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Resoconto stenografico
INDAGINE CONOSCITIVA
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sull'applicazione della legge n. 194 del 1978, recante «Norme per la tutela sociale della maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza», in particolare per quanto riguarda le funzioni attribuite dalla legge ai consultori familiari, l'audizione di rappresentanti della Federazione nazionale dei collegi delle ostetriche.
È presente la dottoressa Maria Antonietta Bianco, presidente della Federazione, alla quale faccio osservare che ci interessa in particolare conoscere l'importanza eventuale della figura dell'ostetrica
nell'ambito di applicazione di questa legge. Do quindi la parola alla dottoressa Bianco.
MARIA ANTONIETTA BIANCO, Presidente della Federazione nazionale dei collegi delle ostetriche. Ringrazio il presidente e gli onorevoli colleghi per l'invito rivoltomi. Vorrei innanzitutto far presente che il mio intervento in Commissione sarà seguito dall'invio di una memoria scritta.
Quando la Camera dei deputati ha deliberato questa indagine, tale decisione ha destato notevoli preoccupazioni all'interno nella nostra professione, sia perché ci si trova a fine legislatura, sia perché secondo noi la legge n. 194 del 1978 va assolutamente mantenuta, senza ombra di dubbio, visti anche i contenuti delle relazioni del Ministero della salute e del Ministero della giustizia. La nostra prima ansia era dovuta alle motivazioni legate all'indagine conoscitiva, motivazioni che poi sono state chiarite.
Abbiamo già evidenziato più volte, nell'ambito del progetto obiettivo materno-infantile, che per quel che riguarda l'organico dei consultori, non abbiamo un consultorio ogni ventimila abitanti, ma ne abbiamo 0,7 ogni ventimila abitanti e che l'organico del consultorio, per quel che riguarda la nostra professione, è incongruo rispetto alla domanda di salute delle donne. La legge relativa ai consultori familiari, la n. 405 del 1975, prevede agli articoli 1 e 2 questa presenza, che andrebbe potenziata. Voi, onorevoli, sapete meglio di me che queste disposizioni possono essere più o meno applicate, ma per la nostra professione vanno sicuramente potenziate, poiché la funzione del consultorio non consiste soltanto nell'interruzione volontaria di gravidanza, ma vanta anche degli aspetti positivi, previsti proprio dalla stessa legge, relativi alla tutela della salute della donna in gravidanza. Purtroppo questo aspetto è stato oscurato nei confronti dell'opinione pubblica, mentre si è posto l'accento esclusivamente sulla parte relativa all'interruzione della gravidanza. Spesso si rivolgono al consultorio per chiedere l'interruzione della gravidanza le donne italiane, le extracomunitarie, ma molte ancora ricorrono all'ospedale o al medico di fiducia.
L'altra nostra osservazione riguarda l'obiezione di coscienza, perché mantenere la normativa esistente non vuol dire certo l'abbandono della donna da parte dell'ostetrica nella fase di interruzione della gravidanza. L'obiezione infatti tende ad evitare per l'operatore obiettore soltanto le procedure dirette all'interruzione della gravidanza stessa.
Inoltre, la legge prevede la presenza di figure di volontari, ma - e non vorrei sembrare polemica - un professionista sanitario serio sa ciò che deve fare e deve quindi essere lui a valutare la necessità della partecipazione di soggetti esterni. La legge prevede questa presenza, ma secondo me va meglio chiarito il ruolo delle associazioni.
Come possiamo evitare il ricorso all'aborto? Nessuno di noi lo vuole e la legge di cui parliamo non riguarda solo l'aborto. Si dovrebbero potenziare tutte quelle situazioni che lo impediscano: l'educazione sessuale e sanitaria nelle scuole, il consultorio per i giovani, il discorso sul ruolo del consultorio, l'educazione degli stranieri, un'attenzione forte sul problema dell'abbandono, perché è vero che abortire non è bello, ma non lo è nemmeno lasciare bambini nei cassonetti dei rifiuti.
Un aspetto particolare riguarda gli extracomunitari, poiché esiste una sorta di «sottobosco», legato a vicende che coinvolgono la salute delle donne, che spesso giungono in ospedale in una condizione sanitaria grave, per cui dovremmo prevedere strumenti specifici per aiutarle maggiormente.
Non esiste una politica per la famiglia o per la donna che lavora, non esiste una politica per gli asili nido, non esiste la detrazione fiscale per le baby sitter. Spesso la donna ha poca disponibilità economica o comunque, anche se lavora, non può permettersi il lusso di mandare i propri figli al nido.
Occorre puntare molto sulla formazione del personale che opera all'interno
del consultorio, perché si tratta di una équipe che lavora intorno alla persona e alla famiglia. Gli operatori all'interno del consultorio devono aiutare senza interferire, tenendo conto dell'evoluzione sociale che accompagna la nostra società. Se ripercorriamo la storia dei consultori in Italia, notiamo che agli inizi il personale era dotato di una grande professionalità ed umanità, qualità che dovrebbero caratterizzare anche gli operatori di oggi, che vanno costantemente aggiornati a livello nazionale. Personalmente ho seguito un corso di due anni per operatore di consultorio, nonostante sia un'ostetrica ospedaliera, perché volevo capire come comportarmi all'interno di quella struttura.
PRESIDENTE. Ringrazio la dottoressa Bianco per la sua presenza e per le sue valutazioni, prima tra tutte quella sull'attuazione del progetto obiettivo materno-infantile e sulla presenza dei consultori in rete.
Altri aspetti interessanti da lei sottolineati sono la mancata conoscenza della legge sull'abbandono e l'importanza della formazione del personale assegnato ai consultori, perché i corsi esistenti sono sempre di meno, mentre personalmente li ritengo fondamentali. Il personale nei consultori va costantemente aggiornato, anche dal punto di vista sociale. Bisogna quindi agire a livello regionale per formare il personale di consultorio.
Do ora la parola ai colleghi che intendano formulare quesiti.
FRANCESCA MARTINI. Ringrazio la dottoressa Bianco per la sua relazione. Sono l'unico parlamentare che in questa legislatura si è occupato di consultori; ho presentato una proposta di legge, perché condivido l'idea che il consultorio, in questi ultimi anni, sia stato sullo sfondo delle politiche per la famiglia e per la maternità. Ritengo quindi strategico rilanciare il ruolo dei consultori e di tutte le figure all'interno di questa struttura.
Ovviamente, essendo stata uno dei promotori di questa iniziativa, assieme alla collega Leone e ad altri, non ho avvertito il problema di una legge a rischio, perché questa indagine conoscitiva è stata promossa con la coscienza libera, con l'unico scopo di conoscere la realtà concreta e di capire in che modo il consultorio operi.
Per quanto riguarda la mia realtà, la città di Verona, abbiamo un'esperienza che coinvolge le associazioni di volontariato tramite delle convenzioni e tali strumenti hanno dato buoni frutti, soprattutto per la presa in carico della donna in difficoltà, che spesso è sola. Mi sembrano gratuite le affermazioni un po' politicizzate fatte dalla signora sulle detrazioni per le baby sitter, poiché noi abbiamo stanziato un fondo di 300 milioni di euro per gli asili nido, primo finanziamento diretto dello Stato alle regioni dopo venticinque anni. Non voglio fare politica né polemica, perché siamo qui per conoscere e collaborare.
TIZIANA VALPIANA. Siamo in Parlamento: possiamo fare politica.
FRANCESCA MARTINI. Non la voglio fare con la signora. La faccio con te ogni giorno, con un incontro sul piano umano e con uno scontro molto forte sul piano politico. In questo senso mi sembra importante rilevare che il ruolo dell'ostetrica è fondamentale (lo può dire il nostro presidente, che è ginecologo da molti anni) perché riesce ad entrare in contatto intimo con la donna, essendo tutte le ostetriche praticamente donne.
Posso affermare la condivisione di un ruolo sempre più forte del consultorio, accompagnato però da un lavoro di rete, che metta i medici di famiglia in contatto con il consultorio e con tutte le strutture che si occupino di donne in difficoltà.
Nella mia proposta ho specificato che il consultorio deve intervenire subito dopo la nascita dei bambini, perché uno dei modi per contrastare l'aborto è proprio quello di rassicurare ed accogliere la donna, facendole comprendere che, al di là dell'aborto, il bambino potrà trovare una vita serena in un'altra famiglia.
GRAZIA LABATE. Ringrazio sentitamente la dottoressa Bianco, perché mi ha confortato in un'idea che, al di là di ciò che diceva ora la collega Martini, aveva animato la stesura del progetto materno-infantile del 1998. Torniamo sempre lì; quel progetto aveva previsto la messa in rete di tutte le figure di primo livello, con i servizi territoriali. Quel progetto parlava del potenziamento della rete consultoriale, nelle figure del giudice tutelare, dello psicologo e dell'ostetrica, nella consapevolezza che la legge n. 194 non riguarda soltanto l'interruzione volontaria della gravidanza, ma anche la tutela sociale della maternità. Le sue affermazioni hanno sempre di più rafforzato - qui differisco dall'opinione della collega Martini, ma non me ne deve volere, non c'è una contrapposizione politica - la mia irritazione sostanziale verso un'indagine conoscitiva di fine legislatura, quando nulla è stato fatto in cinque anni. È vero, collega Martini, che abbiamo previsto dei fondi per potenziare le strutture dei nidi, ma se facessimo una indagine conoscitiva sulla situazione degli asili nido in Italia scopriremmo che abbiamo risposto ad una piccolissima parte delle richieste. Per carità, è importante cominciare, ma credo che la dottoressa Bianco facesse riferimento ad una globale politica di sostegno alla famiglia, che in questo paese manca.
FRANCESCA MARTINI. Non c'è mai stata in questo paese!
GRAZIA LABATE. Onorevole Martini, in questo paese non c'è mai stata una riforma dell'assistenza; potrei citare la riforma Turco, ma non è questo che ci deve gratificare. Dobbiamo prestare attenzione al fatto che se vogliamo riconoscere nella maternità un valore sociale da promuovere, abbiamo grandi responsabilità nel non aver proposto una politica a tutto campo per la famiglia e nel non aver seguito la strada giusta, pur avendo un progetto obiettivo condiviso da tutte le regioni italiane. Il presidente Palumbo ha richiamato uno specifico capitolo del progetto obiettivo materno-infantile, dedicato alla formazione degli operatori.
Il problema non è la revisione delle leggi, né obbligare il volontariato a prestare la propria opera nelle strutture, ma l'attuazione completa delle leggi che già esistono, con programmi che mettano in rete tutte le strutture figure professionali esistenti, attraverso la formazione costante e continua. Penso che usciremo sconfitti da questa legislatura, avendo avuto cinque anni a disposizione e non avendo mai fatto nulla per realizzare i progetti materno-infantili. Cito per ultimo il piano per la prevenzione, presentato dal ministro della salute, dove nulla è detto sulla prevenzione dell'aborto, né tantomeno sulle primarie strutture di prevenzione, che sono i consultori familiari. Mi auguro che i futuri legislatori sapranno attuare meglio di noi le leggi già esistenti.
ANNA MARIA LEONE. Sta emergendo, dottoressa Bianco, che l'aborto è un dramma. Sta emergendo che esistono delle carenze in materia di prevenzione. Questo è il motivo per cui ho condiviso l'iniziativa di dar vita a questa indagine conoscitiva. Evitando lo scontro, le polemiche e l'ideologia fine a se stessa, dobbiamo cercare di capire, denunciando la mancanza di una politica complessiva.
Sono state compiute scelte importanti, comunque settoriali. Una cornice complessiva di autentico aiuto alla famiglia, perché la maternità sia un valore sociale, evidentemente ancora non c'è, e questa mancanza non è da addebitare all'attuale Governo, ma ad una lunga serie di governi, che hanno fatto ciò che hanno potuto.
Il primo obiettivo è quello di potenziare tutti i servizi territoriali, atti ad aiutare la donna a scegliere in maniera libera se proseguire o meno una gravidanza. La prevenzione sembra essere soltanto di un tipo: l'educazione sessuale. Secondo me bisogna agire a monte. Deve esserci un momento in cui sia possibile prevenire l'aborto. In questo caso, all'interno della rete dei servizi sia pubblici che privati, ma anche legati al volontariato - che secondo
me sono altamente professionali e capaci di dare il supporto necessario - occorre prevedere molteplici strumenti per consentire alla donna diverse scelte.
Come ho già detto, secondo me la donna ha di fronte diverse possibilità, ma sul territorio mancano le strutture adeguate, carenza che va denunciata. Occorre però il potenziamento di una politica di autentico supporto e di aiuto alle famiglie. In uno dei miei interventi all'inizio dell'indagine, mi chiedevo perché molte volte nei bilanci regionali o nazionali la voce relativa al «sociale» (nella fattispecie mi riferisco alla parola «consultorio») sia una sorta di parente povero. Forse perché - lo dico in maniera provocatoria - al di là delle mancanze che possiamo avere avuto nelle scelte politiche fatte, i consultori nel tempo sono andati via via nel dimenticatoio, nella non funzionalità totale e nel razionalizzare le spese è più facile colpire quei servizi che si ritengono meno utili. Questo è un motivo in più per arrivare, al termine di questa indagine, i cui risultati verranno consegnati dalla mia parte politica a chi governerà, a rilanciare degli strumenti che già esistono e che potranno assumere un ruolo rilevante se saranno in grado di funzionare in maniera efficiente.
LUIGI GIACCO. Anch'io ringrazio la dottoressa Bianco per il suo intervento. Mi permetta, presidente, di esprimere due brevissime considerazioni, prima di entrare nel merito. Collega Leone, questo Governo ha tagliato per due anni consecutivi il 50 per cento del fondo per le politiche sociali.
FRANCESCA MARTINI. Non è vero, guardati i dati!
LUIGI GIACCO. Alla collega Martini vorrei ricordare invece che nella precedente legislatura (non perché sia stato relatore) è stata approvata la legge per infanzia e l'adolescenza, che all'articolo 4 attribuisce ai consultori il riconoscimento di una funzione importante, con lo stanziamento di 1.300 miliardi di contributi annui.
Chiudo la parentesi e, rientrando nel merito dell'intervento, vorrei partire dal progetto materno-infantile. Intanto colgo positivamente il vostro parere su come la legge n. 194 non debba essere toccata.
Il consultorio deve essere riletto e visto, non come spesso accade, come un servizio di certificazione all'aborto, ma come un servizio che ha contenuti positivi, teso alla tutela della salute sessuale e della vita. Penso che occorra quindi una cultura tesa a rivedere questi aspetti. Se si crede allora in questo servizio, occorre rafforzarlo attraverso l'accrescimento di quelle figure professionali (lo psicologo, l'assistente sociale o l'ostetrica) cui deve essere assicurata una continua formazione, tale da consentire loro di rispondere alle esigenze quotidiane.
Un ultimo aspetto è quello dell'esistenza in Italia della normativa che consente di abbandonare nell'anonimato il bambino che nasce. Dato che questo fenomeno riguarda soprattutto le persone extracomunitarie, si rende necessario metterle a conoscenza di quella normativa attraverso la figura dei mediatori culturali.
Da questo punto di vista, proprio perché non ho il paraocchi, riconosco l'azione che il Ministero per le pari opportunità sta svolgendo con il lancio di una campagna, anche a seguito di interrogazioni parlamentari presentate dal sottoscritto, su questo tema specifico, quello cioè - lo ripeto - della possibilità esistente in Italia dell'abbandono in anonimato, senza dover fare ricorso al cassonetto o ad altro tipo di soluzione.
PRESIDENTE. Prima di proseguire con gli interventi di altri colleghi vorrei sottolineare un punto molto importante, che nessuno ha rilevato, dell'intervento della dottoressa Bianco, a proposito di ciò che potrebbero fare i cosiddetti obiettori nell'applicazione della legge (discorso importante per l'attività anche del consultorio) e, con riferimento a quanto diceva da ultimo
l'onorevole Giacco, della loro funzione di aiuto nella conoscenza circa l'applicazione della legge n. 194, partendo sempre dal presupposto che essa concerne le norme per la tutela della gravidanza: dunque anche gli obiettori, se preparati in modo corretto - come rilevava la dottoressa Bianco -, possono essere coinvolti nell'applicazione della legge.
TIZIANA VALPIANA. Vorrei ringraziare in particolar modo la dottoressa Bianco per quello che ha detto soprattutto sul ruolo dell'ostetrica che - credo vada sottolineato sempre - è quella figura che, fin dalla notte dei tempi, è stata vicina alla donna nei momenti di gioia e di dolore che accompagnano spesso la vita travagliata di molte nel loro accesso alla maternità, voluta, accettata o negata. Ritengo che quello dell'ostetrica sia fondamentale proprio come ruolo in sé, per il fatto di stare accanto alla donna e condividerne gioie e dolori.
Da questo punto di vista mi trovo spiazzata e mi dispiace che la collega Leone non sia in questo momento presente, perché intendo riprendere un punto del suo intervento, che riguarda un passaggio da me ritrovato anche nella relazione del ministro Storace e che mi sconvolge sempre. Mi sembra infatti che in alcuni interventi si confonda la prevenzione con la dissuasione: non penso che, nel caso di una donna che si ritrovi incinta contro la propria scelta, che chieda di interrompere la gravidanza e che poi receda da questa scelta, si possa parlare di prevenzione; si potrebbe parlare di cambio di idea, oppure di una donna che ha trovato - e credo che questo possa fare piacere a tutti - nuove motivazioni e possibilità per proseguire la gravidanza. Credo, però, che la vera prevenzione consista nel fare in modo che nessuna gravidanza non scelta abbia origine e che, ancora di più, ogni donna possa scegliere liberamente le gravidanze che desidera.
Nel nostro paese il problema reale più grande è proprio questo: nascono meno bambini di quelli che sono desiderati dalle donne che vorrebbero averli, perché mancano le condizioni materiali e organizzative di vita che lo consentano. La figura dell'ostetrica è fondamentale anche nel sostenere le donne nel loro desiderio di maternità e nel porre in evidenza alla società e al Parlamento le carenze che impediscono alle donne stesse di scegliere la loro via e la loro vita verso la maternità.
È importante non solo la struttura del consultorio, ma anche, e soprattutto, il fatto che le donne sappiano quali competenze e realtà professionali possono trovare nel consultorio stesso e che, qualora scelgano e desiderino una gravidanza, non siano sole, ma circondate da un supporto di operatori e operatrici professionalmente preparati che potranno sostenerle nella loro scelta.
Un altro aspetto importante - e da questo punto di vista l'esperienza delle ostetriche ci potrebbe venire incontro - è quello del sostegno alla donna durante e dopo la gravidanza: la figura dell'ostetrica nell'assistenza domiciliare durante il puerperio e nei primi mesi di vita del bambino potrebbe essere un ruolo da implementare, che invece le regioni, a partire dalla mia, stanno sempre più riducendo per mancanza di fondi e di volontà politica, due aspetti molto legati fra loro.
Vorrei esprimere un'ultima osservazione, riguardo ad un caso capitatomi poco tempo fa relativamente alla legge sull'abbandono volontario di neonato da madre che non vuole essere nominata. È una legge che andrebbe, a mio avviso, modificata perché considera i casi marginali e di donne di un certo tipo. Ho avuto a che fare, ad esempio, con una professionista che non ha potuto non denunciare al proprio datore di lavoro la gravidanza, poiché ha dovuto, dopo aver abbandonato il bambino, restare assente dal lavoro e quindi di fatto denunciare che una gravidanza e un parto vi erano stati e che poi non aveva potuto tenere il bambino. Una norma, che è stata prevista per tutelare la donna, e quindi la sua astensione dal lavoro nel dopo parto, si ritorce, come in
questo caso, contro la donna che vorrebbe mantenere l'anonimato: per questo motivo dovremmo modificare tale aspetto.
PRESIDENTE. È obbligata a dichiararlo.
TIZIANA VALPIANA. È obbligata a dichiararlo anche se ha abbandonato il bambino e questo toglie completamente l'anonimato.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Non posso esimermi dall'apprezzare il ruolo delle ostetriche svolto sia nel passato che nel presente; non per niente - lo voglio ricordare - l'ostetrica ha sempre rappresentato in ogni piccolo comune, insieme al parroco, al farmacista, al medico, un punto di riferimento importante.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE. Al maresciallo dove è presente; in alcuni casi non c'è!
Detto questo, non vorrei aprire la parentesi chiusa dall'onorevole Giacco, che ha citato interventi svolti dai passati governi sui consultori: se così fosse stato non saremmo qui a discutere sul fatto che i consultori non funzionano. Delle due l'una: o gli interventi vi sono stati in senso positivo (sembrerebbe non essere così), oppure non sono stati adeguati. Non mi pare che vi sia stato un momento d'oro nei precedenti cinque anni e un momento buio in questi ultimi cinque; mi sembra invece che nelle varie audizioni sia emerso che è mancata un'attenzione verso i consultori, perlomeno negli ultimi quindici anni. Non è un fatto recente e quindi non dobbiamo aprire e chiudere parentesi su questo argomento, bensì prendere veramente coscienza di ciò che questa audizione sta dimostrando, e cioè che vi era bisogno di conoscere il funzionamento dei consultori dal punto di vista della vera prevenzione e che stiamo affrontandone la problematica con serietà e tranquillità.
Come diceva l'onorevole Leone, nella prossima legislatura occorrerà fare tesoro di tutte le informazioni acquisite nel corso dell'indagine conoscitiva.
PRESIDENTE. Do nuovamente la parola alla dottoressa Bianco per la replica.
MARIA ANTONIETTA BIANCO, Presidente della Federazione nazionale dei collegi delle ostetriche. Vorrei chiarire alcuni punti posti in evidenza dagli onorevoli intervenuti. Per quanto riguarda l'argomento delle baby sitter e della legge finanziaria, occorre ricordare come, in una riunione avutasi nello scorso dicembre, a proposito di un'indagine conoscitiva svolta presso il Ministero per le pari opportunità insieme all'ISTAT, sia stata evidenziata dalla segreteria dello stesso Ministero l'enorme difficoltà incontrata ad introdurre nella legge finanziaria le norme sulla detrazione fiscale per le mamme che usufruiscono di una baby sitter. È ormai evidente a tutti come il ricorso all'una tantum sia pressoché restrittivo, in quanto un figlio è per tutta la vita!
Vorrei dire all'onorevole Leone che mi preoccupa quando usa la parola «male». Sono un'ostetrica «obiettrice» - le sembrerà paradossale questo -, però la legge prevede la tutela della gravidanza e anche la prevenzione dell'interruzione di gravidanza in tutti modi consentiti (quindi dalla politica della famiglia all'educazione sessuale e altro ancora): tutti gli strumenti che ho a disposizione li devo mettere in pratica. Quando una donna arriva ad esprimere un proprio disagio manifestando l'intenzione di interrompere una gravidanza, dovremmo cercare in tutti i modi di capirne le motivazioni, di aiutarla a ragionare, non di dissuaderla con un preconcetto né di imporglielo, visto che, tanto, quando la donna ha deciso ormai ha deciso! Molti bambini sono stati salvati dal personale obiettore del consultorio, come anche da quello non obiettore perché vi è stata una giusta congiunzione di aiuto, di saper fare counselling e di
mettersi in relazione con la persona. Perché diciamo di sì alla legge? Perché vogliamo che entrambe vengano applicate: gli articoli 1 e 2 della legge n. 405 e gli articoli 1 e 2 della legge n. 194.
Ciò che desta un po' di scalpore è il fatto che nell'indagine conoscitiva del Ministero della salute non sia evidenziato il numero di distretti, con quanto personale tali distretti operino e che mole di lavoro abbiano. Se ho, infatti, un'ostetrica per tre distretti o per tre consultori che gira come una cicogna, è chiaro che non potrò fare prevenzione generale. A tale proposito, ricordo che il consultorio non riguarda solo la prevenzione prevista dalla legge n. 194, ma è prevenzione e luogo di salute, è l'unico posto dove il sanitario e il sociale convivono, lavorano: eliminare l'uno o l'altro aspetto, il sanitario o il sociale, cioè fare in modo che diventi o tutto sociale o tutto sanitario, comporterebbe un indebolimento della società.
Effettivamente, il problema dell'abbandono non riguarda solo le extracomunitarie, per le quali stiamo facendo dei lavori di traduzione negli ospedali (grazie anche alla disponibilità offerta dal ministro Prestigiacomo) per fornire l'informazione in tutte le lingue, ma spesso riguarda anche le persone italiane e in questo ha ragione l'onorevole Valpiana: dove sono la privacy e l'anonimato se la donna, che non ha più la tutela dei mesi successivi al puerperio, deve dire chi è e che cosa ha fatto? Viene meno tutto!
Anche se non è un discorso di classe professionale, il nostro è un ruolo fondamentale, perché accompagniamo la donna in tutta la sua vita (dalla bambina all'anziana) attraverso le confidenze, l'aiuto, il counselling, l'accompagnamento: è un bellissimo lavoro, una bella professione che ci consente di far emergere le potenzialità delle donne e poterla svolgere è una grazia di Dio. Abbiamo però bisogno del potenziamento delle leggi: se in una sede è prevista un'ostetrica fissa che invece non c'è, è inutile venire a partecipare a dieci audizioni quando poi il direttore generale della mia ASL non ha i soldi per assumere più ostetriche; lo stesso vale per il puerperio domiciliare o per i reparti di ostetricia, argomenti per cui ci siamo già incontrati in questa sede in relazione ad altre leggi.
Ringrazio per l'audizione; sicuramente l'indagine sarà un utile documento per noi professionisti e per la futura legislatura: nulla di ciò che è stato fatto va mai buttato, va solo potenziato!
PRESIDENTE. Vorrei dire che, al di là delle vicende politiche, sui principi siamo tutti d'accordo: sono quelli e non si possono negare.
Ringrazio ancora la dottoressa Bianco per l'intervento e dichiaro conclusa l'audizione.
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