Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 496 del 22/7/2004
Back Index Forward

Pag. 28


...
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 5137)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 5137 sezione 5).
Avverto che l'ordine del giorno n. 9/5137/1 reca come prima firma quella dell'onorevole Roberto Barbieri. Avverto, inoltre, che l'onorevole Pistone aggiunge la propria firma agli ordini del giorno Chiaromonte n. 9/5137/26, Grignaffini n. 9/5137/27 e Titti de Simone n. 9/5137/32 e che l'onorevole Nannicini aggiunge la propria firma all'ordine del giorno Crisci n. 9/5137/14.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo non accetta gli ordini del giorno Roberto Barbieri n. 9/5137/1 e Tuccillo n. 9/5137/3 (nel quale viene erroneamente invocato il riferimento al comma 11 che, invece, non rileva nel caso di specie); accetta l'ordine del giorno Ascierto n. 9/5137/2, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Molinari n. 9/5137/4. Non accetta l'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/5137/5, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lettieri n. 9/5137/6, Colasio n. 9/5137/7 e Bimbi n. 9/5137/8.

PIER PAOLO CENTO. Dobbiamo votare!

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Chi non è d'accordo con il parere espresso dal Governo, potrà chiedere di porre in votazione l'ordine del giorno ed, in tal caso, il parere dello stesso sarà contrario.
L'ordine del giorno Stradiotto n. 9/5137/9 è ultroneo, in quanto si riferisce a misure già previste dalla disposizione di legge e, pertanto, non è accettato dal Governo, che accoglie invece come raccomandazione l'ordine del giorno Squeglia n. 9/5137/10.
Per quanto riguarda l'ordine del giorno Realacci n. 9/5137/11, il Governo accetta la prima parte del dispositivo, mentre non accetta la parte conclusiva, che risulta del seguente tenore: «a reperire le risorse aggiuntive per l'indispensabile opera di riqualificazione delle aree interessate dall'abusivismo edilizio e dal degrado urbanistico», perché già oggetto del condono. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Vigni n. 9/5137/12, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Minniti n. 9/5137/13.
Con riferimento all'ordine del giorno Crisci n. 9/5137/14, il Governo accoglie come raccomandazione il primo e il secondo capoverso del dispositivo, mentre non ne accetta il terzo. Accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno D'Agrò n. 9/5137/15, mentre accoglie come raccomandazione la prima parte del dispositivo dell'ordine del giorno Rosato n. 9/5137/16 dalle parole: «a prevedere» sino alle parole: «zone montane», non accettandone la restante parte.
Il Governo accoglie, altresì, come raccomandazione gli ordini del giorno Preda n. 9/5137/17, Meduri n. 9/5137/18, Cordoni n. 9/5137/19, Raffaella Mariani n. 9/5137/20, mentre non accetta l'ordine del giorno Quartiani n. 9/5137/21. Accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Olivieri n. 9/5137/22, Nicola Rossi n. 9/5137/23, Finocchiaro n. 9/5137/24, Sasso n. 9/5137/25, Chiaromonte n. 9/5137/26, Grignaffini n. 9/5137/27, Sedioli n. 9/5137/28, Rava n. 9/5137/29, Ruzzante n. 9/5137/31, Titti De Simone n. 9/5137/32, Franci n. 9/5137/33, mentre non accetta


Pag. 29

l'ordine del giorno Lion n. 9/5137/30 (il cui contenuto è già previsto nel testo emendato del Governo).

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Roberto Barbieri se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/1.

ROBERTO BARBIERI. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ROBERTO BARBIERI. Signor Presidente, rappresentanti del Governo, onorevoli colleghi, sono tre anni di malgoverno dell'economia italiana e i risultati sono sotto gli occhi di tutti: accelerazione della perdita di competitività, forte sofferenza dei conti pubblici e, soprattutto, un senso di insicurezza e di incertezza negli operatori economici e nei cittadini.
Di fronte ad una situazione così seria, ci saremmo aspettati un cambio di rotta, soprattutto dopo le dimissioni del ministro Tremonti, l'emblematico rappresentante di quell'approccio frammentario, microeconomico e fantasioso al governo della cosa pubblica. In particolare, ci saremmo aspettati un'idea chiara di come risanare i conti pubblici, un'idea chiara di come agganciare l'economia italiana alla ripresa internazionale e azioni che combattano il declino strutturale del sistema produttivo italiano.
Non mi soffermo sul primo aspetto: infatti, non avete un'idea e questo decreto-legge lo dimostra con chiarezza. Sugli altri due aspetti commettete l'errore più grave: non solo non ponete al centro la vera risorsa strategica per la ripresa dell'economia italiana - il Mezzogiorno del nostro paese -, ma la penalizzate. Anzi, dopo averla cancellata dall'agenda politica del paese, le sferrate un colpo che si può definire mortale. Che il sud sia essenziale alla crescita dell'Italia è cosa ormai acquisita in molte sedi tecniche, politiche, istituzionali e sociali; con il sud cresce l'Italia! Ritengo che l'audizione in Commissione bilancio del direttore della Confindustria, Beretta, sia stata molto eloquente in tal senso.
Sembrava che anche qualche forza politica della maggioranza - Alleanza nazionale e UDC - ne fosse convinta, ma in realtà si trattava solo di malumori e non di consistenti posizioni politiche. Eppure il sud il segnale ve lo ha fornito in occasione dell'ultima tornata elettorale!
L'aspetto più grave, ancor più del danno economico, è la caduta di credibilità dello Stato: cambiate le regole del gioco durante la partita; sospendete i pagamenti su progetti già approvati; le imprese rischiano di trovarsi di fronte ad una revisione de facto dei criteri di assegnazione delle risorse, senza essere poste nelle condizioni di predisporre per tempo nuovi piani di sviluppo. Da ciò deriva un completo depotenziamento delle strategie di sostegno alle attività produttive meridionali.
I tagli di spesa, considerati al valore di facciata, ammontano al 4,2 miliardi di euro e sono concentrati per il 30 per cento sugli incentivi alle imprese, sul bonus occupazione, sui fondi per le politiche regionali. Si tratta di finanziamenti in larga misura utilizzati nel sud del paese.
Una stima basata sull'utilizzo di questi strumenti negli anni passati porta a ritenere che oltre l'80 per cento dei tagli annunciati sarà concentrato sulle regioni meridionali. Nel complesso le attività produttive del Mezzogiorno subiranno una compressione di risorse pari a tre decimi di prodotto interno lordo. Dunque, è difficile pensare che le prospettive di sviluppo del sud, a seguito di un simile taglio di risorse, non subiranno un ridimensionamento.
Cosa fare di fronte a tale situazione? Prima che voi leviate l'ingombro - come affermato dal collega Castagnetti - vi diamo qualche consiglio che, in realtà, anticipa il nostro programma di governo.
Il primo consiglio: smettetela di fare del taglio delle tasse una bandiera ideologica. Il taglio delle tasse non è un fatto ideologico, in quanto le tasse sono uno strumento per favorire il rilancio competitivo


Pag. 30

dell'industria e dei servizi. Se l'industria italiana ha dei problemi (nanismo, sottocapitalizzazione, internazionalizzazione limitata, produzione a basso contenuto tecnologico, poca capacità di innovazione), occorre smetterla con generici tagli di IRPEG e di IRAP, intervenendo invece con incentivi e disincentivi fiscali mirati a risolvere questi problemi strutturali.
Questa è la strada che indichiamo e, se la percorreremo, procederà naturalmente verso il Mezzogiorno, fornendo all'Italia quell'impulso necessario per riprendere una crescita competitiva e di qualità (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Roberto Barbieri n. 9/5137/1, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge. (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 456
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato
181
Hanno votato
no 275).

Prendo atto con che l'onorevole Ascierto non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/2, accettato dal Governo.
Prendo altresì atto che l'onorevole Tuccillo insiste per la votazione del suo ordine nel giorno n. 9/5137/3, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tuccillo n. 9/5137/3, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
186
Hanno votato
no 277).

Prendo atto che l'onorevole Testoni non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Prendo atto, altresì, che l'onorevole Molinari non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/4, accettato come raccomandazione dal Governo.
Chiedo all'onorevole Iannuzzi se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/5, non accettato dal Governo.

TINO IANNUZZI. Insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, siamo alla fase finale di questa vicenda parlamentare, della quale è evidente la posta in gioco ed il significato politico, sotto gli occhi non solo di questa Assemblea, ma anche dell'intero paese e della sua opinione pubblica. Questo decreto-legge è lo specchio estremamente duro ed amaro per il paese, ma anche profondamente fedele e veritiero, dei fallimenti della politica economica e finanziaria del Governo, delle tante bugie dette in questi tre anni al paese su questo terreno nevralgico.
Prima delle elezioni, durante la campagna elettorale, nei giorni successivi, per intere settimane abbiamo avuto un vero e proprio valzer indecoroso di opinioni differenti e confliggenti tra autorevoli esponenti


Pag. 31

del Governo e della maggioranza. Vi era chi accennava alla possibilità di una manovra finanziaria correttiva del deficit pubblico, per essere subito smentito da quanti accorrevano, dalle file del Governo e della maggioranza, a negare la necessità di qualunque intervento sui conti dello Stato. Alla fine si è intervenuti con questo decreto-legge che rappresenta una piccola legge finanziaria per la sua portata economica: circa 7,5 miliardi di euro, per fare riferimento soltanto all'incidenza diretta sui saldi finanziari dello Stato, in quanto il significato in termini economici del provvedimento è ancora più ampio, se consideriamo gli effetti sulla spesa degli enti locali, gravemente decurtata, che non incidono però in via immediata sui saldi finanziari della manovra.
Ebbene, è facile prevedere, senza avere grandi capacità di lettura nel futuro immediato, che con la prossima legge finanziaria sarà necessaria un'ulteriore manovra dalle dimensioni ancora più imponenti, corrispondente a 20-30 miliardi di euro, poiché le cifre continuano a rincorrersi. Ma quello che è significativo evidenziare è il fatto che i due settori fondamentali su cui il Governo ha deciso di incidere con questo provvedimento sono, da un lato, il Mezzogiorno e, dall'altro, gli enti locali. Si tratta di un dato fondamentale, perché risulta indicativo della concezione politica generale cui si ispira il Governo e del modello culturale secondo il quale dirige e costruisce la sua politica economica e finanziaria.
Per il Mezzogiorno abbiamo già avuto nelle ultime leggi finanziarie la riduzione consistente delle risorse complessivamente assegnate, la progressiva opera, quanto mai sciagurata, di indebolire e soffocare l'area di operatività di istituti introdotti nella precedente legislatura, che negli anni scorsi hanno dimostrato di incentivare e favorire i processi di sviluppo economico e produttivo del Sud.
Ebbene, con questo provvedimento la risposta al Mezzogiorno è chiara, nonostante le tante lusinghe formulate in campagna elettorale da autorevoli esponenti del Governo e della maggioranza candidati nelle liste di quei partiti.
Abbiamo tagli massicci ad istituti che hanno funzionato benissimo: 750 milioni di euro per la legge n. 488 del 1992; 150 milioni di euro per il bonus occupazione; 250 milioni per la programmazione negoziata; 100 milioni per il fondo per le aree sottoutilizzate; 150 milioni per le ferrovie, con incidenza negativa soprattutto sui programmi di investimento nel Sud. Questa è la risposta per il Mezzogiorno; questa è la considerazione del Governo e della sua maggioranza per il Mezzogiorno.
Vi è poi il taglio gravissimo e ingiustificato nei confronti degli enti locali, che subiscono una decurtazione del 10 per cento, da scontare tutta nel secondo semestre del 2004, per le spese per l'acquisto di beni e di servizi. Né varrà aver posto il piccolo correttivo approvato ieri dalla Commissione bilancio, perché salvare le spese già impegnate non significa nulla, in quanto comunque il taglio del 10 per cento per interventi che rivestono un'importanza sociale straordinaria e si traducono in servizi e prestazioni per i cittadini ricadrà tutto nel secondo semestre del 2004.
Questo è il reale significato del dibattito parlamentare in corso; questo è il reale significato del decreto-legge: il paese lo ha capito e lo capirà sempre di più (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/5137/5, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato
186
Hanno votato
no 277).


Pag. 32


Onorevole Lettieri, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/6, accolto dal Governo come raccomandazione?

MARIO LETTIERI. Sì, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, la manovra in discussione ha un costo, e si tratta di un costo notevole. L'onorevole Iannuzzi si è chiesto poc'anzi chi pagherà questo costo: è certamente il Mezzogiorno a pagare di più, per le ragioni che egli ha esposto in modo puntuale.
Le associazioni dei consumatori hanno calcolato che questa correzione dei conti pubblici verrà a costare circa 120 euro a ciascun nucleo familiare. Ebbene, fra i nuclei familiari vi sono gli utenti dei servizi bancari: non vorremmo che gli oneri posti a carico delle banche dal decreto-legge in esame fossero pagati in ultima istanza dai risparmiatori. Parlo di tutti i risparmiatori italiani, ma in particolare di quelli meridionali, perché il sistema bancario meridionale è più costoso ed inefficiente ed il costo del denaro è notoriamente più alto.
Non vorrei - è questo il senso dell'ordine del giorno in esame - che fossero penalizzati gli utenti dei servizi bancari. È evidente che non mi riferisco esclusivamente ai servizi bancari dell'Italia meridionale, ma il Mezzogiorno ha bisogno di un sistema bancario efficiente, così come ha bisogno di ferrovie: con i tagli alle ferrovie, darete alle Ferrovie dello Stato un alibi ulteriore per non intervenire per l'estensione della rete ferroviaria nel Mezzogiorno (e ve ne è bisogno in tutte le regioni) e per il suo ammodernamento.
Ritengo che non sia in discussione in quanto tale la manovra prevista dal provvedimento in esame, perché gli impegni assunti in sede Ecofin vanno mantenuti, bensì la natura, la qualità e la portata della manovra stessa: non si può individuare nel Mezzogiorno l'ufficiale pagatore, colpendo le leggi destinate all'incentivazione dello sviluppo e dell'occupazione.
Ecco perché, a mio avviso, non hanno più titolo a parlare di priorità del Mezzogiorno, perché i fatti li smentiscono e questo decreto-legge è contro il Mezzogiorno (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

LUIGI PEPE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, chiedo di sottoscrivere l'ordine del giorno Lettieri n. 9/5137/6.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lettieri n. 9/5137/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 473
Maggioranza 237
Hanno votato
189
Hanno votato
no 284).

Passiamo all'ordine del giorno Colasio n. 9/5137/7, accolto come raccomandazione dal Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo su due punti, in particolare, di questa manovrina che vorrebbe essere correttiva ma non è correttiva di nulla, perché manca una politica economica e dunque sarebbe forse più giusto chiamarla con il suo nome, cioè una stangata, una stangatina inutile anche ai fini correttivi. Intervengo però su due punti che dimostrano la persistenza - pur


Pag. 33

senza il ministro Tremonti - di una certa fantasia nel prospettare linee di governo, in particolare sul tema del condono.
Si tratta di una materia su cui siete stati già bocciati dagli italiani, che non hanno aderito al condono edilizio, e dalla Corte costituzionale, che ha ritenuto incostituzionale almeno la parte che predetermina le categorie di abusi, sicché siamo in attesa delle determinazioni da parte delle regioni, se vorranno - e quelle che vorranno - stabilire le categorie di opere da sanare. Con questo provvedimento voi riproponete un principio di salvezza di tutte le domande fatte fino ad ora, sottolineando la formula «salvo diversa statuizione delle regioni». Vi siete fatti, insomma, un condono del condono, sapendo benissimo che queste domande, se si riferiscono ad abusi che le regioni non intenderanno sanare, saranno domande perfettamente inutili, con gravi problemi di aggravio burocratico, di restituzioni di somme e via dicendo.
Vi è di più. Dite che le domande di condono presentate dopo l'entrata in vigore di questo decreto-legge e prima della legge di conversione sono salve per i soli effetti penali, salva diversa statuizione più favorevole delle regioni. Insomma, dovreste anche spiegare perché nel frattempo, in attesa della legge di conversione, qualcuno in Italia dovrebbe presentare domande valide solo ai fini degli effetti penali, cioè autodenunce, senza alcuna sicurezza di poter sanare alcunché. Noi siamo con le otto regioni - non tutte di centrosinistra - che si sono già pronunciate per la sanatoria solo dei piccoli abusi, a determinate condizioni, e dunque questa manovra fallirà, fallirà sotto il profilo economico e fallirà sotto il profilo della legalità di cui si intendeva abusare.
Vi è un secondo punto, Presidente, che veramente grida un po' vendetta ed è la stangatina sul turismo: il provvedimento, infatti, contiene anche la proroga al 30 ottobre dell'aumento del 250 per cento dei canoni demaniali. Siamo cioè al caro-spiagge, ad un costo che le aziende, soprattutto le piccole, finiranno preventivamente per scaricare sui clienti - cioè sui consumatori, sulle famiglie che sono o che si apprestano ad andare in vacanza - e voi non fate nulla per il turismo, ignorando gli appelli che provengono da tutti i settori, da ultimo anche dal presidente di Confindustria, Montezemolo. Non si fanno politiche virtuose sul turismo in Italia ma, al contrario, si pensa bene di andare avanti con aumenti di questa natura, a danno delle famiglie italiane e delle piccole aziende.
Vi siete dati la fiducia pochi minuti fa non credendoci neppure voi; siate però certi che da tempo avete perso la fiducia del paese.

ANDREA COLASIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, nel ringraziare l'onorevole Mantini che ha dichiarato la sua disponibilità a votare a favore del mio ordine del giorno n. 9/5137/7, ringrazio altresì il Governo per averlo accolto come raccomandazione e non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/8, accolto come raccomandazione dal Governo?

FRANCA BIMBI. No, Presidente, non insisto.

PRESIDENTE. Passiamo all'ordine del giorno Stradiotto n. 9/5137/9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, devo confessare che non vi sono parole per esprimere lo sconcerto che si prova di fronte all'atteggiamento di un Governo e di una maggioranza, che, con estrema indifferenza e maldestra ironia nei confronti (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e di Forza Italia) ...


Pag. 34

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego... Il cammino è lungo questa notte! Vi prego (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

GIOVANNI CARBONELLA. È un atteggiamento che dimostra esattamente e fotografa quello che voi pensate del paese e quali provvedimenti intendiate portare avanti per sostenerlo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Una voce da sinistra: Bravo, Giovanni, suonagliene)!
Oltre a ciò, io penso che vi sia proprio indifferenza verso i bisogni della povera gente; penso anche che vi sia miopia politica da parte del Governo nell'insistere in una impostazione di politica economica che sta portando ad un declino profondo il nostro paese.
Dentro questa dimensione, caro Presidente, è innegabile che trova conferma tramite questa manovra il continuo, costante, ostinato massacro che voi state perpetrando ai danni del sud e del Mezzogiorno. Conservate l'idea di un sud sbagliata, penalizzante e socialmente delittuosa, se non vi convincete definitivamente che il sud è una grande risorsa del paese, probabilmente noi saremo costretti ad assistere a provvedimenti e a linee di politica economica che condanneranno la popolazione e la cittadinanza.
Allora, credo che, una volta per tutte, dovete prendere atto che senza il sud negli ultimi anni, senza l'aumento del prodotto interno lordo che vi è stato registrato, nemmeno quello nazionale avrebbe superato di qualche decimo i livelli raggiunti.
Soprattutto mi preme sostenere che quando il sud serve per insediamenti energetici, quando serve per grosse industrie, quando serve per rigassificatori, quando serve cioè come area di servizio per il paese, allora trova l'attenzione del Governo. Quando, invece, voi sottraete risorse utili per la programmazione negoziata, per gli ammortizzatori sociali, quando rapinate della speranza tanti giovani meridionali costretti ad andare a lavorare al nord e all'estero, voi non avete capito quale importanza rivesta questa fase politica e storica per il sud (Dai banchi di Alleanza nazionale si grida: «Basta!»), perché dimenticate volutamente cosa è stato capace di fare il sud attraverso la propria progettualità e la propria capacità propositiva, con cui ha tolto di mezzo l'idea e lo stereotipo di un sud piagnone che vuole assistenza.
Voi state negando al sud la possibilità di esprimere tutte le sue potenzialità, di costruirsi con le sue mani un futuro, un destino e di assicurare un domani a tanti giovani (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!

PRESIDENTE. Colleghi, sia chiaro che io non tollero simili comportamenti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-L'Ulivo)!
Onorevole Carbonella, le chiedo scusa per conto di alcuni colleghi.

GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, la ringrazio.
Probabilmente, molti colleghi sono sensibili ai problemi del sud, mentre tanti altri non lo conoscono, non lo capiscono e non ne apprezzano quelle grandi capacità e potenzialità che, nell'interesse nazionale, sarebbe utile consentirgli di esprimere.
Mi meraviglia che tanti colleghi meridionali, di fronte a manovre che penalizzano il Mezzogiorno, come quella in esame, non si ribellino - al di là degli schieramenti politici - e, al contrario, accettino di condannare quel territorio ad essere rapinato di risorse che appaiono necessarie per continuare quell'ascesa formidabile che, grazie ai governi di centrosinistra, il sud, orgoglioso di se stesso, era riuscito ad intraprendere (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)... Non mi si ferma!

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia!


Pag. 35

GIOVANNI CARBONELLA. Non mi si ferma né con le urla né con gli ululati (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza nazionale)!

LUIGI OLIVIERI. Ma smettetela!

PRESIDENTE. Colleghi, io penso che sia insopportabile un simile comportamento nei confronti di un collega che sta parlando!

GIOVANNI CARBONELLA. Colleghi, con molta pacatezza, vorrei dire ...

ALFREDO BIONDI. Questo non è vero: con pacatezza no!

GIOVANNI CARBONELLA. Vorrei informare coloro che non ne sono a conoscenza che, negli ultimi dieci anni, il Mezzogiorno ha espresso una nuova classe dirigente che è riuscita a garantirgli un riscatto sociale ed un salto culturale e che, mediante la sua progettualità, ha fatto giustizia dell'idea, piuttosto diffusa, secondo la quale il sud o doveva essere assistito o doveva ricevere incentivi a pioggia.
Noi abbiamo dimostrato di avere risorse umane ed intellettuali, di essere in grado di dare al sud un tipo di sviluppo creato dal basso - senza aiuti e senza assistenza -, di essere orgogliosi di poterci creare un futuro, un destino ed una prospettiva favorevole con le nostre mani! Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Carbonella.

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, nel rivolgermi ai colleghi della maggioranza, faccio notare loro che non abbiamo potuto discutere il contenuto del decreto-legge in esame perché il Governo ha posto la questione di fiducia.
In questa fase, stiamo ponendo alcune questioni che riguardano il Mezzogiorno e che, per noi, sono importanti. Allora, colleghi, sia chiaro che o consentirete a coloro che chiederanno la parola su questo tema di parlare senza essere disturbati oppure saremo costretti ad esprimere le nostre opinioni in numerose dichiarazioni di voto finale. Questo vi deve essere chiaro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti dei deputati di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)!

ANTONIO LEONE. E i cartelli?

MARCO STRADIOTTO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO STRADIOTTO. Scusate, colleghi...

PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Stradiotto, se la interrompo, ma desidero avvertire i colleghi che se continueranno a creare questo clima sospenderò la seduta (Commenti). Sospendo la seduta, vi avverto! Non è modo di comportarsi in Parlamento, soprattutto su un argomento così rilevante (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Ha facoltà di parlare, onorevole Stradiotto.

MARCO STRADIOTTO. Spero che mi faccia recuperare il tempo che mi è stato sottratto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Certamente!

MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, ritiro il mio ordine del giorno n. 9/5137/9 e ne spiego il motivo perché penso che esso possa interessare anche ai colleghi della Casa delle libertà.


Pag. 36


Poiché il sottosegretario ha detto che il mio ordine del giorno è ultroneo, vi invito a leggerne il testo. L'ordine del giorno in parola mirava ad ottenere un preciso obiettivo, ossia a chiarire che la frase di cui al comma 11 «esclusa quella dipendente dalla prestazione di servizi correlati a diritti soggettivi dell'utente». Qui siedono alcuni colleghi che, essendo sindaci, sanno bene che nel testo unico sull'ordinamento degli enti locali non esiste una frase analoga, per cui gli uffici comunali potrebbero avere difficoltà nell'applicazione della normativa.
Ebbene, la predetta frase può significare che sono esclusi dai tagli della spesa per beni e servizi i servizi a domanda individuale. Il sottosegretario Armosino ha affermato che il mio ordine del giorno è ultroneo. Ciò conferma, appunto, che i servizi a domanda individuale sono esclusi dal taglio del 10 per cento.
Leggo la parte dispositiva del mio ordine del giorno in modo che a tutti i colleghi sia chiaro di cosa stiamo parlando.
Esso impegna il Governo ad adottare le opportune iniziative volte a prevedere l'esclusione dal contenimento di cui in premessa in relazione ai seguenti servizi: asili nido, mense scolastiche, trasporti scolastici, assistenza agli anziani e ai portatori di handicap.
Il fatto che il sottosegretario affermi che l'ordine del giorno è ultroneo, è l'interpretazione autentica che il taglio del 10 per cento non si applica per i servizi a domanda individuale (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo), ossia per i servizi di asilo nido, mense scolastiche, trasporti scolastici, assistenza agli anziani e ai portatori di handicap. Sarebbe stato più semplice se aveste scritto «esclusi i servizi a domanda individuale».
Questo aspetto è importante, come lo è la presa d'atto, all'inizio della seduta, delle dichiarazioni del presidente Giancarlo Giorgetti. Sono due interpretazioni fondamentali per gli enti locali (Applausi dei deputati di gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Squeglia se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/10, accolto dal Governo come raccomandazione.

PIETRO SQUEGLIA. Signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIETRO SQUEGLIA. Signor Presidente, il provvedimento su cui poco fa il Governo è ricorso al voto di fiducia ribadisce - ammesso che ve ne fosse stato ancora bisogno - l'approccio di questo Governo nei confronti del Mezzogiorno.
Sono cambiati i ministri. Vi sono stati i proclami in questi giorni della verifica e in quelli della vigilia della campagna elettorale, ma l'atteggiamento verso il sud non è cambiato.
Noi, in verità, non proviamo alcuna meraviglia rispetto a questo dato. Siamo convinti, però, che proveranno meraviglia i cittadini del sud che avevano guardato con simpatia le prese di posizioni chiare e rigorose di alcune forze politiche della maggioranza, che alla vigilia della campagna elettorale e durante la verifica avevano declamato il loro interesse per il Mezzogiorno, avevano giurato e «stragiurato» che, a loro avviso, il problema del Mezzogiorno era una questione irrinunciabile e pregiudiziale per la ripresa di un pieno rapporto di maggioranza.
Oggi, abbiamo visto sfilare i rappresentanti di queste forze politiche davanti al tavolo della Presidenza per esprimere il loro «si», la loro fiducia ad un Governo che con il provvedimento in esame dimostra che nei confronti del Mezzogiorno ripercorre le antiche strade e ripropone il vecchio atteggiamento. Un atteggiamento che sta diventando sempre più chiaro anche agli elettori, un atteggiamento che passa dall'incuranza assoluta, quasi come se il sud non esistesse, ad una pervicace,


Pag. 37

scientifica attività governativa connotata da spiriti antimeridionalistici. Un sud visto come qualcosa di diverso rispetto al resto del paese, un'appendice mal sopportata, un sud visto come peso, intralcio, impedimento per lo sviluppo del paese, tuttavia un sud dove ci sono cittadini che votano. Anzi, il sud è un grande bacino di voti. Così, in questo territorio del bisogno e, qualche volta, della disperazione, in questo territorio mal sopportato, si mettono a punto operazioni di grande squallore politico, si raccolgono voti con l'inganno, con le bugie, con le illusioni. Meno male che un poco alla volta il sud sta aprendo gli occhi!
I cittadini del sud stanno sempre più prendendo coscienza che tutti i provvedimenti finora emanati da questo Governo, ad iniziare dal pacchetto dei cento giorni, passando per le varie finanziarie, fino ad arrivare alla manovra di oggi, hanno avuto tutti una chiara e netta impronta antimeridionalistica. Queste non sono impressioni.
Le analisi e le previsioni dello Svimez degli ultimi anni hanno sempre dimostrato e confermato che il risultato delle politiche di questo Governo è un forte e progressivo rallentamento che il sud sta avendo dopo anni di crescita e di sviluppo a ritmo sostenuto, anni in cui l'Italia è stata governata dai governi di centrosinistra.
Non può non esserci rallentamento di crescita se il Mezzogiorno viene sempre più privato addirittura delle risorse ordinarie necessarie a realizzare opere che possano consentire il recupero del ritardo dello sviluppo.
Ricordiamo che questo Governo è arrivato di fatto a sostituire alle risorse nazionali quelle dei fondi strutturali dell'Unione europea, venendo meno al principio di «addizionalità» sancito dalle norme comunitarie sui fondi strutturali, e non può non esserci rallentamento di crescita quando, ad esempio, strumenti studiati e voluti per il sud - vedi il credito di imposta e i finanziamenti per la programmazione negoziata - sono stati man mano depotenziati ed annullati.
Ci siamo limitati solo a qualche piccolo accenno. Noi abbiano espresso un «no» chiaro e convinto a questo Governo. Questo è un «no» rivolto ad una politica miope, priva di spessore strategico, una politica fallimentare, una politica che sta portando il paese a divisioni e lacerazioni sempre più profonde. Diciamo «sì», invece, ad un paese unito e solidale, un paese sentito come sistema unico, dove un Mezzogiorno sviluppato è funzionale ad una Italia più ricca, più grande e più progredita.

PRESIDENTE. Onorevole Squeglia, la prego di concludere.

PIETRO SQUEGLIA. Per noi il problema del Mezzogiorno non è un problema di rivendicazione dei parlamentari del sud, ma è di tutto il Parlamento, perché è un problema nazionale. Questo sud - e concludo, Presidente - non ha bisogno di assistenza, ma solo di opportunità. Queste opportunità messe insieme alle importanti risorse che il sud possiede gli permetteranno non solo di decollare per sé, ma di imprimere una forte e vigorosa accelerazione allo sviluppo dell'Italia intera (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Squeglia n. 9/5137/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato
175
Hanno votato
no 270).

Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Grillo non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.


Pag. 38


Chiedo all'onorevole Realacci se insista per la votazione del suo ordine del giorno n.9/5137/11, che il Governo ha accettato limitatamente alla prima parte del dispositivo, fino alle parole «di verifiche sui luoghi degli abusi,».

ERMETE REALACCI. Signor Presidente, la richiesta del Governo mira a togliere dal dispositivo le ultime parole in cui si fa riferimento alla necessità di stanziare fondi per la riqualificazione delle aree compromesse. Io non insisto per la votazione e accetto la riformulazione proposta dal Governo, anche se voglio dire alla sottosegretaria Armosino che quei fondi che erano previsti dalla normativa sulla sanatoria dell'abusivismo edilizio in realtà poi sono stati sottratti da passaggi successivi (quindi, quei fondi non esistono più e vanno in ogni caso ripristinati). Però, il senso di questo ordine del giorno, che è stato sottoscritto anche dal collega Vigni, e di uno analogo sempre del collega Vigni, di cui verranno illustrate le finalità successivamente - che peraltro era stato fatto proprio all'unanimità dalla VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici - è quello di sollevare una questione che credo debba stare a cuore a tutti: il perdurare dell'incertezza sulla vicenda del condono e l'allungamento dei termini sta favorendo in tante parti d'Italia, come noi avevamo previsto, la pratica dell'abusivismo edilizio.
Il senso di questo ordine del giorno e dell'ordine del giorno successivo, indipendentemente dal giudizio su questo provvedimento, per noi profondamente negativo, è quello di attivare le energie del Governo e delle istituzioni locali perché si faccia salvo il principio per il quale vengono sottoposte a sanatoria solo le costruzioni costruite prima del termine che era stato fissato dalla precedente legge e, soprattutto, si attuino immediatamente delle azioni di censimento e di repressione dell'abusivismo, che sta alimentando l'illegalità e, molto spesso, la malavita organizzata in tante parti del paese. Deve essere chiaro a tutti che, come era previsto e come molti colleghi della maggioranza sanno bene, la sanatoria dell'abusivismo edilizio avrebbe portato poche risorse e prodotto molti guai. Noi stiamo correndo il rischio di svendere la bellezza, la dignità, la legalità del paese, per un piatto di lenticchie. Almeno, cerchiamo di evitare che il perdurare dell'incertezza produca ulteriori danni (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Onorevole Vigni, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/12, non accettato dal Governo?

FABRIZIO VIGNI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

FABRIZIO VIGNI. Chiedo un attimo di attenzione al sottosegretario Armosino, perché l'ordine del giorno propone di rafforzare la prevenzione dell'abusivismo edilizio attraverso un piano di monitoraggio del territorio nazionale, utilizzando vari strumenti a disposizione, comprese le tecnologie satellitari.
Ora, signor sottosegretario, vorrei segnalare che il mio ordine del giorno coincide esattamente con il contenuto di una risoluzione che, come ha ricordato poc'anzi l'onorevole Realacci, è stata approvata quindici giorni fa, all'unanimità, dalla Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici della Camera dei deputati, con il parere favorevole del Governo.
Perché, in soli quindici giorni, l'opinione dell'esecutivo è cambiata? Pertanto, chiedo al sottosegretario di modificare il proprio parere sul mio ordine del giorno, non solo per coerenza di atteggiamento del Governo, ma anche perché ritengo che almeno la prevenzione dell'abusivismo edilizio debba essere un obiettivo condiviso dall'intera Camera.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale...

MAURA COSSUTTA. E il Governo?


Pag. 39

PRESIDENTE. Se il Governo non mi chiede di intervenire, non posso costringerlo a parlare!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vigni n. 9/5137/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 463
Astenuti 2
Maggioranza 232
Hanno votato
190
Hanno votato
no 273).

MAURA COSSUTTA. Bravi!

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Minniti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/13, accolto dal Governo come raccomandazione.
Chiedo all'onorevole Crisci se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/14, di cui il Governo ha accolto come raccomandazione i primi due capoversi del dispositivo, mentre non ha accettato il terzo capoverso del medesimo.

NICOLA CRISCI. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

NICOLA CRISCI. Signor Presidente, intendo rivolgermi al rappresentante del Governo, perché il mio ordine del giorno cerca di offrire una parziale, ragionevole e non costosa risposta ai problemi connessi alla diffusa e sempre più preoccupante discrasia tra le previsioni del bilancio di competenza e le disponibilità di cassa degli enti locali. Tali problemi, peraltro, sono causati dai notevoli ritardi dei tempi di accredito dei trasferimenti da parte dello Stato.
L'impegno che si chiede al Governo, quindi, consiste essenzialmente nel considerare l'opportunità di predisporre gli strumenti necessari per consentire agli enti locali di far fronte alle spese relative ai servizi pubblici essenziali in caso di ritardo nell'erogazione di trasferimenti statali; in altri termini, nel caso in cui lo Stato non dovesse adempiere, si chiede di sostenere le ragioni dei comuni.
Si chiede di operare in tal senso ricorrendo, o consentendo agli enti locali di ricorrere, alle anticipazioni di tesoreria anche oltre i limiti vigenti, e comunque fino alla concorrenza delle somme maturate a titolo di entrate tributarie ed extratributarie non ancora accreditate degli enti locali da parte dello Stato. Pertanto, non vi è alcun impegno oneroso da parte dello Stato, ma si tratta solamente di una risposta praticabile - ed io credo dovuta - ad un serio problema finanziario degli enti locali, causato peraltro, come ho già affermato, dallo Stato attraverso le tardive erogazioni delle somme dovute ai comuni.
Per queste ragioni, chiedo al Governo di rivedere la sua posizione, perché mi sembra che la mia proposta sia assolutamente ragionevole ed accettabile. In caso contrario, chiedo all'Assemblea di esprimere un voto favorevole sul mio ordine del giorno, ed in particolare a quei colleghi che sono stati amministratori, che in questi anni hanno sostenuto le ragioni dei comuni e che hanno combattuto una battaglia per far sì che tali ragioni potessero concretizzarsi, nel tempo, anche attraverso disposizioni e norme utili.
Avanzo tali proposte perché, a mio avviso, i comuni sono una parte essenziale della Repubblica e perché essi hanno contribuito, grazie alla capacità, all'impegno e alla serietà degli amministratori locali, a risanare il nostro paese. Credo che l'Italia abbia nelle autonomie locali la sua parte più forte e più vitale, e pertanto chiedo ai colleghi della Lega Nord Federazione Padana come sia possibile non accettare un ordine del giorno che non comporta oneri finanziari, ma chiede soltanto di mettere i comuni nella condizione di far fronte alle


Pag. 40

spese essenziali per assicurare i servizi pubblici ai cittadini in caso di tardiva erogazione da parte del Governo.
Per queste ragioni, chiedo all'Assemblea di votare il mio ordine del giorno n. 9/5137/14 nella sua formulazione originaria.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crisci n. 9/5137/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
176
Hanno votato
no 267).

Prendo atto che gli onorevoli Cento e Zanella non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto favorevole.
Onorevole D'Agrò, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/15, accolto dal Governo come raccomandazione?

LUIGI D'AGRÒ. Non insisto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole D'Agrò.
Ricordo che il Governo ha accolto come raccomandazione l'ordine del giorno Rosato n. 9/5137/16, fino alle parole «nelle zone montane» del dispositivo, mentre non ha accettato la parte restante.
Onorevole Rosato, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/16?

ETTORE ROSATO. Sì, signor Presidente e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ETTORE ROSATO. Siamo di fronte, dopo molti anni, ad una manovra «di primavera» di 7 miliardi e mezzo di euro, una manovra negata per mesi. Fino a poche settimane fa, il Governo ci assicurava che i conti erano in ordine e che non era necessario fare nulla. I colleghi Morgando e Michele Ventura hanno approfondito, durante la discussione sulle linee generali dettagliatamente le carenze di tali conti. Pertanto non vi tornerò sopra.
Oggi ci troviamo di fronte ad un decreto-legge che è riuscito a tagliare tutto: i servizi, gli investimenti, le risorse comuni; l'unica taglio che non ha effettuato sono le tasse, aumentate in maniera considerevole. Tutto ciò senza una strategia, senza una prospettiva, direi nella continuità con le manovre precedenti, con le una tantum.
Avete fatto tra gli altri, anche un grave errore (lo dico da parlamentare del nord). Avete tagliato, in maniera irriguardosa, le risorse al sud, in un momento particolare in cui bisognava cogliere un segno di ripresa. Voi avete tagliato, come se il sud fosse altro rispetto alla nostra economia, mentre esso rappresenta il futuro del nostro paese. Infatti, senza un'inversione di tendenza dell'economia in tale parte del paese, non vi sarà un futuro di un'Italia ancorata ai paesi più sviluppati.
Non avete soltanto tagliato le risorse, ma anche la fiducia di tanti imprenditori, di tanti giovani e di tanti amministratori che hanno creduto e che seriamente lavorano per la loro terra.
Non vi siete neanche dimenticati di Trieste, che è la mia città. Infatti, avete più che dimezzato gli importi destinati al fondo Trieste, nascosto tra le righe di un provvedimento fatto di tanti tagli ai consumi intermedi, con note incomprensibili ai più, tagli di risorse destinate ad aziende, associazioni ed istituzioni; Trieste è una città verso cui il nostro paese ha un debito, non un credito.
Quest'ordine del giorno riguarda altre aree in difficoltà del nostro paese, che sono i territori montani. Il Governo afferma


Pag. 41

di poter accogliere solo la prima parte di tale ordine del giorno. Ricordo che le zone montane, all'interno di questo paese, rappresentano una risorsa e la proposta che è avanzata con questo ordine del giorno - per la votazione del quale non insisterei ma solo nel caso che il testo venisse accolto dal Governo nella sua interezza - è di pensare a politiche nuove, con la diminuzione delle aliquote fiscali, con una semplificazione burocratica, in particolare per le attività connesse all'imprenditoria giovanile e con il rilancio dei mestieri in declino, che in montagna sono numerosi, e di settori chiave quali l'artigianato artistico, l'agricoltura di qualità ed il turismo.
Se non vi è l'impegno del Governo ad accogliere quest'ordine del giorno così come esso è formulato - in particolare, conosco la mia regione e so cosa vorrebbe dire rispetto all'impatto della manovra ed il Governo ha la leva fiscale per poterla esercitare - insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rosato n. 9/5137/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 443
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato
181
Hanno votato
no 262).

Onorevole Preda, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5317/17, accolto dal Governo come raccomandazione?

ALDO PREDA. Non insisto, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Preda.
Prendo atto che i presentatori non insistono per la votazione degli ordini del giorno Meduri n. 9/5137/18, Cordoni n. 9/5137/19 e Raffaella Mariani n. 9/5137/20, accolti come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto altresì che i presentatori insistono per la votazione dell'ordine del giorno Quartiani n. 9/5137/21, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Quartiani n. 9/5137/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato
177
Hanno votato
no 273).

Chiedo all'onorevole Olivieri se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/22, accolto come raccomandazione dal Governo.

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, chiedo di parlare perché vorrei invitare il sottosegretario a rivedere il parere espresso sul mio ordine del giorno, trasformando l'accoglimento come raccomandazione in una piena accettazione; in caso contrario - domando ai colleghi un po' di attenzione - chiederò che lo stesso venga posto in votazione.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUIGI OLIVIERI. Il mio ordine del giorno, in buona sostanza, tende a far sì che vengano ripristinate nel 2005 (quindi,


Pag. 42

con la legge finanziaria che il Parlamento si accinge ad approvare) le esigue risorse del fondo nazionale per le zone montane, previsto dall'articolo 2 della legge n. 97 del 1994. Forse, non tutti i colleghi sanno che, con il decreto-legge in esame, quel fondo, che ammontava alla miserrima somma di 60 milioni di euro, è stato falciato per il 50 per cento ed ora esso ha una portata di risorse pari a poco più di 30 milioni di euro. Oggi, a Roma, vi è stata un'iniziativa degli amministratori montani e dei presidenti delle delegazioni UNCEM di tutte le regioni d'Italia, i quali hanno rivolto un appello al Presidente della Repubblica, affinché, con la sensibilità che più volte ha dimostrato, solleciti il Governo, la maggioranza e il Parlamento a ripristinare tali risorse. Tutto ciò per fare in modo che le comunità montane, istituzioni fondamentali e indispensabili per la programmazione e la gestione delle zone di montagna, possano avere le risorse minimali per sopravvivere e svolgere fino in fondo la propria funzione.
Forse, i colleghi non sanno che queste istituzioni non possono vivere che di finanza derivata e, quindi, questa decurtazione del 50 per cento è un colpo quasi mortale per la loro operatività. Ebbene, siamo in presenza di un decreto-legge che attua questo drammatico intervento sulle risorse per la montagna. Nel contempo, la settimana prossima, verrà discusso in Assemblea il disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 136, che prevede una norma (l'articolo 8-octies) che finanzia una sconosciuta fondazione per la montagna (di cui, sicuramente, non si sentiva alcun bisogno) per 350 mila euro per tre anni. In altri termini, si danno un milione e 50 mila euro ad una fondazione sconosciuta di cui non c'è bisogno; anzi, quest'ultima andrà a creare solo confusione nell'ambito delle istituzioni che, già a livello istituzionale e costituzionale, devono governare le zone montane. Vi è, quindi, da una parte, una scure su un fondo fondamentale per la gestione delle risorse della montagna, per i montanari e per il benessere della nostra nazione, dal momento che la questione relativa alla montagna ha una rilevanza nazionale. Dall'altra parte, vi è un clientelismo che non ha veramente alcuna giustificazione e che regala un milione e 50 mila euro.
Signor sottosegretario, riveda il parere espresso! Almeno, impegnatevi, affinché l'anno prossimo gli enti montani abbiano queste esigue risorse che permettano loro di far fronte alle necessità essenziali delle zone di montagna. Se così non sarà - ed è una perorazione che rivolgo al Parlamento - evidentemente noi parlamentari della montagna, ma soprattutto il Parlamento, non saremo stati in grado di dar seguito a tutte quelle affermazioni di principio che anche molti ministri che siedono stasera nei banchi del Governo hanno più volte predicato nel 2002, anno internazionale della montagna.
È una perorazione, signor rappresentante del Governo: riveda il parere espresso sul mio ordine del giorno. La montagna non necessita di raccomandazioni: ha bisogno invece di impegni concreti e di risposte compiute ed assolutamente coerenti con le proprie necessità (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

GIUSEPPE FANFANI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei sottoscrivere l'ordine del giorno 9/5137/22 presentato dall'onorevole Olivieri.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Fanfani.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Olivieri n. 9/5137/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


Pag. 43


Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato
185
Hanno votato
no 254).

Prendo atto che gli onorevoli Lezza e Testoni non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Chiedo all'onorevole Nicola Rossi se insista per la votazione del suo ordine del giorno n.9/5137/23, accolto dal Governo come raccomandazione.

NICOLA ROSSI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo ordine del giorno noi chiedevamo in sostanza qualcosa di assolutamente banale, ovvero che le risorse derivanti dalle revoche tornassero al capitolo cui erano state appostate, cioè quello relativo al Mezzogiorno. Il Governo ha ritenuto di non aderire, con ciò, a mio avviso, contravvenendo anche all'impegno assunto, in più occasioni, per quanto riguarda la quota di spese in conto capitale da destinare al Mezzogiorno.
Noi accettiamo in ogni caso l'invito a considerare questo ordine del giorno come raccomandazione; temo tuttavia che molti italiani, meridionali e non, possano fraintendere e giungere alla conclusione che per questo Governo le politiche per il Mezzogiorno non siano sinonimi di regole e di risorse, ma di raccomandazioni! Una strada, credo, che conoscete fin troppo bene (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Finocchiaro non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/24, accolto come raccomandazione.
Chiedo ai presentatori dell'ordine del giorno Sasso n. 9/5137/25 se insistono per la votazione del proprio ordine del giorno, accolto come raccomandazione.

PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo sia utile non insistere per la votazione del nostro ordine del giorno accettato come raccomandazione; tuttavia, credo sia altresì corretto dire che al Governo sarebbe convenuto, a nostro avviso, accettare questo ordine del giorno pienamente e non solo come raccomandazione.
In esso, si chiede precisamente di impegnarsi su un atto dovuto: in sostanza, l'ordine del giorno al nostro esame rappresenta un sostegno nei riguardi delle istanze formulate dai comuni, dalle quali prende le mosse, che sono ormai esasperati dalle «manovrine» che li penalizzano e da nuove norme che invece li impegnano ancor di più nell'offrire servizi ai cittadini.
Come è ovvio, in questo periodo l'ANCI ha preso posizione, ritenendo assolutamente inaccettabile, ad esempio, che dopo quindici mesi dall'approvazione della riforma Moratti, si continui ancora a discutere di modifiche legislative che «toccano» le condizioni di accesso all'istruzione di milioni di bambini, senza che sia stata svolta la verifica dovuta del piano finanziario di individuazione delle risorse.
Ciò che si chiede con il nostro ordine del giorno è un atto quindi assolutamente necessario e dovuto; d'altra parte, sul finanziamento della legge n. 53 del 2003, se ne sono viste già troppe in quest'aula! È stato un vero e proprio scempio della normativa sui finanziamenti delle leggi! Questo Governo, non pago di non aver adeguatamente finanziato la legge di riforma, continua ad adottare provvedimenti, pur in assenza della verifica del piano finanziario.
L'adozione dei decreti che vengono approvati anche con il parere delle autonomie locali ne è una testimonianza. Abbiamo, ad esempio, il decreto sul riordino dell'INVALSI ed il decreto relativo al diritto-dovere che dovrebbe trattenere a scuola 125 mila ragazzi all'anno senza adeguato finanziamento. Allo stesso modo non si prevede, in che modo, in relazione a questa nuova norma, saranno affrontati i problemi del diritto allo studio, con quali risorse saranno costruite nuove aule, chi dovrà predisporre i nuovi trasporti scolastici


Pag. 44

e le nuove mense, come i disabili potranno avere quello che precise leggi di settore riservano loro.
Dunque, accettiamo il parere espresso dal Governo su questo ordine del giorno, ma invitiamo anche il Governo a non accelerare su provvedimenti che non sono finanziati e mettono in allarme il settore della scuola (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Chiaromonte non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/26, accolto dal Governo come raccomandazione.
Onorevole Grignaffini, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/27, accolto dal Governo come raccomandazione?

GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, oggi, durante la chiama sul voto di fiducia, è risultato sul tabellone che il ministro Urbani non ha risposto alla seconda chiama. Credo non sia un caso: credo che il ministro Urbani si sia vergognato di venire in aula oggi per assistere in prima persona allo scempio che con il provvedimento in esame è stato fatto al settore dei beni e delle attività culturali, dello spettacolo, del cinema e del teatro.
Vorrei ricordare che proprio 15 giorni fa il ministro Urbani, per rassicurare il mondo della cultura, aveva testualmente affermato: se questa volta si taglia il fondo unico dello spettacolo, io mi dimetto. Bene, credo che dovrebbe essere coerente con tale sua affermazione. Dopo quattro ministri sarebbe il quinto, non sarebbe una tragedia per questo Governo, ma forse il settore della cultura, della musica, del cinema e del teatro avrebbe un difensore più agguerrito di quello che si sta rivelando il ministro Urbani in questo momento.
Quello che sto descrivendo è un piccolo dramma dentro il grande dramma di questo decreto-legge che riguarda il sud, le famiglie, i servizi essenziali alle persone. Tuttavia, non si tratta di un dramma di poco conto, anzi lo definirei un piccolo crimine. Dovete sapere che con questo provvedimento viene diminuito di circa il 50 per cento l'unico fondo che abbiamo per le attività di musica, cinema, teatro e danza. Si tratta di quelle attività che sono l'immaginario di un paese, la sua anima, la sua identità. Si sta penalizzando il settore non solo che è capace di farsi momento di prospettiva strategica dal punto di vista economico, ma attraverso cui si costituisce e si rafforza l'identità di una nazione.
Il settore del cinema, assieme agli enti lirici, risulta il più penalizzato da questi provvedimenti. Con un provvedimento già attuato da parte del Governo si è riconosciuta una nuova modalità di finanziamento al settore cinema. Tale nuova modalità dovrebbe riguardare la possibilità di reperire nuove risorse e responsabilizzare i produttori e tutti gli operatori del settore, ma anche salvaguardare un principio: in tale settore vi è bisogno di politiche pubbliche e di finanziamenti pubblici. Dunque, il ricorso a risorse private non può essere sostitutivo. Abbiamo avuto su questo tema ampie rassicurazioni da parte della Commissione che, peraltro, con tutte le forze politiche sta lavorando ad un testo unificato che dichiara che in tali settori il finanziamento pubblico è l'elemento irrinunciabile di qualsiasi politica pubblica.
Invece, con questo provvedimento che taglia della metà i finanziamenti al mondo del cinema, si dimostra che l'intervento di capitali privati (del famoso rischio di impresa), di fatto diventa del tutto sostitutivo dell'intervento pubblico. Noi a questa logica non ci stiamo e per questo abbiamo presentato un ordine del giorno, che però il Governo si è limitato ad accogliere come raccomandazione. Siamo costretti ad accettare questo parere del Governo, perché comunque è l'unico esile, flebile, segnale di speranza per questo mondo (del cinema), che teme la sua stessa soppressione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Sedioli n. 9/5137/28 e Rava n. 9/5137/29, accolti


Pag. 45

dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione.
Onorevole Lion, insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/30, non accettato dal Governo?

MARCO LION. Sì, signor Presidente, insisto per la votazione e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO LION. Signor Presidente, l'articolo 5 del decreto-legge al nostro esame interviene in esecuzione della recente sentenza della Corte costituzionale in materia di definizione degli illeciti edilizi, in particolare del condono, che ha dichiarato la parziale illegittimità costituzionale dell'articolo 32 del decreto-legge n. 269 del 2003, che ha reintrodotto nel nostro paese lo scempio del condono. Neanche il maxiemendamento presentato dal Governo risponde in modo esauriente alle modifiche richieste dalla sentenza della Corte costituzionale, lasciando così ancora spazio al contenzioso, mentre ci si sarebbe augurati che il Governo chiarisse con le regioni il reciproco ambito di intervento, sulla base dei principi di complementarietà ed integrazione del nuovo titolo V della Costituzione. Con il decreto-legge al nostro esame non viene chiarito nulla, relativamente al fatto che la Corte costituzionale attribuisce alle regioni competenze notevoli su temi delicati. Queste hanno titolo ad intervenire sulle modalità di concessione e sanatoria degli abusi compiuti in aree demaniali o in aree del patrimonio disponibile e indisponibile dello Stato. Inoltre, la Corte costituzionale, riconoscendo la competenza delle regioni, ha dichiarato l'illegittimità della norma del silenzio assenso, che consente di rilasciare titolo abilitativo edilizio all'abusivo che non abbia avuto risposte dal proprio comune entro due anni.
Pertanto, con il presente ordine del giorno chiediamo al Governo di chiarire con un successivo provvedimento - che accolga naturalmente le indicazioni della Corte costituzionale sulla necessità di un'integrazione della materia da parte delle regioni - quali siano le competenze dello Stato e delle regioni in materia di condono edilizio e di concessioni e sanatorie in aree demaniali o facenti parte del patrimonio disponibile e indisponibile dello Stato, concordando queste competenze con la Conferenza unificata. Questa è la ragione della presentazione del nostro ordine del giorno, proprio perché riteniamo che questo decreto non abbia risolto questi problemi. Per questo motivo insistiamo per la votazione del nostro ordine del giorno (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.

EGIDIO BANTI. Signor Presidente, desidero anch'io sottoscrivere l'ordine del giorno in esame, sottolineando che esso cerca perlomeno di ottenere un chiarimento rispetto ad una materia quanto mai confusa. Per tutto l'anno in corso si sono succeduti provvedimenti diversi ed indicazioni diverse, sia in ordine alla decretazione da parte del Governo, sia alla conversione in legge dei decreti e poi alle leggi regionali e alle recenti sentenze della Corte costituzionale. In più, ed in contraddizione, è andato avanti, anche se non si è ancora concluso, il disegno di legge per inserire il tema dell'ambiente nell'articolo 9 della Costituzione, dove peraltro è già presente la tutela del paesaggio.
È necessario, a nostro giudizio, fare attenzione a questa fase delicata, perché almeno si faccia chiarezza sui grandi temi che riguardano un aspetto saliente della difesa del nostro territorio. Purtroppo, come è stato già ricordato in precedenza, il nuovo decreto-legge rischia di provocare ancora nuovi abusi, nuovi interventi, se non proprio devastanti, certamente negativi per quanto riguarda l'assetto territoriale, specialmente in zone di particolare pregio e di particolare importanza paesaggistico-ambientale.
È necessario che il Parlamento chieda al Governo di stabilire punti fermi che non facciano compiere passi indietro, ma in


Pag. 46

avanti. Ci sembra, tuttavia, molto difficile, alla luce del comportamento che il Governo ha sempre manifestato e del fatto che l'esame del provvedimento di delega ambientale è tuttora fermo al Senato (non se ne sa nulla, come è stato rilevato nel corso del dibattito sul provvedimento concernente le acque di balneazione in quest'aula alcuni giorni fa). Dunque, tutta la materia ambientale è una sorta di aspetto opzionale della politica governativa e tutto ciò è profondamente negativo!
Non è un caso, signori ministri e signori sottosegretari, che proprio giovedì scorso l'Unione europea abbia avviato ben 28 procedimenti di infrazione nei confronti dell'Italia per mancata osservanza di discipline in materia ambientale. È evidente che il condono, da questo punto di vista, è una grande ciliegia su una torta, purtroppo, di inadempienze, di disattenzioni e di un ritorno all'indietro, rispetto a quanto l'Europa ci chiede di fare, a tutela dei valori fondamentali del paesaggio, dell'umanità e della civiltà, della quale ci onoriamo di far parte.
Pertanto, approvare questo ordine del giorno rappresenterebbe un piccolo passo in una direzione che, successivamente, dovrebbe essere presa. Almeno, adesso si faccia questo!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lion n. 9/5137/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 412
Votanti 410
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato
149
Hanno votato
no 261).

Chiedo all'onorevole Ruzzante se insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/31.

PIERO RUZZANTE. No, signor Presidente, non insisto per la votazione.

PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori dell'ordine del giorno Titti De Simone n. 9/5137/32 insistono per la votazione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.

ALBA SASSO. Signor Presidente, vorrei, in primo luogo, sottoscrivere l'ordine del giorno Titti De Simone n. 9/5137/32. Potrei anche accettare il parere del Governo, ma vorrei segnalare, come rilevava precedentemente la collega Grignaffini, che l'intero settore della cultura e dello spettacolo è stato devastato in questi anni: sono stati, in particolare, pesantemente ridotti certi finanziamenti ed emanate norme che non riescono più a regolare l'intero settore. Il ministro Urbani, d'altra parte, aveva minacciato le sue dimissioni nel caso di ulteriori tagli.
Mi preme in questo momento sottolineare i tagli previsti per le fondazioni lirico-sinfoniche (che si vanno ad aggiungere ai tagli del Fondo unico per lo spettacolo, ai tagli delle spese relative alla vigilanza ed alla sicurezza delle sale adibite a pubblico spettacolo) che sono colpite in piena stagione in corso (le loro programmazioni sono già definite), con evidenti ripercussioni sia sul piano economico e del bilancio, sia sul piano dell'offerta artistica.
Vorrei ricordare che le fondazioni lirico-sinfoniche sono imprese che impiegano un certo numero di dipendenti (almeno 6 mila). Pertanto, si colpisce l'indotto nel suo complesso, la produzione culturale in questo settore. Vi sono poi anche altri tagli pesanti e mi riferisco al contributo straordinario del teatro dell'opera di Genova.
Con il nostro ordine del giorno ed un altro precedente chiedevamo semplicemente di incrementare i finanziamenti al Fondo unico per lo spettacolo, già previsti dalla legge del 2003, e di dare seguito agli impegni adottati in sede di Comitato per i problemi dello spettacolo.
Il Comitato per i problemi dello spettacolo aveva già chiesto un reintegro per il


Pag. 47

Fondo unico per lo spettacolo e per le fondazioni lirico-sinfoniche.
Accetterei dunque il parere formulato dal Governo; tuttavia, invito l'esecutivo a non continuare a devastare questo settore così importante per la vita del paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, Titti Simone n. 9/5137/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 409
Votanti 407
Astenuti 2
Maggioranza 204
Hanno votato
144
Hanno votato
no 263).

Prendo atto che l'onorevole Franci non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/5137/33, accolto dal Governo come raccomandazione.
È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.

Back Index Forward