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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Venerdì 29 marzo 2019

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interpellanza:


   I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro della salute, il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, per sapere – premesso che:

   viene pubblicato su Repubblica, edizione del 4 marzo 2019, un articolo dal titolo «Valle d'Aosta, guerra alle slot ma solo per salvare i Casinò»;

   l'articolo in questione si sofferma sulle motivazioni alla base della legge regionale n. 10 del 2018 della Valle d'Aosta, con la quale è stata disposta l'anticipazione, al 1° giugno 2019 e al 1° gennaio 2019, dell'efficacia delle norme che disponevano la chiusura degli esercizi aventi quale attività prevalente l'offerta di gioco (originariamente fissata al 2023) e di quelli nei quali l'offerta di gioco ha carattere secondario (originariamente fissata al 2020). L'articolo si sofferma, in particolare, sulle contraddittorie motivazioni che avrebbero indotto alla formulazione ed alla conseguente approvazione della legge;

   nella relazione alla proposta di legge, il consigliere Andrea Manfrin scrive «La presente proposta di legge (...) si incardina in un percorso legislativo che, in tutta Italia, ha visto le regioni schierarsi a fianco di chi combatte la dilagante piaga della ludopatia, dai malati di GAP alle associazioni»;

   in un ordine del giorno a firma, tra gli altri, dei consiglieri Cognetta e Pulz, si legge che «Il Consiglio regionale si impegna a non erogare più a nessun titolo ulteriori fondi pubblici alla Casinò de la valleè S.p.A. e impegna il governo regionale a non erogare più a nessun titolo ulteriori fondi pubblici alla Casinò de la valleè S.p.A. e a continuare nel percorso di risanamento intrapreso con la richiesta di concordato preventivo fatta dall'attuale amministratore unico Dott. Rolando»;

   il 21 febbraio 2019 il Consiglio dei ministri ha deciso di non impugnare la legge regionale n. 10 del 2018;

   in Italia sono presenti attualmente due case da gioco attive oltre a quella di St.Vincent, e cioè Venezia e Sanremo;

   molte regioni italiane, nonché molti comuni hanno emanato o sono sul punto di emanare norme limitative dell'offerta di gioco da parte dei privati vietando l'avvio di nuove attività, imponendo la chiusura di quelle esistenti, disponendo norme particolarmente rigide in materia di orari di accensione e spegnimento degli apparecchi;

   non risulta che la normativa regionale e comunale sia applicata in maniera analoga alle case da gioco ed agli esercizi diversi gestiti da aziende private;

   essendo evidente la contraddizione tra i contenuti della relazione alla proposta di legge e dell'ordine del giorno è lecito interrogarsi su quali siano le reali motivazioni che abbiano portato il consiglio regionale ad approvare la legge n. 10 del 2018: se la necessità di far fronte all'asserito dilagare del fenomeno della ludopatia ovvero l'esigenza di risollevare le sorti della casa da gioco di St. Vincent «ostacolando formalmente il dilagare del gioco d'azzardo gestito dai privati»;

   più in generale, va rilevata la maggiore «pericolosità sociale» dell'offerta di gioco all'interno delle case da gioco che, anche in ragione della più conveniente tassazione a cui tali realtà sono assoggettate, possono permettersi di destinare una percentuale maggiore del giocato alle vincite (circa il 98 per cento del giocato) rendendo gli apparecchi installati nei casinò certamente più appetibili rispetto a quelli presenti negli esercizi diversi gestiti da soggetti privati che, essendo soggetti ad un livello di tassazione ben più elevato (data l'incidenza del cosiddetto prelievo erariale unico), hanno necessità di limitare tale percentuale;

   ove sia considerato prioritario l'interesse alla tutela della salute rispetto a quella della libera iniziativa economica, non appare giustificato un diverso trattamento tra l'offerta di gioco delle case da gioco e quella degli esercizi diversi gestiti, da privati, che dovrebbero essere soggetti alla medesima normativa in termini di limitazioni e distanze –:

   quali siano le motivazioni che hanno indotto il Consiglio dei ministri a non impugnare la legge regionale n. 10 del 2018;

   quali iniziative di competenza, anche normativa, intenda adottare per garantire il rispetto della parità di trattamento tra l'offerta di gioco delle case da gioco e quella degli esercizi diversi da queste, egualmente autorizzati dallo Stato, ma gestiti da aziende private, anche in un'ottica di tutela della salute pubblica;

   per evitare ulteriori situazioni di ingiustificata differenziazione di trattamento tra offerte di gioco nelle varie Regioni, se non si ritenga utile procedere speditamente all'adozione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro della salute, tenuto conto dell'intesa raggiunta il 7 settembre 2017 in Conferenza unificata, del decreto di individuazione su base nazionale dei luoghi sensibili articolo 7, comma 10, del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, come convertito dalla legge n. 189 del 2012, che possano coinvolgere anche l'offerta di gioco delle case da gioco.
(2-00328) «Cattaneo».

Interrogazioni a risposta orale:


   PINI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri. — Per sapere – premesso che:

   secondo l'articolo 20 dello statuto del Comitato organizzativo del XIII Congresso delle famiglie, che si terrà a Verona dal 29 al 31 marzo, eventuali avanzi di gestione andranno liquidati a ProVita Onlus; ProVita Onlus e il Comitato organizzativo del XIII Congresso delle famiglie, secondo quanto riportato dai siti ufficiali, condividono la stessa sede a Roma, in via Manzoni 28c; ProVita Onlus e il Comitato organizzativo del XIII Congresso delle famiglie hanno lo stesso presidente, che è Antonio Brandi; l'ingresso alla manifestazione prevede un biglietto di ingresso che parte dai 15 euro, e ha pacchetti per la partecipazione che superano anche i 1.000 euro; risulta anche da fonti di stampa che da parte del Ministro per la famiglia e le disabilità sarebbe stato concesso il «patrocinio» al citato Congresso; il patrocinio da parte della Presidenza del Consiglio, e quindi anche dei Ministri senza portafoglio, può essere dato solo a manifestazioni senza carattere, anche indirettamente, lucrativo –:

   a che titolo nel caso di specie sia presente l'emblema della Repubblica italiana e quali procedure siano state seguite per il «patrocinio» del Ministro per la famiglia e le disabilità.
(3-00658)


   DE MARIA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comitato permanente cittadini sordi ha organizzato una manifestazione il 1° marzo 2019 e i cittadini presenti hanno sottolineato che non richiedono sconti al canone Rai ma piena accessibilità al servizio televisivo pubblico;

   l'articolo 3 della Costituzione e la Convenzione dell'Onu per le persone con disabilità, ratificata con legge del 3 marzo 2009, impegnano le istituzioni a promuovere piena uguaglianza per tutti i cittadini, anche portatori di disabilità, nell'accesso ai servizi;

   il Comitato permanente dei cittadini, sordi denuncia lo scarso e insufficiente uso dei sottotitoli e della Lis (lingua italiana dei segni) nei programmi televisivi, in particolare di informazione e anche nel servizio pubblico –:

   quali iniziative di competenza si intendano assumere per favorire l'accessibilità ai programmi televisivi delle persone sorde, in particolare, in considerazione del vigente contratto di servizio con la Rai, relativamente al servizio pubblico.
(3-00659)

Interrogazioni a risposta scritta:


   LIUZZI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   un articolo dei Il Fatto Quotidiano, pubblicato in data 28 marzo 2019, riporta i contenuti di una denuncia presentata presso l'Autorità nazionale anticorruzione – Anac, in merito ad una serie di presunte disfunzioni verificatesi presso la sede interregionale di Roma della Siae, sede competente per le regioni Lazio, Abruzzo e Umbria;

   dall'articolo si apprende che nel corso dell'anno 2018 sarebbero state 4.221 le richieste di diffida al fine di attivare la procedura di recupero credito derivante da mancato pagamento dei diritti d'autore, per un valore complessivo di 1.276.013,45 euro, inviate al direttore della sede interregionale di Roma ai fini della sua approvazione, indispensabile per procedere alla notifica ai destinatari, e da quest'ultimo non autorizzate;

   sempre a quanto riportato dall'articolo il direttore della sede Siae ha addotto, come causa della mancata autorizzazione, il persistente malfunzionamento tecnico del sistema informatico utilizzato per la processazione e l'autorizzazione delle diffide;

   l'impossibilità di effettuazione del procedimento autorizzativo delle richieste di diffida si sarebbe sbloccato con l'inizio dell'anno 2019, ove nei primi tre mesi, da gennaio a marzo, sarebbero state autorizzate circa 4.000 pratiche;

   la Siae è un ente pubblico economico sottoposto alla vigilanza congiunta della Presidenza del Consiglio dei ministri, del Ministero per i beni e le attività culturali e del Ministero dell'economia e delle finanze ai sensi dell'articolo 1, comma 3, della legge 9 gennaio 2008, n. 2 –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti riportati in premessa e quali iniziative intenda assumere, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di verificare il corretto funzionamento della sede interregionale di Roma della Siae e delle altre sedi presenti nel resto d'Italia.
(4-02611)


   FERRO, DEIDDA, DONZELLI e PRISCO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   le forze di polizia svolgono un lavoro meritorio per la collettività, ma, allo stesso tempo, sono sottoposte a uno stress psicologico elevato che può determinare disagio professionale e personale;

   tale stress ha avuto come conseguenza, in taluni casi, comportamenti autolesivi o autosoppressivi;

   il fenomeno e particolare allarmante anche in considerazione dei numeri interessati che, da quanto si rileva dal censimento svolto dall'Associazione non profit «Cerchio Blu» – Osservatorio nazionale dei suicidi nelle forze dell'ordine (Onsfo), nel periodo 2010-2018, ha riguardato n. 69 appartenenti alla polizia di Stato, n. 66 appartenenti all'arma dei carabinieri, n. 29 appartenenti alla Guardia di finanza, n. 59 appartenenti alla polizia penitenziaria e n. 29 appartenenti alla polizia locale;

   la salute mentale degli operatori di polizia è fondamentale per loro stessi ma anche per la sicurezza di tutti i cittadini posto che 21 persone hanno perso la vita in occasione di omicidi-suicidi di appartenenti alle forze di polizia;

   la gravità del fenomeno è talmente evidente da aver spinto il capo della polizia a costituire, in data 8 febbraio 2019, l'osservatorio permanente interforze sul fenomeno suicidiario tra gli appartenenti alle forze di polizia;

   a parere degli interroganti, è un obbligo morale aiutare chi soffre e, ancor di più, le persone che dedicano la propria esistenza al servizio della collettività –:

   quali iniziative intenda adottare il Governo per contrastare il fenomeno esposto in premessa;

   se la casistica relativa ai suicidi riportata dagli interroganti sia corretta e, in caso contrario, quale sia l'esatta entità del fenomeno;

   quanto impatti il fenomeno sugli appartenenti alle Forze armate;

   quali strumenti di assistenza psicologica siano messi a disposizione degli appartenenti alle forze di polizia e alle forze armate per affrontare gli stati di disagio e stress.
(4-02614)


   MINARDO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   ancora in questi giorni si è appreso, dalle cronache nazionali, di maltrattamenti nei confronti delle persone più deboli. Gli ultimi fatti, in ordine di tempo con i due casi a Cernobbio e a Varzi dove si sono registrati maltrattamenti e abusi nei confronti dei bambini di due asili nido e dove sono state arrestate le maestre, impongono necessariamente l'immediata attuazione di misure per prevenire e contrastare condotte di maltrattamento o di abuso; il Governo sembra non avere la minima volontà di salvaguardare i più deboli; ad avviso dell'interrogante occorre evitare i proclami sul web e sulle agenzie stampa, che offendono l'intelligenza degli italiani e non tutelano i più deboli –:

   se il Governo intenda adottare subito opportune ed urgenti iniziative normative in materia di videosorveglianza nelle strutture scolastiche e socio-assistenziali per minori, anziani e disabili, per prevenire e contrastare episodi di maltrattamenti fisici e morali e per garantire l'adeguatezza attitudinale e morale del personale che voglia accedere alle professioni educative e di cura in tali strutture.
(4-02617)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il nostro Paese è fra i maggiori consumatori di pesticidi a livello europeo (5,7 kg/ha contro i 3,8 kg/ha europei). Nel 2016 in Italia sono stati venduti 125 milioni di chilogrammi di prodotti fitosanitari;

   le persone possono venire in contatto con il glifosato per esposizione occupazionale, residenziale o attraverso l'acqua e l'alimentazione. Residui dell'erbicida sono stati ritrovati in pane, cereali e legumi, prodotti derivati animali ma anche nel plasma, nelle urine e nel latte materno;

   il glifosato è un noto interferente endocrino: specie nella formulazione commerciale interferisce con la sintesi di progesterone, estrogeni e testosterone a concentrazioni ritenute non tossiche e inferiori alle dosi raccomandate e può influenzare l'apoptosi in cellule placentari umane;

   nel mese di maggio del 2015 lo Iarc ha valutato il glifosato come «cancerogeno probabile», in particolare per l'insorgenza di linfomi non Hodgkin;

   nell'ottobre 2018 il tribunale di San Francisco ha condannato la Monsanto a versare 289 milioni di risarcimento danni, di cui 250 a titolo di «danni punitivi» (ridotti in appello a 39, per un risarcimento finale di 78 milioni), a Dewayne Johnson, il giardiniere di una scuola di una cittadina vicino la stessa San Francisco, ammalatosi di un linfoma non-Hodgkin anche a causa dell'esposizione al Roundup;

   nel marzo 2019 la Corte di San Francisco, in California, ha concluso all'unanimità che «il signor Andrew Hardeman ha provato con evidenza preponderante che la sua esposizione al glifosato è un fattore sostanziale nella causazione del linfoma non-Hodgkin»;

   nel marzo 2019 il Tribunale dell'Unione europea ha annullato le decisioni dell'Efsa che negavano l'accesso agli studi di cancerogenicità e tossicità del glifosato, stabilendo che c'è un interesse pubblico a conoscere gli studi di tossicità sul glifosato e il modo in cui l'ambiente rischia di essere danneggiato dalla diffusione di questo erbicida;

   il British Medical Journal ha pubblicato, sul suo ultimo numero, il più ampio e autorevole studio epidemiologico (38.000 persone, 2.961 casi di autismo) sulle relazioni tra esposizione a pesticidi durante la gravidanza e rischio di disturbi dello spettro autistico, con o senza disabilità intellettiva. Il rischio aumenta considerevolmente in seguito a esposizione ai pesticidi più utilizzati al mondo come glifosato clorpirifos, diazinon, malathion, permetrina ed è maggiore se l'esposizione continua, dopo il parto, durante il primo anno di vita;

   malgrado le evidenze scientifiche, tutt'oggi, diversi professori continuano a propagandare la non pericolosità del glifosato (per esempio Enrico Bucci il 10 febbraio 2019 a Castellana Grotte, in un convegno organizzato dalla regione Puglia, ha affermato che «c'è persino un autorevole professore qui in Puglia che per far vedere quanto sia innocuo lo beve») –:

   se e quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare per proteggere la salute dei cittadini e attuare il principio di precauzione;

   considerato che si registrano notizie false e tendenziose, che sminuiscono la pericolosità dell'erbicida e ne incentivano così l'utilizzo, se e quali iniziative i ministri interrogati intendano adottare, per quanto di competenza, per evitare che le citate pericolose informazioni siano incentivate e diffuse e perseguire chi diffonde certi messaggi mettendo a rischio la salute pubblica e il territorio.
(4-02618)

DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:


   CORDA e ARESTA. — Al Ministro della difesa. — Per sapere – premesso che:

   sulla Gazzetta ufficiale, 4a serie speciale n. 70 del 15 settembre 2017, è stato pubblicato il bando di concorso, per titoli ed esami, relativo al reclutamento di 41 ufficiali in servizio permanente nel ruolo speciale delle Armi dell'Arma aeronautica, Corpo genio e Commissariato;

   i vincitori sono stati convocati, il 22 ottobre 2018, allo svolgimento del corso applicativo di circa 5 mesi presso l'Accademia militare dell'aeronautica di Pozzuoli, composto di due fasi, una militare e una professionale, volto a comporre la graduatoria finale dalla quale verrà determinata l'assegnazione delle destinazioni ai reparti Aeronautica;

   la composizione del voto finale, è caratterizzato da una complessa formula matematica, stabilita dal Comando delle scuole dell'aeronautica militare, e pubblicata nel piano di studi dell'accademia;

   al voto finale contribuisce, oltre al voto degli esami previsti, quello di «attitudine militare», determinante per la valutazione ai fini delle graduatorie di ingresso;

   il voto di «attitudine militare» viene espresso in maniera poco chiara da una commissione nominata dal comandante dell'accademia. Esso racchiude in sé una serie di «voci» riferite alla lealtà, attitudine a prendere decisioni, forma esteriore, formazione militare e altro, come stabilito dalle «linee guida per l'attribuzione del voto di attitudine militare», documento, quest'ultimo, mai reso noto e mai distribuito ai frequentatori se non previa richiesta di accesso agli atti formale, su disposizione del Comando Corsi Vari. Da qui ne consegue la mancanza di trasparenza nei confronti dei frequentatori sulle procedure atte a comporre questo importante voto di «attitudine» che concorre a determinare la vita futura dei frequentatori;

   a quanto consta all'interrogante i criteri per l'attribuzione del voto di attitudine non sono mai stati resi noti ai frequentatori, né sono mai state svolte attività addestrative tali da giustificare un voto in tal senso;

   è evidente che ci si trovi, a giudizio dell'interrogante, davanti ad una situazione poco chiara e caratterizzata da poca trasparenza da parte dell'accademia che non ha reso note le «linee guida» e non ha comunicato ai frequentatori quali sarebbero state le modalità di valutazione, l'oggetto della valutazione e, tanto meno, le attività volte a valutare;

   nell'attribuzione del voto di attitudine militare riferita al 17° Corso per ufficiali in servizio permanente del ruolo speciale emerge, ad avviso dell'interrogante, una estrema ed ingiustificata arbitrarietà della commissione che, di contro, dovrebbe conformarsi a criteri di oggettività, ragionevolezza e logicità al fine di salvaguardare i princìpi di trasparenza, imparzialità e proporzionalità propri dell'amministrazione pubblica;

   l'Accademia, inoltre, è stata di recente oggetto di attenzione da parte della stampa nazionale pervia di alcuni presunti atti di nonnismo denunciati da una ex allieva pilota e sui voti di attitudine militare che hanno determinato l'espulsione dall'accademia militare della giovane, della quale anche il Ministro della difesa si era occupato;

   questa «attitudine», quindi, rappresenta per l'interrogante uno strumento alquanto potente in mano all'accademia, capace di modificare e «limare» le graduatorie finali, non più, quindi sul merito dei risultati degli esami, bensì su altre e sconosciute dinamiche che, ci si auspica, il Ministro interrogato vorrà verificare –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa;

   se ritenga di dover intraprendere iniziative nei confronti dello Stato maggiore dell'Aeronautica militare per verificare le eventuali responsabilità o lacune nell'ambito dell'applicazione delle direttive impartite dal Comando scuole dell'Aeronautica militare;

   se ritenga opportuno rimodulare il piano di studi dei corsi applicativi per il personale in ruoli speciali, al fine di dare maggiore importanza e valore alle materie propedeutiche al futuro impiego degli ufficiali frequentatori ed eliminare l'arbitrario voto di attitudine militare da attribuire a militari vincitori di concorso già ampiamente giudicati da apposite commissioni di selezione, composte anche da psicologi specializzati nel mondo del lavoro.
(4-02616)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MARCO DI MAIO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   nella legge di bilancio 2019 è stata introdotta una misura a tutela dei soggetti che hanno subito un pregiudizio da parte di banche poste in liquidazione coatta. Per dare attuazione a tale provvedimento, il ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con le autorità europee, sta predisponendo il decreto attuativo che dovrebbe porre in essere il cosiddetto FIR, «Fondo indennizzo risparmiatori» (per un importo di 1,5 miliardi di euro) per far recuperare in parte ai risparmiatori quanto perso;

   il suddetto decreto, tuttavia, andrebbe a contemplare esclusivamente i titoli delle banche venete, escludendo di fatto tutti coloro che posseggono azioni di banche non andate in liquidazione coatta, per le quali è comunque intervenuto il «Fondo di solidarietà» che ha sventato il loro fallimento, ma non ha tutelato gli azionisti risparmiatori;

   il decreto pertanto non prenderebbe in considerazione anche gli azionisti delle banche non quotate, che hanno altresì subito il depauperamento del valore dei risparmi investiti in tali istituti –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per ricomprendere nell'ambito applicativo del decreto e in quello del relativo fondo anche i soggetti che hanno visto annullare il valore dei propri risparmi collocati in azioni di banche non quotate e salvate dalla liquidazione e quali iniziative ulteriori intenda adottare per garantire la loro piena ed effettiva tutela.
(5-01797)

Interrogazione a risposta scritta:


   NOJA. — Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   sono molteplici e differenti, quanto al contenuto e ai destinatari, le agevolazioni fiscali riconosciute alle persone con disabilità, la cui principale fonte normativa si rintraccia nella legge 5 febbraio 1992, n. 104;

   tra queste, quelle che riguardano il settore auto, sono: detrazione Irpef del 19 per cento della spesa sostenuta per l'acquisto; iva agevolata al 4 per cento sull'acquisto; esenzione dal pagamento del bollo auto; esenzione dal pagamento dell'imposta di trascrizione sui passaggi di proprietà;

   in particolare, per quanto riguarda l'acquisto di autovetture nuove o usate, in forza del combinato disposto della legge 9 aprile 1986, n. 97 e della legge 5 febbraio 1992, n. 104, è prevista un iva agevolata al 4 per cento anziché al 22 per cento, solo per auto aventi cilindrata fino a:

    a) – 2.000 centimetri cubici, se con motore a benzina;

    b) – 2.800 centimetri cubici, se con motore diesel;

   inoltre, per l'acquisto dei mezzi di locomozione, la persona con disabilità ha diritto a una detrazione dall'Irpef. Per mezzi di locomozione si intendono le autovetture, senza limiti di cilindrata, e gli altri veicoli elencati nella guida predisposta dalla Agenzia delle entrate, usati o nuovi. La detrazione è pari al 19 per cento del costo sostenuto e va calcolata su una spesa massima di 18.075,99 euro;

   quanto ciò premesso evidenzia come la normativa tributaria preveda fattispecie diverse per l'acquisto di veicoli elettrici che possono essere detratti al 19 per cento, ma su cui non è applicabile l'iva al 4 per cento;

   anche recentemente (circolare n. 7/E del 27 aprile 2018), l'Agenzia delle entrate ha ribadito che per l'acquisto di veicoli elettrici non è possibile applicare l'aliquota iva ridotta, essendo tale agevolazione accordata solo per l'acquisto di veicoli ibridi composti da due motori, uno termico e uno elettrico, a condizione che la cilindrata del motore termico sia fino a 2000 centimetri cubici, se lo stesso è alimentato a benzina, e a 2800 centimetri cubici, se è alimentato a diesel;

   il differente trattamento potrebbe orientare molte persone, intenzionate a passare alla mobilità elettrica per il trasporto delle persone con disabilità, a scegliere auto diesel o benzina, poiché queste autovetture sono attualmente meno costose, a parità di modello e di allestimenti, di un veicolo elettrico;

   ne deriva una discriminazione ai danni dei cittadini con disabilità, i quali, per compiere una scelta di acquisto di un'autovettura a minor impatto ambientale, si trovano a dover rinunciare a un'agevolazione che viene accordata proprio in ragione del riconoscimento di quanto l'uso dell'automobile sia essenziale per consentire a tali cittadini l'esercizio del fondamentale diritto alla mobilità, sancito dalla Costituzione e dalla Convenzione dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità –:

   se non ritenga di adottare le iniziative di competenza per rivedere la normativa vigente affinché l'agevolazione iva al 4 per cento spetti anche a chi decida – nel rispetto dell'ambiente – di acquistare autovetture elettriche.
(4-02610)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PALMISANO e SCERRA. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   con le interrogazioni presentate alla Camera dei deputati nella XVII legislatura n. 4-06976 del 21 novembre 2014 e n. 4-07333 del 18 dicembre 2014, si chiedeva al Governo pro tempore quali iniziative di competenza intendesse assumere per l'allestimento urgente di un apparecchio radiografico all'interno dell'area sanitaria della casa circondariale di Trento. Ciò al fine d garantire le esigenze di tutela della salute dei detenuti e del personale operante all'interno dell'istituto e di incrementare la capacità di effettuare esami diagnostici all'interno della casa circondariale, nonché di aumentare il livello di prevenzione sanitaria;

   con l'ordine del giorno 317/XV dell'8 giugno 2017 il consiglio provinciale di Trento impegnava la giunta a dotare in tempi brevi l'infermeria del carcere di Trento di un apparecchio Rx, fisso o portatile, da utilizzare per esami ortopedici e al torace;

   con l'interrogazione presentata alla Camera dei deputati n. 4-09687 del 3 luglio 2015 si portava all'attenzione del Governo pro tempore la carenza di organico della struttura della casa circondariale di Spini di Gardolo (Tn) e si chiedeva quali fossero i tempi entro i quali intendesse assegnare il personale richiesto dal provveditorato presso la stessa al fine di riportare la situazione sotto il livello di rischio;

   con l'interrogazione presentata alla Camera dei deputati n. 4-11308 del 27 novembre 2015 si chiedeva al Governo pro tempore quali iniziative di competenza intendesse assumere per garantire i livelli di sicurezza e le attività previsti dagli accordi sottoscritti tra provincia di Trento e Governo nel 2002 e nel 2008 e confermati nel 2011, per soddisfare le esigenze di adeguamento di organico;

   con l'ordine del giorno 315/XV dell'8 giugno 2017 il consiglio provinciale di Trento, accogliendo l'appello dell'avvocato antiproibizionista Fabio Valcanover, impegnava la giunta ad attivarsi presso il Governo e/o nelle sedi parlamentari per promuovere apposite misure organizzative nell'ambito dell'amministrazione penitenziaria finalizzate ad assicurare uno specifico presidio per il territorio del Trentino-Alto Adige/Südtirol, competente per i carceri di Trento e Bolzano, al fine di garantire un intervento più efficace da parte delle istituzioni dell'autonomia nel campo dell'amministrazione della giustizia, dell'esecuzione della pena e della rieducazione di chi ha commesso reati, anche nel rispetto degli accordi istituzionali con lo Stato;

   con l'ordine del giorno 316/XV dell'8 giugno 2017 il consiglio provinciale impegnava la giunta a sollecitare il Ministero della giustizia ad intervenire in tempi celeri affinché si potesse far fronte alle numerose criticità emerse nella gestione della struttura carceraria trentina, sia riguardo al problema del sovraffollamento, che a quello attinente alle condizioni lavorative del Corpo di polizia penitenziaria e arrivare quindi a un decremento sostanziale della popolazione detenuta e a un contemporaneo incremento di personale di polizia, al fine di ristabilire un ottimale equilibrio organizzativo e lavorativo. Si impegnava inoltre la giunta a rendere noti i contenuti del confronto tra il presidente della provincia di Trento e il Ministero della giustizia –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti indicati in premessa e quali iniziative di competenza intenda adottare per far fronte alle criticità sopra illustrate.
(5-01800)


   VERINI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale ha pubblicato sul sito la relazione del 15 dicembre 2016, relativa alla visita effettuata presso casa circondariale di Ivrea, a seguito delle denunce di alcuni detenuti e del Garante comunale di violenze fisiche e azioni repressive (riportate anche dagli organi di stampa nazionali e locali) che sarebbero avvenute, nella notte tra il 25 ed il 26 ottobre 2016, da parte del personale di polizia penitenziaria ai danni di quattro detenuti che stavano attuando una protesta;

   la visita del Garante nazionale «finalizzata alla verifica dei fatti verificatisi nella notte tra il 25 e il 26 ottobre 2016» era stata «originata dalla segnalazione pervenuta all'Ufficio in ordine ad azioni repressive violente che sarebbero state messe in atto nella notte tra il 25 e 26 ottobre 2016 dalla polizia penitenziaria nei confronti di alcuni detenuti in protesta e dai riscontri ricevuti dai primi interventi di monitoraggio richiesti dal Garante Nazionale ai Garanti territoriali ed effettuati il 30 ottobre dal Garante comunale, Armando Michelizza, e il 2 novembre dal Garante Regionale Bruno Mellano»; «quanto verificato nel corso della visita ha reso oggettivo riscontro alle denunce e alle segnalazioni, quantomeno in ordine agli elementi di natura materiale e strutturale»; «l'esame della documentazione degli eventi critici del 25-26 ottobre, i resoconti unanimi delle persone detenute ascoltate, le dichiarazioni del Referente Sanitario, attestano che in questa sala le persone vengono chiuse anche per ore e che ne viene fatto uso come di una cella di contenimento»;

   da fonti giornalistiche si apprendeva, inoltre, che le circostanze denunciate erano oggetto di indagine da parte della competente procura della Repubblica e dell'ispettorato del provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria del Piemonte;

   inoltre, anche altri dati e testimonianze riportati nella relazione del Garante pubblicata sul sito destano seria preoccupazione;

   il Garante comunale ha presentato denuncia presso la procura di Ivrea in relazione ai fatti esposti, e attualmente risulta un procedimento penale in corso;

   organi di stampa hanno pubblicato notizie circa la pendenza di più procedimenti penali in relazione denunce presentate da detenuti presso la casa circondariale di Ivrea –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti esposti;

   quale esito abbia avuto l'indagine amministrativa attivata dal provveditorato regionale dell'amministrazione penitenziaria e quali iniziative di competenza siano state adottate.
(5-01805)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTELLI e FIDANZA. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   l'uscita dalla strada statale via Aurelia, che conduce verso Viterbo, Orte e l'autostrada A1, riporta sul cartellone di segnaletica meramente l'indicazione per «Monteromano», senza prendere in considerazione le altre direzioni;

   comunicata la necessità di procedere alla modifica della segnaletica di itinerario sita in prossimità dell'uscita all'Anas e all'Associazione italiana società concessionarie autostrade e trafori (Aiscat), al primo firmatario del presente atto è stata segnalata la necessità, per la modifica della segnaletica, che essa sia valutata in un apposito tavolo – il Sottocomitato per la toponomastica – insediato presso l'Aiscat;

   il Sottocomitato è presieduto da un rappresentante del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti cui è attribuita la convocazione delle riunioni, nonché la decisione finale sugli argomenti esaminati dal tavolo, anche al fine di vestire di ufficialità istituzionale le relative deliberazioni;

   a quanto consta agli interroganti il suddetto Sottocomitato, tuttavia, per motivazioni legate a una recente riorganizzazione interna delle competenze attribuite ai funzionari del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, nonché per mancanza di un atto formale da parte del medesimo Ministero legittimante la sua composizione e le sue funzioni, attualmente si trova nella impossibilità di essere convocato, e non è possibile prevedere quando questo potrà avvenire –:

   quali urgenti iniziative di competenza intenda assumere al fine di rendere operativo il citato Sottocomitato, permettendo allo stesso di esercitare le proprie funzioni a beneficio dell'utenza.
(5-01798)

INTERNO

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   GIACOMELLI, FIANO, ENRICO BORGHI, SENSI, SERRACCHIANI, BRUNO BOSSIO, FREGOLENT, DE FILIPPO, GADDA, GRIBAUDO, PICCOLI NARDELLI, NAVARRA, PAITA, CENNI, MARCO DI MAIO, CRITELLI, PELLICANI, NOBILI, SCALFAROTTO, NOJA, LOTTI, FRAILIS, DE LUCA, BONOMO, NARDI, CARNEVALI, MICELI, ROTTA, MADIA, ANDREA ROMANO, VISCOMI, ZAN, LOSACCO, PEZZOPANE, LACARRA, ROSSI, CARLA CANTONE e MIGLIORE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 23 marzo 2019, si è svolta a Prato la manifestazione indetta da Forza Nuova per la celebrazione del centenario dei fasci di combattimento, autorizzata nonostante la contrarietà e le forti preoccupazioni espresse in più occasioni sia dal sindaco di Prato sia dagli altri sindaci del territorio, nonché da numerose associazioni, partiti, movimenti e dalla stessa Chiesa cattolica locale e nonostante una petizione popolare per esprimere il dissenso allo svolgimento della manifestazione avesse raccolto quasi ventimila firme;

   lo stesso interrogante, insieme ad altri colleghi, aveva presentato il 14 marzo 2019 l'interrogazione n. 5-01674 con la quale aveva stigmatizzato lo svolgimento di questa iniziativa, perché in violazione di specifiche disposizioni di legge, talune anche attuative della Costituzione, che puniscono non solo ogni ipotesi di riorganizzazione del partito fascista ma anche in modo specifico chiunque «pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche»;

   l'interrogante sollevava serie preoccupazioni anche sotto il profilo dell'ordine pubblico;

   fortunatamente, i cittadini di Prato hanno saputo dare una risposta forte, dimostrando di avere a cuore i principi democratici e soprattutto di saper affrontare una giornata così difficile, senza tensioni, nonostante l'imponente presidio in piazza delle Carceri, dove si sono raccolte migliaia di persone a difesa dei valori democratici della Costituzione, a fronte di neanche 150 persone accorse alla manifestazione di Forza Nuova;

   tuttavia, da notizie a mezzo stampa si è appreso che nel corso della manifestazione di Forza Nuova ai giornalisti impegnati nei servizi sono stati fotografati i tesserini e la stessa Associazione stampa Toscana, sindacato unico e unitario dei giornalisti, si è rivolta al prefetto e al questore di Prato per conoscere i motivi di tale, inusuale procedura;

   la riproduzione la conservazione della tessera professionale dei giornalisti hanno destato, infatti, perplessità e preoccupazione, poiché tale procedura è apparsa lesiva delle norme a tutela del principio della libertà di stampa, e hanno ricordato troppo da vicino le pratiche usate da alcuni regimi per effettuare le cosiddette schedature di giornalisti ritenuti scomodi –:

   se corrisponda al vero che i tesserini di alcuni giornalisti siano stati fotografati e, in caso di risposta affermativa, chi abbia dato queste disposizioni e secondo quale normativa;

   quali iniziative intenda adottare per impedire il ripetersi di fatti analoghi, sia a garanzia di una corretta e completa informazione per tutti i cittadini, sia a tutela del fondamentale principio della libertà di stampa.
(5-01799)


   SPORTIELLO, SARLI, NAPPI e GALLO. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il decreto-legge 25 luglio 1998, n. 286, all'articolo 44 «Azione civile contro la discriminazione», comma 1, prevede: «Quando il comportamento di un privato o della pubblica amministrazione produce una discriminazione per motivi razziali etnici, linguistici, nazionali, di provenienza geografica o religiosi, è possibile ricorrere all'autorità giudiziaria ordinaria per domandare la cessazione del comportamento pregiudizievole e la rimozione degli effetti della discriminazione»;

   l'Ordine degli avvocati di Napoli in una lettera al questore di Napoli il 5 marzo 2019, denuncia: «Ci negano di assistere i cittadini stranieri agli sportelli dell'ufficio immigrazione». «Una discriminazione per i nostri clienti e mancanza di rispetto per la nostra categoria»;

   la lettera, sopracitata, descrive che funzionari e personale addetto alla questura sono soliti denegare l'ingresso agli avvocati che intendono assistere i richiedenti asilo nel disbrigo di pratiche;

   tale prassi pone i cittadini stranieri in posizione di inferiorità dovuta sia alla scarsa conoscenza delle leggi italiane, sia a difficoltà legate alle conoscenze linguistiche;

   l'atteggiamento dei funzionari e del personale addetto alla questura, ad avviso degli interroganti, risulta, inoltre, irrispettoso verso la categoria forense e contrario alla costituzionale funzione dell'avvocato di difendere e assistere tecnicamente i cittadini che reclamano propri diritti;

   la stessa situazione si è verificata a dicembre a Lecce, dove l'Ordine degli avvocati del capoluogo salentino ha scritto due note ufficiali per indurre la questura a facilitare l'azione dei legali nei confronti dei propri assistiti immigrati –:

   se quanto sopra riportato trovi conferma e se e quali iniziative intenda adottare in relazione all'eventuale atteggiamento discrezionale dei funzionari e del personale degli uffici immigrazione delle questure di Napoli e di Lecce nei confronti dei cittadini stranieri che devono richiedere o rinnovare il permesso di soggiorno o che devono disbrigare qualunque altra pratica, che appare agli interroganti discriminatorio nei loro confronti;

   se non ritenga d'intraprendere tutte le iniziative di competenza per appurare se i comportamenti del personale degli uffici immigrazione delle questure di Napoli e di Lecce siano conformi alle norme vigenti che vietano ogni forma di discriminazione;

   quali iniziative intenda assumere per porre rimedio a una situazione che crea un'evidente difficoltà sia per quei cittadini immigrati che hanno bisogno di ricorrere a determinati servizi degli uffici di immigrazione, sia per il personale delle questure che deve garantire tali servizi.
(5-01803)

Interrogazioni a risposta scritta:


   MICELI. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Carini, in provincia di Palermo, da alcuni anni è presente, presso una struttura in affitto, un distaccamento di volontari dei vigili del fuoco che dal 2013 garantisce, nei limiti delle proprie competenze, in media oltre 600 interventi all'anno riguardanti i comuni di Carini, Capaci, Isola delle Femmine, Torretta, Cinisi e Terrasini per un totale di oltre 85 mila residenti che, nel periodo estivo, arrivano ad oltre 100 mila presenze;

   dal 2018 tale servizio volontario ha subito interruzioni e ridimensionamenti delle proprie attività anche in ragione dei costi di gestione del distaccamento, i quali vengono coperti dal comune ospitante e in proporzione dagli altri comuni interessati;

   la Cassa per il Mezzogiorno ha realizzato nel 2009 nel Centro direzionale e servizi ex area per lo sviluppo industriale (A.s.i.) di via don Luigi Sturzo nella zona industriale di Carini, una struttura per l'allocazione di una caserma dei vigili del fuoco, unitamente a quelle dei carabinieri e della Guardia di finanza, con uno spazio esterno idoneo alla realizzazione di una pista di atterraggio per elicotteri e che nel medesimo centro direzionale ha anche trovato collocazione il distaccamento del Corpo forestale della regione siciliana;

   i locali destinati ai vigili del fuoco, dopo un periodo in uso a privati, sono attualmente nelle disponibilità del comune di Carini che compensa l'istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive (I.r.s.a.p.) con un corrispettivo ammontante a circa 40 mila euro annui per l'affitto degli stessi e il comune potrebbe facilmente liberare – in parte o in tutto, se necessario – i predetti locali, attualmente adibiti a magazzino ed uffici, trasferendo dette utenze presso altre strutture;

   ad oggi, nonostante la disponibilità di locali appositamente realizzati e la tipologia delle aziende insediate nella zona industriale di Carini, non è, quindi, presente un distaccamento permanente dei vigili del fuoco, con personale specializzato che garantirebbe presidio 24 ore su 24;

   la creazione del distaccamento permanente dei vigili del fuoco a Carini garantirebbe un presidio fisso per la popolazione del comprensorio impiegando circa 25 unità di vigili del fuoco già presenti sull'organico attuale del comando provinciale, il quale potrebbe mettere a disposizione mezzi e risorse per il mantenimento ordinario e straordinario del distaccamento permanente in questione, sgravando, così, i comuni dai costi di gestione –:

   quali iniziative di competenza il Ministro interrogato intenda promuovere al fine di garantire la soluzione della problematica esposta in premessa ed assicurare, in tempi rapidi, attese le necessità dei comuni interessati, l'istituzione di un distaccamento permanente dei vigili del fuoco e del relativo presidio elicotteristico.
(4-02609)


   FORMENTINI, BORDONALI, EVA LORENZONI e DONINA. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nelle ultimissime ore, la sera del 28 marzo 2019, si è verificato un fatto di inaudita gravità;

   nel quartiere multietnico «Carmine» di Brescia si svolge tradizionalmente una cerimonia definita «Il Rogo della Vecchia»;

   la cerimonia si tiene a metà del periodo di quaresima e ha la finalità di celebrare la fine dell'inverno;

   quest'anno, invece della vecchia, il Gruppo de Noalter che ha organizzato l'evento ha preferito bruciare un fantoccio con le sembianze del Ministro dell'interno Matteo Salvini;

   il fantoccio indossava una giacca verde con lo stemma «Casa Faugn» ed è stato dato alle fiamme alla presenza di molti bambini, tra gli applausi dei presenti e le grida di giubilo;

   gli organizzatori dell'iniziativa, il Gruppo de Noalter, negano di avere voluto rappresentare direttamente il leader leghista, in quanto lo slogan lanciato dagli organizzatori è stato «bruciamo il razzismo», un'iniziativa che, secondo i proponenti, dovrebbe combattere il clima di razzismo e l'avanzata della destra estrema;

   negli anni scorsi, in occasione della cerimonia si davano alle fiamme muri o la violenza sulle donne, mentre quest'anno l'obiettivo è stato chiaramente politico, andando a simulare l'uccisione di una personalità politica, che assume peraltro uno dei maggiori ruoli all'interno delle istituzioni;

   l'episodio è particolarmente grave, perché tende a fomentare l'odio nei confronti di chi è impegnato in politica e ricopre cariche istituzionali –:

   se e quali iniziative di competenza le Forze dell'ordine abbiano assunto nell'ambito o a seguito di tale manifestazione e come si intenda evitare, per il futuro, il ripetersi di episodi analoghi.
(4-02619)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta in Commissione:


   ROTTA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   il nuovo bando di concorso per direttore dei servizi generali e amministrativi (di seguito Dsga) è una selezione per titoli ed esami bandita su base regionale e finalizzata alla copertura dei 2004 posti che si prevede risulteranno vacanti e disponibili negli anni scolastici 2018/2019, 2019/2020 e 2020/2021;

   possono partecipare al concorso coloro i quali sono in possesso di uno dei seguenti titoli: diploma di laurea in giurisprudenza, scienze politiche, sociali o amministrative, economia e commercio; diplomi di laurea specialistica (LS) 22, 64, 71, 84, 102, 57, 60, 70, 88, 89, 99;

   lauree magistrali (LM) corrispondenti a quelle specialistiche ai sensi della tabella allegata al decreto interministeriale 9 luglio 2009;

   possono, inoltre partecipare, in deroga ai succitati titoli, gli assistenti amministrativi che, alla data di entrata in vigore (1° gennaio 2018) della legge 27 dicembre 2017, n. 205, abbiano maturato almeno tre interi anni di servizio anche non continuativi, sulla base di incarichi annuali, negli ultimi otto, nelle mansioni di direttore servizi generali ed amministrativi;

   da questa procedura selettiva rimangono esclusi molti di quelli che hanno partecipato alla procedura di mobilità interna per la formazione del personale, ai sensi dell'articolo 5 del contratto collettivo nazionale di lavoro integrativo del 2009, dopo l'espletamento della prova selettiva del 2010, ex d.d. n. 979/2010, che avrebbe consentito agli assistenti che hanno esercitato la funzione di Dsga, inquadrati nel livello B, di passare al livello D del Dsga;

   nel corso degli anni i Dsga che sono andati in pensione sono stati sostituiti da assistenti amministrativi delle segreterie che, volontariamente e dopo aver già sostenuto il concorso per responsabile amministrativo, hanno offerto la loro disponibilità e professionalità, mettendosi al servizio delle scuole e ricoprendo il ruolo di Dsga in un contesto amministrativo sempre più complesso ed articolato;

   il Dsga rientra nell'area D del personale Ata (Tabella A del contratto collettivo nazionale di lavoro 29 novembre 2007 e successive integrazioni). Nel 2010, con la firma del nuovo contratto nazionale integrativo, sono state decise le procedure selettive per i passaggi del personale amministrativo tecnico ed ausiliario (a.t.a.) dall'area inferiore all'area immediatamente superiore, ai sensi dell'articolo 1, comma 2, della sequenza contrattuale 25 luglio 2008. Dopo la procedura, si sarebbe dovuta avviare una formazione che, però, non è mai partita;

   nelle scuole, in questi anni, molti assistenti amministrativi hanno svolto le funzioni superiori a basso costo e hanno lavorato nella speranza che si ripristinasse la mobilità verticale o che si realizzasse una graduatoria permanente per il servizio Dsga;

   tutti i posti vacanti, in questi anni, sono stati ricoperti da assistenti amministrativi con seconda posizione economica o dagli assistenti amministrativi della provincia inseriti in apposita graduatoria provinciale e graduati in base agli anni di servizio ed esperienza come Dsga;

   nel concorso bandito questo loro servizio, che in molti casi si è protratto per numerosi anni, non viene adeguatamente riconosciuto;

   gli assistenti amministrativi, che svolgono la funzione di Dsga, si troveranno a concorrere svolgendo nel frattempo il loro lavoro quotidiano di molte ore al giorno e trovandosi in una situazione di palese svantaggio rispetto a chi avrà più tempo da dedicare alla preparazione delle prove –:

   se non ritenga opportuno adottare iniziative per rivedere il criterio previsto nel bando valorizzando adeguatamente i mesi di servizio svolto sin da quando è stato espletato l'ultimo concorso e non penalizzando chi da anni lavora nella scuola;

   se non ritenga di dover adottare le iniziative di competenza per dare avvio alla formazione prevista dalla procedura selettiva per la mobilità interna di cui al d.d. 970/2010, di modo da consentire il riconoscimento pieno delle funzioni svolte.
(5-01796)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   PERCONTI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   attualmente gli enti privati che gestiscono la previdenza (anche complementare) e l'assistenza dei liberi professionisti, ovvero le cosiddette Casse previdenziali private, regolate in primis dal decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e successivamente dal decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103, ammontano a circa una ventina e le stesse – secondo quanto riferito nell’«VIII Rapporto dell'Associazione degli Enti di Previdenza Privati (ADEPP) sulla previdenza privata relativo all'anno 2018» – rappresentano oltre un milione e mezzo di professionisti, ovvero «una realtà complessa (...), che coniuga l'autonomia privata degli Enti stessi con la funzione pubblica esercitata»;

   tutte le Casse hanno una propria autonomia normativa, gestionale, finanziaria e contabile, sebbene sotto la stretta vigilanza dei Ministeri competenti, in modo da declinare le misure previdenziali da erogare secondo le caratteristiche proprie della professione e della platea demografica degli iscritti. Molte Casse, inoltre, erogano anche trattamenti aggiuntivi rispetto alle prestazioni per la vecchiaia, l'invalidità e i superstiti, come trattamenti per la maternità, trattamenti specifici in favore dei familiari degli iscritti alle Casse e/o trattamenti assistenziali o aggiuntivi secondo il regolamento attuativo della gestione;

   la riforma pensionistica del 2011 ha ribadito l'autonomia delle Casse e, nel contempo, l'obiettivo di assicurarne l'equilibrio finanziario delle gestioni;

   nonostante il legislatore abbia previsto a fronte dell'autonomia degli enti previdenziali privati numerosi strumenti di vigilanza e controllo, al fine di garantire gli interessi costituzionalmente tutelati dei relativi iscritti, non pochi sono stati in questi anni gli scandali e le relative vicende giudiziarie che hanno colpito i vertici delle suddette Casse, e messo a repentaglio la serenità dei lavoratori ignari;

   si fa da ultimo riferimento a quanto riportato a mezzo stampa il 19 febbraio 2019: l'arresto per corruzione dei vertici dell'Enpapi (Ente nazionale previdenza e assistenza della professione infermieristica). In particolare «la Guardia di finanza ha arrestato 5 persone: il presidente e il direttore generale dell'Ente, un imprenditore, un avvocato e un commercialista. Questi ultimi avrebbero pagato ai vertici dell'Ente numerose tangenti in cambio dei vantaggi economici goduti sotto forma di incarichi di consulenza conferiti loro dalle società di gestione dei fondi ove l'Ente previdenziale ha investito, incarichi che hanno fruttato compensi professionali per circa 50 milioni dal 2012»;

   gli enti in questione, nonostante la natura privatistica, costituiscono un tassello importante del sistema previdenziale italiano, volto al perseguimento di un interesse pubblico, riconducibile all'articolo 38 della Costituzione, in quanto, esattamente come per l'Inps, riscuotono e gestiscono i contributi dei propri iscritti, utili a fornire a questi non solo prestazioni previdenziali ma anche di sostegno al reddito. Infatti, i contributi degli iscritti sono innanzitutto finalizzati al pagamento delle prestazioni pensionistiche, e precise «regole» vincolano le Casse anche nella gestione di tali investimenti e delle risorse a loro destinate –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza di quanto sopra esposto;

   quali iniziative di competenza intenda intraprendere il Ministro interrogato al fine di rendere maggiormente efficiente il sistema di vigilanza sulle Casse di cui in premessa;

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative per avviare un piano di riforma del settore, così come proposto nella relazione presentata il 24 maggio 2017, dalla Commissione parlamentare di controllo sulle attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.
(5-01801)

Interrogazione a risposta scritta:


   PRESTIGIACOMO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la gestione separata è un fondo pensionistico finanziato con i contributi previdenziali obbligatori dei lavoratori assicurati, istituita dall'articolo 2, comma 26, della legge n. 335 del 1995;

   nel 2011, con la cosiddetta operazione «Poseidone», l'Inps, di concerto con l'Agenzia delle entrate, ha iscritto d'ufficio alla gestione separata oltre 800 mila professionisti appartenenti a diverse categorie, inviando agli stessi numerose raccomandate con richieste di pagamento per somme non versate negli anni 2005-2006, molte delle quali già prescritte;

   il contenzioso giudiziario, instauratosi in tutta Italia, promosso dai professionisti destinatari delle intimazioni citate si è concluso nella quasi totalità dei casi con la sconfitta dell'istituto e, di conseguenza, nel 2012 anche per la poca chiarezza delle modalità operative dell'operazione citata, il Governò in carica prendeva posizione chiedendo all'istituto di bloccare la medesima operazione;

   nel 2015, l'Inps nonostante lo sfavorevole orientamento giurisprudenziale e la richiesta governativa, riprendeva l'operazione «Poseidone 2» inviando alle stesse categorie di professionisti, ulteriori avvisi di pagamento di importo variabile (da 2.500/3.000 a 30.000 euro), nonché preavvisi di fermo amministrativo sugli autoveicoli e sui conti correnti, e irrogando sanzioni calcolate tra l'80 e il 100 per cento dell'importo richiesto;

   la Corte dei conti, con la sentenza n. 27950 del 31 ottobre 2018 e successive ordinanze n. 4329/2019 e n. 5379/2019, in ottemperanza alla regola fissata dall'articolo 18, comma 4, del decreto legislativo n. 241 del 1997 ha ritenuto la maggior parte delle pretese illegittime dell'Inps prescritte;

   ad avviso dell'interrogante, le iniziative intraprese dall'attuale Governo risultano insoddisfacenti, considerato che, ancora oggi, l'Inps continuerebbe ad agire in violazione della normativa attualmente in vigore seguitando ad emettere avvisi di addebito ed intimando il pagamento di somme già decretate come non dovute da sentenze, sospensive o comunque non recuperabili per via di giudizi ancora in corso, generando un evidente dispendio di risorse pubbliche, nonché un danno all'immagine della pubblica amministrazione –:

   se e quali iniziative, anche di tipo normativo, il Ministro interrogato intenda intraprendere tempestivamente, al fine di fornire definitiva chiarezza sull'estraneità alla gestione separata Inps dei liberi professionisti iscritti ad albi, anche al fine di evitare inutili e costosi contenziosi tra l'ente previdenziale e i professionisti coinvolti.
(4-02612)

SALUTE

Interrogazione a risposta orale:


   CAPARVI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   da notizie di stampa si apprende che a fine agosto 2018 sono state approvate anche in Europa le terapie a base di cellule Car-T;

   la tecnica Car-T riprogramma, grazie a una manipolazione della sequenza genetica, le cellule del sistema immunitario e permette loro di concentrarsi su un bersaglio importante come la lotta al tumore;

   questa tecnologia, che negli Stati Uniti è stata sperimentata nel 2012 e che è stata appena approvata dall'Ema (l'agenzia europea del farmaco) per l'avvio della produzione in Italia da parte di Novartis, da gennaio 2018 viene impiegata in uno dei centri di eccellenza della sanità laziale: l'ospedale pediatrico Bambino Gesù;

   sempre da notizie di stampa si apprende che la terapia Car-T potrebbe arrivare sul mercato entro l'autunno, ovvero al termine della negoziazione con il Comitato prezzi e rimborso di Aifa. Nel frattempo, sembrerebbe che le parti stiano lavorando perché i pazienti che hanno più urgenza possano essere trattati gratuitamente con il Car-T prima che sia chiuso l’iter negoziale. Si tratta di malati che versano in condizioni disperate e che non hanno nessuna alternativa terapeutica;

   la contrattazione economica per questo tipo di terapia non ha molti modelli di riferimento, in Italia come nel resto d'Europa. Ci si può rifare alle poche terapie cellulari finora autorizzate. Si tratta di farmaci molto costosi, che sono però del tutto innovativi nel modo in cui vengono prodotti;

   spesso fra l'autorizzazione europea e quella italiana, che per essere reale deve arrivare fino alle singole regioni, passano molti mesi: ma in questo caso si parla di persone che versano in condizioni di malattia molto gravi e che purtroppo non hanno tutto questo tempo a disposizione. Ritardare è una grossa responsabilità;

   le Car-T sono oggi cure salva-vita costosissime, intorno ai 250 mila euro a infusione: possono essere somministrate solo in centri accreditati e dotati di strutture e personale di altissima specialità, sia per la complessità sia per l'alta tossicità. Dei circa 750 pazienti eleggibili alla terapia, la percentuale di guarigione è pari al 40 per cento e questo significa che, se si deve aspettare un anno prima di mettere la terapia in commercio, in Italia ogni mese moriranno 35-37 persone che avrebbero potuto beneficiarne;

   in Italia è l'Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) che dovrà decidere il prezzo, mentre il Ministero della salute dovrà stabilire chi potrà somministrare questo tipo di terapia –:

   se e quali iniziative il Ministro intenda assumere affinché l'Aifa provveda nel più breve tempo possibile a rendere fruibile questo farmaco.
(3-00657)

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   FERRO. — Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   negli ultimi anni in numerose strutture ospedaliere pubbliche si è manifestata una carenza di personale medico specialistico a causa del mancato espletamento dei concorsi, con conseguente perdita di professionalità da parte della sanità pubblica;

   tale carenza, che in molte parti d'Italia è ormai diventata una vera e propria emergenza, sta facendo sì che le regioni stiano richiamando in servizio i medici già collocati in quiescenza;

   in tal senso, si è mossa la giunta regionale del Veneto, che il 26 marzo 2019 ha approvato una delibera che «assegna ai direttori generali delle ULSS la possibilità di conferire incarichi di lavoro autonomo ai medici in pensione per fronteggiare la carenza di organici che, nel solo Veneto, è calcolata in 1.300 camici bianchi (56.000 è la stima a livello nazionale)»;

   pochi giorni prima anche l'azienda sanitaria regionale del Molise ha chiesto e ottenuto dal commissario ad acta alla sanità l'autorizzazione ad avviare le procedure per incarichi libero-professionali a medici in pensione, dopo che una nota trasmessa ai vertici aziendali dal direttore facente funzioni dell'unità operativa complessa (Uoc) di ostetricia e ginecologia dell'ospedale «Cardarelli» di Campobasso, aveva evidenziato la «gravissima criticità di personale medico in dotazione» e «grosse difficoltà a garantire una corretta turnazione»;

   il comma 1 dell'articolo 15-nonies del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, dispone che «il limite massimo di età per il collocamento a riposo dei dirigenti medici e del ruolo sanitario del Servizio sanitario nazionale, ivi compresi i responsabili di struttura complessa, è stabilito al compimento del sessantacinquesimo anno di età, ovvero, su istanza dell'interessato, al maturare del quarantesimo anno di servizio effettivo»;

   le gravissime carenze di personale medico, che si risolvono in una ancora più grave riduzione dei servizi sanitari resi ai cittadini, rendono necessario un intervento urgente, e molti medici sarebbero disponibili a rimanere in servizio oltre i previsti limiti –:

   se il Governo sia informato dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di competenza intenda assumere in merito, se del caso prevedendo la possibilità che i dirigenti medici, su richiesta, possano rimanere in servizio anche oltre il compimento del settantesimo anno di età.
(5-01802)


   GEMMATO. — Al Ministro della salute, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto si evince da fonti di stampa, sembrerebbe che la regione Puglia abbia chiesto un incontro al Ministro della salute per discutere dell'impatto delle disposizioni della cosiddetta «norma sblocca turn over» poiché la sua formulazione penalizzerebbe la Puglia e le altre regioni del Sud Italia rispetto a quelle del Nord in ordine alle nuove assunzioni e alla possibilità di erogazione dei livelli essenziali di assistenza;

   l'amministrazione pugliese farebbe riferimento a una proposta emendativa discussa in sede di Conferenza Stato-regioni che recherebbe «Disposizioni in materia di spesa per il personale del Servizio sanitario nazionale»; secondo fonti di stampa, la bozza disporrebbe che «...a decorrere dal 2019 la spesa per il personale degli enti del SSN "di ciascuna Regione e Provincia autonoma di Trento e Bolzano <...> non può superare il valore della spesa sostenuta nell'anno 2018...". Se superiore, non può superare in ogni caso il valore la spesa previsto dalla legge finanziaria per il 2010 (il livello 2004, appunto, che era stato individuato all'articolo 17, comma 3, del decreto-legge n. 98 del 2011 convertito con modificazioni dalla legge n. 111 del 2011. L'incremento è agganciato all'aumento del fondo sanitario nazionale: +5 per cento ogni anno. L'importo include le risorse per il trattamento accessorio del personale. Dal 2021 però l'incremento del 5 per cento sarà subordinato "all'adozione di una metodologia per la determinazione del fabbisogno di personale degli enti Ssn". Non solo: sulla base di accordi con Salute e Mef, le Regioni potranno incrementare ulteriormente i limiti di spesa per il personale esattamente della cifra che saranno state in grado di risparmiare con la "riduzione strutturale" degli esborsi per i servizi sanitari esternalizzati...»;

   secondo fonti di stampa, contrariamente a quanto sostenuto dalla regione Puglia, pare che il Ministro della salute abbia affermato che la norma in questione avrà un impatto positivo sulle future assunzioni di personale, soprattutto al Sud. Con riferimento alla regione Puglia, il Ministro avrebbe affermato che sussistono «allarmismi ingiustificati» e in particolare avrebbe evidenziato che «... la regione ha disponibilità rispetto al tetto di circa 154 milioni di euro...»;

   tuttavia, pare che la regione Puglia sia in possesso di simulazioni che evidenzierebbero l'impossibilità di assunzione di ulteriori e già previste 4.700 unità di personale;

   in particolare, secondo quanto riportato dagli organi di stampa, con i criteri attuali il tetto di spesa per il personale della Puglia sarebbe «...pari (al netto degli aumenti contrattuali) a 1,961 miliardi...». Con i criteri previsti dalla proposta emendativa in discussione non cambierebbe «...Nulla per chi (quasi tutte le Regioni del Nord) non ha mai rispettato il vecchio tetto...» ma cambierebbe sensibilmente la situazione per la Puglia che «...nel 2018 ha speso (il dato non è definitivo) circa 1,7 miliardi netti...»;

   per effetto delle disposizioni previste dalla norma, la regione Puglia non potrebbe più spendere «...i circa 200 milioni (che con i rinnovi diventano 300) di differenza tra la spesa attuale e il vecchio tetto calcolato sul 2004: un tesoretto che avrebbe consentito di assumere circa 4.700 unità di personale su un fabbisogno stimato in 6.600. Non sarà più possibile, perché il tetto potrà essere aumentato (a partire dal 2020) solo del 5 per cento dell'incremento del fondo sanitario, cioè (per la Puglia) di un massimo di 5-6 milioni l'anno...» –:

   se i fatti esposti in premessa corrispondano al vero e, in caso affermativo, quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare affinché la normativa in materia sia modificata prevedendo tetti di spesa per il personale degli enti del servizio sanitario nazionale che consentano a tutte le amministrazioni regionali di soddisfare i relativi fabbisogni senza alcun tipo di discriminazione tra regioni del Nord e del Sud Italia.
(5-01804)

Interrogazioni a risposta scritta:


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   a livello internazionale il problema della trasparenza delle metodologie nella produzione di letteratura scientifica è sempre più sentito;

   una delle più autorevoli riviste scientifiche indicizzate, il Bmj ha aperto una campagna per valutare la reale efficacia della ricerca scientifica in ambito medico, poiché i danni della «troppa medicina» sono insostenibili. Essa sostiene: «Gli effetti nocivi di pratiche mediche e farmacologiche stanno facendo perdere la credibilità della famosa Medicina Basata sulle Evidenze (EBM): adozioni acritiche degli screening, credenze cliniche radicate eccessiva medicalizzazione». Ancora: «La EBM non preserva la salute ma è utilizzata dalle industrie per legittimare o meno le scelte dei medici influenzando negativamente la capacità di discrezione e giudizio»;

   nel 2018 si è dimesso metà del gruppo direttivo del più importante organismo mondiale indipendente di revisione sistematica e rigorosa degli studi scientifici, Cochrane, dopo l'espulsione di Peter Gøtzsche direttore del Nordic Cochrane Centre e co-fondatore della Cochrane Collaboration, perché denunciava troppe commistioni economiche nelle revisioni di studi sul vaccino dell'Hpv (Papilloma Virus);

   secondo quanto riportato dall'avv. Mirella Manera, giurista dell'associazione Attuare la Costituzione sentita in audizione al Senato: «tutti i programmi vaccinali dell'OMS sono finanziati per lo più con fondi privati, versati non solo da società farmaceutiche, ma anche dalla "Melinda" e "Bill Gates Foundation" e da "Gavi Alliance" (alleanza mondiale per la vaccinazione), sempre creata dalla "Melinda" e "Bill Gates Foundation". I fondi sono vincolati a specifici progetti selezionati dai donatori, non stanziati sulla base della pianificazione né sulle esigenze prioritarie dell'agenda internazionale della salute a cui va solo il 7 per cento dei finanziamenti. L'Italia si è impegnata a versare 499 milioni di euro in 20 anni per finanziare programmi vaccinali nel mondo e in cambio riceve bond vaccinali» –:

   se il Ministro interrogato intenda adottare iniziative, per quanto di competenza, al fine di compiere una valutazione sul valore scientifico delle raccomandazioni che provengono dalla «Melinda» e «Bill Gates Foundation» e da «Gavi Alliance» considerando le reali condizioni epidemiologiche del Paese;

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per agevolare una ricerca medico-scientifica trasparente e indipendente in tema vaccinale.
(4-02613)


   CUNIAL. — Al Ministro della salute. — Per sapere - premesso che:

   con la legge n. 210 del 1992 «Indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie», all'articolo 1, è stabilito che «chiunque abbia riportato, a causa di vaccinazioni obbligatorie per legge o per ordinanza di una autorità sanitaria italiana, lesioni o infermità, dalle quali sia derivata una menomazione permanente della integrità psico-fisica, ha diritto ad un indennizzo da parte dello Stato»;

   ad oggi diversi soggetti vengono riconosciuti come persone danneggiate e risarciti dal Ministero per esiti gravi o decessi a seguito di vaccinazione;

   il rapporto vaccini divulgato dall'Aifa che riporta le segnalazioni ricevute nel 2017, riferite anche alle vaccinazioni eseguite negli anni passati, ammette per la prima volta la responsabilità delle vaccinazioni nel provocare una gran parte di eventi avversi gravi;

   in Italia le ricerche sui vaccini, già programmate e avviate all'istituto superiore di sanità, sono state interrotte dopo l'allontanamento del presidente dottor Fabrizio Oleari, nominato con concorso dal Governo Monti, e la sua sostituzione con il professor Walter Ricciardi;

   l'Istituto superiore di sanità nel 2013 ha pubblicato uno studio sulla Adem (encefalite, mielite ed encefalomielite acuta disseminata) associata alla somministrazione dei vaccini della comunemente encefalite post-vaccinica. L'autore dello studio, il dottor Paolo Pellegrino dell'unità di farmacologia clinica dell'azienda ospedaliera Luigi Sacco, ha dichiarato: «A differenza degli studi precedenti riguardanti i casi di ADEM post infettiva, abbiamo osservato che questa patologia può riguardare ogni età. Abbiamo osservato che il vaccino anti-influenzale e quello anti-HPV sono quelli più comunemente associati a questa reazione avversa» e i dati sono sottostimati «a causa di una riduzione dell'interesse per questo evento avverso»;

   in Puglia si è svolto un progetto pilota sperimentale di farmacovigilanza attiva su Mpvr. Gli eventi avversi gravi definiti sicuramente correlabili alla vaccinazione hanno manifestato una differenza enorme tra la somministrazione singola (10,2 per cento) e quella associata alle altre (89,8 per cento);

   nel 2018 è stato pubblicato lo studio Signum, condotto per indagare sull'alta percentuale di morti e sull'insorgenza di patologie gravi su circa 4000 militari, in missione nelle zone di guerra. Quanto emerso è che non solo l'uranio impoverito ma anche la pratica vaccinale aveva concorso alla manifestazione di gravi patologie autoimmuni, quali tiroidite, sclerosi multipla, eritema nodoso, lupus, artrite reumatoide, diabete e, secondo alcuni studi, leucemie e linfomi. Nella XVII legislatura la Commissione parlamentare, incaricata dello studio, specificava che l'accumulo di sostanze tossiche nei vaccini combinati, come adiuvanti e conservanti e contaminanti biologici, e l'assenza di visite pre-vaccinali rendevano la pratica vaccinale corrente pericolosa, vista anche la mancanza di studi scientifici sulla salute a lungo termine e in generale sulle vaccinazioni multiple;

   nella scala di valutazione per l'attribuzione della correlazione tra eventi avversi e somministrazione del vaccino sono stati eliminati gli step di «possibile» e «probabile correlazione» mantenendo solo quelli di correlabile, non correlabile o indeterminato. Come spiega il dottor Jacob Puliyel è così più difficile raccogliere e poter studiare gli eventi avversi dove c'è una forte correlazione statistica, ma servirebbero altri dati per valutare con maggiore certezza la causa-effetto;

   negli Usa dove c'è il più alto tasso di vaccinazione (già nel 2017 si usano 53 vaccini compresi i multipli, in 72 dosi), il Cdc e l'Fda, i principali organi istituzionali sanitari che monitorano gli eventi avversi correlati ai vaccini attraverso i dati Vaers, hanno svolto una grande raccolta di dati in 20 anni su più di 38.000 segnalazioni di neonati ospedalizzati o morti, evidenziando correlazioni positive tra il numero di dosi di vaccino somministrati e la percentuale di ospedalizzazioni e decessi. Inoltre, i bambini più piccoli, inferiori a 5 mesi di età, sono risultati significativamente più danneggiati rispetto ai bambini più grandi dopo aver ricevuto i vaccini. Nelle conclusioni si afferma: «Si ritiene urgente attivare programmi per migliorare la sicurezza». Lo stesso Cdc americano dichiara che i sistemi di sorveglianza passiva sono sottostimati ed è impossibile, per come vengono raccolti i dati, determinare associazioni causali tra vaccini ed eventi avversi. Quindi il dipartimento di salute e servizi umani (Hhs) ha commissionato alla Harvard Pilgrim Healthcare Inc. un programma digitalizzato di vaccino-vigilanza attivo che ha stimato i report di eventi avversi dei Vaers americani inferiori all'1 per cento dei dati reali, cioè i dati segnalati spontaneamente sarebbero l'1 per cento di quelli reali –:

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per prevedere visite pre-vacciniche per conoscere i polimorfismi e test sierologici e sullo stato del sistema immunitario che potrebbero ridurre il rischio di eventi avversi;

   se e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare per migliorare il sistema di farmaco-vigilanza attiva e passiva, agevolando le segnalazioni e incentivando le strutture sanitarie a raccogliere le comunicazioni dei pazienti.
(4-02615)

Apposizione di firme ad una mozione

  La mozione Mandelli e altri n. 1-00085, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 5 dicembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Colucci e Lupi.

Apposizione di una firma ad una interrogazione

  L'interrogazione a risposta scritta Rampelli n. 4-02607, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 28 marzo 2019, deve intendersi sottoscritta anche dalla deputata Caretta.