà di cambiamento in atto. La Lega e la Federazione italiana giuoco calcio stanno, infatti, già lavorando, anche con il Governo e con le altre parti in campo, per definire i necessari meccanismi e tutto quanto sia di loro competenza.
Se però il provvedimento non sarà approvato, il processo in atto non andrà mai avanti. Ritengo, inoltre, che il testo all'esame dell'Assemblea, modificato dal Senato della Repubblica, sia il massimo dell'equilibrio e della flessibilità raggiungibile in questo momento.
Inoltre, nell'ambito dell'esame dei decreti legislativi che il Governo sottoporrà alle competenti Commissioni parlamentari per i prescritti pareri, vi sarà la possibilità di lavorare ulteriormente alla elaborazione e alla definizione di meccanismi non dirigistici, che garantiscano il conseguimento dell'obiettivo, perseguito da tutti i gruppi politici di maggioranza e di opposizione, fin dalla passata legislatura, di tornare alla gestione centralizzata dei diritti sportivi.
Confermo, quindi, il voto favorevole dell'UDC sul provvedimento, che ribadiremo nella dichiarazione di voto finale. Ritengo, infine, che il lavoro svolto sia molto positivo ed apprezzabile.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Beltrandi, che era iscritto a parlare: si intende che vi abbia rinunciato.
È iscritto a parlare l'onorevole Pescante. Ne ha facoltà.
MARIO PESCANTE. Signor Presidente, nel riprendere in seconda lettura la discussione sulle linee generali del provvedimento in esame, non posso che richiamare alcune considerazioni che Forza Italia ha già svolto allorché il provvedimento fu portato all'esame della Camera in prima lettura. In quella occasione avevamo affermato che condividevamo la sostanza del provvedimento, ma che vi erano serie perplessità per quanto riguardava alcuni aspetti: le procedure e altri attinenti a contenuti certamente non marginali del provvedimento.
Per quanto riguarda le procedure, il problema riguarda il conferimento della delega al Governo per l'adozione di decreti legislativi di attuazione del presente provvedimento, che ha trovato motivazioni assolutamente inconsistenti.
La prima motivazione riguardava una presupposta urgenza del provvedimento, che, al di là delle considerazioni che ebbi a svolgere già nel mese di gennaio quando il provvedimento era all'esame dell'Assemblea in prima lettura, è stata smentita dai fatti. Ricordo alcune date: alla fine del mese di gennaio vi è stata l'approvazione del provvedimento in prima lettura alla Camera, mentre l'approvazione in seconda lettura vi sarà, nella migliore delle ipotesi, solo alla metà di giugno.
Il provvedimento prevede, poi, un termine di sei mesi per l'adozione dei decreti legislativi da parte del Governo, al quale occorre aggiungere ulteriori dodici mesi per l'adozione di eventuali decreti integrativi
o correttivi dei decreti legislativi adottati.
Complessivamente, se il Governo utilizzerà i termini a disposizione, il provvedimento in esame sarà esecutivo tra un anno e mezzo. Ripeto quello che avevo sostenuto allora: un dibattito parlamentare molto probabilmente avrebbe richiesto tempi molto più ridotti.
Una ulteriore motivazione che ha giustificato la delega e l'urgenza del provvedimento si ricava dalla relazione al provvedimento a firma del Ministro Melandri, che - cito testualmente - ha definito i diritti televisivi l'«architrave dello sport italiano».
Badate bene: «architrave dello sport italiano», non del calcio. Ammettiamo pure che si sia trattato di un lapsus, ma non è proprio così, perché in altri documenti - sui quali mi accingo ad intervenire domani, in altra sede, perché riguardano l'indagine sulla Federcalcio, che stanno sapientemente portando avanti il presidente Folena e la Commissione - questo equivoco, questa confusione tra il calcio e lo sport italiano è ricorrente.
Vi sono provvedimenti legislativi, a firma di partiti dell'opposizione, che si riferiscano genericamente ad interventi sull'impiantistica sportiva. In realtà si tratta di interventi solo sugli stadi di calcio delle società professionistiche. Questo è un equivoco ricorrente nel nostro Paese, dove si confonde - lo dico con grande banalità - la partita di calcio della domenica con lo sport.
È indiscutibile che lo sport professionistico sia un settore vitale, di grande impatto sociale, di importanza anche nel contesto dell'organizzazione sportiva italiana. Tuttavia il calcio professionistico non è lo sport italiano.
Possiamo ritenere che lo sport italiano - questo «sconosciuto pianeta» frequentato da oltre 15 milioni di praticanti sportivi, 40 federazioni sportive, con 80 mila società sportive dilettantistiche e 800 mila dirigenti dilettanti - trovi la sua architrave appunto nei numeri che ho citato, in particolare quelli relativi alle società sportive e ai dirigenti.
Pertanto, trovo impreciso, inesatto, sproporzionato prendere come punto di riferimento i diritti televisivi per affermare che è urgente intervenire con la delega al Governo, affinché costruisca un'architrave dello sport italiano.
Una ulteriore motivazione, assai poco pertinente, rilevata sempre nella relazione del Ministro Melandri - ma anche questo, devo dire, è un argomento ricorrente - è che la crisi, lo scandalo del mondo del calcio sia dipeso dalla sperequazione nella distribuzione dei proventi derivanti dai diritti radiotelevisivi. Signor Presidente, non è così. La sperequazione ha sicuramente influenzato la competitività del campionato di calcio, ma ha poco a che vedere e a che fare con quanto è accaduto, con lo scandalo del mondo del calcio, che è uno scandalo «di palazzo», cioè rinchiuso nelle mura del palazzo, dove si è gestito il calcio italiano.
A tal punto esso non ha avuto riflessi sui campi sportivi che, in contemporanea con lo scandalo, ci siamo trovati con un titolo mondiale - scusate se è poco - e poi, nel prosieguo dell'attività, con un titolo prestigiosissimo di club conseguito dal Milan.
È uno scandalo «di palazzo», di un palazzo che ha tollerato violazioni di regole (qualcuno aggiunge anche manipolazioni di regole); di un palazzo che ha tollerato applicazioni di uno statuto assolutamente inadeguato a regolamentare la vita federale; di un palazzo che ha tollerato un controllo assolutamente inefficace dei bilanci di società per azioni, alcune operazioni, le società con fini di lucro e così via. I motivi dello scandalo del calcio erano ben altri, ben altri!
A tal proposito - presidente Folena, scusi se apro questa parentesi, ma siamo talmente pochi da poterne approfittare - aggiungo che anche nella relazione finale dell'indagine conoscitiva della Commissione vi è sempre un parallelo fra lo scandalo del calcio e i diritti televisivi oppure fra lo scandalo del calcio e la crisi dello sport italiano.
Ho fatto questi riferimenti, Presidente, che sembrano ripetitivi rispetto a quanto
abbiamo già detto (e poi è un ritornello molto noto al presidente Folena e ai membri della Commissione) perché mi sto preoccupando del futuro. Siamo tutti d'accordo, soprattutto al termine dell'indagine conoscitiva svolta dalla Commissione - la quale, devo dire, ha svolto un eccellente lavoro e di ciò voglio dare atto al presidente Folena e ai suoi collaboratori - che sicuramente il Governo sarà chiamato a legiferare.
Ci preoccupiamo che simili precedenti possano provocare una politica di interventismo e di accentramento da parte del Governo, che per la verità andrebbe in controtendenza su tutto quello che sta accadendo nel nostro Paese, dove si parla di liberalizzazioni. Dunque, se da una parte c'è la stagione delle liberalizzazioni, qui viene introdotta la stagione di un interventismo non accettabile per un discorso non solo politico, ma anche istituzionale.
L'autonomia del CONI vuol dire autogoverno, autogoverno vuol dire autogestione: al Governo spetta unicamente la vigilanza sul CONI e sulle federazioni, che è di merito e non di legittimità. Ovviamente il Parlamento, ci mancherebbe altro, ha tutti i titoli e i compiti istituzionali per modificare le leggi già esistenti, ma allora lo si dica chiaramente: se si decide di fare una politica interventista, si modifichi la legge istitutiva del CONI che sancisce l'attuale tipo di autonomia, perché - insisto su questo tema - il Governo precedente all'attuale legislatura ha rigorosamente rispettato per cinque anni siffatta autonomia: non un solo provvedimento di legge toccò l'autonomia o le competenze di autogestione del CONI. Richiamo le tre principali iniziative legislative poi tradotte in legge: la prima - non lo ricordo per polemica - la cosiddetta riforma della cosiddetta riforma Melandri sullo sport, era una richiesta prorompente del mondo dello sport poiché il precedente intervento era stato approvato in due o tre giorni senza consultare la base e aveva reso praticamente non amministrabile la gestione del CONI e delle Federazioni. La seconda legge, voluta e invocata dalla base da anni, riguardò le società sportive dilettantistiche. La terza tracciò la delimitazione dei compiti - quanto meno un tentativo di delimitazione di compiti - tra giustizia ordinaria e giustizia sportiva. Già dai titoli di tali iniziative legislative si capisce molto bene che non abbiamo mai e poi mai toccato l'ambito di autonomia dello sport. Qui invece non ci si è limitati all'articolo 1 a fissare per legge dei principi di carattere generale, ma all'articolo 3, con dei criteri specifici, si è passati ad una ripartizione dei fondi; addirittura nel provvedimento originario era presente una percentuale di ripartizione dei fondi.
Faccio siffatte osservazioni dirette non solamente al Governo o al suo provvedimento ma - devo dirlo con un certo disagio - anche ai partiti dell'opposizione, che negli emendamenti presentati al testo del provvedimento in esame non si curano di tali nostre indicazioni.
Per concludere, sull'argomento relativo alla pretesa di voler ripartire i fondi devo dare atto alla Commissione cultura che c'è stato qualche ripensamento, che ha in ogni caso tenuto conto delle richiamate preoccupazioni e che in qualche modo ha fatto rientrare le competenze in via prioritaria della Federcalcio e della Lega sulla ripartizione.
Voglio anche sottolineare che il Governo si era attribuito la pretesa di stabilire destinazioni preferenziali dei fondi, quasi si trattasse di una regolamentazione per la concessione di fondi pubblici a soggetti pubblici. I fondi in esame sono privati, la loro titolarità - lo sostiene l'Authority, non io - fa capo alle singole società sportive, seppure poi in fase di contrattualità sono riunite nella Lega calcio. È assolutamente impropria tale pretesa, come è improprio ogni riferimento al campo internazionale, perché non si tiene conto che solo due Paesi nel contesto europeo hanno legiferato la centralizzazione, ma nessuno con legge nazionale ha stabilito quali dovessero essere i criteri di ripartizione.
Lo hanno fatto autonomamente gli organi e, comunque, il Governo aveva titolo,
nei suoi compiti di vigilanza, di potere intervenire a posteriori e non a priori.
Siamo, insomma, anche con le modifiche apportate dal Senato - molte delle quali condivisibili, soprattutto per quanto riguarda l'aspetto della comunicazione televisiva - di fronte a una palese violazione del principio base dell'autonomia dello sport, cioè quello dell'autogoverno.
Mi accingo a concludere, signor Presidente. Tale posizione non è solo di Forza Italia; riteniamo di interpretare la posizione e le preoccupazioni dell'intero mondo sportivo su questo provvedimento. Esso, considerato di per sé, limita i danni ad una questione di principio, ma - ripeto - si stabilisce un precedente che non vorremmo fosse poi recuperato nei giorni prossimi, quando si inizierà a discutere delle Spa, della riforma della legge 23 marzo 1981, n. 91 sulle professioni sportive e così via.
In conclusione, come sapete, Forza Italia si è astenuta sia alla Camera, sia al Senato. Restando le perplessità che prima ho citato, non avendo particolare osservazioni da fare, a differenza di altri colleghi, per quanto riguarda gli emendamenti che sono stati approvati dal Senato - a parte uno, che non a caso rientra sempre in queste considerazioni - credo che Forza Italia parteciperà al dibattito con grande disponibilità. Accettiamo il confronto; vedremo al termine del dibattito la posizione che assumeremo; quanto è certo è che Forza Italia, signor Presidente, vigilerà sempre e comunque affinché i confini tra politica e sport siano ben delimitati.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, esprimerò poche parole, perché è già stato detto molto, tutto, dalla equilibrata relazione del presidente Folena, dagli interventi che mi hanno preceduto e, soprattutto, dall'amico e collega Pescante, che con la sua esperienza e il suo impegno ha individuato alcuni punti fondamentali nel modo di vedere, che sono imprescindibili in un dibattito come questo.
Ho raccolto dal suo intervento una frase che faccio mia: «l'autonomia dello sport in ogni caso». Proprio nel momento in cui ci accingiamo a confrontarci e a votare su questo testo (approvato con modifiche dal Senato) e nel momento in cui si tratta di conferire una delega al Governo su una materia delicata come questa, che si propone di garantire l'equilibrio fra i soggetti partecipanti alle competizioni sportive, per realizzare un sistema, cito testualmente «idoneo, di trasparenza, di efficienza del mercato dei diritti di trasmissione»; in un momento in cui noi valutiamo e ci confrontiamo sull'ipotesi migliore per realizzare questo obiettivo (contenuto nell'articolo 1, non modificato dal Senato), ritengo sia indispensabile effettuare un riferimento preciso e puntuale all'autonomia dello sport e alla necessità che ogni Governo si faccia carico di questa autonomia evitando interferenze, palesi od occulte.
Tale riferimento è indispensabile perché - è stato detto in precedenza e lo ribadisco anch'io - ci sono stati alcuni atti (che mi auguro siano modificati e ripensati) del Governo in carica, che hanno lasciato molte perplessità, soprattutto dal punto di vista di un dirigismo, che in un settore delicato come quello delle attività sportive e dilettantistiche in genere, non può assolutamente trovare alcuna giustificazione.
È stato detto - lo ripeto, e il collega Pescante in modo preciso e puntuale lo ha ribadito - che al Governo spetta solo la vigilanza del settore; egli ha fatto benissimo a rammentare ciò che si è verificato nella precedente legislatura. Non lo dico per amore di polemica, ma perché siamo di fronte a un punto fondamentale, ad uno snodo sul quale dobbiamo misurarci con la consapevolezza che vi è un punto di non ritorno, cioè non confondere determinate deviazioni con lo sport soprattutto non pensare che determinate deviazioni possano essere risolte con un interventismo del Governo fuori luogo. Per questo mi rivolgo a quest'ultimo, pensando che condivida questa impostazione, che nel dibattito ha caratterizzato un po' tutti gli interventi.
Da sempre sono un sostenitore del principio di sussidiarietà (non solo nel campo educativo, ma anche in quello sociale e sportivo) e credo che esso debba essere fatto proprio dal Governo in senso lato.
Stiamo parlando di grandi competizioni sportive, di uno spirito agonistico di un certo tipo. Questo disegno di legge si propone obiettivi come la destinazione di una quota di riserve economiche, derivanti dalla commercializzazione, per favorire la mutualità generale del sistema, l'equa ripartizione tra i soggetti partecipanti alle competizioni sportive: si tratta di punti (ne ho annotato alcuni) su cui ritengo che tutti possiamo e dobbiamo riconoscerci e che vanno commisurati. Non a caso il nostro atteggiamento non è negativo e sono state apportate modifiche da parte del Senato. Esiste una comune preoccupazione di fare in modo che lo sport riesca ad «uscire dalle secche» in cui è caduto; mi riferisco non a tutto lo sport, ma ad una determinata competizione sportiva come il calcio e soprattutto a determinate squadre e non al calcio in quanto tale.
Il discorso ci potrebbe portare lontano; ho vissuto in prima persona esperienze non sportive, ma di collegamento con associazioni sportive, calcistiche ed altre (anche se la mia predilezione va ad altri tipi di sport) e mi rendo conto che esiste questa domanda, precisa e incessante, di garantire forme di trasparenza e di partecipazione, di evitare interferenze da parte del Governo, degli enti locali - chiunque essi siano - e di favorire, invece, la diffusione della pratica sportiva secondo il più puro spirito agonistico.
È poi chiaro che, in tale contesto - evitiamo di essere o di apparire ingenui - non dico che il meccanismo economico sia determinante, ma entra. Ognuno di noi conosce società sportive - piccole, medie e grandi - e sa benissimo che una qualche forma di contribuzione è necessaria. Occorre, tuttavia, porre un limite a determinate deviazioni che si sono verificate. In tale contesto il provvedimento, pur con alcune ambiguità - non vorrei che si facesse di ogni erba un fascio - si fa carico di alcune preoccupazioni.
Non dobbiamo concepire - ribadisco - lo sport come unica manifestazione sportiva: la crisi del mondo del calcio non è la crisi dello sport. Dobbiamo preoccuparci, tuttavia, che lo sport che ha il maggiore consenso, abbia anche la maggiore possibilità di essere visto, di essere (non mi scandalizzo) «commercializzato» e di essere, tuttavia, sottoposto ad una forma di controllo che ne garantisca la diffusione, la partecipazione e la fruizione, anche in termini economici (non a caso si parla proprio della fruizione), salvaguardando la libera concorrenza dei diritti di trasmissione, evitando discriminazioni (su questo siamo d'accordo) e, soprattutto, coinvolgendo in prima persona - come è stato ribadito - le società direttamente interessate alla competizione sportiva.
Credo di non dover aggiungere altro; potrei dilungarmi sulle modifiche introdotte dal Senato alle lettere g) ed h) dell'articolo 1, ma sarebbero osservazioni che sono già state fatte e ribadirei i punti fermi che, credo, ci trovano tutti d'accordo.
La mia segnalazione al Governo è di tenere conto, in questo contesto, delle esigenze dello sport, di tutti gli sport di base e, soprattutto, di vigilare sulla corretta applicazione di tali meccanismi - una volta che il disegno di legge sarà stato approvato - garantendo, nel periodo di transizione, una sorta di cautela nell'osservare tali fenomeni e nel dare la possibilità a tutti i soggetti competitori di usufruire realmente delle disposizioni di legge. Ciò dovrebbe essere fatto senza penalizzare nessuno e senza introdurre, in forma surrettizia, una centralizzazione che, di fatto, significherebbe introdurre un meccanismo obbligatorio, che finirebbe col vincolare particolarmente la trasmissione di questi diritti, impedendo di fatto il libero svolgimento di una competizione sportiva in un'economia sociale e di mercato, qual è la nostra.
Forse sono stato un po' contorto. Tuttavia, la mia preoccupazione è che l'obiettivo
del provvedimento in discussione - che prevede e revisiona la disciplina relativa alla titolarità del mercato dei diritti di trasmissione, obiettivo giusto in se stesso, in quanto prevede di rendere maggiormente fruibile da parte di un pubblico più vasto possibile, meccanismi di diffusione di tutti gli eventi sportivi, non soltanto, ovviamente, del calcio - non si risolva, successivamente, in un monopolio pubblico del medesimo.
Ritengo sia nota a tutti l'esperienza trascorsa. È necessario essere cauti nel considerare scontato un orientamento che, così come fissato nel disegno di legge in discussione, ci trova relativamente consenzienti, sebbene con le preoccupazioni già espresse, che ritengo vadano ribadite anche in questa sede.
Non aggiungo altro, perché la mia riflessione è stata preceduta da altri, i quali hanno individuato a fondo i temi fondamentali e lo snodo sul quale ci siamo soffermati nel corso dei lavori in Commissione e sui quali si tornerà in sede di esame del provvedimento. Ritengo che, con le modifiche apportate e le preoccupazioni espresse, questo disegno di legge vada seguito con particolare attenzione.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, presidente della VII Commissione, onorevole Folena.
PIETRO FOLENA. Relatore. Vorrei constatare il clima molto costruttivo con il quale si è svolta la discussione sulle linee generali e far presente al collega Pescante che condivido la sua analisi - sulla quale avrò modo di tornare in occasione dell'esame, mi auguro comune e unitario, del documento conclusivo sull'indagine da lui citata - secondo la quale sarebbe improprio far discendere gli scandali dalla distribuzione dei diritti televisivi.
Lei sostiene che affermare che la «madre» del finanziamento delle società di calcio è rappresentata dalla distribuzione dei diritti televisivi - cosa che costituisce un dato di fatto, perché la maggior parte dei finanziamenti proviene da lì - non autorizza ad approdare ad un'analisi che si rivela non fondata. Onorevole Pescante, lei ha fornito un'interpretazione, sulla quale avremo modo di tornare. In altre occasioni, non solo da parte sua, è stato sottolineato come la norma, che ha trasformato le società di calcio in società per azioni, successivamente anche quotate in borsa, sebbene non possa esserne considerata la causa diretta, sicuramente rappresenta la rottura degli argini che, fino ad allora, avevano consentito di temperare alcuni effetti negativi, i quali, da quel momento in poi, sono diventati maggiormente evidenti.
Inoltre, prendo atto, positivamente, del contributo che, nel corso della discussione, si è cercato di fornire con riferimento al calcio dilettantistico, il calcio minore. Alcuni colleghi, fra i quali l'onorevole Pescante, nei giorni passati, hanno sollevato, giustamente, il tema della necessità dei finanziamenti al calcio femminile. Approfitto per dire che sono d'accordo con chi ha sollevato tale tematica e che occorre sollecitare il Governo a prestare attenzione alla questione.
I contributi, forniti nelle diverse letture del provvedimento in esame, alla Camera e al Senato, hanno permesso di correggere sostanzialmente il disegno di legge originario del Governo. Il tema dell'autonomia dello sport, sollevato dai colleghi Pescante e Ciocchetti, è stato riconosciuto in sede di prima lettura. Il cambiamento è stato sostanziale ed il testo è stato successivamente migliorato.
In questa sede vorrei far presente che condivido la necessità di tempi più brevi per l'esercizio della delega nelle forme dovute.
Pertanto vorrei sollecitare il Governo a esercitare questa delega non intendendo i sei mesi come il tempo necessario per portare i decreti all'esame del Parlamento ma come un tempo limite, visto che c'è
stato modo di lavorare sul contenuto dei decreti in questione nel corso delle ultime settimane, anche attraverso l'audizione e l'ascolto che vi sono stati. Sarebbe molto importante che tali decreti potessero essere portati al nostro esame a tamburo battente, poiché credo che bisogna intervenire molto rapidamente in tale direzione. Né ritengo che le osservazioni fatte dal collega Bono, che ho ascoltato con attenzione, siano tali da doverci costringere ad un intervento legislativo; in realtà la questione di fondo che ha sollevato ha natura interpretativa e può quindi essere risolta con un ordine del giorno che ho intenzione di presentare.
Siamo in condizione di poter dire con orgoglio che il movimento del calcio italiano è sano, è sano nei punti alti, dalla vittoria dei mondiali di calcio alla recente affermazione del Milan come campione d'Europa, già ricordata, fino all'andamento molto positivo delle competizioni calcistiche nazionali. Mi riferisco non solo a quelle professionistiche, che si sono concluse e hanno avuto andamenti molto importanti, molto soddisfacenti, ma anche a tutto quel calcio minore che vede impegnate piccole società, associazioni, fino alle famiglie e che ha una vitalità smisurata.
È stata la migliore risposta a «calciopoli» e credo che se approveremo, nelle prossime ore, nei prossimi giorni, il provvedimento in esame, facendolo diventare definitivamente legge dello Stato, avremo messo una piccola base per una diversa forma di finanziamento, una diversa equità nella distribuzione dei finanziamenti nel settore del calcio, nell'assoluto rispetto dell'autonomia dello sport, che è sancita dalla nostra Costituzione e che, per quanto mi riguarda, è un valore assolutamente intangibile e che il potere politico deve rispettare con grande determinazione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
LUIGI VIMERCATI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, vorrei replicare molto rapidamente anche perché ci siamo confrontati a lungo sul provvedimento in esame con l'onorevole Pescante e con tutti gli altri deputati che sono voluti intervenire. Voglio ringraziare per il lavoro proficuo svolto e che esalta il ruolo del Parlamento, di confronto e di vera elaborazione delle leggi.
Sulle questioni di merito mi pare che avevamo sostanzialmente due problemi. Il primo riguardava la considerazione che, pur non esistendo un rapporto meccanico tra i fatti di corruzione e le questioni della vendita dei diritti, vi era, però, un nesso o quanto meno da lì era partita la scintilla per ridiscutere sulla necessità di una maggiore equità, di maggiori criteri di mutualità all'interno del mondo del calcio.
L'altra questione riguardava fenomeni di accaparramento dei diritti televisivi, che mettevano in discussione il mercato specifico dei diritti televisivi.
Mi pare che abbiamo discusso, in modo molto aperto, su come rispondere alle due esigenze citate. Il punto finale del nostro lavoro mi sembra condiviso assolutamente da tutti: si vuole cioè un maggiore equilibrio dal punto di vista della mutualità, con un'attenzione ai temi dell'autonomia dello sport. Se non ricordo male, proprio alla lettera i) del provvedimento in esame si afferma che le regole vengono date prioritariamente dal soggetto proponente. Quindi abbiamo condiviso la sollecitazione dell'onorevole Pescante a favore di una spiccata autonomia dello sport; analogamente, per ciò che riguarda le questioni relative al mercato televisivo, abbiamo superato alcune misure che a nostro giudizio erano necessarie a causa dell'asimmetria del sistema radio televisivo italiano ma insieme abbiamo convenuto, durante la discussione qui alla Camera, e nella formulazione degli emendamenti al Senato, che fosse opportuno superare la dizione di «singola piattaforma», per condividere fino in fondo la necessità di allargare il più possibile il mercato televisivo verso una vera e più ampia competizione tra tutte le piattaforme.
Da questo punto di vista, mi pare che il testo esca rafforzato; abbiamo, infatti,
un testo che è davvero in grado di essere più concorrenziale e più aperto al mercato, come è stato riconosciuto anche prima dall'onorevole Ciocchetti per ciò che riguarda l'equilibrio tra la lettera c), modificata con una proposta di emendamento dell'UDC, e la lettera d), che tiene fermi alcuni paletti che a nostro giudizio vanno mantenuti, dando invece all'Antitrust e all'Autorità per le comunicazioni il compito di individuare eventuali deroghe, ma sempre nel senso di rafforzare la possibilità di competere sul mercato.
Credo che alla fine la norma, frutto di questa elaborazione comune, sia equilibrata e ci aiuterà a seguire anche l'evoluzione tecnologica. Ricordo che vi è un punto specifico che consentirà di legare la trasmissione, e quindi il tema dei diritti, anche alle nuove piattaforme emergenti (quelle su Internet, sui telefonini e così via).
Mi pare, pertanto, che, complessivamente, abbiamo elaborato un provvedimento che accompagnerà il mondo del calcio, insieme con lo sviluppo tecnologico, nel futuro. Ritengo, quindi, che sia un lavoro positivo e mi auguro che si concluda con l'approvazione definitiva della Camera.
PRESIDENTE. Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 13 giugno 2007, alle 10:
1. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Misure per il cittadino consumatore e per agevolare le attività produttive e commerciali, nonché interventi in settori di rilevanza nazionale (Testo risultante dallo stralcio degli articoli da 50 a 57 del disegno di legge n. 2272-bis-A, deliberato dall'Assemblea il 12 giugno 2007) (2272-bis-bis-A).
- Relatore: Lulli.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 1332 - Delega legislativa per il recepimento delle direttive 2002/15/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 marzo 2002, 2004/25/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004 e 2004/39/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 aprile 2004, nonché per l'adozione delle disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 191, di attuazione della direttiva 2002/98/CE (Approvato dal Senato) (2600).
- Relatore: Del Mese.
3. - Seguito della discussione della proposta di legge:
FRANCESCHINI ed altri: Norme in materia di conflitti di interessi dei titolari di cariche di Governo. Delega al Governo per l'emanazione di norme in materia di conflitti di interessi di amministratori locali, dei presidenti di regione e dei membri delle giunte regionali (1318-A).
- Relatore: Violante.
4. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Delega al Governo per la revisione della disciplina relativa alla titolarità ed al mercato dei diritti di trasmissione, comunicazione e messa a disposizione al pubblico, in sede radiotelevisiva e su altre reti di comunicazione elettronica, degli eventi sportivi dei campionati e dei tornei professionistici a squadre e delle correlate manifestazioni sportive organizzate a livello nazionale (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (1496-B).
- Relatore: Folena.
5. - Seguito della discussione delle mozioni Maroni ed altri n. 1-00050, Volontè ed altri n. 1-00161, Migliore ed altri n. 1-00178, Ranieri ed altri n. 1-00179, Zacchera ed altri n. 1-00180 e De Zulueta ed altri n. 1-00181 sul rilancio del processo di integrazione e sull'allargamento dell'Unione europea.
6. - Seguito della discussione delle mozioni Gibelli ed altri n. 1-00024, Capitanio Santolini e Volontè n. 1-00165, Bertolini ed altri n. 1-00168, Frassinetti ed altri n. 1-00169 e Froner ed altri n. 1-00175 sulla riorganizzazione del sistema scolastico italiano in relazione al fenomeno dell'immigrazione.
7. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione della Convenzione consolare tra la Repubblica italiana e la Repubblica di Cuba, fatta a Roma il 12 marzo 2001 (1874-A).
- Relatore: Marcenaro.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana e il Governo della Repubblica dello Yemen sulla promozione e protezione degli investimenti, fatto a Roma il 25 novembre 2004 (2069).
- Relatore: Paoletti Tangheroni.
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di coproduzione audiovisiva tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'India, fatto a Roma il 13 maggio 2005 (2071-A).
- Relatore: Mattarella.
8. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Differimento del termine per l'esercizio della delega di cui all'articolo 4 della legge 1o febbraio 2006, n. 43, recante istituzione degli Ordini delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione (1609).
- Relatore: Grassi.
La seduta termina alle 21.
PIETRO FOLENA, Relatore. A tale proposito, merita di essere sottolineata la modifica introdotta dal Senato, che stabilisce che nell'attuazione della delega vengano disciplinati i «criteri di applicazione della quota di mutualità generale del sistema (...), determinati, anche attraverso piani pluriennali e la costituzione di persone giuridiche senza scopo di lucro, dal soggetto preposto all'organizzazione della competizione sportiva, d'intesa con la federazione competente, allo scopo di sviluppare i settori giovanili, di valorizzare e incentivare le categorie dilettantistiche e di sostenere gli investimenti ai fini della sicurezza, anche infrastrutturale, degli impianti sportivi, nonché al fine di finanziare in ciascun anno almeno due progetti, le cui modalità di approvazione dovranno essere disciplinate da specifici regolamenti, a sostegno di discipline sportive diverse da quella calcistica, che abbiano particolare rilievo sociale o che siano inseriti in un programma di riqualificazione delle attività sportive e ricreative nelle scuole e nelle università».
In tal modo si definiscono meglio gli scopi della quota destinata alla mutualità. Va sottolineato che in questo ambito sono stati ricompresi anche gli investimenti in sicurezza, dando così una risposta positiva alle piccole società in difficoltà ad adeguare gli impianti e soprattutto è stato specificato il sostegno alle attività sportive nelle scuole.
Queste modifiche sembrano quindi recepire la discussione avvenuta in questa Commissione e nella Commissione giustizia durante l'esame del decreto contro la violenza negli stadi.
Vi sono, in secondo luogo, le modifiche riguardanti la disciplina di vendita dei diritti. Il testo approvato dalla Camera disponeva che la vendita dei diritti televisivi dovesse avvenire differenziando le gare a seconda della piattaforma di trasmissione utilizzata (satellitare, analogica eccetera), il Senato ha, invece, soppresso il limite relativo alle singole piattaforme (ciò anche in ragione del fatto che allo stato attuale su alcune piattaforme, quale quella satellitare, esiste un unico operatore, che si sarebbe, così, venuto a trovare in una situazione di monopolio nell'acquisizione dei diritti televisivi), introducendo un potere di regolazione e di vigilanza nel settore da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e dell'Autorità garante della concorrenza, in modo che siano assicurati pari diritti agli operatori della comunicazione e non si formino posizioni dominanti, prevedendo espressamente «modalità che assicurino la presenza di più operatori della comunicazione nella distribuzione dei prodotti audiovisivi relativi agli eventi sportivi».
Va sottolineato a tal proposito che la delega - per sua natura meno puntuale di una legge immediatamente applicabile - sembra in questo punto voler tenere insieme misure tecnicamente contrastanti per perseguire il fine della concorrenza. Infatti la vendita per singola piattaforma era stata in origine introdotta proprio a garanzia della concorrenza. Viceversa qui la si attenua, sempre in nome della concorrenza, ma si stabilisce altresì che debbano esservi modalità di assegnazione dei diritti tali per cui alla fine gli eventi possano essere trasmessi da operatori in concorrenza tra loro.
Per ridurre i dubbi interpretativi, sebbene sia inopportuno emendare ulteriormente il testo, potrebbe essere utile un ordine del giorno che specifichi in modo più puntuale ciò che deve essere favorito e ciò che invece dev'essere ostacolato a tutela non solo della concorrenza tra operatori, certo utile da perseguire, ma della libertà di scelta del fruitore, il quale dev'essere messo in grado di scegliere liberamente tra le tecnologie a disposizione, cosicché non si crei una situazione per cui chi non può avere accesso ad una certa tecnologia non può avere accesso in altro modo all'evento sportivo teletrasmesso.
Inoltre, il Senato ha attenuato il divieto di rivendere ad altri operatori le licenze (cosiddette sublicenze) originariamente acquisite (lettera b), prevedendo che i diritti acquisiti e non utilizzati possono essere rivenduti, dietro autorizzazione del soggetto organizzatore dell'evento, ad altri operatori della comunicazione della stessa o di diversa piattaforma, ivi comprese le emittenti locali (anche questo in ragione di favorire la concorrenza tra i diversi settori di trasmissione degli eventi sportivi ed anche in previsione di un futuro sviluppo tecnologico del settore).
Infine, altre novità di rilievo riguardano l'introduzione di misure di sostegno alla concorrenza a favore di piattaforme emergenti (lettera g) e l'introduzione del limite di tre anni per la durata dei contratti relativi allo sfruttamento dei prodotti audiovisivi di vendita dei diritti (lettera h).