XIX LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 423 di giovedì 6 febbraio 2025

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE SERGIO COSTA

La seduta comincia alle 9,30.

PRESIDENTE. La seduta è aperta.

Invito il deputato Segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.

ALESSANDRO COLUCCI, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.

PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.

(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati in missione a decorrere dalla seduta odierna sono complessivamente 92, come risulta dall'elenco consultabile presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto stenografico della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 9,35).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di 5 e 10 minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Modifica nella composizione di gruppi parlamentari.

PRESIDENTE. Comunico che, con lettera pervenuta in data 5 febbraio 2025, il deputato Andrea De Bertoldi, già iscritto al gruppo parlamentare Misto, ha dichiarato di aderire al gruppo parlamentare Lega-Salvini Premier.

La presidenza di tale gruppo, con lettera pervenuta in pari data, ha comunicato di aver accolto la richiesta.

Convocazione della Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto.

PRESIDENTE. Comunico che la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti economici e sociali derivanti dalla transizione demografica in atto è convocata per martedì 11 febbraio 2025, alle ore 13,30, presso la sede di Palazzo San Macuto, per procedere alla propria costituzione.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marco Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ieri si è scoperto che Meta - una grandissima multinazionale che ognuno di voi e ognuno di noi al mondo conosce, perché gestisce alcuni social e alcuni software che fanno parte ormai della nostra vita quotidiana, come WhatsApp - ha comunicato ad alcuni italiani, alcuni molto noti, come alcuni direttori di testate giornalistiche, o alcuni attivisti molto conosciuti, fra cui il fondatore di Mediterranea, Luca Casarini, che i loro software e i loro telefoni erano compromessi e che avrebbero dovuto in fretta recarsi nel loro laboratorio, che tratta esattamente questo tipo di attacchi, che non sono attacchi hacker. Già, perché si scopre, nelle ore successive, che l'attacco è fatto con un particolare software, che c'entra con la cybersicurezza, distribuito da un'azienda che si chiama Paragon. Si tratta di un software militare, Presidente. È un software militare che può essere acquistato solo dai Governi che hanno degli accordi con una società, tra l'altro, della cybersicurezza israeliana.

Come gruppo, Fratoianni e Bonelli hanno da subito depositato un'interrogazione per chiedere al Governo italiano se fosse a conoscenza di quest'attività verso cittadini italiani, gravissima, o se, ancora peggio, fossimo coinvolti in un'attività che va oltre lo spionaggio internazionale, ma che rischia di essere, anzi, uno strumento per intimidire la libera informazione e chi, ogni giorno, salva vite nel Mediterraneo. Siamo davanti a un caso eccezionale, Presidente.

Non abbiamo fatto in tempo a depositare l'interrogazione che Palazzo Chigi, a fine giornata, comunica al Paese che non ci sono contratti in essere con quella società. Non ci sono contratti in essere, dice Palazzo Chigi, quindi, in teoria, rende ancora più grave la vicenda, perché vuol dire che altre potenze occidentali hanno sottoposto a spionaggio alcuni nostri cittadini italiani. Già questo sarebbe di una gravità inaudita. Ma, Presidente, è successo qualcosa stamattina. Legga The Guardian di questa mattina. The Guardian comunica che la società Paragon ha interrotto i rapporti con il nostro Governo e fatto cessare tutte le commesse. Chi sta mentendo, Presidente?

Vogliamo un'informativa urgente dei Ministri competenti e crediamo anche della Presidente del Consiglio. Siamo davanti a una vicenda di una gravità assoluta. Lei si rende conto che parliamo di una tecnologia che è alla portata di tutti e che tutti noi utilizziamo? E se ognuno di noi può essere ricattato, intimidito o spiato? Ipotizziamo anche, magari, dai nostri servizi. Guardate che anche le società che fanno cybersicurezza non vogliono aver compromessa la loro immagine, così come Meta, con una vicenda che rischia di compromettere i nostri diritti civili, ma anche il volto di quello che sarà la cybersicurezza del futuro.

Lo dico a tutte voi e a tutti noi: su questa cosa non solo continueremo a chiedere spiegazioni e verità, ma vogliamo proprio capire. E non diteci che la soluzione è andare al Copasir. Questa vicenda è una vicenda politica. In altri Stati, per vicende del genere, saltano Governi. E, allora, voglio capire: sono stati spiati da potenze straniere o sono stati spiati dai nostri servizi e dal nostro Paese e, ieri, abbiamo maldestramente cercato di dire che non c'è nessun rapporto? Qualcuno mente e a noi è chiaro che questa vicenda puzza e puzza dall'alto (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Verdi e Sinistra e Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sullo stesso argomento l'onorevole Fornaro. Ne ha facoltà.

FEDERICO FORNARO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Intervengo per associarmi e associarci come gruppo a questa richiesta di informativa. Già nella giornata di ieri sono state presentate delle interrogazioni da parte nostra su questa vicenda, che ha molti, troppi, lati da chiarire. Da questo punto di vista, quel che risulterebbe allo stato attuale sono 7 cittadini italiani spiati e, tra questi - lo ricordo -, anche il direttore di Fanpage, che è un quotidiano online, uno di quelli più visti in Italia. Insomma, crediamo che ci siano tutte le condizioni perché sia fatta chiarezza.

Peraltro, non siamo rimasti totalmente soddisfatti dalla presa di posizione, già nella serata di ieri, da parte della Presidenza del Consiglio, che ha smentito l'esistenza di rapporti in essere con la società interessata nell'utilizzo dello spyware Paragon. Però, come ha riportato poc'anzi il collega Grimaldi, le notizie che arrivano questa mattina sono molto inquietanti, perché il rischio è che quel comunicato stampa di Palazzo Chigi sia - com'è nello stile spesso di questi mondi - una mezza verità: cioè, allo stato attuale non ci sono rapporti ma, secondo quanto riportato da The Guardian, in realtà ci sarebbero stati in precedenza. Bisogna capire, quindi, per quali ragioni lo Stato italiano e, in particolare, il Governo (perché questo tipo di spyware viene venduto soltanto a Governi; tra l'altro, solo a Governi occidentali) lo abbia acquistato, bisogna capire per quali motivazioni; chi aveva l'autorizzazione ad utilizzarlo e, a questo punto, perché questo prodotto è stato utilizzato per carpire informazioni a soggetti italiani, tra cui il direttore di un quotidiano online, come prima ho ricordato. Insomma, ci sono tutte le condizioni perché ci sia un'informativa.

Si è molto parlato, nella giornata di ieri, di sicurezza nazionale. Io credo che la sicurezza nazionale dipenda anche dal fatto che la libera informazione, in uno Stato democratico, sia tenuta al riparo da questo tipo di attività: ciò, sia nella prospettiva che questa venga sviluppata da Stati stranieri sia - e sarebbe, per alcuni versi, ancora peggio - che venga sviluppata all'interno delle istituzioni di questo Paese.

Insomma, pur nel rispetto, ovviamente, degli elementi di riservatezza legati - questi, sì - all'attività del Copasir, riteniamo che non sia sufficiente l'attività di informazione che credo abbia già iniziato il Copasir. Riteniamo, dunque, che pubblicamente e, quindi, nella sede della sovranità popolare che è il Parlamento, si faccia chiarezza fino in fondo su questa vicenda, che in questo momento ha troppi lati oscuri e molto preoccupanti, per non dire inquietanti (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pellegrini. Ne ha facoltà.

MARCO PELLEGRINI (M5S). Grazie, Presidente. Intervengo sullo stesso argomento. Noi abbiamo presentato una interrogazione nelle scorse ore su questa vicenda, che è gravissima. Ma la gravità di questa vicenda aumenta di ora in ora, perché si acquisiscono, acquisiamo dalla stampa notizie che rendono la questione molto più preoccupante e, quindi, molto più grave ai nostri occhi, ma credo, più in generale, agli occhi del Paese. Quindi, ad oggi, nel momento in cui sto parlando, si sa di 7 cittadini che sono stati spiati. In questo momento non è chiaro - e, quindi, noi abbiamo bisogno di avere chiarimenti in seguito - chi ha effettuato queste operazioni di spionaggio. La società che eventualmente ha acquistato questo spyware, questo trojan, che consente di acquisire le chat di WhatsApp? Ma, soprattutto, qual è il disegno che si cela dietro questi tentativi - tra l'altro, messi a frutto - di spiare queste persone, tra cui ci sono dei giornalisti? Tra l'altro, ci sono dei giornalisti e delle testate che, guarda caso - magari è solo un caso, però è questo il motivo per cui noi vorremmo essere informati -, hanno fatto delle indagini giornalistiche su Fratelli d'Italia, da cui sono uscite fuori delle notizie, perlomeno, imbarazzanti.

Allora, siccome apparirebbe chiaro un collegamento, sarebbe cosa buona e giusta che, a partire dalla Presidente del Consiglio in giù, si venisse qui, in Aula, a chiarire che, quindi, non c'è - perché noi lo auspichiamo - alcun collegamento. Però, siccome questo tipo di spyware, come la stessa azienda produttrice ha ben specificato, è venduto a Governi occidentali, c'è per forza qualcosa che non quadra e questo qualcosa che non quadra è enorme ed è grave.

Allora, ripeto, se, come è stato affermato, la cessione di questi spyware avviene non nei confronti di qualsiasi società o di qualche spione o di qualche agenzia di investigazione, ma verso Governi, il Governo italiano deve venirci a dire se è coinvolto o meno in questo tipo di acquisto e di spionaggio (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Trasferimento a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 418-B?.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'assegnazione di proposta di legge a Commissione in sede legislativa.

Propongo alla Camera l'assegnazione in sede legislativa della seguente proposta di legge, della quale la VII Commissione (Cultura) ha chiesto il trasferimento in sede legislativa, ai sensi dell'articolo 92, comma 6, del Regolamento:

S. 845. - LUPI e ALESSANDRO COLUCCI: “Introduzione dello sviluppo di competenze non cognitive e trasversali nei percorsi delle istituzioni scolastiche e dei centri provinciali per l'istruzione degli adulti nonché nei percorsi di istruzione e formazione professionale” (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (418-B).

Se non vi sono obiezioni, così rimane stabilito.

(Così rimane stabilito).

Seguito della discussione del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, recante misure urgenti in materia di cultura (A.C. 2183-A?).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge n. 2183-A?: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, recante misure urgenti in materia di cultura.

(Ripresa esame degli ordini del giorno - A.C. 2183-A?)

PRESIDENTE. Rammento che nella seduta di ieri è stato da ultimo respinto l'ordine del giorno n. 9/2183-A/117 Cappelletti.

Passiamo, dunque, all'ordine del giorno n. 9/2183-A/118 Barzotti, sul quale il Governo ha espresso parere contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/118 Barzotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 1).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/119 Cantone. Accetta la riformulazione?

LUCIANO CANTONE (M5S). No, Presidente, non accetto la riformulazione e chiedo di porlo in votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/119 Cantone, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 2).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/120 D'Orso. Accetta la riformulazione?

VALENTINA D'ORSO (M5S). Grazie, Presidente. No, non posso accettare la riformulazione e spiegherò le ragioni. Vede, Ministro, non posso accettare una riformulazione che prevede l'inserimento di questa formula: “a valutare l'opportunità di”, perché non c'è più tempo per valutare e pure perché c'è un'urgenza che ora vi spiegherò; e poi non mi fido della vostra valutazione discrezionale rispetto a questo argomento. Di cosa si tratta? Si tratta di questo: ci sono almeno 5.421 faldoni giudiziari storici in pessimo stato di conservazione ed a rischio perdita; si tratta, tra gli altri, dei fascicoli relativi ai processi riguardanti Renato Vallanzasca, Brigate Rosse, Nar e Prima Linea, Scientology, relativi a processi di mafia denominati “Duomo Connection”, “Nord-Sud”, “Belgio 2”, “Wall Street”, “Count Down 2”, al processo per la strage di via Palestro, ai processi del filone “Mani Pulite”, ai processi Eni ed Enimont, e altri fascicoli relativi a processi che hanno indubbiamente segnato la storia del nostro Paese, oltre a documenti prebellici importanti. Quindi si tratta di documenti storici, oltre che di fascicoli giudiziari; ed è per questo che abbiamo posto il tema in questa sede.

Io avevo presentato anche un'interrogazione, a cui però non ho ancora ricevuto risposta. Cosa succede? L'ex Ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, aveva dato immediato impulso a un progetto di digitalizzazione di questi fascicoli riguardanti i processi storici, con la collaborazione dell'Archivio Flamigni, delle Case della Memoria, della Cassa delle Ammende e di altri soggetti istituzionali. A maggio del 2024, però, è scaduto il protocollo d'intesa, promosso appunto dall'Archivio Flamigni e dalla Rete degli archivi per non dimenticare, con i Ministeri della Giustizia e della Cultura. Ci risulta che, pur essendo stato segnalato questo vuoto che si è venuto a creare e l'interruzione di quest'attività che era preziosissima proprio per salvaguardare la storia del nostro Paese, sia stata segnalata, anche prima della mia interrogazione ai Ministri competenti, al Ministro Nordio e anche a lei, Ministro - lei magari si è insediato da poco, però dovrebbe risultare negli incartamenti agli atti magari del suo Ministero -, una sollecitazione in tal senso, ma non abbiamo riscontro di iniziative attraverso le quali vi siete attivati per dare vita a un nuovo protocollo.

Allora io cosa vi chiedevo? Vi chiedevo proprio di dare piena attuazione a questo decreto Cultura, che prevede una valorizzazione degli archivi storici e quant'altro, e anche risorse per far questo. Ebbene, date anche questo in termini di mandato e obiettivo agli archivi e sosteneteli in quest'operazione importante di digitalizzazione per consentire la conservazione di questi fascicoli che riguardano proprio la memoria storica del Paese.

Però, vedete, io voglio ragionare insieme a voi e dire che mi stupisco relativamente di questa indifferenza da parte del Governo e della maggioranza rispetto a questo problema, perché credo che ormai sia sotto gli occhi di tutti il fatto che avete un pessimo rapporto sia con la storia sia con la cronaca giudiziaria e purtroppo questa attività, che io vi sollecito, riguarda sia la storia sia la cronaca giudiziaria. Perché dico questo e come ve lo dimostro? Ebbene, sono innumerevoli le dichiarazioni con cui esponenti di questa maggioranza hanno tentato di riscrivere la storia.

Ne ricorderò una per tutti, perché forse davvero è quella che è rimasta nella mente di tutti e anche chi ci ascolta probabilmente la ricorda: ricordo le dichiarazioni del Presidente la Russa, che trasformò praticamente un battaglione nazista, armato fino ai denti, in una banda musicale di vecchietti semi-pensionati.

Ecco, questo è il vostro rapporto con la storia. Oppure il vostro rapporto con la cronaca giudiziaria? Voi siete il Governo che introduce la legge-bavaglio, cioè il divieto di pubblicazione delle ordinanze che applicano misure cautelari personali, tra l'altro estendendo addirittura il perimetro di quello che era stato battezzato l'emendamento Costa, del collega Enrico Costa; siete andati oltre, avete gettato il cuore oltre l'ostacolo e avete detto che non si deve pubblicare alcun tipo di ordinanza che riguardi misure cautelari personali; quindi misure interdittive incluse, quelle che, guarda caso, riguardano proprio i colletti bianchi.

Per fare cosa se non per nascondere agli occhi dei cittadini - quindi dell'opinione pubblica - le malefatte della casta, ma anche gli intrecci tra affari, politica e quant'altro che possono magari emergere nelle occasioni in cui ci sono inchieste che colpiscono una determinata e anche ristretta, devo dire, platea di soggetti, appunto i colletti bianchi?

Cosa voglio dirvi quindi? Che non mi aspettavo nulla - nulla - di diverso da un Governo che sta infliggendo - perché questo è - un duro colpo alla libertà di stampa, al diritto dei cittadini ad essere informati; e tutto questo va a ricadere anche poi sulla conservazione di una memoria storica del nostro Paese, quindi riguarda tantissimo anche lei, Ministro Giuli, non riguarda soltanto il Ministro Nordio, riguarda anche lei.

E anche lei sarà responsabile dell'oblio in questo Paese di fatti di cronaca giudiziaria, che poi sono anche fatti storici, che avrebbero invece meritato e meriterebbero assoluta risonanza e di essere conservati nella memoria di questo Paese, perché fanno parte della cultura di questo Paese, oltre che della storia, perché la storia determina anche la cultura di un Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/120 D'Orso, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 3).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/121 Ascari, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 4).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/122 Cafiero De Raho, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Cafiero De Raho. Ne ha facoltà.

FEDERICO CAFIERO DE RAHO (M5S). Grazie, Presidente. Quest'ordine del giorno può sembrare apparentemente innocuo o irrilevante per come è stato trattato; il parere contrario me lo evidenzia. Allora, vorrei spiegarlo anche meglio, chiedendo, eventualmente, anche una rivalutazione di quest'ordine del giorno, perché esso chiedeva un monitoraggio in relazione alle conseguenze che derivano dall'articolo 9 del decreto Cultura, che riguarda l'impignorabilità di fondi destinati alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale.

Premetto che mi appare fin troppo evidente - e credo che a tutti appaia allo stesso modo - che inserire una disposizione di questo tipo significhi sentire la necessità di dover, in qualche modo, tutelare i fondi che sono destinati a questa finalità, ossia la tutela del patrimonio culturale o valorizzazione del patrimonio culturale. Ebbene, qual è il problema che ci siamo posti? Che, nel momento in cui l'impignorabilità di fondi determina un'incapienza delle somme di cui dispone il Ministero della Cultura, le imprese piccole, medie e grandi, che hanno un'azione esecutiva in corso - cioè, hanno già svolto tutti i gradi di giudizio per l'accertamento della responsabilità, per l'accertamento del diritto - e, quindi, chiedono al Ministero di essere come dire corrisposti nei loro diritti, trovano, invece, i fondi impignorabili.

Allora, la nostra richiesta era: monitoriamo le conseguenze perché, se non consentiamo a coloro che hanno svolto i lavori in passato di essere soddisfatti, finiamo per tenerli sempre fuori. In realtà, qui si va a violare il diritto di difesa. Laddove si parla di diritto di difesa, si parla di diritto ad esercitare tutte le necessarie difese in condizioni di uguaglianza con le altre parti del giudizio, anche pubbliche.

Guardate, la Corte costituzionale è anche intervenuta su questo e ha aggiudicato intollerabile la limitazione del diritto del creditore di realizzare coattivamente la pretesa portata dal titolo; laddove vi sono limitazioni, vanno di volta in volta verificate ma, nel caso di specie, noi troviamo, alla base dell'esecuzione forzata, l'articolo 2740 del codice civile, che pone il patrimonio del soggetto debitore come garanzia per il pagamento. Laddove rendiamo impignorabili i fondi e laddove questi fondi eccedono, nella misura in cui i precedenti creditori non riescono ad essere soddisfatti, finiamo per creare un danno enorme; ma in più cosa facciamo? Vincoliamo i fondi per coloro che hanno in appalto i nuovi lavori, lasciamo indietro i vecchi, che non verranno mai più soddisfatti e, in questa scelta, chi è che viene favorito? Gli imprenditori che sono stati scelti oggi, rispetto a quelli del passato che non godevano di un medesimo vincolo.

Ecco perché noi chiedevamo di monitorare. Questo fatto di non monitorare cosa comporta? Che l'imprenditore, che non viene pagato, ha sempre più difficoltà ad andare avanti e, quindi, cosa fa? Ricorre al credito bancario, ma, quando la banca chiude i rubinetti, ricorre al credito usurario, a quello parallelo, quello della criminalità organizzata e finisce per non poter lavorare e spera di essere pagato per ciò di cui ha diritto, ma non viene pagato, perché non ha nemmeno la cronologia delle azioni forzate che vengono portate avanti o dei crediti che devono essere soddisfatti. Questo è un altro elemento che viene rilevato nell'ambito delle controversie fra pubbliche amministrazioni e soggetti privati. Cosa dà il monitoraggio? Trasparenza. E la trasparenza cosa impedisce? La corruzione, impedisce il favoritismo, impedisce tutto ciò che finisce per gravare sulla pubblica amministrazione e finisce per rendere inefficiente la pubblica amministrazione, non consentendo di garantire l'uguaglianza dei diritti.

Presidente - e, attraverso di lei, mi rivolgo al Ministro, che, ancora una volta, con la sua cortesia è qui presente ad ascoltarci - il monitoraggio è fondamentale perché, nel momento in cui si controlla anche il creditore che viene pagato, si finisce per verificare se esiste una cronologia, se vi è il rispetto delle priorità, se gli imprenditori vengono soddisfatti allo stesso modo. Questo è fondamentale per impedire, innanzitutto, la corruzione.

Allora, un monitoraggio di questo tipo tende anche a far comprendere in merito a quell'impignorabilità che è disposta, che è corretta - certo, ci devono essere fondi che vengono vincolati nella finalità di tutelare il patrimonio culturale -, ma non si deve, tuttavia, arrivare al punto da incidere sulle pretese degli imprenditori che aspettano da anni di essere soddisfatti.

Ecco, è per questo, Presidente, che - e attraverso di lei, mi rivolgo al Ministro - chiedo se non voglia rivalutare, alla luce di tutte queste considerazioni, un ordine del giorno che è, sostanzialmente, innocuo, non comporta spese, non comporta una fatica ulteriore, ma soltanto un elenco. Quanti sono gli imprenditori che ancora devono essere pagati? Quante sono le somme che sono per loro disponibili? Quante quelle per le quali si è disposta l'impignorabilità? Ecco, tutto questo tende a garantire un'uguaglianza di trattamento e a dare trasparenza alla pubblica amministrazione ed è ciò che vorremmo che sempre ci fossero in tutte le pubbliche amministrazioni (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Non mi pare che il Governo, in ordine alla rivalutazione, abbia fatto istanza di parlare.

Pertanto, passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/122 Cafiero De Raho, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 5).

Prima di passare al successivo ordine del giorno, desidero informare l'Assemblea che la nostra collega Marianna Ricciardi è diventata mamma del piccolo Alessandro (Applausi). Esprimiamo alla mamma e al papà gli auguri più sinceri della Presidenza e dell'Aula. Auguroni, auguroni!

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/123 Zanella, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Non ci vuole molto tempo per illustrare quest'ordine del giorno. Certo, mi prendo un minuto per dire che siamo molto dispiaciuti del parere contrario, che è abbastanza incomprensibile; e, forse, è anche un segno di indifferenza nei confronti di persone che lavorano, Ministro, per il suo Ministero, perché l'ordine del giorno affronta una questione molto semplice.

Ci sono 350 lavoratori a tempo determinato, selezionati e assunti dopo la crisi del COVID, che lavorano al suo Ministero, in regioni che hanno particolarmente bisogno di personale e di investimenti perché sono le regioni dell'obiettivo “Convergenza”, e quindi la Calabria, la Campania, la Puglia e la Sicilia. Questi 350 lavoratori hanno il contratto in scadenza al 28 febbraio 2025.

Noi, con il nostro ordine del giorno, proponiamo semplicemente di fare una proroga, di almeno 18 mesi, di questi contratti. Naturalmente, voi potevate accogliere l'ordine del giorno oppure proporci una riformulazione che tenesse conto del fatto che, per l'appunto, ci sono persone precarie che probabilmente hanno il diritto - me ne darà atto - di vedere un Governo che si impegni per metterle sul binario di una stabilità e di un impiego certo.

Non avete proposto nemmeno la riformulazione. Avete dato parere netto, contrario, secco; capite bene che questo è un messaggio a quei 350 lavoratori ed è un messaggio che inquieta, perché sembra dire: non vi rinnoveremo il contratto. Ecco, allora, chiudo semplicemente chiedendole se voglia valutare un accantonamento e magari proporci una riformulazione che almeno dia uno spiraglio di speranza a questi lavoratori e a queste lavoratrici (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Chiedo al Governo in merito alla richiesta di accantonamento. Il Governo conferma il no. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/123 Zanella, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 6).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/124 Dori, su cui il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Dori. Ne ha facoltà.

DEVIS DORI (AVS). Grazie, Presidente. Il parere contrario secco del Ministro a quest'ordine del giorno ci lascia basiti, perché noi, di fatto, chiediamo di poter estendere l'utilizzo della Carta della cultura giovani anche ai viaggi di istruzione. Noi, chiaramente, riteniamo sia fondamentale consentire ai tanti, tantissimi studenti, che oggi non possono permettersi di partecipare, assieme ai loro compagni, ai viaggi di istruzione, di avere un contributo attraverso questo strumento per poter partecipare.

I viaggi di istruzione - lo dice la parola stessa -, chiaramente, sono parte dell'offerta formativa, rappresentano un'occasione di educazione, di stimolo, di conoscenza, anche dei beni culturali, dei musei, del nostro patrimonio storico ed artistico italiano, ma sono anche un'occasione di socializzazione; un'occasione per creare un amalgama di classe tra gli studenti, che poi apporta anche benefici a livello didattico.

Quindi, non comprendiamo davvero questo parere contrario all'ordine del giorno, almeno come impegno che ci saremmo aspettati in prospettiva futura. Invece “no”. Una miopia politica, salvo che per voi i viaggi di istruzione debbano essere non un diritto, ma un privilegio solo per chi se lo può permettere; quindi, di fatto, parametrato al censo, e questo, per noi, è assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/124 Dori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 7).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/125 Piccolotti: il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Piccolotti. Ne ha facoltà.

ELISABETTA PICCOLOTTI (AVS). Grazie, Presidente. Parliamo ancora, di nuovo, di lavoro nel mondo della cultura. In questo caso del lavoro dei lavoratori dello spettacolo perché, come anche il Ministro e il Sottosegretario sicuramente sanno, ci sono problemi relativi all'applicazione e alla fruibilità dell'indennità di discontinuità per questi lavoratori, che era stata una misura tanto attesa - tante lotte, tante mobilitazioni per averla - e invece la riduzione, di fatto, dei fondi utilizzati e anche una serie di difficoltà nei parametri e nei criteri con cui viene assegnata stanno facendo ridurre la portata di questa misura che, nella definizione che ne ha dato il Governo, questo Governo, purtroppo è sembrata a tanti lavoratori un pannicello caldo oppure peggio, una presa in giro.

Allora Ministro, la cultura è fatta sostanzialmente di due cose: quelle che io chiamo le infrastrutture culturali (i musei, le biblioteche, i luoghi, gli spazi, i beni culturali) e le persone che le aprono, le fanno vivere, producono cultura, rendono la cultura fruibile. Credo pertanto, che, in un provvedimento come questo, se non ci si occupa anche del benessere delle persone che la cultura la fanno, e la fanno vivere, sostanzialmente non si realizza una visione a tutto tondo dello sviluppo culturale del Paese.

Allora le chiedo se, anche in questo caso, possa rivedere il parere. Noi chiediamo di allargare le maglie, e dare a questa indennità di discontinuità una funzione in questo Paese a supporto di lavoratori che sono precari - ricordiamolo - non solo perché c'è un abuso di contratti precari, ma perché il lavoro nello spettacolo è strutturalmente precario. Quindi, le chiedo un impegno in questo senso, che migliaia e migliaia di persone si aspettano da lei (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Il Governo mi sollecita che non accoglie la sua istanza.

Passiamo, dunque, ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/125 Piccolotti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 8).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/126 Zaratti: il parere è contrario.

Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Anche sulla contrarietà a quest'ordine del giorno siamo dispiaciuti ma non sorpresi, perché, quando insieme alla collega Piccolotti avevamo presentato un'interrogazione sull'azzeramento del Fondo sull'editoria libraria, il Sottosegretario Mazzi aveva sostenuto che si trattasse di una misura insufficiente, se non addirittura inutile.

Quindi accogliamo positivamente il fatto che, con questo decreto, vengano reintrodotti alcuni fondi: 24,8 milioni nel 2025 e 5,2 milioni per il 2026. Noi vorremmo che questa misura diventasse strutturale, intanto perché ha consentito a tante piccole biblioteche finalmente di rinnovare il proprio patrimonio librario, ma anche perché ha dato respiro a tante piccole librerie indipendenti che, soprattutto durante il COVID ma anche negli anni successivi, hanno avuto enormi difficoltà. Il Sole 24 Ore aveva quantificato in 100 milioni di euro il mancato introito nello scorso anno. E questa misura potrebbe dare una boccata d'ossigeno, anche in considerazione dei dati che caratterizzano il nostro Paese, non solo per quanto riguarda appunto le vendite dei libri ma per lo stesso indice di lettura che è tra i più bassi d'Europa.

Quindi, Ministro, se non vorrà cambiare idea oggi su quest'ordine del giorno, la invito a riflettere. Abbiamo anche depositato una proposta di legge a questo proposito che confido la Commissione e poi questo Parlamento vorranno esaminare per consentire di rendere strutturale una misura che è fondamentale per dare ossigeno all'editoria libraria, ma, soprattutto, per incentivare la lettura nel nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/126 Zaratti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 9).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/127 Ghirra. Onorevole Ghirra, accetta la riformulazione?

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Accettiamo la riformulazione, nel senso che, comunque, accogliamo favorevolmente il fatto che almeno si valuti questa opportunità che darà la possibilità a tante piccole attività commerciali di attivare questo servizio (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/128 Borrelli, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Grazie, Presidente. Mi ero illuso che il Ministro ci avesse dato il parere favorevole e, quindi, ero ben lieto di non intervenire. Ministro, io le faccio presente qual è il tema, perché probabilmente non l'avrà letto con attenzione. Il nostro ordine del giorno prevede che nel Piano Olivetti per la cultura, ispirato alla figura di Adriano Olivetti - che lei sicuramente conosce molto bene, si arrivi a dedicare almeno il 40 per cento dei progetti e delle risorse individuati per la cultura delle regioni del Mezzogiorno d'Italia.

Ministro, lei sa bene che il tema della cultura è uno dei temi importanti con il quale si può fronteggiare la criminalità e anche la desertificazione demografica e sociale sui nostri territori e sa bene che il Mezzogiorno è l'area di maggiore difficoltà del Paese. Sa anche bene che i progetti e i finanziamenti che arrivano dall'Europa arrivano, prevalentemente, per sostenere il Mezzogiorno, che è considerato area disagiata. È evidente che, se un'area è disagiata, va sostenuta. Questo non è un vantaggio solo per gli abitanti del Mezzogiorno ma è un vantaggio per il Paese, perché sappiamo benissimo che più ci sono diseguaglianze, più un'area fa fatica ad andare avanti, ha meno scuole, ha meno possibilità, ha meno progetti, ha meno ospedali, più diventerà un problema per il Paese intero.

L'idea che si fa una muraglia in due o tre regioni e gli altri io speriamo che me la cavo, utilizzando il famoso libro del maestro D'Orta, è un errore e mi aspettavo, da parte sua, un'attenzione particolare, visto che lei è uomo di cultura. Lei sa benissimo che, purtroppo, gli ordini del giorno non sono vincolanti, molto spesso li approviamo e poi il Governo si dimentica di attuare le norme conseguenti, però in questo caso è un indirizzo che mi sarei aspettato di non dover discutere, perché dare il 40 per cento al Mezzogiorno è addirittura poco rispetto al sistema dei fondi che noi prendiamo dall'Europa e, soprattutto, rispetto alla situazione di crisi che continua a vivere il Mezzogiorno. Il problema del Mezzogiorno sarà e diventerà sempre di più un problema italiano e poi diventerà sempre di più un problema europeo. Paradossalmente, l'Europa ci arriva di più e prima rispetto al Governo.

Lei ha dato parere positivo su un altro ordine del giorno del collega Gimmi Cangiano, che mi auguro diventi immediatamente consequenziale, rispetto alla totale tutela del cinema Metropolitan, per il quale ci stiamo battendo da tempo e che potrebbe essere oggetto di una grande speculazione. Proprio nell'ottica di collaborazione, con il collega Gimmi Cangiano della maggioranza abbiamo fatto una battaglia trasversale, anche assieme ad altri parlamentari, al sindaco e al presidente della regione, per impedire le speculazioni, proprio nell'ottica della reciproca collaborazione e soprattutto di una visione di insieme rispetto a un tema così importante che è la cultura, in particolare, nel Mezzogiorno, dove abbiamo ancora il maggior numero di abbandoni scolastici, di persone che non vanno all'università e dove abbiamo le università che, purtroppo, si stanno desertificando.

Io la invito a riflettere sul parere negativo che ha dato e a dare un segnale, che, ovviamente, non è cogente né risolve tutti i problemi del Mezzogiorno, ma dà un'idea di collaborazione su un tema che è quello degli investimenti nella cultura - tra l'altro, sa benissimo che Olivetti ci teneva tantissimo al Mezzogiorno - e darebbe un segnale quantomeno di totale collaborazione tra maggioranza e minoranza su un tema come quello della cultura nel Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amendola. Ne ha facoltà.

VINCENZO AMENDOLA (PD-IDP). Grazie, Presidente. Se l'onorevole Borrelli acconsente, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno e, Ministro, ricordare soprattutto che è una disposizione di legge il 40 per cento. Attenzione, perché i fondi PNRR, i fondi di coesione, sono stabiliti in un ammontare tale proprio perché abbiamo un divario strutturale tra Nord e Sud. Quindi, non è un invito ai buoni sentimenti quello dell'onorevole Borrelli e non si basa solo sul divario culturale, che, invece, dovrebbe essere aggredito soprattutto per quanto riguarda la scuola italiana, ma è una disposizione di legge. È legge dello Stato che il 40 per cento delle opere PNRR devono andare al Sud. È legge il fatto che i fondi coesione, che voi utilizzate e utilizzerete molto, soprattutto perché servono per intervenire sull'ambiente della formazione e della cultura, arrivano dall'Europa perché c'è un divario strutturale, altrimenti l'Europa non ce li darebbe in quelle quantità.

Quindi, io credo che sia un gesto anche di lungimiranza e di idea di come aggredire dal versante più giusto, che è soprattutto quello dei ragazzi che devono entrare nel mondo, quello di avere la bontà di rispettare una legge italiana e il contesto europeo in cui questa legislazione è stata fatta, che è proprio quello che diceva l'onorevole Borrelli.

PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Stefanazzi, Provenzano e De Luca sottoscrivono. Eventualmente, altri potranno venire qui al desk per sottoscrivere.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/128 Borrelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 10).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/129 Bonelli, su cui c'è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Bonelli. Ne ha facoltà.

ANGELO BONELLI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, lei conosce l'articolo 9 della Costituzione della Repubblica che tutela il paesaggio, il patrimonio storico-culturale e l'ambiente del nostro Paese, anche nell'interesse del futuro delle generazioni che verranno. È un passaggio estremamente importante, l'articolo 9 della nostra Costituzione, perché le sovrintendenze sono strumenti esecutivi nell'applicazione dell'articolo 9 della nostra Costituzione - ripeto - nella tutela del paesaggio, del patrimonio storico e dell'ambiente.

Che lei - il Ministero e il Governo, che lei rappresenta in questo momento - abbia detto “no” a un ordine del giorno che chiede che il ruolo delle sovrintendenze nell'applicazione dell'articolo 9 non sia modificato, specialmente e in particolar modo nei procedimenti autorizzativi, è un fatto. Mi consenta di dirlo a lei, che interviene spesso - è il suo ruolo che la porta in questa direzione - a difesa della valorizzazione della cultura, e le potrei citare tanti di quei testi che parlano del paesaggio come di un elemento fondamentale nella tutela dell'identità storica di un popolo.

Allora, nel momento in cui una forza politica ritiene di dover trasformare e modificare il codice dei beni culturali e dire che il procedimento autorizzativo, per quanto attiene alle sovrintendenze, non è più vincolante - può essere obbligatorio, ma non è più vincolante - è un problema che riguarda l'applicazione della Costituzione della Repubblica italiana nella difesa del paesaggio, del patrimonio storico e dell'ambiente.

Avete detto no al dispositivo finale che impegna, anche in relazione al fatto che abbiamo sottoscritto la Convenzione europea sul paesaggio, a non modificare gli aspetti autorizzativi e, quindi, a non passare da un parere vincolante ad uno meramente obbligatorio. Ovvero un parere per cui mi si dice quello che mi si deve dire ma poi faccio quello che voglio, come realizzare lottizzazioni, magari, sulle colline senesi o per tante altre situazioni che potrei elencare, ma che, per brevità e per economia del mio intervento, non voglio.

Allora, signor Ministro, la invito a una profonda riflessione, ad esercitare il suo ruolo nella massima autonomia, a non farsi condizionare da pressioni da chi non ha quella sensibilità e quella educazione nel dire che il paesaggio, la cultura e l'ambiente sono elementi costitutivi dell'identità storica del nostro Paese, anche, dal punto di vista culturale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

Non si faccia condizionare. Accantoni almeno l'ordine del giorno e faccia una proposta diversa. Il ruolo delle soprintendenze, in questo Paese, è un ruolo di esecuzione del dettato dell'articolo 9 della Costituzione della Repubblica.

Non può essere che sia condizionato da una forza politica, di cui faccio il nome, la Lega, che asfalterebbe tutto il Paese, da questo punto di vista - altro che identità storica! -, perché portata ad andare avanti in base a determinati interessi. Lei non si faccia condizionare. Eserciti il ruolo di Ministro della Cultura. Difenda il dettato dell'articolo 9 della Costituzione. Intervenga, in modo chiaro, accantonando quell'ordine del giorno e difenda il ruolo delle soprintendenze. Rispetto alla portata del problema, spererei anche, ma lei non è obbligato a rispondere per carità, in quanto può ascoltare e non rispondere, in un suo intervento che, forse, sarebbe utile e opportuno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. In ordine alla sua richiesta di accantonamento, il Governo mi informa che non è disponibile.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/129 Bonelli, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 11).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/130 Grimaldi. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimaldi. Ne ha facoltà.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Intervengo per poter interloquire con il Ministro. Basterebbero pochissimi dati per darle l'opportunità, non solo di rivedere quanto è successo negli scorsi mesi, ma anche per chiudere una partita che non va risolta al TAR.

Come lei sa, nel 2024 il 64 per cento delle produzioni si sono fermate. Non è colpa sua. È responsabilità del suo predecessore. Certo, vi è la confusione del tax credit e della cosiddetta riforma Franceschini (non me la faccia chiamare in questo modo, perché fa ridere, in quanto non era una riforma, quella di Franceschini, e anche la vostra è stata, poco più, che una “caccia alle streghe”). La verità è che il TAR ha interrotto una vicenda che, oggi, credo riguardi 19 produzioni in corso. Il punto è questo. Voi avete iniziato con la solita furia ideologica a dire: noi sosteniamo progetti che, alla fine, non vanno a finire né nel grande schermo, né in distribuzione e allora diamo più soldi e più fondi a chi ce la fa, a chi ha più fondi privati, a chi ha già una casa di distribuzione. Peccato che, alla fine, quello che stavate dicendo, che diceva Sangiuliano, è il cosiddetto “business as usual”. Continuate a pensare che sia normale. Probabilmente confondete la cultura con quello che è, già, libero mercato. Se un progetto ce la fa, sul libero mercato, ma, allora, voi perché lo finanziate? Invece, il punto è che state rischiando di compromettere tutto il cinema italiano, anche quello più sperimentale, da cui nasce tutto il resto. Perché, magari, la prima volta è un film indipendente. Se lo faccia dire da un abitante di Torino, che conosce il Torino film festival, uno di quei festival sperimentali, ovvero la prima e la seconda volta per un regista. Ma poi dopo una prima e una seconda volta, quei registi diventano altro, evolvono, così come le produzioni. Mentre voi fate i sovranisti, la gran parte delle nostre produzioni viene mangiata dalle multinazionali. Allora gliela dico così: è come se voi aveste messo sul lastrico, e non semplicemente in cassa integrazione a zero ore, migliaia e migliaia di famiglie. Avete mandato a sbattere un intero settore. È ancora in tempo, Ministro, per cambiare le regole del gioco, per smetterla di fare guerre con il furore ideologico. Ma poi di chi? Ma perché erano produzioni di sinistra? Perché lei pensa che sperimentare è solo da questa parte? Si vuol togliere la possibilità che altre culture facciano sperimentazione? Io credo di no. Io non vedo in lei un nemico, non lo vedo neanche nella cultura. La cultura è forte, proprio quando non ha questi steccati. Allora, ci ripensi, ma mica per noi, per tutte quelle migliaia di persone che credono nel cinema italiano, che lo fanno ogni giorno e che hanno bisogno che questa guerra finisca, perché le sta solo portando alla fame (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Presidente, vorrei sottoscrivere e aggiungere qualcosa.

PRESIDENTE. Prego.

PATTY L'ABBATE (M5S). È importante e sottoscrivo, perché, anche io ho toccato con mano, attraverso i vari amici che lavorano, che - ahimè - lavoravano in questo settore, il grave danno che c'è stato con il tax credit. La riforma è stata definita, da loro, un film dell'orrore. Parliamo di dati: praticamente, metà dei film che, solitamente, sono presentati al Festival di Venezia non potranno più esserci, perché adesso, con questa riforma, le imprese piccole che hanno un capitale sociale sotto un milione e mezzo di euro, dovranno fornire il 40 per cento, ovvero 600.000 euro, per produrre quello che loro hanno. Come fanno i nostri giovani? Qui stiamo tagliando le gambe non solo al lavoro, ai nostri ragazzi, ma, anche a chi ha un po' di creatività, a tutti gli italiani che, finora, hanno creato la cultura del cinema italiano. È una cosa, veramente, molto seria. Non ve lo stiamo dicendo noi, dell'opposizione. Lo stiamo dicendo noi, perché tutti quelli del cinema stanno, veramente, piangendo. Perché non sanno come andare avanti: attori che non trovano posto, perché, chiaramente, le piccole produzioni sono ferme e tutti quelli che lavorano intorno alle produzioni, per esempio chi fa il sarto, chi utilizza i mezzi, chi deve fare la scenografia, chi deve scrivere la trama. Quindi è una cosa veramente grave. Voglio pensare che ci sia stata una svista, perché aiutare i big, ovvero quelli che già i soldi li hanno, non creerà nulla di nuovo nella creatività e nel cinema italiano. Quindi, veramente Ministro, la vedo come una persona che ci sta ascoltando e devo dirle grazie, perché è una delle poche persone che, quando abbiamo parlato in questi giorni, ci ha guardati e ascoltati. Dopo averci ascoltato, però, si renda conto che le opposizioni non stanno qui, solamente, per “menare il can per l'aia”, ma stanno qui per dare supporto a quella parte di cittadini e lavoratori dei settori importanti della cultura che adesso sono veramente in crisi. E di crisi, in Italia, ne abbiamo tante. Possiamo accantonarlo? È quello che vi chiediamo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo non è disponibile in merito alla richiesta di accantonamento. Ha chiesto di parlare l'onorevole Orfini. Ne ha facoltà.

MATTEO ORFINI (PD-IDP). Grazie, Presidente, intervengo per sottoscrivere, anch'io, l'ordine del giorno n. 9/2183-A/130 Grimaldi e per aggiungere qualche riflessione su questa vicenda. Vede, Ministro, lei era stato appena nominato e, su questo tema, facemmo un question time con lei, ponendole la vicenda drammatica - già allora e sono passati intanto mesi - della filiera industriale del cinema e dell'audiovisivo.

Ci avete risposto - ha risposto lei in quel caso e, poi, successivamente, la sua ineffabile Sottosegretaria - che noi ci inventavamo una crisi che non esisteva, che le produzioni stavano andando avanti e che tutto andava per il meglio - è agli atti parlamentari, Ministro, non scuota la testa - e che non c'era bisogno di correttivi a quel decreto sul tax credit. Poi, è successo quello che accade inevitabilmente, cioè la realtà si impone. I dati sulle produzioni bloccate - le ha ricordate l'onorevole Grimaldi - sono drammatici, la situazione di imprese e lavoratori è tragica, perché siamo ormai a un anno di fermo, prima per il ritardo nell'emanazione delle nuove regole e, poi, per le nuove regole che sono state emanate.

Sono arrivati i ricorsi, che hanno spiegato quello che già, politicamente, molti di noi avevano detto in più di un'occasione in quest'Aula, cioè che con quelle regole si faceva un favore ai grandi. Guardi, non è responsabilità solo del Governo, del suo predecessore, sua, della Sottosegretaria, c'è un pezzo del mondo del cinema che ha collaborato a quei testi, c'è un pezzo delle produzioni, dei produttori che hanno immaginato che desertificare il mondo delle imprese, colpire i produttori indipendenti avrebbe potuto produrre un vantaggio per loro. Hanno sbagliato, perché, poi, alla fine, siamo dentro un ecosistema e, se si ammazzano i piccoli, non è che i grandi campano meglio.

È successo che avete dovuto ammettere che servono dei correttivi, che ancora non ci sono, sono in preparazione, forse arrivano, forse non arrivano. Io le segnalo, ancora una volta, che c'è, intorno a questa vicenda, un dramma. Le chiedo, ancora una volta: incontri non ANICA e APA, non solo alcuni produttori, ma tutti i produttori, incontri i lavoratori, tutti i lavoratori e le lavoratrici e le racconteranno la situazione in cui sono, cioè persone che hanno dovuto cambiare mestiere, persone che hanno una famiglia da mantenere e non sono più in grado di farlo, grandissimi professionisti del nostro Paese, che rendono l'industria del cinema e dell'audiovisivo italiano un'eccellenza mondiale grazie alla loro professionalità, che non sono più in grado di fare quel mestiere. Tutto questo non perché c'era una crisi, ma perché quelle regole, prima mancanti e poi scritte male, hanno prodotto la crisi. Aggiungo a questo il combinato disposto con il disastro dell'indennità di discontinuità. Il Sottosegretario Mazzi - e lo ringrazio - si è impegnato a cercare di risolvere questa vicenda, però, ad oggi, siamo ancora dentro una condizione per cui quella che noi chiamiamo indennità di discontinuità tale non è ed è stata anche definanziata. Allora siamo alla catastrofe, al disastro.

La sentenza sarà, credo, a marzo, ma non è che si può aspettare marzo e non è che, una volta che arriverà quella sentenza sui ricorsi, sarà tutto risolto. Noi abbiamo bisogno di regole, che ripristinino un meccanismo, correggendo i difetti che c'erano, che, però, funzionava, perché produceva lavoro, produceva PIL, produceva ricchezza, e ne abbiamo bisogno subito. Quindi, non solo le chiediamo una riflessione anche noi su quest'ordine del giorno, ma, soprattutto, le chiediamo di attivare un tavolo vero di confronto con gli operatori del settore domani, oggi, subito, perché ce n'è bisogno immediato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. L'onorevole Carotenuto sottoscrive l'ordine del giorno. Onorevole Orrico, vuole intervenire o sottoscrivere? Sottoscrive l'ordine del giorno. Onorevole Dell'Olio, vuole sottoscrivere? Sì, vuole sottoscrivere e chiede di parlare. Ne ha facoltà.

GIANMAURO DELL'OLIO (M5S). Grazie, Presidente. Poche parole solamente. Ministro, questa è una battaglia sul tax credit, che anche il nostro collega Amato, che oggi, purtroppo, è malato e non è in Aula, sta portando avanti da molto tempo.

Hanno già parlato i colleghi, io volevo solo ricordarle che questo non è un problema delle opposizioni: forse è un problema che stanno sollevando le opposizioni, ma il mondo del cinema è fatto non solo da persone che votano le opposizioni, ma anche da persone che votano questa attuale maggioranza. Non intervenire in quel settore dovrebbe farle pensare che è un settore molto largo e, soprattutto, andare verso le piccole produzioni significa andare veramente verso quelle produzioni e attività locali disperse per tutto il Paese. Per cui, la prego di ripensarci e di vedere come intervenire su questo settore e, quindi, di modificare la questione del tax credit.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Iaria. Ne ha facoltà.

ANTONINO IARIA (M5S). Grazie, Presidente. Anch'io intervengo per sottoscrivere l'ordine del giorno e per ricordare un aspetto che è stato già citato dai miei colleghi, ma che voglio anche rimarcare. Nella mia città, Torino, la produzione cinematografica è indipendente, ma è anche fatta di grandi operatori e ha un impatto significativo anche sul PIL della città: nel 2023 si era stimato intorno ai 52 milioni di euro. Anche la regione Piemonte, a guida centrodestra, sta finanziando la produzione con pochi soldi, però sta finanziando la produzione di cinema e di industria audiovisiva in Piemonte.

Quindi, il tema fondamentale è che questo argomento non va affrontato con la retorica per cui il cinema è indipendente e di sinistra. Mi permetta, smettiamola con queste categorie, smettiamola con le frasi facili che sui social funzionano, con la solita storia dei film intellettuali di sinistra che non vogliamo, noi, come destra, finanziare perché vogliamo instaurare una cultura nuova, libera, eccetera. Esca da questo loop e capisca che l'industria del cinema è molto più importante rispetto alle mere interpretazioni ideologiche del prodotto finale. Il prodotto finale, se è buono va avanti, se il regista è bravo può diventare sicuramente importante e, se diventa importante, tutta l'industria che sta dietro porterà un beneficio, anche economico, alle nostre città, ma anche al nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/130 Grimaldi, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 12).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/131 Fratoianni, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. Signor Ministro, nel giro di pochi minuti, ha detto di “no” a un po' dei nostri ordini del giorno, un “no” secco. Il punto è che questo “no” mette in fila alcune cose che noi avevamo chiesto. La prima di queste è un “no” al rinnovo dei contratti precari, che pure rappresentano un bel problema, anche per l'efficienza, la qualità del lavoro, che ha molto a che fare con la sua dimensione di stabilità. Poi, ha detto “no” a un ordine del giorno che chiede di rispettare una norma, quella che vincola il 40 per cento delle risorse al Mezzogiorno, non per vezzo, ma sulla base di un ragionamento molto rilevante, che ha sempre immaginato la restituzione di ciò che era stato tolto al Mezzogiorno come uno strumento fondamentale per costruire l'unità del Paese, non in termini retorici, ma in termini sostanziali. Poi, ci ha fatto sapere che i vezzi - questi sì, purtroppo assai dannosi - dei suoi alleati della Lega saranno indiscutibili e sulle soprintendenze potranno fare quello che vogliono.

Ora ci dice “no” anche al rispetto dei diritti umani. Ora, io capisco che questo tema è assai delicato in questi giorni e capisco che tutto il suo Governo, su questo tema, ha mostrato una scarsa sensibilità, ma, francamente, da lei mi sarei aspettato qualcosa in più, perché con questo ultimo ordine del giorno - l'ultimo dei nostri, a mia prima firma - noi poniamo una questione molto semplice e, peraltro, neanche così drammaticamente vincolante. Le chiediamo di fare in modo che tutti i progetti di cooperazione, che questo decreto prevede di istituire e anche di implementare - cosa buona e giusta -, con i Paesi dell'Africa, del Mediterraneo allargato (definizione che non dice granché nello specifico sull'area geografica di riferimento, ma molto sulle dottrine militari di difesa, di governo delle migrazioni che il nostro Paese, da molti anni, ha messo in campo e che, come abbiamo visto anche nel dibattito di questi giorni, hanno prodotto molti disastri e quasi nessun successo) siano vincolati, sul terreno culturale, alla verifica del rispetto dei diritti umani fondamentali, dei diritti delle minoranze, delle donne e via discutendo. Insomma, non mi pare un grande sforzo dire: sì, siamo d'accordo, ci impegniamo a garantire che i progetti di cooperazione saranno, comunque, subordinati alla verifica del rispetto dei diritti umani. Non è neanche tanto impegnativo questo impegno e, invece, ci dite “no”. Mi pare un errore, io la invito a ripensarci, sarebbe un bel segnale.

Se non ci ripensa, naturalmente, lo mettiamo in votazione (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Colucci. Ne ha facoltà per 40 secondi.

ALFONSO COLUCCI (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei sottoscrivere, se possibile, quest'ordine del giorno e chiedere al Ministro come mai avete buttato in Albania un miliardo di euro, un miliardo di euro che, se fossero stati impiegati nella cultura in Italia, avrebbero potuto portare un miglioramento. Perché quel centro è chiuso? Perché non avete portato lì, invece, Almasri con un barcone (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) piuttosto che con un aereo di Stato in Libia? Perché non avete mandato in Libia i migranti irregolari? Signor Ministro, avete buttato un miliardo di euro in Albania, soldi sottratti alla cultura e alla tutela dei diritti umani in Italia (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/131 Fratoianni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 13).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/132 Onori, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 14).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/133 Rosato, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 15).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/134 Pastorella. Accetta la riformulazione? La accetta, perfetto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/135 Richetti, su cui il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/135 Richetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 16).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/136 D'Alessio. Prendo atto che i presentatori accettano la riformulazione.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/137 Bonetti, su cui il parere è contrario.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/137 Bonetti, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 17).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/138 Grippo, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 18).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/139 Sottanelli. Accetta la riformulazione, onorevole Sottanelli? L'accetta, perfetto.

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/140 Ruffino, su cui vi è il parere contrario del Governo.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Ruffino. Ne ha facoltà.

DANIELA RUFFINO (AZ-PER-RE). Grazie, signor Presidente. Pensando alla seduta di ieri e a quella di oggi e vedendo il Ministro in Aula, anche - spero - attento a quello che è stato detto dai colleghi e a quello che, in qualche maniera, ribadirò anch'io, penso alla storia straordinaria di Adriano Olivetti, di cui abbiamo parlato ieri, e della rilevanza di ciò che quest'uomo ha fatto.

Abbiamo, purtroppo, poche possibilità di parlare di questi temi, soprattutto quando viene posta la fiducia e quando ci riduciamo a un ordine del giorno, ordine del giorno al quale io do ancora un'importanza, perché, comunque, permette di portare anche le ragioni di un'esperienza.

Ci sono tanti tipi di cultura. Io non chiederò un ripensamento rispetto al parere sull'ordine del giorno che ho presentato, perché forse sarebbe anche umiliante, perché era così facile costruire un parere favorevole e cercherò di spiegarne i motivi. Ho letto, signor Ministro e Governo, le sue dichiarazioni rispetto alla mostra sul futurismo: lei ha parlato di una rivoluzione. Bene la rivoluzione per quella mostra, ma le rivoluzioni possono anche essere fatte su altri elementi che contraddistinguono la cultura in Italia. Devo dire che ci sono dei nostri concittadini, degli italiani, che non si sono potuti mai permettere di andare a teatro, di seguire un'opera piuttosto che un qualcosa di dialettale o un concerto. Allora, signor Ministro, qui servono altre rivoluzioni per dare queste opportunità.

Nella nostra Italia ci sono tante Italie, ci sono tante culture, esattamente come in quest'Aula. Mi è parso di leggere dei momenti di perplessità ieri. Vede, qui ci sono parlamentari che hanno fatto soltanto questa esperienza, ci sono dei parlamentari che sono stati amministratori locali, che sono stati sindaci, che hanno fatto altre esperienze sul territorio e che portano questa ricchezza qui, all'interno dell'Aula, me compresa perché sono stata sindaco.

Nel mio ordine del giorno parlo di cultura materiale e immateriale, parlo della richiesta del mantenimento di identità di fronte alla globalizzazione e di aree interne. In questo senso il Governo è stato coerente, perché quando abbiamo fatto le mozioni sulle aree interne le ha cassate - chiuso - nonostante siano il Bronx dell'Italia e questo è un altro peccato, però devo dire che ci sono dei sindaci che non rinunciano a questa parte di cultura immateriale. Io penso, con la mia praticità, che sarebbe sufficiente lanciare un progetto come Ministero della Cultura, insieme al Ministero dell'Istruzione e del merito, insieme alle Unitre, insieme all'UNCEM, insieme all'ANCI e insieme alle associazioni. Perché? Perché quella memoria è storia e non può essere cancellata. Questa potrebbe anche essere la grande occasione per lei e per i suoi colleghi di venire a visitare quelle periferie - io faccio parte della Commissione contro il degrado delle città e delle periferie -, quelle zone che sono dimenticate e abbandonate. Sono dimenticate perché spesso non hanno più scuole, perché gli ospedali sono stati chiusi, perché non c'è il trasporto pubblico locale e lo ripeterò fino allo sfinimento. Che cosa rimane? Rimane la memoria e quella memoria da che cosa è composta? Da qualche cappella votiva, da qualche muretto a secco, da qualche pilone, dalle borgate, da un territorio che permetterebbe l'avvio di un turismo esperienziale.

Queste aree, questi cittadini, questi amministratori vorrebbero non perdere questa opportunità. Vede, signor Ministro, questo progetto può essere avviato a costo zero. Potevate tranquillamente togliere la parte in cui chiedo le risorse e potevate dare un segno a quei territori, a quelle aree che stanno morendo e si stanno desertificando. In quelle aree, comunque, i nostri concittadini, gli italiani continuano, nonostante tutto e nonostante lo sprezzo del Governo, a vivere, ad avere pochi figli, perché non ci sono più i servizi, ma vogliono esistere e vogliono che quella memoria esista. Io credo che questo Parlamento debba lavorare per mantenere quella memoria immateriale, perché potrebbe non avere costi ma potrebbe dare un segnale di attenzione a quelle aree che sono storia importante d'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/140 Ruffino, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 19).

Passiamo all'ordine del giorno n. 9/2183-A/141 Benzoni.

Passiamo ai voti.

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno n. 9/2183-A/141 Benzoni, con il parere contrario del Governo.

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera respinge (Vedi votazione n. 20).

È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.

In morte dell'onorevole Aldo Tortorella.

PRESIDENTE. Comunico che, purtroppo, è deceduto l'onorevole Aldo Tortorella, membro della Camera dei deputati dalla VI alla XI Legislatura.

La Presidenza della Camera ha già fatto pervenire ai familiari le espressioni della più sentita partecipazione al loro dolore, che desidera qui rinnovare anche a nome di tutta l'Assemblea.

Ha chiesto di intervenire per un breve ricordo l'onorevole Fratoianni. Ne ha facoltà.

NICOLA FRATOIANNI (AVS). Grazie, signor Presidente. La notizia della morte di Aldo Tortorella è una notizia molto triste per chiunque ami e abbia a cuore la politica, l'interesse per il bene comune, abbia a cuore le istituzioni. Aldo Tortorella è stata una delle più importanti personalità della politica di questo Paese: antifascista, partigiano, dirigente comunista, parlamentare. Aldo, nell'ultima parte, lunga ultima parte della sua vita, aveva quasi 100 anni, ha fondato e diretto l'Associazione per il rinnovamento della sinistra.

Se ne va con lui un altro piccolo pezzo di una grande storia, quella di uomini e donne che hanno dedicato la loro intera vita alla causa della giustizia sociale, della difesa dei più deboli, della dignità del lavoro, della difesa della pace. Se ne va con lui una figura dotata di un'enorme cultura, perché per quegli uomini, per quelle donne fare politica e occuparsi dell'interesse generale significava, innanzitutto, studiare con determinazione la realtà per trasformarla e per cambiarla, senza rassegnarsi mai all'inevitabilità della storia. Se ne va con lui una figura straordinariamente divertente. Aldo Tortorella era una persona dotata di un'ironia tagliente e fulminante, come quella che appartiene, appunto, a chi non perde mai la passione, la curiosità e la tenacia per le cose del mondo.

A noi mancherà tantissimo. In una delle sue ultime apparizioni pubbliche, nelle occasioni in cui aveva potuto dare il suo straordinario contributo, aveva partecipato a un convegno che avevamo organizzato al Senato, qualche mese fa, su un'altra enorme figura, quella di Enrico Berlinguer. Lo ringraziamo per quel contributo e, soprattutto, per il contributo che rappresenta, ha rappresentato e continuerà a rappresentare la storia della sua vita e ci stringiamo ai suoi familiari e a chi gli ha voluto bene. Ci mancherà, ci mancherà molto (Applausi).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Fratoianni. Apprezzo, anche personalmente, il suo intervento e la ringrazio. Ha chiesto di parlare l'onorevole Scotto. Ne ha facoltà.

ARTURO SCOTTO (PD-IDP). Grazie, signor Presidente. Ho incontrato l'ultima volta Aldo Tortorella un paio di settimane fa. Era lucidissimo, avevamo avuto una lunga chiacchierata sul mondo e sulla sinistra. Ogni tanto veniva fuori una battuta, mi parlava del paradiso dei comunisti nel quale lui sarebbe finito e aggiungeva sempre: “non tutti, però”.

Io sono convinto che lui nel paradiso dei comunisti, se ci fosse, ci sarebbe finito, perché da giovanissimo, lui, di una famiglia borghese, nato a Napoli, ma cresciuto a Milano, aveva scelto la lotta partigiana. Era stato a Genova, era stato arrestato, era poi fuggito, in maniera anche molto rocambolesca, travestito da una donna ed era tornato ad unirsi alla Resistenza. Aveva combattuto per la democrazia, per la libertà, per i suoi ideali di una società diversa, migliore. Aveva, poi, nel PCI, sempre avuto una sua specificità, una sua particolarità.

Un intellettuale, uno studioso, ma di battaglia, di combattimento. Aveva diretto l'Unità dal 1970 al 1975, era stato tra i protagonisti del ciclo politico di Enrico Berlinguer ed era stato, poi, sempre impegnato nella costruzione di un rinnovamento profondo della sinistra. Sempre curioso nei confronti delle cose che si muovevano tra le giovani generazioni e nel mondo.

A lui rimarrò sempre legato, mi ha sempre detto: il tema non è dove stai, ma come stai in un posto, con quale rigore politico, morale e intellettuale. Credo che questo sia un lascito per tutti, soprattutto per le generazioni più giovani, a continuare a combattere.

Nell'ultima fase della sua vita - e concludo -, oltre alla fatica intellettuale da direttore di Critica Marxista, nell'Associazione per il rinnovamento della sinistra, aveva passato molto tempo accanto a sua moglie Chiara Valentini, ad accudirla. Chiara Valentini, una grande giornalista, la biografa di Enrico Berlinguer. A lei e a tutti i suoi cari va il più sincero abbraccio, con grande commozione del gruppo del Partito Democratico (Applausi).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Grazie, Presidente. Credo che la scomparsa di Aldo Tortorella sia comunque un lutto importante per questo Paese. Io ricordo quando si è prodigato per un rinnovamento della sinistra, ricordo quando, in virtù del compromesso storico, dissentì, ricordo quando decise di uscire dal Partito Democratico all'epoca della guerra del Kosovo. Quindi, una persona di grande impegno, di grande coerenza, di grande capacità di mantenere dei punti fermi, pur avendo, naturalmente, vissuto tutta l'evoluzione dal Partito Comunista fino al Partito Democratico, appunto, PDS e DS. Io lo ricordo come un partigiano, una persona che ha sempre avuto questa grande capacità, questo mettersi a disposizione, anche nel contesto di una capacità critica autentica. Quindi vorrei ricordarlo con questo tipo di impostazione. Io credo che tutto il Parlamento dovrebbe riconoscergli questo grande valore e credo che davvero ci si debba inchinare nei confronti del partigiano “Alessio” (Applausi).

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori la deputata Bonetti. Ne ha facoltà.

ELENA BONETTI (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. Intervengo per chiedere la presenza del Ministro Schillaci in Aula per un'informativa urgente, per rendere conto a quest'Aula della posizione che il Governo intenderà assumere sulla mozione e sull'impegno, che il consiglio regionale della regione Lombardia ha ieri approvato, di sostenere il Governo in un possibile disimpegno rispetto alla presenza italiana nell'Organizzazione mondiale della sanità. Riteniamo estremamente grave che i partiti di maggioranza - e mi rivolgo a tutti i partiti di maggioranza, anche quelli che, più volte, invece, si sono espressi a favore di un approccio scientifico nella gestione della pandemia - hanno sostenuto nella regione tra le più colpite, nella regione più colpita proprio dal COVID, che il nostro Governo sarebbe sostenuto dalla regione Lombardia, se decidesse di uscire dall'OMS.

Siccome il Ministro Schillaci, in quest'Aula, ha risposto a una nostra interrogazione in modo non sufficientemente chiaro, a questo punto vogliamo una chiara posizione del Governo su cosa intenda fare l'Italia. Intende seguire Trump nel suo approccio populista e dismettere il nostro impegno negli organismi internazionali, contraddicendo gravemente le parole dello stesso Presidente Mattarella, che proprio ieri ha richiamato il dovere del nostro Paese a riconoscere l'importanza per l'Italia di rimanere in quegli organismi internazionali, oppure decide di prendere le distanze da questo approccio populista?

Lo dico - guardi, Presidente - da cittadina della regione Lombardia, lo dico da donna delle istituzioni, che, cinque anni fa, si è trovata a dover decidere come affrontare quel primo caso. Proprio tra qualche giorno, purtroppo, celebreremo quel triste anniversario del primo caso di COVID a Codogno, nella nostra regione. Abbiamo ancora in mente la ferita, il dolore delle morti che, in tutte le famiglie, in tutte le comunità lombarde, abbiamo dovuto subire per quella pandemia. Abbiamo saputo e conosciuto l'importanza di essere nell'OMS e di essere in piena relazione con gli organismi scientifici internazionali. La decisione del consiglio della Lombardia è uno schiaffo a quelle famiglie e a quei cittadini e noi, questo, non lo possiamo accettare in silenzio e inerti. Quindi, davvero chiediamo al Governo di assumersi la responsabilità, di fare finalmente chiarezza, di venire in quest'Aula e di rendere conto del dovere della responsabilità che è chiamato ad esercitare (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe e di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Quartini. Ne ha facoltà.

ANDREA QUARTINI (M5S). Presidente, vorrei associarmi con forza alla richiesta della collega Bonetti. Credo sia un elemento di grande preoccupazione questa delibera della regione Lombardia, proprio la regione cuore di tutti i problemi che abbiamo avuto rispetto al COVID. Voglio ricordare: se potessimo idealmente enucleare la Lombardia dall'Italia, come vorrebbe, peraltro, l'autonomia differenziata, saremmo al di là del 43° posto al mondo per danni da COVID. Quindi, che, proprio dalla Lombardia, arrivi un segnale così dirompente, credo sia una cosa non accettabile. Non lo credo solo io, lo crede anche Bertolaso e lo crede anche Fontana, peraltro. Mi sembrava che, già in un'interrogazione, il Ministro Schillaci avesse sostenuto che, al di là di una opportuna postura di maggiore attenzione rispetto a quello che fa l'Organizzazione mondiale della sanità, ci fosse senza ombra di dubbio la necessità di un organismo internazionale, a livello di ONU e di Organizzazione mondiale della sanità, che coordinasse e monitorasse. Siamo in una delle fasi più difficili da un punto di vista di controllo delle malattie; dalla dengue a malattie di altra natura, con rischi epidemici straordinari. Siamo continuamente a rischio di esposizione di questi agenti infettivi.

Abbiamo un aumento della temperatura che potrebbe sconvolgere gran parte del globo. Anche di recente, abbiamo visto che esiste un rischio di maggiori impatti della malaria, che è una delle malattie più importanti e più capaci di generare danni a livello mondiale. Con questo aumento della temperatura, il rischio è più elevato. La mobilità delle persone è straordinaria, quindi, questi rischi ci sono. Pensare di rinunciare al ruolo dell'Organizzazione mondiale della sanità è una follia. Io credo che, da questo punto di vista, davvero si debba fare, invece, un'operazione di forte presa da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità sui vari Paesi, ma, naturalmente, anche di farla contare di più, contando di più, non leccando gli Stati Uniti (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Scusi, Presidente, lo devo dire. Non si può continuare a fare un'operazione di continua genuflessione e imitazione degli Stati Uniti. Noi dobbiamo far contare di più l'Organizzazione mondiale della sanità, contando di più. Questo perché abbiamo anche il problema dell'antimicrobico-resistenza e non si affronta da soli, perché batteri e virus viaggiano senza passaporto. È follia pura questa idea di uscire dall'Organizzazione mondiale della sanità. Vuol dire miopia assoluta, vuol dire Medioevo, da un punto di vista scientifico.

Quindi, in questo senso, mi associo. Credo che farebbe bene il Ministro Schillaci a venire a dire qual è la posizione del Governo, perché, comunque, anche durante l'interrogazione della scorsa settimana, ha manifestato po' di ambiguità, evidentemente per tenere insieme i pezzi di questa maggioranza. Ma dobbiamo avere una posizione netta e chiara contro una posizione da Lega del Medioevo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Roggiani. Ne ha facoltà.

SILVIA ROGGIANI (PD-IDP). Grazie, Presidente. Mi associo anche io alla richiesta della collega Bonetti. Credo che, in quest'Aula, avremmo bisogno di sentire una voce che ci rassicuri, perché, francamente, è incredibile che dalla regione Lombardia, la regione che ha avuto quasi il 40 per cento dei morti da COVID - lo abbiamo, lo avete visto da tutta Italia: come dimenticare, i camion a Bergamo? Come dimenticare le zone rosse? Come dimenticare il dolore che tante famiglie, tante persone che lavoravano negli ospedali hanno vissuto in quelle ore, in quei giorni, in quei mesi - arrivi una richiesta così lontana non solo da quello che abbiamo vissuto, ma anche dalla storia.

Noi oggi siamo in un mondo sempre più interconnesso dal punto di vista non solo dell'economia, ma, purtroppo, anche delle possibili pandemie e il COVID ce lo ha mostrato plasticamente. Ma il COVID ci ha mostrato plasticamente anche che, per sconfiggere le pandemie, serve lavorare insieme a un livello più alto. Non basta l'Europa, che comunque per noi è stata importante; serve un lavoro comune.

E per questo che, oggi, associarsi alle politiche e alle richieste di Trump - che non solo sono totalmente antistoriche, ma raccontano di una politica isolazionista, fatta con la forza, una politica tra l'altro disumana, come stiamo vedendo - è assolutamente incredibile. A me viene da dire: indecente.

Però, sulla Lombardia, voglio aggiungere un altro pezzettino, perché quello che è successo nell'aula del consiglio regionale racconta anche di un'altra cosa, cioè di uno scontro all'interno del centrodestra. Perché, guardate, la Lega ha fatto quella proposta che, alla fine, è stata votata e un po' modificata, togliendo i riferimenti a Trump, inaccettabili anche per una parte della maggioranza che governa in regione Lombardia. È stata tolta la richiesta perentoria al Governo di uscire dall'Organizzazione mondiale della sanità, perché c'è una parte del centrodestra in Lombardia che, anche questo, l'ha considerato allucinante, persino stando dentro questa maggioranza.

La Lega e Fratelli d'Italia hanno smentito l'assessore alla sanità di regione Lombardia, Bertolaso, che in quell'Aula ha chiesto che la Lombardia non si associasse a queste richieste assurde, antistoriche, fuori dalle necessità di una regione che peraltro da Trump verrà colpita anche dai dazi.

Mi auguro che il Governo venga qui a riferire e che rassicuri non solo quest'Aula ma anche la mia regione che non ci assoceremo a chi invece ci vuole portare in una direzione ostinata e contraria a quello che la storia ci ha fatto vivere e speriamo non rivivere (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Si riprende la discussione.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 2183-A?)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale. Ha chiesto di parlare l'onorevole Soumahoro. Ne ha facoltà.

ABOUBAKAR SOUMAHORO (MISTO). Grazie, Presidente. “Cultura non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri”. Questo quanto disse Antonio Gramsci parlando di cultura.

Il non riconoscimento dell'alterità, dell'altro, anche nella sua diversità, come base imprescindibile della nostra società è mancanza di cultura. L'omologazione culturale sulla quale si fondano i feroci totalitarismi è mancanza di cultura. Per questo, bisogna che il nostro Paese sia in grado di costruire una cultura di riconoscimento della pluralità e di garantire allo stesso tempo l'uguaglianza delle opportunità per tutte e per tutti.

La scuola, per eccellenza, è il luogo più alto e autorevole della promozione della cultura, ma i nostri insegnanti sono alle prese con una precarietà lavorativa ed esistenziale che mette a dura prova la qualità stessa dell'istruzione. Lo stesso tocca ai nostri giovani oggi, sempre più abbandonati e in uno stato di vuoto di senso e di smarrimento esistenziale. Vale lo stesso per i bambini, nati, cresciuti o con background migratorio, che vivono nel nostro Paese e ad oggi deprivati del riconoscimento della loro pluralità culturale, che è una ricchezza per l'intero Paese. A tutto ciò, ci sono le persone che vivono ai margini della nostra società, quelli che Papa Francesco ha definito gli scarti della società, puniti a causa della cultura dello scarto.

Per questo motivo, in assenza di tutto questo all'interno di questo provvedimento, voterò contro.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Manes. Ne ha facoltà.

FRANCO MANES (MISTO-MIN.LING.). Grazie, signor Presidente. Oggi siamo chiamati a esprimere il nostro voto sulla conversione in legge del DL n. 201, un provvedimento che introduce misure urgenti in materia di cultura, un decreto che cerca di rispondere con efficacia alle necessità di sviluppo, tutela e valorizzazione del nostro patrimonio culturale, con attenzione particolare alla diffusione della cultura come strumento di crescita sociale ed economica. Certo un decreto, questo, che poteva forse essere più incisivo, soprattutto cercando di focalizzarsi maggiormente sulle specificità territoriali nazionali e locali in un contesto più ampio di reti nazionali e transnazionali. In ogni caso, è un primo passo positivo.

Tra le varie tematiche affrontate nel disposto, uno dei pilastri del decreto sembra essere l'istituzione del cosiddetto Piano Olivetti per la cultura che vuole ispirarsi alla visione innovativa di Adriano Olivetti, personaggio, questo, che è stato un lungimirante imprenditore che ha da sempre avuto importanti relazioni con la mia regione, la Valle d'Aosta, e il Canavese: un visionario a tutto tondo.

Questo Piano sembrerebbe cercare di promuovere la rigenerazione culturale delle periferie e delle aree interne, il sostegno all'editoria e alla produzione artistica giovanile, la digitalizzazione del patrimonio librario e il rafforzamento delle biblioteche scolastiche.

Certamente, signor Presidente, l'investimento della cultura come motore di inclusione e sviluppo è un primo passo concreto per ridurre le disuguaglianze territoriali e favorire una crescita equa e sostenibile, però non si può dimenticare che l'inclusione e la crescita sociale, culturale e quindi economica devono fondarsi sulla consapevolezza che bisogna cambiare rotta negli investimenti. È necessario concentrare le risorse nelle aree più marginali, le periferie non solo urbanistiche e antropiche, ma anche sociali ed economiche, le aree interne, ai margini dell'infrastrutturazione, degli interessi economici e di sviluppo, le aree di montagna, ancora più marginali rispetto alle aree interne e con fenomeni antropici, culturali ed economici diversi.

Un altro aspetto di questo atto riguarda anche la cooperazione internazionale, con l'istituzione di un'unità di missione per la cooperazione culturale con l'Africa e il Mediterraneo allargato. Questa iniziativa, in accordo con il Piano Mattei, vuole rafforzare il ruolo dell'Italia nella promozione della diplomazia culturale, favorendo lo scambio e la valorizzazione del patrimonio artistico e storico delle aree coinvolte. Un'attenzione, questa, un tassello, che, per avere risultati, necessita di un'applicazione futura delle azioni previste in maniera coordinata e condivisa, non solo con gli Stati interessati, non solo con le associazioni e gli enti coinvolti, ma soprattutto attraverso un nuovo dialogo costruttivo e non ideologico tra maggioranza e minoranza nel nostro Paese, nel rispetto - sempre e comunque - delle persone, delle culture e della cooperazione.

Importante il passaggio sull'editoria e sulle librerie. Il decreto prevede misure concrete a sostegno del settore, con incentivi per l'apertura di nuove librerie da parte dei giovani imprenditori, soprattutto in aree interne e svantaggiate. Inoltre, vengono stanziate risorse per l'acquisto di libri da parte delle biblioteche pubbliche e si introduce un fondo per ampliare l'offerta culturale dei quotidiani, con l'obiettivo di promuovere la lettura e il pluralismo dell'informazione. Iniziative, queste, che, ad esempio, in Valle d'Aosta e nell'Alto Adige-Südtirol, all'interno dei propri sistemi bibliotecari, già in parte si attuano. Però, sull'editoria si può fare ancora di più. Importante è comunque che gli incentivi, previsti ad esempio per l'apertura di esercizi del settore, non siano isolati.

Se vogliamo veramente salvaguardare la rigenerazione e la sopravvivenza delle aree interne e delle zone di montagna, è necessario creare una rete di incentivi per permettere ai giovani di rimanere in questi territori. La cultura può essere un mezzo, ma se non immaginiamo altrettante iniziative correlate per evitare la desertificazione e la ruderizzazione dei nostri borghi e villaggi, agevolando i giovani a risiedere e a costruire il loro futuro in queste aree, difficilmente si raggiungeranno gli obiettivi che l'atto, che andiamo oggi ad approvare, si prefigge.

Il provvedimento, inoltre, interviene anche per la tutela del patrimonio culturale, con misure per l'impignorabilità dei fondi destinati alla valorizzazione del patrimonio artistico. Ciò garantisce che le risorse destinate alla conservazione e alla promozione culturale non possano essere deviate da altre esigenze, assicurando stabilità e continuità agli interventi programmati, ma sulle destinazioni d'uso del patrimonio storico e culturale è necessario che siano le regioni, con la propria autonomia, a disciplinare, compatibilmente con le loro esigenze locali, l'applicazione di tali obiettivi, introdotti dal disposto normativo.

Infine, il decreto promuove la Convenzione sul paesaggio, un trattato internazionale promosso dal Consiglio d'Europa, che promuove la protezione, la gestione e la pianificazione del paesaggio, nonché la cooperazione internazionale sulle politiche di paesaggio. Al riguardo riteniamo sia importante considerare il paesaggio al di fuori delle visioni ideologiche, ma solo come una risorsa da valorizzare, una risorsa non immateriale, una risorsa in divenire, da sempre plasmata dall'uomo, una risorsa che sempre più deve essere gestita dai territori. Anche questa è cultura, quella della consapevolezza territoriale.

Per tutti questi motivi, riteniamo che, nell'insieme, il percorso intrapreso rappresenti un primo passo per il settore culturale italiano. Tra l'altro, siamo stati piacevolmente sorpresi che, a un anno dall'approvazione del nostro ordine del giorno, presentato insieme anche ad altri colleghi in maniera trasversale, nell'attuale legge di bilancio sia stata prevista un'importante misura finanziaria per promuovere e sostenere un aspetto della cultura popolare legata ai territori, come quello delle rievocazioni storiche, dei carnevali storici, un ulteriore passo di un percorso che ci auguriamo possa essere sempre più articolato e completo.

Pertanto, come componente delle Minoranze linguistiche del gruppo Misto, voteremo a favore del provvedimento per sostenere un Paese che, sempre più, deve investire nella cultura e nella conoscenza. (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Minoranze Linguistiche).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI (IV-C-RE). Grazie, signor Presidente. Ieri sono intervenuto nel merito della forma di questo provvedimento, cioè del decreto-legge, e ho voluto mettere in evidenza che le ragioni per le quali c'è una dissonanza tra la materia che affrontiamo, e cioè la cultura, e lo strumento che è stato utilizzato, e cioè il decreto-legge, non nascono dal fatto che la cultura non meriterebbe un provvedimento urgente di necessità e urgenza. Il problema è che quei provvedimenti, normalmente, se non hanno poi delle coperture finanziarie sono soltanto degli spot e non servono assolutamente a nulla.

Adesso, entriamo nel merito di questo provvedimento e lo faccio, ovviamente, dichiarando il voto del gruppo di Italia Viva, però confidandole, signor Presidente, colleghi, la sensazione di sentirmi, in questo momento, colpito da un déjà-vu, quel fenomeno psichico che consiste nella sensazione erronea di aver già visto un'immagine o vissuto un avvenimento o una situazione.

Sono abbastanza convinto - anzi, sono decisamente convinto - che molti di voi in quest'Aula condividano questa mia sensazione, e sono anche convinto di poter affermare che di erroneo non c'è nulla perché, usando altre parole, noi oggi siamo di fronte a un film già visto, a un copione che si ripete ormai da tempo, e che conosciamo fin troppo bene.

Gli elementi ci sono tutti: si decide di intervenire su una materia con un provvedimento a carattere d'urgenza, anche se non è necessario; si sceglie un titolo potente dall'effetto evidente, si inizia a raccontare un decreto straordinario, rivoluzionario - quasi epocale -, poi si aggiunge qualche schermaglia tra le forze di maggioranza a colpi di emendamenti che, al momento giusto, spariscono e non lasciano ferite profonde; e, infine, questo racconto delle meraviglie, che sembra un thriller ben confezionato e capace di generare aspettative altissime e condivisibili, viene smentito dalla realtà perché, dietro al bel titolo e alle buone intenzioni, si nasconde, obiettivamente, poca sostanza.

Ieri era il Piano Mattei, oggi è il piano Olivetti. Stavate per cambiare il finale ma, in zona Cesarini, non avete resistito alla tentazione della fiducia, come è da vostra tradizione.

Ora, per onestà intellettuale, va detto che, in questa occasione, il testo è arrivato in Aula anche con qualche miglioria. E questa miglioria è stata registrata anche dopo aver recepito dei piccoli contributi con gli emendamenti delle opposizioni, ne dava atto ieri anche il presidente della Commissione nei lavori in sede referente. Forse si poteva fare ancora di più durante l'esame in Aula ma, ovviamente, avendo voi scelto di mettere la fiducia, avete impedito che questo lavoro, questo confronto, sugli emendamenti si realizzasse, lasciandoci come sempre quelle pasticche amare che sono quegli ordini del giorno che già non contano niente e che poi vengono riformulati affinché possano contare ancora di meno.

Questa mia lunga premessa, signor Presidente, che al tempo stesso è una sintesi dei fatti, serve per dire che la “rivoluzione dolce” - perché così il Presidente Mollicone l'aveva definita - non c'è, non esiste. E seppur volessimo supporre che ci sia, francamente non ci convince per niente. E guardate, dispiace doverlo affermare soprattutto nei confronti del Ministro Giuli che, fin dal suo insediamento a settembre e poi subito dopo in audizione in Commissione, annunciò con orgoglio la volontà di un Piano Olivetti per la cultura, parallelo al Piano Mattei per l'Africa, del Governo Meloni. Forse, non gli avevano spiegato bene ancora che cos'era il Piano Mattei, altrimenti, forse, non l'avrebbe messo in parallelo.

Voi capite bene che, dopo due anni passati ad ascoltare strafalcioni storici e geografici del suo predecessore, distintosi per l'impegno nel dare patenti politiche al sommo poeta, questo cambio di passo, questa volontà di un piano ambizioso per la cultura, tutto sommato, ci avevano fatto ben sperare. Questo è un provvedimento corposo, composto da ben 12 articoli, e ci sono anche delle cose buone, non possiamo negarlo.

Le buone intenzioni elencate nel primo comma dell'articolo 1 sono tutte condivisibili: lo sviluppo della cultura come bene comune, la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, la promozione delle biblioteche e della filiera libraria, la valorizzazione di archivi e istituti storici e altro, altro ancora. Come non condividere tutto questo?

Ma poi arriva la brutta sorpresa, che è il grave difetto di questo decreto - e non solo di questo decreto -, l'elemento che rende tutto vano e lo condanna a restare solo intenzione: la totale invarianza finanziaria. Senza investimenti, quello che leggiamo resta solo un sogno, un desiderio. Abbiamo provato, con i nostri emendamenti, a chiedervi un maggiore slancio, a metterci coraggio, a fare in modo che, davvero, questo potesse essere un piano straordinario, ma il risultato è quello che abbiamo sotto gli occhi e che, ovviamente, non può soddisfarci. Son convinto, poi, che non soddisfi nessuno di coloro che di questa materia si occupa, e credeva e crede che sia importante investirci.

Ora non c'è tempo per entrare nel dettaglio di tutti gli articoli che, tuttavia, sono stati ampiamente sviscerati nella lunga discussione generale di lunedì, ma non posso esentarmi, avviandomi alla conclusione, dal fare un passaggio sulla 18app che voi avete, in questi anni, inspiegabilmente stravolto dando vita alla Carta cultura giovani e alla Carta del merito. Lo avete fatto proponendoci questo stravolgimento come una miglioria di quella misura creata nel 2016 dal Governo Renzi e che avete scelto, dall'inizio della legislatura, come bersaglio da impallinare, andando contro ogni logica e spiegazione, se non quella dell'essere in preda al furore ideologico e alla volontà di cancellare quanto di buono fatto dai Governi precedenti. Non c'è altra motivazione.

Con la prima legge di bilancio del vostro Governo, nel 2022, avete tagliato i fondi. Poi, nel 2023, non contenti, avete dato vita alle due Carte, introducendo criteri economici e di merito, snaturando alla radice una misura che era unanimemente apprezzata e che altri Paesi europei (come Francia, Germania e Spagna) hanno adottato, riconoscendone, quindi, non solo l'utilità ma il significato. Sì, perché la 18app fu concepita, dopo l'attentato del Bataclan nel 2015, con un significato preciso e su un postulato che, ancora oggi, rivendichiamo orgogliosamente: contrastare il terrorismo non solo con le armi ma anche con le armi della cultura; evitare che, a causa del terrore, i giovani non uscissero più di casa; dare ai giovani uno strumento per arricchire il proprio percorso formativo ed umano. Lo abbiamo ripetuto e lo sosteniamo ancora oggi: un euro in sicurezza, un euro in cultura.

Noi non siamo contro l'idea di sostenere chi ha meno possibilità e non siamo neanche ostili al concetto di merito. Non vi lasceremo fare del merito un vessillo di parte, oltre che il titolo di un Ministero.

Ma perché andare a toccare qualcosa che è stato pensato per essere universale e con una filosofia completamente diversa? Perché stravolgere il senso e il meccanismo di quella misura? Potevate comunque creare due strumenti nuovi da affiancare a quelli in vigore, ma avete voluto percorrere la strada della damnatio memoriae introducendo il parametro dell'ISEE, rendendo più farraginosa la procedura, cambiando il nome - anzi, addirittura, creandone due - e così avete scontentato tutti, per primi i giovani - i diretti interessati - e le loro famiglie, interi settori che hanno perso milioni di euro (penso a tutte le categorie dell'editoria, alla musica, al cinema e allo spettacolo). Queste non sono opinioni di parte. Sono fatti, sono numeri, e sono le denunce delle associazioni che, durante le audizioni in Commissione, vi hanno chiesto una revisione di questo bonus nella nuova veste ideata da questo Governo.

Ma non ne avete voluto sapere e avete respinto tutti gli emendamenti che avevano ad oggetto le Carte della cultura.

Così, noi che eravamo stati i primi in Europa, noi che avevamo tracciato una strada nuova, oggi siamo indietro rispetto a tutti gli altri Paesi europei per le politiche culturali e, nello specifico, su questo genere di misure, che per primi avevamo inventato.

Per tornare indietro non è mai tardi e noi ci auguriamo che, prima o poi, arrivi un vostro ravvedimento.

Ma per queste ragioni, signor Presidente, pur apprezzando quel po' di buono di questo decreto, noi non possiamo proprio accontentarci delle buone intenzioni, non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla mancanza di una visione complessiva e al mancato coraggio che occorre per realizzare un vero piano per la cultura e oggi il nostro non può essere che un voto contrario, sperando che sia per voi una spinta a far meglio e ad investire di più (Applausi dei deputati del gruppo Italia Viva-il Centro-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ghirra. Ne ha facoltà.

FRANCESCA GHIRRA (AVS). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e colleghe, signor Sottosegretario, gli interventi della collega Piccolotti sono stati molto esaustivi rispetto ai contenuti, ma soprattutto alle mancanze di questo provvedimento. Io continuo a chiedermi e a chiedervi con che coraggio continuate a utilizzare la decretazione d'urgenza, arrivando persino a porre la questione di fiducia, come in questo caso, per norme che non hanno alcun carattere di necessità e urgenza. Certo, capisco il Ministro Giuli: del resto nessuno dei suoi provvedimenti aveva mai avuto questa corsia preferenziale; la cultura non vale meno dei rave party o dei migranti e, allora, via con l'ennesimo decreto e con l'ennesima fiducia.

Ma vediamo insieme tutti questi stravolgimenti assolutamente urgenti per la cultura del nostro Paese. L'articolo 1 introduce un mirabolante Piano Olivetti per la cultura, che, al netto del nome intrigante, prevede atti di ordinaria amministrazione del Ministero a risorse invariate. Una vera e propria offesa al mondo della cultura, ma anche alla memoria di Adriano Olivetti.

L'articolo 2, poi, introduce ai progetti di cooperazione culturale con l'Africa e il Mediterraneo allargato, prevedendo uno stanziamento di circa 870.000 euro all'anno. È un'idea anche interessante, se non aveste in mente forme di neocolonialismo sul continente africano, come il Piano Mattei insegna.

L'articolo 3 introduce misure urgenti in materia di editoria e librerie, disposizioni sicuramente importanti, che, però, non rendete strutturali, a differenza di quanto abbiamo proposto noi tramite un emendamento, che è stato bocciato, e una proposta di legge depositata a mia prima firma, a ottobre dello scorso anno, mai presa in considerazione. Avete persino bocciato un nostro ordine del giorno, ma non siamo stupite, visto che, come ho ricordato anche prima, lo stesso Sottosegretario Mazzi, rispondendo in quest'Aula a una nostra interrogazione sull'azzeramento del Fondo da 30 milioni di euro per il sostegno all'editoria libraria, aveva sostenuto che si trattava di una misura insufficiente se non del tutto inutile. In realtà, la creazione del Fondo, avvenuta durante la pandemia e rinnovata di anno in anno, prevedeva l'acquisto straordinario di libri da parte delle biblioteche pubbliche, a condizione che avvenisse tramite almeno tre librerie presenti sul territorio provinciale o della città metropolitana, creando importanti sinergie tra due presidi fondamentali per lo sviluppo di politiche attive per la promozione del libro e della lettura.

La reintroduzione di una misura analoga, seppur limitata nel tempo, testimonia, evidentemente, la sua utilità e la sua efficacia. Stando agli ultimi dati dell'osservatorio sulle librerie, infatti, in Italia i negozi di libri sono 3.640, di cui 2.405 indipendenti - il 66 per cento - e occupano oltre 10.700 libraie e librai. Di questi, il 59,3 per cento sono ditte individuali. Negli ultimi anni, le librerie indipendenti hanno subìto forti perdite di fatturato, stimate dall'Associazione librai italiani in 100 milioni di euro per il solo 2024. Molte di esse hanno chiuso o sono prossime alla chiusura. Questi dati fanno il paio con quelli altrettanto sconfortanti relativi all'indice di lettura. Gli ultimi dati Istat hanno evidenziato che l'indice di lettura in Italia è inferiore al 40 per cento - ci attestiamo intorno al 39,3 - e certificano che sarebbe opportuno, quindi, rafforzare le misure di sostegno alla lettura. L'ultima rilevazione di Eurostat vede, poi, l'Italia al terz'ultimo posto sui 27 Stati membri dell'Unione europea e, secondo la lista pubblicata il 9 agosto in occasione del Book Lovers Day 2024, per numero di lettori l'Italia precede solo la Romania, che è ultima, e Cipro.

Le librerie indipendenti hanno delle peculiarità organizzative che le rendono più esposte all'instabilità economica rispetto ai punti vendita delle grandi catene, in particolare rispetto al problema dei libri invenduti, che rappresentano un costo che pesa sui bilanci di queste piccole realtà. Nelle aree interne, poi, e nelle aree svantaggiate economicamente molto spesso le librerie indipendenti rappresentano l'unico presidio culturale esistente. Sarebbe, quindi, davvero importante affiancare ai fondi già istituiti un nuovo fondo, con una dotazione di almeno 30 milioni di euro annui, per sostenere queste realtà virtuose e coraggiose, che spesso colmano pesanti assenze dello Stato. Io vi invito di nuovo a pensarci.

L'articolo 4 mette in luce tutte le vostre contraddizioni: da un lato stanziate 800.000 euro per celebrare i 25 anni della Convenzione europea del paesaggio, dall'altro siete sempre orientati a minare i principi fondamentali di quella Carta, che, insieme alle storiche leggi del 1939 e anche alla riforma dell'articolo 9 della Costituzione, hanno garantito la salvaguardia dei nostri territori, del loro paesaggio e del loro patrimonio storico-culturale. Lo avete fatto con il Salva Milano - che confidiamo non venga approvato dal Senato -, con il Piano Casa, tanto caro a Salvini, e con la legge annuale sul mercato e la concorrenza, con cui avete reso permanenti le deroghe COVID sui dehors, bypassando qualunque disposizione del codice Urbani finalizzata a tutelare il nostro patrimonio storico-culturale, le piazze delle nostre città e i nostri centri storici. Ci avete provato anche questa volta e dobbiamo ringraziare il Ministro Giuli se la furia cementificatrice della Lega in questa specifica circostanza è stata fermata. Diversamente, gli uffici ministeriali, ridotti ai minimi termini e già mortificati con l'introduzione del silenzio assenso sull'installazione di tavolini e dehors ovunque, a prescindere dal loro parere, si sarebbero visti esautorati dalla realizzazione di lavori su immobili in aree vincolate, interventi su facciate, aperture di strade e posa di impianti, oltre a cartelloni pubblicitari in aree vincolate paesaggisticamente. È davvero scandaloso che in un Paese come il nostro, che vanta un patrimonio culturale eccezionale oltre a paesaggi mozzafiato, si possa pensare di derogare a norme che, fino a oggi, hanno garantito la qualità dei nostri spazi urbani ed extraurbani. Fermatevi, fermatelo! Invitiamo il Ministro Giuli a stare in guardia, perché sappiamo che Salvini scalpita e ci proverà ancora.

Gli articoli 5, 6, 7 e 8 recano misure urgenti su alcune istituzioni culturali, sui bonus cultura, sul cinema, sull'audiovisivo e sulla formazione. Ravvisiamo davvero un'urgenza senza pari a cambiare il nome della “Scuola dei beni e delle attività culturali” in “Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali”, ma che dovrà comunque operare con le risorse umane strumentali e finanziarie previste a legislazione vigente (non un euro in più, quindi). Confidavamo che, almeno in questa circostanza, si potesse sanare un'ingiustizia che riguarda gli esercenti e va avanti dal 2016. Tra le FAQ del Ministero, si precisa che un esercente che non dispone di un codice Ateco primario, compatibile con la vendita di beni cedibili con la Carta della cultura giovani e con la Carta del merito, può comunque registrarsi all'iniziativa, se in possesso di un codice Ateco secondario - anche se non prevalente - compatibile, fermo restando il possesso degli altri requisiti richiesti dalla normativa; per la Carta docenti, invece, è previsto solo il codice Ateco primario, escludendo dalla possibilità di aderire all'iniziativa moltissime attività ibride, che posseggono più codici Ateco, come, ad esempio, tante librerie di prossimità, come quelle che si prefigge di tutelare il provvedimento in esame. Peraltro, il criterio del codice Ateco prevalente esclude tantissimi esercenti, per poi, invece, prevedere una netta libertà per il commercio online. Tra i codici Ateco prevalenti ammessi nella piattaforma, infatti, c'è quello che prevede la vendita di beni di varia natura sul web.

Per risolvere la questione, basterebbe permettere agli esercenti - come avviene, appunto, per aderire alla Carta della cultura giovani e alla Carta del merito - di accreditarsi anche attraverso un codice Ateco secondario non prevalente, ma compatibile con l'iniziativa. Ci siamo accontentati che valutiate l'opportunità di apportare le modifiche che abbiamo proposto e confidiamo che venga fatta una valutazione attenta di questa opportunità, perché sarebbe un segnale molto importante per tante piccole attività. Insomma, oltre a essere un'occasione per risolvere problematiche che possono apparire a voi irrilevanti, ma che irrilevanti non sono, questa poteva essere, ad esempio, l'occasione per riconoscere il ruolo dei tanti professionisti che gravitano intorno al mondo della cultura, un mondo sterminato di lavoratrici e lavoratori che hanno studiato con passione, che si sono specializzati e che hanno acquisito titoli importanti per avere poi stipendi da fame.

Da un Piano Olivetti per la cultura ci saremmo aspettati che mutuaste le sue pratiche aziendali, volte a creare un equilibrio tra solidarietà sociale e profitto, includendo nell'organizzazione del lavoro un'idea di felicità collettiva che si trasformava in efficienza. Gli operai di Olivetti vivevano in condizioni migliori rispetto alle altre grandi fabbriche italiane, ricevevano stipendi più alti, avevano a disposizione asili e abitazioni vicino alla fabbrica, realizzati nel rispetto delle bellezze ambientali, avevano convenzioni e agevolazioni. I nostri lavoratori sono, invece, tra i più poveri di Europa, non vedono gli stipendi aumentare da decenni e vedono eroso il loro potere d'acquisto, a fronte di beni e servizi sempre più cari. Su questo dovreste puntare, sulla qualità della vita di lavoratrici e lavoratori, sul loro riconoscimento sociale, sul loro benessere. Se poi investiste maggiormente sulla manutenzione e sull'efficientamento del nostro patrimonio, potremmo davvero valorizzare beni e risorse importanti e strategiche, che avremmo il dovere di proteggere in quanto patrimonio dell'umanità.

Sino ad allora, Presidente, pur condividendo alcune misure contenute nel provvedimento e ritenendole persino necessarie e urgenti, come nel caso dell'editoria libraria, riteniamo che, complessivamente, questo decreto sia insufficiente e non approviamo assolutamente le modalità con cui è arrivato all'esame della Camera. Per queste ragioni, il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra non potrà che votare contro (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole D'Alessio. Ne ha facoltà.

ANTONIO D'ALESSIO (AZ-PER-RE). Grazie, Presidente. È l'ennesimo decreto che come al solito - lo sappiamo già, ripetiamo spesso le stesse cose - rende marginale quella che, ormai, è una teorica centralità del Parlamento. È tutto sommato un decreto che crea, a favore della maggioranza, le condizioni per coprire le difficoltà che incontra il Governo. Non c'era alcuna urgenza, visto che, alla luce dei fatti, questo diventa un provvedimento vuoto, deludente.

Parliamo di cultura, quindi un tema importantissimo. Sappiamo bene che le grandi crisi storiche e le cadute degli imperi, così come i problemi delle grandi civiltà, storicamente nascono non dalle crisi economiche, ma hanno la loro genesi nel decadimento dei costumi e della cultura. Quindi è chiaramente un tema che va al di là delle ricadute sociali ed economiche attuali, ma la struttura della cultura di un Paese fa poi la storia del Paese stesso. E dunque parliamo di un argomento per nulla residuale, che poi, ovviamente, ha anche una portata davvero significativa nell'economia, alla luce dei dati che abbiamo e dell'indotto che lavora, trae sostentamento e ha la propria attività all'interno del comparto cultura.

Si tratta, peraltro, di un comparto e di un settore che è un'eccellenza italiana e che noi siamo in grado, per la verità, di depauperare e di non sfruttare come potenzialità, come motore culturale e naturalmente economico del Paese. Perché questo? Perché tutti gli interventi caratterizzati da invarianza finanziaria sono facili e sono redditizi dal punto di vista mediatico e della pubblicità, ma non risolvono assolutamente i problemi e non aiutano il Paese.

Emerge, dunque, l'incapacità di utilizzare il nostro patrimonio artistico e culturale, che sappiamo quanto sia importante e quanto pesi in tutto il globo. Siamo ricchi sotto questo aspetto e diventiamo poveri. Diventiamo poveri amaramente quando andiamo, poi, a comparare la nostra condizione, lo stato del settore e del comparto cultura con quello degli altri Paesi. Questa è la cosa più drammatica che noi, purtroppo, riscontriamo in tanti settori, quando andiamo a paragonare e a comparare le nostre situazioni, le nostre attualità e le nostre potenzialità, enormi rispetto a quello che non riusciamo a sfruttare, con quelle degli altri Paesi.

Parlo, ovviamente, degli Stati Uniti, ma non solo, anche della Spagna, della Turchia, dell'India stessa, che stanno facendo passi da gigante e intercettano un sentiero di crescita. Perché questo? Innanzitutto, per un fatto di capacità di sburocratizzare e di semplificare ogni percorso, cosa che noi non siamo capaci di fare, in Italia, mai. E poi, naturalmente, hanno individuato il vero punto nodale: se non si investe, non c'è crescita. E noi, su questo settore, come purtroppo in altri, siamo effettivamente deficitari. Facciamo annunci roboanti, questa volta nel nome di Adriano Olivetti, un politico, un industriale, un umanista, una persona che meriterebbe, se diamo a questo provvedimento il suo nome, ben altra considerazione.

Olivetti faceva viaggiare la cultura con la responsabilità sociale, parlava di rigenerazione urbana delle periferie, della necessità, attraverso la cultura, di recuperare le aree interne, quelle svantaggiate. Purtroppo, tanto chiasso, poco costrutto. Un collega, ieri, parlava ironicamente di quello che è stato definito un primo passo ed effettivamente faceva una considerazione giusta: quando il Governo non ha la forza di fare un passo vero, lo definisce un primo passo, che poi diventa un passo di pubblicità, un passo di “demagogia”, un passo non sostanziale verso un qualcosa che si attende, ma che non è arrivato e non si sa se arriverà.

Perché questo? Perché viene fuori che c'è un'assenza totale di risorse umane aggiuntive, che pure servivano e servono al settore. E c'è un'assenza anche di stabilizzazione del personale attuale, che non è stabilizzato e che è in cerca di stabilizzazione, e ne avrebbe bisogno non soltanto il personale, ma l'intero settore. Dunque non vi sono assunzioni, per cui il provvedimento è privo di attenzione in un comparto, ripeto, quello culturale, che oscilla, con riferimento al nostro PIL, tra il 6 e il 10 per cento e che vede 1,5 milioni di lavoratori complessivamente impiegati, con tutto quello che poi è il mondo dei fornitori, per non parlare di quello che rappresenta per tutti noi come utenti.

C'è stata, peraltro, nel settore, una battuta d'arresto, che storicamente coincide con il periodo COVID, per cui adesso occorreva una spinta reale, non una spinta soltanto immaginaria. Servono investimenti pubblici. Occorre un Piano cultura vero, con investimenti, e le risorse non vanno utilizzate soltanto per nuovi dirigenti e per nuove strutture dirigenziali, ma per una spinta reale, che possa dare uno start-up al settore. Si era detto: non c'è tempo per inserire delle misure nella manovra di bilancio, come se il problema fosse stato unicamente tecnico, dei tempi o della possibilità di inserirle tecnicamente nella legge di bilancio, e allora si aspettava questo decreto.

Probabilmente sarà deluso anche il presidente Mollicone, al quale va riconosciuta, a detta di tutti i componenti della Commissione, la capacità di provare a coinvolgere, ma ovviamente resta senza risorse, per cui probabilmente avrebbe voluto e potuto fare di più attraverso questo provvedimento. Ma poi, se noi abbiamo delle difficoltà per gli investimenti pubblici, che cosa fa un Governo che abbia una visione minima e che voglia intercettare una traiettoria di crescita? Almeno crea le condizioni per gli investimenti privati.

Se parliamo di cinema, di spettacolo, di musica, di cultura in generale, noi non offriamo chiarezza agli imprenditori, che sono in confusione per loro stessa ammissione. Non ho mai, nella mia vita, fatto impresa, non ho mai fatto l'imprenditore, e forse non ne sono capace, ma immagino che chiunque si voglia cimentare nel fare impresa debba avere un quadro chiaro. Nel 2026 e nel 2027 quale regime fiscale avremo? Quali contributi? Insomma, come può un imprenditore investire se non ha la chiarezza del futuro e di come le proprie risorse individuali possano fruttare un percorso di crescita? Sulle biblioteche c'è stato un accenno di passo avanti.

Ci sono, però, molte chiusure, storicamente, che si sono verificate. C'è stato uno sforzo, ma non sembra sia stata messa in campo una strategia, anche qui, di rilancio reale, perché scontiamo una mancanza di personale umano, alla quale con questo provvedimento non si è ovviato. Analogamente la 18app, strumento di perequazione sociale, perché può aiutare i ragazzi che hanno necessità, e che, quindi, hanno possibilità, attraverso lo strumento di questa app, di crescere da un punto di vista culturale. Però, se noi andiamo a burocratizzare, a mettere dei paletti, un caricamento, delle paludi burocratiche e tecnologiche, anche dell'ISEE, è chiaro che l'utilizzazione è limitata.

E naturalmente lo Stato risparmia, perché molti non la utilizzano, ma non è un risparmio, è semplicemente un mancato investimento. Con riferimento agli audiovisivi, dobbiamo su questo fronte, invece, ringraziare il Governo, perché c'è stato un inserimento su nostra segnalazione, ma sempre teorica. È sempre quello, il discorso. Quindi, anche questo, da un lato, ci lascia un margine di speranza e di ringraziamento per averlo incluso, però, poi, restiamo pienamente insoddisfatti nel momento in cui non c'è una copertura finanziaria.

Analogamente per la musica, era stato segnalato, è un profilo assolutamente trascurato. Vado alla chiusura, Presidente. Siamo insoddisfatti. Olivetti sottolineava la necessità di supportare artisti e intellettuali, ovviamente non bisogna farlo solo a parole. E allora, nella speranza di un cambio di passo, oggi votiamo “no” a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Azione-Popolari Europeisti Riformatori-Renew Europe).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Ilaria Cavo. Ne ha facoltà.

ILARIA CAVO (NM(N-C-U-I)M-CP). Grazie, Presidente. Sottosegretario, onorevoli colleghi, la cultura è una leva di sviluppo economico e sociale.

Con la cultura si può incrementare il benessere e combattere il degrado, si possono offrire alternative a chi non le ha, includendo gli esclusi e gli emarginati, abbattendo barriere e creando nuove connessioni per raggiungere tutte le periferie della società. La cultura è ciò che unisce una comunità e la fa crescere per affrontare nuove sfide. La cultura è la nostra storia, la strada che percorriamo oggi e il futuro che dobbiamo costruire. La cultura è essere curiosi e assetati, non essere mai sazi, mai annoiati: è il naturale opposto dell'indifferenza. Alla cultura dobbiamo l'innovazione, le scoperte scientifiche, l'arte e il patrimonio di bellezze di cui è ricco il nostro Paese. Alla cultura dobbiamo la democrazia e con la cultura possiamo continuare ad alimentarla e a difenderla. Il valore della cultura è inestimabile ed è una politica lungimirante quella di investire in cultura e di farne uno strumento di crescita, come stiamo facendo ovviamente con questo decreto.

Abbiamo risposto all'esigenza di nuove competenze, razionalizzando il sistema in una filiera di formazione. Oggi, con il Piano Olivetti, definiamo una cornice di interventi per rispondere alle esigenze della catena del valore della cultura, rafforzandola e trasformandola in una filiera di sviluppo.

Il Piano Olivetti per la cultura è ispirato alla figura di Adriano Olivetti in maniera coerente e pertinente, non in maniera inappropriata, come abbiamo invece ascoltato più volte dall'opposizione. Perché pertinente? Perché questo Piano favorisce lo sviluppo della cultura come bene comune accessibile e integrato nella vita della comunità, nel rispetto del principio di sussidiarietà orizzontale. È un piano che vuole promuovere la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, in particolare quelle caratterizzate da marginalità sociale ed economica, degrado urbano, denatalità e spopolamento. Vuole valorizzare le biblioteche, considerandole patrimonio materiale e digitale, quali strumenti di educazione intellettuale e civica, di socialità e di connessione con il tessuto sociale.

Vuole promuovere la filiera dell'editoria libraria, anche attraverso il sostegno alle librerie caratterizzate da lunga tradizione, interesse storico e artistico e di prossimità. Vuole tutelare e valorizzare il patrimonio e le attività degli archivi nonché degli istituti storici e culturali quali custodi della storia e della memoria della Nazione. Si tratta di una cornice legislativa all'interno della quale innestare interventi urgenti volti a rafforzare e a sostenere la catena del valore della cultura.

Andando nel dettaglio, il decreto, coerentemente con il Piano Olivetti, prevede un intervento complessivo di 44 milioni di euro (è importante ricordare la cifra complessiva): 4 milioni per il 2024, al fine di favorire l'apertura di nuove librerie sul territorio nazionale da parte di giovani fino a 35 anni di età; 25 milioni per questo 2025 e 5 milioni per il 2026, attraverso l'acquisto di libri per le biblioteche, anche in formato digitale; ulteriori 10 milioni sono destinati ad ampliare l'offerta culturale dei quotidiani in formato cartaceo, attraverso il potenziamento delle pagine dedicate a cultura, spettacolo e settore audiovisivo.

Questo intervento - lo dico anche da giornalista - ritengo sia particolarmente importante, in un frangente storico in cui l'informazione viaggia sempre più su altri canali, confondendosi a volte con fake news e con fonti non accreditate. Un intervento quindi importante per rafforzare l'informazione culturale anche su carta stampata.

L'editoria è destinataria di ulteriori interventi previsti all'articolo 3, che reca tre distinte disposizioni in materia di editoria e di librerie. Le due misure a favore del settore librario, nell'alveo del Piano Olivetti, dispongono che al fine di favorire l'apertura di nuove librerie sul territorio nazionale da parte dei giovani fino a 35 anni di età, nello stato di previsione del Ministero della Cultura sia istituito un fondo con una dotazione di 4 milioni di euro; inoltre, un altro fondo, con una dotazione di 24 milioni di euro, è destinato alle biblioteche aperte al pubblico statali, degli enti territoriali e degli enti e istituti culturali sovvenzionati, per l'acquisto di libri anche in formato digitale.

Sono interventi di particolare importanza. Le librerie e le biblioteche di quartiere possono rappresentare fondamentali bastioni contro il degrado culturale e devono essere luoghi in grado di accogliere i giovani, di mostrare loro gli strumenti per immaginare e costruire il proprio futuro. Assistiamo ogni giorno, anche in quartieri centrali delle grandi città, alla chiusura di edicole e librerie.

Sono ferite difficili da rimarginare perché creano un vuoto destinato ad allargarsi e diventano silenzio che non possiamo accettare. Leggere apre le menti, illumina la strada davanti ad ognuno di noi e mostra quanti bivi e quante scelte abbiamo. Aprire una nuova strada e una nuova libreria è un atto civile che può cambiare il percorso di chi credeva di averne uno solo ed obbligato.

Un altro importante capitolo del provvedimento affronta la cooperazione culturale con l'Africa e il Mediterraneo allargato, anche attraverso l'istituzione di un'unità di missione. In questo caso, la cultura è strumento di connessione e contatto e rappresenta una rete che valica i confini e consente di intersecare scambi culturali ed economici, rappresentando un altro tassello del Piano Mattei - quindi, in maniera molto coerente con il Piano Mattei - che sta cambiando radicalmente la politica nazionale ed europea del Mediterraneo.

Il decreto Cultura assicura anche il finanziamento stabile di quattro istituti: quello della Giunta storica nazionale, dell'Istituto italiano per la storia antica, dell'Istituto storico italiano per l'età moderna e contemporanea e dell'Istituto italiano di numismatica; alla Giunta storica nazionale, inoltre, è riconosciuto un ulteriore contributo di 200.000 euro per la promozione e la realizzazione di edizioni critiche di opere di personalità rilevanti del XIX e XX secolo. Si provvede, inoltre, al potenziamento - anche rinominandola - della Scuola dei beni e delle attività culturali che assumerà la nuova denominazione di “Scuola nazionale del patrimonio e delle attività culturali” e coordinerà i corsi di formazione erogati dal Ministero della Cultura.

Sono evidentemente sostegni importanti che aprono sostanzialmente la strada in un quadro, in una cornice importante, quali sono gli istituti che vengono finanziati, ma è anche importante il segnale che viene dato e che, ovviamente, può tracciare la strada per altri finanziamenti.

Vengono poi risolte le criticità emerse dall'indagine della Corte dei conti sul bonus cultura 18app: in particolare, la norma fissa un termine entro il quale gli esercenti delle attività debbano provvedere, a pena di decadenza, all'invio della relativa fattura. Nell'articolato provvedimento si inseriscono anche misure per la semplificazione degli interventi sul patrimonio culturale, per il cinema e per il settore audiovisivo, tra cui l'introduzione di una nuova categoria di opere classificabili come “opere non adatte ai minori di 10 anni”: una proposta frutto anche del lavoro della Commissione per la classificazione delle opere cinematografiche.

Si autorizza, poi, una spesa pari a 800.000 euro per l'anno 2025 con la finalità di celebrare il venticinquesimo anniversario della Convenzione europea sul paesaggio, firmata a Firenze il 20 ottobre del 2000: è un segnale importante perché chiaramente significa che il paesaggio fa parte di tutto il tema culturale.

Un'importante novità, introdotta durante l'esame in Commissione (importante anche perché avvenuta in maniera trasversale ed unanime) è la destinazione di 300.000 euro a favore della Fondazione del Memoriale della Shoah a Milano: ovviamente, una finalità, quella del ricordo, che non possiamo che condividere anche come gruppo di Noi Moderati, perché sappiamo quanto sia importante aver istituito il Giorno del ricordo, ma occorre fare in modo che ci sia un'attività continua e costante.

Il provvedimento contiene anche diverse misure di semplificazione, tra cui l'iscrizione di diritto, nell'elenco delle stazioni appaltanti qualificate, previsto dal nuovo codice dei contratti pubblici, anche delle sovrintendenze dell'archeologia, belle arti e paesaggio, con competenza sul territorio del capoluogo di regione.

Si è parlato di semplificazione e si è parlato anche del tema delle sovrintendenze. Anche i dibattiti che si sono aperti riteniamo, come maggioranza, di poterli affrontare e di volerli affrontare anche in futuro sul ruolo delle sovrintendenze, che è di tutela ma anche di non blocco delle opere. Quindi, da questo punto di vista, ho sentito anche critiche da parte della minoranza. Sapremo come maggioranza sempre fare sintesi non negativa ma positiva dei dibattiti che sono stati attivati.

Poi, è stata decisa la SCIA per quegli eventi con un massimo di 2.000 partecipanti, legati ovviamente ad attività di spettacolo dal vivo: anche questa è una semplificazione molto importante attesa dal settore. Siamo di fronte, dunque, a un complesso articolato di interventi che vanno a rispondere a esigenze puntuali, a risolvere problemi e criticità, ad agevolare la fruizione della cultura e il radicamento sul territorio. Ma la vera innovazione di questo provvedimento è che si agisce definendo prima una cornice: una progettualità in cui vengono definiti con chiarezza obiettivi e finalità. Siamo dunque ad un cambio di passo importante: la cultura diventa il centro dell'azione politica e diventa uno strumento di inclusione e benessere sociale, di crescita e sostegno, soprattutto per i giovani. Per tutte queste ragioni, il gruppo di Noi Moderati esprime voto favorevole al provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto di istruzione superiore “Atestino” di Este, in provincia di Padova, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare la deputata Rita Dalla Chiesa. Ne ha facoltà.

RITA DALLA CHIESA (FI-PPE). Buongiorno, Presidente, colleghi. Allora, oggi siamo chiamati a esprimere il nostro voto sul decreto-legge in materia cultura, che riteniamo rappresenti un passo fondamentale per il nostro Paese, perché vuole promuovere e valorizzare il grande patrimonio culturale italiano, rendendolo accessibile a tutti i cittadini. Nessuno si deve sentire lontano dalla cultura, devono poterci entrare tutti, conoscerla tutti.

Il decreto prevede diverse misure urgenti in materia di cultura, a cominciare dal Piano Olivetti, le cui finalità sono state ampliate in sede di esame in Commissione, proprio al fine di non trascurare aspetti sui quali intervenire per una maggiore e più accessibile fruizione di quelle molteplici attività che fanno parte dell'animo umano e che riconduciamo alla grande definizione cultura. Il concetto di cultura è molto complesso, perché abbraccia l'insieme delle conoscenze, delle credenze, dei valori, delle tradizioni, delle radici e dei comportamenti che sono propri di una comunità di persone all'interno della loro storia e del loro territorio. Una storia che rappresenta il patrimonio intellettuale e spirituale della collettività e che si esprime attraverso tante cose e tanti gesti della vita quotidiana; svolge un ruolo fondamentale nella formazione dell'identità individuale; è lo strumento che costituisce il ponte che collega il passato al presente e che favorisce coesione e stabilità nella società. È il mezzo attraverso il quale l'essere umano esprime la propria creatività e interpreta il mondo che lo circonda.

Il Piano Olivetti per la cultura, di cui si prevede l'adozione nel decreto-legge, si inserisce in queste premesse: raccogliere l'eredità di Adriano Olivetti, un grande illuminato e coraggioso imprenditore e intellettuale italiano, generosissimo, un innovatore sociale, che ha avuto un impatto significativo sulla cultura e sulla società italiana del ventesimo secolo. Questo Piano si fonda su una visione integrata della cultura, dell'industria e del territorio con l'obiettivo di promuovere lo sviluppo culturale e sociale delle comunità locali, con particolare attenzione alla rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne e delle aree svantaggiate, che spesso sono caratterizzate dalla marginalità sociale e economica, dal degrado urbano e dallo spopolamento. Mi preme anche richiamare l'attenzione di quest'Aula sulle misure introdotte a sostegno del settore librario: incentivi per le librerie indipendenti e per le iniziative volte a promuovere la lettura fra i giovani nelle scuole.

I dati diffusi dall'Associazione italiana editori la scorsa settimana in merito al mercato dell'editoria sottolineano, purtroppo, ancora una volta, un segno negativo: il mercato librario sarebbe ulteriormente calato dell'1,5 per cento (parliamo di più di 60 milioni di euro), un trend negativo con una diminuzione sia del numero dei lettori che del tempo dedicato alla lettura. I giovani devono imparare a frequentare le librerie, devono capire che le librerie non sono soltanto esercizi commerciali, sono luoghi di socialità, di incontro, di spazi, di scambi culturali, di confronti. Credo che sia importante ricordare la legge sul libro, approvata nel 2020, alla definizione della quale Forza Italia ha contribuito attivamente, anche con una propria proposta, che ha introdotto misure importanti per la promozione e il sostegno della lettura.

Grazie a una proposta di Forza Italia, potranno beneficiare del sostegno economico le edicole - ce ne sono troppe chiuse -, le cartolerie, i negozi di alimentari e altri esercizi commerciali che vendono libri, purché questa attività rappresenti almeno il 30 per cento del loro fatturato globale. La misura è riservata ai giovani imprenditori, quelli che hanno meno di 35 anni, con l'obiettivo di favorire anche l'imprenditoria giovanile e, quindi, di incentivare nuove iniziative economiche legate proprio al settore culturale. È un intervento mirato a contrastare la desertificazione culturale e a garantire un accesso più capillare alla lettura, anche nelle aree meno servite dalle grandi catene editoriali, dove non arrivano le grandi librerie - pensiamo ai paesini di montagna, a quelli della costa e nelle isolette -. Questa proposta è un passo importante per rafforzare la rete di distribuzione dei libri - ripeto - e sostenere i piccoli commercianti, che, con il loro lavoro, svolgono un ruolo essenziale della promozione della cultura. Riteniamo costituisca una scelta importante anche la previsione di istituire un Fondo per ampliare l'offerta culturale dei quotidiani in formato cartaceo, prevedendo il potenziamento delle pagine culturali e la semplificazione delle procedure per l'organizzazione di spettacoli dal vivo, perché non si ha idea di quanto siano importanti gli eventi che possono unire proprio nei posti più isolati.

La cultura, ricordiamocelo, è un bene comune: deve essere amato e protetto dai cittadini e integrato il più possibile nella vita delle comunità locali. Il patrimonio culturale italiano è una risorsa di grandissimo valore, inestimabile. Come gruppo di Forza Italia, valutiamo positivamente e sosteniamo ogni iniziativa volta a tutelarlo e valorizzarlo, ma non solo in Italia, anche all'estero, in tutto il mondo, perché è una delle nostre più grandi eccellenze, è il nostro orgoglio più vero (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Nel corso dell'esame in Commissione - e ringrazio tutti i colleghi per aver dato il loro supporto e i loro suggerimenti, facendoci conoscere al meglio anche i loro territori; parlo ovviamente dei colleghi dell'opposizione - sono state introdotte misure significative. Tutti insieme, abbiamo approvato un finanziamento del Memoriale della Shoah di Milano: a partire dal 2025, saranno destinati a questa Fondazione 300.000 euro all'anno. Qui ringrazio i Ministri Bernini, Valditara e Giuli per la loro sensibilità. Il Memoriale della Shoah di Milano è il luogo simbolo di grande importanza storica che sorge nell'area che fu teatro, tra il 1943 e il 1945, di deportazione di migliaia di ebrei e oppositori politici. Non c'è bisogno di dire altro, su questo. È l'unico luogo in Europa rimasto intatto fra quelli che subirono tragedie così grandi.

Come Forza Italia, riteniamo sia importante avere sempre presente che la cultura deve essere al centro delle nostre politiche e della nostra vita, quale strumento per promuovere il più alto dei valori, che è quello della libertà, perché la cultura porta libertà (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

Forza Italia ha sempre sostenuto che la cultura è uno strumento di inclusione. Per questi motivi esprimo il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e sosteniamo insieme il futuro della cultura italiana (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Orrico. Ne ha facoltà.

ANNA LAURA ORRICO (M5S). Grazie, Presidente. Vorrei iniziare questo intervento con alcuni ringraziamenti. Lo so è inusuale, però la discussione del decreto Cultura tanto in Commissione quanto in Aula è stata particolarmente complessa e impegnativa. Voglio ringraziare innanzitutto i legislativi del gruppo parlamentare del MoVimento 5 Stelle della Commissione Cultura (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle), perché hanno assistito e supportato il mio lavoro e quello dei colleghi impegnati a migliorare con tutta una serie di proposte a questo decreto.

Voglio anche ringraziare il Sottosegretario Mazzi, che comunque ha seguito il provvedimento. In realtà, non ci sono state molte occasioni di confronto, perché, purtroppo, sugli emendamenti, spesso e volentieri, le spiegazioni dei no e delle bocciature sono state troppo sintetiche e non hanno contribuito ad alimentare quel sano confronto che la maggioranza dovrebbe costruire con la minoranza; credo sia un dovere. Tuttavia, all'interno di questo decreto Cultura, , pur avendo presentato più di 40 emendamenti, siamo riusciti a introdurne 5 e 3 li reputo veramente importanti e migliorativi del cosiddetto Piano Olivetti: abbiamo chiesto - e la maggioranza ha accolto - di introdurre nell'architettura sulla costruzione del Piano Olivetti un principio che da Sottosegretaria al Ministero della Cultura ho introdotto nella costruzione del Piano Nazionale Borghi, ovvero il principio della coprogettazione di tutti gli interventi finalizzati alla rigenerazione culturale, sociale ed economica dei piccoli comuni, delle aree interne e delle aree marginali, affinché i finanziamenti non vengano più distribuiti a pioggia, magari attraverso l'utilizzo di consulenze esterne che poco conoscono quei territori, dove le iniziative culturali e sociali devono andare ad impattare.

Quindi, aver inserito il principio della co-progettazione consentirà al Piano Olivetti di creare un raccordo tra Ministero della Cultura, uffici del Ministero della Cultura, amministrazioni comunali e tutto quel mondo delle organizzazioni del Terzo settore che ancora mantiene viva tutta una serie di spazi pubblici inutilizzati e riconvertiti in iniziative e progetti culturali, all'interno non solo delle nostre aree periferiche, ma, soprattutto, delle aree marginali (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

Abbiamo anche introdotto la promozione della produzione culturale e artistica giovanile ed è per noi, ovviamente, un altro principio molto importante, perché, se vogliamo davvero contrastare l'abbandono e lo spopolamento delle nostre aree interne e periferiche, dobbiamo garantire alle giovani generazioni il protagonismo. Un protagonismo vero, fatto di ascolto da parte delle amministrazioni centrali e locali, ma anche di partecipazione attiva nella realizzazione di quelli che possono essere percorsi di rigenerazione, i quali, attraverso la cultura, riattivano e rianimano quella che è l'identità, l'essenza di una comunità.

E, infine, siamo riusciti ad introdurre un altro principio, che è la promozione della digitalizzazione del patrimonio librario. Il Piano Olivetti insiste molto sul ruolo delle nostre biblioteche. Noi sappiamo che le biblioteche sono gli spazi culturali più largamente diffusi nel nostro sistema Paese e anche quelli più a rischio, soprattutto quando parliamo di biblioteche civiche, che mancano delle risorse adeguate perché, purtroppo, i finanziamenti dei nostri comuni da mettere a disposizione per la cultura sono sempre quelli che vengono tagliati più facilmente, per sopperire, magari, ad altre esigenze considerate più urgenti e prioritarie.

Noi crediamo che la digitalizzazione sia uno strumento fondamentale per garantire l'accesso all'immenso patrimonio custodito nelle nostre biblioteche, che è un patrimonio non solo centenario, ma, in alcuni casi, anche millenario. Questa digitalizzazione consente di creare nuovi posti di lavoro, professionalità che coniugano la tecnica e le competenze di chi, ovviamente, è specializzato nel campo culturale con le cosiddette materie STEM, quindi con chi ha maturato delle professionalità in campo tecnologico. Un mix di nuovi lavoratori, di nuovi professionisti che può, davvero, contribuire a rigenerare le nostre comunità e i nostri beni culturali. Ma crediamo, soprattutto, che la digitalizzazione realizzi quel principio fondamentale, che è l'accesso universale ai beni culturali, perché rendere digitale il nostro patrimonio librario significa consentire a chiunque, in Italia e nel mondo, di accedere veramente alla nostra cultura, alla nostra storia, a tutto ciò che rappresenta davvero la potenza di questo nostro Paese.

Quindi, proposte migliorative di cui sicuramente siamo contenti, però non possiamo dirci soddisfatti di un decreto Cultura che lancia con un nome altisonante - quello di Olivetti - un piano di rigenerazione culturale per le nostre periferie, i piccoli comuni e le aree interne, ma - come abbiamo detto, più volte, in questa settimana - non investe neppure un euro sulla realizzazione di questo Piano. Grandi nomi, grandi idee, grandi progetti devono anche essere sempre accompagnati da un grandissimo sforzo in termini economici e finanziari, altrimenti, rischiano di rimanere soltanto lettera morta.

All'interno del decreto Cultura, però, ci sono anche misure urgenti per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Qui esprimo l'amarezza già espressa in Commissione, che confermo in questa dichiarazione di voto finale, perché all'interno del decreto, al di là di importanti forme di sostegno agli istituti storici e culturali del nostro Paese, è mancato, però, un approccio più universalistico alla materia.

È rimasto fuori il patrimonio culturale immateriale e, in particolar modo, quel patrimonio culturale espressione delle minoranze linguistiche nel nostro Paese. Nello specifico, quelle minoranze linguistiche - come la minoranza arbëreshë, la minoranza grecanica e la minoranza occitana - che vivono e abitano i luoghi più impervi del nostro Paese, perché si concentrano lungo l'asse appenninico della nostra Italia, per lo più nelle regioni del Mezzogiorno. Solo in Calabria, nell'area del Pollino, si concentrano 30 comunità arbëreshë, 50 è il numero complessivo in tutte le regioni del Mezzogiorno. Quindi, dico questo sulla tutela del patrimonio culturale di queste minoranze, che oggi rischiano di perdere anche l'uso della lingua, perché il Governo ha tagliato più del 5 per cento il fondo destinato alla tutela della lingua delle minoranze linguistiche. Pertanto, anche le giovani generazioni oggi rischiano di non conoscere più, di non usare più in maniera frequente e costante la loro lingua, che contraddistingue un patrimonio storico, letterario, filosofico e intellettuale fondamentale.

Riguardo alle minoranze linguistiche avevamo presentato diversi emendamenti, purtroppo considerati inammissibili; uno era riuscito a superare il vaglio di ammissibilità e cercava di riservare una quota di quei 10 milioni messi a disposizione per la terza pagina - quella dedicata alla cultura sui quotidiani nazionali - alle riviste che sono espressione di queste minoranze linguistiche, che davvero hanno pochissimi finanziamenti a disposizione. Questo patrimonio non lo stanno perdendo loro, lo sta perdendo tutta l'Italia, perché voglio ricordare a quest'Aula che le minoranze linguistiche sono tutelate ai sensi della nostra Costituzione e anche di una legge, la n. 482 del 1999.

Voglio fare l'ultimo cenno al tema dei lavoratori e dei professionisti della cultura, perché, anche qui, abbiamo provato ad inserire, all'interno del decreto Cultura, percorsi che possano migliorare la qualità del lavoro non solo negli uffici del Ministero della Cultura, ma anche presso tutti quei beni culturali che vengono gestiti da cooperative e imprese della cultura. Quindi, abbiamo proposto soluzioni per risolvere il precariato e anche soluzioni per intervenire sui salari molto bassi che purtroppo percepiscono quei professionisti della cultura. Non capiamo davvero come si possa parlare di valorizzazione e di tutela del nostro patrimonio culturale, se non andiamo a tutelare chi di questo patrimonio si prende cura ogni giorno, chi ha studiato (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle) per anni per conseguire grandi titoli, master, grandi competenze, chi si impegna sul territorio ogni giorno per fare in modo che questo territorio venga tutelato e, con esso, anche la qualità della vita dei nostri cittadini.

Presidente, con tutte queste osservazioni - ce ne sarebbero molte altre - sul decreto Cultura, annuncio il voto contrario del MoVimento 5 Stelle (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Giorgia Latini. Ne ha facoltà.

GIORGIA LATINI (LEGA). Grazie, Presidente.

PRESIDENTE. Cortesemente, cambi postazione perché il microfono dà disagi.

GIORGIA LATINI (LEGA). Provo con questo, Presidente?

PRESIDENTE. Prego.

GIORGIA LATINI (LEGA). Grazie, Presidente. Colleghi, arriviamo alla fine dell'esame di questo provvedimento riguardante la cultura che, oggi, rappresenta un primo passo verso il raggiungimento delle priorità strategiche del nostro Paese in ambito culturale. Esso pone l'accento sulla cultura come bene comune, promuovendone l'accessibilità e l'integrazione nella vita delle comunità, in linea con il principio di sussidiarietà orizzontale, che caratterizza il Piano Olivetti per la cultura.

Non è un caso che questo provvedimento abbia il nome di Adriano Olivetti, che è stato più volte citato in quest'Aula: un uomo straordinario, un imprenditore visionario, che ha saputo coniugare innovazione tecnologica e progresso culturale e che ha compreso l'importanza della cultura come motore di sviluppo sociale ed economico. A lui, poi, possiamo anche accostare la figura di Mattei, Enrico Mattei, marchigiano come me - è stato anche lui citato più volte -, a cui si è ispirato questo Governo. E, a tal proposito, il Ministero della Cultura si doterà di una unità di missione per la cooperazione culturale con l'Africa e il Mediterraneo allargato, al fine di promuovere iniziative di grande rilievo per promuovere la cultura italiana, aiutando in maniera concreta i Paesi confinanti con noi dall'altro lato del mare, in una zona geograficamente strategica.

Quindi, con questo decreto, si mette al centro la rigenerazione culturale delle periferie, delle aree interne, delle zone svantaggiate; territori che spesso subiscono marginalità e spopolamento, e che necessitano di un concreto rilancio culturale.

La cultura è un elemento chiave per la coesione sociale e per il recupero di territori che, altrimenti, rischiano di rimanere ai margini dello sviluppo. È nella cultura che le persone trovano un senso di appartenenza, superano l'isolamento e costituiscono un tessuto sociale più coeso, solidale e capace di affrontare le sfide del presente e del futuro. È in quest'ottica che si vogliono valorizzare le biblioteche - luoghi di conoscenza ma anche di aggregazione - le cosiddette piazze del sapere.

Mi sono occupata - sia da assessore alla cultura del comune di Ascoli che da assessore alla cultura della regione delle Marche - proprio di valorizzare le biblioteche, anche con questo progetto, insieme, al tempo, con Antonella Agnoli, proprio perché sono l'emblema anche delle nostre comunità e sono capillari in tutti i nostri comuni e in tutti i nostri borghi. E attraverso il loro patrimonio materiale e digitale possono costituire punti di riferimento per la crescita intellettuale e civile della nostra società.

Come Lega, abbiamo sempre posto grande attenzione al settore dell'editoria, delle librerie, dei presìdi culturali nei borghi, riconoscendo il loro ruolo fondamentale nella diffusione della conoscenza e nel mantenimento dell'identità culturale del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Questi centri culturali sono veramente un argine prezioso contro le sfide che la rivoluzione digitale e l'intelligenza artificiale porteranno con sé e, attraverso questi presidi, possiamo rimettere al centro dei percorsi educativi il pensiero critico. Perché senza di esso rischiamo di trovarci di fronte ad una tecnologia priva di socialità e ad una società priva di umanità (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Dobbiamo puntare alla promozione della lettura e riteniamo che essa debba essere sostenuta sin dalla scuola, ed è fondamentale proseguire questo percorso con azioni ancora più incisive. È necessario rafforzare il sostegno al Centro per il libro e per la lettura; incentivare iniziative educative nelle scuole, con incontri appositi e testimonianze con pensatori ed intellettuali che hanno un'esperienza da raccontare affinché i giovani possano crescere nella curiosità e nella scoperta, e possano capire la bellezza, sviluppare un senso critico ed essere recuperati dall'abuso dei social media e dalla disinformazione che ne deriva.

Come vicepresidente della Commissione cultura, sono contenta e soddisfatta che questo provvedimento contenga delle misure concrete: parliamo di 4 milioni di euro per finanziare l'apertura di nuove librerie da parte dei giovani under 35 (quindi un supporto, anche qui, ai giovani); un fondo di 30 milioni di euro per l'acquisto di libri da parte delle biblioteche statali, degli enti territoriali e gli enti culturali; un altro fondo di 10 milioni di euro per ampliare l'offerta culturale dei quotidiani e potenziare le pagine dedicate alla cultura, allo spettacolo e all'audiovisivo.

La cultura deve essere lo strumento principale per offrire ai nostri giovani - come dicevamo - nuove prospettive e opportunità, consentendo loro di individuare percorsi formativi e professionali coerenti con le proprie aspirazioni. Le aspirazioni nascono e prendono vita proprio dalla scoperta che accende il desiderio di guardare oltre, intravedendo una prospettiva e un futuro.

Scientia potentia est”, la conoscenza è potere, scriveva il filosofo Bacone. La cultura non è solo sapere ma è anche libertà, consapevolezza e coraggio. E voglio ricordare alle opposizioni - perché ci sono state tante critiche - che la cultura non è di proprietà solo della sinistra, come vorrebbero loro e i circoli radical chic (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

Questo decreto pone anche un altro intervento importante, che abbiamo sostenuto come Lega, che è il sostegno al Mufoco, che è un museo pubblico, il primo museo pubblico in Italia dedicato alla fotografia contemporanea. È una struttura attiva nel campo della conservazione, catalogazione, studio e divulgazione della fotografia, e che dispone di un patrimonio di circa 2 milioni di fotografie, organizzate in ben 35 fondi fotografici. E, come concordato con il Ministro e come già chiesto in Commissione, noi proponiamo di raddoppiare lo stanziamento di 500.000 euro e di approvare, in tempi brevi, la proposta di legge depositata in Commissione, anche per la via breve, in via legislativa, affinché questa misura diventi strutturale e non temporanea.

Per quanto riguarda la semplificazione, che noi avevamo chiesto come Lega, per i pareri delle soprintendenze, noi continueremo a sostenere questa proposta con convinzione. Essa prevede la limitazione paesaggistica, intervenendo sulla terza parte del decreto-legge n. 42 del 2004, che non include i beni culturali e monumentali ma, per l'appunto, solo quelli paesaggistici. In questi casi il parere delle soprintendenze non verrebbe escluso ma rimane obbligatorio, però senza essere vincolante, e quindi non stiamo parlando di un attacco al nostro patrimonio storico e culturale, che rimane e rimarrà sempre una priorità per tutti noi; tutto il contrario. Stiamo parlando di semplificare, di rendere più snelle le procedure, di evitare che i cittadini, imprenditori e amministratori locali (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) debbano attendere periodi lunghissimi per ottenere un'autorizzazione per interventi, spesso di ordinaria amministrazione.

Non possiamo più permetterci che investimenti, opere pubbliche, iniziative di riqualificazione, restino bloccati a causa di un eccesso di burocrazia che troppo spesso si trasforma in immobilismo. Per questo motivo, come Lega, stiamo portando avanti questa riforma depositando una proposta di legge in Senato e, a breve, verrà depositata anche qui alla Camera.

Poi, in questo decreto, ci sono anche misure di semplificazione importanti, come l'iscrizione di diritto nell'elenco delle stazioni appaltanti qualificate - previsto dal nuovo codice dei contratti pubblici - anche delle soprintendenze archeologia, belle arti e paesaggio, e la possibilità di sostituire ogni atto autorizzativo necessario all'organizzazione di spettacoli dal vivo con la segnalazione certificata di inizio attività.

Ecco, attraverso queste semplificazioni, si permette al settore cultura di incrementare il proprio valore economico, e dunque di potenziare anche l'indotto generato dagli eventi.

Alla luce di queste considerazioni, annuncio il voto favorevole della Lega al provvedimento, convinti che la direzione e la strategia seguita sino ad oggi siano giuste, ed auspichiamo che il percorso avviato possa essere ulteriormente integrato da provvedimenti per rafforzare, sempre di più, l'assetto culturale del nostro Paese.

Come affermava Adriano Olivetti (voglio concludere con un suo pensiero): “La bellezza, insieme all'amore, la verità e la giustizia, rappresenta un'autentica promozione spirituale. Gli uomini, le ideologie, gli Stati che dimenticheranno una sola di queste forze creatrici, non potranno indicare a nessuno il cammino della civiltà” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti e i docenti dell'Istituto paritario Roma-Amministrazione, finanza e marketing di Roma, che assistono ai nostri lavori dalle tribune. Grazie di essere qui, ragazze e ragazzi (Applausi).

Ha chiesto di parlare l'onorevole Berruto. Ne ha facoltà.

MAURO BERRUTO (PD-IDP). Grazie, Presidente. Parto dal titolo: “Piano Olivetti per la cultura”. Le citazioni olivettiane si sono sprecate, ma metà del mio corredo genetico viene da Ivrea, dal Canavese, ed allora mi sia permesso iniziare ricordando, in quest'Aula, Adriano Olivetti, che tra il 1932 e il 1960 guida al successo l'azienda di macchine per scrivere fondata dal padre Camillo nel 1908, rendendo il suo nome sinonimo internazionale di innovazione di una riforma sociale che tiene insieme progresso materiale, eccellenza tecnica ed etica della responsabilità.

A partire dal dopoguerra Olivetti dà vita a un sistema di interventi sociali, iniziative culturali ed azioni politiche all'interno di un unico progetto, definito “comunità”: quartieri residenziali e, in azienda, ambulatori medici, asili nido, la mensa, la biblioteca, un cinema. Tutto gratuito per i suoi lavoratori, perché, per lui, l'attività di impresa deve assicurare non solo profitti, ma anche lo sviluppo sociale, culturale e umano dei lavoratori.

Nel Salone dei 2000, in via Jervis, Adriano Olivetti invita poeti, scrittori, sociologi, artisti a parlare ai suoi operai; introduce un vero sistema di welfare dove c'è anche quella cultura del movimento, riconosciuta in questo decreto grazie a un nostro emendamento, che rende onore al fatto che, nel Parco di Monte Navale, alle spalle della fabbrica dei mattoni rossi, Olivetti inaugura il primo percorso ginnico Vita e Salute che si snoda del verde, intorno alla chiesa di San Bernardino che, con i suoi meravigliosi affreschi, è un capolavoro del Quattrocento e che Olivetti mette a disposizione dei suoi operai.

Olivetti riduce le ore lavorative, mantenendo invariato il salario, e la produttività aumenta grazie alla motivazione e alla partecipazione dei lavoratori. Ivrea diventa il centro di una cultura aziendale rivoluzionaria. Via Jervis è definita la via più bella del mondo, ma la visione va oltre Ivrea. Penso alla splendida fabbrica di Pozzuoli, con i suoi giardini, le finestre delle officine che si affacciano sul mare, ancora oggi uno dei modelli più studiati di architettura industriale.

Alla base, c'è l'idea di un sistema di comunità all'interno di uno Stato socialista e federalista che Olivetti descrive nella sua opera manifesto “L'ordine politico delle comunità”, scritto durante l'esilio in Svizzera tra il 1944 e il 1945. Sì, in esilio, perché Adriano Olivetti è anche un convinto antifascista. Trentadue giorni dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti, Adriano e suo padre, Camillo, radunano, il 12 luglio 1924, i cittadini di Ivrea al teatro Giacosa per la più grande manifestazione pubblica antifascista del Canavese. Più tardi, durante la guerra, il Governo britannico lo identifica con il nome in codice “Brown”, definendolo “la nostra migliore scommessa” in quanto oppositore del fascismo. Sì, perché la Ivrea di Olivetti è la città che, oggi, dedica la piazza dove sorge il palazzo comunale a Ferruccio Nazionale, impiccato lì, ventiduenne, il 29 luglio del 1944 dalla compagnia “O” della divisione Xa MAS, che prima, da vivo, gli strappa la lingua e poi lo lascia penzolare con il cappio al collo davanti alla popolazione, costretta a sfilare davanti al suo cadavere, con un cartello addosso che è la vergognosa firma di quella Xa MAS, che oggi qualcuno si diverte ad evocare, quasi fosse divertente (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Come la Presidente del Consiglio ha un Piano Mattei per l'Africa, io voglio un Piano Olivetti per la cultura. Parole sue, Ministro, mi rivolgo a lei, che non c'è; grazie Sottosegretario Mazzi, purtroppo parlare al Ministro è un po' come scrivere ai Corinzi: tu parli, ma non sai mai quando ti rispondono. Una scelta coraggiosa, molto impegnativa, dedicare questo Piano a Olivetti, per poterne essere all'altezza: tutto condivisibile, rigenerare le periferie, le aree interne, le biblioteche, promuovere l'editoria, tutelare gli archivi e così via. Tuttavia, la speranza di essere di fronte a qualcosa di serio si arresta una riga dopo le intenzioni citate. Il Piano Olivetti, quello che dovrebbe rigenerare il Paese con la cultura, è realizzato a invarianza finanziaria. Zero risorse aggiuntive, una scatola quasi vuota. Quasi, perché siamo lucidi e riteniamo positivi i 30 milioni per il Fondo per le biblioteche, i 4 milioni per le librerie avviate da under 35, anche se nessuno di questi Fondi - ricordiamolo - è strutturale. Positiva è la semplificazione per gli spettacoli dal vivo, fino a 2.000 persone, fortemente richiesta da noi, in particolare dopo lo tsunami COVID-19. Certamente positivi sono il finanziamento alla Domus Mazziniana e, attraverso un emendamento del collega Amorese, sottoscritto dal nostro gruppo, quello alla Fondazione museo della Shoah per il contributo essenziale che svolge a sostegno della memoria e ringraziamo la determinazione della senatrice Liliana Segre a tal proposito (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Per il resto, il decreto è un insieme di micro misure non organiche, senza visione, finanziate dal Fondo di riserva. Due anni buttati: il Ministero della Cultura resta il clamoroso assente e la non priorità del Governo Meloni. Ciò con effetti evidenti: penso al vicolo cieco in cui il Governo si è infilato nella volontà di rivedere le misure sul tax credit cinematografico e i cui esiti sono stati certificati; appena 17 produzioni attive nel nostro Paese, nessuna delle quali internazionali. E che dire della demolizione della 18app? Il settore editoriale denuncia perdite per 22,3 milioni: lo chiamano “effetto Sangiuliano”.

Ministro, lei ha dichiarato che la via del confronto è sempre aperta e, allora, ci piacerebbe vederla in Commissione; in quella Commissione i cui lavori sono stati ostaggio di un braccio di ferro tra lei e il Ministro Salvini sul depotenziamento del ruolo delle sovrintendenze, poi risolto con l'annuncio - confermato dall'onorevole Latini poco fa - di una proposta di legge della Lega. Attenderemo, con curiosità, il suo parere, signor Ministro. Se lei ci venisse a trovare, potremmo anche parlare di come trovare una soluzione per i collaboratori precari del Ministero della Cultura. Sì, quei lavoratori titolari di contratti di collaborazione con il suo Ministero, che si trovano in una condizione inaccettabile di cui dovrebbe farsi carico. L'aspettiamo in Commissione, per spiegarci perché non si sono trovate le risorse per finanziare il Piano Olivetti ma, in compenso, è stata creata e finanziata una specifica posizione dirigenziale presso l'ufficio di gabinetto del Ministro per supportare le azioni inserite nel Piano.

Lo spiego meglio: un Piano che non ha risorse proprie per realizzare i suoi obiettivi, ma che necessita di un dirigente specifico retribuito per attuarlo. Una perla, che si abbina a un'altra perla: l'emendamento che aumenta di 6 milioni le risorse a favore della legge mancia; quella misura, con uno stanziamento di 102 milioni nel triennio che, con la legge di bilancio, ha visto distribuire denaro dalla parrocchia di Santa Maria della Grotticella, a Viterbo, al rifacimento del manto stradale di via Frostella, a Caiazzo, alla manutenzione delle strade rurali del comune di Orune. Nulla contro i comuni citati ma, nel momento in cui il suo decreto viene finanziato, attingendo a fondi di riserva e con misure di durata annuale, come si sente lei, signor Ministro? Ma non è finita, perché, se qualcuno ancora si chiedesse cosa significa legge mancia, lo spiego con un esempio - così, a caso, - comprensibile anche a un bambino.

Ordine del giorno n. 9/2183-A/60, punto 4, con riferimento al Piano Olivetti per la cultura: in mezzo a tre pagine di altre distribuzioni a pioggia di denaro, ce n'è una, a cui lei ha dato parere positivo, che impegna il Governo a destinare 50.000 euro a favore di una società cooperativa portuale di Brindisi, il cui presidente, come si evince dal suo profilo LinkedIn, era un candidato per Forza Italia alle elezioni comunali di Brindisi del maggio del 2023. Guardi, spero che quei soldi servano, almeno, a costruire una biblioteca aziendale o a fare un seminario su Lanza del Vasto, filosofo non violento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista), nato da quelle parti. Lo dico con tutto l'orgoglio canavesano che provo in questo momento, di fronte a mancette come questa, Adriano Olivetti si sta rivoltando nella tomba. Come si può far coesistere Adriano Olivetti con la legge mancia e con un Ministero che ha visto tagliare le sue risorse da 5,5 miliardi del 2015, a poco più di 3 nel 2025? Dieci anni fa, c'era la 18app, nata dopo i terribili fatti del Bataclan, proprio per diffondere la cultura fra i giovani come antidoto contro il fanatismo, a difesa della democrazia; c'era l'avvio dell'Art bonus; c'erano risorse e una discussione aperta sul ruolo che la cultura svolge nel Paese. Cultura è pensare sempre daccapo, riaffermare continuamente la dignità, la centralità dell'uomo, ricordare la lezione di umanesimo integrale che la civiltà del Rinascimento ha reso universale, diceva Adriano Olivetti. La cultura rende i cittadini consapevoli della propria identità, ma una identità in continuo dialogo e confronto con il mondo. Oltre a essere lavoro e fattore economico, la cultura è la leva determinante non per il dominio ma per la liberazione dell'individuo e della società. Questo lo diceva Enrico Berlinguer, nella cui segreteria, per anni, proprio con delega alla cultura, militava Aldo Tortorella, il partigiano Alessio, che abbiamo salutato perché se ne è andato proprio questa notte (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

Ora, dopo Mattei e Olivetti, vi preghiamo: rispettate la storia, non fate un Piano Berlinguer per qualche cosa. Però, Ministro, ricordi che per noi la cultura è una priorità e la nostra opposizione non sarà mai pregiudiziale: è sempre aperta a quel confronto che lei stesso ha evocato. Soprattutto, non vogliamo che proprio in questo Paese, riferimento mondiale dell'arte, della bellezza, della cultura, un Ministro con le sue deleghe diventi un Ministro senza portafoglio. Il Partito Democratico voterà contro questo decreto, ma la invito e l'aspetto a Ivrea, signor Ministro. Venga a rendere omaggio ai luoghi olivettiani. Fra poco è carnevale, venga ad assistere alla battaglia delle arance, festa della libertà, che rappresenta la rivolta del popolo contro le armate del tiranno; si metta il berretto frigio che, come da regola del carnevale, permette di essere risparmiati dal diventare bersaglio del lancio delle arance; ascolti il mio consiglio: approfitti di questa occasione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Amorese. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO AMORESE (FDI). Grazie, Presidente. Ministro, Sottosegretario, colleghi, vedete, quel carnevale, quando morì Adriano Olivetti, venne sospeso, venne annullato. Venne sospeso, venne annullato, perché era come se fosse morto un padre per quella terra ed era la prima volta che quel carnevale veniva annullato. Ha fatto bene il collega Berruto a citare quel carnevale.

Però, come per Enrico Mattei, è toccato a noi riportare, in quest'Aula, questi due cognomi. È toccato a noi riportare, in quest'Aula, questi esempi luminosi. Adriano Olivetti, tra l'altro e forse molti non lo sanno, è stato anche un nostro collega: è stato qui quasi un anno, eletto, da solo, con il suo Movimento Comunità, dignitosamente da solo in quel periodo; è stato poco, forse disincantato dai lavori di quest'Aula. È toccato a noi riportarlo qui, come tutti i grandi italiani, e noi non vivisezioniamo le biografie dei grandi italiani, le onoriamo tutte, dalla A alla Z (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Olivetti come simbolo di un'Italia migliore, che ereditava la sciagura della Seconda guerra mondiale, simbolo di quell'Italia del miracolo economico degli anni Cinquanta insieme, proprio ad Enrico Mattei. Onoriamo queste persone, non solo per andare contro un decreto, su cui vergognosamente si vota contro e dirò anche perché. La cultura va intesa come strumento di emancipazione sociale, come funzione sociale.

Vedete, tra le mille cose che si potrebbero citare di Adriano Olivetti, di questo grande patriota ed italiano, c'è quel fenomeno immenso e splendido delle biblioteche di fabbrica. Una operazione che cresce piano piano e che vede gli operai e le maestranze della Olivetti, ad Ivrea e non solo, successivamente frequentare, giorno dopo giorno, durante le ore di lavoro e dopo il lavoro, quelle biblioteche. Sapete, in quegli anni, cosa aumentava ad Ivrea ed in tutto il Canavese? Aumentava l'afflusso nelle librerie. Perché dall'esempio c'era la pratica quotidiana e, da qui, questo decreto Cultura. Una crescita sociale e partecipativa. Lo ricordo, apro questa parentesi: finalmente è questo Governo Meloni ad aver attuato l'articolo 46 della Costituzione circa la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Un grande sapore olivettiano che aveva questo articolo, lo attuiamo noi. Riscopriamo noi questa figura.

Vedete, Mattei e Olivetti - forse alcuni non hanno mai avuto il coraggio di dirlo - hanno pagato sulla propria pelle il coraggio di essere italiani, il coraggio di riportare l'Italia in alto (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Noi gli dedichiamo questo decreto. Ringrazio il Ministro per aver voluto chiamare questo decreto “Piano Olivetti per la cultura”.

Appunto, le biblioteche: spazi polivalenti di aggregazione sociale per giovani e meno giovani nei territori, luoghi di connessione sociale fondamentali. Poi le librerie. Questo decreto, che speriamo, poi, porti finanziamenti e contributi che siano strutturali, per la prima volta dà incentivi a giovani, under 35, che aprano, coraggiosamente, delle librerie, magari nelle zone marginali di questa Nazione, nelle zone periferiche, nelle aree interne, nei borghi. È fondamentale, ha un grande sapore olivettiano e la sinistra vota contro. Vota contro lo sviluppo - e questo ha un carattere rivoluzionario immenso - di un esperimento per il 2025, che è stato applaudito nell'ambito di tutte le audizioni in VII Commissione, ovvero, quello della terza pagina. Anche questo ha un sapore olivettiano tremendo. Il Governo Meloni aiuta i quotidiani - e, in questo, ci sta molto altro che dirò - ad implementare le pagine della cultura, la cosiddetta terza pagina di tanti anni fa. Si aiuta così la carta stampata, si aiutano così i quotidiani, si aiutano così le edicole, non a parole, con i fatti e con i soldi (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Tutto questo ha il sapore di una rigenerazione urbana, di una valorizzazione della cultura che, finalmente, ha una svolta vera di una identità di un'Italia che è fatta anche di istituti culturali. Mettiamo dei quattrini anche qui. Io sono stato alla Domus Mazziniana, altri colleghi sono stati presso altri istituti storici. Vedete, quegli istituti, che noi aiutiamo veramente e non a parole, sono un po' i custodi della memoria di questa Nazione.

Siccome tra qualche giorno è il 10 febbraio, non posso non ricordare che, a volte, è grazie alla memoria orale, ma, a volte, è anche grazie alla tutela e all'apertura degli archivi che si scrivono pagine strappate della storia che qualcuno voleva mettere nell'oblio (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E da oggi - soprattutto dagli ultimi 20 anni -, le Foibe, l'esodo non riuscirete più a sbianchettarli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti della deputata Boldrini).

Allora, il Piano Mattei dà un ruolo culturale a questa Italia, che se lo merita, questa Italia che deve tornare ad essere protagonista anche in questo. C'è anche il Piano Mattei in questo decreto. C'è anche il Piano Mattei, perché con la cultura l'Italia è protagonista nel Mediterraneo, con gli scambi culturali, con il mettersi a disposizione dei popoli fratelli, con le nostre professionalità, con l'archeologia, con l'istruzione, con gli Istituti italiani di cultura all'estero. Poi, ci sono misure di semplificazione per gli enti locali, anche con emendamenti, che hanno portato orgogliosamente il nome di Fratelli d'Italia in Commissione e che sono stati approvati, per il settore audiovisivo e per lo spettacolo dal vivo.

È un decreto che non è uno spot, alberga nelle visioni e nei programmi di Fratelli d'Italia, di questo Governo e del centrodestra tutto, è in linea con la volontà della riduzione delle distanze culturali tra pezzi di questa Nazione. Anche qui, la sinistra, per anni, ci ha quasi convinto - ma, poi, era una balla clamorosa - che qualcuno, cioè loro, avesse l'egemonia culturale in questa Nazione nell'istruzione, nell'università, nella scuola, nelle funzioni culturali, poi, però, devono continuamente fare convegni e dire che c'è un grande problema culturale in questa Nazione. Allora l'avete creato voi questo problema culturale (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Perciò, tocca a noi riportare la cultura e rigenerarla nelle aree interne, nei borghi, in questa Italia profonda che resiste e persiste, dove i giovani vogliono continuare a vivere, a tramandare, oralmente e non, le tradizioni, le peculiarità, le specificità. Questo decreto dice anche questo: il mosaico di queste piccole patrie che compongono la nostra Italia, che è da difendere e da tutelare. Ma l'Italia, come diceva Beppe Niccolai, deve passare dalla comunità delle identità minacciate ad un ruolo protagonista, per ritrovare il suo primato nel mondo e non solo nella nostra amata Europa.

E, allora, vado a concludere. In questi giorni, anche con l'elezione di Trump negli Stati Uniti, ma non solo, a cosa stiamo assistendo, colleghi? Come ricordate, in questi anni abbiamo fatto anche noi convegni, interventi, atti, sulla cancel culture, sul politicamente corretto che ha distrutto la creatività e l'arte anche nella nostra Nazione, anche nel cinema, con le quote, con le maledette quote, dal conformismo di potere al parassitismo di certa sinistra. E allora, questo woke - è un inglesismo difficile da tradurre e per questo lo cito - è ai titoli di coda e questa è una cosa da festeggiare (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). E l'Italia, anche in questo, ha gli anticorpi per essere la protagonista della distruzione totale della cancel culture.

Noi i monumenti non solo li tuteliamo, ma li portiamo in alto, così come abbiamo portato, di nuovo, qui Adriano Olivetti. Dedichiamo a lui, a Enrico Mattei e ai grandi italiani questo decreto, che riporta la cultura al centro del dibattito politico italiano. A noi interessa questo. A voi lasciamo il politicamente corretto, che è finito e si sta distruggendo, come il vostro muro di Berlino. Grazie, Fratelli d'Italia voterà a favore (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Congratulazioni)

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.

Saluto gli studenti e i docenti della scuola media dell'Istituto comprensivo “Gigante-Neghelli” di Napoli, che assistono ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).

Ha chiesto di parlare, per un ringraziamento, il relatore, onorevole Mollicone. Ne ha facoltà.

FEDERICO MOLLICONE, Relatore. Grazie. Dopo questo approfonditissimo esame del DL Cultura, sia in Commissione che qui in Aula, io l'ho fatto ieri a dimostrazione che non c'è acrimonia e non c'è pregiudizio nei confronti dell'opposizione (Commenti di deputati dei gruppi Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista e MoVimento 5 Stelle), abbiamo approvato il 40 per cento degli emendamenti proposti dall'opposizione. Abbiamo fatto un lavoro e mi unisco in questo ai ringraziamenti della collega Orrico, grazie agli uffici della Camera, agli uffici dei gruppi, ai colleghi di maggioranza e opposizione e, alla fine, penso che, comunque, abbiamo fatto un buon lavoro. Quindi, davvero grazie a tutti per questa attenzione che abbiamo dato a un tema strategico per la Nazione.

PRESIDENTE. Ministro Giuli, mi pare di aver capito che vuole procedere per un ringraziamento, parliamo sempre e solo di ringraziamento. Prego, signor Ministro.

ALESSANDRO GIULI, Ministro della Cultura. Proprio tre veloci parole, guardiamo il lato positivo. Ovviamente, io ringrazio quest'Aula, ringrazio la maggioranza, in particolare, che mi ha sostenuto in uno straordinario lavoro, sia in Commissione, sia in questa sede. Credo che, alla fine, sia anche il caso di vedere il dato positivo che va oltre le critiche, più che legittime, che sono emerse da questa discussione.

La parola “Olivetti” non risuonava in questo Parlamento da tanto tempo, tanti decenni (Commenti di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle)…Se mi consentite, anche perché Adriano Olivetti (Commenti del deputato Pellegrini - Proteste di deputati del gruppo Fratelli d'Italia)

PRESIDENTE. Colleghi, no, colleghi, colleghi, per favore, lasciamo parlare il signor Ministro. Ministro, ribadisco, mi scusi, il ringraziamento.

ALESSANDRO GIULI, Ministro della Cultura. Allora, per le polemiche ci rivedremo nelle sedi opportune. Grazie anche a chi non sempre merita del tutto i ringraziamenti o sceglie di non riceverli. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

(Coordinamento formale - A.C. 2183-A?)

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.

(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 2183-A?)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.

Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 2183-A?:

"Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 27 dicembre 2024, n. 201, recante misure urgenti in materia di cultura".

Dichiaro aperta la votazione.

(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.

La Camera approva (Vedi votazione n. 21) (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).

Sui lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Secondo le intese intercorse, il seguito dell'esame degli ulteriori argomenti iscritti all'ordine del giorno della seduta odierna è rinviato alla prossima settimana.

Secondo le medesime intese, nella giornata di martedì 11 febbraio, la parte pomeridiana della seduta avrà inizio alle ore 15,30 anziché alle ore 14, come previsto dal vigente calendario dei lavori.

Sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, sull'ordine dei lavori, l'onorevole Marco Grimaldi.

MARCO GRIMALDI (AVS). Grazie, Presidente. Ma ieri, forse nella foga dell'arringa difensiva, Nordio ha detto a un certo punto: “Ho qui una tavola sinottica dove sono esplicitate tutte le differenze sui capi di imputazione tra la versione del 2018 e quella del 2024. Sono lunghe, sono prolisse, le metto a disposizione”. Le risulta che questo quadro sinottico sia nelle mani dei capigruppo? A me no, non è stato girato a nessuno di noi. A questo punto, penso che Nordio si sia girato e lo abbia dato solo alla Presidenza. Se non è così, se ha cambiato idea, se non lo ha consegnato all'istante, visto che non credo che mentisse, le chiederei se può farci pervenire questo quadro sinottico e darlo a disposizione, come lui aveva detto e come leggerete, c'è scritto a verbale. Solo perché, quando i Ministri dicono delle cose in Aula, dovrebbero sempre attenersi alla verità, ma questo, forse, è un problema più grande di questa piccola vicenda (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra e di deputati del gruppo Partito Democratico-Italia Democratica e Progressista).

PRESIDENTE. Onorevole Grimaldi, in ordine alla sua istanza, faccio presente che il Ministro Nordio non ha ancora consegnato alla Presidenza i documenti ai quali lei e lo stesso Ministro avete fatto riferimento. Prendo comunque atto della richiesta e, quindi, riferirò ovviamente al Presidente della Camera affinché egli possa interessare della questione il Governo.

Modifica nella composizione della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

PRESIDENTE. Comunico che, in data 5 febbraio 2025, il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere, la senatrice Anna Bilotti, in sostituzione del senatore Francesco Castiello, purtroppo deceduto.

Interventi di fine seduta.

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.

Ha chiesto di parlare la deputata Patty L'Abbate. Ne ha facoltà.

PATTY L'ABBATE (M5S). Grazie, Presidente. Ieri 1.000 persone erano in protesta davanti ai cancelli di ENI Versalis: dipendenti delle ditte appaltatrici, lavoratori, padri di famiglia e giovani con dei mutui, affitti da pagare, perché non c'è futuro per loro. L'impianto di cracking si chiuderà nella prossima primavera. Stiamo dicendo si chiude, appunto, si dismette perché non è stato programmato nulla per trasformare, affinché ci sia una vera transizione.

Sono passati mesi e nessuna risposta è giunta alla mozione che noi, come MoVimento 5 Stelle, abbiamo presentato al Ministro per avere azioni mirate e urgenti per un piano di sviluppo sostenibile per Brindisi, un piano che comprenda la bonifica delle aree inquinate - ricordiamo le aree contaminate, come la Micorosa, con scorie tossiche provenienti dal petrolchimico - la valorizzazione del porto, l'alta velocità e una rete ferroviaria adeguata; e poi ancora, politiche di destagionalizzazione del turismo e, appunto, una rimodulazione delle imprese in chiusura, come Versalis o la Federico II, in impianti che potrebbero produrre, appunto, energia rinnovabile e anche idrogeno green, con il settore aerospaziale, farmaceutico e ora il chimico in difficoltà.

Il comune di Brindisi soffre di una grave crisi economica e sociale - diciamolo, sociale -, perché c'è un grave spopolamento avvenuto in questi anni, soprattutto, di giovani. E immaginate quello che accadrà nel prossimo anno. I progetti dove sono? Il piano industriale dov'è?

Il rilancio del turismo, dell'agricoltura, dell'agroindustria? Noi non abbiamo ancora sentito nulla dal Governo, ma più di uno, anche la nostra collega, ne ha parlato l'altro giorno, lo stiamo dicendo da tempo, ma non c'è una programmazione, non c'è prevenzione, perché è necessario un approccio integrato e sostenibile per la transizione industriale e sociale di Brindisi. La decarbonizzazione deve essere accompagnata sempre da politiche industriali capaci di generare nuove opportunità occupazionali. È necessario anche promuovere un'economia della conoscenza attraverso, magari, poli di ricerca, formazione e innovazione tecnologica. Noi ci siamo sempre al fianco delle famiglie dei lavoratori, noi ci siamo e non ce ne laviamo le mani, come questo Governo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Torto. Ne ha facoltà.

DANIELA TORTO (M5S). Grazie, Presidente. L'emergenza sanitaria in Abruzzo è arrivata come dire alle stelle, perché il caso del pronto soccorso di Pescara, dove un paziente ha atteso 300 ore per essere ricoverato, è solo la punta di un iceberg di un sistema sanitario che va a rotoli, che è crollato sotto il peso di una malagestione e, soprattutto, di tagli indiscriminati.

Il 27 dicembre, 160 persone erano in attesa di un posto letto. Questa non è sanità, questo è puro abbandono (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Poi, se guardiamo alle altre province abruzzesi, il caso diventa davvero un dramma. Pensi che l'ASL di Chieti, lasciata in condizioni pietose dal Direttore Thomas Schael, oggi è allo sbando. Gli abruzzesi fanno i conti con servizi che scompaiono, con reparti che non funzionano, e il direttore Thomas Schael lascia il suo ruolo di commissariato per essere promosso a commissario della cittadella della salute di Torino.

Quindi, siamo davvero all'assurdo: chi affossa la sanità in Abruzzo riceve premi per andare altrove. Poi parliamo di Teramo, perché ci sono concorsi tra luci e ombre, tempi di attesa infiniti per prestazioni sanitarie urgenti, però il Ministero tace, Presidente, non risponde alle mie interrogazioni, e questo perché?

Perché Meloni e il suo Ministro della Salute non provano neppure a rinunciare ai loro privilegi e a prenotare una visita medica in Abruzzo. Ci vengano sui nostri territori, perché oggi parlo dell'Abruzzo, ma parlo a nome di tutte le regioni italiane che questo Governo sta mettendo in ginocchio in merito alla sanità (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Come se non bastasse, a Pescara ci ritroviamo chiusi - o semichiusi, perché così sarà il loro destino - gli sportelli per le cure alle malattie rare e, quindi, famiglie e ragazzi, che già sono in difficoltà e vivono soffrendo, si ritroveranno abbandonati ulteriormente.

Qui servono soltanto interventi urgenti, una decongestione dei nostri pronto soccorso. E come si fa, perché Meloni pare non saperlo? Basta potenziare e non depotenziare i piccoli presidi ospedalieri delle aree interne e, poi, garantire trasparenza e rafforzare il personale. Bastano poche cose, ci vuole la volontà politica per fare questo. Mi auguro che Meloni inverta la rotta, che si svegli, che dopo 2 anni e mezzo inizi a governare questo Paese e ad agire con i fatti e non con le chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ROSSANO SASSO (LEGA). Grazie, Presidente. Presidente, intervengo per esprimere solidarietà a tutte quelle scuole e a tutte quelle comunità scolastiche che, in questi giorni, stanno contando i danni causati dalle occupazioni dei collettivi studenteschi di sinistra, delle piccole minoranze, però organizzate, che spesso soverchiano, con metodi antidemocratici e violenti, la volontà della maggioranza degli studenti, così come è successo qui, nella capitale, a Roma: al liceo Virgilio, al liceo Manara e al liceo Morgagni, ma anche in tante altre scuole - ripeto - causando ingenti danni economici.

In particolare, al liceo Morgagni, alla cui comunità studentesca va la solidarietà mia e della Lega, circa un centinaio di studenti avrebbe causato ingenti danni, per decine di migliaia di euro, bruciando computer, rompendo porte, imbrattando le pareti con scritte antisemite. Danni economici ingenti, Presidente, ma non solo economici perché parliamo anche dei danni morali, in quanto dei danni morali non ne parla quasi mai nessuno. Danni morali causati, per esempio, dalla privazione di un diritto fondamentale di ogni ragazzo e di ogni ragazza, cioè il diritto allo studio; danni di cui non si parla veramente mai: privazione del diritto allo studio per consentire ad altri studenti, in numero molto esiguo, di occupare. Per me quelli non sono studenti, quando vanno a ledere i diritti di altri studenti: sono bambocci che giocano a fare i rivoluzionari per organizzare…Presidente, sa, ad esempio, cosa hanno fatto al liceo Morgagni? Il corso di barricata. Quindi, io nego la libertà di un mio compagno di scuola per organizzare un corso di barricata e poi magari le barricate qualcuno di questi le va a fare davvero contro le nostre Forze dell'ordine.

Attenzione, Presidente, perché la privazione del diritto allo studio diventa ancora più dolorosa quando si parla di diritto allo studio per gli studenti con disabilità, perché nei giorni delle occupazioni non è consentito allo studente con disabilità di poter essere a scuola con il proprio docente di sostegno e questa è una presenza preziosa e fondamentale per i progressi di uno studente con disabilità. Però, questo a quei quattro bambocci che giocano a fare i rivoluzionari non interessa, perché per loro, che vivono nelle ZTL della nostra capitale, che giocano a fare i Che Guevara, è più importante fare il corso di barricata e questo non è giusto.

Si sono denunciati gli studenti occupanti del liceo Morgagni di Roma, però hanno detto di non essere stati loro a rompere le porte, come se per uno strano fenomeno di autocombustione i computer prendessero fuoco da soli, come se per uno strano fenomeno di strane presenze le scritte sulle pareti scolastiche si fossero autoprodotte. La faranno franca, Presidente, e sa il perché? Perché manca una norma specifica che consenta a chi è responsabile delle occupazioni di assumersi le responsabilità anche dei danni e questo non è giusto. Non è una giustizia, non c'è giustizia quando chi sbaglia non paga. Per questo dico come Lega - e offriamo uno spunto di riflessione al centrodestra - che ci vuole una norma. Il Ministro Valditara ha cominciato questo percorso contro una deriva, che io ho definito deriva progressista nelle scuole, attraverso la riforma, ad esempio, del voto in condotta: chi prende 5 viene bocciato. Poi, certo, spetterà a ogni singola scuola punire il colpevole di determinate condotte.

Ripeto: manca una norma in questo senso e concludo, Presidente, dicendo alle anime belle della sinistra, che sicuramente parleranno di repressione del dissenso, che non è repressione del dissenso quando si dice a un ragazzo, magari a un attivista, a un militante o a un semplice simpatizzante, che tu sei libero di manifestare il tuo dissenso quando, come e dove meglio credi, ma il tuo diritto di manifestare il dissenso non può andare a ledere i diritti di altri studenti che, magari, a scuola ci vogliono andare non per manifestare al corso di barricata, ma perché vogliono imparare e perché vogliono crescere. Per questo è urgente una norma che dica, a chi rompe e a chi occupa, che se sbagli paghi. Attenzione: cominciassero a dire a mamma e a papà di aprire il portafoglio, perché i danni causati dai pargoletti non devono ricadere sulla collettività. Basta con questa deriva progressista, basta con questa logica di sinistra, stalinista e comunista (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Loizzo. Ne ha facoltà.

SIMONA LOIZZO (LEGA). Grazie, Presidente. L'ex Presidente del Consiglio e della Commissione europea, Romano Prodi, nei giorni scorsi è intervenuto criticando fortemente l'operazione del Governo in Albania e dicendo testualmente che sarebbe bastato fare un centro di permanenza per immigrati in Calabria per risolvere il problema. Sorvolo sul fatto che il presidente Prodi non abbia capito l'utilità dell'operazione in Albania e la sua importanza per il Mediterraneo e l'Europa e non mi stupisce, trattandosi all'onorevole Prodi, ma mi resta l'amarezza, da calabrese, di parole che offendono la generosità della mia terra, una terra che, per decenni, ha accolto i migranti, che ha vissuto vere e proprie tragedie, come quella di Cutro, che ha visto la 'ndrangheta impadronirsi della manovalanza straniera per i suoi traffici. Romano Prodi ha mancato di rispetto alla Calabria, alla sua tradizione di terra ospitale e civile; l'ha indicata quasi come un serbatoio di clandestinità, dimenticando la sua cultura, le sue radici e le sue vocazioni.

Presidente Prodi, chieda scusa all'Italia intera, ma, soprattutto, alla Calabria e ai calabresi e si ricordi che la mia regione, la stessa che ha millenni di storia e che ha dato il nome alla nostra Nazione, merita considerazione e solidarietà per ciò che ha fatto. Una terra che lei, da Presidente del Consiglio, ha abbandonato completamente e che oggi rinasce in una nuova dimensione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Furgiuele. Ne ha facoltà.

DOMENICO FURGIUELE (LEGA). Grazie, Presidente. Intervengo perché sarà un fine settimana importante, a ridosso del Giorno del ricordo, in tutta Italia. In lungo e in largo, da Lamezia Terme fino a Brescia, saranno ricordate quelle decine di migliaia di italiani che sono stati perseguitati e trucidati negli anni drammatici a cavallo del 1945, uccisi, vittime e colpevoli soltanto di essere italiani (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Uccisi due volte: prima infoibati e poi dimenticati.

Per decenni la sinistra ha provato a insabbiare questa tragedia italiana, ha provato a dimenticare perché era troppo difficile giustificare questo eccidio, giustificare coloro che minimizzavano e, in qualche caso, anche esaltavano quelle vicende, ma oggi il nostro dovere, come già da diversi anni, è quello di ricordare questa memoria viva, questa memoria dolorosa, questa memoria indomita. Importanti sono stati i passi in avanti fatti soprattutto da questo Governo con l'istituzione del museo delle foibe e anche con l'avvio di un percorso che, credo, debba essere rafforzato e che debba, inevitabilmente e nel più breve tempo possibile, portare al ritiro, alla revoca dell'onorificenza che è stata data, forse troppo benevolmente, al dittatore Tito (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che qualche ex Presidente della Repubblica, magari, ha anche troppo idolatrato.

Qualche Presidente che ricordiamo per eventi sportivi felici per la nostra Nazione. Ma il percorso, signor Presidente, per una memoria ancora più viva, per una verità vera, è ancora lungo. Lo vediamo, tra di noi ci sono ancora tanti nostalgici di quella ideologia della morte.

Di recente, a Reggio Calabria, abbiamo assistito allo sfregio di una targa in memoria di Norma Cossetto. Ancora, c'è chi pensa di poter nascondere quella memoria. Il nostro dovere è quello di ricordare tutti i martiri delle foibe, di ricordare, anche e soprattutto, quelli più dimenticati: poliziotti, finanzieri, uomini della Chiesa, molti di questi erano meridionali.

Dobbiamo ricordare tutti, dobbiamo ricordare anche quei ragazzi, quegli uomini e quelle donne che qualche anno prima delle date fatidiche fecero delle scelte diverse, pur sempre nella consapevolezza di combattere per la propria patria e per difendere la propria civiltà.

Signor Presidente, a noi resta il dovere di custodire quella memoria e di proiettarla in avanti perché la memoria non si infanga, perché la memoria non può essere nascosta, perché la verità non può essere infoibata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO EMILIO BORRELLI (AVS). Presidente, ce ne siamo occupati più volte in quest'Aula, purtroppo, senza riuscire ad approdare all'emanazione, da parte del Ministro competente, dei decreti che prevedono la graduale dismissione degli animali nei circhi.

Perché parlo di questo? Perché l'ultimo episodio avvenuto a Napoli, la settimana scorsa, ha visto un cammello che, fuggito dal circo presente momentaneamente a Fuorigrotta, è stato inseguito per strada e riacchiappato vicino a una pompa di benzina, riportato all'interno dell'area dove si trovava il circo e successivamente è morto.

Quando la ASL è andata a fare le verifiche all'interno di questa struttura (che ha pure dichiarato pubblicamente che per loro il cammello era come un figlio, come un fratello, al punto tale che, poche ore dopo la morte dell'animale, già avevano riaperto i battenti), quando il circo ha aperto di nuovo e sono andati a fare i controlli - parliamo del circo Togni - hanno trovato all'interno due alligatori e un pitone reticolato.

Perché sottolineo questa cosa? Perché gli animali sono stati acquisiti - quindi, altro che benessere degli animali -, ossia li hanno comprati tra il 2023 e il 2024, in violazione del decreto legislativo n. 135 del 2022 che il Presidente Costa sicuramente conosce meglio di me e che stabilisce come i circhi e le mostre faunistiche viaggianti non possano più far riprodurre e acquisire animali considerati pericolosi per la pubblica incolumità. E sono stati sequestrati.

Adesso io, tramite la sua persona, insisto nel chiedere che l'attuale Governo, in attuazione di una legge approvata al termine della scorsa legislatura - oramai sono passati quasi due anni e mezzo dall'insediamento del nuovo Governo -, attui la norma che è stata approvata e che prevede che il Ministro competente attui la graduale dismissione degli animali nei circhi per non avere più tali soggetti. Il cammello era nato in cattività, tra l'altro, anche se, non essendo un animale pericoloso, non era oggetto di quella prescrizione della CITES. Lo dico, soprattutto, per questi benedetti animali, che continuano ad essere utilizzati per il divertimento e la cattiva educazione delle persone le quali sono ancora convinte che tali animali esistano per il nostro sollazzo; mentre, questi animali, compresi i pitoni, dovrebbero vivere nel loro habitat e certamente non in un circo (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Borrelli, rammento bene quella norma.

Ha chiesto di parlare l'onorevole Sala. Ne ha facoltà.

FABRIZIO SALA (FI-PPE). Grazie, Presidente. Qualche secondo per ricordare il tragico evento di ieri e per ricordare una persona, Lorenzo Rovagnati, imprenditore quarantaduenne, che ieri sera, come dicevo, ha perso la vita in un tragico incidente in elicottero.

Lorenzo Rovagnati era alla guida di un'azienda molto importante per il nostro Paese, soprattutto anche per la nostra provincia. È un'azienda che inizia il suo percorso circa nel 1941, quando comincia a produrre latticini e formaggi, poi cambia la produzione, passa ai prosciutti e così diventa importante in tutto il mondo, portando la produzione del made in Italy in tantissimi Paesi. Oggi occupa oltre 1.200 addetti in 20 Paesi, con un fatturato che supera i 310 milioni di euro.

Il ricordo alla famiglia va anche per i valori che questa famiglia ha da sempre incarnato nella comunità brianzola, nella comunità di Biassono, di Noceto e comunque nel nostro Paese. È una famiglia umile, con la possibilità di aiutare gli altri. Spesso l'ha fatto e spesso le nostre comunità l'hanno premiata.

Le condoglianze a tutta la famiglia, a tutti gli addetti e un ringraziamento per quello che Lorenzo Rovagnati e la famiglia Rovagnati hanno da sempre fatto nei nostri territori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente-PPE).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Sala. Ovviamente, ci associamo anche noi alle sue parole.

Ordine del giorno della prossima seduta.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.

Venerdì 7 febbraio 2025 - Ore 9,30:

1. Svolgimento di interpellanze urgenti .

La seduta termina alle 13,25.

SEGNALAZIONI RELATIVE ALLE VOTAZIONI EFFETTUATE NEL CORSO DELLA SEDUTA

Nel corso della seduta sono pervenute le seguenti segnalazioni in ordine a votazioni qualificate effettuate mediante procedimento elettronico (vedi Elenchi seguenti):

nella votazione n. 4 la deputata Latini ha segnalato che non è riuscita ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 10 il deputato Paolo Emilio Russo ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nelle votazioni dalla n. 13 alla n. 18 il deputato Zoffili ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto contrario;

nella votazione n. 15 il deputato Dell'Olio ha segnalato che non è riuscito ad esprimere voto favorevole.

VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 13)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nominale DDL 2183-A - ODG N 118 246 243 3 122 94 149 78 Resp.
2 Nominale ODG 9/2183-A/119 246 244 2 123 96 148 78 Resp.
3 Nominale ODG 9/2183-A/120 261 257 4 129 104 153 75 Resp.
4 Nominale ODG 9/2183-A/121 264 252 12 127 99 153 74 Resp.
5 Nominale ODG 9/2183-A/122 272 261 11 131 104 157 71 Resp.
6 Nominale ODG 9/2183-A/123 269 264 5 133 108 156 71 Resp.
7 Nominale ODG 9/2183-A/124 270 265 5 133 109 156 71 Resp.
8 Nominale ODG 9/2183-A/125 269 264 5 133 109 155 71 Resp.
9 Nominale ODG 9/2183-A/126 270 266 4 134 108 158 71 Resp.
10 Nominale ODG 9/2183-A/128 268 258 10 130 103 155 71 Resp.
11 Nominale ODG 9/2183-A/129 273 265 8 133 99 166 71 Resp.
12 Nominale ODG 9/2183-A/130 275 272 3 137 113 159 71 Resp.
13 Nominale ODG 9/2183-A/131 266 203 63 102 41 162 71 Resp.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.

INDICE ELENCO N. 2 DI 2 (VOTAZIONI DAL N. 14 AL N. 21)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
14 Nominale ODG 9/2183-A/132 271 267 4 134 114 153 71 Resp.
15 Nominale ODG 9/2183-A/133 270 265 5 133 113 152 71 Resp.
16 Nominale ODG 9/2183-A/135 270 265 5 133 114 151 71 Resp.
17 Nominale ODG 9/2183-A/137 272 267 5 134 115 152 71 Resp.
18 Nominale ODG 9/2183-A/138 271 266 5 134 111 155 71 Resp.
19 Nominale ODG 9/2183-A/140 272 271 1 136 118 153 71 Resp.
20 Nominale ODG 9/2183-A/141 268 200 68 101 50 150 71 Resp.
21 Nominale DDL 2183-A - VOTO FINALE 247 247 0 124 149 98 69 Appr.