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PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Eduardo Bruno n. 2-02794 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 6).
EDUARDO BRUNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor sottosegretario, a distanza di due mesi mi chiedo perché sia stato necessario presentare un'interpellanza urgente alla Camera dei deputati per il trasferimento abusivo di una farmacia di un piccolo comune della provincia di Cosenza, in considerazione dei numerosi ed importanti problemi che quotidianamente impegnano il Parlamento ed il Governo di questa Repubblica.
conosco bene questo luogo perché vi sono nato -, equidistante da tutte le altre contrade dello stesso comune, fa domanda di trasferimento in una contrada periferica limitrofa di un comune viciniore, in corrispondenza con un'arteria ad alta densità di traffico. È evidente che l'interesse è solo commerciale ed economico e il trasferimento va a discapito di un servizio pubblico qual è la farmacia. Se si fosse trattato di un negozio di scarpe, non avrei avuto nulla da eccepire, ma riguardando i fatti un servizio essenziale e indispensabile, è importante che siano rispettate le regole e le leggi. Il consiglio comunale di Rose si oppone a tale trasferimento, avendo titolo a farlo in base alla legge; non solo, l'azienda sanitaria di Cosenza non concede il trasferimento mediante apposito atto deliberativo; la titolare della farmacia fa ricorso al TAR avverso tale atto deliberativo dell'azienda sanitaria chiedendone la sospensiva; il TAR della Calabria rigetta la sospensiva con motivazione; di colpo - quasi un colpo di scena - il commissario straordinario (che fortunatamente pochi giorni dopo ha dovuto lasciare il posto), senza che nulla fosse mutato e in contraddizione con il precedente atto della stessa azienda e con la motivazione del TAR, autorizza il trasferimento che viene - sentite bene - effettuato prima dell'efficacia dello stesso atto autorizzativo e in coincidenza della revoca, che lo stesso commissario, per autotutela, sia pure in ritardo, adotta con effetto immediato; il tutto avviene a distanza di sette giorni.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Eduardo Bruno.
CARLA ROCCHI, Sottosegretario di Stato per la sanità. Rispondo a questa interpellanza con una cadenza molto articolata tanto quanto lo sono le questioni che vengono sottoposte all'attenzione del Governo, convenendo in anticipo con l'interpellante sul fatto che evidentemente, essendo questa una situazione che ha trovato il suo focus sul territorio, dove ha avuto luci ed ombre, noi stessi, rappresentanti del Ministero della sanità, abbiamo dovuto - per poter dare una risposta che ci auguriamo soddisfacente - assumere informazioni dal territorio medesimo.
sviluppi della problematica originata dalla richiesta presentata il 12 aprile 2000 dalla dottoressa Antonia Lucente alla ASL n. 4 di Cosenza e concernente il trasferimento del proprio esercizio farmaceutico dai locali di via Italia nel centro storico del comune di Rose (Cosenza) a quelli ubicati in via Petraro, località periferica dello stesso comune.
che esistono procedimenti penali in corso sia nei confronti della titolare della farmacia sia nei confronti delle persone che, radunatisi per impedire questo trasloco, sono stati loro stessi oggetto di procedimenti per indagare il tipo di comportamento avuto in quel momento.
del 15 maggio 1987, concernente la licenza di esercizio dell'attività farmaceutica presso la sede unica di Rose alla dottoressa Antonia Lucente, ai sensi dell'articolo 113 del regio decreto n. 1265 del 1934. In considerazione della gravità della situazione verificatasi, anche la ASL n. 4 di Cosenza, tramite nota n. 59 del giorno 11 gennaio 2001, ha segnalato alle competenti autorità regionali l'eventualità dell'applicazione del citato articolo 113 del testo unico n. 1265 del 1934.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatrice Rocchi.
EDUARDO BRUNO. Signor Presidente, sono soddisfatto a metà della risposta del sottosegretario. Apprezziamo l'impegno del Governo e degli uffici del Ministero della sanità che hanno prodotto tutto il materiale di informazione perché, in realtà, si tratta di una competenza delegata quasi interamente alle regioni. Prendo atto delle informazioni rilevando che il lavoro è stato capzioso anche per quanto riguarda il contenuto. La risposta che ci aspettavamo - e che ci aspettiamo, perché pensiamo che il Governo rimanga in carica ancora per qualche mese - avrebbe dovuto essere risolutiva rispetto a incongruenze che ancora rimangono.
rivolti al prefetto e alle istituzioni locali. Comunque è sotto gli occhi di tutti un fatto ineccepibile: l'inerzia da parte della regione Calabria di fronte ad un grave problema, primario, indispensabile per il quale l'intera comunità attende una risposta dal momento che lo sta vivendo drammaticamente.
L'onorevole Bruno ha facoltà di illustrarla.
Farò una breve ma rigorosa ricostruzione dei fatti da me personalmente vissuti. Voglio sollevare un problema più generale di legalità e di giustizia sociale; se i fatti che sto per illustrare dovessero essere espressione emblematica e diffusa di come vanno le cose in una parte del nostro territorio - so che non è così dappertutto -, ci sarebbe da preoccuparsi per la democrazia e per lo Stato di diritto che siamo qui a difendere.
La titolare di una farmacia storicamente ubicata al centro urbano del comune di Rose, in provincia di Cosenza -
Ritengo sia necessario fare luce su questo punto e verificare la delibera che, quanto meno, ci lascia profondi dubbi e perplessità; su tale punto richiamo l'attenzione del Governo. Di tutto ciò è tempestivamente informato il prefetto, il procuratore della Repubblica e l'assessore alla sanità della regione Calabria. Nonostante ciò, le forze dell'ordine tutelano l'apertura della sede abusiva scortando la farmacista nelle operazioni di trasloco. A questo proposito si chiede se sia a conoscenza degli interpellati chi abbia impartito l'ordine di scortare il trasferimento, tra l'altro avvenuto di notte (mi sembra alle 3), di fatto abusivo, pur in presenza di denuncia presentata dal sindaco quale ufficiale di governo prima del trasferimento presso la stazione locale dei carabinieri, ai quali si chiedeva di informare tempestivamente il prefetto. Ovviamente, alle forze dell'ordine e ai militari va la nostra stima ed il nostro apprezzamento; naturalmente, mi riferisco a quelli che eseguono gli ordini - compresi i carabinieri della stazione di Rose, che conosco personalmente e che sono persone corrette, al pari del generale dell'Arma dei carabinieri -, che fanno il loro dovere con professionalità. Lo ripeto, chiediamo di sapere chi abbia impartito un ordine che riteniamo sbagliato.
Inoltre, vi è stato un periodo (dicembre 2000) nel quale la titolare ha tenuto contemporaneamente aperti l'esercizio abusivo e quello ubicato nel centro urbano: come mai nessuno è intervenuto per chiudere quello abusivo? Come mai si è consentita la contemporanea apertura di due esercizi, pur in presenza di una sola licenza?
Vi è stata una serie di incontri in prefettura ed in procura, sia pure informali, con manifestazioni di popolo, interventi presso le istituzioni di parte di parlamentari (nel mese di dicembre io ero presente) ed un sopralluogo dei NAS, che hanno riscontrato anomalie gravissime in base alle quali gli stessi NAS hanno chiesto alle istituzioni, ognuno per quanto di propria competenza, la revoca della concessione. Si assiste ad un'inerzia preoccupante da parte delle diverse istituzioni.
Si insedia il nuovo direttore generale, un direttore coraggioso (io l'ho conosciuto) al quale va il nostro apprezzamento perché è uno di quelli che vogliono applicare la legge e fare il proprio dovere. Così è stato: egli ordina la riapertura immediata della farmacia nel centro urbano e la chiusura dell'esercizio abusivo, invitando il sindaco a far osservare il provvedimento, anche facendosi assistere dalla forza pubblica.
A distanza di oltre un mese (siamo a gennaio) il problema permane nella sua gravità, con notevolissimo disagio per la popolazione, dal momento che la titolare della farmacia ha pensato, probabilmente all'insegna della sola tattica, di chiudere l'esercizio abusivo ma di non aprire quello legale ubicato nel centro urbano; rimane, pertanto, l'ulteriore interruzione del pubblico servizio.
Signor sottosegretario, ho rinviato lo svolgimento dell'interpellanza di volta in volta non per negligenza ma per dare più tempo per intervenire rispetto ad un abuso che ancora continua. Ebbene, mi domando come sia possibile (siamo a gennaio) che un professionista che svolge un servizio di pubblica utilità possa oltraggiare così impunemente la legge senza che nessuno intervenga, come spesso avviene nei riguardi di tanti altri cittadini: alla faccia del federalismo!
L'intera comunità di Rose e dei paesi vicini è attraversata da un forte senso di sfiducia nei confronti dello Stato e delle istituzioni, che a livello periferico dovrebbe appunto rappresentare lo Stato. Vi è un grosso turbamento dell'ordine pubblico che potrebbe sfociare in atti violenti, che si potrebbero non più contenere. Sarebbe gradito sapere cosa abbiano fatto il prefetto, il procuratore della Repubblica, l'assessore alla sanità della regione Calabria, che sembrerebbe sia stato sollecitato dallo stesso ministro, sia pure informalmente, sia pure verbalmente.
La titolare ha fatto prima ricorso al TAR della Calabria chiedendo la sospensiva della delibera di revoca dell'autorizzazione al trasferimento e il TAR, accogliendo le tesi del comune e della ASL, non ha concesso la sospensiva. Non solo, ma la stessa ha fatto appello poi al Consiglio di Stato il 27 febbraio scorso. Il Consiglio di Stato ha negato la richiesta di sospensiva.
Dico tutto questo per sottolineare che ancora oggi - a due mesi dalla chiusura totale di quella farmacia - siamo quindi nell'assenza totale del servizio farmaceutico del comune, che noi riteniamo indispensabile!
Per ora mi fermo qui, in attesa di sentire parole chiare, se è possibile, nei confronti dei cittadini di Rose, dell'intero consiglio comunale, del sindaco. Conosco personalmente quest'ultimo e vi posso dire che è una persona che lavora seriamente e che crede nelle leggi e nelle istituzioni. Non solo, ma egli si sta battendo, assieme a tutti i suoi consiglieri e all'intera popolazione, con tenacia e con perseveranza proprio per il rispetto delle leggi e dei principi fondamentali.
A questi cittadini dobbiamo dare una risposta chiara perché essi credono ancora nello Stato di diritto e si battono per il riconoscimento di elementari e fondamentali garanzie, come è quella dell'assistenza farmaceutica.
Il sottosegretario di Stato per la sanità ha facoltà di rispondere.
Essendo molto dettagliata l'articolazione della risposta, vorrei essere precisa tanto quanto lo saranno - spero - i dati che le sottopongo.
La risposta all'atto parlamentare in esame viene data per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri sulla base di elementi attinti dalla prefettura di Cosenza, dalla procura della Repubblica di Cosenza e dalle autorità regionali e locali coinvolte nella vicenda oggetto dell'interpellanza in trattazione. Quest'ultima riporta dettagliatamente gli aspetti e gli
In considerazione dei disagi che il trasferimento dell'unica sede farmaceutica comunale avrebbe comportato per la maggioranza dei cittadini, molti dei quali anziani (il centro civico dista 4 chilometri circa dalla località Petraro), il comune di Rose, con deliberazione della giunta comunale n. 63 del 19 aprile 2000 e con deliberazione del consiglio comunale n. 21 del 10 maggio 2000, manifestava la propria opposizione alla richiesta di trasferimento della sede farmaceutica avanzata dalla dottoressa Lucente. Abbiamo quindi qui un caso di presa di posizione corretta da parte del comune.
Tenuto conto delle citate opposizioni e delle documentate difficoltà per la popolazione residente nel territorio comunale derivanti dallo spostamento dell'esercizio farmaceutico, con deliberazione n. 841 datata 8 giugno 2000, il direttore generale della ASL n. 4 di Cosenza non autorizzava il richiesto trasferimento.
La dottoressa Lucente impugnava la deliberazione n. 841 del 2000 dinanzi al TAR della Calabria, chiedendone l'annullamento previa istanza sospensiva degli effetti.
Come già documentato nell'interpellanza, il TAR della Calabria (I sezione), con propria ordinanza n. 744 del 7 settembre 2000, respingeva l'istanza di sospensiva del provvedimento impugnato, attesa la sussistenza di ostacoli alla fruizione del servizio farmaceutico per la maggioranza della popolazione residente.
Tuttavia, il successivo 28 novembre il commissario straordinario della ASL n. 4 di Cosenza, con deliberazione n. 1507, autorizzava il trasferimento della sede farmaceutica da via Italia a via Petraro, nonché l'apertura di un dispensario stagionale nel centro storico di Rose.
Questa è la prima smagliatura in un tessuto difensivo degli interessi dei cittadini che, fino a questo momento, aveva tenuto.
Con deliberazione del consiglio comunale n. 69 del 6 dicembre 2000, concernente l'approvazione degli indirizzi di promozione e sviluppo del centro storico di Rose, è stato ribadito che l'ubicazione dell'esercizio farmaceutico deve interessare esclusivamente il centro storico, in quanto esso costituisce servizio di pubblica utilità. Dal canto suo l'ufficio tecnico del comune di Rose, con nota n. 8501/2000 informava la ASL n. 4 del fatto che risultava in itinere la procedura inerente al condono edilizio dei locali al momento adibiti a farmacia, sanando quindi anche l'eventuale situazione formale che poteva configurarsi come una difesa della soluzione non auspicata dai cittadini.
Preso atto di tali iniziative, il commissario straordinario della ASL n. 4, con la deliberazione n. 1556 del 7 dicembre 2000, provvedeva a revocare la precedente delibera n. 1507/2000. Torniamo quindi ad una situazione in cui tutti gli organismi sul territorio si muovono affinché il trasferimento non avvenga.
Nella stessa giornata del 7 dicembre erano iniziate le operazioni di trasferimento della sede farmaceutica dal centro civico a via Petraro. Qui si apre il punto richiesto dall'interpellante sul perché e sul come sia stato possibile che la forza pubblica abbia consentito, in una assoluta «zona Cesarini», cioè in un giorno in cui praticamente la deliberazione del commissario straordinario avrebbe consentito di non far muovere nessuno da quel luogo, tale atto. Il territorio, la prefettura di Cosenza, ci informa che alle ore 20,55 il comando stazione carabinieri di Rose veniva informato che un gruppo di cittadini si era riunito in via Italia ove si stavano svolgendo le operazioni di trasloco.
A tal punto, l'arma riteneva opportuno intervenire al fine di prevenire eventuali episodi di turbativa dell'ordine pubblico. Questa è la ragione che viene riportata per giustificare quella presenza. Premetto
Il trasloco veniva completato alle ore 3,40 del 9 dicembre. Già queste date danno idea della difficoltà in cui tutto questo sia potuto avvenire.
La condotta osservata dalle forze di polizia nei servizi espletati nella circostanza e nelle giornate successive è stata improntata esclusivamente al mantenimento della sicurezza pubblica.
In particolare, l'intervento è stato mirato a consentire il regolare approvvigionamento dei medicinali a vantaggio di chi ne avesse necessità. Infatti, anche durante il trasloco si richiedeva che fossero disponibili i prodotti farmaceutici.
La prefettura segnala, altresì, che in data 8 dicembre 2000, circa 50 cittadini del comune di Rose hanno manifestato contro il trasferimento dell'unico presidio farmaceutico cittadino e che il giorno seguente tale manifestazione si è rinnovata, determinando la momentanea interruzione del transito veicolare lungo la statale n. 279.
Anche in questo caso, comunque, la protesta è avvenuta pacificamente, nella massima tranquillità e civiltà e senza alcun reale problema di ordine pubblico, come riferito pure dallo stesso sindaco di Rose.
In considerazione del comprensibile stato di forte tensione sociale provocato dai disagi legati alla situazione verificatasi, culminata negli assembramenti spontanei di gruppi di cittadini e del fatto che la farmacia rimaneva chiusa, il 10 dicembre 2000 il sindaco del comune di Rose ha adottato il provvedimento contingibile ed urgente (ordinanza n. 31/2000), di cui all'articolo 54 del decreto legislativo n. 267/2000, ordinando alla dottoressa Lucente di astenersi dall'aprire la sede farmaceutica in località Petraro e di provvedere, invece, all'apertura dell'esercizio farmaceutico di via Italia con decorrenza 11 dicembre 2000.
Nella circostanza, peraltro, il provvedimento esecutivo non veniva ottemperato ed il sindaco non esercitava la facoltà di porre in esecuzione il proprio provvedimento, richiedendo al prefetto l'assistenza operativa della forza pubblica, come previsto dalla disposizione sopra indicata.
In data 12 dicembre 2000, inoltre, il sindaco di Rose richiedeva alla ASL n. 4 di intervenire al fine di imporre l'immediata riapertura della farmacia ubicata nel centro storico.
Con nota n. 754 del 19 dicembre 2000, l'ASL n. 4 invitava la titolare della farmacia a chiudere la sede attivata in località Petraro, ripristinando quella del centro storico.
Anche questo atto era disatteso dalla dottoressa Lucente, la quale, come risulta dal verbale redatto dal comando carabinieri per la sanità NAS di Cosenza in data 15 dicembre 2000 a seguito di ispezione igienico-sanitaria, ha temporaneamente esercitato la professione di farmacista presso entrambe le strutture ubicate nel comune, pur avendo un solo titolo autorizzativo.
Emergevano, altresì, ulteriori irregolarità che venivano segnalate all'autorità giudiziaria.
Nel contempo, il NAS si rivolgeva alle autorità competenti, proponendo l'adozione dei provvedimenti amministrativi di cui agli articoli 123 e seguenti del testo unico n. 1265 del 1934 ed alla legge regionale n. 18 del 1990. Più volte, inoltre, gli agenti della polizia municipale di Rose hanno potuto constatare l'apertura della farmacia in località Petraro, mentre la sede legale autorizzata in via Italia rimaneva chiusa. Il perdurare della situazione e la persistenza dei disagi per la popolazione determinavano le riunioni tenutesi il 3 e 4 gennaio 2001, presso la prefettura di Cosenza, a cui hanno preso parte, oltre al prefetto, un consigliere regionale, il direttore generale della ASL n. 4 ed una delegazione parlamentare (onorevoli Bruno, Brancati, Palma, Veltri).
Gli incontri avevano lo scopo di individuare il percorso procedurale da sviluppare per stroncare la acclarata condizione abusiva del nuovo esercizio farmaceutico. A tale riguardo, veniva riconosciuta la necessità della intimazione, a cura del direttore generale della ASL n. 4, della chiusura della nuova sede farmaceutica, con la contestuale previsione di un termine perentorio nonché - in caso di inottemperanza - dell'intervento del sindaco di Rose, quale autorità sanitaria locale, ex articolo 13, comma 2, della legge n. 833 del 1978, per l'adozione della relativa ordinanza contingibile ed urgente in materia sanitaria, a cui far seguire la richiesta al prefetto di assistenza della forza pubblica.
Conseguentemente, il direttore generale della ASL n. 4 ha adottato la deliberazione n. 1 del 5 gennaio 2001, immediatamente esecutiva, ordinando alla dottoressa Lucente l'immediata chiusura dell'esercizio farmaceutico di via Petrara ed il contemporaneo ripristino del servizio nei locali del centro storico di Rose, entro il termine perentorio di quarantotto ore dalla notifica del provvedimento. Nel contempo, si chiedeva al comune di Rose di verificare l'ottemperanza al provvedimento stesso: in caso contrario, il sindaco di Rose, quale autorità sanitaria locale, ai sensi dell'articolo 13, comma 2, della legge n. 833 del 1978, lo avrebbe portato ad esecuzione.
Dal canto suo, l'assessorato regionale alla sanità ha provveduto a diffidare, in data 4 gennaio 2001, la dottoressa Lucente a ripristinare il servizio farmaceutico in via Italia, chiudendo la sede aperta in località Petraro. Nella circostanza, l'assessorato ha sottolineato che, in presenza di irregolarità nell'esercizio ovvero nel caso di interruzione di pubblico esercizio di cui all'articolo 113, lettera c), del testo unico n. 1265 del 1934, saranno attivate le procedure per la revoca dell'autorizzazione alla gestione della farmacia. La deliberazione n. 1 del 2001 è stata notificata, nei modi e nei termini di legge, il giorno 8 gennaio 2001, a cura del comune di Rose.
Il sindaco, in un nota del 9 gennaio 2001, trasmessa alla prefettura di Cosenza e alla ASL n. 4, ha ribadito l'imminenza della positiva definizione del condono edilizio dei locali siti in via Italia ed ha comunicato di avere reperito altri locali idonei al servizio e disponibili, ubicati nel centro urbano di Rose. Nel contempo, veniva manifestata la necessità, in caso di inottemperanza all'apertura della sede unica della farmacia nel centro storico di Rose, di attivare misure urgenti per preservare la popolazione dai disagi derivanti dalla carente erogazione dei medicinali.
In esito a tale nota, la ASL n. 4 inviava il 10 gennaio 2001 una lettera all'avvocato Enzo Paolini, legale della dottoressa Lucente, invitando la titolare della farmacia, onde non interrompere l'erogazione dell'assistenza farmaceutica, a prendere immediati contatti con le autorità municipali di Rose. In esito alla notificazione della citata deliberazione n. 1 del 2001 del direttore generale della ASL n. 4 di Cosenza, la dottoressa Lucente ha provveduto il giorno 10 gennaio 2001 ad eseguire la chiusura dell'esercizio farmaceutico in contrada Petraro, senza tuttavia ripristinare il servizio erogato negli originari locali del centro storico asserendone l'inidoneità.
A tal riguardo, il comune di Rose ha segnalato la sussistenza di altri locali ubicati nel centro storico, da adibire a farmacia. Inoltre, constatato il permanere dell'interruzione del servizio, l'ufficio tecnico del comune ha accelerato al massimo le procedure inerenti al rilascio delle concessioni edilizie in sanatoria e delle certificazioni di agibilità dei locali di via Italia, culminate nelle autorizzazioni del giorno 11 gennaio 2001, comunicate dal sindaco di Rose, con nota n. 246 recante la stessa data, all'assessorato regionale alla sanità, alla ASL n. 4 e alla prefettura di Cosenza.
Nel frattempo, lo stesso sindaco, con lettera n. 230 del 10 gennaio 2001, ha richiesto formalmente alle competenti autorità regionali l'immediata attivazione della procedura di revoca del decreto del Presidente della giunta regionale n. 2287
Al riguardo, per quanto di sua competenza, l'assessorato alla sanità della regione Calabria ha intrapreso le procedure per la revoca dell'autorizzazione alla gestione della farmacia, dopo aver richiesto il prescritto parere al consiglio dell'ordine dei farmacisti della provincia di Cosenza, nonché alla commissione provinciale farmaceutica.
Per completezza, si riferisce che, in relazione alla vicenda di Rose sono stati presentati esposti e denunce, che hanno determinato l'instaurazione dei seguenti procedimenti giudiziari: n. 8717/00-1 contro Lucente Antonietta per il reato di cui all'articolo 340 del codice penale (interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità), iscritto il 13.12.2000; n. 8901/00-21 contro Lucente Antonietta per il reato di cui agli artt. 60-68 del decreto del Presidente della Repubblica, n. 309/90 (decreto del Presidente della Repubblica 1.10.1990, n. 309 - testo unico stupefacenti; responsabilità nella documentazione e custodia), iscritto il 18.12.2000; n. 8899700-21 contro persone da identificare per i reati di cui agli articoli 323 (abuso di ufficio), 594 (ingiurie), 56 (delitto tentato), 610/612 (violenze e minacce) del codice penale, in danno della Lucente, iscritto il 18.12.2000; n. 86/01-21 contro 36 indagati, per i reati di cui agli articoli 56, 610, 340 del codice penale in danno della Lucente, iscritto il 2.1.2001; (in relazione a tale procedimento è stata segnalata, dall'ufficio inquirente, una autodenuncia da parte di diversi amministratori del comune di Rose).
La procura della Repubblica di Cosenza, infine, ha sottolineato che i relativi fascicoli sono stati aperti solo di recente e le indagini sono in pieno svolgimento.
La vicenda ha avuto il suo punto sostanziale nella revoca dell'autorizzazione alla gestione della farmacia. Questo è il dato che ci hanno fornito le autorità locali e che io porgo all'apprezzamento dell'onorevole interpellante.
L'onorevole Eduardo Bruno ha facoltà di replicare.
Comunque, per completare il mio intervento, devo fare presente che in questo strano modo di gestire un servizio di primaria importanza, quale quello farmaceutico, la giustizia, i tribunali sono riusciti a dare un segnale di garanzia del diritto. Mi riferisco alle sentenze del TAR, del Consiglio di Stato e quant'altro. Penso che la politica debba fare di più e quindi anche gli organi di controllo, quali il Ministero della sanità, rispetto agli organi periferici.
Nonostante le continue sollecitazioni da parte del Governo, al quale do atto di ciò, presso l'assessore regionale della sanità della Calabria affinché intervenisse tempestivamente, sono passati due mesi dall'interruzione del servizio ed egli è rimasto insensibile e non ha fatto nulla per ripristinarlo, sia pure in via provvisoria. Era quanto chiedevamo anche come delegazione di parlamentari e ci siamo
Dopo questi due mesi l'assessore regionale alla sanità ha richiesto solo pochi giorni fa - lo ha detto anche lei, signor sottosegretario - un parere al comune di Rose e alla ASL per addivenire ad un'ennesima revoca del decreto di assegnazione della titolarità. Come mai questo parere non è stato dato prima?
Sia il comune che la ASL hanno richiesto formalmente più volte al prefetto e all'assessore l'attivazione di tutte le procedure per addivenire alla revoca del decreto di titolarità. Sembra solo ed esclusivamente un grave abuso, fatto per perdere tempo; a soccombere, come è sotto gli occhi di tutti, sono solo ed esclusivamente i cittadini, soprattutto quelli più deboli che non possono percorrere venti chilometri per raggiungere la farmacia più vicina.
Più volte mi sono chiesto come mai nel terzo millennio possa verificarsi una simile vergogna - consentitemi di usare questo termine: voglio misurare le parole, ma è quello che mi viene dal cuore -, se sia giusto che un assessore regionale alla sanità possa essere completamente sordo di fronte alle richieste di garanzia di un diritto sacrosanto, quale è quello della salute, provenienti da un'intera comunità.
Sono stati necessari due mesi per un parere dell'ordine dei farmacisti. Non voglio parlare male degli ordini professionali, ma evidentemente l'ordine dei farmacisti ha sbagliato, perché penso che la stragrande maggioranza dei farmacisti siano persone oneste e serie. In questo caso vi è anche una norma di deontologia professionale che non è stata rispettata. Sono stati, quindi, necessari due mesi per aspettare un parere.
È stato più volte chiesta, anche in via provvisoria, l'istituzione di un servizio farmaceutico sostitutivo: niente di tutto ciò è avvenuto. Abbiamo chiesto anche un camper attrezzato. Ora da due mesi - è bene che si sappia e che lo sappia anche il Governo - il servizio è svolto in maniera volontaria dai vigili urbani del comune.
I cittadini hanno fatto bene ad agire così, perché l'unica arma che avevano era quella di protestare, anche per quanto riguarda il trasferimento clandestino, avvenuto di notte. Il sindaco ha informato preventivamente i carabinieri, con un atto scritto, chiedendo di impedire il trasferimento e i cittadini erano lì per sorvegliare, per vigilare che ciò avvenisse, perché volevano mantenere il servizio nel loro paese, dove era sempre stato. Si trattava, quindi, di una protesta democratica e tutta la nostra solidarietà va ai cittadini del comune di Rose, che hanno protestato legittimamente, senza commettere abusi o atti di violenza.
La domanda che mi pongo nuovamente è come sia possibile che un singolo cittadino, sfidando un'intera comunità, non osservando ordinanze della ASL, del TAR e del Consiglio di Stato, possa continuare in questo suo assurdo comportamento e che le istituzioni interessate non intervengano per porre fine a questo stato di illegalità.
Al Governo chiediamo di continuare a vigilare su questa incresciosa vicenda e di accertare eventuali responsabilità da parte delle istituzioni periferiche, che avrebbero potuto e dovuto fare di più e meglio il loro dovere. Forse sarebbe più opportuno chiedere che cosa non abbiano fatto e che cosa avrebbero dovuto fare in ordine al ripristino di una legalità che viene invocata a viva voce da migliaia di cittadini.
Alla luce dei fatti esposti e soprattutto in considerazione del fatto che attualmente permane uno stato di abuso, chiedo al Governo che vengano adottati provvedimenti ulteriori - perché, come ripeto, il Governo è ancora in carica - per ristabilire la legalità, come richiesto dall'intero consiglio comunale di Rose, dall'intera cittadinanza e dalla stessa azienda sanitaria di Cosenza.
Infine, ringrazio il sottosegretario, che qui rappresenta il Governo, per ciò che ha fatto, per gli atti che ha potuto verificare e leggere ed anche per ciò che potrà fare nei giorni a venire per risolvere una questione incresciosa.
Il mio gruppo è stato e sarà sempre dalla parte di chi chiede l'affermazione dei diritti, di chi chiede di veder trionfare la giustizia rispetto all'illegalità. Sta dalla parte dei cittadini di Rose, dell'intero consiglio comunale - sottolineo: dell'intero consiglio comunale -, del sindaco, che molto coraggiosamente ha affrontato questa battaglia per il ripristino del diritto, per il rispetto delle leggi e per far prevalere la giustizia e l'interesse generale sull'interesse di parte.