XVI LEGISLATURA
ATTI DI INDIRIZZO
Mozioni:
La Camera,
premesso che:
nel gennaio scorso si è concluso il ritiro dalla Somalia delle truppe etiopi, chiamate ad intervenire alla fine del 2006 per difendere il debole governo di transizione dalle milizie delle Corti Islamiche;
il ritiro dei circa tremila soldati di Addis Abeba, la cui presenza per la verità non ha condotto a risultati apprezzabili, pone fine ad una presenza percepita dalla popolazione locale come forza di occupazione e potrebbe facilitare la formazione di un nuovo governo che includa anche le forze islamiche, pur aumentando, nel contempo, le preoccupazioni su una possibile escalation dei conflitti interni tra le diverse fazioni;
i segnali di un'importante svolta suscettibile di imprimere un rinnovato impulso al processo di pacificazione della Somalia, trovano conferma nella positiva conclusione della sessione del Parlamento allargato somalo, riunitasi a Gibuti il 31 gennaio 2009, che ha portato all'elezione del nuovo presidente, Sheik Sharif Ahmed, esponente moderato delle Corti islamiche, accolto dalla comunità internazionale come l'unico in grado di portare la pace in un paese devastato da quasi 20 anni di guerra;
la sua nomina va nella direzione del percorso indicato dall'accordo di pacificazione di Gibuti, firmato nell'agosto scorso, che faceva perno proprio su un coinvolgimento della componente moderata delle Corti islamiche, al fine di ottenere un maggior consenso popolare e allontanare la minaccia di Al Qaeda, processo ora favorito da un cambio di atteggiamento della nuova presidenza americana, più incline a riconoscere la natura composita e differenziata delle Corti islamiche;
la Somalia resta, tuttavia, un Paese instabile e dilaniato dallo scontro fra le forze laiche e le forze integraliste le quali non hanno riconosciuto l'elezione del nuovo presidente e rimangono intenzionate ad assumere la leadership del Paese e a continuare il conflitto per imporre la ferrea legge islamica della sharìa;
la condizione di instabilità viene purtroppo confermata dalle recenti notizie stampa (febbraio e marzo 2009) che riferiscono della ripresa degli scontri, scatenati dai miliziani fondamentalisti «shebab» per prendere il controllo di Mogadiscio volti a impedire l'insediamento del nuovo Governo nella capitale, scontri che coinvolgono anche le truppe dell'Amison, Africa Union Mission in Somalia e che potrebbero anche condurre a un ritorno delle truppe etiopiche nel Paese;
all'instabilità politica interna si affiancano poi numerosi altri elementi di preoccupazione: le vittime della guerra civile sono oltre 16 mila civili e 4 mila combattenti, l'UNHCR ha lanciato un campanello d'allarme sulla presenza in Etiopia di circa 16 mila somali, in particolare donne e bambini, alla ricerca di asilo politico; il paese è diventato zona franca per la pirateria internazionale che opera lungo le rotte commerciali tra Europa e Asia, la presenza di Al Qaeda, e comunque di formazioni politiche e combattenti di stampo integralista, in un'area all'ingresso del Mar Rosso e vicino al Golfo Persico non può che suscitare inquietudine e altrettanta preoccupazione è suscitata dal contagio dell'instabilità dal Corno d'Africa alla regione interna dei Grandi laghi africani;
mentre la crisi somala e la situazione del Corno d'Africa meriterebbe un maggiore livello di attenzione, l'interesse a livello mondiale sembra invece essersi fortemente ridimensionato; gli sforzi della comunità internazionale e delle Nazioni Unite degli ultimi anni, volti ad accompagnare il processo di stabilizzazione, sono apparsi deboli e spesso in ritardo rispetto alla realtà in mutamento;
in considerazione dei legami storici dell'Italia con la Somalia ed anche in vista del nuovo ruolo che il nostro Paese dovrà assumersi sulla scena internazionale, in qualità di Presidente del prossimo G8 - che dovrebbe assumere l'Africa e il Corno d'Africa come le aree su cui incentrare interventi e risorse - si pone con urgenza un'iniziativa tempestiva del Governo italiano, in grado di imprimere un cambiamento nella crisi somala;
l'Italia potrebbe essere l'attore determinante per la ripresa del dialogo fra gli attori regionali del Corno d'Africa, anche in considerazione del ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese durante la Conferenza di Nairobi, come Presidente dell'IPF, l'organizzazione dei Paesi Donatori che ha sostenuto l'IGAD (Intergovernamental Authority on Development, un'Autorità intergovernativa subregionale per lo sviluppo dell'Africa orientale) nella gestione del processo di pace e come co-presidente dell'IPF - «IGAD Partners Forum» (che riunisce i Paesi membri dell'IGAD con i Paesi Partners, composto da paesi occidentali e da numerosi organismi internazionali);
nel vertice di Nairobi, svoltosi l'ottobre scorso, i capi di stato IGAD hanno dichiarato di voler tornare ad esercitare un ruolo di leadership nella gestione della crisi somala e l'assunzione di tale ruolo, se sostenuto, potrebbe riaprire il dialogo con tutti gli attori somali in conflitto ed essere l'occasione anche per ricucire i legami spezzati fra Somalia ed Etiopia;
un sostegno convinto dell'Unione Europea che supporti l'azione di IGAD, IPF, Unione Africana, insieme al necessario potenziamento dei compiti affidati all'UNPOS (United Nations Political Office for Somalia), unico raccordo attualmente esistente fra le Nazioni Unite e i leader e le fazioni somale potrebbe essere importante per rilanciare una soluzione politica in grado di riavviare un processo di stabilizzazione e pacificazione non solo per la Somalia ma per l'intero Corno d'Africa;
in questo quadro è utile sostenere la Somali woman agenda, una rete nata lo scorso ottobre a Nairobi, presentata all'Onu e in sede europea, che rappresenta circa cinquantamila donne somale che, operando in una dimensione «inter-clan», lavorano per la ricostruzione del Paese, per la ripresa del lavoro, dell'imprenditoria femminile, dell'istruzione e della sanità, al fine di superare fattivamente la catastrofe prodotta da anni di guerra e dalle divisioni interne del Paese;
lo storico ruolo dell'Italia nell'area rischia di essere indebolito in assenza di un sottosegretario alla Farnesina con una specifica delega per l'Africa e di un inviato speciale italiano per la Somalia,
impegna il Governo:
a farsi promotore, in relazione alla nuova fase politico-istituzionale apertasi in Somalia, di nuove iniziative politico-diplomatiche nell'ambito dei preposti organismi internazionali allo scopo di sostenere il processo di una riconciliazione nazionale inclusiva di tutte le forze presenti nel Paese e di appoggiare il processo di dialogo, pacificazione e stabilizzazione, auspicato sia dalla popolazione somala che dall'intera comunità internazionale;
a sostenere un'azione sinergica fra Nazioni Unite, IGAD e IPF, anche mediante la conclusione di un formale accordo di partnership, al fine di aumentare l'efficacia del comune sforzo per la stabilizzazione e lo sviluppo del Corno d'Africa;
a sostenere l'azione della Somali woman agenda, conformemente alla Risoluzione 1325 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che assume la prospettiva di genere come parte integrante delle politiche di pace e sicurezza;
a farsi promotore, in sede europea, della nomina di un Inviato speciale per il Corno d'Africa per concretizzare un rinnovato impegno a livello europeo in grado di favorire una via negoziale per la pacificazione e la stabilizzazione della Somalia e dell'intera regione;
a rilanciare il ruolo italiano nell'area, influente per i legami storici, per i rapporti politici costruiti in questi anni, per l'equilibrio e l'autorevolezza che vengono riconosciuti alla nostra azione diplomatica, avanzando candidature italiane a ricoprire gli incarichi internazionali che si auspica vengano assegnati nelle opportune sedi.
(1-00140)
«Maran, Fassino, Sereni, Narducci, Pistelli, Tempestini, Corsini, Barbi, Castagnetti, Touadi, Mogherini Rebesani, Sarubbi».
La Camera,
premesso che:
la crisi economica internazionale, così come confermato da tutti gli operatori di settore e dagli enti di controllo internazionali, sta determinando effetti rilevanti anche per il settore del trasporto aereo;
in questo quadro i dati forniti dai maggiori vettori internazionali ci dicono che lo shock per il traffico aereo mondiale è previsto in una misura superiore di 3-4 volte a quanto verificato in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001;
scorrendo i dati forniti dalle compagnie leader nel trasporto aereo possiamo vedere che nel mese di febbraio 2009, così come riportato dai quotidiani nazionali, Air France-Klm ha perso l'8,1 per cento dei passeggeri, Lufthansa registra un - 9,3 per cento mentre British Airways prevede di ritornare all'utile non prima del 2011;
il 13 gennaio 2009 è avvenuto il passaggio di consegne ufficiali da parte del Commissario liquidatore di Alitalia S.p.A. alla Compagnia Aerea Italiana, con la relativa operatività ed i diritti di volo che sono stati trasferiti ai soci della nuova compagnia;
i 21 soci italiani della CAI hanno sottoscritto un impegno finanziario di 847 milioni di euro, non ancora versati integralmente, ed il partner internazionale individuato in Air France-Klm si è impegnato a contribuire all'operazione con 322 milioni di euro, garantendo un impegno che corrisponde al 27,5 per cento del totale (1.169 milioni di euro circa), da diminuire al 25 per cento di partecipazione al capitale nominale considerando che i francesi pagano un sovrapprezzo di 40 milioni di euro circa essendo in possesso di azioni di categoria cosiddetta B;
l'avvio della nuova gestione dell'ex vettore di bandiera ha registrato una considerevole contrazione di passeggeri rispetto allo stesso mese dell'anno precedente quando, confrontando i dati di gennaio 2008 e 2009, il fattore di riempimento era di 51 posti occupati su 100 per i voli nazionali, 55 su quelli internazionali, 73 su quelli intercontinentali, mentre ad oggi abbiamo 43 posti occupati su 100 per i voli nazionali, 44 su quelli internazionali, 57 su quelli intercontinentali;
nei piani della nuova compagnia è indicato un livello medio del 65 per cento del coefficiente di occupazione degli aerei per l'equilibrio dei conti, inferiore al 71 per cento inizialmente previsto dal Piano Fenice predisposto dall'Advisor Intesa-San Paolo incaricato di verificare le condizioni per la privatizzazione dell'ex compagnia di bandiera;
in questo quadro è da rilevare la drammatica situazione in cui si sono trovati i lavoratori di Alitalia, in riferimento al mancato rispetto degli accordi sottoscritti a Palazzo Chigi tra le parti sociali ed i vertici della CAI, della cui applicazione si era fatto garante il Governo nella Persona del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio;
il totale del personale dell'ex Alitalia in cassa integrazione, tra piloti, assistenti di volo e personale di terra, ammonta a 7 mila dipendenti, cui è stata garantita un'indennità per sette anni in uno scenario che faceva prevedere il reimpiego dei lavoratori, oggi sempre più difficile a causa delle difficoltà cui si accennava, anche per i maggiori vettori internazionali;
ad oggi, a distanza di tre mesi dall'avvio delle procedure per la cassa integrazione, i lavoratori in esubero non hanno ancora ricevuto il pagamento dell'indennità, eccezion fatta per l'acconto corrisposto dall'Inps che ammonta al 15 per cento circa di quanto avrebbero dovuto ricevere;
i rappresentanti sindacali dei lavoratori hanno denunciato che la causa dei ritardi nei pagamenti dell'indennità di cassa integrazione sarebbero dovuti a problemi di elaborazione dei dati da parte della CAI che deve già fare fronte al complicato sistema di pagamento delle buste paga per i lavoratori trasferiti alla nuova compagnia;
ulteriore allarme ha generato la denuncia delle sigle di rappresentanza dei piloti, che sollevano il problema dei brevetti di volo che potrebbero scadere per prolungata inattività da parte dei lavoratori in cassa integrazione, problema questo cui hanno pensato di ovviare chiedendo che il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali si adoperi presso i vertici di Alitalia affinché vengano applicate tipologie contrattuali già previste nell'ordinamento italiano come la Cassa integrazione a rotazione e i contratti di solidarietà;
non è possibile, in piena crisi economica, non affrontare seriamente e con la necessaria responsabilità una vicenda che vede coinvolte migliaia di famiglie con un crescente disagio causato dall'incertezza per il futuro;
più in generale, il tema della velocizzazione delle procedure di riconoscimento e corresponsione delle indennità previste dal sistema di ammortizzatori sociali riguarda l'intera generalità dei lavoratori e, a tutt'ora, risulta irrisolto,
impegna il Governo:
ad adottare ogni misura utile volta ad assicurare una celere, puntuale e integrale applicazione degli accordi sottoscritti tra Alitalia, società subentrante e organizzazioni sindacali, garantendo in particolare una tempestiva corresponsione degli strumenti di integrazione del reddito;
a verificare che tutti gli attori si adoperino per una efficiente e leale collaborazione nella gestione delle procedure di riconoscimento della cassa integrazione;
ad adoperarsi, per quanto di sua competenza, per favorire soluzioni di gestione degli ammortizzatori sociali che consentano il mantenimento delle competenze professionali nonché la validità dei titoli di abilitazione al volo dei piloti.
(1-00141)
«Morassut, Meta, Enzo Carra, Carella, Tidei, Pompili, Fiano, Lovelli, Gasbarra, Marantelli, Trappolino, Cesario, Boffa, Bachelet, Coscia, Verini, Concia, Binetti, Berretta, Marco Carra, Capodicasa, Capano, Barbi, Boccuzzi, Froner, Vannucci, Argentin, Causi, Giachetti, Madia».
Risoluzioni in Commissione:
La IV Commissione,
premesso che:
l'articolo 1, commi 40-44, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, recante «Misure di razionalizzazione della finanza pubblica», ha delegificato la materia dei contributi a carico del bilancio dello Stato a favore degli enti e degli organismi meritevoli del sostegno pubblico, prevedendo che tali contributi siano iscritti in un capitolo di spesa unico dello stato di previsione di ciascun Ministero interessato e attribuendone il riparto ad un decreto annuale del ministro competente, da adottare di concerto con il Ministro del Tesoro, previo parere delle Commissioni parlamentari competenti;
gli enti beneficiati sono elencati nella tabella A, allegata alla citata legge 28 dicembre 1995, n. 549, in modo generico, lasciando grande discrezionalità a ciascun
Ministero nella ripartizione delle risorse fermi restando i vincoli legislativi necessari per gli accantonamenti;
il comma 43 della citata legge prevede, in particolare, che la dotazione dei capitoli allocati nei vari stati di previsione dei ministeri interessati è quantificata annualmente dalla Tabella «C» della legge finanziaria;
per quanto riguarda il Ministero della Difesa, è possibile osservare che la Tabella «C» allegata alla legge finanziaria per il 2009 ha assegnato, per il citato anno finanziario, la somma di euro 521.000 per contributi agli enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi vigilati dalla Difesa;
al riguardo, si osserva che le Associazioni d'Arma, in base alla normativa vigente, possono essere destinatarie solo dei limitati contributi tratti dalle disponibilità previste nella indicata Tabella «C», da ripartire con un altro gran numero di soggetti vigilati dalla difesa e che la quota da ridistribuire in termini di contributi sia ridotta per l'anno 2008 a poco più di 180.000 euro, creando grandi difficoltà di sopravvivenza alle associazioni per quanto riguarda le loro attività;
per quanto riguarda le Associazioni combattentistiche, l'articolo 14, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2008, n. 207, ha autorizzato in loro favore uno specifico ed esclusivo contributo di 1.500.000 euro annui per il triennio 2009-2011;
nel rispetto degli impegni programmati e programmabili dalle diverse associazioni combattentistiche è doveroso sostenerle sistematicamente con le dovute risorse, significando che il sostegno a tale attività significa continuare a far vivere non solo la memoria storica del nostro Paese ma anche un presente e un futuro che hanno bisogno di alimentarsi di questi valori;
nel rispetto anche del valore e del ruolo che hanno assunto le Associazioni d'arma è necessario valorizzarne finalità progetti e programmi tenendo conto del numero degli iscritti ed anche delle risorse di cui possono disporre con certezza,
impegna il Governo:
a promuovere e garantire ogni forma di iniziativa tesa a dare sostegno alle Associazioni combattentistiche, attraverso l'utilizzo realmente funzionale delle risorse previste dall'articolo 14, comma 7-bis, del decreto-legge 31 dicembre 2008, n. 207 che sono state e restano stanziate e ripartibili al loro esclusivo appannaggio;
a determinare ogni tipo di iniziativa affinché si sviluppino forme di integrazione tra le associazioni in maniera coordinata e continuativa;
ad incrementare i contributi da destinare alle associazioni d'arma da ripartire in maniera oggettiva sulla base tanto del numero degli iscritti quanto sulla base di una effettiva attività sul territorio.
(7-00136) «Di Stanislao».
La VI Commissione,
premesso che:
a partire del III trimestre 2008 si è scatenata una forte crisi finanziaria mondiale che ha originato una recessione economica planetaria;
la crisi economica si è acuita nel 2009 ed è difficile prevederne l'evoluzione finale;
gli interventi governativi sono stati utili per porre le premesse per l'inversione di tendenza nel settore finanziario ed in alcuni settori produttivi;
le piccole imprese stanno subendo forti conseguenze negative dalla difficoltà dell'accesso al credito e dalla riduzione degli ordini;
in questo quadro molte piccole imprese, pur di sopravvivere, sono costrette ad effettuare licenziamenti che per loro
costituiscono una perdita secca di capitale umano sul quale le stesse hanno fortemente investito;
ogni lavoratore licenziato determina costi a carico dello Stato in termini di ammortizzatori sociali, anche se per i dipendenti di queste imprese sono più contenuti;
occorre tutelare l'occupazione in ogni modo, sostenendo anche le piccole imprese nel mantenere il posto di lavoro per i propri dipendenti;
la pressione fiscale rischia di sottrarre preziose, decisive risorse alle imprese anche in perdita che potrebbero impedire il mantenimento di posti di lavoro,
impegna il Governo:
ad introdurre meccanismi premiali, prevedendo una riduzione di imposte dirette per le imprese che mantengono l'occupazione anche in situazione di crisi;
ad introdurre meccanismi premiali nel calcolo degli studi di settore per le imprese che mantengono l'occupazione anche in situazione di crisi.
(7-00137)
«Fugatti, Comaroli, Forcolin, Bragantini, Bitonci, Vanalli, Simonetti, Gidoni».
...
ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanza:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
il debito pubblico italiano ha raggiunto, alla fine del 2008, la cifra di 1.663,6 miliardi di euro, con un incremento pari a quasi 64,7 miliardi rispetto al 31 dicembre 2007, con una crescita di oltre il 4 per cento in un anno;
alla fine del mese di gennaio 2009 lo stesso debito ha sfondato il muro dei 1.700 miliardi di euro, per la precisione: 1.700,256 miliardi;
il rapporto debito/pil è passato dal 103,5 per cento del 2007 all'attuale 105,8 per cento;
le troppo ottimistiche previsioni governative, realizzate lo scorso anno dal Ministero dell'economia e delle finanze, che indicavano il raggiungimento del rapporto debito/pil sotto il 100 per cento nel 2010, sono state clamorosamente disattese. Infatti secondo le più recenti stime nel 2010 saremo giunti a quasi il 112 per cento del rapporto debito/pil (esattamente il 111,8 per cento);
grazie all'effetto congiunto della drastica riduzione del PIL, unita al forte calo dell'inflazione, dovremmo avere nel 2009 - per la prima volta dagli anni '30 - un valore zero del cosiddetto prodotto lordo nominale, valore che è un ulteriore indice molto evidente e preoccupante dell'inasprimento della crisi economica in atto;
la gravità e la rapida progressione della crisi sono dimostrate anche dalle continue correzioni al ribasso delle stime macroeconomiche: se, sino a pochi mesi fa, quelle sull'ammontare del PIL relativo all'anno 2013 erano prossime alla cifra di 1.900 miliardi di euro, queste sono ora ridotte a 1.750 miliardi: di conseguenza, mancano all'appello 150 miliardi;
gli avanzi primari - indispensabili per poter «aggredire» e ridurre adeguatamente l'enorme debito pubblico - secondo le più recenti stime, nella migliore delle ipotesi, raggiungeranno nei prossimi anni appena il 2-2,5 per cento;
questi insufficienti avanzi primari (causati da inadeguate politiche di riduzione
delle spese correnti primarie) non potranno ridurre il nostro debito pubblico che, come detto, dovrebbe raggiungere nel 2013 la cifra esorbitante di circa 1.900 miliardi generando, invece che la sua riduzione, un ulteriore incremento di quasi il 12 per cento rispetto alla situazione attuale;
a partire dal 2011 è ipotizzabile una ripresa economica mondiale che, presumibilmente, genererà un incremento dei tassi di interesse. Se ciò avvenisse il Paese potrebbe dover pagare, dal 2013, per interessi passivi, l'enorme cifra di 90-100 miliardi di euro annui;
secondo il Ministro Tremonti - che, a parere degli interroganti, ha condotto inadeguate e insufficienti azioni governative -, il peggioramento del rapporto debito/pil dal 2007 al 2010 sarebbe pari al «solo» 5,9 per cento, (anche se dai dati desumibili dal «Programma di stabilità», aggiornamento 2008, la differenza sarebbe ben più alta e pari al 7,6 per cento). Questo peggioramento, sempre secondo il ministro, sarebbe inferiore a quelli di altri paesi europei. II ministro sembra però dimenticare che, anche dopo i massicci interventi degli altri paesi, il rapporto debito/pil degli stessi risulterebbe: per la Germania il 72,1 per cento (40 punti meno dell'Italia), per la Spagna il 53 per cento (addirittura sotto la «soglia europea»), e per l'Irlanda il 69,9 per cento;
le valutazioni espresse dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca d'Italia e dall'Ires Cgil, concordemente sottolineano come l'Italia abbia potuto fino ad ora destinare alle misure congiunturali «anticrisi» risorse insufficienti a garantire agli interventi una adeguata efficacia, da due a dieci volte di meno, in termini di punti di prodotto interno lordo, rispetto a quanto hanno potuto nel frattempo destinare, per la stessa causa, altri Paesi aderenti all'Unione Europea - come la Germania, la Francia e la Gran Bretagna - e gli Stati Uniti, gravati da un debito pubblico di gran lunga inferiore al nostro;
non esiste nel nostro ordinamento giuridico un sistema universalistico di ammortizzatori sociali che possa garantire, in casi di gravi crisi economiche quali quella in corso, un complesso ed articolato sistema di tutela del reddito di tutti i lavoratori che sono in procinto di perdere o hanno perso il posto di lavoro. Di conseguenza, gli interventi adottabili a legislazione vigente in risposta a tale crisi possono essere unicamente di natura congiunturale e straordinaria, e in quanto tali dall'efficacia e dall'efficienza limitatissime;
tra i principali interventi troviamo la cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria, i contratti di solidarietà, l'indennità di disoccupazione e l'indennità di mobilità;
a questo sistema si accompagnano misure speciali, messe in atto attraverso deroghe alla normativa vigente in favore di lavoratori che appartengono a settori non tutelati dalle misure sopra descritte o che non possono più utilizzarle per vincoli legislativi;
alla medesima area tematica afferiscono anche misure speciali destinate a soggetti disoccupati o inoccupati che beneficiano di sostegno al reddito (ad esempio i lavoratori socialmente utili);
a questa congerie particolaristica di misure stabilite in favore di solo alcune determinate categorie di lavoratori e solo in favore di determinati settori produttivi individuati, caso per caso, in base a decisioni discrezionali eseguite dall'amministrazione, sarebbe necessario sostituire un sistema universale di tutele, capace di estenderle anche a coloro che ne sono attualmente privi, ovvero alla generalità dei lavoratori, a prescindere dal settore produttivo nel quale gli stessi prestano la propria attività lavorativa;
a questo scopo, il sistema di protezione sociale più efficiente non risulta quello basato sul mero welfare, bensì sul suo sviluppo denominato welfare to work. Esso è stato concepito e adottato in numerosi paesi per ridurre gli effetti collaterali negativi del welfare sul mercato del lavoro, in particolare quelli prodotti dai
soli aiuti in denaro. L'entità e le modalità di erogazione del sussidio possono, infatti, scoraggiare l'accettazione di un posto di lavoro e determinare così il prolungamento cronico dello stato di disoccupazione e costi inaccettabili per la collettività. Con il termine welfare to work si comprende quindi quell'insieme di misure nel campo del lavoro, della fiscalità, della formazione, dell'istruzione e dell'assistenza che mirano ad accompagnare i settori più deboli e svantaggiati della popolazione in età lavorativa dalla condizione di dipendenza dai sussidi all'inserimento nel mercato del lavoro;
in sostanza si stabilisce un accordo in base al quale si condiziona la erogazione di sovvenzioni, di formazione e di altri aiuti all'effettiva disponibilità del beneficiario a entrare o rientrare nel mondo del lavoro. Si tratta quindi di un sistema di diritti e doveri: il disoccupato o inoccupato viene aiutato dallo Stato con un sussidio economico, con la formazione professionale, con il collocamento e con altre misure, in cambio deve impegnarsi nella ricerca del lavoro e accettare i posti che gli sono offerti; nel caso non rispetti questo accordo, il sussidio è ridotto o soppresso;
il modello di welfare to work non si basa solo sulla sanzione, ma si fonda su una serie di incentivi e disincentivi che rendano sempre meno conveniente contare sul sussidio. Oltre alle misure tipiche di accompagnamento al lavoro, il welfare to work prevede, infatti, altre modalità d'intervento come il riorientamento del sistema scolastico e formativo verso le esigenze di gruppi selezionati di utenti e la definizione di un particolare mix tra il livello dei sussidi, delle retribuzioni e del prelievo fiscale sui redditi, in modo da rendere sempre più conveniente l'attività lavorativa rispetto alle misure di assistenza. Le altre misure di sostegno alla famiglia e l'assistenza abitativa devono rendere conciliabile, specialmente per le donne, il lavoro con la vita privata e facilitare la mobilità nel territorio;
il nostro Paese ha consumato nei decenni precedenti, grazie alla miope e saldissima concordia di quasi tutte le forze politiche parlamentari, ricchezze non ancora prodotte, godendo subito di beni e servizi ma trasferendo l'onere del pagamento alle generazioni successive, sottraendo oggi un possibile e diverso utilizzo di risorse attualmente disponibili a causa del pagamento degli interessi sul debito pubblico, risorse che avrebbero potuto essere attualmente utilizzate per la tutela dei numerosissimi lavoratori in difficoltà;
l'unico ragionevole modo per dare una soluzione a questa empasse, mantenendo il debito pubblico sotto controllo, ma trovando contemporaneamente le risorse economiche necessarie per realizzare interventi in sostegno dei lavoratori tutti e del sistema economico nel suo complesso, è la riforma dell'attuale sistema degli ammortizzatori sociali e della disciplina dei contributi sociali, passando da un sistema di welfare parziale ad un sistema di welfare to work universalistico a cui deve necessariamente accompagnarsi, sia per trovare la copertura finanziaria necessaria allo scopo, sia per adempiere a specifici obblighi comunitari, l'elevazione del requisito anagrafico per l'accesso alla pensione di anzianità ed alla parificazione dell'età pensionabile delle lavoratrici e dei lavoratori -:
se intendano, in considerazione delle premesse fatte, procedere finalmente alla riforma, che è riforma strutturale, degli ammortizzatori sociali, al fine di creare un unico sistema universale di integrazione al reddito per le persone che passano dallo stato di occupazione allo stato di disoccupazione involontaria, senza distinzione di qualifica, appartenenza settoriale, dimensione di impresa e tipologia di contratti di lavoro, esercitando, ove effettivamente prorogata fino al 1o luglio 2009 come previsto dall'articolo 28 del disegno di legge n. 1441 attualmente in discussione al Senato, la delega originariamente disposta dalla legge 24 dicembre 2007 n. 247 «Norme di attuazione del Protocollo del 23 luglio 2007 su previdenza, lavoro e competitività per favorire l'equità e la crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia
di lavoro e previdenza sociale», lasciata scadere dal Governo il 1o gennaio 2009;
in attesa della riforma degli ammortizzatori sociali, quali ulteriori misure temporanee intendano assumere per assicurare, nell'ambito dei principi di efficienza, efficacia ed economicità, un adeguato sostegno ai disoccupati fino al 1o luglio 2009;
se intendano reperire le risorse necessarie agli interventi suddetti anche attraverso l'equiparazione dell'età pensionabile delle donne a quella degli uomini e il progressivo innalzamento della stessa, non essendo praticabile, per le ragioni esposte in premessa, né la strada di un incremento della pressione fiscale, né quella di un ulteriore incremento del debito pubblico.
(2-00349)
«Beltrandi, Bernardini, Farina Coscioni, Mecacci, Maurizio Turco, Zamparutti».
...
AFFARI ESTERI
Interrogazione a risposta scritta:
FIANO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge 22 maggio 2002, n. 97 «Misure urgenti per assicurare ospitalità temporanea e protezione ad alcuni palestinesi», convertito dalla legge 19 luglio 2002, n. 141, prevedeva che in deroga alla vigente legislazione fosse autorizzato l'ingresso e la permanenza nel territorio nazionale per un periodo massimo di 12 mesi di tre cittadini stranieri (palestinesi) richiedenti accoglienza per ragioni umanitarie;
i richiedenti accoglienza in Italia dichiaravano la disponibilità a trasferirsi volontariamente in Italia per una permanenza volontaria;
i soggetti ammessi sul territorio nazionale ai sensi dell'articolo 1 del decreto erano accolti a cura e spese dello Stato presso strutture appositamente individuate;
il Ministero dell'interno adottava per tutta la durata della loro permanenza le misure adeguate per la tutela della sicurezza personale degli stranieri accolti e per prevenire pericoli per l'ordine pubblico e la sicurezza interna ed internazionale degli stati membri dell'Unione europea;
l'allontanamento non concordato dalle strutture di cui al comma 1 costituisce rinuncia all'ospitalità;
l'articolo 3, comma 1, provvedeva allo stanziamento di 600 mila euro per l'anno 2002 per le spese inerenti a quanto sopra previsto;
il 2 luglio 2003 il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge n. 2302, conversione in legge del decreto-legge 21 maggio 2003, n. 111, recante «Proroga delle disposizioni che consentono ospitalità e protezione temporanea per taluni palestinesi» già approvato dalla Camera dei deputati, che ha prorogato al 31 dicembre 2003 il termine di 12 mesi previsto dal decreto n. 97 del 2002 e ha previsto all'articolo 2 che l'onere derivante dall'attuazione del decreto sia nella misura di 400 mila euro per l'anno 2003;
non risultano ulteriori provvedimenti legislativi circa la permanenza dei soggetti posti sotto la nostra protezione in Italia;
risulterebbe che i suddetti cittadini palestinesi siano attualmente ancora presenti in Italia sotto la nostra protezione -:
se risulti, ai Ministri interrogati, che siano presenti attualmente sul nostro territorio tali cittadini palestinesi e in quale condizione giuridica si ritrovino i rapporti tra lo Stato italiano e i suddetti cittadini palestinesi anche in relazione all'applicazione del termine di legge che prevedeva la protezione fino al 31 dicembre 2003;
se sia stata programmata una modificazione del loro status;
se sia stata prevista una data di conclusione della loro permanenza sul nostro territorio;
se una eventuale conclusione della loro permanenza in Italia e della nostra opera di protezione nei loro confronti dovrà essere concordata anche nell'ambito dei rapporti con altri stati;
se i soggetti suddetti possano, ai sensi dell'accordo internazionale che all'epoca diede luogo al provvedimento legislativo del Parlamento italiano, ove dovesse essere comunicata dal Governo italiano la conclusione della loro permanenza, liberamente uscire dal nostro Paese.
(4-02637)
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
LANZARIN e BITONCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Tezze sul Brenta, già da 5 anni fa, è stata individuata una grave crisi ambientale a causa dell'inquinamento da metalli pesanti nell'area ex «Industria Galvanica PM»;
allo scopo di risolvere il problema, il comune di Tezze sul Brenta sta coordinando con grande impegno il procedimento di bonifica, ma le operazioni procedono lentamente a causa, soprattutto, delle insufficienti disponibilità economiche;
in attesa della bonifica del sito, per evitare che gli inquinanti vengano trascinati dalla falda idrica e captati dai pozzi sia acquedottistici che privati ubicati a valle, è stata realizzata una barriera idraulica, come messa in sicurezza provvisoria, gestita da ETRA SpA (multiutility che gestisce il servizio idrico integrato per 73 comuni) che entra in funzione qualora le concentrazioni delle sostanze contaminanti l'acquifero lo rendano necessario;
la barriera presenta costi annuali dell'ordine di circa 250.000,00 euro;
le conferenze di servizi hanno esaminato e messo a confronto due tipologie di intervento di messa in sicurezza permanente con relativo intervento di bonifica:
la prima «Proposta di bonifica con trattamento di inertizzazione in situ» chiamata «a 3 reagenti», è una tipologia innovativa che utilizza il metodo di «Jet Grouting» per iniettare 3 sostanze nel terreno, fino alla profondità di 25 m, per ridurre il Cromo esavalente a Cromo trivalente (che è insolubile), evitare la produzione di acido solfidrico (H2S) e mantenere le condizioni riducenti nel terreno trattato. Il costo stimato è pari a 9.750.000,00 euro + IVA;
la seconda propone la tecnica di «Messa in sicurezza permanente per mezzo di un sconfinamento statico e successivo intervento di bonifica» per la realizzazione di una diaframmatura sia perimetrale che di fondo per «confinare» definitivamente l'inquinamento «inscatolando» in un contenitore di cemento l'area inquinata. Questa ultima soluzione permette la disattivazione della barriera idraulica e prevede comunque di procedere successivamente alla bonifica del sito ma con tecniche differenti e meno onerose rispetto a quelle dell'ipotesi precedente. Il costo stimato è pari a 7.560.000,00 euro + IVA;
prima della realizzazione dei lavori ed al fine di verificare la tecnica più efficiente tra le alternative proposte e la loro corretta applicazione, il procedimento prevede la realizzazione di «prove pilota», di laboratorio e in situ, per le quali la Provincia di Vicenza ha deliberato un finanziamento per l'anno 2008 di 180.000,00 euro;
inoltre, la Conferenza di servizi ha ritenuto fondamentale l'adeguamento della
barriera idraulica esistente, in modo da garantire un controllo maggiore sugli inquinanti fino al completamento dei lavori e, in particolare, durante l'esecuzione degli interventi di bonifica; a tal fine l'ATO Brenta ha messo a disposizione un importo lordo di 750.000,00 euro;
in aggiunta ai finanziamenti sopra esposti, ai sensi di quanto stabilito dal Tavolo d'Intesa istituzionale di Programma sottoscritto il 25 novembre 2008 tra Regione Veneto, Ministero dello sviluppo economico, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, sembra che sia stato messo a disposizione un finanziamento di circa 3.000.000,00 euro, da parte dello Stato, che prevede come integrazione ai fondi del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio una copertura di 2.000.000 di euro da parte della Regione Veneto per raggiungere la somma di circa 5.000.000,00 euro. Tale accordo di programma è improntato su una bonifica totale. Nel caso si dovesse optare per la messa in sicurezza permanente con la diaframmatura e il relativo intervento di bonifica, si dovranno apportare aggiornamenti -:
se i fondi statali sopra menzionati siano disponibili, se si possano individuare ulteriori finanziamenti da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e se il Ministro non intenda convocare un Tavolo d'Intesa Istituzionale per decidere l'avvio di un primo stralcio funzionale degli interventi di messa in sicurezza o di bonifica.
(5-01201)
Interrogazione a risposta scritta:
POLLEDRI, RIVOLTA, LAURA MOLTENI e NEGRO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'attività del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano di Portoferraio - Isola d'Elba - è regolata dalla legge d'istituzione dell'Ente - decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 1996 - in particolare dall'articolo 6 dell'allegato A per quanto riguarda le richieste di autorizzazione per cui le stesse «devono essere corredate da tutte le autorizzazioni, i nulla osta, i pareri, comprese le eventuali prescrizioni, da parte degli Enti istituzionalmente competenti per territorio o per materia secondo quanto richiesto dalla normativa vigente»;
conseguentemente il Parco nella corrispondenza con i Comuni richiedenti le autorizzazioni richiama la suddetta condizione di operatività trascrivendo letteralmente la frase di cui sopra (vedi da ultimo lettera Parco protocollo n. 6231 del 5 settembre 2008 al Comune di Rio Marina - pratica Parco n. 108 del 2008);
le autorizzazioni del Parco debbano rispettare la normativa vigente consegue non solo dalla norma suddetta ma dal principio generale di legalità derivante dalla stessa natura giuridica del Parco, senza alcuna altra formalità e pertanto le richieste di autorizzazione devono essere esaminate preliminarmente nella loro rispondenza alla normativa vigente e poi - solo successivamente e se conformi alla normativa - nel merito;
il Parco Nazionale Arcipelago Toscano ha rilasciato l'autorizzazione n. 34 del 17 ottobre 2006 pratica Parco n. 45 del 2006 nonché l'autorizzazione n. 5121 del 22 luglio 2008 pratica Parco 38/08, relative entrambe a lavori riguardanti l'immobile «Cantinone» posto in località Capo d'Arco Comune di Rio Marina, e sta esaminando nel merito la pratica Parco n. 108 del 2008, posto che tutta la località di Capo d'Arco e quindi anche l'immobile «Cantinone» in questione è soggetto alla legge regionale toscana n. 74 del 1984 e alla deliberazione del Consiglio Regionale della Toscana in difformità del 20 gennaio 1990 n. 47 riguardante la determinazione della ricettività turistica legata alla balneazione. Il dimensionamento e la cubatura dei nuovi insediamenti hanno come
requisito essenziale il rispetto della ricettività per la balneazione, la cui mancanza determina l'azzeramento della cubatura -:
per quali motivi il Parco abbia così operato e stia ora operando dalla legge regionale sulla balneazione, cosa che ha già concretizzato finora migliaia di posti letto abusivi, a fronte della capienza massima per tutta la località di Capo d'Arco di 27 posti a mare secondo la stessa Provincia di Livorno (lettera del 23 marzo 2005, prot. n. 14827).
(4-02636)
...
ECONOMIA E FINANZE
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
V Commissione:
TOCCAFONDI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
con il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2009, alla tabella 7, il capitolo di bilancio riguardante l'istruzione scolastica non statale è stato ridotto di oltre 133 milioni di euro, ovvero del 25 per cento rispetto al bilancio assestato 2008;
al Senato è stato approvato un emendamento al disegno di legge di bilancio, 2.Tab. 2.200-5 del Relatore, che prevede nel 2009, risorse per 120 milioni di euro «Allo stato di previsione del Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca»;
l'emendamento sopra citato, inserisce nello stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca un nuovo programma 1.10 - Interventi in materia di istruzione, con una dotazione di 120 milioni di euro per il 2009 (u.p.b. 1.10.2 - Interventi) e che le risorse sono allocate nel capitolo 1299 di nuova istruzione, mentre il taglio del capitolo era di 134 milioni di euro;
con ordine del giorno 9/1714-B/1 presentato nella seduta di venerdì 19 dicembre 2008, n. 108 accolto dal Governo, si impegnava il Governo ad utilizzare le nuove risorse al fine di reintegrare il fondo per l'istituzione scolastica non statale; a reintegrare completamente, entro l'anno, il fondo nel bilancio previsionale 2009 «Istituzioni scolastiche non statali» fino al raggiungimento della quota prevista per il 2008 e a garantire almeno lo stesso livello di finanziamento per i successivi anni; nonché ad adottare le opportune iniziative di propria competenza affinché, nell'arco della legislatura, sia reso possibile il totale raggiungimento della parità scolastica;
per la distribuzione dell'ultimo quarto dei 4/12 dei fondi previsti per il 2008, da destinare alla scuole paritarie, il Governo aveva garantito, nella seduta del 6 novembre 2008 che in merito alla sentenza della Corte costituzionale, la n. 50 del 2008, che poneva alcuni vincoli riguardanti il metodo di distribuzione dei finanziamenti e non l'entità o l'esistenza dei finanziamenti in sé, il problema sarebbe stato risolto in via amministrativa -:
se, come richiesto con l'Ordine del Giorno citato in premessa, i 120 milioni sono stati inseriti al reintegro del fondo per l'istituzione scolastica non statale, se sia intenzione del Governo reintegrare completamente, entro l'anno, il fondo nel bilancio previsionale 2009 «Istituzioni scolastiche non statali» e se siano stati reintegrati e già distribuiti i fondi previsti per il 2008, descritti in premessa, che erano stati bloccati.
(5-01204)
VANNUCCI e MARCHI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il decreto-legge n. 112 del 2008 ha concesso ai residenti di cittadinanza italiana che versano in condizione di maggior
disagio economico di una carta acquisti (cosiddetta social card) finalizzata all'acquisto di generi alimentari e al pagamento delle bollette energetiche e delle forniture di gas, con onere a carico dello Stato;
le modalità di applicazione della disposizione sono state definite con decreto interdipartimentale del Ministro dell'economia e delle finanze e del Ministro del lavoro del 16 settembre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 1o dicembre 2008;
nella risposta all'interrogazione a risposta immediata 5-00753, che chiedeva di acquisire elementi in ordine ai costi amministrativi derivanti dalla carta acquisti, con riferimento ai costi del gestore del servizio, costi di acquisto materiali, costi postali e di spedizione, il rappresentante dei Governo si è limitato a ricordare che la disposizione prevede che le spese connesse all'erogazione del beneficio dovranno essere limitate all'1,5 per cento delle risorse affluite al fondo destinato a finanziare la carta acquisti, senza fornire ulteriori elementi -:
quali siano gli effettivi costi amministrativi dettagliati nelle varie voci di spesa dell'implementazione della carta acquisti, anche con riferimento agli oneri derivanti dall'impiego del personale di tutte le amministrazioni coinvolto nella stessa.
(5-01205)
Interrogazioni a risposta scritta:
LAFFRANCO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
in questi ultimi anni si è assistito ad una crescente diffusione dell'utilizzo dei buoni pasti da parte dei datori di lavoro nei confronti dei dipendenti: oggi, infatti, sono circa 2 milioni i lavoratori che ne usufruiscono regolarmente nei 100.000 esercizi convenzionati presenti sull'intero territorio nazionale;
i vantaggi derivanti dall'utilizzo di tale prestazione sostitutiva sono evidenti, sia nei confronti del datore di lavoro, che in tal modo può sottrarsi agli elevati costi cui altrimenti dovrebbe farsi carico per la realizzazione di adeguate strutture di ristorazione, sia nei confronti dei dipendenti, i quali possono consumare il pranzo secondo le proprie esigenze;
l'articolo 51, comma 2, lettera c) del testo unico delle imposte sul reddito, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 22 dicembre 1986, dispone che non concorrono a formare il reddito da lavoro dipendente le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro, nonché quelle effettuate in mense organizzate direttamente dal datore di lavoro o gestite da terzi, nonché, fino all'importo complessivo giornaliero di lire 10.240, ossia 5,29 euro, le prestazioni e le indennità sostitutive corrisposte nel caso in cui manchino in azienda strutture o servizi di ristorazione;
a differenza degli altri Paesi europei, in Italia, il valore del buono è rimasto stabile da oltre quindici anni, all'importo di 5,29 euro, nonostante, l'attuale crisi economica e il conseguente diminuito potere di acquisto degli stipendi, l'abbia di fatto reso inadeguato a sostenere gli attuali costi del mercato;
la federazione italiana pubblici esercizi e l'associazione dei consumatori, in questi ultimi mesi, hanno più volte lamentato sia l'esiguo valore nominale del buono pasto, prospettandone un aumento fino all'importo di 10 euro, sia i criteri di attribuzione delle gare; infatti, la normativa vigente in materia non impedisce che le aste si possano svolgere al ribasso, con conseguenti svantaggi sia per gli esercizi commerciali, su cui viene fatto ricadere il prezzo minimo che le società emettitrici applicano pur di vedersi aggiudicata la gara, sia sul dipendente che in molti casi vede sottostimato il valore del buono da 5,29 a 4,50 euro;
se i ministri interrogati non ritengano opportuno, al fine di adeguare il valore dei
buoni pasto al reale costo della vita, prevedere un innalzamento della soglia di esenzione fiscale e contributiva degli stessi;
se non ritengano necessario promuovere una modifica della normativa che disciplina le gare d'appalto in tale settore al fine di impedire che l'aggiudicazione delle relative gare continui ad avvenire attraverso il meccanismo delle aste al ribasso.
(4-02634)
VENTUCCI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la disciplina introdotta dalla Legge Finanziaria 2007 e la Circolare dell'Agenzia del Demanio che ne detta i criteri di applicazione hanno introdotto novità sostanziali, ancorché talora inapplicabili, rispetto alla consolidata disciplina della applicazione dei canoni demaniali a alle infrastrutture portuali del diporto (già contenuta nel decreto ministeriale 343 del 1998);
la nuova normativa prescinde dalla considerazione che la maggior parte dei beni destinati a divenire proprietà dello Stato, in qualità di pertinenze demaniali, sono realizzati dalla iniziativa privata e penalizza sia chi vuole investire in queste strutture, sia il patrimonio pubblico ed in particolare:
nel calcolo dei canoni per le pertinenze ora fa riferimento ai valori indicati dall'OMI Osservatorio Mobiliare, le cui banche dati non tengono in alcuna considerazione la specificità dei beni strutturali della portualità, quindi non danno riscontro dell'effettivo valore commerciale delle maggior parte delle pertinenze insistenti sul demanio marittimo funzionali alla portualità (sempre che esse abbiano un valore commerciale);
il combinato della legge n. 296 del 2006 e della circolare di applicazione dell'Agenzia del Demanio sostanzialmente penalizza chi, come abitualmente in queste concessioni, realizza beni di difficile rimozione, quali banchine, dighe, scogliere, scali, capannoni, immobili classificati, destinati al termine della concessione a divenire proprietà dello Stato cioè pertinenze demaniali, sovvertendo un giusto criterio, da sempre riconosciuto, dello sconto sul canone base in funzione delle opere che il concessionario si obbliga a realizzare per il fine del pubblico interesse e ad accrescimento del patrimonio pubblico;
la retroattività della nuova disciplina applicabile anche alle concessioni pluriennali definite con Atto Formale, in difformità dagli articoli 1218 ss. e 1453 ss. C.C., nella sostanza disconosce sia il diritto del concessionario alla contribuzione del canone predefinito nella concessione/contratto, sia pregiudica la possibilità del concessionario di ammortizzare i beni realizzati nella durata della concessione la quale è, per norma, parametrata all'investimento ed ai costi fissi che comprendono il canone concessorio;
l'ordinanza n. 880 del 17 febbraio 2009 del Consiglio di Stato, Sezione sesta, ha accolto l'istanza cautelare in primo grado di un porto turistico e quindi deciso la sospensione dell'applicazione dell'aumento dei canoni demaniali, come previsto dalla Legge Finanziaria 2007 ed ha «ritenuto che la nuova determinazione del canone va ad alterare sensibilmente il rapporto contrattuale tra Amministrazione e concessionario e incide sull'affidamento di quest'ultimo»;
l'ordinanza n. 396 del 23 giugno 2008 del Tribunale di Roma che dopo essersi dichiarato competente ad intervenire in materia di canoni concessori, ha disposto in sede cautelare la sospensione di provvedimenti comunali con i quali sono stati quantificati a carico dei concessionari ulteriori canoni per le pertinenze posto che, non essendo ancora avvenuto il passaggio alla proprietà dello Stato, le opere costruite dal concessionario non possono ancora considerarsi delle pertinenze;
il severo parere espresso il 2 dicembre 2008 dalla Corte dei Conti, Sezione
centrale di controllo delle amministrazioni dello Stato, evidenzia quanto l'aumento dei canoni sia sproporzionato rispetto all'ipotizzato vantaggio per l'erario, sia in termini di contenzioso, sia in termini di risultati economici;
la Corte dei Conti ha affermato che la questione «pone evidenti interrogativi sul piano dell'attendibilità dei criteri delle previsioni di entrata, non tanto perché basate su normative di incerta attuazione, ma perché comunque sempre superiori, e di molto nel 2007, al gettito»;
l'aumento dei canoni demaniali, colpendo particolarmente i porticcioli turistici, i quali pur ponendo in essere degli importanti investimenti finanziaria, vengono equiparati agli stabilimenti balneari, e generando un notevole contenzioso, contribuisce a deprimere ulteriormente il mondo della nautica in un periodo economicamente molto difficile e, come evidenziato dalla magistratura contabile, senza nessun guadagno per l'erario;
alcune Regioni, in particolare Emilia Romagna e Puglia, «hanno formalmente comunicato agli organi competenti di non voler procedere alla piena attuazione della nuova normativa in vigore» (...);
l'Agenzia del demanio, infine, ha rilevato che solo il 49 per cento dei Comuni costieri si è uniformato alle prescrizioni della Finanziaria 2007 -:
quali siano gli intendimenti del Governo in merito alla questione dei canoni dei porticcioli e delle marine turistiche, e della più generale questione dei canoni demaniali degli stabilimenti balneari, in funzione della specificità delle infrastrutture e dei rilevanti investimenti.
(4-02643)
...
GIUSTIZIA
Interrogazioni a risposta in Commissione:
TASSONE. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da moltissimo tempo il Ministero della giustizia non riconosce l'onorario di gratuito patrocinio agli avvocati per servizi resi a cittadini non in condizione di nominarsi un difensore di fiducia, un dovere, da parte del Ministero che, se non adempiuto, metterebbe in discussione un diritto sancito dalla Carta Costituzionale;
vi sono state e continuano ad esserci delle proteste da parte degli avvocati, soprattutto in Calabria -:
quali siano i tempi previsti per il pagamento degli onorari dovuti agli avvocati.
(5-01198)
SCHIRRU, FERRANTI, SAMPERI, BELLANOVA, MOSCA e CODURELLI. - Al Ministro della giustizia, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione. - Per sapere - premesso che:
39 Psicologi Vincitori di Concorso al Ministero di Giustizia, concorso il cui bando è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - IV Serie Speciale - del 16 aprile 2004, dopo aver vinto un lungo e complesso concorso durato due anni (conclusosi con la pubblicazione della graduatoria il 15 settembre 2006 sul Bollettino ufficiale del Ministero della giustizia) e, dopo tre anni di attesa dell'assunzione a causa del blocco della assunzioni, vedono limitato il loro diritto all'assunzione a causa del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 1o aprile 2008 (pubblicato in GU del 30 maggio 2008) che sancisce il passaggio della Medicina Penitenziaria alle ASL. Tale decreto prevede all'articolo 3, comma 10 che le Aziende sanitarie locali possano avvalersi delle graduatorie dei concorsi espletati prima del 15 marzo 2008, di fatto trattando vincitori di un concorso pubblico alla stregua di idonei;
risulta che, invece di assumere i vincitori di concorso, l'amministrazione penitenziaria
si è avvalsa e tutt'oggi si avvale della consulenza esterna di 450 psicologi. Tali consulenze costerebbero oltre il milione di euro annui, in aggiunta ai quali ci sarebbero i fondi destinati a progetti attribuiti a psicologi esterni (come si deduce dalle tabelle relative a consulenze esterne dei Ministeri pubblicate sul sito della Funzione Pubblica);
questo, se accertato, comporterebbe un aggravio di spesa per il DAP, che afferma da tre anni di non avere i fondi da destinare alle assunzioni degli psicologi interni. D'altra parte le Aziende Sanitarie Locali bandiscono nuovi concorsi per il profilo di psicologo, senza utilizzare la graduatoria dei 39 Vincitori concorso del Ministero della Giustizia, raddoppiando, ingiustificabilmente le spese già sostenute per il concorso, al quale hanno partecipato circa 3000 candidati;
va tenuto presente che le ASL necessariamente dovranno reperire altro personale a causa della necessità di ricoprire le nuove funzioni legate alla medicina penitenziaria. Si badi bene che gli psicologi di ruolo transitati dal ministero della giustizia al servizio sanitario nazionale sono 16, ovvero 16 psicologi, che oggi dovrebbero occuparsi di oltre 60.000 detenuti. È lapalissiana una gravissima carenza di queste figure, ma non si capisce per quale motivo ancora non si provvede all'assunzione i 39 vincitori di concorso;
di fatto il continuo attribuirsi la responsabilità del concorso tra le pubbliche amministrazioni, legata alla scarsa o nulla chiarezza relativa al trasferimento 39 psicologi con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, ha permesso che non ci fosse più nessun referente per i 39 psicologi né al ministero della giustizia, né al ministero della salute, né alle ASL, come tra l'altro, sarebbe previsto;
è importante sottolineare che il trasferimento della medicina penitenziaria al SSN fosse già previsto con il decreto legislativo n. 230 del 1999 cioè circa quattro anni prima che fosse bandito il concorso. Paradossalmente questi ragazzi sono stati penalizzati da una norma che precedeva il bando del concorso, nonostante il fatto che abbiano studiato per superare il concorso stesso;
ormai i 39 psicologi e le rispettive famiglie sono esausti a causa di questa situazione che si protrae dal 2004, anno in cui è iniziato il concorso. Quello che doveva essere l'inizio di una carriera professionale nella Pubblica Amministrazione, l'inizio di un lavoro utile socialmente e professionalmente appagante, si è rivelato un calvario senza fine -:
quali misure intenta adottare per riconoscere definitivamente ai 39 psicologi vincitori di concorso di veder realizzata la propria legittima aspettativa di essere assunti dopo aver vinto un concorso pubblico.
(5-01200)
TENAGLIA e BOCCI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la dottoressa Manuela Comodi, Presidente della sezione umbra dell'ANM, nel corso di un'intervista apparsa su Il Messaggero dell'Umbria del 24 marzo 2009, ha descritto la situazione dell'amministrazione giudiziaria in Umbria come caratterizzata da grave sofferenza e prossima al collasso;
in particolare, si segnalano le gravi carenze di personale, la mancanza di risorse e i tagli ai fondi;
questa situazione ha ricadute pesantissime sull'azione di contrasto alla criminalità e sulla sicurezza dei cittadini -:
quali iniziative il Ministro intenda porre in essere per far fronte alla situazione suddetta.
(5-01202)
Interrogazione a risposta scritta:
HOLZMANN. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi la stampa locale ha dato ampio risalto alla richiesta del Presidente
del Tribunale di Bolzano, dottor Zanon, di sospendere un processo che è giunto vicino ai termini di prescrizione. Tale dichiarazione ha suscitato un certo stupore nell'opinione pubblica anche perché si tratta di un processo che vede come imputato un noto funzionario pubblico, con l'ipotesi di corruzione;
al riguardo, senza voler entrare nel merito della vicenda, si chiede di sapere -:
se vi sono gravi problemi negli organici dei magistrati e del personale amministrativo e di cancelleria;
se le norme statutarie e le successive norme di attuazione rendano più difficoltoso il reclutamento del personale e, in caso affermativo, se il Ministero ha predisposto alcune proposte in merito.
(4-02644)
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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI
Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:
VIII Commissione:
GUIDO DUSSIN e ALESSANDRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il progetto Civis (rete filobus) del comune di Bologna continua a creare forti manifestazioni di dissenso da parte dei cittadini locali, per i devastanti impatti che comporta la sua realizzazione sull'integrità del patrimonio storico-monumentale di Bologna;
tale sistema di trasporto, trasformato nel corso del proprio iter di approvazione da tram a filobus, deturpa il contesto urbanistico locale rendendo evidente la mancanza di un inquadramento architettonico dell'opera;
infatti, i comitati tecnico-scientifici per i beni archeologici e per i beni architettonici e paesaggistici del Ministero per i beni e le attività culturali hanno dichiarato «da riconsiderare» il progetto del Civis, evidenziando la necessità di un'ulteriore riflessione generale sul progetto. Secondo tale organo tecnico del Ministero per i beni e le attività culturali, devono essere riviste le caratteristiche del mezzo pubblico per armonizzarle alle prerogative degli edifici storici di Bologna;
a seguito di tale parere è stata bloccata la realizzazione dell'opera in tutto il centro storico di Bologna;
ultimamente è stato dato inizio ad un nuovo cantiere in via Marconi, a ridosso della zona medievale;
tale cantiere potrebbe rivelarsi di dubbia opportunità, e rischia di sperperare inutilmente risorse pubbliche, in considerazione del fatto che il blocco del progetto nel centro storico implica una rivisitazione organica dell'intero progetto che ovviamente non può cambiare morfologia alle porte del centro storico;
sarebbe utile verificare l'opportunità della ripresa dei cantieri in sede congiunta, tra Comune, Ministero per i beni e le attività culturali, e Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, e dato che quest'ultimo è anche il principale finanziatore dell'opera, sarebbe opportuno che il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti fosse il promotore di una simile iniziativa;
la Commissione europea nei giorni scorsi ha avviato un'inchiesta sul progetto del filobus, a seguito delle denunce dei comitati locali giudicate meritevoli di approfondimento; pertanto a breve verranno chiesti al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti spiegazioni e documenti relativi al progetto del filobus;
la Procura di Bologna ha in corso un'indagine sulla regolarità dell'appalto dei lavori ed ha nominato due periti per verificare il rispetto della disciplina di settore e la congruità della modifica del mezzo da tram a filobus -:
se il Ministro non ritenga opportuna una sospensione immediata dei lavori alla
luce delle novità sopraesposte, allo scopo di procedere alla convocazione di un tavolo di concertazione per valutare tra tutti gli enti ministeriali e locali competenti le implicazioni sull'intera opera delle restrizioni imposte al progetto da parte degli organi tecnici del Ministero per i beni e le attività culturali per il tratto riguardante il centro storico, anche in considerazione della necessità di una rivisitazione organica dell'intero progetto che ovviamente non può cambiare morfologia alle porte del centro storico.
(5-01207)
GHIGLIA e CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
recenti modifiche normative riferite all'attuale formulazione dell'articolo 11, comma 5, lettera f) della legge n. 498 del 1992, hanno comportato l'obbligo, per le società concessionarie autostradali, di chiedere al Ministero delle infrastrutture la nomina delle commissioni di gara in relazione agli affidamenti di forniture e servizi nonché di lavori superiori alle soglie comunitarie;
conseguenze di questo obbligo risulterebbero essere una dilatazione dei tempi relativi alle procedure di aggiudicazione nonché un aumento dei costi delle medesime proprio in seguito agli emolumenti da corrispondere ai componenti delle commissioni di gara;
inutile aggiungere che, proprio allo scopo di contenere tempi e costi, parrebbe opportuno rivedere tale disposizione -:
in quanti e in quali casi siano state nominate le commissioni di gara di cui all'obbligo richiamato, con quali tempi rispetto alla richiesta e con quali costi e come riferiti ai singoli componenti e quali interventi o iniziative ritenga opportuno adottare per eliminare gli inconvenienti denunciati o, quantomeno, per ridurli garantendo così apprezzabili risparmi negli affidamenti di forniture, servizi o lavori oltre che di tempo.
(5-01208)
MARIANI, LENZI, BENAMATI e ZAMPA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i cittadini di Casalecchio di Reno e dei comuni limitrofi in provincia di Bologna vivono una gravissima situazione di disagio, in quanto l'abitato è attraversato da 80.000 veicoli al giorno sull'Autostrada A1 Milano-Napoli, il territorio è attualmente interessato dai lavori di realizzazione della terza corsia, e 35.000 veicoli al giorno transitano sulla vecchia SS 64 Porrettana con frequenti momenti di totale paralisi del traffico;
l'attraversamento ferrostradale di Casalecchio di Reno è stato confermato nell'atto aggiuntivo all'intesa generale quadro del 17 dicembre 2007 come facente parte delle opere necessarie alla risoluzione del nodo di Bologna, tutte le procedure di VIA sono state completate e sono stati individuati i fondi necessari per finanziare l'opera a carico di ANAS e RFI per un totale di circa 150 milioni di euro;
il 5 settembre scorso, il Ministro Matteoli rispondeva all'interrogazione il cui primo firmatario era l'on. Benamati (4-00122 del 20 maggio 2008) sulle intenzioni del Governo in merito alla realizzazione del programma di interventi per giungere alla firma della convenzione unica tra Anas e Autostrade per l'Italia secondo lo scherma già predisposto dal Ministro delle infrastrutture del 12 ottobre 2007;
nella risposta il Ministro Matteoli precisava che il nodo ferrostradale di Casalecchio di Reno (realizzazione di un'ulteriore variante all'attuale tracciato della strada statale 64 porrettana, con un itinerario esterno alla perimetrazione del centro abitato del comune di Casalecchio, che si sviluppa per circa quattro chilometri) è stato inserito tra le opere strategiche dì preminente interesse nazionale di cui alla delibera CIPE n. 121 del 2001 nel contratto di programma ANAS Spa 2007-2011 tra gli «ulteriori interventi di legge
obiettivo», nonché nel documento di programmazione economica-finanziaria 2008-2011;
il consiglio comunale di Casalecchio di Reno ha approvato il 12 marzo 2008 all'unanimità un ordine del giorno nel quale si dichiara fra l'altro che si è ormai arrivati al punto di rottura -:
se il Ministro intenda rispondere positivamente alla richiesta avanzata nella corrispondenza intercorsa, dal Sindaco di Casalecchio di Reno per giungere ad una positiva conclusione che individui la possibilità di finanziare completamente l'opera o, in subordine, di avviare i lavori per stralci utilizzando i finanziamenti attualmente disponibili.
(5-01209)
LIBÈ e GALLETTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il nodo ferrostradale di Casalecchio di Reno è stato inserito tra le opere strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla delibera CIPE n. 121 del 2002, nel contratto di programma ANAS SpA 2007/2011, tra gli ulteriori interventi di legge obiettivo, nonché nel documento di programmazione economica-finanziaria 2008/2011;
i ritardi decennali causati della burocrazia relativa alla sua realizzazione hanno ormai arenato il progetto per il completamento della nuova porrettana nel territorio di Casalecchio;
è preoccupante che non si sappia più niente rispetto alla realizzazione di quest'opera, sia per quanto riguarda il primo lotto Ca' De Ladri-Silla lungo due chilometri, il cui progetto, dopo la risoluzione del contratto con l'impresa Manbrini, è stato riformulato e riquantificata una spesa di 15 milioni di euro, sia per quanto riguarda il secondo lotto Ca' De Ladri-Marano di circa 5 chilometri di lunghezza, con un importo complessivo dell'appalto di 66,5 milioni di euro e in cui sono iniziate le operazioni di diboscamento e i tracciamenti topografici, con l'obiettivo di partire con i cantieri nel mese di marzo;
a tutt'oggi non si conoscono gli impegni di ANAS per la realizzazione dell'ammodernamento della porrettana nel tratto Silla-Marano, fortemente provato dagli eventi franosi verificatisi nel periodo invernale creando gravi disagi alla cittadinanza -:
come il Governo intenda intervenire per far fronte al reperimento dei fondi necessari alla realizzazione del primo lotto del cosiddetto Nodo di Casalecchio e in particolare dell'ultimo tratto mancante della nuova porrettana.
(5-01210)
PIFFARI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 30 gennaio 2009 è stato pubblicato il progetto definitivo per la Bre.Be.Mi;
la concessionaria Bre.Be.Mi, la concedente CAL, la regione Lombardia e gli enti locali interessati stanno cooperando attivamente per far sì che i lavori per l'infrastruttura abbiano concreto inizio entro luglio 2009;
la conferenza dei servizi terminerà il 30 aprile 2009;
è necessario impegnarsi per consentire il perfezionamento delle istruttorie entro un termine di 30 giorni, invece dei 90 indicati dalla legge;
è indispensabile sviluppare azioni di monitoraggio, vigilanza e stimolo nei confronti della «struttura di missione», affinché si completino, entro maggio 2009, le istruttorie da parte dei ministeri delle infrastrutture, dell'ambiente e dei beni culturali, al fine di formulare la proposta da parte del ministero delle infrastrutture al CIPE;
il Ministro delle infrastrutture si è già impegnato pubblicamente a far sì che il progetto e la relativa copertura economica,
approvati dal CIPE, vengano sottoposti alla Corte dei conti, in modo da rendere effettivo e legittimo l'avvio dei lavori per il mese di luglio 2009 -:
se esistano possibilità concrete di far approvare al CIPE il progetto definitivo e la relativa copertura finanziaria della quota parte di spesa a carico di RFI, nell'ambito della linea ad alta velocità per la tratta Treviglio-Brescia, pari a circa 230 milioni di euro.
(5-01211)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
SIRAGUSA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 10 marzo 2008 l'Enac dava notizia della autorizzazione da parte del Ministro dei trasporti alla proroga della trattativa privata con la compagnia Meridiana per i voli aerei a tratta sociale con le isole di Lampedusa e di Pantelleria fino al 24 agosto 2009;
la proroga non sembra sufficiente a garantire un sistema di collegamenti adeguati alle necessità della stagione turistica che si sta aprendo e richiede, secondo quanto dichiarato dal Presidente dell'Enac, uno stanziamento di 2 milioni di euro;
in un articolo pubblicato il 22 marzo 2009, il sindaco di Pantelleria dichiara che «Allo stato attuale abbiamo un piano operativo di voli con le tratte sociali solo fino al 30 maggio»;
nello stesso articolo si legge che anche la data del 24 agosto, indicata come scadenza dei voli non è stata confermata;
in base a quanto riportato dal Giornale di Sicilia dell'11 marzo 2009 «il bando per la gara per le tratte sociali dovrebbe essere varato in sei mesi e nell'attesa è stata autorizzata la trattativa privata con la compagnia aerea che già svolge il servizio»;
tale decisione sconta un grave ritardo sulla pubblicazione del bando di gara che i Sindaci delle due isole, in un documento comune, indicano come imputabili «ai competenti uffici ministeriali che non si sono attivati in tempo»;
l'approvazione del prospetto operativo per procedere al bando di gara risale infatti a fine settembre 2008, data in cui si è conclusa la conferenza di servizio sulle tratte sociali, convocata per risolvere i problemi legati alla continuità territoriale -:
se non ritenga opportuno, in attesa dell'espletamento della gara, estendere la proroga almeno sino a fine settembre;
se non intenda altresì motivare il ritardo sulla pubblicazione del bando di gara per le tratte sociali.
(5-01199)
META, MORASSUT, POMPILI e CARELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lo scorso sabato, 21 marzo 2009, circa 60 ragazzi, tra gli 11 ed i 13 anni, di quattro classi della scuola media statale «Ugo Foscolo» di Roma (Istituto Regina Margherita) di ritorno da un viaggio studio a Parigi rimanevano bloccati nella Capitale francese a causa di non precisate motivazioni da parte della compagnia aerea Easy Jet, nonostante avessero prenotato il volo di ritorno con circa due mesi di anticipo e si fossero presentati all'aeroporto come previsto dai tempi di imbarco;
per tale situazione la compagnia aerea non provvedeva a fornire alcuna spiegazione né, tantomeno, alcuna assistenza tecnica e logistica;
solamente grazie all'iniziativa di alcuni genitori ed all'intervento del Consolato italiano di Parigi si provvedeva all'acquisto di 55 nuovi biglietti aerei per il giorno successivo ed alla sistemazione in albergo per trascorrere la notte di sabato insieme agli studenti;
tale disagio procurava, vista la giovane età dei ragazzi, un inevitabile stato di apprensione da parte dei genitori che in Italia ricevevano notizie incomplete sull'impossibilità di far rientrare i propri figli;
a parere degli interroganti è grave l'atteggiamento irresponsabile e negligente assunto dalla compagnia nei confronti di circa 60 studenti di età compresa tra gli 11 ed i 13 anni -:
quali iniziative il Ministro intenda assumere al fine di accertare le ragioni che hanno determinato tale disagio, interessando l'ENAC ai sensi dell'articolo 2, comma 1, lettera d), del decreto legislativo n. 250 del 1997 e cercando di conoscere, in particolare, se la causa di tale disguido sia da ricercare in una possibile politica commerciale di overbooking messa in atto dalla compagnia Easy Jet.
(5-01213)
Interrogazioni a risposta scritta:
GRIMOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
i collegamenti fra Milano e Monza, rispettivamente prima e terza città della Lombardia, sono assolutamente carenti ed insufficienti e necessitano di immediate soluzioni;
la provincia di Monza e l'area metropolitana milanese soffrono di gravissimi problemi di inquinamento dovuti all'eccessivo utilizzo di autovetture ed alla mancanza cronica di mezzi di spostamento alternativi, in un'area tra quelle più popolate d'Europa;
è stata progettata e finanziata la tratta di metropolitana MM1 fino alla periferia sud di Monza (Bettola); è stata altresì progettata, ma non ancora finanziata, la tratta di metropolitana MM5 fino a Cinisello Balsamo e Monza (sempre in località Bettola);
il prolungamento delle linee metropolitane dalla periferia sud di Monza (Bettola) verso nord, passando per il centro, costeggiando la stazione e la Villa Reale e dirigendosi infine verso il Tribunale, il Policlinico San Gerardo ed il nuovo centro medico appare una soluzione auspicabile che permetterebbe ai cittadini monzesi di utilizzare un mezzo di trasporto pubblico efficiente e veloce per raggiungere Milano e per gli stessi collegamenti infracittadini;
è inoltre auspicabile, in vista dell'Expo, un potenziamento dei collegamenti fino alla zona nord di Monza in quanto è nota meta turistica per le numerose attrattive presenti (parco, villa reale, autodromo);
soluzioni alternative o complementari al prolungamento delle tratte metropolitane sono quelle relative ad un sistema di mini metro automatico che colleghi la città alla stazione della MM di Monza Bettola ed al prolungamento della metro tranvia Milano-Cinisello, utilizzando anche l'asse di Viale Lombardia che, in vista della realizzazione del tunnel, sarà a disposizione per un collegamento rasoterra di questo tipo;
la realizzazione anche solo di una delle tre tipologie di infrastrutture consentirà inoltre un abbattimento del traffico veicolare con una conseguente diminuzione dell'inquinamento, ed una forte riduzione dei tempi di spostamento, a tutto vantaggio della vivibilità della zona, già fortemente urbanizzata -:
se il Ministro, essendo a conoscenza delle problematiche che affliggono il sistema della viabilità a nord di Milano, in un area densamente popolata, non intenda adoperarsi, anche attraverso i fondi Expo, affinché venga predisposta in tempi rapidi un'opera strategica per il territorio e per i suoi cittadini.
(4-02633)
DI PIETRO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 26 del decreto-legge n. 185 del 28 novembre 2008, denominato «decreto
anticrisi», interviene sulle procedure di privatizzazione della società Tirrenia di navigazione e delle società ad essa collegate;
in seguito alla privatizzazione sarebbero previsti tagli di rotte e di collegamenti (in particolare di quelli che risultano meno remunerativi) e questo avrebbe una grave ripercussione negativa sui cittadini e sul turismo;
di tale privatizzazione non sono ancora note le modalità di attuazione per quanto concerne i tempi, le regole ed i criteri che possano essere compatibili con il mantenimento della continuità territoriale e con le garanzie occupazionali;
da tempo il Governo si limita ad emanare proclami rassicuranti, ma generici, sul percorso di privatizzazione della compagnia di navigazione, ma in tali proclami non si ravvisano impegni concreti e chiari;
nei mesi scorsi la Commissione Trasporti della Camera ha approvato, all'unanimità, con il parere positivo del Governo, la risoluzione 8-00011 che, tra l'altro, impegna il Governo stesso ad attivare un percorso di privatizzazione di Tirrenia che garantisca la salvaguardia dei livelli occupazionali ed il mantenimento dei servizi di collegamento marittimo in particolare con le isole minori;
ad oggi, invece, si è assistito ad un taglio consistente delle risorse necessarie al mantenimento delle corse e di fatto ad una estromissione dei sindacati e degli enti locali coinvolti da questo percorso;
il processo di privatizzazione dovrebbe essere gestito salvaguardando l'occupazione e i diritti dei lavoratori, ma anche quelli dell'utenza recuperando le risorse economiche necessarie -:
se il Governo non intenda intervenire urgentemente attivando un tavolo di confronto con le organizzazioni sindacali, le regioni ed i comuni interessati al fine di verificare quali procedure siano in corso in ordine alla privatizzazione di Tirrenia e per dare una risposta ai gravi disagi a danno dei cittadini ed al turismo dei territori interessati.
(4-02638)
BORDO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 29 settembre 2004, su richiesta del Ministro per le politiche agricole pro tempore, è stata inserita la realizzazione della diga di Piano dei Limiti, a servizio dei territorio pugliese, nella dotazione finanziaria assegnata alla Regione Puglia dal Cipe;
il progetto dell'opera pubblica, redatto nel 1983 dal Consorzio per la Bonifica della Capitanata, prevede la costruzione di un invaso sul fiume Fortore, a valle della diga di Occhito, per la raccolta dell'acqua di alcuni affluenti minori del citato fiume;
il Consorzio per la Bonifica della Capitanata, che dovrebbe realizzare e gestire l'impianto, stima una capacità d'accumulo di 42 milioni di metri cubi d'acqua che sommergerebbero 505 ettari: 285 in Puglia, nei Comuni di Casalnuovo Monterotaro (197), Carlantino (76) e Celenza Valfortore (12); 220 in Molise, nei territori di Collotorto (214) e San Giuliano di Puglia (6);
la costruzione della diga di Piano dei Limiti compenserà, seppure parzialmente, il prelievo dalla diga di Occhito di 64 milioni di metri cubi d'acqua effettuato dall'Acquedotto pugliese per garantire gli usi civili nella provincia di Foggia, e di 20 milioni di metri cubi d'acqua consumati dalle industrie locali: prelievi entrambi non previsti all'epoca della costruzione dell'invaso, progettato e realizzato ad esclusivo servizio dell'agricoltura;
l'invaso di Piano dei Limiti consentirebbe una migliore e più frequente manutenzione di quello di Occhito, a vantaggio della sicurezza delle popolazioni e del territorio;
il costo stimato dell'opera è di 118 milioni di euro: 95 rivenienti dal Fondo per le aree sottoutilizzate (FAS); 23 garantiti dall'Accordo di Programma sottoscritto nel dicembre del 2002 tra Regione Puglia e Ministero delle politiche agricole;
dall'interregionalità dell'opera pubblica citata deriva la necessità della sottoscrizione di un'Intesa istituzionale tra Governo, Regione Puglia e Regione Molise, anche per la regolazione delle competenze amministrative e demaniali;
allo scopo di scongiurare il definanziamento dell'opera, nei primi giorni di gennaio, i presidenti delle Regioni Puglia e Molise hanno indirizzato una lettera al Presidente del Consiglio dei ministri per chiedere una proroga dello stanziamento e la sottoscrizione dell'Intesa istituzionale;
il 23 gennaio 2009, il Presidente del Consiglio dei ministri e i Ministri delle infrastrutture e dei trasporti, dell'ambiente e della tutela del territorio e per i rapporti con le regioni hanno sottoscritto, con il presidente della regione Molise, il 1o Atto Integrativo della Intesa Generale Quadro del giugno 2004, in cui si cita esplicitamente la realizzazione dell'invaso di Piano dei Limiti e di opere di compensazione per le popolazioni locali connesse alla realizzazione della diga di Piano dei Limiti, per una spesa prevista di 130 milioni di euro -:
se il Ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali sia a conoscenza della predetta intesa e quali siano i suoi orientamenti;
se e come il Governo intenda procedere alla sottoscrizione di analoga intesa istituzionale con la regione Puglia;
se e come il Governo intenda programmare opere di compensazione per le popolazioni locali della Puglia, anche considerando la maggiore quota di territorio sottratto alle ordinarie attività sociali ed economiche.
(4-02641)
...
INTERNO
Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
V Commissione:
GALLETTI e VOLONTÈ. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con lettera inviata al Ministro dell'interno, il Presidente della Associazione dei Comuni Italiani (ANCI) ha segnalato che le disposizioni che regolano la predisposizione dei bilanci di previsione per l'anno 2009 «recano ancora profonde incertezze»;
non sembrano, infatti, risolte importanti questioni relative al Patto di stabilità interno ed alla certezza delle entrate, come le quantificazioni del gettito ICI;
le stesse preoccupazioni sono condivise dall'Uncem -:
se non ritenga opportuno prevedere un rinvio dei termini per la predisposizione i bilanci 2009.
(5-01206)
Interrogazione a risposta in Commissione:
AMICI, CORSINI e FERRARI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nella giornata di lunedì 23 marzo, nel primo pomeriggio, due uomini armati e incappucciati hanno fatto irruzione nello studio Ingegneria-Ambiente sito in via Solferino, 55 a Brescia, costringendo i titolari ad aprire la cassaforte e a consegnare una somma di denaro;
questo episodio risulta di estrema gravità in quanto, oltre a mettere a rischio l'incolumità dei titolari e dei loro dipendenti, rivela una condizione di assoluta insicurezza a danno di cittadini inermi dediti al proprio lavoro;
la criminalità a Brescia ormai si manifesta non solo nei luoghi pubblici, ma
persino negli stabili privati dentro i quali impunemente penetrano in modo indisturbato criminali dediti a delinquere;
la città di Brescia, al di là delle promesse dichiarate in più di un'occasione, sia da esponenti dell'amministrazione comunale sia da esponenti del Governo nazionale, risulta gravemente carente negli organici della polizia di Stato e delle forze dell'ordine in genere;
è stato recentemente sottoscritto un patto per la sicurezza il quale, anche alla luce dell'episodio su menzionato, risulta inoperante e privo di reale consistenza;
l'episodio richiamato costituisce l'ultimo di una serie di fatti delittuosi continuamente ricorrenti (furti, rapine, aggressioni, estorsioni, atti predatori, inciviltà urbane) di cui si ha notizia quotidianamente dagli organi di stampa locale, nonché da proteste di singoli cittadini, gruppi e organizzazioni di rappresentanza -:
quali misure si intendano adottare per garantire una condizione di serena, pacifica, normale convivenza;
se, e in quali tempi, si intenda rafforzare, con adeguate misure, la consistenza delle forze dell'ordine nella città di Brescia;
in che modo il Governo si proponga di potenziare le forze dell'ordine, considerati i tagli previsti nel prossimo triennio e l'ingente riduzione delle risorse economico-finanziare finalizzate a garantire l'ordine pubblico.
(5-01212)
Interrogazione a risposta scritta:
CONTENTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nei giorni scorsi due cittadini extracomunitari di fede islamica e residenti in Friuli Venezia Giulia sono stati espulsi dal Paese per presunti legami con il terrorismo internazionale di stampo religioso;
ha destato profondo scalpore e qualche timore la notizia, ampiamente ripresa dalla stampa locale, secondo cui i due avrebbero discusso al telefono del possibile abbattimento della diga di Redona, sita in Comune di Tramonti di Sopra (Pordenone);
a prescindere dalla fondatezza o meno della minaccia nel caso di specie, l'accaduto mette, comunque, in risalto la potenziale vulnerabilità che i manufatti idroelettrici possono lamentare in caso di azioni di questo genere;
le amministrazioni locali del pordenonese hanno sollecitato in tal senso un potenziamento dei presidi alle infrastrutture del territorio, utilizzando all'uopo il personale delle varie forze armate della provincia;
la presenza di militari in prossimità di obiettivi strategici garantirebbe maggiore sicurezza alle popolazioni locali ed eviterebbe di addossare sulle forze dell'ordine questi stessi compiti di pattugliamento, resi difficoltosi dalla morfologia dei luoghi (solitamente si tratta di aree impervie e difficilmente raggiungibili) -:
se il riferimento alla diga di Redona (Pordenone) compiuto dalla stampa locale trovi effettivo riscontro;
se obiettivi come quello di cui trattasi risultino già oggetto di appositi controlli;
se, alla luce di quanto sopra, non intendano rafforzare i presidi agli impianti idroelettrici nazionali i quali, evidentemente, riscuotono il nefasto interesse del terrorismo a causa dell'estrema gravità delle conseguenze che potrebbero derivare da un attacco rivolto a tali infrastrutture;
se l'ipotesi di un impiego dei militari di stanza sul territorio nazionale per il controllo degli impianti idroelettrici venga ritenuto fattibile, atteso che il pattugliamento delle dighe montane si presenta particolarmente difficoltoso.
(4-02647)
ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA
Interrogazioni a risposta scritta:
BORDO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 28 luglio 2008, il Tar Lazio ha emesso la sentenza n. 6421 del 2008 con cui si modifica radicalmente la tabella di valutazione dei titoli ai fini della compilazione delle graduatorie permanenti per l'insegnamento nella scuola pubblica, ripristinando la valutazione del servizio militare di leva e dei servizi sostitutivi assimilati;
a parere dei giudici amministrativi, il servizio militare di leva e i servizi sostitutivi assimilati per legge devono essere valutati come titoli di servizio, prescindendo dal fatto che il servizio stesso sia stato svolto in costanza di nomina;
il Regolamento per il conferimento delle supplenze al personale docente ed educativo emanato dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca precisa che il servizio militare, ed il servizio civile sostitutivo, è valutato solo se espletato in costanza di nomina;
tale determinazione non tiene conto dell'esistenza dell'obbligo di leva fino al 2002, dunque dell'impossibilità, da parte dei cittadini riconosciuti «abili e arruolati», di rinunciare o rinviare l'adempimento, pena l'arresto e la condanna penale per diserzione;
a seguito di numerose controversie giudiziarie, il Parlamento, la Corte di cassazione ed il Consiglio di Stato hanno più volte ed in più occasioni ribadito il principio che lo svolgimento del servizio di leva non può e non deve costituire pregiudizio a fini occupazionali e/o previdenziali ed assicurativi, coerentemente affermando il diritto al mantenimento del posto di lavoro, alla contribuzione figurativa e alla valutazione in sede di concorsi statali e graduatorie di merito per il servizio prestato;
l'articolo 20 della legge n. 958 del 1986 ha introdotto la valutabilità del servizio militare, indipendentemente dalla costanza di rapporto d'impiego (Circolare n. 85749 del 20 febbraio 1992 del Dipartimento della funzione pubblica);
l'articolo 7 della legge 30 dicembre 1991 n. 412, nel fornire l'interpretazione autentica della legge n. 985 del 1986, ha precisato che il servizio valutabile ex articolo 20 della citata legge «è esclusivamente quello in corso alla data di entrata in vigore» della medesima legge, «nonché quello prestato successivamente»;
il comma 7 dell'articolo 485 del decreto legislativo n. 297 del 1994 ha recepito il contenuto della norma di cui all'articolo 84 del decreto del Presidente della Repubblica 31 maggio 1974 n. 417, secondo cui il servizio militare di leva è valutato nella stessa carriera, agli effetti dell'articolo 81 del medesimo decreto del Presidente della Repubblica, come servizio non di ruolo -:
se e come il Governo intenda intervenire per adeguare la tabella di valutazione del Regolamento per il conferimento delle supplenze al personale docente ed educativo alla citata sentenza del Tar Lazio ed alle richiamate disposizioni normative, allo scopo di evitare quella che all'interrogante appare un'arbitraria ed anticostituzionale discriminazione in danno dei cittadini che hanno prestato il servizio militare di leva e i servizi sostitutivi assimilati in data antecedente all'avvio del rapporto d'impiego.
(4-02640)
HOLZMANN. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
non risulta essere pubblicata la graduatoria di ammissione ai contributi per il «Modello cofinanziamento alloggi e residenze studenti universitari bis»;
la graduatoria si riferisce alle domande presentate nel dicembre 2007;
vi sono anche progetti che riguardano la Provincia di Bolzano, in località San Maurizio nel comune di Bolzano, per i quali si desidera sapere se sono stati ammessi alla graduatoria -:
quando verrà pubblicata la graduatoria di ammissione ai contributi per il «Modello cofinanziamento alloggi e residenze studenti universitari bis».
(4-02645)
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LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI
Interrogazioni a risposta scritta:
HOLZMANN. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in alcune scuole della provincia di Bolzano, ma è ipotizzabile che analoghi casi siano avvenuti anche nelle altre regioni italiane, alcuni bambini extracomunitari sono risultati portatori di patologie rare, perlomeno in Italia;
tali bambini, affetti ad esempio da TBC, sono stati inseriti nelle scuole senza alcun accertamento diagnostico preventivo -:
se non si ritenga opportuno predisporre degli screening sulla popolazione scolastica extracomunitaria, perlomeno nei riguardi dei bambini provenienti da aree dove determinate malattie contagiose sono ancora presenti.
(4-02632)
SBROLLINI e CALEARO CIMAN. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
La Smit è una ditta situata a Schio (Vicenza) in cui si produce un prodotto di nicchia, ovvero un modello di telaio specializzato per la lavorazione di articoli tecnici: tessuti fibra vetro e tessuti in carbonio;
la Smit, nata proprio con questo nome negli anni '30 quale costola della Lanerossi ma poi conosciuta, negli anni '80 e '90, come Nuovo Pignone, rappresenta uno dei gioielli industriali del territorio oltre ad essere ancor oggi, seppur in un panorama assai frammentato rispetto al passato, una delle fabbriche più grosse e importanti della città;
l'azienda scledense, punta di diamante nel settore meccano-tessile, sta vivendo un periodo travagliato;
il 2008 è stato contrassegnato da un netto calo di produzione e dal ricorso sistematico alla cassa integrazione ordinaria per una media di una sessantina di dipendenti, lasciati a casa a rotazione;
una situazione critica di mercato, peraltro diffusa a livello europeo nel settore, che ha comportato sino ad oggi difficoltà anche di carattere economico può aggravare l'attuale situazione;
la Smit attualmente vede impiegati 185 lavoratori con una età media compresa tra i 40 e i 50 anni;
sembra sempre più concreta la vendita dell'azienda ad investitori cinesi, che delocalizzerebbero la produzione con la conseguente perdita dell'occupazione per gli attuali lavoratori -:
quali iniziative possa mettere in atto per «tamponare» l'attuale stato di crisi dell'azienda;
quali iniziative l'esecutivo possa intraprendere per evitare che il tessuto socio economico scledense perda una presenza ormai storica e radicata;
se intenda aprire un tavolo, tra gli attori coinvolti, con l'obiettivo di garantire una quota importante d'occupazione e di produzione nel territorio di Schio anche a termine dell'ipotetica vendita della società.
(4-02635)
TOMMASO FOTI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
entro quando il Governo intenda emanare, previo esame da parte del Consiglio di Stato, il regolamento di esecuzione dell'articolo 33, comma 2, del decreto-legge 1o ottobre 2007, n. 159, convertito - con modificazioni - dalla legge 28 novembre 2007, n. 227 e dell'articolo 2, comma 362, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, per la fissazione dei criteri in base ai quali definire le transazioni da stipulare con soggetti talassemici, affetti da altre emoglobinopatie o affetti da anemie ereditarie, emofiliaci ed emotrasfusi occasionali danneggiati da trasfusione con sangue infetto o da somministrazione di emoderivati infetti e con soggetti danneggiati da vaccinazioni obbligatorie che abbiano instaurato azioni di risarcimento danni tuttora pendenti -:
quando realisticamente si ritenga che le transazioni di cui sopra possano avere luogo e, conseguentemente, quando possa essere attribuito il risarcimento dei danni patiti.
(4-02639)
COTA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
talune interpretazioni restrittive da parte degli organi preposti alla vigilanza in materia di lavoro in ordine alla legittimità dell'utilizzo di rapporti di co.co.co.-co.co.pro stiano privando, di fatto, il settore dell'assistenza alla persona e dell'home care della possibilità di dare la giusta forma ed il corretto inquadramento giuridico ai rapporti di lavoro instaurati con talune tipologie di collaboratori ed operatori;
nel predetto settore dell'assistenza domiciliare operano difatti agenzie - per lo più costituite in forma di cooperative sociali - che selezionano e formano operatori qualificati al fine di fornire assistenza domiciliare ed ospedaliera a soggetti in stato di bisogno (trattasi di anziani totalmente o parzialmente non autosufficienti, ospedalizzati a causa di interventi, lungodegenti, eccetera);
la valenza sociale che le agenzie in questione rivestono è indiscutibile e la tipicità di servizio che le medesime garantiscono - continuità dell'assistenza e professionalità dell'operatore - è circostanza che le contraddistingue dalle agenzie di somministrazione di manodopera nonché dalle comunemente dette «badanti»;
la natura stessa dell'attività svolta, per tipologie e durata, e le caratteristiche dei fruitori del servizio - vale a dire cittadini con urgenti, occasionali e temporanee necessità di ricevere assistenza qualificata - impongono a chi questi servizi li offre inevitabilmente il ricorso a forme contrattuali flessibili ed autonome;
il ricorso a dette fattispecie di lavoro nel settore in oggetto è stato peraltro riconosciuto pienamente legittimo da alcune pronunzie giurisprudenziali;
persino la recente Direttiva 18 settembre 2008 del Ministero del lavoro, che ha fissato le linee guida cui i soggetti preposti alla vigilanza in materia di lavoro devono attenersi, ha rivisto con occhio critico i precedenti orientamenti di cui alla propria circolare n. 4 del 2008, ritenendoli «(...) non coerenti con l'impianto e le finalità della legge Biagi (...)»;
ciononostante il personale di vigilanza dell'Inps persiste nell'intraprendere iniziative ispettive nei confronti delle Agenzie e proprio la richiamata Circolare n. 4 del 2008 è spesso invocata dagli ispettori a fondamento della riqualificazione dei rapporti di collaborazione di cui in oggetto in prestazioni di lavoro a carattere subordinato;
inoltre, nelle more dell'esito dei giudizi e dei ricorsi proposti dalle Agenzie, l'Inps provvede inopinatamente alla cartolarizzazione del credito -:
quale sia l'orientamento del Ministro in indirizzo in merito alla eventualità di ampliare l'istituto delle prestazioni di lavoro
accessorio, di cui agli articolo 70-74 del decreto legislativo n. 276 del 2003, estendendo la possibilità di usufruirne anche alle cooperative sociali che erogano servizi di assistenza domiciliare e, comunque, se non convenga sull'opportunità di emanare celermente provvedimenti di propria competenza atti a chiarire il quadro normativo in materia di utilizzo di rapporti di collaborazione coordinata e continuativa nelle modalità a progetto o programma nel settore dell'assistenza domiciliare ed ospedaliera, al fine di uniformare il comportamento degli organi addetti alla vigilanza in materia di lavoro.
(4-02642)
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SVILUPPO ECONOMICO
Interrogazioni a risposta in Commissione:
GIORGIO MERLO, FIORIO, LOVELLI e ROSSOMANDO. - Al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
il Governo, con decreto firmato dal Ministro dello sviluppo economico, Claudio Scajola, il 10 settembre scorso ha presentato il calendario per il passaggio definitivo dell'Italia alla televisione digitale terrestre;
il decreto prevede una progressiva transizione al digitale delle varie regioni italiane, divise in 16 aree, a partire dal secondo semestre del 2009 fino al secondo semestre del 2012;
il programma, già nei prossimi due anni, intende coinvolgere oltre il 70 per cento della popolazione italiana (saranno circa 14 i milioni di cittadini interessati nel 2009 e 23 nel 2010, per un totale di circa 37 milioni) portando l'Italia tra i Paesi più avanzati verso il traguardo europeo del 2012;
il protocollo d'intesa stipulato il 1o dicembre 2007 da Regione, Ministero delle comunicazioni e Associazione DGTVi prevede, in Piemonte, il passaggio anticipato al digitale terrestre per le province di Torino e Cuneo, per le quali il 20 maggio 2009 è prevista la transizione al DTT di Rai Due e Rete 4, mentre per tutte le altre reti ciò avverrà tra settembre e ottobre 2009;
inizialmente il passaggio al digitale terrestre per le province di Torino e Cuneo era previsto per il 21 aprile 2009;
ora, la copertura del segnale risulta essere discreta in Torino città, mentre la stessa situazione non si verifica per la provincia di Torino e, in maniera ancor più significativa, per quella di Cuneo;
l'assenza di copertura colpisce soprattutto le piccole realtà locali, che risultano essere ancora una volta penalizzate rispetto al resto del territorio con enormi ricadute negative per ampi settori delle popolazioni interessate;
alla luce di queste considerazioni, diventa urgente conoscere le reali intenzioni del Ministero per valutare l'esatta situazione della copertura nelle province di Torino e Cuneo in vista del passaggio al digitale terrestre di Rai Due e Rete 4 anticipato al 20 maggio 2009 -:
quali interventi siano previsti per quelle aree che risultino non coperte dal servizio, in considerazione del ruolo di utenti svolto dai cittadini che, a fronte di un canone regolarmente versato alla Rai, pretendono di poter usufruire di una prestazione adeguata, specie quando questa viene tecnologicamente imposta.
(5-01203)
MONTAGNOLI e REGUZZONI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
numerose aziende hanno ricevuto richieste di pagamento da parte della società Pagine.it per servizi annuali di pubblicità on line mai richiesta;
nel corso della trasmissione Le Iene di domenica 15 marzo 2009 è stata mandata
in onda una delle tante telefonate effettuate dagli operatori della società Pagine.it che, secondo tale società, hanno valore di contratto;
nella fattispecie, un operatore della società in questione, presentandosi come «Pagine.it, elenco telefonico» rivolge telefonicamente una serie di domande al titolare dell'azienda o comunque alla persona che risponde al telefono, col fine di verificare i dati dell'azienda stessa per la pubblicazione, senza mai far riferimento ad alcun tipo di pubblicità on line;
l'operatore telefonico informa il cliente che la telefonata verrà registrata, spiegando che la registrazione è necessaria ai sensi della legge sulla privacy, ma non fa menzione della validità della telefonata come stipula di contratto;
dopo aver verificato i dati relativi alla sede dell'azienda, l'operatore richiede il numero di codice fiscale e di partita iva e infine si congeda dicendo che alla telefonata seguirà l'invio della fattura di 291,00 euro;
quasi un milione di aziende ha ricevuto una fattura con questo importo da parte della società Pagine.it per un totale di 291 milioni di euro, per un servizio che non è mai stato richiesto e per una pubblicità che è stata inconsapevolmente accettata;
la società Pagine.it, seppur di recente costituzione, sembra essere riconducibile ai responsabili di un'altra società, «Pagine Italiane», che ha dichiarato fallimento in seguito all'indagine avviata dalla Polizia postale nel 2005 che ha portato alla denuncia di sei persone;
secondo gli investigatori, i soci di «Pagine italiane» prendevano su internet pacchetti di clienti di altre aziende di pubblicità on-line e inviavano a questi clienti lettere con fatture per il pagamento di servizi di pubblicità su internet mai effettivamente richiesti;
il decreto legislativo 6 settembre 2005, n. 206, «codice del consumo», nella sezione relativa ai contratti a distanza, all'articolo 52, comma 2, specifica che tutte «le informazioni devono essere fornite in modo chiaro e comprensibile... osservando in particolare i principi di buona fede e di lealtà in materia di transazioni commerciali, valutati alla stregua delle esigenze di protezione delle categorie di consumatori particolarmente vulnerabili»;
lo stesso articolo, al comma 3, prevede che «in caso di comunicazioni telefoniche, l'identità del professionista e lo scopo commerciale della telefonata devono essere dichiarati in modo inequivocabile all'inizio della conversazione con il consumatore, a pena di nullità del contratto»;
all'articolo 53 del medesimo codice si legge che «il consumatore deve poter disporre dell'indirizzo geografico della sede del professionista cui poter presentare reclami»;
l'articolo 57 dispone che «il consumatore non è tenuto ad alcuna prestazione corrispettiva in caso di fornitura non richiesta. In ogni caso, l'assenza di risposta non implica consenso del consumatore»;
la società Pagine.it sembra non aver rispettato alcuna delle disposizioni contenute nel codice del consumo sopra riportate;
le sanzioni amministrative previste per questo genere di contravvenzioni, sono fissate in una cifra tra i tremila e i diciottomila euro, raddoppiata in caso di particolare gravità o di rediciva;
se, in seguito agli opportuni controlli, la società Pagine.it fosse obbligata a pagare la sanzione pecuniaria, si verificherebbe una situazione in cui, a fronte di 291 milioni di euro incassati, ne dovrebbe sborsare una cifra compresa fra i 3 mila e i 36 mila euro -:
se il Ministro sia a conoscenza di accertamenti da parte della Polizia postale sulla società Pagine.it volti ad accertare il rispetto del decreto legislativo 6 settembre
2005, n. 206, codice del consumo, da parte della società stessa nella stipula dei contratti a distanza;
se il Ministro non ritenga di dover intervenire con iniziative normative volte a modificare l'entità delle sanzioni amministrative pecuniarie previste attualmente dall'articolo 62 del codice del consumo.
(5-01214)
Interrogazioni a risposta scritta:
CIMADORO e PIFFARI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
da poco più di tre anni, presso piccoli centri sparsi a macchia di leopardo sull'intero territorio nazionale, nuclei di polizia tributaria, per lo più di propria iniziativa e nell'intento di contrastare il gioco illegale, sequestrano prodotti editoriali (cartoline, stampe e figurine da collezione), la cui vendita è incentivata con la promessa di premi di modico valore (massimo 5/10.000 euro) e consistenti solo in oggetti che lo stesso rivenditore smercia abitualmente nel suo esercizio;
la promessa dei premi è perseguita mediante un tagliando gratuito annesso al prodotto promozionato - quindi non esitabile separatamente - che, attraverso l'abrasione della patina, che riveste le caselle grafiche che celano le combinazioni vincenti (il cosiddetto «gratta e vinci»), consente di verificare immediatamente se si è vinto oppure no;
si tratta, quindi, di iniziative promozionali liberamente svolte dagli operatori economici del settore commerciale, quali i rivenditori di bevande, alimenti, carburanti, macchine utensili, motrici e quant'altro, qualora la produzione ritenga di incrementarne la vendita;
la legge n. 449 del 1997 (articolo 19 comma 4) ed il suo regolamento di applicazione, emanato con il decreto del Presidente della Repubblica n. 430 del 2001 (entrato in vigore il 12 aprile dell'anno successivo), hanno sottratto tali iniziative alla preventiva autorizzazione del ministero dell'economia e delle finanze, che, oltre a costringere i commercianti ad una laboriosa istruttoria, ne limitava il campo di applicazione, escludendo annualmente determinati prodotti;
grazie alla succitata legge oggi è, quindi, tutto liberalizzato. È sufficiente comunicare tempestivamente al ministero dello sviluppo economico e attività produttive: l'inizio della promozione (la cui durata deve essere limitata nel tempo, fino un massimo di un anno), il valore commerciale del prodotto (il prezzo di mercato), la quantità che si intende commercializzare, l'ammontare, il valore e la consistenza dei premi, le modalità della loro attribuzione, le garanzie offerte e depositate presso il ministero di vigilanza (in questo caso dello Sviluppo Economico), gli adempimenti che caratterizzeranno la sua conclusione (pagamento dei tributi pari al 45 per cento dei valore dei premi, la consegna di quest'ultimi ai vincitori o ai beneficiari alternativi);
questa disciplina, di facile e semplice comprensione a quanto consta agli interroganti, viene totalmente ignorata dagli inquirenti, che motivano la loro azione cautelare come basata sulla sussistenza delle più disparate ipotesi di reato, quali lo svolgimento di lotterie non autorizzate (articolo 4 della legge 401/1989), il falso (articolo 457 c.p.) per averle stampate su carta comune e non su carta valori del poligrafico dello stato (decreto Ministeriale 1991 abrogato da una legge successiva del 2000), la truffa (articolo 489 c.p.) ravvisabile nella promessa di premi che non si sa se sarà mantenuta, il gioco d'azzardo (articolo 721 c.p.,), il concorso di più persone (articolo 110 c.p.), la continuazione (articolo 81 c.p.), che in realtà risultano insussistenti;
a sostegno della rilevanza del loro operato, gli inquirenti lo hanno illustrato in conferenze stampa riecheggiate dai «media» locali e nazionali, con la conseguente
qualificazione di illiceità delle vendite e l'ostracismo indotto per i relativi prodotti;
inoltre ne è stata data comunicazione all'amministrazione dei monopoli, ingenerando il timore che i reati fossero stati effettivamente commessi ed inducendo così l'amministrazione stessa, con tale esclusiva motivazione, a sospendere il concorso in atto senza averne alcun potere e competenza;
questo provvedimento abnorme radicalmente nullo è stato inizialmente sospeso dal Tar e dal Consiglio di Stato, dove ora pende il vaglio della pretesa di risarcimento del danno subito dal destinatario di tale atto;
si aggiunge, infine, l'azione svolta nei confronti degli esercenti tesa, proprio con tale qualificazione illecita, a non farli approvvigionare di tali prodotti;
l'Amministrazione dei monopoli nell'intento di sostenere incondizionamente il suo concessionario, è ricorsa ad espedienti amministrativi per conseguire comunque il sequestro della merce in base alla legge del 1981 (invocabile però solo nell'ipotesi di successiva confisca), ed ottenere la definitiva esclusione dal mercato di prodotti di cui non può dimostrare l'assenza di scopi promozionali e quindi l'elusione del monopolio delle lotterie istantanee (articolo 8b del decreto del Presidente della Repubblica n. 430 del 2001). Non potendo, poi, dimostrare nei 30 giorni che la legge le assegna per la verifica di questa sola ipotesi di elusione, ossia la maggiorazione del prezzo promozionato (articolo 39, commi 13 ter, quater e quinques della legge 326/2003), fa censurare la similitudine del gratta e vinci utilizzato nei concorsi a premi dei prodotti editoriali venduti nei bar e tabaccherie, ricorrendo ad ipotizzare un'esclusiva del «Gratta e vinci» che non esiste e, ad abundantiam, la similitudine della grafica e dei colori, che vengono invece mutuati dal mercato mondiale cui attinge il concessionario stesso;
d'altro canto la magistratura, prontamente adita dagli operatori prevenuti, ha annullato finora tutti i provvedimento di sequestro, disconoscendo il fumus commissi delicti ed in molti casi archiviando la denuncia per insussistenza di tutti i reati ipotizzati;
il consolidamento di tale chiaro indirizzo giurisprudenziale è pervenuto anche dalla Suprema Corte di Cassazione, con sentenza dei 7 luglio 2006 e del 21 novembre 2006, ha confermato l'operato dei giudici di merito aditi in sede di esame a seguito di convalide troppo sommarie;
il danno di economia di settore è enorme, poiché le iniziative commerciali legittime, ingiustamente tacciate di così gravi illiceità, sono state assurdamente compresse, in nome della tutela di un prodotto totalmente diverso, gestito in regime di esclusiva da un consorzio privato delegato dallo Stato a svolgere un'attività ludica che, dalle comunicazioni di stampa, risulta fiorente e suscettibile di lusinghieri progressi, specie dopo la partecipazione acquisita di multinazionali USA;
è indubbio che chi è stato danneggiato non si asterrà dal promuovere adeguate azioni risarcitorie, che esporranno lo Stato alla pretesa di un ristoro non indifferente -:
come il ministero intenda garantire una migliore ed aggiornata conoscenza delle leggi vigenti in materia, conditio sine qua non per un più incisivo contrasto all'illegalità laddove, però, questa sia inequivocabilmente accertabile e perseguibile;
cosa intenda fare il ministero, cui è affidato ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica n. 430 del 2001 il compito esclusivo, preponderante anche in campo sanzionatorio, di vigilare sulla corretta applicazione delle leggi sui concorsi a premio, per frenare ed escludere iniziative non proporzionate rispetto ai fini, che poggiano, a quanto sembra agli interroganti, sulla scarsa conoscenza delle leggi in questione.
(4-02646)
MISIANI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 5 febbraio 2009 Telecom Italia ha presentato alle organizzazioni sindacali il piano di riorganizzazione aziendale, che prevede:
riduzione degli investimenti del 20 per cento;
vendita di asset esteri;
tagli di costi;
mobilità professionale;
ridimensionamento del servizio «1254»;
tagli occupazionali di 9.000 lavoratori entro il 2010;
a questi interventi si aggiunge anche il taglio di 700 lavoratori di 22 sedi del servizio «187» (sulle 96 attualmente esistenti) che l'azienda ha deciso di chiudere e trasferire in altre province, contravvenendo agli accordi presi presso il Ministero del lavoro in data 19 settembre 2008, in cui l'azienda si impegnava - a fronte della messa in mobilità di 5.000 lavoratori - «a non dare luogo a mobilità territoriali a carattere collettivo e non volontario» e affermava che «si terrà conto per le eventuali mobilità professionali degli skill posseduti dai lavoratori»;
tra le sedi del servizio «187» da chiudere figura anche quella di Bergamo, che nelle intenzioni dell'azienda dovrebbe essere trasferita a Brescia;
negli uffici di Bergamo lavorano 64 persone, di cui 50 donne, e sono presenti 40 figure part-time. La turnazione oraria è giornaliera e va dalle 6.50 alle 21.00, per 365 giorni all'anno festività comprese;
il trasferimento a Brescia comporterebbe per i 64 dipendenti della sede bergamasca condizioni di disagio personale, familiare e logistico e, vista la rilevanza della componente femminile, tale operazione risulterebbe in contrasto con la conciliazione lavoro-famiglia promossa dalle politiche del lavoro locali, nazionali ed europee -:
quali iniziative intendano assumere affinché si creino le condizioni per la revisione del piano industriale Telecom consentendo a salvaguardia dei livelli occupazionali la permanenza del servizio «187» laddove se ne prospetta la chiusura, con particolare riferimento alla sede di Bergamo.
(4-02648)
...
Apposizione di una firma ad una interrogazione
L'interrogazione a risposta in Commissione Bocci n. 5-00975 pubblicata nell'Allegato B ai resoconti della seduta del 10 febbraio 2009, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Braga.
Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.
Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interrogazione a risposta orale Tassone n. 3-00381 del 12 febbraio 2009.