XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
in data 2 dicembre 2009 la direttrice ed un'educatrice di un asilo nido di Pistoia, rispettivamente di 41 e 28 anni, sono state arrestate con l'accusa di maltrattamenti sui bambini;
gli arresti delle due donne, eseguiti dalla squadra mobile della città toscana, sono scaturiti da «una complessa attività di indagine», iniziata nell'agosto 2009, a partire da segnalazioni e denunce presentate da alcuni genitori dei bambini che frequentavano l'asilo, una struttura privata denominata «Cip-Ciop»;
soltanto l'installazione di telecamere di videosorveglianza nell'asilo incriminato, montate dalle forze dell'ordine a seguito delle denuncie sporte da alcuni genitori, insospettiti dagli strani comportamenti dei propri figli, ha permesso di scoprire cosa accadeva realmente;
i bambini che frequentano i nidi comunali e privati sono incapaci di riferire ciò che avviene all'interno delle strutture scolastiche che li ospitano per gran parte della giornata, in assenza di persone care,
impegna il Governo:
ad assumere iniziative normative volte all'adozione di forme di monitoraggio audio-video, per tutti gli asili nido presenti sul territorio nazionale, anche attraverso l'installazione di telecamere o webcam, al fine di controllare la correttezza delle condotte tenute nei confronti dei minori ospitati nelle strutture scolastiche e, nel contempo, garantire ai genitori la possibilità di osservare i propri figli in tempo reale.
(1-00298)
«Carlucci, Rivolta, Mura, Bocciardo, Centemero, Bertolini, Pelino, Goisis, Frassinetti, Di Virgilio».
La Camera,
premesso che:
la città di Palermo vive una situazione di drammatica crisi politica, finanziaria e amministrativa;
tale situazione ha fatto sì che l'amministrazione comunale di Palermo abbia via via drasticamente ridotto i servizi, dal sociale alle scuole, dallo sport alla cultura;
le condizioni di vita della popolazione, pongono la città di Palermo al terzultimo posto tra i 103 capoluoghi di provincia, riconoscendole il peggiore tenore di vita degli abitanti;
alcune inchieste giornalistiche hanno portato alla luce gli sprechi dell'amministrazione comunale, come l'acquisto alcuni anni fa per 22 milioni di euro di locali di proprietà delle Poste italiane da destinare a sede degli uffici tecnici dell'amministrazione comunale e fin qui mai utilizzati e l'affidamento a privati della manutenzione degli impianti sportivi senza la pubblicazione di un bando di gara;
particolarmente drammatica è la situazione di Amia, società in house del comune di Palermo incaricata della raccolta e gestione dei rifiuti, per la quale sono stati chiesti ed ottenuti dal Governo nazionale 80 milioni di euro per il risanamento del debito del comune nei confronti della sua azienda;
Amia ha bruciato negli anni, e speso in maniera impropria e improvvida, un'enorme quantità di risorse finanziarie pubbliche senza che l'amministrazione comunale di Palermo abbia mai vigilato sull'uso di tali risorse rendendosi in tal modo secondo i sottoscrittori del presente atto corresponsabile del dissesto finanziario
dell'azienda e mettendo a rischio di dissesto lo stesso bilancio del comune;
come riportato dagli organi di stampa gli sprechi della ex municipalizzata ormai non si contano più: operazioni finanziarie spericolate, viaggi a Dubai e scalate in Tunisia, affitti da 12.800 euro al mese pagati dagli ex amministratori per locali mai utilizzati;
nel 2003, sotto la guida di Vincenzo Galioto, l'ex municipalizzata ha bandito una gara per la locazione e la manutenzione di nuovi cestini che dovevano sostituire quelli vecchi piazzati in città. La gara venne vinta da un raggruppamento temporaneo d'imprese (Ati), di cui fanno parte la siracusana Tech servizi srl e la spagnola Plastic omnium lander, che incassano 1,5 milioni di euro all'anno per l'affitto e la pulizia dei gettacarte in plastica. Il nuovo presidente Gaetano Lo Cicero, ha deciso di revocare il contratto, perché sarebbero state riscontrate diverse irregolarità: in particolare l'Ati non avrebbe mai comunicato dove e quanti cestini sono stati realmente piazzati (sulla carta dovevano essere 12.285);
il risultato è che Amia ha speso per ognuno dei 12 mila gettacarte, forse addirittura mai posizionati, 620 euro;
sulla vicenda sono intervenuti nell'agosto 2009 i magistrati contabili della procura regionale che hanno aperto un'istruttoria per verificare un eventuale danno erariale, scaturito da quell'appalto milionario. Un appalto che è già costato molto all'ex municipalizzata, e che è destinato a produrre un contenzioso scaturito dalla revoca decisa dal consigli d'amministrazione guidato da Gaetano Lo Cicero: l'Ati che ha vinto la gara, guidata dalla Tech servizi e da una società spagnola, ha già presentato un decreto ingiuntivo da 2,3 milioni di euro per fatture degli anni precedenti;
come denunciato da La Repubblica il 13 giugno 2009, in un articolo dal titolo «Premi di risultato agli amministratori nell'Amia con i bilanci in perdita», «in base ai periti della Procura che sta indagando gli ex vertici dell'azienda per falso in bilancio, nel crac dell'Amia ci sono anche scambi di partecipazioni azionarie fatte tra l'Amia e la Emit di Giuseppe Pisante, ma soprattutto i premi incassati dai consiglieri di amministrazione guidati dal presidente Vincenzo Galioto»;
in sostanza, mentre l'azienda colava a picco, gli amministratori - sempre in base a quanto riportato dal quotidiano - premiavano i dirigenti (360 mila euro erogati e 28 capi struttura) ma si attribuivano loro Stessi dei bonus per il buon andamento dei bilanci;
sui dirigenti dell'azienda sono state aperte due inchieste una per truffa, l'altra per due ipotesi di falso in bilancio per quasi 61 milioni di euro. Per quest'ultima i pubblici ministeri hanno chiesto il rinvio a giudizio dell'ex presidente e senatore del Pdl, Enzo Galioto, dell'ex direttore generale Orazio Colimberti e di altri undici amministratori. Avrebbero attestato plusvalenze inesistenti per gonfiare il bilancio e avere diritto a compensi più alti. Indagini sono in corso anche su un terzo filone di indagine: quello sugli appalti irregolari;
un esposto presentato alla Corte dei conti sulla gestione dell'Amia dagli eletti del partito democratico in consiglio comunale, all'Assemblea regionale e al Parlamento nazionale, ha evidenziato una gestione fatta di sprechi di mancata raccolta differenziata, di scarsa produttività;
intanto Palermo continua ad essere sommersa di rifiuti e il 16 dicembre 2009 La Repubblica riporta la notizia dell'apertura di un fascicolo da parte della procura di Palermo volto «ad accertare che vi siano elementi di reato nella mancata raccolta dell'immondizia dei giorni scorsi, perché, oltre allo sciopero dei dipendenti Amia, in servizio nella ex municipalizzata è andato a rilento a causa dei pochi mezzi a disposizione degli operatori»;
a fronte di ciò l'amministrazione comunale ha aumentato nel 2007 la Tarsu del 75 per cento;
tale aumento è stato annullato con sentenza del Tar;
a seguito di tale sentenza le associazioni dei consumatori, sindacati e artigiani si sono mobilitati contro il comune per avere il rimborso della Tarsu non solo per il 2006 ma anche per gli anni successivi come stabilito dalla Commissione tributaria;
nonostante ciò il 18 novembre 2009 la giunta palermitana ha approvato la riadozione del provvedimento azzerato dai giudici amministrativi scegliendo di non ricorrere in appello contro la sentenza ma di adottare una delibera bis rendendo di fatto inutile il piano dei rimborsi che era stato deciso attraverso il conguaglio delle prossime cartelle Tarsu;
la società dei trasporti urbani Amat ha avuto un crollo di passeggeri da 24 a 19 milioni, utilizza solo 235 autobus avendone a disposizione 598, copre con gli incassi dei biglietti solo il 18 per cento delle spese (e per di più ha assunto alla vigilia delle elezioni 110 LSU come autisti d'autobus senza la patente per guidarli ed impegnandosi a pagar loro la scuola guida per far loro prendere la patente);
Amat si avvia a chiudere per il 2009 con un pesante passivo, vicino ai 10 milioni di euro al quale contribuisce soprattutto il taglio di quasi 7 milioni di trasferimenti dal comune per le agevolazioni alle categorie protette;
lo scotto di tale situazione rischia di essere pagato ancora una volta dai cittadini in termini di qualità del servizio;
il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, con D.D. n. 331 (EX TIF)/211 PA del 15 marzo 2005 ha approvato in linea tecnica il progetto definitivo per la realizzazione di tre linee tram per la città di Palermo, per un importo complessivo di spesa pari ad euro 216.772.099,93, di cui euro 128.974.434,90 finanziati dallo Stato e euro 87.797.665,03 a carico del comune di Palermo;
in data 6 giugno 2006, è stato stipulato il contratto di appalto con il quale Amat Palermo SpA ed il comune di Palermo hanno affidato la progettazione esecutiva e l'esecuzione dei lavori per la realizzazione del sistema tram città di Palermo all'ATI composta da SIS s.c.p.a. (capogruppo e mandataria) Ali Bombardier - Edilseavi (Mandante), V. Mosco & associati (mandante), SEIB Ingenieur (mandante);
i lavori delle tre linee tram dovevano essere completati entro il giugno 2010;
in data 18 novembre 2009 il quotidiano La Repubblica pubblica un articolo dal titolo «I consulenti d'oro del tram fantasma»;
nello stesso si legge che «Hanno speso quasi 2 milioni di euro in consulenze, per pagare comitati tecnici scientifici che hanno garantito parcelle d'oro a professionisti vicini al sindaco Diego Cammarata, da Nino Bevilacqua a Lorenzo Ceraulo. Tutto con i soldi del tram, opera faraonica che doveva essere pronta entro il 2010 e che ad oggi non vede un solo metro di linea ferrata piazzato in città. Di certo c'è però che ancora prima di vedere in funzione almeno la prima linea funzionante, si sa già che il tram per essere completato costerà di più dei 235 milioni di euro previsti. L'Amat ha appena presentato un conto da 24 milioni di euro aggiuntivi necessari per ultimare l'opera, dopo che appena aperto il primo cantiere a Brancaccio si è scoperto che la progettazione del tracciato era carente e non aveva considerato, ad esempio, cavi ad alta tensione, sottoreti e ponti pericolanti. Sul fronte delle consulenze, dal fondo del tram sono stati spesi 950 mila euro per il mantenimento dell'Ufficio emergenza traffico nato come supporto all'attività commissariale del sindaco Cammarata: ben 591 mila euro sono serviti a pagare le parcelle dei componenti del comitato tecnico della struttura stessa, composto da Lorenzo Ceraulo (36.923 euro il suo compenso), Nino Bevilacqua (parcella da 130.200 euro), il professore Vito Candia (148.200 euro), il provveditore Opere pubbliche Aldo Mancurti (112 mila euro), l'avvocato dello Stato Gianfranco Pignatone
(36.923 euro), l'ingegnere capo del Genio civile Pietro Lo Monaco (112 mila euro) e l'ex assessore all'Urbanistica Mario Milone (13 mila euro). Cosa ha fatto questo comitato? In funzione dal 2003 al 2006, ha dato pareri non solo sui problemi inerenti alla progettazione del tram, ma anche su altre opere pubbliche in città. In un anno non si è riunito più di 17 volte, con il record del 2005 dove le sedute sono state appena 10 e hanno garantito comunque un compenso da 50 mila euro, ad esempio, a Bevilacqua (5 mila euro a seduta). Sempre sul fronte incarichi affidati con i soldi del tram, c'è anche la parcella da 250 mila euro presentata all'Amat dal dirigente Domenico Caminiti come Rup, sulla quale però il cda attuale ha aperto un contenzioso»;
come rilevato dalla Corte dei conti il comune ha residui attivi per circa 400 milioni di euro ma la riscossione dei crediti è andata progressivamente scemando negli ultimi cinque anni, contribuendo non poco all'attuale situazione di dissesto del comune;
il comune presenta un bilancio formalmente in attivo ma, se si guarda al complesso delle attività ad esso riconducibili ed in particolare alla situazione patrimoniale, emerge una situazione di gravissima difficoltà finanziaria. In particolare il bilancio dell'Amia, nonostante il contributo statale, presenta debiti per 150 milioni, mentre l'Amat vanta un credito di circa 100 milioni nei confronti del comune e la Gesip di 60 milioni mentre continua a perdere 700 mila euro al mese e non meno gravi sono le situazioni delle altre partecipate;
il comune spende per la manutenzione di poco più di 2 mila ettari di verde urbano 27 milioni di euro l'anno, Torino per una quota simile di verde urbano spende 12 milioni di euro;
l'amministrazione, fra dipendenti diretti, delle aziende partecipate e precari, paga circa 21.895 stipendi e il 72 per cento delle spese è rappresentato da spese correnti mentre non riesce a far fronte alla manutenzione ordinaria della città: recentemente sono stati addirittura affidati degli incarichi esterni per la lettura dei contatori dell'acqua per una spesa di circa 90 mila euro;
il 21 settembre 2009 la trasmissione televisiva Striscia la Notizia ha svelato come un dipendente della Gesip (società che raggruppa duemila ex precari e che si occupa di vari servizi in città) Franco Alioto, non si sarebbe mai presentato al lavoro, prestando invece servizio come marinaio sulla barca dei figli del sindaco, utilizzata dallo stesso primo cittadino di Palermo;
la squadra mobile di Palermo presenta la propria informativa, inserita nel fascicolo aperto dalla Procura, e denuncia il primo cittadino con le ipotesi di truffa, falso e abuso d'ufficio in concorso con due dirigenti della Gesip e con lo stesso Alioto;
la procura di Palermo, che già da tempo aveva avviato indagini su presunti casi di abuso d'ufficio e assenteismo alla Gesip, ha deciso di fare piena luce sulla vicenda, iscrivendo nel registro degli indagati il sindaco Diego Cammarata con l'accusa di abuso d'ufficio e concorso in truffa;
a conti fatti il Governo nazionale ha stanziato, solo nell'ultimo anno, 230 milioni di euro a favore del comune di Palermo per appianare i debiti della sua (Azienda partecipata di igiene ambientale (AMIA): 80 milioni di contributo in favore dei comuni delle aree rientranti nell'obiettivo «Convergenza», aventi popolazione superiore a 500.000 abitanti e che abbiano rilevanti passività nei confronti delle società affidatarie del servizio di gestione rifiuti ed igiene ambientale nel territorio comunale; 150 milioni di euro al comune di Palermo per investimenti di miglioramento del tessuto urbano, anche nel settore dell'igiene ambientale con Delibera CIPE 4/2009,
impegna il Governo:
a verificare l'utilizzo dei fondi assegnati al comune di Palermo con le disposizioni citate in premessa;
a valutare i presupposti per l'estensione della dichiarazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti urbani nel territorio della provincia di Palermo di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 gennaio 2009, anche alla raccolta - ivi compresa la raccolta differenziata - e allo smaltimento dei rifiuti di ogni tipo al fine di evitare l'aggravarsi dei problemi igienico-sanitari già in essere;
a valutare se sia il caso di assumere elementi informativi, anche per il tramite dei servizi ispettivi di finanza pubblica, sulla complessiva situazione di bilancio del comune di Palermo.
(1-00299)
«Siragusa, Antonino Russo, Mariani, Bratti, Maran, Lenzi, Berretta, Bocci, Braga, Burtone, Capodicasa, Cardinale, Causi, Cavallaro, D'Antoni, Enzo Carra, Esposito, Genovese, Ginoble, Graziano, Iannuzzi, Levi, Marantelli, Margiotta, Martella, Pierdomenico Martino, Morassut, Motta, Realacci, Rugghia, Samperi, Viola».
La Camera,
premesso che:
la Costituzione italiana sancisce che «L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro» (articolo 1), che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali» (articolo 3), che la Repubblica «riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto» (articolo 4), che lo Stato cura «la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori» (articolo 35), i quali hanno diritto ad una retribuzione «in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa» (articolo 36);
la più recente rilevazione dell'Istat sulle forze lavoro, diffusa il 17 dicembre 2009 e relativa al terzo trimestre del 2009, indica una condizione critica soprattutto nelle aree deboli del Mezzogiorno. Il rapporto mette in guardia dal nuovo e sensibile incremento dell'inattività lavorativa, fenomeno concentrato nelle regioni meridionali e dovuto principalmente a fenomeni di scoraggiamento, alla mancata ricerca del lavoro di molte donne per motivi familiari, al ritardato ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione registra un ulteriore e allarmante calo rispetto allo stesso periodo del 2008 (dal 46,5 per cento al 45 per cento). In particolare, il tasso di inattività femminile nelle regioni meridionali si attesta al 69,2 per cento, con un calo di un punto percentuale rispetto al terzo trimestre del 2008. Il tasso di disoccupazione, all'8,2 per cento su scala nazionale, raggiunge nelle regioni meridionali la preoccupante soglia del 12,4 per cento;
questi numeri naturalmente non tengono conto della quota del lavoro sommerso, che specialmente nel Mezzogiorno rappresenta una fetta assai importante dell'intera forza lavoro. Secondo recenti stime Svimez, il Sud presenta tassi di irregolarità particolarmente elevati, pari circa al doppio rispetto al resto del Paese. Nel 2008 - prima dello scatenarsi della crisi economica - risultava irregolare nel meridione circa una persona su cinque (con punte di una su due in alcune regioni e in alcuni settori come l'agricoltura e l'edilizia), vale a dire 1,3 milioni di persone. Va aggiunto che nel Mezzogiorno la quasi totalità delle famiglie vive con un solo reddito;
secondo il rapporto Censis 2009 sulla situazione sociale del Paese, in Italia, quasi una famiglia su tre ha difficoltà ad arrivare a fine mese. Ma se la media nazionale si attesta sul 28,5 per cento, nelle regioni del Sud tale indice si alza
fino al 36,5 per cento. A metà 2009, rileva ancora l'istituto, si sono persi 378 mila posti di lavoro di cui 271 mila al Sud. Ad essere colpite sono soprattutto le forme di lavoro a termine (-9,4 per cento) e le collaborazioni a progetto (-12,1 per cento). Tale effetto grava in particolare sui ragazzi: il 45,4 per cento di cui ha perso il lavoro nell'ultimo anno ha infatti meno di 34 anni. E stato rilevato che l'Italia è il paese europeo a più alto divario tra tasso medio di disoccupazione e tasso di disoccupazione giovanile. Questo fenomeno è più che mai acuto nei territori del Sud;
dalle analisi dei dati Ocse e Istat sul rapporto tra livello di istruzione e condizione lavorativa, risulta che il rendimento dell'investimento formativo è nel Mezzogiorno notevolmente più basso rispetto alle altre parti d'Italia a causa del ritardato o mancato ingresso nel mercato del lavoro una volta concluso il processo di formazione. Le difficoltà dei giovani diplomati e laureati del Sud a trovare una collocazione nel circuito del lavoro riflette sia inadeguatezze nella rete formativa, che presenta standard qualitativi inferiori agli altri Paesi europei e occidentali, sia criticità del sistema di transizione scuola-lavoro;
dal rapporto Svimez 2009 emerge che ogni anno 300 mila giovani meridionali abbandonano il Sud per cercare fortuna altrove. Di questi, quasi uno su due deciderà di non tornare più a casa, La fuga dal Mezzogiorno avviene in due tempi. La prima emorragia coincide con la scelta del corso di studi: al momento dell'iscrizione all'università un ragazzo su quattro decide di frequentare un ateneo del Centro-Nord. La fuga decisiva è connessa con la ricerca di un posto di lavoro: a tre anni dal conseguimento della laurea, oltre il 4 per cento dei giovani meridionali occupati lavora al CentroNord. L'aspetto più allarmante di questa nuova migrazione interna sta nel fatto che coinvolge i giovani culturalmente e professionalmente più attrezzati: il 40 per cento dei laureati meridionali che hanno trovato lavoro al Nord si è laureato infatti con il massimo dei voti;
le dinamiche relative all'emigrazione dal Sud al Nord sono l'effetto più evidente dello stallo del sistema sociale e produttivo del Mezzogiorno. Se i ragazzi vanno via è perché il sistema delle imprese meridionali non è in grado di competere con quello settentrionale quanto a capacità di assorbire forza lavoro altamente qualificata. Un gap al quale si aggiunge uno squilibrio vertiginoso nei sistemi di transizione scuola-lavoro e nei livelli del servizio sociale. Questo quadro condanna oggi il Mezzogiorno ad essere il maggiore fornitore di risorse umane delle zone forti del Centro Nord;
il fenomeno dell'emigrazione interna si traduce anche in un'allarmante emorragia economica dalle fasce e dalle zone deboli a quelle forti del Paese. Tra tasse universitarie e integrazioni alle magre buste paga che i ragazzi percepiscono per molti anni dopo aver finito il corso di studi, ogni anno dal Sud al Nord si spostano non meno di 2 miliardi di euro. Così il Mezzogiorno si trova a dover pagare un dazio insieme economico e culturale, che inverte letteralmente la storica logica delle «rimesse». Per uscire da questa condizione occorre agire su due nodi fondamentali: lo sviluppo del comparto produttivo del Sud e l'implementazione di efficaci strumenti di raccordo tra le università e il mondo del lavoro;
dai dati appena illustrati appare evidente come nell'attuale fase di crisi è nel Mezzogiorno che si registrano gli effetti più devastanti sia in termini economici che sociali. Ciò malgrado nelle passate fasi congiunturali il Sud abbia reagito meglio rispetto alle aree forti proprio a causa della sua scarsa apertura ai mercati internazionali. L'economia meridionale somma all'inversione ciclica debolezze strutturali che affondano le loro radici nel tempo e che si aggravano nell'attuale fase congiunturale. Come ha rilevato la Banca d'Italia in uno studio pubblicato nel luglio
2009, tutte le debolezze economiche e sociali del Paese - dall'occupazione alla povertà, dalla disuguaglianza sociale alla mancanza di competitività - si manifestano con maggior intensità nelle regioni deboli del Mezzogiorno. Questo fatto, unitamente alla rilevanza macroeconomica del Mezzogiorno, rende evidente l'importanza che riveste lo sviluppo del Sud per le prospettive di crescita nazionale. Senza abbattere il cronico sotto utilizzo delle risorse umane e materiali nelle regioni meridionali, ammonisce ancora la Banca d'Italia, l'obiettivo di uscire dal ristagno appare del tutto velleitario;
in contrasto con questa indicazione, l'attuale Governo ha assunto finora, ad avviso dei firmatari del presente atto di indirizzo, una strategia sostanzialmente antimeridionalista. I provvedimenti varati sin qui, non ultima la legge finanziaria per il 2010, hanno di fatto azzerato ogni intervento a favore del Mezzogiorno sia in termini di risorse stanziate che di strumenti specifici. Il continuo ricorso al Fondo per le aree sottoutilizzate (Fas) nazionale per la copertura di provvedimenti di carattere generale ha determinato nei fatti un'ulteriore divaricazione tra le condizioni economiche e sociali delle zone forti e quelle delle zone deboli. Questa sistematica distrazione di fondi, valutabile nella somma di 35 miliardi di euro, oltre a compromettere il rispetto dell'originario vincolo di ripartizione delle risorse del Fondo (si riconosceva alle regioni sottoutilizzate meridionali almeno l'85 per cento del complesso delle risorse) ha di fatto azzerato le politiche di sviluppo che le regioni del Sud realizzano solo grazie al trasferimento di fondi stanziati dal Governo centrale e dall'Unione europea;
a questa sistematica distrazione di fondi, si è aggiunta una miope politica di tagli per gli imprenditori meridionali. In una fase congiunturale così difficile, invece di supportare le imprese del Sud, il Governo, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo, ha di fatto annullato l'operatività del credito d'imposta per i nuovi investimenti, lasciando le aziende del Sud senza alcuna fiscalità di sviluppo e deprimendo ancora di più le prospettive di crescita delle zone sottosviluppate;
i tagli imposti dal Governo al sistema scolastico colpiscono quasi esclusivamente il Sud. Più di 14 mila supplenze sulle 19 mila che scompariranno quest'anno (il 71 per cento) sono localizzate nelle otto regioni meridionali;
il progresso nei livelli di scolarizzazione delle nuove generazioni meridionali è riconosciuto da tutti i più importanti osservatori. La Svimez rileva come, in media, non ci sia più una differenza apprezzabile tra i livelli qualitativi della didattica negli istituti meridionali e quelli del Centro-Nord. Il divario aumenta però in termini di opportunità di impiego. Occorre dunque dare risposte concrete attivando un confronto con le parti sociali e i rappresentanti istituzionali dei territori del Mezzogiorno, al fine di mettere in campo un programma di interventi anticiclici per favorire l'ingresso delle nuove generazioni meridionali nel mercato del lavoro meridionale;
come rilevato dalla Banca d'Italia nel rapporto di fine anno 2008 e ribadito recentemente dal governatore Mario Draghi, il sistema vigente di ammortizzatori sociali esclude una fascia molto ampia di lavoratori atipici e parasubordinati. L'analisi della Banca d'Italia mette in evidenza che 1,6 milioni di lavoratori non godono attualmente di alcuna forma di copertura e rischiano, dunque, di rimanere a zero euro in caso di licenziamento o scadenza dei termini di contratto;
intorno alla risorsa che rappresentano le giovani generazioni meridionali vanno costruiti progetti di intervento in grado di aumentare la qualità dell'istruzione e di accompagnare i ragazzi nella difficile fase di accesso al lavoro, di offrire loro adeguati sistemi di formazione fuori e dentro le aziende, anche per impedire che
continui l'esodo verso il Nord dei giovani diplomati e laureati del Mezzogiorno,
impegna il Governo:
a finanziare in piano volto a inserire nel mercato del lavoro almeno 100 mila giovani diplomati e laureati delle otto regioni del Mezzogiorno mediante stage presso imprese private, a tal fine prevedendo un compenso mensile a carico dello Stato per un periodo non inferiore a sei mesi, cui aggiungere un incentivo di 3.000 euro a favore dell'azienda in caso di assunzione a tempo indeterminato;
a reintegrare le risorse impegnate del Fondo per le aree sottoutilizzate per destinarle a un programma mirato al rilancio del tessuto produttivo meridionale e, conseguentemente, dei livelli occupazionali del Mezzogiorno, ripristinando a tal fine un meccanismo di fiscalità di sviluppo concreto ed efficace quale è l'automatismo del credito d'imposta per i nuovi investimenti nel Mezzogiorno;
a predisporre in tempi rapidi un piano organico di riforma degli ammortizzatori sociali, che includa lavoratori a progetto, parasubordinati, lavoratori atipici e le altre categorie contrattuali attualmente escluse da ogni copertura, garantendo almeno il 60 per cento del reddito percepito nell'ultimo anno.
(1-00300)
«D'Antoni, Boccia, Maran, Villecco Calipari, Baretta, Fluvi, Lulli, Damiano, Bellanova, Berretta, Boffa, Bonavitacola, Bordo, Bossa, Burtone, Calvisi, Capano, Capodicasa, Cardinale, Enzo Carra, Causi, Ciriello, Concia, Cuomo, D'Alema, D'Antona, D'Incecco, Fadda, Genovese, Ginefra, Ginoble, Grassi, Graziano, Iannuzzi, Laganà Fortugno, Laratta, Levi, Lo Moro, Lolli, Losacco, Luongo, Margiotta, Cesare Marini, Marrocu, Pierdomenico Martino, Mastromauro, Mazzarella, Melis, Minniti, Nicolais, Oliverio, Arturo Mario Luigi Parisi, Pedoto, Mario Pepe (PD), Pes, Piccolo, Picierno, Antonino Russo, Samperi, Santagata, Sarubbi, Schirru, Servodio, Siragusa, Tenaglia, Livia Turco, Vaccaro, Vico».
Risoluzione in Commissione:
La X Commissione,
premesso che:
l'Italia è stata all'avanguardia nel mondo per la costruzione delle prime centrali geotermiche alimentate dal calore della terra. Infatti nel 1904 il Principe Ginori Conte fu il primo a trasformare l'energia termodinamica del vapore in energia elettrica, che gli permise di accendere 5 lampadine. Un po' di anni dopo in Toscana, nella Valle del Diavolo, fu costruita la prima centrale geotermica del mondo. Ancora qui e sul Monte Amiata sono concentrati tutti gli impianti nazionali. La potenza totale installata è di circa 810 Mw, quanto una centrale nucleare, con una produzione di energia elettrica di 5 miliardi di chilowattora all'anno;
nonostante i nostri primati, oggi l'energia geotermica è sfruttata in modo più efficiente in Islanda. Qui quasi tutte le case, edifici, ma anche piscine, marciapiedi e campi di calcio sono riscaldati con acque provenienti da fonti geotermiche. Inoltre, il 30 per cento dell'elettricità viene prodotta dai vapori del sottosuolo. In controtendenza con il resto del mondo, che soffre per l'aumento del prezzo dell'energia, in Islanda i prezzi diminuiscono;
nel 1977 sotto l'urto del primo shock petrolifero, l'allora Ministro dell'industria, Carlo Donat Cattin, convocò i vertici di ENI e ENEL e chiese loro una valutazione approfondita del potenziale energetico del territorio italiano. ENI e ENEL formarono così una Joint venture e trivellarono molte centinaia di pozzi, per dieci anni, un po' ovunque nella e nei mari connessi. Il risultato di queste prospezioni
rivelò un'Italia geotermica ben più ricca di quella conosciuta fino ad allora; non solo la zona Toscana di Larderello e del Monte Amiata, con il suo vapore naturale che sale dal profondo grazie a un fortunato contatto con strati caldi, ma anche il cratere di Latera-Bolsena, i Campi Flegrei e, soprattutto, enormi giacimenti di calore sotto il fondo del Tirreno, dal semicerchio delle Eolie fino ai grandi vulcani sottomarini del Palinuro e del Marsili, e tutta l'area marina davanti alla costa Toscana;
in pratica apparve, ai trivellatori, l'Italia come secondo potenziale geotermico europeo dopo l'Islanda. Ma alla fine degli anni ottanta, quando la campagna di perforazioni si concluse, il petrolio era tornato ai 30 dollari a barile, non esisteva quindi né l'incentivo economico, e nemmeno esistevano le tecnologie per raccogliere questa grande sfida del nostro oro nero;
oggi però il quadro è ben diverso. Con il barile oltre i 70 dollari, e l'entrata in vigore del trattato di Kyoto, la geotermia, fonte rinnovabile, continua e a emissioni zero, potrebbe dare un notevole contributo per l'approvvigionamento energetico e lo sviluppo economico del nostro Paese;
oggi, grazie alla tecnologia raggiunta ancora una volta dagli italiani nella trivellazione di pozzi a grande profondità (tecnologia ENI) gli islandesi stanno realizzando un progetto ambizioso che permetterà di attingere al calore della Terra fino alla ragguardevole profondità di 5.000 metri. Tali profondità consentiranno di captare l'acqua supercritica, una condizione dell'acqua che è una via di mezzo tra vapore (500o C) e acqua fluida ed ha in sé una enorme quantità di energia. Anche qui ci sarà qualcosa di italiano: delle malte particolari (che incamiceranno i pozzi) sperimentate nel nostro Paese e in grado di sopportare l'eccessiva pressione, temperatura ed acidità presenti a tali profondità. La potenza fornita dai nuovi pozzi sarà di 10 volte maggiore rispetto a quelli tradizionali. Se il progetto avrà successo ci si troverà di fronte ad una eccedenza di energia, in tal caso potrebbe essere esportata anche in Europa attraverso cavi sottomarini. Il progetto è rivoluzionario perché potrà essere realizzato anche in altre parti del mondo come Italia, USA, Cina, India, Africa Orientale dove ci sono caratteristiche geotermiche paragonabili a quelle islandesi. La ricerca è anche rischio e la scienza procede attraverso difficoltà razionalmente previste e programmate. Oggi l'Islanda all'avanguardia nell'uso dell'energia geotermica sfrutta una geniale invenzione tutta italiana;
da recenti studi è emerso che negli Stati Uniti si potrebbe utilizzare nei prossimi 50 anni grazie ad un investimento statale nei diversi progetti, una quantità di più di 100.000 MW proveniente da sistemi geotermici potenziati (EGS), contro gli appena 3.000 Megawatt installati attualmente negli USA, cioè meno del 3 per cento del potenziale. Un report della Gea ha identificato 74 nuovi progetti geotermici in diversi stati americani che raddoppieranno la capacità geotermica USA fino a 6.000 megawatt;
sembra, infatti che anche importanti investitori USA si stiano orientando verso gli investimenti nell'energia geotermica, e si fanno grossi nomi: Warren Buffett a Google Inc; Specialmente quest'ultima spinge molto sull'acceleratore, donando 10 milioni di dollari ad un laboratorio per le ricerche geotermiche e pressando il governo statunitense perché investa nella ricerca. L'energia geotermica (negli USA) è divenuta concorrenziale tra i produttori di elettricità ottenuta dal gas naturale, soprattutto in virtù dei sussidi: le società che producono energia geotermica possono esigere un «credito di imposta sulla produzione» nell'ordine di 1,8 centesimi per kWh. Di conseguenza il Dipartimento dell'Energia statunitense, prevede che entro il 2025 verranno prodotti con questa energia 6,8 gigawatt;
l'energia solare come pure l'energia eolica hanno monopolizzato l'interesse dei media e delle aziende che si occupano
delle energie rinnovabili. Ma c'è un'altra risorsa di cui l'Italia è ricca e che viene inspiegabilmente trascurata «l'energia geotermica»;
le centrali geotermiche hanno una emissione ridotta di CO2 e di conseguenza, producono crediti. Per fare un esempio, se una centrale a carbone rilascia 915 grammi di CO2 per chilowat prodotto ed una centrale geotermica rilascia 112 grammi per chilowattora, il risparmio di CO2 è di 803 grammi di CO2. Questo risparmio si traduce in altrettanti crediti, che possono essere ceduti. Ma occorre considerare che i nuovi impianti geotermici sono ancora più convenienti perché non producono più CO2;
c'è abbastanza energia all'interno della terra da garantirci gli attuali consumi energetici per i prossimi 35 miliardi di anni ed è attualmente abbastanza economica da garantire che il suo uso e la ricerca in questo campo possano fornire risultati eccellenti;
la produzione di energia geotermica in Italia è al momento limitata al Lazio e alla Toscana, ma fenomeni geotermici sono visibili anche in Sardegna, Sicilia e in alcune zone del Veneto, della Lombardia e dell'Emilia Romagna;
in Italia, il settore degli usi ad alta entalpia, con fluidi a temperatura superiori a 150o C, riguarda soprattutto la produzione di energia elettrica (progetti ENEL). Risulta, invece troppo esigua rispetto alle potenzialità accertate, quella della bassa entalpia relativa al campo delle utilizzazioni dirette: il riscaldamento è la forma più diffusa tra gli usi diretti dell'energia geotermica; in Italia le realizzazioni più importanti sono quelle di Ferrara, Vicenza, Castelnuovo Val di Cecina, Acqui, Bagno di Romagna e Grosseto. Per il riscaldamento degli ambienti, le temperature dei fluidi devono essere dell'ordine di 50-80 o C per gli impianti a termosifone, 35-50o C per i pannelli radianti. Nel quadro volto allo sfruttamento razionale dell'energia geotermica, viene impiegata sempre più la «pompa di calore», grazie alla quale sono utilizzati anche a temperature molto basse. Nei Paesi dove si sta diffondendo lo sfruttamento dell'energia geotermica alle più basse temperature (7-40o C), quali la Svezia, il Giappone, gli Stati Uniti, la Svizzera, la Germania e la Francia, l'uso delle pompe di calore ha toccato dei livelli sorprendenti;
la geotermia offre notevoli potenzialità di crescita in una prospettiva di utilizzo di fonti energetiche a basso impatto ambientale. Oltre all'uso del calore del sottosuolo per il condizionamento degli ambienti, occorre incrementare in modo significativo la potenza geotermoelettrica installata. Ciò comporta scelte coraggiose, volte soprattutto all'impiego della geotermia di nuova generazione (EGS), non convenzionale;
a tale fine, è necessaria una rivalutazione del potenziale geotermico del nostro Paese alla luce di questo nuovo possibile sviluppo della geotermia come risorsa rinnovabile strategica;
impegna il Governo
a realizzare una campagna di informazione verso l'opinione pubblica e gli operatori del settore che si occupano degli impianti di riscaldamento e condizionamento delle abitazioni private e pubbliche, affinché si diffonda la conoscenza di queste tecnologie che permetterebbero immediatamente di fornire all'Italia un notevole risparmio energetico con il conseguente abbattimento della produzione della CO2;
a rimuovere gli ostacoli di natura amministrativa e burocratica che ad oggi impediscono il completo sviluppo dell'energia geotermica in Italia;
ad adottare opportune iniziative anche di natura finanziaria a sostegno della ricerca geotermica quale «settore innovativo e strategico» per l'Italia.
(7-00246) «Fava».
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interrogazione a risposta in Commissione:
BOBBA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
secondo il settimanale «Famiglia Cristiana» n. 51 del 20 dicembre 2009, una famiglia di Cagliari, composta da nove figli, più uno in arrivo, costretta ad utilizzare una autovettura di nove posti per un totale di 11 persone, ha deciso di acquistare un minibus, per potersi spostare in sicurezza;
il capofamiglia ha adempiuto agli obblighi per poter avere il rilascio della patente di tipo D, obbligatoria per i minibus superiori a nove posti;
la concessionaria, onde evitare l'utilizzo per fini diversi da quelli necessari allo spostamento di una famiglia, e quindi per fugare sospetti relativi ad un eventuale lavoro in nero, ha richiesto lo stato di famiglia;
nonostante la famiglia abbia dimostrato, attraverso i documenti richiesti e il rilascio della patente idonea, di avere i requisiti e le necessità relative per poter acquistare il minibus, la concessionaria ha precisato che l'autovettura non poteva essere immatricolata, in quanto parrebbe non sia contemplata nel nostro Paese una famiglia di 11 persone che voglia viaggiare insieme;
ad oggi la famiglia cagliaritana è costretta a viaggiare legando due figli, minori, alla stessa cintura di sicurezza, rischiando in caso di sinistri gravi danni per gli stessi -:
per quali motivi non sia possibile immatricolare il minibus, come mezzo di spostamento per una famiglia, che obiettivamente ne abbia necessità, quantomeno numerica, anche al fine di garantire la sicurezza stradale per la stessa famiglia;
cosa si intenda fare per evitare che le famiglie numerose, importante pilastro della società, siano puntualmente svantaggiate nello svolgimento della normale routine quotidiana.
(5-02298)
Interrogazioni a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
il Parco del Ticino rappresenta un'oasi naturalistica di primaria importanza, sia per la Lombardia, sia per il Piemonte;
gli enti che gestiscono il Parco del Ticino sono attivi nella realizzazione di percorsi ciclo-pedonali e altri momenti e occasioni di fruizione intelligente ed eco-compatibile delle bellezze dell'area naturalistica del Ticino;
l'Expo 2015 di svolgerà a pochissimi chilometri dal Parco del Ticino -:
se e come il Governo - anche per tramite della società Soge spa - intenda coinvolgere gli enti gestori del Parco del Ticino nell'organizzazione di Expo 2015;
se e come il Governo e la Soge intendano sfruttare positivamente l'occasione di disporre di un'area di pregio naturalistico per i turisti che visiteranno Expo 2015, cogliendo sia il vantaggio di ampliare l'offerta turistica per i visitatori, sia di promuovere numerosi agriturismi e strutture ricettive di varia natura presenti nell'area.
(4-05535)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'8 maggio 2009 l'agenzia di informazioni «Dire», nel suo speciale notiziario sanità, nell'ambito di alcuni servizi giornalistici a proposito del terremoto che ha distrutto L'Aquila e sconvolto l'Abruzzo, riferiva: «I disabili non possono resistere a lungo nelle tendopoli, soprattutto chi ha problemi di salute mentale. A dirlo la cooperativa «XXIV Luglio» dell'Aquila che nel campo del centro commerciale Globo gestisce una tensostruttura in cui ci sono disabili provenienti da case famiglia dell'Aquila e dintorni, in risposta alle dichiarazioni del direttore del Dipartimento di Salute Mentale della Asl dell'Aquila Vittorio Sconci che sempre nello stesso campo ha in cura la maggior parte del disabili psichici della città. Il direttore il 28 aprile dichiarava la propria volontà di tenere i pazienti nelle tende per non «cedere alla "tentazione" di riformare piccole unità manicomiali, di non privare queste persone degli agganci affettivi che hanno sviluppato nel tempo fra loro e con gli infermieri»;
disabili e «malati» psichici, sono persone con i loro bisogni, con le loro emozioni, con la loro percezione della realtà come tutti, ma più specificatamente indifese e deboli;
si tratta comunque di persone deprivate del loro contesto e delle loro relazioni, spesso intontite dagli psicofarmaci, stanche, depresse, molte delle quali vorrebbero andare via, in un altro posto, dove si possa stare meglio;
associazioni come la comunità di Capodarco di Fermo, che sin dal 1968 ha lottato per l'inclusione sociale dei disabili psichici e fisici, creando strutture all'avanguardia a livello nazionale, o come la Comunità di S. Egidio, conosciuta e riconosciuta e livello internazionale, si sono sin da subito mostrate disponibili ad accogliere persone in strutture accoglienti e garantite. Una sistemazione assolutamente non definitiva, ma al contrario temporanea e provvisoria, in attesa del ritorno nelle case -:
se si sia provveduto a censire i disabili e i malati psichici che vivevano a L'Aquila e nelle zone colpite dal terremoto;
quante di queste persone abbiano perso nella tragedia genitori e parenti prossimi, e le abitazioni;
chi si prenda cura di loro e dove;
dove siano stati alloggiati, e da quando;
in considerazione del fatto che i disabili, e in particolare i disabili psichici sono tra le categorie con maggiori problemi, più bisognose di aiuto e di sostegno, in che modo questo aiuto e sostegno si sia concretato.
(4-05551)
SCILIPOTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
dal 2008 ad oggi oltre 15.000 informatori medico-scientifici del farmaco (ISF) sono stati licenziati da parte di multinazionale del settore;
il presidente di farmaindustria Sergio Dompè, in un intervento ha preannunciato una ulteriore riduzione di ISF per il 2010, come riportato anche dal quotidiano il Giorno del 1o dicembre 2009;
in un quadro economico che vede la produzione industriale mondiale in calo, in Italia il settore farmaceutico registra un incremento del 6 per cento a settembre 2009 rispetto all'anno precedente (fonte Rainews24 del 12 dicembre 2009), ciononostante viene regolarmente attuata la politica dei licenziamenti;
le multinazionali farmaceutiche, nonostante chiudano i loro bilanci fortemente in attivo, attingono a piene mani
agli ammortizzatori sociali e quindi al denaro pubblico, sottraendo, ad avviso dell'interrogante, risorse e denari a quelle aziende che sono veramente in crisi;
molte delle procedure di mobilità aperte da queste aziende sono sembrate a dir poco ambigue, se non ai limiti della legge, da qui il sempre crescente numero di contenziosi giudiziari che gli ISF aprono nei confronti di queste imprese;
con sentenza dell'11 dicembre 2009, il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Monza Giovanni Gerosa, nel processo con rito abbreviato per bancarotta fraudolenta sul fallimento della «X-Pharma», la multinazionale farmaceutica del centro Colleoni dichiarata fallita nel marzo 2009, con un buco di 22 milioni di euro, che ha messo sulla strada 376 informatori scientifici, ha condannato i quattro imputati, oltre alle rispettive pene di reclusione anche al risarcimento dei danni alle parti civili con una provvisionale di 1 milione e 400mila euro nei confronti dei creditori riuniti nel fallimento;
appare opportuno che il Governo eserciti un controllo di merito sulle procedure di mobilità sino ad oggi attuate per constatarne la conformità alle leggi vigenti;
ad avviso dell'interrogante è inaccettabile che sia consentito al management di queste grandi imprese del farmaco di attuare politiche da «padroni delle ferriere» che solo nell'800 venivano attuate nella certezza di restare impuniti;
colossi farmaceutici come la Merck, Astra Zeneca, Pfizer, e altri trasferiscono migliaia di ISF, anche se questo sembra impossibile, verso società, come la Marvecs, che sono a giudizio dell'interrogante praticamente l'anticamera del licenziamento;
anche altre aziende italiane scaricano decine di ISF su società come la Innovex, che non è chiaro se operi come agenzia di servizi o come società farmaceutica;
anche una multinazionale come la Roche spa, produttrice del farmaco Tamiflù, che solo nell'ultimo semestre ha fatturato un miliardo di franchi svizzeri e che chiuderà il bilancio 2009 in forte attivo, assume, come regolarmente denunciato, atteggiamenti vessatori e mobbizzanti con umilianti demansionamenti e illeciti trasferimenti nei confronti di informatori scientifici (fonte: settimanale La Rinascita del 7 maggio 2009);
dai dati in possesso dell'interrogante risulta che sono molte altre le aziende della cui dubbia metodologia operativa, il Governo dovrà essere debitamente informato;
a causa del disagio morale, economico e sociale in cui vertono, gli informatori scientifici del farmaco si sono costituiti in un movimento di protesta, pacifico e spontaneo, non potendo più subire supinamente questa «mattanza» attuata dall'industria farmaceutica; desiderosi di far conoscere a tutti i cittadini le loro ragioni e difendere i loro diritti, si sono già rivolti a tutti quegli strumenti che la società moderna e civile gli fornisce, dai quotidiani alla TV, fino alle proteste di piazza -:
se, alla luce di quanto esposto, si ritenga opportuno assumere iniziative normative volte a rivedere quegli articoli di legge che consentono alle aziende di usufruire degli ammortizzatori sociali per licenziare sostanzialmente i lavoratori, nonostante le stesse abbiano profitti rilevanti e costante crescita dei fatturati;
come intenda agire il Governo per verificare ed opportunamente bloccare rapidamente, quella che, ad avviso dell'interrogante, è una ingiusta serie di licenziamenti, totalmente priva di reale giustificazione, e che vessa migliaia di famiglie di lavoratori.
(4-05571)
AFFARI ESTERI
Interrogazioni a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere se vi è stato riscontro - ed in che termini - alla proposta di «memorandum of understanding» inviato alle autorità del Kazakistan in tema di trasporto aereo, di cui alla risposta all'interrogazione dello scrivente n. 4-03717.
(4-05523)
REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in risposta a interrogazione dello scrivente 4-03860 il Ministro dei trasporti dichiara che il nostro Paese è in attesa di riscontro da parte delle autorità Bielorusse riguardo la volontà di accertazione delle clausole comunitarie in tema di trasporto aereo -:
se e quali riscontri si siano avuti da parte delle autorità Bielorusse;
se e quali iniziative il Governo intenda assumere al fine di addivenire alla revisione in senso liberista e democratico dei vigenti accordi bilaterali in tema di trasporto aereo;
se e come si intenda coinvolgere gli altri paesi dell'Unione europea al fine di esercitare uno sforzo diplomatico congiunto.
(4-05530)
REGUZZONI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
sono centinaia le denunce di violazione dei diritti umani da parte delle autorità politiche e militari messicane;
l'esercito federale messicano viene utilizzato per presidiare - con metodi che paiono discutibili - intere regioni del Paese -:
se e come il Governo italiano abbia preso posizione negli ultimi anni nei confronti delle autorità messicane in merito a delle violazioni dei diritti umani;
di quali notizie il Governo disponga in relazione alle citate violazioni dei diritti umani, soprattutto nei confronti di particolari territori e, di etnie considerate minoritarie.
(4-05532)
SCILIPOTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere premesso che:
la III Commissione affari esteri e comunitari della Camera ha discusso più volte la proposta, presentata dal Ministero degli affari esteri, di riorganizzazione della rete diplomatica e consolare italiana nel mondo, singolarmente e anche congiuntamente con la commissioni Affari esteri del Senato;
la ristrutturazione della rete consolare, ai sensi del comma 404 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2007, si è conclusa con il conseguente accorpamento di alcuni consolati e con l'accorpamento di alcune rappresentanze presso organizzazioni internazionali, il tutto nell'ottica delle esigenze di razionalizzazione dei servizi e di risparmio di risorse finanziarie;
tra le sedi consolari interessate dalla chiusura vi è anche la storica sede di Norimberga, operativa fin dal 1967 come vice consolato;
oltre alla valenza storica, il Consolato di Norimberga ha notevole rilevanza funzionale, infatti la sua giurisdizione interessa un territorio esteso 23.000 chilometri quadrati, e con una popolazione di 28525 connazionali residenti, dei quali ben 9660 a Norimberga, Fürth ed Erlangen, nella Franconia tedesca;
la Franconia è una regione geografica e storica del centro della Germania, parte dell'odierno Land di Baviera, del quale costituisce la parte settentrionale. Amministrativamente, la Franconia è composta
di tre circoscrizioni e Norimberga, la città più popolata, è considerata come il capoluogo storico;
la chiusura del consolato di Norimberga creerebbe gravi disagi e molte difficoltà a tutta la collettività italiana residente in Franconia, in particolar modo, a quella fascia di connazionali più deboli, che sarebbero vessati da disagi ed oneri di trasferta insopportabili, in quanto si troverebbero costretti a recarsi al Consolato generale d'Italia a Monaco di Baviera, che dista complessivamente circa 800 chilometri, con conseguente danno in termini economici e di tempo;
la presenza del Consolato, ha contribuito negli anni a favorire la già difficile integrazione della comunità italiana residente in Germania, che è la più numerosa all'estero e tuttavia presenta difficoltà ad integrarsi nel contesto scolastico, sociale, lavorativo e linguistico;
i sentimenti di patria, vivi e fervidi nei nostri connazionali, il legame con tradizioni, cultura e storia, sono espressi anche negli atti amministrativi che i nostri connazionali compiono, continuando a far riferimento alle autorità consolari italiane, piuttosto che alle realtà tedesche;
risulta chiaro che i risparmi ottenuti con la chiusura della sede consolare di Norimberga non compenserebbero il danno sociale, gli enormi disagi ai connazionali, oltre al danno d'immagine che si arrecherebbe al nostro Paese; ciò costituirebbe, inoltre, un grave danno per i rapporti politici, economici, culturali e commerciali esistenti con il nostro Paese;
l'Italia è il primo partner della Baviera per le esportazioni ed il secondo partner per le importazioni e la città di Norimberga, posta al crocevia di grandi arterie di comunicazione, gioca sicuramente un ruolo strategico negli scambi internazionali, anche con i Paesi nuovi membri dell'Unione europea;
Norimberga ha ottenuto ufficialmente il riconoscimento quale regione europea metropolitana, sia per la sua posizione geografica al Centro della Germania, nel cuore d'Europa che per la sua forza economica; basti pensare che il centro fiere di Norimberga occupa, per importanza, il settimo posto in Germania (150 milioni di euro di fatturato per il 2008), addirittura precedendo Stoccarda; ed è tra i primi 20 a livello mondiale;
le ditte italiane con sede principale in Franconia sono oltre 800 ed interessano il settore gastronomico, del design e della moda. Le ditte tedesche con rapporti import-export con l'Italia sono alcune migliaia e le ditte tedesche con filiali in Italia un centinaio, tra cui la DATEV di Norimberga, la prima azienda tedesca produttrice di software con funzioni contabili;
il Consolato ha contribuito in maniera decisiva alla riuscita degli incontri ed al progressivo sviluppo ed ampliamento delle relazioni tra le città di Norimberga e Verona;
il Consolato italiano ha avuto un ruolo significativo anche nella progettualità instaurata con la camera di commercio della città di Trieste;
pare evidente all'interrogante come le decisioni del Governo possano allontanare ancor di più il territorio italiano dalle migliaia di famiglie meridionali emigrate;
l'importanza della popolazione italiana in Franconia e del suo ottimo inserimento nella società locale, si è palesato anche attraverso le posizioni solidali espresse da alcuni importanti paladini del mantenimento del Consolato a Norimberga;
il Signor Ulrich Maly, sindaco di Norimberga dal 2002, e membro della SPD, in una lettera indirizzata all'ambasciatore d'Italia a Berlino, Valensise e al Ministro degli affari esteri italiano, ha dichiarato: «Nella città di Norimberga il Consolato è come un'ambasciata italiana. Anche il valore simbolico è notevole, perciò prendiamo posizione a favore dei nostri amici italiani. Spero nella possibilità
di poter ancora influenzare questa decisione e di dare così un forte segnale italo-tedesco da Norimberga!»;
il Signor Michael Frieser, capogruppo del CSU all'interno del Consiglio comunale, insieme al Sottosegretario di Stato per l'economia e la tecnologia, Signora Dagmar Wöhrl, in una lettera congiunta indirizzata all'Ambasciatore d'Italia in Germania, Antonio Puri Purini, si è appellato all'importanza del Consolato per la regione metropolitana ed ha evidenziato quindi le conseguenze fortemente negative di una chiusura;
anche il gruppo politico della CSU ha preso fermamente posizione contro l'annunciata chiusura ed ha deciso di sostenere apertamente gli sforzi dei cittadini italiani o di origine italiana e le molte imprese italiane e tedesche, che hanno rapporti commerciali con e da Norimberga;
in Germania, tra gli altri sostenitori della permanenza del Consolato a Norimberga si annoverano: il gruppo consiliare della CSU e della SPD presso il Consiglio comunale di Norimberga, il deputato regionale Jürgen W. Heike, il Ministro bavarese per gli affari europei, onorevole Emilia Müller, il deputato regionale nel Parlamento bavarese onorevole Markus Söder, il Sottosegretario federale agli esteri onorevole Günter Gloser, la DGB (Federazione dei sindacati tedeschi) rappresentata dal Segretario regionale Stephan Doll;
i responsabili dei COM.IT.ES (Comitato italiani all'estero) si sono offerti di incontrare personalmente il Ministro degli affari esteri o un delegato del Governo, per discutere insieme le problematiche derivanti dalla chiusura degli uffici del Consolato di Norimberga;
anche altre associazioni e partiti, come la Lega Meridionale, il Movimento Meridionale, il Partito per il Sud e l'Altra Sicilia, si sono attivati a sostegno dei diritti e degli interessi dei nostri connazionali, rappresentati dal calabrese Salvatore Farina, per inviare un appello al Governo italiano, alle forze politiche di maggioranza e di opposizione, oltre agli organi d'informazione affinché il provvedimento di chiusura del Consolato di Norimberga venga ritirato dal Governo;
l'aver appreso della determinazione del Governo italiano a chiudere i battenti del Consolato di Norimberga, secondo le fonti in possesso dell'interrogante nel giugno 2010, ha determinato una fortissima protesta da parte degli oltre 28000 connazionali in Franconia tra le città di Norimberga, Hannover e Saarbrucken;
la protesta è sfociata in due momenti di forte tensione con le dimostrazioni di piazza del 5 luglio 2009 e del 19 settembre 2009 a Norimberga davanti la sede del Consolato;
oltre 1.000 nostri emigrati hanno rappresentato il forte disappunto per una decisione assurda che tiene in conto solo gli interessi delle casse di Stato e non le esigenze degli emigrati -:
se il Ministro interrogato abbia considerato la possibilità di mantenere in servizio il Consolato italiano a Norimberga;
quali soluzioni alternative si intenda adottare per garantire l'erogazione dei servizi consolari alla comunità italiana;
se i rigorosi vincoli di bilancio imposti non prevedano altre possibilità per tutelare la rete consolare preposta ai bisogni delle nostre comunità;
quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in ordine a quanto rappresentato in premessa.
(4-05537)
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
TRAPPOLINO, SERENI, VERINI e BOCCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 2 luglio 2009 all'interno degli impianti della ditta Ecorecuperi di Vascigliano di Stroncone in provincia di Terni si sviluppava un incendio che, nonostante il tempestivo intervento dei vigili del fuoco di Terni e dei nuclei provenienti da Roma e Firenze, si protraeva per diversi giorni. L'incendio esauriva la fase di massima intensità il 7 luglio anche se la ripresa quotidiana di focolai impegnava i Vigili del fuoco fino al 31 agosto 2008;
la Ditta Ecorecuperi svolgeva attività di trattamento rifiuti su carcasse bonificate di autovetture al fine di recuperare la parte metallica delle stesse. La combustione interessava essenzialmente il «fluff» (materiale plastico derivante dalla frantumazione di autoveicoli bonificati) stoccato all'interno del capannone in attesa di invio a smaltimento;
in data 3 luglio la ditta Ecorecuperi provvedeva ad effettuare, ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, comunicazione di potenziale contaminazione del sito a causa dell'incendio in argomento;
la prefettura di Terni, a seguito della comunicazione di cui sopra, provvedeva, in data 7 luglio, ad inviare al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, la comunicazione di cui all'articolo 304, comma 2, del decreto legislativo n. 152 del 2006;
il sindaco di Stroncone, nell'immediato, provvedeva all'adozione di misure di tipo cautelare e precauzionale finalizzate a prevenire danni alla salute pubblica attraverso una serie di ordinanze che vietavano la commercializzazione e il consumo di prodotti, destinati all'alimentazione umana ed animale, potenzialmente contaminati. Lo stesso sindaco emanava una serie di ordinanze relative al sequestro/dissequestro, presso varie aziende, di animali, prodotti alimentari e fieno risultati contaminati a seguito di analisi;
anche comuni contigui - Terni, Narni e Configni (regione Lazio) - provvedevano ad adottare misure cautelari e precauzionali per la parte del loro territorio interessato dall'evento;
in data 17 novembre 2009 presso la regione Umbria si teneva un incontro, fra tutte le istituzioni e le autorità al fine di esaminare le problematiche ambientali, sanitarie e produttive del territorio interessato dall'evento, che determinava in maniera condivisa le azioni da porre in essere:
a)necessità di effettuare la messa in sicurezza dell'area e la rimessa in pristino dello stato dei luoghi mediante smaltimento dei rifiuti ancora presenti nell'area;
b)eliminazione di alimenti contaminati destinati all'alimentazione animale;
c) eliminazione di alimenti contaminati destinati al consumo umano;
d) predisposizione di relazione dettagliata sulla situazione in essere, sulle azioni realizzate e sulle criticità ambientali determinatesi nel territorio al fine della successiva trasmissione, previo deposito in Prefettura ai sensi dell'articolo 309 del decreto legislativo n. 152 del 2006, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio;
e) costituzione di un gruppo di lavoro, composto dai rappresentanti di tutte le amministrazioni coinvolte, al fine di assicurare il coordinamento delle iniziative e delle azioni da intraprendere;
la ditta Ecorecuperi risulta essere inadempiente sia per quel che concerne la messa in sicurezza dell'area sia per quel che concerne la rimessa in pristino dello stato dei luoghi attraverso l'eliminazione dei rifiuti ancora presenti nel sito e ARPA
Umbria ha comunicato catalogabile nel codice CER 191211* tale da configurarlo come «rifiuto pericoloso»;
ad oggi sono 83 le aziende agricole e zootecniche coinvolte nelle problematiche ambientali seguite all'incendio. Le stesse aziende hanno subito danni quantificati in circa 1.150.000 euro;
sulla base di una tabella trasmessa al Ministero dell'Ambiente le istituzioni coinvolte hanno determinato le principali tipologie di intervento che ha consentito di quantificare una prima e sommaria stima dei fabbisogni pari a 7/8 milioni di euro rispetto ai quali né gli enti locali né la regione Umbria sono in grado in alcun modo di far fronte;
la criticità ambientale dell'evento si configura come «danno ambientale» ai sensi dell'articolo 300 del decreto legislativo n. 152 del 2006 e si ritiene necessario chiedere l'intervento statale (articolo 209 del medesimo decreto legislativo) a tutela dell'ambiente a norma della parte VI del testo unico Ambientale. Tale richiesta trova ragione anche nella necessità di dover individuare risorse economiche necessarie ad affrontare i principali interventi all'uopo richiesti -:
quali siano gli intendimenti del Ministro e i dispositivi che il Ministro ritiene di mettere in campo per affrontare tale criticità ambientale che ha provocato un'alterazione dei componenti naturali del territorio e gravemente danneggiato l'operato di aziende agricole e zootecniche;
se il Ministro non intenda sostenere, preso atto della documentazione prodotta dalle autorità competenti, misure adeguate, quali quelle di «danno ambientale» al fine di avviare le procedure di bonifica e di salvaguardia ambientale della zona di Vascigliano di Stroncone e delle altre zone colpite dagli effetti contaminanti dell'incendio di luglio 2009.
(5-02299)
Interrogazioni a risposta scritta:
MARIANI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
con una lettera inviata alla direzione generale per la qualità della vita Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio i referenti di diversi soggetti territoriali interessati al sito di interesse nazionale di Massa-Carrara - regione Toscana, provincia di Massa-Carrara, comune di Massa, comune di Carrara, camera di commercio di Massa-Carrara - hanno inviato una proposta di quantificazione del danno ambientale relativo al sito di Massa-Carrara;
nella lettera si chiedeva conto della bozza di accordo di programma a suo tempo promessa e delle relative operazioni di messa in sicurezza di emergenza e bonifica del sito, operazioni che si rendono assolutamente e inderogabilmente urgenti in vista di un corretto e produttivo utilizzo dei nostri territori;
si registra la necessità di addivenire all'adozione dell'accordo di programma sulle cui metodiche e contenuti vi è una chiara e manifestata disponibilità degli enti territoriali interessati -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dare seguito agli impegni assunti, avviando, sulla base degli accordi intercorsi, una immediata interlocuzione con gli enti territoriali interessati e predisponendo l'accordo di programma al fine di garantire una sollecita ed adeguata soluzione alle esigenze di riqualificazione ambientale del sito di interesse nazionale di Massa Carrara.
(4-05556)
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la raffineria Mediterranea di Milazzo, in provincia di Messina, si estende su di
un'area di circa 212 ettari, può ospitare navi cisterna fino a 420.000 tonnellate ed ha una capacità di lavorazione pari a 20,5 milioni di tonnellate annue di greggio;
per quanto concerne lo stoccaggio, un parco di 170 serbatoi con una capacità complessiva di circa 4.100.000 metri cubi consente di accogliere una gran varietà di prodotti;
la raffineria di Milazzo (Messina) è uno stabilimento dove si separa il petrolio greggio che è una miscela di idrocarburi, soprattutto idrocarburi paraffinici a diverso peso molecolare, nei suoi componenti, e dove questi ultimi vengono trattati per ottenerne altri, che vanno da composti organici leggeri, quali il GPL (miscela di propano e butano con tracce di etano e pentano) a composti pesanti quali asfalti e simili;
le raffinerie in genere hanno un ciclo di lavorazione che può essere classificato in funzione degli impianti presenti e dei prodotti realizzati;
nel corso degli anni la raffineria in questione ha subito una serie di modifiche tecnologiche e impiantistiche, ma, ad oggi, non è stato possibile impiantare un sistema valido di monitoraggio e diffusione dei dati, per una corretta valutazione del fenomeno che coinvolge l'intera Valle del Mela;
il 16 novembre 2009 a Milazzo intense colonne di fumo denso e nero sono state emesse in atmosfera da numerosi camini della raffineria, ingenerando allarme nella popolazione residente nelle immediate vicinanze. «Sospette consuetudini - scrive il deputato regionale Fortunato Romano - che ormai, da tempo, si ripetono negli orari più inconsueti, dando adito al legittimo sospetto di pratiche di emissione di fumi in eccesso oltre le soglie consentite poste in essere dalla raffineria di Milazzo, con evidenti gravi ricadute sulla salute della popolazione»;
più volte, in passato, singoli cittadini, lavoratori e associazioni hanno chiesto il rispetto delle più comuni normative poste a tutela della salute e della vivibilità ambientale, ma non hanno, ad oggi, ottenuto alcuna risposta rispetto alla grave emergenza ambientale che interessa tutto il comprensorio del Mela;
mancando, inoltre, il dettaglio dell'andamento delle emissioni orarie e mensili sarebbe opportuno un confronto puntuale tra il dato reale e alla massima capacità produttiva e quello autorizzato;
dai dati forniti dal gestore A.I.A. relativi alle emissioni totali reali e previste nella configurazione alla massima capacità produttiva, si desume un sostanziale «non rispetto» delle prescrizioni sulle emissioni, anche se il processo di autorizzazione in corso sembra viziato da troppe attenzioni nei confronti del gestore industriale e troppo poche attenzioni nei confronti dei cittadini della Valle del Mela che subiscono inquinamenti e incidenti -:
se il Governo non ritenga necessario disporre una verifica della situazione relativa alle emissioni di sostanze dannose per la salute dei lavoratori e dei cittadini della zona delle raffinerie di Milazzo e dintorni e non reputi di dover intervenire con urgenza, di concerto con le autorità locali, affinché venga installata una rete di monitoraggio nell'area industriale milazzese, adeguata a tenere sotto controllo tutti i fattori comunemente ritenuti inquinanti, con particolare riferimento agli idrocarburi non metanici, ai metalli pesanti e alle sostanze tossiche, nocive e cancerogene che verosimilmente possono essere emesse nell'ambiente nell'area interessata.
(4-05569)
BARBATO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il presidente della regione Campania in data 30 dicembre 2008 ha emanato l'ordinanza n. 1203 «Interporto di Nola. Progetto definitivo del Lotto deposito per manutenzione treni NTV - espropri» pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione Campania n. 7 del 2 febbraio 2009. Essa
prevede l'approvazione del progetto di ampliamento dell'interporto Campano per l.200.000 mq, all'interno del quale è previsto un lotto di 140.000 mq su cui realizzare il «deposito per manutenzione treni NTV»;
tale ordinanza comporta, in virtù dell'articolo 4 della legge n. 80 del 1984 «la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza delle opere da realizzare, nonché l'autorizzazione alla presa di possesso delle aree e l'avvio immediato dei lavori» concernenti il lotto deposito per manutenzione treni NTV;
l'autorizzazione straordinaria della presidenza della Giunta regionale esclude la società NTV dalla necessità di avviare le procedure di richiesta di concessione edilizia e dal pagamento degli oneri concessori e di urbanizzazione previsti per legge al comune di Nola;
ai sensi dell'articolo 47 della legge della regione Campania 16/04 emanata in attuazione delle direttive europee in materia ambientale, l'ordinanza in questione doveva essere preceduta dall'acquisizione della «valutazione ambientale strategica» (VAS) obbligatoria già durante la fase di redazione dei piani territoriali di settore e i piani urbanistici;
il progetto preliminare dell'ampliamento dell'Interporto campano e, nel suo ambito, il progetto definitivo del lotto «deposito e manutenzione dei treni NTV» richiedeva la necessaria acquisizione, a sua volta, della specifica «valutazione d'impatto ambientale» (VIA);
l'ordinanza in questione prevede l'ampliamento dell'Interporto campano per 1.200.000 mq all'interno del quale è previsto un lotto di 140.000 mq su cui realizzare il «deposito per manutenzione treni NTV, in un territorio già fortemente colpito da problematiche ambientali di forte allarme sociale (deposito rifiuti tossici e radioattivi, vicinanza con varie attività estrattive);
sulla realizzazione delle officine per manutenzione treni NTV, l'ordinanza della presidenza della Giunta regionale, consente l'avvio immediato dei lavori previsti, che risultano già iniziati;
se gli interventi oggetto dell'ordinanza di cui in premessa necessitano di preventiva acquisizione della VAS e della VIA, in quanto al Presidente della Giunta Regionale della Campania, nell'esercizio delle funzioni ad esso attribuite dalla legge 80/84, non è attribuito il potere di agire in deroga alle procedure previste dalle direttive europee in materia ambientale, essendo queste ultime, tra l'altro, di molto successive alla legge 80/84 (emanata a seguito del terremoto del 1980);
quali interventi di natura istruttoria ed eventualmente interdittiva dei lavori di realizzazione delle officine di manutenzione NTV in questione, il Ministro intenda adottare in relazione alla mancata acquisizione della VAS e della VIA.
(4-05579)
TESTO AGGIORNATO ALL'11 FEBBRAIO 2010
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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MARCO CARRA e TRAPPOLINO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
nel comune di Sabbioneta (Mantova) si è in presenza di una proposta di potenziamento, di riqualificazione e di miglioramento ambientale di un'azienda denominata «Panguaneta»;
tale azienda dà lavoro a svariate decine di dipendenti e la sua riqualificazione amplierebbe il numero dei dipendenti stessi;
il Comune di Sabbioneta, in virtù dell'ingente e straordinario patrimonio storico, artistico, architettonico e culturale che in quel territorio si ritrova, è stato riconosciuto «Patrimonio dell'Umanità» dall'Unesco;
gli uffici del Ministero interrogato hanno inviato una nota all'Amministrazione Comunale di Sabbioneta attraverso la quale si sostiene che «nel caso del Comune di Sabbioneta, al momento della redazione della candidatura a Patrimonio dell'Umanità, la perimetrazione delle aree è stata definita sulla base delle previsioni della normativa urbanistica vigente. Si invita pertanto, codesta amministrazione a volere vigilare sull'attuazione della normativa vigente, sia nell'area iscritta sia nell'area tampone, in cui è prevista la conservazione della zona agricola che si estende oltre le mura della città. Ciò al fine di mantenere gli impegni assunti nei confronti dell'Unesco al momento della presentazione della candidatura»;
risulta poco chiara la nota del Ministero circa le reali intenzioni del Ministero medesimo laddove, al contrario, sarebbe opportuno offrire indicazioni chiare alla luce del significativo investimento che l'azienda «Panguaneta» potrebbe realizzare e che, per questa ragione, non può essere lasciata «in mezzo al guado» -:
quali sono le intenzioni di codesto Ministero e quali indicazioni precise intenda offrire all'Amministrazione comunale di Sabbioneta.
(5-02283)
TRAPPOLINO, SERENI, BOCCI, VERINI e GOZI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
le mura poligonali del comune di Amelia rappresentano una testimonianza eccezionale databile intorno alla metà del IV secolo a.C.; le stesse sono sormontate da ulteriori mura ed abitazioni di epoca successiva, medioevali e rinascimentali;
le mura si sviluppano per oltre due chilometri raggiungendo altezze considerevoli, 14-15 metri. Emerge con particolare rilievo sia la parte relativa alla cinta difensiva del IV secolo a.C., formata da grandi conci in pietra poligonale a secco, sia la Porta Romana, principale accesso alla città, realizzato intorno al 1518 su disegno di Antonio da Sangallo il Giovane;
il 18 gennaio 2006, una porzione delle mura di Amelia ha subito un crollo che ha interessato il tratto tra la cosiddetta «Torre dell'ascensore» e la «Torre Postierla» per una lunghezza di circa 25-30 metri, all'interno dell'area di cantiere interessata dai lavori di consolidamento, ma non direttamente oggetto dei lavori stessi;
per il finanziamento della ricostruzione delle mura nel 2006 il Governo Prodi intervenne con 300 mila euro e, successivamente, nel 2007 con un finanziamento di 500 mila euro (nell'ambito della programmazione ordinaria);
la Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici dell'Umbria aveva inserito, nel programma dei lavori pubblici 2008, un finanziamento di 500 mila euro. Tale intervento finanziario tuttavia non era rientrato nel programma annuale adottato con decreto ministeriale del 12 aprile 2008;
il 16 giugno 2008, il Sottosegretario per i beni e le attività culturali Francesco Maria Giro, rispondendo all'interrogazione 5-00166 Bocci (stanziamento di ulteriori fondi per il completamento del restauro delle mura poligonali di Amelia) dichiarava la necessità di individuare il completamento dei lavori di risanamento delle mura di Amelia tra le priorità del programma ordinario dei lavori pubblici per il 2009;
ad oggi questo impegno non risulta essere stato rispettato -:
quali concrete iniziative il Ministro intenda attivare per rendere operativo l'intervento di ricostruzione e stabilizzazione di questo patrimonio archeologico che per la sua antichissima origine e per la dimensione rappresenta una straordinaria risorsa storica per il nostro Paese.
(5-02287)
GHIZZONI, DE BIASI e COSCIA. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
dalla stampa si apprende che in piazza Vittorio, a Roma, è in corso di realizzazione un'immobile, di proprietà della New Esquilino s.r.l., destinato a nuova sede dell'Ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici e degli odontoiatri (ENPAM), che prevede sei piani interrati;
la Soprintendenza archeologica di Roma espresse già in conferenza di servizi forti riserve sul progetto, insistendo l'immobile su un'area di eccezionale rilievo storico-topografico, ovvero all'interno dei cosiddetti Horti Lamiani, noti alla comunità scientifica internazionale per aver restituito tra i più raffinati arredi parietali e importanti apparati scultorei;
i lavori di ricostruzione del quartiere esquilino nel corso dell'800, eseguiti prima che entrasse in vigore la normativa di tutela, hanno comportato numerose demolizioni e rimozioni, cancellando per sempre rilevanti complessi archeologici di eccezionale prestigio;
nel corso dello scavo è stato messo in luce un nuovo settore degli Horti, finora sconosciuto, incentrato intorno ad un'aula di rappresentanza (400 metri quadrati), circondata da ambienti e da una fontana (alcuni dei quali riportati nella FUR di Lanciani) nonché un tratto di strada basolata e un ingresso monumentale;
il nuovo settore è incontestabilmente riferibile ai prestigiosi complessi scoperti da Lanciani, essendo stati trovati elementi marmorei in tutto identici a quelli già venuti in luce nell'800 e oggi conservati presso i Musei capitolini;
il cantiere in questione costituisce il più importante, ampio e complesso scavo di tutta la zona del rione Esquilino a partire dal 1800, estendendosi su una superficie di 1.600 metri quadrati e avendo finora prodotto una cubatura di oltre 12.000 metri cubi;
la Soprintendenza, per armonizzare la tutela dei resti con la realizzazione delle opere, ha approvato un progetto di valorizzazione che prevedeva la musealizzazione delle evidenze al piano seminterrato, destinato a funzioni compatibili e coerenti con la salvaguardia e la valorizzazione dei resti (hall, sala conferenze, biblioteche, archivi) e, in virtù di ciò, sono state autorizzate limitate rimozioni;
lo scavo archeologico, adattandosi via via alle esigenze di cantiere e alla disponibilità degli spazi, è stato fortemente condizionato dalle opere edilizie moderne che si sono continuamente intrecciate e sovrapposte alle indagini archeologiche;
in virtù delle continue pressioni dell'ENPAM e dell'Alta Sorveglianza, la soprintendenza archeologica di Roma ha elaborato e trasmesso, nel gennaio 2009, un cronoprogramma, accettato dalla proprietà e dall'Alta Sorveglianza, che prevedeva la fine delle indagini nel marzo 2010;
la Soprintendenza archeologica ha ripetutamente confermato, nel corso degli anni e specificamente per il cantiere in questione, piena soddisfazione rispetto all'operato degli archeologi che hanno finora condotto lo scavo, cui si deve gran parte delle scoperte effettuate nel quartiere negli ultimi dieci anni nonché numerose pubblicazioni di carattere storico-topografico in merito;
a pochi mesi dalla conclusione dello scavo, consta agli interroganti la proprietà abbia diffidato l'intero staff di archeologi che ha condotto finora le indagini dal proseguire lo scavo -:
se tale decisione non sia stata imposta unilateralmente e senza il parere preliminare della Soprintendenza archeologica, considerato che essa ha ripetutamente confermato pieno apprezzamento per l'operato degli archeologi e che questi ultimi hanno operato in conformità alle indicazioni fornite dagli organi del Ministero per i beni e le attività culturali;
se tale interruzione delle attività che agli interroganti appare ingiustificata non
rechi pregiudizio all'interpretazione del contesto archeologico e alla prosecuzione dello scavo, che rischia di essere affidato a nuovi archeologi finora s estranei al contesto in corso di indagine e privi dei dati scientifici utili a portare a compimento lo scavo stesso, cosa che potrebbe produrre irreparabili danni al patrimonio archeologico e alle conoscenze storico-topografiche della topografia antica di Roma, con grave nocumento e per la comunità scientifica e per la collettività;
se non si corra il rischio di disattendere le prescrizioni della Soprintendenza archeologica, così come chiaramente definite nel corso degli anni, a partire dal parere a firma del Soprintendente, prof. La Regina, espresso in conferenza dei servizi del novembre 2004, in cui si richiedeva «una proposta rispettosa delle evidenze antiche individuate, le quali necessitano comunque di uno scavo esaustivo, esteso all'intera stratigrafia archeologica [...] laddove la consistenza dei resti potrebbe rivelarsi anche più cospicua di quanto fin qui appena individuato».
(5-02291)
Interrogazioni a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Castello Sforzesco di Milano rappresenta insieme uno dei simboli del capoluogo lombardo e un edificio di enorme valore storico, architettonico, culturale e artistico;
il Governo è molto impegnato nell'opera di promozione e tutela del nostro patrimonio artistico e architettonico -:
quali iniziative il Ministro abbia attivato e intenda attivare ai fini di tutelare il complesso del Castello Sforzesco di Milano, sia con riferimento all'edificio, sia con riferimento alle numerose opere d'arte e collezioni ivi ospitate, sia con riferimento allo storico parco circostante.
(4-05533)
BARBATO. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
il Comitato intergovernativo dell'UNESCO per la «Salvaguardia dei beni culturali intangibili», durante la IV Sessione svoltasi ad Abu Dhabi, dal 28 settembre al 2 ottobre 2009 ha iscritto ben 88 beni immateriali nella lista dei beni patrimonio universale dell'umanità;
la Convenzione dell'UNESCO, per la salvaguardia del patrimonio immateriale, approvata il 17 ottobre 2003, e che attende ancora la ratifica di molti Stati, tra cui l'Italia, all'articolo 13 «incoraggia i Paesi del Mondo ad adottare appropriate misure legali, tecniche, amministrative e finanziarie affinché si istituiscano dei Dipartimenti per la documentazione del loro patrimonio Culturale Immateriale e affinché quest'ultimo venga reso più accessibile». Inoltre viene raccomandato di istituire «archivi e sistemi di documentazione» nonché azioni tese a «identificare e rivitalizzare il Patrimonio Immateriale»;
per la compilazione di un elenco di beni immateriali da conservare e rivitalizzare l'unico punto riferimento è, oltre alla Convenzione del 2003 e la lista attuale che parla di «riti, celebrazioni ed espressioni artistiche», l'inserimento de «l'Opera dei Pupi, di Mimmo Cuticchio in Sicilia» (unico bene immateriale riconosciuto, per l'Italia, nell'anno 2001) tra i pochi «beni immateriali» dichiarati dall'UNESCO «Patrimonio Mondiale»;
l'associazione culturale Extra Moenia, Ente culturale di rilievo regionale impegnata in iniziative in collaborazione con l'università di Napoli «Federico II» e recentemente accreditata nella Lista dei consulenti del Comitato intergovernativo dell'UNESCO segnala che l'Italia, a differenza di altri Stati, non ha presentato nessuna candidatura per il 2009 -:
come mai l'Italia non abbia presentato nessuna candidatura all'UNESCO e se sia vero che il gruppo di lavoro interministeriale permanente per il patrimonio immateriale dell'UNESCO, cui spetta il
compito di presentare le candidature, non sia mai stato convocato dal Ministero per i beni e le attività culturali.
(4-05573)
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DIFESA
Interrogazioni a risposta scritta:
MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
con la nota prot. 1538/D-2 in data 14 novembre 2008 il Comando regione carabinieri Lazio (ora Legione carabinieri Lazio) ha trasmesso alla procura della Repubblica presso il tribunale militare di Roma, per le valutazioni di competenza una relazione di servizio redatta dall'appuntato «S» Rapuano Carmine Richard effettivo presso la centrale operativa della Compagnia carabinieri di Civitavecchia, attualmente delegato del Co.Ba.R. regione carabinieri Lazio a seguito dell'aggressione subita la mattina del giorno 12 novembre 2008, nella sala riunioni dell'organismo di rappresentanza (Co.Ba.R.) della Regione carabinieri Lazio, dal maresciallo dei Carabinieri Antonio Farina;
a seguito della lettura degli atti, in data 17 novembre 2008, il pubblico ministero disponeva l'iscrizione ex articolo 335 del codice di procedura penale a carico del maresciallo Farina, per il seguente reato: «reato continuato di ingiuria, minaccia e violenza ad inferiore (articoli 81, primo capoverso, codice penale; 195 e 196 codice penale militare di pace)»;
il 12 ottobre 2009, il medesimo pubblico ministero, ritenuto di dover considerare concluse le indagini, e di non poter richiedere l'emissione del decreto di archiviazione ex articoli 408-411 del codice di procedura penale ha dato avviso all'indagato, maresciallo Farina, sottoposto ad indagini per il reato continuato di ingiuria, minaccia e violenza ad inferiore (articoli 81, capoverso, codice penale; 195 e 196 codice penale militare di pace), perché con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, in data 12 novembre 2008, nella caserma sede della legione carabinieri «Lazio» in Roma, per cause attinenti al servizio ed alla disciplina militare, offendeva l'onore ed il decoro dell'inferiore di grado Appuntato Scelto carabiniere Rapuano Carmine e gli minacciava altresì un danno ingiusto, rivolgendogli in sua presenza espressioni assai sconvenienti ed offensive, e contestualmente gli usava violenza fisica, coprendogli la bocca con una mano, afferrandolo per il collo, scaraventandolo a terra dalla sedia sulla quale si trovava seduto e sbattendogli ripetutamente la nuca contro il pavimento, così da procurargli contusioni multiple giudicate guaribili in 5 giorni;
nella medesima data, letti gli atti del procedimento a carico del Farina, il pubblico ministero, sostituto procuratore della Repubblica, dottor Giovanni Barone, ha ritenuto di disporre l'acquisizione dei fogli di viaggio dei delegati del Cobar Lazio e l'iscrizione della notizia di reato a carico di «ignoti militari» per il reato di "falso in fogli di via e simili (articolo 220 codice penale militare di pace)»;
la vicenda oggetto delle indagini svolte dalla citata Procura, trae origine dalla segnalazione che l'appuntato «S» Rapuano, delegato del Consiglio di base della rappresentanza militare (Co.BaR. della Regione Carabinieri Lazio), ha rivolto ai vertici della legione Carabinieri Lazio sulle irregolarità riscontrate sui cosiddetti «fogli di viaggio» di alcuni delegati del medesimo organismo di rappresentanza;
tale fatto, inoltre, ha indotto altri colleghi del Rapuano ad assumere, nei confronti dello stesso, comportamenti assolutamente inaccettabili da parte un appartenente all'Arma dei carabinieri, e tali non sono cessati con la notizia delle indagini svolte dalla procura ma, al contrario, si sono inaspriti al punto da indurre il Rapuano a temere per la propria incolumità;
infatti, fin dal 12 novembre 2008, l'appuntato Rapuano è oggetto di continue minacce da parte dei suoi colleghi. Al momento queste minacce si sono limitate ai gesti o alle violenze verbali senza tuttavia concretizzarsi in atti con più gravi e imprevedibili conseguenze per la sua integrità fisica;
è un fatto notorio che l'aspetto economico che deriva dalla liquidazione del trattamento di missione di cui godono i delegati della rappresentanza militare, con l'introduzione del sistema cosiddetto forfettario ha assunto un rilievo primario fra gli interessi dei delegati medesimi tanto che, come si evince dagli atti delle indagini svolte dalla procura, i vertici del comando della regione carabinieri Lazio erano già da tempo informati degli illeciti che il Rapuano medesimo aveva segnalato - definiti dal responsabile del servizio amministrativo come «lievi incongruenze» nella nota prot. 182/5 IND del 27 luglio 2007 -, senza tuttavia provvedere alla loro repressione ma, invero, limitandosi a meri richiami delle disposizioni vigenti in materia di trattamento economico di missione;
la gravità dei fatti oggetto delle indagini svolte dalla procura militare presso il tribunale militare di Roma, e gli atti intimidatori rivolti all'appuntato «S» Rapuano, assumono una particolare connotazione di pericolo allorquando si considera che tali sono stati commossi da militari appartenenti all'Arma dei carabinieri durante il servizio e in luoghi ad esso adibiti, quindi, conseguentemente, con la piena disponibilità dell'uso dell'arma in dotazione;
nelle more degli esiti del procedimento penale a carico del maresciallo Farina, nonché dell'esito delle indagini volte ad accertare la regolarità dei fogli di viaggio dei delegati del Co.Ba.R. Lazio, è possibile che le azioni di minaccia ai danni dell'appuntato «S» Carmine Rapuano possano ripetersi e aggravarsi;
il comando della legione carabinieri Lazio non ha attivato alcuna procedura per garantire l'incolumità fisica dell'appuntato «S» Rapuano che, quindi, quotidianamente si trova costretto dai propri obblighi di servizio a convivere con il suo aggressore e con coloro che in più occasioni gli hanno rivolto pesanti minacce verbali -:
quali urgenti iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato per ripristinare la serenità ed il rispetto delle norme dell'ambiente di lavoro dell'organismo della rappresentanza di base della legione carabinieri Lazio, così fortemente compromessi dalla permanenza all'interno del consiglio medesimo del maresciallo Antonio Farina, nonché degli altri delegati;
se si abbia notizia di quanti siano i militari membri dei consigli della rappresentanza militare attualmente sottoposti ad indagini da parte delle procure della Repubblica competenti, per quali reati e quali siano le azioni intraprese per non compromettere l'immagine della forza armata di appartenenza e la funzione svolta degli organismi della rappresentanza.
(4-05552)
MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
risulta agli interroganti che, in base al decreto legislativo n. 314 del 1997 «le indennità percepite per le trasferte o le missioni fuori del territorio comunale concorrono a formare il reddito per la parte eccedente le lire 90.000 (46,48) al giorno... al netto delle spese di viaggio e trasporto; in caso di rimborso delle spese di alloggio, ovvero di quelle di vitto, o di alloggio o vitto fornito gratuitamente il limite è ridotto di due terzi in caso di rimborso sia delle spese di alloggio che di quelle di vitto»;
immediatamente dopo l'emanazione del succitato decreto legislativo, il Ministero delle finanze, in data 23 dicembre 1997, emanava la circolare n. 326 con la
quale venivano forniti chiarimenti in ordine alla disciplina di armonizzazione, razionalizzazione e semplificazione delle disposizioni fiscali e previdenziali relative ai redditi di lavoro dipendente ed assimilati di cui al decreto legislativo 2 settembre 1997, n. 314, emanato in attuazione delle disposizioni di delega contenute nell'articolo 3, commi 19 e 134, della legge n. 662 del 1996;
solo in data 28 maggio 2009, con quello che agli interroganti appare un'incomprensibile ed ingiustificato ritardo decennale, il Comando logistico dell'aeronautica, con la direttiva CL/SCA/DA/2-2/6598 emanata in aderenza a quanto disposto dal Ministero delle finanze, provvedeva a recepire tali contenuti, disattendendo però il dettato letterale della norma principale, omettendo cioè di fornire disposizioni sulla indennità forfetaria prevista dall'articolo 7, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 171 del 2007 ed introducendo un caso non contemplato dalla normativa in esame ovvero l'ipotesi della riduzione di 2/3 della quota esente dalla tassazione nel caso di «vitto e alloggio forniti gratuitamente» dall'Amministrazione;
dalla semplice lettura dell'articolo di legge in esame, emerge che l'ipotesi della riduzione di 2/3 della quota esente dalla tassazione nel caso di «vitto e alloggio forniti gratuitamente» dall'Amministrazione non è assolutamente contemplata ai fini della tassazione, infatti la norma prevede che nel caso in cui non vi sia da rimborsare né il vitto né l'alloggio la quota esente dalla tassazione è di euro 46,48, nel caso di rimborso delle spese di alloggio o vitto, ovvero di alloggio o vitto forniti gratuitamente dall'Amministrazione si provvede alla riduzione di 1/3 della quota esente dalla tassazione che risulta pertanto di euro 30,99, nel caso di missione con rimborso sia delle spese di alloggio che di quelle di vitto, si provvede alla riduzione di 2/3 della quota esente ai fini della tassazione che risulta pertanto di euro 15,49;
per quanto concerne la tassazione dell'indennità forfetaria, il Ministero dell'economia e delle finanze, proprio con la circolare 23 dicembre 1997, n. 326, dedicando ad essa un intero capitolo di approfondimento (capitolo 2.4.1, pagina 26), ha invece espressamente chiarito che la tassazione deve riguardare la parte eccedente la cifra di euro 46,48. Appare agli interroganti, quantomeno biasimevole questa dimenticanza che finisce col favorire i pochi fortunati fruitori dell'indennità forfettaria che oggi, nelle Forze armate sono prevalentemente i delegati del Cocer;
sempre in merito alla erronea tassazione prevista dal Comando logistico dell'Aeronautica Militare con la suindicata direttiva, giova precisare che l'articolo 51 comma 5, del decreto legislativo n. 314 del 1997 menziona solo il caso della tassazione, con i limiti già indicati, delle «indennità», mentre nel caso in questione sono state sottoposte a tassazione sia la «maggiorazione» della quota di diaria giornaliera di euro 17,00 prevista dall'articolo 7, comma 6, del decreto del Presidente della Repubblica n. 171 del 2007 che la «maggiorazione» prevista dall'articolo 7, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica n. 163 del 2002. La tassazione della «maggiorazione» non è, invero, un caso contemplato del suddetto articolo 51, comma 5, mentre viene menzionata espressamente in altre parti del testo normativo, ad esempio il comma 6. In virtù del noto brocardo latino ubi lex voluit dixit si deve dedurre che le «maggiorazioni» nel caso delle missioni non debbono essere oggetto di tassazione. Infatti in un disposto normativo laddove non è stata espressamente prevista una fattispecie o non è stato analizzato un determinato aspetto, si deve presupporre che il legislatore non lo abbia voluto normare e che pertanto, in difetto di norma, non si debba procedere ad interpretazioni estensive -:
quali iniziative intenda adottare il Ministro della difesa nei confronti del Comando logistico dell'Aeronautica che con la direttiva CL/SCA/DA/2-2/6598 del
28 maggio 2009 ha recepito con un ritardo decennale i contenuti del decreto legislativo 2 settembre 1997, n. 314 ribaditi poi con la circolare 23 dicembre 1997, n. 326 del Ministero delle finanze, e, conseguentemente, ha omesso di fornire disposizioni in merito alla prevista tassazione dell'indennità forfetaria, e quali quelle per recuperare le maggiori somme indebitamente corrisposte al personale percettore del trattamento economico di missione in regime cosiddetto forfettario;
quali iniziative intenda assumere nei confronti dei responsabili del Comando logistico dell'Aeronautica che disponendo la tassazione per un caso non contemplato dalla normativa in esame ovvero l'ipotesi della riduzione di 2/3 della quota esente dalla tassazione nel caso di «vitto e alloggio forniti gratuitamente» dall'Amministrazione, hanno evidentemente cagionato ad avviso degli interroganti un danno economico al personale fruitore dell'indicato trattamento economico di missione;
se la problematica segnala interessi la sola Aeronautica o la stessa riguardi anche le altre Forze armate e se, pertanto, i Ministri interrogati ritengano di voler intervenire presso lo Stato Maggiore della Difesa affinché sia data la corretta attuazione al disposto normativo che esclude la tassazione di «emolumenti» non espressamente indicati dalla legge e nel contempo, si proceda alla tassazione nei confronti di quelle indennità che, sebbene contemplate dalla legge, sono rimaste escluse.
(4-05553)
MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione vittime uranio ha pubblicato sul suo sito www.vittimeuranio.com un elenco riportante 76 nomi di militari italiani morti per presunta contaminazione da uranio impoverito, citando solo i casi resi pubblici dai familiari attraverso le associazioni;
esistono documenti dai quali risultano 174 casi di militari morti e oltre 2.500 casi di militari affetti dalle citate patologie;
tali dati non comprenderebbero il personale non più in servizio al momento della morte e della malattia perché congedato o in pensione nonché mancherebbero i reduci della guerra del Golfo, della missione in Somalia, della missione in Bosnia e tutto il personale impiegato nei poligoni, su tutti quelli della Sardegna (Capo Frasca, Capo Teulada, Salto di Quirra);
il giorno 11 novembre 2009 è stata presentata la proposta di legge n. 2912 con la quale gli interroganti intendono promuovere l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei Ministeri della difesa e dell'interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, ovvero da agenti contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché agli effetti e alle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e quelli derivanti dall'impiego dei sistemi d'arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia;
questi dati sono preoccupanti già solo nella loro incompletezza e parzialità -:
quanti siano i militari italiani morti e malati per le patologie connesse all'uranio impoverito, reduci da tutte le missioni internazionali che si sono svolte dal 1980 ad oggi, e quanti morti o malati per le stesse patologie abbiano invece prestato la loro opera nei poligoni presenti sul territorio nazionale;
se il ministro interrogato in attesa che la proposta di legge in premessa compia il suo iter parlamentare, intenda effettuare una verifica sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato alle dipendenze dei Ministeri della difesa e dell'interno, che ha svolto il proprio servizio presso gli enti e i reparti delle Forze armate e delle Forze di polizia a decorrere dal 1980, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico, ovvero da agenti contaminanti di cui al decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, nonché agli effetti e alle conseguenze derivanti dalle pratiche vaccinali e di profilassi a carico del personale civile e militare delle amministrazioni pubbliche e a quelli derivanti dall'impiego dei sistemi d'arma e dei materiali in dotazione alle Forze armate e alle Forze di polizia.
(4-05560)
ANDREA ORLANDO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
da anni si discute della sorte della base navale di La Spezia, con persistenti richieste da parte della città di La Spezia di procedere ad ammodernare arsenale e rendere disponibili ad usi civili le aree non più necessarie per la difesa nazionale;
il 4 aprile 2008 è stato firmato il protocollo d'Intesa tra comune di La Spezia e Ministero della difesa;
il 15 maggio 2009 è stato firmato il protocollo di intesa tra comune di La Spezia e Ministero della difesa e Ministero dell'economia e delle finanze;
nell'ultimo anno da parte del Ministero della difesa c'è stato un atteggiamento che, ad avviso dell'interrogante, ha dato adito a dubbi circa le reali intenzioni riguardo alle aree militari spezzine;
durante una visita del Sottosegretario Crosetto in città il 13 gennaio 2009 lo stesso ha dichiarato che «l'Arsenale non è in condizioni accettabili dal punto di vista infrastrutturale, degli impianti, degli investimenti» e ha confermato la possibilità di investire nell'ammodernamento dell'arsenale reperendo le risorse cedendo le aree non più utili per fini militari;
durante una visita in città il 15 maggio 2009 il Ministro La Russa ha dichiarato che prima di tutto vengono le esigenze della difesa, e poi quelle della città, promettendo però, si era in campagna elettorale per le elezioni europee, che città e Marina sarebbero «ripartite insieme»;
durante una visita in città in occasione del 140esimo anniversario della base navale il 22 settembre 2009, il Sottosegretario Cossiga ha annunciato che per l'Arsenale non ci saranno grandi tagli ma razionalizzazione;
il 26 settembre 2009 un consigliere comunale di La Spezia, e membro della direzione nazionale del PDL, parlando a nome del rapporto personale che avrebbe col Ministro La Russa, ha preannunciato investimenti sull'Arsenale con il concentramento di tutte le attività militari all'interno della base, con ciò precludendo, di fatto, la possibilità di cessione delle aree;
il 17 novembre 2009 il Sottosegretario Cossiga ha presentato a Roma gli esiti dello studio del Comitato per la riconversione degli arsenali della Marina Militare (con ritardo di tre mesi sui tempi previsti) preannunciando, stando a quanto ha riferito la stampa, una riduzione dell'organico dell'arsenale di 300 unità in cinque anni, e altri interventi, senza indicare le risorse necessarie a compierli -:
se abbia l'intenzione di procedere ad una riorganizzazione e ammodernamento della base navale spezzina;
nel caso siano previsti riorganizzazione ed ammodernamento, quali siano gli interventi programmati;
con quali risorse si intenda finanziare tali interventi, indicando in particolare l'ammontare e la provenienza di dette risorse;
se tale riorganizzazione comporti la dismissione di aree;
cosa si intenda fare di queste aree da dismettere.
(4-05575)
TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta in Commissione:
CERONI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 1, comma 25, della legge finanziaria per il 2008, in materia di trasferimento di immobili ricadenti in aree soggette a piani urbanistici particolareggiati, ha modificato l'articolo 1 della tariffa, parte 1, del decreto del Presidente della Repubblica 26 aprile 1986, n. 131, aggiungendo, in fine, il seguente periodo: «Se il trasferimento ha per oggetto immobili compresi in piani urbanistici particolareggiati diretti all'attuazione dei programmi di edilizia residenziale comunque denominati, a condizione che l'intervento cui è finalizzato il trasferimento venga completato entro cinque anni dalla stipula dell'atto: 1 per cento»;
il regime introdotto abbassa l'imposta di registro dall'8 per cento all'1 per cento e porta l'imposta ipotecaria, che era al 2 per cento, e la catastale, che era all'1 per cento, rispettivamente al 3 per cento e 1 per cento (totale 5 per cento in luogo del precedente 11 per cento) -:
se per l'applicazione della norma sia sufficiente che il piano urbanistico particolareggiato abbia destinazione prevalentemente residenziale, nel senso che esso può anche prevedere una non prevalente quota edilizia di servizi (ad esempio, commercio al dettaglio, artigianato di servizio studi professionali, e altro), cioè non residenziale, da intendersi come funzionale all'edilizia residenziale;
se la locuzione «comunque denominati» vada intesa anche secondo quanto disposto dalla Suprema corte di cassazione (sentenza n. 16385 del 20 giugno 2008);
se sia sufficiente che il piano urbanistico particolareggiato sia solo previsto come tale dal Piano Regolatore Generale indipendentemente dalla sua approvazione da parte dell'autorità competente e indipendentemente dalla stipula della relativa convenzione urbanistica;
se un fabbricato possa essere oggetto del trasferimento agevolato indipendentemente dalla sua demolizione.
(5-02288)
BARETTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come già segnalato con precedenti atti di sindacato ispettivo, a seguito della nota sentenza 238 del 2009 della Corte Costituzionale, il tema della non assoggettabilità della tariffa d'igiene ambientale sta determinando una situazione di grave incertezza e preoccupazione, tanto per le amministrazioni locali e per le imprese di gestione, quanto nella cittadinanza che attende di vedersi riconosciuto una diversa determinazione della tariffa e il rimborso di quanto impropriamente versato;
tale situazione sta comportando prassi divergenti nel comportamento dei gestori, taluni dei quali, a fronte di richieste di risarcimento, rifiutano di riconoscere legittime istanze degli utenti in attesa di un intervento da parte dello Stato;
la complessità e farraginosità della disciplina relativa alla citata tariffa, così come l'entità delle risorse in discussione determinano la necessità di un urgente intervento chiarificatore che provveda a un riassestamento dell'intero apparato normativo di secondo livello collegato alla stessa tariffa, nonché di una modifica di numerose prassi operative consolidatesi nel tempo e contestualmente di uno sforzo finanziario da parte dello Stato volto, quantomeno, a coadiuvare le amministrazioni
interessate nell'individuazione di soluzione finalizzate a sanare le controversie con l'utenza -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di individuare un'equa soluzione della vicenda evidenziata in premessa.
(5-02293)
Interrogazioni a risposta scritta:
CESARE MARINI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Corte costituzionale dovrà pronunciarsi sulla legittimità del decreto legislativo n. 313 del 1997 richiesta dalla Commissione tributaria regionale del Veneto, sollecitata ad investire la Consulta da un ricorso dell'azienda sanitaria locale, all'epoca USL n. 18 di Rovigo;
la Corte di giustizia delle Comunità europee è stata investita dalla Commissione tributaria provinciale di Parma, a sua volta chiamata a pronunciarsi per decidere sul contrasto della disciplina riguardante l'Iva contenuta nel decreto del Presidente della Repubblica n. 663, del 1972 con gli indirizzi comunitari;
l'articolo 19, comma 2 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 ha disposto l'indetraibilità dell'IVA pagata per l'acquisto di beni e servizi utilizzati per le operazioni esenti (che comunque sono operazioni che rientrano nell'esercizio dell'impresa), in contrasto con il primo comma dello stesso articolo 19, che invece dispone la detrazione quando l'acquisto è effettuato nell'esercizio dell'impresa;
l'IVA, per i soggetti passivi, è neutrale e, non certo, un costo, in quanto colpisce solo i consumatori finali;
le aziende sanitarie non sono consumatori finali, come hanno acclarato la suprema corte di Cassazione con decisioni nn. 20752 del 31 luglio 2007, 1180 del 7 maggio 2008, 14315 del 26 settembre 2008, 8583 del 12 aprile 2008, nonché la Corte di Giustizia delle comunità europee con le pronunce C/460/07, C/515/07, C/437/2008 e l'Agenzia delle entrate con Ris. n. 29/E del 1o febbraio 2008;
la detrazione dell'IVA pagata per l'acquisto di beni e servizi utilizzati nel ciclo produttivo è un principio fondamentale della disciplina dell'IVA per cui non può subire limitazioni, come risulta dalle pronunce C/25/07 del 10 luglio 2008, C/2288/05 del 14 settembre 2006 e C/488/07 del 18 dicembre 2008;
le deroghe al principio generale della detrazione sono ammesse solo per motivi congiunturali, (articolo 17, n. 7, direttiva 388/77), e con il parere che per l'articolo 19 comma 2 non è stato mai dato e, inoltre, a condizione che non si determinano distorsioni alla concorrenza (articolo 133/d della direttiva 112/2006) e (Corte di giustizia delle comunità europee c/228/05 del 14 settembre 2006);
la direttiva 388/77/CEE e la nuova direttiva 112/2006/CE non prevedono l'indetraibilità dell'IVA per soggetti completi, ma solo per soggetti misti e le aziende sanitarie sono soggetti completi perché svolgono operazioni esclusivamente esenti e solo occasionalmente operazioni commerciali;
l'indetraibilità dell'IVA, stabilita per l'esercizio di impresa, può configurare un indebito arricchimento da parte dell'erario, come statuito dalla Corte di giustizia delle comunità europee, e fa lievitare i costi dei beni e dei servizi destinati ai cittadini, oltre a creare crescenti difficoltà alle regioni per l'evidente aumento della spesa sanitaria -:
se sia conoscenza dei giudici in atto di cui in premessa;
se ritenga di dover assumere iniziative volte a modificare l'attuale normativa per interrompere i procedimenti giurisdizionali in corso, evitando, in tal modo, eventuali pronunce di illegittimità dell'articolo 19 comma 2 del decreto del Presidente della Repubblica 633 del 1972, che
comporterebbero ad avviso dell'interrogante un aggravio, per il bilancio dello Stato, di diversi miliardi di euro;
se ritenga, indipendentemente dall'esito dei giudizi di costituzionalità, di promuovere la revisione della attuale disciplina che dilata la spesa sanitaria sopportata dai cittadini attraverso la fiscalità generale e i ticket.
(4-05521)
FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 30 del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 gennaio 2009, n. 2, ha introdotto, al fine di consentire gli opportuni controlli, per gli enti di tipo associativo, che siano in possesso dei requisiti richiesti dalle norme fiscali per avvalersi delle disposizioni di maggior favore previste dall'articolo 148 del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e dall'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 1972, n. 633, l'onere di comunicare all'Agenzia delle entrate dati e notizie rilevanti ai fini fiscali;
la ratio della norma è quella di acquisire una serie di informazioni, rilevanti ai fini fiscali, sul mondo associativo, in modo da tutelare le vere forme associazionistiche incentivate dal legislatore e, conseguentemente, isolare e contrastare l'uso distorto dello strumento associazionistico;
con provvedimento del direttore dell'Agenzia delle entrate il termine per la presentazione in forma telematica del modello cosiddetto EAS, già fissato per il 30 ottobre 2009, è stato prorogato al 15 dicembre 2009 e il mancato rispetto di tale scadenza fa perdere il diritto ad usufruire delle agevolazioni di cui ai citati articolo 148 del TUIR e dell'articolo 4 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972;
la maggior parte delle associazioni soggette a tale adempimento sono costituite da volontari che prestano la loro opera per il conseguimento dello scopo associazionistico a titolo gratuito e che percepiscono questo come un ulteriore ed ingiustificato onere burocratico ed economico, nonché come un'ulteriore assunzione di responsabilità richiesta dallo Stato;
molte delle associazioni più piccole, non inserite in circuiti federativi, non hanno avuto le necessarie informazioni o non hanno percepito l'importanza della comunicazione di cui all'articolo 30 del decreto-legge n. 185 del 2008 e, in buona fede, non vi hanno provveduto entro il termine fissato -:
se il Governo ritenga di riaprire i termini per la presentazione del modello EAS, di cui all'articolo 30 del decreto-legge n. 185 del 2008, in modo da consentire l'assolvimento di tale obbligo anche a quelle associazioni che, in buona fede, non vi hanno provveduto.
(4-05526)
FORCOLIN e STUCCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il numero 127-sexiesdecies della Tabella A, Parte III, allegata al decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972 prevede che siano soggette all'aliquota Iva agevolata del 10 per cento le prestazioni di gestione, stoccaggio e deposito temporaneo, elencate nell'articolo 6, comma 1, lettere d), l) e m), del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, di rifiuti urbani di cui all'articolo 7, comma 2, e di rifiuti speciali di cui all'articolo 7, comma 3, lettera g) del medesimo decreto, nonché prestazioni di gestione di impianti di fognatura e depurazione;
le disposizioni normative cui la disciplina fiscale rimanda per una compiuta definizione delle fattispecie agevolate sono state oggetto di una continua evoluzione,
al punto che il citato numero 127-sexiesdecies richiama un testo di legge oramai esplicitamente abrogato;
il richiamo alla versione originaria di disposizioni più volte cambiate nel tempo potrebbe rivelarsi, per gli operatori del settore, fonte di comportamenti non univoci nell'applicazione delle norme tributarie;
in particolare, nell'ambito dell'agevolazione connessa all'applicazione dell'aliquota Iva ridotta, appare di difficile determinazione quale aliquota Iva applicarsi alle prestazioni di smaltimento/recupero del combustibile da rifiuti (cdr) e dei rifiuti derivati dalle attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani, in quanto l'interpretazione sistematica delle disposizioni di cui trattasi induce a ritenere che tali fattispecie possano fruire dell'Iva agevolata, ancorché il dettato letterale del citato n. 127-sexiesdecies pare escluderlo;
la fattispecie di cui trattasi assumerà grande rilevanza anche alla luce della recente sentenza n. 238 del 24 luglio 2009 della Corte Costituzionale, la quale ha stabilito che la tariffa igiene ambientale debba essere considerata esclusa dall'ambito di applicazione dell'imposta sul valore aggiunto -:
quale sia l'avviso in merito alla corretta interpretazione della disciplina Iva delle operazioni di smaltimento/recupero del combustibile da rifiuti (cdr) e dei rifiuti derivati dalle attività di selezione meccanica dei rifiuti solidi urbani ed in particolare se tale tipologia di rifiuto, pur autonomamente classificata in forza dell'intervenuta evoluzione normativa, possa considerarsi inclusa nella categoria di rifiuti oggetto dell'agevolazione di cui trattasi, atteso che il cdr, pur autonomamente classificato, non ha, nell'ambito della filiera rifiuti, subito alcun mutamento.
(4-05527)
REGUZZONI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il Ministro ha ben operato ai fini di migliorare le possibilità di accesso al credito delle piccole e medie imprese;
il sistema bancario non sempre ha voluto recepire lo spirito ed il contenuto delle norme emanate, dimostrando a volte una «preferenza» per strumenti finanziari e di altra natura rispetto all'investimento in crediti alle piccole e medie imprese;
esistono normative molto rigide in tema di composizione degli investimenti che le banche possono fare, con specifici tetti e condizioni relative alla patrimonializzazione, alle percentuali di azioni ottenute in azione o società, ai rapporti circa l'indebitamento, i mezzi propri, il capitale depositato e numerosi altri indici e parametri che le banche sono tenute a rispettare;
sarebbe opportuno introdurre un indice o un parametro che - reso obbligatorio per gli istituti di credito - favorisca la propensione degli stessi ad ampliare le possibilità di accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese;
tale indice - ad esempio - potrebbe essere costituito dalla percentuale minima di erogazione di credito a imprese con meno di cinquanta dipendenti (ad esempio, il 30 per cento dei crediti erogati) e ad imprese con meno di mille dipendenti (ad esempio, il 70 per cento del totale dei crediti erogati), con l'obbligo del rispetto di entrambe le percentuali -:
se il Ministro ritenga possibile ricorrere alle misure di cui in premessa e quali altri strumenti o azioni il Ministro intenda attuare ai fini di migliorare le condizioni di accesso al credito da parte delle piccole e medie imprese.
(4-05534)
CODURELLI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
la signora Lanfranconi Daniela è dipendente del Ministero dell'economia e delle finanze, direzione territoriale di Rimini dal 16 dicembre 2002, in qualità di assistente economico finanziario, a seguito di una richiesta del 2 ottobre 2007, in data 27 novembre 2007, con nota protocollo 80451, l'Ufficio V del MEF le ha concesso trasferimento temporaneo alla Direzione di Lecco ai sensi dell'articolo 42-bis del decreto legislativo n. 151 del 2001, dove la stessa ha preso servizio in data 17 dicembre 2007;
da quella data la signora si è stabilita in maniera praticamente definitiva in provincia di Lecco, dove il figlio Morgan ha iniziato la scuola materna, e dove, anche il padre del bambino, Presidente a Mandello del Lario, lavora per la Ditta Cemb di Mandello del Lario;
al fine di evitare un ulteriore cambio di residenza e di scuola ad un bimbo di soli tre anni e, in modo particolare, per non allontanare lo stesso dall'affetto e dalla presenza del padre nella propria vita, in data 25 febbraio 2009, tramite la DTEF di Lecco, la signora ha inoltrato richiesta di trasferimento definitivo all'Ufficio di Lecco;
con nota protocollo 22373 del 6 aprile 2009 l'ex Ufficio V del Ministero presso il quale la signora lavora le ha negato l'assegnazione definitiva a Lecco rappresentando che, visto il riordino del disposto con il decreto del Presidente della Repubblica n. 43 del 2008 che ha previsto la parziale soppressione delle sedi periferiche del Ministero, a sua richiesta potrà essere valutata soltanto quando il quadro normativo sarà chiarito;
ad ottobre 2008 la signora ha partecipato ad un bando di mobilità per la prefettura di Lecco, dove è stata utilmente collocata per un posto di amministratore economico finanziario, con nota protocollo 78710 del 14 dicembre 2009 l'Ufficio IV del Mef ha chiesto parere al Direttore della Dtef di Rimini per il rilascio di nulla osta, dopo aver contattato telefonicamente il direttore di Rimini, ha risposto negativamente, negando passaggio nei ruoli del Ministero dell'interno nonostante la prevista soppressione delle sedi delle Direzioni territoriali del Ministero dell'economia e delle finanze sia di Rimini che di Lecco;
nel mese di ottobre 2009 un collega di Lecco, è stato assegnato alla RTS di Bergamo con effetto immediato dopo il ricevimento della comunicazione dagli Uffici centrali;
la situazione della signora in questione è aggravata dal fatto che, non essendo più convivente con il padre del figlio, ed avendo intrapreso le vie legali per regolarizzare le visite del padre allo stesso, il suo ritorno alla Direzione di Rimini potrebbe pregiudicare l'affido condiviso con residenza presso la madre -:
per quali motivi alla signora Lanfranconi Daniela non è stata concessa la mobilità prevista dalle leggi vigenti in materia.
(4-05567)
TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011
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GIUSTIZIA
Interrogazione a risposta in Commissione:
GAVA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il Ministro della giustizia esercita in forza di leggi diverse la vigilanza sulle istituzioni forensi, tra le quali la Cassa nazionale di previdenza e assistenza forense ed i consigli degli ordini territoriali;
un componente del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma ed attuale segretario del medesimo Consiglio, per capeggiare la propria lista elettorale per partecipare alle elezioni per il rinnovo dei componenti del Comitato dei delegati della cassa forense per il quadriennio 2009-2013,
aveva dovuto presentare entro il termine del 29 novembre 2008 alla commissione elettorale distrettuale (istituita non irrilevantemente presso lo stesso Consiglio dell'Ordine di Roma) la autodichiarazione ai sensi dell'articolo 13 dello statuto delle stessa Cassa forense, con richiamo all'articolo 7 del regolamento elettorale della medesima istituzione previdenziale, di «aver puntualmente inviato alla Cassa Forense tutte le prescritte comunicazioni e di essere in regola con i pagamenti dovuti alla stessa»;
benché la lista elettorale capeggiata dal detto avvocato Conte avesse ottenuto uno degli undici seggi nel distretto elettorale di Roma, lo stesso non veniva dichiarato eletto (unico degli 80 Delegati alla Cassa forense), essendo il medesimo risultato ineleggibile, come attestato dalla stessa istituzione previdenziale alla commissione elettorale centrale istituita statutariamente presso la Cassa nazionale forense in quanto il medesimo, per candidarsi come sopra, aveva dichiarato non veritieramente di essere in regola con i pagamenti dovuti alla Cassa stessa, mentre egli aveva «un debito contributivo che la Cassa aveva ritualmente contestato e che non risultava regolamentato alla data del 29 novembre 2008» (termine per il deposito della dichiarazione di candidatura con le autodichiarazioni di ciascun candidato rese ai sensi dell'articolo 13 dello Statuto con richiamo all'articolo 7 del Regolamento elettorale, con produzione della copia di un documento di identità a legale asseverazione della autodichiarazione);
quale conseguenza della scoperta della falsità delle autodichiarazione del capolista avvocato e segretario dell'ordine capitolino, la Commissione elettorale centrale della Cassa forense, aveva dichiarato eletto il secondo di quella lista, il detto ineleggibile avvocato aveva quindi proposto reclamo alla stessa Commissione, che però, all'esito del relativo procedimento, aveva emesso la decisione n. 12/2009/CEC in data 21 luglio 2009 di rigetto del reclamo stesso, motivando, sul punto della ben diversa posizione di quei delegati dichiarati eletti che avevano ignorato di trovarsi in posizione debitoria per contributi previdenziali perché non mai contestati dalla Cassa e nei confronti dei quali valeva «il principio di buona fede, collegato alla presunzione di innocenza dettata dalla Costituzione», che «Diversamente, per coloro i quali (soltanto il segretario dell'Ordine di Roma) siano stati raggiunti da avviso (o comunicazione) degli uffici della Cassa in ordine a posizioni contributive debitorie e che non abbiano provveduto a sanare il proprio debito in epoca anteriore alla candidatura, è evidente la situazione di cosciente non veridicità della dichiarazione resa al momento dell'accettazione della candidatura stessa. Una simile posizione, infatti, non soltanto non può essere premiata, ma deve essere fermamente biasimata perché inganna consapevolmente gli elettori e, trattandosi di appartenenti all'Ordine forense, è sicuramente suscettibile di violazione dei principi ai quali l'avvocato deve costantemente ispirare il proprio comportamento -:
quali iniziative il Ministro della giustizia, legalmente vigilante sull'attività della Cassa forense e sull'attività disciplinare svolta nei confronti degli iscritti negli albi forensi, intenda svolgere sia segnalando, in sede disciplinare, al competente consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Perugia il comportamento ad avviso dell'interrogante inammissibile e come sopra stigmatizzato nel provvedimento di conferma della ineleggibilità dell'avvocato Antonio Conte (provvedimento reso dalla Commissione elettorale centrale, presieduta da un ex Presidente del Consiglio Nazionale Forense e composta, tra gli altri, da un ex Presidente dell'ordine degli Avvocati di Roma).
(5-02295)
Interrogazioni a risposta scritta:
BERGAMINI e CARLUCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da notizie di stampa si è appreso che gli uffici presso il tribunale di Latina hanno utilizzato come carta di riciclaggio fogli di procedimenti in corso;
i ruoli delle udienze affissi alle porte delle aule nel palazzo di giustizia erano stampati su fogli già usati che, sul retro, riportavano alcune intercettazioni relative al fascicolo di un processo di primo grado in corso, con tanto di nomi, cognomi, numeri di telefono e dialoghi tra una banda di rapinatori;
le notizie ivi riportate - tra cui anche i particolari di una nota operazione delle forze dell'ordine condotta in provincia e ancora aperta - sono diventate di dominio pubblico, a disposizione di avvocati e imputati presenti;
pare che non sia la prima volta che ciò accada, a causa della mancanza delle risorse necessarie e della difficoltà di procurarsi la carta presso le cancellerie e gli uffici del palazzo di giustizia non solo di Latina, ma di gran parte dei tribunali italiani -:
se la notizia risponda al vero e, in questo caso, di quali elementi disponga il Ministro al riguardo;
quali iniziative urgenti intenda assumere per scoraggiare questa prassi che mette gravemente in pericolo la privacy dei soggetti coinvolti nelle indagini o comunque partecipi di un procedimento giudiziario quale che sia la loro veste (testimoni, consulenti, persone informate dei fatti, e altri).
(4-05536)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Sicilia del 7 dicembre 2009 riporta un articolo intitolato: «Carcere: pochi agenti, proclamato lo stato di agitazione», nel quale si dà conto della decisione presa dalle varie sigle sindacali degli agenti di polizia penitenziaria (Sappe, Osapp, Cisl-Fns, Uil-Pa, Sinappe, Uspp per l'Ugl, Cgil-Fp, Fsa) di interrompere le trattative con la direzione della casa circondariale di Ragusa e di proclamare, appunto, lo stato di agitazione;
nella nota inviata al Provveditore regionale dell'amministrazione penitenziaria, i sindacati ricordano che la chiusura del reparto alta sicurezza dell'istituto ragusano non è coincisa con la diminuzione dei reclusi e nemmeno con l'invio promesso di unità. A tal proposito, gli esponenti dei sindacati iblei hanno dichiarato quanto segue: «In questi ultimi giorni si è appreso che il reparto che fino a pochi giorni fa era destinato ad ospitare detenuti a categoria Alta Sicurezza, verrà riaperto e sarà dunque reso nuovamente operativo con diversa tipologia di utenti. A questo punto viene da chiedersi a cosa verrà destinato il reparto Alta Sicurezza in questione»;
nella casa circondariale di Ragusa attualmente mancano circa quindici agenti di polizia penitenziaria;
i sindacati dei Baschi Azzurri hanno preannunciato manifestazioni di protesta anche eclatanti: astensione dalla mensa obbligatoria di servizio per tre giorni; sit-in di protesta dinnanzi il carcere e la prefettura -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
quali iniziative urgenti si intendano adottare, sollecitare e promuovere al fine di risolvere i problemi lamentati da tutte le sigle sindacali della polizia penitenziaria del carcere di Ragusa.
(4-05544)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo i dati forniti dal Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria (DAP), il numero di detenuti nelle carceri italiane ammontava, al 10 dicembre 2009, a 65.744 unità contro una capienza «regolamentare» di 43.074 e «tollerabile» di 64.111;
con provvedimento del Ministero è stata disposta la «capienza regolamentare» di ciascun istituto penitenziario;
superandosi con frequenza la capienza regolamentare, è stata introdotta la categoria «capienza tollerabile», con l'intenzione di indicare l'ipotetica massima ricettività di ciascun carcere, oltre la quale viene superata la soglia della stessa tolleranza in qualche modo accettabile;
in ben 170 istituti penitenziari italiani, su 205, ossia nell'82 per cento dei casi, la presenza dei detenuti all'interno delle celle supera la capienza regolamentare prevista e stabilita dalla legge;
la stessa capienza «tollerabile», che indica la soglia oltre la quale si verifica il collasso della singola struttura penitenziaria, è stata superata in ben 112 carceri, ossia nel 54 per cento dei casi, e in dodici regioni tra le quali Campania, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Puglia, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige, Valle D'Aosta, Veneto;
il Comitato europeo contro la tortura nel corso di una delle sue visite periodiche nei luoghi di detenzione in Italia ha chiesto al Governo italiano «chiarimenti sulla nozione della cosiddetta capacità tollerabile di una struttura penitenziaria»;
gli interroganti, ritengono che eccedere in 112 carceri la stessa capienza tollerabile pregiudichi grandemente la vivibilità dei suddetti istituti di pena -:
se la categoria di «capienza tollerabile», ben superiore a quella regolamentare, sia stata introdotta dal Ministero sulla base di criteri oggettivi;
quali iniziative intenda intraprendere per portare alla soluzione una situazione «intollerabile» sancita dalla stessa amministrazione penitenziaria.
(4-05545)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo alcune agenzie di stampa, giovedì 2 dicembre 2009, all'interno della casa circondariale «Ucciardone» di Palermo, il signor Roberto Pellicano, 39enne, sarebbe deceduto a causa di un presunto «arresto cardiocircolatorio»;
l'uomo era detenuto in carcere da ben cinque mesi perché colpevole del furto di due teli di mare, oggetti che il medesimo aveva immediatamente provveduto a rivendere al fine di procurarsi la dose di droga giornaliera di cui necessitava;
il detenuto era un tossicodipendente cronico, che necessitava di cure e di assistenza continue e qualificate; trattamenti che non gli potevano essere adeguatamente garantiti all'interno di una struttura penitenziaria;
il sistema delle misure alternative per la presa in carico dei tossicodipendenti previsto dal Testo unico sulle droghe (così come modificato dal decreto-legge n. 272 del 2005) è fermo a un quinto di quel che era prima dell'indulto. Al sistema penitenziario viene dunque affidata la maggiore responsabilità nel contrasto al fenomeno delle tossicodipendenze, quando è ormai noto che i tassi di recidiva per chi esce dal carcere sono estremamente elevati, assai più di quelli di chi sconta la propria pena in misura alternativa, e che il gruppo con il maggior tasso di recidiva è proprio quello dei tossicodipendenti;
secondo il sesto rapporto sulle carceri redatto dalla associazione Antigone, il numero di tossicodipendenti che annualmente transitano dalle carceri italiane è decisamente superiore a quello di coloro che transitano dalle comunità terapeutiche, il che dimostra come l'approccio terapeutico per questo tipo di detenuti sia stato concretamente abbandonato;
sulla base del decreto-legge n. 272 del 2005, attualmente circa 10.000 detenuti tossicodipendenti, con un residuo pena inferiore ai sei anni di reclusione, potrebbero lasciare il carcere ed essere ammessi all'affidamento terapeutico in prova. Il che, oltre ad abbattere i tassi di
recidiva, rappresenterebbe un evidente risparmio, visto e considerato che ad oggi il costo quotidiano di un detenuto è pari a circa 130 euro, mentre quello di un detenuto in comunità viene stimato intorno ai 50 euro (quello di un affidato al Ser.T. in circa 15 euro);
Roberto Pellicano è il 162o detenuto morto in un istituto di reclusione dall'inizio dell'anno (66 dei quali suicidatisi), segno, secondo quanto commentato dagli addetti ai lavori, che la situazione all' interno delle strutture penitenziarie è ormai giunta allo stremo -:
se siano a conoscenza dei fatti riportati in premessa;
se, con riferimento alla morte di Roberto Pellicano, intendano avviare, negli ambiti di rispettiva competenza, una indagine amministrativa interna al fine di appurare se nel caso di specie siano state garantite al detenuto - in modo tempestivo ed adeguato - le cure e l'assistenza che il suo stato di salute richiedevano e quindi se non vi siano responsabilità di omessa vigilanza e cura da parte del personale medico e/o amministrativo;
se la casa circondariale «Ucciardone» di Palermo sia dotata di un defibrillatore e se tale strumento salva-vita sia effettivamente presente in tutti i 206 istituti penitenziari;
quali provvedimenti di competenza intendano adottare nel caso in cui venissero accertate responsabilità amministrative o disciplinari e negligenze;
quali misure urgenti il Governo intenda adottare, sollecitare e promuovere al fine di rendere concretamente applicabile l'articolo 94 del Testo unico sulle droghe, così come modificato dal decreto-legge n. 272 del 2005, nella parte in cui prevede l'affidamento in prova per i detenuti tossicodipendenti con residuo pena inferiore ai sei anni di reclusione;
se, con riferimento a reati simili a quelli per cui il Signor Pellicano si trovava in carcere, il Governo intenda procedere in tempi brevi alla costruzione di strutture leggere e aperte da destinare all'espiazione di piccole pene detentive in un regime sostanzialmente autogestito.
(4-05546)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dall'agenzia Agi del 16 dicembre 2009, Marco A., 42enne, detenuto con un fine pena fissato a novembre 2010, sarebbe stato trasferito dal carcere di Rebibbia Nuovo Complesso a quello di Fossano, in provincia di Cuneo, alla vigilia dell'udienza per la semilibertà;
durante la sua permanenza nel carcere di Rebibbia Nuovo Complesso, Marco A. aveva chiesto di essere trasferito in comunità, ciononostante l'Amministrazione ha deciso di mandarlo a Fossano sebbene vi fosse la disponibilità di posti nelle altre carceri del Lazio;
a causa di questo improvviso trasferimento il detenuto non ha potuto presenziare all'udienza per a concessione della semilibertà, misura quanto mai opportuna considerato che l'uomo, tra l'altro, è ammalato di HIV e per questo è stato curato per molte settimane all'ospedale Spallanzani di Roma;
il trasferimento ha causato l'interruzione, oltre che di tutti i rapporti fra Marco e la sua famiglia, impossibilitata per motivi economici a raggiungerlo in Piemonte, anche del trattamento terapeutico seguito dal detenuto, essendo il medesimo persona che evidenzia tratti di fragilità psichiatrica;
la vicenda è stata segnalata ai vertici del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria dal Garante dei diritti dei detenuti del Lazio, avv. Angiolo Marroni, il quale ha dichiarato quanto segue: «L'uomo si trova da tre mesi nel carcere di Fossano e, per colmo di sfortuna, fino a pochi giorni fa anche senza indumenti adeguati a proteggersi dal freddo visto che,
al momento del trasferimento, il pacco con il vestiario è stato inviato a Rossano Calabro: in novanta giorni solo pochi effetti hanno raggiunto il legittimo proprietario al punto che la madre ha dovuto acquistare altri capi di abbigliamento»;
non si capisce quali possano essere le motivazioni poste a base del trasferimento a centinaia di chilometri da casa di un detenuto che fra pochi mesi avrà comunque pagato il suo debito con la giustizia e la società;
a causa del sovraffollamento, un numero sempre maggiore di detenuti è costretto a scontare la condanna all'interno di istituti di pena situati a notevole distanza dalla propria regione di residenza, il che - oltre a contrastare con il principio della territorialità della pena previsto dall'ordinamento penitenziario - non consente di esercitare al meglio tutte quelle attività di sostegno e trattamento del detenuto che richiedono relazioni stabili e assidue della persona reclusa con i propri familiari e con i servizi territoriali della regione di residenza; senza considerare gli ingenti ed elevati costi, sia in termini economici che umani, che le continue e lunghe traduzioni dei detenuti, dal luogo di esecuzione della detenzione al luogo di celebrazione del processo, comportano per i bilanci dell'Amministrazione penitenziaria -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
quali siano i motivi che hanno indotto l'Amministrazione penitenziaria a disporre il trasferimento di Marco A. nel carcere di Fossano;
se non si ritenga opportuno intervenire urgentemente al fine di consentire al detenuto in questione di terminare di scontare la pena vicino ai propri familiari, ricevendo nel contempo tutte quelle cure e quei trattamenti terapeutici che il suo stato di salute richiede;
se e quali iniziative intenda sollecitare, promuovere o adottare affinché venga finalmente garantita la piena attuazione del principio dello territorialità della pena previsto dalle norme contenute nell'ordinamento penitenziario.
(4-05547)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 9 novembre 2009 la prima firmataria del presente atto presentava al Ministro interrogato l'interrogazione n. 4-04821 nella quale si chiedeva di assumere sollecite, mirate ed efficaci iniziative, anche a seguito di immediate verifiche ispettive in loco, volte a verificare le responsabilità del personale penitenziario in ordine al presunto pestaggio avvenuto all'interno del carcere teramano di Castrogno poi costate la sospensione al Comandante di reparto, dott. Giuseppe Luzi;
all'interrogazione non è stata data ad oggi alcuna risposta né si è appreso di iniziative assunte dal Governo per tentare di risolvere o solo attenuare le gravi problematiche che affliggono l'istituto di pena teramano evidenziate nell'atto di sindacato ispettivo (sempre del 9 novembre 2009) n. 4-04862;
l'agenzia ANSA del 18 dicembre 2009 riporta la notizia della morte, avvenuta nel carcere di Castrogno, di un detenuto di nazionalità nigeriana del quale vengono riportate solo le iniziali, U.E.;
la persona deceduta era stata ascoltata in qualità di testimone dalla procura di Teramo proprio nell'ambito dell'inchiesta relativa al citato pestaggio avvenuto all'interno del carcere abruzzese; episodio per il quale il Capo del Dipartimento dell'Amministrazione penitenziaria aveva disposto la sospensione del Comandante del reparto;
secondo quanto si è appreso fino a questo momento, il giovane straniero dopo aver accusato forti dolori addominali è stato trattenuto in osservazione nel reparto infermeria del carcere; dopodiché il
suo stato di salute si sarebbe aggravato divenendo necessario il suo trasporto al vicino ospedale dove però è morto;
secondo i medici del nosocomio teramano la morte sarebbe stata provocata da cause naturali, ma sulla vicenda la procura di Teramo ha aperto un fascicolo disponendo l'autopsia;
il detenuto in questione era un ragazzo di appena 23 anni, sanissimo e che non aveva mai avuto problemi di salute;
il carcere di Castrogno è sempre più sovraffollato, mancano gli agenti e servizi sociali adeguati, i detenuti non hanno spazi, né per l'«aria» né per fare attività fisica o socializzare;
a prescindere da quelli che saranno gli esiti dell'inchiesta sulla morte del detenuto nigeriano, lo Stato ha il dovere istituzionale, politico e morale di non lasciare nulla di intentato per garantire ai detenuti condizioni di vita conformi al dettato costituzionale nonché per salvare anche una sola vita umana anche di chi, per i propri errori, ha perso la libertà -:
se non intenda avviare una indagine amministrativa interna al fine di accertare quali siano le effettive cause della morte del detenuto nigeriano e se, in ordine alle stesse, non siano ravvisabili profili di responsabilità disciplinare da parte del personale penitenziario;
se non ritenga, assumendo senza ulteriori indugi le iniziative sollecitate fino ad oggi inutilmente con l'interrogazione del 9 novembre 2009 n. 4-04862, di intervenire concretamente perché nel carcere teramano il livello e la qualità della detenzione siano quelli degni di uno Stato civile e democratico.
(4-05548)
BORGHESI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
la signora Milica Cupic, cittadina italiana, lamenta una serie di comportamenti quanto meno opinabili di organi della giustizia militare e civile in ordine a fatti da lei denunciati;
in più occasioni ed in data 4 ottobre 2003, la signora Cupic ha denunciato gravi fatti a sua detta ascrivibili a personaggi identificati e identificabili. In particolare riferiti al suo ex marito, generale a due stelle e dunque alta carica dell'Esercito italiano, che ella ebbe a denunciare già nel 1996 in relazione alla morte violenta della propria figlia e di un sottoufficiale dell'Esercito avvenuta il 3 febbraio 1986;
secondo quanto riferito dalla stessa signora Cupic ella avrebbe altresì avuto modo di segnalare come un alto grado della Guardia di Finanza avrebbe favorito la promozione al suo ex marito. Tale personaggio sarebbe poi diventato Comandante Generale della Guardia medesima;
la Procura della Repubblica di Roma, dopo aver ricevuto l'esposto firmato dalla signora Cupic, lo avrebbe trasmesso al Procuratore Aggiunto, dottor Ettore Torri, come esposto anonimo, mentre, ad avviso dell'interrogante, ne risultava esattamente identificato il soggetto che lo aveva inviato;
tali denunce sono state archiviate, ma è evidente che in tal caso la signora Cupic avrebbe dovuto essere indagata per calunnia, cosa che non è mai avvenuta; sembra per la verità che la denuncia della signora Cupic in merito alla morte del Sottoufficiale e della propria figlia siano state archiviate, giustificandole con il fatto che la signora sarebbe affetta da «sindrome
delirante lucida» e che di ciò la procura militare, per quanto riferito dall'interessata, sarebbe stata informata nel 1996, in modo improprio dal Tenente Colonnello dottor Corrado Ballarini di Bologna. La Cupic ha avuto più incontri, di sua spontanea volontà con il Capitano psichiatra criminologo Marco Cannavici nel 1995 presso il Policlinico Militare Celio di Roma, il quale fece in effetti un rapporto al direttore del Celio pro tempore sullo stato psicologico della signora, nel quale tuttavia mai pronunciò la diagnosi che avrebbe portato all'archiviazione;
in data 15 gennaio 2005, la signora Cupic presentò alla procura militare di Roma una formale denuncia contro il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Giulio Fraticelli, per «omissioni in atti d'ufficio», in relazione alle denunce presentate nei confronti dell'ex marito ed alla documentazione a suo dire inviata al generale Pompegnani. Il generale Fraticelli avrebbe comunicato alla signora Cupic di aver relazionato al procuratore Intellisano, il quale per altro in un incontro avvenuto con la Cupic il 7 dicembre 2004, negò di aver mai ricevuto nulla;
della denuncia di cui sopra esiste traccia nella lettera che la procura militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma ha inviato allo studio legale Lombardi in data 16 maggio 2005, (Numero 8/C/04INT «mod. 45» di protocollo) a firma del Procuratore Intellisano;
nel dicembre 2004 la Cupic ebbe a presentare una denuncia alla Procura Militare contro il Tenente Colonnello Ballarini inviandola al A.G. Maresciallo Cervelli -:
di quali informazioni dispongano sulla vicenda e se intendano adottare iniziative nell'ambito delle proprie competenze.
(4-05555)
LUSSANA. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 10 giugno del 2000, in un boschetto nel Parco Due di Rozzano, grosso centro a sud di Milano, viene trovato il cadavere di Roberto Carallo, un giovane di 24 anni;
da subito appaiono sospette le circostanze riferite sia al ritrovamento del cadavere, che appare visibilmente spostato rispetto al luogo dove era avvenuto il decesso, come testimoniato anche da un passante, sia al mancato reperimento sul cadavere del documento di identità e del portafoglio, che tuttavia vengono inspiegabilmente trovati sul cadavere successivamente, quando si trova all'obitorio;
in aggiunta, scompaiono senza motivo gli abiti del ragazzo, dei quali i genitori chiedono la restituzione, e l'autopsia sul cadavere non viene eseguita, in quanto sembra che il corpo si trovasse oramai in stato di decomposizione;
le indagini che vengono condotte per accertare le circostanze della morte del giovane non sembrano andare nella giusta direzione, avanzando l'ipotesi del suicidio e, mentre tutte le vicende del ritrovamento del cadavere sembrerebbero convalidare la tesi dell'omicidio, ed inoltre i genitori trovano scarsa disponibilità ad essere ascoltati dal magistrato cui viene affidato il caso, che dopo oltre nove anni non sembra ancora in grado di far pervenire a conclusione un procedimento avviato da lungo tempo;
sono decorsi nove anni dalla morte del giovane Roberto Carallo senza che siano state accertate le circostanze della morte, mentre i genitori attendono ancora di avere giustizia per poter conoscere le vicende della morte del figlio, dato che a tutt'oggi non è pervenuta notizia alcuna di una eventuale archiviazione delle indagini -:
se il Ministro sia al corrente dei fatti sopra esposti ed intenda assumere, ove sussistano i presupposti di legge, iniziative ispettive con riferimento alle vicende sopra ricordate.
(4-05557)
FARINA COSCIONI, BERNARDINI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
non appare chiaro quanti siano esattamente i disabili detenuti nelle carceri italiane dal momento che non risulta esista un sistema di monitoraggio nazionale sulle condizioni di salute sui carcerati;
al momento risultano essere quattro, le sezioni attrezzate per i «minorati fisici», 143 posti in tutto, di cui molti ancora inagibili; sette risultano le sezioni per disabili motori, per un totale di una trentina di posti;
accade spesso che chi varca la soglia di un carcere, porta con sé gli esiti di un trauma o di una malattia che hanno ridotto le sue capacità motorie o mentali;
uno dei principali riferimenti normativi per la disabilità in carcere è l'articolo 47-ter dell'ordinamento penitenziario, relativo alla detenzione domiciliare: in base al comma 3, «la pena della reclusione non superiore a quattro anni, anche se costituente parte residua di maggior pena, nonché la pena dell'arresto, possono essere espiate nella propria abitazione o in altro luogo di privata dimora, ovvero in luogo pubblico di cura, assistenza o accoglienza, quando trattasi di persone in condizioni di salute particolarmente gravi, che richiedono costanti contatti con i presidi sanitari territoriali». È però necessaria la perizia di un medico che può essere smentita dal perito peritorum, cioè dal tribunale di sorveglianza. Un'altra norma di riferimento è quella che riguarda il differimento della pena, che però viene utilizzata soprattutto per le detenute incinte. Infine c'è l'articolo 11 dell'Ordinamento penitenziario, che contempla i casi in cui il detenuto entri sano e si ammali all'interno del carcere. In questa eventualità, il direttore, prima del magistrato, può disporre il ricovero in ospedale con articolo 11. Nei casi in cui la perizia medica evidenzia una disabilità che richiede un'assistenza specifica, i detenuti sono destinati in alcune strutture specifiche: ospedali psichiatrici giudiziari e alcune sezioni di osservazione per i detenuti con disabilità mentale; e le sezioni attrezzate per «disabili»;
per quanto riguarda le disabilità fisiche, le strutture con sezioni attrezzate risultano essere a Brindisi, Castelfranco Emilia, Fossano, Parma, Perugia, Pescara, Ragusa, Turi, Udine; per quanto riguarda gli Opg, funzionanti, risultano essere sei per una capienza complessiva di 951 posti: Aversa, Barcellona Pozzo di Gotto, Castiglione Siviere, Montelupo Fiorentino, Napoli Sant'Eframo, Reggio Emilia;
appare incredibile e inaccettabile che, a fronte di una popolazione carceraria che ha superato ormai le 66mila unità, vi siano meno di duecento posti riservati ai disabili fisici e disabili motori, che una quantità di detenuti con disabilità siano costretti a vivere in celle troppo strette, all'interno di istituti pieni di barriere architettoniche e affidati in molti casi solo all'assistenza di agenti della polizia penitenziaria e compagni di cella -:
se non si ritenga necessario e urgente realizzare un monitoraggio nazionale per accertare quanti siano i detenuti con disabilità fisiche e in quali carceri siano ristretti e se non si ritenga di doversi dotare di un sistema unitario di raccolta dati sull'indice della malattia in carcere; quante delle strutture con sezioni attrezzate per disabili fisici siano effettivamente funzionanti, quanti detenuti vi siano ricoverati; quante di queste sezioni siano inagibili e per quale ragione.
(4-05572)
TESTO AGGIORNATO AL 7 LUGLIO 2010
...
INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
AGOSTINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i servizi ferroviari rappresentano una efficace e reale alternativa all'uso del mezzo di trasporto individuale privato;
la provincia di Ascoli Piceno è la prima provincia turistica delle Marche con 552.457 arrivi e 4.728.018 presenze (dati Istat 2008), ed il comune di San Benedetto del Tronto è il primo comune turistico delle Marche con 182.615 arrivi e 1.612.435 presenze (dati Istat 2008);
con il nuovo orario ferroviario di Trenitalia, in vigore dal 13 dicembre 2009, sono state eliminate le fermate a San Benedetto del Tronto di due importanti coppie di treni. Per quanto riguarda la direzione nord, risultano soppresse le fermate quotidiane Eurostar delle 11,50 e
delle 14,23; per la linea verso sud, sono state soppresse le fermate Eurostar delle 15,28 e delle 17,28;
la regione Marche ha approvato il piano FAS (fondo aree sottoutilizzate) regionale, in attuazione al quadro strategico nazionale 2007-2013, nel quale sono previsti considerevoli investimenti per l'acquisto di materiale rotabile e per l'elettrificazione della tratta ferroviaria Ascoli Piceno-Porto d'Ascoli;
relativamente alle infrastrutture stradali, la porzione meridionale della regione Marche risulta penalizzata dalla esclusione dell'ampliamento a tre corsie dell'Autostrada A14 Bologna-Taranto, previsto solo fino a Porto Sant'Elpidio;
è di questi giorni il lancio mediatico del servizio ferroviario di alta velocità, giustamente evidenziato quale notevole volano di sviluppo per la velocità dei collegamenti e per le opportunità turistiche e professionali, non riguardante però alcuna parte del corridoio adriatico -:
quali iniziative strategiche il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti intenda intraprendere per lo sviluppo della mobilità stradale e ferroviaria dei territori adriatici, e nello specifico del piceno, e nei confronti di Trenitalia ed RFI per migliorare l'infrastruttura e lo standard dei servizi ferroviari offerti alla clientela e per ripristinare le fermate sopra indicate, a servizio non solo della parte meridionale della regione Marche ma anche del nord Abruzzo.
(5-02284)
ESPOSITO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 22 luglio 2002 fu sottoscritto un protocollo d'intesa, tra Ferrovie dello Stato, regione Piemonte, provincia di Torino e comune di Grugliasco, che prevedeva l'impegno degli enti sottoscrittori a realizzare secondo le proprie competenze, la fermata ferroviaria di Borgata Paradiso in Grugliasco;
sono stati definiti gli orari di fermata dei sei treni (tre verso Susa e tre in direzione Torino);
le fermate dei treni previste nella stazione di Grugliasco sono (da Susa verso Torino): alle 9,10 (arrivo a Torino Porta Nuova alle 9,20), alle 17,34 (arrivo a Torino P.N. alle 17,45) e alle 18,30 (arrivo a Torino P.N. alle 18,40). Di questi tre treni, quello delle 9,10 e delle 18,30 si effettuano solo nei giorni lavorativi dal lunedì al venerdì, mentre quello delle 17,34 dal lunedì al sabato;
al punto 2 del protocollo d'intesa firmato da regione, provincia, Trenitalia e comune di Grugliasco si prevedeva che i primi treni che si sarebbero dovuti fermare nella stazione di Grugliasco dovevano essere a servizio degli studenti;
in risposta ad una precedente interrogazione mi veniva fatto notare che siamo in presenza di uno Stato responsabile ed attento ai bisogni del territorio e che, ascoltando i bisogni della popolazione, il Governo ha saputo mediare con Trenitalia;
oltre a non soddisfare le esigenze di studenti e pendolari, non risolve nemmeno il problema di chi vorrebbe usufruire del treno anche nei giorni festivi e raggiungere Torino o Susa -:
quale criterio si sia usato per stabilire gli orari delle fermate, il motivo per il quale non si fermano i treni nei giorni festivi, quali bisogni del territorio soddisfano gli orari stabiliti, quali cittadini sono stati ascoltati per soddisfare i bisogni della popolazione, da chi sono stati richiesti (come da risposta all'interrogazione precedente) i tre treni richiesti, nonché quali iniziative intenda assumere al fine di conseguire il vero scopo della costruzione della fermata ferroviaria di Grugliasco, ovvero l'utilizzo da parte dei studenti e dei lavoratori pendolari.
(5-02286)
ALBONETTI e BRANDOLINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
nel nuovo orario di Trenitalia risultano soppresse quattro fermate ferroviarie che giornalmente collegavano Rimini a Bologna;
tale riorganizzazione prevede in particolare la soppressione delle fermate dei treni Eurostar City, Intercity ed Eurocity a Faenza negli orari di punta comportando notevoli disagi per migliaia di utenti della stessa città e di alcune cittadine limitrofe, vanificando inoltre il titolo di ammissione «Mi muovo tutto treno»;
Trenitalia nell'organizzazione dei nuovi orari non ha probabilmente tenuto conto che le fermate soppresse rappresentano un punto di riferimento logistico straordinario per i collegamenti diretti con il nord Italia, in particolare il nodo di Faenza, raccogliendo passeggeri della linea Ravenna-Faenza, Lavezzola-Faenza e Firenze-Faenza, risultando un importante scalo dal punto di vista commerciale per la stessa Trenitalia;
tale stato di cose, denunciato dai pendolari e dall'amministrazione comunale di Faenza, oltre a penalizzare gravemente i cittadini utenti crea grave disagio sociale determinando serie problematiche socio economiche nell'intera area geografica interessata -:
se non ritenga necessario attivare un rapido confronto con Trenitalia, gli enti locali interessati e i comitati degli utenti, d'intesa con la regione Emilia Romagna perché siano riattivate le fermate soppresse tra Rimini e Bologna.
(5-02292)
BERGAMINI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i passeggeri del treno Intercity 511, in partenza da Torino alle ore 11.05 del 20 dicembre 2009 e diretto a Salerno, con arrivo previsto alle ore 21.25, hanno dovuto sopportare un viaggio in condizioni particolarmente disagiate;
la notevole vecchiaia del materiale rotabile utilizzato ha prodotto numerosi guasti, per cui gran parte del viaggio si è svolto in assenza di illuminazione e di riscaldamento; le porte di diverse carrozze, inoltre, non erano funzionanti;
pur essendo stati venduti biglietti di prima classe per due carrozze, nel treno era presente un unico vagone di prima classe;
nella stazione di Pisa centrale il treno è rimasto bloccato per circa trenta minuti, per effettuare il cambio delle batterie;
la fermata di Aversa è stata soppressa e i passeggeri ivi diretti sono stati trasferiti su una navetta;
il treno è giunto a destinazione a Salerno con un pesante ritardo;
il costo dei biglietti, pari a euro 80 per un biglietto di prima classe e a euro 58 per un biglietto di seconda classe, non pare assolutamente giustificato in rapporto alla scadente qualità del servizio offerto -:
quali misure intenda assumere nei confronti della società che gestisce il servizio di trasporto ferroviario di passeggeri per evitare che condizioni di viaggio così disagiate come quelle descritte in premessa si ripetano.
(5-02300)
CAVALLARO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a pochi giorni dall'entrata in vigore del nuovo orario di Trenitalia, cresce il malcontento dei pendolari che lamentano: la soppressione di Eurostar City e Intercity, il rallentamento dei treni regionali, il rincaro dei biglietti dei treni ed altri disservizi dovuti alla volontà dell'azienda sopramenzionata di dare la precedenza ai treni dell'alta velocità e di incentivare la
gente a viaggiare su di essi soprattutto per i percorsi a medio-lunga percorrenza;
a questi cori di proteste si aggiungono quelli dei pendolari delle tante regioni e delle tantissime città italiane che, pur non investite dalla nuova tipologia di trasporto ferroviario, come le Marche, sono state fortemente penalizzate dal cambio orario dei treni a media e lunga percorrenza, senza una riduzione né di costi né di tempi;
l'assessore regionale ai trasporti della regione Marche, Pietro Marcolini, ha inviato una lettera a Trenitalia per denunciare i disagi causati dal cambio di orari sulla media e lunga percorrenza, in vigore dal 13 dicembre 2009 sottolineando come questa decisione determini un'ulteriore emarginazione della regione e in particolare del territorio più a sud, maceratese e ascolano;
i vertici di Trenitalia hanno già più volte dichiarato di non volere impoverire l'offerta dei servizi sulla lunga percorrenza per le regioni sprovviste di collegamenti dell'alta velocità e già per questo svantaggiate, ma nelle Marche l'entrata in vigore del nuovo orario ha già creato ai pendolari non pochi disagi, in particolare la riduzione della mobilità degli utenti di San Benedetto del Tronto, di Civitanova, di Porto San Giorgio e Falconara su cui gravitano i bacini di Ascoli, Fermo, Macerata e nei collegamenti tra tali centri e le regioni a sud, in particolare l'Abruzzo;
l'alta velocità è una grande conquista per il nostro Paese perché ha il vantaggio di permettere spostamenti di grandi quantità di persone assai maggiori di quelle possibili con il trasporto in auto, evitando inoltre le congestioni di traffico;
i disagi lamentati dai pendolari marchigiani e sottoposti dalle autorità regionali all'attenzione dei vertici di Trenitalia si uniscono alle raccolte di firme, alle lettere al Governo alle occupazioni dei binari e degli uffici dei capistazione e ad altre forme di protesta che in tutta Italia rischiano di paralizzare e di compromettere ulteriormente l'efficienza del nostro sistema ferroviario -:
se e quali misure il Ministro interrogato ritenga opportuno mettere in campo per modificare questo stato di cose, nella consapevolezza che per incentivare l'utilizzo dell'alta velocità non possono essere sacrificate intere comunità e soprattutto i pendolari.
(5-02301)
Interrogazioni a risposta scritta:
DI STANISLAO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il SITEB è un'associazione senza fini di lucro che raggruppa i principali operatori del settore stradale e del bitume: società produttrici e distributrici di bitume, imprese stradali di produzione e posa dei conglomerati, produttori di membrane, costruttori di macchine e impianti, industrie produttrici di additivi, fornitori di servizi e controlli di qualità, nonché pubbliche amministrazioni;
i suoi obiettivi sono lo sviluppo e la promozione delle tecniche di produzione e impiego dei leganti e conglomerati bituminosi e di tutti i prodotti ad essi collegati, con particolare attenzione alla qualità e nel rispetto dell'ambiente e della sicurezza degli operatori. Ulteriori scopi sono: l'elaborazione delle normative, la diffusione delle conoscenze, la formazione degli addetti al settore delle pavimentazioni;
il SITEB aiuta gli associati ad affrontare le sfide che attendono gli operatori del settore; ciò avviene attraverso lo scambio di esperienze a tutti i livelli, la finalizzazione della ricerca, la partecipazione allo sviluppo di progetti di largo respiro, la promozione di incontri con pubbliche amministrazioni ed enti, la collaborazione con associazioni nazionali ed internazionali, l'organizzazione di corsi di formazione e congressi;
promuove l'immagine dell'industria dei lavori stradali, del bitume e dell'asfalto per sensibilizzare l'opinione pubblica sia nei riguardi della complessità di queste attività, sia verso i vantaggi dell'uso dell'asfalto;
«le attività di costruzione e manutenzione delle strade nel 2009 toccheranno la punta più bassa degli ultimi 18 anni. La crisi del settore, dovuta principalmente al forte calo dei lavori pubblici, ha bloccato la produzione di oltre 100 impianti e, se non si invertirà la tendenza nei prossimi mesi, sono a rischio immediato oltre 7.000 posti di lavoro», questo è ciò che emerge dalla denuncia diffusa dal SITEB che evidenzia come a fine anno la produzione di asfalto raggiungerà quota 29 milioni di tonnellate, l'8,2 per cento in meno rispetto allo scorso anno (31.6 milioni di tonnellate) e addirittura meno 17,2 per cento rispetto alla produzione del 2007 (35.1 milioni di tonnellate);
il trend negativo è preoccupante in quanto in Italia gli investimenti in attività di costruzione e manutenzione delle strade sono ormai tra i più bassi d'Europa, prossimi solo alla Turchia, peraltro unico paese in forte ascesa (26,6 milioni di tonnellate + 19,8 per cento);
mentre nel resto del continente, i fondi per le opere pubbliche sono rimasti pressoché stabili (soprattutto in Francia, Germania e Regno Unito), il nostro Paese si appresta a chiudere un'annata record in negativo;
il minimo necessario per mantenere efficienti e in sicurezza le strade della penisola è equivalente a una produzione di 40 milioni di tonnellate, soglia nettamente superiore all'attuale. Dato ancora più allarmante se si considera che circa un terzo dell'asfalto prodotto in Italia viene venduto all'estero, invece di essere utilizzato per coprire le nostre buche. Meno strade nuove quindi, ma soprattutto una scarsa manutenzione di quelle già esistenti, considerate dalla Siteb già in crisi, tutto a discapito dell'incolumità di chi guida;
tenuto conto che quasi tutta la rete autostradale italiana è stata realizzata considerando come velocità massima di sicurezza i 140 chilometri orari. Il dato è stato fornito qualche settimana fa dai tecnici del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che hanno effettuato perizie e controlli a tappeto -:
se il Governo sia a conoscenza di tale realtà e come intenda affrontarne le conseguenze prima di valutare un eventuale aumento del limite di velocità;
quali siano le politiche di rilancio delle infrastrutture che il Governo intende attuare nell'immediato;
se il Governo intenda aprire un tavolo di confronto con gli operatori del settore stradale e del bitume per valutare il ripristino dell'istituto della revisione prezzi (abbandonato nel 1994), riproposto in chiave moderna e con rigidi controlli onde evitare abusi e ingiustificati aumenti della spesa pubblica per evitare che l'intero settore entri in una crisi profonda.
(4-05518)
NICOLA MOLTENI, RIVOLTA, CROSIO e REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
a partire dal 13 dicembre 2009, con l'entrata in vigore del nuovo orario invernale, la società Cisalpino ha cessato la sua attività sui treni tra Svizzera e Italia e il servizio ora è gestito direttamente da Trenitalia e FFS-Ferrovie Federali Svizzere;
con il nuovo orario sono stati cancellati i treni notturni tra Svizzera ed Italia per il calo della domanda registrato negli ultimi anni a causa del pessimo livello di qualità offerto dal servizio;
l'atteso miglioramento del servizio a seguito dello scioglimento della società Cisalpino non c'è stato anche a causa della mancata consegna di una parte dei nuovi treni ETR610 già ordinati;
comunque tali nuovi treni non possono essere utilizzati sull'asse del San Gottardo e ciò ha comportato una diminuzione dei collegamenti giornalieri tra Zurigo e Milano che sono passati da nove a sette oltretutto effettuati con i vecchi e problematici ETR 470, l'inefficienza dei quali è stato concausa dello scioglimento della società italo-svizzera;
quanto esposto in precedenza non ha provocato solo disservizi nei collegamenti internazionali, ma anche e soprattutto ai tantissimi lavoratori pendolari che da Como devono recarsi quotidianamente a Milano per motivi di lavoro;
causa la riorganizzazione dell'orario sette corse nel tragitto Como-Milano sono state soppresse, i disagi conseguenti hanno portato i pendolari a costituire un Comitato per richiedere gli opportuni chiarimenti ai vertici di Trenitalia e regione Lombardia;
la definizione del nuovo orario invernale ha causato la soppressione di alcune corse utilizzate soprattutto dai lavoratori pendolari, in particolare le corse delle 6.58 e delle 9.15 da Chiasso a Milano e le corse delle ore 17.35, 20.10 e 21.10 da Milano a Chiasso. La conseguenza a tutto ciò è il grande disagio che i pendolari-lavoratori sono costretti a subire -:
se il Ministro non intenda intervenire nei confronti di Trenitalia al fine di porre rimedio ad una situazione che sta penalizzando soprattutto i lavoratori del comasco che quotidianamente utilizzano il treno per raggiungere il proprio posto di lavoro attraverso il reinserimento di alcune corse tra Milano e Como che renderebbero più agevole la fruizione del servizio ed eviterebbero l'assurdità di anticipare di un'ora l'arrivo a Milano o addirittura l'utilizzo della propria autovettura.
(4-05520)
REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la linea ferroviaria Milano-Lecco-Colico-Sonorio-Tirano è quotidianamente utilizzata da migliaia di pendolari, lavoratori e studenti;
la qualità del servizio pare molto scarsa, con numerosi ritardi, problemi costanti al riscaldamento e al condizionamento, segnalazioni ripetute di sporcizia e degrado;
recentemente si è registrato un episodio emblematico: le porte del treno proveniente da Milano e in sosta alla stazione di Sonorio non si sono aperte, costringendo così i passeggeri a proseguire fino a Tirano la propria corsa -:
se i fatti riportati corrispondano al vero;
se e come il Ministro intenda intervenire.
(4-05524)
REGUZZONI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
con lettera datata 18 novembre, il Presidente del Consiglio di Stato dal Canton Ticino (CH), onorevole Gabriele Gendotti, evidenziava come «a seguito di scelte per noi incomprensibili, i servizi ferroviari sull'asse "San Gottardo-Milano" hanno subito quest'anno un pesante degrado», lamentando giustamente altresì ritardi costanti sull'esercizio, tagli di corse, incoerenza con gli investimenti infrastrutturali concordati tra le parti italiane ed elvetiche;
la lettera di cui sopra, correttamente indirizzata alla regione Lombardia, investe però problematiche di interesse nazionale, poiché i collegamenti in argomento sono attinenti ad un Paese extra Unione europea;
se e come il Governo - accogliendo le giuste e condivisibili osservazioni dell'onorevole Gendotti - intenda intervenire per risolvere le problematiche in argomento e migliorare i collegamenti ferroviari Italia-Svizzera.
(4-05525)
SANGA e MISIANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'accademia della Guardia di finanza si è insediata a Bergamo dal 1984. In questi anni ha rappresentato per la città un polo di eccellenza formativa, inserendosi positivamente nel tessuto sociale e culturale cittadino;
questa positiva esperienza ha portato alla decisione di realizzare a Bergamo, nella località Grumello al Piano, una nuova sede dell'accademia, del comando provinciale, del nucleo di polizia tributaria e della compagnia;
con un ordine del giorno approvato dal consiglio comunale in data 22 dicembre 2005 il comune di Bergamo ha avviato le procedure per la stipula dell'accordo di programma finalizzato alla realizzazione di una nuova Accademia della Guardia di finanza;
con la delibera VIII/1423 del 15 dicembre 2005 la giunta regionale della Lombardia ha promosso l'accordo di programma;
il progetto della nuova accademia ha reso necessaria l'approvazione di una variante urbanistica, che ha concluso il suo iter con la ratifica dell'accordo di programma nella seduta di consiglio comunale del 25 novembre 2008. Sempre nel mese di novembre del 2008 è stato sottoscritto l'accordo di programma per la realizzazione della nuova sede dell'accademia e dei reparti territoriali della Guardia di finanza tra la regione Lombardia, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, la provincia di Bergamo, il comune di Bergamo, il comando generale della Guardia di finanza e l'Agenzia del demanio e con esso il relativo cronoprogramma e piano finanziario;
in data 15 dicembre 2009 il comando generale della Guardia di finanza ha inviato agli enti sottoscrittori dell'accordo di programma di cui sopra una nota che comunica l'«annullamento dell'iniziativa» di realizzazione della nuova accademia e, conseguentemente, la sospensione «di ogni attività in corso di svolgimento, ivi comprese le procedure di esproprio»;
la mancata realizzazione della nuova accademia della Guardia di finanza e delle opere civili ad essa collegate - un investimento di 245 milioni di euro - rappresenterebbe un colpo molto duro per l'economia bergamasca, già sottoposta ad una difficile crisi, e priverebbe la città di un punto di eccellenza del proprio sistema formativo -:
se siano a conoscenza della succitata lettera del comando generale della Guardia di finanza e quali siano gli intendimenti del Governo in ordine al futuro dell'Accademia della Guardia di finanza anche in considerazione alle gravi conseguenze che, ad avviso degli interroganti, comporterebbe la decisione di disattendere l'accordo di programma siglato con gli enti e i soggetti precedentemente citati;
se corrisponda al vero l'intenzione - riportata nei giorni passati da una serie di organi di informazione - di trasferire la sede dell'Accademia della Guardia di finanza da Bergamo ad un'altra città italiana.
(4-05529)
PILI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 19 dicembre 2009 verso le 6 e 30 sul tratto ferroviario che porta da Sassari a Chilivani è deragliato il treno regionale 8921 che stava percorrendo la linea in direzione di Chilivani;
il treno è deragliato per la collisione con un grosso masso finito nella notte sui binari provocando il decesso di Giuseppe Solinas, 49 anni di Ploaghe, uno dei due macchinisti del treno partito alle 6 e 20 da Sassari e diretto verso Olbia;
il locomotore con due carrozze trasportava quattro passeggeri, un capotreno e un altro macchinista;
le Ferrovie dello Stato in una nota sostengono che «un'enorme massa franosa si è staccata da un'area demaniale, non di proprietà né di pertinenza quindi ferroviaria, in cima ad una collina sovrastante di circa 150 metri i binari della linea Sassari-Chilivani, tra le stazioni di Scala di Giocca e Ploaghe. Il movimento franoso ha invaso la sede ferroviaria, con pietre, detriti di terra e un masso delle dimensioni di oltre 10 metri cubi, dopo aver abbattuto in più punti le barriere paramassi poste a fondovalle, a protezione della proprietà ferroviaria e della linea»;
nello stesso comunicato è riportata la ricostruzione dei fatti: «Intorno alle 6.15, poco dopo la partenza da Scala di Giocca il treno non ha potuto evitare l'urto. L'impatto ha causato l'uscita dai binari di una delle due automotrici in composizione al treno. Il macchinista che era alla guida del convoglio è deceduto. A bordo, al momento dell'incidente, altri 4 viaggiatori che non hanno riportato conseguenze. La linea ferroviaria è al momento interrotta e Trenitalia ha attivato servizi sostitutivi su strada tra Sassari e Chilivani;
la linea ferroviaria che sarebbe dovuta rimanere chiusa per due giorni risulta ancora impraticabile tra Sassari e lo snodo di Chilivani;
le condizioni delle Ferrovie dello Stato in Sardegna, già oggetto di analitica interrogazione del 15 dicembre, rivelano una situazione non più sostenibile: locomotive vecchie di trent'anni, carrozze passeggeri prive di comfort, stazioni anguste e sporche, tempi di percorrenza biblici su quasi tutte le tratte per mancanza del doppio binario, manutenzioni a singhiozzo per carenza di personale e investimenti a risparmio su tecnologie non sempre all'avanguardia -:
se non ritenga di dover fornire una dettagliata ricostruzione della situazione relativa alla sicurezza dell'intera rete sarda con particolare riferimento a quei tratti oggetto dell'incidente stesso;
se non ritenga di dover accertare eventuali responsabilità sulla mancata verifica della sicurezza dei tracciati e in particolar modo sulla pericolosità di aree a rischio idrogeologico che possono attentare alla sicurezza del trasporto ferroviario a prescindere dalla proprietà delle aree stesse;
se la non disponibilità delle aree oggetto del crollo da parte delle Ferrovie dello Stato possa esimere le stesse dal controllo sistematico e periodico della sicurezza;
se fossero stati fatti rilievi sull'area stessa e se esistevano segnalazioni sul pericolo del tracciato;
se non ritenga di avviare un'urgente accertamento su eventuali responsabilità sul controllo di sicurezza della rete sarda con particolare riferimento ai tratti oggetto di situazioni critiche e pericolose;
se non ritenga di avviare un immediato intervento per la messa in sicurezza delle ferrovie della Sardegna considerata l'ennesima tragedia che si è verificata nei giorni scorsi e l'esigenza di evitare altri incidenti di tale gravità.
(4-05539)
BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il signor Gino Antonio Santilli ha indirizzato al compartimento ANAS di Roma, in data 31 gennaio 2005, una richiesta di installazione di barriere fonoassorbenti sullo spartitraffico centrale dell'autostrada grande raccordo anulare, nel tratto Casilina-Tuscolana, in particolare nel tratto compreso tra i km 39+400 e 39+800;
la richiesta è stata presentata alla Società ANAS al fine di prevenire e porre
termine ai danni attuali e potenziali alla salute degli abitanti residenti in prossimità di tale arteria autostradale connotata da alta densità di traffico diurno e notturno;
in modo specifico, gli abitanti degli stabili prossimi al tratto autostradale sopra indicato, in via Libero Leopardi, a causa della mancata installazione delle barriere fonoassorbenti, hanno accusato malesseri come insonnia ed esaurimento nervoso, documentati da certificati medici;
lo stesso signor Santilli ha ricevuto, in data 27 aprile 2005, una risposta dell'ANAS con la quale lo si rende edotto che, in passato, innanzi ad analoghe richieste di installazione, la società si è trovata nella materiale impossibilità di soddisfarle a causa di una insufficiente disponibilità economica. La risposta è stata inoltrata, per conoscenza, all'Arpa Lazio ed all'ufficio di prevenzione inquinamento atmosferico e acustico del comune di Roma per poter «nel limite delle disponibilità economiche», provvedere all'installazione. Installazione non ancora realizzata a distanza di oltre due anni dalla richiesta effettuata;
nel frattempo l'ANAS ha sostituto numerose volte i responsabili del tratto del G.R.A. tra Ponte Romanina-Ponte Roma-Napoli (Uscita sul GRA) e non è avvenuto alcun fatto concludente in grado di risolvere il problema in essere;
l'evidenza dell'esistenza del problema è ora anche certificato da una perizia effettuata dall'Arpa Lazio;
un progetto elaborato dall'ANAS, in grado di risolvere il problema ha previsto l'apposizione di barriere poste unicamente sulla corsia interna del G.R.A. inglobanti dei «BUFFLERS» - pannelli fonoassorbenti a forma di «L» capovolta - ma il dirigente che lo aveva proposto ed illustrato è stato trasferito a Catania ed il dirigente subentrante nulla conosceva del progetto stesso;
si ricorda che nella precedente legislatura, analoga richiesta è stata fatta al Governo il quale, oltre ad informare di parziali lavori intervenuti sul tratto stradale in oggetto, ha reso noto l'avvio di una indagine specifica effettuata dall'ANAS allo «scopo di definire un piano operativo di intervento previsto dalla normativa vigente. All'esito, potranno attivarsi tutte le opportune iniziative, anche nel tratto individuata nell'interrogazione, con avvio delle opere secondo le compatibilità finanziarie» -:
se siano a conoscenza dei fatti affermati;
se l'indagine Anas sia stata realizzata e, nell'eventualità positiva, a quali risultati sia giunta;
se la proposta di apposizione dei pannelli fonoassorbenti sia una soluzione praticabile concretamente e con urgenza e se sia compatibile con le finanze dell'amministrazione interrogata;
più in generale quali rimedi intendano predisporre con urgenza al fine di arrestare il danno che ormai da anni viene arrecato alla salute dei numerosi cittadini residenti in prossimità del tratto autostradale citato.
(4-05564)
MONTAGNOLI, FUGATTI e STUCCHI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la legge 1o marzo 2005, n. 32, ha delegato il Governo ad adottare uno o più decreti legislativi per il riassetto delle disposizioni vigenti in alcune materie, tra cui la liberalizzazione regolata dell'esercizio dell'attività di autotrasporto di merci per conto di terzi e contestuale raccordo con la disciplina delle condizioni e dei prezzi dei relativi servizi, da informarsi al principio generale della tutela della sicurezza della circolazione e della sicurezza sociale;
il decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 286, ha attuato la parte della legge delega per la riforma dell'autotrasporto merci, prevedendo in particolare il superamento delle tariffe obbligatorie, la contestuale libera contrattazione dei
prezzi, disposizioni incentivanti la forma scritta del contratto di trasporto, nonché la responsabilità condivisa tra tutti i soggetti della filiera (vettore, committente, caricatore e proprietario delle merci) per talune violazioni alle disposizioni sulla circolazione stradale e sulla sicurezza sociale, con norme particolari sulla procedura di accertamento di dette responsabilità, nonché la previsione, in caso di controversie legali relative a contratti non in forma scritta, dell'applicazione degli usi e delle consuetudini elaborati dall'osservatorio sulle attività di autotrasporto e raccolti nei bollettini predisposti dalle camere di commercio, proprio per garantire l'osservanza di alcuni parametri minimi ed insopprimibili di sicurezza;
il predetto osservatorio non è stato sinora istituito nell'ambito della consulta generale per la logistica e l'autotrasporto, poiché quest'ultima, a quasi quattro anni dalla sua previsione con il decreto legislativo 21 novembre 2005, n. 284, non è ancora operativa;
in assenza dei menzionati usi e consuetudini, il decreto-legge n. 112 del 2008, ha previsto, nel suo articolo 83-bis e dopo oltre due anni e mezzo, l'introduzione di una specifica clausola di adeguamento del costo del gasolio sopportato dalle imprese di autotrasporto, con la determinazione di specifici parametri minimi di sicurezza sui costi di esercizio delle stesse imprese, con riferimento alle diverse tipologie di veicoli;
per garantire l'osservanza di questi parametri di sicurezza, il comma 14 del citato articolo 83-bis prevede specifiche sanzioni alla committenza ed ai vettori che non li applicano, che vengono irrogate da autorità competenti da individuare con decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti di concerto con quello dell'economia e finanze, quello della giustizia e quello dello sviluppo economico;
detto decreto, emanato il 16 settembre 2009, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 290 del 14 dicembre 2009 ed è ormai pienamente operativo;
risulta che una primaria azienda di trasporto della provincia di Bolzano, che opera spesso come committente, col dichiarato intento di rimanere tra i leader nel mondo della logistica, stia chiedendo a tutti i suoi propri sub-vettori, di restituirgli un «contributo di solidarietà» pari al tre per cento del fatturato dei servizi di trasporto effettuati nel 2009, per fronteggiare le difficoltà del momento;
con tale riduzione, imposta unilateralmente, i corrispettivi pagati da detta azienda alle imprese che effettivamente svolgono il trasporto delle merci su strada risultano scendere sotto il livello dei parametri minimi di sicurezza, previsti dalla normativa proprio al fine di tutelare la sicurezza della circolazione strada e la sicurezza sociale -:
cosa intenda fare il Ministro interrogato per assicurare la piena operatività dei controlli sull'applicazione dei parametri minimi di sicurezza, sui costi di esercizio delle imprese di autotrasporto, e l'irrogazione delle previste sanzioni nei casi accertati di violazione delle disposizioni di cui al predetto articolo 83-bis del decreto-legge n. 112 del 2000, al fine di garantire che, con l'applicazione dei citati parametri, venga assicurato il rispetto della sicurezza della circolazione stradale e della sicurezza sociale, in particolare per quanto riguarda le disposizioni sul carico massimo dei veicoli adibiti al trasporto delle merci, i tempi massimi di guida e quelli minimi di riposo dei conducenti e la velocità massima consentita.
(4-05574)
LEOLUCA ORLANDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 3 febbraio 2009 è stata costituita la società T-Link di navigazione SpA, iscritta nel registro delle imprese di Palermo il 25 febbraio successivo, con sede in Palermo e uffici locali in Genova e Termini Imerese, avente a oggetto sociale la realizzazione diretta o indiretta di iniziative armatoriali per il trasporto di passeggeri, merci, rotabili
e contenitori, nonché la gestione di una vasta gamma di attività complementari;
come risulta da una visura camerale effettuata il 10 novembre 2009, la nuova società è attualmente dotata di un capitale sociale deliberato di oltre 12 milioni di euro, dei quali circa 6,5 sottoscritti e versati, ed al 7 ottobre 2009 è composta dai seguenti soci: Cape-Regione Siciliana società di gestione del risparmio SpA (per circa 3,33 milioni di euro del capitale deliberato); Aelle Investimenti srl (per circa 1,2 milioni di euro); Caronte & Tourist SpA (per circa 900 mila euro); Moby Spa (per circa 660 mila euro); Oxon srl (per circa 350 mila euro). Le cariche di presidente, di amministratore delegato incaricato della gestione operativa e di amministratore delegato incaricato della gestione e organizzazione aziendale sono ricoperte, rispettivamente, dal signor Salvatore Errante Parrino e dai signori Luca Romeo e Stefano Costa;
la società Cape-Regione Siciliana SpA, che risulta il socio di maggioranza relativa della nuova società, è la prima Società di gestione di un fondo italiano di private equity interamente dedito ad investimenti nella regione siciliana. Fa parte di una società di gestione del risparmio controllata dal gruppo Cape, leader nazionale del private equity e partecipata dalla regione siciliana;
la società Aelle Investimenti srl, secondo socio, sarebbe controllata dai due manager genovesi Luca Romeo e Stefano Costa, e cioè dai due amministratori delegati della nuova società;
la somma effettivamente investita in Sicilia dai partner di T-Link sarebbe quindi pari a oltre sei milioni di euro: alla data del 10 novembre 2009 il fondo Cape Regione Sicilia avrebbe già investito nella T-Link di Navigazione SpA circa 3,5 milioni di euro;
il fondo Cape Regione Sicilia è un fondo di investimento al quale la regione siciliana ne avrebbe assegnato la disponibilità di una dotazione di 15 milioni di euro circa, non a fondo perduto ma a capitale di investimento, per sviluppare progetti in Sicilia;
il fondo Cape Regione Sicilia sarebbe gestito (Nautica e Trasporti, articolo comparso in edizione internet il 6 aprile 2009 - www.nauticaetrasporti.it) dalla Società Cimino & Partners di Milano, che in una recente dichiarazione, riportata in un articolo pubblicato su Milano Finanza il 17 ottobre 2009, p. 26, ha reso noto che i tre investimenti sinora realizzati dal fondo Cape Regione Sicilia (T-Link, Zappalà, e ICECUBE) stiano andando tutti male;
nel suddetto articolo di Milano Finanza si legge che, anche per queste attività in perdita, il fondo Cimino & Partners ha incassato dal fondo Cape Regione Sicilia le relative commissioni di gestione, per 2 milioni di euro;
in un articolo pubblicato sul Corriere Mercantile il 29 ottobre 2009, p. 17, si leggono ulteriori dettagli sulla situazione societaria e l'attività svolta da T-Link, la quale non avrebbe dipendenti in Sicilia e sarebbe titolare del solo collegamento marittimo Voltri-Termini Imerese;
l'attività della T-Link si rivelerebbe quindi fallimentare dal punto di vista imprenditoriale e completamente scollegata da ogni ipotesi di progetto, al punto tale da produrre tra i 12 e i 14 milioni di euro di perdite nell'arco di sei mesi. Gli amministratori genovesi di T-Link di Navigazione SpA, avrebbero rivolto accuse contro diversi soggetti (Grandi Navi Veloci, Autorità Portuale di Genova) per giustificare i risultati economici non positivi;
in particolare, la T-Link avrebbe utilizzato due navi a noleggio (di cui una di proprietà estera e bandiera inglese), senza creare posti di lavoro, non essendo l'armatore delle navi ma solo l'utilizzatore, e nei primi giorni di novembre 2009 la società avrebbe tolto, (fonte: inforMare - Notizie, articolo comparso in edizione internet il 10 novembre 2009 - www.informare.it), senza preavviso, una delle due
navi dal servizio, la «Maria Grazia Onorato», giustificando tale decisione «sulla base di un sano e costruttivo piano di contenimento dei costi»;
benché T-Link di Navigazione SpA avesse pubblicamente e ripetutamente dato il messaggio di voler operare in maniera innovativa per trasferire quote di traffico «tutto strada» al «sistema intermodale marittimo», in sostanza la sua attività si sarebbe realizzata in una mera forma di concorrenza rispetto agli altri operatori già presenti da/per la Sicilia: sinora infatti, salvo rarissimi casi, non sarebbe riuscita ad acquistare traffici che prima utilizzavano il «sistema tutto strada», salvo rarissimi casi -:
se sia noto, anche sulla base dei dati disponibili presso le autorità portuali e marittime quali e quanti servizi siano resi dalla citata società nell'ambito del sistema delle «autostrade del mare».
(4-05576)
BARBATO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il presidente della regione Campania in data 30 dicembre 2008 ha emanato l'ordinanza n. 1203 «Interporto di Nola. Progetto definitivo del Lotto deposito per manutenzione treni NTV - espropri» pubblicata sul Bollettino ufficiale della regione Campania n. 7 del 2 febbraio 2009;
tale ordinanza concerne l'approvazione del progetto di ampliamento dell'Interporto campano per 1.200.000 metri quadrati, all'interno del quale è previsto un lotto di 140.000 metri quadrati su cui realizzare il «Deposito per manutenzione treni NTV»;
tale atto comporta, in virtù dell'articolo 4 della legge n. 80/84, «la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza delle opere da realizzare, nonché l'autorizzazione alla presa di possesso delle aree e l'avvio immediato dei lavori» concernenti il lotto deposito per manutenzione treni NTV;
l'autorizzazione straordinaria della presidenza della Giunta regionale esime la società NTV dalla necessità di avviare le procedure di richiesta di concessione edilizia e dal pagamento degli oneri concessori e di urbanizzazione previsti per legge al comune di Nola;
dalla predetta ordinanza emerge che si attribuisce all'iniziativa industriale «Officine NTV» caratteristiche d'integrazione con l'opera «Interporto di Nola» al fine di assoggettare le prime al regime giuridico del secondo, sebbene la definizione d'interporto faccia esclusivo riferimento a un «complesso polifunzionale per le operazioni di raccolta, stoccaggio, deposito, distribuzione e controllo doganale delle merci» e non comprenda alcun impianto di lavorazione (o ricovero) di materiale rotabile ferroviario;
i poteri straordinari alla presidenza della Giunta regionale possono riguardare esclusivamente le opere inserite tra quelle più viste dal piano triennale di sviluppo della regione Campania previsto dall'articolo 4 della legge n. 80 del 1984, approvato con delibera n. 125 del 25 luglio 1984 e autorizzato dal CIPE, all'interno del quale non è presente alcun riferimento alla realizzazione di «Officine ferroviarie di manutenzione per l'alta velocità» tra i progetti e le opere per la cui realizzazione si adottano procedure straordinarie, comportanti anche deroga alla legislazione vigente;
in alcun modo le predette officine possono considerarsi come strutture accessorie e di servizio alle attività connesse, direttamente o indirettamente, all'Interporto;
i poteri straordinari attribuiti al presidente della regione dalla legge n. 80 del 1984 sono configurabili esclusivamente rispetto a interventi previsti dal suddetto piano triennale di sviluppo, all'interno del quale non è previsto alcun tipo d'intervento industriale della specie di quello in questione;
la società NTV in forza di tale ordinanza ha potuto accelerare la realizzazione
delle officine di manutenzione dei treni alta velocità;
la stessa società in forza di tale ordinanza non ha corrisposto gli oneri concessori e di urbanizzazione previsti per legge al comune di Nola;
la stessa società compete con Trenitalia S.p.A. nel mercato di trasporto passeggeri sulle linee alta velocità, e potrebbe ricevere dalla situazione determinatasi in forza dell'ordinanza in questione un ingiustificato vantaggio competitivo -:
se l'ordinanza n. 1203 emanata dalla presidenza della Giunta regionale della Campania si ponga in contrasto con la normativa interna e con gli obblighi scaturenti dal rapporto concessorio della società NTV con il Ministero interrogato;
se in particolare un tale provvedimento non possa configurare, tra le altre, un ingiusto vantaggio competitivo a favore di una società privata operante in un mercato concorrenziale, poiché esime la società NTV dal pagamento degli oneri concessori e di urbanizzazione.
(4-05580)
...
INTERNO
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
Donato Bergamini, conosciuto come Denis Bergamini, calciatore del Cosenza, il 18 novembre del 1989, morì a soli 29 anni a Roseto Capo Spulico, nella zona dell'alto Jonio cosentino, investito da un autotreno lungo la statale 106 ionica;
il conducente del mezzo, Raffaele Pisano, 53 anni, imputato di omicidio colposo, fu assolto «per non avere commesso il fatto»;
la sentenza venne confermata dalla Corte d'appello di Catanzaro: la tesi dei giudici, sia in primo grado che in appello, fu che Bergamini si fosse suicidato;
ancora oggi, però, a venti di distanza, la morte di Bergamini, deve ancora trovare la sua verità;
le indagini hanno lasciate aperte una serie di interrogativi e tralasciando alcune evidenze di cui non si può assolutamente non tenere conto;
la magistratura dapprima ha dato credito alla tesi del suicidio, poi a quella di omicidio colposo, ma alla fine del processo l'imputato, ovvero il camionista, è stato assolto. Per la pubblica accusa il giocatore non era un suicida, per i giudici lo era;
la versione del suicidio, sostenuta presenta molte contraddizioni e incongruenze;
secondo la perizia eseguita grazie alle pressione dei legali della famiglia Bergamini il calciatore presentava uno sfondamento toracico e uno schiacciamento dell'addome, e l'autopsia esclude la tesi che Bergamini fosse stato travolto dal camion ma piuttosto sormontato da un mezzo;
all'epoca dei fatti secondo le dichiarazioni rese dal padre, Domizio Bergamini alcuni esponenti delle forze dell'ordine che accreditavano la tesi dell'omicidio sarebbero stati trasferiti alla questura di Cosenza;
il libro di Petrini, «Il calciatore suicidato», insieme ad altre inchieste giornalistiche e alla trasmissione Chi l'ha visto?, hanno dato un grande impulso alla riapertura del caso, almeno sotto il profilo mediatico;
si svolgerà nei prossimi giorni una manifestazione popolare a Cosenza per chiedere di rivedere il caso Bergamini -:
se corrisponda al vero che all'epoca dei fatti secondo le dichiarazioni del padre, Domizio Bergamini, alcuni esponenti
delle forze dell'ordine che accreditavano la tesi di omicidio siano stati trasferiti dalla questura di Cosenza.
(2-00573)
«Bratti, Veltroni, Lolli, Franceschini, Villecco Calipari, Minniti».
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MURER. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata odierna il Consiglio dei ministri ha trasferito il prefetto di Venezia, Michele Lepri Gallerano, collocandolo, così afferma il comunicato ufficiale «in posizione di fuori ruolo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri per assumere l'incarico di Commissario dello Stato per la Regione Siciliana» e sostituendolo con il prefetto Luciana Lamorgese;
la decisione del Consiglio dei ministri desta sconcerto e incredulità poiché appare evidente, ad avviso dell'interrogante, che il motivo della «rimozione» del prefetto Lepri Gallerano, insediatosi a Venezia da soli quattro mesi, è dovuto a ragioni esclusivamente politiche;
il prefetto si è infatti trovato nelle vesti di mediatore tra le istituzioni locali riguardo alla vicenda che ha avuto come protagonista la comunità Sinti di Mestre, trasferita nel nuovo villaggio di via Vallenari; tale trasferimento ha generato un forte contrasto tra l'amministrazione comunale di centrosinistra, promotrice del trasferimento, e l'amministrazione provinciale, presieduta dalla leghista Francesca Zaccariotto, la quale si è tenacemente opposta a tale provvedimento;
secondo il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che ha espresso piena solidarietà a Lepri Gallarano ribadendogli «la propria stima e vicinanza», si imputa al prefetto di non essere riuscito a evitare il trasferimento della comunità Sinti nel nuovo villaggio di via Vallenari. Il sindaco sottolinea che non si poteva impedire ciò che era stata già riconosciuto atto legittimo non solo dalle sentenze del tribunale amministrativo regionale, ma anche da quelle del Consiglio di Stato e che il prefetto «in nulla poteva interferire riguardo a una decisione che l'amministrazione comunale era pienamente titolata ad assumere, specie dopo che l'Asl 12 aveva dichiarato del tutto inagibile il vecchio campo per gravissime carenze igienico-sanitarie e di fronte all'avanzare della stagione invernale»;
sorprende la disinvoltura con la quale il Governo procede a sostituzioni di servitori dello Stato, quali Lepri Gallerano, sinora distintisi per correttezza istituzionale e costretti a pagare esclusivamente per aver svolto la propria funzione con serietà, imparzialità e professionalità;
la vicenda appena descritta non può non preoccupare coloro che ritengono che sia necessario rasserenare gli animi e attenuare il livello dello scontro che caratterizza, non positivamente, l'attuale contesto socio-politico italiano -:
quali siano le motivazioni che hanno condotto alla decisione, che all'interrogante appare sconcertante, di trasferire il prefetto Michele Lepri Gallerano dalla sede di Venezia, dopo soli quattro mesi dalla data del suo insediamento, e se non ritenga tale decisione ingiusta e punitiva sulla base della professionalità e correttezza istituzionale che ha sempre contraddistinto l'operato del prefetto Lepri Gallerano.
(5-02294)
AMICI, CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da tempo, presso il comune di San Zeno al Naviglio (Brescia) sono state segnalate, da parte di esponenti dell'opposizione, varie irregolarità, rispetto alle quali, il prefetto di Brescia è stato informato con lettere del 9, 23 settembre e 9 dicembre 2009;
non è ancora stato definito il regolamento del consiglio comunale, come espressamente previsto dal testo unico sull'ordinamento degli enti locali;
la commissione che dovrebbe sanare questa grave carenza, malgrado reiterate richieste, non è ancora stata costituita;
il sindaco del comune detta arbitrariamente le regole di svolgimento del consiglio comunale in modo unilaterale e con interpretazioni delle norme a dir poco singolari;
la redazione dei verbali del consiglio avviene dopo mesi dallo svolgimento della seduta;
nel consiglio comunale di insediamento del 18 giugno 2009 si è inserito dell'ordine del giorno, la deliberazione «Approvazione degli indirizzi per la nomina dei rappresentanti del Comune presso aziende ed istituti», deliberazione non preventivamente sottoposta ai consiglieri;
nel consiglio comunale del 21 luglio 2009, quanto al punto all'ordine del giorno: «Seconda variazione di bilancio 2009», non è stato fornito ai consiglieri il prospetto delle variazioni in entrata ed uscita;
nello stesso consiglio comunale, quanto al punto all'ordine del giorno: «Piano del diritto allo studio 2009/2010», non sono state trasmesse ai consiglieri copie delle richieste di finanziamento avanzate dalle scuole, né sono state rese consultabili;
nella seduta del 28 settembre 2009, non sono stati inserite all'ordine del giorno le interpellanze proposte dall'opposizione mesi prima, e non sono state pubblicizzate, tramite le dovute affissioni pubbliche, data e tematiche trattate dal consiglio;
il sindaco ha comunicato ai consiglieri che, in assenza di un regolamento del consiglio comunale, detiene il potere di decidere i tempi d'intervento per regolare il dibattito e le risposte alle interpellanze;
nella seduta del 26 novembre 2009, il punto all'ordine del giorno n. 7, non è stato discusso perché il sindaco lo ha reputato inammissibile, benché rubricato nell'ordine dei lavori. Nella stessa seduta, il sindaco ha impedito all'opposizione una presentazione in power point, per illustrare punti all'ordine del giorno;
alle richieste di integrazione e correzione dei verbali del consiglio comunale, delle sedute del 18 giugno, 21 luglio, 20 ottobre 2009, non si è ancora provveduto a rispondere, né si è rilasciata copia del verbale richiesto;
le risposte alle interpellanze, o avvengono dopo mesi dalla loro presentazione, o non vengono effettuate, come ad esempio per l'interpellanza presentata il 25 ottobre 2009, circa emolumenti erogati pari a 25.000 euro, emolumenti rispetto ai quali non si è fornita copia di deliberazione della giunta comunale;
l'accesso agli atti viene consentito solo dopo mesi dalla richiesta, in alcuni casi, addirittura negato -:
se il Ministro interrogato sia al corrente della gravissima situazione creatasi presso il comune di San Zeno al Naviglio e se non ritenga di adottare iniziative normative per dettagliare maggiormente la disciplina nel caso di mancata approvazione dei regolamenti dei consigli comunali.
(5-02302)
Interrogazioni a risposta scritta:
VELTRONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
le infiltrazioni camorristiche nel territorio e nell'amministrazione del comune di Fondi sono state oggetto nei mesi scorsi di molteplici attenzioni;
il Ministero degli Interni, la Prefettura, la DIA, le Forze dell'Ordine e non ultima la Magistratura hanno comunemente evidenziato i pericoli insiti in questa penetrazione fino a prefigurare, proporre e condividere il commissariamento del comune per infiltrazioni mafiose;
le dimissioni del sindaco e della giunta comunale ed il mancato commissariamento da parte del Consiglio dei
Ministri - nonostante l'assenso del Ministro dell'interno - hanno portato alla nomina di un Commissario prefettizio con compiti assai più circoscritti, ancorché straordinari, di «solo accompagnamento» alle prossime elezioni locali;
il motivo per cui qui si intende ribadire la preoccupazione per il mancato commissariamento non è solamente riconducibile a quanto già riportato nell'ampia e documentata relazione di oltre cinquecento pagine della Commissione di Accesso in merito alla presenza ed all'azione camorristica, altresì ad una altrettanto rilevante iniziativa della magistratura e delle forze dell'ordine che ha portato per gli stessi motivi alla incriminazione di trentatré persone ed all'arresto di 17 di esse;
nel dettaglio, qui preme soffermarsi sul fatto che uno di questi arresti ha riguardato il titolare Franco Peppe, di una delle aziende che operano nel mercato ortofrutticolo di fondi, a cui le indagini imputano rapporti strutturali con una famiglia camorristica infiltrata in quel territorio ed in quella amministrazione ed in particolare con una figura di spicco di tale famiglia (Antonino Venanzio Tripodo), peraltro anch'essa arrestata;
per non parlare di recenti condanne per traffico di stupefacenti che, seppur senza alcuna diretta responsabilità del Consorzio MOF, comunque si riferiscono ad autotrasportatori che si muovono anche nell'ambito di quel mercato;
desta dunque forte preoccupazione la conclamata presenza puntuale della camorra nel Mof - florida azienda a capitale misto pubblico/privato nella commercializzazione dei prodotti dell'ortofrutta, unica in Italia per estensione degli impianti, per qualità dei servizi, per quantità dei prodotti trattati e per volume del fatturato e che in tutta Europa ha una sola struttura di pari entità nel mercato Ortofrutticolo di Parigi;
all'inizio dello scorso agosto la regione Lazio, designando il suo rappresentante nel Consiglio di amministrazione del consorzio Mof SpA - che lo statuto prevede esserne il Presidente - ha creato definitivamente le condizioni per il rinnovo degli organi statutari da tempo in regime di prorogatio, così da consentire il pieno espletamento delle loro funzioni;
a tutt'oggi, siamo unicamente a conoscenza del fatto che l'Assemblea del Mof (convocata peraltro a fine ottobre) ha ratificato le designazioni nominando sia i cinque Consiglieri di amministrazione che i tre membri del Collegio sindacale, che i soggetti designati hanno accettato le rispettive nomine (alcuni usufruendo di tutti e trenta i giorni previsti) e che è stato quindi possibile convocare il nuovo consiglio di amministrazione solo per il 19 dicembre 2009;
si è purtroppo anche a conoscenza che su richiesta di alcuni consiglieri di amministrazione, che nel loro insieme esprimono la maggioranza dell'organo, è stato richiesto e concesso un rinvio della convocazione al 9 gennaio 2009;
per questo, in considerazione della preoccupazione che si esprime per il perdurare ed il protrarsi del mancato completamento di tale iter, che lascia ancora il Mof in un regime transitorio della sua gestione proprio in un momento, come sopra evidenziato, per altri versi assai delicato per la vita dell'azienda -:
se sia al corrente di quanto sopra richiamato circa gli organi statutari del consorzio Mof e se, nel caso in cui condivida le preoccupazioni e le sensibilità qui espresse, non intenda adottare le iniziative di competenza al riguardo.
(4-05538)
MECACCI, LO MORO, BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nell'ambito dell'iniziativa nazionale «Ponte dell'immacolata nei centri per immigrati», promossa dai Radicali Italiani,
domenica 6 dicembre 2009, gli interroganti onorevole Matteo Mecacci e l'onorevole Doris Lo Moro, si sono recati in visita ispettiva presso il CIE (centro per l'identificazione e l'espulsione) di Lamezia Terme, gestita dall'ente cooperativo «Malgradotutto»;
prima della visita è stata richiesta la compilazione di un questionario che ci è stato restituito compilato in tutte le sue parti con i dati dai quali, significativamente, si evidenzia come l'importo giornaliero corrisposto per gli ospiti dalla data d'inizio della convenzione (30 aprile 2009 e con scadenza 30 aprile 2012) è di euro 42,52 e quindi un importo di euro 1.241.413,00 complessivi annui. In questo momento si registra nel centro la presenza di cinquantaquattro immigrati; tutti si trovano nel CIE solo perché privi di permesso di soggiorno; i rimpatri effettuati nel corso del 2009 ammontano a 230. Le persone rilasciate per scadenza dei termini in questo stesso periodo sono 155; sono stati registrati, sempre nel corso del 2009, cinque atti di autolesionismo a fronte di nessuno nel 2008; due ospiti sono affetti da patologia tubercolare e nel centro presta servizio rispettivamente un solo addetto alla mediazione linguistica, un'assistente sociale, uno psicologo e un avvocato;
dalla visita abbiamo potuto costatare che nella fornitura agli ospiti, il vestiario, le schede telefoniche, le sigarette (unici beni di consumo forniti) sono insufficienti; come lo stato generale di manutenzione e igiene dell'edificio sono inadeguati e versano nelle medesime condizioni l'illuminazione e l'igiene delle stanze per la notte. La fornitura di lenzuola di carta (cosiddette monouso), con ricambio ogni 6-7 giorni, è inadeguata e fuori dalla normale logica d'igiene; la pulizia dei locali bagni è scarsa e lo spazio a disposizione per la socialità pure;
nel corso della visita ci è stato riferito che dal 19 aprile 2009 a oggi l'ente cooperativo «Malgradotutto», gestore del centro, non riceve il compenso previsto dalla convenzione; i dipendenti dello stesso ente non sono retribuiti da oltre sei mesi e per fare fronte alle obbligazioni assunte con la convenzione, dal punto di vista finanziario, l'ente gestore del centro, storna a favore di quest'ultimo fondi destinati ad altre attività della cooperativa e che comunque sono insufficienti per far fronte alle necessità;
nel centro non si svolge nessun tipo di attività d'alfabetizzazione, e/o di formazione professionale, e/o sportivo - ricreativo e quindi gli ospiti, in condizioni che possiamo definire di vera e propria detenzione, sono abbandonati a loro stessi; l'ente gestore del centro non ha rapporti con altre associazioni di volontariato e/o assistenza e meno che mai con organizzazioni che si occupano di migranti. L'assistenza sanitaria è garantita da due medici e due infermieri distribuiti su due turni per complessive otto ore nei giorni feriali e quindi nelle restanti sedici ore (che ricomprendono quelle notturne) e durante le giornate festive, il centro, dal punto di vista sanitario, non è presidiato; la struttura non ha un'ambulanza propria e si trova in una contrada di Lamezia Terme, isolata dal centro urbano e dal locale presidio ospedaliero -:
si ritenga indispensabile e urgente verificare lo stato di manutenzione ordinaria e straordinaria dei locali del CIE di Lamezia Terme e il loro adeguamento a uno standard di vivibilità adeguato e dignitoso;
si ritenga indispensabile e urgente verificare lo stato dei pagamenti in favore dell'ente cooperativo «Malgradotutto» che gestisce il CIE di Lamezia Terme e lo stato amministrativo della convenzione ed eventualmente rimuovere o risolvere eventuali problematiche di tipo amministrativo;
si ritenga necessario che sia potenziato il servizio medico e infermieristico del centro con un'adeguata estensione delle ore coperte e delle giornate festive;
si ritenga indispensabile potenziare adeguatamente la presenza nel centro del
l'assistente sociale e dello psicologo e l'istituzione di attività organizzate di alfabetizzazione, formazione professionale e attività sportivo/ricreative, in considerazione del numero di atti di autolesionismo verificatesi nel corso del 2009;
quale sia la nazionalità dei 230 migranti rimpatriati nel corso del 2009, quando e con quali modi siano stati eseguiti i rimpatri e per quali motivazioni;
quali siano le nazionalità dei 155 migranti rilasciati per decorrenza dei termini, le cause della decorrenza dei termini, i modi dei rilasci e le eventuali prescrizioni ordinate ai migranti;
in quali strutture sanitarie sono stati destinati i due migranti affetti da patologia tubercolare, in quali condizioni versino e a quali provvedimenti siano sottoposti in relazione alla loro posizione amministrativa.
(4-05542)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato da Il Sole 24Ore di lunedì 7 dicembre 2009, l'avvenuta introduzione nel nostro ordinamento giuridico del reato di clandestinità operata con la legge n. 94 del 2009, starebbe bloccando i rimpatri volontari assistiti, al punto che chi si trova in Italia irregolarmente non riesce a usufruire dei benefici stanziati dall'Unione europea per tornare nel proprio Paese e provare a ricostruirsi una vita. In sostanza, gli stranieri che vogliono fare rientro in patria attraverso il progetto dei rimpatri assistiti si «autodenunciano» e vengono quindi accusati del reato di clandestinità, per il quale è previsto l'avvio di un vero e proprio processo penale innanzi al giudice di pace;
Flavio Di Giacomo, responsabile comunicazione dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), ha dichiarato quanto segue: «Siamo riusciti a rimandare a casa 120 persone tra agosto e settembre ma poi da ottobre abbiamo dovuto spiegare a chi faceva richiesta a quali rischi andava incontro, con ciò sconsigliando agli irregolari di entrare nel programma dei rimpatri assistiti, anche perché non appena la richiesta arriva al Ministero dell'Interno parte la denuncia»;
per il 2009 l'Unione europea ha stanziato a favore dei rientri volontari circa 2 milioni di euro; somma che viene poi gestita dal Ministro dell'interno. I finanziamenti servono per finanziare le quattro fasi del progetto Networking italiano, rimpatri volontari assistiti (Nirva); progetto che prevede la pre-partenza dell'immigrato irregolare, il viaggio, l'arrivo nel Paese d'origine e la reintegrazione nel tessuto sociale ed economico. In pratica, oltre alle spese per il viaggio, il programma dei rientri prevede un finanziamento di 1.500 euro - di cui una parte viene concessa prima del ritorno in patria e il resto viene consegnato una volta arrivati a destinazione - per aiutare lo straniero a trovare una casa, a mettere in piedi una piccola attività, a frequentare un corso di formazione o soltanto a sopravvivere per i primi tempi nel posto dove ha fatto ritorno;
dal 1991 al 2006 sono stati 7.223 gli stranieri rimpatriati volontariamente. Il 72,7 per cento ha beneficiato di programmi speciali di ritorno legati alle emergenze umanitarie prima nei Balcani (inizio anni '90) e poi in Kosovo (inizio del 2000). Negli ultimi anni il numero si è attestato attorno ai 100 rimpatri annuali;
sempre secondo quanto dichiarato dal responsabile dell'OIM, Flavio Di Giacomo, «se non cambia la legge non ci potranno più essere rimpatri volontari» -:
se quanto esposto in premessa corrisponda al vero;
quanti siano gli immigrati irregolari che hanno usufruito del programma dei rimpatri assistiti nel corso degli ultimi cinque anni;
a quanto ammontano i fondi stanziati negli ultimi cinque anni dall'Unione europea in favore dei rientri volontari;
quali iniziative urgenti si intendano adottare, sollecitare e promuovere al fine di rimuovere gli ostacoli alla piena attuazione del programma dei rimpatri assistiti così come denunciati dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni.
(4-05543)
BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. - Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
è in atto da diversi giorni l'iniziativa non violenta di sciopero della fame lanciata da Gaoussou Outtarà, membro della giunta di radicali italiani, insieme ad altri 95 esponenti delle comunità d'immigrati di tutta Italia, di provenienza da diversi Paesi tra i quali Costa d'Avorio, Burkina Faso, Cameroun, Senegal, Congo, Pakistan, Guinea, Mali, Burundi e India, che richiedono rispetto dei termini legali nei percorsi di regolamentazione dei permessi di soggiorno-lavoro in Italia;
sono oltre 500 mila le persone immigrate che, avendo presentato regolare domanda, tuttora attendono, con tempi reali che vanno dagli 8 ai 15 mesi contro i 20 giorni massimi prescritti dal Testo unico sull'immigrazione (articolo 5), il rilascio, rinnovo o conversione del permesso di soggiorno, e sovente detto rilascio/rinnovo avviene quando il documento è già scaduto;
per ovviare a tali lungaggini, negli uffici per l'immigrazione di Roma e Milano, è stato recentemente attivato un nuovo sistema elettronico che dovrebbe velocizzare le procedure, ma da tale gestione elettronica risultano comunque escluse le domande già presentate che attendono di essere evase anche da oltre un anno;
il termine regolamentare per l'evasione delle domande di 20 giorni, quasi mai rispettato, è considerato ordinatorio, e non è previsto per gli immigrati che hanno presentato domanda per il permesso di soggiorno, avvalersi del meccanismo del silenzio-assenso ai fini della regolarizzazione della loro permanenza nel Paese in attesa del rilascio del documento;
ciò nonostante siano intervenute, rispettivamente del 5 agosto 2006 e del 20 febbraio 2007, due circolari/direttive del Ministero dell'interno che disciplinano lo status dell'immigrato nelle more del rilascio del permesso di soggiorno, e che attribuiscono alla ricevuta di richiesta e di rinnovo validità ai fini della stipulazione di contratti di lavoro, dell'iscrizione a corsi scolastici e universitari, della tutela della salute e finanche dell'espatrio, ma che, dal punto di vista pratico, oltre a essere scarsamente conosciute dalla popolazione migrante (come anche dagli stessi cittadini italiani), sono nella maggior parte dei casi disattese, e, per quanto riguarda il lavoro, trovano difficile applicazione laddove i datori di lavoro difficilmente rischiano di assumere del personale straniero nell'incertezza di non doverlo licenziare dopo pochi mesi nel caso in cui le richieste di regolarizzazione presentate non vadano a buon fine;
per il rinnovo annuale del permesso in scadenza occorre versare un contributo tra gli 80 e i 200 euro, più una tassa di 72,5 euro di servizio, cifre che appaiono agli interroganti esose e difficilmente giustificabili per il rilascio di un atto amministrativo, anche in considerazione dell'estrema inefficienza e dei ritardi insostenibili e gravosi nell'erogazione del servizio -:
se i Ministri interrogati non intendano attivarsi per risolvere il problema assumendo iniziative volte a modificare la normativa, in particolare se non intendano valutare la possibilità di prevedere:
a) iniziative normative urgenti al fine di rendere più stringente la disciplina relativa alla validità della ricevuta di richiesta
del rinnovo, ovvero l'adozione di una novella circolare che disciplini in maniera efficiente e univoca la fattispecie;
b) un'azione di informazione capillare al fine di rendere nota la possibilità di utilizzare la ricevuta di richiesta con validità ai fini dell'inserimento nel lavoro, dell'istruzione e della tutela sanitaria;
c) il riconoscimento a livello nazionale di meccanismi come quello sperimentato recentemente presso il comune di Pavia, dove una vidimazione da parte della questura di competenza territoriale sui permessi di soggiorno scaduti, permette di prorogarne la validità in attesa che sia rilasciato il documento elettronico ufficiale;
d) la riduzione della tassa di servizio di 72,5 euro di rinnovo del permesso di soggiorno, considerate anche le inefficienze e gli insostenibili ritardi nell'erogazione dello stesso.
(4-05561)
BOCCHINO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comune di Cicciano, in provincia di Napoli, negli ultimi mesi, è stato preso di mira da bande di ladri armati di spranghe che aggrediscono anziani e indifesi;
i furti nelle abitazioni hanno subito un forte aumento a tale punto che le persone hanno timore a lasciare incustodite le loro case;
nonostante gli sforzi e l'impegno, le forze dell'ordine locali non riescono a fronteggiare questa ondata di violenza che sconvolge il vivere sereno di questa cittadina di provincia -:
se il Ministro sia informato di questa grave situazione e quali provvedimenti urgenti intenda adottare per riportare in sicurezza la realtà cittadina di Cicciano.
(4-05568)
BOBBA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il Corpo nazionale vigili del fuoco e stato soggetto negli ultimi 15 anni a tagli del turn over, tali da ridurre per numero ogni qualifica, e attualmente si trova in condizione di cronica e pesante carenza di organico, soprattutto in personale operativo;
l'organico nazionale risulta inferiore a quanto stabilito dalle piante organiche, di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri n. 97 del 2001, di circa il 10 per cento, dato medio nazionale;
la carenza di personale, soprattutto operativo, oltre a creare pericolose conseguenze al dispositivo di soccorso tecnico urgente nazionale, pone in serio rischio individuale, il personale di soccorso, e ostacola le normali procedure di passaggio verticale di qualifica;
nella fattispecie, la qualifica di capo squadra risulta essere stata gravemente penalizzata da un biennio di assenza di procedure concorsuali atte all'approvvigionamento della stessa;
attraverso il concorso a Capo Squadra, con decorrenza 6 luglio 2008, stabilito con decreto ministeriale 2230/2008, l'amministrazione dell'Interno intendeva porre rimedio alla situazione citata;
con sentenza n. 11303 del 2009, il Tribunale amministrativo regionale del Lazio annullava il provvedimento di approvazione della graduatoria del concorso interno, indetto con decreto ministeriale citato, per la copertura del 40 per cento dei posti disponibili, decorrenza 2006, nella qualifica di «capo squadra» del Corpo nazionale vigili del fuoco;
a seguito di detta sentenza, si e creata una situazione di disagio, disordine ed incertezza fra tutto il personale, con il rischio di serie ripercussioni non solo sull'operatività dei comandi provinciali, ma anche sull'operatività di chi legittimamente occupa gia la posizione di qualificato -:
se il Ministro intenda chiarire la posizione lavorativa dei vincitori del concorso,
che già di fatto espletano da mesi la funzione di capo squadra, nonché i tempi e i modi con cui, si intenda procedere con la graduatoria 2007, che di fatto nel merito è già stata pubblicata, nonché tempi e modi di procedere per la prova concorsuale a decorrenza 2008, vista la cronica carenza di qualificati.
(4-05570)
TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011
...
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SIRAGUSA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto Ministeriale 8 luglio 2008 disciplina «Criteri e modalità per il conferimento da parte degli Atenei di incarichi di insegnamento gratuiti e retribuiti»;
il decreto di cui sopra, prevede che gli insegnamenti universitari possano essere conferiti anche in forma non retribuita ed anche a persone non strutturate nell'ateneo (tra cui assegnisti, borsisti, dottorandi, laureati frequentatori, e altri);
l'articolo 36 della Costituzione recita: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa»;
sembra che, in attuazione del citato decreto siano state disposte collaborazioni con contratti a titolo gratuito, che, seppur motivati da carenza di risorse mortificano il lavoro e comportano un deterioramento del livello della didattica specie se utilizzati in maniera generalizzata -:
se e quanti incarichi siano stati affidati a titolo gratuito in attuazione del citato decreto, con specifico riguardo agli atenei siciliani;
se il Ministro, non ritenga opportuno porre dei limiti più stringenti al conferimento di incarichi di insegnamento gratuiti.
(5-02296)
GHIZZONI e DE PASQUALE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono circa 80.000 gli ex dipendenti degli enti locali che in virtù dell'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 dal 1o gennaio 2000 sono stati fatti transitare ai ruoli statali del personale amministrativo tecnico e ausiliario (ATA) e nei ruoli statali degli insegnanti tecnico pratici (ITP) senza alcuna possibilità di opzione, non tenendo conto che, secondo la suddetta legge, questo passaggio, riconosceva a ciascun lavoratore il servizio prestato presso gli enti locali al 31 dicembre 1999;
tale assunto a seguito di un accordo tra l'ARAN e le organizzazioni sindacali confederali stipulato nel luglio 2001, con conseguente inquadramento di circa 80.000 dipendenti in base allo stipendio in godimento al passaggio - notevolmente inferiore, a parità di anzianità, rispetto a quello statale -, è stato disatteso e così ha avuto inizio un'estenuante trafila giudiziaria, durante la quale i lavoratori, decisi a far valere i loro diritti, hanno presentato migliaia di ricorsi;
la Corte di cassazione ha ripetutamente riconosciuto il diritto ad una giusta retribuzione per il servizio prestato e - secondo quanto disposto dall'articolo 2, comma 8, della legge n. 124 del 1999, che riconosce al personale in questione «ai fini giuridici ed economici l'anzianità maturata presso l'ente locale di provenienza» - ha emesso numerose sentenze in base alle quali centinaia di lavoratori Ata e Itp della scuola hanno ottenuto uno stipendio corrispondente all'attività lavorativa prestata;
l'articolo 1, comma 218, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, con una interpretazione «autentica» che muta sensibilmente il senso di quanto stabilito dall'articolo 8 della legge n. 124 del 1999, in
quanto riduce le retribuzioni del personale di ruolo proveniente dagli enti locali e trasferito nei ruoli statali del personale amministrativo tecnico e ausiliario (Ata) e nei ruoli statali degli insegnanti tecnicopratici (Itp) e disconosce i diritti acquisiti di questi lavoratori;
i dipendenti che all'atto di approvazione della legge finanziaria per il 2006 avevano già una sentenza positiva passata in giudicato hanno ottenuto il giusto inquadramento e la liquidazione degli arretrati spettanti, mentre i dipendenti che non avevano ancora una sentenza passata in giudicato, seppur vincitori in giudizio di primo grado, hanno dovuto restituire, comprensive di interessi, le somme già percepite;
molti di questi lavoratori sono stati costretti a restituire le somme percepite - che in alcuni casi hanno superato i 20.000 euro -, di cui una parte da versare in un'unica rata entro 30 giorni dalla notifica e un'altra parte in un tempo massimo concedibile di cinque anni, cioè in 60 rate mensili che oscillano tra i 200 e i 300 euro su stipendi di 1.000/1.300 euro, con danni incalcolabili per i bilanci familiari;
l'articolo 3, comma 146, del disegno di legge finanziaria per il 2008 del governo Prodi stabilisce che in sede di rinnovo contrattuale del personale della scuola relativo al biennio economico 2008-2009 venga esaminata anche la posizione giuridico-economica del personale ausiliario, tecnico e amministrativo trasferito dagli enti locali allo Stato in attuazione della legge n. 124 del 1999, in coerenza con il Dispositivo dell'ordine del giorno 9/3256/71 accolto come raccomandazione dal Governo in data 15 dicembre 2007;
le citate disposizioni della Legge Finanziaria 2008 sono ad oggi ancora disattese con grave danno per i diritti dei lavoratori coinvolti -:
se i Ministri interrogati, alla luce di quanto illustrato in premessa, non ritengano necessario dare attuazione a quanto previsto dalla Legge Finanziaria 2008 e pertanto adottare i provvedimenti atti ad inquadrare il suddetto personale nelle qualifiche funzionali e nei profili professionali dei corrispondenti ruoli statali, sulla base dell'anzianità maturata nell'ente locale di provenienza, procedendo, inoltre, con la sospensione della procedura in corso che obbliga i dipendenti inquadrati nei profili professionali citati, che si trovino ancora in giudizio, al rimborso delle somme già percepite.
(5-02297)
Interrogazioni a risposta scritta:
MELCHIORRE e TANONI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
ogni anno le scuole interpellano, previa consultazione delle graduatorie ex articolo 10 del decreto ministeriale n. 56 del 28 maggio 2009, gli insegnanti aspiranti a supplenze e ne riscontrano la disponibilità o meno ad accettare la proposta di assunzione della scuola attraverso le specifiche forme di reclutamento e criteri di interpello e convocazione dei medesimi aspiranti ex articolo 11 del citato decreto ministeriale;
tali modalità contemplano, ex articolo 11 comma 3 e 4 del decreto ministeriale 56 del 28 maggio 2009, la convocazione per telefono nelle forma del fonogramma e, per le supplenze che si preannunciano di durata non inferiore a trenta giorni, l'invio della proposta di assunzione, comunque per telegramma o per SMS con avviso di ricezione o tramite e-mail, con avviso di ricezione, all'indirizzo di posta elettronica;
qualora tali adempimenti previsti dalla legge al fine di convocare e assumere i supplenti siano, per un qualunque motivo, elusi, o comunque, non adempiuti puntualmente dal personale di segreteria degli istituti scolastici sotto la responsabilità del dirigente scolastico, il nostro ordinamento non prevede efficaci strumenti
di controllo e di tutela per l'insegnante, illegittimamente non convocato e perciò non assunto;
infatti, ai sensi dell'articolo 9 del decreto ministeriale 56 del 28 maggio 2009, l'insegnante avrà solo la possibilità di proporre formale reclamo al dirigente scolastico, nella cui istituzione si è verificata la fattispecie contestata e, in caso di rigetto del reclamo stesso, la possibilità di ricorrere al giudice ordinario ai sensi dell'articolo 63 e seguenti del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, previe le procedure di conciliazione e arbitrato previsto dall'articolo 130 e seguenti del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro;
esiste, dunque per l'insegnante che si ritiene illegittimamente non assunto esclusivamente una forma di tutela che si rivela estremamente debole nel momento in cui si rivolge alla stessa scuola rea di non aver osservato i criteri di assunzione (reclamo), e complessa e costosa, nel momento in cui si traduce in un atto giudiziario che comunque rappresenta pur sempre una difesa ex post;
inoltre, qualora l'insegnante escluso dovesse poi risultare vittorioso in sede di giudizio, sarebbe l'istituto scolastico a dover corrispondere i danni senza che gli stessi effettivi responsabili, segnatamente nelle persone del dirigente scolastico, del direttore dell'USP (ufficio scolastico provinciale) di fronte al quale è esperito il tentativo obbligatorio di conciliazione e del direttore generale dell'ufficio scolastico regionale, incorrano, nella generalità dei casi, in alcun tipo di conseguenza diretta che possa costituire valido deterrente al ripetersi di tali violazioni;
situazione analoga sotto il profilo dello gravi conseguenze in capo all'insegnante si verificano nel momento in cui il dirigente scolastico decida, per un qualunque motivo, anche arbitrariamente, di procedere a verifiche sulla regolarità della domanda presentata dal candidato alla supplenza. Tale verifica, disposta ex articolo 7 del decreto ministeriale 56 del 28 maggio 2009, espone il candidato ad una eventuale esclusione dalle graduatorie, per tutto il periodo della loro vigenza, in ipotesi anche se fondata su semplici irregolarità o violazioni formali, senza che quest'ultimo abbia la possibilità di difendersi preventivamente, non essendo prevista alcuna forma di contraddittorio antecedente all'adozione delle determinazioni conseguenti alla mancata convalida dei dati contenuti nella domanda dell'aspirante che, come noto, privano della possibilità di svolgere o proseguire qualunque insegnamento con evidenti gravi conseguenze per l'escluso. Anche in questo secondo caso, l'insegnante escluso può solo confidare sul corretto operato della scuola, senza adeguate garanzie -:
se il ministro interrogato, al fine di riequilibrare la posizione dell'insegnante aspirante a supplenze rispetto a possibili irregolarità perpetrate dagli istituti scolastici in suo danno, intenda predisporre dei controlli atti a verificare il corretto svolgimento da parte degli istituti scolastici degli adempimenti relativi alla fase della convocazione per le supplenze e nel momento della procedura di convalida dei dati dichiarati dagli aspiranti e se intenda altresì, assumere iniziative normative al riguardo, prevedendo opportuni strumenti sanzionatori sull'operato dei dipendenti pubblici responsabili delle violazioni di cui sopra o, comunque, prevedendo forme di contraddittorio anticipate atte a consentire all'insegnate escluso dalle graduatorie adeguata possibilità dì difesa.
(4-05528)
MARINELLO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 12 dicembre 2009 si è tenuto, presso l'Aula Magna del Liceo Classico «Tommaso Fazello» di Sciacca, un incontro dal titolo: «Giornalismo e antimafia: il coraggio di denunciare e la voglia di lottare», a cui hanno partecipato esponenti del mondo imprenditoriale e giornalistico;
venerdì 18 dicembre 2009 si è svolto un ulteriore incontro dal titolo: «Politica, mafia e corruzione. L'impegno delle Istituzioni per combattere l'interazione», a cui prenderanno parte, tra gli altri, esponenti della politica (appartenenti alla minoranza);
la concessione dell'aula Magna per una manifestazione di carattere chiaramente politico appare inappropriata ed evidenzia una indubbia strumentalizzazione dell'istituzione scolastica -:
se il Ministro interrogato intenda intervenire al fine di verificare, nei modi e con i mezzi che riterrà più opportuni, le modalità e i criteri in base ai quali il dirigente scolastico del Liceo Classico «Tommaso Fazello» ha autorizzato e consentito lo svolgimento di tali incontri presso l'Aula Magna, al fine di evitare ogni strumentalizzazione politica nei confronti della scuola pubblica;
se non ritenga altresì opportuno predisporre un'indagine ispettiva all'interno del Liceo Classico «Tommaso Fazello» di Sciacca, finalizzata ad accertare il corretto utilizzo di locali di un istituto scolastico, in particolare dell'Aula Magna.
(4-05562)
GARAGNANI e CARLUCCI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
esiste un problema del rapporto fra politica e scuola all'interno delle istituzioni educative;
si fa riferimento alla situazione del liceo ginnasio Minghetti di Bologna, ove, all'interno del percorso educazione e cittadinanza, sarebbe prevista la lettura del libro dell'ex magistrato Gherardo Colombo, da tempo esposto sul versante politico istituzionale e caratterizzato da una lunga e qualificata militanza nei settori più politicizzati della magistratura;
il fatto che il magistrato sarebbe stato invitato ad un incontro con gli studenti del Minghetti, pone il problema di un effettivo pluralismo all'interno delle scuole medie superiori bolognesi ed italiane, pluralismo che dovrebbe essere almeno garantito dalla presenza di esponenti della magistratura ed in genere della cultura e della politica di differente orientamento in grado di offrire ai giovani studenti visioni diverse di determinati fatti;
anche alla luce di precedenti episodi di esasperata politicizzazione da parte di parecchi docenti del suddetto liceo, sarebbe stato opportuna la scelta di esponenti meno esposti dal punto di vista politico dell'ex magistrato -:
in riferimento all'attuale clima politico ed in presenza di pesanti demonizzazioni avvenute anche di recente nel Liceo Minghetti di Bologna ed in altre scuole superiori della città, nei confronti del Presidente del Consiglio, a verificare, con i mezzi suoi propri, perché il ruolo di parte di docenti sia caratterizzato solo ed esclusivamente da preoccupazioni educative e non da logiche politiche estranee alla scuola.
(4-05563)
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LAVORO E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta in Commissione:
BURTONE e CUOMO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il 31 dicembre 2009 scadrà la proroga della cassa integrazione in deroga in favore dei lavoratori ex Apelle, Green Leather di Pisticci;
dal 1o gennaio 2010 i 38 lavoratori interessati da questo ammortizzatore sociale si troveranno scoperti e quindi disoccupati;
la regione Basilicata non ha disposto il prosieguo in deroga della copertura della Cig;
le risorse almeno fino al primo trimestre del prossimo anno dovrebbero esservi e la finanziaria, per quanto limitata
comunque assegna risorse per gli ammortizzatori in deroga finalizzate al prosieguo considerata la crisi fino al prossimo dicembre sempre in base ad accordi con le Regioni -:
se e quali misure intenda adottare al fine di consentire ai lavoratori della Green Leather di proseguire nel beneficio della cassa integrazione in deroga utilizzando questo tempo per verificare la possibilità della ripresa produttiva del sito di Pisticci.
(5-02285)
PALADINI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i vigili del fuoco del comando provinciale di Genova da diversi giorni sono scesi in piazza lamentando gravi carenze di ogni ordine e grado nell'ambito delle loro condizioni di lavoro;
le lamentate carenze riguardano: le condizioni contrattuali (contratto scaduto da due anni), le carenze di organico, i continui ritardi nei pagamenti degli straordinari e delle competenze accessorie, la disattesa richiesta di velocizzazione delle procedure sui passaggi di qualifica, le inadeguatezze di bilancio che non consentono lo sviluppo di processi formativi del personale atti a qualificare il servizio di soccorso e la sicurezza degli operatori;
le questioni dianzi segnalate sono contenute in un documento firmato da tutte le organizzazioni sindacali;
anche il consiglio provinciale di Genova ha approvato una mozione avente ad oggetto la qui esposta situazione impegnando il presidente e la giunta ad adoperarsi affinché possa esserne posto rimedio;
i vigili del fuoco sono impegnati a garantire la sicurezza della cittadinanza e devono quindi esser posti nella condizione di operare avendo maggiori certezze e garanzie -:
se il Ministro interrogato, per quanto di sua competenza, sia a conoscenza della esposta situazione e quali siano i suoi intendimenti al fine di porvi rimedio.
(5-02289)
Interrogazione a risposta scritta:
DI STANISLAO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
è opportuno riportare il testo esatto della comunicazione della Commissione europea, in cui sono esposti i quattro principi della flessicurezza: «La flessibilità, da un lato, ha a che fare con i momenti di passaggio (transizioni) che contrassegnano la vita di un individuo: dal mondo della scuola a quello del lavoro, da un'occupazione a un'altra, tra la disoccupazione o l'inattività e il lavoro e dal lavoro al pensionamento. Essa non comporta soltanto una maggiore libertà per le imprese di assumere o licenziare e non implica che i contratti a tempo indeterminato siano un fenomeno obsoleto. La flessibilità significa assicurare ai lavoratori posti di lavoro migliori, la "mobilità ascendente", lo sviluppo ottimale dei talenti. La flessibilità riguarda anche organizzazioni del lavoro flessibili, capaci di rispondere con efficacia ai nuovi bisogni e alle nuove competenze richieste dalla produzione; riguarda anche una migliore conciliazione tra lavoro e responsabilità private. La sicurezza, d'altro canto, è qualcosa di più che la semplice sicurezza di mantenere il proprio posto di lavoro [...]. Essa ha anche a che fare con adeguate indennità di disoccupazione per agevolare le transizioni. Essa comprende inoltre opportunità di formazione per tutti i lavoratori, soprattutto per quelli scarsamente qualificati e per i lavoratori anziani»;
l'Assemblea plenaria del comitato economico e sociale europeo (CESE) del 30 settembre e 1o ottobre 2009 si è aperta mercoledì 30 settembre con un dibattito sull'occupazione e la formazione professionale nel contesto della crisi economica
e un discorso del Presidente della Commissione europea José Manuel Barroso;
nel parere in oggetto il CESE sottolinea gli aspetti della flessicurezza da esso ritenuti, in questo periodo di crisi, particolarmente importanti per mantenere sul mercato del lavoro il maggior numero di persone, e per offrire a quelle che ne stanno fuori il massimo di opportunità per trovare al più presto una nuova occupazione. Datori di lavoro e lavoratori devono collaborare, nel quadro del dialogo sociale, per assicurare che il massimo numero possibile di lavoratori resti sul mercato del lavoro;
in questo periodo di profonda crisi e di forte crescita della disoccupazione, è più che mai necessario che la flessicurezza non venga interpretata come un insieme di misure studiate per rendere più facile il licenziamento dei lavoratori attualmente attivi, né per mettere a rischio la protezione sociale in generale e, più specificamente, quella a favore dei disoccupati. Le misure intese a migliorare la componente «sicurezza» (nel senso più ampio) della flessicurezza sono, in questo momento, la priorità;
il CESE sottolinea inoltre che le riforme del mercato del lavoro negli Stati membri devono evitare il continuo aumento dei posti di lavoro precari;
il CESE sottolinea altresì che la stessa flessicurezza può funzionare soltanto se i lavoratori hanno una buona formazione professionale e che la creazione di nuovi posti di lavoro è strettamente legata alle nuove competenze;
l'attuale crisi ha evidenziato l'importanza delle misure relative alla flessicurezza interna, che consentono alle imprese di adattarsi al forte declino del volume degli ordinativi senza essere costrette a licenziare i dipendenti. Le parti sociali devono promuovere i dispositivi di recupero/prestazione delle ore di lavoro e la gestione flessibile dell'orario lavorativo, strumenti che devono essere resi quanto più possibile attraenti per le imprese e i lavoratori;
la crisi evidenzia altresì l'importanza del dialogo sociale. Gli ultimi mesi hanno dimostrato il grande impegno delle parti sociali a trovare soluzioni congiunte a questi problemi urgenti. A livello europeo le parti sociali stanno attualmente negoziando un accordo quadro sui mercati del lavoro inclusivi. Un accordo futuro possa avere un vero valore aggiunto per aiutare le persone più vulnerabili che hanno perso il lavoro durante la crisi a rientrare sul mercato del lavoro. Tenuto conto delle specificità nazionali e regionali e delle differenze tra settori industriali, secondo gli auspici del CESE l'Unione europea dovrebbe proseguire i suoi lavori in una prospettiva europea e nel rispetto del principio di sussidiarietà;
è necessario delineare un processo post Lisbona (Lisbona 2010 plus) per dare una risposta agli interrogativi irrisolti e a quelli che emergeranno durante la crisi. A questo riguardo, la flessicurezza rivestirà certamente un ruolo importante, occorre trovare quindi, nell'applicazione della flessicurezza, un punto di equilibrio tra le sue diverse dimensioni;
oggi la preoccupazione principale di ciascuna impresa è quella di assicurarsi la sopravvivenza. Per i lavoratori interessati è essenziale rientrare sul mercato del lavoro non appena possibile: il CESE sottolinea la necessità di offrire loro un'assistenza rapida e di qualità. Gli Stati membri dal canto loro dovrebbero seriamente pensare a migliorare la quantità e la qualità del personale delle agenzie di collocamento, per aiutare le persone a rientrare quanto prima sul mercato del lavoro;
è necessario evitare che continui a crescere il numero di posti precari caratterizzati da un'eccessiva flessibilità a scapito della sicurezza, che negli ultimi anni è stato in costante aumento;
la preoccupazione maggiore è che il prevalere della flessibilità esterna possa giustificare anche una forte deregolamentazione delle relazioni contrattuali normali, portando all'aumento dei contratti di lavoro precari;
inoltre, i nuovi contratti hanno portato ad una riduzione del livello delle garanzie dei giovani lavoratori non solo sul fronte delle tutele, ma anche in termini di salario d'ingresso -:
se il Governo intenda recepire le direttive del CESE e come intenda rapportarle alla realtà del nostro Paese in piena crisi economica;
come il Governo intenda servirsi della flessicurezza ai fini delle ristrutturazioni nel contesto dello sviluppo globale;
se il Governo ritenga necessario ridisegnare i contratti di lavoro atipici nell'ottica di una maggiore protezione del lavoratore e dell'equiparazione dei diritti, di cui già godono i lavoratori a tempo indeterminato, al fine di spezzare il binomio flessibilità-precarietà.
(4-05519)
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PARI OPPORTUNITÀ
Interrogazione a risposta scritta:
PALAGIANO, MURA e DI GIUSEPPE. - Al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
il 18 dicembre del 1979 l'Assemblea generale dell'Onu adottava la CEDAW, Convenzione per l'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne, che segnò una svolta storica nel percorso dei diritti umani delle donne;
tale convenzione ha l'obiettivo di eliminare tutte le forme di discriminazione contro le donne, nell'esercizio di tutti i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali;
l'Italia ha sottoscritto la CEDAW il 17 luglio 1980;
la Convenzione riconosce l'influenza della cultura e della tradizione nel limitare l'esercizio dei diritti delle donne. Di conseguenza, essa prevede che gli Stati siano tenuti ad adottare tutte le misure adeguate per eliminare gli stereotipi sulla divisione dei ruoli fra i due sessi e le pratiche derivanti da una concezione fondata sull'idea della superiorità od inferiorità di un sesso rispetto all'altro;
sulla stessa linea, anche se maggiormente attinente alla comunicazione pubblicitaria, sono state adottate le risoluzioni comunitarie del 1997 e del 2008;
entrambe le risoluzioni indicano come inammissibile, in modo inopinabile, il modello pubblicitario lesivo verso il genere femminile e demandano agli Stati membri il compito di adeguare la normativa in tal senso;
le risoluzioni indicano in modo deciso ed inequivocabile la lesività di messaggi che ogni giorno si vedono nelle strade e che non si possono spegnere come si fa con un televisore;
l'UDI, Unione donne in Italia, ha avviato da tempo una campagna in materia di cartellonistica stradale ritenendo che vi sia l'influenza della pubblicità e della comunicazione mediatica nella conferma degli stereotipi e dei disvalori che sostengono la subordinazione sessuale e sociale delle donne;
l'UDI ha sollecitato su questo tema i comuni italiani attraverso una «moratoria per l'eliminazione della pubblicità offensiva e lesiva della dignità femminile»;
diversi comuni, rimediando attraverso le loro competenze alle lacune dell'ordinamento nazionale, stanno rispondendo all'appello delle donne. I comuni di Caltagirone e Niscemi hanno già adottato delibere ad hoc sulle affissioni;
è in via di pubblicazione la delibera al comune di Napoli (25 novembre 2009) «Napoli città libera dalla pubblicità lesiva della dignità femminile»;
lo Stato italiano non ha ancora assunto alcun provvedimento in applicazione delle risoluzioni 258/1997 e 2008/2038, né ha dato indicazioni alle amministrazioni locali ed agli organismi preposti per dare
attuazione al principio del rispetto della dignità di donne nell'ambito decisivo della comunicazione culturale -:
se il Ministro intenda assumere iniziative al fine di adempiere agli obblighi comunitari sanciti dalle due risoluzioni per garantire maggiormente un'informazione pubblicitaria che sia rispettosa della figura femminile.
(4-05541)
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POLITICHE AGRICOLE, ALIMENTARI E FORESTALI
Interrogazione a risposta in Commissione:
SERVODIO, OLIVERIO e VICO. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari, istituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali alle dirette dipendenze del Ministro, è l'organo tecnico dello Stato incaricato del controllo ufficiale dei prodotti agroalimentari e dei mezzi tecnici di produzione, con funzioni di prevenzione e repressione delle frodi;
l'attività di controllo dell'Ispettorato consiste in verifiche e accertamenti, estesi a tutti i segmenti della filiera, diretti a salvaguardare la qualità merceologica e la genuinità delle produzioni, al fine di favorire la tutela dei consumatori, la salvaguardia dei produttori e del mercato da fenomeni di concorrenza sleale, il sostegno delle produzioni agricole colpite da crisi di mercato, attraverso la predisposizione di programmi straordinari di controllo volti a contrastare fenomeni fraudolenti che generano situazioni di concorrenza sleale fra gli operatori;
sul piano operativo l'Ispettorato esegue ispezioni in fase di produzione, stoccaggio, commercializzazione e trasporto dei prodotti; analisi di prima istanza su campioni; elevazione di contestazioni amministrative o l'inoltro di notizie di reato alla competente autorità giudiziaria in caso di accertamento di irregolarità di carattere penale;
l'Ispettorato opera anche in concorso con altri organi di controllo che agiscono sul territorio nazionale quali il Comando carabinieri per la sanità (NAS), i Nuclei di polizia tributaria della Guardia di finanza, il Corpo forestale dello Stato, la Polizia di Stato e l'Arma dei carabinieri, il Comando carabinieri politiche agricole (articolo 6 della legge n. 462 del 1986);
in particolare sono già da tempo in atto continue e proficue collaborazioni di lavoro tra l'Ispettorato e il Nucleo agroalimentare e forestale (NAF) del Corpo forestale dello Stato, due strutture appartenenti allo stesso Ministero, grazie all'interscambio delle specifiche esperienze e competenze professionali;
in effetti le due strutture presentano delle analogie notevoli sulla loro mission istituzionale nel settore agroalimentare, a volte in sovrapposizione;
risulterebbe un obiettivo auspicabile, sia sul versante del contenimento della spesa pubblica sia su quello del miglioramento e del potenziamento del servizio prestato all'utenza, l'accorpamento dell'ispettorato centrale e del NAF del Corpo forestale dello Stato, in una nuova unica struttura;
questo realizzerebbe in Italia una struttura di alta qualificazione tecnica e contemporaneamente ben radicata nel territorio con potenzialità enormi per contrastare le violazioni delle normative vigenti in materia di frodi alimentari e forestali e, allo stesso tempo, incrementerebbe la professionalità e l'incisività dell'attività del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali -:
se il Ministro intenda procedere ad un approfondimento della questione esposta in premessa al fine di costituire un'unica struttura di contrasto alle frodi alimentari e forestali derivante dall'accorpamento dell'Ispettorato centrale e del NAF del Corpo forestale dello Stato.
(5-02282)
Interrogazioni a risposta scritta:
ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
l'Unaprol è stata costituita nel 1966 come Unione nazionale tra le associazioni dei produttori di olive e, grazie alla sua estesa rappresentatività, ha da subito assunto un ruolo di interlocutore primario con le istituzioni;
per molti anni, fino al 2005, l'Unaprol ha assolto i compiti di gestione e di erogazione degli aiuti comunitari alla produzione dell'olio d'oliva e delle olive da tavola;
a seguito dell'entrata in vigore del decreto legislativo n. 102 del 2005, l'Unaprol ha assunto una nuova natura giuridica e nuove finalità riorientando, nell'ambito degli scopi generali di valorizzazione e miglioramento qualitativo della produzione delle imprese aderenti, la propria attività sul mercato mediante l'organizzazione di programmi e la prestazione di servizi diretti alla realizzazione dei nuovi scopi;
con delibera dell'assemblea del 16 dicembre 2005 l'Unaprol si è trasformata in società consortile a responsabilità limitata assumendo la denominazione di Unaprol-Consorzio olivicolo italiano; lo scopo consortile, deliberato dalle organizzazioni socie, coerentemente con le previsioni del decreto legislativo n. 102 del 2005, si esplicava nel coordinamento e realizzazione dell'attività delle organizzazioni socie, perseguite nell'ambito di un'organizzazione di impresa, e la prestazione di servizi alle consorziate;
gli obiettivi posti all'Unaprol dai propri soci, nell'ambito dello scopo consortile, erano intrinsecamente economici: attraverso l'organizzazione consortile le associazioni consorziate intendevano ottenere una più efficiente realizzazione di una fondamentale fase delle rispettive imprese che si sarebbe dovuta concludere con il collocamento sul mercato dei prodotti del settore;
in funzione prospettica è stata avviata una riflessione sull'adeguatezza del modello organizzativo ed amministrativo dell'Unaprol, nella logica di valorizzare il momento tecnico-operativo in sede gestoria e di estendere e rendere più consapevole il coinvolgimento dei soci nelle funzioni di controllo; a tal fine è stata valutata l'idoneità del modello amministrativo cosiddetto dualistico a realizzare gli obiettivi sopra indicati e, con l'assemblea straordinaria del 1o dicembre 2009, sono state adottate le modifiche statutarie coerenti con detto modello dualistico -:
se, anche ai fini del rispetto dei requisiti minimi per il riconoscimento delle organizzazioni di produttori, il sistema dualistico sia compatibile con la disciplina delle società a responsabilità limitata, forma giuridica in cui Unaprol è organizzata, e se il sistema duale si caratterizzi in un netto decremento dei diritti dei soci nei confronti dell'organo amministrativo;
come si concili la nuova situazione di cui in premessa, con l'esigenza di assicurare ai soci di Unaprol il controllo democratico sulla vita e gestione della società, che presuppone l'esercizio da parte dell'assemblea di tutti i poteri e non una limitazione della propria «sovranità», come prevede per legge il sistema duale.
(4-05577)
ZUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Unaprol ha, dalla sua costituzione al 2005, assolto i compiti di gestione ed erogazione degli aiuti comunitari alla produzione dell'olio di oliva e delle olive da tavola. In esecuzione della regolamentazione comunitaria e nazionale, in vigore prima dell'attuale organizzazione comune
di mercato (OCM) dell'olio d'oliva, specificamente nel periodo 1984/1998, l'Aima versava a ciascun unione riconosciuta l'importo corrispondente alla somma degli aiuti spettanti a tutti i produttori aderenti, perché poi l'unione provvedesse all'accredito ai singoli produttori;
fra l'accredito degli aiuti da parte di Aima (oggi Agea) all'Unaprol e la liquidazione da questa ai produttori, intercorrevano alcuni giorni di valuta, per effetto del disallineamento tra valuta di accredito e valuta di addebito, nel corso degli anni sono maturati interessi «di valuta» sui conti correnti intestati all'Unaprol, la cui titolarità è stata oggetto di un contenzioso tra Agea (che ne reclamava la spettanza) ed Unaprol (che disconosceva l'obbligo di retrocessione). Il 9 aprile 2008 il contenzioso si è concluso con sentenza n. 9234 emessa dalla Corte di Cassazione che ha confermato la precedente sentenza della Corte di Appello di Roma n. 481 del 2002, «che riconosceva ai singoli beneficiari il diritto agli interessi maturati ....., con le conseguenze che l'Unaprol è tenuta a versare tali interessi ai beneficiari e non all'Aima»;
l'Unaprol, peraltro, ritiene «di avere titolo a trattenere le somme maturate a titolo di interessi, per essere ormai decorso sin dal 2003 il termine prescrizionale breve di cui all'articolo 2948 del codice civile, relativamente al credito dei produttori destinatari degli aiuti»; sostiene che il diritto dei produttori, infatti, poteva essere fatto valere nel momento stesso del trasferimento delle somme da Aima ad Unaprol o, a tutto concedere, da Unaprol ai produttori. Nessuna rilevanza interruttiva del periodo prescrizionale poteva, inoltre, avere il contenzioso instaurato da Unaprol nei confronti di Agea rispetto al quale i produttori sono rimasti del tutto estranei;
all'epoca in cui vennero accreditate le somme relative agli aiuti comunitari ai singoli produttori, si pose la questione di chi fosse il titolare degli interessi maturati fino al definitivo accreditamento (l'Aima oppure i beneficiari degli aiuti) mentre è sempre stato chiaro che tali somme non fossero certo dell'Unaprol la quale infatti non ha mai richiesto né considerato come propri gli interessi maturati;
nelle sedi giudiziari, Unaprol ha agito quale sostituto processuale a norma dell'articolo 81 del codice di procedura civile, per far valere in nome proprio un diritto altrui (quello dei singoli produttori). Tale circostanza, riconosciuta legittima dalla Corte di appello nel 1993, non è stata più contestata e su di essa la Cassazione non ha potuto far altro che rilevare l'esistenza del giudicato;
con la proposizione della domanda giudiziale nei confronti dell'Aima per il «tramite» dell'Unaprol, i singoli produttori hanno interrotto i termini di prescrizione sia nei confronti dell'Aima che della stessa Unaprol -:
se non ritenga di intervenire presso l'Agea affinché, per il futuro, l'Unaprol non trattenga le somme di cui in premessa, destinandole ai singoli olivicoltori, anche in considerazione della situazione di crisi del settore ormai stagnante da tempo.
(4-05578)
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POLITICHE EUROPEE
Interrogazione a risposta scritta:
REGUZZONI. - Al Ministro per le politiche europee, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere:
se e quali siano gli sviluppi dei «negoziati a livello comunitario» con le autorità aeronautiche tunisine di cui alla risposta all'interrogazione dello scrivente n. 4-03740;
in che tempi il Ministro ritenga che sia possibile arrivare alla conclusione del negoziato in tema di trasporto aereo tra la
Tunisia e i Paesi dell'Unione europea sopra citato.
(4-05531)
TESTO AGGIORNATO AL 14 MARZO 2011
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PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E INNOVAZIONE
Interrogazione a risposta scritta:
DE ANGELIS e CARLUCCI. - Al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i diversi provvedimenti normativi intervenuti dal 1992 in poi in materia di previdenza del personale civile e militare dello Stato, hanno determinato un sensibile decremento della misura delle prestazioni pensionistiche, tanto più sensibile quanto minore è l'anzianità di servizio posseduta dal personale interessato alla data convenzionale del 31 dicembre 1995;
in particolare, la legge 8 agosto 1995, n. 335 (cosiddetta «riforma Dini»), ha prospetticamente determinato le maggiori penalizzazioni, introducendo il sistema di calcolo su base contributiva, integralmente applicato al personale assunto dal 1o gennaio 1996;
di fatto ciò ha comportato che tale personale, all'atto del collocamento in quiescenza, pur possedendo la massima anzianità contributiva, avrà diritto ad una pensione la cui misura, rispetto all'80 per cento nominale previsto dalla precedente disciplina, sarà stimabile non oltre il 40-60 per cento dell'ultima mensilità;
si tratta di una prospettiva socialmente preoccupante, con riferimento alla quale la stessa legge n. 335 del 1995 ha previsto quale correttivo il ricorso a forme pensionistiche integrative, complementari rispetto alla pensione statale, realizzate mediante i fondi pensioni negoziabili, che devono in parte essere finanziati dal datore di lavoro e quindi, per quanto attiene al personale del comparto sicurezza e difesa, da parte dello Stato;
le attività propedeutiche alla costituzione dei fondi per il personale del comparto sicurezza e difesa avrebbero dovuto trovare ad avviso dell'interrogante, corretta e tempestiva realizzazione nell'ambito del quadro giuridico in vigore e indi nelle procedure di concertazione;
ad oggi, dopo una prima riunione indetta dal Dipartimento della funzione pubblica (presenti sia le amministrazioni interessate sia le organizzazioni sindacali delle Forze di polizia nonché i Co.Ce.R delle Forze e dei Corpi armati dello Stato), la stessa non ha avuto alcun seguito -:
se i Ministri interrogati non ritengano opportuno aprire velocemente i tavoli di contrattazione per l'avvio reale della previdenza complementare per gli appartenenti alle forze di polizia e forze armate considerato che per il personale di altri comparti statali ciò è già in vigore;
se non sia il caso, in mancanza di adeguate risorse, di assumere iniziative di carattere normativo volte a prorogare, per il personale appartenente al comparto sicurezza e difesa, il termine di avvio del sistema di calcolo contributivo di cui all'articolo 1, comma 12, lettera a), della legge 8 agosto 1995, n. 335, fino al 31 dicembre dell'anno di effettivo avvio della previdenza complementare.
(4-05566)
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SALUTE
Interrogazione a risposta orale:
CICCIOLI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la sclerosi multipla è una malattia neurologica largamente diffusa e gravemente invalidante. Essa è conseguenza di eventi infiammatori che portano alla distruzione della guaina mielinica che isola i prolungamenti delle cellule cerebrali lungo i quali viaggiano gli impulsi nervosi su cui si basa il funzionamento del cervello. La distruzione della mielina «isolante»
impedisce che la comunicazione tra cellule nervose avvenga in modo appropriato determinando l'instaurarsi di danni anatomici e tissutali permanenti che sono la causa prima dell'accumularsi dei gravi handicap psico-fisici che caratterizzano la malattia ed il suo progredire con il passare degli anni;
i dati emersi da differenti tipi di ricerche indicano la sclerosi multipla come il risultato di una interazione complessa, di tipo multifattoriale, tra una predisposizione genetica e fattori ambientali non ben definiti. I tentativi volti ad attribuire un peso quali-quantitativo alle diverse variabili, alcune relative al soggetto (ad esempio, etnia, sesso), altre all'ambiente fisico (ad esempio latitudine, altitudine, clima, agenti chimici e fisici), altre legate all'ambiente biologico (agenti infettivi), altre ancora correlate al contesto sociale (ad esempio scolarità, classe sociale, occupazione, migrazioni) sono stati, però, deludenti: nessuna di queste variabili è risultata associata alla sclerosi multipla in modo convincente;
ad oggi i pazienti affetti da sclerosi multipla in Italia sono circa 57.000 ed ogni anno si registrano circa 1.800 nuovi casi. La malattia, che colpisce prevalentemente i giovani e che si stima abbia un costo sociale elevatissimo (circa 20.000-30.000 euro/paziente/anno), rappresenta un'emergenza clinica e sociale;
questi pazienti sono curati per via sintomatica con cortisone, immunodepressori, interferoni, anticorpi monoclonali (rituximab), impiegati nella terapia contro il cancro, e psicofarmaci;
il professor Domenico Fiore, medico, studioso, ricercatore, da diversi anni ha definito l'eziopatologia che provoca una serie di malattie auto-immuni, dimostrando che la sclerosi multipla, la sclerosi laterale amiotrofica, la sindrome da affaticamento cronico, la fibromialgia e il Parkinson sono malattie tossi-infettive con una causa batterica ben precisa, la bordetella pertussis, e un fattore predisponente individuale ben identificato, un difetto della barriera muco-ciliare nasale che consente alle tossine batteriche di entrare nel circolo sistemico e attivare la cascata di eventi responsabili del quadro clinico della malattia;
la presenza di questa tossi-infezione è stata rilevata su oltre 1500 casi portatori delle diverse patologie citate attraverso un semplice test di laboratorio che va a ricercare gli anticorpi contro le tossine prodotte dal batterio;
le ricerche di immunologi di fama internazionale in collaborazione anche con le nostre università documentano come il batterio, bordetella pertussis deprima e soverchi il sistema immunitario, in particolare impedisce la formazione delle cellule Th1;
dal settembre 1997 autorevoli riviste medico/scientifiche (Journal of the Neurological Sciences, L'American Journal of Therapeutics e altre) hanno pubblicato estratti dello studio del dottor Fiore, nel quale si enuncia che la sclerosi multipla è una malattia tossi-infettiva: il fattore ambientale è un batterio - la bordetella pertossis, il fattore individuale è un difetto di barriera muco-ciliare ed astrociti (un tipo di cellule cerebrali) produttori di antigeni HLA di seconda classe. La terapia consiste in un trattamento con eritrocina;
anche l'Istituto Pasteur di Parigi ha esaminato lo studio del dottor Fiore per poter produrre un vaccino nuovo ed efficace;
secondo il ricercatore, in base agli studi effettuati, il trattamento più idoneo sarebbe la somministrazione protratta di eritromicina, antibiotico di norma ben tollerato, che non farà regredire le lesioni già consolidate, ma arresterà l'evoluzione della malattia e sarà tanto più efficace quanto più precocemente verrà instaurato -:
se il Ministro interrogato non ritenga opportuno approfondire, attraverso i propri organismi di consulenza scientifica, lo studio del dottor Fiore al fine di verificare la validità delle sue conclusioni in merito
alla presenza del batterio, bardetella pertossis concausa dell'insorgere delle malattie auto-immuni, che potrebbe essere foriero di positivi sviluppi per la cura e la prevenzione delle malattie auto-immuni, nonché di significativa riduzione sella spesa sanitaria nel settore.
(3-00821)
Interrogazioni a risposta scritta:
ANTONINO RUSSO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a seguito della diffusione del virus H1N1 è stata individuato, ai fini della sorveglianza virologica dell'influenza nella regione siciliana, il laboratorio del centro di riferimento regionale per le indagini sierologiche e virologiche per l'AIDS del dipartimento di scienze per la promozione della salute - sezione di igiene dell'azienda ospedaliera universitaria policlinico «P. Giaccone» dell'università degli studi di Palermo;
tale struttura, pertanto, risulta essere l'unica abilitata sul territorio regionale ad identificare e tipizzare i virus dei campioni respiratori (tamponi nasali o faringei) trasmessi prontamente dai medici sentinella e dalle strutture ospedaliere nel caso di sospetti di aver contratto l'influenza da virus A1H1;
i risultati ottenuti e i virus isolati vengono poi inviati all'Istituto superiore di sanità (Centro nazionale per l'influenza) per la definitiva conferma e da qui poi vengono spediti al Centro mondiale dell'influenza di Londra, per il confronto con i virus isolati in tutta l'Europa e nel resto del mondo;
risulterebbe, in rapporto ad una possibile impennata pandemica, che sia stata avanzata all'Istituto superiore di sanità, da parte dell'assessorato regionale della sanità, una richiesta per avere riconosciuto un secondo centro di riferimento nella Sicilia orientale, a tutt'oggi inevasa;
in ogni caso, il Centro di riferimento del policlinico di Palermo ha una dotazione organica risicata, tale da non poter garantire una attività continua per sette giorni su sette;
la richiesta di una integrazione dell'organico tecnico presentata dal Centro di riferimento non è stata presa in considerazione dall'assessorato che, da parte sua, sosterrebbe che si debba far fronte alle maggiori esigenze di personale, utilizzando meglio le consistenti risorse presenti all'interno del Policlinico dove, in effetti risulta essere attivo un considerevole numero di laboratori di analisi, dispersi nei diversi istituti sedi delle cattedre universitarie;
nelle condizioni attuali, non potendosi garantire, in particolare, la copertura dei turni nei giorni festivi e prefestivi, la «lavorazione» dei campioni subisce significativi ritardi (specie per quei campioni recapitati al laboratorio il venerdì, i cui risultati, nel migliore dei casi, possono essere disponibili nel tardo pomeriggio del lunedì successivo);
nelle due ultime settimane, tale condizione, di per sé critica, si è ulteriormente aggravata a causa della impossibilità della ditta Invitrogen a garantire il necessario approvvigionamento dei reattivi per eseguire il test molecolare da tampone faringeo;
sono gravi i disagi subiti dai pazienti, in particolare dai bambini ricoverati presso il policlinico ospedaliero «Di Gristina», costretti ad aspettare anche giorni prima di avere una risposta certa dal laboratorio, in caso di sospetta infezione da virus A1H1 -:
se il Ministro intenda individuare, nella regione Sicilia, così come richiesto dall'assessorato regionale alla sanità, un altro centro per l'analisi del virus A1H1 e, in tal caso, per quale ragione non sia stato ancora fatto; quali iniziative intenda assumere perché vengano comunque assicurato che i controlli si svolgano entro tempi ragionevoli; come e se intenda intervenire perché le aziende produttrici riescano a garantire, al Centro di riferimento del
policlinico di Palermo dei reattivi necessari ad eseguire i test molecolari di tipizzazione del virus AH1N1 superando le attuali difficoltà ad eseguire le indagini di laboratorio sui tamponi faringei pervenuti.
(4-05522)
GRIMOLDI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il profilo professionale del massofisioterapista è stato disciplinato dal decreto ministeriale 7 settembre 1976, il quale ha stabilito che «Il massofisioterapista è in grado di svolgere tutte le terapie di massaggio e di fisioterapia in ausilio all'opera dei medici sia nel libero esercizio della professione sia nell'impiego in enti pubblici e privati, nell'ambito delle disposizioni di legge. Pertanto esegue ed applica tutte le tecniche del massaggio e della fisioterapia sull'ammalato secondo le istruzioni del sanitario, a livello di personale ausiliario e di terapista della riabilitazione»;
l'articolo 1 della legge 19 maggio 1971, n. 403, ha stabilito che la professione sanitaria ausiliaria di massaggiatore e massofisioterapista è esercitabile soltanto dai massaggiatori e massofisioterapisti diplomati da una scuola di massaggio e massofisioterapia statale o autorizzata con decreto del Ministro per la sanità, sia che lavorino alle dipendenze di enti ospedalieri e di istituti privati, sia che esercitino la professione autonomamente;
nel territorio nazionale diverse scuole, al termine di un ciclo di studi biennale, hanno rilasciato un diploma di «massofisioterapista» ai sensi dell'articolo 1 della legge n. 403 del 19 maggio 1971, norma che ha istituito l'allora «professione sanitaria ausiliaria» di massaggiatore e massofisioterapista;
a norma della legge-quadro sulla formazione professionale, legge n. 845 del 1978, rientra nella competenza regionale l'attuazione delle iniziative formative dirette alla acquisizione di «specifiche competenze professionali» per coloro che siano in possesso del diploma di scuola secondaria superiore;
l'articolo 1, primo comma, della legge n. 42 del 26 febbraio 1999, («Disposizioni in materia di professioni sanitarie») ha stabilito che la denominazione di «professione sanitaria ausiliaria» nel testo unico delle leggi sanitarie, nonché in ogni altra disposizione di legge, è sostituita dalla denominazione «professione sanitaria» (la qualifica di professione sanitaria ausiliaria era stata espressamente riconosciuta ai massaggiatori e massofisioterapisti ciechi dalla precedente legge n. 1098 del 1940);
soltanto nel 2006, a seguito dell'entrata in vigore della legge n. 43 del 1o febbraio 2006, e del decreto-legge 5 dicembre 2005, n. 250, è stata posta (articolo 1 della legge n. 43 del 2006 ed articolo 4-quater del decreto-legge n. 250 del 2005) la necessità del titolo abilitante rilasciato dallo Stato (ossia il diploma universitario) per l'esercizio delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione;
la norma di chiusura della medesima legge n. 43 del 2006, l'articolo 7, è chiara nell'affermare: «Alle professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnicosanitarie e della prevenzione già riconosciute alla data di entrata in vigore della presente legge» - e quindi anche ai massofisioterapisti - «continuano ad applicarsi le disposizioni contenute nelle rispettive fonti di riconoscimento, salvo quanto previsto dalla presente legge»;
l'articolo 4 della precitata legge n. 42 del 1999, ha stabilito l'equipollenza, ai fini (tra l'altro) dell'esercizio professionale, tra i diplomi e gli attestati conseguiti in base alla precedente normativa, che avevano permesso (l'iscrizione ai relativi albi professionali) l'attività professionale, sia autonomamente svolta che in regime di lavoro dipendente, ed i diplomi universitari istituiti con il decreto legislativo n. 502 del 1992 (si veda la sentenza del Consiglio di
Stato n. 5225/2007 - la quale sancisce definitivamente l'equipollenza del titolo di massofisioterapista a quello del fisioterapista, purché la formazione sia stata triennale);
il Tribunale amministrativo regionale dell'Umbria, con sentenza n. 340/2001, ha riconosciuto, anche in considerazione del diverso livello formativo, che la nuova figura del fisioterapista non ha assorbito la preesistente figura di massofisioterapista e che soltanto alcune attività del fisioterapista rientrano in quelle proprie del massofisioterapista;
con la sentenza n. 1919 del 2007 il Tribunale amministrativo regionale Lombardia, in data 19 aprile 2007, ha, tra l'altro, incontestabilmente riconosciuto che:
a) i titolari degli abilitanti diplomi professionali di massofisioterapista, conseguiti al termine del ciclo di studi istituito ai sensi della precedente normativa e fino al biennio scolastico 2004/2006 incluso, sono legittimati a svolgere la loro attività professionale sia in forma autonoma che subordinata;
b) essendo la categoria in una fase transitoria ad esaurimento, la disciplina normativa applicabile è quella di cui alle rispettive fonti di riconoscimento (legge n. 403 del 1971 - professione sanitaria);
c) l'espressione in via di esaurimento, utilizzata dal legislatore, evidenzia una fase di transizione non ancora esaurita, ove possono senz'altro trovare ancora spazio i corsi disciplinati dalla precedente normativa, riconducibili alle professioni sanitarie;
il Consiglio di Stato, con pronuncia n. 5225/2007, ha riconosciuto come la professione del massofisioterapista, non essendo stata coinvolta nel processo di riordinamento del relativo corso di formazione (né essendo stata soppressa), sia rimasta soggetta alle regole del vecchio ordinamento, con conseguente conservazione dei relativi corsi di formazione;
le regioni si trovano attualmente in una situazione di stallo, non riuscendo ad esprimere una soluzione univoca al problema del riconoscimento della validità dei titoli rilasciati a coloro che hanno conseguito il diploma dal 1999 fino all'ultimo biennio corsuale 2004/2006;
la Regione Lombardia, in particolare, ha disciplinato, con decreto della Direzione generale istruzione, formazione e lavoro R.L. n. 8486 del 30 luglio 2008, il profilo professionale di «massaggiatore e operatore della salute», determinandone il percorso formativo con il successivo decreto della medesima direzione n. 11533 del 17 ottobre 2008;
il Tribunale amministrativo regionale Lombardia, con pronuncia n. 4642/2009, previa sospensione, ha annullato i suddetti provvedimenti regionali della regione Lombardia;
tale situazione rischia di creare ulteriore incertezza tra gli operatori del settore e gli stessi utenti dei servizi resi dai massofisioterapisti -:
quali iniziative il Ministro interrogato abbia adottato o intenda adottare al fine di fornire definitiva soluzione al problema dell'applicazione del principio dell'equivalenza dei titoli (che oggi si rende improrogabile dopo le ultime pronunce del Consiglio di Stato, di cui in premessa), come previsto dal secondo comma dell'articolo 4 della legge n. 42 del 26 febbraio 1999, per tutti i massofisioterapisti, in possesso del relativo titolo professionale abilitante ai sensi della legge n. 403 del 1971, rilasciato fino all'ultima edizione corsuale 2004/2006, ai fini dell'esercizio professionale e dell'accesso alla formazione post-base normativamente previsti.
(4-05540)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la commissione albo odontoiatri (CAO), il 19 dicembre 2009 ha presentato
un «libro bianco» con il quale si lancia un pressante allarme per i falsi dentisti, ovvero quegli odontoiatri abusivi, che risultano essere sempre più numerosi, e che senza averne titolo eseguono otturazioni e devitalizzazioni e perfino delicatissime operazioni, e si denuncia una situazione sempre più insostenibile;
si parla di un giro d'affari di almeno 720 milioni di euro l'anno, equivalente a 7,2 milioni di cure, che coinvolgerebbe circa 15 mila esercenti abusivi, e che danneggia non solo gli ignari pazienti, ma anche gli operatori sanitari, a volte colpiti da malattie come epatite B o C, dal virus HIV;
secondo i dati raccolti da Comando carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità NAS solo nel 2009 sono state oltre 500 le strutture nelle quali sono state riscontrate violazioni gravi, e 121 gli studi dentistici abusivi sequestrati e sigillati, una media di uno ogni tre giorni;
il fenomeno sarebbe largamente favorito da quella che il presidente della CAO dottor Giuseppe Renzo, definisce «l'emergenza delle false lauree in odontoiatria: titoli autentici, ma conseguiti in paesi con insegnanti semplicemente semplificati e iter formativi più brevi, e successivamente equiparati ai nostri attraverso percorsi oscuri e intermediari compiacenti»; il presidente Renzo ipotizza 15-20 mila valse lauree in arrivo nei prossimi anni, ottenute con «vacanze» di pochi giorni l'anno all'estero;
nessuna regione risulta esente dal fenomeno. Negli ultimi 4 anni, su tutto il territorio nazionale, sono stati 2.042 i casi segnalati alle autorità. E dal 2006 al 2009 il valore delle strutture sequestrate è stato di 80 milioni di euro -:
se il Ministero sia in grado di confermare o smentire quanto sopra affermato;
in caso affermativo, quali urgenti iniziative si intendano promuovere e adottare a fronte della gravissima situazione denunciata dal libro bianco curato dalla CAO.
(4-05549)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BERNARDINI, BELTRANDI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
da notizie diffuse dall'agenzia ANSA il 20 dicembre 2009 si apprende che la procura di Trani ha aperto un'indagine sulla morte di una neonata avvenuta nell'ospedale «Mons. Dimiccoli» di Barletta; la neonata è morta nella notte tra venerdì e sabato, la mamma era stata sottoposta a parto cesareo;
nello stesso ospedale qualche giorno fa, per una disattenzione, si è verificato uno scambio di neonate: le due bimbe furono partorite a due ore di distanza l'una dall'altra e allattate, e per ben due giorni dalle mamme sbagliate;
appare preoccupante che nell'ospedale di Trani nel giro di pochi giorni si siano verificati due gravi episodi come quelli appunto citati -:
se risulti a cosa sia dovuta la morte della piccola;
quali iniziative di competenza il Ministro abbia promosso o adottato per accertare le eventuali responsabilità per l'accaduto.
(4-05550)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro per le pari opportunità, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il sito del Corriere della Sera «Corriere.it» nella sua edizione del 21 dicembre 2009 ha riportato la notizia che si riporta integralmente: «È disabile, affetta da una grave e rara patologia neurodegenerativa e invalidante, l'atassia di Friedreich, ma vorrebbe andare in gita scolastica
a Berlino con i ragazzi della sua classe, una scuola media di Roma, a marzo del 2010. Però per Noemi, 14 anni, la gita riserva una "sorpresa": oltre a dovere pagare i 300 euro della quota individuale, la madre della ragazzina dovrebbe pagare anche altri 400 euro come quota aggiuntiva per l'accompagnamento dell'insegnante di sostegno. La vicenda è riportata dai legali della madre di Noemi, Michela Riccio, 35 anni, romana e separata, con un lavoro saltuario in un call center e tanti problemi da affrontare legati alla situazione di Noemi»;
secondo quanto raccontano i legali, la scuola media frequentata da Noemi ha organizzato, in accordo con il Municipio VIII di Roma, una gita scolastica a Berlino dal 9 al 12 marzo 2010: costo a studente 300 euro. Ma Noemi dovrebbe pagare anche la quota dell'insegnante di sostegno. Inoltre, la giovane madre, vista l'invalidità riconosciuta al 100 per cento della figlia, ha fatto domanda all'Aci per ottenere l'esenzione dalla tassa automobilistica. La regione Lazio, affermano i legali, avrebbe risposto che «la richiesta non poteva essere accolta perché la vettura della donna non è dotata di sedile girevole». La donna si è rivolta ad Anna Orecchioni e Giacinto Canzona per ottenere in sede giudiziaria i diritti spettanti alla figlia. L'atassia di Friedreich insorge solitamente nell'infanzia o nell'adolescenza ed è una malattia caratterizzata da una progressiva perdita della coordinazione motoria: i primi sintomi sono la difficoltà nella corsa e nelle attività sportive in genere. Vengono colpiti generalmente per primi gli arti inferiori, provocando instabilità nel cammino. Successivamente compaiono disturbi nella coordinazione delle mani e nell'articolazione della parola. Anche se i disturbi sono progressivi, il decorso della malattia è variabile. Molti i pazienti costretti all'uso della sedia a rotelle -:
se quanto sopra riportato corrisponda a verità;
quali iniziative di competenza si intendano promuovere, adottare e sollecitare a favore di una studentessa già così crudelmente colpita nel fisico e ora oggetto di quella che, ad avviso degli interroganti, è una odiosa e inaccettabile discriminazione.
(4-05559)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come riferiscono le agenzie di stampa nella giornata del 21 dicembre 2009 centinaia di lettere contemporaneamente sono state inviate al Ministero della salute per sollecitare il provvedimento di inserimento di 109 malattie rare nell'allegato A del decreto ministeriale 279 del 2001;
solo le malattie rare presenti nel citato allegato A acquisiscono il diritto a che tutte le spese relative alle patologie siano a carico del Sistema sanitario nazionale;
sono 109 le malattie rare che attendono da anni di essere inserite nel citato allegato A, e questo mancato inserimento comporta che una quantità di malati attendono di essere «riconosciuti» e di poter usufruire dei diritti necessari a superare quotidianamente la «criticità» che l'esser paziente raro comporta;
quasi trecento associazioni di malati rari hanno quindi deciso di farsi rispettare, per ora, con un'azione «persuasiva», e - sostiene il segretario generale della Consulta nazionale delle malattie rare, dottor Flavio Bertoglio - si intende «risvegliare le coscienze dormienti del mondo politico» -:
quali siano le ragioni che hanno impedito l'inserimento delle 109 malattie rare nell'Allegato A del decreto ministeriale n. 279 del 2001;
se si sia in grado di quantificare il numero delle malattie rare;
se non si ritenga di dover operare con urgenza perché queste 109 malattie rare siano finalmente inserite nell'allegato A;
in che modo si intenda corrispondere alle legittime, accorate istanze avanzate dai firmatari delle lettere che in queste ore sono recapitate al Ministero della salute.
(4-05565)
FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro per le pari opportunità. - Per sapere - premesso che:
l'agenzia di informazioni AdN-Kronos, il 30 novembre 2009 da Venezia diffondeva la notizia relativa all'iniziativa del consigliere regionale veneto Nicola Atalmi, che raccoglie firme a sostegno di una petizione popolare che contesta l'assunzione di 96 sacerdoti come assistenti spirituali nelle Ulss venete, così come previsto da una delibera che impegna due milioni di euro per assumere a tempo indeterminato gli assistenti spirituali negli ospedali della regione, inquadrati alle stesse condizioni degli infermieri professionali laureati;
pare che l'assunzione dei citati religiosi si riferisca esclusivamente a sacerdoti di confessione cattolica -:
quali iniziative intenda assumere al fine di promuovere da parte di tutte le pubbliche amministrazioni comportamenti che non risultino discriminatori a favore di una confessione religiosa, nel rispetto del principio della laicità dello Stato.
(4-05581)
TESTO AGGIORNATO AL 23 NOVEMBRE 2010
...
SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazione a risposta orale:
LULLI, ZUNINO, BENAMATI, COLANINNO, FADDA, FRONER, MASTROMAURO, MARCHIONI, PELUFFO, PORTAS, QUARTIANI, SANGA, SCARPETTI, FEDERICO TESTA e VICO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il capo II del Regolamento (CE) n. 765/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 9 luglio 2008, reca norme in materia di accreditamento e vigilanza del mercato, applicabili dal 1o gennaio 2010, in materia di commercializzazione dei prodotti;
in conformità a quanto disposto dal suddetto regolamento, la legge 23 luglio 2009, n. 99 all'articolo 4, commi 1 e 2, prevede che il Ministero dello sviluppo economico, di concerto con i Ministri interessati provveda «con uno o più decreti di natura non regolamentare, alla adozione delle prescrizioni relative alla organizzazione ed al funzionamento dell'unico organismo nazionale autorizzato a svolgere attività di accreditamento in conformità alle disposizioni del regolamento comunitario, alla definizione dei criteri per la fissazione di tariffe di accreditamento, anche tenuto conto degli analoghi sistemi tariffari eventualmente adottati dagli altri Paesi dell'Unione europea, nonché alla disciplina delle modalità di controllo dell'organismo da parte dei Ministeri concertanti, anche mediante la previsione della partecipazione di rappresentanti degli stessi Ministeri ai relativi organi statutari» e che successivamente con un ulteriore decreto di natura regolamentare provveda «alla designazione dell'unico organismo italiano autorizzato a svolgere attività di accreditamento»;
nel marzo 2009 è stata costituita la Società Consortile a responsabilità limitata denominata «Consorzio Pubblico per l'Accreditamento (COPA S.C.r.l.)» senza scopo di lucro, che si propone di promuovere le attività di accreditamento con particolare attenzione ai settori che hanno una ricaduta pubblica o di pubblica utilità (energia, ambiente, salute), coordinando le attività dei soci nei diversi settori di competenza. I soci fondatori sono l'Istituto nazionale di ricerca metrologica (INRIM), l'Istituto superiore di sanità (ISS), il Poli
tecnico di Torino, il Politecnico di Milano e l'Università di Cassino;
oltre il Copa agisce a livello nazionale anche un organismo di natura privata, denominato Accredia, risultante dalla fusione di SINAL (Sistema nazionale per l'accreditamento di laboratori) e SINCERT (Sistema nazionale per l'accreditamento degli organismi di certificazione è ispezione), l'ente in questione, come il Copa) persegue l'obiettivo di corrispondere al Regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio n. 765, del 9 luglio 2008;
con l'ordine del giorno 9/1441-ter-C/13 il Governo si è impegnato ad applicare il citato articolo 4, commi 1 e 2, provvedendo ad indicare, nei decreti attuativi, quale unico organismo nazionale autorizzato a svolgere attività di accreditamento in conformità alle disposizioni del Regolamento (CE) n. 765/2008, un ente associativo (società consortile) formato in prima istanza dagli enti già operanti e riconosciuti dai rispettivi Ministeri, ovvero Copa e Accredia;
secondo alcune notizie le bozze di decreti attuativi della legge n. 99 del 2009, che il Ministero dello sviluppo economico sta predisponendo, avrebbero molti punti di criticità:
sarebbe esclusa la partecipazione dall'organismo unico degli enti pubblici già designati come previsto dal comma 3 dell'articolo 4 della legge n. 99 del 2009;
verrebbero ignorate le attribuzioni dell'istituto Superiore di sanità-ORL a suo tempo designato con decreto del Ministro della Sanità (decreto ministeriale 12 maggio 1999), oggi coperte dalla Unità COPA-ORL;
sarebbe esclusa la possibilità di continuare a garantire un sistema di riferibilità delle misure, come stabilito dalla legge 11 agosto 1991, n. 273, oggi operato attraverso i centri di taratura SIT, accreditati dalla Unità COPA-SIT;
si intenderebbe scegliere ACCREDIA quale organismo unico basando tale eventuale scelta sulla maggiore conformità dello statuto della medesima al regolamento comunitario anche se COPA ha già superato la visita valutativa EA e la Task Force MAC ha già predisposto la sua relazione positiva sui riscontri di conformità, oltre ad avere acquisito anche il riconoscimento internazionale ILAC-MRA; mentre ACCREDIA deve ancora subire la visita valutativa EA e, secondo le regole EA, la decisione finale non potrà essere presa prima della prossima riunione MAC, prevista solitamente ad Aprile-Maggio 2010;
l'eventuale designazione di ACCREDIA motivata da ragioni di urgenza risulterebbe pretestuosa in quanto non terrebbe conto del fatto che la proposta di un nuovo Organismo risultante dall'unificazione, non solo di ACCREDIA e di COPA, ma anche delle Unità Operative presenti in diversi ministeri, venne già presentata e discussa in una riunione ufficiale tra il Ministero dello sviluppo economico e il COPA un anno fa;
nelle bozze di decreti attuativi non sarebbe prevista una partecipazione di COPA, ma solo generici riferimenti a future convenzioni che consentirebbero la partecipazione alle attività di accreditamento da parte dei Ministeri e degli organismi a tal fine già designati dai Ministeri competenti, in tal caso ACCREDIA non potrebbe dimostrare agli ispettori EA in qual modo sarebbe in grado di garantire la competenza nei settori dove per legge questa competenza è demandata e ricoperta dalle Unità COPA, con il rischio oggettivo che ACCREDIA sia automaticamente dichiarata non conforme;
l'eventuale designazione di ACCREDIA quale organismo unico per l'accreditamento non appare supportata da motivazioni di mercato trattandosi di un organismo con funzioni di autorità pubblica, il rischio è che tale impostazione porti al mancato riconoscimento europeo dell'organismo individuato dal Ministero dello sviluppo economico e non ultimo alla perdita di credibilità del sistema Italia, con
la conseguenza che gli utenti del sistema potrebbero essere obbligati a fare riferimento a sistemi stranieri, con costi esorbitanti -:
se il Ministro intenda dare coerente attuazione all'articolo 4, commi 1, 2 e 3 della legge 23 luglio 2009, n. 99, provvedendo ad indicare, nei relativi decreti attuativi che l'unico organismo nazionale autorizzato a svolgere attività di accreditamento in conformità alle disposizioni del Regolamento (CE) n. 765/2008 sia un ente associativo esclusivamente pubblico o, quantomeno, un ente associativo (società consortile) a maggioranza pubblica, formato non solo dagli enti già operanti e riconosciuti dai rispettivi Ministeri, COPA E ACCREDIA, ma anche dalle unità operative presenti in diversi altri Ministeri.
(3-00820)
Interrogazione a risposta in Commissione:
FAVA, REGUZZONI, TORAZZI e ALLASIA. - Al Ministro dello sviluppo economico, Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
gli eventi in atto presso la cartiera Burgo, in provincia di Mantova, stanno mettendo in stato di forte agitazione i dipendenti, il cui futuro si profila incerto a seguito dell'annuncio dell'imminente applicazione della cassa integrazione;
la crisi che ha colpito l'azienda, essenzialmente riconducibile alla riduzione degli ordinativi, rischia di assumere dei connotati strutturali per la mancanza di concrete strategie di sviluppo della cartiera che, nel 2010, potrebbe subire un fermo degli impianti di sessanta giorni;
le difficoltà del settore dell'editoria hanno certamente avuto ripercussioni sull'andamento delle produzioni dello stabilimento mantovano, che produce carta per la stampa di quotidiani usando esclusivamente materiale da macero;
negli ultimi due anni, infatti, il fabbisogno di carta da quotidiano in Italia è sceso da 870 a 640 mila tonnellate con una riduzione del 27 per cento ed il trend sembra destinato a peggiorare con l'incremento del numero di utenti sul web;
l'adozione di un piano strategico che porti ad una differenziazione delle tipologie di business, come auspicato dagli stessi rappresentanti sindacali dell'azienda, potrebbe restituire un maggior impulso alla crescita dello stabilimento, permettendo all'azienda di recuperare competitività su un mercato gestito prevalentemente da concorrenti stranieri;
la realtà descritta risulta poi aggravata dalle penalizzazioni di cui soffre il settore rispetto ai concorrenti esteri. Gli alti costi energetici rappresentano, infatti, un ostacolo allo sviluppo dello stabilimento, che necessita anche di importanti investimenti per il recupero dell'efficienza sul piano energetico -:
quali iniziative intendano assumere per favorire, nell'immediato, una concertazione tra i vertici aziendali e le rappresentanze dei lavoratori affinché vengano adottate adeguate strategie di sviluppo dello stabilimento, che portino ad una differenziazione delle produzioni industriali;
se si intenda incoraggiare l'adozione di eventuali iniziative per il recupero dell'efficienza sul piano energetico al fine di accrescere la competitività della cartiera nei confronti dei concorrenti stranieri.
(5-02290)
Interrogazioni a risposta scritta:
FUGATTI, REGUZZONI e STUCCHI. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
da oltre un mese l'esercizio alberghiero «Cacciatoro», in località Prati di Monte (TN), sta vivendo una situazione di grave disagio, essendo completamente isolato dai collegamenti telefonici fissi;
il guasto telefonico consente agli esterni di comporre il numero dell'albergo e di ricevere il segnale di non risposta, mentre gli apparecchi telefonici del suddetto albergo non squillano, rendendo presumibile che l'albergo sia chiuso o inattivo;
questa specifica tipologia di guasto rende impossibile per gli albergatori ricevere prenotazioni telefoniche, causando quindi gravi danni economici stimabili, secondo i responsabili dell'esercizio alberghiero, in diverse migliaia di euro;
la compagnia telefonica Telecom Italia, recependo le delibere dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni n. 179/03/CSP e n. 254/04/CSP, in materia di qualità e carte dei servizi di TLC ha pubblicato, per la propria clientela, la carta dei servizi di telecom Italia, in cui si impegna a fornire un servizio telefonico, con chiamata gratuita a cui poter «segnalare i guasti per una tempestiva riparazione» e per poter «trovare tempestiva soluzione ad eventuali problemi»;
gli albergatori, vittime di questo grave disservizio, si sono rivolti giornalmente agli sportelli telefonici della compagnia telefonica Telecom Italia per segnalare il guasto e chiedere i tempi della «tempestiva riparazione», ma le risposte non sono mai state chiare e definite a tutt'oggi non si è ancora trovata una «tempestiva soluzione» al problema;
gli abitanti di Levico Terme corrispondono regolarmente un cospicuo canone all'azienda telefonica Telecom Italia e pretendono che la compagnia in questione invii i propri tecnici per la riparazione del danno in maniera tempestiva e non facendo trascorrere un'intera settimana;
nella suddetta Carta dei servizi si legge anche l'impegno della compagnia a «riparare i guasti segnalati agli sportelli telefonici entro il secondo giorno non festivo successivo a quello in cui è pervenuta la segnalazione, fatta eccezione per i guasti di particolare complessità che verranno comunque tempestivamente riparati e in caso di ritardo verrà riconosciuto all'utente, su richiesta, un indennizzo pari al 50 per cento del canone mensile corrisposto per ogni giorno lavorativo di ritardo»;
il guasto sembrerebbe causato da un cavo usurato che passa a terra per alcune centinaia di metri e che, per questo motivo, spesso si spezza;
il cavo telefonico in questione, ha causato negli anni numerosi disagi ai cittadini della zona e i tecnici della compagnia telefonica sono intervenuti più volte con delle riparazioni provvisorie che hanno ripristinato momentaneamente il servizio, senza però risolvere veramente il problema;
quanto sopra riportato è l'ennesimo disservizio da parte della compagnia telefonica Telecom Italia in Trentino, che non fornisce il servizio adeguato nell'erogazione del servizio universale e nella riparazione dei danni ad essa imputabili -:
quali strumenti, per quanto di sua competenza, il Ministro stia utilizzando per monitorare il rispetto degli impegni che Telecom ha assunto nei confronti dei cittadini utenti della provincia di Trento, al fine di tutelare i loro diritti e se non reputi opportuno intraprendere delle iniziative nei confronti della compagnia telefonica in caso di mancata osservanza degli impegni stessi.
(4-05554)
BARBATO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
la drammatica situazione in cui versano i lavoratori FIAT di Pomigliano d'Arco, molti dei quali in Cassa integrazione ed altri con il contratto di lavoro di prossima scadenza;
per 37 lavoratori il contratto è, infatti, in scadenza il 31 dicembre 2009, mentre per altri 55 il contratto scadrà il 31 marzo del 2010. Da ben 4 anni a questi lavoratori la FIAT continua a rinnovare contratti a termine;
l'importanza fondamentale che svolge lo stabilimento di Pomigliano d'Arco nel polo industriale campano e nazionale;
nel Protocollo sottoscritto tra organizzazioni sindacali e la Fiat del 18 giugno 2009, la Fiat si impegnava a garantire una «piattaforma» in grado di consentire allo stabilimento di Pomigliano d'Arco la produzione di n. 1 o n. 2 vetture, in grado di saturare tutti gli organici e di evitare ulteriori esuberi;
giacciono inutilizzati ben 300 milioni di euro, stanziati a giugno dal CIPE a favore e per il rilancio degli stabilimenti di Pomigliano e di Termini Imerese;
sabato 19 dicembre 2009, l'interrogante, unitamente alle organizzazioni sindacali, ha accompagnato una delegazione di lavoratori dello stabilimento di Pomigliano che è stata ricevuta dal prefetto di Napoli -:
quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo e il Ministro per ottenere prioritariamente l'assunzione a tempo indeterminato di questi lavoratori anche in vista della presentazione da parte dell'azienda del piano industriale ed in previsione del rinnovo del bonus per la rottamazione degli autoveicoli.
(4-05558)