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Resoconto dell'Assemblea

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XIX LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 20 settembre 2023

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    l'incidente occorso alle ore 23 del giorno 30 agosto 2023 presso la stazione ferroviaria di Brandizzo (Torino) e la conseguente, tragica, morte di cinque lavoratori impiegati da un'impresa appaltatrice per la manutenzione del tratto ferroviario Milano-Torino costituisce solo un episodio, pur particolarmente grave, di una serie sanguinosa di decessi e infortuni che si verificano con cadenza giornaliera in danno dei lavoratori sul territorio nazionale, e a cui sono seguiti infatti altri tragici incidenti nelle ultime due settimane, tra i quali l'esplosione in una fabbrica in Abruzzo in cui hanno perso la vita tre operai, e quelli che hanno causato la morte di numerosi lavoratori operanti di diversi settori e in diverse zone d'Italia (in provincia di Catanzaro, nel messinese, in provincia di Torino, a Bologna, a Napoli, a Salerno);

    al riguardo, i dati 2021-2022 sugli infortuni pubblicati dall'INAIL ed elaborati dall'Osservatorio sicurezza sul lavoro e ambiente evidenziano che, da gennaio a luglio 2023, il bilancio delle morti sul lavoro ammonta a 559 vittime di cui 430 in occasione di lavoro e 129 in itinere, con una media di 80 decessi al mese;

    considerato il dato, ricavabile dai rilievi INAIL, del sensibile aumento degli infortuni mortali fra i lavoratori più giovani, che ammontano a 196 sinistri con esito fatale tra i 25 e i 39 anni e 22 tra i minori di vent'anni;

    gli infortuni e i decessi sul luogo di lavoro o nel percorso per giungervi o allontanarsene riguardano la quasi totalità dei settori produttivi, ciascun tassello delle singole filiere volte alla commercializzazione e produzione di beni e servizi, e coinvolgono prestatori d'opera impiegati a vario titolo presso piccole e medie imprese, imprese familiari, cooperative, ma anche grandi sedi di distribuzione e produzione multinazionale;

    è prioritario l'obiettivo dell'azzeramento del numero degli infortuni, in particolar modo di quelli mortali, nonché delle malattie professionali, da conseguire attraverso attività sinergiche e virtuose che attivino tutti gli strumenti disponibili (prevenzione, vigilanza, assistenza, repressione, incentivazione delle stesse buone pratiche preventive) fino all'emarginazione delle aziende che reiteratamente violino le norme di tutela della salute e sicurezza e, al contrario, alla valorizzazione delle imprese che assicurino una tutela rafforzata della sicurezza sul lavoro;

    in base ai dati disponibili, circa il 38 per cento degli ispettori dell'Ispettorato nazionale del lavoro (INL) è destinato allo svolgimento di attività diverse da quella di vigilanza a causa della carenza di personale amministrativo;

    è necessario individuare un nuovo approccio strategico alla prevenzione degli infortuni sul lavoro che si traduca in azioni sul piano normativo, organizzativo, disciplinare e culturale e che tenga conto, tra l'altro, da un lato, del principio di differenziazione delle attività economiche, e, dall'altro, dell'evoluzione del mondo del lavoro;

    è necessario che in sede parlamentare sia volta una valutazione analitica sull'organicità, esaustività e attualità della normativa di cui al testo unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, sulla presenza di eventuali lacune normative da colmare in relazione a specifici settori produttivi;

    il Parlamento può trarre soluzioni normative e prospettive di indirizzo politico ed amministrativo, fondate sulla valorizzazione delle acquisizioni, anche provvisorie, a cui perverranno le Commissioni parlamentari di inchiesta istituite presso entrambe le Camere in materia di condizioni di lavoro in Italia, sullo sfruttamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative volte a favorire il potenziamento degli organici e delle professionalità nonché una migliore organizzazione degli enti preposti ai controlli in tema di rispetto delle misure di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro;

2) a verificare la fattibilità del superamento delle attuali sovrapposizioni di competenze, in particolare tra ASL e Ispettorati territoriali del lavoro, concentrando le attività ispettive tecniche in materia di sicurezza del lavoro e il relativo personale in capo a un unico soggetto;

3) a valutare l'opportunità di adottare iniziative anche di carattere normativo volte ad inserire il settore della manutenzione ferroviaria nella categoria dei lavori usuranti di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67;

4) ad adottare iniziative volte ad introdurre disposizioni di carattere premiale in favore delle imprese che assicurino ulteriori e più salde tutele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro e a rafforzare le misure sanzionatorie per le imprese che si rendono responsabili di violazioni in tema di sicurezza;

5) ad adottare iniziative di competenza volte a procedere alla celere implementazione del fascicolo elettronico di ogni singolo lavoratore per la sicurezza sui luoghi di lavoro, nonché a prevedere percorsi formativi premiali in punto di sicurezza del lavoro, tarati sulle caratteristiche peculiari dei singoli lavoratori;

6) ad individuare, per quanto concerne le condizioni di fragilità che aumentano il rischio infortunistico e la morbilità professionale, le best practice in materia di sicurezza del lavoro, con particolare riguardo ai principi di differenziazione ed adeguatezza rispetto alla dimensione aziendale e al tipo di attività produttiva;

7) a favorire l'avvio di un'attività conoscitiva sulla transizione digitale e sulle nuove tecnologie e il loro potenziale utilizzo ai fini di prevenzione generale e speciale degli infortuni sul lavoro;

8) ad individuare nuove tecniche di monitoraggio e aggiornamento, in sinergia con l'Inail, sui dati di rilievo per gli infortuni sui luoghi di lavoro, con l'obiettivo di raggiungere un rafforzamento delle tecniche e degli istituti di prevenzione e migliorare l'adeguatezza degli interventi correttivi rispetto alla tipologia di infortunio;

9) a valutare l'opportunità favorire l'interoperabilità e la piena condivisione, tra l'Ispettorato nazionale del lavoro e l'Inail, delle banche dati rilevanti ai fini delle attività di controllo, nel rispetto della disciplina relativa alla protezione dei dati personali;

10) ad effettuare una valutazione analitica della possibile relazione causale tra gli istituti del decentramento produttivo, tra cui la subfornitura, il subappalto, e il distacco, da una parte, e l'eventuale abbassamento della soglia delle condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro, dall'altra;

11) a promuovere la cultura della sicurezza sul lavoro in riferimento ad ogni livello di istruzione e formazione, adottando iniziative di competenza volte a prevedere altresì il coinvolgimento, con apposite attività formative, delle classi docenti e l'eventuale l'introduzione di un insegnamento ad hoc.
(1-00182) «D'Alessio, Richetti, Del Barba, Enrico Costa, Gadda, Grippo, Marattin, Sottanelli, Gruppioni».


   La Camera,

   premesso che:

    come noto, lo scorso 30 agosto 2023 presso la stazione ferroviaria di Brandizzo (TO) hanno perso tragicamente la vita cinque operai addetti alla manutenzione dei binari ferroviari, alle dipendenze dell'azienda Sigifer;

    tale drammatica vicenda si inserisce in uno scenario che vede, da gennaio a luglio 2023, 559 vittime sul lavoro, con una media di 80 decessi al mese, oltre a 344.897 denunce di infortunio, come riferiscono i dati pubblicati dall'Inail;

    il tema della sicurezza sul lavoro è prioritario per il Governo Meloni, difatti nei mesi sono stati molteplici gli interventi in tal senso, in particolare nell'ambito del cosiddetto «decreto lavoro» (decreto-legge n. 48 del 2023) che contiene importanti misure «in materia di rafforzamento delle regole di sicurezza sul lavoro e di tutela contro gli infortuni, nonché di aggiornamento del sistema di controlli ispettivi». E da ultimo, con le misure adottate in emergenza con l'approvazione del cosiddetto «decreto Caldo» (decreto-legge n. 98 del 2023) a tutela di specifiche categorie di lavoratori particolarmente esposte agli eventi climatici estremi;

    ogni provvedimento sulla sicurezza è stato assunto attraverso il dialogo con le associazioni e gli enti di categoria ascoltati nell'ambito di un tavolo tecnico sulla sicurezza presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, la cui istituzione ha innanzitutto il fine di pervenire ad un'ampia riforma per modificare e aggiornare quelle norme in materia, a partire dal testo unico sulla sicurezza, che non rispondono all'attuale ed effettivo bisogno emergente;

    sul punto, è indispensabile aggiornare la normativa sulla sicurezza anche per rispondere ai cambiamenti del mondo del lavoro determinati in particolare dai processi di transizione, soprattutto digitale, che hanno portato ad incisive trasformazioni rispetto agli spazi e all'organizzazione lavorativi nonché alle modalità di svolgere le prestazioni. Cambiamenti che richiedono una scrupolosa valutazione dei rischi, finalizzata all'implementazione delle attività formative di qualità rivolte a tutti i soggetti coinvolti: lavoratori, datori di lavoro, coloro che svolgono funzioni di vigilanza e controllo;

    in materia di sicurezza e salute, pur restando fondamentale anche l'apparato sanzionatorio in relazione alle violazioni della normativa di settore, questo va considerato sempre uno «strumento» secondario rispetto alle politiche di prevenzione, e in tale ottica è auspicabile offrire alle imprese ogni presidio utile per favorirne gli adempimenti verso i lavoratori;

    le statistiche relative ai dati infortunistici dimostrano che tra le misure di prevenzione è urgente avviare un importante processo di sensibilizzazione per diffondere la cultura della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro, a partire dalle istituzioni scolastiche; sin dalla scuola infatti bisogna acquisire la consapevolezza di quelle regole di base introdotte per garantire il diritto di ogni lavoratore ad eseguire la prestazione lavorativa in un ambiente sicuro e salubre, e conoscere ogni elemento utile alla prevenzione e alla gestione integrata dei rischi professionali,

impegna il Governo:

1) a integrare e rafforzare le iniziative finalizzate alla diffusione della cultura della salute e della sicurezza sul lavoro nelle istituzioni scolastiche, con azioni volte a sensibilizzare, responsabilizzare, informare e formare gli studenti sulle tematiche della salute e della sicurezza sul lavoro;

2) nell'ambito delle misure finalizzate alla diffusione della cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro, ad adottare iniziative che favoriscano – mediante la collaborazione con le associazioni di settore – il ricorso ai cosiddetti testimonial della sicurezza, ossia coloro che hanno subito infortuni sul lavoro o malattie professionali e che, dopo aver ricevuto una specifica formazione, intervengono in attività, progetti didattici ed ogni altra iniziativa formativa ed educativa nella qualità di testimoni delle gravi conseguenze che comportano le violazioni delle norme sulla salute e sulla sicurezza, allo scopo di diffondere la cultura della prevenzione;

3) ad adottare iniziative volte a potenziare e migliorare la formazione dei rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza – Rls – per ridurre il disequilibrio che si riscontra nella preparazione tecnica di tali categorie di soggetti rispetto alle altre figure aziendali impegnate nel sistema di prevenzione e protezione;

4) ad adottare iniziative volte a favorire il potenziamento degli organici e delle competenze dei soggetti preposti ai controlli in materia di sicurezza e prevenzione degli infortuni sul lavoro;

5) a potenziare il sostegno alle iniziative di prevenzione tramite la formazione, l'informazione e la consulenza implementando gli investimenti da parte dell'Inail rispetto a quelli che attualmente mette a disposizione del tessuto produttivo del Paese;

6) a potenziare la cultura della prevenzione anche adottando iniziative di competenza volte a introdurre l'educazione alla sicurezza e salute dei lavoratori e nei luoghi di lavoro nell'ambito dell'insegnamento dell'educazione civica;

7) ad adottare le iniziative di competenza volte a incrementare le risorse per la ricerca scientifica «prevenzionale» su infortuni e rischi emergenti, tramite l'Inail, le università e gli altri enti di ricerca, assicurando che i risultati dei progetti completati vengano resi più agevolmente accessibili per il trasferimento al mondo produttivo e alle parti sociali;

8) ad adottare ogni iniziativa utile per promuovere nelle aziende l'implementazione di Mog-Sgsl – Sistemi di gestione della salute e sicurezza del lavoro;

9) a favorire l'instaurarsi di procedure che rendano effettivo un rapporto di cooperazione e collaborazione tra gli organi di vigilanza e le aziende, affinché, in specifiche situazioni di rischio (es. avvio di cantieri con ponteggi), attraverso delle verifiche preventive, venga accertata la conformità dei luoghi di lavoro alle norme sulla sicurezza, mettendo nelle condizioni l'azienda di riparare tempestivamente alle eventuali, difformità rilevate, in un'ottica di prevenzione dei rischi sul lavoro;

10) ad adottare le iniziative di competenza volte a rafforzare le misure sanzionatorie nei confronti di ogni soggetto a cui la legge attribuisce obblighi in materia di sicurezza sul lavoro e che si renda artefice di gravi violazioni in materia;

11) ad adottare le iniziative di competenza volte a introdurre disposizioni di carattere premiale in favore delle imprese che assicurino effettivamente le più salde tutele per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, compresa l'implementazione e l'adozione dei modelli organizzativi di cui al decreto legislativo n. 231 del 2001, la cui obbligatorietà andrebbe calibrata sulla gravità dei rischi;

12) ad adottare iniziative volte ad individuare modalità di defiscalizzazione dei costi di sicurezza sul lavoro al fine di incentivare la predisposizione dei dispositivi di protezione, soprattutto con riferimento alle piccole e medie imprese;

13) ad adottare ogni iniziativa volta a garantire l'implementazione, l'aggiornamento e la certificazione delle attività formative in materia di salute e sicurezza sul lavoro;

14) ad avviare un'incisiva azione di monitoraggio e controllo nel settore della manutenzione ferroviaria rispetto alle procedure esistenti in termini di salute e sicurezza sul lavoro e alla loro effettiva attuazione e osservanza, allo scopo di assumere ogni utile iniziativa, anche normativa, volta al rafforzamento delle misure di prevenzione e al contrasto di rischi sul lavoro nello specifico settore.
(1-00183) «Rizzetto, Giaccone, Tenerini, Pisano, Schifone, Nisini, Tassinari, Coppo, Giagoni, Gatta, Giovine, Caparvi, Marrocco, Malagola, Bellomo, Mascaretti, Volpi, Zurzolo, Ambrosi, Cerreto, Maerna, Gaetana Russo».


   La Camera,

   premesso che:

    il REPowerEU è il piano della Commissione europea, introdotto a seguito dell'invasione russa dell'Ucraina, che ha come obiettivo quello di rendere l'Europa indipendente dai combustibili fossili russi ben prima dell'anno 2030;

    le tre direttrici del piano consistono nella diversificazione delle fonti fossili nel breve periodo, nell'aumentare il risparmio energetico dei singoli Stati e nell'accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili;

    con riferimento a quest'ultima direttrice, l'attuale proposta di REPowerEU prevede un innalzamento, rispetto agli obiettivi «Fit for 55», della quota di rinnovabili sui consumi finali di energia. Tale quota dovrebbe aumentare dal 40 per cento al 45 per cento, in media UE;

    per quanto riguarda l'Italia, tuttavia, sia gli obiettivi del «Fit for 55» sia, a maggior ragione, gli obiettivi del REPowerEU sono di fatto irrealizzabili nei tempi previsti;

    è necessario che la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sia raggiunta assicurando al contempo la sostenibilità economica e sociale; per questo è indispensabile identificare obiettivi e scadenze realistici, compatibili con i tassi di sostituzione tecnologici effettivamente ipotizzabili in tutti settori dell'economia coinvolti, da individuare attraverso accurate analisi di impatto applicate a ciascuno dei Paesi membri;

    al contrario, dopo l'accordo raggiunto dal Consiglio UE nel giugno 2019 sull'obiettivo di riduzione, entro il 2030, del 40 per cento delle emissioni di gas serra rispetto al livello del 1990, pochi mesi più tardi, la nuova Commissione addirittura lanciava il cosiddetto «Green Deal» il quale, con il pacchetto «Fit for 55», innalza l'obiettivo di riduzione delle emissioni al 2030 ad «almeno il 55 per cento»;

    un simile innalzamento, in meno di 6 mesi, dei target da perseguire non ha evidentemente tenuto in considerazione realistiche analisi di impatto; infatti, secondo Eurostat, nel 2022 le emissioni UE sono state il 30 per cento in meno rispetto al 1990; dunque negli ultimi 32 anni, i Paesi membri hanno ridotto le emissioni ad un tasso medio dell'1,1 per cento all'anno; per raggiungere l'obiettivo posto da «Fit for 55» servirebbe un tasso di riduzione del 5,4 per cento annuo per i prossimi 8 anni, mentre – come noto – via via che vengono innalzati i target da raggiungere aumentano le difficoltà tecniche e, assieme ad esse, i costi marginali;

    gli scenari elaborati dalla stessa Commissione europea per ciascun Paese membro, relativamente all'attuazione del pacchetto «Fit for 55», prima delle modifiche di REPowerEU, confermano più in dettaglio le difficoltà;

    nel settore dell'energia, in Italia, entro il 2030 l'intensità energetica dovrebbe ridursi del 22 per cento, con un tasso di riduzione annua quasi 5 volte superiore a quello medio dal 1990 ad oggi, un obiettivo improponibile, visto che oggi l'intensità energetica italiana è già tra le più basse dell'Unione europea; si dovrebbe soddisfare con fonti rinnovabili, elettriche e non elettriche, il 36 per cento degli usi finali di energia, passando in meno di 8 anni, da 23 a 36,7 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) di energia rinnovabile, ovvero ipotizzare un tasso di crescita del 6 per cento all'anno, 6 volte maggiore rispetto a quello degli ultimi 8 anni (di poco inferiore all'1 per cento);

    per raggiungere tale obiettivo, sarebbe necessario aumentare la percentuale di elettricità sul totale degli usi finali di energia, dal 21,5 per cento di oggi al 28 per cento al 2030, e di conseguenza il fabbisogno elettrico lordo passerebbe dagli attuali 327 a 373 TWh (miliardi di chilowattora) e almeno l'83 per cento di tale elettricità dovrebbe essere generata da fonti rinnovabili;

    l'elettricità in più dovrebbe in parte sostituire l'utilizzo di combustibili fossili (petrolio e gas): per questo si dovrebbe ipotizzare che al 2030 siano in circolazione tra 6,5 e 8,5 milioni di veicoli elettrici puri (Bev) e ibridi plugin (Phev); pertanto, oltre a dotare il Paese delle necessarie infrastrutture di ricarica; bisognerebbe immatricolare in media circa 1 milione di auto all'anno, a fronte delle 117.000 (49.500 BEV e 68.000 Phev) del 2022. Sarebbe inoltre necessario installare tra 5 e 6 milioni di pompe di calore;

    con riferimento alla generazione elettrica da fonti rinnovabili, i profili orari su un anno solare della domanda elettrica aggiuntiva dovuta a questi nuovi carichi vanno sommati ai profili dei carichi convenzionali e, tenendo conto dei profili della generazione solare ed eolica, si possono calcolare le potenze che sarebbe necessario installare in Italia in meno di 8 anni; per soddisfare la domanda elettrica oraria per l'83 per cento con fonti rinnovabili bisognerebbe fornire ai carichi 281 TWh rinnovabili, ma tenendo conto del surplus di generazione e delle perdite di carica e scarica dei sistemi di accumulo necessari, se dovrebbero generare 307 TWh; per questo sarebbe necessario installare, entro il 2030, 107 gigawatt aggiuntivi di fotovoltaico ed eolico, cioè in media 13 gigawatt all'anno (oltre 4 volte le installazioni record del 2022 e oltre 10 volte in più rispetto al tasso di installazione di impianti rinnovabili negli ultimi 10 anni), senza considerare la difficoltà di individuare terreni idonei e non già occupati da impianti eolici o fotovoltaici;

   sarebbero inoltre necessari 160 GWh di nuovi sistemi di accumulo da aggiungere agli impianti idroelettrici a pompaggio già esistenti;

   alla luce di questi dati, appare chiaramente irrealistico il raggiungimento entro il 2030 degli obiettivi del pacchetto «Fit for 55» e quindi di REPowerEU che fissa obiettivi ancora più sfidanti, i quali dovranno essere inevitabilmente rinviati e rimodulati nel rispetto del principio della neutralità tecnologica, ovvero puntando a ridurre le emissioni sino ad azzerarle, aggiungendo anche in Italia il contributo fondamentale dell'energia nucleare, che agevolerà largamente il compito, sia in termini di consumo di suolo e materiali che di costi totali del sistema, ma che sarà disponibile in rete intorno alla metà degli anni '30, a patto che da subito il Governo e il Parlamento provvedano alle modifiche normative necessarie affinché entro i prossimi 5 anni vengano avviati i cantieri delle prime centrali elettronucleari;

   al tempo stesso, occorre ugualmente procedere con lo sviluppo delle tecnologie a fonte rinnovabile, per aumentarne la capacità installata quanto più possibile, a cominciare dagli impianti fotovoltaici su coperture e agri-voltaici; oltre che con l'efficientamento degli edifici per i quali l'intervento è economicamente conveniente, l'elettrificazione del trasporto pubblico locale, la produzione di biogas in aziende zootecniche ed agroalimentari, lo sviluppo delle comunità energetiche;

   per i grandi impianti eolici e fotovoltaici onshore e offshore, di taglia superiore a 2 megawatt, è invece necessario che il Governo solleciti le regioni a individuare al più presto le superfici e le aree idonee ed eserciti rapidamente i propri poteri sostitutivi in caso di inadempienza; le richieste di autorizzazione oggi pendenti relative a impianti di taglia superiore a 2 megawatt non potranno che essere valutate a valle della individuazione delle superfici e aree idonee, e dovranno essere immediatamente rigettate qualora l'impianto non sia proposto su una superficie o un'area idonea;

   il Governo a inizio luglio 2023 ha trasmesso alla Commissione europea la proposta di aggiornamento del Pniec, il Piano nazionale integrato per l'energia e il clima. Il piano recepisce i nuovi target imposti dal RepowerEu ma mette correttamente in evidenza la difficoltà a raggiungerli nei tempi indicati dalla Commissione indicando la tecnologia nucleare di nuova generazione come protagonista nella transizione energetica verso un'economia a basse emissioni di carbonio. Questo grazie alla sua capacità di garantire la produzione di energia elettrica in modo costante senza emissione di CO2,

impegna il Governo:

1) a specificare nel Pniec il percorso verso l'azzeramento delle emissioni di CO2 che l'Italia ritiene più sostenibile, indicando gli scenari possibili da qui al 2050, con i tempi e i contributi delle diverse tecnologie rinnovabili e dell'energia nucleare, precisando inoltre che per «tecnologie nucleari di nuova generazione» si intendono le migliori tecnologie disponibili sul mercato, che oggi sono quelle della terza generazione evoluta, alla quale in futuro potranno auspicabilmente aggiungersene altre, che gli investitori valuteranno di adottare;

2) ad adottare iniziative di competenza volte a indicare alle regioni una scadenza temporale per l'individuazione delle aree idonee ad ospitare i grandi impianti onshore e offshore a fonte rinnovabile, di taglia superiore a 2 megawatt, definite sulla base di criteri razionali e misurabili, con zone di rispetto intorno a beni tutelati determinate in base alle caratteristiche del bene, alla tipologia e dimensioni fisiche dei grandi impianti da realizzare nei suoi pressi e all'orografia del territorio, tenendo conto che gli impianti di taglia superiore a 2 megawatt potranno essere autorizzati esclusivamente su superfici e aree idonee, e a esercitare i propri poteri sostitutivi in caso di inadempienza;

3) ad adottare iniziative volte ad avviare al più presto l'iter normativo necessario a consentire entro il 2028 l'inizio della costruzione in Italia di centrali nucleari multi-reattore, individuando le aree idonee, le relative procedure autorizzative e i criteri di remunerazione, secondo quanto previsto dalla normativa UE (quali il contratto differenziale a due vie).
(1-00184) «Ruffino, Richetti, Benzoni, Pastorella».

Risoluzioni in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    i numeri del trasporto pubblico locale italiano, mostrano la centralità di questo settore per lo sviluppo e la crescita del nostro Paese, ma anche che, senza investimenti importanti, non sarà in grado di raggiungere gli standard di altri Paesi europei;

    peraltro, il settore dei trasporti è responsabile di oltre un quarto delle emissioni climalteranti nel nostro Paese, ed è il primo settore per emissioni, nonché l'unico che dal 1990 non le ha ridotte ma anzi aumentate (+3 per cento), in controtendenza rispetto agli altri settori;

    l'Italia è terza in Europa per emissioni di gas serra del settore trasporti dopo la Germania e la Francia. Si ricorda che l'Italia è tuttora sotto procedura di infrazione europea per il mancato rispetto dei valori limite di emissione per la qualità dell'aria sia per gli ossidi di azoto che per le polveri sottili;

    per oltre il 90 per cento le emissioni dei trasporti sono ascrivibili alla mobilità su strada per passeggeri e merci, a dimostrazione che la transizione ecologica del settore dei trasporti nel nostro Paese è davvero ancora troppo lenta;

    il trasporto merci per il 55 per cento si muove su strada, per il 30 per cento via nave e per poco meno dell'11 per cento su treni. Il dominio dell'automobile nella ripartizione modale del trasporto passeggeri si riflette anche sul tasso di motorizzazione, che da diversi anni vede l'Italia in vetta alla classifica europea: 670 auto ogni 1000 abitanti, contro le 580 della Germania, le 567 della Francia e le 560 della media europea;

    con riguardo al PNRR e in attuazione della missione 3: «Infrastrutture per una mobilità sostenibile», particolare attenzione viene dedicata al tema della sostenibilità ambientale e, al maggiore peso che deve avere sempre di più il trasporto su ferro rispetto al trasporto su gomma (cosiddetta «cura del ferro») al fine di ridurre le emissioni di CO2 e aumentare la sostenibilità dei trasporti. Sempre il PNRR prevede, nell'ambito della missione 2, componente 2, fondi per 3.600 milioni di euro, per lo spostamento di almeno il 10 per cento del traffico verso sistemi di trasporto rapido di massa con la realizzazione di 240 chilometri di rete di cui: metro (11 chilometri), tram (85 chilometri), filovie (120 chilometri), funivie (15 chilometri). L'obiettivo è ottenere uno spostamento di almeno il 10 per cento del traffico su auto private verso il sistema di trasporto pubblico;

    i dati della relazione annuale 2019-2020 dell'Osservatorio nazionale TPL, dicono che il settore del trasporto pubblico locale e regionale in Italia genera ogni anno oltre 11 miliardi di euro di fatturato e trasporta oltre 5,5 miliardi di passeggeri per 2 miliardi di corse-Km complessive sulle diverse modalità attraverso poco meno di 900 gestori titolari di contratti di servizio/atti di affidamento, in forma singola o aggregata, e oltre 114.000 addetti;

    in Italia il settore del trasporto pubblico sconta anni di rallentamento degli investimenti sia sui mezzi, sia sulle reti, anche se Cassa depositi e prestiti ha stimato che realizzare in modo sistemico tutti gli interventi oggi individuati per allineare mezzi e reti dedicati al trasporto pubblico in Italia agli standard europei, consentirebbe di realizzare 5,6 miliardi di euro l'anno circa di valore aggiunto in più, pari allo 0,3 per cento del Pil, e di occupare circa 137 mila nuove unità di lavoro, pari a un incremento occupazionale annuo dello 0,6 per cento;

    il ritardo infrastrutturale italiano rispetto ad altri Paesi europei è enorme: le linee metropolitane si fermano a 254 chilometri totali, ben poco rispetto a Regno Unito (679 chilometri), Germania (656) e Spagna (614). I chilometri di metropolitane in tutta Italia sono paragonabili a quelli di città come Madrid (291,3) o Parigi (225,2);

    in Italia ci sono 397 chilometri di tranvie rispetto agli 835 chilometri della Francia e ai 2.039 chilometri della Germania. Il nostro Paese è dotato di 740 chilometri di ferrovie suburbane, mentre sono 2.038 in Germania, 1.817 chilometri nel Regno Unito e 1.443 in Spagna;

    il parco autobus ha un'età media di quasi 12 anni rispetto ai 7 circa dello standard europeo, il servizio ferroviario regionale operato con treni che hanno in media 18,6 anni d'età e di reti urbane su ferro poco capillari;

    ormai sostanzialmente croniche sono le problematiche connesse all'invivibilità e insalubrità delle grandi città italiane, con elevati livelli di inquinamento urbano in diversi capoluoghi, sostanziale immobilità del traffico cittadino conseguenza del numero record di veicoli privati in circolazione (672 auto ogni 1.000 abitanti, quasi il 30 per cento in più rispetto alla media di Francia, Germania e Spagna), e numeri da record sui danni alla salute da smog (più di 52.000 decessi annui da PM 2,5, pari a 1/5 di quelli rilevati in tutto il continente europeo);

    a fronte di tutto ciò sono stati fatti più investimenti sulle infrastrutture per il trasporto su gomma che su ferro. Il contrario di quello che si dovrebbe fare. Stando ai dati del Conto nazionale trasporti, dal 2010 al 2020 sono stati realizzati 310 chilometri di autostrade, a cui si aggiungono migliaia di chilometri di strade nazionali, a fronte di 91 chilometri di metropolitane e 63 chilometri di tranvie;

    il processo di riconversione dei trasporti in Italia è quindi fondamentale e ineludibile, e lo è ancora di più se si vogliano rispettare gli obiettivi del Green Deal europeo, del taglio delle emissioni del 55 per cento entro il 2030 e al loro azzeramento entro il 2050;

    le inefficienze del Tpl pesano inevitabilmente sulle finanze pubbliche, sia in quanto il trasporto rappresenta per le regioni la seconda voce di spesa dopo la sanità, sia perché le inefficienze delle aziende pubbliche di Tpl ricadono sui bilanci degli enti locali di riferimento;

    peraltro il maggiore utilizzo dell'auto per gli spostamenti all'interno delle città medio grandi del nostro Paese collegato all'inadeguatezza della rete di Tpl e alla bassa qualità del servizio offerto, rappresenta per molte famiglie italiane un maggior costo rispetto alla media europea;

    è necessario programmare maggiori risorse per investire realmente sulla mobilità sostenibile, sostenendo il trasporto pubblico, e spostando il trasporto merci su gomma, ancora abbondantemente predominante, a favore del trasporto su ferro, favorendo la mobilità condivisa. Va insomma invertita la rotta investendo sulla «cura del ferro» nel nostro Paese;

    occorre investire in infrastrutture, in alcuni casi davvero fondamentali e in ritardo da decenni, ma anche in servizi, treni moderni, interconnessioni tra i vari mezzi di trasporto. Serve investire nelle linee ferroviarie urbane, suburbane ed extraurbane, potenziando il servizio dei treni regionali e Intercity;

    i dati sulla mobilità e i numeri che caratterizzano i trasporti urbani, ci dicono che ancora oggi solamente il 7,6 per cento dei cittadini si muove con il trasporto pubblico locale, e il 4,7 per cento con bicicletta o mezzi di micro-mobilità. È necessario un impegno specifico del Governo e delle amministrazioni locali per cominciare a invertire questi numeri, affinché la mobilità sostenibile, pubblica e condivisa, diventi la principale modalità di spostamento;

    stessa cosa vale per il trasporto delle merci, laddove il loro trasporto su ferrovia rappresenta ancora solamente l'11 per cento del totale delle merci. Troppo poco se confrontata con la media europea che è quasi del 17 per cento e un obiettivo del 30 per cento al 2030;

    come ricorda il rapporto Pendolaria del 2023 di Legambiente, in valori assoluti, per i trasporti su gomma e su ferro, si è passati da una disponibilità di risorse di circa 6,2 miliardi di euro nel 2009 a meno di 4,9 miliardi nel 2020, per aumentare leggermente fino al 2023 con poco meno di 5,1 miliardi. Tra il 2009 ed il 2023 si registra ancora una differenza pari -17,8 per cento nei finanziamenti complessivi. La responsabilità di questa situazione è però anche delle regioni, a cui dal 2000 sono stati trasferiti poteri e risorse sul servizio ferroviario locale;

    il fabbisogno di investimenti nel settore del trasporto pubblico riguarda sia i mezzi su gomma o su ferro, sia le infrastrutture, con particolare riferimento a metropolitane e tranvie e linee ferroviarie locali. Si tratta di mercati diversi tra di loro per caratteristiche e dimensione del fabbisogno, ai quali occorre offrire risposte differenti in termini di modelli finanziari e risorse;

    per le città, le variabili su cui intervenire riguardano l'allargamento della flotta dei mezzi e delle linee di servizio, il potenziamento dei collegamenti a nodi intermodali da e verso le aree periurbane ed extra-urbane, al fine di incrementare sensibilmente il numero di passeggeri che viaggiano in metro e in treno;

    sul trasporto ferroviario alcuni numeri indicano un timido miglioramento. Il numero di treni regionali in servizio, considerando tutti i gestori, è finalmente in aumento, anche se con notevoli differenze tra le regioni;

    con riguardo il trasporto ferroviario regionale vanno comunque evidenziate le forti differenze e gli eccessivi squilibri tra le diverse aree del Paese, specialmente tra sud e nord, e tra i diversi gestori. Le corse dei treni regionali in tutta la Sicilia, per esempio, sono ogni giorno 506 contro le 2.173 della Lombardia, una differenza di 4,3 volte, mentre a livello di popolazione la Lombardia conta «solo» il doppio degli abitanti siciliani;

    nel 2020 in Italia la rete ferroviaria non elettrificata – le cosiddette «linee diesel» – incideva per quasi il 28 per cento sul totale, percentuale che nel Mezzogiorno arrivava a ben il 42 per cento del totale;

    lo squilibrio maggiore e i contesti più arretrati si riscontrano soprattutto in Sicilia e in Sardegna, e nei territori geograficamente più periferici. In Sardegna la rete gestita da Rfi s.p.a. è interamente non elettrificata, nonché in larga parte a binario singolo. La stessa situazione si rileva in Sicilia, per le province di Trapani e Ragusa, e in Calabria per la provincia di Crotone e il versante ionico;

    la situazione è ancora peggiore in Sardegna. Il sistema delle ferrovie sarde è infatti tutt'ora basato sulla trazione diesel e subisce un ritardo infrastrutturale di decenni rispetto a molte altre parti del Paese: il rapporto Pendolaria 2023 evidenzia che nella regione sarda le corse al giorno sono appena 304, e fra queste la maglia nera alla Nuoro – Macomer, una linea a scartamento ridotto risalente alla fine dell'ottocento, con alcuni adeguamenti realizzati nel dopoguerra: il tracciato di circa 57 chilometri viene percorso in ben 75 minuti, con 6-7 corse giornaliere nei soli giorni feriali, che devono essere integrate parzialmente da autobus Arst;

    il rapporto Pendolaria del 2023 ricorda le coniche criticità della nostra rete ferroviaria locale: linee a binario unico, treni con frequenze irrispettose dei cittadini; risorse economiche inadeguate a rendere più competitivo il mezzo pubblico su ferrovia rispetto a quello privato su strada; ritardi nella riattivazione di linee ferroviarie interrotte, sospese o abbandonate; un confronto impietoso rispetto ai principali Paesi europei nei numeri sulle linee metropolitane e tranviarie in ambito urbano;

    sempre Legambiente stima che sarebbero necessarie nuove risorse fino al 2030 pari a 500 milioni l'anno per rafforzare il servizio ferroviario regionale (per acquisto e revamping dei treni) e 1,5 miliardi l'anno (per realizzare linee metropolitane, tranvie, linee suburbane). Si tratta complessivamente di 2 miliardi di euro all'anno fino al 2030 per trasformare le infrastrutture delle città italiane e rendere quest'ultime finalmente moderne e vivibili;

    il problema è che, mentre in alcune parti del Paese la situazione è migliorata rispetto al passato, in altre è fortemente peggiorata e si è ampliata la differenza nelle condizioni di servizio tra gli stessi pendolari. Per i 3 milioni di pendolari del treno in Italia, nel picco del 2019 prepandemia, continua senza grandissime novità la via crucis quotidiana per spostarsi e per raggiungere il posto di lavoro o di studio in città;

    l'emergenza sanitaria legata alla pandemia da COVID-19 ha inoltre avuto conseguenze negative sul sistema di trasporto pubblico regionale e locale e sul suo assetto finanziario, economico e gestionale. Il crollo della domanda ha raggiunto nel periodo del lockdown del 2020 livelli superiori al 90 per cento rispetto ai valori normali, con una perdita di ricavi da traffico su base mensile di oltre 250 milioni di euro. Il crollo della domanda e le conseguenti perdite di ricavi da traffico e redditività delle imprese del settore sono proseguiti anche nel successivo biennio 2021-2022 e a tutt'oggi non sono ancora stati recuperati i livelli di domanda e di ricavi da traffico pre Covid. A ciò si sono aggiunti gli effetti negativi dell'inflazione e della guerra in Ucraina in termini di crisi energetica, aumento del costo dei carburanti e delle materie prime. Tutto questo ha avuto ed ha ovviamente, effetti molto pesanti sulle stesse imprese di Tpl;

    riguardo alle modalità di finanziamento del trasporto pubblico locale, l'articolo 16-bis del decreto-legge n. 95 del 2012, come successivamente sostituito dall'articolo 1, comma 301, legge 24 dicembre 2012, n. 228 (legge di stabilità 2013), ha istituito il Fondo nazionale per il concorso finanziario dello Stato agli oneri del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, nelle regioni a statuto ordinario. Detto Fondo Tpl è stato poi successivamente modificato e integrato dal decreto-legge n. 50 del 2017, che ha previsto nuove misure per il finanziamento del trasporto pubblico locale, nonché in materia di contratti di servizio stipulati dalle imprese che gestiscono questo servizio. È stata quindi rimodulata la dotazione del suddetto Fondo nazionale in 4.789,5 milioni di euro per l'anno 2017 e 4.932,6 milioni a decorrere dall'anno 2018, in tal modo disapplicando il fino ad allora vigente meccanismo di alimentazione del Fondo mediante il gettito delle accise su benzina e gasolio;

    il Fondo Tpl, ha visto in questi anni una stabilizzazione ed una costanza di finanziamenti che però risultano ancora insufficienti;

    per quanto riguarda il finanziamento del trasporto pubblico locale, la ripartizione del Fondo Tpl tra le regioni è tuttora fissata, in attesa della riforma che è attualmente sospesa, sulla base dei criteri definiti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri dell'11 marzo 2013, come modificato dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 7 dicembre 2015 e dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 maggio 2017, quindi sostanzialmente su criteri di spesa storica su cui si sono poi stratificati molteplici interventi normativi di modifica delle modalità di finanziamento e di attribuzione delle risorse;

    il decreto-legge 12 settembre 2023, n. 121, attualmente in fase di conversione al Senato (A.S. 870) all'articolo 1 reca misure in materia di pianificazione della qualità dell'aria e limitazioni della circolazione stradale, ma lungi dal prevedere una reale programmazione in materia di trasporto pubblico locale, al solo fine di assicurare l'esecuzione delle sentenze della Corte di giustizia dell'Unione europea del 10 novembre 2020 in causa C-644/2018 e del 12 maggio 2022 in causa C-573/2019, prevede come unica misura finalizzata alla riduzione delle emissioni inquinanti la limitazione della circolazione stradale sino al raggiungimento di determinati parametri,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative volte a incrementare ulteriormente, già dal prossimo disegno di legge di bilancio, le risorse a favore del fondo nazionale Tpl, anche al fine di recupero dell'inflazione e per rafforzare gli investimenti a favore del trasporto pubblico e in particolare quello su ferro, al fine di spostare la domanda di mobilità dalle auto private al trasporto pubblico e condiviso;

   ad adottare iniziative di competenza volte ad aumentare strutturalmente le risorse per sostenere gli enti territoriali nell'implementazione delle linee metropolitane, tranvie, linee suburbane, e per rafforzare il servizio ferroviario regionale;

   ad avviare tutte le iniziative di competenza volte a favorire il rinnovo della flotta degli autobus per il trasporto pubblico locale favorendo l'acquisto di mezzi elettrici e alimentati a idrogeno verde, garantendo così la riduzione delle emissioni inquinanti e dello smog in particolare nelle grandi aree urbane e contribuire agli obiettivi UE del taglio delle emissioni climalteranti del 55 per cento entro il 2030 e al loro azzeramento entro il 2050;

   ad adottare iniziative di competenza volte a prevedere misure incentivanti volte a favorire l'acquisto di abbonamenti al trasporto pubblico locale e l'accessibilità gratuita del Tpl per categorie di persone quali giovani, studenti, anziani, e persone con Isee inferiore a 15 mila euro l'anno;

   ad adottare iniziative di competenza volte a rifinanziare il Fondo istituito con il decreto-legge n. 34 del 2020 per compensare gli operatori di servizio di trasporto pubblico regionale e locale passeggeri sottoposti a obbligo di servizio pubblico, degli effetti negativi in termini di riduzione dei ricavi a seguito dell'epidemia del COVID-19, al fine di coprire le perdite accumulate durante il periodo pandemico;

   a investire maggiormente sulla mobilità sostenibile attraverso l'incremento di soluzioni di mobilità collettiva e condivisa, e a favorire la mobilità dolce anche investendo sull'intermodalità fra la bicicletta e il trasporto pubblico su ferro;

   ad avviare tutte le iniziative di concerto con gli enti territoriali volte ad accelerare gli interventi di elettrificazione della rete ferroviaria regionale, in particolare delle aree del Mezzogiorno e soprattutto in Sicilia e in Sardegna, nonché nei territori geograficamente più periferici;

   ad adottare le opportune iniziative volte a garantire maggiormente i collegamenti tra le aree a domanda debole o comunque poco servite dai servizi a mercato, anche rafforzando a tal fine il regime di obblighi di servizio pubblico.
(7-00146) «Ghirra».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 32 della Costituzione tutela la salute come diritto fondamentale dell'individuo (non del solo cittadino, quindi), e come interesse per la collettività, garantendo le cure per coloro che non possono permettersele;

    quando la salute viene meno per un qualsiasi problema è diritto della persona godere di un'accoglienza che gli garantisca un percorso tempestivo con diagnosi e terapia adeguate;

    tutti i pazienti a prescindere da eventuali disabilità pregresse hanno gli stessi diritti, mentre è diversa la modalità di fruizione di questo diritto, dato che le caratteristiche della persona disabile con alto o altissimo bisogno di assistenza e cura rendono molto più complesso un approccio medico efficace e razionale;

    la struttura ospedaliera che accoglie la persona malata e con disabilità deve garantire, infatti, un'organizzazione coordinata e dedicata a queste situazioni particolari, promuovendo anche progetti di accoglienza personalizzati adeguando i servizi alle esigenze di quei pazienti;

    purtroppo ancora oggi le cure dedicate a questi pazienti in ambito ospedaliero per le patologie non correlate direttamente alla disabilità presentano punti molto critici, quali la presenza di barriere materiali, organizzative ma anche gestionali e culturali che devono essere superate;

    l'Organizzazione mondiale della sanità (World Health Organization, Who) ritiene che per le persone con disabilità si raddoppi il rischio di trovare operatori e strutture inadeguate alle loro esigenze rispetto quanto possa accadere per persone malate ma non affette da disabilità pregresse;

    sempre il Who stima che la possibilità che alle persone con disabilità venga negata la possibilità di accedere alle cure sanitarie sia addirittura triplicata rispetto a quella dei malati non disabili e che sia quadruplicato il rischio di trattamenti che non rispettino la dignità del malato disabile;

    al contrario, è indispensabile che sia garantita la difesa del diritto al benessere dei malati con disabilità che soffrono due volte rispetto ai malati non disabili, avendo spesso difficoltà estremamente gravi a poter anche solo comunicare le proprie condizioni di salute, con la conseguenza che le strutture ospedaliere si trovano in difficoltà oggettiva nel comprendere le esigenze della persona fornendo la risposta adeguata e rapida che, invece, è necessaria;

    le difficoltà presenti sono causa anche della diffidenza che molti malati, e le loro famiglie, presentano nei confronti delle strutture sanitarie e nei ritardi, che possono anche essere letali, nella scelta di un ricovero che si prevede particolarmente difficoltoso;

    l'Italia ha, con la legge n. 18 del 3 marzo 2009 ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, firmata a New York il 13 dicembre del 2006 finalizzata a combattere le discriminazioni e le violazioni dei diritti umani, inserendosi nel contesto della tutela e della promozione dei diritti della persona. La Convenzione non riconosce «nuovi» diritti alle persone con disabilità ma ha lo scopo di assicurare che esse possano godere in pieno di tutti i diritti riconosciuti alle persone che, invece, non soffrono di disabilità;

    la Convenzione si compone di un preambolo e di 50 articoli e intende promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti e di tutte le libertà da parte di tutte le persone, ivi comprese quelle con disabilità, riconosciuta come una condizione legata all'esistenza di barriere di varia natura (fisiche, psicologiche, sociali) che possono ostacolare le persone con problematiche fisiche, mentali o sensoriali, e che, secondo la Convenzione, hanno il diritto di partecipare in modo pieno ed effettivo alla società;

    con la ratifica della Convenzione l'Italia ha aggiunto un impegno importante alla rimozione delle barriere nei confronti dell'accesso al diritto di cura per le persone disabili, ma non ha ancora superato totalmente le gravi difficoltà che, invece, queste persone devono affrontare;

    la direttiva della Presidenza del Consiglio del febbraio 2022 invita le amministrazioni titolari delle riforme e degli investimenti contenuti nel PNRR a seguire, sia nella fase di progettazione che in quella di attuazione, ad una serie di principi tra i quali quello dell'accessibilità per tutte le persone alle cure;

    il lasso di tempo trascorso tra la ratifica della Convenzione e la direttiva del Presidente del Consiglio (quasi 15 anni) conferma che la situazione al riguardo è ancora molto difficile, anche se vi sono esempi di buone pratiche che dovrebbero essere utilizzate come modelli nazionali;

    ad esempio, in Lombardia è nato già nell'anno 2000 presso l'ospedale San Paolo di Milano un progetto Dama (acronimo di Disabled Advanced Medical Assistance, ovvero «Accoglienza medica avanzata per disabili»), volto ad «adattare» ad ogni paziente il percorso in un'ottica di flessibilità delle risorse delle strutture ospedaliere;

    in accordo alla «Carta dei Diritti delle persone con disabilità in Ospedale», documento presentato per la prima volta nel 2013, il progetto Dama si propone di ridurre le difficoltà di accesso alle cure e di garantire il diritto alla salute come previsto dall'articolo 32 della Costituzione e dall'articolo 25 della citata Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, tramite una équipe in grado di coordinare l'attività diagnostica e terapeutica all'interno della struttura ospedaliera, con personale infermieristico e volontario dedicato all'accoglienza dei pazienti e delle loro famiglie, che vengono accolti in un luogo adeguato che sia un punto di riferimento per le famiglie al quale potersi rivolgere per le varie necessità. I servizi principali di cui sia il paziente che le famiglie e gli accompagnatori (caregivar) possono avvalersi riguardano l'ascolto, l'accoglienza, l'assistenza sanitaria, la diagnosi, l'impostazione di percorsi terapeutici e la racconta dei dati clinici. Il progetto ha dato risultati positivi tanto che la metodologia Dama è stata esportata anche a Mantova e Varese;

    questo ed altri progetti analoghi sono certamente importanti ma non devono rimanere confinati a livello regionale ma debbono diventare modelli per interventi a carattere nazionale, essendo inaccettabile che il diritto alla cura, diritto universale, sia di fruibile in maniera diversa tra le persone per il solo fatto di vivere in un dato territorio;

    al riguardo non sembra che esistano studi e dati che indichino a livello nazionale la situazione e che possano consentire una verifica dell'appropriatezza delle cure ospedaliere in particolare per quel che riguarda le persone con disabilità, e l'esistenza nelle strutture di cura del nostro Paese di barriere legate alla disabilità che impediscano o limitino il diritto alla cura,

impegna il Governo:

   a realizzare, per quanto di competenza e utilizzando anche eventuali dati e studi raccolti dalle regioni, un monitoraggio nazionale relativo all'adeguatezza ed alla accessibilità delle cure per le persone con disabilità in modo da poter fornire un quadro chiaro delle strutture sanitarie, evidenziando punti di forza ed eventuali criticità con le quali le persone disabili si scontrano e che rendono difficile la cura delle patologie non direttamente collegate alla disabilità stessa e, in base ai risultati del citato monitoraggio, ad assumere in coordinamento con le regioni le iniziative necessarie affinché tutti i centri sanitari vengano adeguati per rendere effettivamente fruibile il diritto del paziente disabile ad essere accolto nella struttura sanitaria;

   ad utilizzare come modello nazionale, sempre udite le regioni, progetti come quelli del Dama sopra illustrati e che hanno dato ottimi risultati in Lombardia, oltre ad altre buone pratiche presenti nel nostro Paese che vanno valorizzate per consentire a tutti i cittadini, non solo disabili, di godere del diritto universale alla salute ed alla cura.
(7-00145) «Girelli, Furfaro, Ciani, Malavasi, Stumpo».


   La XII Commissione,

   premesso che:

    l'articolo 14, comma 1, della legge n. 328 del 2000 ha introdotto nell'ordinamento il «progetto individuale per la persona disabile»;

    il progetto individuale di cui alla legge n. 328 del 2000 è uno strumento essenziale, non solo sanitario, al fine della piena integrazione, anche sociale e lavorativa, della persona disabile;

    nell'ambito del progetto individuale per la persona disabile è compresa anche una valutazione diagnostico-funzionale e le prestazioni di cura e riabilitazione a carico del Servizio sanitario nazionale nonché i servizi alla persona erogati dal comune, le misure economiche necessarie per il superamento delle condizioni di povertà ed emarginazione;

    nonostante l'impostazione indicata dalla legge n. 328 del 2000, si evidenziano ancora oggi enormi difficoltà sia nella predisposizione che nell'attuazione dei progetti individuali per le persone disabili;

    va affrontato e superato il vulnus delle risorse limitate e insufficienti a garantire il rispetto e l'attuazione della normativa vigente in materia di tutela della salute delle persone disabili;

    rispetto alle risorse da destinare alla tutela delle persone disabili si deve attuare quanto affermato dalla Corte costituzionale già con la sentenza n. 275 del 2016, laddove la Consulta afferma il principio che, pur nella discrezionalità delle scelte dirette a garantire l'equilibrio di bilancio, si deve garantire la spesa per l'erogazione di prestazioni sociali incomprimibili e tra queste rientra a pieno titolo la tutela della salute dei disabili;

    nel gennaio 2017 sono stati approvati i Lea sanitari e socio sanitari, oggi ancora inattuati anche a causa della incertezza e congruità delle risorse ad essi destinati;

    la piena attuazione del progetto individuale della persona disabile di cui alla legge n. 328 del 2000 deve passare oggi inevitabilmente per l'ulteriore implementazione e finanziamenti dei Lea, dei Liveas e dei Leps, che sono oggi messi in pericolo dalle proposte di autonomia differenziata che rischiano di creare ulteriori gap territoriali e nell'uniformità delle prestazioni;

    ancora oggi sono sconfortanti i dati sull'accesso alle cure per le persone con disabilità;

    il 63,3 per cento delle persone con disabilità può essere costretta ad uscire dalla propria regione anche per effettuare delle semplici visite di routine;

    il 79,6 per cento delle persone disabili devono rivolgersi a più di una struttura sanitaria prima di ricevere un'assistenza adeguata;

    sono dati allarmanti e sconfortanti che segnalano solo alcune delle ancora numerose criticità del Servizio sanitario nazionale;

    le associazioni delle persone disabili ancora oggi riscontrano l'assenza di percorsi specifici per persone con disabilità nelle strutture sanitarie;

    così come si segnala nelle strutture sanitarie la presenza di barriere architettoniche, lunghe ore d'attesa, frequenti difficoltà nella comunicazione dei bisogni specifici al personale, nonché criticità nella gestione dei comportamenti problematici delle persone con disabilità psichiche;

    sono dati che restituiscono una situazione complessa, aggravata anche dalle difficoltà innescate dalla pandemia di coronavirus;

    nella maggior parte delle strutture sanitarie italiane mancano protocolli specifici per le persone con disabilità, si riscontra inoltre una forte carenza di personale adeguatamente formato;

    il Servizio sanitario italiano appare strutturato per il malato, non per il malato con disabilità;

    il tema dell'accessibilità alle cure per ogni persona e in particolare per ogni persona disabile deve diventare una priorità su cui si fonda la civiltà e il benessere di un Paese, nonché l'accesso universale alla prevenzione, alla cura e all'assistenza;

    è necessaria una vera e propria svolta verso il pieno riconoscimento della dignità e dei diritti delle persone con disabilità e che sia in grado di abbattere le disuguaglianze in tutti i settori della sanità;

    il Piano nazionale di ripresa e resilienza è una occasione che non può essere persa per rendere effettiva e concreta la piena accessibilità alle cure attraverso l'adozione di misure urgenti finalizzate ad adeguare l'offerta sanitaria ai bisogni, spesso delicati, delle persone con disabilità,

impegna il Governo:

   in ottemperanza alla sentenza n. 275 del 2016 della Corte costituzionale, ad adottare iniziative volte a garantire integralmente le risorse per le prestazioni sanitarie e socio sanitarie delle persone disabili, già a partire dal prossimo disegno di legge di bilancio, in quanto il diritto alla salute e alle prestazioni sanitarie e socio sanitarie è un diritto incomprimibile né assoggettabile all'equilibrio di bilancio che pur va perseguito;

   ad effettuare un costante monitoraggio e verifica dell'attuazione e della realizzazione delle misure e dei progetti relativi alla ristrutturazione di edifici destinati a strutture sanitarie, con particolare riferimento agli interventi diretti all'abbattimento delle barriere architettoniche, alla creazione di spazi adeguati e ai percorsi che tengano conto delle disabilità delle persone, previsti e finanziati dal PNRR, nonché finanziati dagli accordi di programma e dai Fsc, valutando, altresì, in sede di eventuali proposte di modifica da presentare alla Commissione europea, di aumentare le risorse finanziarie da destinare alle misure e ai progetti relativi a tali interventi;

   a presentare tempestivamente al Parlamento una relazione dettagliata sull'attuazione dei progetti individuali delle persone disabili in riferimento ai servizi sanitari e socio sanitari previsti dalla legge n. 328 del 2000 erogati dalle strutture sanitarie e sulla loro adeguatezza;

   a sviluppare e sostenere, d'intesa con le regioni, in maniera uniforme sul territorio nazionale, i servizi domiciliari in grado di ridurre il ricorso delle persone disabili alle strutture sanitarie;

   a garantire la formazione periodica del personale sanitario e socio sanitario, oltre che a colmare la carenza del personale per garantire la piena tutela sanitaria e l'accesso alle prestazioni alle persone disabili;

   a sostenere l'istituzione di équipe mediche multidisciplinari in maniera uniforme sul territorio nazionale che operino in sinergia con i medici di medicina generale e con i pediatri;

   ad attivare, d'intesa con le regioni, iniziative volte alla migliore informazione alle persone disabili e ai familiari nei percorsi individuali, anche prevedendo il massimo coinvolgimento delle associazioni delle persone disabili e dei loro familiari.
(7-00147) «Zanella».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   al fine di assicurare il ritorno dell'inflazione all'obiettivo del 2 per cento nel medio termine, la scorsa settimana la Banca Centrale Europea ha deliberato l'ennesimo aumento dei tassi di interesse al 4,5 per cento, raggiungendo i massimi storici;

   l'aumento di 25 punti base, il decimo consecutivo da luglio 2022, rischia di pesare sulla crescita economica;

   la stessa Bce ha rivisto al rialzo le stime sull'inflazione in conseguenza dell'evoluzione dei prezzi dell'energia: al 5,6 per cento nel 2023, al 3,2 per cento nel 2024 e al 2,1 per cento nel 2025;

   l'aumento dei tassi Bce ha comportato l'inevitabile incremento dei tassi di interesse sui prestiti a famiglie e imprese, per le quali l'accesso al credito è sempre più difficile;

   secondo l'ultimo rapporto di Abi, ad agosto 2023 il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è stato del 5,03 per cento; il tasso medio sul totale dei prestiti è stato del 4,48 per cento, con un incremento di oltre 200 punti base rispetto ad agosto dello scorso anno;

   nonostante la domanda di prestiti sia stabile se non addirittura in aumento (soprattutto per il credito al consumo e per i prestiti per la copertura del capitale circolante), le erogazioni in favore di famiglie e imprese sono calate ulteriormente del 3,3 per cento ad agosto rispetto a un anno prima, mentre a luglio 2023 avevano registrato un calo del 2,2 per cento, quando i prestiti alle imprese erano diminuiti del 4 per cento e quelli alle famiglie dello 0,3 per cento;

   le sofferenze, al netto delle svalutazioni e accantonamenti già effettuati dalle banche con proprie risorse, a luglio 2023 sono state pari a 16,5 miliardi di euro, in aumento di circa 2,2 miliardi rispetto a dicembre 2022;

   secondo un'indagine sul credito bancario condotta dalla Banca d'Italia nell'ambito di un'analisi realizzata dalla Bce, con gli aumenti dei tassi di interesse i criteri di offerta sui prestiti alle imprese hanno registrato un'ulteriore stretta, soprattutto in conseguenza di una maggiore percezione del rischio e una minore tolleranza;

   le difficoltà di accesso al credito emergono anche dai dati diffusi dall'Istat nel rapporto BES (Benessere Equo Sostenibile): una famiglia su tre (35,1 per cento) percepisce un peggioramento della propria condizione economica a fronte dell'incremento dei prezzi;

   le difficoltà economiche delle famiglie riguardano soprattutto la sostenibilità delle spese quotidiane;

   anche l'ultimo bollettino economico di Banca d'Italia di luglio 2023, rileva come si sia accentuata la riduzione dei prestiti alle famiglie (-2,1 per cento, da -0,2 in febbraio) ed è proseguito il calo del credito alle società non finanziarie (-4,2 per cento, da -8,1 in febbraio);

   sui dodici mesi la riduzione del credito è stata più marcata per le imprese di minore dimensione (con meno di 20 addetti, -8,2 per cento sui dodici mesi, da -6,3); a livello settoriale la discesa dei finanziamenti è stata più intensa per la manifattura (-3,8 per cento, da 0,3 in febbraio), rispetto ai servizi e alle costruzioni (-2,3 e -2,8 per cento, da -0,8 e -1,5, rispettivamente);

   in altre parole, è aumentato il rischio di sovraindebitamento per famiglie e imprese come attesta l'incremento del flusso di prestiti che presentano ritardi nei pagamenti;

   secondo un'indagine condotta dalla CGIA di Mestre, al 31 dicembre 2022 l'importo medio dell'indebitamento per nucleo famigliare presente in Italia è salito a 22.710 euro; complessivamente lo stock dei debiti bancari in capo a tutte le famiglie italiane si è attestato sul livello record di 595,1 miliardi di euro ed è aumentato del 3,5 per cento rispetto al 2021;

   lo scenario di medio termine non vede miglioramenti, con un ulteriore incremento dei costi di finanziamento e condizioni di accesso al credito più rigide;

   il quadro descritto costituisce terreno fertile per la criminalità organizzata, che nelle crisi economiche trova linfa per fenomeni estorsivi e di usura, soprattutto per le famiglie e le imprese maggiormente esposte;

   la diffusione di reati estorsivi e dei casi di usura, infatti, registra un aumento preoccupante tra le imprese del settore commerciale in tutta Italia, con particolare riferimento alle zone del centro e Sud Italia;

   da una recente analisi dell'ufficio studi di Confcommercio è emerso che l'usura è il fenomeno illegale percepito in maggior aumento dagli imprenditori (per il 25,9 per cento) seguito da abusivismo (21,3 per cento), estorsioni (20,1 per cento) e furti (19,8 per cento) –:

   quali iniziative di competenza intendano assumere per prevenire e contrastare racket e usura in conseguenza delle descritte difficoltà economiche e dell'aumentato rischio di diffusione dei fenomeni criminali verso famiglie e imprese;

   se siano state rilevate criticità nelle procedure di accesso al fondo di solidarietà per le vittime di usura e quali iniziative intenda adottare per garantire la più celere risposta dello Stato alle richieste di aiuto da parte di cittadini vittime di usura;

   se ritengano opportuno adottare iniziative normative in ordine alla disciplina antiracket e antiusura per rafforzare le misure di prevenzione e di contrasto;

   se non intendano intensificare l'adozione di politiche che favoriscano l'emersione del fenomeno, sensibilizzando i cittadini sull'importanza e sull'efficacia delle denunce, anche avviando una campagna divulgativa di informazione a carattere nazionale attraverso gli strumenti ritenuti più idonei;

   quali iniziative intendano assumere per sostenere la capacità finanziaria delle famiglie e delle imprese per far fronte ai prestiti assunti ed evitare l'aumento dei casi di sofferenza e di ulteriore deterioramento dei crediti;

   se non ritengano opportuno adottare le iniziative di competenza per destinare eventuali risorse aggiuntive, tra cui anche quelle derivanti dall'imposta straordinaria sugli extraprofitti bancari, a favore di strumenti di sostegno diretti alle famiglie e imprese maggiormente in difficoltà, anziché per finalità fiscali di carattere generale, al fine di contenere gli effetti dell'aumento dei tassi di interesse sui finanziamenti.
(2-00227) «Francesco Silvestri, Fenu, Alifano, Lovecchio, Raffa, Alfonso Colucci, Auriemma, Penza, Riccardo Ricciardi, D'Orso, Ascari, Cafiero De Raho, Giuliano».
(Presentata il 19 settembre 2023)

Interrogazione a risposta scritta:


   BONELLI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie, al Ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la regione Liguria con legge regionale 2 agosto 2023, n. 17, recante «Disposizioni di carattere fiscale e finanziario e altre disposizioni di adeguamento», ha novellato la legge regionale 1° luglio 1994, n. 29, recante «Norme regionali per la protezione della fauna omeoterma e per il prelievo venatorio»;

   in particolare con l'articolo 24, comma 1, lettera b), viene introdotto all'articolo 27 della citata legge regionale n. 29 del 1994 il comma 1-bis che recita: «Il cacciatore che ha optato per la forma di caccia di cui all'articolo 18, comma 1, lettera b), può ospitare per dieci giornate di caccia, limitatamente agli ambiti territoriali o ai comprensori alpini di caccia in cui risulta iscritto, un altro cacciatore indipendentemente dalla forma di caccia prescelta dallo stesso, previo consenso del titolare dell'autorizzazione dell'appostamento fisso. Il cacciatore che ha optato per la forma di caccia di cui all'articolo 18, comma 1, lettera a) o c), può ospitare, a partire dal 1° ottobre di ogni stagione venatoria, per dieci giornate di caccia, limitatamente agli ambiti territoriali o ai comprensori alpini di caccia in cui risulta iscritto, un altro cacciatore indipendentemente dalla forma di caccia prescelta dallo stesso. Per la fruizione delle dieci giornate è obbligatorio, sia per il cacciatore ospite che per quello ospitante, cerchiare in modo indelebile sul tesserino regionale gli spazi in cui sono riportati il giorno e mese della giornata di caccia in cui si fruisce o si concede l'invito e scrivere sotto la parola "invito". Nella giornata in cui il cacciatore usufruisce di tale facoltà, non gli è consentito esercitare altra forma di caccia. L'interscambio non deve superare il tetto massimo del 5 per cento del numero complessivo dei cacciatori ammessi all'ambito territoriale o al comprensorio alpino dell'anno precedente.»;

   la norma regionale ligure, così come novellata, ad avviso dell'interrogante viola il principio dell'esclusività dell'opzione di caccia fissato dal combinato disposto degli articoli 5, quinto comma, e 12, quinto comma, della legge statale 11 febbraio 1992, n. 157, che vincola in via esclusiva il cacciatore, per almeno un'intera stagione, alla scelta della modalità di caccia, inibendolo alle altre forme di attività venatorie consentite;

   la violazione dell'esercizio venatorio in forma diversa da quella prescelta è peraltro sanzionata dall'articolo 31, primo comma, lettera a), della legge statale n. 157 del 1992, in aggiunta alla sospensione della licenza di porto di fucile per un anno, ai sensi dell'articolo 32, comma quarto, della medesima legge; analoga disposizione della regione Liguria è già stata dichiarata incostituzionale dalla Corte costituzionale, con sentenza n. 139 del 23 maggio 2017, violando la competenza statale esclusiva in materia di tutela dell'ambiente;

   secondo i principi costantemente affermati dalla Corte costituzionale, la disciplina sulla caccia ha per oggetto la fauna selvatica, che rappresenta «un bene ambientale di notevole rilievo, la cui tutela rientra nella materia "tutela dell'ambiente e dell'ecosistema", affidata alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, che deve provvedervi assicurando un livello di tutela, non "minimo", ma "adeguato e non riducibile"» (Corte costituzionale sentenza n. 193 del 2010) –:

   se il Governo sia a conoscenza delle norme contenute nell'articolo 24 della legge regionale 2 agosto 2023 n. 17 e se non ritenga che ricorrano i presupposti per sollevare questione di legittimità costituzionale davanti alla Corte costituzionale, essendo la tutela dell'ambiente e dell'ecosistema affidata alla competenza legislativa esclusiva dello Stato.
(4-01608)

AFFARI EUROPEI, SUD, POLITICHE DI COESIONE E PNRR

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROGGIANI e QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 47 del decreto-legge 31 maggio 2021, n. 77, ha introdotto norme per favorire l'inclusione lavorativa delle donne, gender procurement, dei giovani di età inferiore a 36 anni e delle persone con disabilità nell'ambito dei contratti pubblici finanziati con le risorse del Pnrr, prevedendo specifici criteri per l'ammissione alle gare pubbliche, connessi alla predisposizione di documenti in merito alla presenza del personale maschile e femminile e al rispetto delle norme che disciplinano il diritto al lavoro delle persone con disabilità e stabilendo che nei bandi sia previsto l'obbligo di assicurare che almeno il 30 per cento delle assunzioni necessarie alla realizzazione del progetto del Pnrr sia destinato alle donne e il 30 per cento ai giovani;

   sono, inoltre, previste ulteriori misure premiali nei casi in cui ci si impegni ad assumere, oltre alla soglia minima percentuale prevista come requisito di partecipazione, persone disabili, giovani, con età inferiore a 36 anni, e donne oppure nei casi in cui, nell'ultimo triennio, siano stati rispettati i principi della parità di genere e adottate specifiche misure per promuovere le pari opportunità generazionali e di genere, anche tenendo conto del rapporto tra uomini e donne nelle assunzioni, nei livelli retributivi e nel conferimento di incarichi apicali;

   a inizio aprile 2023, grazie a un protocollo di collaborazione con l'Autorità nazionale anticorruzione, la fondazione «Openpolis» ha pubblicato le informazioni relative ai bandi di gara aperti nell'ambito del Pnrr, i dati sulla presenza per ciascun bando della clausola che prevede una quota occupazionale minima di donne e giovani, nonché le informazioni sulla presenza o meno per ciascun bando di misure premiali per la parità di genere;

   l'associazione «Period think tank», nata con l'obiettivo di promuovere l'equità di genere attraverso un approccio femminista ai dati, ha analizzato il dataset rilasciato da Openpolis e Anac;

   dai dati esaminati emerge che, sul totale dei codici identificativi di gara, il 96 per cento non ha misure premiali per la parità di genere; il 68 per cento non prevede obblighi rispetto a una quota di donne o giovani; solo il 29 per cento, invece, prevede una quota di donne e giovani maggiore del 30 per cento e il 3 per cento rimanente ha quote inferiori al 30 per cento;

   inoltre, la mancanza di trasversalità delle misure premiali e delle quote è confermata da una loro concentrazione perlopiù in ambiti dove è già presente una significativa presenza femminile, come le infrastrutture sociali, la sanità, il turismo, istruzione e ricerca mentre, invece, le quote sono più basse proprio nelle missioni dove sono concentrate metà delle risorse economiche del Pnrr, vale a dire per le missioni 1 (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo) e 2 (rivoluzione verde e transizione ecologica);

   un espresso obbligo di legge sarebbe un fattore decisivo nel determinare una maggiore applicazione delle misure premiali e delle quote occupazionali di donne superiori al 30 per cento –:

   se i Ministri interrogati non ritengano opportuno procedere ad un monitoraggio in materia di applicazione delle misure relative a pari opportunità e inclusione lavorativa nei contratti pubblici nel Pnrr, nonché pubblicare l'andamento della raccolta di dati disaggregati per genere su tutti i 14 indicatori comuni europei individuati nel regolamento delegato 2021/2106 della Commissione e, infine, indicare se e come intendano monitorare la trasversalità dell'impatto di genere di tutte le misure del Pnrr, dal momento che gli indicatori comuni europei risultano insufficienti per tale finalità;

   se non ritengano altresì opportuno adoperarsi, anche attraverso proprie iniziative, affinché i principi in materia di parità di genere non siano sistematicamente derogati dalle stazioni appaltanti italiane.
(5-01358)

AMBIENTE E SICUREZZA ENERGETICA

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   FOTI, ALMICI e MATTIA. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   starebbe andando avanti il progetto del sistema di collettamento fognario-depurativo del lago di Garda, parzialmente finanziato nell'ambito della convenzione sottoscritta nel 2017 tra Ministero dell'ambiente, regioni Lombardia e Veneto, ufficio d'ambito di Brescia, Consiglio di bacino Veronese e A.T.S. Garda Ambiente;

   in merito e in risposta all'atto di sindacato ispettivo 4/00783, che avanzava forti perplessità sulla gestione commissariale dell'impianto, il Ministro interrogato puntualizzava alcuni aspetti e intendimenti sul modus operandi del commissario straordinario, Prefetto di Brescia;

   come si legge nel documento, il «commissario straordinario ha ritenuto di istituire un tavolo tecnico di consultazione composto da rappresentanti della regione Lombardia, provincia di Brescia, ufficio d'ambito di Brescia e la società Acque Bresciane, al fine di favorire ogni utile confronto in ordine alle opere da realizzare», diverso dal tavolo tecnico istituito nel 2020 per verificare i possibili impatti, ambientali delle opere di collettamento-depurazione sui corpi idrici recettori, compreso il fiume Chiese;

   il commissario ha fin da subito insistito per procedere con l'affidamento dello studio di fattibilità del depuratore del Garda a Gavardo e Montichiari, senza attendere le risultanze dello studio della regione Lombardia che avrebbe chiarito definitivamente lo stato di salute delle condotte sublacuali, l'effettiva urgenza dell'intervento e, soprattutto, se siamo in presenza di una «bomba ecologica»;

   il Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica nell'incontro con i sindaci di Gavardo e Montichiari, e Deputati della Repubblica provenienti dalla provincia di Brescia, si era impegnato ad effettuare un incontro con le regioni Lombardia e Veneto, competenti sull'opera, per raccogliere le singole posizioni sul progetto;

   ad oggi, il progetto rimane quello del doppio depuratore con scarico nel Chiese, che il commissario straordinario ha reputato «il migliore dal punto di vista tecnico e ambientale», nonostante potrebbe risultare in contrasto con la normativa europea e i costi delle infrastrutture di Montichiari e Gavardo, siano lievitati da 114 milioni di euro a 202, a fronte di un finanziamento statale di 60 milioni di euro;

   è quanto si apprende dalla cabina di regia tecnica, convocata il 7 settembre 2023 per verificare lo stato di avanzamento dell'opera e nell'ambito della quale il Governo si sarebbe impegnato a individuare le risorse necessarie al finanziamento dei restanti lavori per una rapida e completa realizzazione degli interventi –:

   quali siano gli intendimenti dei Governo in merito al progetto del nuovo sistema di collettamento fognario-depurativo del lago di Garda.
(5-01340)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   SANTILLO, ILARIA FONTANA, SPORTIELLO, L'ABBATE, MORFINO e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   agli inizi del 1990 viene formalizzato il trasferimento alla regione Campania, unitamente al relativo progetto e agli atti contrattuali stipulati con il consorzio Fugist, affidatario dell'appalto, dell'impianto di depurazione Napoli Est, costruito a cura della ex-Cassa Mezzogiorno;

   l'agglomerato di Napoli Est è tra quelli per i quali, nel 2004, è stata aperta una procedura di infrazione contro il nostro Paese per violazione della direttiva 91/271/CE, sul trattamento delle acque reflue, e per il quale l'Italia è stata sanzionata dalla Corte di giustizia dell'Unione europea (sentenza 19 luglio 2012);

   il mancato rispetto dei tempi di attuazione (inizio lavori 31 dicembre 2015 ed entrata in esercizio gennaio 2020) da parte della regione, soggetto attuatore, ha portato all'avvio, della procedura di nomina di un commissario straordinario;

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 26 aprile 2017, è stato nominato il commissario straordinario unico (professor Rolle) per l'adeguamento alle sentenze di condanna della Corte di giustizia UE (causa C-565/10 e causa C-85/13) in materia di collettamento, fognatura e depurazione delle acque reflue;

   a luglio 2018, il (commissario straordinario ha disposto l'aggiudicazione della progettazione esecutiva del depuratore ricevendo il relativo progetto nei termini previsti (15 maggio 2019);

   con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 maggio 2020, si è proceduto alla nomina di un secondo commissario straordinario (professor Giugni) in sostituzione del primo. Tuttavia dal 15 maggio 2019 al giugno 2021 il progetto è rimasto in attesa del decreto regionale di non assoggettabilità a procedura VIA;

   a giugno 2021 il nuovo commissario ha indetto la conferenza dei servizi, conclusa il 21 luglio 2022, dopo il superamento del dissenso espresso dalla Soprintendenza del comune di Napoli, per motivi paesaggistici;

   risalgono al febbraio 2023 la redazione del rapporto finale di verifica dalla società RINA Check e l'approvazione del progetto esecutivo da parte del commissario straordinario unico;

   per il mancato adeguamento del depuratore de quo alla normativa comunitaria, lo Stato italiano è costretto a pagare una multa semestrale di oltre 4,4 milioni di euro, con effetti negativi sulla finanza pubblica e sui contribuenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di eventuali condizioni ostative alla pubblicazione del bando di gara per l'adeguamento funzionale dell'impianto, considerato che, al fine di accelerare la progettazione e la realizzazione degli interventi, nel mese di agosto 2023 è subentrato il nuovo commissario straordinario unico, e delle tempistiche per la realizzazione dell'intervento atteso da oltre dieci anni.
(5-01341)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   BONELLI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Riserva naturale statale del Litorale Romano, istituita il 29 marzo 1996, che si estende sulla costa laziale dalla marina di Polidoro a Nord fino alla spiaggia di Capocotta a sud per un territorio di 15.900 ettari, rappresenta uno degli ultimi lembi, di elevata qualità ambientale, di quelle vaste aree forestali che anticamente si estendevano lungo tutta la costa laziale;

   per il suo rilevante valore paesaggistico e naturalistico, determinato dalla presenza di boschi sempreverdi, argini e foci fluviali, dune, zone umide, distese di macchia mediterranea e tratti di campagna romana di straordinaria bellezza, l'area è sottoposta a norme di tutela e conservazione e la sua gestione risponde a specifici criteri che si richiamano alla normativa nazionale e regionale in materia di aree naturali protette;

   nel territorio della Riserva sono presenti, inoltre, siti d'interesse storico-archeologico di altissimo valore, quali i resti straordinari della città romana di Ostia Antica e dei porti imperiali di Claudio e di Traiano, la Necropoli di Porto all'Isola Sacra, torri costiere, castelli e le tracce di insediamenti umani preistorici;

   riguardo la gestione della Riserva il decreto istitutivo prevede una commissione della riserva avente il compito di formulare indirizzi e proposte, rendere pareri tecnico-scientifici e nulla osta, vigilare sul funzionamento e la gestione unitaria della riserva e fino all'entrata in vigore dei piano di gestione, durante la fase transitoria, autorizzare i nuovi strumenti urbanistici e gli interventi di rilevante trasformazione del territorio;

   la commissione è composta da un rappresentante dei Ministero dell'ambiente (ora Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica), con funzioni di presidente della Commissione stessa, un rappresentante del Ministero dei beni culturali ed ambientali (ora Ministero della cultura), un rappresentante della regione Lazio, un rappresentante della provincia di Roma (ora città metropolitana di Roma Capitale), un rappresentante delle Università statali degli Studi di Roma, un rappresentante delle associazioni ambientaliste;

   la commissione della riserva del Litorale Romano è senza governo dall'8 agosto 2022, da quando sono decaduti il presidente e i commissari, condizione che determina l'assenza di una corretta gestione per la salute dell'ambiente costiero e per una sana convivenza tra esigenze urbane e quelle ecologiche –:

   se il Ministro interrogato non ritenga d'intervenire con urgenza, per quanto di propria competenza, per la nomina dei nuovi membri della commissione di riserva per garantire quanto prima la pienezza dell'esercizio delle funzioni di indirizzo e gestione ad essa assegnate.
(5-01342)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   SIMIANI e LAI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   la Società Fred Olsen Renewables Italy s.r.l. ha presentato in data 5 luglio 2022 al Ministero della transizione ecologica, ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 152 del 2006, istanza per l'avvio del procedimento di valutazione di impatto ambientale del progetto Impianto eolico denominato «Energia Monte Pizzinnu» – comuni di Bessude, Borutta, Ittiri e Thiesi (SS);

   la procedura autorizzava necessaria ai fini della realizzazione del progetto è di competenza della regione Sardegna, previo esito positivo della valutazione di impatto ambientale e l'autorità competente al rilascio della stessa è il Ministero interrogato;

   nell'ambito di tale procedura autorizzativa sono state rilevate diverse criticità da parte dei comuni interessati dalla realizzazione dell'impianto, a partire dalla totale discordanza tra il piano particellare descrittivo depositato presso la regione Sardegna e quello depositato presso il Ministero dell'ambiente, per passare alla inadeguata documentazione progettuale inerente la valutazione del rischio archeologico, non redatta ai sensi delle linee guida per la procedura di verifica dell'interesse archeologico approvate con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 14 febbraio 2022 e priva della preventiva informazione alla predetta Soprintendenza circa la realizzazione dell'opera, finalizzata a concordarne le aree più idonee ed evitare eventuali criticità, per finire con la valutazione del rendimento energetico dell'impianto non supportata da misurazioni delle condizioni del vento in loco quindi soggetti ad elevati livelli di incertezza;

   risulterebbe poi da recenti approfondimenti che la società abbia dichiarato l'installazione di un anemometro, da parte della società Dynamic, sul Monte Pelao in data 19 settembre 2022, mentre la strumentazione è stata effettivamente posizionata ben 6 mesi dopo ovvero nel marzo 2023, per un tempo totale insufficiente alle analisi richieste per legge;

   risulta all'interrogante che non siano corrispondenti al vero le interlocuzioni con il territorio dichiarate nel progetto presentato al Ministero;

   le criticità sopra evidenziate, se confermate, pongono dubbi circa l'affidabilità della proposta progettuale redatta e la sua coerenza, in termini di efficacia, con gli obiettivi della transizione ecologica che è, e deve rimanere, un primario obiettivo per mitigare i cambiamenti climatici;

   sul tema è stata presentata l'interrogazione n. 5-00224, che allo stato non ha ricevuto alcuna risposta –:

   quali siano i motivi per i quali, per quanto di competenza non abbia ancora provveduto a sospendere l'iter di approvazione del progetto, quantomeno in via cautelativa, considerando i gravi errori commessi e le assenze di misurazione, al fine di addivenire a proposte meno approssimative e condivise con il territorio.
(5-01343)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   MAZZETTI e CORTELAZZO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel 1943 le truppe germaniche hanno demolito un pregevole edificio abitativo del 1890 per realizzare piattaforme antiaeree nel comune di Portofino, all'interno del parco di Portofino. Dopo la demolizione, i tedeschi hanno riversato nella balza sottostante i resti;

   la presenza della casa è ampiamente documentata da foto private e cartoline, foto aeree militari, riferimenti catastali. Ad oggi risultano visibili, oltre alle postazioni antiaeree, una parte dei muri perimetrali (circa 1 metro di altezza), alcuni frammenti di marmo quali colonne e balconi, le balaustre in ferro, parti di muro interno ed esterno e parte delle macerie della casa demolita;

   il parco Monte di Portofino è stato istituito con la legge n. 1251 del 1935. Nel 1978 l'Ente Parco venne soppresso dalla legge n. 70 del 1975 rimettendo il territorio nella tutela della regione Liguria, gestione che portò alla creazione del Parco naturale regionale di Portofino;

   l'Ente Parco regionale negli anni '80 ha redatto un proprio regolamento che, nel creare un elenco dei ruderi sul proprio territorio, prevede per tali edifici la possibilità di ricostruzione solo se vi è la presenza di almeno 1/3 delle mura perimetrali;

   con l'articolo 30 del decreto-legge n. 69 del 2013, modificando l'articolo 3 del testo unico edilizia, è stata introdotta la possibilità di ricostruire i ruderi purché sia certa la preesistenza, con la prescrizione che, nelle aree tutelate, siano mantenuti sagoma, prospetti, sedime, caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell'edificio preesistente;

   nel 2017 la proprietà dell'immobile chiede la possibilità di ricostruire l'edificio in base alle nuove regole sulla preesistenza, ma l'Ente parco, pur inserendo l'edificio nell'elenco dei ruderi, nega la ricostruzione in quanto non risultano visibili i muri perimetrali nella consistenza di 1/3;

   sul ricorso della proprietà nel dicembre 2020 il Tar ha ritenuto prevalente la disciplina urbanistica di zona ed è pendente il ricorso in Consiglio di Stato;

   rispetto alla domanda del 2017, gli scavi condotti dalla proprietà hanno consentito di individuare ulteriori parti dell'edificio, spostate dall'originaria collocazione dalle truppe occupanti, per poter meglio operare;

   un intervento di ripristino dell'edificio del 1890, in luogo delle attuali macerie, consentirebbe di riqualificare l'area;

   va considerato che è in corso l'iter per la definitiva istituzione del Parco nazionale di Portofino –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza, anche di carattere normativo, al fine di chiarire, per i beni distrutti dalla guerra, che la possibilità di ricostruzione nelle aree Parco sussiste alla sola condizione che si dia prova dell'effettiva esistenza e consistenza dell'edificio, nei limiti del ripristino integrale dell'immobile preesistente previsti per le aree tutelate.
(5-01344)
(Presentata il 19 settembre 2023)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   il progetto per il più grande termovalorizzatore di Sicilia è fermo al 14 luglio 2022, giorno in cui, nel corso della quinta seduta della conferenza dei servizi, si è deciso di rinviare tutto in attesa del parere della Commissione tecnico-specialistica chiamata a esprimersi sulle autorizzazioni ambientali di competenza regionale;

   il termovalorizzatore dovrebbe nascere su un'area di 67 mila metri quadrati ed essere in grado di trattare 550 mila tonnellate di rifiuti l'anno;

   nel 2021 la Cts della Regione Siciliana aveva rilasciato un parere intermedio pieno di criticità a cui aveva fatto seguito, nel 2022, quello della città metropolitana di Catania;

   i tecnici della ex provincia avevano parlato di «ricadute ambientali cumulate» perché un impianto di incenerimento, pare si troverebbe in un contesto industriale già denso di altre attività;

   i tecnici, avrebbero stimato una concentrazione di inquinanti, tra cui le diossine, «ampiamente fuori soglia» tanto da riflettersi su tutto il sistema biotico dei vegetali e della fauna presente, entrando a fare parte della catena alimentare;

   a metà 2022, erano arrivate anche le osservazioni delle associazioni «Zero Waste» e «Rifiuti Zero»; per gli ambientalisti il rischio, altissimo e concreto, è che si sarebbe potuto innescare un pericoloso processo inverso rispetto alla gerarchia dei rifiuti;

   le dimensioni dell'impianto di termovalorizzazione, però, sembravano sposare in pieno i progetti di incenerimento dei rifiuti avanzati dalla regione, idee rimaste coerenti a cavallo tra due governi regionali;

   l'ex presidente proponeva «due termovalorizzatori», uno a occidente e un altro a oriente;

   l'attuale, avrebbe dichiarato, pochi giorni fa : «Il Ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin ci darà i poteri commissariali che permetteranno di costruire in Sicilia due termovalorizzatori così che i rifiuti diventeranno una risorsa e produrranno energia»;

   nell'incontro si sarebbe parlato delle procedure per dotare la Sicilia dei due impianti, pare con bando pubblico, mentre l'ex presidente aveva preannunciato un «project financing», usando i soldi dei privati anziché i fondi regionali;

   nel luglio 2023, SI Energy srl decide di fare un passo verso l'interruzione dell'attesa, scrive una lettera di sollecito alla Regione Siciliana, specificando che a un anno dall'ultima seduta della conferenza dei servizi non ha ancora ricevuto alcuna comunicazione in merito al progetto nonostante gli atti siano stati trasmessi alla commissione tecnico specialistica affinché emettesse il parere istruttorio conclusivo –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda assumere per verificare quanto esposto in premessa, fare chiarezza sulle procedure di avvio del progetto e indicare tempi certi di realizzazione.
(5-01368)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERGIO COSTA, ILARIA FONTANA, L'ABBATE, MORFINO, SANTILLO e CARAMIELLO. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   secondo un comunicato diffuso dalle principali associazioni ambientaliste ed animaliste, il Governo avrebbe organizzato un incontro con le associazioni venatorie al fine di «concordare le modalità con cui aggirare il Regolamento europeo 2021/57» che – al fine di tutelare la salute di ambiente, animali e comunità umane, inclusi gli stessi cacciatori – dispone il divieto di utilizzo delle tossiche munizioni di piombo nelle zone umide;

   il Governo era già intervenuto sul tema con una circolare «interpretativa» interministeriale che, secondo quanto affermato nel comunicato citato, sarebbe stata scritta direttamente da esponenti del mondo venatorio; obiettivo della circolare è quello di ridurre l'ambito di applicazione della direttiva al fine di consentire comunque l'utilizzo di munizioni con piombo nelle zone umide che non siano esplicitamente ricomprese nelle aree classificabili come aree Ramsar, quelle umide nei siti di interesse comunitario e nelle zone di protezione speciale e quelle all'interno di riserve e oasi di protezione; in buona sostanza il divieto dell'uso delle munizioni di piombo si applicherebbe soltanto alle aree in cui è vietata tout court l'attività venatoria;

   a seguito del ricorso delle associazioni, la citata circolare, che ad avviso dell'interrogante si pone in palese violazione con il regolamento europeo, è stata, di fatto, dichiarata inefficace dal TAR del Lazio, poiché inidonea – per natura, forma e procedimento – ad incidere sulle puntuali previsioni del regolamento sovranazionale, che sono quindi pienamente cogenti e direttamente applicabili dai competenti organi accertatori e giudicanti, nell'invariato testo dettato dal legislatore europeo;

   giova sottolineare che proprio a causa della emanazione della circolare, la Commissione europea ha già aperto una procedura EU Pilot nei confronti dell'Italia (n. 2023/10542), prospettando il serio rischio d'infrazione, per violazione delle norme europee in materia di caccia, in particolare per mancato rispetto della direttiva – uccelli (2009/147 CEE) e del regolamento europeo 2021/57 che vieta l'utilizzo del piombo nelle zone umide;

   il problema dell'inquinamento da piombo rappresenta una minaccia diretta sia alla biodiversità che alla salute delle persone, in primo luogo di chi si nutre della fauna selvatica contaminata col piombo delle cartucce;

   in una recente intervista on line l'europarlamentare di Fratelli d'Italia Pietro Fiocchi avrebbe affermato che il decreto ministeriale – giudicato «inidoneo» a produrre effetti giuridici – sarebbe valido, invitando di conseguenza i cacciatori a praticare l'attività venatoria in palese violazione della normativa vigente –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover chiarire una volta per tutte che, allo stato attuale, il divieto di utilizzo delle munizioni con piombo posto dal regolamento europeo deve essere rispettato e se sia consapevole che eventuali interventi con norma di rango primario di deroga alle disposizioni eurounitarie esporrebbero l'Italia inevitabilmente al rischio della procedura d'infrazione paventato in premessa.
(4-01597)


   BAKKALI. — Al Ministro dell'ambiente e della sicurezza energetica. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 la società C.M. Solar srl ha presentato un progetto relativo ad un impianto fotovoltaico flottante sullo specchio d'acqua dell'ex cava Manzona, nel comune di Ravenna, di potenza nominale pari a 31 mwp. Nel novembre dello stesso anno è avviato l'iter autorizzativo con la definizione del contratto di acquisto ex cava e richiesta connessione;

   in relazione a tale progetto, in data 7 dicembre 2021, è stata depositata istanza di valutazione impatto ambientale (PNIEC-PNRR) – codice procedura 7746;

   a seguito della prima conferenza dei servizi (passaggio alla fase tecnica della VIA nazionale) avvenuta nel luglio 2022, la società ha provveduto al deposito delle integrazioni volontarie alla Via presso il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica nel giugno 2023 sulla base delle richieste degli enti partecipanti alla conferenza dei servizi di luglio 2022;

   si ricorda che il progetto ricade in aree idonee all'installazione di impianti di energia rinnovabile ai sensi dell'articolo 20, comma 8, lettera c) del decreto legislativo n. 199 del 2021 in quanto trattasi di cava cessata in cui l'attività estrattiva si è conclusa correttamente;

   tale progetto, che concorre al raggiungimento degli obiettivi climatici di riduzione delle emissioni climalteranti, è molto innovativo in quanto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico senza che ciò comporti alcun consumo di nuovo suolo ma utilizzando uno specchio d'acqua ad oggi inutilizzato;

   il progetto risulta ancora in «Istruttoria tecnica CTPNRR-PNIEC»;

   si ricorda che per lo svolgimento delle procedure di valutazione ambientale di competenza statale dei progetti delle opere necessarie per l'attuazione del Piano nazionale integrato per l'energia e il clima (Pniec) è stata istituita la Commissione tecnica PNIEC (oggi PNRR-PNIEC), posta alle dipendenze funzionali del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;

   per gli interventi indicati nell'allegato 1-bis del codice dell'ambiente (opere, impianti e infrastrutture necessarie al raggiungimento degli obiettivi fissati dal Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) è stata prevista una cosiddetta Via fast-track con tempistiche stringenti di conclusione del procedimento –:

   quale sia lo stato dell'iter del procedimento di Via di cui in premessa e se ritenga di adottare tutte le opportune iniziative di competenza per una rapida conclusione dello stesso in considerazione del fatto che lo stesso è stato avviato nel 2021.
(4-01603)

CULTURA

Interrogazione a risposta orale:


   APPENDINO. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   il direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, è stato nominato nel 2014 e rinnovato per il suo ruolo nel 2019;

   è stato membro dell'Epigraphic Survey of the Oriental Institute of the University of Chicago a Luxor e, dal 2011, è co-direttore della missione archeologica italo-olandese a Saqqara;

   un egittologo di grande esperienza internazionale in ambito museale e nell'ambito delle sue funzioni dirigenziali ha sviluppato numerose collaborazioni con musei, istituiti di ricerca e università;

   grazie alla sua inconfutabile preparazione ed esperienza è il più giovane direttore del Museo Egizio;

   i numeri di visitatori del Museo Egizio di Torino, il più importante al mondo dopo il museo del Cairo e al quinto posto tra i musei più visitati in Italia, vedono il trend sempre più in crescita;

   solo per citarne alcuni, nel 2022 i visitatori sono stati 90.700 con un bilancio quasi totalmente autonomo di 14 milioni;

   dal 2017 sono numerose le mostre organizzate a livello internazionale, in collaborazione con Ermitage, in cinque continenti diversi: sette in Cina, quattro in Brasile e quattro negli Stati Uniti. In aumento anche le collaborazioni con gli altri musei, le università e i centri di ricerca internazionale. Sono state attivate tre summer school con Pisa e collaborazioni con l'Università della California, UCLA, presso il Museo Egizio di Torino;

   il Museo Egizio ha fondato nel 2017 una rivista, «Rime», di fascia A, open access, in formato html, in italiano, inglese, francese e tedesco con un abstract in arabo di ogni articolo, in modo che i risultati della ricerca siano accessibili a tutti e tutte;

   insieme alla Città di Torino porta avanti politiche di inclusione e integrazione anche grazie all'ausilio degli egittologi che sviluppano corsi universitari specifici;

   tante le iniziative in questi anni che hanno avvicinato visitatori, anche i più lontani dalla passione per la civiltà egizia, come dj set nella Sala dei Re;

   per quel che riguarda lo staff il Museo, sotto la guida del Dottor Greco è passato da 13 a 70 persone;

   tutto ciò considerato si ritiene eccellente il lavoro portato avanti dal direttore Christian Greco in questi anni, così come è eccellente il giudizio dell'interrogante sul Museo Egizio;

   negli ultimi giorni sono emerse le preoccupanti dichiarazioni e affermazioni dell'assessore regionale Maurizio Marrone che, ad avviso dell'interrogante, denotano poca conoscenza del Museo e del percorso che il direttore Greco e il suo staff hanno portato avanti in questi anni e che hanno dato prestigio non solo al Museo ma anche alla città di Torino, alla regione Piemonte e all'intero Paese;

   l'assessore infatti dichiara che non riconfermerebbe il Dottor Greco alla direzione del Museo se spettasse a lui farlo;

   la superficialità di suddette dichiarazioni prive di argomentazioni non rendono giustizia a un lavoro lungo, difficile e con risultati sotto gli occhi di tutti –:

   se intenda replicare e prendere posizione rispetto alle dichiarazioni dell'assessore Marrone.
(3-00660)

DIFESA

Interrogazioni a risposta immediata:


   ZANELLA, BONELLI, BORRELLI, DORI, EVI, FRATOIANNI, GHIRRA, GRIMALDI, MARI, PICCOLOTTI e ZARATTI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   intorno alle 17 di sabato 16 settembre 2023, a San Francesco al Campo, nei pressi di Caselle (Torino), è precipitato il Pony 4, uno dei velivoli delle Frecce tricolori; il pilota si è lanciato a pochi metri dal suolo, ma Laura, una bambina di cinque anni, è morta;

   la pattuglia delle Frecce tricolori è composta da dieci aerei (dal 1982 utilizzano come velivolo gli Aermacchi Mb.339A/Pan-Mlu), la più numerosa del mondo, e compie esibizioni tutto l'anno;

   altre volte le manifestazioni delle Frecce si sono trasformate in tragedie: Ramstein nel 1988; Torvajanica nel 1973; Codroipo 1974; Guidonia 2023;

   le Frecce tricolori volano su un addestratore, l'Mb-339, che ha un costo per ora di volo all'incirca di 4-5.000 euro, 7.000 euro considerando personale e ammortamento;

   l'aeroporto di Rivolto (Udine) sede della Pan è totalmente dedicato alle Frecce tricolori: già nel 2010, fonte Il Sole 24 ore, ammontavano a 8 milioni di euro l'anno i costi solo per carburante e manutenzione, una cifra considerevole pari all'1,9 per cento del bilancio dell'Aeronautica militare;

   il 20 agosto 2023 l'esibizione a Cagliari della durata di 25 minuti è costata 60 mila euro – ogni minuto 2.400 euro – ed è stata pagata dal comune di Cagliari e dalla regione Sardegna con la voce «manifestazione culturale»;

   da tempo si discute dell'inutilità di queste manifestazioni; il primo fu Falco Accame che, già nel 1978, presentò una interrogazione (n. 4-05441) e, successivamente, la senatrice Lidia Menapace e la deputata Elettra Deiana, che hanno dato seguito ad una lunga battaglia pacifista per interrompere questa tradizione;

   un audio che circola nelle chat dei militari, largamente ripreso dalla stampa, sembra confermare una delle ipotesi al vaglio della procura di Ivrea in merito allo schianto dell'Mb-339: il «bird strike», ovvero l'impatto con uno stormo di uccelli;

   è stato sottoscritto un contratto di 300 milioni di euro con Leonardo spa, azienda ora guidata dall'ex Ministro della transizione ecologica Cingolani, per la fornitura di 18 jet T345A in sostituzione dei vecchi Mb-339 –:

   quali siano i costi ambientali ed economici sostenuti annualmente per le manifestazioni delle Frecce tricolori, compresi i finanziamenti già stanziati e/o da stanziare per sostituire gli aerei Mb-339 con gli T-345A, e se, diversamente, non ritenga opportuno che dette risorse siano impegnate per finanziare programmi e progetti a tutela del territorio anche in funzione di protezione civile.
(3-00651)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   LUPI, BICCHIELLI, BRAMBILLA, CAVO, CESA, ALESSANDRO COLUCCI, PISANO, ROMANO, SEMENZATO e TIRELLI. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nel corso di una conferenza stampa al margine del vertice Nato del 2006 a Riga, in Lettonia, è comparso per la prima volta il riferimento al raggiungimento di una quota del 2 per cento del prodotto interno lordo da destinare alle spese militari, senza prevedere «un impegno formale», ma la «decisione di lavorare a questo obiettivo»;

   durante il summit Nato del 2014 a Newport, in Galles, i Capi di Stato e di Governo dei Paesi aderenti hanno formalizzato nella dichiarazione conclusiva quanto deciso nel 2006, stabilendo che tutti gli alleati che spendevano meno del 2 per cento del prodotto interno lordo in ambito militare avrebbero dovuto evitare ogni ulteriore riduzione per questa voce di spesa e, anzi, avrebbero dovuto aumentarla;

   l'impegno assunto dai Paesi membri della Nato nel 2014 in Galles, confermato poi nel 2016 a Varsavia e nei summit successivi, non rappresenta un impegno legalmente vincolante e al momento non sono previste conseguenze o sanzioni specifiche per chi non dovesse rispettarlo;

   in relazione all'obiettivo della quota 2 per cento del prodotto interno lordo in spesa per la difesa, i Paesi che secondo le stime Nato del 7 luglio 2023 hanno raggiunto questa soglia per l'anno 2023 sono solamente undici su trenta: Stati Uniti (3,49 per cento), Polonia (3,9 per cento), Grecia (3,01 per cento), Estonia (2,73 per cento), Lituania (2,54 per cento), Finlandia (2,45 per cento), Romania (2,44 per cento), Ungheria (2,43 per cento), Lettonia (2,27 per cento), Regno Unito (2,07 per cento) e Slovacchia (2,03 per cento);

   la Commissione europea l'11 settembre 2023 ha tagliato le stime sulla crescita del prodotto interno lordo che nell'eurozona si prevede attestarsi su un valore di +0,8 per cento nel 2023, dal +1,1 per cento delle previsioni di primavera, e +1,3 per cento nel 2024, dal +1,6 per cento della stima precedente –:

   se ritenga ancora praticabile l'aumento delle spese militari dell'Italia nei prossimi anni verso il parametro del 2 per cento del prodotto interno lordo, anche considerando l'attuale scenario economico italiano ed europeo, e quali ritenga essere le priorità d'investimento, anche alla luce delle nuove minacce che emergono in ambito di sicurezza nazionale cibernetica e di esplorazione dello spazio.
(3-00652)
(Presentata il 19 settembre 2023)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta scritta:


   BARBAGALLO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sotto la lente d'ingrandimento, ancora una volta, c'è la «Sidra», società partecipata del comune di Catania che si occupa di approvvigionamento idrico nel capoluogo etneo e in altri territori della provincia;

   pare abbia già speso, si apprende a mezzo stampa, da inizio 2023 poco più di 135 mila euro per consulenze esterne, a cui si aggiungono 146 mila euro di compensi per i patrocini legali, un totale di 281 mila euro;

   lo scorso luglio 2023, insieme a Enel, era finita al centro delle polemiche per i pesanti disservizi di luce e acqua nel capoluogo etneo e nell'hinterland;

   nel 2020, l'elenco corposo di nomine e incarichi portò la commissione bilancio del comune di Catania svolgere alcune verifiche e approfondimenti insieme all'opposizione dell'allora sindaco, il quale indicò la possibilità, di istituire una commissione d'inchiesta a livello comunale, che pare non fu mai realizzata;

   la lista di incarichi e patrocini legali in Sidra, al momento, è aggiornata al 14 giugno 2023, segno che le spese da qui alla fine del 2023 potrebbero lievitare ulteriormente –:

   quali siano le valutazioni dei Ministri interrogati in merito a quanto esposto in premessa e se non si ritenga opportuno ed urgente adottare le iniziative di competenza anche tramite i servizi ispettivi di finanza pubblica.
(4-01607)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   GRIMALDI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 settembre 2023 il procuratore generale di Torino, Francesco Saluzzo, ha denunciato pubblicamente, sugli organi di stampa locali, la drammatica situazione in cui versa la procura di Ivrea fin dalla sua istituzione, risalente a dieci anni fa;

   la procura è sorta infatti nel 2013 e divenuta assegnataria di un territorio vastissimo, che nel tempo si è ingrandito fino a toccare i confini metropolitani di Torino, senza tuttavia un'adeguata dotazione di risorse, proporzionata alle nuove competenze, al territorio, alla popolazione e ai procedimenti pendenti;

   recentemente, la procura ha dato l'avvio a una delle più delicate inchieste della storia del Nord Ovest, ossia quella relativa alla strage di Brandizzo avvenuta nella notte fra il 30 e il 31 agosto 2023, che è costata la vita a cinque operai;

   gli investigatori della polizia giudiziaria – agenti, carabinieri e finanzieri – dovrebbero essere venti (due per ogni pm) ma sono solo 8;

   i pm al momento sono 9, sui 10 previsti, per un bacino d'utenza di più di mezzo milione di abitanti;

   per ogni pubblico ministero risultano circa 2000 fascicoli di «debito» di partenza, mentre di norma sono meno di mille per i magistrati di altre strutture;

   il personale amministrativo conta 18 unità anziché le 32 previste, il che ha costretto la procura a ricorrere al volontariato svolto da ex carabinieri in congedo iscritti all'Associazione nazionale carabinieri;

   le dotazioni del tutto inferiori ai numeri previsti per legge pongono, quanto alla polizia giudiziaria, la procura di Ivrea nella posizione di operare in condizioni di vera e propria «illegalità» come affermato dal procuratore generale di Torino in una lunga nota stampa;

   eppure, il territorio di competenza è interessato da una forte penetrazione e ormai da un vero e proprio radicamento della criminalità organizzata, nello specifico della 'ndrangheta, oltre a ospitare realtà produttive rilevanti e agglomerati urbani da più di 50 mila abitanti;

   di conseguenza, negli anni si sono svolti indagini e processi per fatti di enorme rilievo nazionale e mediatico, nonché di straordinaria gravità e rilevanza;

   il peso dell'inchiesta in corso – con un corollario di centinaia di denunce per inosservanza delle previsioni antinfortunistiche – rischia di gravare in modo inesorabile sulla struttura, portandola al tracollo;

   secondo la denuncia del procuratore, le numerose richieste di sostegno da parte della procura alle istituzioni competenti sono state finora ignorate;

   la situazione descritta rischia di lasciare inevasa la domanda di giustizia e di compromettere la fiducia di cittadini e cittadine nell'istituzione, in particolare per chi è in attesa di un processo, di una sentenza, di un pronunciamento –:

   se il Ministro sia a conoscenza delle condizioni altamente precarie in cui versa la procura di Ivrea e quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere per porvi rimedio dotandola delle risorse necessarie per garantirne il buon funzionamento.
(4-01600)


   GHIRRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende dell'ennesima morte in carcere di un detenuto: si tratta di Erik Masala, 26 anni, trovato senza vita in una cella del carcere di Bancali, a Sassari;

   sulle cause della morte, catalogata inizialmente come suicidio, i familiari e il legale dell'uomo avrebbero sollevato dubbi, domandando al procuratore incaricato di svolgere accertamenti sulle circostanze della morte;

   ciononostante, il magistrato avrebbe disposto soltanto l'esame esterno sul corpo del detenuto, che dovrebbe essere eseguito nei prossimi giorni: a tal fine sarebbe stato disposto il trasferimento della salma all'istituto di medicina legale dell'ospedale di Sassari, dove verrà eseguita l'ispezione esterna del cadavere;

   questa vicenda richiama, fra le altre, la morte di un altro detenuto, Stefano Del Corso, avvenuta il 12 ottobre 2022 nel carcere di Oristano per cause dubbie a parere dei familiari, e sulla quali parimenti, il magistrato incaricato ha stabilito di non disporre l'autopsia;

   nel solo anno 2022, nelle carceri italiane sono morte 204 persone, di queste ben 85 sarebbero suicidi: è il numero più alto dal 1990, l'anno in cui è iniziata la raccolta dei dati;

   in media, nel 2022 in Italia si è suicidato un detenuto ogni quattro giorni e mezzo;

   se si rapportano questi numeri con i circa 55 mila detenuti della popolazione carceraria, monitorata dal Ministero della giustizia, si scopre che nel 2022 ci sono stati 15,2 suicidi ogni 10 mila detenuti;

   fuori dal carcere, nel 2019 (ultimo anno per cui ci sono statistiche) in Italia i suicidi sono stati 0,71 ogni 10 mila abitanti: in altre parole, i suicidi sono circa 20 volte più diffusi in carcere rispetto alla popolazione generale;

   questi dati fanno il paio con quelli relativi all'assunzione di psicofarmaci in ambito carcerario: il rapporto sulla salute mentale in carcere, stilato nel 2022 dall'associazione Antigone, rivela che circa il 40 per cento dei detenuti fa uso costante di psicofarmaci durante la detenzione; è evidente che i due parametri non possano che leggersi in correlazione: sono infatti indice, a parere dell'interrogante, delle pessime condizioni delle strutture carcerarie in Italia, fra sovraffollamento e strutture fatiscenti, per cui le misure detentive raramente rispettano pienamente le finalità rieducative previste dalla Costituzione in materia di pena, ma spesso si rivelano in concreto afflittive;

   in questo contesto diventa particolarmente importante monitorare le condizioni di vita dentro le carceri e al contempo introdurre strumenti a tutela dei diritti dei detenuti: i dati statistici rispetto ai decessi nelle strutture detentive riportano ogni anno numerosi casi in cui non sia possibile accertare precisamente le cause, nei quali le versioni ufficiali presentano zone d'ombra e incongruenze tali da far nascere il sospetto che possano mascherarsi degli episodi di maltrattamenti a opera di violenza da parte di altri detenuti o addirittura di agenti;

   in tali casi risultano essere determinanti l'esame autoptico e l'autopsia, ma quest'ultimo strumento è attualmente disciplinato dall'articolo 116 del decreto legislativo 28 luglio 1989, n. 271, il quale prevede che il procuratore della Repubblica competente accerti la causa della morte e, solo se lo ravvisa necessario, ordini l'autopsia –:

   se sia a conoscenza delle vicende in narrativa e come intenda intervenire per far fronte all'emergenza carceraria in tema di sovraffollamento e condizioni dei detenuti;

   se non ritenga opportuno, al fine di sgombrare il campo da qualunque possibile dubbio in merito alle cause di morte di un soggetto – quale il detenuto – in custodia dello Stato, adottare iniziative normative al fine di rendere obbligatoria e non discrezionale e facoltativa l'autopsia quando la morte sia avventa all'interno delle strutture detentive di cui all'articolo 59 della legge 26 luglio 1975, n. 354.
(4-01601)


   ENRICO COSTA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Governo ha accolto l'ordine del giorno 9/01239-A/066 che impegna a prevedere in apposita norma il divieto di conferimento di incarichi di giustizia sportiva per i magistrati ordinari, amministrativi e contabili, o in alternativa a prevedere che i magistrati operanti in organi monocratici di giustizia sportiva siano collocati fuori ruolo durante tutto il periodo di svolgimento dei predetti incarichi;

   attualmente, infatti, mentre il Csm con la circolare sugli incarichi extragiudiziari n. 22581/2015 ha vietato gli incarichi di giustizia sportiva per i magistrati ordinari, il regolamento sugli incarichi dei magistrati amministrativi consente le funzioni di giudice unico o di componente di collegi giudicanti nell'ambito della giustizia sportiva;

   i magistrati amministrativi sono meno di 500, ma parecchie decine di questi ricoprono anche delicati incarichi di giustizia sportiva del Coni o delle varie federazioni, con il rischio evidente di conflitti tra decisioni assunte e competenze dell'organo giurisdizionale di appartenenza; bisogna inoltre considerare la gravosità degli incarichi in oggetto, sia in termini di tempo impiegato che di esposizione mediatica;

   moltissimi magistrati amministrativi inoltre sono stati autorizzati a svolgere incarichi extragiudiziari di vario genere;

   la legge 17 giugno 2022, n. 71, recante deleghe al Governo per la riforma dell'ordinamento giudiziario, all'articolo 5 prevede, tra i principi e criteri direttivi per i decreti legislativi recanti riordino della disciplina del collocamento fuori ruolo dei magistrati ordinari, amministrativi e contabili, di «individuare le tipologie di incarichi extragiudiziari da esercitare esclusivamente con contestuale collocamento fuori ruolo per tutta la durata dell'incarico, tenendo conto della durata dello stesso, del tipo di impegno richiesto e delle possibili situazioni di conflitto di interessi tra le funzioni esercitate nell'ambito di esso e quelle esercitate presso l'amministrazione di appartenenza e includendo in ogni caso gli incarichi di capo di gabinetto, vice capo di gabinetto, direttore dell'ufficio di gabinetto e capo della segreteria di un Ministro» –:

   se non intenda dare seguito all'ordine del giorno citato in premessa, che prevede il divieto di conferimento o in alternativa il collocamento fuori ruolo per i magistrati ordinari, amministrativi e contabili operanti in organi monocratici di giustizia sportiva, inserendo puntualmente tale norma nello schema di decreto legislativo recante attuazione della legge 17 giugno 2022, n. 71, oltre ad intervenire con forza sul tema, per quanto di competenza, riducendo in modo drastico gli incarichi extragiudiziari dei magistrati (docenze retribuite, arbitrati, revisioni contabili), considerato che l'articolo 5 prevede un apposito criterio direttivo in questo senso.
(4-01606)

IMPRESE E MADE IN ITALY

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

IX Commissione:


   CAROPPO, D'ATTIS e DALLA CHIESA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   da diversi giorni nelle città di Brindisi e Lecce, e nei territori circostanti delle rispettive province si registrano gravi disfunzioni relative alla percezione del segnale televisivo con l'impossibilità da parte degli utenti di vedere i canali Rai;

   nonostante le segnalazioni inviate al servizio clienti la Rai non ha fornito motivazioni né soluzioni in merito all'impossibilità di accedere alla visione dei propri canali;

   tale disfunzione si è già verificata diverse volte in passato e il suo ripetersi, oltre a negare il diritto di accesso alla visione della televisione pubblica, arreca un ingiusto danno economico ai cittadini interessati che versano il canone di abbonamento per intero –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Ministro interrogato al fine di tutelare il diritto degli utenti alla visione dei canali della televisione pubblica e se non intenda valutare, per quanto di competenza, la possibilità applicativa di una forma risarcitoria proporzionale alle giornate di oscuramento dei canali Rai.
(5-01345)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   MACCANTI, ANDREUZZA, BISA, BOF, DARA, FURGIUELE, MARCHETTI e PRETTO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   da circa un anno in molte province del Veneto: Treviso, Veneto orientale da San Donà a Jesolo fino a Portogruaro nonché nei comuni dell'entroterra, si registrano gravi disfunzioni relative alla percezione del segnale televisivo con l'impossibilità da parte degli utenti di vedere i canali Rai;

   la Società concessionaria ha confermato che trattasi di un problema esteso a più province e dai controlli effettuati sugli apparecchi non risultano anomalie, neanche collegabili con il recente switch off, in quanto è il segnale a risultare assente;

   da quanto appreso a livello locale i primi disagi si sono verificati circa un anno fa, si sono acuiti in concomitanza con i mondiali di calcio, ma sono poi proseguiti senza alcun intervento della concessionaria e sempre secondo quanto appreso dagli interroganti il segnale potrebbe essere stato abbassato volutamente per non interferire con quello di regioni vicine;

   al momento del reforming della banda 700 megahertz in Veneto, per limitare la necessità degli utenti di intervenire sugli impianti di ricezione nell'area di Verona e Padova, è stato aggiunto, l'impianto di Velo Veronese alla rete di impianti di diffusione del Multiplex macroregionale e, più recentemente, del Multiplex nazionale B-PNAF02;

   l'articolo 59 del decreto legislativo n. 208 del 2021 definisce i compiti del servizio pubblico radiofonico, televisivo e multimediale, affidato in concessione alla Rai, e prevede la diffusione di tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche di pubblico servizio con copertura integrale del territorio nazionale;

   nel caso di presunto inadempimento degli obblighi, l'articolo 62 del testo unico prevede un'attività di impulso da parte del Ministero delle imprese e del made in Italy verso l'autorità competente e dispone le procedure che l'Agcom deve seguire in termini di procedura istruttoria e sanzionatoria –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre celermente in essere per risolvere le criticità esposte in premessa, al fine di garantire a tutti i cittadini il diritto di accesso alle reti del servizio pubblico radiotelevisivo sull'intero territorio nazionale.
(5-01346)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   GHIRRA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 1, lettera a) del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 4 agosto 2022 ha previsto per l'anno 2022 un contributo per l'acquisto di infrastrutture di potenza standard per la ricarica di veicoli alimentati a energia elettrica da parte di utenti domestici;

   il citato decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ha altresì previsto che, con decreto direttoriale del Ministero delle imprese e del made in Italy, vengano individuate le disposizioni procedurali per l'erogazione ai cittadini degli incentivi;

   la misura è stata estesa al 2023 e al 2024 dall'articolo 12, comma 3, del decreto-legge n. 198 del 2022, convertito con modificazioni dalla legge 24 febbraio 2023;

   l'interrogante ha presentato un'interrogazione a risposta immediata (n. 5-00847) svolta in data 24 maggio 2023 nell'ambito dei lavori della competente Commissione Trasporti della Camera dei deputati;

   nel rispondere al quesito posto, il Sottosegretario per le imprese e il made in Italy, onorevole Massimo Bitonci, ha dichiarato come il decreto attuativo fosse ormai in fase di pubblicazione;

   a oggi, nonostante sia trascorso più di un anno dall'entrata in vigore delle misure di favore per i cittadini e più di quattro mesi dalla risposta del sottosegretario, non risulta che il decreto citato sia stato emanato, con la conseguenza che la disposizione non ha mai avuto concreta attuazione e il contributo non è mai stato erogato, con il risultato finale che tutto è rimasto lettera morta e nessuno ne ha potuto beneficiare –:

   quali siano le ragioni dell'inaccettabile ritardo di cui in premessa, e se non si ritenga improcrastinabile dare piena attuazione al contributo previsto più di un anno fa per l'acquisto di colonnine di ricarica per veicoli elettrici, e ancora mai erogato.
(5-01347)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   PASTORELLA e BENZONI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel 2019 veniva istituito il Fondo Nazionale Innovazione – CDP Venture Capital con «l'obiettivo di favorire la crescita delle nuove imprese tecnologiche e supportare l'economia dell'innovazione» con destinatari finali start-up, PMI innovative e fondi di venture capital;

   il 31 maggio 2023 veniva approvato dal Consiglio dei Ministri il disegno di legge cosiddetto «Made in Italy», il cui articolo 4, comma 4, lettera b), prevede la revoca di 300 milioni di euro destinati al suddetto Fondo per il sostegno al venture capital costituito presso il Ministero delle imprese e del made in Italy;

   le principali associazioni di categoria, InnovUp e Italian Tech Alliance, hanno espresso preoccupazione per le conseguenze dannose in un settore che nel 2022 ha riportato un fatturato complessivo di 9,5 miliardi di euro, movimentando oltre 2,5 miliardi di investimenti in capitale di rischio e contribuendo alla crescita occupazionale con un saldo positivo pari a 343 mila posti di lavoro;

   le conseguenze negative del taglio di risorse destinato al Fondo Nazionale Innovazione colpiranno sia le start-up già finanziate che necessitino di round successivi di finanziamento, danneggiate anche dal possibile crono nelle valutazioni, sia in generale l'ambiente imprenditoriale e l'ecosistema dell'innovazione in Italia;

   i rischi di una tale iniziativa includono una potenziale migrazione dei founder in Paesi vicini in cui possano reperire i finanziamenti venuti a mancare e, in maniera speculare, una diminuzione negli investimenti dei fondi esteri in Italia, interessati all'acquisto di start-up ma non più alla loro permanenza in Italia;

   il depotenziamento del settore dell'innovazione avrebbe particolari ricadute sul settore ICT. Secondo l'ultimo monitoraggio realizzato da Anitec-Assinform, sono più di 11.000 le start-up e PMI Innovative che operano nel settore ICT, di cui il 70 per cento considerate anche «ICT digitali». I principali filoni di attività per queste imprese sono le soluzioni digitali, le soluzioni di IoT (12,5 per cento), l'intelligenza artificiale e machine learning, l'industria 4.0, le Mobile app, l'e-commerce, i big data & data science, le blockchain e la cybersecurity –:

   quali motivazioni abbiano portato il Governo a prevedere un tale taglio di risorse ad un programma di successo e se si prevedano strumenti alternativi per supportare lo sviluppo di un settore cruciale come quello dell'innovazione, capace di contribuire significativamente alla crescita economica e allo sviluppo di ambiti strategici come l'ICT.
(5-01348)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   BARBAGALLO, BAKKALI, CASU, GHIO e MORASSUT. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1 del decreto-legge n. 104 del 2023 vieta la fissazione dinamica delle tariffe aeree, ovvero l'impiego di sistemi automatizzati di revenue management, sulle rotte nazionali di collegamento con le isole quando – nei periodi caratterizzati da picchi della domanda legati alla stagionalità o a situazioni di emergenza – essa conduce all'applicazione di prezzi di vendita dei biglietti aerei o dei servizi accessori superiori del 200 per cento alla tariffa media del volo;

   la disposizione citata è stata contestata con vigore dalle compagnie aeree, che hanno anche inviato una lettera alla Commissione europea, poiché vi ravviserebbero una illegittima compressione della libertà di fissazione delle tariffe, garantita dall'articolo 22 del Regolamento CE 1008/2008 anche se l'Antitrust, in audizione sul provvedimento, ha chiarito che la norma tutela i consumatori vulnerabili e non sussistono limitazioni alla determinazione delle politiche delle tariffe;

   a seguito dell'introduzione del provvedimento, Ryanair ha ridotto del 10 per cento l'offerta sulla Sardegna dichiarando l'intenzione di farlo anche in Sicilia per il periodo invernale;

   il Ministro interrogato ha quindi dichiarato che «L'Italia è un Paese sovrano e non si fa ricattare da alcuno»;

   nonostante la disposizione sia già entrata in vigore, i voli continuano ad avere tariffe vessatorie arrivando a costare anche 410 per un volo Olbia-Roma;

   è urgente e necessaria una politica di regolamentazione del settore delle low cost che protegga il mercato ma che al contempo non crei le condizioni per un difetto di offerta, che possa anche dare spazio alla possibilità di creazione di cartelli tra le compagnie che è uno dei fattori alla base dell'alto costo – ormai strutturale e non episodico – dei collegamenti con le isole –:

   in che modo e con quali iniziative si intenda tutelare i consumatori ed i passeggeri dall'annunciata riduzione dei voli domestici ed innalzamento delle tariffe di alcune compagnie aeree low cost, realizzando una intesa con le compagnie aeree interessate per garantire la stabilità delle tariffe ed il mantenimento del numero di rotte aeree nazionali con le isole.
(5-01349)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   CANGIANO, RAIMONDO e LONGI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il registro pubblico delle opposizioni è uno strumento importante a tutela degli utenti. Inizialmente si applicava alle numerazioni riportate in elenchi di abbonati;

   con diverse modifiche normative, l'applicazione è stata estesa alle numerazioni nazionali fisse e mobili così come riportato nel decreto del Presidente della Repubblica 27 gennaio 2022, n. 26;

   com'è stato evidenziato in diverse occasioni anche dal Governo, tale strumento funziona bene verso le imprese iscritte al servizio ma ha limiti di intervento verso il cosiddetto telemarketing illegale;

   sussistono infatti alcune criticità relative alle tecniche di mascheramento della numerazione (spoofing) e all'utilizzo di numerazioni virtuali attive solo per chiamate in uscita;

   queste tecniche illegali riescono ad aggirare il sistema di controllo e sanzioni che è stato previsto a riguardo;

   senz'altro appare necessario un coordinamento con il Garante per la protezione dei dati personali, il quale – com'è stato riferito in risposta a precedenti interrogazioni – stava predisponendo, in collaborazione con gli operatori del settore, un codice di autoregolamentazione degli attori della filiera per arginare il ricorso a soggetti che non rispettano le regole;

   gli interroganti considerano fondamentale tutelare i cittadini dal fenomeno del telemarketing aggressivo –:

   alla luce della funzione di monitoraggio esercitata dal Ministro interrogato, quale sia lo stato dell'arte in materia di applicazione di tale strumento.
(5-01350)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   IARIA, CANTONE, FEDE e TRAVERSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio per l'innovazione in una recente intervista ha dichiarato che le compagnie telefoniche non hanno rispettato gli impegni presi con il Governo riguardo alla copertura di internet veloce e che questa situazione riguarda anche i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) –:

   quale sia lo stato attuale dell'utilizzo dei fondi del PNRR destinati all'ammodernamento della rete fibra, e in che misura siano stati impiegati per affrontare questa situazione di ritardo.
(5-01351)
(Presentata il 19 settembre 2023)

X Commissione:


   ORLANDO, PELUFFO, DE MICHELI, DI SANZO e GNASSI. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, il gruppo Stellantis avrebbe contattato diverse banche d'affari per studiare le possibili opzioni per il futuro di Comau, azienda del gruppo operante nel campo dell'automazione industriale e della robotica;

   l'ipotesi più probabile, al momento, porterebbe a uno scorporo, seguito dalla quotazione in borsa, ma non si può escludere, anche in ragione del difficile contesto dei mercati finanziari, la possibilità di una cessione, come già accaduto per la Magneti Marelli, prima avviata da Fca verso la quotazione e successivamente venduta al fondo Kkr per 6,2 miliardi di euro;

   il piano per lo spin off è stato confermato dalla stessa azienda e dall'amministratore delegato di Stellantis, con la precisazione che, al momento, non è possibile aggiungere ulteriori dettagli ma che una decisione potrebbe essere presa entro fine anno;

   ai tempi dei primi piani di spin off, Stellantis sembrava intenzionata a collocare sul mercato il 70 per cento di Comau, distribuendo il residuo 30 per cento fra i suoi soci, operazione valutata fra i 300 milioni e il miliardo di euro;

   Comau, azienda con dodici stabilimenti di produzione, una rete internazionale di cinque centri di innovazione e cinque digital hub, in cui lavorano oltre 3.500 persone, è una società leader mondiale nel campo dell'automazione industriale per l'industria automotive, per la quale sviluppa e fornisce soluzioni per l'assemblaggio e la lavorazione meccanica per veicoli tradizionali ed elettrici e sistemi di produzione robotizzati, comprese soluzioni di robotica indossabile; l'azienda, inoltre, si sta consolidando nel segmento e-mobility, che già oggi rappresenta il 25 per cento del suo business, in costante aumento;

   le organizzazioni sindacali hanno espresso forte preoccupazione sul fatto che l'operazione di spin off possa indebolire un'azienda strategica per lo sviluppo industriale del nostro Paese, anche alla luce dell'interesse mostrato da gruppi stranieri, e ricordato di aver più volte sollecitato nei mesi scorsi il Ministro interrogato ad attivarsi su Stellantis per avere tutte le garanzie necessarie sul futuro dell'azienda senza avere, tuttavia, avuto nessun riscontro o comunicazione ufficiale –:

   quali siano le intenzioni e le iniziative intraprese dal Governo e a che punto siano le interlocuzioni con i vertici di Stellantis in merito al futuro di Comau.
(5-01337)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   CAVO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante, in relazione alla vertenza Piaggio Aerospace s.p.a., in virtù del settore di primaria rilevanza strategica nazionale in cui opera nonché per l'importante ricaduta in termini produttivi ed occupazionali, ha presentato interrogazioni a risposta immediata all'attenzione del Ministro interrogato, sia nel corso delle sedute della X Commissione della Camera dei deputati del 23 maggio e del 28 giugno 2023, sia in Assemblea nell'ambito del «question time» del 5 luglio 2023, ricevendo esaurienti e concrete rassicurazioni con riguardo allo stato del dossier e all'impegno del Ministero stesso, per quanto di competenza, affinché il futuro soggetto acquirente garantisca la necessaria solidità finanziaria e un piano industriale idoneo ad assicurare il futuro e l'unitarietà dei siti produttivi, nonché a non disperdere il lavoro svolto dai commissari dell'azienda per la salvaguardia della società;

   Piaggio Aerospace s.p.a., composta dai due asset Piaggio Aero Industries s.p.a. e Piaggio Aviation s.p.a., società in amministrazione straordinaria da più di quattro anni, le cui due prime gare per la vendita non hanno condotto al risultato auspicato della cessione, è stata oggetto di un terzo bando di gara;

   a seguito della chiusura del suddetto avviso, sono pervenute 18 manifestazioni di interesse;

   organi di informazione hanno riportato che, oltre alla fase di analisi, ad opera dei commissari, delle predette manifestazioni di interesse ricevute, finalizzata ad individuare i soggetti meritevoli di avanzare nella procedura selettiva di vendita e di essere ammessi pertanto alla fase successiva di due diligence, che risulterebbero 13, si sarebbe conclusa altresì la fase di «data room», nel corso della quale i potenziali acquirenti hanno potuto effettuare sopralluoghi presso gli stabilimenti e analizzare lo stato di salute economico-finanziario dell'azienda;

   sempre secondo organi di informazione tali 13 soggetti sarebbero prossimi a ricevere l'invito a formalizzare offerte vincolanti d'acquisto della società, con l'obiettivo temporale di concludere l'accordo con la realtà vincitrice entro la fine del 2023;

   le sigle sindacali hanno richiesto anche a mezzo stampa di essere ricevute nel momento in cui saranno state presentate le suddette proposte per l'acquisizione dell'azienda –:

   quali iniziative di competenza intenda assumere il Ministro interrogato affinché sia garantito l'acquisto di Piaggio Aerospace s.p.a. nella sua interezza, mantenendo l'unitarietà dei siti produttivi, nonché quale sia il cronoprogramma per il completamento della procedura di vendita.
(5-01338)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   PAVANELLI, APPENDINO, CAPPELLETTI e TODDE. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   nel nostro Paese, il prezzo del gasolio si aggira oramai sui 2 euro a litro e negli ultimi due mesi è aumentato del 12 per cento con un trend in crescita di 1,5 centesimi al giorno. I prezzi alla pompa dei carburanti rimangono tra i più elevati in Europa: l'Italia è al sesto posto nell'Ue a 27 sia per la benzina sia per il gasolio, aumentati rispettivamente del 14,4 per cento, e del 2,7 per cento rispetto allo scorso anno;

   come noto, l'articolo 2 del decreto-legge n. 5 del 2023 (decreto «carburanti») ha modificato il meccanismo di rideterminazione delle aliquote d'accisa sui carburanti (cosiddetta accisa mobile) mediante decreto ministeriale, adottato dal Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero dell'ambiente e della sicurezza energetica, in corrispondenza di un maggior gettito Iva (disciplinato dalla legge n. 244 del 2007, commi 290 e 291);

   in particolare, a seguito delle modifiche, non è più prevista, quale condizione di emanazione del decreto, una specifica misura di aumento del prezzo del greggio (in precedenza: aumento pari o superiore a due punti percentuali rispetto esclusivamente al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nel Def);

   inoltre, la norma de quo non stabilisce chiaramente se il prezzo medio dell'ultimo bimestre sia da calcolare sui mesi solari (luglio-agosto, in questo caso) o con una media mobile (nel caso di oggi tra l'8 luglio e l'8 settembre). Inoltre, entro il 27 settembre il Governo dovrà presentare la nota di aggiornamento al Def e, con tutta probabilità, indicherà un prezzo di riferimento del Brent più alto dell'attuale, allontanando così la possibilità che si verifichino le condizioni per far scattare l'accisa mobile;

   i summenzionati rincari si riverberano negativamente e con pesanti ripercussioni, dirette e indirette, sui costi delle imprese che operano nel comparto della logistica e di quelle artigiane nonché sulla spesa dei consumatori finali –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per contrastare, anche attraverso un sostegno economico che compensi i maggiori costi sostenuti, gli effetti negativi del caro-carburanti per imprese e consumatori, valutando altresì se siano state raggiunte le condizioni per attivare il meccanismo cosiddetto dell'accisa mobile di cui all'articolo 1, commi 290 e 291, della legge n. 244 del 2007, al fine di riportare i prezzi dei predetti carburanti a livelli sostenibili e calmierati nel breve periodo.
(5-01339)
(Presentata il 19 settembre 2023)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   AMENDOLA. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   in data 18 settembre 2023 a seguito di uno sciopero di 8 ore indetto da Fim Fiom e Uilm si è fermata la produzione dello stabilimento Stellantis di Melfi in Basilicata e di tutto l'indotto;

   secondo le organizzazioni sindacali promotrici l'adesione è stata molto elevata e ha coinvolto tutte le aziende del settore automotive del territorio;

   la decisione dell'inasprimento della lotta ha origine in ragione delle mancate risposte dell'azienda sulla organizzazione del lavoro, sulla sicurezza, sui carichi di lavoro e per chiedere maggiori garanzie sulla occupazione nonché nei confronti di Governo nazionale e regionale che non hanno dato seguito agli impegni istituzionali prospettati;

   lo stabilimento lucano è assolutamente strategico e il mancato arrivo dei componenti, le incertezze sui modelli e in particolare sul quinto modello in aggiunta ai quattro annunciati dall'azienda, necessitano di risposte adeguate e certe per i lavoratori;

   la mancata definizione dell'accordo nazionale tra Stellantis e Governo italiano accresce infatti questa incertezza –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, per accelerare la definizione dell'accordo nazionale con Stellantis, anche con riferimento ai modelli di auto e nomi degli stessi da assegnare a Melfi, e di farsi parte attiva per quanto riguarda il confronto su organizzazione, sicurezza e carichi di lavoro a tutela dei lavoratori dell'impianto e, a cascata, dell'indotto.
(5-01359)

Interrogazione a risposta scritta:


   COMBA e COPPO. — Al Ministro delle imprese e del made in Italy, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in riferimento agli agenti e mediatori d'affari, sul sito dell'associazione di categoria risulta consultabile la bozza di regolamento concernente l'attuazione dell'articolo 2 comma 3 punto e) della 4 legge 3 febbraio 1989, n. 39, così come modificata dall'articolo 18 della legge 5 marzo 2001, n. 57;

   ai sensi dell'articolo 2 della legge 3 febbraio 1989, n. 39, presso ciascuna Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura è istituito un ruolo degli agenti di affari in mediazione, nel quale devono iscriversi coloro che svolgono o intendono svolgere l'attività di mediazione, anche se esercitata in modo discontinuo o occasionale;

   per ottenere l'iscrizione nel ruolo gli interessati devono avere conseguito un diploma di scuola secondaria di secondo grado, aver frequentato un corso di formazione ed avere superato un esame diretto ad accertare l'attitudine e la capacità professionale dell'aspirante in relazione al ramo di mediazione prescelto, oppure avere conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado ed avere effettuato un periodo di pratica di almeno dodici mesi continuativi con l'obbligo di frequenza di uno specifico corso di formazione professionale;

   il decreto ministeriale 21 dicembre 1990, n. 452 reca le norme di attuazione della sopra richiamata legge 3 febbraio 1989, n. 39;

   le contingenze dell'attualità rendono ancor più necessario, rispetto al passato, l'istituzione di un ruolo degli agenti di affari in mediazione, sussistendo un rilevante vuoto normativo e disciplinare in materia;

   si rende improcrastinabile un regolamento che disciplini quanto previsto dall'articolo 3 comma 3 punto e) della legge 3 febbraio 1989, n. 39, così come modificata dall'articolo 18 della legge 5 marzo 2001, n. 57, che consenta di tutelare coloro che hanno effettuato un periodo di pratica di almeno dodici mesi continuativi con l'obbligo di frequenza di uno specifico corso di formazione professionale –:

   se il Governo intenda dare seguito alla normativa istitutiva del ruolo degli agenti di affari in mediazione;

   se il Governo abbia intenzione di adottare tutte le iniziative, per quanto di competenza, affinché si disciplinino criteri e modalità per il periodo di pratica di almeno dodici mesi continuativi sancito dall'articolo 2 comma 3 punto e) della legge 3 febbraio 1989.
(4-01598)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta immediata:


   CATTOI, MOLINARI, ANDREUZZA, ANGELUCCI, BAGNAI, BARABOTTI, BELLOMO, BENVENUTO, DAVIDE BERGAMINI, BILLI, BISA, BOF, BORDONALI, BOSSI, BRUZZONE, CANDIANI, CAPARVI, CARLONI, CARRÀ, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, COIN, COMAROLI, CRIPPA, DARA, DI MATTINA, FORMENTINI, FRASSINI, FURGIUELE, GIACCONE, GIAGONI, GIGLIO VIGNA, GUSMEROLI, IEZZI, LATINI, LAZZARINI, LOIZZO, MACCANTI, MARCHETTI, MATONE, MIELE, MINARDO, MONTEMAGNI, MORRONE, NISINI, OTTAVIANI, PANIZZUT, PIERRO, PIZZIMENTI, PRETTO, RAVETTO, SASSO, STEFANI, SUDANO, TOCCALINI, ZIELLO, ZINZI e ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 70 per cento dell'export italiano passa attraverso le Alpi e la maggior parte attraversa il Brennero;

   l'Austria ha adottato negli anni dei provvedimenti che hanno fortemente limitato il transito dei trasportatori italiani diretti in Austria o intenzionati ad attraversarla per consegnare le merci nei restanti Paesi dell'Unione europea;

   nel 2023 ci sono stati molteplici contatti tra i Governi per risolvere i problemi legati alle limitazioni del Brennero (i cosiddetti «divieti settoriali»);

   la Germania ha manifestato una posizione simile a quella italiana affinché venga risolto il problema;

   la Commissione europea, insieme alla Corte di giustizia dell'Unione europea, agisce in qualità di «guardiano» dei Trattati e della corretta applicazione del diritto dell'Unione europea –:

   quali iniziative politiche bilaterali e in ambito Unione europea abbia adottato o intenda adottare il Governo italiano nei confronti del Governo austriaco per tutelare gli interessi nazionali e individuare una soluzione al problema.
(3-00650)
(Presentata il 19 settembre 2023)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GHIRRA e BONELLI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la Sardegna, per la propria conformazione insulare, può essere raggiunta esclusivamente attraverso il trasporto aereo e navale;

   il trasporto marittimo quindi è un fattore determinante per l'isola, indispensabile per garantire il diritto alla mobilità e allo sviluppo economico, nell'ambito del più ampio principio costituzionale di continuità territoriale: in particolare inoltre, durante la stagione estiva, le tariffe legate al trasporto marittimo risultano essere una voce determinante nella scelta delle mete turistiche e costituiscono di conseguenza un elemento capace di incidere sui risultati economici dell'intero comparto, fondamentale per l'economia della Sardegna;

   da anni le condizioni tariffarie offerte dalle compagnie di navigazione che operano nelle tratte sono livellate in maniera tale da impedire che vi sia un'effettiva concorrenza, con la conseguenza che si è assistito al progressivo ma sempre più elevato aumento delle tariffe, ciò anche se le compagnie che viaggiano da e per la Sardegna beneficiano dei contributi pubblici diretti a garantire la continuità territoriale;

   dal 2012 prima la compagnia «Tirrenia» e poi la «Tirrenia-Cin» hanno goduto di sovvenzioni statali erogate per garantire la continuità territoriale marittima; in particolare, quest'ultima per 8 anni ha ricevuto sovvenzioni di Stato per 72,6 milioni all'anno, di cui 60 per le tratte in continuità per la Sardegna, convenzione scaduta nel luglio del 2021; successivamente è stato adottato un nuovo bando di continuità territoriale suddiviso per tratte, una nuova procedura che ha portato alla mancata presentazione di offerte per alcuni collegamenti meno convenienti per i vettori commerciali, non garantendo una copertura adeguata su tratte importanti;

   gli operatori del settore denunciano biglietti a prezzi proibitivi per partire da Genova, Livorno e Civitavecchia, arrivare nell'isola in nave costa quanto una crociera: il traghetto, un tempo mezzo di trasporto ideale per le vacanze in famiglia, è diventato adesso un'opzione di lusso, che scoraggia in larghissima parte quella fetta di turisti dal budget medio che vorrebbero recarsi in Sardegna per le vacanze;

   si apprende da fonti di stampa che nelle prossime settimane, fino a metà settembre 2023, complice la carente continuità aerea, sia pressoché impossibile prenotare un viaggio in cabina verso la Sardegna senza sostenere costi altissimi, che per 4 persone con un'utilitaria si aggirano fra i milleduecento e i millequattrocento euro;

   l'aumento indiscriminato delle tariffe dei traghetti rende questo mezzo di trasporto proibitivo dal punto di vista economico e inoltre influisce negativamente sulla durata delle vacanze familiari: ciò comporta una perdita di opportunità e un danno per l'economia dell'isola oltre che una diminuzione del flusso di turisti, soprattutto familiari, nella regione;

   il 31 maggio 2023, in risposta all'interrogazione 5-00923 presentata dalla firmataria del presente atto, il sottosegretario ha sottolineato come il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti abbia «previsto una procedura di monitoraggio puntuale dei servizi e delle tariffe applicate ai fini di una valutazione complessiva della situazione e delle eventuali azioni da intraprendere a tutela dell'utenza» –:

   a che punto sia la suddetta procedura di monitoraggio puntuale dei servizi e delle tariffe, e quali iniziative urgenti intenda adottare al fine di assicurare che la continuità territoriale marittima trovi piena efficacia durante tutto l'anno sia per il traffico merci che per quello passeggeri.
(5-01353)


   CAROPPO, D'ATTIS, CONGEDO, DE PALMA, IAIA e MAIORANO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la compagnia ITA Airways ha previsto, già a partire da ottobre 2023, il taglio ingiustificato di alcuni voli da e per l'aeroporto di Brindisi;

   nello specifico quanto alla tratta Brindisi-Roma, verranno soppressi a far data dal 2 ottobre 2023 i voli delle ore 11.15 e delle ore 19.10, residuando solo due voli, alle ore 6.25 e alle ore 15.15; analogamente saranno cancellati i voli dalla capitale per Brindisi delle 9.15 e delle 17.15 e rimarranno attivi solo quelli delle 13.20 e delle 21.40;

   con riferimento alla tratta Brindisi-Linate, verrà soppresso a far data dal 4 novembre 2023 il volo delle ore 18.00, rimanendo attivi solo i voli delle ore 6.10 e 13.05; quanto ai voli da Milano Linate, sarà soppresso il volo delle 13.15, rimanendo attivi solo due collegamenti alle ore 10.45 e alle ore 22.05;

   i voli mantenuti attivi, ad avviso degli interroganti, si rivelano scarsi e disagevoli quanto agli orari, giacché non sono distribuiti omogeneamente nell'intero arco della giornata, essendo garantiti solo nella prima mattinata e nel primo pomeriggio, limitando inevitabilmente la possibilità di movimento verso Roma e Linate e verso le destinazioni per le quali è prevista una coincidenza;

   la decisione assunta da Ita Airways arreca ingiustificatamente molteplici danni agli utenti e al territorio salentino, già interessato nel corso degli anni dal problema della carenza dei voli, pregiudicandone inevitabilmente lo sviluppo economico e sociale –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei motivi e delle responsabilità per la cancellazione dei voli da e per Brindisi e se e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di porre rimedio a tale carenza di voli.
(5-01354)


   CORTELAZZO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   lungo il tracciato della Fenadora-Anzù, il tratto di superstrada che collega la regionale «Feltrina» alla statale 50, tra Feltre e la località di Santa Lucia, alcuni volontari membri di associazioni, singoli cittadini, componenti della protezione civile serenese ed ecovolontari dell'Unione montana Feltrina, dotati di sacchi ed attrezzi per ripulire le zone verdi a lato della strada, raccolgono periodicamente rifiuti ed oggetti di ogni genere;

   nelle scarpate, ma anche nelle aree di sosta, sono stati rinvenuti oggi rifiuti urbani e speciali compresi materiali ingombranti, metallici e potenzialmente pericolosi;

   nonostante il buon funzionamento degli ecocentri comunali, ci sono soggetti inqualificabili che si ostinano a inquinare gettando le proprie immondizie lungo le strade del bellunese;

   il sindaco di Seren del Grappa è più volte intervenuto negli ultimi anni nei confronti dell'ente proprietario, l'Anas, senza esito. Dalla stampa si rileva che già nel 2015 la pulizia di tale tratto stradale è stata fatta da volontari e non dall'ente gestore –:

   se non ritenga opportuno che l'Anas si faccia carico della piena manutenzione e dell'attività di pulizia e raccolta dei materiali abbandonati dell'arteria indicata, che è di sua competenza, eventualmente installando, in accordo con l'amministrazione comunale, un sistema di telecamere di controllo nei punti più problematici.
(5-01357)


   GHIRRA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle imprese e del made in Italy. — Per sapere – premesso che:

   come è noto la Sardegna, a causa della propria conformazione insulare, è vincolata al trasporto aereo-navale, la cui efficienza è indispensabile per la tutela del diritto fondamentale alla mobilità;

   il trasporto marittimo in particolare, è un fattore determinante per l'isola, anche perché vettore principale del trasporto commerciale;

   com'è noto, negli ultimi anni si è assistito ad un graduale nonché apparentemente inesorabile aumento delle tariffe del trasporto marittimo e al contestuale peggioramento delle condizioni di viaggio offerte ai passeggeri, sia in merito alla durata che in merito al numero e alla frequenza delle tratte;

   infatti le condizioni tariffarie offerte dalle compagnie di navigazione che operano nelle tratte sono livellate in maniera tale da impedire che vi sia un'effettiva concorrenza, ciò anche se le compagnie che viaggiano da e per la Sardegna beneficiano dei contributi pubblici diretti a garantire la continuità territoriale;

   nonostante le ingentissime erogazioni di fondi pubblici, le sorti dei collegamenti per la Sardegna sembrano essere collegati a quelle incerte delle compagnie «Tirrenia», «Tirrenia-Cin», «Moby» incaricate delle tratte per la Sardegna attraverso il bando continuità territoriale;

   durante la stagione estiva numerose notizie di stampa hanno dato conto di disagi e costi esorbitanti: per settimane è stato pressoché impossibile prenotare un viaggio in cabina senza sostenere costi proibitivi;

   i risultati economici della stagione estiva sarda sembrano confermare questi dati, con le intuibili conseguenze dannose per gli operatori turistici e per l'intera economia dell'isola;

   desta molta preoccupazione apprendere da recenti notizie di stampa che nel gruppo Moby avrebbe ceduto il 49 per cento delle proprie quote alla MSC;

   questo aumento di capitale, secondo il comunicato diramato dalle sigle sindacali il 3 agosto 2023, sarebbe finalizzato a saldare Tirrenia in A.S., per consentire l'immediato risanamento del gruppo Moby e nell'interesse dei suoi circa 6.000 lavoratori;

   in particolare da ottobre dovrebbe riprendere la cassa integrazione per centinaia di lavoratori e finora non risulta noto il contenuto del concordato che sarebbe stato avviato di fatto lo scorso 6 giugno 2023 e che dovrebbe sanare i crediti dei circa 200 lavoratori che da tre anni attendono le competenze di fine rapporto;

   se siano a conoscenza della vicenda, e quali iniziative urgenti di competenza intendano adottare al fine di assicurare che la continuità territoriale marittima verso la Sardegna sia efficace durante tutto l'anno, e al contempo siano tutelati i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici.
(5-01366)

Interrogazioni a risposta scritta:


   FRATOIANNI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da quanto si apprende dal quotidiano l'Avvenire, la Capitaneria di porto, dopo una lunga ispezione condotta sulla nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans, battente bandiera italiana, avrebbe giudicato la stessa idonea alla navigazione ma non a compiere azioni sistematiche di ricerca e salvataggio;

   il rimorchiatore Mare Jonio, trasformato in mezzo di ricerca e soccorso con cui sono stati svolti numerosi salvataggi, ha ricevuto la certificazione nazionale e internazionale del registro navale (l'ente certificatore riconosciuto) e i tecnici del Rina avevano infatti esaminato, oltre alle dotazioni di bordo e le capacità tecniche ordinarie, anche il nuovo equipaggiamento di soccorso, rinnovando la certificazione di Rescue ship per le operazioni di ricerca e soccorso per un massimo di 70 naufraghi secondo le regole internazionali;

   la nave però non risponderebbe ai criteri di due circolari emanate nel dicembre 2021 e febbraio 2022, che richiedono particolari caratteristiche tecniche dello scafo corrispondenti al codice internazionale Sps emanato nel maggio 2008;

   su l'Unità del 12 settembre 2023, Luca Casarini, di Mediterranea, chiarisce che le circolari in questione prevedono che una nave di soccorso con bandiera italiana abbia le caratteristiche «speciali» di una nave simil-passeggeri, oltre le 500 tonnellate. Ma la Mare Jonio è sotto questa stazza e non imbarca più di 12 membri di equipaggio, eppure, nonostante le sue ridotte dimensioni, le circolari trovano applicazione;

   tale richiesta appare all'interrogante pretestuosa e tesa soltanto ad ostacolare le operazioni di ricerca e salvataggio in mare da parte della Ong Mediterranea Saving Humans;

   la Capitaneria di porto dunque non riconosce ciò che il suo ente di riferimento ha validato, con il paradosso che la nave potrà navigare ma non effettuare salvataggi e dunque la Mare Jonio dovrebbe «rimuovere dalla nave prima della partenza le attrezzature e gli equipaggiamenti imbarcati a bordo per lo svolgimento del servizio di salvataggio» e la pena per l'inosservanza dei provvedimenti dell'autorità prevede l'arresto fino a tre mesi e sanzioni pecuniarie;

   l'ispezione sulla Mare Jonio era scattata il 22 agosto 2023 e si è conclusa il 6 settembre 2023 con il rinnovo di tutti i documenti per la navigazione, per cui risulta incomprensibile all'interrogante il motivo per cui si impone a una nave che si prepara a navigare nel tratto di mare più pericoloso e letale del mondo, dove oltre 2.300 persone hanno perso la vita dall'inizio dell'anno, di privarsi di salvagenti, battelli gonfiabili, zattere e quant'altro è necessario per salvare vite umane in pericolo;

   le due circolari che hanno consentito alla Capitaneria di porto di Trapani di valutare non idonei i requisiti tecnici della Mare Jonio a poter operare rientrano in quella che ad avviso dell'interrogante è l'insensata logica del contrasto al soccorso civile in mare condotta per ultimo dal Governo in carica e che è cominciata con i codici di condotta e la politica dei porti chiusi, dei controlli strumentali, delle detenzioni tecniche, delle inchieste per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, delle multe milionarie, e proseguita con gli sbarchi selettivi, l'assegnazione di porti di sbarco lontani e ingiustificati fermi amministrativi;

   tale normativa esiste solo in Italia e appare costruita con il solo intento di impedire che esistano navi del soccorso civile battenti bandiera italiana. Le suddette circolari infatti chiedono di fatto, adeguamenti strutturali che un cargo non può tecnicamente fare e, inoltre, pone condizioni più restrittive rispetto alla normativa internazionale –:

   se, a parere del Ministro interrogato, le motivazioni addotte dalla Capitaneria di porto richiamate in premessa siano conformi alle normative esistenti e, in caso, se non intenda promuovere le necessarie iniziative, anche di natura normativa, per consentire alle imbarcazioni in possesso delle necessarie certificazioni di svolgere operazioni di soccorso in mare.
(4-01602)


   CESA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   la strada Bovalino-Bagnara è un'arteria trasversale della regione Calabria fra l'A3 Salerno-Reggio Calabria e la SS 106;

   tale strada rappresenta la principale strada alternativa per collegare il versante ionico a quello tirrenico, ma rimane un'opera «incompiuta», soprattutto per i lavori improcrastinabili della galleria «Limina»;

   la progettazione della strada, avvenuta tra il 2004 ed il 2006, constava di 39 chilometri con 8 svincoli, 4 innesti, 23 viadotti, 3 gallerie naturali ed 11 gallerie artificiali;

   l'obiettivo del progetto era quello di collegare i centri preaspromontani tirrenici e pianigiani penalizzati nello sviluppo economico e sociale;

   l'infrastruttura ha già un progetto esecutivo e parte dei lavori realizzati per oltre un chilometro;

   la realizzazione della strada toglierebbe dall'isolamento un territorio che comprende circa 40 comuni, raccogliendo oltre il 10 per cento della popolazione calabrese e quasi il 40 per cento della popolazione della provincia di Reggio Calabria, rappresentando uno dei più importanti collegamenti trasversali della Calabria, in quanto connette a circuito la provincia reggina con le due più importanti opere di viabilità del meridione d'Italia: l'autostrada A2 e la Statale 106 Jonica;

   con un ordine del giorno alla legge di bilancio 2022 (9/3424/267 D'Ettore, Mugnai, Cosimo Sibilia del 29 dicembre 2021) il Governo si è già impegnato a costruire la strada di collegamento Bovalino-Bagnara, che costituisce un'infrastruttura strategica di rilievo europeo –:

   se il Ministro interrogato intenda stilare un cronoprogramma interistituzionale per la realizzazione della strada di collegamento Bovalino-Bagnara e se vi sia la copertura finanziaria per il completamento di tale infrastruttura, come da impegno governativo assunto con ordine del giorno citato in premessa.
(4-01604)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   IACONO, PROVENZANO, BARBAGALLO, MARINO e PORTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   si apprende in queste ore che a Porto Empedocle, presso il centro di prima accoglienza, si stanno registrando una serie di tensioni legate al sovraffollamento della struttura e ai mancati trasferimenti;

   gli organi di informazione riportano la fuga dal centro in questione di alcune centinaia di migranti;

   tale accadimento è purtroppo la prova di una gestione approssimativa degli sbarchi e della loro ricollocazione;

   è ancora più grave che ciò accada il giorno dopo la visita della Presidente della Commissione UE Von der Leyen e del Presidente del Consiglio dei ministri italiano a Lampedusa;

   né si possono scaricare su persone e territori quelle che, ad avviso degli interroganti, sono palesi inadeguatezze del Governo –:

   cosa stia accadendo in queste ore a Porto Empedocle e quali iniziative di competenza abbia assunto al riguardo.
(3-00659)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DE MARIA e MEROLA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nell'incontro fra il sindaco Lepore ed i sindacati di polizia è stata condivisa l'esigenza di un rafforzamento degli organici delle forze dell'ordine nella città metropolitana di Bologna;

   la città metropolitana di Bologna è caratterizzata da un alto livello di crescita economica, da un territorio vasto ed articolato, dalla presenza di realtà ed attività di rilevante complessità sociale;

   ci sono fenomeni di criminalità da contrastare con ancora maggiore efficacia, anche legati alla azione della criminalità organizzata –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per rafforzare gli organici delle forze dell'ordine nella città metropolitana di Bologna.
(5-01370)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ASCARI, DONNO, CAROTENUTO, CAFIERO DE RAHO, ALIFANO, MARIANNA RICCIARDI, QUARTINI, DI LAURO, AURIEMMA, BARZOTTI e ILARIA FONTANA. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   la salute fisica e mentale di Angela Gentile Manca, cittadina italiana ottantenne residente a Barcellona Pozzo di Gotto, va deteriorandosi giorno dopo giorno a causa di azioni di soggetti criminali allo stato ignoti che sversano da anni sostanze chimiche tossiche nel giardino e sulle pareti della sua abitazione, causando gravi intossicazioni alle vie respiratorie, stato confusionale, tremori e/o la morte prematura delle piante del giardino;

   molte sono state le denunce presentate, a partire dal 2005, alla compagnia dei Carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto, con tanto di documentazione fotografica e referti medici, e diversi gli interventi sul posto delle forze dell'ordine che, però, non hanno prodotto effetti, né investigativi né deterrenti;

   nel settembre 2022 la diciottesima Commissione parlamentare antimafia ha approvato all'unanimità una relazione sulla morte del medico urologo Attilio Manca, figlio di Angela Manca, identificata come omicidio collegato alla mafia di Barcellona Pozzo di Gotto;

   nel 2004 e nel 2005 i coniugi Manca presentarono esposti alla procura di Viterbo e di Messina, rappresentando sospetti circa il coinvolgimento del nipote Ugo Manca nella morte di Attilio. Da allora Ugo e Gaetano Manca (padre di Ugo) misero in atto comportamenti vessatori e intimidatori nei confronti dei genitori di Attilio, che sfociarono prima in un provvedimento cautelare a carico di Gaetano Manca e poi in un processo per i reati di minacce ed ingiurie (successivamente estinto per intervenuta morte del reo);

   da anni ed a tutt'oggi Ugo Manca abita nella casa che confina proprio con quella di Angela Gentile;

   agli atti delle forze di polizia Ugo Manca conta frequentazioni con mafiosi barcellonesi di alto rango, come Rosario Pio Cattafi (coinvolto dal collaboratore di giustizia Carmelo D'Amico, riconosciuto attendibile già in diversi processi, nell'omicidio di Attilio Manca e indagato e/o processato anche per i reati di strage, eversione, traffico internazionale di armi e materiale bellico, sequestro di persona a scopo di estorsione, oltre ad essere stato testimone di nozze del capomafia barcellonese Giuseppe Gullotti), Angelo Porcino (attualmente in carcere in regime di alta sicurezza, già indagato e poi archiviato per l'omicidio Manca) e Antonino Merlino (pluripregiudicato, condannato assieme a Giuseppe Gullotti per l'omicidio del giornalista Beppe Alfano);

   il nome di Ugo Manca è emerso da ultimo nelle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Giuseppe Campo, che il 27 febbraio 2016 ha raccontato ai magistrati della Dda di Messina che a provvedere all'eliminazione di Attilio Manca era stato, assieme ad altre due persone, proprio il cugino Ugo;

   gli atti vessatori e minatori di cui sono stati vittime i genitori di Attilio Manca iniziarono nel momento in cui i coniugi sollevarono dubbi sul coinvolgimento di soggetti barcellonesi, legati alla locale cosca mafiosa, nella morte del proprio figlio e questi atti sono aumentati parossisticamente dopo la pubblicazione della suddetta relazione della Commissione parlamentare antimafia;

   queste angherie sono da interpretare come miranti a far recedere l'ormai vedova Angela Gentile dal suo impegno nella ricerca della verità, anche processuale, sulla morte di Attilio e non si può escludere che gli ignoti criminali responsabili delle vessazioni possano passare ad azioni più violente;

   da alcuni giorni Angela Manca è stata costretta ad allontanarsi dalla sua abitazione –:

   se i Ministri interrogati siano stati informati della vicenda e quali iniziative di competenza intendano intraprendere per impedire il prosieguo di tali atti criminosi e per assicurare la salute della anziana donna nella casa dove ha vissuto per tutta la sua vita.
(4-01599)


   LA PORTA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il presidente della Commissione consiliare permanente di controllo e garanzia del comune di Impruneta (FI) ha lamentato la gravissima violazione di sue prerogative in quanto gli è stato impedito di convocare la Commissione da parte del segretario generale del comune, che ha dato indicazioni agli uffici di non procedere materialmente a redigere tale convocazione;

   il presidente della Commissione di controllo e garanzia è per legge individuato tra i membri dell'opposizione, a garanzia delle delicate funzioni che sono proprie della Commissione stessa;

   si tratta di un fatto gravissimo, in quanto sarebbe stato impedito al presidente della Commissione di controllo e garanzia di esercitare liberamente e legittimamente le prerogative del suo ufficio contravvenendo alla legge;

   il segretario generale ha redatto una nota nella quale interpreta alcune disposizioni del regolamento sul funzionamento del Consiglio comunale in merito alla convocazione delle commissioni in maniera erronea;

   il presidente della Commissione di controllo e garanzia ha presentato un esposto al prefetto di Firenze circa i fatti in parola –:

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda intraprendere al fine di consentire al presidente della Commissione di controllo e garanzia del comune di Impruneta di poter esercitare liberamente e legittimamente le funzioni del proprio ufficio, e comunque al fine di prevenire il ripetersi di situazioni di tal genere e di assicurare il rispetto delle prerogative degli organi comunali posti a garanzia anche delle opposizioni.
(4-01605)

ISTRUZIONE E MERITO

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione e del merito, il Ministro per le disabilità, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   stando alle diverse notizie e proteste segnalate dagli organi di informazione, da genitori esasperati e da associazioni che si occupano di persone con disabilità, anche quest'anno scolastico inizia con il problema della grave carenza dei docenti di sostegno o comunque dell'assenza di continuità dell'insegnante di sostegno per gli alunni che ne hanno bisogno e che si troveranno ad essere affiancati, per l'ennesima volta, da un nuovo e diverso insegnante, ove disponibile;

   gli alunni con necessità certificata di sostegno sono oltre 300 mila, tuttavia i docenti sono circa 200 mila e la maggioranza degli alunni cambia in continuazione docente di sostegno, anche nel corso dello stesso anno scolastico;

   il problema è correlato alla tipologia contrattuale del rapporto di lavoro dei docenti di sostegno: ben oltre il 50 per cento dei docenti di sostegno ha infatti un contratto a tempo determinato; la precarietà del contratto determina quindi anche la precarietà del sostegno per gli alunni che ne hanno bisogno;

   non garantire continuità didattica agli alunni con disabilità ha conseguenze gravissime sulla salute degli alunni con disabilità poiché compromette il fondamentale processo di integrazione e contribuisce ad esasperare ulteriormente contesti familiari che già vivono situazioni di solitudine e disagio;

   l'associazione «Nessuno è escluso» è nata per raccontare la storia di Roberta, una bambina unica, nata a maggio 2016 con una patologia molto rara, la displasia campomelica acampomelica, una patologia multifattoriale che colpisce principalmente le ossa e molto rara, per la quale al momento non c'è una cura, ma si possono trattare solo i sintomi correlati;

   tra enormi difficoltà la bambina ha trovato un modo alternativo di comunicare e ha cominciato ad andare a scuola, con l'apertura verso un campo esperienziale che l'ha portata a migliorare sensibilmente la sua condizione e a migliorare la sua qualità di vita;

   lo scorso anno un giovane studente di Napoli, Francesco, di poco meno di 16 anni e con una disabilità grave, è stato costretto a frequentare la scuola solo per qualche ora al giorno poiché, in assenza di un'adeguata assistenza infermieristica o di supporto, la sua famiglia esasperata ha deciso di ritirarlo dalla scuola autodenunciandosi pubblicamente;

   questi alunni con disabilità, come Roberta e Francesco, hanno bisogno, durante l'orario scolastico, di un'assistenza adeguata infermieristica o del personale di supporto, che consenta loro di permanere nell'ambiente scolastico per le ore del normale ciclo scolastico, e come loro ci sono tanti altri studenti nella stessa condizione di deprivazione scolastica;

   senza voce, questi bambini o ragazzi sono sostenuti dai genitori e, talvolta, dalle associazioni da loro costituite, che lottano quotidianamente per i diritti fondamentali dei loro figli, in primis per il diritto allo studio e poi per abbattere le barriere architettoniche e culturali e per migliorare la qualità della vita dei loro figli;

   la vita di questi genitori è fatta di appelli alle istituzioni e di ricorsi ai tribunali per garantire la frequenza scolastica dei loro figli o l'accesso a luoghi di socialità, appelli che trovano temporaneo riscontro solo nel momento in cui qualche organo di informazione decide di ricordare la loro storia e i loro diritti negati ma che, invece, richiedono interventi strutturali e risorse idonee;

   dai risultati dell'ultima indagine sull'inclusione scolastica emerge che sono più di 316 mila gli alunni con disabilità che frequentano le scuole italiane (pari al 3,8 per cento degli iscritti), circa 15 mila in più rispetto all'anno precedente (+5 per cento), e la disponibilità di assistenti all'autonomia varia molto sul territorio con un rapporto alunno/assistente pari a 4,5 a livello nazionale;

   nel Mezzogiorno il rapporto sale a cinque, con punte massime in Campania, ove supera la soglia di 12 alunni con disabilità per ogni assistente; nelle scuole, inoltre, sono ancora presenti molte barriere fisiche e soltanto una scuola su tre risulta accessibile per gli alunni con disabilità;

   al di fuori dell'ambiente scolastico, il disagio è ancora maggiore con le famiglie lasciate sole, senza la possibilità di garantire ai propri figli il complesso di attività, relazioni e interessi di cui hanno diritto: diritto al gioco, al tempo libero, a coltivare interessi e relazioni –:

   quali iniziative di competenza, i Ministri interpellati, intendano porre in essere per porre fine al diniego dei diritti fondamentali dei minori e giovani con disabilità, sia nell'ambiente scolastico sia nei contesti informali e meno istituzionalizzati, al fine di incentivare la loro partecipazione sociale e culturale, nella prospettiva della migliore qualità di vita;

   quali iniziative di competenza intendano porre in essere per assicurare, anche con risorse congrue, in ambito scolastico ed extrascolastico, il personale infermieristico o di supporto necessario a garantire ai minori e giovani con disabilità il diritto alla partecipazione alla vita sociale, relazionale e culturale, in condizioni di parità con gli altri;

   se non intendano intervenire, per quanto di competenza, con ogni potere sostitutivo consentito, per assicurare che le strutture territoriali scolastiche e sanitarie garantiscano i servizi e il supporto necessari a tutelare il diritto allo studio e il diritto alla salute degli alunni e delle alunne con disabilità.
(2-00226) «Sportiello, Quartini, Di Lauro, Marianna Ricciardi, Aiello, Alifano, Amato, Appendino, Ascari, Barzotti, Bruno, Cantone, Caramiello, Carmina, Carotenuto, Caso, Cherchi, Alfonso Colucci, Dell'Olio, Donno, Giuliano, L'Abbate, Lomuti, Morfino, Orrico, Pavanelli, Penza, Raffa, Riccardo Ricciardi, Torto».

(Presentata il 19 settembre 2023)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CASU. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   ha destato scalpore e sconcerto la notizia della brutale uccisione di due mucche presso l'istituto tecnico agrario «Emilio Sereni» di Roma;

   ignoti mediante una balestra avrebbero colpito i due animali determinandone la morte con il grave ferimento di un terzo animale;

   una delle due mucche, di razza pregiata, addirittura sarebbe stata macellata sul posto, come si apprende dalle cronache;

   si tratta di un istituto ubicato in un comprensorio difficile della città al confine del quartiere di Tor Bella Monaca e che si è distinto negli anni per molti progetti di legalità e di avvio al lavoro degli studenti;

   risulta essere prevista la visita del Ministro interrogato in occasione della inaugurazione dell'anno scolastico;

   non è la prima volta che si verificano atti a danno della scuola che risulta essere sprovvista di un impianto di videosorveglianza;

   soprattutto non è il solo episodio di macabra cronaca che ha interessato questo territorio dove da settimane purtroppo si registrano gravi accadimenti che hanno interessato persone e luoghi generando un clima di crescente preoccupazione tra gli abitanti –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di aumentare gli standard di sicurezza presso l'istituto in questione, tutelandolo rispetto a episodi così gravi e ad atti vandalici, che, purtroppo, si sono ripetuti nel tempo, e che turbano la serenità e l'ordinato svolgimento della vita scolastica.
(5-01352)


   MALAVASI, MANZI, ORFINI, BERRUTO e ZINGARETTI. — Al Ministro dell'istruzione e del merito. — Per sapere – premesso che:

   attraverso una lettera-appello inviata al Presidente della Repubblica e alla Presidente del Consiglio dei ministri, il presidente dell'Associazione nazionale partigiani Gianfranco Pagliarulo denuncia il mancato rinnovo del protocollo d'Intesa che permette di organizzare nelle scuole lezioni su Costituzione e Resistenza;

   il protocollo ha una scadenza triennale e la riconferma andrebbe sottoscritta entro il mese di settembre;

   dal 2014, anno della prima sottoscrizione del protocollo d'Intesa, le attività si sono tradotte nella realizzazione di due progetti nazionali, che hanno avuto entrambi come asse portante la Costituzione, i suoi valori, i suoi principi, i diritti e doveri dei cittadini;

   il primo progetto si è concretizzato in concorsi nazionali a tema, rivolti a tutte le scuole di ogni ordine e grado; il secondo progetto, intitolato «10 città», è stato riservato ai soli istituti secondari di secondo grado;

   il protocollo, nelle sue precedenti versioni, ha coinvolto gli studenti in progetti finalizzati ad approfondire un aspetto della Costituzione, intesa non solo come insieme di principi normativi ma come quadro di riferimento valoriale cui deve costantemente ispirarsi l'esercizio dei diritti e dei doveri della cittadinanza, al fine di concorrere al progresso sociale, etico e civile della collettività;

   negli ultimi anni sono state 60 le città interessate al progetto, con la partecipazione di circa 120 classi e di numerosi studiosi e, a conclusione del progetto annuale, studenti e insegnanti sono stati invitati presso sedi istituzionali per un momento di condivisione del lavoro svolto, alla presenza di autorità e di rappresentanti del Ministero e dell'Anpi Nazionale;

   l'Anpi avrebbe inviato diverse richieste di incontro, la prima il 3 novembre 2022, il 23 febbraio 2023 e il 23 giugno 2023, aventi per oggetto il protocollo d'intesa fra l'Anpi e il Ministero dell'istruzione e del merito;

   i valori della Resistenza e della Costituzione appartengono a tutte e tutti e sono alla base di un'istruzione che, così come la Carta prescrive, ha come compito principale quello di formare cittadine e cittadini consapevoli;

   far conoscere, diffondere, discutere nelle scuole contenuti e valori della Costituzione nata dalla Resistenza fa crescere le coscienze, fa diventare cittadini responsabili;

   nell'anno 2023 ricorre il settantacinquesimo anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione italiana e proprio in questi giorni sono diverse le iniziative ufficiali, con la realizzazione di mostre, convegni ed eventi in tutta Italia e attraverso approfondimenti nelle scuole di ogni ordine e grado, volti a diffondere e sottolineare i valori sanciti dalla Carta costituzionale;

   tale ricorrenza ci sollecita a un grande impegno comune per riaffermare i valori – anche e innanzitutto morali – che si esprimono nei diritti e nei doveri sanciti nella Costituzione –:

   quali siano le motivazioni del mancato rinnovo del protocollo d'intesa tra l'Associazione nazionale partigiani e il Ministero dell'istruzione e del merito finalizzato ad avviare nelle scuole di ogni ordine e grado lezioni su Costituzione e Resistenza e, in ogni caso, se intenda attivarsi quanto prima per il suo rapido rinnovo.
(5-01356)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata:


   FOTI, RIZZETTO, MESSINA, ANTONIOZZI, GARDINI, MONTARULI, RUSPANDINI, SCHIFONE, COPPO, GIOVINE, MALAGOLA, MASCARETTI, VOLPI e ZURZOLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   si apprende della vicenda di un lavoratore della Cgil che, dopo 40 anni di servizio, il 4 luglio 2023 è stato licenziato dal sindacato per «giustificato motivo oggettivo». Detto licenziamento è stato poi impugnato dal lavoratore che lo ha ritenuto illegittimo;

   a quanto è dato sapere, la Cgil ha soppresso la posizione lavorativa di addetto stampa che ricopriva il lavoratore, adducendo la necessità di procedere ad una riorganizzazione e razionalizzazione delle attività di comunicazione. Tuttavia, è emerso che la società che successivamente è stata incaricata di gestire la comunicazione costa milioni di euro all'anno, mentre l'ex portavoce percepiva 55 mila euro lordi annui;

   il sindacato non ha proceduto ad una ricollocazione interna del lavoratore rispettando l'obbligo di «repechage» richiesto in via obbligatoria per questa tipologia di licenziamenti, ancor più opportuno, nel caso specifico, atteso il dimensionamento del datore di lavoro: sindacato con oltre 5 milioni di iscritti, con strutture regionali, camere del lavoro, patronati, centri autorizzati di assistenza fiscale, nonché sedi all'estero e incarichi in enti pubblici e commissioni operanti in vari ambiti;

   a ciò si aggiunge che la Cgil ha irrogato un simile licenziamento ad un lavoratore quarantennale vicino alla pensione;

   il segretario Landini, nel rappresentare le posizioni del sindacato, si è sempre dichiarato contro licenziamenti attivati con tali modalità, ciò a prescindere dalla normativa applicabile, che si tratti del Job Act – in vigore dal 2015 – o della disciplina previgente;

   anche alla luce di avvenimenti del medesimo tenore verificatisi in passato, si prende atto delle azioni contraddittorie della Cgil, che a parere degli interroganti rappresenta posizioni pubbliche non coincidenti con le proprie azioni di privata associazione. Considerando il ruolo che riveste nella società quale più grande sindacato d'Italia e quale parte di importanti negoziati in materia di rapporti di lavoro, gli interroganti ritengono necessario che si proceda alla verifica delle condotte poste in essere nella qualità di datore di lavoro. Si intende accertare, in particolare, se risultino licenziamenti illegittimi o in generale rapporti di lavoro irregolari imputabili al sindacato, come pure il ricorso a strumenti di lavoro formalmente alternativi, quali contratti di collaborazione e/o a partita Iva celanti attività subordinata. E se lo stesso ricorra attualmente all'utilizzo dei cosiddetti voucher presso le proprie strutture e/o faccia ricorso a personale in appalto con procedure di pratiche al massimo ribasso –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti come esposti in premessa e quali ne siano gli orientamenti.
(3-00653)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   SCOTTO, GRIBAUDO, GUERRA, FOSSI, IACONO, LAUS, SARRACINO, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il Paese è ancora scosso dalla tragedia dei cinque lavoratori morti nella stazione di Brandizzo e dal continuo stillicidio di decessi che, a una media di tre al giorno, si registrano nei luoghi di lavoro;

   nonostante i numerosi interventi normativi, ancora nel 2022 l'Inail ha registrato 1.090 incidenti mortali sul lavoro e, da gennaio a luglio 2023, il bilancio delle morti sul lavoro ammonta a 559 vittime;

   tutti sembravano concordare con il monito per il quale «morire sul lavoro è un oltraggio ai valori della convivenza»;

   ciò accade quando, ciclicamente, si torna a ragionare su come sia centrale il tema della formazione continua, quale diritto universale ed esigibile per ciascun lavoratore, nella definizione di una nuova strategia di miglioramento della sicurezza e della prevenzione nei luoghi di lavoro, anche in considerazione dei costanti e travolgenti progressi della ricerca scientifica e tecnologica;

   anche alla luce di tali considerazioni, appare agli interroganti incomprensibile come si sia potuta definire da parte del Ministero interrogato una bozza di accordo da sottoporre alle regioni in materia di disciplina formazione obbligatoria, in attuazione del decreto legislativo n. 81 del 2008, fissandone il limite minimo obbligatorio in 10 ore per tutti i settori;

   è una soluzione davvero paradossale, che farebbe venir meno la differenziazione per la formazione specifica, attualmente prevista in 4 ore per i settori a basso rischio, 8 ore per i settori a rischio medio e 12 ore per quelli a rischio alto;

   nella bozza in questione la formazione specifica risulterebbe equiparata per tutti i settori e determinata in 6 ore;

   non solo, tra le modifiche proposte risulta anche un meccanismo che allargherebbe i parametri di accreditamento dei soggetti formatori, includendovi anche realtà con poca o nulla esperienza, nonché, in caso di subappalto, il trasferimento della responsabilità della formazione dal dirigente dell'azienda subappaltante al dirigente dell'impresa affidataria;

   qualora confermati i contenuti di tale bozza, si verrebbe a determinare a giudizio degli interroganti un'irresponsabile peggioramento della quantità e della qualità della formazione in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, che – con particolare riferimento ad alcuni settori, come l'edilizia – rappresenterebbe una pericolosissima inversione di tendenza –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare per rivedere e correggere la suddetta bozza di accordo con le regioni, al fine non solo di non pregiudicare il livello di formazione dei lavoratori italiani, ma di renderla sempre più appropriata e al passo con l'evoluzione della ricerca scientifica e tecnologica.
(3-00654)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   PASTORINO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il comma 278 dell'articolo 1 della legge 28 dicembre 2015, n. 208, istituisce presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il fondo per le vittime dell'amianto, in favore degli eredi dei soggetti deceduti in seguito a patologie asbesto correlate per esposizione all'amianto nell'esecuzione delle operazioni portuali attuate per realizzare la cessazione dell'impiego dell'amianto, che concorre al pagamento di quanto spettante ai superstiti a titolo di risarcimento del danno;

   tali misure, inizialmente previste per gli anni 2016-2018, sono state estese fino al 2022 e nel 2021 si è allargata la cerchia dei soggetti che possono avvalersi del fondo. Tuttavia, tale risorsa non è stata ulteriormente rinnovata, ma si è scelto di istituire un nuovo fondo, restringendo i soggetti fruitori della disposizione e tenendo fuori, ad esempio, le compagnie portuali;

   emblematico è il caso della «Compagnia portuale Culp Savona s.c. Pippo Rebagliati», che nel 2012 è stata condannata ad un risarcimento di 2.400.000 euro agli eredi dei due soci della compagnia deceduti per mesotelioma pleurico a seguito dell'esposizione all'amianto, verdetto confermato dalla sentenza della corte di appello nel 2015 e dalla Corte di cassazione nel 2017. In questo caso la disponibilità degli aventi diritto a non chiedere l'esecutività delle sentenze e l'applicazione, fino al 2022, della disposizione di cui al citato comma 278 hanno permesso che gli eredi venissero rimborsati mediante le risorse del fondo per le vittime dell'amianto appositamente costituito;

   così come per la Culp, il mancato rinnovo del fondo può rappresentare un grave problema anche per altre compagnie portuali. Pertanto, se da un lato si deve doverosamente rispondere alle vittime e ai loro eredi, dall'altro si deve tener conto di una serie di fattori caratterizzanti le compagnie, che impongono una riflessione, e valutare le conseguenze del mettere in discussione alcune di esse, compromettendo l'operatività dei porti in cui svolgono le loro attività in modo efficace ed efficiente –:

   se, data la situazione esposta in premessa e alla luce delle conseguenze del mancato rinnovo del fondo per le vittime dell'amianto, ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza volte a prevedere nuove risorse estendendo l'operatività delle disposizioni previste dal citato comma 278 al fine di venire incontro alle esigenze sia degli eredi delle vittime sia delle compagnie portuali, nella tutela degli interessi di entrambe le parti e dell'operatività dei porti italiani.
(3-00655)
(Presentata il 19 settembre 2023)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   TOSI, TASSINARI e TENERINI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il perfezionamento dell'accordo di investimento fra Ita, Mef e Lufthansa, in forza del quale la società tedesca subentrerà al Mef nelle quote di proprietà di Ita, è subordinato al verificarsi di due condizioni sospensive: la prima, detta «evento-continuità», prevede che la Commissione europea dichiari la continuità fra Ita e Alitalia s.p.a., e che possa determinare il potenziale recupero degli aiuti concessi dal Mef ad Alitalia;

   la seconda, denominata «eventi procedimenti favoristici», concerne il passaggio automatico dei dipendenti del ramo aviation di Alitalia, ai sensi dell'articolo 2112 del codice civile;

   rispetto a tale seconda condizione, si evidenzia come la competente autorità giudiziaria adita abbia reintegrato nel posto di lavoro, nel medesimo inquadramento e posizione retributiva, circa 185 dipendenti Alitalia presso Ita, qualificando il contratto concluso fra le due società quale cessione del ramo d'azienda, con il conseguente passaggio automatico dei contratti di lavoro dei dipendenti della cedente in capo alla ceduta;

   pare evidente come la questione degli ex dipendenti Alitalia – attualmente in CIGS, prorogata dal decreto-legge n. 104 del 2023 al 31 ottobre 2024 con una riduzione del tetto massimo erogabile –, soprattutto alla luce delle recenti pronunce del G.O., sia dirimente ai fini della positiva conclusione dell'accordo d'investimento con Lufthansa e come sia parimenti improcrastinabile una soluzione politica della vicenda –:

   se e quali iniziative intenda intraprendere il Ministro interrogato, per quanto di competenza, in merito alla vicenda dei lavoratori di cui in premessa.
(5-01369)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   ZARATTI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   da qualche mese diversi Ministri del Governo Meloni, soprattutto il Ministro dell'economia e finanze, va ripetendo che non ci sono soldi per i rinnovi contrattuali per la pubblica amministrazione che scadono nel 2024, al massimo ripete ci sono solo delle briciole, tant'è che afferma al Corriere della Sera: «non si può fare tutto», al massimo si può garantire «un aumento parziale...»;

   dai dati di contabilità nazionale si sa che il monte salari della pubblica amministrazione è stato nel 2022 di 176 miliardi. Solo per il recupero dell'inflazione, – secondo i dati Istat nel 2022 è stata dell'8,1 per cento, nel 2023 si attesta al 5,3 per cento – bisognerebbe mettere nel prossimo bilancio circa 13 miliardi lordi, ma la metà delle somme rientrerebbe comunque sotto forma di maggiori entrate;

   si ricorda che a causa dell'inflazione la perdita di potere d'acquisto delle famiglie italiane nel biennio 2022-2023 è pari al 15,2, senza contare l'aumento delle rate per i mutui a tasso variabile. Secondo i dati pubblicati dal «Sole 24 ore», l'Italia è il Paese che ha registrato il calo dei salari più forte tra le principali economie Osce. L'aumento dei prezzi ha portato quasi 6 italiani su 10 a ridurre in maniera sensibile i propri consumi;

   la difficoltà dei conti dello Stato paventata negli ultimi mesi per differire e/o ridimensionare gli adeguamenti salariali degli oltre 3,2 milioni di dipendenti pubblici è del tutto pretestuosa, semmai sarebbe una scelta politica;

   un Governo serio e credibile sa cosa fare. Prima di tutto onora gli impegni nei confronti dei suoi dipendenti, li gratifica e riconosce la loro diligenza, e poi destina la parte rimanente alle sue priorità politiche;

   nell'ultimo forum della pubblica amministrazione si è tenuta una sessione proprio sul malessere nel pubblico impiego poiché si sta manifestando in quest'ultimi mesi una certa difficoltà di reperire candidati nei concorsi, oltre alle rinunce all'incarico anche da parte dei vincitori. È accaduto nei recentissimi concorsi dell'Ispettorato nazionale del lavoro e prima ancora il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti aveva messo in evidenza la difficoltà di trovare le figure necessarie. Il forum per la prima volta ha messo in evidenza la patologia del burnout, una sindrome che nasce dallo stress cronico legato al lavoro che può determinare un logorio psicofisico ed emotivo –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare affinché i dipendenti della pubblica amministrazione possano recuperare il loro potere d'acquisto.
(5-01360)


   PAOLO EMILIO RUSSO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   il rapporto tra pubblica amministrazione e imprese rappresenta un aspetto cruciale dal punto di vista dello sviluppo e della crescita del nostro Paese;

   il primo modo per sostenere il tessuto produttivo è quello di eliminare le lungaggini burocratiche per fare spazio ad un contesto che possa sostenere le attività economiche anche attraverso un rapporto efficiente con la pubblica amministrazione;

   a questo proposito il Ministro interrogato, sul tema delle semplificazioni, ha fatto più volte riferimento alla necessità di intervenire in merito all'attività dei controlli sulle imprese al fine di addivenire a procedure più snelle e allo stesso tempo più efficaci;

   ad avviso degli interroganti è opportuno, infatti, razionalizzare i controlli sulle imprese evitando duplicazioni e complicazioni che, il più delle volte, ostacolano o ritardano l'esercizio delle attività economiche –:

   se il Ministro interrogato non intenda fornire gli opportuni chiarimenti in merito agli interventi adottati per rendete più efficiente il rapporto tra pubblica amministrazione e imprese.
(5-01361)


   URZÌ, DE CORATO e MONTARULI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 28-bis del decreto-legge 4 maggio 2023, n. 48, convertito con modificazioni dalla legge 3 luglio 2023, n. 85, ha previsto per i lavoratori rientranti nelle situazioni di fragilità di cui al decreto ministeriale 4 febbraio 2022, e solo per i genitori del settore privato con figli minori di 14 anni, la proroga fino al 31 dicembre 2023 del lavoro agile con esonero totale dai rientri in presenza, mentre la medesima proroga nel settore pubblico è stata prevista solo per i lavoratori con fragilità, ma limitatamente alla data del 30 settembre 2023;

   il Ministro interrogato ha recentemente dichiarato in un'intervista televisiva, che: «il lavoro agile, rappresenta un importante strumento» e costituisce «una grande sfida per i dirigenti della pubblica amministrazione», aggiungendo inoltre che: «è stato uno strumento utile per poter garantire continuità lavorativa durante la pandemia: siamo passati da cinquecentomila lavoratori in smart working a quasi sei milioni»;

   tali dichiarazioni, a giudizio dell'interrogante, sembrerebbero sottolineare, in una visione della pubblica amministrazione moderna, l'efficacia dello strumento del lavoro agile, benché, attualmente, la misura non sia stata prorogata oltre il termine del 30 settembre 2023 e limitatamente ad una ristretta categoria fino a fine anno –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato stia valutando al fine d'introdurre misure normative volte a consentire piena efficacia alle affermazioni in premessa per rendere il lavoro agile uno strumento a servizio della pubblica amministrazione e una misura strutturale per categorie affette da gravi patologie, in età avanzata, con figli minori o disabili a carico.
(5-01362)


   ALFONSO COLUCCI, AURIEMMA, PENZA e MARIANNA RICCIARDI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   dalla ricerca «AI 4 Italy», presentata al Forum Ambrosetti di Cernobbio, si evince che: l'adozione dell'intelligenza artificiale generativa da parte delle imprese e della pubblica amministrazione potrebbe far aumentare il Pil italiano fino a 312 miliardi di euro e, a parità di valore aggiunto, si libererebbero 5,7 miliardi di ore di lavoro ogni anno; il nostro Paese entro il 2040 perderà circa 3,7 milioni di occupati, che contribuiscono alla produzione di circa 267,8 miliardi di valore aggiunto; l'applicazione dell'intelligenza artificiale consentirebbe di contrastate le ricadute del calo demografico nazionale e aiuterebbe la pubblica amministrazione e le imprese ad aumentare l'efficienza lavorativa;

   recente, altresì, l'allarme lanciato da più parti, con riguardo all'impatto della diffusione delle moderne tecnologie e dei processi di automazione sul rischio della perdita di posizioni di lavoro, che secondo alcuni toccherebbe 8 milioni di lavoratori italiani;

   con riguardo alle attività della pubblica amministrazione, l'introduzione di tecnologie basate sull'intelligenza artificiale può recare grandi benefìci in termini di erogazione e personalizzazione dei servizi, customer service, interazione con gli utenti, automazione di compiti ripetitivi dei dipendenti, sempre garantendo, al contempo, la supervisione da parte dell'elemento umano, «motore primario e scopo ultimo dell'innovazione tecnologica»;

   ciò chiama in causa una delle principali difficoltà ai fini della piena adozione tecnologica: oltre alle problematiche organizzative connesse ai procedimenti e ai processi, preme in questa sede ai firmatari segnalare quella legata alle adeguate competenze e alla formazione continua del personale, tenendo conto, altresì, dei diversi livelli di alfabetizzazione digitale dei cittadini in ordine all'interazione digitale, in ordine al quale dovrebbero prevedersi modalità analogiche al fine di non escludere nessun utente –:

   quali iniziative, quanto di competenza, intenda adottare in modo che la pubblica amministrazione sfrutti tutti i vantaggi dell'intelligenza artificiale, a beneficio dei dipendenti pubblici – per il tramite di una riqualificazione e formazione continua che garantiscano l'adeguatezza delle competenze tecnologiche e digitali – e dell'efficienza dell'azione amministrativa al servizio delle imprese e dei dei cittadini, anche in termini di valutazione dei servizi da parte dei medesimi, unitamente alla valutazione della performance degli enti e del personale pubblici, scongiurando ricadute occupazionali negative sul pubblico impiego.
(5-01363)


   BONAFÈ, FERRARI, GHIO e FORATTINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   nel contrasto alla violenza sulle donne è emerso chiaramente negli anni, non ultimo dai lavori della Commissione femminicidio della scorsa legislatura, che tra le priorità di intervento vi è l'esigenza di una necessaria formazione e specializzazione di tutto il personale che interviene con donne e minori vittime di violenza, a partire da tutti gli operatori della giustizia;

   per far sì che le vittime di violenza contro le donne e di violenza domestica siano immediatamente individuate e ricevano un'assistenza adeguata, lo Stato deve garantire che gli operatori e i professionisti che possono entrare in contatto con le vittime – polizia, carabinieri, polizia municipale – siano coinvolti in un'apposita azione di formazione, di aggiornamento e di qualificazione, con natura continua e permanente, al fine di mettere in atto una corretta gestione del fenomeno, nonché di permetterne una corretta lettura, necessaria a consentire un'efficace e tempestiva azione di contrasto della violenza di genere e domestica, affinché anche le organizzazioni responsabili possano coordinare efficacemente le loro azioni anche operando in sinergia con gli ordini professionali, con la Conferenza delle regioni, con l'A.n.c.i., U.p.i., U.n.c.e.m., con la Conferenza dei rettori delle università italiane, con la Scuola nazionale dell'amministrazione, con il Formez PA. e con le associazioni attive nel contrasto al fenomeno e con i centri antiviolenza –:

   se e quali iniziative di competenza urgenti intenda adottare sul piano finanziario e su quello organizzativo per contrastare la violenza sulle donne e domestica, e se in particolare intenda adottare un'apposita iniziativa, a carattere continuo e permanente, di formazione, aggiornamento e qualificazione del personale che può entrare in contatto con le vittime, garantendo che tale formazione sia inserita al centro dei processi di pianificazione e programmazione delle amministrazioni pubbliche – anche con riguardo al rischio di intimidazione e di vittimizzazione ripetuta e secondaria e ai mezzi per prevenirlo, nonché alle misure di protezione e assistenza –, assicurando altresì che tale azione sia coordinata e integrata con gli obiettivi programmatici e strategici di performance dell'amministrazione e con le politiche di reclutamento, valorizzazione e sviluppo delle risorse umane, all'interno di un piano organico di prevenzione e informazione sul fenomeno della violenza contro le donne.
(5-01364)


   ALESSANDRO COLUCCI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'Unione europea ha dedicato l'anno 2023 alle competenze, istituendo lo European Year of Skills;

   l'Unione europea ha così rimesso al centro del dibattito politico anche lo stato dell'equilibrio generazionale nella pubblica amministrazione;

   uno studio di Forum PA ha dimostrato che l'età media dei dipendenti pubblici è di circa 50 anni, dove gli over 60 rappresentano il 16,2 per cento della totalità dei dipendenti pubblici, mentre gli under 30 appena il 4,7 per cento;

   il fabbisogno di personale stimato da Uilpa ammonta a circa 150 mila lavoratori all'anno fino al 2030, un'opportunità unica per il settore pubblico di ringiovanire i dipendenti ed inserire nuove competenze all'interno delle proprie organizzazioni;

   numerosi sondaggi condotti da Open Polis hanno dimostrato come a livello nazionale la maggior parte degli under 35 non vedano più come obiettivo lavorativo quello del famoso «posto fisso», ma preferiscano piuttosto carriere che diano la possibilità di produrre servizi utili per la collettività;

   molto spesso i giovani non riscontrano nella pubblica amministrazione la giusta valorizzazione delle proprie competenze, motivo che li porta a non partecipare ai concorsi od a rinunciare al posto;

   queste statistiche si riscontrano non soltanto nelle amministrazioni centrali, ma soprattutto nei piccoli comuni, che risentono maggiormente del ricambio generale e dove i giovani under 35 rappresentano solamente il 5 per cento;

   come riportato dal sito della Presidenza del Consiglio dei ministri, il 18 settembre 2023 è iniziata una campagna pubblicitaria volta a «fornire a tutti i cittadini un nuovo volto della pubblica amministrazione scardinando i vecchi miti del passato, come quello del posto fisso, per raggiungere principalmente un target giovanile le cui competenze e le cui idee sono indispensabili per la costruzione della nuova macchina amministrava, offrendo un'immagine più moderna ed innovativa della P.A.» –:

   quali siano i prossimi passi che il Ministro interrogato intende compiere per incentivare i giovani ad iniziare una carriera nella pubblica amministrazione, e come intenda garantire percorsi professionalizzanti che tutelino lo sviluppo di competenze e conoscenze dei nuovi assunti.
(5-01365)

SALUTE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CANNATA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il decreto del Ministro della salute 7 marzo 2006 recante «Principi fondamentali per la disciplina unitaria in materia di formazione specifica in medicina generale», in attuazione dell'articolo 25, comma 2, del decreto legislativo n. 368 del 1999, all'articolo 11 disciplina le incompatibilità durante la frequenza del corso di formazione specifica in medicina generale, vietando al medico in formazione l'esercizio di qualsiasi attività e qualsiasi rapporto con il Servizio sanitario nazionale o enti e istituzioni pubbliche o private, anche di carattere saltuario o temporaneo;

   già l'articolo 9 del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12, ha previsto che fino al 31 dicembre 2021, in relazione alla contingente carenza di medici di medicina generale, i laureati in medicina e chirurgia abilitati all'esercizio professionale, iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale, potessero partecipare all'assegnazione di incarichi convenzionali, rimessi all'accordo collettivo nazionale (Acn) nell'ambito della disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale;

   successivamente, con l'articolo 2-quinquies del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni dalla legge 24 aprile 2020, n. 27, integrando per il periodo dell'emergenza COVID-19 le disposizioni di cui agli articoli 11 e 12 del citato decreto del Ministro della salute 7 marzo 2006, si è consentito ai medici già iscritti al corso di formazione specifica in medicina generale di poter assumere incarichi convenzionali con il Servizio sanitario nazionale nell'ambito dell'accordo collettivo nazionale della medicina generale;

   chiaramente le disposizioni di cui ai citati articoli 9 del decreto-legge n. 135 del 2018 e 2-quinquies del decreto-legge n. 18 del 2020 hanno carattere del tutto speciale, e, pertanto, non potrebbero essere interpretate in senso estensivo anche per coloro che sono già titolari degli incarichi previsti dall'accordo collettivo nazionale della medicina generale e che, in virtù del richiamato articolo 11 del decreto del Ministro della salute del 7 marzo 2006, sono tenuti a rinunciare ai predetti incarichi ovvero all'iscrizione al corso di formazione specifica in medicina generale;

   eppure il Tar Lazio, sezione Terza quater, con sentenza n. 350 del 13 gennaio 2022 ha riaffermato che, secondo la normativa, non sussiste incompatibilità per i medici iscritti al corso di formazione in medicina generale a svolgere attività libero-professionale di incaricati o sostituti ex articolo 37 Acn di medicina generale e di continuità assistenziale ex-guardia medica, dato anche lo stato di necessità per il rischio di disservizi derivante dalla carenza di medici, come già affermato dal Tar Venezia sentenza n. 1163/2021, TAR. Napoli ordinanza n. 473/2021 e TAR Veneto ordinanze n. 613, 614 e 617 del 2020;

   nello specifico, il TAR Lazio ha affermato che dai decreti emergenziali, decreto ministeriale del 28 settembre 2020, decreto-legge n. 135 del 2018 e decreto-legge n. 35 del 2019, dall'articolo 3 della legge n. 401 del 2000 e dall'articolo 19 della legge n. 448 del 2001 si evince che non c'è assoluta incompatibilità tra la partecipazione al corso e lo svolgimento di ulteriori attività lavorative in concreto svolte senza pregiudicare l'adempimento degli obblighi formativi;

   permane l'esigenza di evitare gravi disservizi nelle diverse aree della medicina generale, aggravata dalla cronica carenza di medici di medicina generale, assicurando la continuità assistenziale primaria e territoriale –:

   se e come il Ministro interrogato intenda intervenire, anche con iniziative di carattere normativo, al fine di non includere tra le incompatibilità con i corsi di formazione specifica in medicina generale, l'attività inerente alle campagne di prevenzione e di screening, svolta al di fuori degli orari di formazione, che abbia carattere temporaneo, saltuario, occasionale e non continuativo.
(5-01367)

UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazioni a risposta immediata:


   CASO, ORRICO, AMATO e CHERCHI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   a pochi giorni dall'inizio del nuovo anno accademico, studentesse e studenti universitari di Milano hanno ripreso la protesta contro il «caro affitti». Dopo la mobilitazione della primavera 2023 iniziata nel capoluogo lombardo e poi diffusasi in tutto il Paese, il 12 settembre 2023 sono tornate le tende proprio davanti alla sede del Politecnico. L'inizio del nuovo anno accademico ha visto infatti riproporsi, immutato ed in certi casi aggravato, il problema del «caro alloggi»;

   la residenzialità universitaria è oggetto di una specifica riforma del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che ha stanziato circa 1 miliardo di euro per raggiungere, entro dicembre 2026, il target di sessantamila posti letto aggiuntivi rispetto a quelli attuali (47.500);

   l'obiettivo intermedio a fine 2022 doveva essere la messa a disposizione di 7.500 nuovi posti letto. Ne sono stati certificati addirittura 8.500, ma di questi quelli realizzati ex novo sembrerebbero essere circa la metà, tant'è vero che la Commissione europea è intervenuta tagliando dalla terza rata del Piano nazionale di ripresa e resilienza proprio i 500 milioni di euro destinati agli studentati;

   a oggi risulta difficile il raggiungimento del target previsto per dicembre 2026, che, tra l'altro, come denunciato dalle associazioni studentesche, non sembrerebbe garantire il soddisfacimento della domanda relativa alle graduatorie del diritto allo studio;

   per dare un aiuto concreto agli studenti in difficoltà, il MoVimento 5 Stelle aveva promosso il finanziamento, con la legge di bilancio per il 2021, del Fondo annuale destinato alla copertura delle spese di locazione sostenute dagli studenti fuori sede, con un contributo iniziale di 15 milioni di euro;

   tale Fondo è stato rifinanziato nella legge di bilancio per il 2023 con appena 4 milioni di euro, cifra totalmente insufficiente a sostenere stabilmente il diritto allo studio;

   durante l'esame, in Aula alla Camera dei deputati nel mese di maggio 2023, delle mozioni sul tema «caro affitti studenti universitari», il Governo, accogliendo uno soltanto degli impegni della mozione presentata dal MoVimento 5 Stelle, si è impegnato: «ad individuare, nel prossimo provvedimento utile, risorse adeguate per incrementare la dotazione finanziaria del fondo affitti degli studenti universitari fuori sede introdotto dalla legge n. 178 del 2020»;

   al momento l'impegno non è stato rispettato –:

   se non intenda rispettare finalmente l'impegno preso e adottare iniziative di competenza per aumentare il finanziamento del «Fondo affitti» per studenti fuori sede, al fine di aiutare concretamente e in maniera tempestiva gli studenti che versano in condizioni di difficoltà a causa del «caro affitti» e della penuria di posti letto negli studentati.
(3-00656)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   CASTIGLIONE, MARATTIN, DEL BARBA, ENRICO COSTA, GADDA, GRIPPO e SOTTANELLI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi della legge n. 240 del 2010, gli statuti delle università statali in materia di organi di governo sono stati modificati nel rispetto dei principi di autonomia di cui all'articolo 33 della Costituzione e dell'articolo 6 della legge n. 168 del 1989, nonché in osservanza dei principi e criteri direttivi di cui all'articolo 2, comma 1, della legge n. 240 del 2010, tra i quali «la durata della carica di rettore per un unico mandato di sei anni, non rinnovabile»;

   sono i singoli statuti che devono normare in modo puntuale le procedure e le modalità per l'elezione dei rettori e non possono ovviamente prevedere deroghe a una norma primaria;

   desta preoccupazione quanto si apprende da articoli di stampa (Gazzetta del Sud del 14 luglio 2023) in cui si afferma che non v'è certezza sulla data delle elezioni (in quel caso per l'Università di Messina), in quanto prima c'è da sciogliere il nodo relativo a una eventuale proroga legata alla possibilità di chiudere da parte degli attuali rettori i progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza;

   questa voce sembrerebbe confermata da un altro articolo pubblicato sullo stesso quotidiano il 12 agosto 2023, nel quale si legge di una proroga che «dovrebbe essere approvata dal Governo e poi ratificata dai due rami del Parlamento, di cui non c'è alcuna certezza, ma che i rettori avrebbero chiesto per poter seguire i progetti avviati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza»;

   gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza scadono nel 2026 e, quindi, un'eventuale proroga così giustificata non potrebbe essere di «pochi mesi», ma dovrebbe protrarsi per non meno di ulteriori due o tre anni;

   non si ravviserebbe, peraltro, per quale ragione un'eventuale necessità di proroga per gli atenei non dovrebbe riguardare anche altre istituzioni interessate in modo molto più significativo dal piano (comuni, città metropolitane, regioni o perfino istituzioni governative);

   in diversi atenei sono state tenute a giugno 2023 le elezioni per il rinnovo dei rettori e in altri sono state già indette, o in corso di svolgimento, e questi rettori entreranno in carica nell'autunno 2023, rendendo ancor più incongruente la proroga dei soli rettori in scadenza nel 2024 –:

   se le anticipazioni di stampa sulla proroga corrispondano alle intenzioni del Governo e, in generale, se il Ministro interrogato sia a conoscenza di richieste da parte di uno o più atenei di prorogare il mandato del proprio rettore oltre la durata di sei anni e se intenda prendere in considerazione tale eventualità.
(3-00657)
(Presentata il 19 settembre 2023)


   DE PALMA, BARELLI, DALLA CHIESA, TASSINARI, MULÈ, ARRUZZOLO, BAGNASCO, BATTILOCCHIO, BATTISTONI, BENIGNI, DEBORAH BERGAMINI, CALDERONE, CANNIZZARO, CAPPELLACCI, CAROPPO, CASASCO, CATTANEO, CORTELAZZO, D'ATTIS, FASCINA, GATTA, MANGIALAVORI, MARROCCO, MAZZETTI, NEVI, ORSINI, NAZARIO PAGANO, PATRIARCA, PELLA, PITTALIS, POLIDORI, ROSSELLO, RUBANO, PAOLO EMILIO RUSSO, SACCANI JOTTI, SALA, SORTE, SQUERI, TENERINI e TOSI. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   per l'anno accademico 2023/2024 e seguenti il decreto del Ministro dell'università e della ricerca n. 1107 del 24 settembre 2022 ha disposto che «l'ammissione dei candidati (...) ai corsi di laurea magistrale a ciclo unico di medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria e medicina veterinaria in lingua italiana (...) avviene a seguito di superamento di apposita prova d'esame cosiddetta “Tolc” (Test online Cisia) e la partecipazione al procedimento di formazione delle graduatorie di accesso ai corsi a numero programmato nazionale» tramite l'utilizzo dei punteggi ottenuti ai test;

   le sessioni di svolgimento dei Tolc, propedeutiche per l'ammissione ai corsi di laurea, sono due per ogni anno solare e sono state fissate, per il 2023, nel mese di aprile e nel mese di luglio; di conseguenza, in data 30 novembre 2022 sono stati identificati i periodi delle sessioni di svolgimento dei Tolc-Med e Tolc-Vet, rispettivamente dal 13 al 22 aprile 2023 e dal 15 al 25 luglio 2023;

   da fonti di stampa si apprende che le domande proposte ai Tolc di luglio 2023 risultano essere state diffuse prima dello svolgimento delle prove; inoltre, risulta essere stato depositato un ricorso collettivo presso il tribunale amministrativo regionale del Lazio per denunciare una serie di presunte irregolarità e violazioni del bando e dei quiz –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della vicenda citata in premessa e quali iniziative di competenza abbia intrapreso o intenda intraprendere per assicurarsi della correttezza della procedura di selezione dei giovani aspiranti medici e veterinari.
(3-00658)
(Presentata il 19 settembre 2023)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ZINGARETTI, MANZI, ORFINI e BERRUTO. — Al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il problema del caro-affitti e della mancanza di alloggi per gli studenti rappresenta una vera e propria emergenza che «discrimina» una parte significativa della popolazione giovanile, impossibilitata per ragioni economiche, a mantenersi agli studi, in palese contrasto con quanto previsto dalla nostra Costituzione;

   l'alloggio rappresenta sicuramente il bisogno più importante per tutti gli studenti che studiano in una sede universitaria diversa dalla propria città di residenza;

   la residenzialità universitaria nel nostro Paese è oggetto di specifici obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) e di correlati finanziamenti, per un totale di 960 milioni di euro, ora incrementati di ulteriori 300 milioni. Nell'ambito della riforma 1.7, è prevista, quale target da conseguire entro il mese di dicembre 2026, la realizzazione di 60.000 posti letto aggiuntivi, «portandoli da 40.000 a oltre 100.000»;

   a pochi giorni dall'inizio dell'anno accademico e a distanza di pochi mesi dalle proteste della scorsa primavera, che hanno visto i giovani accamparsi in tende davanti ai principali Atenei in tutta Italia, gli studenti, anche rappresentati dall'Unione degli universitari, tornano a denunciare il caro affitti per i fuori sede;

   dall'analisi svolta dalle associazioni studentesche e rese note dal Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti Universitari), nell'ultimo rapporto sulla condizione studentesca, il dato che emerge in modo prorompente è lo squilibrio esistente rispetto agli alloggi studenteschi tra copertura del servizio pubblico e copertura delle locazioni private;

   i posti alloggio forniti dagli enti regionali per il diritto allo studio non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno di una sistemazione per studenti e studentesse;

   l'Udu, come si apprende dagli organi di stampa, attraverso una lettera inviata alla Commissione europea, porterebbe avanti una denuncia sulle ultime iniziative governative definendo «scellerata la proposta italiana di modifica del PNRR sugli alloggi universitari e chiedendo che intervenga la magistratura nel caso i numeri non tornino (...)»;

   prima, la pandemia ha costretto gli studenti a rimanere in casa per due anni. Ora, con la ripresa delle attività, si trovano di fronte a un altro ostacolo: l'elevato costo delle tasse universitarie e degli affitti. Se studiare diventa un lusso che solo pochi possono permettersi, stiamo negando un diritto fondamentale e creando un futuro meno promettente per tutti;

   i dati riportati sull'attuazione di norme a sostegno dei giovani dimostrano che un aiuto concreto può dare attuazione a quanto sancito dall'articolo 34 della nostra Costituzione, ove si prevede che «I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti dello studio»;

   l'articolo 1, commi 252-266, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017), ha introdotto per le istituzioni universitarie e dell'alta formazione la disciplina della no tax area, diretta a consentire a quanti sono in possesso di un reddito Isee di entità prefissata di beneficiare dell'esonero dal pagamento delle tasse universitarie;

   dalla sua effettiva operatività – nell'annualità 2017/2018 – tale misura, finalizzata ad ampliare l'accesso all'istruzione terziaria degli studenti in condizioni disagiate, ha prodotto un significativo incremento degli studenti totalmente esonerati dalle tasse universitarie su base ISEE (passati dal 10,2 per ceno del 206/2017 al 29,3 per cento nel 2020/2021) e l'aumento di quasi il 39 per cento degli aventi diritto alla borsa —:

   quali iniziative urgenti Ministro interrogato intenda avviare – anche in previsione della presentazione del prossimo disegno di legge di bilancio – a sostegno degli studenti fuori sede, finalizzate a contrastare il caro-affitti e la mancanza di alloggi universitari;
(5-01355)

Apposizione di una firma ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Stefani n. 5-00687, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 12 aprile 2023, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Nisini.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta scritta Ghirra n. 4-01198 del 22 giugno 2023;

   interrogazione a risposta orale D'Attis n. 3-00648 del 14 settembre 2023;

   interrogazione a risposta in Commissione Bonelli n. 5-01327 del 14 settembre 2023.