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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 13 marzo 2024

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    una nuova droga da iniezione sta invadendo il mercato degli stupefacenti: si chiama xilazina, un anestetico per animali che, come la ketamina, si è fatto strada negli ultimi anni anche nel mondo delle sostanze d'abuso;

    in particolare, la xilazina è un farmaco sviluppato verso gli inizi degli anni sessanta dalla Bayer; i trial umani rivelarono presto che la sostanza aveva effetti pericolosi, che andavano dall'abbassamento della pressione alla depressione respiratoria, e venne quindi destinata al mercato veterinario, come tranquillante, analgesico e sedativo, soprattutto in animali di grossa taglia, come bovini o equini, e come emetico, in particolare nei gatti;

    secondo la ricostruzione del New York Times, l'utilizzo ricreativo si è affermato solo molti anni dopo l'arrivo della xilazina sul mercato veterinario, e ha avuto origine con ogni probabilità in Portorico, come sostituto dell'eroina; negli Stati Uniti è stato rilevato il consumo umano di xilazina già a metà degli anni 2000, ma è dal 2018 che ha iniziato a diffondersi realmente, in un cocktail che comprende eroina e/o fentanyl, chiamato colloquialmente «tranq» o «tranq dope», e, complice la pandemia, il consumo ha raggiunto proporzioni epidemiche nell'area di Philadelphia e in tutto il nord-est degli Stati Uniti;

    a spingere i consumi sembra essere stata, da un lato, la facilità con cui ci si può procurare la sostanza, visto che non è inserita tra quelle controllate dal governo federale, ed è, pertanto, possibile ottenerla con una banale prescrizione veterinaria; dall'altro, il prezzo, posto che è molto più economica dell'eroina e garantisce lauti guadagni come sostanza da taglio: una dose di tranq costa appena cinque dollari, contro i dieci di una dose di eroina;

    il pericolo di questa nuova sostanza è subdolo per due ragioni: la prima è che, come detto, spesso viene utilizzata per tagliare eroina e fentanyl, in modo da ridurre i costi, all'insaputa dei consumatori, che rischiano di andare in overdose; la seconda sono i pericolosi effetti collaterali legati all'utilizzo cronico, come ulcerazioni, escoriazioni e infezioni della pelle che possono portare all'amputazione di braccia e gambe, tanto orribili da aver meritato alla sostanza il nomignolo di «droga degli zombie»;

    come spiegato da Giovanni Serpelloni, medico specialista in neuroscienze, direttore scientifico dell'Istituto Clinical Center e Tms Team a Verona, con un'esperienza nazionale e internazionale sull'uso di sostanze, «Queste sostanze provocano due pericolosi effetti principali: la depressione respiratoria immediata, cioè si smette di respirare, la grave ipotensione fa crollare la pressione quindi la persona collassa. Poi ci sono gli effetti cronici. La “droga zombi” viene assunta per endovena, provocando gravi infezioni sulla pelle con piaghe che sembrano crateri, emorragie, sepsi così gravi che in alcuni casi si ricorre alla amputazione di braccia, mani e gambe»;

    la sostanza è ormai presente nelle partite di droga sequestrate in 36 stati americani, e si ritiene che la diffusione reale sia anche maggiore, visto che non si tratta di una sostanza che viene ricercata di routine durante i controlli anti-droga o nei centri di assistenza per tossicodipendenti;

    partita dagli Stati Uniti, dove la crisi degli oppioidi continua ad alimentare i consumi (e le morti per overdose: più di centomila solo nel 2021), ha ormai raggiunto anche il mercato europeo, con il primo decesso accertato collegato al consumo di xilazina, riportato sul Journal of forensic and legal medicine, avvenuto a dicembre dello scorso anno nel Regno Unito, e che potrebbe rappresentare solamente la punta dell'iceberg del mercato europeo della xilazina;

    la «droga degli zombie» è ufficialmente sbarcata anche in Italia: la prima vittima accertata in Sardegna ha subito fatto scattare l'allerta di livello 3 nei SerD, i centri per il recupero dei tossicodipendenti; si tratta del livello di allerta più alto che definisce quando una nuova sostanza provoca morte; a scoprirla i test di altissima precisione effettuati nei laboratori della rete per le indagini dell'istituto superiore di sanità;

    recentemente, il Consiglio regionale della Toscana ha approvato all'unanimità, su proposta di Fratelli d'Italia, la mozione n. 1461 che chiede alla Giunta il massimo impegno nel contrasto al crescente fenomeno della «zombie drug», valutando «adeguati interventi dal punto di vista sociale e sanitario per i fenomeni di tossicodipendenza già in atto; a sostenere il meritorio sforzo delle comunità di recupero dalla tossicodipendenza»;

    a Piacenza, un'operazione della Guardia di fidanza e della Dea americana ha portato alla scoperta di un laboratorio clandestino, snodo cruciale del traffico di fentanyl dalla Cina agli USA;

    come sottolineato dal presidente della Società italiana sistema 118 (SIS 118), Mario Balzanelli, si tratta di una «potenziale minaccia sociale» in grado di creare una «feroce dipendenza con parametri addirittura fino a 80 volte superiori a quelli determinati dalla cocaina. Minaccia che va intercettata per tempo e radicalmente stroncata, auspichiamo al più presto»;

    gli esperti che monitorano la diffusione di vecchie e nuove droghe da tempo sono in allerta per l'uso sempre più frequente di sostanze da taglio che aumentano il già alto livello di pericolosità di droghe come gli oppioidi; a fine 2022 in provincia di Macerata l'etonitazepipne, oppioide sintetico assunto sia da solo che usato per tagliare l'eroina, ha fatto tre vittime; altri morti li ha fatti in Umbria la «Yellow chease», l'eroina gialla con aggiunta di difenidramina, un antistaminico che i trafficanti di droga aggiungono per attenuare prurito e rush cutanei che seguono all'assunzione dell'eroina;

    ad oggi sono state identificate, online, mille nuove sostanze stupefacenti, e da 4-5 anni le droghe 7 sintetiche, come lo Speed, Crystal Mhet, Ecstasy, Mdmda, Shaboo, solo per citarne alcune, hanno superato quelle per così dire classiche come la cocaina e l'eroina;

    le forze dell'ordine sono state invitate ad alzare l'attenzione rispetto anche ai furti di farmaci che lo contengono: come ha spiegato Massimo Clerici, professore ordinario di psichiatria dell'Università Milano Bicocca e vice presidente della Società italiana di psichiatria (Sip) in un'intervista a «Il Messaggero», «È un oppioide sintetico 100 volte più potete della morfina e 50 volte più dell'eroina come analgesico, [...] introdotto come trattamento per del dolore, solo con prescrizione medica solitamente in pazienti oncologici allo stadio terminale. Tutt'oggi viene utilizzato anche come anestetico per l'esecuzione di alcune procedure chirurgiche. Ma come per molti oppiacei, una volta conosciuto, ha cominciato a diffondersi sul mercato nero per i suoi effetti psicoattivi, che causano una forte sensazione di euforia, oltre che di ansiolisi»;

    tale fenomeno deve richiamare l'attenzione sul problema delle dipendenze, soprattutto tra i giovani e gli adolescenti, al pari di una vera e propria emergenza sociale;

    in questi anni, l'intero «problema droghe e dipendenze patologiche», in generale, è stato scarsamente attenzionato e si è andata diffondendo la cultura dello «sballo» e la normalizzazione dell'uso di droghe, deriva diseducativa che sta caratterizzando soprattutto i più giovani;

    la prevenzione, secondo Giovanni Serpelloni, sulla fascia giovanile non è mai abbastanza precoce: «Per sette anni sono stato a capo del Dipartimento Antidroga. [...] Se dalle istituzioni e dai mezzi di comunicazione passa il messaggio di “tolleranza all'uso delle droghe” soprattutto nei ragazzi la percezione del rischio diminuisce e i consumi salgono. Lo dimostrano ricerche trentennali ed è quello che sta accadendo nei Paesi che hanno adottato la liberalizzazione come gli Stati Uniti»;

    secondo i dati forniti dall'ultima relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, che analizza i dati relativi all'anno 2022, lo scenario che si apre a seguito della lettura trasversale delle informazioni raccolte riflette un fenomeno in evoluzione, dove sembra essere in atto una trasformazione verso mercati molto più compositi, complessi, dinamici e soprattutto volatili;

    il fenomeno analizzato da un punto di vista dei consumi appare in aumento sia nella fascia 18-64 anni sia nella fascia 15-19 anni, e rispetto al 2021 preoccupa soprattutto l'incremento dei consumi nella fascia giovanile che passa dal 18,7 per cento al 27,9 per cento, con un aumento dell'uso di cannabinoidi sintetici e nuove sostanze psicoattive (Nps);

    nei dati di quest'anno si segnala, in particolare, la persistenza di una alta prevalenza di uso di cannabinoidi sintetici e delle Nps che nel loro complesso rappresentano circa il 10 per cento dei consumi, sostanze, queste, «di nuova generazione» che hanno come fonte principale di acquisto il mercato del web. Ulteriore dato che colpisce è l'uso di psicofarmaci (Spm) riportato nella fascia 15-19 anni al 10,8 per cento (nel 2021 era di 6,6 per cento);

    la cocaina continua ad essere una delle sostanze più presenti nel mercato delle droghe in Italia, con un flusso di sostanza proveniente in prevalenza via mare dai Paesi di produzione sudamericani: negli ultimi quattro anni i quantitativi intercettati in Italia sono passati da circa 3 tonnellate e mezzo (2018) a oltre 26 tonnellate di sostanza sequestrata, il 77 per cento delle quali presso le aree doganali marittime;

    gli ultimi anni hanno reso evidente anche il maggiore impatto dei danni sanitari correlati alla sostanza e, se i dati del 2022 riferiti alle persone in trattamento presso i servizi per le dipendenze, per uso primario o secondario di cocaina, mostrano una sostanziale stabilizzazione, cresce il numero di coloro che intraprendono un percorso nell'ambito dei servizi per le dipendenze del privato sociale, dove questa è la sostanza per il maggior numero di persone (39 per cento) in trattamento;

    gli oppiacei, e l'eroina in particolare, continuano a rappresentare la sostanza con un maggiore impatto di tipo sanitario, rappresentando, infatti, la principale sostanza di consumo tra gli utenti in trattamento ai servizi pubblici per le dipendenze e responsabili del 30 per cento dei percorsi di recupero presso le strutture del privato sociale e del 20 per cento dei ricoveri con diagnosi principale droga-correlata. Rappresentano, infine, la categoria di sostanze responsabili del 50 per cento dei decessi per overdose registrati in Italia;

    la crescente variabilità nel mercato delle sostanze stupefacenti è, poi, influenzata dalla disponibilità e dal consumo delle cosiddette Nps (nuove sostanze psicoattive), composti sintetici che, essendo rapidamente manipolabili, sono difficili da rilevare e non sono immediatamente elencati nelle liste delle sostanze vietate dalla legge e dagli accordi internazionali: si tratta di un insieme molto ampio e dinamico, in continua evoluzione, che comprende sostanze molto pericolose o potenzialmente letali; queste caratteristiche rendono il monitoraggio di questo fenomeno tanto centrale quanto complesso;

    sono, in particolare, i più giovani a consumare Nps: tra gli studenti di 15-19 anni è circa il 6 per cento, equivalente a oltre 140 mila ragazzi, ad averle consumate almeno una volta nell'anno. Dopo la cannabis rappresentano la seconda tipologia di sostanze più diffusa e spesso vengono utilizzate in associazione con altre sostanze psicoattive; le Nps maggiormente popolari fra gli studenti sono i cannabinoidi sintetici (4,4 per cento), seguiti da oppioidi sintetici (0,9 per cento), ketamina (0,7 per cento) e catinoni (0,5 per cento);

    le nuove sostanze psicoattive rappresentano quindi un complesso e significativo problema nell'attuale panorama delle dipendenze: nonostante coinvolgano una percentuale relativamente bassa di persone è un mercato che si caratterizza per la sua dinamicità e volatilità, con sostanze che emergono e scompaiono rapidamente, potenzialmente molto dannose e difficili da individuare, con importanti conseguenze per la salute pubblica;

    dalla relazione annuale emerge, ancora una volta, come la droga costituisca una minaccia per la salute di ogni persona e per la sicurezza delle nostre comunità;

    è dovere di uno Stato opporsi a qualsiasi forma di traffico di sostanze stupefacenti e anche alla legalizzazione di talune di esse, perché tutte sono dannose, non ci sono droghe leggere;

    come affermato saggiamente dal Sottosegretario Alfredo Mantovano alla 66esima sessione della Commissione Stupefacenti delle Nazioni Unite il 13 marzo 2023: «Di fondamentale importanza è l'attività di prevenzione, informazione e comunicazione rivolte specialmente agli adolescente ponendo attenzione al trattamento e al recupero delle persone dipendenti garantendo l'accesso ai servizi di cura a chiunque ne abbia bisogno, senza discriminazione, sviluppando una solida rete territoriale, basata sulla collaborazione tra servizi pubblici di trattamento delle dipendenze e comunità terapeutiche. In altre Nazioni europee si sono conseguiti risultati importanti in termini di abbattimento, ad esempio, del consumo di tabacco, grazie a sanzioni mirate e a grandi campagne di informazione. Non possiamo dire altrettanto per il consumo di droga, questo perché continuano a circolare con troppa insistenza messaggi fuorvianti, relativi alla presunta innocuità o leggerezza di talune sostanze. Il richiamo ai diritti impone di interessarci, prima ancora dei milligrammi in più o in meno di ciascuna delle sostanze riportate nelle varie tabelle dei singoli Stati, di qualcosa di più importante: e cioè del significato da conferire a termini come libertà e responsabilità. Per chi intende riscrivere le legislazioni sulla droga avvicinandole a esperienze di legalizzazione, libertà ha la declinazione di fare quello che si vuole, incluso darsi la morte, o comunque porre sé stesso nelle condizioni di non essere più sé stesso. Chi contrasta questa deriva è convinto invece che la libertà consista nel porsi nelle condizioni di rispettare sempre sé stessi e la propria dignità, e nel dare senso alla propria vita»;

    in Italia c'è una situazione di oggettiva e rischiosa debolezza in questo ambito e sarebbe doveroso e opportuno che le attività di prevenzione e di prossimità con le situazioni a rischio agissero tenendo conto di questo nuovo pericolo, anche informando i consumatori della aumentata possibilità di overdose;

    in questo scenario, gli interventi di prevenzione rivestono un ruolo fondamentale, in particolar modo in ambito scolastico, per l'importanza dell'azione preventiva precoce, specie in termini educativi e per identificare tempestivamente i comportamenti a rischio e le condizioni di vulnerabilità psico-comportamentale, anche a livello territoriale e non solo nazionale;

    rispetto ad altre Nazioni, l'Italia possedeva una delle più strutturate reti di servizi sanitari pubblici per la cura delle persone con dipendenze, ma tale sistema, figlio della guerra alla droga di molti anni fa, è stato abbandonato, e oggi la nostra Nazione si ritrova con un sistema di intervento superato dall'evoluzione delle sostanze e del mercato;

    in una contemporaneità in cui si promuove costantemente la legalizzazione e liberalizzazione della cannabis, sostanza di cui sono dimostrati i danni per la salute in termini cognitivi, mnestici, di coordinamento motorio e di aumentata probabilità di sviluppare una psicopatologia grave, unitamente alla predisposizione da un punto di vista sociale e biologico all'uso di altre sostanze stupefacenti, è indispensabile puntare sulla prevenzione e sulla diffusione di una cultura educativa che promuova la vita libera dalle droghe e da ogni forma di dipendenza patologica;

    il confronto con gli esperti ha evidenziato che il problema deve essere affrontato da un lato sul piano della sicurezza e del contrasto allo spaccio e al traffico di droghe, e, dall'altro, sul versante degli interventi di informazione, prevenzione, cura, trattamento e reinserimento sociale e lavorativo, coinvolgendo e destinando maggiori e più adeguate risorse alle forze dell'ordine, al servizio pubblico, alle comunità terapeutiche e agli enti del terzo settore;

    dopo aver analizzato la complessità del fenomeno droghe e dipendenze patologiche in Italia, nel solco del quale l'approdo della «droga degli zombie» è un indicatore tra gli altri dell'evidente allarme sociale, appare evidente come si renda urgente l'intervento del legislatore al fine di garantire un'azione di sistema strutturata e capillare in grado di contrastare l'aumento delle dipendenze patologiche in Italia, le quali mettono a rischio la salute delle persone di qualsiasi fascia d'età, ancor più in età evolutiva, e l'equilibrio della famiglia,

impegna il Governo:

1) a promuovere, in collaborazione con le forze dell'ordine, i servizi educativi e le associazioni del terzo settore, campagne informative nazionali di contrasto delle droghe, legali e illegali, e di origine sintetica di nuova diffusione come la «droga degli zombie»;

2) a convocare la Conferenza nazionale sulle politiche antidroga, al fine di analizzare i problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope, legali (psicofarmaci, oppiacei di sintesi, abuso di alcool) e illegali, e di origine sintetica come il fentanyl, e di individuare eventuali correttivi alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa;

3) a rafforzare la collaborazione tra il sistema di allerta italiano e quello europeo, al fine di contenere la diffusione delle droghe ed in particolare quelle sintetiche sul mercato europeo e italiano;

4) ad adottare iniziative normative volte a riformare il testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, al fine di adeguare la normativa e il sistema dei servizi all'attuale fenomeno delle dipendenze patologiche e alla nuova diffusione delle droghe, legali e illegali, e da sostanze stupefacenti sintetiche di nuova diffusione come la «droga degli zombie»;

5) ad aggiornare costantemente le tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope previste dal decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 e i correlati strumenti di rilevazione dei laboratori di analisi per consentire alle forze di polizia la rilevazione e il controllo delle stesse;

6) a garantire una adeguata informazione e formazione specifica rivolta alle forze dell'ordine per la corretta e tempestiva gestione della «droga degli zombie», al fine di assicurare l'incolumità del personale che si può trovare a entrare in contatto con tale sostanza stupefacente, estremamente pericolosa e ad alto rischio di overdose.
(1-00264) «Vietri, Amorese, La Porta, Fabrizio Rossi, Michelotti, Ciocchetti, Ciancitto, Maccari, Lancellotta, Morgante, Rosso, Zurzolo».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    le non lontane drammatiche notizie circa l'esplosione del sottomarino Titan, di proprietà della Ocean GATE Expeditions, che ha purtroppo visto la morte di cinque persone nel giugno 2023, così come gli episodi di sabotaggio di gasdotti e cavidotti nell'ambito del conflitto russo-ucraino hanno richiamato l'attenzione a livello internazionale sulla vulnerabilità delle infrastrutture subacquee e, in generale, sulla problematica della disciplina giuridica del mondo sottomarino e dei fondali, nonché del relativo governo;

    il mare, nel suo insieme, è una risorsa immensa da tutti i punti di vista, quale ambiente naturale da preservare, fonte di approvvigionamento alimentare per l'uomo, motivo di attrazione turistica e strategica via di comunicazione;

    in particolare, l'ambiente subacqueo comprende oltre alle risorse naturali della colonna d'acqua, del fondale e del sottosuolo marino e alle attività che vi hanno luogo come la navigazione, il controllo del traffico, la ricerca scientifica e la mappatura, il mining, il trasporto e la trasformazione di risorse, la protezione ambientale e le relative misure di ripristino e rimedio, nonché la posa, la manutenzione, la rimozione, la protezione e l'utilizzo di infrastrutture subacquee;

    al pari di quanto avviene per gli altri domini tradizionalmente definiti, anche il dominio marittimo si distingue per le proprie specificità, necessita di peculiari capacità per potervi operare, tanto da rappresentare un ambiente a sé stante, il cosiddetto «ambiente subacqueo», che comprende importanti ricchezze per lo sviluppo sostenibile delle civiltà contemporanee a marcato connotato socio-tecnologico;

    i fondali marini ospitano importanti infrastrutture di valenza strategica, per il funzionamento del mondo in cui viviamo. Tra questa spiccano le infrastrutture per il trasporto di energia elettrica (cavi elettrici sottomarini ad alta tensione lunghi anche centinaia di chilometri che, insieme alle linee aeree e interrate, assicurano il trasporto dell'elettricità tra due sponde della terraferma anche molto lontane tra loro) e le infrastrutture di comunicazione (i cavi internet, social media e transazioni finanziarie incluse);

    come noto, l'Italia è una nazione a forte vocazione marittima; la sua economia, la sua stessa esistenza e la sua identità sono ineludibilmente dipendenti dalla dimensione marittima. Ne deriva che il mare è l'elemento naturale e la dimensione strategica di riferimento per il Paese, che ne sottende l'assetto securitario ed economico, la protezione internazionale, nonché il livello di benessere e prosperità. Un inestimabile patrimonio naturale – quello marino – che, al pari di quello sulle terre emerse, deve necessariamente essere salvaguardato e impiegato responsabilmente in termini di sviluppo sostenibile;

    come riportato nello studio «Progetto Mare» elaborato nel 2022 da Confindustria in collaborazione con le associazioni di categoria legate all'economia del mare, nel 2018 la componente «blue» dell'economia italiana ha registrato un'occupazione di quasi 530 mila unità, un fatturato di 82,2 miliardi di euro, un valore aggiunto di 23,8 miliardi, profitti lordi per 10,7 miliardi e investimenti per 2,4 miliardi. Se si considera che circa il 90 per cento delle merci mondiali compie almeno una tratta via mare, la posizione geografica del nostro Paese, è particolarmente vantaggiosa per lo sviluppo della Blue Economy. Infatti, via mare transita il 64 per cento delle nostre importazioni e il 50 per cento dell'export. Circa 480 milioni di tonnellate tra merci – alla rinfusa (secche e liquide) in container o a bordo dei traghetti – sono movimentate nei nostri porti. Il Mare Nostrum, nonostante rappresenti solo l'1 per cento della superficie marittima mondiale, è il crocevia di numerose importanti direttrici di traffico: circa il 20 per cento del traffico marittimo mondiale, il 25 per cento dei servizi di linea su container, il 30 per cento dei flussi di petrolio mondiali, il 65 per cento del flusso energetico per i paesi dell'Unione europea;

    anche da questi pochi cenni, emerge la necessità e utilità di approfondire, attraverso una riflessione dedicata, anche la ricchezza e molteplicità delle attività che si svolgono in superficie. Ciò con il duplice obiettivo di fornire utili elementi di riflessione e risvegliare la cultura marittima nel nostro Paese; ma da ciò nasce anche l'esigenza di operare in tempo utile per costituire un sistema istituzionale che sia in grado di sovraintendere, gestire, controllare, e, se necessario, proteggere le attività e le infrastrutture subacquee che già oggi sono localizzabili sulla piattaforma continentale e quelle che avranno luogo nella futura zona economica esclusiva italiana;

    dal punto di vista giuridico internazionale, la dimensione subacquea non viene considerata in modo unitario. La tendenza operata dagli Stati nel corso dei secoli è stata piuttosto quella di un lento e costante «accaparramento» di spazi e poteri sui mari (cosiddetto creeping jurisdiction). Ne è derivata una frammentazione del sistema regolatorio in una molteplicità di principi giuridici, regole consuetudinarie e pattizie, nonché concetti e istituti astratti di matrice esclusivamente giuridica, che non trovano corrispondenza nella realtà fisica e geomorfologica dei mari e ne condizionano profondamente tanto la gestione quanto la protezione;

    in tale contesto, la Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare (Unclos), fatta a Montego Bay nel dicembre 1982, ha avuto un ruolo fondamentale nel regolamentare in modo ampio tutte le attività umane in mare, e nell'individuare e disciplinare l'allocazione dei poteri statali in mare, tanto da poter essere considerata la «Costituzione degli oceani», e di conseguenza, vincolante per tutti gli Stati, anche quelli che non ne sono parte;

    l'Italia, pur partecipando attivamente alle negoziazioni delle convenzioni internazionali, cui segue l'autorizzazione alla ratifica e l'esecuzione, non si è ancora dotata di una normativa interna idonea a disciplinare in maniera comprensiva e con un sufficiente dettaglio di competenze, priorità e parametri per l'azione amministrativa. Anche le misure per l'adeguamento dell'ordinamento statale alle convenzioni internazionali, quando adottate, costituiscono una normativa di diritto speciale dal contenuto circoscritto che rischia di rendere il quadro normativo generale frazionato e non coerente, con il rischio di ingenerare incertezze negli operatori e, conseguentemente, provocare la perdita di opportunità, anche economiche;

    mentre la disciplina della navigazione di superficie è, infatti, sufficientemente consolidata, attraverso regole ormai secolari (in Italia, per esempio, vige il codice della navigazione del 1942 che, a sua volta, recepisce principi di diritto anche molto risalenti e che ha subito nel corso degli anni successivi notevoli aggiornamenti), invece per quel che concerne l'ambiente sottomarino questa chiarezza e solidità non è mai stata raggiunta;

    al fine di mitigare, almeno in parte, tali ricadute negative, con il decreto legislativo n. 201 del 2016 (di attuazione della direttiva n. 2014/89/UE) è stato istituito un quadro per la pianificazione dello spazio marittimo nelle acque nazionali, destinato a risolvere i problemi, presenti e futuri, derivanti dall'uso crescente e non coordinato delle zone marittime, che porta ad un'eccessiva concorrenza per lo spazio marittimo e a uno sfruttamento inefficiente e non sostenibile delle risorse marine;

    come emergeva dalla relazione illustrativa allo schema di decreto legislativo, l'elevato incremento della domanda di utilizzo di spazi marittimi per i diversi scopi civili e produttivi richiedeva, e richiede, una strategia integrata di pianificazione e gestione che coniugasse lo sviluppo delle economie con l'uso sostenibile delle relative risorse. Occorreva, e occorre, non solo assicurare la protezione dell'ambiente marino e costiero mediante l'applicazione dell'approccio ecosistemico, ma anche tener conto delle interazioni terra-mare e del rafforzamento della cooperazione transfrontaliera, in conformità alle pertinenti disposizioni della Unclos;

    l'obiettivo della pianificazione dello spazio marittimo – come tale ricomprendente le acque, il relativo fondale e il sottosuolo – è precipuamente quello di contribuire allo sviluppo sostenibile di diversi settori tra cui quello dei trasporti marittimi;

    tali scopi sono stati in parte raggiunti con l'istituto dei piani di gestione, di cui all'articolo 5 del citato decreto legislativo, adottati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. L'elaborazione dei piani di gestione dello spazio marittimo è – più precisamente – affidata a un apposito Comitato tecnico, istituito presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – Ministero cui è assegnato, con tutta evidenza, un ruolo di assoluta centralità in materia: infatti, le funzioni di presidenza e di segreteria del comitato sono assegnate, rispettivamente, a un rappresentante ministeriale e alla direzione generale per la vigilanza sulle autorità portuali; più in generale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti esercita le funzioni di autorità competente ai sensi del predetto decreto legislativo;

    oltre che per l'efficace suddivisione e gestione dello spazio marittimo, l'esistenza di una normativa nazionale completa e organica gioverebbe anche alla regolamentazione delle autorizzazioni e delle procedure relative alla posa di cavi sottomarini in fibra, necessari a garantire la copertura delle reti di telecomunicazioni in tutto il territorio nazionale, anche insulare. Del resto, l'individuazione dei tracciati per la posa di cavi e condutture sottomarini è espressamente menzionata tra le attività e gli usi che gli Stati membri possono prendere in considerazione nell'elaborazione dei piani di gestione dello spazio marittimo, a mente del decreto legislativo di cui sopra;

    una disposizione della legge di bilancio per il 2024 ha esteso l'accesso alle imprese del settore subacqueo e a quelle la cui attività consiste nella costruzione, nella trasformazione e nella revisione di sistemi elettronici dedicati a questo settore, i finanziamenti per la ricerca industriale e lo sviluppo sperimentale di cui alla legge n. 808 del 1985;

    per la prima volta, nel 2023 l'Italia si è dotata di un Piano del mare, previsto dall'articolo 12 del decreto-legge 11 novembre 2022, n. 173 (convertito con legge 16 dicembre 2022, n. 204), ovverosia lo strumento di programmazione essenziale per garantire uno sviluppo sostenibile ed una visione olistica ed omogenea in tutte le filiere marittime;

    il Piano costituisce riferimento privilegiato per gli strumenti di pianificazione di settore, a conferma di come l'azione istituzionale delle singole amministrazioni debba tenere conto ed essere orientata alla luce delle finalità e degli obiettivi unitariamente definiti in sede di pianificazione governativa;

    sul piano normativo, si tratta di un atto attraverso il quale il Governo ha inteso rafforzare il proprio operato in materia di politiche per il mare per la transizione energetica attraverso l'istituzione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri del Comitato interministeriale per le politiche del mare (Cipom), con il compito di assicurare, ferme restando le competenze delle singole amministrazioni, la definizione e il coordinamento degli indirizzi strategici delle politiche del mare;

    la funzione essenziale del Cipom è quella di provvedere, con cadenza triennale, alla elaborazione e approvazione del «Piano del mare», in tale modo definendo gli indirizzi strategici componenti la politica marittima nazionale, che si sviluppa intorno a sedici direttrici, riguardanti gli spazi marittimi, le rotte commerciali, i porti, l'energia proveniente dal mare, la transizione ecologica dell'industria del mare, la pesca e l'acquacoltura, la cantieristica, l'industria armatoriale, il lavoro marittimo, la conservazione degli ecosistemi e le aree marine protette, la dimensione subacquea e le risorse geologiche dei fondali, il sistema delle isole minori, i turismi e sport del mare, i cambiamenti climatici, la cooperazione europea e internazionale e la sicurezza;

    protagonista del Piano, di fatto, non è il «mare» nella sua accezione assoluta ed isolata, bensì è il «mare» in senso trasversale, poiché comprensivo di tutti i fattori ambientali che lo compongono;

    oggi più che mai, emerge la necessità di superare le attuali lacune per consentire un approccio univoco – in termini economici e politici – e connesso con il generale interesse nazionale,

impegna il Governo

ad adottare, di concerto con il Comitato interministeriale per le politiche del mare (CIPOM) e in conformità con gli indirizzi strategici delineati dal Piano del Mare, le misure e i provvedimenti opportuni volti a garantire l'integrità e la sicurezza dei sistemi di telecomunicazione sottomarini e della navigazione, anche mediante l'istituzione di un'Authority dotata di competenze di coordinamento.
(7-00204) «Frijia, Gaetana Russo, Amich, Deidda, Longi, Raimondo, Baldelli, Cangiano, Ruspandini».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta scritta:


   LUPI e BICCHIELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, Al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la procura di Napoli ha aperto un fascicolo per accertare le responsabilità e le cause del crollo del manto stradale avvenuto il 21 febbraio 2024, in via Morghen, a Napoli;

   i primi interventi che dovevano essere messi in opera erano quelli utili a garantire la sicurezza della strada, del palazzo interessato e del sistema di fognatura e tubazione, ma tali interventi sono stati inefficaci e soprattutto dettati da un cronoprogramma lento e non confacente all'urgenza e alla necessità, né tantomeno sono stati utilizzati adeguati mezzi e risorse per scongiurare ulteriori pericoli;

   si è riscontrato, inoltre, che durante i primi accertamenti le autorità preposte non abbiano previsto alcun sostegno né a tutela dei cittadini sfollati, né al fine di sostenere le spese di pulizia dai detriti depositati nei locali commerciali da mettere in sicurezza. La mancanza di un sostegno ha portato i cittadini di via Morghen ad autotassarsi per sostenere i primi e necessari interventi;

   il 9 marzo 2024, data in cui era stata diramata una allerta meteo dalla Protezione civile, si è avuto un nuovo cedimento del sistema fognario che ha comportato un nuovo allagamento ed ha portato nuovamente al crollo del manto stradale;

   come riportato dal quotidiano Repubblica in data 9 marzo 2024, si è assistito ad un vero e proprio fiume di fango che ha inondato via Morghen e via Solimena accentuando la voragine già esistente;

   questo nuovo accadimento ha vanificato tutti gli sforzi, economici e fisici, fatti finora da parte dei privati, aggravando lo stato di sicurezza della strada;

   il perdurare di questa situazione risulta dannoso non solo dal punto di vista della sicurezza, ma comporta anche ingenti perdite economiche agli esercizi commerciali presenti sulla via, nonché il perdurare del peggioramento della situazione del traffico che risulta raddoppiato e rende difficile la viabilità e la vivibilità della zona;

   la situazione è resa ancora più grave dagli avvenimenti disastrosi che stanno interessando il sottosuolo, soprattutto in merito al lento e progressivo sprofondamento della collina vomerese che starebbe subendo un abbassamento compreso nell'intervallo tra i 5 ed i 7 millimetri l'anno;

   si tratta di avvenimenti che rendono necessari interventi di messa in sicurezza del manto stradale con materiali che resistano ad eventuali e future calamità;

   dopo numerosi studi si è riscontrato che possono sussistere, ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 1 del 2 gennaio 2018, le condizioni per attivare la richiesta dello stato di emergenza, anche con la finalità di avviare le procedure per il finanziamento di interventi a favore della popolazione e del territorio, attraverso l'emanazione di provvedimenti anche in deroga all'ordinamento vigente;

   va ribadita la necessità di garantire lo stato di sicurezza e vivibilità ai cittadini napoletani ed in particolare in quelli residenti in Via Morghen –:

   se il Governo sia a conoscenza della situazione, quali iniziative intenda intraprendere al fine di valutare la dichiarazione dello stato di emergenza e se intenda adottare le iniziative di competenza per far emergere le responsabilità politiche ed amministrative.
(4-02493)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   Gaza, a seguito dell'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2024, è diventata il teatro di un'operazione militare da parte dell'esercito israeliano che ormai dura da più di cinque mesi. A farne le spese sono sempre di più le popolazioni civili che abitano la striscia: ci sono, dall'inizio del conflitto, quasi 31.000 i morti, oltre settantamila i feriti, di cui tantissimi donne e bambini;

   il sistema sanitario è totalmente saltato: sono 342 i medici feriti o addirittura uccisi, 100 quelli fermati, 106 le ambulanze distrutte. Le strutture ospedaliere aperte sono meno di un terzo rispetto a prima del 7 ottobre. Per Medici senza frontiere è tecnicamente impossibile tracciare l'entità del disastro: il 16 per cento dei bambini soffre di grave malnutrizione, 265.000 sono affetti da infezioni all'apparato respiratorio, 210.000 i casi di diarrea, 80.000 i casi di Epatite A dovuta a promiscuità, condizioni igienico-sanitarie minime, acqua non potabile;

   a questi si aggiungono oltre 300.000 malati cronici (diabetici, oncologici, cardiopatici, ipertesi) senza più cure; l'ufficio delle Nazioni unite per il coordinamento degli affari umanitari riferisce che il rischio di morire di fame a Gaza colpisce in modo sproporzionato i bambini e le donne incinte. Su 416 donne in stato di gravidanza che si sono rivolte alla clinica del progetto Hope a Deir al Balah tra il 5 e il 24 febbraio 2024, circa un quinto mostrava segni di malnutrizione, una condizione che aumenta i rischi di emorragia post partum, potenzialmente letale, di parto prematuro e di neonati sottopeso; il colera viene considerato altamente probabile se l'assedio a Gaza proseguirà. A cinque mesi dal 7 ottobre 2023 la bomba più pericolosa è quella epidemiologica;

   l'Oms, citando delle proiezioni, frutto degli studi della Hopkins University e dell'Università di Londra, dichiara che senza il cessate il fuoco saranno tra i 60.000 e gli 85.000 i morti in più nei prossimi sei mesi solo per le malattie;

   nessuna operazione umanitaria su larga scala è davvero possibile, però, senza il blocco delle ostilità;

   infatti, per gli aiuti umanitari si accumulano file sterminate di camion che aspettano per giorni: sono tra i 1.500 e i 2.000 i tir fermi a Rafah; all'hub dell'Ocha, gli autisti chiedono di fare qualcosa per sbloccare la situazione, alcuni di loro sono lì da più di un mese. Trasportano cibo in scatola, farina, pacchi di riso, tende e coperte; nel centro logistico della Mezzaluna rossa egiziana si stoccano le merci che non passano il vaglio di sicurezza di Israele. Visitando un paio di capannoni è possibile constatare la mole di aiuti che arrivano da Arabia Saudita, Brasile, Germania, Francia, Australia, Indonesia, Singapore, Unione europea, oltre a Onu e dalle Ong. A essere respinti sono anestetici, incubatrici, bombole di ossigeno, generatori, toilette chimiche, depuratori di acque; secondo criteri di assoluta discrezionalità di Israele;

   il divieto di ingresso degli aiuti e il conseguente calo drastico che ne deriva sulla popolazione civile è esso stesso equiparabile ad un atto di guerra;

   nei giorni scorsi il presidente Biden ha chiesto ad Israele di non ostacolare gli aiuti e ha annunciato una missione umanitaria via mare. Servono tra i 500 e 700 camion al giorno per tamponare l'emergenza umanitaria, mentre ne entrano poche decine;

   anche la soluzione dell'aviolancio degli aiuti umanitari fatti da molti Paesi e previsti anche nella missione italiana Levante non rappresenta una reale alternativa al fabbisogno della popolazione considerando che la quantità di merci con lancio equivale ad un decimo del carico di un solo camion;

   l'Unrwa è nel mirino, il suo definanziamento e il suo depotenziamento produrrebbe per almeno un milione di persone a Gaza il collasso definitivo. Ed è la stessa Unrwa che dice che a Rafah i rifugiati condividono un gabinetto in 600;

   l'Italia continua a bloccare il proprio contributo annuale all'Unrwa, mentre l'Unione europea lo ha ripristinato e, per bocca della presidente della Commissione, ha affermato: «Dobbiamo garantire la sicurezza della distribuzione degli aiuti all'interno di Gaza. Questo rende ancora più importante lavorare con quelle agenzie che hanno ancora una presenza sul campo. Ed è il caso dell'Unrwa. A gennaio, sono state mosse gravi accuse contro alcuni membri del personale dell'Unrwa. Perciò abbiamo deciso di valutare le nostre decisioni di finanziamento alla luce delle azioni intraprese dalle Nazioni unite e dall'Unrwa in risposta a tali accuse. Da allora, l'Onu ha condotto un'indagine interna e ha creato un gruppo di revisione indipendente, guidato da Catherine Colonna. L'Unrwa ha anche accettato un audit da parte di esperti esterni nominati dall'Unione europea. Di conseguenza, procederemo con il pagamento di 50 milioni di euro a sostegno dell'Unrwa» –:

   quali iniziative stia intraprendendo il Governo per assicurare la consegna degli aiuti umanitari all'interno della striscia alla popolazione civile, anche attraverso una specifica iniziativa dell'Unione europea volta a chiedere allo Stato d'Israele, nell'immediato, lo sblocco dei valichi;

   quali azioni di competenza stia perseguendo il Governo per favorire il cessate il fuoco, affinché la situazione della popolazione civile non degeneri ulteriormente;

   per quali motivi il Governo continui a bloccare i fondi all'Unrwa, stante la decisione dell'Unione europea e di altri Governi di ripristinare i contributi, anche alla luce della due diligence che l'Onu ha prontamente effettuato nei confronti della sua agenzia.
(2-00349) «Scotto, Ascari, Fratoianni, Auriemma, Bakkali, Boldrini, Bonelli, Carmina, Carotenuto, Cherchi, Ferrari, Ghio, Grimaldi, Mari, Orlando, Provenzano, Quartapelle Procopio, Quartini, Scarpa, Vaccari, Zan».

Interrogazione a risposta scritta:


   SCERRA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   notizie di giornale riportano l'ennesimo caso giudiziario di un nostro connazionale detenuto all'estero, in condizioni di custodia in contrasto con i diritti umani;

   questa volta si tratta di un 29enne, Filippo Mosca, che da 9 mesi si trova nel carcere di Porta Alba in Romania. Il giovane, secondo quanto denunciato dai suoi legali e dalla madre, da mesi infatti si trova ad affrontare una vita nel penitenziario rumeno con trattamenti discutibili rispetto ai dettami della Convenzione dell'Onu dei diritti dell'uomo;

   questa vicenda, come quella di Chico Forti, che l'interrogante in una sua interrogazione del 9 febbraio 2024 ha avuto modo di denunciare, pone l'accento sulla mancata osservanza in molti Paesi delle norme in materia di diritti umani in ambito carcerario;

   tale spregio dei diritti dei carcerati diventa più grave, ad avviso dell'interrogante, quando avviene nei Paesi europei, la cui premessa maggiore per l'appartenenza all'Unione europea è proprio un certo grado di civiltà nelle libertà e nei diritti, giacché tutti gli Stati membri hanno aderito alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo. Il regime di detenzione di Ilaria Salis in Ungheria e di questo ragazzo in Romania, rendono drammaticamente urgente una riflessione a livello europeo sulla questione di quanto effettivamente gli Stati membri siano coerenti, nei loro ordinamenti interni, con i principi capisaldi su cui l'istituzione europea si regge. Risulta fondamentale che l'Italia ponga il tema all'ordine dei lavori a Bruxelles per pretendere il rispetto della Convenzione, pena la comminazione di sanzioni per gli Stati membri dell'Unione inadempienti;

   l'annuario statistico del Ministero degli affari esteri, riporta che oltre 2.000 persone di cittadinanza italiana si trovano negli istituti penitenziari di altri Stati. In particolare 232 in Paesi europei extra-UE, 217 nelle Americhe, 24 nell'area del Mediterraneo e del Medio oriente, 12 nei paesi dell'Africa subsahariana e 114 tra Asia e Oceania. La maggior parte, 713, è rinchiusa nelle carceri tedesche, seguono poi quelle francesi, spagnole e croate, con 230, 229 e 157. Fuori dall'Unione, i Paesi con più detenuti italiani sono il Regno Unito con 126, la Svizzera con 73, il Brasile e gli Stati Uniti con 33 e 31 e l'Australia con 27 –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare, nel breve periodo, iniziative volte ad accertare le condizioni di vita del nostro connazionale Filippo Mosca, richiamando le autorità rumene all'osservanza dei diritti umani nel regime detentivo a lui riservato;

   se, nell'ambito delle sue competenze e nel corso dello svolgimento pro tempore del suo incarico, abbia programmato un'attività di monitoraggio di tutti i casi giudiziari che vedono detenuti i nostri connazionali all'estero, verificando periodicamente le loro condizioni di vita nei penitenziari affinché siano rispettati i diritti umani da parte delle autorità straniere, nonché se il Governo abbia in programma, vista la copiosa casistica indicata, di portare almeno sul tavolo europeo il tema del rispetto dei diritti umani, in modo da rendere effettivi negli istituti penitenziari dei Paesi europei i principi della Convenzione europea dei diritti dell'uomo.
(4-02492)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   a febbraio 2024 il territorio di Castiglione delle Stiviere, (MN), è stato investito dall'ennesimo episodio meteorologico che ha trasformato le colline in zone completamente allagate. Eventi non nuovi a Castiglione: dal 2014 ad oggi il Riale, un torrente che arriva fino in paese interrandosi nel centro storico, è esondato molte volte provocando gravi danni al territorio;

   tra le zone interessate dagli allagamenti risulta anche l'area di circa 99 mila metri quadrati ove si vorrebbe realizzare il nuovo polo logistico ad opera della Develog srl;

   i continui allagamenti aumentano la già forte preoccupazione della popolazione e delle associazioni ambientaliste che da tempo si dichiarano contrari alla realizzazione del nuovo polo;

   al già contestato negativo impatto ambientale, in considerazione della vicinanza ai siti «Natura 2000», si affianca ora l'aggravamento della situazione idrogeologica del territorio interessato, poiché far convogliare ulteriore acqua del fiume Riale creerebbe un pericolo concreto e reale di più frequenti allagamenti;

   l'impermeabilizzazione dell'area a seguito della realizzazione del progetto sottrarrebbe gran parte delle acque piovane ai processi di filtrazione naturale che interessano attualmente questi suoli che alimentano e sostengono le aree umide a sud della zona di protezione speciale (Zps) e del parco locale di interesse sovracomunale (Plis) di Castiglione;

   ciononostante, il 26 settembre 2023 il consiglio comunale di Lonato ha approvato la proposta di modifica del reticolo idrico minore, pur di consentire la realizzazione del polo logistico Develog, nonostante nella relazione tecnica, in sede di conferenza di servizi del 30 settembre 2022, il comune di Castiglione già avesse evidenziato che il progetto dell'ambito di trasformazione n. 13 previsto nel Piano di governo del territorio del comune di Lonato «prevede di convogliare le acque meteoriche nella rete idrografica che ha come recapito finale il canale di Riale. Questo attraversa attualmente l'edificato di Castiglione in condizioni particolarmente critiche [...] risulta chiara l'estrema fragilità della rete idrografica del Riale e quindi l'impossibilità che a monte si prevedano interventi che comportino incrementi dei valori di portate al colmo e dei relativi volumi di deflusso»;

   il 17 ottobre 2023 il comune di Lonato ha presentato istanza all'ufficio territoriale regionale Brescia per conseguire il parere tecnico vincolante all'aggiornamento del proprio documento di polizia idraulica;

   il 9 novembre 2023 l'ufficio territoriale regionale Brescia ha comunicato al comune l'avvio del procedimento, disponendo contestualmente la sospensione della procedura di rilascio del parere vincolante richiedendo la presentazione di documentazione integrativa nonché dell'adeguato studio idraulico, per una valutazione di compatibilità idraulica complessiva della fattibilità tecnica della proposta presentata sul bacino a valle nel comune di Castiglione;

   il 29 dicembre 2023 il comune di Lonato ha inviato all'ufficio territoriale regionale la documentazione integrativa dove vengono apportate alcune modifiche al progetto, a dimostrazione che le preoccupazioni sollevate da mesi da cittadini, comitati e dal comune di Castiglione erano fondate;

   la regione Lombardia in risposta all'interrogazione 2324 del 14 febbraio 2024, afferma con riferimento alle modifiche proposte dal comune di Lonato: «Tali modifiche puntuali al RIM, oltre che incidere sulle aree dell'Adt13 e sul canale Cod. RIM 9429, potrebbe aver impatti anche più a valle dello stesso, in particolare, sulla situazione idraulica del Vaso Riale, appartenente al Reticolo Idrico Principale di competenza regionale (ufficio territoriale regionale Val Padana) e in gestione al Consorzio di Bonifica Garda Chiese»;

   si ritiene sussistano rischi rilevanti per la popolazione che occorre prevenire –:

   se i Ministri interrogati non intendano attivarsi per quanto di competenza, per evitare che l'ulteriore consumo di suolo, come nel caso esposto in premessa, possa provocare un'impermeabilizzazione del terreno che causi, in occasione di eventi meteorologici, un rischio reale di esondazioni tale da mettere in pericolo la popolazione e tutto il territorio.
(4-02495)


   DORI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della cultura, al Ministro per la protezione civile e le politiche del mare. — Per sapere – premesso che:

   sul sito web del comune di Torno (Como) il 24 gennaio 2024 è stato pubblicato un «Avviso di avvio del Procedimento per la variante puntuale al PGT, con piano integrato di intervento in zona via Pliniana»;

   il faraonico progetto, che deve essere necessariamente sottoposto ad un'approfondita VAS (valutazione ambientale strategica), prevede la costruzione di un hotel da 116 posti letto, residenze turistiche per 60 posti letto, due ristoranti per complessivi 200 posti, bar, spa&wellness, tre nuove darsene private, strade interne, due accessi carrai e un parcheggio da 120 posti auto;

   nel rapporto preliminare si legge: «Complessivamente la SLP (superficie lorda di pavimento) esistente è pari a 1.650 metri quadrati, mentre quella in progetto pari a circa 29.000 metri quadrati»;

   questa edificazione 18 volte superiore all'esistente sorgerebbe in un'area di rilevante pregio naturale, affacciata sul lago con balze e terrazzamenti tipici dei giardini ottocenteschi, caratterizzata da bosco, arbusti centenari e prati, incastonata tra due monumenti nazionali, la cinquecentesca Villa Pliniana e la Chiesa romanica di San Giovanni Battista. A valle c'è il lago e a monte, a mezza costa, si snoda l'antica via Pliniana;

   in questo ambito insistono anche ville storiche che hanno svolto un ruolo nella storia risorgimentale italiana e hanno ospitato nel corso dei secoli personaggi illustri da tutto il mondo;

   non meno impattante risulta il piano viabilistico, con un notevole aumento di traffico veicolare che aggraverebbe la situazione della strada lariana, unica via di accesso da e per Como, essendo stretta, pericolosa e quotidianamente bloccata per chilometri;

   come noto, il versante interessato dal colossale progetto è fragile da un punto di vista idrogeologico. Negli ultimi anni si sono verificati ripetutamente eventi alluvionali, smottamenti, frane, esondazioni, con fiumi di fango e detriti che hanno raggiunto le abitazioni;

   le autorità preposte, tra cui la provincia di Como, Asl Como, Arpa, Ministero della cultura, regione Lombardia, dovrebbero agire con la massima prudenza in quanto l'area è interessata da numerosi vincoli quali: fascia di rispetto territori contermini ai laghi ai sensi del decreto legislativo n. 42 del 2004 articolo 142, comma 1, lettera b); vincolo paesaggistico ai sensi del decreto ministeriale 15 aprile 1958 ex legge n. 1497 del 1939 di «Dichiarazione di notevole interesse pubblico della fascia costiera del lago di Como...»; vincolo idrogeologico di tutela corsi d'acqua – reticolo idrico minore; vincolo cimiteriale, come previsto dalla tavola DP10 del documento di piano del piano di governo del territorio vigente; vincolo monumentale articolo 10, comma 4, lettera f), decreto legislativo n. 42 del 2004;

   a fronte di questo impressionante stravolgimento del territorio, l'operatore privato garantirebbe, attraverso una convenzione, un contributo per un centro civico, posti auto, riqualificazione di piazza San Giovanni, ristrutturazione dell'ex Chiesa di San Giorgio e Villa Zita e altre opere;

   ad avviso degli interroganti, il nuovo progetto causerebbe la perdita di un patrimonio storico e identitario, compromettendo l'ambiente, la biodiversità e l'ecosistema. Alle future generazioni a Torno sarebbe lasciata in eredità una colata di cemento, lo svuotamento del versante e ulteriori limitazioni al godimento della riva da parte dei cittadini;

   i cambiamenti climatici in atto rendono sempre più evadente la necessità di astenersi dal consumo di nuovo suolo, per evitare l'impermeabilizzazione del terreno, e di riutilizzare le strutture esistenti, nell'ottica di un turismo sostenibile accessibile a tutti –:

   se i Ministri interrogati siano al corrente di quanto esposto in premessa e se non intendano adottare iniziative per quanto di competenza e in raccordo con gli enti territoriali interessati, al fine di evitare interventi suscettibili di compromettere il paesaggio nonché il patrimonio culturale e di aumentare il rischio idrogeologico, come nel caso del comune di Torno e del già fragile territorio che costeggia il Lago di Como.
(4-02496)


   PAVANELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   in data 28 dicembre 2023, la società Sorgenia renewables s.r.l. ha presentato al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica apposita istanza, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, per l'avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale del progetto recante «Impianto per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile eolica, costituito da 6 aerogeneratori dalla potenza complessiva di 37,2 Mw, un sistema di accumulo da 25 Mw e relative opere connesse in località “Rempillo” nel comune di Pitigliano (GR)»;

   nel dettaglio, come emerge dagli elaborati progettuali, il parco eolico denominato «Rempillo» sarà costituito da: n. 6 aerogeneratori da 6,2 megawatt ciascuno (le macchine avranno un diametro rotore 170 metri, altezza al hub 125 metri e altezza al tip 210 metri); un sistema di accumulo di energia a batteria da 25 megawatt (BESS). Tale opera sarà collocata in adiacenza alla nuova sottostazione di trasformazione di utenza; opere di connessione alla rete elettrica mediante una sottostazione di trasformazione di utenza con trasformatore 30-132 chilovolt. Nel dettaglio si prevede la realizzazione di un cavidotto MT interrato dalla lunghezza di circa 6,8 metri;

   secondo quanto appreso a mezzo stampa, alla data di scadenza fissata per la presentazione delle osservazioni, sono state presentati circa 500 contributi provenienti da comitati, cittadini e da istituzioni locali (nella fattispecie il comune di Pitigliano, i comuni dell'alta Tuscia, la provincia di Grosseto), tutti accomunati dal contenuto di ferma contrarietà alla realizzazione dell'impianto;

   tanto l'amministrazione comunale, quanto quella provinciale, attraverso le proprie osservazioni hanno evidenziato l'incompatibilità dell'opera con le disposizioni degli strumenti di pianificazione del territorio vigenti e in particolare con il P.I.T., il piano strutturale e il regolamento urbanistico che prevedono un'altezza massima del rotore che non può superare i 25 metri;

   per converso, il richiamato progetto di Sorgenia prevederebbe l'installazione di torri alte sino a 210 metri (125 metri al rotore);

   altri elementi che farebbero propendere per la dannosità dell'opera sono connaturati alle caratteristiche del territorio su cui insisterebbe l'impianto, e, nel dettaglio: la quasi totale assenza di vento; l'inidoneità di una rete elettrica di portata sufficiente a consentire facilmente l'allaccio con l'impianto; le peculiarità paesaggistico-ambientali e, dunque, la necessità di salvaguardare le falde acquifere ad uso civile; l'impatto sulle strutture ad uso turistico del territorio e sui siti archeologici esistenti;

   a destare preoccupazione, inoltre, sono anche le conseguenze dell'eventuale provvedimento autorizzativo. Con sentenza del Consiglio di Stato, sezione IV, 31 marzo 2022, n. 2368, intervenuta nel contesto delle previsioni normative concernenti le autorizzazioni per la realizzazione degli impianti a fonte di energia rinnovabile, come introdotte da ultimo dal decreto legislativo 8 novembre 2021, n. 199, «Attuazione della direttiva (UE) 2018/2001 del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2018, sulla promozione dell'uso dell'energia da fonti rinnovabili», cosiddetto «Red II», infatti, è stato cristallizzato il principio secondo cui l'autorizzazione unica per la costruzione e l'esercizio di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili, di cui all'articolo 12, comma 3, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, determina in automatico, ove necessario, la variazione della destinazione urbanistica della zona ove sarebbe installato l'impianto oggetto di autorizzazione –:

   se non intenda, nel procedimento di valutazione di impatto ambientale attualmente in corso, tenere in considerazione le forti criticità evidenziate in premessa e dalle numerose osservazioni contrarie alla realizzazione dell'impianto;

   se non ritenga che la dimensione del suddetto impianto possa recare pregiudizio alle caratteristiche paesaggistico-ambientali dell'area, alle strutture ad uso turistico del territorio e ai siti archeologici esistenti, e, dunque, essere incompatibile con la necessità di salvaguardare le falde acquifere ad uso civile.
(4-02497)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   ALMICI. — Al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   un soggetto titolare di licenza di caccia si recava in Puglia per svolgere, oltre a un breve soggiorno con sua moglie, attività venatoria, regolarmente autorizzata;

   durante il viaggio di rientro verso Bergamo notava di essere seguito da un'auto e tale sospetta situazione continuava per svariati chilometri, creando in lui non poche preoccupazioni, come dettagliatamente riportato in un esposto-denuncia presentato il 10 novembre 2023;

   superato il casello autostradale di Bergamo, due persone in abiti borghesi, che solo molto tempo dopo si qualificavano come carabinieri, facevano cenno al denunciante di fermarsi, ma temendo si trattasse di persone malintenzionate, proseguiva per qualche decina di metri fino a quello che può definirsi, a parere dell'interrogante, un ingiustificato fermo, eseguito con modi bruschi e di dubbia legittimità e del quale non sarebbe stato rilasciato alcun verbale;

   come si legge nell'atto di esposto-denuncia, infatti, «subito arrivavano sulla mia auto un numero imprecisato di persone, almeno 7-8 individui, tra le quali una donna, tutte vestite con abiti borghesi. Un uomo si portava al mio sportello e mi urlava in modo perentorio di scendere dall'auto; ero terrorizzato [...]. Dopodiché, senza in alcun modo qualificarsi né dare spiegazioni, costui mi intimava malamente di aprire il bagagliaio. Io rispondevo a fil di voce che era già aperto e, a quel punto, quelle persone lo aprivano e iniziavano a svuotarlo di tutta la mercanzia alimentare [...] gettandola in modo brusco sull'asfalto»;

   lasciano perplesse le modalità con cui è stata condotta l'operazione, così come ad oggi non sono chiare le motivazioni che hanno portato agenti delle forze dell'ordine, probabilmente guardie forestali, in base alla ricostruzione operata nel citato atto di esposto-denuncia, a pedinare dalla Puglia alla Lombardia due comuni cittadini per perquisirli;

   tale modus operandi sembrerebbe avvalorato da numerose segnalazioni in merito a problematiche denunciate nell'ambito dell'attività dei controlli venatori effettuati dagli appartenenti al reparto operativo Soarda, in particolare nei territori lombardi;

   in una missiva legale, si parla di «controlli esperiti in aperto contrasto con le norme previste dal codice di procedura penale [...]. Anzitutto perché non si è mai in presenza della cosiddetta flagranza di reato che legittimerebbe un intervento della P.G. [...] In altri casi, invece, viene vietato di fare uso del telefono cellulare nel corso delle operazioni di perquisizione con intimazioni, spesso estremamente concitate, di denunciare il perquisito all'autorità giudiziaria per tale fatto; in alcuni casi sono state effettuate delle perquisizioni nel domicilio privato sostenendo che si trattasse di controlli amministrativi ai sensi dell'articolo 13 della legge n. 689 del 1981 che tuttavia [...] possono riguardare soltanto l'accertamento di violazioni amministrative, mentre in tutti i casi esaminati è stata poi contestata la violazione di norme penali. Di fatto, viene utilizzato tale escamotage al fine di procedere con i controlli degli anellini sugli esemplari di volatili utilizzati dai cacciatori o dagli allevatori come richiami vivi, in maniera del tutto illegittima»;

   nella medesima nota, vengono altresì stigmatizzate le procedure di sequestro degli esemplari di avifauna vivi, «condotti in centri CRAS [...] ove gli uccellini vengono collocati in voliere di grandi dimensioni; [...] gli stessi vengono, di fatto, sradicati dal contesto in cui vivono e sono cresciuti e ciò, per volatili di così piccola taglia, è assolutamente nocivo; Inoltre, [...] gli esemplari di avifauna vivi – al pari di ogni altro animale sono "esseri senzienti" e non rientrano tra le "cose" di cui poter disporre il sequestro; stiamo infatti riscontrando che in numerosissimi casi, [...] la maggior parte di essi perisce durante il trasporto ovvero durante la permanenza in condizioni ad essi estranee e comunque non consone al benessere animale» –:

   di quali informazioni disponga il Governo per fare chiarezza su quanto esposto in premessa.
(4-02499)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazione a risposta orale:


   TRAVERSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'editoria periodica si trova già in un momento di difficoltà a causa degli aumenti della carta e delle spese tipografiche, ma la mancanza di rispetto dei tempi di consegna da parte delle Poste rischia di portare alla chiusura di tante «voci» libere che garantiscono la pluralità dell'informazione. Da fonti stampa si apprende di gravissimi ritardi e disagi dovuti al servizio postale non soltanto dal Piemonte o dalla Liguria ma da tutta Italia. Le redazioni locali ricevono continuamente lamentele degli utenti per i ritardi negli inoltri postali soprattutto nel settore delle stampe periodiche. Situazioni di disagio che vanno a sommarsi ad altre inefficienze del servizio postale ordinario, ritardi che, nel caso dei periodici, superano di gran lunga il mese dalla data di spedizione;

   questo continuo disservizio rischia di portare alla chiusura tante «voci» indipendenti che, in un periodo difficile per l'editoria, continuano nell'opera di informazione soprattutto grazie al volontariato giornalistico;

   il problema non riguarda soltanto le piccole «testate» periodiche, inviate in abbonamento postale da associazioni sociali, culturali, sportive e ricreative, ma anche riviste diocesane se non addirittura importanti periodici che vengono pubblicati da decenni, come Famiglia Cristiana, Frate Indovino o la rivista San Francesco;

   si registrano addirittura mancati ricevimenti dei periodici da parte degli abbonati e questo rappresenta una violazione di quegli elementari diritti di libertà di stampa e di informazione di una nazione che vuol dirsi civile e democratica;

   è fondamentale ribadire che se il cittadino paga un «servizio», gli editori chiedono alle Poste Italiane il rispetto delle regole e dei tempi –:

   si chiede al Ministro interrogato quali iniziative di sua competenza intenda adottare per avviare azioni che migliorino e rendano realmente performante e puntuale il servizio delle Poste.
(3-01068)

Interrogazione a risposta scritta:


   ORRICO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   Tim, nel mese di dicembre 2023, ha provveduto alla revoca di importanti commesse ad Abramo Customer Care, azienda di mille dipendenti in amministrazione straordinaria che sta provando a risanarsi e ricollocarsi nel mercato;

   i commissari straordinari si sono riservati la possibilità di scegliere, a proprio insindacabile giudizio e senza alcun obbligo di motivazione, chi ammettere alla procedura di vendita; tuttavia ad oggi, scarse informazioni sono pervenute circa tale iter, nonostante specifici obblighi informativi in capo agli organi dell'amministrazione straordinaria;

   per le ragioni di cui sopra sono stati collocati in cassa integrazione circa 500 dipendenti della Abramo Customer Care tra le sedi di Catanzaro, Crotone, Montalto Uffugo (Cs) e Palermo;

   di recente l'azienda di Customer Care ha informato i sindacati di non poter più anticipare gli importi di cassa integrazione e che gli ammortizzatori sociali non bastano a coprire il calo dei volumi;

   i sindacati hanno dichiarato lo stato di agitazione e annunciato partecipazione allo sciopero di tutti i lavoratori degli appalti di Tim su attività Customer Care poiché la situazione in essere determinerà effetti con impatti dolorosi sulle economie e sulle vite delle lavoratrici e dei lavoratori interessati;

   Tim aveva annunciato una proroga delle commesse alla Abramo Customer Care che, alla prova dei fatti, si sono ad oggi dimostrate solo uno spot rispetto ai volumi affidati ad Abramo Customer Care ed il conseguente ricorso alla cassa integrazione applicata fino al 60 per cento delle ore;

   Tim annovera fra i suoi azionisti lo Stato attraverso Cassa di depositi e prestiti –:

   quali iniziative di competenza intendano intraprendere i Ministri interrogati per salvaguardare il livello occupazionale di un'azienda che opera da molti anni in territori considerati fragili dal punto di vista sociale ed economico e se non ritengano opportuno convocare un apposito tavolo ministeriale per discutere ed affrontare la profonda crisi aziendale di Abramo Customer Care.
(4-02500)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la ferrovia Porrettana rappresenta una arteria fondamentale per la mobilità dei cittadini dell'Appennino bolognese;

   il materiale rotabile utilizzato su tale linea, acquistato con fondi della regione Emilia-Romagna, è di grande qualità e recentemente rinnovato;

   la gestione della rete è in capo ad RFI;

   si stanno moltiplicando episodi di ritardi e disservizi che creano gravi disagi all'utenza;

   il Ministero può assumere iniziative nei confronti di RFI –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere in merito.
(5-02149)

INTERNO

Interpellanza:


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro della giustizia – Per sapere – premesso che:

   è stato reso pubblico il primo rapporto redatto da Michel Forst – relatore speciale ONU sui difensori dell'ambiente, già relatore speciale ONU sui difensori dei diritti umani – sulla situazione dei difensori del clima in Europa, dove si evidenzia che l'onda lunga della repressione è arrivata anche in Europa, dove si moltiplicano i casi di violazioni dei diritti di chi difende l'ambiente – come ricordato anche dalla commissaria per i diritti umani del Consiglio d'Europa Dunia Mijatović – e il nostro Paese non fa eccezione;

   secondo la definizione contenuta nella Dichiarazione delle Nazioni Unite, per difensori dei diritti umani si intendono anche coloro che, a titolo individuale o collettivo, si impegnano per il rispetto dei diritti dell'ambiente attraverso pratiche nonviolente;

   pertanto, oggi gli attivisti e le attiviste, spesso descritti come ecovandali o ecoterroristi, operano assolutamente all'interno dei criteri internazionalmente riconosciuti riguardo la tutela e promozione dei diritti umani;

   il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite ha specificamente ricordato che non equivale a violenza «la disobbedienza civile collettiva o le campagne di azione diretta possono rientrare nell'ambito di applicazione dell'articolo 21 a condizione che non siano violente». Il diritto alla partecipazione, all'associazione, all'accesso all'informazione, al ricorso alla giustizia sono consacrati anche nella Convenzione di Aarhus sulla democrazia ambientale di cui il nostro Paese è parte;

   inoltre, Forst sta seguendo con grande preoccupazione ed attenzione la situazione in Italia, dove si evidenzia il ricorso a strumenti di diritto penale e civile per reprimere, disincentivare o criminalizzare chi manifesta per proteggere l'ambiente e la salute pubblica, il quale viene punito anche tramite l'uso di fogli di via, il Daspo, la comminazione di multe ingenti, tutte misure mirate ad inibire il diritto alla libertà di associazione, in chiara violazione – sempre secondo il rapporto – degli obblighi internazionali in materia di diritti umani e civili;

   alcune recenti sentenze aprono però importanti spiragli. Nel caso di azioni svolte agli Uffizi a Firenze, il tribunale ha deciso per il non luogo a procedere, mentre il tribunale di Bologna ha deciso in merito alle accuse che comprendevano danneggiamento e manifestazione non autorizzata riconoscendo agli attivisti ed attiviste l'attenuante di aver agito secondo principi etici e morali. Si sarebbe riconosciuto agli attivisti di fatto di aver agito per proteggere il bene collettivo, il diritto-dovere di proteggere l'ambiente, anche considerato che la nostra Costituzione riconosce il diritto all'ambiente;

   a parere dell'interpellante questa torsione repressiva contro attivisti che usano modalità di disobbedienza civile pacifica rappresenta una grave minaccia per la democrazia e i diritti umani. L'emergenza ambientale che stiamo affrontando collettivamente, e che gli scienziati documentano da decenni, non può essere affrontata se coloro che lanciano l'allarme ed esortano all'azione vengono criminalizzati per tale ragione. L'unica risposta legittima all'attivismo ambientale pacifico e alla disobbedienza civile a questo punto è che le autorità, i media e il pubblico si rendano conto di quanto sia essenziale per tutti ascoltare ciò che hanno da dire i difensori dell'ambiente;

   in tal senso, il contributo delle associazioni e dei movimenti nel contribuire all'attuazione degli accordi per il clima di Parigi, e all'abbandono della dipendenza dai combustibili fossili è ormai considerato come essenziale ed imprescindibile nella lotta ai cambiamenti climatici;

   Forst formula alcune raccomandazioni agli Stati membri della Convenzione di Aarhus sulla democrazia ambientale, tra le quali il rispetto degli obblighi internazionali relativi alla libertà di espressione, riunione ed associazione per quanto riguarda le modalità con le quali vengono trattate le iniziative di protesta e disobbedienza civile relative a questioni ambientali, e l'impegno a non utilizzare misure previste per la lotta al terrorismo o al crimine organizzato;

   un messaggio chiaro e forte al Governo e al Parlamento che ora si accinge a discutere un nuovo «pacchetto sicurezza» che prevede tra l'altro l'inasprimento delle pene, reintroducendo il reato di protesta e di legittimo esercizio del «blocco stradale», pratica riconosciuta come forma legittima di protesta e di legittimo esercizio del diritto alla libertà di riunione pacifica, che pertanto non dovrebbe mai considerarsi reato –:

   se non ritengano i Ministri interrogati di intraprendere immediate iniziative di competenza, anche di carattere normativo, volte a scongiurare la criminalizzazione dei difensori dell'ambiente e dei relativi movimenti nonché l'utilizzo della crescita del numero di azioni di disobbedienza civile come pretesto per restringere gli spazi di agibilità civica e l'esercizio delle libertà fondamentali;

   come il Governo intenda tutelare il diritto alla partecipazione, all'associazione, all'accesso all'informazione, al ricorso alla giustizia, principi consacrati anche nella Convenzione di Aarhus sulla democrazia ambientale di cui il nostro Paese è parte.
(2-00348) «Zaratti».

Interrogazione a risposta orale:


   DORI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   con lo scoppio della guerra provocata dal criminale attacco della Russia alla Ucraina, nel febbraio 2022, si è aperta una grave crisi umanitaria che ha costretto in poche settimane oltre 4 milioni di cittadini ucraini a fuggire dal Paese;

   la maggioranza dei profughi ucraini è stata accolta nell'Unione europea;

   anche l'Italia, da subito, ha contribuito all'accoglienza della popolazione ucraina attraverso misure idonee a garantirne la piena dignità umana;

   l'accoglienza dei rifugiati ucraini in Italia è stata caratterizzata dal protagonismo attivo degli enti locali che hanno contribuito all'attuazione delle misure di accoglienza, protezione e integrazione;

   dall'inizio del conflitto anche migliaia di bambini orfani sono stati costretti ad allontanarsi dall'Ucraina;

   a Rota d'Imagna, in provincia di Bergamo, dal 20 marzo 2022 sono stati ospitati oltre 100 minorenni giunti dall'orfanotrofio di Berdiansk, dapprima ospitati presso l'hotel Posta e poi nella casa vacanze Stella Mattutina;

   come segnalato dall'interrogante mediante interrogazione n. 4-11798 del 11 aprile 2022, l'amministrazione comunale di Rota d'Imagna non avrebbe potuto sostenere da sola per un tempo prolungato i relativi costi;

   successivamente una ventina di minorenni sono stati trasferiti e ospitati nei comuni di Bedulita e di Pontida;

   senza il notevole sforzo economico del comuni ospitanti, le donazioni e la generosa partecipazione di tanti cittadini, con attività a carattere gratuito prestate anche dalle associazioni di volontariato, non sarebbe stato pertanto possibile garantire un servizio di qualità ai bambini ucraini, che comprende necessariamente il vitto, l'alloggio, l'assistenza sociale, le attività di istruzione e di ricreazione, il trasporto e il servizio reso dagli interpreti;

   nel corso del tempo alcuni ragazzi sono diventati maggiorenni, pertanto a oggi a Rota d'Imagna presso la Stella Mattutina sono ospitati ancora circa 45 minorenni, oltre a una decina di educatori ucraini;

   a fronte delle ripetute richieste di rimborso fatte dai comuni ospitanti, tuttavia, il Ministero dell'interno avrebbe rimborsato solo alcune mensilità, rischiando di portare le amministrazioni comunali in dissesto finanziario;

   in particolare, secondo quanto appreso dall'interrogante, al comune di Rota d'Imagna sarebbe stato rimborsato integralmente solo il trimestre aprile, maggio, giugno 2022, parzialmente il trimestre luglio, agosto, settembre 2022, mentre dall'ottobre 2022 a oggi non è più stato rimborsato nulla;

   da un calcolo approssimativo, si può stimare che al comune di Rota d'Imagna debba essere rimborsato un importo di quasi 2 milioni di euro;

   gli enti locali ospitanti hanno bisogno di disporre di adeguate risorse economiche da destinare al finanziamento di progetti e servizi di accoglienza, con un'attenzione specifica ai minorenni –:

   per quale motivo il Ministro interrogato non stia erogando dall'ottobre 2022 i contributi previsti dalla normativa per l'accoglienza dei minorenni non accompagnati provenienti dall'Ucraina nel comune di Rota d'Imagna, rischiando così di mandare l'amministrazione comunale in dissesto finanziario e con quali tempistiche intenda rendere disponibili i fondi necessari, anche al fine di consentire la continuità dei servizi adeguati di accoglienza e assistenza.
(3-01070)

ISTRUZIONE E MERITO

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MANZI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Presidente della Repubblica 16 giugno 2023, n. 82, concernente norme sull'accesso agli impieghi pubblici nelle pubbliche amministrazioni e le modalità di svolgimento dei concorsi, dei concorsi unici e delle altre forme di assunzione nei pubblici impieghi, ha modificato il decreto del Presidente della Repubblica 9 maggio 1994, n. 487, e ha sostituito l'articolo 1, così disponendo: «L'assunzione a tempo determinato e indeterminato nelle amministrazioni pubbliche avviene mediante concorsi pubblici»;

   il decreto del Presidente della Repubblica 16 giugno 2023, n. 82, dovrebbe applicarsi anche al personale scolastico;

   il conferimento degli incarichi di supplenza si perfeziona con la sottoscrizione del relativo contratto di lavoro a tempo determinato;

   la bozza di ordinanza del Ministro dell'istruzione e del merito recante «Procedure di aggiornamento delle graduatorie provinciali e d'istituto di cui all'articolo 4, commi 6-bis e 6-ter, della legge 3 maggio 1999, n. 124, e di conferimento delle relative supplenze per il personale docente ed educativo», prevede che «per l'attribuzione delle supplenze annuali e delle supplenze temporanee fino al termine delle attività didattiche di cui al comma 5, lettere a) e b), sono utilizzate le GAE. In caso di esaurimento o incapienza delle stesse, in subordine, si procede allo scorrimento delle GPS di cui all'articolo 3». In tal senso esso si porrebbe in contrasto con le previsioni del decreto del Presidente della Repubblica 16 giugno 2023, n. 82, prevedendo che, dopo l'esaurimento o incapienza delle graduatorie ad esaurimento, si debba procedere per l'attribuzione delle supplenze annuali e delle supplenze temporanee, fino al termine delle attività didattiche di cui al comma 5, lettera a) e b), allo scorrimento delle graduatorie provinciali di supplenza, senza tenere in considerazione le graduatorie dei concorsi ancora vigenti –:

   se non si ritenga che il decreto del Presidente della Repubblica 16 giugno 2023, n. 82, debba ritenersi applicabile anche all'ordinanza richiamata in premessa e, dunque, anche alle procedure di assegnazione delle supplenze.
(5-02148)

Interrogazione a risposta scritta:


   VIETRI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   sono sempre più frequenti gli episodi di intromissione politica in contesti, come quello scolastico, che dovrebbero essere messi al riparo da ingerenze di indottrinamento di parte, soprattutto ai fini di propaganda elettorale in vista delle prossime elezioni amministrative;

   è il caso, tra gli altri, dell'evento organizzato per la Festa della donna dall'associazione «Dopocentimetro» presso la sua sede a Baronissi, dal titolo «In piedi», con l'invito esteso anche alle famiglie e insegnanti dell'istituto superiore «Margherita Hack» e dell'istituto scolastico «Autonomia 82», che comprende infanzia, primaria e secondaria;

   come si apprende da fonti di stampa, la stessa preside dell'istituto avrebbe dato ampia comunicazione, tramite apposita circolare indirizzata ai genitori sull'apposita app dedicata al singolo, alunno, dell'incontro;

   «Dopocentimetro» è stata costituita di recente come associazione politico-culturale, senza nascondere il proprio appoggio, in vista delle prossime comunali, per l'assessore Marco Picarone;

   a parere dell'interrogante, è doveroso che la scuola promuova la partecipazione di studenti e famiglie a convegni o dibattiti culturali, ma il suo ruolo primario e insostituibile è la promozione della cultura, la formazione delle giovani generazioni secondo un pensiero critico e libero soprattutto da propagande di parte –:

   se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare le iniziative di competenza per evitare la diffusione di una visione politicizzata e di propagande politiche nelle scuole, evitando che sia altresì consentito un indottrinamento delle nuove generazioni.
(4-02494)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ORSO e MORFINO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   una delle principali criticità, e dunque priorità, della pubblica amministrazione nel suo complesso è senza dubbio il rafforzamento in termini di capacità, efficacia ed efficienza del suo operato, da attuarsi anche per il tramite di un massiccio reclutamento e, soprattutto, del ricambio generazionale, precondizioni assolute dell'ottimale esercizio dell'attività e dell'azione amministrativa a tutti i livelli del comparto pubblico, centrale e locale;

   nell'anno 2024, continua a preoccupare il rischio di ritardi nel reclutamento pubblico e, anche, la perdurante scarsa attrattività della pubblica amministrazione; entro il 2026, anno di cessazione del PNRR, saranno anche andati in pensione oltre 300.000 dipendenti pubblici;

   agli stessi fini, onde favorire il reclutamento e agevolare la partecipazione ai concorsi e bandi pubblici, preme agli interroganti, segnalare una questione inerente ai profili professionali, area istruttori, del CCNL comparto funzioni locali e, segnatamente, sottoporre la necessità di un intervento volto alla loro equiparazione –:

   se non sia stata già svolta una verifica in ordine all'equivalenza tra il profilo di istruttore amministrativo contabile (IAC) e il profilo di istruttore economico finanziario (IEF) e di istruttore amministrativo (IA) nonché tra il profilo di operatore del mercato del lavoro (OML) e di istruttore amministrativo (IA);

   se, per quanto di competenza, non intenda valutare l'opportunità di adottare iniziative, anche normative, che prevedano, ai fini della partecipazione ai concorsi e bandi pubblici delle amministrazioni centrali e territoriali, nonché della possibilità di utilizzo delle graduatorie, anche di amministrazioni diverse, l'equivalenza tra i profili sopra indicati.
(4-02498)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   CIOCCHETTI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la cefalea nelle sue forme Primarie (emicrania – cefalea tensiva – cefalea a grappolo) colpisce circa il 12 per cento degli individui ed è la patologia neurologica più diffusa nel mondo;

   l'emicrania cronica, è una malattia estremamente invalidante, al punto tale che l'Organizzazione mondiale della sanità l'ha collocata tra le patologie con massima disabilità e, se si considera che questa patologia si manifesta prevalentemente nel periodo più produttivo della vita del soggetto, ciò amplia l'impatto della malattia non solo sulla attività lavorativa, ma il disagio provocato dall'aver dolore ogni giorno ricade anche sui rapporti familiari e le relazioni sociali perché nei casi più gravi, il dolore è talmente acuto da impedire lo svolgimento delle normali attività;

   la mancata attivazione dei progetti di presa in carico del paziente con cefalea cronica, previsti dai decreti attuativi della legge del 14 luglio 2020, n. 81, e sanciti dalla Conferenza Stato-regioni del 22 marzo 2023, con l'adozione del documento «Linee di indirizzo per la realizzazione dei progetti regionali finalizzati a sperimentare metodi innovativi di presa in carico delle persone affette da cefalea primaria cronica», da parte di molte regioni, acuisce la sofferenza ed il disagio per gli affetti dalla patologia citata;

   i progetti andavano presentati entro il 31 dicembre 2023, scadenza che, a quanto consta all'interrogante, purtroppo non sarebbe stata rispettata da tutte le regioni. Questo incredibile ritardo rappresenta un forte aggravamento della sofferenza per i pazienti affetti da queste forme altamente disabilitanti e crea un grande divario a livello assistenziale tra pazienti di diverse regioni –:

   i pazienti non possono essere più lasciati soli di fronte al loro dolore e di fronte alle elevate spese mediche e farmaceutiche necessarie per le cure ed è indispensabile che tutte le regioni presentino dei piani di presa in carico dei pazienti al più presto. Per questo si ritiene necessario coinvolgere le associazioni pazienti, che possono farsi portavoce delle esigenze dei malati cronici cefalalgici e contribuire alla campagna informativa/formativa che in queste progettualità è di fondamentale importanza –:

   se intenda adottare ogni iniziativa di competenza affinché le regioni, che ancora non lo abbiano fatto, si attivino senza ulteriori ritardi per presentare i progetti di presa in carico dei pazienti.
(3-01069)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARIANNA RICCIARDI e FEDE. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 8 del decreto legislativo n. 502 del 1992 riguardante la «Disciplina dei rapporti per l'erogazione delle prestazioni assistenziali» sancisce che «Il rapporto tra il Servizio sanitario nazionale, i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta è disciplinato da apposite convenzioni di durata triennale conformi agli accordi collettivi nazionali stipulati, ai sensi dell'articolo 4, comma 9, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, con le organizzazioni sindacali di categoria maggiormente rappresentative in campo nazionale»;

   in data 10 febbraio 2022 ha avuto luogo l'incontro per la firma dell'ipotesi di Accordo collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i pediatri di libera scelta tra la Sisac (Struttura interregionale sanitari convenzionati) e le organizzazioni sindacali Fimp, Simpef e federazione Cipe-Sispe-Sinspe. Nella seduta del 28 aprile 2022 la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano ha sancito l'intesa sulla predetta ipotesi di Accordo collettivo nazionale;

   ai sensi dell'articolo 8, comma 1, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni e integrazioni, l'ultimo accordo collettivo nazionale sottoscritto regola, sotto il profilo economico e giuridico, l'esercizio delle attività professionali tra i pediatri di libera scelta e le aziende sanitarie per lo svolgimento, nell'ambito e nell'interesse del Servizio sanitario nazionale, dei compiti e delle attività per la tutela della salute dei minori fino al compimento del quattordicesimo anno di età;

   l'Accordo collettivo nazionale in vigore regola le attività dei pediatri di libera scelta. All'articolo 19 sono riportate le indicazioni per la formazione della graduatoria regionale e delle graduatorie aziendali per incarichi temporanei e sostituzioni. Al comma 2 dell'articolo 19 sono riportati i requisiti che i pediatri che aspirano a essere inseriti in graduatoria devono possedere alla scadenza del termine per la presentazione della domanda: a) cittadinanza italiana o di altro Paese appartenente alla UE; b) iscrizione all'albo professionale; c) diploma di specializzazione in pediatria o discipline equipollenti ai sensi della tabella B del decreto ministeriale 30 gennaio 1998 e successive modificazioni e integrazioni. Possono altresì presentare domanda di inserimento in graduatoria i medici che nell'anno acquisiranno il diploma di specializzazione. Il titolo deve essere posseduto e autocertificato entro il 15 settembre ai fini dell'inserimento nella graduatoria provvisoria;

   sulla base del numero di contratti di formazione medica specialistica in pediatria finanziati per l'anno accademico 2018/2019, come si evince dall'allegato A al decreto ministeriale 8 agosto 2019, si stima che a ottobre 2024 conseguiranno il titolo di specialista in pediatria circa 600 medici;

   come riportato da diverse testate giornalistiche nazionali a maggio 2023, la fondazione Gimbe affermava che «Utilizzando i dati della Sisac al 1° gennaio 2022 e ipotizzando una media di 800 assistiti per Pls (attuale tetto massimo) si stima a livello nazionale una carenza di 840 Pls, con notevoli differenze regionali. Ma con una media di 700 assistiti per Pls, che garantirebbe l'esercizio della libera scelta, ne mancherebbero addirittura 1.935»;

   la carenza di pediatri di libera scelta compromette l'offerta di servizi di medicina territoriale, pilastro fondamentale del PNRR –:

   se sia a conoscenza della problematica segnalata in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare, eventualmente, per risolvere le criticità esposte, al fine di garantire piena tutela al diritto alla salute sancito in Costituzione;

   se non valuti l'opportunità di adottare iniziative di competenza perché si possa derogare al termine del 15 settembre 2024 per consentire a circa 600 medici che acquisiranno il diploma di specializzazione entro fine 2024 di presentare domanda di inserimento nella graduatoria regionale di pediatria di libera scelta, valida per l'anno 2025.
(5-02147)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta orale Ciocchetti n. 3-01032, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 1° marzo 2024, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Panizzut, Loizzo;

  L'interrogazione a risposta immediata in assemblea Sportiello n. 3-01066, pubblicata nell'alleato B ai resoconti della seduta del 12 marzo 2024, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Pavanelli.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta scritta Stefani n. 4-02260 del 5 febbraio 2024.