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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 26 marzo 2021

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:


   La Camera,

   premesso che:

    attualmente i rifiuti radioattivi presenti in Italia sono stoccati in una ventina di siti provvisori, che non sono idonei ai fini dello smaltimento definitivo;

    sono diversi i centri che producono e detengono rifiuti radioattivi. Molti di questi, come gli ospedali, ne trattengono la maggior parte fino al loro completo decadimento, per poi smaltirli come rifiuti convenzionali o speciali. La restante parte viene conferita agli operatori del servizio integrato – il sistema di raccolta e gestione dei rifiuti radioattivi sanitari e industriali – che provvedono a gestirli nei propri depositi temporanei in attesa del conferimento al deposito nazionale;

    oltre ai depositi del servizio integrato, sono presenti in Italia altre strutture di stoccaggio (all'interno di installazioni nucleari in smantellamento o di impianti di ricerca nucleare) che detengono rifiuti radioattivi da conferire al deposito nazionale: 4 centrali nucleari in decommissioning (Sogin); 4 impianti del ciclo del combustibile in decommissioning (Enea/Sogin); 1 reattore di ricerca Ccr Ispra-1 (Sogin); 7 centri di ricerca nucleare (CCR Ispra, Enea Casaccia, deposito Avogadro, LivaNova Cesnef (Centro energia e studi nucleari Enrico Fermi, Università di Pavia, Università Palermo); 3 centri del servizio integrato in esercizio (Nucleco, Campoverde, Protex); 1 centro del servizio integrato non più attivo (Camerad);

    i rifiuti radioattivi non possono però essere smaltiti nei depositi già presenti presso gli impianti nucleari italiani in dismissione, poiché i siti che ospitano i depositi temporanei non sono geologicamente adatti alla sistemazione definitiva dei rifiuti. Inoltre, le strutture di deposito presenti nelle installazioni nucleari italiane, attualmente in fase di smantellamento, sono progettate per gestire in sicurezza i rifiuti radioattivi per un periodo che non copre l'intero tempo di decadimento della radioattività in essi contenuta;

    per la sistemazione definitiva è invece necessario un deposito dotato di barriere multiple, in grado di assicurare l'isolamento della radioattività per almeno 300 anni;

    il deposito nazionale è un'infrastruttura ambientale di superficie destinata alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti in Italia, generati dall'esercizio e dallo smantellamento delle centrali e degli impianti nucleari, dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca; sarà costituito dalle strutture per la sistemazione definitiva dei rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività e da quelle per lo stoccaggio di lungo periodo dei rifiuti a media e alta attività, che dovranno essere successivamente trasferiti in un deposito geologico, idoneo alla loro sistemazione definitiva;

    insieme al deposito nazionale sarà realizzato il parco tecnologico: un centro di ricerca aperto a collaborazioni internazionali, dove svolgere attività nel campo energetico, della gestione dei rifiuti e dello sviluppo sostenibile;

    l'infrastruttura, progettata sulla base delle migliori esperienze internazionali e secondo i più recenti standard della Iaea (International Atomic Energy Agency dell'Onu), comprensiva delle strutture per la sistemazione definitiva dei rifiuti a molto bassa e bassa attività, lo stoccaggio dei rifiuti a media e alta attività, le strutture ausiliarie e il parco tecnologico, sarà costruita all'interno di un'area che occuperà complessivamente circa 150 ettari, di cui 40 dedicati al parco tecnologico;

    nel deposito nazionale saranno sistemati definitivamente e in sicurezza circa 95.000 metri cubi di rifiuti radioattivi. Di questi, circa 78.000 metri cubi sono rifiuti radioattivi a molto bassa e bassa attività, la cui radioattività decade a valori trascurabili nell'arco di 300 anni; di questi rifiuti, circa 50.000 metri cubi derivano dall'esercizio e dallo smantellamento degli impianti nucleari per la produzione di energia elettrica, circa 28.000 metri cubi dagli impianti nucleari di ricerca e dai settori della medicina nucleare e dell'industria. Sul totale di circa 78.000 metri cubi, circa 33.000 metri cubi di rifiuti sono già stati prodotti, mentre i restanti circa 45.000 metri cubi verranno prodotti in futuro. Inoltre, nel deposito nazionale sarà compreso anche il complesso stoccaggio Alta attività (Csa), per lo stoccaggio di lungo periodo di circa 17.000 m3 di rifiuti a media e alta attività;

    l'investimento complessivo di circa 900 milioni di euro per la realizzazione del deposito nazionale e parco tecnologico sarà finanziato dalla componente tariffaria A2RIM della bolletta elettrica. La parte di investimento relativa ai rifiuti medicali, industriali e di ricerca, sarà anticipata e poi restituita all'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera) attraverso i ricavi generati dall'esercizio del deposito nazionale e del parco tecnologico. Per i rifiuti derivanti dalla produzione di energia elettrica, invece, è previsto che il costo sia direttamente sostenuto dall'utente elettrico, come avviene per lo smantellamento della installazioni nucleari. Anche i costi di esercizio del deposito nazionale, per la quota parte relativa alla sistemazione dei rifiuti derivanti dalle installazioni nucleari, saranno finanziati mediante la componente tariffaria A2RIM della bolletta elettrica, mentre per la gestione degli altri rifiuti il finanziamento avverrà attraverso una tariffa di conferimento, che i produttori privati corrisponderanno all'esercente del deposito per lo smaltimento dei loro rifiuti. Per quanto riguarda il parco tecnologico, a seconda delle attività, si prevedono due diversi modelli di finanziamento: per i progetti di ricerca e sviluppo legati alle attività di decommissioning e alla gestione dei rifiuti radioattivi si attingerà direttamente a una minima quota della componente A2RIM della bolletta elettrica, mentre per l'attivazione degli altri progetti si ipotizzano diverse fonti di finanziamento, sia pubbliche sia private;

    il decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, norma l'iter di localizzazione, costruzione ed esercizio del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e del parco tecnologico che permetteranno di dare sistemazione definitiva ai rifiuti radioattivi italiani;

    la Sogin la Società pubblica responsabile del decommissioning degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi, che ai sensi degli articoli 25, 26 e 27 del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, è il soggetto responsabile della localizzazione, realizzazione e dell'esercizio del deposito nazionale destinato allo smaltimento a titolo definitivo dei rifiuti radioattivi e del parco tecnologico, ha pubblicato sul sito internet depositonazionale.it il 5 gennaio 2021, la Carta nazionale aree potenzialmente idonee (Cnapi), l'ordine di idoneità delle aree identificate sulla base delle caratteristiche tecniche e socio-ambientali, il progetto preliminare e la relativa documentazione, avviando così la fase di consultazione pubblica;

    la proposta di Cnapi, è stata predisposta dalla Sogin a partire dal giugno 2014 e trasmessa all'organismo di vigilanza e controllo il 2 gennaio 2015, sulla base dei criteri definiti dall'Ispra nella guida tecnica n. 29, pubblicata il 4 giugno 2014;

    le aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale sono infatti il risultato di un complesso processo di selezione su scala nazionale svolto in conformità ai criteri di localizzazione stabiliti nella guida tecnica n. 29 e ai requisiti indicati nelle linee-guida della Iaea (International Atomic Energy Agency);

    tali caratteristiche favorevoli si determinano sulla base di: 15 criteri di esclusione (CE), per escludere le aree del territorio nazionale le cui caratteristiche non permettono di garantire piena rispondenza ai requisiti di sicurezza a tutela dell'uomo e dell'ambiente; 13 criteri di approfondimento (CA), per valutare in dettaglio le aree individuate a seguito dell'applicazione dei criteri di esclusione. Questi criteri verranno poi utilizzati anche per la pianificazione delle indagini tecniche di caratterizzazione nelle aree oggetto d'intesa;

    i criteri elaborati rappresentano un insieme di requisiti fondamentali e di elementi di valutazione per arrivare, con un livello di dettaglio progressivo, all'individuazione delle aree potenzialmente idonee a ospitare il deposito nazionale, che garantiscano l'integrità e la sicurezza nel tempo del deposito nazionale;

    la Cnapi identifica 67 aree potenzialmente idonee dislocate in 7 regioni: 22 nel Lazio, 14 in Basilicata e in Sardegna, 8 in Piemonte, 4 in Sicilia, 3 in Puglia e 2 in Toscana; le aree sono pubblicate secondo un ordine di idoneità determinato sulla base delle caratteristiche tecniche e socio-ambientali emerse nell'applicazione dei diversi criteri;

    la Cnapi è stata sottoposta a classifica di segretezza a livello «riservato» nel dicembre del 2014 sulla base della normativa di riferimento e, in particolare, dell'articolo 42 della legge 3 agosto 2007, n. 124, e successive modificazioni e integrazioni, «Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica e nuova disciplina del segreto» e del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 luglio 2011, n. 4, recante «Disposizioni per la tutela amministrativa del Segreto di Stato e delle informazioni classificate», abrogato e sostituito dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 6 novembre 2015, n. 5, e successive modificazioni e integrazioni, recante «Disposizioni per la tutela amministrativa del segreto di Stato e delle informazioni classificate e a diffusione esclusiva», finalizzata ad impedire che l'eventuale divulgazione non autorizzata di informazioni potesse causare danno alla sicurezza della Repubblica;

    con la pubblicazione della Cnapi, di cui è stato anche dato contestualmente avviso su cinque quotidiani a diffusione nazionale è stata quindi avviata la procedura di consultazione pubblica, prevista dalla legge;

    si rammenta che la Cnap è una Carta che identifica le aree «potenzialmente» idonee, rimandando ad un iter condiviso e partecipato che porterà a individuare il sito unico a livello nazionale dove realizzare il deposito nazionale e parco tecnologico;

    il decreto legislativo n. 31 del 2010, come modificato dall'articolo 12-bis del decreto-legge cosiddetto «Milleproroghe» n. 183 del 2020 prevede, allo stato, una fase di consultazione pubblica della durata di 180 giorni, decorrente dalla pubblicazione della proposta di Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) alla localizzazione del parco tecnologico annesso al deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, durante la quale tutti i soggetti portatori di interessi qualificati – partendo dal singolo cittadino fino alle Associazioni organizzate e alle Istituzioni sia nazionali, che regionali e locali – hanno la possibilità di formulare osservazioni e proposte tecniche;

    tutte le attività inerenti alla Consultazione pubblica sono svolte in conformità alle norme del decreto legislativo 15 febbraio 2010, n. 31, e nel rispetto dei principi e delle previsioni di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, sul procedimento amministrativo, nonché della direttiva n. 2 del 2017 della Presidenza del Consiglio dei ministri – Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione recante le linee guida per la consultazione pubblica in Italia;

    entro 240 giorni dalla medesima pubblicazione, Sogin promuove il seminario nazionale al quale sono invitati a partecipare tutti i portatori di interesse qualificati indicati dal decreto legislativo n. 31 del 2010, per approfondire gli aspetti tecnici relativi al Deposito Nazionale e Parco Tecnologico, alla rispondenza delle aree individuate ai requisiti della Guida Tecnica n. 29 emessa dall'ente di controllo, agli aspetti connessi alla sicurezza dei lavoratori, della popolazione e dell'ambiente e i possibili benefici economici e di sviluppo territoriali connessi alla realizzazione dell'opera;

    nei 30 giorni successivi al seminario verranno raccolte le ulteriori osservazioni trasmesse formalmente a Sogin e al Ministero dello sviluppo economico. Nei successivi 60 giorni, Sogin redige la proposta di Carta nazionale delle aree idonee (Cnai) e la trasmette al Ministero dello sviluppo economico. Una volta pubblicata la Cnai, le regioni e gli enti locali, nei cui territori ricadono le aree idonee, potranno esprimere manifestazioni di interesse, volontarie e non vincolanti, per proseguire l'iter di localizzazione. La procedura prevista prevede, infatti, passaggi di confronto territoriale, con l'eventuale avvio di trattative bilaterali e garantendo il massimo livello di coinvolgimento istituzionale per giungere a una soluzione condivisa;

    per la prima volta in Italia la localizzazione di una grande opera avviene mediante una procedura di dibattito pubblico che, per legge, è basata su un processo di coinvolgimento dei territori con l'obiettivo di arrivare a una soluzione condivisa con le comunità locali attraverso un processo incentrato sui principi dell'informazione, della trasparenza e del coinvolgimento;

    diversamente da quanto accade all'estero non esiste ancora in Italia una struttura centralizzata in cui sistemare in modo definitivo i rifiuti radioattivi derivanti dai vari settori di produzione. Il deposito nazionale consentirà quindi all'Italia di allinearsi ai Paesi europei che dispongono di depositi analoghi, o che li stanno costruendo, come richiesto dalla normativa comunitaria. La sua disponibilità permetterà, infatti, di sistemare definitivamente i rifiuti prodotti dalle installazioni nucleari e di chiudere così il ciclo nucleare italiano, con la restituzione dei siti privi di ogni vincolo radiologico alle comunità locali per altri usi;

    l'infrastruttura consentirà, inoltre, la sistemazione in sicurezza di tutti i rifiuti radioattivi prodotti, compresi quelli che quotidianamente si continuano a produrre nei settori dell'industria, della medicina e della ricerca, attualmente stoccati in depositi temporanei distribuiti in decine di siti a livello nazionale;

    il trasferimento dei rifiuti radioattivi in un'unica struttura darà perciò luogo a una loro gestione in sicurezza più razionale, efficiente ed economica e consentirà la conclusione del decommissioning degli impianti nucleari, rilasciando i siti privi da vincoli di natura radiologica;

    la disponibilità del deposito nazionale permetterà, inoltre, in base ai contratti vigenti con gli operatori francese Orano e inglese Nda, il rientro dei residui da riprocessamento del combustibile nucleare esaurito inviato in Francia e Regno Unito. Tali residui saranno conferiti temporaneamente all'area per l'interim storage dei rifiuti a media e alta attività del deposito nazionale, denominata Csa, Complesso stoccaggio alta attività, evitandone i cospicui costi di stoccaggio all'estero;

    il 17 maggio 2018 l'Italia è stata deferita alla Corte di giustizia dell'Unione europea per la mancata adozione del programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi ed il 30 ottobre 2020 ha ricevuto una lettera di costituzione in mora per non aver adottato un programma nazionale per la gestione dei rifiuti radioattivi conforme ai requisiti della direttiva per la gestione dei combustibile esaurito e dei rifiuti radioattivi;

    la pubblicazione della Cnapi, ed il conseguente avvio della consultazione pubblica, è frutto di un lavoro congiunto dei due Ministeri competenti, supportato dagli enti tecnici, che testimonia la forte assunzione di responsabilità da parte del Governo su un tema delicato come quello della gestione dei rifiuti radioattivi, rimandato per troppi anni,

impegna il Governo:

1) a favorire il massimo grado di coinvolgimento delle comunità locali, delle istituzioni, delle associazioni e dei portatori di interesse durante la cadenzata fase delle consultazioni, prevedendo anche la possibilità di una maggiore flessibilità della tempistica che tenga conto della complessità della materia e dell'impatto della pandemia sulla operatività delle strutture amministrative;

2) ad adottare iniziative per far sì che, nella fase della definizione della Carta nazionale delle aree idonee (Cna), i rigorosi requisiti delle linee guida siano integrati da ulteriori criteri selettivi legati ai temi della mobilità e dell'accessibilità infrastrutturale per i materiali inquinanti e delle particolari evidenze paesaggistiche, culturali ed agricole del nostro Paese;

3) a favorire, per quanto di competenza, il coinvolgimento sulla questione dei competenti organi parlamentari, prima e dopo la pubblicazione della Cnai;

4) a promuovere un'adeguata campagna di informazione, anche di ordine tecnico, che consenta di rendere conosciuto il dettaglio delle operazioni fin qui espletate e quelle che seguiranno dalla pubblicazione della Cnai alla progettazione e alla realizzazione del deposito unico e del parco tecnologico.
(1-00442) «Pezzopane, Benamati, Braga, Buratti, Gavino Manca, Morassut, Morgoni, Nardi, Pellicani, Rotta, Soverini, Zardini».


   La Camera,

   premesso che:

    Borsa Italiana s.p.a. è la società che si occupa della gestione del mercato azionario italiano e comprende anche Mts, lo strategico mercato dei titoli di Stato, rappresentando così un importantissimo asset per il nostro Paese;

    si evidenzia, inoltre, che Borsa Italiana s.p.a. gestisce anche una rete di dati sensibili relativi a titoli di Stato, nonché delle imprese quotate e delle migliaia di piccole e medie imprese che hanno seguito i programmi Élite di Borsa italiana Spa, per un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro;

    il 23 giugno 2007, con un'offerta di 1,6 miliardi è avvenuta l'acquisizione di Borsa Italiana s.p.a. da parte di London Stock Exchange Pic (la Borsa di Londra), andando a creare il London Stock Exchange Group, società holding che detiene la totalità delle partecipazioni azionarie di Borsa Italiana s.p.a. e di London Stock Exchange;

    a seguito dell'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, è mutato il contesto geopolitico di riferimento, dal momento che l'hub finanziario londinese non è più realtà comunitaria con riflessi anche dal punto di vista economico-finanziario;

    pertanto, con riferimento agli sviluppi sul futuro di Borsa Italiana s.p.a., occorre considerare che l'acquisizione operata dal London Stock Exchange Group del gruppo di diffusione di dati finanziari Refinitiv, il ramo d'azienda che si occupava di finanza e risk business all'interno di Thomson Reuters Corporation, multinazionale canadese operativa nel settore dei mass media e dell'informazione, ha determinato incertezze rispetto al destino del mercato azionario italiano, data l'evidente probabilità che il core business del London Stock Exchange si sarebbe spostato da quello della gestione dei mercati borsistici a quello dei dati;

    la Lega, già in precedenza, ha più volte sollecitato il Governo ad agire tempestivamente con riferimento alla vicenda di Borsa Italiana s.p.a., considerato che la medesima rappresenta una preziosa infrastruttura sul piano economico-finanziario, anche al fine di tutelare le piccole e medie imprese italiane operanti sul mercato di capitali e di proteggere il Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts);

    occorre premettere che le offerte non vincolanti presentate per l'acquisto di Borsa italiana sono state avanzate da Six Swiss Exchange, Deutsche Börse e, da ultimo, Euronext in partnership con Cdp Equity e Intesa San Paolo e hanno tutte avuto ad oggetto l'intero perimetro del gruppo messo in vendita dal London Stock Exchange, costituito non solo dalla gestione dei listini azionari di Borsa Italiana s.p.a., ma anche dal mercato telematico dei titoli di Stato Mts e per la società Élite;

    nel mese di ottobre 2020 si è verificata la cessione al gruppo Euronext in partnership con Cdp Equity e Intesa San Paolo per un valore complessivo di 4,32 miliardi di euro;

    tuttavia, proprio in considerazione dei recenti sviluppi, risulta dunque, ancor più necessario, al fine di perseguire gli obiettivi di ripartenza del Paese e di attuazione di un piano di investimenti che garantisca crescita e sviluppo, evitare il rischio di perdita di governance e di autonomia in un settore così strategico e funzionale come quello del mercato di capitali;

    come sollevato da Assosim (Associazione intermediari mercati finanziari) in una lettera aperta pubblicata sul quotidiano Il Sole 24 Ore, in data 26 settembre 2020, tale rischio determinerebbe un allontanamento degli emittenti, degli investitori e degli intermediari finanziari attivi nella Borsa italiana verso mercati alternativi, anche non soggetti a regolamentazione, ed i medesimi intermediari finanziari «si troverebbero nella necessità, a causa dell'aumento dei costi e la diminuzione dei ricavi dovuti alla minore liquidità del mercato regolamentato, di dedicare risorse inferiori alla ricerca azionaria sulle PMI»; la ricerca su tali aziende, infatti, attualmente garantita quasi in maniera esclusiva da intermediari finanziari italiani, rappresenta un elemento fondamentale per il successo di importanti innovazioni a favore degli investitori, come i piani individuali di risparmio (Pir) alternativi e gli European long term investments funds (Eltif),

impegna il Governo:

1) a tutelare, in ogni sede e con ogni strumento di propria competenza, lo strategico assetto economico-finanziario di Borsa italiana s.p.a., nonché l'autonomia della medesima, affinché sia possibile attuare i seguenti impegni:

   a) previsione di un'adeguata strategia di lungo termine nel settore dell'innovazione tecnologica, che possa essere di maggior beneficio per il sistema finanziario nel suo complesso rispetto a ipotesi che potrebbero determinare esclusivamente una redditività di breve periodo dell'acquirente;

   b) garanzia della valorizzazione e della trasparenza presso gli investitori delle piccole e medie imprese nella ricerca azionaria;

   c) attuazione di un procedimento di semplificazione del processo di quotazione, in particolare per le società di piccole e medie dimensioni, sviluppando la piattaforma Élite, al fine di consentire alle piccole e medie imprese di aumentare il loro grado di consapevolezza finanziaria e di accedere con maggiore facilità al mercato di capitali, evitando che i servizi di Élite possano sovrapporsi a quelli già forniti dagli intermediari finanziari;

   d) rafforzamento del Mercato telematico dei titoli di Stato (Mts), affinché continui a rappresentare un centro di eccellenza, in grado di garantire e migliorare i servizi di monitoraggio e di cosiddetti «price equity» – fondamentali per una efficiente gestione del debito pubblico – con l'obiettivo di aumentare la liquidità degli scambi e limitare la volatilità dei prezzi.
(1-00443) «Centemero, Molinari, Bitonci, Cantalamessa, Cavandoli, Covolo, Gerardi, Gusmeroli, Alessandro Pagano, Tarantino».


   La Camera,

   premesso che:

    i tumori rappresento uno dei principali problemi sanitari a livello europeo, oggetto delle azioni e delle politiche sanitarie dell'Unione di cui all'articolo 168 Tfue, nonché la seconda causa di mortalità dopo le malattie cardiovascolari. Pertanto, nella definizione e nell'attuazione delle politiche e dell'attività dell'Unione europea viene garantito un elevato livello di protezione della salute umana, al fine di incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri e di migliorare la complementarità dei loro servizi sanitari;

    l'Europa, pur rappresentando un decimo della popolazione mondiale, conta un quarto dei casi di tumori nel mondo; numero che, secondo i dati dell'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, tenderà ad aumentare del 24 per cento entro il 2035, rendendo i tumori la prima causa di morte nell'Unione europea. Nel 2020 a 2,7 milioni di persone dell'Unione europea è stato diagnosticato un tumore e 1,3 milioni di persone hanno perso la vita a causa di esso. Tali dati evidenziano la necessità per l'Unione europea di introdurre politiche sempre più efficaci a contrastare la patologia;

    oltre ad essere causa di grandi sofferenze fisiche ed emotive per i pazienti e per chi li circonda, i tumori gravano notevolmente sui sistemi sanitari, sull'economia e sulla società in generale. In Europa, infatti, si stima un impatto economico complessivo superiore ai 100 miliardi di euro l'anno;

    la pandemia di Covid-19 ha avuto gravi ripercussioni sulle cure oncologiche, poiché ha determinato una diminuzione della prevenzione, ritardando le diagnosi, e dei trattamenti;

    da decenni l'Unione europea è impegnata nella lotta contro i tumori, con politiche volte a salvare la vita dei pazienti. Tuttavia, l'ultimo piano d'azione europeo in materia risale ai primi anni '90, e da allora si è assistito ad importanti progressi a livello mondiale nel trattamento della malattia;

    la medicina personalizzata ha radicalmente cambiato la prognosi dei pazienti e, insieme alla ricerca e all'innovazione, con l'ausilio dalle tecnologie digitali, si sono raggiunti notevoli traguardi nella comprensione dei tumori; sussistono però ancora troppi ostacoli nell'accesso ai test di diagnostica molecolare, necessari per indirizzare i pazienti verso le terapie appropriate. I test diagnostici non sono sempre disponibili e dunque garantiti in maniera omogenea in tutte le regioni, creando forti disparità tra i cittadini italiani. È necessario perciò adottare un approccio trasversale, basato sulla centralità del paziente e sull'utilizzo delle nuove tecnologie, che rafforzi la cooperazione e migliori gli esiti clinici dei malati, ponendo fine alle disparità di accesso in termini di conoscenza, prevenzione, diagnosi e cure;

    con l'intenzione di rendere l'Unione europea più resiliente e rispondendo a queste esigenze, la Commissione europea ha predisposto e presentato, il 3 febbraio 2021, il «Piano Europeo di lotta contro il cancro» che riflette l'impegno politico a non lasciare nulla di intentato, agendo contro la malattia, mobilitando il potere collettivo dell'Unione europea verso un cambiamento a vantaggio della popolazione;

    il Piano contiene la previsione di azioni concrete ed ambiziose, che sosterranno ed integreranno gli sforzi profusi dagli Stati membri per alleviare le sofferenze causate dalla malattia. Il piano pone l'accento sulla ricerca e l'innovazione, esplorando il potenziale della digitalizzazione e delle nuove tecnologie, introducendo strumenti finanziari a sostegno degli Stati membri. Nel perseguire l'obiettivo di affrontare l'interno decorso della patologia, il piano europeo prevede quattro aree di intervento (prevenzione, individuazione precoce della patologia, diagnosi e trattamento, migliorare la qualità di vita dei pazienti oncologici) accompagnate da dieci iniziative «faro»;

    si consentirà di mettere in comune risorse e competenze a vantaggio dei Paesi europei, implementando la ricerca e la condivisione dei risultati ottenuti, garantendo parità d'accesso ai dati sanitari essenziali e offrendo ai pazienti assistenza e terapie migliori;

    in questo quadro è interessante menzionare il piano d'azione «Samira», presentato il 5 febbraio 2021, volto a migliorare il coordinamento europeo nell'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari per la cura dei tumori e di altre malattie, garantendo altresì ai cittadini europei elevati standard di qualità nel trattamento della patologia e parità di accesso alla medicina personalizzata;

    il Piano verrà rivisto periodicamente per verificare se le azioni poste in essere siano state sufficienti o se sarà necessario introdurne di aggiuntive per un efficace raggiungimento degli obiettivi prefissati. La prima revisione è programmata entro la fine del 2024;

    saranno sfruttati tutti gli strumenti di finanziamento disponibili, con uno stanziamento complessivo di 4 miliardi di euro. Il nuovo programma EU4Health contribuirà con 1,25 miliardi di euro alle azioni intraprese per contrastare la malattia, il programma quadro per la ricerca e l'innovazione «Orizzonte Europa» vi contribuirà con 2 miliardi di euro, seguito dal programma Erasmus+ con 500 milioni di euro, a sostegno dell'istruzione, della formazione e della ricerca in campo oncologico e dal programma Europa digitale con 250 milioni di euro per investimenti in competenze digitali. Infine, ulteriori fondi per riforme e investimenti saranno previsti dal Next Generation EU con 672,5 miliardi di euro, erogati sotto forma di prestiti e sostegno finanziario non rimborsabile. I fondi potranno essere utilizzati anche per investimenti nelle infrastrutture e attrezzature sanitarie, nonché nella digitalizzazione sanitaria e nello sviluppo delle nuove tecnologie;

    la Commissione, per implementare la cooperazione tra le Istituzioni europee in relazione alle azioni intraprese, istituirà un «gruppo di attuazione del Piano di lotta contro il cancro», il quale definirà una tabella di marcia attuativa relativa allo status delle azioni avviate;

    sul fronte italiano l'ultimo rapporto annuale dell'Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), in collaborazione con l'Airtum (Associazione italiana registri tumori), denominato «I numeri del cancro in Italia», rileva come i tumori siano patologie in costante crescita in tutto il mondo. Si stimano 377 mila nuove diagnosi in Italia per tutto il 2020: 195.000 negli uomini e 182.000 nelle donne. Il tumore maggiormente diagnosticato è il carcinoma mammario (54.976, pari al 14,6 per cento di tutte le nuove diagnosi di tumore), seguito dal colon-retto (43.702), polmone (40.882), prostata (36.074) e vescica (25.942);

    inoltre, il rapporto evidenzia come efficaci campagne di prevenzione, già adottate in Italia, e la disponibilità di terapie innovative abbiano migliorato le condizioni di vita del paziente, garantendogli il prosieguo di una vita sostanzialmente normale;

    tuttavia, nel nostro Paese persistono ancora notevoli disparità nel trattamento della patologia all'interno delle singole regioni, che determinano tempi e qualità delle prestazioni profondamente diversi e spesso conflittuali;

    dall'ultimo Report di SalutEquità «Trasparenza e accesso ai dati sullo stato dell'assistenza ai pazienti NON Covid-19», risulta che nel 2020 il 10 per cento dei cittadini ha rinunciato alle cure, circa la metà a causa del Covid-19, contro il 6,3 per cento del 2019. Nel periodo gennaio-settembre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, sono stati svolti 2,1 milioni di screening oncologici in meno (-48,3 per cento). Questa riduzione ha prodotto 13.011 minori diagnosi che emergeranno quando la neoplasia sarà in fase avanzata. Inoltre, l'ultima Relazione sullo stato sanitario del Paese è del 2011-2013 per cui mancano una serie di dati ufficiali accessibili pubblicamente, fondamentali per dimensionare con precisione l'effettivo fenomeno;

    l'ultimo documento tecnico di indirizzo dedicato al trattamento ed alla cura del cancro (Piano oncologico nazionale – Pon) risale al 2016. Quest'ultimo aggiorna il precedente piano (2011-2013), il quale, pur indicando le azioni programmatiche da intraprendere per la prevenzione, diagnosi e cura della patologia, non ha fissato indicatori predefiniti per il raggiungimento delle performance regionali. Pertanto, sarebbe opportuno adottare un nuovo piano centrato sul paziente e sul suo percorso terapeutico che, come indicato nell'accordo Stato-regioni del 2019, individui nella rete oncologica il miglior modello organizzativo per un adeguato livello di accoglienza ed integrazione tra assistenza territoriale ed ospedaliera, assicurando per tutti un equo accesso alle cure;

    l'istituzione della Rete nazionale dei registri dei tumori e dei sistemi di sorveglianza ha colmato un vuoto che caratterizzava il servizio sanitario nazionale, prevedendo un corretto conferimento dei dati regionali in un unico database nazionale, al fine di coordinare e monitorare lo stato di salute della popolazione, creando uno strumento strategico per la prevenzione (legge n. 29 del 22 marzo del 2019);

    il Parlamento italiano si è espresso a più riprese nel corso di questa legislatura con atti di indirizzo politico votati all'unanimità in Aula e nelle Commissioni di merito, atti che fanno riferimento a meritorie iniziative delle principali associazioni di pazienti oncologici attive sul territorio nazionale che, negli ultimi anni, hanno svolto una costante attività di informazione e condivisione con deputati e sanatori. Dagli atti discendono impegni per il Governo in linea con quanto previsto dal Piano europeo per la presa in carico e la cura dei pazienti oncologici e onco-ematologici in Italia;

    i vantaggi legati all'utilizzo di strumenti quali la telemedicina e le soluzioni tecnologiche e digitali per la salute pubblica fanno emergere il bisogno di utilizzarli non solo in emergenza ma come asset da integrare in modo stabile nella gestione dell'assistenza e della cura delle patologie, anche oncologiche. Ne consegue la necessità di adottare un linguaggio condiviso e uniforme con sistemi informatici inter-operativi,

impegna il Governo:

1) ad assumere iniziative per adottare in ambito europeo politiche, coordinate tra gli Stati membri, volte a sostenere le quattro aree di intervento del piano europeo contro il cancro;

2) ad adottare un nuovo documento tecnico di indirizzo (Piano oncologico nazionale – Pon) volto a ridurre il grande divario esistente tra gli ambiti regionali, prevedendo, altresì, un meccanismo di monitoraggio per la concreta attuazione del Piano stesso, includendovi indicatori predefiniti per la valutazione delle performance regionali rispetto alla presa in carico e cura del paziente;

3) a sostenere il piano d'azione «Samira» per migliorare l'utilizzo delle tecnologie radiologiche e nucleari – in particolare le terapie radiocellulari di ultima generazione – per la cura dei tumori e di altre malattie;

4) ad avviare l'istituzione della Rete nazionale dei registri tumori e dei sistemi di sorveglianza e per il controllo sanitario della popolazione, consentendo l'adozione di strumenti informatici adeguati al compito;

5) ad adottare iniziative per dare effettiva operatività alle reti oncologiche (in base all'Accordo Stato-regioni del 2019) come modello organizzativo di riferimento per assicurare a tutti un equo e omogeneo accesso alle cure;

6) a verificare che parte dei fondi del Next Generation EU vengano utilizzati per investimenti nelle infrastrutture e nelle attrezzature sanitarie, oltre che nelle attività di ricerca e sviluppo di nuovi farmaci e nuove tecnologie;

7) ad adottare iniziative per promuovere la ricerca in campo oncologico: da quella di base preclinica ad approcci traslazionali ed epidemiologici, sino alle sperimentazioni cliniche;

8) a promuovere campagne di screening per le popolazioni maggiormente a rischio al fine di recuperare gli esami non eseguiti durante la pandemia e di incentivare l'attività di prevenzione secondaria;

9) a valutare l'adozione di iniziative per l'inserimento nei livelli essenziali di assistenza (Lea) dei test di diagnostica molecolare per patologie per le quali esistano farmaci di precisione disponibili, per indirizzare i pazienti verso le terapie più appropriate;

10) a promuovere l'uniforme accesso dei pazienti ai farmaci oncologici innovativi approvati dall'Aifa su tutto il territorio nazionale;

11) ad adottare iniziative per garantire, anche attraverso attività di monitoraggio, che tutti i centri delle reti oncologiche operino secondo elevati standard di qualità per il trattamento della patologia, anche nell'ottica di un approccio alla medicina personalizzata e di precisione;

12) a promuovere, a livello territoriale, un approccio multidisciplinare che investa diversi specialisti con l'obiettivo di garantire e migliorare il benessere psicofisico complessivo del paziente oncologico;

13) a promuovere la realizzazione di una infrastruttura telematica che possa implementare i benefici dati dal sostegno e dai trattamenti tradizionali, ridisegnando i percorsi diagnostici terapeutici assistenziali (Pdta) anche in un'ottica di integrazione ospedale-territorio e considerando le sedi più appropriate – ospedaliere o domiciliari – per lo svolgimento o per l'erogazione dei bisogni clinici e riabilitativi;

14) ad adottare le iniziative di competenza per predisporre l'aggiornamento e la relativa pubblicazione di tutte le rilevazioni ufficiali delle diverse istituzioni sanitarie – a partire dalla Relazione sullo stato sanitario del Paese 2020-2021 – per misurare lo stato attuale dell'assistenza garantita ai pazienti «non Covid-19», per rilevare le criticità nell'accesso alle cure e impostare subito un Piano nazionale di recupero del servizio sanitario nazionale per gli assistiti «non Covid».
(1-00444) «Bologna, Rospi, Silli, Benigni, Della Frera, Gagliardi, Napoli, Pedrazzini, Ruffino, Sorte».


   La Camera,

   premesso che:

    al momento in cui si scrive, l'indice R(t) nazionale è risalito sopra l'1 rispetto alle settimane scorse, gran parte del Paese è in zona «rossa» e gli interventi di chiusura da ultimo adottati riusciranno a dare effetti unicamente tra diversi giorni, mentre si assiste, inevitabilmente, ad un incremento del numero di casi di contagio;

    il carico sanitario risulta essere profondamente diverso se paragonato ad ottobre 2020 quando l'indice R(t) ebbe picchi superiori ai dati attuali ma con numero di infetti decisamente più basso, pari a 50.000 unità, impiegando oltre un mese per raggiungere i 500.000 casi;

    la situazione odierna – sulla base delle osservazioni del dottor Roberto Battiston, responsabile dell'Osservatorio del dato epidemiologico dell'Università di Trento — pochi giorni fa evidenziava invece un numero di 400.000 infetti con un numero di nuovi infetti in una sola settimana pari a 142.000 unità, un incremento paragonabile a quello di ottobre, quando però l'R(t) aveva intrapreso una curva discendente, con la conseguenza che si vede oggi la curva di contagio salire in modo più rapido in proporzione all'indice R(t), questo a causa dell'enorme quantità di infetti attivi presenti;

    nelle province nelle quali si sono adottate misure di contenimento da circa tre settimane, si è avuto modo di registrare un calo dell'indice R(t) a 1, soglia ritenuta dagli esperti come livello «tollerabile» di allerta;

    il sistema sanitario nazionale, preso originariamente alla sprovvista durante la prima fase della situazione emergenziale, ha risposto nel miglior modo possibile alla richiesta di assistenza, ma la terza ondata rischia di trovare nuovamente le nostre strutture in affanno, anche perché non sono state portate a compimento tutte le misure necessarie per rendere il sistema nazionale resiliente rispetto alle differenti fasi di decrescita e quindi ricrescita dei contagi;

    il nuovo commissario straordinario all'emergenza Covid-19, generale Francesco Paolo Figliuolo, ha presentato il piano per la campagna vaccinale nazionale che ha caratteristiche di maggior ordine, con una organizzazione e regia chiara in capo allo Stato e con una pianificazione dettagliata volta ad assicurare una somministrazione dei vaccini capillare ed omogenea su tutto il territorio nazionale, recuperando errori e ritardi registratesi nella prima fase di avvio della campagna vaccinale;

    nonostante l'accelerazione che si intende offrire alla vaccinazione nazionale, sarà in ogni caso necessario attendere ancora qualche mese prima che gran parte della nostra popolazione possa ottenere il vaccino, raggiungendo in tal modo la tanto auspicata «immunità di gregge» che ci porterà fuori dalla crisi sanitaria;

    prima di quel momento, sarà inevitabile la convivenza con il virus con l'obiettivo principale di limitarne quanto più possibile i danni e di evitare perdite umane attraverso trattamenti sempre più efficaci e innovativi, come quelli che fanno uso di anticorpi monoclonali;

    gli anticorpi monoclonali potrebbero essere di estrema utilità, in quanto rappresentano uno strumento importante con cui accompagnare il piano di vaccinazioni, consentendo anche di gestire con meno apprensione i ritardi nelle forniture o altri possibili rallentamenti rispetto agli obiettivi previsti;

    l'avanguardia italiana nella ricerca in questo settore è ben rappresentata dalla rete di laboratori e aziende del Toscana Life Sciences di Siena, un polo «biotech» composto da realtà che lavorano allo sviluppo di test e terapie contro il Covid-19;

    in particolare, ha assunto grande rilevanza nazionale e internazionale la ricerca sull'anticorpo monoclonale umano Mad0004J08, individuato dal team di ricerca come il più promettente in risposta all'infezione da Sars-CoV-2, che sarà sottoposto ai trial clinici e ha dimostrato finora (in vitro e in vivo) una potenza di neutralizzazione tale per cui è sufficiente un dosaggio più basso rispetto ad altri trattamenti analoghi. Auspicabilmente, il trattamento in questione potrà così essere somministrato attraverso una modalità meno invasiva per il paziente, più agevole per il medico e con un impatto ridotto su strutture ospedaliere e Servizio sanitario nazionale. Inoltre, si tratta di un anticorpo monoclonale capace di neutralizzare anche la variante inglese e virus che contengono le mutazioni chiave delle varianti sudafricana e brasiliana;

    è indispensabile allineare maggiormente i numeri dei contagi con le misure restrittive connesse, evitando che il Comitato tecnico scientifico (Cts) si trovi a fornire osservazioni su risultanze non strettamente connesse alla contingenza del momento, scongiurando il pericolo di un utilizzo di dati divenuti ormai obsoleti e, pertanto, non più utilizzabili quali parametro sul quale basare le decisioni da intraprendere;

    le nuove varianti impongono una maggiore attenzione sul sequenziamento genomico delle mutazioni, rendendo necessaria una maggiore accuratezza nell'osservare le zone dove i contagi raggiungono una incidenza più significativa, tale da richiedere misure di contenimento più stringenti;

    la perdurante difficoltà economica che ha colpito le famiglie italiane risulta ulteriormente aggravata dalla circostanza che vede i cittadini costretti a dover pagare di tasca propria i tamponi; tale situazione risulta maggiormente preoccupante nei confronti delle persone potenzialmente venute a contatto con il virus che, in alcuni casi, proprio al fine di evitare i costi — anche in seguito allo scarso funzionamento e diffusione dell'«app immuni» che avrebbe dovuto tracciare i contatti — si sottraggono al controllo di tipo volontario;

    a seguito della diffusione del virus Sars-CoV-2, il personale scolastico e universitario, docente e non docente rientra tra le categorie maggiormente esposte al rischio di contagio e Piemonte, Toscana, Lazio, Campania e Puglia sono fra le regioni che per prime hanno aperto le prenotazioni e le pratiche per la somministrazione del vaccino ad insegnanti e personale Ata della scuola e dell'università, ma tale possibilità riscontra delle differenze a livello regionale;

    il Lazio, ad esempio, ha attivato un sistema che consente la prenotazione gratuita del vaccino anti Covid-19 per il personale scolastico e universitario. Tale vaccinazione, tuttavia, è destinata solamente ai residenti nella suddetta regione e non al personale scolastico che presti servizio nelle scuole laziali, ma è residente in altre regioni;

    così facendo il Lazio si troverà con dosi consistenti di vaccino parametrate al numero di prenotazioni, ma la somministrazione — sulla base della suddetta disciplina — potrà avvenire unicamente nei confronti degli insegnanti di ruolo residenti nella regione e non nei confronti di quelli che risiedono in regioni diverse ma che prestino comunque servizio nel Lazio;

    nella regione Campania, invece, gli istituti scolastici caricano gli elenchi del personale docente e Ata in servizio su una piattaforma dedicata, garantendo loro la possibilità di somministrazione del vaccino senza alcun riferimento alla residenza;

    si evidenzia pertanto una differente disciplina in merito alla residenza dei vaccinandi tra le diverse regioni, ingenerando una discriminazione che penalizza i docenti che prestano servizio fuori dalla propria regione di residenza;

    nel corso della seduta del 20 febbraio 2021, la Conferenza delle regioni ha affrontato la problematica degli insegnanti pendolari ritenendo necessario che si debba garantire la vaccinazione a tutti gli insegnanti indipendentemente dalla regione in cui questi prestino servizio;

    il domicilio lavorativo spesso non è coincidente con quello della residenza, e molte persone, qualora non dovessero essere fornite indicazioni differenti, saranno costrette a fare ritorno presso la propria residenza al fine di effettuare il vaccino, con evidenti problemi logistici e possibilità di contagio durante lo spostamento;

    la macchinosità dell'attuale procedura di assegnazione del medico di base per gli studenti fuorisede, nonché le difficoltà che questi dovrebbero affrontare qualora la vaccinazione potesse essere effettuata esclusivamente presso la regione di residenza, rischierebbero parimenti di minare il raggiungimento di una campagna vaccinale inclusiva e capillare;

    in questa fase delicata non è possibile neanche trascurare la condizione degli anziani, spesso trasferitisi presso le abitazioni dei figli per esigenze di assistenza, che, pur essendo residenti in altre regioni, costituiscono tuttavia una categoria ad alto rischio e necessitano quindi di essere anch'essi vaccinati in concomitanza con i propri familiari conviventi;

    si rende necessario agire urgentemente sulle tre matrici che appaiono indispensabili al fine di un contenimento adeguato della diffusione del virus: dati epidemiologici aggiornati, sorveglianza attiva sui territori e protocolli aggiornati per le cure domiciliari;

    il mancato controllo periodico e capillare della popolazione, oltre a non consentire al singolo di conoscere circa l'eventualità del contagio, non permette di interrompere la conseguente trasmissione del virus, in particolar modo nei casi di incubazione asintomatica;

    studi e sperimentazioni effettuati anche da prestigiosi atenei italiani, i cui esiti sono stati pubblicati su riviste scientifiche di massimo standing, dimostrano come i test salivari siano affidabili e, addirittura, particolarmente efficaci sugli asintomatici e su chi ha bassa carica virale;

    nonostante i test salivari costituiscano un sistema diagnostico autosomministrabile (con conseguente sgravio di molto personale sanitario oggi prezioso per la campagna vaccinale), non invasivo e che consentirebbe di fare diagnosi precoce e sorveglianza attiva di massa in comunità strategiche come le scuole, ad oggi non è chiaro quali siano le procedure che i centri di ricerca sviluppatori debbano seguire per poter validare questa tipologia di test;

    risulta quanto mai necessario rivedere il protocollo di cure domiciliari per i pazienti ammalati di Covid-19, anche alla luce della recente pronuncia del Tar del Lazio con la quale si è contestata la nota di Aifa del 9 dicembre 2020 che prevedeva, nei primi giorni di malattia, la sola «vigile attesa», stabilendo, al contrario, la necessità da parte dei medici di prescrivere i farmaci che ritengano più opportuni, evitando di sottoporre a cure unicamente i pazienti che abbiano sviluppato una sintomatologia accentuata, prevenendo in tal modo l'eventuale aggravarsi della malattia;

   rilevato inoltre che:

    il Ministro della salute, in collaborazione con il commissario straordinario per l'emergenza da Covid-19, Aifa, Iss e Agenas, ha reso note le raccomandazioni, pubblicate in data 8 febbraio, con le quali si prevedeva, dopo il completamento della vaccinazione delle persone over 80, la precedenza alle «persone estremamente vulnerabili»;

    tra queste rientravano anche i soggetti con «condizioni neurologiche e disabilità (fisica, sensoriale, intellettiva, psichica)» e tali condizioni erano poi specificamente definite nella Tabella 2 delle raccomandazioni, prevedendo una serie di patologie ma non menzionando numerose altre malattie rare o croniche con comorbilità del tutto equivalenti e disabilità altrettanto gravi;

    in data 10 marzo 2021 è stata sottoposta alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano una nuova versione del documento curato da Ministero della salute, commissario straordinario, Iss, Agenas e Aifa;

    tale documento, sul quale la Conferenza – in data 11 marzo 2021 – ha espresso parere favorevole, contiene importanti aggiornamenti che fanno convergere le raccomandazioni in merito alle priorità vaccinali verso un sistema basato sulle fasce di età, con l'obiettivo di accelerare il Piano vaccinale nazionale, considerata la necessità di somministrare, nel prossimo trimestre, circa 50 milioni di dosi;

    in data 24 marzo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, il decreto del Ministro della salute 12 marzo 2021 recante «Approvazione del Piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni di SARS-CoV-2» costituito sia dalle suddette nuove Raccomandazioni, sia dal documento recante «Elementi di preparazione della strategia vaccinale», di cui al decreto 2 gennaio 2021;

    le nuove raccomandazioni prevedono, dunque, di procedere, prioritariamente e in parallelo con «la vaccinazione dei soggetti over 80 e dei soggetti con elevata fragilità» secondo le specifiche indicazioni delle Tabelle 1 e 2 del documento;

    in particolare, i soggetti con elevata fragilità da vaccinare con precedenza sono i pazienti con «patologie valutate come particolarmente critiche in quanto correlate al tasso di letalità associata a COVID-19 per danno d'organo preesistente o compromessa capacità di risposta immunitaria a SARS-CoV-2» (Tabella 1) e le persone con disabilità gravi ai sensi della legge n. 104 del 1992, articolo 3, comma 3 (Tabella 2);

    la Tabella 1 prevede anche, con riferimento ad alcune delle patologie ivi menzionate, la priorità vaccinale dei conviventi del paziente e specifica che, «nel caso di minori che rientrano nella definizione di estremamente vulnerabili e che non possono essere vaccinati per mancanza di vaccini indicati per la loro fascia di età», sussista l'indicazione di «vaccinare i relativi genitori/tutori/affidatari»;

    con riferimento alle persone con disabilità grave, la Tabella 2 indica la precedenza vaccinale anche per «familiari conviventi e caregiver che forniscono assistenza continuativa in forma gratuita o a contratto» alla persona interessata, senza tuttavia la precisazione sui minori con disabilità grave espressamente prevista nella Tabella 1, elemento che potrebbe indurre dubbi interpretativi;

    le raccomandazioni prevedono, altresì, il completamento della vaccinazione delle categorie ricomprese nella fase 1, del personale docente e non docente, scolastico e universitario, delle Forze armate, di Polizia e del soccorso pubblico, dei servizi penitenziari e altre comunità residenziali;

    vengono poi identificate 4 categorie prioritarie successive in base all'età e alla presenza di condizioni patologiche;

    le nuove raccomandazioni chiariscono i dubbi interpretativi e colmano le gravi carenze della versione precedente, che avevano comportato il rischio che alcune regioni includessero nelle categorie prioritarie soggetti individuati sulla base di criteri definiti in via autonoma e differenziata, con la conseguenza di trattamenti territoriali disomogenei e potenzialmente discriminatori, come ben evidenzia la lettera del gruppo interparlamentare malattie rare indirizzata al Ministro della salute, e come, da ultimo messo in luce anche dalla Corte costituzionale in una recente sentenza con la quale ha stabilito che la gestione della crisi pandemica appartiene al Governo e non alle regioni, in quanto rientrante nella esclusiva competenza statale relativa alla cosiddetta profilassi internazionale prevista ex articolo 117, secondo comma, lettera q), della Costituzione;

    nonostante tali chiarimenti, però, molte regioni non si sono ancora adeguate alle nuove raccomandazioni e, in molti casi, non hanno ancora avviato la somministrazione, ma nemmeno il sistema di adesione e prenotazione per le vaccinazioni dei soggetti fragili, come individuati nelle Tabelle 1 e 2 delle raccomandazioni, né dei loro caregiver;

    inoltre, persistono dubbi interpretativi in merito all'inclusione di alcune malattie nella categoria delle patologie di cui alla Tabella 1 delle raccomandazioni, dubbi che potrebbero essere chiariti ove fossero indicati anche i codici di esenzione legati a tali categorie di patologie;

    peraltro, anche tra le regioni che hanno avviato le vaccinazioni delle persone estremamente vulnerabili risultano attivate modalità di reclutamento differenti (e.g. attraverso le strutture dove sono in carico per le cure e le terapie, i medici di famiglia, la prenotazione online), a volte distinte all'interno della stessa regione a seconda della patologia interessata;

    quanto alla vaccinazione dei caregiver, attualmente, non risultano attivate procedure di prenotazione nella maggior parte delle regioni, con conseguente discrasia tra i tempi di vaccinazione della persona vulnerabile e di chi la assiste;

    inoltre le raccomandazioni prevedono «il completamento della vaccinazione delle categorie ricomprese nella fase 1, promuovendo la vaccinazione nei soggetti che non hanno ancora aderito alla campagna e avendo cura di includere, nel personale sanitario e sociosanitario, tutti i soggetti che operano in presenza presso strutture sanitarie e sociosanitarie, utilizzando anche vaccini a vettore virale per chi non ha ancora iniziato il ciclo di vaccinazione», senza chiarire se nel personale sanitario debbano intendersi ricopersi odontoiatri e farmacisti;

    allo stato non è specificato se i medici e gli infermieri della libera professione che non operano nelle strutture convenzionate rientrino nella categoria di priorità vaccinale prevista dalle nuove raccomandazioni del Ministero della salute e risulta che le regioni al riguardo stiano adottando approcci differenti;

    le attività di odontoiatria risultano di per sé ad alto rischio, perché comportano contatti personali ravvicinati con pazienti che non possono indossare dispositivi di protezione individuale nel momento del trattamento;

    a ciò si aggiunga che sia gli odontoiatri, sia i farmacisti sono operatori che potranno essere coinvolti nella campagna vaccinale in qualità di inoculatori e già svolgono spesso attività di somministrazione di tamponi per la diagnosi da Covid-19, risultando quindi opportuna anche la loro copertura vaccinale a tutela della salute pubblica,

impegna il Governo:

1) a rivedere il metodo di rilevazione dei dati epidemiologici sul Coronavirus per avere informazioni aggiornate, semplificando i parametri dell'indice Rt e considerando, oltre all'incidenza, la prevalenza degli infetti, prevedendo altresì un sistema di catalogazione dei dati semplice e fruibile anche a livello comunale, al fine di evitare una sfasatura tra misure intraprese e attualità dei dati, con l'obiettivo di intraprendere decisioni quanto più veloci e tempestive rispetto a situazioni localizzate;

2) ad adottare iniziative per prevedere un «Piano nazionale di sorveglianza attiva» con uno screening capillare e gratuito della popolazione, rivolto principalmente ai più giovani, sia nelle scuole quanto nelle università, evitando che i costi dei tamponi acuiscano le diseguaglianze sociali, con parte della popolazione portata ad evitare il controllo per non sobbarcarsi le relative spese;

3) a indicare procedure chiare e trasparenti ai fini della validazione di ulteriori strumenti diagnostici del Covid-19, quali i tamponi salivari, che possano essere utilizzati anche ai fini del «Piano nazionale di sorveglianza attiva» sopra citato;

4) a supportare un piano di monitoraggio delle varianti per bloccare con misure tempestive e territoriali la circolazione del virus, evitando il diffondersi delle sue mutazioni e scongiurando il rischio di inefficacia dei vaccini;

5) ad implementare il piano vaccinale del commissario straordinario, superando le differenze e discriminazioni che l'attuale assetto comporta tra le diverse regioni, anche alla luce delle indicazioni della Corte istituzionale, stabilendo al contempo che le priorità vaccinali per gli over 80 e per i pazienti estremamente vulnerabili, ivi incluse le persone con disabilità grave ai sensi della legge 104 del 1992, articolo 3, comma 3, come individuate dalle Tabelle 1 e 2 delle raccomandazioni approvate dalla Conferenza unificata dell'11 marzo 2021, siano pienamente e tempestivamente applicate da tutte le regioni in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale;

6) a garantire che, in concomitanza con la vaccinazione delle categorie di persone fragili, sia effettuata la vaccinazione anche dei relativi conviventi e caregiver, secondo quanto stabilito nelle Tabelle 1 e 2 delle raccomandazioni approvate dalla Conferenza Unificata l'11 marzo 2021, definendo criteri di reclutamento e adesione di tali soggetti alla campagna vaccinale uniformi su tutto il territorio nazionale e assicurando la priorità di vaccinazione anche ai caregiver dei minori con disabilità grave ai sensi della legge n. 104 del 1992 per i quali, allo stato, non è possibile la vaccinazione;

7) a indicare espressamente i codici di esenzione ricollegabili a tutte le malattie che devono intendersi ricomprese nella categoria delle patologie di cui alla Tabella 1 delle raccomandazioni;

8) a chiarire espressamente che nella categoria del personale sanitario con priorità vaccinale ai sensi delle nuove raccomandazioni rientrano anche i medici e gli infermieri della libera professione che non operano nelle strutture convenzionate, nonché gli odontoiatri che svolgono attività in presenza a rischio, come pure i farmacisti in quanto siano coinvolti in attività diagnostica e di vaccinazione che comporta contatti ravvicinati, prevedendo per tali operatori l'utilizzo anche di vaccini a vettore virale per chi non ha ancora iniziato il ciclo di vaccinazione;

9) a consentire la vaccinazione degli over 80 che si trovano presso le abitazioni dei figli per motivi di assistenza familiare, prescindendo dal luogo di residenza;

10) a consentire altresì al personale scolastico e universitario di essere vaccinato indipendentemente dalla residenza o dal luogo in cui presti servizio, allargando la medesima possibilità, quando sarà il momento secondo l'ordine di priorità stabilito dalle raccomandazioni, anche nei confronti degli studenti universitari o lavoratori, consentendo loro di effettuare la vaccinazione contro il Sars-CoV-2 gratuitamente e presso il servizio sanitario della regione ove sono impegnati negli studi o per lavoro, evitando complicati e disfunzionali ritorni presso la regione di residenza;

11) a consentire la possibilità di vaccinazione anche per gli italiani all'estero che si trovino temporaneamente in Italia qualora appartenenti alle categorie prioritarie previste dalla normativa nazionale, estendendo il suddetto diritto a tutti gli italiani iscritti all'Aire, secondo le tempistiche previste per le medesime categorie di soggetti residenti in Italia;

12) a favorire la vaccinazione nei luoghi di lavoro, quando, per le dimensioni degli stessi, questi siano dotati di un presidio medico, e a coinvolgere nell'erogazione dei vaccini anche strutture sanitarie private, accreditate e non, tramite apposite convenzioni;

13) a istituire un organismo che stabilisca un protocollo di cure domiciliari per i pazienti affetti da Covid-19;

14) ad organizzare una comunicazione istituzionale trasparente rispetto ai diversi tipi di vaccino da somministrare, con una chiara rappresentazione delle motivazioni che sottendono le diverse scelte di vaccino per categorie, anche alla luce delle recenti vicende legate al blocco d'uso temporaneo, a scopo precauzionale da parte di Aifa, di una tipologia vaccinale;

15) a valutare l'opportunità di istituire un sistema di formazione permanente di operatori sanitari e volontari per i rischi connessi a future emergenze pandemiche, predisponendo liste di tali soggetti specializzati da attivarsi nei casi di riacutizzazione dell'emergenza sanitaria, spostando il paradigma da un approccio «reattivo», tipico dell'attesa passiva di eventi morbigeni, a un sistema «proattivo», improntato sul paradigma della prevenzione;

16) a promuovere, anche attraverso investimenti pubblici strategici, la ricerca, lo sviluppo e la produzione da parte di imprese che operano in Italia di vaccini a mRNA e di medicinali e trattamenti innovativi – a partire dagli anticorpi monoclonali – e dispositivi medici ritenuti essenziali per far fronte a rischi pandemici anche futuri.
(1-00445) «Boschi, Noja, Del Barba, Fregolent, Marco Di Maio, Occhionero, Annibali».


   La Camera,

   premesso che:

    la pandemia da COVID-19, oltre a pesantissime ricadute in termini sanitari e di perdite di vite umane, ha avuto un impatto fortissimo sul settore economico e produttivo, con interi comparti messi in ginocchio, non solo dall'emergenza sanitaria, ma dal susseguirsi di misure restrittive assunte, soprattutto negli scorsi mesi, senza il necessario preavviso e seguite da insufficienti misure di sostegno al reddito di lavoratori e imprenditori;

    nel 2020, il prodotto interno lordo ha registrato un calo di quasi il nove per cento e settori come il turismo, la ristorazione e lo sport, solo per citarne alcuni, stanno registrando perdite di fatturato di miliardi di euro;

    la confusione creata dal complesso calcolo dei parametri che determinano la classificazione nelle diverse categorie di rischio, oltre che il differimento dei tempi tra la registrazione dei dati e il cambio di colore, hanno creato una situazione di incertezza e malumore tra i cittadini;

    il livello di rischio è risultato molto disomogeneo all'interno delle regioni, che sono state di sovente sottoposte a misure di limitazione di medio e massimo livello, pur registrando situazioni di alta criticità concentrate soltanto in singole città o province;

    tale fenomeno sembra accentuarsi con il diffondersi delle varianti, che tendono a provocare picchi di contagio ma in aree molto circoscritte, rendendo ancor più inadeguato l'intervento a «misura regionale », che rischia sia di pregiudicare l'efficacia delle strategie di contenimento da un punto di vista sanitario, che di esasperare le difficili condizioni in cui versa il tessuto economico interessato;

    le misure automatiche di chiusura o forte limitazione di numerose attività commerciali, ricettive, oltre che sportive, collegate al «cambio di colore» sono risultate talvolta irragionevoli, perché non allineate alle reali disponibilità di spazi, livelli di afflusso di clienti, capacità effettiva di applicazione delle misure di distanziamento e prevenzione anti-contagio, soprattutto se parametrate agli ingenti sforzi economici a titolo di investimento che gli operatori di ogni settore – locali pubblici in primis – avevano fatto al fine di adeguarsi ai protocolli di prevenzione imposti;

    per superare la grave emergenza sanitaria in corso risulta strategico e fondamentale provvedere alla vaccinazione, nel più breve tempo possibile, di tutta la popolazione;

    il nuovo Governo ha messo in campo un piano concreto e credibile di vaccinazioni e sembra avere finalmente puntato, con l'implementazione dello stesso in tempi certi, ad una possibile riapertura stabile delle attività e al ritorno ad una socialità quotidiana ordinaria;

    i dati disponibili dimostrano in effetti come la salvaguardia della vita e della salute dei cittadini siano perseguite attraverso la protezione immunitaria prioritaria per le fasce deboli della popolazione – per età anagrafica e condizioni sanitarie – e, a seguire, con la vaccinazione delle altre categorie socio-sanitarie;

    il 2 gennaio 2021, il Ministro della salute ha approvato con proprio decreto il Piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19, elaborato da Ministero della salute, commissario straordinario per l'emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa;

    il 13 marzo, il commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19 ha diffuso il Piano operativo finalizzato a completare al più presto la campagna vaccinale;

    il Piano operativo contiene l'ambizioso obiettivo di 500 mila somministrazioni al giorno, per raggiungere il traguardo dell'80 per cento della popolazione vaccinata entro il prossimo mese di settembre 2021; i dati rivelano tuttavia che il ritmo delle vaccinazioni non stia procedendo secondo i migliori auspici, per una serie di problematiche che coinvolgono, in particolare, la consegna delle dosi e l'impiego di personale numericamente insufficiente a raggiungere l'obiettivo prefissato;

    in merito al personale da impiegare nell'attuazione del Piano operativo, si prevede la possibilità di ricorrere ai medici di medicina generale, agli odontoiatri, ai medici specializzandi, ai medici della Federazione medico sportiva italiana – Coni, ai medici convenzionati ambulatoriali e pediatri di libera scelta, nonché, ove necessario all'assunzione di medici e infermieri a chiamata, al coinvolgimento dei farmacisti e di tutte le ulteriori potenzialità discendenti da accordi;

    è nota in particolare la problematica relativa al reclutamento di personale infermieristico, ostacolata (come peraltro segnalato dalla Federazione nazionale ordini professioni infermieristiche) dal vincolo di esclusività che ancora permane a carico di tale categoria;

    analoga problematica sussiste in riferimento ai medici ospedalieri, per i quali l'esecuzione di attività lavorativa oltre l'orario di servizio è circoscritta al regime di «intramoenia», che esclude dunque la possibilità di effettuare prestazioni al di fuori della struttura di appartenenza;

    di fatto, il vincolo di esclusività preclude agli infermieri e ai medici ospedalieri dipendenti del Servizio sanitario nazionale la possibilità di prestare attività aggiuntiva rispetto al normale orario di lavoro e, dunque, di partecipare ai bandi attivati per il reclutamento del personale da impiegare nell'ambito dell'attuazione del piano vaccinale;

    è stato stimato che qualora un terzo degli infermieri dipendenti del Servizi sanitario nazionale dedicasse due ore di straordinario alle vaccinazioni, si raggiungerebbe la quota di un milione di vaccinazioni al giorno;

    ulteriore freno al reclutamento del personale da impiegarsi nell'attuazione del piano vaccinale è rappresentato dal rischio di incorrere in conseguenze giudiziarie laddove si ipotizzino correlazioni tra la somministrazione del vaccino e l'eventuale insorgenza di lesioni o il verificarsi del decesso delle persone sottoposte al trattamento;

    per tale ragione, è stata da più parti segnalata la necessità di garantire al personale sanitario impiegato nella somministrazione dei vaccini uno «scudo» che ponga al riparo da eventuali azioni giudiziarie, tanto sul fronte civile quanto, soprattutto, in ambito penale;

    è del resto evidente che il timore di essere coinvolti in un processo costituisca un disincentivo rispetto al necessario allargamento della platea dei professionisti sanitari impiegati nell'attuazione del piano vaccinale;

    la lotta al Covid-19 non può prescindere dall'adozione di tutte le misure utili a garantire la tutela dei soggetti fragili e maggiormente esposti al rischio di manifestare le forme più gravi della malattia;

    in tal senso, merita senz'altro di essere attentamente valutata l'opportunità di prevedere l'obbligo di sottoporsi al vaccino a carico di tutto il personale sanitario che lavora a contatto con i pazienti,

impegna il Governo:

1) ad adottare iniziative per rivedere la classificazione per fasce differenziate di rischio circoscrivendole, fin da subito, esclusivamente su scala provinciale, comunale o intercomunale, così da poter garantire maggiore efficacia sui singoli focolai, evitando al contempo misure eccessivamente limitanti l'attività economico-commerciale-ricettiva in territori in cui i livelli di rischio appaiono disomogenei;

2) ad adottare iniziative per definire nuove norme di contenimento del contagio che rendano compatibile la gestione del rischio sanitario, anche in cluster «rossi» e «arancioni», con l'apertura delle attività ricettive e commerciali attraverso identificazione di regole severe ma chiare di igienizzazione, distanziamento, regolazione degli accessi e stazionamento all'interno dei locali pubblici, riservando l'ipotesi della chiusura solamente a casistiche isolate e di assoluta criticità;

3) ad accelerare al massimo, nelle prossime settimane, l'applicazione del piano vaccinale, anche attraverso un sensibile ampliamento della platea del personale incaricato della somministrazione del vaccino, coinvolgendo nella misura più ampia possibile il sistema sanitario privato, i medici di base, le farmacie, le strutture poliambulatoriali, oltre che attraverso l'allestimento di punti di somministrazione all'interno di aziende e luoghi di lavoro, palestre e palazzetti dello sport, centri commerciali e istituti scolastici;

4) ad assumere iniziative per garantire il tempestivo coinvolgimento di tutte le professionalità considerate idonee alla somministrazione dei vaccini anti-Sars-CoV-2/Covid-19, dando rapida attuazione a quanto previsto dal piano operativo elaborato dal commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure sanitarie di contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica da COVID-19, prevedendo sin d'ora lo stanziamento di tutte le risorse economiche necessarie;

5) nell'ottica di soddisfare le esigenze di tempestiva attuazione del piano vaccinale, ad adottare iniziative, anche d'urgenza, per sospendere, in attesa di una riforma organica della materia, il vincolo di esclusività a carico degli infermieri e dei medici ospedalieri dipendenti di strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale, estendendo a tali categorie la possibilità di prestare attività al di fuori del normale orario di lavoro di servizio e anche al di fuori della struttura di appartenenza;

6) ad adottare iniziative normative urgenti che tutelino il personale medico e sanitario che somministra i vaccini da eventuali responsabilità di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa che potrebbero insorgere qualora si ipotizzi una correlazione tra il vaccino e il verificarsi di lesioni o il sopraggiungere del decesso delle persone sottoposte al trattamento, se le condotte tenute dal predetto personale siano giustificate dalla necessità di garantire la continuità e l'efficienza nell'attuazione del piano vaccinale, ferme restando in caso di dolo le responsabilità individuali;

7) ad adottare le iniziative di competenza per prevedere, al fine di garantire il massimo livello di protezione ai soggetti maggiormente esposti al rischio di manifestare le forme più gravi della malattia, che tutti gli operatori sanitari che operano all'interno degli ospedali, delle strutture del servizio sanitario nazionale o ad esso convenzionate si sottopongano al vaccino contro il COVID-19 e che, qualora non ritengano di farlo, siano temporaneamente adibiti ad altra mansione che non preveda il contatto diretto con i pazienti.
(1-00446) «Silli, Benigni, Bologna, Della Frera, Gagliardi, Napoli, Pedrazzini, Rospi, Ruffino, Sorte».


   La Camera,

   premesso che:

    il Corridoio Reno-Alpi (ex Corridoio 24 Genova-Rotterdam) fa parte del Trans European Network dei trasporti (Ten-T), rete individuata dall'Unione europea per migliorare la comunicazione fra gli Stati membri e favorire l'integrazione dei Popoli europei;

    l'Europa ha classificato il Corridoio 24 Genova-Rotterdam in vari modi, in funzione dei diversi temi in cui sono stati raggruppati i Corridoi della rete; la prima determinazione risale al 1996, quando venne definito un elenco di 30 opere prioritarie «da avviare entro il 2010»; al n. 24 veniva indicata la connessione Genova-Rotterdam che, all'epoca, passava via Francia e Lione; nel 2000, l'asse Genova-Rotterdam viene inserito, come Corridoio A, nell'elenco di 6 corridoi ferroviari da attrezzare con il sistema European Rail Traffic Management System (Ertms) e, nel 2011, viene ricompreso, come Corridoio 1, nell'elenco dei 9 corridoi ferroviari prioritari a livello europeo per una rete competitiva del trasporto ferroviario delle merci; ai fini della rete centrale Ten-T Connecting Europe – ridefinita nel 2013 su nove corridoi il Corridoio 24 viene denominato «Corridoio Reno-Alpi»;

    il Reno-Alpi, altresì conosciuto come il «ponte tra i due mari», è un corridoio multimodale che include il Reno come via navigabile interna e che costituisce una delle rotte merci più trafficate d'Europa, in quanto collega i porti del Mare del Nord, di Rotterdam e Anversa, con il Mar Mediterraneo a Genova attraversando la Svizzera e passando per alcuni dei principali centri economici della Ruhr renana, le regioni del Reno-Meno-Neckar e l'agglomerazione di Milano; il tracciato ricalca esattamente l'ossatura della cosiddetta «Banana Blu», l'area fra il Sud del Regno Unito e il Nord dell'Italia passando per Olanda, Valle del Reno e Svizzera, in cui si concentrano le più forti aree produttive ed economiche del nostro Continente;

    la conclusione dei lavori di tutte le tratte da parte dell'Italia ha un'importanza strategica ai fini dell'efficienza dei collegamenti per aumentare le capacità di trasporto del nostro Paese in termini di concorrenza fra i porti dell'Alto Tirreno e quelli della fascia del Mare del Nord ed assicurarsi il ricco traffico dall'Estremo Oriente che alimenta la Svizzera e il Sud della Germania; i principali progetti sono le gallerie tra Italia e Svizzera, in parte realizzate, e le vie di accesso in Germania e in Italia;

    attualmente la linea ferroviaria presenta gravi impedimenti sia per i trasferimenti modali che per le caratteristiche della linea che impongono limitazione di velocità e della lunghezza dei convogli, oltre che situazioni di criticità in termini strutturali per quanto concerne la portata di ponti, passaggi a livello e viadotti;

    nella stessa direzione, un'importanza particolare per il traffico merci riveste anche l'asse stradale E62 - Milano-Novara-Domodossola-Sempione-Briga; si tratta di un asse stradale che dovrebbe congiungere Milano con Ginevra, e da lì con l'Europa centrale, attraverso il Passo del Sempione; tale asse, nel tratto italiano, utilizza l'Autostrada dei Trafori A26 fino a Gravellona Toce e la superstrada fino all'abitato di Varzo e, purtroppo, è rimasto incompiuto negli ultimi chilometri della strada statale 33 del Sempione, che percorrono il tratto dal comune di Varzo al confine di Stato;

    l'asse stradale del Sempione ha rappresentato in passato un crocevia di popoli e di scambi che, attraverso la via Francigena, si sono spostati dal sud dell'Europa verso il Nord, sviluppando nuove culture e identità che hanno lasciato testimonianze ancora visibili; la prima costruzione di un asse viario sul tracciato della strada statale 33 è stata ordinata da Napoleone Bonaparte, nel 1800, come parte del lunghissimo corridoio che doveva collegare Milano con Parigi, passando per il basso varesotto, il fiume Ticino, lungo un tratto del Lago Maggiore, l'Ossola, varcando il passo del Sempione entrando in Svizzera, e poi attraverso quest'ultima, giungere in Francia fino a Parigi;

    anche nei tempi recenti, l'asse del Sempione è stato espressione di eccellenze legate al tessile ed al calzaturiero, vero motore dell'economia locale; a metà del secolo scorso, con la pianificazione della rete stradale, la Svizzera ha aggiunto la strada del passo alla propria rete autostradale e negli anni '70 e '80, per garantire il transito nei mesi invernali, sono state costruite gallerie e numerosi ponti, tant'è che oggi il Sempione è considerato il migliore passo di transito in Svizzera;

    il notevole incremento dell'interscambio commerciale verificatosi negli ultimi venti anni ha determinato il raggiungimento di volumi di traffico automobilistico non compatibili con le caratteristiche tecniche e costruttive dell'asse viario nella parte italiana, così elevando il rischio di incidenti;

    recentemente, il presidente della provincia di Verbano-Cusio-Ossola ha scritto una lettera alla regione Piemonte per chiedere la promozione di una Commissione intergovernativa relativa al collegamento Italia-Svizzera tramite il «Sempione», Corridoio TEN-T 24 e strada internazionale E62, asse Milano-Novara-Domodossola-Sempione-Briga;

    le forti nevicate che ultimamente hanno colpito il Piemonte, con la conseguente chiusura della viabilità stradale, hanno nuovamente posto l'attenzione sull'importanza che riveste il collegamento del passo del Sempione verso la Svizzera attraverso un asse viario a percorrenza veloce;

    la realizzazione di un asse viario con le caratteristiche di autostrada o superstrada per collegare gli ultimi chilometri fino al confine con la Svizzera è ormai improcrastinabile per unire il nostro Paese con l'Europa centrale;

    occorre inoltre realizzare il prima possibile la rete Tav sul territorio del Piemonte orientale, attualmente del tutto assente, con collegamento alla Svizzera attraverso il Sempione, sul corridoio 24 – Reno-Alpi, che avrebbe dovuto essere completato già entro il 2015;

    occorre intensificare i rapporti di condivisione degli obiettivi strategici di medio periodo con la Svizzera per una pianificazione coordinata della rete dei trasporti, più volte sottolineata dal vicino Canton Vallese e dalla stessa Confederazione elvetica, soprattutto alla luce degli enormi investimenti da loro compiuti sui collegamenti di loro competenza, sia sul versante ferroviario con la realizzazione della galleria di base del Lötschberg, che su quello stradale con il passo del Sempione;

    come da accordi con l'Unione europea, occorrono investimenti anche dalla parte italiana volti a potenziare al più presto tali strategici assi di comunicazione, attraverso una infrastruttura di alta capacità ferroviaria e un asse viario di comunicazione veloce di dimensione adeguate per il viaggio di macchine, camion e caravan per finalità turistiche; si tratta di investimenti la cui importanza avrà ricadute positive non solo per il Piemonte ma anche per l'intero Paese, ai fini del trasporto sia di merci che di persone, come alternativa all'asse Genova-Gottardo;

    il 3 settembre 2020, a Locarno, è stato da ultimo siglato un accordo tra il rappresentante del Consiglio federale svizzero ed il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti pro tempore, Paola De Micheli, per lo sviluppo delle infrastrutture della rete ferroviaria di collegamento tra la Svizzera e l'Italia sull'asse del Lötschberg-Sempione, che ha concluso e ratificato gli impegni presi in precedenza sulla collaborazione bilaterale Italia-Svizzera, anche definendo tempi di attuazione e modalità di finanziamento ed esecuzione fino alla messa in esercizio entro il 2028 degli interventi;

    l'Accordo ribadisce che il miglioramento dei collegamenti ferroviari transfrontalieri è un obiettivo strategico della Confederazione svizzera e della Repubblica italiana, al fine di creare le condizioni per lo sviluppo del trasporto delle persone e delle merci su ferrovia, e che le efficienti infrastrutture di trasporto costituiscono la base per lo sviluppo e la competitività delle economie nazionali e regionali; in particolare, l'Accordo riconosce il carattere prioritario e la valenza strategica degli interventi infrastrutturali necessari per permettere il transito di treni con carichi con quattro metri di altezza agli angoli lungo la tratta di accesso da sud alla nuova ferrovia transalpina svizzera (Nfta);

    l'Accordo contempla gli interventi infrastrutturali individuati sulle tratte ferroviarie Briga-Domodossola e Domodossola-Premosello-Arona-Sesto Calende-Oleggio-Vignale-Novara, per un importo complessivo stimato pari a 237,50 milioni di euro, di cui 134,5 milioni di euro messi a disposizione dalla Svizzera, per la realizzazione degli interventi infrastrutturali da realizzare in territorio italiano,

impegna il Governo:

1) ad adottare tutte le opportune iniziative al fine di eliminare i ritardi, le carenze e le difficoltà esistenti nei sistemi di interconnessione dei territori nella regione Piemonte lungo la tratta del Piemonte orientale del corridoi Ten-T 24 – Reno-Alpi, e dell'asse stradale E62, i cui effetti negativi stanno penalizzando il tessuto socio-economico regionale e nazionale;

2) ad adottare tutte le semplificazioni di cui al decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, e al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, al fine di garantire la realizzazione in tempi brevi delle infrastrutture ferroviarie migliorative previste dall'accordo Italia-Svizzera del 3 settembre 2020;

3) ad adottare le iniziative di competenza per formulare una nuova pianificazione del traffico che attraversa la provincia di Verbano-Cusio-Ossola su strada e su rotaia, in sintonia e coerenza con la politica elvetica di ricollocazione del transito transalpino, che comprende l'alta velocità-alta capacità ferroviaria e la realizzazione di nuove gallerie per il Sempione;

4) a completare, adottando le semplificazioni di cui al decreto-legge 18 aprile 2019, n. 32, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 giugno 2019, n. 55, e al decreto-legge 16 luglio 2020, n. 76, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 settembre 2020, n. 120, gli ultimi chilometri corrispondenti al tracciato della strada statale 33 fino al confine con la Svizzera, con un asse stradale E62 dalle caratteristiche di autostrada o superstrada per garantire la comunicazione stradale veloce del nostro Paese con l'Europa centrale attraverso il Sempione;

5) a definire, in collaborazione con la regione Piemonte, modalità operative per la realizzazione di un moderno collegamento viario verso la Svizzera, attraverso il Sempione, riconoscendo la strategicità di tale via di comunicazione internazionale, attivando i Ministeri ed enti competenti nonché una Commissione intergovernativa come la «Commissione Intergovernativa per il miglioramento dei collegamenti nelle Alpi del Sud» istituita per l'attraversamento delle Alpi verso la Francia.
(1-00447) «Molinari, Rixi, Andreuzza, Badole, Basini, Bazzaro, Bellachioma, Belotti, Benvenuto, Bianchi, Billi, Binelli, Bisa, Bitonci, Boldi, Boniardi, Bordonali, Claudio Borghi, Bubisutti, Caffaratto, Cantalamessa, Caparvi, Capitanio, Carrara, Castiello, Vanessa Cattoi, Cavandoli, Cecchetti, Centemero, Cestari, Coin, Colla, Colmellere, Comaroli, Comencini, Covolo, Andrea Crippa, Dara, De Angelis, De Martini, D'Eramo, Di Muro, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Donina, Fantuz, Ferrari, Fiorini, Fogliani, Lorenzo Fontana, Formentini, Foscolo, Frassini, Furgiuele, Galli, Gastaldi, Gerardi, Giaccone, Giacometti, Giglio Vigna, Gobbato, Golinelli, Grimoldi, Gusmeroli, Iezzi, Invernizzi, Lazzarini, Legnaioli, Liuni, Lolini, Eva Lorenzoni, Loss, Lucchini, Lucentini, Maccanti, Maggioni, Manzato, Marchetti, Maturi, Micheli, Minardo, Morrone, Moschioni, Murelli, Alessandro Pagano, Panizzut, Paolin, Paolini, Parolo, Patassini, Patelli, Paternoster, Pettazzi, Piastra, Picchi, Piccolo, Potenti, Pretto, Racchella, Raffaelli, Ravetto, Ribolla, Saltamartini, Snider, Stefani, Sutto, Tarantino, Tateo, Tiramani, Toccalini, Tomasi, Tombolato, Tonelli, Turri, Valbusa, Vallotto, Viviani, Raffaele Volpi, Zanella, Zennaro, Zicchieri, Ziello, Zoffili, Zordan».


   La Camera,

   premesso che:

    nel 2021 ricorre il settimo centenario della morte di Dante Alighieri, nato a Firenze nel 1265 e scomparso a Ravenna nel 1321;

    Dante Alighieri è unanimemente considerato il «padre» della lingua italiana; la sua fama, come noto, è dovuta soprattutto alla «Divina Commedia», universalmente considerata la più grande opera scritta in lingua italiana e uno dei maggiori capolavori della letteratura mondiale;

    è opportuno dare un segnale forte di attenzione alla promozione della nostra lingua anche in continuità con gli sforzi compiuti a livello parlamentare per ammodernare il sistema di promozione e diffusione linguistica italiana nel mondo e tra le comunità italiane all'estero;

    la lingua italiana, il quarto idioma più studiato al mondo, rappresenta l'identità della nostra Nazione, il nostro elemento unificante e il nostro patrimonio immateriale più antico che deve essere opportunamente tutelato e valorizzato; la lingua e la letteratura italiana costituiscono, inoltre, uno straordinario apporto dato dall'Italia alla cultura mondiale;

    sono ormai anni che studiosi, esperti, istituzioni, come l'Accademia della Crusca, denunciano il progressivo scadimento del valore attribuito alla nostra lingua e segnalano l'importanza di una maggiore tutela dell'italiano e del suo utilizzo anche nella terminologia amministrativa da parte dello Stato; una tutela che deve riguardare anche le sue articolazioni nei vari territori e negli strumenti pubblici di diffusione culturale;

    l'uso sempre più frequente di termini in inglese è diventata una prassi comunicativa, mortificante per il nostro patrimonio linguistico e culturale; le parole prese a prestito dal mondo anglosassone sono ormai così tante, che è stato fondato il termine «itanglese» per definire l'invasione di vocaboli stranieri nel corrente dizionario italiano: pratica che rasenta spesso l'abuso; secondo le ultime stime, infatti, dal 2000 ad oggi il numero di parole inglesi confluite nella lingua scritta italiana è aumentato del 773 per cento: quasi 9.000 sono gli anglicismi attualmente presenti nel dizionario della Treccani su circa 800.000 tra lemmi ed accezioni. Da un confronto tra gli anglicismi registrati nel Devoto Oli 1990 e quello del 2017 si è passati da circa 1.600 a 3.500, con una media di introduzione di 74 all'anno;

    questa anglicizzazione ossessiva rischia, al di là delle necessità di una lingua internazionale comune, di portare nel lungo termine a un collasso dell'uso della lingua italiana, fino alla sua progressiva scomparsa che alcuni studiosi prevedono nell'arco di ottant'anni;

    da tempo la globalizzazione e il monolinguismo stereotipato che conduce all'inglese rappresenta un pericolo per le lingue locali, anche nell'ambito della pubblica amministrazione;

    in Francia, la legge Toubon del 1994 ha reso obbligatorio l'uso della lingua francese nelle pubblicazioni del Governo, nelle pubblicità, nei luoghi di lavoro, in ogni tipologia di contratto, nei servizi, nell'insegnamento nelle scuole statali, negli scambi; ogni cartello pubblicitario con uno slogan, in inglese deve contenere per legge la traduzione in francese; la stessa Costituzione, a differenza di quella italiana, sancisce la difesa del francese quale «lingua della Repubblica» e riconosce al cittadino il diritto a esprimersi e a ricevere in francese ogni informazione;

    l'Italia, invece, non ha mai adottato alcuna politica linguistica in un'ottica di salvaguardia nazionale e di difesa identitaria; è invece prioritario che ciò avvenga. Si rende necessaria, come in Francia, una legislazione che tuteli il nostro patrimonio idiomatico sul piano economico, sociale, culturale, professionale. Non è più ammissibile che si impongano termini stranieri la cui corrispondenza italiana esiste ed è pienamente esaustiva;

    già con l'approvazione, in questa legislatura, della mozione Meloni n. 1/00278, il Governo si impegnava «ad adottare ogni opportuna iniziativa volta a tutelare e valorizzare la lingua italiana, quale grande patrimonio nazionale e a garantirne e promuoverne l'utilizzo pieno e corretto a partire dalle istituzioni .pubbliche, nazionali e locali»;

    i firmatari del presente atto di indirizzo ritengono, inoltre, che sarebbe auspicabile – come Fratelli d'Italia ha ipotizzato in una sua proposta di legge – l'istituzione del Consiglio superiore della lingua italiana, concepito come un organismo di ausilio al Governo nazionale, in cui la componente politica e quella culturale e accademica possano confrontarsi nell'ambito delle rispettive competenze; un istituto che collabori con le istituzioni pubbliche e private che hanno analoghe finalità,

impegna il Governo

1) ad adottare iniziative normative di rango costituzionale volte all'introduzione nella Costituzione previsione della lingua italiana come «lingua ufficiale della Repubblica italiana»;

2) ad adottare iniziative per tutelare il patrimonio linguistico garantendone la fruizione nell'informazione e nella comunicazione, nelle attività scolastiche e universitarie, nonché nei rapporti di lavoro e nelle strutture organizzative degli enti pubblici e privati;

3) ad adottare le iniziative di competenza per garantire l'utilizzo esclusivo della lingua italiana negli atti della pubblica amministrazione centrale, così come quelli degli enti locali e delle regioni, fatte salve le specifiche tutele costituzionalmente garantite;

4) a valutare l'opportunità di adottare iniziative per l'istituzione del Consiglio superiore della lingua italiana (Csli), volto alla tutela, alla valorizzazione e alla diffusione della lingua italiana nel territorio nazionale e all'estero;

5) ad adottare le iniziative di competenza per garantire che i percorsi formativi non specificamente rivolti all'apprendimento delle lingue straniere – negli istituti scolastici di ogni ordine e grado, nonché nelle università pubbliche italiane – siano offerti e predisposti sempre in lingua italiana.
(1-00448) «Meloni, Lollobrigida, Rampelli, Mollicone, Frassinetti, Donzelli, Montaruli, Albano, Bellucci, Bignami, Bucalo, Butti, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Deidda, Delmastro Delle Vedove, De Toma; Ferro, Foti, Galantino, Gemmato, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Rachele Silvestri, Silvestroni, Trancassini, Varchi, Vinci, Zucconi».

Risoluzione in Commissione:


   La VII Commissione,

   premesso che:

    il caso della squalifica per doping del marciatore alto atesino Alex Schwazer, già medaglia d'oro alle Olimpiadi di Pechino 2008, ha avuto un'enfasi internazionale;

    dopo essere risultato positivo ad un controllo antidoping alla vigilia dei Giochi olimpici di Londra 2012, venne squalificato dal Tribunale nazionale antidoping fino al 29 aprile 2016;

    rientrato in attività in occasione dei Mondiali a squadre di marcia 2016, vinse la 50 chilometri ottenendo la qualificazione per i Giochi olimpici di Rio de Janeiro 2016;

    il 22 giugno 2016 venne comunicato alla Fidal che Schwazer risultava nuovamente positivo ad un controllo antidoping su un campione di urine prelevatogli in un controllo a sorpresa il 1° gennaio 2016 (la sostanza dopante sarebbe stata testosterone);

    la Iaaf (Federazione internazionale di atletica leggera) decise quindi di sospenderlo in via cautelare in attesa della decisione finale che il 10 agosto 2016 venne ratificata dal Tas (Tribunale arbitrale dello sport) squalificando Schwazer per 8 anni, impedendogli perciò la partecipazione ai Giochi olimpici di Rio 2016;

    Schwazer, che si è sempre proclamato innocente e vittima di un boicottaggio, fin da subito ha impugnato la sentenza facendo ricorso;

    il 18 febbraio 2021 il tribunale di Bolzano ha disposto l'archiviazione delle accuse contro Alex Schwazer indagato per aver fatto uso di sostanze dopanti e, nella stessa ordinanza, ha stabilito con alto grado di credibilità razionale che i campioni di urina prelevati dal marciatore erano stati alterati allo scopo di farli risultare positivi;

    nonostante la giustizia ordinaria si sia espressa in modo così netto, al momento le principali istituzioni sportive che lo avevano squalificato fino al 2024, non sono disposte a riconsiderare il suo caso;

    la squalifica ha già tolto all'atleta 4 anni di vita e la possibilità di disputare le Olimpiadi 2016;

    se le autorità sportive internazionali non si esprimeranno, Schwazer dovrà stare fuori dall'agonismo fino al 2024, pregiudicando le sue probabili ultime olimpiadi visti anche i suoi 36 anni di età,

impegna il Governo

ad adottare iniziative, per quanto di competenza e nel rispetto dell'autonomia dell'ordinamento sportivo, affinché siano individuati strumenti idonei a consentire ad Alex Schwazer di partecipare ai prossimi Giochi olimpici di Tokyo.
(7-00621) «Belotti».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   secondo quanto risulta da un articolo pubblicato il 6 marzo 2021 dal quotidiano Il Sole 24 Ore, il gruppo industriale «Ion Investment», uno dei principali fornitori di soluzioni ed elaborazioni dati per il settore finanziario a livello globale, ha rilevato il controllo di Cedacri, la più importante azienda italiana specializzata in servizi informatici per il settore bancario, nonché principale operatore nel Paese di piattaforme di servizi bancari, software e servizi tecnologici per banche e istituzioni finanziarie;

   la partnership con Ion – e la conseguente leva sulle sue avanzate competenze tecnologiche nonché potenziali sinergie commerciali – ha l'obiettivo di accelerare ulteriormente il piano industriale di Cedacri che ambisce a diventare la principale piattaforma di core banking per le istituzioni finanziarie in Italia e all'estero;

   al riguardo, le dichiarazioni dell'amministratore delegato della suesposta azienda informatica, secondo le quali, con l'operazione di acquisizione si è rafforzato a livello internazionale, il posizionamento di mercato di Cedacri, per la gestione e lo sviluppo di software e analisi dati per grandi istituzioni finanziarie, banche centrali e grandi corporation, hanno confermato l'importanza strategica della medesima azienda italiana, nell'ambito dell'intero sistema finanziario;

   pochi giorni dopo la summenzionata operazione, è seguita l'offerta pubblica di acquisto di Cerved Group, colosso «fintech» nel settore delle informazioni commerciali, del merito e del rischio di credito, da parte del veicolo finanziario Castor – formato da Ion Capital, Fsi e da Gic, il fondo sovrano di Singapore – per un corrispettivo pari a 9,50 euro ad azione;

   queste operazioni finanziarie seguono all'acquisizione di pochi mesi fa, da parte sempre di Ion Investment, del gruppo toscano List, società sviluppatrice di applicazioni per l'industria finanziaria;

   in poco tempo, quindi, il gruppo Ion ha chiuso operazioni con due realtà strategiche per la raccolta dei dati economico-finanziari delle imprese italiane: Cedacri gestisce i software per i sistemi informativi degli istituti di credito ed esattoriali, mentre Cerved fornisce consulenza ai propri clienti elaborando i dati delle camere di commercio, oltre ad avere al suo interno una divisione rating, importantissima per chi oggi voglia identificare opportunità di acquisto fra le imprese italiane. Il ruolo rilevante delle due realtà, leader nel settore «fintech» delle informazioni, è poi tanto più strategico nel momento attuale di grande incertezza e difficoltà del Paese, ancora alle prese con la crisi socio-economica seguita alla pandemia Covid-19;

   per la finalizzazione di entrambe le operazioni di mercato, gioca un ruolo anche Fsi (il fondo strategico d'investimento partecipato anche da società controllate dallo Stato come Cdp Equity e Poste Vita), già azionista di Cedacri e che agisce di concerto con Castor per l'operazione di offerta pubblica d'acquisto di Cerved Group;

   in relazione a quanto suesposto, gli interpellanti evidenziano come la richiamata vicenda finanziaria, s'inserisca all'interno di un ambito particolarmente rilevante riguardante la sicurezza nazionale e le misure di presidio e di tutela adottate dal precedente Governo Conte, a supporto degli asset strategici e del correlato esercizio del cosiddetto golden power;

   a tal fine, secondo quanto emerge dalla relazione sulla politica dell'informazione per la sicurezza, elaborata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e trasmessa recentemente al Parlamento, gli effetti legati alla pandemia, configurano un quadro allarmante relativo all'anno 2020, in merito alle minacce verificatesi nei confronti degli asset strategici nazionali più importanti, che hanno riguardato la tenuta e la sicurezza delle aziende italiane, a causa dell'emergenza pandemica, che ha colpito pesantemente i bilanci (peraltro di tutti i Paesi europei e mondiali), sia pure con intensità diversa;

   stando alla relazione, l'incidenza della crisi sanitaria sul panorama della minaccia è emersa con particolare evidenza nell'attività informativa a presidio dell'economia nazionale. Le difficoltà della congiuntura hanno contribuito a rendere più concreto il rischio di azioni di tipo predatorio/speculativo nei confronti di asset pregiati in Italia. Al riguardo, l'intelligence ha intensificato l'attività di ricerca ed analisi a supporto del decisore politico, anche ai fini dell'esercizio dei poteri speciali (cosiddetto golden power) e dell'implementazione della normativa di riferimento;

   al riguardo, in relazione all'operazione di acquisizione da parte sostanzialmente del medesimo gruppo di Cedacri e successivamente di Cerved, gli interpellanti evidenziano come sia necessario provvedere al fine di garantire e, laddove possibile promuovere, le prospettive del «fintech» italiano, e assicurare le opportune finalità con cui i dati e le informazioni sono trattate dalle società –:

   se siano a conoscenza dei fatti riportarti in premessa e quali siano i loro orientamenti in merito, in particolare in relazione alle prospettive nel settore «fintech», e quali iniziative di competenza il Governo stia attuando (anche in consideratone delle partecipazioni finanziarie), al fine di promuovere le prospettive del settore «fintech» e di garantire verifiche scrupolose in ordine ad atti e operazioni societarie che interessano asset strategici per il sistema Paese.
(2-01153) «Zanichelli, Martinciglio».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro dell'istruzione, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   i vari decreti del Presidente del Consigli dei ministri riguardanti le misure urgenti per fronteggiare l'emergenza epidemiologica da COVID-19, non ultimo il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021, prevedono per quel che riguarda le istituzioni scolastiche di primo ciclo d'istruzione e nel caso di zone «gialle» ed «arancioni», l'obbligatorietà dell'utilizzo dei dispositivi di protezione delle vie respiratorie escludendo, da tale obbligo, solo i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l'uso dei predetti dispositivi;

   il Tar Lazio, con sentenza n. 02102/2021 del 19 febbraio 2021, ha dichiarato l'illegittimità dell'articolo 1, comma 9, lettera s), del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 3 novembre 2020 nella parte in cui dispone l'obbligo di indossare dispositivi di protezione delle vie respiratorie nei luoghi al chiuso, per bambini di età superiore ai 6 anni. Nella sentenza i giudici amministrativi hanno condiviso le valutazioni del Comitato tecnico scientifico che, invece, il Governo aveva deciso di non seguire. Il Comitato tecnico scientifico non aveva infatti consigliato di imporre in modo indiscriminato l'uso delle mascherine a scuola per i bambini di età compresa tra i sei e gli undici anni, ma aveva bensì richiamato le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità;

   in data 1° marzo 2021 la terza sezione del Consiglio di Stato, presieduta dal presidente Franco Frattini, si è espressa sul ricorso presentato da due genitori di Bolzano contro la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero della salute, dell'interno e dell'istruzione, la provincia autonoma di Bolzano e il dirigente scolastico dell'istituto frequentato dalla loro figlia in merito all'obbligatorietà dell'uso della mascherina;

   nella fattispecie del sopra citato ricorso, come appreso dalla stampa, una bambina di nove anni perfettamente sana aveva iniziato a manifestare malesseri e difficoltà respiratorie associati all'uso prolungato della mascherina, indossata in classe per lunghe ore. I genitori preoccupati avevano fatto visitare la bimba da alcuni medici specialisti che rilevavano valori anomali e preoccupanti di ossigenazione, pressione sanguigna e pulsazioni cardiache. Valori che prima di indossare il dispositivo di protezione risultavano nella norma, ma si alteravano in modo preoccupante durante il periodo di utilizzo della mascherina, per poi tornare a stabilizzarsi dopo averla tolta. A nulla sono valsi i certificati medici presentati dalla famiglia all'istituto scolastico perché non ritenuti sufficienti per l'esenzione della bimba dall'utilizzo della protezione su naso e bocca;

   tali casistiche si stanno riscontrando numerose su tutto il territorio nazionale;

   risulterebbe all'interpellante che non sia stata fatta alcuna valutazione di impatto preventivo sull'utilizzo dei dispositivi di protezione alle vie respiratorie nella fascia d'età che va dai 6 ai 12 anni. Una fascia che vive un particolare sviluppo evolutivo e che ha esigenze di ossigenazione maggiore rispetto agli adulti;

   l'Organizzazione mondiale della Sanità (Oms) ha posto condizioni e fornito approfondite indicazioni tali da non poter rendere «misura normale e incondizionata» l'uso del Dpi per i minori di anni 12 durante l'intera durata della permanenza in classe;

   nello stesso pronunciamento del 1° marzo 2021 del Consiglio di Stato veniva ribadito, anche alla luce dei criteri dettati dall'Oms, che l'imposizione non giustificata di un dispositivo come il Dpi su scolari giovanissimi presuppone l'onere per l'autorità emanante di provare scientificamente che l'utilizzo non abbia impatto nocivo sulla salute psicofisica dei destinatari –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali immediate iniziative di competenza intenda adottare al fine di garantire la massima sicurezza psicofisica dei bambini in relazione all'utilizzo del dispositivo di protezione delle vie aeree;

   se siano stati predisposti o si stiano predisponendo relazioni o atti di natura tecnico-scientifica che dimostrino che possa ritenersi scongiurato il pericolo che si verifichi uno scompenso di ossigenazione per apparati polmonari delle giovani fasce d'età o che vi siano ricadute sulla salute psicofisica ed i minori in una fase della crescita particolarmente delicata.
(2-01154) «Rachele Silvestri, Frassinetti».


   Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 15, del Testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 9 ottobre 1990 (Testo unico sulle tossicodipendenze) così recita: «Ogni tre anni, il Presidente del Consiglio dei ministri, nella sua qualità di Presidente del Comitato nazionale di coordinamento per l'azione antidroga, convoca una conferenza nazionale sui problemi connessi con la diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope alla quale invita soggetti pubblici e privati che esplicano la loro attività nel campo della prevenzione e della cura della tossicodipendenza. Le conclusioni di tali conferenze sono comunicate al Parlamento anche al fine di individuare eventuali correzioni alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa»;

   l'ultima Conferenza nazionale sulle politiche sulle tossicodipendenze si è tenuta a Trieste nel marzo 2009 (Governo Berlusconi); a partire dal 1990, le cinque precedenti Conferenze nazionali avevano rispettato i termini temporali fissati dal decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990;

   in risposta all'interrogazione a risposta scritta n. 4-00563, l'allora Ministro per la famiglia e le disabilità Lorenzo Fontana, cui erano affidate le deleghe in materia di droghe, affermava: «per la prossima Conferenza sono già state messe in atto le prime attività necessarie all'organizzazione dell'evento, come le consultazioni preliminari dei cosiddetti stakeholders, ai fini della definizione del programma che dovrà tenere conto anche delle novità intervenute sia nelle prassi giurisprudenziali che nel quadro normativo», nella stessa risposta riferiva altresì: «è quanto mai urgente organizzare entro breve la Conferenza che dovrà essere l'occasione per un confronto privo di contrapposizioni ideologiche volto ad individuare strumenti e soluzioni ad un problema, quello della diffusione di sostanze stupefacenti e psicotrope, per troppi anni assente nell'agenda del Governo e che ha assunto oggi nuove vesti e dimensioni»;

   purtroppo la Conferenza non è stata convocata;

   il bilancio di previsione per l'anno 2021 e per il triennio 2021-2023 della Presidenza del Consiglio dei ministri, contiene una succinta relazione sulle attività del centro di responsabilità «Politiche antidroga» e i relativi stanziamenti; le somme complessivamente assegnate alle «Politiche antidroga» sono pari ad euro 7.524.330,00 e sono destinate per euro 36.754,00 al funzionamento ed euro 7.487.576,00 agli interventi; 446.161 euro (quasi un decimo del totale) sono destinate annualmente alla «spesa per la Conferenza triennale sui problemi connessi alla tossicodipendenza ivi compresi gli eventi preparatori»;

   l'articolo 131 del Testo unico di cui al succitato decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990 prevede la presentazione entro il 30 giugno di ciascun anno di una relazione al Parlamento «sui dati relativi allo stato delle tossicodipendenze in Italia, sulle strategie e sugli obiettivi raggiunti, sugli indirizzi che saranno seguiti nonché sull'attività relativa alla erogazione dei contributi finalizzati al sostegno delle attività di prevenzione, riabilitazione, reinserimento e recupero dei tossicodipendenti»;

   i precedenti Governi hanno provveduto con grave ritardo al suddetto adempimento e lo hanno fatto a giudizio dell'interpellante in modo burocratico, anche perché non c'è stato dibattito parlamentare né politico;

   come affermato nell'Undicesimo libro bianco sulle droghe, tali relazioni mostrano peraltro la fotografia di un sistema «statico», che ancora si regge sulle due gambe «SerD/comunità», secondo il modello degli anni novanta, e la povertà dei dati in esse contenuti non permette di rilevare gli interventi innovativi che già esistono. Inoltre la riduzione del danno, che in Europa è un «pilastro» delle politiche in materia di droghe, è la grande assente nei dati ufficiali;

   l'impianto repressivo e sanzionatorio che ispira il Testo unico sulle sostanze stupefacenti continua ad essere il principale veicolo di ingresso nel sistema della giustizia italiana e nelle carceri. Sugli oltre 60.000 detenuti presenti in carcere al 31 dicembre 2019, ben 14.475 (quasi il 24 per cento) lo erano a causa del solo articolo 73 del Testo unico (sostanzialmente per detenzione a fini di spaccio). Resta ai livelli più alti degli ultimi 15 anni la presenza di detenuti definiti «tossicodipendenti»: sono 16.934, quasi il 28 per cento del totale;

   a parere dell'interpellante, solo il confronto fra tutti i soggetti interessati (Governo, regioni, amministrazioni locali, privato sociale, servizi pubblici per le dipendenze) può consentire l'avvio e l'implementazione di nuove politiche in materia, che siano all'altezza dei problemi delle persone e non si limitino a sterili proclami –:

   se non ritenga e in quali tempi di assumere le iniziative di competenza per assegnare la delega alle tossicodipendenze;

   se intenda rispettare quanto previsto dall'articolo 1, comma 15, del Testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 309 del 1990, convocando, a distanza di dieci anni dalla precedente, la VII Conferenza nazionale sui problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope.
(2-01155) «Magi».

Interrogazione a risposta orale:


   VALLASCAS. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, alcuni organi di stampa avrebbero rivelato che l'attuale presidente della Consob (Autorità italiana per la vigilanza dei mercati finanziari), il professor Paolo Savona, nominato nel 2019, potrebbe lasciare l'incarico prima della scadenza naturale del 2026;

   in particolare, il Corriere della Sera del 16 marzo 2021 avrebbe riferito che «Le indiscrezioni sulle dimissioni dell'economista di origini cagliaritane, 84 anni, circolano a Milano da qualche giorno»;

   la notizia, che sarebbe stata riportata anche da altri organi di stampa, non sarebbe stata smentita e non chiarirebbe le motivazioni alla base di questa decisione, né se si tratti di una scelta dell'interessato;

   è il caso di segnalare che il citato articolo del Corriere della Sera riferirebbe che «La scelta avrebbe preso forza sulla questione della riorganizzazione del personale dell'Authority. Una “riforma” per la quale il presidente della Commissione avrebbe chiesto l'adozione dello stesso contratto riconosciuto ai dipendenti della Banca d'Italia», che necessiterebbe, però, del visto di esecutività del Governo, e «Savona avrebbe legato il sì o il no della presidenza del Consiglio alla propria permanenza al vertice dell'Authority»;

   altri organi di stampa, però, farebbero intendere, viceversa, che le motivazioni sarebbero da attribuire ad altro visto che la questione del contratto non sarebbe nuova;

   in particolare, il quotidiano Il Giornale del 18 marzo 2021 avrebbe riferito che, secondo informazioni circolate in ambienti finanziari, il reale motivo sarebbe tutto politico e, in particolare, sarebbe legato al fatto che il presidente della Consob viene nominato con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Presidente del Consiglio;

   secondo il quotidiano, in questa fase istituzionale, il presidente della Consob rivestirebbe un ruolo tra i più preziosi e delicati, perché dall'Authority dovrebbero passare dossier di grande rilevanza, come il riassetto Mps e quello sulle dinamiche finanziarie su Generali: in questo contesto, secondo le informazioni riportate, Savona non risulterebbe una personalità in sintonia con l'attuale Governo;

   a conferma di quanto affermato, il giornale riferirebbe delle controversie sorte durante le consultazioni per la formazione del Governo nel 2018, quando, il professor Savona, dapprima indicato come Ministro dell'economia e delle finanze, venne, infine nominato ministro per gli affari europei;

   secondo le voci riportate, la citata circostanza sarebbe da attribuire a un presunto veto posto sul nome del professore, per alcune sue posizioni antieuro, veto di cui l'attuale Presidente del Consiglio, secondo quanto riferito, sarebbe stato l'ispiratore;

   l'articolista riferirebbe, inoltre, che il Presidente del Consiglio dei ministri e il Presidente della Consob si sarebbero spesso scontrati su numerose dispute economiche, come le regole e l'adozione dell'euro, e riferirebbe che, nel 2005, quando Draghi è diventato governatore di Bankitalia, tra le sue prime decisioni ci sarebbe stata la soppressione dell'Associazione Guido Carli, di cui Savona era segretario generale. Mentre quest'ultimo avrebbe avuto posizioni critiche sulla Bce di Draghi;

   quanto esposto, se fosse veritiero, esporrebbe a una situazione di grave vulnerabilità un'autorità chiamata a svolgere il delicato compito di vigilare sul corretto funzionamento dei mercati finanziari e della borsa in Italia, compito che non può in alcun modo essere assoggetto a condizionamenti politici o ad azioni che potrebbero pregiudicarne la reputazione e, conseguentemente, esporla ad azioni speculative da parte dei mercati finanziari –:

   se, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritenga opportuno chiarire gli intendimenti del Governo, in relazione ai poteri di competenza attinenti alla nomina del presidente della Consob, al fine di tutelare reputazione e autorevolezza di tale autorità e preservarla da situazioni di vulnerabilità che le citate notizie potrebbero determinare.
(3-02141)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince dalle dichiarazioni rese dal consigliere regionale pugliese Zullo agli organi di stampa e dall'interrogazione presentata dallo stesso consigliere al presidente del consiglio regionale della Puglia, pare che la Protezione civile della medesima regione abbia acquistato 120 dispositivi per la lettura in chemiluminescenza del risultato dei test dei tamponi antigenici rapidi e non li abbia mai utilizzati tenendoli fermi in un deposito;

   pare che l'acquisto dei 120 dispositivi sarebbe stato effettuato avvalendosi delle risorse spettanti alla regione Puglia e previste dall'articolo 18 del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137, finalizzate a «...sostenere ed implementare il sistema diagnostico dei casi di positività al virus SARS-CoV-2 attraverso l'esecuzione di tamponi antigenici rapidi da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera, scelta, secondo le modalità definite dagli Accordi collettivi nazionali di settore...»

   di quali elementi dispongano sulla vicenda, e in particolare in ordine alle motivazioni circa il mancato utilizzo dei dispositivi medici citati in premessa.
(5-05593)


   ALEMANNO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   per far fronte alle procedure di infrazione in materia ambientale avviate dall'Unione europea, il nostro Paese ha previsto nel 2016, l'istituzione del commissario straordinario unico per la depurazione, affinché si occupi di tutti gli interventi necessari all'uscita degli agglomerati individuati dall'infrazione della direttiva dell'Unione europea sulle acque reflue, oggetto delle condanne della Corte di giustizia dell'Unione europea nelle cause C-565/2010 e C-85/2013;

   la procedura di infrazione europea 2004/2034 avviata verso il nostro Paese, giunta a sentenza di condanna del 19 luglio 2012, ricomprende tra gli agglomerati della regione Puglia in violazione di normativa europea quello di Porto Cesareo (Le), a causa del fatto che il comune non risulta avere idoneo impianto fognario;

   inoltre, il limitrofo agglomerato di Nardo (Le) è servito da un depuratore dotato di scarico in battigia lungo la linea di costa, collocato presso la località di Torre Inserraglio, zona di notevole richiamo turistico ed individuata quale sito di interesse comunitario IT9150024, per l'alto valore ambientale che lo contraddistingue;

   secondo la deliberazione di giunta regionale n. 240 del 22 febbraio 2011, la regione Puglia ha disposto la realizzazione della condotta sottomarina di Nardo. Data la sua importanza, in quanto recapito finale indispensabile per la messa in esercizio dell'impianto di depurazione a servizio degli agglomerati urbani di Nardò e Porto Cesareo, la realizzazione della condotta risulta già finanziata a valere sulle risorse del Pos Fesr 2007/2013, ma non è mai stata effettivamente realizzata –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare al fine di verificare sotto il profilo tecnico e finanziario l'adeguatezza delle opere già realizzate e le criticità nella definizione delle soluzioni progettuali per gli interventi ancora in fase di realizzazione attesa l'urgenza di portare a compimento la realizzazione di una condotta sottomarina funzionale alla messa in esercizio del sistema di depurazione, al fine di rendere conforme l'agglomerato urbano di Nardò e Porto Cesareo e scongiurare qualsiasi ulteriore danno per la popolazione residente e per la tutela dell'ambiente costiero.
(5-05602)


   SPESSOTTO e GIULIODORI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il 26 febbraio 2021 il quotidiano La Nuova Venezia ha pubblicato la notizia sulle dimissioni dell'ingegnere Susanna Ramundo, esperta in siderurgia, chiamata quattro anni fa dall'ex provveditore Roberto Linetti e nominata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per fornire soluzioni alla corrosione avanzata delle cerniere del Mose;

   Ramundo ha motivato le sue dimissioni con una lunga e durissima lettera inviata al provveditore alle opere pubbliche Cinzia Zincone, nella quale lancia pesanti accuse per l'incompetenza e l'immobilismo e per la mancanza di interventi per fermare il degrado del sistema Mose;

   a febbraio 2017, il perito confermò il contenuto di una relazione dell'esperto metallurgico del provveditorato, Gian Mario Paolucci, che denunciava una condizione critica del sistema a causa di «materiali non conformi, durata ridotta, pericolo di crisi della struttura». Già da allora Ramundo ed altri consulenti proposero soluzioni per le parti ammalorate, mai ascoltate;

   la lista delle criticità è lunga a partire dall'elemento principale delle paratoie, le cerniere, così descritte sul sito del Mose «il cuore tecnologico delle barriere mobili per la difesa dalle acque alte. Per ciascuna paratoia la coppia di cerniere è necessaria per: vincolare le paratoie ai cassoni di alloggiamento; consentire il movimento delle paratoie (sollevamento e abbassamento); assicurare la connessione tra le paratoie e gli impianti per il funzionamento delle barriere mobili. Ogni cerniera è costituita da due elementi principali uniti tra loro: il maschio, vincolato alla paratoia, e la femmina solidale al cassone di alloggiamento»;

   nonostante ciò, Susanna Ramundo, invia un'accusa precisa al riguardo, ossia che non è mai stato eseguito un controllo subacqueo delle femmine delle cerniere «da cui dipende la staticità delle barriere mobili, anche se gli esperti la chiedono a gran voce da anni», e denuncia le omissioni avvenute, come l'assenza da due anni delle ispezioni dei tensionatori, anche se erano state «caldamente raccomandate» e la mancanza della commissione di collaudo tecnico amministrativo che, segnala Ramundo, «non ha mai approvato l'opera»;

   il provveditore alle opere pubbliche del Triveneto, Cinzia Zincone, dopo le dimissioni dell'esperta, in un'intervista pubblicata dal quotidiano La Nuova Venezia, le ha dato ragione, affermando che «La situazione del Mose è ancora peggiore di quello che appare»;

   il provveditore ha segnalato che il lavoro svolto da Ramundo è stato inviato alla Corte dei conti, ma dalla sua risposta si intuisce una critica diretta ai lunghi tempi di risposta da parte della pubblica amministrazione;

   inoltre, Zincone segnala una situazione bloccata da un anno per decisioni che non spettano a lei, ma al commissario straordinario;

   e per finire, ricorda che «c'è una gara per la manutenzione di Treporti da 17 milioni oggetto di ricorsi incrociati. Ho qui sul tavolo due diffide, una di Fincantieri e una di Cimolai» e che per la manutenzione delle cerniere «c'è una gara da 34 milioni di euro per ripensare materiali e strutture (...) bloccata dal commissario e dal direttore Ossola»;

   la fine dei lavori del Mose, prevista per il 31 dicembre 2021, rischia per problemi oggettivi di non poter essere rispettata –:

   se il Governo sia a conoscenza dei gravi fatti descritti in premessa e se non ritenga urgente adottare iniziative, per quanto di competenza, affinché venga fatta chiarezza sulla effettiva vita residua di alcune componenti delle cerniere del Mose e affinché venga garantita la sicurezza del sistema Mose attraverso una manutenzione sicura e regolare, così come più volte sollecitata dagli esperti incaricati, e vengano rispettati i tempi per la conclusione dei lavori del Mose stesso.
(5-05603)

Interrogazioni a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della salute, al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30, unitamente al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 2 marzo 2021, ha disposto l'applicazione di misure restrittive per il contenimento del contagio da COVID-19, prevedendo, in particolare, che, dal 15 marzo al 2 aprile 2021 e nella giornata del 6 aprile 2021, in tutte le «zone gialle», debbano trovare applicazione le disposizioni previste per le cosiddette zone arancioni, di cui all'articolo 1, comma 1, decreto-legge 13 marzo 2021, n. 30;

   in base alle disposizioni attualmente in vigore, le misure previste per la «zona arancione» si applicano alle regioni: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Molise, Sicilia, Sardegna, Toscana, Umbria, Valle d'Aosta e alla Provincia Autonoma di Bolzano; mentre quelle previste per la zona rossa alle regioni: Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Veneto e alla Provincia Autonoma di Trento;

   nelle cosiddette zone arancioni, come la Sardegna, è sempre vietato il consumo di cibi e bevande all'interno dei ristoranti e delle altre attività di ristorazione (ivi compresi bar, pasticcerie, gelaterie e altro), nonché nelle loro adiacenze;

   in particolare, dalle 5,00 alle 22,00 è consentita la sola vendita con asporto secondo il seguente schema: a) dalle 5,00 alle 18,00, senza restrizioni; b) dalle 18,00 alle 22,00, è vietata ai soggetti che svolgono come attività prevalente quella di bar senza cucina (e altri esercizi simili – codice Ateco 56.3), mentre la consegna a domicilio è sempre consentita, nel rispetto delle norme sul confezionamento e sulla consegna dei prodotti;

   le aree di servizio collocate nella rete autostradale sono sempre state ritenute essenziali, con la conseguenza che hanno potuto mantenere aperte tutte le relative attività: e ciò, correttamente, a supporto di tutti i lavoratori e cittadini costretti a percorrere, anche nel periodo emergenziale, le arterie in questione;

   le stesse misure non sono state assunte in favore delle attività poste sulle strade statali, con la conseguenza che nelle regioni come la Sardegna, prive di autostrade, i soggetti costretti a viaggiare lungo le medesime arterie – quali, ad esempio, la strada statale 131 Carlo Felice principale arteria stradale sarda, o la strada statale 131 DCN – non posso godere di un servizio essenziale come quello fornito dalle attività in questione;

   appare necessario considerare la peculiarità della regione Sardegna, consentendo, nel rispetto di tutti i protocolli sanitari, l'apertura di tutte le attività di servizio poste anche sulla rete stradale statale, equiparandole, in termini di essenzialità, a quelle presenti nelle autostrade –:

   se siano a conoscenza di quanto sopra esposto e quali iniziative intendano adottare per autorizzare l'apertura, come già avviene per la rete autostradale, di tutte le attività di servizio poste sulla rete stradale statale e, in particolare, di quelle esistenti sulle principali arterie stradali statali esistenti nel territorio della regione Sardegna.
(4-08711)


   FRATOIANNI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 16 marzo 2021 una delegazione della Rsu Filctem-Cgil della GSK Vaccini, insieme al segretario generale della Camera del lavoro di Siena ha incontrato il prefetto di Siena per illustrare le potenzialità industriali nel campo dei vaccini che lo stabilimento di Rosia potrebbe mettere in campo al servizio della lotta contro il Covid-19;

   la delegazione sindacale ha consegnato al prefetto una relazione sull'azienda dalla quale emerge come Gsk sia completamente esclusa dalla produzione primaria, seppur dotata dei bioreattori necessari alla produzione del bulk, oltre che dalla produzione secondaria in conto terzi del vaccino contro il Covid-19, cioè infialamento, confezionamento e distribuzione;

   da quanto si apprende il Governo starebbe individuando una serie di aziende che potrebbero produrre il vaccino anti Covid-19 anche per conto di terzi e Gsk secondo la Filctem-Cgil, avrebbe tutte queste potenzialità per farlo;

   il tema dell'aumento della produzione di vaccini anti Covid-19, come si è dimostrato è centrale nel garantire una vaccinazione di massa e la realtà di Siena, per storia, capacità delle maestranze e patrimonio tecnologico del sito produttivo, a parere dell'interrogante, non può essere esclusa;

   da un comunicato stampa della Filctem-Cgil si apprende, inoltre, che tutti i piani produttivi delineati a fine 2020 dalla Gsk sono saltati, visto che del miliardo di dosi di adiuvante che dovevano essere prodotto, forse nel 2021 ne rimarranno 100-150 milioni con un calo di circa il 90 per cento;

   a ciò si aggiunge la preoccupante flessione di richiesta dei vaccini contro le meningiti sui quali da tempo Gsk ha concentrato le proprie capacità produttive, tanto che al momento gli impianti sono sottoutilizzati e il personale, quando non invitato a fruire di periodi feriali, viene spostato da un reparto all'altro, situazione che desta preoccupazione sul futuro occupazionale dei siti senesi rispetto ad eventuali ricadute occupazionali che questa situazione potrebbe generare;

   Gsk si presenta tra le big pharma come la numero uno nel ramo dei vaccini, ma in questa pandemia sembra essersi fatta trovare assolutamente impreparata e non all'altezza della sfida;

   a parere dell'interrogante, oggi più che mai è necessaria la volontà politica di favorire accordi industriali tra aziende farmaceutiche utili a sconfiggere il Covid-19 e le sue varianti, cosa che sarà possibile solo con la somministrazione dei vaccini a tutta la popolazione mondiale;

   Gsk Vaccini, con sede in Toscana, a Siena e Rosia ha un potenziale industriale straordinario nel campo dei vaccini e, nonostante ciò, ad oggi, tale potenziale non viene messo al servizio della lotta contro il Covid-19;

   la carenza di dosi per garantire una vaccinazione di massa in tempi ragionevolmente brevi, unita ai problemi che alcune aziende produttrici hanno recentemente evidenziato, si veda AstraZeneca, deve spingere il Governo italiano ad attivare il prima possibile tutte quelle aziende, come Gsk, che da subito potrebbero produrre i tanto attesi flaconi di vaccino;

   cedere le licenze per la produzione in conto terzi è una strada da percorrere subito, perché non si può lucrare sulla salute e si ha il dovere di salvare quanto più vite umane possibili;

   infine, l'emergenza sanitaria ancora in corso ha evidenziato come la capacità di produrre vaccini sia considerata strategica da tutti gli esperti per affrontare in futuro nuove possibili pandemie e tale necessità è emersa dal dibattito nel mondo scientifico ma anche economico, nonché in ambito parlamentare –:

   se il Governo non intenda aprire un tavolo interministeriale affinché si verifichi la possibilità di coinvolgere Gsk nella produzione di vaccini anti-Covid, avendo la stessa, anche a giudizio dei sindacati, tutte le potenzialità per farlo e investendo così in un asset strategico per l'industria italiana del futuro.
(4-08712)


   PERCONTI, PAPIRO, SCANU, D'ORSO, ALAIMO, ZANICHELLI, PIGNATONE e PERANTONI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per il sud e la coesione territoriale, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   per rispondere alla crisi pandemica provocata dal Covid-19, i Governi facenti capo agli Stati membri dell'Unione europea hanno chiesto alla Commissione di presentare un ampio pacchetto che associ il futuro quadro finanziario pluriennale con uno specifico impegno per la ripresa nell'ambito dello strumento Next Generation EU. Per accedere ai fondi previsti dal citato nuovo strumento messo in atto dall'Unione europea per la ripresa che integra il Quadro finanziario pluriennale per il periodo 2021-2027, ciascuno Stato membro dovrà predisporre un Piano nazionale per la ripresa e la resilienza (Pnrr – Piano nazionale di ripresa e resilienza) per definire un pacchetto coerente di riforme e investimenti per il periodo 2021-2026, la cui bozza dovrà essere pronta entro il prossimo 30 aprile;

   l'azione di rilancio del Paese delineata dal suddetto Piano e condivisa a livello europeo è guidata da obiettivi di policy e interventi connessi a tre assi strategici: digitalizzazione e innovazione, transizione ecologica e inclusione sociale. Il Pnrr, in particolare, dovrà dettagliare le misure previste nelle aree di intervento riconducibili a sei «missioni» che rappresentano le aree «tematiche» strutturali di intervento, quali digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, rivoluzione verde e transizione ecologica, infrastrutture per una mobilità sostenibile, istruzione e ricerca, inclusione e coesione e infine salute;

   la proposta di linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza approvate dal Comitato interministeriale per gli affari europei del 9 settembre 2020 e trasmessa dal Governo al Parlamento il 15 gennaio, disponeva nella componente 3 della Missione 5 «Interventi speciali di coesione territoriale», il rafforzamento della Strategia nazionale delle aree interne (Snai) rilanciata dal Piano Sud 2030, con interventi sulle infrastrutture sociali e misure a supporto dei giovani e finalizzate alla transizione ecologica;

   il Ministro per il sud e la coesione territoriale, nel corso dell'audizione, tenutasi il 16 marzo 2021, presso le Commissioni riunite Bilancio e Politiche dell'Unione europea di Camera e Senato, in merito alla versione definitiva Pnrr elaborata dal Governo in queste settimane – come riportato a mezzo stampa – nella spiegazione della proposta di rimodulazione degli «Interventi speciali di coesione territoriale» pur avendo confermato il budget previsto per la suddetta componente 3 della Missione 5 del Recovery Plan, pari complessivamente a 4,18 miliardi di euro, ha – rispetto alla bozza di gennaio 2021 – annunciato di voler modificare la ripartizione delle risorse tra le linee di intervento. In particolare, le modifiche annunciate dal Ministro comporterebbero una riduzione dei fondi per la Snai, da 1,5 miliardi a 900 milioni di euro, così da destinare 600 milioni all'infrastrutturazione delle zone economiche speciali (Zes);

   a fronte della ripartizione dei fondi, non è chiaro, alla luce della riduzione delle risorse per le aree interne, se l'obiettivo del precedente Governo di ampliare il numero delle aree coinvolte nella Strategia – individuando quelle che maggiormente necessitano di urgenti investimenti pubblici per risolvere problemi quali l'accesso limitato ai servizi di base, il disagio socio-economico e lo spopolamento – dovrà essere abbandonato;

   le aree interne rappresentano un'opportunità di crescita per il Paese, che nel superamento delle differenze tra i suoi territori e nella loro rivitalizzazione, può trovare nelle stesse nuova forza e competitività, ragion per cui le medesime andrebbero sostenute con adeguati mezzi e investimenti nel lungo processo di sviluppo e inclusione, soprattutto in seguito alla grave crisi generata all'emergenza da Covid-19, dalla quale rischiano di uscire ulteriormente disagiate –:

   se il Governo sia a conoscenza della necessità di supportare con maggiori risorse lo sviluppo e la realizzazione della Strategia nazionale per le aree interne (Snai) e quali iniziative intenda mettere in atto nell'ambito del quadro illustrato in premessa al fine di non pregiudicare il rilancio della crescita delle zone economiche speciali a discapito delle aree interne.
(4-08716)


   MASCHIO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   tra gli innumerevoli settori produttivi messi in ginocchio dall'emergenza sanitaria, una categoria, che rischia il tracollo per il lungo periodo di restrizioni imposte per il contenimento dei contagi, è quella degli spettacoli viaggianti e dei giostrai;

   della loro crisi, che rischia di essere senza ripresa, ne ha parlato il giornalista e saggista Maurizio Scandurra, autore di un'analisi sugli effetti della pandemia sul settore: «Luna-park e spettacoli viaggianti sono al collasso. Sono a rischio due anni consecutivi di fatturato. I proprietari di giostre in Italia sono circa 15 mila, l'equivalente dei dipendenti dell'Ilva di Taranto nel periodo migliore. Sono famiglie itineranti numerose, titolari di ditte individuali con ricavati annui netti oscillanti in media tra i 25 e i 30 mila euro, dedotte le spese per il mantenimento delle attrazioni tra collaudo, manutenzioni e certificazioni di sicurezza, costi di suolo pubblico ed elettricità per il loro funzionamento, trasferte, assicurazioni, contributi, personale proprio e reperito in loco per il montaggio e smontaggio delle giostre. [...] Una categoria fortemente penalizzata anche dal fatto che la scorsa estate, con le regole sul distanziamento sociale, è stato ridotto il numero di attrazioni presenti nei parchi di divertimento. A ciò si aggiunga anche l'insufficienza dei contributi, e le complesse lungaggini burocratiche per ottenerli, del Fondo Unico per lo Spettacolo»;

   come testimoniato da Gianluca Cavedo, rappresentante degli operatori dello spettacolo viaggiante «Prima del lockdown operavano circa un centinaio di complessi circensi sul territorio nazionale, ad oggi molto probabilmente più della metà non sarà in grado di poter far ripartire la propria attività, con una importante perdita importante di posti di lavoro. Il circo, arte millenaria, ha la necessità per sopravvivere di avere uno Stato che non lo abbandoni e lo tenga in considerazione per la cultura e professionalità che esprime con artisti osannati all'estero e purtroppo dimenticati in patria. Quando si parla di spettacolo, si menzionano il cinema, la danza e il teatro e si dimentica la più antica arte, quella circense, che ha fatto scuola a tutte le forme di spettacolo citate poc'anzi. Si chiede di poter lavorare seguendo tutte i protocolli del caso e di poter far tornare il sorriso con la nostra arte e professionalità un'Italia che ne ha un estremo bisogno»;

   la crisi del settore ha coinvolto, ovviamente, anche l'indotto a cui appartengono, in particolare, abili e apprezzati artigiani che tra Bergantino e Melara (Rovigo) hanno creato il distretto veneto della giostra, di rinomata eccellenza mondiale, dove sopravvivono tradizioni artigiane secolari, fiore all'occhiello del made in Italy;

   senza alcuna prospettiva di riapertura, né adeguate misure di sostegno al reddito, dopo un anno di chiusure, migliaia di lavoratori rischiano di dover chiudere per sempre e non poter più sostenere le proprie famiglie;

   l'articolo 1 della legge 18 marzo 1968, n. 337, dispone espressamente: «Lo Stato riconosce la funzione sociale dei circhi equestri e dello spettacolo viaggiante. Pertanto, sostiene il consolidamento e lo sviluppo del settore»;

   la scelta sul proseguimento del lavoro delle imprese del settore è stata finora demandata alla discrezionalità dei sindaci, che il più delle volte hanno optato per una chiusura generalizzata –:

   se e quali immediate iniziative di competenza il Governo intenda assumere per pianificare la riapertura in sicurezza degli «spettacoli itineranti» e delle aree attrezzate con giostre e per le attività circensi, attraverso l'adozione di protocolli e misure uniformi su tutto il territorio nazionale.
(4-08720)


   CARDINALE. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 137 del 28 ottobre 2020 ha previsto, tra le altre misure, disposizioni volte a sostenere i settori economici più colpiti dall'emergenza sanitaria da Covid-19, al momento ancora in atto ed in una fase ancor più critica rispetto al mese di ottobre 2020;

   nell'iter di conversione (vi sono confluiti anche i testi dei decreti «Ristori bis» decreto-legge n. 149 del 2020, «Ristori ter» decreto-legge n. 154 del 2020 e «Ristori quater» decreto-legge n. 157 del 2020), con riferimento alla sospensione dei mutui, è stata approvata la disposizione concernente la proroga di un anno – passando dunque dal 31 dicembre 2020 al 31 dicembre 2021 – dei versamenti in favore degli istituti di credito «dalla prima rata in scadenza successiva alla data di presentazione della domanda». La sospensione dei mutui si applica anche ai finanziamenti in ammortamento da meno di un anno fino al 9 aprile 2020: dunque anche i finanziamenti attivati da poco tempo hanno potuto e potranno godere del periodo di «congelamento»;

   in sostanza, si tratta di una misura che agevola i titolari di un mutuo per la prima casa, i quali – dato il momento contingente particolarmente sfavorevole – posso richiedere (al verificarsi di condizioni di difficoltà economiche-lavorative specifiche) la sospensione del pagamento delle rate;

   fino al 17 dicembre 2020, tramite l'accesso al fondo gestito da Consap (cosiddetto Fondo Gasparrini), la richiesta di sospensione del mutuo poteva essere avanzata anche da lavoratori autonomi, liberi professionisti, artigiani e commercianti che avevano subito una riduzione di attività pari almeno al 33 per cento del fatturato;

   la misura di cui al paragrafo precedente non è stata più prevista con il decreto-legge n. 137 del 28 ottobre 2020 e dunque, dal 18 dicembre 2020 in poi, per lavoratori autonomi, liberi professionisti, artigiani e commercianti non è più stato possibile accedere all'agevolazione di cui sopra;

   il beneficio, inizialmente previsto dall'articolo 54 del decreto-legge «Cura Italia», aveva offerto un significativo supporto alle categorie di lavoratori autonomi duramente colpiti dalla crisi economica che si è sviluppata in seguito all'emergenza sanitaria;

   l'emergenza sanitaria, in maniera ancor più importante in questa delicata fase, sta mettendo a dura prova tutto il settore produttivo del Paese, con conseguenze drammatiche non solo nei confronti dei lavoratori dipendenti, delle medie e grandi imprese, ma anche nei confronti delle piccole imprese e di tutti i lavoratori autonomi –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, nel più breve tempo possibile, al fine di permettere anche ai lavoratori autonomi, ai commercianti, ai liberi professionisti ed agli artigiani, l'accesso alle misure che prevedono la sospensione del pagamento dei mutui relativi alle prime abitazioni.
(4-08727)


   ALAIMO, GIARRIZZO, DEL SESTO, PAPIRO, MARTINCIGLIO, SAITTA e D'ORSO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   il Ministro della salute, Roberto Speranza, presentava il 2 dicembre 2020 al Parlamento le linee guida del Piano strategico per la vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19 (decreto 2 gennaio 2021), elaborato da Ministero, commissario straordinario per l'emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa;

   il piano strategico dell'Italia per la vaccinazione Covid-19, basandosi sul dettato costituzionale ed ispirandosi ai valori e principi di equità, reciprocità, protezione, promozione della salute e del benessere, riconosce che, nella fase iniziale di disponibilità limitata di vaccini, è necessario definire delle priorità in modo chiaro e trasparente, tenendo conto delle raccomandazioni internazionali ed europee;

   il documento individua come categorie prioritarie gli operatori sanitari e sociosanitari, il personale ed ospiti dei presidi residenziali per anziani, gli anziani over 80, le persone dai 60 ai 79 anni, la popolazione con almeno una comorbidità cronica e riporta che, con l'aumento delle dosi di vaccino disponibili, si inizierà a vaccinare anche altre categorie di popolazione tra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali, quali anzitutto gli insegnanti ed il personale scolastico, le forze dell'ordine, il personale delle carceri;

   successivamente è stato adottato il documento «Le priorità per l'attuazione della seconda fase del Piano nazionale vaccini Covid-19» il cui obiettivo è quello di individuare l'ordine di priorità delle categorie di cittadini da vaccinare dopo quelle della fase 1, definito sulla base del criterio del maggior rischio di letalità correlato al Covid-19. Pertanto, i parametri presi in considerazione, sono stati l'età e la presenza di condizioni patologiche;

   nel definire i gruppi a cui dare priorità nella campagna di vaccinazione si è tenuto conto innanzitutto della particolare fragilità di alcune categorie di cittadini affetti da specifiche patologie valutate come particolarmente critiche in quanto correlate al tasso di letalità associata a Covid-19 per danno d'organo preesistente o compromessa capacità di risposta immunitaria a SARS-CoV-2. La prima categoria in ordine di priorità della seconda fase di vaccinazione è quella delle persone estremamente vulnerabili rappresentata dall'insieme dei soggetti, indipendentemente dall'età, affetti da patologie come malattie respiratorie e cardiocircolatorie, insufficienza renale, patologia oncologica, sindrome di Down;

   nei giorni scorsi è venuto alla luce una grave questione da risolvere, che coinvolge studenti e lavoratori che rientrano nella categoria delle persone estremamente vulnerabili; si tratta di soggetti che non possono accedere al vaccino nella regione in cui studiano o lavorano in quanto, hanno la residenza in un'altra regione;

   si è creato, dunque, il paradosso in base al quale studenti e lavoratori fragili, in quanto affetti da gravi patologie, devono rientrare nella regione di residenza per la somministrazione del vaccino, esponendosi ad ulteriori pericoli e rischi per la propria salute connessi anche al viaggio che devono affrontare per rientrare nel proprio comune di residenza;

   è necessario che la questione sia risolta quanto prima al fine di salvaguardare quei valori e quei principi che, ancorché costituzionalmente garantiti, se non osservati diligentemente in questa delicata fase, rischiano di mettere in pericolo molte vite umane;

   urge, dunque, un accordo tra le regioni e i Ministri competenti, che stabilisca regole uguali da applicare su tutto il territorio nazionale, affinché tutti i soggetti rientrati in questa categoria particolarmente esposta al contagio, a prescindere da dove vivono o lavorano, possano accedere ai vaccini, secondo quanto stabilito dal piano del Ministero della salute –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare affinché la somministrazione del vaccino sia garantita anche agli studenti fuori sede e ai lavoratori, che rientrano nella categoria 1 delle persone estremamente vulnerabili, direttamente nella regione in cui sono domiciliati indipendentemente dal luogo in cui si ha la residenza.
(4-08731)


   TORTO e D'ARRANDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   per l'anno 2021, nello stato di previsione del Ministero della salute è istituito un fondo con una dotazione di 400 milioni di euro da destinare all'acquisto dei vaccini anti SARS-CoV-2 e dei farmaci per la cura dei pazienti con COVID-19;

   per garantire il più efficace contrasto alla diffusione del virus SARS-CoV-2, il Ministro della salute adotta con proprio decreto avente natura non regolamentare il piano strategico nazionale dei vaccini per la prevenzione delle infezioni da, SARS-CoV-2, finalizzato a garantire il massimo livello di copertura vaccinale sul territorio nazionale;

   l'attuazione del piano nazionale per la vaccinazione è stato affidato al commissario straordinario per l'attuazione e il coordinamento delle misure occorrenti per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica COVID-19;

   ai fini della vaccinazione e sulla base delle disponibilità delle dosi di vaccino soprattutto nella prima fase della campagna vaccinale, sono stati identificati e definiti i gruppi prioritari tra i quali che sono gli operatori sanitari e sociosanitari «in prima linea», i residenti e personale dei presìdi residenziali per anziani (Rsa) e gli individui di età avanzata che rappresentano i soggetti con elevata probabilità di sviluppare una malattia grave;

   in parallelo a quella dei soggetti prioritari della prima fase è stata avviata la vaccinazione dei soggetti di età tra i 18 e 65 anni a partire dal personale scolastico e universitario docente e non docente, dalle Forze armate e di polizia, e nei luoghi a rischio quali penitenziari e luoghi di comunità e personale di altri servizi essenziali;

   anche se attualmente la somministrazione è in corso anche in favore di altri soggetti, rientranti nella voce «personale non sanitario», sono numerosi i casi di contagio avvenuti attraverso professionisti operanti in ambito sanitario, socio-sanitario e assimilabili che prevedono il contatto diretto e fisico con gli assistiti;

   la legge n. 3 del 2018, «legge Lorenzin» del gennaio 2018, ha individuato l'attività di osteopata, assieme a quella di chiropratico, come professione sanitaria, ma per il suo pieno riconoscimento sono necessari alcuni provvedimenti attuativi;

   in data 5 novembre 2020, in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, è stato sancito l'Accordo (atti n. 185/CSR), da recepirsi con decreto del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei ministri, volto a stabilire l'ambito di attività e le funzioni caratterizzanti le professioni dell'osteopata ed è stata rinviata ad un successivo accordo l'individuazione dei criteri di valutazione dell'esperienza professionale nonché dei criteri per il riconoscimento dell'equipollenza dei titoli pregressi alla laurea universitaria in osteopatia, il cui ordinamento didattico dovrà essere definito con decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, ai sensi dell'articolo 7 della legge 11 febbraio 2018, n. 3 –:

   se il Governo intenda fornire elementi circa lo stato dell'iter di recepimento dell'Accordo Stato-regioni citato in premessa e dell'iter di adozione del decreto previsto dall'articolo 7, comma 2, della legge 11 gennaio 2018, n. 3, per definire l'ordinamento didattico della formazione universitaria in osteopatia al fine dell'istituzione della professione sanitaria;

   se il Governo intenda valutare se inserire tra le categorie prioritarie anche i professionisti operanti in ambito sanitario, socio-sanitario e assimilabili che prevedono il contatto diretto e fisico con gli assistiti, come nel caso specifico della categoria degli osteopati.
(4-08733)


   SPESSOTTO, TESTAMENTO e CORDA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il 15 marzo 2021 Eurogroup for Animals, una lobby per la protezione degli animali con sede a Bruxelles, insieme ai suoi 70 membri in tutta Europa, ha lanciato una campagna di protezione nei confronti degli animali negli allevamenti, «No animal left behind» (nessun animale sia lasciato indietro), per far luce sui fallimenti dell'attuale legislazione sul «benessere» degli animali e chiedere che la Commissione europea si impegni a rivederla in modo ambizioso;

   infatti, le attuali leggi nazionali sul benessere degli animali nell'Unione europea, non riescono a proteggere gli animali e, di conseguenza, miliardi di loro in tutta Europa soffrono ogni giorno;

   è necessario che la Commissione europea agisca in modo ambizioso e si impegni per la revisione della legislazione sul benessere degli animali, assicurandosi che nessun animale sia oggetto di comportamenti e attività crudeli all'interno dei Paesi membri;

   la Commissione europea sta attualmente valutando la legislazione sul benessere degli animali per verificarne l'adeguatezza e apportare migliorie e cambiamenti in favore degli animali, in quanto esseri senzienti;

   si ricorda che già nella Dichiarazione universale dei diritti degli animali del 15 ottobre 1978 e all'articolo 13 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea (Tfue) del 2013, veniva riconosciuta la natura degli animali quali esseri senzienti e veniva sancita l'importanza del relativo benessere;

   per questo motivo le organizzazioni europee per la protezione degli animali chiedono la revisione della legislazione – la prima nel suo genere – che rientra anche nella strategia Farm to Fork, lanciata nel 2020 proprio da parte della Commissione con l'obiettivo generale di rendere i sistemi alimentari europei equi, sani e rispettosi dell'ambiente;

   innumerevoli indagini condotte dai membri di Eurogroup for Animals hanno dimostrato purtroppo che le leggi dei Paesi membri, sul benessere degli animali, non sono in grado di proteggere adeguatamente i miliardi di animali affamati, malnutriti, fisicamente costretti e confinati in spazi limitati, privi di luce naturale o aria fresca, che negli allevamenti trascorrono le loro vite in condizioni di sofferenza del tutto inaccettabili;

   l'elenco delle violazioni alla legislazione sul benessere animale, confermate da numerose investigazioni e denunce in tutta Europa, è impressionante;

   all'inadeguatezza delle normative vigenti, si sommano gravi lacune che lasciano privi di tutele legali milioni di animali negli allevamenti terrestri, e miliardi di pesci in quanto diverse specie, non sono protette da alcuna legislazione specifica. Tra queste, in particolare:

    i bovini allevati per il latte e per la carne oltre i sei mesi di età;

    i pesci, sia d'allevamento che pescati in natura;

    le pecore e le capre;

    i riproduttori di polli «da carne» e di galline ovaiole;

    volatili come le pollastre, i tacchini, le anatre e le oche, le quaglie;

    i conigli allevati a scopo alimentare;

   a tutto ciò si aggiunge che ogni anno milioni di animali vengono trasportati vivi all'interno dell'Unione europea e verso Paesi terzi per diversi giorni o addirittura settimane, esponendoli a fortissimo stress, disidratazione, lesioni, malattie e persino alla morte –:

   se il Governo sia a conoscenza della campagna di protezione nei confronti degli animali negli allevamenti, «No animal left behind», e se non ritenga opportuno promuovere in sede europea, ogni iniziativa di competenza affinché siano accolte le richieste avanzate nell'ambito della campagna suddetta;

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative per prevedere una revisione della normativa nazionale affinché siano recepite le istanze delle associazioni della campagna «No animal left behind», anticipando ogni decisione europea.
(4-08737)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI e CIABURRO. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto riportato da plurime fonti di stampa l'ex sottosegretario Angelo Tofalo non avrebbe ancora liberato l'appartamento di servizio prospiciente il palazzo dell'Aeronautica;

   il predetto appartamento costituiva benefit e/o privilegio funzionale garantito al deputato pentastellato quando ricopriva il ruolo di sottosegretario per la difesa;

   il predetto privilegio è stato tosto rivendicato dall'allora sottosegretario;

   non si registra eguale tempestività nel rilasciare l'appartamento, occupato in questo momento sine titulo, mentre, ad avviso dell'interrogante, si rivendicano privilegi senza alcuna giustificazione funzionale;

   l'alloggio di servizio di proprietà della Difesa fu assegnato all'allora sottosegretario Tofalo in tempi record ed in assenza di una normativa o direttiva che espressamente lo prevedesse;

   l'appartamento fu anche ristrutturato, evidentemente per rendere più gradevole e confortevole il soggiorno dell'allora sottosegretario Tofalo;

   visti i termini eccezionali di assegnazione, sarebbe stato opportuno che Tofalo lasciasse appena terminata l'esperienza dell'Esecutivo di Giuseppe Conte;

   a parere degli interroganti la resistenza di Tofalo potrebbe essere giustificata dal fatto che, in quanto alloggio di servizio, il canone d'affitto mensile sarebbe di soli 300 euro;

   elemento che contribuisce a rendere paradossale l'intera vicenda è costituito dal fatto che l'onorevole Tofalo, quando ancora ricopriva il ruolo di sottosegretario per la difesa, si scagliò contro gli occupanti degli alloggi di servizio militari sine titulo, affermando testualmente che «la Difesa deve accelerare nella riacquisizione dei propri beni»;

   è necessario ammettere, per onestà intellettuale, che la proclamata resistenza nel godimento del privilegio non sembra tradursi facilmente in fatti concreti atteso che eguale parabola contraddistinse il Ministro Elisabetta Trenta, anche lei esponente del Movimento 5 Stelle, che continuava a vivere nell'alloggio assegnatole anche dopo le dimissioni;

   sempre da fonti stampa, pare che lo Stato Maggiore abbia intimato all'ex sottosegretario Tofalo di lasciare libero l'alloggio entro e non oltre il 16 maggio –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto riportato in premessa;

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di giustificazioni particolari o frangenti eccezionali che giustifichino la permanenza nell'alloggio dell'ex sottosegretario Tofalo;

   quali siano stati i motivi che hanno indotto il Ministero della difesa ad assegnare l'alloggio all'ex sottosegretario Tofalo in assenza di specifica direttiva;

   quanto sia costata la ristrutturazione dell'alloggio assegnato all'ex sottosegretario Tofalo;

   se l'ex sottosegretario Tofalo abbia sempre e tempestivamente pagato i canoni di locazione concordati;

   se il Ministro intenda richiedere, per la denegata ipotesi che l'ex sottosegretario Tofalo non rilasciasse l'appartamento libero nel termine indicato, una somma a titolo di indennità di occupazione sulla base del reale valore di mercato dell'appartamento.
(4-08735)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:


   GIACOMETTO, PORCHIETTO, GIACOMONI e CATTANEO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   Banca d'Italia ha diffuso nei giorni scorsi i dati sulla situazione relativa alla moratoria dei mutui bancari adottata dal Governo, a partire dal decreto-legge n. 23 del 2020, per far fronte all'emergenza pandemica, A fine 2020 350 mila famiglie risultavano aver fatto richiesta di moratoria: per il 40 per cento facenti capo a liberi professionisti, per il 50 per cento a dipendenti, rimasti senza lavoro o con orario di lavoro ridotto di almeno il 20 per cento;

   tra marzo e giugno 2020 si sono registrate 90 mila domande di adesione al «Fondo Gasparrini», lo strumento che finanzia la sospensione delle rate sulla prima casa, il cui intervento è stato ampliato dal Governo proprio con la pandemia. Secondo Banca d'Italia «quasi 17 volte le richieste attivate nel 2011, durante la crisi dei debiti sovrani»;

   le norme, adottate in un momento in cui sembra che l'emergenza dovesse esaurirsi entro ottobre 2020 hanno previsto la sospensione fino a un massimo di 18 rate. Quanto alle scadenze, il 20 per cento è scaduto entro il 2020, il 60 per cento dovrebbe scadere entro giugno e la restante parte a fine 2021;

   secondo la Banca d'Italia una quota dei nuclei familiari «potrebbe avere difficoltà a riprendere il pagamento delle rate», per questo sarebbe cruciale «definire il termine delle moratorie e distribuire gli effetti nel tempo». Tuttavia la strada del prolungamento del periodo di sospensione potrebbe generare «problemi per le banche connessi ai flussi di pagamento»; mentre l'ipotesi opposta «potrebbe generare difficoltà nel rimborso con conseguente incremento dei crediti deteriorati nei bilanci bancari»;

   la Fabi, il sindacato dei bancari, ha allargato lo sguardo anche alle moratorie sugli altri tipi di finanziamenti, che riguardano 1,3 milioni di aziende per 198 miliardi e 1,4 milioni di cittadini per 95 miliardi: in totale, oltre 293 miliardi di euro. Ne consegue che 2,7 milioni tra famiglie e imprese rischiano una posizione di dissesto: in base alle nuove linee guida dell'Eba, se il debitore non è in grado di pagare quelle posizioni saranno classificate come in default;

   per la Fabi è necessario intervenire con grande tempestività: il Governo a livello europeo, presso la Commissione europea, mentre la Banca d'Italia dovrebbe intervenire presso l'Eba;

   a favore di queste proroghe si è mossa anche l'Abi: in un incontro con il Commissario europeo Gentiloni ha richiesto che la Unione europea, cui spetta la decisione, si pronunci a favore del prolungamento delle moratorie bancarie –:

   quali iniziative di competenza intenda adottare il Governo in merito alla problematica descritta in premessa.
(3-02140)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   CANCELLERI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   presso il Ministero dell'economia e delle finanze, con la legge n. 244 del 24 dicembre 2007, all'articolo 2, commi 475 e seguenti, è stato istituto il Fondo di solidarietà per i mutui per l'acquisto della prima casa (il cosiddetto «fondo Gasparrini»): la legge prevede inoltre la possibilità, per i titolari di un mutuo fino a 250.000 euro, contratto per l'acquisto della prima casa, di beneficiare della sospensione per 18 mesi del pagamento delle rate al verificarsi di situazioni di temporanea difficoltà;

   in occasione dell'emergenza sanitaria per l'epidemia di Coronavirus il Fondo è stato rifinanziato con 400 milioni di euro e, con l'articolo 54 del decreto-legge n. 18 del 2020, si estendeva la platea dei potenziali beneficiari, fino al 17 dicembre 2020, anche ai lavoratori autonomi, ai liberi professionisti e agli imprenditori individuali;

   è stenta inoltre prorogata al 31 dicembre 2021 la possibilità di sospensione dei mutui, ma escludendo da tale proroga come beneficiari i lavoratori autonomi, i liberi professionisti e gli imprenditori individuali –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative normative per prorogare la possibilità di sospensione dei mutui per liberi professionisti e gli imprenditori individuali, dato il periodo di profonda crisi che il nostro Paese sta affrontando.
(5-05598)

Interrogazione a risposta scritta:


   SUT. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'Aviosuperficie «La Comina», di seguito denominata «Aerocampo», è un'infrastruttura di proprietà del Demanio militare che si estende per circa 63 mila metri quadrati nel territorio del comune di San Quirino, in provincia di Pordenone, adibita ad usi pubblici tra cui quelli di protezione civile, di trasporto di organi e di esercitazione militare, nell'ambito delle attività del V Reggimento Aviazione dell'Esercito Rigel, della Protezione civile e dell'Azienda per l'assistenza sanitaria del Friuli occidentale, nonché ad usi ricreativi esenti da scopi di lucro;

   fonti di stampa locale a cui l'interrogante ha avuto accesso, riconducibili all'edizione pordenonese del Messaggero veneto, hanno a più riprese ricostruito gli accadimenti di pubblico interesse legati all'Aerocampo;

   l'Aerocampo, le cui attività di volo sono state sospese nel 2017 dall'Enac ad eccezione di quelle legate ad azioni di soccorso, nel 1997 veniva concesso in co-uso, fino al 2003, al comune di Pordenone, a seguito della stipula di una convenzione con la società del Ministero della difesa, «Difesa Servizi S.p.a.»;

   relativamente ai rapporti economici intercorsi tra il 1997 e il 2003 tra il comune di Pordenone e il Demanio per la locazione dell'Aerocampo, l'importo versato dalla suddetta Amministrazione comunale al Demanio ammontava a circa 670 euro annui;

   a partire del 2003, la suddetta convenzione tra comune di Pordenone e «Difesa Servizi S.p.a.» è stata prorogata annualmente, con l'individuazione del medesimo canone di locazione;

   contestualmente alla concessione dell'uso dell'Aerocampo al comune di Pordenone, quest'ultimo ne affidava per sei anni la gestione all'Aero Club Pordenone O.n.l.u.s., associazione di volontariato e protezione civile, attraverso la stipula di una convenzione che, all'articolo 5, aveva previsto la possibilità di concedere, in sub-concessione o in gestione, l'infrastruttura ad associazioni in possesso di determinate caratteristiche, contemplando inoltre il versamento di un canone di locazione annuo;

   nel 2012, il Demanio adeguava il canone di locazione dell'Aerocampo versato dal comune di Pordenone, provvedendo a rideterminarne l'importo e quantificandolo in 8.300 euro annui, alla luce della finalità sociale a cui l'infrastruttura risultava essere deputata, applicandovi dunque un canone agevolato secondo quanto previsto dalla legge 11 luglio 1986, n. 390, nonostante questa fosse stata oggetto di esplicita abrogazione ai sensi dell'articolo 29 del decreto del Presidente della Repubblica n. 296 del 2005;

   l'individuazione del predetto, errato computo del canone di locazione corrisposto tra il 2012 e il 2019 dal comune di Pordenone al Demanio ha condotto quest'ultimo al ricalcolo dello stesso canone quantificandolo, in ottemperanza alla normativa vigente, in un importo annuo pari a 43 mila euro;

   il totale degli arretrati rivendicati dal Demanio ammonta a circa 318 mila euro, comprendenti 118.673 euro, relativi alle annualità comprese tra il 2012 e il 2015, e 199.888,93 euro per quelle tra il 2015 e il 2019 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali siano i suoi intendimenti, per quanto di competenza, in merito ad essi, con particolare riferimento all'avvio di procedure interne di verifica delle responsabilità in essere, relativamente al mancato adeguamento del canone dell'Aviosuperficie La Comina ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica n. 296 del 2005.
(4-08734)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta scritta:


   RUFFINO, GAGLIARDI, NAPOLI, PEDRAZZINI e SILLI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   al fine di essere rappresentata in giudizio, sia per agire che per difendersi, la persona non abbiente può richiedere la nomina di un avvocato e la sua assistenza a spese dello Stato;

   l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato è valida per ogni grado del processo e, in ambito penale, altresì nella fase delle indagini;

   per essere ammessi al patrocinio a spese dello Stato è necessario che il richiedente sia titolare di un reddito annuo imponibile, ultima dichiarazione, non superiore a 11.746,68 euro (decreto ministeriale 23 luglio 2020). Se l'interessato convive con il coniuge o con altri familiari, il reddito è costituito dalla loro somma, salvo che gli interessi del richiedente siano in conflitto con quelli degli altri componenti il nucleo familiare con lui conviventi;

   possono richiedere l'ammissione al patrocinio a spese dello Stato: a) cittadini italiani; b) stranieri, regolarmente soggiornanti sul territorio nazionale al momento del sorgere del rapporto o del fatto oggetto del processo da instaurare; c) apolidi; d) enti o associazioni che non perseguano fini di lucro e non esercitino attività economica;

   la domanda di ammissione in ambito civile si presenta presso il consiglio dell'Ordine degli avvocati competente, che valuta la fondatezza delle pretese da far valere e se ricorrono le condizioni per l'ammissibilità. Poi trasmette copia del provvedimento all'interessato, al giudice competente e all'ufficio delle entrate, per la verifica dei redditi dichiarati. Se il consiglio dell'Ordine respinge l'istanza, questa può essere proposta al magistrato competente per il giudizio, che decide con decreto;

   dopo il provvedimento di ammissione l'interessato può nominare un difensore, scegliendolo dall'elenco degli avvocati abilitati alle difese per il patrocinio gratuito appositamente approntati dal consiglio dell'Ordine;

   è stato recentemente segnalato, oltre al noto problema della lungaggine nella procedura di pagamento, l'esaurimento delle risorse stanziate per il 2020, che si sono rivelate insufficienti a soddisfare tutti i compensi dovuti ai difensori che hanno prestato attività in regime di patrocinio a spese dello Stato –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare tempestivamente le iniziative di competenza per risolvere la problematica dell'esaurimento delle risorse stanziate per il 2020 per la liquidazione dei compensi dovuti agli avvocati che prestano la propria attività a favore di assistiti che beneficiano del patrocinio a spese dello Stato.
(4-08713)


   FIORINI, MORRONE, TOMASI, MURELLI e TONELLI. — Al Ministro della giustizia, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il protrarsi della pandemia da Covid-19 trova anche nelle carceri una significativa diffusione;

   è notizia di questi giorni che nel carcere di Reggio Emilia, nell'ultimo periodo, la diffusione del Coronavirus ha registrato un rialzo di casi positivi, che desta preoccupazione, soprattutto tra il personale dipendente e i detenuti; si tratta di un focolaio in continuo aumento nei numeri e di agenti di polizia penitenziaria difficilmente sostituibili anche in caso di malattia o isolamento domiciliare;

   la situazione rischia di degenerare ulteriormente; gli agenti stanno svolgendo un lavoro di negoziato continuo a causa dell'organico ridotto all'osso già prima della pandemia, che ora si sta riducendo sempre di più: sono tanti gli operatori contagiati (agenti di polizia penitenziaria, ma anche personale amministrativo, educatori, personale sanitario) e tanti quelli costretti a casa in regime di isolamento domiciliare perché entrati in contatto con positivi;

   risulta ad oggi di 12 agenti positivi di cui uno in ospedale e di 26 agenti in isolamento. Considerando tutto il personale, gli assenti sono circa 60, non sostituiti. Al lavoro dovrebbero essere in 150;

   per precauzione sono stati chiusi tutti i reparti, tranne due, che hanno la sede in edifici separati dove i detenuti possono uscire dalle celle;

   è, quindi, necessario che la situazione dei contagi all'interno della casa circondariale La Pulce sia affrontata con la massima tempestività per garantire la sicurezza sanitaria di tutti i soggetti che operano dentro e fuori la struttura –:

   se e quali iniziative di competenza, in particolare modo da parte del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, si intendano intraprendere per accertare i casi di contagio evidenziati in premessa e per prevenire i nuovi;

   se non si ritenga di effettuare maggiori screening e di procedere con il monitoraggio periodico per tutto il personale;

   se non sia opportuno sopperire alla carenza di personale in organico, conseguente a motivi di salute e/o di quarantena da Covid-19, inviando nuovo ed ulteriore personale.
(4-08729)

INFRASTRUTTURE E MOBILITÀ SOSTENIBILI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIPPA, VIANELLO, MARTINCIGLIO e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della transizione ecologica, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la mobilità aerea urbana (Uam – Urban Air Mobility) rappresenta il futuro dei trasporti e, grazie alle basse emissioni e alla possibilità di ridurre il rumore, i veicoli elettrici a decollo e atterraggio verticale, o eVTOL, appaiono la scelta più efficiente ed ecologica. Tuttavia, come per la mobilità aerea tradizionale, affinché la Uam diventi realtà, sarà necessario realizzare un sistema di controllo dello spazio aereo urbano, partendo da normative vincolanti;

   ad occuparsi di questo importante aspetto in Italia sarà l'Ente nazionale per l'aviazione civile (Enac), in attuazione della regolamentazione comunitaria in materia. Assicurare che i droni si integrino in sicurezza nello spazio aereo, a fianco dei velivoli tradizionali, è un obiettivo fondamentale per l'Autorità dell'aviazione civile e per l'Enav;

   stime recenti contano che, oggi, nelle 24 ore si contano circa 30.000 voli di droni in tutta l'Unione europea. La stessa Unione europea prevede che, nel 2035, i numeri saranno 20.000 voli su una singola città ogni ora. Sono cifre da traffico cittadino in ora di punta;

   dalla pagina web torino.repubblica.it in un articolo pubblicato il 21 febbraio 2021 si apprende che: «per la prima volta in Italia un drone elettrico ha trasportato merci pesanti in una città. È accaduto grazie a Leonardo, che ha avviato una serie di prove, autorizzate da Enac e in collaborazione con il comune e la società D-Flight (di cui fanno parte Enac, Leonardo e Telespazio). Il progetto si chiama “Sumeri: Si Salpa!” e ha come protagonista un velivolo autonomo dal peso di 130 chilogrammi, con un carico da 25 chilogrammi»;

   attualmente un utente che voglia avvicinarsi al mondo del volo aereo con aeromobili a conduzione remota Uas europeo deve tener presente che la materia è disciplinata anche a livello europeo da diversi regolamenti e direttive tra cui si citano le seguenti: i principali sono: regolamento UAS-IT, regolamento (UE) n. 2018/1139 «Regolamento Basico», regolamento (UE) n. 2019/947 «Regolamento di Esecuzione», Regolamento (UE) n. 2019/945 «Regolamento Delegato», regolamento (UE) n. 2015/1018 e Jar-Del-WG6-D.04 «Jarus guidelines on Specific Operations Risk Assessment (SORA)»;

   nel luglio del 2019 sono entrati in vigore 2 regolamenti che disciplinano, a livello europeo, il volo dei droni: il regolamento di Esecuzione (RE) (UE) 2019/947 sull'esercizio di sistemi di aeromobili senza equipaggio e il regolamento delegato (RD) UE 2019/945 sui requisiti di progettazione e di fabbricazione. Il 31 dicembre del 2020, tali norme sono diventate applicabili anche in Italia, con la conseguente disapplicazione delle norme nazionali in materia di operazioni con Uas (Unmanned Aircraft System (Easa)), anche detti Sapr (Sistema aeromobile a pilotaggio remoto) con il rispettivo dispositivo remoto (Enac), a meno delle operazioni che ricadono nelle previsioni dell'articolo 2, comma 3a, del regolamento (Ue) 1139/2018 e degli aspetti che rimangono di competenza dello Stato membro. L'Enac in data 4 gennaio 2021 ha pubblicato il regolamento Uas-t, applicabile dal 31 dicembre 2020, che disciplina quanto di competenza degli Stati membri;

   tali elementi evidenziano già come anche questo settore soffra di un appesantimento normativo che produce l'effetto di avere molti piloti domestici spesso ignari di tutto quello che dovrebbero conoscere e di rendere meno verticale la crescita di questo settore –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto esposto in premessa e quali iniziative intendano assumere anche nelle competenti sedi istituzionali europee, al fine di addivenire a d una semplificazione alla luce delle criticità emerse nel quadro regolatorio di settore;

   quali iniziative intendano adottare, per quanto di competenza, per rendere concretamente attuabile il quadro normativo in vigore in Italia, in particolare riguardo all'ambito relativo alla concreta capacità di far rispettare, da parte del potenziale utilizzatore, le previste procedure a monte delle attività volative, vista anche la complessità nel concepire sistemi di registrazione e banche dati comprensivi di tutte le tipologie.
(5-05592)


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   sulla pagina web de Il Fatto Quotidiano in data 11 marzo 2021 è stato pubblicato un articolo a firma Lilli Mandara intitolato «Le intercettazioni su Strada dei parchi: “Toto ha previsto di spendere zero” per la manutenzione» in cui si apprende che la Procura della Repubblica dell'Aquila in una inchiesta sui viadotti autostradali a rischio di sicurezza contesterebbe al principale referente della Toto Costruzioni Spa Carlo Toto il reato di attentato alla sicurezza dei trasporti, inadempienza nelle pubbliche forniture, crollo di costruzioni;

   dal testo si rileva, oltre al fatto che nei verbali i carabinieri parlano di lavori sui viadotti di A24 e A25 «già ammalorati», come gli stessi fossero convinti che lo stesso Carlo Toto avesse un ruolo centrale nelle indagini tanto che parlano di «presenza costante e pervasiva quale dominus indiscusso del gruppo che controlla in maniera dispotica» tutte le iniziative di Strada dei parchi, Toto Costruzioni spa e Infraengineering srl, nonostante non fosse più presidente del consiglio di amministrazione;

   nell'articolo si legge: «Chiede “economicità” Toto nei lavori di messa in sicurezza delle autostrade, “al fine di ridurre le spese per il gruppo aumentando quindi i ricavi dalla concessione”». Tanto che i lavori sui viadotti negli ultimi anni sono già ammalorati, con le armature corrose e degradate, colpa anche di materiali non idonei. E in molti casi il degrado delle armature esterne delle pile «è pressoché totale e sfiora il 100 per cento», determinando problemi di natura statica, spiegano i carabinieri. «Il presidente vorrebbe la più economica tra la bullonatura e la saldatura», dice un tecnico intercettato, «ha previsto di spendere zero», sempre nel nome del risparmio;

   tra gli altri gravissimi elementi di cui si viene a conoscenza e che alimentano un quadro inquietante su come fosse intesa la manutenzione di una importante infrastruttura, sulla pagina web è riportato: «Il gruppo usa anche gli “spauracchi” (li chiamano proprio così i carabinieri) della chiusura del traforo del Gran Sasso e della messa in cassa integrazione forzata dei dipendenti per aumentare il proprio potere contrattuale nei confronti del Ministero, per ottenere finanziamenti per i lavori e aumentare i pedaggi. “L'unica cosa che ha funzionato negli ultimi anni davvero, è stata la minaccia di chiudere il traforo del Gran Sasso”, dicono in una intercettazione due dirigenti della società»;

   nel mese di novembre 2020 e due arterie stradali sono state commissariate come previsto dal «decreto Rilancio» con il preciso intento di sbloccare i cantieri e ai due professionisti incaricati è stato dato l'onere di far ripartire i lavori e la rimodulazione del piano finanziario;

   Strada Dei Parchi spa avrebbe fatto sapere che «il ruolo di Carlo Toto non è come quello dipinto negli atti dell'inchiesta, e che il suo interessamento si è sempre registrato a cose fatte, e che sull'uso dei materiali inadeguati, Strada Dei Parchi avrebbe smentito categoricamente, ribadendo “di aver chiesto l'incidente probatorio, per dimostrare tecnicamente che il materiale utilizzato era perfettamente rispondente a criteri di efficienza e adeguatezza”» –:

   quali iniziative di competenza siano già state adottate o si intendano adottare affinché sia accertato lo stato dei viadotti ritenuti a rischio e citati nell'inchiesta e se non intenda, anche alla luce delle intercettazioni emerse, confermare che il piano economico-finanziario presentato prima da Strada Dei Parchi e successivamente dal commissario, rappresenti e persegua effettivamente gli interessi pubblici sottesi;

   quali iniziative di competenza, anche di carattere normativo, intenda assumere per disciplinare l'aspetto, della sicurezza di questa importante arteria di collegamento che sovente è al centro di diverse attenzioni degli organi di controllo e che, anche per il tema dei pedaggi, rappresenta un disagio per gli utenti della strada, in particolare per coloro che la percorrono regolarmente.
(5-05594)


   VILLAROSA. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili. — Per sapere – premesso che:

   nel 1997 a seguito dell'unificazione dei tre distinti Consorzi concessionari Anas operanti nella regione siciliana per la costruzione e la gestione delle autostrade Messina-Catania-Siracusa, Messina-Palermo e Siracusa-Gela veniva costituito il Consorzio per le autostrade siciliane (Cas);

   il 27 novembre 2000 veniva stipulata una convenzione tra Anas ed il Cas avente per oggetto il completamento, la costruzione e la gestione dei tratti autostradali fino al 31 dicembre 2030; dal 1° ottobre 2012 il Ministero subentra ad Anas nella concessione;

   il concessionario riveste natura di soggetto pubblico sottoposto al controllo della regione siciliana;

   come si apprende da diversi atti parlamentari, già dal 2006 era stata avviata una procedura di contestazione nei confronti del Cas per gravi inadempienze, procedura che si era conclusa con la decadenza dalla concessione. Tale provvedimento era stato però dichiarato nullo con sentenza del Consiglio di giustizia amministrativa nel 2011;

   come risulta dalla relazione sull'attività del Ministero relativa al 2017 l'attività di verifica e controllo dell'operato del Consorzio è proseguita e sono state contestate allo stesso le molteplici non conformità periodicamente rilevate sulle autostrade gestite. Nel gennaio 2013 era stata avviata un'ulteriore procedura di contestazione formale per mancati adempimenti, relativi al quinquennio 2009-2013, formalizzata poi il 4 dicembre 2014 con atto di diffida e messa in mora. In aggiunta a tale contestazione formale e per fatti successivi alla stessa, sono state avanzate ulteriori contestazioni per inadempimenti di natura tecnica e amministrativa, al 30 giugno 2014 (relativi al 2013), al 30 giugno 2015 (relativi al 2014), al 30 giugno 2016 (relativi all'anno 2015), al 30 giugno 2017 (relativi all'anno 2016) è al 30 giugno 2018 (relativi all'anno 2017) per gli inadempimenti alla vigente convenzione;

   da ultimo, con atto di diffida notificato in data 7 settembre 2017, è stato riavviato il procedimento di decadenza intimando al Consorzio, la rimozione degli inadempimenti contestati entro 180 giorni dal ricevimento della diffida;

   nella diffida, come risulta da una risposta all'interrogazione n. 4-01236, erano state riscontrate e contestate al Consorzio 755 inadempienze. Ad esito delle verifiche di ottemperanza effettuate allo scadere del termine, tuttavia, solo 214 non conformità sono risultate appianate, talché si era evidenziata l'opportunità di richiedere al concessionario un piano programmatico d'intervento per la risoluzione delle criticità ancora in atto;

   il 12 febbraio 2019 il concessionario per affrontare, superare e risolvere le numerose e protratte inadempienze riscontrate dal Ministero ha formalizzato e approvato un piano di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria relativo al periodo 2019-2021;

   a quanto si apprende dalla stampa, pare che la diffida sia oltretutto scaduta ad ottobre 2020;

   inoltre, da quanto risulta nell'allegato G della concessione, le concessioni di servizi sulla A/18 erano in scadenza nel 2004; sul portale non risultano documenti inerenti a possibili proroghe ed in aggiunta non si riscontrano invece informazioni utili sulle concessioni di servizi relativi alla A/20;

   in data 14 dicembre 2020, a seguito dell'operazione «Fuori dal tunnel», sono state rinviate a giudizio 6 persone tra cui alcuni funzionari dell'ente per corruzione, falsità ideologiche, turbativa d'asta, truffe e altri reati;

   il 4 marzo 2021 sono stati sequestrati dalla procura di Barcellona Pozzo di Gotto 22 cavalcavia lungo la A/20 e risultano essere iscritti nel registro degli indagati quattro funzionari del Cas per omissione di manutenzione di strutture in rovina –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto e se intenda, alla luce delle numerose inadempienze, diffide ed inchieste giudiziarie, adottare le iniziative di competenza per completare la procedura di revoca della concessione al Consorzio autostrade siciliane.
(5-05595)

Interrogazione a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   si registrano frequenti disagi e condizioni di sovraffollamento su numerose tratte aeree nazionali, in specie da e per la Sardegna, che pregiudicano collegamenti essenziali, ostacolano lo spostamento di migliaia di cittadini e lavoratori e, soprattutto, appaiono incompatibili con le misure e le precauzioni igienico sanitarie che chiaramente si impongono – e sono, infatti, imposte alla maggior parte delle attività – ai fini del contenimento della pandemia da Covid-19;

   l'ultimo di tali episodi – che, peraltro, hanno già formato oggetto di interrogazioni parlamentari e articoli di stampa – è stato riscontrato personalmente dall'interrogante sul volo Alitalia «AZ1565», Cagliari-Linate, del 22 marzo 2021;

   due passeggeri, tra cui una signora anziana, hanno accusato un malore durante il volo, dovuto evidentemente alle condizioni di estremo carico dell'aeromobile, rendendo necessario l'intervento del personale di bordo che fortunatamente è riuscito, con professionalità, a far rientrare la situazione;

   con atti di sindacato ispettivo n. 4-06139 e n. 4-06441, l'interrogante riportava precedenti segnalazioni in merito e stigmatizzava, peraltro, l'assenza di dispenser di soluzioni igienizzanti negli aeromobili e nei servizi igienici degli stessi –:

   se non sia il caso di adottare iniziative per potenziare i collegamenti aerei e aumentare il numero dei voli nelle tratte nazionali, incluse quelle da e per la Sardegna, in cui si registrano condizioni di sovraffollamento cronico;

   se e quali iniziative di competenza i Ministri interrogati intendano attivare affinché i vettori aerei provvedano all'installazione di dispenser di soluzioni igienizzanti o, in alternativa, alla fornitura di salviettine igienizzanti, rivedendo le attuali disposizioni in materia di divieti «LAG» (liquidi, aerosol e gel) in cabina e coordinandole con le disposizioni in materia di Dpi anti-Covid-19;

   se non ritengano opportuno promuovere la predisposizione di voli cosiddetti Covid tested verso la Sardegna, con partenza dagli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Linate, anche con possibilità di effettuare il test nelle aerostazioni di partenza, al fine di semplificare le operazioni di sbarco nell'isola.
(4-08719)

INTERNO

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   con ordinanza del 9 dicembre 2020, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione G.i.p., ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Antonino Castorina e Carmelo Giustra, nell'ambito di un'indagine che ha rivelato (riprendendo testualmente il testo del provvedimento) elementi inquietanti relativi alle elezioni comunali svoltesi il 20 e 21 settembre;

   nella richiesta del pubblico ministero accolta dal giudice, si trovano contestati diversi capi d'incolpazione a carico dei due soggetti, per una serie di reati elettorali e numerose fattispecie di falso in atti pubblici;

   in particolare, gli indagati avrebbero messo in opera un articolato, quanto pervasivo, sistema di alterazione del procedimento elettorale, sia mediante la nomina di presidenti di seggio che parrebbero compiacenti, sia mediante la registrazione di voti falsi, espressi, fra l'altro, a nome di soggetti ultraottantenni ricoverati in case di cura o, addirittura, di elettori deceduti;

   negli atti del procedimento penale, peraltro, ad avviso degli interpellanti, vengono proiettate ombre assai significative sulla posizione del sindaco allora in carica, poi riconfermato, Giuseppe Falcomatà;

   più in dettaglio va considerata la posizione del primo cittadino in ordine all'applicazione dell'articolo 20 del decreto del Presidente della Repubblica n. 570 del 1960 (il testo unico delle elezioni comunali), posto che tale norma sta stabilisce che in caso d'impedimento del presidente di seggio, il quale sopraggiunga in condizioni tali da non consentire la surrogazione normale, assume la presidenza il sindaco stesso, ovvero un suo delegato;

   sennonché, nella vicenda si sarebbero verificate – stando alle risultanze del procedimento penale – diverse anomalie: l'individuazione come delegato del consigliere comunale Castorina, soggetto candidato alla tornata del 20 e 21 settembre, e dunque in conflitto d'interessi rispetto al ruolo;

   la ratifica finale da parte del sindaco, che, sembrerebbe avvedutosi dell'irregolarità del procedimento seguito per la sostituzione dei presidenti di seggio, e sebbene avvertito dalle segreterie circa le anomalie sin da subito riscontrate, ha nondimeno fatto proprie e confermato le designazioni operate da Castorina;

   il già allarmante quadro investigativo si è, purtroppo, ulteriormente arricchito e aggravato in queste settimane;

   il 3 marzo 2021, infatti, sono stati disposti dal Gip cinque arresti domiciliari e una sospensione dall'esercizio del pubblico ufficio. Le misure sono state disposte a carico di soggetti dell'entourage di Castorina, indagati a vario titolo per alterazione del voto, falsità ideologica in atto pubblico e abuso d'ufficio: secondo la ricostruzione degli inquirenti, questi avrebbero aiutato il consigliere a reperire le copie delle tessere elettorali utilizzate per far risultare voti in favore di Castorina da parte di anziani in realtà mai andati alle urne o addirittura di persone defunte;

   ulteriori riscontri sono poi intervenuti dalle intercettazioni e dalle dichiarazioni di Giustra, che ha ammesso come consapevolmente, in violazione delle norme vigenti, Castorina lo avesse nominato presidente di seggio;

   nel complesso, dalla vicenda suesposta – al di là dell'accertamento delle responsabilità individuali che avverrà in sede penale – emergono, ad avviso degli interpellanti, profili d'illegittimità di rilevanza tale da inficiare, ove confermati, l'intero procedimento elettorale e i suoi esiti;

   il numero e la specie delle irregolarità e dei vizi dedotti, infatti, ben potrebbero, secondo gli interpellanti, aver alterato in misura decisiva l'espressione della volontà popolare e la stessa genuinità del voto; ciò anche considerando che Castorina è risultato il candidato più votato di tutto il Centrosinistra con oltre 1.500 preferenze, decisive per consentire alla coalizione di superare la soglia necessaria a ottenere il premio di maggioranza;

   deve aggiungersi, poi, che comunque la designazione di molti presidenti di seggio in forza di deleghe irregolari configurerebbe una forma d'illegittimità originaria, suscettibile di riverberarsi, in via derivata, sugli atti successivi;

   in ogni caso, i fatti riportati sin da subito rifluiscono, danneggiandola, anche sulla legittimazione democratica e sul prestigio di tutte le principali istituzioni comunali, imponendo con urgenza chiarimenti per i cittadini reggini –:

   di quali elementi disponga il Ministro interpellato in relazione a quanto esposto in premessa e se intenda valutare se sussistono i presupposti per adottare iniziative di competenza ai sensi degli articoli 141 e seguenti del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(2-01152) «Cannizzaro, D'Ettore».

Interrogazione a risposta orale:


   ZANETTIN. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il giornale di Vicenza in edicola il 26 marzo 2021 informa i lettori su un inquietante fatto di cronaca avvenuto a Thiene (Vicenza);

   un immigrato tunisino, pregiudicato, indicato solo con le iniziali E.S.R, meglio noto come Safa, di 42 anni, alle ore 22,30 di martedì 23 marzo 2021, in stato di ubriachezza, ha forzato l'ingresso di un condominio in via Dante e ha tentato di entrare in due appartamenti, dove voleva passare la notte. Gli inquilini terrorizzati hanno chiamato le forze dell'ordine;

   quando queste ultime sono arrivate sul posto il malintenzionato si era già allontanato ed è stato identificato;

   il quotidiano ricorda che il comando di polizia locale, in accordo con sindaco di Thiene Casarotto, già il 28 febbraio 2021, aveva chiesto alla locale questura informazioni in merito alla procedura di espulsione dal territorio nazionale del citato extracomunitario, pratica avviata il 27 maggio 2007, quasi quattro anni fa;

   il comando della polizia locale ha inoltrato all'Autorità giudiziaria e alla questura una specifica informativa richiedendo l'adozione di idonea misura di sicurezza e la definizione della procedura di espulsione –:

   per quale motivo, a distanza di quasi quattro anni, non sia stata ancora definita la pratica di espulsione dal territorio nazionale di E.S.R., meglio noto come Safa.
(3-02139)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PEZZOPANE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   da notizie a mezzo stampa si è appreso che un tredicenne di Sulmona, in provincia dell'Aquila, durante una perquisizione il 14 febbraio 2021, avrebbe subito umiliazioni e altri atti di prevaricazione;

   secondo quanto riportato dagli organi di informazione il minore sarebbe stato fermato da una pattuglia della Polizia di Stato, nell'ambito dei controlli anti-Covid e antidroga, nei pressi della centrale piazza Garibaldi, dove si trovava assieme a un gruppo di amici;

   dopo i primi accertamenti effettuati sul posto da parte degli agenti della polizia, per verificare il rispetto delle misure anti-contagio e contrastare il fenomeno dello spaccio sul territorio, il ragazzo sarebbe stato condotto presso il commissariato di pubblica sicurezza di Sulmona dove «sarebbe stato invitato a spogliarsi per poter procedere alla perquisizione che avrebbe dato esito negativo e nello stesso tempo, a flettersi per intraprendere esercizi di flessioni e piegamenti con tutto il corpo», alla presenza del fratello maggiore;

   a seguito dei fatti riportati, la madre avrebbe dichiarato che il figlio ha «aumentato a dismisura il mangiare e si è chiuso in un mutismo che preoccupa. Non esce di casa e mi trovo costretta a interpellare anche specialisti della materia»;

   secondo quanto riportato dagli organi di informazione la madre avrebbe già depositato una formale denuncia presso la procura di Sulmona e sarebbero già in corso indagini della magistratura volte a verificare la correttezza e alla legittimità delle procedure adottate –:

   se nel pieno rispetto delle indagini in corso da parte della magistratura, sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche in considerazione della giovanissima età del minore, per contribuire ad accertare lo svolgimento dei fatti e scongiurare anche in futuro il possibile verificarsi di episodi di abuso di autorità, in particolar modo nei confronti di soggetti minori di età.
(5-05591)


   FERRO e PRISCO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a parere degli interroganti, e come condiviso anche dai sindacati di polizia Siulp e Fsp, appare ormai evidente la necessità di una sede del reparto mobile della Polizia di Stato nella città di Catanzaro, al fine di potenziare l'apparato di prevenzione per commisurarlo alle reali esigenze di sicurezza del capoluogo, a partire dalle attività di controllo nei quartieri periferici a forte presenza criminale;

   l'attivazione del reparto mobile permetterebbe una più efficiente risposta alle esigenze di ordine pubblico provenienti dall'intera regione e per gli altri servizi di Polizia, dalla gestione degli sbarchi, all'impiego di agenti negli stadi, oltre ai delicati servizi di vigilanza e di ordine pubblico all'interno del C.a.r.a. di Crotone, uno dei più grandi d'Europa, e alle esigenze di ordine pubblico e sicurezza connesse alle udienze del maxi-processo «Rinascita Scott», in corso nell'aula bunker di Lamezia Terme;

   tale attivazione risponderebbe anche ad esigenze di economicità ed efficienza, considerato che si eviterebbero gli onerosi trasferimenti, pressoché quotidiani, di personale da altre province, e che la struttura del centro polifunzionale della Polizia di Stato potrebbe ospitare il personale, senza ulteriori impegni di spesa;

   improcrastinabile appare, inoltre, l'adeguamento dell'organico del commissariato di P.S. di Lamezia Terme alle effettive esigenze attuali, se solo si considera che la pianta è statua determinata con circolare del 15 giugno 1992 e mai aggiornata: oggi Lamezia Terme è la terza città della Calabria per numero di abitanti e per estensione territoriale; è sede dell'aeroporto internazionale e del campo rom più vasto della regione, territorio crocevia di traffici illeciti e, come ricordato, città che ospita il maxi processo «Rinascita Scott»;

   nonostante ciò, il locale commissariato conta un organico di 87 unità, ben al di sotto della pianta disegnata dalla citata circolare del 1992 che ne prevedeva 93, con una rilevante necessità di implementazione immediata degli ufficiali di polizia giudiziaria e, quindi, potenziamento numerico delle qualifiche del ruolo degli ispettori e dei sovrintendenti;

   altra riflessione riguarda, infine, il commissariato sezionale di Catanzaro Lido, area più dinamica del capoluogo di regione, ma anche polo di attrazione per la criminalità, con un'alta densità di cittadini di etnia rom: anche in questo caso, negli anni si è assistito a un costante depauperamento dell'organico e ad oggi il commissariato conta 29 operatori di cui solo 25 con impiego operativo –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per dare seguito a quanto esposto in premessa, al fine di istituire il reparto mobile della Polizia di Stato nella città di Catanzaro e potenziare, in termini di personale e dotazione di mezzi, il commissariato di Lamezia Terme, con l'implementazione delle qualifiche degli ufficiali di polizia giudiziaria, e il commissariato sezionale di Catanzaro Lido.
(5-05596)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SAITTA, PAPIRO, MARTINCIGLIO, LUCIANO CANTONE, FICARA e DAVIDE AIELLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   l'operazione Sipario, coordinata dalla procura della Repubblica di Catania – direzione distrettuale antimafia – e affidata ai militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Catania, ha consentito di svelare le attività estorsive e le infiltrazioni presenti nel tessuto economico e politico del comune di Catania da parte del clan Cappello;

   il giudice per le indagini preliminari ha disposto misure cautelari nei confronti di 22 soggetti indagati, a vario titolo, per associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsioni aggravate dal metodo mafioso, corruzione, falso in atto pubblico, trasferimento fraudolento di valori, bancarotta fraudolenta, riciclaggio, autoriciclaggio, corruzione elettorale, intralcio alla giustizia aggravato dal metodo mafioso;

   sono state altresì sottoposte a sequestro quote sociali, beni mobili, immobili e conti correnti di tre società aventi sedi a Catania, attive nella gestione di noti bar e ristoranti nel capoluogo, per un valore di circa 5 milioni di euro;

   le indagini, condotte dalle unità specializzate del Gico di Catania, hanno consentito di monitorare l'attività dell'imprenditore Orazio Buda, cugino del boss Orazio Privitera e presunto esponente del clan Cappello-Carateddi;

   nell'ambito delle indagini e delle intercettazioni effettuate nei confronti di Buda è inoltre emersa la condotta corruttiva di Mauro Massari, vice brigadiere della Guardia di finanza, in servizio presso la compagnia di Augusta, nonché attuale vice presidente della VI circoscrizione del comune di Catania;

   in particolare, da quanto si apprende dalle autorità e dagli organi di stampa – articolo de La Sicilia pubblicato il 16 marzo 2021 – Mauro Massari, candidato con Forza Italia nelle elezioni comunali di Catania nel 2018 ed eletto nella VI circoscrizione con oltre 965 preferenze, avrebbe stretto un patto elettorale con Orazio Buda, secondo il quale Buda si sarebbe impegnato a sostenere la candidatura di Massari in cambio di vari favori;

   sempre dalle indagini è emerso il coinvolgimento di altri esponenti politici locali e di pubblici ufficiali;

   le recenti notizie emerse nel quadro della maxi inchiesta e riguardanti i rapporti, anche corruttivi, di soggetti indagati per mafia e vicini ad ambienti criminali con politici, funzionari comunali e di altri enti pubblici sono di estrema gravità e gettano pesanti ombre sul regolare e democratico funzionamento delle istituzioni pubbliche –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti descritti;

   se il Ministro interrogato non intenda valutare se sussistono i presupposti per adottare iniziative di competenza ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali, promuovendo l'invio di una commissione di accesso, alla luce di quanto riportato in premessa e della necessità di garantire il regolare funzionamento dei servizi, il buon andamento e l'imparzialità dell'amministrazione del comune di Catania.
(4-08723)


   TONELLI e MURELLI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   ormai da diversi anni in molte città del nord-est sorgono numerose moschee; a Piacenza, Brescia, Saronno, Mirandola (MO), Vicenza e in altri luoghi le cerimonie di inaugurazione sono state presenziate, oltre che da esponenti politici di spicco a livello territoriale, dagli emissari della Qatar Charity, primo e essenziale finanziatore di questi centri gestiti dall'Ucoi; la Quatar ChMty ha investito in Italia, nel solo 2015, 22 milioni di euro per 45 progetti, tutti legati alla costruzione di moschee o di proselitismo;

   il finanziamento di molte moschee attraverso le donazioni di gruppi fondamentalisti o di Paesi che supportano l'ideologia fondamentalista come strategia politica è ormai noto e spesso scandalosamente ostentato;

   sembra superfluo agli interroganti dover ricordare che la Qatar Charity è una fondazione apertamente compromessa con i Fratelli Musulmani e con il finanziamento dell'estremismo islamista nel mondo; è ciò che emerge, tra le molte altre fonti, dai cosiddetti Qatar Papers, un'inchiesta portata avanti in Francia da Christian Chesnot e Georges Malbrunot che hanno avuto accesso a migliaia di documenti interni della Qatar Charity; dall'inchiesta emerge che l'uomo chiave della strategia qariota – che tuttora è volta a finanziare centinaia di progetti in Europa e in Italia – c'è Yussuf al Qaradawi, leader spirituale dei Fratelli Musulmani che ha più volte espresso posizioni a favore della pena di morte per gli apostati e ha più volte proclamato di avere certezza che i musulmani conquisteranno Roma e l'Europa;

   anche l'Ucoii, che gestisce buona parte di queste moschee e che in questi anni è stato oggetto di una discutibile sponsorizzazione da parte di alcuni esponenti politici nazionali e persino di alcune istituzioni, viene considerata dagli esperti un'organizzazione che sposa posizioni ambigue in fatto di riconoscimento dei diritti fondamentali come la libertà di religione e l'uguaglianza di genere, nonché strettamente legata, per ragioni ideologiche e logistiche, ai Fratelli Musulmani (Cardia, Dalla Torre, Vidino);

   la questione dei finanziamenti esteri è un problema serio, che compromette interessi tanto sul breve che sul lungo termine, a cominciare dalla sicurezza nazionale, per finire dalla capacità di integrazione sociale del sistema generale; se poi questi finanziamenti, come appare evidente, provengono da istituzioni che sono compromessi con la propaganda radicale religiosa e persino con il fondamentalismo violento, la nascita di questi centri non può che rappresentare un problema serio;

   la definizione di una più adeguata, strategia di dialogo nei confronti dell'islam e delle associazioni che lo rappresentano deve partire dal rifiuto di qualsiasi riconoscimento di legittimità alle frange fanatiche e dal blocco dei finanziamenti che provengono da enti collusi con lo jihadismo internazionale; di conseguenza, a parere degli interroganti, è essenziale rimanere consci dell'insidia sottesa a tali finanziamenti –:

   quali iniziative, per quanto di competenza, si intendano adottare per arginare il fenomeno dell'incontrollato finanziamento delle organizzazioni islamiche italiane da parte di Stati, gruppi o istituzioni estere, in particolare quelle che sono sospettate di estremismo o fiancheggiamento al jihadismo.
(4-08724)


   GRIMALDI, NAPPI, VILLANI e CASO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   sei consiglieri comunali del comune di Castel Volturno, il 15 marzo 2021, hanno denunciato al comando della Guardia di finanza delle anomalie verificatesi all'interno dell'amministrazione comunale, in ordine alle dimissioni rassegnate, qualche mese prima, dall'assessore ai lavori pubblici;

   dalle dichiarazioni contenute all'interno della denuncia, ad avviso degli interroganti è evidente che l'assessore sia stato costretto a dimettersi, non per sua volontà, ma per effetto di pesanti pressioni esterne all'apparato amministrativo e non di tipo politico;

   peraltro, lo stesso assessore uscente, in una intervista rilasciata sul quotidiano online «Informare», ha confermato di essere stato oggetto di pesanti pressioni da parte di persone esterne all'amministrazione che ripetutamente gli avrebbero chiesto di dimettersi, ma alle cui minacce non avrebbe mai ceduto;

   le pressioni denunciate per iscritto dall'ex assessore sono state confutate solo durante la seduta del consiglio comunale del 12 febbraio 2021, allorquando il sindaco ha comunicato le dimissioni dell'ex assessore, per sopravvenute esigenze familiari e di salute;

   per il sindaco, le dichiarazioni rilasciate dall'assessore a mezzo stampa sono completamente false ed infondate, finalizzate esclusivamente a gettare ombre e discredito sull'intera amministrazione comunale;

   a parte una laconica smentita verbale, il sindaco non ha provveduto a querelare per calunnia o diffamazione l'ex assessore, alimentando ancor di più il fondato timore che i suddetti condizionamenti siano reali;

   all'interno del consiglio comunale, peraltro, crescono forti preoccupazioni per il fondato timore che la funzione pubblica di amministratori locali, quale sono chiamati a svolgere, possa essere stata seriamente compromessa o condizionata dall'azione di terzi;

   di recente, anche una funzionaria comunale ha indirizzato una nota al sindaco ed a tutti i consiglieri comunali, in cui mette in luce una serie di gravi omissioni, ovvero di scelte gravissime da parte dell'amministrazione, concernenti l'area dei servizi sociali e culturali tali da pregiudicare o impedire la regolare erogazione dei servizi;

   come conclude la funzionaria stessa, all'interno della sua nota, le decisioni assunte dal sindaco sarebbero il frutto di considerazioni e suggerimenti provenienti da soggetti terzi che sine titulo ruoterebbero intorno alla sua figura e all'interno degli uffici comunali, distraendolo dal fluido agire dell'azione amministrativa e impedendo un adeguato, chiaro, e necessario confronto con i funzionari dell'ente che rappresenta –:

   se il ministro sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e se non ritenga opportuno adottare iniziative urgenti, per quanto di competenza, ai sensi dell'articolo 143 del Tuel per verificare se sussistano concreti elementi per ipotizzare che l'amministrazione comunale di Castel Volturno possa essere, tuttora, oggetto di pressioni o condizionamenti esterni all'apparato amministrativo e non di tipo politico.
(4-08725)


   ASCARI e VILLANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   dalle ultime notizie diffuse da alcuni articoli di giornali l'interrogante è venuta a conoscenza di numerose criticità sussistenti in merito allo smaltimento delle numerose pratiche di «sanatoria» per determinati lavoratori stranieri, con particolare riferimento alla provincia di Modena, derivanti dalla mancanza di personale negli uffici della pubblica amministrazione coinvolti nella procedura;

   a causa di questi problemi, al momento, moltissimi stranieri non hanno ancora ottenuto il permesso di soggiorno, nonostante abbiano presentato agli uffici competenti, da mesi, regolare domanda: per molte di queste istanze la procedura non sarebbe nemmeno stata ancora avviata;

   già adesso la Polizia di Stato modenese fatica a garantire i servizi di polizia e pubblica sicurezza essenziali, specie in questo momento particolare di emergenza per il nostro Paese dovuto alla pandemia;

   l'aggravio di questi carichi di lavoro di carattere amministrativo non è, pertanto, oggettivamente sostenibile con l'attuale organico;

   eppure, già un anno fa, il sindacato di polizia Siulp aveva preannunciato che l'aggravio dei carichi di lavoro sulle prefetture e questure, ma anche sull'Ispettorato del lavoro, se non accompagnato da nuove e consistenti immissioni di personale, avrebbe condotto, inevitabilmente, al blocco della procedura della lavorazione delle domande per emersione lavoro e rilascio del permesso di soggiorno temporaneo nei settori agricoltura, allevamento, zootecnia, pesca, acquacoltura, assistenza alla persona e lavoro domestico, proprio a causa della mancanza di personale in ragione dei recenti pensionamenti, delle manate assunzioni e, da ultimo, della frequente indisponibilità dei dipendenti perché ammalata causa del Covid-19;

   da un recente documento del Ministero dell'interno del 22 marzo 2021 si è appreso che verranno assegnate 350 nuove unità di lavoratori interinali da applicare nell'ambito della procedura di emersione di rapporti di lavoro, in diverse prefetture del nostro Paese: fra queste non vi è quella di Modena nonostante la stessa pare essere in attesa, da almeno un anno, di nuovo personale da assegnare alla lavorazione delle pratiche di cui sopra;

   ci si chiede come sia possibile che Modena non sia stata inclusa in questo elenco visto che fa parte di una regione come l'Emilia-Romagna che è, ad oggi, la regione in Italia con la maggiore incidenza di cittadini stranieri in rapporto alla popolazione. Lo conferma il dossier statistico sull'immigrazione 2020 realizzato dal Centro studi e ricerche Idos, insieme al Centro studi Confronti, presentato il 28 ottobre 2020;

   di queste problematiche irrisolte sopra illustrate stanno pagando il prezzo i cittadini stranieri onesti, desiderosi di regolarizzarsi in Italia, nonché poliziotti e impiegati civili della prefettura e della questura di Modena impegnati nella procedura che, pur volendo dare risposte all'utenza, per i motivi di cui sopra dovuti all'emergenza e alle esigue risorse disponibili, non sono in grado di assicurarle –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e quali iniziative di competenza ritenga opportuno adottare, per destinare nuove e adeguate risorse alla prefettura e alla questura di Modena, al fine di gestire e smaltire, al meglio, il carico di lavoro amministrativo concernente le pratiche di emersione del lavoro e di rilascio del permesso di soggiorno temporaneo relative ai lavoratori stranieri che hanno presentato regolare istanza.
(4-08726)


   FIORINI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il pomeriggio di domenica 21 marzo 2021, a Reggio Emilia, il giornalista Vittorio Brumotti e la troupe di «Striscia la Notizia», mentre registravano un servizio sugli spacciatori della droga, tra la stazione delle Ferrovie dello Stato, piazzale Europa e l'area delle ex Officine Reggiane, sono stati minacciati e aggrediti, fortunatamente senza danni grazie all'arrivo sul posto della volante della questura avvisata dall'interessato;

   al giornalista e agli operatori va la piena solidarietà dell'interrogante per il gravissimo attacco mentre facevano semplicemente il loro lavoro;

   l'episodio si è verificato all'interno dei padiglioni dismessi delle ex Officine Reggiane, tra via Agosti e piazzale Europa, nel passato orgoglio dell'industria nazionale e da anni ormai area dismessa lasciata in mano alla delinquenza, all'illegalità e alla droga;

   una vera città nella città, a pochi passi dal centro di Reggio Emilia, in cui primeggiano degrado e criminalità e dove, oltre agli spacciatori, vivono centinaia di persone in estrema indigenza, tra cumuli di spazzatura e in condizioni igienico-sanitarie drammatiche ed estremamente pericolose, aggravate, se possibile, anche dalla crisi pandemica attuale;

   il giornalista, all'interno dei capannoni, ha trovato una situazione che ha definito «scioccante», una rete di attività illecite: bar, parrucchiere, maxischermo, e così via, dove per entrare si è sottoposti a perquisizioni e controlli, venendo poi indirizzati verso le differenti zone di spaccio: per la cocaina, per il crack, e altro, dunque, una vera «industria» organizzata della droga legata probabilmente con la mafia nigeriana e con altre origini;

   il servizio di Striscia la Notizia ha riacceso i riflettori sulla grave e allucinante situazione che viene denunciata da tempo all'interno della struttura fatiscente: un luogo pericoloso, senza regole e in mano alla criminalità che da anni i cittadini denunciano per la forte illegalità senza, però, essere stati mai ascoltati;

   le disumane e criminali condizioni di chi vive in questo luogo indicano, ancora una volta, il fallimento dell'accoglienza e dell'integrazione degli immigrati lasciati soli nell'incuria e, soprattutto, nelle mani della malavita che opera indisturbata nel territorio –:

   se non si ritenga di adottare le iniziative di competenza, con il supporto delle istituzioni locali, per assicurare la legalità e, quindi, il rispetto delle leggi e dei diritti e per salvaguardare la salute di chi ti vive nella zona e di tutti i cittadini che vivono nei dintorni dell'area in questione;

   se non si ritenga di adottare iniziative, per quanto di competenza, per un vero e proprio sgombero e per la messa in sicurezza dell'intera area;

   se non si intenda provvedere a un incremento delle forze dell'ordine per garantire un maggiore livello di sicurezza in città;

   se si intenda promuovere, come già chiesto in precedenti atti, un tavolo di confronto con tutti gli attori politici e sociali che ponga attenzione sulla sicurezza e sul degrado cittadino per provare a trovare soluzioni concrete.
(4-08728)

ISTRUZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   PALMISANO. — Al Ministro dell'istruzione, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   il 21 marzo 2021 il quotidiano online www.brindisioggi.it ha pubblicato una lettera aperta scritta dal padre di una alunna, affetta dalla sindrome di down, frequentante la terza classe della scuola primaria Salvemini di Brindisi, nella quale evidenzia la difficoltà della figlia rispetto alla didattica a distanza. Il genitore aveva fatto richiesta formale alla dirigente scolastica, il 15 marzo 2021, di valutare l'ipotesi della didattica in presenza per la figlia, visti i risultati deludenti avuti nei mesi precedenti, ricevendo come risposta che la decisione è affidata esclusivamente alla istituzione scolastica;

   tale scelta, secondo il genitore, sarebbe stata fatta in spregio alle esigenze dei singoli alunni e senza ascoltare i pareri di docenti, educatrici e genitori;

   analoga situazione si è verificata presso l'Ic Casale di Brindisi (vedasi www.brindisireport.it del 19 marzo 2021) dove i genitori di 24 alunni coinvolti hanno scritto una lettera in cui esprimevano il proprio disappunto per la scelta di sospendere l'attività didattica in presenza anche per i bambini con esigenze speciali. Con la circolare n. 104 del 13 marzo 2021 gli era stato comunicato che le lezioni fino al 6 aprile 2021 si sarebbero svolte a distanza per il 100 per cento degli utenti ad eccezione degli alunni in condizioni di disabilità o con Bes certificati, mentre successivamente hanno appreso, attraverso la circolare n. 106 del 15 marzo 2021, della impossibilità di accogliere le istanze per la didattica in presenza dei propri figli, decisa dal collegio dei docenti;

   il dirigente scolastico ha successivamente dichiarato si trattava di una scelta sofferta ma necessaria per garantire il diritto alla salute dei bambini, delle loro famiglie e della intera comunità scolastica e che le disposizioni ministeriali e regionali non impongono la didattica in presenza dei bambini con Bes, ma danno piena autonomia alle scuole;

   la didattica in presenza, come possibile alternativa alla didattica a distanza per casi particolari, è prevista dall'articolo 43 del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 2 marzo 2021 per cui: «... Resta, salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l'uso del laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l'effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell'istruzione n. 89 del 7 agosto 2020, e dall'ordinanza del Ministro dell'istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020, garantendo comunque il collegamento on line con gli alunni della classe che sono in didattica digitale integrata»;

   il 12 marzo 2021 il Ministero dell'istruzione ha inviato ai dirigenti scolastici una nota operativa ribadendo quanto contenuto nell'articolo 43 sopracitato, anche nelle cosiddette «zone rosse» –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere per andare incontro alle esigenze degli alunni con esigenze speciali e delle loro famiglie, già in notevole difficoltà per le restrizioni legate alla pandemia, garantendo la didattica in preserva in totale sicurezza e fornendo strumenti didattici i idonei ad un apprendimento che garantisca loro il diritto allo studio in modo ottimale e l'attuazione dei principio di inclusione.
(4-08715)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   CARLA CANTONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   come noto, con l'articolo 8, comma 10-bis, del decreto-legge n. 76 del 2020 è stato introdotto l'obbligo di presentazione del documento di congruità per le procedure oggetto del codice dei contratti pubblici, relativo alla congruità dell'incidenza della manodopera, con riferimento allo specifico intervento messo a gara;

   la medesima disposizione rinvia ad un successivo decreto ministeriale, da emanare entro i successivi sessanta giorni decorrenti dalla data di conversione del medesimo decreto-legge, la definizione delle caratteristiche del documento di congruità;

   detto termine è scaduto già dal mese di novembre 2020;

   come denunciato nell'appello della Fillea Cgil rivolto alle massime cariche istituzionali del Paese, del 10 marzo 2021 pubblicato da diverse testate nazionali, nel settore dell'edilizia si registra nei primi mesi del 2021 un incremento degli infortuni mortali di oltre il 180 per cento rispetto al 2020;

   va scongiurato che l'auspicata ripresa del settore delle costruzioni, anche grazie ai prossimi importanti investimenti pubblici e privati che si profilano a seguito delle risorse europee e delle misure di proroga di strumenti come il «superbonus 110 per cento», abbia come tragico corollario un ulteriore aumento di incidenti e infortuni;

   nel settore delle costruzioni si registra un'incidenza del lavoro nero dell'ordine di più del 25 per cento;

   tra gli strumenti che maggiormente potranno contribuire a rendere più sicuro il settore, così come auspicato da tutte le parti sociali, vi è senz'altro l'effettiva entrata in vigore dell'obbligo del documento di congruità –:

   quali urgenti iniziative intenda adottare al fine di colmare il ritardo sin qui registratosi nell'emanazione del decreto attuativo in materia di documento di congruità.
(5-05588)


   RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   da quasi due anni versa in stato di crisi l'azienda Meridi srl con sede a Belpasso (CT), attualmente gestita da un commissario straordinario nominato dal Ministero dello sviluppo economico con il compito di cedere il ramo d'azienda Fortè, per salvare i livelli occupazionali e il futuro di centinaia di persone con le loro famiglie;

   l'azienda Meridi srl, titolare del marchio Fortè, prima della crisi rappresentava 96 punti vendita con oltre 600 dipendenti. La società era l'unica del comparto che aveva tra i suoi scaffali circa il 70 per cento di beni prodotti da aziende siciliane. Con le aziende dell'indotto e fornitrici dei prodotti, erano coinvolti circa 1.300 lavoratori, tra dipendenti diretti e indiretti. Pertanto, la crisi di Fortè non solo ha mandato in rovina la stessa azienda ma anche l'intero indotto;

   si ritiene siano stati superati quelli che possono essere considerati tempi ragionevoli, per completare la cessione. È dunque necessario, quanto prima, convocare un tavolo di concertazione istituzionale con le parti sociali, per verificare la reale portata della crisi Fortè e salvaguardare i lavoratori;

   dalla tempestività dell'intervento del Governo dipende il destino di centinaia di lavoratori che attualmente si trovano senza alcuna prospettiva per il loro futuro e quello delle loro famiglie. Inoltre, va limitato il grave impatto di questa crisi sull'intera regione, già interessata da una grave crisi occupazionale –:

   se intendano convocare, per quanto di competenza, un tavolo di confronto con le parti sociali per verificare le iniziative opportune da assumere a tutela dei lavoratori, rispetto allo stato di crisi in cui versa ormai da tempo la Meridi srl.
(5-05600)

Interrogazioni a risposta scritta:


   BILOTTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 27 del decreto-legge n. 104 del 2020 ha riconosciuto ai datori di lavoro privati, le cui aziende sono situate nelle regioni svantaggiate economicamente, un esonero contributivo cosiddetto «Decontribuzione Sud» pari al 30 per cento dei contributi a carico datoriale;

   la legge di bilancio 2021 ha riconfermato la suddetta agevolazione fino al 2025 nella stessa misura, e in seguito progressivamente decrescente fino al 2029 (articolo 1, commi 161-169);

   l'articolo 31 del decreto legislativo n. 150 del 2015 e l'articolo 33, comma 2, del decreto legislativo n. 81 del 2015, sanciscono che «l'incentivo/esonero/sgravio debba essere solo formalmente richiesto dalle Agenzie per il lavoro, in qualità di datore lavoro, ma che ne debba beneficiare sempre e solo l'azienda utilizzatrice che effettivamente fruisce della prestazione lavorativa»;

   le stesse circolari dell'Inps 99/2016, 40/2018, 57-124/2020, nonché le risposte da parte del Ministero del lavoro e delle politiche sociali agli interpelli nn. 23/2016 e 3/2018 confermano che le agenzie per il lavoro non beneficiano mai «direttamente» delle misure di incentivo economico/contributivo, ma devono per legge trasferire tali benefici alle aziende utilizzatrici in capo alle quali va pertanto opportunamente valutato il requisito connesso alla sede di lavoro;

   l'Inps, con il messaggio n. 72 del 12 gennaio 2021, sostanzialmente ribalta il dettato delle succitate norme, affermando che «l'esonero contributivo non è riconoscibile quando il lavoratore in somministrazione, pur svolgendo la propria attività lavorativa in unità operative dell'azienda utilizzatrice ubicate nelle aree svantaggiate, sia formalmente incardinato presso un'Agenzia di somministrazione situata in una regione diversa da quelle ammesse ad usufruire dello sgravio, in quanto, ai fini del legittimo riconoscimento della decontribuzione, rileva la sede di lavoro del datore di lavoro e non dell'utilizzatore»;

   il suddetto messaggio, ad avviso dell'interrogante, rischia di generare distorsioni nell'applicazione dell'articolo 27 del decreto-legge n. 104 del 2020, creando i presupposti, in base ai quali «tutti i lavoratori somministrati assunti da Agenzie per il lavoro con sede nel Centro-nord, che svolgono la propria attività professionale in aziende ubicate nelle regioni del Mezzogiorno, per cui è prevista la decontribuzione, non beneficeranno dello sgravio fiscale»;

   tale interpretazione, inoltre, rischia di provocare scelte aziendali discriminanti, che mettono a rischio rapporti di lavoro instaurati con le agenzie di somministrazione del Centro-nord;

   il 17 marzo 2021 si è appreso dagli organi di stampa che il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha accolto il ricorso dell'Agenzia per il lavoro Adecco, per il riconoscimento della parità di trattamento tra le agenzie di somministrazione, indipendentemente dalla loro collocazione geografica, riguardo alla fruizione della «decontribuzione Sud» –:

   alla luce di quanto esposto in premessa, quali iniziative di competenza il Ministro interrogante intenda assumere relativamente all'interpretazione dell'Inps.
(4-08721)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in un'intervista comparsa in data odierna su La Stampa, il presidente dell'Inps Pasquale Tridico ha espresso alcune indicazioni su come dovrebbe essere migliorato il reddito di cittadinanza;

   ha dichiarato che «Ora sono necessarie risorse aggiuntive soprattutto per le famiglie numerose e gli immigrati. Il reddito prevede un requisito di residenza in Italia di dieci anni, mi sembra eccessivo e non esiste in nessun Paese europeo»;

   con il nuovo «decreto sostegni» è stato rifinanziato il reddito di cittadinanza per un miliardo di euro;

   varato prima delle esternazioni del presidente Tridico, il decreto apporta significativi cambiamenti riguardo al reddito di cittadinanza, al reddito di emergenza, all'indennità di disoccupazione «Naspi», al rinvio del blocco dei licenziamenti. Tali misure dovranno passare al vaglio del Parlamento per la conversione in legge;

   non c'è giorno in cui le cronache manchino di restituire di truffe in merito all'indebita percezione del reddito di cittadinanza da parte di mafiosi ed evasori, con danni milionari per le casse dello Stato;

   ma oltre al danno c'è la beffa. In moltissimi di questi casi le somme sono anche irrecuperabili pervia dello status patrimoniale dei truffatori. Di fatto, già a queste condizioni, lo Stato viene sconfitto due volte;

   a giudizio dell'interrogante la misura del reddito di cittadinanza andrebbe immediatamente abolita, sia per liberare risorse da destinare al rilancio dell'occupazione sia perché rappresenta un forte disincentivo alla ricerca del lavoro, o quanto meno di quello regolare, mentre favorisce la ricerca del lavoro nero;

   appare evidente come tale strumento di politica economica sia del tutto fallimentare nella misura in cui ambisce ad assolvere due obiettivi di politica economica, e sorprende, ad avviso dell'interrogante, come il presidente Tridico, professore in materia, ignori o finga di ignorare tale regola fondamentale;

   inoltre, appare ampiamente censurabile l'idea di slegare la percezione del sussidio da un minimo legame con lo Stato, ossia la residenza regolare in Italia per almeno 10 anni, di cui gli ultimi 2 continuativi. Tale requisito individua un «dare» minimo alla società prima del chiedere per avere;

   le esternazioni del presidente Tridico, a giudizio dell'interrogante, mascherate dal velo di internazionalismo del comparatista, tradiscono le intime intenzioni della parte politica a cui appartiene e tracciano una rotta chiara per la compagine di Governo, ossia la concessione del salario minimo a tutti gli immigrati irregolari sul territorio italiano e a tutti quelli che vivono di espedienti più o meno leciti –:

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alle proposte di modifica dei requisiti per la concessione del reddito di cittadinanza suggerite dal presidente Tridico;

   quali siano le intenzioni del Governo in merito a eventuali correttivi e agli sviluppi futuri del reddito di cittadinanza.
(4-08732)

POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   VIVIANI, BUBISUTTI, GASTALDI, GOLINELLI, LIUNI, LOLINI, LOSS e MANZATO. — Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge n. 137 del 28 ottobre 2020, convertito con modificazioni, dalla legge 18 dicembre 2020, n. 176 (cosiddetto Ristori), all'articolo 7-bis, introdotto grazie all'approvazione di un emendamento anche della Lega, prevede che le risorse del Fondo di assistenza per le famiglie dei pescatori (di cui all'articolo 5, comma 1-bis, del decreto-legge n. 2 del 2006, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 81 del 2006) siano destinate anche alla corresponsione, nell'anno 2021, di misure di sostegno ai familiari del personale imbarcato e di contributi all'impresa di pesca, nei casi di sequestro in alto mare da parte di forze straniere anche non regolari, prevedendo un incremento nella misura di 0,5 milioni di euro per il 2021;

   inoltre, con decreto del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, da emanarsi entro 30 giorni dall'entrata in vigore della legge di conversione del decreto vengono definiti i criteri e le modalità di erogazione dei contributi di cui sopra, nell'ambito dello stanziamento previsto, che costituisce tetto di spesa massimo, anche con riferimento agli avvenimenti verificatisi nell'anno 2020;

   gli avvenimenti verificatisi nell'anno 2020 sono quelli del 1° settembre 2020 ovvero riferiti alla vicenda dei 18 pescatori che sono stati intercettati e fermati da forze straniere non regolari e detenuti in carcere per ben 108 giorni;

   il sequestro è scaturito dalla presunta violazione della zona di pesca protetta (Zpp) che la Libia rivendica unilateralmente come proprie acque territoriali ma che – da sempre – rappresenta territorio di pesca per le imbarcazioni provenienti da Mazara del Vallo;

   la vicenda – conclusasi appunto dopo 108 giorni durante i quali i familiari dei pescatori sono stati impossibilitati a comunicare con loro ed avere notizie sullo stato di salute e di detenzione – oltre ad arrecare una forte preoccupazione alle famiglie, ha causato anche pesanti danni economici per gli armatori siciliani; per le famiglie dei sequestrati il danno economico, derivante da questa situazione, è stato notevole e da una stima sommaria ammonterebbe a circa 100 mila euro mensili, per non parlare del valore di ogni imbarcazione;

   la previsione dell'articolo 7-bis del decreto-legge «Ristori» sarebbe un legittimo risarcimento, sia in termini economici che, in piccola parte anche morale, di quanto hanno subìto i pescatori sequestrati;

   agli interroganti risulta che il suddetto decreto ministeriale, che dovrebbe stabilire i criteri e le modalità di erogazione dei contributi, non sia stato ancora emanato;

   inoltre, la vicenda dei pescatori sequestrati di Mazara del Vallo ha acuito le legittime preoccupazioni dei pescatori che, pur conoscendo bene il mare e non temendolo, debbano invece avere paura per la propria incolumità per altri motivi che non siano quelli prettamente legati al proprio lavoro, ostacolando così le attività in mare di tante famiglie –:

   quali siano le tempistiche per l'emanazione del decreto ministeriale previsto dall'articolo 7-bis del decreto-legge «Ristori» e quali siano i motivi di questo ritardo, al fine di poter dare un giusto ristoro, materiale e morale, alle famiglie dei pescatori sequestrati nel settembre del 2020 relativamente ai danni subìti dagli stessi in quella vicenda.
(5-05599)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FRAGOMELI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'avvio del Piano vaccini in Lombardia ha inizialmente visto Ats-Brianza attivare i centri vaccinali unicamente presso le strutture ospedaliere del territorio. Ciò ha causato, da subito – oltre a disfunzioni nella gestione delle prenotazioni – anche una inopportuna concentrazione di persone presso i luoghi di vaccinazione previsti; ciò in ragione del fatto che, quotidianamente, le persone chiamate a vaccinarsi erano obbligate a condividere parte degli spazi anche con i comuni utenti degli ospedali interessati;

   le linee guida del Governo rispetto alla gestione del Piano vaccini nazionale indirizzano chiaramente i responsabili delle varie campagne di vaccinazione locali ad effettuare una distribuzione dei presidi e dei centri di vaccinazione che sia la più capillare ed efficiente rispetto ai vari territori;

   considerata la situazione, numerosi sindaci si sono subito messi a disposizione di Ats-Brianza, chiedendo tenacemente di collaborare e di essere coinvolti in tutte le fasi della campagna vaccinale;

   Ats-Brianza ha quindi successivamente chiesto ai comuni del territorio l'eventuale disponibilità di spazi idonei all'insediamento di centri vaccinali;

   molti comuni hanno immediatamente messo a disposizione di Ats-Brianza – a costo zero – diverse sedi adatte allo scopo e complete di servizio d'ordine garantito dalle locali associazioni di protezione civile, presidi di prevenzione, accessi e uscite separate, connettività Internet veloce, personale amministrativo distaccato, servizio di ambulanza e volontari comunali;

   Ats-Brianza, dopo avere per diverso tempo ignorato tali offerte di collaborazione, ha solo recentemente – e dopo grande insistenza da parte dei sindaci locali – iniziato ad utilizzare alcuni degli spazi messi a disposizione dai comuni;

   nella giornata del 23 marzo, senza motivazione né preavviso alcuno, Ats-Brianza ha improvvisamente deciso di chiudere i centri vaccinali comunali già operativi e di bloccare gli altri centri locali in procinto di partire;

   nella territorio brianzolo ciò ha significato la chiusura di vari centri (tra i quali, ad esempio, quello di Olgiate Molgora, che in soli cinque giorni di attività aveva già somministrato 500 dei 1.200 vaccini assegnati) e il blocco di numerosi altri (Oggiono, Calolziocorte, Merate, Cernusco Lombardone, Casatenovo, Valmadrera, Mandello del Lario, Lissone e molti altri, tanto in provincia di Lecco così come in quella di Monza e Brianza) per i quali, tra l'altro, erano già stati prenotati e assegnati i quantitativi necessari di dosi di vaccino;

   allo stato attuale, Ats-Brianza ha dirottato telefonicamente i cittadini già prenotati e in attesa di vaccinazione verso i centri di vaccinazione privati (e quindi non a costo zero) e confermato la volontà di accentrare la campagna vaccinale – a giudizio dell'interrogante in palese contrasto rispetto alle linee guida del Governo – presso pochi, grandi hub posti sul territorio che, in ogni caso, non saranno operativi prima di alcune settimane –:

   se il Ministro interrogato non ritenga di dover adottare urgenti iniziative di competenza, in raccordo con la regione, affinché siano rispettate anche nel caso in questione le direttive nazionali in tema di campagna vaccinale, allo scopo di permettere la riattivazione di quella rete di centri comunali – già operativi o in procinto di esserlo – che tanto potrebbero contribuire alla velocizzazione della somministrazione di vaccini in un territorio che, soprattutto per quanto riguarda le persone anziane, è stato tra i più colpiti dalla crisi pandemica.
(5-05590)


   MELICCHIO, TUCCI, SCUTELLÀ, ORRICO, BARBUTO, D'IPPOLITO e PARENTELA. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il documento ufficiale del Ministero della salute, relativo alle «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-SARS-CoV-2/COVID-19», nella versione dell'8 febbraio 2021, disciplina le priorità dei soggetti da vaccinare afferma che: «i parametri presi in considerazione a tal fine, sulla base delle analisi condotte dagli studi scientifici a disposizione, sono l'età e la presenza di condizioni patologiche che rappresentano le variabili principali di correlazione con la mortalità per Covid-19»;

   in particolare, tale piano, nel prevedere le gerarchie di priorità per le vaccinazioni, individua la categoria n. 1 tra «Le persone estremamente vulnerabili, intese come affette da condizioni che per danno d'organo pre-esistente, o che in ragione di una compromissione della risposta immunitaria a SARS-CoV-2 hanno un rischio particolarmente elevate di sviluppare forme gravi o letali di COVID-19, a partire dai 16 anni di età»;

   nell'ultimo aggiornamento del mese di marzo 2021, il piano mantiene espressamente la categoria n. 1 al primo posto nell'ordine di priorità delle persone di categorie da vaccinare;

   i soggetti rientranti nella categoria n. 1, ovvero quelli con maggiore priorità, sono indicati nelle due tabelle a pagina 5 e 6 del documento, ovvero nella tabella 1, con riguardo alle persone estremamente vulnerabili, e nella tabella 2, con riguardo alla condizione di disabilità, familiari e caregiver. Nella regione Calabria, al contrario di quanto previsto dal piano strategico nazionale e dal citato documento sui gruppi target, la prenotazione con priorità è consentita esclusivamente agli over 80, in quanto il sistema telematico di prenotazione non permette il riconoscimento delle patologie dei «soggetti fragili», né dei familiari e dei caregiver di persone con disabilità, con la conseguenza che questi sono impossibilitati ed effettuare la prenotazione con la prevista priorità e ciò con gli enormi rischi per le gravi conseguenze che è agevole presagire;

   l'assenza della banca dati sulle patologie, fondamentale per l'individuazione dei soggetti fragili, potrebbe essere collegata alla mancata implementazione del fascicolo sanitario elettronico, che vede la Calabria in atavico ritardo e sul quale si era chiesto conto con interrogazione parlamentare a risposta scritta, n. 4-01361, a firma del deputato Massimo Misiti, in data 12 ottobre 2018, e che ancora non ha avuto risposta;

   il perdurare di tale situazione, anche nel brevissimo termine, potrebbe generare gravissimi e irreparabili danni, dai risvolti anche fatali, nei confronti dei soggetti fragili cui si è negata la legittima priorità nella vaccinazione, oltrealle consequenziali legittime richieste di risarcimenti –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di tale grave situazione e, in ogni caso, quali iniziative di competenza intenda adottare, anche in considerazione dell'evidente urgenza.
(5-05601)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MURELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PANIZZUT, PAOLIN, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   le statistiche sul numero dei bambini affetti da disturbi dello spettro autistico (Asd, da Autism Spectrum Disorder) mostrano un vertiginoso aumento dei casi negli ultimi decenni;

   secondo i dati diffusi dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie di Atlanta, la prevalenza degli Asd è cresciuta negli Stati uniti dallo 0,75 per cento nell'anno 2000, all'1,5 per cento negli anni 2010 e 2012 (1 bambino su 68) fino a toccare quota 1,85 per cento nell'anno 2016 (1 bambino su 54);

   a livello comunitario, il progetto Autism Spectrum Disorders ha calcolato un valore mediano non lontano da quello sopra citato, pari a 1 bambino su 89, assumendo a riferimento un campione di 630 mila bambini tra i 7 e i 9 anni residenti in diversi Paesi dell'Unione europea;

   anche in ambito nazionale, l'Osservatorio per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico ha registrato un aumento rilevante di casi, con un dato superiore a quello medio europeo, pari a 1 bambino su 77 (età 7-9 anni);

   la crescita esponenziale dei casi reca con sé un evidente carico assistenziale, sociale ed economico che grava pesantemente sulle famiglie dei soggetti affetti da tali disturbi, sul Servizio sanitario nazionale e, in maniera rilevante, sugli enti locali, ai quali sono attribuite le funzioni amministrative concernenti gli interventi sociali e l'integrazione scolastica dei bambini e dei ragazzi con disabilità;

   si riporta qui l'esempio del comune di Rottofreno, in provincia di Piacenza, nel quale i minori con disabilità di età inferiore ai dodici anni sono aumentati, nel giro di un biennio, da 19 a 30, con un incremento del 58 per cento riconducibile in particolare proprio alle diagnosi legate agli Asd che sono raddoppiate passando da 6 casi nell'anno scolastico 2018/19 a 12 nel 2020/21, oltre ad altri casi diagnosticati con disturbi mentali passati da 10 a 15;

   per il comune di Rottofreno, come per altri comuni in situazioni analoghe, l'impennata dei casi di disabilità psichiche produce un impatto economico difficilmente sostenibile, legato in particolare ai costi di assistenza scolastica, a fronte del quale si ritiene doverosa un'attenta riflessione, per sostenere gli enti medesimi ed evitare che questi possano trovarsi in difficoltà nell'erogazione dei servizi essenziali che devono essere garantiti in favore dei soggetti fragili e delle relative famiglie;

   la legge di bilancio per il 2021, anche a fronte dei dati sopra riportati, ha previsto, per l'anno 2021, un incremento di 50 milioni di euro del Fondo destinato alla cura dei soggetti con disturbo dello spettro autistico, vincolando le relative risorse al finanziamento di progetti di ricerca, all'incremento delle strutture residenziali e semiresidenziali con competenze specifiche e all'incremento del personale del Servizio sanitario nazionale preposto all'erogazione delle terapie –:

   quali siano le ultime statistiche disponibili sulla prevalenza e sull'incidenza degli Asd a livello regionale e nazionale, se risultino incrementi anomali e localizzati, come quello citato in premessa e, in tal caso, sulla base di quali criteri siano state effettuate le relative diagnosi;

   se siano già disponibili o in corso di acquisizione dati sulla possibile correlazione tra stress psicologico dovuto alle misure di contenimento della pandemia da Covid-19 e l'incremento dei casi di Asd;

   a che punto sia l'iter per l'adozione del regolamento ministeriale che dovrà definire i criteri di utilizzazione del Fondo citato in premessa e quali iniziative saranno finanziate con il Fondo medesimo;

   se il Governo non ritenga opportune adottare iniziative per stanziare adeguate risorse volte a sostenere gli enti locali ed evitare che gli stessi possano trovarsi in situazione di difficoltà nell'erogazione dei servizi a favore dei soggetti con disabilità psichiche e delle relative famiglie.
(4-08710)


   BIGNAMI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   il Comitato Cura Domiciliare Covid nasce da un gruppo informale di cittadini e medici al fine di fornire supporto ai cittadini durante l'emergenza Covid-19, per scambiarsi informazioni cliniche e mettere a punto un protocollo di cure domiciliari in assenza di direttive specifiche. A far nascere quello che oggi è una realtà concreta è stato l'avvocato Erich Grimaldi del Foro di Napoli, che il 14 marzo 2020 ha creato il gruppo Facebook #esercitobianco a sostegno di medici ed infermieri. Dopo essersi confrontato in diretta con gli operatori sanitari, Grimaldi ha compreso l'esigenza di creare un dialogo tra la medicina territoriale di tutte le regioni italiane e il 19 aprile 2020 ha aperto un secondo gruppo Facebook denominato #terapiadomiciliarecovid19 in ogni regione, con importanti confronti tra i medici dei territori sulle terapie domiciliari precoci per la cura del paziente Covid;

   il Comitato Cura Domiciliare Covid ha incontrato, nei giorni scorsi, il sottosegretario di Stato alla salute per proporre una collaborazione volta alla modifica delle linee guida nazionali per le cure domiciliari precoci Covid-19. Il Comitato stesso ha dato ampia disponibilità affinché uno dei medici del gruppo possa essere incluso in un tavolo di lavoro istituzionale;

   di recente, inoltre, il Tar del Lazio ha accolto l'istanza cautelare promossa dai medici del suddetto Comitato, nei confronti del Ministero della salute e di Aifa con riferimento alla nota Aifa del 9 dicembre 2020 contenente i «principi di gestione dei casi Covid-19 nel setting domiciliare», che prevede nei primi giorni di malattia la sola «vigile attesa» e la somministrazione di fans e paracetamolo o dell'eparina ma solo per gli allettati, ponendo indicazioni di non utilizzo di altri farmaci generalmente usati dai medici di medicina generale per la cura del Coronavirus. Il Tribunale ha ritenuto fondato il ricorso dei medici volto a «far valere il proprio diritto/dovere, avente giuridica rilevanza sia in sede civile che penale, di prescrivere i farmaci che essi ritengono più opportuni secondo scienza e coscienza», e che non può essere «compresso nell'ottica di una attesa, potenzialmente pregiudizievole sia per il paziente che, sebbene sotto profili diversi, per i medici stessi» –:

   a che punto sia l'interlocuzione tra il Ministero della salute e il Comitato Cura Domiciliare Covid per la modifica delle linee guida nazionali per le cure domiciliari;

   se e in che modo il Ministro interrogato intenda adoperarsi per dar seguito alla sentenza del Tar del Lazio di cui in premessa.
(4-08714)


   GIACOMETTO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'11 gennaio 2021, gli oltre 300 docenti che fanno capo a «Lettera 150», il thinktank nato durante il primo lockdown, avevano mandato al precedente Governo una richiesta di accesso agli atti, al fine di conoscere i dati relativi ai 21 indicatori sulla base dei quali Ministero della salute e Istituto superiore di sanità (Iss) analizzano la situazione del Paese e sulla base dei quali vengono assegnati alle regioni i diversi colori che corrispondono alle misure restrittive;

   in particolare, si chiedeva di rendere accessibili gli indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio (come il numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data di inizio dei sintomi e la storia del ricovero), quelli relativi alla capacità di accertamento diagnostico e alla gestione dei contatti (come l'intervallo di tempo dall'inizio dei sintomi e la diagnosi) e quelli relativi a stabilità di trasmissione e tenuta dei servizi sanitari (come il numero dei nuovi focolai e dei nuovi casi non associati a catene di trasmissione note);

   in assenza di risposta, i medesimi docenti hanno rivolto un appello al Presidente del Consiglio Mario Draghi, tornando di nuovo a chiedere la trasparenza sui dati relativi alla pandemia di Covid-19 in Italia;

   un articolo de «La Verità» del 21 marzo 2021, oltre a ricordare la suddetta richiesta di trasparenza da parte di «Lettera 150», riporta come la stessa redazione del quotidiano avesse già presentato al Ministero della salute una richiesta di accesso civico generalizzato nella quale si chiedeva di conoscere il numero di morti per Covid-19 divisi per luogo del decesso (reparto ordinario, terapia intensiva, RSA, domicilio). La risposta confermava che l'Iss non possedeva i dati relativi al luogo del decesso per Covid-19;

   sempre la redazione del quotidiano inviava a metà gennaio 2021 la medesima richiesta alle singole amministrazioni regionali, ricevendo una risposta da sei di esse: da queste è emerso come le regioni non raccolgano i dati relativi al luogo dei decessi, perché in tal senso non vi è mai stata una richiesta specifica da parte del Ministero della salute e dell'Iss;

   è peraltro di tutta evidenza l'importanza di conoscere il dettaglio e il luogo dei decessi da Covid-19, in quanto ciò permetterebbe di concentrare gli sforzi verso azioni sanitarie mirate a ridurre le perdite in termini di vite umane –:

   se non si ritenga necessario rendere pubblici i dati sollecitati dai 300 docenti che fanno capo a «Lettera 150» e se non si intendano avviare tutte le iniziative di competenza utili a dare soluzione alle forti criticità nella raccolta di dati esposte in premessa, mettendo in campo un'importante azione di trasparenza.
(4-08717)


   COMAROLI, VANESSA CATTOI, BOLDI, PANIZZUT, PAOLIN, SUTTO e TIRAMANI. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro per l'innovazione tecnologica e la transizione digitale. — Per sapere – premesso che:

   uno dei sistemi utilizzati dal precedente Governo al fine di tracciare il numero dei contagi da Coronavirus, sì da permettere una corretta gestione dell'emergenza epidemiologica, è stato l'applicativo per il tracciamento dei contagi, d'ora in poi App Immuni;

   il numero della popolazione italiana si aggira a circa 60 milioni di persone, ma di queste circa 10 milioni hanno scaricato l'App Immuni (pari a circa il 16 per cento della popolazione complessiva);

   delle 10 milioni di persone che hanno scaricato l'App Immuni solo 11 mila circa hanno registrato la propria positività sull'app e solo 88 mila circa hanno ricevuto la notifica di esposizione, a fronte di un numero di contagi giornalieri superiore a 20 mila circa;

   persino l'ex commissario Arcuri ha esplicitamente ammesso che «L'App Immuni non ha sortito i risultati attesi. I download sono oltre i dieci milioni ma per adesso non abbiamo avuto la risposta che ci aspettavamo in termini di scoperta dei contagiati. Penso che sia uno strumento molto importante, ma per renderlo efficace c'è bisogno di un rapporto di mutua collaborazione tra la App e chi la scarica. Probabilmente il nostro messaggio non è stato sufficientemente potente»;

   il numero dei download giornalieri della App Immuni, anziché crescere, decresce vertiginosamente, ma, nonostante tutto, nel primo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del nuovo Governo appena insediato, il contact tracing viene ribadito come strumento fondamentale di tracciamento del virus e come obbligo di segnalazione da parte dell'operatore sanitario;

   l'App Immuni è stata sviluppata dalla società Bending Spoon, ma nel mese di ottobre 2020, nel pieno della seconda ondata pandemica, la sua gestione è passata agli enti statali Sogei e PagoPA –:

   a quanto ammontino i costi a carico dello Stato relativi all'applicativo e quali modalità attuative di tracciamento del virus possano rendere realmente operativo il sistema, considerato che la diminuzione dei download risulta essere così persistente.
(4-08718)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   DE FILIPPO e BENAMATI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Stellantis, nata dalla fusione di Fca in Psa, rappresenta il quarto gruppo produttivo nel mondo dell'automobile;

   è da molte settimane che i dipendenti, il territorio, gli amministratori, l'indotto e le organizzazioni sindacali segnalano uno stato di tensione permanente all'interno dello stabilimento Stellantis di Melfi: l'ultima notizia in merito è che per compensare la crisi del mercato e le difficoltà rispetto ad alcune forniture sulla Jeep Compass, l'azienda ha prorogato per i lavoratori dell'ex stabilimento Fca di Melfi e di quelli che lavorano nelle fabbriche dell'indotto, dopo ormai 17 settimane consecutive, la cassa integrazione fino al 2 maggio 2021;

   in Basilicata il polo di San Nicola di Melfi conta 7.200 lavoratori diretti e altrettanti nel sistema di fornitura; è l'area industriale più importante della regione Basilicata e rappresenta un polo industriale innovativo in un'area come quella del Mezzogiorno che necessita di investimenti e occupazione e che si spera, anche grazie al Piano nazionale di ripresa e resilienza, possa essere oggetto di politiche di intervento che favoriscano la presenza e lo sviluppo di settori industriali, come quello dell'automotive, fondamentali per il sistema produttivo ed occupazionale italiano;

   non sfugge all'interrogante la strategia internazionale della nuova azienda che vede strutture industriali in 50 Paesi del mondo, ma questo non può significare incertezza sul fronte anche del lavoro e dell'occupazione;

   servono garanzie ed un immediato confronto con l'azienda ed il Governo sui cambiamenti intrapresi nelle realtà italiane all'indomani della fusione, garanzie che escludano una strategia di ridimensionamento dello stabilimento Stellantis di Melfi;

   è necessario quindi che sia convocato al più presto un tavolo di confronto tra Governo, regione, parti sociali ed azienda per fare chiarezza sul piano industriale, sul futuro dello stabilimento lucano, e soprattutto sulla garanzia di assicurare tutti i livelli occupazionali –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda porre in essere per assicurare un confronto tra Governo, regione, parti sociali ed azienda, sul piano industriale e sul futuro dello stabilimento lucano.
(5-05589)


   MORETTO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   nelle scorse settimane molte sigle sindacali hanno lanciato allarmi sul futuro dello stabilimento di Melfi (Stellantis-Fca) dopo l'annuncio della proroga della cassa integrazione fino al 2 maggio 2021 e conseguente ai rallentamenti della produzione che vanno avanti, ormai, da diversi mesi;

   in occasione della prima visita dell'amministratore delegato Tavares del nuovo gruppo automobilistico Stellantis, nato in seguito alla fusione di Fca con Peugeot, veniva affermata, tramite i mass media, la centralità dello stabilimento di Melfi nella politica aziendale del neo colosso industriale;

   quanto poi avvenuto successivamente, con i lunghi periodi di cassa integrazione e la riduzione del personale addetto ai servizi di pulizia, con la loro giustificazione del calo di produzione in relazione alla emergenza pandemica COVID-19, sta destando grandi preoccupazioni per l'indotto e fra i lavoratori impiegati nello stabilimento;

   la regione Basilicata ha investito in questi ultimi anni molto sul settore dell'automotive, da ultimo ha provveduto alla sottoscrizione del contratto di sviluppo con Invitalia-Ministero dello sviluppo economico-Fca, per un totale di 136 milioni di euro, a sostegno del piano industriale per la produzione della Jeep Compass ICE, introducendo il modello Phev (plug-in hybrid electric vehicle);

   il polo automobilistico di San Nicola di Melfi è, come risaputo, la più grande realtà produttiva della Basilicata e un suo ridimensionamento avrebbe conseguenze economico-sociali catastrofiche per la regione e l'intero Mezzogiorno d'Italia –:

   quali iniziative il Ministro interrogato intenda assumere per avviare con il gruppo Stellantis un confronto immediato sul piano industriale relativo allo stabilimento lucano e verificare quale sia il ruolo dello stesso negli «asset» della multinazionale;

   se intenda avviare un tavolo di confronto presso il Ministero al fine di definire con chiarezza e certezza il futuro dello stabilimento nei criteri di sviluppo delle politiche industriali che lo interessano.
(5-05597)

Interrogazione a risposta scritta:


   CLAUDIO BORGHI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il sito «pagella politica» si presenta come un fact checker indipendente e come tale distribuisce giudizi sulle affermazioni dei politici bollandole come falsità o confermandole. Il sito «facta» pare essere appartenente alla medesima proprietà e presenta articoli dove definisce verità o falsità le affermazioni legate alla pandemia da COVID-19 e ai vaccini;

   il sito pagella politica risulta fondato anche dalla dottoressa Silvia Sommariva che da dati di pubblico dominio, quali il sito «linkedin», risulta essere una funzionaria dell'Organizzazione mondiale della sanità tuttora in carica;

   Pagella politica dichiara sul suo stesso sito di ricevere finanziamenti anche da enti pubblici o partecipati dallo Stato, in modo diretto o indiretto, quali la Rai e l'agenzia di stampa Agi –:

   se si ritenga opportuno che lo Stato finanzi, anche nella forma di remunerazione per servizi, siti che in forma occulta svolgono funzione di propaganda politica potendo essere liberi di scegliere chi bollare come mentitore e chi non «analizzare»;

   se non si ritenga di adottare iniziative normative affinché tali siti, qualora decidano di fornire giudizi apodittici e quindi potenzialmente in grado di influenzare il pubblico riguardo alla pandemia da Covid-19, abbiano una struttura di personale competente in epidemiologia che, firmando gli articoli, si assuma la responsabilità delle affermazioni;

   se non convenga sull'opportunità di adottare iniziative per prevedere per i siti di propaganda politica che si dichiarano indipendenti la pubblicazione dell'elenco completo dei loro finanziatori;

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative presso l'Organizzazione mondiale della sanità per sapere se sia a conoscenza del fatto che una funzionaria della stessa Organizzazione abbia intrapreso un'attività politicamente sensibile come quella espletata dai siti «pagella politica» e «facta».
(4-08722)

TRANSIZIONE ECOLOGICA

Interrogazioni a risposta scritta:


   CARETTA. — Al Ministro della transizione ecologica. — Per sapere – premesso che:

   con nota del 22 marzo 2021, il Ministero della transizione ecologica ha richiesto una moratoria del prelievo venatorio della tortora selvatica;

   tale istanza sarebbe derivata a seguito di un mancato o incorretto monitoraggio da parte nazionale riguardo allo stato di conservazione della tortora selvatica, come indicato nel caso EU-Pilot 6955/14/ENVI del 2014, relativo ad un presunto non corretto recepimento della direttiva 2009/147/CE;

   in mancanza di questi dati, ed in assenza di un idoneo piano di gestione della tortora, che permettesse di monitorarne l'andamento ed i prelievi in modo sostenibile, nel 2017 la Commissione europea ha chiesto ai Paesi membri di esercitare un intervento volontario di moratoria del prelievo venatorio della tortora selvatica;

   in considerazione di questi aspetti, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, di concerto con l'Ispra, ha provveduto a redigere un piano di gestione della tortora selvatica, sottoposto alla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano;

   non avendo le regioni e le province autonome raggiunto un accordo in sede tecnica, il piano non è stato adottato;

   in data 22 gennaio 2021, la Commissione europea ha richiesto, con apposita nota, informazioni circa le iniziative adottate dall'Italia in merito alle determinazioni riguardo la caccia della tortora selvatica e, data l'assenza di un piano di gestione, il Ministero ha ritenuto adeguato avanzare l'opzione della moratoria dell'attività venatoria sulla specie –:

   se il Ministro interrogato intenda rendere pubblico il testo del piano di gestione della tortora selvatica di cui in premessa, se intenda spiegare le ragioni che hanno portato ad uno scorretto o mancato monitoraggio della diffusione della tortora selvatica sul territorio nazionale e quali iniziative di competenza intenda intraprendere per sottoporre, anche con le necessarie mediazioni del caso, nuovamente all'attenzione della Conferenza Stato, regioni e province autonome il predetto piano di gestione ai fini della sua più tempestiva approvazione.
(4-08730)


   SPESSOTTO. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali. — Per sapere – premesso che:

   nel mese di gennaio 2021, in un'area agricola tra le località di Coazze e Ronchetrin a Gazzo Veronese, in provincia di Verona, un agricoltore ha sparso una enorme quantità di mais avvelenato con l'obiettivo di uccidere le nutrie;

   per la scarsità di cibo, tipica del periodo invernale, il mais ha attirato centinaia animali di razze diverse (nutrie, lepri, volpi, fagiani, pesci, aironi, anatre e altre ancora) che dopo averlo ingerito, hanno perso la vita;

   l'uomo, un agricoltore di 80 anni residente a Serravalle a Po, ha confessato agli inquirenti di aver agito in questo modo perché «esasperato» dai danni provocati dalle nutrie presenti nel suo terreno, giustificandosi dicendo che il suo gesto voleva «solo» provocare la morte di quegli animali, non degli altri;

   il mais avvelenato è stato ritrovato in un'area molto estesa di circa due ettari e di difficile e completa bonifica, che si trova poco distante dall'area protetta Palude del Busatello, area Zps (zona di protezione speciale). Per questo motivo, le conseguenze del suo gesto sono state enormi, poiché, oltre ad aver provocato l'uccisione degli animali che hanno mangiato direttamente il mais avvelenato, probabilmente ha causato ulteriori morti, difficilmente verificabili, di predatori selvatici che si sono nutriti delle carcasse ritrovate sventrate, che si sarebbero così intossicati per il veleno;

   l'agricoltore è stato denunciato per avvelenamento e disastro ambientale;

   secondo Wwf Italia, questo atto, venuto alla luce ma non episodico, è il risultato di una cattiva gestione del rapporto tra l'agricoltura e la fauna selvatica che andrebbe integrato attraverso investimenti sulla formazione e sulla conoscenza come presupposti per una sana convivenza. È senz'altro indispensabile però anche intervenire per rafforzare le attività di contrasto e di riduzione ai crimini contro la fauna e la flora selvatiche;

   è necessario adottare misure di gestione nei confronti di alcune specie, come le nutrie e i cinghiali, concentrandosi sulla prevenzione e sulle azioni che la scienza indica come realmente efficaci, che non possono certamente essere conclusioni semplicistiche e generiche, classificando come «nocive» anche molte specie di insetti, uccelli sino ai grandi predatori, come i lupi e gli orsi, e arrivano a soluzioni drastiche dirette alla loro eliminazione, nel modo più rapido ed efficiente, anche utilizzando veleni, pesticidi o altri prodotti chimici. Tale approccio, tra l'altro, oltre ad inquinare l'ambiente e compromettere la salute umana, nuoce principalmente allo stesso settore agricolo per il quale è preziosa la presenza di fauna selvatica, ma soprattutto determina l'azzeramento della biodiversità che è essenziale, anche per l'agricoltura –:

   se il Governo non ritenga opportuno adottare iniziative di competenza per introdurre un sistema di formazione che rafforzi le conoscenze e le competenze per i lavoratori del settore agricolo, affinché venga rafforzato il legame con la fauna selvatica e l'ambiente circostante;

   se il Governo intenda adottare ulteriori iniziative di competenza, anche normative, per rafforzare le attività di contrasto dei crimini contro la fauna e la flora selvatiche su tutto l'intero territorio nazionale, così da evitare il ripetersi di atti violenti contro gli animali, come quello avvenuto nell'area agricola a Gazzo Veronese.
(4-08736)


   CAIATA. — Al Ministro della transizione ecologica, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la regione Basilicata con delibera di giunta n. 1888 del 19 dicembre 2011, ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 42 del 2004 e successive modificazioni e integrazioni, ha espresso alla proponente Total E&P Italia Spa per il «Progetto interregionale Tempa Rossa – Progetto Definitivo in variante rispetto al progetto preliminare valutato con DGR n. 622 del 3 maggio 2006», il giudizio favorevole di compatibilità ambientale ed emesso l'Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), ai sensi del decreto legislativo n. 152 del 2006, oltre che l'autorizzazione paesaggistica;

   il decreto ministeriale del 7 dicembre 2016, come modificato dal decreto ministeriale 9 agosto 2017, reca la disciplina tipo per il rilascio all'esercizio dei titoli minerari per la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi e gassosi in terra ferma, nel mare territoriale e nella piattaforma continentale;

   con la delibera di giunta regionale n. 960 del 22 dicembre 2020 relativa a «Concessione Gorgoglione – Progetto interregionale Tempa Rossa» è stata data «Attuazione alle prescrizioni n. 10.2 e 10.5 – Allegato 3 alla DGR 1888 del 13 dicembre 2011»;

   la regione Basilicata altresì ha deciso di definire gli «Aggiornamenti e Ampliamento delle finalità dei Protocollo Operativo di cui alla prescrizione 10.2.4 della deliberazione della giunta regionale n. 1888 del 13 dicembre 2011», ovvero, si è preso atto che dal 12 Dicembre 2020 il «Centro Olio Tempa Rossa» è entrato in esercizio e, più precisamente, a regime dall'11 gennaio 2021 con l'obbligo di rispettare anche tutte le prescrizioni contenute nell'Aia adottata con la deliberazione della giunta regionale n. 1888 del 2011, oltre a quelle previste nelle altre delibere di giunta regionale;

   si sono verificati continui episodi di innalzamento della torcia dell'impianto «Centro-Olio Tempa Rossa» tanto da rendere necessario l'intervento dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente (Arpab), la quale date le ripetute anomalie ha più volte contestato al gestore Total E&P Italia Spa le prescrizioni dell'autorizzazione Aia contenute nella citata deliberazione della giunta regionale n. 1888 del 2011 e, precisamente:

    1) la mancata ottemperanza di quanto previsto dalla prescrizione 10 marzo 2010 che stabilisce che «il Gestore che accerti il superamento di uno o più valori limite di emissione deve informare... precisando le ragioni tecniche e/o gestionali che hanno determinato l'insorgere, gli interventi occorrenti per la sua risoluzione e relativa tempistica prevista»;

    2) la mancata descrizione dettagliata degli eventi occorsi non ha consentito di valutare l'applicabilità della prescrizione 10.3.24 in base alla quale il gestore deve, tra l'altro, «accertare le cause dell'evento e mettere in atto tutte le misure tecnicamente possibili per misurare, ovvero stimare la tipologia e la quantità degli inquinanti che sono stati rilasciati nell'ambiente e la loro destinazione»;

    3) la carente descrizione delle cause che hanno generato gli eventi in uno con la mancata comunicazione delle motivazione dell'invalidazione di un così alto numero di dati nei giorni dal 15 al 17 gennaio 2021 sembra evidenziare una gestione del sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni – Sme – non conforme a quanto previsto dalla prescrizione 10.3.32 ex deliberazione della giunta regionale n. 1888 del 2011 che prevede «Il sistema di monitoraggio in continuo delle emissioni (Sme) deve essere in grado di verificare il rispetto dei valori limite in tutte le sue formulazioni, nonché il rispetto delle prescrizioni di carattere gestionale»;

    4) l'inerzia del gestore nel fornire i dettagli tecnici, in particolare, il manuale di funzionamento e i dati dall'11 gennaio 2021 rilevati dal sistema di monitoraggio delle emissioni fuggitive adottato in ottemperanza a quanto riportato nella deliberazione della giunta regionale n. 1888 del 2011 al paragrafo 3.2.1 – Emissioni fuggitive;

   successivamente alla nota Arpab prot. 0000837/2021 del 20 gennaio 2021, la regione Basilicata con nota del 21 gennaio 2021 ha diffidato la Total ad adempiere alle prescrizioni autorizzative e fornire dettagliata relazione;

   a seguito del protrarsi delle segnalazioni di sfiammate da parte dei cittadini, l'Arpab ha inviato ulteriori note contenenti richieste urgenti alla Total di far pervenire ad horas i dati delle emissioni ai camini ed alla torcia;

   inoltre, il Dipartimento ambiente ed energia della regione Basilicata (reg.uff.0006304) il 24 marzo 2021 ha ulteriormente diffidato la Società Total E&P Italia S.p.A. per le gravi irregolarità con l'avviso che, in caso di mancata ottemperanza, avrebbe attuato l'articolo 29-decies, comma 9, del decreto legislativo n. 152 del 2006 e successive modificazioni e integrazioni;

   lo Stato esercita una sovranità completa e permanente su tutte le sue ricchezze – ivi comprese quelle naturali – ma, anche la funzione giurisdizionale nell'interesse del popolo e degli affari del Paese;

   data la gravità degli accaduti potrebbero ricorrere i presupposti dell'applicazione del più generale «principio di precauzione» come disciplinato dal decreto legislativo n. 152 del 2006 –:

   se i Ministri interrogati siano a conoscenza dei fatti esposti in premessa ed effettuare le necessarie verifiche quali iniziative, per quanto di competenza, intendano adottare al fine di evitare un maggior danno per l'ambiente e per la salute dei cittadini.
(4-08738)

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in commissione Vianello n. 5-05551, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Cassese.

  L'interrogazione a risposta scritta Vietina n. 4-08704, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 24 marzo 2021, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato: Pittalis.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della interrogazione a risposta scritta Dori n. 4-08573, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 468 del 12 marzo 2021.

   DORI, ZOLEZZI e COMINARDI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Tavernola Bergamasca, sulla riva bergamasca del Lago di Iseo, si erge il cementificio Italsacci, che dal 2018 fa capo alla Società Italcementi s.p.a. appartenente al gruppo Heidelberg Cement;

   dietro il cementificio si innalza il Monte Saresano oggetto, sin dagli inizi del Novecento, di un'intensa attività cementiera con diversi passaggi di proprietà e con rilevante impatto ambientale e paesaggistico;

   l'escavazione di marna avviene attraverso la coltivazione della miniera denominata «Ognoli», nel comune di Tavernola Bergamasca, posta alle spalle del cementificio, fino alla fine degli anni '90, per poi proseguire con l'apertura di una nuova miniera, verso il lato nord dello stesso monte, nel Comune di Parzanica, denominata «Ca' Bianca», ancora attiva;

   il Monte Saresano è stato negli anni oggetto di escavazione e di sbancamento del piede per estrarre marna da cemento, materiale definito «di interesse nazionale» e, come tale, direttamente controllato dall'allora Ministero dell'industria, attraverso il distretto minerario, nonostante i diversi segni di instabilità che ne hanno segnato la storia;

   nel luglio 1970 dalla località «Squadre», nel comune di Vigolo, si sono allargate importanti fessure nel terreno, costringendo all'evacuazione i campeggi in riva al lago a Monte Isola e nei paesi della sponda bresciana, per paura dell'enorme onda che il crollo avrebbe generato;

   il 25 marzo 1986 si verifica una frana di dimensioni notevoli, localizzata all'interno della concessione «Ognoli»;

   il 22 novembre 2010, sempre dalla ex miniera «Ognoli», si verifica un'ulteriore frana di circa ventimila metri cubi;

   nonostante le ripetute frane nel corso dei decenni, l'attività estrattiva è proseguita;

   il continuo sgretolamento roccioso è dimostrato dai dati registrati dai sensori che monitorano il Monte Saresano, che dimostrano un progressivo spostamento della massa franosa;

   nel febbraio 2021 l'area ha iniziato pericolosamente a cedere in modo significativo, creando crepe ben visibili e movimenti importanti rilevati dagli strumenti di monitoraggio;

   il fronte instabile, con più possibili punti di rottura, viene stimato in oltre 2 milioni di metri cubi;

   una tale quantità di materiale avrebbe evidentemente conseguenze devastanti, anche in relazione all'onda anomala che si potrebbe generare con la caduta nel lago di una parte della frana;

   si evidenzia, inoltre, che i tempi per l'evacuazione della popolazione dalle prime avvisaglie della frana potrebbero risultare molto ristretti;

   i comuni che si affacciano sul lago di Iseo, in particolare i comuni di Tavernola Bergamasca, Parzanica, Vigolo e Monte Isola, si trovano in un costante stato di preallarme;

   il 27 febbraio 2021 il professor Nicola Casagli, presidente dell'Istituto nazionale di oceanografia e di geofisica sperimentale, ha effettuato assieme al Centro per protezione civile dell'università degli studi di Firenze un sopralluogo sulla frana situata sul versante sud-orientale del Monte Saresano;

   tenuto conto della relazione del predetto sopralluogo, pubblicata il 4 marzo 2021, l'Università di Milano-Bicocca ha effettuato uno studio sugli scenari di massima dell'espandimento della frana del Monte Saresano;

   il 9 marzo 2021 i militari del Genio pontieri di Piacenza e del Comando truppe alpine di Bolzano hanno effettuato un sopralluogo a Tavernola Bergamasca –:

   presso lo stabilimento Italsacci Spa di Tavernola risulta depositata una notevole quantità di rifiuti tra cui additivi e combustibili che, in caso di frana, finirebbe nel lago, provocando un disastro di natura ambientale;

   il 19 marzo l'Università di Bologna ha parzialmente reso noto l'esito dello studio condotto con lo scopo di valutare l'effetto della caduta della frana all'interno del lago di Iseo, confermando un'onda anomala di almeno 7 metri a Tavernola, che coinvolgerebbe, seppure in misura differente, tutti i comuni che si affacciano sul lago di Iseo;

   nessuna relazione tecnica è in grado di garantire con quali tempistiche si potrebbe verificare l'effetto franoso, considerato che la massa rocciosa è in continuo movimento;

   se, anche all'esito delle valutazioni definitive contenute nelle relazioni tecniche elaborate dagli esperti e dalle università incaricate e in considerazione del grave rischio anche di natura ambientale determinato dalla caduta nel lago di un grande quantitativo di rifiuti, si ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza, previste non solo al verificarsi degli eventi ma anche nella loro imminenza, per la deliberazione dello stato di emergenza di rilievo nazionale, ai sensi dell'articolo 24, comma 1, del decreto legislativo 2 gennaio 2018, n. 1, anche al fine di individuare le risorse da destinare alle attività di soccorso e assistenza alla popolazione e autorizzare la spesa nell'ambito del Fondo per le emergenze nazionali di cui all'articolo 44 del citato decreto.
(4-08573)

Ritiro di firme da una mozione.

  Mozione Meloni e altri n. 1-00382, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 22 settembre 2020: sono state ritirate le firme dei deputati: Bitonci, Alessandro Pagano, Cavandoli, Gusmeroli, Gerardi, Molinari, Cantalamessa, Covolo, Tarantino, Centemero.

Ritiro di una firma da una interpellanza urgente.

  Interpellanza urgente Fitzgerald Nissoli e altri n. 2-01148, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 23 marzo 2021: è stata ritirata la firma del deputato: Di San Martino Lorenzato Di Ivrea.

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: Interrogazione a risposta in Commissione Pizzetti n. 5-05523 del 17 marzo 2021.