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PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, l'interpellanza nasce dalla decisione assunta negli ultimi giorni dal CIPE di bloccare le procedure di realizzazione di alcune opere previste dalla legge-obiettivo. Significativamente, la nostra iniziativa ha origine dalle vicende legate al progetto del «nodo Catania», che prevede l'interramento della ferrovia e l'apertura della città al mare. Si tratta di un'importante opera, che fa parte del progetto-corridoio n. 1 Berlino-Palermo, infrastruttura prioritaria dell'Unione europea, che è stato adottato nella riunione pre-CIPE ed è stato inviato al CIPE per la definitiva approvazione. Nel Comitato interministeriale per la programmazione economica, però, il finanziamento è stato bloccato a causa dell'interpretazione data alla disposizione del comma 177 dell'articolo 4 della legge finanziaria per il 2004, n. 350, che trasforma il contributo a fondo perduto dello Stato, per le società che prestano servizio a tariffa, in contributo sul mutuo.
levate proteste anche da parte di esponenti del centrodestra. Più specificamente, alcuni senatori della Casa delle libertà, eletti a Catania, hanno rivolto un appello al Presidente Berlusconi, quasi per indurlo a dire: ghe pensi mi!
PRESIDENTE. Il Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento, senatore Ventucci, ha facoltà di
COSIMO VENTUCCI, Sottosegretario di Stato per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Burtone, leggerò una risposta che le avrebbe dovuto dare il sottosegretario per l'economia e le finanze, onorevole Contento, trattenuto altrove per impegni istituzionali.
4, comma 177, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria per il 2004), nella parte in cui stabilisce l'obbligo del concorso parziale da parte dello Stato al finanziamento degli oneri derivanti da mutui o altre operazioni finanziarie, nel caso in cui il soggetto beneficiario non appartenga al settore delle pubbliche amministrazioni definito secondo i criteri della contabilità nazionale SEC 95.
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, sono totalmente insoddisfatto della risposta del Governo. Noi, inoltre, ci saremmo aspettati la presenza del viceministro dell'economia e delle finanze, visto che stiamo trattando un problema siciliano e che lo stesso viceministro aveva rilasciato dichiarazioni improntate a grande disponibilità. Faccio notare, infine, che non è presente neppure il sottosegretario competente; ciò dà la misura dell'attenzione che questo Governo ha nei confronti della comunità meridionale ed in particolare di quella siciliana.
norma voluta da questo Governo, il comma 177 dell'articolo 4 della legge finanziaria per il 2004, che ha determinato, a nostro parere, dei cambiamenti anche nell'impostazione delle linee da seguire, soprattutto nei confronti del sud. Lei ha detto che, specie quando il beneficiario del finanziamento è un soggetto che non appartiene al settore dell'amministrazione pubblica, a differenza di quanto accadeva finora, il contributo da erogarsi a carico dello Stato può essere volto a coprire solo parzialmente, e non più interamente, le rate dell'ammortamento del mutuo contratto. Noi vorremmo ribadire, signor sottosegretario: ma quali partner privati potranno essere disponibili per le operazioni che le Ferrovie italiane dovranno effettuare nel Mezzogiorno, in modo particolare in Sicilia?
Questa valutazione del CIPE ha creato molti allarmismi nell'opinione pubblica catanese e purtroppo riteniamo che, in futuro, questa preoccupazione potrebbe diffondersi anche in tante altre parti del paese, quando saranno valutate dal CIPE le opere proposte dalle amministrazioni non pubbliche.
A Catania gli effetti del blocco del «nodo Catania» sarebbero assai gravi: non avremmo l'interramento della ferrovia, né l'apertura al mare e, conseguentemente, lo sviluppo di tante iniziative e attività economiche, oltre alla perdita del finanziamento - che, voglio ricordare, fu stabilito con i Governi di centrosinistra in circa 1600 miliardi di vecchie lire - e alla perdita consequenziale dei posti di lavoro che sono collegati alla realizzazione di queste opere. Ma la valutazione pessimista si allarga con l'interpretazione che è stata data all'articolo 4, comma 177, della legge finanziaria per il 2004, n. 350. In base a questa interpretazione, le opere pubbliche devono essere realizzate con il coinvolgimento dei capitali privati. Questa norma, se non sarà modificata, svilupperà sicuramente un'azione antimeridionale di preoccupanti dimensioni. Infatti, al sud, la maggior parte delle opere infrastrutturali che devono essere realizzate non ha l'appeal necessario per attrarre investimenti privati. In poche parole, probabilmente non vi saranno problemi per trovare partner privati per il passante di Mestre; ci saranno invece parecchi problemi per la realizzazione delle opere ferroviarie da parte delle ferrovie in Sicilia e sappiamo che tutto ciò potrebbe portare conseguenze anche nella realizzazione del ponte sullo stretto. La costruzione del ponte, infatti, è subordinata alla realizzazione da parte delle Ferrovie delle opere a terra, come indicato dalla stessa legge-obiettivo. Ma tutti noi sappiamo che le Ferrovie non hanno le risorse per operare e non sono in grado di attrarre altri partner privati; probabilmente, non hanno la volontà di investire in maniera massiccia in Sicilia. L'unica speranza era rappresentata dal finanziamento a totale carico dello Stato, che però verrà meno a seguito dell'interpretazione data al comma 177 dell'articolo 4 della legge finanziaria per il 2004, n. 350, che potrebbe bloccare altre importanti opere pubbliche programmate per il Mezzogiorno.
La vicenda del «nodo di Catania» non ha portato solo alla presentazione di questa interpellanza. Sappiamo che si sono
Purtroppo, a Catania non constano esempi di interventi positivi del Presidente Berlusconi. Ricordate la sua visita del dicembre 2001, a seguito del terremoto e dell'eruzione vulcanica? Promise una legge di solidarietà, della quale non abbiamo visto neppure l'ombra! D'altro canto, gli operatori economici non hanno ricevuto un solo euro per riavviare le loro attività produttive, mentre i cittadini danneggiati dall'eruzione vulcanica e dal terremoto non hanno ottenuto alcunché per la ricostruzione. Perciò, quei senatori di Catania farebbero bene a non rivolgersi più al Presidente del Consiglio!
Abbiamo ascoltato anche la protesta del sindaco, onorevole Scapagnini, e del presidente della provincia, onorevole Lombardo. Dopo aver denunciato gli effetti negativi dell'articolo 4 della legge finanziaria per il 2004, n. 350, entrambi hanno dichiarato alla stampa che, proprio ieri, sono venuti a Roma per avviare le procedure per l'abrogazione del famigerato comma 177 dell'articolo 4 della citata legge.
Spero che da parte della Presidenza del Consiglio e del Governo sia stato approntato qualche provvedimento volto a bloccare gli esiti nefasti della più volte citata disposizione della legge finanziaria. Tuttavia, desideriamo far rilevare ai colleghi del Senato, al sindaco Scapagnini ed al presidente della provincia Lombardo, che questa norma non è da imputare al destino «cinico e baro» che si accanisce nei confronti della Sicilia e del Mezzogiorno, ma è contenuta in una legge finanziaria che ha avuto il voto di fiducia anche di quegli stessi senatori che, ora, si rivolgono al Presidente del Consiglio!
Al sindaco ed al presidente della provincia vogliamo rivolgere, poi, una domanda specifica: dov'erano quando si votava quella disposizione della finanziaria? Non l'avevano letta? Credo che essi non abbiano giustificazioni: in Commissione, avevamo presentato un emendamento soppressivo, non senza indicare gli effetti negativi che la disposizione avrebbe potuto procurare al Mezzogiorno. È stata una scelta colpevole quella compiuta dagli esponenti del Polo che hanno approvato la norma! Segnalo, al riguardo, la latitanza da parte del sindaco Scapagnini e del presidente Lombardo, i quali, evidentemente, erano presi da altre cose: forse, dalla bulimia che li ha portati a dividersi il potere nella città e nella provincia di Catania!
Le dichiarazioni più stupefacenti le ha rese, però, il viceministro Micciché, il quale ha parlato di blocco temporaneo dei finanziamenti provocato da un semplice fatto tecnico. Non sappiamo se le dichiarazioni del viceministro siano frutto di improvvisazione, di superficialità o di un'interpretazione sbagliata del giornalista. Certo, a noi non sembra che si tratti di mero fatto tecnico: c'è una norma sbagliata che va cambiata!
Ecco perché abbiamo presentato questa interpellanza urgente. Chiediamo al Governo risposte vere! Se l'articolo 4, comma 177, della legge finanziaria per il 2004, n. 350, continuerà ad essere norma dello Stato, determinerà il blocco di altre opere pubbliche in Sicilia e nel Mezzogiorno. Signor sottosegretario, si tratta di opere importanti, di infrastrutture fondamentali per lo sviluppo di un Mezzogiorno che continua a vedere aggravata la sua condizione economica e sociale.
La questione sollevata dall'onorevole Burtone è collegata all'applicabilità dell'articolo
A tale riguardo occorre precisare in via preliminare che la finalità della norma è quella di evitare che, a causa dell'attivazione dei limiti di impegno, si verifichino riflessi non compatibili sull'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e sul debito pubblico rispetto a quelli programmati.
Infatti, nel caso in cui lo Stato dovesse porre a proprio totale carico gli oneri derivanti dall'ammortamento di un mutuo contratto da soggetti esterni al settore delle pubbliche amministrazioni, ne diverrebbe, ai sensi dei criteri SEC 95, diretto responsabile, con conseguente incidenza del netto ricavo del mutuo sui saldi di finanza pubblica nell'anno in cui la banca lo ha erogato. La citata norma, peraltro, non mira a ridurre minimamente l'impegno finanziario dello Stato nella realizzazione degli investimenti.
Si è, quindi, dell'avviso che le preoccupazioni sollevate in merito alla realizzibilità degli investimenti non siano fondate. A tale proposito non si può che ribadire l'impegno prioritario del Governo nella realizzazione di quelle grandi opere infrastrutturali delle quali il paese ha bisogno.
Ciò premesso, venendo al caso specifico cui fa riferimento l'onorevole Burtone, si deve osservare che il rinvio del CIPE costituisce un fatto del tutto contingente, legato a fattori meramente tecnici connessi alla necessità di pervenire, per un verso, alla corretta interpretazione del citato articolo 4, comma 177, della legge finanziaria per l'anno 2004 e, per altro verso, ad un più approfondito esame dei progetti esaminati in sede pre-CIPE.
Con riferimento, poi, al caso di Catania, la richiesta finora formulata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, responsabile dell'istruttoria per le opere strategiche incluse nel programma approvato dal CIPE, riguarda la concessione di un finanziamento per la redazione della progettazione definitiva.
Tenuto conto che il soggetto attuatore dell'intervento è rappresentato dalla società RFI Spa, che non rientra nell'aggregato delle pubbliche amministrazioni in base ai criteri di contabilità nazionale SEC 95, è possibile ipotizzare che il CIPE decida di assegnare alla suddetta società limiti di impegno, quali contributi pluriennali alla realizzazione dell'opera.
Naturalmente, in sede di quantificazione della quota di concorso dello Stato, si potrà, eventualmente, tenere conto della localizzazione dell'investimento e della positività di attrarre investimenti privati, come suggerito dall'interpellante.
Abbiamo avuto modo di ascoltare una generica assicurazione da parte del Governo, che insiste su un fatto tecnico legato al CIPE, sulla necessità cioè di dover approfondire l'ipotesi progettuale per il «nodo Catania». Avremo modo di verificare, signor sottosegretario, ma a noi pare che la questione sia più significativa e anche molto più grave.
Il CIPE ha bloccato i progetti in seguito all'interpretazione che ha dato di una
Riteniamo, invece, che la scelta di fondo operata con la legge finanziaria per il 2004 evidenzi un ripensamento delle politiche del Governo in materia di opere pubbliche infrastrutturali. Dopo tanta demagogica propaganda sul programma della legge-obiettivo, che avrebbe dovuto consentire l'apertura immediata dei cantieri e dare una risposta occupazionale al sud, le norme contenute nell'articolo 4, invece, delineano un rallentamento notevole nella realizzazione del piano delle opere pubbliche, che avrebbero dovuto portare l'Italia a livello europeo e far superare il gap tra nord e sud del paese. E - possiamo dirlo -, a due anni dalla definizione della legge-obiettivo la realizzazione concreta del suddetto piano è molto arretrata; siamo ancora alla fase della presentazione dell'analisi costi-benefici dei piani di investimenti. Il Governo, inoltre, ha delineato un nuovo meccanismo di assegnazione delle risorse che produrrà ulteriori ritardi e che - cosa ancor più grave -, oltre a introdurre altri lacci e lacciuoli, determinerà anche il blocco definitivo di alcune opere per lo sviluppo del sud. È proprio nel sud che questa norma avrà una portata dirompente, in quanto vi saranno difficoltà nel reperire le risorse private necessarie per attivare il cofinanziamento da parte dello Stato. Lo stiamo verificando per il «nodo Catania» e lo verificheremo anche per il blocco delle opere per la realizzazione della rete ferroviaria.
C'è una responsabilità precisa, che riguarda il richiamato articolo 4 della legge finanziaria per il 2004. Un articolo voluto con una legge finanziaria approvata ricorrendo al voto di fiducia, che ora fa alzare la voce anche ai rappresentanti del Polo, che versano lacrime di coccodrillo (dopo aver votato questa norma oggi protestano!). Io credo che dovranno rispondere dell'ennesimo bluff. Ne abbiamo visti tante in Sicilia: prima, i problemi legati alla siccità, una grave calamità naturale, poi gli interventi straordinari che avrebbero dovuto essere promossi a favore degli operatori agricoli (in realtà, non hanno ricevuto alcun risarcimento), quindi la questione del terremoto e la vicenda legata al credito di imposta, al bonus d'occupazione. Sono norme che avevano dato alcune risposte positive per il rilancio della produttività economica nel territorio meridionale e dell'occupazione e che sono state tutte bloccate! Eppure, avevamo sottolineato in modo chiaro l'importanza di alcune procedure volte a prolungare gli effetti positivi di norme agevolative degli investimenti nel sud, così come avevamo segnalato che il comma 177 dell'articolo 4 della legge finanziaria per il 2004 avrebbe determinato delle difficoltà.
Lei, signor sottosegretario, ha parlato a nome del Governo e ha detto che tutte le difficoltà verranno superate. Chiacchiere! Parole! Verificheremo, statene certi! Eravamo convinti che il Governo sarebbe venuto in quest'aula con maggiore serietà ad indicarci un'altra strada: chiedere l'abrogazione della norma, come richiesto da tanti, anche dalla regione Sicilia, oppure indicare che dalla norma sopra richiamata avrebbero potuto rimanere fuori le regioni dell'obiettivo 1, oppure ancora pensare ad una norma transitoria, facendo salvi i finanziamenti già concessi, come nel caso del «nodo Catania» (finanziamenti che erano stati assegnati dai Governi di centrosinistra alle Ferrovie italiane per realizzare queste importanti opere).
Voi affermate che è un fatto tecnico: verificheremo fino in fondo. Noi non ci siamo limitati, come hanno fatto alcuni esponenti del Polo, a formulare dichiarazioni, a protestare, ad abbaiare alla luna. Noi abbiamo svolto un'azione concreta, abbiamo chiesto al Governo di intervenire e la risposta, ancora una volta, è stata una pacca sulle spalle. È stato detto che si farà qualche cosa e che si supererà tale problema.
Signor sottosegretario, lo verificheremo attentamente e nei prossimi passaggi in Parlamento torneremo alla carica per chiedere se è stato rimosso questo limite tecnico (che, in Assemblea, non è stato ben chiarito); dopodiché, eventualmente presenteremo anche una norma, inserita in qualche proposta di legge, per abrogare un articolo che, se dovesse rimanere in vigore, creerebbe sicuramente gravi disagi nella realizzazione delle opere infrastrutturali ed un ulteriore aggravamento della condizione economica e sociale del Mezzogiorno e, in modo particolare, della Sicilia.