Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 417 del 3/2/2004
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(Esame dell'articolo 2 - A.C. 310 ed abb.-D)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 310 ed abb.-D sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere delle Commissioni.

GIOVANNA BIANCHI CLERICI, Relatore per la maggioranza (VII Commissione). Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 2.

PRESIDENTE. Il Governo?

GIANCARLO INNOCENZI, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 2.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Colasio. Ne ha facoltà.

ANDREA COLASIO. Signor Presidente, l'emendamento in esame riguarda uno dei nodi strategici del provvedimento. Nel suo messaggio di rinvio il Presidente della Repubblica aveva sottolineato come il SIC rappresentasse uno degli aspetti di maggiore anomalia del testo. Il ministro Gasparri, ha detto che il SIC è un'invenzione del presidente Maccanico. Mi dispiace contraddire il ministro, ma non è così: il SIC, purtroppo, è una vostra invenzione.
Il presidente dell'Autorità garante della concorrenza ha affermato in modo chiaro di non aver mai visto nulla del genere sul piano internazionale. Il SIC, come lo avete articolato, è un unicum e soprattutto - aggiunge Tesauro - non è funzionale rispetto all'obiettivo, che il presidente Romani evoca con grande chiarezza nella sua relazione, della definizione di regole e limiti antitrust. Voi dite in modo molto chiaro nell'articolato che sono salvi i limiti di settore. Paradossalmente, tali limiti vengono da voi abrogati (ne discuteremo quando esamineremo l'articolo 28).
Riteniamo che le regole della concorrenza siano un prerequisito fondamentale, una precondizione per il pluralismo. Così come è articolato, il SIC resta un oggetto indeterminato nei suoi confini, eterogeneo per gli oggetti che lo compongono ed assolutamente non funzionale alla definizione di una posizione dominante. Come è pensabile individuare un mare magnum eterogeneo, all'interno del quale non esiste la possibilità di definire un confine?
Signor sottosegretario, vi è stato un lunghissimo dibattito in Commissione ed abbiamo tentato di ottenere da voi una quantificazione del SIC. Quest'ultima non vi è stata ed avete attuato una generica e banale decurtazione del SIC, togliendo 7 miliardi di euro. Resta non affrontato un tema strategico: il SIC come è strutturato serve esclusivamente ad aggirare le modalità regolatrici di un sistema antitrust. Si tratta di una norma che, purtroppo, non vi fa onore, e mi rivolgo a coloro che si autodefiniscono liberali all'interno della Casa delle libertà. Tale norma, inoltre, contraddice le regole della concorrenza e, come dice il presidente Tesauro con grande chiarezza, sarebbe preferibile cambiare il titolo del capitolo 2.


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State compiendo un atto definitorio non funzionale rispetto alla finalità di impedire che si costituiscano posizioni dominanti.
La norma, così com'è strutturata, legittima il vizio genetico del nostro sistema radiotelevisivo: una situazione anomala, che non ha eguali in Europa.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. È davvero sconcertante vedere con quale incredibile sordità ed arroganza questa maggioranza stia tentando di raggirare non solo le sentenze della Corte costituzionale, che sono molto esplicite proprio rispetto alla normativa antitrust in questo settore, ma anche le stesse parole del Presidente della Repubblica, Ciampi, contenute nel messaggio di rinvio alle Camere. Quello che ci state proponendo, con questa specie di lifting del sistema integrato della comunicazione, non è altro che un falso ed inefficace aggiustamento di un sistema che autorevolissimi esponenti del panorama internazionale, in primis l'Autorità garante, hanno definito, senza ambiguità o giochi di parole, una vera e propria anomalia nel panorama internazionale! Con questo sistema integrato della comunicazione (il SIC) - il cuore e il motore della legge Gasparri -, che voi ci presentate sotto forma di «cura dimagrante» (perché avete cercato di smagrirne la portata, riducendo in qualche modo l'accesso ad alcuni settori non influenti, ma eludendo totalmente le parti che attengono alla possibilità concreta che le Autorità garanti possano esercitare una vigilanza rigorosa circa la composizione e la presenza di posizioni dominanti in questo settore così delicato), impedite all'Autorità garante di verificare (quale che sia) la posizione dominante, nonché i conflitti di interessi, evidenti in questo campo. Ciò in quanto il sistema integrato della comunicazione - questa vostra fantasiosa ed illegittima invenzione! - raccoglie settori fra loro disomogenei e diversificati, ma che tuttavia sono fra loro contigui, non consentendo alle Autorità garanti di vigilare sulla normativa antitrust, con certezza di regole giuridiche e con strumenti efficaci. Dunque, ad esserne colpita è ancora una volta la questione di base che sta intorno a questo provvedimento, ovvero la garanzia ineludibile del principio del pluralismo, del diritto all'informazione e della concorrenza, in un sistema in cui le regole democratiche devono essere chiare, nette e rigorose, così come affermato negli articoli della nostra Carta costituzionale.
Dunque, colleghi, non prendiamoci in giro, perché questa riformulazione è uno schiaffo alle parole e al messaggio del Presidente della Repubblica, Ciampi, ed è uno schiaffo al dibattito parlamentare! Voi state raggirando le sentenze della Corte costituzionale, ma avete ancora una possibilità, cioè quella di abrogare questo comma e di rimettere in discussione radicalmente questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Panattoni. Ne ha facoltà.

GIORGIO PANATTONI. Credo, Presidente, che si cominci con il piede sbagliato. Nel messaggio di rinvio alle Camere da parte del Presidente della Repubblica il SIC è stato messo sotto accusa per tutta una serie di motivi, che i cittadini hanno compreso molto bene. In primo luogo, il SIC non è misurabile e sembra curioso che in una legge si faccia riferimento ad un bacino di raccolta pubblicitaria che nessuno è in grado di valutare.
Quando, al riguardo, abbiamo chiesto una valutazione formale ed ufficiale del mercato, ci è stato risposto che, forse, avremmo dovuto fare riferimento a quella compiuta da Il Sole 24 ore. Questo è il livello di approfondimento da cui muoviamo per affrontare il corpo centrale del provvedimento in esame.
Inoltre, Tesauro, che, guarda caso, è il Garante della concorrenza e del mercato, in sede di Commissioni riunite, ha detto


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che le modalità di valutazione del bacino di raccolta pubblicitaria sono uniche al mondo (c'è da vergognarsene), che il suddetto non è misurabile e che non è possibile, su tale base, svolgere una serie di valutazioni per definire posizioni dominanti o, peggio, che qualche soggetto faccia di più di ciò che gli è consentito.
In altri termini, Tesauro ha detto che, qualunque sia il comportamento dei soggetti interessati da questo provvedimento, non sarà possibile comminare sanzioni, perché non si può quantificare l'entità dello sforamento. Ciò è curioso, perché si parte dal presupposto che il mercato non è misurabile e che le sanzioni non potranno applicarsi e, tuttavia, continuiamo a dire ai cittadini, all'opinione pubblica, che stiamo licenziando un provvedimento di sistema ed innovativo che, finalmente, risistema tutto quello che non ha funzionato. Lei, infatti, Presidente, sa benissimo che Mediaset ha già sforato il limite di pubblicità; ma il problema era quello di prevedere seriamente un controllo e di comminare sanzioni adeguate, che oggi non è possibile irrogare.
Questo è il motivo per cui chiediamo di modificare radicalmente il punto di riferimento centrale del provvedimento, altrimenti ci troveremo di fronte ad una situazione ridicola: qualcuno, infatti, ha sostenuto che da 32 miliardi virtuali si scenderebbe a 25 miliardi virtuali, ma non siamo in grado di verificare effettivamente tali valori (vale a dire se il SIC valga 32, 25 o 7 miliardi). Stiamo varando una legge che, per principio, non ha alcun riferimento quantitativo sulla base del quale stabilire quali comportamenti sono leciti o quali illeciti.
Insistere, come ha fatto la maggioranza, su tale principio esclusivamente perché garantisce ai soggetti attuali la possibilità di espandersi sul mercato nazionale sfruttando posizioni di monopolio, ci pare tutto tranne che un approccio innovativo.
Per tale motivo, chiediamo l'abolizione del SIC e la previsione di un'altra misura che dia un minimo di serietà ad un approccio che il paese richiede in questo settore, (e se lo merita).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bulgarelli. Ne ha facoltà.

MAURO BULGARELLI. Signor Presidente, vorrei richiamare alcune cifre che non lasciano adito ad obiezioni.
Le statistiche della Nielsen, rielaborate dalla FIEG, parlano chiaro: le quote di mercato relative agli investimenti nei primi quattro mesi del 2003 vedono le TV Mediaset decisamente in testa, con il 38,3 per cento, mentre la RAI è al 18,6 per cento e le altre TV non vanno oltre l'1,8 per cento. Ai quotidiani spetta il 21,2 per cento ed ai periodici il 13,4 per cento. In pratica, Mediaset e la RAI, da sole, «mangiano» il 56,9 per cento della cosiddetta torta pubblicitaria: oltre il 20 per cento in più di tutta la carta stampata. Da sola, Mediaset incamera più di tutti i giornali messi insieme.
È una situazione che definire squilibrata è poco. La TV, e quella del «Biscione» innanzitutto, assorbe la maggior parte delle risorse pubblicitarie, drenandole da giornali, radio e da altri mezzi. È una situazione che non ha eguali nel mondo e che, in futuro, potrebbe addirittura precipitare se fosse approvata la norma che prevede, a partire dal 2008, la possibilità per le TV di acquisire testate giornalistiche, e se fosse confermata l'esclusione delle telepromozioni dal computo dell'affollamento pubblicitario orario.
Secondo Zenith Media-The Economist, il 57 per cento italiano si confronta con il 23 per cento della Germania, il 33,5 per cento della Gran Bretagna, il 34,5 per cento della Francia, il 38 per cento degli Stati Uniti ed il 41 per cento della Spagna, paese che forse, purtroppo, ci assomiglia di più. Ricordiamo che, di fronte a questo gigantesco business degli introiti, all'emittenza comunitaria non profit non è consentito neppure usufruire della cosiddetta pubblicità istituzionale.
Ebbene, nonostante la realtà disveli con forza la palese iniquità di questo meccanismo, non possiamo mettere mano agli articoli che sanciscono tali iniquità all'interno della legge.


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Ma, badate bene, probabilmente non avremmo potuto rimediare a questa iniquità nemmeno se, tra gli articoli giunti all'esame del Parlamento, ci fosse stato il comma 7 dell'articolo 15. Ciò proprio perché la legge Gasparri è una legge di sistema, per cui il contenuto di una singola norma si riverbera sull'intero corpus, all'interno del quale stabilisce connessioni con altre norme fino a configurare l'assetto generale del provvedimento.
Quando il Presidente Ciampi e prima di lui - giova ribadirlo - quello dell'Antitrust e dell'Authority affermano che il Sistema integrato delle comunicazioni va di fatto smantellato, esprimono un giudizio che non può non investire la legge nel suo complesso. Infatti, il SIC stravolge i criteri di assegnazione delle frequenze mediante una selezione pubblica che lede i criteri di obiettività, trasparenza, proporzionalità e non discriminazione.
Cito ancora il presidente dell'Antitrust, Giuseppe Tesauro, il quale parla di selezione che non incide in senso paritario sull'allocazione delle frequenze stesse, ma cristallizza ulteriormente il presente assetto duopolistico, costituendo dunque uno dei presupposti per la determinazione degli assurdi tetti previsti dalla legge Gasparri e promuovendo il rafforzamento di legittime posizioni dominanti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Rivolgo un saluto agli alunni ed agli insegnanti della scuola media statale di Nuvolento (Brescia) (Applausi).
Poiché dai gruppi parlamentari provengono insistenti richieste affinché sia fornito l'elenco da cui risultino le votazioni palesi e segrete, preciso che, in occasione di ciascuna votazione, specificherò il carattere palese o segreto delle stesse.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 541
Votanti 539
Astenuti 2
Maggioranza 270
Hanno votato
228
Hanno votato
no 311).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Rognoni 2.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rognoni. Ne ha facoltà.

CARLO ROGNONI. Signor Presidente, il mio emendamento costituisce una riformulazione credibile di cosa davvero dovrebbe rappresentare il SIC se volessimo anche il consenso delle Autorità che sono venute a spiegarci che quanto si sta compiendo è insensato e al di fuori di ogni regola.
Dunque, nella presente proposta emendativa suggerisco che ci si limiti alla materia del contendere: imprese o rami di imprese radiotelevisive, editoria quotidiana, periodica ed elettronica destinata al consumo, anche per il tramite di Internet. È un modo chiaro per definire un settore in ordine al quale è lecito domandarsi se vi siano regole antitrust che valgano o meno.
Tuttavia, chiedo ai colleghi qualche minuto di attenzione per comprendere ciò che stiamo realizzando. I giornali di oggi riportano una notizia estremamente chiara: Publitalia, nel 2002, controllava ancora il 35,7 per cento delle risorse pubblicitarie del settore televisivo.
Dovete sapere che, in base all'attuale normativa, nessuno può superare il 30 per cento del mercato pubblicitario; siamo invece al 35,7. Lo scorso anno vi era già stato uno sforamento del 30 per cento, per cui l'Autorità aveva inviato un avvertimento; nel giugno 2003 l'Autorità ha verificato che lo sforamento di 5 o 6 punti - si tratta di decine di miliardi - vi era ancora e dunque dovrà prendere provvedimenti.
Quindi la presente legge provvede a bloccare il percorso in atto, stabilendo che


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l'Antitrust non si misura più sul mercato rilevante della pubblicità, ma sulla base di questo benedetto SIC che, nonostante le modifiche apportate, si dice valga intorno ai 50 mila miliardi (il 20 per cento di tale somma corrisponde a 10 mila miliardi).
Questo vorrebbe dire che oggi Publitalia, che è fuorilegge perché supera il 30 per cento, arriverebbe al 35-36 per cento, facendo registrare ulteriori margini di crescita di circa un terzo. In questo modo, quindi, si approverà non una legge antitrust ma, al contrario, una legge che aiuta i monopoli.
Vorrei pertanto che fosse chiaro, come riferitoci con saggezza e buonsenso dalle Autorità, soprattutto con riferimento alla definizione di mercato rilevante, che non è possibile mettere insieme capre e cavoli. Noi, invece, continuiamo imperterriti su questa strada, non certo sulla base di un ragionamento e di un atteggiamento razionale, ma sulla base di un interesse aziendale. Dobbiamo, quindi, riflettere con coscienza un po' di più in merito a quello che stiamo facendo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.

TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, con l'emendamento in esame ci soffermiamo su un aspetto sostanziale del provvedimento: la definizione e la dimensione, magmatica ed indefinita e quindi del tutto illegittima sotto il profilo delle garanzie del pluralismo dell'informazione e della concentrazione delle posizioni dominanti, del sistema integrato delle comunicazioni. Sistema che mette insieme capre e cavoli e che assume pertanto una dimensione totalmente indefinita, accorpando fra loro settori contigui ma assolutamente disomogenei e indefiniti; si finisce così per incidere sull'operato dell'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato e sulla sua possibilità di esaminare, di verificare e di analizzare concretamente la presenza sul mercato di posizioni dominanti o se queste vadano oltre i confini consentiti dalla normativa antitrust vigente.
Stiamo trattando del cuore del problema che era stato segnalato con rigore nel messaggio inviato alle Camere dal Presidente della Repubblica, che però finisce con l'essere eluso dalla riformulazione del provvedimento. In quel messaggio, in merito alla questione della raccolta pubblicitaria, è detto esplicitamente, richiamandosi alle sentenze della Corte costituzionale, in particolare alla n. 231 del 1985, che bisogna evitare il pericolo che la radiotelevisione, inaridendo una tradizionale fonte di finanziamento della libera stampa, rechi grave pregiudizio ad una libertà che la Costituzione fa oggetto di un'energica tutela.
A noi paiono pertanto evidenti l'essenzialità e la precisione delle parole espresse dal Presidente della Repubblica, che non sono state però riprese nella riformulazione del provvedimento in tema di composizione del SIC che è, ripeto, un sistema magmatico e del tutto anomalo nel panorama internazionale, e pensato ad hoc per aggirare le sentenze della Corte costituzionale.
Per questo motivo voteremo a favore di questo emendamento che, sia pure nella logica della riduzione del danno, propone al Parlamento un ripensamento radicale sul motore di questo provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rognoni 2.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 533
Votanti 532
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
229
Hanno votato
no 303).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gentiloni Silveri 2.300, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 535
Votanti 533
Astenuti 2
Maggioranza 267
Hanno votato
232
Hanno votato
no 301).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 2.301, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 536
Votanti 535
Astenuti 1
Maggioranza 268
Hanno votato
231
Hanno votato
no 304).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gentiloni Silveri 2.302, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 538
Votanti 537
Astenuti 1
Maggioranza 269
Hanno votato
232
Hanno votato
no 305).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gentiloni Silveri 2.303, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 535
Votanti 533
Astenuti 2
Maggioranza 267
Hanno votato
233
Hanno votato
no 300).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gentiloni Silveri 2.304, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 539
Votanti 538
Astenuti 1
Maggioranza 270
Hanno votato
233
Hanno votato
no 305).

Passiamo alla votazione dell'articolo 2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rognoni. Ne ha facoltà.

CARLO ROGNONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, l'articolo in esame è apparentemente un articolo «tranquillo»; esso, infatti, reca le definizioni. Tuttavia, dietro alcune di queste definizioni si nasconde il tranello. L'aspetto principale fra quelli che la maggioranza ci ha consentito di esaminare è costituito dal SIC. Esso è stato modificato, ma ho spiegato perché le modifiche introdotte non sono sufficienti, lo hanno spiegato anche l'Autorità garante per la concorrenza ed il mercato e l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.


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Il voto contrario sull'articolo 2 nasce anche da un altro aspetto, che la maggioranza non ha voluto prendere in considerazione, come se non fosse contenuto nel messaggio del Presidente della Repubblica alle Camere. Tale aspetto è relativo ad una vera stravaganza, che si comprende soltanto andando avanti nella lettura della legge ma di cui occorre essere consapevoli; esso riguarda la definizione di televisione nazionale. Sulla base delle regole attuali, una televisione è definita nazionale quando copra l'80 per cento del territorio. Il territorio italiano è esteso e montagnoso: l'80 per cento del territorio equivale a quasi il 90 per cento della popolazione. L'attuale previsione legislativa mi pare dunque ragionevole.
Sulla base del provvedimento in esame, una televisione nazionale è tale quando non è locale. A prima vista, dopo aver letto tale disposizione, ho pensato: ma cosa vi è venuto in mente? Sono quindi andato a leggere la definizione di televisione locale, in virtù della quale essa è tale quando raggiunge il 50 per cento della popolazione. Si evince pertanto che una televisione nazionale è tale quando raggiunge il 50 per cento più uno della popolazione italiana.
Qual è il motivo di tale stravaganza? Bisogna andare avanti per comprenderlo, ma il punto è questo: non si è voluto neppure affrontare tale tema, che è centrale per quanto concerne l'antitrust delle reti. Infatti, con il SIC è stato affrontato il tema dell'antitrust delle risorse. Inventando reti nazionali con una copertura del 50 per cento più uno, si è trovata la strada per eludere le regole antitrust sulle reti. Si prevede che nessuno possa avere più del 20 per cento delle reti nazionali. Ma nessun imprenditore ha il 20 per cento delle reti nazionali: le reti nazionali sono undici (tante sono le concessioni rilasciate, anche se sappiamo che quelle operative sono meno, perché un soggetto che ha avuto la concessione non ha avuto le frequenze) e il 20 per cento di undici è pari a poco più di due. Dunque, chi ha più di due reti...
Non a caso, la Corte costituzionale ha emesso una sentenza per porre fine ad una situazione che si conosce essere fuori norma dal 1988. Non è una sorpresa, per l'imprenditore che ha tre reti, sapere che è fuori norma. Non è una sorpresa recente, lo si sa dal 1988, è stato ripetuto nel 1994, la legge n. 249 del 1997 ha stabilito i criteri per superare tale situazione, si è andati avanti di proroga in proroga e ora ci si inventa il limite del 20 per cento, non più delle reti nazionali con copertura dell'80 per cento, ma delle reti nazionali con copertura dell'80 per cento sommate a reti, che devono essere inventate, con copertura del 50 per cento. Si arriverà forse a febbraio, a marzo, ad aprile, a venti reti in totale, mettendo insieme quelle analogiche E quelle digitali? Il 20 per cento di venti fa quattro: ecco che un imprenditore potrà avere quattro reti, non più soltanto tre!
E allora, veramente pensate che tutto questo sia il rispetto delle regole e del pluralismo? Questa è semplicemente una strada un po' da «pataccari»! È un imbroglio. È un qualcosa per mettere insieme quanto serve per salvare ciò che volete, a tutti i costi, senza affrontare nel merito i problemi che sono reali e che avrebbero richiesto un confronto serio con l'opposizione, che non è contro le aziende, che vuole la crescita e lo sviluppo e vuole anche che le aziende rispettino le regole (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 534
Votanti 533
Astenuti 1
Maggioranza 267
Hanno votato
307
Hanno votato
no 226).

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