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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interpellanze urgenti.
PRESIDENTE. Cominciamo con l'interpellanza Pisanu n. 2-02304 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 1).
ELIO VITO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, forse le condizioni nelle quali si svolgono le illustrazioni e vengono fornite le risposte da parte del Governo alle interpellanze urgenti possono non rendere evidente la gravità delle cose che gli interpellanti denunciano. In questo caso, Presidente, la nostra interpellanza, a prima firma del presidente Pisanu e sottoscritta praticamente da tutti i colleghi del gruppo di Forza Italia, ha inteso denunciare quello che al nostro gruppo è parso davvero un sopruso gravissimo nell'attività del Governo. Nello stesso anno, negli stessi momenti, nello stesso periodo in cui il Governo ha presentato il disegno di legge sulla par condicio per impedire che l'opposizione, che Forza Italia potesse utilizzare uno strumento previsto dalla legge del 1993 - che tutte le altre forze politiche potevano utilizzare, grazie anche ai rimborsi elettorali di cui godono tutte le forze politiche - cioè fare propaganda elettorale utilizzando anche la forma del messaggio breve sui mezzi radiotelevisi e a fronte del fatto che la televisione nazionale pubblica, la RAI, si è sempre inspiegabilmente rifiutata di concedere a Forza Italia la possibilità di accedere a questa forma di comunicazione, pure prevista dalla legge del 1993, come dicevo, nello stesso anno in cui è stato presentato questo disegno di legge da parte del Governo che ha messo il bavaglio al principale strumento di propaganda della maggiore forza di opposizione, ebbene, nel 1999 sono stati trasmessi alla RAI complessivamente 3.806 spot del Governo, dei quali 3.574 televisivi e 232 radiofonici, come se non fosse già sufficiente l'attività di propaganda vera e propria che viene svolta spesso a favore dell'attività di governo dai mezzi di informazione pubblica e dai telegiornali pubblici.
perché sono state utilizzate come propaganda del Governo delle proposte di legge che erano state presentate dall'opposizione. È il caso, ad esempio, della recente campagna radiofonica sul fisco e della riduzione della tassa sullo spettacolo, che era una proposta di legge delle opposizione a prima firma dell'onorevole Conte; ebbene, il Governo si è vantato, come proprio risultato, di aver ridotto la tassa sullo spettacolo, mentre invece quella era un'iniziativa dell'opposizione, di tutto il Parlamento.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri ha facoltà di rispondere.
ELENA MONTECCHI, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Rispondo alla articolata interpellanza illustrata dal collega Vito e sottoscritta anche dall'onorevole Pisanu e da quasi tutto il gruppo di Forza Italia, che chiede conto, appunto, delle modalità attinenti la comunicazione istituzionale del Governo.
il pubblico e prevede l'obbligo per le amministrazioni dello Stato di svolgere le iniziative di comunicazione di pubblica utilità, utilizzando eventualmente il Dipartimento per l'informazione e l'editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri quale struttura centrale di servizio.
Nonostante la normativa preveda, dunque, tra i compiti specifici delle amministrazioni pubbliche lo sviluppo di una adeguata ed efficace comunicazione istituzionale, la Presidenza del Consiglio ha comunque scelto negli ultimi tempi di ridurre significativamente il numero di campagne informative che hanno fatto uso del mezzo televisivo e radiofonico. Si è trattato di una scelta - è opportuno sottolineare ciò - motivata dall'esigenza di concentrare maggiormente l'attenzione dell'opinione pubblica su argomenti o provvedimenti di particolare rilievo e delicatezza, in modo da favorire la massima efficacia della comunicazione stessa.
PRESIDENTE. L'onorevole Vito, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di replicare.
ELIO VITO. Presidente, non sono solo insoddisfatto, ma anche allibito - mi consenta, onorevole Montecchi - per la ipocrisia e la strumentalizzazione con le quali sono state portate alcune argomentazioni. Viene citata ad esempio la campagna sull'insulina, che noi non abbiamo citato nella nostra interpellanza e che quindi non era contestata, dimostrando come il Governo strumentalizzi anche i problemi dei malati di diabete. Siamo davvero al limite della strumentalizzazione di una campagna che era dovuta a norme europee, della quale il Governo si vanta, citandola come esempio, quando noi non l'abbiamo contestata.
dell'interpellanza invitava il Governo a valutare comunque inopportuna, se non illegittima, la trasmissione degli spot almeno durante la campagna elettorale, a fronte del fatto che nel 1999 sono state trasmesse undici campagne durante i quarantacinque giorni della campagna elettorale per le europee. Il Governo ci dice che sicuramente, durante la campagna elettorale, si atterrà alla legge, quella stessa legge che consente il ricorso a questi strumenti, che per noi sono strumenti di propaganda. Viene fatto un elogio della comunicazione pubblica e della comunicazione istituzionale da parte di un autorevole rappresentante del Governo, quando fino a poche ore fa, fino a poche settimane fa, dagli stessi banchi del Governo veniva criticato questo mezzo terribile, che è la televisione, per fare propaganda, perché invaderebbe le case dei cittadini. Quando serve per mettere il bavaglio all'opposizione, la televisione, la comunicazione, la propaganda sono strumenti terribili e devastanti; quando serve a giustificare le cose che il Governo fa - in aggiunta a tutti gli altri strumenti di propaganda dei quali già gode, compreso quello del festival di Sanremo, compresa la canzone di Jovanotti - evidentemente la propaganda istituzionale e la televisione sono cose utili. Devono essere cose utili solamente per il Governo.
asterrà dal trasmettere propaganda cosiddetta istituzionale, in sostanza propaganda politica a favore della sua attività. Ci auguriamo, quindi, che nei periodi elettorali e pre-elettorali il Governo non utilizzi questi strumenti, che da solo si è permesso, e che soprattutto la smetta di mandare queste lettere ad intere categorie di cittadini, di imprese, di lavoratori, per pubblicizzare se stesso con i soldi dell'erario. Lo faccia il partito del Presidente del Consiglio, i Democratici di sinistra: adesso, non avendo più da spendere soldi per gli spot e prendendo comunque il rimborso elettorale (uno dei temi della prossima campagna referendaria sarà l'opposizione dei Democratici di sinistra al referendum per abolire il finanziamento pubblico dei partiti), utilizzino, come è giusto, lecito, possibile, i soldi dei rimborsi elettorali per propagandare l'attività del Governo D'Alema.
L'onorevole Vito, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di illustrarla.
Questi 3.806 spot, che sono stati pagati dall'erario, cioè da ciascuno di noi, a differenza, invece, degli strumenti di propaganda che ciascun partito si poteva prima pagare e che Forza Italia pagava, hanno riguardato praticamente lo scibile umano e tutta la materia pubblica possibile ed immaginabile: bollo auto, città sostenibili, donazione organi, abbandono neonati, drogati, elezioni europee, euro, giornata della creatività, missione Arcobaleno, l'oro di Napoli, paternità, risorse idriche, settimana della cultura, sicurezza alimentare, tavolo volontariato Kosovo, volontariato, antidoping, autocertificazioni ed altre decine di argomenti. Il Governo ha svolto dunque un'incessante campagna di propaganda a favore di proprie operazioni politico-elettorali, spesso anche delle operazioni politico-elettorali poi finite clamorosamente male, come il patto sull'occupazione e lo sviluppo e come la stessa missione Arcobaleno. Addirittura, Presidente, vi è stato anche un dato di falsità,
Quindi siamo davvero di fronte ad una dimostrazione di arroganza che, per quanto ci riguarda, è inaccettabile. Si vietano gli spot all'opposizione e alle forze politiche, però nella stessa legge in cui si è stabilito questo assurdo divieto è stato comunque previsto che gli spazi istituzionali del Governo sono tutelati e protetti e che il Governo potrà comunque fare questo tipo di propaganda che, a nostro giudizio, è assolutamente scorretta.
Queste sono le motivazioni della nostra interpellanza. Vogliamo capire altresì come si possa trovare davvero par condicio nel sistema informativo, nel sistema comunicativo pubblico. Come si può replicare? Come una forza di opposizione, ma complessivamente le forze politiche rappresentate in Parlamento possono replicare e trovare gli strumenti garantiti dalla legge - la legge ce li ha vietati - per poter ricorrere a questi strumenti di comunicazione, che sono molto efficaci, al fine di intervenire rispetto ad una propaganda elettorale che il Governo fa, abusando del proprio titolo ed anche dei soldi che lo Stato garantisce?
Come i colleghi sanno, da oltre dieci anni la pubblica amministrazione italiana ha inteso valorizzare, in forme idonee, la sfera della comunicazione istituzionale; in ciò adeguandosi - e non anticipandola - ad una cultura largamente presente e radicata in tutti i paesi europei di più lunga e consolidata democrazia, a partire dalla Francia e dalla Gran Bretagna. Naturalmente, lo sviluppo di un'attività che rientra pienamente nei compiti e nelle funzioni di una moderna concezione e organizzazione del rapporto tra cittadini e pubblica amministrazione si è fondato su precise normative discusse e votate dal Parlamento.
Ricordo, dunque, le tappe fondamentali, a memoria dei colleghi e dei deputati interpellanti.
La legge n. 67 del 1987 sull'editoria, all'articolo 5, regolamenta la pubblicità delle amministrazioni pubbliche, facendo loro obbligo di istituire un capitolo di spese pubblicitarie, creando uno strumento finanziario, un fondo presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, per contribuire alle campagne pubblicitarie e di interesse nazionale delle amministrazioni dello Stato.
In una sentenza poi della Corte costituzionale del 1990 viene riconosciuta all'informazione, attiva e passiva, una condizione preliminare per l'attuazione ad ogni livello, centrale o locale, della forma propria dello Stato democratico; e si aggiunge che qualsivoglia soggetto investito di competenza di natura politica non può risultare estraneo all'impiego dei mezzi di comunicazione di massa.
Sempre del 1990 è la legge n. 223, sul servizio radiotelevisivo, che all'articolo 9 riconosce l'obbligo per la concessionaria del servizio pubblico di trasmettere gratuitamente i messaggi di carattere sociale o di interesse delle amministrazioni dello Stato determinati dalla Presidenza del Consiglio dei ministri.
Inoltre, è del 1993 il decreto legislativo n. 29 sul pubblico impiego che, all'articolo 12, istituisce gli uffici per le relazioni con
Bisogna infine ricordare come nel corso di questi ultimi dieci anni molte leggi, nel disciplinare singoli settori, abbiano previsto un obbligo di comunicazione specifica rivolta ai cittadini. È questo il caso della legge sull'AIDS, delle norme in materia di lotta alla tossicodipendenza, dei provvedimenti di sanatoria della posizione degli immigrati extracomunitari, ma anche della legge sul risparmio energetico, fino a quelle recentissime sul servizio civile e sui congedi parentali in favore della famiglia. Tutto ciò è a dimostrazione del fatto che non solo il Governo non ha in alcun momento e in nessuna forma abusato degli strumenti che la legge prevede per la realizzazione di una corretta opera di informazione dei cittadini, ma ha viceversa rispettato il dovere per la pubblica amministrazione di essere soggetto e fonte di comunicazione nell'interesse comune della collettività. Ciò appare chiaro a chiunque condivida l'idea della comunicazione istituzionale come fattore di trasparenza nella gestione della cosa pubblica ed elemento prezioso per avvicinare lo Stato al cittadino rendendolo più informato e, dunque, maggiormente consapevole e partecipe.
Una comunicazione istituzionale, dunque, che - mi permettano di rilevarlo i colleghi interpellanti - non dovrebbe alimentare polemiche di parte, ma favorire caso mai un impegno comune affinché sui grandi temi sociali possano svilupparsi - anche grazie ad una informazione capillare - comportamenti individuali socialmente corretti. Penso in particolare alle campagne sulla prevenzione all'uso di droghe, sulla sicurezza statale, sulla salvaguardia ambientale, sulla cura della salute; e l'elenco potrebbe facilmente proseguire!
Si compie dunque un errore nel confondere ruolo e funzioni di una corretta comunicazione istituzionale, che è doverosa in uno Stato democratico e peraltro - come ho ricordato - regolamentata da apposite leggi, con la propaganda politica, che è sicuramente una nobile arte di acquisizione e mantenimento del consenso elettorale, ma risponde a criteri e modalità del tutto differenti rispetto a quelli che il Governo ha perseguito.
Il fatto poi che nel corso degli anni la quantità (e vorrei dire anche la qualità) media della comunicazione istituzionale sia sensibilmente aumentata è la conseguenza ovvia, e a parere del Governo positiva, della diversa cultura che si è andata affermando nelle amministrazioni pubbliche e, in particolare, della crescente sensibilità verso le esigenze dei cittadini in questo campo specifico. Pretendere del resto che, in una società che fa della comunicazione, in particolare del diritto all'informazione, uno dei suoi fondamenti, la sfera della comunicazione istituzionale rinunci a sviluppare le sue potenzialità anche dal punto di vista del valore aggiunto rappresentato dalle nuove tecnologie è una strategia errata e poco rispettosa degli interessi dell'opinione pubblica. Si spiegano in questo modo sia la crescente domanda di iniziativa e di comunicazione istituzionale da parte di singoli Ministeri sia la sperimentazione, a cui l'interrogazione fa riferimento, di forme di comunicazione dirette e personalizzate che il Governo ha avviato e intende proseguire per favorire la conoscenza diretta, di provvedimenti e di azioni specifiche, a cittadini, famiglie e imprese interessati a quella particolare materia.
Rientrano pienamente in questo modello di comunicazione sia il rispetto delle norme sia l'utilizzo di moderne tecniche di direct marketing che, nell'assoluto e rigoroso rispetto anche delle normative vigenti in materia di privacy, hanno il solo obiettivo di favorire una maggiore conoscenza delle opportunità e dei diritti che la legge prevede a vantaggio di specifiche categorie di cittadini e vi sono, da questo punto di vista, nel corso di questi ultimi quindici anni, illustrissimi precedenti dell'azione istituzionale del Governo.
È stato questo il caso della campagna sui rischi, fortunatamente evitati, del cosiddetto millennium bug, che si è sviluppata dal 9 dicembre 1999 al 3 gennaio 2000 ed è stato questo - come appare evidente a qualsiasi osservatore obiettivo - il caso della campagna sull'insulina e sulle nuove norme che hanno uniformato l'Italia alle direttive della Comunità europea. Quest'ultima campagna è stata la più significativa dal punto di vista quantitativo realizzata negli ultimi mesi. Si è articolata sulle reti RAI e Mediaset per un totale di 179 passaggi, dal 23 febbraio al 5 marzo di quest'anno. Cito i dati precisi di questa iniziativa non solo perché gli interroganti desiderano sapere se il Governo sia effettivamente a conoscenza dell'argomento in questione (su ciò tenderei a rassicurarli), ma anche per le ricadute positive della campagna su quei cittadini portatori di quella particolare malattia.
L'impatto di un provvedimento così delicato e anche pericoloso, come dimostra l'esperienza di altri paesi europei, grazie ad una corretta e diffusa azione informativa realizzata dal Ministero della sanità in concorso con la Presidenza del Consiglio ha consentito infatti di prevenire disguidi o veri e propri incidenti che avrebbero avuto conseguenze sulle persone.
I dati indicati dagli interpellanti sono ben conosciuti dal Governo. Trattasi inoltre di dati ufficiali, quindi noti a tutti. Ma voglio qui sottolineare che il Governo si è sempre rigorosamente mosso nell'ambito di una corretta attività d'informazione, quindi nell'ambito di un'attività di pubblica utilità. Inoltre, negli ultimi sei mesi, il Governo si è fatto carico di un atteggiamento ancor più responsabile non solo riducendo le campagne di informazione ai cittadini e selezionandole, dunque, ma facendolo anche in relazione al fatto che vi è stato e vi è un dibattito politico aspro su un tema che ha coinvolto le forze politiche parlamentari relativamente alla parità di accesso ai mezzi di comunicazione. Voglio perciò rassicurare gli interpellanti circa il fatto che, per quanto riguarda le prossime campagne elettorali regionali e referendarie - mi riferisco alla scansione temporale e all'ultima richiesta che è stata avanzata dagli interpellanti -, il Governo si atterrà rigorosamente alle norme previste dalla cosiddetta legge sulla par condicio, nonché ai regolamenti stabiliti dall'autorità di garanzia e dalla Commissione di vigilanza.
Rispondo, Presidente, ad alcune considerazioni dell'onorevole Montecchi, in particolare all'ultima. È vero, un punto
Aggiungiamo poi le centinaia di migliaia di lettere, onorevole Montecchi, che la Presidenza del Consiglio e i vari ministeri stanno inviando ad intere categorie di cittadini, non per rendere comunicazione istituzionale, ma solo per propagandare i risultati della politica del Governo, che noi riteniamo essere devastanti, ma che il Governo, con faccia tosta, manda a casa di intere categorie produttive del nostro paese. Allora, venga consentito anche a noi di poter utilizzare questo mezzo gratuitamente, come fa il Governo, quindi, comunque, con costi per l'erario, così come vi sono costi dell'erario anche nella produzione degli spot. Per questo ho detto che erano a carico dei cittadini, perché sono spot - l'onorevole Montecchi se ne è vantata - ben fatti, con immagini, riprese video, insomma di grande qualità.
È stato detto che è aumentata la quantità perché la televisione è più importante. I precedenti Governi non lo facevano oppure lo facevano di meno, eppure sono stati pesantemente criticati. Questo Governo invece lo può fare e anzi se ne vanta, sostenendo che la televisione è più importante. Complessivamente, sono andate in onda trentacinque ore di propaganda a favore del Governo, con 3.806 spot e 53 campagne.
L'ultimo argomento che viene utilizzato, sempre con grande ipocrisia, dal sottosegretario è quello per il quale questo strumento è previsto dalle leggi. Sì, ma chi propone le leggi? Sono disegni di legge che fa il Governo, che presenta il Governo, che contengono già questa clausola e la maggioranza che sostiene il Governo li approva. Dunque, il Governo già prevede nella legge di poter fare una campagna a favore di quella stessa legge! Sono leggi che noi non abbiamo votato, che vi approvate da soli e che vi consentiranno poi di fare propaganda a favore della norma che avete approvato: bella democrazia! A noi la vietate, mentre voi vi fate da soli la legge, prevedendo che possiate fare la propaganda a favore delle norme che approvate!
Piuttosto, noi siamo confortati dal fatto che gli elettori, gli italiani capiscono, vedono e sanno. Vedono queste campagne e si rendono conto della sproporzione; poi, anche se con difficoltà, vengono a conoscenza dei disastri che invece ha prodotto questa politica di Governo. Molte di quelle campagne che sono state ampiamente e riccamente pubblicizzate, con immagini, suoni, nomi, video, si sono poi rivelate dei tragici fallimenti e questo tragico fallimento poi finisce per essere un boomerang e per ripercuotersi anche contro il Governo.
Continueremo a denunciare questi fatti e a sperare, onorevole Montecchi, che nei periodi elettorali (stiamo ora per entrare in un periodo elettorale molto difficile) il Governo non solo si atterrà alla legge, che gli consente di fare propaganda, ma si
Il partito del Presidente del Consiglio farà così campagna a favore dei risultati dell'attività del Governo D'Alema, utilizzando i soldi del rimborso elettorale. Ma non deve arrivare a casa di un medico la busta con il timbro di palazzo Chigi, con il simbolo della Presidenza del Consiglio o del Ministero della sanità, perché è ovvio che questa è una comunicazione di ben altro valore, di ben altro significato, di ben altra influenza! Essa, appunto, viene presentata come comunicazione istituzionale, e non di parte o di partito, e in quanto comunicazione istituzionale si presuppone, da parte del cittadino e del lavoratore, che si tratti di una comunicazione ufficiale su risultati veri, su obiettivi raggiunti, e non invece di un vantarsi da parte del Governo di risultati che, a volte, non sono mai stati realizzati. La propaganda elettorale e politica di parte diventa così propaganda istituzionale, e da propaganda che deve essere finanziata dal partito che se ne avvantaggia, diventa invece propaganda che viene finanziata anche dagli elettori che sono contrari a quel partito (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).