![]() |
![]() |
![]() |
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 4978 sezione 5).
Avverto che, dopo l'illustrazione degli ordini del giorno, il parere del Governo su di essi e la manifestazione da parte dei presentatori della loro volontà di insistere o meno per la votazione, avranno luogo le dichiarazioni di voto sul complesso degli ordini del giorno da porre in votazione, cui seguiranno, infine, le votazioni.
L'onorevole Fioroni ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/5.
GIUSEPPE FIORONI. Signor Presidente, ho ascoltato con interesse gli interventi di alcuni colleghi della maggioranza, affaticati nel cercare di sostenere che questo Governo non ha operato per lo smantellamento del nostro Sistema sanitario nazionale e di dimostrare, con tesi singolari, che non vi è stato alcun accanimento terapeutico del Governo nei confronti del comparto della sanità.
Non sfugge ad alcuno che, con l'approvazione al Senato della devolution, che fa seguito alle finanziarie che il Governo Berlusconi ha sottoposto all'approvazione di questo Parlamento, sostanzialmente il fondo sanitario nazionale, progressivamente, non garantirà più ai cittadini quanto previsto dall'articolo 32 della Costituzione.
Credo che non sia difficile per i colleghi della maggioranza poter parlare con i cittadini pugliesi oppure con quelli siciliani o calabresi, i quali, con l'avvento di questo Governo - mi riferisco specialmente a fasce di cittadini particolari (gli anziani, quei 5 milioni di anziani che si aspettavano che questo esecutivo rispettasse la promessa del milione di pensione al mese) - , oggi si trovano costretti ad uscire fuori dagli assessorati ai servizi sociali dei vari comuni, non per chiedere servizi o assistenza sociale, ma per chiedere una integrazione al reddito per poter pagare i ticket sui farmaci, le prestazioni diagnostiche, una serie di medicinali che non sono stati più rimborsati dal Servizio sanitario nazionale.
Questa realtà, che ciascuno di noi, se non ha preconcetti, vive quotidianamente, dimostra con chiarezza come sistematicamente si sia operato in questi tre anni per ridurre le garanzie del diritto alla tutela della salute dei cittadini allo scopo di affidarle sistematicamente, non al sistema sanitario nazionale, ma a due fattori diversi. Primo: la fortuna di essere nati in un certo luogo. Secondo: la capacità di reddito di ciascun cittadino. Con l'approvazione di questo decreto-legge attraverso la fiducia che poco fa il Parlamento ha votato, il Governo sostanzialmente, prestando grande attenzione non agli interessi degli operatori sanitari nel loro complesso, ma agli interessi di una fascia ristretta di operatori, nega il diritto alla salute complessiva di molti cittadini del nostro paese, soprattutto di quei cittadini che operano e vivono nel centro-sud.
Noi ci saremmo aspettati, invece di annunci riguardanti la riforma di una riforma, un impegno del Governo per garantire i livelli essenziali di assistenza. Credo che i deputati della maggioranza che oggi sono intervenuti non possano negare che ormai da tempo esiste nel paese una guida della sanità che non è affidata più al ministro della salute, ma a quello dell'economia e delle finanze, con una conseguente visione economicistica della sanità, che ha messo veramente a repentaglio l'esistenza stessa del Sistema sanitario nazionale.
Tutti noi sappiamo bene che non c'è business, vale a dire che non è possibile trarre profitto nel curare i nove decimi dei malati, ma dal momento che avete previsto, con la legge finanziaria, la decadenza dei direttori generali dal loro incarico qualora non conseguano il pareggio del bilancio, credete che un direttore generale si preoccuperà della qualità, dell'efficacia e dell'efficienza delle prestazioni, oppure pensate che si concentrerà, al contrario, sulla capacità di portare il bilancio in pareggio, prescindendo dalle risposte appropriate che dovrebbero essere date per
quanto concerne la salute del cittadino? È questo il contributo che il Governo ha dato allo smantellamento del Servizio sanitario nazionale e alla riduzione della sua capacità di tutelare la salute dei cittadini!
Credo che non sfugga a nessuno che lasciare la definizione dei livelli essenziali di assistenza, che per un medico significa garantire l'appropriatezza della cura e la sua uniformità sull'intero territorio nazionale, nelle mani del ministro dell'economia e delle finanze voglia dire stabilire livelli minimi di assistenza, compatibilmente con le scarse risorse a disposizione.
È stato domandato, in questa Assemblea, quali fossero gli atti compiuti dal Governo contro la tutela della salute, ma credo che sia sufficiente ricordare che i livelli essenziali di assistenza sono privi di finanziamento e che l'intera gestione del comparto socio-sanitario è stata affidata, in sostanza, ad un «buco» di bilancio, poiché i comuni non potranno partecipare in maniera finanziariamente credibile ai servizi da erogare ai cittadini, e pertanto le ASL non disporranno delle risorse economiche per offrire le prestazioni sanitarie.
PRESIDENTE. Onorevole Fioroni, si avvii a concludere!
GIUSEPPE FIORONI. Credo, allora, che votare oggi a favore della conversione in legge del decreto-legge in esame per garantire i diritti di pochi, mentre si nega il diritto alla salute della stragrande maggioranza dei cittadini, sia un atto che non faccia onore né al Governo, né al Parlamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Turco ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/64.
LIVIA TURCO. Signor Presidente, nel corso della discussione sul provvedimento in esame numerosi colleghi della maggioranza hanno sostenuto, con veemenza, che non è intenzione del Governo smantellare il Servizio sanitario nazionale; pertanto ci sembra giusto, anche se in un momento di forte contrasto e dopo aver già espresso una netta contrarietà alla conversione in legge del decreto-legge in esame, prendere per buone le affermazioni di voler difendere il sistema sanitario pubblico.
Chiediamo al Governo, dunque, di assumersi le sue responsabilità rispetto alle vere emergenze del sistema sanitario nel nostro paese; peraltro, vorrei citare i dati forniti dall'ISTAT, i quali indicano la privatizzazione della sanità e l'aumento della spesa delle famiglie in tale settore. Se è vostra intenzione mantenere in vita il Servizio sanitario nazionale e non smantellarlo, tanto più se si parla di emergenze sanitarie, allora mi sembra doveroso chiedere al Governo di impegnarsi affinché incrementi il finanziamento del servizio sanitario, al fine di assicurare risorse adeguate per l'erogazione dei livelli essenziali di assistenza.
Chiediamo al Governo, inoltre, di impegnarsi ad adottare misure minime, vale a dire accelerare i tempi di trasferimento delle risorse finanziarie alle regioni, disporre uno stanziamento specifico per i contratti di lavoro dei medici specializzandi, restituire alle regioni la loro autonomia in tema di controllo delle prescrizioni mediche e, infine, istituire il fondo per la non autosufficienza.
Ci sembra si tratti di impegni non derogabili e indilazionabili, e dunque chiediamo di dare una manifestazione di buona volontà, coerentemente con le vostre affermazioni di voler difendere il sistema sanitario pubblico. Accogliere il mio ordine del giorno significa smentire una preoccupazione avvertita non solo da noi, ma da molti cittadini, soprattutto in vista dei prossimi appuntamenti (penso, ad esempio, al disegno di legge finanziaria). Chiediamo, pertanto, di assumervi responsabilità che riguardano il dovere primario della difesa della sanità pubblica.
PRESIDENTE. L'onorevole Labate ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Lucidi n. 9/4978/60, di cui è cofirmataria.
GRAZIA LABATE. Signor Presidente, intendo richiamare l'attenzione dei colleghi
e del Governo sulla circostanza che il decreto-legge in esame, che recava il titolo «misure urgenti per fronteggiare situazioni di pericolo per la salute pubblica», non abbia affrontato minimamente, tra le numerose emergenze, quella della tutela della nostra popolazione anziana.
Come i colleghi sanno, tale popolazione, già a partire dall'estate dello scorso anno, ha subito, per via dell'aumento della temperatura, un vero e proprio killeraggio. L'Istituto superiore di sanità ci ha consegnato un'indagine biostatistica dalla quale risulta che, nel nostro paese, 8.038 anziani hanno perso la vita a seguito dell'aggravarsi delle loro patologie croniche anche a causa dell'aumento di calore.
GRAZIA LABATE. Siamo sorpresi che, di fronte a tutto ciò, non sia considerata l'urgenza di tali misure, con l'impegno del Governo in termini di risorse economiche e di approntamento di strutture. L'unica misura di fronte alla quale ci siamo trovati d'accordo è l'istituzione, da parte del Ministero della salute e su tutto il territorio italiano, di 71 «angeli custodi» i quali, una volta formati e preparati, dovranno operare in una specie di call center e rispondere, la prossima estate, alle telefonate dei cittadini anziani affetti da patologie. Tuttavia, la realtà tragica delle aree metropolitane è tale che, a fronte dell'assenza di provvedimenti seri che stanzino risorse e programmino servizi per tale emergenza, i poveri «angeli custodi» saranno oberati da domande, come è giusto che avvenga in questi periodi particolari dell'anno, ma non riceveranno dal Governo gli strumenti e le risorse per approntare adeguate risposte alle richieste dei cittadini.
Onorevoli colleghi, si è parlato tanto della necessità e della volontà - che dovrebbero essere trasversali - di tutela del diritto alla salute dei cittadini, ma al riguardo nessuna proposta è giunta dal Governo. Anzi, ciò che è più grave è che quest'aula, oltre al danno, ha subito anche la beffa, perché era stato approntato un testo di legge per l'istituzione di un fondo nazionale per gli anziani non autosufficienti che, a causa della non volontà da parte del Governo e, in particolare, del ministro dell'economia, di reperire le risorse necessarie, non ha più visto la luce. Ora, faticosamente, in Commissione affari sociali, ripartiamo da zero, sempre nella fiduciosa attesa di una risposta da parte del Governo, per capire come, riguardo al tema della non autosufficienza, si intende affrontare la vera emergenza sul terreno della salute, cioè la cronicità delle patologie rilevanti dei cittadini anziani.
Vogliamo illustrare i nostri ordini del giorno affinché il Governo mostri sensibilità e disponibilità ad intervenire con tempestività su tali temi, evitando la demagogia che abbiamo potuto rilevare in questo decreto-legge, laddove - spiace dover rispondere al collega Parodi: nessuno vuole irregimentare alcuno - si è pensato persino che chi è dirigente di strutture complesse o di dipartimenti possa avere licenza di uccidere. Ci auguriamo che il Governo sia sensibile e accolga le proposte contenute nei nostri ordini del giorno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Pisa ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/47.
SILVANA PISA. Signor Presidente, il carattere d'urgenza di questo provvedimento è stato richiamato riferendosi all'attentato terroristico di Madrid dello scorso 11 marzo. A prescindere dal fatto che la lotta al terrorismo si conduce soprattutto prevenendone le cause - è un'affermazione che ripetiamo spesso in quest'aula: le cause sono soprattutto le disuguaglianze ed occorre prosciugare i giacimenti di odio in cui si trovano persone disposte a morire pur di uccidere -, ci sembra che questo decreto-legge si limiti a prevenire gli effetti.
Un punto critico di questo decreto-legge concerne la preparazione della macchina
dei soccorsi in caso di attentati terroristici perpetrati con armi NBC (nucleari, biologiche e chimiche). A ciò si sta già lavorando da due anni e, a tal fine, è stato individuato l'ospedale Spallanzani di Roma come centro di riferimento nazionale per la lotta al bioterrorismo (non si dice apertamente nel decreto-legge, ma in realtà gli stessi responsabili della struttura riconoscono che questa sarà la sede).
Innanzitutto, vorremmo sottolineare che l'ospedale è situato in un quartiere di Roma molto centrale e popoloso, nei pressi di un asilo nido e di giardini nei quali passeggiano molti anziani: è, quindi, un quartiere ad alto rischio.
Per operare questa trasformazione, si è chiuso il reparto pediatrico, che era una struttura di eccellenza specializzata in malattie infettive. Inoltre, si è precluso il libero passaggio nell'ambito di tutto il comprensorio Spallanzani-Forlanini-San Camillo. In ordine alla chiusura del passaggio ed alla costruzione di muretti, qualche mese fa, il collega Russo Spena ha presentato un atto di sindacato ispettivo ed il ministro ha risposto che tali passaggi erano stati chiusi proprio perché la struttura doveva operare in assoluta sicurezza. Ciò è in contraddizione con il fatto che una struttura che deve svolgere un'attività concernente il bioterrorismo in assoluta sicurezza si trovi al centro della città; sarebbe, invece, opportuno che la stessa fosse istituita in luoghi assolutamente isolati.
Non solo: ieri il sottosegretario Cursi, rispondendo alla stessa obiezione, ha aggiunto che, in realtà, i muretti e le interruzioni di passaggio sono stati realizzati per evitare che il personale dipendente facesse passeggiate e, in qualche modo, tenesse comportamenti di astensione dal lavoro. Allora, riteniamo che non sia chiaro chi abbia deciso di trasformare questo presidio medico in una struttura per la difesa nazionale, e quindi in una struttura militarizzata, e per quali scopi. Ci chiediamo anche chi finanzia o finanzierà questi cambiamenti.
Non solo: pensiamo che vada evitata la riconversione in atto da ospedale civile a presidio militare in cui vengono trattati agenti molto pericolosi. Ricordo che gli agenti che verranno isolati (e che vengono, forse, già isolati, posto che non sappiamo nulla al riguardo e che non vi è alcun controllo democratico su ciò che avviene), sono virus letali, come il vaiolo, l'ebola e l'antrace. In tale ottica, quindi, riteniamo che questa riconversione sia assolutamente da evitare.
Nel nostro ordine del giorno chiediamo al Governo di adottare le opportune iniziative per circoscrivere le attività dell'istituto alla necessità di fronteggiare eventuali situazioni di pericolo per la salute pubblica (evitando, quindi, qualsiasi possibile militarizzazione) e di predisporre le opportune procedure di controllo, verifica e informazione, coinvolgendo le competenti Commissioni parlamentari. Lo ripeto: rispetto a questo provvedimento occorre più trasparenza. Chiediamo, altresì, che il Governo si avvalga di pareri tecnico-scientifici anche in merito al rispetto delle norme di bioetica, procedendo ad un'adeguata attività di informazione nei confronti dell'opinione pubblica che è molto allarmata (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Mantini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/6.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame pone diverse riflessioni, ma la principale - credo sia evidente - è quella relativa ad un preoccupante sbandamento della coalizione di Governo nel modo di procedere. Le divisioni nei Governi di coalizione sono fisiologiche, ma - devo dire la verità - stiamo assistendo ad un metodo fatto di blitz, in palese contrasto con la Costituzione e, qualche volta, anche con il buonsenso.
Credo che questo decreto-legge, in tal senso, rappresenti un esempio di tutto rispetto. Innanzitutto, perché si tratta proprio della reiterazione di un decreto-legge già presentato: infatti, il testo del provvedimento al nostro esame è del tutto identico ad un decreto-legge già respinto in
sede di esame, come è noto, di una questione pregiudiziale di costituzionalità, esattamente in data 19 marzo 2004.
Pertanto, la nuova predisposizione del testo, avvenuta in Senato - e vengo al secondo blitz - con un'innovazione di merito tutt'altro che opportuna, è totalmente in contrasto con la Costituzione, e non faccio fatica a dimostrarlo, per il duplice motivo rappresentato non soltanto dall'assenza dei requisiti di necessità ed urgenza, di cui all'articolo 77 della Costituzione, ma anche dal fatto che si tratta della reiterazione di un decreto-legge già giudicato incostituzionale. Su tale aspetto, vorrei spendere ancora qualche parola, per dire che non possiamo considerare questo modo di procedere alla stregua di un incidente di percorso, di un fatto di secondaria importanza, e neppure ridurre il tema a questioni di «scontro» parlamentare. Si tratta invece di vere e proprie lesioni della Costituzione, in particolare delle norme che disciplinano il procedimento legislativo: il Capo dello Stato, inviando un messaggio alle Camere, lo ha già ricordato.
La prassi della reiterazione dei decreti-legge, in particolare di quelli non convertiti in legge, ha dominato soprattutto lungo gli anni Ottanta, raggiungendo livelli di vera e propria inciviltà, fino a che la Corte costituzionale è intervenuta con chiarezza e la dottrina costituzionalista italiana ha ribadito che questo limite esiste.
Per tale ragione, il decreto-legge in esame non giova alla salute della nostra Costituzione. Vediamo invece se giova all'emergenza sanitaria, che pure è presente nel titolo che determina il ricorso a tale provvedimento. Sono inserite una quantità di disposizioni, vagamente «affastellate», che vanno, nel testo del decreto-legge, dal finanziamento di un centro di coordinamento tra istituzioni nazionali e regionali per la valutazione e la gestione dei rischi, all'istituzione di un istituto di riferimento nazionale specifico sulla genetica molecolare, ad altre misure, infine, tutte diverse e non omogenee tra loro: tutto ciò, senza tenere in alcun conto la gravità e la condizione di vera preoccupazione in cui versa il nostro sistema sanitario nazionale, che registra uno squilibrio assai rilevante, un rapporto fra lo Stato e le regioni tuttora in crisi dopo l'intesa dell'agosto del 2001. Vi è infatti un deficit del sistema sanitario, nel senso che le regioni avanzano oltre 20 miliardi di euro.
Abbiamo infine i medici che unitariamente protestano nelle vie della capitale e non solo. Pertanto, avvertire la necessità e l'urgenza di intervenire è certamente lodevole; tuttavia, occorre intervenire per dare risposte a questi problemi.
L'altro blitz a cui abbiamo assistito al Senato è quello sul rapporto di esclusività. Tale rapporto è tipico della materia contrattuale e, invece, viene risolto per legge in modo centralistico. Anche da tale punto di vista, per una maggioranza che ha predicato a lungo il federalismo e la devolution, vi è una contraddizione assolutamente grave e palese.
Ricordo un dato, peraltro noto: il 94 per cento dei medici italiani ha scelto il regime di rapporto esclusivo pubblico. Si tratta di un rapporto tipico di un sistema in concorrenza: proprio nel momento in cui si vuole sviluppare una concorrenza virtuosa tra servizio pubblico e servizi resi al pubblico nei centri privati, sarebbe necessario stabilire rapporti, limiti ed assetti chiari. Tutto ciò non è stato fatto e credo che avremo modo di tornare su tale argomento in sede di dichiarazioni di voto finale.
Concludo ribadendo la nostra preoccupazione per la sostanza e per il modo con cui il provvedimento in esame è stato portato avanti, violando non solo la Costituzione, ma anche le necessità del nostro servizio sanitario.
PRESIDENTE. L'onorevole Mosella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/3.
DONATO RENATO MOSELLA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/4978/3 riguarda un tema già affrontato dal Parlamento. In Commissione affari sociali, proprio all'inizio della legislatura, su iniziativa della Margherita, fu approvata una
risoluzione che impegnava il Governo a stanziare maggiori risorse per la ricerca e l'assistenza riguardante il morbo di Parkinson. Le associazioni ci dicono che, a tutt'oggi, gli impegni assunti risultano ancora inattuati.
Si tratta di una malattia neurodegenerativa che interessa 200 mila persone in Italia ed è correlata all'invecchiamento della popolazione ma, purtroppo, vi sono casi sempre più numerosi di riscontro della malattia in soggetti più giovani. Tale malattia ha bisogno di molta assistenza, sia fisica sia farmacologica, che oggi grava sulle famiglie.
Il mio ordine del giorno fa parte di un elenco, di un indice impietoso e certamente incompleto di tutto ciò che con questo provvedimento si pensava di sottrarre alla discussione del Parlamento una volta scelta la strada della posizione della questione di fiducia. Pensiamo all'Alzheimer, di cui si sono occupati altri ordini del giorno, alla sclerosi multipla, al potenziamento delle strutture sanitarie nel Mezzogiorno, alla ricerca sul cancro, ai medici specializzandi, agli stanziamenti per adeguare le strutture sanitarie all'esercizio della libera professione intra moenia. L'elenco è lungo: si tratta di assenti ingiustificati nel provvedimento che voi, con grande fretta e con un'insolita determinazione, state cercando di portare avanti.
Siamo in questa sede per elencare i problemi che restano irrisolti: ad esempio, gli istituti sacrificati e ridimensionati, le malattie trascurate e dimenticate. Il tutto con una visione precisa: cancellare le cose buone fatte dai Governi del centrosinistra, che degnamente hanno lavorato su tale materia. Fate della sanità pubblica una sorta di mercato ed ancora una volta sono i più bisognosi a farne le spese!
La mancanza di una visione universalistica e solidale della salute pubblica vi ha spinto ad azioni di finto risanamento che, di fatto, privano i cittadini di quei servizi che solo il pubblico nel tempo ha dimostrato di saper garantire.
Basti pensare a quello che è accaduto nel Lazio, dove interi ospedali pubblici sono diventati proprietà del privato: un privato che può solo applicare le regole del mercato e che guarda gli utili, ignorando tutti coloro che per reddito e per condizioni sociali non ce la fanno. I governi dell'Ulivo avevano impostato politiche di promozione della salute, tali da restituire centralità al sistema sanitario del paese, attraverso l'adeguamento del fondo sanitario nazionale, l'erogazione di nuovi investimenti e il superamento del tradizionale approccio legato alle prestazioni assistenziali: un nuovo modello organizzativo, più aderente ai principi sui quali si fonda un sistema sanitario di tipo universalistico; una nuova cultura della salute, che salda, in un approccio unitario, la prevenzione e la riabilitazione; una forte attenzione ai problemi della cronicità e, per la prima volta, l'individuazione delle malattie rare, come priorità ed obiettivo della sanità italiana che vuole stare al passo con l'Europa.
Il piano sanitario 1998-2000 e la riforma sanitaria riflettevano questa nuova impostazione. Noi intendiamo continuare. Vogliamo impegnarci, anche trovandoci in queste circostanze, attraverso gli ordini del giorno che abbiamo presentato, per favorire un patrimonio di risorse e di competenze professionali che il Servizio sanitario nazionale ha accumulato nel tempo, facendo in modo che questo non sia vanificato, tanto più che abbiamo l'impressione che il diritto alla salute non sia più tra le priorità del centrodestra. Basti pensare ai ripetuti tagli alla sanità, previsti nell'ambito delle politiche economiche del Governo, o al progetto di devolution, che rischia di compromettere i principi fondamentali del Servizio sanitario nazionale e di disgregarlo, accentuando le differenze fra le regioni e le disparità di trattamento tra i cittadini.
Invece di partire da ciò che di buono è stato fatto, per migliorarlo, si distrugge l'esistente, anche a costo di peggiorare la situazione. Qui oggi sta andando in scena l'ennesimo atto di questo ben triste spettacolo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. L'onorevole Petrella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/59.
GIUSEPPE PETRELLA. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al sottosegretario Cursi, il quale nel corso della sua replica di ieri ha parlato del sottoscritto come alto consulente scientifico del Ministero della salute, per ciò che riguarda l'oncologia. Ebbene, proprio in qualità di consulente scientifico dell'Istituto nazionale per lo studio e la cura dei tumori - Fondazione Giovanni Pascale - Napoli, chiedo al Governo di intervenire in maniera significativa e non come è intervenuto con l'articolo 2-bis, laddove si parla di prevenzione e di screening per il cancro del colon retto, della mammella e dell'utero. Infatti, in questo decreto non è previsto alcuno stanziamento straordinario per il sud, visto che, come tutti sanno, e come il sottosegretario Cursi conoscerà sicuramente, nel Mezzogiorno d'Italia vi è un indice di morbilità per cancro nettamente inferiore al nord, mentre per quanto riguarda la percentuale di mortalità nel sud si muore per tumore in misura doppia rispetto al nord. Questo perché da noi, nel Mezzogiorno, non si fa prevenzione o la si fa in maniera insufficiente, perché le strutture non sono finanziate e perché la tecnologia non è all'avanguardia.
Quando si entra nel campo della prevenzione oncologica, il sottosegretario sa benissimo che bisogna sempre tenere presente che si sta parlando di migliaia di vite umane che potrebbero essere salvate. Basterebbe partire solamente dalle 157 mila morti, causate ogni anno da questa malattia, e calcolare che circa il 40 per cento dei decessi potrebbe, grazie alla prevenzione, essere detratto da questo tragico conteggio per accorgersi che si sta discutendo di uno strumento che può far risparmiare 64 mila vite ogni anno.
La ricerca di questi ultimi decenni ha compiuto passi da gigante: gli strumenti per la diagnosi precoce non sono mai stati così raffinati e le terapie sono sempre più innovative. Eppure, dai dati statistici emerge che rimane ancora moltissimo lavoro da fare per non correre il rischio di dovere registrare passi indietro, piuttosto che la conquista di nuovi traguardi. In particolare - mi fa piacere sia presente anche il ministro Sirchia - uno studio compiuto al riguardo ci informa che oltre la metà degli italiani (il 55 per cento) dichiara di non attuare la prevenzione del cancro (due uomini su tre in età a rischio non effettuano i necessari controlli della prostata ed una donna su tre non si è mai sottoposta al pap test o all'esame mammografico).
Di fronte a questi dati, comprenderete quanto poca importanza possano avere le astratte dichiarazioni di principio secondo le quali per il 62 per cento degli italiani la prevenzione è uno degli obiettivi più importanti che la medicina dovrebbe raggiungere.
Proprio per i dati citati, proprio per il gap tra morbilità e mortalità nel Mezzogiorno d'Italia rispetto al nord e proprio perché sono alto consulente scientifico dell'Istituto nazionale Pascale per lo studio e la cura dei tumori di Napoli, chiedo al Governo di approvare questo ordine del giorno per uno stanziamento particolare a favore del Mezzogiorno e per lo screening dei tumori (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Frigato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/7.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono particolarmente contento della presenza in aula del ministro Sirchia (sono sempre stato un suo sincero estimatore). Un anno fa (vorrei ricordare alcune dichiarazioni rese dal ministro, senza fare riferimento alle date precise, perché non vorrei sbagliare al riguardo), rivolto più al Governo che all'opposizione, egli disse che il Fondo sanitario nazionale era insufficiente e che, per offrire un futuro serio ai servizi sanitari e, quindi, alla salute dei cittadini italiani, sarebbe stato necessario aumentare seriamente la sua dotazione. Ricordo anche la sua affermazione rispetto alla
necessità di superare in maniera forte e veloce le troppo lunghe liste di attesa per le diverse visite mediche.
In quei momenti sono stato particolarmente orgoglioso che il nostro paese avesse alla guida del Ministero della salute il ministro Sirchia. A qualche mese di distanza, devo tuttavia registrare - lo faccio in Parlamento, nell'aula principe della rappresentanza popolare - che il fondo sanitario nazionale non ha ricevuto un euro in più ad opera del ministro e del Governo. Devo anche registrare, purtroppo, che nel Veneto, ma anche nelle altre regioni (sia al nord come al sud del paese), le liste di attesa per le diverse visite mediche sono, purtroppo, lunghe e, forse, più lunghe di qualche mese fa.
Pertanto, ministro Sirchia, mi permetta di dirle che non sono più un suo particolare e sincero estimatore, ma una persona che viene a dirle che le sue parole sono belle, ma le sue azioni non sono buone.
Le sue azioni lasciano davvero a desiderare, anzi non lasciano il desiderio: lasciano intatti i bisogni della nostra comunità, della nostra gente, delle famiglie, degli anziani e di chi più di altri ha bisogno del servizio pubblico e di una sanità pubblica buona, organizzata, puntuale, efficace e moderna, in un paese che non può fare a meno, anche su questi temi, di restare al passo con i tempi.
Lei ha dichiarato (se non vado errato, proprio oggi o ieri sui giornali) che la spesa per i medicinali, la spesa farmaceutica, è aumentata del 15 per cento. Vorrei ricordarle che questa spesa, nella stessa percentuale, è aumentata anche come costo per le famiglie italiane, visto che il ticket lo pagano tutti i cittadini.
Signor ministro, in questo paese, con questo Governo e con la sua mancata iniziativa politica, le privatizzazioni sembrano essere il nuovo che avanza. Le privatizzazioni, che a parole nessuno o pochissimi citano, prendono spazi, aumentano i servizi, aumentano i posti letto. Invece, nella sanità pubblica non ci sono investimenti, non ci sono modernizzazioni, addirittura gli stipendi di chi opera nella sanità sono fermi da dodici, ventiquattro, trentasei mesi.
Ma, signor ministro, lei pensa davvero che, con questo decreto-legge, che parla di pericolo per la salute pubblica, si possano risolvere le questioni vere, le questioni gravi della salute esistenti nel nostro paese?
Nel provvedimento, come al solito, fate un elenco di particolari e - potremmo dire, chiudendo un occhio - di buone intenzioni. Ma si tratta soltanto di buone intenzioni, in quanto sapete benissimo che la sanità pubblica ha bisogno della concertazione, ha bisogno di un Governo che ascolti, ha bisogno di un ministro che si sieda al tavolo insieme ai diversi attori del servizio sanitario. Invece, da mesi, assistiamo alla protesta - piuttosto inedita nel settore sanitario - da parte degli infermieri e dei medici appartenenti a tutte le sigle sindacali, sia di destra sia di sinistra.
Allora, signor ministro, lasci stare i proclami, lasci stare le interviste! C'è bisogno di una azione concreta, occorre limitare ed abbattere le liste di attesa. C'è bisogno davvero di aumentare il fondo sanitario nazionale e di assicurare momenti di ascolto degli operatori (medici e infermieri).
Concludo, affermando che il nostro paese è stanco dei ticket, delle lunghe liste d'attesa, di sentire che la sanità è sinonimo soltanto di tagli: bisogna cambiare registro (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. L'onorevole Battaglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/71.
AUGUSTO BATTAGLIA. Signor Presidente, il mio ordine del giorno pone una questione concreta, sulla quale chiediamo al Governo risposte chiare.
Più volte, non solo in questo dibattito, è stato sollevato il problema dello squilibrio di prestazioni sanitarie, di attrezzature, di strutture ospedaliere, di servizi tra il centro-nord e la realtà meridionale del paese. Uno squilibrio che, nonostante le operazioni compiute nel corso degli anni -
come quelle legate ai finanziamenti di cui all'articolo 20 della legge n. 67 del 1988 -, non si è riusciti a superare.
E noi, oltre a diversi osservatori ed esperti del settore della sanità, da tempo affermiamo che sarebbe necessario un intervento straordinario sulle strutture sanitarie del sud, che consenta di avviare un processo di razionalizzazione, di modernizzazione del sistema sanitario e di potenziamento delle risposte che forniamo ai cittadini.
Nell'ultima finanziaria, il Governo, a fronte di una nostra proposta emendativa, oppose l'argomento dell'insussistenza di risorse adeguate; ebbene, noi avanziamo una semplice proposta. L'INAIL, come tutti sanno, deve investire una quota delle sue risorse in beni immobili, ma negli ultimi due anni, per una serie di motivi, non è riuscito ad effettuare investimenti ed ha risorse bloccate per 5 mila miliardi di vecchie lire. Riteniamo, pertanto, che potrebbe costituire una grande risposta per la sanità nel meridione la possibilità di utilizzare tali risorse per realizzare nuove strutture nelle realtà meridionali o per acquistare strutture sanitarie indicate dalle regioni medesime Si trasferirebbero così alle regioni risorse finanziarie nuove, utilizzabili per l'innovazione tecnologica, per rafforzare alcune reparti per i quali si registrano particolari carenze e per migliorare le prestazioni sanitarie locali.
Quindi, non bisognerebbe trovare altri finanziamenti; le risorse vi sarebbero, se solo il Parlamento approvasse una disposizione nel senso indicato. A tale riguardo, il centrosinistra ha presentato in questo ramo del Parlamento una proposta di legge a prima firma dell'onorevole Massimo D'Alema, sottoscritta da tutti i parlamentari delle forze politiche del centrosinistra; vi sfidiamo su questo terreno. Sono disponibili 5 mila miliardi: li utilizziamo per fare operazioni clientelari, sulla base di sollecitazioni di questa o quella forza politica? Oppure, attraverso quelle risorse, avviamo una grande azione di cambiamento e di rilancio della sanità nella realtà meridionale, al fine di dare a quella parte del paese gli stessi diritti di cui oggi godono i cittadini della Lombardia, dell'Emilia Romagna, della Toscana, del Veneto, del Piemonte (regioni, queste ultime, che tradizionalmente hanno più risorse)?
Noi riteniamo che quest'ultima scelta sarebbe una grande operazione, con un grande significato dal punto di vista sociale, in quanto potrebbe dare risposte qualificate, moderne ed adeguate a cittadini che oggi sono spesso costretti, per potersi curare, ad emigrare recandosi in altre regioni. Si rafforzerebbe, inoltre, l'intera economia meridionale, in quanto la migrazione sanitaria porta ad uno spostamento di risorse dal sud al nord; le regioni del sud, che non hanno la possibilità di erogare le prestazioni ai propri cittadini, sono costrette a trasferire risorse al centro-nord pagando quelle prestazioni. Quindi, le assunzioni di personale si fanno al centro-nord, il sud si impoverisce di risorse e si verifica una forbice tra i servizi del centro-nord e quelli del sud. Forbice che si allarga con inaccettabili disuguaglianze tra i cittadini italiani sulla base di dove siano nati o di dove risiedano.
Si tratta di effettuare un'operazione molto semplice; si deve modificare la normativa sugli investimenti immobiliari dell'INAIL, dando la possibilità di incrementare la quota relativa agli investimenti nella sanità. Si deve, altresì, costituire presso il Ministero della salute una task force che consenta di sostenere le regioni meridionali in uno sforzo importante, quello di approvare, e soprattutto attuare, progetti che potrebbero consentire di razionalizzare la rete ospedaliera; progetti che potrebbero consentire alle regioni meridionali di coprire lo svantaggio che registrano soprattutto sul piano dei servizi territoriali, in quanto nel sud mancano i poliambulatori, le attrezzature diagnostiche di base, i servizi di assistenza domiciliare.
Dunque, con una immissione di risorse effettuata non a pioggia, ma in modo regolato e controllato, attraverso uno staff costituito nell'ambito della Conferenza Stato-regioni - e quindi con un protagonismo pieno delle regioni -, potremmo
effettuare una operazione assai utile per l'intero paese. Ci auguriamo, pertanto, che il nostro ordine del giorno trovi nel Governo la sensibilità adeguata (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Bindi ha facoltà di illustrare suo ordine del giorno n. 9/4978/13.
ROSY BINDI. Signor Presidente, quando al Senato è stato presentato l'emendamento Casellati - passerà alla storia della sanità di questo paese come la seconda «Carneade: chi era costei?» - si era in una fase nella quale si diceva che la situazione era stata presa in mano dal Presidente del Consiglio. Infatti, abbiamo assistito per tre anni alla bocciatura da parte del Parlamento di ogni tentativo, compiuto dal ministro e dal Governo, di smantellare le riforme dell'Ulivo, così come abbiamo assistito a ben quarantacinque stesure di una proposta respinta dalle regioni.
Il protrarsi della protesta da parte dei medici sembra abbia portato la maggioranza ad investire della questione direttamente il Presidente del Consiglio. A seguito di ciò, il ministro della salute è sparito per alcuni giorni ed è stato presentato al Senato ed approvato un emendamento sul quale il Governo ha posto la questione di fiducia. Improvvisamente, i problemi sarebbero in tal modo stati risolti, con l'abolizione dell'esclusività di rapporto. Questo è il risultato che sarebbe stato ottenuto dall'impegno del Presidente del Consiglio.
Sembrerebbero dunque essere stati superati i problemi provenienti dal movimento sindacale, dalle regioni e dalla stessa maggioranza. Questi ultimi sono stati risolti con il voto di fiducia. Le questioni poste dal movimento sindacale non sono state affrontate, perché le organizzazioni sindacali, subito dopo l'approvazione dell'emendamento Casellati, hanno fatto presente che tale emendamento non avrebbe risolto neppure uno dei problemi posti dalla loro piattaforma ed hanno immediatamente proclamato due ulteriori giornate di sciopero per il 4 e il 5 giugno. Tale proclamazione, a tutt'oggi, non è stata revocata, né lo sarà, perché la piattaforma sindacale, che è articolata e che il centrosinistra ha in parte recepito negli ordini del giorno, prevede quale punto centrale il rinnovo del contratto, che non avrà luogo. Infatti, l'altro «apprendista stregone» del Governo, il ministro Tremonti, ha pensato bene di annunciare la riforma fiscale. Tale riforma, come tutte quelle adottate da questo Governo, entrerà in vigore tra alcuni anni, ma nel frattempo viene finanziata riducendo gli incentivi alle imprese e non procedendo al rinnovo dei contratti del pubblico impiego, compreso quello dei medici. È dunque evidente che con l'approvazione dell'emendamento non è stata risolta la vertenza con le organizzazioni sindacali, che anzi si è indubbiamente complicata.
Non sono stati neppure risolti i problemi posti dalle regioni, le quali hanno sempre fatto presente al Governo che, abolendo l'esclusività di rapporto... Vorrei essere ascoltata da coloro che siedono nei banchi del Governo... Signor Presidente, può richiamare il Governo all'ascolto degli oratori, per cortesia?
PRESIDENTE. Lo ha già fatto lei, onorevole Bindi, che ha un potere di comando che io non ho!
ROSY BINDI. Si può benissimo non ascoltare, basta far finta di farlo! È una buona regola parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Dunque, le regioni hanno sempre fatto presente la propria indisponibilità a finanziare il contratto nel caso di abolizione dell'esclusività di rapporto, soprattutto qualora la riforma non venga concordata con le regioni stesse, bensì imposta. Ci troviamo di fronte ad una vera e propria imposizione, realizzata con un decreto-legge e con l'approvazione di un emendamento che non è stato discusso nella Conferenza Stato-regioni e sul quale è stata posta la questione di fiducia.
Bene, le regioni faranno ricorso. Voi sapete che quell'emendamento entrerà in vigore il 1o di novembre; ebbene, per allora ci sarà già una sentenza della Corte costituzionale che avrà dichiarato incostituzionale quel provvedimento e in particolare quell'articolo. Quindi noi oggi assistiamo all'ennesima mossa propagandistica di questa maggioranza e di questo Governo alla vigilia delle elezioni, perché, a parte il finanziamento del centro trapianti, che come sapete è previsto in questo decreto soltanto perché il Governo si era dimenticato di inserirlo nella legge finanziaria (e meno male che l'attuale ministro si intende di trapianti: se non se ne intendeva chissà che succedeva!), sappiamo perfettamente che il decreto-legge su cui è stata posta la questione di fiducia è assolutamente inattuabile e sicuramente cadrà sotto i colpi della Corte costituzionale.
PRESIDENTE. Onorevole Bindi, la prego di concludere.
ROSY BINDI. Concludo, Presidente. Invito pertanto il Governo ad accogliere il mio ordine del giorno n. 9/4978/13, che recepisce quanto meno le richieste delle regioni e dei sindacati dei medici. Se accoglierà questo ordine del giorno, forse darà qualche risposta al paese; certamente ciò non avverrà con il decreto-legge su cui oggi ha posto la questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. L'onorevole Banti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/8.
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, signor ministro, colleghi, la regione Liguria - come lei, signor Presidente, sa bene - è la regione d'Italia, forse d'Europa, con la maggiore percentuale di persone anziane ultrasessantacinquenni, che nel territorio della Liguria si trovano bene, ma spesso e volentieri incontrano situazioni di difficoltà sanitaria ed anche emergenziali.
Non è solo la presenza di persone anziane che caratterizza il sistema sanitario ligure, bensì anche la presenza di centri di oggettiva eccellenza sanitaria, nati da donazioni o da iniziative private, quali l'ospedale Gaslini e l'ospedale Galliera, l'istituto per i tumori, che fanno parte oggi - e così sopravvivono, perché altrimenti non ce la farebbero - del Sistema sanitario nazionale. Si tratta di strutture di grande importanza che il Governo conosce bene: qualche volta se ne occupa più per la nomina di questo o di quel dirigente - vedi le recenti vicende dell'ISTC - che non per la complessiva funzionalità del sistema, ma in ogni caso sono situazioni ben note a chi governa la sanità del nostro paese così come della regione Liguria.
Queste strutture hanno necessità di competere non solo a livello nazionale, ma anche a livello internazionale, in termini di nuove tecnologie e di ammodernamento scientifico e tecnologico, per fare fronte alle emergenze e per utilizzare al meglio le grandi professionalità che ospitano. Del resto, l'istituto Gaslini proprio di recente ha avviato un importante ampliamento della sua attività in direzione del Mediterraneo, per venire incontro, anche con importanti iniziative di solidarietà, alle esigenze sanitarie dei bambini - poiché si tratta, come è ben noto, di un ospedale pediatrico - della costa dell'Africa mediterranea e di altri paesi mediorientali, il che rappresenta non soltanto un contributo di solidarietà sanitaria, ma anche una testimonianza di pacificazione, di dialogo e di aiuto concreto verso quella parte del mondo.
Evidentemente, tutto ciò richiede che il sistema sanitario ligure possa fare fronte alle sue necessità con adeguati programmi di potenziamento e di ammodernamento delle sue strutture. Il Governo di centrodestra, con l'opposizione della regione Liguria - che però ha dovuto poi soccombere, benché sia anch'essa amministrata dal centrodestra - ha ritoccato il sistema della quota pesata nella suddivisione del fondo sanitario nazionale, quota pesata che si intende elemento di premialità per
quelle regioni che, avendo una percentuale rilevante di persone anziane, non possono essere paragonate a quelle con una percentuale più ampia di persone adulte, ma non anziane. La riduzione della quota pesata crea difficoltà oggettive nella regione Liguria per quanto riguarda la copertura completa del fondo sanitario ed evidentemente rende impossibile lo storno di fondi regionali aggiuntivi per programmi di potenziamento e di ammodernamento delle strutture.
Allora, se gli ordini del giorno che i colleghi hanno presentato per le altre regioni - con tutto il rispetto, naturalmente - hanno tutti un loro fondamento, mi permetto di dire, senza alcuna volontà di prevaricazione, che nella regione Liguria, e soprattutto in alcune strutture, questa esigenza di un programma particolare - che il Governo avrebbe a nostro giudizio il dovere di predisporre, d'intesa con quella regione - è particolarmente significativo, necessario ed urgente.
L'ordine del giorno va in questa direzione e pensiamo che sia dovere del Governo accoglierlo - almeno lo auspichiamo - anche se temiamo che prevarranno ancora una volta volontà di altro tipo, quelle che hanno portato a porre la fiducia e a stroncare il dibattito parlamentare su un decreto come quello al nostro esame, trascurando le necessità reali del sistema sanitario del nostro paese.
Noi continueremo a batterci affinché queste necessità possano trovare alla fine accoglimento (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Zanotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/67.
KATIA ZANOTTI. Signor Presidente, sono molto contenta che il ministro Sirchia sia in aula, perché l'ordine del giorno da me sottoscritto rappresenta una denuncia della situazione scandalosa in cui si trovano i malati di sclerosi multipla. Tuttavia, questo ordine del giorno, oltre a denunciare il problema serio riguardante la riabilitazione, chiede ancora una volta al Governo l'istituzione del fondo per la non autosufficienza.
Dicevo che sono contenta che il ministro Sirchia sia in aula, perché per me si tratta della prima occasione in cui parlare di tale fondo alla presenza del ministro.
È importante, signor ministro, che lei abbia la cortesia di ascoltarmi, perché - lo saprà di certo - questo Parlamento, attraverso il lavoro della Commissione affari sociali, ha elaborato una proposta condivisa, arrivata all'esame dell'Assemblea nel novembre scorso, alla quale lei ha guardato con molta attenzione e interesse. Addirittura, in una sua dichiarazione su Il Sole 24 Ore del 9 ottobre scorso lei ha plaudito all'iniziativa del Parlamento, parlando finalmente di una legge bipartisan, che dava risposta al problema urgente ed emergente sul piano sociale della questione della non autosufficienza. Purtuttavia, il suo Governo non è mai venuto in Commissione a dire esplicitamente cosa pensasse della proposta sulla copertura della spesa, che è enorme e a cui coraggiosamente era necessario far fronte. E non è mai venuto in Assemblea, investendo il Presidente della Commissione del compito di far tornare la proposta di legge all'esame della Commissione affari sociali.
Voglio ricordarle, signor ministro, che siamo convinti della sua sensibilità su questo tema - nonostante questa sensibilità si sia poi tradotta sempre e costantemente solo in annunci o nella proposta di custodi in via sperimentale in alcune città del nostro paese - e che siamo determinati a proseguire su questa strada.
In qualità di relatrice della proposta di legge, le ricordo che abbiamo avanzato un'ulteriore proposta di copertura della spesa, anche se la tassa di scopo, e quindi l'intervento della fiscalità generale a fini solidaristici, rimane un punto di riferimento per noi molto importante. Voglio farle presente, signor ministro, che in Commissione abbiamo ripreso la discussione e che ci aspettiamo che il Governo venga ad esporre il suo pensiero.
Vorremmo evitare ancora, per la seconda volta, di introdurre una discussione
su un meccanismo di copertura della spesa che, come se ci fosse una porta girevole, entri dentro la Commissione e torni ad uscire senza che il Governo si sia assunto alcuna responsabilità.
Ci piacerebbe che il Governo venisse in Commissione a dire quello che pensa, ad avanzare una controproposta sulla copertura della spesa, sapendo che l'investimento è consistente e che richiede coraggio, se davvero si intende corrispondere ad una aspettativa e non deludere centinaia di migliaia di famiglie di persone non autosufficienti. Abbiamo questo appuntamento in Commissione.
Chiedo a lei, signor ministro, di farsene carico e, per quanto la riguarda, di assumersi, in quest'aula, allorquando si esprimerà sul mio ordine del giorno, una responsabilità precisa. Vorrei che una proposta parlamentare condivisa e costruita con rigore, in costante rapporto con le forze sociali e con tutto l'associazionismo dei disabili, venisse considerata con attenzione anche dal Governo, che dovrebbe venire in Commissione o per far conoscere la sua opinione al riguardo o per formulare controproposte.
Signor ministro, fuori da quest'aula, molte persone ci guardano ed aspettano che le istituzioni ed il Parlamento riescano a farsi carico del loro problema, ma non ripongono molta fiducia in un Governo che sottolinea una costante attenzione e disponibilità a trovare una soluzione soltanto a parole: nei fatti, se una proposta già all'esame dell'Assemblea è stata rinviata in Commissione senza che si sappia cosa ne pensi il Governo, siamo di fronte ad una manifestazione di irresponsabilità e persino di arroganza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/1.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, più volte, in quest'aula, abbiamo posto il problema della grave situazione della sanità in Sicilia. Con il mio ordine del giorno n. 9/4978/1 torniamo a sottolineare due questioni.
La prima riguarda l'indebitamento della regione siciliana con le ASL, con i fornitori e con i farmacisti. Dopo che il governo regionale di centrodestra ha istituito i ticket sui farmaci e sui ricoveri di pronto soccorso, l'assessore al bilancio ha addirittura annunciato che si potrebbe passare, ben presto, all'assistenza indiretta nella fornitura dei medicinali. Se ciò dovesse avvenire, lei sa bene, signor ministro - c'è poco da scherzare! - che a soffrirne sarebbero soprattutto le fasce più deboli: gli anziani e coloro che versano in difficoltà economiche.
Anche se ci sono stati interventi fiscali da parte del Governo, il sistema sanità, in Sicilia, continua a sprofondare, per motivi che è abbastanza agevole indicare. Il governo regionale di centrodestra, il governo Cuffaro, ha cercato di operare tagli nel settore pubblico (sono tanti i posti letto per malati acuti che sono stati soppressi). Tuttavia, mentre si operavano i tagli nel pubblico, si allargava la spesa del settore privato, di un settore che, in Sicilia, è collegato ad uomini politici - in modo particolare, ad assessori regionali - che si trovano in una chiara situazione di conflitto di interessi! Signor ministro, noi abbiamo più volte portato alla sua attenzione tale problematica. Anche l'assessore alla sanità si trova in una situazione di conflitto di interessi - non è il solo, ma questo non lo giustifica -, essendo sua figlia presidente provinciale dell'AIOP, l'associazione che organizza le strutture private in provincia di Palermo (ed è noto che una delle più famose cliniche di Palermo è proprio quella posseduta dall'attuale assessore alla sanità).
Noi non ci scandalizziamo se alcuni operano nel settore privato; tuttavia, troviamo assolutamente inaccettabile che le scelte di politica sanitaria vengano decise proprio da coloro i quali fanno i loro affari nel campo della sanità. Torniamo a porre la questione anche per questo motivo, oltre che a causa dell'ulteriore allargamento della spesa del settore privato.
L'altra problematica è di natura strutturale. Più volte il ministro, parlando della sanità in Sicilia, ha dichiarato che l'impegno del Governo era di indirizzare le risorse verso l'eccellenza; si è parlato addirittura di tre centri di eccellenza. Ebbene, signor ministro, questi centri di eccellenza restano nella fantasia. Non c'è nulla di operativo e di concreto. Le risorse sono assolutamente irrilevanti rispetto ai fabbisogni individuati nelle diverse Conferenze dei servizi.
Ministro, lei ha promesso l'eccellenza in Sicilia; noi vorremmo semplicemente una situazione ordinaria, una sanità normale. Invece, ci troviamo di fronte a situazioni paradossali che lei dovrebbe conoscere. A Palermo, a seguito di complicanze sorte a causa di alcune sindromi influenzali, in un ospedale pediatrico gli infermieri hanno raccomandato ai familiari di portare il letto per il ricovero dell'ammalato... Ci sembra assolutamente mortificante.
Per questo motivo, sottoponiamo all'attenzione del Governo un ordine del giorno che lo impegna a stanziare adeguate risorse finanziarie a partire dal prossimo documento di programmazione economico finanziaria 2005-2007 - che il Governo presenterà al più presto -, per fronteggiare la situazione drammatica in cui versa la sanità in Sicilia (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Motta ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/74.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, non credo che le misure presenti in questo decreto-legge, su cui il Governo ha posto la questione di fiducia, siano così urgenti (in questo modo le ha definite lo stesso); ad avviso dell'esecutivo, la mancata adozione di tali misure rischierebbe di compromettere lo stato di salute degli italiani.
Credo che nessuna misura prevista nel decreto-legge abbia a che fare con i problemi riguardanti la salute degli italiani in modo così cogente. Credo, invece, che sia urgente la risposta del Governo sul contenuto del mio ordine del giorno che lo impegna ad istituire gli albi professionali per tutte le professioni sanitarie regolamentate dalla legge 10 agosto 2000, n. 251.
Il Governo, a fronte di diverse proposte, sia della maggioranza sia dell'opposizione, presentate in Senato con l'accordo di tutte le parti politiche (un testo unico in materia è depositato presso la Commissione competente), non ha ancora dato il proprio assenso alla concessione della sede legislativa: non capiamo per quale motivo l'esecutivo ritardi l'approvazione di questo provvedimento.
Signor ministro, vedo che non mi ascolta... Pazienza! Leggerà il mio intervento sul resoconto della seduta.
PRESIDENTE. Prego di consentire al ministro di seguire l'intervento dell'onorevole Motta.
CARMEN MOTTA. Grazie, Presidente. Vorrei richiamare l'attenzione del ministro sul testo unificato dei progetti di legge presentati dai deputati della maggioranza e dell'opposizione per l'istituzione degli albi professionali per tutte le professioni sanitarie regolamentate - lo ripeto - dalla legge n. 251 del 10 agosto 2000 (il provvedimento giace presso la Commissione competente del Senato).
Queste professioni sanitarie, che non possono fare riferimento ad albi professionali, sono, come lei ben saprà, i logopedisti, i terapisti, i podologi, i tecnici di ortopedia. Esse avrebbero bisogno dell'istituzione degli albi professionali per motivi molto importanti. Intanto, tale istituzione contribuirebbe a contrastare l'abusivismo dilagante in queste professioni, che comporta disservizi e determina ricadute negative sugli utenti. Infatti, in questo caso, non assicurando una professionalità accertata, non tuteliamo un diritto costituzionale degli utenti: il diritto alla salute.
Quindi, questo Governo ha l'obbligo di impegnarsi per la tutela dei cittadini. Vi è un gran parlare di sicurezza, ma anche questa è una forma di sicurezza, perché assicura un diritto costituzionale, quello
alla salute. Lei saprà, signor ministro, che da questo punto di vista è particolarmente importante contrastare l'abusivismo, la contraffazione di professionalità; è particolarmente importante tutelare gli anziani, perché sono i più colpiti da truffe o da abusi (lei saprà che l'attività dei podologi si rivolge particolarmente agli anziani dai quali questi professionisti si recano per prestare il loro servizio).
Quindi, occorre assolutamente attribuire a queste professioni certezza, sicurezza, che può essere garantita dagli albi professionali. Allora, perché, signor ministro, non si procede? Perché il Governo si oppone al trasferimento in sede legislativa? Quali sono i motivi che lo impediscono? C'è l'accordo dei gruppi!
PRESIDENTE. Onorevole Motta, la prego di concludere.
CARMEN MOTTA. Signor Presidente, sto concludendo. Neanche quando c'è l'accordo tra i gruppi il Governo dà il suo assenso per trasferire il provvedimento in sede legislativa!
Pertanto, credo sia importante che il Governo accolga questo mio ordine del giorno. Noi contiamo sul suo accoglimento, convinti di dare un giusto riconoscimento a queste professioni e una maggiore tutela al diritto alla salute di tutti gli utenti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Galeazzi ha facoltà di illustrare il suo ordine giorno n. 9/4978/69.
RENATO GALEAZZI. Signor Presidente, signor ministro, signor sottosegretario, siamo all'ennesimo decreto-legge, che dà un segnale non certo di forza, ma di debolezza di questa maggioranza, la quale, per far passare le sue leggi, si affida alla posizione della questione di fiducia. Una fiducia che dimostra quanto i problemi della sanità che sono sul tappeto siano delicati e difficili da risolvere.
Mi rendo conto che questo decreto è un pout pourri di argomenti e di misure che non hanno un disegno organico. Il ministro lo sa bene: la sanità è un sistema complesso, articolato e delicato, con grandi implicanze, perché si collega al mondo dell'industria, della farmaceutica, delle grandi apparecchiature. Dico questo perché è un sistema che non si può modificare con decreti una tantum e con misure molto particolari e settoriali. Voglio citare quello che diceva questa mattina il sottosegretario Gianluigi Magri (tralascio le premesse): è ora di finirla, in questo settore, con gli interventi improvvisati e una tantum, se si vuole fare una razionalizzazione seria ed evitare di avere un'emergenza costante.
Questo è il punto: non è possibile trattare la materia sanitaria agendo attraverso un decreto-legge come quello che oggi ci accingiamo a convertire in legge!
La società, proprio perché la sanità non può essere né di destra, né di sinistra, ha bisogno di misure che intervengano a secondo delle domanda di salute proveniente dai cittadini. Il tempo trascorre rapidamente e sappiamo che occorrono nuovi equilibri finanziari e misure istituzionali, poiché è stato riformato il Titolo V della Costituzione, è stato adottato l'euro, la popolazione vive in maniera diversa e si registra la presenza di molti più anziani. Pertanto, vi è una serie di fattori che ci induce ad introdurre modifiche in tale materia.
In realtà, credo che il centrodestra non avesse né una proposta, né un modello di sanità da costruire: infatti, non so se il ministro Sirchia sapesse quale modello di sanità volesse realizzare durante la campagna elettorale, perché si sono vinte le elezioni con degli slogan, ma poi non si è fatto nulla. È questa la prima, vera realtà: si lascia morire il Servizio sanitario nazionale per asfissia, per mancanza di risorse e per mancanza di misure strutturali.
Pertanto, un forte disagio percorre il settore della sanità, a tutti i livelli (non mi riferisco solamente ai medici), e proprio per questo motivo siete riusciti a mettere insieme tutte le 42 sigle sindacali di quel comparto, le quali chiedono unitariamente
misure decisive, volte a riqualificare e a far rifiorire un sistema sanitario che avrà pure le sue storture ed i suoi difetti, ma che ha sicuramente garantito salute e prestazioni a tutti e che costituisce un sistema solidale.
In realtà, un'alternativa alla vostra proposta esiste: quella adottata, in Lombardia, con la legge n. 31 del 1997. Il ministro Sirchia la conosce bene, perché il suo amico Formigoni ha cercato di realizzare un sistema sanitario della destra, diverso da quello tradizionale. A distanza di anni, tuttavia, possiamo affermare che è stato costretto a fare marcia indietro, poiché ha dovuto adottare misure per intervenire su quella competizione spasmodica tra chi comprava e chi vendeva prestazioni, che ha fatto crescere la spesa sanitaria in maniera veramente vorticosa. Il presidente Formigoni ha dovuto fissare dei paletti ed ha dovuto fare marcia indietro per dimostrare che la sanità non è un'azienda che vende prodotti di consumo, bensì un settore che tratta sia la materia prima, vale a dire quella umana, sia il bene primario, rappresentato dalla salute dei cittadini.
Si tratta, pertanto, di una situazione che va riconsiderata in maniera strutturale, ed auspico che il ministro rifletta profondamente su questo aspetto. Per carità, ritengo condivisibili alcune delle misure recate dal decreto-legge in esame, come ad esempio quelle relative al cancro e ai trapianti; tuttavia, vorrei evidenziare che la maniera con la quale si interviene in tale ambito è veramente sporadica e che si tratta di misure molto particolari.
Inoltre manca, a mio avviso, una politica del personale. Non vorrei dilungarmi sul tema degli specializzandi, perché avremo altre occasioni; tuttavia, occorre sicuramente dare dignità a tali lavoratori della sanità, affinché abbiano contratti di formazione e non siano trattati come medici di secondo livello, buoni però per fare le guardie mediche. Potrei dire lo stesso per la politica farmaceutica, che angustia un po' tutti, perché la politica del farmaco si persegue in una maniera ben diversa, vale a dire educando i cittadini e realizzando una vera collaborazione con le ditte farmaceutiche, le quali devono essere sicuramente controllate, ma anche motivate a dialogare in maniera diversa sia con i medici, sia con i cittadini.
Pertanto, signor ministro, a mio avviso lei non deve trovare ricette arcane o misure particolari...
PRESIDENTE. Onorevole Galeazzi, la invito a concludere!
RENATO GALEAZZI. Infatti, se lei ha ascoltato le parole pronunciate dal Presidente della Repubblica alcuni giorni fa, converrà sulle cose molto ovvie e di buonsenso, che ritengo molto importanti, come ad esempio razionalizzare la spesa, evitare gli sprechi e migliorare l'organizzazione del lavoro. Sarebbe opportuno, pertanto, avanzare proposte in tale direzione sia negli ospedali, sia sul territorio.
PRESIDENTE. Onorevole Galeazzi...
RENATO GALEAZZI. Concludo, signor Presidente.
Va sicuramente migliorata, in tal senso, la distribuzione territoriale dei centri sia di filtro, sia di eccellenza e va altresì potenziata la ricerca. Mi sembra che le misure recate dal decreto-legge in esame servano a ben poco, poiché sono veramente contingenti. Si tratta di piccoli tamponi per quanto concerne una situazione che richiede, invece, misure serie, e pertanto, la nostra opposizione alla sua conversione in legge è totale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Piglionica ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Gasperoni n. 9/4978/54, di cui è cofirmatario.
DONATO PIGLIONICA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei iniziare il mio intervento spezzando una lancia in favore del ministro Sirchia che, in questi tre anni, è riuscito, con la sua paziente e costante opera, in un'operazione che ai più appariva titanica e quasi irraggiungibile.
Egli è riuscito, per la prima volta, forse negli ultimi quaranta o cinquant'anni, a mettere d'accordo le organizzazioni sindacali mediche. Chiunque conosca la condizione sindacale dei medici italiani, sa che ci si trova di fronte ad una miriade di sigle, ad una frammentazione dell'atomo, ad una quantità incredibile di rappresentanze che non riuscivano mai a trovarsi d'accordo. Le organizzazioni dei medici ospedalieri non andavano d'accordo con quelle dei medici di medicina generale, quelle degli ospedalieri della sanità pubblica con quelle dei medici della sanità privata. Ottenere che tutte le sigle sindacali scendessero in piazza insieme e contemporaneamente, portando a Roma 30 mila medici, è un risultato che sicuramente va ascritto al merito del ministro.
È per la prima volta che un ministro dichiara, anche qui in maniera abbastanza sorprendente, se non unica, di essere d'accordo con i medici che sono in sciopero. Anche sul punto rimane solo un quesito: per quale motivo il ministro non si adoperi per mettere in atto le politiche che servono per andare incontro a ciò che i medici chiedono e che egli dice di condividere.
Nella realtà, il ministro va in tutt'altra direzione. Infatti, oggi ho sentito il collega Parodi affermare, con forza, che il Governo non vuole attaccare il Servizio sanitario nazionale pubblico, non vuole smantellare la sanità pubblica. È sorprendente anche tale dichiarazione, perché il presidente Parodi (per me, egli è sempre il presidente della federazione nazionale degli ordini dei medici; attualmente è presidente dell'ENPAM) conosce i medici. Egli sa che 30 mila medici scendono in campo non solo e non tanto per il rinnovo del contratto, ma perché sentono attaccato il diritto alla salute, perché sentono minacciato il Servizio sanitario nazionale ed affermano di essere preoccupati per una strisciante privatizzazione.
È sorprendente che chi è stato per molti anni il rappresentante di tutti i medici affermi, in questa sede, che tutti i medici italiani si stanno sbagliando. Credo che, oltre alla richiesta del rinnovo del contratto, i medici abbiano posto, con chiarezza, la necessità di una non sottostima del fabbisogno del servizio sanitario. Essi denunciano la preoccupante e crescente privatizzazione della sanità.
Se così non fosse, chiedo al collega Parodi - ma, soprattutto, al ministro Sirchia - quale spiegazione dia del fatto che, in uno o due anni, si è raddoppiata la spesa delle famiglie per la sanità privata. Forse è esplosa una patologia improvvisa, per cui tutti ricorrono a medici privati o ai medici a pagamento? O, all'improvviso, sono cresciuti i ticket ed è aumentato il costo dei farmaci che si trovano nella fascia C? È evidente, quindi, che cresce il ricorso a risorse private e cresce, progressivamente, la difficoltà - lo dico da medico del meridione - per i pazienti, soprattutto meridionali, di accedere alla sanità pubblica. È un dato di fatto.
Recentemente è stato pubblicato lo studio di una struttura epidemiologica di una ASL campana che, andando a cercare i dati sull'epidemiologia delle neoplasie in una zona del napoletano, ha potuto dimostrare che al sud ci si ammala di tumore più o meno come al nord. Un dato, tuttavia, è differente: si muore di più al sud. Probabilmente, ciò sta ad indicare che vi è una maggiore difficoltà di accesso alla diagnostica ed alle terapie adeguate e, quindi, si muore di più al sud che al nord, pur in presenza di un numero di patologie tumorali sovrapponibile.
Il ministro me lo consentirà, ciò che appare sorprendente è anche - lo dico qui da vecchio sindacalista - che, ancora una volta, si sottrae alla contrattazione ciò che alla contrattazione è dovuto. Si modifica il rapporto di lavoro dei medici per decreto-legge e per un provvedimento che dice testualmente «situazioni di pericolo per la salute pubblica». Si vuole, forse, intendere che i medici che erano vincolati al rapporto esclusivo con il servizio sanitario costituiscono un pericolo per la salute pubblica? Cosa significa l'inserimento di norme sulla prevenzione dei tumori e la previsione di un laboratorio di genetica molecolare? E cosa significa affrontare la tematica del rapporto dei medici con il
servizio sanitario in un decreto-legge che prende le mosse addirittura dai tragici fatti dell'11 marzo a Madrid?
Ancora una volta, un'operazione nata con scopi elettoralistici rischia di essere un boomerang. Infatti, se ad un'operazione di questo tipo si oppongono le regioni e si oppongono all'unanimità i direttori generali e tutte le rappresentanze dei medici, credo che, anche dal punto di vista elettorale, questo decreto-legge si risolverà in un boomerang per il Governo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Bolognesi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno 9/4978/65.
MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, nell'illustrare il mio ordine del giorno n. 9/4978/65, colgo l'occasione per dire subito che, a mio avviso, le riflessioni che si stanno svolgendo oggi in quest'aula possono ritenersi sicuramente un'umiliazione del Servizio sanitario nazionale. Parlo di umiliazione della nostra sanità perché su tale materia non siamo mai in grado di discutere serenamente, sulla base di posizioni chiare. Perché in Parlamento vi sia una dialettica, il Governo dovrebbe presentare le sue posizioni e su di esse dovremmo confrontarci alla luce del sole e rispetto al paese. Abbiamo parlato di umiliazione perché vi è, ormai, una delega sostanziale al ministro Tremonti per ciò che riguarda la politica sanitaria e la salute dei cittadini italiani. E, in questo caso, si sta svolgendo un dibattito sulla questione di fiducia, che tende a tacitare la maggioranza e i «mal di pancia» al proprio interno, dovuti evidentemente al fatto che questo decreto-legge non risponde ai bisogni del nostro Servizio sanitario nazionale, della sanità pubblica e dei cittadini italiani. Chiaramente, tutto ciò avviene in maniera più o meno clandestina o incostituzionale, visto che peraltro si ripropongono i contenuti di un provvedimento che questa stessa Assemblea ha bocciato in quanto privo dei requisiti di costituzionalità.
Signor Presidente, mi farebbe piacere che il sottosegretario Cursi, il ministro ed il collega Minoli Rota, giacché sono presenti in aula, ascoltassero: sarebbe anche un segno di rispetto per i colleghi e per l'opposizione...
Credo che sia abbastanza triste assistere in questa sede al riscorso ad argomenti inventati. Con riferimento alle emergenze sanitarie, dovremmo parlare di epidemie, mentre ci si arrampica sugli specchi per inventare argomenti di urgenza che questo decreto-legge non affronta. Credo che sarebbe stato davvero serio presentare posizioni chiare e confrontarci su misure ordinarie. Peraltro, anche nel modo di affrontare le misure ordinarie non siamo d'accordo. Riteniamo, infatti, che si sarebbe dovuto prevedere un impegno sui medici specializzandi ed un impegno sulla discussione...
Signor Presidente, attenderò che il Governo ascolti ciò che ho da dire con riferimento al mio ordine del giorno. Signor Presidente, se anche lei parla al telefono, discutiamo tra sordi! Vorrei chiedere al collega di allontanarsi dai banchi del Governo, supplendo al ruolo del Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Bolognesi, lei non può nemmeno pretendere che non ci si avvicini al ministro. Lei si fa ascoltare...
MARIDA BOLOGNESI. Signor Presidente, ciò che sta avvenendo è veramente grave: noi vogliamo discutere nel merito. Si poteva essere d'accordo o meno sull'ipotesi di reversibilità della scelta dei medici, discutere dei tempi e delle modalità.
MARIDA BOLOGNESI. Ma qui ci viene impedito realmente di discutere nel merito; pertanto - e l'ordine del giorno in questione tenta di riportare la vostra attenzione su tale profilo - si segnalano una serie di emergenze. Con questo strumento procedurale ho provato a segnalare quella
riguardante la spesa che le regioni hanno dovuto affrontare dopo la sanatoria che il Governo ha adottato in tema di immigrazione clandestina. Le regioni si trovano ad avere in carico a livello di assistenza 600 mila nuovi utenti e non hanno una lira! Esse hanno richiesto più volte i fondi: non c'è, quindi, un'assunzione di responsabilità reale e pertanto, oltre alla sottostima del fondo per gli investimenti, vi è un «carico» che il Governo ha previsto attraverso un proprio provvedimento. Anche in questo caso, si può essere d'accordo o meno sulla sanatoria, ma sicuramente non si può non essere conseguenti, nel senso che, una volta adottata la sanatoria, si deve dare a questi cittadini il servizio sanitario di cui hanno bisogno e garantire un finanziamento adeguato al Servizio sanitario nazionale.
Se questo non avviene, vi è un danno non soltanto per l'assistenza nei riguardi dei cittadini immigrati e per le regioni, ma anche per il Servizio sanitario nazionale.
Nel corso della seduta di domani, quando svolgeremo le nostre dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento, avremo modo di portare le nostre argomentazioni in ordine agli altri punti. Chiedo peraltro al Governo di prendere seriamente in considerazione l'ordine del giorno in esame, che concerne il finanziamento in relazione ai nuovi utenti del Servizio sanitario nazionale. Tale finanziamento non può riguardare soltanto le regioni, perché si romperebbe in modo surrettizio un patto di solidarietà, quello che tiene insieme il Servizio sanitario nazionale, minato profondamente dal decreto-legge in esame.
PRESIDENTE. L'onorevole Alberta De Simone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n.9/4978/66.
ALBERTA DE SIMONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con l'ordine del giorno in esame, ho inteso porre all'attenzione del Parlamento e del Governo una questione di grande rilevanza.
Sappiamo che vi è una parte di questo paese, il Mezzogiorno d'Italia, nella quale permane un divario economico rispetto all'Italia centro-settentrionale. Tale divario economico è stato fotografato attraverso il seguente dato: l'Italia meridionale esprime, in termini di prodotto interno lordo, il 65 per cento rispetto a quello europeo, mentre l'Italia centro-settentrionale esprime un prodotto interno lordo pari al 135 per cento di quello medio europeo. Tuttavia, il divario sotto il profilo delle condizioni di salute e del diritto alla prevenzione e alla salute non soltanto permane, ma tende a crescere; esiste quindi un divario crescente, che presenta una serie di aspetti che non possono non essere oggetto di riflessione da parte del Parlamento e del Governo.
In primo luogo, nel Mezzogiorno d'Italia è più bassa la speranza di vita alla nascita e maggiore l'incidenza di alcune malattie, come quelle cardiovascolari; infine, nel Mezzogiorno, pur essendo minore la diffusione delle malattie tumorali, la mortalità per questo genere di malattie è pari a quella del nord d'Italia.
Ciò vuol dire che un cittadino del Mezzogiorno che si ammala di tumore ha meno probabilità di sopravvivenza di un cittadino del centro-nord. Credo che tali dati configurino una situazione di insostenibilità nonché l'impossibilità di emanare un provvedimento come quello su cui è stata posta la questione di fiducia, ignorando il problema che tutti i cittadini italiani vanno posti nelle condizioni di godere del diritto primario alla salute e - oserei dire - alla vita.
Vi è poi un secondo aspetto, già trattato dall'onorevole Battaglia, costituito dalle migrazioni. I cittadini malati del Mezzogiorno, per l'insufficienza di strutture pubbliche (è appena il caso di ricordare che gli ambulatori pubblici sono il 63 per cento del totale nel nord del paese e soltanto il 39 per cento nel Mezzogiorno), sono costretti a migrare in strutture del nord, se non addirittura all'estero. Infatti, vi è una preoccupante insufficienza di strutture di qualità e di possibilità di interventi tecnologicamente avanzati e capaci di rispondere positivamente alle patologie che, di volta in volta, si diffondono.
Tali migrazioni hanno un aspetto che possiamo considerare quasi una presa in giro: le regioni del Mezzogiorno, tartassate nei loro bilanci da debiti pregressi e dall'impossibilità di far fronte alle spese per il servizio sanitario pubblico, sono anche obbligate a rimborsare le regioni del nord per le prestazioni fornite a cittadini meridionali che migrano.
Inoltre, va considerato il forte peso economico sulle famiglie. Conosco centinaia di famiglie che, non avendo condizioni di reddito eccellenti o perlomeno dignitose, devono indebitarsi, assoggettarsi a prestiti ed a sacrifici, come l'ipoteca sull'abitazione, per poter fronteggiare le malattie dei familiari che devono accompagnare durante le difficilissime fasi di degenza.
Perciò, ritengo che l'Assemblea dovrebbe approvare l'ordine del giorno da me presentato, che chiede di stanziare risorse specifiche per risolvere il problema dell'eguaglianza nel diritto alla salute di tutti i cittadini italiani dovunque nascano, al nord come nel Mezzogiorno del paese.
PRESIDENTE. L'onorevole Duca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/52.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, il decreto-legge in esame si dovrebbe prefiggere l'obiettivo di introdurre interventi urgenti per la salute pubblica, per la salute dei cittadini italiani. Come spesso accade quando si tratta di provvedimenti del Governo, si produce l'effetto esattamente contrario a quello dichiarato nel titolo. Mentre si dice che si vogliono portare avanti interventi urgenti per la salute pubblica, di fatto, il decreto-legge va a colpire la salute dei cittadini italiani. Infatti, non affronta alcuna delle vere emergenze della sanità italiana e, in particolare, non affronta i problemi e le esigenze di coloro che operano quotidianamente nelle strutture pubbliche.
Non è un caso che le organizzazioni sindacali della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria siano scese in piazza in tre distinte occasioni effettuando una mobilitazione mai avvenuta in precedenza nella storia del nostro paese.
Si è trattato di un'iniziativa che ha trovato percentuali di adesione altissime sia al nord, sia al centro, sia al sud. Siete riusciti con la vostra cattiva politica ad unificare, dal nord al sud, tutte le categorie mediche. Cosa chiedevano le categorie mediche in questa vertenza? Tanti soldi? No, neanche un euro! Chiedevano forse promozioni o avanzamenti di carriera? No, neanche una promozione! Esse chiedevano (e chiedono) che il Governo smetta di attaccare (e quindi di portare al degrado) le strutture sanitarie pubbliche e la salute dei cittadini italiani.
A tale riguardo, signor sottosegretario, vorrei fare un esempio. Vivo nella regione Marche, che conosce non pochi punti di eccellenza sul piano sanitario; tuttavia, la politica del Governo fa sì che i trasferimenti - quelli che il Governo ha concordato con la Conferenza Stato-regioni - vengano pagati alle regioni anche con 18 mesi di ritardo. Così, soltanto per quest'anno la spesa che la regione Marche deve sostenere, per finanziare il debito - perché il Governo non rispetta la parola data, cioè non paga i debiti che contrae! - costa la bellezza di 45 milioni di euro, che in una realtà come quella delle Marche è una cifra consistente: è pari cioè ad un mancato ribasso sulle forniture di almeno il 13-14 per cento del costo, dato che coloro che forniscono gli strumenti alla sanità debbono rivalersi del fatto che dovranno aspettare, per avere il pagamento di quei materiali, 12, 14, 16 o 18 mesi. E questo perché il Governo non concede i finanziamenti che dichiara di dare!
Questo, ovviamente, non avviene solo nel campo della sanità, perché questo è un Governo che mente ripetutamente al paese, su tutto, sulle grandi opere, come sulle pensioni. Ormai non vi crede più nessuno e se un giorno farete una dichiarazione che corrisponde a verità, non vi crederanno, perché a forza di raccontare bugie e di truffare i cittadini italiani, non vi crederà più nessuno!
Malgrado ciò, ho predisposto l'ordine del giorno in esame, che spero venga accettato dal Governo, dal momento che
con esso non si chiedono i soldi tanto cari a Tremonti (perché, poi, Baldassarri e Lunardi possano «sguazzarci» sopra come vogliono e così altri amici degli amici!), ma si chiede soltanto di dare la possibilità alle aziende sanitarie di stipulare contratti di lavoro a progetto, in accordo con le organizzazioni sindacali dei lavoratori (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Cennamo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/63.
ALDO CENNAMO. Signor Presidente, abbiamo perduto il conto dei decreti-legge adottati dall'attuale Governo, così come abbiamo perduto il conto dei voti di fiducia chiesti dallo stesso. Non ritengo superfluo segnalare alla sua sensibile attenzione che questo reiterato modo di agire del Governo, oltre a rappresentare il tentativo di nascondere le divisioni che si vivono in seno alla maggioranza, mortifica il ruolo del Parlamento, facendo prevalere una sorta di dittatura dei numeri, rispetto al libero confronto sui contenuti.
Noi, tuttavia, non ci lasciamo intimidire dai numeri e continuiamo a svolgere il nostro ruolo di opposizione democratica, di pendolo della democrazia in quest'aula. È per tale motivo che, a partire dagli ordini del giorno, riproponiamo all'attenzione dell'Assemblea problemi gravi, che il decreto-legge in esame non affronta. Infatti, con il mio ordine del giorno n. 9/4978/63, intendiamo impegnare il Governo ad istituire il fondo per la non autosufficienza e, a tale riguardo, vorrei brevemente richiamare l'attenzione dei colleghi sulle nostre ragioni (già illustrate, peraltro egregiamente e con competenza, dalla collega Zanotti).
Quella della non autosufficienza è una vera emergenza che riguarda la popolazione anziana affetta da patologie croniche e degenerative (la popolazione anziana, cioè quella al di sopra dei 65 anni, oggi in Italia costituisce il 15 per cento dell'intera popolazione del nostro paese). Non le nascondiamo il nostro stupore, signor Presidente, per il fatto che un decreto-legge che affronta l'emergenza e reca interventi urgenti per fronteggiare situazioni di pericolo per la salute pubblica non offra alcuna risposta a questo scottante e delicato tema, mentre lo stesso prevede la creazione di un Istituto nazionale di biologia molecolare presso l'ospedale Maggiore di Milano ed il ministro Sirchia ha destinato risorse per la sua costituzione (non voglio andare dietro ai maligni, ma credo che l'ospedale in questione sia quello nel quale, fino a poco tempo fa, lo stesso ministro svolgeva la sua funzione professionale).
Mi chiedo allora, signor Presidente, se quelle risorse non potessero essere destinate all'istituzione di nuovi centri di assistenza per anziani, considerato che la vera emergenza per il futuro è rappresentata da una popolazione che invecchia e non è in buona salute. È questa l'emergenza con cui il Governo dovrebbe confrontarsi e a cui dovrebbe dare risposte certe e rassicuranti.
Ci preoccupa, quindi, che ciò che voi considerate emergenza è rappresentato, invece, da una serie di provvedimenti che tentano, in chiave elettoralistica, di blandire alcune professioni sanitarie, a cui date una finta libertà di scelta, «mandando a bagno» il sistema nel quale operano. È una responsabilità grave quella che voi vi assumete, alla quale vi richiamiamo, affinché la ragione vi induca a considerare davvero ciò di cui il paese ha bisogno e non ciò di cui voi avete bisogno!
Illudere i medici sul loro futuro, spingere i cittadini a procurarsi, con le proprie risorse ed i propri risparmi, la tutela del diritto alla salute è una vergogna che questo paese non merita; è il servizio peggiore che voi possiate offrire al paese e, soprattutto, alla popolazione anziana e, con essa, alle centinaia di migliaia di famiglie che vivono e soffrono in solitudine e che meritano rispetto, tutela, solidarietà e diritto alla salute (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. L'onorevole Carboni ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Lolli n. 9/4978/58, di cui è cofirmatario.
FRANCESCO CARBONI. Signor Presidente, il decreto-legge in esame si propone di offrire risposte e di fronteggiare situazioni di pericolo per la salute pubblica. In realtà, le previsioni dell'articolato contraddicono le proposte e le intenzioni sottese al provvedimento. Non traspaiono situazioni di pericolo e non si capisce per quale ragione ci si sia affidati ad un decreto-legge, anziché consentire alla Camera di ragionare sulle proposte del Governo.
È soprattutto incomprensibile che, ancora una volta, il Governo ponga la questione di fiducia su un decreto-legge: in realtà, lo si capisce dal punto di vista politico (perché denota ancora una volta l'incapacità e l'insufficienza della maggioranza a dare risposte), ma certamente non lo si comprende dal punto di vista tecnico.
Nel merito, il decreto-legge non affronta le vere emergenze che oggi sono presenti nel sistema sanitario nazionale. Non affronta certamente l'emergenza della prevenzione, né quella della diagnostica, posto che - lo hanno ricordato i colleghi che mi hanno preceduto - si devono attendere mesi, e a volte anni, per ottenere risposte diagnostiche. Sicuramente non affronta l'emergenza della ricerca, in quanto si stanno togliendo risorse al Servizio sanitario nazionale per trasferirle a centri di non chiara competenza. Ma, soprattutto, il decreto non offre risposte terapeutiche, delle quali il nostro sistema sanitario ha veramente necessità.
In sostanza, si sta continuando l'opera di smantellamento del Servizio sanitario nazionale. L'articolo 2-septies del decreto-legge in esame, che incide sul rapporto di lavoro dei medici, ne è la palese testimonianza. Si sta consentendo al medico di rimanere nel Servizio sanitario nazionale rendendo un servizio parziale, un servizio a tempo definito.
Inoltre, con tale provvedimento, viene negato il ruolo delle regioni che, peraltro, nella sanità hanno funzioni e competenze primarie. D'altronde, le risposte alla politica del Governo in materia sanitaria sono pervenute, in questi tre anni, da tutti i settori del sistema sanitario nazionale: dal sistema ospedaliero (infermieri e medici), nonché dalla medicina specialistica.
Quindi, non si tratta solamente di creare centri di ricerca - così come il decreto si prefigge -, quanto piuttosto di reperire le risorse per il Servizio sanitario nazionale, garantendo in tutto il territorio nazionale uguali condizioni per la tutela del diritto alla salute.
L'ordine del giorno che ho sottoscritto impegna dunque il Governo a stanziare risorse finalizzate alla ricerca per la leucemia. In questi ultimi anni vi è stato un particolare incremento delle patologie leucemiche che, per varie ragioni, si sono diffuse in tutto il territorio nazionale e, particolarmente, nel meridione. Ad esempio, in Sardegna, si sono evidenziate patologie leucemiche in zone vicine a basi militari; tali patologie hanno colpito i cittadini, i bambini e, soprattutto, i militari.
Quindi, il nostro ordine del giorno chiede al Governo che si realizzino strutture adeguate in tutto il territorio nazionale ma, soprattutto, nel Mezzogiorno e, in particolare, in Sardegna, per dare risposte esaustive a queste patologie che oggi sembrano essere state dimenticate.
PRESIDENTE. L'onorevole Bonito ha facoltà di illustrare l'ordine del giorno Borrelli n. 9/4978/51, di cui è cofirmatario.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, il titolo del disegno di legge di conversione del decreto-legge al nostro esame pomposamente recita: «Conversione in legge del decreto legge (...), recante interventi urgenti per fronteggiare situazioni di pericolo per la salute pubblica»; ebbene, un'ancorché rapida lettura del testo dimostra che la realtà è assai diversa da quanto sintetizzato in quel titolo.
Il decreto-legge nasce da un'urgenza di cui reca la motivazione sin dall'inizio: fronteggiare i pericoli del cosiddetto bioterrorismo; come peraltro è assai spesso accaduto nel corso di questa legislatura, la
motivazione racchiusa nell'articolo iniziale del decreto-legge altro non è che, per così dire, un cavallo di Troia per far «passare», attraverso la corsia offerta dalla normazione d'urgenza, una serie di altre decisioni che stavano a cuore al Governo e alla sua maggioranza.
A ben guardare, infatti, con la massiccia opera di integrazione normativo-emendativa effettuata al Senato, è emerso un testo del tutto diverso, che affronta una serie di questioni senza alcun ordine e senza alcuna sistematicità; un provvedimento con il quale, giacché si è all'opera, attraverso disposizioni sparse per il testo, si cerca di distribuire favori, privilegi e prebende.
La sostanza del decreto-legge consiste tutta di ciò; «alla faccia» del bioterrorismo e per dare a Cesare quel che è di Cesare! Come sempre accaduto in tutti i settori di intervento di questo Governo, vi è, dunque, un ritorno al passato rispetto al processo riformatore che aveva caratterizzato la scorsa legislatura anche nella materia della sanità. Avevamo, di recente (invero, non è passato molto tempo), tentato di espungere dal modello di sanità del nostro paese una serie di privilegi; privilegi cui, soprattutto, attingevano alcune figure apicali dell'organizzazione sanitaria; abbiamo cercato di dare respiro ai giovani che si affacciavano alla professione sanitaria ed abbiamo cercato di costruire un modello che fosse più equo, più giusto, soprattutto più rispondente alle esigenze della collettività nazionale.
Con l'ultima parte di questo decreto-legge, noi cancelliamo quanto, in passato, si era compiuto in questa direzione e torniamo a restituire potenza, denaro, privilegi a chi già ne ha tanti. Denaro, privilegi e prebende che certamente non aiutano il modello sanitario del nostro paese ad essere più efficiente e più rispondente, come dianzi evidenziavo, alle pressanti esigenze della collettività nazionale. Il sistema sanitario vive una crisi profondissima, come hanno sottolineato, con dovizia di argomenti, di dati e di cifre, i tanti colleghi dell'opposizione intervenuti; cognita causa, direbbe il causidico.
Ma vi è un dato che mi ha colpito molto rispetto alle denunce circostanziate, politiche, teoriche e culturali espresse in Assemblea questo pomeriggio. Mi riferisco al blocco delle assunzioni nella sanità, che ormai accompagna tutte le finanziarie votate da questa maggioranza. Un blocco assoluto, per quanto riguarda il personale amministrativo; un blocco, però, non meno incisivo per quanto concerne le figure della professionalità sanitaria.
PRESIDENTE. Dovrebbe concludere, onorevole Bonito.
FRANCESCO BONITO. Mi vedo costretto a concludere il mio intervento, volto a raccomandare all'Assemblea l'approvazione dell'ordine del giorno n. 9/4978/51, che ho sottoscritto, con il quale si impegna il Governo a sanare i gravi inconvenienti provocati dal blocco di cui ho parlato con interventi che vadano nella direzione di maggiori risorse e dell'attribuzione di maggiori responsabilità alle regioni, che per altri versi e in altre circostanze spesso invochiamo.
PRESIDENTE. L'onorevole Buffo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/4978/73.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, l'allungamento della vita media costituisce una delle più importanti conquiste degli ultimi anni (quanto meno nella nostra parte del pianeta, poiché in molti paesi del mondo, purtroppo, non è così).
Una società civile che voglia veramente festeggiare questo straordinario traguardo deve onorare l'impegno a tutelare la salute e la qualità della vita di tutti i cittadini (mi rendo conto di dire banalità, ma non si tratta di affermazioni scontate, vista la politica che si sta perseguendo), a partire da coloro che non possono tutelarsi da soli, e dunque da chi è più debole per motivi di età e di salute. Dal momento che non siamo tutti miliardari - o meglio, milionari, facendo riferimento all'euro - dobbiamo fare in modo che chi non dispone di propri mezzi sia garantito dal sistema
della sicurezza sociale e dal sistema sanitario nel diritto fondamentale e prioritario di prendersi cura delle proprie condizioni di salute.
Sono evidentemente centrali in tal senso le politiche sociali nel loro complesso e, in particolare, la politica sanitaria. È stato detto più volte che la politica della salute non si persegue esclusivamente attraverso il sistema sanitario, ma sappiamo anche che il perseguimento di una determinata politica sanitaria, l'attribuzione di maggiori o minori risorse a tale settore e il maggiore o minore investimento nel sistema sanitario pubblico determinano una notevole differenza.
In questi anni, avete invece mortificato - non lo dico certo con soddisfazione - la forza, la qualità e l'accesso alla sanità pubblica, operando in tal modo la più brutale delle discriminazioni, a danno di chi non dispone di mezzi e ha problemi di salute o di invecchiamento, cui tutti andremo incontro.
Non varando il fondo per la non autosufficienza, operate un'odiosa vessazione, in quanto i cittadini che hanno problemi di autonomia personale, non certo per propria scelta, e le loro famiglie, che spesso sono schiacciate dal fatto di avere un familiare con tali problemi, si vedono ingiustamente puniti per il solo fatto di avere incontrato nella vita una situazione per affrontare la quale li avremmo dovuti aiutare collettivamente, non lasciandoli da soli. Ma, come è noto, sulla legge e sul fondo per la non autosufficienza fate «orecchie da mercante».
Con l'ordine del giorno n. 9/4978/73 cerchiamo - temo vanamente - di riportare l'attenzione su tali grandi questioni ignorate dal decreto-legge in esame, ignorate dalla vostra politica, che tra l'altro si è preoccupata dei grandi nomi, dei baroni della sanità, abbandonando 30 mila giovani medici, gli specializzandi, che ogni giorno fanno funzionare le nostre strutture sanitarie. Tutte le volte vi dite d'accordo, tutte le volte sembra possibile trovare l'intesa per dare soluzione ai problemi di questa parte vitale del mondo sanitario e tutte le volte, alla fine, vi tirate indietro.
Per tutte queste ragioni ritengo sia opportuno votare a favore di questo ordine del giorno e criticare il vostro provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
CESARE CURSI, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Burtone n. 9/4978/1 a Banti n. 9/4978/8. L'ordine del giorno Polledri n. 9/4978/9 è accolto come raccomandazione, mentre il Governo invita i presentatori al ritiro dell'ordine del giorno Francesca Martini n. 9/4978/10. Per quanto riguarda l'ordine del giorno Ercole n. 9/4978/11, il Governo lo accetta a condizione che nel dispositivo vengano soppresse le prime due righe, da «ad integrare» fino a «che comprenda» e che, prima delle parole «una disciplina», siano inserite le seguenti: «ad adottare, nell'elaborazione delle linee guida,».
Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Zanella n. 9/4978/12 a Pisa n. 9/4978/47, mentre accetta l'ordine del giorno Baiamonte n. 9/4978/48. L'ordine del giorno Di Virgilio n. 9/4978/49 è accolto come raccomandazione, tenendo presente che c'è una proposta di legge, all'esame della Commissione affari sociali, che riguarda proprio questo argomento. Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Ruzzante n. 9/4978/50 a Gasperoni n. 9/4978/54.
Per quanto riguarda gli ordini del giorno Cordoni n. 9/4978/55, Bettini n. 9/4978/56, Di Serio D'Antona n. 9/4978/57 e Lolli n. 9/4978/58, vorrei ricordare che già esistono campagne di diffusione ad opera del Ministero della salute per gli argomenti che vengono citati in questi ordini del giorno. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Petrella n. 9/4978/59, né l'ordine del giorno Lucidi n. 9/4978/60; in particolare, vorrei ricordare all'onorevole Lucidi
che già c'è una proposta all'esame della Commissione affari sociali che riguarda il Fondo per la non autosufficienza e questo è il motivo del parere contrario del Governo.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Tocci n. 9/4978/61 a Zanotti n. 9/4978/67; vorrei ricordare all'onorevole Zanotti che già c'è in Commissione affari sociali una proposta di legge su questo argomento, che lei conosce perfettamente. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Lucà n. 9/4978/68; vorrei ricordare all'onorevole Lucà che esistono due proposte di legge, attualmente all'esame della Commissione affari sociali, per quanto concerne i contratti di lavoro dei medici specializzandi e questa è la ragione del parere contrario del Governo.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Galeazzi n. 9/4978/69 a Buffo n. 9/4978/73. Il Governo invita il presentatore al ritiro dell'ordine del giorno Motta n. 9/4978/74, facendo presente che nella competente Commissione, al Senato, è stata già approvata una proposta di legge che ha fornito una risposta alla richiesta avanzata in questo ordine del giorno. Per quanto riguarda gli ordini del giorno Roberto Barbieri n. 9/4978/75 e Benvenuto n. 9/4978/76, riguardanti, rispettivamente, le campagne per la donazione degli organi e per la donazione del sangue, vorrei ricordare che già esistono campagne del Ministero della salute, alcune delle quali promosse d'intesa con le regioni. Infine, il Governo non accetta gli ordini del giorno Bogi n. 9/4978/77, Innocenti n. 9/4978/78 e Pennacchi n. 9/4978/79.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, chiedo la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Ruzzante.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Burtone n. 9/4978/1, Rosato n. 9/4978/2 e Mosella n. 9/4978/3 non insistono per la votazione.
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Meduri n. 9/4978/4, Fioroni n. 9/4978/5, Mantini n. 9/4978/6, Frigato n. 9/4978/7 e Banti n. 9/4978/8 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meduri n. 9/4978/4, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 230).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fioroni n. 9/4978/5, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mantini n. 9/4978/6, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Frigato n. 9/4978/7, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Banti n. 9/4978/8, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 234).
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Polledri n. 9/4978/9, accolto come raccomandazione dal Governo, non insiste per la votazione.
Onorevole Francesca Martini, accede all'invito al ritiro, rivoltole dal rappresentante del Governo, del suo ordine del giorno n. 9/4978/10?
FRANCESCA MARTINI. Sì, signor Presidente, lo ritiro.
PRESIDENTE. Sta bene.
Onorevole Ercole, accetta la riformulazione proposta dal Governo del suo ordine del giorno n. 9/4978/11?
CESARE ERCOLE. Sì, signor Presidente, accetto la riformulazione proposta e non insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Zanella 9/4978/12 a Ruggero Ruggeri 9/4978/42 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zanella n. 9/4978/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bindi n. 9/4978/13, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 438
Maggioranza 220
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bimbi n. 9/4978/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 438
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Stradiotto n. 9/4978/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 438
Astenuti 2
Maggioranza 220
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Squeglia n. 9/4978/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 436
Astenuti 3
Maggioranza 219
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Soro n. 9/4978/17, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 443
Maggioranza 222
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Sinisi n. 9/4978/18, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 441
Astenuti 4
Maggioranza 221
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santagata n. 9/4978/19, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruta n. 9/4978/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 236).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruggieri n. 9/4978/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pistelli n. 9/4978/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pasetto n. 9/4978/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 440
Astenuti 4
Maggioranza 221
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Morgando n. 9/4978/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 439
Astenuti 4
Maggioranza 220
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 234).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molinari n. 9/4978/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 442
Maggioranza 222
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 234).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ladu n. 9/4978/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 438
Astenuti 4
Maggioranza 220
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 232).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Colasio n. 9/4978/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 437
Astenuti 6
Maggioranza 219
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lusetti n. 9/4978/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 437
Astenuti 5
Maggioranza 219
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Monaco n. 9/4978/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 441
Astenuti 4
Maggioranza 221
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 237).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Milana n. 9/4978/30, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 435
Astenuti 5
Maggioranza 218
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 234).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giachetti n. 9/4978/31, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevole Giachetti, non voti per due!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 435
Votanti 426
Astenuti 9
Maggioranza 214
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 233).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gambale n. 9/4978/32, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carbonella n. 9/4978/33, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Camo n. 9/4978/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/4978/35, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lettieri n. 9/4978/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 441
Astenuti 3
Maggioranza 221
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 242).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duilio n. 9/4978/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gerardo Bianco n. 9/4978/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 431
Astenuti 12
Maggioranza 216
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 229).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giovanni Bianchi n. 9/4978/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 443
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Annunziata n. 9/4978/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 444
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 242).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Loiero n. 9/4978/41, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 449
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruggero Ruggeri n. 9/4978/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 439
Astenuti 4
Maggioranza 220
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 238).
Constato l'assenza dell'onorevole Fusillo: s'intende che non insista per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4978/43.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Piscitello n. 9/4978/44 a Pisa n. 9/4978/47 insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piscitello n. 9/4978/44, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 447
Astenuti 5
Maggioranza 224
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villari n. 9/4978/45, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccia n. 9/4978/46, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 429
Astenuti 16
Maggioranza 215
Hanno votato sì 181
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pisa n. 9/4978/47, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 244).
Prendo atto che l'onorevole Baiamonte non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/49788/48, accettato dal Governo, e che l'onorevole Di Virgilio non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4978/49, accolto come raccomandazione dal Governo.
Prendo atto, altresì, che i presentatori degli ordini del giorno da Ruzzante n. 9/4978/50 a Buffo n. 9/4978/73 insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruzzante n. 9/4978/50, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 448
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borrelli n. 9/4978/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 442
Astenuti 4
Maggioranza 222
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duca n. 9/4978/52, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 441
Astenuti 5
Maggioranza 221
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 235).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giacco n. 9/4978/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gasperoni n. 9/4978/54, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cordoni n. 9/4978/55, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 445
Astenuti 3
Maggioranza 223
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bettini n. 9/4978/56, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Serio D'Antona n. 9/4978/57, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lolli n. 9/4978/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Petrella n. 9/4978/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 444
Votanti 441
Astenuti 3
Maggioranza 221
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 245).
Prendo atto che l'onorevole Petrella non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lucidi n. 9/4978/60, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 439
Astenuti 3
Maggioranza 220
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tocci n. 9/4978/61, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leoni n. 9/4978/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cennamo n. 9/4978/63, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Turco n. 9/4978/64, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bolognesi n. 9/4978/65, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 445
Astenuti 4
Maggioranza 223
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Alberta De Simone n. 9/4978/66, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 242).
Prendo atto che l'onorevole Pinto non è riuscita a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zanotti n. 9/4978/67, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lucà n. 9/4978/68, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 440
Astenuti 5
Maggioranza 221
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 240).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galeazzi n. 9/4978/69, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 442
Astenuti 5
Maggioranza 222
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bellini n. 9/4978/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 243).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Battaglia n. 9/4978/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 450
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lumia n. 9/4978/72, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 446
Astenuti 5
Maggioranza 224
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Buffo n. 9/4978/73, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 442
Astenuti 5
Maggioranza 222
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 241).
Chiedo all'onorevole Motta se acceda all'invito al ritiro del suo ordine del giorno n. 9/4978/74.
CARMEN MOTTA. No, Presidente, ed insisto per la votazione.
PRESIDENTE. Sta bene. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Motta n. 9/4978/74 a Pennacchi n. 9/4978/79 insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Motta n. 9/4978/74, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 444
Astenuti 4
Maggioranza 223
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Roberto Barbieri n. 9/4978/75, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 443
Astenuti 4
Maggioranza 222
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno
Benvenuto n. 9/4978/76, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e Votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 243).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bogi n. 9/4978/77, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 443
Astenuti 5
Maggioranza 222
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 242).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Innocenti n. 9/4978/78, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pennacchi n. 9/4978/79, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 447
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 243).
È così esaurita la trattazione degli ordini del giorno presentati.
Il seguito del dibattito, con le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento e la votazione finale, è rinviato alla seduta di domani.
![]() |
![]() |
![]() |