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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 16 aprile 2021

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta orale:


   DALL'OSSO e BALDINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   da più di un anno l'Italia, così come il resto del mondo, è investita dalla pandemia da Sars-Covid-19, con tutte le restrizioni che si sono susseguite in questi lunghi mesi: dalle chiusure totali disposte con il primo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del marzo 2020 fino ad arrivare alle differenziazioni a colori delle diverse aree regionali o comunali;

   in tutta questa lunga fase di forte restrizione agli spostamenti, salvo qualora il territorio interessato venga classificato come zona «gialla», l'accesso ai pubblici esercizi volti alla somministrazione di cibi o bevande è stato limitato;

   a ciò si aggiunga il grave e non risolto problema che vede interessare tutti i cittadini, ma maggiormente le persone con disabilità e quei lavoratori che forniscono pubblici servizi in strada quali i taxi, gli operatori delle forze dell'ordine, i militari della missione «Strade sicure» e altri, ai quali, in conseguenza delle restrizioni legate alle misure anti Covid-19 viene impedito di usufruire delle toilettes presenti nei tanti esercizi commerciali e nei bar presenti nei comuni;

   ad aggravare il tutto, si sottolinea come la gran parte dei centri urbani non abbia i bagni pubblici e quindi non sia in grado di garantire questo servizio ai cittadini –:

   se il Governo intenda avviare le opportune iniziative volte a consentire, perlomeno alle persone con maggiori fragilità e ai soggetti di cui in premessa, in questa fase di restrizioni anti Covid-19, di beneficiare dei servizi igienici presenti nei bar e negli esercizi commerciali;

   se non ritenga di adottare iniziative, di concerto con gli enti locali, al fine di garantire a tutti i cittadini l'accesso a toilettes e servizi igienici pubblici.
(3-02199)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LUPI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Calvi Holding è stato fondato nel 2004, mediante l'apporto di due società preesistenti: entrambe società facenti capo alla famiglia Chini;

   con la costituzione di Calvi Holding, Calfin ha creato il leader mondiale nella fabbricazione di profilati speciali su disegno del cliente in acciai alto legati, superleghe e titanio, per i settori più avanzati dell'industria meccanica mondiale, con un amplissimo portafoglio clienti internazionali;

   Riccardo Chini, titolare di Calfin s.p.a., ha detenuto sin dalla fondazione di Calvi Holding la maggioranza assoluta del capitale. L'esplosione della crisi finanziaria del 2008 ha portato il gruppo ad una situazione di tensione finanziaria per sostenere il processo di ristrutturazione resosi necessario per il crollo di oltre il 50 per cento dei fatturati. Tale processo è stato gestito mediante un accordo con le banche detentrici del debito, sulla base di un piano industriale che avrebbe risanato l'azienda nel 2022;

   dal 2009 il gruppo ha mantenuto un profilo di crescita costante dei volumi e dei margini e ha sempre rispettato i termini e i covenant dell'accordo di rifinanziamento. Infatti, dal 2018 il Gruppo Calvi ha mantenuto un profilo di crescita;

   nel dicembre 2017, le banche hanno conferito nel fondo Idea CCR II (gestito da DeA Capital Alternative Funds) il debito ristrutturato a medio-lungo termine di Calvi Holding;

   DeA Capital, con la prospettiva di mandare in default l'accordo di ristrutturazione «ereditato», ha forzato un ingresso «gratuito» al 26 per cento nel capitale di Calvi Holding, imponendo modifiche statutarie (come il voto triplo), che di fatto le hanno dato il controllo dell'assemblea;

   una volta preso il controllo della gestione, nominando tutti i membri del Consiglio di amministrazione, DeA avrebbe immediatamente avviato un processo di dismissione e di vendita graduale di tutti gli asset del gruppo, al solo fine di realizzare una plusvalenza (stimabile nell'ordine del 100 per cento) sul recupero al nominale del proprio credito, tra l'altro in anticipo di ben 4 anni rispetto alla scadenza prevista dall'ultimo accordo di ristrutturazione, firmato con DeA stessa nel 2019. Tra l'altro, a quanto consta all'interrogante, è stato disdettato il patto parasociale stipulato dopo solo sei mesi dalla sua firma;

   con una sorta di liquidazione progressiva, DeA, ad avviso dell'interrogante, sta semplicemente smantellando per massimizzare il proprio profitto, un gruppo industriale italiano;

   in particolare, DeA sta pilotando la vendita di Calvi s.p.a. e di Siderval s.p.a. ad un gruppo familiare svizzero, quindi extra-comunitario;

   Calfin, primo azionista di Calvi Holding e unico vero socio industriale della stessa, ritiene che quanto operato da DeA attraverso il Consiglio di amministrazione di Calvi Holding rappresenti un grave danno per gli azionisti (salvo DeA, che non ha investito praticamente nulla come socio) in termini di valore prospettico, per l'azienda in termini di continuità e di sviluppo futuro e per il territorio, con la perdita di ricavi fiscali (per l'ipotizzabile trasferimento di margini commerciali in Svizzera), senza contare la perdita di posti di lavoro qualificati a livello di holding;

   in sintesi, per il socio Calfin non si dovrebbe sacrificare la parte industriale di un gruppo italiano che ha generato e integrato tecnologie e know-how unici a livello mondiale, ha sempre garantito l'occupazione e ha sempre prodotto utili, pagando le relative imposte, al solo fine della riduzione anticipata di un debito perfettamente sostenibile, allo scopo di realizzare un'enorme plusvalenza finanziaria –:

   se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda attivare, per salvaguardare il gruppo Calvi Holding ed i livelli occupazionali del suddetto gruppo;

   se non sia necessario adottare iniziative volte a introdurre disposizioni per estendere l'applicazione del golden power anche ad aziende strategiche dal punto di vista nazionale come la Calvi Holding.
(4-08949)


   ALESSANDRO PAGANO, ZICCHIERI, DE ANGELIS e SALTAMARTINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   è notizia dei giorni scorsi che il comune di Roma ha attivato un servizio online per la segnalazione di assembramenti da parte dei privati cittadini; «hai notato un assembramento nella tua zona?» recita la pubblicità istituzionale del Dipartimento partecipazione, comunicazione e pari opportunità del comune, per poi raccomandare l'utilizzo all'uopo di quello che viene chiamato sistema unico di segnalazione (Sus);

   per inviare la segnalazione, l'utente deve identificarsi digitalmente tramite Spid, Cie, e Cns e compilare i campi in un modulo ad hoc; le segnalazioni possono avvenire anche con riferimento agli spazi condominiali e alle abitazioni private e in proposito non è dato sapere come vengano trattate le informazioni, né quali siano le misure che conseguono a tale segnalazione: se, ad esempio, il comune prenda semplicemente atto della comunicazione, se, invece, registri i dati del sospetto in vista di eventuali ulteriori controlli o se, infine, allerti le autorità di pubblica sicurezza; in ogni caso i profili di estrema criticità di questa iniziativa sono molteplici:

   in primo luogo, vanno sottolineati i rischi di usi strumentali cui potrebbero prestarsi le segnalazioni e la loro attitudine ad alimentare una odiosa cultura della delazione; questo esplicito invito a individuare e segnalare il concittadino che si sospetta violare le norme sul distanziamento, lungi dal garantire il rispetto delle norme, rappresenta, secondo gli interroganti, un pericoloso strumento per alimentare le tensioni sociali e la spirale d'odio che si sta radicando in alcune frange della popolazione, in un senso o nell'altro;

   inoltre le segnalazioni «a pioggia» rischiano paradossalmente di ostacolare il regolare svolgimento dei controlli per la tutela dell'ordine pubblico, perché l'ente a cui giunge la segnalazione si troverebbe nell'impossibilità di approfondire elementi utili per valutare la sua appropriatezza e persino la sua veridicità; in assenza di un qualsiasi riscontro fattuale o di contraddittorio con il segnalato, le autorità dovrebbero prendere per buono il contenuto della segnalazione e, conseguentemente, intervenire e sanzionare;

   infine, il sistema incide profondamente sulle garanzie delle situazioni giuridiche soggettive dei cittadini; in particolare, l'opacità della procedura di segnalazione comporta, a parere degli interroganti, intollerabili ripercussioni sul diritto fondamentale alla privacy degli utenti e dei soggetti segnalati: non sono chiari in che modalità e per quanto tempo debbano essere conservati i dati personali degli utenti, chi possa accedervi e che uso se ne possa fare; non è parimenti chiaro l'uso dei dati personali sulle private abitazioni oggetto di segnalazione o delle persone in esse presenti; non è chiaro infine se esistano e quali siano gli eventuali provvedimenti che il comune o altra autorità ritenga opportuno adottare a seguito delle segnalazioni;

   la gravità dell'iniziativa è ulteriormente confermata dal fatto che essa sia stata presa in una fase così delicata, quando crescono i segnali di esasperazione dei cittadini;

   quanto sopra osservato, per gli interroganti è l'estremo frutto della martellante campagna portata avanti nello scorso anno per creare un clima di apprensione che inducesse i cittadini a ridurre i contatti sociali e dell'esorbitante e irragionevole approccio repressivo a tutti noto; nell'ottobre 2020 era stato lo stesso Ministro della Salute a incoraggiare le delazioni quando affermava: «è chiaro che aumenteremo i controlli, ci saranno le segnalazioni»;

   questa iniziativa, oltre a compromettere i diritti fondamentali delle persone coinvolte e ad ostacolare la buona gestione dell'ordine pubblico, rischia di ulteriormente deprimere le risorse necessarie alla ripresa del nostro Paese –:

   se e quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo ed inclusa una maggiore attenzione alla strategia comunicativa, il Governo intenda adottare rispetto a quanto esposto in premessa affinché siano garantite e tutelate le libertà costituzionali della persona ed i diritti inviolabili anche in situazioni emergenziali dettate da pandemia come l'attuale momento storico.
(4-08959)


   CANTALAMESSA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   l'emergenza sanitaria legata al Covid-19 si è manifestata in forma particolarmente acuta nella regione Campania per via dello stato in cui versa la sanità da 14 anni;

   il deficit annuo di 1,5 miliardi di euro ha portato, nel 2008, al commissariamento che ha avuto come fine prioritario il riequilibrio dei conti, mentre il miglioramento dei livelli essenziali di assistenza è stato posto in secondo piano, sebbene la Campania, quattordici anni fa come oggi, fosse una delle peggiori regioni italiane per i Livelli essenziali di assistenza;

   la riduzione dei presidi ospedalieri territoriali a vantaggio di poli ospedalieri metropolitani è stata una delle pessime strategie di questi anni che ha portato, durante l'emergenza Covid, all'impossibilità di recupero nel breve periodo di tali strutture, versando in condizioni di fatiscenti ed abbandono;

   nonostante la grave emergenza sanitaria, l'indirizzo politico del governo regionale sembra aver insistito nel non voler investire in un sistema sanitario capillare e di prossimità in luogo di finanziare l'adattamento e la riapertura di immobili già in possesso dell'Azienda sanitaria regionale o conformi ad ospitare presidi ospedalieri;

   con la delibera della giunta regionale n. 378 del 23 luglio 2020 e l'ordinanza, n. 1 del 14 ottobre 2020, adottate con poteri conferiti in base all'ordinanza n. 28 del 2020 del Commissario straordinario per il contrasto all'emergenza Covid-19, ingenti risorse per l'azienda ospedaliera universitaria Federico II, meglio noto come policlinico Federico II;

   esiste un protocollo d'intesa tra la regione Campania e l'Università degli Studi di Napoli Federico Il che regola le modalità di partecipazione dell'università alla programmazione sanitaria regionale, l'assetto organizzativo, la programmazione, la gestione economico-finanziaria e patrimoniale dell'azienda ospedaliera universitaria Federico II di Napoli e le modalità con cui l'università e la regione concorrono al finanziamento delle attività svolte nella azienda integrata ospedaliero-universitaria;

   il policlinico universitario Federico II dispone di un'intera cittadella universitaria; tuttavia, nonostante l'ampiezza dell'offerta — anche strutturale — non dispone di un servizio di pronto soccorso e, pertanto, non c'è la possibilità di accesso diretto per gli ammalati (fatta eccezione per il solo pronto soccorso ostetrico come imposto dalla regione Campania);

   l'emergenza sanitaria ha evidenziato come le strutture di ricovero debbano saper rispondere all'emergenza o alla specialità, oltre alla necessità di formare i futuri professionisti della sanità all'attività pratica emergenziale;

   nel momento di massima difficoltà a livello sia locale che nazionale addirittura il Policlinico Federico Il di Napoli è stato accusato di sottrarsi ai doveri dell'emergenza sanitaria; accusa ingiustificata stante la mancanza di struttura di pronto soccorso, sebbene anche la vigente normativa richieda la presenza del pronto soccorso per la sostenibilità dei corsi di laurea delle scuole di specializzazione;

   il 23 febbraio 2021 veniva annunciato il progetto per la realizzazione del pronto soccorso al Policlinico Federico di Napoli, con delibera sottoscritta anche dai docenti della scuola di medicina della Federico II, che ne prevede l'apertura, tra circa tre anni, e un costo di 6,5 milioni di euro;

   crea non poca indignazione, sconforto e preoccupazione nella popolazione tutta, in specie di coloro che a causa del Covid-19 hanno perso persone care, constatare che, pur essendoci fondi e progetto il cronogramma è ben lungi dall'attuazione; anche il preside di medicina Maria Triassi, insieme al direttore generale della cittadella universitaria, Anna Iervolino, hanno sottolineato che sono tutti in attesa delle linee di programmazione della regione –:

   se e quali iniziative, in relazione a quanto esposto in premessa, intenda assumere il Governo, per quanto di competenza, al fine di verificare le cause dei ritardi di cui in premessa nonché per superare e tali criticità, in relazione all'emergenza epidemiologica, e scongiurare il rischio di uno spreco di risorse pubbliche qualora l'apertura del pronto soccorso si areni a tempo indefinito evitando altresì la chiusura del Policlinico Federico II.
(4-08962)


   SPESSOTTO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 27 marzo Gian Mario Paolucci, già ingegnere metallurgico dell'università di Padova, si è dimesso dall'incarico di esperto del provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, che ricopriva dal 2008;

   le sue dimissioni seguono di un mese, riflettendone le motivazioni, quelle dell'ingegnere Susanna Ramundo, esperta in siderurgia, che ha lasciato il suo incarico, per quelli che l'interrogante giudica l'incompetenza e l'immobilismo che hanno impedito fino ad oggi di intervenire tempestivamente contro il degrado del sistema Mose;

   era stato Paolucci nel 2016, nella sua relazione «Possibili criticità metallurgiche per le cerniere del MOSE», il primo a evidenziare le condizioni di ammaloramento del sistema e a proporre interventi salvaguardia contro la corrosione sottomarina, e Susanna Ramundo aveva accolto le sue osservazioni;

   l'elenco delle criticità culminava con quello che l'esperto considera «il Vero peccato mortale del Mose», l'aver scelto di realizzare le cerniere «femmina» – la parte che sostiene le paratorie cementate nei cassoni sul fondo e che dovevano garantire una durata di almeno cento anni, senza sostituzioni né revisioni come prevedeva il progetto – in acciaio comune, infatti già corroso, anziché in acciaio superduplex;

   l'interrogante, a febbraio 2017, aveva sottoscritto l'interrogazione a risposta in Commissione n. 5/10547 indirizzata al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore, dove già venivano esposte le criticità emerse dalla relazione dell'ingegner Paolucci e si chiedeva la pubblicazione della documentazione riguardante il progetto e i lavori, evidenziando altresì la necessita di attuare un piano di manutenzione straordinaria e di escludere i soggetti responsabili del degrado del Mose, da ogni intervento futuro. All'interrogazione non è mai stata data alcuna risposta;

   nell'articolo pubblicato il 27 marzo 2021 su «La Nuova Venezia», Paolucci, commentando le sue dimissioni, 9 denuncia, tra l'altro, «appetiti insani, invogliando a risparmiare su tecnologie e materiali» che hanno invece permesso di pagare stipendi imprevisti a causa del protrarsi dei lavori. E ancora: «i lavori perseverano nella loro apatica stagnazione», dichiarando che la causa di questo potrebbero essere i tanti stipendi a persone che non hanno interesse a vedere completata l'opera –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere per garantire la conclusione dei lavori del Mose in condizioni di sicurezza e salubrità della struttura;

   alla luce delle dimissioni di un altro esperto del provveditorato interregionale per le opere pubbliche per il Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia, per motivazioni tutt'altro che trascurabili, se il Governo non ritenga opportuno adottare tempestivamente iniziative di competenza in relazione alle criticità segnalate.
(4-08968)


   CAPPELLANI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   la situazione sanitaria in Sicilia versa in uno stato di estrema gravità, dopo le ben note vicende giudiziarie, che hanno causato le dimissioni dell'ormai ex assessore alla sanità Ruggero Razza e l'azzeramento della struttura dirigenziale preposta al contenimento della pandemia con alcuni soggetti sottoposti a misure cautelari, la situazione sta precipitando. I paesi dichiarati «rossi» sono in aumento esponenziale. La gestione dell'emergenza pandemica risulta fallace anche nelle minime misure necessarie; si apprende, ad esempio, da fonti di stampa, che una componente di un nucleo familiare, residente a Sortino, è risultata positiva dopo un tampone e che i familiari, rivoltisi al presidio sanitario di competenza, per effettuare il dovuto tampone, hanno appreso della mancanza di reagenti, e dunque dell'impossibilità di effettuare i tamponi, per cui sono stati posti in una quarantena a rigore, a parere dell'interrogante, non dovuta;

   si apprende che il presidente della Regione, intende conservare «ad interim» la delega alla Sanità senza intenzione di nominare un nuovo assessore;

   si rileva la mancanza di una figura di riferimento dalle autorevoli e specifiche competenze tecniche, necessarie per fronteggiare la pandemia –:

   se non intenda valutare l'eventualità della nomina di un commissario per la gestione della sanità in Sicilia.
(4-08972)

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della transizione ecologica, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   il Giappone ha deciso di rilasciare nell'Oceano Pacifico l'acqua contaminata della centrale nucleare di Fukushima, danneggiata nel 2011 da un violentissimo tsunami;

   il piano ha incontrato da subito l'opposizione di associazioni ambientaliste come Greenpeace, e delle vicine Cina e Corea del Sud, ma una forte contrarietà è stata espressa anche dall'industria nazionale della pesca, che teme un altro duro colpo per il settore, dopo quello subito in seguito all'incidente nucleare di dieci anni fa;

   nel sito della centrale nucleare Daiichi di Fukushima si sono accumulate 1,25 milioni di tonnellate di acqua contaminata, immagazzinata in mille cisterne arrivate ormai al 90 per cento della capienza e ogni giorno se ne producono altre 140 tonnellate, prevalentemente dall'attività di raffreddamento del combustibile;

   in particolare, a preoccupare sono i volumi che saranno immessi nell'oceano: oltre un milione di tonnellate di acqua con residui di trizio, che rendono il caso di Fukushima «unico e complesso» secondo Rafael Mariano Grossi, presidente dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Iaea);

   le scorie, una volta in mare, saranno un problema per l'intero pianeta. Secondo quanto emerge dall'analisi della Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al 2020, oltre 21 milioni di chilogrammi di pesci, crostacei e molluschi arrivano in Italia dalle acque del Giappone, ai quali, bisogna aggiungere i 18 milioni di chilogrammi di pesce dalla Cina e i 3,3 milioni di chilogrammi dalla Corea;

   come denunciato dalla stessa Coldiretti, la scelta nipponica avrà effetti devastanti dal punto di vista ambientale, economico e sanitario a livello globale, sulla quale le istituzioni internazionali non possono esimersi dal prendere posizione;

   nonostante le rassicurazioni di Tokyo per cercare di sminuire i rischi per la salute, le perplessità sugli effetti a breve e lungo termine rimangono tantissime; non si parla, infatti, di poche centinaia di litri d'acqua, che riversati nell'oceano finirebbero col diluirsi fino a quasi scomparire, ma di ben 1,25 milioni di tonnellate di acqua radioattiva;

   il presidente sudcoreano Moon Jae-in ha già ordinato ai funzionari governativi di impugnare al Tribunale internazionale del diritto del mare la decisione del Giappone. Portando il caso al tribunale di Amburgo, Moon mira a sospendere l'iniziativa annunciata dal Governo di Tokyo e l'ipotesi più accreditata, secondo la Yonhap, sarebbe quella di una richiesta formale sull'adozione di una prima e urgente misura provvisoria, simile a una «ingiunzione da parte del tribunale» per il blocco di ogni piano –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per prendere posizione sulla vicenda di cui in premessa, che potrebbe avere effetti gravemente dannosi per la salute, l'ambiente e la sicurezza pubblica, anche nazionale.
(2-01179) «Lucaselli, Lollobrigida».

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ZARDINI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Togo, da quasi 58 anni la famiglia Gnassingbé controlla la politica e l'economia del Togo, a partire dal colpo di Stato militare del 13 gennaio del 1963. Alla morte del presidente Eyadéma Gnassingbé, nel 2005, il suo posto di «presidentissimo» è stato subito coperto dal figlio, Faure Gnassingbé, proprio come se il Togo fosse una monarchia;

   le ultime elezioni presidenziali, che avrebbero dovuto garantire l'alternanza al potere in Togo o un quarto mandato a Faure Gnassingbé, si sono svolte il 22 febbraio 2021. I vescovi del Togo hanno esplicitamente parlato di irregolarità: «il voto si è svolto in un clima relativamente pacifico, ma per quanto riguarda la trasparenza e l'equità di queste elezioni, in coscienza, non si può dire lo stesso». Philippe Kpodzro, arcivescovo emerito di Lomé, il cui domicilio era stato circondato dalla polizia, impedendogli di uscire, dopo che il prelato aveva chiesto alla popolazione di manifestare il 28 febbraio, ha dichiarato che il vincitore era in realtà Agbéyomé Kodjo, ma che secondo i dati ufficiali, ha ottenuto il 18,37 per cento dei voti contro il 72,36 per cento del presidente uscente Faure Gnassingbé. Agbéyomé è stato incriminato e, secondo notizie a mezzo stampa, ha finito per rifugiarsi all'ambasciata americana in Togo per sfuggire alla cattura;

   i primi mesi del quarto mandato di Faure sono stati segnati dall'assassinio di più persone, anche militari che sembrano criticare «il sistema». Niente di nuovo, difatti, già nel 2016 il resoconto di Amnesty International denunciava «uso eccessivo della forza, tortura, arresti e detenzioni arbitrari, impunità...»;

   ciononostante, l'opposizione in Togo resiste e la gente è scesa in piazza per protestare per chiedere diritti e partecipazione. Ma, purtroppo, le proteste sono culminate con l'arresto di centinaia di attiviste ed attivisti. Su tutte ricordiamo il leader dell'opposizione, Brigitte Adjamagbo Johnson e Gerard Djossou, tutt'ora in carcere con l'accusa di «attentato alla sicurezza interna dello Stato». Brigitte Adjamagbo è una donna di spicco per il Paese africano: giurista, professoressa universitaria, difensore dei diritti umani e prima donna ad essersi candidata alla presidenza nel 2010, ma che oggi pare essere vittima di ritorsioni proprio per la sua attività;

   inoltre, ad aggravare il contesto, nel nord-ovest del Togo si è sviluppato un conflitto etnico iniziato nel maggio 2020 tra i Lamba e i Konkomba, degenerato in una vera e propria guerra civile, che ha già causato morti, feriti gravi e danni materiali significativi inclusa la distruzione di case, raccolti, bestiame. Per ripararsi in questa situazione di insicurezza, le persone hanno abbandonato le loro case per cercare rifugio in alcune scuole e famiglie molto lontane. Vi sono più di 5.000 rifugiati, la maggior parte dei quali sono donne e bambini. E l'intervento del Governo nella risoluzione del conflitto e nel ristoro della popolazione è stato occasionale, lasciandole popolazioni sole davanti alle loro case danneggiate o demolite, con granai saccheggiati o bruciati –:

   quali notizie abbia il Governo in merito alla violenta repressione dei diritti umani e se voglia esprimere una ferma condanna di suddetti atteggiamenti da parte delle forze di Governo in carica in Togo;

   quali azioni intenda intraprendere il Governo, sia nelle relazioni bilaterali con il Togo che nei consessi europei ed internazionali, per promuovere una rapida soluzione del conflitto etnico sfociato nel Paese e sostenere lo stesso in merito alla situazione politica, anche attraverso la liberazione senza condizioni di tutti gli oppositori politici incarcerati in diverse parti del Togo cui sono impediti i diritti di difesa e di visita di parenti e compatrioti e il ritorno immediato in tutta sicurezza dell'ex Arcivescovo di Lomé, Monsignor Fanoko Kpodzro e i suoi più stretti collaboratori in Togo.
(5-05782)


   SURIANO, CECCONI, SIRAGUSA, MANIERO, EHM e SARLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   i delicati rapporti tra l'Italia e l'Egitto, già resi difficili dalle oscure vicende circa il macabro omicidio di Stato del nostro Giulio Regeni e della lotta per la scarcerazione di Patrick Zaki nonché per gli equilibri degli interventi in difesa del popolo libico, si complicano ulteriormente dopo i fatti avvenuti nelle ore scorse nel nostro Paese;

   nel quadro delle commessa internazionale per la vendita di fregate italiane al governo di al Sisi, nei giorni scorsi è stato effettuato il passaggio di consegne della nave a La Spezia a una delegazione di militari. Uno dei militari egiziani in data 22 marzo 2020 aggredisce una commessa di un solarium in pieno centro dandosi alla fuga dopo le urla della stessa;

   dopo una breve indagine di 3 giorni i carabinieri individuano il responsabile, identificandolo presso l'albergo Nh Hotel dove alloggia la delegazione egiziana;

   i carabinieri ritornano poi il 9 aprile presso l'hotel per notificare l'ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari, ma si scopre che il militare poco prima è riuscito a prendere un aereo per il Cairo nonostante le rassicurazioni del Governo egiziano circa la permanenza sul territorio italiano almeno fino alla consegna dell'ultima nave Fremm acquistata dall'Egitto;

   sono mesi che gli interroganti come la società civile chiedono riscontri forti e rassicurazioni da parte del Governo circa le attività di collaborazione tra il nostro Governo e l'Egitto, soprattutto con particolare riguardo al tema dei diritti umani –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e quali azioni intenda intraprendere affinché vengano rispettati e garantiti i diritti dei cittadini italiani e si ristabilisca piena e legittima dignità alla nostra politica internazionale;

   se sia stato avviato il procedimento per richiedere l'estradizione in Italia del militare egiziano coinvolto.
(5-05785)

CULTURA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARELLI. — Al Ministro della cultura. — Per sapere – premesso che:

   la chiusura prolungata dei cinema ha considerevolmente aggravato la già profonda crisi in cui versava il settore: in particolare, la condizione delle sale cinematografiche romane, che sembrano andare incontro ad un declino inarrestabile;

   la situazione di emergenza sanitaria ha fatto sì che nel 2020 i cinema hanno registrato un incasso complessivo di oltre 182.5 milioni di euro per un numero di presenze pari a circa 28 milioni di biglietti venduti: rispetto al 2019 si è trattato di un decremento di più del 71,3 per cento degli incassi e di più del 71 per cento delle presenze;

   se si considerano i dati a partire dall'8 marzo 2020, primo giorno di chiusura nazionale delle sale, il mercato nel 2020 ha registrato invece il 93 per cento circa in meno di incassi e di presenze rispetto al 2019, per una differenza negativa di oltre 460 milioni di euro;

   attualmente si calcola che siano aperti oltre 200 set, tra film italiani, internazionali e serie televisive, ma le sale restano chiuse;

   dopo le parziali riaperture concesse a partire dal mese di giugno 2020, ad ottobre 2020, in considerazione del carattere particolarmente diffusivo dell'epidemia e dell'incremento dei casi sul territorio nazionale, sono state nuovamente introdotte, progressivamente, le stesse limitazioni disposte in precedenza;

   ulteriori riaperture, inizialmente previste a decorrere dalla fine del mese di marzo 2021, poi aprile, sono poi state sospese a seguito dell'aggravarsi della situazione sanitaria e posticipate al mese di maggio;

   il Ministero della cultura è intervenuto con la creazione di un Fondo di emergenza per il cinema pari a oltre 500 milioni di euro, con l'estensione e con il rafforzamento degli ammortizzatori sociali e con ulteriori strumenti di sostegno dedicati, che si aggiungono alle misure di carattere generale messe in campo dal Governo;

   nel 2020 a Roma si registravano circa 50 sale cinematografiche chiuse a partire dal 1970 e 15 demolite;

   sono 97 i luoghi disseminati per la città che un tempo erano dei cinema, ma che oggi hanno cambiato destinazione d'uso trasformandosi in altre attività: fra questi 16 attività commerciali, 12 teatri, 10 bingo, 9 supermercati, 6 banche, 3 hotel;

   il cambio di destinazione d'uso dei cinema ha interessato, nel corso degli anni, praticamente tutti i quartieri della città, nonostante l'esistenza di leggi specifiche che tutelano la continuità d'uso dei luoghi di interesse culturale, come le deroghe al piano regolatore. Questo prevede, in particolare, che nel recupero delle sale cinematografiche, almeno il 5o per cento dello spazio venga utilizzato con fini culturali e, nei casi di locali e attività di interesse artistico e culturale contenuti nella Carta della qualità del piano regolatore generale del comune di Roma, siano consentiti solo interventi di manutenzione o di restauro, senza cambio di destinazione d'uso. Nella pratica, però, i vincoli sulla destinazione d'uso molto spesso decadono, facendo spazio ad accordi tra il comune e i privati, che trasformano questi luoghi in attività di tutt'altra natura, come bingo, alberghi o supermercati –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative di sostegno straordinarie per queste strutture, se sia priorità del Ministro assumere ogni iniziativa di competenza per far rispettare i vincoli sulla destinazione d'uso di questi spazi, troppo spesso elusi, e se si preveda la riapertura, a breve tempo e con il rispetto delle norme anti-Covid, delle sale cinematografiche romane, che, già prima della pandemia, versavano in uno stato di profonda crisi, ad avviso dell'interrogante, con l'indifferenza da parte delle istituzioni.
(4-08948)


   FICARA, MARTINCIGLIO, SCANU, VIANELLO e SCAGLIUSI. — Al Ministro della cultura, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in base alle ultime prescrizioni che avrebbero consentito la riapertura dei teatri, dal 27 marzo 2021, i protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico prevedono il 25 per cento di capienza massima nelle sale e un tetto di 400 spettatori all'aperto;

   tale limite appare eccessivamente esiguo rispetto a quei pochi teatri all'aperto che hanno una capienza ben maggiore, come, per esempio: il Teatro greco di Siracusa, che ha una cadenza superiore ai 5 mila posti a sedere e ogni anno ospita il ciclo di rappresentazioni classiche da parte dell'istituto nazionale del dramma antico (Inda) che offre un contributo notevole all'economia della città; l'Arena di Verona, attualmente adibita a spettacoli teatrali e concerti, ma soprattutto al Festival lirico, che si tiene ogni estate, che, tenendo conto dello spazio occupato dal palcoscenico, conta all'incirca 22.000 posti per gli spettatori e rispetto alla quale ci sarebbero da considerare anche le oltre 15 mila prelazioni e i 500 mila i biglietti già venduti per la prossima stagione 2021; o ancora, l'Arena Flegrea, la seconda Arena concerti più grande d'Italia con una capienza di ben 6000 posti;

   anche la recente valutazione del numero di mille persone, effettivamente, appare eccessivamente limitativa rispetto alla capienza di teatri come quelli sopra citati, soprattutto considerando anche la possibilità di un obbligo per gli spettatori di indossare mascherine Ffp2;

   l'applicazione delle restrizioni Covid-19 così come al momento genericamente prevista per tutti i teatri, darebbe luogo ad un'ulteriore e sostanziale perdita economica per il settore turistico culturale di alcuni siti;

   inoltre, è da considerare che anche quest'anno molti vacanzieri usufruiranno del bonus vacanza, prorogato fino a dicembre 2021 –:

   se non si ritenga opportuno valutare la possibilità di adottare misure meno stringenti per i pochi teatri all'aperto più grandi, prevedendo delle deroghe ad hoc in base alla capienza, sempre nel rispetto delle distanze e in piena sicurezza, al fine di provare a salvare la stagione 2021, consentendo a questi teatri di organizzare una stagione sostenibile dal punto di vista economico e, al contempo, contribuire alla ripresa dei flussi turistici e dell'economia dei territori.
(4-08957)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il perdurare dell'emergenza sanitaria determinata dal virus Covid-19 ha reso necessarie una serie di misure di contenimento del contagio che hanno avuto e stanno avendo un impatto significativo sul settore della produzione e della tassazione dei rifiuti;

   nel 2020 il legislatore è intervenuto con il decreto-legge n. 18 del 2020 (cosiddetto Cura Italia) per consentire maggiore gradualità nel periodo di recepimento dei piani finanziari del servizio rifiuti (Pef) in applicazione del «metodo Arera» (Mtr) e la facoltà di derogare provvisoriamente al principio di determinazione delle tariffe in rapporto all'integrale copertura dei costi del servizio;

   oltre a questo intervento di livello nazionale, in base all'articolo 1, comma 660,della n. 147 del 2013 in cui si prevede che il comune possa deliberare ulteriori riduzioni ed esenzioni Tari rispetto a quelle previste per legge, gli enti locali hanno approvato interventi e misure in favore delle attività economiche, direttamente e indirettamente, colpite dall'emergenza e delle famiglie più fragili; alla copertura dei costi di questi interventi comunali si è provveduto, in parte con risorse proprie degli enti locali e, in parte, attraverso fondi nazionali, in particolare il Fondo per l'esercizio delle funzioni fondamentali degli enti locali istituito con il decreto-legge n. 34 del 2020 (cosiddetto rilancio) e rifinanziato per il 2021 dalla legge di bilancio per il 2021 (articolo 1, comma 822) e dal decreto-legge 22 marzo 2021, n. 41 (cosiddetto decreto-legge sostegni);

   tuttavia l'assenza di una norma statale di coordinamento ha determinato la mancanza di tutele uniformi su tutto il territorio nazionale e diversi livelli di «ristoro» delle spese effettuate dai singoli comuni;

   va tenuta in considerazione la scadenza del 30 giugno per l'approvazione delle tariffe e dei Pef 2021 –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere per tutelare su tutto il territorio nazionale le attività economiche, in particolare quelle colpite direttamente dall'emergenza sanitaria con provvedimenti restrittivi, rispetto al pagamento della Tari nel 2021.
(5-05781)

GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:


   SPESSOTTO. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il 6 aprile 2021, sul social media Facebook, è stata diffusa la storia di un gatto randagio trovato in critiche condizioni nel comune di Venafro, cittadina in provincia di Isernia;

   il gatto, chiamato in seguito dalla sua salvatrice Giulietto, è stato ritrovato in via Maria Pia massacrato da un fucile ad aria compressa. La persona colpevole di un simile atroce atto, avrebbe mirato sempre alla testa dell'animale colpendolo con ben quattro piombini alla testa;

   il gatto, che miracolosamente è riuscito a salvarsi, grazie alla volontaria che l'ha soccorso e portato da un veterinario, è rimasto cieco per un piombino che lo ha colpito direttamente ad un occhio e per il distacco della retina dell'altro occhio, a seguito del contraccolpo per un altro piombino che gli si è conficcato nel cranio;

   il post riferisce che ci sarebbe un «pazzo» che uccide tutti i gatti della zona con la medesima arma e con lo stesso metodo aberrante, sparando loro un colpo alla volta e facendoli morire lentamente per le ferite infette;

   il codice penale prevede la reclusione da 4 mesi a 2 anni per «chiunque per crudeltà o senza necessità, cagiona la morte di un animale» (articolo 544-bis), e la reclusione da 3 a 18 mesi e la multa da 5 a 30 mila euro per «chiunque per crudeltà e senza necessità cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche» (articolo 544-ter);

   a giudizio dell'interrogante è evidente che il ripetersi di atti così crudeli ed efferati contro animali indifesi che continuano a riempire le cronache e i social media, indicano carenze di cultura e di educazione al rispetto nei riguardi degli animali, ma anche insufficiente protezione normativa e giuridica –:

   se il Governo non ritenga opportuno, per quanto di competenza, verificare quanto riportato in premessa;

   quali iniziative di competenza intenda adottare, anche a livello normativo, per invertire questo tragico trend in aumento di violenze verso gli animali e per incrementare le campagne informative e di sensibilizzazione dirette al rispetto e alla protezione degli animali e far sì che gli organi preposti assicurino un controllo più preciso e incisivo.
(4-08966)

INTERNO

Interrogazione a risposta orale:


   DI LAURO, VILLANI, FARO, GRIMALDI, MARAIA, DE CARLO, ORRICO, SCANU, MASI e DEL MONACO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del turismo. — Per sapere – premesso che:

   dal marzo 2020 ad oggi, il nostro Paese sta vivendo una difficile situazione di crisi epidemiologica dovuta al diffondersi del covid-19 che ha intaccato tutti i settori economici e sociali;

   alcuni tra i settori maggiormente colpiti sono quelli dei servizi alla persona e in particolare il comparto turistico e quello della ristorazione, in cui la criminalità organizzata di tipo mafioso starebbe approfittando di questa situazione ampliando la propria influenza su centinaia di attività economiche;

   il primo report del 2020 e il secondo report del 2021 dell'Organismo permanente di monitoraggio ed analisi sui rischi di infiltrazione nel tessuto sociale ed economico, presso la direzione centrale della Polizia Criminale, hanno evidenziato l'elevato rischio di infiltrazioni in numerosi settori, sottolineando come la crisi di liquidità delle imprese possa rappresentare a vantaggio delle organizzazioni criminali il terreno fertile per imporre il ricorso a forme di welfare mediante misure di sostegno finanziario, al fine di entrare in possesso di asset imprenditoriali di particolare interesse nel settore turistico, della ristorazione e del commercio;

   un recente report del ministero dell'interno rivela che nei primi sei mesi del 2020 tutti i reati contro il patrimonio sono calati, a eccezione dell'usura cresciuta del 6,5 per cento; anche i dati forniti dalla Guardia di Finanza registrano un analogo incremento; mentre nei primi sei mesi del 2020 l'Unità di informazione finanziaria della Banca d'Italia ha ricevuto 52.558 segnalazioni per sospetto riciclaggio, in aumento del 4,7 per cento all'anno precedente;

   questo trend si rileva anche in relazione alle interdittive antimafia emesse dalle prefetture nei confronti di aziende controllate o condizionate dalle organizzazioni criminali: nei primi nove mesi del 2020 se ne registrano 1.637, rispetto alle 1541 dello stesso periodo del 2019;

   il secondo fronte dell'espansione criminale nell'economia legale riguarda i cambi di proprietà delle imprese: da aprile a settembre 2020 ben 43.688 aziende hanno cambiato titolare, in significativo aumento rispetto agli anni precedenti;

   tali rischi sono indubbiamente forti in aree tradizionalmente oggetto di attività mafiose, come alcune aree delle Campania: ad esempio, a Castellammare di Stabia, in un'area, quale quella della penisola sorrentina, a vocazione fortemente turistica, secondo rivelazioni di un pentito, il clan camorristico dei D'Alessandro risulterebbe proprietario di un albergo, l'associazione Atex ha segnalato che «sono tanti i segnali negativi che si registrano su offerte "vantaggiose" a operatori in difficoltà. Le recenti indagini dell'Antimafia sulla presenza crescente di clan stabiesi in strutture della penisola sorrentina non deve far suonare il classico campanello d'allarme ma una vera e propria campana»;

   in un momento così drammatico per il nostro Paese, anche al fine di garantire una futura e solida ripresa economica, è imperativo garantire la sopravvivenza delle attività ricettive, tramite maggiori controlli sulle operazioni di compravendita di azienda, passaggi di proprietà e finanziamenti;

   inoltre, il Fondo nazionale del turismo dovrebbe, seguendo i principi della sua mission, offrire maggiori garanzie proprio a questo segmento degli imprenditori del settore turistico –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere al fine di garantire un più agile accesso alle risorse del Fondo nazionale del turismo agli imprenditori del settore turistico gravemente colpiti dall'attuale crisi economica;

   quali iniziative di competenza il Governo intenda intraprendere al fine di prevenire e contrastare le infiltrazioni da parte della criminalità organizzata sulle attività economiche, in particolare turistiche e della ristorazione.
(3-02197)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   QUARTAPELLE PROCOPIO. — Al Ministro dell'interno, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   nonostante la spesa indicata in legge di bilancio per la cooperazione nel 2019 sia pari a 5 miliardi di euro, i dati finali Ocse per lo stesso anno indicano che l'Italia abbia destinato all'aiuto pubblico allo sviluppo (APS) solo 3,9 miliardi. Una discrepanza in seno – come riportato nell'ultimo report di Oxfamy e Openpolis sull'analisi dei dati OSCE – alla gestione degli stanziamenti per questo settore in capo al Ministero dell'interno: difatti, nello specifico, su oltre 1,6 miliardi considerati come fondi destinati alla cooperazione, anche se destinati alla «spesa rifugiati» in Italia, solo 397 milioni di euro sono stati riconosciuti come aiuto allo sviluppo dall'Ocse, ossia come spese dirette per l'accoglienza dei migranti. Circa 1,2 miliardi di euro, dunque, non sarebbero stati correttamente destinati allo sviluppo dei Paesi più poveri, ma nemmeno al miglioramento delle politiche di integrazione dei migranti arrivati in Italia;

   dall'analisi dei numeri forniti dallo stesso Ministero dell'interno, si vede infatti che dal 2018 al 2019 non c'è stata solo una forte diminuzione degli arrivi via mare – passati da 23.370 a 11.471 – ma anche una decisiva contrazione delle presenze nel sistema di accoglienza, calate da 135.858 persone a dicembre 2018, a 91.424 un anno dopo, con una diminuzione di oltre 44.000 presenze. A fine 2020 erano circa 79.938 ossia erano ritornati sui livelli del 2014. Nel 2019, inoltre, con la riforma del sistema di accoglienza, voluta dall'allora Ministro Salvini con i «decreti sicurezza», nei centri di accoglienza straordinaria sono stati stralciati tutti i servizi per l'integrazione, riducendo l'offerta (e dunque la spesa correlata) sostanzialmente ai soli vitto e alloggio. Basti pensare che il costo coperto dallo Stato per singolo richiedente asilo è passato da 35 a 21,35 euro, vale a dire meno 39 per cento al giorno per i centri più piccoli, meno 28 - 25 per cento per quelli più grandi;

   questa distorsione si potrebbe produrre anche nel 2020 e secondo le previsioni triennali dell'ultima legge di bilancio per gli anni successivi. Considerando che il flusso di arrivi è oggi un fenomeno assai contenuto: 11.374 nel 2019, 34.133 nel 2020 e poco più di 6.400 dall'inizio del 2021;

   la conseguenza generale di tutto questo è che mentre si continua a parlare di un aumento dei fondi destinati all'aiuto allo sviluppo, che nominalmente dovrebbe arrivare allo 0,29 per cento nel 2020 in rapporto al reddito nazionale, di fatto nel 2019 si è rimasti fermi allo 0,22 per cento e ciò accadrà anche per il 2020, rendendo di fatto un miraggio centrare l'obiettivo dell'0,7 per cento entro il 2030, che ci allineerebbe con impegni solennemente presi in sede internazionale e con gli obiettivi dell'Agenda 2030 – ha detto Francesco Petrelli, portavoce di Oxfam Italia;

   più volte, il Partito Democratico ha proposto emendamenti in tal senso, per riallocare in cooperazione allo sviluppo queste risorse in oggetto e stabilire, appunto, che i fondi non spesi di tale capitolo, a causa della forte riduzione dei flussi migratori, siano destinati ad attività di cooperazione allo sviluppo rimanendo quindi, come da bilancio di previsione, parte dell'APS dell'Italia, sia per coerenza che per non entrare in contraddizione con gli impegni internazionali –:

   quale sia stato l'effettivo impiego da parte del Ministero dell'interno dell'1,2 miliardi di euro stanziati, nella precedente legge di bilancio, come fondi destinati alla cooperazione.
(5-05783)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CAVANDOLI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è notizia ripresa dai giornali locali nei scorsi giorni che l'Ufficio di polizia di frontiera dell'aeroporto «Giuseppe Verdi» di Parma ha compiuto l'arresto di un cittadino moldavo latitante internazionale proprio mentre stava per imbarcarsi su un volo diretto verso la Moldavia; ciò non sarebbe stato possibile senza la specifica professionalità dell'ufficio di frontiera e del sistema di informazione Schengen (Sis) in sua dotazione: la presenza degli agenti, il loro peculiare addestramento e la capacità di muoversi e di conoscere i sistemi di scambio di dati tra le polizie di frontiera europee sono stati essenziali per l'identificazione;

   tale ufficio rischia un'imminente soppressione a causa di un progetto di «riorganizzazione» promosso dal dipartimento della pubblica sicurezza del Ministero dell'interno;

   già con tre precedenti atti di sindacato ispettivo (nn. 4-04271, 4-08395 e 4-08561), a cui non è ancora stata data risposta, l'interrogante sollevava l'urgenza della questione e i problemi che potrebbero sorgere se fosse dato seguito al progetto di chiusura;

   questo arresto getta una luce nuova sull'importanza del mantenimento dell'ufficio di polizia di frontiera nell'aeroporto e sulla necessità di mantenere le specifiche conoscenze, professionalità e strumentazioni in dotazione dell'ufficio specializzato di Polizia –:

   se il Ministro interrogato, anche alla luce del nuovo fatto esposto in premessa, intenda riconsiderare l'ipotesi di soppressione dell'ufficio di polizia di frontiera presso lo scalo aeroportuale Giuseppe Verdi, ovvero quali iniziative di competenza intenda adottare per sopperire alle criticità che ne conseguirebbero.
(4-08952)


   DEIDDA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   recentemente è stato pubblicato il bando per la copertura di 1.141 posti per viceispettore del ruolo degli ispettori della Polizia di Stato;

   può partecipare al bando il personale della Polizia di Stato che espleta funzioni di polizia, con una anzianità di servizio non inferiore ai 5 anni e in possesso di diploma di scuola superiore e non aver riportato sanzioni o deportazioni e non aver riportato il giudizio inferiore a buono;

   all'articolo 9 del suddetto bando vengono indicate categorie dei titoli di servizio ammessi a valutazione ed il punteggio massimo attributo a ciascuna di esse è stato stabilito così come segue:

    a) anzianità di servizio: 11 punti;

    b) anzianità complessiva nel ruolo di sovrintendenti, fino a 13 punti;

    c) anzianità nella qualifica di sovrintendente capo, fino a 11 punti;

    d) rapporti informativi e giudizi complessivi del biennio anteriore (5 punti);

   nel suddetto bando, nelle premesse, si riporta come fonte il decreto dello stesso dipartimento della sicurezza del Ministero dell'interno del 20 settembre 2017 recante «Modalità attuative per l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo degli ispettori della polizia mediante concorsi interni...»;

   nell'articolo 7 del decreto le categorie dei titoli ammessi ed il punteggio massimo attribuito sono stabiliti così come segue:

    titoli di servizio sino a 50 punti:

     1) anzianità di servizio sino a 8 punti;

     2) anzianità complessiva nel ruolo di sovrintendenti fino a 10 punti;

     3) anzianità nella qualifica di sovrintendente capo fino a 11 punti;

   proseguendo nell'analisi dell'articolo 7 si arriva alla lettera B «Titoli di cultura» che prevedono fino a 8 punti massimo, dal diploma superiore che dà 2 punti, al diploma di laurea 3 punti, alla laurea magistrale 4 punti;

   è stata più volte reiterata l'opportunità del diritto di avere un punteggio premiante, grazie ai titoli di studio e di cultura, nei concorsi per ispettori della Polizia di Stato con i decreti del 26 marzo e del 29 aprile 2020;

   è singolare come nell'ultimo bando per 1.141 viceispettori della Polizia di Stato non sia previsto alcun tipo di punteggio per avere o meno uno o più titoli di studio, in aperta contraddizione con quanto il dipartimento ha stabilito;

   se sia a conoscenza di quanto sopra esposto e quali siano le ragioni dell'assenza di qualsiasi premialità per chi possiede un titolo di studio, come previsto dagli stessi provvedimenti adottati dal dipartimento di pubblica sicurezza.
(4-08953)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   FRASSINETTI, CIABURRO, BUCALO, ALBANO e VINCI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   a seguito del concorso per dirigenti scolastici 2017, circa duemilaquattrocento (2400) ricorrenti hanno lamentato non poche irregolarità e contraddizioni della procedura selettiva in parola, annullata, in primo grado, con sentenze n. 08655/2019 e 08670/2019. Il Tar capitolino, infatti, aveva rilevato la presenza di tre commissari versanti in condizione di incompatibilità per aver svolto, contrariamente a quanto disposto dal regolamento di cui al decreto ministeriale n. 138 del 2017, il duplice ruolo di formatore e commissario;

   il concorso è stato oggetto di varie inchieste giornalistiche che, nel corso dei mesi, hanno portato alla luce numerose contraddizioni, fatti e circostanze che non si addicono certo ad una procedura selettiva pubblica, come hanno rilevato L'Espresso, Repubblica, La Verità, Il Giornale, Le Cronache di Napoli e Caserta, Il Tempo e altri;

   il 12 gennaio 2021 il Consiglio di Stato, con sentenza n. 395 ha ribaltato l'annullamento disposto in primo grado, ritenendo che il concorso sia da ritenersi regolare;

   a fronte dell'esistenza di sentenze esecutive e passate in giudicato che dispongono (ultima, in ordine di tempo la sentenza n. 00587/21 del Consiglio di Stato) l'ostensione di tutta la documentazione relativa alla procedura concorsuale (verbali di correzione, griglie di valutazione ed elaborati dei candidati vincitori), il Ministero ad oggi non ha proceduto alla consegna dei documenti. Gravissime irregolarità nei compiti e nelle loro valutazione sono state già evidenziate dalla stampa nazionale (per tutti L'Espresso 31 maggio 2019 – «Concorso presidi, uno scandalo tutto italiano») a seguito dell'analisi di un campione di compiti (circa 400 su un totale di 3975) consegnati dal Ministero ad un comitato di docenti ricorrenti;

   tra le numerose questioni sollevate nel merito dell'espletamento del concorso spicca l'oggettiva disparità di trattamento dovuta, tra l'altro, alla distribuzione territoriale delle commissioni, che ha di fatto danneggiato la legittima aspirazione dei concorrenti a partecipare ad una procedura selettiva equa e trasparente. In molti elaborati dei vincitori, come la stampa nazionale ha avuto modo di verificare, spiccano voti gonfiati, inventati e attribuiti a risposte incomplete o addirittura mai date come pure quei voti bassissimi a risposte articolate e complete di candidati non ammessi all'orale che si contrappongono alle valutazioni positive date a risposte di sole quattro righe. Altra questione emersa è quella relativa alla griglia di valutazione delle prove scritte cambiata tre mesi dopo lo svolgimento della seduta d'esame nella nota seduta plenaria del 25 gennaio 2019;

   ulteriore doglianza riguarda l'utilizzo del software Cineca, per gli enormi problemi di funzionalità rilevati, come, ad esempio, il mancato salvataggio dei compiti di molti candidati che, secondo il bando, doveva essere automatico. Tale software era già stato oggetto di una sentenza del Tar Lazio (n. 2513/17 cosiddetta sentenza Cipriani) in occasione del concorso docenti 2016, nella quale il giudice aveva dichiarato illegittimo l'utilizzo del software, proprio in quanto non consentiva il salvataggio automatico dei dati trascritti. Varie perizie di parte, a quanto consta all'interrogante, avrebbero rilevato, inoltre, ulteriori anomalie, come la mancanza di metadati nei file creati dalle sottocommissioni e la potenziale violazione dell'anonimato, così come diverse anomalie riscontrate sulla parte di codice sorgente consegnata dal Ministero ai periti –:

   se non intenda adottare iniziative quanto di competenza, per dare seguito alle richieste di trasparenza dei ricorrenti e predisporre l'immediata ostensione degli atti e della documentazione tutta relativa alla procedura concorsuale in parola, fino al codice sorgente Cineca, in modo da consentire loro un adeguato diritto alla difesa e tutelare la trasparenza dell'azione amministrativa.
(5-05784)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERARDINI. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro per le pari opportunità e la famiglia, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   la recente pandemia, anche a causa dei nuovi protocolli nazionali sanitari, ha messo a dura prova il reclutamento del personale dei servizi integrati «zero/sei anni», nidi e scuole dell'infanzia, poiché è incrementato il fabbisogno;

   i titoli validi all'accesso del segmento nido d'infanzia sono regolamentati dal decreto legislativo n. 65 del 2017, articolo 14, comma 3 che ha stabilito la necessità della laurea L19 ad indirizzo specifico educatori, quale requisito per i servizi all'infanzia;

   i titoli di accesso al segmento scuole dell'infanzia sono laurea in scienze della formazione primaria a ciclo unico, ai sensi dell'articolo 6 legge n. 169 del 2008, diploma magistrale o diploma di liceo socio-psico-pedagogico o diploma sperimentale a indirizzo linguistico conseguiti entro l'anno scolastico 2001-2002, ai sensi del decreto ministeriale 10 marzo 1997;

   la difficoltà di reclutamento del personale comunale per i servizi tre/sei anni ha radici anteriori alla pandemia, causate dall'esodo costante verso impieghi statali che offrono condizioni salariali più vantaggiose, oltre che una maggiore garanzia di continuità lavorativa nel tempo;

   l'età media del personale in entrambi i segmenti è avanzata, soprattutto nelle scuole dell'infanzia;

   in città in cui l'offerta professionale è a prevalenza comunale (Milano, Torino, Bologna, Roma), il numero di candidati al concorso comunale è notevolmente inferiore rispetto alle esigenze di organico, costringendo queste amministrazioni ad attingere personale da graduatorie di enti limitrofi o statali per i tempi determinati, tuttavia senza colmare sufficientemente i deficit;

   solo tre atenei italiani hanno attivato corsi di laurea triennale L19 ad indirizzo specifico educatori per servizi all'infanzia;

   per l'anno scolastico 2020/2021, il decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, recante «misure urgenti sulla regolare conclusione e l'ordinato avvio dell'anno scolastico e sullo svolgimento degli esami di Stato», permette alle scuole dell'infanzia paritarie comunali, qualora vi sia l'impossibilità di reperire personale docente, di attingere alle graduatorie del personale educativo dei nidi in possesso del titolo idoneo –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati, per quanto di competenza, intendano urgentemente adottare per assicurare la piena funzionalità di tutti i servizi educativi e scolastici, pesantemente compromessa dai vuoti di organico, rimediando alla penuria di personale, cui rischiano di andare incontro gli enti locali, anche attraverso un intervento sui titoli di accesso;

   se siano in corso di valutazione iniziative per il superamento, anche provvisorio, delle disposizioni di cui all'articolo 14, comma 3, del decreto legislativo n. 65 del 2017, consentendo di svolgere il ruolo di educatore di servizi educativi per l'infanzia anche a chi non si trovi in possesso del titolo di laurea triennale in scienze dell'educazione L19;

   se si intendano adottare iniziative per prorogare le disposizioni di cui al decreto-legge 8 aprile 2020, n. 22, per l'utilizzo di personale dei nidi di infanzia per asili di infanzia per l'intera durata della pandemia;

   se si intendano ripensare i criteri di accesso ai corsi di laurea in scienze dell'educazione L19, elidendo il numero chiuso e considerando il lavoro prestato presso i servizi «zero/sei anni» pubblici e accreditati, condizione valida per la formazione laboratoriale/tirocinio.
(4-08969)


   FRATOIANNI. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   da numerosi articoli di stampa si apprende che una professoressa di tedesco di un liceo di Verona ha chiesto ad una studentessa di bendarsi durante una verifica orale in Dad;

   la studentessa, che frequenta il secondo liceo Montanari di Verona ha obbedito all'insegnante che, per avere la certezza che la ragazza non stesse utilizzando libri o appunti, cellulari o computer, ha chiesto alla ragazza di bendarsi prima di procedere con la verifica;

   con evidente imbarazzo da parte degli altri compagni di classe che seguivano la lezione da casa, si è svolta così questa intollerabile interrogazione «alla cieca»;

   la Rete degli studenti, associazione giovanile studentesca, una volta appresa la notizia, ha preso immediatamente posizione contro l'accaduto;

   secondo i ragazzi dello stesso liceo, non si tratterebbe di un caso isolato ed episodi del genere sarebbero già accaduti, tanto da creare un profondo disagio nei confronti degli studenti che si sentono accusati di imbrogliare durante le lezioni a distanza;

   a parere dell'interrogante, qualora le verifiche già annunciate dallo stesso preside del liceo confermassero quanto sostenuto dagli studenti, si sarebbe di fronte ad una aberrazione, poiché non è tollerabile che la didattica a distanza – strumento didattico straordinario utilizzato a causa della pandemia in corso – possa trasformarsi in un pretesto per mettere in atto misure così mortificanti e violente per gli studenti e le studentesse –:

   di quali ulteriori elementi sia a conoscenza il Ministro interrogato e se non intenda adottare iniziative affinché l'ufficio scolastico regionale del Veneto provveda a compiere tutte le verifiche del caso indispensabili ad assumere eventuali immediati provvedimenti qualora venissero accertate le responsabilità dell'insegnante circa l'episodio esposto in premessa.
(4-08970)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:


   GAVINO MANCA, FRAILIS e MURA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 20 aprile 2021 si terrà la seconda riunione con i rappresentanti di Airitaly a seguito della procedura di licenziamento collettivo per 1.383 lavoratori ad oggi dipendenti della compagnia aerea;

   il 3 settembre dello scorso anno le organizzazioni sindacali insieme ad Airitaly ed ai Ministeri del lavoro e delle politiche sociali, dello sviluppo economico e delle infrastrutture e dei trasporti sottoscrissero un accordo di cassa integrazione per 10 mesi;

   questi dieci mesi scadranno il 30 giugno 2021 e dopo tale data è già stato preannunciato il licenziamento collettivo, ovvero i lavoratori godranno solo di un periodo di sostegno solo con la «NaSpi»;

   è notizia del 13 aprile 2021 che vi sia una manifestazione di interesse da parte del Ceo di Ateo Air Lcc che avrebbe anche un piano di rilancio della compagnia Airitaly salvaguardando anche i livelli occupazionali, ma, per poter consentire tutto questo, è indispensabile avere il tempo necessario e non la scadenza del 30 giugno;

   occorre che contestualmente, la neo costituenda Ita (Alitalia) deve manifestare l'interesse a prendersi gli slot esercitati da Airitaly in maniera da poter costruire un unico bacino dal quale la neo costituenda compagnia di bandiera dovrà attingere;

   per mettere in piedi questi progetti c'è bisogno di un tempo che chiaramente non può coincidere con la fine della cassa integrazione prevista per il 30 giugno 2021 –:

   quali iniziative positive stiano mettendo in atto i Ministri interrogati al fine di:

    a) evitare di perdere non solo quasi 1.400 posti di lavoro ma altissime professionalità costruite in oltre 60 anni di attività attraverso la creazione di sistemi di ricollocamento delle persone anche nel sistema «para-pubblico» o anche nel nuovo piano industriale di Ita (ex Alitalia);

    b) concedere un'ulteriore proroga del periodo di cassa integrazione o qualsiasi altro tipo di ammortizzatore sociale che tenga in forza tutti e 1.383 lavoratori, facendo sì che il Governo abbia un ruolo attivo volto alla sospensione della procedura di licenziamento collettivo considerato che vi sono a disposizione ammortizzatori sociali «conservativi» e non espulsivi;

    c) istituire un tavolo permanente per costruire una riforma complessiva del sistema del trasporto aereo con regole certe a cui tutte le compagnie dovranno attenersi, comprese quelle low cost.
(4-08951)


   SPESSOTTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   da fonti di stampa si apprende che il 22 marzo 2021 la società Triveneto Sicurezza srl ha deciso un drastico contenimento del costo del lavoro, comunicando ai suoi dipendenti, impiegati nella sicurezza aeroportuale dell'aeroporto Canova di Treviso, un taglio degli stipendi di quasi il 25 per cento;

   la società suddetta svolge servizi agli aeroporti «Marco Polo» di Venezia e «Canova» di Treviso ed è controllata per il 93 per cento dal Gruppo Save spa, società che gestisce entrambi gli aeroporti. Attualmente occupa 464 persone a tempo indeterminato più altre 100-150 con contratti stagionali, delle quali circa il 50 per cento sono donne;

   per lo scalo trevigiano le decurtazioni salariali riguarderebbero, finora, circa 80 dipendenti ai quali sono stati comunicati anche l'annullamento del premio di risultato, oltreché, la richiesta di maggiore flessibilità lavorativa;

   le organizzazioni sindacali, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, ritengono irricevibile una simile imposizione che arriva dopo oltre un anno di cassa integrazione — che presumibilmente rimarrà anche per il 2021 — a cui è stato costretto tutto il personale, ma soprattutto a pochi giorni dalla firma da parte del Governo del masterplan per l'ampliamento dell'aeroporto Canova, con un piano di sviluppo da 54 milioni di euro, che è stato accolto da Save e dalle istituzioni locali come una grande opportunità di rilancio per il territorio e di creazione di nuovi posti di lavoro;

   le sigle sindacali denunciano, inoltre, che con la Triveneto non si è trovato un accordo neppure sulla gestione della cassa integrazione per i circa 400 lavoratori dei due scali veneti, dato che la società, nel passaggio tra cassa integrazione straordinaria e l'apertura delle 12 settimane di cassa in deroga Covid, si è rifiutata di «erogare il supplemento economico che permetteva ai dipendenti di percepire fino all'80 per cento della media delle retribuzioni precedenti alla cassa, e di anticipare le somme per l'Inps, come previsto dal decreto Sostegni» –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto descritto in premessa e se non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza affinché vengano scongiurati contenimenti dei costi a carico dei lavoratori impiegati di tutto il gruppo Save, soprattutto in virtù del Masterplan da poco approvato e della programmazione di espansione e sviluppo prevista per l'aeroporto Canova di Treviso;

   se il Governo non ritenga, per quanto di competenza, di acquisire chiarimenti circa le motivazioni addotte dalla società Triveneto Sicurezza riguardo all'interruzione del contributo integrativo alla cassa in deroga per Covid-19 dell'anticipazione delle somme Inps, che finora aveva garantito ai suoi dipendenti.
(4-08955)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta scritta:


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GERMANÀ, GOLINELLI, LIUNI e LOSS. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 5, comma 1, del decreto ministeriale 16 febbraio 2017 del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali recante «misure di gestione in materia di catture al bersaglio della specie alalunga nel Mediterraneo e riordino della disciplina nazionale afferente le procedure per l'ottenimento del cambio di categoria e/o tipo di pesca professionale» dispone che «alle imprese di pesca abilitate all'impiego del sistema palangaro (LL) e/o dell'attrezzo palangaro derivante (LLD) non è consentito il passaggio a categoria e/o tipo di pesca professionale superiore a quella autorizzata in licenza»;

   la pesca professionale prevede, tra gli altri la pesca costiera che, a sua volta, si divide in pesca locale e pesca ravvicinata. Si distingue tra le navi che, per idoneità alla navigazione costiera e per dotazione di attrezzi da pesca, sono atte alla pesca costiera ravvicinata e le navi che, per idoneità alla navigazione litoranea e per dotazione di attrezzi da pesca, sono atte alla pesca costiera locale;

   la pesca locale si esercita nelle acque marittime fino ad una distanza di 6 miglia dalla costa, con o senza navi da pesca di quarta categoria, o da terra. La pesca ravvicinata si esercita nelle acque marittime fino ad una distanza di 20 miglia dalla costa, con navi da pesca di categoria non inferiore alla terza;

   il suddetto decreto ministeriale è stato emanato con l'intento di adottare specifiche disposizioni che assicurino nel corso dell'annualità 2017 la corretta implementazione, a livello nazionale, delle previsioni dei paragrafi 12 e 28 della raccomandazione Iccat 16-05;

   il regolamento (UE) 2019/1154 del 20 giugno 2019 relativo a un piano pluriennale di ricostituzione del pesce spada del Mediterraneo e recante la modifica del regolamento (CE) n. 1967/2006 e del Regolamento (UE) 2017/2107 prevede, all'articolo 16, che gli Stati membri trasmettano alla Commissione europea informazioni sulle navi autorizzate a pescare pesce spada; inoltre, gli Stati membri notificano alla Commissione eventuali aggiunte, cancellazioni o modifiche delle informazioni sulle navi da cattura; infine, l'articolo 17 stabilisce che entro il 30 giugno di ogni anno gli Stati membri trasmettano alla Commissione le informazioni relative alle navi da cattura battenti la loro bandiera autorizzate a svolgere attività di pesca con palangari pelagici o con l'arpione volte alla cattura del pesce spada del Mediterraneo nel corso dell'anno precedente;

   dalle norme del suddetto regolamento, quindi, non sembra si faccia specifica menzione al divieto riportato nel decreto ministeriale ovvero il divieto di passaggio a categoria e/o tipo di pesca professionale superiore a quella autorizzata in licenza alle imprese di pesca abilitate all'impiego del sistema palangaro e/o dell'attrezzo palangaro derivante;

   a parere degli interroganti l'articolo 5, comma 1, del decreto ministeriale sembra scaturire da una interpretazione autonoma del nostro Stato che si rivela di fatto più restrittiva del regolamento europeo;

   questo divieto comporta per i pescatori italiani una limitazione alla possibilità di essere autorizzati a pescare anche oltre le miglia marine previste per la categoria di pesca prevista dalla licenza;

   per la tutela della risorsa ittica, i nostri pescherecci hanno già ridotto lo sforzo di pesca e rispettato le chiusure spazio temporali, come previsto dall'attuale piano di gestione, mettendo così a rischio la sopravvivenza di alcune marinerie –:

   se non ravvisi la necessità di modificare il suddetto decreto ministeriale renderlo più aderente alle disposizioni del regolamento (UE) 2019/1154, al fine di dare l'opportunità, alle tante imprese di pesca abilitate all'impiego del sistema palangaro e/o dell'attrezzo palangaro derivante, di passare alla categoria e/o tipo di pesca professionale superiore a quella autorizzata in licenza.
(4-08956)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BERARDINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 15 del decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, ha disposto ulteriori misure di semplificazione amministrativa, tra cui l'adozione di una Agenda per la semplificazione per il periodo 2020-2023 entro il 30 ottobre 2020, il completamento della ricognizione dei procedimenti amministrativi da parte dello Stato, le regioni e le autonomie locali, nonché il programma di interventi per la semplificazione per la ripresa a seguito dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, con il relativo cronoprogramma per la loro attuazione;

   la citata disposizione prevedeva il completamento della ricognizione dei procedimenti amministrativi al fine di individuare i diversi regimi applicabili entro centocinquanta giorni dalla sua entrata in vigore;

   detto termine è stato notevolmente superato;

   l'Ufficio per la semplificazione e la sburocratizzazione presso il Dipartimento della funzione pubblica, ha comunicato in data 18 marzo 2021 che la ricognizione non è stata ancora conclusa e ha riferito di aver svolto l'istruttoria preliminare mediante una mappatura relativa ai regimi vigenti di circa 400 procedimenti, trasmessa ai rappresentanti delle regioni e dell'Anc;

   la norma specificava, inoltre, che gli esiti della ricognizione si sarebbero dovuti trasmettere al Presidente del Consiglio dei ministri e al Ministro per la pubblica amministrazione; ai sensi dell'articolo 24 del decreto-legge n. 90 del 2014, l'attuazione delle misure sarebbe altresì sottoposta a monitoraggio finalizzato a esaminare periodicamente il raggiungimento effettivo degli obiettivi di ciascun intervento, a cui avrebbero diritto a partecipare, anche cittadini, imprese, attraverso il sito istituzionale;

   ad oggi, trascorsi ormai diversi mesi, detti risultati non sono stati ancora pubblicati sul sito istituzionale del Dipartimento della funzione pubblica e non si conoscono i tempi medi per la conclusione dei procedimenti amministrativi, in mancanza dei decreti attuativi –:

   se il Governo intenda sanare la grave situazione esposta in premessa, indicando tempi certi per la conclusione dei procedimenti amministrativi e fornendo gli strumenti necessari per il rapido completamento della relativa ricognizione, attraverso l'attuazione di fatto delle disposizioni contenute nel decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, non ancora compiuta totalmente.
(4-08958)


   TRANCASSINI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   è ormai nota la vicenda riguardante le 16 assunzioni a tempo indeterminato formalizzate dall'ufficio di presidenza del consiglio regionale del Lazio, le 8 di Guidonia e altre assunzioni sparse per i piccoli comuni laziali che si sono rivolti ad Antonio Pasquini sindaco del comune di Allumiere, da tre anni in distacco nello staff dell'ormai ex presidente del consiglio regionale Buschini;

   si tratta di una dozzina abbondante di politici, segretari «dem» e collaboratori di consiglieri regionali del Pd a cui garantire un'assunzione a tempo indeterminato. Fatto già di per sé grave, ma drammatico vista l'attuale situazione economica che tutti gli italiani subiscono a causa della pandemia;

   la procura di Civitavecchia ha autorizzato i carabinieri ad avviare una prima istruttoria sul caso e sugli ultimi bandi, sottoposti ad una prassi, a parere dell'interrogante sempre più squalificante;

   sono stati sentiti gli aspiranti funzionari pubblici che hanno assistito all'infornata di assunzioni politiche avvenute a ridosso di Natale in regione e nel comune di Guidonia;

   nella Allumiere del sindaco Antonio Pasquini, da tre anni al lavoro proprio tra le fila del consiglio di presidenza del Lazio, emergono casi sospetti; tra le vincitrici del bando, è anche la presidente di Eureka, associazione attiva nel paesino sui monti della Tolfa e destinataria di finanziamenti trasferiti dalla regione per allestire le luminarie dell'ultimo Natale;

   la procura della Repubblica di Latina sta lavorando su ipotesi di abuso d'ufficio; il sostituto procuratore Valerio De Luca ha inscritto i primi nomi, su cui vige grande riserbo, sul registro delle notizie di reato e il Nucleo provinciale di polizia tributaria della Guardia di finanza sta indagando senza sosta;

   sono stati effettuati degli interrogatori e si stanno analizzando i rapporti di parentela tra gli incaricati della gestione del concorso e diversi partecipanti, oltre che sui rapporti tra gli stessi responsabili dell'Asl e la ditta a cui sono stati affidati i quiz;

   ad avere i primi sospetti sono stati gli esclusi, quando a gennaio 2021 hanno visto che tra i primi classificati nelle prove scritte, dunque tra quelli che hanno ricevuto i punteggi maggiori, la metà erano figli e parenti di dipendenti della stessa Asl di Latina e di dirigenti e di personale della stessa unità di reclutamento che gestiva la prova;

   tuttavia, il Tar non ha sospeso il concorso, come richiesto da alcuni esclusi, specificando però che la decisione è stata presa «ferma l'autonomia delle indagini penali in corso riguardanti specifici soggetti» –:

   quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, il Governo intenda adottare in merito per contribuire a far luce su una vicenda incresciosa, che ha ad oggetto un concorso pubblico, e in che modo intenda adoperarsi affinché non si ripetano prassi così squalificanti quali quelle descritte in premessa che colpiscono la credibilità delle istituzioni.
(4-08971)

SALUTE

Interrogazioni a risposta scritta:


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso da fonti di stampa dei ritardi sulle vaccinazioni di cittadini affetti da patologie rare come la mastocitosi sistemica;

   il piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2 ha individuato le categorie da vaccinare con priorità nella fase iniziale a limitata disponibilità dei vaccini, considerando la vaccinazione di alcune categorie di cittadini affetti da patologie rare, come la mastocitosi sistemica, non prioritaria;

   i soggetti fragili affetti da mastocitosi sistemica, forma di tumore causata da una disfunzione del sistema emopoietico, sono cittadini soggetti a maggiori rischi nell'eventualità di contrazione del virus Covid-19 –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione suesposta in premessa;

   se intenda valutare l'opportunità di rimodulare l'ordine di priorità individuato allo stato attuale, dando maggiore considerazione a questa categoria.
(4-08954)


   FRATOIANNI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'associazione stomizzati Toscana (Astos) ha evidenziato gli effetti negativi che l'espletamento una gara per il rifornimento dei dispositivi disposta dalla Estar – centrale di acquisto della Regione Toscana – può avere sui pazienti con stomia;

   secondo Astos la continuità assistenziale e la libertà di scelta del paziente, principi fondamentali in materia di salute, verrebbero negate da una procedura di gara che nega l'utilizzo di un certo dispositivo perché non presente nel lotto aggiudicato;

   la persona con stomia è una persona che ha subito una grave mutilazione e che supplisce all'organo mancante con un dispositivo individuato dopo un lungo percorso, sotto la guida del medico e dello stomaterapista e solo dopo aver scartato i precedenti ausili con conseguenze cliniche a volte pesanti. L'uso del dispositivo migliore per la persona con stomia garantisce la sua piena inclusione sociale;

   ricordato che con DGRT 687/2020 è stato approvato il «Percorso di cura e riabilitazione alla persona con enterostomia e urostomia» Linee di indirizzo della Regione Toscana, si prevede che i piani terapeutici possano essere cambiati per motivi clinici e non contempla motivi burocratici;

   il Dpcm 12/01/2017, all'Allegato 11, art. 1 comma 4 stabilisce che: «Per l'erogazione degli ausili per stomia di cui alla classe 09.18 del nomenclatore allegato 2 al presente decreto, le regioni adottano modalità di acquisto e di fornitura che garantiscano agli assistiti la possibilità di ricevere, secondo le indicazioni cliniche a cura del medico prescrittore, i prodotti inclusi nel repertorio più adeguati alle loro specifiche necessità e assicurano la funzione di rieducazione specifica»;

   l'accordo quadro sulla base del quale è stata espletata la gara nella Regione Toscana, non può a priori assicurare quanto previsto dal citato comma 4;

   ciò che si intende evidenziare è che lo strumento «procedure di gara», accordo quadro compreso, anche se aperta a tutti gli operatori economici del settore, in quanto gara, pone al centro l'interesse dell'amministrazione, allontanando quelli dei pazienti dal momento che il portfolio di prodotti per quanto ampio, è sempre presentato con limitazioni sulla gamma a catalogo, a discrezione dei fornitori e dei loro interessi economici;

   l'esito della procedura di gara di Estar ad esempio, si è conclusa con la mancata aggiudicazione di alcuni ausili perché non offerti e adesso, a quanto denunciano le associazioni, si vorrebbe imporre ai pazienti che hanno in uso quei dispositivi, anche in presenza di gravi patologie sanitarie o psicologiche o anagrafiche, un nuovo percorso riabilitativo, che procurerebbe loro disagio, minerebbe la riconquistata dignità e fiducia in se stessi oltre a non escludere complicanze cliniche;

   il diritto alla salute, a parere dell'interrogante, deve essere sempre preminente e non si può sovrapporre l'interesse delle aziende, che hanno offerto prodotti similari ma non identici, al diritto dei pazienti di scegliere liberamente e insieme al personale sanitario il dispositivo più appropriato fra quelli presenti sul mercato, come indicato dai LEA;

   nel caso di specie, le Regioni dovrebbero operare secondo le norme sancite nel D.P.C.M. sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, finanziati col fondo sanitario nazionale e che pertanto non possono dar luogo a diseguaglianze sul territorio nazionale;

   la Toscana non è l'unica Regione che sta ricorrendo a procedure di gara per il rifornimento dei dispositivi per pazienti con stomia –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti e quali iniziative di competenza intenda assumere, di concerto con le Regioni, al fine di superare le criticità indicate in premessa, assicurando ai pazienti stomizzati l'effettività di diritti fondamentali, come quello alla salute, che si concretizza anche nel ricevere la cura e l'assistenza sanitaria più idonea ed appropriata.
(4-08960)


   FERRO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   mentre il personale sanitario è costretto a turni massacranti, senza sosta e sacrificando la propria vita personale, per fronteggiare la terza ondata di emergenza pandemica, in Calabria si muore anche in attesa di operazioni salvavita;

   come denunciato da Verduci, direttore medico del Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria «Su dieci sale operatorie ne possiamo utilizzare soltanto due perché a causa della doppia apertura della rianimazione, una normale e una covid, il personale si è dovuto sdoppiare e di conseguenza le persone che sono in attesa di essere operate, parliamo di interventi di classe A i cosiddetti salvavita come tumori o patologie importanti, vedono la lista allungarsi. Siamo passati da liste di due mesi d'attesa a 6/7. Tante persone, purtroppo, sono costrette a partire ma altre non hanno la stessa possibilità economiche e, dunque, devono attendere il loro turno o, peggio ancora, rinunciano alle cure. Tutti i medici stanno attenti a valutare le priorità ma è chiaro che ce anche chi rischia di non fare in tempo»;

   stando così le cose, l'abnegazione del personale sanitario non può bastare, con il rischio di non riuscire a garantire un'assistenza sanitaria di qualità, perché al momento anche le emergenze incontrano grandi difficoltà, come ha raccontato amareggiato Verduci: «Un'altra grave problematica la stiamo riscontrando al Pronto Soccorso dove siamo costretti a lavorare con pochissime sale e i nostri pazienti sono obbligati ad aspettare ore ed ore in fila prima di essere visitati. Noi siamo davvero addolorati perché in tutto questo chi ci va di mezzo sono gli ammalati che noi invece vorremmo assistere nel modo migliore possibile in tempi idonei»;

   mesi fa, il direttore medico del presidio ospedaliero forniva una fotografia drammatica, con una carenza di circa 400 professionisti tra medici, infermieri e operatori socio-sanitari nonostante siano già stati destinati appositi fondi, le nuove assunzioni, vitali per non far collassare l'intera struttura, dopo anni di attese, sono ancora misteriosamente bloccate;

   l'ospedale di Reggio Calabria ha fatto sforzi enormi per affrontare l'emergenza pandemica, con personale sotto organico che si è andato a ridimensionare ulteriormente a fronte dei pensionamenti che non sono mai stati rimpiazzati;

   la sanità calabrese è commissariata da oltre dieci anni, durante i quali non si è registrato alcun cambio di passo e, anzi, si è continuato a tagliare con mere logiche di economicità, sulla pelle di medici, infermieri e personale sanitario e a danno del diritto alla salute dei cittadini, garantito solo sulla carta –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari, per sanare la grave situazione in cui versa il Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria e procedere ad un piano di assunzioni straordinarie, che ne consenta l'operatività a pieno regime.
(4-08961)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 13 maggio 2020 veniva pubblicato sul sito dell'Oms il report «An unprecedented challenge Italy's first response to COVID-19». Questo studio, che costituiva un primo livello di analisi in ordine alla risposta italiana alla pandemia è stato ritirato in data 14 maggio 2020 dal sito Oms. Nel gennaio 2021, il Ministro Speranza dichiarò alla procura di Bergamo, rispondendo sulla rilevanza del report in questione per il Ministero, che il dossier era «del tutto indifferente per lo Stato italiano»;

   il report risulta essere stato ritirato su richiesta del dottor Ranieri Guerra, direttore vicario dell'Oms, come testimoniato da sue stesse e-mail inviate al capo team che ha elaborato il report, dottor Francesco Zambon, oltre che al dottor Brusaferro. In particolare, in una di queste e-mail, il Guerra riferiva di una riunione tenutasi il 27 maggio 2020 con il capo di gabinetto del Ministero «Zaccardi e con Speranza a seguire», richiamando decisioni assunte per gestire l'eventuale risonanza mediatica conseguente a quanto scritto nel report che evidenziava profili di criticità nella gestione della pandemia in Italia;

   è evidente che tali affermazioni, rivolte dal Guerra a Brusaferro, contraddicono quanto affermato dal Ministro Speranza ai PM. Difatti se lo Stato italiano fosse stato realmente «del tutto indifferente» rispetto al report, non si sarebbe resa necessaria alcuna gestione delle conseguenze del report. Ne deriva che o il Guerra ha riferito a Brusaferro una circostanza non vera, o al contrario di quanto affermato dal Ministro Speranza lo Stato era tutt'altro che indifferente al report –:

   se in data 27 maggio 2020 si sia tenuto un incontro tra il Guerra e il capo di gabinetto del Ministero e quali siano stati i contenuti di quell'incontro;

   se il Ministro abbia incontrato il Guerra in quella data o in altra data;

   se confermi quanto riportato circa il contenuto della e-mail inviata dal Guerra a Brusaferro nella parte che attiene alla sua persona e alla linea politica del Ministero.
(4-08964)


   BATTILOCCHIO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'interrogante ha appreso dalla stampa che l'utilizzo del farmaco Zolgensma, propedeutico per curare i bimbi affetti da Sma, è stato limitato dall'Aifa;

   i pazienti con peso corporeo compreso tra i 13,5 chilogrammi e i 21 chilogrammi non potranno ottenere la prescrizione della terapia genica, qualora supportati da assistenza respiratoria o alimentazione assistita, mentre in altri Paesi esteri, europei e non, le autorità competenti hanno approvato una terapia genica con il suddetto farmaco;

   l'Aifa, dopo aver inserito il 12 novembre 2020 il medicinale Zolgensma nell'elenco dei medicinali erogabili a totale carico del Servizio sanitario nazionale ai sensi della legge 23 dicembre 1996, n. 648, per il trattamento entro i primi sei mesi di vita di pazienti con diagnosi genetica o diagnosi clinica di atrofia muscolare spinale di tipo 1 (SMA 1), ha recentemente impedito il suo utilizzo con l'attuazione dei nuovi protocolli –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della situazione esposta in premessa;

   se il Ministro intenda attivare le procedure necessarie affinché la regolamentazione italiana venga allineata a quella vigente in Europa permettendo l'utilizzo di tale farmaco.
(4-08967)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   la metrologia legale, che tutela la fede pubblica in quelle transazioni commerciali che utilizzano strumenti di misura, compete unicamente al Ministero dello sviluppo economico;

   è in corso, su scala nazionale, la sostituzione di decine di milioni di misuratori di energia elettrica e di gas naturale;

   i misuratori, una volta installati, diventano parte integrante di un sistema che permette al distributore di energia elettrica e/o di gas, di «gestirli» da remoto;

   il sistema, inteso come misuratore in campo e struttura di gestione dello stesso, predisposta presso i centri operativi dei distributori, non è mai stato definito legalmente dal Ministero dello sviluppo economico;

   la gestione da remoto dei misuratori è espressamente vietata dal decreto legislativo del 22 febbraio del 2007, n. 22: non è cioè ammesso modificare da remoto le variabili metrologiche che concorrono alla formazione del dato di consumo;

   lo stesso decreto legislativo stabilisce, inoltre, che l'unico dato legalmente valido della transazione è quello che si forma sul posto e non quello letto da remoto;

   a fronte di quanto premesso i consumatori devono sostenere il costo di sistemi di misurazione dubbi. Un costo che, per gli utenti che consumano meno, rappresenta un cospicuo aggravio della bolletta, già oberata di oneri e tasse che stanno diventando insostenibili;

   per come è stato predisposto, il sistema sembra essere molto più utile ai distributori di energia elettrica e di gas che ai consumatori: i nuovi misuratori, che dovrebbero facilitarli nella rilevazione dei propri consumi, sono invece oggettivamente complicati;

   tenuto conto che la quasi totalità dei misuratori di energia elettrica è controllata da Enel, tramite E-distribuzione, e decine di milioni di clienti Enel dovranno passare al mercato libero, questa operazione sui contatori sembra all'interrogante rafforzare il monopolio di Enel –:

   quali iniziative il Governo intenda mettere in atto per definire regole e strumenti per rendere chiara la misurazione relativa ai contatori di Enel e verificare, nel contempo, i reali costi e benefici per il consumatore della sostituzione dei contatori stessi.
(3-02198)

Interrogazione a risposta scritta:


   BIGNAMI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   in data 4 agosto 2020 è stato emanato il provvedimento Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (Ivass) n. 97/2020, in vigore dal 31 marzo 2021, che ha apportato modifiche ed integrazioni ad alcuni regolamenti (Ivass) in materia di collaborazioni orizzontali tra distributori assicurativi;

   in particolare, si vuole segnalare la modifica, attraverso l'articolo 4, numero 12, lettera b), del provvedimento di cui sopra all'articolo 42 del regolamento Ivass n. 40/2018 con la quale viene imposto agli agenti assicurativi di informare le imprese preponenti di tutte le collaborazioni orizzontali intraprese con altri colleghi o broker assicurativi, nonché l'abrogazione e la sostituzione dell'articolo 56 articolo – articolo 4 sub 18 lettera a) – con l'introduzione dell'onere a carico degli agenti di darne pubblicità attraverso l'affissione o la pubblicazione su sito Internet dell'elenco di tutte le imprese di assicurazione con le quali l'intermediario ha rapporti d'affari;

   sempre attraverso l'articolo 4, comma 20, con modifica all'articolo 58 del predetto regolamento, viene inserito un ulteriore aggravio burocratico a carico degli agenti assicurativi ai quali si impone il rilascio di una dichiarazione asserente la coerenza del prodotto assicurativo proposto rispetto alle esigenze del cliente;

   le nuove disposizioni risulterebbero in contrasto con la normativa primaria di cui al decreto-legge n. 179 del 2012 convertito dalla legge n. 221 del 2012 che, per quanto attiene alle «collaborazioni tra intermediari», non prevede alcun obbligo di comunicazione alle imprese preponenti, sia in forma diretta che indiretta tramite affissione o pubblicazione su sito Internet;

   tali prescrizioni rischiano di minare la libertà professionale e concorrenziale degli agenti, favorendo di fatto l'intromissione ed il potenziale condizionamento delle imprese assicuratrici sulle loro scelte di collaborazione con altri intermediari;

   a tal proposito si evidenzia che nella memoria difensiva presentata al Tar del Lazio in seguito al ricorso proposto dal sindacato nazionale agenti di assicurazione S.n.a. (numero di registro generale 8639 del 2020) per l'annullamento delle norme del provvedimento Ivass n. 97 del 4 agosto 2020 sopra richiamate, l'Istituto di vigilanza ha esplicitamente dichiarato di aver inserito le norme inerenti l'obbligo di comunicazione alle compagnie mandanti delle collaborazioni in corso tra agenti su espressa richiesta di Unipol Sai;

   l'eventualità che le imprese mandanti possano interferire o comunque esercitare in qualche modo un condizionamento sulle collaborazioni tra intermediari ricadrebbe altresì sull'utenza che vedrebbe ridotta la possibilità di scelta fra un numero maggiore di prodotti offerti dal proprio professionista di fiducia che proprio il decreto-legge n. 179 del 2012 con l'articolo 22 comma 10 mirava a consentire –:

   se non intenda adottare ulteriori iniziative, per quanto di competenza, di carattere normativo, al fine di assicurare la massima possibilità di scelta in relazione all'offerta dei prodotti in questione, a tutela degli utenti.
(4-08963)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della transizione ecologica, per sapere – premesso che:

   i siti d'interesse nazionale sono stati individuati con norme di varia natura e di regola sono stati perimetrati mediante decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, d'intesa con le regioni interessate. In particolare, il decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni stabilisce sia i criteri per definirli, sia le misure e gli interventi per gestirli, metterli in sicurezza e bonificarli. Procedure affidate al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, oggi Ministero della transizione ecologica, che le attua in collaborazione con Ispra, le Arpa, l'Istituto superiore di sanità e altri soggetti pubblici e privati;

   con la legge n. 426 del 1998 è stato individuato il sito di interesse nazionale (Sin) di Priolo Gargallo, Melilli, Augusta e Siracusa. La perimetrazione del Sin di Priolo è stata definita con decreto del Ministro dell'ambiente del 10 gennaio 2000 (estesa poi nel 2006) e comprende circa 15.900 ettari, di cui 5.815 ettari di aree a terra, che si sviluppano lungo la fascia costiera con un affaccio a mare complessivo di oltre 30 chilometri e 10.185 ettari di aree a mare che si spingono a largo per circa 3 chilometri;

   ad oggi, dopo 13 anni dalla firma dell'accordo di programma quadro, per svariate ragioni non sono state effettuate la maggior parte delle bonifiche previste nell'Apq per suolo, acqua di falda e mare. Per le aree a mare, in particolare la rada di Augusta e il porto di Siracusa, è stata completata solo la caratterizzazione. Particolarmente critica la situazione della rada di Augusta, dove dalle indagini realizzate sono state rilevate elevate concentrazioni di mercurio, Pcb, esaclorobenzene, policlinici aromatici, metalli, e altro, di due/tre ordini di grandezza superiori rispetto a quelli previsti dalla normativa anche nei centimetri superficiali di sedimento;

   all'inquinamento di suolo, acqua di falda e acqua marina si aggiunge l'emissione in atmosfera di sostanze proveniente dagli impianti industriali, causa ancora oggi di numerosi eventi di molestie olfattive. Questo lungo periodo di inquinamento, iniziato negli anni '50, ha determinato, e determina tutt'oggi, conseguenze sullo stato di salute delle popolazioni residenti. Il Sin di Priolo è stato definito «particolarmente preoccupante» dallo studio Sentieri (Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento) del 2014 per quanto riguarda la situazione di incidenza tumorale. L'Asp (Azienda sanitaria provinciale) di Siracusa ha confermato, nel corso dell'audizione parlamentare dell'aprile 2015 (Commissione di inchiesta sui rifiuti), la relazione diretta tra l'inquinamento dell'aria e delle acque con l'aumento dell'incidenza di tumori e malformazioni, fornendo alla commissione i dati raccolti ed elaborati secondo criteri scientifici;

   nel 2008 Icram, sulla base dei risultati della caratterizzazione nonché di uno studio di fattibilità elaborato da Sviluppo Italia, ha predisposto il «Progetto Preliminare di Bonifica della Rada di Augusta inclusa nel sito Bonifica del Sito di Interesse nazionale di Priolo – Fase I e II», approvato nella Conferenza di servizi decisoria del 7 ottobre 2008, che prevedeva la rimozione mediante dragaggio sino a 2 metri di profondità dei sedimenti contaminati della rada per un volume di 18.018.265 metri cubi ed il loro successivo smaltimento in casse di colmata;

   l'iter di bonifica della rada di Augusta, assai complesso dal punto di vista tecnico, è stato altresì oggetto di un elevato numero di ricorsi in sede amministrativa e su numerosi di questi ricorsi riuniti si è, infine, pronunciato il Tar Catania (sentenza n. 2117/2012) che, in esito ad apposita Ctu, ha annullato il progetto di bonifica della rada, sul presupposto che un simile intervento comporterebbe l'inevitabile risospensione dei sedimenti contaminati, ed ha stabilito che «date le dimensioni della rada stessa sarebbe più ragionevole limitare gli interventi alle sole zone più contaminate»;

   ad oggi risulta esserci un evidente ritardo negli interventi di bonifica del Sin di Priolo che vede per solo l'8 per cento delle aree perimetrate un procedimento concluso –:

   se il Ministro interpellato sia a conoscenza di quanto sopra esposto, quale sia ad oggi lo stato di avanzamento degli interventi di bonifica, sia nell'area marina che nell'area terrestre e nella falda, del Sin di Priolo e quali iniziative intenda adottare per accelerare l'attuazione di tali interventi sia nelle aree private che in quelle pubbliche;

   quali iniziative di competenza il Ministro interpellato intenda porre in essere per avviare la bonifica dei fondali della rada di Augusta, anche attraverso l'utilizzo di tecnologie all'avanguardia e procedure che riducano il pericolo di dispersione degli inquinanti contenuti nei sedimenti.
(2-01178) «Ficara, Vianello, Scagliusi, Martinciglio».

Interrogazioni a risposta scritta:


   TESTAMENTO e CORDA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   il contesto ambientale della Piana di Venafro è ormai da diversi anni molto critico, soprattutto per quanto riguarda i livelli di polveri sottili (Pm10) e biossido di azoto (NO2), al punto che è stata ricompresa tra le zone del territorio nazionale per le quali l'Italia è stata condannata dalla Corte di giustizia europea per la violazione della direttiva 2008/50/CE sulla qualità dell'aria;

   alla pressione ambientale sul territorio venafrano concorrono attualmente il cementificio Colacem di Sesto Campano, l'inceneritore Herambiente a Pozzilli e quello di Acea a San Vittore del Lazio. Inoltre, nel comune campano di Presenzano (CE), confinante con la Piana di Venafro, nonostante un iter autorizzativo caratterizzato da notevoli carenze istruttorie e violazioni, è iniziata la costruzione da parte di Edison di una centrale termoelettrica a ciclo combinato alimentata a gas naturale di 760 MW, le cui emissioni inquinanti in termini di CO, CO2, NOx e NH3 andranno ulteriormente a impattare su un territorio e una popolazione già ampiamente esposti dal punto di vista ambientale e sanitario;

   a fronte dei dati registrati dal PM10, negli ultimi due anni (39 superamenti nel 2019 e addirittura 54 superamenti nel 2020 rispetto ai 35 consentiti dalla legislazione vigente) e dei valori molto alti di Pm2,5 più volte rilevati dalla centralina di monitoraggio VENAFRO2, il 24 novembre 2020 il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore, Sergio Costa, con una lettera urgente chiedeva all'Istituto superiore per la ricerca e la protezione ambientale (Ispra) «il coinvolgimento diretto dell'istituto nell'ambito degli studi che la Regione Molise sta attualmente svolgendo con riferimento all'implementazione del monitoraggio della qualità dell'aria, nonché alla caratterizzazione delle polveri per l'individuazione delle principali fonti d'inquinamento» chiedendo altresì che l'intervento fosse attuato «in sinergia con la competente Direzione del Ministero, al fine di individuare le possibili azioni da intraprendere a beneficio dei territori coinvolti»;

   in riscontro a una e-mail di richiesta aggiornamenti dell'interrogante, il 22 gennaio 2021 si apprendeva dalla segreteria tecnica dell'ex Ministro Sergio Costa che, a seguito della lettera urgente di cui sopra, l'Ispra aveva provveduto a istituire un gruppo di lavoro composto da referenti dell'istituto, Arpa Molise e Arpa Emilia Romagna, al fine della raccolta di dati e informazioni circa le pressioni ambientali sul comparto aria insistenti nell'area venafrana e che sarebbe stato coinvolto anche un referente del Ministero afferente alla direzione generale per il clima, l'energia e l'aria (Clea);

   dal sito internet di Arpa Molise si evince che, anche in questa prima parte del 2021, la situazione ambientale della Piana di Venafro continua a essere critica con i valori di PM10 che hanno già registrato 25 superamenti dei valori limite giornalieri previsti dalla normativa vigente e i valori di PM2,5 che hanno toccato picchi ancora molto preoccupanti;

   dopo i risultati allarmanti di uno studio preliminare, è tuttora in corso uno studio epidemiologico di coorte residenziale, più approfondito, condotto dal Cnr di Pisa, finalizzato ad accertare la correlazione tra le emissioni di sostanze inquinanti provenienti dagli impianti indicati in premessa e gli eccessi di mortalità, morbosità e ricoveri ospedalieri già riscontrati nello studio preliminare –:

   quali iniziative siano state finora adottate e realizzate dal gruppo di lavoro composto da Ispra, Arpa Molise e Arpa Emilia Romagna e con quale crono-programma si intenda procedere in futuro, al fine di mettere in campo le iniziative di competenza più opportune a supporto delle politiche regionali di riduzione dell'inquinamento e scongiurare ulteriori futuri peggioramenti nell'ambito di un contesto ambientale e sanitario già molto complesso.
(4-08950)


   SPESSOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della cultura, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 24 marzo 2021 il Ministro della transizione ecologica e il Ministro della cultura hanno firmato il decreto di giudizio positivo di compatibilità ambientale dello «Strumento di pianificazione e ottimizzazione al 2030» dell'aeroporto Canova di Treviso;

   l'attuazione del piano di sviluppo, che prevede un impegno economico di 54 milioni di euro, è però subordinata al rispetto delle condizioni ambientali della Commissione tecnica di verifica dell'impatto ambientale Via e Vas – parere n. 22 del 10 novembre 2020 – e delle condizioni ambientali espresse nella nota n. 27127 del 2019 dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo;

   le prime condizioni riguardano uno studio integrativo che dovrà valutare gli effetti dell'inquinamento atmosferico e includere dati epidemiologici sui ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie croniche, cardiovascolari, asma bronchiale, e tumori polmonari nei due comuni impattati dall'aeroporto (Treviso città e Quinto di Treviso), oltre che sui dati di mortalità. Nello studio sarà riformulata la stima del rischio cancerogeno sia per lo specifico apporto delle emissioni aeroportuali, sia per il rischio cumulativo relativo ai ricettori sensibili;

   le condizioni ambientali espresse dal Ministero della cultura, riguardano il rispetto dei beni paesaggistici e architettonici sul progetto per le aree a parcheggio, la schermatura con vegetazione arborea del nuovo deposito carburanti e un progetto di mitigazione con soggetti arborei d'alto fusto lungo il corso del fiume Sile. Riguardo al rispetto dei beni archeologici, viene richiesto che tutte le attività di manomissione di suolo vengano precedute da saggi di scavo, stabilite di concerto con un funzionario archeologo competente della Soprintendenza a cui spetterà la direzione scientifica e la valutazione delle misure di tutela necessarie;

   il decreto, considerata la rilevanza dell'opera per natura, complessità, ubicazione e dimensioni, prevede da parte del Ministero della transizione ecologica, l'istituzione di un Osservatorio ambientale che avrà tra i suoi compiti di essere garante per i cittadini della trasparenza delle opere soggette a valutazione di impatto ambientale, di verificare la corretta attività di monitoraggio ambientale, gestione delle informazioni al pubblico e ricezione di informazioni e criticità da parte di enti, associazioni e cittadini;

   il Comitato di cittadini «stop all'ampliamento dell'aeroporto di Treviso» ha fatto notare nel corso degli anni le incongruenze e le violazioni di leggi e regolamenti e denunciato la totale elusione delle opere di mitigazione e compensazione contenute nel decreto varato, prescritte dalle commissioni ministeriali da oltre 15 anni;

   a detta del Comitato, l'ampliamento dell'aeroporto non può non tenere conto delle criticità alla base delle difficoltà di ulteriori sviluppi delle infrastrutture: la presenza di elementi naturali e artificiali negli intorni del sedime; il danno alla salute e alla qualità della vita dei residenti, in un contesto inadeguato che deve tener conto anche di possibili conseguenze ascrivibili alla sicurezza, mai tenute in debita considerazione con la mancata attuazione dei principi di prevenzione e precauzione; la presenza del fiume Sile, a sud, che limita eventuali allungamenti della pista e rende difficoltosa anche l'installazione di strumentazioni di ausilio alla navigazione aerea; a nord, la presenza di infrastrutture stradali e di insediamenti antropici, che limitano future espansioni –:

   quali iniziative intenda assumere il Governo in relazione alle conseguenze che l'emanazione del decreto di giudizio positivo di compatibilità ambientale dello «Strumento di pianificazione e ottimizzazione al 2030» dell'aeroporto di Treviso porterà nella vita dei residenti della città di Treviso, di Quinto Treviso e delle aree limitrofe all'area interessata dall'ampliamento;

   se non ritenga opportuno, in un'ottica di collaborazione, coinvolgere il Comitato suddetto e l'intera cittadinanza, al fine di arrivare ad una decisione sul futuro dell'aeroporto di Treviso ampiamente condivisa.
(4-08965)

ERRATA CORRIGE

  Interrogazione a risposta scritta Alessandro Pagano n. 4-08904 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta n. 485 del 13 aprile 2021. Alla, pagina 18804, prima colonna, dalla riga undicesima alla riga dodicesima deve leggersi: «armonizzare tutte le azioni in campo, istituire un tavolo di monitoraggio ministeriale», e non come stampato.