Doc. XXII, n. 19




RELAZIONE

Onorevoli Colleghi! - Nonostante avessimo tutti ancora negli occhi le drammatiche immagini della tragedia davanti le coste di Lampedusa, hanno creato profondo sconcerto e polemiche le riprese diffuse con un telefono cellulare dagli stessi migranti e pubblicate in un servizio del telegiornale di RAI2 che li mostra nudi, in fila, mentre sono sottoposti alla disinfestazione contro la scabbia: eritrei, siriani, ghanesi, nigeriani, kurdi e, sembra, anche alcuni sopravvissuti al terribile naufragio del 3 ottobre 2013 che, come molti altri, non si sarebbero più dovuti trovare nel centro di accoglienza.
Secondo quanto riferito da uno dei protagonisti, Khalid, si tratterebbe di una prassi consolidata all'interno del centro di accoglienza di Lampedusa; i migranti che giungono in Italia, come in ogni altro Paese, necessitano di un appropriato esame medico, aiuto, sostegno umano e psicologico, nonché di eventuali interventi di sostegno terapeutico. Ma, così come per ogni essere umano, la loro privacy e la loro dignità devono essere rispettate: a nessuno e per nessuna ragione dovrebbe essere richiesto e, tanto meno, imposto di spogliarsi in pubblico.
I sistemi con cui viene effettuato il trattamento antiscabbia, indegni di un Paese civile tanto da far ricordare i campi di concentramento, non possono lasciare indifferenti, anche alla luce degli impegni che l'Italia ha assunto in materia di accoglienza.
L'indifferenza e la «normalità» delle scene registrate gettano una luce imbarazzante sul degrado e sull'assuefazione al degrado da parte di quanti sono tenuti, da convenzioni e da contratti, oltre che da scelta professionale, a offrire un'accoglienza e un trattamento umani e dignitosi in quanto responsabili della gestione del centro di accoglienza, nonché sulla mancanza di verifiche da parte delle stesse autorità tenute al controllo e responsabili in prima istanza del servizio di accoglienza, anche se affidato in gestione ad altri soggetti. Le istituzioni non possono tacere davanti a scene che rischiano di cancellare i gesti straordinari di chi si è sacrificato per salvare molti migranti abbandonati in mare e gli appelli forti e nobili dei mesi scorsi rivolti da istituzioni laiche e religiose.
Comportamenti così offensivi della dignità umana, massificanti e censurabili anche in circostanze diverse e non caratterizzate dall'obbligo morale e civile di offrire un servizio degno di accoglienza e di primo soccorso, sono venuti alla luce in maniera eccezionale e fanno temere che tali comportamenti siano la prassi e l'ordinaria amministrazione.
Già in occasione della visita di alcuni deputati, all'indomani del ricordato naufragio del 3 ottobre 2013, la più grande strage avvenuta nel mare Mediterraneo, era emersa una condizione inaccettabile di vita dei profughi, con servizi igienici insufficienti e non funzionanti, con oltre 1.000 ospiti per 250 posti di capienza e con oltre 5.000 profughi costretti a rimanere tutta la notte sotto la pioggia senza possibilità di ripararsi, fatta eccezione per materassi di gommapiuma senza fodera, utilizzati come «baraccopoli» zuppe d'acqua.
Con la presente proposta di inchiesta parlamentare si intende, in sintesi, impedire la cronicizzazione del sovraffollamento e del degrado dei necessari standard di ospitalità dei centri che hanno il compito di accogliere i migranti, cioè soggetti estremamente fragili, e che rappresentano anche l'indice di civiltà e di capacità di risposta del nostro Paese rispetto a un problema mondiale ormai cronico.


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