XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 495 di martedì 17 giugno 2025

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE GIORGIO MULE'

La seduta comincia alle 11.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

RICCARDO ZUCCONI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 97, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta in corso (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Svolgimento di interrogazioni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni.

(Chiarimenti in merito alla chiusura dell'Istituto a custodia attenuata per madri (ICAM) di Lauro, in provincia di Avellino, e iniziative volte ad assicurare la prosecuzione della relativa attività - n. 3-01757)

PRESIDENTE. Passiamo alla prima interrogazione all'ordine del giorno Sportiello e Gubitosa n. 3-01757 (Vedi l'allegato A).

Il Vice Ministro della Giustizia, senatore Francesco Paolo Sisto, ha facoltà di rispondere.

FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro della Giustizia. Grazie, Presidente. Ringrazio gli interroganti. Innanzitutto evidenzio che l'istituto a custodia attenuata per detenute madri di Lauro, quale sezione distaccata della casa circondariale di Avellino, attualmente ha 20 camere di pernottamento detentive, per un totale di 50 posti regolamentari. Rassicuro che il Governo segue con la massima attenzione la delicata problematica della custodia attenuata per le detenute madri, che si impernia su un modello organizzativo di tipo comunitario, da realizzare in sedi esterne agli istituti penitenziari, dotate di sistemi di sicurezza non riconoscibili dai bambini e prive dei tradizionali riferimenti all'edilizia carceraria.

All'interno dell'istituto gli stessi agenti di Polizia penitenziaria operano senza divisa. Attraverso questo tipo di strutture viene tenuta in grande considerazione la presenza dei figli delle detenute, per consentire loro di trascorrere i primi anni in un ambiente familiare che non ricordi il carcere, riducendo così il rischio di insorgenza di problemi legati allo sviluppo della sfera emotiva e relazionale. Vengono contemperate, in tal modo, le esigenze processuali e sociali della coercizione intramuraria con il diritto alla protezione costituzionale dell'infanzia, garantita dall'articolo 31 della Carta costituzionale.

Tanto premesso, alla data del 27 maggio 2025 l'ICAM di Lauro risulta attivo e sono presenti tre detenute di media sicurezza. Inoltre, si è in attesa del trasferimento, già disposto in data 26 maggio 2025 dalla Direzione competente, di una quarta detenuta dalla casa circondariale femminile di Roma Rebibbia “G. Stefanini”. Non vi è, allo stato, alcun decreto di chiusura o di diversa destinazione di detto istituto, le cui presenze detentive sono sempre variabili in ragione dei trasferimenti che periodicamente possono essere disposti dalla Direzione generale dei detenuti.

Sono inoltre attivi sul territorio altri istituti a custodia attenuata per detenute madri: l'ICAM annesso alla casa circondariale di Milano “San Vittore”, l'ICAM presente presso la casa di reclusione femminile di Venezia “Giudecca” e l'ICAM presente presso la casa circondariale di Torino “Lorusso e Cutugno”. Nel Sud Italia, oltre che presso la casa circondariale di Avellino in Campania, vi sono inoltre sezioni destinate a donne con prole di età non superiore ai 3 anni presso gli istituti penitenziari di Foggia, Lecce, Castrovillari, Reggio Calabria “Panzera”, Messina, Agrigento, Cagliari e Sassari.

Preciso da ultimo che, in merito all'aspetto economico, questo Governo ha inteso dare continuità e potenziare le risorse già destinate fin dall'anno 2023 all'accoglienza delle detenute madri con figli minori, finanziando l'apposito Fondo per il corrente anno con un milione di euro e prevedendo un intervento a regime, con la prossima legge di bilancio, al fine di assicurare stabilmente le ulteriori risorse a tale scopo necessarie.

PRESIDENTE. La deputata Sportiello ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

GILDA SPORTIELLO (M5S). Grazie, Presidente. Allora, intanto preciso che questa interrogazione era stata presentata mesi fa. Quindi, adesso sappiamo che all'interno dell'ICAM di Lauro attualmente vivono delle detenute con i loro figli, ma, quando ho presentato questa interrogazione, il caso era ben diverso, perché improvvisamente e con grande mancanza di chiarezza sia nei confronti delle detenute che del personale stesso che lavora all'interno dell'ICAM c'è stato un trasferimento delle detenute che erano lì ospitate, che lì vivevano, e non si capiva quali fossero le intenzioni sul destino dell'ICAM stesso.

Allora, se nella teoria va tutto molto bene rispetto all'attenzione per i minori che ci è stata appena illustrata dal rappresentante del Governo, Sisto, nella pratica in realtà le cose sono andate un po' diversamente. Ora, sulle detenute con minori nel decreto Sicurezza avete dato sicuramente prova del vostro grande disinteresse, ma soprattutto, quando si trasferiscono bambini, nuclei familiari fatti di madri e di bambini, che magari hanno vissuto interamente all'interno di una struttura come quella dell'ICAM di Lauro, e li si trasferisce nel mezzo dell'anno magari scolastico, nel mezzo dell'anno in cui stanno svolgendo dei progetti educativi, e fanno parte anche di reti relazionali che si sono strutturate all'interno di quell'ICAM, e li si trasferisce di punto in bianco in altri ICAM che, a differenza di quello di Lauro, sono all'interno di istituti penitenziari, e, quindi, c'è una struttura, un'organizzazione differente, capite che l'interesse del minore non mi sembra contemplato pienamente.

Per cui davvero vi chiedo di fare chiarezza anche su quello che sarà il destino dell'ICAM di Lauro, se si intende mantenere l'ICAM stesso, perché l'ICAM è già una situazione in cui i bambini e le loro madri non vivono una situazione che è facile. Vanno ricordati gli sforzi degli operatori e delle operatrici, che fanno di tutto per poter prendere in carico queste situazioni di fragilità e far sentire e far crescere i bambini e le bambine nella situazione più serena possibile, nonostante stiamo parlando sempre di un ambiente di reclusione in cui crescono questi bambini e queste bambine.

Sapete che ci sono anche state nella scorsa legislatura e in questa una discussione su come provare a superare questo modello, e ci sono realtà in Italia che già provano a farlo. Però davvero credo che, se parliamo di minori, di bambini così piccoli - ci sono veramente bambini piccolissimi all'interno degli ICAM, alcuni addirittura ci nascono -, dobbiamo avere il loro interesse come faro per qualsiasi azione. Quindi davvero ci vuole innanzitutto più personale all'interno dell'ICAM di Lauro, ci vuole formazione, ci vuole tutta l'attenzione necessaria affinché l'interesse dei bambini, delle bambine, delle loro madri e di questi nuclei sia il faro che guida le azioni del Governo.

Quindi, mi dispiace, ma in passato è mancata completamente la chiarezza e non c'è stata trasparenza sulle scelte. Mi auguro, invece, che arrivino delle scelte trasparenti e, soprattutto, anche un aiuto in termini di personale.

(Chiarimenti e iniziative in merito al mancato avvio dei lavori nell'area dell'ex isola ecologica in località Sant'Arcangelo, nel comune di Caivano (Napoli) - nn. 3-01685 e 3-02010)

PRESIDENTE. Passiamo alle interrogazioni Sarracino nn. 3-01685 e 3-02010, che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A).

Il Sottosegretario di Stato per l'Interno, Nicola Molteni, ha facoltà di rispondere.

NICOLA MOLTENI, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Grazie, Presidente. Signor Presidente, onorevoli deputati, con questo mio intervento risponderò a due atti di sindacato ispettivo proposti dall'onorevole interrogante, di contenuto analogo, in quanto entrambi riguardanti la problematica relativa alla realizzazione del Centro operativo di coordinamento di Protezione civile e all'area di ammassamento soccorritori e risorse, con campo di calcio e pista di atletica, in località Sant'Arcangelo, nel territorio del comune di Caivano.

Com'è noto, la questione viene seguita dal commissario straordinario per gli interventi infrastrutturali e di riqualificazione sociale, funzionali ai territori ad alta vulnerabilità.

Il commissario ha segnalato che i lavori in questione rientrano tra le “ulteriori progettualità individuate in attesa di valutazione”, previste dal Piano straordinario di interventi infrastrutturali o di riqualificazione funzionali al territorio del comune di Caivano, predisposto dallo stesso commissario straordinario, d'intesa con il comune di Caivano e con il Dipartimento per le Politiche di coesione e per il Sud della Presidenza del Consiglio dei ministri, approvato dal Consiglio dei ministri il 28 dicembre 2023.

Nel rammentare che per l'intervento in oggetto sono stati necessari studi, approfondimenti tecnico-operativi e analisi per la fattibilità delle opere, preciso che l'area interessata dagli interventi di riqualificazione è stata destinata, durante l'emergenza rifiuti in Campania, a isola ecologica e stazione di tritovagliatura dei rifiuti e negli anni passati è stata oggetto di una serie di contenziosi, conclusi definitivamente con la sentenza del Consiglio di Stato del 30 novembre 2023, pubblicata il 29 dicembre 2023.

Valutate le sue dimensioni di circa 10 ettari, l'accessibilità, l'assenza di vincoli paesaggistici e idrogeologici, si è ritenuto che la riqualificazione dell'area rappresentasse anche un efficace e tangibile esempio di risposta dello Stato alle esigenze della collettività, attraverso l'utilizzo immediato di beni ritornati nella piena disponibilità della pubblica amministrazione locale.

In particolare, il progetto prevede la realizzazione di un campo sportivo di calcio regolamentare, con spalti e pista di atletica, locali di servizio e parcheggio da adibire, in ordinario, a sede di organizzazioni di volontariato e, in emergenza, a sede del Centro operativo di coordinamento di Protezione civile, anche di ambito, e ad area di ammassamento soccorritori e risorse.

Per gli interventi infrastrutturali e di riqualificazione previsti, il commissario straordinario si avvale degli assetti messi a disposizione dal Genio militare, eminentemente appartenenti all'Esercito italiano, dell'Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa-Invitalia Spa e di Sport e Salute Spa, che hanno svolto e, tuttora svolgono, tutte le funzioni di centrali di committenza.

Per una migliore illustrazione della complessa vicenda, ricapitolo brevemente le tappe fondamentali del procedimento di realizzazione dell'opera. Innanzitutto, al fine di poter iniziare i lavori, nel mese di gennaio 2024 sono state avviate, su proposta del commissario, le necessarie interlocuzioni con gli enti competenti al fine di iniziare la procedura obbligatoria per permettere la variante urbanistica dell'area in questione.

In seguito, nel giugno 2024, la Direzione generale per i lavori pubblici e la Protezione civile della giunta regionale della Campania, ufficio competente per il rilascio della predetta variante urbanistica, ha richiesto ulteriore documentazione, trasmessa dal citato commissario il successivo 9 luglio.

Dopo tale ultima data, in attesa del parere preventivo, obbligatorio e vincolante, relativo alla variante urbanistica, non si è potuto procedere a nessun altro lavoro, considerando soprattutto che un eventuale diniego della variante urbanistica avrebbe reso vano quanto sino a quel momento realizzato.

In considerazione di tale situazione, il commissario, al fine di scongiurare uno sperpero di soldi pubblici, con nota datata 31 agosto 2024, procedeva alla sospensione temporanea dei lavori assegnati.

Successivamente, lo scorso 3 febbraio 2025, il comune di Caivano ha trasmesso al commissario l'esito positivo del parere in ordine alla variante urbanistica.

Di conseguenza, il commissario straordinario di Governo ha potuto comunicare la riattivazione di tutte le procedure e dei lavori che erano rimasti in sospeso, incaricando la società Sport e Salute Spa dell'elaborazione della relativa progettazione. Tale società ha consegnato il progetto di fattibilità tecnico-economica lo scorso 18 aprile 2025, che è stato approvato dal commissario il successivo 11 maggio 2025.

Ad oggi è in corso, come previsto dalla normativa vigente, la verifica tecnica preventiva e la validazione del progetto, ai sensi dell'articolo 42 del decreto legislativo n. 36 del 2023, che poi proseguirà con le attività consequenziali.

PRESIDENTE. L'onorevole Morassut ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatto per la risposta alle interrogazioni Sarracino nn. 3-01685 e 3-02010, che ha sottoscritto in data odierna, per 5 minuti.

ROBERTO MORASSUT (PD-IDP). Grazie, Presidente. No, non sono soddisfatto, non siamo soddisfatti di questa risposta perché il modello Caivano, che il Governo ha strombazzato a più riprese a destra e a manca, si rivela un modello fallimentare, perché è l'illusione, che viene proposta, di creare un modello speciale, che è in grado di semplificare le procedure e di accelerare i passaggi necessari per arrivare immediatamente e rapidamente al concreto risultato della cantierizzazione delle opere. Questo non è stato fatto. Tra l'altro, vari Ministri si erano recati, nell'ottobre del 2024, a Napoli - uno di questi Ministri era il Ministro Piantedosi -, a Caivano, e dissero, promettendo, testualmente: “Rinnoviamo un modello virtuoso di annuncio, dopo il quale passa poco tempo perché le cose si consolidino”, e in estate - cioè l'estate 2025 - si sarebbe fatta l'inaugurazione. Come è stato confermato, l'inaugurazione non c'è, non c'è un cantiere, non c'è nulla.

Allora, dove sta il modello Caivano? Perché, quando un'amministrazione pubblica, un rappresentante delle istituzioni, va al cospetto dei cittadini e promette una tempistica, promette un cronoprogramma, deve sapere già in partenza quali sono le difficoltà e i problemi che quel cronoprogramma può trovare, prima di dare una data, prima di determinare un'aspettativa che, nel caso di realtà come Caivano, è un'aspettativa fondamentale. Necessariamente, ci sono attese urgenti da parte dei cittadini, anche perché qui non è soltanto un campo sportivo ad essere fermo, ma c'era anche il centro sportivo “Pino Daniele”, che è stato già inaugurato e che però è inaccessibile, come abbiamo già avuto modo di dire altre volte alle associazioni del territorio, che continuano a fare attività sportiva in strutture fatiscenti e che sono lasciate in abbandono.

Allora, oggi ci si viene a dire che la regione non ha dato le autorizzazioni per la variante urbanistica, ma le procedure che sono alla base per la realizzazione di opere pubbliche, che necessitano di varianti, i vincoli idrogeologici, i vincoli paesaggistici, quegli elementi che non può scavalcare nemmeno un commissario, bisogna considerarli fin dall'inizio, prima di andare nel territorio e promettere. Ad oggi non c'è una certezza, di fatto, neanche del superamento di queste procedure, di una concreta temporalizzazione dell'inizio delle opere e della loro fine.

Quindi non siamo soddisfatti, perché, in primo luogo, non c'è un cantiere, dopo che è stato annunciato da mesi e mesi; in secondo luogo, non c'è una certezza del completamento delle procedure; in terzo luogo, c'è una metodologia che tradisce completamente l'illusione del modello Caivano. Qui c'è anche motivo di una riflessione generale: l'Italia è piena di commissari, abbiamo commissariato mezza Italia, ma poi il problema torna alla fonte, neanche un commissario può forzare alcune procedure che sono necessarie.

Quindi è estremamente irresponsabile che un Governo, che ha creduto di inventare un modello che avrebbe potuto risolvere tutti i problemi, oggi ci venga a dire: eh, ma il commissario che deve fare? Deve seguire le procedure, deve aspettare i pareri, deve aspettare la regione, deve aspettare questo, deve aspettare quell'altro.

Allora non siamo soddisfatti perché è proprio una metodologia sbagliata, illusoria, che strombazza a destra e a sinistra per avere un consenso, per andare sui giornali, per andare sulle televisioni e, poi, occultare i problemi, perché tanto quei problemi nelle televisioni e sulla stampa non ci vanno più e resta, secondo questo approccio, l'annuncio, che è restato un annuncio, è rimasto un annuncio.

Quindi, dato che oggi qui, però, il Sottosegretario - e concludo - è venuto a dirci che è ancora tutto aperto e non ci ha dato una data per l'inizio dei cantieri perché siamo a Caivano, siamo in una realtà di periferia, siamo in territori che non vanno traditi in primo luogo nelle aspettative e nelle attese, siamo estremamente insoddisfatti perché oggi ci troviamo ancora parole: nemmeno carta, nemmeno autorizzazioni; “parole, parole, parole” come diceva una vecchia canzone. Spero, quindi, che da questa situazione si possa uscire con maggior serietà e con maggior rispetto di quelli che sono i problemi di una realtà difficile come Caivano, che ha delle grandi aspettative e che ha creduto, in molti casi, che questo modello potesse essere la bacchetta magica per risolvere i problemi, ma le bacchette magiche non le ha nessuno. Servono serietà e puntualità e questo Governo non le ha dimostrate.

(Elementi in merito a fenomeni di sfruttamento lavorativo nel distretto di Prato, con riferimento ad aziende riconducibili a imprenditori di origine cinese - n. 3-02009)

PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione La Porta ed altri n. 3-02009 (Vedi l'allegato A).

La Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali, Maria Teresa Bellucci, ha facoltà di rispondere.

MARIA TERESA BELLUCCI, Vice Ministra del Lavoro e delle politiche sociali. Grazie, Presidente. Con riferimento al quesito posto dall'onorevole La Porta e relativo al tema dello sfruttamento lavorativo nei settori manifatturiero e precisamente sulle vicende delle aziende cinesi del distretto tessile pratese, caratterizzate da uno sfruttamento della manodopera e condizioni di lavoro estremamente dure a danno dei lavoratori stranieri, mi permetto di sottolineare quanto segue.

Preliminarmente, mi corre l'obbligo di evidenziare che il Governo è intervenuto per ripristinare la legalità, combattere lo sfruttamento e per contrastare la concorrenza sleale che permea il distretto di Prato, anche grazie alla spinta e alle segnalazioni dei parlamentari. Certamente quello di Prato è un territorio di difficile gestione: secondo il Ministero dell'Interno, uno degli aspetti principali di questa provincia, oggetto di particolare interesse reale o potenziale per la criminalità organizzata, è l'accentuata vocazione imprenditoriale del territorio pratese. In quest'area esistono, infatti, oltre 22.000 partite IVA, di cui 6.500 sostanzialmente riconducibili al distretto tessile-abbigliamento, che rappresenta uno dei principali motori economici locali.

Vi è poi l'incidenza dei residenti stranieri sul totale della popolazione residente in provincia, pari ad oltre al 22 per cento, circa la metà riferita a rappresentanti della comunità cinese. A tal proposito, si evidenzia che la comunità cinese risulterebbe contare, nel nostro Paese, circa 309.000 residenti, pari al 6 per cento del totale degli stranieri; in Toscana, i 68.800 residenti di nazionalità cinese, quindi, rappresentano una percentuale della comunità sul totale della popolazione straniera che sale al 16,2 per cento. Questi sono i numeri forniti dal Ministero dell'Interno che descrivono da una parte il tradizionale dinamismo imprenditoriale nel territorio e anche le peculiarità demografiche, che hanno poi evidentemente un impatto nell'insediamento della provincia. In Toscana, infatti, ha sede circa il 16 per cento delle 92.000 imprese cinesi presenti in Italia, che, evidentemente, hanno un significato che non è soltanto statistico, ma anche di permeazione all'interno di quel settore produttivo tessile e manufatturiero.

Le aziende a conduzione cinese sono particolarmente attive proprio nel comparto tessile, sia nelle tradizionali realizzazioni di stoffe e filati che nella produzione di capi di abbigliamento finiti e commercializzati anche all'estero, attraverso la creazione di specifici ingrossi espositivi (cosiddetti “pronto moda”). In tali settori e in particolare nell'area compresa fra i comuni di Prato, Montemurlo, Carmignano e Poggio a Caiano, si è sviluppata un'enclave produttiva, non integrata con il contesto economico originario né verticalmente né orizzontalmente, estranea alle preesistenti filiere imprenditoriali locali, che si configura come un sistema economico autonomo, basato sull'acquisizione dei fattori della produzione (materia prima, forza lavoro e capitali) direttamente dalla madrepatria e verso la quale evidentemente riesportano i proventi realizzati.

L'attività economica di tali aziende è frequentemente connotata da profonde, trasversali manifestazioni di illegalità, attinenti, in particolare, all'evasione fiscale e contributiva, allo sfruttamento dell'immigrazione clandestina, alla produzione e al commercio di articoli con marchi contraffatti, al contrabbando di materie prime e anche al riciclaggio di proventi illeciti. I richiamati fenomeni di illegalità diffusa in materia di attività produttive nel tempo hanno portato a varie iniziative preventive e di contrasto da parte delle istituzioni territoriali, i cui esiti, purtroppo, confermano il radicamento territoriale di una consolidata gestione illecita della produzione.

La misura economica di tali attività imprenditoriali (basti pensare che la provincia di Prato importa annualmente merci dalla Cina per oltre 300 milioni di euro), connotate, come detto, da sistematiche violazioni di legge, fa ritenere che le fenomenologie criminali che vi si radicano siano riconducibili alla gestione di strutturate associazioni criminali, cinesi e non solo, orientate a mettere le mani sui consistenti flussi di denaro liquido che evidentemente attraversano questo territorio. Sembrano deporre in tal senso anche fatti di cronaca particolarmente eclatanti, che periodicamente vedono coinvolti i rappresentanti della comunità cinese. In ordine alla rilevanza e al possibile filo comune tra gli stessi, si fa rimando a quanto già espresso dal procuratore della Repubblica presso il tribunale ordinario di Prato in risposta a precedenti atti di sindacato ispettivo, con una nota pubblicata sulla home page della medesima procura ripresa da locali organi d'informazione.

Inoltre, mi preme precisare che presso la prefettura di Prato è attivo, da giugno 2021, nell'ambito delle attribuzioni della Conferenza permanente, un apposito gruppo di lavoro per la legalità nelle attività produttive, con il compito di programmare, in una composizione interforze, le attività ispettive e di monitoraggio del sistema produttivo. In questo contesto, particolare attenzione è stata dedicata al fenomeno della somministrazione illecita di manodopera, una pratica distorsiva attraverso cui soggetti privi di autorizzazione intermediano lavoratori a favore di imprese utilizzatrici, eludendo le tutele contrattuali e anche previdenziali. Il Governo Meloni, consapevole della gravità del fenomeno, è intervenuto con il decreto-legge n. 19 del 2 marzo 2024, reintroducendo sanzioni penali per le ipotesi di somministrazione abusiva, intermediazione illecita e somministrazione fraudolenta. Si tratta di un intervento deciso, che ha restituito efficacia all'azione di contrasto, colpendo con maggiore severità quei comportamenti che alimentano lo sfruttamento e violano sistematicamente i diritti dei lavoratori. Ciò nella consapevolezza che il tema della legalità nei luoghi di lavoro ha carattere multidisciplinare per il riferimento a normative differenti e stratificate, la cui applicazione si ascrive ad altrettanto differenti e numerosi enti competenti.

Rispetto a una così complessa e variegata presenza di attribuzioni istituzionali, il gruppo di lavoro costituisce un momento di raccordo tra le varie amministrazioni coinvolte, sia sul piano informativo, inteso come raccolta e condivisione di dati e di informazioni, sia in termini di coordinamento delle azioni. Alle riunioni del tavolo, che si svolgono con cadenza mensile, partecipano rappresentanti della questura, del Comando provinciale dei Carabinieri, del Comando provinciale della Guardia di finanza, del Comando dei Vigili del fuoco, dell'Ispettorato territoriale del lavoro, dell'INPS, dell'azienda USL Toscana centro, della Polizia municipale del comune di Prato e dell'Agenzia delle dogane.

Si rappresenta che, allo stato attuale, gli unici aggiornamenti disponibili, rispetto alla prefettizia del 14 maggio scorso, ineriscono alle successive attività del gruppo di lavoro per la legalità nelle attività produttive, già descritto nella medesima prefettizia. Per quanto di competenza, nell'ambito delle richiamate attività, dalla predetta data sono stati effettuati ulteriori tre accessi su cinque aziende. In tale contesto, nel complesso, sono stati individuati 29 lavoratori privi di regolare contratto, di cui 12 anche irregolari sul territorio nazionale. Le violazioni riscontrate nel corso degli accessi hanno condotto al deferimento di cinque datori di lavoro, alla sospensione di cinque attività e a sanzioni pecuniarie per un valore di circa 160.000 euro.

Pertanto, dalla sua costituzione l'attività del gruppo ha consentito di individuare 574 lavoratori privi di regolare contratto, di cui 267 anche irregolari sul territorio nazionale, arrestare nove datori di lavoro, nonché di procedere alla sospensione di 111 attività e irrogare sanzioni pecuniarie per un valore di oltre 3.100.000 euro.

Per quanto concerne, infine, le aziende indicate nell'interrogazione parlamentare, si rappresenta che la ditta Maglificio CXL, con sede operativa e sede legale in Prato, è stata oggetto di recentissima ispezione da parte dell'Ispettorato territoriale di lavoro di Prato-Pistoia, proprio in data 20 febbraio 2025. Sono stati trovati occupati soltanto 2 dipendenti. Risultava in corso un'azione di picchettaggio, promossa dal sindacato Sudd-Cobas, cui partecipavano 4 lavoratori di nazionalità pachistana, già inviati in missione presso il Maglificio in forza di contratti di lavoro interinale.

Sono attualmente in corso gli accertamenti finalizzati a verificare il rispetto della disciplina di legge e di contratto collettivo in materia di somministrazione di lavoro, con particolare riferimento ai requisiti di legittimità, alle causali di apposizione del termine, successione di contratti, condizioni salariali e contributive, relativamente ai lavoratori identificati, nonché degli altri lavoratori eventualmente già somministrati, ed eventuali profili di rilievo non amministrativo.

L'impresa, ad inizio anno 2024, è già stata oggetto di ispezione all'esito della quale è stato emesso un verbale di recupero contributivo, per il quale è in corso una procedura contenziosa promossa dall'impresa. Più segnatamente, mi permetto di precisare che il Ministero del Lavoro e delle politiche sociali è intervenuto rapidamente, inviando l'Ispettorato del lavoro ai maglifici segnalati dall'interrogante con sede in Carmignano e, in generale, nelle aziende degli imprenditori cinesi a Prato.

Il distretto è costantemente attenzionato, attraverso controlli pressoché quotidiani da parte dell'Ispettorato nazionale del lavoro.

L'ufficio, infatti, è impegnato nell'organizzazione ed esecuzione di attività ispettive, che devono preferibilmente essere organizzate in modalità interforze, e in particolare con la partecipazione delle Forze dell'ordine, tenuto conto della riscontrata frequente e crescente presenza di numerosi lavoratori privi di valido titolo di soggiorno. L'Ispettorato nazionale del lavoro opera anche attraverso il rapporto con la prefettura, sede istituzionale di coordinamento delle Forze di Polizia e autorità a ciò deputata nell'ambito della gestione dell'ordine pubblico.

Ciò detto, sottolineo che l'attività di contrasto al fenomeno del caporalato e dello sfruttamento lavorativo è stata e continua a essere un tema prioritario per il Governo Meloni, che ha messo in atto importanti misure per cercare di debellare questo terribile fenomeno, che rappresenta una vera e propria piaga della società. Più nel dettaglio, mi preme sottolineare che codesto Ministero ha sviluppato una strategia chiara e articolata su 4 direttrici complementari: la sensibilizzazione e formazione di giovani e lavoratori, il sostegno alle imprese nell'adozione di procedure di sicurezza più efficaci, il rafforzamento delle tutele lavorative e l'attuazione di controlli mirati e coordinati.

Tale strategia è stata formalizzata con il decreto ministeriale n. 195 del 17 dicembre 2024, che ha adottato il Piano integrato per la salute e la sicurezza 2025. Gli obiettivi del Piano consistono nel coordinare le azioni dei soggetti coinvolti, definire traguardi chiari e misurabili e monitorare costantemente i risultati delle azioni intraprese. Ulteriori conferme provengono dal Rapporto annuale di vigilanza 2024 dell'Ispettorato nazionale del lavoro, che documenta un significativo incremento dell'attività ispettiva: 158.000 accertamenti ispettivi, con un aumento del 42 per cento rispetto al 2023.

Le violenze rilevate hanno coinvolto 120.000 lavoratori, più 15 per cento rispetto all'anno precedente, principalmente per lavoro nero, interposizione illecita di manodopera e carenze nella prevenzione. Le sospensioni delle attività sono aumentate del 34 per cento. Inoltre, il Governo Meloni ha adottato un piano organico di rafforzamento dell'Ispettorato nazionale del lavoro, volto proprio a potenziare i controlli e a garantire il rispetto delle norme sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.

I punti salienti del piano di rafforzamento sono: il rafforzamento delle risorse umane, quindi, abbiamo assunto 766 nuovi ispettori nel biennio 2023-2024, e anche l'avvio di nuove selezioni; il potenziamento tecnologico e logistico; le attività ispettive mirate: oltre 55.000 ispezioni nel primo semestre del 2025, con un tasso di irregolarità superiore al 60 per cento nei settori edilizia, logistica e tessile, grazie all'adozione proprio di un approccio basato sui modelli precedentemente esposti.

In questo contesto, quindi, si inserisce anche l'istituzione della cosiddetta “patente a crediti”, che abbiamo intenzione di estendere, a partire da come già fatto, nel settore edilizio. Ad oggi, risultano registrate 454.447 imprese. Solo nel 2024 sono state eseguite oltre 41.000 ispezioni in edilizia, con un incremento, sempre qui, del 73 per cento. Inoltre, con riferimento al tema generale del caporalato e dello sfruttamento dei lavoratori, è bene ricordare che il decreto-legge n. 19 del 2 marzo 2024 ha visto il Governo introdurre misure volte a prevenire il fenomeno illecito proprio dello sfruttamento di manodopera e il potenziamento dell'azione di contrasto e repressione delle condotte datoriali.

Il decreto-legge sopra specificato, infatti, mira al rafforzamento delle attività di accertamento e di contrasto. Parlare oggi di sicurezza sul lavoro significa anche affrontare con determinazione fenomeni gravi, come il caporalato, il lavoro sommerso e le forme di sfruttamento. Nel novembre del 2024, proprio al fine di realizzare la tempestiva attuazione delle misure finalizzate a conseguire gli obiettivi del Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, è stato adottato anche il decreto interministeriale di implementazione del Portale nazionale del sommerso.

Il Portale, quindi, è una banca dati gestita dall'Ispettorato e che vede la cooperazione di INL, INPS, INAIL, Arma dei Carabinieri e Guardia di finanza.

Proprio per contrastare in modo sistematico il lavoro irregolare e sommerso, tale Portale costituisce uno strumento tecnologico avanzato, che consente l'interoperabilità in tempo reale tra le diverse banche dati, e, quindi, mette a servizio la capacità dell'intelligence, aumentandone le sue proprie prerogative. Evidenzio, inoltre, che l'Ispettorato supporta anche le iniziative a tutela dei lavoratori che, evidentemente, non sono all'interno di una condizione di regolarità, e che devono essere, quindi, assistiti nella loro emersione.

Concludo evidenziando che sul tema, proprio nei giorni scorsi, si è tenuto nella sede del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali il primo degli incontri tecnici con le rappresentanze sindacali e datoriali per la definizione di nuove misure in materia di sicurezza sul lavoro, un incontro particolarmente importante per concordare temi e tempi per le nuove misure per migliorare la qualità della salute e della sicurezza.

Tutelare il diritto significa prima di tutto garantire la legalità, la sicurezza e la dignità. Il nostro Esecutivo continuerà a operare con fermezza per colpire chi sfrutta manodopera irregolare e mette a rischio vite umane, per sostenere la parte sana dell'imprenditoria italiana, per sostenere i lavoratori in un lavoro che sia giusto, sicuro e legittimo. Ribadisco che chi crede di poter approfittare dell'Italia come “terra franca” per l'illegalità economica ha trovato e troverà sempre un Governo inflessibile e determinato a far rispettare la legge.

PRESIDENTE. Udita l'articolata risposta, la deputata La Porta ha facoltà di dichiarare se sia soddisfatta per la risposta alla sua interrogazione.

CHIARA LA PORTA (FDI). Grazie, Presidente. Grazie, Vice Ministro. Sì, sono soddisfatta. Quello che lei ha dichiarato è quello che è il lavoro del Governo Meloni, messo in campo fin dal suo insediamento, come per la norma contro le “apri e chiudi”, inserita nella prima legge di bilancio, le norme, da lei citate, per il contrasto del lavoro nero e contro il caporalato. Ma vorrei ricordare anche la presenza della Commissione ecomafie, che ha iniziato un filone di inchiesta sugli scarti tessili e i rifiuti tessili, e della Commissione antimafia, che ha iniziato il filone di inchiesta sulle mafie straniere, in particolare la mafia cinese.

Questo conferma l'attenzione, da parte del Governo e di Fratelli d'Italia, di voler andare avanti e di riportare la legalità in un territorio, quello di Prato e della provincia, in cui l'illegalità e la criminalità si sono diffuse, perché la politica per troppo tempo, per troppi anni, sicuramente, nella migliore delle ipotesi, si è girata dall'altra parte.

Questo lo conferma anche la sua risposta, in cui emerge che una ditta, il Maglificio CXL, che è tra i finanziatori della campagna elettorale del sindaco Ilaria Bugetti, aveva avuto, già nel 2024, irregolarità ispettive nell'ambito dello sfruttamento del lavoro, e le ha avute anche nel 2025. Azienda per cui il sindaco di Prato, Ilaria Bugetti, prima ha mandato la Polizia municipale a fare la multa ai lavoratori che stavano protestando, salvo, poi, andare a portare loro solidarietà. Tutto e il contrario di tutto! Allora vorrei passare, a questo punto, a quello che sta emergendo dalle cronache, in questi ultimi giorni. Prato è un territorio piegato dalla criminalità, dalla criminalità organizzata, dalla mafia cinese e dalle irregolarità.

Può un sindaco ritenersi libera ed adeguata se mente, più volte, ai cittadini su che lavoro svolga o svolgesse e su cui per anni è stata stipendiata senza riportarlo nei suoi curriculum? Può un sindaco ritenersi libera ed adeguata ad affrontare la questione dell'illegalità cinese se, come è stato confermato nella sua risposta, è stata finanziata dagli stessi imprenditori cinesi su cui sono state riscontrate irregolarità, proprio sullo sfruttamento del lavoro con cui tanto la sinistra si sciacqua la bocca?

E badate bene, a prescindere da quello che accadrà giovedì, se verranno o meno confermati gli arresti domiciliari al sindaco, questo è un tema politico, non giudiziario. Per noi era inadeguata ieri, quando facemmo la segnalazione sulla mancanza nei suoi curriculum vari, fin dai tempi del consiglio regionale e poi da candidato sindaco, di questo lavoro, e lo rimane oggi, alla luce di quanto sta emergendo.

Noi riteniamo che a guidare e a rappresentare la città di Prato ci debba essere qualcuno che sappia dargli verità, giustizia, e che abbia la schiena dritta, che sia libero da finanziatori opachi, e che affronti, con coraggio e determinazione, le tante criticità che attanagliano il nostro territorio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno. Sospendiamo a questo punto la seduta, che riprenderà alle 14. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 11,45, è ripresa alle 14,05.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta sono complessivamente 101, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 14,05).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 1467 - Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2025, n. 55, recante disposizioni urgenti in materia di acconti Irpef dovuti per l'anno 2025 (Approvato dal Senato) (A.C. 2448?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 2448: Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2025, n. 55, recante disposizioni urgenti in materia di acconti Irpef dovuti per l'anno 2025.

Ricordo che nella seduta del 16 giugno si è conclusa la discussione generale e il relatore e la rappresentante del Governo hanno rinunciato ad intervenire in sede di replica.

(Esame dell'articolo unico - A.C. 2448?)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione.

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

Poiché non sono state presentate proposte emendative, passiamo all'esame degli ordini del giorno.

Avverto che consistendo il disegno di legge di un solo articolo non si procederà alla votazione dell'articolo unico ma, dopo l'esame degli ordini del giorno, si procederà direttamente alla votazione finale a norma dell'articolo 87, comma 5, del Regolamento.

(Esame degli ordini del giorno - A.C. 2448?)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A).

Invito la rappresentante del Governo, Sottosegretaria Albano, ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

Sottosegretaria, lei è pronta? Bene, allora, Sottosegretaria, iniziamo dall'ordine del giorno n. 9/2448/1 Alifano.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. Sull'ordine del giorno n. 9/2448/1 Alifano il parere è favorevole con la seguente riformulazione: espungere tutte le premesse; con riferimento agli impegni, rimane solo l'impegno n. 3, eliminando le seguenti parole: “entro il prossimo disegno di legge di bilancio” e sostituendo “65.000 euro” con “60.000 euro”. Tutti gli altri impegni, come detto, sono espunti; rimane solo l'impegno n. 3.

PRESIDENTE. Quindi, solo l'impegno n. 3, così come riformulato.

LUCIA ALBANO, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze. L'ordine del giorno n. 9/2448/2 L'Abbate è accolto come raccomandazione, se riformulato espungendo le prime due premesse.

Sugli ordini del giorno n. 9/2448/3 Grimaldi, n. 9/2448/4 Merola, n. 9/2448/5 Stefanazzi, n. 9/2448/6 Toni Ricciardi, n. 9/2448/7 D'Alfonso e n. 9/2448/8 Tabacci il parere è contrario.

PRESIDENTE. A questo punto dovremmo passare alla votazione degli ordini del giorno. Non essendo ancora decorso il termine di preavviso previsto per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendo la seduta fino alle ore 14,15. La seduta è sospesa.

La seduta, sospesa alle 14,08, è ripresa alle 14,15.

PRESIDENTE. La seduta è ripresa. Abbiamo acquisito i pareri. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2448/1 Alifano, su cui vi è un parere favorevole, con riformulazione.

Onorevole Alifano, accoglie la riformulazione?

ENRICA ALIFANO (M5S). No, non possiamo accettare quanto il Governo ha riformulato; sicuramente c'è un'attenzione su uno dei punti dell'ordine del giorno che abbiamo presentato, quello relativo alla tassazione che grava sui ceti medi, ma si dimenticano gli altri punti, che non sono meno importanti e meno urgenti.

Presidente, vorrei comunque rammentare alcuni dati.

PRESIDENTE. Colleghi, per favore, facciamo silenzio.

ENRICA ALIFANO (M5S). Penso che il Governo si sia reso conto della svista enorme - la chiamiamo svista per non utilizzare un termine molto più importante - che ha determinato con la riforma fiscale, perché, alla fine, ha penalizzato i redditi della fascia media della popolazione. Infatti, è comparso un report fatto dall'Ufficio parlamentare di bilancio, che ha riportato in modo analitico quanto la pressione fiscale incida sulle varie fasce della popolazione. Voglio leggere questi dati e penso che anche la Sottosegretaria li abbia considerati e analizzati. Solo oltre i 50.000 euro di reddito si applica l'aliquota del 43 per cento, perché ovviamente c'è un'incidenza anche di detrazioni e di bonus che, di fatto, finisce con l'avere effetti distorsivi e creare aliquote marginali che gravano, in modo effettivo, sui soggetti che sono tenuti a pagare le tasse (dunque, sui contribuenti). Ora - lo ripeto -, da questo report, si evince che, oltre i 26.000 euro, gli scaglioni effettivi sono: il 32,15 per cento fino ai 28.000 euro; il 43,68 per cento tra i 28.000 e i 32.000 euro; il 56,18 per cento tra i 32.000 e i 40.000 euro (cioè la fascia maggiormente colpita dalla tassazione, i redditi medi) e, a seguire, con un meccanismo regressivo e non progressivo, come recita il dettato costituzionale, il 43,68 per cento tra i 40.000 e i 50.000 euro e il 43 per cento, cioè l'aliquota legale, oltre i 50.000 euro. Quindi, risulta colpito dalla riforma fiscale proprio il ceto medio.

Noi, con quest'ordine del giorno, chiedevamo per l'appunto un'attenzione a questa fascia della popolazione, che poi è anche la più numerosa. Ma - ahimè - il Governo non ha prestato attenzione, dicevo già prima, agli altri temi che abbiamo proposto con il nostro ordine del giorno. Noi chiedevamo, tra le altre cose, un'attenzione per le fasce più deboli della popolazione che maggiormente patiscono l'inflazione, che - lo ricordiamo ancora - è una forma di tassazione occulta, ma anche la più iniqua, che si scarica gravemente sui più deboli. L'aumento dei prezzi - lo sappiamo tutti - ha colpito soprattutto i generi di prima necessità e le forniture energetiche, cose che tutta la popolazione è tenuta a pagare.

Non dimentichiamo che non si è ancora provveduto a rimediare a una stortura, Presidente, per i contribuenti nella fascia di reddito compresa tra gli 8.500 e i 9.000 euro annui. Spesso sono giovani alle prime esperienze lavorative, che si sono visti tagliare il trattamento integrativo. Parliamo di 100 euro al mese in busta paga.

Tutto questo avviene - veramente mi duole doverlo dire come italiana -, mentre la Caritas fotografa una società che è al collasso. È un report che è stato pubblicato ieri l'altro dalla Caritas: il 9,7 per cento della popolazione residente in Italia - un Paese occidentale - vive in uno stato di povertà assoluta. Sono oltre 5 milioni i poveri assoluti in Italia in questo momento; Presidente, quasi 6 milioni! E, allora, bisogna fare qualcosa anche per le fasce più deboli della popolazione. Come? Nel nostro ordine del giorno veniva proiettata un'ipotesi che dovrebbe essere prima o poi attuata - lo spero -, cioè intervenire sull'incremento dell'aliquota dell'imposta sui servizi digitali, che sono forniti da multinazionali che hanno sede legale all'estero e che - ahimè - pagano tasse ben inferiori a quelle che dovrebbero.

Quindi, ahimè, mi duole, ma non posso accogliere la riformulazione fatta testé dal Governo e invito i colleghi a votare favorevolmente su quest'ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2448/1 Alifano, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2448/2 L'Abbate. Onorevole L'Abbate, accetta la raccomandazione del Governo? Sì.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2448/3 Grimaldi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

Colleghi, vi prego, per favore, facciamo un po' di silenzio, altrimenti non riusciamo proprio a sentire.

MARCO GRIMALDI (AVS). Presidente, ma mi faccia dire che sono stupefatto, perché… Intanto ci vuole un po' di silenzio.

PRESIDENTE. Colleghi, vi ho già richiamato due volte. Per la terza volta, per favore, se cortesemente potete fare silenzio. Prego, onorevole Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ha fatto molto scandalo la lettura degli ultimi dati del documento di finanza pubblica sul cosiddetto trascinamento che la progressività delle aliquote di fatto esercita sul reddito nominale maggiorato, di fatto spingendolo verso scaglioni con tassazioni più elevate, nonostante resti invariato il suo valore reale.

Mi chiederà: esattamente, Grimaldi, cosa ha detto? Glielo spiego o ci provo, però non è facile. Il cosiddetto effetto del fiscal drag, senza una sua sterilizzazione, si mangia tutto il potere d'acquisto, soprattutto quando, come in questi anni, non vengono rinnovati i contratti collettivi nazionali. Che cosa succede? Adesso provo a spiegarlo ai colleghi, ma in realtà quello che l'ordine del giorno chiede è di analizzare questi dati e di sterilizzare il fiscal drag. Ma provo a spiegarlo per tutti. Noi di Alleanza Verdi e Sinistra siamo quelli, forse fra gli unici in Parlamento, che dicono una cosa semplice: i salari non possono essere aumentati con la leva fiscale, perché, tra l'altro i lavoratori dipendenti, che sono i maggiori contribuenti, è come se pagassero di tasca loro il cosiddetto cuneo fiscale.

Il cuneo fiscale vale 17 miliardi, e dove li prendiamo questi soldi? Sono sempre soldi dei contribuenti, questo è quello che vi diciamo da tempo. Ma questa volta, plasticamente, è successa una cosa, se volete, surreale, cioè con 17 miliardi si fa il cuneo fiscale, che viene mangiato per 14 miliardi dal cosiddetto fiscal drag, spero di essere stato più chiaro. Allora che cosa vi stiamo dicendo? Che se non accettate i salari minimi legali, se non lavoriamo insieme per mettere le risorse necessarie per adeguare i contratti collettivi nazionali, a partire da quelli del pubblico impiego, come diavolo pensate che il potere d'acquisto aumenti, se la progressività di fatto si mangia tutto quello che gli si toglie dal cuneo?

È un po' questo. Quindi, quando uno dice “ma cosa è cambiato nelle buste paga degli italiani?”, niente, si è ripagato il cuneo fiscale con l'aumento del gettito che appunto arriva dall'Irpef. Ma non lo dice Marco Grimaldi, che voi considerate un trinariciuto marxista, lo dicono i nostri uffici studi. Allora quello che vi chiediamo in quest'ordine del giorno è: volete lavorare con noi almeno a un'analisi seria di questi dati, che vengono riportati, tra l'altro, dal Documento di finanza pubblica? Sì o no? Io glielo chiedo, Sottosegretaria, ma mi spieghi il perché del vostro voto contrario su quest'ordine del giorno, che vi chiede almeno di arrivare a un punto di vista comune sulla sterilizzazione.

Noi ve lo diciamo da tempo, noi siamo per indicizzare l'unica cosa che in questo Paese non viene indicizzata. Vengono indicizzati i mutui, viene indicizzato il costo del pane, viene indicizzato il costo dell'energia; l'unica cosa che non viene indicizzata dai tempi del decreto San Valentino sono i salari degli italiani, e voi dite che tutto questo viene fatto perché c'è una spirale, ma poi si potrebbe…Ma che cosa sta facendo l'inflazione, tra l'altro con i costi energetici alle stelle? Si sta mangiando tutto. Allora noi ve lo chiediamo in ogni modo: troviamo il modo per cui i salari italiani non siano i più ricattabili.

Ogni statistica ci dice che negli ultimi 20 il potere di acquisto è stato eroso, che i nostri sono gli unici salari che non crescono in Italia. E va bene essere contro la scala mobile, va bene essere contro il salario minimo, ma mi spiegate come pensate di alzare i salari in questo Paese? Fra part time involontari e un dato che dovrebbe farvi riflettere, e ho concluso: 26 mesi di calo di produzione. Calo di produzione negativa, e voi festeggiate che aumentano gli occupati? Ma di che occupati stiamo parlando?

Ma avete presente che lavoro povero esiste in Italia, di che cosa sta succedendo in tutti i settori strategici? Ecco, quest'ordine del giorno vi chiedeva almeno di studiare insieme gli effetti del fiscal drag. Nemmeno su questo riusciamo a essere d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2448/3 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2448/4 Merola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. In questo provvedimento non abbiamo presentato emendamenti, perché è uno dei pochi decreti, malgrado il record di 100 raggiunto, dove davvero è motivata l'urgenza. Con quest'ordine del giorno noi chiediamo ancora una volta al Governo una cosa molto semplice: monitorare l'applicazione del decreto e valutare l'effettiva semplificazione per i contribuenti e l'impatto finanziario reale per identificare eventuali necessità di aggiustamenti in corso d'anno e nel 2026.

Aggiungiamo anche che lo svuotamento della base imponibile Irpef è sempre più preoccupante, e questo cade ancora una volta sui soliti noti, sui lavoratori e sui pensionati, e incitavamo a trovare soluzioni per rimediare a questa situazione. Quindi, da questo punto di vista, non ci sorprende il parere negativo del Governo, ma ci sorprende ancora, ma per poco tempo, l'ostinata contrarietà a qualsiasi meccanismo di valutazione dei provvedimenti da parte di questo Governo.

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2448/4 Merola, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2448/5 Stefanazzi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Stefanazzi. Ne ha facoltà.

CLAUDIO MICHELE STEFANAZZI (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. L'ordine del giorno in realtà non è una presa di posizione di natura ideologica, ma nasce da un esame attento della realtà e un ascolto delle persone. Quello che sta succedendo nel nostro Paese, a partire dalla busta paga di gennaio 2025, davvero non è frutto del caso, ma di una scelta politica irresponsabile. Il Governo - lo ricordo a me stesso - aveva promesso che avrebbe ridotto la pressione tributaria, sostenuto le famiglie, rilanciato la natalità e favorito i redditi medio-bassi. La realtà è, evidentemente, assolutamente diversa.

La legge di bilancio del 2025 e i provvedimenti che ne sono derivati hanno prodotto effetti oggettivamente regressivi, alimentato un'enorme confusione di natura normativa e aggravato le condizioni economiche di milioni di lavoratori dipendenti e dei pensionati. Ci troviamo oggi - è stato ricordato, Presidente - davanti a paradossi assolutamente inaccettabili. Un lavoratore con un reddito di 8.800 euro si è visto ridurre il netto, da 9.700, a 8.500 euro. Chi guadagna fino a 34.000 euro ha perso mille euro in un solo anno.

Persino la famosa soglia dei 42.000 euro, che è stata ampiamente propagandata dal Governo, ha visto un taglio di circa mille euro. Tutto questo mentre il Governo si affannava e continuava a dichiarare pubblicamente di voler tutelare il ceto medio. Mi chiedo come sia possibile tutelare il ceto medio quando i lavoratori guadagnano di meno e pagano di più. La realtà è che questa riforma fiscale ha tradito il principio della progressività. Il sistema Irpef è diventato un labirinto disordinato di detrazioni, bonus, sostituzioni, incentivi e penalizzazioni incrociate.

Il cuneo fiscale è stato trasformato in un incentivo fiscale, i trattamenti integrativi introdotti e poi smontati, le detrazioni non coordinate. E tutto questo ha prodotto un effetto devastante soprattutto su alcune categorie di lavoratori, quelli più fragili, quelli a tempo determinato o chi lavora solo una parte dell'anno. E poi c'è il convitato di pietra in tutta questa discussione, che è l'inflazione. Fra il 2022 e il 2024 l'inflazione cumulata ha raggiunto il 17 per cento.

L'Ufficio parlamentare di bilancio ha stimato in questo stesso periodo un fiscal drag di 25 miliardi di euro, e a fronte di questo fiscal drag i salari non hanno tenuto passo, i rinnovi contrattuali sono stati insufficienti e il carico fiscale è aumentato per milioni di italiani. Un operaio metalmeccanico, non quindi un ricco lavoratore, con un reddito di 33.000 euro, ha visto un aggravio di 1.169 euro e ha pagato un'aliquota marginale effettiva del 56 per cento su ogni aumento.

In un Paese dove la produzione manifatturiera è ancora ferma, dove il PIL è minacciato da scenari globali e incerti, dove le famiglie faticano a tenere il passo con l'aumento dei prezzi è inaccettabile che la politica fiscale finisca per penalizzare proprio quelli che con il proprio lavoro contribuiscono in maniera determinante alla tenuta economica del nostro Paese.

Il Governo ha provato - come è noto - a correggere alcuni errori, dopo le denunce dei CAF, della CGIL e delle forze sociali, ma è inaccettabile che a ogni intervento normativo corrispondano errori, retromarce e correttivi last minute; è inaccettabile che si legiferi in modo improvvisato, senza una visione organica, e non possiamo più assistere a un uso della leva fiscale come mero strumento propagandistico, incapace di dare risposte strutturali e durature. Per queste ragioni, l'ordine del giorno era un ordine di estremo buonsenso, perché chiedeva tre cose essenzialmente: una revisione profonda delle misure fiscali contenute nella legge di bilancio 2025, per evitare ai lavoratori dipendenti e ai pensionati di pagare più tasse a fronte di un potere di acquisto che cala; provvedimenti urgenti a sostegno del reddito, in un contesto oggettivo di stagnazione economica, bassa crescita e ripresa dell'inflazione; poi, un riequilibrio del peso fiscale fra diverse tipologie di reddito, nel pieno rispetto di quel principio di progressività che la destra ha deciso definitivamente di abbandonare.

La politica fiscale, Presidente, non può essere un esercizio improvvisato, né uno strumento di breve respiro. Va restituita ai cittadini la certezza del diritto, che oggi manca, la coerenza delle norme, la trasparenza dei meccanismi e anche la giustizia sociale, che si assicura, soprattutto, probabilmente, attraverso un sistema fiscale equo. Chi lavora, chi produce, chi ha versato i contributi per un'intera vita merita rispetto e non tagli nascosti, come state facendo, né aggravi mascherati da semplificazioni. È una questione di giustizia, certamente; è una questione di responsabilità, certamente, ma soprattutto, Presidente, è una questione di dignità (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alifano. Ne ha facoltà per due minuti e 20 secondi.

ENRICA ALIFANO (M5S). Grazie, Presidente. Io ringrazio anche il collega Stefanazzi, che ha riportato i dati redatti dall'Ufficio parlamentare di bilancio in relazione agli effetti del fiscal drag. Io voglio riportare un dato Istat, che tra l'altro è comparso anche sulle pagine di un quotidiano, il Corriere della Sera. Ebbene, i salari reali, dal 2019 al 2024, sono diminuiti - i salari in termini reali - di oltre 8 punti percentuali. Questo, ovviamente, dovrebbe richiedere un'attenzione da parte del Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2448/5 Stefanazzi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2448/6 Toni Ricciardi.

Non vedo l'onorevole Toni Ricciardi: se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2448/6 Toni Ricciardi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2448/7 D'Alfonso.

Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2448/7 D'Alfonso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2448/8 Tabacci.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Tabacci. Ne ha facoltà.

BRUNO TABACCI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Con quest'ordine del giorno, che registra il parere contrario, di cui mi compiaccio, emerge una visione della cosiddetta riforma fiscale che è del tutto distorcente rispetto agli equilibri complessivi del Paese. Ne hanno già parlato prima i colleghi Grimaldi, Stefanazzi e Merola (Grimaldi, in particolare, sulla questione del fiscal drag). I conti pubblici italiani, se sono migliorati, lo si deve proprio al fiscal drag e ai 25 miliardi in più pagati da dipendenti e pensionati tra il 2022 e il 2024. Altri Paesi correggono questa distorsione indicizzando le aliquote Irpef e non prevedono regimi forfettari esenti.

Da noi, invece, c'è un eccesso di parcellizzazione fiscale, con esenzioni particolari che non hanno il senso della visione complessiva. Così avviene che ogni riforma che rende l'Irpef più progressiva rischia di aumentare anche il fiscal drag. È un paradosso che finisce per penalizzare proprio coloro che dovrebbero essere tutelati dal sistema fiscale, il che porta come conseguenza il fatto che questo provvedimento del Governo è contraddittorio se non è accompagnato da riforme orientate al conseguimento di obiettivi di equità sociale e di miglioramento della competitività del sistema produttivo, gravemente compromessa dalla diffusione di comportamenti evasivi.

Questo è il compiacimento per l'opinione diversa del Governo rispetto alla mia, perché sono convinto che questo porterà a un disastro per le casse dello Stato e a un aumento delle disuguaglianze, di cui pagheremo un conto molto salato (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Se nessun altro chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2448/8 Tabacci, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Prima di passare alle dichiarazioni di voto finale, ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Noi chiediamo al Ministro Pichetto Fratin e alla Ministra Calderone di venire in Aula, perché c'è un tema che insieme dovrebbero affrontare. Non è ancora estate, Presidente, ma il caldo ha già iniziato a fare danni, soprattutto sui luoghi di lavoro. Quei luoghi sono - come lei sa, Presidente - i luoghi cosiddetti esposti: parlo dei cantieri, dei campi, dei magazzini, delle strade, perché basta uscire a quest'ora per Roma, prima dell'acquazzone, per capire non solo l'afa, ma cosa vuol dire il caldo e i 35-40 gradi che già si sentono in tante aree del Paese. Allora, immaginate che cosa significa lavorare su un'impalcatura, fare un raccolto o trasportare, magari sulle proprie spalle all'ottava o alla nona ora di lavoro, un elettrodomestico a 40 gradi sotto il sole.

La crisi climatica, Presidente, sta trasformando l'estate italiana - ma anche la fine di questa primavera - in una vera e propria stagione ad alto rischio per chi lavora e mi viene da dire, sommessamente, che le nostre leggi non sono al passo, come faceva notare Franco Mari la scorsa settimana.

Non è solo il disagio, Presidente: l'aumento delle temperature ha anche un effetto diretto sulla salute dei lavoratori.

Pensi che solo lo scorso anno il caldo estremo ha provocato quasi 4.000 infortuni: 4.000 infortuni in tutti i settori, nell'edilizia, nell'agricoltura e nella logistica soprattutto. Questo avviene perché ci sono turni infiniti in ambienti esterni, spesso senza protezione, colpi di calore, cali di attenzione, rischio ovviamente di incidenti, turni magari anticipati, pause più lunghe. Ecco, in Italia non esiste di fatto una regolamentazione nazionale strutturale di tutto questo.

Questo Governo non ha ancora adottato alcuna strategia di prevenzione, né stanziato i fondi per attuare il Piano nazionale di adattamento climatico. Lo scorso anno, più volte, siamo intervenuti in quest'Aula per poi assistere a un decreto ormai fuori tempo massimo. Intanto siamo al 485 per cento in più di eventi climatici estremi rispetto a dieci anni fa.

Ho finito, vi chiediamo cose semplici: accesso alla cassa integrazione ordinaria anche per il caldo estremo, come fanno in alcuni Paesi europei; esclusione dei giorni di fermo dal conteggio delle 52 settimane nel biennio; aggiornamento del decreto n. 81 del 2008 per inserire i rischi legati allo stress termico perché il 2025 si prospetta come l'anno più caldo registrato per questo Paese, ma non solo, rischia di essere il più fresco dei prossimi. Il lavoro, come tutta la nostra vita sociale, va adattato a questa nuova realtà climatica e anche se in quest'Aula ci sono tanti negazionisti, “climafreghisti”, credo che a ognuno di noi e di voi interessi la salute di quelle lavoratrici e di quei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Prendiamo nota della sua richiesta.

Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 2448.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2448?)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare il deputato Mauro del Barba. Ne ha facoltà.

MAURO DEL BARBA (IV-C-RE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, signori del Governo, con questo provvedimento, di fatto, si corregge un errore; potremmo dire che è il fogliettino dell'errata corrige da inserire nella legge precedente con buona pace dei “polemicisti” o si tratta di altro? Come dice la maggioranza bisogna dire “bravo” al Governo perché corregge un errore oppure bisogna rimproverare il Governo perché ha fatto un errore? Naturalmente si tratta di capire l'entità dell'errore e anche la volontà di chi ha commesso l'errore. Ecco, allora è esattamente quello che ci accingiamo a fare con il nostro voto di astensione: ci asteniamo da questa disputa che ci sembra banalizzi il problema, ci asteniamo anche nel voto perché è chiaro che l'errore vada corretto, ma ci sono problemi che evidenziano proprio il fatto di averlo commesso. Ci domandiamo insomma e ci si domanda: ma il Governo c'è o ci fa? È questa la domanda che aleggia tra le pieghe di questo provvedimento tecnico, dovuto, tardivo, emblematico. Ma emblematico di che cosa? Cercheremo di spiegarlo.

Noi riteniamo che qui la questione sia molto semplice: la stabilizzazione del regime transitorio sull'aliquota Irpef introdotta nel 2024 e operata con la legge di bilancio 2025 è stata fatta male; semplicemente è stata fatta male. In particolare, l'acconto Irpef, dovuto in generale per chi ha una dichiarazione a debito superiore per le persone fisiche, se l'imposta dichiarata nell'anno in corso è superiore a 51,65 euro, veniva calcolato in via transitoria, per il 2024-2025, con applicazione delle aliquote del 2023. È proprio qui il problema, questa via transitoria nel momento in cui sono andato a stabilizzare la norma. Questo avrebbe fatto rientrare nell'obbligo di pagare l'acconto un'ampia fascia di contribuenti, in particolare pensionati e lavoratori dipendenti che - trovandosi nello scaglione Irpef che veniva accorpato e, dovendo poi calcolare ai fini dell'acconto l'imposta, come se quello scaglione esistesse ancora in virtù di questa norma transitoria - si trovavano ad aver ricevuto dai propri datori di lavoro o dal proprio datore della pensione delle ritenute alla fonte che in genere calcolano all'euro l'imposta dovuta per questi contribuenti che pagano tutto in anticipo e alla perfezione. Ebbene, secondo questo calcolo, in realtà, si trovavano ad aver ricevuto una ritenuta alla fonte inferiore a questa imposta virtuale, ricadendo quindi nella fattispecie di coloro che erano tenuti a pagare l'acconto; un acconto però fittizio che non sarebbe stato dovuto e che, di fatto, risultava una sorta di anticipo, un prestito non concesso ma prelevato a loro insaputa dallo Stato, peraltro a interessi zero.

Ecco, una regola micragnosa, un vero e proprio pasticcio che ha prodotto un danno ai lavoratori pensionati di fascia medio-bassa, che stava producendo un danno, che avrebbe prodotto un danno che, nei fatti, prelevava loro indebitamente, come già detto, delle somme prestate allo Stato a interessi zero e che poi sarebbero state verosimilmente restituite al saldo dell'anno successivo, forse, salvo errori ed omissioni.

Allora, questo lo abbiamo visto e denunciato durante la legge di bilancio: è un comportamento che, purtroppo, il Governo ha mostrato in altre situazioni. Durante la legge di bilancio il famoso finto anticipo richiesto alle banche, con cui si è finanziata gran parte di quella legge di bilancio, non è nient'altro che un prestito non contabilizzato. Almeno in quel caso è stato chiesto alle banche e non ai pensionati e ai lavoratori dipendenti anche se pure in quel caso non è stato contabilizzato come prestito, migliorando sicuramente il rating dello Stato, ma andando a configurare una situazione che nel lungo periodo non rappresenta un vantaggio per le casse dello Stato.

Questa volta però questo prestito indebito, prestito a loro insaputa, questo fatto di mettere le mani nelle tasche dei contribuenti vi ha visto colti in fallo; siete stati presi con le mani nella marmellata. Ebbene sì, perché il punto dirimente è che qui il Governo non riconosce il proprio errore. Il proprio errore è stato sbattuto in prima pagina sui giornali nel momento in cui, arrivando il periodo del pagamento degli acconti, un CAF si è accorto di questa situazione. Allora, fa anche tenerezza; guardate, fa tenerezza la risposta del MEF perché immediatamente, non appena finisce sui giornali la vicenda, il MEF il 25 di marzo mi pare, o giù di lì, o il 15 di marzo risponde e dice: ma lo scopo non era certo questo, noi non abbiamo fatto quella norma per mettere le mani in tasca ai pensionati e ai lavoratori; è chiaro ed evidente che il conteggio andasse fatto con le regole del 2024 e del 2025; comunque facciamo così, nel dubbio faremo una norma entro i termini così chiariamo tutto.

Ecco fa tenerezza leggere nelle parole del MEF quell'atteggiamento che in genere è l'atteggiamento del contribuente; contribuente che, di fronte a norme che sembrerebbero dargli ragione, spesso si reca davanti al fisco e dice: ma le intenzioni del Governo erano altre, ma è abbastanza chiaro ed evidente che quella norma non prevede che io debba versare questa imposta.

Solo che di solito questa vicenda finisce in modo diverso; in questo caso è il MEF dalla parte del contribuente che lamenta le proprie ragioni ma improvvisamente il MEF, nella stessa comunicazione, si ricorda anche di essere il burattinaio di tutta questa situazione e appunto dice: è chiaro ed evidente, non erano le mie intenzioni, ma faremo una norma. Qui chiaramente il potere della norma, quella che oggi andiamo ad approvare, mette tutti a tacere, però tacere di fronte a questa situazione non è forse l'atteggiamento più responsabile perché le disposizioni, come dice il MEF, di cui all'articolo 1, comma 4, del decreto legislativo n. 216 del 2023 vanno interpretate così, ma lo stesso MEF poi dice: faccio la norma. È il potere che di solito il contribuente non ha di fronte alle norme interpretabili, farraginose, ambigue che lo stesso MEF propina al contribuente.

Ecco, allora questa vicenda ci deve insegnare qualche cosa, non può essere derubricata come il fogliettino dell'errata corrige che stiamo inserendo nella nostra legge. Perché questo MEF, che si dimostra amico del contribuente e gli batte la mano sulla spalla, dicendo “non preoccuparti, adesso intervengo”, è lo stesso MEF che gli stava mettendo le mani in tasca. È un fisco amico, questo? Ma dagli amici vi guardi Dio, se questo è il senso di amicizia che dobbiamo desumere da questo errore, da questo atteggiamento di fronte all'errore, che mostra come ci siano posizioni di completa diseguaglianza tra il fisco e il contribuente. Una volta tanto è il MEF che si trova in questa situazione.

Siamo di fronte a un provvedimento che denota la vostra scarsa perizia. Mi viene da pensare al Ministro Vanoni, che faceva le riforme, faceva la riforma dell'Irpef, ma durante il fine settimana tornava a casa sua, nel comune di Morbegno, a fare i conti con il segretario comunale e con il contribuente. Ecco, tutta questa perizia e questa attenzione sicuramente non ci sono state, ma, guarda caso, ogni volta che fate degli errori, sono sempre a svantaggio del contribuente.

Poi c'è anche un ultimo aspetto, Presidente (e concludo): è che voi non ascoltate mai. Non avete ascoltato quando vi abbiamo segnalato questa situazione, non avete ascoltato in occasione dell'ultima legge di bilancio che ricordavo. Questa mattina, il presidente di ARERA, Besseghini, ha fatto una relazione e ha ripreso il tema dei concessionari della distribuzione dell'energia elettrica; ha sottolineato come, proprio durante il DL Bollette, in virtù dell'ultima legge di bilancio approvata, state aumentando le bollette con quella concessione. Ve lo abbiamo detto con un emendamento, con un ordine del giorno. Non avete ascoltato e oggi l'ARERA vi ha richiamato proprio nella sua relazione annuale. Ecco, questo errore purtroppo denota un atteggiamento pericoloso per i contribuenti, un atteggiamento che ci fa dire che, sebbene l'errore vada corretto, questo Governo sta facendo troppi errori e sempre nella stessa direzione (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Con questo provvedimento, come è stato detto, il Parlamento può rimediare a un errore grave, gravissimo causato dall'ossessione del Governo per una riforma fiscale che, di fatto, non riesce a decollare. È un Governo che scrive norme in fretta e furia, senza l'ascolto e senza il rispetto per i contribuenti. Questa vicenda ha creato un disallineamento normativo tra imposta di fatto dovuta e imposta anticipata, rischiando - con l'aumento degli acconti dell'Irpef per il 2025, calcolati secondo i vecchi quattro scaglioni - di causare un aggravio di tasse a carico di lavoratori e pensionati. È un intervento che arriva alla fine di una storia di fallimenti, come nel caso eclatante del concordato biennale preventivo. Insomma, a forza di interventi suppletivi, ha trasformato l'amministrazione finanziaria in quel fisco amico solo dei contribuenti più avvezzi alle cosiddette condotte abusive. Pace fiscale, di fatto, per chi disprezza ogni principio di solidarietà e si sottrae all'obbligo di sostenere il welfare universale.

Benvenuti anche i contribuenti gravemente inaffidabili. Via libera ai ravvedimenti operosi, ma senza sanzioni e interessi. Eppure, nonostante tutti i vostri sforzi, le adesioni sono state impercettibili: il 13 per cento su una platea potenziale di 4,3 milioni di contribuenti. La riapertura dei termini fino al 12 dicembre 2024, per chi aveva dichiarato entro il 31 ottobre e non aveva aderito al concordato, ha prodotto meno di 60.000 adesioni aggiuntive. Nelle casse dello Stato, appena 1,6 miliardi di euro: altro che rimodulare ulteriormente le aliquote Irpef.

Sappiamo tutti che, di fatto, i veri evasori non aderiscono e non aderiranno mai. Si cullano beati sui vostri reiterati condoni e rottamazioni. E voi insistete e dite che ne arriverà poi un altro. Così ecco l'ennesimo intervento di revisione del concordato preventivo biennale: prossima edizione, adesione fino al 30 settembre, per circa 2,3 milioni di interessati. E secondo voi, di nuovo, tutto questo dovrebbe sostenere il taglio dell'Irpef per il ceto medio? Ma siamo seri. E sempre secondo voi, insieme al taglio del cuneo fiscale, la riunificazione delle aliquote del 23 per cento per i redditi fino a 28.000 euro risolleverà le famiglie piegate dal carovita? Ma davvero pensate di ridurre l'inflazione sui ceti medi con i vostri concordati e i loro record negativi di adesione?

Forse l'equivoco si spiega quando qualcuno della maggioranza ammette che, secondo voi, il ceto medio è composto proprio da coloro che hanno numerose cartelle esattoriali. Ma vedete, la stragrande maggioranza dei membri di quel ceto medio non ha alcun debito con il fisco: le tasse, le paga tutte, dalla prima all'ultima, anche per gli altri. La verità è che già la riforma fiscale del 2023 mostrava la totale mancanza di un modello chiaro e coerente di sistema fiscale, un modello che potesse garantire equità distributiva, anzi, era una sistematica violazione della democrazia fiscale del nostro Paese. Perché in questo Paese sono sempre gli stessi a pagare le tasse, per mantenere ciò che resta del nostro welfare e dei servizi pubblici locali. Diritti sociali fondamentali, come la sanità e l'istruzione, sono sottofinanziati e in balia dei contribuenti schizzinosi, per non dire altro, gli unici che hanno fatto amicizia con il fisco, categorie che godono di contratti e trattamenti di favore in virtù del loro potere o dell'appartenenza anche al vostro bacino elettorale.

Analizziamo davvero la vostra rimodulazione dell'Irpef a tre aliquote e il taglio parziale del cuneo contributivo a carico dei lavoratori dipendenti. I due interventi cubano circa 17,4 miliardi di euro, una fantasmagorica partita di giro a saldo zero, visto che, intanto, i versamenti dell'Irpef di quella platea, nel 2024, sono stati circa di 17 miliardi di euro a causa del cosiddetto fiscal drag. Cioè, siccome il sistema d'imposta progressiva non è indicizzato all'inflazione, i lavoratori pagano le stesse tasse anche se sono diventati più poveri. Ma quei pochi i cui contratti consentono il recupero dell'inflazione sono sottoposti a un'aliquota media maggiore, superiore e non uguale al tasso di inflazione. Questa differenza, questo drenaggio fiscale fa sì che i contribuenti, che hanno subito in questi tre anni un'inflazione del 17 per cento, abbiano pagato, nel 2024-2025, quasi 25 miliardi in più del dovuto. Con la vostra riforma fiscale avete semplicemente restituito, quindi, ciò che lo Stato si sarebbe preso con il fiscal drag. E tutta l'operazione l'ha pagata proprio quella classe media - quei lavoratori e quei pensionati - a cui il fiscal drag non è stato restituito. Ma abbiamo capito che non è la stessa classe media a cui pensate voi.

Resta poi un tema di fondo. Davvero - come vi dicevo poc'anzi - la leva fiscale è il miglior strumento per supportare i salari, magari quelli più bassi? O che gli incrementi salariali sono sostanzialmente appesi alle scelte di investimento delle imprese, agli esiti della contrattazione tra sindacati e categorie datoriali? Ricordo che, per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego, avete sparso qualche briciola: nulla rispetto alla perdita del potere d'acquisto degli ultimi anni. In tutto il Paese e in tantissime categorie ci sono trattative ferme, perché la controparte, di fatto, rifiuta di adempiere agli adeguamenti salariali. Quindi, la base imponibile Irpef è stata erosa da una proliferazione - mettiamola così - incontrollata di esenzioni e regimi preferenziali.

Il fiscal drag ha annullato di fatto i benefici della riduzione del cuneo fiscale. I fringe benefits, che insiste a incentivare, rappresentano di fatto un sistema di welfare lavoristico non universale, legato allo specifico posto di lavoro. E pensate davvero di sostituire queste prestazioni e servizi che il pubblico non riesce a erogare per mancanza di fondi?

Ecco, quindi lo Stato si ritira e si affida al privato attraverso strumenti di welfare fiscale. Nessuna delle vostre misure pensate può correggere la regressività al vertice del nostro sistema fiscale. Quella realtà per cui il 7 per cento dei contribuenti più ricchi versa, in proporzione al suo reddito, minori imposte dirette, indirette e contributi rispetto ai redditi più bassi. Una situazione perversa, in totale contrasto con il dettato costituzionale.

Insomma, il riordino complessivo del prelievo è del tutto assente nella vostra agenda fiscale. Soprattutto, non si provi ad aumentare il prelievo sui più ricchi; quello mai, che si parli di un'imposta progressiva sui grandi patrimoni o di tassazione straordinaria degli extraprofitti del sistema bancario o di quello energetico. È tutto fumo negli occhi per voi e per il vostro elettorato.

Dite che sosterrete il ceto medio con la lotta all'evasione fiscale. Vien da ridere. Bene, la relazione all'evasione 2024 parla di 82 miliardi di euro sottratti all'erario pubblico nel 2021. Anche se l'evasione si riduce su base annua, resta altissima la propensione al gap Irpef di lavoratori autonomi e imprenditori individuali. Oltre due terzi del gettito atteso dagli indipendenti che pagano, appunto, l'Irpef risulta di fatto evaso. Quelli a cui offrite, appunto, i vostri concordati.

Voi sapete benissimo che i salari si sostengono introducendo una retribuzione minima per legge, quella che avete rifiutato di considerare sostenendo che sarebbero aumentati i costi del lavoro e diminuita l'occupazione. In un Paese che ha registrato 26 mesi consecutivi di calo di produzione, perché introdurre una norma che poteva indurre le imprese ad aumentare la produttività? Perché mai? Perché mai scegliere una misura che, quella sì, avrebbe aumentato il gettito fiscale? No, voi alzate forse pochissimi salari totalmente a carico delle risorse pubbliche, riducendo e peggiorando appunto i servizi, senza alcun riequilibrio tra profitti e salari: l'unica strategia che permetterebbe di alzare i salari a parità di servizi. No al salario minimo, nessun impegno sui rinnovi contrattuali, guai a parlare di qualche forma di indicizzazione delle retribuzioni.

Insomma, la vostra ricetta è sempre la stessa: sacrificare la sussistenza e la dignità dei tanti per conservare il privilegio di pochi, quelli che vi permettono di restare a galla (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sottanelli. Ne ha facoltà.

GIULIO CESARE SOTTANELLI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Dopo tre anni di questo Governo ci saremmo aspettati un decreto che trattasse il fisco in maniera seria, compiuta e definitiva rispetto anche a tanti annunci che sono stati fatti in campagna elettorale. Invece, arrivo qui a fare questo intervento anche con qualche imbarazzo, dovendo parlare ovviamente del contenuto del decreto. Perché stiamo tamponando una mancanza, una distrazione, una incapacità, una mancanza di visione complessiva e completa che, ancora una volta, questo Governo ci testimonia con l'agire quotidiano.

Nel merito, il decreto-legge corregge, quindi, un'anomalia tecnica del decreto legislativo n. 216 del 2023, la famosa riduzione degli scaglioni da 4 a 3. Ovviamente si erano dimenticati gli acconti, e quindi andiamo a sistemare questa partita. Quindi, l'intervento tecnico è questo, ma approfitto, invece - anche per dignità dell'Aula, ovviamente - per fare ulteriori considerazioni.

La prima mi viene facile. Si parlava di tassa unica, piatta, flat tax di Salvini, che ne ha fatto in campagna elettorale il suo cavallo di battaglia. Noi notiamo che questa flat tax - come lei sa, Sottosegretario, tramite il nostro Presidente - sarebbe incostituzionale rispetto sia all'articolo 53 della Costituzione sulla capacità contributiva progressiva sia all'articolo 3 sul principio di uguaglianza. Quindi, è solo propaganda politica, perché la flat tax per gli italiani - ammesso e non concesso che qualcuno ci guadagnerebbe, ma complessivamente ci rimetterebbero tutti - è un'ulteriore prova, dopo tre anni, di tutte quelle fantasie, di quegli slogan che si propinano in campagna elettorale ingannando gli elettori.

Quindi, dopo tre anni siamo qui a mettere una toppa; non una vera riforma fiscale. Ovviamente, il sistema ha bisogno, invece, di un intervento strutturale importante. Penso al sistema tributario, che continua ad essere complicato, inefficiente e penalizzante verso chi produce reddito in maniera regolare.

Come gruppo di Azione, essendo un decreto che va a correggere un errore del Governo e siccome ovviamente vogliamo bene anche ai nostri cittadini, ci asteniamo come voto finale.

Ma noi qui saremo pronti a votare magari alcune proposte che vadano a semplificare il quadro normativo per i cittadini, per le famiglie e per le imprese. Siamo pronti a dare il nostro contributo nel momento in cui arriva in Aula qualcosa che si può votare, appunto perché coglie questi obiettivi.

Il nostro programma prevede una riforma dell'Irpef progressiva e continua, e una no tax area universale; una codificazione tributaria, del codice delle norme sostanziali e del codice della procedura; una razionalizzazione dell'ISEE; una digitalizzazione integrale di accorpamento degli adempimenti fiscali.

Vede, signor Presidente, l'altro giorno sono stato ospite agli stati generali dei commercialisti e, ovviamente, tra le tante richieste che legittimamente fanno vi è quella di un quadro, di una semplificazione, di individuare una finestra annuale dove vengano concentrate tutte le scadenze e gli adempimenti. Non possiamo obbligare le imprese, le famiglie e soprattutto i professionisti, che quotidianamente assistono e accompagnano tutto il nostro mondo produttivo, ad essere impegnati 12 mesi all'anno sempre per correre dietro agli adempimenti.

Riusciamo a semplificare, con una finestra temporale, tutti gli adempimenti per lasciare uno spazio di vita anche di tipo familiare ai consulenti, senza dover rincorrere quotidianamente, per tutto l'anno, i vari adempimenti? Non penso che sia una cosa complicata da fare. Penso solo che occorra mettersi a lavorare con una visione completa e complessiva di tutto il sistema e dare una risposta concreta. È anche una questione di dignità verso i professionisti e verso le famiglie di questi professionisti che non riescono neanche a trascorrere il mese di agosto in serenità perché sono pieni di scadenze, anche nel mese di agosto.

Quindi, noi vorremmo votare qui una riforma del catasto, di cui si ha fortemente bisogno, per restituire una certa equità ai cittadini; la riforma del processo tributario e della giurisdizione fiscale; una detassazione, e questo è uno dei nostri cavalli di battaglia per quanto riguarda gli investimenti con capitale proprio; un portale unico delle agevolazioni, dove ci si possa collegare e capire, perché siamo diventati una giungla di bonus. Spesso i Governi, sempre nei momenti elettorali, danno bonus senza poi avere una visione, quindi chiediamo un portale unico anche per capire complessivamente come vadano applicati. Poi, il vincolo di destinazione rispetto alle somme di recupero dell'evasione fiscale: cioè, le somme di recupero vanno integralmente investite per abbassare le tasse a tutti; l'armonizzazione dell'IVA e lo sfruttamento delle opzioni europee settoriali.

Non c'è nulla di tutto questo. Noi aspettiamo che arrivi in Aula qualcosa di questi temi, e allora Azione sarà pronta a votarlo.

Mentre, quindi, perdiamo tempo qui in Aula per mettere queste toppe, fuori c'è un Paese che resta impantanato in un Irpef che penalizza fortemente il ceto medio produttivo, una giungla di detrazioni incomprensibili, una burocrazia fiscale che pesa più delle imposte.

Avremmo potuto, quindi, cogliere anche questi momenti di lavoro per mettere a disposizione del sistema Paese norme più eque, più giuste e più sburocratizzate e, invece, siamo qui - come dicevo prima - per tamponare un errore che è stato fatto in passato, perché qui viviamo in un Paese dove chi paga le tasse non può essere un bersaglio, non può essere una persona penalizzata con norme contraddittorie e anche, spesse volte, retroattive. Serve, invece, una visione diversa, una visione liberale, riformista, che premia chi lavora, chi investe e chi rispetta le regole. Ci asterremo su questo provvedimento, ma riteniamo che, ancora una volta, il Governo abbia perso una grande occasione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, signora Sottosegretario, oggi siamo chiamati a esprimere il nostro voto su un provvedimento che interviene su un aspetto cruciale della nostra normativa fiscale. Parliamo della rimodulazione degli scaglioni Irpef e, più nello specifico, dell'adeguamento del sistema degli acconti, alla luce di quanto già stabilito nella legge di bilancio per il 2024. Come sappiamo, con quella legge il Governo ha compiuto un passo importante: la riduzione degli scaglioni Irpef da quattro a tre, un'operazione che ha comportato anche l'innalzamento della no tax area per i lavoratori dipendenti, portandolo al livello già previsto per i pensionati. Nel determinare gli acconti Irpef per il 2024 e il 2025 la norma iniziale prevedeva che non si dovesse tener conto di questa rimodulazione, un'impostazione che, con il consolidamento delle nuove aliquote, è apparsa incoerente ed è proprio su questo punto che interviene il provvedimento oggi in esame.

Il decreto in Aula prevede, infatti, che per il periodo d'imposta 2025 gli acconti Irpef e le relative addizionali vengano calcolati sulla base delle nuove aliquote e detrazioni. In particolare, le aliquote che si applicheranno sono del 23 per cento fino a 28.000 euro di reddito, del 35 per cento da 28.000 a 50.000 e del 43 per cento oltre i 50.000. A queste si aggiunge un aumento delle detrazioni, per i lavoratori dipendenti - esclusi i pensionati - e per alcuni redditi assimilati fino a 15.000 euro di reddito, che passa da 1.880 euro a 1.955 euro. Un adeguamento, dunque, non solo coerente, ma anche concreto, che permetterà ai contribuenti di beneficiare delle nuove misure già in sede di acconto.

Si potrebbe liquidare tutto questo come un semplice intervento tecnico ma, signor Presidente, non lo è: è un gesto politico chiaro. Questo Governo mantiene gli impegni presi. Ridurre la pressione fiscale non è uno slogan, è un percorso che richiede scelte coerenti, graduali, ma determinanti, e proprio perché è un percorso complesso ogni passo ha un valore, anche quello che oggi stiamo compiendo con questo decreto. Abbiamo scelto una strada fatta di responsabilità, di visione e di attenzione alla sostenibilità delle misure. Le riforme, se vogliono essere efficaci, devono camminare su basi solide e quando si tratta di fisco ogni cambiamento va costruito con attenzione, proprio per generare fiducia nei cittadini, evitare sorprese e rafforzare il rapporto tra Stato e contribuente. Ecco perché considero questo decreto un passaggio significativo, perché traduce un principio - meno tasse e maggiore equità - in una misura concreta, perché va incontro a chi lavora, a chi produce, a chi ogni giorno contribuisce alla crescita del Paese e, ancora, perché alimenta la fiducia nei confronti delle istituzioni e nei confronti della politica, che torna ad avere credibilità quando riesce a portare avanti le sue promesse con metodo e realismo.

In conclusione, questo intervento non è solo giusto sul piano tecnico, ma è giusto sul piano politico ed è giusto sul piano sociale, perché offre ai cittadini un segnale chiaro. La direzione intrapresa è quella giusta ed è una direzione in cui lo Stato diventa più leggero, più equo, più vicino. Per queste ragioni, signor Presidente, annuncio con convinzione il voto favorevole del gruppo di Noi Moderati, certi che anche questo tassello contribuirà a costruire un'Italia più forte, più giusta e più solidale (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Raffa. Ne ha facoltà.

ANGELA RAFFA (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, oggi ci troviamo a esprimere il voto sulla conversione in legge del decreto-legge n. 55 del 2025, il cosiddetto decreto Acconti Irpef.

Sin dall'inizio abbiamo seguito questo provvedimento con attenzione e spirito critico. È un decreto nato dalla necessità di rimediare a un errore gravissimo del Governo, un errore che tutti gli addetti ai lavori avevano previsto e segnalato per tempo e - parliamoci chiaro - ancora una volta si corre ai ripari per evitare un salasso fiscale ingiusto a carico dei cittadini, causato dalla fretta e dall'incompetenza di chi scrive le norme senza ascolto e senza rispetto per chi lavora e paga le tasse.

Questo decreto, in sé, porta un correttivo utile per i cittadini, perché evita che circa 2,2 milioni di contribuenti, in gran parte lavoratori autonomi o con redditi aggiuntivi, debbano versare acconti Irpef 2025 calcolati in maniera esagerata e inattuale; in pratica, corregge lo squilibrio normativo creato dalla riforma fiscale frettolosa del 2023, che avrebbe costretto milioni di persone, soprattutto dipendenti e pensionati, a pagare in anticipo somme gonfiate e non dovute. Nessuno nega, dunque, l'utilità concreta di questo intervento per scongiurare un colpo ingiusto ai contribuenti. Tuttavia, non possiamo ignorare l'origine di questa situazione. Questo rattoppo si è reso necessario per colpa di un Governo inadeguato e confuso, ossessionato da una riforma fiscale ideologica che viene propagandata come panacea ma che, in realtà, sta seminando solo caos (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Siamo di fronte all'ennesimo disastro politico di questa maggioranza, che prima commette il grave errore e ora tenta di mettere una pezza in extremis. Il risultato? Il danno di credibilità ormai è fatto, la fiducia dei cittadini è stata tradita e si crea pure un buco di 245 milioni di euro nelle casse pubbliche per il 2025; questi 245 milioni in meno di gettito immediato - lo ricordiamo - verranno compensati solo l'anno prossimo, ma intanto il Governo dovrà pescare, ancora una volta, nelle tasche degli italiani per coprire la falla.

Purtroppo, questo episodio non è isolato, ma rientra in un pattern ben chiaro di come la maggioranza sta gestendo la politica fiscale. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una serie di passi falsi e retromarce, come, ad esempio, il fallimento clamoroso del concordato preventivo biennale, su cui il Governo aveva puntato molto, ma appena il 13 per cento delle 4,5 milioni di partite IVA ha aderito, con un gettito di soli 1,6 miliardi contro gli oltre 3,5 miliardi attesi. Una débâcle totale, a conferma che le misure spot improvvisate non funzionano, e ve lo diciamo già da tempo. Una valanga di decreti attuativi e correttivi scritti e riscritti ogni poche settimane, in un tira e molla normativo che genera incertezza e confusione perfino tra i professionisti. Un fisco che cambia ogni mese è nemico della crescita, della fiducia e della giustizia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

L'inerzia nella lotta all'evasione fiscale: mentre gli onesti vengono vessati, gli evasori seriali restano praticamente indisturbati. Avete alzato il tetto al contante, varato condoni e sanatorie, ma non avete messo in campo alcuna misura strutturale per colpire chi le tasse non le ha mai pagate e il risultato qual è? L'evasione resta stabile, attorno ai 90 miliardi annui, e l'Italia si ritrova con oltre 1.200 miliardi di crediti fiscali non riscossi e accumulati. Altro che ordine nei conti pubblici!

In questo contesto la riforma fiscale sbandierata dal Governo si sta rivelando per quello che è: una promessa tradita. Doveva alleggerire e semplificare e, invece, sta strangolando il ceto medio e aumentando il caos fiscale. I cittadini comuni vedono il contrario di ciò che era stato promesso. Le tasse stanno aumentando e questo non lo diciamo soltanto noi, ma lo dice l'Istat. Nel 2024 la pressione fiscale è salita al 42,6 per cento del PIL, cioè più 1,2 punti rispetto all'anno precedente. Altro che riduzione delle tasse. La realtà quotidiana parla di fiscal drag, che penalizza chi ottiene piccoli aumenti salariali con scatti di aliquota Irpef, e di tasse locali in aumento. Sapete perché aumentano le imposte locali? Perché con le vostre politiche, dal cosiddetto patto di stabilità interno ai tagli dei trasferimenti, state scaricando responsabilità e oneri finanziari su comuni e regioni, i quali sono costretti a mettere nuovi balzelli per i cittadini. Il risultato è sempre lo stesso: a pagare di più sono i cittadini, in particolare le fasce più deboli o il ceto medio, ossia quelli che meno possono permetterselo.

Colleghi, basta fare false narrazioni. Il Governo e la maggioranza continuano a parlare di svolta epocale, di rivoluzione fiscale, ma la realtà è che non c'è più né equità, né semplificazione, né vero sollievo per chi è in difficoltà, anzi, come abbiamo visto, i soliti noti pagano sempre di più mentre i soliti furbi vengono tutelati o, addirittura, premiati. I cittadini non chiedono miracoli; chiedono regole chiare, rispetto, giustizia e invece si ritrovano a doversi difendere dallo Stato esattore, vittime di norme scritte male e di continui cambi di rotta.

In Commissione, come opposizione abbiamo provato a dare il nostro contributo costruttivo, abbiamo suggerito correzioni, presentato emendamenti per introdurre misure a favore del ceto medio e delle fasce più deboli, per usare l'occasione e ridurre davvero la pressione fiscale, e non con gli slogan. Si potevano destinare risorse e nuovi investimenti, si poteva alleggerire il carico fiscale su lavoratori e pensionati, si poteva fare di più e meglio, ma nulla di ciò è stato accolto. Ancora una volta avete chiuso il confronto in fretta e furia, blindando il decreto senza ascoltare né l'opposizione, né le voci della società civile.

Permetteteci poi sottolineare un fatto politico gravissimo: avete tradito le promesse fatte agli italiani. Per mesi avete annunciato tagli alle tasse mirabolanti e, pochi giorni fa, la Presidente Meloni stessa vantava imminenti riduzioni sul ceto medio. Com'è finita? Nei giorni scorsi il trio Giorgetti, Salvini e Leo ha ammesso candidamente che il taglio del cuneo fiscale per il ceto medio è rimandato a data da destinarsi, più in là. È vergognoso e dovete ammettere di non avere le risorse, ma soprattutto non avete una strategia seria per dare quel sollievo fiscale che avete promesso in campagna elettorale.

Continuate a spacciare per riforme rivoluzionarie quelle che sono in realtà pezze temporanee o annunci vuoti, che nulla cambiano nella vita reale dei cittadini. Colleghi, questo non è il nostro modo di governare e di fare politica, e lo ribadiamo con forza: siamo stanchi di assistere a questo teatrino di improvvisazione e propaganda sulla pelle degli italiani. Noi non ci stiamo, né nel merito e neanche nel metodo con cui state affrontando una materia delicatissima come quella fiscale. Oggi, però, è il momento di decidere sul decreto Acconti Irpef, e qui il MoVimento 5 Stelle ha il dovere di agire con senso di responsabilità verso i cittadini.

Questo provvedimento, pur nato male, evita un danno concreto a migliaia di contribuenti, e noi non lo negheremo per fare opposizione fine a se stessa. Allo stesso tempo, però, sia chiaro: non possiamo avallare con un voto favorevole l'operato scellerato del Governo in materia fiscale. Per queste ragioni, annunciamo il nostro voto di astensione su questo decreto e ci asteniamo perché è giusto rimediare all'errore del Governo e scongiurare un salasso ai danni delle famiglie, specialmente delle fasce deboli e del ceto medio, però la nostra condanna politica rimane ferma (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Resta la totale contrarietà del MoVimento 5 Stelle verso un'impostazione di riforma fiscale vuota, vuota di soluzioni e di giustizia sociale, che non semplifica davvero il sistema e non incide sulla grande evasione. Altro che svolta fiscale, con questa riforma l'Italia va indietro tutta, e noi continueremo a denunciarlo in ogni sede. Con senso di responsabilità verso i cittadini, dunque, non diremo “no” a un correttivo utile, ma nemmeno diremo “sì” a chi lo ha reso necessario con la propria incompetenza. Il nostro sarà un voto di astensione per il bene dei contribuenti onesti e come monito politico al Governo: fate meglio, fate presto e smettetela di giocare con le tasche degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fabrizio Sala. Ne ha facoltà.

FABRIZIO SALA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, Forza Italia voterà a favore di questo provvedimento poiché, quando entrerà in efficacia, gli italiani pagheranno meno tasse, punto (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Punto! Questo è l'effetto tecnico di un provvedimento che corregge una burocrazia fiscale che ci trasciniamo nel tempo incredibile, per cui è necessario approvare un articolo per far sì che gli acconti vengano pagati con le nuove aliquote, inferiori nel 2025 rispetto al 2024.

Chi vota “sì”, a casa mia, in termini semplici, è favorevole alla diminuzione delle tasse; chi vota “no” evidentemente non è d'accordo che gli italiani paghino meno tasse (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). Mi sembra molto semplice, è una questione semplicissima. Solo pochissimi secondi, solo per ricordare che questo provvedimento si inserisce, sebbene tecnico, nella politica fiscale del nostro Governo e per la quale Forza Italia tanto si è battuta; una politica fiscale che sta riformando l'Irpef, che sta estendendo e rafforzando la flat tax, che ha l'effetto di fare da volano a piccole e medie imprese e professionisti per investire.

È la riforma fiscale che ha previsto e prevederà ancora il concordato biennale, il patto fisco-contribuente per una nuova politica fiscale, perché la gente si possa avvicinare al fisco non con paura, ma per il pagamento di una somma corretta per garantire i servizi allo Stato. È la riforma fiscale del taglio strutturale del cuneo fiscale, che ha portato, primo, un record in Italia di occupazione. Tre sono i record fondamentali. Prima l'occupazione, poi uno Stato sicuro. È aumentato il rating, le nostre entrate hanno garantito al nostro Stato di essere più sicuro rispetto al passato; lo spread è sotto i 100 e la strada volge in quella direzione.

Terza questione: ricordiamoci che l'anno appena passato, il 2024, checché ne dica qualcuno in questo Parlamento, è l'anno record di recupero dell'evasione fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE e di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) e, sinteticamente, questi sono risultati storici per il nostro Paese! Lo dico a voce alta: noi votiamo “sì” perché domani mattina gli italiani pagano meno tasse e votiamo “sì”, convintamente, perché questa riforma fiscale è una riforma fatta per gli italiani e per garantire che il nostro Stato sia ancora più sicuro e più forte (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE, Fratelli d'Italia e Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Centemero. Ne ha facoltà.

GIULIO CENTEMERO (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, questo lo chiamo il provvedimento del clavicembalo ben temperato, perché si va a mettere ordine nel sistema fiscale proprio a valle della legge delega sul fisco che, come maggioranza, abbiamo portato avanti e approvato per la nostra riforma. Bene, come Lega, crediamo fortemente in questo provvedimento, chiaro e concreto, per semplificare la vita ai contribuenti e garantire equità fiscale. Con questo decreto interveniamo a correggere quello che è un disallineamento nel calcolo degli acconti Irpef per il 2025.

In parole povere, stabiliamo che gli acconti, calcolati con il metodo storico, dovranno basarsi sull'imposta realmente dovuta nel 2024, già determinata con il nuovo sistema fiscale. Questo correttivo tecnico, quindi, che finalità ha? Ne ha due: da una parte, evitare che i cittadini si ritrovino a dover affrontare conguagli pesanti a fine anno e, dall'altra, assicurare ovviamente allo Stato entrate fiscali prevedibili necessarie per la pianificazione del bilancio dello Stato. È una misura di buonsenso, che tutela i contribuenti e rafforza la chiarezza nei rapporti con il fisco; con la Lega, il fisco diventa più giusto e vicino alle esigenze di tutti. Annuncio il voto favorevole del gruppo Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Merola. Ne ha facoltà.

VIRGINIO MEROLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Dicevo poco fa che abbiamo superato i 100 decreti. Se c'è un decreto motivato per l'urgenza, come avevamo già segnalato prima del vostro errore, è questo, per cui anticipo il nostro voto di astensione, nel senso di non ostacolare il rimedio a questo errore, ma devo dire che quello che ho sentito da parte dei colleghi della maggioranza non corrisponde a verità. Non c'è nessuna diminuzione delle tasse nel nostro Paese, se ha senso ascoltare le relazioni dell'Ufficio parlamentare di bilancio, ma gli stessi documenti del Governo.

Questo errore nasce all'interno di un contesto di una riforma, o meglio, di una controriforma fiscale, che continua a essere ingiusta, uno sbaglio voluto per un impianto corporativo che non affronta la politica fiscale nel segno della progressività delle tasse, come vuole la nostra Costituzione, e non si fa carico del tema di una distribuzione equa del carico fiscale fra i cittadini e i contribuenti. Per correggere gli errori, occorrerebbe guardare con verità ai dati e all'evidenza dei fatti, ma vi accontentate di dirci che domani ridurrete le tasse, vi accontentate di dirci che è aumentato il prelievo fiscale e che state lottando contro l'evasione fiscale.

Noi riteniamo che anche questo non sia fondato, basterebbe guardare i dati che ci forniscono gli uffici terzi, autonomi rispetto alle maggioranze o alla minoranza. La verità è che la pressione fiscale è aumentata, c'è stato un prelievo maggiore stimato di più 13 per cento, 370 milioni in più, dovuti all'inflazione e al cambiamento delle regole fiscali, che gravano soprattutto sull'Irpef, sui lavoratori e sui pensionati.

Parlare di riduzione fiscale quindi è una fake news perché non corrisponde alla verità, come non corrisponde alla verità il fatto che continuate a ignorare quel termine inglese, sperando nella non comprensione dei cittadini, che si riferisce al drenaggio fiscale, cioè il fatto che l'inflazione aumenta il valore nominale dei redditi e, quindi, conseguentemente, se non si indicizza questo effetto dell'inflazione, aumenta il prelievo fiscale sugli scaglioni Irpef.

Nessuna iniziativa da parte vostra si annuncia su questo, in un contesto internazionale che è foriero di nuovi aumenti dell'inflazione, purtroppo, per le situazioni che stiamo vivendo, per quanto riguarda i dazi annunciati e per quanto riguarda il tema dell'altra guerra che stiamo commentando in questi giorni in Iran e che avrà conseguenze per quanto riguarda il costo dell'energia e del petrolio.

In ogni caso, avete ragione a fare la vostra parte perché la Presidente del Consiglio Meloni ha, di recente, ribadito che questo Governo lavora per la riduzione delle tasse. Intanto, è annunciato un vostro provvedimento, di ulteriore proroga, della vostra cosiddetta riforma fiscale. Quindi, tutto pare destinato ad essere rinviato a dopo le elezioni del 2027. Nel frattempo, aumentano le ingiustizie tra i cittadini che, con lo stesso reddito, con tassazioni diverse, pagano importi diversi e, nel frattempo, l'inflazione continua a mordere e a vanificare gli aumenti contrattuali ottenuti dai lavoratori non per merito del Governo, ma per merito dei sindacati. Quindi, è una situazione sempre più insostenibile e contraria agli elementi di giustizia normali di un Paese civile.

Assistiamo, per giunta, al fatto che questo aumento della pressione fiscale, altra cosa che ignorate, mentre dite che, a livello nazionale, diminuite le tasse, si sta ripercuotendo su comuni e regioni: in particolare, molti comuni e molte regioni sono costretti ad aumentare l'addizionale Irpef comunale e regionale. Notate bene: con il fatto che avete aumentato le imposte sostitutive, che non pagano nulla ai comuni e alle regioni, sono aumentate così, anche da questa via, le diseguaglianze territoriali e le ingiustizie per i contribuenti della nostra Repubblica.

La verità è semplicemente questa. Il tempo sicuramente è galantuomo, ma i dati delle buste paga, già leggibili, ci dicono che abbiamo tutto meno che una riduzione del carico fiscale. Prima di parlare di riduzione del carico fiscale con questo debito pubblico, noi ci ostiniamo a dirvi che sarebbe già sacrosanto agire su una maggiore distribuzione del carico fiscale nel segno dell'equità e dell'eguaglianza. Ma non contenti di questo, con una certa improntitudine il dibattito attuale del Governo, tra le forze di maggioranza di questo Governo, è se bisogna intervenire per ridurre ulteriormente le aliquote - non si sa con quali risorse - o se, oppure, bisogna fare la pace fiscale, con l'ennesimo condono o sanzione come voluto dagli esponenti della Lega.

Noi non ci infiliamo in questa diatriba perché fa parte di un ragionamento che non sta in piedi, anche in termini economici, ma sicuramente non ci infiliamo nel termine “pace fiscale”.

In realtà, da tempo, è stata dichiarata una guerra, che non avete il coraggio di annunciare, ai lavoratori dipendenti e ai pensionati, che semina ingiustizie e continua ad aggravare le diseguaglianze nel nostro Paese. Guardiamo a quel che resta dell'Irpef, perché ormai dobbiamo parlare di questo.

È un caos programmato in cui 3 aliquote si intersecano con bonus decrescenti al crescere del reddito e detrazioni per tipo di reddito, anch'esse variamente articolate. L'effetto di questo combinato disposto, che voi chiamate “semplificazione del sistema fiscale”, è che ora abbiamo ben 7 aliquote marginali effettive, con un andamento totalmente imprevedibile. Ad esempio, un lavoratore con un reddito lordo di 35.000 euro, a fronte di un aumento di 100 euro, guadagnato con la contrattazione, si deve confrontare con un'aliquota marginale effettiva del 56,18 per cento e gli restano in tasca solo 144 euro netti.

Questi sono i dati con cui vorremmo confrontarci con voi, ma a voi non interessa affrontare il tema che abbiamo un sistema fiscale che distribuisce l'onere in modo casuale e ingiusto, creando continuamente regimi speciali, alternativi all'Irpef, per categorie di reddito, quando non di singole porzioni degli stessi redditi, violando il principio basilare per cui a parità di reddito si dovrebbe pagare la stessa imposta.

È un criterio molto semplice, previsto dalla nostra Costituzione. Ma, in realtà, abbiamo compreso bene che il vostro intento non è dire, alla luce del sole, che siete contro la progressività fiscale, voluta dalla Costituzione, ma, come state facendo per altre materie, portarci al fatto compiuto di uno svuotamento effettivo della progressività fiscale, con un regime fiscale ingiusto e divisivo.

Per non parlare dei giovani. Ne vogliamo parlare anche in questo contesto, dove si rimedia a un errore, per ricordarvi che oggi i giovani sono costretti, pur di guadagnare redditi bassi, ad aprire una partita IVA e lavorare come finti autonomi, rispetto al fatto che avete introdotto con la flat tax un prelievo proporzionale del 15 per cento fino a 85.000 euro, questo è un fatto; flat tax che sta aggravando ulteriormente le ingiustizie nel nostro Paese. E vi segnalo, a futura memoria - ma di questo avevamo già avvisato - che fissare un tetto a 85.000 euro significa favorire quello che sta già avvenendo, ossia molti posticiperanno le loro dichiarazioni per non superare gli 85.000 euro e restare col 15 per cento di tassazione. Il contrario di un sistema fiscale che incentiva lo sviluppo economico che incentiva la crescita delle nostre aziende.

Quindi, noi riteniamo che il vostro sistema fiscale sia ingiusto; ne abbiamo proposto un altro che non vi interessa, che è quello di non continuare con l'accorpamento delle aliquote Irpef, ma di prevedere un sistema di aliquote, come avviene in Germania, un metodo condiviso da un numero crescente di studiosi, che comporterebbe il fatto che, superando la logica degli scaglioni, ogni contribuente potrebbe avere, in tempo reale, la situazione effettiva delle tasse che deve pagare, nel segno della progressività e della giustizia fiscale.

I conti stanno venendo al pettine, continuate pure ad annunciare tagli improbabili di riduzione del carico fiscale, mentre aumenta il lavoro povero, con lavoratori che, pur lavorando, non arrivano a fine mese. Come certifica la Caritas, sta aumentando, in modo notevole, la povertà assoluta nel nostro Paese, ma l'importante per voi non è rimediare a uno sbaglio; l'importante per voi è riuscire a introdurre un sistema che vanifica la progressività fiscale e la giustizia fiscale nel nostro Paese.

Auguri per il domani che avete annunciato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

ANTONIO GIORDANO (FDI). Signor Presidente, care colleghe e cari colleghi, Sottosegretaria Albano, membri del Governo, potrei semplificare, visto che noi esponenti della maggioranza abbiamo deciso di accorciare moltissimo, dicendo che sottoscrivo in toto l'intervento dell'onorevole Sala e dell'onorevole Centemero che hanno tracciato un quadro chiaro. Stiamo parlando di un aggiustamento tecnico, quali ce ne sono stati centinaia nel corso degli anni, il cui risultato fondamentale è quello di ridurre l'esborso a cui sono sottoposti i cittadini.

Va chiarito un punto perché ogni tanto non viene espresso chiaramente: per quanto riguarda le tasse che sarebbero state pagate, se non avessimo apportato questo correttivo, non sarebbe stata una quantità non dovuta, perché comunque sarebbe stata sistemata col saldo. Quindi, avremmo parlato esclusivamente di un disallineamento finanziario, ma, diciamo, anche questo è stato corretto. Quindi, sicuramente questo provvedimento deve avere il nostro voto positivo. È un intervento tecnico, ma è un pezzo del tassello della grande riforma che comunque il Governo Meloni sta portando avanti, nel corso di alcuni anni, e compatibilmente, ovviamente, con una situazione che ha ereditato che sicuramente non era semplice.

Un fisco che deve essere più equo, più semplice, sostenibile e vicino ai cittadini. Ieri, ho sentito dire che questo provvedimento nasce da una segnalazione dei CAF, in particolare della CGIL. Vorrei chiarire che i CAF non ce l'ha solamente la CGIL (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Magari ce ne sono tanti altri, che fanno il loro lavoro in silenzio, senza correre al giornale per segnalare che ci può essere un elemento da migliorare sicuramente. E vorrei dire che ci stanno anche i commercialisti (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), che, tutti i giorni, fanno il loro lavoro e nessuno potrebbe mai pensare che uno solo dei commercialisti italiani non possa essersi reso conto di questo e non averlo segnalato nel modo dovuto, che, per quanto mi riguarda, è un modo diverso: quindi, rivolgersi, in maniera proattiva, alle autorità competenti e favorire, con proposte, le soluzioni, non stare lì sempre con le penne rosse.

È una riforma fiscale, questa, che aspettavamo da cinquant'anni: è stata estesa la no tax area; sono state ottimizzate le aliquote IRPEF, finalmente tre; il rapporto tra contribuenti e fisco è cambiato completamente (è un rapporto dove, al di là del risultato, che potrebbe essere migliorato, finalmente i contribuenti sono potuti andare all'Agenzia delle entrate, esprimere le loro ragioni e concordare, con la persona che stava dall'altra parte, una tassazione ragionevole e idonea); c'è la flat tax per oltre 2 milioni di contribuenti; è stato eliminato l'acconto di novembre per le partite IVA minori; il cuneo fiscale ha dato i risultati; la normativa favorevole per le aggregazioni professionali; la rateizzazione degli acconti è un altro passaggio importante.

In realtà, ieri, ho sentito un intervento interessantissimo dell'onorevole Toni Ricciardi, persona che ascolto sempre con piacere, perché, da ottimo professore, comunque, argomenta in maniera comprensibile e pungente, ma sempre garbata, che, però, ha detto cose che veramente non sono riuscito a capire. Ha detto che non è vero che l'occupazione è aumentata, perché è vero che abbiamo l'occupazione più alta di sempre, ma non è vero che l'occupazione è aumentata, perché, invece, è diminuita la base degli occupabili. È un milione di posti di lavoro in più (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Un milione è un milione, non è una percentuale. È semplice: un milione di posti di lavoro in più. E poi ci sono tutti questi argomenti sulla pressione fiscale che aumenta: l'aumento del gettito fiscale non è conseguenza dell'aumento della pressione fiscale, perché, per esempio, è aumento del numero degli occupati - e ritorniamo sempre a quel punto lì -, è il recupero dell'evasione fiscale, che sta sviluppando risultati che non ci saremmo aspettati.

Concludo rapidamente, altrimenti non rispetto gli impegni con i colleghi. Quando l'evasione fiscale o, meglio, il recupero dell'evasione fiscale produce risultati così importanti e il gettito fiscale produce risultati importanti, ci sono due fattori: uno è la determinazione del Governo, un altro è sicuramente cittadini, imprese e lavoratori che cominciano ad avere un rapporto migliore. E, su questo, l'ultima annotazione (e poi mi taccio, sul fatto che il voto di Fratelli d'Italia sia favorevole non ci sono dubbi): ma perché ce l'avete con i lavoratori autonomi? Io non riesco a capire (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Come se tutto questo fosse successo in danno solo dei lavoratori dipendenti. Perché ce l'avete con i lavoratori autonomi? Certo, qualche lavoratore autonomo che non fa il suo mestiere probabilmente ce l'abbiamo, ma come avremo anche qualche dipendente, pubblico o privato, che non fa il suo mestiere, e qualche società che non fa il suo mestiere ce l'avremo. Ma ce ne abbiamo tante che lo fanno, il loro mestiere. Dobbiamo capire che sono tutti i lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)! Non ci sono lavoratori che sono lavoratori perché sono dipendenti e altri che, essendo autonomi, non sono lavoratori. Li dobbiamo rispettare tutti! Con questo, signor Presidente, non rubo più altro tempo.

Fratelli d'Italia è con tutti i lavoratori, privati, pubblici e imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2448?)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2448?:

S. 1467 - "Conversione in legge del decreto-legge 23 aprile 2025, n. 55, recante disposizioni urgenti in materia di acconti Irpef dovuti per l'anno 2025" (Approvato dal Senato).

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 8).

Seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00426, Manzi ed altri n. 1-00456, Piccolotti ed altri n. 1-00457, Caso ed altri n. 1-00458 e Tassinari, Amorese, Sasso, Bicchielli ed altri n. 1-00460 concernenti iniziative per un piano strategico nazionale volto ad attrarre e favorire la permanenza di ricercatori europei ed extraeuropei in Italia.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Richetti ed altri n. 1-00426, Manzi ed altri n. 1-00456, Piccolotti ed altri n. 1-00457, Caso ed altri n. 1-00458 e Tassinari, Amorese, Sasso, Bicchielli ed altri n. 1-00460 concernenti iniziative per un piano strategico nazionale volto ad attrarre e favorire la permanenza di ricercatori europei ed extraeuropei in Italia (Vedi l'allegato A).

Avverto che dopo la conclusione della discussione sulle linee generali, che ha avuto luogo nella seduta di lunedì 16 giugno 2025, è stata presentata la mozione Tassinari, Amorese, Sasso, Bicchielli ed altri n. 1-00460 che è già stata iscritta all'ordine del giorno.

Avverto, inoltre, che è stata presentata la mozione Boschi ed altri n. 1-00461 (Vedi l'allegato A). Il relativo testo è in distribuzione.

(Parere del Governo)

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo ha facoltà di intervenire, esprimendo altresì il parere sulle mozioni presentate.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie, signor Presidente. Il parere sulle mozioni presentate è contrario su tutte, salvo per la mozione Tassinari, Amorese, Sasso, Bicchielli ed altri n. 1-00460, sulla quale si esprime parere favorevole.

PRESIDENTE. Quindi, il parere è favorevole sulla mozione Tassinari, Amorese, Sasso, Bicchielli ed altri n. 1-00460 e contrario a tutte le altre mozioni.

(Dichiarazioni di voto)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.

Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, Presidente. La nostra mozione prende in considerazione due aspetti, signor Presidente: quello interno, cioè fare in modo che venga interrotta o quantomeno residuata la cosiddetta fuga di cervelli, e, al contempo, visto quello che sta accadendo a livello internazionale, costruire le condizioni per poter essere attrattivi e consentire che tante persone impegnate nella ricerca in Paesi fuori dai nostri confini, in particolare in America, possano trovare attrazione nel nostro Paese per prestare la loro opera come ricercatori.

Stando al primo punto, cioè a quello interno, e prendendo in considerazione i dati ufficiali dell'Istat relativi al 2022, la spesa complessiva per la ricerca e lo sviluppo interna è stata di circa 27,3 miliardi di euro, che è pari all'1,37 per cento del PIL.

Ora, è vero che, nel 2023, i dati preliminari indicano un lieve aumento della spesa a 27,9 miliardi di euro, ma l'incidenza sul PIL è scesa all'1,31 per cento, segnalando un calo rispetto all'anno precedente. E non si può non rimarcare che questi dati sono significativamente inferiori alla media dell'Unione europea che, nel 2022, si attestava al 2,27 per cento del PIL e assai distanti dai principali Paesi europei, come la Germania, che è addirittura al 3,1 per cento, e la Francia, che è al 2,2 per cento.

Se poi guardiamo alla spesa pubblica per la ricerca, ovvero quella sostenuta da università, enti pubblici di ricerca e istituzioni no-profit, la situazione è tutt'altro che confortante, attestandosi intorno allo zero virgola per cento del PIL, un dato che riflette un sottofinanziamento strutturale del sistema universitario e della ricerca pubblica italiana, con effetti negativi diretti sulla capacità di innovazione del sistema produttivo e sulla qualità dell'offerta formativa universitaria.

A peggiorare questo quadro c'è il tema delle carriere accademiche che, in Italia, sono sempre più caratterizzate da lunghi periodi di precarietà, bassi salari e assenza di prospettive chiare, con un impatto negativo sulla capacità di trattenere giovani ricercatori e ricercatrici altamente qualificati.

Un'importante chance era e dovrebbe ancora essere legata al PNRR, ma, secondo l'ultimo report della Corte dei conti, le risorse previste per la valorizzazione del capitale umano nella ricerca non sono ancora pienamente operative e in molti casi risultano sottoutilizzate, aggravando ulteriormente la crisi di attrattività del sistema di ricerca.

Le conseguenze di tutto questo sono rilevabili ancora una volta da una fonte ufficiale come l'Istat, secondo la quale il saldo migratorio netto dei giovani laureati italiani è negativo in modo crescente negli ultimi anni. Solo nel 2023 gli espatri di giovani laureati di età compresa tra i 25 e i 34 anni sono stati 21.000, con un incremento del 21,2 per cento rispetto all'anno precedente, mentre i rientri si sono attestati a 6000 unità, in calo del 4,1 per cento rispetto al 2022, con una perdita netta di 16.000 giovani in un solo anno. Il 2024 poi segna un record assoluto con 191.000 emigrazioni complessive.

A peggiorare ulteriormente questo quadro si aggiunge la recente riforma del pre-ruolo universitario che ha modificato il sistema di accesso alla carriera accademica. Eppure, signor Presidente, colleghi, un gran lavoro è stato fatto in passato. Il regime agevolato, cosiddetto rientro dei cervelli, per attrarre in Italia ricercatori e professionisti altamente qualificati residenti all'estero, introdotto il 14 settembre del 2015, ha rappresentato nel tempo uno degli strumenti fiscali più efficaci per contrastare la cosiddetta fuga dei cervelli e attrarre capitale umano, know-how e competenze nei settori della ricerca scientifica, della formazione universitaria, dell'imprenditoria innovativa e dei servizi avanzati.

Fino al 2023 il sistema prevedeva un'esenzione fiscale dei redditi da lavoro prodotto in Italia, maggiorata per chi trasferiva la residenza in regioni del Mezzogiorno, per una durata di 5 anni prorogabile fino a 10 in presenza di figli a carico o a fronte dell'acquisto di un immobile adibito ad abitazione principale. Il beneficio è stato poi esteso anche a lavoratori non necessariamente in possesso di requisiti di elevata qualificazione o di specializzazione, rendendo il regime uno strumento concreto e accessibile per un'ampia fascia di professionisti, ricercatori, accademici, manager e startupper italiani residenti all'estero, con effetti positivi sull'occupazione e sull'innovazione nei settori ad alta intensità di conoscenza e, in alcuni casi, sugli investimenti immobiliari.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI (ore 15,55)

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Nel dicembre del 2023 il Governo Meloni ha introdotto una riforma fortemente restrittiva di questo regime, tale da produrre un effetto contrario a quello auspicato. Se rispetto al fenomeno della fuga dei cervelli, come abbiamo visto, non siamo messi affatto bene - passando all'altro argomento -, ancor meno lungimiranza sembra manifestarsi nel raccogliere le opportunità che l'attuale quadro internazionale manifesta.

Nel mondo si registrano sempre più frequenti episodi di interferenza politica nel settore accademico, con conseguenze rilevanti sia sul piano del finanziamento che della libertà scientifica - basta vedere quello che sta accadendo in molte prestigiose università americane dall'avvento di Trump -, con l'assunzione di misure volte a realizzare una sistematica revisione ideologica dei progetti finanziati, con la sospensione o il blocco di studi approvati su tematiche sociali considerate incompatibili con la linea politica dell'amministrazione, configurando un potenziale pregiudizio per l'autonomia universitaria e per la libertà di espressione accademica. Queste misure hanno generato un clima di insicurezza e autocensura con effetti allarmanti anche fuori dagli Stati Uniti. Secondo un sondaggio dello scorso marzo del 2025, oltre il 75 per cento dei ricercatori intervistati che operano negli USA ha dichiarato di voler lasciare il Paese. Europa e Canada sono le soluzioni indicate come privilegiate.

Quello che sconcerta è che, mentre università e istituzioni europee, tra cui quelle di Belgio, Francia Spagna e Paesi Bassi, hanno già attivato programmi straordinari per raccogliere questi ricercatori, l'Italia risulta essere assente da tale mobilitazione. È inspiegabile come il nostro Paese non risulti tra gli Stati membri dell'Unione europea - sono 13 Paesi - che nel marzo del 2025 hanno sottoscritto la lettera indirizzata alla commissaria europea per l'innovazione, la ricerca, la cultura, l'educazione e la gioventù, con la quale è stata proposta una strategia condivisa per accogliere i talenti scientifici a rischio e difendere i principi di libertà scientifica e autonomia della ricerca.

Per queste ragioni, signor Presidente e colleghi, la nostra mozione chiede al Governo di impegnarsi seriamente sul tema della ricerca attraverso sette impegni precisi. Il primo è teso a elaborare e adottare un Piano strategico nazionale pluriennale per la ricerca e l'alta formazione, finalizzato al rafforzamento del sistema scientifico nazionale attraverso investimenti strutturali in infrastrutture, capitale umano e strumenti di finanziamento.

Il secondo è volto a promuovere un'urgente revisione della riforma del pre-ruolo universitario, introdotta al fine di garantire percorsi professionali più chiari, sostenibili e meritocratici per i giovani ricercatori, ridurre la precarietà strutturale del sistema accademico superando l'attuale sistema dei contratti a tempo determinato privi di reali prospettive di stabilizzazione e favorire l'accesso alla carriera universitaria delle nuove generazioni attraverso meccanismi trasparenti e valorizzazione del merito scientifico.

Il terzo punto è per ripristinare in forma strutturale e potenziata il regime agevolativo per il rientro dei cervelli, modificato in senso restrittivo nel dicembre 2023.

Il quarto è per garantire un incremento progressivo e stabile delle risorse destinate al Fondo ordinario per gli enti e le istituzioni di ricerca e al Fondo per il finanziamento ordinario delle università, accompagnato da una riforma della governance dei finanziamenti volta ad assicurare la trasparenza, la prevedibilità e la continuità delle risorse indipendentemente dalle contingenze politiche, con un orizzonte almeno triennale, prevedendo altresì misure di incentivo per il rafforzamento della ricerca di base, elemento essenziale per lo sviluppo della conoscenza e dell'innovazione scientifica nel lungo periodo.

Il quinto è per introdurre disposizioni per riconoscere la cittadinanza italiana a studenti stranieri che risiedano e conseguano in Italia un titolo di laurea magistrale, dottorato o titolo equipollente, quale strumento di attrazione e azione di fidelizzazione del capitale umano formato nelle nostre università.

Il sesto è per adottare misure urgenti di semplificazione burocratica e amministrativa, anche in raccordo con il Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, al fine di accelerare le procedure di ingresso, rilascio del permesso di soggiorno e riconoscimento dei titoli di studio per i ricercatori e le ricercatrici che intendano trasferirsi in Italia, in particolare provenienti dai contesti internazionali caratterizzati da restrizioni della libertà accademica, come nel caso degli Stati Uniti d'America; e, da ultimo, per sostenere, anche in sede europea, una strategia condivisa tra gli Stati membri dell'Unione europea per il rafforzamento della libertà accademica e della cooperazione scientifica internazionale, promuovendo iniziative di accoglienza dei ricercatori che, a causa delle restrizioni ideologiche e dei tagli alla ricerca nei rispettivi Paesi di origine, intendano proseguire la propria attività in contesti rispettosi dell'autonomia scientifica, come nel caso della crisi del sistema accademico statunitense sotto l'amministrazione Trump (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Colleghi e colleghe, voglio ringraziare l'onorevole Grippo per averci dato l'opportunità di discutere di questo tema centrale per il futuro dell'Italia e del suo sviluppo economico e sociale. Però, prima di entrare nel merito, sono costretta a tornare sull'incipit dell'intervento di ieri dell'onorevole Mollicone, il quale ci ha tenuto in premessa ad attaccare la sinistra italiana e la mozione illustrata per AVS dalla mia capogruppo Luana Zanella.

Secondo Mollicone la sinistra sarebbe surreale - è una citazione -, perché, mentre si discute di ricerca, a partire dalla mozione presentata dai deputati di Azione, parla dei tagli dell'amministrazione Trump alle università e ai centri di ricerca americani e del referendum in Ungheria. Tema quest'ultimo che non è stato nominato da Zanella, ma che ha ovviamente sollecitato la polemica contro i referendum dell'8 e del 9 giugno; polemica che però lo smemorato collega Mollicone si era dimenticato di fare relativamente al referendum sulla giustizia, convocato tra l'altro senza raccogliere le firme dei cittadini, ma con nove delibere di nove regioni, al quale ha partecipato soltanto il 20 per cento della popolazione.

Sono colpita, Presidente, perché compito di chi siede in Aula dovrebbe essere, in primo luogo, quello di conoscere nel dettaglio gli atti di indirizzo di cui si discute e soprattutto ascoltare le proprie colleghe e i propri colleghi deputati. L'onorevole Mollicone invece, che pure ha illustrato un atto che nessuno dell'opposizione aveva ancora ricevuto e potuto leggere, ha dimenticato che la mozione illustrata dall'onorevole Grippo era ed è in gran parte dedicata all'attacco dell'amministrazione Trump alle università e ai centri di ricerca americani, ai tagli delle risorse e del personale, alla paralisi dei finanziamenti dei progetti, proprio perché gli Stati Uniti d'America stanno diventando un Paese inospitale per la ricerca, per i dottorandi e le dottorande, per gli studenti e le studentesse.

Per l'Europa si presenta un'occasione inedita: quella di rafforzare gli investimenti pubblici per le università e i nostri centri di ricerca, accogliere le tante e i tanti che vogliono lasciare gli Stati Uniti o non ritengono più gli Stati Uniti meta da raggiungere per dedicare le proprie energie migliori allo studio, alla scoperta e all'innovazione. Per motivi ovvi per noi di AVS, ma non solo per noi, tra le forze di opposizione, discutere di accoglienza solidale dei talenti e dei b-scholars è possibile solo a patto di nominare nel dettaglio le tante sofferenze che segnano il lavoro di ricerca in Italia. Contrariamente a quanto ha affermato l'onorevole Mollicone qui in Aula, infatti non è vero che il Governo ha aumentato le risorse pubbliche per l'università e la ricerca; è vero il contrario ed è bene dimostrarlo con i numeri.

Il Fondo di finanziamento ordinario del 2024 ha subito un taglio di circa 500 milioni. Perché il Governo continua a negare questa verità, che è stata anche portata in Commissione dalla Conferenza dei rettori? Semplice: perché omette di ricordare quanto previsto e disposto dalla legge n. 234 del 2021, ovvero la legge di bilancio del 2022. Cosa prevedeva la legge di bilancio del 2022? Prevedeva un piano straordinario di reclutamento, tenendo conto che in Italia, a causa della legge n. 133 del 2008, cioè del Governo Berlusconi che aveva tagliato 1,5 miliardi di euro per il Fondo di finanziamento ordinario delle università dal 2009 al 2013, per quasi dieci anni a causa del Governo Berlusconi il reclutamento si è fermato e tra il 2008 e il 2020 vi è stata una riduzione di 20.000 posizioni strutturate nei nostri atenei. Il piano straordinario previsto, invece, dalla legge n. 234 del 2021 aveva una dotazione finanziaria di 740 milioni complessivi, dal 2022 al 2026: 75 milioni nel 2022, 300 milioni nel 2023, 340 milioni nel 2024 e 100 milioni tra il 2025 e il 2026. Così si spiega la crescita, almeno fino all'anno 2023, del Fondo di finanziamento ordinario (era una previsione del precedente Governo).

Cosa succede nel 2024? In primo luogo il MUR taglia oltre 170 milioni di euro al Fondo di finanziamento ordinario per l'anno 2024, ai quali si aggiungono gli oltre 300 milioni necessari per l'adeguamento Istat, cioè necessari ad alzare del solo 4,8 per cento - a recupero parzialissimo dell'inflazione dell'ultimo quadriennio - gli stipendi del personale strutturato e dipendente, che ricadono anch'essi sugli atenei e che gli atenei debbono sottrarre al reclutamento ordinario. Quando l'onorevole Mollicone, seguendo la Ministra Bernini, parla di 336 milioni in più per l'anno 2025 sta parlando nuovamente delle risorse necessarie per coprire l'adeguamento Istat, ormai a regime, e non di una ripresa del reclutamento e ovviamente fa finta di dimenticare che la legge di bilancio 2025 ha previsto tagli per l'università di oltre 700 milioni a partire da quest'anno e fino al 2027.

Tutto ciò avviene a fronte di 30.000 precari e 40.000 dottorande e dottorandi in scadenza, con 30.000 contratti di docenza che vengono accesi mediamente ogni anno perché non ci sono sufficienti docenti strutturati. I numeri complessivi, Presidente, sono inequivocabili nella loro drammaticità: il 40 per cento del personale universitario della ricerca e della docenza è precario, come lo è il 30 per cento del personale - stiamo parlando di circa 4.000 persone - del Consiglio nazionale delle ricerche. Come si fa, con questi numeri, a parlare, come ha fatto l'onorevole Mollicone, dell'Italia come superpotenza mondiale della cultura e della ricerca? Sembrava di assistere, Presidente, a un video dell'Istituto Luce e noi chiediamo per questo un po' di decenza, considerando che si parla della vita di chi qui in Italia, nei nostri atenei, lavora con contratti che scadono ogni anno per 1.400 euro al mese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra). Basta con questa ipocrisia, basta con queste parole che nulla hanno a che vedere con la realtà.

Sulla riforma del pre-ruolo, surrettiziamente approvata con un emendamento al DL in conversione relativo alla scuola, avremo modo di tornare con una mozione dedicata, perché su questo tema del precariato non molliamo e pretendiamo stipendi adeguati al personale delle nostre università e alle loro capacità.

Ci tengo, invece, a chiarire per quale motivo, oltre a parlare dei tagli dell'amministrazione Trump, abbiamo insistito sulle motivazioni ideologiche degli stessi, perché poi ci siamo riferiti a quanto fatto da Orbán in Europa sui rischi che avvertiamo anche in Italia. Se l'onorevole Mollicone leggesse non dico tanto il New York Times ma quantomeno i documenti ufficiali delle agenzie federali americane, apprenderebbe che la questione ideologica, l'ostilità alla cosiddetta woke culture, la condanna del femminismo e dell'antirazzismo sono motivazioni esibite e rivendicate dei tagli alle risorse e ai progetti di ricerca. Il controllo politico che Orbán esercita attraverso dieci fondazioni private sulle università ungheresi, quelle che a partire dal 2019 ha messo in campo con la nomina di dirigenti fedeli e togliendo ogni autonomia all'Accademia ungherese delle scienze, ha un obiettivo politico, appunto, e ideologico ben preciso: eliminare il dissenso, celebrare Nazione e identità, marginalizzare l'universalismo dei diritti ed è noto a tutti e a tutte che i Patrioti per l'Europa, compagni di Governo dell'onorevole Mollicone, pensano che oltre a Trump anche Orbán stia facendo grandi cose, mettendo il bavaglio, oltre che ai ricercatori, anche ai giornalisti e ai giudici.

La politica dei tagli in Italia va nella stessa direzione? Per il momento no, quantomeno non esplicitamente, ma le mobilitazioni studentesche contro la catastrofe di Gaza prima, e quelle dei ricercatori precari contro tagli e riforma del pre-ruolo poi, sono state dal Governo ignorate, da alcuni suoi illustri collaboratori maltrattate, con l'idea, non troppo velata, di ridurre gli spazi di democrazia e di dissenso negli atenei. Per questa ragione, Presidente, noi pensiamo che accogliere gli studenti che fuggono dagli Stati Uniti sia giusto, ma pensiamo che per accoglierli degnamente sia necessario rifinanziare il sistema pubblico della ricerca in Italia e dare a questo Paese il ruolo di baluardo della democrazia e della libertà che questo Governo gli sta sottraendo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Elena Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Vice Ministro, colleghe e colleghi, io vorrei iniziare innanzitutto chiarendo perché come gruppo di Azione abbiamo chiesto per primi di poter discutere di questo tema in Aula. Non l'abbiamo fatto soltanto per esprimere una dovuta solidarietà alle ricercatrici, ai ricercatori, alle studentesse e agli studenti che in questo momento versano in una situazione particolarmente difficile negli Stati Uniti e nemmeno per limitarci a stigmatizzare o commentare un comportamento di un Governo alleato, di cui non condividiamo assolutamente la deriva nella questione del definanziamento delle politiche per la ricerca e dell'impedimento dell'accesso negli Stati Uniti da parte delle ricercatrici, dei ricercatori e degli studenti.

Vedete, noi avremmo voluto che in quest'Aula si riaffermasse, senza nessuna ambiguità, quello che per noi è il punto chiave della questione: la ricerca libera. La ricerca libera e la formazione universitaria sono nell'anima e nel cuore di qualsiasi democrazia che si definisca davvero liberale e sono nell'anima che la nostra Repubblica ha scelto come elemento costitutivo e come impegno di promozione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Pare - e spiace, direi sconcerta - che questo punto, a quanto ci è dato di capire, non sia assolutamente nelle corde di questo Governo.

Presidente, sarebbe troppo facile commentare che ci saremmo aspettati che la Ministra fosse qui in Aula a dialogare con il Parlamento per trovare una strategia condivisa, ma ci lasci dire che siamo sconcertati dall'incomprensibile parere negativo che il Governo ha dato su tutte le mozioni dell'opposizione. Ancora una volta, a fronte di un tentativo da parte di queste opposizioni di trovare spazi di dialogo e convergenza per questioni che sono più grandi di noi e del nostro becero pensare sempre a dividerci da una parte e dall'altra, il Governo ha detto “no”. Guardi, non voglio perdere troppo tempo a leggere e a ricordare al Vice Ministro a cosa ha dato parere contrario, però credo che valgano le parole, quello che rimane negli atti della nostra discussione. Il Governo Meloni dice di “no” ad implementare processi e politiche che siano volte a trattenere in Italia i ricercatori e le ricercatrici. Il Governo sta dicendo che è contrario a promuovere delle politiche che favoriscano l'utilizzo da parte delle imprese dell'innovazione tecnologica che viene prodotta dall'università. È un Governo che è contrario a garantire alle ricercatrici e ai ricercatori dei finanziamenti che permettano loro di sviluppare la ricerca.

Allora io capisco che questo Governo possa essere contrario ad un'iniziativa come l'Agenzia nazionale per la ricerca - perché forse è nell'iperuranio rispetto al nulla che, a quanto pare, è in grado a questo punto di mettere in campo come parere sulla ricerca -, ma dire di “no” a questi punti che potevano essere considerati finanche banali, dire di “no” a questi punti, Vice Ministro, significa che voi state dicendo e affermando al Parlamento italiano e al Paese che avete intenzione di chiudere e uccidere la ricerca e l'università italiana (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe), perché questi sono i punti fondativi della ricerca, che è davvero libera e dell'università italiana.

Vorrei anche ricordarvi che in questo vostro “no” voi non state dicendo dei “no” a dei pareri di contrarietà delle mozioni dell'opposizione, ma state sbeffeggiando e disonorando l'impegno di tante giovani donne e tanti giovani uomini. Dietro alle parole ricerca e università ci sono notti insonni, lacrime versate, paura per gli esami, i concorsi non superati, studio indefesso in ogni piccolo minuto della propria giornata, ci sono i fallimenti subiti per arrivare a dei successi che hanno permesso di fare un passo avanti. Ci sono le bocciature e le vittorie di comunità straordinarie che hanno scritto non solo la storia dell'Italia, ma che sono il futuro del nostro Paese. Voi state gettando fango su tutto questo nel vostro “no” a queste nostre mozioni, vuol dire: noi non ne vogliamo parlare.

Arriviamo al punto chiave: voi ci avete detto che di fronte a quanto sta accadendo negli Stati Uniti, l'Italia alza le mani e non fa nulla, perché invece un Paese serio avrebbe fatto quello che ha fatto l'Europa. A fronte della chiusura di politiche di promozione della ricerca negli Stati Uniti, l'Europa cosa ha fatto? Ha messo al tavolo i principali Paesi e ha detto: venite, scegliete l'Europa per la scienza. L'Italia cosa ha deciso di fare? Nulla! Allora non ci è chiaro se sia stata una prevalenza - ma non lo so - di un rigurgito antiscientifico; se sia invece un tema di presunzione scomposta e un po' provinciale; o se sia, invece, un moto di antieuropeismo quello che ha fatto sì che il Governo non sia stato ai tavoli europei per scrivere insieme un piano europeo, anche di attrazione delle intelligenze internazionali per rendere l'Italia e l'Europa più competitive. Quello che avete fatto è stato dire che voi in fondo avevate già fatto abbastanza perché avete messo 50 milioni di euro per richiamare in Italia i vincitori ERC.

Allora, sottotitolo per chi non abbia chiaro cos'è un vincitore ERC Starting Grant o Consolidator Grant: è un ricercatore o una ricercatrice che ha già vinto un bando di questo tipo e, quindi, ha già scelto una Host Institution, cioè un luogo dove svolgere la ricerca che sia in Europa o nei Paesi che sono affiliati a questo progetto, dove non c'è l'America, non ci sono gli Stati Uniti. Quindi, questo bando non ha nulla a che fare con il problema di cui abbiamo parlato e di cui l'Europa si sta occupando. Non solo avete usato un bando che non c'entra nulla per dire che non c'è bisogno che noi lavoriamo con l'Europa per fare questo lavoro, ma avete anche ottenuto lo straordinario risultato che su 50 milioni investiti avete approvato un progetto di ricerca, uno su 50 milioni.

Allora, a fronte di tutto questo, noi vi diciamo: fermatevi, fermatevi e ritornate in voi stessi. Ritornate a credere e a essere orgogliosi del Paese di cui oggi siete al Governo, delle intelligenze, delle competenze, dell'università, della ricerca di cui voi dovete essere per primi orgogliosi nel consesso internazionale. Tornate ad assumere questo ruolo, tornate a quei tavoli europei e giocate il ruolo che l'Italia è chiamata a svolgere e che ha svolto sempre nella sua storia. Non lasciatevi andare ai vostri rigurgiti nazionalisti e provincialisti (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe). Detto questo, noi, a fronte anche del parere che il Governo ha dato, daremo un parere contrario, un voto contrario alla mozione di maggioranza che dice delle cose anche paradossalmente condivisibili, ma dopo la contrarietà del Governo la riteniamo solo una presa in giro di questa Istituzione e delle ricercatrici e dei ricercatori che oggi sono nelle nostre università. Voteremo a favore delle altre mozioni dell'opposizione, al di là del merito, per dire che c'è un pezzo d'Italia che ancora ci crede in una ricerca libera, che potrà continuare a fare del Paese il grande Paese che finora è stato (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pino Bicchielli. Ne ha facoltà.

PINO BICCHIELLI (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, signor Presidente, onorevoli colleghi, signor Sottosegretario, intervengo per esprimere a nome del mio gruppo il convinto sostegno alla mozione, che ho anche sottoscritto, a prima firma dell'onorevole Tassinari. Si tratta di un testo che propone impegni concreti per il Governo, finalizzati a creare un vero ecosistema della ricerca, in grado di attrarre talenti anche dall'estero. Ritengo che questa sia una delle sfide centrali del nostro tempo in uno scenario internazionale in cui la tecnologia e la capacità di innovazione sono sempre più determinanti per gli equilibri geopolitici; investire nella ricerca non è un'opzione, ma è una necessità.

Non parliamo di un obiettivo futuro, parliamo di un'urgenza del presente. Oggi innovare significa essere competitivi, significa garantire al nostro Paese autonomia strategica, significa rafforzare la sicurezza nazionale. L'Italia può contare su infrastrutture di ricerca d'eccellenza che rappresentano già oggi un punto di attrazione per studiosi da tutto il mondo. Penso a Virgo, uno dei pochi rilevatori di onde gravitazionali a livello globale, ospitato a Cascina. Penso ai laboratori nazionali del Gran Sasso, tra i più grandi al mondo nel campo della fisica delle particelle. Penso, signor Presidente, al supercomputer Leonardo, che oggi si colloca al quarto posto nella classifica mondiale per potenza di calcolo ed è secondo in Europa. Sono esempi che danno lustro all'Italia e dimostrano che siamo già protagonisti dell'innovazione. Ma tutto questo, colleghi, non basta. La mobilità dei talenti è fondamentale ma deve essere bidirezionale, non possiamo continuare ad assistere alla fuga dei nostri cervelli senza reagire.

Al contrario, oggi possiamo cogliere un'opportunità, quella offerta da una parziale chiusura degli Stati Uniti verso i ricercatori stranieri ed è il momento di puntare su una vera circolazione di idee, una vera circolazione di competenze, una vera circolazione di persone. È il momento di investire in quella che chiamiamo “brain circulation”, la circolazione dei cervelli, quindi non partiamo assolutamente da zero. C'è già molto in campo e voglio ricordare, tra gli altri, il programma di attività internazionale di diplomazia scientifica a sostegno della candidatura italiana ad ospitare l'Einstein Telescope a Sos Enattos, in Sardegna, un'infrastruttura straordinaria che sarebbe motivo di orgoglio per l'Italia, occasione concreta di sviluppo per il territorio e per la nostra comunità scientifica.

In quest'ottica, la mozione di maggioranza propone una serie di azioni strategiche che riteniamo fondamentali; azioni che si pongono nel solco di quanto già fatto, ma che vogliono rafforzare una visione ambiziosa, fare dell'Italia una destinazione attrattiva per i migliori ricercatori europei ed extraeuropei. Nella nostra mozione, nella mozione di maggioranza, quindi, chiediamo al Governo di incrementare le risorse pubbliche per la ricerca di base e applicata e sostenere, in particolare, i giovani ricercatori e i gruppi emergenti attraverso l'accesso a fondi competitivi. Chiediamo di semplificare le procedure amministrative per l'ingresso e la permanenza dei ricercatori stranieri (visti, permessi di soggiorno, riconoscimento dei titoli).

Chiediamo anche di rafforzare i meccanismi di reclutamento e carriera basati sul merito con procedure trasparenti e valutazioni scientifiche indipendenti; chiediamo di creare ambienti accademici internazionali accoglienti con servizi logistici e sociali per facilitare l'inserimento dei ricercatori e delle loro famiglie. Infine, signor Presidente, chiediamo di lanciare una campagna internazionale di promozione dell'Italia come Paese della scienza e dell'innovazione, coinvolgendo le nostre reti diplomatiche, culturali e universitarie.

L'Italia ha sicuramente tutti gli elementi per diventare un polo di attrazione. Dobbiamo solo metterli a sistema con una strategia coerente basata su merito, semplificazione, partenariato pubblico-privato e sulla visione liberale pro competitività che caratterizza e ha sempre caratterizzato questo Governo.

Se vogliamo davvero essere competitivi, dobbiamo ragionare anche in una logica europea e garantire l'applicazione efficace dei principi dello Spazio europeo della ricerca. Solo così potremo contare su risorse adeguate e su una cooperazione scientifica all'altezza delle sfide globali.

Per tutte queste ragioni, signor Presidente, a nome di Noi Moderati, annuncio il voto favorevole del nostro gruppo sulla mozione di maggioranza presentata dall'onorevole Tassinari (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caso. Ne ha facoltà.

ANTONIO CASO (M5S). Grazie, Presidente. Questa mozione, così come anche quella delle altre opposizioni, nasce a seguito di quel che sta accadendo negli Stati Uniti di Trump. Per chi non lo sapesse, con i suoi ordini esecutivi, proprio dall'inizio del suo mandato, il Presidente Donald Trump ha sferrato un vero e proprio attacco alla libertà scientifica statunitense. Sono stati messi in campo ingenti tagli ai finanziamenti a diverse agenzie e programmi, in particolare a quelli impegnati nella ricerca di base, a quelli impegnati nell'ambito climatico, nell'ambito biomedico, nell'ambito della salute. Ci sono stati anche tagli alla NASA, ma non è solo questo, assolutamente no. Gli attacchi e i tagli si sono estesi anche a prestigiose università, tra le varie ricordiamo Harvard oppure la Columbia. Da ultimo, poi, anche la scelta dell'amministrazione di Trump di bloccare il rilascio dei visti per gli studenti stranieri.

Questa situazione, ovviamente, ha generato un certo grado di incertezza e preoccupazione nell'ambito scientifico tra i vari ricercatori e le varie istituzioni e non solo, con uno scossone che è andato anche ben oltre i confini statunitensi. Ma se, da un lato, si guarda a tutto ciò con una giusta preoccupazione, dall'altro, molti Governi ci vedono proprio un'occasione per attrarre i ricercatori e le eccellenze dagli Stati Uniti nei propri Paesi: dal Canada alla Cina, ma anche in Europa, dove abbiamo visto gli annunci proprio della von der Leyen. Insomma, nel vecchio continente ci si sta muovendo, diversi Paesi anche in autonomia. In Italia, la Ministra Bernini ha fatto poco, anzi possiamo dire nulla, perché quel che si è venduto non c'entra niente con tutto questo che sta accadendo negli Stati Uniti: si è venduta, come sempre, aria fritta.

Lo scopo di queste mozioni, quindi, Presidente, è proprio quello di chiedere a questo Governo di mettere in campo azioni per rendere veramente attrattivo il nostro Paese. Prima di questo, però, la nostra mozione chiede due cose che reputiamo fondamentali, importantissime, di estrema importanza per l'università e la ricerca: la prima è che bisogna promuovere e tutelare ovunque e sempre la libertà e l'indipendenza da ogni forma di censura e controllo politico, sia la ricerca, sia l'università (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). In secondo luogo, bisogna interrompere i tagli, che state portando avanti, e aumentare i finanziamenti, eliminando il precariato anziché crearne di nuovo. Il primo punto - quello di difendere la libera università -, è, oggi, ancora una volta nella storia, doveroso e necessario, perché è sotto attacco, perché quello che sta accadendo negli Stati Uniti di Trump non è un semplice taglio ai finanziamenti, è un vero e proprio tentativo di piegare l'istruzione superiore a un controllo politico senza precedenti, di accentrare il potere e delegittimare le voci critiche! Questo sta accadendo!

Insomma, dietro la scusa di voler combattere l'antisemitismo - una scusa sempre più utilizzata - andando a vedere, c'è l'ordine di sorvegliare le inclinazioni politiche di ogni studente, c'è l'ordine di punire chi è considerato ostile ai valori americani, di chiudere tutti i programmi di inclusione e diversità, c'è la volontà chiara e palese di soffocare il dissenso, in particolare di quelli che protestano contro il massacro a Gaza. Questo è quello che sta accadendo negli Stati Uniti di Trump (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)! È proprio in questi momenti della storia che dobbiamo tenere bene a mente che difendere l'università e difendere la ricerca non significa difendere una corporazione, un'élite o difendere il baronato. L'università non serve solo a chi insegna e nemmeno a chi ci studia; è fondamentale anche per chi in un'università non ci metterà mai piede, perché difendere la libertà dell'università e della ricerca significa difendere il pensiero critico (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e difendere il pluralismo: significa difendere la democrazia! Ce lo ricordava anche Umberto Eco, nel suo discorso durante il 25° anniversario della Magna Charta Universitatum, che diceva: “L'università rappresenta da sempre un pericolo per ogni genere di dittatura”. Per questo, quando un Governo attacca l'università con l'intensità e la sistematicità che stiamo vedendo oggi, allora non bisogna stare in silenzio, perché questo attacco, tra l'altro, non si sta consumando solo negli Stati Uniti, ma lo abbiamo visto nell'Ungheria del vostro amico Orbán, dove sono stati proibiti innanzitutto gli studi di genere e dove, poi, si è imposto direttamente un ferreo controllo governativo sulle università, dandole, tra l'altro, a fondazioni private e lo stiamo vedendo, purtroppo, anche nell'Italia di Giorgia Meloni. Ricordiamolo: i manganelli contro gli studenti nelle scuole, le querele contro intellettuali scomodi, i dirompenti interventi proprio della Presidente del Consiglio contro scomodi e singoli intellettuali, gli interventi del deputato Sasso, qui, contro gli studi di genere - sì, proprio come nell'Ungheria di Orbán -, lo Stato di polizia introdotto con il decreto Sicurezza, la criminalizzazione, anche qui, costante di chi protesta contro il genocidio a Gaza, la visione di una scuola nostalgica e punitiva dei provvedimenti di Valditara, così come i disegni di legge e le riforme dell'università fatti da Bernini e da Galli della Loggia.

E, allora, oggi, ancora una volta, bisogna proteggere l'università da ogni tipo di caccia alle streghe, da ogni ortodossia di pensiero unico, da ogni conformismo ideologico. E dobbiamo avere ben presente che, se si attacca il mondo dell'università, lo si fa anche quando su di essa si abbatte la scure dei tagli, così come è accaduto nelle vostre ultime leggi di bilancio e così come fu fatto nei Governi Berlusconi; tagli a cui si aggiungono, poi, i recenti interventi normativi che hanno introdotto di nuovo altre forme di precariato all'interno dell'università: contratti senza tutele e azioni che, ancora una volta, continuano a umiliare chi vuole fare ricerca nel nostro Paese.

È facile, Presidente, arrivare anche al punto 2, al paradosso in cui ci troviamo ora, al paradosso e all'assurda contraddizione secondo cui, da un lato, stiamo discutendo su come attrarre i talenti dall'estero e, dall'altro, abbiamo un Governo che continua a mortificare il sistema della ricerca nel nostro Paese, un Governo che crea un ambiente sempre più ostile a chi vuole fare ricerca in Italia, a chi sogna di fare una carriera universitaria nel nostro Paese. Infatti, Presidente, a chi scappa dagli Stati Uniti, cosa gli diciamo? Che, se vengono in Italia, poi, anche qui, rischiano di essere attaccati dal deputato Sasso, in quest'Aula? Questo gli andiamo a dire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? In che modo vogliamo invogliare i ricercatori stranieri a venire nel nostro Paese? Gli raccontiamo che l'Italia è tra gli ultimi in Europa per gli investimenti in ricerca? Oppure gli andiamo a raccontare che il 40 per cento dei lavoratori nell'università e nella ricerca è precario? Oppure gli diciamo che possono venire in Italia, ma che devono fare didattica anche se non è prevista nel loro contratto e devono farla gratis, perché non gli viene dato un euro?

Raccontiamo pure loro che qui gli stipendi dei ricercatori e dei docenti sono molto, molto più bassi dei colleghi nel Regno Unito, in Germania e così via. Oppure che possono aspirare ad essere uno dei 6.000 precari degli enti di ricerca, come il CNR.

E se, invece, ci impegnassimo veramente, se vi impegnaste veramente a creare condizioni particolari e vantaggiose per far venire qui i ricercatori stranieri: facciamo finta che lo avete fatto veramente e non solo raccontato, che cosa andiamo a dire ai ricercatori precari nostrani, a chi, nonostante le mille difficoltà, ha deciso di rimanere in Italia nella palude della ricerca? Che cosa andiamo a raccontare alle migliaia di RTDA, ricercatori del PNRR che, probabilmente, presto saranno cacciati fuori dalle università?

Concludo, Presidente, ricordando l'articolo 33 della nostra Costituzione: “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. (…) Le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. (…)”. E chiudo, citando, su questo, il professor Montanari: ogni volta che un Ministro tuona in televisione contro la presunta indennità di un docente, ogni volta che un partito chiede le dimissioni di un rettore o invoca un provvedimento disciplinare per un professore, ogni volta che un Governo censura le decisioni di un senato accademico, ricordiamo sempre che c'è l'articolo 33 della Costituzione che risuona a scorno dell'ignoranza e della protervia di questi effimeri potenti e a difesa della libertà di insegnamento e dell'autonomia universitaria, bene secolare, indisponibile alla politica del presente.

Presidente, noi, come MoVimento 5 Stelle, voteremo a favore di tutte le mozioni dei colleghi dell'opposizione e contro la mozione di questa maggioranza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Rita Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Intervengo a nome del gruppo di Forza Italia per esprimere con convinzione il nostro voto favorevole a questa mozione. La riteniamo importante e strategica, se davvero vogliamo che l'Italia sia un Paese della conoscenza, dell'innovazione e adatto ai giovani di talento. Oggi la scienza tocca ogni aspetto della nostra vita quotidiana: sanità, trasporti, agricoltura, comunicazione, sicurezza. È la ricerca scientifica che ci permette di vivere meglio. È la scienza che ci sostiene nel nostro percorso di crescita come società. E questa scienza, ormai da tempo, è un fenomeno globale, è una realtà strutturale che modifica gli equilibri economici, culturali e sociali. Dentro questa realtà l'Italia non può più stare a guardare. Non basta più cercare di trattenere i nostri ricercatori, dobbiamo imparare ad attrarre quelli che arrivano da fuori e rendere l'Italia un luogo di ricerca prestigioso e ambito. E lo dobbiamo fare con metodo e, soprattutto, con determinazione.

Arrivo a dire che investire nella ricerca non è un costo, è una scelta strategica. Purtroppo, i numeri ci dicono che l'Italia ha ancora un saldo negativo nella mobilità dei ricercatori. I dati del 2023 sono molto chiari: i ricercatori stranieri nel nostro Paese sono soltanto un quinto di quelli italiani che lavorano all'estero. E il problema non sono le condizioni offerte, o non soltanto. I ricercatori si muovono dove trovano opportunità di lavoro, ambienti stimolanti, finanziamenti adeguati e possibilità reali di costruirsi una carriera basata sul merito. Il nostro compito non è convincerli al sacrificio o ad adeguarsi a precarietà e a posizioni scientifiche subalterne pur di non lasciare l'Italia. Il nostro compito è rendere l'Italia all'altezza della ricerca scientifica che è capace di esprimere.

Oggi abbiamo una finestra di opportunità. I segnali - che arrivano dagli Stati Uniti - di progressiva chiusura verso l'immigrazione scientifica ci dicono che la geografia della mobilità sta cambiando: l'Europa può tornare attrattiva e l'Italia, con il suo patrimonio culturale, scientifico e umano, ha tutto per giocare un ruolo da protagonista. Ma servono scelte concrete, strutturali, coerenti. La presenza ancora troppo bassa di ricercatori stranieri nei nostri dottorati e di nostri docenti e ricercatori strutturati dimostra che si può fare molto di più. Bisogna offrire borse di studio anche in inglese, accelerare sui visti, servono trasparenza per i percorsi di stabilizzazione dei ricercatori e docenti all'interno delle università.

Forza Italia sostiene da sempre un principio semplice, ma fondamentale: la crescita si fonda sulla libertà nella competizione e sul merito nella selezione (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È da qui che vogliamo partire. È da qui che ribadiamo il nostro “sì” alla mozione.

Gli investimenti stabili, soprattutto nella fase iniziale della carriera dei ricercatori, passano anche per il lavoro del Governo per rendere i bandi sempre più accessibili e competitivi. E noi per questo ringraziamo in particolare il Ministro Anna Maria Bernini (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE). È importante.

Ma la mozione individua anche la necessità di un sistema più agile dal punto di vista della burocrazia: un aspetto che oggi scoraggia moltissimo chi, magari, guarderebbe all'Italia per un'esperienza di ricerca. Penso che molti dei presenti in Aula abbiano avuto, in un modo o nell'altro, un assaggio di quello che può essere la burocrazia all'interno delle nostre università, e non soltanto. Un colosso lento e inadeguato, il contrario di quello che servirebbe, se tutti ci pensassimo. Il luogo dove si pensa e si crea dovrebbe essere il più agile da un punto di vista delle procedure, invece è fra i più ingessati in assoluto.

Come Forza Italia, anche per questo, pensiamo che sia il momento di rilanciare il partenariato tra pubblico e privato. Lo Stato non può fare tutto da solo. Bisogna creare un sistema dove università, imprese e fondazioni possano collaborare, investire insieme e condividere i rischi. Chi sceglie l'Italia per fare ricerca deve trovare non solo laboratori attrezzati, ma anche comunità scientifiche vive, servizi che funzionano, ambienti che ti fanno sentire a casa. Insomma, non possiamo più ignorare quello che sta accadendo in Asia e, in particolare, in Cina. La loro è una strategia precisa: attrarre talenti è una priorità nazionale. Offrono contratti stabili, risorse abbondanti, carriere chiare e i risultati si vedono nelle classifiche internazionali.

Oggi la competizione non è solo con Parigi, Berlino o Londra. È con Shanghai, Singapore, Seul. Se il Paese perde posizioni, è necessario proporre risposte. Non possiamo continuare a vedere i nostri talenti andarsene senza fare nulla. Un giovane ricercatore italiano, canadese o brasiliano deve poter dire: io scelgo l'Italia, perché lì posso costruire qualcosa, perché c'è un docente di fama internazionale di cui voglio essere allievo, perché c'è una certa comunità scientifica che sta lavorando al più ambizioso dei progetti, perché lì posso crescere, costruire e realizzarmi.

Concludo, Presidente, dicendo che questa mozione va nella direzione giusta. È una proposta che parla il linguaggio che ci appartiene: meno burocrazia, più merito, più apertura al mondo, più collaborazione fra pubblico e privato. È una sfida culturale. È il modo in cui decidiamo di costruire il futuro dell'Italia. Per questo, come Forza Italia, voteremo con convinzione a favore (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. Oggi la capacità dei giovani ricercatori di spostarsi in ambito internazionale rappresenta una spinta all'avanzamento globale della conoscenza, ma anche dello sviluppo scientifico. La circolazione dei cervelli, ma anche lo spostamento dei talenti non possono riguardare più soltanto e unilateralmente il nostro Paese verso direzioni estere. Non si può consentire che la fuga dei nostri talenti vada ad arricchire progetti di ricerca unici e importanti, privando il nostro Paese di opportunità di sviluppo scientifico su più livelli, dall'industria alla medicina, alla ricerca digitale.

In aggiunta, oggi, alcune posizioni americane favoriscono il rientro in Europa di moltissimi ricercatori dalle università americane di più alto livello scientifico. Dobbiamo impedire che queste menti illuminate seguano la chimera dell'attrazione di Paesi come la Cina che oggi fa a gara per accaparrarsi le menti più conosciute dell'intelligenza culturale di provenienza americana.

È per questo che bisogna sburocratizzare il rientro dei cervelli e abbreviare la distanza tra i ruoli di dottorandi e ricercatori, favorendo, anche in età giovanile, i concorsi di I fascia. In altri Paesi la ricerca fa sì che l'età media dei professori di I fascia sia sensibilmente più bassa che nel nostro Paese. E lungi dall'essere solo l'anzianità, è valutata la qualità e il numero delle pubblicazioni di livello elevato per contenuti e citazioni internazionali.

Nello stesso tempo bisogna garantire adeguate forme di accesso ai finanziamenti stabili, anche in joint venture pubblico-privato. La semplificazione normativa, insieme al sostegno all'università per il reclutamento anche di ricercatori internazionali, e soprattutto la promozione dell'Italia come Paese di destinazione scientifica sono alla base della rivoluzione che vogliamo porre in essere. Porto l'esempio dell'UniCal, l'università di Cosenza, che in un anno ha attratto tre geni dell'intelligenza artificiale da Paesi competitivi come l'Inghilterra. E, del resto, anche grazie ad accordi bilaterali che hanno visto l'UniCal condividere questi progetti di ricerca per la formazione di reti congiunte, aggiungendo la promozione del Belpaese come posto in cui la vita è meno cara e si unisce ad una grande ospitalità e qualità della vita.

Lavoriamo per far rientrare i nostri talenti e offrire ai talenti internazionali una casa di studio e ricerca. Ricordo a tutti che la Lega, a nome del segretario della Lega Giovani, Toccalini, ha presentato una PDL proprio inerente all'occupazione dei giovani. Esprimo, pertanto, il parere favorevole del gruppo Lega alla mozione in oggetto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Irene Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Devo dire che voglio ringraziare i colleghi del gruppo di Azione per aver presentato questa mozione, che ci offre una grande opportunità, quella di discutere di ricerca in quest'Aula.

E purtroppo non posso fare a meno di unirmi a quegli stessi sentimenti che venivano citati dalla collega Bonetti nel suo intervento. Non so se dirmi più allibita, sconfortata, sconcertata o attonita rispetto a quelli che sono i pareri che poco fa il Governo ha pronunciato rispetto alle nostre mozioni, a tutte le mozioni dell'opposizione. Proprio perché, rispetto a un quadro internazionale e rispetto a quella che nello specifico è la situazione degli Stati Uniti - che ci avrebbe dato l'opportunità in realtà di avviare un confronto su un tema che dovrebbe essere centrale e su cui si dovrebbe davvero provare a trovare un terreno comune di convergenza e di proposte - noi assistiamo, abbiamo assistito a un muro da parte del Governo. Un muro che - mi viene da dire - si commenta da solo, proprio perché di fronte a quelle che sono le scelte che l'amministrazione Trump sta adottando e ha adottato negli ultimi mesi nel settore della conoscenza - scelte pesantemente liberticide, un attacco esplicito portato, appunto, al settore della conoscenza, alla libertà, in particolar modo, della ricerca e del pensiero - l'atteggiamento del Governo non solo è un atteggiamento di chiusura, ma è un atteggiamento anche, più in generale, di inerzia.

Veniva ricordato (è ricordato anche nel testo di alcune delle mozioni presentate) il dato di un recente sondaggio secondo cui il 28 per cento dei ricercatori che attualmente lavorano negli Stati Uniti potenzialmente potrebbe guardare con attenzione alle iniziative promosse dall'Unione europea sulla ricerca.

Nel mese di marzo è stata inviata una lettera, da parte di ben 13 Ministri dell'università, alla commissaria all'istruzione e alla ricerca dell'Unione europea: una lettera in cui si richiedeva un pieno sostegno a favore dei ricercatori stranieri vittime di violazioni della libertà scientifica; una lettera in cui si ribadiva, appunto, la necessità che in questo momento storico, proprio contro quella che è una politica di immotivati tagli ai finanziamenti e di interferenza nella ricerca, si attuasse un quadro e un intervento comune sul fronte delle istituzioni europee. Ebbene, quella lettera è stata sottoscritta da 13 Paesi dell'Unione europea, ma se andiamo a leggere i Ministri dei Paesi che hanno sottoscritto c'è un grande assente, e quel grande assente è proprio il nostro Paese, è proprio la Ministra Bernini che, devo dire, avremmo voluto vedere questo pomeriggio in quest'Aula per potersi confrontare con noi, per poter ascoltare anche le motivazioni di un parere contrario rispetto a tutte le mozioni delle varie forze di opposizione che proponevano anche soluzioni diversificate. E, quindi, lascia abbastanza sconcertati il fatto che davvero nessuna soluzione fosse plausibile ed adattabile per questo Governo.

In quella lettera, appunto, mancava proprio il nostro Paese. Come se l'accondiscendenza verso le scellerate politiche trumpiane e verso quel Presidente che la Presidente del Consiglio Meloni, solo pochi giorni fa, ha definito franco, coraggioso, schietto e determinato, come se quelle azioni impedissero al nostro Paese di battere un colpo per contrastare quelle politiche scellerate. E, invece, sarebbe proprio un'azione comune a livello europeo, come del resto la stessa Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha reclamato nel lanciare l'iniziativa “Scegli l'Europa”, i finanziamenti, i piani di azione e le iniziative, e a cui il nostro Paese ha fatto seguito con un piano - mi si dirà: “da 50 milioni” - che però, come è stato ricordato, non è un piano mirato all'attrazione proprio di quei ricercatori che vengono dagli Stati Uniti. Perché in realtà c'è un deficit nel nostro Paese che mina l'attrattività e ce lo ricordavano i dati Istat che sono stati diffusi tra ieri e oggi. Ce lo ricordavano quei dati che ci dicono che, negli ultimi dieci anni, nell'ultimo decennio, oltre 100.000 giovani laureati si sono trasferiti all'estero, con un'ulteriore contrazione di questi numeri nel 2023.

Il nostro Paese non è competitivo nel settore della ricerca. Per quale motivo? Sono state citate più volte in quest'Aula le motivazioni per cui questo Paese non è competitivo: il taglio dei finanziamenti, il taglio pesante del finanziamento al Fondo di finanziamento ordinario che è stato operato da questo Governo; il blocco del turnover che è stato deciso nell'ultima legge di bilancio; e, ancora, anche con riferimento alle azioni negli ultimi provvedimenti: due settimane fa eravamo in quest'Aula a parlare del decreto PNRR Scuola e di quelle che sono state le scelte adottate con il famigerato emendamento Occhiuto, approvato al Senato.

Forse in questi giorni avrete ricevuto anche voi, colleghi, sulle vostre caselle di posta elettronica una lettera che è stata inviata a tutti noi dai ricercatori e dalle ricercatrici a tempo determinato che sono stati assunti per realizzare i progetti PNRR. Ecco, recuperatela nella vostra casella, se non l'avete letta. Perché i contratti a tempo determinato di quei ricercatori si avviano alla conclusione tra il 2025 e il 2026 senza che il Governo e la Ministra Bernini abbiano battuto ciglio (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), lasciandoli in una condizione e in una situazione di pesante incertezza.

Voglio citare proprio le loro parole, per non rischiare di essere fraintesa, perché sono molto, molto potenti ed efficaci: l'attuale situazione ci pone in una condizione di forte incertezza, lasciandoci di fatto due sole alternative: investire o reinvestire - perché, attratti dai finanziamenti PNRR, molti di loro sono tornati nel nostro Paese - le nostre maturate competenze all'estero oppure abbandonare definitivamente il percorso accademico, con forte probabilità di attraversare un periodo più o meno lungo senza lavoro. È importante sottolineare come questa dinamica rappresenti un vero e proprio paradosso economico per il nostro Paese: da un lato, lo Stato ha investito ingenti risorse nella nostra formazione, dall'altro, ha introdotto misure fiscali per favorire il rientro dei cervelli, di cui molti di noi hanno beneficiato tornando in Italia proprio per contribuire ai progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. E ora non c'è un piano serio che riguardi quello che è il loro futuro. Infatti, nel momento in cui ci preoccupiamo, giustamente, di far rientrare le professionalità più elevate dall'estero, dobbiamo mettere in campo delle strategie di lungo periodo per far rimanere quelli che lavorano all'interno dei nostri enti di ricerca, pena un'ingiustificabile ed inutile contrapposizione tra professionalità di eccellenza che debbono e possono arricchire in modo significativo il nostro Paese.

Un Governo che ha a cuore la qualità della ricerca dovrebbe preoccuparsi di questo. Come dovrebbe battere un colpo rispetto alla situazione dei ricercatori a tempo determinato del CNR: pochi giorni fa, per fortuna, il Governo ha battuto un colpo e finalmente, anche dopo il question time che tre settimane fa avevamo illustrato in quest'Aula, di fronte a un silenzio prolungato, è stato ricomposto in parte il consiglio di amministrazione e si è avviata la procedura per la scelta del presidente, ma resta una situazione di gravissima incertezza.

Il CNR, uno degli enti che più beneficia di finanziamenti, anche legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, ha rischiato concretamente, per colpa di questo Governo, il commissariamento, perché forse non si riusciva a decidere quale partito dovesse favorire un'occupazione di quel luogo. Era una responsabilità grave e seria e voi siete silenti anche rispetto a quei ricercatori a tempo determinato per i quali, con l'ultima legge di bilancio, grazie ad un emendamento promosso dalle forze di opposizione, sono state stanziate le risorse per procedere alla loro progressiva stabilizzazione. Anche su questo il Governo non batte un colpo.

Questa discussione ci avrebbe offerto in realtà delle grandi possibilità, ma avete adottato - come avete fatto sull'emendamento Occhiuto al Senato - la stessa strategia di chiusura verso ogni opportunità e possibilità di discussione, perché in fondo un lavoratore precario per voi conta molto meno. Il tema della dignità del lavoro e della ricerca non è al centro dei vostri pensieri, proprio perché una ricerca di qualità ha bisogno di garanzie e, soprattutto, di indipendenza delle ricercatrici e dei ricercatori - ed era quello che richiedevamo nelle nostre mozioni, in tutte le mozioni dell'opposizione - e non di quel mondo dei sogni che, purtroppo, la mozione di maggioranza - a cui daremo il nostro voto contrario - descrive. Perché quel mondo dei sogni, purtroppo, non c'è.

Servirebbero investimenti in tutti i settori della conoscenza, dall'istruzione alla ricerca e all'istruzione superiore, retribuzioni dignitose e piena tutela. L'attacco alla ricerca passa, ovviamente, dalle misure liberticide, ma passa anche dal rendere quelle posizioni precarie, passa anche dal non garantire le tutele fondamentali, e voi lo state facendo ogni giorno ed è a questo che ci siamo opposti e continueremo ad opporci, pur non avendo la forza dei numeri per impedirvelo, ma continuando a lavorare insieme. Anche noi voteremo favorevolmente alle mozioni presentate dalle altre forze di opposizione, proprio per lanciare…

PRESIDENTE. La ringrazio.

IRENE MANZI (PD-IDP). …un messaggio forte, del fatto che un altro modo di investire sulla ricerca e un altro mondo della ricerca sono possibili rispetto a quello di cui vi occupate voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Grazia Di Maggio. Ne ha facoltà.

GRAZIA DI MAGGIO (FDI). Grazie, Presidente. Vice Ministro Valentini, onorevoli colleghi, oggi siamo qui chiamati a pronunciarci su una questione che tocca le fondamenta stesse del nostro modello di sviluppo, della nostra capacità di competere nel mondo e, anche, di offrire ai giovani la capacità di investire nel loro talento e di avere l'opportunità per potersi realizzare. Parliamo della ricerca scientifica. Parliamo della capacità di attrarre, di trattenere e anche di valorizzare quel patrimonio umano che ogni giorno, con disciplina, con passione, con studio, pubblica sulle riviste internazionali, lavora nei laboratori, partecipa a progetti europei, combatte la sfiducia e allo stesso tempo il disinteresse, talvolta collettivo. Parliamo dei ricercatori, degli scienziati, delle giovani menti, che da anni chiedono una sola cosa: la possibilità di restare e contribuire allo sviluppo della propria Nazione. Sono loro che ci ricordano che l'Italia può essere un grande Paese che sa investire nel futuro, che sa creare opportunità concrete per chi vuole restare e costruire qui, nella propria terra, il proprio futuro, una carriera, un progetto di vita.

Guardate, colleghi, per troppo tempo noi abbiamo assistito con triste rassegnazione a quello che veniva definito un effetto collaterale della globalizzazione: la fuga dei cervelli. Una fuga descritta da tanti come inevitabile, quasi fosse un fenomeno naturale in cui l'Italia non poteva fare altro che registrare il passaggio. Invece non è mai stato inevitabile (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). È il frutto di politiche insufficienti, è il frutto di un sistema troppo fragile e di un'incapacità cronica di offrire occasioni di lavoro stabili; un sistema che per troppo tempo ha soffocato le aspirazioni dei più determinati con una burocrazia farraginosa.

Devo dire che mi sorprende anche - devo ammetterlo - ascoltare le dichiarazioni che sono state fatte ieri in discussione generale e ripetute anche oggi e vedere, come nel dibattito su questo tema, qualcuno preferisca - ha detto bene il presidente Mollicone - parlare di tagli americani o di referendum in Ungheria. Beh, ci sembra che qualcuno sia veramente ossessionato da questi referendum. Con tutto il rispetto per le dinamiche internazionali, noi qui stiamo parlando di Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia), stiamo parlando di università italiane, di opportunità italiane ed evidentemente guardare all'Italia risulta sempre più difficile da parte di qualcuno a cui mancano gli argomenti per attaccare nel merito.

Dopo decenni in cui abbiamo assistito passivamente alla fuga dei nostri migliori talenti, oggi ci rialziamo e lo facciamo con convinzione perché il tempo dell'autocommiserazione, il tempo del piagnisteo è finito (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Oggi costruiamo una nuova narrazione, quella di una Nazione che investe, che valorizza, che crede nei propri ricercatori e li pone al centro.

Guardate, la mozione presentata dalla maggioranza, che oggi ci vede protagonisti, è una risposta concreta a queste sfide, una risposta che mette ordine, indirizzo e risorse in una strategia nazionale, fatta di obiettivi e strumenti misurabili; strumenti che il Governo Meloni, sin dal suo insediamento, ha posto al centro - la ricerca - nella propria agenda strategica e l'ha fatto con i fatti, non solo con le parole. Mentre una certa sinistra, lo sappiamo bene, continuava a “convegneggiare” e a promettere in campagna elettorale, salvo poi dimenticarsene una volta al Governo, noi abbiamo cominciato a restituire dignità alla ricerca. Ci sono i numeri, colleghi. C'è il Fondo di finanziamento ordinario, che è passato da 7,4 a oltre 9 miliardi di euro, con un ulteriore aumento previsto di 336 milioni per il 2025; c'è il Fondo italiano per la scienza, che oggi ha una dotazione record: 475 milioni. Quindi non è una misura spot, è un investimento mirato, che manda un messaggio chiaro alla comunità scientifica internazionale: l'Italia c'è e vuole tornare protagonista (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Poi, sempre a dimostrazione dell'efficacia del metodo adottato, pensiamo anche all'entrata in vigore definitiva del decreto-legge che andrà a risolvere le tante criticità legate ai contratti di ricerca, un intervento necessario. Chi dimentica o finge di dimenticare che, già nel 2022, la Ragioneria dello Stato aveva evidenziato le conseguenze della riforma: un calo dei titolari, stimato in 7.000 unità sulle 13.000 esistenti; grazie invece al PNRR, grazie al Governo Meloni e a stanziamenti mirati, non solo siamo riusciti a limitare questa diminuzione, ma abbiamo registrato una crescita sia qualitativa che quantitativa delle figure impegnate nella ricerca. Lo conferma anche l'Accademia dei Lincei, lo conferma anche la CRUI. Quindi è facile, colleghi, comprendere chi ha fatto tagli e oggi cerca di addossare le responsabilità su altri e chi cerca di invertire la rotta (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Concludo, Presidente, con un pensiero doveroso a chi anche oggi, anche in questo momento, è in un laboratorio, in università, in un centro di ricerca all'estero, ma è nato in Italia; chi ha lasciato la propria terra, purtroppo, per mancanza di opportunità, ma non ha mai smesso di amare la nostra Nazione. Noi vogliamo un'Italia che smetta di essere terra di partenza e diventi finalmente un faro di cultura e progresso. La strada è quella giusta e per tutte queste ragioni io dichiaro, con convinzione e con uno sguardo rivolto alle nuove generazioni, il voto favorevole del gruppo di Fratelli d'Italia alla mozione della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.

(Votazioni)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Come da prassi, le mozioni saranno poste in votazione per le parti non assorbite e non precluse dalle votazioni precedenti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Richetti ed altri n. 1-00426, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Manzi ed altri n. 1-00456, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Piccolotti ed altri n. 1-00457, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Caso ed altri n. 1-00458, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Tassinari, Amorese, Sasso, Bicchielli ed altri n. 1-00460. Il parere del Governo è favorevole.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla mozione Boschi n. 1-00461, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 14) (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Stiamo facendo una verifica.

Sull'ordine dei lavori e per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Volevo congratularmi con i colleghi di Italia Viva perché sono riusciti a mandare sotto il Governo che aveva dato parere contrario (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) e, invece, ha ricevuto il voto favorevole sulla mozione e, quindi, io credo che hanno almeno presidiato un punto della ricerca. Ringrazio anche le opposizioni e il collega Giachetti, che, a quanto pare, ha convinto la maggioranza a votare contro il parere del Governo. C'è una giustizia in questo Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Intanto stiamo facendo la verifica di rito, quindi niente di trascendentale.

Era programmato un intervento sull'ordine dei lavori del deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Dopo questo colpo di scena, Presidente, una cosa molto seria, com'era seria quest'altra, ovviamente. La settimana scorsa ho fatto una richiesta per un'informativa del Ministro Nordio a proposito della rivolta che c'è stata nel carcere di Marassi, dove i detenuti sono andati sul tetto e, insomma, c'è stato un problema serio. Non abbiamo avuto ancora nessun riscontro da parte del Governo su questa audizione. Nel frattempo, voglio segnalare che ieri ci sono state tre rivolte nelle carceri di Terni, Spoleto e Aosta, motivate dal sovraffollamento e dal caldo asfissiante.

Unisco a quella richiesta, la richiesta che il Ministro Nordio venga a parlarci delle rivolte che si stanno sviluppando in carcere, possibilmente prima della fine di settembre.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sempre sull'ordine lavori, il deputato Vinci. Ne ha facoltà.

GIANLUCA VINCI (FDI). Grazie, Presidente. Noi avevamo percepito che il parere fosse favorevole; quindi, nel caso in cui, invece, fosse contrario, chiaramente il voto, anche se già espresso, era da intendersi contrario (Commenti) e non sicuramente a favore della mozione. Continuano a riferirmi i colleghi che hanno sentito parere favorevole.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Serracchiani. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Volevo parlare sull'informativa urgente sul carcere, Presidente.

PRESIDENTE. Allora, porti pazienza. Do la risposta al deputato Vinci. Il parere annunciato era un parere contrario da parte del Governo. Abbiamo fatto la verifica, ovviamente; non sto andando a memoria (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Serracchiani, sullo stesso argomento del deputato Giachetti. Ne ha facoltà.

DEBORA SERRACCHIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Intervengo per associarmi, come Partito Democratico, alla richiesta di informativa urgente che il collega Giachetti ha chiesto poc'anzi, anche perché vorrei ricordare che, proprio alla luce di quella che ormai è una evidente emergenza nazionale, giovedì scorso ci sono stati - nello stesso giorno - tre suicidi in carceri diversi. Credo francamente che sia arrivato il momento di prendere a cuore il tema emergenza nazionale carceri, perché non si può far finta di niente. Ci sono ormai rivolte quotidiane, anche perché questo Governo e questa maggioranza, attraverso anche il decreto Sicurezza, non hanno fatto che amplificare le tensioni già presenti nelle carceri, che sono sovraffollate, con strutture fatiscenti, senza servizi, senza spazi trattamentali e con nessuna possibilità di un dialogo che ci permetta, in questo momento, di abbattere quel sovraffollamento che, voglio ricordare, qualche anno fa portò alla condanna dell'Italia proprio per il sovraffollamento all'interno delle carceri italiane.

Quindi, Presidente, credo che sia necessario che ci sia questa informativa urgente e che non pensi, il Ministro Nordio, di cavarsela dicendo che non è una diretta conseguenza del sovraffollamento il fenomeno dei suicidi. Mi pare evidente che la situazione ormai sia fuori controllo e che sia necessaria e urgente questa informativa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Anche come AVS ci associamo alla richiesta di informativa urgente del Ministro Nordio, pur consapevoli della inutilità, probabilmente, di un'informativa, perché ogni volta che il Ministro Nordio si approccia al tema del sovraffollamento nelle strutture carcerarie, in realtà di soluzioni non ne dà, non ne trova oppure non le vuol dare, perché sottovaluta il problema, soprattutto quando parla del tema drammatico dei suicidi all'interno delle carceri, che, in realtà, ritiene come un dato normale considerato che - a suo dire - in tutti i Paesi europei il dramma dei suicidi c'è. Quindi, da questo punto di vista, non trova mai una ricetta.

Chiediamo anche noi di associarci proprio alla richiesta di informativa, soprattutto perché... mi scusi però, Presidente: io non sento la mia voce e, anzi, non sente neanche lei la mia perché…

PRESIDENTE. Chiedo scusa: colleghi! Prego, prosegua.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Comprendo la concitazione della maggioranza rispetto al voto errato.

Ribadisco, quindi, la richiesta di informativa, perché soprattutto ciò che viene molto spesso definito, anche all'esito del decreto Sicurezza che è stato, purtroppo, approvato e convertito in legge, il tema delle rivolte in carcere davvero diventa centrale, laddove, in realtà, stiamo parlando di proteste anche rispetto alle proprie condizioni carcerarie. Noi qui parliamo da un'Aula dove c'è l'aria condizionata, là invece ci troviamo in strutture fatiscenti e comprendiamo anche la legittima richiesta di poter avere un trattamento umano. Da questo punto di vista, invece, l'Italia rischia - e continuerà a rischiare - delle condanne anche da parte dell'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Quindi, si associa alla richiesta di informativa del Ministro Nordio.

Ha chiesto di parlare la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo anch'io per associarmi, a nome del MoVimento 5 Stelle, alla richiesta di informativa al Ministro Nordio, per cercare di comprendere, perché riferisca su come intende affrontare questa estate, questa calda estate, a cui stiamo andando incontro. Sicuramente è responsabilità dello Stato quella di garantire delle condizioni dignitose, delle condizioni umane e la vivibilità all'interno degli istituti penitenziari. È, quindi, onere del Ministro della Giustizia rendere edotta questa Camera rispetto agli interventi che intende approntare per far fronte a queste esigenze. L'ultima volta che si è parlato di carcere in quest'Aula - lo hanno già ricordato i colleghi - è stato per l'introduzione del reato di rivolta penitenziaria, l'introduzione addirittura della punibilità della condotta di resistenza passiva.

Quindi, una condotta assolutamente pacifica che è l'unica - l'unica - modalità che è rimasta ai detenuti, magari, per esprimere tutto, tutto il loro disagio. Ripeto: in modo pacifico e in modo non violento.

Ecco, se l'ultima volta in cui il carcere, la situazione carceraria è entrata in quest'Aula è l'occasione del decreto Sicurezza, che è andato soltanto ad inasprire e, in qualche modo, anche ad alimentare quella che può essere un'eventuale conflittualità, non è questo il modo sicuramente per affrontare il problema. È tutt'altro. Quindi, noi intendiamo sentire la voce del Ministro, in realtà, per dirci che cosa intenda fare, come intenda affrontare questa estate e questa emergenza che torna a essere alle porte. Ormai, in realtà, neanche di emergenza dobbiamo parlare, ma di una situazione strutturale. Quindi, ha avuto tutto il tempo per pensare a come intervenire, invece, di introdurre un reato di cui proprio non c'era bisogno (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Raffa. Su cosa?

ANGELA RAFFA (M5S). Sull'ordine dei lavori, Presidente. È inammissibile che, mentre il collega Dori e altri colleghi stavano intervenendo per chiedere l'informativa urgente al Ministro Nordio per il problema che stanno vivendo nelle carceri, c'erano deputati della maggioranza che stavano andando ai banchi della Presidenza per cambiare un voto perché…

PRESIDENTE. Guardi sono stati richiamati e indotti al silenzio…

ANGELA RAFFA (M5S). Aspetti, Presidente…

PRESIDENTE. La sua collega ha potuto sviluppare e concludere…

ANGELA RAFFA (M5S). …mi faccia concludere gentilmente …

PRESIDENTE. No, lei non può parlare…

ANGELA RAFFA (M5S). …perché è inammissibile…

PRESIDENTE. …perché ha già parlato la sua collega…

ANGELA RAFFA (M5S). …che dei parlamentari, che per una volta stavano facendo il loro lavoro senza ascoltare pedissequamente quello che viene dettato dal Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Proteste dei deputati del Fratelli d'Italia), siano andati a cambiare il voto. Quindi, la democrazia in questo Parlamento che cos'è? Eseguire strettamente le decisioni prese dal Governo…

PRESIDENTE. La ringrazio.

ANGELA RAFFA (M5S). …senza avere le proprie prerogative parlamentari? Questa è la democrazia? Questi sono i deputati di maggioranza…

PRESIDENTE. La ringrazio. I colleghi…

ANGELA RAFFA (M5S). …che dovrebbero governare questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?

PRESIDENTE. Grazie. I colleghi hanno tutto il diritto di venire a verificare che cosa è accaduto, l'hanno fatto, come è accaduto mille altre volte (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) e hanno avuto la risposta che avete potuto ascoltare. Perché le verifiche effettuate confermano che il parere dato dalla Presidenza è parere contrario sulla mozione della deputata, collega, Boschi. Quindi, è stato tutto fatto nella norma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Io vorrei che si facesse minimamente chiarezza su questa mozione, a prima firma Boschi, che è stata approvata, perché contiene impegni, dal mio punto di vista, assolutamente condivisibili e molto importanti, come quello di riportare la spesa pubblica in ricerca e sviluppo in linea con la media dei Paesi europei, promuovere un'urgente revisione della riforma del pre-ruolo universitario, introdotta dal decreto ministeriale del 30 giugno 2022 e una serie di altri impegni molto cogenti. Siccome sono impegni importanti che cambierebbero la linea del Governo in materia di istruzione e ricerca (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), sarebbe bene fare chiarezza in quest'Aula. Perché le cose sono semplicemente due possibili: la prima è che i capigruppo o chi per loro dalla Commissione istruzione guidava i gruppi….

PRESIDENTE. Scusi, deputata Piccolotti. Noi di questo abbiamo già parlato…

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). No, no, però, mi faccia dire…

PRESIDENTE. Di questa mozione abbiamo parlato. Ci sono state …

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Ho una domanda specifica.

Presidente, mi deve far finire.

PRESIDENTE. …ci sono state le dichiarazioni di voto…

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). …ci sono state le dichiarazioni di voto...

PRESIDENTE. …ci sono stati i voti…

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). …io voglio sapere.

PRESIDENTE. Quindi, quel provvedimento si è consumato...

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). No, Presidente.

PRESIDENTE. …e sta dietro le nostre spalle.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Presidente, voglio sapere.

PRESIDENTE. Porti pazienza…

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Nessuno dei gruppi di maggioranza aveva letto le mozioni (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra – Commenti dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Cioè il loro voto dipende esclusivamente dal parere che dà il Governo? Quindi, noi discutiamo, in Aula, di mozioni che la maggioranza, che tutti i gruppi di maggioranza, tutti i parlamentari della maggioranza non hanno letto (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e Italia Viva-il Centro-Renew Europe)? Di che cosa discutiamo? Se nessuno di quelli che è seduto dall'altra parte dell'Aula sa che cosa sta votando? Io lo trovo un po' strano…

PRESIDENTE. Bene…

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). …perché, guardi, va bene fidarsi del parere del Governo ma così significa che il Parlamento è telecomandato e che non c'è nessun dibattito reale. Ce lo spiegassero perché la prossima volta le mozioni non le presentiamo nemmeno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra – Proteste dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Giachetti, per un richiamo al Regolamento. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Mi riferisco, nello specifico, all'articolo 8, comma 2, del Regolamento, a proposito della processione, assolutamente legittima, che c'è stata. Però, a noi interessa che lei confermi, e ovviamente io so che lo confermerà, ma glielo pongo formalmente, in base all'articolo 8, comma 2, del Regolamento, dove dice che: “In applicazione delle norme del Regolamento, il Presidente dà la parola, dirige e modera la discussione, mantiene l'ordine, pone le questioni, stabilisce l'ordine delle votazioni, chiarisce il significato del voto e ne annuncia il risultato”. Per qualunque tipo di valutazione, che sarà sul processo verbale di domani, di chi non ha capito, di chi non ha sentito e via dicendo, la prego di confermarmi, come credo che lei farà, che l'esito della votazione è quello che lei ha fatto e che, quindi, rimane un voto intangibile e intoccabile, a prescindere da tutte le dichiarazioni che si faranno a verbale (Applausi dei deputati dei gruppi Italia Viva-il Centro-Renew Europe, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Alifano. Su cosa?

ENRICA ALIFANO (M5S). Per richiamo al Regolamento.

PRESIDENTE. Sullo stesso articolo?

ENRICA ALIFANO (M5S). No, articolo 57. C'è anche un altro articolo che, per l'appunto, richiama il caso di specie. Di fatti, viene detto al comma 2 dell'articolo 57: “Il risultato della votazione della Camera è proclamato dal Presidente (…)” e viene poi enunciata la formula con la quale viene effettuata questa proclamazione. Ora, mi tocca dire che è possibile, capita a ciascuno di noi o, meglio, è capitato di correggere singolarmente un voto. Ma la correzione di gruppo, almeno da due anni e mezzo a questa parte che siedo in quest'Aula, non è mai capitata. Oltretutto, ovviamente, come ci si regolerà per la proclamazione del voto? Lo chiedo a lei, Presidente. Perché lei, non più tardi di dieci minuti fa, ha proclamato il voto in un senso. E adesso cosa fa, lo cambia? Non lo può fare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non ci sono altre richieste di intervento. Io ho già confermato l'esito della votazione (La deputata Boldrini: “La Camera approva!”). Quindi, non ho motivo di tornare su una votazione che si è già consumata. La votazione è stata proclamata, il resto saranno valutazioni politiche che legittimamente faranno i gruppi parlamentari o i singoli appartenenti ai gruppi parlamentari, qualora intendessero farlo (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra, Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

Seguito della discussione della proposta di legge: Squeri ed altri: Istituzione della Giornata della ristorazione (A.C. 1672-A?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge n. 1672-A?: Istituzione della Giornata della ristorazione.

Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito dell'esame è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (Vedi Calendario).

Ricordo che, nella seduta del 30 maggio, si è conclusa la discussione generale e il relatore e il rappresentante del Governo hanno rinunciato a intervenire in sede di replica.

(Esame degli articoli - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge (Vedi l'allegato A).

La V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A), che è in distribuzione.

In particolare, tale parere reca una condizione riferita all'articolo 2 del provvedimento, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81 della Costituzione, che sarà posta in votazione ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento.

(Articolo 1 - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Passiamo all'articolo 1. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 15).

(Articolo 2 - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Passiamo all'emendamento 2.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Invito il relatore e il rappresentante del Governo a esprimere il parere.

Deputato Squeri?

LUCA SQUERI, Relatore. Parere favorevole.

PRESIDENTE. Il Governo?

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Parere conforme al relatore.

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 2.100, da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del Regolamento. Ricordo che i pareri espressi dalla Commissione e dal Governo sono favorevoli.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'articolo 2. Se nessuno chiede di intervenire, lo pongo in votazione.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2, nel testo emendato.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 17).

(Articolo 3 - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo alla votazione dell'articolo 3.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 18).

(Articolo 4 - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Se nessuno chiede di intervenire per dichiarazione di voto, passiamo alla votazione dell'articolo 4.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 19).

(Esame di un ordine del giorno - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'unico ordine del giorno presentato (Vedi l'allegato A).

Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere.

VALENTINO VALENTINI, Vice Ministro delle Imprese e del made in Italy. Grazie, Presidente. Sull'ordine del giorno n. 9/1672-A/1 Cerreto, il parere è favorevole.

PRESIDENTE. La ringrazio.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghe e colleghi, la proposta di iniziativa parlamentare è stata presentata il 29 gennaio 2024 ed è stata assegnata, in sede referente, alla X Commissione (Attività Produttive) della Camera il 29 maggio 2024, che ne ha concluso l'esame il 22 ottobre 2024.

È del tutto evidente che non si tratta di un provvedimento necessario e urgente, a differenza di quelli che esaminiamo, in genere, in quest'Aula, ed è davvero mortificante che…

PRESIDENTE. È stata dura. Prego.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie. È davvero mortificante che al Parlamento sia consentito di legiferare solo ed esclusivamente per istituire nuove giornate.

Come si legge nel dossier predisposto dal Servizio studi della Camera, la proposta oggi all'esame dell'Aula muove dall'esperienza della Giornata della ristorazione per la cultura dell'ospitalità italiana, manifestazione promossa il 28 aprile 2023 dalla Federazione italiana pubblici esercizi della Confcommercio, con i patrocini dei Ministeri delle Imprese e del made in Italy, degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e del Turismo, ed ha anche ottenuto il conferimento della medaglia del Presidente della Repubblica, che ha riconosciuto l'alto valore dell'iniziativa. Si tratta di una manifestazione che si è caratterizzata anche per l'organizzazione contestuale di numerose manifestazioni diffuse sull'intero territorio nazionale e all'estero, in particolare in Francia, in Germania e negli Stati Uniti, che hanno coinvolto attività di pubblico esercizio, tra le quali ristoranti, trattorie, osterie e pizzerie.

L'istituzione di una Giornata della ristorazione il terzo sabato del mese di maggio viene proposta, quindi, in continuità con quelle esperienze, come iniziativa volta a celebrare il ruolo di questo comparto tanto importante per l'Italia e valorizzare la componente altamente identitaria che assume per i territori.

La proposta prevede che, in occasione dell'iniziativa, vengano conferite dieci medaglie ad imprenditori del settore della ristorazione che si sono distinti per meriti in alcuni ambiti, quali la sostenibilità, l'inclusione, l'innovazione, la sicurezza, la legalità e nell'ambito dell'immagine della filiera. Si prevede anche che le istituzioni territoriali possano garantire, in concomitanza con la giornata, in coordinamento con altri soggetti pubblici e privati e con le istituzioni pubbliche, la promozione di iniziative nelle scuole.

Presidente, saremmo contrari all'istituzione di nuove giornate celebrative e, infatti, abbiamo presentato alcuni emendamenti per far sì che, a partire dall'approvazione di questa proposta di legge, non si possano più istituire nuove giornate, anche perché, tra quelle nazionali e quelle internazionali, stiamo esaurendo i giorni del calendario. Purtroppo però i nostri emendamenti sono stati dichiarati inammissibili e, quindi, non li abbiamo potuti ripresentare in questa sede.

Al netto di queste proposte, sono stati accolti alcuni emendamenti che puntavano a garantire la qualità e la sostenibilità delle filiere alimentari attraverso la promozione delle tradizioni gastronomiche e dell'utilizzo dei prodotti agroalimentari sostenibili e di qualità, la promozione di un sistema alimentare più equo, sano e rispettoso del lavoro e dell'ecosistema, ma non avete accolto, ad esempio, la proposta di incentivare la filiera corta di qualità rispetto alla grande distribuzione organizzata.

Per queste ragioni, annuncio il voto di astensione del gruppo di Alleanza Verdi e Sinistra (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Benzoni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO BENZONI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Non mi dilungherò. Intervengo per annunciare il voto di astensione del gruppo di Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe. Lo facciamo per due ragioni. La prima è proprio di metodo. Questa convinzione che l'istituzione delle giornate nazionali di qualsiasi argomento porti alla risoluzione di problemi e a un'attenzione vera rispetto ai temi è una convinzione che, oramai, abbiamo superato. Peraltro, è singolare - lo diceva la collega - la velocità con cui arriviamo in Aula con questo progetto di legge, quando ne abbiamo fermi, nelle Commissioni, decine e centinaia di molto importanti. Bene, dopo questa, avremo da discutere della Giornata della proclamazione dell'Unità d'Italia, della Giornata degli antichi mestieri, della Giornata della scrittura a mano, della Giornata della consapevolezza sulla morte perinatale, della Giornata della vita nascente, della Giornata dei figli d'Italia, della Giornata dell'ecospiritualità, della Giornata della cultura motoristica, della Giornata delle donne protagoniste dei fumetti, della Giornata dell'agricoltura, della Giornata degli abiti antichi, della Giornata del divertimento in sicurezza e della Giornata della prevenzione veterinaria.

Ma il tema non è quelle che arriveranno dopo, è che oggi bisognava emendare. Non abbiamo avuto il coraggio di farlo per l'istituzione della mezza giornata della ristorazione, perché, sicuramente, andrà condivisa. Una giornata che immaginiamo il terzo sabato di maggio. È passato da poco, ma, se fosse stato il 17 maggio 2025, avremmo condiviso questa importante giornata di attenzione alla ristorazione con la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia, con la Giornata mondiale delle telecomunicazioni e delle società dell'informazione, con la Giornata del trauma cranico, con la Notte europea dei musei, con la Giornata mondiale dell'ipertensione, con la Giornata del whisky, con la Giornata della festa della gioia di fare i dolci e con la Giornata internazionale sulla celiachia. Sono anche giornate che si uniscono con particolare interesse a quella della ristorazione (faremo la Giornata della ristorazione per celiaci).

Detto ciò - e arrivo anche al merito -, al di là di questo fatto metodologico, che contestiamo e per cui pensiamo che il Parlamento debba, in futuro, lavorare in modo diverso per affrontare i problemi, c'è un tema di merito: 40.000 euro a bilancio per la promozione della ristorazione italiana mi sembrano una barzelletta, idem l'istituzione dell'ennesimo premio sulla ristorazione italiana che si poteva tranquillamente fare senza istituire un nuovo progetto di legge.

La ristorazione da anni ci chiede altro: ci chiede misure concrete; ci chiede sostegno al lavoro, a loro e a quello dei loro dipendenti; ci chiede un taglio vero del cuneo fiscale; ci chiede interventi sul costo dell'energia che, anche dal punto di vista della ristorazione, colpisce i nostri esercenti imprenditori; ci chiede, soprattutto, semplificazione normativa e burocratica; ci chiede la valorizzazione delle filiere. Di tutto questo, oggi, non abbiamo parlato, ma, l'anno prossimo, sarà il 16 maggio e sicuramente ci saremo già dimenticati che sarà la Giornata nazionale della ristorazione (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Pisano. Ne ha facoltà.

CALOGERO PISANO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Oggi, ci apprestiamo a votare su una proposta di legge nata da un'importante intuizione del collega Squeri che, apertamente, potrebbe sembrare non solo simbolica, ma, in realtà, tocca profondamente il cuore della nostra economia, della nostra identità e del nostro posizionamento nel mondo: l'istituzione della Giornata della ristorazione italiana ogni terzo sabato di maggio.

Secondo i dati FIPE, il comparto conta oltre 336.000 imprese, impiega più di 1,4 milioni di lavoratori e genera un fatturato annuo che supera il 97 miliardi di euro. Un settore fortemente radicato nelle piccole e medie imprese, espressione diretta delle comunità locali e, quindi, motore di coesione territoriale.

A livello internazionale, la presenza della ristorazione italiana è capillare: si contano più di 80.000 ristoranti italiani nel mondo, spesso gestiti da imprenditori che promuovono, con orgoglio, le tradizioni regionali autentiche, non standardizzate, non omologate. È attraverso loro che passa il volto più autentico del nostro Paese.

Per questo, è strategico, oggi più che mai, difendere e promuovere il made in Italy sano, autentico e trasparente, contro la falsificazione e l'italian sounding, le manipolazioni alimentari e la contraffazione culturale. Serve una risposta ferma, e questa legge va esattamente in questa direzione.

La Giornata della ristorazione sarà un'occasione per riconoscere il valore del comparto, premiare le esperienze virtuose, coinvolgere le scuole, i territori, le istituzioni e anche i media pubblici in una riflessione annuale su cosa significhi mangiare italiano, in termini di qualità, legalità, sostenibilità e rispetto delle persone e dell'ambiente.

In conclusione, questa proposta è in perfetta coerenza con il disegno riformatore di questa legislatura: rafforzare l'identità italiana attraverso il merito, la tradizione e la qualità e promuovere un modello di sviluppo basato su produzione locale, filiere corte, legalità e promozione culturale.

Con questo spirito, esprimiamo il voto favorevole a questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo Noi Moderati (Noi con l'Italia, Coraggio Italia, UDC e Italia al Centro)-MAIE-Centro Popolare).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Ferrara. Ne ha facoltà.

ANTONIO FERRARA (M5S). Presidente, onorevoli colleghi, intervengo per annunciare, a nome del MoVimento 5 Stelle, la nostra posizione di astensione sulla proposta di legge che istituisce la Giornata della ristorazione.

Lo faccio nel rispetto dovuto a ogni iniziativa che miri a valorizzare il nostro patrimonio culturale gastronomico e, al tempo stesso, con quella responsabilità politica che ci impone di valutare ogni provvedimento non per la sua etichetta, ma per i contenuti concreti che propone. Ecco, questa legge è una buona etichetta, ma una ricetta povera. Direi più da menù turistico che da alta cucina. L'obiettivo è dichiarato è condivisibile: valorizzare il ruolo della ristorazione italiana. Chi può essere contrario? Ma il testo che ci troviamo davanti è una lista di principi generici, una sequenza di buone intenzioni senza un'anima operativa.

Sostenibilità, legalità, innovazione, promozione della cultura culinaria italiana: tutto giusto. Peccato che non siano strumenti concreti, né politiche attuative, né investimenti strategici, né tantomeno una visione di lungo periodo. È come voler costruire una grande cucina, partendo da un elenco di spese scritto su una tovaglietta da bar. Una legge così rischia di essere l'ennesima occasione sprecata, ma soprattutto, ed è questo uno dei punti per noi più gravi, manca completamente di riferimento ai prodotti di denominazione protetta, alle eccellenze agroalimentari italiane riconosciute anche dalla Comunità europea. Come si può parlare di valorizzazione della ristorazione senza nemmeno nominare i prodotti DOP e IGP? Se lasciamo che la filiera si rifornisca ovunque nel mondo senza incentivare il consumo dei nostri prodotti locali, di cosa stiamo parlando? Carne importata, un'insalata dal Brasile, un olio tunisino su una bruschetta: sono questi i piatti che vogliamo usare per celebrare la Giornata della ristorazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)?

Se la risposta è “sì”, allora questa Giornata celebrerà tutto fuorché l'Italia. Il testo prevede 10 medaglie all'anno per ristoratori meritevoli, ma i criteri saranno stabiliti dopo con un decreto ministeriale. Tradotto: regole scritte dopo il gioco. Chi premia chi e perché? Temiamo che venga premiato non il ristoratore più bravo, ma quello più in linea, più visibile o più vicino al cerchio giusto. Un meccanismo opaco che rischia di trasformare un'idea condivisibile in una vetrina autoreferenziale.

Consentitemi una nota ironica. Siamo arrivati al punto in cui l'assaggio del Ministro Lollobrigida ha più valore di un disciplinare europeo. Basta una forchettata ben riuscita e parte subito l'enfasi: eccellenza, qualità, made in Italy. Ormai serve più il palato del Ministro che una certificazione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Che facciamo? Istituiamo il bollino assaggiato da Lollobrigida? Una specie di DOCG ministeriale? Siamo seri: la qualità si certifica con regole, controlli e competenza, non con selfie al tavolo. Un ristorante non è solo un locale, è un mondo. Dietro ogni piatto servito ci sono agricoltori, allevatori, artigiani locali. Ci sono lavanderie, fornitori, tecnici di trasporto e poi anche informatici, contabili e consulenti del lavoro. Ci sono anche gli esperti di comunicazione, i siti web, chi tiene l'ordine del magazzino digitale, chi crea i menù grafici. È un sistema che unisce tradizione e innovazione, fisico e digitale, locale e globale. La Giornata della ristorazione sarebbe anche potuta essere l'occasione per implementare anche un livello educativo verso forme di alimentazione corretta. Eppure, in questa legge non c'è nulla che tenga conto di tutto questo.

Vogliamo parlare seriamente di ristorazione? Allora parliamo anche di salari adeguati, orari sostenibili, formazione, sicurezza, diritti e tutele dei lavoratori. Tanti giovani passano da un contratto a chiamata all'altro o fuggono dal settore. Questa Giornata non li accetta, non li riguarda, non li considera nemmeno. Abbiamo approvato decine di Giornate nazionali, tutte legittime, ma troppe volte diventano scorciatoie narrative. Una legge ben scritta cambia le cose, una Giornata senza sostanza le racconta e basta.

Non votiamo contro perché il tema non è importante, ma non possiamo votare a favore perché questo testo è debole, monco, troppo generico. Serve una legge vera, non un poster celebrativo. La nostra è un'astensione di merito ed è un invito a tornare in Aula con un provvedimento serio, concreto e strutturale. Sembra una cena di gala, con tanto di inviti dorati, luci soffuse e dichiarazioni d'amore per l'Italia, ma alla fine il settore è sempre la solita passerella istituzionale, dove il merito resta fuori dalla porta, mentre dentro si stappano medaglie - già decise in cucina - magari non per il più bravo, ma per il più vicino. E così ancora una volta il Governo brinda con gli amici, con chi è nel giro giusto, dimenticandosi del vero made in Italy, quello fatto davvero in Italia, nei campi, dai lavoratori, dagli artigiani, nei forni, nelle cucine vere, non nei comunicati stampa, dove si produce, si lavora, si innova ogni giorno, lontano dai riflettori, ma dentro il cuore del Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Luca Squeri. Ne ha facoltà.

LUCA SQUERI (FI-PPE). Grazie, Presidente. Per economia di tempo, consegno il mio intervento, però prima lasciatemi dire due parole sul mondo a cui si rivolge questa proposta di legge, un mondo che è composto da 330.000 imprese, un milione e mezzo di addetti, 60 miliardi di valore aggiunto, 20 miliardi di acquisto di materie prime dall'agroalimentare, 23 miliardi che rappresentano la seconda spesa turistica e, nella graduatoria dell'apprezzamento dei servizi, è al primo posto.

La più importante piattaforma internazionale sul food, la TasteAtlas, ha stilato una classifica analizzando 100 città nel mondo e, basandosi su mezzo milione di valutazioni che hanno monitorato 15.000 proposte di piatti turistici, l'Italia ha: nei primi 4 posti, 4 città; nelle prime 10 posizioni, 6 città; nelle prime 50 posizioni, 12 città. Questo è un vero primato italiano, questa è una vera eccellenza italiana e a chi - come il collega Benzoni - giustamente dice che questo mondo chiede a noi di risolvere i tanti problemi e le tante criticità che hanno, io rispondo: è vero, ma ci chiedono anche questo, che è uno strumento per promuovere e supportare un mondo che è un vanto per tutti gli altri Stati (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giorgia Andreuzza. Ne ha facoltà.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Grazie, Presidente. Anch'io depositerò il mio intervento, però ci terrei a dire due parole anche per fare un po' di chiarezza…

PRESIDENTE. Chiedo scusa per l'interruzione, ovviamente è autorizzato alla consegna del testo. Prego.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Sì, stavo dicendo, questa proposta di legge - l'istituzione della Giornata della ristorazione - è stata sottoscritta da tutti i colleghi di maggioranza, ma nasce da una spinta dal basso che è la spinta degli operatori. Operatori che abbiamo incontrato, operatori che hanno chiesto di portare avanti questo provvedimento, che lo scorso anno hanno fatto un grandissimo evento che ci ha dato modo di raccogliere quella che è tutta la filiera della ristorazione, che parte dalla produzione alla lavorazione, ai servizi. Un mondo grandissimo che ci ha chiesto di sostenere questa iniziativa che loro già avevano avviato da qualche anno e l'avevano avviata con molto successo. Pertanto, non è un'invenzione strampalata, ma si tratta proprio di accompagnare una richiesta che ci è stata fatta.

È una richiesta che poteva dar modo a questo mondo di aumentare la loro rete, di prepararsi per essere sempre più competitivi: anche questo è un mondo che sta continuamente cambiando. Ricordo che la ristorazione nasce sostanzialmente da gestioni familiari, oggi ha bisogno di un ricambio generazionale ed è al servizio del mondo intero. Vengono in Italia tantissimi turisti e persone e la ristorazione, la nostra arte culinaria, è uno dei fattori attrattivi principali. Dico due numeri e, cioè, che nel 2023 ha generato 54 miliardi di valore aggiunto mentre, per quanto riguarda l'indotto, sono 47 i miliardi di euro di consumi che riguardano la filiera. Sono numeri davvero molto importanti e questo ci deve far pensare che il mondo della ristorazione sia un presidio che dobbiamo tutelare e supportare, e lo abbiamo fatto in Parlamento anche con numerosi provvedimenti.

È già stato detto cosa prevede questa legge, non lo ripeterò. Voglio ringraziare comunque tutto il mondo della ristorazione perché con il loro sorriso, nelle loro tavole, si raccontano i nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), si raccontano le fatiche che si fanno nella raccolta dei prodotti, si racconta con creatività la nostra cucina tradizionale; per esempio, ci sono piatti molto, molto antichi che oggi sono nei ristoranti stellati. Questo per dire che abbiamo veramente un patrimonio importante e la Lega vuole valorizzare tutto questo lavoro. Lo farà con l'approvazione di questa Giornata, ma lo farà anche in altri provvedimenti, come ha sempre fatto, accanto ai nostri ristoratori (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Andrea Gnassi. Ne ha facoltà.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Istituzione della Giornata della ristorazione: 4 articoli. Ogni terzo sabato di maggio è istituita la Giornata della ristorazione; verrà svolta un'iniziativa di approfondimento sulla ristorazione e i cambiamenti; si prevedono 42.000 euro per l'organizzazione della Giornata e 3.000 euro per le medaglie che verranno assegnate. Totale: 45.000 euro. Fine del grande provvedimento sulla ristorazione italiana (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Una prima riflessione è che, forse, se interessava entrare nel merito e fare un approfondimento solido, saremmo stati magari più produttivi in Commissione, come le norme prevedono, per arrivare a provvedimenti più puntuali, perché la ristorazione è un comparto, come è stato detto, straordinariamente importante, estremamente interconnesso con filiere complesse e integrate come quelle agroalimentare, enogastronomica e del turismo: 328.000 imprese, 60 miliardi di fatturato diretto, più di un milione e mezzo di addetti e di lavoratori.

A proposito di interconnessione tra le filiere, 20 miliardi sono quanto la ristorazione acquista in termini di materie prime dalla filiera agroalimentare. I dati del Forum Ambrosetti - ci teniamo, Presidente, a sottolineare la posizione del Partito Democratico - ci dicono che la filiera agroalimentare italiana è la prima filiera per contributo al PIL nazionale, con circa il 19,8 per cento. I prodotti tipici certificati in Italia sono - DOP o IGP - 891. La ristorazione non è una medaglia, è un pilastro della filiera agroalimentare, ma è anche legata a quella del turismo. Il 40 per cento delle strutture ricettive offre ristorazione, che costituisce il 28 per cento del fatturato totale dell'albergo. L'enogastronomia, che lega la ristorazione al turismo, ci dice che la spesa media dei turisti enogastronomici stranieri è di circa 170 euro al giorno.

Allora, sono stati anni duri quelli che la ristorazione, il turismo, i settori che lavorano sul convivio, sulle relazioni tra le persone hanno attraversato dopo il COVID. Quindi, il turismo, la ristorazione si trovano dopo il COVID di fronte ad una mutazione strutturale del loro settore, una trasformazione strutturale e non congiunturale, accresciuta da mutamenti climatici e geopolitici. Superata la crisi pandemica, il Governo aveva a disposizione 220 miliardi del PNRR per farlo ripartire, questo Paese. Guardate le filiere agroalimentare, enogastronomica, ristorazione e turismo. Tutte queste filiere nei fatti - nei fatti - non hanno visto né un'organizzazione di pensiero strategico rispetto al mondo che cambia, né in concreto strumenti e risorse: hanno visto zero, nulla che potesse cambiare le condizioni economiche, finanziarie e amministrative di chi opera nel settore. Gli operatori chiedono questo, non solo medaglie o riconoscimenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista) che vanno dati per la loro fatica, ma poi occorrono provvedimenti.

Avete usato chiavi di lettura e propaganda sui problemi e sui temi propri di un armamentario ideologico che di concreto, appunto, produce zero; un identitarismo neosovranista che trova, sì, affermazioni in diverse parti del mondo in questa epoca, ma è un sovranismo nazionalista che esaltate anche quando quello usato dai nostri storici ex alleati, come gli Stati Uniti di Trump, si ritorce contro l'interesse nazionale del Paese. Trump si fa i dazi suoi, non fa gli interessi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

E ancora, oltre a questo neosovranismo identitario abbastanza scarso nell'efficacia - diciamo così, un po' tafazziano e autolesionista - con cui affrontate il mondo e governate anche la ristorazione, non riuscite mai fino in fondo a liberarvi da residui post nostalgici e novecenteschi. Ben inteso, attenzione: sappiamo bene che la Giornata della ristorazione è una proposta di FIPE e Confcommercio e che la Giornata della ristorazione è stata insignita nel 2023 della medaglia del Presidente della Repubblica. Ma il Governo, magari, è anche su indicazione di quel monito del Presidente della Repubblica che deve fare dei provvedimenti confrontandosi con il Parlamento. E invece niente, rigurgiti un pochino nostalgici come il made in Italy; il made in Italy che è una scatola vuota.

La promozione della cucina e della ristorazione italiana all'estero (articolo 35) ha solo un milione per promuoversi in tutto il mondo, quanto Maison de France ha per promuoversi in una fiera locale qualsiasi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Vi sono interventi inesistenti nel made in Italy perché manca il disciplinare tecnico ufficiale per le certificazioni dei ristoranti italiani nel mondo.

Che dire, poi, del liceo dell'italianità, il liceo del made in Italy? Un risultato straordinario: 350 iscritti in tutto il Paese. Così non rimane che la propaganda. Ma sarà un caso, ogni tanto, così, ricordare la Giornata del pane, che ogni cosa senza costrutto e senza sostanza la chiamiate “Carrello tricolore”? Poi, è in arrivo il “formaggio day” e persino la “giornata del panettone”. Allora, magari, ci si può scherzare sopra, ma non siamo mica tanto lontani dalla Giornata del pane.

Vorrei ricordare alla Ministra Santanche' - da qualche collega che li conosce si faccia dare qualche dato - ad esempio, i dati della UNWTO: nel 2024 le entrate turistiche internazionali, cioè il contributo degli arrivi internazionali al PIL, per la Spagna sono 126 miliardi, per la Francia 76 e per l'Italia 59, e sono dovute a permanenza media e a spesa media. La spesa media è dovuta, per il 40-45 per cento dalla ristorazione.

Io rifletterei su questi dati, più che fare della propaganda o istituire delle giornate. Lo diciamo chiaro: non siamo contrari alla Giornata della ristorazione, ma non possiamo essere d'accordo che dietro medaglie, distintivi e titoloni ci siano interi settori economici, produttivi e vitali ad essere lasciati a campare e resistere - questo sì - alla giornata (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Avete provato - ma non ci riuscite, non ci riuscirete - a far passare l'opposizione come qualcosa di distante o di diverso dai settori produttivi. Anzi, vi potreste far dare una mano in Aula dalla Ministra Santanche' che con la sua - cito D'Alfonso - “stizzettitudine”, cioè quando stizzita e risentita, invece di parlare di merito, di contributo al PIL, della permanenza e della spesa media degli arrivi internazionali, si lascia andare a battute un po' così, da cabaret: altospendente, mi vesto bene, siete invidiosi. Affrontate le cose seriamente. Noi, di qui alla Giornata della ristorazione, arriveremo con un po' di consapevolezze, ad esempio, che nel 2024 c'è un saldo negativo tra chiusure ed entrate di circa 19.000 unità e imprese; che il fatturato della ristorazione, nel primo trimestre 2025, è calato di quasi il 3 per cento; la capacità di spesa degli italiani si è drasticamente ridotta, riducendo l'esperienza del mangiar fuori: si guardi, ad esempio, il rapporto della Caritas.

La ristorazione è sempre più percepita come un lusso, le filiere agroalimentari aspettano anche lo sblocco delle risorse dei bandi dovuto alla mala gestione del MASAF, come hanno ricordato i colleghi Vaccari e Rossi. Entro giugno doveva esserci la sottoscrizione dei contratti di filiera per almeno il 50 per cento dei 2 miliardi previsti, non c'è nulla. Quasi il 50 per cento delle imprese della ristorazione non supera i 5 anni, e in questo contesto di crisi la relazione della DIA fa emergere una situazione drammatica: 5.000 sono le attività ristorative di diversa natura che vengono usate - dice la relazione annuale della DIA - per riciclaggio e influenzamento del mercato. Questa è una penetrazione ormai strutturale delle dimensioni malavitose e mafiose.

Presidente, concludo. Alla luce di quanto detto, verso l'istituzione della Giornata della ristorazione esprimeremo non un voto negativo, ma un voto che, con l'astensione, vuole impegnare il Governo ad attivare, di qui al prossimo maggio 2026, proposte nette e chiare su questi punti, che il PD porterà con proposte puntuali: i punti della fragilità economica imprenditoriale, i costi di gestione che continuano ad aumentare, l'energia, le materie prime, il personale, i differenziali del pagamento dell'IVA. E ancora, i prezzi, l'inflazione e l'insoddisfazione del cliente: qui si può lavorare, anche con gli algoritmi.

I prezzi salgono più del 5 per cento, con percezioni di scarsa convenienza e scarso rapporto qualità-prezzo. Ancora, lavoreremo e presenteremo proposte sulle difficoltà occupazionali e sul mismatch di competenze. Occorrono investimenti sulla formazione, sul lavoro qualificato adeguatamente retribuito e sul ricambio generazionale; e ancora, sull'innovazione strategica dei modelli di business della ristorazione, sull'identità distintiva dell'offerta e sugli investimenti sulle filiere corte, sulla digitalizzazione dei processi, sulla sostenibilità economica e ambientale e sulla formazione continua.

Una proposta che chiama gli artigiani del gusto, i contadini, i cuochi, gli esperti di turismo e i comunicatori a ragionare sui provvedimenti che mancano e non a sfilare per medaglie che passano. Siamo in una fase di trasformazione storica: oltre a carrelli, giornate, medaglie e proclami, prendetevi con noi e con il Parlamento l'impegno a lavorare su questi punti con strumenti normativi e finanziari. La ristorazione è lavoro, economia, cultura e identità. Sono le storie dei nostri borghi, delle nostre città, delle nostre famiglie. Ormai siamo oltre metà legislatura.

Presidente, è una battuta amara, ma non sia mai - per come stanno andando avanti le cose qui non si può dire - che a qualcuno al Governo venga in mente un'altra brillante idea: istituire la Giornata celebrativa di tutte le giornate celebrative, oppure la medaglia di tutte le medaglie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Concluda.

ANDREA GNASSI (PD-IDP). L'Italia che fatica e lavora, anche nella ristorazione, merita molto di più (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gianluca Caramanna. Ne ha facoltà.

GIANLUCA CARAMANNA (FDI). Grazie, Presidente. Purtroppo, mi dispiace, anche nell'occasione dell'istituzione di una Giornata della ristorazione - constatare e sentire le polemiche dell'opposizione, che non sa capire, nemmeno per una volta, l'importanza di un settore come quello della ristorazione, strategico per la nostra economia. Poc'anzi si parlava di dati concreti: un milione e mezzo di posti di lavoro, quasi 55 miliardi di euro di valore aggiunto. Parliamo di un settore traino per il turismo e per l'agricoltura, e veramente mi sembra strano che in Italia non ci sia, almeno su questo tema, unanimità. Mi dispiace veramente capire che, quando si parla di produttività, di motori produttivi e di motori trainanti della nostra economia, l'opposizione non c'è mai (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Questo è un tema, purtroppo, ricorrente. Si sarebbe dovuto, secondo me, votare all'unanimità. Voglio essere breve perché preferisco andare ai fatti, ma, quando si parla di ristorazione, si parla di socialità, di convivialità, è un modo tutto italiano anche di stare insieme. Ricordiamo che in Italia - questo lo ricordo al collega che parlava poc'anzi, Presidente, tramite lei - sei turisti su dieci arrivano e scelgono l'Italia per l'enogastronomia, e spesso, poi, dopo il traino dell'enogastronomia, si fermano per fare turismo culturale o altri tipi di turismo. Questo è un dato che non possiamo non tenere a mente, perché lo riteniamo fondamentale.

Ringrazio il collega Squeri per avere voluto fortemente l'istituzione di questa Giornata. Credo che possa essere un momento - ogni terzo sabato di maggio - di riflessione e anche di lavoro con tutte le categorie e con tutti coloro che sono parte di questo mondo, che è molto ampio, perché, quando si parla di ristorazione, si va dal settore Ho.Re.Ca e dall'agroalimentare a tutti coloro che lavorano in questo mondo. Per non parlare anche della questione del made in Italy: i ristoranti italiani spesso sono il primo vettore di made in Italy nel mondo.

Quando si va all'estero e si entra in un ristorante italiano, spesso ci si sente a casa, spesso si capisce quella che è la nostra identità, la nostra cultura, che viene anche trasmessa dal buon cibo che viene cucinato anche dagli ottimi chef che vivono all'estero. Vorrei chiudere, Presidente, ma vorrei ringraziare il Ministro Lollobrigida (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) perché, insieme all'istituzione della Giornata della ristorazione, a novembre si voterà la cucina italiana come patrimonio immateriale dell'UNESCO, e questo, ovviamente, è dovuto alla volontà del Governo Meloni, dato che abbiamo cucine che io ritengo, con tutto il rispetto, meno importanti della nostra che già lo sono.

E mi auguro che, con il supporto e con la volontà di tutti, si riesca a portare la cucina italiana a questa votazione e a renderla patrimonio immateriale dell'UNESCO. Ovviamente, confermo il voto favorevole di Fratelli d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

(Coordinamento formale - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1672-A?)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 1672-A?: "Istituzione della Giornata della ristorazione".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 20).

Sui lavori dell'Assemblea e per richiami al Regolamento.

PRESIDENTE. Essendosi concluso l'esame di tutti gli argomenti previsti dal vigente calendario dei lavori per la corrente settimana, all'ordine del giorno della seduta di domani, mercoledì 18 giugno, sarà iscritto unicamente lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.

Ricordo altresì che, nelle giornate di giovedì 19 e venerdì 20 giugno, in concomitanza con lo svolgimento del Giubileo dei Governanti, l'Assemblea non terrà seduta.

Avverto infine che, tenuto conto dell'andamento dei lavori presso l'altro ramo del Parlamento, l'esame in Assemblea del disegno di legge S. 1479, di conversione del decreto-legge in materia di eventi alluvionali e Campi Flegrei (scadenza: 6 luglio 2025) non sarà iscritto all'ordine del giorno delle sedute della prossima settimana.

Ove trasmesso dal Senato, l'Assemblea ne avvierà l'esame a partire dalla seduta di lunedì 30 giugno, sulla base dell'organizzazione che sarà definita in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo.

Ha chiesto di parlare, per un richiamo al Regolamento, la deputata D'Orso. Ne ha facoltà.

VALENTINA D'ORSO (M5S). Sì, grazie, Presidente. Un richiamo al Regolamento, in particolare all'articolo 8 in combinato disposto con l'articolo 23 del nostro Regolamento, quello che dice che la Camera organizza i propri lavori secondo il metodo della programmazione. Quindi, un richiamo sulla programmazione dei nostri lavori. Perché, Presidente, non posso non rilevare che questa settimana quest'Aula è stata convocata per 4 ore, come mi risulta dal suo annuncio, insomma, dal suo resoconto di un momento fa. Ma quello che è scandaloso non è tanto il fatto che venga convocata quest'Aula per 4 ore, ma probabilmente quello che è scandaloso è la motivazione per la quale quest'Aula viene convocata soltanto per 4 ore questa settimana, ovvero la ragione, quella vera, quella reale.

Cerchiamo anche di raccontarla fuori, perché magari questo potrà dare anche uno scossone. La verità è che le forze di maggioranza non sono evidentemente in grado di produrre, di elaborare, di esaminare e far procedere delle proposte di iniziativa parlamentare. Per carità, fatta eccezione per le varie proposte di legge con cui vengono istituite le giornate varie ed eventuali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), però poi, a parte questo, non ci sono mai proposte in quest'Aula di iniziativa parlamentare che vengano affrontate. E quindi il problema qual è? Il problema è che, nel momento in cui non c'è un decreto-legge da convertire, questo Parlamento si ferma.

Questa è una fotografia non solo triste, ma pure veramente molto deprimente di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Ora, a me dispiace che molti colleghi e molte colleghe delle forze di maggioranza siano andati via, perché questo mi chiedo: ma davvero non avete idee, non avete temi su cui volete battervi? Io non ci posso credere, quindi mi chiedo e vi chiedo: ma perché state abdicando al vostro ruolo di parlamentari? Perché questo state facendo.

Dico, non provate un minimo di vergogna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Guardate che io provo vergogna, provo vergogna per un Parlamento che, per colpa vostra, appare qui fuori, quindi a chi ci segue, senza progettualità, senza uno straccio di visione, senza idee. Cosa devono pensare i cittadini e dico pure i vostri elettori? I vostri elettori cosa devono pensare che vi vedono silenti? Che immagine state dando?

Vi dico questo perché alla fine che cosa posso dire? Per non essere complice di quella che per me è una vergogna, l'unica cosa che vi possiamo dire è che se volete una mano noi ve la diamo una mano, perché noi abbiamo proposte di legge da incardinare - caspita se ne abbiamo! -, di merito, di contenuto, di sostanza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Hai voglia di idee che abbiamo! Abbiamo idee, abbiamo la passione anche per portarle e per discuterle in quest'Aula. Poi ce le boccerete, ma perlomeno facciamo un dibattito, parliamo in quest'Aula, ci facciamo sentire (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Cosa devono pensare? Veramente, ma cosa devono pensare? Portiamole in Aula, poi ce le bocciate, avete i numeri ed è legittimo farlo. Ce le bocciate - e magari ci spiegate anche il perché ce le bocciate - e parliamo, diamo la sensazione di un Parlamento che è vivo quantomeno, che è utile, che è vivo, dove ci sono persone che parlano, discutono, si infervorano, ma che sono vive, perché in questo momento l'immagine è l'immagine di un Parlamento che è morto, che è spento. Ma lo capite o non lo capite questo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Come chiediamo fuori di appassionarsi alla politica se poi vedono questo, se poi vedono dei banchi vuoti, se ci vedono lavorare quattro ore? Ma cosa pretendiamo davvero? E poi parliamo di astensionismo. State coltivando voi questo astensionismo, con questa immagine che è veramente deprimente.

Allora, io alla fine davvero faccio un appello, perché un sussulto di dignità, prima o poi, in quest'Aula ci deve essere e lo dovete avere voi, perché noi non abbiamo i numeri per farci incardinare le proposte di legge. Fatelo voi, fatelo voi! Fatevi incardinare delle proposte di legge, sforzatevi di trovare delle convergenze. È difficile? Litigate? E va bene, è democrazia anche all'interno della maggioranza, è democrazia pure quella. Litigate, trovate la quadra e portate in quest'Aula qualche cosa, ma qualche cosa che abbia veramente un peso, che possa cambiare la vita delle persone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché io, con tutto il bene che voglio ai ristoratori, non penso che questa proposta di legge, che istituisce la Giornata della ristorazione, svolti realmente la vita dei ristoratori. Quindi, penso che voi abbiate da dire qualcosa in più di questo anche su questo tema e su tanti altri temi. Dunque, l'ultimo appello è questo: noi abbiamo il privilegio di essere parlamentari, di rappresentare i cittadini, ma vuol dire anche portare la loro voce; qui la voce non si sente di nessuno e credo veramente che non stiamo facendo un bel servizio alla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. L'abbiamo ascoltata anche con - diciamo così - una interpretazione abbastanza lasca del richiamo al Regolamento. Le ricordo, tuttavia, che il calendario viene approvato dalla Conferenza dei capigruppo e, quindi, non è oggetto di discussione e, soprattutto, di decisione da parte dell'Aula. La Conferenza dei capigruppo programma i nostri lavori. Ogni gruppo parlamentare è rappresentato all'interno della Conferenza dei capigruppo e, quindi, può far valere le proprie ragioni in quella sede.

Ha chiesto di parlare il deputato Deidda. Ne ha facoltà.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Presidente, lei mi ha anticipato, perché è giusto dire che i lavori dell'Aula vengono decisi dalla Conferenza dei capigruppo, dove tutti i gruppi sono rappresentati (Commenti della deputata D'Orso). Io sono presidente di una Commissione, dove per molti provvedimenti, anche difficoltosi, preferiamo discutere tutti gli emendamenti, anche se sono 700, se sono 500, e non abbiamo paura del dibattito (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Abbiamo fatto promozione anche di proposte di legge di iniziativa parlamentare - la legge sugli interporti, la legge sulla rottamazione delle auto - prese dall'opposizione. Abbiamo preso altre proposte di legge, non tenendo conto, per esempio, neanche della proporzione - un terzo, due terzi di maggioranza e opposizione - per dare libero sfogo e dare dignità a tutte le proposte di legge di maggioranza e opposizione.

Penso che questi discorsi, che adesso vengono di nuovo fatti, sull'antipolitica, non sono rispettosi per tutta l'Aula, compresa l'opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle - Il deputato Trancassini: “Presidente!”), perché quando qualcuno accusa quest'Aula di non lavorare forse lo fa a beneficio dei social…

PRESIDENTE. Colleghi, avete avuto la possibilità di parlare; adesso è giunto il momento di ascoltare.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Vede, Presidente? Anche il rispetto, perché - qui lo dico - io ho scritto anche una lettera al Presidente della Camera per il linguaggio che è stato usato in quest'Aula, per la dignità di quest'Aula e questo da parte di maggioranza e opposizione. Ammetto a volte che esagero - quindi, faccio anche il mea culpa -, però non ho mai insultato nessun collega. Quindi, qualcuno dovrebbe fare il mea culpa (Il deputato Furfaro: “Ma se ti ho visto 5 minuti fa che mandavi a quel paese uno!” - Il deputato Trancassini: “Presidente, ma dove siamo?”) se forse qualcuno fuori utilizza anche altri...

PRESIDENTE. Deputato Furfaro!

SALVATORE DEIDDA (FDI). Vede, Presidente, com'è il clima? Io sto difendendo non una maggioranza, ma tutti i colleghi che si impegnano a presentare una proposta di legge e chi anche è all'opposizione sa che nelle Commissioni si lavora e anche tanto, si lavora e si cerca di dare la possibilità a tutti di esprimere la propria opinione.

Concludo, Presidente, dicendo che forse - ripeto - anche qualcuno dovrebbe fare il mea culpa e imparare a presentare i rendiconti elettorali ai mandatari elettorali e rispettare le decisioni della corte d'appello (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Questo, forse, è il mestiere della politica.

Comunque, quest'Aula merita rispetto, merita rispetto...

PRESIDENTE. Colleghi, dovete ascoltare in silenzio, come i vostri interventi sono stati ascoltati in silenzio. Ognuno parla quando è il proprio turno. Prego, concluda.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Abbiamo - ripeto: questo è un appello per tutti - rispetto di quest'Aula e smettiamola di parlar male di tutti, anche della politica e dei parlamentari perché fa comodo: l'antipolitica non paga - l'ha dimostrato -, non paga verso nessuno. Può far conquistare cinque “mi piace” nei social network e molti interventi servono solo a fare la video comparsata nei social network (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), però i voti sono reali e questo dimostra che forse tutto quello che stanno dicendo lo si vede poi durante le elezioni politiche, durante le tornate elettorali e durante i sondaggi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista). Qualcuno, invece, ci sta…

PRESIDENTE. Prego, lei prosegua.

SALVATORE DEIDDA (FDI). Vede, Presidente, la democrazia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. La mia risposta a questi richiami al Regolamento l'ho già data, deputato Deidda, quindi non la replico.

Ha chiesto di parlare, sullo stesso richiamo al Regolamento, l'onorevole Sasso. Prego, ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Lei ha ovviamente anticipato, oltre al collega Deidda, anche me, perché evidentemente la collega forse ha dimenticato o forse non sa che, appunto, il calendario passa attraverso la Conferenza dei capigruppo. Va bene, le perdoniamo questa dimenticanza.

Devo apprezzare, però, l'intervento della collega del MoVimento 5 Stelle, perché rappresenta l'evoluzione della specie politica del suo MoVimento, nel senso che abbiamo imparato a conoscerli quando definivano quest'Aula come una “scatoletta di tonno” (Presidente, lei lo ricorderà). Purtroppo, mio malgrado, ho subito l'onta, da parlamentare della Repubblica, nella passata legislatura, di vedere quest'Aula sistematicamente scavalcata dai DPCM di Giuseppe Conte (Proteste dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che, anziché venire in Aula, faceva le conferenze stampa e proponeva, sulla testa degli italiani…

PRESIDENTE. Colleghi.

ROSSANO SASSO (LEGA). …senza mai passare dal Parlamento italiano, decisioni che hanno negato la libertà individuale di ogni cittadino (Proteste dei deputati Baldino, Iaria e Pellegrini). Per cui, Presidente…

PRESIDENTE. Deputata Baldino! Deputato Pellegrini!

ROSSANO SASSO (LEGA). Presidente, è evidente - come dire - l'antiparlamentarismo del MoVimento 5 Stelle, che vorrebbe impedire a un deputato, che ha fatto richiesta regolarmente, la possibilità di esprimere la sua opinione. Farò finta di non aver ascoltato l'ennesima pagliacciata di un collega del MoVimento 5 Stelle.

Concludo il mio intervento apprezzando l'evoluzione della specie politica di un MoVimento che, da antiparlamentare, si ritrova ad essere assolutamente difensore di quest'Aula. Peccato che all'epoca dei DPCM di Giuseppe Conte facevano finta di non essere parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Lega-Salvini Premier e Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Andiamo avanti con i nostri lavori.

Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.

Tanto per essere chiari, su questo argomento si è già parlato. Chiudiamo questa carrellata sul richiamo al Regolamento fatto dalla collega D'Orso e andiamo avanti con i nostri lavori. Quindi, non torniamo sulla materia, tanto per essere concreti.

Prego, deputato Fornaro. Io le ho già dato la parola, deputato Fornaro; quindi, eserciti tranquillamente il suo diritto.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Trovo che, da questo punto di vista, quello che è emerso quest'oggi, rispetto ad un richiamo che credo dovremmo condividere tutti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)… Il richiamo è quello che, oggettivamente, ridurre la settimana parlamentare d'Aula ad un giorno sia un problema: dovremmo condividerlo tutti.

Poi, io non do responsabilità specifiche. Sappiamo tutti che, nello specifico, questa settimana avrebbe dovuto esserci, nel calendario dei lavori, il disegno di legge sull'intelligenza artificiale e la ragione per cui non lavoriamo domani è perché è stato slittato di una settimana. Non si dica, però… lo dico, ma assolutamente in maniera molto, molto serena, perché il confronto ci deve essere e credo che il luogo in cui questo confronto debba andare avanti sia la prossima Capigruppo. Nel senso che è vero che all'interno della Capigruppo viene programmato ma nel programma, su cui si sono espressi i presidenti di gruppo, questa settimana non si lavorava solo di martedì. È evidente. Quindi, bisogna stare attenti a dire che c'è una responsabilità e che noi, opposizione, avevamo visto. Il problema è, però, di organizzazione dei lavori. Credo che la prossima Capigruppo debba occuparsi di questo.

Condivido con la collega D'Orso un altro aspetto, cioè quello di ritrovare un maggiore equilibrio tra provvedimenti del Governo, provvedimenti della maggioranza e provvedimenti dell'opposizione. Perché il risultato finale è che, alla fine, noi siamo nell'immaginario esterno sostanzialmente ridotti a convertire decreti-legge, con pochissimi provvedimenti di natura parlamentare e, in alcuni casi, diciamo, anche di ridotto impatto sulla vita quotidiana delle persone, come quelli che abbiamo fatto poc'anzi. È giusto avere opinioni differenti. Credo che, insomma, una riflessione su come noi organizziamo i lavori…ho trovato Presidente, però, del tutto fuori luogo - io non ho interloquito - l'intervento del collega Sasso e il riferimento ai DPCM, totalmente fuori contesto. Se vogliamo continuare a raccontare questa barzelletta, smettiamola. Perché sappiamo tutti che, proprio su iniziativa del Parlamento, dopo i primi DPCM, tutti i DPCM erano sostanzialmente rimessi in un decreto e il Parlamento approvava i decreti. Quindi, qui nessuno ha agito fuori dalla Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle). Smettiamola. Smettiamola di raccontare storie non vere, cioè che qualcuno si è svegliato un mattino e ha deciso di togliere la libertà agli italiani. Eravamo in pandemia e si è tenuto un atteggiamento a tutela della salute di tutti e non è più accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra) - lo dico a lei, Presidente - dover sentire alcune assurdità.

Io credo che ci debba essere più rispetto, più rispetto della verità storica e anche dei morti del COVID (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Scusi, deputato Tucci, per il suo gruppo ha già parlato la deputata D'Orso. Allora, non ci sono (Commenti del deputato Trancassini)… Su cosa? Sullo stesso argomento non parla nessun altro del gruppo di Fratelli d'Italia, questo è certo.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Per un richiamo al Regolamento, Presidente.

PRESIDENTE. Su cosa?

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Articolo 8 (Il deputato Iaria: “Anche per il suo gruppo ha parlato Deidda!”)…

PRESIDENTE. Perché anche il collega Deidda ha fatto un richiamo al Regolamento.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). No, no… per un richiamo al Regolamento, articolo 8: “Il Presidente assicura il buon andamento dei lavori”.

PRESIDENTE. Il Presidente assicura…?

PAOLO TRANCASSINI (FDI). “(…) il buon andamento dei lavori”: è l'articolo 8, comma 1, del Regolamento.

PRESIDENTE. In cosa si sostanzia?

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Si sostanzia nel fatto… io mi riallaccio all'intervento del collega Fornaro, soltanto per dire che dovrebbe essere così, e cioè che un collega dice, anche in maniera accalorata, con enfasi, quella che è la sua idea e che da quest'altra parte, come ha visto, non si condivide… io non condivido quello che ha detto il collega Fornaro, non lo condivido visceralmente come lui lo ha esposto, ma lo ascolto. Quindi, quello che sto per dire, io l'ho già rappresentato nel Collegio dei Questori, è già arrivato sul tavolo del Presidente, cioè il fatto che qui sta diventando prassi che, quando parla l'opposizione, noi stiamo in silenzio ad ascoltare. Quando parla la maggioranza, sistematicamente, noi dobbiamo assistere al brusio, agli urli, agli strilli. Questa roba, questa roba (Commenti dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) è documentata, Presidente. Prima che, vede, perché…

PRESIDENTE. Io ho fatto i richiami…

PAOLO TRANCASSINI (FDI). No, no… ma io sto facendo…

PRESIDENTE. …e ho comunque indotto le persone che stavano disturbando al silenzio.

PAOLO TRANCASSINI (FDI). Io, Presidente, ho colto l'occasione di essere occasionalmente in Aula durante questi interventi e l'intervento del MoVimento 5 Stelle - che io non condivido - noi, comunque, lo abbiamo ascoltato. La collega si è potuta esprimere con enfasi, con rabbia, con decisione e nessuno ha fatto un fiato; nel momento in cui è intervenuto il collega Deidda urla, strilli. Su questa roba, su questo, dato che c'è ampia documentazione, perché quello che succede in Aula non solo è trascritto ma è anche ripreso, io chiederei non tanto una verifica, quanto una nota a tutti i presidenti di gruppo per cercare di riportarla alla serenità e al confronto, anche deciso, come ha fatto pochi minuti fa il collega Fornaro, ma nel rispetto. Perché non è più tollerabile che, quando parla, soprattutto a chiusura delle dichiarazioni di voto, Fratelli d'Italia, si è liberi - come è successo per ultimo dal collega del Partito Democratico - di alzarsi, inveire, strillare, prendersi lo zaino e andarsene perché, comunque, si è fatto il proprio. Questa roba non si può più fare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Guardi, io la ringrazio per questo intervento, però le ricordo che, quando ci sono stati, appunto, atteggiamenti ostili, rumorosi o addirittura aggressivi, verbalmente aggressivi, la Presidenza si è immediatamente attivata per richiamare all'ordine, per invitare i colleghi che sono andati - diciamo così - fuori dalle righe ad un atteggiamento consono. Non si può fare altro che questo, insomma, quando si sta in questa posizione. Quindi, il resto è comunque assegnato alla sensibilità di ciascun parlamentare e alla capacità - diciamo così - di gestione dell'Aula da parte anche dei gruppi parlamentari che sono entità autonome (Commenti). Deputati su cosa? C'era prima il deputato… prego, deputato Tucci.

RICCARDO TUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Sono circa 20 minuti che chiedo la parola. Presidente, guardi…

PRESIDENTE. Sì, le ho chiesto su cosa?

RICCARDO TUCCI (M5S). Sull'articolo 8 e seguenti; articolo 8 e seguenti.

PRESIDENTE. Allora non è da 20 minuti. Perché prima voleva fare un altro tipo di intervento. Articolo 8 e seguenti. La ascolto e vediamo se è pertinente.

RICCARDO TUCCI (M5S). Sicuramente, spesso, si alzano i toni in Aula, ma quello che non posso non sottolineare è l'ipocrisia che vedo dalla parte della maggioranza, perché si sono dimenticati quando, nella scorsa legislatura, guardare quei banchi significava guardare gli hooligans allo stadio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Quindi, che adesso vengano a fare la morale a noi su una volta che intervengono e, soprattutto, poi ci vengono a dire che l'intervento della collega era dedicato ai canali social, loro che sui social, loro e i loro fan sui social, parlano dei DPCM che hanno chiuso l'Italia... Collega Sasso, la scorsa legislatura, durante quei DPCM, lavoravamo qui fuori dal corridoio pur di lavorare…

PRESIDENTE. No, non si rivolga al collega Sasso.

RICCARDO TUCCI (M5S). Non è mai stata chiusa quest'Aula.

PRESIDENTE. Lei si deve rivolgere alla Presidenza e non ai colleghi!

RICCARDO TUCCI (M5S). Presidente, devo finire.

PRESIDENTE. Sì, però si deve rivolgere a me. Non può parlare con gli altri deputati direttamente.

RICCARDO TUCCI (M5S). Ha ragione, ha ragione. Attraverso di lei, voglio ricordare al collega Sasso che la scorsa legislatura si lavorava fuori al corridoio, sopra alle tribune, pur di continuare a lavorare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non c'è mai stata la dittatura dei DPCM (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle – Commenti di deputati del gruppo Fratelli d'Italia) come vogliono far passare e questo è un fatto gravissimo, tanto più se abbinato all'intervento ancora precedente del collega Deidda che ha abbinato il tutto alle rendicontazioni delle campagne elettorali. Mi può dire il nesso fra la rendicontazione della campagna elettorale e l'intervento della collega D'Orso (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) che ha parlato di antipolitica? L'antipolitica è chiedere al Parlamento di calendarizzare le proposte di legge? Quella è l'antipolitica? Ma veramente a questo siamo arrivati, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)? Cioè, quella è antipolitica? Io non so se lei stesso, come Presidente, ha capito quello che ha detto: chiedere di calendarizzare le proposte di legge, da oggi, è antipolitica. Questo è quello che abbiamo capito oggi. È un fatto gravissimo, è un fatto gravissimo. L'evoluzione della specie da alcune parti c'è stata, evidentemente da altre è rimasta invariata (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Fornaro, come ultimo intervento e poi - ripeto - andiamo a chiudere perché ci sono colleghi che hanno prenotato gli interventi di fine seduta e hanno il diritto di svolgerli. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Credo di aver diritto di intervento sul Regolamento rispetto all'intervento del Questore Trancassini.

Infatti, intervengo, sulla base dell'articolo 10, per avere un chiarimento, cioè se questo annunciato esposto, segnalazione, al Presidente sia stato inviato da parte del Collegio dei questori, se sia stato inviato dal singolo Questore e se questo rientri nelle competenze dei Questori (articolo 10 del Regolamento).

Mi permetto di instillare qualche dubbio alla Presidenza che, tra i compiti del Questore, ci sia di segnalare la gestione dell'Aula, che di norma spetta a lei, Presidente di turno, e ai suoi colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista, MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra – Commenti del deputato Iaria).

PRESIDENTE. Mi riservo di lasciare questa risposta al Presidente Fontana, che ha evidentemente ricevuto la missiva che ci preannunciava il collega Trancassini.

Annunzio della presentazione di un disegno di legge di conversione e sua assegnazione a Commissione in sede referente.

PRESIDENTE. Il Ministro per i Rapporti con il Parlamento ha presentato alla Presidenza il seguente disegno di legge, che è assegnato, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 1, del Regolamento, in sede referente, alla VI Commissione (Finanze): “Conversione in legge del decreto-legge 17 giugno 2025, n. 84, recante disposizioni urgenti in materia fiscale” (2460) – Parere delle Commissioni I, II, V, IX, X, XI, XII, XIII e XIV e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.

Il suddetto disegno di legge, ai fini dell'espressione del parere previsto dal comma 1 del predetto articolo 96-bis, è altresì assegnato al Comitato per la legislazione.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Dopo tutti i richiami al Regolamento e sull'ordine dei lavori, che abbiamo ascoltato, ce n'era uno che era programmato, ossia quello della deputata Francesca Ghirra.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere un'informativa urgente dei Ministri della Difesa e dell'Interno, perché verifichino e poi vengano a riferire in quest'Aula su quello che è accaduto, sabato scorso, 14 giugno, a Decimomannu, in Sardegna.

Cerco di raccontare brevemente cosa è accaduto. Come sapete, sono intervenuta in quest'Aula diverse volte sul tema delle basi e delle servitù militari in Sardegna e sul tema delle esercitazioni, che, per lunghi periodi dell'anno, inibiscono gli usi civili di interi territori e delle nostre spiagge, che, a mio avviso, dovremmo procedere lentamente a smilitarizzare.

Detto questo, sabato scorso, a Decimomannu, si è svolta una manifestazione antimilitarista contro le basi, che ha visto la partecipazione di un centinaio di persone, che si sono radunate da tutta la Sardegna e che hanno percorso un tratto della strada statale 196, per dirigersi verso l'aeroporto militare. Pare che una delle strade del paese sia stata chiusa e che alcuni manifestanti abbiano denunciato di essere stati sottoposti a perquisizioni. Arrivati davanti ai cancelli della base - le Forze dell'ordine, chiaramente, presidiavano l'aeroporto di Decimomannu -, un gruppo di manifestanti si sarebbe spostato dalla traiettoria della manifestazione, cercando di raggiungere le recinzioni dell'aeroporto.

Da un comunicato del Comitato “A Foras”, si legge che, per fermare questo gruppo di manifestanti, la Polizia avrebbe lanciato alcuni lacrimogeni dagli elicotteri, che avrebbero scatenato un incendio nei campi che sarebbe stato anche molto difficile da gestire, anche perché alimentato dal rotore dell'elicottero che loro dicono essere stato utilizzato come sfollagente. La questura sostiene che ci sia stata un'operazione coordinata che avrebbe permesso di evitare conseguenze peggiori e mantenere il controllo della situazione senza particolari criticità.

Allora, Presidente, sappiamo che la Polizia dovrebbe mantenere l'ordine, senza utilizzare la forza, e sappiamo anche che la dispersione dei manifestanti dovrebbe essere l'ultima ratio da utilizzare durante le manifestazioni. Converrete con me che decidere di disperdere i manifestanti con il lancio di lacrimogeni e l'uso dell'elicottero, se confermato, come chiedo che facciano i Ministri che chiedo che vengano a riferire in quest'Aula, non sia proprio un metodo ortodosso e accettabile, visto anche il rischio che ci possano essere feriti o ustionati, in questo caso. Per una fortuità, in questo caso non ci sono stati feriti. Io ho depositato un'interrogazione, però siamo un po' preoccupati per quanto sta accadendo, anche perché un mese fa, in Sardegna, durante l'esercitazione militare “Joint Stars”, un militare è rimasto ferito a causa di una manganellata che ha preso durante una manifestazione di protesta simulata, riportando la frattura dell'ulna e del radio, avendo una prognosi di 35 giorni, e altri quattro militari sono stati feriti. La domanda è: in questo Paese, è ancora possibile manifestare, come prevede la nostra Costituzione? Quali sono i metodi che la Polizia intende mettere in atto per fermare manifestazioni di piazza o, come in questo caso, in aree militari? Chiedo, quindi, che i Ministri vengano qui a riferire (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, il deputato Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Presidente, per associarci alla richiesta della deputata, nostra collega Ghirra. È successo qualcosa di assolutamente grave, che va approfondito. Quindi, davvero ci aspettiamo che vengano i Ministri della Difesa e dell'Interno a spiegare esattamente, dal loro punto di vista, come sia stata organizzata e controllata quella manifestazione. Infatti, come ha raccontato la collega, c'erano questi manifestanti, sembra che ci siano state anche perquisizioni dei manifestanti da parte delle Forze dell'ordine. A un certo punto, un gruppo - si pensa un centinaio di manifestanti - ha deviato dal percorso previsto per raggiungere i cancelli, il perimetro della base. A questo punto, sembra che le Forze dell'ordine abbiano lanciato lacrimogeni verso i manifestanti, con il risultato di far scoppiare un incendio tra le erbacce - quanto era nei campi -, incendio che è stato alimentato dalle pale dell'elicottero che si è abbassato pericolosamente sui manifestanti, il che davvero ha creato una situazione di grave - davvero grave - pericolo.

Allora, chiediamo ai Ministri di venire a riferire, perché ci dovrebbero spiegare per quale motivo il responsabile della sicurezza abbia deciso di correre un rischio così grande, mettendo a rischio la vita dei manifestanti sostanzialmente per circoscrivere una manifestazione che era già circoscritta, cioè che non sembrava costituire un pericolo per l'ordine pubblico.

Allora, l'atto è talmente eclatante da farci riflettere, da farci chiedere se, in questo Paese, ci sia ancora il diritto, costituzionalmente garantito, di manifestare! Infatti, è questo in gioco, Presidente: possiamo ancora manifestare, specie dopo l'approvazione dell'obbrobrioso decreto Sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), che noi abbiamo invece soprannominato “decreto repressione”? Perché la nostra impressione è che ci sia una regressione democratica nel Paese, impressa da questa maggioranza e da questo Governo, una regressione democratica che vuole imprimere una svolta autoritaria in cui tutte le manifestazioni di pensiero, che sono contrarie al pensiero della maggioranza e del Governo, vengono represse con la forza (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)!

Siccome noi riteniamo inaccettabile questo fatto, innanzitutto ci batteremo e - ripeto ancora una volta - chiediamo con forza che i Ministri competenti vengano a relazionare.

Concludo, Presidente, dicendo che l'aria che tira nel Paese è chiarissima e, se qualcuno avesse dubbi, oltre all'approvazione dell'osceno “decreto repressione”, a cui facevo riferimento prima, ci sono altri piccoli segnali. Per esempio, non molti giorni fa, il Governo ha promosso, a nuovo questore di Monza, Filippo Ferri, che era stato condannato a 3 anni e 8 mesi e a 5 anni di interdizione dai pubblici uffici - con condanna passata in giudicato, quindi, condanna definitiva - per i fatti clamorosi di Genova, durante il G8 del 2001, in cui piccole frange delle nostre Forze dell'ordine si erano macchiate di atti gravissimi e non era stato possibile punirli, perché, in quel momento, il reato di tortura non era ancora previsto nel nostro ordinamento.

Ebbene, il Governo, come dicevo prima - e ho finito, Presidente, e la ringrazio -, proprio per far capire qual è l'aria che tira, ha nominato quella persona che ho appena nominato, che si era macchiata di un reato infamante per colui che veste la divisa (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), e che, quindi, dovrebbe proteggere l'incolumità dei cittadini, come nuovo questore di Bologna. Noi - grazie, Presidente, ho finito - ci opporremo con tutte le nostre forze, in maniera democratica, pacifica e non violenta, a questa svolta autoritaria di questo Governo Meloni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sullo stesso argomento, la deputata Polo. Ne ha facoltà.

BARBARA POLO (FDI). Scusi, Presidente. Visto che si parlava di casa mia, mi dispiace che la Ghirra sia andata via. Allora, intanto vorrei capire dai colleghi dell'opposizione, che evidentemente non sono molto informati sui fatti, se per manifestazioni pubbliche loro intendano manifestazioni autorizzate che debbano rispettare le regole poste dalla questura o se per manifestazioni pubbliche intendiamo che ognuno può fare quello che vuole, avvicinarsi al reticolato militare, quindi mettendo a rischio anche la propria vita, considerato quello che prevede avvicinarsi a determinate aree, e se quindi tutto è concesso.

Cioè se per manifestazioni pubbliche dobbiamo dire che qualsiasi persona non autorizzata possa uscire da quella che è la manifestazione autorizzata. Se a questo, nell'informativa che è stata chiesta ai Ministri di competenza, verrà data una risposta positiva, io sto alle stupidaggini che ho sentito in quest'Aula, perché i fatti non sono quelli che sono stati raccontati e queste manifestazioni stanno continuando a ripetersi in un territorio dove sappiamo bene che l'insediamento delle aree militari è piuttosto presente, l'argomento è delicato e non si viene certo in Sardegna a fare propaganda militare anti-Gaza, anti-quello e anti-quell'altro, rischiando invece la tranquillità della popolazione che convive con queste realtà.

PRESIDENTE. Quindi, conferma la richiesta di informativa? Lei aspetta che il Governo risponda secondo magari l'indicazione sull'informativa?

BARBARA POLO (FDI). No, no. Ritengo inutile l'informativa.

PRESIDENTE. Bene.

BARBARA POLO (FDI). Quindi, per ciò che mi riguarda è assolutamente inutile, dopodiché è chiaro che…

PRESIDENTE. Era necessario saperlo ai fini del nostro Regolamento.

BARBARA POLO (FDI). Sì, scusi, Presidente (Commenti del deputato Iaria).

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Irene Manzi. Ne ha facoltà.

IRENE MANZI (PD-IDP). La ringrazio, signor Presidente. Prendo la parola in quest'Aula per ricordare la figura di Gentiana Hudhra, che è stata uccisa dal proprio marito, dall'ex marito, pochi giorni fa a Tolentino, in provincia di Macerata. Commemoriamo e ricordiamo in quest'Aula, purtroppo, l'ennesima ulteriore vittima di un femminicidio, compiuto con violenza in mezzo a una folla che camminava per le vie di una cittadina di provincia di sabato pomeriggio, proprio mentre la vittima di questo atroce delitto stava andando al lavoro. Anche in questo caso si sono registrati tanti piccoli segnali che ricorrono ogni volta in un terribile copione che accompagna questi eventi.

Davvero non c'è una parola, non ci sono più parole per poter commentare. Se ci pensate, ogni settimana, colleghi di tutti i gruppi parlamentari, ci troviamo in quest'Aula a ricordare una vittima di femminicidio, perché questa è un'emergenza che non conosce arresto, non conosce gerarchia, che colpisce donne di ogni età e di ogni nazionalità, spesso vittime di persone che sono state vicino o che lo sono tuttora. In quest'Aula voglio far arrivare un messaggio di vicinanza, tra l'altro, da parte dell'Aula, ai figli di Gentiana, che sono ulteriori vittime di questa grave tragedia, all'amministrazione comunale di Tolentino e al suo sindaco, che in queste ore si sta riunendo come comunità proprio per ricordare questo avvenimento e per chiedere - mi avvio a concludere - una cosa però importante.

Ogni volta ci troviamo a ricordare una vittima: questo ci impone che cosa? Impone a tutti noi, a tutte le forze politiche, la necessità di azioni preventive, di azioni di sostegno finanziarie ed economiche ai centri antiviolenza…

PRESIDENTE. Concluda.

IRENE MANZI (PD-IDP). …di azioni di prevenzione e di azioni di educazione, in particolar modo. E non possiamo sottrarci per paura, lo dico davvero ai colleghi e alle colleghe di tutte le forze politiche, a un grande e collettivo intervento educativo per ristabilire delle relazioni sane di rispetto tra i generi e di affettività, in questo senso sana, proprio perché ogni volta non possiamo ritrovarci, la prossima settimana o tra alcuni giorni, magari, a commemorare l'ennesima ulteriore vittima (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Lomuti. Ne ha facoltà.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Grazie, Presidente. Farah ha otto anni, non può più camminare, non riesce a trattenere la pipì e non riesce più neanche a parlare senza fatica. Ha il viso gonfio, la bocca piena di ulcere e l'acidità nel sangue è fuori controllo. Farah è mia sorella e sta morendo, ha contratto una forma di diabete infantile cronico e letale l'11 novembre 2023, nel pieno della guerra. Da allora è cominciata una battaglia disperata contro il tempo, la fame e l'assenza totale di cure mediche. Ogni giorno è una lotta per tenerla in vita in un luogo dove non c'è più nulla: né cibo, né medicine, né acqua, né medici. Solo la fame, l'odore del sangue e il silenzio di chi guarda e non fa niente.

Farah è la prova vivente - ma per quanto ancora? - della condanna a morte cui è sottoposta un'intera generazione di bambini palestinesi. Ogni giorno qualcuno muore come lei, come un bambino che aveva la sua stessa malattia ed è morto la settimana scorsa per mancanza di cure e malnutrizione. Mia sorella è uno scheletro con la pelle addosso, è caduta più volte in coma diabetico, sviene, non riesce ad alzarsi, non ha più le forze. Le complicazioni della malattia, aggravate dalla fame, stanno mutando il suo corpo. Non è più la bambina che conoscevo, non è più nemmeno un corpo intero, è un corpo che si disfà lentamente, che grida silenziosamente aiuto a un mondo che non ascolta.

Abbiamo chiesto, supplicato, implorato che venga evacuata ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ma nessuno risponde, nessuno la guarda, nessuno la sente, come se non esistesse. Eppure Farah resta attaccata alla vita, al suo essere bambina, all'amore nei confronti della sua tartaruga che ha portato con sé tutte le volte che siamo stati sfollati, non l'ha mai lasciata un attimo. È così attaccata alla vita e alla sua sopravvivenza che non ha voluto abbandonare neanche la sua tartaruga. Il suo desiderio di restare su questa vita mi fa solo provare rabbia nei confronti del mondo che la sta uccidendo lentamente. Nel frattempo mio padre ha problemi cardiaci, mia madre è esausta. A casa siamo rimasti io, Dima e Judy. Io cerco di raccontare, di documentare e di testimoniare, anche se ogni parola che scrivo può costarmi la vita. L'esercito israeliano ha minacciato di uccidermi per ciò che pubblico, per ciò che ho raccontato su come mi hanno torturato. Non ho più forze.

PRESIDENTE. Concluda.

ARNALDO LOMUTI (M5S). Ho pensato mille volte di sparire dai social, di cancellarmi. Forse sparirò comunque sotto le macerie, sotto una bomba, nel silenzio generale. Mi sento soffocare, esausto, affamato. Qualche giorno fa ho ritrovato la mia macchina fotografica tra le macerie, l'avevo persa mesi fa, ma oggi non so più se serva a qualcosa. Sento di aver fallito, di non essere riuscito a salvare mia sorella, e quando moriremo saremo soltanto un'altra notizia qualunque.

Presidente, chi è che parla? Queste sono le parole del fratello di Farah, Seraj Ouda, che è riuscito non si sa come a farle arrivare al giornale l'Espresso, sul quale, Presidente, noi chiediamo l'intervento della Farnesina, ma sono certo che alla Farnesina sia stato già, in questo caso, segnalato e siamo certi che si stia già attivando. Allora questo intervento - concludo, Presidente - valga come messaggio agli uomini e alle donne della Farnesina, le cui serietà e competenze sono indiscusse e comprovate storicamente. È un messaggio per il quale noi diciamo che stiamo facendo e che facciamo il tifo per loro affinché portino in Italia la piccola Farah…

PRESIDENTE. La ringrazio.

ARNALDO LOMUTI (M5S). …per farla salvare. Presidente, lo so, è soltanto una vita.

PRESIDENTE. È un minuto e 30 secondi fuori dal tempo…

ARNALDO LOMUTI (M5S). Certo.

PRESIDENTE. Cioè, chiedo scusa…

ARNALDO LOMUTI (M5S). Presidente…

PRESIDENTE. …non è possibile gestire l'Aula in queste condizioni, ci vuole anche autocontrollo. Si può stare 10 secondi, 15 secondi, non un minuto e mezzo, è un altro intervento di fine seduta. Mi scusi, sta togliendo un diritto a un altro collega che non si è prenotato, magari, per questo. La ringrazio.

Ha chiesto di parlare la deputata Appendino. Ne ha facoltà.

CHIARA APPENDINO (M5S). Presidente, intervengo perché, purtroppo, non possiamo restare in silenzio rispetto all'ennesimo scempio compiuto da Stellantis. A Mirafiori, Torino, ci sono appena stati 610 licenziamenti, 610, Presidente: e allora dov'è quella centralità, di cui parlava il presidente Elkann, dell'Italia, quando è venuto qua in Commissione, con tutta la maggioranza che lo riempiva di complimenti? Dov'è quel Piano Italia per cui Urso ha perso, penso abbia utilizzato tutti i vocabolari superlativi, tutte le parole che esistono nei vocabolari superlativi per dire quanto fosse bello quel Piano Italia. Vede, altro che cambiamenti, Presidente!

Con il nuovo amministratore delegato noi vediamo sempre lo stesso copione, e cioè che c'è ai vertici chi si arricchisce e c'è chi lavora che, invece, viene trattato non male, ma malissimo. E allora, Presidente, noi non ci stiamo, anche perché, mentre centinaia di lavoratori e lavoratrici vengono lasciati a casa, il nuovo amministratore delegato - perché il vizietto non lo perde, evidentemente, Stellantis - può arrivare a guadagnare fino a 24 milioni di euro.

Lo avevamo detto di non ripetere lo stesso errore, invece siamo sempre lì. E allora, Presidente, noi avevamo ragione a non fidarci degli annunci, avevamo ragione a non fidarci delle parole, avevamo ragione perché questo schema lo abbiamo già visto: Stellantis produce più parole vuote e chiacchiere che auto.

Allora, Presidente, chiudo. Noi chiediamo che la Presidente Meloni richiami il gruppo una volta alle sue responsabilità, perché ha preso in giro tutta Italia, non solo noi, e perché dei disastri del Ministro Urso non ce ne facciamo più nulla, del silenzio della Presidente Meloni ancor meno. Quindi intervenga, non per noi, ma a tutela di una filiera di lavoratori e lavoratrici che chiedono dignità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, oggi c'è stata una seduta della Commissione di inchiesta sul rischio idrogeologico con l'audizione del Ministro Musumeci su alcune vicende riguardanti anche i Campi Flegrei. Noi chiediamo, a questo punto, che il Ministro torni un'altra volta in Aula, perché, a distanza di un mese, il Ministro ha contraddetto, per l'ennesima volta, con una giravolta, se stesso.

Aveva detto, un mese fa, che voleva fare una decretazione d'urgenza per la pericolosità dei Campi Flegrei su pressioni su cui abbiamo chiesto ragioni, nel senso: da chi ha ricevuto pressioni il Ministro? Il Ministro ha risposto, a distanza di un mese e in un'intervista fatta alla Rai, che non ha avuto alcuna pressione. A un certo punto la situazione è diventata surreale quando abbiamo chiesto conto al Ministro del fatto che lui ha colpevolizzato le popolazioni dei Campi Flegrei sulla nota questione che c'è stata una forte azione antropica su quel territorio. Ebbene, il Ministro ha detto che lui è contro - contro! - l'abusivismo in generale, ma è favorevole ai condoni delle finestre. Io cito testuale, perché è utile citare testualmente i Ministri quando dicono queste cose. E allora noi gli abbiamo domandato: egregio Ministro, lei è stato presidente della regione Sicilia e ha realizzato un condono non solo per finestre, che poi è stato anche bocciato dalla Corte costituzionale, dopodiché ha partecipato a Governi, quelli di Berlusconi, che hanno promosso ben due condoni e non di finestre. Allora, non si può colpevolizzare la popolazione dei Campi Flegrei raccontando questa sciocchezza delle finestre, di cui il Ministro politicamente si deve assumere la responsabilità: ad oggi non c'è mai stato un condono ad hoc per le finestre. Siamo d'accordo anche noi a risolvere il problema delle finestre degli italiani, ma non è stato quello; sono stati stati condoni che, in molti casi, hanno aiutato operazioni speculative e che raramente, purtroppo, hanno aiutato la povera gente, che ancora oggi è in attesa.

Concludo, Presidente. Noi chiediamo che il Ministro Musumeci affronti in modo serio il suo mandato e, soprattutto, che ci riveli, a un certo punto, qual è la sua posizione sulle cose, perché ad oggi è una continua contraddizione e giravolta, che diventa insopportabile.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Maria Grazia Frijia. Ne ha facoltà.

MARIA GRAZIA FRIJIA (FDI). Grazie, Presidente. Veramente rubo pochi secondi per esprimere il mio ringraziamento all'equipaggio della nave scuola Amerigo Vespucci. Dopo un indimenticabile tour mondiale, la Vespucci è rientrata ieri a La Spezia, nella mia città, e di fatto ha finito questo tour che l'ha vista protagonista in tutto il mondo. Questo ha rappresentato un momento di orgoglio nazionale. Il veliero, definito da tutti come il più bello del mondo, è molto più di una nave, Presidente: è un simbolo dell'Italia. Quindi, era bello che ci fossero anche più colleghi per ricordare e rendere omaggio a quello che ha fatto la Vespucci in questi due anni. Come dicevo, è un simbolo dell'Italia che crede in se stessa, che investe nella formazione, nella cultura, nelle proprie radici e nel proprio futuro. Durante il suo viaggio, la Vespucci ha toccato oltre 30 porti e cinque continenti, portando con sé un messaggio di eccellenza e bellezza italiana. Ha promosso il made in Italy, l'enogastronomia, l'artigianato, la tecnologia e il nostro straordinario patrimonio culturale. Secondo i dati disponibili, quasi 2 milioni di persone hanno visitato Villaggio Italia e la nave gratuitamente, vivendo un'esperienza culturale immersiva che ha saputo coniugare storia, tradizione marinaresca e innovazione.

Quello che oggi, però, vorrei sottolineare è soprattutto il capitale umano, che dobbiamo celebrare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): l'equipaggio e i giovani cadetti, formati in un contesto caratterizzato da impegno e senso del dovere, pronti a diventare professionisti all'altezza delle sfide globali. Un ringraziamento doveroso va alla Marina militare e al Ministro della Difesa, Guido Crosetto, per aver creduto in questo progetto straordinario, che ha portato la Amerigo Vespucci ad essere con orgoglio il simbolo dell'Italia nel mondo. Nei prossimi giorni la Vespucci entrerà nel bacino dell'arsenale militare di La Spezia per la necessaria manutenzione e per essere, poi, nuovamente pronta a rappresentarci nel mondo. Grazie, dunque, a tutto l'equipaggio, alla Marina militare e a chi lavora ogni giorno per rendere la Vespucci l'orgoglio della nostra Nazione.

L'Amerigo Vespucci non è solo una nave, è un sogno che solca i mari portando con sé il respiro dell'Italia. Quindi, all'Amerigo Vespucci va il nostro augurio di buon vento sempre (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Nadia Romeo. Ne ha facoltà.

NADIA ROMEO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Gentili colleghi, io davvero sento il dovere, unito anche a un sentimento di profonda commozione, di ricordare in quest'Aula Aymane Ed Dafali.

Il 14 giugno, sabato scorso, a soli 16 anni Aymane ha perso la vita e l'ha persa cercando di salvarne altre due. Ha visto due ragazzi in balia delle correnti e si è tuffato in mare senza esitazione. Un gesto puro, istintivo e coraggioso. Aymane era in Italia da poco, proveniva dal Marocco e viveva a Castelnovo Bariano, una piccola comunità nella provincia di Rovigo, nella quale lui e la sua famiglia si erano già fortemente integrati. È proprio da questa comunità che viene una richiesta che volevo condividere con quest'Aula, proprio a testimonianza di quanto quella comunità fosse vicina ad Aymane e alla sua famiglia: “Il comune di Castelnovo Bariano, profondamente colpito dalla tragica scomparsa del giovane, desidera ricordare pubblicamente il suo gesto eroico e proporre la sua figura come esempio di straordinario altruismo e coraggio. A seguito di questo tragico evento, la giunta comunale ha stabilito all'unanimità di proporre il conferimento di un riconoscimento al merito civile per Aymane Ed Dafali”, che hanno già inoltrato.

Aymane viveva a Castelnovo Bariano con la sua famiglia, che era composta da cinque membri: il papà, che era un operaio agricolo residente in Italia dall'agosto del 2020, la mamma Fatima e i due fratelli Zuhair e Issam. La comunità e l'amministrazione ci fanno presente che, nonostante la residenza recente della famiglia, questa si era davvero integrata con discrezione e con rispetto. I due fratellini frequentavano le scuole locali ed erano noti per il loro comportamento educato e riservato. Si erano iscritti al servizio bibliotecario, erano curiosi e volevano imparare, con genitori che seguivano il loro apprendimento. Aymane, invece, frequentava i corsi del centro provinciale per l'istruzione degli adulti; corsi serali, perché tenacemente voleva conseguire il diploma di terza media e stava affrontando con impegno quell'esame finale.

PRESIDENTE. Concluda.

NADIA ROMEO (PD-IDP). La comunità di Castelnovo si stringe intorno a questa famiglia, chiede che venga riconosciuta questa onorificenza al merito, chiede che il giovane, che ha perso la vita per salvarne altre due e che ha onorato i più alti valori della Repubblica, sia a sua volta riconosciuto. Lo chiedo anche io e colgo l'occasione perché da quest'Aula arrivi il nostro grazie ad Aymane (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Mercoledì 18 giugno 2025 - Ore 15:

1. Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata .

La seduta termina alle 18,55.

TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: LUCA SQUERI E GIORGIA ANDREUZZA (A.C. 1672-A?)

LUCA SQUERI (FI-PPE). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1672-A?). La filiera della ristorazione con le sue 328.000 imprese, 1,5 milioni di addetti ed un valore aggiunto di quasi 60 miliardi di euro è un settore cardine della nostra economia nazionale ed in particolare delle filiere agroalimentare e del turismo.

Ogni anno vengono acquistati 20 miliardi di euro di materie prime agroalimentari e la ristorazione resta il mercato di sbocco privilegiato per quanto riguarda le produzioni di eccellenza e di prossimità.

Lo sappiamo, quello che distingue l'agroalimentare italiano è la qualità del prodotto e il nostro Paese è in cima alle classifiche mondiali per quel che riguarda la qualità del cibo fornito nei servizi di ristorazione.

Uno dei più popolari portali web internazionali dedicati al food, Taste Atlas, a gennaio di quest'anno ha pubblicato la lista delle 100 città in cui si mangia meglio al mondo. Le valutazioni sono state stilate partendo da 477.287 recensioni verificate di 15.478 piatti e prodotti tipici locali.

Ebbene le prime quattro classificate di questa lista mondiale sono quattro città italiane, Napoli, Milano, Bologna e Firenze, con Roma e Torino nella top ten e altre sei città italiane tra le prime 50. Un riconoscimento internazionale che qualifica non solo la qualità del cibo ma anche delle preparazioni e del servizio.

Dobbiamo registrare anche il boom del turismo enogastronomico diventato una delle voci principali del budget della vacanza in Italia, con oltre un terzo della spesa destinata alla tavola per consumare pasti in ristoranti, pizzerie, trattorie o agriturismi, ma anche ad acquisti enogastronomici.

Con 23 miliardi di euro è la seconda voce di spesa dei turisti ed è addirittura al primo posto nella graduatoria dei servizi che i turisti internazionali maggiormente apprezzano durante il soggiorno nel nostro Paese.

Si tratta di numeri che dimostrano l'importante valore storico e culturale del patrimonio enogastronomico nazionale che è diffuso su tutto il territorio e dalla cui valorizzazione dipendono molte delle opportunità di sviluppo economico ed occupazionale nel Paese.

La ristorazione ha accompagnato, e continua a farlo, le trasformazioni della società e ha in qualche modo segnato il passaggio dall'economia agricola all'economia terziaria. Lo testimonia la storia di moltissime famiglie che proprio nella ristorazione hanno realizzato il loro progetto di vita.

Questa combinazione di valori economici, sociali, culturali fa della ristorazione italiana un importantissimo asset dell'economia dei servizi capace di attivare anche tante altre filiere che vanno dall'edilizia, all'arredamento, al credito, dall'ICT al tessile.

Essa rappresenta un tratto distintivo dell'Italia nel mondo e ne sono testimonianza le migliaia di ristoranti italiani all'estero.

Proprio al fine di promuovere la cultura dell'ospitalità e della convivialità come elementi essenziali della società italiana, il rafforzamento del legame tra tradizione e innovazione nel mondo della ristorazione, la sensibilizzazione sull'importanza della qualità e dell'etica nella filiera agroalimentare, la valorizzazione del cibo come strumento di inclusione sociale e condivisione nonché l'impegno per la sostenibilità e il rispetto dell'ambiente attraverso scelte consapevoli in cucina, ho voluto presentare la proposta di legge, a mia prima firma, che oggi approviamo, istitutiva della Giornata della Ristorazione.

Il prototipo di questa Giornata è stato realizzato con successo il 28 aprile 2023 con una manifestazione promossa dalla FIPE-Federazione Italiana Pubblici Esercizi della Confcommercio con i patrocini del Ministero delle Imprese e del made in Italy, del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, del Ministero dell'Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste e del Ministero del Turismo nonché con il conferimento della Medaglia del Presidente della Repubblica che ha riconosciuto l'alto valore dell'iniziativa.

La proposta che approviamo prevede che la Repubblica riconosca il terzo sabato del mese di maggio quale Giornata della ristorazione. Una Giornata che vuole essere una festa popolare e inclusiva che ha come obiettivo primario quello di invitare tutti i cittadini a celebrare la condivisione di un rinnovato sentimento di comunità, un'occasione per sottolineare il ruolo centrale della ristorazione nella vita sociale, culturale ed economica del Paese.

Si prevede che Ministero delle Imprese e del made in Italy promuova, in occasione della Giornata della ristorazione, un'iniziativa di approfondimento dedicata alle finalità e ai principi indicati nella Carta dei valori della ristorazione italiana, adottata nel 2021. Si tratta dei valori di inclusione, innovazione, tracciabilità, trasparenza e promozione dell'immagine della ristorazione italiana.

La proposta inoltre prevede che vengano conferite dieci medaglie a imprenditori del settore della ristorazione che si sono distinti in alcuni ambiti determinati, caratterizzati da qualità, eccellenza, capacità imprenditoriale e promozione dell'immagine del nostro Paese.

Ma la Giornata della ristorazione rappresenta anche uno sguardo rivolto al futuro, un momento di riflessione e di celebrazione che non si limita soltanto allo specifico settore, ma ha una portata generale, sia economica che sociale, che culturale.

Un momento capace di stimolare la discussione sulle iniziative da adottare per favorire la crescita imprenditoriale di un settore che ha un impatto significativo sullo stile di vita del nostro Paese.

Il Governo è consapevole dell'importanza di questo settore e dei necessari interventi per supportarlo. Non a caso, nella legge sul made in Italy approvata nel dicembre 2023, si rinvengono diversi articoli a tutela della ristorazione italiana.

Al settore della ristorazione, il Piano strategico per il turismo approvato nel luglio 2023 dal Governo dedica particolare attenzione.

Inoltre, attraverso il disegno di legge sulle PMI il Governo sta provando a contrastare il fenomeno delle recensioni false che spesso sono presenti sulle piattaforme online e che risultano determinanti per la sopravvivenza di molte imprese. Occorre promuovere la veridicità delle recensioni online e proibire quello che è di fatto il loro commercio.

Senza voler dimenticare le diverse criticità con cui la ristorazione deve confrontarsi ogni giorno, bensì con l'intento di metterle in luce e superarle, approviamo oggi una proposta di legge che descriverà negli anni a venire un momento di riflessione tra istituzioni, operatori del settore e cittadini individuando le possibili future linee di sviluppo, consapevoli di promuovere un asset strategico del Paese, un cardine della cultura italiana nel mondo.

GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). (Dichiarazione di voto finale – A.C. 1672-A?). Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi approveremo la proposta di legge sottoscritta da tutta la maggioranza, a prima firma del collega Luca Squeri, per l'istituzione della Giornata della Ristorazione, da celebrare ogni anno il terzo sabato di maggio.

Una proposta che nasce da un'esperienza, costruita dal basso dagli operatori del settore e promossa da FIPE - la Federazione Italiana Pubblici Esercizi - che nel 2023 ha organizzato per la prima volta una grande giornata nazionale dedicata alla cultura dell'ospitalità italiana.

Un'iniziativa che ha riscosso da subito una straordinaria partecipazione, trasformandosi in una festa diffusa che ha coinvolto migliaia di ristoratori, anche all'estero, ottenendo il patrocinio dei Ministeri competenti e il prestigioso riconoscimento della Medaglia del Presidente della Repubblica.

Questa Giornata, dunque, è molto più di una ricorrenza simbolica: rappresenta un concreto atto di riconoscimento verso un mondo che costituisce una parte viva dell'identità del nostro Paese.

Lo scorso anno ho avuto il piacere di partecipare all'evento celebrativo presso la Camera, alla presenza del Presidente Lorenzo Fontana, di diversi Ministri, rappresentanti di categoria, imprese, mondo scolastico e associazioni. Un momento denso di significato, che ha dato voce alla filiera nella sua interezza: dalla produzione e trasformazione, alla formazione, fino all'impresa.

In quell'occasione, FIPE ci ha consegnato un documento di analisi molto prezioso, ricco di dati che ci aiutano a comprendere appieno il peso specifico della ristorazione in Italia. Dati che raccontano una verità chiara: la ristorazione italiana è un motore economico, culturale e sociale.

Secondo lo studio del Centro Studi FIPE, nel 2023 il settore ha generato 54,1 miliardi di euro di valore aggiunto.

È il contributo più rilevante dell'intero comparto agroalimentare italiano: più dell'agricoltura (40,5 miliardi) e dell'industria alimentare (36,7 miliardi).

Un dato che dovrebbe far riflettere chi ancora considera questo settore come marginale.

Non lo è: anzi è un pilastro del nostro sistema Paese.

E non si tratta solo di valore diretto.

Ogni anno, la ristorazione attiva 47,6 miliardi di euro di consumi intermedi lungo tutta la filiera: dall'agricoltura all'industria alimentare, dai servizi immobiliari e legali fino alle tecnologie, alla logistica e alla gestione ambientale.

Una rete complessa e dinamica che tiene insieme territori, professionalità e relazioni. Ogni piatto che viene servito rappresenta il frutto di un'intera economia locale.

Anche sul piano internazionale, i numeri parlano chiaro. Le famiglie italiane spendono mediamente 1.415 euro all'anno per mangiare fuori casa. Un dato superiore alla media europea di 1.220 euro. Eppure i margini di crescita sono ancora ampi, soprattutto se accompagnati da politiche pubbliche capaci di valorizzare l'esperienza enogastronomica e di rafforzare il legame tra ristorazione e turismo.

Perché un ristorante non è solo un luogo in cui si mangia: è un presidio culturale, un racconto del territorio, la cucina italiana è un elemento di attrazione per chi sceglie l'Italia come meta.

Una trattoria può diventare simbolo di identità locale, un menù può essere una dichiarazione di appartenenza, un piatto tipico può raccontare come una guida turistica.

Lo sanno bene anche i nostri connazionali all'estero.

I ristoratori italiani nel mondo sono autentici ambasciatori del saper fare italiano.

La legge prevede che, in occasione della Giornata, vengano conferite dieci medaglie a imprenditori del settore distintisi in ambiti come sostenibilità, legalità, inclusione.

Per i ristoratori all'estero, il conferimento sarà riservato a chi è in possesso della certificazione “Ristorante italiano nel mondo”, secondo i criteri previsti dalla legge sul made in Italy.

Ma questa “Giornata” non intende celebrare solo il presente. È, soprattutto, una sfida per il futuro. Sempre secondo FIPE, nel 2024 oltre il 55 per cento dei bar e ristoranti italiani avevano programmato investimenti, per un valore potenziale stimato in 4 miliardi di euro. Sono numeri che parlano di fiducia, innovazione, voglia di crescere. E coinvolgono un indotto molto vasto: pensiamo ai servizi di manutenzione, alle attrezzature, al rinnovo degli strumenti di lavoro, agli arredi, alle tecnologie digitali, alle competenze professionali sempre più avanzate.

Gli imprenditori del settore stanno investendo in sostenibilità, digitalizzazione, formazione. E noi abbiamo il dovere di accompagnare questa evoluzione, non di ostacolarla.

Un passaggio fondamentale del provvedimento riguarda proprio questo: ogni anno sarà scelto un tema fondativo, e la Giornata sarà occasione per coinvolgere scuole, enti locali, associazioni, promuovendo iniziative capaci di far conoscere ai più giovani il valore e le opportunità di questo mestiere.

Questa Giornata non è solo una festa: è uno strumento di crescita culturale ed economica, è un modo per restituire dignità a un lavoro spesso sottovalutato, ma ricco di competenza e passione. È un'opportunità per avvicinare le nuove generazioni a una professione nobile, fatta di sacrificio e bellezza. È un'occasione per rafforzare il legame tra ristorazione, turismo e territori.

Ed è, soprattutto, un'occasione per dire grazie. A chi ogni giorno ci accoglie con il sorriso, ci prepara piatti che sempre di più coniugano la tradizione con la creatività, e ci fanno sentire a casa. A chi, con un piatto, un gesto, un sorriso, racconta il meglio dell'Italia.

La Lega sostiene questo comparto, che ha le sue origini nelle gestioni familiari. Crediamo nella valorizzazione di ogni anello della filiera, e per questo il voto del gruppo Lega-Salvini Premier sarà favorevole.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 1 i deputati Iaia e Pretto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 2 la deputata Madia ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 9 la deputata Montaruli ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 13 i deputati Mollicone e Ciancitto hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole;

nella votazione n. 14 i deputati presenti del gruppo Fratelli d'Italia hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 i deputati presenti del gruppo Lega-Salvini Premier hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario;

nella votazione n. 14 i deputati presenti del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE hanno segnalato che hanno erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2448 - ODG N. 1 227 224 3 113 87 137 84 Resp.
2 Nominale ODG 9/2448/3 244 237 7 119 94 143 82 Resp.
3 Nominale ODG 9/2448/4 247 243 4 122 99 144 80 Resp.
4 Nominale ODG 9/2448/5 252 248 4 125 101 147 77 Resp.
5 Nominale ODG 9/2448/6 253 246 7 124 98 148 77 Resp.
6 Nominale ODG 9/2448/7 250 246 4 124 99 147 77 Resp.
7 Nominale ODG 9/2448/8 254 250 4 126 101 149 77 Resp.
8 Nominale DDL 2448 - VOTO FINALE 254 153 101 77 153 0 73 Appr.
9 Nominale MOZ 1-426 256 256 0 129 110 146 72 Resp.
10 Nominale MOZ 1-456 258 258 0 130 108 150 72 Resp.
11 Nominale MOZ 1-457 257 255 2 128 105 150 72 Resp.
12 Nominale MOZ 1-458 260 260 0 131 109 151 72 Resp.
13 Nominale MOZ 1-460 258 257 1 129 149 108 72 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 20)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale MOZ 1-461 258 257 1 129 253 4 72 Appr.
15 Nominale PDL 1672-A - ARTICOLO 1 253 150 103 76 148 2 72 Appr.
16 Nominale EM 2.100 253 149 104 75 148 1 72 Appr.
17 Nominale ARTICOLO 2 252 148 104 75 147 1 72 Appr.
18 Nominale ARTICOLO 3 249 145 104 73 144 1 72 Appr.
19 Nominale ARTICOLO 4 251 148 103 75 147 1 72 Appr.
20 Nominale PDL 1672-A - VOTO FINALE 229 139 90 70 138 1 71 Appr.