Camera dei deputati

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Resoconto dell'Assemblea

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XVIII LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di Mercoledì 17 ottobre 2018

ATTI DI INDIRIZZO

Mozione:


   La Camera,

   premesso che:

    lo Stato negli ultimi 25 anni si è progressivamente ritratto nei confronti del lavoro e del Mezzogiorno e ha determinato, subendo la logica del mercato e del liberismo imposta dai grandi poteri, una diffusione delle disuguaglianze ai più alti livelli d'Europa: non è un caso che il coefficiente di Gini, utilizzato per misurare la diseguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza collochi l'Italia al penultimo posto in Europa, proprio a causa dei dati del Sud, che a sua volta è ultimo;

    la contrazione del ruolo dello Stato verso il Mezzogiorno si è verificata ancor di più in coincidenza con l'avvento della globalizzazione, con il trionfo del mercato e con il decollo dell'Unione europea: tre elementi che vanno perciò monitorati e diversamente coniugati sia nell'interesse generale che in particolare del Mezzogiorno;

    la mancanza di una politica attiva ha determinato nel Sud:

     a) il blocco del reddito pro capite a circa il 56-57 per cento di quello del Nord;

     b) la perdita di 310 mila posti di lavoro rispetto al 2008, a danno prevalentemente dei giovani, nel mentre, rispetto allo stesso anno, gli occupati delle regioni del Centro-nord sono aumentati di 242 mila unità;

     c) l'aumento del numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione a 600 mila (nel Centro-nord sono 470 mila);

     d) l'aumento del numero delle famiglie in povertà assoluta a 845 mila (145 mila in più del 2016), gran parte delle quali con un capo famiglia under 35 anni;

     e) una rivoluzione demografica che, entro il 2070, determinerà la perdita di 5 milioni di abitanti, con un ridimensionamento del numero e di ruolo delle giovani generazioni e uno spopolamento incontenibile nelle zone interne che farà del Sud la zona più vecchia d'Italia e tra le più anziane d'Europa, con un'età media di 51,6 anni rispetto agli attuali 42;

    rispetto al fenomeno dell'immigrazione, il Sud è segnato da migrazioni verso il Centro-nord e verso l'estero di tipo biblico, con una perdita di capitale umano e sociale senza precedenti: negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti, la metà aveva un'età tra i 15 e i 34 anni e un quinto di essi era laureato; ben 800 mila non sono più tornati, neppure quando, nel 2016, si sono registrati segni di una piccola ripresa economica; anzi, in piena ripresa, ne sono andati altri 131 mila residenti, un quarto dei quali versatesi stranieri

    la responsabilità principale, nonostante la resilienza della piccola e media impresa meridionale, è dell'apparato pubblico incapace di erogare servizi di scopo alle imprese e ai cittadini;

    la quota di risorse ordinarie della pubblica amministrazione centrale destinate al Mezzogiorno è, allo stato, di poco superiore al 28 per cento a fronte del 34,4 per cento di popolazione. Al centro-nord è del 71,6 per cento contro il 65,6 per cento di popolazione;

    nel 2016, la pubblica amministrazione ha investito 35,2 miliardi di euro (il 2,2 per cento del Prodotto interno lordo nazionale), tre miliardi in meno rispetto al 2015, taglio che ha riguardato essenzialmente le regioni meridionali; a questo si aggiunge il programma di investimento delle principali aziende pubbliche del Paese, tra le quali Ferrovie dello Stato italiane, che hanno localizzato a Sud solo il 19 per cento dei suoi investimenti;

    la legge che nel febbraio 2017 ha convertito il decreto-legge del 29 dicembre del 2016, n. 243, contenente interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno, ha sancito l'obbligo per le amministrazioni centrali di riservare al Sud un volume complessivo di stanziamenti ordinari in conto capitale del 34 per cento pari alla percentuale della popolazione residente. Ma, ad oggi, non è stata ancora emanata la direttiva di attuazione del presidente del Consiglio;

    se tra il 2009 e il 2015 fosse stata attivata, per le risorse da destinare al Sud, la clausola del 34 per cento, il Prodotto interno lordo del Mezzogiorno avrebbe praticamente dimezzato la perdita accusata, che sarebbe stata pari al -5,4 per cento mentre il calo effettivo è stato del -10,7 per cento; quanto all'occupazione, la diminuzione sarebbe stata pari a -2,8 per cento invece del -6,8 per cento; vale a dire che si sarebbero persi circa 200 mila posti di lavoro e non mezzo milione, e dunque, di fatto, ne sarebbero stati salvati 300 mila;

    questo avrebbe comportato anche maggiori entrate per lo Stato, generando un circolo virtuoso: invece, la spesa per investimenti è calata per il Sud dai 22 miliardi di euro del 2009 ai 13 miliardi di euro del 2016 e ha determinato a cascata anche minori investimenti dall'estero: tra il 2009 e il 2017 sono stati pari a 25,3 miliardi di euro di cui solo 4,7 miliardi al Sud;

    le risorse europee, come già era avvenuto per l'intervento straordinario, sono diventate sostitutive di quelle ordinarie, e non sono finalizzate a una politica di riequilibrio sociale e d'integrazione territoriale ma, come emerge dalle ultime manovre finanziarie, ad altre finalità;

    dai conti pubblici territoriali 2017 redatti dall'Agenzia per la coesione emerge che nel triennio 2013-2015, su 691 euro di spesa in conto capitale che la pubblica amministrazione ha effettuato per un singolo cittadino meridionale solo 239 euro sono arrivati dai fondi ordinari, cioè quelli esclusivamente statali, mentre il resto è arrivato dai fondi europei; queste proporzioni risultano ribaltate per il Centro-nord: qui 508 euro sono stai prelevati dai fondi statali e solo 87 euro da fondi straordinari;

    secondo i dati dell'osservatorio sui conti pubblici se il reddito pro capite del Sud fosse pari a quello del resto del Paese, sarebbe di 32.500 euro contro i 27.500 attuali (2016), quindi del 18 per cento più alto, quasi pari a quello della Francia, con un miglioramento del saldo tra entrate e uscite di 6-7 punti percentuali del Prodotto interno lordo;

    il Mezzogiorno, se sostenuto, poteva essere la dinamo del proprio autosviluppo e di quello nazionale; invece, come segnala la Svimez con le anticipazioni del suo rapporto 2018, l'economia meridionale, malgrado un triennio di crescita consolidata pari se non superiore alla media nazionale, sconta, per la mancanza di investimenti produttivi, di nuovo un forte ritardo dal resto dell'Europa e dal resto del Paese: nel 2019 subirà un ulteriore rallentamento, con una crescita prevista dello +0,7 per cento rispetto al + 1,2 per cento nel Centro-nord;

    sul versante della formazione il sistema scolastico e universitario del Meridione esprime professionalità che il tessuto produttivo locale, anche perché scollegato dall'alta formazione e dalla ricerca universitaria, non riesce ad assorbire e valorizzare, relegando molti giovani nella condizione di dover scegliere fra l'emigrazione, l'arrangiarsi e l'inattività;

    sul fronte dei servizi, tutti gli indicatori di qualità segnalano un divario crescente, con un riferimento marcato al socio-sanitario, alla cura, alla vivibilità, alla sicurezza e all'istruzione primaria che interessa i grandi e i piccoli centri;

    Svimez, Banca d'Italia, Istat e Unioncamere concordano nell'analisi di una realtà meridionale in profonda regressione dal punto di vista sociale, economico, culturale e civile, aggravata dalla situazione relativa a procedure fallimentari, liquidazione e scioglimenti di società di persone e di capitale;

    nonostante ciò l'apparato produttivo rimasto al Sud sembra essere in condizioni di ricollegarsi alla ripresa nazionale e internazionale, come dimostra anche l'andamento delle esportazioni. Tuttavia, permane il rischio che in carenza di adeguate politiche di sostengano non riesca a mantenere neppure gli standard attuali;

    la questione meridionale è stata considerata da alcuni come la legittima aspirazione del Sud a farsi Stato, da altri come un problema tecnico amministrativo da risolvere con rimedi della stessa natura; la diversità di impostazione ha segnato e tuttora segna un diverso modo di concepire lo Stato: una sola cosa con la società e il territorio di cui si compone o come un'entità sovrastante, rispetto alla quale c'è chi ne fa parte a pieno titolo e chi no, come il Mezzogiorno;

    le cause della questione meridionale non sono riconducibili a un destino cinico, né tantomeno ai meridionali in quanto popolo subordinato per indole e appartenenza territoriale o per una storica inferiorità civile, ma allo Stato che, come imprenditore, ha oscillato tra la massimizzazione del profitto e il monopolio pubblico, come responsabile dell'amministrazione pubblica ha perpetuato le inefficienze del passato, e come programmatore, non è riuscito a dare continuità ed efficienza agli interventi più tipici per lo sviluppo: Mezzogiorno, infrastrutture, politica industriale, politica energetica e ambientale;

    lo Stato si è disposto positivamente, almeno in parte, verso il Mezzogiorno, come imprenditore e programmatore, solo in due periodi: nel dopo guerra con la Cassa per il Mezzogiorno, e tra gli anni ’80 e ‘90 fino al Governo Ciampi, con il nuovo meridionalismo; a queste politiche si deve molto, pur con tutte le riserve e la diversità di giudizio sulla loro gestione e sul fatto che abbiano oscillato tra due paradigmi, quello assistenziale e quello compensativo, in funzione della diminuzione più o meno graduale del gap con il Centro-nord (si è rivelato fallimentare quello assistenziale e non premiante quello imitativo);

    ora, i punti di riferimento per lo sviluppo e i modelli economici sono diventati la modernità, la globalizzazione e l'Europa, che vanno condivisi, a condizione che si coniughino questi nuovi riferimenti dal punto di vista del Sud, nel contesto di cui è stato ed è espressione;

    la politica dell'austerità, che è uno dei pilastri della strategia economica europea, è negativa per l'Italia, e in particolare per il Mezzogiorno, perché valuta tutti gli investimenti, i cattivi come i buoni, improduttivi, se vanno oltre i parametri stabiliti; in tal modo non contiene la congiuntura economica, ma la peggiora: con la crisi del 2007, la produzione industriale è calata del 25 per cento per mancanza d'investimenti;

    dopo la crisi del 2008, l'Unione europea per contenere lo spread, che esprime il disvalore tra i diversi titoli di stato dei Paesi che hanno aderito all'euro rispetto ai bond tedeschi, ha varato quattro manovre di finanziamento con conseguenze inique e inaccettabili. E l'Italia ha visto passare la sua posizione da un saldo positivo di 54,8 miliardi di euro, del 2009 a un saldo negativo di 411,6 miliardi di euro ad aprile 2017, mentre, nello stesso periodo, il saldo positivo della Germania è passata da 115,3 miliardi di euro a 843,4 miliardi di euro;

    il consolidamento finanziario e la riduzione del debito pubblico, i due pilastri su cui si regge la politica economica dell'Unione europea, impedisce lo sviluppo e le politiche redistributive e avvalora la tesi che, di fatto, «l'Europa è già a due velocità» con l'Italia in seconda fila e il Mezzogiorno che segue in terza fila. E hanno, sia l'Italia sia il Mezzogiorno, scarse possibilità di scalare in avanti per ragioni strutturali;

    il modello economico sul quale si regge l'Europa è quello tedesco: si basa sulla stabilità dei prezzi e il rigore dei conti pubblici, una visione diversa da quella delineata nella Costituzione basata sull'equilibrio tra democrazia, economia e lavoro, che si ispira alla politica keynesiana e individua negli investimenti infrastrutturali lo strumento per contrastare la recessione e la disoccupazione; inoltre consiglia di provvedervi, in mancanza di risorse sufficienti con la politica del deficit spending: indebitarsi per investire in sviluppo e ricostruire, così, le condizioni per un incremento del reddito nazionale e dell'occupazione;

    in Italia è prevalsa, lo dimostrano anche il programma e i primi atti di questo Governo, la filosofia del modello europeo, secondo il quale la produttività va sostenuta comprimendo il costo del lavoro, favorendo con le riforme le grandi imprese e riducendo il debito pubblico; una politica che, attuata senza tenere conto della realtà e senza misure compensative, ha avuto un impatto devastante sul Mezzogiorno;

    il Prodotto interno lordo pro capite del sud è il 55,6 per cento di quello del Centro-nord, la percentuale delle persone a rischio di povertà è al 33,8 per cento rispetto al 13,8 del Centro-nord, quella giovanile è oltre il doppio;

    dal 2001 al 2016 l'aspettativa di vita al Sud, che attiene al tenore sociale nel suo complesso, è passata da +1 anno a -4 anni rispetto alla media nazionale;

    il nodo è il livello di indebitamento che l'Unione europea ha fissato medio tempore per i Paesi membri al 60 per cento dei rispettivi Prodotti interni lordi. Sicché, l'Italia che ha superato quel limite di molto (133,1 per cento), è chiamata a ridurlo destinandogli tutti gli avanzi annuali del proprio bilancio;

    è un problema che non si risolve con l'uscita dall'euro: sarebbe come scegliere di andare in serie B e competere con i Paesi in via di sviluppo e non con quelli più progrediti, coltivando l'illusione di tornare in alto con la lira e la svalutazione competitiva;

    la mappa della crisi italiana - circostanza da non sottovalutare – è quasi completamente sovrapponibile, socialmente e territorialmente, alle zone in cui maggiore è stata la diffusione elettorale del populismo: il Mezzogiorno e le periferie urbane, ovvero le aree di maggiore sofferenza del Paese;

    i partiti euroscettici premiati dal Sud, in ragione della rappresentanza acquisita, non dovrebbero limitarsi alla protesta qualunquista, magari per ottenere qualche linea di flessibilità in più, che come è stato verificato nel recente passato non avrebbe effetti decisivi, ma proporre in maniera credibile e responsabile una riforma dell'architettura istituzionale dell'Unione, che è essenziale ad ogni cambiamento, almeno quanto il capitale umano e le conoscenze, mettendo in conto sia la necessità di tempi lunghi per il raggiungimento di tali obiettivi sia l'esigenza di un coinvolgimento della Germania, condizionando e non contraddicendo il suo ruolo, come spesso viene fatto solo a parole, per orientarlo verso una prospettiva di riforma delle istituzioni europee, accompagnata da un programma a medio termine di nuovi investimenti in cui sia centrale il Mezzogiorno;

    la nuova questione meridionale sta nell'apertura delle nuove frontiere mediterranee, e il suo destino è strettamente connesso a questo processo, che va indirizzato con il potenziamento di un asse di sviluppo verso i Paesi del Sud: un progetto strategico che ne rimodelli l'assetto e la struttura produttiva e connetta nelle forme possibili tutti i Paesi del bacino Mediterraneo che, per storia, cultura, e interessi economici, può rendere europee anche le regioni africane confinanti, dando, così, una risposta alta e risolutiva anche al problema delle migrazioni;

    Mediterraneo significa logistica, grandi infrastrutture e scambi commerciali, da animare e servire differenziando la rotta che per circumnavigare l'Europa passa da Rotterdam e Amburgo con l'inclusione di Gioia Tauro, e della nostra rete portuale, nel suo percorso;

    un progetto che unisca, attraverso il Mediterraneo, il Mezzogiorno d'Italia, l'immenso continente africano e lo spazio europeo appare necessario; se non si collegano questi due mondi, il destino dell'Italia meridionale è rimanere uno dei «mezzogiorni dell'Europa» e quello dell'Europa di essere irreversibilmente sbilanciata verso i Paesi dell'Est che, alla lunga, la renderebbe marginale rispetto al mondo esterno, Asia e Africa comprese;

    l'area del Mediterraneo non è fuori dalla logica della globalizzazione, nel suo ambito, si sono articolate e convivono tre aree omogenee: il Mediterraneo comunitario, con Spagna, Francia, Grecia e Italia; il Mediterraneo arabo, con Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Libano, Siria; il Mediterraneo orientale, cui possono ascriversi Malta, i Balcani con le loro articolazioni, fino alla Turchia, Cipro e Israele. Rappresentano un mondo, attraversato da dinamiche sociali ed economiche, demografiche e culturali caratterizzate da grandi diversità; tuttavia, i livelli di interdipendenza fisica, funzionale, economica e di scambi sono largamente prevalenti e cospirano per l'integrazione;

    la politica estera dell'Italia è essenziale per i commerci e l'economia ma non può prescindere dall'Europa, e dall'esigenza che essa si espanda verso l'asse meridionale e non ceda alle interferenze della Russia e degli Usa, le due principali potenze che a parere dei firmatari del presente atto ne insidiano l'unità e lo sviluppo;

    il Governo in carica, pur avendo un Ministro senza portafoglio per il Sud, manca di una proposta organica; nel contratto di governo al Sud sono state destinate poche righe, a giudizio dei firmatari del presente atto di indirizzo evasive e blande da cui non si evince alcuna strategia, che non è emersa ne con il documento di economia e finanza né con la Nota di aggiornamento allo stesso documento di economia e finanze approvati in Parlamento;

    il Veneto, la Lombardia e sulla loro scia altre undici regioni si sono di recente attivate per ottenere maggiori poteri e risorse; in particolare è stata formalizzata, con un referendum, dal Veneto e dalla Lombardia, una richiesta di nuove competenze ai sensi dell'articolo 116 della Costituzione, che secondo i firmatari del presente atto di indirizzo avrebbe un chiaro tratto secessionista;

    la richiesta mira ad ottenere insieme alle nuove competenze, il trasferimento delle risorse ritenute necessarie calcolate in base ai «fabbisogni standard» che tengano conto dei bisogni della popolazione e dei territori e soprattutto del gettito fiscale territoriale: di fatto, il livello dei diritti dei cittadini di quelle regioni verrebbero garantiti, a seconda del reddito dei loro residenti;

    la proposta, che replica in peius il federalismo fiscale, va, ancora una volta, a discapito delle regioni del Sud e in favore di quelle del Centro-nord, secondo i firmatari del presente atto di indirizzo in aperta violazione con i principi di uguaglianza sanciti dalla Costituzione;

    dal 2001 nessun Governo ha fissato i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni sociali e civili da garantire in misura omogenea su tutto il territorio nazionale, a prescindere dalla localizzazione geografica; senza i Lep diventa più agevole immaginare forme di distribuzione delle risorse legate alla ricchezza territoriale e di fatto discriminatorie;

    sarebbe auspicabile, in vista della sessione di bilancio, un impegno da parte del Governo a ricomprendere nella sua agenda politica specifiche misure per sostenere e rilanciare le tante forze vive presenti nel tessuto sociale ed imprenditoriale del Mezzogiorno, partendo dalla presa d'atto che molte leggi sono valide per il Nord non lo sono per il Sud e viceversa e vanno, quindi, armonizzate,

impegna il Governo:

1) a concordare, nell'ambito di una più complessiva azione politica per arrivare ad una riforma istituzionale ed economica dell'Unione europea, il calcolo, per l'immediato e per un periodo limitato; del pareggio di bilancio con riferimento a spese correnti e imposizione tributaria, accettando per gli investimenti non solo la tassazione di scopo ma anche l'emissione flessibile, contrattata e regolamentata di titoli di Stato o l'emissione «misurata» di Eurobond, collocata sul mercato in conto dell'Unione, da destinare prioritariamente a un progetto strategico, per l'integrazione del bacino del Mediterraneo con l'Europa;

2) al fine di consentire una spesa efficiente dei fondi europei destinati quantomeno agli enti locali, senza intaccare la competenza delle regioni, ad adottare iniziative per costituire presso la Cassa depositi e prestiti un fondo in cui far confluire le risorse europee, integrate delle somme previste per la compartecipazione dello Stato, che le regioni meridionali intendono destinare ai comuni e agli altri enti locali sulla base di un piano di investimenti in cui si distinguono i progetti di interesse locale da quelli di interesse regionale;

3) ad adottare iniziative per prevedere nel bilancio dello Stato un capitolo in cui far confluire le somme destinate al Mezzogiorno che non risultino spese nell'anno di competenza, in particolare quelle che siano inferiori alla clausola del 34 per cento per modo che possano essere impegnate e spese per l'anno successivo;

4) ad adottare iniziative normative perché sia presentato in allegato al documento di economia e finanza annuale il monitoraggio della ricaduta nel Mezzogiorno dei provvedimenti finanziari, economici e sociali, compresi quelli agevolativi e di fiscalità di vantaggio rispetto al Centro-nord, specificandone l'ammontare, le cause e indicando gli eventuali rimedi correttivi;

5) a definire con le singole regioni meridionali un piano per innalzare gli standard dei servizi al livello della media nazionale, programmandone costi e tempi di realizzazione, in quanto presupposto di ogni possibile politica di sviluppo a scala nazionale ed europea;

6) a non effettuare nessun trasferimento di poteri e riarse a una o più regioni finché non siano definiti e garantiti i Lep «livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali» (articolo 117, secondo comma, lettera m) della Costituzione) e ad ancorare il trasferimento di risorse sulle materie assegnate alle regioni esclusivamente a oggettivi fabbisogni dei territori, escludendo ogni riferimento a indicatori collegati all'introito fiscale;

7) ad adottare iniziative per prevedere, a decorrere dal 1° gennaio 2019, l'attuazione della «no tax area» per cinque anni per persone fisiche e imprese, con un reddito inferiore a 25 per cento mila euro, ricadenti nei parchi nazionali e regionali e nelle aree protette delle regioni meridionali, limitatamente ai comuni che hanno subito negli ultimi dieci anni uno spopolamento superiore al 30 per cento dei residenti;

8) ad adottare iniziative per il rinvio al 2021 della riforma delle banche di credito cooperativo, con sede legale nel Mezzogiorno, onde consentire il loro adeguamento strutturale per evitare che vengano assorbite dal sistema del Centro-nord, come è successo con le banche di credito ordinario, accompagnandone il decollo con adeguate misure organizzative che, soprattutto nel Mezzogiorno, preservino gli impieghi sul territorio a favore delle famiglie delle imprese;

9) ad adottare iniziative per coordinare, regione per regione, il ruolo delle università pubbliche e private, nel rispetto della loro autonomia, per favorirne da un lato l'internalizzazione e, dall'altro, l'integrazione con il sistema produttivo locale sia sotto il profilo della didattica sia della ricerca e della sperimentazione, onde farne un volano per la formazione del capitale umano, iniziativa che va accompagnata con un ripensamento del rapporto scuola/lavoro/famiglia.
(1-00061) «Conte, Speranza, Fornaro, Bersani, Boldrini, Epifani, Fassina, Fratoianni, Muroni, Occhionero, Palazzotto, Pastorino, Rostan, Stumpo».

Risoluzione in Commissione:


   La X Commissione,

   premesso che:

    il mercato della capacità (capacity market) rappresenta una misura per accompagnare in condizioni di sicurezza il processo di de-carbonizzazione e di crescita delle fonti energetiche rinnovabili (FER), in grado di fornire segnali di prezzo anche sul lungo termine, e di risolvere i problemi attuali di sicurezza del sistema, connessi alla riduzione della potenza convenzionale;

    negli ultimi anni, infatti, si è registrata in Italia una consistente diminuzione della capacità di generazione termoelettrica (-15 GW dal 2012 ad oggi), tuttora essenziale come backup della generazione intermittente;

    il 7 febbraio 2018 la Commissione europea ha approvato i meccanismi di regolazione della capacità di energia elettrica (capacity market) in Italia, Belgio, Francia, Germania, Grecia e Polonia;

    secondo la valutazione della Commissione, tali meccanismi sono compatibili con il mercato interno e sono rispettosi dei criteri previsti dalla disciplina in materia di aiuti di Stato a favore dell'ambiente e dell'energia 2014-2020;

    l'approvazione dei meccanismi di regolazione della capacità arriva dopo un lungo e complesso lavoro, durato quattro anni, finalizzato a garantire al sistema elettrico nazionale sicurezza e adeguatezza. Per l'Italia infatti la Commissione ha autorizzato meccanismi di capacità relativi all'intero mercato, che possono rivelarsi necessari quando i mercati dell'energia elettrica si trovano ad affrontare problemi strutturali di sicurezza dell'approvvigionamento;

    il capacity market italiano prevede la possibilità di garantire una disponibilità di capacità produttiva di energia elettrica nel lungo periodo, attraverso un corrispettivo da riconoscere ai produttori, mantenendo così un adeguato backup al sistema elettrico da parte degli impianti termoelettrici a gas (il nostro Paese ha già identificato, da ultimo nella legge di bilancio 2017, i requisiti degli impianti che devono essere considerati nell'ambito del capacity market);

    il meccanismo, una volta avviato, sarà in grado di dare indicazioni sul prezzo di medio/lungo periodo, indirizzerà le scelte degli operatori e permetterà il raggiungimento del 55 per cento di energie rinnovabili sui consumi elettrici finali al 2030 e del phase out degli impianti a carbone al 2025 come programmato nella strategia energetica nazionale (Sen);

    il meccanismo individuato è, peraltro, aperto a tutte le fonti produttive, anche a quelle rinnovabili prevedendo, anche per esse, la possibilità di usufruire di un premio per il contributo offerto all'adeguatezza del sistema;

    il 13 settembre 2018 si è appreso che il Governo, nell'ambito delle negoziazioni interistituzionali tra il Consiglio dell'Unione europea e il Parlamento europeo, relative al «Regolamento sul mercato interno dell'energia elettrica», ha deciso di ritirare la propria firma dal working paper 10008/2018, concedendosi però più tempo per approfondire e, ove necessario rimodulare le proprie posizioni;

    per l'attivazione del capacity market, prevista per il 2019, è necessaria l'organizzazione periodica di aste competitive per l'assegnazione dei contratti di capacità, aste che, per rispettare la tempistica prevista, avrebbero dovuto tenersi entro l'anno in corso;

    il processo di attuazione del capacity market risulta invece ancora fermo, stante il fatto che, ad oggi, non sono stati ancora approvati né il decreto del Ministero dello sviluppo economica né le delibere attuative dell'Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, senza i quali non è possibile completare il quadro regolatorio, e quindi dotare il sistema elettrico nazionale di un meccanismo essenziale per la sicurezza energetica,

impegna il Governo

ad adottare le iniziative di competenza per proseguire con il meccanismo italiano di capacity market approvato dalla Commissione europea e completare l'attuazione del quadro regolatorio già attivato e ormai prossimo alla fase conclusiva.
(7-00073) «Benamati, Moretto, Mor, Gavino Manca, Noja, Bonomo».

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazioni a risposta scritta:


   FERRO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il gruppo Marrelli Health Srl, di cui fanno parte il Marrelli Hospital e la Calabrodental, è un gruppo ospedaliero in cui lavorano 356 professionisti, eccellenza del settore sanitario calabrese, fondato da Massimo Marrelli nel 1978;

   il Marrelli Hospital possiede 40 posti letto di chirurgia generale a prevalente indirizzo oncologico, 20 posti letto di ortopedia, 15 ambulatori per visite specialistiche, attrezzature diagnostiche d'avanguardia tra cui l'unico angiografo robotizzato della regione Calabria, e un evoluto centro di radioterapia ad alta tecnologia;

   i servizi offerti dal Marrelli Hospital integrano le prestazioni rese dal servizio pubblico sanitario, consentendo l'accesso a cure di alto livello anche ai cittadini calabresi che non possono permettersi di intraprendere i cosiddetti «viaggi della speranza» verso le strutture del Nord Italia;

   dopo anni di commissariamento la Calabria mantiene il più elevato tasso di mobilità sanitaria che costa alla regione 319 milioni di euro all'anno, mentre i livelli essenziali di assistenza decrescono passando da quota 147 nel 2015 a 143 nel 2016;

   nel 2017, in soli 4 mesi di esercizio, le performance del Marrelli Hospital sono state molto elevate: il 27 per cento dei ricoveri è stato eseguito a pazienti extra regione; il 37 pazienti fuori dal proprio distretto sanitario; il 45 per cento degli interventi chirurgici è stato costituito da interventi di alta specialità; oltre il 70 per cento dei Drg eseguiti rientrano tra i primi 50 Drg di elevata mobilità per la Calabria; il 12,5 degli interventi eseguiti afferisce a patologie oncologiche;

   per l'anno 2018 l'attuale commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi sanitari Massimo Scura, ha assegnato un budget assolutamente insufficiente per le due strutture sanitarie, pur avendo il Marrelli Hospital registrato prestazioni di alta specialità e a elevata mobilità;

   con il decreto 87/2018 il commissario ad acta ha assegnato alla struttura un budget di soli 4,7 milioni di euro, a fronte di una richiesta minima di 12 milioni di euro, e a questo si aggiunge che, a fronte di un incremento di 1,7 milioni per il Marrelli Hospital, il commissario Scura ha sottratto alla Calabrodental ben 1,4 milioni in 3 anni;

   relativamente alle prestazioni di radiologia e Apa-Pac presso la Marrelli Health, il commissario ha deciso di non assegnare risorse alla struttura, né per pagare le prestazioni erogate fino a quella data né per pagare le prestazioni da erogare in futuro;

   tali decisioni bloccano l'attività di due strutture sanitarie accreditate contribuendo al trasferimento di enormi risorse finanziarie dalla Calabria verso le regioni del Centro-nord –:

   se il Governo sia a conoscenza dell'importanza della crisi aziendale del gruppo Marrelli Health Srl determinata, a giudizio dell'interrogante, dagli atti adottati dal commissario ad acta Scura e quali iniziative intenda adottare per risolverla, non solo per salvare l'azienda e i suoi dipendenti, ma per garantire il diritto alla salute di tutti i cittadini calabresi;

   se il Governo intenda adottare iniziative per valorizzare le potenzialità offerte dal Marrelli Hospital all'interno della programmazione sanitaria calabrese o se, invece, vi sia la determinazione di portare alla chiusura tale struttura, circostanza che incentiverebbe i «viaggi della speranza» verso le strutture sanitarie del Nord Italia;

   quali siano gli intendimenti del Governo rispetto al commissariamento della sanità in Calabria, anche a fronte di quelli che l'interrogante giudica numerosi errori gestionali commessi dal commissario ad acta Scura, poiché è di palese evidenza che il criterio utilizzato per ripartire le risorse all'interno del tetto regionale non porta benefìci al sistema sanitario disincentivando il perseguimento dell'efficienza nell'erogazione dei servizi sanitari e vanificando la concorrenza tra le varie strutture, e ciò è stato certificato anche da diverse sentenze del Tar Calabria che hanno ogni volta «bocciato» i decreti emanati dall'ufficio del commissario.
(4-01404)


   SURIANO e SABRINA DE CARLO. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, al Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Partnership) è un accordo commerciale di libero scambio Unione europea-USA al fine di garantire la libera circolazione delle merci e l'accesso di entrambi i mercati ai servizi e agli appalti pubblici attraverso una riduzione dei dazi doganali e l'abbattimento di diverse barriere non tariffarie;

   il negoziato per l'accordo è iniziato nel 2013 ed è fallito ufficialmente nel 2016 dopo che le delegazioni non hanno raggiunto alcuna intesa su nessuno dei capitoli in discussione;

   nel luglio del 2018, si è tenuto un incontro tra il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, e il Presidente degli Stati Uniti d'America, Donald Trump, sul tema del superamento della politica commerciale protezionistica della nuova amministrazione americana e sulla liberalizzazione del commercio Unione europea-USA;

   a conclusione del menzionato incontro è stata diramata una dichiarazione congiunta d'intenti sottoscritta da entrambe le parti in cui si afferma la volontà di portare avanti un'operazione «tariffe zero, zero barriere non tariffarie e zero sussidi per beni industriali non del settore automobilistico», facendo riferimento alla volontà di «ridurre gli ostacoli e aumentare il commercio di servizi, prodotti chimici, prodotti farmaceutici, prodotti medici e soia»;

   la dichiarazione contiene inoltre la volontà della Commissione europea e dell'amministrazione nordamericana «di istituire immediatamente un gruppo di lavoro esecutivo», al fine di individuare le misure di breve termine per facilitare gli scambi commerciali e valutare le misure tariffarie esistenti –:

   quali iniziative intenda intraprendere il Governo per ricevere informazioni dall'Unione europea e chiarire come mai si siano riprese le trattative sugli stessi contenuti del Ttip senza oltretutto che la Commissione europea ricevesse un mandato negoziale espresso o votato dai Governi europei e in nome di quale interesse si sia voluto escludere l'industria automobilistica nei termini della dichiarazione congiunta;

   se il Governo intenda, per quanto di competenza, fare chiarezza sulle forme di tutela per i cittadini e i prodotti commerciali italiani, dal momento che il protocollo di produzione statunitense ammette l'uso di Ogm e additivi non consentiti in Europa e al centro di vari studi recenti.
(4-01406)


   GIACHETTI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:

   in relazione alla scomparsa dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo avvenuta in Beirut il 2 settembre 1980, il 9 settembre 2017 la rivista on line «Italia Star» pubblica un articolo a cura del giornalista Massimo Numa dal titolo «i killer dell’intelligence palestinese eliminarono i due giornalisti italiani», contenente un'intervista a un anonimo «ex dirigente dei servizi segreti italiani»;

   quest'ultimo, nel confermare quanto già appurato dall'autorità giudiziaria sul depistaggio effettuato dai servizi riguardo alla matrice Olp del rapimento, afferma letteralmente «sapevamo tutti i particolari della morte dei due giornalisti, chi li aveva rapiti, poi detenuti in una base palestinese, infine torturati e uccisi. I corpi furono sepolti sotto un cumulo di detriti, in un quartiere non distante da Tiro, vicino al mare, all'interno di un cantiere non lontano da uno svincolo autostradale»;

   il 27 novembre 2017 il quotidiano nazionale «La Stampa» pubblica un nuovo articolo (a cura dello stesso giornalista Massimo Numa) che richiama la circostanziata testimonianza dell'ex dirigente dei servizi: i due giornalisti «furono trasferiti in un fabbricato che faceva da base alle frange militarizzate ed estremiste palestinesi, probabilmente interrogati e quindi uccisi. I loro corpi infine sepolti (...) in uno dei tanti cantieri edili che sorgevano a decine ogni giorno in quella città» (Beirut);

   il sopracitato articolo de «La Stampa» contiene poi un appello dei familiari di Graziella De Palo all'ex dirigente dell'Olp Bassam Abu Sharif – interrogato recentemente in Italia dalla «Commissione Moro» e all'epoca dei fatti inserito ad alto livello nell’intelligence palestinese – per ottenere un aiuto volto all'individuazione del luogo dove furono sepolti i due giornalisti essendo ormai l'unica speranza della famiglia quella di «trovare i resti di Graziella De Palo, trasferirli in Italia, portare un fiore sulla sua tomba e recitarle una preghiera» –:

   se siano a conoscenza delle notizie riportate in premessa;

   quali iniziative intendano intraprendere, per quanto di competenza, per individuare il luogo di sepoltura e consentire almeno il rimpatrio delle salme dei due giornalisti.
(4-01408)


   MAURIZIO CATTOI. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della salute, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie. — Per sapere – premesso che:

   da alcune notizie pubblicate su un quotidiano on-line, La voce di Bolzano, sembrerebbe emergere un'anomalia nella procedura di nomina del direttore generale dell'azienda sanitaria di Bolzano;

   il decreto legislativo n. 171 del 2016, recante «Attuazione della delega di cui all'articolo 11, comma 1, lettera p), della legge 7 agosto 2015, n. 124, in materia di dirigenza sanitaria», istituisce l'elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie locali, delle aziende ospedaliere e degli altri enti del servizio sanitario nazionale;

   nella seduta del 3 marzo 2016 è stato acquisito il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano sullo schema di decreto legislativo recante attuazione della delega di cui all'articolo 11, comma 1, lettera p), della legge 7 agosto 2015, n. 124, recante «Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione della amministrazioni pubbliche»;

   ai sensi dell'articolo 2, comma 1, del succitato decreto legislativo n. 171 del 2016, le regioni nominano quali direttori generali esclusivamente gli iscritti all'elenco nazionale dei direttori generali;

   il medesimo articolo 2, comma 1, disciplina le regole per la nomina della commissione per la valutazione dei candidati alla carica di direttore generale;

   con decreto n. 3043 del 22 febbraio 2018 della direttrice della ripartizione salute della provincia autonoma di Bolzano, è pubblicato l'avviso relativo alla procedura di iscrizione nell'elenco provinciale per la nomina a direttore generale dell'azienda sanitaria dell'Alto Adige;

   con decreto n. 12118 del 2 agosto 2018, il presidente della provincia autonoma di Bolzano nomina la commissione per la valutazione delle richieste di iscrizione nell'elenco provinciale degli idonei alla nomina a direttore generale dell'azienda sanitaria dell'Alto Adige;

   con decreto n. 16736 del 30 agosto 2018 della direttrice della ripartizione salute della provincia autonoma di Bolzano, è pubblicato l'avviso per la manifestazione d'interesse alla nomina a direttore generale dell'azienda sanitaria dell'Alto Adige, rivolto agli iscritti nell'elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie;

   con decreto n. 17832 del 17 settembre 2018, il presidente della provincia autonoma di Bolzano istituisce l'elenco provinciale per la nomina del direttore generale dell'azienda sanitaria dell'Alto Adige;

   con delibera n. 1007 del 2 ottobre 2018, la giunta provinciale nomina il dottor Florian Zerzer quale direttore generale dell'azienda sanitaria Alto Adige –:

   quali iniziative si intendano adottare, per quanto di competenza, a fronte di quella che appare all'interrogante un'evidente anomalia riguardo alla nomina, a direttore generale dell'azienda sanitaria Alto Adige, del dottor Florian Zerzer, il quale non risulterebbe iscritto all'elenco nazionale dei soggetti idonei alla nomina di direttore generale delle aziende sanitarie, come previsto dal decreto legislativo n. 171 del 2016.
(4-01412)


   VARRICA. — Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3887/2010 è stato nominato il presidente della regione siciliana quale commissario straordinario per l'emergenza rifiuti;

   con decreto-legge n. 43 del 2013, è stata stabilita la protrazione, fino al 31 dicembre 2013, degli effetti delle disposizioni di cui all'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3887/2010, limitatamente agli interventi relativa alla città di Palermo;

   diversi interventi durante la gestione commissariale hanno riguardato la discarica di Bellolampo e segnatamente le vasche I, II, III, III-bis, IV, V e V-bis, la cui chiusura è stata decretata con disposizione commissariale del 2012;

   nell'ambito del commissariamento si è sviluppato un contenzioso sull'individuazione del responsabile della gestione post-mortem delle suddette vasche che ha visto coinvolte la curatela fallimentare dell'Amia (partecipata del comune di Palermo, fallita nel 2013), il comune di Palermo, la RAP (partecipata del comune, costituita a seguito del fallimento dell'Amia) e lo stesso commissario delegato in quanto custode giudiziario;

   con D.D.S. del dipartimento regionale rifiuti 9 agosto 2013, n. 1348, è stata rilasciata al commissario ex ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 3887/2010, quale gestore Ippc, l'autorizzazione integrata ambientale della «piattaforma logistica di Bellolampo» e, nella parte intitolata «Discarica VI vasca», al punto 44 si legge: «In riferimento alle vecchie vasche I, II, III, III bis, IV, V e V bis, il Gestore (vale a dire il commissario) è obbligato ad attenersi a quanto previsto dal provvedimento di chiusura»;

   con numerose disposizioni commissariali, nell'ambito della contabilità speciale, sono stati compiuti interventi di gestione post operativa delle suddette vasche con espressa indicazione che sarebbero stati considerati in danno e/o in via sostitutiva agli enti istituzionalmente preposti a tali attività quali RAP s.p.a. e comune di Palermo e che sarebbero state recuperate le somme corrisposte dal commissario delegato in danno dei medesimi soggetti indicati anche quali «ordinariamente competenti»;

   tali disposizioni sono state oggetto di impugnativa che ha visto accoglimento da parte del Tar secondo il quale «il Commissario delegato avrebbe dovuto approfondire in contraddittorio con tutti i soggetti interessati il profilo riguardante gli oneri di gestione della parte esaurita della discarica di Bellolampo, esaminando anche la struttura e la ripartizione dei cosiddetti Fondi FAS e del fondo appositamente costituito presso AMIA s.p.a. a suo tempo proprio per gestione post-operativa»;

   dalla fine del 2013 al 2016 il comune di Palermo ha emesso ordinanze ex articolo 191 del decreto legislativo n. 152 del 2006, a seguito delle quali il sindaco ha dato incarico alla RAP di gestire provvisoriamente le vasche dismesse, prorogando gli effetti dell'ordinanza n. 200/2013 del commissario delegato;

   durante apposita conferenza di servizi di gennaio 2016 il curatore fallimentare di Amia ha dichiarato che i 72 milioni di euro che il comune di Palermo avrebbe dovuto accantonare, ai sensi della normativa vigente, per la gestione post mortem delle vasche di Bellolampo non risultano siano mai stati trasferiti ad Amia s.p.a.;

   la sentenza del TAR Sicilia n. 1599/2018 ha accolto il ricorso della RAP avverso la voltura da parte del dipartimento regionale delle acque e dei rifiuti dell'autorizzazione integrata ambientale della piattaforma logistica di Bellolampo nella parte in cui non si esclude, come era stato richiesto dalla RAP, la gestione post-operativa delle vasche esaurite di Bellolampo;

   dal 31 ottobre 2018 le vasche esaurite, anche sulla base delle indicazioni del comune di Palermo alla RAP s.p.a., non verranno più gestite da alcun soggetto –:

   se il Governo sia a conoscenza di tali sviluppi e quali iniziative di competenza intenda adottare al fine di non vanificare gli interventi compiuti nell'ambito del commissariamento governativo.
(4-01413)

AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MURONI. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   la provincia di Salerno è stata ammessa dalla regione Campania al finanziamento del grande progetto di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno tra la foce del fiume Picentino ed il litorale di Magazzeno;

   il decreto dirigenziale regionale 241 ha ammesso a finanziamento il primo lotto del progetto dell'ente di palazzo Sant'Agostino per un importo complessivo di 28 milioni di euro nell'ambito dei fondi Por-Fesr 2014-2020 per la riduzione dei rischi naturali e antropici;

   il Grande progetto «Interventi di difesa e ripascimento del litorale del golfo di Salerno» dovrebbe, nelle intenzioni dei proponenti, risanare e mettere in sicurezza un tratto di litorale che si estende tra la foce del fiume Picentino e il litorale di Magazzeno;

   l'intervento di risanamento prevede opere di difesa e di ripascimento che dovrebbero contrastare il costante e progressivo arretramento della linea di costa a causa di fenomeni di erosione e tutelare gli abitati e le infrastrutture costiere, nonché valorizzare e ripristinare gli habitat costieri;

   su questo progetto la Legambiente ha espresso forti contrarietà. «Il grande progetto “Interventi di difesa e ripascimento del litorale del Golfo di Salerno” ritorna in auge con la riammissione a finanziamento a valere sui fondi comunitari 2014-2020, ma stavolta monco di una parte degli interventi previsti in origine (...) Auspicavamo un progetto di sistema sostenibile ma oggi questo intervento, che non è più definibile neppure “Grande progetto”, rischia di provocare ancora più danni»: è quanto dichiara, in una nota, il presidente Legambiente Campania che esprime «la totale contrarietà alla realizzazione del Grande progetto del litorale di Salerno»;

   si apprende da una intervista rilasciata al Tg regionale Campania che il presidente della giunta regionale riferendosi al Grande progetto di difesa del litorale salernitano ha aperto al confronto con la comunità scientifica. «Un'apertura – secondo Legambiente Campania – quella del presidente “tempestiva”, visto che arriva ben dopo 12 anni trascorsi senza prendere mai in considerazione alcuna delle proposte avanzate da Legambiente insieme al comitato No Tonz e avvallate anche da rappresentanti della comunità scientifica»;

   secondo Legambiente Campania si tratta di un'apertura singolare, visto che proprio, il 10 ottobre 2018, si è svolta una delle sedute pubbliche di gara per l'affidamento congiunto dell'esecuzione dei lavori e della progettazione esecutiva del «Grande progetto» di difesa del litorale salernitano con un sistema a celle tra la foce del fiume Picentino ed il litorale Magazzeno a Pontecagnano. Se ci sono margini per intervenire e migliorare il progetto, si è disponibili al confronto, conclude la nota di Legambiente –:

   se non intenda adottare, per quanto di competenza e nel rispetto delle attribuzioni della regione Campania, iniziative per verificare il corretto utilizzo delle risorse europee, considerate le indicazioni contenute nel progetto Eurosion – gestione integrata delle zone costiere (Gizc) – promosso dalla Commissione europea che valutava di scarsa efficacia, oltre che costose e con elevati costi di manutenzione, le tradizionali opere ingegneristiche pesanti, mentre indirizzava al ripristino degli apporti di sedimenti dai fiumi, alla creazione di spazi utili alla fisiologia erosione costiera, alla individuazione di giacimenti strategici di sedimenti marini per realizzare, e ove necessario, ripascimenti.
(5-00751)

Interrogazione a risposta scritta:


   ROBERTO ROSSINI, COSTANZO, GALANTINO, LOMBARDO, MENGA e PARENTELA. — Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare n. 282 del 17 ottobre 2017, è stata definita la graduatoria dei progetti presentati da vari enti locali nell'ambito del «Programma sperimentale nazionale di mobilità sostenibile casa-scuola e casa-lavoro», previsto dall'articolo 5 della legge 28 dicembre 2015, n. 221. Tale programma è finalizzato al «finanziamento di progetti, predisposti da uno o più enti locali e riferiti a un ambito territoriale con popolazione superiore a 100.000 abitanti, diretti a incentivare iniziative di mobilità sostenibile, incluse iniziative di piedibus, di car-pooling, di car-sharing, di bike-pooling e di bike-sharing, la realizzazione di percorsi protetti per gli spostamenti, anche collettivi e guidati, tra casa e scuola, a piedi o in bicicletta, di laboratori e uscite didattiche con mezzi sostenibili, di programmi di educazione e sicurezza stradale, di riduzione del traffico, dell'inquinamento e della sosta degli autoveicoli in prossimità degli istituti scolastici o delle sedi di lavoro, anche al fine di contrastare problemi derivanti dalla vita sedentaria»;

   delle 114 istanze presentate, quelle che si sono classificate in graduatoria fino alla trentasettesima posizione sono rientrate nella fase attuativa del programma e sono state ammesse al cofinanziamento nei limiti delle risorse stanziate ai sensi della suddetta legge, mentre i progetti posizionatisi dal trentottesimo all'ottantaduesimo posto sono stati inseriti nella fase programmatica, essendo ritenuti ammissibili a cofinanziamento nei limiti delle ulteriori risorse eventualmente disponibili. Le restanti istanze, avendo ottenuto un punteggio inferiore a 24 o essendo state dichiarate «non ricevibili», non beneficeranno di alcuno stanziamento;

   con decreto direttoriale n. 477 della Direzione generale per il clima e l'energia (CLE) del 19 ottobre 2017 e con decreto direttoriale n. 494/CLE del 26 ottobre 2017, sono state impegnate ulteriori risorse per il finanziamento di progetti ricompresi nella fase programmatica che, allo stato attuale, risultano quindi in buona parte coperti dagli stanziamenti finora intervenuti;

   residuano, ancora da finanziare, non molte delle istanze presentate nell'ambito del Programma in questione e ritenute meritevoli di sostegno economico dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, tra cui in particolare quella avanzata dal comune di Senigallia, elaborata d'intesa con i comuni di Fano e Mondolfo;

   lo stanziamento di risorse a completamento del programma consentirebbe agli enti locali interessati di avviare la realizzazione degli interventi pianificati a beneficio delle popolazioni coinvolte e del loro diritto ad un ambiente salubre, con un occhio di riguardo all'autonomia di movimento dei bambini, che viene ritenuta dagli esperti indispensabile per un sano sviluppo nell'età infantile –:

   se sia intenzione del Governo adottare iniziative per stanziare le risorse mancanti per completare la copertura di tutti i progetti ricompresi nella fase programmatica del Programma in questione e con quali tempistiche.
(4-01410)

ECONOMIA E FINANZE

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

VI Commissione:


   OSNATO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Agenzia delle dogane svolge una funzione di controllo sull’import-export di merci nel nostro Paese;

   secondo il «Libro Blu sull'organizzazione attività statistica 2016» pubblicato nella sezione trasparenza dell'Agenzia delle dogane, in Italia vi sono state oltre 26 milioni di operazioni (per un valore pari a circa 358 milioni di euro) relative all’import/export, delle quali circa 13 milioni di euro nella sola Lombardia (circa il 48 per cento delle operazioni);

   dai dati riportati si evidenzia inoltre che le operazioni di import-export col Regno Unito sono paragonabili, per mole, a quelle con la Cina; nella prospettiva della Brexit, le operazioni extracomunitarie aumenteranno pertanto notevolmente, in particolar modo in Lombardia, con conseguente aumento dei carichi di lavoro, avendo le operazioni extracomunitarie una disciplina diversa e più complessa rispetto a quelle comunitarie;

   secondo la medesima fonte, gli impiegati presso l'Agenzia delle dogane sono circa 8.700, dei quali circa 1.300 in Lombardia e, sul totale dei controlli a campione - pari circa 1.000.000 di controlli - 300.000 si svolgerebbero in Lombardia, con un numero medio annuo di operazioni per impiegato pari a 9.423, contro la media nazionale di 3.388. Tuttavia, la percentuale media di controlli è del 3,49 per cento a livello nazionale, mentre tale dato scende in Lombardia al 2,61 per cento, a causa della scarsezza del numero degli operatori;

   in Lombardia, la pianta organica dell'Agenzia delle dogane prevede 1.600 unità di personale, ma le unità effettivamente presenti sono solamente 1.300, numero che - a fronte dell'annunciata riforma pensionistica cosiddetta quota 100) - potrebbe dimezzarsi da qui al 2023;

   la funzione di controllo svolta dall'Agenzia delle dogane in Lombardia assume, per tutta la nazione, estrema importanza, non solo in un'ottica fiscale ma anche di sicurezza nazionale, ma risulta invece, per ragioni di carenza di personale, oggettivamente deficitaria –:

   se il Governo intenda adottare iniziative per supportare la funzione di controllo svolta dall'Agenzia delle dogane in Lombardia, a tal fine anche consentendo all'Agenzia medesima di completare la propria pianta organica e conseguentemente di sterilizzare il probabile esodo di personale provocato dalla preannunciata riforma previdenziale.
(5-00753)


   RADUZZI, TRANO, APRILE, CABRAS, CANCELLERI, CASO, CURRÒ, GIULIODORI, GRIMALDI, ZANICHELLI e ZENNARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   l'Associazione nazionale dei consulenti finanziari – Anasf, come più volte rappresentato presso le istituzioni finanziarie in particolare nel corso della consultazione pubblica organizzata dal dipartimento del tesoro nel 2016, per il recepimento della Mifid II (la normativa europea che disciplina i servizi di investimento) all'interno del Tuf, (il testo unico delle disposizioni in materia finanziaria, previsto dal decreto legislativo n. 58 del 1998 aggiornato dal decreto legislativo n. 68 del 2018) rileva il mancato recepimento della figura dell'agente collegato (ai sensi dell'articolo 4 della direttiva Mifid II, per agente collegato s'intende la persona fisica o giuridica, che sotto la piena responsabilità di una sola impresa di investimento, promuove servizi d'investimento e/o accessori presso clienti o potenziali clienti in forma giuridica;

   la suesposta Associazione, al riguardo, evidenzia che l'assenza di tale disposizione, rappresenta un'anomalia italiana, considerando come il nostro Paese sia l'unico dell'Unione europea a non contemplare tale forma giuridica, la cui introduzione della norma all'interno dell'ordinamento nazionale, consentirebbe la costituzione di società tra consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede, operanti in virtù della riserva di attività stabilita dall'articolo 30 del Tuf;

   l'interrogante evidenzia, a tal fine, che il recepimento nell'ordinamento italiano dell'agente collegato come persona giuridica, sarebbe del tutto compatibile con il mantenimento della riserva all'esercizio professionale, dell'offerta fuori sede; inoltre, l'aggiornamento del quadro normativo richiesto si accompagnerebbe alla previsione di puntuali requisiti sia per i soci che per gli amministratori e, in particolare, lo svolgimento dell'attività di offerta fuori sede per conto della società verrebbe riservato in via esclusiva a consulenti iscritti all'albo unico;

   la necessità di recepire nell'ordinamento italiano la figura dell'agente collegato si pone, a parere dell'interrogante, anche rispetto all'esigenza di garantire la parità di regole e di opportunità tra gli operatori italiani e quelli degli altri Stati membri –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere con riferimento a quanto esposto in premessa e se, al riguardo, condivida le considerazioni espresse dall'Associazione nazionale dei consulenti finanziari in relazione alla necessità di assumere iniziative per il recepimento nel nostro Paese della norma relativa alla figura giuridica dell'agente collegato, considerato che allo stato attuale rappresenta un'anomalia solo italiana all'interno dell'Unione europea.
(5-00754)


   CENTEMERO, CAVANDOLI, COVOLO, FERRARI, GERARDI, GUSMEROLI, ALESSANDRO PAGANO, PATERNOSTER e TARANTINO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   secondo quanto appreso a mezzo stampa, l'accordo raggiunto sul decreto fiscale collegato alla legge di bilancio prevede una dichiarazione integrativa con aliquota al 20 per cento per il pregresso e la chiusura delle liti pendenti;

   nell'ottica di ridurre il contenzioso, infatti, si dovrebbe prevedere la possibilità di chiudere le liti con il fisco, pagando una percentuale del dovuto senza sanzioni o interessi;

   le ipotesi sembrerebbero essere il 20 per cento in 5 anni in caso di vittoria del contribuente in secondo grado, ovvero il 50 per cento in caso di vittoria in primo grado;

   contemporaneamente, sarebbe prevista una «rottamazione ter» delle cartelle di Equitalia, con eliminazione delle sanzioni e degli interessi e pagamenti dilazionati in 20 rate in (5 anni), nonché lo stralcio delle minicartelle sotto mille euro accumulate dal 2000 al 2010 –:

   se ed in quali termini avverrà lo stralcio delle «minicartelle», mediante istanza ovvero in quale altre modalità, se, in caso di dilazione, sulle rate sarà applicato un tasso di interesse ed in che percentuale e se sia previsto il pagamento dell'Iva nell'ipotesi di dichiarazione integrativa.
(5-00755)


   GIACOMONI, BIGNAMI, BARATTO, MARTINO, BENIGNI, CATTANEO e ANGELUCCI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 1o gennaio 2019 l'emissione del documento fiscale elettronico sarà obbligatorio per tutti i titolari di partita Iva dalla grande impresa al piccolo artigiano o commerciante;

   in particolare, si tratta di un nuovo modo di gestire la contabilità che, per alcune imprese mediograndi, come quelle operanti nella grande distribuzione, pur se non obbligatorio, è già utilizzato per «ottimizzare» i tempi lavorativi dei dipendenti amministrativi, eliminando carta e spese di spedizione;

   questa «ottimizzazione», tuttavia, complicherà inevitabilmente la vita di numerosissimi artigiani e commercianti che, ad oggi, non dispongono delle stesse strutture dei dipendenti amministrativi oppure, più semplicemente non hanno conoscenze informatiche, forma mentis e tempo per conformarsi agevolmente alla procedura elettronica gestita tramite il portale «Fatture e corrispettivi» accessibile con le credenziali Spid e utilizzare il QR-Code (biglietto da visita digitale), SdI (Sistema di Interscambio) e altro;

   il Governo, nell'ambito del documento programmatico di bilancio 2019, confermando l'entrata in vigore dell'obbligo di fatturazione elettronica dal 1o gennaio 2019, prevede di ridurre per i primi sei mesi le sanzioni per chi non riuscirà ad adeguare i propri sistemi informatici e ad attuare altri interventi in materia di semplificazione volti a favorire il processo telematico;

   tali iniziative, tuttavia, non possono considerarsi al momento assolutamente sufficienti per evitare gli inevitabili disservizi nel processo telematico di trasmissione delle fatture elettroniche (Sistema di Interscambio) che potrebbero derivare dall'unificazione al 1o gennaio 2019 della decorrenza dell'efficacia delle nuove disposizioni per l'intera platea dei soggetti obbligati;

   le innovazioni e le procedure di semplificazione dovrebbero servire innanzitutto ad agevolare la vita dei cittadini e non a complicarla e, se fossero fatti maggiori controlli da parte dell'amministrazione finanziaria, non ci sarebbe bisogno di introdurre ulteriori adempimenti a carico di chi già paga e continua a pagare le tasse;

   in questo particolare momento storico, peraltro, la cosiddetta «rivoluzione digitale» cui dovrebbe tendere il nostro Paese, non si è ancora realizzata in modo omogeneo su tutto il territorio –:

   se il Governo non intenda rivedere l'intenzione di lasciare inalterata la data di entrata in vigore dell'obbligo di fatturazione elettronica a decorrere dal 1o gennaio 2019, valutando quindi l'opportunità di adottare ogni iniziativa normativa volta a prorogare il suddetto termine almeno al 1o gennaio 2020, differenziando altresì l'obbligo di fatturazione in base alle dimensioni delle imprese e/o all'ammontare del fatturato.
(5-00756)


   FREGOLENT, COLANINNO, DEL BARBA, FRAGOMELI, LIBRANDI, MANCINI, TOPO e UNGARO. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   il 1° agosto 2018 il sottosegretario delegato rispondeva a una interrogazione in merito alle disposizioni attuative per l'operatività del fondo in favore dei risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto a causa della violazione di obblighi da parte di istituti di credito, la quale chiedeva quale fossero i tempi per l'emanazione delle norme attuative;

   nella replica veniva rilevato come essa non affrontasse la questione relativa alla tempistica, oggetto specifico dell'interrogazione;

   il cosiddetto decreto milleproroghe ha prorogato il termine per l'emanazione delle disposizioni attuative al 31 gennaio 2019;

   nella nota del Governo si parla di 1,5 miliardi di euro che saranno aggiunti per il ristoro dei risparmiatori truffati, ma nel documento programmatico di bilancio 2019 non ci sono risorse aggiuntive per il prossimo anno e nel 2020 e 2021 sono previsti 720 milioni di euro –:

   quali siano le intenzioni del Ministro interrogato in merito all'avvio delle procedure di ristoro in favore del risparmiatori che hanno subito un danno ingiusto a valere sul fondo introdotto dalla legge di bilancio per il 2018.
(5-00757)

Interrogazione a risposta scritta:


   BAGNASCO, CASSINELLI e GAGLIARDI. — Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   dal 1° gennaio 2019 per imprese e professionisti scatterà l'obbligo della fatturazione elettronica;

   una innovazione che dovrebbe, tra l'altro, abbattere i costi e facilitare lo snellimento dei processi interni alle aziende. In realtà, non è così perché nel nostro Paese non è stata ancora adempiuta, come in altri Paesi europei, l'innovazione digitale. Ciò significa che l'obbligo della fatturazione elettronica rischia di trasformarsi con tutta probabilità in un ulteriore aggravio per i privati e le imprese che tentano faticosamente di riprendersi dalla crisi;

   come da molti segnalato, tra cui la stessa Associazione nazionale dentisti italiani (ANDI), sarà concreta la difficoltà soprattutto dei piccoli studi di adempiere alla compilazione della fattura elettronica sia a titolo di acconto che di saldo. Per i tanti privati che lavorano in piccole strutture e che fatturano senza Iva (ai sensi dell'articolo 10 del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972), ma che verranno coinvolti nel nuovo provvedimento per i piccolissimi e piccoli studi, il dover adempiere alla compilazione ed alla spedizione della fattura elettronica ogni qualvolta il paziente paga, sia a titolo di acconto che di saldo, significa intralciare ed appesantire l'attività professionale oppure dotarsi di un nuovo dipendente –:

   se non ritenga di adottare iniziative affinché l'applicazione della fatturazione elettronica avvenga gradualmente, al fine di favorire la messa a punto delle procedure informatiche e far in modo che i soggetti Iva più piccoli vengano coinvolti solo quando l'adempimento sarà divenuto più facile e veloce;

   se non intenda valutare la possibilità di adottare iniziative affinché l'obbligo della fatturazione elettronica non sia contestuale al pagamento da parte del paziente ma possa essere differito entro un termine da stabilire;

   ad adottare iniziative per attenuare sensibilmente il regime sanzionatorio perlomeno nel suo primo anno di efficacia, così come previsto in altre occasioni di grandi novità fiscali.
(4-01407)

FAMIGLIA E DISABILITÀ

Interrogazione a risposta scritta:


   D'ORSO, ALAIMO, CANCELLERI, PENNA, TRIZZINO e VARRICA. — Al Ministro per la famiglia e le disabilità. — Per sapere – premesso che:

   da tempo, le persone diversamente abili sono costrette a vivere incresciose situazioni di disagio e di discriminazione in occasione della loro partecipazione a eventi di carattere ricreativo;

   in particolare, a seguito di un incontro con alcuni disabili, l'interrogante ha appreso che spesso quest'ultimi, quando l'area loro riservata coincide con la prima fila, sono costretti ad acquistare i biglietti per sé e/o per l'accompagnatore al prezzo previsto per le prime file maggiorato rispetto a quello di base per assistere a concerti o altri eventi simili;

   occorre aggiungere che, in alcuni casi, l'area riservata ai disabili non sarebbe conforme, del tutto, alla specifica normativa sull'accessibilità di questi appositi spazi in tali iniziative, mentre in altri casi, l'area a loro riservata – così come attrezzata dagli organizzatori – non permetterebbe loro la piena visibilità dell'evento;

   premesso ciò, vi è da evidenziare soprattutto che appare, alquanto, singolare che nel nostro ordinamento non vi sia nessuna norma che preveda delle agevolazioni per l'acquisto di biglietti a tali eventi per la persona disabile e per l'accompagnatore. L'eventuale privilegio dell'accesso gratuito per il disabile o per l'accompagnatore è rimesso a una scelta discrezionale di chi gestisce lo spettacolo o l'evento. Infatti, attualmente, l'accesso gratuito è previsto solo per i musei, in base a una disposizione del Ministero per i beni e le attività culturali (decreto ministeriale 14 aprile 2016, n. 111);

   l'articolo 2, comma 2, della legge n. 67 del 2006 stabilisce che: «Si ha discriminazione diretta quando, per motivi connessi alla disabilità, una persona è trattata meno favorevolmente di quanto sia, sia stata o sarebbe trattata una persona non disabile in situazione analoga»;

   ai sensi dell'articolo 8, comma 1, lettera c) della legge n. 104 del 1992, l'inserimento e l'integrazione sociale della persona disabile si realizzano mediante interventi diretti ad eliminare o superare le barriere fisiche e architettoniche;

   in tutti i luoghi dove si svolgono pubbliche manifestazioni o spettacoli deve essere previsto e riservato uno spazio idoneo e accessibile ai diversamente abili in conformità alla normativa vigente sull'eliminazione e/o superamento delle barriere architettoniche;

   in tutti i luoghi dove si svolgono pubbliche manifestazioni o spettacoli deve essere previsto e riservato uno spazio idoneo e accessibile ai diversamenti abili in conformità alla normativa vigente sull'eliminazione e/o superamento delle barriere architettoniche;

   i principi di uguaglianza e di solidarietà sociale di cui agli articoli 2, 3 e 38 della Costituzione (in combinato disposto con il citato articolo 2 della legge n. 67 del 2006), comportano che non può essere praticata alcuna discriminazione in pregiudizio delle persone con disabilità;

   l'articolo 30 della Convenzione dell'Onu sui diritti delle persone con disabilità (del 13 dicembre 2006 e ratificata dall'Italia nel 2009) dispone che gli Stati Parti devono adottare tutte le misure appropriate a tutela dei disabili al fine di assicurare loro l'accesso, in maniera eguale a tutti gli altri, agli eventi culturali;

   pertanto, sarebbe opportuno rafforzare e promuovere, maggiormente, le politiche di sostegno a favore delle persone diversamente abili e monitorare l'attuazione della legislazione vigente sul punto, anche con riferimento all'efficacia delle sanzioni previste dalla legge in materia di discriminazioni verso i disabili –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti sopra esposti e se ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza, anche d'intesa con gli altri soggetti istituzionali interessati, per la rimozione di tutti i descritti ostacoli che impediscono il pieno rispetto della dignità umana, dei diritti di libertà e di autonomia delle persone diversamente abili.
(4-01403)

GIUSTIZIA

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PAITA e VAZIO. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   nella serata del 13 ottobre 2018 come riportato dagli organi di informazione si è registrata una rivolta all'interno della struttura penitenziaria di Sanremo;

   a rendersi protagonisti inizialmente sarebbero stati una ventina di detenuti che già nei giorni precedenti avevano manifestato segni di insofferenza all'interno del carcere rifiutandosi di rientrare in cella;

   i detenuti rivoltosi hanno incominciato a lanciare mobili e stoviglie nel cortile interno e hanno incendiato lenzuola e coperte;

   alla protesta si sarebbero poi associati altri detenuti portando il numero dei rivolti a circa 40;

   al momento della protesta secondo quanto riferito dai media vi sarebbero stati 10 agenti di polizia penitenziaria per una popolazione carceraria complessiva di 270 detenuti rispetto ai 190 previsti;

   ci sono volute ore di trattative per riportare la calma all'interno dell'istituto penitenziario;

   il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha provveduto a disporre il trasferimento immediato per 13 detenuti che si sono resi protagonisti della protesta e che saranno destinati in istituti penitenziari di altre regioni e per alcuni dei quali scatterà il regime di sorveglianza particolare;

   la situazione del sovraffollamento si è ulteriormente aggravata a seguito del crollo del «ponte Morandi», poiché i detenuti destinati a Marassi a causa dei problemi di viabilità e di accesso alla città di Genova vengono portati proprio a Sanremo;

   nella serata del 14 ottobre 2018, proprio nel carcere di Marassi, si è registrato un ulteriore grave episodio con una violenta lite scoppiata tra detenuti all'interno del teatro durante una rappresentazione teatrale;

   secondo le organizzazioni sindacali in questa circostanza vi erano solo 6 agenti a sorvegliare su 140 detenuti;

   le organizzazioni sindacali della polizia penitenziaria degli istituti penitenziari liguri con una serie di note e documenti ufficiali hanno chiesto un rapido intervento del Ministro interrogato per affrontare le criticità del sistema carcerario in regione a partire dal sovraffollamento –:

   quali iniziative il Governo intenda attivare con la massima urgenza, anche in relazione ai gravi episodi degli ultimi giorni di cui in premessa, a supporto dell'amministrazione penitenziaria in Liguria per garantire un adeguato potenziamento del personale di polizia penitenziaria, per affrontare il sovraffollamento del carcere di Sanremo e negli altri istituti e per superare le contingenti difficoltà legate al crollo del «ponte Morandi» per quel che riguarda i trasferimenti presso il carcere di Marassi.
(5-00746)


   ANNIBALI. — Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:

   il 10 ottobre 2018, Terres des Hommes ha presentato il dossier Indifesa, «La condizione delle bambine e le ragazze nel mondo 2018», dal quale emerge che il reato che miete il maggior numero di vittime tra i minori è il maltrattamento in famiglia: 1.723 casi nel 2017. È alto anche il numero di bambini vittime della «violazione degli obblighi di assistenza familiare»: 1.005 i casi, in aumento del 5 per cento rispetto al 2016;

   il 9 maggio 2018, il Consiglio superiore della magistratura ha adottato una risoluzione sulle linee guida in tema di organizzazione e buone prassi per la trattazione dei procedimenti relativi a reati di violenza di genere e domestica e al punto 7.6 si delineano «buone prassi nei rapporti tra procure ordinarie, uffici minorili e giudici civili»;

   al punto di cui sopra si legge che: «La centralità del tema della tutela delle vittime di violenza di genere e domestica, ancor più se domestica, ancor più se minorenni, tanto nella veste di vittime che di testimoni, rende ineludibile l'esigenza di rafforzare la cooperazione interna al sistema giudiziario, in particolare quella tra procure ordinarie, tribunale civile e magistratura minorile»;

   nella relazione finale della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio, nonché su ogni forma di violenza di genere, istituita nella legislatura XVII, e approvata il 6 febbraio 2018, al capitolo 10.3, si legge che: «Un tema emerso prepotentemente nello svolgimento dei lavori della Commissione è quello afferente ai problematici rapporti tra i vari contesti giurisdizionali in relazione a vicende personali e familiari connesse, specie se afferenti a dinamiche di maltrattamento, direttamente subite o assistite». La «Questione ancora più grave è invece quella afferente al rapporto tra il procedimento penale iscritto per reati in tema di violenza di genere e procedimenti civili per separazione e divorzio, nell'ambito dei quali sia necessario assumere determinazioni in punto di figli minori». Si è rilevato «con una certa evidenza che le determinazioni afferenti all'affido dei minori risultano molto spesso del tutto disancorate dagli elementi acquisiti in sede penale, persino in presenza di soluzioni cautelari a carico del soggetto ritenuto maltrattante-persecutore; quasi che il diritto alla bi-genitorialità, indiscutibile e di alto valore nelle situazioni\fisiologiche, potesse o dovesse trovare applicazione del tutto prescindendo dalla qualità dell'apporto genitoriale o addirittura svalutando i pregressi agiti violenti di uno dei genitori». Invita alla «rigorosa applicazione all'articolo 31 della Convenzione di Istanbul» e suggerisce di «valutare l'opportunità di introdurre disposizioni normative che impongano la trasmissione degli atti tra una autorità e l'altra, ove siano cessate le esigenze di segretezza investigativa, ed occorre altresì prevedere obblighi motivazionali aggravati in sede civile, nel senso di richiedere al giudice di motivare le ragioni per le quali, pur in presenza di elementi penalmente rilevanti a carico di un genitore, non abbia ritenuto di tenerne conto nell'assumere le proprie determinazioni in tema di affido dei minori. In tale prospettiva, sarebbe altresì utile armonizzare, ove possibile, i rapporti tra giurisdizione penale e civile nelle materie di interesse, eventualmente sollecitando la formalizzazione di intese sulla base di principi condivisi; così come sarebbe indubbiamente connotata da utilità l'organizzazione di attività formative congiunte in ambito civile e penale da parte della Scuola Superiore della Magistratura» –:

   quali iniziative intenda adottare il Ministro interrogato per favorire il coordinamento tra processo penale, civile e procedimenti presso i tribunali per i minorenni, al fine di attuare una efficace protezione delle donne e dei loro figli e di vietare l'affido condiviso nei casi in cui vi sia violenza domestica.
(5-00752)

INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:


   MORASSUT. — Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. — Per sapere – premesso che:

   da anni è previsto da parte di Rete ferroviaria italiana il raddoppio della linea ferroviaria del sistema Casilino-Capannelle Tor Fiscale-Tuscolana lungo l'asse ferroviario Roma-Formia;

   tale progetto è duramente contestato da un vasto arco di realtà associative e territoriali del VII municipio di Roma;

   suddetto progetto, a giudizio dell'interrogante, confligge con i vincoli paesaggistici e archeologici del parco dell'Appia Antica nella zona di Tor Fiscale;

   il progetto implicherebbe stante la vetustà delle cartografie in uso a Rete ferroviaria italiana la demolizione di numerosi insediamenti abitativi consolidati nella zona «Mandrione», «Torre del Fiscale», «Quadraro»;

   nel mese di luglio 2018 tale progetto è stato rilanciato e potenziato in «quadruplicamento» nell'ambito della intesa tra comune di Roma e Rete ferroviaria italiana;

   la comunità territoriale delle associazioni e delle realtà dei quartieri interessati ha svolto una importante e partecipata assemblea nel mese di agosto 2018 chiedendo un utilizzo delle risorse previste per il quadruplicamento per interventi di messa in sicurezza delle attuali linee di protezione acustica di riconnessione tra diverse zone di parco e insediative oggi divise dalle tracce ferroviarie;

   non vi sono contrarietà ad ammodernare e rendere più efficiente il sistema ferroviario, bensì si contesta la realizzazione di un progetto invasivo e superato non più compatibile con la città esistente e con il patrimonio di verde pubblico, paesaggistico e archeologico presente;

   il quadruplicamento, benché privato del termine «bretella», sarebbe in realtà un passante merci senza alcun beneficio per la realizzazione delle stazioni passeggeri di Casilina, Selinunte e Statuario e segnerebbe il contestuale abbandono della «gronda» merci esterna alla città di Roma e che deve riconnettersi alla Roma-Formia all'altezza di Campoleone come previsto dal piano regolatore generale di Roma e dall'accordo quadro comune – Rete ferroviaria italiana del 2003;

   per tutti questi motivi appare necessario sottolineare l'esigenza di non disperdere le risorse disponibili investendole tuttavia per obbiettivi utili ad accrescere il servizio passeggeri e merci in coerenza con gli indirizzi stabiliti nei piani urbanistici e paesaggistici vigenti e approvati anche dopo importanti processi partecipativi –:

   quali siano i tempi, i progetti e le risorse per il «quadruplicamento» di cui in premessa e quali risultino essere le forme di coinvolgimento partecipativo previste da Rete ferroviaria italiana per l'avvio del progetto.
(5-00748)

INTERNO

Interrogazione a risposta scritta:


   CONTE. — Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   nel comune di Castellammare di Stabia, provincia di Napoli, vi è una forte presenza della criminalità organizzata, come del resto in tutta l'area metropolitana di Napoli: i clan operano soprattutto in attività illecite legate al mercato della droga e al racket: diverse inchieste della magistratura, in passato, hanno evidenziato un interesse della camorra anche verso il sistema degli appalti pubblici, con il tentativo di condizionarne l'esito in favore di imprese legate ai clan;

   negli ultimi tempi, soprattutto sulle pagine del quotidiano locale Metropolis, sono riportati dettagliati articoli che denunciano episodi di presunto malaffare, con tentativi di ingerenza nella gestione della cosa pubblica anche di pregiudicati, esponenti dei clan;

   in particolare in data 15 novembre 2017, il quotidiano Metropolis, dà notizia di un'audizione presso la Commissione parlamentare antimafia dell'allora sindaco Antonio Pannullo, che si è svolta in seduta segreta; i cinquanta minuti di audizione sarebbero stati – sempre secondo la stampa – incentrati sui tentativi di pressione sul comune da parte di un pregiudicato, che l'ex sindaco avrebbe anche fatto oggetto di una denuncia presso le forze dell'ordine;

   in particolare il quotidiano fa riferimento all'ingresso nel palazzo comunale di Castellammare di Stabia di un pregiudicato, condannato per spaccio, sospettato di collegamenti con il clan D'Alessandro;

   sullo stesso quotidiano appaiono numerosi articoli di denuncia che evidenzierebbero un quadro preoccupante rispetto a possibili infiltrazioni camorristiche negli appalti comunali di alcune ditte guidate da imprenditori sospettati di collusione e culminati anche con una inchiesta della direzione distrettuale antimafia e alcuni arresti;

   si rende necessario un approfondimento della situazione amministrativa complessiva del comune di Castellammare, per radicate circostanze ambientali, alla luce dei fatti sopra riportati, al fine di verificare il rischio di un forte condizionamento della criminalità sul buon andamento degli uffici pubblici e della pubblica funzione –:

   se sia a conoscenza della grave situazione così come emersa da numerose denunce fatte sul territorio di Castellammare rispetto alle possibili ingerenze della criminalità organizzata sulla vita amministrativa e se non ritenga, nell'ambito delle sue competenze, di attivare una iniziativa per valutare la possibilità dell'invio, da parte della prefettura di Napoli, di una commissione di accesso presso il comune di Castellammare ai sensi dell'articolo 143 del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali.
(4-01414)

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta scritta:


   DEIDDA. — Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. — Per sapere – premesso che:

   la legge 11 ottobre 1986, n. 697, ha disciplinato il riconoscimento dei diplomi rilasciati dalle scuole superiori per interpreti e traduttori e che con successivo decreto ministeriale 10 gennaio 2002, n. 38, è stato adottato un apposito regolamento recante la disciplina per l'accreditamento delle citate scuole, con l'istituzione di un'apposita commissione incaricata di rendere un parere obbligatorio in ordine alle istanze di riconoscimento pervenute al Ministero;

   con successivo decreto del 3 maggio 2018, n. 59, è stata prevista, entro 60 giorni dalla sua pubblicazione, la nomina di una commissione – sostitutiva di quella precedentemente prevista – composta da 4 docenti universitari, nominati dal Consiglio universitario nazionale, e da 4 esperti scelti dal Ministero: in particolare, tale Commissione è stata incaricata di rendere il parere obbligatorio, non vincolante, sulle istanze di riconoscimento presentate dalle scuole e di accreditamento di durata triennale e di secondo ciclo;

   il citato decreto n. 59 – il quale ha previsto il superamento del monopolio delle università in ordine all'attivazione dei corsi di specializzazione di secondo ciclo, di durata biennale, prevedendo la facoltà per le scuole superiori per mediatori linguistici, riconosciute da almeno 6 anni, di chiedere l'accreditamento per l'attivazione dei medesimi corsi – è stato impugnato innanzi al Tar del Lazio, peraltro senza alcuna domanda cautelare, dimodoché il medesimo provvedimento risulta, allo stato, del tutto efficace;

   allo stato, mentre il Consiglio universitario nazionale avrebbe proceduto alla nomina dei membri di propria competenza, non risulta che il Ministero abbia posto in essere il medesimo adempimento, con la conseguenza che non essendosi costituita definitivamente la commissione risultano inevase le diverse decine di istanze di accreditamento pervenute al Ministero ad opera delle scuole interessate;

   la proposizione del ricorso innanzi al Tar del Lazio non rappresenta una valida ragione per non procedere alla costituzione definitiva della citata commissione: da un lato, perché i ricorrenti non ne hanno comunque chiesto la sospensione; dall'altro lato, perché l'udienza di discussione nel merito potrebbe non essere fissata a breve termine –:

   se sia a conoscenza dei fatti sopraesposti e quali iniziative intenda adottare al fine di procedere alla nomina dei componenti di propria competenza, consentendo così lo svolgimento dell'istruttoria per l'accreditamento delle scuole che ad oggi hanno presentato domanda.
(4-01405)

LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   BUCALO e RIZZETTO. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   l'articolo 1, comma 278, della legge 28 dicembre 2015, n. 208, ha istituito nello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo a favore degli eredi di coloro che sono deceduti a seguito di patologie asbesto-correlate per l'esposizione all'amianto, nell'esecuzione delle operazioni portuali, nei porti nei quali hanno trovato applicazione le disposizioni di cui alla legge 27 marzo 1992, n. 257;

   il decreto interministeriale 27 ottobre 2016 individua le procedure e le modalità concernenti l'erogazione delle prestazioni del suddetto fondo;

   la circolare dell'Inail del 9 febbraio 2017, n. 7, ha fornito le prime istruzioni applicative per l'erogazione delle prestazioni in esame;

   la determina del presidente dell'Inail del 12 giugno 2017, n. 272, ha fissato la quota percentuale di accesso a tali prestazioni sia per l'anno 2016 che per l'anno 2017;

   la legge 27 dicembre 2017, n. 205, articolo 1, comma 188, ha previsto quale titolo legittimante per il riconoscimento delle prestazioni del fondo anche il «verbale di conciliazione giudiziale»;

   la circolare dell'Inail n. 08 del 12 febbraio 2018 ha rinnovato l'erogazione delle prestazioni del suddetto fondo per l'anno 2018 in misura di una quota percentuale uguale per tutti i beneficiari, in ragione delle domande pervenute e ritenute accoglibili, nel limite di spesa pari a 10 milioni di euro –:

   se il Ministro interrogato sia a conoscenza della problematica evidenziata in premessa e quali iniziative, per quanto di competenza, intenda assumere al riguardo, affinché sia ancora garantita l'assistenza agli eredi di coloro che sono deceduti a seguito di patologie asbesto-correlate per l'esposizione all'amianto nello svolgimento del loro lavoro.
(5-00745)


   GRIBAUDO, SERRACCHIANI, CARLA CANTONE, LACARRA, LEPRI, MURA, VISCOMI e ZAN. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   dal giorno 1o marzo 2016 la Euroweld Asti è entrata a far parte del gruppo Blutec Spa – Strada Cascina Cauda – Asti. L'azienda, appartenente al settore automotive, si occupa di fabbricazione di sistemi di illuminazione e segnalazione per autoveicoli, occupando circa 130 addetti alla produzione di fanaleria posteriore e anteriore, fendinebbia e proiettori;

   nonostante il nuovo assetto societario, nel corso del 2016 vi è stato un progressivo calo dei volumi a causa di vari fattori, tra i quali le commesse in esaurimento, alcune decisioni del cliente, nonché ritardi sugli approvvigionamenti; nell'ultimo trimestre del 2016 al fine di sostenere i livelli occupazionali sono state fatte rientrare alcune produzioni a basso valore aggiunto prima affidate a terzi; a metà 2017 è cessata un'importante commessa per i volumi dello stabilimento, quella del retromarcia/retronebbia «ellezero»;

   a causa dell'incerto quadro finanziario, si apprende da fonte sindacale che sono state registrate omissioni contributive al fondo previdenziale complementare Cometa, nonché al fondo per la sanità integrativa Metàsalute; le segreterie provinciali Fim, Fiom E Uilm assieme alle rappresentanze sindacali unitarie aziendali hanno quindi chiesto l'apertura di un tavolo istituzionale per avere chiarimenti in merito ai mancati versamenti, nonché per accertare la situazione e la prospettiva dello stabilimento Blutec artigiano;

   il gruppo Fca è il principale committente per lo stabilimento Blutec di Asti;

   l'azienda Blutec è, inoltre, in trattativa con il Ministero dello sviluppo economico per la reindustrializzazione del sito ex Fiat di Termini Imerese, il quale in un primo momento sembrava essere destinato alla ripartizione di modelli elettrici a marchio Fiat; al momento è attesa l'autorizzazione del Ministero dello sviluppo economico per la restituzione ad Invitalia del finanziamento iniziale di 21 milioni e 322 mila euro, propedeutica alla presentazione di un nuovo piano industriale –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere, per quanto di competenza, affinché sia assicurato il normale pagamento di tutti gli emolumenti dovuti ai 130 lavoratori dello stabilimento Blutec di Asti, nonché per chiarire le prospettive occupazionali e produttive dello stabilimento astigiano.
(5-00747)


   ANZALDI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   in occasione degli 80 anni dalla promulgazione delle cosiddette leggi razziali si registrano numerose iniziative di riflessione sugli effetti e sulle ingiustizie drammatiche che si sono consumate a causa di questa terribile misura adottata dal regime fascista;

   lo studioso Amedeo Osti Guerrazzi, in un recente intervento pubblicato dal quotidiano La Stampa, ha sollevato il caso della espulsione di un ebreo romano, Aldo Fuà, allora alto dirigente cacciato dall'Inailo proprio a seguito dell'entrata in vigore delle vergognose leggi razziali;

   risulta che il presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche in Italia, ha sollecitato più volte la presidenza dell'istituto, così come il nipote dell'avvocato Fuà, Dario Coen, ad una riflessione e ad un ricordo di questa vicenda per non dimenticare, senza però che vi fosse riscontro;

   se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa e quali iniziative intenda assumere, anche in collaborazione con l'Inail, al fine di consentire un approfondimento sulla vicenda del caso di Aldo Fuà e di ricordarne la vicenda legata all'approvazione delle leggi razziali per non dimenticare.
(5-00750)

Interrogazione a risposta scritta:


   CIRIELLI. — Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Cooperativa Sciangrilà opera nella provincia di Salerno e si occupa di minori dal 2010, agendo sia nell'ambito del disagio socio-economico che nell'ambito del diritto penale minorile. Attualmente è inserita anche nel progetto ministeriale «Fami» di prima accoglienza di minori migranti;

   la cooperativa consta all'incirca di quindici dipendenti, dislocati su tre case famiglie, due a Montecorvino Pugliano e una a Battipaglia;

   secondo quanto segnalato all'interrogante, sembrerebbe che vi siano rapporti di lavoro, sebbene formalmente regolarizzati, che in sostanza non rispettino la normativa vigente in materia di oneri e retribuzioni in favore dei dipendenti. Risulterebbero infatti casi di lavoratori che hanno prestato e prestano tutt'oggi servizio per la suddetta cooperativa e non vengano adeguatamente remunerati, ma, anzi, da mesi, non verrebbe loro corrisposta alcuna retribuzione nemmeno a titolo di mero rimborso spese: si registrano circostanze in cui, addirittura, il pagamento non avverrebbe da oltre sette mesi;

   nonostante il contratto di lavoro preveda trenta ore di lavoro settimanale, a quanto consta all'interrogante risulterebbero casi di dipendenti costretti a lavorare per un diverso e maggiore orario di lavoro anche nei giorni festivi e in orario notturno;

   questa condizione, che mal si concilia con i principi cardine di uno Stato democratico fondato sul lavoro e sui diritti dei lavoratori, avrebbe costretto anche a presentare dimissioni per giusta causa e quindi alla disoccupazione;

   la scorrettezza è data soprattutto dal fatto che la Cooperativa Sciangrilà è un'organizzazione non lucrativa di utilità sociale (Onlus) e che pertanto gode di agevolazioni fiscali e per tali ragioni, quindi, disporrebbe di diversi modi per ottenere i fondi necessari per il loro funzionamento e per lo svolgimento della propria attività –:

   se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti e, considerata la gravità degli stessi, quali iniziative di competenza intenda assumere per fare chiarezza sulle circostanze che avrebbero causato la crisi aziendale e le criticità segnalate in premessa;

   quali siano gli orientamenti del Governo al riguardo, posto che la cooperativa agisce anche nell'ambito del progetto ministeriale FAMI.
(4-01409)

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Interrogazione a risposta scritta:


   ALAIMO. — Al Ministro per la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:

   con il termine assenteismo si fa riferimento a un fenomeno di natura sociale al giorno d'oggi molto diffuso che, in ambito lavorativo, concerne il comportamento tenuto dai lavoratori che sistematicamente si assentano dal posto di lavoro;

   l’«assenteismo dal lavoro» può manifestarsi in svariate forme: può sussistere, infatti, nel caso del dipendente che fa un uso eccessivo di permessi retribuiti o di permessi per malattia oppure nell'ipotesi del dipendente che, assente dal lavoro, si fa coprire dai colleghi oppure fa assenze non giustificate;

   a fronte di un problema che attualmente affligge soprattutto il settore pubblico e svilisce l'immagine della pubblica amministrazione, è avvertita l'esigenza di intervenire in modo più rigoroso;

   con riferimento ai fenomeni di falsa attestazione della presenza in servizio da parte dei dipendenti pubblici, durante la scorsa legislatura sono state introdotte misure che, oltre ad agire sul piano di una maggiore celerità del procedimento disciplinare e della tempestiva adozione di provvedimenti cautelari prima del suo svolgimento, mirano a responsabilizzare maggiormente la dirigenza;

   sulla base di quanto previsto dalle novità introdotte dal «decreto Madia», infatti, il dirigente, se ha acquisito la conoscenza dei fatti prima dell'ufficio per i procedimenti disciplinari, deve disporre la sospensione cautelare del dipendente entro 48 ore e deve contestualmente trasmettere gli atti a quest'ultimo ufficio per l'avvio del procedimento disciplinare;

   per dare effettività agli obblighi incombenti sul dirigente, è stato previsto che, laddove non provveda ad espletare tali incombenti, egli sia punibile con il licenziamento;

   tali misure, per quanto possano essere ritenute efficaci, inducono ad interrogarsi sulla loro esaustività rispetto a fenomeni di assenteismo purtroppo sempre più diffusi –:

   se il Ministro interrogato ritenga opportuno verificare, in relazione al personale dirigente, l'adeguatezza dell'attuale normativa e quali iniziative intenda adottare affinché i dirigenti assolvano al meglio i compiti del proprio ufficio al fine di prevenire e contestare i fenomeni di falsa attestazione della presenza in servizio da parte dei dipendenti pubblici.
(4-01401)

SALUTE

Interrogazioni a risposta in Commissione:


   PINI, SCHIRÒ e SIANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   una persona su quattro, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità soffre di disturbi legati alla salute mentale, ma solo il 60 per cento dei malati cerca aiuto;

   circa il 40 per cento delle richieste ai medici di base e il 20 per cento dei ricoveri sono conseguenti a patologie psichiatriche. La spesa sanitaria per le patologie di natura psichiatrica è di 3,5 miliardi di euro. 5 milioni di cittadini, circa, devono ricorrere alle cure private;

   sono circa 600 mila le famiglie che hanno tra i propri congiunti una persona che soffre di problemi legati alla salute mentale;

   le persone con problemi di salute mentale assistite nel 2016 dai servizi specialistici sono oltre 800 mila. 109 mila vengono reinseriti nella società. Le persone più colpite vanno dai 45 ai 54 anni. Del totale circa 310 mila sono entrati per la prima volta nella vita in contatto con i dipartimenti di salute mentale. In entrambi i sessi risultano meno numerosi i pazienti al di sotto dei 25 anni;

   secondo i medici della società italiana di psichiatria la metà di tutte le malattie mentali inizia all'età di 14 anni, ed è quindi fondamentale riconoscere da subito i sintomi delle patologie, tra cui spicca la depressione;

   secondo il report della Società italiana di epidemiologia psichiatrica, redatto dal dottor Fabrizio Starace, sono enormi le disuguaglianze tra le varie regioni d'Italia nell'ambito della cura delle malattie mentali, del diritto d'accesso di ciascun cittadino ai livelli minimi di assistenza, a prescindere dalla zona di residenza, e dell'accesso ai dipartimenti di salute mentale;

   secondo il Ministro interrogato, come dichiarato il 13 ottobre 2018, «La salute mentale sarà un obiettivo prioritario nell'ambito del Piano nazionale prevenzione» –:

   quali siano in concreto le iniziative messe in campo dal Governo per far fronte alle drammatiche differenze nell'accesso alle cure e ai servizi forniti dai dipartimenti di salute mentale ormai diventate intollerabili.
(5-00749)


   PELLICANI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   ha suscitato grande scalpore e una conseguente preoccupazione nell'opinione pubblica l'inchiesta apparsa in questi giorni sugli organi di stampa relativa alla gestione delle liste di attesa dell'ex Ulss 13 di Mirano, ora inglobata dal 2016 nella Ulss 3 «Serenissima» di Venezia;

   risulta essere stata aperta una indagine da parte della competente procura della Repubblica e anche della Corte dei conti;

   il sospetto è che, con un programma software o attraverso l'intervento del personale addetto, siano state modificate, tra il 2015 e il 2017, le ricette di 44.600 pazienti che avevano chiesto una visita o un esame specialistico, ma non avevano ottenuto risposta nei tempi previsti;

   sulla base di quanto emerso sempre sulla stampa locale la questione si sarebbe allargata anche alla gestione dei codici per il pronto soccorso con una serie di anomalie;

   è evidente che la conseguente preoccupazione è che i cittadini che si sono rivolti ai servizi della citata Ulss abbiano potuto subire grave pregiudizio nell'esercizio dei propri diritti, costituzionalmente garantiti in materia di sanità, per quanto riguarda l'accesso alle prestazioni richieste –:

   se il Governo sia a conoscenza di quanto richiamato in premessa e se intenda, adottare iniziative, per quanto di competenza, per acquisire ulteriori elementi su quanto accaduto e sulla criticità che hanno caratterizzato la gestione delle liste di attesa a tutela dei livelli essenziali di assistenza e del diritto alla salute dei cittadini.
(5-00762)

Interrogazioni a risposta scritta:


   SANTELLI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   Federlab e Anisap, associazioni che tutelano le attività delle strutture ambulatoriali, hanno proposto ricorso avverso i provvedimenti del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai debiti della sanità calabrese, Massimo Scura, avente ad oggetto il rimborso delle prestazioni sanitarie in favore delle strutture convenzionate;

   il tribunale amministrativo regionale per la Calabria (sezione seconda), ha censurato, in pratica, i decreti n. 72 e n. 87, rispettivamente del 26 marzo e 24 aprile 2018, con sentenza n. 1640 del 26 settembre 2018;

   detto ricorso è stato puntualmente accolto dalla giustizia amministrativa, sotto il profilo «dell'eccesso di potere per irragionevolezza, carenza di motivazione e difetto di istruttoria». Il giudice adito ha sottolineato come la riduzione delle risorse riservate alle strutture private ed operate con la programmazione 2016/2018 non si sia affatto tradotta in un incremento delle attività pubbliche indirizzate all'utenza sanitaria;

   le tariffe di rimborso sui laboratori di analisi e sugli ambulatori privati, nuovamente programmate sulle base dell'atto censurato dalla giustizia amministrativa, sono state però riproposte giusta decreto n. 172 pubblicato il 10 ottobre 2018;

   in virtù di tale decreto il commissario, ad avviso dell'interrogante eludendo la decisione giudiziaria su menzionata, ristabilisce in 60,9 milioni di euro, «il livello massimo di finanziamento per l'annualità 2018, da corrispondere alle strutture private accreditate per l'acquisto di prestazioni sanitarie di assistenza specialistica ambulatoriale». Unica timida clausola di salvaguardia è il cenno a un ricorso presso il Consiglio di Stato in ordine alla decisione sopra indicata;

   questo è solo l'ennesimo episodio negativo intorno alla sanità calabrese che di certo non agevolerà livelli di prestazione sanitaria moderni e appropriati alle esigenze dei pazienti –:

   quali iniziative di competenza il Governo intenda adottare, anche per il tramite del commissario ad acta per l'attuazione del piano di rientro dai disavanzi, per il controllo della qualità della sanità in Calabria e, specificamente, della corretta esecuzione delle pronunce sopra indicate della giustizia amministrativa.
(4-01400)


   MANDELLI e PEDRAZZINI. — Al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   la canapa può essere coltivata nel rispetto di quanto previsto dalla legge n. 242 del 2016, recante «Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa» (Cannabis sativa L);

   l'articolo 1, comma 2, della citata legge precisa che la stessa si applica alle coltivazioni di canapa delle varietà ammesse iscritte nel catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell'articolo 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002, le quali non rientrano nell'ambito di applicazione del testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309;

   ai sensi dell'articolo 2, comma 1, della legge n. 242 del 2016, rubricato liceità della coltivazione, la coltivazione di tali varietà è consentita senza necessità di autorizzazione e il commercio e il consumo di infiorescenze a basso contenuto di Δ-THC non sono espressamente vietati dalla legge n. 224 del 2016;

   la vendita di derivati e infiorescenze di Cannabis sativa L. sta crescendo in modo esponenziale, avvalendosi di una «apparente zona franca» in cui il commercio e consumo di infiorescenze a basso contenuto di Δ-THC non è testualmente vietato dalla legge n. 224 del 2016;

   il Consiglio superiore di sanità, nella seduta del 10 aprile 2018, ha affermato che la pericolosità dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichettatura la presenza di «cannabis», «cannabis light» o «cannabis leggera» non può essere esclusa in quanto la biodisponibilità di Thc anche a basse concentrazioni (0,2 per cento-0,6 per cento) non è trascurabile; inoltre, per le caratteristiche farmacocinetiche e chimico-fisiche, Δ-THC e altri principi attivi inalati o assunti con le infiorescenze di Cannabis s. possono penetrare e accumularsi in alcuni tessuti, tra cui cervello e grasso, ben oltre le concentrazioni plasmatiche misurabili; tale consumo avviene al di fuori di ogni possibilità di monitoraggio e controllo della quantità effettivamente assunta e quindi degli effetti psicotropi che questa possa produrre, sia a breve che a lungo termine; non appare, in particolare, che sia stato valutato il rischio connesso al consumo di tali prodotti in relazione a specifiche condizioni, quali, ad esempio, età, presenza di patologie concomitanti, stato di gravidanza/allattamento, interazioni con farmaci, effetti sullo stato di attenzione e altro, così da evitare che l'assunzione inconsapevolmente percepita come «sicura» e «priva di effetti collaterali» si traduca in un danno per se stessi o per altri (feto, neonato, guida in stato di alterazione);

   tra le finalità della coltivazione della canapa industriale, previste dal comma 2 dell'articolo 2, della legge n. 242 del 2016, non è inclusa la produzione di infiorescenze né la libera vendita al pubblico e, pertanto, la vendita dei prodotti contenenti o costituiti da infiorescenze di canapa, in cui viene indicata in etichettatura la presenza di «cannabis» o «cannabis light» o «cannabis leggera», qualunque ne sia il contenuto percentuale di Δ-THC, pone certamente motivi di preoccupazione;

   il Consiglio superiore di sanità ha raccomandato di attivare, nell'interesse della salute individuale e pubblica e in applicazione del principio di precauzione, misure atte a non consentire la libera vendita dei suddetti prodotti –:

   quali orientamenti, tenuto conto della situazione di urgenza di cui in premessa, il Ministro interrogato intenda esprimere e, conseguentemente, quali iniziative intenda intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze, per tutelare la salute individuale e pubblica.
(4-01402)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazioni a risposta immediata in Commissione:

X Commissione:


   MORETTO, GAVINO MANCA, MURA, BENAMATI, BONOMO, GARIGLIO, MOR, NARDI, NOJA e ZARDINI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 30 aprile 2015 è stato sottoscritto l'accordo quadro per definire le linee guida del rilancio industriale del gruppo Meridiana;

   il conseguente piano industriale è stato formalizzato attraverso la stipula, nel 2016, dell'accordo tra Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Ministero dello sviluppo economico, Meridiana, le organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uil trasporti, Ugl trasporto aereo, Anpac ed Anpav;

   sono stati così definiti, con la nuova partnership della compagnia, assetto societario, livelli occupazionali, prospettive produttive, modalità di monitoraggio e verifica dell'accordo stesso;

   nel corso del 2017 e del 2018 si sono tenuti numerosi incontri tra le parti e sono stati, attivati tavoli di confronto sullo stato di perfezionamento del progetto e sulla situazione industriale del gruppo;

   il 19 febbraio 2018 i vertici di Alisarda e Qatar Airways hanno annunciano la nascita di Air Italy, nuovo vettore con hub principale Milano Malpensa e sede centrale ad Olbia, e la chiusura di basi strategiche per il network sui voli domestici, compresa la base storica di Cagliari;

   il gruppo Meridiana ha sempre avuto ad Olbia il cuore decisionale, gli uffici operativi e amministrativi, la manutenzione e il call center;

   con vari atti di sindacato ispettivo si è sottoposta, all'attenzione del Governo, l'intenzione da parte di Air Italy di trasferire 51 impiegati dal centro operativo di controllo di Olbia a Malpensa;

   anche riguardo a Meridiana Maintenance, incorporata da Air Italy nel mese settembre 2018, e nata come polo manutentivo anche per terzi, non si capisce quale sia l'impatto della riorganizzazione, mentre si rileva che, ad Olbia, sarebbero rimasti solo 16 tecnici di linea e circa 42 in hangar;

   risulta quindi di difficile comprensione la strategia aziendale messa in atto visto che, a Malpensa, Air Italy di fatto parte da zero, in quanto priva di infrastrutture di proprietà a differenza dello scalo di Olbia;

   sembrerebbe essere in atto una sostanziale e silenziosa «delocalizzazione» delle attività finora realizzate in Sardegna, che aprirebbe le porte alla definitiva migrazione della base operativa e commerciale e all'indebolimento dell'intero sistema del trasporto aereo sardo, mancando ancora i dettagli di un piano industriale che garantisca crescita occupazionale e nuovi traffici aerei per la Sardegna –:

   quali iniziative il Governo intenda assumere per assicurare il rispetto del piano industriale di cui in premessa e per garantire la continuità produttiva dell'azienda, evitando, nel contempo la delocalizzazione dallo scalo di Olbia.
(5-00758)


   VALLASCAS. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il comma 588 dell'articolo 1 della legge bilancio 2018 interviene sui commi 149 e 151 della legge di stabilità 2016, modificando l'ambito di applicazione degli incentivi sull'energia prodotta per gli esercenti impianti alimentati da biomasse, biogas e bioliquidi sostenibili che hanno cessato di beneficiare di incentivi al 1° gennaio 2016, ovvero — secondo il differimento introdotto dal comma suddetto — cessano entro il 31 dicembre 2018 di beneficiare degli incentivi in questione. A tali esercenti è concesso il diritto di fruire, fino al 31 dicembre 2021 o per i cinque anni dal rientro in esercizio degli impianti, di un incentivo sull'energia prodotta;

   si ricorda che la cosiddetta manovrina di giugno 2017 aveva prolungato dal 31 dicembre 2016 al 31 dicembre 2017 il termine entro il quale i produttori di biomasse, interessati dal regime di incentivi disposto dalla legge di stabilità per il 2016, devono fornire al Ministero dello sviluppo economico gli elementi per la notifica alla Commissione europea del relativo regime di aiuto, ai fini della verifica di compatibilità con la disciplina degli aiuti di Stato a favore dell'ambiente e dell'energia 2014-2020;

   la legge bilancio 2018 ritarda tale termine di un altro anno permettendo ai produttori interessati di avere più tempo per comunicare al Ministero dello sviluppo economico — oltre agli elementi necessari a verificare la compatibilità con gli aiuti di Stato — le autorizzazioni di legge possedute per l'esercizio dell'impianto, la perizia asseverata di un tecnico attestante il buono stato di uso e di produttività dell'impianto e il piano di approvvigionamento delle materie prime;

   tale modifica a parere dell'interrogante dovrebbe portare benefici solo a pochi e vecchi impianti e non si tratta di piccole attività –:

   alla luce di quanto descritto in premessa, quali soggetti e quale tipologia di impianti abbiano usufruito degli incentivi o abbiano richiesto la misura finora.
(5-00759)


   ANDREUZZA. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   il 16 ottobre 2018 durante le quotidiane attività di controllo del territorio, i baschi verdi del gruppo della Guardia di finanza di Cagliari hanno eseguito un duplice intervento nel comparto del contrasto alla contraffazione: il primo controllo ha riguardato un soggetto extracomunitario che esponeva ai passanti accessori di abbigliamento e pelletteria con marchi contraffatti riconducibili alle principali case di moda quali Gucci, Chanel, Louis Vuitton, Prada, il secondo aveva ad oggetto 76 cover per cellulari contraffatte, riportanti i principali brand delle case di moda quali Moschino, Adidas, Chanel, Fila, Jordan, Nike esposte al pubblico sopra un banchetto da altro soggetto extracomunitario;

   il giorno seguente, il 17 ottobre, i militari della Guardia di finanza di Ponte Chiasso hanno scoperto, durante il controllo di un autoarticolato proveniente dall'Ungheria e diretto a Napoli, un carico di giubbotti contraffatti con i marchi «Napapijri» e «Blauer», che stavano per essere immessi sul mercato;

   questi sono solo due esempi recentissimi delle quotidiane operazioni che la Guardia di finanza effettua per contrastare le attività criminali connesse alla produzione e al commercio di prodotti contraffatti;

   la contraffazione è uno dei reati economici che danneggia profondamente l'economia italiana a livello mondiale: in costante aumento, colpisce le imprese e le attività commerciali, oltre a mettere in grave pericolo la salute e la sicurezza del consumatore;

   la contraffazione interessa ormai tutti i settori produttivi: prodotti farmaceutici, prodotti alimentari, cosmetici, componentistica e ricambi per auto, giocattoli, abbigliamento, prodotti elettronici e informatici, spesso importati e distribuiti dalla criminalità organizzata con tecniche sempre più raffinate e ingannevoli;

   la lotta alla contraffazione deve far fronte non solo alle più eclatanti ipotesi di falsificazione o imitazione di marchi validamente registrati, ma anche ai casi di violazione di un'indicazione geografica tutelata o ancora della riproduzione illecita dell'imballaggio, dell'etichetta, dell'adesivo, del prospetto, del foglio informativo, del documento di garanzia e di ogni altro elemento analogo che induce il consumatore a confidare erroneamente nell'autenticità di un marchio o di un'indicazione geografica protetta –:

   quali iniziative il Governo intenda intraprendere per intensificare la lotta alla contraffazione e definire un piano di maggior protezione dei prodotti made in Italy, con particolare riferimento alle caratteristiche qualitative che li contraddistinguono e alle indicazioni geografiche di provenienza.
(5-00760)


   BARELLI e SQUERI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   secondo autorevoli fonti del Ministero dello sviluppo economico, il prossimo anno, per l'effetto combinato del parziale «stop» del gasdotto tedesco Tenp dal Nord Europa e dell'atteso calo dei volumi dall'Algeria, l'Italia potrebbe non riuscire a coprire la domanda giornaliera di gas nella situazione n-1, ossia di freddo eccezionale e di interruzione, in forza di eventi geopolitici, della fornitura dalla Russia, nostra principale fornitrice (43 per cento). Si tratta di circostanze al di fuori della volontà italiana, la cui eventualità non è così remota. Ulteriori aspetti aleatori derivano dai problemi di fornitura con la Libia;

   già nei giorni più freddi del febbraio 2018, senza che ci fosse alcun problema con la Russia, il Ministero aveva attivato il pomo livello di allarme per «ripetuti episodi di superamento del limite di capacità di erogazione», causato dai ridotti flussi del Tenp, l’hub da cui l'Italia importa, specie su base giornaliera, attualmente in «manutenzione di lunga durata»;

   quanto alla fornitura dall'Algeria, sono in corso le negoziazioni da parte delle compagnie importatrici italiane, perché i contratti attuali scadono il 30 settembre 2019. Secondo gli esperti difficilmente ci sarà un rinnovo per un volume pari a quello attuale (24 miliardi/metro quadrato l'anno), sarà verosimilmente attorno ai 15-16 miliardi/metro quadrato. Le cause sono la crescita della domanda interna algerina e il fatto che la loro produzione non è cresciuta come si pensava;

   l'Italia nel 2017 ha consumato circa 70 miliardi/metro quadrato di gas; stabili le previsioni per il 2018. La strategia energetica nazionale (Sen) vede l'Italia come uno snodo (hub) di transito verso il Nord Europa del gas che arriva dall'Algeria, dai rigassificatori italiani e dal gasdotto TAP (Trans Adriatic Pipeline) dal Mar Caspio;

   tutte queste previsioni al momento segnano il passo: la Tap, cui dovrebbero arrivare fino a 20 miliardi/metro quadrato l'anno a partire dal 2020, procede a singhiozzo, l'Algeria disimpegna e per quel che riguarda i rigassificatori la Sen stessa afferma che «Altri Paesi affacciati sul Mediterraneo, come Francia e Spagna, sembrano comunque ad oggi meglio posizionati». A dispetto della Sen, oggi il gas in Italia costa il 18 per cento in più rispetto alla media europea –:

   quali iniziative si intendano attuare, oltre all'accelerazione dei lavori della Tap, per scongiurare i rischi evidenziati in premessa e per dare certezza alle forniture, allineando i prezzi del gas alla media europea.
(5-00761)

Interrogazione a risposta scritta:


   TOCCAFONDI. — Al Ministro dello sviluppo economico. — Per sapere – premesso che:

   preoccupa particolarmente la situazione di due aziende fiorentine, Inso e Sof, a seguito della vicenda che ha portato all'amministrazione straordinaria di Condotte spa, di cui sono società controllate;

   tale preoccupazione è stata al centro dell'incontro organizzato in regione Toscana dal consigliere per il lavoro Gianfranco Simoncini in data 15 ottobre 2018. All'incontro hanno partecipato le organizzazioni sindacali Fim, Fiom, Uilm e le rappresentanze sindacali unitarie delle due aziende;

   Inso e Sof, specializzate rispettivamente nella progettazione e nella manutenzione di ospedali e altre opere di ingegneria civile, a differenza di Condotte, possono vantare numerose commesse in tutto il mondo e un bilancio in attivo;

   si fa presente la preoccupazione per eventuali ricadute negative sul futuro di due società che rappresentano un autentico fiore all'occhiello dell'industria toscana e nazionale, e soprattutto dei circa 600 lavoratori impiegati nelle due società –:

   se il Ministro interrogato sia al corrente della situazione e se abbia intenzione di seguire l'evolversi della questione istituendo uno specifico tavolo di confronto o ampliando il tavolo di lavoro già attivo su Condotte spa alle relative società controllate, in particolare alle società sopraindicate.
(4-01411)

Apposizione di una firma ad una interpellanza.

  L'interpellanza urgente Ruggiero e altri n. 2-00147, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lattanzio.

Apposizione di firme ad interrogazioni.

  L'interrogazione a risposta in Commissione Prisco n. 5-00495, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 19 settembre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Lollobrigida.

  L'interrogazione a risposta immediata in Assemblea Fusacchia n. 3-00251, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 16 ottobre 2018, deve intendersi sottoscritta anche dal deputato Magi.

Ritiro di documenti del sindacato ispettivo.

  I seguenti documenti sono stati ritirati dai presentatori:

   interrogazione a risposta orale Mollicone n. 3-00076 del 13 luglio 2018;

   interpellanza urgente Schullian n. 2-00142 del 15 ottobre 2018.