XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 540 di mercoledì 1° ottobre 2025

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE LORENZO FONTANA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito la deputata Segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

MARIA CAROLINA VARCHI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 108, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (ore 9,35).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

La ripartizione dei tempi riservati alla discussione è pubblicata nel vigente calendario dei lavori (Vedi calendario).

(Intervento del Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Grazie, Presidente. Grazie ai colleghi qui presenti. Mi riservo poi, ovviamente, di dare ulteriori dati, ma in questa fase di relazione volevo innanzitutto, seppur brevemente, illustrare qual è lo stato di attuazione del PNRR, e cioè dire che sono oltre 447.000, esattamente 447.065, gli interventi che risultano finanziati, 294.597 gli interventi conclusi, 28.128 gli interventi in fase di conclusione e 106.214 i progetti in esecuzione. Se guardiamo tra interventi conclusi, interventi in via di conclusione e interventi in esecuzione, parliamo del 96 per cento del numero degli interventi, pari a un impegnato di 148 miliardi di euro.

Quanto alla situazione della spesa, al 30 agosto 2026 la stessa è certificata in 86 miliardi, cui bisogna aggiungere quelli che sono gli investimenti e i target relativi a strumenti finanziari e facilities, che, dopo questa riprogrammazione, saranno nell'ordine di circa 20 miliardi. Voglio far presente che, fin dall'inizio, il Piano prevedeva questi strumenti, che noi abbiamo utilizzato in parte inferiore o comunque di poco superiore al 10 per cento; l'unico Piano assimilabile al nostro, quello spagnolo, utilizza strumenti finanziari pari a 75 miliardi di euro, esattamente il 45 per cento dell'intera dotazione.

Dico questo per avere un termine di confronto tra due Piani omogenei e non tra due Piani che, ad esempio come altri, hanno soltanto come caratteristica quella di avere accettato grants, cioè fondi, tra virgolette, a fondo perduto, e, quindi, senza possibilità di rimborso, mentre sia noi che la Spagna abbiamo un mix tra, ovviamente, fondi che non dobbiamo restituire, ma anche fondi che dobbiamo restituire. Nel nostro caso sono 72 miliardi di grants e 122 miliardi di loans.

Quanto poi agli obiettivi, gli obiettivi del PNRR con la rata che abbiamo raggiunto, la settima, sono 334 obiettivi raggiunti, pari al 54 per cento degli obiettivi determinati. In Europa, la media rispetto agli obiettivi è pari al 38 per cento. Quanto alle risorse erogate, attualmente sono state erogate risorse in ragione degli obiettivi raggiunti pari a 140 miliardi di euro, che è il 72 per cento della dotazione del Piano. È stata presentata la richiesta di ottava rata, di liquidazione dell'ottava rata. Ho ragione di ritenere, dalle interlocuzioni che ci sono state con la Commissione europea, e segnatamente, in primo luogo, con la task force che segue il PNRR per la Commissione, che entro il mese di novembre anche l'ottava rata sarà liquidata (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

La qual cosa porterà al raggiungimento di 153 miliardi, rispetto ai 194 che costituivano il dato massimo di attribuzione di risorse a noi da parte dell'Europa. Poiché, ovviamente, questo è un Piano che aveva come obiettivi anche alcune riforme, voglio qui ricordarne alcune delle più significative raggiunte, perché mi pare che siano riforme che servano tutte al sistema Italia. In primo luogo, i tempi di pagamento: a giugno 2025, con l'ottava rata, abbiamo raggiunto l'obiettivo di pagamenti entro 30 giorni da parte della pubblica amministrazione ai fornitori ed entro 60 giorni il pagamento da parte delle Aziende sanitarie locali. Per quanto riguarda la giustizia nei tre settori, civile penale e amministrativo, gli arretrati sono stati tutti smaltiti.

In questo caso, noi abbiamo il tema di 17.000 persone che sono al servizio della giustizia, che hanno un ruolo di precariato. Per quanto riguarda le prime 10.000 persone, sono già in atto le procedure per l'assunzione. Rimangono circa 7.000 persone, per le quali gli uffici si stanno attivando per poter procedere, entro il 2026, anche in tal senso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Per quanto riguarda il codice degli appalti, la riforma ha avuto come sua fondamentale stella polare quella della riduzione dei tempi per quanto riguarda l'aggiudicazione degli appalti, ciò anche grazie all'attività di supporto alle stazioni appaltanti. Ma voglio aggiungere che, attraverso la digitalizzazione, oggi il monitoraggio degli investimenti pubblici sarà possibile in ogni e qualsiasi momento.

Da ultimo, ma non sicuramente per importanza, nella legge sulla concorrenza, la liberalizzazione dei servizi pubblici locali, che, secondo un vecchio must, dovrebbe non soltanto prevedere l'apertura al mercato, ma anche una competitività che dovrebbe, da una parte, portare a un miglioramento della qualità del servizio e, dall'altra, a una diminuzione di quelli che possono essere i costi del servizio stesso.

Da più parti è stato sollevato il problema di come spenderemo i 100 miliardi che mancano ai 194 del 31 dicembre 2026. Voglio qui essere chiaro, ma dovrebbe essere chiaro a tutti, che questo Piano non è un programma che prevede la spesa, entro il 31 dicembre 2026, dei 194,4 miliardi, per una serie di ragioni che sono molto semplici. In primo luogo, perché - com'è noto - gli strumenti finanziari non si concludono al 31 dicembre 2026. In secondo luogo, perché solo dopo la rendicontazione potremo sapere esattamente quali sono stati i ribassi d'asta, quali sono state le economie su tutte le misure del PNRR, che ovviamente hanno una contabilizzazione che esula da quello che può essere oggi anche uno stato previsionale. Sicuramente possiamo conoscere le economie che possono essere state realizzate fino ad oggi, ma sicuramente non possiamo prevedere le economie che saranno realizzate da qui al 30 agosto 2026.

Ho detto questo in relazione anche al fatto che, come voi sapete, il 4 giugno vi è stata una comunicazione della Commissione che, in relazione all'andamento generale del PNRR - non di quello italiano, ma di tutti i PNRR -, ha inteso proporre agli Stati membri alcune ipotesi non solo da analizzare, ma possibilmente anche da applicare per il raggiungimento degli obiettivi - non della spesa - dell'intero Piano.

In questo senso, devo dire che alcune proposte contenute nella determinazione della Commissione hanno visto questa maggioranza nella posizione di non percorrere alcune strade, che voglio qui ripetere. E, cioè, non abbiamo previsto capitalizzazioni di banche e istituti di promozione nazionale, contributi al programma europeo per la difesa, programmi spaziali UE, divisioni in parti del progetto di finanziamento. Non abbiamo perseguito ciò perché riteniamo che fossero da privilegiare altre soluzioni, quali il rafforzamento delle misure esistenti, la riduzione delle risorse per quelle misure che sappiamo non potevano raggiungere gli obiettivi al 30 giugno 2026 con rendicontazione entro il 30 agosto 2026.

Abbiamo sicuramente proposto, in questa riprogrammazione, cinque strumenti finanziari, peraltro di entità limitata, perché nell'insieme superano di poco i 5 miliardi di euro - quindi, una dotazione direi molto, ma molto modesta -, per cercare di raggiungere quegli obiettivi che possono essere comunque strategici per i cittadini, e il trasferimento dal comparto nazionale del programma InvestEU, che favorisce le piccole e medie imprese.

Perché questa sesta proposta di riprogrammazione e di revisione? Innanzitutto, devo dire che il Parlamento europeo, con un voto a larghissima maggioranza, aveva chiesto la proroga di 18 mesi di tutti gli interventi e di tutti i progetti che fossero in fase avanzata. La Commissione ha escluso la possibilità di una proroga, evidenziando che gli strumenti messi a disposizione nella comunicazione del 4 giugno potevano essere utilizzati dagli Stati per raggiungere i loro obiettivi e suggeriva anche, in via alternativa, di tagliare la dimensione dei Piani. Sotto questo profilo, voglio dire che la dimensione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dell'Italia rimane di 194,4 miliardi di euro, senza alcun taglio.

La Commissione, nella sua comunicazione, ha dettato anche tempi ben precisi attraverso i quali si debbano raggiungere gli obiettivi, cioè ha fatto presente che entro il 31 agosto devono essere rendicontati tutti i traguardi e gli obiettivi, entro il 30 settembre 2026 deve essere presentata la richiesta per il pagamento dell'ultima rata - nel nostro caso, la decima - e che la liquidazione della detta rata la Commissione provvederà a farla entro il 31 dicembre 2026.

Poiché da più parti si dice che la revisione del PNRR è un fatto solo italiano perché questo Governo sarebbe stato incapace di gestire il Piano, mi permetto di dare alcuni riferimenti che sono facilmente riscontrabili sul sito dell'Unione europea. E, allora, il Belgio, con un Piano di 5,9 miliardi, ha fatto sette proposte di revisione; la Germania, con un Piano di 30 miliardi, ha fatto una proposta di revisione pari a quattro revisioni; il Portogallo, con 22 miliardi, ha proposto revisioni nel numero di quattro; la Finlandia, con 2 miliardi, ha proposto quattro revisioni; l'Irlanda, con un miliardo, ha proposto cinque revisioni; la Repubblica Ceca, con 6,4 miliardi, ha proposto quattro revisioni; la Grecia, con 40 miliardi, ha proposto quattro revisioni; la Spagna, con 163 miliardi, ha proposto cinque revisioni; l'Italia, con 194 miliardi, ha proposto cinque revisioni. Non voglio dire di fare un rapporto tra entità del Piano e numero delle revisioni, perché, non essendo la matematica un'opinione, penso che sia già di per sé sufficiente (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare) - Commenti del deputato De Luca - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Ma io mi auguro che le facciano anche gli altri le revisioni, perché sennò fanno bucare tutti gli obiettivi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare). Quanto a questa revisione, voglio dire che la stessa, oltre che alla cabina di regia classica, è stata presentata a tavoli di confronto con il partenariato economico e sociale. Sono stati invitati 47 tra soggetti di natura sindacale, di natura imprenditoriale e del volontariato, così come previsti dal decreto ministeriale, e di questi 45 hanno accettato il confronto; 2 soggetti ci hanno fatto presente - tra cui la CRUI - che, essendo impegnati in altre attività, non potevano essere presenti, ma ci avrebbero fatto avere una loro memoria.

La revisione non intacca alcun piano che riguardi la salute, la cultura, l'istruzione e lo sport.

Quando dico “istruzione” non dico soltanto le scuole; dico “anche” perché voi sapete bene che la competenza del Ministro Valditara è anche riferita, ad esempio, agli asili e alle scuole materne. Nell'insieme è una revisione che, con realismo, mette a nudo alcune possibilità di crescita e alcune impossibilità di utilizzare le risorse a suo tempo stanziate. Per quanto riguarda Industria 5.0, ad esempio, abbiamo considerato l'attuale dotazione e richiesta che è pari a 2,5 miliardi. Non ci sarebbe stato bisogno di una revisione di questa misura, se non ci fosse stato detto dai competenti uffici che non vi era possibilità di posticipare il termine al 30 giugno 2026 per questa misura. Faccio presente che noi presentiamo oggi al Parlamento, come abbiamo fatto ieri al Senato, oggi alla Camera, questa proposta che non è una proposta che la Commissione ha già visto. È una proposta che mandiamo alla Commissione per verificare se poi la stessa è d'accordo o meno su quanto noi andiamo a prospettare. In compenso, abbiamo un importo significativo che posso prevedere, se sarà accettato e accolto, nell'ordine dei 2 miliardi sui contratti di filiera, un importo destinato ad aumentare l'attuale disponibilità dei contratti di sviluppo e un importo significativo, nell'ordine di 1 miliardo, per quanto riguarda gli IPCEI, che - voglio qui ricordare - sono progetti di ricerca su grandi temi europei che attengono all'idrogeno, alle batterie e alla salute.

Infine, la comunicazione della Commissione viene accolta per quanto riguarda l'incrementata dotazione finanziaria della misura 4.0.

Un argomento che è stato oggetto di parecchie agenzie è la situazione del programma GOL.

Sul programma GOL voglio essere chiaro e trasparente fino in fondo: noi avevamo tre obiettivi da raggiungere ed è un programma che è interamente affidato alle regioni. L'obiettivo dei 3 milioni di cittadini presi in carico è stato raggiunto; l'obiettivo dei 300.000 formati digitali è stato raggiunto. Vi erano poi 800.000 persone da formare e qui abbiamo fatto ben due ricognizioni con le singole regioni. Una all'inizio del mio insediamento e una nel mese di settembre. I dati ci dicono che, al 31 luglio, fossero state formate, rispetto alle 800.000 previste, 484.000 persone, pari al 74 per cento. Ma nel rapporto che c'è stato con le regioni, nel relativo accordo che c'è stato con le regioni, entro i limiti che erano stati previsti, si è ipotizzato che questa misura potrà essere realizzata nel numero di 600.000 formati. Uno dei motivi fondati che le regioni avanzano al riguardo è il seguente e cioè che molti di coloro che si sono iscritti, avendo trovato lavoro in corso d'opera, non avevano raggiunto il 50 per cento più 1 delle ore di formazione, che è il limite minimo per il quale l'Unione europea riconosce la formazione dell'individuo. Questo ovviamente è verificabile in alcune tabelle che abbiamo e che splitta in due situazioni: alcune regioni del Nord, dove ovviamente vi è una richiesta di occupazione notevole, che hanno risultati mediamente ugualmente buoni, ma non in grado di raggiungere l'obiettivo pieno, regioni del centro dove la situazione, invece, dell'obiettivo - faccio un nome perché io non ho problemi a dare i nomi delle regioni: Toscana - dove l'obiettivo è stato raggiunto, e regioni del Sud dove, in ragione anche - scusatemi lo devo dire -, di un maggior “tiraggio” della situazione di lavoro, di PIL e di quant'altro vi è una situazione molto più deficitaria. Ma con realismo si è proposta questa revisione.

Per quanto riguarda il MIT, voi sapete che erano stati inseriti anche i PINQuA. Alcuni di questa PINQuA … Noi con l'Unione europea continueremo a sottolineare la necessità di spostare il termine, ma poi bisogna essere realisti, perché se non ci sono le obbligazioni giuridicamente vincolanti, non si può andare avanti e questa è una premessa giuridica che tutti qui dentro conoscono. Ecco, sui PINQuA, laddove non vi sia l'obbligazione giuridicamente vincolante entro i termini previsti, trasferiremo questi importi o meglio compenseremo questi importi con il Piano nazionale complementare.

Vi sono difficoltà anche sul trasporto rapido di massa. Qui, in alcune realtà, vi sono dei problemi non solo autorizzativi, ma tecnici per i quali c'è stato segnalato che la misura non può essere realizzata e compensiamo questo con un numero di autobus che vengono ad essere caricati rispetto al Piano nazionale complementare e al Piano strategico della mobilità sostenibile.

Infine, sulle infrastrutture idriche, che è un tema molto delicato, noi abbiamo visto che in alcuni casi non si riesce proprio a concludere i lavori. Allora, abbiamo implementato di circa 800 milioni la dotazione che non viene ad essere spesa e abbiamo trasferito tutta questa partita in uno strumento finanziario, in modo tale che, sotto il profilo delle risorse idriche e delle infrastrutture idriche primarie, abbiamo messo in salvaguardia tutta quella che era la progettazione in essere e quella che può essere implementata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Dicevo prima che sulla salute non abbiamo toccato nulla di quanto è previsto. Ora, anche qui, vi sono polemiche che io non raccolgo, ma bisogna che un po' tutti ci facciamo carico dei dati perché i dati possono chiarire alcune situazioni.

Attualmente, il Ministero della Salute ha certificato spese per 6 miliardi e 155 milioni su una dotazione di 15,6 miliardi di euro che è la dotazione originaria, anzi, a dire il vero, questo Governo l'ha implementata di 500 milioni sul FOI e tramite il FOI per far fronte all'aumento dei prezzi.

Al riguardo, le misure di titolarità del Ministero della Salute sono state rendicontate e sono pari al 70 per cento dell'obiettivo. Il problema si presenta, ma è un problema per cui i diretti attori ci confermano avranno una soluzione, quando andiamo in quelle 4 tipologie di interventi che riguardano case di comunità, ospedali di comunità, Ospedale sicuro e le grandi attrezzature. Sulle grandi attrezzature voglio dire che penso che entro la fine dell'anno, o comunque al massimo entro il mese di gennaio, l'obiettivo sarà stato pienamente raggiunto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), perché, a fronte di 3.000 grandi apparecchiature, noi ne abbiamo 2.820 ad oggi collaudate.

Devo supporre che le 2.820 collaudate significhino anche 2.820 in funzione, e quindi una implementazione notevole sotto il profilo della diagnostica che dovrebbe aiutare, penso, il sistema sanitario. Riguardo alle case di comunità, molti ci hanno detto che nella precedente revisione noi avevamo tagliato i numeri. Ora, voglio far presente che gli obiettivi di oggi sono ancora, ancorché ridimensionati, molto indietro rispetto a una previsione che si poteva fare alla fine di settembre del 2025. Ciononostante, dopo due cabine di regia con le regioni, una nel mese di febbraio e una documentazione scritta messa nero su bianco dalle singole regioni nel mese di settembre, tutte le regioni ci dicono che raggiungeranno gli obiettivi del PNRR.

Quindi, quando si dice - ed è vero - che, ad esempio, delle case di comunità è stato concluso solo il 18 per cento degli interventi o degli ospedali di comunità solo 17 per cento degli interventi o dell'Ospedale sicuro solo l'11 per cento degli interventi, si dicono delle cose esatte. Ho i tabulati regione per regione, ma ve li risparmio. È una tendenza che si manifesta in tutte le regioni. Alcune perché ne hanno effettivamente uno stock notevole e, quando devi realizzare 200 case di comunità, è difficile che le concludi un anno prima del termine previsto, altre per difficoltà oggettive che sono state rappresentate e che ci dicono sono in via di conclusione.

Quello che però dovrebbe rilevare è che, ad esempio, per le case di comunità, rispetto al target, noi abbiamo il 123 per cento di cantieri avviati. Cioè, tanto per essere chiari, a fronte di 1.038 case di comunità come obiettivo PNRR, i cantieri avviati per le case di comunità sono circa 1.300. Quindi, penso vi sia un giusto margine, e così a scalare per le altre, per poter essere realisti senza essere ottimisti, con un raggiungimento degli obiettivi, salvo cause di forza maggiore che non posso prevedere oggi, come non le possono prevedere ovviamente le regioni.

Ma, rebus sic stantibus, posso dire che le regioni ci confermano che saranno raggiunti gli obiettivi. Per quanto riguarda il MASE, sulle case di comunità voi vi ricorderete che nella precedente riprogrammazione era stata presentata la richiesta di passare da comuni fino a 5.000 abitanti a comuni fino a 50.000 abitanti. Il tema è questo: a fronte di un'assegnazione di 2,2 miliardi di euro previsti, ad oggi abbiamo in corso di valutazione interventi per 200 milioni di euro. Dato che qui proprio di termini e di proroghe non ce possono essere, abbiamo dovuto prendere atto di fare una previsione, non di ordine statistico, ma di ordine effettivo, in relazione al fatto che circa i due terzi dell'obiettivo complessivo allo stato non paiono essere raggiungibili.

Ciò è anche condizionato - voglio essere chiaro - da un fatto, ossia che inizialmente le comunità energetiche dovevano avere il contributo del 100 per cento, ma, in relazione a quella che è l'interpretazione che l'Unione europea dà degli aiuti di Stato, questo contributo è stato ridotto al 40 per cento. Voi capite che cambiano i termini di confronto. Vi sono poi situazioni riguardanti l'idrogeno e il biometano dove non c'è un problema di mantenere lo stanziamento di bilancio, ma il problema è che non ci sono le domande.

Allora, sotto questo profilo, io sono andato personalmente a vedere due esempi diversi di utilizzo, ad esempio, dell'idrogeno: uno di Sapio a Porto Marghera, che ha avviato la costruzione dell'impianto, e l'altro all'Alstom di Cuneo, dove abbiamo visto il primo treno ad idrogeno che verrà consegnato e che dovrà procedere sulla linea non elettrificata Brescia-Edolo-Iseo. Sono indubbiamente dei momenti importanti perché dimostrano una possibile alternativa, però non dimentichiamoci che questa possibile alternativa ha attualmente una risposta dal mercato che, anche in ragione dell'alto livello del prezzo dell'idrogeno verde, scoraggia gli investimenti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

È una legge di domanda ed offerta questa, non è una legge di previsioni più o meno sbagliate. Come l'agrovoltaico o gli impianti di rifiuti non hanno soggetti che intendono attuarli. Questa è una previsione - scusatemi - che giustamente è stata fatta, ma a 8 mesi o a 9 mesi dalla conclusione del Piano, se ad oggi non vi sono domande dopo 4 anni, dubito che arrivino le domande quando si sa benissimo che non si ultimano i progetti entro il 30 giugno (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Uno dei temi che è stato più volte sottolineato è quello dei 60.000 posti per gli studentati universitari.

Anche qui, al di là della demagogia, voglio far presente che gli studentati universitari non li doveva realizzare il Governo. Sono stati fatti dei bandi per chiedere la disponibilità da parte di terzi, compresi i soggetti pubblici, a mettere a disposizione, in relazione a un contributo che viene assegnato, degli alloggi da destinare agli studenti universitari. Ad oggi le domande superano il limite delle 60.000, ma vi è un piccolo particolare: entro il 31 marzo soltanto 30.000 - io dico prudentemente, poi, se saranno di più, lo vedremo - dei 60.000 offerenti sono in grado di poter mettere a disposizione questi posti.

Per gli altri occorre più tempo, ed è stato il motivo per cui è stato realizzato uno strumento finanziario che consenta alla misura di poter espletare tutto l'obiettivo fino in fondo senza che sia tagliato né un posto, né un euro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Voglio però dire, dato che spesso e volentieri si fanno raffronti sbagliati, che all'inizio del PNRR i posti a disposizione erano 40.000. Alla fine di questa cura saranno 100.000, e mi pare che la differenza si veda (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Inoltre, vengono implementate le borse di studio per gli studenti in difficoltà socioeconomiche per un importo pari a circa 150 milioni di euro.

Un ulteriore tema che è stato oggetto di varie vicissitudini è quello del Piano Italia a 1 Giga. Sul Piano Italia a 1 Giga vi sono state ormai rappresentate in più occasioni delle difficoltà attuative, da una parte perché si evidenzia un incremento dei costi delle materie prime, dall'altra per mancanza di manodopera, dall'altra, infine, dobbiamo considerare che il bando, che ha previsto due soli soggetti attuatori e ovviamente è stato emesso in altro periodo, lascia soltanto la possibilità di concludere ai due soggetti attuatori.

Anche in questo caso, ad evitare che le zone grigie d'Italia non siano collegate sotto il profilo della possibilità di accedere effettivamente a linee che consentano di utilizzare gli strumenti dei collegamenti veloci e delle linee veloci, soprattutto nell'ambito dell'informatica, è stato realizzato uno strumento finanziario di entità modesta, che consentirà entro i prossimi due anni di raggiungere l'obiettivo che era stato previsto come numero non di abitazioni, ma di numeri civici. Infatti, in passato si è fatta confusione tra abitazioni e numeri civici, perché nelle abitazioni c'è ovviamente un numero di collegati, nei numeri civici ce n'è un altro, dal momento che in un numero civico possono esservi anche quattro collegamenti.

Infine, devo soltanto dire che nessuno ha la sfera magica di cristallo per dire che abbiamo fatto tutto e tutto bene. Sicuramente questa revisione, che non segue quella di due mesi fa - perché quando dissi che quella era una revisione tecnica, dissi che era una revisione tecnica, mentre questa è una revisione che non è tecnica -, è una revisione che ha come obiettivo quello di consentire al Paese di potersi presentare in Europa e dimostrare che il piano economicamente più pesante di tutta l'Unione europea è stato realizzato nei suoi obiettivi (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare), che non sono obiettivi di spesa ma sono obiettivi di qualità, obiettivi di performance, obiettivi di riforme. E, in tal senso, devo dire che è un piano che attraversa quattro Governi.

Ora, poiché è facile dire “voi avete tolto 14 miliardi, voi avete tolto 23 miliardi”, nel senso che li avete riprogrammati, sommiamoli pure tutti: arriviamo a 40 miliardi. Quindi, il valore è del 25 per cento del Piano, ma l'altro 75 per cento - vorrei farlo presente all'Aula - sono misure che erano già state scelte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E noi ci facciamo carico di tutte le misure, perché l'obiettivo è raggiungerle tutte, non una parte.

Quindi, capisco e so bene qual è il tema politico. So bene anche che vi è, e non mi illudo che non vi sia, polemica politica. Aggiungo, però, che il raggiungere gli obiettivi del Piano non è la vittoria di un Governo piuttosto che di un altro. Ieri ho sentito dire che questo è il Piano della Meloni. Io non farei questa previsione neanche sul piano politico, oltre che sul piano giuridico, perché è evidente che un Piano che attraversa quattro Governi, e forse è uno dei pochi piani così impattanti…

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Sono tre!

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. No: “Conte 1”, “Conte 2”…

PIERO DE LUCA (PD-IDP). “Conte 1”, no. “Conte 2”, Draghi (Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Silenzio, cortesemente, facciamo finire il Ministro. Facciamo finire il Ministro. Prego, Ministro, concluda.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Poi vi dirò perché “Conte 1”. Comunque, tre Governi, va bene, onorevole De Luca? Attraversa tre Governi. Se volete andare a vedere un Piano che attraversa tre Governi e viene realizzato fino in fondo, in un periodo che va dal 2021 al 2026, io penso che sia, scusatemi, un biglietto da visita per l'Italia di cui bisognerebbe andare fieri. Perché tradizionalmente ogni Governo successivo smonta del tutto il Piano precedente.

Se poi vogliamo andare a vedere gli obiettivi, il risultato più rilevante è che una macchina, che tradizionalmente era molto parca in appalti, affidamento lavori, esecuzione lavori e conclusione lavori, oggi - come dimostra il numero dei progetti conclusi - in fase di conclusione e in attivazione è perfettamente funzionante.

Poi, che non tutti raggiungano gli obiettivi posso crederlo, perché chiaramente possono esserci anche delle complicazioni in corso di esecuzione dei lavori. Ma che sicuramente si sia data una scossa attraverso questa programmazione, con questo strumento, ciò è indispensabile.

Aggiungo solo un flash. Se noi raggiungiamo questi obiettivi, avremo più forza per quanto riguarda il quadro finanziario pluriennale, perché voi sapete perfettamente che, in quel quadro, Coesione e PAC sono inserite in un unico fondo. Se l'Italia raggiunge questi obiettivi e dimostra all'Europa la capacità di saper prevedere e, quindi, di saper intuire quali sono le cose che si possono fare e quelle che non si possono fare, diamo più forza a chi in Europa si sta battendo per avere la PAC fuori da questa vicenda del piano unico e i fondi di coesione ancora in un rapporto effettivo, determinante delle regioni (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

(Discussione)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

È iscritta a parlare la deputata Giulia Pastorella. Ne ha facoltà.

GIULIA PASTORELLA (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ministro, sono stupita del suo stupore, nel senso che chiunque abbia onestà intellettuale, un approccio non ideologico e pensi al bene del Paese non si dovrebbe stupire che un Piano che, in effetti, passa tre Governi, che dovrebbe fare debito (ricordiamoci, debito buono), che dovrebbe permettere investimenti, che dovrebbe permettere riforme, non venga smantellato. Anche perché, mi spiace farlo notare, non poteva essere smantellato: vi è il buon vincolo esterno per il fatto che sono fondi comunitari, in un programma che tocca tanti Paesi dell'Unione europea. Ecco, questa è la premessa. Quindi, non solo non ha senso e non doveva essere smantellato, ma non poteva essere smantellato. E, quindi, con grandissima onestà intellettuale, in maniera molto collaborativa, noi da sempre diciamo che dobbiamo farlo funzionare.

In effetti, non è solo questione di quanto si spende, ma di raggiungere gli obiettivi, e alcuni di questi obiettivi ci fanno immensamente piacere. Penso a quello, che ha appena menzionato, delle liberalizzazioni dei servizi pubblici locali, che sono un'ottima cosa; e meno male, ancora una volta, che abbiamo questo vincolo esterno che ci permette di fare delle riforme, per esempio in senso concorrenziale.

Eppure, mi permetto di dire che i dati che lei stesso ci ha ricordato ci fanno temere e forse dubitare che questi obiettivi saranno raggiunti e questa spesa sarà raggiunta. Non devo ricordarlo che abbiamo speso 86 miliardi di euro sui 194 totali, e che 100.000 dei quasi 450.000 progetti finanziati sono ancora in corso di esecuzione, ma neanche in via di conclusione.

E quindi, pur auspicando che tutti noi, che tutto il sistema Paese non sia quella macchina che non funziona che ci ha giustamente descritto lei, e che al contrario si dimostri essere una macchina che funziona, ci sembra che stiamo facendo fatica.

Purtroppo, è un dramma annunciato, in particolare se pensiamo ad alcune misure che da tempo segnaliamo come critiche, una fra tutte, Transizione 5.0: solo 1,7 miliardi sui 6,2 disponibili sono stati “prenotati” dalle imprese e, purtroppo, sono stati spesi meno di 350 milioni. Un disastro - ripeto - annunciato, per cui noi da tempo le suggeriamo di ritornare a meccanismi che funzionano, come Transizione 4.0, cosa che adesso finalmente state facendo, oppure, se proprio c'era bisogno di inventarsene di nuovi, visto che vi piace molto paragonare il nostro Paese agli altri Paesi che stanno ottenendo fondi del PNRR, forse si poteva pensare a strumenti semplici, come quello della Spagna per la digitalizzazione delle PMI, il kit PMI, che in pochi mesi ha permesso di spendere 2 miliardi e di digitalizzare quasi 500.000 piccole e medie imprese, con rendicontazione facilissima e un meccanismo davvero semplice. Quindi, o torniamo a quello che funziona, oppure, invece di chiedere proroghe, come avete tentato di fare per forzare il funzionamento di Transizione 5.0, si poteva semplicemente immaginare meccanismi più semplici, magari copiando dai vicini, non solo per misurarsi su quante revisioni, ma anche per vedere cosa facevano.

Siedo nella Commissione che si occupa di telecomunicazioni e, anche lì, il Piano Italia a 1 Giga non è assolutamente solo colpa di questo Governo. Ci trasciniamo i problemi delle mappature e delle finte aree nere coperte, che poi coperte non sono, l'abbiamo segnalato in più interrogazioni, però la risposta a tutte le nostre interrogazioni è sempre stata: no, ma, in qualche maniera, funzionerà. E, addirittura, la cosa che mi ha fatto sorridere è che abbiate negato quello che poi, invece, adesso state facendo, ossia, per esempio, ricorrere alla connessione satellitare per coprire alcune di queste aree interne che non erano coperte. In un'interrogazione in quest'Aula - che ho rivolto a un altro Ministro, non a lei -, ci è stato risposto “no, noi di satelliti non ce ne occuperemo”, quando c'era già in essere un bando in Lombardia. Adesso, evidentemente, volete arrivare a questa soluzione per il resto del Paese. Quindi, bene che ci si sia resi conto della necessità di un cambio di marcia e speriamo che arrivi in tempo, perché il tempo, purtroppo, è tiranno.

La maniera più semplice per stare nei tempi, ovviamente, è tagliare e alcuni di questi tagli sono preoccupanti, non tanto il taglio al numero degli iscritti al Piano GOL. Capiamo, per carità, che tanti di questi iscritti, poi, non abbiano completato i corsi, perché sono andati sul mercato del lavoro; in effetti, citate sempre il tasso di occupabilità, come uno dei grandi risultati di questo Governo. A noi, però, preoccupa non solo quanti siano occupati, ma in che maniera lo siano. Il lavoro povero e il vostro rifiuto di accettare la proposta del salario minimo sono due temi legati all'occupabilità, quindi non solo “quanti”, ma anche “come” e “a che prezzo” paghiamo i nostri lavoratori.

E poi, oltre ai tagli di questo genere, ci sono anche i tagli per le aree interne, che ci preoccupano molto. Nel corso delle varie revisioni, ci sono stati drastici tagli del 75 per cento, eliminando anche i 300 milioni dedicati alla riqualificazione dei beni confiscati alle mafie, che ci pareva una misura di tutto buonsenso e che, invece, è stata spazzata via nelle varie revisioni.

E, poi - l'ha ammesso anche lei, giustamente -, c'è quello che io chiamerei, forse in maniera un po' cattiva, una sorta di “illusionismo contabile”, però di questo si tratta, cioè, per evitare di andare contro il muro della scadenza del 2026, tramutare alcune di queste (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo. È iscritta a parlare l'onorevole Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Grazie, signor Ministro. La ringraziamo per la serietà, la chiarezza e la precisione con cui ha illustrato lo stato del PNRR e questa rimodulazione. Si tratta di scelte che condividiamo nello specifico e anche nell'impostazione di fondo, che lei ha spiegato molto bene, in maniera davvero molto argomentata.

Partiamo da alcuni dati che abbiamo ascoltato nella sua relazione: il 54 per cento degli obiettivi raggiunti dall'Italia, su una media europea del 38 per cento, è un dato rilevante (ci tengo a sottolineare questo, anche a nome del gruppo di Noi Moderati); il 72 per cento delle risorse erogate e, soprattutto - lei lo ha dichiarato e riaffermato qui - e il fatto che il Piano rimanga a capienza invariata, nessun taglio ai 194 miliardi confermati. Ma non solo: vi è l'annuncio dell'ottava rata entro il mese di novembre.

Credo che questi siano alcuni passaggi fondamentali della sua relazione, che non ci può che vedere vicino e, chiaramente, a sostegno di tutto il lavoro che lei ha fatto e che il Governo sta facendo, insieme ad altri passaggi, anche in prospettiva. Mi riferisco, per esempio, all'annuncio con riferimento ai 17.000 precari della giustizia, che verranno assunti (i 7.000 che ancora mancavano). Mi sto soffermando, ovviamente, su alcuni punti che ho ascoltato questa mattina. Vi è anche la spiegazione molto chiara di quello che ha funzionato e di quello che ha funzionato meno nel Piano GOL e che ha portato a fare alcune scelte che sono, chiaramente, in questa rimodulazione. Il fatto che non si tocchino - va detto chiaramente - istruzione, cultura e salute, con tutta la prospettiva anche sulle case di comunità, con la precisione che ha portato anche su questi punti, e sullo sport.

Parto da questo, da ciò che abbiamo ascoltato, per ribadire che riteniamo che questa revisione - come è stato spiegato - non sia affatto un passo indietro, come qualcuno vuol far intendere, ma un atto di responsabilità per superare le criticità ereditate, rimodulare le risorse non attuabili e rafforzare le misure esistenti, ricorrendo a strumenti finanziari innovativi, come il programma InvestEU, e a incentivi per investimenti strategici. Una rimodulazione, dunque, ben studiata, frutto del lavoro intenso di ricognizione con le amministrazioni titolari, il partenariato economico-sociale e i servizi di Bruxelles, che ha permesso di mettere in sicurezza le risorse e di allineare il Piano alle nuove esigenze geopolitiche ed economiche, senza sconvolgimenti, ma con un focus fatto di efficienza e concretezza.

Come ha sottolineato anche la nostra Premier Meloni nella Cabina di regia, siamo un primato europeo lodato persino dal Fondo monetario internazionale - credo che sia giusto ricordarlo - per la rigorosa attuazione. Questo non è frutto del caso, ma di una pragmaticità che ha permesso di superare le criticità ereditate. È un Piano, una rimodulazione che privilegia la sostanza sulla forma, la concretezza sulle ideologie, e, soprattutto, che vede un'attenzione particolare per le priorità che anche noi condividiamo: famiglie, imprese e sostegno a chi ha più bisogno.

Una voce importante è quella legata all'agricoltura, all'incremento di 2 miliardi per i contratti di filiera, e tutto il sostegno alle imprese, che vede una rimodulazione che potenzia gli incentivi verdi, come Transizione 5.0, con risorse non utilizzate che vengono ricollocate verso sovvenzioni e crediti di imposta per l'innovazione e la sostenibilità. Pensiamo ai 4,7 miliardi non spesi entro dicembre 2025, che ora potranno essere destinati a contratti vincolanti per investimenti in efficienza energetica, neutralità tecnologica e transizione giusta.

Il MIMIT vede salire a oltre 30 miliardi, un terzo in più rispetto al Piano originario, proprio le risorse per puntare sulle imprese come volano di sviluppo. Lo dico, ovviamente, con favore a nome del mio gruppo e anche come vicepresidente della Commissione attività produttive che ha seguito e segue in maniera costante questi aspetti. È chiaro che la velocità dell'evoluzione tecnologica è cresciuta in maniera esponenziale in questi cinque anni e il PNRR non può non cogliere questi cambiamenti, se vogliamo che davvero rappresenti quell'occasione per colmare lacune, superare problemi e rilanciare la crescita.

Chiaramente, abbiamo anche un'attenzione importante per il Sud: oltre al 40 per cento dei fondi già destinati al Mezzogiorno, si rafforza il coordinamento attraverso il nuovo Dipartimento per il Sud, che assorbe la struttura ZES e accelera infrastrutture e attrazione di investimenti. Abbiamo voci importanti sul tema del sociosanitario, delle infrastrutture sociali e delle comunità energetiche rinnovabili. Pensiamo alle proroghe per il digitale e anche per la banda larga e le reti idriche. Lei ha spiegato molto bene perché si può andare avanti col tema delle reti idriche, appunto, in continuità.

Insomma, sembrava che l'Italia perdesse i fondi, non perderà nulla e andiamo avanti. Condividiamo soprattutto la parte finale del suo intervento…

PRESIDENTE. Concluda.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Non si tratta di una rimodulazione tecnica, questo è stato evidente, ma di una rimodulazione che ci permette di andare in Europa con spese di qualità e performance, guardando alla qualità.

Condividiamo le scelte, Ministro, siamo con lei. Monitoreremo, chiaramente, l'avanzamento di questo PNRR, dando un parere assolutamente favorevole e di sostegno a quanto lei oggi ci ha relazionato (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, il PNRR - è stato detto tante volte - doveva essere un'opportunità di rilancio per il nostro Paese, temo sia diventata una grande occasione perduta. E, nonostante il PNRR abbia rappresentato un'enorme novità sotto il profilo generale, perché per la prima volta il debito europeo è stato messo in comune per generare sviluppo, ho l'impressione che il Governo abbia guardato a un altro aspetto del PNRR e, attraverso numerose revisioni, ripensamenti, avete sapientemente orientato e individuato Palazzo Chigi come soggetto unico della programmazione della spesa e scegliendo - altrettanto sapientemente, direi - soggetti attuatori e obiettivi indipendentemente dall'efficacia e dall'efficienza di queste scelte. Quindi, conseguentemente, di questo ve ne deve essere dato atto, avete costruito quelle relazioni con mondi finanziari e imprenditoriali che una parte di questo Governo non aveva prima dell'insediamento. Quindi complimenti per questa scelta, che temo, però, risulti essere un disastro per il Paese.

Noi siamo preoccupati, signor Ministro, al di là delle sue dichiarazioni, perché gli obiettivi principali del Piano sembrano essere completamente pretermessi. La coesione territoriale e la parità di genere, i giovani, erano l'anima - com'è noto - del Piano. Attraverso interventi trasversali avremmo dovuto imperniare intorno a queste figure ognuno degli investimenti previsti dal PNRR e, invece, giovani e donne - com'è noto, e questo non può essere obiettato - sono scomparsi dal Piano, e l'ultima proposta di revisione rappresenta proprio una pietra tombale per queste categorie. Faccio velocemente: sono scomparsi i 60.000 nuovi alloggi per studenti universitari, nonostante questo sia stato più volte smentito, signor Ministro, e attendo di ascoltare la sua replica; così come è uscito dal Piano il potenziamento dei centri per l'impiego: mi chiedo come sia possibile immaginare di riavvicinare al mondo del lavoro categorie che spesso sono ai margini senza investire nei luoghi che sono preposti a realizzare quello. E poi c'è un'altra cosa, signor Ministro, che è paradigmatica del vostro agire: circa una settimana fa, lei ha smentito categoricamente la cancellazione dal Piano di 100.000 posti negli asili nido. Signor Ministro, non è vero, e lei lo sa anche meglio di me, perché, a proposito di obiettivi - perché lei ha correttamente parlato non di spesa, ma di obiettivi -, per raggiungere l'obiettivo legato a questa voce, avete rivisto addirittura le regole sugli obiettivi su base regionale. E, se l'Italia raggiungerà il target europeo al 2030, lo farà soltanto perché c'è, e avete santificato, una divaricazione assurda fra Nord e Sud. Il 33 per cento dei posti in asilo nazionali li avremo soltanto perché avete consentito a Lombardia, Piemonte e Veneto di superare il 60 per cento, il 70 per cento, l'80 per cento, mentre Campania, Calabria e Puglia raggiungeranno a malapena il 10 per cento.

Giusto per essere ancora più chiari, e forse questa cosa, signor Ministro, andrebbe detta in questi giorni di campagna elettorale, per esempio in Calabria: a Reggio Calabria, solo un bambino su 20 avrà la possibilità di andare in asilo, mentre, a soli mille chilometri di distanza, in una zona più vicina alla sua residenza, i bambini da 0 a 3 anni che oggi possono andare all'asilo sono 6 su 10, mentre il 99,28 per cento di quelli fra i 3 e i 6 anni frequenta una scuola d'infanzia.

È una situazione agghiacciante, signor Ministro, che si spiega con la vostra assoluta indifferenza rispetto al destino di una parte di questo Paese, che è il Mezzogiorno. Rispetto al quale, signor Ministro, il PNRR non era un'occasione, era l'opportunità più importante, ma, a furia di revisioni, abbiamo perso il conto di quante misure sono state tagliate per il Mezzogiorno. La percentuale del famoso 40 per cento di investimenti al Sud è circondata da un alone di mistero. Nei documenti ufficiali ci viene ripetuto che continua ad essere rispettata, ma, a guardare i dati e i definanziamenti, mi permetta di dire, qualche dubbio viene. Dalle misure più piccole a quelle più grandi, in queste sei revisioni, il Mezzogiorno è stato colpito più di altri territori. Risorse che sono state spostate di qua e di là. Per fare qualche esempio, il PINQuA - che con questa revisione esce definitivamente dal Piano -, fino ai 9,5 miliardi di euro tolti all'Alta velocità in Calabria. Tagli che si sommano, poi, a quelli fatti in questi anni a carico del Sud: parliamo della decontribuzione, parliamo della ZES, parliamo di questa cosa incredibile che avete creato, questo mostro che avete creato, per dare un contentino a un nuovo Ministro.

Signor Ministro, potremmo parlare di tante cose che, tutte insieme, mettono in fila il vostro totale disinteresse nei confronti del Mezzogiorno. Lo dico una volta per tutte, signor Ministro, se pensate che l'orizzonte della vostra attenzione al Sud si limiti a quell'inutile ponte vi siete sbagliati. Non comprerete i cittadini del Mezzogiorno semplicemente dicendo loro che state investendo una quantità di soldi abnorme e del tutto inutile su un'infrastruttura che non serve a niente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Poi c'è un altro dato che ci lascia molto perplessi, che è una confusione. Perché sei revisioni su tre in soli tre anni non possono suggerire altro che confusione e, probabilmente, anche un'acclarata - a questo punto - incapacità di ogni singolo esponente di questo Governo, compreso evidentemente il Presidente Meloni, di gestire i grandi progetti.

Il PNRR, signor Ministro - a proposito di quello che è stato detto -, è stato un regalo che avete ereditato, una dote di quasi 200 miliardi di euro che credo qualunque Governo, in tutto il mondo, vorrebbe ricevere.

PRESIDENTE. Concluda.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Ed era soprattutto un risultato per il Paese, per il quale nessuno di voi ha portato il minimo contributo. Il vostro unico lascito - credo - che la storia narrerà rispetto all'attuazione del Piano è un fallimento rispetto a un progetto che l'Europa e una parte di questo Paese hanno voluto per provare a superare alcune critiche divergenze fra Nord e Sud, e che invece, con le revisioni e con la gestione malaugurata del PNRR che state portando avanti, non verranno portate a termine (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole De Monte. Ne ha facoltà.

ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, colleghi e colleghe, oggi trattiamo della revisione del PNRR, ma io cercherò un po' di riavvolgere il nastro sulla storia di questa importante misura, perché sarebbe anche opportuno ritrovare un senso di unità e sgomberare il campo rispetto a delle divisioni che non ci dovrebbero essere.

Per fare questo vorrei ricordare l'origine, un'origine senz'altro positiva perché si dice spesso che le grandi evoluzioni, nel senso dell'integrazione europea, si sono avute grazie a grandi leader, a grandi scelte, ma anche - dobbiamo dire - per effetto di grandi difficoltà, di crisi, che hanno messo l'Unione europea di fronte alla necessità di cambiare rotta, appunto nel senso dell'integrazione.

Ebbene, uno di questi casi è stato senza dubbio la pandemia, che ha costretto gli Stati membri a mettere insieme le loro forze e anche arrivare a quel famigerato debito comune che da tanti anni era auspicato, ma che non si era mai raggiunto. E questo lo si è fatto con un programma. Noi spesso parliamo di PNRR, devo dire in maniera ovviamente coerente, ma, in realtà, il programma complessivo si chiama Next Generation EU, che all'interno ha il Recovery and resilience facility, ma l'obiettivo allora degli Stati membri e della Commissione europea era quello di creare un'Europa per le nuove generazioni. In questo senso, devo dire anche con degli oneri, perché sappiamo bene quali sono gli obiettivi di restituzione dei prestiti. Però questo era l'obiettivo e la necessità era attraverso lo strumento, che oggi vede questi due acronimi che sono la ripresa e la resilienza, ma, se noi andiamo a cercare le motivazioni originarie, anche gli articoli del tempo, troviamo che il punto fondamentale era quello della resilienza.

La ripresa era necessaria perché ricordiamo bene la pandemia quale crisi portò, quindi la necessità di avere una fortissima iniezione di fondi nell'economia, concentrati in un ristretto lasso temporale. Ovviamente, anche con la necessità di avere degli obiettivi e delle misure che permettessero anche un'evoluzione degli Stati membri nel senso del rinnovamento, dell'innovazione e delle riforme che erano necessarie.

Ma il punto fondamentale - vorrei ricordarlo - era quello della resilienza. Cioè, l'obiettivo della Commissione europea, per volontà degli Stati membri, era di rendere l'Unione europea più forte, più resiliente, più resistente rispetto a crisi che si potevano ancora realizzare. Purtroppo la storia ci ha consegnato molto presto quali sono state queste crisi, che ben conosciamo: crisi geopolitiche, l'invasione russa nei confronti dell'Ucraina, la crisi energetica, quello che stiamo vivendo tuttora, anche rispetto agli aspetti più commerciali.

Dobbiamo dire che, però, la scelta è stata difficile rispetto ai progetti e ai soggetti attuatori. Un grandissimo numero di progetti, un grandissimo numero di soggetti attuatori, Presidente, signor Ministro: è senz'altro la più grande opera mai lanciata, la più grande sfida, proprio perché è costituita da oltre 447.000 progetti, come ha ben ricordato il Ministro.

Chi ha amministrato un comune - molti tra di noi lo hanno fatto - sa bene quanto possa essere complesso anche solo un cantiere per la necessità di rivedere il progetto, per la necessità magari addirittura di riassegnare i lavori, per la mancanza di materia prima per realizzare il cantiere stesso, per la necessità di cambiare gli importi, per la revisione dei costi. Tutte cose che conosciamo molto bene. Ecco, pensiamo cosa possa significare questo rispetto a un'opera gigantesca, fatta a sua volta di tantissimi cantieri. Ebbene, una complessità come dicevo mai vista prima, però questo Governo…prima si è discusso in ordine a quanti tra i Governi, ma comunque questo Governo non ha fatto quella scelta originaria; ciononostante si è assunto la piena responsabilità - che viene definita responsabilità amministrativa, ma anche politica - di portare avanti quelle idee che non erano le idee di questo Governo; ma ciononostante con responsabilità e con capacità politica è riuscito a portare avanti - io dico in maniera egregia - il percorso che era stato avviato. E io auspicherei - anche da parte dei gruppi dell'opposizione che di quel Governo facevano parte, di quei Governi facevano parte - quel senso di responsabilità che, dinanzi all'Unione europea, ci dovrebbe vedere tutti uniti e non creare divisioni su ogni possibile campo.

Ecco che lo stato dell'arte - lo ha illustrato il Ministro - ci porta a questi dati: sono stati raggiunti 334 obiettivi e traguardi, pari al 54,4 per cento del totale previsto; sono stati ottenuti diciamo i risultati di sette rate; sono stati ricevuti 140 miliardi di euro, pari al 72 per cento delle risorse complessive del PNRR. Se noi pensiamo alla prossima legge di bilancio, abbiamo ben chiaro quanto questo possa significare. E ancora, di questi 447.065 progetti finanziati il 96 per cento risulta essere concluso, in via di conclusione o in corso di esecuzione e sono stati validati - anche questo dato lei ci ha dato, signor Ministro - 86 miliardi di euro attraverso il monitoraggio che c'è attraverso ReGiS.

È ovvio, come dicevo prima, che, se questo vale per i progetti di enti locali più piccoli, immaginiamoci quanto sia necessario dare un senso di adeguamento rispetto ad un piano di così grande portata.

Quindi proprio questo senso di responsabilità ci porta ad una rimodulazione finanziaria di 34 misure per un ammontare del 7,3 per cento e si ha questa rimodulazione che riguarda vari campi, che sono quelli appunto dei trasporti, di ambiente e sicurezza, di università e ricerca ed anche il rafforzamento di misure esistenti, con il rafforzamento di quelle che hanno la possibilità di arrivare ad un risultato efficiente. Questo vuol dire agire con continuità amministrativa, ma soprattutto con una scelta politica assolutamente oculata. E abbiamo anche esempi di misure potenziate che sono, ad esempio, Transizione 4.0, progetti importanti di interesse comune europeo e anche nuovi strumenti, per cui si fa riferimento, ad esempio, ai trasferimenti, ad InvestEU. Quindi, desidero ringraziare davvero l'allora Ministro Fitto e, oggi, il Ministro Foti, per il grande lavoro che è stato fatto, e tutto il Governo perché, comunque, oggettivamente, queste prospettive non erano facili da raggiungere, se ricordiamo, appunto, quanto venne stabilito all'origine. Proprio questa ragione ci deve indurre ad appoggiare le scelte che oggi riguardano l'innovazione e mi avvio verso la conclusione per dire anche una cosa.

C'è un elemento che avrebbe dovuto caratterizzare le scelte di questi progetti perché, se noi guardiamo all'obiettivo europeo, abbiamo un criterio. Questo criterio si chiama “valore aggiunto europeo” che caratterizza le scelte della progettazione europea nel senso che deve travalicare … l'utilità di questi progetti dovrebbe andare oltre i confini nazionali; questo è il senso dei progetti europei, altrimenti avremmo potuto fare tantissime cose con fondi delle amministrazioni locali, con fondi delle regioni, con fondi nazionali. Ebbene, oggi, quello che trovo è la saggezza di andare avanti esattamente in questa direzione, perché, se noi consideriamo quanto detto - vale a dire Transizione 4.0, i progetti di interesse comune europeo, ma anche la scelta delle risorse - troviamo esattamente questa direzione. La troviamo anche nella scelta eventualmente di utilizzare InvestEU, che ricordo essere una misura che è stata introdotta nell'VIII legislatura, con il cosiddetto Piano Juncker, poi portata anche nella IX e ancora oggi esistente. Quindi il senso è esattamente questo. La direzione poteva essere cambiata, doveva essere cambiata per alcune scelte, per alcuni progetti e ritengo che la scelta sia stata fatta in maniera assolutamente adeguata e corretta per due ragioni. Innanzitutto, per cercare di utilizzare tutte le risorse disponibili, ma anche cercando di trovare…

PRESIDENTE. Concluda.

ISABELLA DE MONTE (FI-PPE). …quegli obiettivi europei che sono quelli che dobbiamo raggiungere. Quindi è un buon Governo italiano, un buon Governo a livello europeo e io credo che, per questa ragione, la proposta debba essere da noi sostenuta (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, come immagino lei intuisca, la sua comunicazione per noi è del tutto insoddisfacente, ci è apparsa più come un resoconto di tipo ragionieristico che un'informativa sulle scelte politiche sottese a questa nuova rimodulazione del PNRR che avete deciso di portare avanti. Ad ogni modo, i dati che ci ha fornito non rispecchiano a nostro avviso il reale stato delle cose, né giustificano l'abbandono degli interventi legati alla transizione ecologica a favore del vostro nuovo pallino fisso: il riarmo, una sciagura per il nostro futuro inutile, sia nel senso dello sviluppo che delle garanzie occupazionali.

Basti pensare che - come avrò modo di evidenziare anche durante il question time con il Ministro Urso proprio oggi - l'aumento della spesa per la Difesa, così come gli investimenti canalizzati sul settore non generano gli stessi benefici occupazionali di investimenti in educazione, sanità e ambiente. Numerosi studi dimostrano che, in un periodo di vent'anni, un aumento dell'1 per cento della spesa militare riduce la crescita economica del 9 per cento. Se Germania, Italia e Spagna tra il 2013 e il 2023 avessero investito i rispettivi 22,5, 16,3, 10,6 miliardi di euro in protezione ambientale, anziché in armamenti, il numero di posti di lavoro sarebbe stato di 139.300, contro gli 86.300 che ci sono stati in Germania; 147.100, contro i 47.600 che ci sono stati in Italia; 107.500, contro i 63.300 che ci sono stati in Spagna. L'effetto positivo sull'occupazione sarebbe stato ancora più significativo se la stessa spesa fosse stata destinata a sanità o istruzione, con un numero potenziale di posti di lavoro annui generati dagli stessi investimenti di 139.000 in Spagna e di 293.000 in Germania.

L'industria bellica richiede tecnologie sofisticate, ma pochi addetti per unità di capitale investito, mentre sanità, istruzione e ambiente - gli ambiti su cui continuiamo a chiedervi di investire - creano occupazione diretta e indiretta. Peraltro sono investimenti che, oltre a migliorare la qualità dei servizi nei territori, hanno un potente effetto moltiplicatore perché contribuiscono all'attivazione di filiere produttive locali. Un caso emblematico di come gli investimenti in armamenti non generano occupazione è quello della tedesca Rheinmetall, che controlla la fabbrica sarda di bombe RWM e ha visto crescere il proprio valore in Borsa del 300 per cento dal 2002 al 2024, aumentando i propri dipendenti solo del 15 per cento, a dimostrazione che i capitali bellici premiano solo gli azionisti e non certo i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Parallelamente, la Germania ha tagliato 2 miliardi di euro dal budget per le energie rinnovabili, settore che, secondo le stime di IRENA, genera 42 posti di lavoro per ogni milione di euro investito, contro i 14 del settore militare.

È quindi certificato che ogni euro investito in armamenti generi meno posti di lavoro rispetto agli stessi investimenti in sanità, istruzione e ambiente. Anche per questo vi chiediamo ancora una volta di abbandonare questa scelta e di escludere categoricamente la possibilità per l'Italia di dirottare i fondi per le politiche di coesione verso la spesa per la difesa, l'industria bellica e la mobilità militare. Peraltro non è neanche vero che la spesa militare stimoli l'innovazione tecnologica con ricadute civili, perché le tecnologie digitali, energetiche e biotecnologiche avanzano oggi più rapidamente in ambito civile che in quello militare.

La corsa al riarmo rappresenta per noi non solo una follia politica, che aumenta i rischi geopolitici, ma anche un grave errore economico, che sacrifica l'occupazione di qualità sull'altare dei profitti finanziari. Vorremmo poi che abbandonaste la guerra al Green Deal, che adottaste politiche di giusta transizione, con una gestione sinergica delle risorse del PNRR e di altre disposizioni, da quelle ordinarie a quelle del Piano sociale per il clima, e che elaboraste un piano di mobilità sostenibile e un progetto industriale, con l'obiettivo della piena occupazione, della lotta contro le diseguaglianze, la povertà energetica e la povertà dei trasporti, anche attraverso un reale confronto con le parti sociali e la società civile organizzata. Vorremmo che incentivaste finalmente le rinnovabili e rivedeste i criteri di assegnazione delle risorse alle comunità energetiche, dando priorità ai soggetti più vulnerabili e alle aree a maggior disagio economico.

Vorremmo che venisse attivato un tavolo di confronto sull'eliminazione delle sovvenzioni dannose per l'ambiente che coinvolga tutte le parti interessate dal processo, per definire insieme le misure di compensazione ed evitare ulteriori impatti sociali e occupazionali. Vorremmo che lavoraste per integrare i servizi sanitari con quelli sociali, per una reale presa in carico olistica delle persone in condizioni di fragilità e non autosufficienza, e che avviaste un piano straordinario di formazione, valorizzazione e reclutamento di personale specializzato, indispensabile per far funzionare le nuove strutture della sanità territoriale.

Nell'ambito della riforma del trasporto ferroviario, vorremmo che fosse previsto un confronto strutturato e preventivo con le organizzazioni sindacali, per prevenire situazioni di crisi occupazionale e garantire adeguate tutele ai lavoratori coinvolti nei cambi di gestione. Vorremmo che in fase di approvazione del contratto di programma tra il MIT e RFI…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). …sia garantito un equilibrio tra efficienza economica e mantenimento di elevati standard di qualità e sicurezza del servizio. Ministro, ci ascolti; provi a recepire almeno alcuni dei nostri suggerimenti ed eviti di accollarsi non solo il fallimento di un ambizioso programma, ma anche la responsabilità morale di non aver fatto le scelte giuste al momento giusto (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Barabotti. Ne ha facoltà.

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Governo, colleghi e colleghe, questa nuova discussione alla Camera sulla revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza dimostra, ancora una volta, come, sul piano strategico, le scelte effettuate da questo Governo non siano calate dall'alto, ma siano il frutto di una condivisione reale con il Parlamento, che, su questi aspetti, si è più volte espresso, dando precisi mandati e precisi obiettivi al Governo.

Nell'attuazione del PNRR, voglio sottolineare anche il ruolo fondamentale che stanno avendo i tanti enti locali coinvolti, il mondo accademico, le università, tutti i soggetti che, sul territorio, stanno dimostrando che l'Italia è un Paese all'altezza della sfida. Certo, le polemiche che abbiamo vissuto all'inizio di questa legislatura si sono pian piano affievolite, a mano a mano che il piano sui vari territori prendeva corpo. I più ragionevoli, oggi, anche a sinistra, riconoscono che il nostro Paese ce la farà e che stiamo raggiungendo gli obiettivi, nonostante qualcun altro si ostini a gufare e a tifare contro l'Italia.

Sul finire del 2022, siamo arrivati al Governo del Paese in piena crisi energetica; è da lì che bisogna partire, perché non possiamo dimenticare che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato scritto in un contesto storico assolutamente diverso da quello che ci troviamo ad affrontare oggi. Dalla prima versione del PNRR, si sono scatenati due conflitti, quello in Ucraina e quello in Medio Oriente, e sappiamo tutti come il primo ha colpito il nostro Paese sul piano dell'energia, del nostro approvvigionamento e dei costi, per questo importante fattore della produzione per famiglie e imprese. L'Italia è corsa ai ripari in modo efficace. Il Governo ha attuato una strategia chiara e azioni concrete, ma l'obiettivo da perseguire rimane il solito, quello che ci siamo prefissi fin dall'inizio: addivenire a una sovranità energetica del nostro Paese.

D'altronde, la fragilità che abbiamo toccato con mano verso la fine del 2022 ha evidenziato come le scelte miopi del passato abbiano reso più fragile il nostro sistema Paese. Fortunatamente, oggi, grazie a questo Governo e a questa maggioranza, l'approccio è assolutamente cambiato e il nostro Paese si avvia con slancio verso l'attuazione del PNIEC, nonostante, purtroppo, alcune regioni continuino ad avere un approccio assolutamente ideologico; penso, ad esempio, alla Sardegna, dove gli strascichi del Governo giallorosso stanno avendo effetti negativi. Dio scampi alla Toscana la stessa sorte il 12 e il 13 ottobre (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!

Le conseguenze della crisi energetica le conosciamo tutti: famiglie e imprese hanno fatto i conti con costi dell'energia insostenibili e, quando il costo dell'energia aumenta, non è il singolo cittadino e basta a pagarne il prezzo o le imprese, ma è l'intera competitività del nostro sistema Paese.

In questo quadro, assume un valore fondamentale la revisione del PNRR, che ha visto l'introduzione di un capitolo ad hoc sul REPowerEu: un'integrazione che non è stata un mero adempimento burocratico, ma una scelta strategica, che ha permesso di destinare risorse aggiuntive alla sicurezza energetica e alla riduzione delle nostre dipendenze. La revisione del PNRR, al contrario di quanto raccontano i nostri oppositori, è la conferma di una visione: non subire passivamente i mutamenti dello scenario geopolitico e trasformare le difficoltà, piuttosto, in opportunità. Lo dimostra anche il contestato cambio di denominazione del Ministero dell'Ambiente, a cui abbiamo aggiunto “e della sicurezza energetica”: una scelta simbolica, ma concreta, che, fin dall'inizio di questo Governo, testimonia il filo conduttore delle nostre scelte.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA (ore 10,58)

ANDREA BARABOTTI (LEGA). Adesso, Presidente, per smentire i soliti catastrofisti, che anche oggi ci racconteranno che il nostro Paese è in ritardo e che è la Cenerentola d'Europa, parliamo di attuazione - lo ha già fatto il Ministro, assolutamente meglio di me -, ma parliamo di dati reali, anziché di narrazioni faziose.

L'Italia, oggi, ha incassato oltre 150 miliardi di euro, a fronte di una dotazione complessiva di 194,4 miliardi: parliamo del 79 per cento delle risorse che l'Europa ci ha destinato, dopo una puntuale verifica degli obiettivi, dei progetti, dell'avanzamento delle riforme. Abbiamo attivato 447.000 progetti, che risultano finanziati in tutto il territorio nazionale: di questi, quasi il 66 per cento risulta già concluso, circa il 6 per cento è in fase di completamento e il 28 per cento è in corso di esecuzione.

Questi numeri raccontano meglio di qualsiasi polemica la realtà. L'Italia non solo ha rispettato gli impegni, ma oggi è leader a livello europeo dell'attuazione del PNRR per numero di target raggiunti, per investimenti avviati e per risorse effettivamente ottenute. Ecco la differenza tra i titoli di alcuni giornali e la realtà dei fatti. La propaganda dei ritardi si sgonfia davanti all'evidenza dei numeri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Ma, se i numeri ci danno conto dell'aspetto quantitativo di questo PNRR e della sua attuazione, dobbiamo guardare politicamente agli aspetti qualitativi di questa spesa, che forse sono quelli che dovrebbero interessare di più questa Camera. Ebbene, se c'è un filo rosso che attraversa questa rimodulazione del PNRR, questo è il sostegno alle imprese. Il Governo ha scelto di dare priorità assoluta al nostro tessuto produttivo, perché, senza imprese solide, non c'è occupazione, non c'è crescita e non c'è futuro. La misura simbolo di questo impegno è Transizione 4.0, che ha dimostrato, negli anni, un grande tiraggio e un grande interesse. Grazie alla revisione del Piano, gli stanziamenti sono portati da 19 a 30 miliardi di euro, ma non ci siamo fermati qui.

La rimodulazione consentirà anche di rafforzare altre misure decisive. Parliamo dei grandi progetti europei per sostenere l'innovazione industriale e tecnologica, il programma Net Zero, e per sviluppare filiere e tecnologie pulite e a basse emissioni; parliamo di investimenti per autobus elettrici a metano, per migliorare la mobilità sostenibile nelle nostre città; parliamo dell'accessibilità ai porti, per rafforzare la logistica e il commercio internazionale; parliamo del progetto “Sicuro, verde e sociale”, per migliorare la qualità della vita nei nostri quartieri urbani; parliamo del Servizio civile universale, per offrire ai giovani esperienze di crescita e di partecipazione attiva.

Chi oggi contesta questa revisione non si oppone al Governo o al centrodestra, si oppone alle imprese italiane, si oppone agli investimenti che rendono più moderno, più competitivo e più giusto il nostro Paese. E parlando di impresa, non possiamo trascurare il settore primario, l'agricoltura. Il bilancio dell'Unione europea, nel prossimo settennato, potrebbe passare da 1.200 miliardi a 2.000 miliardi: un aumento imponente che, però, rischia di tradursi in una penalizzazione gravissima per il nostro settore agricolo.

Per la prima volta, infatti, in modo un po' furbesco, le risorse destinate all'agricoltura verranno messe dentro un contenitore unico insieme ad altre voci di spesa e questo non offre alcuna garanzia agli imprenditori agricoli italiani che il settore venga sostenuto, incentivato e valorizzato come in passato. Abbiamo detto del passaggio da 1.200 miliardi a 2.000 miliardi di euro, un aumento che, guarda caso, vale 800 miliardi e che è esattamente quello che servirebbe per dare corpo alle politiche di riarmo europee. Per l'amor del cielo, non siamo ingenui: sappiamo che la difesa è un deterrente importante, ma la spesa militare non può essere affrontata con serietà da una Commissione europea e da un'Europa che non ha legittimazione politica, che non ha unità di intenti e di vedute, che non ha una politica estera comune (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Noi allora chiediamo che, se spesa per la difesa deve essere per la pace in tutto l'Occidente e nel resto del mondo, allora deve essere una spesa che, grazie alla flessibilità, deve essere offerta agli Stati nazionali. Pensare di finanziare le politiche sugli armamenti drenando le risorse a settori vitali come l'agricoltura sarebbe una scelta drammatica e diventerebbe una vera e propria tragedia, se fossero proprio le aziende italiane, l'eccellenza del made in Italy nel mondo, a pagarne il prezzo. Per questo il Governo Meloni ha scelto un'altra strada: con la revisione del Piano abbiamo destinato altri 2 miliardi di euro, portando a oltre 4 miliardi, le risorse sugli accordi di filiera. Significa sostenere chi produce, chi trasforma, chi porta sui mercati prodotti italiani di altissima qualità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E non si tratta di promesse vane, si tratta di decine e decine di progetti che coinvolgono centinaia di imprese, con miliardi di investimenti attivati.

Arriviamo così al nodo cruciale delle scadenze. L'Unione europea ha fissato come termine tassativo il 31 agosto per il completamento delle misure del Piano ed è chiaro che questa data rappresenta un vincolo stringente. Noi, è vero, siamo i fautori dei “sì”, dell'Italia dei “sì”, che investe, che scommette, che riparte, ma la consapevolezza che buona parte di queste risorse sono a debito e non ci sono regalate da nessuno, ci rende responsabili di fronte alle necessità di fare bene prima di fare presto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È giusto che questo Governo continui a lavorare, quindi, in sede europea, per adottare strumenti che garantiscano maggiore flessibilità sulle scadenze, e mi riferisco agli strumenti finanziari per incentivare gli investimenti privati, sempre nel rispetto delle condizioni fissate a livello europeo. Questa è la differenza tra chi si limita a criticare e chi, come noi, lavora per ottenere risultati concreti: regole rispettate sì, ma sempre con la bussola orientata all'interesse nazionale.

Colleghe e colleghi, il PNRR che abbiamo oggi tra le mani non è più il libro dei sogni scritto in passato, ma uno strumento concreto che questo Governo e questa maggioranza stanno utilizzando concretamente per cambiare l'Italia. Abbiamo corretto gli errori, dato forza alle imprese, sostenuto l'agricoltura, investito sulla sanità, reso più moderne le nostre infrastrutture, spinto sulla transizione verde e digitale. Abbiamo difeso l'interesse nazionale in Europa, continueremo a farlo per ottenere maggiore flessibilità, per dimostrare che l'Italia non è seconda a nessuno.

Chi critica rimane fermo agli slogan, noi invece lavoriamo con serietà per consegnare ai cittadini un Paese più forte, più giusto e più competitivo. Lo facciamo con una convinzione: il futuro dell'Italia non si costruisce con i “no” ideologici, con polemiche sterili (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), si costruisce con la responsabilità, con il coraggio, con l'orgoglio di dire “sì” allo sviluppo, agli investimenti e alla crescita (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti del Liceo artistico “Paolo Mercuri” di Ciampino, in provincia di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Benvenuti a Montecitorio, grazie di essere qui.

È iscritto a parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Prima di iniziare, vorrei fare una premessa che è doverosa, perché, senza il PNRR, voi, come Governo, potevate bloccare qualche rave party o alzare il braccio a qualche vostra manifestazione. Anche per quanto riguarda il PIL che regge o ha un leggero incremento, questo PIL italiano è dovuto esclusivamente al PNRR portato dal Governo Conte in Italia. Da questo punto di vista, quindi, voi, senza il PNRR, avreste fatto solo le vostre politiche fallimentari e sono sotto gli occhi di tutti.

Lei ha detto che è vero che questo non è il Piano della Meloni, perché la Meloni non l'aveva votato il PNRR all'epoca. Le revisioni sì, però, le revisioni sono vostre. Mi ricorda la canzone di Sanremo: voi fate “solo revisioni, revisioni, voi fate solo revisioni”. E una delle revisioni più critiche è quella del Piano “Italia a 1 Giga”. Questo Piano, che nasceva per dare la possibilità di recuperare l'asset infrastrutturale e fare una vera e propria rivoluzione digitale in Italia, finanziato con miliardi del PNRR, si sta dimostrando fallimentare: abbiamo ritardi sulle coperture, abbiamo una gestione complicata e opaca sui dati proprio delle coperture portate dal principale operatore Open Fiber. Adesso Open Fiber ha comunicato che non riesce a coprire 700.000 civici su 2,2 milioni. Grazie Ministro che ci ha spiegato la differenza tra civici e abitazioni, però non ci ha spiegato come sia potuto succedere che abbiamo una così ridotta capacità di raggiungere con la fibra una gran parte delle popolazioni.

Facciamo l'esempio di un problema che nasce da questo fallimento. La città di Sanluri, in Sardegna - questo lo segnala il sindaco - avrà metà città cablata e metà no. Questo è lo sviluppo che voi avete portato con la vostra grande revisione del PNRR? Avete fallito su tutta la linea.

Tra l'altro, voi parlate anche di rendicontazioni, revisioni, ma avete effettivamente verificato queste dichiarazioni di copertura per quanto riguarda l'accesso alla fibra? Perché molti dicono - e c'è un dibattito molto aperto tra gli operatori del settore - che questi dati sono un po' gonfiati anche dal fatto che si contano gli accessi tramite FWA, cioè un accesso diverso della fibra, un accesso tramite onde radio o altro tipo. Signor Ministro, voi che siete ligi, che avete preso in mano questo provvedimento, che siete bravi e lo state portando avanti, come state controllando questi dati? Perché questi dati andranno all'Unione europea e non vorrei che l'Unione europea si insospettisse, visto che queste fonti non le dice Antonino Iaria, ma le dicono molti operatori del settore, potrebbero anche accendere la lampadina per gli organismi europei di controllo antifrode.

Quello che però rimane è il taglio di 700.000 civici. Qual è la vostra soluzione? Dice: tagliamo 700.000 civici. Liberate 700 milioni e qual è la vostra genialità (perché voi, come al solito, trovate delle soluzioni geniali)? Cominciate a trovare la possibilità di finanziare, tramite voucher o altri tipi di finanziamento, delle connessioni satellitari. E indovinate chi è l'unico che adesso può fornire una connessione satellitare, tra l'altro scarsa, perché il Piano “Italia a 1 Giga” vuol dire un gigabit di velocità, e le connessioni satellitari vanno massimo a 100 megabit, con anche una connessione saltuaria? È Starlink, il vostro amico Musk.

Da tutta questa grande prosopopea che lei ha raccontato oggi, cominciamo a mettere il punto proprio principale su uno dei fallimenti più importanti. Perché è un fallimento importante “Italia a 1 Giga”? Perché la transizione digitale è uno degli aspetti che ci renderà competitivi nel futuro e, su questo, se noi perdiamo questa occasione, possiamo veramente aver perso gran parte dello scopo del PNRR e l'Italia sarà sempre indietro.

Una soluzione poteva essere anche ascoltare l'Associazione Internet Provider, operatori indipendenti che dicevano: va bene, apriamo i voucher, ma apriamoli a tutti, non a un monopolista che è solo Starlink. Ma voi chiaramente gli amichetti ricchi li volete sempre aiutare e, in questo caso, avete trovato la soluzione.

Parliamo, poi, un attimo delle infrastrutture. Abbiamo già detto delle infrastrutture ferroviarie e dei programmi che con il PNRR potevano dare una possibilità al Sud, che voi chiaramente avete ridimensionato. Ma su questo aspetto che è sempre il solito - praticamente, con riferimento al Sud, noi sappiamo che l'alta velocità fino a Reggio Calabria non arriverà mai, un po' per i soldi del ponte rubati al trasporto pubblico locale e un po' perché non siete stati capaci di mantenere, come dire, tutte le fasi legate ai soldi del PNRR su questo settore - avete messo, alla fine, l'idea di creare una rolling stock company. Questa cosa è interessante. Ma queste società di capitalizzazione, che spero siano completamente pubbliche, cosa significano? Significano che voi create un escamotage per riuscire a capitalizzare i soldi del PNRR in modo da andare a portare a casa quel risultato senza portarlo o volete fare un lock-in tecnologico per quanto riguarda questo settore? Queste sono domande molto precise. E, vede, non ho fatto (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iaria. È iscritto a parlare l'onorevole Mascaretti. Ne ha facoltà.

ANDREA MASCARETTI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli colleghi, desidero innanzitutto esprimere un sincero ringraziamento al Ministro Foti per la relazione ampia, puntuale e dettagliata che ci ha presentato - chiara per tutti, forse non per qualcuno dell'opposizione che sembra non voler capire - ma specialmente per il lavoro instancabile svolto in questi mesi complessi e decisivi per il futuro del nostro Paese.

La sua esposizione ha offerto un quadro chiaro e concreto dell'avanzamento del Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma soprattutto ha dimostrato che l'Italia sta affrontando questa sfida epocale con serietà, competenza e determinazione.

Spesso nel dibattito politico e mediatico si tende a dimenticare un dato semplice ma fondamentale: il PNRR non è, come già ricordato prima, il libro dei sogni, come raccontavano e come dagli interventi che ho sentito prima in Aula continuano a raccontare dall'opposizione. Ma è un programma concreto di riforme e investimenti che richiede rigore, capacità di gestione, pianificazione e soprattutto risultati.

I risultati, come ha ricordato il Ministro Foti, sono sotto gli occhi di tutti: 447.000 interventi finanziati, quasi 295.000 già conclusi, oltre il 96 per cento dei progetti pienamente attivi, per un impegno di spesa di 148 miliardi di euro. Sono numeri impressionanti che raccontano di un'Italia che lavora, che sta rispettando le scadenze, di un'Italia che in Europa è un modello di efficienza. Oggi possiamo dire, con orgoglio, che il nostro Paese è tra i più avanzati in Europa nell'utilizzo delle risorse PNRR. Siamo al 54 per cento del raggiungimento dei traguardi e obiettivi contro una media europea del 38 per cento. Siamo al 72 per cento per quanto riguarda le risorse già erogate e potremmo raggiungere il 79 per cento entro novembre, quando sarà liquidata l'ottava rata. Parliamo di oltre 153 miliardi di euro su 194 complessivi. Non chiacchiere, ma fatti concreti e numeri inconfutabili.

È importante ribadire, come ha fatto il Ministro Foti, un punto che spesso viene trascurato nel dibattito pubblico: il PNRR non è un piano di spesa, ma un piano di risultati. La Commissione europea non valuta quanto spendiamo, ma cosa otteniamo - in questo caso sottolineerei - per il nostro Paese.

Non si tratta di correre per spendere tutto entro il 2026, ma di centrare gli obiettivi, e l'Italia con questo Governo sta dimostrando di saperlo fare con grande determinazione ed efficacia. Non è un caso se il Ministro ha ricordato che, a differenza di altri Paesi, il nostro utilizzo di strumenti finanziari è stato molto più mirato e responsabile. La Spagna, ad esempio, ne ha attivati per oltre 70 miliardi, mentre noi per poco più di 20, proprio per garantire una gestione che, dal nostro punto di vista, è più sostenibile e coerente con le nostre priorità. Certo, non mancano le criticità, ma anche qui la verità va detta con chiarezza.

Molte di queste difficoltà non nascono oggi da un contesto profondamente mutato, ma derivano da impostazioni iniziali errate o da strutture amministrative deboli, che abbiamo ereditato da chi allora governava e che ora sta seduto nei banchi dell'opposizione a criticare.

Abbiamo dovuto confrontarci con anni di blocco del turnover nei comuni che hanno lasciato senza personale gli uffici tecnici, con stazioni appaltanti sovraccariche, con realtà regionali che, dopo la pandemia, hanno dovuto correre per recuperare i ritardi accumulati nel tempo.

Eppure, nonostante tutto, questo Governo è riuscito a imprimere una svolta, a correggere gli errori del passato e a mantenere la barra dritta sull'obiettivo finale.

L'attenzione del Governo è stata altissima sui temi più sensibili come la sanità, l'istruzione, la cultura e lo sport. Penso alla missione Salute con 6,15 miliardi già rendicontati su 15,6, con il 70 per cento degli obiettivi di competenza del Ministero già raggiunti e con tutte le regioni che hanno dichiarato che raggiungeranno tutti gli obiettivi; e poi 2.821 macchinari diagnostici già collaudati pari al 91 per cento dell'obiettivo e con l'impegno a realizzare, entro il 2026, cose importanti come case di comunità, ospedali di comunità e ospedali sicuri.

Dietro questi numeri ci sono investimenti che incideranno direttamente sulla vita delle persone, che ridurranno le liste d'attesa e che porteranno la sanità finalmente più vicina ai cittadini.

Lo stesso vale per il diritto allo studio. Il Governo ha scelto di intervenire con decisione: 150 milioni di euro per le borse di studio per gli studenti in difficoltà e un piano per raggiungere 100.000 posti letto universitari entro il 2026, più del doppio rispetto ai 40.000 disponibili prima del PNRR.

Anche qui, nonostante le difficoltà e i ritardi accumulati negli anni, stiamo trasformando criticità storiche in opportunità concrete. Il Governo ha avuto la capacità e anche il coraggio di correggere ciò che non funzionava, misure che si sono dimostrate poco attrattive. Cito, ad esempio, quella sull'idrogeno oppure lo strumento delle comunità energetiche. Una misura che non ha funzionato per la questione degli aiuti di Stato. Dunque, un finanziamento che era stato ipotizzato al 100 per cento è stato ridotto al 40 per cento, con la conseguenza che una misura da 2,2 miliardi a disposizione è stata utilizzata soltanto per 200 milioni. Fa dunque bene il Governo a operare con grande pragmatismo, buonsenso e a rimodularla. Bene fa il Governo a liberare risorse inutili, destinandole dove possono essere più efficaci.

Questo è il senso più profondo del lavoro del Ministro Foti: guidare il piano, adattarlo e renderlo uno strumento flessibile e capace di rispondere alle esigenze reali del Paese e non a quelle scritte da un algoritmo, tenendo conto del contesto profondamente mutato.

Vorrei ricordare, a chi ha parlato prima in Aula di un regalo, che la quota a fondo perduto del PNRR è costituita da fondi che gli italiani hanno versato e, poi, ci sono altri fondi a debito. Quindi, nessun regalo che nessuno ha fatto all'Italia, ma fondi che bisogna spendere responsabilmente.

Ecco perché è fondamentale che questo Piano venga portato a termine con responsabilità, con una visione chiara e con grande competenza per correggere tutti gli errori iniziali e per ottenere i migliori risultati raggiungibili per il Paese. Perché il PNRR, guidato con capacità, determinazione e perizia, non è solo un elenco di cifre e scadenze, ma è una grande occasione di trasformazione per il nostro Paese.

La possibilità di rendere l'Italia più moderna, più competitiva e più giusta è sotto i nostri occhi con i risultati che, come abbiamo visto, sono già stati raggiunti. È l'occasione per correggere storture storiche e per dare risposte concrete a famiglie, imprese e territori.

Questo Governo - lo dico con convinzione - sta facendo esattamente questo: sta trasformando una sfida in un'opportunità con serietà, concretezza e rispetto per ogni euro dei contribuenti. Perché non si tratta di spendere tutto e subito - lo ricordiamo ancora una volta - ma di spendere bene e per obiettivi, investendo sulle infrastrutture, sull'innovazione, sulla salute, sull'agroalimentare, sulla formazione e sul lavoro.

Signor Presidente - e, per suo tramite, mi rivolgo anche ai colleghi dell'opposizione in Aula, ai pochi rimasti - mi consenta di dire che è il tempo in cui è facile criticare ed è difficile costruire. Ma ora con il lavoro del Ministro Foti abbiamo dimostrato che la politica può ancora essere strumento di cambiamento reale.

Concludo, Presidente, ricordando ancora una volta, rispetto alle critiche delle opposizioni, che siamo primi in Europa per l'impiego delle risorse, che siamo perfettamente in regola con l'erogazione delle rate previste dal PNRR e che abbiamo il 96 per cento dei progetti pienamente attivi. Eppure, sentiamo dalla sinistra sempre le solite, banali, sterili narrazioni sugli stessi temi, come un disco rotto.

Mai una volta che l'opposizione abbia invece evidenziato le criticità all'origine e proposto, rispetto a queste, delle soluzioni. Ma non preoccupatevi, a trovare le soluzioni giuste ci ha pensato questo Governo. C'è ancora molto da fare, è vero, ma la strada è tracciata. Il percorso non è semplice, ma è stato aggiornato al contesto e agli strumenti disponibili. Con la stessa determinazione con cui abbiamo affrontato le sfide più difficili continueremo a lavorare per portare a termine il PNRR, per raggiungere gli obiettivi e consegnare alle future generazioni un'Italia più forte rispetto a quella che ci è stata consegnata e più capace di affrontare il mondo che cambia sempre più velocemente. Grazie, Ministro Foti, per il grande e ottimo lavoro. Avanti così (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)!

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bonafe'. Ne ha facoltà.

SIMONA BONAFE' (PD-IDP). Grazie, Presidente. Io penso che non ci possiamo approcciare a questa discussione se non partiamo dal fatto che il PNRR rappresenta un passaggio storico per l'Italia e per l'Europa. Ricordiamoci bene che per la prima volta l'Unione europea ha superato il tabù del debito comune e, per rispondere a una crisi economica e sociale dopo la pandemia, che avrebbe messo in ginocchio le nostre società, ha messo in campo uno strumento, il Next Generation EU, che, come dice per l'appunto lo stesso nome, aveva l'obiettivo di guardare alle nuove generazioni, con gli investimenti green, digitali e in capitale umano, per affrontare non solo i problemi di oggi, ma anche le sfide del futuro con un'economia più competitiva e con maggiore coesione sociale.

Proprio perché noi consideriamo il PNRR un'opportunità straordinaria, capirà allora il Ministro il nostro disappunto nel vedere, invece, questo strumento epocale e irripetibile trattato come un semplice compitino ragionieristico, e mi permetta di dire, Ministro, alle volte anche fatto un po' male. Dietro a quelle tabelle che ci avete presentato, cioè dietro all'ennesima riformulazione di questo Piano, e anche dietro alle parole che ho ascoltato oggi da parte del Ministro tese a evidenziare molte scuse sulla non capacità di portare avanti determinati progetti, dietro a tutto questo io non ci vedo la visione dell'Italia che sarà, cioè un'Italia più coesa, un'Italia più competitiva e un'Italia più moderna, così come il Piano inizialmente si era prefissato di fare.

Ci vedo un po' il gioco delle tre carte: spostare le risorse da una missione per metterle in un'altra missione, sperando che la Commissione poi ce la mandi buona, dimenticandoci poi che dietro all'attuazione del PNRR si gioca anche un'altra partita, che è la partita della credibilità dell'Italia, perché è stato giustamente ricordato che noi siamo il Paese che ha ottenuto la maggiore quantità di risorse di Next Generation EU. Venendo alla proposta di riformulazione che è stata presentata oggi a questo Parlamento, devo dire che intanto il Ministro ci ha detto che saranno utilizzate tutte le risorse.

Mi viene da dire per fortuna, meno male, insomma, con tutta la fatica che abbiamo fatto a portare a casa quei soldi durante i Governi precedenti. Ma, Ministro, lei mi permetterà una nota di metodo, che poi è anche una nota di merito. Ministro, ma a lei pare possibile che il Parlamento si debba esprimere su una proposta di modifica che riguarda 14 miliardi - giusto per capire di che cosa stiamo parlando, la manovra del 2024 era una manovra che prevedeva il doppio dei miliardi, quindi una cifra consistente - con una proposta che ci è arrivata in 10 pagine, 10 paginette striminzite di spiegazioni, corredate da due tabelle, con una serie di titoli e basta?

Allora, magari le chiederei, Ministro, se è troppo pretendere che dietro a ogni titolo ci sia anche la cifra della rimodulazione, l'impatto che avrà sulla competitività in una fase in cui vedremo e abbiamo visto l'impatto dei dazi sui dati Istat di agosto, l'impatto che avrà sulla coesione sociale e sulla crescita. Se è vero come è vero, e ho sentito anche qui, che il PNRR è lo strumento per rilanciare la competitività del Paese, queste cose per noi sarebbero fondamentali, sapendo peraltro che la riformulazione che ci è stata proposta non va ad incidere su progetti così secondari, ma va ad incidere su progetti fondamentali, su progetti importanti.

Penso alla riduzione del rischio idraulico, penso alla realizzazione delle infrastrutture ferroviarie, penso alle alternative energetiche, penso al Piano PINQuA, che ha a che fare con la qualità dell'abitare, e penso al Piano Italia a 1 Giga. Peraltro, devo dire è che da quasi 3 anni ormai che questo Parlamento vi sta chiedendo cosa sta succedendo effettivamente non tanto sulle varie riformulazioni che avete presentato, anche quelle, ma soprattutto sull'attuazione del Piano, visto che manca un anno alla fine dell'utilizzazione di queste risorse.

Lei oggi, Ministro, ci ha dato dei dati. Se è vero che dei 140 miliardi ottenuti, cioè incassati - ne fate giustamente un vanto, è stato detto che è un record in Europa, e noi, quando il nostro Paese raggiunge dei record, ne siamo ben contenti e felici -, ne sono stati spesi effettivamente 86, come lei ha detto 2 settimane fa in quest'Aula, 86 in 3 anni, allora lo dico anche ai colleghi di maggioranza: qui non si tratta di fare della sterile opposizione o di fare i gufi, ma di porsi domande legittime.

Per esempio, come pensate di spendere le restanti risorse che ci restano e quelle che ancora devono arrivare con le prossime rate, e soprattutto che cosa ne sarà di progetti fondamentali e importanti per la coesione sociale e per la lotta alle disuguaglianze, come per esempio gli studentati, su cui è stato ammesso che siete molto, ma molto indietro? Quando parliamo di studentati, lo stiamo facendo in un momento in cui il caro affitti mina direttamente alla radice il diritto allo studio. Per quanto riguarda gli asili nido, anche qui i numeri non tornano.

Dietro a queste richieste c'è la volontà di utilizzare al meglio le risorse in quest'ultimo miglio, nella speranza di rimettere il Paese sui binari della crescita. Anche qui non potete bearvi dei posti di lavoro in più. Se però il prodotto interno lordo cresce poco, o addirittura non cresce, vuol dire che state creando un esercito di lavoratori poveri e in settori a basso valore aggiunto, nonostante il PNRR. E per l'appunto, è proprio il programma GOL che non sta funzionando, e infatti lo avete rimodulato. Non solo, finalmente avete ammesso che anche Industria 5.0 è un fallimento, e infatti tornate a Industria 4.0 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giorgianni. Ne ha facoltà.

CARMEN LETIZIA GIORGIANNI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, oggi siamo arrivati alla conclusione di questo dibattito, e quindi voglio un po' tirare le somme. Voglio soprattutto sottolineare, ancora una volta, che la proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza rappresenta un passaggio strategico per il nostro Paese. Rappresenta, invece che un fallimento, una grande opportunità, non solo per garantire il pieno assorbimento delle risorse europee, ma anche per adeguare il Piano alle nuove priorità politiche, economiche e sociali emerse in questa fase cruciale del ciclo di attuazione. L'Italia, lo sappiamo, ha raggiunto uno stato di avanzamento del Piano significativamente superiore alla media europea, questi sono dati, con centinaia di progetti già avviati.

Con il pagamento della settima rata abbiamo ricevuto 140 miliardi di euro, pari al 72 per cento delle risorse complessive. Sono dati che attestano la nostra affidabilità, la nostra serietà, la capacità di spesa e l'efficacia degli strumenti messi in campo. L'approssimarsi del termine ultimo fissato dalla Commissione ci ha imposto di affrontare con realismo alcune criticità e di rimodulare parte del Piano.

Fortunatamente, abbiamo saputo farlo, dico io e come ha spiegato perfettamente il Ministro stamani, salvaguardando poi quelli che sono stati gli obiettivi strategici e rafforzando le misure di impatto. Come ha ben spiegato il Ministro, non si tratta di un'anomalia del nostro Paese. Anche altri Paesi hanno presentato più volte richieste di revisioni - abbiamo sentito, il Belgio ben sette -, questo dimostra che la revisione non rappresenta un'impasse ma, anzi, un'opportunità per adeguare gli strumenti ai nuovi obiettivi e alle nuove sfide.

Il Governo ha scelto di non cedere alla tentazione di una revisione formale e cosmetica, ma ha scelto la via della responsabilità, un esercizio concreto e ambizioso, finalizzato a garantire i risultati che poi saranno misurabili, sostenibili e coerenti con i vincoli europei. Quindi, siamo giunti alla fase conclusiva del processo di revisione del Piano, una fase delicata, ma decisiva. E poi, fin dall'inizio, la Commissione europea aveva segnalato l'opportunità di valutare questo ridimensionamento complessivo del PNRR. Di fronte a tale indicazione, abbiamo operato una analisi approfondita e responsabile.

Il risultato oggi è all'esame del Parlamento: è una proposta che non riduce le ambizioni complessive del Piano, perché la dotazione resta confermata in tutta la sua portata iniziale di 194 miliardi di euro; di questi, ben 192 risultano già impegnati. È chiaro che l'impegno non coincide con la spesa effettiva, ma rappresenta comunque un parametro essenziale nella fase attuativa. È, dunque, importante ribadire che, contrariamente a quanto affermato, il Piano è in pieno movimento. È doveroso - l'hanno già fatto i colleghi, l'ha già fatto il Ministro - ringraziare tutte le amministrazioni centrali e territoriali, che stanno contribuendo con impegno alla riuscita del Piano. È necessario anche ricordare che il monitoraggio dovrà proseguire in modo continuo, rigoroso e puntuale.

Come detto, però, la rimodulazione proposta riguarda circa 14 miliardi di euro, il 7 per cento della dotazione complessiva. Si tratta di misure concepite in un'epoca radicalmente diversa e per questo motivo la Commissione ha previsto espressamente la possibilità di aggiornare il Piano, e oggi diamo piena attuazione a quella che ci era stata fornita come un'opportunità. Va anche chiarito che, al netto di certa narrazione, in realtà, sono soltanto due le revisioni sostanziali: quella di novembre 2023 e quella attuale. Gli altri sono interventi che sono stati, più che altro, aggiornamenti tecnici volti a migliorare la qualità dei dati e delle rendicontazioni.

In questa revisione, l'obiettivo è duplice: da un lato, semplificare al massimo le procedure, per garantire efficacia nella fase conclusiva, e, dall'altro, rendere più fluido il caricamento delle rendicontazioni nella piattaforma. Tutte le nostre proposte sono state oggetto di interlocuzione continua con la task force della Commissione europea. E, allo stesso modo, abbiamo accolto il suggerimento di utilizzare strumenti finanziari, laddove necessari. Questi strumenti, infatti, si sono rilevati fondamentali per mettere in sicurezza misure a rischio per interventi che, per la loro struttura, richiedevano un supporto finanziario dedicato. Sono stati creati fondi mirati per sostenere infrastrutture strategiche e alloggi studenteschi.

Ecco, proprio su questo Piano ho sentito far polemica fino all'ultimo, nonostante i chiarimenti forniti dal Ministro. Il Ministro stamani ha chiarito un punto fondamentale sugli alloggi universitari. Non certo un fallimento, ma anzi una scelta di serietà e responsabilità. Ci sono oltre 60.000 progetti presentati, ma solo una parte potrà essere concepita entro tempi idonei. Per questo, il Governo ha fatto questa scelta, creando uno strumento finanziario che metta in sicurezza l'obiettivo dei 60.000 posti. Un atto di serietà e non certo un arretramento. Il resto è demagogia politica.

Abbiamo scelto di rafforzare queste misure, che funzionano, di abbandonare quelle che non possono essere concluse entro i tempi del Piano e di investire sulla capacità di attrazione di capitali privati.

In questa logica, è centrale il ruolo che potranno svolgere le banche di promozione nazionale, come Cassa depositi e prestiti, attraverso operazioni di capitalizzazione e strumenti finanziari strutturati. La stessa Commissione europea ha indicato questa opzione come strategica per sostenere investimenti in settori cruciali. A ciò si aggiunge il contributo potenziale delle istituzioni finanziarie multilaterali. Questa sinergia tra pubblico e privato, tra risorse nazionali e strumenti europei, rappresenta il fulcro del nostro approccio: una strategia integrata, moderna e soprattutto orientata ai risultati.

Con la revisione che oggi proponiamo, l'Italia rafforza il suo ruolo di front runner nell'attuazione del Piano. Chiediamo, quindi, al Parlamento di sostenere, con convinzione, questa proposta, di non fare sempre il bastian contrario, perché in gioco c'è non solo il rispetto di una scadenza europea, ma anche la qualità del nostro sviluppo, la nostra Nazione, la tenuta del nostro sistema economico e produttivo e la fiducia dei cittadini sulle capacità dello Stato di costruire un futuro più giusto, coeso e competitivo.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Ferrara. Ne ha facoltà.

ANTONIO FERRARA (M5S). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi ci troviamo davanti all'ennesima proiezione del Ministro della realtà parallela. La chiamano “comunicazione sulla revisione del PNRR”; io le chiamo “giustificazioni di un fallimento annunciato”.

Con grande enfasi ci dicono che 144 miliardi restano, ma che spostano 14 miliardi, perché 34 misure non si fanno più. Deve essere una nuova formula matematica: sottrarre non è tagliare, rinviare non è cancellare, rimodulare non è fallire. La revisione è il 7 per cento del Piano. Per qualcuno è un dettaglio o magari un successo, ma per chi aspetta un asilo, un autobus a emissioni zero o un'opera sanitaria, è un problema.

Il Ministro Foti si vanta di un Piano senza tagli: lo stesso Ministro, che prima gridava allo scandalo, che definiva il Recovery Plan uno scempio, che prometteva di riscrivere tutto, oggi lo difende con ardore e lo protegge come se fosse farina del suo sacco. E qui si apre la prima incongruenza: l'uomo che detestava il PNRR ora fa il guardiano del PNRR. Cari colleghi della maggioranza, forse pensate che la memoria degli italiani sia corta? Beh, vi sbagliate.

Il Ministro elenca numeri come se fossero successi: il 96 per cento dei progetti sarebbe attivo, 86 miliardi spesi su 194, più di 200.000 progetti conclusi. Peccato che manchino all'appello ospedali di comunità, case di comunità, studentati e scuole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Peccato che la metà dei soldi giaccia ancora nei cassetti. Ci raccontano che non c'è fretta, perché il Piano è basato su performance, non sulla spesa. Ma quali performance, se i cantieri arrancano e le scadenze europee incombono? Altro che performance, qui serve una sveglia.

E parliamo di Italia a 1 Giga, la banda ultra larga che doveva essere il simbolo della modernizzazione. Ora scopriamo che costa troppo, che non c'è manodopera e bisogna dirottare i soldi su un nuovo fondo. Una mossa geniale: accendete i razzi, ma non avete il carburante. “Tranquilli”, dice Foti, “tutti i civici saranno collegati”. Intanto le aree interne restano senza fibra e vi consolate con il satellite.

Sul tema degli alloggi universitari, l'ennesimo paradosso: 60.000 i posti promessi, 30.000 (forse) quelli realizzati in tempo. Per gli altri, si inventa un veicolo finanziario, che farà felici i mercati, ma non gli studenti che vivono in tenda. Poi vi gloriate del Servizio civile universale, misura che avete ereditato dal MoVimento 5 Stelle. Lo toccano poco, lo sventolano molto. Coerenza vorrebbe almeno un ringraziamento, e invece sembra che le buone idee nascano solo quando siete seduti voi al tavolo.

E questo ci porta al ringraziamento vero. Un ringraziamento forte e chiaro io lo voglio rivolgere a chi quelle risorse le ha portate a casa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle): Giuseppe Conte. Sì, proprio lui, l'avvocato del popolo, l'uomo che in Europa ha trattato per giorni e notti per portare a Roma la fetta più consistente del Next Generation EU. Allora voi, cari colleghi di maggioranza, ridevate, gridavate “no al MES, no al PNRR”, mentre oggi vi fate fotografare accanto ai cartelloni del Recovery come se fosse stato il vostro parto. È facile cantar vittoria, quando gli altri hanno fatto il lavoro. Altrettanto facile è alzare la voce, ridicolizzare le opposizioni, come fa il Ministro Foti in quest'Aula. Ma alzare la voce non sostituisce il lavoro che non avete fatto, ridicolizzare non costruisce né ospedali né scuole (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Noi non ci facciamo intimidire. Noi chiediamo trasparenza e dati reali e non chi dice: “non possiamo fare previsioni”.

Verifichiamo che il Parlamento possa controllare ogni spostamento di risorse. Chiediamo che i cittadini sappiano dove vanno i loro soldi. Dietro ogni parola c'è una scelta politica. La scelta politica è chiara: favorire chi è già forte e lasciare indietro chi avrebbe davvero bisogno del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Per questo, come MoVimento 5 Stelle, continueremo a batterci e vigileremo su ogni euro, difenderemo gli investimenti verdi e digitali, la sanità pubblica, il lavoro, la scuola, l'idrogeno verde e la coesione sociale. Perché il PNRR non è un salvadanaio della maggioranza, ma un'opportunità per il Paese. Ministro Foti, la smetta di recitare un ruolo offeso o di fare ironie. Provi, piuttosto, a rispondere alle domande e a raggiungere gli obiettivi pragmatici.

Voi, se non cambiate rotta, meriterete un'altra nota a piè di pagina: quella di aver rallentato il futuro per l'Italia. Comunque, concordo con il finale del suo discorso: non si può fare tutto e fare bene (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. È così conclusa la discussione.

(Annunzio di risoluzioni)

PRESIDENTE. Avverto che sono state presentate le risoluzioni Mantovani, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00195, Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella ed altri n. 6-00196, Boschi ed altri n. 6-00197 e Pastorella ed altri n. 6-00198. I relativi testi sono in distribuzione (Vedi l'allegato A).

(Replica e parere del Governo)

PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione, Tommaso Foti, che esprimerà, altresì, il parere sulle risoluzioni presentate.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Grazie, signor Presidente. Grazie agli intervenuti. Grazie, soprattutto, a chi ha paventato una realtà parallela in questa relazione: non sono avvezzo alle scie chimiche, quindi mi attengo alla realtà dei fatti.

E a proposito di realtà dei fatti, debbo dire che, quanto alle quote di finanziamento dell'Italia - è stato un tema sottolineato da più interventi -, cito testualmente l'ex commissario Gentiloni, che dice: le quote di finanziamento del Piano “non sono state negoziate dai Capi di Governo. Sono state ricavate da un algoritmo che è stato tra l'altro ideato e definito da due direttori generali (entrambi olandesi). C'è un po' di retorica italiana sul fatto che abbiamo conquistato un sacco di soldi. Non è vero. L'Italia è il settimo Paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e PIL. Ci sono altri che in termini relativi hanno portato a casa molto di più, dalla Spagna alla Croazia. Sempre grazie all'algoritmo”.

E proprio perché sono avvezzo a verificare se le dichiarazioni rispondano poi a verità o meno, mi sono permesso di andare a leggere quanto era citato nel regolamento che disciplina il PNRR. E i termini erano: popolazione rispetto alla popolazione europea, PIL rispetto all'andamento dei PIL europei e numero di disoccupati rispetto al numero di disoccupati nell'Unione europea. Queste sono le tre regole del regolamento, non ce ne sono altre. Quindi, nessuno - nessuno! - ha fatto chissà che cosa politicamente. Si sono elaborati dei dati. Lo dice uno come Gentiloni che penso quei dati li conoscesse molto bene anche in relazione alla sua posizione.

Poi è stato detto - e mi dispiace questo giudizio sommario - che questo Piano è un fallimento. Allora, anche qui, non cito me stesso, perché non sono avvezzo, cito terzi. Settembre 2025, Fondo monetario internazionale: “Italia rigorosa nell'attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza”. Commissario Dombrovskis: “Italia sul binario giusto PNRR”. L'onorevole Carla Tavares - che dovrebbe essere nota quantomeno ai parlamentari del gruppo del Partito Democratico, visto che siete nello stesso gruppo parlamentare europeo - in occasione della sua visita a Roma, quale capo delegazione dei deputati europei per valutare la gestione e i controlli antifrode nel quadro del dispositivo del PNRR, dice: “L'Italia è tra i Paesi capofila nell'attuazione del RRF”, del Dispositivo per la ripresa e la resilienza.

Allora, mi chiedo: ma come mai - questa è una cosa curiosa - all'estero e altri terzi, ivi comprese le agenzie di rating, riconoscono almeno lo sforzo sul PNRR di questo Paese e l'opposizione in Italia lo demonizza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Perché viene il fondato dubbio che si faccia il tifo perché il PNRR fallisca. Ma non lo farei, perché, fino a prova contraria, fare il tifo perché le cose vadano male, abitualmente non porta bene. Lo dico anche rispetto a previsioni catastrofiche recenti che poi, nella realtà dei fatti, sono ribaltate dagli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Vado, invece, ad alcune risposte specifiche. I centri per l'impiego: chiedeva il deputato Stefanazzi. Guardate, se voi andate a vedere le due voci, ce n'è una che riguarda l'obiettivo dei servizi; ed è raggiunto; sulla seconda, relativa ai centri per l'impiego, molto semplicemente non c'è stata una richiesta da parte dei comuni in relazione a quello che era l'importo a disposizione. Trascurate i giovani… a dire il vero, ho appena detto - anche se per tre volte è stato ripetuto il contrario - che dei 60.000 posti negli studentati non ce n'è uno che viene tagliato, è inutile raccontare bugie, perché le bugie hanno le gambe corte (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E ho aggiunto che ci sono 150 milioni in più a favore delle borse di studio degli studenti universitari: a meno che non si vogliano considerare gli studenti universitari dei vecchi, penso che siano indirizzate ai giovani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Ma soprattutto, devo dire, sul piano squisitamente istituzionale, non è bello che si vada ad adombrare che la percentuale del 40 per cento di territorializzazione delle risorse stanziate per il Sud sia un dato che viene alterato, perché chi sta verificando quel dato è il Nucleo di valutazione della coesione e, se qualcuno ha dubbi al riguardo, non ha che da fare un esposto alla Procura della Repubblica, ma non fare illazioni nei confronti di persone che certificano i dati (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Tant'è vero che quel dato non è stato consegnato due giorni dopo, come voi sapete, ma è stato rassegnato nel mese di luglio di quest'anno, riferendosi alla vicenda del dicembre 2024. E anche se non è ancora nella relazione, perché la relazione verrà consegnata al Parlamento quando, com'è doveroso, la Commissione europea avrà approvato, e in che misura, questa proposta di riformulazione, e quindi vi saranno tutti i dati a disposizione, chi parla ha scritto al Presidente della Camera e al Presidente del Senato, alla fine di luglio, per confermare che il Nucleo di valutazione della coesione, al 31 dicembre 2024, certificava che il 40 per cento delle risorse territorializzabili era stato riservato al Sud, come da disposizione nel PNRR. Quindi, mi pare che si debbano dire cose che rispondono soltanto alla realtà dei fatti e non cose che rispondono meno alla realtà dei fatti.

All'onorevole Pastorella, che ha svolto numerose osservazioni, dico soltanto una cosa: che questo Piano non è vero che non si poteva stravolgere perché, se si legge, ad esempio, quanto prevede come possibilità la Commissione, addirittura era previsto il taglio in misura illimitata, tant'è vero che alcuni Paesi hanno tagliato le misure. Quanto poi a questo malvezzo di confrontarsi sempre con gli altri e applaudire sempre gli altri, faccio presente che, su 8 rate, all'Italia non è stata tagliata una rata; alla Spagna è stata tagliata una rata (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Onorevole Ghirra, sul fatto che la relazione sia insoddisfacente perché, come lei ha detto, è una relazione di natura ragionieristica, io non mi offendo. In realtà, pensavo che lei applaudisse al fatto che in questo PNRR ci sono anche 5 centri di ricerca nazionale per lo sviluppo della ricerca su HPC, big data e quantum computing. Perché quella non è ragioneria, quella è futuro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, lei ha parlato molto delle spese della Difesa. Guardi, io capisco perfettamente che possa essere uno spazio, questo, per parlare di tutte le cose che interessano, ma in realtà queste non rilevano rispetto al PNRR. No, non rilevano rispetto al PNRR perché lei sa che nella riproposizione di questa riformulazione del Piano non c'è alcuna tendenza a finanziare spese della Difesa (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Quanto alla coesione, mi permetto di farle presente - e dovrebbe ben saperlo - che le cinque ipotesi avanzate da parte della Commissione sono ipotesi che vengono sottoposte alla facoltà dei soggetti interessati. Ora, per quanto riguarda le regioni, io non posso dirle se ci sarà o meno una regione che intende avvalersi di questa facoltà. Posso dirle sicuramente che noi abbiamo caldeggiato e caldeggiamo alle regioni, delle cinque ipotesi, tre ipotesi: una relativa all'housing sociale, una relativa alla parte delle infrastrutture idriche e la terza relativa all'innovazione tecnologica.

Come vede, la quarta voce che riguarda la Difesa e una quinta voce che riguarda un potenziamento delle rinnovabili, con tutto quello che qui abbiamo già in campo per quanto concerne la coesione, pensiamo non sia il caso di potenziarle, anche perché se le regioni hanno già deciso autonomamente quali sono i loro target non vedo per quale ragione dovremmo lederne l'autonomia.

L'onorevole Bonafe' ha sottolineato ancora che quello che ho usato è uno strumento ragionieristico. Purtroppo lei capisce, onorevole Bonafe', che c'è un piccolo particolare: se noi buchiamo le misure, restituiamo i soldi e paghiamo le sanzioni. Questa non è ragioneria, questa è politica economica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che è una cosa diversa. Non sono conti da ragioniere!

Poi lei ha parlato degli asili nido. Ora, io penso che si sia risposto più volte sugli asili nido. Tra l'altro, il tema non è neanche in gioco in questa situazione. Però, se vogliamo ricostruire i fatti, i fatti sono due. Primo, non basta dire che facciamo gli asili nido. Sono stati presentati due bandi, in quei bandi lei sa benissimo che erano contemplati l'abbattimento e la ricostruzione di strutture. Lei sa meglio di me che questa impostazione l'Unione europea non l'ha accettata.

Quindi, questo Governo, per raggiungere i 150.000 posti, ha messo a disposizione non solo dei fondi del FOI, ma un miliardo e mezzo di euro in più con due bandi. Voglio dire che gli oltre 4.000 interventi in corso non hanno avuto segnalazioni di abbandono da parte dei soggetti realizzatori che sono tutti soggetti pubblici.

L'impatto sulla competitività. L'impatto sulla competitività del piano dipende da tante cose. Io penso che, ad esempio, la Germania ha fatto la scelta di mettere sul tavolo per la sua competitività 1.000 miliardi di euro, al di là del PNRR, per cui ha richiesto soltanto una somma a grants molto modesta, e poi ha approvato una modifica alla Costituzione per gestire i livelli della sua competitività senza vincoli. Lei sa meglio di me che alcune misure in questo ambito sono fortemente vincolate dal DNSH, perché a partire da Industria 5.0, una normativa farraginosa, che poi è stata un po' manutenuta nell'ultima fase con la legge di bilancio dell'anno scorso, ha dissuaso le imprese dal partecipare.

Ed è la ragione per la quale, molto onestamente, abbiamo tentato di chiedere una proroga di questa misura al 30 giugno 2026: ci è stato detto che non era nelle intenzioni della Commissione e abbiamo lasciato immediatamente il campo. È un limite, è un errore, e guardate solo i perfetti non sbagliano mai, ma io di persone perfette ne conosco poche, per non dire alcuna.

Un Giga. Questo è un tema molto interessante che è stato tirato fuori, onorevole Iaria, soprattutto perché bisognerebbe spiegare chi ha aggiudicato a Open Fiber e a FiberCop le due commesse per realizzare le infrastrutture. Perché non possiamo dimenticare che l'assegnazione è stata effettuata da Infratel a giugno 2022 e, quindi, se c'erano due soggetti o uno dei due soggetti, come lei ha voluto dire, che non era in grado di svolgere la propria funzione, era in quella sede che bisognava escluderli dalle gare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), non dopo.

Ma mi sorprende la sua affermazione per cui noi tagliamo i 700.000 collegamenti. Perché guardate, se il gioco è che, quando si usa uno strumento finanziario, lo strumento finanziario non è utilizzato per raggiungere l'obiettivo ma invece per tagliarlo, tanto vale fare gli strumenti finanziari. Ma posso dire che anche nel piano originale c'erano degli strumenti finanziari, perché io l'ho letto tutto, anche se due mesi dopo rispetto a quando è stato presentato; perché, come voi sapete, abbiamo avuto nove ore a disposizione per leggere migliaia di pagine (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, io francamente cedo alla violenza verbale, in senso buono, quando mi si dice se sono amichetto di Starlink. Perché guardate, io non sono amichetto di nessuno e, se devo avere qualche amico, non lo scelgo tra il genere maschile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti), lo dico come battuta. Ma se devo dirle una cosa, visto che lei ha posto un problema…

PRESIDENTE. Colleghi, colleghi!

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Visto che lei ha posto un problema di funzionamento…

PRESIDENTE. Colleghi!

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. No, perché amici è una cosa, amichetto è un'altra. Io conosco la differenza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti)! Ma, se vogliamo parlare sul concreto di Starlink, faccio presente, dato che lei ne ha messo in discussione il funzionamento, che mi pare invece che sulla Flotilla funzioni benissimo, perché lo utilizza bene (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E quindi vuol dire che, se il fine è raggiungere la comunicazione, sono dell'avviso che tutte le infrastrutture… tutte le infrastrutture che sono volte a un obiettivo meritorio devono essere utilizzate (Commenti del deputato Iaria).

PRESIDENTE. Collega, collega Iaria, per favore.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Guardi bene. Consiglio di guardarla bene la riproposizione.

Quanto all'onorevole Ferrara: lo scempio degli ospedali di comunità. Ora, io non so se lei ha ascoltato - non ho una visione e una memoria fotografica così profonda di quando ho fatto la relazione -, ma ho cercato di spiegare, regione per regione, quali sono i problemi e le assicurazioni che ci sono state date.

Allora, vi è un articolo di legge che potrebbe prevedere un intervento del Ministro sulle regioni, ma io non intendo utilizzarlo perché nel momento in cui il presidente della regione o gli assessori regionali mi certificano, con nota scritta e sottoscritta, che al 30 giugno raggiungeranno gli obiettivi, mi spiega dov'è lo scempio, quando il termine di ultimazione è al 30 agosto 2026? Io non so prevedere i terremoti, non so prevedere le alluvioni, ma senza atti di forza maggiore le regioni ritengono di poter raggiungere gli obiettivi.

E la leale collaborazione istituzionale impone che, come io non intervengo a gamba tesa su di loro, penso che sia logico che tutto il Parlamento non intervenga a gamba tesa su di loro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Poi, invece, penso di avere dato le risposte principali. Devo qualcosa anche ai colleghi di maggioranza, innanzitutto un ringraziamento. Un ringraziamento perché devo dire che, anziché dilettarsi nel dire semplicemente che tutto va bene, hanno evidenziato anche quelle che sono le questioni che sono state affrontate e alle quali si è cercato di porre rimedio in relazione ai tempi dati. Sicuramente l'onorevole Cavo, l'onorevole De Monte, l'onorevole Mascaretti, l'onorevole Giorgianni e l'onorevole Barabotti hanno svolto delle argomentazioni che non erano di replica agli interventi di chi li aveva preceduti, ma sono interventi che nascono esclusivamente da quella che è la lettura degli atti.

E allora, vedete, io penso di poter dire che il vero tema oggi - al di là legittimamente delle votazioni diverse, delle polemiche e dei giudizi sommari -, per quanto mi riguarda, è il raggiungimento degli obiettivi: è un tema che penso dovrebbe stare a cuore a tutti. Vi è un problema reputazionale dell'Italia che non è irrilevante, vi è un problema di saper essere guida da parte dell'Italia in un Piano che sicuramente è il più cospicuo come dotazione, ma che non ha nessun regalo da parte dell'Europa perché, fino a prova contraria, c'è chi di rate ne ha ottenute due e chi, ad oggi, di rate ne ha ottenute altre sei, raggiungendo puntualmente tutti gli obiettivi previsti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Non ci è stato regalato nulla da nessuno. Siamo certo dovuti intervenire, abbiamo certo dovuto raddrizzare a volte la rotta. E qual è il motivo per il quale, secondo voi, nel regolamento del PNRR è previsto il fatto di poter fare delle riproposizioni del Piano? Ho letto prima la classifica, e ho letto prima la classifica rispetto alla dotazione dei Piani. Forse, non so se sia ragionieristico, ma se si fa una proporzione, ci si rende conto di quanto è stato fatto per tenere ferma la rotta di questo Piano e perché la nave arrivi in porto e a vele spiegate (Applausi dei deputati dei gruppi Fratelli d'Italia, Lega-Salvini Premier, Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Deve dare, signor Ministro, il parere sulle risoluzioni, per cortesia. Diamo voce al Ministro.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Le risoluzioni sulle…

PRESIDENTE. No, aspetti, non è acceso il microfono. Cortesemente, se i colleghi accendono il microfono… un attimo, signor Ministro. Colleghi, fermi, che stiamo attivando un attimo la nuova procedura. Ci siamo? Prego, dovrebbe funzionare.

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. Chiedo scusa. In merito alle risoluzioni presentate, io le ho lette tutte e diventa sicuramente prevalente il fatto che nelle risoluzioni vi siano degli elementi singolarmente ostativi che impediscono la loro approvazione. Voglio tuttavia dire che, nei punti per i quali ritengo vi siano degli assensi e che non siano compresi nella risoluzione di maggioranza, al di là del parere negativo sulla risoluzione nel suo complesso, mi attivo ugualmente per mantenere quegli impegni che in alcune risoluzioni risultano, nonostante siano risoluzioni che prevalentemente nel complesso danno un giudizio, voi sapete perfettamente, molto negativo della nostra azione. Quindi, senza molto aggiungere, dico soltanto che la collaborazione, comunque, da parte mia c'è, al di là della votazione sulle risoluzioni.

PRESIDENTE. Signor Ministro, le chiedo scusa, dovrebbe… ho capito parere favorevole sulla risoluzione di maggioranza, ovviamente…

TOMMASO FOTI, Ministro per gli Affari europei, il PNRR e le politiche di coesione. …e contrario sulle altre.

PRESIDENTE. E parere contrario sulle altre. Va bene, mi perdoni, ma andava esplicitato per motivi regolamentari (Commenti del deputato De Luca). Colleghi, per favore.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 12,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Sulle vittime del velivolo dell'Aeronautica militare precipitato nel Parco nazionale del Circeo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, per un breve intervento, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Zoffili. Ne ha facoltà.

EUGENIO ZOFFILI (LEGA). Grazie, Presidente. Apprendiamo con profondo dolore che oggi, durante una missione di addestramento, è precipitato, Presidente, colleghi, un velivolo militare della nostra Aeronautica nel Parco nazionale del Circeo (Il Presidente, l'Assemblea e il rappresentante del Governo si levano in piedi), nel comune di Sabaudia, e sono deceduti i due militari che erano a bordo. Esprimo, come capogruppo della Lega in Commissione difesa e a nome del mio gruppo, sicuro di interpretare anche il pensiero di tutti, profonda vicinanza e cordoglio nei confronti del 70° Stormo di Latina dell'Aeronautica militare, dei familiari, dei colleghi e della nostra Aeronautica.

Lo dico anche come nipote, mio nonno era un pilota dell'Aeronautica militare del 2° Stormo Caccia Torino: grazie, grazie di cuore a tutti i nostri uomini in divisa che ogni giorno, con coraggio, portano avanti la loro professione e rischiano, purtroppo come in questo caso, anche la loro vita. Grazie di cuore, Presidente, per avermi dato la parola (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sul medesimo argomento, l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Anche noi, come MoVimento 5 Stelle, assolutamente ci associamo al dolore per la scomparsa dei militari dell'Italian Air Force in seguito a questo incidente che è successo, purtroppo, stamani a Sabaudia. Ovviamente, Presidente, esprimiamo le nostre condoglianze soprattutto, direi, ai familiari delle vittime che sicuramente stanno piangendo, insieme a noi, i loro cari, ma, naturalmente, le condoglianze vanno anche alla “Arma Azzurra” e, ovviamente, siamo vicini a loro (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Anche il gruppo del Partito Democratico si associa al dolore per la scomparsa di questi due militari dell'Aeronautica militare. Credo sia giusto ricordarli in quest'Aula nel ruolo e nella funzione democratica che l'Esercito svolge in questi momenti, in momenti di pace. Ma, da questo punto di vista, credo che il messaggio di cordoglio, oltre che all'Aeronautica, vada ai familiari e, quindi, in questo momento, ci sentiamo vicini ai familiari di queste due persone che hanno oggi perso la vita (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Saccani Jotti. Ne ha facoltà.

GLORIA SACCANI JOTTI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Come membro della Commissione difesa per Forza Italia mi unisco al cordoglio rappresentato dai colleghi. Forza Italia esprime le sue condoglianze alle famiglie dei due piloti, purtroppo deceduti, e ci uniamo nell'elogiare il continuo impegno del nostro Esercito in ogni settore (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Ci uniamo come gruppo di Azione, in questo momento, per le due persone che hanno perso la vita, compiendo il proprio lavoro. Un grande abbraccio e un grande senso di vicinanza nei confronti delle loro famiglie in un momento di dolore (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Chiesa. Ne ha facoltà.

PAOLA MARIA CHIESA (FDI). Grazie, Presidente. Fratelli d'Italia si unisce al cordoglio già espresso in quest'Aula da tutti i partiti che mi hanno preceduto, si unisce al dolore delle famiglie dei due piloti deceduti questa mattina, in addestramento, nel Parco nazionale del Circeo. Ci uniamo alla grande famiglia dell'Aeronautica militare e abbracciamo idealmente tutta la Difesa. Cieli blu (Applausi)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente, per unirci a questo momento di cordoglio. Spesso commemoriamo le vittime nei luoghi di lavoro, è ancora più tragico, ovviamente, ogni qualvolta, come in questo schianto, muoiono persone innocenti, che stanno svolgendo il proprio lavoro, in questo caso per lo Stato. E quindi ci uniamo alle famiglie, nel nostro più profondo cordoglio, ovviamente, ringraziamo chi ha prestato da subito i soccorsi e siamo uniti ovviamente nella vicinanza verso la nostra Aeronautica e le nostre Forze dell'ordine (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, penso di interpretare i sentimenti di tutta l'Assemblea, esprimendo vicinanza e cordoglio all'Aeronautica militare e ai familiari dei due militari deceduti. Quindi chiedo a tutti un minuto di silenzio e di raccoglimento (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Applausi).

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Della Vedova. Ne ha facoltà.

BENEDETTO DELLA VEDOVA (MISTO-+EUROPA). Grazie, signor Presidente. Ministro Foti, ho ascoltato con attenzione la sua pacata esposizione e anche la sua più virile replica. Una cosa che volevo dirle, signor Ministro, se ha un secondo di attenzione - ma di questo ne discutiamo in altra sede - è che non penso che il modello PNRR debba essere applicato al prossimo bilancio europeo. Penso che sarebbe un grave errore, sarebbe una rinazionalizzazione del bilancio europeo, si perderebbe la finalità complessiva delle politiche europee. Ne discutiamo in un altro momento.

Vede, a me la revisione in sé non scandalizza. Trovo anche un po' fuori luogo la comparazione “chi ha fatto più revisioni”. Qua non stiamo discutendo di aritmetica, stiamo discutendo di qualità. Io mi auguro che il PNRR raggiunga il suo obiettivo. E questo, l'obiettivo, prescinde perfino dagli obiettivi, perché, se ci concentriamo solo sulla contabilità degli obiettivi, perdiamo l'obiettivo.

Siccome ormai il suo Governo ha il dominio sul PNRR da tre anni, io penso che voi abbiate sbagliato, che avete perso tempo per riportare a Palazzo Chigi la governance, abbiate sbagliato perché avete investito di pieni poteri sul PNRR un Ministro che poi è evaporato e questo poi è finito tutto in capo a lei. Il PNRR ha un obiettivo trasformativo. Io avrei voluto capire da lei se questo PNRR stia diventando una grande occasione di spesa pubblica - con pochissime riforme, poi ci arrivo - oppure stia diventando quello che doveva essere: una modalità - investimenti e riforme, anzi investimenti in cambio di riforme - per far fare un salto di qualità in termini di produttività e di capacità competitiva dell'Italia.

A me sembra che, invece, ci sia solo un elenco di spese e lei sa meglio di me che molti degli investimenti del PNRR, che stanno “drogando” - da questo punto di vista positivamente - la crescita economica dell'Italia, quella pochissima che c'è, e i buoni dati occupazionali anche per il Sud, a cui lei faceva riferimento, saranno investimenti che produrranno invece un salto di spesa pubblica; perché se tu crei nuove strutture, poi, quelle strutture, le devi gestire col personale, con le spese di manutenzione, eccetera eccetera. Tutto questo ha un senso, se si produce quello che c'era alle origini del PNRR, cioè un salto di qualità nella potenzialità, nel potenziale di crescita, nella capacità produttiva del Paese.

E di questo, ahimè, si vede, signor Ministro, molto poco, sicuramente non c'è nella sua elencazione. Lei ha parlato delle riforme; io penso che, sul piano delle riforme, ci sia solo delusione. Lei ha parlato - faccio un esempio - di servizi pubblici locali (non voglio neanche citare i taxi e i balneari su cui vi siete spiaggiati); ok, le faccio presente che nella mia regione, in Lombardia, la regione, senza che il Governo abbia sollevato nessuna obiezione, ha rinviato di 10 anni la liberalizzazione dei servizi locali, per quanto riguarda Trenord, che offre un servizio pessimo: nel 2023, hanno deciso che le gare le faranno nel 2033, cioè non le faranno mai. Ecco, è di questo che bisogna discutere, se vogliamo che il PNRR non sia un'elencazione di micro obiettivi…

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Della Vedova.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Ministro Foti, io l'ho ascoltata davvero con grandissima attenzione e ora ripercorrerò il suo intervento, mi lasci però partire, dicendo che non ci siamo. Però non si agiti, ho usato la prima persona plurale per dire che “noi” non ci siamo, non che lei, da solo, non c'è e voglio spiegarle perché. Vede, lei stesso ha ricordato la complessità del PNRR, centinaia di migliaia di progetti, quindi, lei, oggi è come se fosse qui in veste di program manager, direbbero così quelli bravi, no? Di fronte a chi? Di fronte ai committenti, il popolo italiano rappresentato dal Parlamento. Quindi non c'è nulla di male che ci sia un passaggio revisionale del progetto. Ma la prima cosa che mi fa dire “Ministro, non ci siamo” è proprio l'aleatorietà dei dati.

Non è probabilmente colpa sua se il sistema oggi non è ancora in grado di fornire dati precisi e puntuali che ci consentano di basare la nostra discussione sulla certezza di come stanno le cose, ma questo è anche responsabilità sua. Le dico semplicemente che tutti noi siamo subissati da telefonate di comuni che vorrebbero interloquire con la parte centrale per comunicare modifiche sull'andamento dei progetti o per fare scelte di modifica, che, non avendo risposte, restano congelate, e, restando congelate, creano ritardi al PNRR. Questo è un problema strutturale che le segnalo.

Dopodiché c'è un altro aspetto della sua relazione che un po' mi ha divertito, perché mi ha ricordato la mia gioventù, quando trentenne ero assessore al bilancio. Io allora - credo d'aver fatto una trentina di relazioni in consiglio comunale sui bilanci - cercavo sempre di non usare i numeri come elemento stordente; una volta che c'erano alcuni problemi, effettivamente, ho riparato, mi sono riparato nell'elencazione dei numeri. È una tecnica alla quale anche lei mi sembra ricorra proprio nei momenti di difficoltà.

Mentre un programma di questo tipo avrebbe bisogno di rifarci agli obiettivi, alle ragioni del PNRR, non perdersi in inutili polemiche, forse volute e cercate proprio per nascondere le difficoltà principali. Mi lasci allora dire, visto che ha fatto riferimento alle sue amicizie, che questo tornare alla gioventù, però, lo vedo un tentativo più arzillo che prestante, proprio in ragione del fatto che la prestanza, in questo caso, sarebbe l'efficacia con cui lei sta gestendo il PNRR.

Ma vengo alla sua relazione. Ha insistito molto sul fatto che abbiamo 72 miliardi di grants e 112 miliardi di loans. Io non ho capito perché insiste molto su questo aspetto. Mi preoccupa il fatto di non averlo capito e non vorrei che fosse un monito per dirci: attenzione, perché stiamo facendo debito e questo monito, peraltro, da questi banchi noi l'abbiamo fatto dal primo giorno di approvazione del PNRR. Ma se è così, sarebbe una ragione in più per entrare nel merito di come il PNRR stia creando debito buono e non debito cattivo e io questo non l'ho sentito dalle sue parole. Dopodiché, lei giustamente dice: tutti mi incalzate su come spenderemo i prossimi 100 miliardi. Sono passati anni, ne abbiamo spesi un tot, ne mancano ben 100, come facciamo a spenderli tutti? Dice: beh, non è che posso dirvelo perché ci sono solo a consuntivo; potremmo vedere i ribassi, potremmo vedere le economie. Certo, ma questi sono dettagli (questi, sì). Allora, questo giustifica il fatto che le dicano che ha riparato in una relazione ragionieristica.

In realtà, quello che ci interessa capire è, nella sostanza, se questi progetti stanno andando avanti o no, perché lei stesso lo ha ricordato nella replica e ha detto: se noi buchiamo le misure, restituiamo i soldi e prendiamo le sanzioni. Beh, ci mancherebbe! Questo mi sembra il minimo sindacale, ci mancherebbe. Va benissimo non bucare le misure - su questo siamo tutti con lei -, però cercare di coprire delle lacune gravi con questo maquillage credo che non serva a non bucare le misure.

E vengo un pochino al punto, perché - lo diceva anche il collega Della Vedova - a cosa serve ricordare che tutti gli Stati hanno fatto delle revisioni? Ma pensa che qui ci sorprendiamo del fatto di fare le revisioni? Ma ci mancherebbe! Anzi, fare le revisioni può anche essere segno di buona gestione; può anche essere segno, ma, ancora una volta, lei non ci ha dato gli elementi per dire se questa mancanza di revisione sia segno di buona gestione oppure no e, ancora una volta, sorge il sospetto che questo volersi insinuare nei numeri, sparire e ricomparire in maniera carsica, sia più un gioco di prestigio che una gestione responsabile del progetto.

Dopodiché, c'è una questione che veramente mi lascia preoccupato, perché lei stesso ha parlato di un problema quando ha citato case di comunità, ospedali di comunità, Ospedale sicuro, grandi apparecchiature. Ha parlato di un problema dicendo che sono stati ridimensionati, che sono in mega ritardo - parola sua - e che, però, le regioni ci dicono che raggiungeranno il progetto. Io, francamente, leggo in questo atteggiamento - me lo consentirà, magari mi sbaglio - una sorta di scaricabarile, una preparazione al fallimento, come a dire: è colpa loro.

Mi piacerebbe, da committente a program manager, che ci fosse un pochino più di garanzia da parte sua rispetto al fatto che questi progetti stiano andando a buon fine e non uno scaricabarile, che - ahimè - mi lascia già capire come andranno a finire le cose. Siamo già alla ricerca del colpevole e, nelle fasi dei progetti, arrivare alla ricerca del colpevole è il preludio del fallimento. Quindi, la invito, visto che ha ringraziato i colleghi di maggioranza che le davano dei consigli, su questo aspetto a non limitarsi a dire: le regioni mi dicono così. Glielo dico davvero come un invito costruttivo: vada fino in fondo e, se c'è da parte sua qualche dubbio che queste cose vengano fatte, eserciti le sue funzioni pienamente. Questo davvero perché non se ne possa dire domani e stare qui a discutere su di chi sia la colpa; non serve veramente a nessuno. Perché, vede, tirar fuori così - scelti come le ciliegie - quei pochi progetti che stanno andando bene - applausi! - per poi dire che, se poi qualcosa andrà male, sarà colpa di chi mi ha preceduto o colpa delle regioni, le ripeto che è qualche cosa che preoccupa profondamente.

Per quanto riguarda gli studentati, anche qui non li doveva realizzare il Governo. Certo, non è che deve fare tutto il Governo - grazie a Dio siamo in uno Stato liberale, dove l'economia si basa anche sui soggetti che partecipano alla vita pubblica -, ma il Governo deve gestire e, ancora una volta, da queste parole - signor Ministro, io glielo dico in senso costruttivo - il sospetto è che ci sia un tentativo di deresponsabilizzazione, guarda caso laddove i numeri segnalano gravi lacune. È inutile che poi mi dica che erano 40.000 alla fine, facendo già capire che sarà dopo la scadenza del PNRR, per cui, forse correttamente, si stanno prevedendo strumenti finanziari di supporto e alla fine saranno di più. Vivaddio! Anche qui, ci mancherebbe. Dovevano essere di meno alla fine? Il problema è che servono oggi, servono oggi questi posti. È per questo che noi la richiamiamo in maniera forte e vigile rispetto a una gestione che non sia un rifugiarsi dietro ai numeri.

Lei ha detto: questo è un progetto che attraversa tre Governi, dovremmo andarne fieri. Allora, io le chiedo: ma lei ne va fiero? Perché questo atteggiamento mi fa venire qualche dubbio. Va fiero di quello che hanno fatto i Governi prima di lei? Va fiero del fatto che insieme vorremmo raggiungere gli obiettivi del PNRR? Vorrei sentire un “sì” forte e chiaro.

Le hanno già ricordato in tanti che su Transizione 5.0 vi dovete applicare molto di più: state fermando dei soldi, ma, soprattutto, state fermando le imprese. Ci sono ritardi pesanti sulle infrastrutture e la collega Paita al Senato glieli ha elencati tutti, uno per uno. Sugli asili nido anche lei si è soffermato, le case di comunità e gli alloggi per studenti li abbiamo già citati.

Allora concludo, Presidente. Dobbiamo evitare, Ministro, che da grande opportunità questo diventi quello che per voi è già diventato, cioè un mero mezzo di galleggiamento economico e politico. Dobbiamo tornare alla ripresa e resilienza, ma i dati su PIL, produzione industriale, esportazioni, nascite, famiglie, giovani e Sud ci dicono che voi non state facendo bene questo lavoro.

PRESIDENTE. Prima di passare oltre, salutiamo le ragazze e i ragazzi dell'Istituto comprensivo “Chieti n. 3”, scuola primaria “Via Lanciano”, di Chieti, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi). Grazie di essere qui a Montecitorio.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Romano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Signor Ministro, onorevoli colleghi, io ricordo bene quando è iniziata questa storia. Ricordo bene che questo piano è stato ereditato dal Governo Meloni, il quale lo ha ereditato dal Governo precedente. Ricordo bene che le opposizioni difendevano il Piano così come era stato presentato e ricordo bene che criticavano il Ministro Fitto perché immaginava di poter modificare quel Piano, perché immaginava che, tagliando quelle migliaia di progetti, non c'era il tempo, non ce l'avrebbero approvato, non ci avrebbero dato strada per rivisitare il Piano e raggiungere target e obiettivi.

Io non amo i numeri, però è bene ricordare - posto che questo Piano non riguarda soltanto il nostro Paese, ma riguarda tutti i Paesi dell'Unione europea - che l'Italia oggi è al 78 per cento di spesa; gli altri Paesi sono fermi al 50-60 per cento. Poiché ogni tanto ci sentiamo richiamare ad esempi che vengono da oltralpe, avrei avuto il piacere di sentire qualche parola che dica finalmente che nella gestione di queste risorse l'Italia è il primo Paese. Non è un primo Paese per caso: è il primo Paese perché sono state fatte delle scelte politiche e, attraverso queste scelte politiche, il Governo ha operato con interventi puntuali e i numeri ci danno ragione e parlano da soli, non lasciando spazio alle polemiche.

Al 31 agosto 2025, gli interventi finanziati sono stati 447.065, quasi 295.000 già conclusi, 28.000 in fase finale e 106.000 in corso. Il 96 per cento dei progetti è pienamente attivo, 7 rate già incassate per oltre 140 miliardi e l'ottava, in arrivo per novembre, che porterà a 153 miliardi ricevuti: il 78 per cento del totale - dicevamo -, mentre la media europea è ferma al 57 per cento. Questo non lo diciamo soltanto noi, lo certifica Bruxelles. Questo è il punto che le opposizioni dimenticano: ogni euro erogato è stato verificato e approvato dall'Unione europea, che non regala nulla, come noi sappiamo.

Eppure c'è chi continua a descrivere un'Italia ferma, come se questi numeri non fossero aderenti a una realtà che muta attraverso questi investimenti. Ho sentito anche il collega Della Vedova fare un richiamo alla possibilità che gli investimenti, se non accompagnati da un piano di gestione, possono essere un costo per il nostro Paese. Ma non siamo più ai tempi delle cattedrali nel deserto, sappiamo perfettamente che oggi ogni progetto deve essere accompagnato da un piano di gestione altrimenti non viene finanziato. Quindi, sono delle preoccupazioni che non poggiano su un dato reale: i progetti che sono stati finanziati, quelli che sono stati realizzati e quelli che sono in fase di realizzazione certamente hanno un piano di gestione, certamente saranno ulteriore spinta per quel motore d'Italia che ha bisogno di investimenti per primeggiare in Europa.

Quando ci dicevano che non sarebbero state accettate le correzioni, la risposta è stata con il REPowerEU, che ha portato ben 11 miliardi aggiuntivi al nostro Paese, e così via. Così via abbiamo potuto lavorare proprio su quei temi che l'opposizione riteneva allora dovessero essere penalizzati dalla revisione, e cioè l'ambiente, le energie rinnovabili. Andate a vedere i target raggiunti, andate a vedere quante imprese hanno potuto godere di queste attività proprio sulla produzione di energia rinnovabile, in un sistema di produzione ecosostenibile. Quindi, chi ci attacca dovrebbe invece ricordare che noi veniamo da un periodo in cui, quando erano al Governo, hanno prodotto i famosi bonus che, anziché lasciare qualcosa, hanno disastrato il nostro bilancio, mettendo in ginocchio il Paese, accontentando pochissimi con tantissimi soldi che oggi avremmo potuto utilizzare diversamente.

Allora, parliamoci molto chiaramente: il Piano nazionale di ripresa e resilienza è soltanto investimenti e finanziamenti? No, perché questo Piano comprende anche le cosiddette riforme, e queste riforme sono state fatte; e non sono state fatte perché ce le chiede l'Europa, sono state fatte perché servono al nostro Paese, perché, diversamente, questo Governo e questa maggioranza, se fossero state inutili o, peggio, dannose, non le avrebbero fatte con coraggio e testa alta, come hanno affrontato tutte le questioni che sono state poste davanti quando c'è stato da trattare a Bruxelles.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un'occasione che non si verificava dal dopoguerra, è un'occasione di ricucitura sociale. Non dimentichiamo che una parte del Paese guardava con diffidenza a questo Piano. Oggi, invece, milioni di famiglie vedono opere nei loro territori, ecco perché cresce la fiducia e crescerà ancora, man mano che i cantieri si moltiplicheranno. Non è con gli slogan che si conquista la fiducia, ma con i fatti concreti.

Allora, i fatti concreti portano al realismo, alla realtà. Pensate veramente che per un Piano così complesso, così importante, nel corso della sua realizzazione - perché tanti hanno presentato progetti, hanno partecipato, se li sono visti validare -, non ci sia un momento in cui si dica: bene, adesso tracciamo una linea e vediamo se riusciamo al massimo a conseguire tutti gli obiettivi che ci siamo preposti?

È questo quello che ha fatto il Ministro Foti, quando ci viene a fare la proposta di revisione, perché sta con i piedi su questa terra e perché ha la responsabilità di Governo, la responsabilità di portare a termine il lavoro che gli è stato affidato. È questa la ragione, non ve ne sono altre, perché, se si va verso una strada e c'è, a un certo punto, da fare una piccola deviazione per raggiungere meglio la destinazione finale, e vivaddio, va fatto, e dobbiamo apprezzare il Governo, perché lo sta facendo con grande lealtà nei confronti del Parlamento, con senso di responsabilità nei confronti del Paese.

È per questo che il Governo ha tutto il nostro apprezzamento: sta guardando alle prossime generazioni. Qualcuno diceva, giustamente, prima di me: noi alcuni interventi li vogliamo perché servono adesso, ma questo Governo può fare tutto tranne utilizzare quella bacchetta magica che non ha e non gli è stata ancora fornita. Aiutiamo questo Governo, perché vince l'Italia, non vince Giorgia Meloni. Vince l'Italia, perché questo è un progetto importante, che sarà quella nuova stagione che il nostro Paese vivrà attraverso gli investimenti che stiamo facendo e la gestione degli stessi.

Per questa ragione - quindi non mi dilungo -, ho concentrato il mio intervento sulle cose essenziali che rappresentano, anche per noi, un modo per dare un contributo alla discussione. Siamo convintamente a favore della risoluzione. Lo facciamo con orgoglio, con la certezza che questo Piano, nato nel buio della pandemia, sia la luce che guiderà l'Italia.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, signor Ministro, il PNRR e il Next Generation EU rappresentano un ambizioso programma di investimenti dell'Unione europea per affrontare la recessione legata alla crisi post-pandemica. Certamente si tratta di uno strumento temporaneo, che ha, però, determinato un momento storico nella governance economica europea, non solo perché in parte è finanziato con l'emissione congiunta di debito europeo da parte della Commissione, ma anche e, soprattutto, perché, trattandosi di politiche espansive, ha segnato una forte discontinuità con le politiche di austerità adottate precedentemente nell'Eurozona.

Il nostro Paese, purtroppo, non si è dimostrato all'altezza di questa opportunità e la sua comunicazione, Ministro, a noi dimostra l'inadeguatezza di questo Governo davanti a una sfida così rilevante. Abbiamo ben compreso i contenuti della comunicazione del 4 giugno dalla Commissione europea, le raccomandazioni per riuscire a raggiungere milestone e target il 31 agosto 2026, includendo unicamente le misure realizzabili entro quella data e valutando misure alternative per riutilizzare le restanti dotazioni finanziarie, ma continuiamo a ritenere le vostre scelte sbagliate. È inutile che si citi il caso degli studentati, perché noi eravamo contrari al fatto che voi li assegnaste ai privati e non possiamo giustificare i ritardi.

Quindi, noi continuiamo a chiedervi di rivedere le decisioni contro la transizione ecologica, in particolare; portiamo avanti insieme politiche che garantiscano uno sviluppo adeguato al nostro Paese, che si pongano come obiettivi la piena occupazione, la lotta alle disuguaglianze e alla povertà energetica e dei trasporti. Vanno benissimo i chiarimenti che ci ha dato sulla difesa, ma l'atteggiamento sulle rinnovabili non è assolutamente condivisibile.

Avete rimodulato il Piano per la sesta volta, riducendo gli obiettivi e i traguardi, andando a incidere su investimenti per 14 miliardi di euro (circa il 7,3 per cento del valore dell'intero Piano). A una revisione finanziaria tutto sommato marginale ha corrisposto, però, un corposo e significativo intervento su alcuni obiettivi e traguardi cruciali, che mostra più ombre che luci. Accogliamo senz'altro con favore l'introduzione di nuovi target e milestone che fanno capo alle infrastrutture per la mobilità sostenibile, così come nulla abbiamo da dire sulle correzioni di tipo formale, che non implicano alcuno spostamento temporale né alcuna riquantificazione significativa di milestone o target.

Non possiamo, però, non manifestare la nostra contrarietà rispetto al posticipo dei termini temporali di realizzazione e alle modifiche - per noi peggiorative - sulle misure che riguardano la Missione sulla rivoluzione verde e la transizione ecologica. Non serviva certo assistere al plauso della Presidente Meloni all'agghiacciante discorso di Trump all'ONU contro il Green Deal per conoscere le vostre posizioni nel merito, ma, francamente, la vostra irresponsabilità nel far arretrare il nostro Paese in materia di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici e sostegno agli obiettivi ambientali non era per noi immaginabile, almeno non a questi livelli.

Avete praticamente deciso di dimezzare le infrastrutture di ricarica elettrica, i cui punti previsti si ridurranno da 21.355 a 12.000, con un taglio dei finanziamenti dell'80 per cento, da 741 a 144 milioni e la riassegnazione di 597 milioni risparmiati a un nuovo programma di rottamazione auto, che riconosce, a fronte dell'acquisto nelle aree urbane di veicoli elettrici in sostituzione di quelli inquinanti, incentivi fino a 11.000 euro per famiglia a basso ISEE e micro-imprese. Io non so in quanti aderiranno, per quanto noi siamo sempre stati favorevoli alla promozione e allo sviluppo di veicoli elettrici. Ci pare, però, evidente che questa doppia revisione metta in evidenza la totale incapacità di questo Governo e di questa maggioranza a intervenire in modo strutturale su un settore che è ormai al tracollo e che Urso pensa bene di trasformare in un'industria bellica, in piena linea con gli obiettivi legati a un'economia di guerra, cui guardate con sempre maggiore entusiasmo, nonostante i presupposti su cui si fonda la nostra Costituzione, su cui è nata l'Unione europea, e nonostante i dati che ho citato in discussione generale che rivelano che agli investimenti in armamenti non corrispondono delle ricadute occupazionali.

Non saranno neanche gli incentivi a pioggia e condizionalità sempre più aleatorie a salvare le imprese in mancanza di un disegno nazionale di politica industriale e sviluppo tecnologico, di cui, invece, ci sarebbe un estremo bisogno. Noi abbiamo chiesto anche ieri che sia Palazzo Chigi a occuparsi delle questioni relative alle politiche industriali, quelle dell'automotive per prime, perché Urso non è in grado, sta facendo solo disastri e le toppe che prova a immaginare sono ancora peggio dei buchi che ha causato. Non siamo favorevoli neanche all'incremento di 640 milioni di euro per lo sviluppo del biometano, soprattutto perché state sottraendo importanti risorse, destinate allo sviluppo dell'idrogeno per il quale inizialmente erano previsti investimenti per 2 miliardi di euro, ridotti poi a 1 miliardo e che, poi, alla fine dovrà accontentarsi solo di 360 milioni di euro. Un taglio accompagnato, peraltro, dall'abbandono dell'obiettivo di destinare almeno 400 milioni di euro a sostegno di sviluppi industriali finalizzati alla sostituzione del 90 per cento sull'uso di metano e combustibili fossili in un processo industriale con idrogeno elettrolitico prodotto a partire da fonti di energia rinnovabile o dall'energia elettrica di rete. È una scelta per noi davvero assurda che impedisce la decarbonizzazione del settore, unica prospettiva che potrebbe garantire un futuro alle nostre industrie energivore.

Le comunità energetiche e i sistemi di autoconsumo collettivo dovrebbero essere incentivati, avreste dovuto privilegiare i soggetti più vulnerabili e le aree a maggior disagio economico. Non va bene neanche la riduzione dei contributi a fondo perduto per l'acquisto di sistemi e tecnologie digitali correlate da parte delle PMI dal 50 al 30 per cento, perché è un vero e proprio disincentivo al fare investimenti necessari e urgenti per il contrasto al cambiamento climatico e per la riduzione dei costi energetici. Avete persino deciso di rallentare il processo di riduzione delle sovvenzioni dannose per l'ambiente. È una decisione grave, che noi riteniamo immorale, come continuare a sostenere produzioni e comportamenti che creano gravi danni all'ambiente, al clima e alla salute. Ci preoccupa anche la revisione operata sul fronte dei trasporti. Temiamo, infatti, che gli apparenti punti di forza possano nascondere i rischi potenziali di un approccio improntato esclusivamente all'efficientamento e al contenimento dei costi e comportare, quindi, un aumento dell'utilizzo dei subappalti a cascata con ripercussioni sulla qualità dei lavori e sui dispositivi di sicurezza per utenti e lavoratori. Vi è il rischio di perdita di posti di lavoro e il peggioramento delle condizioni contrattuali non solo per il personale direttamente impiegato nei servizi di esercizio ferroviario, ma anche per i lavoratori delle aziende dell'indotto e di quelli occupati in attività complementari, come le manutenzioni, le biglietterie e l'assistenza, incertezze derivanti dal passaggio di gestione dei servizi a nuovi operatori con possibili ripercussioni sulla continuità occupazionale e sull'inquadramento contrattuale.

Il fronte sanitario è quello che ci preoccupa di più, perché si tratta del settore più delicato e anche quello in cui siamo più in ritardo. Sappiamo tutti, infatti, che il sistema sanitario nazionale soffre già carenze croniche di personale, in particolare, infermieri, medici di medicina generale e specialisti territoriali. Colleghe e colleghi, non vi sarà sfuggito il dramma che ha colpito il comune di Dorgali in Sardegna la scorsa settimana, dove Maddalena Carta, una giovane medica di base che da due anni svolgeva con professionalità e passione il suo lavoro, ha perso la vita nel suo ambulatorio. Maddalena è morta di lavoro perché, nonostante non stesse bene, non ha voluto abbandonare i suoi pazienti. Aveva in carico poco meno di 2.000 persone, dato che negli ultimi tempi i suoi colleghi erano in malattia e la mole di lavoro era diventata per lei insostenibile. Io penso che non si possa morire così, che sia inaccettabile, come qualunque morte sul lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra), ma in questo caso penso che ci sia un'ulteriore aggravante. Quindi, voglio ricordare, in questa circostanza, con affetto Maddalena, abbracciare la sua famiglia, ma soprattutto ricordare a tutte e tutti noi quali sono i sacrifici che medici, infermieri e tutti gli operatori del nostro sistema sanitario sono costretti ad affrontare ogni giorno. Triplicare il numero di assistiti domiciliari in meno di due anni implica una domanda straordinaria di personale altamente qualificato, con competenze specifiche nella gestione delle cronicità, della non autosufficienza e dell'utilizzo di tecnologie per la telemedicina, rispetto alla quale, fino a oggi, non si è provveduto ad alcuna strategia efficace di reclutamento, formazione e valorizzazione. La revisione ci sembra, quindi, un adempimento più formale che sostanziale, che non tiene conto della situazione reale. Vi chiediamo piuttosto di lavorare, come ho già detto, per integrare i servizi sanitari con quelli sociali, per una reale presa in carico delle persone in condizioni di fragilità e non autosufficienza e di avviare, quanto prima, un piano straordinario di formazione, valorizzazione e reclutamento di personale specializzato, indispensabile per far funzionare le strutture esistenti e le nuove strutture della sanità territoriale. Purtroppo, è ormai evidente che le ambizioni trasformative del PNRR si sono ridimensionate in maniera significativa e che l'obiettivo primario di tutti i Governi è quello di evitare il disimpegno delle risorse e salvare il Piano dal rischio di fallimento. Ma noi non vogliamo rinunciare a questa opportunità e continuiamo a sollecitarvi per mettere a terra interventi indispensabili per la nostra sanità, la nostra scuola e l'ambiente in cui viviamo. Non vogliamo rassegnarci al fatto che, in questa corsa contro il tempo, anche settori come la difesa diventino opzioni di investimento legittime e appetibili per non perdere i fondi. Noi siamo e continueremo a essere sempre e comunque contrari. Apprendiamo con favore che almeno in questo caso lo siate anche voi, ma sulla rimodulazione le nostre posizioni rimangono comunque divergenti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro e colleghi, esordisco dicendo che da parte nostra non c'è uno spirito che non sia costruttivo sul PNRR. Certamente vogliamo che i soldi vengano spesi bene. Intanto, in questa sede vogliamo anche riconoscere che il Governo ha il diritto di operare alcune scelte di rimodulazione e ci sentiamo di concedere un'apertura di credito rispetto all'intenzione di riportare in carreggiata interventi che altrimenti sarebbero destinati a rimanere incompiuti. Tuttavia, l'apertura deve tradursi in concretezza e ovviamente anche nel rispetto dei tempi. Abbiamo alcune considerazioni da fare sulle aree interne. In alcuni convegni - e questo ci preoccupa - le aree interne ora vengono definite terre vuote, perché si stanno svuotando e sono la cartina di tornasole del PNRR. Intanto, era prevista una somma consistente che poi è stata ridotta. Il problema è che poteva anche essere ridotta questa somma, se la legge sulla montagna avesse dedicato risorse, attenzioni e avesse dato alle aree interne la possibilità, in qualche maniera, non dico di rinascere, ma di sopravvivere. Questo purtroppo non è successo.

Poi ci sono le risorse che sono state cancellate sui beni confiscati alle mafie. Ecco, vi faccio presente che i sindaci che si ritrovano quelle strutture nei loro comuni - e in Piemonte ce ne sono parecchi - e si ritrovano ancora famiglie sul territorio a cui sono state confiscate quei beni non vivono assolutamente bene questa situazione. Così abbiamo piccoli comuni, comunità montane, aree rurali che restano prive di infrastrutture, digitalizzazione e servizi essenziali.

Relativamente agli asili nido, sono importantissimi, vengono costruiti - io ho seguito con attenzione quello che è stato detto, quanto è stato detto dal Ministro Foti - però non ci sono nelle aree interne, non sono previsti. Perché? Lo capisco, perché i numeri sono bassi. Ma noi non possiamo dimenticare quelle aree perché i numeri, magari, non portano a 40 iscritti come succede in alcuni comuni. Quelle aree hanno assolutamente bisogno di servizi e, in qualche modo, il PNRR deve dare loro delle risposte.

E poi c'è il tema delle scuole: si stanno sopprimendo classi. Lo ripeto e continuerò a ripeterlo, perché lo vivo quotidianamente ogni fine settimana girando sui territori. Sono addolorata quando vedo l'angoscia dei sindaci che hanno costruito scuole che ora sono praticamente svuotate. Allora, non vorrei dire e non vorrei venisse detto neppure domani che il PNRR non ha saputo essere uno strumento di riequilibrio territoriale. Ricordo ancora che la Sardegna ha dimezzato la presenza dei giovani in 20 anni, insieme a Basilicata, Calabria e Molise, e la stessa cosa per le terre del cratere.

Noi abbiamo fatto una scelta come partito: abbiamo costruito un gruppo di lavoro sulle aree interne, proprio con gli amministratori locali, per cercare di trovare e di proporre, come è un po' nostra abitudine, soluzioni. C'è un progetto che è importantissimo ed è la telemedicina: unica occasione per molti di curarsi. Ma anche qui direi che non c'è un'accelerazione che ci faccia pensare che tutti i territori possano dotarsi di questo nuovo servizio.

Riguardo le case di comunità, ne abbiamo parlato e sono convintissima che i tempi verranno rispettati. Le strutture sanitarie territoriali sono state convertite in case di comunità. Bisogna però riuscire assolutamente a risolvere il problema del personale, perché il grande scoglio oggi è questo.

Personalmente sono favorevole a questo tipo di strutture perché tornano a dare una risposta su territori che sulla sanità avevano praticamente poche - poche - aspettative. Certo, la trasformazione - l'ho detto prima - è positiva e il personale, lo vedo anche nel mio comune, deve essere ritrovato. Faccio presente che, in alcuni territori, e torno alle aree esterne, sarebbe sufficiente avere un punto prelievi. Darebbe già una grande risposta. Riflettiamo anche su questo.

Poi vi è l'aumento della spesa corrente che si troveranno a dover gestire i comuni e anche le ASL. In questo caso sulla sanità certamente il Governo dovrà riuscire a dare risposte. Poi non possiamo assolutamente trascurare il quadro macroeconomico. Nonostante la mole di investimenti, abbiamo una crescita che rimane ferma allo “zero virgola” e continua più o meno anche nel 2025 - 2026. Ma perché? Perché, come affermiamo da tempo, senza riforme strutturali, senza una strategia industriale chiara e senza politiche di sostegno al capitale umano il PNRR da solo non basta a invertire la rotta.

Allora, noi pensiamo, signor Presidente, Ministro e colleghi, che il PNRR sia la più grande occasione di modernizzazione della nostra storia recente ed è per questo che chiediamo concretezza e responsabilità, perché siamo consapevoli che l'Italia non può perdere questa grande opportunità.

Un altro tema che è veramente fondamentale per Azione è Industria 4.0. Tocchiamo uno dei nodi più strategici per il futuro produttivo del Paese. Purtroppo, dobbiamo dircelo con franchezza: quella che doveva essere la spina dorsale della modernizzazione italiana è diventata un'occasione mancata. Gli incentivi del Piano si sono concentrati su strumenti vecchi e frammentati, con bandi complessi e con risorse spesso rimodulate, invece di sostenere una vera trasformazione digitale e verde delle imprese. Si è preferito finanziare spese a pioggia, che sappiamo non danno grandi risultati; e poi è mancata la fondamentale visione a lungo periodo. Così molte PMI avrebbero potuto fare un salto tecnologico, ma sono rimaste escluse. C'è una verità e la verità è che Industria 4.0 non può funzionare senza tre elementi fondamentali che sono la stabilità, la formazione e le filiere. Stabilità: significa rendere gli incentivi fiscali strutturali e non legati a finestre annuali che impediscono alle aziende di programmare. Formazione: significa investire sugli ITS, sull'università, sull'aggiornamento dei lavoratori. Questo è un aspetto fondamentale anche soltanto perché potrebbe essere per loro gratificante, perché i macchinari restano scatole vuote se non ci sono persone ovviamente formate ad utilizzarli. Filiere: per quanto riguarda le filiere per noi questo significa accompagnare le PMI con hub territoriali e competence center veri, non solo riportati sulla carta. Ma oggi il dibattito europeo ci pone davanti a una sfida ulteriore: Industria 5.0. Non parliamo solo di digitalizzazione, ma di un modello in cui la tecnologia serve all'uomo - e non il contrario - e la produttività va di pari passo con la sostenibilità e la resilienza. È il paradigma che mette insieme intelligenza artificiale, competenze umane, automazione, lavoro di qualità, innovazione e tutela dell'ambiente.

Ecco, sull'ambiente ci sarebbe molto da dire, ma il tempo è poco, come avremmo molto da dire sulla transizione ecologica e sul nucleare che è un tema - penso che il Governo e il signor Ministro lo sappiano molto bene - che ci interessa parecchio. Questa è la direzione che può restituire all'Italia competitività, salari migliori e occupazione qualificata. E questa è la direzione che Azione continuerà a indicare con coerenza e responsabilità.

Ancora una volta il nostro segretario, Carlo Calenda, ieri, in Aula, ha detto che è disponibile a lavorare con il Governo, a dare disponibilità, a parlare. Speriamo ci sia anche questa volontà ad ascoltare le nostre proposte per affrontare un problema non di una parte, ma dell'Italia, perché soltanto insieme, forse, possono essere risolti questi problemi.

Annuncio che, come gruppo di Azione, voteremo a favore della nostra risoluzione e ci asterremo su tutte le altre perché abbiamo un approccio rigoroso, pragmatico e aperto al confronto e soprattutto abbiamo in mente l'interesse del Paese, della crescita delle imprese e della coesione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Scerra. Ne ha facoltà.

FILIPPO SCERRA (M5S). Grazie, Presidente. Ministro, il PNRR sappiamo tutti che rappresenta un'occasione unica di rilancio del nostro Paese. Ministro, ricordiamo tutti bene quello che è successo nel 2020: la crisi pandemica e le sue conseguenze a livello sanitario ed economico sull'Italia e poi su tutti gli altri Stati europei. Fu un momento drammatico per tutti. L'allora Premier Giuseppe Conte, mentre coordinava la risposta alla diffusione del virus, diede vita ad un'azione diplomatica a livello internazionale complicata e insistente fino a convincere gli Stati europei, anche quelli più riluttanti, ad arrivare alla condivisione degli sforzi fra i vari Stati europei.

Fu così che nacque Next Generation EU: un Piano da 700 miliardi di euro. Ebbene, Ministro, non posso non ricordare in questa sede che, durante tutto quel percorso negoziale, ma io direi purtroppo durante tutto il periodo pandemico in cui l'Italia ha avuto grandi difficoltà, c'è stato addirittura chi si è astenuto dal PNRR, c'è stato chi ha tifato contro gli interessi del nostro Paese e c'è stato chi ha attaccato e chi ha insultato l'allora Presidente del Consiglio. E adesso, adesso che questa persona, Giorgia Meloni - diciamo chi è -, è Presidente del Consiglio ha il coraggio di dire a tutti noi di utilizzare dei toni morbidi quando aveva il coraggio di definire “criminale” un Presidente del Consiglio che stava lottando contro la pandemia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Questa è storia, Ministro.

Allora, Ministro, lei, per cercare di sminuire l'apporto di Giuseppe Conte, parla di algoritmo nell'ottenimento dei 200 miliardi di euro. Ma io le faccio una domanda, Ministro: lei è mai stato ai tavoli europei? Lei sa come si fanno le trattative ai tavoli europei (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? È ovvio che c'è un algoritmo e c'è una formula finale, ma in questo algoritmo e in questa formula ci sono dei parametri e questi parametri li decidono gli uomini, li decidono i Capi di Stato e di Governo, li ha decisi Giuseppe Conte, che si è sforzato tantissimo per arrivare a quella conclusione.

Dopo cinque giorni e cinque notti siamo arrivati a quei numeri che ci hanno portato 200 miliardi di euro. Questa è storia, Ministro, e non le bazzecole che raccontate voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Forse, la storia dell'algoritmo vi fa comodo. Ma sa perché le fa comodo? Forse lei ci vuole far credere che è l'algoritmo che ha sottoscritto un Patto di stabilità e crescita che ci costerà 60 miliardi di euro. O, forse, è l'algoritmo che ha sottoscritto un accordo in sede NATO che ci costerà 445 miliardi di euro che togliamo a ponti, a infrastrutture, a sanità, e li mettiamo nel militare e nella difesa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Non è l'algoritmo, questa decisione è stata presa da chi ha un nome e cognome e questo nome e cognome è Giorgia Meloni. Vi dovrete prendere le vostre responsabilità di questo, Ministro.

Allora, tornando al PNRR, diciamo che abbiamo ottenuto i 194 miliardi grazie a questa trattativa complicatissima. Ministro, lei ci comunica che siamo riusciti a spendere 86 miliardi. Bene, anzi male, perché lei, questi 86 miliardi, li ha spesi in quattro anni. Adesso, veramente, ci vuole far credere che in un anno riuscite a spendere 110 miliardi di euro, avendo spostato tutti i progetti più complicati alla fine? Ministro, la dovete finire di prendere in giro gli italiani con queste storie (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! Ci sono materie importantissime, Ministro.

Al question time non ho avuto il tempo di citargliele, ma adesso andiamo a citare le varie materie. Una di queste è la salute, lei stesso lo diceva: sul capitolo salute, siamo solamente al 26,7 per cento della spesa. Delle 1.038 case di comunità, una piccolissima percentuale è stata realizzata. Stessa cosa per gli ospedali di comunità. Lei dice “no, ci sono le regioni, non è colpa nostra, eccetera eccetera”, ma vogliamo dire che, in parallelo, rispetto a questa cosa, siete responsabili del più grande definanziamento del sistema sanitario degli ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Perché questa è la vostra responsabilità, Ministro. Questa è la vostra risposta a chi aspetta un esame istologico da mesi, che gli può comportare pure la perdita della vita! Questa è la vostra risposta ai 6 milioni di italiani che rinunciano alle cure o che rimandano le cure, perché non hanno la disponibilità economica. È una risposta indecente, Ministro, vi dovete vergognare di questo. Questo per il capitolo salute. Andiamo agli altri capitoli, perché li abbiamo tutti.

Capitolo lavoro. Lei dice che GOL è responsabilità delle regioni. Alla fine, le voglio ricordare che la maggior parte delle regioni è governata purtroppo da voi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), ma, al di là di questo, è responsabilità delle regioni, se non avete fatto, nel capitolo lavoro, un aumento cospicuo delle pensioni degli italiani, come avevate promesso? È responsabilità delle regioni, se il Ministro Calderone ha deciso di lasciare 4 milioni di italiani con paghe da fame, non dandogli un salario minimo? Io penso che sia responsabilità del Governo, e ve la dovete prendere, Ministro.

Riguardo agli investimenti nel Mezzogiorno, capitolo Mezzogiorno. Lei sa, e lo sa benissimo, perché gliel'ho detto tante volte, quanto per noi del MoVimento 5 Stelle sia importante la clausola del 40 per cento. L'abbiamo portata e l'abbiamo voluta nella scorsa legislatura e io le ho sempre detto che serve una relazione semestrale (perché è semestrale la relazione) nella quale dovete quantificare gli investimenti destinati al Sud. Ebbene, Ministro, su questa relazione, lei non è mai pronto. E io ce l'ho la spiegazione di tutto questo, Ministro, è facile: un Governo che elimina il credito d'imposta per il Mezzogiorno, che riduce il fondo di perequazione infrastrutturale, un Governo che approva l'autonomia differenziata è evidentemente un Governo che sta lottando e sta lavorando per affossare il Sud! Questa è la verità, questo siete (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

E i colleghi della maggioranza del Sud non hanno un po' di vergogna quando vanno in giro nella loro città? Io ce l'avrei, avendo approvato l'autonomia differenziata e avendo fatto tutti i danni che state facendo voi, Ministro.

A proposito di coesione, è molto importante, lo abbiamo voluto mettere nella risoluzione, lo ribadiamo, glielo ribadisco: non un euro delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza e del Fondo di coesione deve andare per le spese militari. L'abbiamo voluto ribadire e su questo vogliamo chiarezza, Ministro, e siamo pronti a fare le barricate nel caso in cui, come al solito, facciate il gioco delle tre carte, perché vi conosciamo, ormai.

Da rilevare, sul piano industriale, il fallimento di Transizione 5.0. Alla fine, l'ha accettata pure lei, questa cosa: avete fallito su Transizione 5.0. Transizione 4.0 ha cubato 29 miliardi di euro, mentre non siete riusciti a fare nulla su questo. Ma questo vostro atteggiamento va in parallelo con la vostra visione industriale del Paese, Ministro, perché non avete un piano industriale! Le aziende del Paese stanno soffrendo, perché le state stritolando. Ogni tanto si sente parlare di kit di sopravvivenza, ma le dico che serve un kit di sopravvivenza per le nostre imprese, che non sanno più come alzare la saracinesca, altro che piano di riarmo, Ministro! Dobbiamo salvare le aziende e voi non lo state facendo!

Andiamo a un altro degli obiettivi, che per me personalmente è molto importante, lei l'ha citato. Stiamo parlando del sistema idrico. Lei dice: “ci sono altre fonti di finanziamento, spostiamo”. Ministro, io guardo i dati e parlano chiarissimo: dei 5,3 miliardi allocati, solo il 2 per cento dei progetti riguardanti l'ammodernamento e l'efficientamento del sistema idrico è concluso. Questa è la vostra risposta? Ma lei lo sa, Ministro, che alcune zone, alcuni territori hanno dispersioni d'acqua superiori al 60 per cento, in Italia? Lo sa che in alcune regioni, come la mia Sicilia, l'acqua corrente arriva una volta ogni 15 giorni? E voi avete dato questo tipo di risposta: lo zero per cento dei progetti completati. Non vi vergognate, Ministro?

Andiamo all'ultimo aspetto che voglio segnalare in questo intervento: le preoccupazioni dovute al rischio di un uso irregolare dei fondi PNRR. Questo è un aspetto al quale teniamo tanto. Sono quantificate in circa 2 miliardi di euro, e quindi si parla di indebite interferenze da parte della criminalità organizzata, eccetera, eccetera. Ministro, su questo le dico una cosa: è abbastanza evidente che le politiche di questo Governo permettono tutto questo, perché una prima decisione sbagliatissima è stata quella di togliere il controllo concomitante della Corte dei conti sulla spesa del PNRR (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e poi, sul piano della giustizia, state scientificamente, passo dopo passo, smantellando tutti i principali presìdi di legalità contro la corruzione, Ministro.

State lasciando che si compia un assalto alla diligenza dei fondi del PNRR, state permettendo ai comitati di affari di appropriarsi di parte di quei 200 miliardi di euro, e questo è un peccato gravissimo di cui dovrete rendere conto alle future generazioni. Annuncio il voto favorevole del MoVimento 5 Stelle sulla risoluzione Braga (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Battilocchio. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BATTILOCCHIO (FI-PPE). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, Ministro, la piena realizzazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza è stata uno degli obiettivi principali dell'azione di questo Governo, fin dal suo insediamento, un'azione che, in questi ormai tre anni di attività, è stata portata avanti con grande determinazione, senza momenti di soste. Un lavoro che, se andiamo a guardare i numeri, ha prodotto risultati evidenti di grande importanza, un lavoro che, per la natura del PNRR, è stato inevitabilmente di squadra, coinvolgendo tutta la compagine ministeriale.

Prima di entrare nel merito della proposta di modifica presentata dal Governo, ribadiamo questi numeri, perché non sono affatto irrilevanti.

Ad oggi, l'Italia ha rendicontato con successo 7 rate del piano ed ha centrato 334 tra obiettivi e traguardi del totale previsto, pari al 54,4 per cento. Un avanzamento che è ampiamente superiore alla media dei Paesi europei, che si attesta invece al 38 per cento.

Altro dato ampiamente oltre la media UE è quello che riguarda le risorse ricevute: l'Italia ha ottenuto il 72 per cento delle risorse complessive spettanti. Risorse che, è bene ricordarlo, non vengono erogate automaticamente, bensì a seguito di un accurato esame da parte della Commissione europea della documentazione presentata. Ebbene, la media europea delle risorse erogate è pari al 57 per cento.

Perché è utile citare questi dati? In primo luogo, perché dimostrano come la realizzazione del PNRR stia procedendo in maniera spedita e assolutamente positiva, spazzando via le tante previsioni di sventura in cui in tanti, purtroppo, si sono voluti esercitare in questi anni. E, in secondo luogo, perché, se, nel passato e in alcuni casi limitati anche nel presente, avevamo fatto l'abitudine a vedere i dati dell'Italia più o meno al di sotto della riga con la legenda “media paesi UE”, quando siamo abbondantemente al di sopra di quella linea è doveroso, oltre che giusto, rivendicarlo.

Grande è stato il lavoro svolto dal Governo in questi anni e dai Ministri con la delega al PNRR - prima il Ministro Fitto e ora il Ministro Foti -, in questo Piano, che rappresenta il più grande strumento finanziario che l'Italia si sia mai trovata a gestire. Questo Piano si componeva e si compone di un numero elevatissimo di riforme e di investimenti, da realizzare necessariamente attraverso aggiustamenti progressivi. A mano a mano che si procedeva nell'attuazione, è stato non solo necessario, ma doveroso valutare gli obiettivi che, realisticamente, potessero rientrare all'interno del termine ultimo di realizzazione, fissato ad agosto 2026.

Questa operazione non facile è stata condotta in questi tre anni con grande responsabilità e con grande coraggio di Governo, ovviamente sempre in costante collaborazione con la Commissione europea. E grazie a questa responsabilità, che non può mancare in chi si trova a dover gestire risorse economiche dalle quali dipenderà il futuro a lungo termine dell'Italia unita, alla determinazione di non voler rinunciare neppure ad un centesimo dei 194,4 miliardi di euro spettanti all'Italia, sono state effettuate in questi anni proposte di revisione del Piano e oggi abbiamo all'esame la proposta attuale che ha la finalità di mettere in sicurezza 14,5 miliardi di euro, cifra che equivale al 7,3 per cento delle risorse totali all'interno del PNRR.

Nella rimodulazione proposta, nel modificare le misure oggetto di finanziamento si è cercato di mantenere intatta la finalità ultima dell'intervento. E, quindi, alla luce della necessità tecnica di dover rimodulare alcune misure a sostegno delle imprese, le nuove misure proposte hanno comunque come finalità quella di salvaguardare la competitività delle stesse.

Per l'agroalimentare, si rafforzano i contratti di filiera e si introduce uno strumento finanziario a sostegno della transizione energetica del settore agricolo. Si incrementano le risorse per il servizio civile universale.

Per l'housing universitario - è stato ricordato - è stato messo in sicurezza il raggiungimento del target di 60.000 posti letto, prevedendo per 30.000 tra questi, cioè quelli relativi alle candidature più complesse per il numero di posti letto o per la natura dell'intervento edilizio necessario, di poterli realizzare con l'impiego di uno strumento finanziario che consentirà di ancorare il raggiungimento del target alla stipula dell'atto d'obbligo da parte dei beneficiari finali del finanziamento.

Per quanto riguarda le borse di studio, è stato introdotto un nuovo target sul quale sono stati appostati 150 milioni di euro.

In materia di infrastrutture si semplificano gli investimenti da parte dei concessionari nel settore idrico, al fine di ottimizzare ed efficientare la gestione di un servizio fondamentale come quello dell'acqua. Si mantengono le risorse per la realizzazione di un obiettivo fondamentale come quello della digitalizzazione del nostro Paese.

C'è un altro aspetto importante di questa proposta di revisione che merita di essere adeguatamente sottolineato: le misure miranti all'istruzione e quelle relative al settore della salute non sono in alcun modo oggetto di rimodulazione. Dunque, la loro realizzazione completa rimane confermata entro agosto 2026.

Altre risorse che ovviamente rimangono intatte e che mi piace sottolineare sono quelle destinate ai piani urbani integrati che riguardano le periferie delle città metropolitane, che dunque rimangono a 1,4 miliardi di euro per interventi che saranno realizzati nei tempi previsti per l'attuazione del PNRR, grazie anche a un grande gioco di squadra e a una sinergia tra i vari livelli istituzionali che anche come Commissione d'inchiesta sulle periferie stiamo verificando sul campo e sul territorio.

Concludendo, colleghi, Forza Italia è favorevole alla proposta di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza presentata dal Governo, rinnova il suo pieno sostegno al Governo perché è consapevole che il PNRR sarà portato a termine nel modo più proficuo per il nostro Paese. Dichiaro, quindi, il voto favorevole alla risoluzione di maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bagnai. Ne ha facoltà.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Grazie, Presidente. Innanzitutto, desidero ringraziare il Ministro Foti per la relazione piena di dati e che in qualche modo spazza via tante piccole polemiche provinciali e mi risparmia anche di esporre alcuni argomenti che sono stati presentati da lui come, per esempio, una valutazione comparativa dello stato di avanzamento dei progetti, nel nostro Paese e negli altri Paesi, e del numero di interventi che sono stati richiesti per aggiustare questo strumento.

Perché noi dobbiamo uscire da una certa narrazione. E credo che se questo Governo e questa maggioranza stanno mantenendo la fiducia degli italiani è perché stanno anche riuscendo ad uscire dalla narrazione auto razzista, pregiudizialmente ostile, pregiudizialmente sfiduciata nei riguardi del Paese, che per tanto tempo ha animato i Governi di sinistra e che giustificava l'imposizione del vincolo esterno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Un vincolo esterno che ho sentito menzionare, non a caso, anche nel dibattito di oggi.

Ora, quello che dirò spero che non sia interpretato come un segno di schizofrenia perché non lo è. E proprio perché io personalmente e la forza politica che mi ha incaricato di fare questa dichiarazione di voto favorevole alla risoluzione di maggioranza - ecco, lo dichiaro, così almeno, se mi viene poi troncata la parola in fondo, si sa che noi siamo favorevoli - proprio perché noi riteniamo che il PNRR sia uno strumento radicalmente e profondamente sbagliato - e lo abbiamo sempre detto - per motivi che in parte già sono noti e altri ne esporrò oggi, è proprio per questo che apprezziamo particolarmente il fatto che questo Governo stia riuscendo a fare l'uso migliore possibile dello strumento peggiore fra quelli possibili.

Si può argomentare la radicale negatività di questo strumento anche semplicemente partendo dalla sua opacità, perché questo strumento è ancora opaco.

Ci sono ancora persone che non hanno capito di che cosa si tratta. Ho sentito prima parlare del PNRR come di un regalo che abbiamo ereditato dai Governi precedenti. Un regalo. Ecco, questo mi ha colpito particolarmente perché vede, noi abbiamo una opposizione di sinistra che si ammanta di scientificità e io, da docente universitario, mi sento fare spesso lezioni di metodo scientifico da colleghi che hanno conseguito titoli prestigiosi all'università della strada; però io, invece, li ho conseguiti a La Sapienza, ma insomma, questo è un altro discorso. E qui le opinioni di tutti sono ben accette, anche le lezioncine di tutti sono ben accette. Però capisco che a sinistra manca il cardine della scienza economica, che è il fatto che non esistono pasti gratis e il PNRR non è un pasto gratis (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E non lo è perché ha dei costi di almeno due nature, chiaramente identificabili ma non chiaramente quantificabili. Perché, per esempio, non è ancora quantificabile il costo finanziario degli strumenti con i quali la Commissione europea ha raccolto fondi sui mercati. Quali sono i tassi di interesse che noi paghiamo? Noi sappiamo solo che hanno sbagliato il calcolo per un buco di circa 20 miliardi di euro che dovremo riempire con la prossima programmazione pluriennale. Ma quanto sia il costo finanziario esatto, questo, purtroppo, non lo sa nessuno. Temo neanche lei e non per sua colpa, perché sono sicuro che avrà esercitato la massima diligenza nell'approfondirlo. E, nel frattempo, qui ancora si parla di pioggia di miliardi.

Ma vogliamo considerare allora anche i costi indiretti? C'è un costo indiretto derivante dall'indirizzo inefficiente delle risorse. Prima il collega Barabotti ha ricordato che l'esigenza di rivedere il Piano è dovuta a fatti che sono intervenuti da quando il PNRR è stato concepito, come per esempio i conflitti bellici. È chiaro che questo ha cambiato il quadro. Ma vogliamo parlare del fatto che, per esempio, gli Stati Uniti sono usciti dagli accordi di Parigi e che noi rischiamo di essere gli unici che vanno a inseguire una transizione che distrugge la nostra competitività? E a favore di che cosa? Cioè, questa cosa va detta una volta per tutte e in modo chiaro: gli italiani non vogliono morire di fame per non morire di caldo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)! Questo deve essere stabilito e condiviso: dobbiamo tutelare la competitività delle nostre aziende.

Io faccio un esempio banale. Non deve suonare a critica al suo operato, lei ha trovato delle guidelines e le sta eseguendo in modo egregio e con tempi assolutamente in regola con quelli degli altri Paesi europei. Ma insomma, vogliamo dirci una volta per tutte che… guardi faccio così, siccome una caratteristica dei nostri oppositori è quella di credere al principio di autorità. Perché il dibattito della sinistra è questo: se sei un lobbista di sinistra sei uno scienziato, se sei uno scienziato di destra sei un lobbista. Però, siccome a loro piace la transizione digitale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), quello che le voglio dire lo prendo dall'intelligenza artificiale, senta un po': “Efficienza del ciclo energetico. La produzione di idrogeno, per esempio tramite elettrolisi, e la sua riconversione in energia comportano perdite significative. L'efficienza complessiva del ciclo può essere inferiore al 30 per cento”.

Questo significa che andare dall'energia elettrica all'idrogeno (che è un vettore, non una fonte di energia) e di nuovo all'energia, comporta una perdita che, secondo i think tank più autorevoli, è del 24 per cento. Capite lo spreco? In nome di cosa? Quindi, per carità, anche qui ci sta lo sviluppo di nuove tecnologie, ricerca, tutte cose che contribuiscono alla crescita, però cerchiamo di focalizzare un po' questa cosa. Poi ci sono altri effetti indiretti. Qui, purtroppo, ci soccorre la stessa Commissione, che nella sua comunicazione di giugno sulla strada - ovviamente, magnifiche sorti e progressive - verso il 2026, si lascia sfuggire un dettagliuzzo che, forse, varrebbe la pena approfondire. Citando un working paper della DG ECFIN - intitolato l'impatto economico dell'RRF, del Recovery and resilience facility: il caso della Germania - che cosa ci spiega la Commissione? Ci spiega che gli assi su cui sono state orientate le politiche del PNRR avevano un senso principalmente per il sistema industriale tedesco che, infatti, è stato il principale beneficiario degli effetti indiretti moltiplicativi di queste somme, cioè noi ci indebitiamo e loro incassano.

Come succede questo? Le do un dato, un dato che è uscito anche sui mezzi di stampa: 1,9 milioni di auto elettriche incentivate, di cui 760.000 prodotte in Germania. Capisce? È chiaro che qui c'è qualcosa… e quando ho capito questa cosa qui, finalmente mi sono reso conto di una cosa: perché la Germania, che è sempre stata contraria al debito comune - ce lo ricordiamo, no? Che non sono i fascio-sovranisti quelli contrari al debito comune, sono i bravi, popolari e socialdemocratici tedeschi, chi segue il dibattito lo sa - … perché è stata favorevole a questa roba qui? Perché ci ha guadagnato un sacco!

La Commissione stima che ci abbia guadagnato 66 miliardi, di cui il 24 per cento viene dall'Italia verso la Germania, e con tutto questo la Germania è riuscita a fare, dal 2020 ad oggi, l'1 per cento di crescita cumulata talché, se non ci fosse stato il PNRR per lei - non i soldi che ha preso, ma quelli che gli abbiamo dato attraverso il PNRR - avrebbe fatto crescita zero, mentre noi abbiamo fatto crescita 5 per cento, perché? Perché siamo un grande Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) che riesce a crescere anche con questa eredità del passato, che non è un regalo, è qualcosa di cui noi non conosciamo ancora il costo finanziario e appena cominciamo a intuire e a intravedere i costi industriali. Poi, naturalmente, come dire, proprio perché non ci sono free lunch, cioè proprio perché non c'è un bicchiere tutto pieno, non c'è neanche un bicchiere tutto vuoto: c'è anche un bicchiere mezzo pieno, lo voglio riconoscere.

Io sono radicalmente contrario all'ideologia autorazzista del vincolo esterno. Resta però il fatto che va ammesso con equilibrio che il fatto di avere uno stimolo, un Piano e delle scadenze ha costretto il nostro Paese a uno sforzo di efficientamento e, soprattutto, a porsi dei problemi. Per esempio, perché non si riesce a spendere? Perché la pubblica amministrazione è stata sfasciata da vent'anni di austerità a targa PD, no (Proteste di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)? Quindi stiamo lavorando anche su questo. Pensiamo al rinnovo dei contratti, ecco pensiamo a tutte queste cose (Il deputato Fornaro: “Studia la storia!” - Il deputato De Luca: “Ti stai incartando con i numeri e le date!”)

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi…

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Proseguo?

PRESIDENTE. Prego, prego.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Posso proseguire, Presidente?

PRESIDENTE. Prego, prego, onorevole Bagnai.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Mi fa recuperare?

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, colleghi.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Bene.

PRESIDENTE. Prego.

ALBERTO BAGNAI (LEGA). Poi parliamo anche noi, sì. Quindi, esiste anche il bicchiere mezzo pieno, naturalmente. Pensiamo, ad esempio, all'articolo 119 della Costituzione e alle leggi che erano finalizzate ad attuarlo. Grazie al PNRR sappiamo che, entro il primo trimestre del 2026, si dovrà dare attuazione al federalismo fiscale, e questa è una cosa senz'altro positiva (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), come sono positive altre riforme che sono state implementate: ci siamo posti il tema della riforma della giustizia, ci siamo posti dei temi veri.

Resta il fatto che la valutazione sullo strumento rimane quella, mentre la valutazione sull'operato di questo Governo rimane anch'essa quella, cioè positiva. E questa è, come dire, considerando il quadro complessivo, estremamente positiva, perché le devo dire che quando siamo entrati in questa storia - nella storia del PNRR - le nostre prospettive e le nostre personali valutazioni erano molto pessimistiche. Ma grazie alla concretezza e al pragmatismo di questo Governo siamo riusciti comunque a trasformare uno strumento totalmente inefficiente in qualche cosa che sta contribuendo, a modo suo, alla crescita anche del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole De Luca. Ne ha facoltà.

PIERO DE LUCA (PD-IDP). Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Ministro, ci troviamo qui a discutere, ancora una volta, di un Piano che è diventato un grande buco nero. Io prenderei a prestito le parole del Ministro, che condividiamo: non avete fatto tutto, non avete fatto tutto bene. Il PNRR resterà scolpito nella storia del Paese, purtroppo, come il Piano nazionale “dei ritardi e dei rimpianti”, se così andiamo. Ogni volta che intervenite ascoltiamo parole in libertà e numeri al lotto, un racconto che è una sorta di disco rotto, un po' l'orchestra del Titanic che continua a suonare la propria litania mentre il PNRR - quello vero, quello che non avete nelle carte e nei numeri, quello che dovrebbe essere messo a terra nel Paese reale - cola a picco. Tutti gli osservatori, Ministro, rilevano un elemento chiave, centrale, indiscutibile: il ritardo drammatico nella spesa. Lo scrivete, del resto, anche voi nella vostra relazione: a fronte di 140 miliardi ottenuti, 194,4 complessivi, abbiamo speso finora soltanto 86 miliardi. Sapete cosa vuol dire? Lo sa meglio di me, Ministro: che dobbiamo spendere ancora, in meno di un anno, 110 miliardi di euro - questa è la realtà -, quando ne avete spesi, in tre anni e mezzo, solo 86 miliardi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Come farete a spendere queste risorse? Questo era quello che lei doveva dirci oggi e doveva dire al Paese, ma non l'ha fatto, e ci risparmi, la prego, anche i ragionamenti da azzeccagarbugli sui tempi: i progetti devono essere conclusi entro il 31 agosto 2026 e i pagamenti richiesti entro il 30 settembre. Non si può andare oltre, a meno di non spostare gli investimenti su altri fondi, cosa che lei dice di non voler fare ma sarà costretto, invece, a fare se i tempi dovessero essere questi, quelli che leggiamo.

Allora avreste dovuto parlare di questo oggi, non di autocelebrazione retorica, ma di come farete a non perdere fondi decisivi per famiglie, imprese, giovani, donne e lavoratori. Invece arriva qui oggi, Ministro, con un documento di 11 paginette, una relazioncina di 11 paginette in cui non dice nulla sul contenuto reale di questa ennesima modifica, solo indicazioni generiche. Questo, guardi Ministro, può andare bene come “manuale delle giovani marmotte”, ma non può essere una relazione da inviare al Parlamento della Repubblica italiana per un'ulteriore revisione di 14 miliardi di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza! È intollerabile, e vorrei essere chiaro: sono e siamo indignati!

È un documento che rappresenta una presa in giro e un'offesa grave al ruolo del Parlamento, perché non dice nulla sugli specifici progetti in ritardo, nulla su quelli che non si faranno più, nulla sulla destinazione esatta di 14 miliardi indicati e non mettete il Parlamento in condizione di contribuire al dibattito con un confronto che non sia di pura circostanza e convenienza. Allora, lei ha detto in più occasioni che si parla solo di ipotesi di modifica perché deve discuterne con la Commissione, ma le passa per la mente che, forse, dovrebbe discuterne innanzitutto con il Parlamento, Ministro, e poi, dopo, con la Commissione? Le passa per la mente che la legge obbliga a confrontarsi, in modo serio e concreto nel merito delle proposte di riforma che fate, con il Parlamento? Perché il Parlamento non può essere considerato il passacarte del vostro Governo e deve avere la possibilità di discuterle nel merito le riforme, cosa che voi non consentite di fare. La vostra relazione oggi rappresenta una presa in giro, anche per come rappresentate i numeri: continuate con un gioco delle tre carte, dite che avete centrato 334 obiettivi e traguardi con toni trionfalistici. Bene, ma, l'altro lato della medaglia, non dite che dovete completarne ancora 280 tra obiettivi e traguardi su 614. Dovete completare, a meno di un anno, ancora la metà del Piano, Ministro, questo è quello che voi omettete di dire. Da questo punto di vista permetteteci, ormai, di non sopportare più il vostro atteggiamento, perché ogni volta che l'opposizione denuncia i ritardi clamorosi e si propone, si offre di supportarvi, di aiutarvi, di contribuire a migliorare l'impianto del Piano se ci sono degli elementi da migliorare, da parte vostra arrivano critiche aspre e anche sarcastiche, come quelle arrivate pochi minuti fa qui in quest'Aula, come se noi non avessimo a cuore le sorti del Piano.

Allora chiariamolo, Ministro, una volta per tutte a voi, a chi ci ascolta e alla vostra maggioranza: se l'Italia ha avuto questi quasi 200 miliardi di fondi europei non lo dobbiamo al caso, non lo dobbiamo a formule magiche, ma lo dobbiamo alla capacità, alla visione e al coraggio delle forze progressiste e democratiche (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che al Governo “Conte 2” hanno ottenuto questo risultato, e a figure che erano in Europa, come il compianto David Sassoli alla guida del Parlamento europeo, che hanno consentito di ottenere queste risorse.

L'algoritmo, i criteri e le risorse sono il frutto di una valutazione e di una scelta politica fatta da chi aveva a cuore le sorti del Paese e dell'Europa, questa è la realtà. E la verità è che quando noi ci battevamo per salvare migliaia di vite umane dalla pandemia e rilanciare l'economia dal COVID voi facevate le barricate con i no-mask e i no-vax e non avete mai sostenuto il Next Generation EU, né in Italia né in Europa, questa è la verità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)!

Oggi vi siete trovati a gestire un Piano da quasi 200 miliardi di euro grazie a noi, che siamo oggi all'opposizione e che continuiamo ad essere costruttivi nelle critiche che rileviamo. Voi state, invece, dilapidando o rischiando di dilapidare davvero un patrimonio e l'impianto economico-sociale del Piano.

Del resto, Ministro, se andava tutto bene o se procede tutto secondo i programmi, come dice lei o come rilancia la Premier in ogni occasione, a social riuniti - perché conferenze stampa non se ne fanno più -, ci spiega perché presentate oggi una nuova revisione da 14 miliardi di euro, che è quasi l'importo di metà di una legge di bilancio, con centinaia e migliaia di progetti che saltano? Perché stravolgerlo di nuovo, Ministro?

Lei aveva il dovere oggi di mettere da parte la retorica e dire la verità al Paese. Perché noi lo condividiamo in pieno quello che lei ha detto, è che poi non l'applicate nei fatti, perché dovreste ricordarvi innanzitutto voi che il PNRR non può essere, non è il piano della propaganda di Fratelli d'Italia o del Governo, ma il Piano dell'Italia intera, è il Piano che riguarda le famiglie italiane, il futuro dei nostri cittadini, delle nostre imprese, dei nostri lavoratori, dei nostri giovani.

Allora dovevate ricordare la verità. La verità è che stanno fallendo missioni importanti legate a Ministeri che lei conosce bene, che oggi sono in clamoroso ritardo, i cui ritardi voi avete certificato in questa relazioncina da 11 pagine che ci avete fatto la cortesia di consegnarci. Su questo punto, ci consenta un'operazione verità allora, perché l'abbiamo sentito troppe volte, anche oggi, indirettamente: non solo gli enti locali, Ministro, in ritardo, sono i Ministeri del Governo ad essere i più inefficienti nell'attuazione del PNRR. È inutile che si agita, è così. Fatemi ringraziare, anzi, a nome del Partito Democratico, tutti, i tanti amministratori locali che hanno fatto e stanno facendo i salti mortali in tutta Italia (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) per attuare oggi circa l'80 per cento delle risorse a loro destinate e mettere a terra i progetti sui loro territori, nonostante la vostra confusione e le vostre modifiche.

Voi al Governo siete responsabili dei ritardi e del rischio del fallimento totale, Ministro, anzitutto per i tagli sanguinosi fatti finora. Io capisco che è complesso per lei spiegarlo - e ha la mia vicinanza - però, al di là dei suoi pattinamenti retorici: 100.000 posti in asili, prima finanziati, voi li avete cancellati, questo è un dato di fatto. Dica lei a 100.000 bambine e bambini che continueranno a non avere un posto nei nidi o nelle case dell'infanzia per colpa vostra, lo dica lei alle famiglie di questi bambini. Così come in sanità, 500 case e ospedali di comunità, già finanziati, li avete cancellati voi appena arrivati al Governo. E lo dica lei agli italiani, che oggi non possono curarsi, che non avranno più quell'infrastruttura dedicata alla medicina territoriale, che invece era finanziata e già prevista nel Piano iniziale.

Allo stesso tempo, saltano - lei ce lo conferma oggi - alcuni piani. Uno lo avete pensato voi: quando parla di farraginosità della misura “Transizione 5.0”, lei ammette il fallimento di una misura che avete creato voi. Oggi siete costretti a tornare indietro, ma avete perso anni di tempo, di misure che potevano invece sostenere la crescita delle nostre aziende. Tornate indietro perché stanno saltando il Piano “Italia a 1 Giga”, agroalimentare, percorsi per persone con disabilità e, addirittura, cancellate oggi - è scritto in questa vostra relazioncina sempre - misure per la gestione del rischio idrogeologico in Emilia-Romagna, Toscana e Marche. Ministro, ma le sembra un trionfo quello che voi state facendo, oppure no? È un fallimento totale per i ritardi nell'attuazione dei vostri Ministeri.

Allora, invece di prendersela con i fantasmi e continuare con la retorica, richiami il suo Governo, richiami i membri del suo Governo alle proprie responsabilità. Noi ci permettiamo qualche appello, innanzitutto al Vice Premier Salvini, che è così occupato: invece di impegnare le proprie energie in politica estera, abbracciare l'ambasciatore russo imbarazzando il Governo e l'intero Paese, invece di difendere Orbán, Le Pen, invece di prevedere un piano per il ponte sullo Stretto tagliando i fondi alle strade provinciali, si occupi delle reti idriche, del trasporto stradale, degli autobus e dei treni regionali, dei progetti sull'idrogeno che sono saltati oggi per la sua incapacità, ed erano già finanziati.

Così come a voi e a tutto il Governo: fermatevi su alcune misure, prendete, mettete le energie che servono sull'attuazione del Piano. Invece di buttare un miliardo di euro in centri disumani in Albania, occupatevi dei centri per l'impiego (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) in Italia e delle politiche attive, che state ammazzando, state distruggendo e non state portando avanti, quello dovreste fare.

Allora, invece di smantellare, dovreste attuare questo Piano perché il Piano rappresenta non solo una speranza di futuro e rilancio dell'Italia, ma rappresenta un simbolo politico di un'Europa della solidarietà, un'Europa diversa, un'Europa vicina ai cittadini, ai territori, simbolo del lavoro, di quello che dovremmo realizzare: gli Stati Uniti d'Europa. Realizzare il PNRR vuol dire collocarvi dalla parte giusta della storia, Ministro, vuol dire dare un contributo al rilancio, al futuro, allo sviluppo del Paese e al rilancio dell'intera Europa. Se non dovesse riuscire a portare a termine il Piano nei modi e nei tempi previsti, come vi abbiamo indicato, Ministro, ci faccia però una cortesia, lasciamoci con questa condivisione, abbiate almeno la serenità, la dignità di prenderne atto: se fallite nel PNRR, avete il dovere di dimettervi, di rassegnare le dimissioni, perché vuol dire che avete bruciato il più grande piano di investimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Grazie, onorevole De Luca. Passiamo…colleghi, passiamo all'ultimo intervento.

Ha chiesto di parlare la deputata Lucaselli. Ne ha facoltà.

YLENJA LUCASELLI (FDI). Grazie, Presidente. Signor Ministro, mi pare che da questi interventi in Aula oggi abbiamo una consapevolezza: per la sinistra, il PNRR è un po' come le piattaforme streaming. Ha presente? Quando si passa tutto il tempo a guardare il catalogo dell'offerta, ma, poi, il programma non si legge e non si sa di che cosa si sta parlando (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Mi permetta anche di respingere immediatamente l'accusa che ci è stata rivolta di giochi di prestigio. I giochi di prestigio li lasciamo a qualcun altro, perché, grazie a Dio, Fratelli d'Italia e i Ministri di Fratelli d'Italia sanno fare politica, per cui i giochi di prestigio a noi non servono.

Ministro, oggi porto la dichiarazione di voto del gruppo di Fratelli d'Italia a quest'Aula con un profondo senso di orgoglio e di soddisfazione. Orgoglio perché mi trovo al cospetto di un Ministro al quale mi lega una sincera amicizia personale, un rispetto autentico e la consapevolezza, soprattutto, di condividere la stessa passione e lo stesso impegno per il nostro Paese; la soddisfazione perché, con questo Governo e questo Ministro, il PNRR è già una sfida vinta. E mi permetta di rispondere subito a una delle ultime considerazioni che sono state lasciate a quest'Aula dal collega del Partito Democratico, anzi, in realtà, gliene lascio due. Una è sulla questione economica.

Allora vede, Ministro, al 31 dicembre - lei lo ha detto prima, probabilmente il collega era distratto - saranno spesi 150 miliardi; 20 miliardi sono strumenti finanziari che, ovviamente, arriveranno dopo l'esecuzione. E, poi, mi permetto un piccolo elemento: i ribassi d'asta e le economie che vengono fatte sui 194 miliardi non possono essere spesi banalmente, collega, e, siccome non possono essere spesi perché ce lo insegna la contabilità pubblica, mi viene da dire che quella che abbiamo ascoltato è un po' una contabilità privata - quella del collega De Luca -, che, però, non risponde ai criteri nazionali.

E su questo punto, proprio perché si parlava anche della sanità e dei problemi della sanità, mi permetto di sottolineare che i problemi nell'attuazione dei programmi in ambito sanitario vedono la Campania nel podio dei vincitori dei peggiori nell'attuazione (Il deputato De Luca: “La Calabria è la prima!”). Quindi, probabilmente, dovrebbe guardare in casa sua prima di contestare l'operato del Governo Meloni e del Ministro Foti.

Ora, però, cerco di ripercorrere un po' la storia, Ministro. Mi permetto di ricordarle - ma sono certa che lei lo ricorderà sicuramente - quando l'“ei fu” Presidente Conte presentava il PNRR all'Italia. Se lo ricorda sicuramente: le slide, i proclami, le conferenze stampa per le quali, devo dire, aveva una certa capacità, ma aveva già provato e si era esercitato durante le conferenze stampa del COVID.

Vede, Ministro, in tutto questo mancavano solo i fuochi d'artificio e lo show sarebbe stato completo. Per fare che cosa? Per prendere da un algoritmo - sì, da un algoritmo - una dotazione economica che sarebbe dovuta servire all'Italia per risollevarsi economicamente dal COVID. Perché, vede, sì, ci sono dei parametri, c'erano dei parametri nell'assegnazione del PNRR. Il primo parametro era: qual è lo Stato che sta economicamente messo peggio di tutti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? L'Italia e, quindi, l'Italia ha avuto un finanziamento maggiore. Questa è la storia, se vogliamo raccontarla nella realtà di quello che è accaduto.

E allora cosa abbiamo trovato, a fronte di questi proclami che venivano lasciati alla stampa? Quando è arrivato il Governo Meloni, noi abbiamo trovato invece un programma, un PNRR fragile, scritto più per i titoli di giornale che per i cantieri. E, allora, ci siamo rimboccati le maniche, abbiamo ricominciato a costruire mattone dopo mattone e lo abbiamo fatto nell'interesse esclusivo degli italiani, delle famiglie, delle imprese, dei nostri territori.

Ministro, guardi, la politica - lei me lo insegna e me lo ha insegnato in tutti questi anni - si misura sui numeri e sui fatti. Non voglio ripetere tutti i numeri che già lei ha dato e che i colleghi di maggioranza hanno ripetuto, però, mi permetto di ricordare al collega Bagnai, che non vedo più ma sicuramente i colleghi della Lega potranno riferire, che, quando si parla ad alcune forze politiche, non si deve mai dimenticare qual è la loro storia. Ecco, il MoVimento 5 Stelle nasce dal Movimento per la decrescita felice. Noi lo ricordiamo, probabilmente qualcuno lo ha dimenticato, ma le parole di Pallante erano una pietra su quello che, invece, rappresentava lo sviluppo economico di una Nazione.

Questo non lo dobbiamo dimenticare perché, evidentemente, oggi è quella l'incapacità di saper leggere nei numeri e di saper leggere nella volontà di rimodulare questo PNRR. Credo non sia importante ripercorrere i numeri, che già ci ha detto, ma credo sia importante ripercorrere la sostanza del messaggio che lei oggi ci ha lasciato: cioè che rimodulare non vuol dire rinunciare; lo ha detto più volte e io credo che questo sia un elemento che dobbiamo sottolineare. La scelta politica che Fratelli d'Italia sostiene è netta ed è responsabile.

Noi dobbiamo preservare la dotazione finanziaria, mantenendo immutata la cifra complessiva, ma dobbiamo raggiungere gli obiettivi con fermezza. Quindi è fondamentale che, su un piano così impegnativo, così ambizioso, che è quello messo in campo sino ad ora, una riprogrammazione sia fisiologica; cambiano le condizioni e il contesto, emergono nuove priorità e bisogna saper adattare strumenti e modalità per garantire che l'obiettivo finale venga raggiunto ed è per questo che la proposta che è stata approvata dalla Cabina di regia non toglie risorse agli obiettivi essenziali.

Vede, Ministro, voglio inoltre richiamare un punto procedurale e politico. La proposta di revisione, che è stata illustrata e discussa il 27 settembre, ha dato la prova certa della responsabilità di questo Governo che ha saputo reindirizzare nel modo migliore le risorse, affinché non solo arrivino sui nostri territori, ma realizzino quello di cui l'Italia ha bisogno; altrimenti, ancora una volta, ci saremmo ritrovati nella mala gestio della sinistra e quella che oggi noi abbiamo trasformato in una vittoria, con un Governo di sinistra sarebbe sicuramente stata un'occasione persa.

Allora da qui dobbiamo ripartire, Ministro: dal suo impegno, dalla sua dedizione al raggiungimento fermo degli obiettivi ma, soprattutto, al raggiungimento fermo delle risposte per i nostri territori. Lei lo ha fatto, ma credo sia importante ripercorrere alcuni punti. I soldi sono stati riprogrammati per dare risposte, come quelle al settore idrico o relative a quello degli alloggi universitari, delle borse di studio per i ragazzi che hanno difficoltà economiche. Mentre lei lavora su queste priorità, la sinistra invece continua a diffondere fake news. Ministro, il nostro voto è convintamente favorevole, perché riteniamo che il suo lavoro sia un lavoro ben fatto per il futuro del Paese: un voto contro le bugie e contro le ipocrisie e un voto che noi diamo per riconoscere la validità non solo del suo operato, ma dell'operato intero di questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

Prima di passare concretamente al voto, desidero informare l'Assemblea che il nostro collega Francesco Maria Rubano è diventato padre del piccolo Graziano. Esprimiamo tutti alla mamma e al papà gli auguri più sinceri della Presidenza e di tutta l'Aula (Applausi). Ovviamente sarà tifoso del Napoli, consentitemelo.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le risoluzioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Per quanto riguarda le votazioni per parti separate, faccio presente che i presentatori delle risoluzioni - ove necessario - hanno prestato il consenso previsto a seguito delle riforme regolamentari.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Mantovani, Candiani, Rossello, Pisano ed altri n. 6-00195, con il parere favorevole del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Braga, Riccardo Ricciardi, Zanella ed altri n. 6-00196, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Boschi ed altri n. 6-00197, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo alla votazione della risoluzione Pastorella ed altri n. 6-00198.

Avverto che il gruppo del Partito Democratico ne ha chiesto la votazione per parti separate, nel senso di votare il 3° capoverso del dispositivo distintamente dalle restanti parti della risoluzione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla risoluzione Pastorella ed altri n. 6-00198, ad eccezione del 3° capoverso del dispositivo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul 3° capoverso del dispositivo della risoluzione Pastorella ed altri n. 6-00198, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Sono così esaurite le comunicazioni del Governo in ordine alla revisione degli investimenti e delle riforme inclusi nel Piano nazionale di ripresa e resilienza.

Sospendo a questo punto la seduta, che riprenderà alle ore 15 con il question time. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 13,50, è ripresa alle 15.

PRESIDENZA DELLA VICEPRESIDENTE ANNA ASCANI

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro per la Pubblica amministrazione, la Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa e il Ministro delle Imprese e del made in Italy.

Invito gli oratori ad un rigoroso rispetto dei tempi, anche considerata la diretta televisiva in corso.

(Iniziative per promuovere il ricorso alla figura professionale del cosiddetto social media e digital manager nelle pubbliche amministrazioni - n. 3-02206)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Paolo Emilio Russo ed altri n. 3-02206 (Vedi l'allegato A). Il deputato Paolo Emilio Russo ha facoltà di illustrare la sua interrogazione, per un minuto.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Grazie, signora Presidente e signori Ministri. Col decreto PA abbiamo introdotto nella pubblica amministrazione la figura professionale del social media e digital manager che ha il compito di elaborare strategie comunicative specifiche per i social media.

Questa innovazione servirà a dotare le amministrazioni di una figura in grado di rafforzare il dialogo con gli utenti attraverso lo sviluppo di sistemi più moderni, sistemi che possono essere anche più inclusivi, e ampliando l'accesso ai servizi pubblici, attraendo allo stesso tempo le giovani generazioni verso il pubblico impiego.

Il processo di transizione digitale nella pubblica amministrazione rappresenta un obiettivo che lei, onorevole Ministro Paolo Zangrillo, sta perseguendo con determinazione e che avvicina i cittadini alle istituzioni.

Vorremmo conoscere quali iniziative intende adottare per promuovere il ricorso a questa figura professionale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente e onorevoli deputati. Ringrazio gli interroganti per l'opportunità che mi viene offerta di illustrare le iniziative messe in campo rispetto a un tema che incrocia, effettivamente, in misura significativa, il percorso di modernizzazione della pubblica amministrazione.

La norma in esame nasce con l'obiettivo di rafforzare la capacità comunicativa delle amministrazioni attraverso strategie moderne, inclusive, orientate al dialogo diretto con cittadini e imprese. È una scelta che si colloca nel più ampio percorso di transizione digitale e riveste un significato particolare sotto diversi profili.

Innanzitutto, rappresenta un'occasione per sviluppare e diffondere nuove competenze digitali all'interno della pubblica amministrazione, mettendo a disposizione delle strutture figure specializzate, capaci di accompagnare concretamente i processi di innovazione.

Offre poi un canale importante per attrarre nuove generazioni verso il pubblico impiego: introdurre ruoli innovativi, legati ai linguaggi digitali e alle nuove forme di comunicazione, significa rendere la pubblica amministrazione un ambiente di lavoro dinamico e competitivo.

Vi è, poi, un terzo aspetto: la presenza di professionisti dedicati al digital e al social media consente all'amministrazione di restare al passo coi tempi e di affrontare con strumenti adeguati la sfida della transizione digitale che è oggi uno dei motori principali di cambiamento delle istituzioni.

Grazie a strategie comunicative più inclusive e accessibili, il social media e digital manager può contribuire ad avvicinare i cittadini alle istituzioni, facilitando la conoscenza dei servizi disponibili e rafforzando quel rapporto di fiducia che costituisce il fondamento dell'azione amministrativa.

In questa prospettiva, per rispondere puntualmente agli interroganti, nel percorso di rinnovi contrattuali, ho provveduto ad emanare tempestivamente l'atto di indirizzo quadro per i rinnovi contrattuali della tornata 2025-2027 che individua nella digitalizzazione, nell'innovazione organizzativa e nella valorizzazione del capitale umano i suoi obiettivi strategici.

Tra le direttrici di azione contemplate nel documento citato figura appunto il riconoscimento del profilo del social media e digital manager, concepito come leva di modernizzazione e attrattività del pubblico impiego.

Si tratta di una scelta che testimonia la volontà del Governo di dotare le amministrazioni degli strumenti necessari per affrontare le sfide della modernità, ricorrendo allo strumento della contrattazione.

Concludendo, quindi, questa innovazione contribuisce a rafforzare la dimensione reputazionale della pubblica amministrazione e, al tempo stesso, il principio di trasparenza e partecipazione, trasformando la comunicazione in un vero e proprio strumento di servizio e coesione sociale.

PRESIDENTE. Il deputato Paolo Emilio Russo ha facoltà di replicare, per due minuti.

PAOLO EMILIO RUSSO (FI-PPE). Facebook, Instagram, Tik Tok, X sono i luoghi dove oggi i cittadini vanno alla ricerca di notizie e informazioni. Le piattaforme social hanno sostituito, nelle abitudini degli italiani, gli albi, le affissioni, i giornalini comunali, addirittura la stampa locale. Offrono la capacità di arrivare dappertutto in tempo reale e possono essere un utile alleato anche in caso di emergenze.

La figura del social media editor e digital manager pubblico servirà proprio per sfruttare questa possibilità, le nuove possibilità offerte dalla tecnologia, e a rendere la comunicazione più veloce, efficace, inclusiva, a renderla bidirezionale: dalle amministrazioni ai cittadini e viceversa.

Insieme a lei, signor Ministro Paolo Zangrillo, abbiamo introdotto questa importante innovazione che cambierà per sempre il modo in cui comuni, province, regioni e tutti gli enti pubblici, a tutti i livelli, comunicano con l'esterno: una evoluzione che era attesa da tempo, ma che solo noi abbiamo avuto la determinazione di portare a compimento.

Con i nuovi reclutamenti, con la possibilità di inquadrare in ruolo nei rinnovi contrattuali, abbiamo fatto un passo avanti e, in linea con i nostri valori, portiamo l'efficienza e gli strumenti del privato nel pubblico. Semplifichiamo, abbattiamo barriere, guardiamo al futuro. Non solo modernizziamo la comunicazione, ma rendiamo la pubblica amministrazione più vicina, trasparente e al passo con i tempi (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

(Stato di avanzamento delle misure di semplificazione amministrativa previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza e ulteriori iniziative volte a garantire, in tale ambito, il rispetto delle scadenze del 2026 - n. 3-02207)

PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di illustrare l'interrogazione Lupi ed altri n. 3-02207 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente, signori del Governo. Oggi, quest'Aula si è interessata del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Abbiamo votato la risoluzione con la quale il Governo sta andando avanti nella revisione del Piano, per renderlo effettivo ed efficace.

Sappiamo che il Piano prevede delle riforme, prevede riforme fondamentali al fine del buon esito del Piano, ma riforme che servono anche al Paese, riforme importanti per la semplificazione della pubblica amministrazione.

Questa interrogazione è quindi ad adiuvandum anche rispetto al lavoro fatto oggi e, come lei sa, la Commissione bicamerale per la semplificazione è già impegnata e stiamo per approvare la relazione definitiva sull'indagine conoscitiva.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Il suo intervento sarà prezioso per capire lo stato dell'arte.

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. Presidente, onorevoli deputati, la semplificazione amministrativa è un fattore chiave per la crescita del Paese ed è riconosciuta nel Piano nazionale di ripresa e resilienza come una riforma trasversale e abilitante, fondamentale per accelerare le procedure in tutti i settori individuati come strategici per la ripresa. L'obiettivo è quello di semplificare norme, procedure, prassi, costruendo una pubblica amministrazione in grado di offrire, a cittadini e imprese, servizi sempre più efficienti e di qualità.

Gli interventi prioritari a cui è rivolta l'attività del Governo e degli enti territoriali sono definiti nell'Agenda per la semplificazione, uno strumento strategico nato dalla collaborazione tra Governo, regioni, province autonome ed enti locali. Le attività previste dall'Agenda sono state rafforzate dal PNRR che ha stanziato 720 milioni per sostenere le riforme in materia di semplificazione.

In merito ai risultati ottenuti, ad oggi abbiamo semplificato oltre 350 procedure rientranti in 11 settori, tra i quali energie, fonti rinnovabili, attività produttive, ambiente, cittadinanza digitale e banda ultralarga.

In questo percorso non sono mancate semplificazioni in materia di legislazione concorrente relative all'uniformazione sul territorio di procedure e modulistica, grazie ai lavori di coordinamento svolti dal Tavolo per la semplificazione e, tra queste, rientra l'introduzione e l'aggiornamento dei moduli unici standardizzati in materia di turismo, di commercio e di edilizia.

Un ulteriore intervento di semplificazione coordinato tra i diversi livelli di governo ha riguardato l'artigianato, con l'obiettivo di risolvere la disomogeneità e la scarsa chiarezza del quadro normativo in tema di avvio delle attività. In particolare, abbiamo semplificato e uniformato su tutto il territorio nazionale i regimi amministrativi di 45 procedure, mediante l'eliminazione del titolo abilitativo connesso all'avvio, modifica e cessazione delle attività artigiane a larghissima diffusione territoriale.

Tra le iniziative di semplificazione legate alla digitalizzazione rientra anche la realizzazione di un nuovo ecosistema digitale per la gestione delle procedure degli sportelli unici per le attività produttive, i cosiddetti SUAP. Tale intervento mira a far dialogare, in modalità digitale, tutte le amministrazioni coinvolte nei procedimenti amministrativi di competenza del SUAP, mediante l'interoperabilità dei relativi sistemi. Ad oggi, agli avvisi di finanziamento per l'adeguamento delle piattaforme informatiche, hanno risposto il 99 per cento dei comuni ed il 56 per cento ha già adeguato il proprio sistema informatico alle nuove regole di interoperabilità.

Aggiungo, per concludere, che proprio da oggi tutte le informazioni sulle semplificazioni realizzate, sui settori coinvolti e sui risultati raggiunti sono disponibili sul nuovo portale “Italia Semplice”…

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. … che è attivo da ieri, dalla giornata di ieri, realizzato dal Dipartimento della funzione pubblica. Per la prima volta, offriamo un punto di accesso unico e intuitivo. Cittadini, imprese e professionisti possono scoprire in pochi click adempimenti eliminati o semplificati, con benefici concreti in termini di tempi e di costi.

PRESIDENTE. Il deputato Romano ha facoltà di replicare per due minuti.

FRANCESCO SAVERIO ROMANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Noi accogliamo con favore quanto appena relazionato dal Ministro sulla semplificazione in atto nel nostro Paese. Anche perché siamo convinti che questo Governo, meglio di tanti altri e molto di più di tanti altri, abbia affrontato il tema della semplificazione amministrativa e, con essa, anche della digitalizzazione dei nostri sistemi in maniera pronta, anche efficace, utilizzando queste risorse, ma, allo stesso tempo, avendo come obiettivo non tanto le riforme che sono richiamate dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, ma le riforme che servono al Paese.

Sul punto mi permetto di dare un suggerimento, che è quello relativo all'interoperabilità dei nostri sistemi, perché se c'è ancora un vulnus che riguarda una semplificazione che arriva a metà è perché le piattaforme digitali del nostro Paese non sempre sono interoperabili e dialogano tra di loro. Apprezziamo, quindi, lo sforzo e siamo convinti che il Governo si muoverà ancora una volta in questa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

(Iniziative volte a superare il dislivello salariale del comparto “Funzioni locali” rispetto agli altri comparti del pubblico impiego - n. 3-02208)

PRESIDENTE. Il deputato Donno ha facoltà di illustrare l'interrogazione Alfonso Colucci ed altri n. 3-02208 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

LEONARDO DONNO (M5S). Ben quattro decreti non hanno risolto il problema del divario salariale delle “Funzioni locali”, diffuso soprattutto nel Mezzogiorno, rispetto agli altri comparti del pubblico impiego. Questo sta causando un esodo di quei lavoratori verso settori maggiormente retribuiti. Ministro, lei ha promesso di inserire nella prossima legge di bilancio una somma destinata a questo comparto, ma in realtà si tratta solo di una manciata di euro, pochi euro mensili per ogni lavoratore.

A preoccuparci è la carenza di queste risorse da riconoscere a quei lavoratori per aumentare i salari, anche a causa del rispetto del Patto di stabilità che voi avete sottoscritto. Poi, però, trovate decine di miliardi di euro per la difesa e per il riarmo. Questo è inaccettabile. Ecco perché, Ministro, le chiediamo di trovare le risorse necessarie per superare…

PRESIDENTE. Concluda.

LEONARDO DONNO (M5S). …in modo permanente e strutturale il divario salariale dei lavoratori delle “Funzioni locali” rispetto agli altri lavoratori della pubblica amministrazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Il Ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. Grazie, Presidente e onorevoli deputati. Il tema sollevato dagli interroganti mi permette di fornire gli opportuni chiarimenti in merito a una questione di cui purtroppo si dibatte da molti anni, quasi 20, che solo questo Governo sta affrontando con senso di urgenza. Giova ricordare, infatti, che, come riportato dagli ultimi dati del conto annuale della Ragioneria di Stato, il 2023 incomincia ad essere un anno importante per la pubblica amministrazione, che ha iniziato a cambiare volto.

Per quanto riguarda gli enti locali, per la prima volta dal 2014 la curva degli occupati è iniziata a risalire, segnando, in modo seppur lieve, un aumento. Sensibili miglioramenti si registrano sul fronte dell'età media, dove il gap che ha caratterizzato l'ultimo decennio tende a ridursi, passando dai 52 anni del 2021 agli attuali 48. Sul fronte delle retribuzioni, si rileva che il contratto collettivo nazionale del triennio 2019-2021 è stato sottoscritto a novembre 2022 da questo Governo, a causa dei ritardi accumulati dagli Esecutivi precedenti.

Aggiungo, inoltre, che stanno continuando le trattative per il rinnovo del contratto relativo alla tornata 2022-2024, che auspico si possa chiudere in tempi brevi in modo da avviare quanto prima la tornata 2025-2027. Tutto questo è reso possibile grazie alle risorse stanziate nelle 2 leggi di bilancio precedenti del 2023 e 2024, 20 miliardi di euro, che mostrano una certa attenzione verso le nostre persone, garantendo, di fatto, una continuità contrattuale come mai era accaduto nella storia repubblicana.

Come riportato dagli onorevoli interroganti, nel corso dell'iter di conversione del decreto-legge n. 25 del 2025, all'articolo 14 è stato inserito il comma 1-bis, che prevede la possibilità per gli enti locali che rispettano l'equilibrio pluriennale di bilancio di incrementare il Fondo risorse decentrate fino al 48 per cento delle somme destinate alla componente stabile del Fondo. Si tratta di una misura importante, che aiuta le amministrazioni locali a valorizzare le persone e il loro lavoro, e che non è mai stata proposta come una soluzione definitiva alla questione della disparità del divario salariale tra dipendenti.

Ecco perché con il Ministro dell'Economia e delle finanze stiamo verificando la possibilità, nel perimetro della prossima legge di bilancio, di creare un fondo con un primo stanziamento per sostenere le retribuzioni del personale degli enti locali. Risulta, dunque, impossibile, come sostenuto dagli onorevoli interroganti, parlare di una manciata di euro per ciascun lavoratore. Aggiungo, infine, che l'intervento in questione è da leggere nel quadro più ampio degli interventi messi in campo a sostegno delle amministrazioni territoriali. Garantisco, voglio assicurare…

PRESIDENTE. Concluda.

PAOLO ZANGRILLO, Ministro per la Pubblica amministrazione. …l'impegno di questo Governo nella direzione di premiare merito, garantire formazione continua e creare ambienti di lavoro stimolanti, innovativi e attrattivi. Un'attenzione verso le persone che è mancata per troppi anni e che dimostra chiaramente come la pubblica amministrazione stia finalmente cambiando passo.

PRESIDENTE. Il deputato Alfonso Colucci ha facoltà di replicare per due minuti.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Signor Ministro, la sua risposta è del tutto insoddisfacente. Ci ha riempito di parole vuote, per non dire addirittura di slogan, perché resta il fatto, al di là di quanto lei ci ha riferito ora, che la retribuzione media lorda dei dipendenti delle “Funzioni locali” è di circa 2.500 euro annui inferiore a quella dei dipendenti della pubblica amministrazione.

Signor Ministro, l'aumento del salario accessorio, di cui pure lei ha parlato, non c'entra nulla con il problema del divario salariale, e, d'altra parte, le somme che lei ha annunciato di voler stanziare nella legge di bilancio non sono sufficienti a coprire la perdita del potere di acquisto causata dall'inflazione, sempre che poi queste somme realmente ci saranno. Ministro, altro che aumenti, la verità è che voi del Governo Meloni volete lavoratori poveri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! La verità è che voi pensate che i lavoratori possano pagare le proprie bollette con le vostre parole vuote!

Se voleste davvero fare qualcosa, voi dovreste incrementare la quota fissa della retribuzione e dovreste promuovere i contratti collettivi di lavoro nazionali 2022-2024. Per vivere in modo dignitoso, signor Ministro, occorrono soldi (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), quei soldi che, invece, avete trovato per aumentare le indennità dei Ministri e Sottosegretari, che avete trovato, 13 miliardi l'anno, per il Patto di stabilità che avete sottoscritto, quei soldi che trovate per comprare armi, 15 miliardi di euro gettati…

PRESIDENTE. Concluda.

ALFONSO COLUCCI (M5S). …sul ponte sullo Stretto. Signor Ministro, il Governo Meloni umilia ogni giorno i lavoratori di questo Paese e soprattutto i lavoratori e le lavoratrici del comparto delle funzioni pubbliche. E cosa rimane? Parole, parole, parole, soltanto parole, parole per noi. Ma era Mina questa, non il Ministro (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

(Intendimenti del Governo in materia di riforma della legge elettorale - n. 3-02209)

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02209 (Vedi l'allegato A) per un minuto.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Grazie, Presidente. Ministra, la legge elettorale è un cardine della democrazia rappresentativa e dovrebbe garantire la libertà di scelta e la volontà dei cittadini. Nel nostro Paese c'è una sorta di maledizione per cui a leggi elettorali pessime, a volte incostituzionali, seguono leggi elettorali ancora peggiori. Ora, abbiamo appreso da diverse notizie di stampa, ma anche da dichiarazioni della stessa Presidente del Consiglio, che l'intendimento del Governo sarebbe quello di modificare la legge elettorale attualmente in vigore e di farlo in direzione di una legge che elimini i collegi uninominali, legge su base proporzionale, con un premio di maggioranza molto accentuato, rispetto al quale la legge truffa impallidirebbe. È vero, le chiedo, che sulla scheda volete indicare il nome del Presidente del Consiglio?

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). E, infine, le chiedo un impegno chiaro in quest'Aula, di fronte al Paese, che il Governo non intenda porre la questione di fiducia su qualsiasi discussione inerente alla legge elettorale che ci sarà.

PRESIDENTE. La Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, Maria Elisabetta Alberti Casellati, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Grazie, Presidente. L'onorevole interrogante chiede se il Governo stia operando per la definizione di una nuova legge elettorale, anche indicando temi e profili tecnici puntuali, e si spinge a chiedere se è intenzione del Governo porre la questione di fiducia in materia.

Sulla stampa e nel discorso pubblico compaiono periodicamente ipotesi e soluzioni - le più diverse - sul sistema elettorale. I leader politici di maggioranza, ma anche di opposizione, esprimono ciascuno le proprie preferenze politiche. Tuttavia, dovendo attenermi in questa sede agli atti e alle iniziative formali del Governo, posso solo dire che il confronto politico interno alla maggioranza e con le opposizioni, che è coessenziale alla dinamica del parlamentarismo, non si è ad oggi strutturato in tavoli tecnici, istruttorie formali, commissioni comunque denominate, né tantomeno in proposte normative.

La strada maestra intrapresa dal Governo per conseguire le riforme istituzionali necessarie al Paese è quella della riforma costituzionale, che è attesa all'esame di questo ramo del Parlamento e a cui seguirà inevitabilmente la legge elettorale. Le variabili sulle quali si dovrà ragionare sono molteplici e tutte ben chiare alle strutture tecniche del Governo, ma una cosa è certa: qualsiasi scelta del Governo sarà conforme alle direttive della Corte costituzionale, che ha fornito indicazioni sia sul premio di maggioranza che sulle preferenze.

Quanto, poi, alla preoccupazione circa la possibilità che il Governo ponga la questione di fiducia sulla legge elettorale, ho già risposto in un question time del maggio scorso sempre qui alla Camera. In quell'occasione ho ricordato che proprio i Governi di sinistra hanno più volte posto la questione di fiducia in materia elettorale: ben tre volte dal Governo Renzi sull'Italicum e addirittura otto volte dal Governo Gentiloni sul Rosatellum.

PRESIDENTE. Concluda.

MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI, Ministra per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa. Chiedere, pertanto, ora al Governo di non porre la fiducia sulla legge elettorale, nell'ipotesi eventuale e futura di un suo esame da parte delle Camere, quando Esecutivi di altro colore politico lo hanno fatto così tante volte, appare francamente singolare. Ad ogni modo, ci impegneremo appieno per evitare di seguire il loro esempio.

PRESIDENTE. Il deputato Magi ha facoltà di replicare per due minuti.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). La ringrazio, Presidente. Trovo la risposta della Ministra Alberti Casellati preoccupante e anche un po' sconfortante. Il fatto che siano stati fatti in passato da altri Governi errori e cose gravi, addirittura nella storia cose disdicevoli, ovviamente non autorizza a sentirsi, in qualche modo, invitati a ripeterli. Ma il punto è quello di provare a tirare fuori dalla clandestinità e dall'oscurità un dibattito che riguarda una delle leggi fondamentali di una democrazia rappresentativa.

Oggi nel nostro Paese c'è il tema grave dell'astensionismo. Il tema grave dell'astensionismo è legato alla mancanza di partecipazione dei cittadini alla vita democratica ed è legato al fatto che ogni legge elettorale, almeno le più recenti, quelle che sono state approvate successivamente negli ultimi 10-15 anni, hanno sistematicamente svilito la libertà di scelta e la volontà dei cittadini. Lo hanno fatto togliendo una scelta effettiva e lo hanno fatto non guardando a istituti come quello dei collegi uninominali, anche magari con il doppio turno di collegio, o come quelli delle preferenze, che personalmente non prediligo, ma andando verso scelte di liste bloccate, nelle quali sono i leader di partito che decidono tutto per i cittadini. Il cittadino può prevedere la composizione del Parlamento, prima che le elezioni si tengano, quasi al dettaglio.

PRESIDENTE. Concluda.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Ecco, noi vorremmo che questa discussione uscisse dalla clandestinità.

Fino a 25-30 anni fa in questo Paese si tenevano dei referendum in materia elettorale, con una partecipazione ben oltre l'80 per cento, cioè c'erano un'attenzione e una partecipazione dei cittadini all'elaborazione della regola fondamentale della democrazia.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). Oggi c'è un concorso di forze e mi viene da dire di colpa, perché non è esente una parte dell'opposizione…

PRESIDENTE. Onorevole, ha esaurito il suo tempo.

RICCARDO MAGI (MISTO-+EUROPA). …che sta sottraendo alla discussione pubblica la legge fondamentale di una democrazia rappresentativa.

(Iniziative di competenza volte a sostenere gli investimenti in ricerca e sviluppo del gruppo Stellantis, con particolare riferimento allo stabilimento di Atessa in Abruzzo, al fine dell'incremento dei livelli di produzione e della tutela dei livelli occupazionali - n. 3-02210)

PRESIDENTE. Il deputato Sottanelli ha facoltà, per un minuto, di illustrare l'interrogazione Benzoni ed altri n. 3-02210 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, lo stabilimento Stellantis di Atessa in Abruzzo, cuore del distretto industriale della Val di Sangro, occupa quasi 5.000 lavoratori e genera valore per l'intero indotto automotive. I dati oggi sono allarmanti: meno 16 per cento della produzione, turni di lavoro diminuiti da tre a due, centinaia di dipendenti in cassa integrazione e oltre 600 lavoratori hanno aderito alle uscite incentivate. In Italia nel 2025 la produzione di Stellantis è calata del 27 per cento, con 20.000 addetti in ammortizzatori sociali.

PRESIDENTE. Concluda.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Solo un anno fa lei, Ministro, dichiarava che l'obiettivo del milione di veicoli prodotti era a portata di mano. Ne sono stati prodotti 440.000, cioè meno 60 per cento rispetto a quello che lei ha detto. Che cosa intende fare come azione di Governo?

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il settore automotive sta attraversando una crisi in tutto il continente europeo, i cui echi più recenti sono avvertiti in Germania, da ultimo con la crisi di Bosch che ha annunciato di tagliare 24.000 posti di lavoro entro il 2030. Anche la crisi produttiva di Atessa è un problema innanzitutto europeo, perché deriva dalle normative sui veicoli commerciali, che siamo determinati a cambiare perché soffocano, appunto, le potenzialità di sviluppo di Atessa, polo produttivo europeo. Con il Governo tedesco abbiamo raggiunto una prima posizione comune sulla necessità di salvaguardare i veicoli commerciali, posizione già comunicata alla Commissione affinché proceda subito sulla strada giusta. Ci vuole realismo, flessibilità, principio della neutralità tecnologica. La nostra offensiva ha fatto breccia e proprio lunedì al Consiglio competitività abbiamo raggiunto un'intesa ancora più significativa e di ampio respiro con Berlino anche sugli altri dossier dell'auto, intesa che è stata di fatto confermata dall'intervento del Cancelliere Merz, il quale ha annunciato sulla stampa che nel prossimo Consiglio europeo informale di Copenaghen (domani) porrà la questione, perché ritiene necessario, come noi, rivedere l'obiettivo del 2035.

Questo passaggio segna un punto di svolta nel dibattito europeo, perché dimostra che la posizione italiana è finalmente condivisa da un partner centrale e decisivo per il futuro dell'automotive, quale è certamente la Germania, fortemente preoccupato del collasso dell'industria dell'auto, che ha epicentro proprio nelle regole di Bruxelles. Peraltro, mentre in Italia, anche grazie al Piano Italia con Stellantis, sono stati sinora preservati gli stabilimenti e non vi sono licenziamenti collettivi, negli altri Paesi si susseguono ogni giorno annunci di chiusure e licenziamenti, come se fosse un bollettino di guerra.

Ci auguriamo che la Commissione accolga le richieste d'aiuto delle imprese europee che in un documento finalmente congiunto sostengono la nostra linea, la linea italiana, e sollecitano con forza la Commissione a un cambio di rotta radicale. In questo contesto siamo consapevoli che occorre agire nel nostro Paese.

PRESIDENTE. Concluda.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Nel Piano Italia sono previsti nel 2025, cioè quest'anno, 2 miliardi di investimenti in nuove piattaforme produttive e nuovi modelli, compresi investimenti ad Atessa, e 6 miliardi di contratti con le imprese della componentistica italiana, impegno che mi ha ribadito il nuovo CEO di Stellantis, l'italiano Filosa, nell'ultimo incontro a cui ho partecipato anche con Vavassori, presidente di ANFIA.

Riuniremo in novembre il tavolo dell'automotive per monitorare con aziende e associazioni quanto sinora fatto, ben sapendo che le prossime settimane sono decisive per la revisione del regolamento CO2. Lavoriamo tutti insieme, in un'unica squadra, per cambiare l'Europa.

PRESIDENTE. Il deputato Benzoni ha facoltà di replicare.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Ministro, per questa risposta, ma non possiamo essere soddisfatti. Non basta mandare sempre la palla in tribuna e dare sempre la colpa agli altri e all'Europa, quando le condizioni sono uguali per tutti. È passato solo un anno da quando dava raggiungibile il milione di vetture prodotte. Nel corso degli anni da quando è Ministro ha sempre detto che l'anno successivo sarebbe stato quello della crescita e così mai è avvenuto.

C'è il tema del secondo produttore, su cui ha fatto tante promesse, ma poi c'è il silenzio. E, nell'annunciare il piano industriale insieme a FIAT, ha garantito il mantenimento degli stabilimenti, la salvaguardia dell'occupazione e della capacità produttiva aumentata. Se chiudiamo il libro delle favole, Stellantis ha avviato vari modelli, anche di successo. Peccato che l'abbia fatto in Polonia, con la Ypsilon, la Junior, la 600, la Avenger; in Marocco, con la Topolino e in Serbia, con la Grande Panda. Ha ridotto le spese di ricerca e sviluppo in Italia da 900 milioni e passa nel 2014 ai 300 attuali. Ha spiegato ai fornitori come investire all'estero, ha ridotto le forniture all'indotto attuale italiano, ha incentivato i dipendenti, sì, a lavorare in Polonia e in Serbia, in trasferta. Ha aumentato notevolmente l'utilizzo della cassa integrazione, facendo in modo che il 60 per cento dei dipendenti delle principali aziende dell'indotto fosse in cassa integrazione. Ha mandato in esodo volontario 3.700 persone nel 2024 e oltre 2.300 nel 2025, 400 ad Atessa concordate, che diventano 600. Ha calato la produzione in tutt'Italia, un calo di produzione…

PRESIDENTE. Concluda.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). …che è superiore al calo delle vendite e, soprattutto, produzione che ha spostato nel resto dell'Europa, alle stesse condizioni. Ministro, la chiameremmo a tornare la prossima volta e a fare il Ministro dello Sviluppo economico.

(Iniziative di competenza in relazione alla situazione degli impianti di RWM Italia nei comuni di Domusnovas e Iglesias in Sardegna, alla luce dell'iter delle procedure autorizzative - n. 3-02211)

PRESIDENTE. Il deputato Mura ha facoltà di illustrare l'interrogazione Bignami n. 3-02211 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

FRANCESCO MURA (FDI). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, il Sulcis-Iglesiente è uno dei territori più poveri d'Italia. Qui parliamo di centinaia di famiglie che attendono da anni risposte concrete e che vedono nella RWM la possibilità di oltre 750 posti di lavoro stabili. Eppure, la regione Sardegna continua a comportarsi con un'arroganza istituzionale inaccettabile. Era assente al tavolo ministeriale del 24 settembre e la sera prima ha deliberato un supplemento di istruttoria sulla valutazione d'impatto ambientale, dopo un procedimento già durato anni, trasparente, con conferenze di servizi e la partecipazione di tutti i soggetti interessati. Un atto che non solo appare immotivato e dilatorio, ma rappresenta una vera sgrammaticatura istituzionale.

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCO MURA (FDI). La regione, invece di assumersi la responsabilità e dare certezze ai cittadini, si trincera dietro carte segrete e rinvii infiniti, esponendo la Sardegna a contenziosi e togliendo speranza a un territorio già provato. Chiediamo appunto a lei e al Governo, signor Ministro, quali iniziative intende…

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Si segue con la massima attenzione anche questa importante vicenda, consapevole della sua rilevanza per l'area di crisi complessa del Sulcis-Iglesiente, che è una delle più bisognose di lavoro del nostro Paese.

Proprio ieri, martedì 30 settembre, abbiamo tenuto al Ministero un nuovo incontro sul tema, con l'obiettivo di consentire alla regione Sardegna di spiegare le ragioni della recente delibera con cui la giunta ha disposto ulteriori approfondimenti sulla valutazione di impatto ambientale postuma, nonostante il parere favorevole già espresso dalle strutture tecniche competenti al termine di tre lunghi anni di valutazione approfondita. All'incontro, cui hanno preso parte i vertici aziendali, le organizzazioni sindacali e, finalmente, anche gli assessori regionali, abbiamo registrato un accorato appello di tutte le parti sociali affinché vi sia un rapido sbocco della situazione, al fine di garantire nuove certezze occupazionali e produttive al territorio. Non possiamo permetterci di perdere un'opportunità di sviluppo significativa, soprattutto in un'area come quella del Sulcis, segnata da anni di deindustrializzazione e di crisi aziendali, quali quelle di Eurallumina, Sider Alloys e Portovesme, che stiamo gestendo con determinazione. Lo sblocco della procedura di RWM consentirebbe infatti la stabilizzazione di circa 350 lavoratori e la creazione di ulteriori 250 posti di lavoro, offrendo prospettive concrete a un territorio che ne ha estremo bisogno.

La società aveva presentato istanza di VIA il 12 agosto 2022 e tale procedimento si è svolto nel rispetto del principio di massima partecipazione. L'istruttoria si è conclusa col parere favorevole del servizio VIA della regione, la cui proposta è stata trasmessa alla giunta il 9 giugno 2025. La mancata adozione di questo provvedimento ha portato l'azienda a ricorrere al TAR, con udienza fissata per il prossimo 15 ottobre. Noi non vogliamo che la politica industriale la facciano i magistrati, noi vorremmo che la politica industriale la facesse chi ha la responsabilità di farla, in questo caso la regione, con la collaborazione assidua del Governo, che è sempre stato propositivo, attivo, collaborativo. Chiediamo la stessa cosa…

PRESIDENTE. Concluda.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. …alla regione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Il deputato Lampis, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare per due minuti.

GIANNI LAMPIS (FDI). Grazie, Presidente. E grazie a lei, signor Ministro, per la sua risposta esaustiva, che ci rende pienamente soddisfatti, perché sappiamo la misura del suo impegno quotidiano sulla vertenza RWM e su tutte le vertenze industriali che riguardano la Sardegna, in particolar modo il Sulcis-Iglesiente.

Siamo sconcertati, signor Ministro, per l'atteggiamento che la regione Sardegna ha assunto su questa vertenza industriale, perché parliamo, come lei ha ricordato, di una procedura di valutazione d'impatto ambientale. Si tratta di una procedura squisitamente tecnica ed amministrativa, condotta in maniera seria e responsabile dagli uffici, su cui la giunta regionale deve solo, con la sua delibera, esprimere una presa d'atto finale. E invece no. Ha dell'incredibile questa vicenda, perché la politica regionale intende inserirsi all'interno di quella procedura, chiede dei supplementi che non sono previsti da alcuna norma. Forse, la verità è che la giunta regionale fa pura e misera propaganda politica, ma la fa sulle spalle di un territorio già depresso e, soprattutto, a discapito di lavoratori che, attualmente occupati, potrebbero essere stabilizzati e di quelli che ancora potrebbero trovare occupazione. Ecco, noi la esortiamo, signor Ministro…

PRESIDENTE. Concluda.

GIANNI LAMPIS (FDI). …ad andare avanti nel suo lavoro, perché noi per la Sardegna e per il Sulcis-Iglesiente vogliamo un futuro di lavoro e di dignità economica e sociale, e non un futuro di assistenzialismo e reddito di cittadinanza, come vorrebbero il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Intendimenti in ordine alla riconversione degli impianti di RWM Italia nei comuni di Domusnovas e Iglesias in Sardegna - n. 3-02212)

PRESIDENTE. La deputata Ghirra ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02212 (Vedi l'allegato A).

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, come lei ormai sa bene, il Sulcis-Iglesiente è una delle regioni più povere d'Italia, caratterizzata da desertificazione industriale e perdita di posti di lavoro. Nel mese di settembre ha convocato quei tavoli di crisi che sono aperti sulla regione intera, su Eurallumina, Sider Alloys, Portovesme Srl e, non da ultimo, sulla RWM, che si sospetta in questo momento venda bombe e munizioni a Israele, tra le altre cose.

Il player per la Portovesme e per il rilancio della linea zinco è sparito. Vogliamo sapere da lei se è vero che ha ipotizzato che chi rimarrà senza posto di lavoro nelle industrie attive potrà accedere ai nuovi posti di lavoro della RWM, ma anche se è vero che ha ipotizzato…

PRESIDENTE. Concluda.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). …la riconversione bellica per interi comparti produttivi del nostro Paese, a partire dall'automotive (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. La RWM, una delle principali multinazionali europee, produce nel Sulcis dal 2012 e in questi mesi ha realizzato altri sviluppi produttivi e occupazionali, in Germania come in Spagna, nel pieno consenso di quei Governi di sinistra.

I sindacati, che abbiamo ascoltato anche ieri al tavolo, temono che, di fronte agli intralci e alle manovre dilatorie della giunta regionale, gli investimenti vengano dirottati altrove, magari nuovamente in Spagna o in Germania. Nel merito, peraltro, non esistono impatti ambientali, come ampiamente dimostrato nei 3 lunghi anni in cui si è esplicitata la VIA, certificata dagli uffici tecnici della stessa regione.

Per quanto riguarda l'industria della difesa, considerata la priorità dell'Unione europea, come dimostrano le decisioni del Consiglio, del Parlamento e della Commissione europea e, purtroppo, la cronaca di ogni giorno, anche di oggi, al fine di tutelare la pace e l'indipendenza, e quindi la libertà del nostro continente, può svilupparsi nel nostro Paese a beneficio delle nostre imprese e dei nostri lavoratori o questa industria si può sviluppare in altri Paesi europei in cui non vi sono gli stessi pregiudizi.

Noi lavoriamo perché avvenga in Italia e che questo consenta anche la diversificazione produttiva di imprese che oggi operano esclusivamente nel settore delle auto o in altri in difficoltà per le regole del Green Deal. È chiaro a tutti, soprattutto alle imprese e ai lavoratori, che un'auto elettrica ha molto meno componenti di una con motore endotermico, e la gran parte del valore, almeno il 60 per cento, è nella batteria elettrica, che, peraltro, è prodotta in gran parte in Cina, e resta ben poco per la componentistica nazionale.

Per questo stiamo sviluppando, con responsabilità e trasparenza, ma anche con determinazione e visione, una politica industriale che consenta la diversificazione produttiva in settori contigui a quelli in transizione, come l'aereospace, la blue economy, la meccanica avanzata e, certamente, anche l'industria della difesa, perché noi abbiamo bisogno di contribuire alla difesa e all'indipendenza del nostro continente.

PRESIDENTE. La deputata Ghirra ha facoltà di replicare, per due minuti.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Signor Ministro, sono assolutamente delusa dalla sua risposta. Sappiamo che un aumento della spesa militare dell'1 per cento determina una diminuzione della crescita economica del 9 per cento. Lei ha parlato della RWM come di un'opportunità di sviluppo significativa che non possiamo permetterci di perdere. Io non so come andrà avanti la procedura di VIA, che, voglio sottolineare, è una VIA ex post, i lavori sono già stati fatti.

Lei ha parlato di diversificazione, di riconversione, ma, nonostante i tavoli che convoca puntualmente, non vengono trovate delle soluzioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Io credo che questo tipo di prospettiva per le nostre industrie non sia assolutamente percorribile. Voglio chiudere il mio intervento citando le bellissime parole del Presidente del Sudafrica, Ramaphosa, all'ONU, che ha detto che stiamo costruendo armi quando dovremmo costruire infrastrutture sociali, stiamo combattendo guerre che causano morte e distruzione quando dovremmo combattere la povertà e sviluppare i mezzi di sussistenza delle persone vulnerabili, e io aggiungerei dei territori vulnerabili, perché la Sardegna rientra tra questi (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra) e voi non state facendo nulla per rilanciare la nostra economia.

E vi nascondete dietro questa prospettiva di 600 posti di lavoro, che certo non risolveranno le sorti della nostra isola, ma la condanneranno, come il resto del Paese, a seguire un'economia che noi condanniamo, che è quella della guerra e del riarmo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

(Iniziative volte a salvaguardare i comparti produttivi colpiti dai dazi statunitensi, anche attraverso un efficace funzionamento degli incentivi del piano "Transizione 5.0" - n. 3-02213)

PRESIDENTE. Il deputato Del Barba ha facoltà di illustrare l'interrogazione Boschi ed altri n. 3-02213 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, abbiamo visto tutti i dati Istat relativi al mese di agosto e siamo molto preoccupati. Non che non lo fossimo anche prima, visto l'andamento della produzione industriale, visto il blocco sostanziale dei fondi di Transizione 5.0, ma questo calo generalizzato, con una flessione complessiva del 21,2 per cento verso gli Stati Uniti per quanto riguarda l'export italiano, è un campanello d'allarme, che, a questo punto, ci porta a chiederle che cosa stia facendo.

Anche perché, oltre al calo verso gli Stati Uniti, questo calo viene registrato verso la Cina, la Turchia, il Giappone, il Sud-Est asiatico…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). …e abbiamo la minaccia di Trump di passare al 100 per cento. Le chiediamo, allora, cosa stia facendo per l'export e per il made in Italy.

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere per tre minuti.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie, Presidente. Il dato del mese di agosto risente certamente degli effetti legati alla stagionalità, non è rappresentativo e risente soprattutto, come hanno spiegato illustri economisti, del rimbalzo di quanto accaduto nei mesi precedenti, caratterizzati dall'accumulo di scorte nei mercati americani per anticipare le misure daziarie. Fenomeno particolarmente evidente nel settore farmaceutico, che ha registrato un aumento straordinario dell'80 per cento nei primi 7 mesi dell'anno, trascinando le nostre vendite negli Stati Uniti a un più 10 per cento, per poi scontarlo nel mese di agosto, avendo accumulato, nei depositi americani, precedentemente, nei propri magazzini, quello che serviva.

Dobbiamo però aspettare, quindi, i dati annuali per capire davvero quali settori sono eventualmente colpiti e come realizzare misure efficaci e mirate. Nel contempo, abbiamo indirizzato la Commissione a sottoscrivere l'accordo con il Mercosur e con l'Indonesia e a finalizzare accordi anche con l'India, gli Emirati, in generale i Paesi del Golfo e del Sud-Est asiatico. Per quanto riguarda Transizione 5.0, la misura ha risentito dei vincoli legati al Green Deal, che ne hanno limitato l'utilizzo per le imprese energivore in comparti chiave come ceramica e siderurgia.

Nonostante ciò, grazie alle semplificazioni introdotte, il ricorso a Transizione 5.0 ha superato i 300 milioni di euro al mese sin dal mese di giugno, 300 al mese. A un anno circa dall'avvio del piano, le imprese hanno prenotato crediti per oltre 2,2 miliardi di euro, un valore ben superiore ai circa 855 milioni di euro del primo anno del piano Transizione 4.0. Per il prossimo anno stiamo valutando un intervento che assicuri continuità alle misure orizzontali di sostegno alla digitalizzazione e alla sostenibilità ambientale con risorse nazionali, e quindi continuativo nel tempo.

Adesso abbiamo dovuto rimodulare le risorse del PNRR perché siano tutte efficacemente utilizzate. Per capirsi bene, il piano originario del PNRR del 2021, del vostro Governo, destinava al nostro Ministero delle Imprese 19,4 miliardi di euro, 19,4 miliardi; con la revisione del novembre 2023 le abbiamo aumentate di 9,2 miliardi di euro in più; con quella di questi giorni, la dotazione del Ministero, che era di 19 miliardi di euro nel piano originario…

PRESIDENTE. Concluda.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. …è salita ad oltre 30 miliardi di euro. Se a questo aggiungiamo la dotazione del Ministero dell'Agricoltura, le risorse destinate alle imprese nella dotazione del PNRR sono aumentate nel complesso di circa 18 miliardi di euro, tra quelle che sono aumentate nel nostro Dicastero e quelle che sono aumentate nel Ministero dell'Agricoltura, a dimostrazione di quanta attenzione abbiamo avuto nello spostare risorse verso le imprese.

PRESIDENTE. Ministro, ha finito il tempo. Il deputato Del Barba, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di replicare.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Signor Ministro, ci domandavamo lei che cosa stesse aspettando per intervenire. Adesso lo abbiamo capito, lei sta aspettando che si facciano i conti a fine anno. Ma lei vive in questo Paese o aspetta di chiudere i conti? Poi è inutile che faccia riferimento a quello che gli economisti dicono circa il crollo delle esportazioni, che è sì dovuto, come ha detto e come le è stato riferito, al fatto che ci sia stato un aumento nei mesi precedenti per paura di questi dazi, ma guardi che questo calo c'è stato anche rispetto all'agosto dell'anno scorso, ed è un calo importante anche rispetto all'agosto dell'anno scorso.

E lei cosa fa? Aspetta la chiusura dei conti. Ma io vorrei dirle che i dazi sono arrivati, nel frattempo. Tanto tuonò che piovve! Ma lei qui si presenta senza l'ombrello, e il problema è che l'ombrello non lo porta neanche al Paese e alle imprese. Altro che lo zero a zero che la Premier Meloni annunciava, zero dazi reciproci. Qui è un cappotto, un cappotto che rischia di appesantirsi con l'annuncio del 100 per cento di Trump sui dazi per i prodotti farmaceutici. E su Transizione 5.0, a questo punto restiamo in linguaggio calcistico, lo chiameremo Transizione 5 a zero, anche qui pesantemente sconfitti. I fondi sono fermi perché le vostre procedure non consentono di sbloccarli.

Ma concludo chiedendole: e i famosi 25 miliardi che la Premier Meloni aveva annunciato già l'8 aprile? Aspettate anche per quelli la chiusura dei conti di fine anno? No, perché voglio dirle: adesso c'è la legge di bilancio, sarebbe questo il momento…

PRESIDENTE. Concluda.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). …per tener fede alle vostre promesse. Ovviamente, non ci crede nessuno (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe - Commenti del deputato Giachetti).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Poi, deputato Giachetti, le spiego.

(Iniziative in ordine agli obiettivi di decarbonizzazione relativi agli impianti ex Ilva di Taranto, con particolare riferimento alla possibilità di avvalersi di risorse pubbliche nell'ambito del processo di revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza - n. 3-02214)

PRESIDENTE. Il deputato Pandolfo ha facoltà di illustrare l'interrogazione Ubaldo Pagano ed altri n. 3-02214 (Vedi l'allegato A), di cui è cofirmatario, per un minuto.

ALBERTO PANDOLFO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Siamo di fronte a una nuova delicata fase per l'ex Ilva, quella della cessione degli asset produttivi. Secondo quanto riportato dagli organi di stampa, alla scadenza della gara sono pervenute dieci offerte, ma solo due riguardano l'intero complesso aziendale. Questo scenario, se confermato, pone seri interrogativi sulla coerenza delle proposte con l'obiettivo della decarbonizzazione ma anche sulla tenuta dell'occupazione della filiera siderurgica nazionale, che vede protagoniste in primis Taranto ma anche Genova e Novi Ligure.

L'ex Ilva non può essere ridotta a uno spezzatino industriale, né si può pensare di affrontare la crisi ambientale e produttiva di Taranto senza una regia pubblica. Allora, Ministro, le chiediamo se il Governo ritiene che le offerte pervenute siano coerenti…

PRESIDENTE. Concluda.

ALBERTO PANDOLFO (PD-IDP). …con l'obiettivo di una vera decarbonizzazione e con la tutela dell'occupazione e, se così non fosse, se sia disponibile a valutare l'intervento pubblico anche attraverso l'intervento di Cassa depositi e prestiti con l'ausilio delle… (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere, per tre minuti.

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. L'autorizzazione ambientale rilasciata per il sito il 25 luglio scorso e l'intesa che questo Governo ha siglato con gli enti locali hanno tracciato, in modo definitivo e irrevocabile, la via della piena decarbonizzazione, ponendo le basi per una siderurgia green in linea con quanto già fatto con successo per i siti di Piombino e Terni, ora finalmente in fase di rilancio.

La decarbonizzazione è, quindi, diventata un vincolo ineludibile e un criterio di preferenza nell'ambito dell'avviso che ha riavviato le procedure di gara per la cessione del compendio aziendale. Sono giunte dieci offerte, due delle quali riguardano l'intero complesso aziendale, e danno concreto sviluppo agli obiettivi ambientali con il passaggio dalla produzione dai forni a caldo ai forni elettrici, e i prossimi passi non saranno facili.

Vi ricordo che la procura di Taranto ha disposto il sequestro probatorio di un altoforno, uno dei due (Afo 1) e, dopo sei mesi, gli accertamenti ritenuti necessari non sono ancora stati effettuati. L'opposizione del comune di Taranto al posizionamento di una nave rigassificatrice in porto preclude, peraltro, la possibilità di realizzare a Taranto il polo del DRI.

In questo contesto, stiamo agendo anche sul versante europeo: siamo il Paese che guida il fronte dei Paesi che chiedono un riesame anticipato e complessivo del CBAM, con l'obiettivo di tutelare la competitività delle industrie ad alta intensità energetica rivedendo il meccanismo del décalage delle quote ETS gratuite.

Allo scorso Consiglio competitività industriale dell'Unione abbiamo sottoscritto un documento di indirizzo non paper insieme ai colleghi francesi e tedeschi in preparazione dell'atteso varo della strategia europea per la decarbonizzazione industriale e il sostegno alle imprese energivore.

Poco fa è giunta la notizia che una delle nostre proposte è stata accolta dal commissario Séjourné, che ho incontrato lunedì in Consiglio, il quale ha annunciato che l'Unione europea finalmente predisporrà uno scudo per fermare la marea di acciaio che sta inondando l'Europa con il dimezzamento delle quote e il raddoppio dei dazi sui volumi eccedenti. Questa è politica industriale: intervenire laddove ci sono i problemi, laddove derivano i problemi, e svilupparla anche in Italia. Siamo attenti a tutte le proposte che possono consentirci di meglio indirizzare le risorse in questa importante sfida alla decarbonizzazione nella siderurgia italiana.

PRESIDENTE. Il deputato Ubaldo Pagano ha facoltà di replicare, per due minuti.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). Signor Ministro, la sua risposta non ci soddisfa e il vostro atteggiamento ondivago, che avete avuto in questi ultimi tre anni, purtroppo, è la riprova più plasticamente drammatica in questa vicenda.

Avete traccheggiato e perso tempo mentre lo stabilimento più grande, quello di Taranto, colava a picco. Chi lo ha gestito - perché quella è la colpa, non dei magistrati che lo hanno sequestrato -, mentre esplodevano pezzi di fabbrica, dava delle informazioni fasulle. Migliaia di persone restavano a casa e in cassa integrazione, e voi restavate immobili ad ascoltare dei commissari, evidentemente, incompetenti.

Che la situazione sia andata oltre il drammatico lo dimostra l'esito della gara: 10 offerte presentate, di cui, come lei ha detto, due sole per il complesso aziendale; due offerte, peraltro, da parte di operatori che non sono soggetti industriali, ma fondi di investimento senza alcuna esperienza e competenza nel mondo siderurgico.

E allora, il presagio di una nuova speculazione è dietro l'angolo. La fabbrica è a pezzi e i lavoratori sono giustamente in rivolta per una richiesta di aumento di cassa integrazione che arriva fino a 4.500 unità.

In sostanza, in tre anni il Governo è stato capace semplicemente di dire nulla, e a volte anche tutte le vostre rassicurazioni e promesse fatte agli enti territoriali che vi hanno firmato il preaccordo, in realtà, sono rimaste lettera morta. E allora c'è poco da fare. Sull'ex Ilva avete preso degli impegni, avete l'obbligo morale e politico di portarli a termine.

L'unica soluzione, ad oggi, anche per colpa dei vostri tentennamenti, è la nazionalizzazione dell'acciaio: mettere sul piatto risorse pubbliche e affidarle a Cassa depositi e prestiti o a qualunque altro soggetto pubblico in grado…

PRESIDENTE. Concluda.

UBALDO PAGANO (PD-IDP). …di bonificare e decarbonizzare, punto e basta. Il resto sono chiacchiere finte che lei continua a ripeterci da oltre tre anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

(Iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte ad evitare che l'onere delle multe per condotte anticoncorrenziali sia trasferito sui consumatori, con particolare riguardo al mercato dei carburanti - n. 3-02215)

PRESIDENTE. Il deputato Gusmeroli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-02215 (Vedi l'allegato A), per un minuto.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, Presidente. Signor Ministro, da notizie di stampa è emerso che l'Autorità garante della concorrenza e del mercato (l'Antitrust) ha comminato multe alle compagnie petrolifere per 936 milioni, quindi una cifra molto importante.

Premesso che la Commissione attività produttive, che mi onoro di presiedere, sentirà l'autorità Antitrust per capirne il merito, il nostro intendimento con questa interrogazione, come Lega, è che questi 936 milioni di euro non si scarichino sui consumatori. Ed ecco che vogliamo sapere tutte le attività che lei, Ministro, o il Governo, intendete mettere in atto per evitarlo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Il Ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha facoltà di rispondere, per tre minuti. Aspetti, Ministro, che c'è un problema con il microfono. Va bene, proviamo adesso...

ADOLFO URSO, Ministro delle Imprese e del made in Italy. Il provvedimento dell'Antitrust, che è un'autorità terza, prende le mosse da un'indagine iniziata il 1° gennaio 2020, 5 anni fa, nella precedente legislatura, ed è cessata all'inizio del 2023, poco dopo l'insediamento dell'attuale Esecutivo. Si è caratterizzata per la particolare gravità, incidendo in modo rilevante sulle transazioni a valle e sui consumatori finali.

Nel merito, occorre sottolineare che la dinamica dei prezzi dei carburanti nel corso di quest'anno - di qui le preoccupazioni - ha seguito un trend ribassista, cioè il prezzo è diminuito. Nel periodo estivo i prezzi sono rimasti sostanzialmente stabili e in linea con il contesto generale di inflazione contenuta. Quando siamo arrivati al Governo l'inflazione era al 12,8 per cento, la più alta in Europa, mentre oggi è ferma all'1,6 per cento, strutturalmente sotto la media europea. Questo riguarda anche la benzina, che si è attestata ad agosto, il mese più caldo, a 1,70 euro al litro e il gasolio a 1,63, il prezzo più basso da agosto 2021, cioè da prima dell'intervento della Russia in Ucraina.

Per quanto di nostra competenza, è stato rafforzato il sistema di trasparenza sui prezzi, con l'obbligo di esposizione del prezzo medio regionale e nazionale nei distributori, con l'introduzione di un tabellone elettronico a disposizione dei consumatori e il potenziamento dell'Osservatorio prezzi carburanti, che, ogni settimana, segnala alla Guardia di finanza eventuali anomalie nella rete, così da essere immediatamente perseguite. Anche per questo motivo, i prezzi dei carburanti sono così in sintonia con quelli che devono essere.

Nel caso specifico, un'eventuale, ulteriore intesa tra compagnie petrolifere, volta a scaricare sui consumatori il costo delle sanzioni per il cartello fatto allora, costituirebbe un altro cartello di ben maggiore gravità. Ove fosse acclarato, ovviamente, noi per primi lo denunceremmo all'Autorità garante, che comunque ha gli strumenti per vigilare e io credo che lo farà con la consueta attenzione.

PRESIDENTE. Il deputato Gusmeroli ha facoltà di replicare, per due minuti.

ALBERTO LUIGI GUSMEROLI (LEGA). Grazie, Ministro, per la sua risposta all'interrogazione. Per la Lega, è molto importante che queste sanzioni, pari a 936 milioni, non si scarichino sui consumatori. L'attenzione che ha avuto la Lega, anche nel recente passato, sull'evitare che possano esserci aumenti dei prezzi deve proseguire.

Noi, ad esempio, per ciò che riguarda un emendamento della Lega, a prima firma del sottoscritto, al decreto Concorrenza, relativo alla possibilità per gli utenti vulnerabili di passare al sistema tutele graduali, abbiamo assolutamente vigilato e l'emendamento ha superato anche il vaglio del TAR, in modo che non si scaricasse sui cittadini l'agevolazione che si stava dando ai clienti vulnerabili.

Quindi, la Lega avrà analoga attenzione - e ci fa piacere che la abbia anche il Governo -, affinché queste sanzioni non si scarichino sui consumatori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16,15.

La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 16,03, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 106, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1625 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi (Approvato dal Senato) (A.C. 2623?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2623: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi.

Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli emendamenti.

Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale, a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2623?)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Avverto che l'ordine del giorno n. 9/2623/22 Cerreto è stato ritirato dal presentatore.

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Sull'ordine del giorno n. 9/2623/1 Ascani, il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/2 Borrelli, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione complessiva degli impegni: “a valutare, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di stanziare ulteriori risorse destinate a coprire le spese necessarie per realizzare compiutamente le bonifiche, incrementare la presenza di personale delle Forze dell'ordine e della Polizia urbana nei territori interessati”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/3 Mari, espunte le premesse, il parere è contrario sul primo impegno; è favorevole, con riformulazione, sul secondo e sul terzo impegno: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di prevedere lo stanziamento, nel prossimo provvedimento utile, delle risorse necessarie per bonificare tutti i terreni agricoli; a valutare, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di prevedere ulteriori risorse per coprire le spese necessarie per realizzare compiutamente le bonifiche”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/4 Zanella, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione degli impegni: “a continuare con gli interventi necessari (…)” e “a valutare l'opportunità di predisporre (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/5 Dori, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione complessiva degli impegni: “a continuare l'attività di recepimento della direttiva n. 1203 del 2024 del Parlamento europeo e del Consiglio dell'11 aprile 2024 sulla tutela penale dell'ambiente e l'impegno di contrasto dei crimini transnazionali contro l'ambiente; a valutare l'opportunità di irrobustire l'apparato sanzionatorio in materia di delitti contro il patrimonio agroalimentare e contro gli animali; a proseguire nell'attività di contrasto all'abusivismo edilizio; a proseguire con gli interventi di bonifica dei siti di interesse nazionale gravemente inquinati, insieme allo sviluppo di progetti di riconversione ecologica”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/6 Zaratti il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/7 Simiani, espunte le ultime due premesse, il parere è favorevole con riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di bilancio e con gli equilibri di finanza pubblica, di accompagnare l'attuazione delle misure recate dall'articolo 9-bis con ulteriori iniziative, anche normative, volte a riproporre e rafforzare, già a decorrere dalla prossima legge di bilancio, la misura del credito d'imposta per gli investimenti effettuati nelle zone logistiche semplificate”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/8 Fossi, espunte la sesta, settima, decima e undicesima premessa, il parere è favorevole con riformulazione unitaria del primo e del terzo impegno: “a proseguire nelle politiche di prevenzione strutturale e non strutturale e nelle azioni di sostegno delle comunità e dei territori della Toscana colpiti dai recenti eventi alluvionali, secondo le previsioni del codice di protezione civile”; il parere è contrario sul secondo impegno.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/9 Soumahoro, il parere è favorevole con riformulazione: “a proseguire con le iniziative volte alla bonifica, al ripristino e allo smaltimento dei rifiuti, nonché al potenziamento delle attività di raccolta differenziata dei rifiuti, soprattutto nelle zone rurali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/10 Graziano il parere è contrario.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/11 Bonafe' il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di accompagnare (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/12 De Luca, espunta la terza premessa, il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/13 Cangiano il parere è favorevole.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/14 L'Abbate, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno: “in linea con le finalità di tutela ambientale perseguite dal provvedimento in esame, anche con riferimento alla corretta gestione dei rifiuti speciali, a valutare misure volte ad assicurare una piena valorizzazione della filiera nazionale degli oli vegetali esausti”.

L'ordine del giorno n. 9/2623/15 Scerra è accolto come raccomandazione.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/16 Ilaria Fontana il parere è favorevole con riformulazione degli impegni: “a valutare l'opportunità, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, di accompagnare (…)”; “a valutare l'opportunità, compatibilmente con gli equilibri di finanza pubblica, di adottare (…)”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/17 D'Orso, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione unitaria degli impegni: “a valutare eventuali interventi normativi in materia di prescrizione e di improcedibilità per i delitti ambientali, nell'ambito del recepimento della direttiva n. 1203 del 2024 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 aprile 2024, sulla tutela penale dell'ambiente”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/18 Giuliano, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno: “ad attivare consultazioni con il Consiglio superiore della magistratura al fine di potenziare la destinazione dei magistrati nelle zone interessate dai più gravi reati ambientali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/19 Perantoni, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno: “ad attivare interlocuzioni con la Scuola superiore della magistratura al fine di implementare la formazione dei magistrati in materia di reati ambientali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/20 Ascari, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno… aspetti un attimo. Scusi, un attimo.

PRESIDENTE. Prego, Sottosegretario. Siamo all'ordine del giorno n. 9/2623/20 Ascari.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Sì, aspetti un attimo che…

PRESIDENTE. Ora lei ci dà l'impegno riformulato.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Un secondo, perché manca un foglio. Ecco qui.

PRESIDENTE. Vogliamo andare all'ordine del giorno n. 9/2623/21 Auriemma?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. No, no. È a posto.

PRESIDENTE. Ce l'ha, va bene.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Allora, riprendo. Sull'ordine del giorno n. 9/2623/20 Ascari, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità di apportare modifiche all'istituto dell'applicazione della pena su richiesta ex articolo 444 del codice di procedura penale, in materia di delitti ambientali”.

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/21 Auriemma, espunte le premesse, il parere è favorevole con riformulazione dell'impegno: “a valutare l'opportunità, nel rispetto degli equilibri di finanza pubblica, di prevedere ulteriori risorse per coprire le spese necessarie per realizzare compiutamente le bonifiche”.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno n. 9/2623/22 Cerreto è ritirato.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/1 Ascani. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/1 Ascani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

La Commissione bilancio sta ancora scendendo, mi segnalano. Adesso verifichiamo subito. Comunque, aspettiamo i colleghi che stanno entrando. Vedo la collega Guerra che è lì e conferma che sono scesi, ma adesso… mi dicono che la Commissione bilancio ha finito e, quindi, i colleghi dovrebbero essere tutti qui… durante i pareri non eravamo in votazione, quindi era possibile concludere i lavori delle Commissioni… colleghi, sì, lo so che eravate in Commissione bilancio; ci è già stato segnalato dai colleghi del MoVimento 5 Stelle.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Sull'ordine del giorno n. 9/2623/2 Borrelli il parere è favorevole con riformulazione Va bene, collega? No. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, non accettiamo la riformulazione per tre motivi. Il primo: noi nelle premesse non abbiamo fatto analisi di carattere partitico o politico. Abbiamo semplicemente riportato dei dati che sono la premessa per poter intervenire sul dramma della Terra dei fuochi, e, in particolare, abbiamo riportato la sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Come possiamo accettare qualsiasi riformulazione senza che la sentenza grazie alla quale noi stiamo intervenendo…Voglio ricordarlo: sono stati eroici cittadini ed eroici avvocati a portare avanti, dinanzi alla Corte europea, quell'azione, altrimenti, probabilmente, questo Parlamento e questo Governo non si sarebbero interessati del dramma della Terra dei fuochi.

Quindi per noi è impensabile - è impensabile - approvare qualsiasi ordine del giorno, che è un indirizzo, senza questa premessa, senza la premessa per la quale noi stiamo intervenendo. Tra l'altro, voglio specificare che i nostri ordini del giorno sono coerenti con tutti gli emendamenti che abbiamo presentato in Aula e che modificano, sostanzialmente, la norma portata avanti dalla maggioranza e dal Governo. Noi non pensiamo che ci sia malafede o altro da parte della maggioranza; semplicemente riteniamo che non avete centrato l'obiettivo, probabilmente perché non avete le risorse.

Lo voglio ricordare, avete messo 15 milioni di euro per le bonifiche, per ora. Seconda cosa: perché non c'è una visione di prospettiva. Aumentare solo le pene può essere utile in alcuni contesti, ma può diventare addirittura deleterio in altri. Ho raccontato, durante i lavori parlamentari sulla Terra dei fuochi, durante la discussione generale, facendo parte della Commissione ecomafie, quello che ci hanno risposto alcuni prefetti e alcuni questori. In particolare, ho riportato testualmente che, alla mia domanda su quante persone avessero arrestato per i reati ambientali negli ultimi 2 anni, ed era in carica da 2 anni questa maggioranza, in provincia di Caserta, la risposta è stata: uno.

E perché non riuscite? Mancano gli uomini, mancano le Forze dell'ordine, mancano i magistrati, manca il personale di controllo. Noi continuiamo a fare interventi legislativi senza prevedere uomini e donne che li possano attuare, e quindi diventa soltanto un carico sulle spalle sempre delle stesse persone, che non riescono a reggere. Abbiamo trovato la soluzione, aumentiamo le pene; qualsiasi cosa, aumentiamo le pene. Possiamo essere anche d'accordo, ma il tema è: vogliamo arrivare alla certezza della pena, che è la vera rivoluzione nel nostro territorio?

Serve applicare con uomini e donne le leggi che ci sono, anziché cercare sempre di farne altre, per poi non fare applicare nulla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Su questo possiamo insistere nel dirvi che riteniamo assolutamente incredibile dover continuare a discutere della sentenza alla quale ci dobbiamo adeguare, per la quale, oltre agli uomini e donne nelle istituzioni preposte, assolutamente servono risorse.

Diversi anni fa, quando ero consigliere regionale, andammo a fare un sopralluogo - se non sbaglio c'era anche il collega Zinzi - su una delle aree più inquinate che esistono nel casertano, che è l'ex discarica della Pozzi Ginori nel comune di Calvi Risorta. Quando è stata realizzata quella discarica, praticamente non c'erano le norme attuali, e, quando andammo a fare il sopralluogo con il Corpo forestale, il risultato fu che ci dissero che, per realizzare una bonifica di quel territorio, di quell'area, non sarebbero bastate due finanziarie regionali.

Adesso immaginiamo di fare la bonifica dei territori della Terra dei fuochi con 15 milioni. È chiaro che sono per iniziare, ma iniziamo male, perché vicino a quei 15 milioni, che è l'unica cifra reale stanziata, abbiamo messo un nuovo Dipartimento per il Sud. Non vediamo il nesso, oltre al fatto degli interventi sulle ZES, che anche troviamo assolutamente inopportuno in questo decreto. Siamo assolutamente convinti che ci dovremo tornare, non perché vogliamo essere uccelli del malaugurio, ma semplicemente perché chi conosce quel territorio, e purtroppo la drammaticità e la complessità del fenomeno, sa bene che con questo decreto abbiamo semplicemente mandato una risposta che mette una toppa ai 2 anni che ci ha dato la Corte europea, ma non risolve e non si avvia alla risoluzione.

Sia chiaro, la soluzione della Terra dei fuochi non è una cosa rapida e non è una cosa semplice. Sarebbe bello se ci fosse una soluzione semplice a un problema così drammatico e complesso che ci trasciniamo avanti da decenni, ma non c'è. In questi anni è stato già realizzato un commissariamento sulla Terra dei fuochi. Abbiamo un commissario unico per le bonifiche adesso. Aggiungere il Dipartimento per il Sud non sappiamo a cosa serva, se non a moltiplicare le poltrone. E qui ci preoccupa una cosa: la burocratizzazione nello smaltimento e nella bonifica delle aree e nel movimento per contrastare gli sversamenti che ancora oggi avvengono non aiuterà assolutamente a contrastare il fenomeno.

Per queste ragioni, pur apprezzando il tentativo di modifica da parte del Governo e della maggioranza, il nostro voto sulla riformulazione è assolutamente contrario e manteniamo il nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/2 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione… Revoco la votazione. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, grazie mille. Mi hanno colpito le parole del collega Borrelli in relazione alla richiesta che lui ha fatto al prefetto di quante persone poi alla fine sono state fermate, arrestate, processate per lo sversamento di rifiuti pericolosi. La risposta negli ultimi 3 anni è una, una sola persona.

Penso che con questo provvedimento si è persa l'ennesima occasione per risolvere un problema annoso, annoso e doloroso, doloroso per la mia terra, per la Campania. Vengo dalla provincia di Caserta, quindi potete immaginare quanto possa sentire questo tema.

Sì, sono stati aumentati i limiti edittali di alcuni ecoreati, ma è poca cosa, signora Presidente. Leggendo il provvedimento, che cosa si vede? Che per l'abbandono di rifiuti pericolosi, quando da ciò deriva pericolo per la vita e per l'incolumità delle persone, è prevista la reclusione da un anno e 6 mesi a 6 anni. Per il delitto di discarica abusiva la pena va da 2 a 6 anni, e, se questa discarica abusiva è destinata allo smaltimento di rifiuti pericolosi - torno a sottolineare, signora Presidente -, la pena è della reclusione da 2 a 7 anni.

Quand'è che un rifiuto è pericoloso? Qui ci viene in aiuto l'allegato III alla direttiva 2008/98/CE del 19 novembre 2008 (tra l'altro, viene riportato anche nel dossier che è all'attenzione di tutti noi).

Allora udite bene, vorrei un po' di attenzione per far capire a quest'Aula a cosa noi siamo stati sottoposti, noi e i nostri figli: il rifiuto è pericoloso quando è esplosivo, comburente o infiammabile o irritante, se ha tossicità specifica per organi bersaglio o in caso di aspirazione; se ha tossicità acuta, se è cancerogeno o corrosivo, se infettivo, se è tossico per la riproduzione, se è mutageno, se provoca liberazione di gas a tossicità acuta, se è sensibilizzante oppure se produce tutti questi effetti nel corso del tempo. Questo noi abbiamo subito, signora Presidente.

Ora, con queste pene è possibile che non si vada in carcere, perché è possibile chiedere un rito alternativo e non fare nemmeno un giorno di carcere e avere la sospensione condizionale della pena. La nostra terra - ma io mi rivolgo a tutti i cittadini italiani, perché sono tante le terre che sono state devastate da questo fenomeno - una volta si chiamava felix e adesso, dopo trent'anni di incuria e di malvagità, non è più così, signora Presidente. Voglio allora spezzare una lancia a favore di quest'ordine del giorno del collega: investiamo in risorse, facciamo in modo che le forze di Polizia possano indagare al meglio questo fenomeno e possano assicurare i colpevoli alla giustizia. Votiamo a favore di quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/2 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/3 Mari, su cui vi è un parere favorevole con riformulazione. Non va bene, lo votiamo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/3 Mari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/4 Zanella, su cui vi è un parere favorevole con riformulazione. Non va bene, lo votiamo.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/4 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/5 Dori, su cui vi è un parere favorevole con riformulazione. Non accetta e chiede di parlare. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Non accetto la riformulazione, e non la posso accettare perché si basa sempre su questa formula del '“a valutare l'opportunità di”.

In generale questa formula vuol dire veramente poco, nel caso specifico, in particolare, non ha davvero alcun valore, perché cosa vuol dire valutare la possibilità di dare una tutela penale all'ambiente, in linea poi con la direttiva dell'Unione europea? Peggio ancora, cosa vuol dire valutare la possibilità di contrastare la criminalità organizzata con riferimento al contrasto dei crimini transnazionali contro l'ambiente? Davvero non ha alcun significato: o lo si vuol fare o non lo si fa.

Da questo punto di vista non la possiamo accettare, proprio perché stiamo parlando di reati particolarmente gravi. Evidentemente non c'è questa sensibilità nel Governo e nella maggioranza rispetto a questi reati. Sì, si pone con un decreto-legge il tema della Terra dei fuochi, perché altro non si poteva fare, ma di fatto, in generale, il tema non è di particolare attenzione del Governo. Da questo punto di vista continueremo a vigilare e continueremo certamente a sollecitare il Governo sulla gravità di questi reati contro l'ambiente e per la tutela della salute dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se non ci sono altri interventi, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/5 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/6 Zaratti, su cui il parere del Governo è contrario. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/6 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/7 Simiani, su cui vi è parere favorevole con riformulazione. Non va bene, quindi, collega?

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Se poteva rileggere nuovamente la riformulazione…

PRESIDENTE. Va bene, lo chiediamo al Governo…

MARCO SIMIANI (PD-IDP). …mi scusi, ero distratto.

PRESIDENTE. Sottosegretario, può rileggerci la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2623/7 Simiani?

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Leggo la riformulazione: “a valutare l'opportunità, compatibilmente con i vincoli di bilancio e con gli equilibri di finanza pubblica, di accompagnare l'attuazione delle misure recate dall'articolo 9-bis con ulteriori iniziative, anche normative, volte a riproporre e rafforzare, già a decorrere dalla prossima legge di bilancio, la misura del credito d'imposta per gli investimenti effettuati nelle zone logistiche semplificate”.

PRESIDENTE. Va bene, collega? No. Ha chiesto di parlare l'onorevole Simiani. Ne ha facoltà.

MARCO SIMIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non accetto la riformulazione, anche perché questo è uno strumento molto importante. Lo dico ai colleghi, la ZLS, la Zona logistica semplificata, è uno strumento che parte dal 2017, trova attuazione nel 2018, arriva fino alla scorsa legislatura, e poi un nuovo regolamento ha, di fatto, rallentato fortemente la capacità di poter imprimere sviluppo nelle aree portuali, retroportuali e negli interporti che potevano, in questo caso, garantire un processo anche di miglioramento e di sviluppo in quelle aree.

Oggi ce ne sono 7, piano piano si sono susseguite. I tempi sono sempre stati limitati, anche per fare le domande. Noi avevamo chiesto anche in Commissione e in Aula anche ieri la possibilità di prorogare di un mese la richiesta. Di fatto non è stato accettato. Così abbiamo cercato, con quest'ordine del giorno, di stimolare il Governo per far sì che lo stesso riuscisse a capire che questo strumento poteva essere, anche in forma strutturata, portato avanti negli anni. Noi chiedevamo che, nella prossima legge di bilancio, ci fosse da parte del Governo la possibilità e la volontà di poter strutturare per il 2026, 2027 e 2028 questo strumento con risorse importanti. Perché se dobbiamo veramente investire nelle aree portuali, negli interporti, in queste regioni, per poter sviluppare veramente la possibilità di lavorare sulla logistica e su altri tipi di aziende, deve esserci una proposta, un provvedimento che vada a strutturare questa possibilità. Le aziende hanno bisogno di programmare; se non programmano, diventa complicato in due mesi, com'è successo in Toscana e in un'altra regione, poter investire, fare investimenti in linea anche con alcune proposte che non riguardano solamente la parte economica, ma anche la parte infrastrutturale.

Ecco, perché vi chiedo di rivedere il parere su quest'ordine del giorno, Sottosegretario, perché è importante. Chiedo di accantonarlo perché, vedete, il fatto di incidere, anche con risorse vere, per molti anni, può servire a dare respiro al provvedimento e a trovare anche nuovi investimenti. La Conferenza delle regioni ha detto chiaramente, all'unanimità, che questo strumento dovrebbe avere almeno 250 milioni l'anno. Noi ne abbiamo chiesti 160 ogni anno per i prossimi tre anni. Questo cosa vuol dire? Che il nostro atteggiamento è volto, anche in maniera oggettiva, a fare una proposta che sia, come dire, anche condivisa, che non sia fuori dalla realtà, che possa dare concretezza non solo al sistema delle imprese, ma a tutto il sistema delle associazioni.

Tutte le associazioni di categoria stanno guardando, stanno ascoltando l'esame di questo provvedimento (e sicuramente domani vedranno che voterete contro, ecco perché vi chiedo di rivedere questa posizione), mi riferisco agli industriali, a tutta la realtà portuale e a tutti i sindacati. Io vorrei che ne teneste conto e spero ovviamente che quest'ordine del giorno non solo sia votato, ma che sia, intanto, accantonato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Sull'accantonamento, il Governo ha detto che è contrario. Intanto, ha chiesto di parlare l'onorevole Ghio. Ne ha facoltà. Aspetti collega che non si è acceso il microfono. Proviamo adesso.

VALENTINA GHIO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi dispiace per questa espressione del Governo. Torno a chiedere un'ulteriore valutazione. Francamente, riteniamo che, ancora una volta, il Governo non abbia dato risposte concrete al tema delle zone logistiche semplificate, che sono uno strumento fondamentale per attrarre investimenti, per far sì che venga favorita la crescita economica delle regioni interessate, non solo delle aree portuali e retroportuali, ma di tutte le regioni interessate, grazie alla semplificazione burocratica e agli incentivi economici che contengono.

Viene richiesto da più parti: lo ha detto bene il collega. Non solo non avete accettato una misura che dia un minimo di respiro, come quella dell'indicazione di un finanziamento triennale, che dia una garanzia di sviluppo che possa consentire a tutti i soggetti di iniziare a lavorare, ma avete inserito anche la formula canonica (che inserite quando non volete dire di “no” e, nello stesso tempo, non vi volete impegnare): “a valutare l'opportunità di”. Ora, le aziende, le imprese, i lavoratori, che, a gran voce, hanno chiesto l'istituzione di questo strumento di sviluppo, non possono continuare a farsi bastare queste espressioni: “a valutare (…)”. Anche perché la normativa, che continua ad essere pasticciata, fa sì che, in diverse regioni, si rallenti e, in taluni casi, si blocchi l'avvio delle procedure, anche con riferimento ai continui ritocchi delle procedure che sono stati introdotti. Ne è un caso chiaro anche la Liguria, con le ZLS dei suoi porti di Genova e La Spezia e, in particolare, con il blocco nel porto di La Spezia. Vi chiediamo di rivedere questo parere, altrimenti, così come formulato, non è accettabile ed è una vaghissima espressione d'intenzione, neanche corredata da numeri; non supporta assolutamente lo sviluppo che le aziende, le imprese e le istituzioni si attendono venga assecondato in tutte le aree dove sono state istituite le zone logistiche semplificate (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Romeo. Ne ha facoltà.

NADIA ROMEO (PD-IDP). Grazie, Presidente. “Chiedevo anche un finanziamento di 250 milioni di euro per il credito di imposta, ne sono stati confermati 80, contro i 2,2 miliardi per la ZES unica del Sud. Non capisco il perché di questa miopia: bene investire per il Sud, ma destinando risorse anche alle ZLS del Nord ne beneficia tutto il paese in termini di effetto traino”. E ancora: “L'incertezza e le tempistiche ridotte hanno avuto finora come effetto” un mancato utilizzo di queste risorse, soltanto 890.000 euro. Queste sono le dichiarazioni dell'assessore regionale del Veneto Marcato, che è ormai dal 2024 che promette che la ZLS finalmente sarà istituita e che le risorse ci saranno. Peccato che già dal 2024 si è vista la beffa. Infatti, sono stati stanziati 80 milioni di euro nel decreto Coesione, peccato che poi i decreti attuativi siano stati fatti il 3 settembre con scadenza al 15 novembre.

Allora, capite che le imprese non potranno mai venire ad investire, se non hanno una certezza di quanto, come e quando. Guardate, che avete già approvato degli altri ordini del giorno sempre con la stessa riformulazione: vedremo di vedere, di fare. Tuttavia, le imprese, i lavoratori e i territori non possono più accettare espressioni: “vedremo di vedere, di fare”. Le volete far partire queste ZLS o non le volete far partire? Se le volete far partire, visto che dal 2004 avete iniziato a mettere i fondi che però non fate spendere e rendete impossibile spendere, adesso dovete dirlo. La Conferenza Stato-Regioni e gli assessori della vostra stessa maggioranza vi stanno chiedendo 250 milioni di euro. Noi vi chiediamo solamente 160 milioni di euro. Allora, anche qui, dopo due anni, non si può dire: vedremo di vedere, di fare e di trovare le risorse. O è sì o è no. E se è no, evitate di venire a fare le passerelle e a prendere in giro i territori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/7 Simiani, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/8 Fossi. Onorevole Fossi, accoglie la riformulazione? No, se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/8 Fossi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/9 Soumahoro. Onorevole Soumahoro, accoglie la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/10 Graziano. Ha chiesto di parlare l'onorevole Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Chiedo al Governo di rivedere il parere, perché è paradossale. Noi stiamo parlando del decreto Terra dei fuochi e qui si chiede una cosa molto semplice: si chiede di escludere dalla localizzazione di nuovi impianti lì dove ci sono zone già sature, soprattutto per quello che riguarda la Terra dei fuochi.

Lo dico al Sottosegretario Mazzi, di cui ho rispetto. Capisco che si occupa di cultura e non di ambiente. Però, guardate che voi state dicendo, con questa operazione del “no” del Governo, di caricare ancora di più impianti di rifiuti sulla Terra dei fuochi. State esponendo ancora di più i cittadini al problema sanitario e al problema ambientale, ossia l'esatto contrario di quello che in realtà il decreto Terra dei fuochi vorrebbe fare. Allora, vi chiedo - lo chiedo anche ai miei colleghi parlamentari del territorio, perché questa è una cosa di una gravità senza precedenti - di dire semplicemente: “date gli indirizzi che sulle zone sature non si possono mettere nuovi impianti rispetto alla zona della Terra dei fuochi”. E voi rispondete “no”.

La verità è che siete contro il Mezzogiorno e non ve ne frega niente della salute, dell'ambiente e del territorio, soprattutto dei cittadini di quel territorio, ossia della Terra dei fuochi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Il Governo resta contrario. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/10 Graziano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/11 Bonafe'. Onorevole Bonafe', accoglie la riformulazione? Va bene. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/12 De Luca. Onorevole De Luca, accoglie la riformulazione? Va bene.

Il parere sull'ordine del giorno n. 9/2623/13 Cangiano è favorevole. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/14 L'Abbate. Onorevole L'Abbate, accoglie la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/15 Scerra, accolto come raccomandazione. Va bene? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/16 Ilaria Fontana. Onorevole Ilaria Fontana, accoglie la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/17 D'Orso. Onorevole D'Orso, accoglie la riformulazione? Va bene… No, non può, il Regolamento è molto stretto su questo.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/18 Giuliano. Onorevole Giuliano, accoglie la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/19 Perantoni. Onorevole Perantoni, accoglie la riformulazione? No. Ha chiesto di parlare il deputato Perantoni. Ne ha facoltà.

MARIO PERANTONI (M5S). Grazie, Presidente. Prima di tutto chiederei, per suo tramite, al Sottosegretario se può rileggere la riformulazione, perché purtroppo non l'ho capita bene.

PRESIDENTE. In effetti, colleghi, mentre il Sottosegretario leggeva i pareri c'era un po' di caos. Se riusciamo ad ascoltare il Governo quando legge è più facile, poi, per tutti. Però, chiediamo al Sottosegretario di rileggere la riformulazione dell'ordine del giorno n. 9/2623/19 Perantoni.

GIANMARCO MAZZI, Sottosegretario di Stato per la Cultura. Rileggo la riformulazione: “ad attivare interlocuzioni con la Scuola superiore della magistratura, al fine di implementare la formazione dei magistrati in materia di reati ambientali”.

PRESIDENTE. Prima deve dirmi se va bene o no: no. Prego, onorevole, allora può intervenire.

MARIO PERANTONI (M5S). Presidente, grazie. Non mi dilungherò assolutamente. Il fatto è che io non riesco a capire perché questa iniziativa debba essere limitata esclusivamente ai magistrati, quando sappiamo benissimo che ci sono le forze di Polizia giudiziaria e altre figure che intervengono per contrastare i delitti e i reati di natura ambientale. Per cui, prevedere delle risorse destinate e finalizzate alla formazione dei soli magistrati e non prevedere, invece, delle risorse finalizzate anche alla formazione di coloro che in effetti poi agiscono sul campo - e sono quelli che devono portare ai magistrati, in particolare ai magistrati inquirenti, i risultati delle loro indagini e mettere poi in condizione i magistrati inquirenti di portare avanti un processo ed eventualmente di accertare se sia stato commesso un reato ambientale o meno - sinceramente io non lo capisco.

Quindi, a mio parere quest'ordine del giorno così riformulato non è accettabile, perché è evidentemente monco e non va a perseguire la finalità che ci siamo riproposti.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2623/19 Perantoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2623/20 Ascari. Onorevole Ascari, accetta la riformulazione? Va bene.

Passiamo all'ordine del giorno n. n. 9/2623/21 Auriemma. Onorevole Auriemma, accoglie la riformulazione? Va bene.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2623?)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Roberto Giachetti. Ne ha facoltà. Colleghi, come sempre, se dovete uscire, vi prego di farlo in silenzio, consentendo al collega Giachetti di svolgere il suo intervento nel silenzio dell'Aula.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signora Presidente. Io vorrei preliminarmente dirle di utilizzare il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, perché deve esserci stato un cortocircuito nelle comunicazioni tra il Ministro e il Governo che viene qui a rappresentarsi. Partendo dal fatto che non c'è dubbio che quello che accade nella Terra dei fuochi da parecchi anni rappresenta una tragedia, il problema è che non è una rappresentazione teatrale ma è un dramma che si consuma nel Paese e il fatto che a interloquire con la Camera ci sia il Sottosegretario alla Cultura, che palesemente e ovviamente non è in grado neanche di interagire con i colleghi che sono intervenuti durante l'illustrazione degli ordini del giorno perché non sa di che cosa si parla e legge semplicemente le cose che gli hanno scritto al Ministero della Giustizia, la dice lunga anche su come viene trattata normalmente l'Aula, con tutto il rispetto, ovviamente, per il Sottosegretario alla Cultura, che - immagino - nella sua materia sarà efficacissimo nelle sue considerazioni, e la dice lunga il fatto che su un tema di questo tipo non venga a rispondere e a interloquire con i deputati sugli ordini del giorno, che come noto sono l'unica cosa che rimane in piedi quando vengono fatti i decreti-legge, il Sottosegretario o il Vice Ministro della Giustizia (non voglio dire il Ministro, che è meglio che non viene, perché quando viene fa solo danni).

Detto questo, approfitto, però, della presenza del Governo, perché vorrei fare una domanda al Governo. I colleghi che sono intervenuti hanno ricordato che la vicenda della tragedia della Terra dei fuochi è una vicenda che possiamo inquadrare in un ventennio dal momento in cui è stata scoperta (ovviamente, si consumava da parecchio tempo prima). Ma, insomma, sono 20-25 anni che si parla della Terra dei fuochi e che si sono fatti ripetuti interventi sulla Terra dei fuochi. La domanda che io rivolgo al Governo e alla maggioranza è una domanda che ci facciamo ormai un giorno sì e un giorno no, perché i decreti vengono fatti un giorno sì e un giorno no: dove sono i requisiti di necessità e di urgenza per i quali si mette in campo un decreto-legge rispetto a una questione che, ahimè, martorizza una parte di questo Paese da ormai vent'anni? Qualcuno ce lo dovrebbe spiegare, perché ormai siamo proprio all'annullamento dei precetti costituzionali che prevedono la straordinarietà e l'urgenza. Perché avete dovuto fare un decreto-legge? Ci arriveremo.

In più, fate l'ennesimo decreto-legge che inserisce norme penali. Signora Presidente, lei sa bene, sa meglio di me - e non è il primo decreto-legge: hanno fatto decine di decreti-legge con i quali hanno inserito norme penali, aumenti di pena, sono intervenuti sul codice penale e di procedura penale -, che non si mettono norme penali nei decreti-legge. Intanto perché c'è una tutela costituzionale rispetto al fatto che le norme non possono essere retroattive, e fino a qui ancora non vi siete spinti, ma poi c'è un concetto di fondo: le norme penali incidono sulla libertà dei cittadini, sulla libertà delle persone, e la Costituzione prevede che le norme penali debbano essere conosciute, proprio perché toccano e intaccano la libertà delle persone. Ci vuole un periodo nel quale devono essere introitate nel corpo della società, affinché uno sappia che c'è una norma che va rispettata. Quando si fa un normale disegno di legge, una normale proposta di legge, come sappiamo c'è un periodo nel quale si discute (si dovrebbe discutere; ma, comunque, almeno formalmente si discute) in Parlamento - giorni di audizioni, Commissioni, quello e quell'altro e via dicendo - e poi si vota una legge, viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e c'è un periodo, almeno formalmente, nel quale i cittadini possono conoscere le norme che sono messe.

Quando si fa un decreto-legge, come sa perfettamente lei, come sa perfettamente il Sottosegretario, come sanno perfettamente i miei colleghi della maggioranza e ovviamente anche dell'opposizione, quelle norme sono immediatamente in vigore. Adesso entriamo nel merito, ma dal punto di vista formale non stiamo parlando di cose campate in aria, perché - ripeto - stiamo parlando di cose che entrano direttamente nella vita quotidiana delle persone. Il tema della conoscibilità da parte delle persone delle norme penali che vengono inserite - quindi, le norme che incidono direttamente sulla libertà dei cittadini - dovrebbe farle usare - come dire - in un altro modo, ma abbiamo già visto che questo nel corso del tempo è avvenuto più volte.

Ma allora ritorniamo alla domanda iniziale: perché, signora Presidente, la riunione di Forza Italia si svolge in Aula e non si svolge fuori da quest'Aula? Questa è la domanda fondamentale che io pongo a lei e magari, se lei si distrae un attimo dal telefono e mi aiuta, può spiegare ai colleghi di Forza Italia che possono andare a fare la riunione fuori dall'Aula invece che dentro l'Aula. Sono tanti, sono cresciuti, hanno un'espansione in corso, ma questo non toglie che possono fare la loro riunione fuori dall'Aula e non dentro l'Aula. Posso chiedere questo?

PRESIDENTE. Certo, collega Giachetti, può chiederlo.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Bene, la ringrazio.

PRESIDENTE. Prego, continui.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). E allora dicevo, signor Presidente (La deputata Boldrini: Signora Presidente!)…

PRESIDENTE. Io non vedo riunioni in corso in questo momento, comunque.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …dicevo, signor Presidente, perché c'è…

PRESIDENTE. Signora…

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). …un decreto-legge. Prego?

PRESIDENTE. Cortesemente, se mi chiama signora Presidente lo apprezzo, invece che signor Presidente.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). No, ho detto “Presidente”, non ho detto…

PRESIDENTE. No, ha detto “signor Presidente”. Va bene così, siamo pari, collega Giachetti. Prego, prosegua.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Presidente, com'è noto, io sono totalmente distratto rispetto a queste cose. Abbiamo avuto una vicenda insieme nella quale lei ha avuto - diciamo - un ruolo assolutamente di parte e io sono stato messo in secondo piano, quindi si immagini quanto io possa essere disattento a queste cose.

Signora Presidente, signore colleghe e signori colleghi, se posso provare a riprendere il mio intervento, prima che si accenda il microfono e lei mi dica che devo chiudere, provo ad andare avanti. Bene.

Le norme che stiamo valutando con un decreto-legge sono norme che prevedono, come abbiamo detto, l'aumento delle pene.

Ora, signor Presidente (Commenti) …Signora Presidente e signor Sottosegretario, ma per caso non esistono già norme nel codice penale e nel codice di procedura penale che perseguano chi abbandona i rifiuti o i rifiuti tossici o chi si mette nel mercato illegale dei rifiuti? Non ci sono già delle norme, colleghi? Lo dico soprattutto ai colleghi di Forza Italia, quelli che dovrebbero essere più sensibili a questo argomento. In particolare, le norme che esistono - perché esistono -, se vengono caricate con questo provvedimento di ulteriori accanimenti, rischiano di non andare a intervenire su chi consuma reati in questo campo, ma rischiano di trasformare in una vita impossibile quella di tutte le aziende sane e di tutte le persone che si comportano in modo corretto.

In un settore come questo bisognerebbe, signor Sottosegretario, invertire il modo di agire. Invece di accanirsi su chi compie determinati reati, che sono già perseguiti, bisognerebbe trovare semmai la via per aiutare e incentivare coloro che hanno un comportamento positivo, che si comportano secondo le regole. Ecco, sarebbe probabilmente anche più utile. E allora ritorniamo alla domanda iniziale, Sottosegretario… Mi stavo domandando se avessi sbagliato. Perché avete messo in campo un decreto con aumento delle pene? Presumo che mi manchi un minuto, nonostante le interruzioni, che sono state tutte calcolate, immagino… Va bene.

PRESIDENTE. Tutte calcolate.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Benissimo, sono sicuro che è così. La sentenza della CEDU, a cui abbiamo fatto riferimento, non chiede assolutamente nulla di tutto quello che avete messo nel decreto. La sentenza della CEDU chiedeva semplicemente che ci fosse il risarcimento nei confronti di coloro che sono stati colpiti dalle conseguenze delle cose di cui abbiamo parlato adesso. Il problema è che il vostro riflesso è sempre lo stesso. Si apre un problema, dovete rispondere e cosa fate? Fate un nuovo reato o fate un aumento di pena. E poi c'è la chicca finale, e ho concluso. Qual è la chicca finale? Che il 24 settembre, quindi un mese e mezzo dopo l'emanazione del decreto, ci troviamo un emendamento che crea un nuovo dipartimento nella Presidenza del Consiglio dei ministri che, tra l'altro, si deve occupare delle questioni del Mezzogiorno del Paese. Ora, a parte il fatto di dare un dipartimento a un Ministro senza portafoglio, che è stato nominato e quindi bisogna sistemare una questione di poltrone, è mai possibile che questioni legate a un tema strategico come il Mezzogiorno del Paese vengano approvate con un emendamento che arriva il 24 settembre? Io penso che non sia possibile.

Per tutte queste ragioni, e concludendo entro il tempo che mi ha consentito la Presidente, compreso il recupero, le annuncio che il nostro voto sarà contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Sì, grazie, Presidente. Il gruppo Noi Moderati voterà favorevolmente su questo decreto e consegno il testo dell'intervento.

PRESIDENTE. È autorizzato a consegnare l'intervento.

Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Vorrei ripercorrere per i colleghi, in particolare della maggioranza, che stanno per andare a votare questo decreto, in che cosa consiste. Aumentiamo le pene senza aumentare la dotazione di uomini e donne delle Forze dell'ordine, dei magistrati o degli agenti di Polizia locale sui territori. Perché sottolineo questo? Tutti sanno che io sono da sempre un sostenitore della legalità, del rispetto delle regole e della funzionalità dello Stato. Ma non dare gli strumenti significa semplicemente fare un'azione estetica. Noi diciamo che aumentano, ma in realtà non diamo alcuna possibilità d'intervento.

L'abbiamo visto anche in altre situazioni. La legge sul codice della strada, la nuova legge: non stanno diminuendo le persone che muoiono negli incidenti per un motivo, al di là dell'aumento delle pene, con un elemento gravissimo che avete introdotto, ossia dare ai neopatentati la possibilità di girare con macchine anche di grande cilindrata. Questo perché non ci sono nuovi strumenti per permettere a coloro che devono impedire l'azione del reato o dell'infrazione di intervenire; quindi, questo atto in parte lo possiamo anche condividere; è giusto sanzionare maggiormente, in particolare, i grandi inquinatori; perché ovviamente è un atto giusto, di civiltà sanzionare chi butta il sacchetto ma coloro che hanno ammazzato e ammazzano la gente nella Terra dei fuochi sono i criminali e i prenditori che si sono mangiati la nostra terra. Ed io voglio darvi un elemento, che è di un report delle associazioni ambientaliste che, ovviamente, probabilmente, non avranno letto in molti. E hanno detto: all'inasprimento delle sanzioni, in materia di abbandono, ai singoli cittadini (sia chiaro, azione assolutamente corretta; è orrendo vedere persone che ancora oggi, nel 2025, gettano i sacchetti in modo indisciplinato, incivile e da zozzosi) fa da contraltare - è scritto in modo chiaro, ce l'hanno inviato a tutti, sebbene parziale - l'alleggerimento delle pene per la gestione dei rifiuti non a norma che, nella versione del Governo, è stata trasformata.

Adesso, io mi domando: che segnale andiamo a dare se chi gestisce rifiuti non a norma ha un alleggerimento nelle sanzioni e nelle pene? Guardate, noi lo sappiamo benissimo che questo decreto nasce per l'azione eroica di alcuni avvocati e cittadini che, combattendo da soli contro tutto e tutti, certe volte sono abbandonati dalle istituzioni, certe volte con le istituzioni complici di criminali e avvelenatori. Io li voglio fare questi nomi: gli avvocati Valentina Centonze, Armando Corsini, Ambrogio Vallo e, in particolare un ambientalista, Alessandro Cannavacciuolo, che ha ricevuto minacce di ogni tipo per aver denunciato gli sversamenti abusivi di un gruppo che si chiama Pellini (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Ha visto morire gli animali; lui faceva l'agricoltore e lo sbeffeggiavano; loro avevano coperture importanti ed era vero; alcuni dei fratelli Pellini, condannati in via definitiva con sentenza passata in giudicato per il reato ovviamente che riguarda l'aspetto penale, sono quelli che stavano in alcune istituzioni, compresi uomini appartenenti alle nostre Forze dell'ordine.

Ebbene, l'unica azione vera, forte e determinata che è stata fatta, è stato quando, dopo la condanna, fu fatto il sequestro di 200 milioni di euro; 200 milioni di euro sul sangue dei cittadini avvelenati su quel territorio. E, incredibilmente, il tribunale fece passare 16 mesi per confermare il sequestro.

Siamo dovuti intervenire in quest'Aula, è dovuto intervenire il nuovo capo della Procura per fare un nuovo sequestro. Sono gli unici sequestri effettivi, l'unica azione che ha prodotto un risultato reale perché a questi delinquenti gli devi levare innanzitutto i soldi. Gli devi levare i soldi!

Pensate un po', guardate il paradosso: noi spendiamo un miliardo di euro per un CPR in Albania; quei soldi li abbiamo trovati subito; miliardi di euro per comprare armi; abbiamo sequestrato 200 milioni di euro a una famiglia - una sola - che ha inquinato in modo drammatico il nostro territorio e per fare le bonifiche quanto mettiamo? Quindici milioni di euro!

A fronte di tutto questo, che andiamo a dire ai cittadini della Terra dei fuochi? Sembra quasi una beffa perché sul secondo punto - abbiamo smontato il primo punto -, la bonifica, siamo d'accordo; siamo anche d'accordo sul fatto che ci sia un commissario unico per le bonifiche. Se la maggioranza avesse letto il lavoro che è stato fatto dalla Commissione ecomafie a cui appartengo, il cui Presidente è un esponente della maggioranza, avrebbe trovato gran parte del lavoro per contrastare la Terra dei fuochi. Ci sono due relatori, uno di minoranza, la collega Auriemma, uno di maggioranza, il collega Cangiano, che stanno lavorando solo su questo.

Avreste potuto prendere quei dati, quelle relazioni, quei fondi, e lavorare su quello. Anche perché sono frutto di audizioni e rapporti con il territorio, dove noi siamo stati numerose volte, in modo bipartisan.

Ebbene, nel momento in cui viene detto che ci sono, per ora, 15 milioni di euro, capirete che i cittadini si sentiranno un pochettino presi in giro, e hanno le loro ragioni. Perché, alla fine, 15 milioni per le bonifiche, pene aumentate per alcuni, ma senza il rafforzamento delle Forze dell'ordine né della magistratura, però abbiamo fatto qualcosa per le ZES, che non capiamo cosa c'entrino con questo decreto, e un altro Dipartimento. Noi moltiplichiamo le poltrone. Continuiamo a moltiplicare le poltrone producendo un sistema super-burocratico. Io prima ho raccontato di quando ho domandato al prefetto di Caserta quanti arresti fossero stati fatti negli ultimi due anni, da quando c'era in carico l'attuale Governo: uno. Uno! Quanti soldi hanno sequestrato? Perché, oltre alle parti dove ci sono gli sversamenti, se non sequestriamo i denari in modo chiaro, determinato, senza nessun retropensiero o azioni - come dire - molto caute in quel caso, noi non li sconfiggiamo.

Il sistema maggiore per abbattere definitivamente coloro che devastano il territorio nel napoletano e nel casertano, nella Terra dei fuochi, è levargli completamente l'agibilità economica. Cosa che non avviene, anche negli ultimi tempi, pochi sequestri. E ancora peggio, quando fanno le multe, ho domandato quanti sono i soldi riscossi: poche migliaia di euro. Ma come facciamo ad essere credibili se emettiamo sanzioni, sequestriamo 200 milioni e, poi, glieli restituiamo? Facciamo sanzioni per alcune centinaia di migliaia di euro, ma non li riscuotiamo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra)? Come possiamo vincere se gli lasciamo i soldi in tasca? È là che bisogna agire. È là che noi vi invitiamo ad agire, ed è questo il punto. La nostra è una critica costruttiva, perché su quel territorio alcuni di noi ci hanno buttato il sangue nel vero senso della parola.

E ancora, gli screening, e concludo. Serve uno screening per venire incontro alle persone che continuano ad ammalarsi. È a loro che dedichiamo la nostra battaglia, a quegli uomini, a quelle donne e a quei bambini che, ancora oggi, non hanno avuto giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Il tema nasce dall'obbligo per il Governo di sottoporre al Parlamento la materia. Il tutto scaturisce dalla pronuncia della Corte europea dei diritti dell'uomo, perché l'Europa ci chiede di affrontare il tema. Ci chiede però di risolvere i problemi, di fronteggiare le criticità e non di individuare soluzioni che non hanno un vero e proprio punto di caduta.

Allora, come ha immaginato il Governo di fronteggiare questo tipo di problema? Individuando delle nuove figure di reato, alzando delle pene edittali. Soluzioni sulle quali saremmo anche d'accordo con il giusto iter, però, ovviamente, non c'è - come dicevo - un vero e proprio punto di caduta. Il collega che mi ha preceduto ha riferito di dati che già conoscevamo, ma che sono allarmanti, ha fatto bene a richiamarli. Cioè, sostanzialmente, non c'è stato un effetto giustizia sul tema, non c'è stato un recupero economico che potrebbe consentire poi ai comuni o alle istituzioni di reinvestire quelle risorse sul tema stesso.

Intanto, una piccola parentesi sul solito metodo. Al Senato avete addirittura provveduto a porre la fiducia, c'è sempre il mancato coinvolgimento del Parlamento, c'è sempre la marginalizzazione del dibattito e, poi, la cattiva abitudine di mettere mano al codice penale attraverso la decretazione d'urgenza. Questo lo troviamo veramente disdicevole perché le norme penali, innanzitutto, sono norme che vanno ad incidere in maniera ovviamente importante sulla vita dei cittadini e necessitano di una riflessione, una condivisione, quantomeno un momento di dibattito reale in Aula, nelle aule del Parlamento; invece proseguiamo con questo modus procedendi, che è quello che è stato battezzato ad inizio legislatura e che continua così, cioè con l'introduzione di nuove figure di reato, peraltro - ripeto - introdotte attraverso dei decreti.

Poi c'è anche il discorso della conoscibilità, a cui faceva riferimento il collega Giachetti: cioè, non è una norma sanzionatoria, una norma civilistica, la norma penale necessita, appunto, anche di un momento di conoscibilità, e non si può introdurre attraverso uno strumento come quello della decretazione di urgenza. E questo, tornando al tema della marginalizzazione del dibattito in Parlamento, è qualcosa di veramente mortificante, ma mortificante soprattutto per i colleghi della maggioranza, perché l'abbiamo ribadito e sottolineato più volte: l'opposizione che può fare? Sottolineare delle disfunzioni, smuovere o stigmatizzare delle inerzie da parte del Governo, delle mancanze, delle lacune, provare a migliorare, a fare delle proposte che vengono bocciate rispetto a dei provvedimenti, ma la maggioranza potrebbe essere veramente importante, costruttiva all'interno di quello che compone il gruppo che sostiene il Governo. E invece vengono ridotti ad “alza-mano”, a semplici certificatori di quello che si decide in altre stanze. Quindi, vi è una divaricazione tra il luogo nel quale si prendono le decisioni e il luogo in cui si dibatte, si fa una sorta di teatro nel quale siamo convinti di sostenere le nostre tesi, ma con la consapevolezza che, ovviamente, non ci sarà un risultato concreto rispetto a tutto il lavoro che versiamo in Aula e nelle Commissioni.

Allora, qual è la soluzione per un problema enorme, drammatico come quello della Terra dei fuochi? L'investimento. Si investono risorse: 15 milioni di euro sono veramente risibili come somma. Si deve investire per controlli, per bonifiche; bisogna lavorare congiuntamente su questi temi e bisogna sburocratizzare. Invece, questi 15 milioni sono veramente pochissima roba, anche alla luce del fatto che, quando c'è da reperire risorse per altri temi più cari alla maggioranza, lo si fa con una certa scioltezza.

Mi meraviglio anche dei colleghi della maggioranza che sono delle zone interessate, dei territori della Terra dei fuochi. Il Governo è come se non avesse intercettato la drammaticità di questo tema, che è diventato un tema fondamentale, penoso da un punto di vista ambientale, da un punto di vista sanitario, da un punto di vista sociale. È il simbolo di un'Italia che non va, e che va aggredito, come problema, da un punto di vista proprio dell'impatto, che invece non c'è stato.

Un altro collega, stamattina, riferiva che c'è un'altra statistica: più o meno, ogni famiglia che insiste nella comunità e nei territori della Terra dei fuochi ha almeno una persona malata di cancro oppure, purtroppo, un parente che era malato di cancro e che è venuto meno. Questi sono dati assolutamente drammatici, che impongono al Governo non soluzioni tampone, ma soluzioni importanti, strutturate, con investimenti reali, con - secondo noi - termovalorizzatori moderni, di ultima generazione, che possono essere addirittura un'opportunità; con tasse che vanno abbassate; con una sburocratizzazione, perché la materia è anche molto complessa, crea dei meccanismi complessi che, invece, vanno semplificati, con punizioni severe per chi effettivamente crea danni ambientali, ma anche, in ottica premiale, con agevolazioni per chi lavora seriamente e rispetta l'ambiente.

E poi c'è l'altro tema, quello della perplessità per l'improvvisa istituzione, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, di un nuovo Dipartimento per il Sud al posto delle ZES.

Anche qui un colpo a sorpresa che ha spiazzato un po' tutto il Parlamento, non soltanto le opposizioni, con un percorso rapidissimo, con poca chiarezza; con poca chiarezza sui contenuti, con poca chiarezza circa il ruolo, con un'approssimazione evidente, che rischia rallentamenti anche nelle procedure in corso, che rischia di frenare anche il discorso ZES, che rischia di accentrare i poteri in una maniera anche pericolosa. Peraltro per nulla dibattuto, per nulla pensato, che è venuto fuori come un coniglio dal cilindro, con anche un rischio paralisi - ripeto - per dei fondi che erano già stati eventualmente individuati per il discorso ZES.

E allora, Presidente, in definitiva il tema richiede soluzioni strutturali e non tampone. La materia postula la necessità di investimenti reali e non simbolici, perché quello è il tema, quello è il punto vero. A volte, troppe volte il Governo offre soluzioni simbolo, e un po' a me viene in mente anche il ragionamento che facemmo sul discorso dei medici, quando venne sottoposto all'attenzione del Parlamento il provvedimento sulle aggressioni ai medici: si alzano le pene edittali, ma non si investono risorse economiche per i presidi negli ospedali, per dimezzare e velocizzare le attese.

Il problema sociale non si risolve, però si può dire: abbiamo fatto qualcosa per i medici. Analogamente, per la Terra dei fuochi, non è un provvedimento questo che può… innanzitutto nasce proprio dalla necessità di portarlo all'attenzione del Parlamento per l'indicazione della Corte europea; ma rapporta, presenta, rappresenta una soluzione simbolo, non un reale fronteggiare il problema. Quindi, ripeto, richiede soluzioni strutturali e non temporanee.

La materia postula, come dicevo, degli investimenti reali. Non è possibile e non è tollerabile l'introduzione di altri reati attraverso la decretazione d'urgenza perché fa male all'impianto del codice penale. Questo tema andava affrontato con un altro piglio e in più abbiamo grandissime perplessità di metodo e di merito sulla creazione del nuovo Dipartimento per il Sud. Voteremo “no” (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Auriemma. Ne ha facoltà.

CARMELA AURIEMMA (M5S). Grazie, Presidente. Oggi votiamo il decreto Terra dei fuochi. Presidente, i nomi che si danno ai provvedimenti sono importanti, perché ne danno il senso, il peso e tracciano l'obiettivo. Non possiamo fare un provvedimento, chiamarlo “Terra dei fuochi” e poi scoprire che questo provvedimento non ha accolto nulla delle richieste dei cittadini e delle cittadine che vivono quei luoghi, territori che per decenni non sono stati ascoltati. Sono 30 anni che si parla di Terra dei fuochi, sono state spese tantissime risorse, circa 286 milioni di euro.

Già nel 1995 la Commissione d'inchiesta sui rifiuti diceva chiaramente che in alcune zone, in alcune città della provincia di Napoli, tra cui anche il mio comune, Acerra, le malattie tumorali erano aumentate del 100 per cento; 1995, 30 anni fa. Quante cose poteva fare lo Stato e non ha fatto? Quello stesso Stato che oggi parla di Terra dei fuochi solo perché è stato condannato dalla Corte europea dei diritti dell'uomo, Corte che ha dato forza e voce a cittadini che per decenni sono stati silenziati, per decenni sono stati insultati.

Nella sentenza si legge un passaggio significativo: nel 2011 la Marina militare dà indicazioni, dà misure precauzionali al proprio personale che lavorava nella provincia di Napoli e nella provincia di Caserta. Nel 2011! Presidente, i cittadini italiani, invece? Presidente, i cittadini della provincia di Caserta, i cittadini di Giugliano, i cittadini di Villaricca, i cittadini di Caivano e di Acerra: quanto valeva la loro vita (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Quanto valeva? Glielo dico io, Governo: zero, zero, non valeva niente! La Corte ha condannato l'Italia perché non solo non ha tutelato il diritto alla vita, ma non ha fornito le giuste informazioni affinché queste popolazioni potessero mettere al riparo la loro vita.

Uno Stato omertoso sulla Terra dei fuochi, che ha preferito non vedere, ha preferito non sentire, non fare nulla e lasciare che migliaia di persone mettessero a repentaglio la propria vita a causa dell'inquinamento. E mentre lo Stato faceva finta di niente, noi vedevamo i nostri amici, i nostri fratelli, padri, madri e figli morire di tumore. Questo provvedimento è solo uno slogan che volete vendere nella prossima campagna elettorale.

Ma davvero pensate di risolvere il problema della Terra dei fuochi con 15 milioni di euro? Quindici milioni di euro che non bastano assolutamente neanche a pagare la struttura che il commissario straordinario, il generale Vadalà, porta avanti; generale Vadalà, persona seria, a cui daremo tutto il nostro supporto, ma in quest'Aula dobbiamo dire la verità, ossia che, se le intenzioni della politica sono dove la politica mette i soldi, ebbene, questo Governo non ha messo nulla sugli screening per veramente prevenire il tumore, non ha messo nulla sulle indagini epidemiologiche richieste dai medici ISDE e non ha messo nulla, o quasi nulla, sulle bonifiche.

Questo Governo non ha trovato la forza di mettere 6 milioni di euro per gli screening alla mammella sulle giovani donne e poi ha trovato 15 milioni in più per gli staff dei Ministeri (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle); non ha trovato 6 milioni di euro per la prevenzione e poi ha trovato esattamente la stessa somma per fare il Dipartimento del Sud in questo provvedimento, un'altra cosa scandalosa. Cioè, 6 milioni di euro in questo provvedimento sono previsti per fare il Dipartimento del Sud, cioè creare sostanzialmente altre 30 unità di personale da occupare.

Questa è una schifezza veramente intollerabile, utilizzare la Terra dei fuochi per fare una struttura che non c'entra niente con la Terra dei fuochi! Non avete votato i nostri emendamenti che prevedevano gli screening per le popolazioni, ed invece il contentino per il prossimo candidato alla regione Campania del centrodestra ve lo siete votati tutti all'unanimità. Non possiamo votare questo decreto per tante altre ragioni. Questo decreto parla della Terra dei fuochi con uno sguardo al passato. Va bene il passaggio da contravvenzioni a delitti per alcune condotte, ma questo intervento normativo non può ridursi a ciò.

La sentenza CEDU pone delle questioni molto importanti che riguardano la trasparenza delle informazioni ambientali, la partecipazione dei cittadini, il censimento e la bonifica dei siti, tutti i siti. E poi davvero credete che la Terra dei fuochi sia, sostanzialmente, i sacchetti che si buttano per strada, che si bruciano? Condotta che noi condanniamo fermamente, ma davvero pensate che i comuni possano fare le bonifiche senza soldi? Che senso ha dire che dobbiamo fare le bonifiche e poi non accogliete i nostri emendamenti che prevedono un meccanismo di risorse per questi comuni?

Ma davvero pensate che il fenomeno del traffico illecito dei rifiuti sia esattamente lo stesso di 30 anni fa, il camorrista che sversa e intomba rifiuti nelle nostre campagne? Oggi bruciano i siti di stoccaggio, oggi bruciano i centri sottoposti a sequestri con incendi di natura dolosa, come è successo a Teano pochi giorni fa. Oggi i rifiuti viaggiano di giorno, e non di notte, con bolle contraffatte, e raggiungono nuovi impianti. Oggi la rotta dei rifiuti non è più Nord verso Sud, ma è Sud verso Sud, verso la Puglia, oltre i nostri confini, verso Paesi europei come la Lettonia, la Macedonia, la Grecia e la Turchia.

Il traffico illecito di rifiuti ha assunto connotati internazionali, e in merito a ciò questo provvedimento non fa nulla, non guarda al nuovo fenomeno. Abbiamo tante Terre dei fuochi in giro per l'Italia e per l'Europa, e sulla parte economica, che alimenta questo fenomeno, non è stato previsto nulla. Negli anni Ottanta e negli anni Novanta la criminalità organizzata faceva affari con i rifiuti, ma operava in un mercato illegale. Oggi non è più così, oggi la camorra opera in mercati legali, conta su uomini che sono nelle istituzioni, amministratori e politici.

Oggi la camorra fa affari con i comuni, come dicono, appunto, le ultime inchieste; fa affari con le bonifiche, che sono il nuovo business su cui punta la camorra, lo hanno detto i procuratori in Commissione ecomafie, con gli appalti, con gli affidamenti diretti e con i controlli antimafia, troppo spesso elusi con operazioni societarie fumose. In merito a ciò, questo provvedimento non fa nulla, non dice nulla.

Sono stata eletta 3 anni fa e ho iniziato a occuparmi di ambiente con le associazioni del mio territorio, il comitato Donne 29 agosto e poi le mamme di Venafro. Con loro ho compreso che la tutela dell'ambiente significa parlare di futuro, tutelare il futuro. Ho iniziato a fare la politica nel mio comune, una realtà difficile, dove il puzzo del compromesso ha messo una cappa da un ventennio, dove gli esclusi di un sistema corrotto non hanno possibilità.

Sono stata eletta tre anni fa come parlamentare della Repubblica, e mai avrei pensato che, da cittadina della Terra dei fuochi, avrei potuto oggi intervenire su un provvedimento che ha esattamente questa denominazione. Per questo, mai come in questo momento, sento il peso di chi rappresento, ma mi è molto chiaro cosa devo fare in questo momento: dobbiamo portare la voce dei cittadini, la voce della mia gente. Oggi il mio compito è portare la voce di tutti quelli che vivono il dramma di avere un genitore, un fratello, un amico e, peggio ancora, un figlio malato. Non è più Terra dei fuochi, è terra di malati. Oggi, in quest'Aula, porto la voce di chi nella Terra dei fuochi cerca di avere un figlio e non ci riesce, perché, come ci insegnano gli studi del professore Montano, l'inquinamento ha colpito anche la fertilità delle giovani coppie. Perché nella Terra dei fuochi avere un figlio è un lusso e ci hanno tolto anche questo, Presidente. Ma oggi sono qui per dire un'altra cosa: noi siamo più forti. Siamo più forti, siamo resistenti, proprio come quella terra da cui provengo e che a lungo si è cercato di ammazzare. Nessun compromesso sulla Terra dei fuochi, mai. Per questo voteremo “no” a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (FI-PPE). Grazie, signora Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, oggi noi discutiamo di un provvedimento che segna un passo decisivo nella lotta ai reati ambientali, nella bonifica della cosiddetta Terra dei fuochi e nel sostegno a quelle popolazioni colpite da calamità.

Questo è un decreto che conferma l'impegno del Governo Meloni a difesa dell'ambiente, a difesa della salute pubblica e della legalità. Il testo rafforza il quadro normativo, inasprendo pene per l'abbandono e la gestione abusiva dei rifiuti, soprattutto quelli pericolosi, introducendo aggravanti contro le condotte colpose o organizzate. Non solo, poi le modifiche al codice dell'ambiente, in particolare quelle all'articolo 212, prevedono la sospensione e persino la cancellazione dall'albo dei gestori per chi opera illegalmente. E, ancora, gli altri articoli: il 225, il 256 e il 256-bis che puniscono la combustione illecita e l'abbandono dei rifiuti con la reclusione, arrivando fino a sei anni nei casi più gravi.

Signora Presidente, la trasformazione di una serie di fattispecie in delitti comporta conseguenze non di poco conto sia dal punto di vista del trattamento sanzionatorio - in quanto, appunto, per le ipotesi di reato riformulate è prevista la pena della reclusione -, sia per quanto concerne le modalità di estinzione del reato, escludendo, ad esempio, l'istituto dell'oblazione.

Noi crediamo che sia un segnale forte, diretto a colpire duramente le ecomafie, a proteggere i cittadini da un degrado che per troppo tempo ha messo a rischio salute e sicurezza. Ed è proprio contro le ecomafie che il decreto introduce strumenti nuovi ed efficaci: estende la responsabilità amministrativa degli enti, consente sequestri e confische preventive contro società infiltrate, aggrava le pene per reati connessi alla gestione dei rifiuti e introduce l'arresto in flagranza differita per i roghi tossici. Poi si colpiscono anche le logistiche criminali, con la revoca delle patenti e il sequestro dei veicoli usati per trasporti abusivi. Quindi, non si tratta solo di repressione: è un lavoro di prevenzione, di difesa dell'economia legale in territori dove - purtroppo, lo ricordano i dati - in Campania, negli ultimi trent'anni, si è registrato un reato ambientale ogni due ore. Ogni due ore abbiamo avuto un reato ambientale.

Un passaggio fondamentale riguarda poi lo stanziamento di 15 milioni di euro per il 2025 al commissario unico per le bonifiche. Finalmente, signora Presidente, risorse concrete per rimuovere oltre 33.000 tonnellate di rifiuti abbandonati, per ripulire terreni contaminati, per restituire soprattutto dignità a una terra ferita da decenni di illegalità. Non è solo un dovere ambientale, è un atto di giustizia verso una comunità che ha pagato un prezzo altissimo. Il Governo Meloni, il Governo del centrodestra, ha già raddoppiato sequestri e denunce, ridotto del 10 per cento i roghi e stanziato complessivamente 60 milioni di euro. Risultati concreti, che generano anche nuova occupazione, legata proprio alle bonifiche e alla riqualificazione. Sicurezza, salute, legalità: queste sono le tre direttrici di questa azione, che offre ai giovani una prospettiva di riscatto e non di rassegnazione.

La Corte europea dei diritti dell'uomo, con una sentenza storica, ha condannato l'Italia per la mancata tutela del diritto alla vita, legata all'inquinamento nella Terra dei fuochi. Signora Presidente, diritto alla vita: sono parole semplici, ma sono parole di una potenza incredibile.

Questo decreto segna un cambio di passo, perché riconosce finalmente che la difesa dell'ambiente coincide con la difesa del diritto alla vita. Non parliamo di un fenomeno marginale: quasi 3 milioni di cittadini, oltre la metà della popolazione campana, sono stati colpiti da questo disastro ambientale. Il decreto interviene anche sul fronte delle calamità, prorogando il contributo di autonoma sistemazione e garantendo sostegni concreti a famiglie e comunità; poi vengono estesi stati di emergenza, accelerate le procedure per la ricostruzione, assicurata continuità alla misura di sostegno; e poi, ancora, con l'istituzione del Dipartimento per il Sud presso la Presidenza del Consiglio si rafforza il coordinamento delle politiche per il Mezzogiorno, si integra la ZES unica e si guarda allo sviluppo infrastrutturale come parte di una strategia complessiva di crescita.

Signora Presidente, questo decreto non è assolutamente un atto simbolico, è una scelta politica precisa: trasformare la Terra dei fuochi da emblema di degrado a laboratorio di rinascita. È un messaggio ai cittadini: lo Stato c'è, lo Stato protegge, lo Stato restituisce speranza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Ma permettetemi di aggiungere una riflessione più ampia, che nasce anche dal lavoro che porto avanti come presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico: il tema ambientale non può essere affrontato a compartimenti stagni; lo smaltimento illecito dei rifiuti, i roghi tossici e le discariche abusive fanno parte di una stessa emergenza, che riguarda il rapporto tra la comunità, il territorio e la sicurezza. L'Italia, purtroppo, è un Paese fragile. Frane, alluvioni, incendi boschivi, erosione delle coste e crolli di infrastrutture sono facce diverse di un medesimo problema: l'abbandono del territorio. Non possiamo dimenticare che ogni anno registriamo centinaia di eventi calamitosi e che il 94 per cento dei comuni italiani è esposto al rischio idrogeologico; non si tratta di fatalità, ma di conseguenze dirette di scelte politiche e amministrative troppo a lungo rimandate o insufficienti.

In questo senso, il decreto che oggi discutiamo si inserisce in una strategia che deve essere più ampia: non solo colpire l'illegalità ambientale, ma promuovere una nuova cultura della prevenzione e della cura del territorio. Ecco perché, se da un lato le ecomafie avvelenano la terra e l'aria, dall'altro incuria e abusivismo rendono più devastanti gli effetti di alluvioni e di frane, e le bonifiche e il ripristino dei siti contaminati sono parte della stessa battaglia, che ci deve vedere impegnati a mettere in sicurezza argini, fiumi, scuole, strade e case. Le risorse messe in campo sono importanti, ma occorre un cambio di mentalità. I soldi spesi in prevenzione non sono un costo, sono un investimento; sono un investimento che salva le vite umane e riduce le spese future per le ricostruzioni.

La Commissione che ho l'onore di presiedere sta ascoltando sindaci, tecnici, autorità scientifiche, e tutti hanno sottolineato come la sfida non sia solo normativa, ma sia soprattutto una sfida culturale. Restituire valore al territorio significa rafforzare il senso di comunità e contrastare la rassegnazione.

In conclusione, signora Presidente, il decreto sulla Terra dei fuochi è, dunque, una risposta concreta a una ferita storica, ma è anche un tassello di una politica più ampia, che deve mettere al centro la dignità delle persone, la difesa dei beni comuni, la responsabilità verso le future generazioni. Non c'è libertà senza sicurezza, non c'è crescita senza legalità, non c'è sviluppo senza cura dell'ambiente. Per tutti questi motivi, a nome del gruppo di Forza Italia, annuncio il voto favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Morrone. Ne ha facoltà.

JACOPO MORRONE (LEGA). Grazie, Presidente, Sottosegretario Mazzi, colleghe e colleghi, sono estremamente soddisfatto dell'approvazione di questo provvedimento che ha certamente un carattere di urgenza per la cosiddetta Terra dei fuochi e che affronta e interviene, con una fotografia di alta precisione e con conseguenti interventi a 360 gradi, su un problema di estrema gravità, causato dall'abbandono e dalle attività illecite nel ciclo dei rifiuti, con ricadute su più versanti: dall'ambiente alla salute, dall'agricoltura al settore agroalimentare che, come tutti sappiamo, è un settore di grandissima rilevanza nazionale, soprattutto anche in quell'area della regione Campania.

Cito solo alcuni degli interventi previsti: inasprimento delle sanzioni nei confronti di abbandono, trasporto illecito e combustione dei rifiuti; introduzione di nuove fattispecie di delitti; potenziamento dell'attività investigativa e bonifica dei terreni, con la previsione di un fondo di 15 milioni per il primo anno per la rimozione dei rifiuti e di successivi 45 milioni di euro, grazie all'attenzione del Vice Ministro Gava, da destinare alle prime attività di bonifica. Si punta anche a costruire una forte rete collaborativa tra Stato e amministrazioni locali, in modo da supportare queste ultime, sia sul piano delle risorse per intervenire efficacemente, sia sul piano delle difficoltà nell'imporre e controllare un'organizzazione efficiente nel sistema integrato del ciclo dei rifiuti.

Sono soddisfatto oggi di contribuire all'approvazione di questo provvedimento, sia come esponente della Lega e, naturalmente, di questa maggioranza, sia come presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e di altri illeciti ambientali e agroalimentari che mi onoro di presiedere e, anche questa volta, ringrazio il Governo che si è attivato concretamente con atti specifici, mostrando un'attenzione particolare e un interesse particolare alla Terra dei fuochi, soprattutto anche a seguito della sentenza CEDU del 30 gennaio 2025. Ricordo, infatti, che la Commissione, non appena insediata nel settembre 2023, ha doverosamente aperto uno specifico filone di inchiesta sulla Campania e, in particolare, su quest'area denominata Terra dei fuochi, già oggetto d'inchiesta parlamentare nelle precedenti legislature, per fornire un quadro aggiornato degli elementi di criticità tuttora esistenti.

Come già detto, le note problematiche di quest'area martoriata, ubicata tra la provincia di Napoli e quella di Caserta, vengono da lontano e tutti i Governi che si sono succeduti ne hanno avuto coscienza e conoscenza. Oggi tuttavia dobbiamo constatare che i fenomeni ad essa collegati sono tuttora presenti ed estremamente variegati. Se il problema, dalla fine degli anni Ottanta ai primi anni Duemila, è stato quello di un uso indiscriminato di quel territorio da parte della criminalità organizzata per smaltire, per seppellire una quantità forse incalcolabile di rifiuti speciali, spesso nocivi, provenienti naturalmente dall'Italia e dall'estero, e i cui effetti si stanno purtroppo prolungando anche oggi, successivamente a quegli anni, il problema si è diversificato. Si riscontrano infatti siti abusivi di stoccaggio e trattamento dei rifiuti, depositi occasionali, cumuli non autorizzati, contenitori di rifiuti stradali, roghi di rifiuti abbandonati, abbandono di rifiuti urbani.

C'è poi un problema di economia in nero che non esita a utilizzare gli incendi per smaltire i rifiuti al di fuori dei canali ordinari e che, comunque, trova preferibile conferire i propri rifiuti di lavorazione attraverso i più economici circuiti illegali.

Poi ci si scontra con la pressione della criminalità organizzata, per sfruttare il mercato dei rifiuti.

Emergono gli ostacoli al buon andamento del servizio di raccolta e di smaltimento, nonché le attività illegali svolte sistematicamente nei diversi insediamenti nomadi e dove si bruciano rifiuti per recuperare materie prime utili, come i metalli, con le conseguenti colonne di fumo, che destano allarme sociale nelle popolazioni limitrofe.

Passi avanti sono stati fatti in tutte le direzioni, quindi preventive e repressive, e il miglioramento della situazione c'è, ma il fenomeno purtroppo persiste per una gestione dei rifiuti, sia quelli urbani, sia quelli speciali, troppo complessa e lunga, per la carenza di adeguati impianti di smaltimento e trattamento distribuiti in modo omogeneo sul territorio e per la relativa prevalenza del conferimento in discarica.

Non è semplice contrastare in modo unitario questa realtà così complessa, nonostante l'attenzione garantita da un sistema di prevenzione attivato dalle Forze dell'ordine. Qui voglio aprire una parentesi per ringraziare la meritoria attività svolta, e che abbiamo potuto anche verificare, personalmente, come Commissione d'inchiesta (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), nelle missioni in loco e durante le audizioni - quindi, un grazie vero a tutte le Forze dell'ordine - e l'attività di repressione da parte delle procure della Repubblica.

Oggi, tuttavia, con questo provvedimento, il Governo mostra di voler cambiare radicalmente passo. Non sono più consentiti passaporti di immunità per i reati contro l'ambiente e contro la salute pubblica e si proseguirà con più serenità in quell'operazione titanica che riguarda la rimozione dei rifiuti abbandonati da anni e la messa in sicurezza di tutte le aree inquinate. Già con questo obiettivo, nel febbraio di quest'anno, il Consiglio dei ministri aveva nominato il generale Giuseppe Vadalà quale commissario straordinario della Terra dei fuochi per una ricognizione della situazione. Ribadisco: non siamo all'anno zero, le iniziative sono state intraprese, ma si deve fare di più, anche per tutelare la zona sana di quel territorio, superando la frammentazione degli interventi e rendendo più incisiva l'azione degli attori coinvolti.

Questo è l'obiettivo da perseguire senza contrapposizioni, mettendo in rete e coordinando tutte le azioni per una corretta gestione del ciclo dei rifiuti, che è un obbligo e non un optional per le istituzioni a ogni livello e per la politica che, almeno in questo ambito, dovrebbe tenersi fuori da ogni ideologismo.

Tuttavia, di responsabilità politiche e amministrative non si può non parlare. Se è vero, come ho detto, che la situazione era perfettamente nota già dai primi anni Duemila, è lecito domandarsi per quale motivo le giunte regionali di sinistra, che hanno governato la regione con il pugno di ferro, e l'amministrazione comunale di Napoli, dove la sinistra domina da almeno un trentennio, non abbiano saputo intervenire e invertire la rotta su questo disastro e che non abbiano fatto seguire alle promesse e agli annunci i fatti.

Cosicché si continuano a registrare deficit e ritardi non solo nella bonifica dei siti, ma anche nello smaltimento e nel trattamento dei rifiuti.

Da notare che la Campania nel 2022 è stata la prima regione italiana per esportazione di rifiuti: il 36 per cento degli scarti che l'Italia ha esportato oltre confine partirebbero proprio da questa regione che non è in grado, quindi, di rispettare neppure lontanamente il principio di autosufficienza nella gestione dei rifiuti, autosufficienza che sembra sia rimandata agli anni a venire.

Per questo, ci siamo estremamente preoccupati, quando abbiamo sentito pronunciare dal candidato del cosiddetto “Campo largo” in Campania alle prossime elezioni, signor Roberto Fico, del MoVimento 5 Stelle, l'irresponsabile proposta di chiudere il termovalorizzatore di Acerra, quel termovalorizzatore che è stato ed è tuttora essenziale per lo smaltimento dei rifiuti, in particolare per Napoli (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dalle ultime notizie, sembra che Fico abbia fatto retromarcia. Rimane, tuttavia, il timore che questa guerra identitaria e non negoziabile del MoVimento 5 Stelle, ma anche totalmente fuori dalla realtà, risorga dalle ceneri, mettendo ancora più a rischio la situazione della Campania.

In ogni caso, con questo provvedimento, che il gruppo Lega vota convintamente, si assiste a una svolta, con nuove regole, nuove fattispecie di reato, più controlli, più sanzioni contro chi devasta il territorio e con l'istituzione del Dipartimento per il Sud, ovvero un vero cambio di passo per il futuro della Campania, ma soprattutto di tutto il Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Graziano. Ne ha facoltà.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). Grazie, signora Presidente. Vorrei ripartire da come è nata questa vicenda. La vicenda è nata perché c'è stata la sentenza del 30 gennaio 2025 della Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha stabilito che l'Italia non ha garantito la tutela minima della salute e quella ambientale. Questo è il punto cardine per cui oggi c'è il decreto Terra dei fuochi. Questa è una notizia triste, non è una bella notizia, perché con questa notizia siamo arrivati a questo. Però, attenzione, a nostro avviso, è un'ovvietà tutto questo, ossia che bisognava costruire questo decreto. Il tema è come lo costruiamo un decreto: come si fa. Noi contestiamo due cose. Noi ci siamo posti in una logica non ostruzionistica; ci siamo posti in una logica costruttiva.

Abbiamo provato a costruire, però la verità è che al Governo di questo Paese la Terra dei fuochi non interessa. Se non fosse altro, basterebbe vedere che ai banchi del Governo non c'è nessuno del Ministero dell'Ambiente, con il rispetto per il Sottosegretario Mazzi. Ma lo abbiamo già dimostrato che c'è un problema molto serio da questo punto di vista, però questo Governo dimostra di essere contro il Mezzogiorno e, in particolare, non gliene frega assolutamente niente di quella che è la Terra dei fuochi. Per questo noi siamo molto delusi da questo punto di vista, perché io penso che, invece, questa era un'occasione storica per giocare una partita importante e per provare a mettere su alcune idee che noi abbiamo anche proposto, perché questo ci potesse aiutare.

Noi ci siamo posti anche nella condizione di dire che alcune cose le possiamo anche condividere. Riguardano il controllo e la repressione in modo più specifico di alcuni temi, ma non basta. Il tema sono le bonifiche. Il tema sono quelle attività, anche culturali e di educazione ambientale, che in realtà non sono state messe in campo. Noi abbiamo detto con chiarezza: guardate che abbiamo bisogno di molto di più. Poi fatemi dire una cosa, ma davvero qualcuno in quest'Aula pensa che il tema della Terra dei fuochi si risolva con 15 milioni di euro?

Ma davvero qualcuno lo pensa? Perché, se qualcuno lo pensa, io penso che stia mentendo a se stesso e stia davvero creando una menzogna politica. Perché dico questo? Perché per noi ci sono due problemi, uno di metodo e uno di merito. Si è fatto un decreto l'8 agosto, in piena estate, mentre in realtà la Camera chiudeva, e dopo questo decreto è stato assegnato alla Camera a settembre. In realtà, al Senato sono stati compressi tutti quelli che sono i tempi per gli emendamenti, è stato compresso tutto il tempo per poter discutere.

Ovviamente, nonostante noi abbiamo consegnato gli emendamenti per migliorare il testo, addirittura al Senato hanno messo la fiducia. Allora c'è un ulteriore tema, che è la mortificazione del Parlamento rispetto alla possibilità di migliorare un testo e dare una mano da questo punto di vista. Nulla si è voluto fare. Questo dimostra un'altra verità, che ha una questione di metodo ulteriore. L'altra verità è che, sostanzialmente, si copre con la fiducia la divisione che c'è dentro la maggioranza, perché c'è la volontà di coprirla, di non discutere, di non realizzare le condizioni per le quali ci può essere un miglioramento di un testo.

Vi è una mortificazione del Parlamento e il fatto che, sostanzialmente, i parlamentari di maggioranza devono solo obbedire alle logiche di un Governo che è contro il Mezzogiorno ed è contro la Terra dei fuochi. Non c'è alcun argomento da questo punto di vista che vada in una direzione diversa. Poi ci sono alcune condizioni che, a mio avviso, sono di merito e che noi abbiamo provato a dire, abbiamo provato a farlo in modo molto chiaro: rafforziamo la cooperazione istituzionale e facciamo una cabina di regia con il territorio, con le regioni, con i comuni, con le associazioni e con gli enti locali.

Nulla! Tutto non è stato voluto per nessuna ragione da questo punto di vista. Eppure, avevamo anche detto: guardate che l'inasprimento delle pene lo possiamo anche condividere, ma mettiamo i soldi sulle bonifiche e facciamo un lavoro vero da questo punto di vista. Lo avete detto voi nella relazione iniziale, non lo abbiamo detto noi dell'opposizione. Voi avete detto: guardate, ci sono 33.000 tonnellate di rifiuti. E voi pensate davvero che 33.000 tonnellate di rifiuti le potete spostare con 15 milioni di euro?

Noi abbiamo detto: almeno raddoppiamo questa condizione, ma anche il raddoppio non basterà. No. Invece che cosa è accaduto? È accaduta un'altra cosa gravissima: che dentro la vicenda dei 15 milioni di euro, gli altri 15 milioni di euro li avete messi per realizzare il Dipartimento per le ZES. Su questo, che non c'entra assolutamente nulla con la vicenda del decreto Terra dei fuochi, avete spostato 15 milioni di euro, sul Dipartimento per le ZES. Ma perché? Perché probabilmente bisognava sistemare qualcuno, quindi il tema della Terra dei fuochi per voi è diventato un tema di poltrone.

Allora io penso che da questo punto di vista bisognerebbe dire la verità ai cittadini, che invece che spendere quei 15 milioni di euro in quella direzione… E in più vi voglio dire una cosa anche nel merito sulla vicenda delle ZES. Noi, come sapete, su quello che sono state le ZES, abbiamo contestato l'accentramento delle ZES e la moltiplicazione per 500 del territorio, riducendo le risorse che c'erano prima. Allora vi voglio dire: o noi avevamo ragione prima o qualcosa lo avete sbagliato voi.

Perché sostanzialmente noi lo avevamo detto già prima che quel decreto delle ZES, fatto in quel modo, annullando le 8 ZES e moltiplicando il territorio, avrebbe realizzato la condizione. Però, al netto di questo, il problema è che le ZES dentro la vicenda della Terra dei fuochi non c'entrano assolutamente nulla, nulla (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)! Voi volete semplicemente occupare poltrone, non volete realizzare condizioni a favore della popolazione della Terra dei fuochi.

E siccome io sono un parlamentare esattamente di quel territorio, sento il dovere di dire alcune cose qui, perché voi vi state assumendo la responsabilità di non fare nulla rispetto a una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo. Questo è un tema davvero molto serio, perché in ogni famiglia ci sono persone che si sono ammalate, che continuano a doversi curare e ad avere difficoltà. E quando all'Italia viene contestato che non ha tutelato la salute, né l'ambiente rispetto al cittadino, quella è una cosa di una tristezza infinita. E io penso che ognuno di voi dovrebbe avere in sé una coscienza critica, una coscienza che dovrebbe parlare in questa direzione e vi dovrebbe dire: guardate che voi state facendo una cosa davvero grave.

Voglio solo dire simbolicamente una cosa. Vedete, tutto questo è stato racchiuso stamattina in un dato simbolico. Il dato simbolico è avere bocciato l'emendamento su quello che è stato l'incendio di Teano, dove ci sono voluti 15 giorni dei Vigili del fuoco per spegnere l'incendio.

E io avevo chiesto, da un lato, di dare la mano per le bonifiche, e in realtà questa maggioranza se n'è fregata, e dall'altro, praticamente è stato bocciato addirittura l'ordine del giorno per dire che nella Terra dei fuochi non ci può essere più un carico di impianti che riguardano i rifiuti. Bene, anche quello avete avuto il coraggio di bocciare. E quindi…

PRESIDENTE. Concluda.

STEFANO GRAZIANO (PD-IDP). …per quello che mi riguarda, questa maggioranza è responsabile (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista)

PRESIDENTE. Onorevole, purtroppo ha esaurito il suo tempo. Ha chiesto di parlare il deputato Cangiano. Ne ha facoltà.

GEROLAMO CANGIANO (FDI). Grazie, Presidente. Voglio iniziare questa mia dichiarazione ricordando a quest'Aula che la Terra dei fuochi è anche la mia terra. Provengo da quella zona martoriata della Campania, un'area di circa mille chilometri quadrati tra le province di Napoli e Caserta, conosciuta per discariche abusive, purtroppo, e roghi di rifiuti tossici. Ancora oggi vivo lì con i miei figli. Ho scelto di continuare a crescere i miei figli in questa terra, nonostante tutto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). So bene, quindi, di cosa stiamo parlando, conosco la paura e la speranza con cui ogni famiglia affronta la vita quotidiana, e so quanto a lungo questa parte d'Italia abbia atteso un intervento dello Stato.

Ecco perché credo che il decreto-legge Terra dei fuochi, il primo intervento del Governo Meloni su questa emergenza, non è per me un provvedimento qualsiasi ma un segnale importante, quel segnale che - voglio ricordarlo - non è arrivato dai Governi precedenti e da chi oggi governa la regione Campania (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Il decreto introduce misure urgenti per contrastare le attività illecite in materia di rifiuti e per avviare attività di bonifica. Viene modificato il codice introducendo tre nuovi reati. Si distinguono l'abbandono di rifiuti non pericolosi, l'abbandono di rifiuti non pericolosi in circostanze aggravate e l'abbandono di rifiuti pericolosi. Questi ultimi due diventano delitti.

È previsto persino l'arresto in flagranza in differita per i reati ambientali più gravi. In altre parole, chi verrà individuato tramite video o altri strumenti può essere arrestato anche dopo il fatto.

Le sanzioni penali e pecuniarie vengono rese assai più severe. Per i rifiuti non pericolosi le multe potranno arrivare fino a 18.000 euro mentre l'abbandono di rifiuti pericolosi diventa un delitto punibile con il carcere.

Con queste norme, finalmente, lo Stato manda un segnale di tolleranza zero verso gli ecocriminali, non ci saranno più scappatoie per chi incendia, per chi sotterra veleni e, anzi, sarà possibile colpirli con arresti tempestivi e pene esemplari.

Ma c'è anche qualcosa in più: c'è l'istituzione di un nuovo Dipartimento per il Sud. Questa struttura centrale avrà funzioni di indirizzo, coordinamento e promozione delle politiche strategiche per il Mezzogiorno. Si tratta di investire in una cabina di regia stabile affinché le problematiche del Sud, a partire da quelle ambientali, abbiano l'attenzione costante che meritano. In parallelo il decreto interviene in modo diretto sulla bonifica della Terra dei fuochi. Al commissario incaricato, che ringrazio e saluto, il generale Vadalà, sono attribuiti poteri straordinari per rimuovere e smaltire i rifiuti abbandonati e per effettuare le bonifiche dei terreni inquinati, poteri che includono anche la facoltà di agire in rivalsa contro i responsabili.

Per rendere subito operative queste azioni il decreto stanzia un fondo speciale di 15 milioni di euro. È vero, non sono tanti ma è un inizio. Tale cifra permetterà al commissario di avviare immediatamente la rimozione di veleni interrati e di cumuli di rifiuti pericolosi. In sintesi, questo decreto non soltanto inasprisce le pene per chi inquina ma favorisce anche strumenti e risorse per riparare i danni già fatti e prevenire altre tragedie.

Lasciatemi sottolineare, colleghi, la portata significativa di questa misura. Per anni nella Terra dei fuochi ha regnato di fatto l'impunità; mentre il nostro suolo veniva avvelenato pochi delinquenti si arricchivano e tantissimi cittadini onesti si ammalavano.

Oggi, finalmente, lo Stato si dota di strumenti più incisivi e, allo stesso tempo, si tutelano le imprese virtuose, quelle che operano legalmente nel settore dei rifiuti e che subiscono la concorrenza sleale degli ecomafiosi.

La bonifica della Terra dei fuochi, unita agli interventi per le aree colpite, costituisce il cuore di questo provvedimento attraverso il quale lo Stato inizia a ripagare un debito nei confronti delle popolazioni colpite. Ma, onorevoli colleghi, dietro ogni cifra, ogni articolo di legge, ci sono le persone; dietro le bonifiche ci sono le nostre campagne che dobbiamo provare a restituire pulite; dietro le sanzioni ci sono i nostri bambini da proteggere da un destino di malattia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Io parlo da figlio di questa terra e da padre preoccupato per il futuro dei propri figli. So che questo non è un decreto qualsiasi, è qualcosa che tocca le corde più profonde della nostra comunità.

Ho visto con i miei occhi cosa significa vivere in questa terra; ho visto campi, un tempo fertili, trasformarsi in lande velenose; ho visto le notti illuminarsi di bagliori arancioni e neri, con fumi tossici che salivano al cielo; ho visto, purtroppo, troppi cortei funebri uscire dalle nostre chiese.

I dati sanitari parlano chiaro: rilevante è l'incidenza che c'è tra roghi e malattie. Già nel 2003 un rapporto dell'Istituto superiore di sanità evidenziava un tasso di mortalità per tumore più alto del 9 per cento rispetto ad altre zone della Campania. Oggi, purtroppo, in certi comuni si contano più croci che culle. Intere famiglie sono state distrutte dai tumori; dietro le statistiche ci sono nomi, volti e storie. Ho conosciuto molti genitori che hanno perso i loro figli per malattie legate all'inquinamento e ho conosciuto figli rimasti orfani, senza un padre o una madre perché il cancro se li è portati via.

Anch'io ho vissuto questo dolore sulla mia pelle: sono uno di quei figli che ha perso il padre a causa di questo male. Quindi posso dire, senza retorica, che oggi in quest'Aula si inizia a dare voce a tutti loro: ai padri senza figli, ai figli senza genitori, la cui sofferenza chiede giustizia.

Ma qual è l'origine di questa tragedia? Dobbiamo ricordare con franchezza che, per decenni, la camorra ha avvelenato questa terra interrando e bruciando rifiuti tossici provenienti da mezza Italia. C'è stato un tempo in cui venivano strette intese tra imprenditori senza scrupoli e clan camorristici appunto per smaltire illegalmente scarti industriali, soprattutto da aziende del Nord Italia. Così tonnellate di rifiuti pericolosi sono state sepolte sotto i nostri campi e date alle fiamme.

Questo scellerato patto criminale ha trasformato quella che un tempo era chiamata Campania felix in un incubo purtroppo ambientale. Ecco perché dico che la Terra dei fuochi non è soltanto quello che vediamo bruciare in superficie, ma il vero nemico continua a stare sottoterra, quel male invisibile che continua a colpire anche quando le fiamme si spengono. Sono i veleni interrati che ancora oggi rilasciano morte, entrando nelle catene alimentari e di conseguenza nei nostri corpi.

La Terra dei fuochi è il simbolo di tutto questo, un disastro ambientale silenzioso e prolungato che ancora oggi uccide.

Di fronte a un dramma così grande, la risposta dello Stato non poteva essere che chiara: non possiamo restituire ai genitori i figli che hanno perso, né guarire con un decreto i malati, ma possiamo fare in modo che altri genitori non debbano più seppellire i propri figli. Possiamo e dobbiamo andare avanti. Vorrei ricordare che c'è qualcuno che con noi, con tutti quanti i cittadini lotta in questa battaglia immensa. Vorrei ricordare in quest'Aula i nomi di due sacerdoti. Uno è don Peppe Diana (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che, la mattina del 19 marzo 1994, è stato ucciso perché continuava a lottare per il proprio popolo. Un altro nome, che è contemporaneo, è don Maurizio Patriciello (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), parroco di Caivano, che vive dal 2022 sotto scorta. È diventato simbolo della resistenza civile nella Terra dei fuochi. È un uomo che non si arrende. Combatte. Combatte contro i roghi tossici, contro l'omertà, contro l'indifferenza.

Signor Presidente, sono orgoglioso e commosso. Orgoglioso da uomo del Sud e come cittadino della Terra dei fuochi di vedere lo Stato schierarsi dalla parte giusta. Questo decreto è dalla parte giusta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Onorevole, purtroppo ha esaurito il suo tempo, grazie.

Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2623?)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2623?: S. 1625 - "Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 8 agosto 2025, n. 116, recante disposizioni urgenti per il contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti, per la bonifica dell'area denominata Terra dei fuochi, nonché in materia di assistenza alla popolazione colpita da eventi calamitosi" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Sui lavori dell'Assemblea e organizzazione dei tempi di esame di una proposta di legge.

PRESIDENTE. Avverto che, secondo le intese intercorse tra i gruppi, il seguito dell'esame delle mozioni concernenti iniziative per il finanziamento del settore del cinema e dell'audiovisivo e della mozione concernente iniziative in materia di trasferimento delle risorse statali agli enti locali è rinviato alla prossima settimana e sarà iscritto quale primo argomento all'ordine del giorno della parte pomeridiana della seduta di martedì 7 ottobre.

Avverto, inoltre, che le comunicazioni del Governo sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza, previste per la giornata di domani, giovedì 2 ottobre, avranno inizio alle ore 9, anziché alle ore 9,30.

Avverto che l'esame del Documento programmatico di finanza pubblica, ove presentato dal Governo, avrà luogo giovedì 9 ottobre, a partire dalle ore 14.

Infine avverto che, a seguito della deliberazione dell'urgenza ai sensi dell'articolo 69 del Regolamento, sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di venerdì 31 ottobre la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2604? - Disposizioni per la partecipazione italiana a Banche e a Fondi multilaterali di sviluppo (approvato dal Senato), dopo la discussione sulle linee generali del disegno di legge n. 2393?, già prevista dal vigente calendario.

Avverto che, nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna, sarà pubblicata l'organizzazione dei tempi per l'esame della proposta di legge n. 505-A? recante disposizioni in materia di utilizzazione degli impianti sportivi scolastici da parte delle associazioni o società sportive (Vedi l'allegato A).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Colleghi, per cortesia, in silenzio però. Se restate in Aula rimanete in silenzio, se avete bisogno di parlare, colleghi, provate a farlo fuori dall'emiciclo.

Ha chiesto di parlare la deputata Cherchi. Ne ha facoltà, per un minuto e mezzo.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Sì, grazie, Presidente. La stagione venatoria si è appena aperta. Muoiono due cacciatori. Il primo è Daniele, che muore intorno alle 10 del mattino. La fucilata, partita dall'arma di un suo amico, lo ha raggiunto in pieno petto. Il secondo, 37 anni, è morto cercando di recuperare la sua preda cadendo in un canalone di montagna. Alle loro famiglie va il mio più sincero cordoglio, però spara che ti spara non c'è da stupirsi se, alla fine, si sparano tra di loro, colpendo spesso vittime innocenti.

La caccia è una pratica assurda, anacronistica, crudele e molto pericolosa. È un'attività che aveva senso durante l'età della pietra perché serviva alla sussistenza della tribù.

Adesso io faccio un salto di fantasia e immagino un cacciatore tipo: si alza… scusate, colleghi del MoVimento del 5 Stelle, potete ascoltarmi? Grazie (Applausi).

PRESIDENTE. Colleghi, ha ragione la collega.

SUSANNA CHERCHI (M5S). Immagino che…

PRESIDENTE. Prego, prosegua.

SUSANNA CHERCHI (M5S). … un cacciatore si alza, esce di casa, si prepara felice di ricongiungersi con il suo gruppo con cui condivide il divertimento di uccidere le prede, pregusta l'odore della polvere da sparo, il rumore dei proiettili, l'agonia della vittima, la sua morte. La controllano, prendono il corpo senza vita di quella che, fino al loro arrivo, era una creatura libera di correre, di respirare e di vivere: era un essere senziente e adesso è solo un povero trofeo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Tucci. Ne ha facoltà. Anche lei ha un minuto e mezzo.

RICCARDO TUCCI (M5S). Scusi?

PRESIDENTE. Anche lei ha un minuto e mezzo, prego.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo per denunciare un fatto gravissimo accaduto oggi in Calabria, per la precisione in provincia di Cosenza, dove stamattina i proprietari delle farmacie private si sono visti recapitare da una e-mail istituzionale, da un canale ufficiale dell'Ordine dei farmacisti e di Federfarma, direttamente dal presidente dell'Ordine, una lettera a sostegno di una candidata al consiglio regionale. Vede, Presidente, faccio nomi e cognomi perché ognuno si deve assumere la responsabilità di ciò che fa: il dottor Costantino Gigliotti, a sostegno della candidata - guarda caso di Forza Italia, guarda caso - Antonella Blandi che non solo ha inviato la lettera firmata di suo pugno, ma ha ritenuto opportuno abbinarci anche il fac-simile, così non sia mai che sbagliano. Ha mandato questa lettera con tanto di PEC, quindi posta elettronica certificata, per avere la certezza che i farmacisti non solo la ricevessero, ma l'aprissero e la leggessero, pure per metterli ulteriormente sotto scacco.

Vede, Presidente, questo è un fatto gravissimo, che va al di fuori di ogni logica elettorale: si è superato veramente qualsiasi cosa. Questo intervento, oltre a essere un atto di denuncia, è un atto a sostegno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)

PRESIDENTE. Collega, ha esaurito il suo tempo, mi dispiace.

Ha chiesto di parlare il deputato Grimaldi. Ne ha facoltà, per due minuti.

Colleghi, colleghi. Collega Tucci, per cortesia. Prego, collega Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Io prendo la parola solo perché sono momenti delicatissimi. La Flotilla ormai è arrivata a pochissime miglia da Gaza. Noi siamo in contatto diretto con loro e ci dicono che l'abbordaggio potrebbe essere imminente. Lo dico alla fine di una giornata convulsa, in cui - ahimè - ho sentito solo molti attacchi nei loro confronti; infantilizzazione, mi faccia dire…

ANDREA QUARTINI (M5S). Silenzio (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

PRESIDENTE. Colleghi, ci penso io. Collega Quartini, ci penso io. Colleghi, per cortesia, c'è un collega che sta intervenendo. Ho suonato due volte, non è che mi piace la musica, lo faccio per richiamarvi al silenzio. Prego, collega Grimaldi, prosegua.

MARCO GRIMALDI (AVS). Mi dispiace per questa infantilizzazione di chi ha provato a portare un po' di pace e speranza, ad aprire dei canali non solo di comunicazione, ma dei veri canali umanitari, che - ripeto, solo per chi non l'avesse ancora capito - sono chiusi, come sono chiusi i valichi.

Io spero che nelle prossime ore sapremo stare uniti, perché sotto attacco è una flotta civile, sotto attacco è l'Italia. Speriamo che l'Italia sappia proteggerli, come non ha fatto, tutta unita, fino a qui (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e MoVimento 5 Stelle).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Giovedì 2 ottobre 2025 - Ore 9:

1. Comunicazioni del Governo sui recenti sviluppi della situazione nella Striscia di Gaza.

La seduta termina alle 18,25.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: CALOGERO PISANO (A.C. 2623?)

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 2623?). Presidente, colleghi, annuncio subito il voto favorevole di Noi Moderati al provvedimento all'esame dell'Aula oggi.

Voteremo a favore perché con questo decreto il Governo risponde con efficacia e concretezza a una duplice esigenza: quella di contrastare il mercato criminale dei rifiuti e quella di avviare i necessari interventi di bonifica nell'area tristemente divenuta l'emblema degli illeciti ambientali, la Terra dei fuochi.

Sappiamo tutti cos'è la Terra dei fuochi, quel pezzo d'Italia tra le province di Caserta e di Napoli (che interessa circa novanta comuni e in cui vivono poco meno di tre milioni di abitanti) trasformato per decenni dalla criminalità organizzata nella più grande discarica illegale d'Europa.

Conosciamo lo scempio ambientale che ha subìto, conosciamo il prezzo drammatico che ha pagato la sua popolazione a causa dei rifiuti tossici interrati, dei roghi a cielo aperto, dei terreni contaminati, delle falde acquifere avvelenate. Le immagini delle discariche disseminate ovunque, sulle strade e nelle campagne, hanno fatto il giro del mondo. E il peggio probabilmente era quello che non si vedeva: l'enorme quantità di avanzi industriali, di prodotti chimici, di plastiche, di amianto, di materiali di scarto derivanti da lavori edilizi, nascosti sottoterra dai clan e divenuti concimi per veleni di ogni tipo.

A Caivano, che della Terra dei fuochi è suo malgrado uno dei comuni simbolo, è stato siglato un Contratto istituzionale di sviluppo (CIS) con finanziamenti per duecento milioni di euro, destinati a progetti di assoluta qualità per la resurrezione economica, sociale e ambientale del territorio. Un impegno messo nero su bianco nella chiesa di don Maurizio Patriciello, al quale rinnoviamo la nostra vicinanza e il nostro pieno sostegno, per riaffermare la presenza dello Stato, per risarcire sia pure in parte l'enorme debito accumulato verso una comunità lasciata troppo a lungo sola.

Un CIS che aveva come progetto traino proprio l'avvio dei lavori per il recupero dei Regi Lagni, opera titanica che abbiamo ereditato dalla storia e purtroppo sciupato, per 40 milioni di euro.

E lo Stato dimostra di esserci anche oggi, con il decreto approvato a fine luglio dal Consiglio dei ministri. Un segnale forte che interviene soprattutto su un doppio binario: quello del contrasto alle attività illecite in materia di rifiuti e quello della bonifica della Terra dei fuochi. Una legge necessaria. Un'assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni per dare una risposta chiara alle richieste di giustizia ambientale, di sicurezza sanitaria e di legalità che arrivano dai territori e dai cittadini.

Un intervento che, è opportuno ricordarlo, si aggiunge alla nomina lo scorso febbraio del generale Giuseppe Vadalà a commissario unico per la Terra dei fuochi, la cui azione in questi primi mesi ha già ottenuto alcuni risultati di rilievo.

Il “nemico” è la criminalità organizzata, è la camorra, è il malaffare. La priorità è fermare chi inquina, chi attenta alla salute pubblica abbandonando i rifiuti pericolosi illegalmente, realizzando discariche abusive, appiccando roghi tossici, avvelenando i terreni, l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo. Ma è importante anche far capire ai cittadini che non si smaltisce per strada, che ci sono delle regole e che vanno rispettate.

Il decreto che oggi ci apprestiamo a convertire in legge alza in modo significativo l'asticella, introducendo strumenti più incisivi contro l'illegalità e agendo allo stesso tempo sul piano della prevenzione, che è strettamente correlato. L'obiettivo è riportare la protezione ambientale al centro, riconoscendola non più come un tema meramente ecologico, ma come una questione di sicurezza e di ordine pubblico.

Importanti sono le modifiche al codice dell'ambiente, che trasformano in delitti l'abbandono illegale di rifiuti, la spedizione illegale di rifiuti e la realizzazione di discariche abusive, con pene che possono arrivare fino a sette anni di reclusione. Importante è l'estensione dell'istituto dell'arresto in flagranza differita ai reati ambientali più gravi. E il rafforzamento delle sanzioni penali costituisce non solo un chiaro deterrente contro i crimini ambientali, ma fornisce anche alle Forze dell'ordine e alle autorità giudiziarie strumenti più efficaci per il contrasto agli illeciti.

L'altro aspetto, non meno rilevante, su cui interviene il decreto è lo stanziamento dei fondi per avviare le opere di bonifica nella Terra dei fuochi, come richiesto dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) con la sentenza dello scorso 30 gennaio: 15 milioni di euro subito, più altri 45 aggiuntivi, che arriveranno presto. In totale 60 milioni di curo per dare impulso a un'ampia opera di risanamento ambientale, per rimarginare una ferita sociale, culturale, identitaria profonda, per restituire dignità e ridare speranza a un territorio e a una comunità che hanno sofferto troppo e troppo a lungo a causa della latitanza dello Stato.

“Un cambio radicale di passo”, come lo ha definito la Presidente Meloni, che ha permesso di intensificare le attività di contrasto e di controllo, e i risultati si sono visti subito: li ha illustrati il Governo due settimane fa in Prefettura a Caserta, con la forza di numeri inequivocabili. Un cambio di passo con un'impostazione però equilibrata, che mette insieme la fermezza contro chi si macchia di crimini gravi e l'attenzione a non penalizzare le imprese virtuose. Dunque, sì al pugno duro verso le mafie, ma tutelando la libertà di iniziativa economica, in attuazione dell'articolo 9 e dell'articolo 41 della Costituzione, dove cioè è scritto che “la Repubblica tutela l'ambiente” e che “l'iniziativa economica privata è libera”, ma “non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all'ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.

Significativo è il giudizio positivo sul decreto espresso tra gli altri da Legambiente, che ha parlato di “svolta importante” e di “misure che vanno nella giusta direzione”. Direzione che è quella tracciata dal Governo già con il decreto Caivano, per dire basta alle zone franche, basta al senso di impunità.

C'è poi un altro punto centrale nel provvedimento, introdotto al Senato: l'istituzione di un Dipartimento per il Sud presso la Presidenza del Consiglio. Ne prendiamo atto con soddisfazione perché riconosce la necessità di un'attenzione specifica alle politiche per la crescita del Mezzogiorno. Speriamo che il Dipartimento abbia voce in ogni tavolo dove si discute di sviluppo. Seguiremo attentamente la sua azione perché restiamo convinti, anche per esperienza diretta, che far crescere il Sud sia la via maestra per far crescere l'intera Italia.

Nel complesso, l'impegno che il Governo prima e il Parlamento adesso si assumono con questo provvedimento si può riassumere in una parola: responsabilità. Perché una cosa è certa: quando lo Stato è assente l'illegalità ha terreno fertile, la criminalità ha gioco facile. Convertendo il decreto Terra dei fuochi dimostriamo che lo Stato c'è, con un sistema di regole chiaro e serio. A difesa dell'ambiente, della legalità, della salute pubblica. E chi vìola le regole, paga.

Per tutte queste ragioni, voteremo a favore.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 3 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad astenersi dal voto;

nelle votazioni dalla n. 6 alla n. 9 la deputata Marino ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale RIS 6-195 241 236 5 119 148 88 81 Appr.
2 Nominale RIS 6-196 242 236 6 119 88 148 81 Resp.
3 Nominale RIS 6-197 242 211 31 106 62 149 81 Resp.
4 Nominale RIS 6-198 NO CPV 3 DISP 243 212 31 107 63 149 81 Resp.
5 Nominale RIS 6-198 CPV 3 DISP 244 238 6 120 5 233 81 Resp.
6 Nominale DDL 2623 - ODG 1 229 225 4 113 92 133 89 Resp.
7 Nominale ODG 9/2623/2 238 233 5 117 96 137 84 Resp.
8 Nominale ODG 9/2623/3 239 234 5 118 96 138 84 Resp.
9 Nominale ODG 9/2623/4 239 234 5 118 96 138 84 Resp.
10 Nominale ODG 9/2623/5 242 235 7 118 92 143 84 Resp.
11 Nominale ODG 9/2623/6 241 235 6 118 97 138 84 Resp.
12 Nominale ODG 9/2623/7 243 237 6 119 99 138 84 Resp.
13 Nominale ODG 9/2623/8 243 236 7 119 99 137 84 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 16)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/2623/10 246 240 6 121 99 141 84 Resp.
15 Nominale ODG 9/2623/19 244 239 5 120 100 139 84 Resp.
16 Nominale DDL 2623- VOTO FINALE 225 222 3 112 137 85 83 Appr.