Doc. XXII, n. 9




RELAZIONE

Onorevoli Colleghi! - Come è noto, nella notte tra il 5 e il 6 aprile 2009, alle ore 3,32 una forte scossa di terremoto di magnitudo 5,8 della scala Richter (pari al nono-decimo grado della scala Mercalli) ha gravemente e tragicamente colpito la regione Abruzzo portando morte, distruzione, dolore e sconforto alla città de L'Aquila, alla sua provincia e ad alcuni comuni limitrofi.
L'epicentro del sisma è stato infatti individuato dagli scienziati nei pressi della città de L'Aquila, tra le frazioni di Collimento e di Villa Grande, a 5 chilometri di profondità, espandendo gli effetti della sua furia devastatrice in un'area di oltre 600 chilometri quadrati.
Dalle prime e immediate verifiche effettuate sul territorio, grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco e di tutto il personale della Protezione civile, sono stati registrati numerosi crolli; in particolare è risultato che le aree più violentemente colpite sono state il centro storico del capoluogo aquilano e le frazioni di Paganica, Fossa, Poggio Picenze e Onna. Quest'ultimo paese, in proporzione al numero degli abitanti, è stato quello più spietatamente colpito dal sisma, tanto da assurgere a simbolo della tragedia abruzzese. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ponendolo tra le tappe principali della sua visita alle vittime del terremoto, con voce emozionata durante la conferenza stampa ha ricordato: «Mi rimarrà sempre nella mente la strada di Onna, era polverizzata, erano povere case contadine, e lì non era questione di buon cemento, era la furia della natura».
La scossa tellurica del 6 aprile, seguita da decine di repliche, è stata quella più intensa di un terremoto che è continuato con centinaia di eventi sismici tutti di modesta entità. È subito emerso che si è trattato di un terremoto storico, di impatto paragonabile a quello dell'Umbria e delle Marche del 1997. Oltretutto i comuni colpiti risultano classificati, secondo i criteri della nuova classificazione sismica del territorio nazionale sancita dall'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 20 marzo 2003, n. 3274, pubblicata nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell'8 maggio 2003, tra la prima e la seconda categoria sismica del territorio nazionale, che sono considerate le più pericolose e per quali, in passato si sono avuti danni gravissimi.
La scossa tellurica, manifestatasi con un boato sordo che ha esercitato la sua furia distruttiva per 20 terribili secondi, ha provocato infatti crolli diffusi causando la perdita di molteplici vite umane, numerosi feriti e, data l'estensione dell'evento, il conseguente sgombero di una grande quantità di immobili, suscitando nel Paese e nel mondo un moto di cordoglio e di profonda commozione. Tutta l'Italia e il mondo intero hanno chinato il capo di fronte all'atroce numero di vite spezzate dalla violenza del sisma e hanno trepidato per la sorte delle tante persone rimaste intrappolate tra le macerie.
Sono di per sé eloquenti i numeri del sisma: 298 i decessi, oltre 400 le persone estratte ancora vive dalle macerie nei due giorni seguenti la prima scossa, 1.179 i feriti, 65.988 gli sfollati (23.168 alloggiati presso 423 strutture alberghiere della costa abruzzese, 6.956 ospitati presso 1.594 case private, 35.864 ricoverati in 5.690 tende nelle 170 aree di ricovero e nelle tendopoli organizzate dalla Protezione civile), 49 i comuni interessati dagli eventi sismici - secondo i rilievi macrosismici effettuati dal Dipartimento della protezione civile in collaborazione con l'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia - che hanno risentito di un'intensità uguale o superiore al sesto grado della scala Mercalli (37 i comuni della provincia de L'Aquila, 5 quelli della provincia di Teramo e 7 quelli della provincia di Pescara; decreto del Commissario delegato 16 aprile 2009, n. 3).
Toccanti sono state le parole del Santo Padre nella sua visita alle vittime del terremoto: «Ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime per i defunti, insieme con le vostre trepidanti preoccupazioni per quanto in un attimo avete perso».
La solidarietà internazionale è stata immediata da parte dei Capi di Stato esteri e delle comunità religiose.
Attualmente, dai sopralluoghi dei tecnici della Protezione civile, effettuati al 28 aprile 2008 su 18.798 edifici pubblici e privati nell'area colpita dal terremoto, risulta agibile solo il 54 per cento, completamente inagibile il 25,3 per cento e temporaneamente inagibili e rivedibili solo dopo futuri lavori i restanti immobili. Il danno economico è incalcolabile.
Nel capoluogo abruzzese, importante centro culturale e famoso per le sue novantanove chiese, non si è salvato praticamente quasi nulla: secondo il direttore generale per i beni culturali dell'Abruzzo il 100 per cento del patrimonio artistico e culturale de L'Aquila e della zona del cratere risulta lesionato o in gravi condizioni. È presumibile che ci vorranno anni di duro lavoro solo per mettere in sicurezza gli edifici e tutti i beni culturali e architettonici immobili, per fare una lista dei danni e un inventario e per trasferire tutti i beni mobili culturali (biblioteche, quadri, statue eccetera) in depositi, ancora da individuare. È un disastro di portata immane che avrà riflessi futuri duraturi su tutto il territorio.
Straordinari sono stati l'impegno e l'immediata attivazione della Protezione civile, che ha efficacemente ed efficientemente coordinato l'opera di tutti gli uomini delle Forze armate, delle Forze dell'ordine, della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, del Corpo della guardia di finanza, del Corpo forestale dello Stato, del Corpo nazionale dei vigili del fuoco e del volontariato. In totale i soccorritori sul campo sono stati circa 11.000, provenienti da tutta l'Italia. Persone straordinarie cui va il più sentito ringraziamento da parte di tutte le istituzioni.
Apprezzamento e sostegno sono stati espressi da tutte le forze politiche all'azione tempestiva del Governo che fin dalle prime ore della tragica notte tra il 6 e il 7 aprile 2009, sotto il coordinamento del sottosegretario Bertolaso e di tutta la Protezione civile, ha operato e sta continuando a operare in modo efficace per la soluzione dei problemi, tanti e drammatici, in cui versa la popolazione colpita dall'evento sismico. E ciò anche grazie al Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi che, in prima persona, con la sua quotidiana presenza sul territorio, ha fatto sentire la presenza dello Stato nel territorio abruzzese.
Il Governo ha messo in campo provvedimenti straordinari di aiuto e altri ne ha già annunciati, per garantire il più rapido superamento dell'emergenza e la messa in moto dell'imponente macchina della ricostruzione. Con l'entrata in vigore del decreto-legge 28 aprile 2009, n. 39, definito d'intesa con la regione Abruzzo, il Governo ha chiuso la prima fase dell'emergenza, che è stata bene affrontata, e ha posto le basi per l'avvio della ricostruzione. Il decreto-legge riunisce infatti le fasi dell'emergenza e della ricostruzione in un unico programma, che si sviluppa in un arco temporale di tre anni. Sono stati stanziati 5,8 miliardi di euro, di cui 1,2 milioni di euro per il 2009, per l'emergenza e per la ricostruzione, nonché ulteriori fondi, tra 2,5 e 4,5 miliardi di euro, per la ricostruzione e per le attività produttive. Pertanto, sono state complessivamente attivate risorse che vanno da un minimo di 8,3 a un massimo di 10,3 miliardi di euro.
Restano tuttavia alcuni punti del decreto-legge che dovranno trovare chiarimento nelle ordinanze attuative: per quanto riguarda il contributo a fondo perduto per la riparazione delle abitazioni private lesionate dal sisma, corrispondente a una cifra ricompresa tra 80.000 e 150.000 euro a seconda della gravità dei danni riportati, dovrà essere meglio definito il funzionamento dei prestiti concessi dalle banche e garantiti dallo Stato e inizialmente finanziati dalla Cassa depositi e prestiti Spa; inoltre, per quanto riguarda le coperture finanziarie del decreto-legge si è escogitato un meccanismo inedito di reperimento delle risorse a decorrere dall'anno 2033, per cui occorreranno certamente provvedimenti futuri a maggiore chiarificazione, soprattutto per garantire il mantenimento della velocità di regime della ricostruzione.
Si dovrà chiarire la possibilità di misure in favore della ricostruzione delle «seconde case», che sono spesso parte essenziale dei borghi storici, e del turismo in Abruzzo, almeno fino all'anno 2010, e dovrà essere definita la proposta del regime di «zona franca» per la provincia de L'Aquila.
I temi aperti sono molti e complessi anche sotto il profilo del «governo della ricostruzione», che necessita di concentrazione e di efficienza dei poteri decisionali ma anche di un quadro compatibile di trasparenza e di partecipazione democratica affinché i cittadini e gli operatori si sentano ben sostenuti e garantiti dalle istituzioni rappresentative.
Questo terribile cataclisma ha spezzato l'esistenza di tanti, ha segnato i percorsi di vita degli abruzzesi, ha distrutto l'economia di un vasto territorio, il patrimonio monumentale, quello dei luoghi di culto, la cultura e la storia di una parte così significativa dell'Abruzzo e dell'Italia. Crediamo però che le immagini dei giorni successivi al cataclisma abbiano testimoniato che c'è qualcosa che il terremoto non ha potuto abbattere: la dignità e l'orgoglio di un popolo che, se le istituzioni continueranno a fare la loro parte, saprà dimostrare di potersi rialzare e riprendere e ricostruire.
L'auspicio comune è dunque che, spenti i «riflettori», non si venga a spegnere anche l'attenzione delle istituzioni. Non c'è tragedia che non abbia visto l'apertura di cantieri e l'avvio della ricostruzione. Nella storia di questo Paese, però, troppe volte il provvisorio è diventato definitivo e le inefficienze e gli sprechi hanno preso il posto delle buone dichiarazioni.
Anche per questo riteniamo utile l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulle problematiche connesse alla ricostruzione e allo sviluppo delle zone dell'Abruzzo colpite dal terremoto del 2009 e, più in generale, agli eventi sismici, con funzioni prevalentemente conoscitive e di studio.
In conformità all'articolo 82 della Costituzione e agli articoli 140 e seguenti del Regolamento della Camera dei deputati e con una cospicua esperienza maturata anche in altre occasioni, la Commissione parlamentare di inchiesta ha il compito di:
a) acquisire dai soggetti competenti, pubblici e privati, informazioni, dati e documenti sugli indirizzi e sui risultati delle attività svolte dalle pubbliche amministrazioni e dagli altri organismi che si occupano della ricostruzione e dello sviluppo dei territori colpiti dal sisma dell'aprile 2009;
b) vigilare sull'attuazione degli impegni legislativi e di governo relativi alle speciali misure in favore delle attività produttive, commerciali e professionali insediate nei territori colpiti dal sisma;
c) verificare l'attuazione degli impegni assunti da soggetti pubblici e privati, nazionali, esteri e internazionali, per il recupero dei beni culturali danneggiati e per la promozione delle attività culturali e artistiche insediate nei territori colpiti dal sisma;
d) verificare la congruità della normativa vigente e segnalare le iniziative utili per la migliore garanzia dei servizi essenziali e dei diritti alla salute, allo studio, alla sicurezza e all'accesso alla giustizia nei territori colpiti dal sisma;
e) acquisire, anche attraverso audizioni dei soggetti interessati, informazioni in merito all'efficacia dei progetti di ricostruzione e agli eventuali ritardi o disfunzioni nonché ai soggetti responsabili;
f) individuare le misure più idonee per la prevenzione dei danni sismici sotto il profilo delle tecniche costruttive, geologiche, urbanistiche e della protezione civile.

L'impostazione proposta ha il pregio di non confliggere con le competenze legislative di altre Commissioni parlamentari di inchiesta (in materia di lavori pubblici, cultura, sanità, sicurezza, giustizia, attività produttive, fisco eccetera) e di sostenere le attività delle altre autorità di governo, in primo luogo del Commissario speciale, in un quadro di solidarietà istituzionale certamente prezioso e necessario.


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