XVI LEGISLATURA

Allegato B

Seduta di venerdì 10 ottobre 2008

TESTO AGGIORNATO AL 10 NOVEMBRE 2008

ATTI DI INDIRIZZO

Mozioni:

La Camera,
premesso che:
la presenza di alunni stranieri, pur in percentuale inferiore a quella di altri Paesi, è un dato strutturale del nostro sistema scolastico ed in progressivo aumento: si calcola che, negli ultimi anni, il numero di allievi non italiani abbia superato le 550.000 unità, con una incidenza di circa il 6 per cento della popolazione scolastica complessiva;
la situazione italiana presenta due principali caratteristiche. La prima è che la presenza di alunni stranieri è molto disomogenea e differenziata sul territorio nazionale. Si va dalla percentuale massima della regione Emilia-Romagna, superiore al 10 per cento, seguita da Lombardia, Veneto e Marche, fino alla percentuale minima della regione Campania, di poco superiore all'1 per cento. La provenienza degli alunni stranieri comprende una grande molteplicità di cittadinanze, con un aumento significativo dell'incidenza di cittadinanze dei Paesi dell'Est europeo;
un'altra caratteristica è la rapidità del cambiamento e la mobilità delle varie cittadinanze sul territorio, che portano anche a situazioni di concentrazione di alunni stranieri in singole scuole o territori, fenomeno di fronte al quale si pone il problema di un'equilibrata distribuzione delle presenze, attraverso un'intesa fra scuole e reti di scuole in collaborazione con gli enti locali. La costruzione di reti e coordinamenti è anche utile per la costruzione di un'offerta formativa che riduca le disuguaglianze e i rischi di esclusione;
i minori stranieri, al pari di quelli italiani, sono innanzitutto «persone» e, in quanto tali, sono titolari di diritti che prescindono dalla loro origine nazionale o condizione sociale; la Dichiarazione universale dei diritti umani, all'articolo 2, recita: «ad ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciate nella presente dichiarazione, senza distinzione alcuna per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione». Principi confermati dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, ratificata dall'Italia con la legge 25 maggio 1991, n. 176, la quale, all'articolo 2, ribadisce: «gli Stati parte si impegnano a rispettare i diritti enunciati nella presente convenzione ed a garantirli ad ogni fanciullo che dipende dalla loro giurisdizione, senza distinzione di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione pubblica o altra del fanciullo o dei suoi genitori o rappresentanti legali, dalla loro origine nazionale, etnica e sociale, dalla loro situazione finanziaria, dalla loro incapacità, dalla loro nascita o da ogni altra circostanza»;
l'Italia ha scelto la piena integrazione di tutti nella scuola, ivi compresi i minori stranieri presenti nel territorio dello Stato, attraverso lo strumento dell'educazione interculturale, per la cui realizzazione sono necessari specifici interventi: per l'apprendimento della lingua, per l'adeguamento dei programmi, per la formulazione di contenuti e stili educativi interculturali, per il ricorso ai mediatori linguistici culturali in caso di necessità nell'ambito di un'adeguata programmazione;
il nostro Paese ha superato la fase dell'emergenza rispetto al fenomeno della presenza di studenti stranieri all'interno delle aule scolastiche e sta passando ad una fase di valutazione delle esperienze già realizzate e di programmazione degli interventi. La presenza degli alunni stranieri è un dato, peraltro, strutturale e riguarda l'intero sistema scolastico. In questo senso ancora molto vi è da fare nel nostro sistema scolastico: tuttavia, esistono delle esperienze significative, che, già da

tempo, hanno affrontato con successo la questione degli alunni migranti nelle aule italiane e costituiscono punti di riferimento da divulgare ed amplificare;
la scuola media statale sperimentale Giuseppe Mazzini di Roma ha avviato, fin dal 1985, un percorso di integrazione interculturale in alcune sezioni miste con alunni italiani e stranieri, per facilitare il processo di apprendimento ed alfabetizzazione di questi ultimi tramite la compresenza in classe di due insegnanti, che svolgono il loro lavoro in contemporanea, soprattutto per le materie che richiedono una maggiore elaborazione teorica. Gli alunni stranieri, in genere, a seconda del livello di alfabetizzazione, vengono seguiti da un insegnante in una materia specifica, lungo un percorso semplificato ma del tutto simile a quello dei compagni italiani. Nessuna diversificazione nei programmi, anche perché alla fine del ciclo l'esame è lo stesso. La sperimentazione accelera il processo di apprendimento e, soprattutto, favorisce l'abbattimento delle barriere linguistiche e culturali, favorendo l'incontro tra studenti di diverse nazionalità e conseguendo notevoli risultati positivi dal punto di vista dell'apprendimento scolastico e delle conseguenti valutazioni finali degli studenti interessati, evitando, dunque, forme di esclusione o separazione tra studenti italiani e stranieri;
l'educazione interculturale in tutti i gradi e livelli del sistema scolastico costituisce la colonna portante di una reale educazione dei giovani a valori, quali la solidarietà, l'accoglienza, la comprensione dell'altro, comunemente catalogato come "diverso", la conoscenza di culture e tradizioni di altri Paesi, che costituiscono l'antidoto principale a fenomeni di razzismo, violenza e discriminazione, nei confronti di persone di nazionalità e origine sociale e culturale differente;
siamo stati tutti testimoni da qualche tempo di una serie di tristi episodi di cronaca, frutto di un fenomeno che è stato sintetizzato nel termine «razzismo»; ad ogni modo, si tratta di episodi che denotano una profonda intolleranza e un sentimento di insofferenza che rischiano di rasentare il fanatismo e dei quali, come sempre, la paura rappresenta il primo e fondamentale nutrimento;
bisogna evitare che il sentimento di insofferenza nei confronti dello «straniero» si diffonda; ed è necessario partire proprio dalle scuole, dove bambini italiani e stranieri si incontrano, studiano, crescono,

impegna il Governo:

a farsi promotore su tutto il territorio nazionale di iniziative volte a valorizzare la presenza nella scuola italiana di alunni di nazionalità diverse quale importante situazione di incontro, reciproca conoscenza, arricchimento culturale, socializzazione in una società sempre più multiculturale e, dunque, impegnata a prevenire e combattere ogni forma di razzismo e xenofobia;
a farsi promotore su tutto il territorio di politiche scolastiche che mirano all'integrazione dei bambini stranieri, senza tradursi in un semplice processo di «assimilazione» della cultura italiana, né tanto meno di «omologazione», ma che siano effettivamente tese all'inserimento degli studenti immigrati nel contesto socio-culturale italiano;
a contrastare ed impedire forme di esclusione o separazione degli studenti stranieri non ancora alfabetizzati, assicurando alle scuole un organico di docenti, che, essendo funzionale anche alla presenza di alunni di diverse nazionalità, preveda, in tali situazioni, un minor numero di alunni per classe, situazioni di compresenza di docenti, soprattutto nelle materie che richiedono maggiore elaborazione teorica, quali italiano, storia, geografia, matematica e scienze, ed attività specifiche di formazione-aggiornamento dei docenti sul tema della multiculturalità, facendo in modo che tali iniziative siano prioritariamente indirizzate a situazioni,

nelle scuole di ogni ordine e grado, dove maggiore si registra la presenza di alunni stranieri;
a favorire e valorizzare con interventi specifici il fondamentale ruolo che gli enti locali svolgono su questa tematica.
(1-00051) «Evangelisti, Donadi, Di Pietro, Borghesi, Barbato, Cambursano, Cimadoro, Costantini, Di Giuseppe, Favia, Aniello Formisano, Giulietti, Messina, Misiti, Monai, Mura, Leoluca Orlando, Paladini, Palagiano, Palomba, Piffari, Porcino, Pisicchio, Porfidia, Razzi, Rota, Scilipoti, Zazzera».

La Camera,
premesso che:
la Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu, firmata ed approvata anche dall'Italia, all'articolo 18 afferma che: «Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti»;
nonostante si professi l'inviolabilità e la non negoziabilità dei diritti umani, la libertà di professare liberamente la religione cristiana, purtroppo, viene sempre più spesso minacciata in molti Paesi e i cristiani sono vittime di violenze e persecuzioni;
in India, nel distretto di Kandhamal, l'omicidio della guida spirituale dei fondamentalisti indù, Swami Laxamananda Saraswati e di cinque suoi collaboratori, avvenuto lo scorso 23 agosto, ha scatenato una violenta campagna di odio interreligioso;
la comunità cristiana, del tutto estranea a tale delitto, è stata accusata ingiustamente della morte del religioso induista ed è ora perseguitata con violenza;
solo dal 24 agosto alla fine di settembre sono stati uccisi 60 cristiani, distrutte e danneggiate 177 chiese, incendiate 4300 case di cristiani, distrutte 13 scuole cattoliche e vari centri sociali, le persone in fuga sono oltre 50.000 e più di 18.000 sono i feriti;
gli estremisti del Barjang Dal hanno addirittura ucciso alcune Missionarie di carità di Madre Teresa di Calcutta;
gli episodi di brutale persecuzione, iniziati nella provincia di Orissa, si sono estesi anche ad altre regioni dell'India, Madhya Pradesh, Kerala, Karnataka, Tamil Nadu, Uttar Pradesh e persino nella capitale New Delhi, causando numerose vittime e feriti e inducendo migliaia di fedeli cristiani ad abbandonare case e villaggi per sfuggire alle violenze;
le famiglie che scelgono di rimanere nelle loro case sono spesso costrette a convertirsi all'induismo per proteggere la loro vita e gli uomini sono obbligati a rasarsi completamente i capelli e a bruciare chiese o case di cristiani, come rito di iniziazione;
le violenze e gli attacchi non si sono fermati e vengono colpiti anche i campi profughi, dove molti cristiani sono stati costretti a cercare rifugio, per evitare di essere minacciati e giustiziati all'interno delle proprie abitazioni, come testimonia Amnesty International;
le forze dell'ordine ed il Governo Indiano non sono intervenuti in modo efficace per punire i responsabili di queste terribili violenze ed hanno cercato di porre sotto silenzio la gravità e l'estensione del fenomeno;
la Conferenza episcopale indiana, attraverso il suo Presidente Cardinale Vithayathil, sostiene che il paese, famoso per essere la più grande democrazia asiatica e patria del Mahatma Gandhi, non può rimanere insensibile davanti all'odio interreligioso scaturito da false accuse nei confronti della Chiesa;
i Vescovi richiedono al governo locale un'azione più severa, che sappia riportare la tolleranza e sia in grado di

garantire l'incolumità dei cristiani e la difesa delle loro attività in favore dei poveri e dei «fuori casta»;
anche l'organizzazione umanitaria Amnesty International, comprendendo la gravità della situazione, ha sentito la necessità di intervenire, sollecitando il governo indiano a mantenere la promessa di porre fine alle violenze, perpetrate da parte delle organizzazioni nazionaliste indù come Vishwa Hindu Parishad e Bajrang Dal;
i Vescovi europei hanno rivolto un forte appello ai governi e alle istituzioni del vecchio continente affinché si intervenga rapidamente per fermare le violenze contro i cristiani in India ed in altre parti del mondo;
il fenomeno delle persecuzioni contro i cristiani, infatti, negli ultimi anni si sta diffondendo in Asia e Africa: atti di cristianofobia si sono verificati in Corea del Nord, in Arabia Saudita, in Sudan, in Darfur, in Nigeria, in Somalia, in Yemen, in Afghanistan, in Iraq e in paesi dell'America Latina;
nei cosiddetti Paesi in via di sviluppo dell'Asia e dell'Africa, i cristiani molto spesso sono impegnati in attività che perseguono scopi umanitari a favore delle popolazioni locali, le quali versano in condizioni sociali ed economiche drammatiche;
le violenze contro i cristiani non sono casi isolati, ma sono spesso il frutto di atteggiamenti sistematici di sospetto, discriminazione, intolleranza, spesso giustificati, se non addirittura incoraggiati o alimentati dagli stessi Governi;
il mondo occidentale fino ad oggi non ha reagito in modo adeguato: l'Unione Europea, l'Onu, le organizzazioni internazionali devono rompere questo silenzio assordante ed esprimere unanime e durissima formale condanna per quanto sta avvenendo in India e nel mondo ai danni dei fedeli cristiani e dei loro diritti;
non tutti gli organi di informazione hanno dato il giusto risalto ai gravissimi fatti accaduti in India, non informando in modo adeguato l'opinione pubblica,

impegna il Governo:

ad attivarsi presso le Autorità nazionali indiane, affinché garantiscano alla comunità cristiana il diritto alla libertà, alla sicurezza, alla vita ed intervengano per fare adottare, nei confronti dei responsabili di queste violenze, le opportune misure sanzionatorie da parte delle forze dell'ordine;
a promuovere, sostenere ed agevolare l'approvazione di un documento ufficiale dell'assemblea generale dell'ONU, nel quale si chieda il rispetto dei diritti individuali e la garanzia della dignità umana per i fedeli cristiani in tutti i Paesi del mondo;
ad attivarsi presso l'Unione Europea perché non si limiti a condannare il massacro dei cristiani in India, ma ponga in essere azioni adeguate nei confronti dei Paesi nei quali la libertà religiosa non è rispettata.
(1-00052) «Bertolini, Cicchitto, Di Virgilio, Renato Farina, Pagano, Sbai, Carlucci, Bocciardo, Calabria, Pelino, Cicu, Giudice, Aprea, Lo Presti, Bruno, Scelli, Mondello, Ravetto, Milanato, Bernini Bovicelli, Marinello, Stracquadanio, Santelli, Garagnani, Palmieri, Tommaso Foti, Mazzuca, Pizzolante, Mistrello Destro, De Nichilo Rizzoli, Briguglio, Laboccetta, Cesa, Vincenzo Antonio Fontana, Saglia, Di Biagio, Raisi, Speciale, Cassinelli, Paglia, Ventucci, Migliori, Castiello, Mancuso, Barbato, Lamorte, Colucci, Holzmann, Scandroglio, Mussolini, Lehner, Barbieri, Zacchera, Gottardo, Centemero, Di Centa, Della Vedova, Stradella, Vella, Stasi, Iannarilli, Divella, Bergamini, De Corato, Cristaldi, La Loggia, Bernardo, Boniver, Orsini, Cirielli, Porcu, Giulio Marini, Fucci, Rampelli, Torrisi, Toccafondi, Saltamartini, Bellotti, Consolo, Gregorio Fontana, Pianetta, Catanoso, Papa, De Camillis, Piso, Laffranco, Catone, Ciccioli, Fallica, Frassinetti, Ruben».

Risoluzione in Commissione:

La III Commissione,
premesso che:
va purtroppo tristemente constatato come la cronaca più recente continui a testimoniare la tragica condizione di

paura e di pericolo, in cui vive in molte parti del mondo chi professa e testimonia la fede cristiana;
si richiama l'attenzione su quanto accaduto in India a partire dalla seconda metà di agosto, dove, in un crescendo di intimidazioni ed accuse infondate ed irrazionali, sono stati compiuti atti di violenza inconcepibile contro suore e parroci cattolici, edifici religiosi e centri di semplice ritrovo; nell'Orissa, stato a nord est dell'India, i fondamentalisti indù hanno stuprato una missionaria e appiccato il fuoco all'edificio in cui si trovava, e poi rapito i sacerdoti presenti;
si ricorda tuttavia che lontano dalla luce dei riflettori la violenza fanatica da parte dei fondamentalisti Indù nel subcontinente indiano si è scatenata già dalla fine degli anni '90; prima dei recenti fatti di agosto un'altra ondata di violenze risale al Natale dell'anno scorso, quando orde di aggressori hanno assaltato chiese, bruciato case e devastato negozi di proprietà di cristiani;
si ritiene che l'odio anticristiano in India sia un fenomeno crudelmente atroce, tenuto conto che i cristiani in India, che rappresentano meno del 2 per cento della popolazione, svolgono un'opera importantissima nel settore educativo, sanitario e sociale, offrendo un aiuto praticamente unico a molti bambini e a molte giovani donne, basti pensare all'opera e all'esempio di Madre Teresa di Calcutta. Questa presenza radicata ed amata dalla popolazione più povera rende i cattolici facile bersaglio di quei fondamentalisti sempre alla ricerca di un «nemico» che minaccerebbe l'identità indiana;
non si può negare che si tratta dunque di una tragedia strisciante che lascia vittime quotidianamente, di cui non sapremmo nulla se non ci fossero le poche notizie trapelate dalle agenzie di stampa dei missionari tra mille censure;
si ritiene infine che tutti i rapporti, sia politici che economico-commerciali, intrattenuti dall'Italia e dagli altri Paesi dell'Unione europea con partner internazionali non debbano mai prescindere dalla valutazione del rispetto dei diritti umani in quei Paesi e dalle condizioni di vita delle loro popolazioni,

impegna il Governo

ad adoperarsi, direttamente e attraverso l'Unione europea, per verificare e monitorare la condizione dei cristiani nei Paesi in cui essi costituiscono una minoranza, e a subordinare ogni ulteriore rapporto a carattere politico economico con tali Paesi all'effettiva tutela da parte loro delle minoranze cristiane presenti sul loro territorio.
(7-00057) «Pini, Polledri, D'Amico».

TESTO AGGIORNATO ALL'11 NOVEMBRE 2008

...

ATTI DI CONTROLLO

PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

Interrogazione a risposta in Commissione:

ALLASIA e FAVA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, al Ministro dello sviluppo economico. - Per sapere - premesso che:
è stato già da tempo presentato dal Governo il disegno di legge n. 1441-ter contenente disposizioni per lo sviluppo e l'internalizzazione delle imprese e in materia di energia;
tale disegno di legge contiene, al comma 2 dell'articolo 7, la previsione di una delega al Governo per l'adozione di uno o più decreti legislativi ai fini del riordino e della razionalizzazione degli

enti operanti nel settore dell'internazionalizzazione, incluso quindi l'ICE-Istituto nazionale per il commercio estero;
a più riprese, in occasioni ufficiali e in dichiarazioni alla stampa, il Ministro dello sviluppo economico ha manifestato la sua intenzione di riformare questo comparto in generale e l'ICE in particolare;
la proposta di legge finanziaria per il 2009 prevede per le spese di funzionamento dell'ICE uno stanziamento di 90 milioni di euro che in realtà si riducono a 85 milioni per accantonamenti obbligatori e limiti alla spesa previsti da precedenti finanziarie, rispetto ai 102 milioni stanziati nel 2008;
risulta allo scrivente che l'ICE è in procinto di bandire concorsi pubblici per l'assunzione, in varie qualifiche, di circa 220 nuovi dipendenti, compresi cinque dirigenti, cosa che comporterà un notevole incremento del costo del lavoro che supererebbe i 40 milioni di euro ossia quasi il 50 per cento dell'intero budget previsto per il 2009;
l'autorizzazione per il bando di tali concorsi era stata ottenuta dall'istituto quando ancora non era stata manifestata l'intenzione di riformare l'ente, né era nota la prevista riduzione dei suoi fondi di funzionamento;
l'incremento del numero di dipendenti non risulta basato su alcun documento strategico di supporto, mentre la rideterminazione dell'organico è stata effettuata sulla base di meri calcoli aritmetici;
la gran parte dei dipendenti di questo ente è concentrata presso la sede di Roma, dove peraltro esiste un già elevato numero di dirigenti, che si vorrebbe incrementare di ulteriori cinque elementi -:
se non si ritenga del tutto inopportuno bandire nuovi concorsi nello stesso momento in cui il Governo manifesta, anche con atti formali quali il già citato disegno di legge n. 1441-ter, l'intenzione di riformare il comparto e di prevedere nuovi e maggiori costi per queste assunzioni in una situazione economica così difficile che rende necessario il contenimento della spesa pubblica;
quali passi il Governo intenda compiere per evitare il verificarsi di questa situazione assurda, che potrebbe, tra l'altro, determinare gravi danni erariali nel caso in cui dalla riforma dovesse risultare l'inutilità di queste assunzioni.
(5-00436)

Interrogazioni a risposta scritta:

MOFFA, PROIETTI COSIMI, LEHNER, LANDOLFI, LAFFRANCO e BIANCONI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
con deliberazione n. 43 del 7 maggio 2008, il dottor Jaroslav Novak, ha ricevuto un incarico di collaborazione coordinata e continuativa, da parte dell'Arpa Lazio, al fine di curare «una più ampia ed approfondita informazione e promozione delle attività dell'Agenzia e del suo ruolo presso l'opinione pubblica» con particolare riguardo ad eventi pubblici a carattere istituzionale quali la manifestazione Forum PA tenuta presso la nuova Fiera di Roma nel mese di maggio, la manifestazione Ecofest 2008 svolta a Roma a giugno scorso e la Conferenza del Sistema Agenziale prevista nel mese di ottobre, sempre a Roma;
per tali prestazioni professionali è stata impegnata una spesa pari a euro 32.000,00, mentre, nella stessa richiamata deliberazione si fa espresso riferimento al curriculum formativo professionale del Novak «da cui si evince una comprovata esperienza e capacità nel settore della comunicazione pubblica, già positivamente espresse presso l'Arpa Lazio in occasione di un precedente incarico di natura professionale intercorso dal novembre 2000 al dicembre 2002»;
il nome di Jaroslav Novak è noto alle cronache giudiziarie per essere stato condannato

a 7 anni per il processo cosiddetto «7 Aprile» su Potere Operaio, della cui struttura militare ha fatto parte come uno degli ex capi di Lavoro Illegale, e per aver aiutato, per sua stessa ammissione, uno degli imputati della strage di Primavalle (omicidio dei fratelli Mattei), Manlio Grillo, a fuggire a Stoccolma;
nel libro di Aldo Grandi dal titolo «La generazione degli anni perduti - Storie di Potere Operaio», a pagina 298, Jaroslav Novak sostiene: «Ricordo la sensazione di stupore sul volto dei giudici quando, senza che quell'episodio fosse mai apparso negli atti dell'inchiesta e incurante del fatto che potesse costarmi qualche imputazione suppletiva, raccontai la storia dell'espatrio di Grillo in Svezia dopo la tragica vicenda di Primavalle. Non eravamo neanche riusciti a trovare un passaporto falso, seppure i livelli di contiguità con un certo tipo di illegalità borgatara erano forti. Usammo quello di un nostro compagno di Roma, avendo cura, quantomeno, che le età corrispondessero, e a esso togliemmo la foto originale. Grillo partì da Roma, diretto a Milano, in treno, con un vagone letto, insieme ad una compagna che appariva come sua moglie. Io salii sull'ultimo aereo, o forse sul mitico postale delle 2,40 e li precedetti a Milano dove andai a prenderli alla stazione con un'auto guidata da un compagno milanese. Arrivammo a Linate e lì ci imbarcammo su un volo per Stoccolma, che faceva scalo anche a Copenaghen»;
nello stesso libro, a pagina 295, Valerio Morucci racconta come lui e Novak vennero a conoscenza, appena dopo la strage, delle singole responsabilità di Lollo, Grillo e Clavo: «(Clavo) Era lì - ricorda Morucci - rannicchiato nella poltrona davanti a me. Con un segno, come se ci fossimo messi d'accordo in precedenza, mandai Jaro a dare un'occhiata fuori dalla porta di casa. Poi, dopo che mi tranquillizzò dicendomi che era tutto a posto, afferrai la borsa che avevo portato con me e tirai fuori la Walther PPK. Senza nemmeno guardare Clavo e senza nemmeno aprire bocca, avvitai il silenziatore sulla canna. Quindi appoggiai la pistola accanto a me sul divano. A quel punto gli dissi che sarebbe stato meglio se mi avesse detto com'erano andate le cose. Clavo osservò l'arma, dopodiché iniziò a raccontarmi senza mai interrompersi tutta la storia -:
quali iniziative, anche normative, ritenga di dover adottare il Governo per evitare che persone condannate per atti di terrorismo e, nello specifico, coinvolte in crimini efferati per i quali è stato per lungo tempo difficile appurare la verità grazie, a non poche complicità e connivenze nell'apparato statale, possano ancor oggi godere di particolari agevolazioni nell'ottenimento di incarichi professionali a favore di strutture ed enti pubblici.
(4-01308)

MARINELLO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la regione Sicilia si trova in una grave situazione di emergenza rifiuti alimentata non solo dalla mancanza di adeguati impianti di smaltimento e di termovalorizzatori, ma anche e soprattutto da una insensata e fallimentare gestione del servizio ad opera delle società d'ambito territoriale;
in particolare, nella provincia di Trapani, la Belice Ambiente spa, ATO TP 2, avendo disposto la riapertura di una discarica per il rifiuto indifferenziato, sita nel comune di Castelvetrano sta mettendo a repentaglio la salute dei cittadini, a causa del l'inquinamento delle falde acquifere alimentato dal percolato prodotto dalla discarica;
così, nella provincia di Agrigento la SOGEIR spa, ATO AG 1 gestisce la discarica sita nel comune di Sciacca, in località Salinella, discarica ormai esausta, interessata, tra l'altro, nel mese di Agosto da un vasto incendio, sicuro motivo di danno ambientale;
i residui di molti rifiuti, restando attivi per oltre 30 anni e subendo il

naturale processo di decomposizione, producono biogas e liquami altamente inquinanti per il terreno e le falde acquifere, con grave nocumento per la salute e la sicurezza pubblica;
la normativa europea (direttiva 99/31/CE - recepita dal decreto legislativo n. 36 del 2003) vieta l'uso delle discariche per il rifiuto indifferenziato, ricordando che devono finire in discarica solo materiali a basso contenuto di carbonio organico;
le società d'ambito succitate, trovandosi in una grave situazione economica, imputabile alle discutibili gestioni aziendali e ad una insensata e irrazionale politica di assunzione di personale, non solo non sono più in grado di garantire un corretto svolgimento del servizio di gestione integrata, ma rischiano di alimentare una vera e propria emergenza rifiuti, già vista in altre regioni italiane;
le società d'ambito, attualmente esistenti nella Regione, avrebbero dovuto attivarsi per assicurare la regolamentazione del settore dei rifiuti, secondo criteri di economicità ed efficienza, al fine soprattutto di garantire una più elevata qualità della vita dei cittadini e lo sviluppo economico e occupazionale del territorio;
il decreto legislativo n. 152 del 2006 (anche noto come codice ambientale) ha disposto che la gestione integrata dei rifiuti solidi urbani, avvenga sulla base di ambiti territoriali ottimali, delimitati dalle competenti Regioni, al fine di superare la frammentazione della gestione e garantire un servizio efficace, efficiente e funzionale;
l'articolo 201 del succitato Codice dispone che l'esercizio delle competenze in materia di gestione integrata dei rifiuti venga trasferita dagli enti locali alle Autorità d'Ambito e che queste operino nel rispetto dei criteri di efficienza, efficacia ed economicità;
l'articolo 45 della legge della Regione Sicilia n. 2 del 2007 e le successive, specifiche circolari e direttive della Presidenza della Regione, in attuazione di quanto previsto dal decreto legislativo n. 152 del 2006 in materia di gestione dei rifiuti dispongono, inoltre, che gli enti locali ricadenti nel medesimo ATO si costituiscano in un consorzio, dotato di personalità giuridica, e che questo costituisca una Autorità d'Ambito come disposto dall'articolo 201 del Codice Ambientale;
lo stesso articolo 45 dispone, inoltre, che le società d'ambito, che attualmente gestiscono i rifiuti in ambito territoriale ottimale, vengano messe in liquidazione e che ogni consorzio di ATO subentri nei rapporti attivi e passivi delle società d'ambito;
nella regione Sicilia, nelle more della liquidazione delle società d'ambito, si assiste ad una degenerazione del sistema della gestione integrata dei rifiuti, con grave rischio per la salute dei cittadini, con il rischio che si determinino e si aggravino fenomeni tipicamente clientelari, in mancanza di specifici organismi di controllo e nella distrazione dell'osservatorio dell'Agenzia regionale per le acque -:
quali iniziative il Governo intenda adottare, nell'ambito delle proprie competenze, al fine di evitare che anche in Sicilia l'emergenza rifiuti si trasformi in un pericolo grave per l'incolumità e la sicurezza pubblica in particolare se non ritenga sussistano i presupposti per ricorrere ad un commissariamento;
quali iniziative il Governo intenda adottare al fine di acquisire informazioni in relazione alle vicende descritte in premessa.
(4-01310)

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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

Interrogazioni a risposta in Commissione:

ESPOSITO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
in data 23 luglio 2008, l'VIII Commissione ha audito la Presidente della

Regione Piemonte per una prima stima dei danni relativi all'alluvione del 29/30 maggio 2008, che ha colpito duramente le province di Torino e Cuneo, lo stanziamento di 4,5 milioni trasferito ai sensi dell'ordinanza 3683/2008, ad oggi risultano essere le uniche risorse rese realmente disponibili;
il prospetto generale riassuntivo dei danni, ha stimato danni complessivi per 541.261.350,72 milioni cifra che peraltro non contiene la quantificazione definitiva dei danni a privati ed attività produttive;
il Governo si è impegnato ad erogare 20 milioni di fondi della Protezione Civile, 12.398 milioni da economie su ordinanze precedenti, 50 milioni da Fondi CIPE e la quota parte dei fondi della finanziaria 2008-2010 -:
quando queste risorse saranno concretamente messe a disposizione del Commissario Straordinario per l'alluvione e quali ulteriori stanziamenti si intenda destinare a copertura del fabbisogno per gli interventi di somma urgenza e urgenti.
(5-00437)

FOLLEGOT. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il fiume Tagliamento è uno dei rari esempi a livello europeo di fiume alpino a carattere torrentizio e ad alveo ramificato, che conserva ancora dinamiche naturali ed elevata complessità morfologica, costituendo un ininterrotto corridoio ecologico che raccorda la regione alpina con il litorale friulano e veneto, tanto da costituire un ecosistema fluviale di riferimento per tutta l'Europa;
la Giunta regionale del Friuli-Venezia Giulia con Deliberazione n. 989 datata 22 aprile 2004, ha concluso il procedimento di gara per l'affidamento dell'incarico di progettazione delle opere per la laminazione delle piene del medio e basso corso del fiume Tagliamento, procedendo alla relativa aggiudicazione;
la stessa Giunta regionale, preliminarmente alla predetta aggiudicazione, ha stabilito con deliberazione n. 837 del 2 aprile 2004 di dare avvio a studi di approfondimento connessi con l'esecuzione di interventi integrativi da effettuarsi lungo tutta l'asta del fiume Tagliamento e con le possibili varianti al Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del fiume Tagliamento, predisposto dall'Autorità di Bacino dei fiumi Isonzo, Tagliamento, Livenza, Piave e Brenta-Bacchiglione;
con Deliberazione n. 2765 datata 25 ottobre 2004 è stata autorizzata la stipula di un accordo con l'Università di Udine-Facoltà d'Ingegneria, Dipartimento di Georisorse e Territorio, concernente studi di approfondimento connessi con l'esecuzione di interventi integrativi, da effettuarsi lungo tutta l'asta del fiume Tagliamento e con le possibili varianti al Piano stralcio per la sicurezza idraulica del medio e basso corso del fiume Tagliamento;
il progetto delle casse d'espansione potrebbe comportare impatti significativi sul fiume Tagliamento, tali da comprometterne l'integrità e provocare la perdita irreversibile di habitat prioritari;
il sito interessato dalle casse è sito d'importanza comunitaria proposto (pSIC) e come tale è possibile intervenire su di esso solo a seguito della valutazione d'incidenza, nell'ipotesi che non siano possibili scelte alternative che possano evitare le incidenze negative e comunque solo dopo aver individuato e dato avvio concretamente ad adeguate misure compensative ed informato e documentato la Commissione europea sui vari passi compiuti;
sono state numerose le prese di posizione da parte di ricercatori, anche stranieri (Geobotanisches Institut di Zurigo), contro la realizzazione delle casse di espansione;
la volontà della Regione di realizzare le casse di espansione incontra crescenti contrasti nelle comunità locali interessate;

con l'Ordine del giorno n. 39, collegato alla legge finanziaria regionale 2007 ed approvato il 22 dicembre 2006, il Consiglio regionale impegnava la Giunta regionale a riconsiderare le ipotesi progettuali delle casse d'espansione per individuare interventi di minore impatto ambientale;
con delibera n. 1306 del 1o giugno 2007 la Giunta regionale ha approvato il progetto preliminare relativo alla realizzazione delle casse d'espansione, conferendo al Magistrato delle Acque di Venezia l'incarico della progettazione, della conduzione dei lavori di progettazione, nonché i compiti del responsabile della sicurezza;
in data 21 dicembre 2007 è stato sottoscritto tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia un atto aggiuntivo al protocollo d'intesa firmato in data 6 ottobre 2006, con il quale si conveniva che «la Presidenza del Consiglio dei Ministri, sentite le competenti strutture ministeriali anche alla luce delle risultanze della VIA nazionale, confermi l'attualità del precitato piano ovvero manifesti l'eventuale volontà di modificazione dei contenuti dello stesso, nell'ambito delle risorse previste a legislazione vigente» -:
quali siano gli intendimenti del Ministro relativamente alla realizzazione delle casse di espansione sul fiume Tagliamento.
(5-00439)

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BENI E ATTIVITÀ CULTURALI

Interrogazione a risposta orale:

BARBIERI. - Al Ministro per i beni e le attività culturali. - Per sapere - premesso che:
con due successivi atti di sindacato ispettivo, del 25 luglio e del 10 dicembre 2007, veniva sollecitata, nella scorsa Legislatura, la Sovrintendenza del Friuli-Venezia Giulia per i beni architettonici ed il paesaggio, ad occuparsi dell'apposizione del vincolo indiretto su precise aree circostanti la Villa del Torso in Moruzzo (Udine);
nella risposta del 20 settembre 2007, il Sottosegretario delegato aveva affermato che la Sovrintendenza aveva fatto tutto il possibile e che la questione doveva essere sollevata tra quelle da risolvere nell'ambito del piano paesaggistico del Friuli-Venezia Giulia e che un intervento del Ministro poteva esser esaminato solo in presenza di doglianze presentate da eventuali controinteressati;
con la successiva interrogazione, rimasta senza risposta, si chiedeva, a seguito del rilevamento di alcune incongruenze, un intervento di verifica da parte degli organi superiori del Ministero rispetto al comportamento della Sovrintendenza citata per non aver dato seguito, per quasi un decennio, alle reiterate richieste della proprietà;
successivamente alla seconda interrogazione la proprietà ha presentato la «doglianza formale» sopra richiamata, sul pluriennale silenzio e sul del tutto parziale e fuorviante intervento di verifica della Sovrintendenza di settore -:
se non ritenga di procedere in tempi rapidi alla verifica richiesta degli effetti concreti che, sulla tutela dell'ambiente in cui è collocata la Villa del Torso, produrrebbe il vincolo indiretto su tutti i mappali, a suo tempo già indicati da una specifica memoria del professor architetto Augusto Romano Burelli, docente nelle Università di Venezia e Udine.
(3-00175)

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DIFESA

Interrogazione a risposta scritta:

PES. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il nucleo elicotteri di Abbasanta (Oristano) dalla metà degli anni sessanta costituisce

un elemento centrale della struttura dell'Arma dei Carabinieri con sede in località Feurredu (Abbasanta), unitamente ai Cacciatori di Sardegna ed al Reparto cinofili;
in questi ultimi decenni è stata oggetto di significativi e importanti investimenti strutturali quali l'ampliamento degli hangar, la costruzione di alcuni alloggi, e l'ammodernamento degli stabili;
si è realizzato un rafforzamento ed un potenziamento degli organici e della logistica, garantendo un servizio efficiente per tutta l'isola, e in particolar modo per il centro Sardegna;
si è appreso recentemente, attraverso la stampa locale, la notizia dell'avvenuto trasferimento ad Olbia del distaccamento nucleo elicotteri di Abbasanta -:
quale sia il motivo di questa scelta e se le strategie e gli investimenti sinora attuati per la struttura di Feurredu saranno mantenuti anche nel prossimo futuro.
(4-01297)

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ECONOMIA E FINANZE

Interpellanza:

Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
gli organi di informazione (vedi Repubblica, pag. 24 del 23 settembre 2008, e Tuttosport, pag. 7 del 24 settembre 2008) hanno dato notizia del fatto che la Saras SpA, società quotata in Borsa, sarebbe stata gonfiata nei valori di collocamento per ripianare perdite generate, tra l'altro, dalla società sportiva Inter;
più in particolare, il plusvalore generato ammonterebbe a ben euro 770.000.000,00, essendo stato il titolo piazzato sul mercato a euro 6,00 per azione, ovvero circa euro 1,00-2,00 in più rispetto alla reale quotazione;
tale operazione sarebbe stata favorita dal non aver pubblicato nel prospetto informativo alcuni dati ritenuti rilevanti;
queste considerazioni risultano avallate da una perizia redatta per conto del Pubblico ministero del Tribunale di Milano dal dottor Marco Honegger, nominato suo consulente;
conseguentemente il danno subito dagli investitori appare eclatante e particolarmente significativo -:
che cosa intenda fare il Ministro dell'economia e delle finanze per verificare, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 95 del 1974, se la Consob sia stata messa al corrente delle circostanze sopraindicate e se ed in che termini si sia conseguentemente attivata a tutela della trasparenza del mercato e del rispetto dovuto agli investitori.
(2-00174) «Gava».

Interrogazione a risposta in Commissione:

OCCHIUTO e GALLETTI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
spettano al Ministro dell'economia e delle finanze, ai sensi dell'articolo 24, primo comma, lettera d), decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, le funzioni di «vigilanza e controllo previste dalla legge sulle agenzie fiscali»;
tra gli operatori bancari e finanziari si sta sviluppando un clima di incertezza circa i termini di deducibilità delle perdite su crediti derivanti da cessioni pro soluto, per le ragioni qui di seguito esposte;
ai fini fiscali, in base ad una prima ipotesi ricostruttiva, peraltro seguita dall'Amministrazione finanziaria, le perdite derivanti dalla cessione di crediti assumono rilievo ai sensi della disciplina recata dall'articolo 101, quinto comma, decreto

del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, secondo la quale «le perdite su crediti sono deducibili se risultano da elementi certi e precisi»;
esiste, tuttavia, una diversa ipotesi ricostruttiva, proposta da una parte della dottrina, che riconduce la fattispecie de qua alla categoria delle minusvalenze e che, quindi, ritiene applicabile la norma recata dall'articolo 101, primo comma, decreto del Presidente della Repubblica n. 917, citato;
sulla base del predetto inquadramento giuridico, l'amministrazione finanziaria:
a) ammette la deducibilità ai fini fiscali delle perdite su crediti, se «comprovate sulla base di un'effettiva documentazione del mancato realizzo e del carattere definitivo della perdita» (R.M. 6 agosto 1976, n. 9/124);
b) distingue le perdite di crediti derivanti da cessioni pro solvendo da quelle conseguenti a cessioni pro soluto, escludendo, per le prime, i requisiti della certezza e della definitività richiesti dalla disposizione citata ai fini della deducibilità (R.M. 13 maggio 1982, n. 9/634) ed, implicitamente, riconoscendo la sussistenza dei predetti requisiti in capo alle seconde (arrivando anche ad ammettere la deducibilità delle perdite derivanti da rinuncia ai crediti, cfr. R.M. 9 aprile 1980, n. 9/557);
c) afferma, in ogni caso che, qualora la cessione abbia ad oggetto crediti di modesto importo, ai fini della deducibilità delle perdite eventualmente realizzate, «possa prescindersi dalla ricerca di rigorose prove formali, nella considerazione che la lieve entità dei crediti può consigliare le aziende a non intraprendere azioni di recupero che comporterebbero il sostenimento di ulteriori oneri» (R.M. 6 agosto 1976, n. 9/124 che conferma R.M. 17 settembre 1970, n. 189);
date le citate indicazioni di prassi, sembra potersi sostenere che l'orientamento ufficiale dell'amministrazione finanziaria richiede, ai fini delle deducibilità delle perdite su crediti, un diverso grado di prova della certezza e definitività della perdita, la quale è (i) in re ipsa nell'atto stesso di cessione del credito, se la cessione avviene con clausola pro soluto; (ii) rigorosa, nell'ipotesi di cessioni di crediti pro solvendo; (iii) comunque attenuata, nel caso di crediti di modesto ammontare;
ciò nonostante, esiste una casistica giurisprudenziale secondo la quale anche nel caso di cessione di crediti pro soluto, ai fini della deduzione della perdita, la dimostrazione della certezza e definitività della stessa conseguirebbe soltanto dalla prova rigorosa della concreta ed effettiva diminuzione del valore dei singoli crediti ceduti, in termini di prospettive di adempimento da parte del debitore ceduto, non potendo considerarsi i predetti requisiti comprovati dall'atto dispositivo in sé (cfr. Cass. Civ., Sez. trib., 30 marzo 2001, n. 14568; Id., 6 aprile 2000, n. 13181; Id., 11 dicembre 2000, n. 15563; Id., 23 maggio 2002, n. 7555; Id. 10 marzo 2006, n. 5357);
dato il predetto orientamento ufficiale dell'amministrazione finanziaria e da una lettura attenta delle sentenze appena citate, sembra corretto dedurre che la richiamata casistica giurisprudenziale accoglie un'interpretazione, se così si può dire, «draconiana» dell'articolo 101, quinto comma, decreto del Presidente della Repubblica n. 917, citato, (rectius: del suo antecedente costituito dall'articolo 66, terzo comma, decreto del Presidente della Repubblica n. 917, citato) a causa della natura essenzialmente elusiva dei casi dedotti in giudizio;
in altre parole, relativamente a casi «anomali» di cessioni di crediti pro soluto (cioè caratterizzati da circostanze non normali in una logica economica genuina), sembra che l'amministrazione finanziaria abbia seguito una linea ermeneutico-applicativa «severa» della norma fiscale in questione. E ciò, non tanto perché fosse quella l'interpretazione considerata ordinaria della norma stessa, quanto perché, a

fronte di una casistica di natura abusiva, pareva necessario/opportuno contrapporre un'interpretazione antiabusiva della medesima norma, non essendo, tra l'altro, presente, al tempo di quei fatti, una norma antielusiva ad hoc;
a questo riguardo, va ricordato che, in una logica «normale» e prescindendo dalla norma fiscale che si ritiene applicabile (cioè articolo 101, quinto comma, ovvero, articolo 101, primo comma, decreto del Presidente della Repubblica n. 917, citato) le perdite da realizzo, conseguenti a cessioni pro saluto, rilevano ipso facto ed ipso jure, posto il principio di derivazione (parziale) dell'imponibile fiscale dall'utile civilistico. Resta comunque salva la possibilità di negare la deduzione fiscale, se la perdita da negoziazione è figlia di un'operazione manifestamente antieconomica o, comunque, elusiva/abusiva;
diversamente, cioè se così non fosse, si avrebbe il caso di un'amministrazione finanziaria che fissa un determinato orientamento interpretativo, talvolta disatteso, del tutto liberamente e casualmente, dai sottordinati uffici operativi. Il che sarebbe quantomeno curioso;
in ogni caso, sembra corretto ritenere che nel caso delle cessioni di crediti di modesto importo debba necessariamente operare quell'attenuazione del rigore con il quale valutare gli elementi posti a dimostrazione della certezza e definitività delle perdite riconosciuta dalla stessa amministrazione finanziaria, salvo anche per queste ipotesi l'accertamento del carattere elusivo della cessione a norma dell'articolo 37-bis, decreto del Presidente della Repubblica n. 600 del 1973, citato;
in maggiore dettaglio, nel caso dell'erogazione industriale di finanziamenti di importo modesto, sembra del tutto normale che, dopo aver inutilmente sollecitato il pagamento, i crediti possano essere ceduti pro soluto, anche «in blocco», senza che il cedente debba avere necessariamente esperito, per ogni singola posizione creditoria ceduta, tentativi di recupero giudiziale o extragiudiziale del tutto antieconomici, ovvero, valutazioni analitiche e complesse sul merito attuale del singolo credito;
infatti, subordinare, in tali casi, la deducibilità delle perdite derivanti dalle predette cessioni alla prova storica ed insuperabile dell'obiettiva impossibilità di recuperare un importo - attualizzato - non superiore al prezzo di cessione, equivale, di fatto, ad escluderne definitivamente la deducibilità;
pare, infatti, evidente che in talune attività finanziarie «di massa» è inevitabile che si verifichi un certo numero di inadempimenti e che la reazione normale/economica dell'imprenditore-finanziatore, fatti i debiti solleciti, sia quella di cedere pro soluto i crediti incagliati, non avendo convenienza economica nel procedere ulteriormente e corrispondendo la cessione pro soluto ad un atto di sana gestione economico-finanziaria della propria attività commerciale;
il quadro appena descritto è meritevole di un sollecito riscontro, al fine di apportare la necessaria certezza in un settore così importante di ogni economia sviluppata ed al fine altresì di evitare ipotesi di disparità di trattamento -:
se quanto sopra esposto rifletta una ricostruzione corretta dell'attuale orientamento teorico e pratico dell'Agenzia delle entrate, per cui, in buona sostanza, quando vi è una cessione pro soluto fisiologica di un credito, vi è deducibilità dell'eventuale perdita, per il solo fatto dell'alienazione del credito stesso mentre - nel caso di perdite derivanti da cessioni non fisiologiche/elusive - resta ferma l'applicabilità della norma antiabuso e, comunque, il diniego della deduzione;
nell'ipotesi negativa, se comunque, per le cessioni di crediti di piccolo importo, sia corretto ritenere che è tuttora vigente il criterio per cui vi è un'attenuazione del rigore con il quale valutare gli elementi di «certezza» e «precisione» posti a dimostrazione delle perdite eventualmente realizzate ed in particolare se

la deduzione è giustificata dalla antieconomicità dell'azione di recupero, una volta effettuati i normali solleciti di pagamento.
(5-00435)

Interrogazioni a risposta scritta:

ANGELI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i dipendenti del Ministero degli affari esteri con la qualifica «Impiegati a contratto con assunzione a tempo indeterminato» con sede di lavoro Ambasciate e Consolati a partire dall'anno fiscale 2006 rappresentano l'unica categoria di lavoratori del ministero che non ha diritto alla presentazione del modello 730 per la dichiarazione dei redditi;
a questi dipendenti del Ministero degli affari esteri viene imposto di presentare il modello Unico per la dichiarazione dei redditi e questo comporta sostanzialmente un cambiamento della propria posizione fiscale visto che per ottenere i rimborsi e le detrazioni fiscali cui hanno diritto devono attendere tempi più lunghi degli altri colleghi;
la situazione descritta evidenzia una disparità di trattamento tra dipendenti dello stesso Ministero che finiscono con l'avere posizioni fiscali diverse tra loro e che rischiano di determinare una situazione di iniquità nel rapporto con l'erario di lavorati dipendenti che invece devono avere la stessa condizione -:
quali provvedimenti si intendano adottare per ripristinare la situazione precedente ed equiparare la posizione di tutti i lavoratori dei ministero interessato.
(4-01302)

MINASSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
ormai da tempo, un numero considerevole di operatori economici e tecnici di settore operanti nel territorio del Comune di Rovegno (Genova) e nel Comune di Altare (Savona) lamentano accertamenti fiscali basati su studi di settore che non rispecchiano la reale potenzialità economica e non tengono conto della territorialità della valutazione;
infatti il Ministro Visco ha, a suo tempo, esteso l'obbligo dell'applicazione degli studi di settore anche ai Comuni montani con gli stessi parametri dei Comuni costieri;
questa situazione ha creato gravi problemi agli imprenditori, ai ristoratori e ai commercianti dei Comuni montani che rischiano, non potendo uniformarsi ai suddetti parametri, di chiudere le loro attività con grave danno per le popolazioni interessate, tenuto conto anche del fatto che, a parte la stagione estiva, per il resto dell'anno svolgono quasi una funzione di servizio sociale con scarsi guadagni;
numerosi privati e tecnici del settore hanno esposto proteste per la valutazione fiscale attribuita a beni fondiari oggetto di cessioni di proprietà per trasferimento o successione ereditaria, fondata su valori non realistici in rapporto al valore di mercato, anche alla luce di piani urbanistici inattuabili per necessità ambientali e di cooperazione;
per effetto della crescente crisi economica ed occupazionale che caratterizza l'entroterra, ed in particolare i territori del Comune di Rovegno e di Altare, è sensibilmente diminuita la popolazione complessiva residente, con un decremento che, dal dopoguerra, oscilla tra il 40 e il 50 per cento e che, negli ultimi anni, ha subito una decisa accelerazione;
contestualmente, la composizione della popolazione residente nei Comuni montani è fortemente mutata negli ultimi anni, con un notevole aumento dell'età media della popolazione medesima (gli ultrasessantacinquenni raggiungono una quota del 35,20 per cento del totale);
la situazione di disagio descritta si è aggravata per la particolare condizione

meteo-climatica di questi territori comunali localizzati, rispettivamente il primo ad un'altezza compresa tra i 600 ed i 1.300 metri sul livello del mare, il secondo ad un'altezza compresa tra i 350 ed i 400 metri sul livello del mare;
l'economia locale è prevalentemente basata sul turismo, attività che nell'attuale fase di recessione economica è pesantemente penalizzata e ridotta ad un limitatissimo periodo, dovendo gli operatori, per essere competitivi, proporre prezzi inferiori a quelli medi degli anni 90/2000;
le aziende che tuttora agiscono sul locale mercato in presenza di situazioni oggettivamente sfavorevoli, si trovano in condizioni di squilibrio economico, e sono destinate inevitabilmente alla cessazione dell'attività stessa, senza possibilità di subentro e con danno non solo economico ma di presidio per il territorio;
da ciò deriva una diminuzione dell'occupazione che porta un incremento dei trasferimenti verso zone costiere che, per la crisi economica latente, con sempre maggiore difficoltà riescono ad assorbire la collocazione lavorativa -:
se non ritenga appropriato prevedere l'adozione di adeguate misure di sostegno da attivare prontamente a beneficio dei territori non costieri;
se non ritenga conveniente invitare la competente Agenzia delle Entrate ad applicare, alle aziende localizzate nel territorio, la valutazione degli «Studi di settore» in modo congruo alle effettive potenzialità economiche del territorio montano, notoriamente dotato di cospicui svantaggi strutturali e di conseguenza considerare in modo oggettivo e slegato da indici di redditività previsti negli «Studi di settore» che non coincidono per il 50/60 per cento all'effettiva produttività delle aziende montane;
se non sia opportuno che la valutazione dei beni immobili oggetto di trasferimenti di proprietà sia predisposta dai competenti uffici statali, basando le stime in funzione delle oggettive condizioni di mercato in atto e sentiti preventivamente gli organi e le associazioni di categoria.
(4-01305)

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GIUSTIZIA

Interrogazione a risposta scritta:

TENAGLIA e FERRANTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la terrorista di estrema destra Francesca Mambro, condannata a diversi ergastoli tra cui uno per la strage di Bologna del 2 agosto 1980, che causò 85 vittime e oltre 200 feriti, risulta essere libera, in virtù della libertà condizionata;
una condanna all'ergastolo le è stata comminata per la strage di Bologna, nella quale morirono 85 persone e oltre 200 rimasero ferite;
l'ex militante del gruppo terrorista dei Nar aveva già ottenuto la semilibertà nel 1998 e la detenzione domiciliare speciale nel 2002;
pur nel rispetto dell'autonomia che sottende alle decisioni della magistratura, lascia perplessi che una persona condannata per terrorismo a sette ergastoli per reati gravi come quello di strage, giudicata responsabile di diversi omicidi, possa tornare in libertà;
i familiari delle numerose vittime innocenti hanno ragionevolmente manifestato il loro sgomento rispetto ad un provvedimento inaspettato, soprattutto in relazione ad una condotta, processuale ma non solo, della Mambro, che non ha mai espresso alcun sentimento di distacco dal suo passato e di consapevolezza dell'estrema gravità dei delitti compiuti;
occorre respingere con fermezza il solo sospetto che lo Stato possa apparire clemente con i terroristi e sordo al dolore

dei familiari delle centinaia di vittime del terrorismo, che nel nostro Paese ancora attendono giustizia -:
se non intenda acquisire elementi al riguardo e se non ritenga opportuno assumere inizitive normative volte ad evitare che i soggetti condannati per così gravi reati possano godere dei benefici previsti dall'ordinamento penitenziario.
(4-01309)

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INFRASTRUTTURE E TRASPORTI

Interrogazione a risposta in Commissione:

BONAVITACOLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la società Autostrade S.p.A. è concessionaria della gestione della rete autostradale, ivi compresa la tratta Napoli-Pompei-Salerno dell'autostrada A3 SA-RC;
di recente, ai fini di agevolare il pagamento del pedaggio da parte degli utenti è stato introdotto il sistema del cosiddetto «prepagato», mediante utilizzo di apposita apparecchiatura rilevatrice ricaricabile telepass;
a carico degli utenti è previsto il pagamento di un importo una tantum di 50 euro per la dotazione dell'apparecchiatura a titolo di comodato all'utente, nonché, in fase di ricarica del telepass è prevista l'applicazione a carico dell'utente di una tassa fissa pari ad 1 euro per ogni ricarica effettuata, pari ad euro 25 o suoi multipli;
tali tasse fisse sono palesemente contrarie a principi di corretta gestione tariffaria, fondati sulla stretta corrispondenza fra tariffa e servizio ottenuto, come affermato ripetutamente dalle autorità regolatrici del mercato in ambito nazionale ed europeo;
analoga tassa fissa è stata abolita dal legislatore (decreto Bersani) per quanto riferito alla ricarica dei cellulari per la telefonia mobile;
numerose associazioni di tutela dei consumatori ed amministrazioni locali, a partire dai Comuni con maggior numero di residenti fruitori della tratta in esame, come il Comune di Cava de Tirreni, hanno vivamente censurato la previsione di dette tasse fisse, ancor più deprecabili in quanto introdotte da società a capitale pubblico, concessionaria dello Stato per le gestione di un servizio pubblico -:
se e quali iniziative intenda assumere nei confronti della società concessionaria Autostrade S.p.A., volte alla pronta abolizione della tassa fissa di dotazione e di ricarica dei telepass, utilizzati per il pagamento del pedaggio sulle tratte autostradali ed equiparate, ove risulta istituita tale modalità di pagamento da parte degli automobilisti utenti.
(5-00438)

Interrogazioni a risposta scritta:

STRADELLA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
in via Tiziano presso la stazione ferroviaria di Alessandria esiste un'area destinata al parcheggi pubblico, ex pertinenza FF.SS.;
l'area di sosta molto usata da pendolari è delimitata verso la strada da un muro di recinzione che, a quanto risulta all'interrogante è nella titolarità delle Ferrovie dello Stato, e che non ha allo stato delle cose nessuna utilità;
la chiusura alla visuale dall'esterno ha ridotto il parcheggio ad una zona franca dove avvengono frequenti furti con danneggiamento ai mezzi oltre al commercio di droghe;

la recinzione non risponde a nessun requisito di difesa della proprietà -:
quali ostacoli esistano alla demolizione del suddetto manufatto anche con l'accordo con l'amministrazione comunale di Alessandria.
(4-01300)

FAVIA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il programma di azione varato nel 2001 dalla Commissione europea in tema di sicurezza stradale prevede la riduzione del 50 per cento dei morti sulle strade entro il 2010;
l'Italia è attualmente uno dei pochi Paesi membri non in linea con il programma di azione della Commissione europea a causa della mancata diminuzione della mortalità sulle strade nella misura prevista dal programma stesso;
in Italia ogni anno perdono la vita circa 6.500 persone ed oltre 300.000 restano gravemente ferite e circa il 25 per cento delle persone decedute o ferite è costituita dai cosiddetti «utenti deboli» (ossia pedoni, motociclisti, ciclisti);
il mancato raggiungimento degli obiettivi posti dalla Commissione europea comporta per l'Italia ingenti costi sociali;
per conseguire tale ambizioso programma è necessario prevedere un adeguamento delle attrezzature stradali attualmente installate sulla rete italiana, in linea con l'evoluzione normativa comunitaria e con i progressi della ricerca;
tra gli elementi che contribuiscono alla sicurezza stradale rivestono un'importanza significativa i dispositivi di ritenuta stradale, tra cui le barriere di sicurezza;
attualmente l'impiego di barriere di sicurezza è subordinato al superamento di prove di impatto dal vero con veicoli leggeri e pesanti, ma non sono previste prove di impatto con motociclisti;
l'impatto di un motociclista contro una barriera di sicurezza non progettata per far fronte anche ad una tale evenienza produce spesso effetti devastanti;
il decreto ministeriale 21 giugno 2004 ha recepito le relative normative comunitarie in materia di dispositivi di ritenuta;
il CEN (European Committee for Standardization) ha in agenda la redazione di una norma comunitaria che regolamenti le prove di impatto di manichini strumentati contro dispositivi di sicurezza, allo scopo di simulare l'impatto di un motociclista e per determinare la capacità di un dispositivo a tale tipo di urto;
l'iter omologativo comunitario ed i relativi adempimenti da parte dei Paesi membri fa ritenere che una simile normativa possa essere definita e recepita in Italia non prima di cinque anni;
la Spagna ha già emanato una normativa nazionale per l'esecuzione di prove di impatto di motociclisti contro dispositivi di sicurezza -:
se il Ministro interrogato ritenga di predisporre un intervento, a mezzo di idoneo atto ministeriale, al fine di:
a) predisporre una normativa tecnica nazionale che, in attesa della relativa normativa comunitaria, stabilisca i criteri di esecuzione delle prove di impatto di motociclisti contro le barriere di sicurezza;
b) emanare un atto amministrativo avente lo scopo di subordinare obbligatoriamente l'impiego di dispositivi dì sicurezza che abbiano la possibilità di essere impattati da un motociclista in caso di caduta al superamento di prove di urto dal vero con manichini strumentati che ne possano determinare le specifiche caratteristiche;
c) predisporre che l'omologazione di un dispositivo indichi specificatamente se lo stesso sia in grado o meno di opporsi

con esito positivo all'impatto di un motociclista, al fine da consentire agli enti gestori un corretto impiego dei dispositivi di ritenuta.
(4-01303)

NASTRI e MANCUSO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da diversi anni ormai, nonostante le comprensibili proteste degli abitanti di Castelletto Ticino, il livello di rumorosità dei convogli ferroviari, in particolare quelli di trasporto merci con destinazione internazionale, che transitano sul ponte ferroviario sul Ticino è diventato intollerabile;
le iniziative giudiziarie a cui hanno fatto ricorso oltre 46 famiglie che abitano nella predetta zona, non hanno sortito alcun effetto positivo concreto, in quanto l'azienda RFI (Rete ferroviaria italiana) nonostante avesse rassicurato gli abitanti della zona sulla risoluzione del problema, attualmente non ha ancora provveduto ad alcun intervento volto a ridurre il livello di rumorosità sul tratto ferroviario interessato;
risulta importante evidenziare inoltre, come anche diverse perizie tecniche abbiano confermato che il livello di rumorosità dei convogli ferroviari che transitano sul ponte del Ticino, superano i limiti consentiti -:
quali iniziative urgenti intenda intraprendere nei confronti dell'azienda RFI con riguardo alla vicenda esposta in premessa al fine di individuare una ragionevole soluzione che consenta agli abitanti di Castelletto Ticino, una migliore vivibilità, attraverso l'introduzione di sistemi di mitigazione dell'impatto sonoro che permetta ai treni che transitano sul ponte del Ticino, un livello di rumorosità che non arrechi disturbi agli abitanti della zona;
se non convenga inoltre che quanto riportato in premessa, rappresenti un esempio negativo di come le popolazioni locali spesso si schierano contro la realizzazione di importanti opere infrastrutturali di viabilità, in considerazione degli effetti penalizzanti che ne derivano, nonostante siano nel complesso favorevoli in quanto consci del livello di arretratezza dal punto di vista delle opere di viabilità pubbliche, in cui versa il nostro Paese.
(4-01306)

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INTERNO

Interrogazioni a risposta scritta:

PALADINI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la signora Impalli Clementina ha presentato denuncia di usura presso la Questura di Prato in data 19 febbraio 1998 dando avvio ad una vicenda penale che si è conclusa con sentenza di condanna dell'usuraio da parte della Corte d'Appello di Firenze in data 7 dicembre 2004;
riconosciuta vittima di usura ha avanzato istanza tesa ad ottenere la concessione del mutuo di cui all'articolo 14 della legge 7 marzo 1996, n. 108;
in relazione a questa istanza, il Comitato di Solidarietà per le vittime dell'estorsione e dell'usura ha richiesto un'integrazione istruttoria volta a rivedere la qualificazione e quantificazione del danno subito dall'istante, chiedendo di fornire ulteriori elementi di valutazione;
l'istanza infatti era stata precedentemente rigettata con decreto commissariale n. 366 del 23 ottobre 2000 finché non sono intervenute le sentenze di condanna, che hanno evidenziato nuovi elementi di valutazione, ma soprattutto la legge che ha previsto la riapertura dei termini per la presentazione delle istanze di riesame, anche per pratiche già definite (Legge n. 17 del 2007);
la sentenza della Corte d'Appello, infatti, ha accertato che l'usura si è svolta sino all'autunno 2006 e l'articolo 14, comma 10 della legge n. 108 del 1996

stabilisce che sono risarcibili i danni subiti per usura per fatti verificatisi successivamente al 1o gennaio 1996;
di qui l'ammissibilità dell'istanza di riesame e le ulteriori conclusioni cui è giunto il Nucleo di Valutazione a seguito di una riunione tenutasi il 4 settembre scorso;
in particolare, il Nucleo ha rilevato che il danno da interessi usurari è certo dal momento che la signora Impalli Clementina ha restituito al reo parte delle somme prestate a tassi che il giudice penale stesso ha valutato in circa il 50 per cento annuo;
ad un certo punto, però, non potendo più far fronte alla restituzione di quanto prestatole e avendo subito, di conseguenza, continue minacce e lesioni, la signora Impalli è stata costretta la sua attività economica e la Toscana per trasferirsi in Sicilia come risulta anche dagli atti del processo;
il fatto che si sia configurata una modalità di riscossione violenta ed intimidatoria, ai sensi dell'articolo 10 comma 1 del decreto del Presidente della Repubblica 16 agosto del 1999, n. 445, giustifica il ristoro del danno da mancato guadagno che, a giudizio del Nucleo, può essere valutato ai fini della quantificazione del mutuo concedibile;
la documentazione di cui in premessa, con le valutazioni del Nucleo, in data 18 settembre 2008 è stata trasmessa dalla Prefettura di Prato al Commissario Straordinario che dovrebbe definire la pratica dopo il 15 ottobre -:
se il ministro competente non ritenga necessario assicurarsi che una vicenda burocratica e giudiziaria lunga e dolorosa come quella della signora Clementina Impalli venga definita al più presto, senza più continui rimpalli di competenza, in modo da concederle quanto previsto dalla legge a ristoro del danno subito e consentirle così di riprendere una vita normale;
cosa, più in generale, intenda fare per evitare in futuro che coloro che sono incorsi in vicende di racket ed usura debbano attendere tempi così lunghi per ottenere quel ristoro dal danno subito che lo Stato ha concesso ma che troppo lentamente elargisce.
(4-01295)

PES. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il C.A.I.P. della Polizia di Stato ha sede ad Abbasanta (Oristano) dalla metà degli anni sessanta;
rappresenta un punto di riferimento nella prevenzione e nella repressione, fornendo un significativo apporto alle politiche di promozione della legalità per la Sardegna e per l'Italia;
è divenuto punto di riferimento per la Polizia di Stato, raggiungendo risultati significativi nel campo dell'alta formazione professionale e dell'addestramento a livello nazionale ed internazionale;
la presenza del VII Reparto volo della Polizia di Stato ne ha potenziato ed accresciuto le capacità operative ed i servizi svolti;
lo Stato ha provveduto negli anni a incrementare il centro C.A.I.P., migliorando la qualità strutturale, infrastrutturale e tecnologica;
si è appreso che il VII Reparto volo della Polizia di Stato sarà trasferito da Abbasanta all'aeroporto di Fenosu (Oristano) -:
se sia davanti a un progetto di un ridimensionamento del Centro e come si intenda garantire la valenza strategica che sino ad ora ha caratterizzato il centro in ambito regionale, nazionale ed internazionale.
(4-01296)

ASCIERTO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in seguito ad una maxi inchiesta sul traffico di droga del 24 gennaio 2007, sulla base di una segnalazione di un informatore, per ben due volte, l'italo-somala Amina Sheikh Said è stata trovata in possesso di una notevole quantità di Khat, un potente allucinogeno considerato una tra le più pericolose droghe e per tali ragioni vietata in Italia;
il 21 luglio 2008, gli operatori dell'aeroporto di Ciampino, hanno deciso di perquisire la donna che stava tornando da un viaggio in Inghilterra, sulla base di comprensibili sospetti, visti i suoi trascorsi giudiziari;
la donna ha rifiutato di farsi perquisire per cui il pm ha disposto, visti i suoi precedenti, la misura alternativa della radiografia;
la somala ha sporto denuncia il 30 settembre (due mesi dopo) dichiarando di essere stata «ingiuriata e tenuta nuda per ore» dalla polizia in aeroporto;
la polizia ha denunciato la donna per diffamazione e ha affermato era stata fermata per un controllo giustificato dai suoi precedenti penali -:
a) come il Governo intenda intervenire per difendere il buon nome delle forze dell'ordine e se disponga di elementi che possano far ritenere che la denuncia a scoppio ritardato non sia collegata all'intensificarsi della campagna mediatica su presunti fenomeni di razzismo che peraltro sono da sempre estranei alla tradizione civile e culturale italiana;
b) se il Governo non ritenga assolutamente indispensabile costituirsi parte civile in ogni caso in cui le forze dell'ordine vengono ingiustamente accusate di comportamenti illegali nei confronti di cittadini sia italiani, sia della Comunità europea, sia extracomunitari.
(4-01304)

DE ANGELIS, MIGLIORI, MARTINELLI, MOFFA, FRASSINETTI, SALTAMARTINI, MURGIA, GHIGLIA, TOMMASO FOTI, MANCUSO, CICCIOLI, DI BIAGIO, BRIGUGLIO e BARBARO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
venerdì 3 ottobre 2008, a Pisa, durante una manifestazione regolarmente autorizzata dalla questura, si è verificata una grave aggressione ai danni dei promotori della stessa;
i manifestanti, una decina in tutto, appartenenti ad Azione Giovani (movimento giovanile di Alleanza Nazionale), ai Circoli della Libertà e all'associazione culturale Laboratorio99, calato ormai il buio, erano decisi ad andarsene e a terminare il volantinaggio. Alcuni erano già in macchina per andarsene, quando gli aggressori, appartenenti ad un gruppo di estrema sinistra denominato Newroz-Università Antagonista, armati di spranghe, caschi e fumogeni rossi hanno iniziato a correre e inveire contro le tre macchine;
le prime due macchine sono riuscite ad allontanarsi, la terza, invece, al cui interno sedevano tre ragazze e due ragazzi, è stata presa d'assalto dagli aggressori, che hanno aperto i quattro sportelli cercando di estrarne gli occupanti, tirando calci ed inveendovi contro;
i ragazzi, aiutati dai carabinieri e dagli agenti della polizia che svolgevano il servizio d'ordine al volantinaggio, sono riusciti a chiudere gli sportelli dell'automobile evitando così il peggio;
gli aggressori non si sono dati per vinti: hanno utilizzato mazze e caschi per cercare di sfondare i finestrini della macchina, fortunatamente senza riuscirvi, e si sono addirittura lanciati all'inseguimento della vettura per una cinquantina di metri. Cosa grave è che l'agguato risulta palesemente premeditato dal fatto che gli aggressori hanno approfittato del buio e hanno utilizzato armi di vario genere. Gli aggressori non hanno avuto nessun timore

per la presenza delle forze dell'ordine, le quali hanno ripreso l'intera scena con un filmato inequivocabile;
questa aggressione è solo l'ultima di una serie di analoghi fatti riconducibili tutti al medesimo gruppo;
giovedì 31 gennaio 2008, durante un volantinaggio di Azione Giovani per lo sgombero dei campi nomadi abusivi, lo stesso gruppo Newroz - Università Antagonista, ha aggredito i manifestanti colpendo uno di loro e tentato di impedire fisicamente e con insulti la consegna del materiale pregiudicando di fatto il regolare svolgimento della manifestazione;
lunedì 25 febbraio 2008, un esponente di Azione Giovani, mentre si trovava per motivi di studio all'università, è stato bloccato da tre elementi dello stesso gruppo estremista. Il ragazzo di AG rifugiatosi in un bar è stato inseguito anche all'interno del locale ed è stato rapinato di una collana d'argento, che gli è stata strappata dal collo. I rapinatori, datisi inizialmente alla fuga, sono tornati indietro attaccandolo con calci e pugni per poi dileguarsi. Il tutto è accaduto davanti a decine di testimoni. L'esponente di AG ha riconosciuto e denunciato due dei tre aggressori;
mercoledì 27 febbraio, due giorni dopo l'aggressione all'università, lo stesso esponente di AG, presente nei pressi della propria università per motivi, ancora una volta, non politici, ha incrociato gli stessi aggressori dei giorni precedenti, più un terzo, che lo hanno minacciato e offeso ancora una volta. Anche stavolta erano presenti testimoni, ed è stata sporta ulteriore denuncia;
a seguito delle numerose aggressioni riferibili allo stesso gruppo e alle stesse persone, subite dal movimento giovanile Azione Giovani a Pisa, la libertà di espressione è messa in forte discussione da questi soggetti -:
quali interventi il Ministro voglia mettere in atto per evitare il continuato verificarsi di questi gravissimi episodi e per garantire la libertà di espressione e di manifestazione, considerato che l'apparente impunità di cui questo gruppo che all'interrogante appare eversivo gode - il gruppo opera indisturbato da una sede concessa dallo stesso Comune di Pisa - ha portato ad un innalzamento del livello di pericolosità che potrebbe presto sfociare in reati ancor più gravi.
(4-01307)

...

ISTRUZIONE, UNIVERSITÀ E RICERCA

Interrogazione a risposta orale:

GINEFRA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nella città di Bari, oltre alle Università statali dell'Ateneo e del Politecnico e all'Università privata «Lum Jean Monnet», sono presenti alcune sedi distaccate di Università telematiche, che permettono via web di conseguire un titolo accademico;
ultimato tale corso di studi si è in possesso di una laurea a tutti gli effetti e con identico valore di legge di coloro che si sono laureati nelle facoltà di Piazza Cesare Battisti, sede dell'Università degli Studi di Bari, in via Orabona, sede del Politecnico, o nella vicina cittadina di Casamassima, dove è presente la sede della «Lum Jean Monnet»;
ad oggi delle undici Università telematiche italiane, cinque hanno un ufficio di corrispondenza o un collegamento nella città e nella provincia di Bari: la legge prevede che i corsi si possano seguire telematicamente e che gli esami si debbano, poi, affrontare di persona, nella sede legale dell'Università;
per quanto riguarda l'Università «Unimarconi», vengono organizzati corsi, seminari e prove propedeutiche agli esami in un palazzo nel centro storico della città di Trani, l'«Unipegaso», invece, ha aperto una succursale a Bari gestita dalla società

«forprogest», la sede di «Universitaria» si trova in un'altra via centrale della città ed è molto vicina all'«Unisu», altra Università telematica con sede a Salerno;
la realtà più importante e strutturata, però, è rappresentata, come su tutto il livello nazionale, dalla «Ecampus», che ha sede a Novedrate in provincia di Como, dietro la quale c'è il vero colosso del settore: la «Cepu»;
tale struttura ha cominciato ad operare a Bari l'anno passato e così come nel resto d'Italia, vende un pacchetto in accoppiata: iscriversi alla «Ecampus» con un tutor on-line costa dai 2.500 ai 2.900 euro, mentre avvalendosi dei docenti «Cepu», le tasse variano dai 5.900 ai 6.900 euro;
il primo anno la «Ecampus» ha totalizzato nella città di Bari un numero di iscritti pari ad ottantanove e quindi, a partire da quest'anno, la «Cepu» ha lanciato una massiccia campagna pubblicitaria, «Lavori e vuoi laurearti? Ecco l'università online + Cepu»; che propone un'offerta formativa vantaggiosa: corsi di laurea in economia, giurisprudenza, ingegneria, lettere, psicologia senza numero chiuso, con la promessa che nei prossimi anni sarà possibile anche fare gli esami nelle loro stesse sedi;
questo significherebbe per «Ecampus» diventare l'università più grande d'Italia con centoventi uffici sparsi su tutto il territorio nazionale;
inoltre si cerca di compattare le date degli esami in modo tale da concentrare tutto in due o tre giorni, è previsto il giorno prima dell'esame un primo colloquio con lo studente in modo tale da metterlo a suo agio ed è stato appena lanciato un nuovo pacchetto-offerta: riduzione del 20 per cento sul costo di laurea scelto dagli iscritti che decidono di avvalersi dei servizi erogati dai centri studio «Cepu»;
sul caso delle Università telematiche c'è, inoltre, l'attenzione della Procura di Bari: la Guardia di finanza ha infatti acquisito uno degli articoli pubblicati da La Repubblica sul business degli atenei online allegandolo al fascicolo già aperto dal sostituto procuratore Francesca Pirrelli sui malaffari universitari;
l'indagine è conoscitiva: l'obiettivo è accertare la regolarità del comportamento delle filiali baresi delle Università telematiche che, stando alla legge, non possono in nessuna maniera far sostenere esami agli studenti, pena l'annullamento delle prove;
lo stesso procuratore Francesca Pirrelli ha aperto un'indagine conoscitiva sui concorsi banditi dall'Università «Giustino Fortunato», con sede a Benevento e distaccamento a Bari è il quinto ateneo virtuale del capoluogo pugliese: hanno professori, convenzioni ma non ancora una sede ufficiale in Puglia, l'indagine riguarda però i sistemi di reclutamento ed in particolare un concorso bandito a Bari e finanziato dall'Ateneo telematico;
la maggior parte di tali università hanno avuto valore legale grazie ad un decreto firmato dall'ex Ministro Letizia Moratti quando l'allora Governo Berlusconi aveva già perso le elezioni e si stava per insediare il nuovo Governo;
nella passata legislatura, invece, il Ministro dell'università e della ricerca Fabio Mussi aveva varato due atti di indirizzo sulle Università telematiche e le convenzioni tra atenei, amministrazioni ed enti: il primo atto prevedeva che, in attesa della definizione delle modalità e dei termini di presentazione delle istanze relative alla costituzione di Università telematiche, fossero sospese, in attesa di nuove disposizioni, l'esame delle richieste di nuove istituzioni nonché l'esame delle domande già presentate e non ancora definite -:
se il Ministro intenda indagare circa il funzionamento e la struttura di questo tipo di università e se intenda tenere conto del decreto-legge del Ministro Mussi che tendeva a regolare la qualità delle strutture e del funzionamento di tali Atenei.
(3-00176)

LAVORO, SALUTE E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

MARSILIO e RAMPELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la legge 1° febbraio 2006, n. 43, all'articolo 1, comma 1, stabilisce quanto segue: «sono professioni sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione, quelle previste ai sensi della legge 10 agosto 2000, n. 251, e del decreto del Ministro della sanità 29 marzo 2001, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 118 del 23 maggio 2001, i cui operatori svolgono, in forza di un titolo abilitante rilasciato dallo Stato, attività di prevenzione, assistenza, cura o riabilitazione»;
entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge delega, il Governo avrebbe dovuto emanare uno o più decreti legislativi al fine di istituire, per le citate professioni sanitarie, i relativi ordini professionali;
tra i principi e i criteri direttivi su cui si sarebbe dovuto basare l'attività normativa del Governo vi era, in particolare, quello di trasformare i collegi professionali esistenti in ordini professionali, prevedendo l'istituzione di un ordine specifico, con albi separati, per ognuna delle professioni sanitarie;
il termine di cui all'articolo 4, comma 1, originariamente fissato al 4 settembre 2006 (entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge) è stato successivamente differito, una volta scaduto, di 18 mesi, al 4 marzo 2008, dall'articolo 1, comma 1, della legge 17 ottobre 2007, n. 189;
il testo del decreto ministeriale è stato respinto per ben due volte dal Governo precedentemente in carica;
allo stato attuale la delega non risulta ancora attuata -:
quale sia la posizione del Governo in merito all'istituzione degli ordini professionali, e dei relativi albi, e se non ritenga opportuno emanare uno o più decreti legislativi nel senso indicato, così come espressamente previsto dall'articolo 4 della legge 1° febbraio 2006, n. 43.
(4-01298)

CIRIELLI. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel maggio 2008 l'INPS di Salerno avrebbe proceduto alla cancellazione dagli elenchi dei braccianti agricoli di circa 20.000 nominativi, senza alcun apparente motivo;
tale comportamento, sarebbe stato determinato da una serie di controlli nei confronti dei lavoratori, sulla scorta di accertamenti da parte degli ispettori INPS che, fuori stagione, si sarebbero recati presso le sedi aziendali, dove avrebbero effettuato controlli, disconoscendo rapporti di lavoro per molti nominativi, di seguito cancellati;
tutto questo avrebbe posto le aziende in regola in seria difficoltà, specie nel reperire mano d'opera necessaria per lo svolgimento delle varie mansioni;
ciò avrebbe accentuato il danno economico di questo settore, data la già compromessa situazione dovuta ai postumi dell'emergenza rifiuti e la relativa impossibilità di vendita dei predetti prodotti agricoli;
nell'ottobre 2007, alcune aziende agricole, avrebbero provveduto alla formale denuncia nei confronti dell'INPS, nelle persone dei responsabili nazionali, regionali, provinciali e locali, per reati come abuso di ufficio, violazione delle norme costituzionali e altri reati connessi,

attualmente ancora al vaglio della Magistratura -:
se il Governo sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se corrispondenti al vero, quali iniziative di propria competenza intenda adottare.
(4-01299)

BIAVA. - Al Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la Fondazione Enasarco, costituita con delibera del consiglio di amministrazione del 27 novembre 1996 per effetto del decreto legislativo n. 509 del 1994, è un organismo di diritto privato che persegue finalità di pubblico interesse nel settore della previdenza obbligatoria, dell'assistenza, della formazione e qualificazione professionale degli agenti e rappresentanti di commercio;
l'istituzione originaria dell'ente avviene nel 1938, per autonoma determinazione delle organizzazioni sindacali e delle ditte mandanti (A.E.C. del 30 giugno 1938);
la Fondazione Enasarco è affidata attualmente alla gestione di un Consiglio di amministrazione rappresentativo delle associazioni sindacali degli agenti di commercio e delle Organizzazioni delle ditte mandanti firmatarie degli accordi economici collettivi;
il controllo pubblico sulla gestione della Fondazione Enasarco è affidato al Ministero del lavoro e della previdenza sociale;
il patrimonio immobiliare della Fondazione, acquistato in gran parte nei decenni tra il 1970 e il 1999, è costituito per circa l'84 per cento da immobili ad uso residenziale e per il restante 16 per cento circa da immobili destinati ad altro uso;
il 18 settembre di quest'anno, il consiglio di amministrazione della Fondazione Enasarco ha approvato il piano relativo alla dismissione del patrimonio immobiliare;
tale piano di dismissione avrebbe come obbiettivo il migliorare l'asset allocation e la stabilità del bilancio tecnico a 30 anni (legge n. 335 del 1995), garantendo la sostenibilità di un lungo periodo delle prestazioni previdenziali;
il piano descrive anche la necessità di procedere alla completa dismissione del patrimonio immobiliare, prevedendo la possibilità di concentrare il processo di vendita in un arco temporale inferiore ai 4 anni;
la delibera del piano di dismissione e relativa firma dell'accordo tra Enasarco e i sindacati, è avvenuta in tempi record, precisamente tra l'11 e il 12 settembre, senza mettere al corrente né il comitato inquilini né i circa 8-900 addetti tra impiegati, amministrativi, tecnici, portieri, addetti alla custodia e alla pulizia degli stabili;
ad oggi, specialmente per quest'ultimi che hanno la caratteristica negativa di essere divisi in tante città e non concentrati in un'unica realtà, come il sopra citato Comitato Inquilini, sono tenuti all'oscuro del loro futuro e nessuno prospetta loro delle soluzioni se non il prepensionamento, appetibile solamente per un 30 per cento di queste persone;
è vero che in una nota del 18 settembre, il consiglio di amministrazione ipotizza due soluzioni da discutere con le organizzazioni sindacali: oltre all'ipotesi di trasferimento diretto dei rapporti di lavoro, gli stessi potrebbero essere inseriti nell'organico di società captive -:
quali iniziative il Governo intenda adottare per garantire, alle circa 400 unità appartenenti al personale dei portieri e pulitori, che nel piano di dismissione siano usati criteri di trasparenza e misure che non mettano a rischio il futuro di questi lavoratori dipendenti.
(4-01301)

SVILUPPO ECONOMICO

Interrogazione a risposta scritta:

MUSSOLINI. - Al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
da alcuni mesi sono in corso i lavori per l'installazione di un ripetitore Vodafone a Napoli, in Via Cupo Bolino;
tale ripetitore si verrebbe a trovare nelle immediate vicinanze di una scuola dell'infanzia e primaria denominata «La Giocosa», a pochi passi dagli spazi esterni utilizzati dai bambini per la coltivazione di un orto botanico;
poco distante dal ripetitore si trova anche un'altra scuola materna ed elementare la «G. Rodari», sita in Via Pini di Solimene a San Giorgio a Cremano (Napoli);
un comitato di genitori dei bambini frequentanti le due scuole si è subito opposto alla installazione dell'impianto, considerandolo nocivo per la salute dei piccoli scolari, interrompendo più volte i lavori degli operai ed ottenendo un tavolo di concertazione con i tecnici della Vodafone, il Dirigente scolastico, l'assessore all'Ambiente del Comune di Napoli dottor Nasti, alcuni Consiglieri Comunali dei due comuni interessati ed altri organi competenti;
il confronto, tenutosi prima dell'estate scorsa, ha portato alla sospensione dei lavori ed all'impegno di cercare un sito diverso;
tuttavia, successivamente a quella data, in altre due circostanze (3 agosto e 24 settembre), il comitato dei genitori ha fermato i lavori di costruzione del ripetitore, che erano stati ripresi dalla ditta incaricata -:
quali iniziative intendano assumere i Ministri interrogati, per verificare che il ripetitore non venga realizzato in un sito nel quale possa arrecare danni di inquinamento elettromagnetico per i cittadini che vivono e lavorano nella zona interessata, nonché per i bambini che frequentano gli attigui istituti scolastici.
(4-01294)

...

Apposizione di firme ad una interpellanza.

L'interpellanza Di Cagno Abbrescia n. 2-00170, pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta del 9 ottobre 2008, deve intendersi sottoscritta anche dai deputati: Distaso, Sisto, Divella.

Riformulazione di un testo.

Si pubblica il testo riformulato della risoluzione in Commissione Nirenstein 7-00055, già pubblicata nell'allegato B ai resoconti della seduta n. 63 dell'8 ottobre 2008.

La III Commissione,
premesso che:
il 16 ottobre l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite sarà chiamata ad eleggere 5 paesi membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza per i prossimi due anni, a partire dal 1o gennaio 2009;
gli Stati che hanno presentato la propria candidatura per la regione asiatica sono il Giappone e la Repubblica Islamica dell'Iran;
secondo la Carta delle Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza opera per contribuire «al raggiungimento della pace, della sicurezza e degli altri obiettivi dell'Organizzazione»; all'articolo 23, la Carta dell'ONU stabilisce che l'Assemblea Generale, nell'eleggere i membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza, debba

prestare particolare attenzione all'impegno dello Stato candidato nel perseguire i succitati obiettivi;
l'Iran continua manifestamente a perseguire obiettivi opposti a quelli stabiliti dalla Carta delle Nazioni Unite e a disattendere le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza; in particolare, solo per ricordare i fatti più recenti, l'Iran ha ripetutamente invocato, persino in sede ONU - come ha fatto il Presidente Ahmadinejad nel corso dell'Assemblea Generale, lo scorso 24 settembre - la distruzione dello Stato d'Israele e ha ostentatamente rifiutato di adempiere alle risoluzioni in merito al suo programma nucleare;
per essere eletto a membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, lo Stato candidato deve ottenere i 2/3 dei voti dell'Assemblea: la candidatura dell'Iran è già sostenuta dai 57 Stati membri dell'Organizzazione della Conferenza Islamica e potrebbe riscuotere ulteriori consensi nel blocco dei Paesi Non Allineati; tale candidatura non appare tuttavia sostenibile poiché l'Iran è attualmente sottoposto a sanzioni, da ultimo ribadite dalla Risoluzione del CdS 1835 dello scorso 27 settembre per non aver assolto gli adempimento richiesti dall'AIEA in tema di proliferazione nucleare;
l'ammissione in Consiglio di Sicurezza di un Paese soggetto a sanzioni dello stesso CdS disposte rischierebbe di pregiudicare la credibilità e l'attendibilità di tale organo, inserendo nella sua composizione un Paese che diventerebbe tra l'altro giudice del proprio caso,

impegna il Governo

a ricercare in sede europea una effettiva unità di intenti e di azione per preservare il ruolo e la credibilità del Consiglio di Sicurezza dell'ONU in modo che non includa Paesi sottoposti a sanzioni.
(7-00055) «Nirenstein, Colombo, Guzzanti, La Malfa».

Ritiro di un documento del sindacato ispettivo.

Il seguente documento è stato ritirato dal presentatore: interpellanza urgente Giachetti n. 2-00149 del 30 settembre 2008.