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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione delle mozioni Giovanardi ed altri n. 1-00112, Mura ed altri n. 1-00117, Meta ed altri n. 1-00118, Leone ed altri n. 1-00121 e Maroni ed altri n. 1-00122 sulle iniziative per contrastare il fenomeno delle cosiddette «stragi del sabato sera» (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1).
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati alla discussione delle mozioni è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che è stata altresì presentata la mozione Beltrandi e Villetti n. 1-00124 (vedi l'allegato A - Mozioni sezione 1), il cui testo è in distribuzione, che, vertendo su materia analoga a quella trattata dalle mozioni all'ordine del giorno, verrà discussa congiuntamente.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali delle mozioni.
È iscritto a parlare l'onorevole Giovanardi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00112. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Presidente, tre anni fa, nel 2004, eravamo in questa sede - ero allora ministro - a discutere delle stragi del sabato sera e come Governo avevamo presentato un disegno di legge che, purtroppo, per un voto non venne approvato in aula; sette anni fa, quando ero all'opposizione, avevo tentato di sostenere un analogo disegno di legge, presentato dal Governo D'Alema, i cui contenuti erano pressoché uguali, ma anche in quella occasione il provvedimento non ebbe fortuna e siamo di nuovo qui, questa volta dall'opposizione, a tentare pervicacemente di affrontare lo stesso problema.
Abbiamo esemplificato il problema per darne una dimensione. L'esercito americano ha avuto in Iraq, negli ultimi quattro anni, le stesse perdite che hanno avuto i giovani italiani sul fronte del divertimento: 3.100 sono i militari americani morti in Iraq, circa 3 mila sono i giovani morti negli ultimi quattro anni durante le stragi del sabato sera, con in più le decine di migliaia di feriti.
Le statistiche ASAPS (Associazione sostenitori amici della polizia stradale) - si tratta di dati ufficiali, gli ultimi dei quali risalgono al 2005, anno successivo a quello dello sfortunato tentativo che vi fu in Parlamento per arginare quella strage - riportano che nel 2005, nella fascia oraria tra le 22 e le 6 del mattino, si sono verificati 35.098 incidenti (pari al 15,6 per cento del totale), che hanno causato il decesso di 1.529 persone (pari al 28,1 per cento del totale) e il ferimento di 54.273 persone (pari al 17,5 del numero complessivo delle persone che sono dovute ricorrere al pronto soccorso).
Emerge già un dato allarmante: gli incidenti della notte non sono in percentuale molto numerosi, ma sono estremamente pericolosi. Basti pensare, per fare chiarezza, che mentre l'indice medio nazionale di mortalità, cioè il numero di morti ogni cento incidenti, che viene rilevato dalle forza di polizia, è pari al 2,4 per cento, per i sinistri che accadono di notte tale numero «schizza» al 4,4 per cento, cioè quasi al doppio. Il valore massimo si tocca poi proprio nella notte del venerdì, con una punta del 4,7 per cento (siamo a più del doppio!).
Gli incidenti delle sedici ore del venerdì e del sabato rappresentano il 44,3 per cento del totale dei sinistri delle notti di tutta la settimana, esattamente 6.942 il venerdì (pari al 19,8 per cento) e 8.600 invece il sabato (pari al 24,5 per cento); i feriti delle due notti rappresentano il 47 per cento per un totale di 25.870, di cui 10.831 nel venerdì notte (19,7 per cento
del totale) e ben 15.039 nella notte del sabato (27,4 per cento del numero complessivo).
I morti delle due tragiche notti rappresentano il 45 per cento dei decessi complessivi delle notti della settimana (688 in totale), di cui 280 i decessi nella notte del venerdì (pari al 18,3 per cento) e addirittura 408 in quella del sabato (26,7 per cento del totale).
Una scorsa alla tipologia di strada, che vede tale tipo di sinistrosità notturna da week-end, ci indica che gli incidenti che avvengono nelle aree urbane sono più del doppio di quelli che avvengono nelle strade extraurbane. Attenzione però: quelli che avvengono nelle strade extraurbane hanno un indice di mortalità quasi quadruplo. Siamo all'8,9 per cento di mortalità, contro un tasso del 2,5 per cento dei sinistri dell'area urbana.
La settimana disegna un grafico della mortalità che forma un triste crescendo: 148 vittime il lunedì, 151 il martedì, 180 il mercoledì, 190 il giovedì, 280 il venerdì, 408 il sabato. È evidente che esiste un'anomalia, infatti il modello di divertimento attualmente in vigore, spinto fino al nomadismo tra province e regioni con l'alcol, sostanze, velocità e stanchezza, costituisce la concausa di questa vera e propria strage.
Tutti sappiamo che si verificano gli incidenti stradali, tutti sappiamo che vi sono diverse cause che in tutte le ore del giorno determinano tali incidenti, tutti sappiamo che vi sono provvedimenti che possono essere utili in generale per frenare un fenomeno che, tuttavia, ha una sua specificità. Infatti, basterebbe che il numero dei morti e dei feriti che si registrano il sabato notte fosse equivalente a quello che si registra negli altri giorni della settimana per dimezzare il numero dei morti del sabato sera.
Tuttavia, ci scontriamo contro un muro, che è determinato dalla mancanza di volontà del Parlamento di fare qualcosa. Infatti, l'Italia si è fermata in tutto il nord per le polveri sottili - che, indubbiamente, possono provocare danni per la salute -; 25 anni fa l'Italia si è fermata tutte le domeniche per l'aumento del costo del petrolio, ma a fronte di stragi che ci costano di più in termini di vittime dei soldati morti nella guerra in Iraq non si fa nulla!
Ricordo che nel mio intervento di tre anni fa richiamavo il protocollo d'intesa siglato nel 1999 fra l'onorevole Jervolino, l'onorevole Turco e l'onorevole Bindi - che allora erano ministri - e il SILB (Sindacato italiano locali da ballo), che tuttavia nessuno ha mai rispettato. Infatti, ci sono 8 mila comuni in Italia nei quali i sindaci fanno ciò che vogliono, con la conseguenza che vi sono esercenti che chiudono alle due, alle tre, alle quattro, alle cinque e chi apre alle sette del mattino.
Tra l'altro, adesso si registrano quelle straordinarie offerte, gli open bar, dove si può bere a dismisura a prezzi irrisori. Ci siamo recati, con le associazioni dei familiari, con le associazioni delle vittime della strada, con la polizia stradale, davanti a quei locali per parlare con i gestori, che hanno dichiarato semplicemente di fare il proprio mestiere, attribuendo allo Stato e alla polizia il compito di fare i controlli. Il loro interesse è quello di spremere i giovani dalle ventidue alle sei del mattino fino all'ultima goccia, non di denaro, ma di sangue!
Si era pensato di far cessare la musica e il ballo alle quattro del mattino, consentendo di rimanere in discoteca a chi volesse mangiare o bere bevande non alcoliche. Si era anche pensato di non vendere alcolici dalle tre alle sei del mattino, rendendo più morbido il passaggio dai locali alla strada e attenuando in tal modo i fattori di rischio. Ma, anche in questo caso, ci siamo trovati davanti un muro.
Ricordo che anche l'onorevole Castagnetti - che ora presiede - in quell'occasione fu uno dei maggiori sostenitori dell'affossamento di quel provvedimento, che riteneva assolutamente inefficace, dicendo: «Voi proponete tante cose, ma vi rivolgiamo un appello: se non avete i soldi fermatevi e diteci quando sarete pronti.
Noi insistiamo nel dire che questa è una presa in giro perché non stanziate i soldi per i controlli stradali».
Ieri ho ascoltato l'intervista del ministro Bianchi che ha dichiarato di aver predisposto un disegno di legge, ma che non vi sono le risorse; infatti, il ministro dell'economia ha detto che per le forze di polizia, per gli straordinari, non vi sono soldi.
Facciamo finta di niente? Siamo l'unico paese in cotale situazione; non ve è, infatti, alcuno, né in Europa né al mondo - chiedete pure alla polizia stradale - con analoghi indici di mortalità e di traumatologia. Si tratta di un circuito nel quale le prestazioni richieste ai giovani, in qualche modo - se ne è discusso l'altro giorno in Parlamento -, sono utilizzate da alcuni gestori per smerciare droga; è peraltro inevitabile che ciò accada perché le prestazioni richieste non sarebbero sopportabili senza l'ecstasy, senza la cannabis, senza un «aiutino».
Quindi, non è sostenibile che non sarebbe vero che in determinate discoteche gira la droga; questa gira dappertutto, ma vi sono luoghi in cui si concentra e viene venduta in maniera funzionale al circuito della trasgressione e dello sballo. Sballo che rappresenta un ossequio quasi dovuto ad una moda! Poi, si finisce nell'umorismo, umorismo sovente macabro. I responsabili del SILB propongono l'identificazione del 'guidatore designato': ma se fino alle quattro od alle cinque del mattino si balla, si sta sotto le luci psichedeliche, esposti a rumori assordanti per ore, poi come si può, alle quattro e mezzo del mattino, salire in macchina con tre colleghi ubriachi che dormono accanto e guidare per cento chilometri per fare ritorno a casa? Secondo voi, qualcuno che non ha bevuto, in quelle condizioni, se si mette al volante, è in grado di guidare? Ma avete letto stamattina, su Il resto del Carlino, di quella pattuglia dei carabinieri contro la quale si è schiantato un giovane che non ha potuto vederla per un colpo di sonno?
Sulla base di dieci anni di osservazioni scientifiche, possiamo sostenere che gli incidenti catastrofici avvengono dalle quattro alle sei del mattino; gli ultimi incidenti catastrofici, nell'ultimo mese cinque persone sono state bruciate vive in provincia di Lecce e altre cinque si sono disintegrate in Piemonte; non vi è mai il segno di una frenata: perché? Nelle altre ore del giorno o della notte, il guidatore, quando gli si para davanti un ostacolo imprevisto, tenta sempre una reazione: è difficile uno scontro frontale senza che si faccia qualcosa per evitare l'impatto con un albero o un muro. Perché questi incidenti sono catastrofici e costano quattro, cinque o sei vite ogni volta? Perché non vi è alcun segno di reazione da parte del guidatore? Perché esce di strada senza accorgersene! Perché è in strada in condizioni psicofisiche inadeguate in quell'orario della notte dato che l'orologio biologico, che è dentro ognuno di noi da un milione di anni, non lo mette in condizioni di guidare in sicurezza.
Quindi, questi incidenti sono ripetitivi e sempre dipendono dalla velocità; è dunque giusto togliere i «bolidi» ai neopatentati. Ma vi assicuro che procedendo a 60 chilometri all'ora, se l'impatto con l'ostacolo è frontale, la macchina si disintegra. Il colpo di sonno è purtroppo un killer che non dà né tregua né scampo; sono i numeri a testimoniarlo...
Di cosa stiamo parlando? di una questione che è anche statistica! Capisco che il problema sia complesso e che il disegno di legge merita approfondimento. Però, noi, una presa d'atto di consapevolezza della nostra società davanti a questa tragedia, l'abbiamo chiesta! Chiediamo infatti al ministro dell'interno un segnale forte, chiediamo che almeno un sabato - un solo sabato notte -, come si è fatto per le polveri sottili, lasciando aperti discoteche, bar, ristoranti, pub e quant'altro, si imponga l'uso dei mezzi pubblici, della metropolitana, degli autobus, dei taxi. I gestori si organizzeranno! Si potrà utilizzare la bicicletta o andare a piedi, con tutti i mezzi, ma non con la macchina di papà! Sarebbe una notte in cui la nostra società scoprirebbe che ci si può anche divertire senza svegliarsi la domenica mattina con dieci giovani morti in meno, la
statistica sta lì a dimostrarlo, e senza qualche centinaia di feriti in meno. Quindi, si può fare qualcosa.
Quando si dimostra che si può fare qualcosa, poi si può ragionare anche sull'attenuazione dei fattori di rischio che portano a tale disastro. Ho letto alcune mozioni presentate, anche quella dei colleghi dell'Italia dei Valori che giustamente chiedono se sia proprio obbligatorio dalle due alle sei del mattino continuare a versare alcol. Non può esserci una moratoria notturna, in quelle ore in cui già l'attenzione del guidatore e dei giovani è al livello più basso? Si obietta che poi uno può comprare la bottiglia, ma intanto comprare una bottiglia non è facile alle due di notte.
Quindi, qualunque misura non va bene; i 50 all'ora non vanno bene; i limiti di velocità non vanno bene. Se si pensa che ogni limite che si pone qualcuno lo viola, andiamo poco lontano! Però, e concludo, quanto voglio sostenere in questa sede è che sono anche un po' imbarazzato e mi vergogno un po'. Questo è, infatti, un paese che vieta l'osso della bistecca alla fiorentina, perché c'è la «mucca pazza» di cui forse - forse! - si è verificato un caso in Italia - ripeto, forse! -, che dell'aviaria ha fatto una psicosi nazionale, per cui è crollato il mercato avicolo, e che ferma le città a causa delle polveri sottili. Ma da quando abbiamo iniziato a parlare di questo tema, nel 1992, collega Castagnetti, sono morti quasi 9 mila ragazzi il venerdì ed il sabato notte: 9 mila ragazzi, un intero stadio!
Di fronte ad una strage di tali dimensioni il Parlamento continua a dire che il problema è a monte o a valle e si lascia prendere in giro dagli interessi economici di coloro che, in dieci anni, non hanno fatto assolutamente nulla, anzi ci hanno contrastato dal punto di vista culturale! Oggi manifestavano i familiari delle vittime, con una maglietta che diceva: «Accorcia la notte, allunga la vita», il che vuol dire divertiti, ma non ammazzarti; cerca di gestire la notte in maniera intelligente. Il SILB (Sindacato italiano locali da ballo) ci ha risposto, tre anni fa, con una campagna nazionale in tutte le discoteche, dal titolo «Allunga la notte», e perché dice ai giovani «Allunga la notte»? Per «tosarli» meglio dal punto di vista economico, che già di per sé sarebbe grave, ma se, oltre alla «tosatura» dal punto di vista economico, vi è anche la «tosatura» della vita o vi sono persone che rimangono permanentemente lese, a migliaia, tutta la vita su una sedia a rotelle o ancora peggio, allora credo che il costo sociale ed anche economico che la collettività deve pagare per questo fenomeno non sia più accettabile e pertanto chiedo a tutti colleghi, ma ne discuteremo in una fase successiva, che vi sia la consapevolezza necessaria ed un po' di dignità per affrontare decisamente questo tragico fenomeno [Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Onorevole Giovanardi, lei ha utilizzato due terzi del tempo a disposizione del suo gruppo. Ho cercato di segnalarglielo, ma lei avrebbe potuto utilizzarlo anche tutto...
EMERENZIO BARBIERI. Presidente, se volesse concedere più tempo nel prosieguo della discussione...
PRESIDENTE. Non so chi presiederà la seduta in quel momento e non so quali saranno le decisioni della Presidenza di turno.
È iscritto a parlare l'onorevole Baldelli, che illustrerà anche la mozione Leone ed altri n. 1-00121, di cui è cofirmatario. Onorevole Baldelli, naturalmente ciò che ho appena detto vale anche per lei. Se lei ritiene che debba segnalarle il tempo che rimane a sua disposizione in un certo momento, me lo dica.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, le sarei grato se potesse segnalarmi quando saranno trascorsi cinque minuti dall'inizio del mio intervento.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Baldelli. Prego, ha facoltà di parlare.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per illustrare la mozione del mio gruppo, avente come primo firmatario il vicepresidente del gruppo medesimo, l'onorevole Leone, e sottoscritta dalla collega Bertolini, dal sottoscritto, dai colleghi Sanza, Di Virgilio, Carlucci ed altri. Intervengo per affrontare una discussione generale su un tema che interessa l'opinione pubblica, gli italiani, i giovani, le famiglie, e, per altri versi, i gestori di locali, e che torna periodicamente all'attenzione dell'opinione pubblica, attraverso le cronache, ahimè, spiacevoli dei nostri telegiornali per un numero impressionante di incidenti altrettanto impressionanti.
Nella premessa, nei considerata della nostra mozione richiamiamo anche ai dati ISTAT, da cui si evincono numeri che ci debbono far riflettere. Anzitutto, vi sono quelli sugli incidenti notturni, in cui la mortalità quasi raddoppia rispetto agli incidenti diurni, passando dal 2,4 per cento al 4,4 per cento; sono dati che testimoniano la maggior concentrazione di tali incidenti nelle notti del venerdì e del sabato e, sebbene sia vero che tali notti sono quelle in cui vi è un traffico maggiore rispetto alle altre, è pur vero che ciò non può considerarsi completamente scollegato da logiche di «nomadismo notturno» per quanto riguarda le abitudini della frequentazione di più locali in una notte, di spostamenti per andare ad intrattenersi in locali da ballo, in feste ed altro.
Certo, i numeri debbono farci riflettere sulla maggiore frequenza degli incidenti nelle aree urbane, ma anche sul maggior tasso di mortalità sulle strade extraurbane. Vi è, quindi, la necessità di una riflessione generale su questo tema, sul tema della sicurezza stradale, sulla questione che attiene alla disciplina dei locali notturni, al consumo di sostanze lecite e, ahimè, anche illecite, sulla rarità dei controlli che, in qualche modo, è stata messa in evidenza anche dagli ultimi provvedimenti varati dal Governo. Con quel disegno di legge, infatti, si cerca di porre rimedio a ciò che dicono le statistiche, ossia che un cittadino italiano ha la possibilità di essere controllato ogni 175 anni, ammesso e non concesso che riesca a consumare tale tempo in vita!
Quindi, occorre affrontare diverse questioni rispetto ad un tema delicato come questo, dove si intersecano interessi, sensibilità, storie personali e vicende anche tragiche, attraverso un ragionamento che necessariamente deve essere completo, sereno e responsabile. Ciò è quanto deve fare il legislatore.
In tale contesto, dovrebbe essere incentivata la cultura della responsabilità, che certamente tra i giovani non è molto diffusa. Peraltro, occorre tenere conto anche di una sorta di messaggio che viene lanciato nelle pubblicità delle automobili, in base al quale si considera un elemento positivo e vincente il possesso di automobili particolarmente potenti, che possono essere spinte al massimo, in barba ai limiti di velocità attualmente consentiti.
Il gruppo di Forza Italia, con molta sobrietà e fermezza, ha redatto una mozione il cui dispositivo muove da un presupposto: il nostro interesse primario è la salvaguardia della vita dei giovani e di quanti si trovano nelle strade, a vario titolo e per diverse ragioni, negli orari in cui questi incidenti si verificano con una maggiore frequenza.
PRESIDENTE. Onorevoli Baldelli, concluda...
SIMONE BALDELLI. La nostra mozione impegna il Governo a favorire l'acquisto da parte dei locali notturni di strumenti per la rilevazione del livello di tasso alcolico del sangue. Riteniamo che, anzitutto, si debba dare al cittadino, al giovane, a chiunque si trovi a dover guidare la possibilità di essere preventivamente consapevoli del proprio stato, ossia di sapere se si trovino o meno a violare le norme del codice della strada. Non possiamo lasciare al singolo soggetto, che magari versa in uno stato di consapevolezza alterato, la facoltà di scegliere se mettersi o meno alla guida. Occorre fare in modo che i locali abbiano al loro interno questi strumenti, anzitutto nell'interesse
di chi si mette alla guida: chi non è nelle condizioni di guidare deve essere il primo a non mettere la propria vita a repentaglio. Infatti, al di là della sanzione, riteniamo che il deterrente della perdita della vita possa essere di gran lunga maggiore, rispetto alla sospensione o al ritiro della patente o al sequestro della macchina per un certo numero di mesi o di anni. Crediamo che i locali si debbano impegnare a mettere a disposizione tali strumenti. Da questo punto di vista, l'impegno dei gestori dei locali da ballo non è secondario, e non possiamo prescindere da esso.
Ancora, chiediamo una maggiore presenza di autovelox nelle strade extraurbane soprattutto nelle vicinanze dei locali notturni, visto che le statistiche rilevano che lungo queste strade la mortalità è più elevata.
Chiediamo che il Governo predisponga incentivi per l'assunzione di personale ausiliario per il monitoraggio delle strade, che svolga funzioni di controllo e di deterrenza.
Inoltre, chiediamo la possibilità di valutare l'idea di introdurre limiti di velocità inferiori per le diverse tipologie di strade, chiediamo di sperimentare anche questa ipotesi.
Non riteniamo che in questo campo esistano verità rivelate. Crediamo, però, che tutti insieme dobbiamo collaborare per trovare uno strumento volto a salvaguardare la salute e l'integrità dei nostri giovani ed a migliorare il sistema. Non crediamo che questo obiettivo si possa realizzare dal centro, senza la buona volontà di tutti, senza un salto culturale da parte dei giovani, senza un impegno da parte dei gestori, senza un maggiore investimento, anche in termini di risorse, nei comuni, nelle province ed un impegno - anche per quanto riguarda i controlli - degli enti locali e del Governo.
Riteniamo che questa sia una sfida difficile e, tuttavia, se affrontata con ragionevolezza e serenità, si potranno ottenere grandi risultati e, finalmente, salvare delle vite umane (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Meta, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00118. Ne ha facoltà.
MICHELE POMPEO META. Signor Presidente, la mozione presentata dal gruppo dell'Ulivo vuole porre all'attenzione del Parlamento il problema della sicurezza stradale, sempre più preoccupante per il riacutizzarsi del numero degli incidenti stradali, ai quali facevano riferimento i nostri colleghi, anche perché, a mio avviso, rimangono sostanzialmente irrisolti i nodi di fondo del sistema della mobilità nel nostro paese.
Si diceva che il numero degli incidenti stradali ed il conseguente bilancio di morti, feriti ed invalidi permanenti è davvero inaccettabile. Occorre profondere ogni sforzo per ridurre il fenomeno e per incidere soprattutto sui dati, da vero e proprio bollettino di guerra, che ogni giorno provengono dalle strade italiane. I caratteri e la dimensione del problema vanno attentamente valutati per proporre a questo punto soluzioni costruttive e risolutive, come sembra voler fare il Governo.
In Italia tra il 1973 ed il 2002 gli incidenti stradali hanno causato circa 230 mila morti e 7 milioni di feriti. L'Italia purtroppo si colloca al primo posto a livello mondiale per il più esteso utilizzo di autovetture, avendo raggiunto nel 2004 il rapporto di 581 automobili ogni mille abitanti, ed al terzo posto, dopo Stati Uniti ed Australia, per il numero di autoveicoli complessivamente circolanti. I dati indicano che sono su strada 654 autoveicoli ogni mille abitanti.
In Italia si registra anche un notevole e progressivo uso dei motoveicoli e dei ciclomotori, che, in particolare nelle aree urbane, determinano anche ulteriori elementi di pericolosità, soprattutto tra i giovani, che possono guidare questi mezzi pur essendo soltanto in possesso del foglio rosa.
Inoltre, sempre nelle città da qualche anno a questa parte, sono entrati in circolazione i cosiddetti «quadricicli», ovvero le minicar. Si tratta di mezzi che
possono essere guidati a 14 anni con il solo patentino, conseguito rispondendo a sole dieci domande e frequentando appena dodici ore di corso presso le scuole guida. Per il conseguimento di tale patentino non è previsto alcun esame pratico, in quanto non è possibile sostenerlo visto che ai ragazzi tra i 14 ed i 16 anni non è consentito trasportare passeggeri, compresi l'istruttore o l'esaminatore. Le scuole guida sono costrette a rifiutare di impartire le lezioni richieste dagli stessi ragazzi o dai genitori. In Italia otto minicar su dieci sono guidate da giovanissimi, a differenza di quanto avviene in Francia, dove questo fenomeno è iniziato sul finire degli anni Ottanta e dove invece sei minicar su dieci sono guidate da ultracinquantenni. A Roma il fenomeno è particolarmente esteso: nel 2005 circa 200 minicar sono state coinvolte in incidenti di varia gravità.
Più in generale penso che allo stato attuale siano stati individuati tre ordini di problemi in merito alla sicurezza stradale, sui quali il Governo venerdì scorso ha varato un disegno di legge. Il primo punto riguarda il tasso di mortalità. Il tasso di mortalità italiano è di 9,2 morti ogni centomila abitanti, quindi al di sopra della media europea (con l'Unione a 15 paesi), corrispondente a 8,1 morti ogni centomila abitanti. Tale dato collocava l'Italia all'ottavo posto della graduatoria europea sulla sicurezza quando l'Unione era costituita da 15 paesi. Naturalmente non sono disponibili i dati riferiti all'attuale dimensione allargata dell'Unione stessa.
La seconda questione riguarda il tasso di riduzione delle vittime degli incidenti stradali. Tale tasso è inferiore a quello medio europeo e si sta purtroppo progressivamente contraendo. Se non vi sarà una rapida inversione di tendenza, l'Italia non riuscirà a raggiungere l'obiettivo comunitario di dimezzare il numero delle vittime entro il 2010, come stabilito dal programma di azione europea varato nel 2000.
In terzo luogo, nel nostro paese, esistono enormi divari di sicurezza tra zona e zona, sia per quanto riguarda i livelli di rischio (i tassi provinciali medi di mortalità variano da 30 a 21 morti per 100 mila abitanti e le discoteche sappiamo che sono dappertutto) sia per quanto riguarda l'evoluzione del numero delle vittime. Nell'ultimo quinquennio, infatti, dodici province hanno registrato un aumento delle vittime compreso tra più 10 e più 50 per cento addirittura, mentre altre dieci province hanno registrato una riduzione di vittime compresa tra il meno 30 e il meno 50. Ciò significa che, mentre una parte del paese si sta allontanando sempre più dagli standard di sicurezza indicati dagli obiettivi comunitari, un'altra parte, per fortuna, alle tendenze attuali riuscirà a raggiungere questi obiettivi prima del 2010.
La IX Commissione, che presiedo, tempo fa ha deliberato tempo un'indagine conoscitiva sulla sicurezza e sulla circolazione stradale, che dovrebbe concludersi entro il mese di giugno. L'indagine si sta avvalendo dei contributi dei ministeri, delle Forze di polizia, delle aziende che gestiscono le strade e le autostrade, delle associazioni e dei tecnici del settore collegati alla guida. Ci avvarremo così e ci stiamo avvalendo del contributo di soggetti in grado di suggerire soluzioni e strategie non dettate dall'emotività, ma che abbiano la capacità di fronteggiare e risolvere una grande questione nazionale.
Si tenga conto, inoltre, che la maggior parte delle vittime (morti e feriti) è determinata da incidenti stradali che accadono a lavoratori che si muovono verso o dal posto di lavoro nei giorni feriali e che oltre la metà degli infortuni mortali sul lavoro, di fatto, è costituita da incidenti stradali. L'altra grave, gravissima, anomalia riguarda i decessi dei giovani, di cui parlava anche il collega Baldelli. Nel 2004 si sono verificati 224.553 incidenti che hanno provocato 5.600 decessi (3.700 conducenti, 1.100 passeggeri e 700 pedoni). Tra questi i giovani tra i 18 e i 24 anni sono stati più di mille.
Anche se, per conoscere meglio i problemi, occorre attendere la conclusione dell'indagine conoscitiva cui mi riferivo, fin da ora alcuni elementi conclusivi si possono individuare. Il Governo in parte ha indicato sia i criteri generali di indirizzo
sia le linee di azione e di intervento, già approvati venerdì scorso dal Consiglio dei ministri.
Dico che bene ha fatto ad emanare rapidamente i provvedimenti con cui si individuano alcune misure di sensibilizzazione e di repressione dei fenomeni più gravi. Precedentemente, proprio alcuni provvedimenti normativi introdotti nel corso degli anni hanno contribuito a ridurre i fenomeni incidentali, pur in presenza di un consistente aumento delle immatricolazioni e del traffico. Ne voglio citare solo alcune: l'obbligo del casco, le cinture di sicurezza, il conseguimento dell'attestato di idoneità alla guida dei ciclomotori, le regole sull'uso dei telefonini e dei cellulari, la stessa introduzione della patente a punti, le sanzioni comminabili a carico dei conducenti che guidano in stato di ebbrezza o sotto l'effetto di droghe o che incorrono in infrazioni gravi, l'introduzione degli autovelox.
Purtroppo, come spesso ricordiamo, abbiamo osservato che i buoni risultati si sono avuti solo per periodi limitati nel tempo, nel corso dei quali si è registrata una diminuzione dell'incidentalità; l'attenzione è poi venuta allentandosi nel tempo. Hanno influito negativamente alcuni messaggi a volte equivoci inviati ai cittadini, come l'innalzamento richiesto da taluni del limite di velocità o le polemiche sollevate contro gli autovelox, di cui si insinuava la natura di strumento utilizzato per far cassa piuttosto che il valore come deterrente. Si assiste inoltre alla ripresa in questo periodo di abitudini non corrette, come il mancato uso del casco, delle cinture di sicurezza in molte strade urbane e extraurbane o il non corretto utilizzo dei telefoni cellulari. Tutto questo il più delle volte è dovuto ad una insufficiente rete di controlli e di attività di contrasto dei comportamenti scorretti.
Credo che sia necessario assumere provvedimenti coerenti anche dal punto di vista legislativo, non dettati dall'emotività del momento, ma, come indichiamo nella mozione, in grado di produrre effetti nell'immediato e in un arco di tempo di più lungo respiro.
Noi, come gruppo dell'Ulivo, vogliamo impegnare il Governo a dare seguito agli indirizzi già approvati dal Consiglio dei ministri, per il raggiungimento dell'obiettivo di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime, stabilito dal programma europeo. Vogliamo impegnare il Governo a definire le azioni strutturali che possono incidere sulla sicurezza stradale, a partire dagli interventi sulle strade a maggior rischio (e ce ne sono ancora tante) e a promuovere una serie di azioni ad efficacia rapida, quale l'incremento dei controlli.
Occorre altresì avviare l'educazione stradale nelle scuole, la revisione di alcune norme del codice della strada (come ha già fatto il Governo, con l'emanazione di provvedimenti) ed anche il miglioramento della formazione dei guidatori e degli stessi formatori delle autoscuole.
Intendiamo impegnare il Governo al rafforzamento dell'azione di contrasto dei comportamenti di guida ad alto rischio, ad ulteriori specifiche disposizioni mirate ai neopatentati e ai neopatentandi, e alla messa in sicurezza della mobilità su due ruote.
Vogliamo impegnare il Governo a promuovere, attraverso il coinvolgimento degli amministratori locali e delle associazioni dei gestori degli esercizi di ritrovo e di intrattenimento, azioni di sensibilizzazione a favore dei giovani sui temi della prevenzione e della sicurezza della circolazione stradale.
Occorre fare di più di quanto è stato fatto sino ad ora, con l'adozione del codice di autoregolamentazione sugli alcolici nelle discoteche, e impegnare anche il Governo a definire misure specifiche per gli spostamenti casa - lavoro, con il coinvolgimento degli enti locali, delle imprese e delle organizzazioni sindacali. Il Governo si deve altresì impegnare al reperimento di quelle risorse che necessitano per fronteggiare un problema che è diventato una vera e grande questione nazionale. (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Mura, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00117. Ne ha facoltà.
SILVANA MURA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, ci troviamo a discutere di un triste fenomeno, quale è quello degli incidenti stradali, ed in particolare di quelli che si verificano il fine settimana. Si tratta di un argomento che periodicamente si pone all'attenzione dell'opinione pubblica in tutta la sua gravità, salvo poi scomparire dalle cronache giornalistiche, nonostante i dati drammatici relativi ai morti e ai feriti pongano l'Italia a livello europeo in testa a questa triste classifica.
Il ministro dei trasporti, Bianchi, ha utilizzato una definizione che purtroppo riesce a dare un perfetto quadro della situazione: ha parlato di guerra civile sulle strade, per indicare l'alto numero di vittime che siamo costretti a leggere nei bollettini battuti dalle agenzie di stampa il lunedì mattina.
Essi, per i numeri che ci riportano, sono troppo simili a quelli di una vera guerra.
Anche se li conosciamo bene, leggiamo questi numeri limitandoci solo alle ultime settimane: nel week-end dal 22 al 24 febbraio vi sono stati 24 morti; 42 morti in quello dal 3 al 5 marzo. Ancora: altre 29 sono state le vittime del fine settimana dal 10 al 12 marzo. Sono cifre agghiaccianti che si commentano da sole.
Se si vuole poi allargare maggiormente l'orizzonte temporale, lo scenario è ancora più preoccupante. Cito i dati, forniti in una recente interrogazione del collega Barbieri, che riportano il dato di migliaia di giovani morti negli ultimi nove mesi e di 12 mila disabili gravi, con un costo annuale di circa 30 milioni di euro, cifra che corrisponde alla finanziaria di quest'anno.
Ritengo molto positivo il dibattito in corso che, sono certa, non sarà l'ennesima occasione di divisione e di polemica politica fine a se stessa, ma che sarà in grado di affrontare in maniera seria e responsabile il merito delle proposte che ogni forza politica vorrà rappresentare.
Con questo spirito, Italia dei Valori ha predisposto la mozione che mi accingo ad illustrare, offrendo al Parlamento e al Governo il proprio contributo, pronta a valutare e ad accogliere tutte le proposte che giungeranno dagli altri gruppi.
Gli ultimi dati Istat disponibili relativi all'anno 2005 (l'ha ricordato chi mi ha preceduta ), ci dicono che in un anno sulle strade italiane si sono verificati 225.078 incidenti, che hanno prodotto 5.426 morti e 313.727 feriti.
Da queste cifre si evince...
PRESIDENTE. Onorevole Pini, per favore.
SILVANA MURA. Da queste cifre si evince che, ogni giorno, in Italia si verificano in media oltre 600 incidenti che causano la morte di 15 persone e 860 feriti al giorno. Cifre estremamente preoccupanti che lo diventano ancora di più se si procede ad un'analisi più approfondita e disaggregata. Infatti, a leggere le cifre fornite dall'Istat, appare evidente una vera e propria emergenza week end, dal momento che, nelle sole notti di venerdì e sabato, si verifica il 43 per cento del totale dei sinistri che, a loro volta, producono il 45 per cento dei decessi ed il 47 per cento dei feriti dell'intera settimana.
Le vittime delle notti dei fine settimana non sono equiparabili a quelle del resto degli incidenti stradali. Purtroppo, sono morti e feriti che hanno un identikit molto preciso. Si tratta in grande maggioranza di giovani tra i venti ed i trent'anni.
Secondo quanto riferiscono gli esperti della polizia stradale, il 30 per cento di questi incidenti è causato dall'alcol e dall'assunzione di sostanze psicotrope. Il Governo venerdì scorso ha varato un disegno di legge per contrastare gli incidenti stradali. Si va dal codice di autoregolamentazione siglato con le categorie economiche e di produttori di alcolici alle limitazioni alla guida per i neopatentati, all'aumento delle sanzioni per chi guida in stato di
ebbrezza o per eccesso di velocità e per l'uso di telefonini senza auricolare, per gli autisti di Tir e autobus che non rispettano i turni di riposo o per la mancata precedenza ai pedoni, per la guida contromano. Infine, sono previsti più controlli sulle strade da parte delle forze dell'ordine; misure che non avremo problema a sostenere per aumentare la sicurezza sulle strade, ma, per quanto riguarda il fenomeno degli incidenti nei week end, signor rappresentante del Governo ed onorevoli colleghi, riteniamo necessario agire in maniera più decisiva sul principale fattore che è alla base dei sinistri, ovvero l'alcol e l'assunzione di sostanze stupefacenti.
Le demonizzazioni non servono a risolvere i problemi; non è nostra intenzione promuovere crociate ideologiche. Preferiamo stare ai fatti e le cifre ci dicono che il consumo di sostanze alcoliche è in forte crescita tra i giovani italiani.
Il Quotidiano Nazionale ha condotto sul tema un'inchiesta approfondita ed esauriente che mette in luce questo fenomeno. Uno dei dati più eclatanti è rappresentato dal fatto che il 70 per cento dei minorenni compresi tra gli 11 e i 17 anni consumano alcol nel corso dell'anno. Il consumo eccessivo di sostanze alcoliche si pone sempre più come un problema di estrema rilevanza socio-sanitaria che incide fortemente sulla salute dei cittadini e sui costi che il Servizio sanitario si trova costretto a sostenere.
A livello europeo i costi provocati dall'alcol, sotto forma di patologie ed incidenti stradali, sono stimati in 125 miliardi di euro, cifra che corrisponde all'1,3 per cento del PIL europeo.
A fronte di questi dati riteniamo che, come è stato fatto per il fumo, sia necessario adottare dei provvedimenti che regolamentino il consumo e la vendita di alcolici e superalcolici sia per quanto riguarda lo specifico fenomeno degli incidenti stradali sia per ridurre il consumo in generale e, soprattutto, per vietarlo ai minorenni.
Attualmente, la legislazione italiana è fortemente carente e, soprattutto, poco applicata. Il codice penale, all'articolo 689, impone il divieto di somministrazione di bevande alcoliche ai minori di anni 16, divieto che, come abbiamo visto, non è di fatto rispettato nella maggior parte dei casi.
A questa norma si aggiunge quella che vieta la somministrazione di bevande alcoliche nelle aree di servizio delle autostrade dalle ore 22 alle ore 6. Per il resto, tutto è lecito e tutto è consentito.
Nella prima versione della legge finanziaria, il Governo, all'articolo 90, aveva inserito una serie di norme scritte dal ministro Livia Turco per rendere più organica la legislazione relativa al consumo ed alla vendita di bevande alcoliche (articolo che poi è stato stralciato dal testo finale). Ritenevamo utili e appropriate quelle misure e tali le riteniamo a maggior ragione oggi.
È per questo che la nostra mozione chiede al Governo di riprenderle in considerazione, innalzando a 18 anni il divieto di somministrazione di bevande alcoliche e di vietarne la vendita nelle aree di servizio sulle autostrade.
Chiediamo, inoltre, di imporre il divieto di somministrazione di bevande alcoliche e superalcoliche nelle discoteche e nei locali pubblici, a partire dall'una di notte del venerdì e del sabato.
Questa misura consentirebbe di creare nelle serate più critiche una zona franca che va dall'una di notte all'ora di uscita dai locali, nella quale anche chi ha assunto sostanze alcoliche ha il tempo sufficiente per smaltirne l'effetto.
È evidente che a questi provvedimenti, volti a limitare il ricorso all'alcol, si debbano aggiungere maggiori controlli da parte delle forze dell'ordine, in collaborazione con le polizie municipali, cosa che, in parte, è già prevista nel disegno di legge del Governo.
In Italia per prevenire e punire la guida in stato di ebbrezza si effettuano in un anno 200 mila controlli; in Spagna ne effettuano 20 volte in più e in Francia 40.
Sulla base di questi numeri, in Italia, ogni patentato ha una possibilità ogni 175 anni di essere fermato per soffiare nell'etilometro. Per ottenere risultati apprezzabili,
in grado di incidere sulla riduzione sostanziale del numero degli incidenti, si deve attuare, quindi, un indispensabile mix fatto di prevenzione e controllo per sanzionare le infrazioni.
Abbiamo già visto che il Governo si sta attivando per potenziare i controlli. Il gruppo dell'Italia dei Valori lo sollecita e lo sostiene nel procedere in questa direzione in maniera più decisa e veloce possibile, dal momento che stiamo parlando della vita dei nostri ragazzi.
Chiediamo, altresì, l'integrazione del provvedimento con quanto previsto dalla mozione da noi presentata in termini di divieto di vendita e somministrazione di alcolici ai minori, di divieto di vendita e somministrazione di alcolici nelle aree di servizio delle autostrade, di divieto di vendita di alcolici da asporto ai minori e di divieto di somministrazione di bevande alcoliche nelle discoteche e nei pubblici esercizi, a partire dall'una fino alla chiusura dei locali nelle notti di venerdì e sabato.
Pur apprezzando la firma del codice di autoregolamentazione con i gestori dei locali, affinché si individui un utilizzatore designato che non faccia uso degli alcolici e garantisca per il gruppo degli amici, riteniamo che i provvedimenti con forza di legge siano gli unici che possano cambiare lo stato attuale delle cose, non solo per gli impegni internazionali, che il nostro paese si è assunto con la carta di Lisbona, di dimezzare, entro il 2010, i decessi sulle strade, ma anche e soprattutto per indicare al paese che si volta pagina e che si vuole veramente, con tutte le nostre forze e con tutti i nostri mezzi, salvare quante più vite umane possibile.
Lo hanno fatto i nostri partner europei; non possiamo non farlo noi, se vogliamo onorare il mandato a governare che ci hanno conferito gli elettori (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pini, che illustrerà anche la mozione Maroni n. 1-00122, di cui è cofirmatario.
GIANLUCA PINI. Signor Presidente, mi scuso per prima se ho arrecato disturbo alla collega; non era assolutamente intenzionale; le chiedo, poi, gentilmente, di segnalarmi quando saranno passati cinque minuti, volendo utilizzare il tempo a disposizione del mio gruppo anche nel prosieguo della discussione.
Mi dispiace che non sia più presente in aula l'onorevole Giovanardi, dato che inizierò il mio intervento partendo da alcune considerazioni pronunciate dal collega.
Una problematica annosa e seria come quella delle cosiddette stragi del sabato sera (dato che non si tratta soltanto del sabato sera, ma delle sere dal giovedì alla domenica, più deputate al divertimento) non può essere affrontata con proposte demagogiche, che sicuramente sono una palestra molto utile per avere visibilità e per quietare qualche associazione di madri o di genitori di vittime che, giustamente, fanno sentire la propria voce. Ma, non è questo il tipo di risposta che un paese serio e un Parlamento chiamato a legiferare possono dare, cioè limitare la libertà personale - una di quelle primarie - alla mobilità.
Affermare che per risolvere queste stragi non si debba circolare il sabato sera è un po' come dire (scusatemi il paradosso) che non si può più respirare perché respirando si produce anidride carbonica e, quindi, si inquina! Siamo ad esercizi di ipocrisia che non devono trovare collocazione in un serio dibattito.
Capisco la provocazione del collega Giovanardi, però sono altre le soluzioni che devono essere tentate per capire, in primo luogo, quali siano le motivazioni che portano agli incidenti del sabato sera e non a «sparare nel mucchio», sempre ed esclusivamente in una direzione.
È molto «comodo» dare le colpe alle discoteche che sono i locali che aprono più tardi, ma aprono più tardi perché il costume dei consumatori le porta ad aprire a quell'orario, posto che prima si va nei ristoranti o nei pub o in altri locali di divertimento che, di fatto, generano (come citava prima la collega Mura) un consumo di alcol spaventoso, numericamente molto
più da «massa critica» rispetto a quello che si verifica nelle discoteche, dove le consumazioni sono arrivate a costi proibitivi per i fruitori di questi locali.
Quindi, bisognerebbe, fare tutti un passo indietro e non utilizzare questo palcoscenico un po' macabro delle stragi del sabato sera per cercare di ottenere un trafiletto in più sul giornale, lanciando campagne demagogiche. Bisogna invece capire se è veramente solo il consumo di alcol o se esso è associato a tanti altri costumi o abitudini malsane che portano i giovani ad avere dei comportamenti deviati, perché qui non possiamo noi, passatemi il termine , rendere intelligenti dei pazzi che la sera corrono a 200 chilometri all'ora solo per sfidare la morte. Non li possiamo rendere intelligenti per legge, ma possiamo utilizzare degli strumenti che in qualche modo vadano a sviscerare, per tentativi, le problematiche da affrontare.
Nella nostra mozione abbiamo avanzato alcune ipotesi: nella premessa ve ne sono tante che potrebbero essere in qualche modo affrontate, magari con un dibattito sereno e bipartisan. Tuttavia si tratta di soluzioni tecniche; ciò che manca, a mio avviso, è la serenità all'interno del Parlamento per affrontare il tema in maniera tranquilla e per capire che quello che sta accadendo è un problema di natura innanzitutto sociale, cioè di comportanti generali non solo legati al consumo di alcol. Visto, però, che ormai a livello di opinione pubblica vi è il collegamento strage del sabato sera-alcol, iniziamo con il regolare l'abuso delle sostanze alcoliche. Facciamo una prova, che non deve essere definitiva, perché scopriamo poi che si tratta di un tentativo andato a buon fine, come magari possiamo scoprire che non ha dato alcun tipo di beneficio, anche se non è questa la mia speranza.
Facciamo passare il concetto, non tanto come deterrente quanto come questione di cultura, che per chi guida, soprattutto nelle fasce orarie comprese tra le 22 e le 7 del venerdì e del sabato, che sono considerate pericolose, il tasso alcolemico deve essere pari a zero. Deve essere diffusa la cultura del non bere se ci si mette alla guida: vediamo se questo serve. Facciamo un tentativo, magari anche sperimentale, di vietare la somministrazione ed il consumo delle bevande alcoliche dall'una alle sette di mattina. Ripeto si tratta di un tentativo sperimentale, magari non risolve il problema o magari lo risolve, cerchiamo però di non affrontare in maniera demagogica la questione.
È un invito, questo, che faccio ai colleghi di tutti i gruppi parlamentari, perché si sta parlando di vite umane e di giovani, che devono essere portati ad un maggior rispetto della vita e non a sfidare la morte. Questo è il problema principale. Direi che soprattutto è necessario evitare che l'affrontare questi temi rappresenti un modo per lavarsi la coscienza pubblicamente usando la demagogia senza risolvere veramente i problemi.
Noi abbiamo proposto due soluzioni, vedremo queste se possono portare a dei risultati; sicuramente all'interno di questa Assemblea vi saranno tante altre idee, Tutto ciò che può andare a beneficio di una riduzione del numero degli incidenti e delle vittime è sicuramente ben accetto, ma quello che non può essere accettato da parte della Lega Nord è una limitazione delle libertà individuali come quella della mobilità e la demagogia.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Beltrandi, che illustrerà anche la sua mozione n. 1-00124. Ne ha facoltà.
MARCO BELTRANDI. La mozione presentata dai deputati del gruppo La Rosa nel Pugno richiama sostanzialmente la mozione Meta n. 1-00118, ne riprende per intero l'impianto e sostanzialmente lo mantiene: ne riprende tantissime parti, anche letteralmente, e introduce solo alcune modifiche che riteniamo importanti.
Siamo intervenuti innanzitutto sulla premessa della mozione dell'onorevole Meta, aggiungendo che una delle cause degli incidenti stradali (è molto specifica del caso italiano) riguarda proprio la segnaletica stradale, risultato di un disorganizzato e caotico sovrapporsi di segnali
diversi nel corso degli anni. Sulle nostre strade vi sono troppi segnali, alcuni persino in contraddizione tra loro.
Occorre rivedere tutto quanto, anche per rendere credibili i divieti. Perché, ad esempio, la striscia bianca continua, che divide le carreggiate e i sensi di marcia, in paesi confinanti con il nostro è usata solo laddove vi è un effettivo pericolo, ossia subito prima delle curve, mentre da noi è diffusa quasi ovunque, con il conseguente divieto di superarla? Perché continuare ad accettare, in Italia e solo in Italia, limiti di velocità che, su tante strade, cambiano dopo pochi metri (in qualche caso, dopo qualche chilometro, ma alcuni limiti fluttuano e, molto spesso, non se ne capisce il perché; non si riesce ad indovinare la ragione di tutto questo)?
Il fatto che in Italia i limiti e i divieti siano continuamente violati dipende anche dalla scarsità dei controlli, se non soprattutto dalla scarsità dei controlli, che non ha eguali nei paesi sviluppati, e nell'illogicità, quasi casualità, di tanti limiti e divieti.
Questa è la ragione per cui abbiamo evidenziato nella parte dispositiva della mozione l'importanza e l'urgenza, rispetto a tutte le altre misure, di prevedere più controlli sulle strade, impegnando il Governo a definire un programma che affidi ad apposita struttura il coordinamento della revisione complessiva della segnaletica stradale con tempi certi e, ovviamente, nel rispetto delle diverse competenze stabilite dalla Costituzione.
Altro intervento che abbiamo apportato rispetto alla mozione dell'onorevole Meta riguarda la parte dispositiva, laddove abbiamo tolto il riferimento alle modifiche per i neopatentati. Infatti, è una mia personale convinzione (condivisa dal gruppo della Rosa nel Pugno) che i limiti debbano valere per tutti ed essere fatti rispettare da tutti e che, anzi, la previsione di norme e di ulteriori limiti alla guida di vetture di alta potenza da parte dei giovani, di cui spesso si è parlato in questi giorni, sia addirittura controproducente, in quanto le auto veloci, se rispettano il codice, sono più sicure delle auto meno potenti e meno veloci e, nei casi, tanti, in cui le famiglie abbiano problemi ad acquistare veicoli appositi per i loro figli neopatentati, a seguito dell'eventuale adozione di questi divieti, ai neopatentati stessi addirittura potrebbero essere affidati veicoli anche più vecchi, più inquinanti, meno sicuri sia in termini di sicurezza attiva che di sicurezza passiva.
Tra le misure adottabili abbiamo espressamente escluso quelle che incidono sulla proprietà dei veicoli i cui conducenti si siano resi responsabili di infrazioni anche gravi, ciò per evitare interventi della Corte costituzionale e il ripetersi della disastrosa esperienza dei sequestri e delle confische dei motocicli.
Le altre mozioni presentate, ad eccezione della mozione a prima firma Meta, vedono una contrarietà della Rosa nel Pugno.
La mozione dell'onorevole Giovanardi, francamente, ci sembra davvero eccessiva. Non possiamo pensare che in un paese moderno e sviluppato si possano impedire gli incidenti vietando la circolazione e, quindi, la libertà delle persone, creando una sorta di coprifuoco serale o notturno. Apprezzo la radicalità di tale riforma, che, certo, eliminerebbe gli incidenti, quelli del sabato sera che sono soltanto il 30 per cento del totale (sempre che si riuscisse a farla rispettare, ma non ne sono affatto convinto), ma ne contesto profondamente il merito.
La mozione della collega Mura ci sembra davvero proibizionista e temo anche non troppo efficace. Infatti, se limitiamo la vendita degli alcolici, l'esperienza insegna che fiorirà un mercato nero oppure, più semplicemente, i giovani acquisteranno i superalcolici e li consumeranno altrove. Della mozione Mura condivido invece il rafforzamento dei controlli e la verifica che viene proposta.
Analogamente, mi appare fortemente proibizionista anche la mozione a prima firma Maroni, con tutti i limiti e l'assenza di efficacia delle misure proibizioniste. Nella mozione a prima firma Leone, invece, vi sarebbe una serie di misure di
buonsenso in larga parte condivisibili, ma credo che non centrino veramente i problemi che sono sul tappeto.
In sintesi, quindi, La Rosa nel Pugno, esprimendo parere favorevole soltanto sulla mozione a prima firma Meta - oltre che, naturalmente, su quella da noi presentata -, intende richiamare l'attenzione, data la gravità del problema e l'urgenza di intervenire, sull'adeguatezza in senso pragmatico dei mezzi proposti ai fini. Ho l'impressione che a molti colleghi interessi più proibire - illudendosi, tra l'altro, di poterlo fare - sotto lo scudo della sicurezza stradale, con la tentazione di penalizzare, a mio avviso inutilmente, i locali del divertimento notturno. Norme più penalizzanti e più restrittive, tra l'altro, non servono se non aumentano i controlli e non si rende, quindi, sconveniente violare i limiti, che devono essere però riconosciuti ragionevoli dagli automobilisti, almeno più di quanto non accada oggi, e questo in tutti i giorni della settimana, dato che, secondo il ministro Bianchi, almeno il 70 per cento degli incidenti non è riconducibile al sabato sera, ma alla quotidiana circolazione nelle nostre città ed anche a velocità molto bassa.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Lovelli. Ne ha facoltà.
MARIO LOVELLI. Signor Presidente, le mozioni presentate oggi all'attenzione dell'Assemblea sul tema della sicurezza stradale risentono fortemente del clima di emozione che ha colpito tutti noi per i recenti gravissimi incidenti stradali, che hanno visto ancora una volta molti giovani e, in altri casi, intere famiglie perdere la vita in modo drammatico a causa di incidenti automobilistici. Come ben sappiamo e non voglio ripetere i dati statistici che altri colleghi hanno evidenziato prima di me, si tratta purtroppo di eventi luttuosi che si ripetono con grande frequenza e che, a volte, non hanno lo stesso riscontro mediatico perché confinati nelle cronache locali o considerati troppo spesso quasi normali, come è il caso dell'incidentalità che riguarda i pedoni o i ciclisti, che pure incide in modo significativo sulle statistiche delle vittime della strada, o anche gli automobilisti e i motociclisti non coinvolti in incidenti di grandi dimensioni, e perciò passati sotto silenzio o consegnati al lutto e al dolore delle famiglie e delle comunità locali che ne sono direttamente coinvolte.
Sbaglieremmo certamente a prendere provvedimenti solo sull'onda dell'emozione e, perciò, sostanzialmente dell'emergenza, anche se provvedimenti esemplari possono avere la loro importanza, e pensare anche che le mozioni parlamentari e i progetti di legge - che, comunque, hanno un iter parlamentare sempre complesso da percorrere - siano di per sé risolutivi. Una strategia vincente o, comunque, di effettiva e verificabile riduzione del danno passa in questo campo dall'adozione di una politica di insieme ispirata alla cultura della sicurezza e pianificata in modo scientifico e partecipato.
Del resto, sono state prima di tutto le istituzioni sopranazionali - dall'ONU all'Unione europea - ad aver sottoposto ai Governi nazionali l'urgenza del problema, visto che di questo passo l'incidentalità stradale diventerà nel giro di pochi anni la terza causa assoluta di mortalità dopo i tumori e le cardiopatie (oggi è la nona). Infatti, dal 23 al 29 aprile prossimi si svolgerà la prima settimana mondiale per la sicurezza stradale promossa dalle Nazioni Unite e dall'Organizzazione mondiale della sanità, mentre la Commissione europea, tramite la Carta europea per la sicurezza stradale, punta a dare attuazione, attraverso il principio della responsabilità condivisa, al programma di azione europea per la sicurezza stradale approvato nel 2003, con l'obiettivo ambizioso di salvare 25 mila vite all'anno sulle strade d'Europa e di dimezzare il numero delle vittime entro il 2010.
L'Italia è in ritardo su questo obiettivo. Lo abbiamo registrato con l'avvio dell'indagine conoscitiva sulla sicurezza e sulla circolazione stradale promossa dalla IX Commissione e lo abbiamo constatato nel momento in cui, mettendo mano alla legge finanziaria per il 2007, ci siamo resi conto che bisognava colmare un vuoto, quello
delle ultime tre precedenti legge finanziarie. Tale vuoto ha cominciato ad essere colmato con uno stanziamento complessivo di 204 milioni di euro per i prossimi tre anni, sia per la sicurezza stradale, sia complessivamente per la prevenzione. Quindi, i primi passi del Governo nel campo della sicurezza stradale sono da considerarsi positivi, anche per le misure inserite nella legge finanziaria a favore, per esempio, del trasporto pubblico locale e per la riforma dell'autotrasporto, benché abbiamo registrato un'incertezza di comportamento - che voglio rilevare - ad esempio nel provvedimento sui dispositivi e retroriflettenti dei camion.
Ora, con il disegno di legge licenziato dal Consiglio dei ministri si fa un ulteriore passo in avanti. Intanto, sul piano del metodo, vengono coinvolte nell'iniziativa tre ministeri fondamentali ciascuno per la propria competenza: il ministero dei trasporti per quanto riguarda la normativa specifica sulla circolazione stradale; quello degli interni, per i controlli sulla circolazione stradale stessa; e quello delle politiche giovanili, per una specifica prevenzione educativa concernente la problematica delle cosiddette stragi del sabato sera. La mozione presentata dal gruppo dell'Ulivo della Commissione trasporti va in questa direzione. Pertanto, in sede di esame del disegno di legge, sarà possibile approfondire il merito delle norme che devono essere mirate a prevenire i comportamenti imprudenti e ad alto rischio della popolazione giovanili, con riferimento all'età e non solo a quella.
Inoltre, si mira a salvaguardare giovani vite umane anche con limitazioni concrete, a cominciare dall'estensione della patente a punti per la guida dei ciclomotori e quadricicli leggeri, con l'innalzamento a 16 anni dell'età per la guida di questi ultimi, oltre a quanto già proposto per le limitazioni per i neopotentati relative ai primi tre anni di guida. In ogni caso, dobbiamo cogliere l'occasione di questa discussione parlamentare per dare al tema della sicurezza stradale il carattere strutturale necessario per conseguire risultati duraturi e raggiungere gli standard di sicurezza fissati dall'Europa.
Del resto, come ben sanno i colleghi che hanno aderito al gruppo interparlamentare per la sicurezza stradale con la cosiddetta carta di Orvieto promossa alla fine dello scorso mese di settembre, in relazione alla proposta delle onlus fondazione Guccione per le vittime della strada e della fondazione italiana per la sicurezza stradale - che promuovono e coordinano tanti enti ed associazioni attive in questo campo -, le istanze ed i suggerimenti che vengono rivolte al mondo politico ed istituzionale non solo meritano di essere seriamente prese in considerazione, ma possono costituire in molti casi la base per una produzione legislativa adeguata ed efficace. Mi riferisco, ad esempio, alla proposta di riorganizzare la governance della sicurezza stradale attraverso l'istituzione della Agenzia nazionale per la sicurezza stradale, il rafforzamento della Consulta nazionale - organo oggi soprattutto meramente consultivo -, all'individuazione delle risorse necessarie per una politica di sicurezza stradale attraverso una concertazione effettiva e più stringente tra Stato, regioni ed enti locali e all'apertura di centri di assistenza per le vittime della strada.
Su questi temi si potranno avviare iniziative legislative o di indirizzo specifiche o anche valutare interventi emendativi al disegno di legge del Governo o in sede di delega per la riforma del codice della strada.
Pertanto, oltre ai temi che, a questo punto, sono già fissati nell'agenda parlamentare, nonché agli appuntamenti collegati alla settimana mondiale promossa dalle Nazioni Unite, il Governo dovrebbe raccogliere anche l'invito, formulato dalle associazioni precedentemente ricordate, di promuovere dei veri e propri «stati generali» della sicurezza stradale, i quali diano la possibilità di mobilitare idee e proposte utili, al fine di varare misure sempre più incisive per favorire la sicurezza e raggiungere gli obiettivi europei.
Del resto, l'occasione sarà data, fin dal prossimo 3 aprile, dalla riunione della citata Consulta, nella quale sarà possibile raccogliere proposte e suggerimenti avanzati dal vasto mondo delle associazioni che operano nel settore e che rappresentano, altresì, i punti di vista delle diverse componenti interessate, dagli utenti agli operatori tecnico-professionali, fino alle famiglie delle vittime della strada.
C'è bisogno, insomma, di un percorso virtuoso di ascolto e di partecipazione, del quale la Conferenza sanitaria nazionale sulla sicurezza stradale, che il Ministero della salute ha già programmato di svolgere per l'anno in corso, costituisce un altro tassello, nell'ambito di una strategia che ci consenta di essere più incisivi nella fase operativa. Il prossimo disegno di legge finanziaria, inoltre, dovrà far compiere ancora un passo in avanti al piano nazionale della sicurezza stradale.
Tale piano rimane lo strumento cardine della nostra azione, assieme al piano generale della mobilità (al quale sta lavorando il Ministero dei trasporti e di cui confidiamo di poter vedere, al più presto, elaborazioni concrete) per rendere maggiormente efficiente il sistema della mobilità e dei trasporti, con ricadute positive sulla sicurezza della circolazione stradale delle persone e delle merci, le quali, come sappiamo, spesso producono, a loro volta, problematiche di sicurezza anche di tipo ambientale.
In sostanza, bisogna rapidamente uscire da una logica emergenziale, che induce ad adottare provvedimenti urgenti sulla spinta di fatti gravi - ma, purtroppo, ricorrenti -, per passare ad operare in base ad una logica di programmazione. Essa deve vedere nella garanzia della sicurezza della mobilità dei italiani la priorità da affrontare.
Pertanto, occorre realizzare opere sicure e garantire la manutenzione delle strade esistenti, senza rincorrere oltre misura la «mitologia» della necessità delle grandi opere. Bisogna predisporre, inoltre, risorse finanziare e strumenti a favore di coloro che effettuano i controlli sulle nostre strade, a cominciare dai Corpi di polizia dello Stato, per i quali è sicuramente adeguato l'obiettivo di un milione di controlli stabilito dal ministro Amato. Ciò senza dimenticare l'ausilio indispensabile che può provenire dalle polizie locali e provinciali, magari adottando misure minime, come, ad esempio, la possibilità di derogare ai limiti di straordinario per i servizi prestati in orario notturno, nonché in occasioni speciali, dai vigili comunali e provinciali.
Vorrei sottolineare, infine, che il livello provinciale o regionale, a seconda delle situazioni, deve essere quello dove sperimentare tavoli di concertazione e di verifica costante, al fine di promuovere ed attuare piani di sicurezza stradale adeguati sia al territorio, sia alle problematiche locali specifiche.
Penso, insomma, che si debba concretamente procedere, per garantire la sicurezza sulle nostre strade, muovendoci all'interno dei seguenti macrobiettivi. Il primo di essi è costituito dalla messa in sicurezza delle strade (dalle autostrade alle vie urbane), adottando misure, coerenti e coordinate, rivolte al tipo di utenza a rischio prevalente. Si tratta, ad esempio, del caso dei pedoni e dei ciclisti nei centri urbani. Vorrei evidenziare che il prossimo disegno di legge finanziaria potrà individuare, in questo obiettivo, una priorità, anche rispetto ai vincoli del patto di stabilità interno per gli enti locali.
In secondo luogo, a mio avviso, bisogna disporre l'incremento dei controlli, accompagnandolo al severo rispetto delle vecchie e nuove norme sanzionatorie sulla patente a punti, con particolare riferimento ai rischi dell'alcol, degli stupefacenti e della velocità eccessiva.
In terzo luogo, occorre promuovere il trasporto pubblico, anche attraverso sistemi integrati gomma-rotaia, nonché iniziative mirate, in occasione di grandi...
PRESIDENTE. La prego di concludere...
MARIO LOVELLI. ...movimenti dei giovani - mi avvio a concludere, Presidente - nei week end, nelle manifestazioni di
massa e verso le località di villeggiatura nella stagione turistica.
Bisogna avviare, infine, grandi campagne di formazione, informazione ed educazione, a cominciare dalle scuole, per prevenire...
CARLO GIOVANARDI. Sono quindici anni che sento queste cose...!
MARIO LOVELLI. ...i comportamenti a rischio, ma su cui si sono già mossi numerosi enti locali...
CARLO GIOVANARDI. Sempre le stesse cose!
MARIO LOVELLI. Onorevole Giovanardi, se ne discutiamo da quindici anni ma non abbiamo ancora risolto il problema, è opportuno continuare a parlarne! Soprattutto, vediamo come risolverlo! Come dicevo, occorre seguire l'esempio di importanti campagne internazionali, come quelle di cui si parla ancora oggi sui quotidiani. Mi riferisco all'operazione Nez rouge, attuata in Canada e in alcuni paesi europei.
Quindi, penso che, attraverso la mozione che l'Ulivo ha presentato oggi in aula, disponibile al confronto con le altre mozioni, in particolare con quella appena illustrata dal collega Beltrandi e con quella illustrata dai deputati dell'Italia dei Valori, e attraverso il successivo iter parlamentare del disegno di legge governativo, si potrebbe avviare un percorso concreto che dia risposte ad un problema sentito e preoccupante e contribuisca a salvaguardare la vita di tanti giovani e di tante famiglie italiane (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Presidente, ho ascoltato la discussione di oggi che è servita certamente ad arricchire la conoscenza di questo fenomeno. Tutti noi abbiamo attinto alle medesime fonti di informazione, confrontandoci con dati inquietanti: è giusta la definizione che ha dato anche il ministro dei trasporti delle stragi del sabato sera come di una vera e propria guerra civile.
Penso sia importante che ciascuno si senta addosso - questo vale anche per me - la responsabilità, in nome e per conto di ciò che rappresentiamo in questa sede, per non esserci sin qui dimostrati all'altezza di contrastare tale fenomeno.
Ho letto le varie mozioni sul campo: non mi sento, almeno in questa fase, di bocciare le determinazioni di una mozione piuttosto che quelle di un'altra. A guardarle tutte, se facessimo la sommatoria delle proposte che vengono rappresentate in calce a ciascuna di esse, probabilmente non riusciremmo comunque efficacemente ad effettuare la tanto evocata, un po' da tutti, azione di contrasto verso gli incidenti stradali, in particolare di quelli che colpiscono la fascia giovanile, gli incidenti della fascia notturna, tra i quali nello specifico quelli del venerdì e del sabato notte.
Già questo dovrebbe metterci nelle condizioni di trovare una sorta di compatibilità e coerenza tra la proposta simbolica, e quindi comunque significativa, della mozione che reca la firma del collega Giovanardi, e quelle opportune, puntuali e didascaliche che provengono invece dall'altra parte del campo, dai banchi del centrosinistra; penso alla mozione che reca la firma del collega Meta e di altri colleghi dell'Ulivo.
Se questo potrebbe essere lo spirito con cui confrontarsi, ritengo inopportuna la volontà di creare ulteriori barriere - di fronte a questi dati se ne può e se ne deve fare a meno - tra presunti proibizionisti e presunti antiproibizionisti.
È una logica che in Italia ci ha già portato male. È come se fosse una propaggine in zona Cesarini, fuori tempo massimo, delle antiche contrapposizioni tra guelfi e ghibellini: ce la dobbiamo scrollare di dosso perché nessuno ci capirebbe. Siamo di fronte ad un dato drammatico che deve essere osservato e approfondito da ciascuno di noi, al di là della destra e della sinistra, al di là dei filtri
ideologici che, talvolta, goffamente emergono comunque, come è accaduto persino in questo dibattito d'aula.
Intendo dire che, se potessimo chiedere ad un ragazzo se preferisce vivere, oppure se preferisce schiantarsi contro un albero dopo essere uscito da una discoteca, la risposta retorica sarebbe indirizzata ovviamente alla preferenza per la vita. Dunque, non vi è proibizionismo che tenga, se si mettono in campo norme, magari anche odiose, ma compatibili con le libertà personali, per aiutare ogni ragazzo a conciliare il divertimento con il diritto alla tutela della propria vita.
Ritengo che, in questa sede, si possa parlare - lo abbiamo fatto diffusamente e con cognizione di causa - all'infinito di tutte le piccole norme che possono limitare il fenomeno. Ma, probabilmente, vi è un elemento prioritario che dovremmo aggredire, vale a dire la promozione della vita. Forse dovremmo immaginare, piuttosto che mozioni o interventi legislativi e amministrativi per limitare gli incidenti stradali, una legge per la tutela e la promozione della vita. Invece, ci troviamo - non vorrei essere interpretato come una persona che fa uso di precetti ideologici - di fronte a provvedimenti quali l'aborto e la pillola del giorno dopo, a politiche insufficienti per sostenere la famiglia e per invertire una tendenza democratica che vede il nostro paese ad uno degli ultimi posti.
Inoltre, con riferimento alla droga, abbiamo assistito alla proposta del ministro Turco - bocciata dal tribunale amministrativo regionale - volta ad aumentare la dose minima di sostanze stupefacenti, con la consapevolezza che chi fa uso sostanze stupefacenti di tipo leggero spesso fa uso di sostanze stupefacenti cosiddette pesanti. Comunque, il 100 per cento di coloro che usano cocaina ed eroina hanno iniziato dalla cannabis.
Lo stesso vale per quanto riguarda la violenza negli stadi. Se non ci fosse stato Luca Pancalli, con il suo passato sportivo, qualche politicante ai vertici di certe organizzazioni starebbe ancora a disquisire di qualche pannicello caldo. Anche la decisione, forse impopolare, di chiudere gli stadi e di imporre la messa a norma degli impianti è stata possibile perché chi l'ha proposta non proviene dal mondo della politica e quindi ha avuto una sensibilità diversa rispetto alla vita.
Ma anche rispetto alla violenza politica è come se ci fossero due pesi e due misure, è come se ancora ci trovassimo nell'epoca della guerra civile, come se il 1945 fosse lì dietro l'angolo. Ricordo che qualche collega, rispetto alla questione relativa all'ex brigatista Cesare Battisti, ha chiesto una legislazione di emergenza per assolverlo nonostante i suoi ergastoli.
Ritengo che, da questo punto di vista, si debba promuovere la vita. Se ognuno di noi, se ogni segmento della società, ogni associazione, ogni forza politica e sociale fosse nelle condizioni di manifestare una maggiore attenzione sentendosi parte in causa, se ognuno di noi potesse diventare promotore della cultura della vita, anche questa discussione avrebbe un altro senso. E anche i provvedimenti proposti dai colleghi intervenuti in precedenza avrebbero un altro significato.
Queste sono, in conclusione, le mie considerazioni sebbene, colleghi, torneremo sul merito delle mozioni presentate in fase di dichiarazioni di voto.
Ritengo vi sia una compatibilità, una coerenza ed una logicità in molti degli atti presentati; non abbiamo - ci mancherebbe altro! - un atteggiamento pregiudiziale nei confronti delle mozioni che non sono state firmate dai colleghi di Alleanza Nazionale o che, comunque, non siano riconducibili al centrodestra. Riteniamo, infatti, che una scommessa più ampia debba essere lanciata, sostenuta e diffusa; una scommessa che è più impegnativa anche della promulgazione del codice etico, codice la cui conoscenza andrebbe peraltro diffusa, specie tra i diretti interessati: abbiamo potuto leggere stamani su stampa autorevole della davvero scarsa diffusione di questi dati. Ciò vale sia per i ragazzi - che, interpellati, non sapevano assolutamente nulla di questa convenzione - sia, persino, per i gestori di locali notturni.
Esistono tante professionalità che possono scendere in campo con il loro impegno anche limitatamente a questo segmento della vita notturna, del «divertificio» che accomuna tanti giovani il venerdì ed il sabato...
PRESIDENTE. Deve concludere...
FABIO RAMPELLI. Mi avvio a concludere; la ringrazio, Presidente, della segnalazione.
Parlo ad esempio degli assistenti di sala, una categoria non inquadrata, senza particolari funzioni riconosciute dal nostro Governo e dalle nostre istituzioni. Costoro potrebbero diventare invece parti attive, potrebbero essere non soltanto dei volgari 'buttafuori' (così vengono definiti) ma anche tutori della vita dei ragazzi! Quindi, vi sono tante responsabilità che devono connettersi tra loro e che possono, con una regia adeguata compiuta dal Governo, portare ad una positiva conclusione questa vicenda.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Di Virgilio. Ne ha facoltà.
DOMENICO DI VIRGILIO. Signor Presidente, mi limiterò a svolgere rapidamente alcune considerazioni che sottolineano elementi emersi da quanto ascoltato in quest'aula e anche da una conferenza stampa cui hanno partecipato i genitori dei giovani vittime della strada e gli amici della polizia stradale.
Dai dati ascoltati, e illustrati in modo particolare all'onorevole Giovanardi e anche dal mio amico di partito, l'onorevole Baldelli, si evince che siamo di fronte ad una vera emergenza; ma l'emergenza non si può vincere con l'aspirina, Presidente! Da questa aula speriamo escano, dopo la votazione sulle mozioni, provvedimenti che vadano nella direzione giusta e non facciano la fine del disegno di legge Giovanardi della precedente legislatura che non «passò» per un solo voto: un voto che è sulla coscienza di molti e che rappresentava probabilmente interessi particolari e opposti all'esigenza di venire incontro ai tanti giovani che perdono la vita sulle nostre strade nel fine settimana.
Si tratta di un'emergenza ed i dati statistici sono incontrovertibili; siamo davvero dinanzi ad un grido d'allarme che noi politici non possiamo trascurare. Siamo qui come rappresentanti dei cittadini e dobbiamo essere in grado di saper leggere le esigenze che vengono dai cittadini per tradurle in norme che vadano a favore degli stessi. Non possiamo essere come una turris eburnea e, sbraitando tra noi, far finire tutto in fumo.
È un problema, questo delle stragi del sabato sera, davvero ineludibile e non più rinviabile; ho letto tutte le mozioni e tutte aborrono provvedimenti quali quelli adottati in passato che non hanno portato finora a nulla. È chiaro che non possiamo sentirci inermi, incapaci di fare qualcosa. L'articolo 32 della Costituzione - signor Presidente, lei la conosce meglio di me - tutela la salute dei cittadini. Quindi, noi dobbiamo tenere presente anche questa norma costituzionale ed adottare scelte legislative coraggiose e forse anche impopolari che ci vengono richieste per difendere la vita di questi giovani.
Allora, le proposte come quella di Giovanardi - «Una notte e per la vita» - sono importanti; siamo alla vigilia della settimana della sicurezza stradale e ciò sarebbe un segnale fortissimo che scuoterebbe le coscienze. Coscienze che, forse, ormai, ahimé, hanno fatto l'abitudine anche a quanto leggiamo ogni fine settimana sui giornali; mi riferisco anche alle ultime settimane. È una strage veramente: nell'ultimo decennio, sono morti oltre 9 mila giovani: una cittadina intera giace, ahimé, nei cimiteri. E l'auto rappresenta un po' il detonatore di una bomba che viene preparata e confezionata in questi locali notturni dove si consuma alcol in eccesso e droga. Con tale stress, come vogliamo che questi giovani abbiano i riflessi pronti per evitare poi gli incidenti stradali?
Me lo lasci dire senza polemica: come si può - e mi rivolgo al ministro Turco - aumentare, anzi raddoppiare la dose di spinelli che si può detenere per consumo
personale quando tali spinelli, insieme ad altro, provocano questa «bomba», che poi esplode, perché - lo ripeto - l'auto è sì il detonatore finale, ma la «bomba» è preparata prima?
Ed allora non possiamo assolutamente stare zitti e fermarci di fronte a questo grido veramente notevole che si leva, perché è chiaro che alla lunga dovremo fare anche un'opera di prevenzione nelle scuole, con campagne informative, e non soltanto per la droga, ma anche per l'alcol, che è un altro degli elementi il cui abuso incide moltissimo sulla condizione di stress. Ci si può divertire, è giusto che i giovani si divertano, ma non bisogna arrivare a questo punto; non bisogna arrivare fino alle cinque o alle sei del mattino; dobbiamo essere coraggiosi e dire, nonostante gli interessi dei gestori dei locali da ballo e delle discoteche, che i nostri giovani non possono rimanere nei locali fino alle sei del mattino e, poi, uscirne rimbambiti.
Signor Presidente, credo che noi politici, se siamo in Parlamento in coscienza a rappresentare i cittadini, non possiamo assolutamente non ascoltare la voce che cresce e che proviene da queste famiglie: ascoltate le famiglie che hanno perduto giovani a causa di questi incidenti! Basta ascoltarne una ed allora veramente è una lancia nel nostro cuore che ci scuote e che ci dovrà rendere pronti e sensibili ad adottare provvedimenti che, lo ripeto, dovranno essere coraggiosi e forse anche impopolari.
In conclusione, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale del mio intervento
PRESIDENTE. Onorevole Di Virgilio, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali delle mozioni.
Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo della discussione.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
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