XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 90 di lunedì 26 novembre 2018
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO RAMPELLI
La seduta comincia alle 10,05.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito il deputato segretario a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
ALESSANDRO COLUCCI , Segretario, legge il processo verbale della seduta del 22 novembre 2018.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Battelli, Benvenuto, Bitonci, Bonafede, Brescia, Buffagni, Carfagna, Castelli, Castiello, Cirielli, Cominardi, D'Inca', D'Uva, Del Re, Delmastro Delle Vedove, Delrio, Luigi Di Maio, Di Stefano, Durigon, Fantinati, Ferraresi, Fioramonti, Lorenzo Fontana, Fraccaro, Galli, Gallinella, Gallo, Garavaglia, Gava, Gebhard, Gelmini, Giaccone, Giachetti, Giorgetti, Grande, Grimoldi, Guerini, Liuni, Lollobrigida, Lorefice, Lorenzin, Losacco, Lupi, Manzato, Micillo, Molinari, Molteni, Morelli, Morrone, Pastorino, Picchi, Rixi, Rizzo, Rosato, Ruocco, Schullian, Scoma, Carlo Sibilia, Sisto, Spadafora, Spadoni, Tofalo, Vacca, Valente, Vignaroli, Villarosa e Raffaele Volpi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Discussione del disegno di legge: S. 840 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate (Approvato dal Senato) (A.C. 1346) (ore 10,10).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1346: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate.
Ricordo che nella seduta del 14 novembre 2018 sono state respinte le questioni pregiudiziali Migliore ed altri n. 1, Fornaro ed altri n. 2 e Magi, Fusacchia, Benedetti e Schullian n. 3.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 1346)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che i presidenti dei gruppi parlamentari Fratelli d'Italia, Forza Italia-Berlusconi Presidente e Partito Democratico ne hanno chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Ha facoltà di intervenire il relatore per la maggioranza, presidente della Commissione affari costituzionali, deputato Giuseppe Brescia.
GIUSEPPE BRESCIA, Relatore per la maggioranza. Grazie, Presidente. Buongiorno a tutti, l'Assemblea della Camera dei deputati avvia oggi la discussione del disegno di legge n. 1346, approvato dal Senato, di “Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate”.
In primo luogo, rilevo come, nel corso dell'esame al Senato, siano state apportate numerose modifiche agli articoli del decreto-legge e siano stati aggiunti 34 nuovi articoli. Anche il disegno di legge di conversione è stato modificato con l'inserimento dei nuovi commi, da 2 a 5. Il lavoro al Senato è stato particolarmente approfondito e corposo, svolgendo anche le audizioni di circa cinquantuno soggetti che hanno prodotto una copiosa messe di memorie.
Senza entrare nel merito delle numerose modifiche apportate al Senato, devo preliminarmente dichiarare come il testo originario del decreto-legge suscitasse in me gravi perplessità su vari aspetti, grosso modo superate in virtù delle modifiche che hanno eliminato o corretto una serie di profili problematici.
Considero particolarmente importante che tale lavoro sia avvenuto attraverso un confronto franco, serrato, costruttivo e sempre leale, compiuto alla luce del sole nelle Aule parlamentari, che ha riguardato sia la maggioranza al suo interno, sia i gruppi di opposizione, i quali hanno contribuito certamente a migliorare il decreto-legge.
Più nello specifico, sottolineo come le modifiche, rispetto al testo originario, abbiano consentito di eliminare alcuni elementi di possibile contrasto con le esigenze di tutela dei diritti fondamentali delle persone più deboli, nonché di rafforzare gli obiettivi di trasparenza perseguiti dall'intervento legislativo.
La complessità del lavoro svolto al Senato ha necessariamente comportato un leggero allungamento dei tempi di esame presso il ramo del Parlamento sul provvedimento, che è stato trasmesso alla Camera pochi giorni oltre la metà del termine costituzionale di conversione.
Passando a illustrare i lavori di Commissione, devo innanzitutto rilevare come essi siano stati, ovviamente, condizionati sul piano della tempistica dal contemporaneo impegno della I Commissione, prima nell'ambito dell'esame in sede referente, in congiunta con la Commissione giustizia, del disegno di legge n. 1189, in materia di contrasto alla corruzione e trasparenza del finanziamento dei partiti e movimenti politici, quindi nella discussione in Assemblea del citato provvedimento.
Comunque, al di là dell'oggettiva difficoltà costituita dalla sovrapposizione di questi due impegni parlamentari, ritengo, come presidente della Commissione, che sia stato compiuto ogni sforzo, con la collaborazione dei gruppi, per assicurare tutti gli spazi ragionevolmente possibili per esaminare un provvedimento che si presenta come molto articolato e oggetto di valutazioni politiche molto diversificate tra maggioranza e opposizione e tra gli stessi gruppi di opposizione.
In particolare, ricordo che la Commissione affari costituzionali alla Camera ha iniziato l'esame del disegno di legge di conversione nella mattina di lunedì 12 novembre, proseguendo lungo tutto l'arco di quella settimana, svolgendo altre tre sedute di esame preliminare, nel corso del quale tutti i gruppi hanno avuto la possibilità di esplicitare con chiarezza le loro posizioni complessive sul provvedimento, e procedendo, lunedì 19 novembre, alla luce della richiesta in tal senso avanzata dai gruppi di opposizione, ad un ciclo di audizioni informali - tra le quali ricordo quelle dei rappresentanti dell'UNHCR, dell'ANCI, dell'Autorità garante per l'infanzia, di Confedilizia, dell'Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali, dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e del Tavolo nazionale asilo - che si è protratto utilizzando tutti gli spazi a disposizione della Commissione in quella giornata e che ha consentito di acquisire ulteriori interessanti punti di vista, oltre a quelli già raccolti durante le l'esame al Senato.
Su richiesta dei gruppi di opposizione, il termine per la presentazione degli emendamenti, inizialmente da me proposto per lunedì 19, è stato posticipato alla mattina di martedì 20, proprio per consentire di raccogliere gli spunti emersi nel corso delle audizioni.
Aderendo alla comprensibile e condivisibile richiesta dei gruppi di opposizione di ampliare gli spazi di discussione, mi sono quindi adoperato presso la Presidenza della Camera, che ha subito prestato massima attenzione a tale esigenza al fine di posticipare l'avvio della discussione in Assemblea sul provvedimento da venerdì scorso ad oggi, consentendo in tal modo alla Commissione di disporre di più tempo per l'esame degli emendamenti, che, altrimenti, si sarebbe potuto svolgere nella sola serata di giovedì 22, al termine della discussione del disegno di legge n. 1189 e dell'informativa urgente del Presidente del Consiglio.
In considerazione dell'elevato numero di proposte emendative presentate, circa 610, tutte di opposizione, salvo cinque, e dei vincoli temporali dati nella riunione dell'ufficio di presidenza della Commissione, tenutasi nella prima serata di giovedì 22 e alla quale erano presenti i rappresentanti di tutti i gruppi, ho evidenziato chiaramente l'esigenza di organizzare il prosieguo dei lavori in modo razionale e secondo i principi di economia procedurale, invitando i gruppi a fare proposte circa la conclusione dell'esame in sede referente, prospettando anche la possibilità di procedere alla segnalazione degli emendamenti considerati prioritari.
Nel corso di tale riunione, i gruppi di maggioranza hanno proposto di concludere l'esame in sede referente nella prima serata di venerdì, dichiarando inoltre la loro volontà di non modificare ulteriormente il decreto. I gruppi di opposizione non hanno ritenuto di accedere alla proposta di segnalare alcuni emendamenti, hanno chiesto alla maggioranza di dichiarare la disponibilità a modificare il testo, dicendosi in tal caso disponibili a ridurre molto il numero degli emendamenti; hanno chiesto, altresì, alla maggioranza di avanzare proposte circa la conclusione dei lavori e si sono sostanzialmente rimessi alle decisioni circa la tempistica di conclusione dell'esame.
Raccogliendo gli orientamenti emersi, ho quindi previsto che la votazione della proposta di conferimento del mandato avesse luogo entro le ore 19 di venerdì. L'esame degli emendamenti è stato, pertanto, avviato alle ore 10 di venerdì 23, sviluppandosi attraverso un dibattito aperto, interessante, come riconosciuto da tutti, prima sul complesso degli emendamenti e poi sui singoli emendamenti esaminati, che ha visto un confronto sul merito di tutte le questioni esaminate tra i gruppi di opposizione, il relatore e il sottosegretario Molteni.
Nel corso della stessa seduta di venerdì, alla ripresa dei lavori, dopo la pausa tecnica per il pranzo, i deputati Speranza e Maggi hanno avanzato la proposta di proseguire i lavori della Commissione anche nelle giornate di sabato e domenica, ritornando quindi sull'orario fissato dall'ufficio di presidenza nella serata precedente. Su richiesta del gruppo del PD, ho, quindi, immediatamente convocato una riunione dell'ufficio di presidenza della Commissione, nel corso della quale, alla luce degli orientamenti espressi dai gruppi, ho confermato la decisione già assunta nella precedente riunione dell'ufficio di presidenza di concludere l'esame in sede referente entro le ore 19 di venerdì.
Alla ripresa della seduta in sede referente il gruppo del PD ha ritenuto di abbandonare i lavori della Commissione, ritirando tutte le proposte emendative restanti. Ho già espresso, in quella sede, il mio rammarico a livello personale, in quanto presidente, per tale decisione, che ha certamente privato il dibattito in Commissione del contributo di una forza politica che costituisce il maggior gruppo di opposizione e che, per la qualità personale e politica dei suoi rappresentanti, ha sempre fornito contributi di grande peso, al di là delle diversità di posizioni su molti temi. Non posso e non voglio commentare tale decisione, ovviamente legittima, ma mi sento di comprenderla, avendo in prima persona sperimentato, in moltissimi casi analoghi nel corso della precedente legislatura, la fatica e la difficoltà di fare opposizione su provvedimenti che la maggioranza e il Governo non ritenevano di modificare.
Le votazioni sugli emendamenti sono poi proseguite giungendo ad esaminare tutti i restanti emendamenti riferiti ai primi undici articoli, a cui erano stati presentate circa 210 proposte emendative. Non è stato possibile concludere l'esame di tutti gli emendamenti presentati e la Commissione, nella medesima seduta di venerdì, ha approvato, alle ore 19,15 con il voto favorevole di tutti i presenti, ad eccezione del gruppo LEU, del deputato Magi e, ovviamente, del gruppo del PD, che aveva abbandonato i lavori, la proposta di conferire il mandato al relatore a riferire all'Assemblea sul provvedimento, considerandosi conseguentemente respinte tutte le proposte emendative non esaminate. Non si è trattato di un esito dei lavori estraneo alle prassi parlamentari atteso che, in numerose occasioni, in passato, per ragioni temporali o politiche, si è proceduto a porre in votazione il mandato al relatore senza aver concluso l'esame puntuale di tutti gli emendamenti presentati.
Per concludere questa parte delle mie considerazioni, ritengo che certamente l'esame di questo provvedimento abbia presentato caratteri di eccezionalità per la tempistica e per la contemporaneità con un altro provvedimento, il disegno di legge anticorruzione, molto rilevante e divisivo. Mi auguro sinceramente, come ho già avuto modo di dire nel corso della seduta della Commissione, che tali condizioni non si ripetano e che si possa procedere in futuro in modo più disteso, almeno sul piano dell'organizzazione dei lavori. Nel rammaricarmi di tale circostanza, ribadisco, peraltro, che tutte le decisioni assunte dalla presidenza della Commissione sono state orientate al più sincero rispetto delle posizioni di tutti e del diritto di tutti di esprimerle, nel tentativo di garantire gli spazi di esame più ampi possibili e di favorire un dibattito proficuo e ordinato.
Passando a sintetizzare più in dettaglio il contenuto del decreto-legge come risultante dalle modifiche svolte nel corso dell'esame al Senato, esso reca disposizioni vertenti su due grandi ambiti riconducibili, nel complesso, alle materie della sicurezza e dell'immigrazione. Il decreto-legge, in primo luogo, sostituisce il permesso di soggiorno per motivi umanitari con permessi di soggiorno speciali rilasciati in caso di condizioni di salute di eccezionale gravità, situazioni contingenti di calamità nel Paese di origine e atti di particolare valore civile, oltre ai casi già previsti dal testo unico dell'immigrazione. A giudicare circa le controversie relative al rilascio di questi permessi sono competenti le sezioni specializzate in materia di immigrazione, che decidono con rito sommario di cognizione. Il provvedimento, inoltre, reca diverse misure finalizzate al contrasto dell'immigrazione irregolare. Alcune di queste incidono sul trattenimento dello straniero, come il prolungamento da 90 a 180 giorni del periodo massimo di trattenimento dello straniero nei centri di permanenza per i rimpatri. A tal proposito, ricordo che la normativa europea dà la possibilità di trattenere fino a diciotto mesi, mentre qui si è scelto di estendere soltanto fino a 180 giorni.
In secondo luogo, vi è ancora: il ricorso alla procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara, al fine di assicurare una tempestiva messa a punto dei centri medesimi; l'attribuzione all'Autorità nazionale anticorruzione della funzione di vigilanza collaborativa in tale ambito, ai sensi del codice degli appalti; la previsione di forme di pubblicità delle spese di gestione dei centri; l'introduzione di nuove ipotesi di trattenimento degli stranieri che abbiano presentato domanda di protezione internazionale, la prima negli hotspot, per determinare l'identità e/o la cittadinanza, e la seconda nei centri di permanenza per il rimpatrio, in caso non sia stato possibile determinarne, appunto, l'identità o la cittadinanza; la possibilità di trattenere temporaneamente lo straniero in attesa dell'esecuzione del provvedimento di espulsione in luoghi diversi dai centri di permanenza per il rimpatrio in mancanza di disponibilità di posti.
Ulteriori disposizioni in materia di contrasto all'immigrazione irregolare riguardano l'estensione dell'efficacia del divieto di reingresso dello straniero espulso nell'intero spazio Schengen e l'applicazione delle disposizioni circa la convalida da parte del giudice di pace e la ricorribilità innanzi all'autorità giudiziaria, già previste per il provvedimento di espulsione, anche al provvedimento di respingimento.
Si prevede altresì che il respingimento importi il divieto di reingresso presidiato da specifiche sanzioni. Inoltre, vengono assegnate al Fondo rimpatri presso il Ministero dell'Interno le risorse stanziate dalla legge di bilancio 2018 destinate al programma di rimpatrio volontario assistito, che possono così essere destinate anche ad altre forme di rimpatrio. Infine, si prevede che i familiari stranieri conviventi di diplomatici possano svolgere attività lavorativa nel territorio della Repubblica, previa comunicazione tramite i canali diplomatici.
Una serie di disposizioni del decreto-legge incidono su molteplici aspetti della disciplina della protezione internazionale. Un primo gruppo di misure concerne i richiedenti asilo e incidono sulle procedure per la concessione e il diniego della protezione internazionale, e sono finalizzate, prevalentemente, alla semplificazione e alla riduzione dei tempi di esame delle domande di asilo. Si prevedono, infatti, procedure accelerate di esame della domanda di asilo nei seguenti casi: domanda reiterata senza addurre nuovi elementi; domanda presentata da persona proveniente da un Paese di origine sicuro, previa definizione e aggiornamento costante di un elenco di Paesi da parte di un decreto del Ministero degli Affari esteri; domanda presentata alla frontiera in caso di tentativo di elusione dei controlli.
Al fine di esaminare in tempi più brevi queste domande, si autorizza l'istituzione, nelle zone di frontiera, di nuove sezioni delle commissioni territoriali per l'esame delle domande di asilo. Ulteriori sezioni potranno essere istituite, per la durata massima di otto mesi, in altre zone del territorio nazionale. È prevista, inoltre, una procedura di esame immediato della domanda da parte della commissione qualora il richiedente sia sottoposto a procedimento penale per reati di particolare gravità e ricorrano le condizioni per il trattenimento del richiedente. La procedura si applica anche nel caso di condanna, anche con sentenza non definitiva, per i suddetti reati.
Salvo il caso in cui la commissione trasmetta gli atti al questore per l'eventuale rilascio del permesso di soggiorno per motivi di carattere umanitario, il richiedente ha l'obbligo di lasciare il territorio nazionale, anche nel caso in cui abbia presentato ricorso avverso la decisione della commissione. Parimenti, si prevede la possibilità di istituire presso alcune prefetture fino ad un massimo di tre articolazioni territoriali dell'Unità di Dublino, organo attualmente operante solo a livello centrale presso il Ministero dell'Interno, che verifica lo Stato membro UE competente nell'esame della domanda d'asilo presentata da un cittadino di un Paese terzo. Si prevede, inoltre, una nuova causa di inammissibilità della domanda d'asilo e la limitazione, in determinati casi, della sospensione del procedimento di espulsione in pendenza di un ricorso sulle decisioni sulle commissioni territoriali. Infine, viene introdotta una causa di rigetto della domanda qualora in una parte del territorio del Paese di origine il richiedente non abbia fondati motivi di temere di essere perseguitato o non corre rischi effettivi di subire gravi danni.
Completano il quadro, l'esclusione del beneficio dell'autorizzazione a rimanere sul territorio nazionale in attesa della decisione della commissione territoriale per i richiedenti asilo che reiterino la domanda per ritardare e impedire l'esecuzione del provvedimento di allontanamento, ovvero perché la prima domanda reiterata è stata giudicata inammissibile o rigettata perché infondata e la previsione che il permesso di soggiorno per richiesta di asilo non consente l'iscrizione all'anagrafe dei residenti.
Un secondo gruppo di misure riguardano coloro ai quali è già stato riconosciuto lo status di rifugiato. In primo luogo, viene ampliato il novero dei reati che in caso di condanna definitiva comportano la revoca di tale status, includendovi ulteriori ipotesi delittuose ritenute di particolare allarme sociale quali resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali gravi, lesioni personali gravi o gravissime a un pubblico ufficiale in servizio di ordine pubblico in occasione di manifestazioni sportive, mutilazioni genitali femminili, furto aggravato da porto d'armi o narcotici e furto in abitazione. Viene, inoltre, specificato che per l'applicazione della particolare causa di cessazione dello status di protezione internazionale dovuta al volontario ristabilimento dell'interessato nel Paese che ha lasciato per timore di essere perseguitato, è rilevante ogni rientro nel Paese di origine, qualora non sia giustificato da gravi e comprovati motivi.
Un terzo gruppo di disposizioni coinvolge l'accoglienza dei migranti; il sistema di accoglienza viene complessivamente ristrutturato, prevedendo, tra l'altro, che il sistema SPRAR sia riservato esclusivamente ai titolari di protezione internazionale e ai minori stranieri non accompagnati e non anche, come in precedenza, ai richiedenti asilo. Nella ristrutturazione del sistema sono coinvolte, altresì, le strutture di accoglienza emergenziale temporanea di cui si prevede la progressiva chiusura; a tal fine, si istituisce un monitoraggio sull'andamento dei flussi migratori.
Nel contempo, si introduce l'obbligo, da parte delle cooperative sociali svolgenti attività a favore di stranieri immigrati, di pubblicare l'elenco dei soggetti a cui vengano versate somme per lo svolgimento dei servizi finalizzati ad attività di integrazione, assistenza e protezione sociale. Infine, si interviene anche sui diritti conseguenti allo status di rifugiato, prevedendo che il permesso di soggiorno per richiesta asilo non consenta l'iscrizione all'anagrafe dei residenti, fermo restando che esso costituisce documento di riconoscimento.
L'articolo 14, infine, rispetto alla tematica immigrazione, prevede la revoca della cittadinanza in caso di condanna definitiva per reati di terrorismo ed eversione; abroga la disposizione che preclude il rigetto dell'istanza di acquisizione della cittadinanza per matrimonio decorsi due anni dall'istanza; innalza da 200 a 250 euro l'importo di contributo richiesto per atti relativi alla cittadinanza; richiede per l'acquisto della cittadinanza per matrimonio e per concessione di legge anche il possesso da parte dell'interessato di un'adeguata conoscenza della lingua italiana; estende da 24 a 48 mesi il termine per la conclusione dei procedimenti di riconoscimento della cittadinanza per matrimonio e per cosiddetta naturalizzazione; individua il termine di sei mesi per il rilascio degli estratti e dei certificati di stato civile occorrenti ai fini del riconoscimento della cittadinanza italiana.
In conclusione, mi sento di dire che, rispetto a tutta la parte riguardante il tema immigrazione, questo nuovo impianto reggerà se almeno tre componenti importanti funzioneranno, ossia la gestione degli arrivi, se si attesterà intorno alle cifre di quest'anno, dell'anno corrente, i tempi di attesa delle commissioni territoriali che dovranno necessariamente essere molto più brevi e quanto previsto dal decreto lascia ben sperare in tal senso, perché appunto viene potenziato il sistema delle commissioni territoriali, e se migliora di gran lunga tutta la parte relativa ai rimpatri, che devono essere molto superiori a quelli attuali.
PRESIDENTE. Concluda.
GIUSEPPE BRESCIA, Relatore per la maggioranza. Poi, c'è tutta una seconda parte relativa alla sicurezza, sulla quale non mi soffermo per questioni di tempo, e una parte relativa alla vendita dei beni confiscati alla mafia, che è un altro punto su cui prestare particolare attenzione.
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il relatore di minoranza, deputato Gennaro Migliore.
GENNARO MIGLIORE, Relatore di minoranza. Signor Presidente, signori del Governo, colleghe e colleghi, nell'illustrare la relazione relativa a questo provvedimento, al decreto cosiddetto sicurezza, vorrei innanzitutto premettere l'anomalia - che, peraltro, non è la prima volta che accade - nell'esame di un provvedimento di tale portata che, peraltro, è stato pressoché raddoppiato nel corso dell'esame del Senato, per quanto riguarda l'introduzione di nuovi articoli e di nuove valutazioni che questa Camera avrebbe dovuto fare. Siccome riservo agli interventi in discussione generale e anche ai miei successivi interventi un approfondimento e anche una polemica più virulenta con il merito di questo provvedimento, innanzitutto, vorrei dare conto di quello che è successo.
Il relatore di maggioranza, nonché presidente della Commissione, ha riferito della ristrettezza dei tempi che ci siamo trovati ad affrontare nel corso dell'esame di questo provvedimento qui alla Camera.
Faccio notare che, come evidentemente è stato sottolineato, l'introduzione di 30 articoli in più avrebbe reso necessario una istruzione pressoché daccapo di questo provvedimento e, invece, fin dall'inizio di questo nostro esame, che poi dettaglierò nel seguito, è stato addirittura indicato, come sufficiente, il contesto delle audizioni tenuto al Senato. Certamente, al Senato ci sono stati 51 auditi e molte azioni hanno consentito anche a quel ramo del Parlamento di affrontare le questioni che avevamo di fronte, faccio notare che la stessa cosa non è avvenuta per scelta della maggioranza all'interno di questo ramo del Parlamento. Quindi, la prima anomalia è che noi abbiamo esaminato, di fatto, un provvedimento così come era uscito dalle stanze del Ministero dell'Interno e di Palazzo Chigi, come decreto. Non abbiamo avuto la possibilità di audire un numero sufficiente di personalità e di esperti che ci consentisse di approfondire, anche solo la parte innovativa introdotta dal Senato. Perché questo è accaduto? Il presidente Brescia ha riferito di una contestualità, cioè la discussione contemporanea anche del provvedimento firmato dal Ministro Bonafede, cosiddetto anticorruzione, di cui abbiamo discusso fino a qualche giorno fa; io vorrei sottolineare che questa contestualità non era una fatalità alla quale il Governo ci ha costretto, magari con due decreti che avessero entrambi una scadenza. È stata una precisa scelta politica della forza principale della maggioranza, cioè del MoVimento 5 Stelle, di far procedere su un doppio binario due provvedimenti che, peraltro, avevano natura e scadenze diverse, ma che, nella narrazione che si è costruita all'interno di questo Governo bicefalo, dovevano viaggiare paralleli, anche per la sostanziale mancanza di fiducia reciproca tra i due gruppi principali, tra i due gruppi che costituiscono la maggioranza di Governo.
Faccio notare che nel giorno stesso in cui è stata posta la fiducia al Senato, qui, alla Camera è stato introdotto un tema, quello della prescrizione, che agli occhi di tutti e inizialmente anche della Lega, quindi del partner di maggioranza, doveva essere iscritto all'interno di un procedimento legislativo più ampio, quello della riforma complessiva del codice penale.
Faccio notare che, nel momento in cui si è arrivati anche ad una piccola crisi, dovuta al ribaltamento di opinione e del voto rispetto a un emendamento che riformulava il peculato, si è protratta in maniera incongrua la discussione su un provvedimento che, peraltro, non solo non aveva nessun'urgenza perché senza scadenza, ma non aveva nessun'urgenza neanche in merito alla sua applicazione, basti pensare che l'entrata in vigore per la prescrizione sarebbe stata, la presa d'efficacia, così è stata definita, nel gennaio del 2020. Quindi, è stata la maggioranza che ha voluto strozzare i tempi della discussione, li ha strozzati consapevolmente, lo ha fatto anche nel corso degli ultimi giorni dell'esame della discussione, quando le opposizioni hanno chiesto di poter verificare - anche a fronte di un ritiro degli emendamenti e della possibilità di accelerare, nonostante tutte le critiche che abbiamo rivolto al provvedimento, in sedi temporalmente ridotte, ma, spero, qualitativamente adeguate al dibattito parlamentare - un pacchetto di emendamenti, anche ridottissimo, che potesse consentire il miglioramento di un provvedimento che, a nostro giudizio, costituisce un pregiudizio grave nei confronti di quella che è la finalità che si propone, cioè, in particolare, quella di tutelare e aumentare la sicurezza pubblica in questo Paese.
Che sia un procedimento parallelo, quello che sta caratterizzando questa maggioranza, lo si vede anche plasticamente dalla geografia che in questo momento è rappresentata all'interno di quest'Aula, dai banchi della Lega. I banchi della Lega pieni, i banchi del MoVimento 5 Stelle, mi sembra, non siano affollatissimi e neanche il componente del Comitato dei nove del MoVimento 5 Stelle presente in Aula. Questo per dire che (Commenti del sottosegretario Sibilia)… il sottosegretario c'è, certo, è sottosegretario agli interni, spero che almeno il Governo si autorappresenti in maniera adeguata. Mi fa piacere che lo voglia sottolineare: bene, lo sottolineo, perché la presenza del sottosegretario agli interni di quota MoVimento 5 Stelle è una novità, diciamo così, se lui stesso sente la necessità di sottolinearlo. Io parlavo dei banchi del Parlamento, dell'Aula.
Questo per dire che noi stiamo assistendo, e coloro i quali ci seguono da fuori di quest'Aula o magari leggeranno i resoconti, ad una vera e propria spartizione di competenze, visto che lo stesso relatore di maggioranza, il presidente Brescia, in occasioni pubbliche, e quindi non rivelo nessuna discussione riservata, in un'intervista recente al Corriere della Sera ha detto una cosa che, nell'ambito della discussione che abbiamo tenuto in Commissione, ha destato qualche preoccupazione sulla terzietà di un figura come quella del presidente. La frase è esattamente questa: penso che ci siano varie cose da cambiare all'interno di questo provvedimento, in particolare - e su questo sono d'accordo anche io, come relatore di minoranza - la parte dedicata ai permessi umanitari, però la Lega ha l'ultima parola su questo argomento.
Intendiamoci, per quanto ci riguarda l'ultima parola ce l'ha sempre il Parlamento, e il fatto che ci siano state, anche nel corso dei giorni precedenti, delle presenze delle leadership politiche di MoVimento 5 Stelle e Lega per conculcare, dopo una défaillance su un emendamento, una decisione come quella di attenersi pedissequamente a quelle che sono le indicazioni dei gruppi di appartenenza, rappresenta, in particolare perché articolata anche su due versanti della maggioranza, una preoccupazione rispetto alla funzione e alla autonomia di decisione dei singoli parlamentari, e quindi, in ultima analisi, dell'articolo 67 della Costituzione. Quindi, una procedura che, nella ristrettezza dei tempi, non sente la fatica di una discussione approfondita, ma sente la fatica di una convivenza tra due soggetti che in questo momento rappresentano in varia forma una competizione interna, basata, peraltro, e questo è un giudizio che ritengo possa essere largamente condiviso da tanta parte del Paese, da provvedimenti manifesto che non hanno alcuna incidenza reale né sulla finalità che si propongono né per quanto riguarda la capacità di incidenza, anche normativa.
Penso, per esempio, al cosiddetto “decreto Dignità”, che, en passant lo voglio ricordare oggi, è sotto gli occhi di tutti, ha prodotto più disoccupazione, quindi diminuendo quella dignità di cui si faceva vanto. Dopodiché vorrei entrare almeno sui tre punti che, dal nostro punto di vista, costituiscono un vero vulnus di questo decreto, che è stato previsto come la norma manifesto e architrave di tutta la retorica securitaria che è stata alla base anche di un cospicuo e indubitabile successo della forza maggioritaria della destra, cioè della Lega. Si dice: noi vogliamo aumentare la sicurezza in questo Paese, e, per farlo, produciamo una serie di interventi che vanno a intaccare principi e anche prassi che fino ad oggi sono state tutelate dalla norma, e in particolare dalla norma a tutte sovraordinata, che è quella della Costituzione.
Si elimina il permesso umanitario, si elimina la protezione umanitaria, anche invocando dei parallelismi a livello europeo che, peraltro, non sono congrui rispetto a quella che è la necessità di individuare anche quali siano le fattispecie e anche le caratteristiche dei sistemi di protezione nei Paesi europei. Si indica come un orpello, una specie di valvola di sicurezza, che le commissioni e la giurisdizione hanno utilizzato nel corso degli anni per coloro i quali alla fine non avrebbero meritato nessun tipo di protezione. Innanzitutto vorrei contestare questo assunto, perché è del tutto evidente che la norma introdotta nel 1998 dai Ministri Turco e Napolitano fu una norma che in gergo giuridico - ma i giuristi possono correggermi - funziona come norma di chiusura rispetto alla mancanza di una disposizione normativa esplicita sulla questione della dell'asilo, e cioè dell'applicazione dell'articolo 10 della Costituzione. È, quindi, una forma necessaria al nostro ordinamento, e la sua sostituzione con dei permessi speciali, che, peraltro, non hanno né la capacità di essere rinnovati né di essere trasformati in permessi di lavoro, avrà un effetto, dal punto di vista dei diritti, del detrimento degli stessi, e, dal punto di vista dell'efficacia concreta, quello di aumentare il numero degli irregolari sul nostro territorio.
E qui veniamo anche alla promessa, falsa, di aumentare la sicurezza all'interno del nostro Paese: è del tutto evidente che si vuole aumentare l'insicurezza all'interno del nostro Paese, aumentando il numero di irregolari presenti nel nostro Paese. È del tutto evidente che questa pretesa di individuare una diminuzione della concessione dei permessi, che è già evidente alla data della emanazione e anche prima dell'emanazione del decreto, a seguito di una circolare del Ministro dell'interno, sta generando una maggiore presenza di irregolari sul nostro territorio. Chi sono le persone che non hanno regolari documenti che possono utilizzare nel consesso civile? Sono persone che non possono accedere a dei servizi essenziali, sono persone che non possono accedere ai servizi di residenza, sono persone che non possono accedere, eventualmente, a forme di lavoro, che, queste sì, avrebbero potuto essere inserite all'interno di questo decreto, puntando sul reclutamento di una inclusione positiva di queste persone.
Sono le persone che, non avendo nessuna titolarità nei confronti dello Stato, vengono a quel punto più facilmente, anche perché non è la loro vocazione, vorrei in questo scacciare dai pensieri di ciascuno di noi una tentazione criptorazzista che c'è ogni volta che si parla di persone straniere come volontariamente o vocazionalmente dedite alle attività criminali, ma possono, in realtà, per una serie di circostanze alle quali vengono dallo Stato obbligate, essere anche più capaci di essere preda della criminalità organizzata e delle forme più retrive e deleterie del nostro Paese.
Si dice: voi - riguardo al nostro Governo del PD - avete lasciato un'eredità di 500 mila persone irregolari sul territorio. È una considerazione oggettiva, e quindi è una considerazione vera. Ciò che non è vero è la conseguenza che da questa considerazione se ne trae, cioè come si fa ad affrontare questo problema. La Lega - oggi vedo che prudentemente non lo dice più all'interno dei suoi comizi o anche delle Aule parlamentari - disse: in tre mesi facciamo 500 mila rimpatri.
Però il fallimento, già attuale e già concreto, delle politiche di regolazione dei flussi e dei rimpatri della Lega sta proprio nel fatto, e su questo vorrei spostare l'attenzione di tutti, che, per fare le espulsioni e i rimpatri ci vogliono gli accordi di riammissione; e la stessa rappresentanza governativa della Lega ha ammesso che ai ritmi attuali, essendo anche diminuiti i rimpatri rispetto al periodo precedente nel quale la gestione era del Ministro Minniti e del Governo del PD (perché rimpatri ne facevamo più prima di quanti se ne stiano facendo in questo momento), alla fine non c'è stato nessun passo avanti rispetto alla negoziazione di accordi di riammissione.
Anche perché bisogna fugare un dubbio, un pregiudizio, un'idea malsana, che nell'isolazionismo dell'Italia, rispetto alla detenzione di una sorta di ricetta miracolosa che poi peraltro non si traduce in fatti concreti, arriva a dire che noi non abbiamo fatto un solo accordo di riammissione in più. Il fatto che non si facciano accordi di riammissione e che, per certi versi, si siano peggiorati quelli in essere, come quello con la Tunisia, dipende proprio dall'atteggiamento politico, attuale, della gestione dei flussi migratori, a maggior ragione perché dopo l'intervento del Ministro Minniti i flussi in arrivo sono stati sostanzialmente azzerati e gli sbarchi sono diminuiti in una dimensione considerevole.
Oggi, quindi, questo Governo non può esibire nessun successo su questo terreno; e per cambiare l'ordine dell'attenzione pubblica lo sposta nella diminuzione dei diritti delle persone. Io vorrei sapere se c'è in animo a questo Governo, a questa maggioranza, almeno nella parte che di questo decreto-legge ha fatto fatica ad accettare i punti salienti, cioè il MoVimento 5 Stelle, se ci sia la consapevolezza che ci devono essere vie legali di accesso al nostro territorio, se c'è la consapevolezza che ci vuole una reciprocità, e che, quindi, se tu vuoi un accordo di riammissione con un Paese africano devi consentire anche delle quote in ingresso legali, perché se non c'è reciprocità, se non c'è rispetto non ci saranno mai neanche accordi internazionali. È inutile avere una presunzione neocoloniale, che ritengo, peraltro, del tutto inefficace.
Altri sono i temi che vengono trattati in questo provvedimento, ma vista la ristrettezza dei tempi cercherò di sintetizzare gli altri due punti che ritengo meritevoli di una grave critica. Il primo è quello della concessione della cittadinanza e della sua revoca: un principio assoluto sul quale, peraltro, di qui a poco ci saranno degli interventi molto qualificati anche del nostro gruppo. Il secondo è quello di un atteggiamento particolarmente vessatorio nei confronti di alcune categorie di persone, in particolare gli stranieri: mi dovrebbe spiegare, il Governo, perché all'ufficio anagrafe, per esempio, se io richiedo un documento me lo danno a vista, e se lo richiede un cittadino per avere i documenti per il permesso di soggiorno può aspettare sei mesi: perché deve essere dichiarata una manifesta inefficienza nei confronti di una persona di un'altra nazione?
PRESIDENTE. Concluda.
GENNARO MIGLIORE, Relatore di minoranza. Concludo. Infine - e anche su questo avremo modo di intervenire - voglio sottolineare che la vendita, contro tutte le opinioni che sono state espresse dalle organizzazioni antimafia, dei beni confiscati, sebbene ammantata di una certa garanzia e sicurezza, non solo non garantisce la sicurezza del nostro Paese, ma favorisce una riappropriazione concreta e simbolica da parte di coloro i quali a questi beni hanno dovuto rinunciare; e io penso che anche questo ad altro non contribuisca che a fare di questo decreto il decreto dell'insicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo.
Sottosegretario Molteni, lei parla? No.
È iscritta a parlare la deputata Wanda Ferro. Ne ha facoltà.
WANDA FERRO (FDI). Presidente, oggi ci ritroviamo a parlare di sicurezza, che è una parola che ha radici secolari: del resto deriva dal latino, sine cura, quindi letteralmente significa “senza preoccupazione”. L'azione del Governo dovrebbe certamente essere mirata a costruire una sicurezza collettiva, intesa, oggi, come ormai da secoli, nel dover limitare i pericoli, eliminare i rischi, ma tenendo presente che la sicurezza è soprattutto un'esigenza della persona, tant'è che, nella piramide dei bisogni, occupa il secondo gradino, dietro ai cosiddetti bisogni essenziali.
La sicurezza rappresenta la naturale tendenza della persona a ricercare la stabilità, a vedere naturalmente protetti i propri cari, il proprio ambito di lavoro, la propria casa, la propria città; la sicurezza rappresenta la naturale tendenza della persona a ricercare tutto questo giornalmente. Per generare sicurezza oggettiva occorre combattere la criminalità, prevenire la genesi dei diversi contesti criminali, ma poi resta quella sicurezza, invece, soggettiva, che ha bisogno di un impegno diretto a diminuire nella persona la percezione del rischio.
Volendo ampliare l'oggetto di queste considerazioni in una visione totale, ma forse ideale del concetto, nella percezione del cittadino, si pone anche la tranquillità nell'attraversamento di un ponte piuttosto che in una gita naturalistica, in una giornata di pioggia in un Paese che si sta sempre di più abituando, in qualche modo, a registrare frequentemente le vittime del maltempo. Ma è percezione di sicurezza anche la salute: se chiudono e scioperano le sale operatorie o se scioperano i reparti ospedalieri diventa una percezione assolutamente negativa. Così come seguire le cronache dei tanti che perdono la vita sul posto di lavoro, pensando a quell'ansia, al terrore delle famiglie ad ogni ascolto di un notiziario e ad ogni suono di una sirena.
Ci troviamo qui, in una sintesi del nostro dibattito parlamentare, tra la realtà e la percezione: che sono, in fondo, poi due facce della stessa medaglia, o, se vogliamo, dell'eterna lotta tra ragione e sentimento, con l'obbligo di chi pone in essere leggi e decreti di agire sempre con l'intelligenza e anche con il cuore. L'intelligenza può condurre alla ricerca di radici da estrarre, quindi all'analisi, per esempio, del degrado delle periferie, alla valutazione dei rischi dell'immigrazione incontrollata e del dilagare della micro e macrocriminalità. Il cuore sarebbe, invece, da mettere certamente in ogni azione complementare, ma in quest'ottica dobbiamo lasciarlo da parte: perché altrimenti questo Governo, questa maggioranza oggi non starebbero a parlare di un decreto intitolato alla sicurezza, dopo aver cancellato, solo pochi mesi fa, il bando delle periferie e delle aree degradate, che avrebbe certamente rappresentato quel passo in avanti nel dare a milioni dei nostri concittadini italiani una nuova, determinante percezione di sicurezza.
Avremmo, quindi, preferito certamente dibattere su una sicurezza a trecentosessanta gradi, un concetto più ampio che potesse rappresentare quell'ansia di cui parlavo, che ci assale ad ogni telegiornale: perché sicurezza è certamente combattere l'immigrazione e la criminalità (e, del resto, il titolo di questo testo che stiamo discutendo lo sottolinea), ma anche la difesa dei diritti delle donne, degli anziani, dei bambini, la lotta alla droga fuori dalle scuole e la difesa dell'ambiente e del territorio, e tutto quanto possa migliorare la percezione anche rispetto all'occupazione, ai servizi essenziali, ad una serenità perduta, ahimè, nelle periferie come nei grandi centri urbani.
Ma tant'è. Una volta affrontati dalla maggioranza di Governo temi comunque fondamentali, sinceramente, come Fratelli d'Italia, ci saremmo aspettati un maggiore impegno, un maggiore ascolto rispetto ai tanti temi posti da Giorgia Meloni e dal gruppo tutto rispetto alla sicurezza: una svolta diretta a mettere in chiaro quell'idea di reale cambiamento.
A questo decreto-legge sinceramente manca una marcia in più; e ancora una volta si intravede un po', devo dire, sottinteso un triste compromesso delle forme e delle aree di queste forze di Governo, che non lascia certamente un'impronta chiara nella direzione di un cambiamento, ma piccoli tratti che in qualche modo si vanno a confondere, quasi come le lacrime nella pioggia.
Nel merito del provvedimento in esame, come il relatore di minoranza ha già anticipato - ma tanti altri colleghi lo hanno fatto in sede di Commissione -, ci sono tanti punti neri, tanti punti deboli, perché alcuni problemi non sono stati per nulla affrontati, altri soltanto accennati e le misure previste certamente non saranno delle misure determinanti. Penso all'intervento sull'abolizione della protezione umanitaria, che resta poco chiaro per le sue tante eccezioni, oppure alle nuove regole di accoglienza o alle troppe sfumature per stabilire lo status di chi entra e la procedura da adottare al momento dell'ingresso, per non parlare della gestione delle fasi post-ingresso in presenza di reati più o meno gravi. Altro elemento che sinceramente ci lascia molto perplessi è l'assenza di misure chiare e forti contro il terrorismo e l'integralismo, perché non si agisce sulle componenti culturali che generano sacche d'odio e che erano proselitismo. Così, da un lato, non è reato la diffusione di teorie integraliste, e quindi sorgono sempre di più centri di culto che a volte si trasformano in fabbriche d'odio anche per effetto di quei finanziamenti incontrollati e delle conseguenti azioni eversive; dall'alto, non sono state dettate delle regole chiare per indirizzare chi decide di entrare nel nostro Paese all'acquisizione delle nostre matrici identitarie e culturali. In altre parole: integralismo sì, integrazione reale no.
Non va giù neanche l'idea che la mafia oggi sia composta da una serie di organizzazioni criminali esclusivamente di origini nazionali. Le norme che attengono a questa lotta, ahimè ormai secolare, devono giocoforza interessare tutte quelle reti criminali che hanno origine anche in altri Paesi, dalla Cina alla Nigeria, e che operano in Italia. Al contrario, questo potrebbe essere un invito alle maggiori organizzazioni a delinquere ad aprire sedi in Italia. In questa battaglia, che pone le sue basi nella logica e soprattutto nella ragionevolezza, purtroppo Fratelli d'Italia si trova tristemente isolata all'interno della sfera politica. Chiaramente, Fratelli d'Italia sarà sempre e comunque accanto alle Forze dell'ordine, quindi siamo favorevoli a tutte le misure che vanno in questa direzione, ma ancora una volta registriamo anche su questo scarsa incisività, non soltanto in merito alle risorse destinate, perché possiamo dare l'attenuante della difficoltà di un Governo che opera sempre e comunque nella completa incertezza finanziaria, ma in assenza di risorse si dovrebbero attuare delle riforme mirate a tutelare chi opera nella pubblica sicurezza, inasprendo le pene per violenza o minaccia a pubblico ufficiale, modificando l'attuale formulazione del reato di tortura, che sembra avere un solo intento punitivo nei confronti delle forze dell'ordine, introducendo una norma anti black bloc quale reato di travisamento in manifestazione pubblica; e ancora, non limitando l'introduzione del taser nelle città in base alla quota di abitanti, perché rischiamo veramente di assistere al trasferimento della microcriminalità verso i piccoli centri e di medie dimensioni e magari alla presenza di un altro tipo di criminalità nei grossi centri urbani, soprattutto, in caso dei piccoli centri, in assenza di una mappatura precisa delle zone maggiormente a rischio da parte degli uffici territoriali di governo. In pratica stiamo disegnando, ahimè, una nuova geografia criminale: holding internazionali nei grandi centri, una serie di piccole bande armate nelle piccole città e in quelle di periferia, costrette a rimanere nell'assoluto degrado. Invece, chi veste la divisa per garantire la sicurezza dei cittadini andrebbe sempre di più tutelato, tenacemente protetto, e da chi se non dalle leggi?
Andiamo al Daspo. Il Daspo è importante, sicuramente va bene l'estensione nell'ottica di una maggiore prevenzione di atti eversivi, ma comunque si è persa un'occasione per approfondire e fare un'attenta riflessione sulla natura stessa della legge, e non per cadere nell'equivoco di chi confonde le giuste esigenze di sicurezza con la tutela e la personale garanzia della gente perbene.
In questa direzione, sono in attesa di conoscere meglio i fatti accaduti pochi giorni fa nella città di Catanzaro - e di proporre al Ministro Salvini una dettagliata interrogazione -, dove un gruppo di appassionati sostenitori della squadra di calcio, che in qualche modo rappresentano padri di famiglia, lavoratori, professionisti, è stato coinvolto perché invitato dalle Forze dell'ordine a salire su un pullman e raggiungere lo stadio; il vetro rotto, il danneggiamento al pullman, colpa di qualche scalmanato, non può in qualche modo permettere che si faccia di tutte le erbe un fascio, allora bisogna realmente indagare sui fatti e far sì che il Daspo in qualche modo venga applicato senza togliere allo sport quell'antica matrice culturale disaffezionando i tanti appassionati ad andare negli stadi e nei palazzetti. Quindi, il mio invito è: Daspo sì, ma maneggiare con molta cura. Poi, il Governo taglia i fondi per le periferie; ci saremmo certamente aspettati una maggiore incisività sulle misure “strade sicure”, e aspettiamo ovviamente di vedere trasformate in atti concreti le tante annunciate operazioni di sgombero dei campi rom, delle baraccopoli, di presidio e di controllo degli immobili abusivi, dove risiedono molte di quelle preoccupazioni che negano ai nostri concittadini la percezione della sicurezza.
Ed è ancora trascurato il tema della legittima difesa, che noi vogliamo affermare come un principio assoluto, nella convinzione che non si può pretendere da un padre di famiglia che sorprende un malvivente nel cuore della notte nella propria abitazione di avere la lucidità e la freddezza necessaria per prevedere se il crimine in atto contempli o meno la violenza e quindi l'aggressione al bene vita oltre che al patrimonio, a meno che non ci immaginiamo tutti quanti che il padrone di casa, nel rispetto della legge, chieda al delinquente: scusa, sei entrato, hai scassato la porta, ma l'hai fatto solo per rubare l'argenteria o per sterminare tutta la mia famiglia? Cosa dire? Sottosegretario, sosteniamo comunque questo decreto, perché lo valutiamo migliore di ciò che c'era prima, ma soprattutto un primo passo verso la direzione della tutela dei cittadini, uno dei punti cardini del programma del centrodestra, uno dei punti cardini certamente di Fratelli d'Italia.
Ma confermiamo il nostro giudizio, un giudizio di insufficienza, un giudizio di incompletezza, perché, lo ribadisco, si è agito poco e male: sulla realtà della sicurezza non si è pensato minimamente a quella percezione essenziale per favorire un nuovo processo di crescita sociale. Non è una chiara inversione, non è ciò che volevamo, non è un'inversione di rotta, è soltanto una cura palliativa che risponde più al pagamento di una promessa elettorale che ad una reale messa in campo dell'intelligenza utile a intervenire sul problema. Pensiamo dunque ad un decreto costruito con poca intelligenza e con meno cuore ancora. Sappiamo tutti quanto sia difficile per il Governo, in questo momento pieno di insidie, questo percorso, siamo disposti a dare delle attenuanti, ma quello che non riusciamo sinceramente più a sopportare sono i toni trionfalistici, le esultanze da stadio nelle Aule parlamentari come sui balconi dei palazzi. Nessuno pensi di essere virtuoso nell'approvare a suon di maggioranza dei provvedimenti che comunque risulteranno inconcludenti. Non vediamo traccia di virtù, sinceramente, e siccome abbiamo parlato di sicurezza, chiudiamo proprio citando Ugo Foscolo, che soleva ripetere: noi chiamiamo virtù tutte le azioni che giovano alla sicurezza di chi comanda e alla paura di chi serve (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Valentina Corneli. Ne ha facoltà.
VALENTINA CORNELI (M5S). Grazie, Presidente. Colleghe e colleghi, innanzitutto intervengo dopo il relatore, che ha già fatto un'esposizione molto esaustiva del provvedimento, quindi, in realtà, mi limiterò ad esplicitare quelli che sono i punti, secondo noi, fondamentali di questo provvedimento.
Non nascondiamo le perplessità che non abbiamo nascoste in nessuna sede del dibattito parlamentare. Siamo riusciti ad intervenire in Senato attraverso delle modifiche, a mio avviso molto importanti. Io personalmente avrei, però, voluto discutere anche in questo ramo del Parlamento ulteriori proposte emendative. Non c'è stato, obiettivamente, il tempo perché si tratta di un provvedimento in scadenza e, tra l'altro, si tratta del primo provvedimento di un'altra area della compagine governativa che ha il diritto/dovere dimettersi alla prova su questi temi che sono sicuramente, per la loro sensibilità, particolarmente importanti. Certamente le nostre perplessità riguardano le criticità che potrebbero derivare dal fatto che non si affronta in maniera rilevante il problema dell'integrazione, quindi il combinato disposto dell'articolo 1 e 12 del provvedimento potrebbe determinare un rischio relativamente al peggioramento della situazione della sicurezza relativamente alla presenza di immigrati sul territorio. Però, ripeto, si valuterà questo alla prova dei fatti.
Per quanto riguarda il nostro intervento, mi preme sottolineare quelle che sono appunto le modifiche che siamo riusciti ad apportare che, secondo me, sono molto importanti. Penso, ad esempio, al fatto che abbiamo esteso la possibilità di accedere al permesso speciale per le cure mediche, e in particolare rispetto al diritto alla salute, che era un tema emerso anche nella seppur breve discussione che c'è stata in Commissione. Io voglio ricordare che la Corte Costituzionale, nella sentenza n. 148 del 2008, ha specificato che il diritto alla salute ha un nucleo irriducibile che non può essere compresso in nessun modo, quindi neanche nella misura in cui non vi fosse l'iscrizione all'anagrafe. Quindi, voglio insomma garantire questo, che il diritto alla salute viene assolutamente tutelato nonostante appunto ci sia una limitazione in qualche in qualche modo su questo tema.
Per quanto riguarda poi ancora la tutela dei diritti fondamentali, verranno garantiti in tutte le fasi, quindi sia a partire dagli hotspot, nei quali abbiamo previsto la presenza del Garante per i diritti dei detenuti sia nella fase centrale dell'accoglienza, dove in passato abbiamo visto effettivamente delle situazioni di degrado non più tollerabili e sia nella fase relativa all'espulsione, dove comunque i diritti e la dignità umana saranno sempre comunque garantiti. Inoltre, abbiamo previsto l'obbligo dell'informativa all'immigrato relativamente alla possibilità di ottenere la protezione nel caso in cui fosse perseguitato per motivi relativi al suo orientamento sessuale.
Ancora, una cosa molto importante secondo me, ci sarà un'accelerazione rispetto alle pratiche che si sono nel tempo accumulate. È chiaro che quando abbiamo 136 mila pratiche da disbrigare c'è stato qualcosa che nel processo non è andato bene, una mala gestio di tutto quello che ha riguardato poi le richieste di asilo e siamo certi invece che adesso, con questo provvedimento, questo iter verrà accelerato anche grazie all'apporto delle commissioni territoriali, che adesso hanno delle competenze importanti e che verranno ulteriormente implementate.
Inoltre, e questa veramente penso che sia una nostra grande vittoria, abbiamo impegnato il Governo ad un progressivo smantellamento dei CAS perché i CAS abbiamo visto tutte le criticità che avevano presentato nel tempo e, quindi si cercherà sempre di più di abbandonare quel sistema, invece sistemi virtuosi di SPRAR che sono attualmente in piedi resteranno in piedi, è questo lo sottolineo, perché è veramente un nostro grande orgoglio: abbiamo ottenuto l'obbligo di rendicontazione puntuale i tutti i privati e le cooperative che gestiscono l'accoglienza, perché noi non ci siamo dimenticati di Mafia capitale, non ci siamo dimenticati che Buzzi diceva che i migranti fanno guadagnare più soldi della droga. Quindi, su questo punto siamo veramente contenti di quello che abbiamo ottenuto e di quello che sarà.
Per quanto riguarda, poi, tutta la parte sulla sicurezza, siamo assolutamente convinti che i cittadini abbiano il diritto di ottenere più sicurezza, di poter circolare liberamente nelle proprie città e, quindi, anche su questo punto siamo convinti che ci siano delle norme importanti; penso alle norme che riguardano l'implementazione delle dotazioni in capo a Polizia di Stato, Vigili del fuoco e Polizia municipale; penso a quelle norme che riguardano la stretta al terrorismo, il terrorismo, certo, è un fenomeno di portata internazionale, quindi, con dei profili che sicuramente devono essere affrontati a livello transnazionale, però comunque anche le normative interne erano evidentemente carenti; penso, ancora, a tante altre misure, ad esempio, la lotta ai parcheggiatori abusivi, che erano una realtà che contraddistingueva in negativo l'Italia; penso alle norme che riguardano le targhe straniere, anche lì era una situazione che era lasciata completamente abbandonata e che, invece, finalmente va affrontata. Quindi, ecco voglio sottolineare degli aspetti positivi che sicuramente in questo provvedimento vi sono.
Concludo, Presidente, pensando a un articolo che ho letto e che poi mi ha colpito, perché il professor Zagrebelsky, una persona certamente illuminata, in maniera molto critica, parlava di questo contesto storico in relazione alla Costituzione. Noi siamo convinti che la Costituzione non sia, in questo momento storico, in pericolo. Abbiamo un garante, che è la Corte costituzionale, che noi non temiamo, anzi auspichiamo il suo intervento nel momento in cui debbano essere riequilibrati degli assetti il cui equilibrio magari è venuto meno, perché la Costituzione veramente è l'esempio più evidente che delle concezioni del mondo completamente diverse possono essere riportate a un equilibrio, ed è adesso di questo che abbiamo bisogno, di equilibrio. Perché io voglio dire una cosa: il dibattito degli ultimi mesi, in realtà sono tanti i mesi, si è polarizzato fortemente intorno al dibattito dell'immigrazione in maniera preoccupante, determinando una recrudescenza di scontri, anche culturali, anche sociali che francamente io ho trovato molto preoccupanti e, secondo me, questo provvedimento, in un certo senso, è un'opportunità; è l'opportunità per mettere da parte questo dibattito, nel senso: l'abbiamo detto, vediamo se determinate politiche migratorie, alla prova dei fatti, daranno dei risultati. Nel frattempo, continuiamo a lavorare per un Paese migliore (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Intanto, salutiamo l'Istituto comprensivo Anna Fraentzen Celli, di Roma. Un saluto ai ragazzi e agli insegnanti che assistono ai nostri lavori (Applausi).
È iscritto a parlare il deputato Gregorio Fontana. Ne ha facoltà.
GREGORIO FONTANA (FI). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, il decreto che stiamo esaminando assume un particolare significato perché dal 2013 fino ad oggi è mancata una coerente e organica gestione dei flussi migratori e si è determinato un grave peggioramento della situazione.
Questo provvedimento è sicuramente un'occasione importante per cercare di riannodare un'efficace azione di contrasto all'immigrazione clandestina iniziata nel susseguirsi dei Governi Berlusconi, una buona politica che fu interrotta traumaticamente e che adesso dovrà avere un nuovo e ulteriore sviluppo, riprendendo, in materia di sicurezza e immigrazione, le linee essenziali del programma presentato dal centrodestra agli elettori per il voto del 4 marzo.
In generale, dunque, noi di Forza Italia prendiamo volentieri atto dell'approccio del Governo su questo provvedimento, anche per l'urgenza che ha mosso il Ministro dell'Interno a coniugare immigrazione e pubblica sicurezza.
Mi soffermo essenzialmente sulla questione dell'immigrazione. Altri colleghi del mio gruppo approfondiranno più diffusamente la parte del decreto dedicato alla pubblica sicurezza, ma anche su questo punto intendo esprimere alcune considerazioni che necessitano di un preambolo, a nostro avviso, decisivo. Forza Italia ha più volte espresso viva preoccupazione sulla questione della scarsezza delle risorse destinate alle Forze dell'ordine. Sono stati considerati inammissibili, su questo punto, alcuni nostri emendamenti presentati dal collega Sisto ed altri, perché argomento della manovra di bilancio che, però, è in corso di discussione nella Commissione competente. Comunque, noi riteniamo che, anche in questa sede, non possa essere sottaciuto il problema, perché devono essere ben chiari la persistente carenza dell'organico delle Forze dell'ordine, l'insufficienza, e il rinnovo dei mezzi per operare, e tutto questo rischia di ridurre misure giuste in un flatus vocis. Il Governo, dopo aver annunciato di liberare un miliardo di euro per sicurezza e difesa, ha successivamente dimezzato la cifra da destinare, peraltro anche alla giustizia e alla pubblica amministrazione. Evidentemente, se nella manovra di bilancio sussiste questo grave limite è solo perché nel Governo manca chiarezza sufficiente per decidere tra chi privilegia di destinare risorse per interventi assistenzialistici e chi pensa, invece, a una maggiore spesa per le Forze dell'ordine.
Ma a un Governo che voglia essere credibile non è consentito, su temi così importanti, avere comportamenti di tipo bipolare. Ci auguriamo che nel corso della discussione della manovra di bilancio il Governo possa chiarire la sua posizione.
Sulla sicurezza, nel decreto vi sono misure di rilievo per contrastare la criminalità organizzata, la mafia ed anche la microcriminalità, sono presenti alcune novità, come il braccialetto elettronico, per scoraggiare gli stalker, sanzioni più severe per i parcheggi abusivi, l'accattonaggio, l'estensione del Daspo urbano (anche se, quest'ultimo, finora, non ha prodotto alcun risultato soddisfacente): tutti i temi che sono nelle nostre corde, ma in questo decreto non sempre ben definiti. E mi voglio riferire, in particolare, a due argomenti: alla pistola a impulsi elettrici e alla necessità di maggiore rigore contro chi organizza occupazione di immobili e una più rigorosa stretta sugli sgomberi, su cui il decreto è a dir poco deludente.
Sul taser, il decreto, in sostanza, è ancora fermo alla sperimentazione, anche se è estesa ai corpi di polizia municipale. Riconosciamo che è un passo in avanti, ma solo un timido passo in avanti; non si comprende questa esitazione, se si pensa all'efficacia riconosciuta di questo strumento, utilizzato con successo dalle polizie di tutto il mondo. Per questo, noi riteniamo che, dopo una lunga sperimentazione durata ormai quattro anni ed iniziata proprio grazie ad un emendamento di Forza Italia, oggi sia giunto il tempo per porre termine alla fase sperimentale e dare il taser in dotazione a tutte le forze di polizia, superando così definitivamente i tanti pregiudizi ideologici e gli ostacoli burocratici che fino ad oggi hanno ritardato la dotazione di questo utile dispositivo.
Ancora più grave e preoccupante, a nostro avviso, è come il decreto intenda intervenire sugli sgomberi degli immobili occupati. Su questo punto registriamo un arretramento rispetto alla norma vigente e una palese contraddizione rispetto alla rappresentazione che il Governo sta accreditando in questi giorni attraverso i mass media. Mentre sulle televisioni si accredita l'immagine di un Esecutivo che vuole ricondurre rapidamente alla legalità le occupazioni degli immobili che spesso hanno messo a repentaglio l'ordine e la sicurezza di dei cittadini in interi quartieri, il Parlamento sta discutendo un provvedimento che, per certi aspetti, va nella direzione opposta. Infatti c'è il rischio, con questo decreto, che sia varata una norma che favorirà gli occupanti, contro i proprietari, in forza di procedure che complicherebbero enormemente l'esecuzione dei provvedimenti per liberare gli immobili abusivi. Inoltre, contrapponendosi a ogni logica, questo decreto apre la strada all'eliminazione dell'indennizzo dei proprietari in caso di dimostrata incapacità dello Stato di tutelarli. In una battuta, si può dire che questo decreto predispone, per chi subisce l'occupazione della casa, le condizioni per avere il danno, ma anche la beffa. Su questo punto, mi auguro che il Governo abbia soluzioni concrete.
Signor Presidente, l'altra parte, altrettanto importante e significativa, del provvedimento si riferisce all'immigrazione, che ha come matrice il programma della coalizione di centrodestra. Dobbiamo però rilevare in questo decreto alcune questioni che andrebbero chiarite. Ma anche per questa seconda parte, ancor prima di entrare nel merito, c'è la necessità di un preambolo. Noi di Forza Italia constatiamo una sorta di strabismo del Governo, che francamente ci preoccupa, perché rischia di minare alla base la filosofia stessa su cui poggia questo decreto-legge. È politicamente preoccupante e inquietante vedere che, da un lato, il Governo interviene con questo provvedimento per controllare e bloccare il flusso dei migranti e, dall'altro, non ha una posizione chiara sul Global Compact for migration, un patto che toglie sovranità all'Italia e che conferisce ad ogni persona il diritto di migrare, indipendentemente dalle ragioni che la spingono a spostarsi. I migranti diventerebbero una massa indistinta e verrebbe a cadere lo stato di rifugiato e renderebbe irrilevante, così, anche l'articolo 10 del nostro dettato costituzionale.
Mercoledì scorso, proprio in Aula, il Ministro degli esteri Moavero, rispondendo a una interrogazione, è stato molto evasivo e, a oggi, non è chiaro se l'Italia aderirà o no a questo Accordo internazionale sulla gestione delle migrazioni, che dovrà essere firmato in Marocco proprio il prossimo 11 dicembre. Abbiamo visto il comprensibile imbarazzo del Ministro degli esteri, quando ha dovuto ammettere che sul Global Compact il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, aveva già espresso, in sede ONU, un parere di orientamento favorevole. Il Governo su questo deve fare chiarezza, perché quel Trattato è in palese contraddizione con il provvedimento oggi in discussione. Se dovesse essere sottoscritto, i nostri confini potrebbero essere valicati da chiunque, non sarebbe più possibile distinguere le diverse tipologie dei migranti. Il Governo rischia di isolarsi dall'Europa e persino da quella parte di Europa a cui questo Esecutivo guarda con maggiore interesse: la Polonia, l'Austria, l'Ungheria, che hanno già respinto il Global Compact. Il Governo ha, evidentemente, sottovalutato gli effetti di questo patto, e c'è la necessità di chiarezza al più presto.
Il fenomeno migratorio di questi anni è di portata eccezionale, dovuto alla combinazione di più fattori, demografici, economici, climatici, di conflitti etnici e religiosi; è un'ondata che deve essere costantemente ben controllata per evitare che possa abbattersi ulteriormente sull'Italia e sull'Unione europea, sia dal sud del Mediterraneo, sia ad est, via terra, attraverso la rotta balcanica. È un'emergenza che deve essere affrontata con chiarezza e fermezza, altrimenti il rischio sarà quello di essere travolti, rendendo l'Italia e l'Europa anche più facilmente penetrabili da elementi appartenenti al terrorismo jihadista ed esposte alla infiltrazione della criminalità organizzata.
Noi di Forza Italia abbiamo dimostrato, nel tempo, di avere idee chiare e, quando ne abbiamo avuto la possibilità, abbiamo dato la prova di sapere ben gestire il fenomeno in tutti i suoi aspetti. Sono i numeri a parlare: proprio grazie alla politica del Governo di centrodestra, fatta di accordi con i Paesi amici della sponda sud e nel contempo di massima severità nei confronti dell'immigrazione clandestina, nel 2009 gli sbarchi furono 9.573, nel 2010 gli sbarchi furono 4.406 per l'intero anno. Successivamente, invece, si è messo in moto un processo inverso, in continuo crescendo, giunto nel 2017, sotto il Governo Gentiloni, alla punta massima di 180 mila migranti in un anno. L'Italia ha pagato pesantemente la cattiva gestione dei flussi migratori fatta in quegli anni, dove addirittura alle navi delle ONG veniva permesso di essere usate come dei taxi.
Adesso ripartiamo dalle linee politiche e programmatiche del centrodestra e già riproponendo quella ricetta si vedono i primi effetti, perché negli ultimi mesi gli sbarchi sono drasticamente diminuiti. È noto che solo una piccola percentuale del grande flusso di migranti è in fuga da guerre o da regimi sanguinari e rientra nello status di rifugiato oppure nella casistica dei minori stranieri non accompagnati. A questi va data tutta la nostra solidarietà, ospitalità, rifugio, e riteniamo che vada fatto tutto il necessario per realizzare una buona integrazione. Tutti gli altri migranti, circa l'80 persone per cento di quelli arrivati negli ultimi anni in Italia, fuggono dalla miseria, ma noi non abbiamo la possibilità di mantenerli. L'Italia non può rappresentare un'eccezione rispetto al resto dell'Europa. E, in questo senso, è condivisibile la scelta presente in questo decreto, dell'abolizione della protezione umanitaria, un meccanismo di concessione del permesso di soggiorno, che, di fatto, aveva solo l'Italia e che ha isolato il nostro Paese, rendendo persino vana l'opportunità della ricollocazione nel resto d'Europa. L'utilizzo della protezione umanitaria in questi anni si è, di fatto, trasformato in una sanatoria mascherata di migliaia di persone.
Prendiamo, quindi, atto positivamente che in questo Parlamento ci sia oggi finalmente l'occasione di compiere la scelta dell'abolizione della protezione umanitaria che noi di Forza Italia, per primi e già nella scorsa legislatura, avevamo proposto e sostenuto. E su questo punto nessuno venga ad accampare argomenti pretestuosi, richiamandosi ad un astratto quanto malinteso umanitarismo. Ogni Paese, nel rispetto dei diritti umani, guarda all'utile dei suoi cittadini e al proprio ordine interno; nulla di nuovo. Noi italiani lo sappiamo bene perché una grande nazione democratica come gli Stati Uniti, quando a partire dal XIX secolo l'immigrazione si sviluppava dall'Europa verso ovest, all'altra parte dell'Atlantico, proprio per bloccare un'enorme movimento indistinto di emigranti, che avrebbe potuto determinare squilibri sociali ed economici, varò due decreti sull'immigrazione: il primo, l'Emergency Quota Act del 1921, per qualificare i flussi migratori; il secondo, l'Immigration Act nel 1924, per definirne anche la qualità e non erano certo i tempi di Trump.
Questa che stiamo vivendo oggi è una fase nuova del blocco del flussi migratori e dei rimpatri, una politica peraltro già avviata nel 2010 attraverso un rigoroso controllo dei confini e di accordi di collaborazione e cooperazione con i Paesi di partenza, di transito con quelli limitrofi all'Italia. Occorre incrementare la politica dei trattati di cooperazione. Attualmente l'Italia ha stipulato solo quattro accordi bilaterali di riammissione, che funzionano però solo parzialmente. Occorre fare ancora di più e l'attenzione deve essere rivolta non solo verso il sud, sul confine marittimo che è quello tristemente noto alle cronache mediatiche, ma anche verso quello meno appariscente del nord-est, quello delle province di Gorizia e di Trieste dove la pressione è sempre più intensa.
Infatti, alcuni segnali non possono essere sottovalutati. Verso la Grecia in quest'ultimo mese si è registrato un incremento dei flussi del 17 per cento. L'Ungheria ha blindato le sue frontiere ed il rischio di una più forte pressione dalla Slovenia è molto serio, anche con un forte pericolo, anche qui, di infiltrazioni terroristiche. Anche su questo confine il Governo deve garantire più attenzione, più uomini e più mezzi. Dobbiamo rendere sicure le nostre frontiere di mare a sud e di terra all'est ed avere un pieno controllo di chi entra. In questa prospettiva è ancora attualissimo e va consolidato il reato di immigrazione clandestina, fermi restando i principi costituzionali. Come in una qualsiasi casa privata, dobbiamo decidere a chi aprire la porta e a chi non aprire i nostri confini. Solo con questo spirito le risorse liberate per l'accoglienza e l'integrazione saranno ben spese.
Purtroppo, negli ultimi anni si sono determinate diseconomie insopportabili in un momento in cui le famiglie italiane faticano ad arrivare a fine mese. La mancata gestione del fenomeno migratorio degli ultimi anni ha determinato un autentico fallimento, creando un sistema di accoglienza costoso, inefficace, inefficiente e, in molti casi, criminogeno. Tutto il sistema di assistenza e di gestione dei richiedenti asilo deve essere ricondotto alla funzione per cui è stato concepito. È un sistema che va rivisitato, più controllato e reso, nelle sue funzioni, più efficiente e più operativo, evitando gli sprechi.
In questa prospettiva, parallelamente ad una riqualificazione di tutte le strutture di accoglienza per un'integrazione esclusivamente diretta a chi ne ha titolo, è fondamentale irrobustire l'azione per i rimpatri e le espulsioni. Solo questa politica permetterà di realizzare un'accoglienza più razionale ed utile agli italiani, a chi è accolto per motivi di lavoro o umanitari. Allora, è indispensabile operare una seria riforma anche delle Commissioni territoriali che devono esaminare le domande di asilo. Il ruolo di queste Commissioni e di questo passaggio è centrale e riteniamo che sia giusto aumentarne il numero, riformando la loro composizione e la procedura di esame delle domande di asilo.
Non dobbiamo mai dimenticare che una rapida definizione della richiesta di protezione internazionale risponde a una duplice necessità: da una parte, rispetta il diritto e la dignità del migrante che chiede una risposta alla sua domanda di protezione; dall'altra, tempi brevi nella decisione sul riconoscimento della protezione internazionale evitano sprechi nei costi dell'accoglienza che, in alcuni casi, viene protratta anche per tre anni in attesa della risposta finale.
Signor Presidente, questo è un tema su cui non dobbiamo abbassare la guardia e a questo scopo Forza Italia ritiene importante rilanciare la proposta di un'istituzione, in tempi brevi, di una Commissione d'inchiesta per assicurare al Parlamento dati e trasparenza, capire esattamente cosa non ha funzionato in passato e chiarire come sono state spese le risorse, per realizzare nel presente una più stretta e costruttiva dialettica tra Parlamento e Governo su un tema decisivo per l'Italia e l'Europa qual è l'immigrazione.
Noi di Forza Italia riteniamo molto importante anche che, parallelamente a questi provvedimenti, si dovrà pensare ad una terza fase costituita da un grande “Piano Marshall” che dovrà interessare tutti gli Stati membri dell'Unione europea, per creare le condizioni di vita accettabili nei Paesi da dove partono i flussi migratori.
In conclusione, signor Presidente, questo è un decreto-legge che noi di Forza Italia riteniamo molto importante ed è per questo che vogliamo confrontarci sul merito senza pregiudizi. È con questo spirito che noi abbiamo formulato le nostre osservazioni e difficilmente potremo sostenere che questo provvedimento non abbia molti punti di contatto - e in un certo senso direi quasi le radici - nel programma che abbiamo proposto con il centrodestra agli elettori. Ma il giudizio complessivo di Forza Italia non potrà non tener conto di quello che il Governo ci dirà rispetto alle premesse economiche, assicurando, quindi, maggiori risorse per le forze dell'ordine, e di politica internazionale, rifiutando di aderire al patto Global Compact. Sono premesse assolutamente necessarie per rendere credibile e operativo questo decreto-legge. Su questi punti attendiamo risposte (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Simona Bordonali. Ne ha facoltà.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi e rappresentanti del Governo, ho seguito attentamente gli interventi fatti dai colleghi fino ad ora e devo dire che ho prestato molta attenzione in particolar modo all'intervento del collega Migliore. Devo dire che mi ha suscitato un po' di ilarità, perché quando sento parlare di fallimento di questo Governo sulle politiche migratorie - fallimento in cinque mesi - mi viene da pensare che o procede col masochismo illimitato del PD o è in mala fede nel negare dei fatti che oggi sono più che evidenti o ci crede veramente, e se fosse quest'ultima ipotesi devo dire che sarebbe abbastanza preoccupante (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quindi, io proverò a convincere il collega Migliore e i colleghi del PD, con i quali ci siamo confrontati in Commissione, per far comprendere che, di fatto, in questi cinque mesi c'è stato un evidente cambio di rotta e, anzi, la rotta si è completamente invertita. Vediamo, ad esempio, il numero degli sbarchi: dal 1° giugno, data di insediamento del Governo Conte con il Ministro Salvini, ad oggi gli sbarchi sono stati circa 9 mila. Si decanta l'azione del Ministro Minniti, che sicuramente ha avuto degli effetti positivi, ma comunque - nello stesso periodo del 2018 e nello stesso periodo del 2017 - ci sono stati 9 mila sbarchi con il Governo con il Ministro Salvini e 55 mila con il Governo precedente.
Ma non c'è solo il numero di sbarchi limitato. L'azione del Ministro Salvini è continuata con l'immediata circolare ai prefetti riguardo alle commissioni prefettizie per il rilascio dei permessi per i richiedenti asilo. Oggi o comunque in settimana voteremo il decreto ed è già pronto il taglio per le spese dell'accoglienza.
Il taglio per le spese dell'accoglienza andrà a contrastare quello che abbiamo visto in questi anni, dal 2013 ad oggi, ovvero il business della immigrazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), un business dove, sulla pelle delle persone, benefattori improvvisati, perché abbiamo visto improvvisamente ristoratori diventare gli artefici dell'accoglienza, dove non sono mai stati garantiti, in molti casi, i più elementari diritti di queste persone, ma nemmeno sono state garantite tutte le azioni previste dai bandi della prefettura per arrivare a un'integrazione dei richiedenti asilo, e voi questo l'avete tollerato. Poiché durante la Commissione, spesso, il collega Speranza ci parlava e citava passi della Divina Commedia, io ho pensato a un passo della Divina Commedia che potesse essere utilizzato in questo caso e ho pensato a quello degli ignavi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), ma gli ignavi, in questo caso, erano coloro che, non intervenendo, non facevano né cose positive, né negative. Voi, invece, non intervenendo, avete fatto cose negative e, quindi, nemmeno ignavi siete, perché, è vero, è stata ricordata l'azione del Ministro Minniti, al quale va riconosciuto un timido tentativo di bloccare i flussi, con la sua maggioranza, ma gli è mancato il coraggio o, forse, è mancato il coraggio nella sua maggioranza; è noto quello che al Ministro Minniti è stato bloccato dall'interno, ci auguriamo che, almeno per la sua scalata alla segreteria, non avrà problemi, come li ha avuti nell'azione di Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quindi, ci chiediamo: se è mancato il coraggio a Minniti, è stato un problema della sua maggioranza o, forse, sono stati gli accordi con l'Europa che hanno garantito di ottenere la flessibilità sui conti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier) e, abbiamo comunque dovuto subire un'invasione incontrollata in tutti questi anni?
PRESIDENTE. Deputato Sensi, per favore, è la terza volta che interrompe.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Ma veniamo ai punti qualificanti di questo decreto che sono numerosi, non riuscirò a elencarli tutti perché, veramente, all'interno del decreto, si è applicato il buonsenso, quello che è mancato dal 2013 ad oggi. Abbiamo sentito tante cose sulla cancellazione della protezione umanitaria. Ma cos'era la protezione umanitaria? La protezione umanitaria, affiancata allo status di rifugiati e alla protezione sussidiaria, era quella protezione che veniva data in casi eccezionali, come viene ristabilito oggi all'interno del decreto. Allora, andiamo a vedere come il passato Governo ha utilizzato la protezione umanitaria: nel 2017, sulle richieste di protezione internazionale, quelle positive, quelle accolte sono state 35.130, lo status di rifugiato è stato accordato a 6.275, quella protezione sussidiaria a 8.835 e l'umanitaria, che doveva essere l'estrema ratio per i casi speciali, a 20.015. Quindi, la protezione umanitaria è diventata l'utilizzo ordinario per concedere la protezione internazionale e questo è un caso unico in Europa rispetto a tutti gli altri Paesi europei.
Oggi, l'opposizione, sulla cancellazione della protezione umanitaria, ci dice: state sbagliando perché, se cancellerete la protezione umanitaria, aumenteranno i clandestini. Concedetemi due considerazioni, una è che abbiamo rispolverato la parola “clandestini” (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), era scomparsa dal vocabolario del Governo precedente e, oggi, ritorna la parola “clandestini”. Anzi, forse, a molti è sfuggito che nel piano di integrazione approvato dallo scorso Governo - a molti è sfuggito perché non è passato dal Parlamento, però dalle commissioni regionali, delle quale io facevo parte, è passato - c'è un intero capitolo sulla comunicazione che auspicava la cancellazione della parola “clandestini”.
Ecco, io tramite lei, Presidente, chiedo ai rappresentanti del Governo di fare molta attenzione al prossimo Piano di integrazione, che sia veramente un piano di integrazione che dia delle risposte concrete e non sia subdolo come quello precedente.
Allora, sulla preoccupazione dell'opposizione rispetto al numero di clandestini che potrebbe aumentare se togliamo la protezione umanitaria, voglio ricordare alcuni anni, l'anno orribile, il 2016: ci furono 164.822 sbarchi; le richieste di protezione internazionale in un Paese normale avrebbero dovuto essere 164.000; invece, vediamo che sono state 93.506, c'è un dato che sballa; 71.316 uomini e donne sbarcati non fecero la richiesta di protezione internazionale. Viene da chiedersi che fine abbiano fatto queste persone. L'attuale opposizione, prima partiti di Governo, ci diceva che sono andati negli altri Paesi europei. Ma io quando sono stata a Chiasso, insieme all'attuale sottosegretario Molteni, non ho visto nessuno dell'opposizione, dell'attuale opposizione, però, in quel momento, vedevamo i non richiedenti asilo, questi fantasmi, che soggiornavano all'interno della stazione di Como, prima, e, poi, nel parco o sotto le tende quando pioveva. Voi avete tollerato queste situazioni assurde, avete tollerato Ventimiglia, avete tollerato il numero impressionante di clandestini che ritornavano con i loro pullman dalla Svizzera, se non dalla Francia e dagli altri Paesi europei. Quindi, i clandestini non li stiamo creando noi, li avete creati voi, dal 2013 ad oggi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier – Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. Deputato Sensi.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Anche perché una parola su Ventimiglia va detta. Vanno dette due parole su Ventimiglia; le situazioni a cui abbiamo assistito con la chiusura delle frontiere vanno nella direzione di quella democrazia che oggi Macron vuole insegnarci e della quale invece si deve assolutamente vergognare, perché nemmeno le ripartizioni previste a livello europeo, per quanto riguarda gli immigrati, sono state rispettate, dallo stesso Macron, come dagli altri Paesi europei.
PRESIDENTE. Concluda.
SIMONA BORDONALI (LEGA). Altro intervento importante sui tempi delle commissioni che sono stati ridotti e a cui sono stati dati più soldi; i rimpatri, finalmente faremo i rimpatri. Perché non li abbiamo fatti? Rispondo alle provocazioni, prima, del collega Migliore: perché non sono stati fatti, negli anni passati, gli accordi bilaterali e, quindi, il Ministro Salvini li sta facendo oggi.
Sarebbero molte altre le questioni su cui intervenire, ma con questo decreto si danno risposte concrete e di buonsenso e per questo motivo voglio ringraziare il Ministro Salvini e il sottosegretario Molteni per il grandissimo e ottimo lavoro che hanno realizzato (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Andrea Giorgis. Ne ha facoltà.
ANDREA GIORGIS (PD). Presidente, onorevoli colleghi, Governo, “A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che ogni straniero è nemico. Per lo più, questa convinzione giace in fondo agli animi come un'infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e non sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze più rigorose, con coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano”. Sono parole di Primo Levi, straordinarie, per la loro chiarezza, e terribili, per il loro contenuto.
Parole che occorrerebbe tenere bene a mente, sempre e, in maniera particolare, quando si discute del come disciplinare il diritto di asilo e la condizione giuridica degli stranieri, perché mettono in guardia sui rischi che possono derivare quando si eleva a dogma, quando diviene pensiero dominante, dottrina giuridica, ratio legis, l'idea, come dice Primo Levi, che giace in fondo gli animi, secondo la quale ogni straniero è nemico. Parole, insomma, che sollecitano alla prudenza, alla necessità di mitigare e ricondurre a ragionevolezza le paure e le pulsioni all'intolleranza e alla violenza che albergano in ciascun essere umano; parole di saggezza, di umanità e di esperienza, che temo, però, non siano state adeguatamente considerate dal Governo, perché è del tutto irragionevole smantellare il cosiddetto sistema di accoglienza diffuso gestito dagli enti locali, lo SPRAR, a favore dei centri di accoglienza straordinari gestiti dalle prefetture, i CAS, facendo venire meno progetti e percorsi di inserimento e di integrazione che, pur in un contesto di risorse scarse, hanno dato buoni risultati e consentito a minori e a soggetti vulnerabili di non essere spinti ai margini della società. Perché è del tutto irragionevole abrogare l'istituto del permesso di soggiorno per motivi umanitari e correre il rischio di far cadere in una condizione di irregolarità migliaia di stranieri, tra cui molti neomaggiorenni. Come osserva il Tavolo Asilo nazionale, di cui fanno parte, tra gli altri, la Comunità di Sant'Egidio, le ACLI, la Caritas, Save the children, l'Asgi, Medici senza frontiere, la Federazione delle Chiese evangeliche, Oxfam Italia, ActionAid, la Tavola Valdese e l'Associazione Papa Giovanni XXIII, in nome della sicurezza si prospetta “un inasprimento della disciplina del soggiorno, che aumenterà la propensione all'illegalità e renderà più fragile la coesione sociale anche per le famiglie italiane, mentre per le imprese diverrà più difficile reperire legalmente manodopera giovane e motivata, ad esclusivo vantaggio degli imprenditori disonesti e della criminalità organizzata”.
Perché è inutile, controproducente e di dubbia legittimità allungare i tempi del trattenimento per la determinazione o la verifica dell'identità e della cittadinanza dei richiedenti asilo, perché l'istituto della revoca della cittadinanza contrasta con alcuni principi fondamentali dello Stato costituzionale contemporaneo, a partire dal principio di uguaglianza di fronte alla legge, e finisce con il consolidare e rafforzare una concezione di tipo “naturale” o “etnico” della cittadinanza, che andrebbe, invece, superata o, per lo meno, integrata con una concezione di tipo “volontaristico” o “elettivo”: una concezione che tenda, cioè, ad individuare l'elemento qualificante e unificante il popolo, al quale l'articolo 1 della Costituzione riconosce la sovranità, più che nel sangue e nella storia, nella uguale sottoposizione alla sovranità della Costituzione e nella comunanza di idee, intesa come adesione ai principi del pluralismo, dell'uguaglianza e della libertà. Perché appaiono irragionevoli e del tutto inutili ad assicurare maggiore legalità e sicurezza le nuove procedure per il rilascio e il rinnovo dei titoli di soggiorno, per l'esecuzione dell'espulsione o per l'esame delle domande con procedura accelerata direttamente in frontiera o in zone di transito. E altrettanto irragionevoli paiono le disposizioni in materia di iscrizione anagrafica, laddove, ad esempio, sembrerebbero escludere l'iscrizione anagrafica degli stranieri richiedenti asilo. E l'elenco potrebbe continuare, ma il Governo sembra non aver voluto prestare alcuna attenzione all'ammonimento di Primo Levi, soprattutto perché, di tutte queste considerazioni di merito e di altre preoccupazioni sollevate anche da moltissime associazioni, non è stato possibile discutere. Il ricorso alla decretazione d'urgenza e l'apposizione della fiducia hanno mortificato il confronto parlamentare e tolto ogni spazio alla forza degli argomenti.
Lega, MoVimento 5 Stelle, Governo, fermatevi, avviate un confronto pubblico vero, aperto, disponibile all'ascolto nell'interesse del Paese, della sicurezza, della legalità e di una convivenza rispettosa dei principi costituzionali e del fondamentale diritto di ogni essere umano di poter condurre un'esistenza libera e dignitosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Magi. Ne ha facoltà.
RICCARDO MAGI (MISTO-+E-CD). Grazie, Presidente. Credo che quello che è accaduto questa settimana, sin dalla programmazione dei lavori e dal modo in cui si sono svolti i lavori della Camera, vada sottolineato con la gravità che merita e tolga ogni dubbio a chi ancora ne avesse; una gravità nel merito del provvedimento, e ci arriverò, ma anche una gravità di carattere istituzionale e nel metodo che è stato seguito. Noi ci troviamo, come è stato detto, ad affrontare la conversione di un decreto del Governo che è già avvenuta al Senato con l'apposizione della fiducia. Era prevista una programmazione dei lavori che doveva consentire l'esame in Commissione, esame ancora più cruciale nella I Commissione della nostra Camera, proprio alla luce del fatto che lì era stata messa la questione di fiducia e alla luce del fatto che, come è stato riconosciuto dallo stesso relatore, onorevole Brescia, e presidente della I Commissione, questo provvedimento aveva visto una lievitazione degli articoli fino quasi a raddoppiarsi.
È accaduto, invece, che il Governo, questa maggioranza e, purtroppo, anche la Presidenza, purtroppo anche il Presidente della Camera dei deputati, Fico, si sono assunti la gravissima responsabilità di comprimere il dibattito parlamentare e di anteporre alla tanto enunciata centralità del Parlamento una motivazione di interesse politico tutta quanta legata alla dinamica interna alla maggioranza. Credo che non si possa più, d'ora in avanti, con la stessa credibilità parlare di centralità del Parlamento che si vorrebbe attuare e si vorrebbe restituire alla dinamica dei nostri lavori. Questo provvedimento, nei fatti, è volato sopra alla Camera dei deputati, perché, come è noto a tutti voi, tra poche ore sarà sicuramente messa la fiducia anche in questo ramo del nostro Parlamento.
Allora, entrando un po' di più sulle questioni di merito, dispiace avere ascoltato nella relazione del presidente Brescia di questa mattina che i suoi dubbi, che pure aveva nutrito sul provvedimento e che aveva espresso in numerose interviste, oggi sarebbero rientrati. Il presidente Brescia, il nostro collega, relatore del provvedimento, è stato rassicurato rispetto ai dubbi che aveva. Davvero incredibile, se non impossibile, capire come abbia fatto ad essere rassicurato, visto che, rispetto alla versione del provvedimento su cui nutriva dei dubbi, non c'è stata la possibilità di apportare nessuna modifica e nessuna miglioria, che pure eravamo disposti in Commissione ad apportare. Ma c'è di più: onorevole Brescia e tutti i colleghi del MoVimento 5 Stelle, voi avete svenduto le vostre convinzioni più profonde sul tema dell'immigrazione, sul tema dell'accoglienza, sul tema delle misure per governare questo fenomeno così importante per la nostra società e che necessita e necessiterebbe di interventi seri, e le avete svendute non per inettitudine o incapacità o poca conoscenza delle dinamiche parlamentari. Le avete svendute per spregiudicatezza, le avete svendute nel momento in cui avete scambiato queste vostre convinzioni con l'approvazione e la blindatura di un altro provvedimento che vi stava a cuore, che è il provvedimento, cosiddetto, sull'anticorruzione.
C'è un legame profondo tra questi due provvedimenti: l'uno, salutato da applausi scroscianti tra i banchi del MoVimento 5 Stelle e da un silenzio imbarazzato dei colleghi della Lega; l'altro, oggi, quello sulla sicurezza e immigrazione, accolto dalla presenza in massa dei colleghi della Lega e dall'assenza imbarazzata del MoVimento 5 Stelle.
Ma che cos'è che lega profondamente e dà la cifra politica di questi due provvedimenti e del mastice di questa maggioranza? Il fatto che sono entrambi dei provvedimenti improntati ad un populismo securitario, giustizialista; sono entrambi provvedimenti a costo zero: i provvedimenti che potevate e dovevate introdurre con qualche costo, cioè quelli contenuti nella manovra, sono oggettivamente impresentabili, tant'è vero che di larga parte di essi ancora non si sa nulla. Non si sa nulla: quello che si sa è stato oggettivamente e gravemente sanzionato non dai complottisti, ma da tutti i maggiori istituti indipendenti, che vi hanno detto che le vostre previsioni sono sballate. E non c'è alcuna trattativa purtroppo in corso, perché non può esserci una trattativa sulla nostra manovra, se non quella che parta da alcuni vostri necessari passi indietro, che sarete costretti a fare.
Ma tornando a questo provvedimento, non produrrà più sicurezza, perché sicurezza equivale a maggiore inclusione, equivale a maggiore capacità di includere i cittadini stranieri attraverso iniziative e percorsi che pure faticosamente il nostro Paese, negli ultimi vent'anni, era riuscito a costruire.
Voi intervenite in maniera durissima su quel modello di inclusione, quello del servizio SPRAR, che era oggettivamente il migliore; e non lo diciamo noi, non è una presa di posizione politica: lo ha riconosciuto il Ministero dell'interno nell'ultima relazione che ha presentato a metà del mese di agosto, relazione sottoscritta dallo stesso Ministro Salvini incredibilmente, nella quale il Ministero dell'interno informa il Parlamento sul fatto che il modello migliore, per i risultati ottenuti e - fate attenzione - per la capacità di evitare infiltrazioni della criminalità, è il modello del servizio SPRAR.
È quello il modello che già contiene la possibilità, ad esempio, anche di una rendicontazione puntuale delle spese, che voi oggi sostenete invece e rincorrete per poterla applicare all'altro modello, al modello dei grandi centri, dei centri di accoglienza straordinaria.
Ma insomma, come si fa nello stesso discorso a citare Mafia capitale e, nello stesso momento, a promuovere di nuovo quelli che sono stati i modelli di accoglienza di Mafia capitale? Esattamente i grandi centri, esattamente quei centri nei quali si possono fare economie di scala e guadagni, e nei quali non si fa buona accoglienza!
Ma c'è di più. Il presidente e relatore Brescia ha ricordato come siano stati auditi 51 soggetti nelle audizioni al Senato; purtroppo, sempre per i motivi e per le responsabilità politiche della stessa maggioranza, della presidenza della Commissione, della Presidenza della Camera non c'è stato modo di effettuare, nonostante il provvedimento fosse radicalmente cambiato, un necessario e opportuno ciclo di audizioni più esteso anche alla Camera. In ogni caso, il relatore ha mancato nel ricordare oggi all'Aula come la quasi totalità dei soggetti che sono stati auditi vi hanno detto che questo è un provvedimento assolutamente sbagliato nei fondamentali; vi siete anche sforzati di trovarne alcuni che vi dessero ragione, ma è stato praticamente impossibile. Vi è stato detto che è un provvedimento che non porterà maggiore sicurezza, vi è stato detto che è un provvedimento che lede alcuni principi fondamentali che dovrebbero essere sanciti dalla nostra Costituzione, vi è stato detto che è un provvedimento che produrrà un contenzioso, e sicuramente produrrà anche ricorsi alla Corte costituzionale: è questione di anni, ma nel frattempo si saranno prodotti dei danni.
Appare incredibile ascoltare questa mattina una collega del MoVimento 5 Stelle quasi invocare l'intervento della Corte costituzionale su un provvedimento che avete portato e blindato voi! Sul quale non avete voluto che ci fosse un lavoro serio nel merito delle questioni, per il quale c'era tutta la disponibilità dell'opposizione a svolgerlo in sede di Commissione, e non lo avete voluto per portare a casa uno scambio al ribasso tra le due componenti della maggioranza.
Ci sono aspetti che meritano di essere segnalati in particolare: ci sono violazioni di direttive come la direttiva “procedure”, e questo produrrà probabilmente altre procedure di infrazione, produrrà anche carichi e sanzioni pecuniarie nei confronti del nostro Paese.
E ci sono poi aspetti addirittura incredibili: staranno arrivando anche a voi e-mail, lettere preoccupate di molti nostri connazionali, che hanno sposato cittadini stranieri, italiani che vivono nel nostro Paese o vivono all'estero. Ma ci spiegate quale può essere la ratio di raddoppiare i tempi perché venga riconosciuta la cittadinanza ad un cittadino straniero, ad una cittadina straniera che contrae matrimonio con un cittadino italiano? Ma qual è la concezione di Stato che vi porta a stabilire una cosa del genere?
Questa è una questione molto pratica, molto concreta: altro che prima gli italiani! Prima gli italiani, tranne quelli che hanno deciso liberamente e per i propri sentimenti e per la propria volontà di sposare una cittadina o un cittadino straniero.
Questo provvedimento è pieno di punti che dimostrano non solo che voi non conoscete nel nostro Paese come avviene l'inclusione dei cittadini stranieri: non conoscete neanche come avvengono alcune procedure amministrative. E poi la gravità, ripeto, la gravità dell'impatto costituzionale di alcune misure. La possibilità di trattenere per tempi oggettivamente sproporzionati dei cittadini stranieri: è una cosa che va al di là di ogni concezione dello Stato di diritto, oltre che evidentemente creare dei problemi anche di tipo materiale. Non sapete e non siete riusciti a scrivere neanche dove bisogna metterli, questi cittadini, in dei locali che non si capisce se sono delle camere di sicurezza, e il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale - audito anche lui - ci dice: oggi le camere di sicurezza della Polizia già sono inadeguate a fare quello che devono fare! Allora, saranno presi altri locali: ma quali locali, di chi? Quali caratteristiche devono avere? Devono essere locali adatti a trattenere persone per mesi!
Tutti questi aspetti dimostrano una spregiudicatezza di fondo nell'affrontare i temi che avrebbero meritato un'attenzione, un dibattito parlamentare; e, invece, tutto questo è stato trattato, prima al Senato, poi alla Camera, in Commissione, dove venerdì scorso avete nei fatti imposto d'imperio che tutti quanti gli emendamenti fossero respinti e di dare mandato al relatore per venire qui, nonostante nelle poche e brevissime sedute precedenti della Commissione - poche e brevissime perché avevate dovuto portare a casa l'approvazione del disegno di legge “anticorruzione” - vi fosse stato chiesto tempestivamente ed espressamente dalle opposizioni un tempo maggiore per affrontare questo provvedimento.
E questa è stata la richiesta che abbiamo continuato ad avanzare fino alla fine, fino all'ultimo minuto utile: in questo modo volendo affermare, noi sì, quella centralità del Parlamento, che purtroppo anche da questa Presidenza continua ad essere evocata esclusivamente a parole. Io penso che, con questa settimana, di lavori parlamentari si apra una fase in cui, se vi erano ancora dei dubbi su cosa davvero tiene insieme le forze della maggioranza e se vi erano ancora dubbi sul fatto che ci potesse essere, da parte di alcuni esponenti della maggioranza, la capacità di far diventare il disagio personale, rispetto ad alcuni provvedimenti, una posizione politica e un'iniziativa parlamentare per migliorare quei provvedimenti, quei dubbi non ci sono più. Non potete parlare più di queste materie come chi le conosce, come chi le ha studiate e come chi le vuole affrontare a livello che il nostro Paese meriterebbero fossero affrontate; materie così delicate, che toccano nel vivo la vita della persona, i diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione e la possibilità di avere politiche migratorie degne di un grande Paese europeo.
C'erano le condizioni per farlo, perché la diminuzione degli arrivi avrebbe consentito di investire davvero risorse nell'integrazione. Quello di cui avremmo avuto bisogno oggi - e lo chiedevano alcuni emendamenti che evidentemente sono stati respinti e lo saranno di nuovo sotto la tagliola della fiducia - era una riforma e un superamento della “legge Bossi-Fini”, la possibilità di regolarizzare quelle centinaia di migliaia di persone che sono nel nostro Paese e che, a causa di quella normativa, non hanno possibilità di regolarizzarsi, anche quando sono qui da molti anni e magari lavorano, hanno legami familiari e hanno un radicamento. Questa è la vera follia della nostra normativa sull'immigrazione su cui bisognava intervenire, non il vostro approccio securitario, controproducente, assolutamente sballato sotto tutti i punti di vista.
Purtroppo, di questo approccio ci saranno frutti, e saranno frutti negativi. Crediamo solo che l'unico modo di opporci - a questo punto, visto che anche le condizioni in cui avete costretto i lavori parlamentari, che non consentono più di tanto di fare opposizione - sia di continuare a mobilitare quelle decine di associazioni che nel nostro Paese si occupano davvero dell'accoglienza. Non potete liquidare con quest'aria il business dell'immigrazione. Continuate a tirare fuori questa questione di Mafia capitale e pensate che questo sia un argomento sufficiente a giudicare una schifezza di provvedimento del genere, ma a me, colleghi, non lo potete dire - visto che evocate sempre quella cosa - perché nelle intercettazioni di uno dei protagonisti di Mafia capitale che avete citato anche stamattina ci sono finito come quello che gli aveva fatto saltare il “marchettificio”. Quindi, per favore, riusciamo per una volta - e non ci riusciamo sicuramente in questa volta, ma vedremo in futuro - ad affrontare con termini seri che vadano al di là di Mafia capitale, del business dell'immigrazione e dei taxi del mare, un problema serio sulla base di evidenze, sulla base di studi che pure esistono.
Dicevo che quello che ci resta da fare è sicuramente mobilitare le decine di soggetti che fanno buona inclusione e che fanno un servizio a tutto il Paese. C'è stata una mobilitazione dei comuni italiani, che non avete neanche ascoltato prima di scrivere il provvedimento; avete scritto un provvedimento che tocca direttamente quella che è la spina dorsale della migliore accoglienza e inclusione attraverso il lavoro attraverso l'adesione degli enti locali, che è quella che fa una rendicontazione più puntuale, che è quella che ottiene - lo dicono i dati - i migliori risultati in termini di inserimento lavorativo, che è quella che ha rappresentato un'opportunità per molti comuni nel nostro Paese, evitando e rappresentando una misura contro lo spopolamento, che ha consentito di mantenere in vita e in attività delle attività artigianali, delle attività imprenditoriali.
È stata un'inclusione che davvero si è inserita nel tessuto produttivo e nel tessuto sociale di molti comuni del nostro Paese, di centinaia di comuni nel nostro Paese, ma non li avete neanche ascoltati prima di scrivere un provvedimento che ha un impatto così devastante. Hanno formulato degli emendamenti, ve li hanno proposti, sono venuti in audizione.
Allora concludo, dicendo che questa discussione e questa settimana rappresentano un punto di rottura nel merito del provvedimento - che voi domani approverete con il voto di fiducia - e nel metodo della discussione parlamentare. È una cosa inaccettabile, e la responsabilità è in buona parte dello stesso Presidente Fico, al quale era stata rappresentata questa situazione. Lo ribadisco ancora una volta: è stata anteposta alla centralità del Parlamento la necessità di uno scambio all'interno della maggioranza. Su come siano andati i lavori in Commissione, non mi resta che dire che è stata la rappresentazione del fatto che il vincolo di mandato è oggi operante ed è stato introdotto nelle nostre istituzioni e nel nostro Paese. Abbiamo fatto delle audizioni senza alcun rappresentante della maggioranza che non fosse il Presidente della Commissione; abbiamo fatto una discussione, nell'unica giornata in cui c'è stato consentito farlo, in cui non abbiamo ascoltato praticamente nessun intervento - se non di pochissimi secondi e quello necessario alle procedure - da parte di esponenti dei principali partiti di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-+Europa-Centro Democratico e Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuseppina Occhionero. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA OCCHIONERO (LEU). Presidente, colleghe e colleghi, Governo, la maggioranza porta oggi in Aula la conversione in legge del decreto-legge n. 113 del 2018, maldestramente chiamato “decreto sicurezza”. Lo fa dopo aver imposto al Senato il voto di fiducia, e poi, qui alla Camera, sopprimendo completamente i termini di discussione in Commissione e accingendosi a riproporre il voto di fiducia. Dunque, la funzione del parlamentare è stata completamente soppressa, eliminata, ridotta a mero passacarte di ciò che deriva e che ci proviene dal Senato. Assolutamente irriguardoso è il comportamento della maggioranza rispetto al confronto parlamentare, che è centrale nella nostra Repubblica. Così abbiamo consegnato - avete consegnato - in mano alla Lega un altro provvedimento, che può essere sbandierato in una campagna elettorale permanente e perenne. Questo provvedimento, per l'importanza dei temi che tratta, avrebbe meritato una riflessione più ampia, più articolata, più complessa, più ragionata, invece ancora una volta avete azzittito le opposizioni, e non solo non gli avete permesso di emendare con le proprie proposte un testo, che in realtà non è emendabile, perché andrebbe completamente cancellato e riscritto, ma siete rimasti sordi anche di fronte a tutte le indicazioni che sono giunte da autorevoli giuristi, dalla Chiesa, dalle associazioni, dall'ANCI, dalla società civile. È un altro provvedimento che ha solamente lo scopo di raggranellare, con una grottesca esibizione muscolare, quel consenso che state perdendo a causa delle dilettantistiche vostre proposte politiche. Allora, il decreto-legge è in particolare un guazzabuglio che legifera su diverse materie, in particolare quella che si occupa dell'accoglienza dei richiedenti asilo, le norme in materia di cittadinanza, la pubblica sicurezza, ma non in un'ottica di risoluzione del problema ma forse solo di riduzione a questione di ordine pubblico, di ricerca di capro espiatorio e semplicemente di popolarità a buon mercato.
Gran parte del testo si concentra proprio sull'accoglienza dei richiedenti asilo, e lo fa in un modo che calpesta irriguardosamente diversi articoli della nostra Costituzione e che mette a rischio conquiste di libertà, di uguaglianza, di civiltà giuridica. Mi riferisco all'articolo 2, all'articolo 3, all'articolo 10, all'articolo 13, all'articolo 27 e all'articolo 117 della Costituzione. Non solo dunque calpesta la Costituzione, ma anche gli impegni che l'Italia si è assunta rispetto ai diritti umani e soprattutto rispetto al buon senso. In fondo, la Lega con questo provvedimento cosa fa? Non fa altro che portare a compimento quel processo fallimentare nella gestione dei flussi migratori iniziati con la “legge Bossi-Fini”.
L'assoluta inadeguatezza di questo provvedimento, la sua nocività si palesano in maniera chiara, forte e netta quando smantella completamente il sistema dello SPRAR, anche laddove aveva portato a splendidi esempi di integrazione e reintroduce i centri di detenzione, che sono vissuti con dolore non solo da coloro che vi sono detenuti, ma anche da chi li deve gestire nell'ambito delle comunità locali. E, allora, non capiamo come possa essersi cementificata nella vostra mente l'equazione rifugiato/richiedente asilo/colpevole, e ciò in una maniera che capovolge completamente il paradigma costituzionale del principio di non colpevolezza. E, allora, in questo modo, uomini, donne e anche bambini, che sono costretti a scappare dai loro Paesi perché vivono situazioni drammatiche, da un punto di vista economico e sociale, e che affidano la loro vita ai trafficanti di esseri umani, sono obbligati a essere detenuti per un tempo così irragionevole, pari al doppio di quello attuale, che certo non si concilia con i tempi di uno Stato di diritto, e tutto ciò produrrà, ahimè, solamente un aumento della clandestinità e di migliaia di persone che diventeranno vittime del malaffare o, forse, addirittura manovalanza dello stesso. Bene, e questo è quello che voi avete fatto. Bravi, complimenti; dopo aver quotidianamente usato strumentalmente il tema della sicurezza, avete eliminato l'istituto della protezione del permesso di soggiorno per scopi umanitari. E anche questo provvedimento non farà altro che creare confusione non solo in coloro che dovranno decidere sulla richiesta di permesso, ma soprattutto creerà delle sacche di marginalità ulteriori di persone che saranno prive di diritti e prive di servizi e che sicuramente finiranno per favorire le organizzazioni criminali, oltre che il mondo del lavoro nero, il caporalato e chi sa quant'altra microcriminalità.
Nel testo, poi, vengono anche introdotte misure di sospensione della richiesta di protezione umanitaria quando il richiedente è sottoposto a un procedimento penale. Beh, anche questa è una buona demagogia che sicuramente riesce a carpire applausi immediati, ma poi che cosa fa, oltre a porsi in contrasto con l'articolo 27, secondo comma della Costituzione? Si pone lungo la stessa coerenza che vi ha portato, fino ad ora, ad agire in questa Aula di Parlamento e, cioè, un'ideologia retriva, fallimentare, retrograda, che cancella anni di civiltà giuridica, che comprime e reprime i diritti.
E, poi in fondo, se ci pensiamo, è proprio sul tavolo dell'immigrazione, intesa come integrazione e accoglienza, che si giocano le carte del futuro del nostro Paese, e noi non facciamo altro che innalzare i muri, che porre paletti e rendere più difficile una situazione che è già drammatica.
E, allora, che cosa facciamo? Questo Governo mette mano anche alle norme sulla cittadinanza, in maniera disorganica, sconclusionata, rendendo ancora più difficile la concessione della cittadinanza anche a coloro che sono sposati con i nostri connazionali concittadini, quando invece dovremmo accelerare i tempi della concessione della cittadinanza, soprattutto a quei bimbi che frequentano le nostre scuole, i nostri asili e che sono figli di immigrati che si sono insediati nel nostro territorio, che lavorano e che contribuiscono alla crescita economica e sociale del nostro Paese.
Ce ne sarebbero tante altre cose da dire, ma preferisco, seppure in maniera succinta, soffermarmi su altri due aspetti di questo provvedimento che pure hanno destato in noi preoccupazione e, in particolar modo, mi riferisco alle norme che si occupano dell'occupazione abitativa abusiva e della liberalizzazione della vendita ai privati dei beni confiscati alla mafia. Ebbene sì, anche qui la stessa logica, punitiva e securitaria, di questo Governo che cosa fa? Non fa altro che inasprire le pene previste per l'occupazione abusiva, addirittura superando quelle previste per alcuni reati, in particolare, mi riferisco al reato di percosse e di falso in atto pubblico, e anziché occuparsi, anche attraverso la legge di bilancio, di un piano di investimento sulle case, pensa che con la ruspa possa risolvere i problemi che oggi ci sono rispetto ad una questione emergenziale, drammatica, di gente, di famiglie che si trovano senza un tetto sulla testa. E non desta poca preoccupazione anche la questione relativa alla liberalizzazione della vendita dei beni ai privati sottratti alla mafia.
Ebbene sì, sarà certamente facile per le organizzazioni criminali trovare dei prestanome per rimpossessarsi delle loro stesse proprietà e, quindi, anche in questo caso, un provvedimento inefficace perché certo non garantisce quegli immobili per le finalità sociali o per il bene della collettività.
E, allora, concludendo dico questo: questo provvedimento, in realtà, è un testo che, nelle forme irrituali e assolutamente inadeguate, non risolverà alcun problema, anzi lo peggiorerà, ed è semplicemente un provvedimento che il MoVimento 5 Stelle ha consegnato alla Lega come un altro spot elettorale, diventando ancora una volta un docile maggiordomo della Lega e addirittura facendo scomparire le stesse riflessioni e rigurgiti di dignità che, all'interno del MoVimento 5 Stelle, pur si erano manifestati.
La gestione dei flussi migratori, per noi, è fondamentale; è fondamentale nella sfida del mondo contemporaneo in cui siamo lanciati e, allora, andrebbe gestito molto meglio perché dovrebbe essere consapevolezza ormai in noi quella per cui una società multietnica non fa altro che lanciarci nella sfida delle grandi trasformazioni, mettendoci al pari degli altri Stati europei, perché solo attraverso questo modo di operare e di agire e di ripudiare la paura, le disuguaglianze e l'odio potremmo cercare di essere ancora una volta competitivi come noi meritiamo (Applausi dei deputati dei gruppi Liberi e Uguali e Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Davide Zanichelli. Ne ha facoltà.
DAVIDE ZANICHELLI (M5S). Grazie, Presidente. Con questo provvedimento l'Aula è chiamata a risolvere un problema di questo Paese, anzi, in realtà due; e sono la gestione dell'immigrazione e la situazione della sicurezza delle nostri concittadini.
Dal punto di vista dell'immigrazione, abbiamo visto in questi anni il configurarsi di veri e propri settore di business che hanno cominciato a prendere piede e instaurarsi e fare business sulla situazione emergenziale, come spesso accade in questo Paese.
Con questo provvedimento abbiamo intenzione di mettere un freno, anzi di porre fine al business dell'immigrazione. Mi preme ricordare i risultati che sono stati raggiunti nell'altra Camera di questo Parlamento, cioè il Senato della Repubblica. In particolare, l'articolo 2 è stato integrato per prevedere espressamente la vigilanza collaborativa dell'ANAC sulle procedure negoziate che, in base al decreto-legge, saranno utilizzabili, in luogo della gara, per la realizzazione e l'ampliamento dei centri di permanenza per i rimpatri. La disciplina delle procedure negoziate richiamata è prevista dal codice dei contratti e, sempre con l'obiettivo della trasparenza, un emendamento approvato prevede che il gestore dei centri pubblichi, con cadenza semestrale, sul proprio sito o portale digitale la rendicontazione delle spese di gestione, e questo in accordo con un altro emendamento all'articolo 12, che prevede, sempre ai fini della trasparenza, che le cooperative sociali che svolgono attività in tale ambito pubblichino sul proprio sito o portale l'elenco dei soggetti a cui erogano somme per i servizi di integrazione, assistenza e protezione sociale. La trasparenza è il primo passo per risolvere i problemi che questi business hanno fatto emergere in questi anni.
Ma non solo; l'Italia ha una storia come Paese umanitario e, quindi, non siamo voluti venire meno a certi a certi principi. In particolare, all'articolo 3 si prevede che, durante il trattenimento dei richiedenti asilo nei cosiddetti hotspot, si espliciti la possibilità dell'accesso del Garante delle persone private della libertà personale presso i locali degli hotspot in cui può essere effettuato il trattenimento ai fini dell'identificazione dei richiedenti asilo. E non solo. L'articolo 4 prevede la possibilità di autorizzare, da parte del giudice, la temporanea permanenza dello straniero, fino all'udienza di convalida, in strutture diverse idonee nella disponibilità dell'autorità di pubblica sicurezza, sino all'esecuzione dell'effettivo allontanamento con accompagnamento alla frontiera, e si dispone, con il nostro emendamento, che, nei locali idonei nella disponibilità dell'autorità di pubblica sicurezza ai fini di questo trattamento temporaneo, siano garantiti standard che assicurino il rispetto della dignità umana.
All'articolo 8, invece, il decreto dispone la cessazione della protezione internazionale per rientro del titolare nel Paese di origine. Ogni rientro nel Paese di origine diventa indice di volontà del rifugiato di stabilirsi in tale Paese. Con un nostro emendamento, il rientro del titolare di protezione internazionale nel Paese d'origine può essere giustificato da gravi e comprovati motivi e, quindi, non dar luogo al diniego o revoca dello status di rifugiato e di protezione sussidiaria.
Inoltre, l'articolo 10 disciplina un procedimento immediato innanzi alla commissione territoriale competente, per valutare la disposizione dell'obbligo di lasciare il territorio nazionale per lo straniero richiedente la protezione internazionale, indagato per alcuni reati di elevata rilevanza sociale o condannato.
Inoltre, Presidente, mi preme anche ricordare che in questo provvedimento si parla di sicurezza e siamo venuti incontro alle necessità che numerose forze di polizia, anche polizia locale, ci hanno fatto presente in questi mesi e che negli anni scorsi non sono state ascoltate.
In particolare, abbiamo dato un'interpretazione autentica dell'articolo 5, comma 5, del primo periodo della legge del 7 marzo 1986, nel quale si dà interpretazione di una disposizione della legge quadro sulle funzioni di polizia municipale, da leggersi nel senso che gli addetti al servizio di polizia municipale, ai quali è conferita la qualifica di agente di pubblica sicurezza, possano portare senza licenza le armi di cui hanno dotazione in relazione al tipo di servizio, nei termini e nelle modalità previste dai rispettivi regolamenti, nonché nei casi di operazioni esterne di polizia, di iniziativa dei singoli durante il servizio e su questo, soprattutto, anche al di fuori del territorio dell'ente di appartenenza, esclusivamente in caso di necessità dovuta alla flagranza dell'illecito commesso nel territorio di appartenenza. Questo è dovuto al fatto che agenti di polizia municipale, al di fuori del proprio territorio di competenza, fino ad oggi non potevano intervenire, anche se assistevano ad un reato in flagranza. Ecco, noi mettiamo chiarezza e a questo punto un agente di polizia municipale, se vede un reato, potrà intervenire.
Inoltre, abbiamo introdotto l'articolo 22-bis, misure per il potenziamento e la sicurezza delle strutture penitenziarie, in cui si dispone l'autorizzazione alla spesa di 2 milioni di euro per il 2018, 15 per il 2019 e 25 per ciascuno degli anni dal 2020 al 2026, da destinare a interventi urgenti connessi al potenziamento, all'implementazione e all'aggiornamento dei beni strumentali, nonché alla ristrutturazione e alla manutenzione degli edifici e all'adeguamento dei sistemi di sicurezza.
Noi vogliamo che le nostre forze di polizia possano lavorare in sicurezza e con dotazioni aggiornate, al fine di favorire la piena operatività del Corpo di polizia penitenziaria, nonché l'incremento degli standard di sicurezza e funzionalità delle strutture. Per ulteriori esigenze del Corpo di polizia penitenziaria connesse all'approvvigionamento di nuove uniformi, è autorizzata la spesa di 4 milioni di euro.
Si è introdotto l'articolo 32-bis, istituzione di un nucleo per la composizione delle commissioni straordinarie per la gestione degli enti sciolti per i fenomeni di infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso o similare, che si istituisce presso il Dipartimento per le politiche del personale e dell'amministrazione civile per le risorse finanziarie e strumentali del Ministero dell'interno.
Bene, Presidente, io qua avevo intenzione di ricordare quello che è stato fatto dal gruppo del MoVimento 5 Stelle per questo testo in risposta alle necessità degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessio Butti. Ne ha facoltà.
ALESSIO BUTTI (FDI). Grazie Presidente, colleghi, signori del Governo, spiace che il Governo, soprattutto nella sua componente leghista che evidentemente non si fida della componente grillina, abbia deciso di porre la questione di fiducia; e lo dico senza alcuna ironia, perché Fratelli d'Italia, che è l'unica destra politica presente in Parlamento e che è l'erede della tradizione di partiti che sulla sicurezza hanno sempre espresso pareri e proposte estremamente importanti, avrebbe concorso molto volentieri al miglioramento del testo.
Abbiamo perso una buona occasione, soprattutto laddove si parla di sicurezza perché noi riteniamo che questo provvedimento avrebbe potuto esprimere più compiutamente una serie di esigenze e di interventi ormai improrogabili e inderogabili per garantire la sicurezza ai cittadini italiani. Né io né la destra politica, che si è certamente evoluta e trasformata in Parlamento negli ultimi trent'anni, abbiamo cambiato idea sulla necessità di disciplinare, e di farlo in modo rigoroso e netto, il fenomeno migratorio.
Siamo stati antesignani, onorevole sottosegretario, proprio con la forza politica che oggi esprime il Ministro dell'interno, la Lega Nord.
Tutto parte con la Bossi-Fini nel 2002, che certamente per molti versi è superata, ma che ancora oggi ci invidiano, perché ha consentito l'identificazione della stragrande maggioranza degli stranieri immigrati, soprattutto quelli che compivano reati; e, all'epoca, lo ricorderanno bene i colleghi presenti, subimmo un massacro mediatico, e oggi invece ci consente di disporre di una straordinaria banca dati proprio grazie ai rilievi dattiloscopici, in alcuni casi fotodattiloscopici, previsti dalla legge Bossi-Fini.
Noi abbiamo aggiornato le nostre valutazioni, ma non abbiamo evidentemente cambiato idea, così come non abbiamo cambiato idea sui centri di accoglienza, onorevole Molteni. Le dico questo perché ho sentito, poco fa, l'intervento di una collega della Lega, che peraltro ho condiviso, soprattutto sui centri di accoglienza temporanei, che, proprio perché tali, è evidente che prima o poi dovrebbero essere chiusi. E nel caso che è stato citato, cioè quello di Como, di una città di frontiera con tutti gli annessi e connessi, cioè con le conseguenze che proprio in funzione della posizione geografica questa città deve vivere, avevamo semplicemente proposto di utilizzare le strutture prefabbricate, almeno per quest'inverno, per ospitare i senza tetto che – udite, udite! - in quel territorio sono prevalentemente, in grande parte, italiani e che si accampano a centinaia sotto i portici delle chiese, sotto i portici pubblici, a proposito quindi di igiene, di decoro urbano e anche di dignità umana.
Quindi, nessun caso di incoerenza da parte nostra, lo dico con grande serenità, ma un po' di dispiacere, sì, onorevole Molteni, per le sue dichiarazioni nei nostri confronti, effettuate senza evidentemente aver letto quello che noi chiedevamo. Siamo dalla stessa parte, la pensiamo nello stesso modo, a volte con qualche sensibilità diversa e questo ci sta, è il bello della politica.
L'ultima cosa sulla questione immigrazione, e poi vorrei concentrarmi sulle vicende dedicate alla sicurezza: mercoledì scorso, il Ministro Moavero, rispondendo ad un question time di Giorgia Meloni, ha candidamente ammesso che il Governo intende sottoscrivere il Global Compact for Migration già nei prossimi giorni; mi sembra che la sottoscrizione sia prevista per il 10 e l'11 di dicembre, a Marrakech. Quello è un accordo che riconosce - io ritengo, noi riteniamo, devastante - ogni tipo di immigrazione e, ad ogni tipo di immigrazione, riconosce un diritto che, naturalmente, mette a rischio i perimetri e la sovranità degli Stati nazionali. È quello che qualcuno, già su qualche giornale prevalentemente di centrosinistra, ha definito ‘il trionfo del mondialismo', con tutto ciò che ne consegue.
Vede, Presidente, le leggi possono cambiare, così come i trattati internazionali possono anche non essere sottoscritti: a voi, alla componente leghista di questo Governo, al Ministro Salvini, il nostro appello: non sottoscrivete quel trattato internazionale. Perché, vede, in teoria anche la nostra Costituzione dovrebbe subire qualche modifica, soprattutto laddove, all'articolo 10, prevede che lo straniero, al quale sia impedito nel suo Paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica.
A questo punto, noi avremmo a che fare, evidentemente, con milioni di cittadini stranieri e non saremmo, ovviamente, in grado di accoglierli.
Venendo alla questione della sicurezza, io sono rimasto molto colpito dalla notizia, apparsa sui quotidiani di questi giorni, relativa alle 20 mila richieste di reddito di inclusione avanzate solo nella zona di Milano e sono rimasto colpito perché in esponenziale aumento risulta la richiesta di italiani, di donne e soprattutto di soggetti over 50. E mi è tornato in mente il senso dell'emendamento di Fratelli d'Italia che chiedeva di destinare ad ogni immigrato non più di 448 euro al mese, che equivale esattamente ad una pensione sociale. E mi è venuto in mente che questa maggioranza ha bocciato questo emendamento, la nostra proposta per abbattere i costi del sistema SPRAR. Eppure, c'eravamo entusiasmati quando, quest'estate, il Ministro Salvini, raccogliendo la nostra condivisione, aveva parlato di una dieta necessaria per le cooperative che sulla immigrazione fanno business, e non solo le cooperative. Speriamo che la dieta sia solo rinviata, ma che ci sia una drastica riduzione di questo tipo di costi.
E la percentuale di insicurezza nel territorio nazionale è in aumento. Voi pensate che nel 2003 erano il 55 per cento gli italiani che non si sentivano sicuri; oggi, secondo un sondaggio realizzato da SWG, la quota è del 70 per cento. Non c'è da essere, ovviamente, sereni e tranquilli. Aggiungiamo, poi, che a questo clima di incertezza bisogna sommare l'insofferenza popolare per il degrado delle nostre città, che non affligge più solo ed esclusivamente le aree periferiche delle città metropolitane, ma anche interi quartieri delle cosiddette città di provincia. La gente ritiene inefficiente la giustizia che non sanziona adeguatamente chi commette reati, ritiene insufficiente il controllo del territorio e ha una percezione, a volte anche giustamente, invasiva della immigrazione.
Visto che le forze di questo Governo amano i sondaggi - e, soprattutto, quando li mettono in competizione tra loro - dovreste sapere che è altissima la percentuale degli italiani che gradirebbe vedere assegnato il controllo, la funzione del controllo del territorio, e non altro evidentemente - prevenzione e controllo, non altro - ai soldati, cioè ai militari, perché ogni anno qualche alto magistrato, all'inaugurazione dell'anno giudiziario ci spiega - aria fritta, naturalmente - che i reati sono in diminuzione. La realtà, però, è diversa, perché diminuiscono le denunce e questo, secondo noi, è un pericolosissimo sintomo di sfiducia e di rassegnazione, direi, da parte degli italiani, mentre aumentano, parallelamente, gli effetti delle depenalizzazioni operate negli ultimi anni dai Governi di sinistra. Così non va, però questa maggioranza e questo Governo hanno bocciato tutte le proposte emendative di Fratelli d'Italia che andavano in questa direzione, mentre noi avremmo sperato di intercettare quanto meno la vostra benevolenza e la vostra condivisione. Cito emendamenti che modificavano il codice penale e il codice di procedura penale in materia di violazione di domicilio, inasprendo ovviamente le pene, e la modifica del codice penale con riguardo all'oltraggio a pubblico ufficiale, perché oggi il giudice sanziona l'oltraggio a pubblico ufficiale con una semplice sanzione economica per estinguere il reato, ma poi non lamentiamoci al prossimo carabiniere o al prossimo poliziotto che riceverà uno sputo in faccia da questo o da quel manifestante. E, a tal proposito, ai colleghi e agli amici del Governo vorrei ricordare che non è targata solo Fratelli d'Italia la richiesta di controllare meglio il territorio, ma ci sono - ed è notizia anche di questa mattina sulla stampa nazionale - decine di sindaci leghisti che affidano il controllo del territorio, in certe ore del giorno, addirittura alle guardie private, alle guardie giurate. Allora, utilizziamo i nostri militari, che sono professionisti, che sono addestrati, che sono formati e che già oggi collaborano con le Forze dell'ordine, per il controllo e per la prevenzione dei reati sul territorio.
E a proposito di reati, per quanto riguarda, ad esempio, le rapine, che sono poi il reato predatorio più diffuso, più temuto e anche più odioso, nel 2016 - ma i dati sul 2017 sono addirittura peggiori - dei 10.139 arrestati solo 6.120 sono rimasti in carcere; il resto è ai domiciliari, ai servizi sociali e, nella maggioranza, sono tornati liberi. Liberi di far cosa? Le statistiche lo dicono con chiarezza: liberi di tornare a tartassare le vittime già vessate. E, purtroppo, in questo provvedimento c'è poco relativamente alla sicurezza urbana, cioè a quell'insieme di provvedimenti che dovrebbe mettere insieme prevenzione e repressione, nella collaborazione di un rapporto di partenariato tra lo Stato e gli enti locali, gli enti di prossimità, cioè i comuni, in questo caso. Dopo anni di tentennamenti, è giunto il momento di attribuire potere di iniziativa, non solo a parole, anche a chi, come ad esempio i sindaci, deve rispondere ai cittadini circa il proprio operato anche in materia di sicurezza, perché quando le cose non vanno bene sotto il profilo della sicurezza il cittadino non si rivolge al prefetto e non si rivolge al questore: va dal sindaco e dal sindaco pretende, ovviamente, che ci sia la garanzia della sicurezza e la tutela della sicurezza.
Oggi nei comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza il prefetto - ovviamente rispetto al sindaco - esercita un potere importante che deriva dall'attuazione e dall'applicazione dell'articolo 117 della Costituzione e il sindaco è spesso relegato al ruolo della comparsa. E, allora, occorre redistribuire immediatamente, proprio in funzione della sicurezza urbana, quei pesi e quelle misure in chiave moderna, partendo, ad esempio - ma non solo -, dalla revisione organica e globale della legge quadro sull'ordinamento delle polizie locali, che risale al 1986. La polizia locale - e ci spiace se questo potrà suscitare qualche mal di pancia tra le Forze dell'ordine tradizionali, ma è così - va equiparata alle altre Forze di polizia, soprattutto in un momento così delicato relativamente alla sicurezza, a meno che non si vogliano tenere migliaia di agenti a multare i cittadini che parcheggiano in doppia fila.
Nulla di tutto ciò è nel testo in discussione, eppure ci sono delle aree, nelle nostre città, nelle quali - lo dicevo poco fa - dopo una certa ora non si può più accedere, perché lì si spaccia, si ricetta e si stupra. È praticamente uno “Stato” nello Stato. Dunque, noi vorremmo consentire all'Esercito italiano, che, come sappiamo, è già brillantemente impegnato nell'operazione Strade Sicure, di pattugliare anche autonomamente da altre Forze di polizia - e questo era il senso dei nostri emendamenti: anche autonomamente - le vaste zone del nostro territorio che, purtroppo, sono dimenticate dalle istituzioni.
E già che ci siamo, onorevole sottosegretario, utilizziamo al meglio anche i poliziotti e i carabinieri, invece di lasciarli nelle portinerie dei ministeri e dei vari uffici, perché poi, quando vi interroghiamo sull'utilizzo delle Forze dell'ordine a presidio - portineria, del resto - di questi stabili, ci rispondete che non si possono sostituire con le guardie giurate, perché le guardie giurate non sono sufficientemente attrezzate, né c'è una sufficiente fiducia istituzionale nella guardia giurata. Allora, io comincio a preoccuparmi quando prendo l'aereo, perché ho constatato che a Fiumicino, come a Linate o come altrove, la sicurezza degli aeroporti è affidata, in maniera prevalente, alle guardie giurate. Qui, allora, bisogna mettersi d'accordo: o le guardie giurate non sono mai effettivamente attendibili per quanto riguarda la loro professionalità, o lo sono sempre.
Ci saremmo attesi qualche citazione, magari, con relativo finanziamento, per estendere anche una sperimentazione che noi abbiamo giudicato molto interessante, quella dell'algoritmo antifurti, denominato XLaw; questo è un software che indica alle Forze dell'ordine dove intervenire, anticipando il reato; è uno strumento formidabile per quanto concerne il controllo del territorio e ci sono delle città dove questa sperimentazione è in essere, quindi, siete già in possesso, perché li abbiamo noi, figuriamoci voi, dei numeri, delle percentuali che vi hanno fornito. Noi ci saremmo attesi l'estensione, a livello nazionale, di questa sperimentazione, proprio perché è una sperimentazione positiva, che può aumentare la sicurezza, non solo dei cittadini, ma anche degli operatori delle Forze dell'ordine e vorrei che nessuno ironizzasse su Minority Report, ovviamente un film che tutti quanti abbiamo visto; sono due cose sostanzialmente diverse; quella, era effettivamente fantascienza, erano premonizioni di tre individui dotati di poteri extrasensoriali di precognizione, qui, invece, si ragiona ovviamente su modelli matematici che sono estremamente importanti. E io credo che sia importante quello che state già facendo, cioè avete attivato questa collaborazione con il CNR, soprattutto, a Pisa, perché i modelli matematici saranno fondamentali per studiare la qualità e la quantità degli eventi e, possibilmente, anticiparli.
Le ultime due questioni riguardano il Taser. Il testo licenziato dal Governo, me lo sono riguardato per sicurezza, questa mattina, prevedeva il collegamento al CED e all'uso del Taser solo per i comuni con più di 100 mila abitanti. Noi abbiamo presentato una serie di emendamenti che, sistematicamente, sono stati bocciati, però, poi, del contenuto vi siete fatti carico e avete migliorato questo testo al Senato. Quindi, oggi, troviamo il Taser assegnato alla polizia locale anche nei capoluoghi di provincia, cosa che credo sia importante; noi avremmo osato qualcosina in più, visto che ci sono centri importanti sotto il profilo dell'anagrafe, che non sono capoluoghi di provincia, e cioè coinvolgendo nella sperimentazione anche questi comuni, magari sentendo prima il comitato provinciale per l'ordine e per la sicurezza, perché naturalmente nessuno pretende di improvvisare in una materia così delicata.
Allo stesso modo, è stato bocciato, lo dicevo poco fa, anche il nostro emendamento che chiedeva di ripristinare il pattugliamento da parte dell'Esercito nelle zone urbane più a rischio. È la terza volta che ci torno sopra, ma era un punto qualificante della battaglia politica di Fratelli d'Italia, anche perché ricordo che l'operazione Strade Sicure fu inventata dal Governo di centrodestra con l'allora Ministro della difesa, La Russa; storica è una sua battuta: si chiama operazione “strade sicure”, non palazzi sicuri, chiese sicure; insomma, abbiamo questi militari, cerchiamo di utilizzarli sul territorio.
L'ultima questione che vorrei trattare, ma sarà sicuramente toccata anche da altri colleghi che interverranno dopo di me, riguarda l'estensione dei reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o della protezione sussidiaria. Avete fatto bene, noi condividiamo quello che avete fatto, siamo ovviamente al vostro fianco, perché tra questi c'è la violenza sessuale, la violenza sessuale di gruppo, la violenza sui minori e sapete benissimo quale sia la nostra sensibilità su questi temi. E sappiamo perfettamente che c'è una connessione, non bisogna più avere ritrosia nell'ammetterlo, tra l'immigrazione fortemente presente e il numero di questi reati. Infatti, in un range che va dalla metà del 2017 alla metà del 2018, gli atti di violenza sessuale sono stati 2.783, quelli denunciati - poi sappiamo perfettamente che sono molti, ma molti, ma molti di più quelli non denunciati -, e di questi il 42 per cento sono stati commessi da stranieri, cioè da quella popolazione che scarsamente raggiunge il 7 per cento di presenza a livello nazionale, e il dato è in peggioramento. Noi, quindi, sosteniamo questo inserimento di ulteriori reati da colpire, però non c'è traccia del furto in abitazione e del furto con strappo, per quanto riguarda l'articolo 624 del codice penale, e chi commette questi tipi di reato deve essere immediatamente cacciato, perché sono reati fastidiosi e, tra l'altro, sono reati anche particolarmente diffusi, soprattutto in questi ultimi tempi.
Io concludo, dicendo che questo è un importante, importantissimo passo avanti in materia di immigrazione, un po' meno importante in materia di sicurezza, ma Fratelli d'Italia c'è, su questi temi ci sarà e speriamo di poter collaborare anche in futuro nella preparazione di qualche provvedimento più chirurgico, per quanto riguarda la sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Salutiamo alunni e insegnanti della scuola statale Tiziana Fagnani di Spoltore, in provincia di Pescara, che assistono ai lavori di questa mattinata (Applausi).
È iscritta a parlare la deputata Sara De Angelis. Ne ha facoltà.
SARA DE ANGELIS (LEGA). Grazie, Presidente. Razzismo, demagogia, sfruttamento a fini politici di situazioni di disagio, propaganda anti migranti; potrei andare avanti ancora a lungo nell'elencare le accuse rovesciate sul decreto-legge oggi in discussione in quest'Aula e sul Ministro dell'interno, Matteo Salvini, che ne è il principale artefice. Si tratta di accuse provenienti da una sinistra che, sempre più lontana dalla realtà, sembra non accorgersi che è necessario e urgente intervenire per affrontare i diversi aspetti di un problema, quello della sicurezza e della regolamentazione dell'immigrazione, che, per i cittadini, è in cima alla lista delle priorità.
Non entro nel dettaglio delle singole disposizioni, alle quali mi auguro che, dopo il Senato, anche quest'Aula darà «semaforo verde», mi limito a ricordare che esse intervengono in maniera molto articolata, in particolare, su diversi aspetti della normativa vigente sull'immigrazione, correggendo una questione della stessa che fino ad ora è risultata piuttosto superficiale, per non dire fallimentare. Basta guardarsi intorno nelle nostre città per capirlo e chi si ostina a negarlo, sventolando, con aria da benpensante, la bandiera politicamente corretta dell'accoglienza ad oltranza, mente; mente sapendo di mentire; mente e, oltretutto, non dà risposte alle migliaia di persone che chiedono regole più chiare e severe, regole che non significano affatto, come qualcuno vuole strumentalmente far credere, negazione di diritti per gli immigrati. Chi, infatti, entra nel nostro Paese regolarmente riceve, come è giusto che sia, tutela e assistenza; se, però, si passa la frontiera senza avere i requisiti per richiedere ed ottenere protezione o se tali requisiti li si perde per aver commesso reati di particolare gravità è altrettanto giusto che si venga espulsi. Questo, onorevoli colleghi, non è razzismo, questo è puro e semplice buonsenso (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quanto poi all'accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati, quella vera, non quella a scopo di sfruttamento, alla Buzzi e compagni, mi preme ricordare che la normativa che ci apprestiamo a votare interviene anche sul finanziamento dei progetti ad hoc degli enti locali, mediante l'istituzione di un apposito Fondo nazionale, al quale si potrà accedere con determinate modalità, senza contare, nello stesso ambito, la disposizione relativa agli obblighi di trasparenza per le cooperative sociali che svolgono attività a favore di stranieri.
Mentre preparavo quest'intervento, ho pensato ai tanti immigrati onesti che arrivano nel nostro Paese e che hanno tutto il diritto di restarci, ma anche ai tanti, troppi irregolari che, in spregio ad ogni regola, continuano a compiere delitti, per i quali raramente vengono puniti.
Ho pensato a Pamela, ho pensato alla ragazza stuprata nella tendopoli dell'associazione Baobab, recentemente e finalmente smantellata (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ho pensato alla turista brutalmente violentata in una spiaggia di Rimini. Ho pensato a Desirée: il giorno dopo la morte della giovanissima Desirée Mariottini, il nostro Ministro degli interni, Matteo Salvini, è andato a San Lorenzo e ha deposto una rosa in memoria di questa ennesima vittima dell'illegalità diffusa e del degrado. Quel fiore, oltre che un omaggio, ha secondo me rappresentato anche una promessa: fare di tutto per evitare che atti del genere si ripetano ancora. Oggi, dando il via libera al decreto sicurezza e immigrazione, faremo un passo avanti nel mantenere quella promessa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Batolozzi. Ne ha facoltà.
GIUSI BARTOLOZZI (FI). Grazie, Presidente Rampelli. Signor Presidente, onorevoli rappresentanti del Governo, colleghi, la breve analisi che mi accingo a svolgere inizierà dal metodo, e non dal merito del provvedimento; metodo per il quale non posso che esprimere le mie perplessità rispetto ad alcuni punti del decreto, e segnatamente quelli attinenti al comparto giustizia. Questo perché, Presidente, sono assolutamente convinta che il ricorso al decreto-legge per legiferare in materia penale e processuale sia, in termini generali, inopportuno e intervenire affrontando situazioni di emergenza, o ritenute tali, non possa configurare un'efficace politica criminale. Se così è e se tale metodologia non può essere certamente ascritta ai nostri alleati della Lega, oggi in Aula per il tramite del sottosegretario onorevole Nicola Molteni, cui rinnovo il mio personale e sincero apprezzamento, allora questa circostanza rassegna a tutti noi colleghi, ancora una volta, l'evidente patologia del sinallagma contrattuale, e cioè palesa un problema.
Il problema con i vostri partner contrattuali, con il MoVimento 5 Stelle, che non vi consente nel comparto giustizia di portare avanti le cose, i lavori come probabilmente, anzi, sicuramente vorreste. Gli oligarchi della maggioranza pentastellata continuano ad annunciare riforme del diritto penale, processuale penale, civile, prospettando soluzioni la cui vaghezza si accompagna alla volontà di restringere garanzie e diritti della difesa.
E noi di Forza Italia questo non lo accetteremo mai, perché convinti difensori dei diritti costituzionalmente garantiti. Nel merito, poi, non posso che evidenziare che in questo provvedimento, come già detto dal collega Gregorio Fontana, sicuramente ci sono cose che attingono al programma che fu pensato e costruito insieme ai nostri alleati in campagna elettorale, Fratelli d'Italia e Lega, e, giova ricordarlo, coronato dal confronto delle urne. E, quindi, non possiamo che apprezzarle; e non mi riferisco solo al tema dell'immigrazione clandestina, quell'immigrazione che è stata fuori controllo per troppi anni e che, purtroppo, trascende nella insicurezza e nella microcriminalità che riguarda la vita delle nostre città, ma, per ciò che attiene nello specifico al settore giustizia, alla questione cruciale della destinazione dei proventi delle vendite dei beni confiscati e ancora a quello della tutela rafforzata per i cosiddetti crimini di genere.
Sottosegretario Molteni, la questione delle assegnazioni delle risorse finanziarie derivanti dalla vendita dei beni confiscati non è questione prettamente formale di gestione di risorse economiche, ma opportunità di riscatto per quei territori che vivono il dramma della criminalità organizzata, come la mia Sicilia. Su questa vicenda il dolore e i patimenti delle persone vessate da mafia ed estorsione impone di fare chiarezza: pur prendendo atto di una modifica già da me auspicata sin dalla pubblicazione del decreto ed apportata in sede di esame del Senato, mi riferisco allo stanziamento del 10 per cento delle risorse ai territori martoriati, resta il paradosso, invero già contenuto nel codice antimafia del 2011, secondo il quale alle popolazioni che hanno subito il giogo mafioso è riservata una doppia penalizzazione.
La prima dalla criminalità mafiosa, che si è arricchita con estorsioni, racket e sfruttamento a danno di cittadini e imprese, e la seconda dallo Stato, che, confiscando le ricchezze raccolte dai criminali e poi vendendone i beni sul mercato, non destina le risorse che trae da questa vendita alle popolazioni vessate. E la mia Sicilia, sottosegretario Molteni, in tal senso ha notoriamente pagato il prezzo più alto, essendo allocati nel territorio dal quale molti di noi colleghi proveniamo non solo la gran parte dei beni confiscati alla mafia, ma anche delle aziende acquisite al patrimonio erariale. Anche per questo noi di Forza Italia abbiamo chiesto che sia previsto il vincolo di destinazione in favore di istituzioni ed iniziative territoriali per almeno il 30 per cento delle risorse, con l'intento di risarcire, per quel che è possibile, intere aree del Paese, a partire dalla Sicilia, dalla mia Sicilia, alle quali la criminalità ha rubato il futuro, bruciato opportunità e con l'intento di dare allo Stato il compito di restituire ed offrire nuove possibilità di riscatto, perché la Sicilia ha diritto di riprendersi quello che la criminalità le ha sottratto con violenza ed intimidazione.
Ed allora, sottosegretario, andiamo oltre l'obolo, quale è, allo stato, la modesta misura del 10 per cento di risorse destinate, e restituiamo alle popolazioni vessate le risorse sottratte. Analoga timidezza regolativa colgo, signor sottosegretario, sul versante della tutela dei cosiddetti crimini di genere. Apprezzo la norma che prevede che i maltrattamenti in famiglia e lo stalking siano inseriti nell'elenco dei reati per i quali può essere applicata la misura dell'allontanamento dalla casa familiare con particolari modalità di controllo mediante il braccialetto elettronico o altri strumenti tecnici anche al di fuori dei limiti di pena fissati in via generale per le misure cautelari, ma certamente poteva e doveva farsi di più, necessitando la disposizione anche della previsione aggiuntiva delle cautele informative per la persona offesa, che, purtroppo, paiono essere sfuggite.
In questa opportuna direzione risulta a mia prima firma l'Atto Camera 1003 del 25 luglio, annunziato il 30 luglio 2018, volto ad introdurre precise disposizioni normative atte ad assicurare l'effettività dei congegni di tutela apprestati a favore delle vittime di questi efferati crimini; tutela che passa sia per un maggiore controllo degli spostamenti degli autori dei reati, sia per un maggior grado di informazione circa gli sviluppi dei procedimenti penali che li riguardano. La proposta di legge di Forza Italia prende atto di queste esigenze ed offre una risposta declinata su entrambi i versanti. Non possiamo, dunque, che licenziare con favore il decreto all'esame, che ricalca in parte qua il disegno di legge del gruppo di Forza Italia, ma anche qui rimane un vuoto, che attiene al duplice versante, come detto, dell'informazione della vittima in ordine all'applicazione e alle vicende delle misure cautelari ed a quello dell'eventuale scarcerazione dell'autore del reato. Vuoto che Forza Italia intendeva ed intende normare con l'Atto Camera 1003, perché l'informazione è presupposto necessario perché la persona offesa possa sentirsi appieno tutelata rispetto a reati che purtroppo presentano un elevato tasso di recidiva.
A tali fini prevediamo l'obbligo di comunicazione al difensore della persona offesa di tutti i provvedimenti relativi, per un verso, all'applicazione, revoca, sostituzione, proroga e cessazione delle misure cautelari e, per altro verso, degli atti che dichiarino l'intervento di cause di estinzione del reato o della pena o che dispongano comunque la scarcerazione dell'autore del reato, cioè il cosiddetto fine pena, fisiologico o anticipato. Ed in tal senso corrono anche gli emendamenti presentati da Forza Italia al decreto all'esame. Altro elemento che impone una riflessione: il decreto autorizza la spesa per la sicurezza e la funzionalità delle strutture penitenziarie di 2 milioni di euro per l'anno 2018, 15 milioni di euro per l'anno 2019, 25 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2020 al 2026, ma, al contempo, la legge di bilancio 2019 prevede una rimodulazione in negativo per 10 milioni di euro per l'edilizia penitenziaria di Campania, Puglia, Calabria e Sicilia.
Ebbene, sottosegretario, noi chiediamo più assunzioni e più risorse, e non definanziamento dei fondi e restringimento della platea dei beneficiari. Noi vogliamo che le strutture penitenziarie del Mezzogiorno abbiano lo stesso trattamento di quelle allocate nelle regioni del Nord, perché, diversamente, accanto all'ancora irrisolto divario economico-sociale tra le due aree del Paese, aggiungeremo un divario nel comparto giustizia irragionevole e sperequativo proprio nei territori dove è più urgente il rafforzamento dei presidi di legalità.
In ultimo, laddove correttamente il decreto esclude che la misura degli arresti domiciliari possa essere eseguita presso un immobile occupato abusivamente, sarebbe stato opportuno estendere tali previsioni a tutte le occupazioni sine titulo o a quelle in relazione alle quali il titolo che ne giustificava l'occupazione è in corso di risoluzione.
Signor Presidente, sottosegretario Molteni, onorevoli colleghi, ho detto che di questo decreto-legge noi di Forza Italia apprezziamo molte cose, è vero; ma confido, per quel che ho prima rimesso alla vostra attenzione, in un lavoro di miglioramento, per approvare insieme un testo normativo più ricco di proposte e soluzioni per gli italiani.
Signor Presidente, potrei concludere ribadendo le perplessità di metodo con le quali ho aperto il mio discorso; preferisco, invece, affidare alla responsabilità del Governo, auspicando che in questo comparto prevalga la forza propositiva degli amici della Lega e che la vicenda che oggi ci occupa costituisca un monito per il futuro esercizio della funzione legislativa in materie costituzionalmente rilevanti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). La ringrazio, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, vorrei, prima di entrare nel merito della vicenda che è compresa da questo decreto-legge, parlare del metodo che è stato seguito per la sua discussione. Ho potuto ascoltare le parole del presidente Brescia anche se non ero presente in Aula, e voglio ringraziarlo per l'onestà del racconto che egli ha fatto su ciò che è successo in queste settimane o giorni di discussione del decreto-legge. Vorrei, però, in particolare – mi fa piacere che sia lei a presiedere l'Aula, Presidente – dire anche a lei ciò che è avvenuto su questo decreto, e contemporaneamente sul disegno di legge che era in discussione prima.
Noi veniamo, Presidente, come ella sa, da una discussione sul disegno di legge “anticorruzione”, al quale è stato aggiunto in corso d'opera un significativo altro elemento legislativo, che è quello che ha riguardato la modifica dei termini di prescrizione dei reati. Questa aggiunta, che non ha precedenti nella prassi di questa Camera – giacché è intervenuta dopo la presentazione degli emendamenti, come dimostrano i precedenti che gli uffici della Camera, che ringrazio, ci hanno gentilmente fornito –, ma che, a richiesta che noi facemmo ai presidenti delle due Commissioni congiunte, non ha permesso ai colleghi commissari di emendare il testo se non nella parte unicamente modificata, differentemente dal precedente che ci è stato fornito, della XV legislatura, nella quale il compianto presidente Bruno della I Commissione ammise l'emendabilità del testo completo, ancorché di quello fossero stati ampliati i margini (si trattava allora della legge elettorale, dell'”Italicum”)… Dunque, stiamo parlando di un precedente unico nella storia della Camera, nel quale è stato introdotto un altro elemento; su quell'elemento noi abbiamo potuto lavorare solo sull'emendamento che era stato presentato.
Perché, direte, ci racconta cose che ci avete già raccontato mentre discutevamo del disegno di legge “spazza corrotti”? Perché in virtù di ciò che è accaduto, e cioè che la maggioranza di Governo ha voluto integrare la natura del merito della discussione sulla legge “anticorruzione” con gli elementi riguardanti la prescrizione, si sono allungati i termini di discussione di quel disegno di legge, e si sono ristretti, signor Presidente, i termini per la discussione del decreto-legge cosiddetto Salvini. Questo che cosa ha comportato? Che, alla fine di una settimana nella quale il presidente Brescia ha acconsentito che noi aggiungessimo delle audizioni, lunedì scorso, alle cinquantuno già effettuate al Senato… Ricordo però che le audizioni svolte in un altro ramo del Parlamento non sono equivalenti all'ascoltare delle audizioni nel proprio ramo di appartenenza. Ma comunque, dopo quelle, la settimana ha visto un succedersi di avvenimenti riguardanti il disegno di legge che ha ristretto al fatto che venerdì sia stata, alla fine – ma il presidente ha raccontato tutti gli avvenimenti – l'unica giornata in cui la Commissione avrebbe dovuto discutere di cinquecento emendamenti a questo provvedimento; e così non è stato.
Aggiungo un particolare: nonostante nel pomeriggio, e ovviamente facendo molto bene, il capogruppo del Partito Democratico Gennaro Migliore abbia annunciato il nostro ritiro dalla Commissione, nonché il ritiro dei nostri emendamenti, che credo fossero quasi duecento, nonostante questo, la Commissione alle 19,15, quando ha dato il mandato al relatore, su un decreto-legge così significativo, Presidente, ha potuto farlo solo dichiarando respinti tutti gli emendamenti, anche quelli che non erano stati discussi.
Non c'è solo questo, Presidente. Il presidente della Commissione, in maniera sincera – ma non sempre la sincerità è l'unico valore che noi possiamo misurare –, all'inizio dei lavori di quella Commissione ha dichiarato che nessun emendamento sarebbe stato accettato al testo. Lei dirà: ma questo può succedere, quando le maggioranze applicano il criterio del voto di fiducia ad un provvedimento, e quindi di non voler accettare nessuna interferenza da parte delle opposizioni. Io qui però ribadisco, Presidente, il fatto che quello che io ho qui raccontato, e cioè che su un disegno di legge così importante come quello “anticorruzione” non è stato permesso ai colleghi della minoranza emendare il testo complessivo del provvedimento, come sanno tutti coloro che hanno partecipato ai lavori di Commissione e di Aula; che su un decreto-legge così importante, che modifica – lo dirò dopo – il nostro senso di rispetto per alcuni articoli fondamentali della Costituzione, a noi è stato concesso un giorno, signor Presidente, per la verifica e la discussione su cinquecento emendamenti. Perché? Perché la maggioranza, non l'opposizione, ha litigato su un provvedimento di legge precedente, e dunque quel litigio, quella discussione politica tra voi, quella incoerenza politica della maggioranza ha ristretto i tempi di discussione della minoranza: si sono sottomesse le regole della democrazia parlamentare al dissidio politico della maggioranza.
Il presidente Brescia, in un'intervista di martedì scorso, ha dichiarato: “Questa materia appartiene alla Lega, nessuna modifica sarà possibile”. Presidente, in democrazia nessun provvedimento appartiene a nessun partito, se non alla sovranità parlamentare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Lo dico a lei, Presidente, perché lei è rappresentante di un partito che, come noi, ha a cuore il ruolo dei partiti nell'attività parlamentare, anche se sediamo da versanti diversi del Parlamento e forse anche per le vicende storiche, ma questo non importa. Chi non ha a cuore la soggettività del Parlamento e il potere del Parlamento di legiferare – quando ci viene detto all'inizio del percorso di discussione di un provvedimento: questo provvedimento appartiene ad un partito, non alla sovranità parlamentare, non al popolo, che avete sbandierato fuori dal balcone di Palazzo Chigi, ad un partito, alla Lega, e nessuna modifica sarà possibile –, è dentro un tunnel di azzeramento della potestà parlamentare.
Ho ricordato in Commissione, durante i lavori di venerdì mattina, che questo non è che l'ennesimo anello di una catena di sostanziale modifica della natura parlamentare della nostra democrazia. Non ho paura di dirlo, non sono episodi qualsiasi. Io apprezzo che il presidente Brescia abbia raccontato, sia qui che in Commissione, con onestà, quanto andava accadendo, ma è l'onestà di chi racconta che si sta tramutando la nostra democrazia. Ho raccontato della ristrettezza dei tempi di discussione che sono stati assegnati alle minoranze per discutere di provvedimenti così importanti. Aggiungo il progetto di legge che volete approvare per la modifica costituzionale dello strumento del referendum, che diverrà senza quorum, sia abrogativo che propositivo, su una mole di materie maggiore di quella di oggi, annullando anche lì, di fatto, l'idea di una democrazia che funziona per delega di rappresentanza, dandola al popolo, che voi trasformate in un feticcio assoluto di sovranità, mentre la Costituzione recita: “La sovranità appartiene al popolo” – e ci mancherebbe altro – attraverso le forme della Costituzione.
Oltre alla scelta di approvare un provvedimento che riguarda il cambiamento della natura legislativa, assegnandola direttamente al popolo su tutto, scavalcando il Parlamento e la necessità delle discussioni democratiche in quest'Aula, avete fatto anche altre cose.
Perché, nei provvedimenti che dovevano riguardare la corruzione, avete introdotto una materia totalmente estranea alla radice principale del tema della corruzione, e cioè la natura dei partiti, quello strumento di democrazia, che l'articolo 49 indica come elemento sostanziale della democrazia stessa, non elemento casuale o a parte.
La democrazia senza i partiti non funziona. Bene la lotta alla corruzione, anche per quello che riguarda le attività politiche, ma voi avete scelto, come abbiamo denunciato, come tutti i colleghi del Partito Democratico hanno denunciato in quest'Aula, di stabilire le forche caudine per chi voglia contribuire, anche economicamente, anche con piccole somme, alla vita dei partiti. Avete stabilito che per ognuno di noi, nei confronti del mondo che lo circonda o del suo datore di lavoro, dovrà essere esplicita la sua appartenenza politica, che gli elenchi di coloro che si iscrivono ai partiti dovranno essere pubblici. Avete deciso di fare una guerra ai partiti, fuori da quest'Aula e dentro quest'Aula! In quest'Aula, forse anche in Commissione, sono risuonate da parte del collega Iezzi, della Lega, parole di difesa della bellezza della politica vissuta come missione o come passione della militanza, dell'attività politica manuale, quotidiana, della vicinanza alle persone, della politica come prossimità, ma qui dentro, voi della Lega e voi dei Cinquestelle, contraddite quel principio. Vi state comportando all'opposto di quello che avete criticato nella scorsa legislatura nei nostri confronti. Volete che la politica sia decisa da due persone fuori di qui, in qualche cena o in qualche stanza di Palazzo Chigi. E ricordatevi che quando si attacca la democrazia parlamentare, quando ci si illude che restringendo gli spazi dell'opposizione si otterranno risultati di un miglior funzionamento dello Stato, la storia alla fine si ritorce contro.
Ma il nostro giudizio, Presidente, anche sul merito di questo provvedimento, è fortemente negativo. Illustro quattro motivi per cui principalmente io ritengo che esso sia negativo, senza nascondere che, oltre al dibattito che qui si svolge, sono giunti a questo provvedimento critiche molto serie e molto documentate da coloro che per legge, come il Consiglio superiore della magistratura, con un voto non di appartenenza, ma trasversale, anche all'interno del Consiglio superiore della magistratura, ha bocciato diversi aspetti, nel rispetto degli articoli della Costituzione, di questo provvedimento.
Penso che questo provvedimento sia pericoloso, che poggi su aspetti di aumento della pericolosità; penso altresì che sia non sufficiente la trattazione degli argomenti che questo provvedimento comporta; penso che rischi - nella mia opinione lo è già - di essere incostituzionale; e penso infine che sia, per le ragioni che ho detto e per gli effetti che avrà, mortificante nei confronti del Parlamento. Perché penso che sia pericoloso? Faccio una premessa. Già di per sé penso che sia un grave errore mettere insieme nello stesso provvedimento sicurezza e immigrazione - ma diciamo anche che l'80 per cento di questo provvedimento in realtà riguarda l'immigrazione -, perché penso che le scelte principali che sono portate con questo decreto nel campo dell'immigrazione produrranno meno sicurezza e più pericolosità, perché penso che le restrizioni che comporteranno il sostanziale annullamento della possibilità di concedere il trattamento umanitario, visto che esso è un trattamento a tempo, produrrà in questo Paese migliaia e migliaia di persone che, come dice anche il Consiglio superiore della magistratura, dal mattino alla sera, avendo visto esaurito il proprio permesso per trattamento umanitario e non potendo accedervi di nuovo per la restrizione delle norme che regoleranno la concessione di questo trattamento, si troveranno nel limbo di non sapere che cosa sono, o se lo sapranno vorrà dire che saranno irregolari, dunque voi state producendo più persone in situazione di irregolarità nel nostro Paese. Non c'è un'altra risposta possibile, perché coloro che diverranno non passibili di trattamento umanitario provenendo dalla condizione di trattamento umanitario non saranno nulla per questo Paese, se non persone da espellere dopo che noi abbiamo considerato che la loro condizione chiamasse noi ad un aiuto. Noi vediamo già alcuni effetti del decreto che è in vigore: sostanzialmente già da oggi i rimpatri assistiti, per effetto del decreto, sono fermi, non se ne fanno più.
Il collega Iezzi è di Milano, e a Milano ci sono cinquantuno rimpatri volontari assistiti, cioè quella categoria che voi mantenete nel decreto ma per la quale avete fermato il finanziamento; rimpatri volontari assistiti che anche voi considerate utili, perché nel decreto li mantenete, ma avendo bloccato il finanziamento sono fermi. Moltiplicate il numero dei rimpatri volontari assistiti che sono a Milano e otterrete un numero straordinariamente grande di quello che sta avvenendo nel Paese circa questa categoria. Quindi esistono già degli effetti del decreto attualmente in fase di conversione, come anche l'altro effetto, perché voi state combattendo una guerra contro il miglior sistema di integrazione possibile per coloro che ne hanno diritto, ovvero state combattendo una guerra sbagliata e pericolosa contro il sistema di accoglienza dello SPRAR, quel sistema diffuso di accoglienza nei comuni italiani (perlomeno quelli che hanno accettato di partecipare di questo modello) che permette piccoli numeri nei centri abitati, persone che da quando il decreto è entrato in vigore non potranno più essere accolte nel sistema sotto l'egida dei comuni, dello SPRAR, ma dovranno essere raccolte nei grandi centri di accoglienza (nei CAS, nei CARA) prevedendo numeri di centinaia o migliaia di persone, in luoghi urbani, peraltro, dove aumenterà la difficoltà di gestione di questi centri, dove ovviamente sarà impossibile qualsiasi ipotesi di integrazione, dove aumenterà la tensione sociale, dove ci sarà più necessità di forze dell'ordine per mantenere la sicurezza, mentre luoghi dove piccole unità di costoro venivano integrati verranno abbandonati.
C'è una cosa che invece determina sicuramente - oltre ai molti altri argomenti che potrei citare - insufficienza di questo provvedimento. Presidente, le forze di maggioranza, in particolare la Lega, voi, avete fatto campagna elettorale sostenendo che nel giro di poche settimane avreste rimpatriato tutti coloro che nel nostro Paese sono in forma irregolare - che voi chiamate in un altro modo -, 550.000 persone, coloro che sono qui senza avere diritto all'asilo o al trattamento umanitario o alla protezione internazionale. Ebbene, mi sarei aspettato da parte vostra - non è un nostro obiettivo, non ci sono emendamenti nostri in quella direzione - che a questo sbandieramento in campagna elettorale, che appartiene anche a Fratelli d'Italia e a Forza Italia, corrispondesse una forza d'investimento che aiutasse le forze dell'ordine a rimpatriare le persone che qui sono senza diritto. Sapete quanto costa un rimpatrio? Il rimpatrio di una persona costa circa 5 biglietti di aereo (due agenti, il rimpatriato, andata e ritorno per gli agenti, fa cinque biglietti), poi vi è il tempo di permanenza nel centro per il rimpatrio o dove volete voi; quindi il costo generale possiamo immaginarlo a 10.000 euro per un rimpatrio, e sono cauto, perché in realtà mi risulta che costi di più, quando voi avete stanziato in questo decreto 500.000 euro per i rimpatri per il 2019 - il che vuol dire 50 rimpatri in più rispetto ai fondi che già esistono - e 1 milione e mezzo per il 2020 e il 2021. Quindi, avete fatto una bella campagna elettorale da vendere per ottenere voti e poi l'avete completamente cancellata nell'azione di governo, su cifre che peraltro sono piccole, non è che costasse molto. È incomprensibile, ma noi non esponiamo questa bandiera, diciamo solo che siete voi, prima di scrivere questo decreto, quando avete fatto campagna elettorale, che avete detto che c'è un problema nei Paesi africani, c'è un problema nel Mar Mediterraneo, c'è un problema sul sistema dell'accoglienza e che poi c'è il problema che voi volete rimandare da dove arrivano - ammesso che si possa - le persone che qui sono irregolarmente.
Non avete fatto nulla per quest'ultimo punto, così come non c'è nessuna notizia dopo cinque, anzi quasi sei mesi di Governo, nessuna notizia su ciò che avete fatto per i rapporti con i Paesi di provenienza di costoro; così come non c'è nessuna notizia, dopo anni e anni di propaganda elettorale sul Trattato di Dublino, nessuna notizia che voi abbiate proposto all'Europa di cambiarlo quel Trattato, la cui ultima versione – ricordo – è stata firmata nel 2003, dal Governo di centrodestra. Nessuna notizia e nessun cenno in questo decreto, né in nessun'altra vostra iniziativa politica, nessuna dimostrazione che il Trattato di Dublino, quello che avete firmato voi nel 2003, che impedisce a coloro che arrivano nel nostro Paese di transitare in un altro Paese, lo vogliate cambiare: non c'è traccia di ciò negli incontri internazionali, non ce n'è traccia nei vostri provvedimenti legislativi.
Vedete, c'è poi un aspetto. Fin qui ho cercato di contrastare quella teoria che voi al Governo stiate passando dalle parole ai fatti, perché, se penso all'ultimo periodo del Governo Gentiloni e del Ministro Minniti, io vedo che stiamo passando dai fatti alle parole. C'è un punto, poi, che è quello che riguarda il rispetto della Costituzione. Voi avete fatto strame, con questo decreto, del principio del diritto di cittadinanza, un diritto per cui, in questo Paese, una volta espletate tutte le regole di legge, una volta concesso, noi possiamo assegnare a qualcuno che la chiede la cittadinanza italiana, ma quel qualcuno, una volta diventato cittadino italiano, non è cittadino italiano come gli altri cittadini italiani, secondo il decreto: dipende da dove arriva, perché la sua commissione di un reato potrebbe portare ad un giudizio diverso sulla sua cittadinanza. Dunque, noi avremo una cittadinanza «di serie A» ed una cittadinanza «di serie B», calpestando un principio elementare del nostro diritto costituzionale, come ricorda il Consiglio superiore della magistratura.
Che cosa avremo, quindi, in questo Paese, oltre ad aver già determinato la figura dell'immigrato che risiede nel limbo, che non è ancora irregolare, che non è più trattato con il trattamento umanitario e che è un qualcosa che non sappiamo definire? Perché ricordo che non avete agito per quello che riguarda la modifica del trattamento umanitario che ha scadenza, non avete modificato – e per fortuna, perché non potevate farlo, immagino – l'iter di ricorso, perché quando il trattamento umanitario scadrà e queste persone non potranno avere di nuovo il trattamento umanitario, voi avrete, il Governo avrà, il Paese avrà dei ricorsi avverso il non rinnovo del trattamento umanitario per migliaia di persone che - ci dicono i membri del Consiglio superiore della magistratura - ingolferà le nostre corti per i tre gradi possibili di ricorso sul trattamento umanitario, ed in quel mentre – cosa che già avviene, come tutti sappiamo, sul ricorso avverso il diniego alla richiesta di asilo politico – quelle migliaia di persone che, per scelta politica, voi trasformate in irregolari, saranno nel limbo di non poter sapere cosa sono fino al grado finale del loro ricorso alla giustizia ordinaria.
Ma dicevamo, sulla questione del diritto di cittadinanza, qui, come tutte le volte che noi tocchiamo, o che viene toccato dal legislatore, un aspetto di diritto costituzionale, si affronta un punto che oggi riguarda qualcuno, ma un domani potrebbe riguardare qualcun altro. Perché la revisione del diritto di cittadinanza, la preclusione al diritto di cittadinanza dopo che lo si è ottenuto, anche se per ragioni che sulle quali si può discutere, cioè la commissione di reati, comporta la diminuzione dei diritti della persona, diritti della persona che possono riguardare, per esempio, l'assistenza sanitaria; noi avremo delle persone che non sappiamo cosa sono, oltre quelle che sono passate attraverso l'esclusione dal trattamento umanitario, ovvero le persone che erano cittadini italiani e non lo sono più. Perché, un domani, per un cittadino italiano, che ha commesso un gravissimo reato, terribile, esecrabile da tutti, condannato, magari nato non a Tunisi ma a Milano, perché anche per lui, allora, non si potrebbe chiedere la decadenza della cittadinanza da questo Paese, se è vero come è vero, che gli articoli della Costituzione valgono erga omnes, cioè che siamo tutti uguali, come cittadini italiani, di fronte alla Costituzione? Dunque, è sicuro - per me è sicuro - che, oltretutto, questi due aspetti che particolarmente a cuore mi stanno, cioè della modifica del trattamento umanitario e dalla revoca del diritto di cittadinanza, coinvolgeranno persone – lo diciamo qui in maniera che poi nessuno abbia dire nulla, o che non l'avevamo detto – per le quali il Paese di provenienza, magari, è un Paese nel quale non potremo rimpatriarli. Dunque, gli revochiamo il trattamento umanitario, gli revochiamo la cittadinanza, si troveranno in un limbo di identità anagrafica e costituzionale, e non potremo neanche rimpatriarli: cosa faremo? Avremo migliaia di persone recluse senza aver commesso un reato, magari recluse in dei contenitori di umanità, senza sapere né cosa sono, né dove li manderemo. Questa è la vostra idea di risposta ai temi dell'immigrazione: soddisfo il consenso, non risolvo nessun problema; soddisfo la demagogia di dire che l'immigrazione è un problema – ed è un problema – di numeri, ma mi disinteresso della risoluzione del problema; preferisco contenerlo in dei luoghi dove queste persone non si vedano, a prescindere dai diritti della persona, calpestando gli articoli della Costituzione, pur di poter dire che ho ottenuto un cambiamento.
Vi sono molti altri aspetti di questo decreto di cui avrei piacere di parlare anche se il tempo è tiranno. Peraltro, mi sarei aspettato – vedo che qui è con noi il collega, sottosegretario Molteni – in questo decreto qualcosa di più sul modello di sicurezza. Fra i due provvedimenti, il decreto sicurezza e la manovra di bilancio, con la costruzione di una legge delega per il Governo, il Governo affronta due questioni sostanzialmente che riguardano le Forze dell'ordine. Una è, con legge delega, il finanziamento per una riforma del riordino delle carriere, procedimento avviato dal nostro Governo, che è bene che venga portato avanti, anche se mi pare che lo stanziamento non sia sufficiente ma è comunque uno stanziamento (se non vado errato è di 70 milioni, mentre ne servirebbero 100 per concludere il lavoro). Poi vi è, sempre centrale nella opinione che ci formiamo sull'atteggiamento del Governo nei confronti problema delle Forze dell'ordine, capitolo essenziale della questione sicurezza, un finanziamento per il rinnovo del contratto triennale delle forze appartenenti ai comparti sicurezza, soccorso pubblico e difesa. È un rinnovo che viene dopo l'ultimo rinnovo del precedente triennio (se non vado errato, era 2019-2020-2021).
L'aumento medio di stipendio per le Forze dell'ordine, portato dal finanziamento che è stato stanziato dal Governo, per adesso, è un aumento medio che per i poliziotti arriverà a diciannove euro medi mensili di aumento. L'ultimo aumento, quello del nostro triennio – il collega Molteni dice sì, ma voi l'avete fatto alla fine della legislatura, però l'abbiamo fatto, quindi prevengo una replica che ha già fatto – era di centoquattro euro medi per il rinnovo contrattuale. Se si intende combattere una battaglia per la maggior sicurezza delle persone, iniziando dal maggior conforto possibile per i diritti delle donne e degli uomini che ci difendono ogni giorno nei comparti della sicurezza ed anche, ovviamente, del soccorso pubblico e della difesa, bisogna fare di più. È stata stanziata una cifra che, secondo me, è positiva, per l'assunzione credo di altre 7.500 persone, oltre le 7.500 che erano previsti dal piano di assunzioni del Ministro Minniti. Questa è sicuramente una nota positiva, ma le altre che vi ho elencato lo sono meno.
Finisco, Presidente. Questo decreto, per il quale mi sono soffermato solo su alcuni punti, è, con ogni evidenza, una bandiera politica, legittima – noi lo contrastiamo – del partito della Lega e, d'altra parte, ci basta l'intervista che ha concesso il Presidente Brescia per affermare una verità che non è nostra, è delle forze della maggioranza: questo decreto è della Lega e stravolge anche alcuni principi e alcuni ideali che avevamo sentito proclamare dal MoVimento 5 Stelle nella passata stagione e ancora adesso, se è vero come è vero che diciotto componenti del gruppo del MoVimento 5 Stelle alla Camera hanno scritto una lettera per elencare questioni che loro volevano affrontate diversamente.
Dunque, noi siamo di fronte - e ho concluso, Presidente - ad una bandiera che viene data in pasto agli italiani, non per risolvere i problemi, ma per aumentare il consenso di uno dei due partiti, esattamente come la scorsa settimana, sull'altra questione, quella della lotta alla corruzione, della prescrizione, con l'accordo tra MoVimento 5 Stelle e Lega per far passare l'emendamento ‘salva Lega', si è data in pasto agli italiani una finta legge anticorruzione come bandiera del MoVimento 5 Stelle. Voi state, sulla pelle degli italiani, risolvendo i vostri problemi interni, peggiorando i problemi degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Come da accordi, sospendo, a questo punto, la seduta, che riprenderà alle ore 14,15.
La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 14,20.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Claudio Borghi, Caiata e Guidesi sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
I deputati in missione sono complessivamente settantacinque, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Modifica nella composizione della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.
PRESIDENTE. Comunico che il Presidente della Camera ha chiamato a far parte della Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale il deputato Giorgio Lovecchio, in sostituzione del deputato Andrea Caso, dimissionario.
Si riprende la discussione.
(Ripresa discussione sulle linee generali – A.C. 1346)
PRESIDENTE. Riprendiamo la discussione sulle linee generali del disegno di legge, già approvato dal Senato, n. 1346.
È iscritto a parlare il deputato Marco Silvestroni. Ne ha facoltà.
MARCO SILVESTRONI (FDI). Grazie, Presidente Rampelli. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, inizio il mio intervento prendendo spunto dall'ultimo intervento, quello che mi ha preceduto, cioè quello dell'onorevole Fiano. L'onorevole Fiano ci ha raccontato, nel suo intervento, il modello di accoglienza - quello del Governo Renzi, quello del Governo a guida Partito Democratico - e ci ha raccontato che quello era il miglior modello possibile e, in particolare, per quanto riguarda quello sugli SPRAR, nei comuni. Mentre parlava, mi è venuto in mente un verso di D'Annunzio: “piove su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude”, o Fiano. Dispiace affermarlo, che forse piove anche su questo decreto sicurezza. Sempre l'onorevole Fiano - non me ne voglia - ha chiamato alle responsabilità la Lega dicendo che questo è il decreto della Lega, ma io non sono d'accordo: questo non è il decreto della Lega, questo è il decreto del MoVimento 5 Stelle. Mi dispiace affermarlo in quest'Aula, che rappresenta il popolo sovrano e su un decreto che passerà proprio con il nome di decreto Salvini.
Dispiace ancora perché ritengo che l'Italia, gli italiani, che speravano in un cambiamento sulla sicurezza, in un cambiamento sull'immigrazione, hanno perso un'occasione. Vedete, vede, Presidente, noi di Fratelli d'Italia volevamo aiutare il Ministro Salvini a spostare a destra il decreto, visto che gli emendamenti dei Cinquestelle al Senato lo hanno spostato chiaramente a sinistra e, purtroppo, il voto di fiducia che si avrà domani, che è alle porte, non ci consentirà di aiutarlo, perché in alcuni casi il disegno di legge che il Senato ci ha consegnato è palesemente inefficace e il Ministro dell'interno Salvini dovrebbe guardare un po' più a destra - ed ecco perché ho detto che non è il decreto della Lega, ma è dei Cinquestelle -, dovrebbe guardare più a destra e meno a sinistra, quella sinistra che palesemente sta andando e che nel futuro sarà a guida Fico e/o Di Battista. Anche perché, negli ultimi cinque anni, non solo proprio i deputati del Partito Democratico ma anche e soprattutto quelli del MoVimento 5 Stelle si sono riempiti la bocca con parole quali umanità, solidarietà e integrazione. Per carità, sono tutte cose giuste ma hanno guardato più ai diritti civili che ai diritti sociali, con il risultato di aver reso più poveri e insicuri i nostri cittadini, i cittadini italiani, perché si spendono più di 1.000 euro per un immigrato e meno della metà per un nostro pensionato sociale e questo non è normale, non è giusto e non è una cosa di buonsenso.
Questa è una parola che spesso Matteo Salvini dichiara: il buonsenso. Questo non è buonsenso. Avremmo voluto aiutare Salvini, perché questo testo è insufficiente a garantire una sicurezza vera agli italiani. Quindi, dico agli amici della Lega - agli amici per me - e al Ministro Salvini che chiaramente condividiamo la visione, perché comunque questo è un testo che tenta di cambiare rotta e segna sicuramente un cambio di passo rispetto alle politiche del passato, però è un peccato: si poteva fare di più, potevate fare di più e dovevate avere più coraggio.
Infatti, Presidente, non aver inserito nel “decreto sicurezza” alcuna misura riguardante la polizia penitenziaria e, più in generale, la difficile situazione in cui versa il nostro sistema carcerario è una gravissima lacuna. Sottovalutare quella che è nei fatti una vera e propria emergenza che racconta di quotidiane aggressioni alle forze dell'ordine e di rivolte dentro le carceri, ma anche di una popolazione carceraria in continuo aumento e di risorse e mezzi sempre più inadeguati, non è una scelta di buonsenso. Tuttavia, ciò era fondamentale perché in Italia ci sono 7 mila detenuti di religione islamica, di cui 700 potenzialmente integralisti, ma pure di questo non ci si occupa nel decreto-legge che domani approverete con la fiducia. È anche per questo che sinceramente dispiace non vedere l'introduzione del reato di integralismo islamico, con il divieto di diffusione delle teorie che incitano alla violenza nel nome di Allah, spesso in moschee fai da te, abusive, dove non si ha ancora l'obbligo - cosa più volte detta in campagna elettorale proprio da Matteo Salvini - di parlare in italiano.
Ci rammarichiamo e mi rammarico di non vedere nel “decreto Salvini” la creazione di sezioni specializzate in materia di mafie straniere e, in particolare, di quelle nigeriane, che si stanno organizzando militarmente nel territorio, così come di quelle cinesi. Il terrorismo, così come le mafie, si contrasta con una prevenzione capillare sul territorio e, sinceramente, lasciare la soglia dei 100 mila abitanti per dare alle forze di polizia locale nuovi strumenti e più capacità di contrastare il fenomeno nel territorio, non mi sembra combaci esattamente con l'essere capillari sul territorio, visto che su otto mila comuni in Italia solo 45 sono al di sopra dei 100 mila abitanti: bel cambiamento, bel controllo e prevenzione capillare del territorio! È chiaro che si sarebbe potuto fare di più e che avreste dovuto fare di più.
Dopodiché ci sono le ruspe, di cui si parla sempre e mi dispiace dirlo, sebbene non sia un attacco polemico nei confronti del Ministro Salvini, ma ogni volta sento dire che è pronto a montare sulle ruspe, ad accendere le ruspe e credo che proprio oggi sia sopra una ruspa. Ma queste ruspe, con questo decreto, si trasformano in palette, quelle del mare, quelle con cui c'è il secchiello per raccogliere la sabbia, perché manca, in questo decreto, il potenziamento della missione “Strade Sicure”, con l'inserimento di presidi davanti ai campi rom e di questi campi rom gli italiani, Presidente, ne hanno le scatole piene. E non basta l'abbattimento di quattro case a Roma per risolvere il problema, problema che, ad esempio, c'è a pochi chilometri proprio qui da Roma, dalla capitale, come il problema del campo rom a Ciampino, quello di Castel Romano, tra Ardea e Pomezia, o quello di Guidonia. Sono tutti comuni dove le tensioni ci sono e stanno arrivando alle stelle.
Noi avevamo chiesto che nel 2019 venissero abbattuti, sgomberati e riqualificati tutti i campi rom abusivi ma, di contro, troviamo nel decreto, per chi invade terreni o edifici sia pubblici sia privati, pene ridicole e multe irrisorie. Voglio darvi lettura, Presidente, proprio di quanto cita l'articolo 30 inserito in questo decreto-legge e vado a leggerlo: “Chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, pubblici o privati, al fine di occuparli o di trarne profitto è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da euro 103 a euro 1.032. Si applica la pena della reclusione da due a quattro anni e la multa da euro 206 a euro 2.064 e si procede d'ufficio se il fatto è commesso da più di cinque persone o se il fatto è commesso da persona palesemente armata. Se il fatto è commesso da due o più persone la pena per i promotori o gli organizzatori è aumentata”, ma non c'è scritto, tra l'altro, di quanto. Ricordo a tutti e a me stesso che non è un mistero che non c'è carcere per chi riporti una pena fino a quattro anni e che le multe di 1.000 euro sono uguali a quelle multe che arrivano a chi ha dimenticato di pagare l'odioso bollo dell'auto. È così, con una carezza, che si mantiene l'impegno di campagna elettorale con cui il centrodestra e con cui la Lega hanno preso i voti? Non si garantisce la sicurezza in questa maniera.
E, poi, vogliamo parlare del ridondante nome dato al reato di tortura, che si è tramutato, tra l'altro, in un manifesto ideologico contro le forze di polizia, con cui si punisce fino a 15 anni colui che, espletando il proprio dovere e rappresentando lo Stato, magari tenta energicamente proprio di impedire che la vostra casa venga occupata da una persona palesemente armata. Quindici anni prende chi vuole mantenere l'ordine e chi vuole proteggerci. Tra l'altro, nel decreto il reato di tortura - e ce ne dispiace ancora - non viene né abolito, perché andava abolito, né riformato. Non è così che si garantisce la sicurezza ai cittadini. Succede poi, senza che nessuno, tra l'altro, abbia avuto un sussulto, che si emettano sentenze di assoluzione e perciò di non punibilità a chi sputa in faccia a un poliziotto o a un carabiniere. Lo ribadisco: così non si garantisce sicurezza.
Da questi banchi, come dicevo, condividiamo la visione di questo “decreto Salvini” che la Lega, però, sta portando avanti con gli alleati sbagliati e la sostanza di questo decreto-legge ne è la prova. Vi stanno portando anche nella deriva del Global Compact, che sarebbe per l'Italia una decisione gravissima perché stabilisce il diritto fondamentale di ciascun individuo ad emigrare o ad essere emigrato indipendentemente dalle ragioni che lo portano a muoversi, vanificando anche la visione di questo decreto e rendendo del tutto inefficaci gli sforzi fatti finora.
Allora, concludo, Presidente, e mi auguro e ci auguriamo, noi di Fratelli d'Italia, che proprio la Lega abbia il coraggio, anche grazie al nostro supporto, di correggere un decreto-legge che è ancora troppo debole e gli ricordiamo che gli italiani li hanno votati, e ci hanno votato, perché hanno votato il centrodestra, per rispondere proprio a queste esigenze, per affrontare e risolvere questi problemi: la sicurezza e l'immigrazione, oltre a tanti altri problemi, ma questi sono i punti efficaci. E mi rammarico di ciò e non ne godo, ma lo dico, lo voglio dire al Ministro Salvini: attento, perché gli italiani sono un popolo particolare, gli ricordo Di Pietro, gli ricordo il mai dimenticato Matteo Renzi, dalle stelle alle stalle; quindi, basta con la campagna elettorale, gli italiani vogliono sicurezza, vogliono un cambio di rotta sull'immigrazione. Noi siamo disposti a lavorare su questo; modificate questo decreto-legge se volete e se potete (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alessandro Giglio Vigna. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Buongiorno, signor Presidente, buongiorno, Governo e buongiorno, onorevoli colleghi. In questi mesi abbiamo già dato molti segnali, segnali importanti, abbiamo bloccato le ONG complici degli scafisti, complici del cosiddetto business dell'accoglienza, complici del fatto che molte persone, molti clandestini sono scomparsi sul nostro territorio nazionale, andando ad alimentare il fenomeno del caporalato, andando ad alimentare la nostra malavita.
Finalmente, dopo mesi di lavoro del nostro Governo, dopo mesi di lavoro del nostro Ministro Salvini, arriva in Aula il “decreto sicurezza”; dopo settimane intense di lavoro in I Commissione, dei nostri colleghi della I Commissione, arriva questo decreto in Aula. A proposito di togliere la protezione umanitaria, iniziamo a rispondere alle falsità che, ancora oggi, sui giornali, la sinistra nel nostro Paese continua imperterrita a dire, a pronunciare. Togliere la protezione umanitaria non vuol dire essere meno umani, significa rendere consapevoli i migranti, nei loro Paesi di partenza, che, se non rientrano in specifici casi, saranno respinti alla frontiera o comunque respinti subito dopo (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Vuol dire limitare a certi casi specifici l'ingresso dei migranti e dargli un permesso di soggiorno come rifugiati solo, appunto, in casi specifici, casi specifici ma con maglie già molto, molto larghe: le vittime di violenza sessuale o di sfruttamento, le vittime di violenza domestica, le vittime di sfruttamento lavorativo, naturalmente i minori non accompagnati, addirittura, i casi di salute eccezionale, addirittura i cosiddetti migranti per calamità naturali nei loro Paesi. Quindi, stiamo parlando di molte e molte persone che, comunque, avranno il diritto giusto a entrare nel nostro Paese.
E, poi, c'è il prolungamento da 90 a 180 giorni del periodo nei CPA, perché è giusto dare la possibilità ai comitati di controllo, che verranno comunque aumentati, di lavorare caso per caso ed è giusto dare la possibilità a chi cerca di riconoscere chi è regolare da chi è clandestino di capire chi ha la possibilità di rimanere nel nostro Paese; ci sarà il blocco dei cosiddetti migranti turistici, quelli che tornano nei loro Paesi, magari per le vacanze, magari per andare a guardare la situazione nei loro Paesi, a farsi le vacanze nel loro Paese, ci sarà la possibilità di non farli più rientrare nel nostro Paese; anche questo è un fatto di civiltà, perché non esiste quello che è successo fino a questo punto, avanti e indietro dalla frontiera e, qui, sul territorio nazionale, mantenuti dai centri SPRAR.
Poi ricordo l'articolo 7, un articolo importantissimo, con la revoca della protezione per reati gravi. Finalmente, avremmo la possibilità di togliere la protezione a tutti coloro che compiono violenza sessuale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), a tutti coloro che compiono furto, a tutti coloro che portano armi, perché se scappi dalla guerra non hai voglia di portati delle armi in giro per il territorio nazionale, a tutti coloro che compiono traffico di stupefacenti, a tutti coloro che compiono violenza o minaccia a pubblico ufficiale, qui, pensiamo ai nostri tanti capitreno che ogni giorno combattono sui nostri treni nazionali, sulle nostre ferrovie (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), a tutti coloro che compiono lesioni personali, usciamo dalla settimana della violenza contro le donne, a tutti coloro che compiono mutilazioni degli organi sessuali femminili e stiamo parlando della tanto odiata, ma purtroppo ancora tanto praticata e tollerata dalla sinistra, mutilazione genitale femminile, l'infibulazione (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier)!
Quindi, abbiamo parlato dei profughi vacanzieri, abbiamo parlato delle commissioni che verranno aumentate, dieci nuove commissioni, abbiamo parlato e parliamo, finalmente, del superamento del sistema dello SPRAR. Lo SPRAR ha creato - signori della sinistra, mi rivolgo a voi, tramite, chiaramente, il Presidente, secondo le regole di quest'Aula - enormi danni sul nostro territorio, con il business dell'accoglienza improvvisata, ne abbiamo già parlato, pensiamo alle grandi città, ma pensiamo anche ai piccoli centri, abbiamo casi di paesini sul nostro territorio nazionale in cui il numero degli ospiti è arrivato ad essere anche il 50 o 60 per cento della popolazione; abbiamo rovinato intere municipalità, intere comunità, per questo scempio.
Quindi, è giusto dividere le situazioni; sì, è giusto dividere le situazioni, chi ha il permesso di soggiorno, chi è un vero profugo o, ovviamente, un minore non accompagnato, entra nel sistema dello SPRAR, chi non ha il permesso di soggiorno o chi è clandestino va nei centri di permanenza temporanea in attesa di essere rimpatriato. I processi di integrazione - e lo so, fa male sentirlo, alle orecchie della sinistra buonista e alle orecchie delle cooperative che tanto ci hanno guadagnato in questo Paese su questo business dell'accoglienza -, signori, i processi di integrazione hanno senso solo per chi ha il diritto di fermarsi nel Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), se sei clandestino non ha senso il processo di integrazione. Cito il Ministro Salvini quando dice: chi scappa dalla guerra è mio fratello, tutti gli altri non hanno il diritto di rimanere in questo Paese. Ma questo, cari amici buonisti della sinistra, nasconde, in realtà, nasconde, ma neanche tanto, palesa, un obiettivo ancora più grande, un obiettivo ancora più profondo: chiudere le frontiere, rendere più facili i rimpatri, dividere il percorso SPRAR dal percorso dei CPT e quindi di chi deve uscire dal Paese, ha un obiettivo finale e l'obiettivo finale è quello di non far partire chi ha diritto, perché solo non facendoli partire non muoiono nel Mediterraneo e non muoiono nelle carovane della morte verso l'Europa (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), verso un'Europa che non esiste, verso un'Europa che voi avete avallato a inventare. E, quindi, la revoca del diritto di cittadinanza; sì, revochiamo il diritto di cittadinanza, articolo 14 di questo decreto-legge, a chi è in odore di terrorismo, a chi compie atti di ricostruzione di associazioni sovversive, a chi partecipa con azioni di banda armata, sostanzialmente. E certo, perché la cittadinanza non si può revocare? La cittadinanza per chi arriva da un altro Paese va guadagnata una volta, va poi guadagnata giorno per giorno. E lo Stato ha il diritto di togliere la cittadinanza qualora chi è qua ancora cittadino non si merita di rimanere cittadino.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). Mi lasci concludere, Presidente, sarò brevissimo: questa è la linea di pensiero della Lega, questa è la linea di pensiero del nostro Governo, condivisa dai partiti della nostra maggioranza, e, all'interno di questa linea di pensiero, lasciatemi dire a margine di tutto questo, o forse non troppo fuori tema rispetto a tutto questo, un grazie al Ministro Salvini per questo decreto, ma anche per quelle immagini che abbiamo visto la scorsa settimana, perché, amici di Fratelli d'Italia, che prima citavano le ruspe, vedere le immagini delle ruspe sulle case dei mafiosi è un segnale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), che ci fa essere ancora più orgogliosi di questo Governo, di questa maggioranza e di questo Paese.
PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). E, amici della sinistra, ben vengano le dirette su Facebook per far capire…
PRESIDENTE. Ha esaurito il suo tempo.
ALESSANDRO GIGLIO VIGNA (LEGA). …ai cittadini, per far capire al Paese qual è la linea di questo Governo. Grazie Presidente, grazie colleghi (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Colgo l'occasione per salutare alcuni sindaci presenti in tribuna, che stanno assistendo ai nostri lavori, e in particolare sono sindaci della Brianza, in provincia di Como (Applausi).
È iscritto a parlare il deputato Pella; non è presente, si intende decaduto.
È iscritta a parlare la deputata Bruno Bossio. Ne ha facoltà.
VINCENZA BRUNO BOSSIO (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghe e colleghi, vorrei partire da un'intervista fatta sulla rivista Internazionale, ovviamente prima del 4 marzo, dal relatore della maggioranza, onorevole Brescia, del MoVimento 5 Stelle: i rimpatri che si riescono ad effettuare sono solo il 10-15 per cento di quelli previsti, aumentarli è impossibile. Nel caso degli irregolari il costo è anche sociale, perché le persone che non hanno documenti vanno a finire nelle mani della criminalità organizzata o diventano schiavi moderni, in mano a dei caporali senza scrupoli, delle nostre campagne. Potrei sottoscrivere integralmente questa dichiarazione del 28 febbraio 2018, qualche giorno prima della data delle elezioni politiche; quelle elezioni politiche in cui è stato promesso agli italiani tutto e il contrario di tutto.
Non solo non c'è niente di quello che prometteva l'onorevole Brescia, nel testo di questo, decreto che oggi andiamo a discutere, senza, come hanno ben spiegato Migliore, Fiano e Magi, avere avuto la possibilità parlamentare di modificarlo, perché è stato barattato con il decreto sulla prescrizione. Ma peggio, il cosiddetto “decreto sicurezza”, che, come spero di poter dimostrare, ma come hanno dimostrato molti colleghi prima di me, di sicurezza ne garantisce ben poca, soprattutto viola i diritti umani costituzionalmente garantiti e amplifica e aggrava i problemi dell'accoglienza nel nostro Paese.
Quello che più colpisce di questo “decreto insicurezza” è l'approccio negazionista di fronte al fenomeno delle migrazioni, facendolo diventare un mero problema di ordine pubblico, mentre sappiamo che riguarda il futuro stesso dello sviluppo umano.
Abbiamo smesso di citare Bauman, e forse anche questo è un segno dei tempi, e proprio per questo vorrei riprenderlo. Rileggere le parole di uomini come Bauman e Levi in un momento così delicato per la vita democratica del nostro Paese serve a ricordare, per evitarli, forse, gli errori della storia. Dice Bauman: è dall'inizio della modernità che alla porta dei popoli bussano profughi in fuga dalla bestialità delle guerre e dei dispotismi o dalla ferocia di una vita la cui unica prospettiva è la fame. Per chi vive dietro quella porta - cioè noi - i profughi sono sempre stati stranieri. Solo che oggi è stato scatenato un vero e proprio attacco di panico morale, il timore che un qualche male minacci il benessere della società. Forse questi nomadi ci ricordano in modo irritante, esasperante e raccapricciante quanto vulnerabile sia la posizione di ognuno di noi nella società e fragile il nostro benessere.
Oggi in Italia sono 500 mila gli immigrati invisibili, lo sappiamo; è stato un punto fondamentale della propaganda leghista, che ha cercato di far passare nello slogan elettorale la colpa del PD. Se fosse stata colpa del PD, sarebbe facile la soluzione oggi che il PD non è al Governo. E con il Governo gialloverde del cambiamento, il decreto Salvini, perché non sono già diminuiti questi invisibili? Poco tempo? Troppo facile!
Nelle fake news elettorali si è ripetuto che sarebbe stato fatto in pochi mesi; infatti, ci siamo accorti che anche in pochi mesi sono diminuite le accise dei carburanti, ma gli irregolari non sono diminuiti e molti esperti calcolano che il “decreto insicurezza” potrebbe produrre, anzi, produrrà 140 mila ulteriori nuovi irregolari nei prossimi due anni. Perché? Non solo, come diceva l'onorevole Brescia, che oggi accetta lo scambio politico dei suoi capi, i rimpatri sbandierati da Salvini sono di fatto impraticabili. Lo ha già detto l'onorevole Fiano: un rimpatrio può costare tra i 6 e gli 8 mila euro a migrante. Fatevi i conti, ci vogliono almeno cinque miliardi; oggi ne sono stati messi in campo circa un miliardo e mezzo.
Ma, soprattutto, non c'è ancora nessun accordo concreto con i Paesi di provenienza.
Ma il motivo più grave, che farà aumentare inevitabilmente gli irregolari, è l'eliminazione della protezione umanitaria. Sarà, quindi, più elevato in questo modo il rischio di insicurezza sociale per tutti, anche per quegli italiani nel nome dei quali ci si riempie la bocca senza nessun atto concreto di sicurezza.
Dunque, nessun effetto di diminuzione basato su rimpatri impraticabili e lesione grave dei diritti umani basilari con l'eliminazione della protezione umanitaria.
Ma non basta, il “decreto insicurezza” introduce un altro elemento peggiorativo in una situazione che sappiamo tutti essere complessa e difficile: l'impossibilità per i richiedenti asilo di essere ospitati dagli SPRAR. Cerchiamo di non essere allergici alle sigle: c'è una differenza fra SPRAR e CAS, perché i CAS sono gestiti dalle prefetture e vengono usati senza nessun controllo pubblico, effettivo e concreto; gli SPRAR, invece, gestiti dai comuni, accedono ai finanziamenti attraverso bandi pubblici, organizzano l'accoglienza attraverso il lavoro del personale italiano qualificato, generano un investimento complessivo intorno ai 600 o 800 milioni l'anno, ma, soprattutto, hanno funzionato da volano per riattivare economie locali in crisi, per rivitalizzare imprese e servizi sociali. I CAS dove sono sistemati, invece? Per lo più in ex alberghi a 5 stelle falliti, quegli alberghi che, dice Salvini, non devono più ospitare gli immigrati che sembrava che dovessero fare la pacchia, ma la pacchia l'hanno data solo a quelli che hanno generato il business privato sulla pelle degli immigrati. E oggi, con questo decreto, invece di diminuire la presenza degli immigrati nei CAS, si diminuisce la presenza degli immigrati negli SPRAR. E' evidente, allora, l'inganno: cancellare la spesa sociale ed aumentare il business a favore dei privati.
Ci sono state alcune esperienze, parziali, forse autarchiche, che hanno cercato di dare delle risposte a questi problemi, e che sono state presentate invece come di fuorilegge e malfattori: il sindaco Mimmo Lucano a Riace, don Biancalani a Pistoia o don Vittorio Bernardi a Roma, che accoglie in parrocchia a San Giovanni sulla Prenestina, che hanno cercato di far prevalere il diritto umano sul reato di clandestinità, per evitare che questi invisibili possano essere attratti dai gironi infernali delle tendopoli di San Ferdinando, dalle stazioni ferroviarie di Napoli, Roma e Milano, o da posti assurdi come l'ex fabbrica del quartiere San Lorenzo di Roma.
Per non parlare della criminalizzazione delle ONG, così come denunciato dai rappresentanti dell'ONU, che oggi sono preoccupati per le continue campagne diffamatorie contro le organizzazioni della società civile; così come la criminalizzazione del lavoro dei difensori dei diritti dei migranti.
Il Governo italiano, dicono dall'ONU, ha reso quasi impossibile per le navi delle ONG continuare a salvare i migranti del Mar Mediterraneo, e ciò ha portato a più migranti che affogano o scompaiono. Salvare vite non è un crimine, proteggere la dignità umana non è un crimine, atti di solidarietà e umanità non dovrebbero essere perseguiti.
Allora che si fa? Io voglio fare una proposta, e l'ho già fatta in un emendamento, con me anche l'onorevole Magi ha avanzato una proposta di questo tipo: quella di riuscire a dare una risposta alla presenza di questi irregolari, provando a superare anche la situazione attraverso sostanzialmente la possibilità di restare in Italia per quegli irregolari presenti già sul nostro territorio che, privi di titolo di soggiorno, possano però evitare, attraverso un contratto di lavoro regolare, di cadere nelle grinfie del lavoro nero.
Vorremmo, quindi, a questo punto, chiedere al Governo di valutare l'opportunità di emanare un provvedimento straordinario di carattere umanitario (mi rendo conto che sto chiedendo l'impossibile, ma lo faccio), relativo alla concessione di un permesso di soggiorno temporaneo per gli stranieri emigrati per motivi economici attualmente presenti sul territorio nazionale, a cui è stata rigettata la richiesta di protezione internazionale, nel caso in cui conseguano che entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto-legge il futuro datore di lavoro presenti per essi dichiarazione di volontà di assunzione mediante contratto di lavoro.
Ho già detto che non possiamo trasformare ogni problema sociale in problema di ordine pubblico; la sicurezza è possibile senza negazionismo, senza muri, ma integrando e accogliendo con un punto di partenza: restando umani, sempre.
Oggi sembra che la narrazione dell'ordine pubblico sia quella vincente; io voglio rispondervi con le parole di Nelson Mandela: il vero vincitore, quello che va oltre la cronaca e i social, il vero vincitore è il sognatore che non si è arreso. La vita di Mandela è un modello e un simbolo per tutti noi, e il nostro sogno è che, nonostante questi momenti bui, la vita delle persone dovrà continuare a venire prima di ogni cosa (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Igor Giancarlo Iezzi. Ne ha facoltà.
IGOR GIANCARLO IEZZI (LEGA). Presidente, colleghi, membri del Governo, ho sentito più volte oggi risuonare in Aula l'accusa alla maggioranza di aver voluto strozzare il dibattito: io vorrei ricordare a tutti che noi parliamo di un decreto-legge che in Senato si è arricchito di oltre 20 articoli, arricchimento che è venuto dopo un dibattito strenuo, in cui tutti hanno potuto esporre le proprie posizioni e che è seguito ad una serie di oltre 50 audizioni.
Alla Camera si poteva fare di più: sicuramente. Si poteva fare di più se da subito non ci fosse stata la minaccia da parte della sinistra di fare ostruzionismo, un ostruzionismo utile solo a nascondere il vuoto di idee del Partito Democratico sul fronte della sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Avremmo potuto fare di più, ma nonostante ciò io sono contento che il decreto-legge “sicurezza” sbarchi oggi in Aula, perché oggi è un giorno particolare, è un giorno significativo, un giorno che rende evidente la discontinuità tra questo Governo e i Governi precedenti.
È stato accennato prima da un mio collega: noi abbiamo avuto il Governo Monti, il Governo Letta, il Governo Renzi, il Governo Gentiloni, sotto i quali una cosca mafiosa composta da sinti aveva occupato Roma, si era presa la città di Roma. Oggi, invece, abbiamo un Ministro e un Governo che finalmente fanno pulizia, che finalmente, per la prima volta, dopo tanti anni di complicità abbattono le ville. Voi forse potrete anche ridere di questa immagine del Ministro dell'interno che sale sulla ruspa per dare l'avvio all'abbattimento, ma per me, per noi, per tanti cittadini quell'immagine è il simbolo di un'Italia che si ribella (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), è il simbolo di un'Italia che riprende coraggio, è il simbolo di un'Italia in cui ritorna la legalità e in cui non si è più complici delle cosche e della criminalità organizzata: un'Italia diversa.
Ho sentito prima il collega Fiano che diceva che questo decreto-legge è per l'80 per cento relativo all'immigrazione. A parte che avrei un po' da ridire sulla percentuale, però io vorrei oggi affrontare diversi temi senza mai toccare il tema dell'immigrazione, senza mai fare accenno - l'hanno fatto diversi miei colleghi - al tema dell'immigrazione. Sono norme di cui si è parlato poco, ma sono norme che vengono da un serrato dibattito che, a differenza degli anni passati e dei Governi precedenti, non è avvenuto solo con le associazioni ideologizzate o con quelle associazioni che sull'accoglienza e sul business dell'accoglienza hanno fatto i quattrini e si sono arricchite. Si tratta di un confronto che il Governo ha tenuto con quei protagonisti che sono in prima linea, con gli agenti delle forze dell'ordine, con coloro che quotidianamente rischiano la propria vita per difendere la nostra sicurezza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Mi fa allora piacere citare, proprio oggi, uno di questi provvedimenti, che è nato dal confronto serrato con gli agenti delle forze dell'ordine. Mi piace citarlo oggi proprio perché siamo all'indomani della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne: è la possibilità di dotare nel corso di procedimenti penali alcuni criminali del braccialetto elettronico, in particolare coloro che commettono il reato di maltrattamenti in famiglia e di stalking.
Ebbene, io credo che la vera lotta alla violenza contro le donne non si faccia con i convegni, non si faccia con gli articoli sui giornali, che, per carità, sono importanti per mantenere vivo un dibattito, ma si faccia con azioni concrete di questo tipo. Queste sono le azioni che servono davvero, che occorre mettere in campo per fermare questa piaga!
Ho sentito anche dire nel dibattito di oggi che siamo di fronte ad un provvedimento che ha norme manifesto, norme che non avranno una ricaduta concreta nel vivere quotidiano. Io vorrei allora ricordare alcuni stanziamenti che vengono stabiliti all'interno di questo decreto-legge. Ricordo l'istituzione di un fondo per il potenziamento delle strutture penitenziarie: 200 milioni dal 2018 al 2026. Ricordo i fondi per pagare gli straordinari alle forze dell'ordine, derogando dalle norme attuali, dalle norme vigenti che hanno limiti più bassi. Soprattutto, ricordo l'incremento del Fondo di videosorveglianza: 90 milioni dal 2019 al 2022. Noi abbiamo un'idea in testa, che non ci toglierà nessuno: noi i delinquenti li perseguiremo quartiere per quartiere, strada per strada (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
C'è un altro passaggio, con una serie di norme di questo provvedimento che hanno una importanza particolare e che sottolineano l'intento del Governo di avere una sicurezza integrata e partecipata, dove gli enti locali e i territori abbiano un ruolo fondamentale, un ruolo da attori protagonisti. Penso, in particolare, all'accesso alla banca delle interforze, il CED, per la polizia locale, che finalmente potrà agire integrandosi con le altre forze dell'ordine. Penso all'uso del taser, sempre per la polizia locale, che la renderà finalmente efficace ed efficiente contro la microcriminalità. Penso al Daspo urbano, il cui campo d'azione viene allargato e vengono anche appesantite le sanzioni, che finalmente prevedranno anche la galera, perché noi, a differenza di quanto ci è stato detto, stiamo passando ad atti concreti che sostituiscono le norme manifesto che venivano fatte dal precedente Governo; non ha senso, infatti, ipotizzare un Daspo urbano a cui poi non segua una vera sanzione di questo tipo. Penso agli accordi che si potranno fare tra il prefetto e le associazioni di categoria per la prevenzione nei pubblici esercizi, un problema che nelle grandi città è sentitissimo, come il problema della movida, il problema di un degrado che accompagna oramai la vita dei nostri cittadini nei grandi centri del nostro Paese. Penso - di fondamentale importanza - all'assunzione a tempo indeterminato di vigili che, finalmente, le amministrazioni locali virtuose potranno fare e più vigili sul territorio vuol dire più sicurezza per i nostri cittadini.
Poi mi viene in mente un'altra serie di norme, che sottolinea l'attenzione di questo Governo per i ceti più deboli, ai quali finalmente c'è un Governo che pensa e che difende il loro diritto alla casa. Mi sorprende che la sinistra negli anni passati non abbia mai pensato a tutelare questo diritto fondamentale per tutti i cittadini. Allora, cito le norme che aumentano le pene per il reato di invasione di terreni o di edifici; cito l'uso delle intercettazioni per colpire chi organizza il racket delle occupazioni abusive; cito il divieto di esecuzione degli arresti domiciliari negli immobili occupati, una vera vergogna che c'era nelle nostre città, dove alcuni magistrati mettevano agli arresti domiciliari dei delinquenti nelle case che avevano occupato, rendendo impossibile lo sgombero; cito, infine, ancora, il taser e la possibilità di usare i droni da parte delle forze di polizia, un implemento delle dotazioni e degli strumenti che servirà per aumentare la sicurezza nelle nostre città oggi.
Credo che con questo decreto si apra una pagina nuova del nostro Paese, dove finalmente la sicurezza diventa una priorità per tutti noi, per tutti i cittadini e non più solo uno slogan (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Maria Teresa Bellucci, che però non c'è. È iscritto a parlare il deputato Giorgio Silli, ma è assente. Allora, è iscritto a parlare il deputato Luca Rizzo Nervo, che viene però sostituito dal deputato Stefano Ceccanti. Prego, deputato, ne ha facoltà.
STEFANO CECCANTI (PD). Presidente, a inizio legislatura c'era stata promessa dal Presidente Fico una Camera centrale. Qualunque cosa questo volesse dire, che è un concetto passepartout, ci ritroviamo un qualcosa di diverso: una Camera passacarte.
Questa è la nostra condizione di oggi: una Camera passacarte, un equivalente istituzionale del ragionier Fantozzi. Sono tre i passaggi che hanno squalificato il ruolo del Parlamento in questo periodo recente. Il primo, e di gran lunga più grave, è stato il fatto che dei parlamentari - mi auguro non rendendosi conto fino in fondo di quello che hanno fatto - si siano trasformati in claque per il Governo sotto il balcone di Palazzo Chigi. Si può avere scelto un rapporto positivo con il proprio Governo, ma qui siamo oltre qualsiasi eccesso di zelo; “soprattutto non troppo zelo” diceva il Talleyrand, e vale anche soprattutto per i parlamentari. Il secondo aspetto negativo, che abbiamo vissuto la scorsa settimana, è di collocare i partiti, che sono una delle infrastrutture alla vita democratica - con tutte le loro imperfezioni, sono comunque una delle infrastrutture alla vita democratica e della democrazia rappresentativa - sotto il capitolo anticorruzione, una scelta ideologica, che non rende merito di come deve funzionare la nostra democrazia. Oggi, invece, siamo a un terzo passaggio, che si iscrive sempre in questa logica, confermando una serie di trend piuttosto negativi su cui il Comitato per la legislazione, nella sua nota n. 1, ci ha illuminato. Cosa ci ha detto il Comitato per la legislazione? In primo luogo, che nel primo semestre della nostra attività parlamentare le leggi di conversione di decreti, che nel primo semestre della scorsa legislatura avevano pesato per il 52,9 per cento della produzione legislativa, sono diventati l'81,8 per cento della nostra produzione legislativa: quattro quinti delle leggi del primo semestre sono state leggi di conversione dei decreti. Secondo aspetto: si assiste a una genesi sempre più confusa e oscura dei decreti-legge. Mentre nel primo semestre della scorsa legislatura l'intervallo massimo tra la deliberazione del Consiglio dei ministri e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale era di sei giorni, ora è diventato di undici; nel decreto in questione i giorni di intervallo sono stati dieci. Ma, soprattutto, si nota una riduzione molto stringente dei passaggi parlamentari. Perché ci sia un minimo di fisiologia, i passaggi parlamentari dovrebbero essere almeno tre, cosicché ciascuna delle Camere possa apportare, almeno teoricamente, degli emendamenti. Ora, viceversa, in questa legislatura si è affermata la norma che i passaggi siano solo due. Ripeto anche qui i dati, che si trovano facilmente nell'appunto del Comitato per la legislazione: nel primo semestre della legislatura precedente, in cinque casi su nove, quindi, nella maggioranza dei casi, i passaggi erano stati tre, ed entrambe le Camere avevano modificato il testo; nei nove decreti di questo inizio legislatura, otto su nove hanno avuto due passaggi soli, ovvero sia, in otto casi su nove la Camera che ha lavorato per seconda si è trovata solo a fare da passacarte, il che è ancora più grave, in caso di legittimazione democratica, quando a fare da passacarte sia questa Camera, perché questa Camera è l'unica eletta davvero a suffragio universale, mentre al Senato gli elettori tra 18 e 25 anni non votano, quindi è ancora più grave trasformare in passacarte la Camera che è eletta dall'insieme del suffragio universale. Per di più, se noi andiamo a vedere il merito, i due decreti comparabili per merito, in materia di giustizia, della scorsa legislatura, avevano tutti e due, il n. 78 del 2013 ed il n. 90 del 2014, avuto tre passaggi, e non due. È anche ulteriore indicatore di questo ruolo di compressione del Parlamento la riduzione del numero di emendamenti approvati. In questo caso, gli emendamenti approvati al Senato sono stati settantotto; nel primo semestre della scorsa legislatura il “decreto del fare” ebbe la bellezza di 212 emendamenti, quindi meno emendamenti in sede parlamentare, più confusione nella genesi, più compressione delle letture, espansione delle leggi di conversione sull'insieme. Questo è un Parlamento, appunto, passacarte; non è minimamente centrale da qualsiasi punto di vista lo si voglia affermare. Fa eccezione, per fortuna, in questo panorama molto triste, il Comitato per la legislazione, non solo per questo appunto meritorio che ha pubblicato, ma anche perché, all'unanimità, ha presentato un emendamento – in questa sede ringrazio tutti i colleghi, in particolare la Presidente Dadone, per la sensibilità istituzionale – per cercare di espungere dall'articolo numero 1 della legge di conversione le due deleghe inserite in maniera anomala.
Dopodiché, io mi sono sentito dire stamani due cose dalla collega Corneli. Un primo argomento, che si riduce a quello che classicamente chiamiamo la «prova budino», non si sa se una cosa è buona o cattiva finché non l'abbiamo sperimentata nell'implementazione: vediamo laicamente cosa succede, poi la correggiamo. Solo che la «prova budino» si può sostenere teoricamente solo se uno pensa che una normativa abbia delle contraddizioni interne, non se sia negativa. Se noi partiamo dal presupposto, come in parte lei stessa ha detto, che la norma è negativa, il budino non va proprio mangiato, non va approvato, non va cucinato. Questa prova di laicità di vedere gli effetti si riserva alle cose che sono in partenza ambigue o pluriformi, non a quelle che sappiamo essere negative.
Devo dire ancora più sconcertante, anche se intellettualmente onesta, è la parte finale di quello che ha detto la collega Corneli, la traduco dal suo lessico più diplomatico: noi sappiamo che alcune di queste cose non solo sono sbagliate, ma sono incostituzionali e, quindi, invitiamo la Corte a bocciarcele, mentre noi, nel frattempo, la votiamo. Ora, io non ho una concezione individualistica della rappresentanza politica. Tutti noi sappiamo che le democrazie parlamentari funzionano sulla base di una disciplina di gruppo, di una disciplina di maggioranza, però la disciplina di gruppo, la disciplina di maggioranza possono arrivare fino a norme che io considero sbagliate, ma non possono arrivare fino a norme incostituzionali. Se io ho coscienza che una norma è incostituzionale non posso votarla per disciplina di gruppo, disciplina di maggioranza. Qui ci deve essere un limite, perché altrimenti noi facciamo della disciplina di gruppo un qualcosa che va persino al di là della costituzionalità del testo. Ricorda un po' quel trucco a cui ricorrevano i cattolici intransigenti poco prima e poco dopo la presa di Roma per assumere incarichi pubblici nell'amministrazione dello Stato risorgimentale che loro non approvavano. La Sacra penitenzieria li aveva autorizzati ad assumere questi incarichi pubblici se, di fronte a due testimoni, proclamavano la formula: salve le leggi divine ed ecclesiastiche, che facevano regolarmente annotare, solo che ci fu un parlamentare che lo fece nelle Aule del Parlamento, un parlamentare della Val d'Aosta che, però, siccome lo fece in pubblico davanti al Parlamento, fu dichiarato decaduto. Ora, mi sembra che dire queste cose, cioè sapere che si votano delle norme incostituzionali, con l'onestà intellettuale di chi lo ammette che siano incostituzionali, ma poi le vota, mi fanno un po' ricordare la scusa di don Abbondio davanti al cardinale, quando gli si chiede perché non aveva celebrato il matrimonio e lui aveva risposto: il coraggio, chi non ce l'ha, non se lo può dare. Un po' più di coraggio forse, di fronte a norme incostituzionali non sarebbe guastato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Cristian Invernizzi Ne ha facoltà.
CRISTIAN INVERNIZZI (LEGA). Grazie, signor Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi: dove eravamo rimasti? Mi verrebbe voglia di esordire così, all'interno di quest'Aula in cui direi, senza timore, che, per la prima volta, dopo sette anni, finalmente il tema della sicurezza viene affrontato senza ipocrisia, senza aver paura degli editoriali dei grandi giornali.
Senza temere che le anime belle, le maestrine dalla penna rossa, quelli, o quelle, che sanno come risolvere i problemi, ma poi non li risolvono mai, in qualche modo si lamentino, in qualche modo dicano: siete immorali, siete cattivi, state affrontando la questione con un rischio, non quello di risolverla, ma di aggravarla.
Dov'eravamo rimasti? Perché, dico, dopo sette anni in cui la Lega non ha governato in seguito ai ben noti accadimenti del 2011, alle elezioni del 2013, finalmente torna a occuparsi di sicurezza, torna a occuparsi delle questioni inerenti al Ministero dell'interno un esponente della Lega – e che esponente della Lega! – e, benché voi diciate che sono sei mesi di propaganda, sono sei mesi di annuncio, oggi presenta alla Camera un testo composto di 40 articoli, un decreto ovviamente perfettibile, a detta sia di esponenti della sinistra che di esponenti della destra, ma un testo che, per la prima volta ripeto, dopo sette anni, prende e affronta il toro per le corna.
Onorevole Presidente, alla Lega si può dire tutto, e abbiamo sentito, anche in questi mesi, in quest'Aula, tutta una serie di valutazioni sul nostro partito, ma una cosa deve essere riconosciuta, e cioè a ciò che viene detto rispondono i fatti. Io non riesco a capire come si possa dire che si continua a fare propaganda nel momento in cui il Ministro Salvini, dopo sei mesi che si è insediato, presenta, ripeto, un decreto articolato in 40 punti, che sono condivisibili o meno, ma che affrontano il problema, che non lo lasciano lì in qualche modo girandoci attorno, come purtroppo abbiamo visto fare dai Governi di centrosinistra negli scorsi anni, e ne ho sentite anche oggi parecchie. Mi permetta, signor Presidente, di rispondere ad alcuni appunti avanzati, soprattutto da esponenti del Partito Democratico.
Questa maggioranza viene accusata di autoritarismo, fino addirittura di dispotismo, di non rispettare il mandato ricevuto dai propri componenti; abbiamo sentito appelli soprattutto ai 5 Stelle a dire: guardate che questo è un testo anticostituzionale, richiami alla libertà dei deputati, come se, appunto, soprattutto il Partito Democratico, da questo punto di vista, potesse dare delle lezioni. Io ricordo sempre, a me stesso innanzitutto, quello che avvenne nella scorsa legislatura. Nella Commissione Affari costituzionali, dieci commissari del Partito Democratico che, a un certo punto, esercitando i diritti di parlamentare eletto e che risponde agli interessi della nazione, dieci, permettetemi di citare i nomi di questi martiri della democrazia, a sentire i vostri termini: Bersani, Cuperlo, Bindi, Giorgis, Lattuca, D'Attorre, Pollastrini, Fabbri, Agostini e Meloni, questi dieci commissari vennero sostituiti in blocco dal Partito Democratico, perché non volevano votare l'“Italicum”, perché lo ritenevano incostituzionale (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), in blocco, su mandato del supremo organo costituzionale della scorsa legislatura, che rispondeva al nome di direzione nazionale del Partito Democratico, che diede questo mandato, al gruppo parlamentare del Partito Democratico, che eseguì. Questi dieci martiri della democrazia, come sono stati in qualche modo definiti prima – che oggi, però, mi fa piacere, in alcuni casi, rivedere in quest'Aula – vennero sostituiti in blocco. Ecco, mi viene da pensare che, se fosse stato possibile all'epoca, sotto la gestione Renzi, sostituire in blocco parlamentari anche in Aula, l'avrebbero fatto, però, fortunatamente, la Costituzione, in qualche modo, questo non lo permetteva e, quindi, non è avvenuto. Di fronte, pertanto, a questa dimostrazione di assoluta coerenza da parte dal Partito Democratico, che critica il metodo utilizzato da questa maggioranza – che, sì, ovviamente ha delle sensibilità differenti e non lo nasconde, che alla fine ha trovato comunque una composizione di interessi, come è giusto che sia all'interno di ogni Governo di coalizione – noi esprimiamo appunto questo decreto, nel quale crediamo fortissimamente, soprattutto per quanto riguarda noi della Lega; perché, ricordo, onorevoli colleghi che ci accusate di fare propaganda, di non mettere un limite alla campagna elettorale, che noi queste cose (le diceva in particolar modo l'onorevole Molteni, che oggi mi fa molto piacere vedere al posto di sottosegretario) proprio da questi banchi, quando eravamo in quindici, quando avevamo il 4,3 per cento, noi queste cose le dicevamo già cinque anni fa; noi queste cose le abbiamo dette quando avevamo il 6 per cento, noi queste cose le abbiamo dette quando avevamo l'8 per cento, queste cose Matteo Salvini le ha dette quando abbiamo avuto il 17 per cento e le diciamo oggi che i sondaggi ci accreditano qualche punto in più. Per cui, dov'è la propaganda? Sapete come si chiama? Non propaganda, si chiama presa visione, si chiama contatto con la realtà. Perché una costante chiara in quello che è avvenuto negli ultimi sette anni è che le vostre politiche - e mi piacerebbe sentire, per una volta, un minimo di autocritica - sono fallite miseramente alla prova dei fatti (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Quando voi parlate, quando dite, ripeto, sempre col dito alzato, da maestri riconosciuti quale siete: “ah, ma questo decreto non è sicurezza, è insicurezza, questo decreto provocherà più clandestini, questo decreto provocherà più insicurezza”, state fotografando la situazione antecedente al 4 marzo. Voi, dicendo queste cose, sembra - o sarebbe opportuno che dovreste farlo - che parlate di quello che ci avete consegnato, perché sono state le vostre politiche a creare i clandestini, sono state le vostre politiche a creare l'insicurezza e sono stati i cittadini, che ve lo hanno detto in tutti i modi possibili e immaginabili, vale a dire con il voto, ad ogni elezione degli ultimi tre anni, che stavate sbagliando su ogni punto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Ma voi, imperterriti, forti delle vostre convinzioni, talmente granitici nel vostro essere assolutamente dalla parte della verità, ve ne siete fregati.
E noi, con queste misure, sapete a chi diamo risposte? Diamo risposte, innanzitutto, ai sindaci, che allo SPRAR non hanno mai aderito. Questi sindaci, per la stragrande maggioranza, sono ed erano sindaci di sinistra. Faccio un esempio: nella provincia di Bergamo, a questo grandioso sistema SPRAR - che sembra che adesso, se qualcuno tocca, oddio verrà giù il mondo - hanno aderito 50 comuni su 243, e invito (Commenti del deputato Fiano)… eh no, purtroppo no, come dimostrano le ultime elezioni provinciali, la maggioranza tra i sindaci è vostra, che però è vostra solo quando si tratta di votare, quando si tratta di fare politiche della sicurezza non seguono le vostre indicazioni, perché sapevano che, seguendo quelle indicazioni, si sarebbero visti i cittadini sotto i comuni a protestare (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Potrei fare i nomi dei sindaci di sinistra che ben si guardano e si son ben guardati dall'applicare situazioni di questo tipo. Noi, in questo modo, diamo risposta agli utenti delle Ferrovie, agli utenti dei metrò, noi in questo modo, signor Presidente, diamo risposta a coloro che vivono, per esempio, nel quartiere di Zingonia, quindi complimenti ancora al Ministro Salvini, sotto il quale, finalmente, verranno abbattute le quattro torri nel quartiere di Zingonia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), Bergamo - e mi avvio alla conclusione -, emblema del mondo che voi volete, del mondo in cui allargate le braccia, voi che vivete nelle periferie. Sì, c'è qualche rischio da correre, in seguito all'immigrazione e in seguito alla sicurezza, ma le braccia vanno sempre allargate. E, signor Presidente, e qui concludo, io a Zingonia non ho mai visto nessuno di sinistra andare a comprare volontariamente una casa per vivere nel futuro che loro vorrebbero regalare a tutti gli altri (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
Per cui - e mi avvio alla conclusione – complimenti, Ministro Salvini, complimenti per quello che ha fatto, andiamo avanti, la Lega è alle sue spalle e la Lega c'è (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. A questo punto, per un errore materiale della Presidenza, è iscritto a parlare il deputato Giorgio Silli, con preghiera magari di fare un intervento più breve rispetto al previsto, anche se, sottolineo, che non è stata sua responsabilità essere assente in quel momento. Ne ha facoltà.
GIORGIO SILLI (FI). Grazie, Presidente. Grazie mille della parola, sì, cercherò di essere breve, anche perché i colleghi deputati del mio gruppo, che mi hanno preceduto, hanno analizzato tecnicamente il provvedimento nella sua totalità.
Io vorrei fare un intervento, come dire, un pochino più politico, cercando di vedere un po' il provvedimento in maniera generale e anche analizzando un po' la questione che verrà posta nel pomeriggio e domani, all'interno della maggioranza. Vede, Presidente, l'immigrazione è assolutamente l'argomento del nostro tempo. I politici, a metà degli anni Novanta, prevedevano che in questi anni ci sarebbe stata una tragedia da un punto di vista migratorio dei flussi assolutamente ingestibili e, purtroppo, chi ha governato negli anni precedenti, o non ha voluto vedere la realtà dei fatti, oppure era in malafede perché, pur vedendola, in maniera consapevole ha fatto dei provvedimenti, che, anziché risolvere i problemi, li ha fatti assolutamente peggiorare.
Vede, questa introduzione sull'immigrazione io la faccio perché per molti anni si è dibattuto fra destra e sinistra, fra centrodestra e centrosinistra, anche all'interno di quel centro moderato, composto da moderati, appunto, di centrodestra e di centrosinistra, laddove c'era chi faceva dell'immigrazione carne da macello per produrre consenso tanto a destra, quanto a sinistra. Perché vede, Presidente, l'immigrazione è stata usata per anni per produrre consenso molto di più da certe frange della sinistra, che non da certe frange della destra. E, francamente, oggi sentire interventi, da parte degli onorevoli esponenti, colleghi, delle sinistre, dove deputati della Repubblica si attaccano alle tonache dei preti, cercando di menzionare la Chiesa, sentire menzionare la Chiesa da chi cattolico non è, da chi anzi è anticlericale, da chi magari conosce solo quel passo del Vangelo secondo Matteo: “ero straniero e mi avete accolto”, allora siccome io cattolico sono e lo sono parecchio, vi dico che la Bibbia è composta anche dal Vecchio Testamento e ci sono dei passi, anche nell'Esodo, dove si invita a rimanere a casa propria e a cercare di gestire i problemi a casa propria. C'è un passo preciso che poi, chi lo vuole sapere, ve lo farò sapere, guardate che io sono un democristiano (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)…
PRESIDENTE. Per favore.
GIORGIO SILLI (FI). …sono una persona assolutamente moderata, ma io credo che sia arrivato il momento di abbozzarla di strumentalizzare certe realtà della nostra società per giustificare delle posizioni che sono sbagliate. Dobbiamo accogliere chi scappa dalla guerra, dobbiamo accogliere chi scappa dalla guerra, ma non possiamo dire accogliamo tutti, a caso, solo per il gusto di distinguersi da un'altra parte politica.
Ebbene, per approfondire un po' nel merito questo provvedimento, che cosa posso dire? Le radici di questo provvedimento - lo ha detto questa mattina l'onorevole Fontana, del mio gruppo, che ha preceduto il mio intervento - sono comuni alle radici del nostro pensiero, del pensiero di Forza Italia. Certo, tutto è perfettibile e ci sono, all'interno del provvedimento, delle questioni che a noi non convincono fino in fondo, sono state elencate e spiegate in maniera assolutamente chiara, anche nei giorni precedenti, sulla stampa, ci sono alcune cose che francamente io sono stupito che vengano contestate da un'altra parte dell'opposizione, come il cosiddetto permesso per motivi umanitari. Ora, io capisco che la parola ‘umanitario' possa far drizzare le orecchie a certe frange dell'opposizione, ma quando il permesso di soggiorno per motivi umanitari, come dire, è stato abusato in maniera italianissima, come spesso succede, per giustificare la presenza sul nostro territorio di persone che bisogno di permessi umanitari probabilmente non avevano, è indubbio che serviva una svolta. Ma quello che realmente io voglio far notare a lei, Presidente, e soprattutto ai colleghi presenti questo pomeriggio, è che non più tardi di due o tre giorni fa è nata una frangia all'interno del MoVimento 5 Stelle, ma è una frangia legittima - è una frangia legittima -, non è normale però dire che, siccome io appartengo al MoVimento 5 Stelle, mi considero oltre la destra e la sinistra; non è così, nessuno può considerarsi oltre la destra e la sinistra, perché la formazione culturale che passa attraverso certe dottrine politiche ti porta immancabilmente, oggi o domani, a dover affrontare dei temi che sono dirimenti, e la sicurezza, l'immigrazione, è uno di questi temi.
È indubbio che anche all'interno del MoVimento 5 Stelle qualcuno non fosse a favore e non sia a favore di questo provvedimento, e lo hanno dichiarato. Guardi, Presidente, documenti che girano o agenzie di stampa che girano con diciannove firme di diciannove deputati della Repubblica italiana non possono essere, come dire, degradati come se fossero un documento da circolo Arci di periferia. È un qualcosa di importante un gruppo di diciannove deputati che pongono la questione. E, allora, dico che forse una riflessione in più, non tanto su questo provvedimento, ma su quella che oggi viene definita la maggioranza di Governo, gli amici della Lega potevano farla, e la manifesta evidenza è che, con molta probabilità, verrà posta la questione di fiducia su questo argomento. Perché viene messa la questione di fiducia nuovamente, dopo poche settimane dall'avvio di questo Governo? Perché viene messa la questione di fiducia se questa maggioranza ha i numeri per poter non andare sotto nuovamente, come è successo la scorsa settimana?
È per questo che io concludo il mio intervento, Presidente, dicendo che probabilmente se non fosse stata posta o se non verrà posta la questione di fiducia avremmo potuto avere delle aperture maggiori, ma, dal momento che si va in questa direzione io invito - e concludo l'intervento -, gli amici della Lega realmente, ancora una volta, ad approfondire la propria riflessione su quella che è oggi la maggioranza di Governo (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Luca Rizzo Nervo. Ne ha facoltà.
LUCA RIZZO NERVO (PD). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, rappresentanti del Governo, nell'affrontare la discussione del decreto-legge n. 113, il “decreto Salvini”, non ci si può sottrarre a rilevazioni - lo hanno fatto i miei colleghi prima - di metodo che si sommano ad una contrarietà di merito che muove da ragioni di natura etica e culturale prima ancora che politica, a partire dall'associazione impropria fra immigrazione e sicurezza in primis e denunciando la dinamica da voto di scambio che è avvenuta in questo Parlamento. Un do ut des indegno fra “legge anticorruzione” e “decreto sicurezza”, con una programmazione dei lavori conseguentemente assurda, fatta perché le cambiali potessero essere puntualmente pagate. Una scarpa sinistra al primo voto e la seconda al compimento dello scambio, come degli Achille Lauro 4.0, sostituendo il culto del comandante di allora a quello del capitano di oggi.
“Non teniamo trappoloni dopo il voto anticorruzione” ebbe a dire qualche giorno fa il sottosegretario Giorgetti, a evidenziare il mercimonio parlamentare avvenuto (e così sarà). Già sono state tacitate le poche e flebili voci di dissenso all'interno del MoVimento 5 Stelle che avevano chiesto di svolgere la propria funzione parlamentare migliorando, per quel che è possibile, il testo. “Mi aspetto lealtà”, ha tuonato, qualche giorno fa, il Ministro Di Maio, che tradotto dal nuovo dizionario italiano-lessico del cambiamento significa: “Mi aspetto che stiate zitti e votiate come dei sorteggiati qualunque”. E così sarà e già sono stati ritirati i venti emendamenti che erano in linea con molte delle nostre proposte emendative perché gli uni e le altre ancorati a quei principi costituzionali, ai valori fondativi della Repubblica che, invece, questo testo, reso intoccabile, viola in modo spudorato. Credere, obbedire e combattere si direbbe, dopo aver sdoganato il “me ne frego” nei fatti e nelle parole in quest'Aula.
E la dinamica del voto di scambio ha condizionato, dicevo, una programmazione che ha contratto i tempi di discussione anche in I Commissione, tant'è che l'onorevole Brescia, presidente e relatore del provvedimento, ha detto in quella sede - e cito testualmente - che “non si lavora in modo adeguato in questa seconda lettura”. Una inadeguatezza formale voluta e ricercata per svilire il ruolo dei deputati, a cui è stata sottratta ogni possibilità di rendersi protagonisti di uno dei provvedimenti che, stante la retorica che spesso assume le sembianze della propaganda ascoltata fin qui, dovrebbe caratterizzare l'azione di questo Governo e di questa maggioranza. Un provvedimento centrale affrontato sbrigativamente, con audizioni convocate all'ultimo minuto che hanno visto la totale assenza della maggioranza: nessun parlamentare di maggioranza era presente ad ascoltare l'Associazione dei comuni italiani, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, l'Autorità garante dell'infanzia e il Tavolo Asilo, solo per citarne alcuni.
E, poi, l'assurdità di una discussione sugli emendamenti, alla quale noi ci siamo a un certo punto dignitosamente sottratti, avvenuta mentre sulle pagine Facebook dei due Vicepremier, ormai assunte come succedanee della Gazzetta Ufficiale, si annunciava la scelta di apporre la fiducia sul provvedimento.
Una questione di metodo ha riguardato anche il rapporto con gli altri livelli istituzionali e di governo, soprattutto con i sindaci e con i comuni che in questi anni sono stati in prima fila a fianco dell'amministrazione centrale per gestire il fenomeno migratorio così come si è caratterizzato in questi ultimi anni. È mancato ogni riconoscimento del ruolo primario giocato dagli enti locali in materia, non sono stati ascoltati gli enti locali, non sono state ascoltate le proposte migliorative dei comuni, che pure per primi pagheranno le conseguenze scellerate che la trasformazione in legge di questo decreto comporterà.
La collaborazione istituzionale fra Ministero dell'interno, comuni e regioni ha consentito, in questi anni difficili, di definire dispositivi di governance che hanno dato ai sindaci la facoltà di orientare e controllare i numeri e le modalità d'accoglienza, attivando una preziosa quanto inedita sinergia con le prefetture. Pensiamo all'intesa in Conferenza unificata, del luglio 2014, alla clausola di salvaguardia dell'ottobre 2016 e al consolidamento e ampliamento della rete SPRAR, mentre nel merito - rilievi di merito - si sono mortificate e fatte venire meno le due architravi che hanno permesso ai territori di reggere alla pressione degli ultimi anni, ossia il principio dell'accoglienza diffusa e i servizi per l'integrazione.
I provvedimenti contenuti nel decreto rischiano, infatti, di privilegiare il sistema privato, quello delle grosse concentrazioni anche in piccoli comuni, quello dei centri straordinari sui territori gestiti in molti casi da operatori economici che nulla hanno a che fare con l'erogazione dei servizi alla persona. Il sistema, in una parola, che più problemi ha creato ai sindaci e alle comunità, che non avranno strumenti per poter incidere sulla pianificazione territoriale dell'accoglienza, il sistema che più ha mostrato falle e spazi di penetrazione dei soggetti spregiudicati, quando non addirittura la penetrazione di forme criminali. Nei grandi centri è arrivata la mafia e l'illegalità, non nell'accoglienza diffusa che caratterizza lo SPRAR. È lì il business dell'immigrazione, come lo chiamate voi, e non nelle situazioni di accoglienza diffusa, come appunto avviene nello SPRAR, che voi di fatto abolite.
Se non credete a me, credete ad un esperto in materia che ha detto, con esemplare efficacia, su Il Corriere della Sera meno di una settimana fa, che - cito testualmente - “escludere la possibilità di accesso alla rete SPRAR dei richiedenti asilo farà crescere a dismisura il problema degli irregolari che restano sul territorio, portando molti problemi nei nostri comuni”.
Ascolti queste parole sagge, signor relatore, onorevole Brescia. So che non farà fatica, perché le ha pronunciate lei queste parole. Lo SPRAR è, infatti, oggi un sistema virtuoso che coinvolge oltre 1.800 comuni di ogni colore politico (l'altro giorno in audizione a perorarne la causa c'era l'assessore di Roma, l'assessore della sindaca Raggi, per dire). È un sistema che ha visto una crescita costante di adesione, anche in questo 2018. Ricordo che si tratta di un'adesione che avviene su base volontarie. Ma perché i sindaci aderiscono allo SPRAR? Per buonismo, per ideologia, perché gli piace fare i perfetti? No! Lo hanno fatto perché hanno vissuto le fatiche inenarrabili con il sistema dell'emergenza, dell'ultimo minuto, della presa d'atto di scelte e imposizioni prefettizie, dell'impossibilità di condividere o quantomeno rendere consapevoli i cittadini delle proprie comunità delle scelte. Hanno preferito, invece, la programmazione e la diffusione dell'accoglienza, in luogo di concentrazioni spesso prive di senso nel rapporto con i numeri della popolazione; hanno preferito “un po' a tutti”, in applicazione di logiche di solidarietà territoriale, invece che “tutti ad uno”; hanno preferito piccole accoglienze in appartamento, invece che grandi strutture dentro le città; hanno preferito l'integrazione possibile, invece che la logica del vitto e alloggio; hanno preferito, proprio per il dibattito pubblico sull'utilizzo di soldi pubblici nell'accoglienza, una rendicontazione rigorosa e di dettaglio come lo SPRAR prevede, invece che un sistema a maglie più larghe dei centri straordinari; hanno preferito le pratiche di innovazione sociale, le tante pratiche d'innovazione sociale, di welfare generativo che comuni e gestori dei servizi hanno realizzato in modo inedito in questi anni. Penso, ad esempio, nella mia città al “Progetto Vesta”, di accoglienza intra familiare dei migranti neomaggiorenni, realizzato dentro al sistema SPRAR, che è stato un acceleratore straordinario di processi di integrazione lavorativa e sociale di quelle persone. Si tratta, dunque, di progetti di innovazione sociale che oggi sono patrimonio prezioso anche per altri soggetti fragili e altre situazioni all'interno del sistema di welfare.
Su tutto questo, su questa preferenza dei sindaci per gestire meglio il fenomeno, viene sostanzialmente tirata una riga sopra, senza, cosa ancor più grave, una vera e propria alternativa. Si coglie, invece, la scelta, insita nel provvedimento, di complessiva precarizzazione della posizione dei migranti sul territorio. Non è la prima volta che in Italia il legislatore si muove in questa direzione. Dobbiamo tornare al 2001. La Lega, allora, si chiamava Lega Nord e aveva 49 milioni in meno e aveva posto nella propria campagna elettorale proprio la centralità del contrasto all'immigrazione straniera. Il testo della Bossi-Fini intervenne in diversi punti, con l'obiettivo di rendere la presenza straniera più precaria e meno protetta da tutele sociali e giuridiche, riducendo le opportunità legali di ingresso, premessa all'enorme crescita degli ingressi irregolari visti in questi anni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico ).
Voglio che i migranti perbene arrivino in aereo e in ambasciata, non sui barconi, diceva qualche giorno fa Salvini: bene, cancelli la Bossi-Fini, recuperi la possibilità di flussi regolari e avrà cominciato con il passo giusto. Invece, si fa un decreto che è in assoluta continuità con quella legge sbagliata nelle premesse e negli esiti.
Ricordo che la Bossi-Fini fu accompagnata da una sanatoria che assunse le dimensioni della più grande regolarizzazione di massa nella storia dell'immigrazione in Italia: 701 mila irregolari, regolarizzati con una sanatoria. Non ci sarebbe da stupirsi, quindi, se, magari dopo le elezioni europee, l'enfasi di frasi prive di senso come “rimpatrieremo 600 mila clandestini”, pronunciate dal Ministro Salvini in trance agonistica da campagna elettorale, si trasformassero in una ennesima scelta di sanatoria. D'altronde, ai condoni e alle sanatorie questo Governo ci sta abituando con inaspettata frequenta.
È un percorso, quello della normativa sull'immigrazione, che ha generato una notevole oscillazione di lavoratori e lavoratrici dentro e fuori la regolarità. Si ripropone la stessa favola. Fermeremo tutti, non capendo, però, che finché vi sarà malnutrizione, violazione di dignità e diritti umani, condizioni ambientali e climatiche incompatibili con la presenza umana, guerre, fondamentalismi etnici e religiosi che minacciano tutti coloro che non ne fanno parte, se continuerà lo sfruttamento intensivo delle risorse dell'Africa, le migrazioni non si fermeranno e seguiranno l'istinto di ogni essere umano a cercare una vita dignitosa per sé e la propria famiglia.
Invece di trovare soluzioni strutturali, invece di convincere l'Europa a dare attuazione alla revisione del Trattato di Dublino, come votato dal Parlamento europeo, si propone la stessa strategia di sempre. In primo luogo, cancellando la protezione umanitaria, si dà luogo ad un rischio di aumento esponenziale delle persone in condizioni di irregolarità, che sono obbligatoriamente destinate a ingrossare le fila del lavoro nero, delle irregolarità, delle occupazioni abusive e, quindi, del degrado.
Le stime dell'ISPI parlano di un aumento di 120 mila unità nei prossimi due anni, che porterebbero il numero complessivo a oltre 600 mila persone irregolari entro il 2020, oltre ad alimentare un contenzioso giudiziale indicibile.
Non può sfuggire a nessuno quanto questo dato desti preoccupazione negli amministratori locali, in particolare, senza distinzione politica di sorta. Prevediamo casi di persone che magari hanno già ottenuto contratti di lavoro, per esempio neomaggiorenni, che dopo le accoglienze familiari siano stati assunti con contratti di apprendistato per due, tre o quattro anni, ma che se, malauguratamente, si trovano nella fase del rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari e non lo avessero ancora ritirato alla data del 4 ottobre, si troveranno in mano un inutile permesso di protezione speciale che non potrà essere convertito in permesso per motivi di lavoro. È giusto? A chi giova tutto ciò? Non sarebbe forse il caso, invece, di prevedere una definizione di posizione giuridica regolare di coloro che, pur non avendo un titolo di riconoscimento dello status di rifugiato, hanno effettuato un percorso di reale integrazione?
Li rimpatrieremo, dite, c'è anche un fondo per farlo, dite. Ebbene, andiamo a vedere - lo ha già fatto il collega Fiano - nel concreto, fuori dalla propaganda, di cosa parliamo: 500 mila euro nel 2018, un milione e mezzo per il 2019 e il 2020. Prendiamo un valore a regime di un milione e mezzo: ogni rimpatrio costa 8 o 9 mila euro come minimo; se anche la matematica non è cambiata, da pitagorica a matematica del cambiamento, vuol dire poco più di 200 rimpatri all'anno. Ossia, per rimpatriare i famosi 600 mila irregolari, impiegherete 2803 anni, più o meno come le rate per restituire i quarantanove milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Nessun nuovo accordo, nel frattempo, è avvenuto per i rimpatri in questi mesi, anzi, sono stati messi a rischio gli accordi esistenti, fra cui, uno dei più efficaci, quello con la Tunisia.
E poi vi è l'aumento, l'estensione dei tempi di permanenza nei centri per il rimpatrio, da 90 a 180 giorni e le previsioni di trattenimento in frontiera, in non meglio specificati luoghi idonei; un totale di 220 giorni di permanenza in condizioni semi detentive in luoghi che, già in passato, mostravano l'inevitabile degrado verso forme che nulla hanno a che vedere con la dignità delle persone, con il paradosso di un richiedente asilo che rischia di essere trattenuto per un tempo superiore a quello di un espellendo, cioè rispetto a chi ha già avuto un decreto espulsivo.
E quei luoghi idonei cosa sono? Chi ne definisce gli standard minimi di dignità, chi li valuterà come tali? Non è dato saperlo e questo aggiunge inquietudine ad inquietudine, perché sappiamo come sono andate le cose, sappiamo cosa sono stati i CIE, sappiamo cosa sono stati i CARA e cosa sono, ancora, spesso, e non ci possiamo arrendere all'idea che quello sia il massimo che un grande Paese civile, fondatore dell'Unione europea, possa offrire, con il rischio di una rabbia sociale e di un allontanamento da ogni possibile processo di reale integrazione.
In secondo luogo, con il provvedimento, lo Stato si ritira dalla presa in carico dei richiedenti asilo in condizioni di vulnerabilità, mantenendo solo servizi di tipo esclusivamente alberghiero, proprio quelli massimamente vituperati. Non si può parlare nemmeno di servizi a bassa soglia; l'assistenza vera ricadrà dunque interamente sui servizi socio sanitari dei territori. Si tratta di persone portatrici di fragilità anche gravi, la cui esistenza non può essere cancellata per decreto, che è impensabile che vengano gestite nei CAS o in questi centri alla frontiera.
Parlo di persone che presentano disagio mentale, che se non curate adeguatamente e contenute in contesti adeguati potranno rappresentare certamente motivo di allarme per le comunità, parliamo di donne violate, magari con bambini piccoli, che dovranno essere prese in carico dai comuni, perché prevarrà la tutela dovuta ai minori, che oggi hanno trovato nello SPRAR, nell'accoglienza diffusa, una risposta adeguata e domani non si sa. Parliamo più in generale dei nuclei familiari di richiedenti protezione con minori, ai quali come sarà possibile assicurare il godimento di diritti analoghi a quelli di tutti gli altri bambini se si troveranno ad attendere l'esame della domanda di protezione presso centri collettivi che sempre più assomiglieranno al CARA di Mineo, a quello di Crotone, a quello di Borgo Mezzanone, a quello di Cona.
I servizi di accoglienza destinati a tali situazioni di vulnerabilità sono assicurati anche in collaborazione con le ASL competenti del territorio, oggi, nonché con gli altri servizi locali, sociali, scolastici ed educativi, in capo, appunto, ai comuni. Si tratta dei medesimi servizi responsabili degli interventi destinati alla presa in carico e alla protezione dei neomaggiorenni.
I comuni chiedono di mantenere presso lo SPRAR l'accoglienza di questa tipologia di persone, al fine di ottimizzare i costi della spesa pubblica nazionale e locale, di ottimizzare al massimo la gestione della complessità dei servizi locali che, comunque, devono essere erogati a livello territoriale, socio sanitari, scolastici, educativi, di facilitare i percorsi di inserimento socio economico e di effettiva inclusione nel tessuto sociale, al fine di prevenire il rischio di marginalità sociale, di scivolamento progressivo nelle sacche di emarginazione e di devianza, con possibili ricadute sulla sicurezza dei territori, di prevenire i rischi sanitari correlati alla salute pubblica, qualcosa è stato fatto, ma non abbastanza, e di prevenire qualsiasi rischio di ricaduta sui locali servizi sociali e di polizia in caso di mancata tempestività degli interventi.
Ad oggi, infatti, l'ente locale aderente alla rete SPRAR si vede rimborsati tali servizi per i richiedenti e titolari di protezione accolti nel progetto territoriale. Impedire l'accesso ai richiedenti asilo vulnerabili all'interno di progetti SPRAR, significa inevitabilmente far ricadere sui bilanci dei comuni i costi dei servizi socio sanitari che sarà in ogni caso necessario erogare, senza poter accedere ad alcun rimborso da parte dello Stato. Lo dico in modo che lo possiate capire meglio: soldi dei comuni, dei contribuenti per gestire vulnerabilità dei migranti che oggi sono nel sistema nazionale, con buona pace di “prima gli italiani”. Ci si chiede, anche, quale sarà il destino di chi sarà titolare del permesso di soggiorno per protezione sociale, per cui non sembra esservi nessuna previsione di misure di accoglienza e che dobbiamo, quindi, immaginare ancora sulle spalle dei servizi dei comuni.
Esprimo, infine, preoccupazione per i neomaggiorenni che, entrati come minori, potranno trovarsi con un permesso per minore età in scadenza e con la difficoltà nella conversione se non adeguatamente sostenuti o con un permesso di protezione speciale, nella migliore delle ipotesi, comunque privi di misure di accoglienza, se non ricorrendo a quanto prevede la legge Zampa, una legge che abbiamo fatto noi, attraverso il cosiddetto prosieguo amministrativo che estende ai ventun anni la protezione dovuta in quanto minore. Chi si farà carico di assicurare loro la protezione? Sarà possibile anche per loro l'accesso allo SPRAR o dovranno essere i comuni, data la loro competenza sulla materia?
Insomma, signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un provvedimento crudele, ma ancor prima inutile ed inefficace finanche per gli stessi obiettivi, da me non condivisi, che il Ministro Salvini si pone; salvo che il Ministro Salvini, che vedo in Aula, non abbia in realtà come vero obiettivo il caos, come efficace benzina per la macchina della propaganda delle elezioni europee. Ora che non c'è più lo spauracchio dei barconi che arrivano dal mare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), produciamo migliaia di irregolari a tener vivo quel caos e la paura conseguente. L'onorevole Brescia, nella sua intervista che ho citato prima, tristemente ammette che in ultima analisi è la Lega ad avere l'ultima parola su questi temi. A dire il vero, ci pare che la Lega abbia l'ultima parola quasi su tutto. Ebbene, lo dico agli altri deputati, questo non è vero: l'ultima parola l'avete voi, deputate e deputati eletti in rappresentanza della nazione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), nell'esercizio del vostro libero giudizio su questo provvedimento e sulle conseguenze che produrrà.
Mi appello a voi: abbiate il coraggio della libertà che la Costituzione vi concede per svolgere al meglio l'alto incarico a cui siamo e siete chiamati. Darete così anche una qualche parvenza di credibilità, e chiudo, Presidente, a quel richiamo sulla centralità del Parlamento che il Presidente Fico fece nel suo insediamento e che ogni giorno, e certamente oggi di più, appare retorica fine a se stessa, il contrario esatto del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Bellucci. Ne ha facoltà.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Presidente, rappresentanti del Governo, colleghi, siamo qui per affrontare un tema importante, la sicurezza; uno di quelli che vengono definiti i bisogni primari, i bisogni primari dell'essere umano, perché, quando parliamo di sicurezza, parliamo della sicurezza che ogni madre e ogni padre dovrebbe dare ai propri figli come primo valore da difendere, e quindi come ogni Stato e come ogni cittadino dovrebbe offrire ai propri cittadini, ai propri italiani. E allora è un provvedimento, diciamo, speciale, e noi vi ringraziamo di aver voluto dare attenzione a questo provvedimento; lo facciamo come Fratelli d'Italia, lo facciamo come forza politica che ha creduto fino in fondo nel fatto che questo bene primario dovesse essere tutelato.
E lo facciamo ancor di più all'indomani di una giornata importante, Ministro e sottosegretario, perché ieri è stata la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e quella che viene sottolineata è una situazione drammatica della nostra Italia. Una situazione drammatica perché i dati non ci dicono che la violenza sta diminuendo, anzi, la violenza sulle donne e la violenza sessuale stanno aumentando. Saprete benissimo che sono 2.783 le donne vittime di violenza sessuale; sapete benissimo che il 41,6 per cento degli uomini che perpetrano queste violenze è costituito da immigrati, cioè sono stranieri; sapete benissimo che l'8 per cento della popolazione italiana, cioè quegli immigrati, non perpetrano l'8 per cento di quelle violenze, ma bensì il 41,6 per cento. E allora sì che c'è bisogno di sicurezza nella nostra Italia, sì che c'è bisogno di uno Stato che offra e garantisca sicurezza ai nostri italiani, e ancor di più a quelli più piccoli, a quelli più fragili, perché i dati ci dicono una verità, e non sono dati che dice Fratelli d'Italia.
Sono dati che dice il Ministero degli interni, Ministro: ci dice che questa violenza ha un incremento sempre più alto, più l'8 per cento, a danno di minori che hanno meno di 14 anni, quelle bambine che subiscono continuamente una violenza sessuale. Sono dati terribili quelli che vediamo nel mese di agosto, di luglio, in cui tante sono le vittime di violenze sessuali e tanto ai danni di quegli immigrati.
E qui non possiamo dimenticare, purtroppo, che queste violenze sessuali sono stupri di gruppo, fatti da più persone insieme che rimandano all'idea spesso di un reato quasi a sfondo tribale. Il nostro pensiero, quando dico queste parole, non può portarci lontano, se non a quello che è accaduto pochi giorni fa, purtroppo, alla nostra Desirée, la nostra Desirée, perché, quando non si scende in campo per difendere la vittima, allora è una colpa di tutti, perché è il dovere di tutti difendere le vittime.
Ciascuno di noi è Desirée, ciascuno di noi è quella adolescenza violata, quella adolescenza annullata a danno di persone che non dovevano stare nella nostra Italia, di clandestini e, non a caso, anche di nigeriani. E allora a me perplime sempre quando penso a quella parola, “umanità”, e quando viene detta troppo spesso da una sinistra che per umanità ha pensato ad un'immigrazione incontrollata, che l'umanità fosse accogliere tutti, indistintamente, senza pensare al dopo, a che cosa sarebbe successo dopo, quando quelle persone sofferenti, senza un lavoro, senza dignità, senza possibilità, si sarebbero trovate nelle nostre strade. E allora, la morte di Desirée non è un caso: è una morte annunciata, è una morte di chi si trova nella nostra Italia senza certezze e senza sicurezze, entra nel circuito della criminalità e da questo, poi, propone anche una propria cultura, a volte, che è un disvalore, una discultura, caratterizzata dall'umiliazione della donna e, a volte, anche da riti che vengono fatti di gruppo.
Ancor di più è un problema se noi pensiamo che pochi giorni fa il tribunale del riesame ha pensato bene di derubricare lo stupro di gruppo, in realtà, in una violenza sessuale fatta singolarmente da ciascuno, uno alla volta. Se parliamo di sicurezza, veramente dovremmo rifletterci, dovremmo pensarci, perché noi ogni giorno continuiamo a mettere sempre di più su quell'ago della bilancia che è verso la non difesa degli ultimi, la nostra responsabilità e la nostra colpa. È ancora più un problema, e su questo vi avevamo chiesto di fare particolare intenzione, avevamo proposto un emendamento, vi avevamo chiesto di proporre una sezione speciale nel tribunale destinata alle mafie nigeriane. E lo avevamo pensato non soltanto per la questione degli stupri e delle violenze, ma per dare attenzione proprio a quella mafia, che è diversa dalle altre. So e sono certa che voi sarete sensibili a questi temi: la mafia nigeriana oggi è una realtà insieme a Cosa nostra, alla 'ndrangheta, alla camorra, alla Sacra Corona. È una realtà, è la quinta mafia nella nostra Italia per diffusione, venti città, dieci regioni, mille affiliati; è una realtà perché nel Nord-Est oggi hanno il monopolio nella gestione dello spaccio dell'eroina gialla. Mi permetto di dirvi, perché il tema delle tossicodipendenze e delle dipendenze patologiche mi è particolarmente a cuore, che quell'eroina gialla non è un caso: è una scelta scientifica, una scelta scientifica fatta di un'eroina gialla, perché le dosi sono di quel colore, che ha cento volte di più la funzione di proporre dipendenza, è cento volte più forte.
I nigeriani hanno scelto di occupare un mercato per competerlo all'organizzazione tunisina, e lo hanno fatto proponendo una sostanza che creava più dipendenza; con un rischio, però, Ministro e sottosegretario: il rischio dell'overdose. Nel Nord-Est, nel Veneto, le morti da overdose per eroina gialla soltanto nel 2018, e ancora non è finito quest'anno, sono diciotto. L'ultima è Alice, una ragazza di tredici anni che, nella stazione di Udine, aveva la colpa di essere una drogata; ha preso quella sostanza e ne è morta di overdose. Non è un caso, è un'organizzazione che sta proponendo la propria cultura, quella mafiosa, quella di voler annullare la vita e di poterla distruggere. E a me non interessa quando ci si dice che ci sono mafie anche italiane, che ci sono spacciatori e organizzatori anche italiani; voglio combattere le une e le altre, e non sono meno forti e meno importanti le altre, quelle straniere, ma, anzi, complicano la vita della nostra Italia.
E, allora, su questo vi avevamo chiesto un'altra cosa, vi avevamo chiesto di poter intervenire anche sulla prostituzione, perché purtroppo quella mafia, quelle mafie si uniscono allo spaccio, alla violenza, ma anche alla prostituzione. E anche qui non c'è niente di umano e di umanitario nell'immaginare la tratta di povere donne che arrivano qui, vengono abusate, stuprate, per poi essere messe nelle piazze italiane, se non addirittura gli viene proposto l'utero in affitto, per immaginare che possano portare dentro di loro dei figli che verranno strappati. E allora, anche qui, immaginavamo che una revoca della protezione internazionale dovesse prevedere proprio i reati di prostituzione e di promozione della prostituzione.
Noi, rappresentanti del Governo, immaginiamo un'Italia diversa; immaginiamo un'Italia che possa difendere i propri confini nazionali, che possa amare le proprie tradizioni e la propria cultura. Se parliamo di sicurezza e parliamo di immigrazione, per esempio vi avevamo chiesto di poter proporre una cittadinanza che vedesse il riconoscimento di questa bellezza dell'essere cittadino italiano attraverso la conoscenza della nostra lingua italiana, attraverso la nostra storia, la conoscenza della nostra storia, attraverso, per esempio, il fatto che ci fosse una dichiarazione esplicita nell'impegnarsi a rispettare i principi della nostra Costituzione: mi permetto di dire, la più bella di ci sia al mondo. Piccole cose semplici, ma che sono importanti quando si parla di immigrazione e di sicurezza.
PRESIDENTE. La invito a concludere.
MARIA TERESA BELLUCCI (FDI). Sì, cercherò di terminare, probabilmente sono molte le cose che dico e vorrei dire. Ma questo non c'è, e questo è un problema. È un problema – e, Ministro, colgo l'occasione, lei oggi è qui – perché se parliamo di sicurezza e di immigrazione, allora corre l'obbligo parlare anche del Global Compact, perché è un problema se parliamo di sicurezza e di immigrazioni e non diciamo “no” a quello che viene dichiarato come un diritto fondamentale, cioè il diritto all'essere migrante. È un problema, perché significa cedere la propria sovranità nazionale ad altri, in questo caso all'ONU; significa cedere la difesa della propria identità nazionale e della propria patria a qualcuno che non ha il compito e non ha titolo per farlo.
E allora, concludo, perché vorrei prendere tanto più tempo, ma il tempo è finito, per ricordarvi soltanto delle parole che vengono dette da Oriana Fallaci, sperando che voi ci possiate pensare, possiate pensarci in queste ore. Oriana Fallaci diceva una cosa: la patria non è un'opinione, la patria è un vincolo fatto di vincoli che stanno nella nostra carne, che stanno nelle nostre anime, che stanno nella nostra memoria genetica. È un legame che non si può estirpare, ma che si deve difendere ogni giorno. Noi chiediamo a voi, rappresentanti del Governo, di difenderlo ogni giorno; noi, come Fratelli d'Italia, vi saremo vicini, e vi ricorderemo ogni giorno di farlo, di difendere la nostra patria (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia e di deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Alberto Stefani. Ne ha facoltà.
ALBERTO STEFANI (LEGA). Presidente, membri del Governo, onorevoli colleghi, il decreto-legge che stiamo discutendo oggi è la risposta concreta alle esigenze di sicurezza che milioni di cittadini ci hanno affidato con il loro voto popolare, è la risposta a tutti coloro i quali pensavano che l'ordinamento giuridico italiano potesse ancora contenere norme giuridiche troppo vaghe, facilmente estensibili, norme giuridiche facilmente raggirabili, come quelle contenute nel testo unico delle disposizioni concorrenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, che, invece, di concentrare l'attenzione e la protezione umanitaria nei confronti di chi ne aveva diritto, non hanno fatto altro che agevolare l'immigrazione irregolare sotto mentite spoglie. È la risposta ad anni di malgoverno, di mala gestione: di mala gestione di un fenomeno, quello dell'immigrazione, che, in realtà, per troppo tempo, per troppi anni è stata sfruttata strumentalmente a vantaggio di un business legalizzato dell'accoglienza con soldi pubblici (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), e da associazioni criminali e criminogene che hanno sfruttato questa mala gestione per infiltrarsi in Italia e per installarsi nel nostro territorio.
È la risposta a chi, da mesi, a qualche chilometro da qui, continua a darci lezioni di democrazia, di civiltà e di accoglienza, e poi ci scarica di nascosto decine e centinaia di richiedenti asilo al confine con l'Italia (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È la risposta a chi diceva che questo Governo avrebbe fatto tanti passi indietro sul piano dei diritti umani: non ne abbiamo fatto uno indietro sul piano dei diritti umani, abbiamo concentrato l'attenzione su chi ne aveva diritto. È la risposta a chi pensava e a chi diceva e a chi dice ancora che l'Italia è uno Stato razzista e discriminatorio.
Vorrei allora per il suo tramite, Presidente, che quest'Aula fosse compatta nel ribadire che l'Italia non è un Paese razzista (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Nel ribadire che l'Italia è un Paese che semmai ha accolto troppo, che ha accolto anche chi non aveva alcun diritto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). E mi piacerebbe che questi signori dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, che hanno tanto tempo per definire l'Italia un Paese razzista, si impegnassero a lottare laddove esistono davvero le discriminazioni, in Pakistan, in Afghanistan, in Iraq, in Arabia Saudita, in Centrafrica, dove per essere cristiani si muore (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Dove la parola di una donna in giudizio vale la metà della parola di un uomo. Dove una ragazzina è costretta a sposarsi con un uomo di 40, di 50 o di 60 anni, dove ci sono milioni di persone che sono perseguitate per essere cristiane (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Andate lì a lottare contro le discriminazioni, prima di parlare dell'Italia.
Voglio allora ricordare, in quest'Aula, che non è razzismo, ma buonsenso rafforzare i poteri delle forze dell'ordine, non è razzismo ma buonsenso rafforzare i poteri della Polizia locale, non è razzismo, ma buonsenso pensare che se vieni in Italia con un permesso umanitario e commetti un reato, il tuo permesso viene stralciato e te ne torni da dove sei venuto (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è razzismo irrobustire il Fondo per i rimpatri, invece di spendere 5 miliardi di euro per un'accoglienza diffusa a vantaggio di sedicenti imprenditori dell'accoglienza (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). Non è razzismo, ma buonsenso togliere la cittadinanza a chi si macchia di gravi reati in materia di terrorismo e di eversione.
Allora, di fronte a noi adesso, Presidente, abbiamo due strade. La prima, che è quella già percorsa da qualche altro Governo, da qualche altro Presidente del Consiglio dei ministri, è quella di chinare il capo e di affidare la gestione delle nostre frontiere e dei nostri confini ad un'organizzazione sovranazionale come l'Europa che ci ha lasciato soli, magari in cambio di qualche margine di flessibilità in più. E la seconda strada, che non è questa, che è quella invece di riprendere in mano la nostra sovranità, di esercitarla, la nostra sovranità, di riprendere in mano le redini dei nostri confini, del controllo delle nostre frontiere; quella di non arrendersi e di affrontare a viso aperto una sfida che è quella dell'immigrazione, che non è solo la sfida di oggi: è la sfida che riguarderà la società dei prossimi decenni e dei prossimi secoli, è la sfida che riguarderà il futuro delle generazioni come la mia. E allora, Presidente, da giovane, prima che da deputato, io sono orgoglioso di appartenere a questa maggioranza, sono orgoglioso di appartenere ad una maggioranza che ha scelto di guardare avanti e di riprendere in mano la sovranità di questo Paese.
Grazie, Ministro Salvini, grazie, sottosegretario Molteni (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. È iscritta a parlare la deputata Giuditta Pini. Ne ha facoltà.
GIUDITTA PINI (PD). Presidente, i miei colleghi hanno spiegato molto bene, da questa mattina, nel dettaglio, tutti i motivi per cui non possiamo e non vogliamo votare questo decreto-legge. In particolare, c'è un aspetto che vorrei approfondire all'inizio, e cioè il ruolo che hanno i deputati e i parlamentari della maggioranza di questo Governo, in particolare in questo decreto-legge; e lo faccio citando le parole del Presidente Fico in quest'Aula, quando, venendo qui, allorché fu eletto, disse: dobbiamo impegnarci a difendere il Parlamento da chi cerca di influenzarne i tempi e le scelte, a proprio vantaggio personale. Ecco, ora vi do uno spoiler alert: io terminerò di parlare, e il Governo verrà qui e imporrà la questione di fiducia, perché è proibito, in questo Parlamento e in quest'Aula, votare gli emendamenti proposti, bisogna fare un grande voto di fiducia, in modo tale che sia impacchettato tutto quanto e si possa fare finalmente o una photo opportunity fuori con qualche cartellone, oppure insomma, valutiamo un po' noi, ci sarà forse un video su Facebook.
La cosa che forse sfugge, anche a molti di voi che sono per la prima volta in quest'Aula, che hanno l'onore e l'onere di sedere per la prima volta in quest'Aula, è che chi insulta in questo modo il Parlamento non insulta un'entità astratta, insulta singolarmente voi, perché, nel farlo, sta implicitamente dicendo che siete inutili. Non che la cosa vi stupisca, immagino, visto che siamo abituati a vedere comici anziani e imbolsiti che fanno video in cui dicono che bisognerebbe sceglierli a sorte i parlamentari, però voi siete parlamentari della Repubblica e avete un compito in più, che è quello di dimostrare che non è vero, anche perché immagino che, come tutti noi, poi andrete a casa, alla sera e vi guarderete anche allo specchio, quindi ben venga la discussione. Prima è stato citato, a proposito di sicurezza, un problema che anche a me sta molto a cuore, me ne occupo da anni, che è il ritorno, in grande stile, dell'eroina, che in questi anni ha visto un investimento da parte della 'ndrangheta e della criminalità organizzata nel nostro Paese abbassando molto, molto il prezzo – con 2 euro ti puoi prendere una dose –, e il Governo del cambiamento cosa fa? A parte ad avere il Ministro dell'interno che gira con la maglietta della polizia e fa delle retate davanti alle scuole superiori, taglia il Fondo del dipartimento per le politiche antidroga. Bravoni! Complimenti! È questo il cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Allora vi faccio un altro spoiler alert: se tagliate i fondi per i Sert, se tagliate i fondi per l'informazione, se fate come la Ministra Grillo e venite in quest'Aula a dire che se si informano i ragazzi sulla pericolosità delle sostanze si avvicinano alle sostanze, avremo solo più persone che si avvicinano inconsciamente e inconsapevolmente a quelle sostanze, e avremo solo più morti da piangere. Questo non credo sia qualcosa che vogliamo; allora, si possono emendare le leggi? No, non si possono emendare, perché se arriva qui qualcuno e pone la questione di fiducia non si possono emendare.
Andiamo avanti. È stato spiegato molto bene prima dai miei colleghi Fiano, Magi, Bruno Bossio e Rizzo Nervo proprio nei dettagli, perché questo decreto non solo è sbagliato, ma è fatto male. L'altro giorno, passeggiando per la strada, mi hanno fermata e mi hanno detto: cosa vuole, onorevole, non è la legislatura dei diritti. Io ho risposto: neanche quella dei doveri, visto che ogni tre per due si fa un condono, o edilizio o fiscale (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Però, va bene, non sarà questa la dichiarazione. Ovviamente, si è molto duri e forti - come siete abituati voi a fare normalmente - con i deboli e si è molto deboli con i forti, per cui si dimentica, per esempio, che sì, è vero, in questo Paese c'è stata, all'inizio di quest'anno, una persona che andava in giro e sparava contro le persone che incontrava e contro le sedi del partito. Vorrei sapere se anche in questo caso si toglierà la cittadinanza, a Traini, oppure, visto che non è di pelle scura, non gli si farà nulla. Spero di no, perché sono contraria a togliere la cittadinanza per un reato: chi commette un reato è giusto che debba pagare, gli si fa un regolare processo e, poi, dopo lo si mette in carcere.
Insomma, avete fatto una serie di cose in questo decreto, che rivendicate con molta forza e molta chiarezza, e la domanda che faccio, a questo punto, è molto semplice, perché non basta un post su Facebook o andare su una ruspa a buttare giù una casa che, con un processo molto lungo, era stata confiscata ai Casamonica per dire che si vuole combattere la mafia e la criminalità organizzata, occorre anche vedere che cosa portano nel concreto le decisioni che prendiamo qui dentro. Allora, guardiamo le decisioni che state votando con tanta solerzia e tanto orgoglio padano e italico, le guardiamo, ascoltiamo un pochino quello che ci viene detto. Per esempio, ci viene segnalato, da CGIL, CISL e UIL, che la liberalizzazione della vendita degli stabili confiscati alla criminalità organizzata ai privati – ai privati – non è detto che sia un'idea saggissima, perché forse gli stessi mafiosi cui sono stati confiscati possono partecipare a quella gara, e sicuramente hanno molta più liquidità di chiunque in questa Aula; oppure, l'affidamento diretto, senza gara, a chi dovrà gestire questi CAS, che è esattamente il motivo, come emerso dalle indagini, che porta la criminalità organizzata - dove è successo - a gestire i centri.
Allora, guardiamo un'altra cosa e facciamoci una domanda semplicissima, con cui vi lascio, perché tanto mi sembra di capire che siete già in modalità applauso, non per me, ovviamente. Avete un'idea di Paese impaurito, un Paese imbolsito, un Paese che ha il terrore di tutto, che si vuole chiudere, che addirittura ha il terrore - adesso scopriamo - anche dell'ONU, che non è nato per volere del PD, è nato dopo la seconda guerra mondiale, ma ho capito che si vuole rimuovere questo pezzo triste della nostra storia, pazienza, non sono d'accordo.
C'è chi pensa che un Paese diverso sia possibile, quindi quando si parla di numeri bisogna anche contestualizzare. La domanda che vi faccio è una e semplice: se decidiamo per legge - anzi voi decidete per legge - che ci saranno persone con meno diritti, persone più fragili, persone senza permesso di soggiorno, persone che sono più ricattabili per avere un permesso di soggiorno, chi si avvantaggerà da questa situazione?
Io non credo neanche alla storiella della Lega che si avvantaggia per le elezioni europee, sarebbe troppo facile, bisogna vedere anche nel medio periodo, perché non è che il mondo finisce - ve lo diciamo per esperienza personale - il giorno dopo le europee, il mondo ovviamente continua, e le scelte che state facendo qui avranno delle conseguenze esattamente come le ha avute la “Bossi-Fini”. E chi ha avvantaggiato la “Bossi-Fini”? Chi è stato che ci ha fatto più soldi con la “Bossi-Fini”? Quelli che attraverso quel sistema si sono arricchiti, quelli che ricattano per avere il permesso di soggiorno, che ti danno un posto di lavoro con un contratto finto, quelli che fanno la cooperativa spuria, quelli che affittano la camera in nero, il caporale, quello che prende l'immigrato apposta perché sa che non ha diritto, lo paga 2 euro l'ora e poi dopo magari si fa dare anche il bollino di IGP sulla roba che raccoglie l'immigrato. Chi trae vantaggio dall'avere migliaia di persone che non hanno diritti? Quelli che sono più organizzati, la criminalità organizzata. Non credo che voi lo facciate coscientemente, perché altrimenti sareste complici di questa visione, e io non ci voglio credere. Allora forse lo fate inconsciamente, il che è ancora peggio, perché siete dei deputati della Repubblica, non siete degli schiacciabottoni. Totò - visto che qui sono stati citati tutti, da Papa Francesco a Cavour – chiedeva (Commenti del sottosegretario Volpi)… Presidente, se per cortesia può spiegare al Governo che non siamo a L'Arena di Giletti, che non è un dialogo; poi, se vuole, ne discutiamo dopo davanti a un caffè…
PRESIDENTE. Scusi, sottosegretario Volpi…Intanto non è un dialogo, e poi non mi pare sinceramente l'atteggiamento migliore per chi rappresenta il Governo in quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Prego, deputata Pini.
GIUDITTA PINI (PD). Grazie, Presidente. Vado alle conclusioni. Dicevamo appunto che c'è la volontà di essere forti con i deboli e deboli con i forti, e su questo ci avete fatto un filone, addirittura anche creativo, pure su Facebook; siete diventati bravissimi ad aizzare orde di gente mettendo alla gogna chi vi contesta, come se questo fosse sintomo di forza, facendolo insultare, augurando stupri, augurando violenze di gruppo, e poi pensate di essere anche furbi, mentre non vi rendete conto che facendo così date solo prova della vostra codardia e dell'inadeguatezza che avete nel ricoprire questo ruolo, perché qui siamo nel Parlamento della Repubblica italiana. Totò diceva “Siamo uomini o caporali?”, io vi chiedo: siete deputati o passacarte? Lo fate questo lavoro di vedere quello che vi portano? Non basta fare un post, ve lo dico, ci sono già passata. Non basta fare un post, perché quello che rimane agli atti è come si vota. Quello che rimane agli atti, nel libro della storia che voi e noi insieme a voi stiamo scrivendo in quest'Aula adesso, è quello che voterete, è quello che farete quando vi alzerete in piedi. Non basta la lettera, bisogna essere conseguenti. E non basta neanche sperare nell'arrivo della Corte costituzionale, perché non è questo il nostro lavoro, se no bastava fare i commentatori. Non è questo quello per cui siamo pagati! Non è questo quello per cui siete e siamo stati eletti! Noi siamo un'altra cosa, allora non credete a chi svilisce il ruolo del parlamentare! Non credete a chi svilisce il ruolo del Parlamento, dimostrate che siete un'altra cosa! Per carità, lo capisco, la voterete la fiducia, ci mancherebbe altro, però almeno cerchiamo di togliere la fiducia dal tavolo, proviamo ad andare alle votazioni sui singoli emendamenti, e se c'è qualcosa che non va, si metterà a posto. È il Parlamento italiano, bellezza! Si chiama democrazia! Capisco che ad alcuni di voi faccia un po' fastidio, ma vi posso assicurare che con un pochino di pomata passa tutto.
Presidente, concludo veramente. Questo Governo ha dimostrato, purtroppo, anche, in questo caso, con la tacita complicità del Presidente Fico, di volere a tutti i costi essere appunto forte con i deboli e debole con i forti, di voler far vedere i muscoli a quelli che già hanno pochi diritti e abbassare e chinare la testa a chi invece diciamo è più forte e più organizzato anche a livello criminale. È una scelta politica, una scelta che ognuno di voi si assumerà davanti alla storia. Noi, davanti a tutto questo, però, non ci stiamo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare il deputato Filippo Maturi. Ne ha facoltà.
FILIPPO MATURI (LEGA). Grazie, Presidente. Membri del Governo, onorevoli colleghi tutti, ieri era la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Chiaramente, questo tema è un tema trasversale, non attestabile a un partito politico, insomma qualcosa che ci coinvolge tutti e, infatti, nella giornata di ieri ho avuto modo di vedere sui social dei miei onorevoli colleghi di diversi post, diverse dichiarazioni, o l'adesione a differenti iniziative per la sensibilizzazione su questo grave problema. Certo, tutto giustissimo, ma tutte queste cose sono collegate da un fil rouge che è l'astrattezza. In realtà, la violenza e, quindi, la mancanza di sicurezza è qualcosa di estremamente concreto e, per contrastarla, occorre agire in modo concreto e mi scuserete se ripeterò più volte questa parola, ma ritengo sia necessario e focalizzante. Ora, io ringrazio e il mio plauso va al Ministro dell'Interno, Matteo Salvini, perché, con concretezza, ha preso in mano la situazione e cerca di dare delle risposte concrete a queste problematiche, perché, quando si stanziano dei fondi per la videosorveglianza, si aumenta il numero degli agenti sul territorio per controllare con maggiore efficacia quel territorio per riportare la legalità in territori dove lo Stato vacilla, allora questo è un provvedimento estremamente concreto, così come prevedere l'espulsione di quei richiedenti asilo che vengono in Italia non in cerca di un rifugio, perché scappano da una guerra, ma perché ci portano poi la guerra in casa, commettendo crimini e allora prevederne l'espulsione è qualcosa di estremamente concreto. Ma, sempre parlando di concretezza, io oggi continuo a sentire come un mantra da parte dell'opposizione il tema della Bossi-Fini. Io mi chiedo: ma, in sette anni, a parte salvar banche e riempire il nostro Paese di clandestini (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier), non avevate altro da fare? Per far capire la tara di dove siamo arrivati, permettetemi un inciso: io provengo da Bolzano, una città che pare, così è stata definita, la città dove si vive meglio in Italia, insomma recenti classifiche pare attestino questo dato; la mia città è una città dove la sera le commesse del centro, quando finiscono di lavorare, e finiscono alle sette, non a chissà che ora, tirano fuori il cellulare e, fino a che non arrivano alla macchina, stanno al telefono, perché hanno paura, non si sentono sicure nella propria città; è una città dove le donne, la sera, non vanno più al teatro perché si sentono insicure; e stiamo parlando della città dove in Italia si dovrebbe vivere meglio; quindi, non oso pensare in che stato sia tutto il resto del Paese.
Io ringrazio il Ministro Salvini, perché ha preso, insieme chiaramente al Governo tutto, il timone di questo Paese, lo sta portando lontano dalle follie burrascose degli eurocrati della sinistra che tanto ha danneggiato la nostra amata Italia in questi anni, per riportarlo nelle acque del buonsenso.
Quindi io invito tutti voi, al momento del voto, a pensare alle vostre madri, alle vostre mogli e alle vostre figlie, perché il Paese che ci avete lasciato non è un bel posto dove vivere né per noi né per loro (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RICCARDO MOLINARI (LEGA). Grazie, Presidente. Ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento, intervengo per chiedere la chiusura della discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. E' stato chiesto, quindi, di procedere alla chiusura della discussione sulle linee generali, ai sensi dell'articolo 44 del Regolamento.
Essendone stata fatta richiesta, la votazione avrà luogo mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi.
Preavviso di votazioni elettroniche (ore 16,35).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono pertanto da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.
Si riprende la discussione.
PRESIDENTE. Sulla richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali darò la parola, a norma dell'articolo 44, comma 1, del Regolamento, a un oratore contro e uno a favore, per non più di cinque minuti ciascuno.
Ha chiesto di parlare contro il deputato Emanuele Fiano. Ne ha facoltà.
EMANUELE FIANO (PD). Presidente, grazie, dunque viene posto il voto di fiducia su un provvedimento che non riscontra ostruzionismo da parte delle opposizioni; nella I Commissione Affari costituzionali di questo ramo del Parlamento si è discusso degli emendamenti presentati in una giornata ed anche dopo che il Partito Democratico ha abbandonato i lavori e ha ritirato i propri emendamenti, i lavori non si sono potuti concludere, se non dando il mandato al relatore senza aver discusso la gran parte degli emendamenti. Non c'è stato ostruzionismo su questo provvedimento, non abbiamo attuato manovre ostruzionistiche, non abbiamo inondato il Parlamento di emendamenti, ma voi avete la necessità politica di interrompere questa discussione, perché non avete problemi con l'opposizione, peraltro solo con questa parte del Parlamento, perché c'è un'altra opposizione che è più d'accordo di voi con il provvedimento…
PRESIDENTE. Occorre un po' di silenzio, chiedo scusa deputato Fiano, prego.
EMANUELE FIANO (PD). Grazie a lei. Voi avete dei problemi interni; state concludendo il black Friday, il giorno degli sconti: avete dato al Movimento 5 Stelle la legge sulla prescrizione, con lo sconto sulla Lega e, notizia di questi ultimi minuti, è stata confermata in appello la condanna per cui la Lega deve restituire agli italiani 49 milioni di euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), che indebitamente ha avuto dal finanziamento pubblico dei partiti, secondo la condanna di appello che è stata confermata adesso; avete concesso al Movimento 5 Stelle nei giorni scorsi, e, adesso, arriva il ricambio, il cambio, lo scambio, il baratto, il baratto sopra i diritti del Parlamento, perché voi ci impedite di discutere di questo argomento!
Non potete farlo, avreste dovuto sopportare, oltre alla nostra opposizione, anche quella di alcuni colleghi del Movimento 5 Stelle. Voi considerate questo un votificio, considerate questo la camera di compensazione degli accordi che fanno Di Maio e Salvini. Il Parlamento non vi interessa, perché, evidentemente, non vi interessano i diritti, come non vi interessano i diritti delle persone che saranno colpite da questo decreto. Siamo molto contrari all'interruzione di questa discussione perché percepiamo che, sempre meno, sarà lo spazio democratico in questa legislatura per discutere di provvedimenti che cambiano la vita degli italiani, i diritti degli italiani. Voi avete paura del Parlamento, noi invece abbiamo paura dei vostri provvedimenti; non preoccupatevi, ci batteremo in tutti gli spazi in cui avremo diritto di farlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La ringrazio, deputato Fiano. Chi chiede di parlare a favore? Il deputato Ziello, prego. Ne ha facoltà.
EDOARDO ZIELLO (LEGA). Grazie, Presidente. Noi della Lega chiediamo di chiudere la discussione generale, non certamente per tappare la bocca all'opposizione, perché l'opposizione, ricordiamolo, ha avuto mezza giornata (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico) per poterci dire quanto è contraria a questo provvedimento, però come voi avete necessità di parlare, noi abbiamo la necessità politica di risolvere dei problemi che voi avete creato a questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier). È per questo che abbiamo chiesto la richiesta di interruzione, perché questo non sarà il black Friday per qualche partito politico, ma per chi vorrà lucrare sull'immigrazione clandestina, che, grazie all'intervento del nostro Ministro Matteo Salvini, sta andando in netto fallimento. Per cui, annuncio il nostro voto a favore della richiesta di interruzione, signor Presidente, per permettere a questo Governo di passare nel più breve tempo possibile dalle parole ai fatti, come facciamo noi della Lega (Applausi dei deputati del gruppo Lega-Salvini Premier).
PRESIDENTE. Non essendo ancora decorso il termine di 20 minuti previsto dal Regolamento per le votazioni con il procedimento elettronico, sospendiamo la seduta, che riprenderà alle ore 17.
La seduta, sospesa alle 16,40, è ripresa alle 17,05.
PRESIDENTE. Approfittiamo di questa fase in cui si sta riprendendo posto, per salutare i sindaci della provincia di Alessandria, che stanno assistendo ai nostri lavori (Applausi).
Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico con registrazione dei nomi, la richiesta di chiusura della discussione sulle linee generali del disegno di legge in esame.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
La Camera approva (Vedi votazione n. 1).
Non sono pervenute alla Presidenza richieste di intervento ai sensi dell'articolo 44, comma 2, del Regolamento.
(Repliche - A.C. 1346)
PRESIDENTE. I relatori hanno esaurito il tempo a loro disposizione, mentre il rappresentante del Governo ha comunicato per le vie brevi alla Presidenza che non intende replicare.
(Esame dell'articolo unico - A.C. 1346)
PRESIDENTE. Passiamo, quindi, all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione e degli emendamenti riferiti agli articoli del decreto-legge (Vedi l'allegato A).
(Posizione della questione di fiducia - Articolo unico - A.C. 1346)
PRESIDENTE. Ha chiesto di intervenire il Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta, Riccardo Fraccaro (Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico).
RICCARDO FRACCARO, Ministro per i Rapporti con il Parlamento e la democrazia diretta. Grazie, Presidente. Colleghi deputati, a nome del Governo e autorizzato dal Consiglio dei ministri, pongo la questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico - Deputati del gruppo Partito Democratico scandiscono: Vergogna! Vergogna!) sull'approvazione, senza emendamenti ed articoli aggiuntivi, dell'articolo unico del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante: “Disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate”, nel testo della Commissione, identico a quello approvato dal Senato. Grazie, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi MoVimento 5 Stelle e Lega-Salvini Premier - Applausi polemici dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Grazie, Ministro. Lei ha totalizzato il 100 per cento degli applausi, una rarità.
Ha chiesto di intervenire sull'ordine lavori il deputato Enrico Borghi. Ne ha facoltà.
ENRICO BORGHI (PD). Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo alla quarta fiducia del Governo del cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), un cambiamento talmente rilevante che fa assumere alla natura di questa richiesta le fattezze, in realtà, di un passato che evidentemente molti colleghi non conoscono e per il quale, nei cinque minuti che ho a disposizione, proverò a descrivere la motivazione.
Signor Presidente, questa è una fiducia che viene posta senza che l'opposizione abbia fatto ostruzionismo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), anzi in presenza del ritiro, avvenuto in Commissione, di tutti gli emendamenti del Partito Democratico e in presenza di una disponibilità, resa all'Aula dai nostri rappresentanti, di contenere il numero degli emendamenti al fine di un esame contenuto e con tempi certi.
Perché, dunque, un provvedimento di questa natura? Lo vorrei dire, in particolare, agli amici e colleghi del MoVimento 5 Stelle, che forse, in un afflato di incoscienza e confusione, hanno applaudito a questo strumento.
Cari amici del MoVimento 5 Stelle, questa è una fiducia contro di voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico), è una fiducia per impedirvi di esprimervi, è una fiducia per non consentirvi di tradurre in un libero esercizio di voto di questo Parlamento le opinioni che avete espresso fuori da qui.
Mi sorprende che non sia in quest'Aula il Presidente Fico, perché diciotto parlamentari che fanno esplicito riferimento a lui hanno occupato le cronache delle scorse settimane, contestando nel merito questo provvedimento e avanzando una serie di emendamenti che il Partito Democratico avrebbe anche votato e, invece, sono scomparsi. Scomparsi i diciotto e volatilizzato il Presidente Fico. Questa improvvisa recrudescenza di una capacità di dialettica è scomparsa dalla sera alla mattina.
Ma bastava anche solo assistere ai lavori di questa compressa discussione sulle linee generali per capire il grado di disagio del MoVimento 5 Stelle. Infatti, come definire in altri termini il disagio se l'unico rappresentante del partito di maggioranza relativa si è alzato in quest'Aula e ha detto che restano forti perplessità nel merito del contenuto del provvedimento, addirittura rivolgendo l'appello alla Corte costituzionale? E, da ultimo e non ultimo, laggiù al banco dei nove nella sua solitudine, per la quale ha la nostra solidarietà, il presidente dalla Commissione nonché relatore, l'onorevole Brescia, ha condizionato, nel suo intervento, a tutta una serie di “se” la validità e l'efficacia di questo provvedimento, arrivando al punto da dichiarare (leggo testualmente dalle agenzie): “Capisco il Partito Democratico”.
Cari amici del MoVimento 5 Stelle, questa è una delle tante retromarce che avete già innestato e che viene imposta a voi nel quadro di un patto leonino dal quale state uscendo davvero malconci. State retrocedendo - e concludo, signor Presidente - sulla TAP, sui voucher, sul taglio delle spese militari, sull'euro. Nelle ultime ore, fortunatamente, state anche retrocedendo rispetto ad una concezione un po' arcaica secondo la quale le colpe dei padri dovevano ricadere sui figli (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e, invece, pare che il Ministro Di Maio non sia più di queste opinioni.
Voi state facendo, come maggioranza, un doppio errore e ci sarà una doppia smentita: il doppio errore risiede nel fatto che per voi del MoVimento 5 Stelle questa fiducia, che viene fatta contro di voi, va contro le idee, i valori e le proposte che avete sin qui portato avanti nell'arco di tutta la XVII legislatura. Insomma, per un patto di potere, vi siete venduti l'anima.
E per quanto riguarda i vincitori di tappa di questa vicenda, gli amici della Lega…
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
ENRICO BORGHI (PD). …i colleghi della Lega, gli avversari dalla Lega, loro pensano di avere ottenuto un successo, una vittoria, ma non sarà così.
Nel merito abbiamo provato ad argomentare, ma nel merito ci sono tali e tanti di quegli errori che quando gli eventi si incaricheranno di picconare i contenuti di questo provvedimento noi ci ritroveremo qui. Chissà se ci sarete ancora anche voi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sull'ordine dei lavori il deputato Fornaro. Ne ha facoltà.
FEDERICO FORNARO (LEU). Grazie, signor Presidente. Vorrei che rimanesse agli atti che noi non abbiamo partecipato né ai primi né ai secondi applausi con cui è stato accompagnato lo speech del Ministro per i rapporti col Parlamento. Non l'abbiamo fatto in coerenza anche con il comportamento della scorsa legislatura. Infatti, non abbiamo mai condiviso, nella scorsa legislatura, gli sberleffi, gli applausi e le ironie, molto più forti di quelli che abbiamo sentito oggi, nei confronti dei Ministri per i rapporti col Parlamento dei Governi della XVII legislatura, che arrivavano dai banchi del MoVimento 5 Stelle.
Però, devo dire, con altrettanta onestà intellettuale, che non ho apprezzato - e vi invito a riflettere - gli applausi che sono arrivati dai banchi della maggioranza. Una maggioranza che mette la fiducia non merita gli applausi. È una scelta, è una scelta che sta dentro le regole parlamentari, è una scelta politica di cui è giusto essere chiamati, ma non si può essere orgogliosi di aver posto la fiducia, e quegli applausi sono e rimangono un errore politico perché, tra l'altro, questa è una fiducia non in sé sbagliata, poiché è una fiducia che viene posta - lo ricordo - non perché si è arrivati alla terza lettura, ma è una fiducia messa in seconda lettura ed è una fiducia che trasforma questo Parlamento e la Costituzione materiale del nostro Paese, in quanto evidentemente si impedisce a uno dei due rami del Parlamento di poter intervenire sul lavoro fatto dall'altro.
Siamo di fronte, quindi, a una sorta - e mi si conceda la battuta - di “monocameralismo random”: a seconda di dove il Governo decide di presentare il provvedimento, quel ramo del Parlamento ha il privilegio di poter dare il proprio contributo e l'altro deve sostanzialmente bere quello che è stato preparato dall'altra parte. Credo che questo sia un errore, sia una riduzione, sia uno stravolgimento della Carta costituzionale e mi permetto, per il suo tramite signor Presidente, di segnalare questo al Presidente della Camera, con il richiamo esplicito proprio al suo discorso di insediamento. Inoltre, mi permetto di rivolgermi, sempre per il suo tramite, al Ministro per i rapporti col Parlamento, perché, signor Ministro, questa non è una buona strada: è una strada che deve avere carattere di eccezionalità e non può essere la regola, ma, da alcune settimane, questa è diventata la regola di comportamento. State svuotando la Costituzione.
Lo dico subito e lo diremo nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo, che immagino sarà convocata subito dopo: useremo tutti gli strumenti previsti dal Regolamento parlamentare per poter incidere e poter segnalare all'opinione pubblica gli errori e il carattere incostituzionale di molti degli articoli di questo provvedimento.
Ci spiace anche e vorrei ricordare - e concludo su questo - che avevamo dato, nel corso della discussione in I Commissione con il nostro collega Roberto Speranza, ampia disponibilità, anche presentando oltre la metà circa degli emendamenti che avevamo presentato al Senato, a ridurre il numero degli emendamenti, per consentire a quest'Aula di discutere, perlomeno di dibattere e di confrontarsi. Vi state assumendo, quindi, una responsabilità grave: approvare questo documento e approvare questo decreto, ancora una volta espropriando la Camera di un proprio diritto, e, quindi, negando alle opposizioni un diritto costituzionale al confronto (Applausi dei deputati del gruppo Liberi e Uguali).
PRESIDENTE. Non mi pare che vi siano altre richieste di intervento sull'ordine dei lavori.
A seguito della posizione della questione di fiducia, la Conferenza dei presidenti di gruppo è convocata alle ore 17,30 presso la Biblioteca del Presidente, al fine di stabilire il prosieguo dell'esame del provvedimento.
Sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 17,20, è ripresa alle 17,55.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Comunico che, nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, convocata a seguito della posizione della questione di fiducia da parte del Governo sul decreto-legge in materia di sicurezza pubblica, scadenza 3 dicembre 2018, approvato dal Senato, A.C. 1346, è stata stabilita la seguente organizzazione dei lavori: la votazione per appello nominale avrà inizio domani, martedì 27 novembre, a partire dalle ore 17,10, previe dichiarazioni di voto, a partire dalle ore 15,45. Dopo l'appello nominale, avrà luogo il seguito dell'esame del provvedimento, che proseguirà anche nelle giornate successive, fino alla sua conclusione.
Il termine per la presentazione degli ordini del giorno è fissato alle ore 10 di domani, martedì 27 novembre.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi di fine seduta.
Ha chiesto di parlare il deputato Carlo Fatuzzo. Ne ha facoltà.
CARLO FATUZZO (FI). Grazie, signor Presidente Rampelli. Venendo qui, questa mattina, alla stazione di Roma, scendendo dal treno, sono stato riconosciuto da una signora di mezza età, la quale mi si è avvicinata e mi ha detto: “Ma lei è l'onorevole Fatuzzo?”. “Sì” - ho detto - “sono io”. “Ma la pensione, quand'è che ce la danno a 60 anni, anziché a 67, come aveva detto la Fornero? Io sto aspettando da quando si è votato, da marzo, ma ancora tutte le volte che vado a chiedere all'INPS quand'è che posso avere la pensione, mi rispondono sempre a 67 anni, anzi, quando sanno che io ne ho 60, mi dicono che devo aspettare i 68 anni di età. Lei che vede sempre Salvini, glielo dica, glielo dica di fare presto a darci questa pensione, perché non è possibile che noi, dopo che abbiamo sempre lavorato, io sto lavorando ancora in una casa per anziani, non riusciamo ad avere la pensione. Ma siamo proprio gli ultimi tra gli ultimi!”.
Viva i pensionati. Pensionati, all'attacco!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Vittoria Casa. Ne ha facoltà.
VITTORIA CASA (M5S). Grazie, Presidente. Nella giornata di ieri, domenica 25 novembre, giornata in cui si rinnovava l'impegno per sconfiggere la violenza sulle donne, il settimanale L'Espresso ha deciso di pubblicare un corsivo dedicato alla nostra collega Lucia Azzolina, un corsivo, non so se ironico o di gossip, semplicemente di cattivo gusto, in cui assenti erano i fatti, i riferimenti alla sua attività sul territorio e in Parlamento, la critica - sempre ben accetta, ovviamente - alle sue convinzioni politiche o culturali.
Naturalmente, lungi da me qualsiasi intento di censore della stampa o del giornalismo; la libertà di informazione e di espressione è sacra in qualsiasi Stato di diritto ed è una componente basilare della democrazia. L'opera di coraggiosa testimonianza portata avanti da tanti giornalisti dalla schiena dritta ha, senza dubbio, concorso ad aumentare la consapevolezza dei cittadini rispetto a questioni ed eventi cruciali per il Paese. Anzi, la critica giornalistica alla politica e al lavoro di noi parlamentari è un ingrediente fondamentale del dibattito pubblico e contribuisce a stimolare e arricchire il nostro operato. Ma mi chiedo quale sia il contributo che un giornale offre al lettore e alla società, pubblicando un corsivo in cui si qualifica una parlamentare della Repubblica solo per alcuni suoi aspetti fisici o presunti tratti caratteriali: le labbra scarlatte, le risatine insolenti, la presunta altezzosità, l'approccio scostante.
Si tratta, lasciatemelo dire, senza giri di parole, di un corsivo giornalistico, se così si può definire, che trasuda maschilismo e offese di stampo sessista in ogni parola; un corsivo che, soprattutto, non aiuta nemmeno a ricostruire quel clima di fiducia e di dialogo costruttivo che, invece, dovrebbe ispirare i rapporti tra classe politica, stampa e pubblica opinione.
Concludo, gentile Presidente, dicendo che questo corsivo ci indigna come donne e come parlamentari, ancor più perché rivela un'ipocrisia profonda che svilisce a pura strumentalizzazione occasionale una battaglia, quella contro la violenza sulle donne, invece cruciale per la qualità complessiva della nostra vita civile.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
VITTORIA CASA (M5S). Mi piacerebbe, ma questo è solo un auspicio, che almeno in occasioni come queste ci fosse da parte di tutte le donne presenti in questo Parlamento un sincero sentimento di sostegno reciproco, senza guardare al colore politico o alle divergenze di pensiero che, ovviamente, ci dividono, ma condividendo la convinzione che tutte noi vogliamo essere giudicate e anche criticate per quello che facciamo o diciamo, non per il colore delle nostre labbra o per la lunghezza della nostra gonna (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Carla Giuliano. Ne ha facoltà.
CARLA GIULIANO (M5S). Grazie, Presidente; il 24 novembre scorso, nella mia città, a San Severo, si è verificato un gravissimo fatto di sangue. In pieno giorno, nei pressi del salone di un barbiere, un sanguinoso agguato, l'ennesimo in provincia di Foggia, ha provocato la morte di un pregiudicato, noto esponente della malavita locale, e il ferimento grave di altre due persone. Sconcertante la dinamica dell'agguato: due killer, armati di fucile e pistola, giunti sul posto a bordo di un'auto guidata da una terza persona, hanno esploso almeno 50 colpi di arma da fuoco all'impazzata, sia all'esterno che all'interno del locale. La vittima, già scampata a un agguato nel 2015, in cui furono esplosi una ventina di colpi di mitraglietta, e più volte arrestata in diversi blitz antimafia, era lo zio del trentaseienne assassinato il 25 agosto scorso in una strada centrale di San Severo.
Questi agguati sono l'ennesimo segno di un'emergenza criminale già evidenziata nella delibera del CSM del 18 ottobre 2017, che parla di radicate forme di criminalità organizzata sul territorio e di sodalizi criminali su base familiare, affiliati alla mafia foggiana, che controllano le attività illecite attraverso una spartizione del territorio e hanno contatti con gruppi criminali campani e calabresi.
La situazione è molto grave; i cittadini non possono vivere in un clima di paura e di perenne insicurezza. Per arginare il fenomeno malavitoso occorre un significativo rafforzamento dell'organico delle Forze dell'ordine, in particolare dei nuclei investigativi che svolgono indagini in materia di criminalità e criminalità organizzata.
Occorre lanciare un messaggio collettivo di legalità forte, costante e coerente, attraverso interventi sinergici delle forze istituzionali e della società civile.
PRESIDENTE. Concluda, per favore.
CARLA GIULIANO (M5S). Il MoVimento 5 Stelle ha già presentato un disegno di legge, a prima firma del senatore foggiano Marco Pellegrini, per l'istituzione, a Foggia, della sezione distaccata della corte d'appello di Bari e della direzione distrettuale antimafia. San Severo e l'intera Capitanata necessitano della massima attenzione e non devono essere lasciate sole. Il nostro impegno in questo senso sarà massimo (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Nicola Acunzo. Ne ha facoltà.
NICOLA ACUNZO (M5S). Grazie, Presidente. Oggi, purtroppo, diciamo addio a uno dei più grandi maestri del cinema, un artista, un innovatore, colui che ha segnato profondamente il panorama del nostro cinema. Oggi, purtroppo, dobbiamo salutare il maestro Bernardo Bertolucci, al quale farei un applauso (Applausi).
Gli Oscar che ci ha regalato sono il trionfo del suo sguardo sull'Italia. I suoi racconti hanno come primo merito quello di aver reso eterno il nostro Paese. Ragazzi, sono contento che voi ci siate, il maestro Bertolucci ci ha regalato capolavori come Ultimo tango a Parigi, L'ultimo imperatore e l'indimenticabile Novecento dove il vecchio Burt Lancaster dice: Quando la festa sta per finire dì che sono morto. Digli che sono morto, ma che continuino a ballare. Addio maestro, grazie (Applausi).
PRESIDENTE. Abbiamo così esaurito gli interventi di fine seduta. Approfitto per salutare gli studenti e gli insegnanti dell'Istituto comprensivo di Olevano Romano, in provincia di Roma (Applausi).
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Martedì 27 novembre 2018 - Ore 15,45:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
S. 840 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 4 ottobre 2018, n. 113, recante disposizioni urgenti in materia di protezione internazionale e immigrazione, sicurezza pubblica, nonché misure per la funzionalità del Ministero dell'interno e l'organizzazione e il funzionamento dell'Agenzia nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Delega al Governo in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze di polizia e delle Forze armate (Approvato dal Senato). (C. 1346)
Relatori: BRESCIA, per la maggioranza; MIGLIORE, di minoranza.
La seduta termina alle 18,05.
VOTAZIONI QUALIFICATE EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO
INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 1) | ||||||||||
Votazione | O G G E T T O | Risultato | Esito | |||||||
Num | Tipo | Pres | Vot | Ast | Magg | Fav | Contr | Miss | ||
1 | Nominale | Ddl 1346 - chiusura discuss. gen. | 400 | 400 | 0 | 201 | 301 | 99 | 40 | Appr. |
F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M = Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui é mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi é premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.