XVIII LEGISLATURA
Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 14 di mercoledì 13 giugno 2018
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ROBERTO FICO
La seduta comincia alle 15,05.
PRESIDENTE. La seduta è aperta.
Invito la deputata segretaria a dare lettura del processo verbale della seduta precedente.
SILVANA ANDREINA COMAROLI, Segretaria, legge il processo verbale della seduta del 7 giugno 2018.
PRESIDENTE. Se non vi sono osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
Sull'ordine dei lavori.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Donzelli, siamo in fase elettiva, quindi può intervenire solo sul punto all'ordine del giorno, altrimenti le tolgo la parola.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, sull'articolo 41 del Regolamento, quindi intervengo sull'ordine dei lavori. Chiedo che prima…
PRESIDENTE. Non è sull'ordine dei lavori, ma vada avanti.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo che, in questa seduta, oggi, o nella seduta di domani, venga svolto un minuto di silenzio per Duccio Dini, il ragazzo che è stato travolto a Firenze da dei rom che si rincorrevano giocando al far-west(Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Su questo può fare un intervento a fine seduta. Le ho detto che se fosse intervenuto su altro le avrei tolto la parola…
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Chiedo all'Aula, Presidente, di esprimersi se vuole o non vuole il minuto di silenzio. È sull'ordine dei lavori; l'Aula è sovrana, in base all'articolo 41, e può decidere.
PRESIDENTE. Può fare un intervento di fine seduta. Grazie.
Missioni.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Carfagna, Cirielli, Colucci, D'Uva, De Micheli, Delrio, Gregorio Fontana, Fraccaro, Gelmini Giorgetti e Grillo sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
I deputati in missione sono complessivamente diciassette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna (Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna).
Votazione per l'elezione di un Vicepresidente e di un Questore, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la votazione per l'elezione di un Vicepresidente e di un Questore, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento, a seguito della cessazione dalle rispettive cariche dei deputati Lorenzo Fontana e Riccardo Fraccaro, dimissionari, in quanto chiamati a far parte del Governo.
Conformemente alla prassi relativa alle votazioni per schede, la chiama sarà effettuata secondo l'ordine alfabetico.
A ciascun deputato saranno consegnate due schede: una di colore azzurro, per l'elezione di un Vicepresidente, ed una di colore giallo, per l'elezione di un Questore. Avverto che ciascun deputato può scrivere sulla scheda un solo nome. Le schede recanti più di un nominativo saranno considerate nulle. Avverto inoltre che, avendo taluni deputati lo stesso cognome, ove si intenda votare per uno di essi, occorrerà indicare sulla scheda, ai fini dell'attribuzione del voto, sia il cognome sia il nome dell'interessato. In mancanza dell'indicazione del nome, il voto sarà considerato nullo. Saranno altresì considerate nulle le schede recanti segni di riconoscimento. Saranno eletti coloro che ottengono il maggior numero di voti. Per agevolare il computo dei voti ogni deputato deporrà le schede in due urne distinte, collocate al di fuori della cabina di voto.
Indìco la votazione per schede.
Per agevolare le operazioni di voto, invito i deputati ad avvicinarsi al banco della Presidenza seguendo il proprio turno di votazione, che è evidenziato sul tabellone elettronico, evitando quindi di stazionare nell'emiciclo e di rendere così più difficoltosa l'espressione del voto.
Avverto che, come da prassi, al fine di garantire un ordinato svolgimento della votazione, la Presidenza accoglierà un numero di richieste di anticipazione del voto fino ad un massimo del tre per cento della consistenza numerica di ciascun gruppo.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
(Segue la votazione ).
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ETTORE ROSATO (ore 16,20)
(Segue la votazione) .
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione ed invito i deputati segretari a procedere allo spoglio delle schede.
La seduta è sospesa e riprenderà al termine di tale adempimento.
La seduta, sospesa alle 16,50 è ripresa alle 17,25.
Comunicazione del risultato della votazione per l'elezione di un Vicepresidente e di un Questore, ai sensi dell'articolo 5, comma 8, del Regolamento.
PRESIDENTE. Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un Vicepresidente:
Presenti e votanti……579
Hanno ottenuto voti: Rampelli 245; Stumpo 3; Sgarbi 2.
Voti dispersi………...14
Schede bianche…….304
Schede nulle…………11
Proclamo eletto Vicepresidente il deputato Rampelli (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
Comunico il risultato della votazione per l'elezione di un Questore:
Presenti e votanti……579
Hanno ottenuto voti: D'Incà 329.
Voti dispersi…………19
Schede bianche…….222
Schede nulle………….9
Proclamo eletto Questore il deputato D'Incà (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
Congratulazioni e auguri ai nuovi eletti.
Hanno preso parte alla votazione:
Acquaroli Francesco
Acunzo Nicola
Adelizzi Cosimo
Aiello Davide
Alaimo Roberta
Alemanno Maria Soave
Amitrano Alessandro
Andreuzza Giorgia
Angiola Nunzio
Annibali Lucia
Anzaldi Michele
Aprea Valentina
Aprile Nadia
Aresta Giovanni Luca
Ascani Anna
Ascari Stefania
Azzolina Lucia
Badole Mirco
Bagnasco Roberto
Baldelli Simone
Baratto Raffaele
Barbuto Elisabetta Maria
Barelli Paolo
Baroni Annalisa
Baroni Massimo Enrico
Bartolozzi Giusi
Basini Giuseppe
Battelli Sergio
Battilocchio Alessandro
Bazoli Alfredo
Bazzaro Alex
Bella Marco
Bellachioma Giuseppe Ercole
Bellucci Maria Teresa
Belotti Daniele
Benamati Gianluca
Bendinelli Davide
Benedetti Silvia
Benigni Stefano
Benvenuto Alessandro Manuel
Berardini Fabio
Bersani Pier Luigi
Berti Francesco
Bianchi Matteo Luigi
Biancofiore Michaela
Bignami Galeazzo
Billi Simone
Bilotti Anna
Binelli Diego
Bisa Ingrid
Bitonci Massimo
Boccia Francesco
Boldi Rossana
Boldrini Laura
Bologna Fabiola
Bond Dario
Boniardi Fabio Massimo
Bonomo Francesca
Bordo Michele
Bordonali Simona
Borghi Claudio
Borghi Enrico
Boschi Maria Elena
Braga Chiara
Brescia Giuseppe
Brunetta Renato
Bruno Raffaele
Bucalo Carmela
Buffagni Stefano
Buompane Giuseppe
Businarolo Francesca
Butti Alessio
Cabras Pino
Cadeddu Luciano
Caffaratto Gualtiero
Caiata Salvatore
Calabria Annagrazia
Campana Micaela
Cancelleri Azzurra Pia Maria
Cannatelli Pasquale
Cantalamessa Gianluca
Cantini Laura
Cantone Carla
Cantone Luciano
Caparvi Virginio
Capitanio Massimiliano
Cappellacci Ugo
Cappellani Santi
Carabetta Luca
Carbonaro Alessandra
Cardinale Daniela
Carè Nicola
Carelli Emilio
Caretta Maria Cristina
Carfagna Maria Rosaria
Carrara Maurizio
Casa Vittoria
Casciello Luigi
Casino Michele
Caso Andrea
Cassinelli Roberto
Castelli Laura
Castiello Giuseppina
Cataldi Roberto
Cattaneo Alessandro
Cattoi Maurizio
Cattoi Vanessa
Cavandoli Laura
Ceccanti Stefano
Cenni Susanna
Centemero Giulio
Cestari Emanuele
Chiazzese Giuseppe
Ciaburro Monica
Ciampi Lucia
Cillis Luciano
Cimino Rosalba
Ciprini Tiziana
Cirielli Edmondo
Coin Dimitri
Colaninno Matteo
Colla Jari
Colletti Andrea
Colmellere Angela
Colucci Alessandro
Comaroli Silvana Andreina
Comencini Vito
Cominardi Claudio
Conte Federico
Corda Emanuela
Corneli Valentina
Cortelazzo Piergiorgio
Costa Enrico
Costanzo Jessica
Covolo Silvia
Crippa Andrea
Crippa Davide
Cristina Mirella
Critelli Francesco
Cubeddu Sebastiano
Currò Giovanni
Dadone Fabiana
Daga Federica
Dal Moro Gian Pietro
D'Alessandro Camillo
Dall'Osso Matteo
D'Ambrosio Giuseppe
Dara Andrea
D'Arrando Celeste
D'Attis Mauro
De Angelis Sara
De Carlo Luca
De Carlo Sabrina
De Filippo Vito
De Girolamo Carlo Ugo
De Lorenzis Diego
De Lorenzo Rina
De Luca Piero
De Maria Andrea
De Martini Guido
De Menech Roger
De Toma Massimiliano
Deiana Paola
Deidda Salvatore
Del Barba Mauro
Del Basso De Caro Umberto
Del Grosso Daniele
Del Monaco Antonio
Del Re Emanuela Claudia
Del Sesto Margherita
Della Frera Guido
Delmastro Delle Vedove Andrea
Delrio Graziano
D'Eramo Luigi
D'Ettore Felice Maurizio
Di Giorgi Rosa Maria
Di Lauro Carmen
Di Maio Marco
Di Muro Flavio
Di San Martino Lorenzato Luis Roberto
Di Sarno Gianfranco
Di Stasio Iolanda
Di Stefano Manlio
Dieni Federica
D'Incà Federico
D'Ippolito Giuseppe
Donina Giuseppe Cesare
Donno Leonardo
Donzelli Giovanni
Dori Devis
D'Orso Valentina
Durigon Claudio
D'Uva Francesco
Ehm Yana Chiara
Emiliozzi Mirella
Epifani Ettore Guglielmo
Ermini David
Fantinati Mattia
Fantuz Marica
Faro Marialuisa
Fasano Vincenzo
Fascina Marta Antonia
Fassina Stefano
Fassino Piero
Fatuzzo Carlo
Federico Antonio
Ferraioli Marzia
Ferrari Roberto Paolo
Ferri Cosimo Maria
Ferro Wanda
Fiano Emanuele
Ficara Paolo
Fidanza Carlo
Fioramonti Lorenzo
Fiorini Benedetta
Fitzgerald Nissoli Fucsia
Flati Francesca
Fogliani Ketty
Fontana Gregorio
Fontana Ilaria
Fontana Lorenzo
Forciniti Francesco
Formentini Paolo
Fornaro Federico
Foscolo Sara
Foti Tommaso
Fraccaro Riccardo
Fragomeli Gian Mario
Franceschini Dario
Frassinetti Paola
Frassini Rebecca
Frate Flora
Fratoianni Nicola
Fregolent Silvia
Frusone Luca
Fugatti Maurizio
Furgiuele Domenico
Fusacchia Alessandro
Gadda Maria Chiara
Gagliardi Manuela
Gagnarli Chiara
Galantino Davide
Galizia Francesca
Galli Dario
Gallinella Filippo
Gallo Luigi
Garavaglia Massimo
Gariglio Davide
Gastaldi Flavio
Gava Vannia
Gebhard Renate
Gelmini Mariastella
Gemmato Marcello
Gerardi Francesca
Germanà Antonino
Giaccone Andrea
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Giacometti Antonietta
Giacometto Carlo
Giacomoni Sestino
Giannone Veronica
Giarrizzo Andrea
Giglio Vigna Alessandro
Giordano Conny
Giorgetti Giancarlo
Giorgis Andrea
Giuliano Carla
Giuliodori Paolo
Gobbato Claudia
Golinelli Guglielmo
Grande Marta
Gribaudo Chiara
Grimaldi Nicola
Grimoldi Paolo
Grippa Carmela
Gubitosa Michele
Guerini Lorenzo
Guidesi Guido
Gusmeroli Alberto Luigi
Ianaro Angela
Iezzi Igor Giancarlo
Incerti Antonella
Invernizzi Cristian
Invidia Niccolò
Iorio Marianna
Iovino Luigi
La Marca Francesca
Labriola Vincenza
Lacarra Marco
Lapia Mara
Latini Giorgia
Lattanzio Paolo
Lazzarini Arianna
Legnaioli Donatella
Lepri Stefano
Librandi Gianfranco
Licatini Caterina
Liuni Marzio
Liuzzi Mirella
Lo Monte Carmelo
Locatelli Alessandra
Lolini Mario
Lollobrigida Francesco
Lombardo Antonio
Lorefice Marialucia
Lorenzin Beatrice
Lorenzoni Eva
Lorenzoni Gabriele
Losacco Alberto
Lovecchio Giorgio
Lucaselli Ylenja
Lucchini Elena
Lupi Maurizio
Maccanti Elena
Macina Anna
Madia Maria Anna
Maggioni Marco
Magi Riccardo
Maglione Pasquale
Mammì Stefania
Manca Alberto
Manca Gavino
Mancini Claudio
Mandelli Andrea
Maniero Alvise
Manzato Franco
Manzo Teresa
Maraia Generoso
Marattin Luigi
Marchetti Riccardo Augusto
Mariani Felice
Marin Marco
Marino Bernardo
Marrocco Patrizia
Martina Maurizio
Martinciglio Vita
Martino Antonio
Marzana Maria
Maschio Ciro
Masi Angela
Maturi Filippo
Mauri Matteo
Mazzetti Erica
Melicchio Alessandro
Melilli Fabio
Meloni Giorgia
Menga Rosa
Miceli Carmelo
Migliore Gennaro
Migliorino Luca
Milanato Lorena
Minardo Antonino
Minniti Marco
Misiti Carmelo Massimo
Molinari Riccardo
Mollicone Federico
Molteni Nicola
Morani Alessia
Morassut Roberto
Morelli Alessandro
Moretto Sara
Morgoni Mario
Morrone Jacopo
Moschioni Daniele
Mugnai Stefano
Mura Andrea
Mura Romina
Murelli Elena
Muroni Rossella
Musella Graziano
Napoli Osvaldo
Nappi Silvana
Nardi Martina
Navarra Pietro
Nesci Dalila
Nevi Raffaele
Nitti Michele
Nobili Luciano
Noja Lisa
Novelli Roberto
Occhionero Giuseppina
Occhiuto Roberto
Olgiati Riccardo
Orfini Matteo
Orrico Anna Laura
Orsini Andrea
Osnato Marco
Pagani Alberto
Pagano Alessandro
Pagano Ubaldo
Paita Raffaella
Palazzotto Erasmo
Pallini Maria
Palmieri Antonio
Palmisano Valentina
Panizzut Massimiliano
Paolini Luca Rodolfo
Papiro Antonella
Parentela Paolo
Parisse Martina
Parolo Ugo
Pastorino Luca
Patassini Tullio
Patelli Cristina
Paternoster Paolo
Paxia Maria Laura
Pedrazzini Claudio
Pella Roberto
Pellicani Nicola
Pentangelo Antonio
Perantoni Mario
Perconti Filippo Giuseppe
Perego Di Cremnago Matteo
Pettarin Guido Germano
Pettazzi Lino
Pezzopane Stefania
Piastra Carlo
Picchi Guglielmo
Piccoli Nardelli Flavia
Pignatone Dedalo Cosimo Gaetano
Pittalis Pietro
Pizzetti Luciano
Plangger Albrecht
Polidori Catia
Pollastrini Barbara
Polverini Renata
Porchietto Claudia
Portas Giacomo
Potenti Manfredi
Prestigiacomo Stefania
Prestipino Patrizia
Pretto Erik Umberto
Prisco Emanuele
Provenza Nicola
Racchella Germano
Raciti Fausto
Raduzzi Raphael
Raffa Angela
Raffaelli Elena
Rampelli Fabio
Ravetto Laura
Ribolla Alberto
Ricciardi Riccardo
Ripani Elisabetta
Rixi Edoardo
Rizzetto Walter
Rizzo Gianluca
Rizzo Nervo Luca
Rizzone Marco
Romaniello Cristian
Romano Paolo Nicolò
Rospi Gianluca
Rossello Cristina
Rossi Andrea
Rossini Emanuela
Rossini Roberto
Rosso Roberto
Rostan Michela
Rotelli Mauro
Rotondi Gianfranco
Rotta Alessia
Ruffino Daniela
Ruggieri Andrea
Ruggiero Francesca Anna
Ruocco Carla
Russo Giovanni
Russo Paolo
Saccani Jotti Gloria
Saitta Eugenio
Salafia Angela
Saltamartini Barbara
Sangregorio Eugenio
Santelli Jole
Sapia Francesco
Sarli Doriana
Sasso Rossano
Savino Elvira
Savino Sandra
Scagliusi Emanuele
Scalfarotto Ivan
Scanu Lucia
Scerra Filippo
Schirò Angela
Schullian Manfred
Scoma Francesco
Scutellà Elisa
Segnana Stefania
Segneri Enrica
Sensi Filippo
Serracchiani Debora
Serritella Davide
Siani Paolo
Sibilia Carlo
Sibilia Cosimo
Silvestri Francesco
Silvestri Rachele
Silvestroni Marco
Siracusano Matilde
Siragusa Elisa
Sisto Francesco Paolo
Sodano Michele
Soverini Serse
Sozzani Diego
Spadafora Vincenzo
Spadoni Maria Edera
Spena Maria
Speranza Roberto
Spessotto Arianna
Sportiello Gilda
Squeri Luca
Stefani Alberto
Stumpo Nicola
Suriano Simona
Sut Luca
Tabacci Bruno
Tarantino Leonardo
Tartaglione Annaelsa
Tasso Antonio
Tateo Anna Rita
Termini Guia
Terzoni Patrizia
Testamento Rosa Alba
Tiramani Paolo
Toccafondi Gabriele
Tofalo Angelo
Tomasi Maura
Tombolato Giovanni Battista
Tondo Renzo
Tonelli Gianni
Topo Raffaele
Torto Daniela
Trano Raffaele
Traversi Roberto
Tripiedi Davide
Tripodi Elisa
Tripodi Maria
Trizzino Giorgio
Troiano Francesca
Tucci Riccardo
Turri Roberto
Tuzi Manuel
Ungaro Massimo
Vacca Gianluca
Valente Simone
Valentini Valentino
Vallascas Andrea
Vallotto Sergio
Varchi Maria Carolina
Varrica Adriano
Vazio Franco
Verini Walter
Versace Giuseppina
Vietina Simona
Vignaroli Stefano
Villani Virginia
Villarosa Alessio
Vinci Gianluca
Viscomi Antonio
Vitiello Catello
Vito Elio
Viviani Lorenzo
Vizzini Gloria
Volpi Leda
Volpi Raffaele
Zan Alessandro
Zanella Federica
Zanettin Pierantonio
Zangrillo Paolo
Zanichelli Davide
Zanotelli Giulia
Zardini Diego
Zennaro Antonio
Zicchieri Francesco
Ziello Edoardo
Zoffili Eugenio
Zolezzi Alberto
Zordan Adolfo
Zucconi Riccardo
Sono in missione:
Baldino Vittoria
Carinelli Paola
De Micheli Paola
Grillo Giulia
Terzi Claudia Maria
Annunzio della nomina di Sottosegretari di Stato.
PRESIDENTE. Prego il deputato segretario di dare lettura di una comunicazione che è pervenuta.
MARZIO LIUNI, Segretario, legge: Comunico che, in data 13 giugno 2018, il Presidente del Consiglio dei ministri ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Onorevole Presidente, informo la Signoria vostra che il Presidente della Repubblica, con proprio decreto in data odierna, adottato su mia proposta, sentito il Consiglio dei ministri, ha nominato i seguenti sottosegretari di Stato: alla Presidenza del Consiglio dei ministri: presidente Luciano Barra Caracciolo; onorevole dottor Stefano Buffagni; onorevole dottoressa Giuseppina Castiello; senatore Vito Claudio Crimi; onorevole dottor Mattia Fantinati; onorevole Guido Guidesi; senatore dottor Vincenzo Santangelo; onorevole Vincenzo Spadafora; onorevole Simone Valente; signor Vincenzo Zoccano.
Per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale: onorevole dottoressa Emanuela Claudia Del Re; onorevole dottor Manlio Di Stefano; senatore dottor Ricardo Antonio Merlo; onorevole dottor Guglielmo Picchi.
Per l'Interno: senatore Stefano Candiani; dottor Luigi Gaetti; onorevole dottor Nicola Molteni; onorevole dottor Carlo Sibilia.
Per la Giustizia: onorevole dottor Vittorio Ferraresi; onorevole avvocato Jacopo Morrone.
Per la Difesa: onorevole dottor Angelo Tofalo; onorevole Raffaele Volpi.
Per l'Economia e le finanze: onorevole dottor Massimo Bitonci; onorevole dottoressa Laura Castelli; onorevole dottor Massimo Garavaglia; onorevole dottor Alessio Mattia Villarosa.
Per lo Sviluppo economico: senatore dottor Andrea Cioffi; onorevole dottor Davide Crippa; onorevole dottor Dario Galli; professor Michele Geraci.
Per le Politiche agricole alimentari e forestali: onorevole dottor Franco Manzato; dottoressa Alessandra Pesce.
Per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare: onorevole Vannia Gava; onorevole dottor Salvatore Micillo.
Per le Infrastrutture e i trasporti: signor Michele Dell'Orco; onorevole dottor Edoardo Rixi; senatore Armando Siri.
Per il Lavoro e le politiche sociali: onorevole Claudio Cominardi; onorevole Claudio Durigon.
Per l'Istruzione, l'università e la ricerca: professor onorevole Lorenzo Fioramonti; professor Salvatore Giuliano.
Per i Beni e le attività culturali ed il turismo: senatore dottoressa Lucia Borgonzoni; onorevole dottor Gianluca Vacca.
Per la Salute: professor Armando Bartolazzi; onorevole dottor Maurizio Fugatti.
Con la più viva cordialità. Firmato: Presidente Giuseppe Conte”.
Discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l'ulteriore finanziamento degli interventi di cui all'articolo 1, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativi a crisi aziendali (A.C. 583-A) (ore 17,30).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge n. 583-A: Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l'ulteriore finanziamento degli interventi di cui all'articolo 1, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativi a crisi aziendali.
(Discussione sulle linee generali – A.C. 583-A)
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Il presidente del gruppo parlamentare Fratelli d'Italia ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del Regolamento.
Avverto che la Commissione speciale si intende autorizzata a riferire oralmente.
Avverto che, con lettera in data odierna, il vicepresidente della Commissione speciale, deputato Trizzino, ha comunicato che il relatore Alessio Mattia Villarosa, entrato a far parte del Governo, ha rinunciato al suo mandato e che, conseguentemente, le funzioni di relatore saranno svolte dal deputato Antonio Zennaro.
Ha facoltà di intervenire il relatore, deputato Antonio Zennaro.
ANTONIO ZENNARO, Relatore. Grazie, Presidente. Chiedo l'autorizzazione alla consegna della relazione scritta.
PRESIDENTE. L'autorizzazione è concessa.
Ha facoltà di intervenire il rappresentante del Governo, onorevole Crippa, che si riserva di intervenire.
È iscritta a parlare la deputata Giorgia Andreuzza. Ne ha facoltà.
GIORGIA ANDREUZZA (LEGA). Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, ringrazio, per il lavoro svolto, la Commissione speciale per l'esame degli atti di Governo che con il suo provvedimento esaminato è intervenuta per migliorare il testo e darne la possibilità di una chiara applicazione. Si tratta della conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l'ulteriore finanziamento degli interventi di cui all'articolo 1, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativa a crisi aziendali.
Il provvedimento in esame consente il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga nelle aree di crisi industriale complesse anche per l'anno 2018. Tali aree sono territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale. La complessità del problema può derivare da crisi di una o più imprese di grande o media dimensione con effetti sull'indotto o da gravi crisi di uno specifico settore industriale con elevata specializzazione sul territorio. In tale aree l'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015, ha previsto la possibilità di concedere un intervento di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga e mobilità in deroga sulla base di specifici accordi stipulati in sede governativa per il biennio 2016-2017 ed entro il limite di determinate risorse. Successivamente, la legge n. 205 del 2017 ha previsto l'utilizzo delle richiamate risorse non utilizzate nel biennio 2016-2017 anche nel 2018 nonché la facoltà, per le regioni, di prorogare specifici trattamenti di cassa integrazione guadagni in deroga e mobilità in deroga.
L'articolo 1 del decreto-legge evidenzia oggi la necessità di procedere ad un ulteriore finanziamento delle risorse destinate agli ammortizzatori sociali in deroga in quanto, nel caso specifico della regione Sardegna, le risorse stanziate risultano insufficienti a garantire gli obiettivi programmati. Per quanto attiene all'articolo 2, inoltre, l'intervento si è reso necessario in relazione al ritardo dell'intervento regionale di concessione dei trattamenti da prorogare. Con il provvidamente in esame, in primo luogo, si aggiungono alle risorse finanziarie impegnate nel 2018 per i trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga e di mobilità in deroga per le richiamate aree ulteriori 9 milioni di euro per le specifiche situazioni occupazionali insistenti nella regione Sardegna. A tale onere si provvede con il Fondo sociale per occupazione o formazione. L'ulteriore finanziamento è dovuto al fatto che, nella regione Sardegna, le richiamate risorse risultano allo stato insufficienti a garantire gli obiettivi programmati.
L'articolo 1 del decreto-legge assegna questi ulteriori nove milioni di euro alle aree di crisi complessa della regione Sardegna per la prosecuzione dei trattamenti degli ammortizzatori sociali per un periodo di sei mesi. L'attuale trattamento scadrà infatti il 30 giugno 2018, in quanto le risorse destinate a queste aree per le medesime finalità sono in via di esaurimento, e non consentono, pertanto, la prosecuzione del trattamento in questione per i lavoratori coinvolti. La platea dei possibili beneficiari nella misura individuata dalla regione Sardegna ammonta a mille lavoratori circa, per un costo di circa 1.500 euro ciascuno, di cui mille euro per il trattamento e 500 euro per la contribuzione figurativa, per un totale, appunto, complessivo di nove milioni di euro.
La misura dell'articolo 2, invece, non comporta nuovi o maggiori oneri, in quanto vengono utilizzate le risorse già assegnate alla regione ai sensi dell'articolo 44, comma 6-bis del decreto legislativo 14 settembre 2015, n. 148, che costituiscono un limite di spesa. Si precisa che le risorse già disponibili a legislazione vigente sono sufficienti a coprire anche le proroghe dei trattamenti di cassa integrazione guadagni in deroga e mobilità in deroga iniziati nel 2016 e concessi con decreto regionale adottato nel 2017, in quanto il riparto delle risorse tra le regioni effettuato con i decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali nel dicembre 2016 e nell'aprile del 2017 è stato fatto tenendo conto di tutte le sospensioni e riduzioni dell'orario di lavoro iniziate entro il 2016, che dunque erano già note alla data di adozione dei decreti di riparto.
La situazione oggetto della modifica normativa in esame, quindi, poteva essere risolta già ai sensi dell'articolo 1, comma 145, della legge n. 205 del 2017, qualora le regioni avessero provveduto entro il 31 dicembre 2016. Pertanto, la modifica è dovuta esclusivamente al ritardo dell'emanazione del provvedimento regionale di concessione di trattamenti da prorogare. Con il provvedimento in esame si dispone, inoltre, la facoltà per le regioni di prorogare i trattamenti di cassa integrazione guadagni in deroga e mobilità in deroga che, pur avendo origine da eventi verificati entro il 31 dicembre 2016, siano stati concessi con provvedimenti adottati dopo tale data, comunque con durata non oltre il 31 dicembre 2017. Si è quindi intervenuti con modifiche che si sono rese necessarie per superare le difficoltà applicative derivate dalla normativa vigente, la quale creerebbe un'ingiustificata disparità di trattamento tra situazioni di fatto identiche per il fatto che, pur traendo essi origine da eventi verificatisi entro il 31 dicembre 2016, sono ammessi a finanziamento solo se adottati entro tale scadenza e non oltre. Viene assicurato, infine, che il Fondo sociale per occupazione e formazione, utilizzato nella misura di nove milioni di euro per il 2018 a copertura del sopradetto intervento della regione Sardegna, da informazioni acquisite presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali risulta recare le necessarie disponibilità e che l'utilizzo del medesimo Fondo per la finalità prevista dal provvedimento non è suscettibile di pregiudicare la realizzazione di altri interventi già programmati a valere delle relative risorse che sono propriamente destinate a tale tipologia di finalità.
Onorevoli colleghi, questo provvedimento rappresenta l'ultimo decreto-legge varato dal Governo Gentiloni, l'ultimo intervento targato PD, che denuncia nei fatti le gravi ripercussioni occupazionali conseguenti dalla crisi di imprese strategiche per l'economia del Paese. Ricordiamo, a titolo di esempio, l'Ilva di Taranto, la AST di Terni, la Lucchini di Piombino e di Trieste: tutte realtà differenti e, al contempo, accomunate dalla crisi economica e finanziaria che il Paese ha attraversato, ma, soprattutto, dalla mancanza di una politica industriale lungimirante, che tutelasse le eccellenze italiane e le difendesse dalla concorrenza sleale dei Paesi esteri e dal loro dumping salariale.
Nel caso specifico della Sardegna, poi, l'errore fatto a suo tempo è stato quello di tentare di estendere l'industrializzazione indistintamente su tutta l'isola. Affinché i progetti di riconversione e riqualificazione industriale abbiano successo, dunque, occorre, secondo noi, puntare ad una seria politica industriale, che non segua un modello preconfezionato per tutti e che guardi alla peculiarità e alla sostenibilità territoriale, ma, soprattutto, occorre abbandonare la logica degli interventi assistenzialistici a favore di misure strutturali per ripristinare la complessità dell'industria, favorendo gli investimenti produttivi e innovativi. La Lega al Governo convintamente ci riuscirà, perché attuerà la flat tax, la riduzione strutturale del costo del lavoro.
Concludo evidenziando come il tema del lavoro debba rimanere centrale nella nostra attenzione, con grande senso di responsabilità, puntando a interventi strutturali e non solo assistenziali, in quanto, dove si evidenziano stati di crisi aziendali, al numero dei lavoratori interessati corrispondono ricadute nella vita di intere famiglie sulle loro prospettive di futuro. Pur contestando il ricorso alla decretazione d'urgenza per interventi tampone, non ci opporremo a questo provvedimento, perché, ormai, comunque le risorse sono state assegnate, e sbloccarle significa dare una boccata d'ossigeno a mille lavoratori per ulteriori sei mesi.
Approfitto anche di questa occasione per augurare un buon lavoro a tutti i sottosegretari che sono stati nominati oggi, e anche questo provvedimento denota che il Paese ha veramente bisogno di cambiamento. Sono certa che da oggi, con questo Governo e con questa squadra, si avvierà veramente una nuova stagione per il cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier e di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Bignami. Ne ha facoltà.
GALEAZZO BIGNAMI (FI). Grazie, Presidente. In realtà ci aspettavamo qualche segnale concreto già dalla conversione di questo decreto-legge, così come in altre circostanze. Penso all'operato che il Ministro dell'interno sta svolgendo in merito alla materia della migrazione e che questo Governo sta provando a fare. E se, appunto, nell'operato del Ministero dell'interno troviamo dei segnali, anche forti, ma che sono sicuramente condivisibili, ci aspettavamo che nell'introduzione di qualche emendamento in questa sede già si potesse, in una forma e in una concretezza che invece è mancata, trovare sostanza su quel cambiamento su cui qualcuno in campagna elettorale ha invece, proprio con riguardo alla vicenda di Alcoa, su cui maggiormente si concentra l'intervento in questione, concentrato la propria attenzione, che invece è mancato. Ieri ci aveva fatto anche ben sperare, in sede di Commissione speciale, la presenza del Ministro del lavoro Di Maio.
E, invece, non è stata spesa una parola su quello che poteva essere fatto e doveva essere fatto, e poteva ancora trovare inserimento mediante forme emendative in un tessuto, certo, di un decreto-legge che mantiene stretti gli ambiti d'intervento, ma che avrebbe potuto, in una qualche maniera, segnare una direzione; una direzione, magari, sui traccianti che durante la campagna elettorale il MoVimento 5 Stelle ha ritenuto legittimamente di portare avanti. Abbiamo sentito le parole di Mario Puddu, che, di fronte all'intervento del Ministro Calenda, su cui esprimiamo delle perplessità e forse anche più di semplici perplessità, però ha ritenuto di dire: è come se Calenda volesse tenere in vita un malato senza speranza. Le buste paga sono importanti, ma adesso serve il coraggio di fermare un modello di sviluppo. Pensiamo ad alternative come l'agricoltura e il turismo.
Non so - mi rivolgo alla collega che mi ha preceduto e di cui ho apprezzato l'intervento - se l'industrializzazione di cui gli alleati della Lega parlano siano agricoltura e turismo, ma sappiamo che il senatore Petrocelli ha detto chiaramente: bisogna cessare le forme di produttivismo ad oltranza. E l'onorevole Cabras ha chiaramente detto che bisogna avviare un grande progetto di riconversione. Si poteva in questo decreto-legge magari dire una parola, provare a fare qualcosa di diverso che una pedissequa riproposizione degli interventi che il Ministro Calenda ha realizzato. Invece siamo ancora al punto, mi sembra, di un decreto-legge che, confermato esattamente come partorito dal Governo, poco ha di cambiamento.
Qualcuno ci dirà: “siamo qua da dieci giorni, fateci lavorare”. Ma non dovete dirlo a noi. “Fateci lavorare” lo dovete dire a chi in Sardegna sta aspettando un provvedimento, che dica con chiarezza che cosa si intende fare, perché anche oggi abbiamo sentito, da un lato, delle parole condivisibili, su un processo di industrializzazione che noi riteniamo essere fondamentale per il rilancio di quel territorio e, al contempo, invece, vediamo altri che magari parlano di agricoltura, di turismo, in una visione bucolica dell'isola, che purtroppo ci piacerebbe vedere attuata, ma che non garantisce nessun livello occupazionale.
Avevate le idee chiare quando a Carbonia il Ministro del lavoro Di Maio, è venuto, ha applaudito, ha sentito le parole di Puddu, di Cabras, e ha applaudito anche quando si parlava della riconversione industriale, di cui invece oggi qua non abbiamo sentito parlare, neanche in termini di bonifica, neanche di interventi, neanche di riconversione. Ma nel frattempo le risposte occupazionali devono essere date!
Perché non una parola sul piano industriale, che sappiamo esserci, ma che non sappiamo che cosa contiene? Che cosa rimarrà degli 800 e passa dipendenti? È questo il sovranismo che abbiamo in mente, che avete in mente? Quello di passare un'azienda da statunitense a svizzera senza porre dei paletti, cosa che ancora oggi voi potete fare? Perché ancora il piano industriale non è stato esplicitato e pubblicato e, quindi, voi, a questa nuova azienda svizzera, la Sider Alloys, potete iniziare a porre dei paletti, per dire con chiarezza che cosa va garantito, quali livelli occupazionali, quali processi di industrializzazione. Non una parola su questo! Invece l'avremmo voluta sentire, se non oggi, ieri, dal Ministro Di Maio.
Noi non ci schiereremo contro questo provvedimento. Non ci schiereremo contro, perché ci passano, sopra questo provvedimento, l'interesse e la vita di centinaia e centinaia e migliaia di famiglie, che già hanno provato l'esperienza terribile di rimanere senza stipendio. Ma deve essere chiaro che, se questo intervento è finalizzato a realizzare una sorta di anticipo del reddito di cittadinanza, noi non siamo più d'accordo. Perché, se forse la sinistra si è dimenticata, nella mutazione genetica che l'ha contraddistinta, e ha abbandonato le classi dei lavoratori, il centrodestra non ha invece dimenticato che l'articolo 1 della nostra Costituzione dice chiaramente: “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”, non sul reddito di cittadinanza! E l'unico reddito che il centrodestra, che il popolo di centrodestra, quelli che hanno eletto il sottoscritto, che hanno eletto tanti amici di Forza Italia e tanti amici della Lega, anche nell'uninominale con voti di Forza Italia, hanno ben presente, l'unico reddito è quello di chi si alza la mattina alle cinque, alle sei, alle sette e va a lavorare, perché non esiste altro reddito di cittadinanza, se non quello dettato dal lavoro. Ed è quello che voi dovete garantire! L'attesa, il 45 per cento che in Sardegna, giustamente, legittimamente e democraticamente, il MoVimento 5 Stelle ha ottenuto, l'ha fatto su idee chiare. Così si sentiva riecheggiare. Quelle idee chiare le avremmo volute vedere già oggi tradotte.
C'è stato poco tempo? Dal 4 di febbraio, quando il Ministro del lavoro è andato a Carbonia, le idee chiare c'erano. Si potevano attuare, si poteva dire qualcosa in questa sala, in quest'Aula: nulla. E c'era il Ministro del lavoro! Magari non le avremmo aspettate, per carità, dal Presidente del Consiglio Conte, ma dal suo dante causa, dal suo badante causa, forse sì. Invece, neanche una parola.
Allora, lo dico con chiarezza, e assumendosi anche Forza Italia responsabilità al riguardo: certo non ci opporremo su questo provvedimento e non faremo mancare l'appoggio necessario. Abbiamo dei dubbi sulla natura, sull'iter e sugli obiettivi, che sono stati intrapresi dal Ministro Calenda e dal Governo precedente con l'attuazione di questo iter, che ha dei punti che non ci piacciono. Vogliamo capire, come dicevo prima, quali sono i livelli occupazionali che si intendono preservare. Vogliamo capire quali sono e quanti sono i lavoratori, per i quali invece si intende - perché già questo inizia a filtrare - non confermare un livello occupazionale adeguato. Ma sia chiaro che tra sei mesi, quando purtroppo scadranno anche queste forme di sostegno, sarà necessario dare risposte, che oggi qualcuno, essendo forse ancora in luna di miele, ritiene di non poter dare.
E si sappia fin da adesso che Forza Italia è a favore di processi di industrializzazione e ritiene francamente poco credibili soluzioni che valorizzino il turismo e l'agricoltura, parole che ormai sembrano essere utilizzate come un mantra, quando non si hanno altre idee utili da spendere per il rilancio del territorio.
Noi non chiediamo a questo Governo di creare 20 mila, 40 mila posti lavoro o di garantire miliardi in termini di redditività, come magari ha fatto qualcun altro. Chiediamo serietà e di passare dalle parole - su cui legittimamente si è ottenuto un consenso - ai fatti, perché, da italiani, prima ancora che da esponenti di un movimento politico, riteniamo che sia necessario dare concretezza e dare risposte.
Se - e mi rivolgo soprattutto agli amici della Lega - su questa strada, anche sul processo di reindustrializzazione, di cui ho sentito parlare anche oggi, riuscirete a portare a casa dei risultati, saremo anche in quella circostanza, come da venticinque anni, al vostro fianco. Diversamente, anche su questo, dovremo segnare un punto di distanza (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Pallini. Ne ha facoltà.
MARIA PALLINI (M5S). Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, il decreto-legge in esame consente, per il 2018, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga, nelle aree di crisi industriale complessa.
Tali aree sono territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale. Al riguardo, precisa che la complessità può derivare o da crisi di una o più imprese di grande o media dimensione, con effetti sull'indotto, o da gravi crisi di uno specifico settore industriale, con elevata specializzazione sul territorio.
In tali aree, l'articolo 44, comma 11-bis del decreto legislativo n. 148 del 2015, ha previsto la possibilità di concedere un intervento di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga, sulla base di specifici accordi stipulati in sede governativa, per il biennio 2016-2017, ed entro il limite di determinate risorse.
Successivamente, la legge n. 205 del 2017 ha previsto l'utilizzo delle richiamate risorse, non utilizzate nel biennio 2016-2017, anche nel 2018 (articolo 1, comma 139), nonché la facoltà per le regioni di prorogare specifici trattamenti di cassa integrazione guadagni in deroga (articolo 1, comma 145).
Si evidenzia in particolare che, con il provvedimento in esame, in primo luogo si aggiungono alle risorse finanziarie nel 2018 per i trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga e di mobilità in deroga, per le richiamate aree, ai sensi dell'articolo 1, comma 139, della legge n. 205 del 2017, ulteriori 9 milioni di euro, per le specifiche situazioni occupazionali insistenti nella regione Sardegna (articolo 1, comma 1). A tali oneri si provvede con il Fondo sociale per occupazione e formazione, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a) del decreto-legge n. 185 del 2008 (articolo 1, comma 2).
Si sottolinea che, secondo quanto riportato nella relazione illustrativa al provvedimento, l'ulteriore finanziamento è dovuto al fatto che, nella regione Sardegna, le richiamate risorse risultano allo stato insufficienti a garantire gli obiettivi programmati.
Si segnala, inoltre, che la relazione tecnica allegata precisa che le risorse ulteriori assegnate garantiscono la prosecuzione dei trattamenti di mobilità in deroga.
Dal punto di vista poi formale, al fine di una maggiore chiarezza di quello che è l'articolo 1, comma 139, della legge n. 205 del 2017, come novellato appunto dall'articolo 1, comma 1, del provvedimento in esame, è stato riformulato dal relatore, onorevole Villarosa, il comma 1 dell'articolo 1, così che fosse soprattutto chiaro, anche lessicalmente, che la regione Sardegna può destinare ulteriori risorse fino al limite di 9 milioni di euro nell'anno 2018 per le specifiche situazioni occupazionali esistenti nel suo territorio.
Con il provvedimento in esame si dispone, inoltre, la facoltà per le regioni di prorogare i trattamenti di cassa integrazione guadagni in deroga – ai sensi dell'articolo 1, comma 145, della legge n. 205 del 2017 – che, pur avendo origine da eventi verificatisi entro il 31 dicembre 2016, siano stati concessi con provvedimenti adottati dopo tale data, comunque con durata non oltre il 31 dicembre 2017 (il riferimento è all'articolo 2). Si osserva, quindi, che, secondo quanto riportato nella relazione illustrativa al provvedimento, tale modifica si rende necessaria per superare le difficoltà applicative derivanti dalla norma vigente, la quale creerebbe un'ingiustificata disparità di trattamento tra situazioni di fatto identiche per il fatto che, pur traendo esse origine da eventi verificatisi entro il 31 dicembre 2016, sono ammessi a finanziamento solo se adottati entro tale scadenza, e non oltre.
La relazione tecnica allegata, inoltre, afferma come le risorse disponibili a legislazione vigente siano sufficienti per coprire le proroghe dei trattamenti di cassa integrazione in deroga iniziati nel 2016 e concessi, inoltre, con decreto regionale nel 2017, in quanto il riparto delle risorse tra regioni effettuato con i decreti ministeriali nn. 1 del 12 dicembre 2012 e 12 del 5 aprile 2017 è stato disposto tenendo conto di tutte – ma dico di tutte – le sospensioni o riduzioni di orario di lavoro iniziate entro il 2016, già note alla data di adozione dei decreti ministeriali di riparto. Le situazioni oggetto soprattutto della modifica normativa in esame, quindi, potevano essere risolte già ai sensi dell'articolo 1, comma 145 della legge n. 205 del 2017, qualora le regioni avessero provveduto entro il 31 dicembre 2016. Pertanto, la modifica è dovuta esclusivamente al ritardo dell'emanazione del provvedimento regionale di concessione dei trattamenti da prorogare (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento Cinque Stelle).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole onorevole Bucalo. Ne ha facoltà.
CARMELA BUCALO (FDI). Signor presidente, onorevoli colleghi, è certo che questo passaggio può essere valutato come uno degli unici provvedimenti del trascorso Esecutivo che richiama i caratteri di necessità ed urgenza, anche se notiamo che ancora una volta la poca attenzione riposta da parte del precedente Governo ha fatto sì che non siamo ancora nelle condizioni strutturali e durature per poter tranquillizzare aziende e lavoratori. Rispetto al tema degli ammortizzatori sociali, riteniamo che si sarebbe potuto fare di più e meglio per fornire, almeno nelle previsioni, una più ampia certezza ad aziende che ancora oggi soffrono dei morsi della crisi e faticano a riprendersi – troppo scarse le risorse – allorquando serve rifinanziare troppo spesso. Oggi il sistema di tutela della disoccupazione resta ancorato a impostazioni tradizionali, largamente inadeguato e non in grado di dare risposte ai mutamenti che si sono avuti a causa della troppo lunga recessione economica degli ultimi anni. Se è vero, infatti, che la ratio attraverso la quale le casse integrazioni sono strumenti tra i più virtuosi, è altrettanto vero che gli stessi spesso preannunciano drammatiche chiusure aziendali. Infatti, soprattutto negli ultimi cinque anni, le succitate misure non sono state un accompagnatore sociale sufficiente al rilancio, attraverso gli sgravi del costo della manodopera temporaneamente non utilizzata, ma veri e propri avvisi di sfratto.
Ecco, noi intendiamo queste misure asset fondamentali per sostenere, ma soprattutto per rilanciare il mercato del lavoro, troppo spesso sostenuto da fondi collettivi, ma coadiuvato poco nelle intenzioni di riscatto e stabilizzazione. Ci chiediamo come mai il passato Governo o le principali associazioni sindacali abbiano sovente preferito il ricorso alla cassa integrazione straordinaria e non è stata data la più ampia rilevanza ai contratti di solidarietà, strumenti previsti nel nostro ordinamento come misure preordinate a scongiurare il rischio esubero, alternative a quanto la cosiddetta sinistra ha portato in Aula e votato, e mi riferisco ai licenziamenti collettivi.
Quanto richiediamo al nuovo Ministro del lavoro definisce un sistema di aiuti che non dovranno rappresentare un mero assistenzialismo, ma occasioni di rinascita per aziende in crisi, e lo faremo sollecitando, ogni giorno, le sedi più opportune, attivando un coordinamento con imprenditori e lavoratori che vorranno offrirci il loro punto di vista.
Mi rivolgo ai membri del Governo: ma con che coraggio andiamo a ricordare l'urgenza di questa misura quando, spesso negli ultimi tempi, abbiamo assistito inermi a delocalizzazioni da parte di qualche importante multinazionale che, dopo aver acquisito aiuti da parte dello Stato per far restare il lavoro nel nostro territorio, non fa altro che mandare a casa madri e padri di famiglia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)? Forse sarebbe stato meglio organizzare in modo più virtuoso questi fondi e farli rientrare in un sistema di ammortizzazione sociale, senza ricorrere, come spesso accade, all'urgenza di un decreto. Dimostrarsi lungimiranti entro questo solco è, e sarà, passaggio di fondamentale importanza.
Inoltre, dove erano i sindacati? Non sono riusciti ad elaborare una strategia alternativa, arroccandosi, di fatto, in forme di mera autotutela. Dove era l'ex ministro del lavoro Giuliano Poletti quando, attraverso le procedure del massimo ribasso, si sono solo creati i nuovi schiavi del mondo del lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia)?
Dov'era il Governo quando è stato ridotto il limite della compensazione dei crediti derivanti da dichiarazioni fiscali, portandoli da 15 mila a 5 mila, causando così un evidente danno finanziario?
Ce lo vogliamo ricordare che esistono aziende in crisi in quanto non sono pagate e che spesso il debitore si chiama Stato? In ultimo, ma non meno importante: nel nostro Paese esistono ancora aziende che hanno pochi dipendenti, cinque o sei al massimo, che sono tagliati fuori da ogni forma di sostegno al reddito, e di loro non si parla. Vogliamo studiare assieme all'onorevole Di Maio, nella qualità di titolare del Dicastero del lavoro, un modo per poter inserire anche questi nel circuito degli ammortizzatori, magari attraverso una procedura che sarà solo su base volontaria, ma che dia pari diritti e pari dignità. Sono proprio queste imprese che vanno tutelate contro la speculazione di un mercato sempre più concorrenziale.
Ormai i veri ammortizzatori sociali in Italia sono le famiglie, i genitori, i nonni! Facciamo in modo che il prossimo assetto li vada a sgravare da questo tipo di peso. Questo esige uno Stato di diritto. Quando il Governo e il Parlamento sovrano si occuperanno di ogni singolo lavoratore, di ogni singola madre o padre, ebbene, lei, signor onorevole Di Maio, nella qualità di titolare del Dicastero del lavoro, ci vedrà in prima linea accanto a persone e aziende, vero valore del nostro Paese, le quali sono stati depauperate per troppo tempo dei loro essenziali diritti sociali; diritti imprescindibili e che restano l'architrave portante di uno stato sociale cui consegneremo il futuro del nostro popolo e dei nostri figli. In questo ambito, il gruppo parlamentare di Fratelli d'Italia c'è stato, c'è, ma soprattutto ci sarà (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. È iscritta a parlare l'onorevole Noja. Ne ha facoltà.
LISA NOJA (PD). Signor Presidente, rappresentante del Governo, onorevoli colleghe e colleghi, il disegno di legge che esaminiamo oggi in Aula ha ad oggetto misure inerenti ammortizzatori sociali in deroga nelle aree di crisi industriale complessa. Come è noto, e come è già stato sottolineato, per fronteggiare tali situazioni di crisi, l'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015 ha previsto, a determinate condizioni, sulla base di specifici accordi stipulati in sede governativa ed entro il limite di risorse economiche predeterminate, la possibilità di concedere un intervento di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga.
Le misure che discutiamo oggi sono volte a modificare alcuni interventi integrativi dell'articolo 44 che sono stati adottati con la legge di bilancio del 2018, ed entrambe le misure che sono in discussione sono volte a tutelare i lavoratori che, diversamente, verrebbero trattati a condizioni inique o perderebbero i trattamenti indispensabili per tutelare loro e le loro famiglie. In particolare, la prima delle misure in discussione incide sull'articolo 1, comma 145, della legge di bilancio, che ha consentito alle regioni di autorizzare le proroghe in continuità di trattamenti di cassa integrazione guadagni in deroga concessi entro il 31 dicembre 2016 e aventi durata con effetti nel 2017. La norma, tuttavia, non consentiva la proroga dei trattamenti in discussione, che, pur avendo avuto origine da eventi verificatosi entro il 31 dicembre 2016, sono stati concessi dalle regioni con provvedimenti adottati dopo.
Questo significava porre i lavoratori che si trovano nella medesima situazione, cioè aver subito interruzioni di lavoro, riduzioni dell'orario di lavoro o sospensioni del lavoro, in modo differente, e la differenza deriverebbe solo dal fatto che una regione abbia adottato, in una certa data ovvero in un'altra data, il provvedimento di concessione della proroga.
La seconda misura, invece, ha un carattere più specifico, ed è volta a tutelare mille lavoratori che in questo momento, nella regione Sardegna, si troverebbero a perdere il trattamento di mobilità in deroga qualora non venissero rifinanziate con 9 milioni di euro le risorse impiegate nel 2018 appunto per la regione Sardegna. Si tratta quindi, anche in questo caso, di un provvedimento che ha come unica finalità quella di garantire a mille famiglie di poter ancora continuare ad usufruire di trattamenti che - credo sia bene ricordarlo - sono corrisposti subordinatamente all'applicazione ai lavori interessati di misure di politica attiva volte a reintrodurli nel mondo del lavoro.
Tengo anche a sottolineare che entrambe le misure di cui stiamo parlando sono realizzate senza dover incidere o ricorrere a risorse aggiuntive. Questo per due ragioni: perché la prima misura, quella di carattere generale, utilizza risorse già assegnate alle regioni ai sensi dell'articolo 44, comma 6-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015; il secondo motivo è che il riparto tra le regioni è stato effettuato dai decreti del Ministero del lavoro in modo previdente, ossia tenendo conto di tutte le sospensioni o riduzione di orario di lavoro iniziate entro il 2016. Quindi, si tratta di misure che in realtà non incidono sulle finanze pubbliche con risorse aggiuntive.
Auspico che, trattandosi di misure così importanti per la vita di molti lavoratori e delle loro famiglie nelle aree di crisi industriale complesse, il provvedimento in discussione venga approvato in tempi rapidi e che si replichi qui in Aula lo spirito di condivisione con cui in sede referente si è proceduto all'esame del testo.
Concludo sottolineando come in questi anni abbiamo fatto fronte a tante situazioni di crisi adottando strumenti diversi a seconda dei casi, ma sempre con il medesimo unico obiettivo: tutelare tanti lavoratori e le loro famiglie e salvaguardare sempre, per quanto possibile, i tessuti produttivi territoriali. Abbiamo sempre operato con grande senso di responsabilità e con una visione di politica industriale e di sviluppo del nostro Paese molto precisa. Mi auguro che lo stesso spirito e senso di responsabilità e una visione precisa ispireranno anche l'azione del nuovo Governo. Su questo sottolineo che stiamo ancora attendendo delle indicazioni. Quello che possiamo dire è che certamente la nostra azione di opposizione, che sarà sfidante e severa, sarà sempre costruttiva e al servizio dei cittadini, e che ci troverete sempre pronti a confrontarci e a discutere provvedimenti che vadano nella direzione di tutelare i lavoratori e di salvaguardare per quanto possibile i tessuti territoriali industriali e produttivi del nostro Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pittalis. Ne ha facoltà.
PIETRO PITTALIS (FI). Presidente, colleghe e colleghi, approfitto dell'argomento all'ordine del giorno per richiamare anzitutto l'attenzione del Governo su un dato che mi pare che anche nel dibattito parlamentare stia passando assolutamente in sordina; un dato preoccupante.
Nel nostro Paese, solo nel 2017, risultavano aperte ben 162 vertenze industriali con oltre 180.000 lavoratori interessati; 180.000 lavoratori, padri e madri di famiglia, giovani e purtroppo anche meno giovani, costretti a sopravvivere, non a vivere, signor rappresentante del Governo, a sopravvivere nella precarietà e nell'incertezza del domani.
Ho letto e riletto, attentamente, il vostro cosiddetto contratto di governo per capire quale fosse la proposta, l'idea di politica industriale che proponete per dare una positiva soluzione alle 162 vertenze e, con mia grande sorpresa - anche perché vi siete presentati come Governo del cambiamento -, non ho trovato traccia di una sola proposta; è totalmente assente qualunque riferimento a tempi, modalità, strumenti per dare soluzione alle vertenze che, dal Nord o al Sud, passando per il Centro e le isole, interessano diverse e numerose realtà industriali del nostro Paese.
Allora, sarebbe opportuno, signor rappresentante del Governo, che il Ministro competente urgentemente riferisca al riguardo, dismettendo la fase degli annunci e della propaganda, perché non sono ammissibili pressappochismo e dilettantismi, soprattutto, quando è in gioco la sorte dei lavoratori e delle loro famiglie. Infatti, vorremmo sapere, dal Ministro competente e dal super Ministro Di Maio - ma, va da sé, “super” solo per il numero delle deleghe ministeriali che si è attribuito, perché per il resto rimane tutto da dimostrare -, cosa debbano aspettarsi i lavoratori interessati dalle vertenze, cosa debbano aspettarsi, per citarne soltanto una, i lavoratori dell'Ilva di Taranto, perché siamo davvero attoniti tra quello che dice il garante Beppe Grillo e quello che propone, invece, lo stesso Ministro; non sappiamo assolutamente, in questa confusione, che cosa, poi, in definitiva, proponete. E, allora, quanto prima uscirete dalle ambiguità, dai tatticismi, dalle furbizie e dalla vuota retorica che vi ha caratterizzato in campagna elettorale, tanto più capirete la vera dimensione dei problemi, confrontando le vostre idee con la crudezza della realtà e, solo allora, potrete sperimentare il peso delle decisioni, capendo, forse, mi auguro, la differenza che passa tra la cosiddetta etica dei principi e l'etica della responsabilità, come diceva il grande filosofo e sociologo Max Weber.
Ed ecco perché, signor Ministro, mi corre l'obbligo di richiamare la sua attenzione - l'ho promossa Ministro, è un auspicio, perché avevo indicato, nel mio intervento, il Ministro, pensando che quella sensibilità che l'onorevole Di Maio aveva mostrato in campagna elettorale, correndo da una parte all'altra dell'Italia, soprattutto, quando c'erano vertenze industriali aperte, quella stessa sensibilità l'avrebbe mostrata oggi, davvero, qui, presentandosi in Parlamento - per capire qual è la posizione. Io non l'ho capita neanche dalla collega dei 5 Stelle che ha fatto un trattato di commi, di articoli e non ci ha detto assolutamente una parola di come affrontare queste emergenze. E glielo dice chi proviene da una terra, quella sarda, che ha conosciuto, in passato, come del resto altre regioni del Sud, uno sviluppo industriale basato principalmente sull'intervento dello Stato, di cui hanno approfittato avventurieri del capitalismo assistito che hanno lasciato solo macerie, alimentando il malessere sociale e la disoccupazione. Quel poco che oggi rimane del sistema industriale della Sardegna, sa, signor sottosegretario, a chi lo dobbiamo? Lo dobbiamo alla serietà e al senso di responsabilità di quegli operatori privati che devono, purtroppo, comunque, fare i conti che non tornano mai con il costo dell'energia e con il costo dei trasporti, che vanno ad aggiungersi in maniera esiziale agli ordinari costi del lavoro.
Si tratta di temi che, da parte nostra, riteniamo possano trovare soluzioni con politiche serie, mirate, ad iniziare dal riconoscimento dello status di insularità della nostra regione, con il corollario di quelle che non sono solo battaglie storiche, ma sono dei diritti riconosciuti al popolo sardo nella nostra Carta costituzionale, nel nostro statuto per una zona franca integrale. Ed è su questi temi, amici della Lega, che noi vi sollecitiamo per un impegno fattivo, perché sono queste le cose che, come centrodestra, abbiamo, anche noi, insieme, promesso in campagna elettorale. Sono temi sui quali avremo modo di tornare con specifiche proposte di legge e sulle quali solleciteremo l'attenzione di tutte le forze politiche presenti in Parlamento.
Oggi, votiamo la conversione in legge di un decreto-legge che proroga il trattamento di integrazione salariale straordinaria in deroga ai trattamenti di mobilità in deroga nelle aree di crisi complessa della regione Sardegna che vede come beneficiari circa mille lavoratori; si tratta di una deroga per un periodo di ulteriori sei mesi. Badate, io non mi esalto, perché siamo sempre all'ennesima proroga; non siamo di fronte a provvedimenti strutturali, stiamo sempre rinviando la soluzione dei problemi e, quindi, pur nello sforzo fatto dal precedente Governo per cercare di tamponare un'emergenza - emergenza di cui sopportano il peso i lavoratori -, è un segnale, sicuramente, di attenzione per le aree di Portovesme e Porto Torres, nelle quali sono localizzate alcune realtà industriali importanti e interessate da processi di ristrutturazione, come lo stabilimento siderurgico dell'Alcoa, con la previsione, proprio, di una ricollocazione di 376 lavoratori da parte della nuova proprietà, che ha previsto il riavvio graduale della produzione, a partire da maggio 2019. Interesserà lo stabilimento di Eurallumina, con i suoi 350 operai, in attesa che si concluda, anche qui, l'iter per l'autorizzazione del piano di rilancio; si tratta dell'unico impianto industriale italiano per la produzione di alluminio e, dunque, di un polo industriale che, da solo, come giustamente è stato osservato, può arrivare a soddisfare l'80 per cento del fabbisogno nazionale, visto che il materiale si usa in più settori, da quello automobilistico all'aerospaziale, passando per le costruzioni e il confezionamento degli alimenti. Ma il provvedimento riguarda anche i lavoratori dell'atteso progetto Matrica, dell'area di Porto Torres, incentrato sulla chimica verde che, ancora, però, signor sottosegretario, non decolla. Anzi, approfitto dell'occasione per invitarla e invitare il Governo e il Ministro competente ad una verifica urgente, anche presso l'ENI. Vorremmo capire se la politica la detta l'ENI, oppure se è il Governo che detta la politica all'ENI; decidetevi, perché ancora si vive in questo profondo equivoco. Tuttavia, questo provvedimento, lo dico anche ai colleghi del Partito Democratico, è stato un'occasione persa, perché questo provvedimento esclude in maniera incredibile un'area, forse quella che avrebbe avuto necessità di una maggiore attenzione: l'area centrale della Sardegna, l'area di Ottana nel centro Sardegna.
Un'area tra le più disagiate, con il più alto indice di disoccupazione regionale, non solo giovanile, nella quale, dopo la chiusura delle fabbriche di Ottana Polimeri e Ottana Energia, centinaia di lavoratori vivono in condizioni di precarietà, e per molti di essi è addirittura preclusa la possibilità di accedere alla mobilità in deroga. E allora io, con il collega Ugo Cappellacci, abbiamo presentato degli emendamenti che possono riparare a questa grave ingiustizia e confidiamo nella sensibilità, non solo degli amici della Lega che siedono nel Governo, ma di tutte le forze politiche, anche dei colleghi sardi del MoVimento 5 Stelle, che purtroppo non ho sentito nel dibattito oggi, per capire se anche in Sardegna dobbiamo creare territori di «serie A» e territori di «serie B», per riparare a questa grave ingiustizia del precedente Governo ed estendere gli ammortizzatori sociali anche ai lavoratori delle aziende interessate in quell'area.
È evidente che noi voteremo questo provvedimento, come ha già chiarito chi mi ha preceduto del mio gruppo, auspicando però che sia l'ultima proroga e che si ponga termine alla precarietà ed all'assistenza, salvaguardando il lavoro, il lavoro vero, non con i fantomatici redditi di cittadinanza, perché solo con il lavoro vero riteniamo si possa garantire e assicurare la dignità dei lavoratori (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia-Berlusconi Presidente).
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
(Repliche - A.C. 583-A)
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, Antonio Zennaro.
Prendo atto che vi rinunzia. Prendo atto anche che il rappresentante del Governo rinunzia alla replica.
Il seguito del dibattito è, dunque, rinviato alla seduta di domani.
Modifica nella composizione dell'Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati.
PRESIDENTE. Comunico che il Segretario di Presidenza della Camera, onorevole Raffaele Volpi, in data odierna ha inviato al Presidente della Camera la seguente lettera: “Pregiatissimo Presidente, con la presente Le chiedo di voler accogliere le mie dimissioni dall'incarico di Segretario di Presidenza. I miei più cordiali saluti. Firmato: onorevole Raffaele Volpi”. Facciamo le congratulazioni all'onorevole Volpi, perché è andato a fare il sottosegretario (Applausi dei deputati del gruppo Lega-SalviniPremier).
In morte dell'onorevole Tommaso Sorgi.
PRESIDENTE. Comunico che è deceduto l'onorevole Tommaso Sorgi, già membro della Camera dei deputati dalla II alla V legislatura. La Presidenza della Camera esprime la più sentita partecipazione al dolore dei familiari, anche a nome di tutta l'Assemblea.
Interventi di fine seduta.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Camillo D'Alessandro. Ne ha facoltà.
CAMILLO D'ALESSANDRO (PD). Signor Presidente, il tempo è poco, ma consente di affidare a quest'Aula un altro grido, che deriva da un'altra crisi aziendale e da una potenziale crisi aziendale ancora una volta nella mia regione, in Abruzzo; una crisi potenziale perché, se il Governo facesse il Governo, invece di fare campagna elettorale, potremmo intervenire con un tavolo preventivo prima che si verifichi una crisi, oggi potenziale, ma che può esprimere tutta la sua pericolosità, che riguarda la vita delle persone: circa duecento, su un'azienda di milleduecento lavoratori. Ho presentato una proposta di legge, la facesse propria il Ministro competente. Si tratta di intervenire nella materia dei lavori usuranti, reintroducendo una categoria che è stata esclusa nel tempo, dal 2011: questo consentirebbe all'azienda, alla Pilkington di San Salvo - ricordatevi questo nome: Pilkington -, una azienda di milleduecento dipendenti, leader in Europa e nel mondo, che non potrà procedere ad un prepensionamento, pure previsto dal decreto legislativo n. 67 del 2011, perché non è inserita la categoria della lavorazione del vetro piano.
Io chiedo a quest'Aula e a lei, Presidente, di fare da tramite affinché, intanto, alla riunione del MISE il Ministro partecipi, perché so che ci sono stati dei primi tavoli di crisi, dove il Ministro non c'è stato, ma soprattutto di fare in modo che questa potenziale crisi non diventi crisi, non arrivi al MISE; basta approvare questa norma o la norma di cui vorrà farsi carico il Ministro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotelli. Ne ha facoltà.
MAURO ROTELLI (FDI). Grazie, Presidente. Colleghi deputati, il tema è quello dello sviluppo della rete infrastrutturale e in particolare del completamento della trasversale Orte-Civitavecchia, esattamente nel tratto compreso tra Monteromano e l'Aurelia: parliamo di diciotto chilometri, nove viadotti, una galleria, due svincoli, 472 milioni di costo complessivo. Un'opera fondamentale per il Paese, inserita nell'elenco delle infrastrutture strategiche, di cui alla delibera CIPE n. 121 del 2001, individuata anche nella rete TEN-T europea. Questa eterna incompiuta, Presidente, definita la «superstrada della vergogna», sembra essere ancora un miraggio. I ritardi della Salerno-Reggio Calabria, in confronto, fanno sorridere. Così, mentre negli anni Sessanta i sovietici iniziano a costruire il muro di Berlino, in Italia iniziamo a progettare una strada che ha come obiettivo quello di connettere le acciaierie di Terni con il porto industriale di Civitavecchia. Dopo quarant'anni, naturalmente, le esigenze sono cambiate: Civitavecchia è diventato uno dei principali hub commerciali del Mediterraneo ed è anche il primo scalo crocieristico d'Europa, mentre Orte rappresenta lo snodo per collegarsi alla rete autostradale, ma anche a quella ferroviaria dell'alta velocità.
A dicembre 2017, il Consiglio dei ministri ha approvato il provvedimento di compatibilità ambientale del progetto, ma ora, con l'insediamento del Governo del cambiamento e del Ministro Toninelli, sono iniziati gli appelli, provenienti per lo più dal Partito a cui appartiene, per bloccarne la realizzazione contestandone il tracciato. Il nuovo corso prevede che ad ogni latitudine ci sia una Torino-Lione da bloccare? In risposta a questi appelli si stanno mobilitando tutti i comparti produttivi e imprenditoriali dell'alto Lazio. Il rischio è di perpetuare in maniera non più sopportabile l'isolamento di un territorio, che, laddove si dovesse decidere di bloccare il completamento della trasversale, sarebbe condannato all'eutanasia, considerato che negli ultimi decenni non sono stati realizzati né il raddoppio della Cassia-nord, né il raddoppio della ferrovia Roma-Viterbo.
Con questo intervento mi associo alle preoccupazioni espresse da tutte le categorie produttive e dalle forze sindacali, e vorrei richiamare l'attenzione sull'assoluta necessità che si porti a completamento l'opera. Mi auguro, Presidente, che il nuovo Ministro non solo non intenda vanificare la realizzazione di un'infrastruttura così importante, ma che imprima una immediata e decisa accelerazione al completamento della stessa, scongiurando la perdita del finanziamento di 472 milioni (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pettarin. Ne ha facoltà.
GUIDO GERMANO PETTARIN (FI). Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi e onorevoli colleghe, il 12 giugno 1945 finiva per la città di Gorizia il periodo di quaranta giorni di violentissima occupazione da parte delle truppe titine, in un precipitare di eventi che ne hanno fatto il periodo più tragico della sua storia.
Per chi non ha vissuto e non conosce nel dettaglio la storia dei nostri territori, la guerra era finita. Nel resto d'Italia si festeggiava la liberazione, ma Gorizia e Trieste venivano occupate dai titini, che, con una pianificazione scientifica, fecero sparire dalle città coloro che, italiani o sloveni, occupavano dei ruoli sociali e dei ruoli di riferimento per la popolazione, per una vera e propria pulizia etnico-politica (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia) che puntava a cancellare chiunque fosse nemico del popolo e nemico delle politiche annessionistiche titine. A Gorizia e nei territori della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia sono ancora centinaia le famiglie che aspettano di sapere dove i loro congiunti sono stati precipitati, in quale foiba dei nostri territori i loro congiunti si trovino, e nonostante tutto, nonostante tutte le insistenze che si sono susseguite nel tempo, tuttora non sono desecretati gli archivi, soprattutto dei servizi di sicurezza, di quelli che furono i servizi di sicurezza della Repubblica di Jugoslavia.
Io mi permetto di ricordare questo evento, che ritengo estremamente importante, di sottolineare quanto importante sia la memoria condivisa e di chiedere alla Camera di insistere con me perché questa desecretazione finalmente venga raggiunta e si possa permettere ai congiunti di portare un fiore sulle tombe dei loro parenti (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia-Berlusconi Presidentee Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pettarin, per il suo ricordo.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Donzelli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Presidente, io sono stupito. Un ragazzo giovane di 29 anni era fermo a un semaforo quando dei rom si rincorrevano, giocavano al far-west, sparavano, secondo quanto raccontato dai cittadini, in aria, e nel corso della rissa uccidevano e trucidavano questo ragazzo di 29 anni, colpevole solo di essere in mezzo alla strada e di trovarsi lì durante una rappresaglia tra rom. Mentre la città di Firenze ha indetto il lutto cittadino, Fratelli d'Italia ha chiesto, con lettera scritta al Presidente Fico, che oggi l'Aula osservasse un minuto di silenzio. Iniziata questa seduta, non avevamo notizie; ho richiesto il minuto di silenzio ed è stato negato. Ora io voglio semplicemente dire che se al posto di essere trucidato per colpa dei rom un italiano, fosse stato un rom trucidato dagli italiani, avremmo fatto altro che un minuto di silenzio! Ci sarebbe stata l'Aula con tutti gli interventi commossi, con tutti a urlare del pericolo populista, fascista, xenofobo, del rischio per la democrazia in Italia (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia). Allora io credo che questo vostro atteggiamento anti-italiano in questo momento sia pericoloso (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia - Commenti dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Sono a richiedere formalmente che domani, mentre ci sarà il lutto cittadino a Firenze e le istituzioni si fermeranno tutte, alle 10 si fermi anche quest'Aula e per un minuto ricordi Duccio Dini, colpevole solo di passare mentre i rom giocavano al far-west nella nostra città (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia): già pregiudicati, già colpevoli di altri reati, che non avevano secondo me alcun diritto di giocare al far-west in Italia, mettendo a rischio la vita degli italiani (Applausi dei deputati del gruppo Fratelli d'Italia).
PRESIDENTE. Onorevole Donzelli, il Presidente Fico le ha già risposto nel corso della seduta. Io credo che non ci sia nessuno in quest'Aula che non si unisca al cordoglio di tutta la famiglia e della città di Firenze, rispetto ad un drammatico evento che ha colpito tutto il Paese. Io penso che il drammatico evento che ha colpito tutto il Paese unisca la politica e unisca tutti i parlamentari di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
GIOVANNI DONZELLI (FDI). Allora, perché non si fa il minuto di silenzio?
PRESIDENTE. Lei non ha la parola. Il Presidente Fico le ha già risposto; poi c'è il suo presidente di gruppo che può attivarsi, se lo riterrà, con il Presidente direttamente (Commenti del deputato Donzelli).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Verini, in ricordo di Luciana Alpi, ricordo a cui si associa sicuramente tutta l'Aula. Ne ha facoltà.
WALTER VERINI (PD). Presidente, Luciana Alpi se n'è andata ieri sera. Sono stati 24 anni per lei di calvario, di dolore crudele: per lei e per Giorgio, suo marito che qualche anno fa ci ha lasciato. Quel 20 marzo 1994 Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono ammazzati a Mogadiscio. Ilaria era una giornalista valorosa, coraggiosa, del servizio pubblico radiotelevisivo; aveva scoperto dei traffici di rifiuti e di armi all'ombra della cooperazione internazionale del nostro Paese, e fu ammazzata per questo. Depistaggi, false testimonianze che portarono anche in carcere un ragazzo somalo innocente per 16 anni, hanno caratterizzato questa storia; anche una Commissione parlamentare di inchiesta. Luciana ha combattuto da sola negli ultimi anni, anche se con tanti amici, tante forze; perfino 260 parlamentari della scorsa legislatura, un po' di tutte le forze, hanno lanciato un appello perché la procura non archiviasse questa cosa.
Siamo alla vigilia di un pronunciamento degli uffici giudiziari del tribunale di Roma. La procura ha chiesto l'archiviazione. Luciana Alpi non vedrà l'esito che ci sarà fra qualche giorno; e però noi pensiamo che archiviare questo caso non è possibile, specialmente dopo il pronunciamento della corte d'appello di Perugia, che ha indicato i depistaggi e le strade da battere per arrivare alla verità e alla giustizia.
Allora, Presidente, Luciana non ce l'ha fatta a vedere almeno quell'esito per il quale ha vissuto crudelmente questi ultimi 24 anni; però in suo nome, nel nome di Ilaria e di Miran, l'impegno che prendiamo è che comunque vada noi non archivieremo. Lo dobbiamo a lei, ma lo dobbiamo anche al nostro Paese; anzi, è l'Italia che lo deve a se stessa, perché senza verità e giustizia questo Paese non sanerà mai questa ferita (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zan. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO ZAN (PD). Presidente, da questa primavera la provincia di Padova sta vivendo una situazione pesante sotto il profilo occupazionale, dovuta a tre casi diversi di speculazioni di grandi gruppi multinazionali.
Si tratta di tre realtà solide e in ottima salute, che però per massimizzare i profitti e aumentare gli utili intendono licenziare lavoratori che hanno contribuito con la loro esperienza e professionalità al successo aziendale; e dunque vogliono, queste multinazionali, azzerare il loro valore sociale di impresa nel territorio. Nello specifico parliamo di EXO Italia di Maserà di Padova, società del gruppo Crocs, che ha annunciato il licenziamento di 56 dipendenti per delocalizzare in Bosnia; di FedEx Italia che chiuderà 24 sedi in Italia, tra cui quella di Legnaro a Padova, lasciando a casa altri lavoratori; e infine Comdata, multinazionale del settore dei servizi, intende licenziare 204 persone, per la maggioranza donne tra i 40 e i 45 anni, e chiudere la sede padovana. Per questi motivi ho presentato un'interrogazione al Ministro dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, affinché il Governo intervenga urgentemente per aprire tavoli di concertazione che possano scongiurare questa eventualità e tutelare il futuro di oltre 200 lavoratori padovani, che si troverebbero senza un lavoro senza una motivazione giustificabile, ma esclusivamente per pura speculazione. Questo non è un problema ovviamente solo dalla città di Padova, è un problema che riguarda tutto il Paese, e dunque è importante che queste aziende veramente diano un segnale per ripagare la fiducia di questi lavoratori, che pagano questa fiducia con inaccettabili licenziamenti (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Carabetta. Ne ha facoltà.
LUCA CARABETTA (M5S). Presidente, volevo portare all'attenzione dell'Aula i recenti episodi di maltempo che sono avvenuti nel Torinese: ci sono stati dei gravi episodi, in particolare in Val di Susa c'è stato un fiume di fango che ha travolto una parte del paese di Bussoleno. I danni sono ingenti: ci sono state 200 persone evacuate, case distrutte, automobili distrutte, strade inagibili. La cosa triste è che tutto questo accade in un territorio che è stato proprio l'anno scorso colpito da una stagione di incendi molto violenta, anche quella. Il pensiero comune è che sia stata proprio la scomparsa dei boschi a portare all'alterazione del terreno, e quindi ad avere agevolato questo disastro.
Io abito in quel territorio, e per me è impensabile che nel 2018 i cittadini abbiano paura della pioggia e guardino il cielo con preoccupazione: purtroppo questo è successo in questi giorni. I cittadini dicono: si poteva evitare, non è stato fatto praticamente nulla dopo gli incendi, e anche dopo recenti avvisaglie delle ultime settimane. Io volevo portare in quest'Aula la vicinanza mia personale e del mio gruppo parlamentare, ma sono sicuro di tutta la Camera, alle comunità locali. Volevo ringraziare di cuore le persone che si stanno occupando delle operazioni per riportare il paese e il territorio alle condizioni normali, e dire che noi ci siamo, ci stiamo attivando e speriamo in una rapida risoluzione della questione (Applausi dei deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle).
PRESIDENTE. Onorevole Carabetta, in effetti tutta l'Aula si associa alle sue osservazioni.
Ordine del giorno della prossima seduta.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della prossima seduta.
Giovedì 14 giugno 2018 - Ore 9,30:
1. Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 9 maggio 2018, n. 44, recante misure urgenti per l'ulteriore finanziamento degli interventi di cui all'articolo 1, comma 139, della legge 27 dicembre 2017, n. 205, nonché per il completamento dei piani di nuova industrializzazione, di recupero o di tenuta occupazionale relativi a crisi aziendali. (C. 583-A)
Relatore: ZENNARO.
(ore 13)
2. Informativa urgente del Governo sugli incidenti nei luoghi di lavoro.
La seduta termina alle 18,45.
TESTI DEGLI INTERVENTI DI CUI È STATA AUTORIZZATA LA PUBBLICAZIONE IN CALCE AL RESOCONTO STENOGRAFICO DELLA SEDUTA ODIERNA: ANTONIO ZENNARO (A.C. 583-A)
ANTONIO ZENNARO, Relatore. (Relazione – A.C. 583-A). Il decreto-legge in esame consente, per il 2018, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga nelle aree di crisi industriale complessa.
Tali aree sono territori soggetti a recessione economica e perdita occupazionale di rilevanza nazionale e con impatto significativo sulla politica industriale nazionale. La complessità può derivare o da crisi di una o più imprese di grande o media dimensione con effetti sull'indotto, o da grave crisi di uno specifico settore industriale con elevata specializzazione sul territorio.
In queste aree, l'articolo 44, comma 11-bis, del decreto legislativo n. 148 del 2015 ha previsto la possibilità di concedere un intervento di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga, sulla base di specifici accordi stipulati in sede governativa, per il biennio 2016-2017 ed entro il limite di determinate risorse. Successivamente, la legge n. 205 del 2017 ha previsto l'utilizzo delle richiamate risorse non utilizzate nel biennio 2016-2017 anche nel 2018 (articolo 1, comma
139), nonché la facoltà, per le regioni, di prorogare specifici trattamenti di cassa integrazione guadagni in deroga (articolo 1, comma 145).
In particolare, con il provvedimento in esame, in primo luogo, si aggiungono alle risorse finanziarie impiegate nel 2018 per i trattamenti di cassa integrazione guadagni straordinaria in deroga e di mobilità in deroga per le richiamate aree (ai sensi dell'articolo 1, comma 139, della legge n. 205 del 2017) ulteriori 9 milioni di euro, per le specifiche situazioni occupazionali insistenti nella regione Sardegna (articolo 1, comma 1). Peraltro, si segnala che nel corso dell'esame in sede referente la citata disposizione è stata riformulata al fine di specificare quali siano le ulteriori risorse che la regione Sardegna può utilizzare per le specifiche situazioni occupazionali esistenti nel suo territorio. A tali oneri si provvede con il Fondo sociale per occupazione e formazione, di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a), del decreto-legge n. 185 del 2008 (articolo 1, comma 2).
Secondo quanto riportato nella relazione illustrativa al provvedimento, l'ulteriore finanziamento è dovuto al fatto che nella regione Sardegna le richiamate risorse risultano allo stato insufficienti a garantire gli obiettivi programmati.
Si segnala, inoltre, che la relazione tecnica allegata precisa che le risorse ulteriori assegnate garantiscono la prosecuzione dei trattamenti di mobilità in deroga (non si fa invece alcun riferimento alla cassa integrazione straordinaria in deroga) per ulteriori 6 mesi, scadendo l'attuale trattamento il 30 giugno 2018. La platea potenziale interessata risulta essere pari a circa 1.000 lavoratori.
Con il provvedimento in esame inoltre si dispone la facoltà per le regioni di prorogare i trattamenti di cassa integrazione guadagni in deroga (ai sensi dell'articolo 1, comma 145, della legge n. 205 del 2017) che, pur avendo origine da eventi verificatisi entro il 31 dicembre 2016, siano stati concessi con provvedimenti adottati dopo tale data (comunque con durata non oltre il 31 dicembre 2017) (articolo 2).
Secondo quanto riportato nella relazione illustrativa al provvedimento, tale modifica si rende necessaria per superare le difficoltà applicative derivanti dalla normativa vigente, la quale creerebbe una ingiustificata disparità di trattamento tra situazioni di fatto identiche tra provvedimenti, per il fatto che, pur traendo essi origine da eventi verificatisi entro il 31 dicembre 2016, sono ammessi a finanziamento solo se adottati entro tale scadenza e non oltre. La relazione tecnica allegata, inoltre, afferma come le risorse disponibili a legislazione vigente siano sufficienti per coprire le proroghe dei trattamenti di cassa integrazione in deroga iniziati nel 2016 e concessi con decreto regionale nel 2017, in quanto il riparto delle risorse tra regioni, effettuati con i decreti ministeriali n. 1 del 12 dicembre 2012 e n. 12 del 5 aprile 2017, è stato effettuato tenendo conto di tutte le sospensioni o riduzioni di orario di lavoro iniziate entro il 2016, già note alla data di adozione dei D.M. di riparto. “Le situazioni oggetto della modifica normativa in esame, quindi,”, prosegue la relazione tecnica, “potevano essere risolte già ai sensi dell'articolo 1, comma 145, della legge n. 205 del 2017, qualora le regioni avessero provveduto entro il 31 dicembre 2016. Pertanto, la modifica è dovuta esclusivamente al ritardo dell'emanazione del provvedimento regionale di concessione dei trattamenti da prorogare".
Infine, ritengo opportuno sottolineare come il Ministro Di Maio abbia evidenziato nel corso dell'esame in sede referente che il Governo farà ogni sforzo affinché il costo della crisi non sia posto a carico dei cittadini e i livelli occupazionali siano salvaguardati.
Nell'esprimere una valutazione favorevole sul provvedimento in esame, ne auspico pertanto una celere approvazione.