XVI LEGISLATURA


Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 228 di mercoledì 7 ottobre 2009

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIANFRANCO FINI

La seduta comincia alle 9.

DONATO LAMORTE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Brancher, Brugger, Caparini, Carfagna, Casero, Chiappori, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cota, Crimi, Donadi, Gregorio Fontana, Gibelli, Giancarlo Giorgetti, La Russa, Lo Monte, Giulio Marini, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Milanato, Molgora, Nucara, Leoluca Orlando, Roccella, Romani, Rugghia, Soro, Stefani, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantatré, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Irrogazione di sanzioni ai sensi dell'articolo 60 del Regolamento.

PRESIDENTE. Comunico che l'Ufficio di Presidenza nella riunione di ieri, 6 ottobre 2009, ha preso in esame gli episodi avvenuti nel corso della seduta dell'Assemblea di venerdì 2 ottobre 2009, con particolare riferimento alle espressioni utilizzate dall'onorevole Barbato, oggetto di richiamo da parte del Presidente di turno, e all'esposizione di cartelli, subito dopo il voto finale sul disegno di legge n. 2714, da parte di numerosi deputati iscritti al gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori.
L'Ufficio di Presidenza, visti gli articoli 12 e 60 del Regolamento della Camera, ha deliberato di irrogare all'onorevole Francesco Barbato la sanzione della censura con interdizione di partecipare ai lavori parlamentari per un periodo di cinque giorni di seduta con decorrenza immediata dalla giornata di oggi.
Quanto all'altro episodio concernente l'esposizione di cartelli da parte di deputati appartenenti al gruppo dell'Italia dei Valori, l'Ufficio di Presidenza ha inteso stigmatizzare tale comportamento e sottolineare l'esigenza che episodi simili non abbiano più a ripetersi, facendo altresì presente che per il futuro è intendimento dell'Ufficio di Presidenza medesimo far ricorso ai poteri che il Regolamento gli attribuisce affinché tali comportamenti siano sanzionati con il necessario rigore al fine di garantire il buon andamento delle sedute.
In questo senso ho inviato una lettera al presidente del gruppo parlamentare dell'Italia dei Valori.
Ricordo che, ai sensi dell'articolo 60, comma 3, del nostro Regolamento, le decisioni in tema di sanzioni adottate dall'Ufficio di Presidenza sono comunicate all'Assemblea e in nessun caso possono essere oggetto di discussione. Pag. 2
Pregherei l'onorevole Barbato, che vedo presente in aula, in ottemperanza della decisione adottata dall'Ufficio di Presidenza, di lasciare l'aula.

FRANCESCO BARBATO. Ben volentieri: restano i mafiosi dentro e chi combatte la mafia va fuori!

PRESIDENTE. Prego, onorevole Barbato.

Informativa urgente del Governo sugli eventi alluvionali nella provincia di Messina.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sugli eventi alluvionali nella provincia di Messina.
Dopo l'intervento del rappresentante del Governo interverranno i rappresentanti dei gruppi in ordine decrescente, secondo la rispettiva consistenza numerica, per cinque minuti ciascuno. Tempi aggiuntivi sono attribuiti alle componenti politiche del gruppo misto.

(Intervento del sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri)

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Guido Bertolaso.

GUIDO BERTOLASO, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, ci troviamo di fronte ad un evento meteorologico che ha provocato, come sappiamo bene, danni gravissimi nella provincia di Messina, in particolare nel comune di Messina e nelle frazioni di Giampilieri Superiore e anche Giampilieri Marina, Molino, Altolia, Briga Superiore e Briga Marina, Pezzolo, Santa Margherita Marina e anche del comune di Scaletta Zanclea e del comune di Itala.
Prima di descrivere le problematiche e le attività intraprese, vorrei ricordare, siccome ritengo che i due fatti siano abbastanza strettamente collegati, che pochi giorni prima di questo disastro, nei giorni che vanno dal 25 al 27 di settembre, un fenomeno meteorologico molto grave e persistente aveva investito la Sardegna, la Sicilia e anche la Calabria Ionica. Questo fenomeno in Calabria provocò anche precipitazioni che hanno superato i 700 millimetri di pioggia, di fatto poco meno della metà di quanto si registra in un anno intero nella stessa zona, fortunatamente determinando solo danni materiali e fortissimi disagi alla viabilità.
Anche la Sicilia fu interessata dall'evento: le province di Palermo, Agrigento e Catania in particolare, ma anche Messina venne toccata, seppur marginalmente, con precipitazioni, in certe zone della provincia, di 30-40 millimetri, ma con la precipitazione massima - torneremo su questo punto - registrata proprio nella stazione di Santo Stefano Briga con circa 60 millimetri di pioggia. In quei giorni, l'autostrada Messina-Catania fu ripetutamente interrotta proprio dalle frane provocate da quella violentissima perturbazione.
Infatti, anche in quell'occasione, sebbene avessimo già emanato tutti gli avvisi meteo di criticità - sui quali tornerò in seguito - ritenni necessario richiamare l'attenzione delle autorità locali sull'esigenza di verificare per tempo tutta l'organizzazione del sistema. Addirittura, emanai - un fatto accaduto tre volte nell'arco dei miei otto anni di direzione della Protezione civile - una circolare contenente indicazioni operative specifiche, che venne trasmessa alle prefetture e alle regioni interessate il 23 settembre, quindi, prima che iniziasse quella perturbazione. Il sistema nazionale di Protezione civile e le realtà locali erano già state sollecitate da una settimana ad una più adeguata attenzione prima degli eventi di cui parliamo.
Per tornare a questi, vi è stato un sistema del depressionario particolare, proveniente dalle Baleari, che ha determinato lo sviluppo di sistemi temporaleschi che si sono manifestati, soprattutto, sul settore occidentale della Sicilia. In seguito, Pag. 3in modo più imprevedibile rispetto a quello che si era previsto, essi hanno interessato, in modo estremamente localizzato ma, come sappiamo, purtroppo, anche eccezionalmente persistente, l'area del messinese, delle frazioni e dei comuni che ho già indicato.
Già dal 30 settembre, erano stati emanati tutti i sistemi di comunicazione e di informazione per possibili previsioni meteorologiche particolarmente avverse e, già dal 30 settembre, avevamo indicato le situazioni che avrebbero interessato la Sicilia. Nel pomeriggio del 30 settembre, ritenemmo prudente e necessario emettere un avviso ulteriore di condizioni meteorologiche, sempre avverse, con rischio di temporali particolarmente intensi, soprattutto sulla Sicilia.
Un ulteriore bollettino prevedeva, all'inizio, una situazione di criticità ordinaria per rischio localizzato su tutte le zone di allerta della Sicilia per il giorno successivo, cioè per il 1 ottobre, richiamando, così, l'esigenza, da parte di tutti gli enti locali, di uno stato di attenzione e di sorveglianza. Tale esigenza venne ben recepita dalla regione siciliana che, con una sua direttiva, dava informazione a tutte le realtà locali, indirizzando ai sindaci lo stato di pre-allerta. Questo secondo le procedure operative adottate dalla regione siciliana, che richiede una vigilanza sull'evoluzione degli eventi.
A riguardo va, quindi, sottolineato che, all'atto dell'emissione dei messaggi che ho citato, nessun modello meteorologico operativo a livello nazionale, a livello europeo, o a livello mondiale mostrava, comunque, segnali di precipitazioni significative nell'area del messinese. Infatti, la quantità di pioggia che era stata in quel momento prevista risultava minore addirittura ai 50 millimetri in 12 ore, quindi, una quantità inferiore rispetto a quella che, poi, si è verificata.
Voglio sottolineare che solo l'esperienza dei nostri previsori meteo del Dipartimento, in concertazione con un gruppo tecnico preposto alle valutazioni meteorologiche su scala nazionale, ha suggerito l'emissione di avvisi meteorologici sull'area in questione. A tale previsione meteorologica è stata associata, all'inizio, una valutazione di criticità cosiddetta ordinaria, in quanto tale possibile scenario consegue ad eventi meteoidrologici localizzati ed intensi: temporali forti con fulmini, rovesci di piogge e grandinate, fenomeni di incerta previsione nella precisa localizzazione degli eventi ed anche nella loro intensità.
Questa terminologia è sancita da una direttiva - quella del 27 febbraio 2004 - in cui è chiaramente specificato che tali criticità non devono essere interpretate nel significato comune di ordinarietà di una situazione, ma nel senso che possono e devono essere gestite dalle strutture di Protezione civile in un modo ordinario, ossia delle strutture che sono preposte alla gestione delle attività sul territorio che devono essere attivate in casi del genere.
La direttiva che ho citato - voglio anche ricordarlo - è frutto di uno straordinario lavoro di concertazione fra il dipartimento nazionale e tutte le regioni e le province autonome del nostro Paese, che hanno aderito senza dubbi alla nuova gestione del sistema di previsioni meteorologiche in Italia dal 2004.
La necessità di allertare le strutture a livello locale dipendeva dal fatto che non è possibile comunque identificare con certezza la dinamica e l'evoluzione di una manifestazione temporalesca. Nella definizione è stabilito che tale situazione non può che essere oggetto di vigilanza, cui deve essere associata un'attività di presidio territoriale, nonché la possibilità di interventi di mezzi e di azioni demandate alla responsabilità delle amministrazioni locali. Si tratta certamente di una terminologia tecnica che forse non è così immediata per i cosiddetti non addetti ai lavori, ma che è sancita da procedure statali e regionali con le quali tutti i soggetti coinvolti, in particolare i sindaci, sono tenuti a rapportarsi. Se, quindi, questa terminologia non è chiara a chi si occupa di altre materie, la stessa deve essere invece estremamente conosciuta a coloro i quali hanno responsabilità di protezione civile, dal capo del dipartimento nazionale sino al sindaco del comune più piccolo del Pag. 4nostro Paese. Come sapete, ai sensi della legge n. 225 del 24 febbraio 1992, la legge che ha istituito il sistema nazionale di Protezione civile, il sindaco è il capo della Protezione civile nel proprio territorio, quindi condivide in pieno e fino in fondo le responsabilità che vengono ripartite dal centro fino al livello più basso della catena di comando e di controllo.
Tornando alla descrizione degli eventi, vorrei sottolineare che il 1 ottobre, quindi dopo le emissioni del giorno 30 settembre, a seguito di nuove previsioni che venivano fuori dai modelli sinottici e a scala locale, il dipartimento emetteva, alle ore 15, un ulteriore avviso di condizioni meteorologiche avverse come estensione di quello precedente e veniva anche rappresentata la possibilità del manifestarsi - per la verità, a partire dalle prime ore della mattina del 2 ottobre - di precipitazioni a carattere di rovescio o temporale, anche di forte intensità, su Sicilia, Calabria, Campania, Basilicata e Puglia. In tale avviso venivano segnalati venti forti e situazioni particolarmente difficili per la viabilità.
Quando sono stati emessi questi avvisi le precipitazioni erano totalmente assenti sui territori orientali della Sicilia e i modelli prevedevano un'intensificazione solo a partire dalle prime ore della mattinata successiva.
I relativi livelli di pioggia che sono stati previsti hanno portato, pertanto, oltre all'avviso meteo che è stato ribadito, anche un avviso di criticità per la Puglia, la Basilicata, la Calabria e la Sicilia che prevedeva una situazione di rischio idrogeologico localizzato, in particolare, nella zona dei monti Peloritani, in provincia di Messina, e sul versante tirrenico della Sicilia.
Le precipitazioni che si sono registrate nella località di Santo Stefano Briga, quella che ho ricordato poc'anzi per le precipitazione del 25 e del 27 settembre, nella rete di telemisura, hanno manifestato, nel corso di quella giornata, l'inizio di un'intensità di pioggia che è sempre più aumentata, raggiungendo un valore massimo cumulato di 220 millimetri. I tempi di ritorno di 220 millimetri in tre ore sono superiori ai tempi di ritorno relativi a 200 anni e per quello che riguarda il tempo di ritorno più concentrato è anche superiore a 300, 500 anni.
La concentrazione del fenomeno è anche dimostrata dal confronto tra due stazioni molto vicine tra di loro: in quella sita nel centro del capoluogo di Messina, il valore massimo è stato di 70 millimetri in tre ore, mentre invece nella stazione posta nella zona dove si è verificato il fenomeno di cui parliamo, a soli dieci chilometri più a sud rispetto a quella del centro di Messina, si è registrato un valore di 160 millimetri.
Sulla base dei dati che sto fornendo e della registrazione dei livelli di pioggia che si stavano evidenziando, tutto il sistema è entrato immediatamente in allarme, in tempo reale rispetto ai dati che stavamo ricevendo.
L'attività è stata anche guidata dalla consultazione del piano per l'assetto idrogeologico regionale (che evidenziava, nelle aree interessate dall'evento, zone classificate a rischio geomorfologico e idraulico elevato e molto elevato) e dalla memoria di quello che è accaduto nell'ottobre del 2007 quando una precipitazione non così violenta, ma comunque particolarmente intensa aveva causato danni e disagi alla viabilità stradale e ferroviaria e problemi anche per le persone negli stessi comuni che sono stati colpiti dal fenomeno dell'altro giorno.
A seguito di questi eventi che accaddero il 25 ottobre 2007 fu dichiarato lo stato di emergenza il 21 dicembre del 2007 dal Presidente del Consiglio Romano Prodi e questo stato di emergenza è stato prorogato fino al dicembre 2009.
Da questo punto di vista vorrei ricordare anche che gli eventi calamitosi che si sono verificati, quelli del 25 ottobre 2007, provocarono l'allagamento di alcuni centri abitati, frane e smottamenti con movimento di detriti, di fango e di massi causando ingenti danni, come ho detto, non solo alla viabilità, ma anche alle infrastrutture e pure al patrimonio edilizio pubblico e privato. Pag. 5
Dopo la dichiarazione di emergenza di dicembre, sempre con ordinanza del Presidente del Consiglio Romano Prodi, il 17 aprile venne nominato un commissario nella persona del capo del dipartimento della protezione civile della regione autonoma della Sicilia e vennero disposte misure al fine del ristoro dei danni, del ripristino delle infrastrutture e anche lo studio di interventi necessari alla mitigazione del rischio.
Come è noto per queste attività furono stanziati tre milioni di euro a carico della regione siciliana con possibilità di utilizzare ulteriori risorse finanziarie sia sul bilancio regionale nonché sulle eventuali economie derivanti dai fondi CIPE-APQ.
Dalla relazione del comitato di rientro (ogni volta che c'è un'emergenza istituiamo sempre un comitato di rientro che ha il compito di verificare quello che viene fatto da parte del commissario competente nella gestione delle proprie attività) emerge che questi soldi sono stati tutti spesi. Tuttavia la posta economica garantita, che non è stata solamente di tre milioni, ma è stata successivamente integrata con altri quattro milioni di euro, non è stata sufficiente a fronteggiare quelli che erano i danni registrati dalla regione siciliana, pari a 144 milioni di euro solo per quello che è accaduto nell'ottobre del 2007.
L'attivazione del sistema nazionale di protezione civile per quello che concerne la vicenda di cui stiamo parlando oggi è stata, come ho detto, assolutamente tempestiva ed immediata.
Per concludere la parte sul sistema di previsioni meteorologiche che abbiamo messo in piedi nel nostro Paese vorrei solamente ricordare che esse vengono effettuate ogni mattina e sono disponibili per tutte le componenti del sistema nazionale di protezione civile. Sono elaborate da un gruppo tecnico a cui partecipano, oltre al settore meteorologico del nostro dipartimento, il servizio meteorologico dell'aeronautica e quello di due regioni che hanno sviluppato particolare competenza in questo ambito: la regione Piemonte e la regione Emilia Romagna.
Essi fanno previsioni su scala sinottica su tutto il territorio nazionale e sulla base di queste previsioni su scala sinottica sulla nazione vengono fatte valutazioni sia su scala regionale e poi anche su 127 zone di allerta nazionale che sono state identificate e sulle quali si concentra l'attenzione del nostro sistema quando si vedono situazioni meteorologiche che stanno arrivando.
È di tutta evidenza quindi come l'azione che svolgiamo per fronteggiare il rischio idrogeologico nel nostro Paese non può ovviamente essere efficace se non viene rapportata con quelle che sono le attività di Governo e di gestione del territorio. Credo che sia chiaro a tutti quali siano le competenze e le responsabilità e su questo aspetto tornerò poi a fare alcune valutazioni nelle mie conclusioni.
Quello che mi preme sottolineare ancora una volta è l'immediata risposta di tutto il sistema, non solo regionale, ma anche nazionale a quella che è stata la situazione. Io stesso sono stato avvisato alle 23 del 1 di ottobre e ho disposto, in contatto con la prefettura e con il comune di Messina, l'attivazione di un'unità di crisi che doveva ovviamente occuparsi di garantire le prime operazioni di soccorso finalizzate a raggiungere tutte le frazioni che erano rimaste isolate e ad occuparsi dell'assistenza alla popolazione.
Inviavo da Roma il primo team del nostro dipartimento composto da tecnici esperti nella gestione di queste emergenze - sempre nel corso della stessa notte - ed io stesso arrivavo a Messina nella prima mattina del 2 ottobre, per coordinare le attività e organizzare al meglio i soccorsi.
Sono stati organizzati centri di coordinamento presso la prefettura e centri operativi comunali presso le frazioni di Scaletta e di Itala e sono state attivati dei punti base, soprattutto nella località di Briga Marina, come aree di stoccaggio per la raccolta dei mezzi di soccorso e anche dei materiali che avrebbero potuto essere utilizzati. Presso il campo sportivo di Santa Margherita abbiamo allestito, sempre in quella mattina, un'elisuperficie che è diventava immediatamente il più grande Pag. 6eliporto del centro-sud d'Italia. Esso è gestito della biga, la torre di controllo mobile dell'aeronautica militare, che ha organizzato e smistato 22 elicotteri della flotta aerea dello Stato italiano e anche alcuni elicotteri civili che abbiamo appositamente coinvolto, perché le zone che dovevano essere raggiunte erano particolarmente impervie e strapiene di cavi elettrici non segnalati e, quindi, occorrevano anche dei mezzi aerei piccoli, più flessibili e più agili per riuscire a raggiungere anche le situazioni più drammatiche. Comunque, lascerò agli atti il dettaglio, minuto per minuto, di quelle che sono le attività che sono state svolte dal 1 ottobre ad oggi.
Credo che sia utile ricordare tutte quelle che sono anche le azioni adottate dal Governo per fronteggiare questa drammatica emergenza. Poiché mi trovavo già sul posto, mentre il Consiglio dei ministri si riuniva, per via telefonica informavo il Presidente del Consiglio e il sottosegretario Letta e, quindi, era possibile dichiarare, già in quel momento, lo stato di emergenza, ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della già citata legge n. 225 del 1992, per le intense ed eccezionali avversità atmosferiche che si stavano ancora verificando nel territorio della provincia di Messina.
Abbiamo già predisposto l'ordinanza di protezione civile che segue alla dichiarazione dello stato di emergenza. Questo pomeriggio la verificheremo con il Governo della regione siciliana. Come sapete, essa prevede la nomina del presidente della regione, come sempre accade, come commissario per la gestione dell'emergenza con ampia facoltà, però, di delegare ai sindaci interessati - in particolare a quello di Messina - il compito di attivare gli interventi necessari nell'ambito del proprio territorio. La regione siciliana ha già stanziato 20 milioni di euro per i primi interventi urgenti e altrettanto farà il Governo nazionale, con lo stazionamento di altri 20 milioni di euro che verranno inseriti nell'ordinanza di domani. Pertanto, vi saranno 40 milioni di euro solo per fronteggiare le prime situazioni di emergenza che non sono certo gli stanziamenti necessari per ricostruire tutto quello che è stato distrutto e per portare avanti le opere di messa in sicurezza che saranno necessarie.
La verifica dei danni e gli interventi di messa in sicurezza sono già stati avviati, compresa anche la verifica di quello che chiamiamo il rischio residuo, vale a dire la possibilità che vi siano altri crolli, smottamenti, frane e quant'altro e contiamo di avere una stima dei danni probabilmente prima della fine del mese di ottobre e di avere uno studio analitico su quelli che sono gli interventi di messa in sicurezza praticamente per lo stesso tempo.
Ho lasciato la gestione dell'emergenza dopo le prime 72 ore ad un'unità di crisi che, appunto, sta funzionando in prefettura e che viene assistita da un centro operativo misto che viene portato avanti dalla componente regionale della protezione civile. Come sapete, la protezione civile rientra nell'ambito delle materie concorrenti e, quindi, viene gestita anche a livello delle autonomie locali per quello che riguarda le fasi non immediatamente successive all'emergenza.
Per ciò che riguarda i dati e le statistiche credo che sia importante ripeterli ancora una volta, perché nulla più dei dati, dei fatti, delle cifre e dei numeri può spiegare anche la risposta del nostro sistema. Sono stati impiegati, praticamente dalle prime ore dell'emergenza, 2.386 componenti del sistema nazionale di protezione civile. Ovviamente si tratta, per la maggior parte di vigili del fuoco ma anche di forze dell'ordine, di Polizia di Stato (anche tramite la Polizia stradale), carabinieri, guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato ed Esercito.
In particolare poi, è stato impiegato l'Esercito, ma sono stati impegnati anche l'Aeronautica militare, che ha garantito il coordinamento della torre di controllo, le capitanerie di porto e la Marina militare che hanno lavorato moltissimo, e lo stanno ancora facendo, pure con i loro sommozzatori per cercare eventuali dispersi anche in mare. Sono intervenute la regione siciliana, la provincia e il comune di Messina con i loro uomini e con la loro polizia municipale e provinciale, ovviamente il Pag. 7sistema del 118, anche con i suoi elicotteri e i posti medici avanzati, nonché la Croce rossa italiana, l'ANAS, le Ferrovie, l'ENEL, tutte le società di telefonia mobile.
Come dicevo, sono stati impiegati 2.386 uomini e sono stati utilizzati 567 mezzi per i vari interventi e per i vari lavori. Gli elicotteri hanno volato più di cento ore effettuando oltre centocinquanta sortite per raggiungere le frazioni isolate, portare acqua, viveri e medicinali e per portare via dalle frazioni isolate le persone che volevano rientrare. In questo momento tutte le frazioni sono state raggiunte, le strade sono state riaperte (l'autostrada praticamente subito), comprese quelle provinciali e comunali, e anche l'ANAS per riattivare la statale ha compiuto assolutamente miracoli.
Al momento sono state evacuate, soprattutto dalla frazione di Giampilieri, ma non solo, 728 persone che sono state alloggiate in otto alberghi, la maggior parte dei quali si trova nel comune di Messina. Le persone provengono, infatti, dalle frazioni del comune di Messina, da Scaletta Zanclea e da Itala.
Per quello che riguarda il numero delle vittime e dei dispersi si confermano, al momento, le informazioni e i numeri di ieri sera. Quindi, vi sono venticinque vittime accertate e dieci persone che risultano ancora disperse; dunque, il totale continua ad essere al momento di trentacinque persone che verosimilmente sono rimaste vittime di questa tragedia. È ancora in corso l'identificazione di tre salme che non sono state identificate e non possiamo comunque escludere che vi sia pure il rischio di qualche cittadino extracomunitario non segnalato che magari trovava rifugio in qualche scantinato, in qualche parte della zona interessata a questa tragedia che può essere rimasta vittima anch'esso della stessa. Lo sapremo solo quando l'opera di soccorso dei nostri vigili del fuoco, delle Forze armate, delle forze dell'ordine, dei volontari sarà terminata e quando tutte le zone colpite, i valloni, gli alvei dei fiumi, gli scantinati e le case saranno state indagate nel dettaglio fino all'ultima delle varie possibilità.
Per concludere, signor Presidente, devo ancora una volta dar conto al Parlamento di una catastrofe e delle sue dinamiche e di ciò che è stato fatto. Abbiamo citato date, orari, numeri relativi alle forze che abbiamo impiegato, ancora una volta credo di poter dire, ma non solo l'unico, che il servizio nazionale della Protezione civile ha funzionato dando soprattutto prova di una solida capacità di mobilitazione e di intervento. Ma, ancora una volta, purtroppo, parliamo di morti, di feriti, di senza tetto.
Sappiamo da sempre che l'Italia vanta il record dei rischi naturali, ne abbiamo parlato tantissime volte in questa e nella precedente legislature, in particolare nelle competenti Commissioni. Rischi che vanno da quello vulcanico a quello sismico, dal dissesto idrogeologico a quello degli incendi boschivi, ma sappiamo che tali rischi sono stati spesso sottovalutati e vissuti come un ostacolo, in qualche modo ingiusto, allo sviluppo delle città, delle aree industriali, delle infrastrutture, e soprattutto alle attività di costruzione di nuovi insediamenti. Si è costruito e si è utilizzato il territorio come se tali rischi non fossero esistenti, come se non fossero una reale minaccia alla vita dei nostri concittadini, e credo, anche se ieri le reazioni al Senato non sono state tutte concordi, che nessuno possa dire che la mia denuncia contro l'abusivismo, che non è comunque di oggi, non abbia un fondamento documentale. Il nostro Paese è pieno di rapporti, di relazioni, di studi, di indagini, di denuncia sullo stato di salute del nostro territorio. Le mappe delle diverse tipologie del rischio che evidenziano come appunto in certe situazioni ci possano essere più rischi concomitanti sono note a tutti e sicuramente sono note agli enti locali e alle autorità comunali.
Messina, giusto per non andare lontano dal tema, oltre che soggetta a rischio idrogeologico è anche il simbolo del rischio sismico del nostro Paese. Abbiamo visto, invece, in questi giorni alcuni (anche tra chi è chiamato a ricoprire incarichi istituzionali) manifestare una sorta di insofferenza e contrarietà nei confronti di Pag. 8chi ricorda che la buona manutenzione nel nostro Paese non è stata una priorità; non lo è stata per l'uno o per l'altro Governo, per questa o per un'altra maggioranza: non lo è stata semplicemente per tutti. Si è costruito, siamo cresciuti, si è agito secondo le logiche di una cultura della crescita e dello sviluppo che non ha preso in seria considerazione la reazione della natura, la nostra pretesa di una sua ipotetica indifferenza.
Ho parlato di abusivismo come una delle cause principali della tragedia consumatasi in questi giorni nel messinese. Per abusivismo non intendo quello illegale fatto in oltraggio a qualsiasi legge, ma intendo proprio l'abuso del territorio. Mi riferisco alle costruzioni fuori da ogni logica e da ogni criterio di buonsenso, la pratica di considerare possibile costruire nel greto dei fiumi, sui versanti di colline instabili, sulle occlusioni artificiali del corso dei torrenti, o in aree dove il rischio di frane è censito ed è anche conosciuto. Anche se tutto questo è stato fatto seguendo le norme e i piani regolatori, non credo che ci debba giustificare da un intervento che, comunque, rappresenta un abuso.
L'abuso dal punto di vista giuridico può essere sanato, ma non credo che esista alcuna sanatoria possibile che convinca la terra o l'acqua a modificare la normalità dei propri comportamenti. Possiamo dare agli incendi boschivi e al disboscamento il peso che vogliamo, considerare questi fenomeni come inevitabili e forse anche utili al progresso economico. Tuttavia, non avremo mai a disposizione strumenti normativi e giuridici che possano impedire ad una collina disboscata di diventare più fragile e più pericolosa.
In questi ultimi mesi mi sono dovuto occupare di parecchie tragedie: oltre che del terremoto de L'Aquila, anche dell'incidente ferroviario di Viareggio e, in queste ultime ore, della triste vicenda di Messina. Sono lezioni durissime da cui traggo due insegnamenti. Il primo è che la denuncia dell'abuso del territorio non è più sufficiente ma occorre davvero prendere in considerazione l'esigenza di trasformare questa denuncia in un piano d'azione che riguardi tutto il Paese. Se vogliamo davvero reagire con civiltà alle tragedie di questi ultimi tempi, dobbiamo onorare le vittime del terremoto con quel piano di messa in sicurezza delle costruzioni nelle aree a più alto rischio sismico che, finalmente, possiamo cominciare ad avviare alla luce di quanto disposto dal cosiddetto «decreto-legge Abruzzo». Dobbiamo rendere, inoltre, giustizia nel senso morale del termine che riguarda tutti noi (e non solo la magistratura) alle vittime di Viareggio con un piano di intervento sulle infrastrutture critiche del Paese e rivedendo, se serve, le normative sull'utilizzo del trasporto di sostanze pericolose sia per linea ferroviaria, sia per linea stradale. Dobbiamo onorare le vittime di Messina con un piano serio di interventi strutturali e di mitigazione del rischio di frane, alluvioni e colate di fango. Dobbiamo trovare questi soldi per un grande piano di manutenzione del Paese, ma dobbiamo anche eliminare la zona grigia delle competenze tra enti centrali e amministrazioni locali che, purtroppo, si è ancor più accentuata dopo le varie riforme costituzionali. Questo è l'unico modo per evitare di portare avanti l'odioso gioco dello scaricabarile. Dobbiamo investire in formazione, educazione, cultura del proprio territorio in modo che tutti apprendano e imparino che è patrimonio di tutti e non, invece, terra di nessuno. Dobbiamo immaginare meccanismi di intervento più agili, sfruttare di più le moderne tecnologie, ma anche definire quel piano di assicurazione contro le calamità che sempre è stato avviato, ma che poi non è mai stato portato a conclusione. Si tratta di un piano assicurativo che deve essere equo, realistico e deve tener conto delle varie difficoltà e delle situazioni specifiche.
Credo che non si possa più affidare alla magistratura, che farà il suo corso, anche nel caso di Messina, il compito di scoprire che sovente, purtroppo, è stato violato il buonsenso, cancellata la saggezza, che è stata considerata nemica la prudenza, che sono state ignorate informazioni e conoscenze che la scienza ci ha messo tra le Pag. 9mani. Magistratura alla quale noi affideremo tutte le informazioni che conosciamo e le garantiamo fin da adesso tutta la collaborazione che ovviamente potremmo dare.
Non è compito nostro ricercare i colpevoli; il nostro compito è quello di prevedere fin dove è possibile e fare circolare in tempo reale le informazioni su eventi che possono anche assumere dimensioni catastrofiche, ed è anche nostro compito intervenire dopo un disastro per ridurre al minimo i disagi delle popolazioni colpite.
L'attivazione del nostro servizio nazionale, che prevede compiti precisi per il Dipartimento, le regioni e i comuni, è stata ridefinita al momento dell'approvazione delle modifiche al Titolo V della Costituzione, che, come sapete, ha fatto della protezione civile una materia concorrente, ma non vi è materia in Italia che agli italiani sembri più unita di quella della protezione civile, proprio perché viene applicato il concetto più specifico e concreto della collaborazione tra i vari enti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).
Ma noi abbiamo anche avuto il coraggio di definire fino in fondo ruoli e competenze di questo sistema e abbiamo anche indicato con chiarezza la linea di comando e di controllo e chi si assume le responsabilità, anche quelle che, in certi casi, non sono della Protezione civile; ma non tutto si può prevedere da Roma, non tutto può essere disposto a livello nazionale.
Nel caso degli eventi meteorologici abbiamo costruito un sistema di previsione e di allertamento che, vi posso garantire, non ha uguali in Europa, che è basato sul principio della condivisione istantanea delle informazioni e previsioni disponibili e che vede coinvolte tutte le realtà.
Ma, nonostante questo, non disponiamo ancora di alcun sistema che ci consenta di misurare in anticipo e con precisione se i temporali che prevediamo saranno più intensi e disastrosi dieci chilometri più a nord o se le piogge supereranno le nostre aspettative dieci chilometri più a sud di un qualsiasi riferimento geografico.
Per questa ragione, la procedura che abbiamo messo in piedi, che è condivisa da tutti, contempla la trasmissione di segnalazioni, ovviamente sempre più precise al crescere delle conoscenze, alle regioni e da queste ultime ai sindaci dei comuni delle aree che possono essere interessate da fenomeni temporaleschi, nel presupposto che ciascun livello del sistema metta in campo una capacità di azione proporzionale al rischio presente sul proprio territorio, che quindi viene affidato, in ultima istanza, all'attenzione delle autorità locali, che sono le uniche in grado di conoscere gli effetti che un temporale, anche di grande intensità, può avere sul proprio territorio.
Ma se non prendiamo atto che le soglie di rischio che sono presenti in Italia si sono alzate per l'abuso e l'uso che ne abbiamo fatto e che occorre mettere mano a interventi strutturali ormai indispensabili per riportare le soglie di rischio a livelli accettabili non potremo dire di aver tenuto conto della lezione che anche questa catastrofe ci ha riproposto.
Signor Presidente, onorevoli deputati, a noi è molto chiaro, lo diciamo sempre, che non è la natura che uccide, ma è l'uomo la causa delle morti che dobbiamo registrare come conseguenza di calamità naturali.
Questo ripeto da anni e questo ho anche ripetuto in questi giorni, senza sottrarmi, ovviamente, alle mie responsabilità e ai miei compiti, ma sono davvero grato al Capo dello Stato per aver approvato e aderito a quelli che sono stati i commenti che abbiamo fatto; e questo ripeto, quindi, anche oggi in questa sede così autorevole, per sentirmi coerente non solo con il ruolo che ricopro, ma con il senso di un servitore dello Stato e delle istituzioni di un Paese che è e deve restare un esempio di civiltà, anche nel saper riconoscere gli errori del passato e impegnarsi a mettere in atto davvero, seriamente, subito, le misure necessarie non solo per non ripetere questi errori nel futuro, ma anche per dimostrare voglia e forza di cambiare mentalità e dimostrare vero amore per la nostra patria (Applausi dei deputati del Pag. 10gruppo Popolo della Libertà e di deputati dei gruppi Partito Democratico e Unione di Centro).

(Interventi)

PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei rappresentanti dei gruppi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà per cinque minuti.

CARMELO BRIGUGLIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario Bertolaso, a fronte di una tragedia - oggi abbiamo gli ultimi dati: 25 morti e 10 dispersi, che sarà difficile ritrovare in vita - per noi, signor sottosegretario, è di grande conforto la sua esposizione dettagliata, corredata di dati e precisa.
Essa, insieme alla sua presenza a Messina, ci ha dato la netta sensazione che anche in questa tragedia lo Stato c'è, lo Stato nazionale da lei impersonato e anche dal Presidente del Consiglio è stato presente, ha dimostrato la sua capacità di intervento, la sua forza, la sua solidarietà verso le popolazioni, e che gli uomini dello Stato, la Protezione civile, le forze dell'ordine, i vigili del fuoco, l'esercito, i volontari, i cittadini, tutti accomunati in questo sforzo di solidarietà, hanno cercato di dare una risposta al lutto, di dare una risposta a questa tragedia.
Ma con grande franchezza noi apprezziamo anche la sua lealtà verso il Parlamento, e di avere voluto sviluppare anche nelle ore della tragedia quasi un'azione pedagogica, signor sottosegretario: quella di farci considerare la Protezione civile coincidente con l'interesse nazionale, cioè un valore che va oltre le appartenenze. E anche la capacità di dire con franchezza alle amministrazioni locali tutte, di centrodestra e di centrosinistra, di ieri e di oggi che c'è una nuova stagione di governo del territorio che dobbiamo riprendere in considerazione: quella di garantire ai nostri cittadini di poter vivere in sicurezza nelle nostre città, di garantire ai nostri figli di vivere e di essere studenti nelle scuole in condizioni di sicurezza idrogeologica; che ci sono altre questioni che sono secondarie, che c'è la cultura dell'effimero che ci dobbiamo buttare dietro le spalle, e che forse dobbiamo pensare ad organizzare un sistema locale di protezione civile che è molto più importante di un'organizzazione dello spettacolo locale, che non fa parte della cultura prioritaria delle amministrazioni locali.
Questo noi lo apprezziamo; come apprezziamo che in un momento politico-istituzionale molto delicato il Presidente del Consiglio abbia avvertito la sensibilità di essere presente sui luoghi del disastro, per dire ancora una volta che l'Italia è unita, che non ci sono differenze sotto questo aspetto fra nord e sud, e che lo Stato e il Governo daranno delle risposte. Questo per noi oggi è importante, alcuni giorni dopo la tragedia: dobbiamo dare una risposta a chi è rimasto, una risposta a chi ha perso la propria famiglia, una risposta a chi ha perso il lavoro, ha perso la propria attività economica; affrontando una grande sfida, se possibile una sfida tecnologica, amministrativa, anche culturale: ricostruire in condizioni di sicurezza le comunità, i paesi, le frazioni che sono state cancellate, ricostruire una cultura che non può essere spazzata via.
Dovremo invece spazzare via alcune polemiche che non hanno senso, che credo si siano diffuse sia sul versante culturale del centrodestra che del centrosinistra. Dobbiamo dirci con molta chiarezza che ad alcune disattenzioni - il lutto nazionale, la mancata osservanza di un minuto di silenzio sui campi di calcio di tutta Italia, una sorta di «gabbie informative» per cui stamattina dai grandi quotidiani nazionali questa tragedia è sparita - dobbiamo rispondere con spirito veramente bipartisan, e dobbiamo rispondere tutti uniti. Non ci possono essere tragedie del nord e tragedie del sud, tragedie più «attenzionate» e altre tragedie meno «attenzionate»: anche in questo modo si dimostra l'unità nazionale.
Per cui se vi è stato qualche errore a chi lo ha commesso si dia una risposta! Ieri il Ministro Alfano, presente ai funerali Pag. 11di un servitore dello Stato che ha perso la vita di ritorno dal lavoro in questa tragedia, ha detto...

PRESIDENTE. La invito a concludere.

CARMELO BRIGUGLIO. Concludo, signor Presidente. Ha detto: se vi sono responsabilità omissive e commissive saranno perseguite e saranno accertate. Noi questo crediamo che la magistratura lo debba fare, per onorare le vittime e per dare una risposta concreta a quanto è accaduto, rispetto a cui non vi possono essere coperture politiche (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Genovese. Ne ha facoltà.

FRANCANTONIO GENOVESE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con attenzione la relazione del Governo sul disastro verificatosi nel messinese, nel quale hanno perso la vita decine di persone: uomini, donne e bambini che hanno pagato a caro prezzo la sventura di abitare in un'area ad alto rischio idrogeologico.
Eppure questo rischio era conosciuto da almeno due anni: lo conoscevano gli enti locali, lo conosceva la regione siciliana ed il Governo nazionale, che nulla hanno fatto per scongiurare questa sciagura o anche solo per limitarne gli effetti catastrofici.
Abbiamo assistito in questi giorni ad un disarmante scaricabarile tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la regione siciliana e gli enti locali: si tratta, badate bene, di Governi e di amministrazioni tutti di centrodestra, cioè di quelle forze politiche che hanno fatto delle sanatorie, dei condoni e dei piani casa una bandiera, un caposaldo, certamente un tratto distintivo delle loro politiche economiche e sociali.
Ed è sorprendente vedere che solo oggi alcuni esponenti di questo Governo si siano resi conto di quali devastanti effetti possa avere l'abusivismo edilizio. Non mi aspettavo di sentire un'autocritica da parte vostra, ma credo sia ancora necessario fare chiarezza su ciò che si doveva e si poteva fare e non è stato fatto.
Su questo argomento bisognerà andare fino in fondo non solo per amore di verità, ma perché - come ha detto lo stesso capo della Protezione civile, Bertolaso - se non si fa nulla per risolvere i rischi del territorio è scontato che accadrà di nuovo quello che è successo.
Purtroppo nulla è stato fatto negli ultimi anni e a tal proposito mi limiterò a citare due precedenti. Quanto al primo, nel breve periodo di circa 20 mesi in cui ho ricoperto la carica di sindaco di Messina mi sono attivato affinché venisse dichiarato lo stato di emergenza in quella città, a seguito del quale, nel dicembre del 2007, venne emessa l'ordinanza attributiva dei poteri speciali al prefetto.
Tale ordinanza prevedeva, tra l'altro, la bonifica e la messa in sicurezza delle strade poste ai margini e a copertura dei torrenti e la predisposizione del piano comunale di emergenza, con particolare riferimento al rischio sismico ed idrogeologico.
Ciò significa che in questi due anni si sarebbe potuta realizzare, quanto meno, la via di fuga per gli abitanti di Altolia, Molino, Giampilieri: peccato però che i poteri speciali sono rimasti una scatola vuota, perché questa parte di interventi non è stata mai finanziata dal Governo nazionale.
Quanto all'altro precedente, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare non più tardi di un anno fa, malgrado un'esplicita richiesta della regione siciliana, ha preferito fare scelte diverse rispetto alla tutela dei territori colpiti dall'alluvione del 2 ottobre scorso che, come è noto, erano già stati interessati da un evento simile il 25 ottobre del 2007 (e su questo punto abbiamo già chiesto che ci venga fornita una convincente spiegazione tramite la presentazione di una apposita interrogazione).

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI (ore 9,55)

FRANCANTONIO GENOVESE. Lo scaricabarile tra Ministero, regioni ed enti Pag. 12locali non ci interessa; ci interessa sapere la verità, nel rispetto dei tanti morti dell'alluvione di Messina e dei parenti che chiedono giustizia. E certamente, onorevoli colleghi, non fa sperare nulla di buono per il futuro il fatto che questo Governo abbia tagliato drasticamente i fondi, già insufficienti, per la protezione del territorio, che sono passati dai 510,5 milioni di euro del 2008 ai 93,2 previsti per il 2011.
Per quanto riguarda gli interventi immediati in favore delle popolazioni colpite dal disastro, abbiamo avuto modo in questi giorni di apprezzare ancora una volta l'opera della Protezione civile e dei tanti volontari cui va il nostro plauso ed il nostro ringraziamento.
Oggi registriamo le buone intenzioni del Governo su quanto vi sarà da fare nei prossimi mesi. In confronto all'esperienza in corso in Abruzzo non dovrebbe essere così difficile mantenere gli impegni assunti, condividendo il numero soprattutto non elevato di sfollati.

PRESIDENTE. Onorevole Genovese, la prego di concludere.

FRANCANTONIO GENOVESE. Sappiate che non ci stancheremo mai di vigilare, nelle forme e nei contenuti, sul rispetto dei tempi degli interventi programmati da parte del Governo; è infatti assai forte il rischio che quel groviglio tra le competenze del Governo regionale e di quello nazionale non riesca a garantire in Sicilia neanche quel minimo di assistenza che altrove si è riusciti ad assicurare in tempi ragionevoli.
Una cosa va subito chiarita: non si può immaginare di passare alla fase della ricostruzione di case e servizi nelle stesse aree, oppure altrove, senza aver coinvolto le popolazioni interessate. Consentitemi un'ultima considerazione: non si può continuare a far finta di niente, ad immaginare il Mezzogiorno come un'area cui serve solo il ponte sullo Stretto per completare la sua dotazione infrastrutturale, e rilanciare così il suo sviluppo.

PRESIDENTE. Deve concludere.

FRANCANTONIO GENOVESE. Su questo tema credo che siamo assolutamente in sintonia con il monito lanciato all'indomani del disastro di Messina dal Presidente della Repubblica: o c'è un piano serio che, piuttosto che in opere faraoniche, investe sulla sicurezza di questo Paese, o si potranno avere altre sciagure. Spero che il Governo prenda in seria considerazione queste parole del Capo dello Stato (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Alessandri. Ne ha facoltà.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, sottosegretario Bertolaso, onorevoli colleghi, siamo ancora una volta chiamati in quest'Aula a ricordare una tragedia. Ormai questo è un Paese che vive di emergenze da affrontare quotidianamente. Ci sono dei cambiamenti climatici globali in atto: quest'anno vi è un aumento di un grado nel Mediterraneo e di 2 gradi nel Tirreno e, con la perturbazione atlantica che sta arrivando, ci dovremo aspettare altre precipitazioni nei prossimi mesi. Eravamo stati avvertiti ai primi di settembre che 300 millimetri di acqua sarebbero arrivati, e a Messina 250 millimetri sono caduti in appena tre ore, è stata una precipitazione sicuramente pesante. Abbiamo visto scene angoscianti in questi giorni: genitori che scavano nelle macerie per cercare i figli scomparsi. Sono scene veramente tremende. Però, onestamente, credo che questa sia l'ennesima occasione - non vorrei fosse l'ennesima per aspettare la prossima - per cominciare finalmente a smettere di fare chiacchiere. Anche oggi, però, ho ascoltato molte chiacchiere politiche: la colpa di Tizio, di Caio, di Sempronio. Ritengo che poco importi oggi capire di chi è la colpa, ci saranno altre enti o organismi che dovranno farlo, ma dobbiamo capire cosa dobbiamo fare come Stato, come Governo, come parlamentari, come cittadini per evitare che questo si ripeta un'altra volta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania). Noi tra un mese, o tra due, ci troveremo Pag. 13ad affrontare altre emergenze. Sono morte alcune persone, ma quante altre avrebbero potuto morire lo stesso giorno e gli è andata tremendamente bene. Solo a Messina ci sono 79 comuni a rischio frana, 11 comuni a rischio alluvione, e un comune a rischio sia frana che alluvione; 91 comuni su 108 sono completamente a rischio. Inoltre a Messina vi sono molte zone dove non bisognava costruire come, ad esempio, lungo i letti dei torrenti, sotto costoni rocciosi franabili, in zone esondabili, dove il dissesto idrogeologico è acclarato (esiste un rapporto della Lega ambiente-Protezione civile del 2008 che ce lo dice chiaramente). Tutta la Sicilia e il Meridione sono in queste condizioni, e anche una zona del nord. Però al nord vediamo che vi è un'attenzione ai piani di emergenza, di evacuazione, di messa in sicurezza del territorio, che dura da 30, 40 anni. In certe parti del Paese questo non avviene. Non possiamo dire tutte le volte è successa una disgrazia, perché queste cose sono in qualche modo preventivabili. Se andiamo a costruire laddove non bisogna farlo e magari dopo vent'anni andiamo anche a fare una bella sanatoria, un condono, e quelle case sono anche regolari, vuol dire che Sarno non ci ha insegnato niente. Stiamo a piangere i morti di Messina per aspettare semplicemente qualche mese per dover piangere degli altri morti. Tutto ciò non lo vorrei vedere. Un Paese che vive di emergenze è un Paese che non può avere un futuro, perché è un Paese chiuso in un fortino ad aspettare che arrivi con la catapulta l'ennesimo sasso infuocato. Non dobbiamo vivere così, dobbiamo venir fuori da quel fortino, dobbiamo andare a recuperare il nostro territorio.
In Commissione abbiamo fatto per un anno un'indagine conoscitiva - il sottosegretario Bertolaso lo sa - sul dissesto idrogeologico. Le idee ormai le abbiamo chiare: il nostro è un Paese che va rimesso in sesto, sicuramente i finanziamenti vanno aumentati rispetto alla diminuzione che c'è stata, però tutto ciò va fatto con dei progetti seri e con delle priorità. Tutto ciò in questo Paese manca. Esistono tanti progetti diffusi, ma ci sono poche priorità. Su questo dobbiamo lavorare e, entro la fine del mese, chiuderemo con un documento l'indagine conoscitiva.
Io vorrei che nel prossimo futuro ci fosse un passaggio chiaro, sottosegretario Bertolaso, e dovremo farlo insieme. Vorrei che ci siano amministrazioni che vengano premiate e che, se capita una disgrazia, non vengano abbandonate. Penso a Riese Pio X e a Vallà (che qualcuno ogni tanto dimentica), mentre invece interveniamo sempre, quando si verificano emergenze, in altri posti, più eclatanti. Tutti devono essere di serie A, ma soprattutto occorre premiare chi amministra bene, facendo in modo che chi amministra male non si possa più ripresentare o possa essere anche condannato.
Credo che il Paese si aspetti questo. Se lo aspetta la gente, se lo aspettano i cittadini che in qualche modo devono vivere sicuri. Noi dobbiamo recuperare il territorio. Abbiamo abbandonato le campagne, abbiamo abbandonato le montagne, e poi ci lamentiamo se in qualche modo la natura si ribella nei nostri confronti. Le frane si verificano perché nessuno pulisce i fossi, tiene manutenuto il territorio, perché nessuno pulisce più il sottobosco (ci sono bonifiche che vengono abbandonate). Questa è la colpa dell'uomo. Noi siamo uomini e possiamo anche sbagliare, ma perseverare - se mi permettete - è diabolico. Cominciamo a fare in modo che questo Stato dia delle risposte e smetta di fare delle chiacchiere (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania e di deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Naro. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE NARO. Signor Presidente, signor sottosegretario, il nubifragio che ha colpito la zona sud di Messina ed il comune di Scaletta ha prodotto la più grande tragedia per quanto riguarda la perdita di vite umane dopo il terremoto del 1908 e i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Do atto a lei, signor sottosegretario, della tempestività con cui Pag. 14sono stati attivati i soccorsi e del lavoro eccezionale effettuato, sotto il coordinamento della Protezione civile, dai tanti volontari e dai corpi nazionali, statali e locali. Per quanto riguarda la situazione di questi villaggi mi riferisco al trauma profondo di una comunità fortemente radicata, a questi paesi, paesi storici della provincia di Messina e della città, che a quanto pare rischiano di essere cancellati. Do atto anche al Presidente del Consiglio del fatto di essere venuto immediatamente nei luoghi del disastro e di aver assunto degli impegni precisi.
È certo però che avremmo dovuto aspettarci quanto è avvenuto, considerati gli avvertimenti precedenti, il più recente dei quali è l'alluvione del 2007 negli stessi siti ora colpiti. A questo proposito mi chiedo quali e quanti fondi sono stati stanziati per queste zone, e quali interventi specifici sono stati posti in essere dai competenti uffici regionali e statali. Che fine hanno fatto le ripetute segnalazioni anche di privati cittadini e le dettagliate relazioni fatte da enti e pervenute allo Stato e alla regione subito dopo l'evento calamitoso dell'ottobre 2007 che ha interessato le stesse zone? Perché non si è intervenuto immediatamente sui fronti di frane visibilmente aperti ai fianchi delle colline già dal 2007? Oppure, perché non si è provveduto allo sgombero dei villaggi sottoposti a conosciuto ed imminente pericolo?
La provincia di Messina è ad alto rischio frane, e la città in particolare presenta la maggiore pericolosità perché si estende su una striscia ristretta fra il mare ed un massiccio sistema collinare che non è roccioso, per cui quando il suolo si dilava il terriccio scende a valle, specialmente quando manca la vegetazione e quando non esistono più terrazzamenti. La vegetazione manca perché annualmente...

PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Naro. Permettete almeno al sottosegretario Bertolaso di seguire l'intervento. Prego onorevole Naro.

GIUSEPPE NARO. La vegetazione manca perché annualmente gli incendi, quasi tutti dolosi, non permettono la ricrescita della stessa e perché una politica di piantumazione non è mai stata programmata. I terrazzamenti con l'abbandono della cultura agricola si sono col tempo deteriorati e facilitano la formazione e lo scorrere delle frane. Altro grave problema per la sicurezza della popolazione messinese, in entrambi i versanti ionico e tirrenico, è l'assoluta mancanza di vie di fuga in caso di calamità naturali, e Dio sa quanto Messina è soggetta alle calamità naturali.
Signor sottosegretario, un'altra fonte di pericolo più volte denunciata consiste nella progressiva erosione delle spiagge, tale da causare ripetutamente negli ultimi anni l'abbattimento di muri di recinzione degli immobili abitativi costieri, anche nelle stesse aree interessate dall'alluvione. Certo, sarebbe grave aspettare la prossima disgrazia senza porre in essere un rifacimento delle spiagge.
Signor sottosegretario, paradossalmente, nella giornata in cui si abbatteva su Messina questo attuale, immane disastro, il Ministro Matteoli ha annunciato come prossimo l'avvio della costruzione del ponte sullo Stretto. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nell'occasione ha affermato: o c'è un piano serio che piuttosto che in opere faraoniche investa per garantire la sicurezza di queste zone del Paese o si potranno avere altre sciagure. A Messina l'idea del ponte non credo sia particolarmente amata. Per questo chiedo al Governo che, prima dell'avvio dei lavori o contestualmente, programmi tutte le opere di consolidamento e messa in sicurezza del territorio senza le quali sarebbe assurdo costruire il ponte (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro) perché risulterebbe incomprensibile per una comunità ancora una volta così profondamente provata.

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Naro.

GIUSEPPE NARO. Signor sottosegretario, prendo spunto dalla sua relazione per Pag. 15una considerazione. Lei, di fatto, ha messo sotto accusa lo stato della difesa del territorio. Così come ho chiesto che il Governo riferisse, esprimendo apprezzamento per tutto quanto lei ha fatto, ora chiedo che sia il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sia il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti vengano a riferire in quest'Aula sulle politiche relative alla difesa del territorio e alle infrastrutture (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Naro.

GIUSEPPE NARO. Scusi un attimo, signor Presidente.

PRESIDENTE. È già oltre un minuto.

GIUSEPPE NARO. Sono stato interrotto...

PRESIDENTE. Ha già recuperato. Concluda velocemente.

GIUSEPPE NARO. Non dobbiamo dimenticare che sono state fatte sollecitazioni in questo senso e che i tagli al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sono state dichiarati dal Ministro e che anche la difesa del suolo - non esprimo una critica - è stata sottratta al Ministero dell'ambiente per essere accorpata in un'altra megastruttura (Applausi dei deputati del gruppo Unione di Centro - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Leoluca Orlando. Ne ha facoltà.

LEOLUCA ORLANDO. Onorevole Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, siamo in presenza di una tragedia e il momento successivo a una tragedia impone di esprimere solidarietà al dolore dei familiari delle vittime e apprezzamento a quanti si sono impegnati e si stanno impegnando per alleviare i disagi di questa terribile tragedia: un nome per tutti, Simone Neri, sottufficiale della marina che ha dato la vita per salvare ben otto vite umane.
Esprimiamo apprezzamento a tutti coloro che sono impegnati e ai volontari della Protezione civile per l'attività che è stata svolta dopo la tragedia. La domanda non è il «dopo» della tragedia ma il «prima» della tragedia e come evitare di vivere il «prima» di un'altra tragedia.
Prima di questa tragedia, il 25 ottobre 2007, era stato lanciato un allarme. Non risultano stanziate le risorse necessarie per gli interventi annunciati: questo è il «prima» e l'«altrove» della tragedia. Voglio ricordare che, come Messina, anche Reggio Calabria si trova nelle identiche condizioni: una città costruita su fiumare coperte in una realtà come quella messinese e reggina dove il rapporto monte-mare fa sì che le fiumare trasportino e contengano acqua che arriva precipitosamente e non consente quindi l'opera di monitoraggio preventivo rispetto alla crescita del livello delle acque.
Il tema di fondo è certamente questo, la realizzazione di opere abusive, ma il vero abusivismo è quello dei piani regolatori. Abbiamo strumenti urbanistici abusivi perché non tengono conto del rispetto del territorio, secondo una concezione culturale che vede sostanzialmente il piano regolatore non più come lo strumento che cura il bene del territorio ma come lo strumento che consente di costruire sul territorio diventato soltanto luogo di insediamento di cose.
È una concezione culturale che noi rifiutiamo, è necessario ritornare ad un'opera di manutenzione del territorio che tenga conto del disastro in cui si trovano oggi le nostre comunità. Basti pensare che il comune di Scaletta, che abbiamo tutti visto nelle immagini, in base ad un rapporto del 2008 della Protezione civile e di Lega ambiente, risulta essere un comune in cui non vi è alcun piano in caso di emergenza, non sono state mai fatte né informazioni né esercitazioni e «non è prevista nessuna area a rischio nel territorio del comune di Scaletta». Ciò significa che qualunque piano regolatore Pag. 16può prevedere l'edificazione financo sulle sponde del Fiumara, perché tanto non esistono aree a rischio in questo comune.
Non sto parlando solo del comune di Scaletta, sto parlando di tanti altri comuni d'Italia che sono nelle stesse identiche condizioni: penso al comune di San Calogero, di Montesarchio, di Montegallo, di Sortino, di Monterenzio a Bologna, di Santo Stefano di Peschila, di Valguarnera, di Civita Sant'Angelo, di San Vito al Tagliamento, Cento, Ucria, Alì.
Il tema di fondo è questo: bisogna realizzare un grande piano di delocalizzazione e di messa in sicurezza. Si risponde che i soldi non vi sono, ma mi permetto di obiettare che i soldi c'erano e sono stati tolti. I soldi c'erano, se è vero come è vero che il capitolo 8640 prevedeva, nella legge finanziaria del 2007 del Governo Prodi, i piani strategici nazionali. Ebbene, questi piani strategici nazionali per la messa in sicurezza del territorio non sono stati rifinanziati e gli investimenti previsti per la manutenzione del territorio sono passati dai 351 milioni del 2008 ai 269 milioni del 2009 e ai 120 previsti per il 2010 nello strumento finanziario all'esame della Commissione.
Come se non bastasse, in Sicilia il giorno prima che accadesse ciò che è accaduto, una commissione dell'Assemblea regionale siciliana ha esaminato un piano casa che è una vera e propria strategia di cementificazione del territorio siciliano. All'indomani della tragedia, il presidente della regione opportunamente si è affrettato a dire che quel piano casa sarebbe stato ritirato dalla maggioranza di governo regionale. Tuttavia, questo resta come segno di insensibilità rispetto a questi temi.
Abbiamo appreso che le somme che sono state sottratte per la manutenzione del territorio sono state impiegate in qualche caso per spese di rappresentanza del comune di Messina (seppur modeste somme, ma è un segno culturale), in qualche altro caso, in ambito nazionale, utilizzate per l'abolizione dell'ICI per i percettori di reddito più alto.
Dunque credo che piuttosto che un'opera faraonica come il ponte, che è culturalmente alternativa a quanto mi sono permesso di esprimere, la vera grande opera faraonica che serve oggi al nostro Paese è quella di mettere in sicurezza il territorio e gli edifici, tanto a rischio idrogeologico quanto a rischio sismico. Su questo, qualunque proposta verrà avanzata per aumentare le risorse troverà il consenso dell'Italia dei Valori. È chiaro che troverà il dissenso ogni operazione di decurtazione di queste somme, perché siamo stanchi della saggezza del giorno dopo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Commercio. Ne ha facoltà.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Signor Presidente e onorevoli colleghi, ancora una volta ci troviamo, con una triste ritualità, a piangere le vittime di una calamità naturale. Ovviamente gli eventi eccezionali di tipo ambientale non possono essere evitati, però è possibile attenuarne gli effetti tragici e i danni più rilevanti in termini di vite umane e anche di distruzione del patrimonio urbano e abitativo. Occorre uscire da una cultura che affronta le emergenze man mano che accadono, per passare ad un'effettiva prevenzione dei danni ambientali. Per fare questo occorre una reale e profonda inversione di rotta ed insieme la comprensione che le colpe sono gravi e che non ricadono, come è evidente, solo da una parte.
Sull'eventualità di responsabilità penali valuterà la magistratura, quelle politiche sarebbe un errore scaricarle gli uni sugli altri: ognuno sappia fare la necessaria autocritica e contribuisca a quel cambio di rotta necessario nell'impegno. Occorre dirlo con chiarezza: il nostro Paese nella sua interezza è interessato dall'erosione dei suoli, dalla cementificazione del corso dei fiumi, dall'abbandono di sistemi di coltivazione e soprattutto dell'abusivismo edilizio, incrementato da continue sanatorie.
I cambiamenti climatici in atto e gli incendi della scorsa estate espongono ancora di più il nostro territorio ai rischi Pag. 17idrogeologici. Non è un problema di sud o di nord: è un problema strutturale, che va affrontato con provvedimenti strutturali e non emergenziali. Occorrono investimenti di lungo periodo, volontà di risanamento e - lasciatemelo dire - anche una nuova cultura di protezione dell'ambiente.
Certo, occorre anche ricostruire con celerità, ridare le case a chi le ha perdute e restituire una speranza a chi ha sofferto per queste tragedie. Ma occorre anche avere la consapevolezza che nulla sarà cambiato se continueranno ad essere sanate anche le case costruite sul greto dei fiumi, se verrà consentito l'abusivismo in larghe zone del Paese, se verranno modificati con leggerezza gli indici delle zone a rischio per consentire l'edificabilità anche dove questa rappresenta un crimine, se si continuerà a rilasciare licenze edilizie, laddove sarebbe opportuno rivedere in chiave restrittiva alcuni piani regolatori, e infine - mi si consenta - se si procederà con interventi legislativi che legittimano aumenti di cubatura anche per le abitazioni abusive sottoposte a sanatoria.
Bisogna realizzare un'area territoriale definita, laboratori di ricerca e studio, con la partecipazione dell'università, delle regioni, degli enti locali e degli ordini professionali per una vera prevenzione e una valida programmazione.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Non servono argomenti demagogici o toni violenti, non servono impegni a lungo termine di programmazione della difesa dei territori. Non si tratta neppure di fermare le grandi infrastrutture, se necessarie ed indispensabili per ammodernare e rendere competitivo il nostro Paese. Si tratta, invece, di pianificare investimenti e risorse e, soprattutto, di pensare ad un nuovo modello di difesa del territorio, che coinvolga tutti i livelli istituzionali.

PRESIDENTE. Deve concludere.

ROBERTO MARIO SERGIO COMMERCIO. Concludo, signor Presidente. È finito il tempo dei «pannicelli caldi», dell'emergenza intesa quasi come una cultura amministrativa. Siamo al momento nel quale occorre saper avviare una generale ipotesi di sistemazione idrogeologica del territorio nazionale.
Stare dalla parte dei cittadini di Giampilieri e di Scaletta Zanclea vuol dire non solo predisporre con celerità gli interventi di ricostruzione, ma anche cambiare le politiche che hanno permesso che tutto ciò accadesse (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Movimento per le Autonomie-Alleati per il Sud).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Melchiorre. Ne ha facoltà.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in questi che sono i giorni del dolore, delle recriminazioni e della vergogna, noi Liberal-democratici affermiamo che l'Italia non possa essere, sempre più, il Paese dell'emergenza, né che possa essere governato dalla Protezione civile e dalle Forze armate e di polizia, per quanto esse svolgano un lavoro encomiabile.
L'Italia ha, invece, bisogno di un Governo che si assuma responsabilità politiche e che detti chiaramente le sue priorità per quanto riguarda le politiche per il nostro territorio. Vogliamo sapere se intenda continuare a puntare deciso su opere faraoniche come, ad esempio, il ponte sullo stretto di Messina, oppure decida di investire, con senso di responsabilità, sulla prevenzione dei disastri, siano essi sismi o alluvioni, investendo le risorse che, per quanto importanti nel loro ammontare, sono necessarie. Vogliamo sapere come saranno spesi i soldi pubblici.
L'Italia è il Paese del rischio naturale, come ha detto lei, signor sottosegretario, e allora avremmo voluto che a tale rischio fosse stata dedicata l'attenzione che meritava, riservando un congruo stanziamento nell'ultima legge finanziaria. Invece, in quella sede, accanto ad un sostanziale taglio di oltre il 30 per cento dei fondi destinati al Ministero dell'ambiente, sono stati anche dimezzati i fondi per la tutela Pag. 18dell'assetto idrogeologico, e la maggiore riduzione ha riguardato gli interventi di tutela del territorio proprio in Sicilia ed in Calabria.
Inoltre non vogliamo, signor sottosegretario, che l'Italia sia il Paese degli impuniti, dove dinanzi ad immani tragedie, come l'alluvione di Messina oggi e il terremoto de L'Aquila di ieri, non vi sia mai un responsabile.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Noi Liberal-democratici abbiamo già chiesto l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta per far luce sulle responsabilità dei crolli a seguito del sisma di Abruzzo. Quella proposta di legge è ancora ferma, sebbene presentata il 15 aprile. Eppure, signor sottosegretario, sappiamo che, anche se - come ha detto lei - non è compito della Protezione civile trovare i colpevoli, è compito per i parlamentari, comunque, chiedere contezza delle responsabilità, fa parte delle nostre prerogative e la Commissione avrebbe potuto svolgere un lavoro molto importante in questo caso.
Ebbene noi insistiamo su questa linea: stiamo presentando una proposta di legge per l'istituzione di una Commissione di inchiesta che faccia chiarezza sulle responsabilità degli enti coinvolti, sul ruolo degli imprenditori e sul Governo centrale all'indomani della tragedia che già conta venticinque morti e che è il risultato di vero e proprio abusivismo legale, se è vero che, praticamente, tutte le costruzioni colpite dalla frana erano lecite...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole.

DANIELA MELCHIORRE. Adesso concludo. ...ovvero edificate in virtù di licenze e di tutte le altre autorizzazioni a costruire necessarie. Insomma, in Sicilia non si è detto «no» a nessuno. Noi comunque non molleremo, non lasceremo spazio alle insabbiature di comodo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Liberal Democratici-MAIE).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nucara. Ne ha facoltà.

FRANCESCO NUCARA. Signor Presidente, noi Repubblicani abbiamo apprezzato la parte principale della relazione di Bertolaso che si riferiva alla descrizione tecnica dell'evento e abbiamo apprezzato anche le conclusioni, ancorché siano conclusioni «povere». Avremmo preferito che nelle conclusioni il sottosegretario dicesse qualche cosa di più per quello che si dovrà fare nell'avvenire.
Desidero sottolineare ancora una volta - e lo sottolineo anche agli ex sindaci di Messina - che a Messina vi sono le baracche costruite per circa 3.500 famiglie dopo il terremoto del 1908! Quelle baracche sono ancora lì, al centro di Messina! E troppo bene è andata che i morti siano stati solo venticinque, perché avrebbero potuto essere qualche migliaia, invece sono solo venticinque! Pertanto, il Governo cominci a fare qualche cosa, così come l'amministrazione regionale e quant'altro.
Colgo l'occasione, signor Presidente e onorevoli colleghi, per dire che il Partito Repubblicano Italiano dà la fiducia a questo Governo, l'ha accordata dall'inizio e ancora non l'ha ritirata. Fino a quando questo Governo farà una politica buona, anche col mondo bancario, noi sosterremo e daremo la fiducia a questo Governo! Quando decideremo di intraprendere un'altra strada, convocheremo gli organismi del Partito Repubblicano Italiano per prendere decisioni conseguenti.
Signor sottosegretario, ci vuole una pianificazione sul problema della difesa del suolo, non si può andare avanti con interventi da 100 mila euro programmati dalle regioni, sono soldi pubblici! E in quanto soldi pubblici, vanno messi tutti in un posto e gestiti in modo diverso da come è stato fatto fino ad adesso...

PRESIDENTE. Grazie.

FRANCESCO NUCARA. Non si possono realizzare interventi sulla difesa del suolo per 100 mila euro! Quelle sono opere Pag. 19clientelari, non opere pubbliche! E questo riguarda le regioni meridionali. Vorrei dire un'ultima cosa ai colleghi...

PRESIDENTE. Deve concludere, onorevole Nucara.

FRANCESCO NUCARA. Chi ha citato il Presidente Napolitano, si ricordi anche quello che ha detto della classe politica meridionale, non solo il resto.

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento dell'informativa urgente del Governo.

Seguito della discussione del disegno di legge: Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza (A.C. 2008-A) e delle abbinate proposte di legge: Bocciardo, De Poli, Pisicchio, Palomba, Veltroni ed altri, Iannaccone ed altri, Cosenza (A.C. 127-349-858-1197-1591-1913-2199) (ore 10,20).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza, e delle abbinate proposte di legge di iniziativa dei deputati Bocciardo, De Poli, Pisicchio, Palomba, Veltroni ed altri, Iannaccone ed altri, Cosenza.
Ricordo che nella seduta del 6 ottobre è iniziato l'esame dell'articolo 1 e degli emendamenti ad esso riferiti ed è stato da ultimo approvato l'emendamento Favia 1.1, con la conseguente preclusione degli emendamenti Favia 1.80, 1.84, 1.87, 1.88, 1.89, 1.91, 1.92 e 1.5, Contento 3.91, nonché degli emendamenti Palomba 1.81, 1.82, 1.83, 1.85, 1.86 e 1.90.
Avverto altresì che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Favia 1.1, che ha modificato la denominazione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza in Autorità garante per l'infanzia e l'adolescenza, devono intendersi riformulate in questo senso tutte le proposte emendative recanti la precedente denominazione.
Avverto, inoltre, che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 2.301 e 5.301.

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 10,25)

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del Regolamento.

Si riprende la discussione.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, desidero avere dei ragguagli sulle motivazioni per le quali sono stati dichiarati preclusi numerosi emendamenti. Non vedo alcuna ragione per la quale questa pronuncia sia stata assunta. Per fare un esempio, lei ha parlato dell'emendamento Palomba 1.81, il quale recita: «All'Autorità garante è riconosciuta un'indennità di carica pari a quella prevista per le altre Autorità garanti.» Per quale motivo lo ha dichiarato precluso, signor Presidente?
Riporto un ulteriore esempio. Lei ha dichiarato preclusa una serie di emendamenti che sono aggiuntivi rispetto alla pronuncia assunta ieri dall'Assemblea, poiché sono emendamenti che aggiungono qualcosa e, semmai, nella rubrica confermano che in luogo di Garante si debba parlare di Autorità garante. Pertanto, signor Presidente, non condivido assolutamente questa linea e questa scelte e desidero avere informazioni.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, gli emendamenti che sono stati dichiarati preclusi insistono sulla stessa parte che è stata emendata e approvata dall'Assemblea, Pag. 20pertanto le norme da emendare non sussistono più in quanto sostituite dall'emendamento Favia 1.1. È questa la ragione per cui tutti gli emendamenti che insistevano su una parte, come è consuetudine ai sensi del Regolamento, sono stati dichiarati preclusi.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, alla luce della discussione intercorsa nel Comitato dei diciotto, è probabile che sussista, avendola lei annunciata, una serie di nuovi emendamenti o riformulazioni di emendamenti precedenti delle Commissioni o del Governo. Sussistono, pertanto, le condizioni perché questa Assemblea prenda buona nota dei testi e comprenda esattamente di cosa si tratti. Evidentemente, non si tratta di sfiduciare il Comitato dei diciotto, poiché sappiamo che il Comitato lavora con grande intelligenza e conoscenza della materia; tuttavia, siccome sono da considerare anche questioni che probabilmente attengono al bilancio e alle compatibilità di bilancio, le chiederei, signor Presidente, di non fissare per le ore 11, ma per le ore 11,30 i tempi di presentazione dei subemendamenti e anche i tempi necessari per poter valutare questioni di carattere procedurale e di iter che debbono essere lasciate anche ai gruppi per poter poi sostenere in materia una posizione congrua alla nuova condizione di questo provvedimento che stiamo verificando in Aula.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, vorrei informare l'Assemblea di ciò che è accaduto questa mattina nel Comitato dei diciotto.
Fermo restando che personalmente aderisco alla richiesta avanzata dall'onorevole Quartiani di dar loro la possibilità di valutare compiutamente i due emendamenti che le Commissioni hanno ritenuto di presentare per l'Assemblea, vorrei dire che vi è stata una parte, che si identifica con l'odierna minoranza, che riteneva che il provvedimento dovesse essere rinviato in Commissione, mentre la maggioranza ha ritenuto che esso potesse continuare l'iter in Aula.
In particolare, mi preme ricordare a tutta l'Assemblea che ieri è stato approvato un emendamento, l'emendamento Favia 1.1, che aveva un parere contrario della V Commissione (Bilancio), ai sensi dell'articolo 81 della Costituzione, comma quarto.
È chiaro che quell'emendamento crea qualche problema nel testo - non parlo del merito, ma della mancanza della copertura - però giacché non possiamo modificarlo né in Commissione né in Assemblea proprio questo è il motivo assorbente per cui è bene che il provvedimento contenga questo iter per poi vedere eventualmente come lo si possa adattare con le modifiche che lei ha testè enunciato, signor Presidente.
Ritengo che fosse doveroso informare l'Aula di quanto accaduto fermo restando che la richiesta del collega Quartiani mi sembra una richiesta accoglibile.

PRESIDENTE. L'onorevole Quartiani sa che, come tra l'altro sottolineato nel suo intervento sull'ordine dei lavori, il termine delle ore 11 era stato ovviamente concordato all'interno del Comitato dei diciotto tra l'altro con l'onorevole Amici. Tuttavia credo che se, come ha detto anche il presidente Bruno, c'è bisogno di un'ulteriore mezz'ora per approfondire e permettere ai gruppi di valutare attentamente gli emendamenti presentati in Commissione, i termini per la presentazione dei subemendamenti possa slittare dalle ore 11 alle ore 11,30.

Sull'ordine dei lavori (ore 10,30).

GIOVANNI PALADINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

Pag. 21

GIOVANNI PALADINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, oggi 7 ottobre cade il cinquantaseiesimo anniversario di un episodio della seconda guerra mondiale purtroppo poco ricordato. Il 7 ottobre 1943 i tedeschi che occupavano militarmente Roma deportarono centinaia di carabinieri per rinchiuderli dei campi di concentramento e sterminio.
I tedeschi di Maeltzer e Kappler che avevano già estorto alla comunità ebraica di Roma cinquanta chili d'oro e che si apprestavano il 16 ottobre successivo a deportare più di mille ebrei si assicurarono, con la deportazione dei valorosi militari leali alla bandiera italiana e alla patria, che Roma fosse indifesa. Il nostro ricordo dei carabinieri, degli ufficiali, dei sottufficiali ed appuntati non si spegne. La gratitudine e l'ammirazione per quel sacrificio vorrei fosse patrimonio di tutta questa Assemblea (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e Partito Democratico).

LUDOVICO VICO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUDOVICO VICO. Signor Presidente, sempre oggi 7 ottobre si celebra la giornata mondiale per il lavoro dignitoso.
Questa mobilitazione è stata promossa dalla Confederazione sindacale internazionale e dall'organizzazione internazionale del lavoro e dalla Confederazione sindacale europea.
Secondo i promotori questa giornata mondiale pone al centro delle politiche sociali nazionali, europee e mondiali il lavoro dignitoso come l'unico modo sostenibile per uscire dalla povertà, per costruire la democrazia e la coesione sociale. Il lavoro dignitoso per tutti deve quindi diventare elemento centrale dello sviluppo economico dell'intero pianeta.
Onorevoli colleghi sono quattro le componenti principali su cui si basa il concetto di lavoro dignitoso: il rispetto delle convenzioni internazionali, uguali opportunità e diritti e una retribuzione adeguata, la salute e la sicurezza sul lavoro, la libertà di organizzazione e di contrattazione collettiva. Il direttore generale dell'OIL dice che garantire i diritti sul lavoro deve essere il cuore delle sfide di questo secolo per la giustizia sociale e una giusta globalizzazione.
Il segretario generale della confederazione mondiale ha osservato che per la prima volta i lavoratori di tutto il mondo hanno espresso ad una sola voce la loro protesta contro i risultati di due decenni di deregulation che hanno causato crescente in sicurezza, diseguaglianza nonché una spirale al ribasso della competizione globale che ha messo i profitti dinnanzi ai diritti fondamentali delle persone. Infine il segretario generale della Confederazione europea dei sindacati ci ricorda oggi che vogliamo fare di questa giornata mondiale un catalizzatore per il reale cambiamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Signor Presidente, visto che sta dedicando a questo spazio alle commemorazioni vorrei, unitamente credo...

PRESIDENTE. Onorevole Marinello in realtà devono trascorrere i venti minuti previsti per il preavviso quindi ne approfittiamo perché alcuni colleghi hanno chiesto di intervenire. Prego onorevole Marinello.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO. Vorrei ricordare che oggi è la ricorrenza della grande battaglia di Lepanto, in cui l'armata navale guidata da Don Giovanni d'Austria e voluta fortemente da un grande papa, Pio V, difese il valore non soltanto della cristianità, ma anche di tutto l'Occidente, contro il pericolo allora rappresentato dai turchi e dall'Islam. Signor Presidente, vorrei consegnare agli atti, alla riflessione dei colleghi e dell'Assemblea quella grande data e Pag. 22ricorrenza. Probabilmente grazie anche a quel momento storico (cui parteciparono l'Occidente, lo Stato pontificio e tutti gli Stati italiani perché - e lo ricordo a me stesso - gran parte della galere erano armate dalle repubbliche marinare e, comunque, dai signori italiani) e a quella data la storia successiva, dell'Occidente e della cristianità, è rimasta tale e quale a come la conosciamo. Probabilmente se le cose fossero andate diversamente la storia dell'Occidente sarebbe stata diversa (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

MASSIMO DONADI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MASSIMO DONADI. Signor Presidente, ho sempre ritenuto che l'ordinato svolgimento dei lavori dell'Assemblea sia un patrimonio importante del nostro Parlamento e dell'istituzione democratica che rappresentiamo. Per questo vorrei dire che nei non tantissimi (cinque) anni in cui ho avuto il modo e l'onore di essere parlamentare, al Senato prima e alla Camera poi, ho sempre visto con un misto di attenzione, ma anche di non apprezzamento, manifestazioni da parte dei gruppi parlamentari che, a mio avviso, talora travalicavano il buon gusto e quella che deve essere la lecita e tollerabile manifestazione di una critica politica.
Non vado lontano nel tempo se ricordo di aver visto gruppi esporre in quest'Aula, come in quella del Senato, ogni genere di orpelli. E non vado nemmeno lontano se ricordo che alcuni gruppi, nella scorsa legislatura, addirittura hanno occupato quest'Aula, brandendo sedie a mo' di armi prese come...

PRESIDENTE. Onorevole Donadi!

MASSIMO DONADI. Ho terminato, signor Presidente. Per questo ritengo che il provvedimento adottato nei confronti (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)...

PRESIDENTE. Onorevole Donadi, mi scusi ma devo toglierle la parola. Lei sa che a norma dell'articolo 60, comma 3, del Regolamento, le decisioni adottate dall'Ufficio di Presidenza in materia di sanzioni sono comunicate all'Assemblea e, in nessun caso, possono essere oggetto di discussione.
Avendo concesso i termini a favore dei gruppi per valutare gli emendamenti proposti dalla Commissione fino alle ore 11,30 la seduta può essere sospesa, appunto, fino alle ore 11,30...

Si riprende la discussione.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non ho chiesto una sospensione. Signor Presidente, chiedo, prima che si sospenda la seduta, che il Presidente dica che il Comitato dei diciotto, la maggioranza o il Governo, se ritiene opportuno farlo, non sono in grado di proseguire, perché in questa occasione non vi sono degli emendamenti che insistono su parti che impediscono di proseguire la lettura, la discussione e le votazioni sul provvedimento.

PRESIDENTE. Avevo intuito così dall'intervento svolto dal presidente Bruno. Tuttavia, onorevole Quartiani, mi sembra corretto il suo intervento. Presidente Bruno, ritiene che sia possibile, appunto, procedere nei lavori o è utile aspettare e sospendere i lavori fino alle 11,30 per valutare i subemendamenti?

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Faccio presente che abbiamo un problema. Mi risulta che i colleghi, sia di maggioranza sia dell'opposizione, vogliono presentare dei subemendamenti. Devo, pertanto, convocare il Comitato dei diciotto, insieme al Pag. 23presidente Palumbo, per valutarli in maniera tale che alle 11,30 possiamo giungere in Aula con gli eventuali subemendamenti, approvati o non approvati, in modo che l'Assemblea possa proseguire i lavori.

PRESIDENTE. Presidente Bruno, ritiene dunque che non sia opportuno in questo momento proseguire i lavori e aspettare, dunque, le 11,30?

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Se la richiesta del collega Quartiani è di valutare gli emendamenti che la Commissione ha predisposto e offerto all'esame dell'Assemblea credo che abbia la necessità, come ha detto, di riunire il gruppo al fine di valutare quali siano i subemendamenti e se intende, appunto, proporli all'esame dell'Assemblea. Questo mi era parso il pensiero del collega Quartiani.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, se l'onorevole Bruno e il Comitato dei diciotto ritengono che sia necessario, nel quadro generale, sospendere la seduta fino alle 11,30 e l'onorevole Bruno ha detto che lo è anche in ragione del fatto che c'è una scadenza per i subemendamenti che il Comitato dei diciotto deve valutare, allora dobbiamo sicuramente andare oltre le 11,30 perché le 11,30 è il termine per la presentazione dei subemendamenti e se l'ultimo subemendamento viene presentato alle 11,29 è chiaro che il Comitato si può riunire solo dopo le 11,30.
Noi personalmente - vorrei che fosse chiaro - abbiamo avanzato una richiesta diversa, cioè che vi fosse un tempo più lungo per poter esaminare gli emendamenti e i subemendamenti e per le valutazioni che dobbiamo svolgere. Se le Commissioni chiedono di interrompere e non andare avanti nell'esame in ragione di questo noi non abbiamo problemi, altrimenti possiamo proseguire nei nostri lavori, ovviamente valuteremo i subemendamenti in questo periodo e proseguiamo sul resto del provvedimento. Comunque, ci rimettiamo ovviamente alle decisioni del Presidente.

PRESIDENTE. Presidente Bruno?

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, all'articolo 1 non ci sono né emendamenti né subemendamenti da valutare, per cui potremmo procedere fino all'ora che ritengono i colleghi con la votazione degli emendamenti all'articolo 1, fermo restando che quando scade il termine per i subemendamenti le chiedo di concedere dieci minuti, un quarto d'ora, per consentire al Comitato dei diciotto di esprime il proprio parere.

PRESIDENTE. Bene, mi sembra che si possa procedere nei lavori in tal senso, se non ci sono altri interventi.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, i gentili e competenti funzionari del servizio Assemblea mi hanno spiegato le motivazioni che avevano indotto la Presidenza a dichiarare preclusi tutti gli emendamenti successivi a quello approvato ieri. Io comprendo che questa preclusione, non per incoerenza ma per assorbimento, possa riguardare esclusivamente la parte iniziale, quella che prevede la sostituzione della parola: «Garante» con le parole: «Autorità garante» ovunque compaia, ma gli emendamenti hanno contenuti sostanziali importanti e consequenziali. Quindi, essendo consequenziali ad una delibera della Camera che va nello stesso senso, prego la Presidenza di voler considerare ancora «viventi» gli emendamenti nelle parti consequenziali. Questo sarebbe nient'altro che una conseguenza di una delibera che è stata già approvata dall'Aula.

Pag. 24

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, la Presidenza ha compreso il contenuto del suo intervento e si riserva di valutare ulteriormente se le osservazioni da lei presentate sugli emendamenti che sono stati dichiarati preclusi possano essere pertinenti ad una revisione del giudizio. Nel frattempo, presidente Bruno, se ho ben capito, possiamo riprendere dall'esame dell'articolo 1 con gli emendamenti residui, che alla Presidenza risultano essere gli ultimi due emendamenti a pagina 13 del fascicolo - vi prego di verificare insieme a me - Favia 1.3 e 1.4.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Su che cosa?

FEDERICO PALOMBA. Sull'ordine dei lavori, Presidente, per una questione diversa da quella di prima.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, devo svolgere un intervento sull'ordine dei lavori relativamente al dibattito che lei ha introdotto adesso. Devo fare un rilievo di carattere politico: stamattina c'è stato il Comitato dei diciotto e noi abbiamo fatto presente che non è possibile continuare nell'esame di questo provvedimento come se niente fosse stato. Ieri sera c'è stato un dibattito approfondito che non ha riguardato soltanto una questione lessicale, se si tratti di «Garante» o di «Autorità garante», c'è stato un dibattito per definire la natura dell'Autorità, che è un'Autorità di garanzia.
L'Autorità di garanzia è fornita di poteri specifici, quindi dalla delibera della Camera di ieri discende necessariamente il fatto che bisogna rivedere profondamente, nel suo impianto, il provvedimento. Ieri la Camera ha bocciato un impianto minimale e, invece, ha stabilito che l'impianto deve essere completamente diverso. Quindi, signor Presidente, noi crediamo che il provvedimento debba ritornare nelle Commissioni e che lì si possano fare tutti gli adeguamenti necessari.

PRESIDENTE. Onorevole Palomba, come lei ha ben sottolineato il suo è un intervento di carattere politico con cui ha chiesto il rinvio del provvedimento nelle Commissioni.
A seguito della proposta di rinvio del provvedimento nelle Commissioni avanzata dal deputato Palomba, chiedo ai sensi dell'articolo 86, comma 7, del Regolamento quale sia il parere delle relatrici. Darò, quindi, la parola, ove ne sia fatta richiesta, ad un oratore contro e a uno a favore, secondo quanto previsto dall'articolo 41, comma 1, del Regolamento.
Dunque, chiedo quale sia il parere delle relatrici riguardo alla richiesta di rinvio nelle Commissioni del provvedimento.

ANNAGRAZIA CALABRIA, Relatore per la I Commissione. Signor Presidente, a seguito della decisione presa stamattina in sede di Comitato dei diciotto, il parere è contrario. Quindi, si chiede di procedere con l'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. La relatrice, quindi, ha espresso un parere contrario rispetto alla richiesta formulata dal deputato Palomba di rinvio nelle Commissioni.
Ha chiesto di intervenire a favore l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, noi vogliamo che il provvedimento torni nelle Commissioni non solo per l'importanza dello stesso che riguarda i diritti e la tutela dei minori, ma soprattutto perché diamo una valutazione molto significativa al voto espresso ieri sera in Aula. Il rinvio nelle Commissioni permetterebbe di avere un ragionamento fino in fondo coerente e sulle questioni dell'infanzia - il provvedimento è atteso da tanti anni da questo Paese in armonia anche con l'Europa - sarebbe necessario avere un atteggiamento di grande consapevolezza e responsabilità politica.
Ipotizzare, invece, che anche su una questione come questa valgono le logiche Pag. 25della maggioranza, l'idea stessa del Governo e il parere della relatrice di andare avanti, testimoniano esattamente quello che noi vorremmo che non accadesse. Con l'approvazione dell'emendamento di ieri sera sull'Autorità garante, si cambia completamente l'impianto, si definiscono i poteri e se ne autorizza una missione completamente diversa. Il rinvio nelle Commissioni permetterebbe alle relatrici e ai membri di questo Parlamento di avere una finalità condivisa e unitaria di questa Aula. Nel proseguire l'esame ci si assume, invece, la responsabilità di approvare un provvedimento della sola maggioranza e di questo ne risponderete di fronte ad associazioni, ma soprattutto di fronte a quel mondo dell'infanzia che oggi chiede diritti e tutele, ma anche rispetto proprio delle loro soggettività. Per questo motivo noi siamo fortemente favorevoli al rinvio presso le Commissioni (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

BEATRICE LORENZIN. Chiedo di parlare contro.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

BEATRICE LORENZIN. Signor Presidente, il nostro parere non può essere altro che contrario, così come lo abbiamo motivato ampiamente nel Comitato dei diciotto questa mattina. All'onorevole Amici, che ha espresso le preoccupazioni appena sentite, voglio dire che sembra quasi che noi siamo arrivati all'approvazione del provvedimento al buio.
Vi è stato, invece, un lungo dibattito, che è durato mesi nelle Commissioni competenti e, insieme, abbiamo costruito un percorso in cui la maggioranza ha accolto i suggerimenti di modifica pervenuti al testo con un'unica intenzione, quella di mettere al centro della nostra azione politica e al centro dell'azione che ci ha condotto alla stesura finale del provvedimento gli interessi dei minori.
Questo provvedimento, ricordiamolo, riguarda l'istituzione di un Garante per l'infanzia che ha il compito di vigilare e di garantire l'applicazione dei pieni diritti dei minori nel nostro Paese, nel rispetto delle indicazioni che sono venute dalla Carta del fanciullo di New York e delle sollecitazioni che sono venute da più parti in ambito internazionale.
Con questo provvedimento il nostro Paese si pone all'avanguardia nella tutela, nella preservazione e anche nella promozione dei diritti dei minori nel nostro Paese. Detto questo, signori, l'approvazione dell'emendamento di ieri, presentato dall'Italia dei Valori, non fa altro che rafforzare l'impostazione uscita dalle Commissioni competenti.
Oggi, in questa mattinata, abbiamo armonizzato il testo con un nuovo coordinamento dell'articolo 1 e dell'articolo 5. Non riteniamo che sia necessario il rinvio in Commissione, anzi, il rinvio in Commissione è tutt'altro fuorché la risposta tecnica. È una richiesta tutta politica che viene da questa opposizione che vuole fare su questo testo una prova che possiamo anche legittimamente comprendere, ma che nulla ha a che fare con il tema che stiamo affrontando, e cioè l'istituzione di un Garante dei minori.
Vorrei che fosse ben presente: vi è un'intenzione strumentale e speculare di stravolgere un testo solo a fini politici, solo a fini dialettici massmediatici. Nulla ha a che fare questo con il tema che stiamo affrontando, e cioè quello di rafforzare la tutela e i diritti dei bambini e degli adolescenti nel nostro Paese. Se permettete, credo che lo scontro politico, legittimo e sempre auspicabile, forse su questa materia non dovrebbe esercitarsi.
Teniamo la materia dell'infanzia fuori da esercitazioni dialettiche che tutto hanno a che fare fuorché con l'interesse che noi dovremmo preservare in quest'Aula e in questo Parlamento, e cioè quello dei nostri cittadini, soprattutto di quei cittadini che hanno meno possibilità di proteggersi, e cioè i bambini (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la richiesta dell'onorevole Palomba Pag. 26di rinvio del provvedimento nelle Commissioni.
Se vi sedete, riesco a vedere chi non riesce a votare. Con calma, tutti quelli che sono presenti in Aula voteranno. Facciamo settore per settore, in modo che così possiamo procedere con calma... Hanno votato tutti? Non c'è nessun altro che deve votare.
(È respinta).

La Camera respinge per 7 voti di differenza.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei solo farle presente (siccome è di fronte a tutti) che se lei attende che entrino dei deputati per votare, attende che entrino quelli di maggioranza e attende che entrino quelli di opposizione (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Diversamente, signor Presidente, lei chiude la votazione prima; ma sarebbe veramente inusuale che, mentre salgono le scale due deputati dell'opposizione dopo che lei ha atteso che entrassero tutti i deputati della maggioranza, lei chiudesse la votazione, vedendo che ci sono ancora delle persone che devono votare (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico - Commenti dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).

PRESIDENTE. Non le fa onore quanto sta dicendo, onorevole Giachetti, però ovviamente ognuno è libero di dire quello che pensa; con profondo rispetto per la Presidenza, anche perché noi abbiamo atteso che tutti potessero entrare e votare.

(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 2008-A)

PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Favia 1.3.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, intervengo per ritirarlo: passiamo subito al successivo. Le chiedo poi però di sciogliere la riserva sugli altri emendamenti, perché siamo passati...

PRESIDENTE. Le sciolgo la riserva.
Gli emendamenti riferiti all'articolo 1 a firma dagli onorevoli Palomba e Favia, facendo seguito alla sua richiesta, saranno considerati nella sola parte consequenziale, e saranno pertanto votati secondo l'ordine riferito a tali parti. In altre parole, se la parte consequenziale si riferisce all'articolo 2, sarà considerata come un emendamento riferito a tale articolo. Pertanto noi possiamo procedere senza alcun problema alla votazione dell'articolo 1 e alla votazione degli emendamenti ad esso riferiti; successivamente, qualora il relatore ce lo dica, passeremo all'articolo 2, e quando arriveremo all'esame degli emendamenti da lei proposti che fanno, come sopradetto riferimento a tale articolo, saranno posti in votazione.
Dunque l'emendamento Favia 1.3 è stato ritirato.
Passiamo votazione dell'emendamento Favia 1.4.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo solo per chiedere di sottoscrivere l'emendamento Favia 1.4.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico. Pag. 27
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Favia 1.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Boccuzzi? Onorevole Lanzillotta? Onorevole Trappolino? Onorevole Losacco? L'onorevole Boccuzzi non riesce a votare? Eccoci! Onorevole Galletti, la ringrazio di avermi salutato. Onorevole Traversa? Onorevole Latteri?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 512
Maggioranza 257
Hanno votato
251
Hanno votato
no 261).

Prendo atto che i deputati Trappolino e Burtone hanno segnalato che non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'articolo 1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lo Moro. Ne ha facoltà.

DORIS LO MORO. Signor Presidente, il Partito Democratico voterà favorevolmente sull'articolo 1; ma, nell'annunciare tale voto favorevole, non possiamo esimerci dallo stigmatizzare il comportamento del Governo e della maggioranza, che, anche con il voto che ha evitato il ritorno in Commissione del provvedimento, evidentemente non vuole registrare una sconfitta nel merito e una sconfitta politica, rispetto alle quali dovevamo essere conseguenti.
C'è chi ha invocato dai banchi della maggioranza la circostanza vera, da sottolineare e da condividere, che si tratta di un Garante dell'adolescenza e dell'infanzia, e che su questo non bisognerebbe creare divisioni politiche. Bisogna però capire chi sta creando delle divisione politiche.
Il gruppo del Partito Democratico deve sottolineare che da anni lavora su questo fronte e che non si tratta di mettere nessuna bandierina. Abbiamo sconfitto l'impostazione voluta dal Governo ed abbiamo votato convinti un emendamento a prima firma di un collega dell'Italia dei Valori che ricalcava però l'impostazione di tutte le opposizioni, che - come del resto è risultato dalle dichiarazioni in Aula - hanno sempre visto il Garante, anche quando era stato chiamato semplicemente Garante, come un'autorità terza, capace appunto di garantire gli adolescenti e l'infanzia da chiunque, compresi il Governo o le autorità di qualsiasi altro genere.
Ci troviamo costretti ad esprimere un voto favorevole sapendo però che è stato scelto un iter completamente sbagliato: non so quali siano le manovre o gli obiettivi che si vogliono perseguire, ma non mi sembra che si sia conseguenti.
Voglio dire al Ministro, che spesso anche nei mesi scorsi si è mostrata accomodante rispetto a quello che doveva essere l'obiettivo finale, che a volte non sapere riconoscere le sconfitte, soprattutto quando si trattano temi così delicati, non è un segno positivo: le sconfitte infatti si riconoscono, si registrano e si è conseguenti.
Rischiamo allora di procedere con un provvedimento che alla fine si dimostrerà privo di copertura; ma il Governo è qui ed avrebbe il diritto e soprattutto il dovere - dinanzi ai nostri occhi e a quelli del Paese e delle associazioni che lavorano su questo fronte - di capire come si fa a rendere questo testo compatibile anche con le esigenze di bilancio.
Nell'esprimere il nostro voto favorevole sull'articolo 1, manifestiamo quindi anche la disillusione e la contrarietà rispetto all'atteggiamento che questa maggioranza, forte dei suoi numeri, sta assumendo: state attenti ad essere forti dei numeri, perché quando per far passare un emendamento occorre che siano presenti al banco del Governo, che è sempre vuoto, decine di persone, ciò significa che nella sostanza la maggioranza non c'è neanche in Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

Pag. 28

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capitanio Santolini. Ne ha facoltà.

LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Signor Presidente, anche l'UdC voterà a favore dell'articolo 1, a dimostrazione del fatto che tutto quello che è successo in questi giorni e in queste settimane - e quello che sta succedendo in Aula - non vede l'UdC contro la figura di un Garante né contro l'istituzione di una figura che aspettiamo da 20 anni: è una questione di serietà e di coscienza, e noi siamo ampiamente favorevoli a questo testo.
Però siamo contrari al tipo di testo che è uscito fuori da quanto è successo in questi giorni e ieri in Aula e che la maggioranza fa finta di non sapere. Ieri è accaduta una cosa importante: l'Assemblea ha bocciato un testo che era stato presentato dal Governo e non si può far finta di niente! Dal prosieguo dei lavori vi renderete conto che il testo è rimasto sostanzialmente identico, salve piccolissime variazioni all'articolo 5: ma così non può essere, perché ciò significa cambiare proprio il discorso sull'Autorità garante.
Ci aspettavamo maggiore serietà da parte del Governo e della sua maggioranza affinché si tornasse nelle Commissioni per restituire armonia all'impianto ed individuare le risorse per garantire all'autorità di funzionare così come dovrebbe.
Stiamo aspettando questo provvedimento, ripeto, da moltissimo tempo e mai ci saremmo aspettati che esso sarebbe diventato una sorta di braccio di ferro tra maggioranza e opposizione e di discussione infinita, semplicemente perché non si vuole riconoscere ciò che è successo ieri sera e non si vuole tornare nelle Commissioni per armonizzare di nuovo tutto il testo, dal momento che adesso l'Autorità è cosa completamente diversa rispetto al Garante delineato nel provvedimento al nostro esame.
Esprimeremo quindi un voto favorevole per dare al Paese il segnale che siamo favorevoli: in molti infatti ci stanno guardando, sanno di che cosa si sta parlando e non possiamo quindi deludere chi aspetta il Garante, ma non possiamo neanche avallare un'operazione che è frettolosa, approssimativa e non promette niente di buono perché, come avremo modo di dimostrare nel prosieguo dei lavori, questo testo è un pasticcio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mussolini. Ne ha facoltà.

ALESSANDRA MUSSOLINI. Signor Presidente, intervengo come presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza. Abbiamo mancato un appuntamento importante. Ero favorevole a rimandare il testo in Commissione, ma l'Aula è sovrana e, quindi, mi auguro che votando a favore dell'articolo 1, e capendo bene che è cambiato lo spirito del provvedimento, si possa armonizzare il testo in Aula. È chiaro che dovevamo votare a favore dell'emendamento Favia 1.4 perché quando si prevede un garante per l'infanzia e a livello regionale ne esistono degli altri, non vi è armonia, tutto diventa un pasticcio e, purtroppo, sui minori, sui bambini, sugli adolescenti non ce lo possiamo permettere.
Allora, al di là del braccio di ferro, del clima che si è creato in Aula, visto che a partire dall'articolo 2 per forza dobbiamo riarmonizzare il provvedimento, mi auguro che possa uscire da questa Aula un testo condiviso che segua l'indicazione uscita dalla votazione di ieri. Altrimenti, inevitabilmente il Senato dovrà modificare il testo e non si arriverà al traguardo che credo tutti i deputati, di maggioranza e di opposizione, vogliono raggiungere (Applausi di deputati dei gruppi Popolo della Libertà, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monai. Ne ha facoltà.

CARLO MONAI. Signor Presidente, mi associo all'auspicio della collega Mussolini, ricordando che, per esempio, nell'esperienza del Friuli Venezia Giulia avevamo istituito il tutore del minore, le cui funzioni Pag. 29che con la giunta di centrodestra sono state assorbite e assegnate al presidente del consiglio regionale, che ovviamente ha una buona dimestichezza con la politica, ma ha assai meno competenza ed esperienza nella tutela dei minori. Per cui la possibilità che abbiamo proposto di dare alle regioni un'indicazione netta e precisa, e che stata bocciata per soli dieci voti, era una misura giusta. Questo tema, come è stato già ricordato, è un tema vero perché non posso immaginare una Babele in questo settore tra regioni e federalismo, viceversa dovrebbe esserci una regia nazionale e, a cascata, una politica territoriale conforme e coerente.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1, nel testo emendato.
Dichiaro aperta la votazione.
(Segue la votazione).

Onorevole Lanzillotta... onorevole Letta... onorevole Damiano... onorevole Losacco... onorevole Trappolino... onorevole Traversa... onorevole Amici... onorevole Cristaldi.
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazionia ).

(Presenti e votanti 522
Maggioranza 262
Hanno votato
522).

Prendo atto che i deputati Cimadoro e Stradella hanno segnalato che non sono riusciti ad esprimere voto favorevole e che il deputato Burtone ha segnalato che non è riuscito a votare.
Dovremmo passare all'esame dell'articolo 2.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, sull'articolo 2 è stato presentato un emendamento da parte delle Commissioni sul quale i colleghi hanno chiesto il tempo necessario per presentare subemendamenti, credo, quindi, che dovremmo fermarci. Le volevo chiedere, inoltre, se oltre alla Commissione affari costituzionali e a quella affari sociali possiamo allertare anche la Commissione bilancio, perché eventualmente possa riunirsi per esprimere i pareri su eventuali emendamenti e subemendamenti così che, quando riprendiamo i lavori, possiamo avere tutti i pareri.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, dopo avere ascoltato il presidente Bruno non so se formalmente si debba procedere attraverso un voto che prioritariamente preveda la votazione e la discussione sull'emendamento della Commissione e i relativi subemendamenti.
Siccome questa è una questione secondaria mi pare invece che il concetto principale che ha qui esposto il presidente Bruno è quello di dare il tempo necessario alla Commissione bilancio di valutare l'impatto e l'ammissibilità, e comunque la necessità di un'eventuale copertura. Infatti, vorrei fare presente al presidente Bruno che ovviamente la Commissione bilancio è stata messa in condizione di valutare sino a ieri sera un provvedimento che presenta delle novità anche ai fini della copertura e che - come ovviamente ha detto il presidente Bruno - non si può dare per scontato che vi sia una precedente posizione espressa dalla Commissione bilancio in ordine alla congruità del provvedimento a legislazione vigente. Tuttavia, anche se la Commissione bilancio si riunisce, non vorrei che il Governo non assumesse la responsabilità presso la stessa Commissione e poi - se lo ritiene opportuno - all'interno dell'Aula di uno scatto - relativo a questo provvedimento, Pag. 30che presenta delle novità - con il quale ritrovare le necessarie risorse all'interno del bilancio dello Stato per coprire spese eventuali da incardinare all'interno della nuova figura dell'Autorità garante dell'infanzia. Se non ci fosse questa apertura del Governo è chiaro che la Commissione bilancio dovrebbe solo prendere atto che il Governo non è disponibile a trovare nelle more del bilancio una possibilità di uso di risorse sufficiente a farci prendere in considerazione il provvedimento così come ci è stato presentato e così com'è stato votato dall'Aula. Quindi, signor Presidente, se questo può essere utile, mi esprimo a favore della richiesta del presidente Bruno, con l'aggiunta di una esplicita richiesta fatta al Governo di dire in Commissione bilancio se sussista la volontà di rinvenire le risorse per far fronte alle decisioni, agli orientamenti e ai voti già espressi in quest'Aula relativamente a questo provvedimento.

PRESIDENTE. Presidente Bruno, onorevole Quartiani, la Presidenza si riserva di valutare se gli emendamenti presentati procurino oneri finanziari. Quindi si occuperà la Presidenza di attivare la Commissione Bilancio per il conseguente parere. Per quanto riguarda l'ordine dei nostri lavori direi che possiamo sospendere la seduta fino alle 11,45 in modo da permettere anche al Comitato dei diciotto di valutare gli eventuali subemendamenti. Sospendo la seduta che riprenderà con immediate votazioni alle 11,45.

La seduta, sospesa alle 11,15, è ripresa alle 11,55.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ROCCO BUTTIGLIONE

PRESIDENTE. Poiché le Commissioni hanno richiesto ulteriore tempo per proseguire nei loro lavori, sospendo la seduta che riprenderà alle 12,15.

La seduta, sospesa alle 11,55, è ripresa alle 12,25.

PRESIDENTE. Ricordo che prima della sospensione della seduta avvenuta alle ore 11,15, l'Assemblea ha, da ultimo, approvato l'articolo 1.
Avverto che sono stati presentati alcuni subemendamenti all'emendamento 5.301 delle Commissioni, che sono in distribuzione e con riferimento ai quali la Commissione bilancio ha espresso il prescritto parere (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A).
Avverto altresì che le Commissioni hanno presentato gli emendamenti 3.310 e 7.300, che sono in distribuzione.
Avverto infine che sono in distribuzione gli emendamenti sottoscritti da deputati dell'Italia dei Valori nel testo derivante dalla riformulazione consentita dalla Presidenza.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2008-A)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 2008-A).
Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Di Giuseppe. Ne ha facoltà.

ANITA DI GIUSEPPE. Signor Presidente, vorrei far notare che nella predisposizione di una legge che si riferisce al Garante nazionale dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza la Commissione bicamerale per l'infanzia avrebbe dovuto avere più voce in capitolo. Avrebbe anzi avuto il piacere di svolgere una funzione propulsiva nella formulazione di un testo sul Garante. Infatti, questa figura sarà certamente connessa alle funzioni della suddetta Commissione bicamerale, che è stata istituita nel 1997 con la legge n. 451, con compiti di indirizzo e controllo sulla concreta attuazione degli accordi internazionali e della legislazione relativa ai diritti e allo sviluppo dei soggetti in età evolutiva. Forse questo andirivieni si sarebbe evitato proprio con la condivisione con la Commissione per l'infanzia. Lo dico solo per ricordarlo e per Pag. 31dare il dovuto e giusto valore alle Commissioni: noi non stiamo in Commissione infanzia a «pettinare le bambole».
Vorrei ricordare al Ministro che non si può fare di un provvedimento così importante una prerogativa personale.
Poi nell'articolo 2 si fa proprio riferimento alle modalità di nomina del Garante, ai requisiti che dovrebbe possedere e anche alle incompatibilità. Si fa riferimento soprattutto a come dovrà esercitare il proprio ruolo, vale a dire in piena autonomia, indipendenza di giudizio e di valutazione.
Dunque, se il Garante deve assicurare tutto ciò, assicurando sotto la propria responsabilità il mantenimento dei diritti dei minori, perché non riconoscergli quella piena autonomia economica per la conduzione di quelle attività che concernono il proprio ruolo? Il compenso destinato al Garante è di 200.000 euro all'anno: non è questa l'autonomia economica della quale parliamo noi. Se il Garante deve essere esperto, qualificato, nel campo della tutela dei minori, allora è ugualmente fondamentale che questa figura sia soprattutto indipendente.
Proprio per il ruolo che dovrà ricoprire, non può essere soggetto ad alcuna interferenza, non devono esservi sovrapposizioni di pertinenze e di mansioni, altrimenti il provvedimento in esame non servirà proprio a nulla, cioè la montagna avrà partorito il topolino, non servirà o servirà veramente a ben poco. Quindi, per noi le spese di funzionamento del Garante, dell'ufficio del Garante, dell'Autorità del Garante anzi, devono essere poste a carico del bilancio dello Stato.
Altrimenti, questa figura risulterà essere non idonea al ruolo che dovrà svolgere.
Non possiamo chiedere le massime capacità per l'esercizio di questa carica e, poi, negargli la libertà d'azione, intrappolandola nei meandri dei vari Ministeri: risulterebbe essere soltanto una propaggine del Governo.
Noi dell'Italia dei Valori riteniamo che le risorse destinate al funzionamento del Garante debbano essere costituite da assegnazioni aggiuntive e non provenienti dal Dipartimento per le pari opportunità, e che non debbano essere sottratti altri fondi alle politiche per la famiglia e, quindi, alle politiche sociali (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PIER PAOLO BARETTA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO BARETTA. Signor Presidente, con la modifica che la Commissione bilancio ha introdotto pochi minuti fa in relazione allo spostamento della dotazione dalla titolarità soggettiva del Garante come proprio compenso, alla definizione di una quota relativa, complessivamente, all'ufficio, non vi è dubbio che si sia affrontata in termini tecnici e formali la questione posta all'inizio del dibattito, e prima della sospensione della seduta.
È evidente, però - voglio sottolinearlo al Governo - in termini di prospettiva di lavoro, che il problema non è risolto. Innanzitutto, perché è chiaro che l'autonomia dell'Autorità garante (secondo la sua nuova denominazione) sarebbe dovuta rientrare nella complessiva disciplina delle autorità garanti. Tenendo conto di ciò, il fatto che il Garante abbia un formale ruolo senza compenso presenterà un reale problema pratico.
Pertanto, sottolineo che l'aver introdotto il concetto di autorità e l'aver previsto una dotazione non risolve due problemi di fondo. Il primo, è che si tratta, comunque, di una disciplina dell'Autorità garante; il secondo, è che resterà aperto, in termini pratici, il problema della vivibilità di questo istituto per la sua reale efficacia ed anche autorevolezza, data l'importanza di questa figura.
In questo senso, credo che il passo in avanti non sia conclusivo rispetto all'obiettivo che ci dobbiamo dare in relazione ad una reale praticabilità di questa figura.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare sul complesso delle proposte emendative l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

Pag. 32

SESA AMICI. Signor Presidente, vorrei prendere spunto dalla riflessione avviata dal collega Baretta, che pone un tema che credo debba stare a cuore a tutti. Il collega Baretta, da un lato, ha fatto un passo in avanti riconoscendo la pregnanza ed anche la valenza dell'istituzione del Garante per l'infanzia e l'adolescenza e, dall'altro, però ha posto un problema che riguarda l'insieme della disciplina che attiene all'istituzione delle autorità garanti.
In tal senso andava anche una proposta emendativa in cui veniva ipotizzato che, per quanto riguarda la formazione dell'ufficio del Garante, l'assegnazione delle risorse non fosse semplicemente legata alla disponibilità del Dipartimento per le pari opportunità di dare 15 unità. Proprio alla luce della normativa per le autorità garanti, si riteneva, invece, che tali unità potessero essere assegnate attingendo ai dipendenti dello Stato di altre amministrazioni pubbliche che si trovano in una posizione di comando o di fuori ruolo.
È del tutto evidente che la questione implica due ragionamenti. Il primo è il seguente ed è una richiesta esplicita al Governo e alla maggioranza. Non abbiamo fatto - in questo senso vanno anche gli emendamenti presentati all'articolo 2 del provvedimento in esame - un'operazione semplicemente nominalistica. Non si risolve un problema di ordine tecnico e politico armonizzando il testo e cambiando la denominazione in «Autorità garante».
L'Autorità garante corrisponde ad una terzietà: così l'abbiamo sempre concepita e così la vogliamo ancora concepire, proprio per dare valenza ad un'idea da condividere in quest'Aula. Non voglio «allungare il brodo», ma semplicemente invitarvi ad una riflessione serena: se l'Autorità garante assume questo ruolo di terzietà, noi abbiamo l'obbligo e il dovere morale di capire come dentro una vicenda come questa, se siamo veramente convinti, sia necessario stabilire insieme la copertura finanziaria, per dare a quella terzietà l'autonomia che le deriva anche dalla posizione di avere una postazione di bilancio molto netta e regolamentare come le altre autorità.
Si tratta, quindi, di una scelta politica. Per tale motivo ritengo che, quando abbiamo insistito nel rinviare questo testo nelle Commissioni, non si trattava semplicemente di una volontà strumentale; era piuttosto il tentativo concreto di una forza che, pur dall'opposizione, oggi contrasta fortemente la scelta che aveva ispirato, alla fine, la provenienza di un testo in cui anche l'idea dell'ufficio del Garante presso la Presidenza del Consiglio era stato un tentativo di istruire un servizio, ma non quegli elementi che determinavano, invece, la sua terzietà.
Credo che, alla luce di questo riferimento, ma anche delle questioni poste dal collega Baretta, sarebbe opportuno ascoltare le voci responsabili dell'opposizione e anche del Governo. Infatti, se procediamo con questa definizione, corriamo il rischio di licenziare da quest'Aula del Parlamento un testo che sembra quasi destinato ad essere cambiato e ripristinato nella sua versione originale al Senato. È una questione poco seria per chi svolge una funzione pubblica, ma soprattutto una funzione che riguarda la capacità della normativa legislativa.
Attenzione, perché di fronte a questo ci ascolta un Paese, ci ascoltano le migliaia di associazioni che da anni si battono su questo. Siamo sotto osservazione anche per l'approvazione di alcune direttive dell'ONU e della Convenzione dei fanciulli. Non possiamo permetterci di fare, in questo provvedimento, operazioni di tipo «politicistico» o, ancora peggio, di propaganda politica. Al contrario, abbiamo la necessità e il dovere morale di definire esattamente un testo che possa costruire le condizioni al Senato per una completa ed esplicita copertura finanziaria; tutto il resto rimarrebbe agli atti di un'operazione e di una giornata nella quale abbiamo lavorato con parole, ma contro l'idea dei diritti dei bambini.
E proprio perché questo è un tema così sensibile, ancora una volta faccio appello perché su questa questione non vengano Pag. 33issate «bandierine» di parte, ma vi sia il rispetto di persone che - se pur di età così «bassa» proprio in quanto minori - vanno rispettate nella loro soggettività di persone portatrici di diritti e anche di tutele.
Per tale motivo, ritengo che proprio alla luce di quell'intervento della Commissione bilancio, il Governo e la maggioranza non possano far finta di nulla. Non abbiamo operato un'operazione minimalistica, abbiamo invece operato un tentativo di ripristinare l'obiettivo di fondo della terzietà di un'Autorità garante. A noi il compito di licenziare un testo che abbia coerenza su questo, ma soprattutto abbia una coerenza rispetto all'obiettivo politico che ci sta a cuore (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nannicini. Ne ha facoltà.

ROLANDO NANNICINI. Signor Presidente, anche seguendo l'intervento della collega Amici, ritengo che avremmo fatto bene a rinviare il testo nelle Commissioni, per dargli organizzazione e disponibilità finanziarie per la costituzione di un'Autorità garante in un settore così importante.
Vorrei leggere l'emendamento 5.301 delle Commissioni, a firma di Donato Bruno, che ritengo una perla nei documenti che dovranno essere allegati ai lavori parlamentari: «Per lo svolgimento dei compiti dell'Autorità garante è costituito un ufficio che si avvale di un contingente composto da personale non superiore a quindici unità, in servizio presso il Dipartimento per le pari opportunità alla data di entrata in vigore della presente legge,» - poi il legislatore si rende conto che queste quindici unità possono costare - «assicurando l'invarianza della spesa, attraverso la soppressione di un numero di posizioni dirigenziali equivalenti dal punto di vista finanziario effettivamente ricoperte».
Governo, signor Presidente e colleghi, chiedo scusa, ma se ciò è superato dalla discussione che si è svolta nella Commissione bilancio, rimane la curiosità di sapere chi sono questi 15 dirigenti apicali che non meritano più la posizione dirigenziale, poiché rimangono comunque al servizio di un dipartimento senza mantenere la posizione dirigenziale. Se si ottiene un risparmio, anche se viene meno questa esigenza, chi ha scritto un emendamento di questo tipo dovrebbe preoccuparsi del fatto che ci siano posizioni dirigenziali che non vengono svolte o che sono inutili. Come si può scrivere un pasticcio di questo tipo all'interno di uno strumento legislativo? Sarebbe stato bene tornare in Commissione e dare la copertura, poiché quello che ha pensato la Commissione bilancio è un espediente tecnico, considerato che con 200 mila euro (escluso il compenso dell'Autorità garante) si dovranno pagare il Garante, l'ufficio e tutta la funzione. Sono tre giorni che siamo qui dentro a discutere della vostra incapacità legislativa e amministrativa e ve lo devo dire con molta franchezza: il rispetto del Parlamento non si realizza attraverso espedienti, non si emana un provvedimento per poter dire che esiste e che esiste un garante. Non c'è niente di garanzia e meno male che c'è un vecchio Stato che ha pur sempre i tribunali dei minori e le sue organizzazioni e che pensa realmente alla tutela dei minori.
Questo è ciò che state facendo ed ecco qual è la vostra capacità amministrativa e legislativa, quella di non avere il coraggio di riportare in Commissione un provvedimento che serviva realmente per rafforzare questa condizione. Complimenti di nuovo e grazie della possibilità di intervenire in questo Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Saluto una delegazione di studenti del comune di Novedrate, in provincia di Como, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Favia. Ne ha facoltà.

DAVID FAVIA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, credo che la discussione di Pag. 34oggi, sebbene riferita al complesso degli emendamenti all'articolo 2, si svolga sotto una nuova luce, in quanto l'emendamento del gruppo dell'Italia dei Valori che è stato approvato ieri dà un taglio completamente diverso a ciò che era stato previsto dal Governo e dalla maggioranza nelle Commissioni competenti. Ci auguriamo che da oggi - speriamo che la volontà espressa dalla Camera dei deputati regga - vi sia finalmente una vera autorità garante, cioè una figura assolutamente indipendente e non una figura dipendente da un dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri.
Durante i lavori nelle Commissioni e anche durante lo svolgimento in Aula della discussione sulle linee generali, sebbene ci fossimo dichiarati favorevoli alla figura nel suo complesso, astrattamente, eravamo però contrari a come essa era stata concepita dal Governo e dalla maggioranza. Devo dire, lodevolmente, che anche l'onorevole Mussolini, presidente della Commissione per l'infanzia e l'adolescenza, aveva avanzato critiche certamente più autorevoli delle nostre, ma a queste molto simili.
Abbiamo sempre sostenuto che la figura prevista dal Governo, segnatamente dal Ministro per le pari opportunità, è una figura estremamente debole, non autorevole e assolutamente subordinata al Governo, finanche nella propria dotazione organica. Abbiamo avuto modo di dire che non era previsto un raccordo sufficiente con i garanti regionali: speriamo che nel prosieguo, accogliendo i nostri emendamenti, sia possibile realizzarlo e che vi possa essere un'integrazione piena con i garanti regionali, che, come avviene nella mia regione, le Marche, hanno funzionato e stanno funzionando.
Anche in questo caso forti dell'esperienza dei territori, avevamo avanzato delle proposte che tuttavia non sono state accolte. Infatti nell'esperienza da noi avuta regionalmente avevamo individuato un potenziale rischio di latente conflittualità e su ciò il mio collega onorevole Palomba è stato portatore di un principio autorevolissimo. C'è un potenziale conflitto tra i garanti regionali e i tribunali dei minori e chiaramente questo conflitto rischia di amplificarsi a dismisura e di aumentare in presenza di una figura sicuramente più autorevole, più pressante, più pesante di quanto non sia il Garante nazionale. Pressante e pesante, dicevamo, come auspicio, in quanto sicuramente si tratta di una figura autorevole anche come previsto nella proposta del Governo, ma il nostro auspicio è che, in quanto autorità garante indipendente, lo sia molto di più. Tuttavia manca, sia in un caso che nell'altro, una previsione di come esso si rapporti con i garanti regionali ed assieme con i tribunali dei minori, in quanto dovrebbe essere prevista invece una fortissima compenetrazione tra le due autorità nell'interesse dei minori e dell'infanzia, affinché sia possibile intervenire veramente sulle sacche oscure che trattano questo mondo. Mi riferisco non solo a quello delle tratte ma anche a quello dell'ospitalità di questi minori che spesso e volentieri sono in mano in parte a persone autorevoli e per bene, ma purtroppo in larga parte in mano ad una speculazione che non possiamo condividere.
Laddove non arrivano i garanti regionali ed i tribunali dei minori, i primi per scarsità di mezzi e di autorevolezza, potrebbe arrivare un'autorità garante importante e supportata da uffici importanti anche di polizia giudiziaria.
Al di là dell'approvazione del nostro emendamento per la quale ci sentiamo di ringraziare ancora pubblicamente l'Aula, sebbene il risultato sia stato risicato, a nostro avviso c'è ancora molto percorso da fare.
Innanzitutto la modalità di nomina ci lascia un po' perplessi come abbiamo avuto modo di dire. L'autorevolezza dei Presidenti delle Camere è fuori discussione, ma ad esempio la nomina fatta dal Presidente della Repubblica avrebbe garantito ancora più indipendenza a questa Autorità garante. Inoltre per tale autorità, mi sia consentito dirlo e ricordarlo, riteniamo che la remunerazione prevista in questo momento sia assolutamente Pag. 35eccessiva: 200 mila euro, sebbene lordi, ci sembrano un po' troppi per lo svolgimento di questo ruolo.
Ricordo peraltro che il rifiuto da parte della maggioranza di riportare in Aula questo provvedimento rischia di esporlo ad incostituzionalità per contrarietà all'articolo 81.
Questa mattina mi sono premurato di chiedere al signor Ministro, peraltro presente in Aula, di fare in modo di recepire la volontà del Parlamento recuperando in Commissione questo provvedimento e dotandolo della copertura finanziaria che la mutata impostazione sicuramente richiederebbe.
Questa volontà politica non c'è stata e quindi vuol dire che si continua a volare basso cioè a pensare di portare questo disegno di legge, così come da noi emendato a scontrarsi contro il muro della scopertura finanziaria e quindi contro il muro dell'incostituzionalità per contrarietà all'articolo 81, per poi magari rimodellarlo come si vuole al Senato e riportarcelo blindato forse con la posizione dell'ennesima questione di fiducia qui alla Camera.
Vogliamo dire con forza che non desideriamo - e ci batteremo nel prosieguo dell'iter di questo provvedimento - un'Autorità garante che tale non sia, un garante che sia subordinato ai voleri del Ministro e della Presidenza del Consiglio, che sembrano aver costruito questa figura esattamente come un proprio subordinato. Non vogliamo un garante che utilizzi mezzi, risorse e personale della Presidenza del Consiglio dei ministri e, quindi, del Ministero per le pari opportunità. Ci consenta, signor Ministro, di dire che sembra quasi che lei abbia impostato una struttura a sua immagine e somiglianza, una struttura che possa comandare e governare come vuole e che questo indirizzo, che il Parlamento le ha dato, le dia fastidio e che, quindi, si tenti in tutti i modi di ribaltarlo legittimamente. Per carità di Dio, siamo in un sistema parlamentare a doppia lettura e, quindi, il testo può essere cambiato dal Senato per poi tornare in quest'Aula, appunto, cambiato ed essere legittimamente approvato. Tuttavia, certamente il comportamento che stiamo intuendo non ci piace. All'uopo abbiamo preparato degli emendamenti a contenuto debole, con il minimo finanziario necessario. Vedremo, dunque, in base alla volontà che esprimeranno i relatori e il Governo se vi è la volontà di assecondare la Camera dei deputati per riempire di contenuti l'emendamento che è stato approvato ieri.
Credo che abbiamo l'occasione di dare al provvedimento una dignità. Si tratta di quella dignità che tante volte si lamenta che il Governo vuole togliere con i decreti-legge e con il continuo ricorso alle questioni di fiducia, quella dignità - dicevo - che il Governo è imputato di voler togliere al Parlamento. Ma, in questo caso abbiamo la possibilità di varare una bella legge per volontà sia della Camera dei deputati sia del Parlamento. Pertanto - e mi avvio alla conclusione del mio intervento - vi prego di tenere in considerazione questa volontà e i suggerimenti che stiamo dando e di dimostrare una conforme volontà politica, votando a favore degli emendamenti sulla copertura finanziaria che, soli, possono dare dignità ad una legge che finalmente ha creato un'Autorità assolutamente indipendente che, come tale, non va presa in giro ma, piuttosto, finanziata per gli immensi poteri che può avere su un settore - non dimentichiamolo - assolutamente delicato, come quello dell'infanzia e dell'adolescenza, troppo spesso sottoposta, in questi ultimi anni, a dei modelli anche mediatici e televisivi assolutamente negativi, su cui un'Autorità garante dovrebbe intervenire in maniera indipendente avendone i mezzi.
Con l'emendamento approvato ieri crediamo di aver fatto compiere un piccolo passo al provvedimento in un senso favorevole all'infanzia e all'adolescenza nonché alla possibilità di intervenire perché, come dicevo prima, scompaiono quelle aree opache di maltrattamento e speculazione sull'infanzia che pure sussistono ove, invece, si dovrebbe tutelarla ed istruirla. Vi prego di non distruggere quello che di buono è stato fatto ieri e di proteggere la costruzione, Pag. 36che abbiamo compiuto, di un'Autorità garante veramente indipendente, riempiendola di contenuti, di personale e degli strumenti finanziari di cui ha bisogno e di non ritornare indietro verso una figura debole, strumento del Governo, del Ministero per le pari opportunità e della Presidenza del Consiglio dei ministri. Voliamo alto e non torniamo indietro alle solite leggi ad personam (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vietti. Ne ha facoltà.

MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, vorrei fare un intervento più sull'ordine dei lavori che sul merito. Mi pare che qui la confusione regni sovrana. C'erano due impostazioni a proposito di questa figura del Garante. La prima era quella del Governo, sostenuto dalla maggioranza, secondo cui questo Garante era una sorta di articolazione dell'Esecutivo, in particolare del Ministero delle pari opportunità; aveva sede, non in senso logistico ma in senso funzionale, presso la Presidenza del Consiglio e dunque era un'articolazione del potere esecutivo; i dipendenti venivano trasferiti dal Ministero delle pari opportunità. Su questo tipo di ipotesi di Garante l'opposizione ha manifestato la sua contrarietà: l'opposizione immagina un Garante che sia un'autorità indipendente dalla Presidenza del Consiglio e dal Ministero delle pari opportunità.
Ieri, con una libera votazione di quest'Aula, è passato un emendamento dell'opposizione secondo il quale l'articolo 1 è stato modificato e la prima ipotesi di Garante, quella che lo configura come un'articolazione dell'Esecutivo, è stata bocciata a favore della seconda, vale a dire dell'autorità indipendente. Bene, a questo punto la maggioranza e il Governo avevano due strade: o accantonavano il provvedimento, lo rimandavano in Commissione, ripensavano la propria impostazione, decidevano se accedere a quella dell'opposizione o meno; oppure, come hanno fatto, ritenevano di andare avanti.
A questo punto, andando avanti, evidentemente hanno sposato la configurazione del Garante voluta dall'opposizione, cioè quella dell'autorità indipendente. Da questo punto di vista sembrerebbe apparentemente che avessimo fatto un passo avanti, ma per essere autorità indipendente questo nuovo Garante ovviamente deve avere autonomia organizzativa, autonomia di personale, copertura adeguata, economica e finanziaria. Perché se a questo Garante gli cambiamo nome, lo chiamiamo Autorità garante, non lo mettiamo più presso la Presidenza del Consiglio, ma non gli diamo il personale e non gli diamo la copertura finanziaria, evidentemente abbiamo fatto il gioco delle tre carte, ma non è cambiato nulla.
Abbiamo visto le Commissioni di merito dare parere favorevole ad un emendamento congiunto dell'opposizione in cui si dice che questo Garante indipendente avrà 15 dipendenti che vengono dalle altre amministrazioni dello Stato collocati fuori ruolo, ferma restando la previsione normativa prevista dalla legge che non ci sono altri aggravi finanziari, ma la stessa maggioranza nella Commissione bilancio ha bocciato questo emendamento.
Credo che la maggioranza e il Governo debbano riconciliarsi con se stessi e fare una valutazione serena: se ritengono di accedere alla figura del Garante che è passata ieri con l'emendamento dell'opposizione allora coerentemente bisogna dargli il personale e la copertura finanziaria. La Commissione bilancio deve quindi rivedere il suo parere e dare la copertura economica all'emendamento a proposito dei dipendenti. Altrimenti diversamente credo che sia bene che il Governo e la maggioranza ritirino questo provvedimento e ritornino in Aula quando avranno le idee più chiare (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro, Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bruno, presidente della I Commissione. Ne ha facoltà. Porti un po' di luce, onorevole Bruno.

Pag. 37

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, la ringrazio per la fiducia che mi attribuisce. Prima di passare al parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 2 volevo rappresentare che la Commissione bilancio ha espresso una serie di pareri contrari ad emendamenti sui quali noi in sede di Comitato dei diciotto avevamo espresso un orientamento favorevole. Io inviterei, naturalmente per il suo tramite, il presidente e i componenti della Commissione bilancio eventualmente a rivedere questa posizione.
Mi rendo perfettamente conto, infatti, che abbiamo lavorato in un lasso di tempo molto breve che forse non ha consentito un esame approfondito del testo. Adesso, anche per vie brevi, ragionando con il rappresentante del Governo e con qualche membro della Commissione bilancio probabilmente potrà essere riconsiderato il parere su qualche emendamento sul quale è stato espresso parere contrario.
Approfittando della sospensione dei lavori dell'Assemblea, prevista dalle 14 alle 16, nel corso della quale le Commissioni lavoreranno, riterrei opportuno che la Commissione bilancio si riunisse ed eventualmente rivedesse il parere espresso sugli emendamenti e subemendamenti presentati. Tuttavia, nulla vieta che possiamo comunque procedere con i nostri lavori perché, con riferimento agli articoli 2, 3 e 4, non vi sono problemi od ostacoli.

PRESIDENTE. Vorrei chiedere all'onorevole Giancarlo Giorgetti, presidente della V Commissione, o ad un vicepresidente se ciò si concorda con tale impostazione.
Prego, onorevole Marinello, ha facoltà di parlare.

GIUSEPPE FRANCESCO MARIA MARINELLO, Vicepresidente della V Commissione. Signor Presidente, non abbiamo alcuna difficoltà a riconvocare la Commissione e a riesaminare la questione, però, devo anche dire che le norme da noi inserite, norme di salvaguardia per il pieno rispetto del quarto comma, dell'articolo 81 della Costituzione, evidentemente non possono che essere reiterate.

PRESIDENTE. Proseguiamo dunque con l'esame del provvedimento...

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, ringrazio il presidente Bruno, però credo che sarebbe utile fare il punto della situazione per capire effettivamente come ci convenga proseguire. Lo dico a beneficio anche della presenza di tutti noi in quest'Aula, per fare in modo che il lavoro sia il più proficuo possibile. Quel tempo, per così dire «morto», che è necessario affinché le Commissioni si riuniscano, potrebbe essere utilizzato in modo utile anche da tutti noi.
Questa mattina, a prescindere da ciò che è accaduto ieri, è avvenuto che la seduta doveva essere sospesa dapprima per un quarto d'ora, poi è stata sospesa per mezz'ora, alla fine siamo stati qui tre quarti d'ora e quindi, inevitabilmente, poiché le Commissioni dovevano lavorare, ci siamo un po' persi nella giornata di oggi in questo modo.
In seno alle Commissioni (bilancio e di merito) non si è giunti neanche ad una omogeneizzazione di valutazioni; purtroppo, ci rendiamo conto che il provvedimento è un po' problematico.
Noi avevamo dato un suggerimento alla luce del voto importante che c'è stato nella giornata di ieri e l'abbiamo ripetuto sia ieri sia oggi: probabilmente, proprio per dare al provvedimento quell'armonia di cui necessita, sarebbe stato più utile rinviarlo nelle Commissioni e ripresentarlo all'Assemblea magari tra dieci giorni avendo avuto tutto il tempo di creare questa armonia. Pervicacemente si è deciso invece di andare avanti e noi non possiamo che rispettare le decisioni assunte dalla maggioranza, così come non possiamo non rispettare le esigenze delle Commissioni e le richieste del presidente Bruno.
Signor Presidente, puramente al fine del buon andamento dei nostri lavori, le Pag. 38segnalo che sono le 13,10 e che alle 13,30 dobbiamo sospendere i lavori perché poi c'è il question time, se adesso interrompiamo l'esame dell'articolo 2 e cominciamo l'esame dell'articolo 3, con riferimento al quale segnalo che è stato presentato un emendamento che si vota a scrutinio segreto, in una situazione in cui questo provvedimento presenta delle complessità, se adesso andiamo avanti poi magari tra dieci minuti ci dobbiamo fermare perché c'è qualche altro intoppo.
Detto ciò forse potrebbe essere utile che questi venti minuti che ci dovrebbero separare dalla sospensione dei nostri lavori venissero utilizzati da subito dalle Commissioni per fare in modo magari di non far slittare la ripresa dei lavori alle 16,30, anziché alle 16. Ciò detto, resta salvo il fatto che per noi rimane preminente, e la rimetto di nuovo alla valutazione del Governo, del presidente e dei relatori, una riflessione aggiuntiva e cioè se non sia utile che l'intero provvedimento sia rinviato nelle Commissioni per trovare, con i tempi e anche con le procedure adeguati, ciò che tutti noi riteniamo utile, ossia un'armonizzazione di questo testo in ragione di un cambiamento radicale e sostanziale, come ricordava benissimo il collega Vietti, che si è manifestato ieri con un voto libero di quest'Aula (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. È difficile negare che ci sia un fumus di ragionevolezza in quanto lei ha esposto ed in quanto è stato detto prima dall'onorevole Vietti. Chiedo al presidente della I Commissione se ritiene opportuno sospendere i lavori.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, ho voluto fare una richiesta proprio perché c'erano vari colleghi che non si spiegavano talune motivazioni che hanno indotto i colleghi della V Commissione a esprimere parere contrario. L'ho voluto dire da subito per consentire ai membri della Commissione, laddove lei fosse d'accordo, di riunirsi nuovamente al fine di rivalutare compiutamente quello che gli è stato inviato. Però ho premesso che agli articoli 2, 3 e 4 non ci sono problemi se non gli emendamenti che giustamente l'opposizione e qualcuno della maggioranza hanno presentato; ma è un iter normale per cui, se lei lo ritiene, possiamo continuare tranquillamente con l'esame del provvedimento.

PRESIDENTE. A questo punto propongo di procedere nel seguente modo. Esistono buone ragioni per non interrompere i lavori come chiesto dal presidente della I Commissione perché il problema evidenziato riguarda l'articolo 5. Quindi, è possibile procedere con le votazioni relative agli articoli 2, 3 e 4.
D'altro canto, è anche vero che ci si avvia a definire una struttura la quale sembra richiedere modifiche importanti all'articolo 5, senza sapere se esistano le condizioni per farle. Quindi, si rischia di lavorare in qualche modo invano su una traccia che rischierebbe di non portare da nessuna parte. Intendo, dunque, mettere ai voti la proposta di sospensione, dando la parola ad un oratore a favore e a uno contro.
L'onorevole Palomba ha chiesto di parlare a favore. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, non abbiamo avuto alcun segnale dal quale desumere che il Governo e la maggioranza hanno realmente ed effettivamente recepito il senso profondo dell'emendamento approvato ieri. Tale emendamento travolge radicalmente il precedente impianto che io ieri ho definito una protesi del Presidente del Consiglio o del Ministro delle pari opportunità, perché era un'unità indifferenziata, senza poteri, incardinata e «incistata» all'interno di una singola struttura amministrativa già esistente, che avrebbe rappresentato soltanto una semplice emanazione, ovvero un flatus vocis del Ministero.
Presidente, qui non ci sono i soldi per un'Autorità garante: i soldi stanziati potevano essere sufficienti per un funzionamento di un funzionario aggiunto all'interno di un'amministrazione, ma non certo per un'Autorità garante. Questo non Pag. 39è certo un problema che si potrà risolvere nei ritagli di tempo, cioè invece che andare a pranzo ci ritroviamo in Commissione o nelle Commissioni di merito. Questo è un problema fondamentale e cruciale perché il Governo, che oggi ha votato a favore dell'articolo 1, così come da noi modificato, deve dimostrare di adeguarsi alla volontà del Parlamento e non formalmente votare a favore per poi sostanzialmente svuotare di poteri e di contenuti la figura del Garante. Non c'è solo il problema finanziario, Presidente, ma vi è anche il problema molto serio dei poteri previsti all'articolo 3.
Inoltre, vorrei dire signor Presidente, se lei ha la bontà di ascoltarmi così come gli altri colleghi dell'Aula, che noi ci accingiamo a votare il comma 1, dell'articolo 2, che così recita: « Il Garante esercita le funzioni e i compiti previsti dalla presente legge in piena autonomia e con indipendenza di giudizio e di valutazione e non è soggetto ad alcuna forma di controllo gerarchico o funzionale». Ieri abbiamo approvato un emendamento nel quale c'è scritto: «L'Autorità garante che esercita le funzioni e i compiti ad essa assegnati dalla presente legge con poteri autonomi di organizzazione, con indipendenza amministrativa e senza vincoli di subordinazione gerarchica».
Qualcuno ci deve spiegare per quale ragione dobbiamo votare un testo e l'altro, quando uno dice una cosa e l'altro ne dice un'altra, e, se dicono la stessa cosa, non li possiamo votare insieme.
Signor Presidente, manca quell'opera fondamentale di revisione di tutto l'impianto della norma che non si può fare con pezzettini che vanno a rattoppare un vestito vecchio e logoro, che il Parlamento ha respinto.
Signor Presidente, non è possibile continuare così, non è possibile! Vi è un guazzabuglio sovrano e l'Aula, invece, pretende chiarezza, pretende che dall'emendamento approvato ieri discendano le conseguenze. Questi sono problemi che non possono essere risolti dalla Presidenza con quella formuletta in cui si dice che la Presidenza è autorizzata al coordinamento formale del testo.
Queste sono cose reali, sono problemi di compatibilità o incompatibilità. Signor Presidente, mi sa dire perché dovremmo votare che «il Garante esercita i poteri in piena autonomia» piuttosto che «esercita le funzioni con poteri autonomi di organizzazione»? Signor Presidente, o le parole hanno un senso o esprimono concetti diversi oppure esprimono la stessa cosa e allora non le dobbiamo votare.
Signor Presidente, vi è un problema serio di revisione totale. Ecco perché io e tutta l'opposizione siamo del parere che, senza tergiversare, perché tutti vogliamo questo provvedimento, magari prendendoci 15 giorni di tempo, ma facciamo una cosa seria e non una burletta (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare contro l'onorevole Gioacchino Alfano. Ne ha facoltà.

GIOACCHINO ALFANO. Signor Presidente, eravamo d'accordo nel proseguire i lavori, a condizione che poi si rinviasse comunque ad oggi pomeriggio la questione che l'onorevole Palomba ha sollevato. Se si rimane su quell'ipotesi, anche noi siamo d'accordo sulla sospensione. Volevamo recuperare il tempo della mattinata per votare emendamenti che vengono prima della questione posta e, come Commissione bilancio, siamo anche disponibili, oggi pomeriggio, a rivedere il parere insieme al Governo.
Se il problema è votare quello che viene prima di quella questione, siamo favorevoli ad andare avanti; se, invece, si vuole porre il problema adesso, allora siamo favorevoli alla sospensione della seduta.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di sospensione dei lavori avanzata dall'onorevole Giachetti. Pag. 40
Si presti aiuto ai colleghi che hanno difficoltà ad esprimere il voto...
Anche il banco del Governo è «colpito», soccorrete il banco del Governo...

(È approvata - Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

Sull'ordine dei lavori (ore 13,17).

ALESSANDRO BRATTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO BRATTI. Signor Presidente, chiedo un po' di attenzione per la richiesta dell'informativa del Governo rispetto alla nave ritrovata lungo le coste...

PRESIDENTE. Attenda un momento, onorevole Bratti. Invitiamo per favore i colleghi a defluire, per quanto possibile, in silenzio, onde consentire all'onorevole Bratti di svolgere il proprio intervento.

ALESSANDRO BRATTI. Riguardo, dicevo, alla nave ritrovata lungo le coste calabresi a Cetraro, in provincia di Cosenza, che ad oggi costituisce un potenziale pericolo ambientale e sanitario perché può contaminare l'habitat marino e, di conseguenza, costituire un pericolo sanitario, oltre che una seria minaccia all'economia di tutto il paese. Emerge, alla luce delle dichiarazioni del pentito Fonti, una coincidenza tra le indagini degli anni Novanta, condotte dalla procura di Paola, e il ritrovamento della nave; indagini che ipotizzavano una connessione fra traffico di rifiuti radioattivi, traffico di armi, l'omicidio di Ilaria Alpi, la collusione fra servizi segreti e alcuni trafficanti di armi. La sparizione di importanti documenti relativi alla morte della giornalista e del cameraman Hrovatin, su cui mai è stata fatta chiarezza, ritorna di attualità e necessita di una risposta.
Il ritrovamento della nave accredita anche il fatto che sia necessario verificare la presenza di altre navi affondate nei mari italiani con altrettanti pericoli di natura ambientale e sanitaria, e di verificare un eventuale impatto sull'ecosistema marino. Risultano inoltre numerose segnalazioni di sversamento di rifiuti chimici e radioattivi di navi in partenza da alcuni porti del nord Italia. Le regioni stesse, tramite il presidente Errani, hanno chiesto un intervento concreto del Governo sul tema delle navi affondate. Il gruppo del Partito Democratico, data la delicatezza dei risvolti che comporterebbe questa operazione, chiede inoltre che venga effettuato il sequestro del relitto da parte delle autorità preposte.
Rispetto poi alla presenza di numerose discariche abusive contenenti rifiuti tossici, chimici e o radioattivi in Calabria e in altre regioni del Paese, occorre a nostro giudizio un intervento coordinato fra Governo, regioni e sistema degli enti locali per predisporre al più presto un piano di caratterizzazione e bonifica dei siti interessati. Quindi, al di là delle comunicazioni ricevute oggi tramite mezzo stampa riguardo alle intenzioni del Ministro rispetto al tema «navi a perdere», riteniamo indispensabile che il Parlamento venga informato urgentemente da parte del Governo riguardo alle reali intenzioni di recuperare il relitto ritrovato a Cetraro e i relativi contenitori all'interno della nave, oltre a spiegare come intende affrontare tale complessa situazione che sta allarmando il Paese ormai da qualche mese, e che riporta alla ribalta questioni riguardo al traffico dei rifiuti pericolosi e al traffico di armi, a relazioni di carattere internazionale, al coinvolgimento dei servizi segreti, all'omicidio di Ilaria Alpi che mai hanno trovato risposte esaustive (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

ROSA DE PASQUALE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROSA DE PASQUALE. Signor Presidente, intervengo sull'informativa di oggi Pag. 41svolta sui fatti accaduti a Messina, cioè sul disastro di Messina. Siccome non era possibile intervenire prima, perché era previsto solo un intervento per gruppo, desidero intervenire ora.
«Figli di un dio minore»: questa sembra essere l'affermazione più giusta a sintesi di quanto successo a Messina, pronunciata proprio dal suo primo cittadino, che attesta la lontananza di chi rappresenta il Paese da una parte determinante del Paese stesso. Fino a quando questa terra dovrà continuare a subire soprusi di vario genere? Fino a quando questa terra dovrà continuare ad essere umiliata non solo da poteri occulti e criminosi, ma anche dalle negligenze consapevoli, ed anche inconsapevoli ma non per questo meno gravi, dei propri amministratori o di coloro che sono preposti al controllo e alla gestione della cosa pubblica? Solo le morti, ancora, riescono ad accendere riflettori capaci di una presa momentanea di coscienza, ed ormai lo sappiamo che una volta che si spengono tutto ritorna come prima.
Carissimi colleghi, signor Presidente, ormai le vittime, i dolori consumati, le ingiustizie perpetrate vengono confuse e offuscate da noncuranza.
Si parla di ricostruzione e di ponte di Messina, quindi vi pongo una domanda: ma nessuno è entrato nel merito del progetto del ponte, evidenziando ad esempio che il trattamento degli oltre 9 milioni di metri cubi di materiale di risulta - scavi di gallerie, fondazioni e via dicendo - richiederà l'utilizzo di almeno sei discariche che raccoglieranno mediamente circa un milione e mezzo di metri cubi di terra ciascuna? Questi siti sono posti a monte della strada panoramica, in località come Curcuraci, Serre, Annunziata, a ridosso di zone abitate, in valli di impluvio che canalizzano le acque piovane verso il mare. Ovviamente questo materiale posticcio sarebbe un tappo pronto a saltare alla prima pioggia importante: insomma, si tratta di vere e proprie bombe ad orologeria poste a corona della città e pronte ad esplodere in termini di frane, smottamenti, alluvioni di fango, con un carico di morti e dissesti in tutto paragonabile a quanto visto in questi tragici giorni.
Solo che questa tragedia e quelle prossime venture sarebbero dovute non ad un degrado frutto di incuria, ma ad un progetto scientemente pianificato nel progetto preliminare predisposto nel 2002 dalla società Stretto di Messina e poi approvato dal CIPE nel 2003, seppur con osservazioni e restrizioni, quale base di gara del general contractor. Anche questo - mi domando - questa terra dovrà ancora subire? Diciamo basta, non continuiamo ad ingannarci! Diciamolo, carissimi colleghi, altrimenti diverremo complici di chi vuole abbattere Colapesce (chi è siciliano mi comprende), per affossare definitivamente quella che non solo è culla di civiltà, ma è stata per secoli una terra di incontro di popolazioni e di etnie diverse, una terra dell'unità e non una terra della desolazione, quale si vuole purtroppo divenga.
Per questo, colleghi, accogliendo le parole del Presidente della Repubblica dovremmo responsabilmente domandarci: cosa viene prima, la sicurezza dei cittadini o la realizzazione di un'opera la cui utilità è quantomeno controversa ed il cui impatto ambientale incrementa in maniera impressionante il rischio idrogeologico di una città drammaticamente esposta?

PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole De Pasquale.

ROSA DE PASQUALE. Dirottiamo le risorse pubbliche assorbite da un'opera inutile verso la sicurezza di quella terra con progetti immediatamente operativi orientati a salvare vite umane dai disastri prossimi venturi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Onorevole De Pasquale, le ho dato la parola e ho lasciato che parlasse, devo però osservare che il suo intervento ritorna sul tema dell'informativa. Esso avrebbe dovuto invece essere svolto al momento dell'informativa resa dal Governo, che adesso non è in Aula a Pag. 42replicare. Lei avrebbe dunque dovuto convincere il suo gruppo a far intervenire lei invece del deputato che ha parlato, quindi in un'altra occasione non daremo nuovamente la parola. Ha chiesto di parlare l'onorevole Zazzera. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Presidente!

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, sto seguendo l'ordine in cui avete chiesto di parlare. Prego, onorevole Baldelli, rappresentante d'Aula del gruppo Popolo della Libertà, ha facoltà di parlare.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, avendo chiesto la parola immediatamente dopo la votazione mi sembrava opportuno - visto che quello che devo dire riguarda la votazione - farlo prima di passare alla ripresa pomeridiana dei lavori. Volevo sottolineare, al netto dell'esito della votazione, che pure ha avuto un margine di scarto piuttosto basso (credo meno di dieci voti), che la votazione stessa, quando ella ha dichiarato chiusa la votazione, è rimasta aperta, per cui molti colleghi hanno estratto la mano dalla fessura del dispositivo di voto ed hanno smesso di premere il pulsante. Sul display delle votazioni si è visto chiaramente che molti voti sono venuti meno mentre la votazione è rimasta aperta.
Al netto del fatto che la votazione è stata effettuata ed è stata deliberata la sospensione della seduta, tenevo a sottolineare questo fatto dal momento che la votazione è avvenuta con procedimento elettronico senza registrazione di nomi ed è bene quindi che si eviti questo disguido di natura tecnica nel caso in cui avessero invece luogo votazioni sul merito del provvedimento. Lascio dunque agli atti della seduta il fatto che diversi colleghi mi hanno segnalato - oltre ad averlo visto anch'io dal display della votazione - di aver smesso di votare dopo che lei ha dichiarato chiusa la votazione mentre i pulsanti rimanevano ancora accesi, ma quando sono state tolte le mani non sono rimasti accesi come avviene invece normalmente. Probabilmente l'esito della votazione è stato viziato anche da questa circostanza.

PRESIDENTE. Onorevole Baldelli, non abbiamo modo di verificare e, comunque, la votazione ha avuto già corso. Inviteremo i servizi tecnici ad esercitare la massima attenzione perché cose del genere, se sono accadute, non si ripetano, e se non sono accadute, non possano accadere in futuro. Devo farle osservare che lei è stato rapidissimo a chiedere la parola, ma dei colleghi sono stati più rapidi di lei. Tuttavia, ho ritenuto opportuno darle la parola prima degli altri colleghi in quanto, come rappresentante di Aula, su una questione del genere, era giusto ascoltarla.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Quartiani, sullo stesso tema e sempre in qualità di delegato d'Aula?

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Sì, Signor Presidente.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti del deputato Zazzera). Onorevole Zazzera, la prego di attendere.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente credo che non si possa assolutamente dubitare della regolarità della votazione che si è svolta, e la ringrazio, tra l'altro, per il modo in cui ella sta presiedendo l'Aula. Evidentemente, vi sono dei tempi di reazione diversi a seconda dell'input che viene dato dalla Presidenza tra il centrodestra e il centrosinistra, perché non mi risulta che alcun deputato dei gruppi di opposizione si sia comportato così come, invece, pare si siano comportati i colleghi del Popolo della Libertà che hanno tolto il dito dal pulsante prima che ella chiudesse definitivamente...

SIMONE BALDELLI. Dopo, dopo.

Pag. 43

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, non intendo fare alcuna polemica. Constato che dopo la sconfitta di ieri del centrodestra sul merito del provvedimento, oggi se ne è verificata un'altra sull'ordine dei lavori, sulla procedura che intendiamo seguire. Non credo, quindi, che da parte del centrodestra ci debba essere una qualche lettura politica del voto avvenuto. La lettura che dobbiamo dare è in relazione al comportamento dei colleghi di centrodestra. Oggi erano presenti meno di 250 colleghi di centrodestra e non mi pare che i colleghi del Governo, che erano più di una decina, abbiano smesso di votare nel momento in cui lei ha dichiarato chiusa la votazione (ieri come oggi i colleghi del Governo erano venuti a dar man forte alla maggioranza a causa del gran numero di assenze nei banchi di centrodestra). Tali assenze si manifestano da troppo tempo in questo Parlamento in dispregio del ruolo centrale che dovrebbe avere l'Aula nella discussione legislativa e anche nei rapporti con il Governo.

SIMONE BALDELLI. Vergognati!

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Su una questione così rilevante come l'Autorità garante per l'infanzia, mi pare che, ancora un volta, il collega Baldelli e i colleghi che rappresentano il gruppo del Popolo della Libertà, abbiano perso una buona occasione per stare zitti e per rilevare che devono fare qualcosa per garantire la presenza e il buon funzionamento del Parlamento.

PRESIDENTE. Evidentemente non posso fare alcuna valutazione di carattere politico. Non ho rilevato il fenomeno segnalato dall'onorevole Baldelli, ma non ho alcun motivo di dubitare della sua buona fede. Quello che posso fare è attivare i servizi tecnici perché prestino il massimo dell'attenzione perché se la cosa è accaduta, non si ripeta, se non è accaduta, non abbia occasione verificarsi.

PIERFELICE ZAZZERA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERFELICE ZAZZERA. Signor Presidente, qualche volta bisogna pur saper perdere. Volevo far presente al Presidente, perché se ne faccia portavoce presso il Governo e il Ministro competente, che ho ricevuto ieri una lettera da un cittadino di Altamura, Francesco Dipalo testimone di giustizia, in merito ad un episodio su cui ho già presentato un'interrogazione parlamentare, inviata per conoscenza al generale dell'Arma dei carabinieri, al maggiore dei Carabinieri di Bari, al capitano dei Carabinieri di Altamura e al pronto soccorso di Altamura.
Leggerò brevemente questo scritto di Francesco Dipalo: «Egregio onorevole, con la presente per comunicarle che, così com'è previsto dall'articolo 21 della Costituzione, il sottoscritto a partire da questa mattina ha cominciato un'iniziativa di protesta con sciopero della fame e della sete fino a quando non sarà fatta piena luce sui fatti che si sono verificati all'interno della caserma dei Carabinieri di Altamura il 7 settembre 2009 e che, mio malgrado, mi hanno visto coinvolto. Ho riversato nello Stato la più completa e incondizionata fiducia quando ho denunciato i miei estorsori senza chiedere nulla in cambio. Ho solo chiesto con forza e molto spesso con rabbia che venissero individuati i mandanti (e gli aggressori) dei pestaggi subiti da me e dai miei familiari. Ho chiesto solo con forza di individuare i responsabili che hanno violentato la mia dignità di uomo e di padre, e di individuare le eventuali responsabilità di chi, rappresentando lo Stato, per inerzia o per irresponsabilità o altro non ha fatto il proprio dovere e ha lasciato che un branco di delinquenti senza scrupoli potesse agire indisturbato negli anni distruggendo per sempre la serenità della mia famiglia. Confermo la mia immensa fiducia e il rispetto su chi sta indagando con grande sacrificio e abnegazione sui fatti che ho denunciato, ma non mi si può chiedere di restare inerte dopo essere stato picchiato e sputato all'interno della caserma dei Carabinieri di Altamura nonostante il mio Pag. 44status di testimone di giustizia. E come se non bastasse qualcuno ha citato come teste il mio avvocato di fiducia costringendolo suo malgrado a rinunciare alla mia difesa. Nonostante quello che ho subito, nonostante l'atto estremo che ho commesso nei giorni scorsi a causa dell'umiliazione subita confermo la mia fiducia nell'Arma dei carabinieri e nei confronti di tutti coloro che fanno il proprio dovere semplicemente per spirito di servizio, ma pretendo che venga fuori la verità su quello che è successo il 7 settembre. Terminerò la mia forma di protesta solo quando i vertici dell'Arma mi spiegheranno come mai certi fatti possano verificarsi e mi sarà promessa giustizia. Sono determinato a lasciarmi morire di sete e di fame. Per dimostrare la veridicità e la mia determinazione nel portare sino in fondo la mia protesta ogni sera mi presenterò presso il pronto soccorso di Altamura affinché possano verificare se assumo liquidi e cibo. Ho sacrificato me stesso e tutta la mia famiglia denunciando i miei estorsori, ma mai avrei potuto immaginare di essere picchiato e umiliato da chi rappresenta lo Stato».
Signor Presidente, credo che questa sia una lettera di estrema gravità, che richiede un suo interessamento e un coinvolgimento del Governo perché venga fatta chiarezza, non solo perché stiamo parlando di un cittadino che il 7 settembre si è recato alla caserma dei carabinieri per ritirare l'ennesima denuncia nei confronti di chi lo minaccia, ma soprattutto perché parliamo di un cittadino che ha lo status di testimone di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Onorevole Zazzera, la Presidenza provvederà - come è d'uso - a segnalare al Ministro competente il suo intervento, tuttavia mi permetto di aggiungere che una vicenda di tale gravità, come mi sembra di capire dalle sue parole, probabilmente è meritevole di uno specifico atto di sindacato ispettivo.

PIERFELICE ZAZZERA. Già fatto.

PRESIDENTE. Già proposto. Chiederemo al Governo di rispondere rapidamente a questo atto di sindacato ispettivo.

GIUSEPPE GIULIETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo brevemente per segnalarle un caso. Ieri con molta forza in questa Aula l'onorevole Olga D'Antona Di Serio ha posto la questione - lo ricorderà - delle minacce che sono state rivolte al cronista Sandro Ruotolo, e lei stesso ha richiamato l'attenzione generale.
So che gli inquirenti stanno procedendo con molta attenzione, molta responsabilità e molta forza in questa direzione, quindi immagino che poi ci saranno comunicati i risultati. Intervengo per segnalarle invece il caso, che è rimasto un po' oscurato salva qualche breve notizia di cronaca, di un altro giornalista che si chiama Nello Rega, che lavora al Televideo della RAI e che ha scritto un coraggiosissimo libro sulle forme dell'integralismo islamico in Italia e su alcune possibili centrali del terrorismo. Con molto coraggio ha indagato negli anni sulle corti islamiche. Ha ricevuto una serie di minacce in queste settimane; l'ultima, ieri sera, addirittura è penetrata nel parcheggio della RAI dove hanno messo questa ennesima busta con i proiettili.
La rivendicazione è stata fatta da questa sigla hezbollah già comparsa altre volte. Mi sono permesso di segnalarlo, conoscendo la sua sensibilità e della Presidenza perché sono manifestazioni rischiose, pericolose nei confronti dei cronisti che fanno il loro mestiere ed è necessario che vi sia la più grande attenzione, come immagino che già ci sia stata da parte del Ministero dell'interno, perché si tratta di questioni molto delicate e anche perché comunque rischiano di raggiungere un effetto sia la vicenda di ieri sia questa. Si è instaurato un clima di intimidazione, di autocensura, di consigli a non occuparsi di alcune questioni che Pag. 45possano essere rischiose. Le ho posto il problema in modo tale che lei stesso possa richiamare l'attenzione di tutti su queste vicende.

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giulietti, ritengo di esprimere i sentimenti di tutta l'Assemblea, per quanto in questo momento non sia molto affollata, per la difesa della libertà di stampa e per la necessità di stroncare sin dall'inizio ogni espressione di integralismo islamico nel nostro Paese prima che possa portare le conseguenze terribili che ha avuto in altri Paesi europei e non. La ringrazio per la segnalazione e ritengo che tutta l'Assemblea sia unita su questo giudizio.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente...

MARIO TASSONE. Avevo chiesto io di parlare! Nessuno guarda al centro!

PRESIDENTE. Accolgo l'invito a guardare al centro!

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Signor Presidente, non avrei chiesto la parola se, molto diversamente dal solito, il collega Quartiani non si fosse dimostrato scortese sia sul piano istituzionale sia su quello personale. Infatti quanto ha segnalato prima il collega Baldelli non metteva in discussione l'esito della votazione né la sua regolarità sul piano politico ma semplicemente l'eventualità che un disallineamento tecnico tra il momento di chiusura della votazione e il momento in cui il sistema elettronico la chiude potesse provocare l'incidente per il quale qualcuno, togliendo la mano, non veda conteggiato il suo voto.
Il collega Baldelli si è limitato a questo e lo ha fatto al termine della seduta, dopo che la maggior parte dei deputati erano defluiti, con una segnalazione che ritengo servisse soltanto, come lei giustamente ha recepito, a far procedere i nostri lavori nel modo migliore possibile. Invece, il collega Quartiani ne ha fatta una questione politica e ha usato toni che sono fuori luogo.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Non lo decidi tu se sono fuori luogo, altrimenti non mi avrebbe fatto parlare!

GIORGIO CLELIO STRACQUADANIO. Non capisco perché nel momento in cui l'opposizione festeggia un successo procedurale come un trionfo e francamente un trionfo vorrei direi modesto rispetto a quelli che sono i successi politici debba anche aggiungersi la scortesia.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. È ridicolo!

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Guarderò con attenzione al centro!

MARIO TASSONE. Signor Presidente, non voglio intervenire sul tecnicismo del voto. Ritengo che sarà oggetto di una discussione e di valutazione ad hoc che il Presidente della Camera voglia ovviamente attivare dal momento che credo sia necessario parlare soltanto di pazienza e di attenzione - infatti di questo si tratta - da parte dei colleghi che non hanno fatto in tempo a votare perché non hanno avuto la pazienza di tenere il ditino attaccato al bottoncino!
Detto questo, signor Presidente, prendo la parola perché vorrei sottoporre alla sua cortesia e alla sua attenzione il valore che in quest'Aula ha lo strumento del sindacato ispettivo e lo strumento degli atti parlamentari di indirizzo. L'ho fatto parecchie volte e voglio ritornarci anche in questa circostanza con riferimento a problemi e temi di una certa gravità che noi Pag. 46inseguiamo da tempo nel tentativo di far capire che la gravità e soprattutto l'allarme non devono esaurirsi nello spazio limitato di una seduta o di un dibattito di carattere parlamentare.
Con gli atti di sindacato ispettivo più volte abbiamo chiesto l'intervento o quanto meno l'attenzione operativa e dinamica del Governo in riferimento a problemi che riguardano l'ambiente e il territorio della regione calabrese.
Forse presiedeva lei, signor Presidente, quando vi è stato questo dibattito, uno dei tanti che riguardavano l'ambiente, gli incendi boschivi e anche Crotone. L'allarme non lo abbiamo lanciato in tempo; credo che lo strumento del sindacato ispettivo abbia questa ragione d'essere e chiedevamo al Governo interventi più massicci e più operativi: vi è l'allarme per la salute umana, per una diffusione di tumori in quel territorio, sulle scorie radioattive hanno costruito scuole, piazze e vi è una situazione drammatica determinata dall'incuria e dalla criminalità della gente, di coloro che sono responsabili.
Le indagini si sono susseguite nel tempo con un andamento sincopato, senza continuità, senza velocità e senza arrivare a una conclusione seria. Oggi si riaprono queste indagini, vi sono 40 avvisi di garanzia e però lei sa, signor Presidente, che 40 avvisi di garanzia dicono tutto e il contrario di tutto. Inoltre vi è il problema, cui si è accennato anche oggi in aula, delle navi del Tirreno, dell'inabissamento di queste navi con i fusti di scorie radioattive che mettono in pericolo la salute della popolazione, oltre ad avere effetti devastanti sui parchi marini e sul mare stesso.
Signor Presidente, noi queste cose le abbiamo dette anche in un atto parlamentare di indirizzo: quando abbiamo discusso di scudo fiscale, abbiamo chiesto che il Governo si attenzionasse e allocasse alcune delle risorse che proverranno dallo scudo fiscale per intervenire, per operare una bonifica e un intervento molto forte in quelle realtà. È stato dato invece un parere di accoglimento come raccomandazione al nostro ordine del giorno, che era insufficiente e per alcuni versi anche un po' mortificante.
Detto ciò, signor Presidente, lì c'è anche una notizia: l'ammiraglio Branciforte, che come si sa è direttore generale dell'AISE, ha detto che vi sarebbero 55 navi inabissatesi nel tempo che portavano scorie, in una dichiarazione resa presso il COPASIR, una sede parlamentare ufficiale.
Signor Presidente, e concludo, non le dico di convocare i Ministri e il Governo, perché in fondo di rituali e di liturgie siamo stanchi, ma qui vi è un problema a livello europeo: quale iniziativa prende il Governo? Qui ci dovrebbe essere il Ministro degli affari esteri, che venga qui a dirci se vi è un problema di allarme sul territorio di Crotone, nel Mediterraneo, nel Mar Tirreno e nel Mar Jonio. Mi appello a lei e alla sua sensibilità, signor Presidente, anche per dare dignità a questo Parlamento, che è costretto a recitare liturgie e celebrazioni senza che poi vi sia una storia futura. Si vive per l'apparenza, per il presente e vi è una sofferenza, perché l'allarme di quelle popolazioni, sia di Crotone sia del Tirreno cosentino, è molto grande.

PRESIDENTE. Onorevole Tassone, lei ha posto all'attenzione un problema di grandissimo rilievo: interesseremo il Governo e chiederemo che agisca per preservare le popolazioni, l'ambiente e la salute del mare Mediterraneo.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 13,45, è ripresa alle 15.

Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, il Ministro dello sviluppo economico ed il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

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(Iniziative volte all'attuazione di un programma organico per la prevenzione del rischio idrogeologico - n. 3-00696)

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di illustrare l'interrogazione Cota n. 3-00696, concernente iniziative volte all'attuazione di un programma organico per la prevenzione del rischio idrogeologico (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, signor Ministro, gli eventi di questi giorni hanno sollevato ancora di più la necessità di fare un quadro complessivo del dissesto idrogeologico di questo Paese.
Questa mattina, ricordavo che vi è sicuramente un effetto mondiale di cui si parla molto e che ci porterà, a breve, a Copenhagen, a ragionare con i grandi della terra. Tuttavia, credo che, più nello spicciolo, sia necessario considerare che vi sono anche cambiamenti climatici che riguardano il nostro tempo, che sono, forse, meno globali, ma che interessano il nostro territorio.
Questa mattina, ricordavo che si è verificato - come è stato testimoniato dalle ultime ricerche - un aumento di un grado centigrado sul Mediterraneo e due gradi sul Tirreno, che comporterà, con l'arrivo dell'aria fredda dell'Atlantico nei prossimi mesi, grosse precipitazioni. Basta leggere i rapporti e gli studi che già abbiamo - non c'è da inventarsi niente - per sapere che vi saranno grandi, enormi possibilità di rischio e di disastro nel breve periodo.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

ANGELO ALESSANDRI. Dobbiamo capire esattamente come vogliamo intervenire, ma non attraverso piani che ci mettano un anno, due anni o tre anni a prendere vita. È necessario mettere mano ai disastri che vi sono in questo Paese nel brevissimo periodo. Ne cito uno come esempio per tutti.
Tutti sappiamo che presso la foce del Tevere abitano tre o quattromila persone. Lì, fra due mesi, il Tevere potrebbe ingrossarsi, come l'anno scorso, e se dovesse esondare, queste tre o quattromila persone verrebbero completamente inondate. Sappiamo tutti queste cose. Sappiamo tutti dove sono le abitazioni costruite nei greti dei fiumi e le case costruite sotto i roccioni franabili.
Mi chiedo perché non si predisponga un piano in cui si obblighi davvero l'amministrazione ad intervenire in brevissimo tempo, per non dover contare sempre i morti tutte le volte.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole Alessandri, non vi è dubbio che i fatti drammatici di questi giorni nel messinese abbiamo riportato all'attenzione dell'opinione pubblica il problema relativo al dissesto idrogeologico nel nostro Paese.
Occorre, ancora una volta, sottolineare che esiste una storica sottovalutazione del dissesto idrogeologico, anche nell'impiego delle risorse da parte dei Governi. Negli ultimi dieci anni, è stato calcolato che tutti i Governi hanno stanziato mediamente 250 milioni di euro per il dissesto idrogeologico, ma è enormemente superiore la cifra che viene spesa annualmente per le emergenze nazionali. Si tratta di circa 2 miliardi e mezzo di euro che, ogni anno, vengono spesi per far fronte alle conseguenze delle catastrofi naturali. Pertanto è necessario capire che la prevenzione conviene, che investire in prevenzione è più utile e più importante e che è necessario aumentare tali risorse.
I 250 milioni di euro, comunque, rappresentano una cifra enormemente insufficiente a far fronte alle richieste che gli enti locali - organizzati secondo la cosiddetta legge della difesa del suolo in Autorità di bacino - fanno pervenire al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Si calcola che la Pag. 48somma delle richieste di intervento nei PAI, cioè nei Piani per l'assetto idrogeologico, ammonti a 40 miliardi di euro. Ovviamente, i Governi non dispongono di questa cifra, però sappiamo che una parte di queste richieste sono realmente urgenti.
Quindi, condivido l'approccio e la richiesta dell'onorevole presidente della Commissione ambiente, secondo il quale occorre un serio programma. Sono d'accordo: occorre un serio programma e occorrono più risorse. Questa è la richiesta che ho avanzato al Governo. Occorrono risorse ordinarie inserite nella legge finanziaria a partire da quest'anno, che consentano davvero di mettere in campo un programma, inevitabilmente pluriennale, che parta dalle situazioni più ad alto rischio, e che riesca a coordinare anche meglio le risorse che, comunque, sono spese a livello regionale, attingendo anche ai fondi comunitari.
Spesso, purtroppo, queste spese e questi interventi non sono coordinati e occorre anche una vigilanza affinché tali risorse siano realmente spese per le finalità previste della legge. Il Governo è quindi fortemente impegnato su questo fronte, ho rappresentato questa esigenza al Governo che, ne sono certa, risponderà in maniera adeguata.

PRESIDENTE. L'onorevole Alessandri ha facoltà di replicare.

ANGELO ALESSANDRI. Signor Presidente, ringrazio il Ministro per le parole che ci confermano la necessità di mettere mano alla questione. La Commissione che presiedo ha disposto ormai da un anno - siamo prossimi alla conclusione, prevista per il 31 ottobre - un'indagine conoscitiva sul dissesto idrogeologico che ci consentirà di produrre un documento in grado di fornirci delle linee guida.
Riteniamo, però, che sia necessario fare un ragionamento serio e se non lo facessimo sarebbe come mettere la polvere sotto il tappeto e non potremmo avere un quadro completo della situazione del Paese. Ci sono alcune regioni che sono attrezzate, hanno predisposto un piano chiaro e sono già diversi anni che stanno intervenendo per fronteggiare il dissesto idrogeologico. Per farlo con serietà - qualcuno anche a seguito di eventi calamitosi, penso, ad esempio, alla Valtellina, che è all'avanguardia in questo senso - c'è una rete di Protezione civile, di pronto intervento e di interventi sulla messa in sicurezza dei territori più a rischio. Ci sono, invece, delle zone del nostro Paese, come il Meridione, che sono totalmente inattive. In questi giorni ho fatto un conto di quanto, fra Cassa per il Mezzogiorno, Fondi FAS e POR abbiamo dato al Meridione per questi obiettivi negli ultimi sessant'anni. Il risultato è una cifra spaventosa e il problema è che non è mai stata spesa realmente per mettere in sicurezza e per delocalizzare le aree a rischio.
Io credo che dovremmo predisporre una sorta di piano che vada a interagire con gli enti locali, ma che consenta anche di far sì che i finanziamenti vengano concessi in modo controllato. Non è più possibile spendere soldi che già sono pochi (in questo concordo con il Ministro): è necessario che tutti ci diamo da fare perché il Governo stanzi di più, visto anche cosa è successo a Messina, però bisogna anche fare in modo che in questo Paese si cominci finalmente a spendere bene i soldi. Io credo che ci siano enti locali virtuosi che vanno premiati, ed enti locali non virtuosi che qualcuno deve controllare anche dall'alto. A questo riguardo, il doppio piano va sicuramente attuato, almeno su alcune regioni del Paese (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).

(Iniziative per incrementare le risorse destinate alla difesa e alla tutela del territorio - n. 3-00697)

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di illustrare l'interrogazione Leoluca Orlando n. 3-00697 concernente iniziative per incrementare le risorse destinate alla difesa e alla tutela del territorio (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata), di cui è cofirmatario.

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IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro, la tragedia di Messina colpisce l'Italia, la Sicilia e il sud. Troppo spesso i drammatici effetti prodotti da eventi calamitosi sono frutto, come in questo caso è stato accertato, della dissennata gestione dei suoli e dei bacini idrografici e dall'assenza di una rigorosa politica di pianificazione.
Le risorse disponibili sono poche e questo Governo non ha certo brillato per migliorare la situazione, anzi, analizzando le risorse complessivamente assegnate al programma di conservazione del territorio e assetto idrogeologico e quindi, sostanzialmente, alla difesa del suolo, si vede come queste somme siano state ridotte drasticamente, passando dai 323 milioni di euro del Governo Prodi del 2007 agli attuali 272 e per l'anno prossimo ne sono previsti solo 110.
Questo stato di cose, collegato anche all'abusivismo che si è consentito di sanare, incentivandolo, porta a chiedere se si pensa di trovare delle soluzioni per risolvere una volta per tutte la questione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante e non posso che ribadire parte di quanto ho già detto all'onorevole Alessandri. Il Governo e il Ministero stanno studiando un intervento più efficace rispetto a quello degli anni passati sul problema del dissesto idrogeologico. Debbo, però, precisare al collega interrogante che non ci sono stati al momento dei tagli relativi ai fondi per la difesa del suolo. Posso confermare che, mediamente, sono stati spesi negli ultimi dieci anni 250 milioni di euro; forse nel 2006 o nel 2007 questi fondi sono stati ridotti di una trentina di milioni di euro. Il problema è che comunque queste somme, che anche quest'anno stanzieremo, sono assolutamente insufficienti e vengono polverizzate; ai comuni arrivano pochi spiccioli che non servono a realizzare gli interventi necessari e purtroppo, spesso accade che vengono distratti e vengono spesi per altre finalità.
Quindi quello che serve è capire che abbiamo davanti un'emergenza, che dobbiamo cominciare a fare seria prevenzione e, poiché sono circa 6.600 su un totale di 8.000 i comuni italiani che hanno un problema di dissesto idrogeologico, dobbiamo chiaramente predisporre un piano che stabilisca quali siano le priorità e cercare di intervenire con delle somme diverse rispetto a quelle che oggi compaiono nei bilanci, cercando anche di rendere l'intervento più di qualità attraverso controlli. Ciò affinché non si disperdano i fondi regionali previsti per la difesa del suolo perché i soldi del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, i soldi del Governo nazionale sono fondi aggiuntivi rispetto a quelli che poi devono spendere le regioni.
Credo che tutto questo ormai sia all'attenzione non solo del Governo, ma anche del Parlamento e che quindi la legge finanziaria sia l'occasione per programmare in modo ordinario quindi con una certezza nel tempo un intervento serio che finalmente ribalti la purtroppo cronica disattenzione da parte dei precedenti Governi, di tutti i Governi, rispetto ad un fenomeno che è gravissimo e di cui purtroppo parliamo soltanto in occasione di fatti gravi come quello di Messina che ha portato moltissime vittime.

PRESIDENTE. L'onorevole Messina ha facoltà di replicare.

IGNAZIO MESSINA. Signor Presidente, signor Ministro da siciliano devo dire che la sua risposta, oltre che interlocutoria, è francamente imbarazzante così come la relazione di questa mattina presentata dal sottosegretario Bertolaso.
Siamo vicini alla popolazione colpita, alle famiglie delle vittime e a chi, eroe come Simone Neri, sottufficiale della marina Pag. 50di 28 anni, ha perso la vita a Giampilieri per salvare otto persone e per il quale noi del gruppo Italia dei Valori chiediamo il conferimento della medaglia d'oro al valor civile.
Siamo vicini al sud e denunciamo pubblicamente chi ha offeso le vittime non proclamando il minuto di silenzio sui campi di calcio e il lutto nazionale come se i morti del sud fossero di una razza inferiore.
Denunciamo chi come il Governo regionale siciliano ha ritirato il piano casa dopo la tragedia di Messina - chissà cosa c'era dentro, cosa prevedeva - e consente che in Sicilia ci siano ancora 100 comuni su 400 privi dei piani regolatori generali, che certamente non è un buon record.
Denunziamo il Governo Berlusconi, che ha prima ha consentito gli abusi e poi fatto le sanatorie sui greti dei fiumi e nei luoghi dissestati e quegli amministratori - che non sono soltanto del sud, ma anche del nord e lo voglio ricordare al collega della Lega - che hanno imprudentemente tollerato che ciò accadesse.
Siamo stanchi del cordoglio del giorno dopo, signor Ministro, siamo stanchi delle tragedie già annunziate come questa che già nel 2007 era stata annunziata, ma il Governo di centrodestra nulla ha fatto.
No ad opere faraoniche: ancora il ministro Matteoli dice «no» al ponte.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

IGNAZIO MESSINA. Signor Ministro lei e il sottosegretario non siete all'opposizione, ma siete al Governo e dovete trovare la soluzione. Se c'è prevenzione da fare fatela subito o dimettetevi (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

(Intendimenti del Governo in merito ad interventi di recupero e di ricerca delle navi con carichi di rifiuti tossici affondate al largo delle coste calabresi - n. 3-00698)

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00698 concernente intendimenti del Governo in merito ad interventi di recupero e di ricerca delle navi con carichi di rifiuti tossici affondate al largo delle coste calabresi (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, alcune settimane fa la stampa nazionale ha dato grande enfasi al ritrovamento del relitto di una nave affondata nel Mar Tirreno calabrese.
Il ritrovamento di questa nave, realizzato grazie all'impegno della procura di Paola e dell'assessorato regionale all'ambiente, e gli accertamenti effettuati su alcune altre zone dove c'è una straordinaria incidenza di patologie tumorali sembrerebbero dare riscontro alle denunce che Legambiente ha presentato più volte, la prima tanti anni fa, in ordine all'affondamento doloso di addirittura una trentina di navi nel Mediterraneo contenenti rifiuti radioattivi o altamente inquinanti.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO OCCHIUTO. Da allora non c'è stata alcuna presa di posizione da parte del Governo e del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e con questa interrogazione vogliamo chiedere al Governo quali siano le ragioni di questo ritardo e cosa voglia fare in ordine a questo relitto, ma anche alle altre navi che potrebbero giacere nei fondali del Mediterraneo.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Stefania Prestigiacomo, ha facoltà di rispondere.

STEFANIA PRESTIGIACOMO, Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, ringrazio l'onorevole interrogante ma, purtroppo, devo smentirlo in ordine a ciò che il Governo sta già facendo in riferimento a questa vicenda. Pag. 51
La questione della nave - la cosiddetta nave dei veleni - si inserisce nell'azione più generale che il Governo porta avanti nel contrasto alla criminalità organizzata nel settore ambientale. Proprio questa mattina - ho il piacere di annunziarlo qui in Parlamento - ho sottoscritto, a nome del Governo, con la Direzione nazionale antimafia e con il procuratore Grasso, un Protocollo di intesa che rafforza la cooperazione e la collaborazione tra i carabinieri del NOE e il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e la Direzione nazionale antimafia, proprio per il contrasto nei confronti delle organizzazioni mafiose nel traffico illecito dei rifiuti.
Per questa ragione il Ministero ha seguito, sin dalle prime battute, la vicenda della nave dei veleni, mettendosi immediatamente a disposizione della procura di Paola, che prima seguiva l'inchiesta, e poi della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Non vi è mai stata, in alcun momento, sottovalutazione del problema né vi è stato mai alcun momento di tiepidezza nei confronti di una situazione che giustamente, per come è apparsa nei media, desta allarme sociale anche perché è stata molto amplificata rispetto a quello che ad oggi è dato sapere con certezza. Immediatamente dopo la scoperta del relitto al largo di Cetraro il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha istituito una task force con rappresentanti del Ministero, dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente, dell'ISPRA, del reparto marino della guardia costiera e partecipata anche da rappresentanti della Presidenza del Consiglio. La task force ha coordinato le attività in mare e in terra attraverso i mezzi della capitaneria di porto e dell'ISPRA. Il 17 settembre la task force si è recata direttamente in Calabria e con il procuratore di Paola si è concordata una comune strategia di intervento tanto che la procura, per quanto attiene agli accertamenti sulla terraferma, ha incaricato il Ministero di individuare le diverse fonti di inquinamento nelle quattro aree ricadenti nei comuni di Aiello Calabro e di Serra d'Aiello, di programmare ed effettuare interventi urgenti di messa in sicurezza e di fornire valutazioni di eventuali profili di danno ambientale.
Per quanto riguarda, invece, gli accertamenti a mare, è evidente che in questo caso la prima esigenza è, innanzitutto, quello di verificare qual è questa nave che si trova nei fondali e cosa contiene. A questo scopo, la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, che ha preso in mano l'inchiesta per la parte a mare, ci ha incaricato di fare queste verifiche e in questo momento sta partendo una nave da Cipro, una nave della SAIPEM società del gruppo ENI, che si è offerta gratuitamente di effettuare queste verifiche innanzitutto per capire se si tratta del mercantile Kunsky, nave utilizzata per il trasporto di rifiuti radioattivi dalla 'ndrangheta e affondata nel 1992. Subito dopo, se questa sarà la nave e se vi saranno i fusti, disporremo, così come ci ha chiesto la Direzione distrettuale antimafia, il recupero dei barili. Compiremo tale operazione, ovviamente, con la massima sicurezza. Stiamo già verificando quali sono le società, a livello nazionale o internazionale, in grado di assicurare che questo recupero sia fatto in sicurezza e poi, alla luce di quello che si accerterà, valuteremo cosa fare del relitto, vale a dire se convenga tirare su il relitto o metterlo in sicurezza nei fondali. Tuttavia, queste sono valutazioni di ordine tecnico che verranno successivamente.
Pertanto, il Governo è stato tempestivo e ha fatto tutto quello che si poteva fare. Certamente non possiamo inseguire notizie che arrivano da gruppi assicurativi inglesi che fanno presente di avere avuto notizie di affondamenti di circa 30 navi nel mare Mediterraneo né possiamo andare in giro a cercare navi nei fondali del Mediterraneo. È chiaro che se questa notizia si verificherà fondata - quella del Kunsky - allora valuteremo, anche in accordo con la procura, quale sarà il da farsi.

PRESIDENTE. L'onorevole Occhiuto ha facoltà di replicare.

Pag. 52

ROBERTO OCCHIUTO. Signor Presidente, ringrazio il Ministro, se non altro perché le sue sono le uniche parole del Governo, da qualche settimana, in ordine a questa vicenda. Le assicuro, signor Ministro, che le popolazioni coinvolte stanno vivendo queste settimane con un forte senso di abbandono da parte delle istituzioni, soprattutto da parte di quelle nazionali e dal Governo.
Infatti, la regione ha contribuito al rilevamento di questo relitto.
Quindi, non posso ritenermi soddisfatto della risposta del Ministro, anche perché mi pare manchi un vero e proprio piano, che invece sarebbe necessario, per caratterizzare la natura del contenuto dei fusti che sarebbero giacenti in mare nelle stive della nave e per individuare come rimuovere e come ritrovare soprattutto le altre navi.
Questa vicenda ha reso di colpo credibile un pentito che è sempre stato ritenuto non credibile, un pentito che ha dichiarato di aver direttamente partecipato all'affondamento di queste navi. Occorre, soprattutto, un piano per bonificare i siti dove questi rifiuti sono stati addirittura interrati.
Non posso credere, e concludo, che non ci sia sottovalutazione da parte del Governo quando il Ministro dice che questa vicenda è stata molto amplificata. Questa vicenda è una questione nazionale perché il mare è di competenza nazionale, perché vede coinvolti in qualche modo, secondo le indagini che più procure hanno svolto, i servizi segreti, perché richiama anche altre indagini su omicidi eccellenti come quello di Ilaria Alpi o del capitano De Grazia.
Inoltre i rifiuti, per quanto siano stati smaltiti con il colpevole contributo della 'ndrangheta - e questo dimostra che la mafia fa schifo dovunque, ma forse ancor di più in Calabria -, sono rifiuti che calabresi non sono.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

ROBERTO OCCHIUTO. Concludo chiedendo al Ministro di voler dire al Presidente del Consiglio che ci auguriamo su questa vicenda la stessa determinazione che il Governo ha avuto in ordine ad altre vicende come quella delle macerie dell'Abruzzo o dei rifiuti di Napoli.
Questi rifiuti smaltiti in mare o sotto terra in Calabria forse non sono così maleodoranti, forse non sono così esteticamente brutti, però le assicuro che sono più nocivi, perché sono i rifiuti sui quali sono stati costruiti, come a Crotone, degli asili e delle scuole. Sono rifiuti che uccidono, che forse non emanano cattivo odore, ma che meriterebbero un impegno più deciso, più convinto e più concreto da parte del Governo.

PRESIDENTE. Salutiamo e ringraziamo il Ministro Stefania Prestigiacomo che ha mostrato la sensibilità di venire di persona a rispondere alle interrogazioni e ci auguriamo che questo divenga un costume condiviso all'interno del Governo.

(Iniziative relative ad un'istruttoria nei confronti di una trasmissione televisiva della RAI e per favorire un corretto rapporto tra sistema istituzionale e politico e mondo dell'informazione - n. 3-00682)

PRESIDENTE. L'onorevole Gentiloni Silveri ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00682, concernente iniziative relative ad un'istruttoria nei confronti di una trasmissione televisiva della RAI e per favorire un corretto rapporto tra sistema istituzionale e politico e mondo dell'informazione (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, signor Ministro, domani credo che rischiamo un po' uno strappo nei rapporti tra la RAI, la televisione pubblica, e le istituzioni. Lei infatti, Ministro Scajola ha convocato i vertici RAI per chiedere loro, almeno così è parso in un primo momento, di intervenire nei confronti della trasmissione Annozero, come se avesse affrontato una materia di cui nella televisione pubblica italiana comunque non si deve parlare. Pag. 53
Questa sua decisione, Ministro Scajola, non ha precedenti nel senso che la norma a cui lei ha fatto riferimento nel contratto di servizio è in vigore ormai da una quindicina di anni e tutti i Ministri che si sono susseguiti (il sottoscritto, il Ministro Maccanico, il Ministro Gasparri, il Ministro Landolfi) non hanno mai neanche immaginato di convocare i vertici RAI per intervenire su un singolo programma.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

PAOLO GENTILONI SILVERI. Quindi le chiedo di rassicurare la Camera sulla natura dell'incontro di domani, sul fatto che non esiste alcuna istruttoria che trasforma il suo Ministero in una sorta di pubblico ministero, sul fatto che non ci sarà un'invasione di campo, come ha detto il presidente Zavoli, sulle competenze parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole interrogante, colleghi firmatari, secondo l'articolo 39 del contratto di servizio, il Ministero dello sviluppo economico cura la corretta attuazione del contratto stesso con facoltà «di disporre verifiche, ispezioni o richiedere in qualsiasi momento alla RAI informazioni, dati e documenti». Si tratta di un potere specifico e ben definito, che costituisce espressione delle peculiari responsabilità che l'ordinamento attribuisce al Governo. Se siano state in precedenza utilizzate o meno è un problema di altri.
In tale sistema, le funzioni del Ministero non confliggono con quelle della Commissione parlamentare di vigilanza e dell'Autorità delle comunicazioni, ma si coordinano con esse, nel perseguimento del comune obiettivo di garantire il puntuale rispetto da parte della concessionaria degli obblighi connessi all'esercizio del servizio pubblico. Preciso che l'acquisizione di informazioni può ben esplicarsi in attività correlate, come un incontro con i vertici della RAI, per un confronto sui profili sopra indicati, anche in vista del rinnovo contrattuale in scadenza.
Inoltre, l'articolo 39 attribuisce tale facoltà al Ministero, in qualità di parte contraente, anche per consentire l'effettuazione di eventuali segnalazioni alla Commissione parlamentare, nonché per lo svolgimento dell'azione di impulso nei confronti dell'Autorità finalizzata all'esercizio dei poteri sanzionatori attribuiti a quest'ultima. Le possibili inadempienze del contratto di servizio, che danno luogo all'esercizio del potere sanzionatorio dell'Autorità, si riferiscono agli obblighi previsti dallo stesso, con particolare riferimento ai principi in materia di informazione e al codice etico dell'azienda.

PRESIDENTE. Ministro Scajola, la prego di concludere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. La concessionaria pubblica è tenuta a garantire i principi di pluralismo, di correttezza, di trasparenza, di riservatezza, di indipendenza dell'informazione, nonché i diritti e la dignità della persona. La sua programmazione - stabilisce il contratto di servizio fra lo Stato e la concessionaria - deve essere rispettoso della identità valoriale ed ideale dell'Italia. Ricordo a tale riguardo che l'Autorità ha già diffidato la RAI dal reiterare l'accertato inadempimento degli obblighi del servizio pubblico.
Di fronte a tali fatti e provvedimenti il Governo non intende sottrarsi al proprio compito di assumere tutte le necessarie informazioni, anche per valutare l'opportunità di esercitare la facoltà di impulso.

PRESIDENTE. L'onorevole Gentiloni Silveri ha facoltà di replicare.

PAOLO GENTILONI SILVERI. Signor Presidente, debbo dire che lei, signor Ministro, non mi ha rassicurato, tutt'altro. Già le dichiarazioni con le quali dieci, quindici giorni fa lei aveva giustificato la Pag. 54convocazione dei vertici della RAI erano dal mio punto di vista molto allarmanti: un Ministro che, a proposto di una trasmissione televisiva, parla di «spazzatura, vergogna, infamia».

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Tu l'hai apprezzata?

ROBERTO GIACHETTI. Stai zitto!

RENATO CAMBURSANO. Lascia parlare gli altri!

PAOLO GENTILONI SILVERI. Questi sono termini che attengono al confronto tra le parti parlamentari non certo al ruolo di un Ministro a verifica del contratto di servizio. Nessuno discute, Ministro Scajola, della possibilità - e, anzi, in qualche caso del dovere - che ha il suo Ministero di incontrare la RAI per assicurarsi che il segnale RAI arrivi ai cittadini, per porsi il problema se un minimo di qualità sia assicurata dal servizio pubblico.
In questo caso si parla di altro: del fatto che lei si erge a giudice del pluralismo e della qualità di un singolo programma televisivo. Questo non è consentito dalle leggi italiane, che prevedono una competenza del Parlamento attraverso una Commissione bicamerale e dell'Autorità delle comunicazioni attraverso il suo potere sanzionatorio.
Lei, Ministro Scajola, e i signori del Governo, siete giocatori in tema di pluralismo, non siete gli arbitri, non siete i giudici della qualità delle trasmissioni televisive, siete dei partecipanti a queste trasmissioni. I giudici delle trasmissioni televisive restano il Parlamento e le Autorità indipendenti ed è molto preoccupante se, domani, questo incontro tra i vertici RAI e il Ministero dello sviluppo economico diventasse, invece che un normale rapporto tra due parti contraenti, un incontro dedicato alla qualità e al pluralismo di una singola trasmissione. Sarebbe un cambiamento grave nei rapporti istituzionali tra la politica italiana e la televisione pubblica. Mi auguro quindi che questo non accada (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).

(Problematiche relative alla gestione, al trattamento, allo stoccaggio e allo smaltimento dei rifiuti nucleari, anche alla luce della nuova strategia di politica energetica nazionale - n. 3-00683)

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00683, concernente problematiche relative alla gestione, al trattamento, allo stoccaggio e allo smaltimento dei rifiuti nucleari, anche alla luce della nuova strategia di politica energetica nazionale (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, signor Ministro, le recenti notizie di cronaca relative ad affondamenti di navi con presumibile carico di sostanze pericolose, tra cui rifiuti radioattivi, ripropongono all'attenzione pubblica inquietanti interrogativi in merito al corretto trattamento, stoccaggio e smaltimento dei rifiuti nucleari nel nostro Paese, sia per ciò che riguarda i rifiuti radioattivi quotidianamente prodotti perlopiù dall'attività ospedaliera, sia soprattutto per le scorie nucleari prodottesi nella stagione nucleare del nostro Paese, chiusa con il referendum del 1987 all'indomani del tragico incidente di Chernobyl.
È noto che l'Italia con la legge n. 133 del 2008 e con la legge n. 99 del 2009 ha riavviato un percorso di produzione di energia nucleare. In questa direzione chiediamo pertanto al Governo di spiegare perché, ad oggi, al di là di generiche previsioni future, non sia stata fornita all'opinione pubblica alcuna informazione sulla sorte delle scorie nucleari già prodotte e stoccate nel nostro Paese, sull'entità e la pericolosità di quelle che le nuove centrali nucleari che ci accingiamo a costruire produrranno e sui costi finali che ricadranno sui cittadini.

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PRESIDENTE. Il Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, ha facoltà di rispondere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Signor Presidente, onorevole Melchiorre, la delega contenuta nell'articolo 25 della «legge sviluppo» definisce principi e criteri direttivi per l'emanazione dei decreti legislativi che definiranno i dettagli relativi alle diverse fasi del programma nucleare italiano, ivi inclusi quelli relativi allo stoccaggio e al deposito dei rifiuti radioattivi. È quindi evidente, onorevole Melchiorre, come un'informazione completa e dettagliata su questi temi potrà essere fornita ai cittadini solo dopo l'emanazione dei decreti, secondo le procedure previste dai principi della delega stessa.
La legge affida anche all'Agenzia per la sicurezza nucleare il compito di informare il pubblico con trasparenza circa gli effetti sulla popolazione e sull'ambiente delle radiazioni ionizzanti. Posso comunque fornire ai colleghi interroganti alcuni dati aggiornati.
Secondo l'ISPRA i rifiuti radioattivi presenti sui siti italiani ammontano a circa 28 mila metri cubi, di cui 8 mila di origine elettrica, 14 mila provenienti dalla ricerca, e 6 mila di origine medica ed industriale. A questi si aggiungeranno i rifiuti provenienti dallo smantellamento delle vecchie centrali nucleari esistenti, compreso il materiale edile dello smantellamento, che sono stimabili in circa 90 mila metri cubi, nonché i rifiuti condizionati che rientreranno in Italia dall'Inghilterra e dalla Francia, che sono stimati in circa 64 metri cubi di rifiuti vetrificati.
I nuovi rifiuti di origine non energetica sono stimati in circa 500 metri cubi all'anno, di cui 300 saranno smaltiti come rifiuti convenzionali dopo alcuni mesi di stoccaggio. Allo stato la stima di SOGIN degli oneri complessivi di sistemazione dei rifiuti esistenti è di 5,2 miliardi di euro in venti anni.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

CLAUDIO SCAJOLA, Ministro dello sviluppo economico. Concludo, Presidente. Le centrali di nuova generazione produrranno un quantitativo di rifiuti inferiore rispetto alle tecnologie del passato, circa il 40 per cento in meno; le attuali, invece, i vecchi PWR, producono circa 80 metri cubi di rifiuti a bassa e media attività ogni 1.000 MW.
L'obiettivo per le centrali di nuova generazione, quelle che installeremo in Italia, è di produrre meno di 50 metri cubi di rifiuto a bassa e media attività per ogni anno di esercizio. Annualmente un reattore di nuova generazione produce circa 3 metri cubi di residui vetrificati ad alta attività: come vedete, si tratta di volumi molto limitati e assolutamente gestibili.

PRESIDENTE. L'onorevole Melchiorre ha facoltà di replicare.

DANIELA MELCHIORRE. Signor Presidente, sottolineo come il Ministro abbia tralasciato dei dati che non sono sicuramente di poco conto nel senso che o il Governo non capisce la gravità del problema o fa finta di non capire, soprattutto perché questa ci sembra l'ennesima fiction di questo Governo. Si è tralasciato un dato fondamentale, cioè quanto tempo occorre perché questi rifiuti siano smaltiti. Credo che questo sia un dato che l'opinione pubblica deve conoscere se pensiamo che i rifiuti derivanti dall'attività ospedaliera impiegano dalle sette ore ai nove giorni per perdere metà della carica di radioattività, mentre quelli di natura nucleare impiegano circa tre secoli per i prodotti di fissione e quattro miliardi e mezzo di anni per l'uranio. Ora, se pensiamo che la storia del genere umano è di circa seimila anni, questo dovrebbe spaventarci anche in ordine alla scelta di lasciare, delegare a futuri dettagli quello che voi avete sbandierato ed annunciato anche a seguito del recente incontro con il Presidente Obama.
C'è da dire, inoltre, visto e considerato che lei, Ministro, ha parlato di rifiuti di ultima generazione, che ancora siamo a livello di ricerca, ed è così in tutto il mondo, dalla Francia agli Stati Uniti, per Pag. 56cui noi dobbiamo ragionare sull'attuale, ossia sul peccato originale che l'Italia sconta, cioè quello di non aver provveduto ad uno stoccaggio in sicurezza delle scorie prodotte dalle vecchie centrali nucleari a cui lei non è stato in grado di dare una risposta. Andatelo a dire pure agli abitanti di Saluggia, di Trino, di Latina, di Garigliano che aspettano da decenni una soluzione e, soprattutto, se non si fa chiarezza, si genera ulteriore paura in chi è costretto a vivere vicino a queste località.

PRESIDENTE. La prego di concludere.

DANIELA MELCHIORRE. Senza contare un altro punto molto interessante, cioè il superamento della decisione da parte del Governo che anche qui è carente. Lei stesso, Ministro, in una intervista di alcuni mesi fa ha detto che comunque costruire una centrale nucleare è come costruire un albergo: saranno le aziende a decidere dove posizionarle. Ebbene, noi riteniamo che questo sia innanzitutto uno scarico di responsabilità e che, in secondo luogo, così si scavalcano le regioni; lei sa benissimo, infatti, che varie regioni hanno fatto ricorso alla Corte costituzionale proprio per il superamento delle loro competenze in materia territoriale sul punto. In terzo ordine, considerato il rischio che effettivamente comportano le centrali nucleari, e soprattutto il fatto che non si è stati chiari sul modo e sul luogo di smaltimento delle scorie, che è un problema di grande serietà, riteniamo che non si possa delegare alle aziende una responsabilità che ricade proprio sul Governo.
Le ricordo, a proposito degli Stati Uniti, la chiusura del gigantesco deposito di Yucca Mountain che, negli stessi Stati Uniti, è stato giudicato non sufficientemente sicuro (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Liberal Democratici-MAIE e Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro, Claudio Scajola, per la sensibilità dimostrata nel venire a rispondere di persona alle interrogazioni a risposta immediata. Ci auguriamo che ciò divenga un costume permanente del presente Governo.

(Iniziative di competenza nei confronti dei dirigenti degli istituti scolastici nei quali non è stato osservato un minuto di silenzio in occasione dei funerali dei sei militari italiani recentemente uccisi in Afghanistan - n. 3-00680)

PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00680, concernente iniziative di competenza nei confronti dei dirigenti degli istituti scolastici nei quali non è stato osservato un minuto di silenzio in occasione dei funerali dei sei militari italiani recentemente uccisi in Afghanistan (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata).

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, ricordo che il 17 settembre sono stati uccisi a Kabul sei soldati italiani nella missione di pace decisa dall'ONU con la risoluzione n. 1386. In occasione delle esequie solenni il Governo ha proclamato un giorno di lutto nazionale e ha invitato le scuole ad osservare un minuto di silenzio.
Si intende denunciare che in un numero limitato di istituti questa indicazione è stata boicottata e alcuni dirigenti scolastici hanno rivendicato l'azione di disobbedienza a mezzo stampa.
Rammento che il Capo dello Stato ha sottolineato che non è retorica rendere omaggio solenne ai militari caduti e che ai dirigenti sono affidati compiti organizzativi sull'attività scolastica secondo criteri di efficacia formativa.
È evidente la strumentalizzazione politica e l'intento di indottrinamento dei protagonisti di questo episodio e si chiede, Ministro Gelmini, se non ritenga opportuno emettere provvedimenti disciplinari verso i responsabili del boicottaggio a difesa della memoria dei nostri caduti e a tutela del diritto delle famiglie italiane.

PRESIDENTE. Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, ha facoltà di rispondere.

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MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei innanzitutto sottolineare, come peraltro evidenziato dagli onorevoli interroganti, la grande prova di unità e di solidarietà che il Paese tutto ha dimostrato partecipando con commozione al dolore delle famiglie in occasione delle esequie dei sei militari italiani recentemente caduti a Kabul in missione di pace.
Subito dopo l'accaduto, con una circolare, il Ministero dell'istruzione ha invitato doverosamente i dirigenti scolastici a promuovere nelle scuole occasioni di riflessione e di solidale partecipazione alla commemorazione dei sei soldati italiani, osservando un minuto di silenzio, previsto per le ore 12 di lunedì 21 settembre in concomitanza con i funerali di Stato.
In quella occasione le scuole sono state anche invitate ad issare a mezz'asta le bandiere in segno di lutto, come era doveroso che fosse.
Credo che sia peraltro indispensabile sottolineare che i contenuti della circolare erano fondati, oltre che su fondamentali ed irrinunciabili principi, anche su precise norme, quali la legge n. 36 del 1987 sulle esequie di Stato.
Nella stragrande maggioranza degli istituti scolastici italiani la circolare ha trovato puntuale applicazione, trasformando quella occasione di lutto anche in un'opportunità di approfondimento e di formazione per gli studenti.
Per quanto riguarda, invece, i pochissimi ma disdicevoli casi segnalati dai media, il Ministero sta svolgendo gli opportuni accertamenti per valutare quali provvedimenti assumere ai sensi delle vigenti disposizioni nei confronti di pochissimi dirigenti scolastici che non hanno dato seguito all'invito loro rivolto.
In merito a quanto riportato il 22 settembre dalla stampa relativamente alle tre scuole elementari di Roma, tra cui quella citata nell'interrogazione, dove, secondo le stesse fonti, non è stata data attuazione all'invito, il competente direttore scolastico regionale ha riferito che già il 22 settembre aveva maturato la decisione di convocare i dirigenti scolastici per acquisire direttamente elementi di conoscenza su quanto accaduto.
Tuttavia, per non alterare il clima di solidarietà creatosi in tutto il Paese intorno ai funerali di Stato, quell'incontro si è svolto il 28 settembre. In quella data il direttore scolastico regionale ha sentito i dirigenti interessati, che hanno fornito elementi diretti su quanto riportato dalla stampa, e li ha invitati a formalizzare, entro brevissimo termine, quello che hanno riferito durante il colloquio.
Il direttore generale regionale attende, dunque, le comunicazioni formali dei dirigenti per valutare in via definitiva i provvedimenti da eseguire nei loro confronti. È certo che un fatto così grave e diseducativo non possa rimanere impunito (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. L'onorevole Rampelli ha facoltà di replicare.

FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, signor Ministro, la ringrazio intanto per la sensibilità manifestata, perché non v'è stato bisogno di un'interrogazione da parte nostra per sollecitarla. So che, fin dalle prime ore immediatamente dopo le esequie di Stato, il Ministero si è attivato, e questo è già un segno che va apprezzato e va sottolineato: significa che lo Stato c'è, è presente e non si lascia sfuggire, potremmo dire, nulla.
Sono convinto, però, che le scuole italiane vadano comunque tenute sotto osservazione. Noi siamo per il dialogo, per l'apertura, per l'inclusione, certamente non per lo scontro; però, è anche vero che in talune circostanze alcuni dirigenti scolastici interpretano il servizio pubblico come un fatto quasi privato.
Le famiglie italiane hanno il diritto di mandare i propri bambini a scuola, nel rispetto dei doveri di neutralità e di garanzia, che comunque sono propri dello Stato, dell'amministrazione pubblica in quanto tale.
Vorrei rammentare che non soltanto in occasione di questa circostanza luttuosa, Pag. 58ma anche in altri casi vi sono state delle disattenzioni da parte dei dirigenti scolastici, chiamiamole così; per esempio, in ordine all'applicazione del decreto del 1994 sull'equa distribuzione, cioè sulla presenza dei bambini stranieri e dei bambini italiani in egual numero per evitare discriminazioni e situazioni di ghettizzazione, o addirittura di scarsa possibilità di apprendimento. Tali raccomandazioni sono state riprese da diversi Ministri, dai Ministri del centrosinistra come Fioroni, da Ministri del centrodestra come la Moratti e in ultimo dal Ministro Gelmini, per l'appunto.

PRESIDENTE. La invito a concludere.

FABIO RAMPELLI. Pur in presenza di circolari, l'interpretazione, ripeto, è stata del tutto arbitraria, anzi in talune circostanze non le è stato dato affatto corso, creando delle disparità evidenti.
Non è quindi soltanto l'episodio del 17 settembre, e poi quello delle successive esequie di Stato, ma è un andamento generale che va tenuto evidentemente sotto controllo, perché penso che sia necessario affermare che esiste una scuola pubblica, che questa scuola pubblica è al servizio dei cittadini, e che non si può trasformare una scuola o un istituto in una cellula del partito comunista (Applausi dei deputati dei gruppi Popolo della Libertà e Lega Nord Padania).

PRESIDENTE. Ringraziamo il Ministro Gelmini per la sensibilità dimostrata venendo a rispondere di persona alle interrogazioni, e ripetiamo l'auspicio che ciò divenga per questo Governo un'abitudine costante.
È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16 con il seguito dell'esame del provvedimento sull'istituzione del Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza.

La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,15.

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Albonetti, Alessandri, Bongiorno, Brancher, Brugger, Carfagna, Casero, Cicchitto, Cirielli, Colucci, Cota, Craxi, Donadi, Duilio, Gregorio Fontana, Gibelli, Giro, Martini, Mazzocchi, Melchiorre, Menia, Milanato, Mura, Leoluca Orlando, Soro, Urso, Valducci e Vito sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati in missione sono complessivamente settantadue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Si riprende la discussione (ore 16,16).

PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta si è da ultimo concluso lo svolgimento degli interventi sul complesso degli emendamenti riferiti all'articolo 2.
Avverto che la Commissione bilancio, modificando il suo precedente orientamento, ha espresso parere favorevole sull'emendamento 7.300 delle Commissioni, a condizione che sia soppresso il comma 2 dell'articolo 7.
Nel medesimo parere la Commissione bilancio ha espresso nulla osta sul subemendamento Giachetti 0.5.301.1 con una condizione volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Si intendono pertanto revocati i precedenti pareri resi dalla Commissione bilancio sull'emendamento 7.300 delle Commissioni e sul subemendamento Giachetti 0.5.301.1.
Avverto che le Commissioni hanno presentato il subemendamento 0.5.301.300, che è in distribuzione.
Avverto, inoltre, che il subemendamento Capitanio Santolini 0.5.301.12 è stato ritirato.

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DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

DONATO BRUNO, Presidente della I Commissione. Signor Presidente, noi ci siamo riuniti ancora, per l'ennesima volta, alle ore 15,45 al fine di approvare un emendamento che potesse comunque trovare un riscontro positivo presso la Commissione bilancio.
Abbiamo dovuto interrompere i lavori del Comitato dei diciotto in quanto il tempo tra il momento in cui si doveva esprimere la Commissione bilancio e l'inizio dei lavori dell'Assemblea era ormai di due minuti.
A questo punto, interpretando anche il pensiero della stragrande maggioranza dei colleghi dell'opposizione (ma ho registrato una tendenza favorevole anche da parte dei colleghi della maggioranza), al fine di dare a questo provvedimento compiutezza e farlo anche con un momento di serenità (è impossibile, infatti, che possiamo riunirci quattro o cinque volte in una sola giornata, rischiando così di svolgere un cattivo lavoro, ed è quello che tutti vorremmo evitare, almeno per quanto riguarda la Commissione che rappresento interpretando anche il pensiero del presidente della XII Commissione, l'onorevole Palumbo), se il Governo fosse d'accordo chiederei di riportare l'esame del provvedimento presso le Commissioni (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico, Unione di Centro e Italia dei Valori).
In tal modo si potrà attendere il parere della Commissione bilancio con più oculatezza, come ho detto questa mattina, e dare a noi la possibilità di dedicare quanto meno un'intera giornata al fine di valutare la portata dell'intero testo, di modo che l'Assemblea possa pronunziarsi con più serenità su un testo condiviso. Allo stato la situazione è infatti molto frastagliata.

PRESIDENTE. Il rappresentante del Governo concorda con questa proposta?

MARIA ROSARIA CARFAGNA, Ministro per le pari opportunità. Signor Presidente, concordo con la proposta formulata auspicando che davvero si possa trovare un clima di collaborazione tra maggioranza e opposizione.
Credo che sia il Governo, sia la maggioranza, abbiano dimostrato di avere un unico interesse, quello di riuscire a fornire all'infanzia e all'adolescenza italiana un ulteriore strumento di tutela dei loro diritti. Mi auguro che anche questo sia l'interesse dell'opposizione. Il Governo l'ha dimostrato, facendo numerosi passi indietro, e tendendo anche diverse volte la mano verso le richieste dell'opposizione. Mi auguro, davvero, che l'opposizione continui i lavori con spirito collaborativo, non avanzando richieste che a volte possono sembrare lievemente pretestuose.

FEDERICO PALOMBA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FEDERICO PALOMBA. Signor Presidente, noi dell'Italia dei Valori apprezziamo la proposta avanzata dal presidente Donato Bruno. L'apprezziamo come espressione e come assunzione di responsabilità rispetto ad un testo che, così come era arrivato in Aula, era espressione esclusivamente del modo di pensare del Governo. Abbiamo contestato il fatto che dinanzi a dieci proposte di legge diverse, il Governo avesse inteso imporre il proprio testo. Non ci è sembrata una cosa giusta. In quella sede il Governo non ha chiesto il parere e la collaborazione delle opposizioni. Vorrei ricordare che l'Italia dei Valori è stata la forza politica che ha parlato di Autorità garante, e non di un semplice Garante passacarte.
Con spirito di collaborazione, siccome vogliamo un testo serio, e un'Autorità effettivamente garante dei diritti dei minori (i minori non hanno la possibilità di azionare i propri diritti, non votano, non hanno capacità di agire, hanno tutt'al più, ad una certa età, la possibilità di mugugno), siamo disponibili ad una collaborazione, ma nel pieno rispetto della volontà espressa ieri dall'Aula, ovvero nel senso di Pag. 60dare una concreta attuazione ed articolazione all'Autorità garante con tutto ciò che questo comporta in termini di poteri, di risorse finanziarie, di autonomia organizzativa, di indipendenza di giudizio e di valutazione.
L'Italia dei Valori sta all'interno della battaglia che ha condotto, all'interno della sua volontà di realizzare un organismo che sia effettivamente garante e, perciò, non possiamo che apprezzare il senso di responsabilità espresso dal presidente Bruno attraverso la proposta di rinvio in Commissione. D'altra parte, questa scelta è ciò che io stesso avevo chiesto ieri e questa mattina, dunque siamo pienamente d'accordo (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).

PRESIDENTE. Colgo l'occasione per precisare ciò di cui stiamo parlando: non si tratta di una sospensione dei lavori per un rinvio nelle Commissioni; si tratta di un rinvio nelle Commissioni che implica che si passi al punto successivo dell'ordine del giorno e che questo provvedimento verrà reintrodotto nell'ordine del giorno attraverso i canali ordinari.

MARIO TASSONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO TASSONE. Signor Presidente, l'UDC valuta positivamente la proposta del presidente della I Commissione, Donato Bruno, in quanto è ciò che avevamo richiesto anche noi con forza questa mattina attraverso il presidente Vietti e gli altri colleghi che sono intervenuti. Abbiamo chiesto questo rinvio nelle Commissioni, come lei lo ha esplicitato, proprio per fare chiarezza su questo provvedimento.
La votazione di ieri sera e le affermazioni rese anche in questa giornata rischiano di definire un testo, una figura che non è né garante né autorità. Tale istituto rischia di essere un qualcosa di ibrido, senza andare in funzione dei diritti dell'infanzia, del mondo dell'infanzia e delle organizzazioni che attendono questo provvedimento.
Pertanto, ringrazio il Ministro Carfagna, ma devo dirle con molta chiarezza - signor Ministro - che il gruppo Unione di Centro si è posto in termini costruttivi. Sappiamo qual è l'importanza del tema e soprattutto dell'articolato; per questo motivo vogliamo qualcosa di serio e non di improduttivo, di equivoco e di confusionario. Perciò, la ringraziamo anche per il suo invito e - oso dire - per la lezioncina che ci ha fatto; non ne abbiamo bisogno perché siamo consapevoli, per cultura, per tradizione e per convincimento, del nostro impegno nei confronti della famiglia e soprattutto dell'adolescenza e dell'infanzia. Vi è un altro dato che non sfugge a nessuno. Il presidente Donato Bruno, che ha ovviamente un grande acume e soprattutto una grande capacità di cogliere le cose, ha capito che bisogna sottrarre questa materia dal pendolarismo verso la Commissione Bilancio.
La Commissione Bilancio, che non trova ovviamente soldi per la copertura (quindi non li trova il Governo), sta determinando un qualcosa di difficile da capire. Non è un fatto tecnico - e lo ha capito il presidente Bruno - bensì un fatto politico, perché dalla mancanza di copertura, dalla insufficienza di fondi e di risorse non viene fuori un organismo autonomo ed indipendente. Quindi, non è un problema ininfluente, non è un problema tecnico, non si tratta di trovare qualche soldo in più o qualche soldo in meno. Ovviamente dall'insufficienza della copertura finanziaria si avverte chiaramente che non c'è la volontà di fare del garante un'istituzione, un istituto indipendente e autonomo, ma vi è il tentativo ovviamente di trovare degli escamotage e soprattutto delle «pezze a colore» che non sono utili ai fini di una strategia e soprattutto di una grande capacità di intervento da attribuire al garante stesso.
L'ultima chicca - ho finito signor Presidente - è questo subemendamento all'emendamento 5.301 della Commissione. Noi abbiamo continuamente affermato in sede di discussione sulle linee generali (poi lo hanno ribadito i colleghi Vietti e Capitanio Santolini) che occorreva attribuire Pag. 61indipendenza ed autonomia al garante, evitando una distribuzione di competenze tra il Ministero del lavoro, quello della famiglia, quello delle pari opportunità e quello della gioventù.
Diamo autonomia a questo Ministero. Oggi invece abbiamo questa proposta che non fa altro che rafforzare l'emendamento 5.301 della Commissione. Infatti noi avevamo proposto di eliminare le competenze degli altri Ministeri, e invece «no»: si estendono e si dice che resta salvo l'attuale assetto istituzionale delle competenze. Questo perché avevano dimenticato l'incarico del sottosegretario Giovanardi, avevano dimenticato altri tipi di incarichi diffusi sul territorio. Questo è veramente un fatto negativo, profondamente negativo, perciò - onorevole Ministro - avrebbe potuto evitarsi l'invito e la sollecitazione, perché la battaglia che stiamo facendo è per dare dignità e decoro all'impegno a favore dell'infanzia, non certamente per dare fiato agli escamotage e agli organigrammi già definiti all'interno del Ministero delle pari opportunità (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro e Partito Democratico).

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, sarebbe difficile da parte del gruppo del Partito Democratico e credo anche da parte degli altri gruppi di opposizione, come già è stato detto, dichiararsi contrari alla ragionevole proposta del presidente Bruno.
D'altronde è dalla ripresa dei lavori questa mattina, che, con una certa insistenza, abbiamo dapprima chiesto il rinvio alle Commissioni, adducendo proprio le medesime ragioni che, sei ore dopo, il presidente della Commissione giustamente adduce, perché va garantito al provvedimento, oltre che equilibrio e consistenza normativa, anche ciò che non era contenuto nella proposta originaria cioè le risorse per far funzionare il Garante nazionale per l'infanzia e l'adolescenza.
Ed è solo grazie al fatto che ieri è stato approvato un emendamento sostenuto da tutti i gruppi dell'opposizione che noi oggi possiamo prendere atto della disponibilità del Governo e della maggioranza a fare in modo che vengano reperite all'interno del bilancio le risorse che non erano previste e vengano appostate in modo tale che la legge non sia semplicemente una legge-manifesto ma sia una legge utile a garantire i diritti dei minori, dell'infanzia e dell'adolescenza nel nostro Paese.
Questo, signor Presidente, è dovuto al fatto che ieri abbiamo modificato l'idea di fare del Garante semplicemente un ufficio come dépendance della Presidenza del Consiglio, trasformandolo in una vera autorità indipendente che opera nel nostro Paese in collaborazione con tutte le istituzioni del nostro Paese che si occupano della materia. Ora, signor Presidente, è chiaro che la maggioranza oggi si è dapprima opposta al rinvio e poi ha tentato di opporsi ad una ragionevole richiesta dell'opposizione, formulata dal collega Giachetti, che chiedeva anzitutto la sospensione dei lavori per consentire alla Commissione Bilancio e alle Commissioni di merito di trovare la collaborazione necessaria tra maggioranza e opposizione che da parte di quest'ultima non è mai venuta meno.
Se non vi è stata collaborazione, signor Presidente, è perché, con tutta probabilità, da parte del Governo non vi era alcuna intenzione di fare, forse il Ministro parla di passi indietro, ma io dico dei passi avanti: infatti, a noi serve che il Governo abbia fatto nelle ore precedenti (se li ha fatti) ma soprattutto, se rinviamo nelle Commissioni, faccia passi avanti in modo tale che lo spirito di collaborazione, di concordia e di serenità che, per la prima volta in queste ore vedo richiamato dal Governo e dalla maggioranza, possa portare ad un provvedimento che abbia una sua propria forza, caratterizzazione e importanza.
Infatti, signor Presidente, quanto oggi sta accadendo in quest'Aula dà torto a tutti coloro che pensano che la discussione in Parlamento, soprattutto se sostenuta Pag. 62dall'opposizione, sia inutile, non serva a niente, partendo dal presupposto che l'opposizione ha sempre torto ed è sempre contro qualcosa. In questo caso, invece, abbiamo trasformato proposte dell'opposizione in norma e spero che, da questo punto di vista, si tenga conto che è possibile uno spirito di collaborazione non soltanto oggi su questo provvedimento ma anche in futuro su tanti altri provvedimenti, evitando magari la decretazione o evitando di chiedere sempre deleghe al Governo. In tal modo, le iniziative parlamentari, volte a definire norme proprie da consegnare alla Repubblica e ai cittadini italiani, possono trovare sede propria nel Parlamento ed in questo modo il passaggio parlamentare può non essere concepito come mera ricerca di una maggioranza attraverso voti di fiducia, imposizioni e negazione di diritti che non appartengono soltanto all'opposizione ma a tutto il Parlamento, compresi i colleghi della maggioranza che hanno il diritto di contribuire a formare le leggi di questo Paese (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

PRESIDENTE. Non essendovi altri interventi, se non vi sono obiezioni, il provvedimento è rinviato alle Commissioni.

Rinvio del seguito della discussione delle mozioni Lolli ed altri n. 1-00244, Mantini ed altri n. 1-00247, Pelino, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00249 e Di Stanislao ed altri n. 1-00250 concernenti misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo (ore 16,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione delle mozioni Lolli ed altri n. 1-00244, Mantini ed altri n. 1-00247, Pelino, Alessandri, Iannaccone ed altri n. 1-00249 e Di Stanislao ed altri n. 1-00250 concernenti misure a favore delle popolazioni colpite dal sisma in Abruzzo.

SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, avendo già rinviato il provvedimento che stavamo esaminando, ora passiamo alle mozioni. Su tali mozioni si è già svolta la discussione generale ed esse vertono sul tema noto del terremoto in Abruzzo, su cui si è registrata una collaborazione importante tra enti locali, Protezione civile e Governo; riguardano tematiche sostanzialmente identiche, seppur da diversi punti di vista.
Ritengo che, anche con l'auspicio che il Governo riesca a formulare una valutazione il più possibile positiva in ordine al contenuto, agli indirizzi e alle indicazioni puntuali che alcune di queste mozioni contengono, e anche in vista dell'ipotesi della realizzazione di una maggiore convergenza possibile sui contenuti di un tema, quello della ricostruzione in Abruzzo, che dovrebbe vedere il più possibile la convergenza e la collaborazione di maggioranza e opposizione, sarebbe utile da parte del Governo un approfondimento ulteriore dei testi delle mozioni, proprio con l'auspicio della realizzazione di una convergenza più ampia. Quindi, propongo alla Presidenza la possibilità di rinviare l'esame di queste mozioni alla settimana successiva.

PRESIDENTE. L'onorevole Baldelli propone, se ho ben capito, di rinviare il seguito della discussione di queste mozioni, e quindi sostanzialmente di chiudere la seduta. Su questa proposta c'è qualcuno che intende esprimersi?

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, forse sarebbe utile sapere anche quale sia l'opinione del Governo, poi ovviamente noi ci esprimeremo.

PRESIDENTE. Sulle mozioni parlamentari il Governo non è tenuto, però, certo, è utile sapere il suo parere. Cosa dice il Governo?

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LUIGI CASERO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, sentita la proposta dell'onorevole Baldelli, più tempo permetterebbe al Governo di valutare meglio le proposte presentate, e sempre dalle parole dell'onorevole Baldelli mi sembra di capire che vi possa essere anche la possibilità di arrivare a mozioni condivise da una maggioranza un po' più ampia. In questo caso, il Governo concorda con quanto richiesto dall'onorevole Baldelli: sicuramente più tempo permetterebbe di valutare meglio e capire se è possibile correggere in parte queste mozioni, per trovare una maggiore condivisione.

PRESIDENTE. Quindi, il Governo sostanzialmente condivide l'ipotesi di rinviare il seguito della discussione di queste mozioni, per arrivare ad esprimere maggiore concordia nazionale su un tema così importante come la ricostruzione dell'Abruzzo.

ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, anche alla luce di quanto detto dal Governo e delle considerazioni che sono alla base delle motivazioni della richiesta di rinvio dell'onorevole Baldelli e che sono state accolte dal Governo, trattandosi di un tema così particolare e delicato come quello delle iniziative nei confronti e a favore delle popolazioni terremotate, il nostro interesse - come è stato sempre in quest'Aula - è quello di fare in modo che sia possibile su questo raggiungere il massimo di adesione.
Faccio presente - ma lo dico solo in fase istruttoria al Governo - che nella nostra mozione vi è tutta una serie di punti che riprendono documenti già approvati dalla Camera e accolti dal Governo durante le varie occasioni nelle quali ci si è occupati delle questioni relative al terremoto in Abruzzo. Quindi l'auspicio è che, fatta una disamina anche dei punti all'interno di queste mozioni, effettivamente questo non possa che essere tempo guadagnato, signor Presidente, se noi riusciamo ad arrivare ad un voto, martedì, che venga incontro alle esigenze di avere il massimo di adesione sui documenti che ci troveremo a votare. Quindi, siamo favorevoli con queste motivazioni al rinvio alla settimana prossima.

AUGUSTO DI STANISLAO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

AUGUSTO DI STANISLAO. Signor Presidente, colleghi, credo che le parole pronunciate dal sottosegretario debbano essere intese nel senso della disponibilità e dell'approfondimento. Auspichiamo che ciò ci porti a definire non un quadro di sterile ed asfittico rapporto tra opposizione e maggioranza, ma che ci dia il tempo necessario per approfondire un dialogo competitivo, affinché si diano risposte di carattere generale a popolazioni che aspettano concretamente di essere aiutate e si risolva finalmente il problema.

PRESIDENTE. Onorevole Di Stanislao, devo intendere che il suo gruppo è favorevole?

AUGUSTO DI STANISLAO. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Prendo, dunque, atto che anche il gruppo dell'Italia dei Valori è favorevole.

PIERLUIGI MANTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il gruppo dell'Unione di Centro registra la richiesta avanzata dalla maggioranza ed anche dal Governo e non si oppone.
Abbiamo iniziato a discutere le mozioni in oggetto in modo piuttosto approfondito Pag. 64nella giornata di lunedì. Certamente, facciamo nostro l'auspicio - lo abbiamo già dichiarato sin dall'inizio - che si giunga a mozioni convergenti, perché sull'Abruzzo non dovrebbero esservi divisioni.
Resta il fatto che è abbastanza sconcertante sia che il Governo non sia ancora pronto a dare una risposta su temi così vissuti, sia che, di mercoledì, si giunga a chiudere la seduta per mancanza di materia legislativa. Questo secondo dato ci lascia un forte rammarico.

LUCIANO DUSSIN. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO DUSSIN. Signor Presidente, anche il gruppo della Lega Nord è favorevole alla proposta di rinvio per le motivazioni che abbiamo ascoltato e che condividiamo.

PRESIDENTE. Prendo atto che vi è il consenso di tutti gruppi e, pertanto, il seguito dell'esame delle mozioni all'ordine del giorno si intende rinviato alla prossima settimana.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Giovedì 8 ottobre 2009, alle 9,30:

Svolgimento di interpellanze urgenti.

La seduta termina alle 16,45.

VOTAZIONI QUALIFICATE
EFFETTUATE MEDIANTE PROCEDIMENTO ELETTRONICO

INDICE ELENCO N. 1 DI 1 (VOTAZIONI DAL N. 1 AL N. 2)
Votazione O G G E T T O Risultato Esito
Num Tipo Pres Vot Ast Magg Fav Contr Miss
1 Nom. Ddl 2008-A- ed abb. - em. 1.4 512 512 257 251 261 49 Resp.
2 Nom. articolo 1 522 522 262 522 46 Appr.

F = Voto favorevole (in votazione palese). - C = Voto contrario (in votazione palese). - V = Partecipazione al voto (in votazione segreta). - A = Astensione. - M= Deputato in missione. - T = Presidente di turno. - P = Partecipazione a votazione in cui è mancato il numero legale. - X = Non in carica.
Le votazioni annullate sono riportate senza alcun simbolo. Ogni singolo elenco contiene fino a 13 votazioni. Agli elenchi è premesso un indice che riporta il numero, il tipo, l'oggetto, il risultato e l'esito di ogni singola votazione.