Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 822 del 7/12/2000
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(Presunta irregolarità al concorso per 230 posti di notaio)

PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza Selva n. 2-02766 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 10).
L'onorevole Aloi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di illustrarla.

FORTUNATO ALOI. Il collega Parrelli si è appena riferito all'ultimo concorso, che ha creato grossi problemi e ha suscitato enormi perplessità nella pubblica opinione; l'interpellanza che ho presentato insieme ai colleghi Selva e Trantino, e avente sempre per oggetto il concorso di notaio, si riferisce invece al concorso bandito con decreto dell'11 maggio 1998 per 230 posti di notaio, le cui prove scritte


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sono state già effettuate e a seguito delle quali sono stati ammessi agli orali 167 candidati, che tra l'altro hanno già superato la prova orale. In questo caso, dunque, ci troviamo di fronte ad un caso già accaduto dal punto di vista dell'iter concorsuale che però, già al momento delle ammissioni, ha creato una serie di grossi problemi di cui sono stati investiti i TAR, che hanno adottato provvedimenti cautelari che hanno obbligato la commissione di valutazione a procedere ad una nuova valutazione degli elaborati.
Come viene ricordato nel nostro atto ispettivo, ci sono stati casi di candidati che hanno consegnato elaborati scritti in cui figuravano vistosi segni di riconoscimento e casi di candidati che hanno omesso di trattare nella parte teorica alcune delle tesi giuridiche prospettate nelle tracce. Uno dei motivi per cui sono stati accolti i ricorsi riguarda una serie di irregolarità che hanno trovato in un articolo pubblicato il 29 luglio 2000 dal Sole 24 Ore le seguenti considerazioni: «Si è nel concorso verificata una disparità di trattamento macroscopica tale da violare gli articoli 3 e 97 della Costituzione (uguaglianza ed imparzialità). Si dice che la commissione ha travisato i fatti e i suoi giudizi sono viziati da macroscopiche illogicità e quindi le valutazioni sono incomprensibili».
C'è di più. Nella nostra interpellanza si denunciano fatti accaduti, perché molti ricorrenti - ai sensi della legge sulla trasparenza - hanno individuato, attraverso la richiesta di documentazioni, alcune situazioni abnormi. Basti pensare che molte buste sono state ricevute dalla commissione (si ripete quanto affermato poco fa dal collega Parrelli) dopo la scadenza delle sette ore previste per la stesura degli elaborati; alcune di tali buste appartenevano a candidati che sono stati ammessi agli orali.
Per quanto riguarda i criteri generali di correzione - horribile dictu - vi sono state valutazioni che risultavano vergate su carta da lettere del Grand hotel Plaza di Roma, senza l'indicazione della data e con vistose correzioni e cancellature; tali criteri di correzione non sono stati giustamente accettati da due commissari, che hanno dichiarato espressamente di astenersi, mentre un terzo commissario si è allontanato dopo aver preso parte alla discussione relativa al calendario dei lavori.

ENNIO PARRELLI. Non erano scritte quelle valutazioni sui tovaglioli del Grand hotel Plaza?

FORTUNATO ALOI. No, non erano scritte sui tovaglioli; i criteri di valutazione erano scritti, tra l'altro, su carta da lettere di quell'hotel. Le correzioni e le valutazioni degli elaborati sono state effettuate in violazione dell'articolo 22, commi 4 e seguenti, del regio decreto n. 1953 del 1926. Inoltre, gli elaborati delle prove scritte di un numero imprecisato di candidati ammessi agli orali risultano corretti tutti da una stessa sottocommissione.
Per di più, tre commissari - tra cui il presidente supplente - durante l'espletamento del concorso hanno rassegnato le dimissioni (stranamente!) e in coincidenza si è verificato che il presidente supplente si sia posto in una posizione più o meno sintonizzata ai primi.
Inoltre, alcune buste contenenti gli elaborati sono state consegnate dopo oltre un'ora e mezza dalla scadenza del tempo stabilito per la consegna. E ancora, sono state dettate tracce di prove scritte che hanno riempito almeno due facciate del foglio protocollo con contorte e astruse problematiche: ma qui entriamo nel merito.
Di tutto ciò esiste una documentazione; infatti, alcuni concorrenti si sono resi parte diligente e, ai sensi della legge sulla trasparenza, hanno chiesto di avere alcune copie, facendo un lavoro di ricerca a campione; hanno così ottenuto alcuni elementi che hanno allegato al ricorso.
La stampa ha dato un grande rilievo al fatto. Il quotidiano Il Tempo ha pubblicato un articolo a cinque colonne e lo stesso hanno fatto altri quotidiani: rispetto a quel concorso, dunque, si è creata


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una grande preoccupazione che il collega Parrelli (che fa parte della maggioranza) ha denunciato con grande onestà.
Mi chiedo, con molta franchezza, se il ministro non si sia reso responsabile di violazione dell'articolo 11 della legge n. 89 (ordinamento del notariato), in quanto non risulta che egli abbia adempiuto alle sue specifiche funzioni che, nella fattispecie, consistono nello svolgere l'alta sorveglianza sulle operazioni di concorso ed intervenire alle sedute della commissione per vigilare sulla regolarità dei lavori. Sono due momenti molto importanti dal punto di vista tecnico e legislativo, che testimoniano come in riferimento alla prova del concorso per notai vi siano seri sospetti e preoccupazioni: a questo punto, sembrerebbe che i cittadini non siano uguali davanti alla legge. Il concorso dovrebbe servire a verificare alcune qualità: coloro che avessero superato le prove dovrebbero essere messi in condizione di sentirsi garantiti, mentre coloro che non le avessero superate dovrebbero quanto meno avere la convinzione che nel giudizio non vi siano state discriminazioni e non si siano privilegiati alcuni o mortificati altri.
Sono questi i temi che le poniamo, signor rappresentante del Governo. Su questo concorso per notai, già svolto, si sono pronunciati i TAR, mentre si sta muovendo anche la magistratura ordinaria. È necessario che il Governo faccia chiarezza e dica una volta per tutte se il cittadino che partecipa ad un concorso possa sentirsi garantito e considerare coloro che dovranno valutare la sua preparazione in grado di assicurare quanto meno la possibilità che nessuno venga discriminato o privilegiato in modo aprioristico.

PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la giustizia ha facoltà di rispondere.

ROCCO MAGGI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, colleghi, il problema trattato è molto significativo. La risposta è sempre resa, come da rituale, sulla base delle notizie acquisite presso la commissione esaminatrice del concorso stesso, per il tramite della competente articolazione ministeriale.

ENNIO PARRELLI. È come chiedere all'oste se ha buon vino, insomma!

ROCCO MAGGI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. È stato in primo luogo riferito che non trova riscontro nei fatti l'asserita presenza di «vistosi segni di riconoscimento» sugli elaborati scritti consegnati da un numero imprecisato di candidati ammessi agli orali.
La commissione non ha ravvisato in nessun caso la sussistenza dei presupposti richiesti dalla legge per l'adozione del provvedimento di esclusione dal concorso, non avendo riscontrato su alcun elaborato la presenza di segni, altre annotazioni o appostazioni idonee a consentire l'identificazione del candidato.
Con riferimento al secondo quesito, contenente dapprima un generico richiamo alla presenza nella parte pratica dell'elaborato consegnato da un numero imprecisato di candidati ammessi agli orali di «vizi ed omissioni che il codice civile e la legge notarile sanzionano con la nullità assoluta ed insanabile» e quindi la descrizione di specifiche fattispecie caratterizzate da tale anomalia, la commissione, investendo tali rilievi il merito della propria attività valutativa sulla qualità dei singoli elaborati, ha ritenuto di doversi riportare alla votazione attribuita ai candidati all'esito dell'esame di ciascun elaborato ovvero al contenuto delle motivazioni addotte a sostegno dei giudizi di non ammissione risultanti dai verbali delle sedute.
Si aggiunge che preventivamente la stessa commissione, nella seduta del 13 marzo 1999 dedicata alla determinazione dei criteri da osservare nella verifica della preparazione dei candidati, ha individuato quali criteri generali di riferimento cui attenersi nella valutazione la «professionalità» e «l'approfondimento culturale» dimostrate dal candidato, «in un equo


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contemperamento dei profili pratici e teorici».
Nel corso della successiva seduta del 10 aprile 1999 sono stati poi puntualizzati tali criteri precisando che «il criterio valutativo non può quindi fondarsi esclusivamente sull'adesione del candidato alla soluzione ritenuta in diritto corretta dalla commissione, elemento senz'altro rilevante nella formazione del giudizio: l'adesione immotivata alla soluzione prevalente non deve automaticamente determinare un giudizio positivo, così come la scelta di una diversa soluzione adeguatamente motivata, purché legittima e fondata, potrebbe determinare un giudizio positivo».
Ha, infine, concluso affermando che «la preparazione del candidato deve essere, quindi, valutata principalmente alla stregua della sua capacità di individuare in via immediata sia le problematiche giuridiche che il caso di specie pone alla sua attenzione, sia gli strumenti giuridici meglio rispondenti alla realizzazione degli interessi divisati dalle parti; con ciò ottemperando al dovere di adeguamento posto a carico del notaio. La commissione intende pertanto valutare gli elaborati per la capacità dimostrata dal candidato di analisi del caso di specie, di coerenza nel ragionamento di qualificazione giuridica e di scelta degli strumenti negoziali utilizzati».
Alla stregua di tali criteri, i giudizi della commissione, lungi dall'integrare un'ipotesi di disparità di trattamento per travisamento dei fatti o per illogicità manifesta, appaiono pienamente rispondenti al parametro generale di valutazione preventivamente stabilito.
La commissione ha anche riferito che corrisponde al vero quanto affermato nel testo dell'interrogazione in ordine al fatto che numerosi candidati, al termine della prima prova scritta, hanno consegnato le buste contenenti l'elaborato dopo la scadenza delle sette ore previste per la relativa stesura. Al riguardo, si è tuttavia precisato che tali buste sono state comunque accettate, anche a distanza di tempo - circa un'ora e mezza - dalla scadenza del termine prescritto, non essendo emersi elementi da cui si potesse desumere la continuazione della prova e la scrittura del testo oltre l'orario consentito.
Quanto all'asserito contrasto fra i commissari circa i criteri adottati per la correzione, si fa presente che dal testo del verbale delle sedute del 13 marzo e del 10 aprile 1999, i commissari Fancelli e Fazioli, pur avendo formulato alcune riserve in ordine al criterio generale di correzione degli elaborati proposto dagli altri componenti della commissione, perché non ritenuto «sufficientemente specifico», hanno poi accettato la decisione adottata sul punto dalla maggioranza dell'organo collegiale, limitandosi ad un'astensione sul punto stesso.
Per quanto riguarda, invece, il terzo commissario che, secondo l'onorevole interpellante, si sarebbe allontanato dopo aver preso parte alla discussione relativa al calendario dei lavori, emerge con assoluta chiarezza dal verbale che il professor D'Ippolito ha abbandonato i lavori soltanto dopo la discussione sui criteri generali di correzione degli elaborati, in merito ai quali ha espresso il proprio voto favorevole, apponendo anche la firma in calce ai fogli allegati al verbale medesimo. Va poi osservato che, non avendo la commissione mai lavorato in sottocommissioni, può escludersi l'ipotizzata violazione dell'articolo 22, comma 4 e seguenti, del regio decreto 14 novembre 1926, n. 1953. La correzione degli elaborati scritti, infatti, è stata effettuata dalla commissione esaminatrice, sia pure in una composizione di volta in volta diversa, essendosi avvicendati componenti effettivi e componenti supplenti.
Le dimissioni rassegnate durante l'espletamento della procedura concorsuale dal presidente supplente della commissione esaminatrice ed da altri due commissari sono state poi originate da motivazioni di carattere strettamente personale che non si ricollegano in alcun modo alla decisione adottata dagli altri componenti dell'organo, al termine dello svolgimento della prima prova scritta, di accettare la consegna delle buste contenenti


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gli elaborati oltre il previsto termine di sette ore dalla dettatura del tema.
Peraltro, i due componenti sopra indicati hanno rassegnato le dimissioni dall'incarico a notevole distanza di tempo dalla data di svolgimento delle prove scritte. Il dottor Livio Fancelli, magistrato, si è infatti dimesso soltanto il 1o luglio 1999, in coincidenza con il proprio collocamento a riposo e quando la correzione degli elaborati era iniziata da circa tre mesi. Il notaio Raffaele Lenzi, invece, si è dimesso il 6 ottobre 1999, dopo che i lavori di correzione si erano protratti per oltre sei mesi. Non è neppure stato provato quanto asserito nell'interrogazione circa il fatto che alcuni dei problemi giuridici che hanno costituito oggetto delle prove siano stati trattati da alcuni commissari in occasione di seminari o di corsi tenuti poco tempo prima dello svolgimento del concorso.

PRESIDENTE. L'onorevole Aloi ha facoltà di replicare.

FORTUNATO ALOI. Onorevole Presidente, in relazione alla risposta fornita dal sottosegretario, mi trovo in una situazione particolare. Mi è capitato a volte (anch'io infatti mi sono trovato in quella situazione) di leggere un elaborato fornito dagli uffici, di fronte al quale ho avuto delle perplessità.
Non posso non apprezzare l'onestà intellettuale dell'amico sottosegretario, debbo però dire che la risposta non mi soddisfa per nulla. In alcuni passaggi di questa risposta ci sono tutte le questioni che intendevo sollevare. C'è la questione dei commissari, quella dei dissapori, quella delle diverse interpretazioni, quella dei fatti personali (è spuntata infatti anche la motivazione personale!), quella delle dimissioni dei commissari dopo che le prove erano state espletate e corrette.
Ebbene, tutta questa serie di questioni la dice lunga, signor sottosegretario, pur avendo il massimo rispetto per la sua correttezza! La dice lunga perché questo è un concorso per notaio ma sub iudice, per tanti versi! Di ciò che è accaduto in questo concorso, signor sottosegretario, si sta occupando anche la magistratura, e ciò deve preoccupare.
Si è detto: sì, è vero che le buste sono state consegnate un'ora e mezza dopo, però l'elaborato era stato ultimato un'ora e mezza prima e non è stato aggiunto nulla. Chi si sente di dire che in quell'ora e mezzo non abbia aggiunto qualcosa? Ecco questa è una vera e propria perla. Ci vorrebbero veramente capacità divinatorie; dovremmo evocare gli etruschi e la loro arte divinatoria.

ENNIO PARRELLI. I babilonesi!

FORTUNATO ALOI. I babilonesi, certamente! Ma in questa circostanza potrei anche utilizzare il testo di etruscologia seppur con difficoltà di decifrazione.
Onorevole sottosegretario, questo è un concorso che ha destato presso la pubblica opinione e presso i centinaia di giovani esclusi forme di reazione che mettono in discussione la credibilità delle istituzioni. Non si può infatti dire che dopo un'ora e mezza sono stati accettati gli elaborati contenuti nelle buste perché si aveva la certezza che nulla era stato aggiunto o che un'ora e mezza prima - cronometro alla mano! - era stata ultimata la prova dai candidati! Ma c'è un'altra perla. Si è detto, tra l'altro, che il professor D'Ippolito aveva lasciato l'aula dopo alcune contestazioni, ma poi era rientrato.
A proposito poi delle composizioni delle sottocommissioni abbiamo dati ed elementi, signor sottosegretario, dai quali risulta un continuo alternarsi tra i membri effettivi e quelli supplenti. Lei sa come me quanti TAR abbiano riammesso candidati che erano stati esclusi perché il numero delle componenti delle commissioni d'esame subivano queste forme di continua fluttuazione. Ma esiste una legge ben precisa!
Il candidato che si presenta davanti ad un commissario d'esame deve sapere chi è il proprio esaminatore. Non si può pensare che tutto scorra in maniera così «fluidificante», per usare un termine calcistico


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di altri tempi! Ecco il problema della certezza delle norme! La risposta mi preoccupa perché è evasiva e non dà la giusta dimensione del problema. Non mi sarei aspettato una tale risposta da una persona che stimo; ciò che è avvenuto, le proteste legittime, le prese di posizione dei TAR e le procedure avviate dalla magistratura potrebbero determinare risultati che, al di là delle parole di un deputato interpellante che non si ritiene soddisfatto, potrebbero mettere sotto accusa dal punto di vista politico - e forse anche morale - il Governo.
Per tutti questi motivi, sono fortemente insoddisfatto.

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