Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Martedì 4 febbraio 2020

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    il fentanyl è un oppiaceo sintetico, sintetizzato per la prima volta nel 1960 da Paul Janssen, usato come potente antidolorifico per la gestione del dolore, specialmente quello oncologico (l'Organizzazione mondiale della sanità lo ha inserito nella lista di farmaci essenziali per il trattamento dei tumori in stadio avanzato), mentre in combinazione con altre sostanze viene impiegato come anestetico;

    la via di somministrazione più comune in caso di analgesia è quella transdermica, ossia tramite cerotti da applicare sulla pelle e, grazie alla possibilità di rilascio controllato, il fentanyl è divenuto l'oppiaceo più comune nella pratica clinica, dove la sua gestione è sotto strettissimo controllo medico dati i potenti effetti, tanto efficaci quanto pericolosi: si stima che la dose letale per l'essere umano sia 2 milligrammi;

    i Centers for disease control and prevention (Cdc) americani lo definiscono da 50 a 100 volte più potente della morfina, mentre l’European monitoring centre for drugs and drug addiction gli attribuisce una potenza almeno 80 volte superiore alla morfina: basta poco per superare la soglia del sovradosaggio e sperimentare i suoi effetti più rischiosi, come la depressione respiratoria, le allucinazioni e l'overdose, che può portare anche al coma, all'arresto cardiaco o allo shock anafilattico e alla morte;

    ben presto, questo potente oppiaceo è stato intercettato dal mercato della produzione e commercio illegale, utilizzato come sostituto dell'eroina, in primis e, più recentemente, è entrato anche nel giro della cocaina;

    in particolare, per il suo costo concorrenziale, i grossisti della droga usano il fentanyl o le molecole derivate per potenziare eroina, cocaina e metanfetamine, aumentando però il rischio di overdose per la difficoltà di dosare sostanze così potenti;

    il mercato illegale, poi, offre altri prodotti di sintesi derivati dal fentanyl, alcuni dei quali molto più potenti e pericolosi e, secondo i dati ad oggi disponibili, i derivati del fentanyl usati come sostanze stupefacenti sono più di 50: tra questi il più potente è il Carfentanil, con un effetto analgesico pari a 10 mila volte quello della morfina (come farmaco ha trovato largo impiego nella pratica veterinaria per immobilizzare animali di grandi dimensioni, come gli elefanti);

    il principale produttore illegale secondo le autorità internazionali è la Cina, mentre il principale mercato di riferimento è quello degli Stati Uniti;

    a preoccupare di più sono proprio i dati relativi alle morti per overdose da oppiacei sintetici diversi dal metadone, quindi anche fentanyl e suoi derivati illegali: dal 2016 al 2017, i Centers for disease control and prevention (Cdc) americani hanno registrato un aumento dei decessi del 47 per cento e nel 2017 le morti sono state circa 28.400;

    sempre secondo i Cdc nel 2018 il fentanyl è stato l'oppioide che ha causato il maggior numero di morti per overdose in Usa e i sequestri di oppiacei sintetici illegali da parte delle autorità crescono costantemente, tanto da aver portato le istituzioni ad addestrare gli agenti per evitare di entrare in contatto accidentale con la sostanza durante le operazioni e a munire le forze dell'ordine di dosi di naloxone nel caso debbano intervenire in emergenza nel tentativo di salvare qualcuno in overdose;

    anche in Italia, l'allarme fentanyl è stato lanciato decine di volte, accompagnato dal sospiro di sollievo per il fatto che il nostro Paese, e buona parte dell'Europa, non fosse ancora stato raggiunto dal contagio rappresentato da una sostanza che negli Stati Uniti provoca circa 130 morti al giorno;

    benché i decessi per overdose in Italia siano in crescita, gli oppioidi sintetici sono rimasti finora ai margini del dibattito, visti i rari casi accertati della comparsa delle nuove sostanze sul territorio nazionale;

    nell'ultimo anno, però, una notizia ha fatto scattare il campanello d'allarme circa l'incremento della presenza delle cosiddette nuove droghe dentro i confini nazionali: il 25 febbraio 2019 i Nas, nell'ambito di una complessa operazione di controllo sul dark web dopo alcune segnalazioni di overdose non legate all'assunzione di eroina, hanno infatti sequestrato 20 grammi di una «miscela psicoattiva altamente tossica», che in quella forma non era mai stata rinvenuta nel continente e il quantitativo sarebbe stato sufficiente per fabbricare fino a 20 mila dosi. Quello sequestrato è un oppioide sintetico della famiglia dei Fentanili, una miscela in polvere composta da un derivato del fentanyl miscelato con un'altra sostanza non psicoattiva;

    a livello mondiale sono state individuate quasi cento molecole con una struttura analoga a quella del fentanyl, e il numero tende a crescere velocemente a causa della continua ricerca operata dai laboratori illegali. Nel corso di un meeting internazionale organizzato dall'Unodc (United Nations Office on Drugs and Crime con sede a Vienna) nel dicembre scorso, autorevoli esponenti hanno stimato che la famiglia dei Fentanili potrà crescere ben oltre le 2 mila varianti nel prossimo futuro;

    come denunciato dal professore Riccardo Gatti, direttore Dipartimento interaziendale Area Dipendenze – Asst Santi Paolo e Carlo di Milano, «In Italia, per quanto riguarda la diffusione di fentanyl e derivati, di produzione clandestina, siamo ancora in una situazione di incertezza, se si considera che il primo caso conosciuto di overdose dovuta a un analogo del fentanyl (Ocfentanyl), risale al 2017 ma è stato segnalato nel 2018 in quanto, sino ad allora, era stato considerato come un decesso collegato all'eroina e non abbiamo dati a riguardo perché i laboratori di analisi difficilmente sono attrezzati per andare oltre la ricerca delle droghe “classiche”»;

    i 18 mesi necessari per scoprire che l’Ocfentanyl, e non l'eroina, aveva provocato il decesso «zero» in Italia, sono emblematici della situazione ed anche dei problemi tecnici oggettivi collegati alla individuazione di queste sostanze;

    a confermare l'ormai accertata esistenza del fenomeno anche nel mercato italiano, è la comunicazione di allerta diramata dal Ministero della salute circa la «possibilità di presenza sul territorio italiano di derivati del fentanyl e di eroina ad alta potenza»;

    il 21 febbraio 2019 il sistema nazionale di allerta precoce dell'istituto superiore di sanità (Iss) ha ricevuto una segnalazione da parte del reparto investigazioni scientifiche dei carabinieri di Roma: i Nas hanno sequestrato un plico postale e una bustina trasparente contenente 12,27 grammi di polvere bianca. Le analisi hanno portato all'individuazione per la prima volta in Italia di due molecole appartenenti al gruppo dei fentanili, non inserite nelle tabelle della normativa italiana;

    nel documento del sistema di allerta precoce si legge: «I sequestri di fentanili sotto forma di polveri avvenuti in Europa hanno interessato quantità variabili tra il milligrammo ed il chilogrammo»;

    nella comunicazione del Ministero si riporta una serie di importanti operazioni avvenute a inizio 2019: a Udine il 17 marzo è stato trovato un blister del farmaco «Abstral» abbandonato sul pavimento di un locale, il cui principio attivo è l'ossicodone, un altro analgesico oppioide commercializzato dentro molti farmaci e fentanyl; a marzo a Roma è stata sequestrata una compressa di colore rosa e un frammento di compressa di colore bianco, contenenti ossicodone; ad aprile di nuovo nella capitale è stata intercettata una busta per corrispondenza contenente altri due derivati del fentanyl non previsti dalla legge; l'1 maggio in provincia di Campobasso durante un controllo stradale un ragazzo di 26 anni è stato trovato in possesso di sostanza polverulenta color beige con dentro principi attivi derivati della morfina;

    la missiva del Ministero della salute prosegue con altri esempi e si chiude con una richiesta chiara: avvisare del pericolo imminente relativo alla circolazione in Italia di derivati del fentanyl ed eroina ad elevato tenore di principio attivo;

    in particolare, il Ministero chiede di avvisare i pazienti dei SerD, i dipartimenti delle dipendenze, le comunità terapeutiche, le unità mobili di strada che girano di notte nelle città;

    è qui che il sistema socio-sanitario italiano comincia a mostrare tutte le sue criticità culturali, prima ancora che operative, perché è altamente improbabile che il ragazzo fermato a Campobasso sia il paziente di un SerD o di una comunità o un frequentatore abituale dell'ormai noto boschetto di Rogoredo;

    il problema culturale dell'immaginare il «drogato» solo come tossicodipendente da sostanze illegali e come una persona che vive sempre e soltanto ai margini della società, quando così non è più, o forse non lo è mai stato, impedisce all'intero sistema di controllo, informazione, prevenzione, cura e trattamento di affrontare nel complesso la problematica in modo efficace ed efficiente;

    il mondo delle dipendenze, illegali e legali, è in perenne evoluzione, al contrario delle Istituzioni Nazionali che se ne dovrebbero occupare, per troppo tempo contrassegnate da un colpevole immobilismo;

    in questi anni, l'intero «problema droghe e dipendenze patologiche», in generale, è stato scarsamente attenzionato e si è andata diffondendo la cultura dello «sballo» e la normalizzazione dell'uso di droghe, deriva diseducativa che sta caratterizzando soprattutto i più giovani;

    l'attuale problematica, correlata alla diffusione dell'uso illegale del fentanyl in Italia, rientra nell'allarmante aumento dell'uso di droghe, legali e illegali, e, in particolare, nel fenomeno della polidipendenza, cioè l'uso combinato di più sostanze psicotrope – cannabinoidi, alcol, cocaina, psicofarmaci, eroina e altro – spesso nell'ambito di contesti ludico-ricreativi; oggi sono molte le persone che si lasciano trascinare in questa condizione, anche tra le nuove generazioni;

    secondo i dati forniti dall'ultima relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia, che analizza i dati relativi all'anno 2018, lo scenario che si apre a seguito della lettura trasversale delle informazioni raccolte riflette un fenomeno in evoluzione, dove sembra essere in atto una trasformazione verso mercati molto più compositi, complessi e mutevoli;

    questo nuovo scenario si riflette inevitabilmente e direttamente sulle modalità di consumo che virano verso le sostanze sintetiche, il poliutilizzo e il consumo costante ma con modalità occasionali che cambiano secondo i contesti: la globalizzazione, l'interscambio delle merci, la mobilità delle persone e i progressi tecnologici hanno rimodellato disponibilità, scelte e utilizzi e, conseguentemente, si modificano i problemi sociali, sanitari e di sicurezza a essi associati;

    uno dei dati più inquietanti che emerge dalla relazione è che nel 2018 i decessi legati al consumo di stupefacenti sono stati 334, il 12,8 per cento in più rispetto ai 296 dell'anno precedente, con una quota particolarmente rilevante (+92 per cento) tra le donne over 40;

    come si legge nella Relazione, una tra le più importanti, sfide per le politiche nazionali in materia di sostanze stupefacenti consiste nell'individuare gli strumenti adatti a fornire una risposta rapida ed efficace allo sviluppo di un mercato dinamico come quello delle nuove sostanze psicoattive, che imitano gli effetti di sostanze illegali già note: le cosiddette NPS – nuove sostanze psicoattive (che comprendono, ad esempio, cannabinoidi, catinoni e oppioidi sintetici);

    la velocità di comparsa di queste nuove molecole, la vendita tramite siti web e il fatto che le informazioni disponibili su effetti e danni derivati dall'uso siano limitate, continueranno a costituire gli elementi- chiave alla base di importanti sfide per la salute pubblica e per le politiche pubbliche di settore nei prossimi anni;

    nello specifico delle dipendenze da sostanze, i dati elaborati dal Dipartimento per le politiche antidroga sono confermati da quelli riportati dalla relazione europea sulla droga del 2019, redatta dall'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (O.e.d.t.), che certificano, anch'essi, come in Italia il consumo di sostanze stupefacenti sia costantemente in crescita. Infatti, la nostra Nazione è drammaticamente al terzo posto in Europa per uso di cannabis e al quarto posto per uso di cocaina;

    nei luoghi di spaccio, sia reali che virtuali attraverso internet, circolano novantadue tipi di droghe sintetiche e si registrano sei morti per overdose ogni sette giorni; tale dato in realtà appare assolutamente sottostimato a causa di un sistema di monitoraggio non capillare e della mancanza di una rilevazione delle morti correlate all'uso della droga;

    Fratelli d'Italia, da sempre, denuncia come le risorse attualmente messe a disposizione del sistema socio-sanitario non siano appropriate e correttamente dimensionate per combattere l'attuale allarmante diffusione delle droghe e delle dipendenze in Italia e lo sviluppo di una «nuova» ondata di uso di oppioidi e l'inarrestabile dilagare delle nuove sostanze psicoattive di origine sintetica di cui il fentanyl è un pericoloso esempio;

    in Italia c'è una situazione di oggettiva e rischiosa debolezza in questo ambito e sarebbe doveroso e opportuno che le attività di prevenzione e di prossimità con le situazioni a rischio agissero tenendo conto di questo nuovo pericolo, anche informando i consumatori della aumentata possibilità di overdose;

    in questo scenario, gli interventi di prevenzione rivestono un ruolo fondamentale, in particolar modo in ambito scolastico, per l'importanza dell'azione preventiva precoce, specie in termini educativi e per identificare tempestivamente i comportamenti a rischio e le condizioni di vulnerabilità psico-comportamentale, anche a livello territoriale e non solo nazionale;

    rispetto ad altri Nazioni, l'Italia possedeva una delle più strutturate reti di servizi sanitari pubblici per la cura delle persone con dipendenze, ma tale sistema, figlio della guerra alla droga di molti anni fa, è stato abbandonato dalle istituzioni e oggi il nostro Paese si ritrova con un sistema di intervento superato dall'evoluzione delle sostanze e del mercato;

    oggi i SerD non sono più in grado di prendere in carico altri pazienti, né sono in grado di elaborare offerte per nuove tipologie di pazienti perché sono sovraccarichi. Mancano le risorse, manca il personale che viene sostituito solo in minima parte e, in particolare, come sottolineato in numerose audizioni in Parlamento da FederSerD, c'è una carenza cronica di psicologi e di educatori;

    le comunità terapeutiche patiscono sempre più l'assenza dell'adeguato supporto da parte delle Istituzioni; con il decentramento, infatti, ogni regione ha introdotto regole diverse in ambito sociale e sanitario, dando origine a evidentissime disparità su tutto il territorio nazionale nell'accreditamento delle comunità e, di conseguenza, sull'omogeneità e capillarità del sistema dei servizi. In molte zone mancano completamente strutture specializzate per le diverse tipologie di dipendenza, malgrado il costante e generoso impegno degli operatori;

    è necessario il superamento dell'attuale frammentarietà per fare posto a un quadro unitario di azioni dal quale far scaturire una pluralità di interventi, a diverso livello ma coerenti tra loro;

    in un periodo in cui si promuove costantemente la legalizzazione e liberalizzazione della cannabis, sostanza di cui sono dimostrati i danni per la salute in termini cognitivi, mnestici, di coordinamento motorio e di aumentata probabilità di sviluppare una psicopatologia grave, unitamente alla predisposizione da un punto di vista sociale e biologico all'uso di altre sostanze stupefacenti, è indispensabile puntare sulla prevenzione e sulla diffusione di una cultura educativa che promuova la vita libera dalle droghe e da ogni forma di dipendenza patologica;

    il confronto con gli esperti ha evidenziato che il problema deve essere affrontato da un lato sul piano della sicurezza e del contrasto allo spaccio e al traffico di droghe, e, dall'altro, sul versante degli interventi di informazione, prevenzione, cura, trattamento e reinserimento sociale e lavorativo, coinvolgendo e destinando maggiori e più adeguate risorse alle forze dell'ordine, al servizio pubblico, alle comunità terapeutiche e agli enti del terzo settore;

    dopo aver analizzato la complessità del fenomeno droghe e dipendenze patologiche in Italia, nel solco del quale la diffusione del fentanyl ne è indicatore tra gli altri dell'evidente allarme sociale, appare evidente come si renda urgente l'intervento del legislatore al fine di garantire un'azione di sistema strutturata e capillare in grado di contrastare l'aumento delle dipendenze patologiche in Italia, le quali mettono a rischio la salute delle persone di qualsiasi fascia d'età, ancor più in età evolutiva, e l'equilibrio della famiglia,

impegna il Governo:

1) a promuovere campagne informative nazionali di contrasto delle droghe in particolare di origine sintetica di nuova diffusione come il fentanyl, e delle dipendenze comportamentali più in generale, attraverso i mezzi di comunicazione radiotelevisivi pubblici e privati, attraverso la stampa quotidiana e periodica, attraverso la comunicazione on line, nonché attraverso pubbliche affissioni e servizi telefonici e telematici di informazione e di consulenza;

2) a convocare la Conferenza nazionale sulle politiche antidroga, ottemperando al dettato dell'articolo 1, comma 15, del Testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, costruita in forma di consensus conference, al fine di analizzare i problemi connessi alla diffusione delle sostanze stupefacenti e psicotrope e di origine sintetica come il fentanyl, e di individuare eventuali correttivi alla legislazione antidroga dettate dall'esperienza applicativa;

3) ad adottare iniziative per istituire nuovamente il Fondo nazionale per la lotta alla droga, introdotto dalla legge 18 febbraio 1999, n. 45, e poi confluito nel fondo indistinto per le politiche sociali, quale elemento imprescindibile per garantire percorsi educativi, preventivi, di cura, trattamento e reinserimento socio-lavorativo strutturati, e non «interventi spot», nell'ambito delle dipendenze patologiche da droghe e da sostanze stupefacenti sintetiche di nuova diffusione come il fentanyl;

4) ad adottare iniziative di competenza per garantire l'operatività della Consulta degli esperti e degli operatori sociali prevista dall'articolo 132 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, al fine di esaminare temi e problemi connessi alla prevenzione e al recupero dalle tossicodipendenze, e alla prevenzione e alla cura dalle dipendenze comportamentali, con riguardo, altresì, all'attuale allarme correlato alla diffusione di sostanze stupefacenti sintetiche di nuova diffusione come il fentanyl;

5) a potenziare il Dipartimento per le politiche antidroga presso la Presidenza del Consiglio dei ministri e a convocare un tavolo interministeriale con le associazioni di categoria e le regioni, al fine di coordinare un'azione di sistema volta al contrasto della diffusione di droghe e di sostanze stupefacenti sintetiche di nuova diffusione come il fentanyl;

6) ad adottare iniziative per riformare il Testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, al fine di adeguare la normativa e il sistema dei servizi all'attuale fenomeno delle dipendenze patologiche e alla nuova diffusione delle droghe e di sostanze stupefacenti sintetiche di nuova diffusione come il fentanyl;

7) ad aggiornare costantemente le «Tabelle delle sostanze stupefacenti e psicotrope» previste dal decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, e i correlati strumenti di rilevazione dei laboratori di analisi per consentire alle forze di polizia la rilevazione e il controllo delle stesse;

8) ad analizzare l'impatto dell'applicazione dell'articolo 75 del decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, valorizzando dati aggiornati sulle segnalazioni, sui formali inviti a non fare più uso di sostanze, sui programmi terapeutici avviati, interrotti o conclusi, sulle sanzioni irrogate e sui casi di recidiva;

9) a raccogliere e diffondere le «buone prassi» attivate a livello territoriale dal Servizio sociale professionale delle prefetture con finalità dissuasive, relative ai protocolli e alle sperimentazioni in rete;

10) ad attivare corsi di formazione rivolti al personale deputato alle attività di controllo di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309, che valorizzino una corretta relazione con le persone di minore età;

11) a garantire un'adeguata informazione e formazione specifica rivolta alle forze dell'ordine per la corretta e tempestiva gestione del fentanyl, al fine di assicurare l'incolumità del personale che si può trovare ad entrare in contatto con tale sostanza stupefacente, estremamente pericolosa e ad alto rischio di overdose;

12) a promuovere la sperimentazione di percorsi di cura innovativi ed efficaci, in particolare per gli utilizzatori di sostanze stupefacenti sintetiche e per i poliassuntori, al fine di contenere la rapida crescita dei danni socio-sanitari rilevati negli ultimi anni.
(1-00322) «Meloni, Bellucci, Lollobrigida, Gemmato, Rampelli, Deidda, Ferro, Butti, Luca De Carlo, Foti, Trancassini, Acquaroli, Baldini, Bignami, Bucalo, Caiata, Caretta, Ciaburro, Cirielli, Delmastro Delle Vedove, Donzelli, Frassinetti, Galantino, Lucaselli, Mantovani, Maschio, Mollicone, Montaruli, Osnato, Prisco, Rizzetto, Rotelli, Silvestroni, Varchi, Zucconi».

Risoluzione in Commissione:


   La IX Commissione,

   premesso che:

    favorire la mobilità sostenibile è un obiettivo cui l'Italia è impegnata da anni e attraverso l'introduzione del paradigma del green new deal all'interno dell'agenda di Governo questi principi vengono concretamente declinati in politiche pubbliche che favoriscono anche la mobilità sostenibile;

    il comma 102 dell'articolo 1 della legge 30 dicembre 2018, n. 145, recante «Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021», ha difatti introdotto la possibilità di autorizzare la sperimentazione della circolazione su strada di veicoli per la mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica, quali segway, hoverboard e monopattini, ed ha previsto l'emanazione di uno specifico decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti per la definizione delle modalità di attuazione e degli strumenti operativi della sperimentazione;

    il decreto del Ministro delle infrastrutture e dei trasporti del 4 giugno 2019 ha dato attuazione a tale disposizione, dettando regole per lo svolgimento della sperimentazione della circolazione su strada dei dispositivi per la micromobilità elettrica e disciplina tra l'altro: le tipologie e le caratteristiche dei dispositivi per la micromobilità elettrica; gli ambiti di circolazione sperimentale dei dispositivi per la micromobilità elettrica; le condizioni e le procedure per l'autorizzazione alla circolazione sperimentale; le caratteristiche dei percorsi oggetto di sperimentazione; i requisiti degli utenti e le norme di comportamento; la durata ed il termine della sperimentazione. Il decreto prevede inoltre che i comuni riportino le risultanze della sperimentazione al fine di valutare la fattibilità e la successiva regolazione della circolazione di dispositivi per la micromobilità elettrica;

    tale sperimentazione è stata favorevolmente recepita da molti comuni italiani, tra cui quelli metropolitani di Torino, Milano, Bologna, Roma e Palermo;

    con la legge 27 dicembre 2019, n. 160, all'articolo 1, comma 75, è stata disposta una sostanziale equiparazione tra i monopattini elettrici e i velocipedi, di cui all'articolo 50 del codice della strada di cui al decreto legislativo 30 aprile 1992, n. 285;

    la sperimentazione coinvolge già circa 20 comuni italiani di medie e grandi dimensioni e in quest'ultimo anno si è si registrato un incremento particolarmente rilevante degli acquisti di monopattini elettrici, nonché la messa a disposizione di tali mezzi per servizi di sharing da parte sia di privati, che di comuni,

impegna il Governo:

   ad adottare iniziative per consentire e promuovere, anche attraverso campagne di sensibilizzazione, la diffusione della mobilità sostenibile e della micromobilità;

   ad assumere iniziative volte a dettagliare, anche attraverso future iniziative normative, alcuni aspetti della circolazione dei mezzi di cui in premessa, valorizzando l'attività di sperimentazione intrapresa dai comuni, al fine di assicurare la tutela della sicurezza di tutti gli utenti della strada.
(7-00408) «De Lorenzis, Gariglio, Nobili, Stumpo, Scagliusi».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   la continuità territoriale ha lo scopo di garantire i servizi di trasporto, per via aerea o marittima, ai cittadini abitanti in regioni disagiate e rendere agevoli i collegamenti alle zone periferiche di un Paese o alle isole, ovvero di rafforzare la coesione tra le diverse aree di uno stesso Stato, superando svantaggi connessi alla loro lontananza, irraggiungibilità o di difficile accesso. In pratica, questo principio si traduce in un sistema di aiuti o strutture fornite dallo Stato ai cittadini o alle entità regionali interessate; in Italia, una vera e propria «continuità territoriale extra regionale» è stata applicata solo dalla Sardegna, mentre la Sicilia usufruisce di tale strumento normativo per collegare alcune delle isole;

   l'Unione europea ha riconosciuto l'insularità come causa che condiziona negativamente lo sviluppo economico-sociale all'articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell'Unione europea, prevedendo politiche attive per ridurre il divario tra i livelli di sviluppo delle varie regioni e colmare il ritardo delle regioni meno favorite o insulari;

   la continuità territoriale aerea da e per la regione Sardegna è regolamentata da bandi biennali o triennali finanziati dalla regione stessa e autorizzati da decreti di imposizione di oneri di servizio pubblico sulle tratte stabilite da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti; solitamente, la continuità territoriale punta a connettere i tre aeroporti sardi (Olbia-Costa Smeralda, Cagliari-Elmas, Alghero- Fertilia) con Milano-Linate e con Roma-Fiumicino, sia in andata che in ritorno;

   lo schema di convenzione per la continuità territoriale si è modellato, nel tempo, sulla base dell'offerta di due compagnie che operavano in regime esclusivo da aeroporti separati: Alitalia da Alghero e Cagliari e Meridiana da Olbia. Ad oggi i sussidi pubblici (56 milioni di euro) girati alla compagnia aerea per praticare tariffe ridotte (versati per il 65 per cento dalla regione sarda, per il 34 per cento dallo Stato e per l'1 per cento dall'Unione europea) risulterebbero più costosi degli sconti tariffari che si potrebbero avere con tariffe di mercato aperte alla concorrenza;

   attualmente, la continuità territoriale per la Sardegna consente di godere di tariffe a prezzo fisso tutto l'anno, con bagaglio garantito, nelle rotte da e per l'isola nei trasporti aerei. Possono godere della riduzione le seguenti categorie: a) i cittadini residenti in Sardegna; b) i giovani fino ai ventuno anni d'età; c) gli studenti fino ai ventisette anni d'età; d) disabili; e) gli anziani oltre i settanta anni di età. A queste categorie, per la sola continuità territoriale marittima, si aggiunge la categoria dei «Nati in Sardegna», un tempo inclusa anche in quella aerea e ormai eliminata. Dal 2017 anche tutti i non residenti hanno accesso ad una tariffazione speciale, seppur non fissa tutto l'anno;

   il 16 aprile 2020 scadrà la suddetta convenzione tra Alitalia e la regione Sardegna per i voli a tariffa agevolata per i residenti nell'isola; se l'Unione europea non concederà la proroga, dal 15 aprile non ci sarà più la possibilità di acquistare i biglietti aerei e anche nel caso che ci sia un via libera immediato al progetto non sarà possibile applicare il nuovo sistema prima di sei mesi;

   la nuova giunta regionale sarda appena insediata meno di un anno fa ha annullato il bando di continuità territoriale, predisposto dalla precedente giunta, che sarebbe dovuto partire il 17 aprile 2019 per presentare un nuovo progetto che superasse la tariffa unica per un sistema a doppia tariffazione per i residenti e non prevedere più il regime di libero mercato per i turisti durante il periodo estivo;

   dopo l'incontro del 26 marzo 2019, tra l'Unione europea e la regione, in una lettera l'Unione europea esprime le proprie perplessità specificando che esse riguardano in particolare l'adeguatezza e la proporzionalità (frequenza e capacità) degli obblighi di servizio pubblico (Osp) proposti da e per la Sardegna. Come specificato nell'articolo 16 del regolamento del servizio aereo e nelle linee guida interpretative della Commissione degli obblighi di servizio pubblico, la portata di questi dovrebbe tenere conto dell'effetto combinato di tutta l'offerta di trasporto aereo esistente;

   nei giorni scorsi si è tenuto a Roma, presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, il vertice tra la regione Sardegna e la Commissione europea; l'incontro riveste una importanza fondamentale sia per garantire la proroga dell'attuale regime di voli agevolati in scadenza il 16 aprile 2020 sia per mettere in atto ulteriori migliorie e progetti;

   all'ordine del giorno del vertice, ci sono la proroga del regime vigente e il dossier con l'ultimo piano della giunta, che prevede la doppia tariffa per residenti e non il regime di libero mercato per i turisti durante il periodo estivo;

   presso la Camera dei deputati è stata depositata, nel mese di novembre 2019, la proposta di legge recante «Disposizioni per garantire la continuità territoriale mediante i collegamenti aerei, marittimi e ferroviari della Sicilia, della Sardegna e delle isole minori con il continente» (AC 2257) assegnata alla Commissione trasporti, della quale non è ancora iniziato l'esame. La proposta di legge intende porsi come quadro normativo all'interno del quale la continuità territoriale sia garantita e normata non solo per le due più grandi isole italiane e solo per via aerea, ma anche per ogni altro territorio isolano e, attraverso la previsione di regole e facilitazioni, anche per i trasporti marittimi e ferroviaria –:

   quali urgenti iniziative di competenza intendano adottare per garantire alla regione Sardegna il diritto alla mobilità attraverso la conferma delle misure per la continuità territoriale;

   quale siano gli orientamenti della Commissione europea in merito alla proroga della convenzione in scadenza ad aprile 2020 e le eventuali integrazioni e modifiche al regime esistente;

   quali siano stati i motivi che hanno impedito di programmare nuove soluzioni come possibile alternativa alla proroga.
(2-00627) «Frailis, Mura, Gavino Manca, Delrio, Rotta, Bordo, Gribaudo, Enrico Borghi, Fiano, Di Giorgi, Lepri, Pezzopane, Pollastrini, Viscomi, De Maria, Bazoli, Benamati, Berlinghieri, Boldrini, Bonomo, Braga, Bruno Bossio, Buratti, Campana, Cantini, Carla Cantone, Carnevali, Ceccanti, Cenni, Ciampi, Critelli, Dal Moro, De Luca, De Menech, Del Basso De Caro, Fassino, Fragomeli, Gariglio, Giacomelli, Incerti, La Marca, Lacarra, Lorenzin, Losacco, Lotti, Madia, Mancini, Martina, Melilli, Miceli, Minniti, Morgoni, Nardi, Navarra, Orfini, Padoan, Pagani, Ubaldo Pagano, Pellicani, Piccoli Nardelli, Pini, Pizzetti, Prestipino, Quartapelle Procopio, Raciti, Rizzo Nervo, Andrea Romano, Rossi, Schirò, Sensi, Serracchiani, Siani, Soverini, Topo, Vazio, Verini, Zan, Zardini».


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per gli affari europei, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per sapere – premesso che:

   a seguito del completamento della procedura di ratifica dell'accordo di recesso da parte del Regno Unito e dell'Unione europea il 31 gennaio 2020 il Regno Unito è uscito dall'Unione europea e dalla Comunità europea dell'energia atomica (Euratom);

   le modalità del recesso sono stabilite nell'accordo di recesso entrato in vigore il 1° febbraio 2020, che prevede un periodo di transizione durante il quale il diritto dell'Unione continua ad applicarsi al Regno Unito, almeno fino al 31 dicembre 2020, salvo che il comitato misto istituito a norma dell'accordo stesso adotti, prima del 1° luglio 2020, una decisione unica che proroga il periodo di transizione di un periodo fino a uno o due anni;

   negli orientamenti del 23 marzo 2018 il Consiglio europeo ha ribadito la determinazione dell'Unione ad avere un partenariato quanto più stretto possibile con il Regno Unito in futuro. Secondo gli orientamenti tale partenariato dovrebbe riguardare la cooperazione commerciale ed economica nonché altri settori, in particolare la lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale, come pure la sicurezza, la difesa e la politica estera;

   la Commissione europea ha quindi rivolto, il 3 febbraio 2020, sulla base degli orientamenti e delle conclusioni del Consiglio europeo e della Dichiarazione politica concordata tra l'Unione europea e il Regno Unito ad ottobre 2019, una raccomandazione al Consiglio per l'avvio di negoziati per un nuovo partenariato con il Regno Unito;

   il negoziatore capo dell'Unione europea per la Brexit, Michel Barnier, ha quindi presentato la proposta globale di direttive negoziali per le relazioni future con il Regno Unito, approvate dalla Commissione europea, e che sarà sottoposta, il 5 febbraio, all'approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio affari generali il 25 febbraio 2020;

   le direttive di negoziato globali, allegate alla raccomandazione, riguardano tutti i settori dei negoziati – come la cooperazione commerciale ed economica, l'applicazione della legge e la cooperazione giudiziaria in materia penale, la politica estera, la sicurezza e la difesa, la partecipazione ai programmi dell'Unione e altri settori tematici di cooperazione – e puntano a realizzate un'area di libero di scambio che garantisca zero tariffe, commissioni, oneri dall'effetto equivalente o restrizioni quantitative per tutti settori, a condizione che siano garantite condizioni di parità attraverso impegni solidi;

   in particolare, tutti i dazi doganali o le tasse sulle esportazioni o qualsiasi misura di effetto equivalente dovrebbero essere vietate e non dovrebbero esserne introdotte di nuove. Pur chiedendo che non vengano introdotte restrizioni ingiustificate, la raccomandazione fa presente che l'accordo di scambio dovrebbe contenere discipline migliorate su importazione e licenze di esportazione, marchi di origine, e norme antidumping. In particolare, le regole sull'origine dovrebbero essere basate sugli standard dell'Unione e tenendo conto dell'interesse dell'Unione;

   Barnier ha altresì confermato la linea già nota dell'Unione europea, secondo cui il livello di ambizione degli accordi di partenariato con il Regno Unito, dipenderà dall'esistenza o meno di un «level playing field» (condizioni di parità) in particolare riguardo alle norme sociali, ambientali, sul clima e sugli aiuti di Stato, per evitare che ci sia «concorrenza sleale», in linea con gli impegni sottoscritti dall'Unione europea e dallo stesso primo ministro britannico Boris Johnson nella «Dichiarazione politica» firmata il 17 ottobre 2019, che ha accompagnato l'Accordo di recesso del Regno Unito;

   un'altra condizione importante è quella sull'accordo per la pesca fra Unione europea e Regno Unito, che, ha detto Barnier, dovrà essere «incluso» nell'accordo più generale sulle relazioni future: dovrà essere garantito l'accesso alle acque britanniche per i pescatori dell'Unione europea e reciprocamente l'accesso alle acque dell'Unione europea per i pescatori britannici, nel quadro del sistema di quote di pesca; e la stessa reciprocità dovrà valere per l'accesso dei prodotti della pesca ai rispettivi mercati;

   infine, riguardo al futuro accordo nel settore della cooperazione giudiziaria e della sicurezza, ai britannici verranno poste tre condizioni: in primo luogo, il rispetto della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, in secondo luogo, dovranno essere rispettate le regole dell'Unione europea sulla protezione dei dati personali; in terzo luogo la cooperazione dovrà essere sottoposta a un meccanismo di risoluzione delle controversie efficace in cui dovrà avere un ruolo importante la Corte europea di Giustizia;

   la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, ha altresì dichiarato che i negoziati verranno portati avanti in modo equo e trasparente, ma che verranno parimenti difesi gli interessi dell'Unione europea e quelli dei cittadini, cercando di trovare soluzioni che rispettino le scelte del Regno Unito;

   la definizione dei nuovi rapporti commerciali tra Unione europea e Regno Unito potrebbe ispirarsi al modello canadese, basato sul libero scambio, eliminando dunque dazi sulla quasi totalità delle merci, oppure a quello australiano, puntando a stringere accordi solo su alcuni settori chiave e lasciando che il resto delle transazioni si svolgano sulla base delle regole dell'organizzazione mondiale del commercio;

   come verranno regolati gli accordi non è ancora chiaro, segnando la citata raccomandazione della Commissione europea solo il primo passo nell’iter negoziale: Bruxelles ha fatto capire che non ha nessuna intenzione di veder sorgere alle sue porte un concorrente che approfitti della deregulation per fare competizione sleale, e Londra, d'altra parte non ha nessuna voglia di fare la parte del «Paese-satellite», come la Norvegia, ed ha affermato, per voce del Premier britannico Boris Johnson, che vuole un accordo con Bruxelles fondato sul «libero scambio», che «non richiede alcun allineamento alle regole e agli standard dell'Unione europea sulla politica della competizione, i sussidi, la protezione sociale, l'ambiente o nulla di simile»;

   indubbiamente, la gestione delle conseguenze di un accordo commerciale che veda l'introduzione di dazi figurerebbe più complessa e pesante, specie in Paesi come l'Italia: l'anno scorso l'interscambio è stato di oltre 30 miliardi di euro e le esportazioni italiane Oltremanica sono continuate a crescere, superando i 20 miliardi di euro;

   l'Italia è l'ottavo Paese fornitore del Regno Unito (dopo Germania, Stati Uniti, Cina, Olanda, Francia, Belgio e Svizzera) e vanta un saldo attivo di oltre 10 miliardi (in crescita del 9 per cento rispetto all'anno precedente). In particolare, i britannici potrebbero divergere dai regolamenti europei in materia agro-alimentare e questo introdurrebbe un forte elemento di «attrito doganale» per le esportazioni italiane, in cui giocano buona parte il cibo e le bevande –:

   a fronte delle considerazioni espresse in premessa, quale posizione il Governo intenda assumere, nelle opportune sedi istituzionali e comunitarie, affinché il futuro accordo di free-trade tra il Regno Unito e l'Unione europea non pregiudichi il livello dei rapporti commerciali esistenti fra Italia e Regno Unito, evitando vantaggi competitivi sleali e distorsivi, in particolare per quanto riguarda la tutela delle indicazioni geografiche nell'agro-alimentare, e al contempo riduca al minimo le ricadute economiche di un eventuale drastico divorzio commerciale tra Londra e Bruxelles, conseguente a una eventuale divergenza rispetto agli standard della regolazione europea.
(2-00628) «Galizia, Ianaro, Battelli, Bruno, De Giorgi, Di Lauro, Berti, Giordano, Papiro, Penna, Scerra, Spadoni, Torto, Leda Volpi, Bologna, Carabetta, Carbonaro, Carelli, Carinelli, Casa, Caso, Cassese, Cataldi, Maurizio Cattoi, Chiazzese, Cillis, Cimino, Ciprini, Colletti, Corda, Corneli, Costanzo, Davide Crippa, Cubeddu».

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che:

   ancora una volta fanno discutere e imbarazzano le parole del Ministro interpellato, che, ospite della trasmissione Otto e mezzo su La7, ha affermato laconicamente: «Gli innocenti non finiscono in carcere»;

   tale dichiarazione farebbe sorridere per l'ingenuità con cui è stata rilasciata, se a pronunciarla non fosse stato il Ministro della giustizia, su una materia che dovrebbe conoscere bene, nonostante sia il padre dell'abolizione della prescrizione che può rendere i cittadini italiani processabili a vita, e se non riguardasse il fondamentale diritto alla libertà delle persone, come i dati ricordano: dal 1992, anno da cui parte la contabilità ufficiale delle riparazioni per ingiusta detenzione presso il Ministero dell'economia e delle finanze, al 30 settembre 2018, si sono registrati oltre 27.200 casi; in media, 1007 innocenti in custodia cautelare ogni anno;

   considerando, che chi viene sottoposto a misura cautelare per poi essere riconosciuto innocente, ha diritto a un indennizzo (che comunque non può superare la soglia di 516mila euro), i dati ufficiali dicono che dal 1992 al 31 dicembre 2017, quindi in 25 anni, ben 26.412 persone hanno subito un'ingiusta detenzione per poi essere indennizzate dallo Stato, che ha versato complessivamente oltre 656 milioni di euro;

   solo nel 2017, i casi di ingiusta detenzione sono stati più di mille, con un costo per i contribuenti di 34 milioni di euro e le cose non sembrano essere cambiate nel 2018;

   come documentato dal sito «errorigiudiziari.com», un progetto dei giornalisti Benedetto Lattanzi e Valentino Maimone, dal 1° gennaio al 30 settembre 2018, data in cui si fermano i dati forniti dal Ministero della giustizia, i casi di detenzione illegittima sono stati 856, per una spesa complessiva in indennizzi di cui è stata disposta la liquidazione pari a 29.539.084,44 euro;

   se a questi numeri si sommano gli altri «errori giudiziari» (ad esempio, le condanne definitive annullate dopo un processo di revisione che si conclude con l'assoluzione), il numero delle «vittime» sale a 26.550, e contemporaneamente si impenna anche la cifra del risarcimento, che arriva a superare i 768 milioni di euro;

   sarebbe questo, secondo i numeri disponibili, il quadro ufficiale, e sconfortante, quanto al più grave degli errori giudiziari, la restrizione della libertà personale, in grado di rovinare la vita a cittadini innocenti, impigliati per anni nelle maglie della «malagiustizia»;

   peraltro, sembra essere impossibile reperire sul sito del Ministero dati o statistiche sui casi di ingiusta detenzione (cioè coloro che subiscono una custodia cautelare in carcere o agli arresti domiciliari, salvo poi venire assolte) o di errore giudiziario (quelle persone che, dopo essere state condannate con sentenza definitiva, vengono assolte in seguito a un processo di revisione), sugli indennizzi e sui risarcimenti, aggiornati e precisi, così come sembra impossibile stabilire quali sono i distretti di appello in cui il fenomeno è più frequente, determinare dove si spende di più in indennizzi e risarcimenti, anche al fine di studiare come e dove intervenire per migliorare la situazione;

   il Ministro interpellato ha dichiarato «sono il ministro che più di tutti ha attivato gli ispettori del ministero per andare a verificare i casi di ingiusta detenzione. Aggiungo, infatti, che per la prima volta ho introdotto presso l'ispettorato in maniera strutturata il monitoraggio e la verifica dei casi di riparazione per ingiusta detenzione, anche in occasione delle ispezioni ordinarie», ma non si alcuna contezza degli esiti delle ispezioni effettuate;

   l'articolo 15 della legge 16 aprile 2015, n. 47, impone, peraltro, al Ministro di comunicare entro il 31 gennaio di ogni anno «una relazione contenente dati, rilevazioni e statistiche relativi all'applicazione, nell'anno precedente, delle misure cautelari personali, distinte per tipologie, con l'indicazione dell'esito dei relativi procedimenti, ove conclusi», ma ad oggi il Guardasigilli non ha ancora ottemperato al suo obbligo –:

   quali siano i risultati del monitoraggio e delle ispezioni di cui in premessa attivati dal Ministro interpellato;

   quali siano i dati, precisi e aggiornati, le rilevazioni e le statistiche relativi ai casi di ingiusta detenzione e di errore giudiziario, con particolare riferimento agli anni 2018 e 2019 nonché i relativi dati sulla contabilità degli errori giudiziari e per la spesa in risarcimenti;

   quali siano i distretti di appello in cui il fenomeno è più frequente e dove si spende di più in indennizzi e risarcimenti.
(2-00626) «Varchi, Maschio».

AFFARI ESTERI E COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

Interrogazione a risposta immediata:


   MOLINARI, ANDREUZZA, BADOLE, BASINI, BAZZARO, BELLACHIOMA, BELOTTI, BENVENUTO, BIANCHI, BILLI, BINELLI, BISA, BITONCI, BOLDI, BONIARDI, BORDONALI, CLAUDIO BORGHI, BUBISUTTI, CAFFARATTO, CANTALAMESSA, CAPARVI, CAPITANIO, CASTIELLO, VANESSA CATTOI, CAVANDOLI, CECCHETTI, CENTEMERO, CESTARI, COIN, COLLA, COLMELLERE, COMAROLI, COMENCINI, COVOLO, ANDREA CRIPPA, DARA, DE ANGELIS, DE MARTINI, D'ERAMO, DI MURO, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, DONINA, DURIGON, FANTUZ, FERRARI, FOGLIANI, LORENZO FONTANA, FORMENTINI, FOSCOLO, FRASSINI, FURGIUELE, GALLI, GARAVAGLIA, GASTALDI, GAVA, GERARDI, GIACCONE, GIACOMETTI, GIGLIO VIGNA, GIORGETTI, GOBBATO, GOLINELLI, GRIMOLDI, GUIDESI, GUSMEROLI, IEZZI, INVERNIZZI, LATINI, LAZZARINI, LEGNAIOLI, LIUNI, LOCATELLI, LOLINI, EVA LORENZONI, LOSS, LUCCHINI, MACCANTI, MAGGIONI, MANZATO, MARCHETTI, MATURI, MINARDO, MOLTENI, MORELLI, MORRONE, MOSCHIONI, MURELLI, ALESSANDRO PAGANO, PANIZZUT, PAOLINI, PAROLO, PATASSINI, PATELLI, PATERNOSTER, PETTAZZI, PIASTRA, PICCHI, PICCOLO, POTENTI, PRETTO, RACCHELLA, RAFFAELLI, RIBOLLA, RIXI, SALTAMARTINI, SASSO, STEFANI, SUTTO, TARANTINO, TATEO, TIRAMANI, TOCCALINI, TOMASI, TOMBOLATO, TONELLI, TURRI, VALBUSA, VALLOTTO, VINCI, VIVIANI, RAFFAELE VOLPI, ZICCHIERI, ZIELLO, ZOFFILI e ZORDAN. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 21 marzo 2018, con un decreto del proprio Presidente della Repubblica, l'Algeria ha dilatato unilateralmente la propria zona economica esclusiva marittima, estendendola da 40 a 180 miglia, con l'effetto di portarla a ridosso della Sardegna;

   sarebbero interessate dalla decisione unilaterale dell'Algeria le acque prospicienti la linea di costa che va da Sant'Antioco e Carloforte fino ad Alghero, passando per Oristano, praticamente l'intero fronte occidentale a mare della Sardegna;

   la circostanza può generare un contenzioso tra il nostro Paese e l'Algeria in merito allo sfruttamento delle risorse marine, essenzialmente ittiche ed energetiche, situate in acque riconosciute precedentemente come internazionali anche dal Governo di Algeri;

   la circostanza è divenuta di pubblico dominio in Italia solo recentemente;

   il Governo italiano avrebbe reagito limitandosi a presentare una protesta formale presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite, da cui non sarebbe peraltro giunto finora alcun riscontro;

   hanno proclamato la loro zona economica esclusiva marittima anche Libia e Turchia, con effetti rilevanti sugli interessi italiani connessi al successo del processo East Med, in cui il nostro Paese è coinvolto;

   l'Italia, invece, non ha mai dichiarato formalmente la propria zona economica esclusiva marittima –:

   a fronte degli eventi generalizzati in premessa, quali urgenti iniziative il Governo intenda adottare per contrastare le pretese algerine, anche procedendo alla determinazione della propria zona economica esclusiva marittima per poterla tutelare con tutti gli strumenti opportuni.
(3-01287)

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

III Commissione:


   LUPI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   la strage di cristiani, in particolare in Nigeria, è in progressiva intensificazione;

   il 26 dicembre 2019 con la diffusione del video dell'esecuzione di 11 cristiani, rivendicata dalla «Provincia dell'Africa Occidentale dello Stato Islamico», la situazione è degenerata. Secondo il giornalista nigeriano Ahmad Salkida, esperto del fenomeno jihadista in Nigeria, il massacro è avvenuto nel giorno di Natale;

   l'8 gennaio 2020 il terrorismo islamico ha colpito al cuore la Chiesa, con il rapimento di quattro giovanissimi seminaristi, di età compresa fra i 18 e 23 anni, del Seminario Maggiore «Buon Pastore» di Kaduna, nell'omonimo Stato federato della Nigeria;

   il 15 gennaio un sacerdote nigeriano, con un video, fa un accorato appello al nostro Paese: «Chiedo al Governo dell'Italia, Paese in cui ho studiato, e a tutti i governi europei che esercitino pressione sul nostro Governo affinché faccia qualcosa per difenderci... Altrimenti rischiamo lo sterminio. La nostra gente soffre tanto. Per favore aiutateci non state zitti davanti a questo immane sterminio che sta avvenendo in silenzio»;

   dal 19 gennaio tre dei seminaristi di Kaduna sono stati rilasciati bisognosi di cure secondo quanto riferisce Aiuto alla Chiesa che soffre, l'ultimo dei seminaristi, Michael, è stato invece assassinato dai rapitori;

   il Governo, guidato da Muhammadu Buhari, è incapace di garantire la sicurezza e di prevenire le continue violenze. Nell'ultimo decennio l'insurrezione jihadista dalla Nigeria si è propagata alle regioni di confine come Niger, Ciad e Camerun provocando, fonte Onu, oltre 36 mila morti e due milioni di sfollati solo in Nigeria;

  il cristianesimo ha, e ha avuto, un ruolo fondamentale in questo Paese e in molti altri Stati dell'Africa per lo sviluppo civile e pacifico delle popolazioni locali;

  Mons. Augustine Akubeze, arcivescovo di Benin City e presidente della Conferenza episcopale della Nigeria, ha dichiarato che molti religiosi sono stati rapiti recentemente e la mancanza di azioni penali significative nei confronti dei rapitori alimenta ulteriormente la convinzione che essi godano del sostegno del Governo federale;

  i cristiani perseguitati nel mondo sono più di 260 milioni ma la Nigeria è il principale partner commerciale dell'Italia nell'Africa sub-sahariana dopo il Sud Africa; tra l'altro, una consistente comunità di nigeriani vive e lavora in Italia –:

  quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche in collaborazione con le istituzioni internazionali, per fare rispettare il pluralismo religioso in Nigeria e contrastare il fenomeno della persecuzione dei cristiani.
(5-03486)


   DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il coronavirus sta mietendo morti ad una velocità impressionante e anomala: ad oggi in Cina sono accertati 425 morti e 20.438 contagi, 15 contagi ad Hong Kong, 8 a Macao, 10 a Taiwan e 98 nel resto dell'Asia. In Europa i contagi sono 21, di cui due in Italia, 15 in America e 12 in Australia;

   la rapida diffusione del virus ha indotto le autorità cinesi ad assumere misure draconiane di profilassi con provvedimenti restrittivi nei confronti di milioni di persone;

   al fine di contrastare il virus è dirimente conoscerne l'origine;

   al centro di Wuhan, dove si è registrato il primo caso, da tre anni è operante un gigantesco laboratorio per lo studio dei virus più letali;

   l'ex ufficiale della intelligence israeliana, Dany Shoham, esperto di guerra batteriologica, ha rivelato che a Wuhan c'è un laboratorio collegato al programma segreto cinese di armi chimiche nella corsa alla guerra batteriologica mondiale;

   il Washington Post ha riportato che a Wuhan «sono probabilmente utilizzate, in piani di ricerca e sviluppo, armi biologiche»;

   le autorità cinesi accreditano l'idea che il virus si sarebbe propagato dalla macellazione di animali o dalla prossimità con pipistrelli o serpenti;

   la prestigiosa rivista scientifica Nature, rilanciata in Italia dalla rivista Le Scienze, aveva parlato due anni fa del «piano per costruire tra i cinque e i sette laboratori di biosicurezza di livello 4 (BSL-4) in tutto il continente cinese entro il 2025» e ospitava il 23 febbraio 2017 un articolo che avvertiva che «fuori della Cina, alcuni scienziati si preoccupano che gli agenti patogeni possano fuoriuscire dall'impianto, aggiungendo una dimensione biologica alle tensioni geopolitiche tra la Cina e altre nazioni»;

   ferme restando le rassicurazioni del Governo cinese, è necessario scongiurare con certezza che il virus possa, per errore, essere fuoriuscito dal laboratorio di Wuhan e smentire categoricamente la correlazione fra la struttura batteriologica di Wuhan e la diffusione del virus;

   ad alimentare i dubbi concorrono le misure draconiane assunte dalle stesse autorità cinesi che hanno introdotto controlli di classe A per il contenimento del virus, con ciò assumendo misure di profilassi apparentemente spropositate rispetto alle informazioni scientifiche diramate –:

   quali contatti il Governo italiano abbia intrattenuto con le autorità cinesi nel contesto della crisi coronavirus, anche al fine di limitarne la diffusione.
(5-03487)


   ZOFFILI, FORMENTINI, COMENCINI, BILLI, GRIMOLDI, DI SAN MARTINO LORENZATO DI IVREA, PICCHI e RIBOLLA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in Cina è in atto un'epidemia causata dal «coronavirus 2019 n-CoV», virus che può avere un'incubazione fino a 14 giorni e che, a differenza del virus della «Sars», può essere trasmesso anche durante il periodo di incubazione e persino da soggetti portatori sani;

   in base agli ultimi dati ufficiali — il 90 per cento dei quali provenienti da fonte governativa del regime cinese — i contagiati sarebbero già 20.000 e i morti 425;

   nella mattinata del 3 febbraio 2020, all'aeroporto di Pratica di Mare, è atterrato il primo volo con 56 italiani rimpatriati che erano rimasti bloccati in Cina e che sono ora sotto osservazione in quarantena;

   non è dato sapere quanti siano i nostri concittadini presenti nella Repubblica Popolare Cinese –:

   quali iniziative siano state prese per tutelare la salute dei connazionali italiani, il cui numero non è desumibile dai dati pubblicati sul sito della Farnesina, che sono presenti in Cina.
(5-03488)


   FITZGERALD NISSOLI. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   il 22 marzo 2017, l'allora Sottosegretario agli affari esteri, Benedetto Della Vedova, e l'allora ambasciatore del Canada in Italia, Peter McGovern, hanno firmato, alla Farnesina, un accordo quadro tra Italia e Canada per il reciproco riconoscimento delle patenti di guida ai fini della conversione;

   tale accordo, fatto tra due sistemi diversi, quello federale canadese e quello italiano, costituisce la premessa indispensabile per poter concludere gli accordi di dettaglio con le province e i territori canadesi, che hanno competenze esclusive in materia;

   la numerosa comunità italiana residente in Canada attende da tempo e con molta apprensione la conclusione degli accordi con le Province canadesi per poter ottenere la conversione della patente di guida italiana;

   in particolare, si segnala che il negoziato con il Québec, già in stato avanzato, risulta all'interrogante, ad oggi, fermo senza una comprensibile ragione;

   è importante dare informazioni sullo stato dell'arte ai connazionali residenti in Canada che non riescono a comprendere tempi così lunghi per la conclusione di tali accordi –:

   se il Ministro interrogato intenda chiarire se siano sopraggiunti ostacoli alla conclusione degli accordi richiamati in premessa e quali siano i tempi previsti per la conclusione di tali accordi.
(5-03489)

Interrogazione a risposta scritta:


   CENTEMERO. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa e analisi economiche, nonché da un colloquio avvenuto il 31 gennaio 2020 tra il nuovo presidente argentino, il «peronista moderato» Alberto Fernandez, ed il Pontefice, si evince come sia ormai imminente il precipitare di una grave crisi nel Paese sudamericano, anche alla luce del piano di emergenza economica varato dal Presidente stesso proprio nei giorni scorsi;

   se tale crisi e il debito pubblico continuassero ad aggravarsi, è molto probabile che l'Argentina vada in default come già successo nel 2001. In quel periodo il mancato pagamento di 100 miliardi di dollari coinvolse milioni di investitori italiani che avevano acquistato quelli che all'epoca vennero definiti «Tango bond»;

   da fonti di stampa si apprende anche che nel 2018 le esportazioni italiane verso l'Argentina sono state pari a 1.153,7 milioni di euro, mentre le importazioni hanno raggiunto i 1.098,6 milioni di euro: il rischio è che queste cifre possano precipitare a seguito dell'imminente crisi, mettendo a rischio la stabilità di tante aziende – tra queste le più note sono Cnh Industrial, Fca, Pirelli, Salini-Impregilo, Enel e Tenaris – che importano ed esportano in questi territori;

   l'Italia esporta in Argentina soprattutto macchine, apparecchi e materiale elettrico così come prodotti chimici, e importa dal Paese prodotti di origine animale e alimentare; quindi, a soffrire di tale crisi non sarebbero solo le piccole e medie imprese ma anche note multinazionali che nel territorio hanno una presenza storica importante –:

   se il Governo stia valutando le eventuali misure da mettere in campo al fine di limitare i danni per le imprese italiane in modo da poterle tutelare nel caso si trovino coinvolte nella crisi economica argentina.
(4-04637)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   TESTAMENTO. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministero dello sviluppo economico n. 55/02/2011 la Edison s.p.a. è stata autorizzata a realizzare una centrale termoelettrica a ciclo combinato alimentata a gas naturale di circa 810 megawatt a Presenzano (Caserta);

   i termini per l'avvio dei lavori e la validità dell'autorizzazione unica sono stati prorogati più volte. In particolare, con il provvedimento n. 55/01/2018 PR del 28 dicembre 2018 la validità del decreto n. 55/02/2011 è stata prorogata al 14 dicembre 2021. Successivamente con decreto n. 55/04/2019 del Ministero dello sviluppo economico, Edison è stata autorizzata a realizzare la centrale, come modificata dall'installazione di un sistema catalitico di riduzione degli ossidi di azoto (Scr) e dall'utilizzo della nuova turbina classe H al posto di quella classe F. In quest'ottica il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare in sede di esame della modifica progettuale di cui sopra, ha deliberato con provvedimento n. 363 del 22 novembre 2017 l'esclusione del nuovo progetto da una nuova valutazione di impatto ambientale (Via);

   nella documentazione depositata, Edison riferisce di un funzionamento della centrale per 8.160 ore all'anno, di una produzione annuale di energia elettrica pari a 6.287 GWH e di un rendimento netto del 60,8 per cento tutte previsioni legate a un'attività continua dell'impianto all'intera potenza nominale. Tuttavia, la centrale di Presenzano rientra in un più ampio programma di costruzione di impianti a ciclo combinato, mediante l'utilizzo della normativa europea del «capacity market», che assegna un premio/incentivo agli operatori che riescono a garantire fonti di energia elettrica (capacity) pronte a intervenire in caso di necessità o carichi imprevisti, sia in termini di durata che di intensità. Attraverso tale sistema in Italia sono state già autorizzate 5 centrali (Marghera, Fusina, Tavazzano, La Spezia e, appunto, Presenzano), frutto di modifiche a vecchi progetti o della decantata «riconversione» di impianti a carbone già esistenti. Va da sé, quindi, che secondo il sistema del capacity market gli impianti a ciclo combinato di cui sopra (compreso Presenzano) non debbano funzionare a ciclo continuo (carico di base), bensì secondo una combinazione ottimale, accensione/spegnimento («unit commitment» emesso da Terna), quindi con avviamenti e spegnimenti molto frequenti e, durante la produzione, con carichi notevolmente parzializzati (ben al di sotto della potenza nominale), tale da garantire gli obiettivi di servizio del capacity market;

   il numero di avviamenti e l'utilizzazione parziale della potenza nominale installata su questi impianti avranno ovviamente conseguenze sul rendimento degli stessi e quindi anche su quello di Presenzano, che avrà rendimenti molto più bassi rispetto a quello dichiarato (60,8 per cento). Inoltre, la stessa parzializzazione dei carichi condizionerà le emissioni di NOx (ossido di azoto), CO (ossido di carbonio), particolati e CO2 (anidride carbonica) che saranno molto più alte per KWH prodotti. Importanti, in tal senso, sono i dati sulla centrale di Aprilia e quelli relativi alle centrali italiane a ciclo combinato, ad esempio Sparanise, contenuti nei rapporti del periodo 2013-2016 che dimostrano come i consumi e le emissioni per KWH prodotto aumentino con il numero di avviamenti e la parzializzazione del carico –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare intenda adottare, anche con il diretto coinvolgimento dell'Ispra, al fine di appurare gli effettivi cicli di utilizzo della centrale termoelettrica a ciclo combinato di Presenzano da parte di Edison e le effettive ricadute in termini di emissioni di NOx (ossido di azoto), CO (ossido di carbonio), particolati e CO2 (anidride carbonica) per KWH prodotti;

   se il Governo ritenga opportuno adottare iniziative per introdurre per la centrale di Presenzano, e nel complesso, per le centrali dedicate al capacity market, livelli di emissione massimi da applicare per ciascun avviamento da caldo e ciascuno da tiepido, in particolare per le emissioni di CO (ossido di carbonio) e di NH3 (ammoniaca);

   se il Governo intenda adottare iniziative per estendere al periodo precedente alla messa in servizio commerciale della centrale i limiti di emissione prescritti, tenuto conto che si tratta di un impianto che non ha mai funzionato in servizio commerciale e che il sistema Scr non è stato finora adottato in impianti con turbine di classe H;

   se, per la centrale di Presenzano, il Ministro dello sviluppo economico non ritenga opportuno verificare l'effettivo possesso dei requisiti per l'accesso ai premi previsti dal regolamento (UE) 943/2019 sul capacity market, nonché la effettiva compatibilità dello stesso progetto con la ratio di tale regolamento.
(4-04631)

DIFESA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   DEIDDA, GALANTINO e DELMASTRO DELLE VEDOVE. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   l'atto del Governo n. 118, avente ad oggetto «Schema di decreto legislativo recante disposizioni in materia di riordino dei ruoli e delle carriere del personale delle Forze armate, ai sensi dell'articolo 1, commi 2, lettera a), 3, 4 e 5, della legge 1° dicembre 2018, n. 132 ha ottenuto il definitivo parere favorevole sia della Camera dei deputati, da ultimo in data 11 dicembre 2019, che del Senato della Repubblica, in data 9 dicembre 2019»;

   allo stato, il medesimo decreto non risulta essere stato ancora emanato;

   nelle more, occorrerebbe evitare criticità che potrebbero ripercuotersi su alcune operazioni in programma nei prossimi mesi, tra le quali, il concorso per il reclutamento di ufficiali nel ruolo speciale e le procedure per le aliquote di avanzamento, relativamente al periodo ricompreso tra il 31 gennaio 2019 e il 1° gennaio 2020, oltre che ritardare la valutazione degli effetti concreti conseguenti al riordino in questione –:

   se e quali iniziative di competenza intenda assumere il Governo, nelle more dell'emanazione del decreto di cui in premessa, per ovviare alle criticità sopra richiamate concernenti il concorso per il reclutamento di ufficiali del ruolo speciale e le procedure per le aliquote di avanzamento.
(5-03481)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   ANGIOLA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   è a tutti noto come negli ultimi anni si stia assistendo a un fenomeno particolare: quello dei tassi di interesse a zero oppure addirittura negativi;

   nell'Eurozona si diffonde la percezione negativa che non convenga più investire, con la conseguenza che i capitali vanno all'estero e non sostengono più la domanda interna;

   in altri termini, la liquidità stampata dalla Banca centrale europea (Bce) viene investita per finanziare Stati al di fuori dell'Eurozona o anche imprese estere che offrono rendimenti migliori e senz'altro più elevati. A titolo esemplificativo, un bund tedesco rende -0,26 per cento, mentre un treasury americano rende l'1,78 per cento;

   i dati sono sotto gli occhi di tutti. L'Europa è diventata il più importante finanziatore del debito pubblico americano, superando addirittura la Cina;

   si calcola che gli investitori europei detengano 1.121 miliardi di dollari in titoli di Stato americani, e superano i 1.089 miliardi della Cina;

   questa situazione è in parte causa, in parte effetto, del rafforzamento del dollaro rispetto all'euro. Infatti, gli investitori si indebitano in euro, a tassi bassi, e investono nell'economia americana (titoli di Stato e imprese) dove i tassi sono più alti. Ciò porta a un rafforzamento del dollaro;

   in definitiva, la politica monetaria della Bce favorisce un drenaggio di capitali verso gli Stati Uniti, proprio quando tali capitali sarebbero maggiormente necessari per finanziare la ripresa in Europa –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda porre in essere, soprattutto in sede europea, affinché questo fenomeno possa essere arginato o arrestato.
(5-03475)


   BERGAMINI, BARATTO, CATTANEO, GIACOMONI, MARTINO, GIACOMETTO e PORCHIETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella recente edizione di «Telefisco 2020» svolta il 30 gennaio 2020 l'Agenzia delle entrate ha affermato che i corsi svolti dalle scuole guida ai fini dell'ottenimento delle patenti di categoria «A» sono soggetti all'imposizione ai fini Iva;

   l'interpretazione fornita dall'Agenzia delle entrate appare in evidente contrasto con la normativa vigente, come da ultimo modificata dall'articolo 32 del decreto-legge 124 del 2019 (cosiddetto decreto fiscale), come convertito dalla legge 157 del 2019;

   la novella apportata dall'articolo 32 del decreto 124 del 2019 all'articolo 10, primo comma, numero 20), del decreto del Presidente della Repubblica 633 del 1972 esclude dal regime di esenzione Iva il solo insegnamento della guida automobilistica finalizzata al conseguimento delle patenti di guida per i veicoli delle categorie B e C1;

   il fatto che il legislatore abbia voluto escludere dal regime di esenzione Iva le sole lezioni per il conseguimento delle patenti di guida B e C1, mantenendo invece invariato il regime di esenzione per le altre lezioni impartite dalle scuole guida, quali quelle per il conseguimento della patente A, risulta evidente sia dalla lettera dell'articolo 32 del decreto-legge 124 del 2019, come convertito dalla legge 157 del 2019, sia dagli atti parlamentari relativi all'esame e alle modifiche apportate al predetto articolo nel corso dell'iter svolto in prima lettura presso la Camera dei deputati –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per chiarire se, alla luce della normativa vigente, gli insegnamenti per l'ottenimento delle patenti di categoria «A» debbano considerarsi esenti dall'imponibilità Iva.
(5-03478)


   RIZZETTO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   come è noto il 12 ottobre 2015, l'Enel ha disdetto unilateralmente il «fringe benefit» concernente il consumo di energia elettrica per gli ex dipendenti e i loro superstiti a partire dal gennaio 2016, sicché non è più esigibile lo sconto sulla tariffa dell'energia elettrica in bolletta, che è stato sostituito con un importo forfettario erogato «una tantum»;

   la predetta agevolazione tariffaria era prevista nel contratto di lavoro dei dipendenti della società dell'energia elettrica e gli interessati sono stati informati via lettera da Enel che essa veniva revocata, richiedendo a tal fine la sottoscrizione di un apposito verbale di conciliazione entro il 31 dicembre 2016;

   gli ex dipendenti di Enel hanno contestato tale scelta, poiché lo sconto in bolletta non rappresentava un'agevolazione, ma una quota parte della retribuzione quando Enel era ancora un ente pubblico e, solo dopo la privatizzazione, la società si è impegnata a corrisponderlo sotto forma di agevolazione tariffaria. Inoltre, per molti dipendenti la riduzione di tariffa ha rappresentato uno dei benefit per l'accettazione di risoluzione anticipata del rapporto di lavoro rispetto al raggiungimento del limite di età;

   pertanto, a parere dell'interrogante, l'Enel, approfittando nella propria posizione contrattuale più forte, ha privato queste persone di un diritto, che si era consolidato con precisi accordi vigenti e che non poteva essere annullato con atto unilaterale;

   si ricorda che lo Stato italiano è il principale azionista della società di energia elettrica, detenendo dal 1° aprile 2016, il 23,50 del capitale sociale tramite il Ministero dell'economia e delle finanze –:

   se e quali iniziative abbia assunto il Governo, per quanto di competenza, in merito alla revoca unilaterale della riduzione tariffaria agli ex dipendenti e superstiti disposta dall'Enel che, come esposto in premessa, appare all'interrogante illegittima.
(5-03480)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SILVESTRONI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   diverse società, aventi per oggetto sociale la progettazione, costruzione e montaggio di montacarichi, servoscala, ascensori e piattaforme elevatrici, anche finalizzate a consentire il superamento di barriere architettoniche, hanno presentato istanza di interpello all'Agenzia dell'entrate per ottenere chiarimenti in merito alle condizioni e modalità di applicazione dell'Iva agevolata al 4 per cento;

   le competenti direzioni regionali hanno affermato che l'applicazione dell'aliquota Iva del 4 per cento è subordinata all'effettiva rispondenza degli ascensori e degli altri elementi installati alle peculiarità tecniche imposte dall'articolo 8.1.13 del decreto ministeriale n. 236 del 1989, sebbene l'articolo 7 del suddetto decreto ministeriale lasci aperta la possibilità di derogare ai requisiti minimi dimensionali, di portata e di sicurezza di cui all'articolo 8 quando gli oggettivi impedimenti dell'ambiente costruito non consentano di rispettare gli indicati requisiti dimensionali;

   la possibilità di una deroga ha indotto molti operatori del settore ad adottare una tesi estensiva dell'agevolazione in commento, risultata, tuttavia, contraria alla interpretazione restrittiva sostenuta dall'Agenzia delle entrate nella risposta resa all'interpello del 13 gennaio 2020, n. 3, in cui la stessa sostiene che l'aliquota agevolata del 4 per cento è applicabile solo a fronte di interventi conformi alle peculiarità tecniche fissate nel decreto ministeriale n. 236 del 1989 in quanto «il legislatore ha inteso oggettivizzare la portata applicativa dell'agevolazione in esame guardando alla natura del prodotto ceduto piuttosto che allo status di invalidità del soggetto acquirente»;

   nella risposta l'Agenzia delle entrate ha concluso affermando che «si ritiene che la realizzazione di opere direttamente finalizzate al superamento o all'eliminazione delle barriere architettoniche possa beneficiare dell'aliquota IVA ridotta del 4 per cento, nella misura in cui le stesse rispondano alle peculiarità tecniche indicate dall'articolo 8.1.13 del decreto ministeriale n. 236 del 1989»;

   dal campo di applicazione del decreto ministeriale n. 236 del 1989 restano, tuttavia, esclusi gli interventi di manutenzione straordinaria volti al miglioramento della abilità degli edifici alle persone con disabilità;

   l'Italia, con la legge 3 marzo 2009, n. 18, ha ratificato e reso esecutiva la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (Unrcpd), con protocollo opzionale, adottata dall'Assemblea generale dell'Onu del 13 dicembre 2006 ed entrata in vigore il 2 maggio 2008, avente lo scopo di promuovere, proteggere e assicurare il pieno ed eguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fondamentali da parte delle persone con disabilità e promuovere il rispetto della loro dignità;

   nel quadro delle azioni dell'Unione volte a garantire i diritti delle persone con disabilità si inserisce la «Strategia europea sulla disabilità 2010-2020: un rinnovato impegno per un'Europa senza barriere» (COM(2010)636), volta a rafforzare la posizione delle persone con disabilità, in modo che possano esercitare pienamente i loro diritti fondamentali e partecipare alla società e all'economia su una base di uguaglianza con gli altri –:

   se non ritenga di adottare le opportune iniziative di competenza affinché l'applicazione dell'Iva agevolata al 4 per cento possa essere estesa a tutti gli interventi finalizzati al miglioramento della qualità della vita delle persone con disabilità.
(4-04632)


   COVOLO, MACCANTI e DONINA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   in data 30 gennaio 2020, durante lo svolgimento della manifestazione «Telefisco 2020», l'Agenzia dell'entrate, rispondendo ad un quesito orale, ha affermato che saranno soggette all'imposizione dell'Iva nella misura del 22 per cento anche le lezioni per acquisire la patente «A»

   come noto, con circolare 79/E del 02/09/19 cui l'Agenzia – in ottemperanza alla sentenza della Corte europea C-449/17 che ha disposto la non applicabilità dell'esenzione di imposta alle prestazioni didattiche relative al conseguimento delle patenti di categoria B e C1 – aveva dichiarato non esenti tutte le prestazioni rese dalle autoscuole pretendendo finanche l'applicazione retroattiva della norma. Sul punto, è quindi intervenuto l'articolo 32 del decreto-legge «Fiscale» recependo quanto disposto dalla sentenza della Corte di giustizia dell'Unione europea del 14 marzo 2019, causa C-449/17, che ha stabilito che le prestazioni di insegnamento scolastico o universitario, come definite dal decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, non comprendono «l'insegnamento della guida automobilistica ai fini dell'ottenimento delle patenti di guida per i veicoli delle categorie B e C1»;

   la volontà del legislatore appare inequivocabile nel volere evitare ogni possibile effetto retroattivo della nuova richiesta di imposta, circoscrivendo la revoca dell'esenzione alle sole ed esclusive prestazioni esplicitamente indicate nel disposto della sentenza comunitaria, ovvero «le prestazioni di insegnamento alla guida ai fini dell'ottenimento delle patenti di guida per i veicoli di categoria B e C1». La norma non lascia spazio ad altre interpretazioni. La stessa natura del dibattito e degli atti parlamentari predisposti sulla materia, in occasione della conversione in legge del decreto fiscale esplicitano in maniera inappellabile l'intendimento perseguito con la modifica della legge istitutiva dell'Iva nel senso sopra richiamato;

   è del tutto evidente che siffatta interpretazione estensiva della disposizione normativa da parte dell'amministrazione finanziaria vada a tutto scapito degli allievi delle scuole guida, ma soprattutto provocherà grave nocumento al principio della certezza del diritto e delle più elementari garanzie previste dallo statuto del contribuente;

   si evidenzia, sul punto, che la Commissione europea nei mesi passati, aveva evidenziato che è compito dei singoli Stati decidere sull'applicazione dell'Iva alle autoscuole. A sostegno di questa tesi vi sono le dichiarazioni dell'allora commissario Pierre Moscovici, che nel rispondere ad un'interpellanza dell'europarlamentare Mara Bizzotto, ha affermato che «La Commissione europea è a conoscenza del problema Iva patenti in Italia, ha una sua proposta di riforma delle norme in materia di IVA che non include le lezioni di scuola guida tra i beni soggetti ad aliquota Iva, riconosce la piena libertà per gli Stati membri di organizzare la formazione alla guida»;

   l'attività della scuola guida dovrebbe, infatti, essere considerata tra quelle riguardanti «l'educazione dell'infanzia o della gioventù» che, se riconosciute dallo Stato, rientrano fra quelle elencate nell'articolo 132, comma 1, della direttiva 2006/112/CE per le quali non sarebbero sottoposte ad Iva –:

   quali urgenti iniziative di carattere normativo il Ministro intenda porre in essere al fine della corretta interpretazione della disciplina prevista dall'articolo 32 del decreto-legge 26 ottobre 2019, n. 124, convertito dalla legge 19 dicembre 2019 n. 157.
(4-04633)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VIII Commissione:


   BRAGA e BRUNO BOSSIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   dal 1996 la strada statale 106 Jonica nel suo intero percorso ha fatto registrare ben circa 9.500 sinistri che hanno provocato oltre 25.000 feriti e il decesso di 590 persone, dato che sale a 750 se si considerano tutti i decessi comunque riferibili alle conseguenze degli incidenti avvenuti sull'arteria;

   attualmente risultano finanziati i lavori di costruzione del terzo megalotto della strada statale n. 106 «Jonica» dall'innesto con la strada statale 534 a Roseto Capo Spulico, per un importo complessivo di 1.335,118 milioni di euro di cui 969,4 milioni di euro e 365,7 milioni di euro previsti nel contratto di programma 2016-2020 a valere sul fondo unico Anas;

   il 10 agosto 2016 il Cipe ha approvato il progetto definitivo della 1a tratta e subordinato l'esecuzione dei lavori all'approvazione della 2a tratta, il cui progetto definitivo è stato approvato il 28 febbraio 2018;

   i lavori relativi alla 1a tratta dal chilometro 0+000 al chilometro 18+863 sono ormai conclusi, mentre il 15 aprile 2019 il contraente generale ha consegnato il progetto esecutivo della 2a tratta;

   l'Anas ha avviato la verifica e il controllo sul progetto esecutivo delle due tratte e le previste attività istruttorie risultano attualmente tuttora in corso;

   risulta, inoltre, che si stia procedendo alla predisposizione della documentazione necessaria per la verifica di ottemperanza da parte dei Ministeri competenti;

   per l'approvazione del progetto esecutivo, da effettuarsi comunque dopo la chiusura della predetta verifica di ottemperanza, sono previsti contrattualmente 240 giorni durante i quali dovranno svolgersi le attività istruttorie di Anas, l'eventuale integrazione del decreto di pubblica utilità e le revisioni progettuali da parte del contraente generale;

   si tratta di tempi che procrastinerebbero ulteriormente l’iter di approvazione, che è ormai in essere dal 2001, di un'opera attesa dalle popolazioni locali e indispensabile all'intero Paese e su cui purtroppo si continua ancora a morire –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere nei confronti di Anas per definire un cronoprogramma preciso per il concreto avvio dei lavori del terzo megalotto della strada statale n. 106 «Jonica», dall'innesto con la strada statale 534 a Roseto Capo Spulico, considerata la rilevanza dell'opera e la sua nota pericolosità.
(5-03490)


   BUTTI, TRANCASSINI e FOTI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da qualche anno risulta operativa l'Autostrada Pedemontana che ha velocizzato i collegamenti del nord Lombardia, pur nell'evidente incompiutezza dell'opera;

   da tempo si parla della realizzazione del secondo lotto della tangenziale di Como, inizialmente previsto e poi «dimenticato» per marchiani errori progettuali;

   il secondo lotto risulta strategico in quanto collegherebbe in modo organico la A9 alla zona sud est di Como;

   in passato numerose sono state le promesse legate alla realizzazione dell'opera e alla sua gratuità;

   il territorio, le aziende, gli automobilisti necessitano di velocizzare i collegamenti che risultano lenti a causa dell'insufficienza della rete viaria ordinaria;

   essendo opera di interesse strategico, gli interroganti avevano già in passato sollecitato il Governo nazionale ad un importante intervento economico –:

   quali siano gli intendimenti del Ministro interrogato in merito al finanziamento statale del secondo lotto della tangenziale di Como.
(5-03491)


   LUCCHINI e LATINI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'autostrada A14, detta anche Autostrada dell'Adriatico, è il secondo asse meridiano della penisola italiana, lungo 743,4 chilometri, interamente gestita da Autostrade per l'Italia. Dopo aver ricevuto il traffico automobilistico proveniente dall'autostrada A13, attraversa la Romagna da nord-ovest a sud-est sino a Rimini, Riccione e Cattolica, per poi costeggiare interamente la costa marchigiana del Mare Adriatico da Pesaro fino San Benedetto del Tronto per un totale di 311 chilometri;

   nell'ultimo anno e mezzo il tratto dell'autostrada che attraversa la zona del Fermano e del Piceno è stato teatro di problemi senza alcuna soluzione di continuità, dal rogo della galleria di Grottammare ai cantieri di riqualificazione dei tunnel fino ai sequestri dei viadotti (lungo la tratta Porto Sant'Elpidio-Pescara) che hanno portato ai restringimenti di carreggiata fonte di code e incidenti;

   ormai spostarsi dall'Emilia alla zona di San Benedetto, diventa sempre più costoso e complicato. Non ci sono vie alternative, l'unica è la strada statale 16 che però risente, ovviamente, dei problemi che si creano sull'A14 e non è in grado di garantire un livello di servizio sufficiente per gli spostamenti dei tanti veicoli e Tir che circolano quotidianamente nella zona;

   tale situazione comporta un crescente inquinamento ambientale dei luoghi in cui si formano le code, e spesso si tratta di zone densamente popolate che mal sopportano l'invasione di mezzi con la paralisi anche della mobilità locale e disagi alla cittadinanza, soprattutto per le più semplici azioni quotidiane quali recarsi al lavoro, a scuola, a fare acquisti;

   a causa della difficoltà diffusa per tutti gli operatori del trasporto merci in conto terzi che, su scala nazionale, affrontano il tragitto nord/sud Italia e viceversa utilizzando la viabilità adriatica saltano non solo i piani commerciali ma saltano, soprattutto, i cosiddetti «tempi di guida e di riposo» che debbono essere rispettati da chi esercita l'attività professionale del trasporto merci. Le maglie normative danno spazio a modesti interventi correttivi che sono inadeguati ed insufficienti per situazioni di questo tipo. Per questo occorrono disposizioni da parte delle autorità di controllo basate sulla consapevolezza che una tale situazione impatta sulle conduzioni aziendali, fornendo così concretamente alle imprese del settore la tranquillità di non subire ulteriori sanzioni, sia su strada che mediante successivi atti ispettivi da parte delle direzioni territoriali del lavoro, che si aggiungono alle penalizzazioni commerciali di questo periodo –:

   se il Ministro interrogato non intenda attivarsi per risolvere le problematiche di cui in premessa, con particolare riferimento agli aspetti infrastrutturali.
(5-03492)


   VARRICA, DAGA, DEIANA, D'IPPOLITO, FEDERICO, ILARIA FONTANA, LICATINI, ALBERTO MANCA, MARAIA, MICILLO, RICCIARDI, TERZONI, VIANELLO, VIGNAROLI e ZOLEZZI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   con l'articolo 1 , commi 95 e 96, della legge n. 145 del 2018 è stato istituito il fondo finalizzato al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese, con una dotazione complessiva di circa 43,6 miliardi di euro per gli anni dal 2019 al 2033;

   ai sensi dell'articolo 1, comma 98, della legge n. 145 del 2018 è stato istituito il fondo è ripartito tramite uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con i Ministri interessati, in relazione ai programmi settoriali presentati dalle amministrazioni centrali dello Stato per le materie di competenza;

   lo schema di decreto di riparto è stato trasmesso alle Commissioni parlamentari competenti;

   il sopracitato schema prevedeva per ciò che riguarda il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti uno stanziamento complessivo pari a 16,101 miliardi di euro da destinare a 39 interventi, come evidenziato dalla proposta di riparto presentata dal Ministero in Commissione VIII in data 28 maggio 2019;

   il riparto del fondo è avvenuto con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 11 giugno 2019, registrato alla Corte dei conti il 12 luglio 2019 e conferma per il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti lo stanziamento previsto dallo schema di riparto sul quale si sono espresse con parere favorevole le Commissioni parlamentari competenti –:

   quale sia lo stanziamento definitivo per ciascuno dei 39 programmi presentati dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e secondo quali modalità e quali tempistiche si renderanno disponibili le risorse alle amministrazioni attuatrici.
(5-03493)


   PLANGGER e GAGLIARDI. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il comma 53 dell'articolo 1 della legge n. 160 del 2019 – legge di bilancio 2020 – prevede risorse specifiche per la messa in sicurezza del territorio a rischio idrogeologico e per la messa in sicurezza delle infrastrutture;

   la Liguria, anche a causa della sua orografia e delle peculiarità del suo territorio, ha evidenziato criticità importanti a seguito dei violenti eventi atmosferici da cui è stata colpita per oltre quaranta giorni consecutivi lo scorso autunno;

   la Liguria è il primo polo logistico del Paese e la politica deve fornire le infrastrutture necessarie a progettare il futuro. Non solo manutenzioni delle infrastrutture esistenti ma anche nuove opere che dovrebbero partire immediatamente: la variante Aurelia a Sanremo, il raddoppio della ferrovia del ponente, il nodo di Genova, il Terzo Valico, la Pontremolese a La Spezia, l'Albenga-Carcare-Predosa nel Ponente, al tunnel della Fontanabuona;

   c'è una situazione emergenziale straordinaria e un isolamento costante di una regione – come sottolineato dal presidente della regione Liguria, dall'assessore alle infrastrutture, nonché da Anci Liguria – che necessita sia di interventi immediati che di medio e lungo periodo;

   il problema non è solo ligure ma nazionale; la regione è terra di collegamento con la Francia e si trova sul corridoio mediterraneo Genova Marsiglia;

   l'8 gennaio 2020, con nota prot. N. PG/2020/4771, l'assessore alle infrastrutture della regione Liguria in risposta alla nota prot. n. 14286 del 30 dicembre 2019 del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, evidenziava il fatto che, secondo la suddetta nota ministeriale, alcuni degli interventi richiesti dalla regione Liguria non rispetterebbero i princìpi della pertinenza alle infrastrutture autostradali oggetto di affidamento e pertanto sarebbero in contrasto con le finalità dell'articolo 216 comma 27-sexies, del decreto legislativo n. 50 del 2016;

   nella stessa nota della regione si evidenziava la necessità ed urgenza di introdurre, una serie di interventi da inserire nell'allegato L a corredo del bando già pubblicato, in particolare la tratta autostradale Albenga/Loano (AIO) – Carcare (A6), la sistemazione e l'ammodernamento della viabilità di connessione allo svincolo autostradale di Sestri Levante e il potenziamento e la messa in sicurezza della strada di adduzione allo svincolo Deiva dall'innesto con la strada statale 1 Aurelia (strada provinciale 65) –:

   quali iniziative di competenza il Ministro intenda porre in essere per la messa in sicurezza delle infrastrutture della regione Liguria, anche in riferimento alla richiesta dei sindaci dell'Anci Liguria e della regione Liguria, inserendo nell'allegato L le richieste del territorio.
(5-03494)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GRIPPA e BARBUTO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   in un articolo pubblicato sulla pagina webCorrieredellaSera.it dal titolo «Anas, 3.500 ponti fuori controllo e 763 senza proprietà» a firma di Milena Gabanelli e Andrea Pasqualetto si legge che già nello scorso anno era stato lanciato un allarme che riguardava la sicurezza di circa 992 ponti che attraversano le strade e autostrade italiane gestite da Anas. Tali ponti costruiti in buona parte negli anni Sessanta risulterebbero senza proprietari e pertanto non avrebbero mai ricevuto la dovuta manutenzione;

   in una mappa iniziale, realizzata dopo la tragedia del cavalcavia di Annone del 2016, in cui una persona perse la vita, si sarebbe scoperta l'assenza di manutenzione dovuta al fatto che nessuno sapeva di doversene occupare, mentre il traffico pesante continuava a passarci sopra in attesa di capire se queste strutture fossero in carico a province, comuni o consorzi;

   sempre dalle informazioni riportate sul predetto sito online si legge, inoltre, che nel gennaio 2019 su «Dataroom» – la video-striscia di Milena Gabanelli per spiegare argomenti complessi in pochi minuti attraverso numeri e dati sempre a cura della giornalista – era stati individuati alcuni ponti che necessitavano di urgenti interventi di manutenzione sulla trafficatissima strada statale 7-bis in Campania. In Abruzzo le ispezioni dovute per legge sarebbero state 122 su 208;

   il contratto di programma stipulato con il Ministero delle infrastrutture aveva stanziato per il quinquennio 2016-2020 23,4 miliardi di euro, aumentati nel 2019 a 29,9, più della metà per la manutenzione programmata, l'adeguamento e la messa in sicurezza di ponti, gallerie e pavimentazione, al punto da far scrivere alla stessa Anas «questo ci consentirà di disporre di fondi rilevanti per la manutenzione e la messa in sicurezza della rete autostradale esistente» In più per il biennio 2019-2020, ben 2,7 miliardi sono stati destinati alla manutenzione straordinaria. Sono stati spesi meno di 200 milioni di euro;

   risulta all'interrogante che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti sarebbe già intervenuto sulla vicenda chiedendo ad Anas di sorvegliare le infrastrutture in questione e, ciò nonostante, sarebbero ancora 763 i cavalcavia senza proprietà e sui quali non sarebbero state fatte le ispezioni approfondite, previste per legge con cadenza annuale, ma soltanto quelle «a vista» dei cantonieri; circa un mese fa sul tavolo della Ministra interrogata sarebbe arrivato un ulteriore documento accompagnato da una lettera firmata da Gianni Armani, l'ex amministratore delegato di Anas, il quale, venuto in possesso dei dati sorprendenti sull'attività di sorveglianza, ha voluto informare il Governo «per ragioni di sicurezza del Paese»;

   secondo l'ultimo aggiornamento i ponti da sorvegliare nel 2019 erano 4991. Si tratta delle ispezioni obbligatorie per legge da effettuare da parte di ingegneri qualificati sui viadotti principali (quelli con campata di luce superiore ai 30 metri di lunghezza) e critici (segnalati dai cantonieri per lo stato di salute non ottimale). Nell'anno appena concluso ne sarebbero state fatte 1419, il 28 per cento. Nel 2018 erano state il 56 per cento. Un'attività di fatto dimezzata rispetto all'anno precedente;

   dal contesto descritto non risulta difficile comprendere che Anas potrebbe non conoscere le condizioni in cui si trova il 72 per cento delle sue strutture di cui più delicate –:

   di quali ulteriori dati il Ministro disponga rispetto a quelli di cui in premessa e quali iniziative ritenga doveroso adottare al fine di verificare eventuali anomalie nel sistema dei controlli da parte di Anas e supportare una ricostituzione della mappatura generale della titolarità delle strutture in questione;

   se non ritenga sia opportuno adottare le iniziative di competenza per promuovere un piano urgente di ispezioni con scadenza trimestrale, su tutti i ponti dell'intero territorio con lo scopo di garantire il diritto alla sicurezza degli utenti sull'intera rete stradale.
(5-03479)


   BARBUTO, VILLANI e MARTINCIGLIO. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   il 22 dicembre 2019 presso l'aeroporto Pitagora di Crotone, si è verificato un gravissimo episodio di cui si è resa protagonista la compagnia Ryanair e che ha avuto conseguenze, a dir poco incredibili, sugli utenti che avevano prenotato i voli per recarsi a Bologna e a Bergamo;

   per l'esattezza sembra che il vento spirasse alla velocità di 46 nodi sulla costa jonica e, quindi, a Crotone abbia impedito l'atterraggio dei voli provenienti da Bergamo e da Bologna che sono stati, comprensibilmente, dirottati sullo scalo di Lamezia Terme;

   ci si sarebbe aspettato che, essendo comunque atterrati gli aerei in territorio calabro ancorché a Lamezia, i passeggeri in attesa di imbarcarsi fossero trasferiti presso lo scalo lametino e, sia pure con qualche disagio, potessero poi giungere presso le loro destinazioni nella stessa giornata;

   tale organizzazione, d'altronde, ad avviso degli interroganti, avrebbe potuto essere programmata per tempo anche supponendo che gli strumenti tecnologici odierni siano in grado di segnalare le condizioni meteorologiche avverse esistenti nel luogo di atterraggio ben prima di dovervi giungere, se non addirittura in occasione della partenza;

   incomprensibilmente, invece i passeggeri sono stati lasciati per ore nello scalo crotonese senza nessuna notizia, mentre si verificavano episodi di protesta alquanto vivaci e sono stati, infine, imbarcati su alcuni pullman, ma non già per essere trasferiti a Lamezia, bensì per raggiungere con tali mezzi le loro destinazioni finali con gravi disagi. Il tutto mentre i velivoli giunti da Bergamo e Bologna riprendevano il volo di rientro per le stesse località completamente vuoti;

   il vergognoso episodio è stato segnalato dalla prima firmataria del presente atto all'Enac e alla Sacal, e anche il prefetto di Crotone, preoccupato per il mantenimento dell'ordine pubblico presso l'aeroporto di Crotone, ha ritenuto di dover intervenire sulla vicenda sottolineando il ruolo fondamentale dell'aeroporto che, costituendo allo stato il solo efficiente mezzo di collegamento deve assicurare servizi sempre rispondenti alle legittime aspettative della cittadinanza;

   ad avviso degli interroganti tale comportamento risulta assolutamente inspiegabile ed estremamente lesivo dei diritti dei passeggeri, prioritariamente incluso tra gli stessi il diritto alla mobilità, oltre che inadempiente sotto il profilo del contratto di trasporto e, pertanto, non giustificabile in nessun modo –:

   se il Ministro sia al corrente di tale vicenda e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare al fine di scongiurare per l'avvenire analoghi e incresciosi episodi.
(5-03500)

INTERNO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

I Commissione:


   CECCANTI, SENSI, FIANO, DE MARIA, POLLASTRINI, RACITI, VISCOMI e FRAGOMELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   secondo un'inchiesta del quotidiano New York Times, del 18 gennaio 2020 le forze dell'ordine, dalla polizia locale in Florida all'Fbi al dipartimento per la sicurezza interna, farebbero uso di una «app» per il riconoscimento facciale, ideata da una piccola azienda, Clearview Al. «Fai una foto a una persona, la carichi e vedi le foto pubbliche di quella persona, insieme ai link a dove sono apparse quelle foto». Il sistema si baserebbe su un database di oltre tre miliardi di immagini che l'azienda afferma di aver «raschiato» da Facebook, YouTube e milioni di altri siti Web. Le forze dell'ordine federali e statali hanno usato la sua «app» per risolvere diverse indagini riguardanti furto di identità, frode con carta di credito, omicidi e i casi di sfruttamento sessuale dei minori;

   secondo l'autrice dell'articolo Kashmir Hill, la tecnologia che identifica facilmente tutti in base al proprio viso è stata, fino a poco tempo fa, un tabù per le aziende tecnologiche a causa della «radicale erosione» della privacy, che comporta;

   «Clearview» ha concesso in licenza l’«app» ad alcune aziende per motivi di sicurezza;

   il sistema di riconoscimento facciale da parte delle forze di polizia è utilizzato anche in Italia, almeno dal 2018;

   il sistema automatico di riconoscimento delle immagini (S.a.r.i.) sarebbe, ad esempio, in grado di identificare un soggetto ignoto, confrontandone il volto con un database di milioni di profili. Il S.a.r.i. consente di effettuare ricerche nella banca dati Sistema automatizzato di identificazione delle impronte (A.f.i.s.): in pratica inserendo in S.a.r.i. la fotografia di un sospettato, il sistema andrebbe a cercare i fotosegnalati che gli somigliano e che erano stati precedentemente inseriti nel database A.f.i.s.;

   la questione del riconoscimento facciale solleva rilevanti questioni attinenti alla tutela della riservatezza e al trattamento dei dati sensibili; non a caso, come anticipato dalla stampa e sulla base di un white paper che sta circolando, l'Unione europea starebbe considerando di mettere al bando il riconoscimento facciale nei luoghi pubblici per un massimo di 5 anni –:

   se le forze di polizia e di sicurezza italiane utilizzino il software in questione o tecnologie o software simili a quelli citati in premessa e, in caso affermativo, quanti siano i cittadini i cui dati sono presenti nel sistema e quante le persone — delle forze di polizia e di sicurezza ovvero non appartenenti ad esse — che ad esso possono avere accesso diretto o indiretto.
(5-03482)


   IEZZI, BORDONALI, DE ANGELIS, INVERNIZZI, MATURI, MOLTENI, STEFANI, TONELLI e VINCI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 3 gennaio 2020 è stato sottoscritto al Viminale un accordo tra il Ministero e Anci, rappresentati, rispettivamente, dal Ministro interrogato e da Antonio Decaro, avente ad oggetto il coinvolgimento delle polizie municipali nell'espletamento dei servizi di polizia stradale sulla viabilità urbana;

   in base all'accordo, le polizie municipali assumeranno una funzione preminente di sicurezza stradale nella viabilità urbana, provvedendo anche alla rilevazione degli incidenti stradali;

   tale accordo sarà applicato nelle 14 città metropolitane e nei capoluoghi di provincia in grado di organizzare e gestire servizi di polizia stradale nell'arco delle 24 ore. Poi, sarà la volta dei comuni con più di 100.000 abitanti;

   contestualmente, risulta che l'attuale Ministro abbia inviato una specifica direttiva riguardante il rafforzamento dei controlli funzionali al mantenimento della sicurezza stradale;

   si profila conseguentemente un incremento dei compiti affidati alle polizie municipali senza un contestuale aumento proporzionale delle risorse loro destinate, il che, ad avviso degli interroganti, avrà ripercussioni sui carichi di lavoro giornalieri gravanti sugli agenti e sulla loro efficacia operativa, come evidenziato anche dalle associazioni sindacali di settore;

   tale accordo, difatti, a quanto consta agli interroganti, è stato concluso senza alcun coinvolgimento dei sindacati e delle associazioni rappresentative della polizia locale, che invero avrebbero potuto rappresentare istanze e necessità degli agenti alla luce dei nuovi e ulteriori compiti di sicurezza stradale;

   l'intervento, frutto dunque di un accordo informale, delinea altresì effetti ordinamentali che sarebbe stato preferibile far discendere da un intervento legislativo di riordino delle competenze delle polizie locali, ancora atteso sebbene già nel precedente Governo l'allora Ministro dell'interno Salvini avesse proposto un disegno di legge delega di riforma poi approvato dal Consiglio dei ministri nel mese di luglio 2019;

   peraltro, proprio per rafforzare le attività connesse al controllo del territorio e potenziare gli interventi in materia di sicurezza urbana, l'articolo 35-bis del «decreto sicurezza» (decreto-legge n. 113 del 2018 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 132 del 2018), voluto dall'allora Ministro Salvini, aveva previsto un apposito Fondo e la possibilità per i comuni di procedere ad ulteriori assunzioni a tempo indeterminato di personale della polizia municipale –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare per fronteggiare lo squilibrio che si verrà a creare in seguito all'attuazione dell'accordo generalizzato in premessa tra risorse assegnate alle polizie municipali e i nuovi e più gravosi compiti che sono stati loro appena attribuiti e per quali ragioni il Governo non abbia avviato un dialogo con le organizzazioni sindacali della categoria interessata.
(5-03483)


   SISTO e D'ATTIS. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel territorio barese, negli ultimi mesi, la casistica degli amministratori pubblici vittime di danneggiamenti di beni privati ha raggiunto livelli notevoli e preoccupanti per l'incolumità degli stessi e più in generale dei cittadini;

   nella notte tra il 16 e 17 gennaio 2020 un petardo ad alto potenziale è esploso davanti alla saracinesca della farmacia della famiglia di Sergio Silvestri, ex europarlamentare, generando un grande frastuono e terrore tra i cittadini di Bisceglie;

   nella notte tra il 30 e 31 dicembre 2019 l'automobile del padre del sindaco di Bisceglie, Angelantonio Angarano, è stata incendiata, devastata e corredata con una minaccia grave;

   il 15 dicembre 2019, l'automobile del vicesindaco di Bisceglie, Angelo Consiglio, è stata rigata in più parti: sul cofano anteriore, con un'ingiuria inequivocabile, e anche sul parabrezza e sulle fiancate del mezzo;

   il 2 aprile 2019 l'automobile personale dell'assessore comunale alle manutenzioni del comune di Bisceglie, Natale Parisi, è stata distrutta da un incendio mentre era parcheggiata sotto la sua abitazione nel rione Salnitro: l'episodio avrebbe matrice dolosa, come risulta dal rinvenimento di una pezza che è stata probabilmente imbevuta di benzina ed utilizzata per innescare l'incendio;

   come riscontrato dal Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica in tutta la provincia di Barletta-Andria-Trani, nel 2018, si sono registrati cinque atti di intimidazione nei confronti di amministratori pubblici e nel 2019, sulla medesima scia, se ne contano ben quattro e due di questi riguardano assessori della giunta comunale di Bisceglie;

   ad avviso degli interroganti gli atti a chiaro scopo intimidatorio, appena riportati, sono il chiaro segnale di un livello di sfida nei confronti dell'amministrazione comunale di Bisceglie che diventa sempre più aggressivo e che deve trovare una risposta ferma da parte delle istituzioni, affinché non prevalgano la paura e l'insicurezza –:

   se e con quali tempistiche il Ministro interrogato intenda intraprendere le opportune iniziative di competenza al fine di scongiurare il perpetuarsi degli eventi riportati a danno degli amministratori pubblici del territorio del barese e, più in particolare, del comune di Bisceglie.
(5-03484)


   PRISCO e CIABURRO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il comune di Argentera, un piccolo borgo in provincia di Cuneo, sito a 1.700 metri sul livello del mare e al confine con la Francia, vive da circa 15 mesi una situazione decisamente paradossale: dopo essere stato dichiarato in dissesto finanziario nei primi mesi del 2017, ad oggi non ha nessun dipendente;

   in tutto questo periodo il comune ha sopperito a tale grave carenza con personale reclutato tramite le agenzie interinali, persone che però mai avevano svolto qualsivoglia attività all'interno della pubblica amministrazione, e che per questo sono riuscite ad arginare solo in parte il problema;

   la ricerca del personale ha portato ad interessare sia la provincia di Cuneo sia l'unione montana Valle Stura, ma tale tentativo si è dimostrato vano, visto che anche gli enti suddetti versano in uno stato di grave carenza di personale adatto;

   il comune di Argentera è solo un esempio dei moltissimi piccoli comuni italiani che lamentano una gestione dell'ordinario sempre più difficoltosa e che non soffrono solo dello spopolamento dei residenti ma anche dello spopolamento degli organici comunali;

   per comprendere la dimensione della crisi che rischia di paralizzare l'attività amministrativa di una buona fetta d'Italia, bastano i numeri, elaborati dall'Unione nazionale segretari comunali e provinciali: l'Abruzzo ha oltre il 61 per cento delle sedi non presidiate da un segretario comunale, mentre Liguria, Piemonte e Lombardia veleggiano abbondantemente oltre il 55 per cento; in Molise, Sardegna Friuli Venezia Giulia e Calabria oltre il 45 per cento delle sedi non ha un segretario comunale; ma il caso più emblematico è la Lombardia, dove, secondo l'Anci, su 741 sedi di segreteria ben 417 non hanno un segretario titolare, e di quelle 417 sedi «scoperte» ben 118 hanno fra i tremila e i diecimila abitanti;

   il rischio molto serio è che questi comuni in posizione marginale, ma non per questo meno importanti, debbano chiudere, in quanto trovano sempre maggiori difficoltà nel garantire i servizi indispensabili, sia nei confronti dei cittadini, sia verso le altre amministrazioni dello Stato;

   occorre dunque scongiurare il rischio precedentemente esposto, il quale rappresenterebbe una sconfitta, non solo per i piccoli comuni italiani, ma anche per le istituzioni tutte –:

   quali iniziative urgenti abbia intenzione di porre in essere, per quanto di competenza, al fine di risolvere le problematiche di cui in premessa, garantendo a ogni comune d'Italia la possibilità di avvalersi del personale necessario a funzionare correttamente e ad assicurare i servizi alla cittadinanza.
(5-03485)

Interrogazioni a risposta scritta:


   ZOFFILI. — Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   nei giorni scorsi, ad Albavilla, in provincia di Como, nel campeggio organizzato dall'oratorio parrocchiale all'Alpe del Viceré, una bambina di 10 anni è stata avvicinata al margine del bosco da un uomo di circa 60 anni che ha tentato di circuirla con proposte indecenti;

   fortunatamente la bambina è riuscita a scappare per ritornare verso la comitiva dell'oratorio e, con le sue urla, ha messo in fuga anche l'uomo;

   i responsabili dell'oratorio, ai quali la bambina ha prontamente raccontato il fatto, hanno presentato subito una denuncia contro ignoti ai carabinieri della stazione di Erba, competente per territorio, e la bambina è riuscita a fornire una descrizione puntuale del molestatore e sono attualmente in corso le indagini, che risultano difficoltose a causa dell'elevata presenza turistica in quelle zone in questo periodo dell'anno;

   il caso sta destando enorme preoccupazione nelle famiglie, tra le quali la notizia si è subito diffusa, poiché i bambini tutte le sere scendono dall'Alpe e il fatto è accaduto proprio al termine della giornata al campeggio, poco prima della discesa;

   il campeggio si svolge in un'area che è di proprietà comunale e che non è recintata, pertanto si è aperto contestualmente il dibattito sull'incremento della sicurezza;

   giova ricordare che la stazione dei carabinieri di Erba dispone di un organico di 20 uomini e ha mezzi inadeguati ad espletare il lavoro di pattugliamento del territorio, ovvero ha solo 3 automezzi di cui uno inutilizzabile perché fuori servizio;

   sarebbe, pertanto, necessario anche implementare gli automezzi con un'auto di cilindrata superiore, un fuoristrada a quattro ruote motrici per raggiungere più agevolmente le zone montane del territorio di competenza della stazione dove, peraltro, si è verificato il fatto riportato sopra –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti illustrati in premessa e se intenda fornire ulteriori informazioni sulle iniziative assunte al fine di garantire maggiore sicurezza in quei luoghi, anche attraverso potenziamento e adeguata dotazione della stazione dei carabinieri di Erba, che saranno chiamati ad assicurare alla giustizia il molestatore.
(4-04628)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a Gradisca d'Isonzo (GO) è stato aperto il 16 dicembre 2019 il centro per il rimpatrio, che può ospitare fino a 150 persone in attesa di essere rimpatriate;

   nelle scorse settimana si sono già verificati casi di autolesionismo, evasioni e, ultimo in ordine temporale, un decesso;

   il 14 gennaio 2020, infatti, a seguito di una lite scoppiata tra detenuti, Vakhtang Enukidze, georgiano di 38 anni, è stato dapprima trasportato in ospedale, per poi far ritorno nella struttura di Gradisca e processato per direttissima con l'accusa di lesioni. Dopo 4 giorni, il 18 gennaio 2020 il ragazzo è deceduto e le circostanze che hanno portato alla sua morte sono ancora da chiarire;

   nel pomeriggio di lunedì 20 gennaio 2020, l'interrogante si è recata all'interno della struttura insieme al Garante nazionale dei diritti dei detenuti, per verificare di persona le condizioni dei migranti ospitati all'interno del Cpr e i locali stessi;

   all'esito di tale sopralluogo, l'interrogante ha riscontrato numerose criticità, in primis il regime di detenzione amministrativa che caratterizza la struttura, che non permette di gestire soggetti pericolosi; inoltre, il personale civile presente è estremamente limitato e anche la polizia di Stato si trova a svolgere compiti propri della Polizia penitenziaria, che sono molto diversi –:

   se il Ministro sia a conoscenza della situazione drammatica, a giudizio dell'interrogante, in cui versa la struttura di Gradisca d'Isonzo e se abbia intenzione di promuovere, per quanto di competenza, un'indagine interna volta a chiarire i fatti occorsi nei giorni scorsi all'interno della struttura;

   se il Ministro abbia in previsione di attuare iniziative atte a implementare la sicurezza all'interno delle strutture adibite a Cpr, con particolare riguardo al caso di Gradisca d'Isonzo;

   se il Ministero abbia in previsione di attivare iniziative di monitoraggio costante e programmato sulla salute psico-fisica delle persone ospitate all'interno dei Cpr, anche al fine di scongiurare il ripetersi di fatti tragici;

   quali siano le linee d'indirizzo del Ministro, in relazione al periodo massimo di permanenza dentro i Cpr delle persone in attesa di rimpatrio;

   se nelle attuali condizioni, anche alla luce dei sopralluoghi effettuati da parlamentari e Garante nazionale dei diritti dei detenuti, il Ministro non ritenga opportuno adottare almeno iniziative per sospendere l'attività del Centro per il rimpatrio di Gradisca.
(4-04634)


   SERRACCHIANI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   a gennaio 2019 sono apparse notizie stampa in cui si parlava, in maniera preoccupata, dell’«assalto delle holding straniere e del business dell'accoglienza» (si vedano articoli Avvenire.it e Valori.it), facendo riferimento alla neonata Ors Italia srl, società svizzera dell'accoglienza rifugiati presente da qualche mese in Italia;

   i sopracitati articoli affermavano: «ORS Italia Srl, registrata a Roma il 25 luglio 2018, e affiliata a ORS Service AG, già presente anche in Austria e in Germania, controllata al 100 per cento da ORS Holding. A sua volta ORS Holding è partecipata per intero dalla OXZ Holding (OX Group) di Zurigo. Il gruppo è stato acquisito nel 2013 da un fondo di private equity controllato dalla londinese Equistone Partners (spin-off della banca Barclays) attivo dal 2011. L'operazione, secondo il data provider Mergr può essere classificata come un'insieme di MBO (management buyout), MBI (management buyin) e LBO (leveraged buyout)». Gli articoli proseguono «L'assegnazione di appalti a fornitori di servizi privati consente di sgravare notevolmente le strutture statali. L'Italia rappresenta un primo importante passo per la nostra espansione nel Mediterraneo». Questo è l'annuncio ufficiale arrivato il 22 agosto 2018 a circa un mese di distanza dall'iscrizione della società al registro delle imprese della camera di commercio;

   nei giorni scorsi sono apparsi nuovi articoli di stampa, in cui si parla di Ors Italia srl in riferimento al nuovo appalto di gestione della «Casa Malala» di Trieste, dove la gestione del centro, da sei anni guidata da Consorzio italiano di solidarietà (Ics) e Fondazione Caritas di Trieste, è scaduta ed è stata affidata per bando a Ors Italia grazie a offerte – sulla carta – di servizi di qualità. Il dubbio che il quotidiano solleva riguarda la sua offerta giudicata «anomala»: il ribasso del 14 per cento sul costo ipotizzato nel bando ha attivato in automatico uno «stop» nella procedura, da parte della prefettura, per dubbi sulla qualità dei servizi. Trattandosi di una società commerciale, e non di una onlus, Ors Italia ha anche l'obbligo di legge di dimostrare che avrà un utile, dopo aver pagato dipendenti e fornitori. Nonostante i «decreti sicurezza» abbiano ridotto il contributo per rifugiato da 35 a 26 euro o meno;

   l'articolo prosegue riportando l'impressione degli addetti ai lavori, ossia quella di un marketing aggressivo per sbaragliare la concorrenza, a costo di rinviare i guadagni, pur di occupare quote di mercato. Dubbi vi sarebbero anche sul requisito dell'esperienza triennale: non ne ha la neonata Ors Italia, che però propone quella della casa madre svizzera, grazie all'istituto giuridico dell’«avvalimento». Prima di Casa Malala, Ors Italia si era aggiudicata anche la gestione del centro di detenzione per irregolari di Macomer in Sardegna –:

   se il Ministero dell'interno, in relazione alla compagine societaria della Ors Italia e all'anomalo ribasso del 14 per cento per l'aggiudicazione dell'appalto di Casa Malala, abbia già provveduto alle verifiche di competenza o abbia in previsione di farne;

   se non si rilevino problematiche connesse alla mancanza di esperienza triennale di Ors Italia, che si avvale dell'istituto dell'avvalimento per superare tale requisito.
(4-04636)

ISTRUZIONE

Interrogazioni a risposta immediata:


   PICCOLI NARDELLI, CIAMPI, PRESTIPINO, DI GIORGI, ROSSI, ORFINI, GRIBAUDO, ENRICO BORGHI e FIANO. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, commi da 1 a 16 e 19, del decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2019, n. 159, prevede l'indizione di una procedura straordinaria, per titoli ed esami, per il reclutamento di docenti nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, riservata a soggetti che hanno svolto – fra gli anni scolastici 2008/2009 e 2019/2020 – almeno tre annualità di servizio nelle scuole secondarie statali, ovvero sono stati impegnati in progetti regionali di formazione che prevedono attività di carattere straordinario, anche ai fini dell'adempimento dell'obbligo dell'istruzione, ovvero del contrasto alla dispersione scolastica;

   è inoltre previsto, contestualmente alla suddetta procedura straordinaria, l'avvio di un concorso ordinario per titoli ed esami per la scuola secondaria di primo e secondo grado;

   l'articolo 1-bis del citato decreto-legge autorizza, inoltre, l'avvio di un concorso per la copertura dei posti per l'insegnamento della religione cattolica, per la stabilizzazione e l'assunzione di 5 mila docenti;

   il mondo della scuola attende anche il concorso per l'assunzione di 17 mila docenti nella scuola dell'infanzia e primaria, un bando a cui potranno aderire sia i laureati in scienze della formazione che i diplomati magistrali che abbiano conseguito il titolo entro il 2001;

   i primi due bandi, i più importanti soprattutto per il numero di assunzioni, sono quelli relativi al reclutamento dei docenti: il bando straordinario e quello ordinario, che saranno pubblicati in simultanea, permetteranno di assumere 50 mila docenti –:

   quali siano i tempi certi di avvio delle procedure concorsuali previste dal decreto-legge 29 ottobre 2019, n. 126, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 dicembre 2019, n. 159.
(3-01281)


   FUSACCHIA. — Al Ministro dell'istruzione. — Per sapere – premesso che:

   nel corso dell'esame del disegno di legge di bilancio per il 2019, è stato approvato un emendamento che ha previsto l'internalizzazione dei servizi di pulizia delle scuole, a chiusura di un percorso che aveva visto proroghe, deroghe e una gestione difficile per scuole e lavoratori nel corso di quasi venti anni;

   l'internalizzazione doveva inizialmente essere completata entro il 31 dicembre 2019, per consentire l'assunzione a tutti gli effetti dal 1° gennaio 2020;

   il decreto-legge n. 126 del 2019, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 159 del 2019, ha previsto all'articolo 2, comma 5, la proroga di due mesi per consentire al Ministero di completare le procedure di internalizzazione a partire dal 1° marzo 2020;

   il 9 dicembre 2019 il Ministero ha avviato la procedura di raccolta dati per la procedura di internalizzazione e tale procedura si è conclusa in data 8 gennaio 2020;

   i lavoratori interessati continuano a vivere una condizione di incertezza rispetto al loro futuro e questo ha ripercussioni sulla funzionalità delle scuole interessate e, in generale, sul benessere delle comunità educative in cui sono inseriti;

   esiste il rischio che una parte dei lavoratori si trovi, all'esito delle procedure di internalizzazione e pur possedendo i requisiti previsti dalla legge, in una situazione di svantaggio rispetto a quella precedente all'internalizzazione;

   mancano ormai poche settimane al 1° marzo 2020 –:

   quali siano i dati relativi alle procedure di internalizzazione in corso e, in particolare, in quali province e per quali platee di lavoratori non sarà possibile offrire al 1° marzo 2020 condizioni contrattuali non peggiori di quelle godute dal lavoratore fino ad oggi e nella stessa provincia in cui ha svolto finora le proprie mansioni.
(3-01282)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

XII Commissione:


   CECCONI, CUNIAL e GIANNONE. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   alcune persone hanno problemi di salute se si trovano nelle vicinanze di sorgenti di campi elettromagnetici. Il fenomeno è noto, come elettrosensibilità a campi elettromagnetici (Ehs);

   l'Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha riconosciuto i problemi di salute delle persone interessate da Ehs, suggerendo che questi sintomi fossero complessivamente indicati come intolleranza idiopatica ambientale con attribuzione ai campi elettromagnetici;

   per l'Oms, l'Ehs è caratterizzato da una varietà di sintomi non specifici che differiscono da individuo a individuo. I sintomi sono certamente reali e possono variare ampiamente nella loro gravità, diventando un problema disabilitante per l'individuo interessato;

   con la legge n. 18 del marzo 2009, il Parlamento ha autorizzato la ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità e del relativo protocollo opzionale sottoscritta dall'Italia il 30 marzo 2007, istituendo l'Osservatorio nazionale sulla condizione delle persone con disabilità;

   nel dicembre 2000 il Nordic Council of Ministers a Oslo ha pubblicato il documento «The Nordic Adaptation of Classification of Occupationally Related Disorders (Diseases and Symptoms) to ICD-10», identificando l'elettrosensibilità come «electromagneticintolerance» (El-allergy) ai codici ICD-10 R68.8 e T78.8 oggi W90;

   nell'aprile 2009 è stata approvata la risoluzione del Parlamento europeo n. 2008/2211 (INI) che al punto 28 invita gli Stati membri a seguire l'esempio della Svezia e a riconoscere le persone che soffrono di elettro-ipersensibilità come disabili;

   nel 2011 il Consiglio d'Europa con la risoluzione n. 1815 (2011) chiede al punto 8.1.4 di prestare «particolare attenzione alle persone “elettrosensibili”»;

   risulta agli interroganti in risposta al parere sull'elettrosensibilità, richiesto da «Rete No Elettrosmog Italia», che l'Osservatorio abbia rimandato la questione al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, per assenza di competenze;

   l'Associazione italiana elettrosensibili riunisce esperti di diversi settori e genitori di bambini che hanno manifestato sintomi dell'elettrosensibilità;

   è necessario integrare il comitato tecnico-scientifico del decreto legislativo n. 167 del 2010 con due membri delle associazioni di rappresentanza degli elettrosensibili –:

   quali iniziative il Governo intenda adottare affinché l'Osservatorio possa elaborare politiche nazionali a tutela dei disabili elettrosensibili, attuando le indicazioni europee, per l'eliminazione delle barriere all'accessibilità legate ai campi elettromagnetici, consentendo alle persone elettrosensibili di vivere in maniera indipendente e di partecipare pienamente a tutti gli aspetti della vita, dando attuazione in tal senso all'articolo 3, comma 5, lettera e), della legge n. 18 del 2009.
(5-03495)


   CARNEVALI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   a inizio 2020, con due anni di ritardo rispetto al termine previsto, è stata trasmessa al Parlamento la seconda relazione sullo stato di attuazione della legge sul «Dopo di noi» (legge n. 112 del 2016) con i dati aggiornati al 31 dicembre 2019 messi a disposizioni dalle regioni, esclusa la Valle d'Aosta;

   dai dati si evince che la legge è ancora in gran parte da attuare, nonostante il riparto delle risorse tra le regioni sia avvenuto quasi un anno fa, e precisamente il 5 gennaio 2019;

   secondo la relazione i beneficiari sarebbero meno di 6 mila persone su una platea potenziale stimata di 120mila persone, concentrati soprattutto in 12 regioni (Piemonte, Liguria; Lombardia; Veneto; Friuli-Venezia Giulia; Emilia Romagna; Toscana; Marche; Abruzzo; Molise; Campania e Calabria);

   la stessa relazione riporta che «lo stato di attuazione non è ancora tale da permettere una compiuta rappresentazione degli interventi programmati. In diverse regioni le informazioni raccolte sono ancora parziali, in particolare quanto a beneficiari e strutture finanziate»;

   anche il dato sul numero delle «case Dopo di noi», le abitazioni che potevano essere finanziate dalla legge per la coabitazione dei disabili ricreando il clima familiare è sconfortante, vi sto che ne sono state create 380 e tutte concentrate al Centro-nord;

   inoltre, la legge prevede agevolazioni per la stipula di polizze di assicurazione, per la costituzione di trust o di vincoli di destinazione e di fondi speciali in favore di persone con disabilità grave e forme di agevolazioni fiscali anche per erogazioni da privati, tutti strumenti che la stessa relazione evidenzia siano stati poco utilizzati;

   in particolare, le minori entrate derivanti dagli articoli 5 e 6 sono state valutate complessivamente in 51.958 milioni di euro per l'anno 2017 e in 34.050 milioni di euro annui a decorrere dal 2018; la differenza ora dovrebbe andare nel fondo di cui all'articolo 9, comma 2, della legge –:

   quali iniziative urgenti, alla luce dei dati evidenziati nella relazione, il Ministro interrogato intenda adottare, non solo in relazione alla situazione di quelle regioni in gran parte ancora inadempienti e che rappresentano il 30 per cento della popolazione nazionale, ma anche, per quanto di competenza, affinché le minori entrate derivanti dagli articoli 5 e 6 sopra citati siano effettivamente veicolate verso il fondo di cui all'articolo 9, comma 2, della legge n. 112 del 2016, per fare sì che la legge medesima, a tre anni dalla sua approvazione, sia effettivamente attuata su tutto il territorio nazionale.
(5-03496)


   BOLOGNA, NAPPI, NESCI, PROVENZA, SAPIA, SARLI, SPORTIELLO, TROIANO, D'ARRANDO, IANARO, LAPIA, MAMMÌ e MENGA. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   il decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, recante il codice del terzo settore, entrato in vigore il 3 agosto 2017, dispone la riorganizzazione del sistema di registrazione degli enti, attraverso la messa a punto di un registro unico nazionale del terzo settore (Runts), l'iscrizione al quale sia obbligatoria per tutti gli enti che si avvalgano «prevalentemente o stabilmente» di fondi pubblici, privati raccolti attraverso pubbliche sottoscrizioni, o di fondi europei;

   la legge 6 giugno 2016, n. 106, recante la delega al Governo per la riforma del terzo settore, all'articolo 9, comma 1, lettera g), prevede l'istituzione, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, di un fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale nel terzo settore;

   il fondo risulta pienamente operativo e, con decreto ministeriale n. 166 del 12 novembre 2019, si è provveduto ad accertare le risorse disponibili pari a circa 70 milioni di euro; in base alle disposizioni che regolano l'accesso al fondo, le iniziative e i progetti di rilevanza locale devono essere promossi da organizzazioni iscritte nel Runt. Per l'anno 2019, nelle more dell'operatività del Runt e ai sensi dell'articolo 101, comma 2, del codice, il requisito dell'iscrizione al Runt deve intendersi soddisfatto attraverso l'iscrizione a uno dei registri attualmente previsti dalle normative di settore;

   il decreto istitutivo del Runts non risulta ancora emanato; il codice, in vigore dal 3 agosto 2017, aveva previsto che il registro fosse pienamente operativo a febbraio 2019, in quanto aveva concesso un anno di tempo per l'adozione dei provvedimenti attuativi (decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, adottato previa intesa in sede di Conferenza Stato-regioni) e ulteriori sei mesi alle regioni per provvedere agli aspetti di propria competenza;

   come è noto, anche per gli aspetti di carattere fiscale indicati nel titolo X del decreto legislativo n. 117 del 2017, la riforma del terzo settore diventerà operativa solo con l'anzidetto registro;

   la mancata emanazione del decreto istitutivo del Runts e i successivi adempimenti di attuazione da parte delle regioni fanno ritenere che il registro potrà essere effettivamente operativo non prima di un ulteriore anno –:

   quali tempi si prevedano per l'istituzione del registro unico nazionale del terzo settore, quale strumento fondamentale di conoscenza e trasparenza che consente di sapere se gli enti abbiano i requisiti idonei per accedere a finanziamenti pubblici e a benefici fiscali.
(5-03497)


   LOCATELLI, BOLDI, DE MARTINI, FOSCOLO, LAZZARINI, PANIZZUT, SUTTO, TIRAMANI e ZIELLO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   secondo le stime dell'Osservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, che si è attenuto ad una definizione di disabilità di tipo medico, tipica delle fonti di natura amministrativa, nel nostro Paese sono più di quattro milioni le persone con disabilità, per una percentuale pari al 7,2 per cento della popolazione;

   c'è ancora molto da fare per assicurare la piena inclusione di queste persone nel tessuto sociale, nel rispetto dei principi sanciti dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata con legge 2 marzo 2009, n. 18;

   da un punto di vista economico, in particolare, si deve considerare che i servizi necessari per consentire alle persone con disabilità di svolgere le normali attività quotidiane hanno un costo molto elevato: è il cosiddetto prezzo della disabilità, che costringe queste persone ad affrontare, di norma, spese molto superiori rispetto al resto della popolazione;

   il precedente Governo aveva annunciato una serie di importanti provvedimenti finalizzati ad aumentare il livello di autosufficienza delle persone con disabilità, tra i quali vi era, in primis, quello relativo all'aumento della pensione di inabilità civile e dell'assegno di invalidità civile istituiti dagli articoli 12 e 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118. L'importo di queste prestazioni, pari a 285,66 euro, è infatti assolutamente insufficiente ad adempiere in concreto alla funzione assistenziale ad esse attribuita dal legislatore;

   con l'interpellanza urgente n. 2-00526, discussa nella seduta del 18 ottobre 2019, è stato richiesto quali iniziative questo Governo intendesse portare avanti sul tema in questione, senza peraltro ricevere una puntuale risposta sul punto;

   l'inerzia e le promesse non mantenute, in merito a un tema così delicato e urgente, hanno provocato la reazione degli invalidi civili che il 13 febbraio 2020 terranno una manifestazione a Roma contro il mancato aumento delle pensioni;

   è chiaro che si debba procedere ad una rivalutazione consistente di queste misure di sostegno che sia compatibile con la funzione assistenziale loro propria e con i principi affermati dalla predetta Convenzione delle Nazioni Unite –:

   se e quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare al fine di aumentare gli importi della pensione di inabilità civile e dell'assegno di invalidità civile e restituire agli strumenti in questione un'utilità concreta ed effettiva, in grado di tutelare adeguatamente le esigenze delle persone con disabilità.
(5-03498)


   BELLUCCI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   forte preoccupazione è stata espressa dal mondo del terzo settore per il notevole ritardo nell'adozione dell'atto di indirizzo in merito all'utilizzo, per l'anno in corso, del fondo di cui all'articolo 72 del codice del terzo settore «destinato a sostenere [...] lo svolgimento di attività di interesse generale [...], costituenti oggetto di iniziative e progetti promossi da organizzazioni di volontariato, associazioni di promozione sociale e fondazioni del terzo settore, iscritti nel Registro unico nazionale del Terzo settore»;

   negli anni passati il bando veniva pubblicato a metà novembre e scadeva nella prima metà di dicembre; per il 2019 sarebbero stati stanziati 29 milioni di euro, ma si è arrivati a dicembre e non vi è traccia del bando;

   come ha ricordato la portavoce del Forum del terzo settore in una accorata lettera indirizzata al Ministro interrogato, «si tratta di importanti risorse il cui venir meno renderà impossibile lo svolgimento di molte e rilevanti iniziative di grande ricaduta sociale per tutto il Paese. Considerata l'imminenza della fine dell'anno, è forte il timore che tali risorse vadano perse»;

   secondo i dati dell'ultimo censimento Istat 2017, le istituzioni non profit attive in Italia sono 336.275, l'11,6 per cento in più dal 2011, e complessivamente impiegano 5 milioni di volontari e 788 mila dipendenti, a dimostrazione che in Italia il terzo settore rappresenta un settore strategico, in grado di dare risposte concrete a 30 milioni di cittadini, per un valore complessivo di cinquanta miliardi di euro;

   lo stesso Presidente Conte, recentemente, in occasione della giornata internazionale per il volontariato, si era impegnato a stanziare le risorse necessarie, sottolineando l'importanza di quel mondo, fatto di volontari e operatori sociali, che si prendono cura dei più fragili, dei minori abbandonati, delle famiglie povere, degli anziani, dei disabili: quel mondo che presta attenzione proprio laddove le istituzioni non riescono ad arrivare; quel mondo che dovrebbe essere supportato e riconosciuto e, invece, oggi si vede abbandonato, da un Governo distratto –:

   quali urgenti iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda adottare per garantire l'erogazione delle risorse del fondo di cui all'articolo 72 del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, impedendo che tali risorse vadano perse e tenendo fede agli impegni assunti dal Presidente del Consiglio il 5 dicembre 2019.
(5-03499)

Interrogazione a risposta scritta:


   AMITRANO e VILLANI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la Tirrenia di Navigazioni è stata per molti anni una società italiana – a controllo statale – di trasporti marittimi che, con le sue navi merci e passeggeri, collegava diversi porti italiani e del Mar Mediterraneo, garantendo la continuità territoriale con le isole quali la Sardegna, Sicilia, Isole Tremiti, durante tutto l'arco dell'anno;

   nel novembre 2008, il Governo diede inizio alle procedure per la privatizzazione della Tirrenia, nel corso delle quali, la gara per l'acquisto, veniva vinta nel 2012, dalla Compagnia italiana di navigazione (Cin), composta dal gruppo Grimaldi, Moby e Marinvest; la Cin si aggiudicò definitivamente l'azienda di Stato diventando ufficialmente il nuovo proprietario di Tirrenia di navigazione e il nome della società che, tra l'altro, ottenne definitivamente gli asset della vecchia Tirrenia, cambiò in Tirrenia-Compagnia italiana di navigazione;

   nel 2015, Onorato Armatori (proprietario già di Moby), acquistò il 100 per cento del capitale della Tirrenia Cin, diventando così l'unico proprietario della storica società di navigazione;

   dalle notizie divulgate dagli organi di stampa e dai comunicati delle organizzazioni sindacali, all'interrogante risulta che in data 21 gennaio 2020 la Cin-Tirrenia, a seguito dell'incontro con le rappresentanze sindacali, ha illustrato le modalità e le tempistiche per l'attuazione del progetto di riorganizzazione aziendale già avviato all'inizio del 2019 che prevede, tra l'altro, la chiusura delle sedi operative/amministrative di Napoli e Cagliari e il trasferimento, entro il 1° maggio 2020, di lavoratori e lavoratrici presso altri uffici di Milano, Roma, Livorno e Portoferraio;

   secondo le organizzazioni sindacali, la gestione della Onorato Armatori si sarebbe già caratterizzata per una sorta di depauperamento occupazionale, poiché, l'attuale decisione dell'azienda sembra orientata verso la chiusura definitiva della sede storica di Napoli a favore di diverse strutture ubicate in quattro differenti città del centro nord, privando Napoli e la regione Campania, da sempre sede storica di Tirrenia e di un polo marittimo di qualità, della possibilità di essere volano di sviluppo per le imprese meridionali che gravitano nell'area;

   la Cin-Tirrenia, grazie a una convenzione dello Stato che vale circa 72 milioni di euro, opera in regime di continuità territoriale con le maggiori isole italiane, al fine di assicurare il collegamento; la convenzione risulta essere in scadenza a luglio 2020; alla decisione da parte della Cin di chiudere gli uffici operativi/amministrativi di Napoli e Cagliari, attraverso il trasferimento – che le parti sociali definiscono come un «trasferimento coatto» di circa 60 lavoratori e lavoratrici verso il nord del Paese – si aggiunge anche il fatto che, in caso di mancata proroga dell'attuale regime di continuità marittima, si verificherebbe un ulteriore esubero di personale –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e se non ritenga opportuno avviare iniziative, per quanto di competenza, in relazione alla richiamata situazione dei lavoratori e delle lavoratrici, al fine di tutelare e salvaguardare i posti di lavoro che potrebbero risultare fortemente a rischio qualora dovessero chiudere definitivamente le sedi operative/amministrative di Napoli e Cagliari.
(4-04630)

POLITICHE GIOVANILI E SPORT

Interrogazione a risposta immediata:


   GALLO, VALENTE, LATTANZIO, ACUNZO, VILLANI, BELLA, CARBONARO, CASA, MARIANI, MELICCHIO, TESTAMENTO, TUZI e VACCA. — Al Ministro per le politiche giovanili e lo sport. — Per sapere – premesso che:

   «Sport e periferie» è il fondo governativo volto ad intervenire per la realizzazione di nuovi impianti sportivi, nonché al loro recupero e alla loro riqualificazione;

   fine precipuo del progetto è il potenziamento dell'agonismo, lo sviluppo della relativa cultura, la rimozione degli squilibri economico-sociali e l'incremento della sicurezza urbana;

   il bando «Sport e periferie» vuole finanziare interventi volti, tra le altre finalità, a realizzare e rigenerare impianti sportivi nelle aree svantaggiate e nelle periferie urbane del Paese;

   per quanto di conoscenza degli interroganti, non sempre le tempistiche per l'erogazione dei contributi sono state rispettate, provocando disagi agli enti locali per la gestione delle progettualità in essere;

   in molte zone disagiate e caratterizzate da povertà educativa, centri di aggregazioni sociali e sportivi sono pilastri imprescindibili per il rinnovamento culturale e sociale, tanto perseguito da questo Governo. La creazione di palestre e centri sportivi non sono solo auspicabili, ma costituiscono davvero una leva strategica per un più ampio disegno di capovolgimento sociale ed economico che rappresenti il volano per un effettivo riscatto –:

   se il Ministro interrogato sia conoscenza di quanto esposto in premessa e con quali modalità, per quanto di competenza, intenda consentire agli enti territoriali una pianificazione sistematica e strutturata degli interventi necessari a diffondere la cultura dello sport, prioritariamente laddove si evidenzi una carenza di luoghi di aggregazione e di strutture sportive, in particolar modo negli edifici scolastici.
(3-01280)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   da note sindacali si è appreso che la giunta della regione Campania ha approvato con delibera n. 149 del 4 aprile 2019 il nuovo regolamento in materia di accesso, mediante procedura selettiva, agli impieghi nella giunta regionale campana;

   invero, sembrerebbe che all'interno del summenzionato regolamento vi sarebbero delle anomalie relative ai criteri di partecipazione;

   in particolare, le maggiori criticità riguarderebbero gli articoli 13 e 37 della nuova disposizione; più precisamente, l'articolo 13 disporrebbe un abbassamento da 5 (così come previsto dalla normativa vigente) a 3 anni del requisito minimo di anzianità per poter accedere agli incarichi dirigenziali in amministrazioni pubbliche, mentre l'articolo 37 prevedrebbe l'esonero dalla prova preselettiva per chi ha maturato 3 anni di anzianità alla data di scadenza del bando;

   inoltre, le disposizioni contenute nel nuovo regolamento si estenderebbero anche ai dirigenti assunti a tempo determinato («intuitu personae» dalla giunta), oltre che agli incarichi esterni;

   se ciò non bastasse, va ulteriormente evidenziato che la procedura concorsuale per profili (architetti, agronomi, ingegneri e altro) sembrerebbe non in linea con la normativa del ruolo unico della dirigenza, limitando per alcune aree le legittime aspettative dei funzionari in servizio;

   una tale circostanza ha trovato inevitabilmente il disappunto dei sindacati e finanche è stata oggetto di segnalazione all'Anac;

   si tratterebbe di una disposizione in contrasto con il precedente regolamento, che disciplina il sistema di reclutamento dei dipendenti pubblici, ed anche con la direttiva n. 3 del 2018 del Ministero per la pubblica amministrazione, la quale ricomprende, tra i requisiti di ammissione, una particolare esperienza nel settore;

   ad avviso dell'interrogante il provvedimento in questione rischia di favorire indebitamente coloro che attualmente rivestono incarichi dirigenziali su base esclusivamente fiduciaria, dando luogo ad una impropria «stabilizzazione» di tali posizioni che contrasta con la natura fiduciaria (e perciò stesso temporanea) delle medesime, con l'ulteriore rischio di degenerazioni clientelari;

   ciò si porrebbe per l'interrogante in contrasto con i principi di imparzialità, meritocrazia e buon andamento che dovrebbero informare le azioni della pubblica amministrazione, ma mortificherebbe altresì le speranze e le aspettative di tanti che, a prescindere da relazioni fiduciarie, ogni giorno continuano a credere ad uno Stato giusto che premi il merito e garantisca valutazioni obbiettive –:

   se il Ministro sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, considerata la gravità degli stessi, quali urgenti iniziative, per quanto di competenza, intenda adottare, anche a carattere normativo, per garantire il rispetto dei principi di buon andamento, imparzialità e trasparenza della pubblica amministrazione, promuovendo in particolare una disciplina più stringente nell'ambito della procedura di reclutamento dei dipendenti pubblici con funzioni dirigenziali.
(4-04629)

SALUTE

Interpellanza urgente (ex articolo 138-bis del regolamento):


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 febbraio 2017, n. 18, all'articolo 1, comma 2, lettera b), prevede che una quota pari a 50 milioni per l'anno 2017 e 20 milioni per l'anno 2018 sia versata all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnata allo stato di previsione della spesa del Ministero della salute e successivamente trasferita alla regione Puglia per la realizzazione di un progetto «volto all'acquisizione dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione di interventi di ammodernamento tecnologico delle apparecchiature e dei dispositivi medico-diagnostici delle strutture sanitarie pubbliche ubicate nei Comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola, avvalendosi, in via esclusiva, della Consip S.p.A., nonché alla conseguente e necessaria formazione e aggiornamento professionale del personale sanitario»;

   il successivo articolo 1, comma 3, primo periodo, del richiamato decreto-legge ha poi previsto che il progetto, inserito nel cosiddetto contratto istituzionale di sviluppo per Taranto (Cis), sia trasmesso dalla regione Puglia ed approvato dal Ministero della salute, sentito l'Istituto superiore sanità e previo parere del tavolo istituzionale permanente per l'area di Taranto;

   in particolare, rispetto al contesto epidemiologico dell'area oggetto dell'intervento, conformemente alla nuova rete ospedaliera pugliese, di cui al regolamento regionale n. 7/2017, condivisa ed approvata dal Ministero della salute nonché alla proposta di piano operativo 2016-2018 di riqualificazione dell'assistenza sanitaria presentata ai Ministeri affiancanti, l'intervento intende perseguire i seguenti obiettivi, come dettagliati nello specifico nel documento progettuale presentato al Ministero della salute:

    1) potenziamento dell'attività di prevenzione;

    2) potenziamento dell'assistenza ospedaliera e specialistica, con particolare riferimento all'offerta assistenziale dell'Ospedale Moscati del comune di Statte in senso oncologico, ridefinendo in questo senso la dotazione delle discipline e identificando un programma di adeguamento strutturale, infrastrutturale e tecnologico;

   l'amministrazione responsabile titolare delle risorse finanziarie è il Ministero della salute, l'amministrazione responsabile dell'intervento e anche soggetto attuatore è l'Asl di Taranto, la stazione appaltante è la Consip spa;

   con nota prot. 16734/2017 del 28 giugno 2017 Consip, a seguito di analisi delle esigenze della Asl di Taranto, ha evidenziato i percorsi amministrativi perseguibili nell'ambito di quanto previsto dalla normativa sopra richiamata ipotizzando anche la sottoscrizione unitamente al Ministero dell'economia e delle finanze di un opportuno protocollo di collaborazione. Si rende pertanto necessario definire il ruolo di Consip quale stazione appaltante;

   al termine di un lungo iter procedimentale, il suddetto progetto è stato approvato con decreto del direttore generale della direzione generale della programmazione sanitaria del 29 dicembre 2017;

   dal sito internet di riferimento del contratto istituzionale di sviluppo Taranto si evince che l'avanzamento finanziario complessivo del Cis, considerato in termini di spese effettivamente sostenute, è fermo al 30 settembre 2018, ma non appaiono mai partite la realizzazione degli interventi e la spesa in ambito sanitario degli obiettivi 1 e 2 sopra elencati –:

   se il Governo intenda fornire elementi sullo stato di attuazione dell'intervento indicato in premessa, con particolare riferimento allo stato di raggiungimento degli obiettivi 1 e 2 e alle ragioni del ritardo nella realizzazione dello stesso, fornendo aggiornamenti sulla tempistica prevista per l'avanzamento dell’iter progettuale e del relativo finanziamento.
(2-00629) «Vianello, D'Arrando, Troiano, Lapia, Ianaro, Massimo Enrico Baroni, Acunzo, Adelizzi, Davide Aiello, Piera Aiello, Alaimo, Alemanno, Amitrano, Aresta, Ascari, Baldino, Barbuto, Battelli, Bella, Berardini, Berti, Bilotti, Brescia, Bruno, Buompane, Businarolo, Cabras, Cadeddu, Cancelleri, Luciano Cantone».

Interrogazione a risposta in Commissione:


   GEMMATO. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, sembrerebbe che, nell'ambito delle attività di pronto soccorso all'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari si siano verificati notevoli rallentamenti dei processi assistenziali rivolti ai bambini, a causa dell'insufficiente numero di pediatri disponibili a fronte dell'altissimo numero di pazienti presenti, nonché problematiche determinate dall'insufficienza dei servizi igienici a disposizione dell'utenza;

   gli organi di stampa riportano la denuncia della madre di un bambino che recatasi nella struttura per soccorrere il figlio pare sia stata costretta ad attendere invano 6 ore prima di fare ritorno a casa senza ricevere assistenza ovvero la visita del pediatra presente;

   in particolare, pare che la signora abbia evidenziato non solo l'impossibilità da parte dell'unico pediatra presente nel reparto di gestire l'altissimo numero di pazienti che necessitavano di assistenza immediata e anche urgente ma anche la presenza di un unico bagno a disposizione peraltro anche privo di un fasciatoio;

   secondo quanto riferito dalla signora ai quotidiani, tutti i pazienti presenti al pronto soccorso sarebbero stati costretti a molte ore di attesa prima di ricevere assistenza o senza mai ottenere una visita nonostante le apparenti gravi condizioni di salute dei bambini;

   secondo quanto riportato dalla stampa, pare che il direttore generale del Policlinico, a seguito di un'indagine interna dalla direzione sanitaria, abbia riferito che «...il responsabile del reparto, disattendendo alle chiare disposizioni della direzione aziendale, ha ritenuto opportuno distaccare una delle unità pediatriche in servizio presso il pronto soccorso ad altre attività del reparto di degenza. Questo ha causato un rallentamento del flusso assistenziale dei bambini pervenuti in pronto soccorso, rappresentato quasi esclusivamente da codici verdi e bianchi, cioè a bassa intensità...»;

   sembrerebbe che il disposto distacco dell'unità pediatrica in servizio verso altre attività configuri un problema che pare possa riferirsi alla mancanza di un numero sufficiente di medici disponibili a garantire adeguati livelli essenziali di assistenza nella struttura ospedaliera –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza intenda adottare per monitorare il rispetto dei livelli essenziali di assistenza e per incrementare le risorse finanziarie dedicate al servizio sanitario nazionale in misura adeguata ad assicurare le condizioni per l'aumento del personale medico in servizio presso le strutture sanitarie pubbliche che evidenzino gravi disfunzioni come quelle verificatesi all'ospedale pediatrico Giovanni XXIII di Bari.
(5-03476)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SERRACCHIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   in data 3 febbraio 2020 è apparsa una notizia di stampa nella sezione locale del Gazzettino di Udine in cui viene rappresentato il caso della morte di un 92enne all'interno dell'azienda sanitaria universitaria integrata di Udine;

   il sopracitato articolo prosegue descrivendo la vicenda, secondo cui l'anziano giunge in pronto soccorso il giorno dell'Epifania a seguito della rottura del femore e dopo l'accettazione rimane per diverse ore «sulla barella in mutande e canottiera e con addosso solo un lenzuolo», come riferisce la figlia, che ha dovuto anche cedere il suo giubbotto per coprire il padre a causa della mancanza di una coperta. Al paziente, dopo l'intervento ortopedico di data 8 gennaio 2020, viene inoltre accertata una polmonite e in data 16 gennaio muore all'interno dell'ospedale di Udine –:

   se il Ministro, in relazione alla vicenda sanitaria di cui in premessa, intenda adottare iniziative, per quanto di competenza per verificare se vi sia stata una carenza nei livelli essenziali di assistenza da parte dell'Asui Udine che, seppur di competenza primaria della regione autonoma Friuli Venezia Giulia, devono essere rispettati;

   se sia intenzione del Ministro interrogato adottare le iniziative di competenza per approfondire la situazione, anche in collaborazione con la giunta regionale del Friuli Venezia Giulia, al fine di chiarire se il paziente sia stato trattato adeguatamente rispetto alle condizioni di salute, all'età e alla situazione ambientale in cui si trovava quando è stato accolto.
(4-04635)


   D'IPPOLITO. — Al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   con nota del 14 gennaio 2020 l'interrogante ha contestato ai commissari alla sanità calabrese, sulla base di informazioni ricevute dalla commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro, azienda sciolta per infiltrazioni mafiose, di non aver autorizzato con decreto la spesa per collocare personale sanitario in unità operative dell'ospedale di Lamezia Terme chiuse per carenze di organico;

   dette autorizzazioni risulterebbero all'interrogante date su comuni fogli di carta e mancherebbe la relativa programmazione regionale;

   per le ragioni esposte, per quanto appreso, l'Asp di Catanzaro non ha la possibilità di garantire l'assistenza dovuta ai bambini del Lametino con problemi neurologici, benché il commissario ad acta avesse rassicurato sul punto;

   altro aspetto, gravissimo, è che tramite un decreto dello scorso san Silvestro, il dipartimento regionale tutela della salute ha attinto per i propri uffici del personale dall'Asp di Catanzaro – peraltro individuato, trattandosi di utilizzazione temporanea senza procedura pubblica –, oltre che di altre aziende del servizio sanitario regionale, malgrado la stessa azienda abbia negato il nullaosta e perciò sia stata costretta a denunciare il caso in Procura;

   infine, è stata segnalata all'interrogante la paventata riduzione di posti letto nel reparto di medicina dell'ospedale di Soveria Mannelli, a causa di carenze nell'organico medico;

   pertanto, l'interrogante ha diffidato i commissari governativi a «provvedere con proprio decreto» alle suddette autorizzazioni, «a richiamare il dipartimento regionale Tutela della salute per gli aspetti di programmazione», «a garantire in tempi rapidi l'assistenza ai bambini del Lametino» summenzionati, «a revocare immediatamente, con i poteri» propri, l'inteso «decreto regionale, sia per insanabile contrasto – anche sul piano contabile – con quanto disposto dell'articolo 8 del decreto-legge n. 35/2019, per come convertito, sia in quanto manifestamente contrario all'attuazione del Piano di rientro dal disavanzo sanitario»; «ad attivarsi con la massima solerzia al fine di garantire la continuità e regolarità del funzionamento del reparto di Medicina dell'ospedale di Soveria Mannelli»;

   con riscontro del 22 gennaio 2020 la struttura commissariale ha riferito che «con nota prot. n. 23985 del 21/01/2020 si è provveduto a dare indicazioni a tutte le Aziende del SSR circa le modalità operative per l'assunzione del personale per l'anno 2020», che «per l'assunzione di personale a tempo determinato l'Azienda provvede (...) senza necessità di alcuna autorizzazione commissariale», che «per le assunzioni a tempo indeterminato le stesse possono essere effettuate, previe determinazioni del fabbisogno del personale e relativa predisposizione del piano annuale delle assunzioni, così come disposto con Dca n. 192 del 20 dicembre 2019» e che circa la «richiesta di revoca del decreto “dello scorso San Silvestro” (...), di cui l'Ufficio commissariale non è a conoscenza, si evidenzia che non rientra nei poteri commissariali procedere»;

   in tali giustificazioni ad avviso dell'interrogante si omette di chiarire se per il personale necessario a sanare le criticità dell'ospedale lametino si voglia ricorrere ad assunzioni a tempo determinato oppure indeterminato;

   inoltre, si palesa la volontà dei commissari governativi, fatto molto grave, di non esercitare i poteri di revoca del riferito decreto regionale, ben noto ai medesimi, sia perché rappresentato nella suddetta diffida, sia per la notizia, pure diffusa dalla stampa, dell'avvenuta presentazione di un relativo esposto penale da parte della commissione straordinaria dell'Asp di Catanzaro;

   peraltro l'interrogante rileva la mancata riattivazione come ospedali, imposta da sentenze definitive, dei presìdi di Trebisacce e Praia a Mare, nonché il mancato aggiornamento della rete dell'assistenza ospedaliera, aggiornamento necessariamente prodromico, il che ad avviso dell'interrogante è ignorato dai commissari governativi, alla determinazione del fabbisogno di personale –:

   se non ritengano urgente valutare l'adozione di ogni iniziativa di competenza per la sostituzione della struttura commissariale del Governo.
(4-04638)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata:


   PASTORINO e FORNARO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   Leonardo s.p.a. è un'azienda italiana operante nei settori della difesa, dell'aerospazio e della sicurezza, il cui maggiore azionista è il Ministero dell'economia e delle finanze con una quota di partecipazione pari al 30,20 per cento e che vanta la tredicesima posizione tra le più grandi imprese di difesa del mondo e la terza tra le più grandi in Europa;

   Leonardo s.p.a. attraverso la divisione «automazione» occupa una storica presenza industriale nella città di Genova, sito presso il quale vengono sviluppati e prodotti sistemi di automazione e sistemi di comunicazione militare;

   negli ultimi mesi il settore dell'automazione, mediante una riorganizzazione e l'ingresso di nuovi lavoratori, è passato da line of business a business unit senza, peraltro, dare a sapere il piano industriale della divisione, né, tanto meno, quali siano gli investimenti nel comparto e quali i carichi di lavoro previsti;

   inoltre, secondo quanto riportato dalla rappresentanza Fiom presso la rappresentanza sindacale unitaria di Leonardo s.p.a., il nuovo responsabile della suddetta divisione avrebbe affermato che la stessa, finora uno dei pilastri del sito genovese, non rientra più nel core business della società a partecipazione pubblica e, poiché per efficientare la produzione sarebbero necessari investimenti che attualmente Leonardo s.p.a. non può sostenere, è stata paventata la possibilità di una joint venture con partner esterni;

   conseguentemente, il 17 gennaio 2020 si è svolto uno sciopero a cui hanno partecipato i lavoratori genovesi non disponibili ad operazioni tese a ridimensionare il sito che hanno dichiarato, attraverso un comunicato delle rappresentanze sindacali unitarie, di voler manifestare «contro la volontà del management di portare la business unit “automazione” fuori dal perimetro di Leonardo S.p.a.; per sollecitare chiarezza sullo sviluppo industriale (...); per rivendicare il rispetto, la difesa e lo sviluppo delle attività e dei prodotti del sito nella sua interezza» –:

   se sia a conoscenza della situazione critica esposta in premessa e possa chiarire, in virtù del rispetto dovuto ai lavoratori impiegati nel comparto e dell'importanza che riveste l'attività svolta nello stabilimento del capoluogo ligure, quale sarà lo sviluppo industriale della divisione «automazione» e il piano industriale della stessa, organigramma, obiettivi e investimenti, specificando se il sito di Genova continuerà ad essere operativo o se sia effettivamente in procinto di essere realizzata un'esternalizzazione.
(3-01283)


   MORETTO, MOR, FREGOLENT e D'ALESSANDRO. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   da un'analisi effettuata dal Cerved sulla base dei bilanci 2018 di quasi 720 mila imprese è risultato che l'8,4 per cento delle società di capitali è a rischio di segnalazione e la percentuale aumenta con il diminuire delle dimensioni delle aziende;

   nella maggior parte dei casi il parametro che evidenzia con maggior frequenza la criticità di un'azienda è il patrimonio netto negativo, mentre è più contenuto il numero di situazioni di rischio dovute al superamento dei cinque indici individuati dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti (Cndcec);

   il nuovo sistema di allerta introdotto dal decreto legislativo n. 14 del 2019 punta ad anticipare l'emersione delle difficoltà in modo da incrementare le possibilità di risanamento e di continuità aziendale, meccanismo che entrerà in vigore dal 15 agosto 2020;

   diversamente per le imprese non obbligate alla nomina dell'organo di controllo la bozza del decreto legislativo correttivo (ancora da sottoporre al Consiglio dei ministri) dispone tuttavia un rinvio di sei mesi al 15 febbraio 2021;

   dal momento che il rischio di crisi aumenta col diminuire delle dimensioni dell'impresa è più probabile che siano le microimprese a trovarsi in difficoltà, che oltretutto costituiscono l'86 per cento delle società con patrimonio netto negativo e l'83 per cento di quelle che accendono gli indici;

   il decreto legislativo n. 14 del 2019 ha previsto che l'obbligo di segnalazione anticipata delle difficoltà che devono effettuare gli organi di controllo sia esteso alle medie società a responsabilità limitata se superano uno dei nuovi parametri: 4 milioni di euro di attivo, 4 milioni di euro di ricavi e 20 dipendenti per due esercizi consecutivi;

   il termine per le nomine di tali organi è scaduto il 16 dicembre 2019 e soltanto il 27, 6 per cento delle circa 70 mila nuove società a responsabilità limitata obbligate ha ottemperato nell'indicare il sindaco o il revisore;

   le camere di commercio, in linea con le indicazioni di Unioncamere, prima di segnalare le società a responsabilità limitata inadempienti al tribunale per le suddette nomine, fanno un richiamo direttamente all'impresa –:

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere per garantire un sistema di contenimento delle crisi d'impresa, eventualmente prorogando l'entrata in vigore del nuovo sistema di allerta introdotto dal decreto legislativo n. 14 del 2019 e creando le condizioni affinché sia applicato il principio di proporzionalità di rischio in considerazione delle dimensioni delle imprese.
(3-01284)


   PORCHIETTO, GIACOMETTO, FIORINI e BARELLI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 18 dicembre il consiglio di sorveglianza di Peugeot s.a. (Psa) e il consiglio di amministrazione di Fiat Chrysler automobiles (Fca) hanno approvato il memorandum d'intesa vincolante per procedere alla fusione. Nascerà il quarto produttore di auto al mondo, con 8,7 milioni di auto immatricolate ogni anno;

   a grandi linee i termini dell'accordo sono: creazione di una holding ad Amsterdam per sfruttare i vantaggi della legislazione olandese, quotazione a Parigi, Milano e New York, sinergie per 3,7 miliardi di euro, capacità di investimenti in grado di reggere la sfida dell'elettrificazione e della guida autonoma;

   secondo la stampa specializzata, se è vero che la holding della famiglia Agnelli sarà il primo azionista con il 14,5 per cento, è altrettanto vero che i soci francesi (lo Stato francese con il 6,5 per cento e la famiglia Peugeot che dovrebbe salire all'8,5 per cento) avranno un pacchetto di voti superiore;

   la governance prevede cinque consiglieri di estrazione Peugeot s.a. (Psa) e cinque consiglieri di estrazione Fiat Chrysler automobiles (Fca). L'undicesimo sarà l'attuale ceo di Psa, Carlo Tavares, che diventerà amministratore delegato del nuovo gruppo. Anche se la presidenza toccherà a John Elkann, la maggioranza nel consiglio di amministrazione sarà francese;

   il Ministro interrogato ha convocato al Ministero dello sviluppo economico i tre gruppi di lavoro istituiti nell'ambito del tavolo automotive per il 4 e il 18 febbraio 2020, nonché per il 18 marzo 2020;

   a novembre 2019 le ore di cassa integrazione del solo settore automotive sono arrivate a 42 milioni, che, in assenza di un'inversione di tendenza, si trasformeranno secondo la Fiom in 24 mila esuberi su 270 mila addetti complessivi, che diventano 1,2 milioni considerato l'indotto;

   dal 1999 al 2018 la produzione di auto in Italia si è pressoché dimezzata, passando dai 10,2 milioni del periodo compreso tra il 1999 e il 2008, ai 5,6 milioni nel periodo 2009-2018. Il Piemonte in dieci anni ha perso 18 mila posti di lavoro nell’automotive e Torino è passata a produrre dal 22,8 per cento al 6,4 per cento delle auto realizzate negli stabilimenti italiani;

   le prospettive del mercato dell'auto mondiale prevedono una perdita del 2 per cento nel 2020 –:

   se non ritenga opportuno costruire un'ampia strategia sul principale settore manifatturiero italiano, non solo monitorando l'operazione descritta in premessa ed eventualmente valutando la possibilità di partecipare al capitale del neo-costituendo gruppo al pari dello Stato francese, ma anche costruendo una politica industriale rivolta all'indotto al fine di creare competitività, attrarre capitali e incentivare operazioni di m&a (merger & acquisition).
(3-01285)


   LOLLOBRIGIDA, MELONI, ACQUAROLI, BELLUCCI, RAMPELLI, DEIDDA, FERRO, BUTTI, LUCA DE CARLO, FOTI, GEMMATO, TRANCASSINI, BALDINI, BIGNAMI, BUCALO, CAIATA, CARETTA, CIABURRO, CIRIELLI, DELMASTRO DELLE VEDOVE, DONZELLI, FRASSINETTI, GALANTINO, LUCASELLI, MANTOVANI, MASCHIO, MOLLICONE, MONTARULI, OSNATO, PRISCO, RIZZETTO, ROTELLI, SILVESTRONI, VARCHI e ZUCCONI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   la multinazionale Whirlpool, con l'annuncio della cessione dello stabilimento di Napoli, ha operato una decisione unilaterale attraverso cui ha disatteso l'accordo sul piano industriale 2019-2021 siglato nel mese di ottobre 2018, nel quale si impegnava a non dismettere la struttura produttiva;

   si evidenzia che nel percorso di confronto con l'Esecutivo, la Whirlpool ha stipulato presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un accordo per la proroga cosiddetta «complessa» del contratto di solidarietà, ai sensi dell'articolo 22-bis del decreto-legge n. 148 del 2015, per il periodo dal 1° gennaio al 31 dicembre 2019;

   in data 10 dicembre 2018, sono stati ulteriormente stipulati presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali accordi di solidarietà, per il periodo dal 1° gennaio 2019 al 6 aprile 2020, riferiti ai lavoratori dipendenti delle aziende Whirlpool Emea e Whirlpool Italia;

   malgrado la definizione dei suddetti accordi, il 17 settembre 2019 la proprietà ha annunciato l'avvio della procedura di cessione dello stabilimento campano alla Prs-Passive refrigeration, successivamente è stato interrotto presso il Ministero dello sviluppo economico il tavolo con Whirlpool, in ragione della richiesta ministeriale rivolta all'azienda di ritirare la procedura di cessione;

   Whirlpool ha comunicato di voler sospendere la cessione dei rami d'azienda di Napoli fino al 31 ottobre 2019, successivamente fino al 31 marzo 2020: decisione motivata dall'azienda in ragione della «mancata disponibilità» del Governo a discutere della cessione degli stabilimenti alla Prs-Passive refrigeration;

   a seguito dell'incontro svoltosi in data 29 gennaio 2020 presso il Ministero dello sviluppo economico, la multinazionale ha confermato il prosieguo della produzione presso gli stabilimenti di Napoli fino al 31 ottobre 2020, in ragione dell'insostenibilità economica relativa al mantenimento del sito produttivo campano;

   a seguito dell'ultimo incontro, il Ministero dello sviluppo economico ha comunicato di aver dato mandato a Invitalia di avviare un'analisi dettagliata dei dati certificati forniti dalla multinazionale, nella prospettiva di individuare soluzioni industriali finalizzate al rilancio dell'attività del sito produttivo –:

   se corrisponda al vero la notizia secondo cui nel piano industriale di Whirlpool sia prevista la chiusura dei siti produttivi di Napoli e Comunanza, nonché la chiusura del centro di progettazione lavaggio di Fabriano, che verrebbero delocalizzati rispettivamente in Polonia e in Cina, e se si intenda individuare sul breve periodo un piano specifico volto al rilancio e alla riqualificazione dei siti dismessi.
(3-01286)

Interrogazione a risposta in Commissione:


   NARDI. — Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   l'edilizia rappresenta da sempre un settore trainante del sistema economico e occupazionale del nostro Paese;

   si tratta di un comparto che ha registrato una gravissima crisi negli ultimi anni determinando in Italia la chiusura di circa 130 mila imprese e la perdita di 640 mila posti di lavoro;

   l'ultimo rapporto dell'Osservatorio congiunturale sull'industria delle costruzioni dell'Ance, pur registrando da tre anni una moderata inversione di tendenza, ha comunque rimarcato che i recenti dati positivi non rappresentano un aumento in grado di segnare una vera svolta e di stabilizzare un settore che negli ultimi 11 anni si è ridotto ai minimi storici;

   il valore della produzione in Italia del settore delle costruzioni è rappresentato per il 74 per cento dagli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del patrimonio edilizio e delle infrastrutture esistenti;

   un fattore importante per la crescita degli investimenti nella riqualificazione del patrimonio è rappresentato dagli incentivi per l'efficienza energetica, che hanno svolto un'azione anticiclica, anche se non risolutiva, rispetto alla forte crisi che ha interessato il mercato delle nuove costruzioni;

   tali incentivi hanno anche quindi rappresentato, promuovendo la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, politiche efficaci di risparmio energetico, di contrasto al consumo di suolo e messa in sicurezza degli edifici;

   alla luce delle varie tipologie di incentivi (che riguardano, ad esempio, la ristrutturazione edilizia, la manutenzione straordinaria, il risparmio energetico, l'abbattimento delle barriere architettoniche, la bonifica amianto, gli interventi antisismici, la riqualificazione di facciate e parti comuni del condominio), che prevedono differenti percentuali di detrazione da «spalmare» in tempi diversi e tetti di spesa massima variabili, è ormai necessario un coordinamento del quadro normativo esistente per renderlo organico e in grado di dare stabilità agli investimenti di famiglie e imprese;

   sarebbe quindi opportuno elaborare un provvedimento organico in cui inserire tutti gli incentivi legati all'edilizia, anche al fine di promuovere una maggiore consapevolezza di tali strumenti da parte dei cittadini, incentivando il loro funzionale utilizzo –:

   quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, compatibilmente con la sostenibilità ambientale, al fine di rilanciare e sostenere il comparto dell'edilizia, favorendo una filiera produttiva italiana legata alla riqualificazione energetica e alla riconversione ecosostenibile.
(5-03477)

Apposizione di firme ad una interrogazione.

  L'interrogazione a risposta in commissione Galantino n. 5-03371, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 14 gennaio 2020, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Deidda, Donzelli, Caiata, Osnato, Bucalo, Bellucci, Ciaburro, Rotelli, Baldini, Caretta, Lucaselli, Delmastro delle Vedove, Mantovani, Ferro, Butti, Varchi, Montaruli, Zucconi, Acquaroli.

Pubblicazione di un testo riformulato.

  Si pubblica il testo riformulato della mozione Zoffili n. 1-00239, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 221 del 21 agosto 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è dotato di un'unità di crisi dedicata in modo specifico all'assistenza degli italiani che si trovano all'estero in situazioni di grave emergenza, quali attentati terroristici, calamità naturali, gravi tensioni socio-politiche e pandemie, oltre ad altre importanti funzioni;

    la tecnologia ha ovviamente permesso alla stessa di essere molto più efficace e raggiungere le regioni più remote del mondo per prevenire situazioni di crisi o pianificare interventi di soccorso, al fine di tutelare gli interessi degli italiani;

    il portale «ViaggiareSicuri.it» riporta profili continuamente aggiornati di tutti i Paesi (informazioni generali, sicurezza, situazione sanitaria, cautele da adottare, mobilità ed altro) e il sito «Dovesiamonelmondo.it» consente a chi viaggia di segnalare il proprio itinerario e i propri riferimenti, in modo da permettere all'unità di crisi di pianificare in modo efficace e accurato eventuali interventi;

    molti concittadini stipulano polizze assicurative, in particolare quando si recano in zone sensibili o in Paesi dove è obbligatoria tale copertura: è pertanto fondamentale che gli estremi di tali polizze siano tempestivamente disponibili;

    da fine giugno 2019 è disponibile la versione aggiornata dell'applicazione informatica consultabile su smartphone e tablet, per la quale è richiesta una semplice registrazione: tale strumento agile e di facile consultazione integra tutti servizi dei due portali e, tra l'altro, consente ai viaggiatori di geolocalizzarsi e ricevere notifiche durante i transiti nelle aree più a rischio, permettendo contestualmente di comunicare in tempo reale la propria condizione durante una fase di crisi;

    la sala operativa dell'unità è aperta 24 ore al giorno e fornisce anche una «crisis room virtuale» per il coordinamento in tempo reale con l'ambasciata coinvolta, nel caso di una situazione di emergenza;

    il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale è impegnato a far conoscere a quanti più cittadini possibile l'attivazione di questa applicazione e le sue potenzialità, che, in un mondo di crisi non prevedibili e di sconvolgimenti climatici, permette agli italiani che viaggiano per qualsiasi motivo – ad esempio studio, lavoro, vacanze e salute – di essere sempre informati e prontamente soccorsi e assistiti attraverso strumenti di uso comune come smartphone e tablet,

impegna il Governo:

1) a continuare a promuovere e incentivare ulteriormente la campagna istituzionale di sensibilizzazione con tutti i mezzi utili e necessari, anche attraverso iniziative di comunicazione istituzionale, quali quelle coordinate dal dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri sui principali organi di stampa e televisivi, e utilizzando i canali web e social del Governo e di tutte le istituzioni di riferimento, ad esempio Polizia di Stato-sezione passaporti;

2) ad avviare, in particolare, una mirata campagna informativa mediante apposito materiale elaborato dall'unità di crisi (poster, volantini, video istituzionale ed altro), iniziative nelle scuole superiori e università e in tutte le sedi diplomatiche italiane;

3) a valutare la possibilità di avviare, tenuto conto della necessità di adeguarsi agli standard internazionali in materia, le procedure per apporre uno specifico riferimento scritto sui nuovi passaporti comprensivo della frase: «Registra qui il tuo viaggio: www.dovesiamonelmondo.it» e, altresì, di ricorrere eventualmente anche ad accordi specifici con i gestori telefonici e le piattaforme on line, circa l'importanza e l'utilità di registrarsi sul sito web del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale attraverso l'apposita applicazione di cui in premessa, prevedendo un'apposita sezione dell'applicazione nella quale i concittadini possano indicare gli estremi delle polizze assicurative stipulate in previsione del viaggio.
(1-00239) «Zoffili, Delmastro Delle Vedove, Fitzgerald Nissoli, Cabras, Schirò, Lupi, Formentini, Coin, Comencini, Grimoldi, Ribolla, Di San Martino Lorenzato Di Ivrea, Giglio Vigna, Caffaratto, Billi, Valentini, Siragusa, Sabrina De Carlo, Ungaro, Carè».

Pubblicazione di un testo ulteriormente riformulato.

  Si pubblica il testo ulteriormente riformulato della mozione Ianaro n. 1-00193, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 189 del 12 giugno 2019.

   La Camera,

   premesso che:

    il fentanyl è un farmaco antalgico prodotto sin dai primi anni ‘60;

    esso si assume tramite cerotti, pastiglie transmucosali o solo in ambiente ospedaliero, tramite infusione venosa. In sintesi esso è commercializzato per via transdermica, per via parenterale e per via transmucosale. Nella formulazione trasmucosale a veloce rilascio è utilizzato per il trattamento del dolore episodico intenso in pazienti affetti da patologie neoplastiche che sono già in terapia con altri oppioidi. La formulazione trasdermica, a lento rilascio, è prescritta per il trattamento del dolore oncologico e non, di base. Il farmaco ad uso antalgico, esclusivamente su prescrizione medica, costituisce uno dei farmaci rilevanti per il trattamento del dolore che l'Organizzazione mondiale della sanità ha inserito nella lista dei farmaci essenziali per il trattamento dei tumori avanzati. Il nostro Paese ha impiegato anni di battaglie per promuovere il concetto e la pratica della cura «senza dolore»;

    a livello del sistema nervoso centrale, si lega ai recettori degli oppiacei, localizzati lungo le vie del dolore dell'organismo, producendo un'azione analgesica. Quando questi recettori sono stimolati dalla sostanza, si ottiene una riduzione della trasmissione del dolore e tra gli effetti degli oppiacei ci può essere un obnubilamento ed una disforia;

    in quanto agonista puro, il fentanyl ha un effetto simile a quello degli altri oppioidi maggiori, e quindi anche a quello dell'eroina. In particolare, le formulazioni a veloce rilascio, pensate e predisposte proprio per rispondere a dolori improvvisi, data la velocità con cui l'effetto viene percepito, circa 2-3 minuti, possono simulare il «flash» ricercato dai tossicodipendenti. Ciò si deve al fatto che il fentanyl supera velocemente la barriera ematoencefalica in virtù della sua elevata liposolubilità, raggiungendo immediatamente il cervello. Per queste caratteristiche, il farmaco, nelle sole formulazioni a pronto rilascio, si presta ad essere imprudentemente abusato dai tossicomani. Per le stesse ragioni, il fentanyl può essere aggiunto all'eroina per aumentarne la potenza;

    alcuni report segnalano che negli Stati Uniti, a partire dalla metà degli anni ‘90, ne è iniziato il consumo anche come droga;

    il fentanyl è molto più potente della morfina e, se utilizzato impropriamente a scopo voluttuario, può provocare allucinazioni accompagnate da uno stato di benessere che può portare il consumatore alla dipendenza dalla sostanza. È molto difficile per un tossicodipendente dosare la quantità giusta da utilizzare senza rischiare la vita;

    il farmaco a veloce rilascio è utilizzato esclusivamente per le cure palliative oncologiche, come indicato dalle norme vigenti in materia di prescrizione, e per il dolore nelle patologie anche non oncologiche nella formulazione a lento rilascio. Come ogni farmaco va dosato correttamente e da persone esperte. A voler ben vedere anche l'insulina se usata scorrettamente può uccidere: un monitoraggio sulla somministrazione e il buon senso nell'utilizzo sono elementi indispensabili ad evitare effetti nocivi, come, del resto, per tutti i farmaci neuromodulatori, come le benzodiazepine e i neurolettici;

    alcuni dati mostrano che i cerotti, che consentono appunto il rilascio transdermico, vengono venduti del mercato nero come droga; hanno una notevole richiesta, perché sono venduti a un prezzo conveniente rispetto all'eroina. Resta da comprendere come la sostanza contenuta nel cerotto possa essere estratta e riformulata per uso voluttuario, visto che la formulazione transdermica provoca veloce rilascio e quindi il ricercato «flash». È quindi una sostanza più ambita dai trafficanti rispetto all'eroina, perché il prezzo medio di un grammo è pari a circa 40 euro;

    si stima che la sempre più diffusa vendita illegale di farmaci oppioidi abbia prodotto un netto incremento delle morti per overdose: nel 2016 sono stati accertati oltre 42.000 casi di decessi negli Stati Uniti e circa 8.000 in Europa. Certamente il dato Usa è altra cosa rispetto a quello italiano, ma va considerato come alert. In Europa, nel 2015, le morti causate dalla sua assunzione per scopi non curativi sono state identificate in circa 7.500, facendo registrare un andamento crescente dei decessi collegati all'uso di oppioidi;

    poiché, in genere, gli Stati Uniti mostrano in anticipo gli andamenti nell'uso di droghe che approdano dopo poco in Europa, è utile fare una panoramica del fenomeno in atto. Negli Usa, nel momento in cui gli oppioidi da prescrizione hanno iniziato a diventare troppo difficili o troppo costosi da procurarsi, le persone che ne sono dipendenti hanno iniziato a rivolgersi all'eroina, un cambiamento che ha creato un'epidemia. Attualmente questo oppiaceo sta aumentando nell'uso come droga voluttuaria e, quindi, aumentano i casi di abuso, secondo quanto riportato dalla Drug enforcement administration (Dea);

    si stima che il giro di affari sia enorme, non solo per i guadagni derivanti dalla vendita, ma anche perché consente il riciclaggio di denaro sporco. Si consideri che un chilogrammo di fentanyl comprato in Cina costa 3.800 dollari, ma rende circa 30 milioni di dollari, un'enormità se comparata al traffico illegale di eroina, poiché, quest'ultima, si acquista al costo di 50.000 dollari ma rende «solo» 200.000 dollari;

    il fentanyl non è intrinsecamente più pericoloso rispetto ad altri oppioidi se assunto come farmaco, sotto attento controllo medico, ma il discorso cambia quando viene dosato dagli spacciatori e venduto ai tossicodipendenti anche in virtù della potenza del farmaco;

    in Europa, in un rapporto congiunto dell'Osservatorio sulle tossicodipendenze e di Europol, del giugno 2018, in materia di allerta precoce ha rivelato che, dal 2012, sono stati individuati nel mercato europeo della droga 28 nuove tipologie di fentanyl;

    nel rapporto si afferma che la maggior parte dei nuovi fentanyl arrivano in Europa dalla Cina, mentre solo occasionalmente è stata segnalata la produzione di tale sostanza in laboratori illeciti siti in Europa; il rapporto precisa che la produzione di tali sostanze è un processo relativamente semplice e la situazione è sfruttata da gruppi criminali. I fentanyl vengono generalmente spediti in Europa tramite servizi postali, successivamente sono venduti come sostituti legali di oppioidi illeciti o mescolati con eroina all'insaputa dei consumatori; occasionalmente sono anche usati per produrre medicine contraffatte. L'attuale sistema di controllo globale delle droghe si basa su tre Convenzioni internazionali: la Convenzione singola sulle droghe narcotiche del 1961 (così come emendata dal Protocollo del 1972), la Convenzione delle sostanze psicotrope del 1971 e la Convenzione contro il traffico illecito di droghe narcotiche e sostanze psicotrope del 1988;

    dal 2015 l'Osservatorio europeo sulle tossicodipendenze ed Europol hanno condotto otto indagini congiunte sulle seguenti sostanze: acetylfentanyl, acryloylfentanyl, furanylfentanyl, 4-fluoroisobutyrylfentanyl, tetrahydrofuranylfentanyl, carfentanyl, methoxyacetylfentanyl e cyclopropylfentanyl. Tutte insieme considerate, secondo le due agenzie, avrebbero causato più di 250 morti, molte delle quali attribuibili direttamente al fentanyl. Cinque tra queste sostanze sono diventate formalmente oggetto di valutazione di rischio, mentre nel 2017 il methoxyacetylfentanyl e il cyclopropylfentanyl sono state valutate nell'ambito del sistema di allerta precoce; l’acriloilfentanyl e il furanilfentanyl sono stati sottoposti a misure di controllo a livello europeo a causa dei rischi che potrebbero arrecare;

    il comitato scientifico, integrato dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze, riunito in sessione straordinaria il 21 marzo 2018, ha redatto relazioni di valutazione dei rischi sulle nuove sostanze psicoattive N-fenil-N-[1 -(2-feniletil) piperidin-4-il] ciclopropancarbossiammide («ciclopropilfentanyl») e 2-metossi-N-fenil-N-[1 -(2-feniletil) piperidin-4-il] acetammide («metossiacetilfentanyl»). Tali relazioni sono state successivamente presentate alla Commissione europea e al Consiglio il 23 marzo 2018. In seguito, il Consiglio, su proposta della Commissione europea, ha approvato la decisione (UE) 2018/1463 del 28 settembre 2018, con la quale tali sostanze sono assoggettate a misure di controllo in tutta l'Unione europea;

    nella relazione europea sulla droga 2018, stilata dall'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (Emcdda), di fentanyl si parla con attenzione e preoccupazione. Lo studio specifica che in Europa il mercato delle droghe vede l'incremento di quello degli oppiacei in generale, soprattutto di eroina, tanto che è tornato ad essere quello più diffuso. Questo tipo di sostanze è stato rinvenuto nell'84 per cento dei casi di overdose mortali. I decessi correlati all'eroina sono in aumento, specie nel Regno Unito, dove gli oppiacei sono responsabili dell'87 per cento delle morti per overdose. Dal 2012 al 2015 in Francia la percentuale di overdose letali causate dall'eroina è raddoppiata, attestandosi sul 30 per cento;

    nella relazione dell'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze si legge che «varie fonti suggeriscono un abuso crescente di oppiacei sintetici legali», tra i quali rientra anche il fentanyl;

    l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze sostiene che, nonostante in Europa non esista ancora una crisi degli oppioidi paragonabile per portata a quella in atto negli Stati Uniti, «i decessi e i casi di overdose non mortali associati al fentanyl e ai derivati del fentanyl non controllati evidenziano la necessità di una vigilanza continua». Anche perché, pur rappresentando una piccola parte del totale, i sequestri di fentanyl e di suoi derivati sono in crescita. Così come sono in crescita le varietà di fentanyl: dal 2009 ne sono state individuate 38 di nuove in Europa, di cui 13 segnalate per la prima volta nel 2017;

    per quanto riguarda la diffusione tra i tossicodipendenti, il primo vero mercato europeo del fentanyl è stata l'Estonia. In un suo rapporto, l'Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze ha sostenuto che la crisi delle overdose in questo Paese ha raggiunto l'apice nel 2012, con 170 morti provocate per la maggior parte da fentanyl e farmaci analoghi. In Estonia il fentanyl è l'oppioide consumato con maggiore frequenza nelle strade, mentre l'eroina sembra quasi non esistere. Il perché di questa assenza non è chiaro. Uno studio del 2015 sulla diffusione dei fentanili in Europa, pubblicato sull’International journal of drug policy, ipotizzava un qualche rallentamento della produzione di oppio in Afghanistan all'inizio degli anni 2000, che avrebbe di conseguenza ridotto l'offerta di eroina sui mercati europei;

    nello stesso studio è sostenuto che, nel Vecchio continente, si starebbero sviluppando le condizioni per una futura epidemia di fentanyl. In Europa si registra, da diversi anni, sia una diminuzione della disponibilità, sia una riduzione della purezza dell'eroina. Una delle nazioni maggiormente esposte è la Germania. Secondo l'Organo internazionale per il controllo degli stupefacenti delle Nazioni Unite, la Germania è il terzo maggiore produttore dopo Stati Uniti e Belgio e il primo Paese importatore in assoluto nel 2016. Il già citato studio riporta 160 casi di decessi provocati dal fentanyl in Germania dal 2007 al 2011. I tedeschi consumano grandi quantità di fentanyl per scopi medici, soprattutto in forma di cerotti. L'esempio degli Stati Uniti sembrerebbe suggerire che una grande disponibilità di fentanyl nel mercato legale possa condurre ad una grande disponibilità anche in quello illegale;

    molto preoccupante è anche la condizione in cui versa il Regno Unito. Secondo l'Ufficio per le statistiche nazionali (Ons), nel 2017 in Inghilterra e Galles ci sono state 3.756 morti per intossicazione da droghe, provocate principalmente dall'eroina e dagli oppioidi sintetici. Si tratta del numero più alto mai registrato. Spiccano però i casi di morte per overdose da fentanyl: dal 2016 al 2017 sono aumentati del 29 per cento, passando da 58 a 75. I dati raccolti dall'Ufficio per le statistiche nazionali evidenziano anche 27 decessi per abuso di carfentanyl: si tratta di un farmaco analogo al fentanyl ma molto più potente, utilizzato esclusivamente in veterinaria come tranquillante per gli animali di grossa taglia;

    i rapporti tossicologici non hanno inizialmente rilevato fentanyl. Infatti, è su richiesta della polizia che sono stati fatti ulteriori test da cui è emersa la presenza di fentanyl, in particolare una gamma di analoghi fentanyl più recenti e carfentanyl. Nonostante ciò, la gravità del problema nel Regno Unito non è ancora del tutto nota;

    si ribadisce il fatto che il fentanyl è una sostanza relativamente semplice da produrre. I trafficanti possono sintetizzarla in piccoli laboratori clandestini, mentre i consumatori possono acquistarla on line direttamente dalla Cina e farsela recapitare a casa. Il cosiddetto dark web, con i suoi cripto-mercati, è stato cruciale per la diffusione e il successo dei fentanili negli Stati Uniti. Il Paese europeo con il più alto numero di acquisti di fentanyl tramite questo canale di approvvigionamento è oggi il Regno Unito;

    nel nostro Paese, i primi casi di overdose da fentanyl sono recenti e hanno reso evidente un livello di consapevolezza delle istituzioni preposte alla prevenzione del consumo di sostanze psicotrope insufficiente. Il primo caso conosciuto di overdose dovuta ad assunzione di una sostanza analoga al fentanyl, l’ocfentanyl, risale al 2017, ma è stato scoperto e segnalato solo nel 2018. I responsabili della situazione sono stati colti di sorpresa dalla notizia del primo decesso dovuto ad assunzione di questa sostanza. Probabilmente la morte si sarebbe potuta prevedere e prevenire se l'Osservatorio del dipartimento per le politiche antidroga disponesse di personale con maggiori specifiche competenze in questo campo;

    nella relazione annuale al Parlamento, a volte, ci si limita a collazionare un insieme di notizie varie, provenienti da diverse fonti, senza dare alle informazioni un coordinamento adeguato. Precedentemente alla scoperta del primo caso di overdose, non pare vi sia stata qualche attività che avrebbe potuto garantire un approfondimento dei diversi aspetti del fenomeno in atto;

    infatti, si segnala che la direzione centrale antidroga, pubblicando l'ultima relazione annuale sulla repressione dei traffici di stupefacenti, riguardo al fentanyl ha specificato che «non si erano verificate evidenze della loro presenza nelle piazze italiane». Poi, come detto, nel settembre 2018 si è compreso con ritardo che anche in Italia si era registrata la prima morte dovuta ad assunzione di fentanyl, non ad eroina, come in un primo momento dichiarato. La morte, lo si ribadisce, era avvenuta nell'aprile 2017, ma era stata scoperta solo l'anno successivo;

    in Italia, a causa della comunicazione non tempestiva dell'arrivo del fentanyl, ancor oggi non si conosce esattamente quanto il fenomeno si sia diffuso. Una seconda morte è avvenuta il 10 giugno 2018. Un tossicodipendente è stato trovato senza vita dai carabinieri a Travedona Monate. Accanto al suo corpo è stato trovato il fentanyl. «La bustina di plastica che lo conteneva recava la scritta 1:10 contenente sostanza solido pulviscolare bianca/beige». Si cita il testo dell'allerta di grado 3, diffusa dal sistema nazionale di allerta precoce dell'Istituto superiore di sanità. Il reperto è stato inviato il 20 luglio 2018 al laboratorio di analisi dei carabinieri di Milano, i quali, non riuscendo a identificare la sostanza, si sono rivolti ai Ris di Parma. In quei laboratori il furanilfentanyl è stato finalmente riconosciuto grazie a un'analisi spettrografica;

    l'allerta dello Snap riporta in testa la dicitura «vietate la divulgazione e la pubblicazione su web», ma tra chi riceve le allerte si pensa che le informazioni vadano invece divulgate anche fra chi non fa parte di queste categorie professionali. L'informazione può infatti interessare anche gli stessi consumatori di stupefacenti. Le allerte europee dell'Osservatorio europeo su droghe e dipendenze e i sistemi nazionali di allerta di altri Paesi non riportano divieti analoghi di pubblicazione, che sono una specificità negativa solo italiana;

    non ci sono dati certi relativi ai decessi per overdose avvenuti negli ultimi due anni collegati al fentanyl. La scoperta ritardata di oltre un anno della prima morte preoccupa, perché, lo si ripete, potrebbe trattarsi solo della punta di un iceberg di un fenomeno più grave ed esteso;

    si dovrebbe governare in modo più efficace il fenomeno, cercando di comprendere quanto sta accadendo sulla base di maggiori dati scientifici, effettuando un monitoraggio specifico del fenomeno e adottando forme di valutazione delle politiche di controllo, mediante interventi di riduzione della domanda e di riduzione dell'offerta;

    utilizzando coerentemente e scientificamente tutti i dati disponibili, da rendere pubblici a chiunque, sarebbe possibile effettuare delle previsioni e delle valutazioni più accurate, poiché quelle ora previste appaiono insufficienti;

    ciò appare assolutamente necessario, perché la Cina è pronta ad invadere anche tutto il mercato dell'Europa, compresa l'Italia, e ciò è particolarmente grave, perché i morti per droga sono tornati ad aumentare dal 2017, dopo un calo costante durato più di 15 anni;

    infatti, è dal 2017 che sono tornati ad aumentare i morti per overdose in Italia. Molte volte, innanzi alla voce «sostanza responsabile del decesso», ci si scontra con un: «non identificata». La situazione è da approfondire poiché per 16 anni, dal 2000 al 2016, i decessi sono calati gradualmente, con una riduzione pari a meno 48 per cento. Nel 2017 è arrivata, inaspettata, un'inversione di tendenza con un incremento delle morti pari al 9,7 per cento in un solo anno. Sono segnali preoccupanti e si deve agire e prevenire al fine di evitare che questi primi segnali, se non adeguatamente considerati, possano condurre ad un fenomeno che non deve in nessun caso assumere le dimensioni catastrofiche che si sono registrate negli Usa;

    in base ai dati resi disponibili dalla relazione al Parlamento sullo stato delle tossicodipendenze, dai rapporti della Desa, Direzione centrale servizi antidroga, e dallo studio del Cnr relativo all'uso di alcol e sostanze psicoattive in Italia, i morti acclarati per eroina nel 2017 sono stati 148, a cui se ne aggiungono 74, per assunzione di una sostanza non determinata. Sono dei decessi misteriosi, non attribuibili con certezza a sostanze droganti note, ed erano già 118 nel 2016. Una delle ipotesi è che alcune delle morti siano causate non dall'eroina, bensì dall'eroina tagliata con altre sostanze. Sui tagli e le sperimentazioni criminali si hanno poche certezze, anche perché, lo si ribadisce, una delle principali carenze del sistema italiano è data dalla mancanza di adeguate conoscenze preventive delle sostanze, conoscenze assolutamente necessarie per adeguare le risposte sociali e sanitarie;

    il nuovo quadro del consumo di droghe sembra caratterizzato non solo dal maggior consumo di eroina, ma anche da un mercato criminale che sperimenta nuove strategie, come l'abbassamento dei prezzi mediante la miscela di sostanze. Il risultato è l'impennata dei decessi per overdose;

    in conclusione, si riportano i casi in cui il fentanyl è stato con certezza individuato e sequestrato: a ottobre 2018, in provincia di Cosenza, sono state arrestate sei persone accusate di traffico di cerotti al fentanyl, nel gennaio 2019 a Melzo c'è stato un furto in ospedale, nel febbraio 2019 del fentanyl è stato sequestrato a Roma, nello stesso mese del fentanyl è stato sequestrato a Milano, spedito dal Canada e un'analoga spedizione diretta in Piemonte è stata ugualmente intercettata;

    tutto quanto narrato appare un fenomeno che la politica deve prevenire e reprimere, poiché è necessario dare una risposta organica, strutturata, pianificata, efficace, per fronteggiare al meglio ciò che appare chiaro, l'insorgere incontrollato di un potenziale allarme sociale, anche se ancora non percepito come tale, poiché l'argomento non è ancora entrato nel dibattito pubblico, né in quello politico. In questa situazione appare difficile proporre soluzioni al fenomeno;

    le cronache di questi giorni segnalano quattro casi rilevati negli ultimi tre mesi in Emilia-Romagna: due a Bologna, uno a Modena e uno a Parma. Questo oppioide sintetico è stato rinvenuto grazie a nuovi kit di autoanalisi che sono stati messi a punto dalla regione Emilia-Romagna e distribuiti ai consumatori nei Servizi per le tossicodipendenze (SerDP, gli ex SerT) e in tutte le unità di strada della regione. Il test consiste in una striscetta diagnostica che in pochi secondi permette di rilevare in modo rapido 12 varianti della sostanza. In caso di esito positivo, il consumatore o l'operatore possono scattare una foto e inserire una segnalazione su una piattaforma on line. La piattaforma ha l'obiettivo di creare una rete di segnalazione per proteggere i consumatori, avvisandoli che in quell'area è stata rilevata la presenza di fentanyl e che dunque il consumo potrebbe essere potenzialmente molto pericoloso;

    questa mozione ha quindi lo scopo di aprire il dibattito politico e pubblico sul tema, per farne sintesi e quindi indicare le soluzioni considerate opportune e necessarie,

impegna il Governo:

1) ad adottare le iniziative idonee per investire l'Unione europea, nelle sedi istituzionali competenti, della questione di cui in premessa, al fine di proporre l'adozione di ulteriori e più efficaci politiche di contrasto alla diffusione del fentanyl e similari nel territorio dei Paesi membri;

2) a predisporre, a cura del Ministro dell'interno, un'attenta vigilanza per contrastare la diffusione illegale di fentanyl e similari, fatti salvi gli usi terapeutici, attivando in particolare la polizia postale, e per tutelare gli agenti dal contatto cutaneo;

3) a predisporre, a cura del Ministro della salute, un'indagine ministeriale per accertare eventuali ulteriori casi di morte imputabili a tale sostanza, quando assunta a scopo voluttuario, non ancora individuati;

4) a consentire, da parte dei Ministri competenti, la divulgazione e la pubblicazione tempestiva dei dati relativi ai casi di morte a causa del fentanyl utilizzato a scopo voluttuario;

5) a predisporre, da parte del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, i necessari contatti diplomatici con il Governo cinese, avviando forme di collaborazione necessaria per garantire un efficace contrasto al narcotraffico;

6) a predisporre, da parte del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, in ottemperanza alle competenze attribuite dalla legge, azioni mirate per prevenire e contrastare il diffondersi di questa specifica sostanza nel mercato nero e il relativo impatto nel campo della tossicodipendenza;

7) ad attivare azioni informative precoci sull'alta pericolosità di tale sostanza, se utilizzata fuori dal controllo medico, anche per le persone in carico ai servizi pubblici per le tossicodipendenze, alle comunità o in contatto con le unità di prevenzione in strada;

8) a valutare la possibilità di adottare le iniziative di competenza per estendere a tutto il territorio nazionale il kit sperimentale di autoanalisi e la piattaforma on line di cui in premessa, al fine di creare una rete di segnalazione e monitorare la diffusione territoriale del fentanyl.
(1-00193) «Ianaro, Ceccanti, De Filippo, Rostan, Iezzi, Bagnasco, D'Uva, Zanichelli, Carnevali, Schirò, Novelli, Bond, Mugnai, Versace, Brambilla, Occhiuto, Trizzino».

Ritiro di un documento di indirizzo.

  Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: mozione Bagnasco n. 1-00321 del 3 febbraio 2020.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta in commissione Cunial n. 5-03239 del 4 dicembre 2019;

   interrogazione a risposta in commissione Bellucci n. 5-03310 del 18 dicembre 2019;

   interrogazione a risposta scritta Bordonali n. 4-04501 del 17 gennaio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Sensi n. 4-04528 del 21 gennaio 2020;

   interrogazione a risposta scritta Pastorino n. 4-04602 del 31 gennaio 2020.

Trasformazione di un documento del sindacato ispettivo.

  Il seguente documento è stato così trasformato su richiesta del presentatore: interrogazione a risposta orale Zoffili n. 3-00931 del 31 luglio 2019 in interrogazione a risposta scritta n. 4-04628.